GIACOMO ALBERIONE OPERA OMNIA L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE G. D. P. H. L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE Manuale direttivo di formazione e di apostolato Edizione a cura del Centro di Spiritualità Paolina © Società San Paolo, Casa Generalizia, 1998 Visto, se ne permette la stampa Roma, 4 aprile 1998 SAC. SILVIO PIGNOTTI, Sup. Gen. SSP Si ringraziano per la collaborazione: Elisabetta Capello, Luigi Giovannini, Antonietta Martini, Franco Pierini, Eliseo Sgarbossa, Maurizio Tirapelle Sigla dell’opera: AE © EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 2000 Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano) http://www.stpauls.it/libri Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Corso Regina Margherita, 2 - 10153 Torino SOMMARIO Presentazione ........................................................... pag. 13 1. Importanza dell’opera – 2. La struttura del manuale – 3. La storia del manuale – 4. Don Alberione apostolo della buona stampa dal 1931 al 1944 – 5. L’ambiente storico ed ecclesiale – 6. Qualche suggerimento per la lettura – Conclusione Avvertenze...................................................................... 33 INTRODUZIONE ............................................................... 37 PARTE PRIMA: L’APOSTOLATO E L’APOSTOLO ............................. 39 Prima Sezione: L’APOSTOLATO.................................. 41 Capo I: L’EDIZIONE, MEZZO DI APOSTOLATO ................... 41 Natura dell’apostolato dell’edizione – Importanza – Fine Capo II: OGGETTO DELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE ..... 46 Fede – Morale – Culto Capo III: ORDINE DELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE....... 50 Dottrina della Chiesa – Sacra Scrittura – Sacra Tradizione Capo IV: CARATTERE DELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 53 Carattere pastorale – Nella sostanza – Nella forma Capo V: LE ESIGENZE DELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE. 57 Sentire con Gesù Cristo – Sentire con la Chiesa – Sentire con San Paolo per le anime SOMMARIO 7 Capo VI: IL METODO NELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE. 61 Essenza – Fondamenti – Attuazioni – Conclusioni pratiche Seconda Sezione: L’APOSTOLO................................... 67 Capo I: IL MINISTRO ORDINARIO ...................................... 67 Per elezione divina – Per ufficio Capo II: I RELIGIOSI NELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE ... 69 Maggior ampiezza – Maggior continuità – Maggior intensità Capo III: LE NECESSITÀ DEI TEMPI ................................... 71 Capo IV: LA PIA SOCIETÀ SAN PAOLO ............................. 73 Suo duplice fine – Suoi membri – Cooperatori Capo V: I CATTOLICI LAICI NELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE ........................................................... 75 Cooperazione negativa – Cooperazione positiva Capo VI: LA FORMAZIONE DELL’APOSTOLO .................... 79 Formazione della mente – Formazione della volontà – Formazione del cuore Capo VII: LA S. MESSA DELL’APOSTOLO DELL’EDIZIONE.. 84 Prima parte – Seconda parte – Terza parte Capo VIII: LA COMUNIONE.............................................. 89 Unione di mente – Unione della volontà – Unione del cuore Capo IX: LA MEDITAZIONE ............................................. 94 Vari metodi di meditazione – Il metodo dell’apostolo dell’edizione 8 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE Capo X: VISITA AL SS. SACRAMENTO .............................. 99 Prima parte – Seconda parte – Terza parte Capo XI: ESAME DI COSCIENZA ....................................... 103 Esame generale – Esame particolare Capo XII: COME L’APOSTOLO DEVE CONSIDERARE MARIA SANTISSIMA ................................................... 110 Maria Ss. presiedette alla creazione nella sua causa – Maria Ss. presiede allo sviluppo della creazione – Maria Ss. presiederà alla consumazione del creato Capo XIII: UNA CARATTERISTICA DELL’APOSTOLO ......... 115 Culto alla S. Scrittura – Pratica del culto alla S. Scrittura – Atti esterni di culto alla S. Scrittura PARTE SECONDA : GLI APOSTOLATI DELLA STAMPA, DEL CINEMA E DELLA RADIO ....... 123 Prima Sezione: L’APOSTOLATO DELLA STAMPA .... 125 Capo I: ORIGINE E SVILUPPO DELL’APOSTOLATO DELLA STAMPA .......................................................... 125 Viene da Dio – Adottato dalla Chiesa – Praticato universalmente Capo II: LA REDAZIONE NELL’APOSTOLATO DELLA STAMPA ..................................................................... 129 Il vero nella dottrina – Il bene nella morale – Il bello nella forma Capo III: LE GRANDI VERITÀ ............................................ 132 Tutto viene da Dio – Tutto è retto da Dio – Tutto termina a Dio SOMMARIO 9 Capo IV: L’ADATTAMENTO AI LETTORI .......................... 138 Necessità particolari delle singole categorie – Metodo pratico Capo V: DIO MODELLO DELL’APOSTOLO SCRITTORE......... 142 Gli scritti dell’apostolo devono essere «Via» – Gli scritti dell’apostolo devono essere «Verità» – Gli scritti dell’apostolo devono essere «Vita» Capo VI: LA SACRA BIBBIA ............................................. 148 Importanza della Bibbia – La volontà divina riguardo alla Bibbia – La storia e il bisogno delle anime Capo VII: L’OPERA BIBLICA ............................................. 157 Edizioni bibliche – Stampe spiegative – Stampe formative Capo VIII: STORIA ECCLESIASTICA .................................. 163 La storia ecclesiastica nella sua causa divina – La storia della Chiesa nel suo sviluppo – La storia della Chiesa nelle sue conseguenze eterne – Conclusioni pratiche Capo IX: LA SANTISSIMA VERGINE .................................. 172 Fede in Maria Ss. – Imitazione di Maria Ss. – Preghiere e culto a Maria Ss. Capo X: SACRA TEOLOGIA .............................................. 177 Necessità per i Pastori – L’utilità per i fedeli – Norme pratiche Capo XI: ASCETICA E MISTICA ........................................ 181 Opera di difesa – Opera illuminativa e di incoraggiamento – Opera di guida – Norme pratiche Capo XII: LITURGIA ........................................................ 187 Conoscenza della Liturgia – Amore alla Liturgia – Vivere la Liturgia 10 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE Capo XIII: I SANTI PADRI ................................................ 195 Proporli a tutti – Testimoni della sacra Tradizione – Conclusioni pratiche Capo XIV: OPERA CATECHISTICA .................................... 202 Istruzione catechistica – Formazione catechistica – Organizzazione catechistica Capo XV: I PAPI .............................................................. 209 Il Papa è modello di giustizia – Il Papa è maestro di verità – Il Papa è ministro di grazia – Norme pratiche Capo XVI: AGIOGRAFIA E BIOGRAFIA .............................. 214 La conoscenza dei santi – L’imitazione dei santi – Il culto dei santi Capo XVII: APOLOGIA SACRA ......................................... 221 Necessità dell’apologia sacra – Norme generali – Norme particolari Capo XVIII: IL QUOTIDIANO ........................................... 227 Il valore del quotidiano – La missione del quotidiano cattolico – Norme pratiche Capo XIX: RIVISTE E PERIODICI........................................ 232 Diffusione delle riviste e dei periodici – Valore delle riviste e dei periodici – Norme per l’apostolo Capo XX: BOLLETTINO PARROCCHIALE ........................... 237 Che cos’è – Sua utilità – Come deve essere Capo XXI: LETTURE AMENE............................................ 242 Loro utilità nell’apostolato – Come devono essere – Modelli cui ispirarsi Capo XXII: LETTERATURA PER L’INFANZIA E PER LA FANCIULLEZZA ............................................. 247 Preparazione adeguata – Attività sapiente SOMMARIO 11 Capo XXIII: MISSIONOLOGIA .......................................... 255 Conoscenza delle missioni – Cooperazione alle missioni – Pregare per le missioni Capo XXIV: TESTI SCOLASTICI ....................................... 262 Di quali testi occuparsi – Come devono essere – Norme pratiche Capo XXV: GEOGRAFIA .................................................. 264 La geografia a servizio dell’individuo – La geografia a servizio dell’apostolo Capo XXVI: RIVISTE BIBLIOGRAFICHE ............................. 270 Rivista generale – Riviste particolari Capo XXVI/bis: RECENSIONI........................................... 274 Complete – Coscienziose – Fatte con competenza Capo XXVII: POLITICA – SCIENZE SOCIALI – FILOSOFIA ... 279 Politica – Scienze sociali – Filosofia Capo XXVIII: ILLUSTRAZIONI......................................... 283 Potenza psicologica dell’illustrazione – Utilità dell’illustrazione nell’apostolato – Norme per l’apostolo Capo XXIX: LA TECNICA NELLA STAMPA ....................... 287 Procurare penne elette – Curare il lavoro tipografico – Educare il gusto dei lettori Capo XXX: LA PROPAGANDA ......................................... 291 Natura della propaganda – Importanza e necessità – Modi di propaganda Capo XXXI: IL PROPAGANDISTA ..................................... 296 Preparazione specifica – Retta intenzione – Tatto e intuito delle anime 12 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE Capo XXXII: FORME DI PROPAGANDA ............................ 300 Propaganda di organizzazione – Propaganda di formazione – Propaganda di azione Capo XXXIII: CENTRI DI DIFFUSIONE .............................. 304 Formazione ed organizzazione – Funzionamento Capo XXXIV: BIBLIOTECHE ............................................ 308 Importanza ed efficacia – Forme di biblioteche – Costituzione delle biblioteche – L’organizzazione Capo XXXV: PROPAGANDA A DOMICILIO....................... 317 È mezzo efficace – È opera meritoria Capo XXXVI: GIORNATA DEL VANGELO.......................... 321 Preparazione – Giornata Capo XXXVII: PRATICA DELL’APOSTOLATO- STAMPA NELLA PIA SOCIETÀ SAN PAOLO .................................. 326 Formazione dei membri – Esercizio dell’apostolato Capo XXXVIII: I PECCATI CAUSATI DALLA STAMPA ...... 332 La natura e la gravità – Come ripararli e scongiurarli Seconda Sezione: L’APOSTOLATO DEL CINEMATOGRAFO ................ 337 Capo I: IL CINEMATOGRAFO E L’APOSTOLATO RELIGIOSO 337 Capo II: CRISTIANIZZARE IL CINEMATOGRAFO ................ 340 Azione sui produttori e sulle autorità civili – Azione sui genitori e sugli educatori – Azione sugli spettatori SOMMARIO 13 Capo III: CREARE UNA CINEMATOGRAFIA CATTOLICA..... 345 Preghiera – Azione Capo IV: LA STAMPA E IL CINEMATOGRAFO.................... 349 Responsabilità – Possibilità di collaborazione Terza Sezione: L’APOSTOLATO DELLA RADIO......... 351 LA RADIO E IL PROBLEMA RELIGIOSO................................ 351 Il bisogno di un orientamento – Primi tentativi e nuovi miraggi Conclusione .................................................................... 356 APPENDICE ................................................................. 357 I. Unione Cooperatori Buona Stampa (1918)................... II. La casa della Buona Stampa (1921)............................ III. L’apostolato della stampa .......................................... Trafiletti e citazioni........................................................... 359 361 368 374 INDICI........................................................................... 377 Indice delle citazioni bibliche ............................................ 379 Indice analitico ................................................................ 381 Indice generale ................................................................ 397 PRESENTAZIONE 1. Importanza dell’opera L’importanza di L’Apostolato dell’Edizione (AE) del 1944, a cura dell’“Istituto Missionario Pia Società San Paolo”, consiste già nel fatto che è presentato come un “Manuale direttivo di formazione e di apostolato”. L’opera era da usarsi, e di fatto è stata usata, da generazioni di paolini e di paoline. Che né in copertina, né nel frontespizio e neppure nella breve introduzione venga menzionato Don Alberione, non sembra sminuirne il valore. L’assenza del nome suggerisce che si tratta di un lavoro editoriale a più mani. La sua portata rimane però intatta, se non altro perché qualunque contributo di altri paolini o paoline è inserito sotto il controllo di Don Alberione, da lui stesso delimitato e sempre esplicitamente sollecitato. Nel 1950 uscì la seconda edizione de L’Apostolato dell’Edizione e il 26 novembre del 1954 la Curia generalizia della Pia Società San Paolo concedeva il visto, o nulla osta per la terza edizione. Seconda e terza edizione, con poche varianti tra loro e perciò pubblicate con lo stesso imprimatur,1 furono stampate dalle Figlie di San Paolo. È anche questo un indizio del calibro di un testo destinato alla Famiglia Paolina per spiegare che cosa si intenda tra i paolini per apostolato. 2. La struttura del manuale L’opera, in due parti – la prima a carattere generale e teorico, e la seconda più pratica –, mira a illustrare chi sia e che cosa debba fare l’apostolo, che è il titolo con cui viene qualific ato 2 ogni paolino e paolina. La disposizione della materia, suddivisa in numerosi e brevi capitoli, è prova di una partic olare attenzione pedagogica verso i più giovani lettori e lettrici. –––––––––– 1 Concesso ad Alba il 12 novembre 1950 dal canonico P. Gianolio. 2 “Apostolo di Gesù Cristo” è il titolo con cui Paolo normalmente si identifica all’inizio delle sue lettere. PRESENTAZIONE 15 1. L’Apostolato, con la descrizione-spiegazione della parola “edizione” (del suo oggetto, ordine, carattere, esigenze e metodo). 2. L’Apostolo. In questa ripartizione della prima parte viene descritto il ministro ordinario – sacerdote – e quindi “i religiosi”, o le religiose, che insieme al sacerdote intendono rispondere alle “necessità dei tempi”. La Pia Società San Paolo, con associato il ramo femminile della Pia Società Figlie di San Paolo, è sorta per l’“edizione”, un apostolato cioè che possono compiere anche “i laici”. Costoro, uomini o donne che siano, possono essere dei “maestri di dottrina” anche senza essere più sotto il controllo del sacerdote (cf. 251). Però è loro necessaria la “formazione”, spirituale innanzitutto, in quanto devono fare affidamento su una forte “pietà” quotidiana, comprendente Messa, comunione, meditazione, visita al Ss. Sacramento, esame di coscienza, e ispirarsi a Maria Ss., che ha editato (edidit) il Verbo generando il Cristo. Per gli apostoli paolini, caratteristica importante è il culto alla Scrittura. La seconda parte ha come occhiello tipografico il nome specifico di tre “apostolati” nei quali si suddivide l’edizione: Stampa - Cinematografo - Radio. Nella terza edizione dell’ opera (apparsa nel 1955) fu aggiunta anche la Televisione. In questa prima edizione, i capitoli dedicati alla stampa sono 38 (diventeranno 39 nella seconda e nella terza). Al cinema sono stati dedicati 4 capitoli in questa prima edizione e 5 nella seconda e nella terza. In tutte e tre le edizioni, alla radio è dedicato solo e sempre un capitolo. Ma la televisione è già implicitamente accennata, in quanto è tra i mezzi che l’apostolo deve adottare perché “più celeri e più estesi per la propaganda”. La televisione è trattata in un capitolo a sé nella terza edizione, del 1955. 3 –––––––––– 3 Può essere utile ricordare che il servizio televisivo regolare iniziò in Italia solo il 3 gennaio 1954 (anche se già nel 1952 era stata assegnata alla RAI [Radio Audizioni Italia] la concessione, una volta stabilito lo standard di 625 linee). Bisognerà aspettare il 4 novembre 1961 per le trasmissioni del secondo programma televisivo italiano. 16 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE Si nota pertanto una sproporzione nello spazio dedicato alla stampa rispetto ai mezzi più moderni. Ma Don Alberione con il dito sollecita già il nuovo mappamondo della comunicazione. Soprattutto si intuisce in lui il desiderio di camminare con i tempi. La tecnologia è a servizio dell’edizione. 3. La storia del manuale Di questo orientamento al nuovo e al meglio per l’apostolato è testimone la stessa storia di AE. Questo “manuale direttivo” ha avuto, come si diceva, tre edizioni, ma ogni volta con aggiunte e aggiornamenti. Tali successive e periodiche integrazioni di un progetto iniziale indicano una espansione del concetto stesso di apostolato. Le modifiche apportate rivelano un processo di crescita e quindi certamente di continuità con un altro testo del passato, l’Apostolato Stampa (AS), che è l’originale stesso di AE. Come introduzione al testo che presentiamo, è utile la le ttura almeno di una scheda bibliografica del volume del 1933: SAC. ALBERIONE S.S.P., Apostolato Stampa. Alba, Pia Società San Paolo [1933]; 170 [2] p., 19 cm. Nel confronto, è da notare subito, oltre il nome dell’Autore scomparso in AE, il visto messo nell’ultima pagina di AS: “Visto, non solo si permette, ma si raccomanda vivamente la stampa. Alba, 10 giugno 1933. Mons. F. Chiesa, Amm. Ap.”. Dietro AS c’è quindi l’autorità teologica del can. Chiesa, il padrino vigile e dotto della Famiglia Paolina.4 Sulla copertina di AS è riprodotto l’antico stemma paolino: un libro aperto con le parole di Gesù, tratte da Gv 14,6: Ego sum –––––––––– 4 Negli anni 1930-1933 il Can. Francesco Chiesa andava elaborando una originale sintesi teologica, confluita poi nei quattro volumi di Lectiones Theologiæ Dogmaticæ recentiori mentalitati et necessitati accomodatæ. Ispirandosi a tali Lezioni, Don Alberione ha approfondito la comprensione di Gv 14,6 alla luce di tre funzioni salvifiche: Cristo Verità (Maestro/Profeta), Via (Re/Pastore), Vita (Sacerdote e Vittima), facendo di questa chiave di lettura il cardine principale per interpretare non solo la sua visione ecclesiologica, ma anche il suo orientamento pastorale e l’impostazione delle sue fondazioni. PRESENTAZIONE 17 via veritas et vita; c’è la spada e, in alto, le lettere JHS (“Jesus Hominum Salvator, Gesù salvatore degli uomini”) con raggiera. Buona parte di AS era già stata pubblicata su Gazzetta d’Alba (1932) e prima ancora su Vita Pastorale (1931ss), indirizzata ad un pubblico esterno, anche a scopi vocazionali. Come poi in AE, già in AS Don Alberione si chiede che cosa sia l’apostolato-stampa (è la predicazione della divina parola con l’imprimere; è predicazione stampata); qual è il suo oggetto specifico, la sua origine (viene da Dio in quanto autore del Libro divino); il suo carattere (è pastorale); la preparazione; le esigenze o presupposti (sentire con Gesù, con la Chiesa, con San Paolo); i doveri dei cattolici; il lavoro materiale; Maria Regina della Storia; la Messa, la visita eucaristica e la comunione necessarie all’apostolo della Stampa; l’ordine (al primo posto nella gerarchia della stampa c’è la dottrina della Chiesa, seguita dalla Scrittura e dalla Tradizione); le illustrazioni; il bollettino parrocchiale; le biblioteche; come dare la dottrina ai principianti, ai proficienti, ai perfetti (o dotti); l’omnia vestra sunt; la redazione e la propaganda; il culto alla Scrittura come caratteristica essenziale; i religiosi nell’apostolato stampa; i peccati di stampa; la Bibbia e l’apostolato stampa; la propaganda (la pubblicità). A conclusione vengono stilate norme pratiche osservate e da osservarsi per redazione, stampa e propaganda. AS ha un totale di 29 capitoli, alcuni di carattere più teorico, altri di carattere più pratico. 5 Per A. Damino 6 «si tratta di un libro originale e notevole; programmatico per l’Istituto paolino». In effetti, va riconosciuto che AS conserva la sua forza e un fascino singolare anche perché alcune pagine particolarmente significative non sono state più riprese in AE. –––––––––– 5 Se la prassi paolina non è sempre stata all’altezza della teoria sull’apostolato di Don Alberione, ciò non è da attribuire a difetti del manuale quanto a difficoltà di ordine pratico e forse anche ad una consolidata mentalità gutenberghiana (più presente in AS che in AE), che istintivamente identifica apostolato con stampa. Del resto, la buona stampa può essere da sempre equiparata alla “Scrittura” o “Bibbia”, il libro-biblioteca per antonomasia, e quindi con le opere dei Padri, dei Santi e dei teologi. 6 Cf. A. DAMINO, Bibliografia di Don Giacomo Alberione, Roma 1994, 36. 18 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE Se si dà uno sguardo all’indice del testo che presentiamo, ci si renderà conto tuttavia come AE abbia incorporato ed espanso, ben oltre il titolo, il concetto stesso di Apostolato Stampa con l’addizione di cinema, radio (e televisione), “apostolati” anche questi, compresi nella “edizione”.7 Nell’introduzione, invariata nelle tre edizioni di AE e che, almeno nella sostanza, esprime il pensiero di Don Alberione, si legge: «Questo complesso di attività [stampa, cinema, radio...] la Pia Società San Paolo lo denomina con espressione generica “l’apostolato dell’edizione”. Il presente libro si prefigge di trattare di questo apostolato, soffermandosi specia lmente sull’apostolato della stampa. In esso si cerca di seguire con fedeltà il pensiero svolto in conferenze apposite [dal sac. Alberione] e contenuto, in parte preponderante, nell’Apostolato Stampa...». La parentela tra AS del 1933 e AE del 1944 sembra dunque quella da padre a figlio. Ma a questa gestazione altri hanno dato una mano. Chi? Sr. Luigina Borrano, delle Figlie di San Paolo, in una le ttera a Don Antonio da Silva del Centro di Spiritualità Paolina, spiegava questa genesi. «In principio non si pensava a un libro, bensì ad Appunti fedeli di lezioni che il Primo Maestro tenne regolarmente, per più anni, ad un gruppo di circa 20 Figlie di San Paolo [...]. La direttiva precisa che mi ha dato poi per la pubblicazione è stata questa: si doveva compilare un Manuale direttivo di Formazione e di Apostolato per tramandare ai Paolini e alle Paoline del futuro il suo pensiero genuino, come l’aveva comunicato a noi sue alunne. Per questo ha voluto che L’Apostolato dell’Edizione riportasse – in forma semplice e didattica – tutto il contenuto del volume Apostolato della Stampa e seguisse, –––––––––– 7 Più tardi si parlerà di “apostolato della comunicazione sociale” o di “apostole di Gesù Cristo nel mondo della comunicazione”, didascalie che potrebbero comprendere anche i settori più moderni come informatica, telematica, multimedialità, comunicazione interattiva. Ciò che possiamo apprendere in generale da un confronto di AS con AE è l’urgenza di assumere o “evangelizzare” le stesse nuove tecnologie utilizzandole per l’apostolato. Un “aggiornamento” o “formazione” continua fa parte del modo di pensare del Fondatore. PRESENTAZIONE 19 per intero, la sintesi delle sue lezioni [...] Per quanto riguarda gli appunti delle lezioni, le cose si svolgevano così: io cercavo di scrivere tutto e fedelmente ciò che egli diceva, lo ordinavo come mi riusciva possibile e poi gli sottoponevo tutto, in lunghe sedute, in cui si dedicava totalmente a questo. Non ricordo che mi abbia fornito manoscritti. Qualche volta correggeva il pensiero o dettava qualche passo». Fin qui la Borrano. Ma «il capitolo VI, sul Metodo via verità e vita, lo si deve a Don Giovanni Pelliccia SSP, il quale “ha messo per iscritto il risultato della sua ricerca”. Don Alberione, pur rilevando che era difficile e in uno stile del tutto diverso dal rimanente, lo ha approvato. Questa trattazione è apparsa per intero nella prima edizione di L’Apostolato dell’Edizione. Ma nelle edizioni seguenti fu alquanto ridotta e semplificata». 8 Per la revisione il volume fu passato a Don Attilio Tempra, il quale in un opuscolo dattiloscritto intitolato Don Giacomo Alberione visto e presentato da un suo vicino collaboratore, scrive: «Mentre mi trovavo a Genzano come cappellano delle Suore Pastorelle, un giorno il Primo Maestro venne a trovarmi e mi portò un grosso malloppo di manoscritti, dicendomi: “Questo è un libro che mi sta molto a cuore: le ggilo e preparalo per la pubblicazione”... [Quegli appunti] mi sembrarono piuttosto approssimativi... L’ordine non mi sembrò molto logico e la differenza di stile appariscente. Per questo, dopo aver dato una lettura affrettata, giudicai... che non fosse il caso di pubblicarlo. Il Primo Maestro mi pregò di rileggere con più attenzione, assicurandomi che vi avrei trovato “molto di buono”... Feci alcuni cambiamenti, corressi varie espressioni e consegnai il libro al Primo Maestro che lo mandò ad Alba, al Maestro Giaccardo, il quale fu molto contento di pubblicarlo» (p. 34s).9 Non è obbligatorio per chi ora legge condividere l’opinione espressa allora da Don Tempra. Ma Don Tempra ci dà informazioni preziose circa l’iter dell’opera a cui probabilmente anche il –––––––––– 8 Così A. DAMINO, o.c. 9 Cf. A. DAMINO, o.c., 50. 20 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE Maestro Giaccardo mise mano, per volontà di Don Alberione che di lui si fidava. Ciò spiega perché il manuale, anche in questa edizione,10 appare senza il nome di Don Alberione come autore, ma quasi come frutto dello stesso ambiente paolino, femminile e maschile, a cui, come compilazione a più mani, era destinato. 4. Don Alberione apostolo della buona stampa dal 1931 al 1944 Per stabilire l’età di AE può essere preso a riferimento come data di inizio l’anno 1931, come per AS. Le date finali sono più precise: il visto per delega, di Don Tempra, è stato rilasciato a Roma il 10 dicembre 1943; il nulla osta alla stampa, del Teologo G. Giaccardo, è stato rilasciato ad Alba il 2 gennaio 1944; il visto con il permesso di stampa del Vicario diocesano, il can. P. Gianolio, è da Alba, 5 gennaio 1944. La stampa di AE, a opera delle Figlie di San Paolo, è stata ufficialmente ultimata il 15 gennaio 1944. Che cosa avvenne di Don Alberione come apostolo della stampa dal 1931 al 1944? Con data 25 dicembre 1931 esce il primo numero di Famiglia Cristiana e nello stesso anno vengono pubblicate alcune istruzioni morali di Don Alberione sotto il titolo La passione predominante. Nel 1932, 25° anno del suo sacerdozio, Don Alberione fa uscire, a stampa, il Donec formetur Christus in vobis (manuale di formazione paolina) 11 e una raccolta di meditazioni, intitolata Per i nostri cari defunti, per il mese di novembre. Assieme ad Apostolato Stampa, nel 1933 viene pubblicata altra predicazione di Don Alberione, come Considerazioni ascetiche sulla Confessione (ritiro mensile dei sacerdoti), Si vis –––––––––– 10 Esiste già una edizione più recente in portoghese, São Paulo (Brasile) 1967. 11 In Donec formetur (nn. 251-259) troviamo un sunto di AS. PRESENTAZIONE 21 perfectus esse (meditazioni ai chierici), Leggete le Ss. Scritture (dieci ore di adorazione sulla Bibbia). In genere, gli stampati della Società San Paolo sono considerati devozionali e mediocri. In un annuario cattolico di questi anni (1934) si legge appunto che la Pia Società San Paolo di Alba pubblica La Domenica Illustrata e La Gazzetta d’Alba e inoltre «Il Divino Maestro della Famiglia Cristiana, La Madre di Dio, La Vita Pastorale, Una buona parola, La Domenica, periodici tutti di diffusione piuttosto limitata e locale». 12 Avviene però, non solo più in teoria ma nei fatti, una identificazione tra predicazione orale e predicazione scritta. Dando l’esempio come Primo Maestro, Don Alberione esercita in prima persona l’apostolato-stampa. La sua parola messa su carta mira a nutrire e ammaestrare la intera Famiglia Paolina in crescita, e possibilmente a guadagnare anche “vocazioni” tra un pubblico esterno sempre più vasto. Scrivere è un’attività considerata primaria, se non la condizione sine qua non per essere paolini e paoline. Lo stesso manuale AE mira a formare degli “apostoli-scrittori” e “apostolescrittrici”, oltre che personale addetto alla tecnica e alla diffusione. Il prete paolino dovrebbe essere un prete-scrittore. Se, infatti, nel 1935 esce solo un libro di Don Alberione, Esercizi e ritiri vol. I, molte sue “prefazioni” vanno a riempire le prime pagine di libri e opuscoli scritti da suoi chierici. Con prefazione di Don Alberione e in occasione della Conversione di San Paolo (il 25 gennaio) esce il volume I religiosi nella Chiesa, preparato interamente dai novizi paolini dell’anno 1933-1934. Don Alberione non fa mancare parole di incoraggiamento neppure per la Geologia di G. Barbero; per le Nozioni di biologia vegetale di R. Casaliggi; per L’età contemporanea (lezioni di storia per i licei) di C. T. Dragone; per la Progenie eroica (sui Preti della Missione) di L. Fornari; per Oltre l’Oceano (missioni dei Servi di Maria) di E. G. Fornasari; per Il –––––––––– 12 Cf. L. GIOVANNINI, Don Alberione e i Paolini nella storia della Chiesa e della cultura. Cronologia comparata, Roma 1982, 145. 22 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE Medioevo (lezioni di storia per i licei) di S. Lamera; per la Geografia generale di F. Muzzarelli; per L’Eneide (brani scelti e annotati) di I. Pazzaglini; per L’Iliade (episodi scelti con note) di B. Roatta; per L’Orlando furioso (episodi scelti e commentati) di I. Tonni. Come può immaginare chi legge, questo elenco non è completo. Di fatto, ogni anno Don Alberione incoraggia (anzi “obbliga”) i suoi giovani a scrivere.13 Nel 1936 egli trasferisce la sua sede da Alba a Roma. In quello stesso anno può finalmente concretizzare una dimensione della sua visione pastorale con la fondazione di un’altra Congregazione della Famiglia Paolina: le Suore di Gesù Buon Pastore, comunemente chiamate Pastorelle. Nel medesimo anno 1936, con la data del 12 aprile, vedono la luce le Costituzioni della Società San Paolo. Nel 1937 escono altri suoi libri, come Ss. Spirituali Esercizi (Istruzioni alle Maestre), Oportet orare, I Novissimi. Dal 18 aprile, nella tipografia paolina di Roma viene stampato il bolletti–––––––––– 13 «Per attuare quanto prescritto dalle Costituzioni della Pia Società di San Paolo, il Fondatore volle che già ad Alba, nei primi anni, fin dal 1921, vi fosse un locale per la redazione paolina. Successivamente questo locale fu battezzato Sala San Paolo, e fu dotato di maggiori mezzi e di maggior personale specializzato nella redazione. Il Papa Pio XII, come condizione per l’approvazione definitiva delle Costituzioni, volle che Don Alberione erigesse una Casa apposita per gli scrittori paolini. Questa Casa fu embrionalmente costituita, durante la guerra, in Roma, presso la chiesa di Santa Caterina della Rota, poi alla Borgata Laurentina o Montagnola, presso la Casa parrocchiale di Gesù Buon Pastore. In un terzo tempo la Casa della redazione fu trasferita nei locali della nuova sede della Casa Generalizia, e nel 1948 ad Albano Laziale (Roma). Le Figlie di San Paolo, per avere la loro approvazione definitiva, giunta il giorno 15 marzo 1953, dovettero sistemare la loro casa di redazione o Casa delle Scrittrici, a Grottaferrata (Roma)» (G. BARBERO , Il Sacerdote Giacomo Alberione: un uomo - un’idea, Roma 1991, 741). «Alcuni dicono che poeti si nasce, ma che scrittori affermati si diventa dopo un lungo tirocinio, faticoso studio, e preziosa esperienza fatta sui propri sbagli ed errori. Don Alberione si sobbarcò a fatiche ed a spese pur di formarsi i suoi scrittori. Per questo fine è lo stesso lavoro manuale in tipografia stabilito per gli alunni e che continua fino ai primi anni di sacerdozio; per questo la famosa e sempre in buona memoria Sala di San Paolo, di Alba, vero tirocinio pratico di redazione; per questo la Scuola di Apostolato; per questo in anni più avanti la sospirata Casa degli Scrittori» (Ibid., 456). PRESENTAZIONE 23 no periodico San Paolo. E nel San Paolo del 1° agosto egli dispone che «nell’esame prima degli ordini ogni aspirante dovrà portare stampato un proprio libro». Nel 1938 escono due libri di Don Alberione, Sectamini fidem (per i sacerdoti sampaolini, successivamente intitolato Mihi vivere Christus est) e Maria nostra speranza (mese di maggio). È intanto cominciato l’apostolato del cinema.14 Il film Abuna Messias della Sampaolo Film (S.P.F.) ottiene addirittura un ri–––––––––– 14 Cf. al riguardo la testimonianza di Don Barbero: «Don Giacomo Alberione non fu il primo a pensare che si poteva adoperare il cinematografo anche per predicare il Vangelo e fare il Catechismo ai fanciulli ed agli adulti. Suo merito fu di adoperare nel bene anche questa nuova invenzione, che dai cristiani veniva guardata con un senso di diffidenza. L’apostolato del cinematografo sembrava un’impresa irta di difficoltà insormontabili; non adatto ad essere svolto dai membri di una Congregazione religiosa. Il cinematografo era considerato un’arma usata dal nemico del bene per corrompere i costumi, e si poteva tutt’al più fare opera di difesa, come avevano fatto i cattolici americani organizzando la Legione della Decenza, nel 1934, con lo scopo di allontanare il pubblico dai film indecenti. Quantunque il compito di questa Legione della Decenza fosse solo negativo, il Papa Pio XI aveva benedetto ed incoraggiato questo movimento nella enciclica Vigilanti cura, del 29 giugno 1936, tutta rivolta a considerare il cinematografo: esso è una realtà, che può essere incentivo al male come al bene. La censura non è che la parte negativa; occorre influire sui produttori perché mettano in circolazione pellicole educative. Il cinematografo era considerato ancora come mezzo di svago, ma esso doveva essere elevato a mezzo di istruzione religiosa e di predicazione della Verità. Questa considerazione fu la molla che fece scattare Don Alberione: “Dobbiamo iniziare l’apostolato del Cinema: andiamo a fare un’ora di adorazione presso la tomba di San Paolo”, disse un giorno ad alcuni suoi collaboratori e si avviarono verso la Basilica dell’Apostolo Paolo in Roma. Per iniziare l’apostolato cinematografico fu scelto il giovane sacerdote paolino Don Fortunato Gregorio Delpogetto, e con la collaborazione di missionari esperti si progettò un film di grande respiro sulla vita e l’attività del cardinale Guglielmo Massaia apostolo dell’Etiopia. Ne venne fuori il film Abuna Messias, girato in Etiopia, sotto la direzione del regista Goffredo Alessandrini (1905-1978). Alla VII Mostra Internazionale Cinematografica di Venezia, la pellicola su Abuna Messias riceve come primo premio l’ambita Coppa Benito Mussolini, il 9 agosto 1939. L’opera missionaria di Guglielmo Massaia (1809-1889) si prestò bene a dare al film un vivo interesse, sebbene la finale a sfondo politico facesse sorgere qualche critica. La Santa Sede incoraggiò Don Alberione con queste parole: “Lei, Padre, vada avanti, non si fermi; il Signore benedirà sempre di più. L’autorità ecclesiastica approva l’operato della Pia Società San Paolo anche in questo, come nell’apostolato della stampa. Vi dedichi un maggior numero di persone”. L’esperienza acquistata nella produzione di Abuna Messias servì per rafforzare l’organizzazione della 24 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE conoscimento ufficiale (Coppa Mussolini) alla Mostra Cinematografica di Venezia, probabilmente anche perché la storia narrata ha un forte sapore coloniale. Nel 1939 escono quattro libri di Don Alberione e il 13 maggio è la data di fondazione della Società Anonima Romana Editrice Film (R.E.F.) Nel 1940 escono altri sei libri sotto il nome di Don Alberione e il 23 aprile è la data in cui si deposita il brevetto (n. 38.30.65) del sistema telefonico a divisione tempo del paolino Don Enzo Manfredi. Nel 1941 escono tre libri di Don Alberione e il 10 maggio Pio XII concede alla Società San Paolo il decretum laudis approvandone le Costituzioni. L’Italia respira aria di guerra (1939-1945), ma in AE Don Alberione sembra ignorarla, menzionando questa realtà solo in senso morale, riferendosi ad un “combattimento” con se stessi, contro la passione predominante, di ignaziana memoria.15 –––––––––– Pia Società San Paolo in campo cinematografico, e dopo la pausa imposta dagli anni di guerra 1940-1945, si riprese con maggior vigore il lavoro nel 1946. A questo primo risultato ne seguirono altri. Si passò dalle pellicole a passo normale a quelle a passo ridotto; dai film direttamente realizzati dalla San Paolo Film, ad altri realizzati in collaborazione o acquistati direttamente da società di produzione, per la riduzione di passo, o per la proiezione in determinati paesi e nazioni. Per svolgere l’attività cinematografica, specialmente nel campo finanziario, si costituì una società anonima chiamata Romana Editrice Film, abbreviata in R.E.F. (anni 1939-1951); a questa subentra la Parva Film (anno 1947), che nel 1952 adotta la ragione sociale Parva-Sampaolo Film, che dura fino al 1955. Sorge infine l’ente morale “San Paolo Film”, approvato dal Vescovo di Alba (Cuneo) monsignor Carlo Stoppa il 22 maggio 1956, e approvato come ente giuridico dal Presidente della Repubblica d’Italia Giovanni Gronchi, il 5 febbraio 1957» (G. BARBERO , Il Sacerdote Giacomo Alberione: un uomo un’idea, Roma 1991, 527). 15 Cf. pp. 67 e 105. – In realtà la guerra era un fatto ben presente alla coscienza dell’autore, e non solo nella sua veste di Fondatore e responsabile di centinaia di persone in pericolo, ma anche in qualità di scrittore cristiano. È noto l’incidente provocato da un suo articolo del Natale 1942, pubblicato sul settimanale La Domenica Illustrata, in cui s’invocava la sospensione delle ostilità almeno per il tempo natalizio, conforme all’antica prassi della “tregua di Dio”. L’autore fu accusato di disfattismo e minacciato di carcere. Si veda più avanti (p. 290, nota 3). PRESENTAZIONE 25 Forse si può interpretare questa produzione di Don Alberione dal 1931 al 1944 in chiave escatologica, dove cioè le parole importanti sono il peccato, la morte, il giudizio, l’inferno, il purgatorio e il paradiso. Nel 1942 escono i libri Esercizi alle Maestre, Esercizi Spirituali vol. II e qualche volume di Hæc meditare, serie II. Nel 1943, vedono la luce altri volumi di Hæc meditare, serie II, e il vol. III di Esercizi Spirituali insieme a La Madonna di Fatima (con invito a pregare il Cuore Immacolato di Maria).16 In questa cronaca fino alle soglie del 1944, intesa a delineare un profilo di Don Alberione come apostolo della buona stampa, non si trova traccia di una sua attività radiofonica. La radio – esiste già da tempo quella vaticana 17 – resta per i paolini e le paoline di allora un apostolato più teorico che pratico, nonostante la sua riconosciuta importanza in AE.18 Alcuni anni più tardi, però, Don Alberione si cimenterà di persona con un microfono radiofonico. 19 –––––––––– 16 Nel 1944, assieme ad AE, vedrà la luce qualche volume di Hæc meditare e il vol. IV di Esercizi Spirituali. 17 Il Papa la usava. Pio XII, il 24 agosto 1939, in un suo radiomessaggio disse: «È con la forza della ragione, non con quella delle armi, che la giustizia si fa strada... Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra...». 18 Don Alberione ne parla con entusiasmo: «L’opera che spetta all’apostolato cattolico specialmente nel campo di conquista radiofonica, fu egregiamente compresa in Italia dal primo apostolo della radio: il P. Vittorio Facchinetti, ora Vescovo di Tripoli. In un primo tempo lanciò sulla rivista Frate Francesco la sua idea circa la necessità di consecrare all’apostolato questo meraviglioso dono di Dio» (p. 480). 19 La prima trasmissione radio sperimentale fu fatta il giorno di Natale del 1948; alle ore 8 precise la «Radio San Paolo» (I 1 RSP) incominciava a chiamare gli ascoltatori precedentemente avvisati; alle 8,10, Don Alberione, molto emozionato, si sedeva davanti al microfono e cominciava a parlare: «“Gloria a Dio nel Cielo altissimo e pace in terra agli uomini di buona volontà”. Questi auguri degli Angeli sono anche gli auguri miei. In questa splendidissima giornata dell’amore di Gesù Cristo al Padre ed agli uomini, li faccio tanto di cuore a tutti, Figli e Figlie; sapendo come bene li comprendete ed accettate; li faccio dopo aver celebrata la Messa questa notte per tutti, vicini e lontani; con la sola preferenza per quelli che soffrono. Sentendo di essere il servo inutile ed incapace, ho detto a Gesù di fare tutto, solo, sempre Lui... Che Dio sia conosciuto, servito, amato! Che tutti appartengano un giorno a quel Regno che Gesù Cristo venne a conquistare sulla terra, e che presenterà al Padre suo. Che sia amato 26 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 5. L’ambiente storico ed ecclesiale Dal 1931 al 1944 Don Alberione interagisce necessariamente con una Chiesa e con un mondo, italiano soprattutto, che si allontana dalla prima guerra mondiale (1915-1918) per entrare nella seconda (1939-1945). Dal 1922 al 1939 sul soglio di Pietro è insediato Pio XI. Gli succederà Pio XII (1939-1958). Sono questi i due Papi a cui Don Alberione obbedisce dal 1931 al 1944. Il 1931 è l’anno della Quadragesimo Anno, l’enciclica di Pio XI per l’instaurazione dell’ordine sociale cristiano, nel quarantesimo anniversario della Rerum novarum. Nello stesso anno esce anche Non abbiamo bisogno, in difesa dell’Azione Cattolica avversata dal fascismo. Alla gravissima crisi finanziaria, la dolorosa disoccupazione di molti e la crescente corsa agli armamenti, tenta di rispondere la Nova impendent. Dello stesso anno è la Lux veritatis, nel decimoquinto centenario del concilio di Efeso. Anche il Papa esercita dunque, e ne dà l’esempio, l’apostolato della stampa. Fa anche di più. Il 12 febbraio del 1931, alle ore 16,30, presentato al microfono dallo stesso Guglie lmo Marconi e alla presenza del Segretario di Stato card. Eugenio Pacelli, Pio XI inaugura la Radio Vaticana, rivolgendo al mondo il primo radiomessaggio pontificio della storia. –––––––––– prima da noi; e che possiamo farlo conoscere ed amare, come Egli venne dal Cielo per predicare il Padre: “Questa è la vita eterna: che gli uomini conoscano Dio e Colui che da Dio fu mandato: Gesù Cristo”. “Pace agli uomini!”... L’anno che si chiude ha portato un progresso nell’apostolato con il cinema; vi è tanta volontà di migliorare... L’organizzazione internazionale dell’apostolato per mezzo del Centro di Roma, del Bollettino Bibliografico e delle nuove Librerie internazionali dà buoni risultati, pur fra le difficoltà portate dalla natura stessa della bella opera... Grande fiducia viene dal sapere che ovunque, vicino e lontano, si ripete l’offerta delle orazioni, azioni e patimenti secondo le intenzioni di Gesù nella Santa Messa e le intenzioni del Primo Maestro: che sono l’attuazione dei primi due articoli delle Costituzioni, sostanzialmente. Ho presenti in questo momento tutti i Figli e tutte le Figlie dell’Italia e dell’estero, e ripeto come al termine della Santa Messa: “Benedicat vos omnipotens Deus, Pater et Filius et Spiritus Sanctus”». La trasmissione durò sei minuti, ed appena terminata, da una casa vicina telefonarono che l’audizione era stata ottima (cf. G. BARBERO , Il Sacerdote Giacomo Alberione: un uomo - un’idea, Roma 1991, 743-745). PRESENTAZIONE 27 Nel 1932 in Italia ha inizio la fase militarista e imperialista (coloniale) del regime fascista e Pio XI emana la Charitate Christi compulsi sulle preghiere ed espiazioni da offrire al Sacratissimo Cuore di Gesù “nella presente distretta dell’umanità”. Vengono condannate pubblicazioni e produzioni cinematografiche e grammofoniche ostili alla Chiesa. Il 2 aprile 1933 inizia l’Anno Santo straordinario o Giubileo della Redenzione, per festeggiare il XIX Centenario della Redenzione del genere umano, operata sulla croce da Gesù Cristo. Sulle condizioni difficili dei cattolici sotto il governo repubblicano in Spagna esce l’enciclica Dilectissima nobis. Intanto Hitler diviene cancelliere del III Reich e a Dachau viene aperto il primo “campo di concentramento”. Ancora nel 1933, l’11 febbraio, la Radio Vaticana inaugura le trasmissioni a onde ultracorte. Il 6 giugno il Papa riceve in udienza un pellegrinaggio di giornalisti e parla loro di “unione della stampa cattolica”. Il 18 settembre l’udienza è concessa a congressisti della pubblicità sul tema: «La morale, elemento dominante di ogni propaganda». Il 1934 è l’anno della “lunga marcia” dei comunisti cinesi. La Stampa di Torino, per prima in Italia, pubblica una telefoto sportiva (su un incontro di calcio Italia -Inghilterra). Il 10 giugno Pio XI riceve in udienza giornalisti di Roma e parla loro esplicitamente dell’“apostolato della stampa”. Il 10 agosto l’udienza è per la Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica sul tema «Preoccupazione per un cinema morale». Nel 1935 Pio XI emana un’enciclica sul sacerdozio cattolico, Ad catholici sacerdotii. Sempre il 1935 è ricco di fermenti anche nel mondo della comunicazione: vengono fatti i primi esperimenti di trasmissione di notizie per i giornali a mezzo di telescriventi; in Giappone funziona il servizio radio-telefonico; ma dalla radio tedesca viene messo al bando il jazz “negro o di origine ebraica”. Dal 22 marzo a tutto agosto, una stazione a Berlino fa trasmissioni televisive a bassa definizione (180 linee). In Italia, divenuta potenza coloniale, nel 1936 viene proclamato l’impero e Vittorio Emanuele III diviene imperatore d’Etiopia. 28 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE Nello stesso anno, in Russia viene emanata una nuova costituzione che proclama la “libertà di stampa” esigendo però la completa socializzazione del giornalismo. Il 2 novembre la BBC (British Broadcasting Corporation) realizza le prime trasmissioni televisive con una buona definizione dell’immagine (405 linee) captata da circa 100 apparecchi tv. L’anno 1936 è ricco di incontri di operatori dei mass-media con il Papa. Il 18 aprile, Pio XI tiene un discorso ai partecipanti al XXXVI Congresso de La Croix e in generale della Bonne Presse. Qualche giorno dopo, il 21 aprile, un messaggio pontificio è rivolto al Congresso internazionale della Stampa Cinematografica e riguarda l’elevazione morale del cinematografo. Il 12 maggio il Papa inaugura l’Esposizione mondiale in Vaticano della Stampa Cattolica.20 Qualche giorno dopo, il 16 maggio egli intrattiene i rappresentanti della stampa straniera sul tema «Portavoce delle idee». Le cose che il Papa è andato fin qui dicendo confluiscono nella enciclica Vigilanti cura del 29 giugno sugli spettacoli cinematografici. Il 31 ottobre il Papa tiene un discorso ai partecipanti al Congresso Cattolico della Pubblicità sui “doveri morali”. Il 10 novembre, parla invece di “apostolato della radio” a rappresentanti del Bureau Catholique International de Radiodiffusion. Benché vecchio e malato, Pio XI all’inizio di dicembre lancia ancora un messaggio di pace al mondo dai microfoni della Radio Vaticana. Abbiamo raccolto tutte queste date per illustrare come negli anni 1931-1944 la Chiesa svolgesse già l’apostolato del cinema e quello della radio, oltre il più antico della stampa, adeguandosi alle nuove necessità dei tempi, e utilizzando direttamente e indirettamente i mezzi, a mano a mano che diventavano disponibili. Il 1937 è l’anno della Mit Brennender Sorge (“Con bruciante ansia”, 14 marzo) sulla preoccupante situazione della Chiesa Cattolica nel Reich germanico. Il Papa mette sotto accusa il nazismo. Ma solo qualche giorno dopo, il 19 marzo, esce anche la –––––––––– 20 Il 22 giugno 1936 Don Alberione, giunto a Roma da qualche giorno, celebra la Messa nella cappella dell’Esposizione della Stampa Cattolica in Vaticano. PRESENTAZIONE 29 Divini Redemptoris Promissio contro il comunismo ateo. In entrambe le encicliche ci sono riferimenti alla stampa (specialmente di propaganda) e alla comunicazione sociale in genere. Nel 1937 a Roma sorge Cinecittà, il complesso dei teatri di posa in cui vengono realizzati la maggior parte dei film italiani. I giornali italiani cominciano ad impiegare stenografi addetti a raccogliere notizie fresche trasmesse per radio, mentre le trasmissioni televisive diventano già regolari in Francia. In AE Don Alberione menziona il “Quotidiano”,21 però esso resta un sogno apostolico ma irreale. Per il 1937 Pio XI aveva approvato, come intenzione missionaria per l’Apostolato della Preghiera, la formula: «Con la stampa, la radio, il teatro, il cinematografo si promuoverà la conoscenza e l’amore delle missioni». Il 1938, anno del film paolino Abuna Messias, è anche l’anno dell’annessione (Anschluss) dell’Austria da parte della Germania, dove, dopo la pubblicazione del “manifesto della razza”, vengono emanati i primi provvedimenti antisemiti. In Spagna, il 22 aprile 1938 è la data di leggi autoritarie contro la stampa. Nel 1939 inizia il pontificato di Pio XII con un programma pastorale espresso nell’enciclica Summi Pontificatus. L’Italia occupa l’Albania e Hitler invade la Polonia scatenando la seconda guerra mondiale. In una lettera pastorale del 1° gennaio 1939, il card. Verdier, arcivescovo di Parigi, richiama i cattolici sui doveri riguardo al cinema e alla radio. Nello stesso anno, in Italia l’Episcopato Veneto promuove la “promessa cinematografica” di astenersi da film poco raccomandabili sotto l’aspetto religioso e morale. Nel 1942 tale promessa verrà estesa a tutti i membri dell’Azione Cattolica Italiana. Il 31 luglio 1940, Pio XII tiene un discorso sulla potenza, efficacia e necessità delle sane letture, mentre il 7 agosto il discorso è sui gravi danni delle cattive letture. –––––––––– 21 Cf. il capitolo XVIII, da p. 284 in poi. 30 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE Nel 1941, negli Stati Uniti la tv viene già utilizzata commercialmente. Nel 1942 viene inventato il nastro magnetico, e un gruppo di scienziati americani, con H.H. Aiken, sviluppa ad Harvard, l’ENIAC, forse il primo calcolatore elettronico o automatico. Il 2 dicembre entra in funzione a Chicago la “pila atomica” costruita da Enrico Fermi per la produzione di energia dell’atomo. La casa Kodak realizza le prime pellicole per fotografia all’infrarosso. Il 27 ottobre 1942, Pio XII tiene un discorso a giornalisti rumeni sul peso educativo della stampa durante la guerra. In sintesi è questo l’ambiente storico ed ecclesiale di AS e AE. 6. Qualche suggerimento per la lettura Due domande di carattere storico potrebbero esserci utili per cominciare. Che influsso possono aver esercitato la Chie sa e la Società su Don Alberione; e, viceversa, che influsso potrebbe aver esercitato Don Alberione, apostolo-scrittore, nell’ambiente del suo tempo? Per trovare delle risposte soddisfacenti sarebbe utile leggere il manuale AE tenendo davanti le date paoline importanti tra il 1931 e la fine del 1943. Sarebbe anche più utile confrontare i riferimenti storici presenti nel testo con una particolareggiata cronologia di storia della Chiesa, e quindi della vita religiosa, sociale economica e dello sviluppo degli strumenti della comunicazione, che sopra abbiamo compendiato in estrema sintesi. Tentare di rispondere alle due domande può condurre alla scoperta di come Don Alberione abbia voluto mantenere il passo con la Chiesa del tempo, mettendo sempre meglio a fuoco forme di apostolato orientate ad un mondo moderno a raggio globale, inteso come la “parrocchia del Papa”. Don Alberione non sembra voler precedere la Chiesa, quanto seguirla, come la sua Maestra, da intelligente e fattivo discepolo. PRESENTAZIONE 31 Si può intuire, anzi, oltre una lettura piatta del manuale, lo sforzo per praticare la teoria aggiornata circa i mezzi tecnici. Non si deve tuttavia dimenticare l’intenzione dell’opera, che praticamente coincide con l’intenzione esplicita dell’Autore. Don Alberione vuole formare e insegnare, limitandosi alle sue istituzioni, che cosa significhi “l’apostolato dell’edizione” e chi sia il vero “apostolo”. A fondamento di questi che sono i termini più importanti di AE, traspare una visione teologica che pure ci sembra utile tenere presente. Il punto di partenza per descrivere l’apostolato dell’edizione è l’esemplarismo trinitario,22 che in un progetto enciclopedico di Don Alberione è tradotto in “scienze-arte-virtù”, sotto l’influsso del trinomio cristologico “Verità-Via-Vita”. L’esemplarismo diventa “apostolato” o “edizione”, e quindi “redazione-tecnicapropaganda”, come magistero di Cristo e della Chiesa per la salvezza del mondo. Tener presente questa esemplificazione aiuta chi legge a non ridurre da teologica a tecnico-organizzativa la visione che Don Alberione ha dell’apostolato – pur rispettando l’urgenza di una sintesi e completezza tra le tre parti. Apostolato è mèta dell’apostolo; è quanto lo avvicina di più a Dio, e agli uomini e donne di oggi; a tutto Dio (Padre, Figlio, Spirito) e a tutto l’uomo (mente, volontà e cuore) attraverso tutta la Chiesa (dogma, morale e culto), con tutta l’azione pastorale (profetica, regale, sacerdotale). Don Alberione ci insegna ad andare avanti. Spinge ad aggiornarci, secondo una legge di perfettibilità, da intendere come capacità di superamento, progetto, progresso verso uno stato di pienezza che è reale solo se ci si spinge oltre dove si è già arrivati. Insieme al consolidamento e al dimensionamento di un carisma che quando diventa istituzione necessariamente stabilisce –––––––––– 22 Su questo tema, v. G. ALBERIONE, Ut perfectus sit..., I, 368ss; II, 149ss; cf. A.F. DA SILVA , Il cammino degli Esercizi spirituali nel pensiero di Don Alberione, Centro di Spiritualità Paolina, Ariccia 1981, 79ss. 32 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE più la prudenza o la legalità che la creatività e la profezia a criteri di comportamento apostolico, in questo manuale è percepibile l’ansia della crescita, che è animazione a fare molto e bene e a fare bene il bene. Bisognerebbe a questo punto guardare a Don Alberione in persona come ci si guarda in uno specchio per sapere chi siamo. Conclusione Destinatario di AE è chiunque ritenga necessario ristabilire il significato di “apostolato” e “apostolo” – vale a dire una propria identità carismatica – secondo Don Alberione. E se Don Alberione ha ignorato parole come “computer”, “informatica”, “telematica”, “satelliti”, “cavo a fibre ottiche”, “linguaggio multimediale”, “CD-ROM ”, “telefonino cellulare”, “telefonino satellitare”, “televisione ad alta definizione” o qualsiasi altro mezzo di comunicazione interattiva che il progresso oggi ci mette a disposizione, è solo perché è fisicamente vissuto prima di noi.23 Ma a noi egli affida lo stesso suo mandato di andare avanti nell’apostolato, seguendo l’etica della comunicazione, o della carità della verità. Con parole magari dal sapore antico, egli incoraggia chi legge ad affrontare le nuove sfide invitando ad appropriarci, con responsabilità e dignità di adulti, del suo stesso titolo – di “apostolo dell’edizione” – che compete di diritto a qualsiasi paolino o paolina. Apostole e apostoli di oggi, con gli strumenti e i linguaggi degli uomini di oggi, per arrivare domani a mietere mannelli pesanti nella messe del Signore sempre più scarsa di operai. Per Don Alberione il domani a cui tende la formazione apostolica è l’eternità. Da questa parola, comune nel suo vocabolario, potrebbe partire la prospettiva giusta per interpretare ognuna delle altre parole importanti di questo manuale. –––––––––– 23 Comunque, resta significativo che già le Costituzioni della Pia Società San Paolo, pubblicate nel 1942, al n. 2 (fine speciale dell’Istituto), impongono ai membri di lavorare «soprattutto mediante l’apostolato dell’edizione, usando i mezzi più fruttuosi e celeri e maggiormente adatti alle necessità e condizioni dei tempi». 33 PRESENTAZIONE Roma, 4 aprile 1998 ANGELO COLACRAI AVVERTENZE 1. Il testo adottato nel presente volume è quello della prima edizione (L’Apostolato dell’Edizione, Alba, Figlie di San Paolo, 15 gennaio 1944), la quale è indubbiamente la più completa, anche se non esente da errori. Nella impossibilità di confrontarla con il manoscritto originale (introvabile), abbiamo cercato di riportare al meglio il testo originario. Con alcune avvertenze: a) Talora, in presenza di evidenti errori di senso (dovuti a cattiva lettura del manoscritto, o a refusi, o a righe saltate), ci siamo riferiti a espressioni parallele ricorrenti altrove; o uniformati alla seconda edizione (1950), anch’essa tuttavia difettosa e non sempre attendibile, perché incompleta. b) Alle frequenti irregolarità ortografiche e sintattiche (abuso o assenza di interpunzione, di iniziali maiuscole, ecc.), abbiamo ovviato uniformandoci, nei limiti del possibile, alle forme correnti. c) Nell’adozione dei caratteri tipografici (grassetto, corsivo ecc., usati in modo irregolare e talora impropriamente), abbiamo proceduto a omologarne l’uso, riservando il grassetto ai sottotitoli e rispettivamente il corsivo alle espressioni latine o alle citazioni di particolare rilievo, già evidenziate nell’originale. 2. Le note presenti nella prima edizione sono state riportate fedelmente e, all’occorrenza, integrate con nuovi elementi. Le parti aggiunte (come la traduzione italiana delle espressioni latine), o le note introdotte ex novo, sono indicate con l’asterisco (*). 3. La numerazione dei capitoli, in cifre romane conforme all’originale, è stata conservata anche là dove avrebbe dovuto essere corretta, come nel caso del Capo XXVI ripetuto, la cui iterazione è stata indicata con Capo XXVI/bis anziché AVVERTENZE 35 XXVII. Ciò per non modificare la numerazione dei capitoli successivi. 4. La numerazione marginale, in grassetto (con l’eventuale uso del simbolo “”, che indica l’inizio della pagina), rimanda alle pagine della prima edizione originale. Tale numerazione è stata adottata negli Indici finali del volume, e deve essere usata per tutte le citazioni del testo, in qualsiasi edizione, comprese le traduzioni. 5. Alla fine del testo è stata aggiunta una Appendice, costituita dal contenuto di un numero speciale del bollettino Unione Cooperatori Buona Stampa (n. 5, 15 luglio 1921), interamente dedicato alla giustificazione dell’apostolato editoriale. Possiamo considerarla una lucida anticipazione o, se preferiamo, una “Postfazione” a tutto il discorso sviluppato nel presente volume. L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 5 6 INTRODUZIONE Apostolato! Questo semplice termine racchiude tutta una missione, tutto un programma. È apostolo chi prega, chi parla, chi agisce, chi soffre, chi ama, chi crede, chi spera. Ma è anche e molto apostolo chi scrive, chi imprime, chi diffonde la parola di Dio. Tra gli apostolati più urgenti e più fecondi emergono oggi, senza dubbio, quelli della stampa, del cinematografo, della radio. Il S. Padre Pio XI scrive, in merito, nell’enciclica Divini illius magistri:1 «Ai nostri tempi si fa necessaria una più estesa ed accurata vigilanza quanto più sono accresciute le occasioni di naufragio morale e religioso... segnatamente nei libri empio licenziosi (molti dei quali diabolicamente diffusi a vil prezzo), negli spettacoli del cinematografo ed ora anche nelle audizioni radiofoniche, le quali moltiplicano e facilitano, per così dire, ogni sorta di letture, come il cinematografo ogni sorta di spettacoli». Il problema della necessità di questi nuovi ed urgenti apostolati ha già suscitato, tra i cattolici d’ogni parte, un lodevole fermento di pensiero e di azione. I risultati sono già consolanti e molto c’è ancora da ripromettersi. La voce della Chiesa, che è maestra e modello di ogni apostolato, e i vari bisogni della società indicheranno i mezzi adatti e le forme convenienti perché «la parola di Dio si propaghi e sia glorificata».2 Tra le istituzioni che si dedicano più o meno direttamente a tutti o parte dei suddetti apostolati, vi è la Congregazione religiosa della Pia Società San Paolo. Oltre ai comuni modi di apostolato essa si propone, come fine speciale, di utiliz–––––––––– 1 * Del 31 dicembre 1929, sulla Educazione cristiana della gioventù. [Le note contrassegnate da un asterisco (*) sono dell’Editore della presente edizione; quelle invece senza marcatura appartengono all’edizione del 1944. L’asterisco (*) indica comunque l’intervento dell’attuale Editore]. 2 2Ts 3,1. INTRODUZIONE 39 zare, per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, la stampae tutti i nuovi ritrovati della scienza e dell’arte che hanno maggiore potenza psicologica sugli individui e sulle masse, quali ai giorni nostri, il cinematografo, la radio. Questo complesso di attività che si adatta ai tempi ed alle circostanze, la Pia Società San Paolo lo denomina con espressione generica «l’apostolato dell’edizione». 3 Il presente libro si prefigge trattare di questo apostolato, soffermandosi specialmente sull’apostolato della stampa. In esso si cerca seguire con fedeltà il pensiero svolto in conferenze apposite e contenuto, in parte preponderante, nell’Apostolato Stampa.4 Non si pretende d’aver esaurito l’argomento, né di restringere a quanto verrà espostole attività possibili ai cattolici ed in particolare ai membri e collaboratori della Pia Società San Paolo. Detta Congregazione si propone infatti di formare anime apostole che, sull’esempio di San Paolo, non devono conoscere limiti allo zelo. Anime che vivono i loro tempi e che, considerando quali inestimabili benefici di Dio i progressi dell’arte, della scienza e della stessa tecnica e industria umana, li piegano per farne efficaci strumenti di apostolato. –––––––––– 3 Questa stessa espressione è usata nel Decreto Pontificio di approvazione della Pia Società San Paolo per determinare il fine speciale di detta Congregazione religiosa. Il termine «edizione» è qui inteso: a) nel suo significato etimologico di «dar fuori» (dal latino edere) o meglio: per significare l’azione, l’opera e, nel nostro caso, l’apostolato del dare fuori, portare al pubblico; b) nel significato datogli dall’uso: dar fuori pensieri, produzioni mentali, dottrine, con mezzi che li portino a contatto del popolo. Ed in particolare: edizioni di stampa, edizioni cinematografiche ed ora anche edizioni radiofoniche. 4 Sac. G. ALBERIONE, Apostolato Stampa, Pia Società San Paolo, Alba. * Edizione pubblicata nel 1933. 7 8 PARTE PRIMA L’APOSTOLATO E L’APOSTOLO Prima Sezione 11 L’APOSTOLATO CAPO I L’EDIZIONE, MEZZO DI APOSTOLATO 12 Le moderne invenzioni del cinematografo e della radio non hanno per nulla menomato l’intensità e l’ampiezza d’influsso della stampa; le hanno anzi esteso il campo d’azione e formano con essa un tutto unico nel campo dell’apostolato dell’edizione. Stampa, cinematografo, radio procedono oggi a fianco: tre forze che si completano e rafforzano a vicenda, tre dominatori del pensiero, del mondo. Oggi quindi più che mai, è da studiarsi il problema riguardante questi tre ritrovati del genio umano, non per sopprimere la fondamentale loro forza, ma per farne mirabili strumenti di apostolato nel senso di difesa e di conquista. Difesa contro gli assalti delle edizioni avverse, secondo il programma categorico: «opporre arma ad arma». Conquista per far servire questi «progressi dell’arte, della scienza, della stessa perfezione tecnica e industria umana che, come sono veri doni di Dio, così siano ordinati alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime».1 Per non incorrere nel pericolo di deviare da un ideale così vasto e sublime, è utile anzitutto fondarsi su principi che mettono l’edizione di apostolato nella sua vera luce. –––––––––– 1 Pio XI, Vigilanti cura. * Enciclica del 1936 sugli spettacoli cinematografici. L’EDIZIONE, MEZZO DI APOSTOLATO 43 Nel presente capitolo se ne espongono tre degli essenziali; la natura, l’importanza e lo scopo. Natura dell’apostolato dell’edizione Per «apostolato dell’edizione» non s’intende qui semplicemente quel complesso di iniziative che rigettano quanto offende la morale e la fede cristiana o che si propongono qualche particolare ideale di bene, ma s’intende una vera missione che propriamente si può definire: predicazione della divina parola per mezzo dell’edizione. «Predicazione della divina parola», ossia annuncio, evangelizzazione della buona novella, della verità che salva. Predicazione da farsi in ogni tempo ed in ogni luogo, secondo il precetto divino: «Euntes in mundum universum, prædicate Evangelium omni creaturæ»;2 ad ogni uomo perché, come tutti hanno un’ignoranza derivata dal peccato originale, così tutti possiedono un’intelligenza per comprendere ed elevarsi a Dio, un’anima da salvare. «Predicazione tuttavia originale, fatta attraverso l’edizione». Come la predicazione orale, quella scritta o impressa divulga la parola di Dio, moltiplicandola, per farla giungere precisa ovunque, anche là dove non può pervenire o non si può conservare inalterata la parola. Ciò sull’esempio di Dio stesso che ci diede la sua Parola divina nei settantadue libri della S. Scrittura, e sull’esempio della Chiesa che in ogni tempo unì alla predicazione orale anche quella impressa. Importanza Per qualche tempo l’importanza dell’apostolato dell’edizione non fu da alcuni abbastanza valutata nella sua positiva realtà. I «figlidelle tenebre» ne approfittarono per subordinarla all’incentivo delle cattive passioni e dell’avidità del guadagno, –––––––––– 2 Mc 16,15. * «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura». 13 14 15 44 L’APOSTOLATO. CAPO I tanto che il Pontefice Pio X, riferendosi in particolare alla stampa, ebbe ad esclamare: «Oh la stampa!... Non se ne comprende ancora l’importanza. Né i fedeli né il Clero vi si dedicano come dovrebbero!». Ma ben presto ed in ogni luogo si moltiplicarono le più lodevoli iniziative nell’apostolato dell’edizione. Si è già lavorato e si continua a lavorare dai cattolici nell’arduo e devastato campo della stampa, del cinematografo e della radio, ma vi sono ancora molte possibilità di azione positiva, di successi concreti. Ed ora si può affermare che, senza un più ampio uso di questi potentissimi propagatori del pensiero, zone sterminate rimarranno sempre al di là del raggio dell’azione cristianizzatrice. La ragione si deduce facilmente oltreché dalla natura dell’apostolato, in quanto è predicazione della divina parola, anche dal valore intrinseco dell’edizione. La stampa, il cinematografo e la radio sono le armi d’influenza misteriosa che guidano gli uomini a loro talento poiché generalmente essi formano le loro opinioni e regolano la loro vita su quanto leggono, vedono, sentono. Ed in ciò non vi è nulla di assurdo, poiché è noto come la parola e lo scrittoparlano all’intelletto inserendovi idee, mentre la volontà segue l’intelletto e la sua vita procede dalle idee. «Buona o cattiva – afferma perciò giustamente il Béranger, riferendosi alla stampa –, bugiarda o veridica, corruttrice o virtuosa, essa, in una Nazione libera, è onnipotente. Crea l’opinione pubblica, i costumi; se buona fortifica la famiglia e la scuola, se cattiva le distrugge; essa abbatte o edifica i ministeri, ha il diritto della pace e della guerra». E il Pontefice Pio XI, l’animatore illuminato e costante della Mostra internazionale della Stampa Cattolica, nel discorso tenuto nel 1936 agli scrittori e agli amici della Croix riuniti a congresso a Roma, dopo aver rilevato la «onnipotenza della stampa» dic eva: «Questa espressione neanche basta ad esprimere la realtà. La parola già da se stessa è una onnipotenza... E allora che dire di questa parola, già onnipotente da sola, quando L’EDIZIONE, MEZZO DI APOSTOLATO 45 essa dispone di un tale organismo, di un tale mezzo di diffusione quale è la stampa? Grazie a questa organizzazione e a questo mezzo di diffusione è veramente la onnipotenza che si moltiplica al di là di ogni misura». Prove non meno autorevoli e convincenti si hanno a riguardo del cinematografo e della radio. Si riporteranno nella seconda parte del presentelibro ove, dopo aver trattato a lungo dell’apostolato della stampa, si accennerà pure all’apostolato cinematografico e radiofonico. Per ora bastino le seguenti: Il Papa Pio XI fu un animatore ed un esaltatore del cinematografo nel quale vide un mirabile prodotto della scienza, quasi un dono che la bontà di Dio volle elargire all’umanità, ma divenuto, purtroppo, «fonte e veicolo precipuamente e quasi sempre di male enorme». E questo pensiero lo faceva esclamare con accento accorato: «Quante rovine! E si tratta di anime. È terribile pensarci!».3 Concetto non molto diverso ebbe lo stesso Pio XI circa la moderna invenzione della radio di cui vide il sorgere, i rapidi progressi, le meravigliose applicazioni e di cui volle egli stesso servirsi per comunicare i suoi radio-messaggi all’umanità intera. Il Pontefice regnante Pio XII come il suo Predecessore ammira le potenze della stampa, del cinematografo e della radio e trepida per esse. Ne fanno testimonianza innumerevoli discorsi, scritti e fatti. Tra questi ci piace ricordare il «Decreto di lode e approvazione», emanato il 10 Maggio 1941 in favore della Pia SocietàSan Paolo, Congregazione religiosa moderna i cui membri si propongono come fine speciale l’apostolato dell’edizione. Fine La gloria di Dio e la salvezza delle anime. Ecco il fine specifico dell’apostolato dell’edizione. –––––––––– 3 Discorso al Comitato di Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica, tenuto a Castelgandolfo il 10 agosto 1934. 16 17 46 L’APOSTOLATO. CAPO I Quello stesso programma che gli Angeli cantarono sulla capanna di Betlemme: «Gloria Deo, pax hominibus».4 Il programma di Gesù Cristo e della sua vita perenne nella Chiesa. Fine altissimo, dunque, fine divino. L’apostolo dell’edizione ha quindi un solo ideale: far regnare Dio nelle anime. Sottomettere cioè a Dio le intelligenze, ravvivando in esse la fede, e, se occorre, instillandovela; sottomettere a Dio le volontà, portandole all’osservanza pratica della sua le gge; sottomettere a lui i cuori, con l’ispirare l’amore soprannaturale di Dio, la carità. Esso mira ad un solo tesoro: quello eterno, la beatitudine celeste. Tesoro che l’apostolo vuole essenzialmente, fermamente, inesorabilmente assicurare a se stesso e procurare ai fratelli, a tutti gli uomini. –––––––––– 4 * Cf. Lc 2,14: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». CAPO II 18 OGGETTO DELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE L’oggetto dell’apostolato dell’edizione è quello medesimo della predicazione orale, ossia la dottrina cattolica; dottrina che include necessariamente la fede, la morale e il culto. Con essa si onora tutto il Maestro divino che si è proclamato ai popoli «Via, Verità e Vita». E si risponde alle esigenze fondamentali dell’uomo, il quale possiede un’intelligenza che ha bisogno di essere illuminata, una volontà che deve essere guidata nel bene, un cuore che deve essere santificato. Fede Poiché l’uomo ha come primo dovere di conoscere e aderire alle verità della fede: «Siamo creati per conoscere... Dio»,1 queste veritàrivelate da Dio e che la Chiesa c’insegna e ci propone quale oggetto della nostra fede, devono tenere il primo posto nell’oggetto dell’apostolato dell’edizione. Verità esposte per intero nella Teologia, semplificate nel catechismo e compendiate nel Credo, l’apostolato dell’edizione si propone farle conoscere a tutti gli uomini perché professino con la Chiesa il Credo cattolico, e cioè: Credo che vi è un Creatore, principio di ogni cosa; un Dio che governa il mondo con sapienza, potenza e bontà; un Dio che è anche il nostro fine supremo, Cui tendere con ogni potenza dell’anima; credo nel suo divin Figlio, fatto Uomo, nato da Maria Vergine, che predicò la sua dottrina, istituì la Chiesa, morì sulla Croce per salvarci, risuscitò da morte, salì al cielo di dove tornerà a giudicare il mondo; –––––––––– 1 Catechismo di Pio X. 19 48 L’APOSTOLATO. CAPO II credo nello Spirito Santo che santifica le anime, illumina e guida la Chiesa; credo la Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la resurrezione della carne, la vita eterna. Il Divin Maestro infatti disse: «Io sono la Verità».2 20 21 Morale Per raggiungere la salvezza eterna non basta conoscere e professare le verità della fede, ma bisogna anche compiere la volontà di Dio: «Non chi mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi entrerà nel regno dei cieli».3 La volontà di Dio è espressa nella sua Legge data all’uomo e si adempie con l’osservanza dei Comandamenti, con la pratica delle virtù e dei Consigli evangelici, secondo i doveri del proprio stato. Oggetto dell’apostolato dell’edizione è quindi, in secondo luogo, la morale cristiana, ossia l’insieme delle regole che servono a dirigere i costumi e le azioni libere dell’uomo conforme alla volontà di Dio. Cioè: il servizio di Dio per mezzo della volontà: «Amerai il Signore Dio tuo... con tutta l’anima tua».4 Ed in particolare: I Comandamenti: il culto che si deve a Dio solo, con la proibizione di qualsiasi idolatria, superstizione e vana osservanza; il rispetto al nome di Dio, ai voti, ai giuramenti e il divieto di ogni bestemmia o violazione di cose sacre; la santificazione del giorno festivo; i doveri dei figli,dei servi, dei sudditi, degli operai verso i loro superiori, e, viceversa, la condanna di ogni ingiustizia contro le persone, le sostanze, la fama del prossimo... –––––––––– 2 Gv 14,6. 3 Mt 7,21. 4 Mt 22,37. OGGETTO DELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 49 Tutti i doveri insomma che ogni uomo ha verso Dio, verso se stesso e verso il prossimo. I precetti della Chiesa nella loro duplice parte: negativa e positiva: l’obbligo del riposo festivo, della preghiera, delle buone opere. Le virtù: teologali: Fede, Speranza, Carità; cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza; morali: obbedienza, purezza, laboriosità, umiltà, ecc. I Consigli evangelici della castità, povertà e obbedie nza, nella vita comune, ove l’anima si eleva alle più sublimi altezze. Lo stato religioso e lo stato ecclesiastico e tutta la dottrina ascetica riguardante la perfezione cristiana e religiosa. Tutto questo va illustrato e confermato con gli esempi santi della vita di Gesù che disse: «Io sono la Via».5 Culto Il culto, terza parte della predicazione e dell’istruzione religiosa, è pure la terza parte dell’oggetto dell’apostolato dell’edizione. Esso quindi, oltre a far conoscere le verità da credere e le leggi da osservare, deve ancora far conoscere e portare alla partecipazione dei mezzi di Grazia con la quale si ottiene da Dio l’aiuto necessario per compiere l’una e l’altra cosa. Deve cioè portare alla pratica del culto, ossia a tutto quel complesso di atti esterni ed interni, pubblici e privati che onorano Dio e trasformano la vita nostra in vita divina e incorporano a Gesù Cristo. La parte più nobile del culto cattolico è costituita dai Sacramenti. L’apostolato dell’edizione illustri il Battesimo, la Cresima, l’Eucaristia, l’Ordine, il Matrimonio e l’Estrema Unzione. Particolarmente spieghi la Confessione, la Messa, la Comunione, il culto eucaristico. Ai Sacramenti sono da unirsi i Sacramentali: le molte consacrazioni e benedizioni, gli esorcismi, le preghiere per i moribondi, le esequie, l’elemosina...; l’orazione nella sua triplice –––––––––– 5 Gv 14,6. 22 50 23 L’APOSTOLATO. CAPO II specie: vocale, mentale e vitale, sia privata che pubblica. Soprattutto quest’ultima che, regolata e avvalorata dalla Chiesa, nello svolgersi dell’intero anno liturgico è la preghiera più perfetta, perché ufficiale; la più utile perché mira a scolpire nelle anime l’immagine stessa di Gesù Cristo. Tutto questo «donec formetur Christusin vobis»,6 fino al «vivo autem iam non ego: vivit vero in me Christus».7 Disse Gesù: «Io sono la... Vita».8 L’oggetto dell’apostolato dell’edizione quale è stato qui esposto, è da intendersi in tutta la sua estensione: tutto cioè il deposito della rivelazione diretto ed indiretto. Diretto: l’esposizione, la difesa, l’illustrazione, la volgarizzazione della dottrina teologica della Chiesa. Indiretto: l’esposizione, la difesa, l’illustrazione dei fatti, dei principi filosofici, dei monumenti artistici, dell’opera letteraria che contengono o si connettono alla rivelazione e all’insegnamento tradizionale della Chiesa. A questo si aggiunge tutto ciò che nella letteratura, nella storia, nell’arte, nelle scienze serve di scala alla fede e di irradiazione alla medesima come ad esempio – nel campo della stampa – sono i testi scolastici, i giornali e riviste, le letture amene. Ciò perché nel creato tutto rappresenta Dio, lo svela, lo canta e perché nella vita la fede deve illuminare e santificare ogni cosa. E tutto questo si deve intendere non solo come opera positiva di costruzione del bene, ma anche come opera negativa di impedimento al dilagare del male o distruzione del male stesso. –––––––––– 6 Gal 4,19. * «Finché non sia formato Cristo in voi». Esiste anche un’opera di Don Alberione con questo titolo: Donec formetur Christus in vobis. Meditazioni del Primo Maestro, Alba, Pia Società San Paolo, 1933, 110 p., 16 cm. Una nuova edizione critica è in preparazione. 7 Gal 2,20. * «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me». 8 Gv 14,6. CAPO III 24 ORDINE DELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE Oggetto dell’apostolato dell’edizione è dunque la dottrina della Chiesa, quale essa trae dalla S. Scrittura, dalla Tradizione ed illustra con argomenti di ragione. Ma, ci si può domandare, non è lecito all’apostolo proporre alle anime le fonti genuine della S. Scrittura e della Tradizione? Si risponde che non solo è lecito, ma necessario. Ci vuole tuttavia un ordine. Alla dottrina della Chiesa spetta la precedenza perché costituisce la regola prossima della nostra fede. Seguono la S. Scrittura e la Tradizione che ne costituiscono la regola remota. Anche qui però l’apostolo deve seguire le direttive della Chiesa perché ad essa e solo adessa Gesù Cristo ha conferito l’infallibilità di magistero. Dottrina della Chiesa L’apostolato dell’edizione ha come primo e principale dovere quello di comunicare alle anime la dottrina della Chiesa, facendosi come ripetitore, voce, altoparlante della Chiesa, del Papa, dei Vescovi, del Sacerdote cattolico. «Voi siete la nostra voce stessa» diceva il Santo Padre Pio XI di v.m. 1 ai pubblicisti, accolti paternamente e familiarmente innanzi al suo trono di verità. La ragione è evidente: gli uomini, nella maggioranza, non hanno la possibilità di compiere studi religiosi sufficienti per conoscere e approfondire la vera religione. E Iddio, che non manca mai nelle cose necessarie al nostro fine, vi provvide con l’istituire la Chiesa infallibile, indefettibile, cattolica, perché tutti –––––––––– 1 * Di veneranda o venerata memoria. 25 52 26 L’APOSTOLATO. CAPO III gli uomini di tutti i luoghi e di tutti i tempi vi si potessero rivolgere con sicurezza di conoscere il vero e il bene. Gli uomini, i popoli tutti, in ogni occasione e rivolgimento dottrinale, volgendosi ad essa, conosceranno perciò sempre la divina verità e la via sicura per arrivare al cielo. Lo attestano le parole di Cristo stesso: «Chi ascolta voi,ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me. E chi disprezza me, disprezza Colui che mi ha mandato».2 Sacra Scrittura 27 Il sacerdote e il fedele istruiti nella dottrina della Chiesa sono anche preparati a seguire la medesima nell’opera sua di conferma e di investigazione della verità, ossia nello studio delle fonti della rivelazione: la S. Scrittura, la Tradizione, le regole remote della nostra fede che contengono la verità rivelata. Precede la S. Scrittura, il gran libro o lettera divina che Iddio indirizzò agli uomini, suoi figli, per invitarli al cielo, proponendo loro le verità da credere, le opere da compiere e i mezzi di grazia per arrivarvi. Ma poiché non è lecita la libera interpretazione del Sacro Testo perché Dio ha affidato alla Chiesa, e ad essa sola, il deposito della verità, la Bibbia deve essere letta e studiata secondo le sue direttive. L’apostolo dell’edizione, qual figlio fedele di Santa Madre Chiesa, si proponga di far conoscere il Libro divino a tutti gli uomini, ma sempre attenendosi alle sue norme e rigettando ciòche non è conforme ai suoi principi e alla sua genuina interpretazione. Agli studiosi ricordi che, in generale, per poter approfondire il Sacro Testo, è necessario, oltre lo studio della Teologia e di una sicura introduzione, anche e specialmente la divozione alla Chiesa nell’accettare i commenti da essa proposti o almeno approvati. –––––––––– 2 Lc 10,16. ORDINE DELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 53 Al popolo e ai fedeli proponga la lettura pia su testi arricchiti di commenti non molto ampi, ma di indole popolare, secondo le norme che verranno in seguito esposte. Sacra Tradizione Oltre la dottrina della Chiesa e la Scrittura, l’apostolo dell’edizione volgarizzi e diffonda la sacra Tradizione. Cioè quella parte della divina Rivelazione che compie la S. Scrittura, trasmettendoci delle verità che in questa non sono contenute, e le interpreta in modo autentico quale si manifesta col magistero solenne e col magistero ordinario teorico e pratico. Guidato dalla Chiesa, l’apostolo dell’edizione chiarisca, confermi, applichi e difenda con la Tradizione la dottrina cattolica e sappia trarre da essa opere e frutti che ridondino alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime. 28 CAPO IV CARATTERE DELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE L’apostolato dell’edizione ha un carattere suo distintivo, che si può definire: carattere pastorale, nella sostanza e nella forma. Carattere pastorale 29 La pastorale è l’arte divina di governare le anime: pascerle, ossia guidarle ai pascoli salutari della verità, nei sentieri retti della santità cristiana, e alle fonti della vita soprannaturale. Questo è stato il divino compito di Gesù; questo il compito che il Maestro trasmise e affidò ai Pastori: «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi».1 Questo, e non diverso, è il grande lavoro del sacerdote, predichi egli dal pulpito, o predichi attraverso ad un foglio, ad un libro, ad una pellicola o al microfono. Si serva cioè della parola dell’edizione: ufficio unico per il ministro di Dio, una sola dottrina, un solo programma: «Da mihi animas, cetera tolle».2 Nella sostanza L’apostolato dell’edizione deve essere anzitutto pastorale nella sostanza, ossia nelle cognizioni che presenta attraverso le sue opere. In ciò è maestra la Chiesa. Essa, depositaria della dottrina sacra, è pure altrice 3 di tutto il sapere umano, poiché le scie nze –––––––––– 1 Gv 20,21. 2 Gn 14,21. * Il testo biblico riferisce: «Il re di Sòdoma disse ad Abram: “Dammi le persone; i beni prendili per te”». Nella tradizione ascetica cristiana, l’espressione è passata a significare: «Assicura la salvezza delle anime; prenditi pure il resto». 3 * Alimentatrice, nutrice. CARATTERE DELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 55 e le arti umane sono tutte in qualche modo illuminate dalla rivelazione. Perciò la Chiesa ha somma benemerenza nel campo della scienza. Ma la sua cura, il suo ufficio essenziale, è di additare la via del cielo; e perciò ammaestrare gli uomini nelle verità della fede, della morale e del culto cristiano. Sulle orme e sotto le direttive della Chiesa, l’apostolo dell’edizione potrà quindi occuparsi delle scienze e delle arti solo in quanto giovano al raggiungimento del suo fine specifico, allo stesso modo cioè con cui se ne occupa il missionarioper ottenere più facilmente la conversione degli infedeli. Sua preoccupazione principale non è quindi quella di dare ai lettori le notizie più recenti, né trattare questioni politiche, commerciali, industriali, agricole, letterarie, ecc. per se stesse, ma solo e in quanto con esse si facilita la via al pensiero cristiano, si salvano le anime dai pascoli velenosi, e in quanto esse pure si possono e devono santificare col pensiero cristiano. In primo luogo curi invece di comunicare la dottrina sacra o esponendola direttamente con ordine catechistico o scientifico, facendo base, fondo e sostanza di ogni opera le verità che con metodo si viene applicando alla vita cristiana individuale, familiare, sociale, internazionale; o con fare base, fondo e sostanza la vita liturgica che la Chiesa vive nel corso dell’anno ecclesiastico; quindi dalle feste, dai Vangeli, dalle Epistole, dallo sviluppo del culto dedurre e volgarizzare le verità, i precetti, i mezzi di grazia che si debbono proporre agli uomini. O con fare base, fondo, sostanza, la vita della Chiesa nel corso dei secoli applicando le dottrine che insegnano i Papi, i Vescovi, i Sacerdoti; accompagnando e, spesso, facendo la sentinella avanzata nella lotta che questa città di Dio sostiene contro la città del demonio; difendendo la morale, la dottrina, il culto dagli attacchiavversari; divulgando in tutti gli angoli della terra i tesori che la Madre Chiesa ha l’ufficio di distribuire agli uomini. O con applicare la dottrina cattolica ai problemi politici, economici, sociali, scientifici e morali, che i tempi vanno man mano presentando. 30 31 56 L’APOSTOLATO. CAPO IV Nei primi due modi si avrà un fondo dottrinale ed una materialità di fatti; nel terzo si seguirà un metodo storico-dottrinale. Nella forma 32 Anche nell’esposizione della materia, l’apostolato della stampa deve essere pastorale. Dirigersi a tutte le facoltà dell’uomo: intelligenza, volontà, sentimento, affinché siano tutte nutrite dei doni divini, di Dio stesso; onde l’uomo si trasformi in Dio. Tutto l’uomo deve dare convenientemente gloria a Dio: tutte le sue energie devono piegarsi innanzi a lui per fargli intero e sapiente omaggio, «ossequio razionale». 4 L’intelligenza deve rendere a Dio il debito omaggio: il Maestro divino disse: «hæc est vita æterna; ut cognoscant Te (Pater) et quem misisti Jesum Christum».5 E perciò Egli stesso «Bonus Pastor» non cessò di ammaestrare inogni modo «aperiens os suum docebat: beati pauperes spiritu...».6 La volontà: «Si vis ad vitam ingredi serva mandata».7 La volontà dev’essere illuminata, spronata al dovere con gli esempi del Maestro divino, esemplare perfetto, con gli esempi buoni dei santi e di quanti hanno battuto la via del cielo: «Larga è la via che conduce alla perdizione, molti la prendono; stretta la via che conduce al cielo, pochi la seguono», 8 sforzatevi. A Dio il sentimento, il cuore! La vita divina, che è grazia, tutto lo pervada, lo trasformi in Gesù Cristo per opera dello Spirito Santo. Tre passioni agitano l’uomo: «Omne quod est in mundo concupiscentia carnis, concupiscentia oculorum, superbia –––––––––– 4 Rm 12,1. 5 Gv 17,3. * «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo». 6 Mt 5,2-3. * «Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: “Beati i poveri in spirito...”». 7 Mt 19,17. * «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». 8 Mt 7,13-14. CARATTERE DELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 57 vitæ».9 Dovranno sostituirsi invece: la purezza, lo spirito di povertà, l’umiltà del cuore. A questo miri l’apostolo. –––––––––– 9 1Gv 2,16. * «Tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo». 33 CAPO V LE ESIGENZE DELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE L’universalità dell’apostolato dell’edizione esige, in chi lo esercita, delle aspirazioni e delle doti particolari che si possono compendiare in tre frasi: sentire con Gesù Cristo; sentire con la Chiesa; sentire con San Paolo. Sentire con Gesù Cristo 34 Significa avere il cuore del divin Maestro per gli uomini, quale si manifesta nel «Venite ad me omnes».1 E perciò non occuparsi solo, ad esempio, delle missioni o della scuola; della preghiera o della frequenza ai Sacramenti e alla parola di Dio; né rivolgersi soltanto alla turba dei bisognosi, o alla donna, a un ceto di persone. Per questi apostolati particolari vi sono personespecia lizzate che possono pure usare della edizione per varie loro imprese sante. Ma l’apostolato dell’edizione, per sé, si occupa di tutto: di ogni bisogno, di ogni opera e di ogni iniziativa. Abbraccia quindi: Le opere di istruzione religiosa: catechismi, cultura cristiana, scuole. Le opere di formazione morale: tutto ciò che è educazione giovanile (asili, collegi, università), Azione cattolica, vocazioni, missioni, santità del matrimonio, retta costituzione della famiglia, buona legislazione e governo dei popoli. Le opere di vita spirituale: la pratica del culto, liturgia in generale e in particolare, come i Sacramenti, anno liturgico, preghiera e devozioni. –––––––––– 1 Mt 11,28. * «Venite tutti a me». LE ESIGENZE DELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 59 Le opere di beneficenza: conferenze di San Vincenzo de’ Paoli, elemosina quotidiana, orfanotrofi, ricoveri, case di salute, ospedali, carceri, infermi, vedove, mutilati, schiavi e le miserie tutte. A tutte le opere, l’apostolato dell’edizione può contribuire zelandole efficacemente con libri, periodici, edizioni convenienti. Da zelarsi soprattutto sono il Vangelo, le opere eucaristiche, le opere di formazione della gioventù e tutte le altre opere culturali dalle quali, come da fonte, emanano gli altri apostolati. Sentire con la Chiesa L’apostolato dell’edizione non solo deve considerare la Chiesa come la società unica, santa, cattolica, apostolica, romana, indefettibile, infallibile, visibile, istituita da Gesù Cristo per la salvezza di tutti gli uomini, ma ancora esige, in chi lo esercita, che, deposti i suoi sentimenti privati, inclini sempre la mente, la volontà e il cuore a pensare, operare e sentire, e quindi scrivere conformemente alla Chiesa. Che abbia insomma un cuore di figlio verso di essa, che ha cuore di madre per gli uomini. Perciò si deve formare sugli autori che hanno l’approvazione e la raccomandazione della Chiesa, specialmente se decorati del titolo di Dottori. Quelli leggere, quelli meditare in tutta la vita. Ma specialmente leggere gli Atti del Papa, delle Congregazioni Romane e dell’Episcopato; rigettare prontamente ogni libro, periodico, tendenza, partito, discorso, indirizzo che non sia strettamente conforme a ciò che insegna o desidera la Chiesa. Spetta poi all’apostolato dell’edizione illuminare, lodare, pubblicare quello che riguarda la Chiesa, il Papa, l’Episcopato, i Concili, le disposizioni canoniche, liturgiche, disciplinari, gli insegnamenti dottrinali e tradizionali; difenderli e applicarli alla vita pratica; promuovere tuttele istituzioni che sono nella Chiesa, e biasimare quanto le si oppone. A questo apostolato, particolarmente, è affidato il compito di accompagnare la S. Sede nelle sue iniziative e raccomandazioni per contribuire a realizzarle; l’Episcopato per le iniziative che ri- 35 36 60 L’APOSTOLATO. CAPO V guardano le Diocesi; il clero secolare e regolare nelle cose locali, tanto che ne risulti armonia, unità, efficacia. In breve: l’apostolato dell’edizione diventa, come già si è detto, la voce della Chiesa, del Papa, dell’Episcopato, del Parroco, del sacerdote, la stessa voce che si moltiplica e si rinforza come su un altoparlante per arrivare a tutti, a tutti portare i benefici della verità, della santità, della vita della Chiesa. Sentire con San Paolo per le anime 37 San Paolo è l’Apostolo tipo. Amalgamò e fece propri elementi più disparati, a servizio di una Idea, di una Vita, d’un Essere. Fu l’Apostolo instancabile che, «omnia omnibus factus»,2 era sempre, dappertutto, con tutti, con tutti i mezzi. L’Apostolo ardimentoso che, ad onta della salute precaria, delle distanze, dei monti, del mare, dell’indifferenza degli intelle ttuali, della forza dei potenti, dell’ironia dei gaudenti, delle catene, del martirio, percorse il mondoper rinnovarlo in una luce nuova: Gesù Cristo. Così e non altrimenti dev’essere l’apostolo dell’edizione. Sulle orme del suo modello e protettore, l’Apostolo delle genti, egli deve avere un cuore grande che abbracci tutto il mondo, una attività instancabile, eroica per guidare le anime a Dio e dare Dio alle anime. E poiché le anime non si avvicinano a Dio tutte nello stesso modo, e hanno per lo più necessità individuali, l’apostolo deve imparare dal suo modello l’arte di «farsi tutto a tutti» e quell’elasticità di adattamento quale appare nell’Apostolo, nel suo vario modo di trattare gli uomini secondo le condizioni fisiche, intellettuali, morali, religiose e civili. Or infatti gli sarà necessario rivestirsi delle viscere di carità e di misericordia quali l’Apostolo delle genti dimostra nell’accogliere Onesimo, o nelle dolcissime elevazioni con la vergine –––––––––– 2 * Cf. 1Cor 9,22s: «Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro». LE ESIGENZE DELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 61 Tecla, ora invece le robustissime esortazioni fatte ai Corinti, ora l’elevatezza di sermone usato innanzi all’Areopago ed ora la semplicità con la quale parlò a Filemone. E l’apostolo dell’edizione non troverà grande difficoltà in questo se sa trovare il segreto dell’adattamento di San Paolo: la carità: «in omnibus caritas!».3 –––––––––– 3 * Cf. Col 3,14: «Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione». 38 CAPO VI IL METODO NELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE Anche nell’apostolato è utile seguire un metodo, ossia un complesso di principi, di criteri e disposizioni che regolano il modo di agire. Il metodo dirige i passi e assicura il raggiungimento del fine. Nell’apostolato dell’edizione si consiglia il metodo denominato: «via, verità e vita», dal trinomio evangelico su cui poggia. L’apostolo deve studiarlo, approfondirlo, seguirlo nella sua formazione e quindi esplicarlo nel suo apostolato. Il modo di attuare questo metodo si trova [applicato] in tutto il libro. Qui se ne espongono l’essenza, il fondamento, le attuazioni e si danno alcune regole pratiche. 39 Essenza Il metodo «via, verità e vita» si basa su questo principio fondamentale: l’uomo deve aderire a Dio completamente, ossia con tutte le sue facoltà principali: volontà, intelletto e sentimento. Ed in pratica come vi aderirà? Col seguire Gesù Cristo, eletto da Dio nostro Mediatore di verità, di santità, di grazia: «Ego sum Via, Veritas et Vita».1 E, precisamente, secondo questo schema: 1. Seguire Gesù Cristo Via – camminando sulle sue tracce (adesione della volontà). 2. Seguire Gesù Cristo Verità – ascoltando la sua dottrina (adesione dell’intelletto). 3. Seguire Gesù Cristo Vita – vivendo nel suo amore e nella sua grazia (adesione del sentimento e dello spirito). –––––––––– 1 Gv 14,6. * «Io sono la Via, la Verità e la Vita». IL METODO NELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 63 Poggiando su questo principio e attenendosi a questo schema, l’apostolo troverà la via maestra per la propria formazione e per l’apostolato. Fondamenti Il metodo esposto si fonda sia nell’ordine naturale della natura umana, sia nell’ordine soprannaturale a cui l’umana natura è elevata. Nell’ordine naturale – L’uomo, essere composto di anima e di corpo, agisce, opera mediante le facoltà proprie che ne specificano la natura: le facoltà spirituali e quelle sensitive. Queste potenze umane, essendo radicate su di un medesimo ceppo (la natura umana), non possono non dipendere vicendevolmente e non influenzarsi nell’esplicazione degli atti propri. Quindi, a spiegare le operazioni specifiche dell’uomo, non è sufficiente la sola attività della volontà, non quella sola dell’intelletto o del sentimento, né quella dei sensi. 2 In lui le potenze devono agire tutte in armonia di vita, sia nell’ordine spirituale che sensitivo. E limitandoci alle sole facoltà spirituali, volontà, intelletto e sentimento, si può dire che l’azione di queste tre facoltà o principi immediati di operazione è bene espressa nel trinomio evangelico «via verità e vita». Valga un esempio: voglio incamminarmi su una via determinata. È l’idea del fine che, primo nell’intenzione, viene appetito dalla volontà. Ma prima debbo conoscere la strada per proporzionarvi coscie ntemente i mezzi. È la riflessione dell’intelletto. Per camminare poi ci vuole una energia, una forza, uno slancio, un coraggio: è il sentimento. Tutto questo è logico e naturalmente progressivo. Difatti, nell’uomo la facoltà cui spetta il primato è la volontà, la quale comanda all’intelletto, al sentimento, ai sensi. L’intelletto, applicato dalla volontà, esamina le convenienze, le proporzioni, i nessi causali, l’efficacia dei mezzi. Il sentimento, ordinato dalla volon–––––––––– 2 In pratica si attribuisce l’azione all’una o all’altra facoltà perché ogni attività ha un timbro particolare datole dalla facoltà che in essa prevale. 40 41 64 42 L’APOSTOLATO. CAPO VI tà, si applica, sospinge ed attrae le operazioni vitali ed i sensi apprendono le cose nell’ordine sensibile. È vero che nel primo atto (originario) della volontà non si può fare a meno della luce intellettiva che mostra il fine, ma nell’intendimento del fine è la volontà che si manifesta signora, come tendenza incoercibile ed illuminata. È vero ancora che il sentimento è inseparabile dalla attività della volontà, dell’intelletto e anche della sensitività e della sensibilità, ma lo si può considerare assai bene esplicantesi come attività specifica in ordine all’attuazione di quanto la volontà, illuminata dall’intelletto e aiutata dai sensi, vuole ottenere.3 Nell’ordine soprannaturale – Qui si trova un principio nuovo di operazioni e di vita, la grazia, che eleva tutta la natura umana. Ed avviene che, come nell’ordine naturale il principio vitale investe la volontà e l’intelletto, per sostenerli nell’esistenza e nelle operazioni, così in quello soprannaturale la grazia informa la volontà e l’intelletto affinché possano risolversi e operare secondo il fine soprannaturale. Tuttavia, la grazia informando ed elevando tutta la natura umana, suscita energie efficaci che trascinano la volontà verso il fine (pur rispettandone la libertà), e rendono all’intelletto più facile la visione della verità naturale e soprannaturale; aiutano intelletto e volontà nell’emissione di atti di fede e nei propositi, eliminando, quasi per incanto, tanti impedimenti. Anche nella natura umana elevata all’ordine soprannaturale si trovano i fondamenti del metodo «via, verità e vita» perché anche qui l’uomo agisce con le sue facoltà essenziali (intelletto, –––––––––– 3 Il sentimento, detto da altri il «pius affectus voluntatis», nella sua «affezione», ordina le energie che intensificano, sorreggono, rendono forte l’amore spirituale. Considerato poi come facoltà non solo nel senso spirituale, ma anche sensitivo, si chiama anche il cuore. Ciò per convenienza o meglio per un simbolismo legittimo, fondato sulla funzione del cuore come centro dell’organismo che trasmette il sangue (simbolo della vita e nutrimento). Giustamente lo si denomina pure vita poiché esso risponde agli effetti, simboleggia l’amore e per l’amore la vita che è comunicazione di bontà. E ciò non solo nell’ordine naturale, ma anche soprannaturale, nel quale la comunicazione della bontà equivale a comunicazione della grazia, vita dell’anima. IL METODO NELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 65 volontà, sentimento) 4 che, pur elevate dalla grazia, non cessano d’influenzarsi nell’esplicazione degli atti propri. Attuazioni In ogni campo dell’attività umana (speculativa e pratica, dottrinale e artistica...) ed in ogni scienza (teologica, filosofica, storica, biografica...) si trovano attuazioni del trinomio evangelico. Al riguardo si potrebbero riportare innumerevoli testimonianze, ma ci limitiamo ad alcune: Nelle attività dell’uomo – È noto il principio filosofico: «Primus in intentione est finis».5 Ma l’intenzione o finalità è essenzialmente tendenza ad un termine (intellettivamente appreso); e la tendenza è propria della volontà che segue una via per raggiungere questo termine. Segue l’esame dei mezzi da proporzionare al fine: rifle ssione sui passi da compiere per renderli sempre più consentanei 6 al fine; esame sul nesso che esiste fra un pensiero e un atto, tra parola e parola, azione e azione; cioè esame tra causa ed effetto, in modo che la volontà sappia evitare gli ostacoli, risolvere le difficoltà e sia illuminata sempre nella via che le si apre innanzi. Questo è ufficio dell’intelletto, luce della volontà per mezzo della verità. Proposto il fine della volontà, proporzionati i mezzi dell’intelletto, si richiede una forza per realizzare il proposito: questo è il sentimento o cuore, simbolo della vita, e di quanto con la vita ha più di immediata somiglianza. Nelle epoche della vita dell’uomo – Il fanciullo nel suo agire imita soltanto quello che vede, quello che sente, quello che gli fa impressione. Il giovane che comincia ad aprirsi al ragionamento, ricerca i perché delle cose, ma anche le proporzioni tra effetto e causa. –––––––––– 4 Il sentimento, detto anche cuore (elevato dalla grazia), non solo simboleggia l’amore e la vita ma è informato dalla grazia, nuovo principio vitale che Dio comunica all’uomo. 5 * «Primo nell’intenzione è il fine». 6 * Conformi, corrispondenti. 43 44 66 45 L’APOSTOLATO. CAPO VI La vita procede: finché nella senilità si agisce specialmente per impulso del sentimento. Perciò, non tenendo conto del breve periodo della gioventù dove sembrano prevalere il cuore e l’entusiasmo, rimangono i tre periodi graduali, contrassegnati da imitazione (via) nella fanciullezza; riflessione (verità) nella virilità; sentimento (vita) nella vecchiaia. Nello studio e nell’attività, che ha timbro intellettuale, si verifica l’attuazione graduale del trinomio! Si legge una pagina: il primo sguardo consiste nel seguire (imitare) un cammino intellettuale dello scrittore. Poi si esamina il nesso causale che lega i periodi ed i ragionamenti. Finalmente si assimilano i concetti ed il ragionamento si rende proprio, vita propria cui si aderisce con l’affetto. In una meditazione o predica: leggere o ascoltare è semplicemente seguire la via tracciata da qualcuno fuori di noi. Segue una riflessione: esame sul nesso proporzionale di effetti (buoni o cattivi) in relazionealle cause; si esaminano i mezzi proporzionati per camminare effettivamente su quella via indicata. Viene quindi l’assimilazione interna, per cui, con un atto di fervore, si rendono proprie, viventi in noi quelle cose considerate. Le convinzioni diventano allora realtà assimilata (vita) che poi si svilupperanno in atti singoli che diventano possibili perché hanno fatto vita propria la tendenza (fine) della volontà e le convinzioni della mente. Di qui si spiega anche il valore che la dottrina cristiana attribuisce all’intenzione prescindendo dalla pratica attuazione: l’intenzione crea perché è efficace, perché diventa vita dell’anima. In un sillogismo la categorica enunciazione della maggiore è come una via fissata dalla volontà, un comando. Nella minore la mente riflette sul comando della volontà, analizza il concetto del termine detto medio, nell’esaminare se abbracci o meno il soggetto della minore. Chiude l’assimilazione totale dei due giudizi nella sintesi della conclusione, che diviene cellula vitale nell’organismo della scienza. IL METODO NELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 67 Gli esempi riportati ed altri innumerevoli che si potrebbero riportare dimostrano che il metodo «via, verità e vita» è organico, logico, chiaro, preciso, non solo, ma che può avere indefinite applicazioni perché tocca la costituzione specifica dell’uomo. Conclusioni pratiche Seguendo il metodo esposto, l’apostolo troverà facile aderire completamente a Dio e rendersi, come Gesù Cristo, Via, Verità e Vita alle anime. In pratica però, egli non deve rendersi schiavo del suo metodo, ma essere elastico nell’adattarsi alle circostanze e seguire a piacimento l’opinione che accorda alla volontà la supremazia sulle potenze umane, come quella che l’accorda all’intelletto, poiché, se è vero che la volontà è la regina delle facoltà umane, è anche vero che l’intelletto ha una certa preminenza in ordine all’atto. Infatti è l’idea che tende all’atto, l’atto poi suscita il sentimento e il sentimento avvalora l’idea e rinforza l’atto. 46 Seconda Sezione 47 L’APOSTOLO CAPO I IL MINISTRO ORDINARIO Il ministro dell’apostolato dell’edizione è duplice: ordinario e straordinario. Ordinario è quello che ne ha il mandato principale e l’ufficio. È il sacerdote. Straordinario è chi coopera in unione e dipendenza dall’ordinario. Sono tutti i cattolici e lo possono essere anche gli stessi scismatici, eretici ed infedeli. 1 Limitandoci ora al ministro ordinario, diciamo ch’esso è il sacerdote, e per due motivi principalmente: per elezione divina e per ufficio. 48 Per elezione divina L’apostolato dell’edizione è, si è detto, la predicazione scritta della divina verità. Ma poiché questa Gesù Cristo l’ha affidata alla Chiesa docente, ad essa sola, ossia al Papa e ai Vescovi uniti con lui e, per comunicazione, ai sacri ministri da essi costituiti, o per esprimerci con un termine generico al «sacerdote», spetta la predicazione, sia orale che scritta. È al sacerdote che vengono commesse le anime per generarle nel Vangelo e con la grazia a Cristo. Sta adunque al sacerdote istruire con autorità, nella verità, nella morale, nel culto divino, –––––––––– 1 Nel corso del libro (valga una volta per sempre), si denomineranno con l’unico termine «apostolo» sia il ministro ordinario che straordinario. IL MINISTRO ORDINARIO 69 nei mezzi di salvezza. Il mezzo, poi, cioè la parola o l’edizione, è questione accidentale e s’impone dalle circostanze. Quando dunque la necessità dell’edizione si sente maggiormente, maggiore diviene per il sacerdote il dovere, l’opportunità di sviluppare questo apostolato. Per ufficio Il sacerdote nella Chiesa ha principalmente due uffici: quello di offrire il Cristo alla Trinità e quello di donare il Cristo al mondo. Il Cristo alla Trinità lo offre nel sacrificio della Messa. Il Cristo al mondo lo dona in duemodi: il Cristo Vita nell’amministrazione dell’Eucarestia e di tutti i Sacramenti e Sacramentali. Il Cristo Via e Verità mediante la evangelizzazione; con l’insegnare, popolarizzare, applic are, difendere la sua divina parola, la sua legge, i suoi divini esempi e col guidare le anime alla pratica dei suoi precetti. Ora, tutte queste cose l’apostolo le può fare con l’apostolato dell’edizione come con quello della parola. In molti casi anzi l’apostolato dell’edizione si presta meglio di quello della parola. Se quindi il sacerdote è ministro ordinario dell’apostolato della parola, lo è pure di quello dell’edizione; e se ambedue gli apostolati o missioni hanno in comune l’oggetto e il fine, devono averne anche il ministro. 49 50 CAPO II I RELIGIOSI NELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE I religiosi nell’apostolato dell’edizione hanno uffici comuni al clero secolare e possibilità speciali che dipendono dal loro particolare stato. Possibilità e uffici che possono ridursi ai seguenti: maggior ampiezza, maggior continuità e maggior intensità. Maggior ampiezza 51 Di predicazione, influenza, grazia. Di predicazione: non si limitano ad una parrocchia, ad una diocesi particolare, ma estendono la loro opera alla Chie sa universale. Di influenza: essendo a servizio particolare della S. Sede, possono avere maggiore ascendentesu tutti i fedeli dei vari stati sociali, e delle più varie condizioni. Di grazia: essendo destinati a molti, per vocazione, molte sono le grazie di ufficio loro concesse. Dio infatti largisce a ciascuno le grazie secondo i doveri cui è destinato. Maggior continuità La congregazione religiosa ha vita più lunga del sacerdote isolato. Quando infatti uno dei religiosi sarà insufficiente nell’esercizio del suo apostolato, subentrerà un altro. E quando uno dei religiosi andrà al riposo e alla corona, la congregazione provvederà che altri continui le medesime iniziative. Quando un’iniziativa promette buoni frutti e il moltiplic ato lavoro o nuove difficoltà lo richiedono, la congregazione procurerà personale ed aiuti. I RELIGIOSI NELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 71 Maggior intensità Nell’apostolato i religiosi hanno infine maggior intensità, sia perché chi vi si dedica, non dovendo provvedere ai bisogni personali, ha maggior tempo a sua disposizione, e sia perché i voti religiosi importano e fruttano maggior concentrazionedi forze naturali e soprannaturali nell’apostolato. I fedeli stessi hanno nel religioso una particolare fiducia ed assecondamento per colui che sanno non aver più nessuna mira sulla terra. La congregazione infine può divenire una scuola di specializzazione in materia e forma, per così dire, per la formazione degli specialisti, pratici in ogni ramo di apostolato. 52 53 CAPO III LE NECESSITÀ DEI TEMPI 54 Se in altri tempi l’apostolato dell’edizione poteva essere esercitato fruttuosamente mediante iniziative private, oggi queste iniziative, pur avendo gran merito, non sarebbero più sufficienti a fronteggiare l’avversario. È infatti noto come i tempi nostri sono caratterizzati da un’organizzazione immensa di edizioni contrarie alla Chiesa, sia perché tutti gli avversari si servono dell’edizione, e sia perché gli ebrei, i massoni, i protestanti, i comunisti... forniscono ad essa mezzi economici fortissimi. Occorre dunque contrapporre un’organizzazione larga, potente, di spirito antico e di forme moderne, ossia l’apostolato dell’edizione esercitatonon da iniziative particolari, ma da iniziative di carattere universale che dispongano di un esercito di soggetti preparati e che ne moltiplichino i frutti nel tempo e nello spazio, adattandolo ai bisogni delle anime. Un apostolato così concepito richiede: ampiezza di dottrina, di influenza, di grazia; continuità di lavoro; intensità di zelo, di sacrificio; spirito di preghiera fervente. Richiede insomma un esercito di persone che abbiano una vocazione, una formazione speciale, che agiscano in dipendenza dalla Chiesa e che pongano tutta la loro fiducia nella forza divina, la sola che può vincere le forze colossali degli avversari. Un esercito così formato non può essere che un esercito di religiosi, i quali si propongano come fine speciale di esercitare l’apostolato dell’edizione. L’idea non pare nuova, anzi pienamente conforme all’economia divina e alla tradizione della Chiesa. Dio infatti suscitò in ogni tempo uomini e istituzioni conformi ai bisogni. Suscitò cioè religiosi di vita contemplativa, quando i cristiani si spandevano tutti in una vita di esteriorità troppo superficiale; religiosi dediti alla cura degli infermi, quando imper- LE NECESSITÀ DEI TEMPI 73 versavano le pestilenze; religiosi missionari, quando si manifestò universale lo slancio verso le missioni estere, e ne furono aperte le vie. E la Chiesa, fedele interprete dei disegni di Dio, nei secoli affidò sempre ai religiosi le opere generali, come ad esempio le missioni per gli infedeli, l’organizzazione della beneficenza nelle carestie e pestilenze, la cura delle crociate, i grandi studi che hanno preparato gli avvenimenti ed i momenti storici più decisivi, la redenzione degli schiavi, le grandi riforme, l’educazione della gioventù. Dunque anche oggi devono aversi famiglie religiose per le necessità odierne. Dio e la Chiesa non cambiano stile. 55 56 CAPO IV LA PIA SOCIETÀ SAN PAOLO Una Congregazione religiosa sorta nei tempi nostri, che si occupa specificatamente dell’apostolato dell’edizione, è la Pia Società San Paolo. Suo duplice fine Come tutti gli istituti religiosi, la Pia Società San Paolo ha un fine generale ed un fine speciale. Fine generale di detta Congregazione è la santificazione dei propri membri mediante la pratica fedele dei tre voti di povertà, castità e obbedienza, nella vita comune, a norma dei sacri canoni e delle sue particolari costituzioni. Fine speciale è l’esercizio dell’apostolato dell’edizione. 57 Suoi membri La Pia Società San Paolo si compone di religiosi sacerdoti e laici. Ha, come gli istituti congeneri, il probandato, il noviziato, il periodo dei voti temporanei e quindi la professione dei voti perpetui. A fianco è la Pia Società Figlie di San Paolo, il ramo femminile. È congregazione parallela; ma essendo istituita in aiuto dell’apostolato, ha con la Pia Società San Paolo unità di spirito, di intendimenti, di metodi. È composta di Religiose, che attendono come fine universale della istituzione alla diffusione della dottrina cristiana, con vari mezzi, quali: opere di collaborazione pastorale, divozione al divin Maestro Eucaristico, e principalmente l’apostolato dell’edizione. Conforme e conveniente agli uffici e ai doveri è la preparazione spirituale, intellettuale e tecnica. LA PIA SOCIETÀ SAN PAOLO 75 Cooperatori La Famiglia Sampaolina ha pure i suoi Cooperatori 1 nell’apostolato, coloro cioè che imitano nel mondo, in quanto possono, la sua vita religiosa e di apostolato. Perciò si avvicinano in quanto è possibile alla povertà, alla castità, all’obbedienza evangelica, mentre con le preghiere, le offerte e le opere, dànno all’apostolato una potentissima e necessaria collaborazione. –––––––––– 1 * Cf. l’Appendice, pp. 357ss. 58 CAPO V I CATTOLICI LAICI NELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE Nella Chiesa possono e devono essere apostoli, entro certi limiti, anche i fedeli laici. Il loro posto è quello di coadiutori del clero. Nell’apostolato dell’edizione, in particolare, la cooperazione dei fedeli laici può essere negativa e positiva. Cooperazione negativa 59 È obbligatoria e consiste nel negare la cooperazione efficace alle edizioni cattive e areligiose, sia nella parte di direzione che di tecnica e di propaganda. Nella parte di direzione: non solo debbono astenersi dalle edizioni contrarie al Vangelo ed alla Chiesa, ma anche negare ogni contributo intellettuale e morale alle edizioni avversarie, indifferenti in materia religiosa. Nella parte tecnica: negare il proprio lavoro o il materiale di macchinario, locale, mezzi, ecc. quando il lavoro è diretto contro la fede o i costumi. Nella parte di propaganda: astenersi dal promuovere e diffondere in qualsiasi modo le edizioni contrarie alla fede e alla vita cristiana. I cattolici infatti – per restringerci al campo della stampa – hanno l’obbligo di astenersi (salvo casi specialissimi da ric onoscersi ed esaminarsi dall’autorità ecclesiastica) da letture contrarie alla fede ed alla morale cristiana. Anzi, di astenersi da quella letteratura vana, sentimentale, mistico-sensuale, da quegli stampati che addormentano la vera coscienza cattolica, volendo conciliare le dottrine acattoliche e la morale mondana con la dottrina e la morale del santo Vangelo. Essi invece devono leggere, usare per i loro studi e seguire I CATTOLICI LAICI NELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 77 per la loro formazione i libri che hanno la più ampia lode della Chiesa. Devono inoltre contribuire, secondo le possibilità, a rimuovere lo scandalo ed i peccati gravissimi della stampa cattiva, con tutti i mezzi leciti, come:l’impedire certe pubblicazioni, denunciarle, se occorre darle alle fiamme, sostituirle quando è possibile, proibirle se costituiti in autorità. 60 Cooperazione positiva È importante, anzi necessario, che tutti i cattolici si occupino dell’edizione come dell’opera di azione cattolica che sta in capo alle altre, perché formatrice del pensiero, della vita, del cuore; e come opera di fede che direttamente è commessa al clero e indirettamente, ossia in cooperazione, ad ogni cattolico. In pratica se ne possono occupare direttamente con l’estendere, potenziare, difendere l’apostolato della gerarchia cattolica, e indirettamente col prestare la loro cooperazione all’apostolato dell’edizione con la preghiera, il sacrificio e l’opera. La cooperazione diretta è in maggioranza riservata ai laici posti in autorità di governo, di insegnamento ed anche a coloro che per motivi diversi hanno una certa influenza sugli altri. Quella indiretta, invece, è possibile a tutti i cattolici, ma in proporzione e qualità diverse. Tutti, senza eccezione, possono prestare la collaborazione di preghiera e di sacrificio per riparare le offese recate a Dio con le edizionie per implorare luce, forza, grazia per gli apostoli dell’edizione e per l’incremento dell’apostolato. La preghiera e il sacrificio costituiscono la gran forza dell’apostolato. Essi infatti suscitano gli apostoli, li sostengono nelle virtù necessarie al loro stato, ottengono luce, conforto, salvezza delle anime. Molti cattolici possono inoltre dare a questo apostolato quello che, dopo la divina grazia, importa maggiormente: le vocazioni. I genitori possono dare i figli e le figlie, ed esserne santamente orgogliosi poiché, se l’inchiostro vale come il sangue dei mar- 61 78 62 63 L’APOSTOLO. CAPO V tiri, essi dànno alla Chiesa degli apostoli e, in certo senso, dei martiri. I maestri possono illuminare gli scolari; i fedeli prendere iniziative o aiutare quelle costituite. Tutti, secondo il loro stato, possono illuminare i fratelli mediante conferenze, scritti, conversazioni sul grande pericolo costituito dalla propaganda molteplice delle edizioni cattive e circa le molte speranze che si possono riporre nell’apostolato delle edizioni cattoliche. A moltissimi, poi, è possibile la cooperazione di opere col contribuire, se non a tutte, or all’una or all’altra delle tre parti dell’apostolato: la direzione, la tecnica e la propaganda. Quanto alla direzione, tutti i cattolici laici debbono sempre promuovere le edizioni cattoliche. Ciò per qualsiasi argomento: sociologia, politica, storia, letteratura, arte, scienze varie, filosofia, diritto... Ad essi, anzi, spetta particolarmente lo sconfinato campo dell’applicazione dei principi evangelici alla scienza ed alla letteratura nel più largo senso e cioè alle scienze storiche, civili; alle scienze sociali etiche, demografiche; all’arte della musica, della pittura, dell’architettura; alle discipline giuridiche private e pubbliche; alle scienze filosofiche e morali, ecc. ecc. Ad essi l’immenso compito di applicare gli insegnamenti del divin Maestro alle leggi, alla vita politica, sociale, domestica. Molti cattolici laici possono anche trattare di religione: occorre però una preparazione dottrinale proporzionata. Le loro opere poi devono avere l’approvazione dell’autorità ecclesiastica e dipendere dalla gerarchia cattolica. Ai cattolici tutti, secondo le loro possibilità, spetta la cooperazione all’apostolato dell’edizione con offerte e contributi materiali, come danno, doverosamente, per l’opera catechistica, per la predicazione, per le missioni. Le opere e gli operai evangelici debbono nascere, vivere, produrre i loro frutti salutari. Potranno offrire collaborazione morale d’incoraggiamento, di difesa e propaganda, ognuno secondo la sua posizione sociale: il I CATTOLICI LAICI NELL’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 79 magistrato come magistrato, il padre come padre, l’industriale come industriale, l’operaio come operaio. Spetta infine – generalmente parlando – al cattolico, in dipendenza e unione al clero, una parte amplissima di redazione, lavoro tecnico, notiziario, amministrazione, diffusione, nell’immenso campo della stampa, del cinematografo e della radio. Quanto alla tecnica i cattolici laici possono fornire all’apostolato dell’edizione i mezzi materiali e prestare la loro opera di lavoro. Per edizioni tecnicamente perfette si richiedono macchinari, materiale, mezzi indefiniti.1 I cattolici di buona volontà sanno a tempo e luogo conoscere e soccorrere le necessità dell’apostolato, convinti dell’opera nobile che compiono; opera grandemente meritoria presso Dio, se stessi, le anime e la società. Nell’apostolato dell’edizione infine il massimo problema è quello riguardante la propaganda, e la sua soluzione dipende in maggioranza dalla collaborazione dei laici. Collaborazione che può farsi con mezzi senza numero, che variano con le circostanze e che si moltiplicano con lo spirito di iniziativa animato dallo zelo. –––––––––– 1 * Indefiniti sta per innumerevoli. 64 CAPO VI LA FORMAZIONE DELL’APOSTOLO La nobiltà e la responsabilità dell’apostolato dell’edizione richiedono evidentemente nell’apostolo, oltreché una vocazione speciale, anche una preparazione, o meglio una formazione particolare, che è specifica e generica. La specifica prepara all’esercizio diretto dell’apostolato nelle sue parti, e varia a seconda dei soggetti e degli impegni. Di questa si parlerà in seguito, trattando, successivamente, dell’apostola to della stampa, del cinematografo e della radio. La generica invece è prevalentemente morale ed è unica per tutti coloro che si dedicano a qualche iniziativa dell’apostolato dell’edizione. Di questa s’intende ora parlare e la si considera sotto tre aspetti: formazione della mente, della volontà e del cuore. 65 Formazione della mente 1 Consiste nello studio della religione, dell’apostolato e delle scienze profane. Lo studio della religione dev’essere esatto, completo e sodo. Esatto, ossia senza errori; completo, ossia deve abbracciare il dogma, la morale e il culto cattolico; sodo, ossia stabilirsi sulle verità centrali. Lo studio dell’apostolato, ed in particolare dell’apostolato dell’edizione, deve essere teorico-pratico ed abbracciare: l’apostolato in genere, l’apostolo, le parti dell’apostolato e la pratica di esso. Lo studio delle scienze profane dev’essere fatto in relazione alla religione e all’apostolato nella misura richiesta dall’esercizio di questo. Se si tratta ad esempio di sacerdoti scrittori (e proporzional–––––––––– 1 Il termine «mente» è usato qui, e in tutto il corso del libro, come sinonimo di intelletto. LA FORMAZIONE DELL’APOSTOLO 81 mente anche di religiosi e laici) la preparazione della mente è, in generale, la medesima che richiedesi per il sacerdote predicatore e pastore, poiché si tratta di un’unica missione. Predominano però in un ufficio o nell’altro dell’unica missione alcune materie complementari, che si possono definire specializzazioni. Ad es.: l’eloquenza del pulpito, l’abilità dello scrivere, stampare, diffondere, ecc. La necessità della preparazione intellettuale per l’apostolo dell’edizione è evidente. Egli, in quanto tale, è maestro per natura, per elezione, per posizione. È il maestro che tiene la cattedra più sublime; che diffonde la dottrina con maggior precisione e ampiezza; che ha varietà imponderabile di discepoli. Tutto questo mostra ed evidenzia che la sua scienza dev’essere larga, profonda e pratica. I frutti saranno proporzionati alla preparazione. Perciò il periodo degli studi è delicatissimo. Occorrono: intelligenza più che mediocre, o meglio distinta, tempo sufficiente, scuola e metodi buoni, esercitazioni pratiche, applicazioni esemplari, astensione da quanto può impedire o allontanare dallo studio o impedire l’applicazione e il progresso. Prima di accingersi all’apostolato si dovranno subire prove, esami, ed avere le debite autorizzazioni, come per l’apostolato della parola. 66 Formazione della volontà Consiste nell’addestramento al lavorio spirituale mediante la lotta contro le proprie cattive inclinazioni e l’esercizio delle virtù. La lotta spirituale sarà molto proficua se fatta con metodo. Fra i molti si consiglia quello suggerito da Sant’Ignazio, ossia accentrarla sulla passione predominante. La si studia, la si individua in tutte le sue manifestazioni e caratteri, quindi le si dichiara guerra decisa con tutte le forze spirituali, morali e fisiche, fino a vincerla e soggiogarla, così da farne umile ancella di bene sotto il dominio della ragione e della fede. Ci si appiglia, all’uopo, 67 82 68 L’APOSTOLO. CAPO VI all’esame di coscienza generale e partic olare, preventivo, quotidiano, settimanale, mensile, annuale. All’esercizio delle virtù ci si addestra a poco a poco mediante un lavoro sistematico e costante. Si comincia dalla più necessaria, secondo il proprio temperamento, la si coltiva con fervore, la si esercita finché l’anima riesca a praticarla «prompte, faciliter et delectabiliter».2 Importanza primaria si dovrà dare alle virtù teologali: fede, speranza, carità, e poi, proporzionatamente, alle virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza; quindi alle morali: obbedienza, purezza, povertà, umiltà, ecc. Non si dimenticherà che l’essenza della perfezione consiste nella carità e quindi si accentrerà tutto allo studio ed all’acquisto di essa. Se la necessità del combattimento esiste per tutti i cristiani, si comprende facilmente quanto più lo sia per l’apostolo. A lui infatti è necessaria non solo una vita esemplare, ma anche il possesso di virtù sociali corroborate dall’umiltà,dallo spirito di sacrificio, dalla costanza, dall’amore a Dio e alle anime. Egli infatti non deve accontentarsi della semplice pratica della vita cristiana, ma deve aspirare alla vetta della perfezione: l’unione con Dio nel massimo grado possibile. In pratica il lavorio spirituale per l’acquisto della virtù e la formazione morale dell’apostolo dura quanto il tempo di formazione intellettuale e continua con uguale costanza per tutta la vita, poiché il passare degli anni porterà nuove opere, nuove necessità; richiederà maggior virtù, nuovi sacrifici. Il frutto sarà proporzionato, oltreché alla formazione intelle ttuale, anche alla formazione della volontà. Formazione del cuore Consiste nell’avviarlo a un lavoro negativo e positivo che porti il sentimento ad aderire completamente a Dio. –––––––––– 2 * «Con prontezza, con facilità e con gusto». LA FORMAZIONE DELL’APOSTOLO 83 Il lavoro negativo è il primo a compiersi. Mira a non lasciar dissipare il cuore negli scoraggiamenti, nelle melanconie, negli sforzi esagerati e dannosi alla ragione. Il positivo suppone il negativo ed ha tre gradi. Primo: fa gustare il vero, il bello ed il buono, anzi la soavità e la bellezza della verità. Secondo: orienta e stimola ad amare soprannaturalmenteDio e la sua legge. Terzo – e questo è il più importante: – coltiva coi più forti motivi il fervore della carità. Con questo terzo grado si entra nella educazione dello spirito, che si realizza con la pratica dei Sacramenti, dei Sacramentali e dell’Orazione, in modo da ottenere che questi mezzi siano veri canali attraverso i quali passa la vita della grazia dal cuore di Gesù al cuore dell’apostolo, affinché egli possa dirigere a Dio tutti gli affetti e la vita onde effettuare in sé il «Mihi vivere Christus est».3 Tra i Sacramenti si dà maggior importanza a quelli della Penitenza e dell’Eucaristia, inculcandone la frequenza assidua. Particolare divozione deve aversi per la S. Messa poiché l’apostolo deve soddisfare assai per sé e molto per le anime. Alla pratica dei Sacramenti non si disgiunga quella dei Sacramentali, almeno dei più comuni. In riguardo poi all’Orazione l’apostolo deve prendere alla lettera l’esortazione del Maestro divino: «Oportet semper orare et non deficere».4 Preghiera mentale, orale e vitale, che lo nutra di Dio affinché egli possa comunicare Dio alle anime. Per la preghiera mentale si consiglia la lettura meditata della S. Scrittura ed in particolare del S. Vangelo, delle opere dei Santi Padri, e le Vite dei Santi. A questa si unisca la meditazione quotidiana di almeno mezz’ora, il ritiro mensile, gli esercizi annuali. La preghiera orale sia inculcata in modo diretto: non pratiche eccessive, ma poche e buone. L’apostolo poi sia avviato per tempo alla preghiera vitale, ossia al modo pratico di trasformare tutte le azioni in preghiera, of–––––––––– 3 Fil 1,21. * «Per me vivere è Cristo». 4 Lc 18,1. * «È necessario pregare sempre, senza stancarsi». 69 70 84 71 L’APOSTOLO. CAPO VI frendole a Dio per mezzo di Gesù Cristo, con sentimenti di fede e di amore. La necessità della formazione del cuore, nel senso qui inteso, è indubbia per l’apostolo, poiché è sempre vero che il predicare agli altri non converte noi stessi, come è sempre vero che quanto più l’anima apostola si raccoglie in se stessa tanto più estenderà la sua efficacia: «Attende tibi et doctrinæ... – ammoniva già San Paolo il suo fedele discepolo 5 – hoc enim faciens et te ipsum salvum facies et eos, qui te audiunt».6 Mai si è così utili agli altri come quando si attende a se stessi. L’angolo remoto, «elige tibi remotum locum»,7 è sicuramentepiù utile alle anime che il pulpito e la penna stessa. In pratica si inculchino le divozioni che nutrono maggiormente lo spirito: la divozione al divin Maestro Via, Verità e Vita; la divozione alla Ss. Vergine Regina degli Apostoli, a San Giuseppe protettore della Chiesa universale; ai Santi Apostoli Pietro e Paolo, perché ci tengano stretti alla Chiesa; ai Santi Angeli Custodi, alle Anime Purganti. Si avvii specia lmente alla partecipazione intensa della vita di Gesù Maestro quale viene presentata dalla Chiesa nell’anno liturgico. Qui l’apostolato acquista zelo, poiché nella Chiesa e in Gesù Cristo è ogni apostolato e fuori di essi l’apparenza e il vuoto. Tra le pratiche di pietà dalle quali dipende in maggioranza la formazione dell’apostolo e l’esito dell’apostolato, primeggiano la S. Messa, la Comunione, la Meditazione, la Visita al Ss. Sacramento, l’esame di coscienza. Nei capitoli che seguono, si dà una guida pratica all’apostolo circa il modo di compiere dette pratiche. E poiché, almeno per i principianti, è utile seguire in esse un metodo, si propone quello che dovrebbe essere caratteristico per l’apostolato dell’edizione: il metodo poggiato sul trinomio evangelico: «via, verità e vita». –––––––––– 5 * Timoteo. 6 1Tm 4,16. * «Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo salverai te stesso e coloro che ti ascoltano». 7 * Cf. Mc 6,31: «Scegliti un angolo remoto». CAPO VII 72 LA S. MESSA DELL’APOSTOLO DELL’EDIZIONE Fra i diversi metodi proposti per seguire con devozione e frutto la S. Messa, all’apostolo dell’edizione si consiglia quello ad onore di Gesù Maestro, Via, Verità e Vita. Secondo questo metodo la S. Messa si divide in tre parti: dal principio all’Offertorio; dall’Offertorio al Pater noster compreso; dal Pater noster al termine. Prima parte La prima parte, dal principio all’Offertorio escluso, si dedica all’onore di Gesù Verità, «scientiarum Dominus».1 Consiste in un esercizio d’amor di Dio fatto con la mente, nell’aderirealle verità esposte. Ciò in conformità allo spirito della Chiesa, la quale, in ossequio al divin Maestro che fece precedere alla Passione e Morte la predicazione, vuole che la celebrazione del divino Sacrificio sia preceduta da un’istruzione circa le verità della fede. Anticamente, in questa parte della Messa, venivano istruiti i catecumeni e i fedeli. Ai primi si spiegavano e inculcavano le verità che avrebbero poi dovuto professare; ai secondi si ricordavano i misteri della fede che avevano già ricevuta. Nella sua sostanza questo uso si è sempre conservato, ed è noto che in ogni tempo la Chiesa ha raccomandato ai Pastori di anime di spiegare ai fedeli il senso delle letture che si eseguiscono nella Messa, particolarmente quello del S. Vangelo. Ogni giorno le letture della Messa variano. E, mentre riflettono il pensiero liturgico proprio del giorno, contengono, per così dire, una istruzione completa. –––––––––– 1 * «Signore delle scienze». 73 86 74 L’APOSTOLO. CAPO VII La verità principale d’ordinario si enuncia nell’Introito [antifona d’ingresso] e nell’Oremus [colletta], quasi a significare che quanto si deve credere è legge per la preghiera, norma per la vita. Viene esposta e sviluppata nell’Epistola e particolarmente nel Vangelo; confermata nelle altre parti. Volendo seguire la Messa col metodo «via,verità e vita», si cercherà di individuare e completare queste verità, per farla regola della propria vita. Modo pratico – Durante le preghiere preparatorie che il sacerdote recita ai piedi dell’altare, si domanda perdono a Dio per quanto ci impedisce di accostarci a lui, Santo dei Santi. Ascoltata poi la enunciazione dell’insegnamento principale nell’Introito, si chiede, nel Kyrie e nell’Oremus, la grazia di poterla comprendere e penetrare; si leggono quindi l’Epistola ed il Vangelo e si meditano sotto la luce che spandono sulla festa o la liturgia del giorno. Seguono atti di fede, proteste di voler rigettare ogni dottrina contraria al S. Vangelo. S’impetra quindi l’aumento di fede, la scienza e, per l’apostolo, la grazia comunicativa. Si termina con la recita del Credo, come protesta di adesione alla verità che è stata proposta e come solenne professione di tutte le verità della dottrina cristiana. Seconda parte 75 La seconda parte, dall’Offertorio al Pater noster incluso, comprende la preparazione, la celebrazione e l’applicazione del Sacrificio. Consiste in un esercizio d’amor di Dio fatto con la volontà; perché si protesta di praticare i comandi e gli esempi proposti. È diretta ad onorare Gesù Cristo Via. In questa parte infatti Gesù si dimostra nostra Via specialmente sotto un triplice aspetto: Via perché soltanto in Lui, in merito al sacrificio della croce, di cui la Messa è rinnovazione, possiamo adorare e tributare a Dio l’onore che merita; rendergli le debite grazie per gli innumerabili suoi benefici; placare la sua giustizia offesa per i tanti no- LA S. MESSA DELL’APOSTOLO DELL’EDIZIONE 87 stri peccati e rendergli degna soddisfazione; supplicarlo per noi, per la Chiesa tutta, per il mondo e per le anime del Purgatorio. Inoltre Gesù Cristo, nella sua mistica immolazione, si mostra nostra Via, ossia modello, nell’adempimento della volontà del Padre fino alla completa immolazione di se stesso, fino alla morte: modello di santità, anzi la santità stessa. Chi mette il piede sulle sue orme, cammina rettamente, si perfeziona, si santifica. E non si tratta qui di simboli, di memorie o di richiami, ma della più vera realtà; si tratta di ciò che costituisce il centro di tutto il culto cristiano, della fonte unica ed essenziale della grazia, della immolazione più perfetta: è opera dell’Uomo-Dio. Nella seconda parte della Messa, Gesù Cristo si mostra ancora Via dell’apostolo; insegna ad amare il prossimo, anche i nemici, finoall’immolazione di se stessi: «Ego vadam immolari pro vobis».2 Modo pratico – Consiste nel seguire e meditare, passo passo, l’azione liturgica, come intende la Chiesa. Nell’Offertorio, in cui si prepara l’offerta della vittima per la salute di tutto il genere umano: «pro nostra et totius mundi salute»,3 si protesta a Dio di essere pronti a darci interamente a Lui. Si depongono quindi sull’altare, con il pane e il vino, tutti i beni esterni, il corpo e l’anima con le sue facoltà: mente, volontà, cuore, le pene, i bisogni: l’offerta del proprio essere e della propria vita. Nel Prefazio, solenne preghiera di benedizione e di ringraziamento, «sacrificium laudis»,4 si fa a Dio, in unione degli Angeli, dei Santi e particolarmente del Verbo Incarnato, la rinnovazione dell’offerta di se stessi, si loda la maestà di Dio e se ne proclama la santità. Nella Consacrazione – mentre Gesù Cristo, trasformate le nostre offerte nel suo Corpo e nel suo Sangue, si offre al Padre – si sacrifica il Cristo per essere compresi nel suo sacrificio e –––––––––– 2 * «Io andrò ad immolarmi per voi» riflette qualche versetto di Gv (cf. 8,21-22). 3 * «Per la salvezza nostra e di tutto il mondo». 4 * «Sacrificio di lode». 76 77 88 L’APOSTOLO. CAPO VII comparteciparvi con lui e per lui. Dopo aver pregato il Padre ad accettare l’offerta di tutto se stesso [= noi stessi], si compiano atti di adorazione, di ringraziamento, di soddisfazione per i peccati propri e di tutti gli uomini. Si formulino domande per nuovegrazie e misericordie per sé, per il mondo, per le anime del Purgatorio; si prometta di voler imitare Gesù Cristo nella sua via di obbedienza al Padre fino alla morte e si impetri la forza e la capacità di sapersi immolare per le anime. Terza parte 78 Si estende dal Pater noster al termine della Messa ed è diretta ad onorare Gesù Cristo Vita delle anime, perché si chiede particolarmente di vivere in Cristo. Ha per centro la Comunione, nella quale, a consumazione del Sacrificio, il Padre ci dona il suo Figlio. Anche noi siamo in Dio e Dio in noi per comunicarci la sua vita: «Ego veni ut vitam habeant et abundantius habeant».5 Ed è questa l’unione più stretta possibile tra il Creatore e la creatura. Unione fisica e morale, unione mistica e reale, trasformante e di sua natura permanente. Unione che, in virtù della circuminsessione, trae un’unione speciale con le tre Persone divine della Ss. Trinità. Questa parte della Messa è specialmente preghiera di domanda e di santificazione del cuore e dello spirito. Alla Comunione, che è l’atto essenziale, precedela preparazione e segue il ringraziamento. La preparazione si inizia con le orazioni che impetrano particolarmente il dolore dei peccati, il distacco dalle creature, l’amore di unione a Dio. Il ringraziamento consiste in atti o adorazioni che, mentre esprimono a Dio la riconoscenza, Lo supplicano, affinché ci conceda che, quali suoi figli, con Lui e per Lui possiamo trascorrere la nostra vita. –––––––––– 5 Gv 10,10. * «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». LA S. MESSA DELL’APOSTOLO DELL’EDIZIONE 89 Modo pratico – Occorre compiere due atti: la Comunione e la presentazione a Dio delle domande. La Comunione (se non sacramentale, almeno spirituale) sia la più santa e la più completa: adesione di mente, di volontà e di cuore a Gesù Cristo, perché unendosi a noi ci trasformi in Lui. Preceda una fervorosa preparazione e segua, per quanto è possibile, un degno ringraziamento. La presentazione a Dio delle domande sgorghi da un cuore apostolico; riboccante di amore a Dio e agli uomini. Si chieda a Dio la sua gloria e il bene delle anime; gli si raccomandino i bisogni propri individuali e quelli sociali. Si preghi per la Chiesa militante e purgante; per se stessi e per tutti gli uomini, come c’insegna il divin Maestro nel Padre nostro. 79 CAPO VIII LA COMUNIONE 80 Nella Comunione Gesù Cristo si unisce a noi per trasformarci in Lui. Questa unione soprannaturale è insieme fisica e morale. Fisica poiché dopo la Comunione «c’è tra Gesù e noi una unione simile a quella che esiste tra il cibo e colui che se l’assimila; con questa differenza: non siamo noi che trasformiamo Gesù nella nostra sostanza, ma è Gesù che trasforma noi in Lui. È infatti l’essere superiore che si assimila l’inferiore». 1 Da questa unione fisica dipende un’unione morale, intimissima e trasformatrice. Gesù si unisce a noi per trasformarci e formare tra Lui e noi «cor unum et anima una».2 Avendo quindi la Comunione per fine di unirci a Gesù Cristo e per Lui a Dio, l’apostolo cercherà di intensificarne gli effetti premettendovi una preparazione e facendovi seguire un ringraziamento che fomenti quest’unione. Una preparazione che sia una specie d’unione anticipata a Gesù Cristo e un ringraziamento che metta in esercizio quest’unione. Unione completa di mente, di volontà e di cuore. Unione di mente L’intelligenza umana dovrebbe aderire talmente a quella di Dio, in modo da essere illuminata dagli splendori della fede e poter vedere tutto e tutto giudicare alla luce divina. Ciò, dopo il peccato originale, riesce sommamente difficile, anzi impossibile, senza una grazia speciale perché, col peccato dei progenitori, la natura umana fu deteriorata. E la storia è a dimostrare che prima della venuta di Gesù Cristo, l’uomo andò di errore in errore e che in ogni tempo e convivenza umana si veri–––––––––– 1 A. T ANQUEREY , Compendio di teologia ascetica e mistica [n. 278]. 2 * Cf. At 4,32: «Un cuore solo e un’anima sola». LA COMUNIONE 91 ficò e si verifica la difficoltà a percepire la verità, a ragionare teologicamente e a pensare cristianamente. Nella redenzione dallo spirito maligno, che è falsità ed inganno, Gesù Cristo, che è verità,ci predicò le verità divine. Ne lasciò poi la Chiesa depositaria e dispensiera. Tutti gli uomini, in virtù della Redenzione, sono chiamati a conoscere e aderire a questa verità. I cristiani, in virtù dell’infusione della grazia e della fede ricevuta nel santo Battesimo, possiedono tale disposizione particolare a credere. Ma per professare questa fede e perseverare in essa si richiede altra grazia. Questa è appunto quella che cerchiamo nella preghiera, nei Sacramenti, nella Comunione. Grazia abituale e attuale che riabilita a poco a poco la nostra intelligenza, risanandola dalle mala ttie (irriflessione, ignoranza, dimenticanza, durezza, pregiudizio, errore, perversione...) ed elevandola al soprannaturale, per unirla a quella stessa di Gesù Cristo. Questi benefici si ottengono infallibilmente, se all’opera di Dio nel Sacramento si unisce il minimo della cooperazione richiesta nella preparazione e nel ringraziamento. Modo pratico – Preparazione e ringraziamento si ripartiscono rispettivamente in tre atti: esercizio della mente, della volontà e del cuore. Il primo, l’esercizio della mente, si compie nel seguente modo: Preparazione: Confrontare le proprie idee, le proprie convinzioni e i propri giudizi con quelli di Gesù Cristo. Chiedere perdono del cattivo uso fatto dell’intelligenza, delle mancanze di fede, e protestare di volersi emendare, chiedendone la grazia al Maestro divino. Ringraziamento: Profondo atto di adorazione a Gesù Verità. Rendere a Dio, con Gesù Cristo e per Gesù Cristo, l’omaggio della propria intelligenza. Pregare il Maestro divino a voler instaurare in Lui, nostro capo, la mente, in modo che apprenda, aderisca, ritenga, professi le verità divine. Chiedere che santifichi e soprannaturalizzi i giudizi, i raziocini, i consigli, le decisioni, 81 82 92 L’APOSTOLO. CAPO VIII la memoria. Pregare affinché tutti gli uomini conoscano la Verità e pieghino a Dio la loro intelligenza. Unione della volontà 83 L’unione della volontà umana con quella di Dio significa uniformità piena alla volontà divina: e qui c’è la perfezione, perché uniformità significa amore e la perfezione sta appunto nell’amor di Dio. Più sarà intensa e perfetta tale unione e più sarà vivo il nostro amore a Dio, più sarà alta la nostra perfezione. La volontà di Dio a riguardo dell’uomo si manifesta: per mezzo dei Comandamenti e dei Precetti della Chiesa, degli avvenimenti e in Gesù Cristo. Nei comandamenti e negli avvenimentiè teorica. In Gesù Cristo è concreta, vissuta, viva e vivificante. Egli infatti è la santità e la volontà vivente del Padre. La santità, perché ha vissuto i Comandamenti, i Consigli evangelici ed ebbe la più alta perfezione in ogni virtù. La volontà, perché i suoi esempi sono per noi legge e perché le sue parole hanno confermato, applicato, spiegato i Comandamenti con consigli e precetti soprannaturali. Aderendo quindi a Gesù Cristo, alla sua volontà, ai suoi esempi, aderiamo in lui, alla volontà del Padre e raggiungeremo la perfezione. In Gesù Cristo poi la volontà del Padre diviene facile perché si è da Lui sostenuti, come il tralcio dalla vite, e si partecipa quindi alla sua fortezza morale e al suo vigore soprannaturale. Con Lui si cammina speditamente nella via della perfezione e, quando questa presenta passi malagevoli, Egli sostiene, anzi porta. Tra i mezzi che ci aiutano ad aderire alla volontà di Gesù Cristo, principalissimo è la preghiera. E, tra le preghiere, la Comunione è senza dubbio la più eccellente perché è il Sacramento che ci dona lo stesso Autore della grazia. In essa, noi, quali olivi selvatici, veniamo innestati su Gesù Cristo, il buon olivo. Nella Comunione la nostra volontà ricava tre vantaggi: viene sanata, elevata, irrobustita. Il «salutis humanæ Sator» 3 risana –––––––––– 3 * «Autore della salvezza umana»: 1Tm 4,10; cf. Gv 4,42. LA COMUNIONE 93 la volontàdalle sue malattie, quali: l’abulia, l’incostanza, l’accidia, l’ostinazione, la malabitudine; la eleva e la irrobustisce mediante la comunicazione delle divine grazie: «qui manet in me et ego in eo, multum fructum affert».4 84 Modo pratico – Preparazione: Confronto delle proprie intenzioni e dei propri voleri con quelli di Gesù. Esame preventivo sulla giornata che sta innanzi, chiuso con l’atto di dolore e il proposito sul punto centrale del lavoro spirituale. Atto di sincera umiltà che sgorga dalla considerazione della santità di Dio e della propria indegnità. Chiedere al divino Maestro la grazia per il lavoro spirituale. Ringraziamento: Atto di silenziosa adorazione, di annie ntamento e di intera donazione di noi stessi a Gesù Cristo Santità, e con lui e per lui alla Ss. Trinità. Suppliche a Gesù Via che si faccia nostra guida e nostra forza nel compimento dei propri doveri, secondo la volontà di Dio. Preghiere perché si compia sempre e da tutte le creature la volontà divina: «fiat voluntas tua sicut in cœlo et in terra».5 Unione del cuore L’unione del cuore nostro col cuore di Dio consiste nel sentire e nel vivere con Gesù Cristo una vita divina in tutti i suoi esercizi: la fede, la speranza, la carità, nei beni e nei frutti spirituali che ne derivano, nell’esercizio delle opere di misericordia corporali e spirituali, nella pratica delle beatitudini, nel possesso attivo dei doni dello Spirito Santo. Ma poiché questa vita divina ci è comunicata dallo Spirito Santo per mezzo di Gesù Cristo, è necessario che noi ci incorporiamo a Gesù Cristo per essere con lui e in lui del Padre nello Spirito Santo. L’incorporazione con Gesù Cristo si inizia nel Battesimo, si mantiene con lo stato di grazia, si accresce e si perfeziona coi Sacramenti, tra i quali, il primo, il Sacramento dell’Eucaristia. –––––––––– 4 Gv 15,5. * «Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto». 5 * «Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra»: cf. Mt 6,9 e Lc 11,2. 85 94 L’APOSTOLO. CAPO VIII Nella Comunione, infatti, ci nutriamo di Gesù perché il suo divin Cuore assorba il nostro in modo da farne un sol cuore col suo. Allora il Cuore di Gesù sanerà il nostro dalle sue malattie (indifferenza, diffidenza, cattive inclinazioni, passioni morbose, sentimenti vani, aspirazioni umane...), lo farà battere all’unisono col suo per la gloria di Dio e la pace degli uomini. Ci farà comprendere l’abisso del nostro nulla e la imponente elevazione in Gesù Cristo. Modo pratico – Preparazione: Confrontarei sentimenti del proprio cuore con quelli di Gesù Cristo. Chiedere perdono del proprio egoismo, delle affezioni solo naturali e solo sensibili. Proporre di voler amare ardentemente, generosamente, appassionatamente Dio e le anime in Lui. Si chiede al Divin Maestro tale grazia e si va a bere la vita, a mangiare Gesù! Si ripartirà poi portando innanzi a se stessi Gesù Cristo ovunque: lasciando che viva Egli solo e operi rimanendo, nell’opera, nascosti in lui e in lui sperduti, poiché «Vivo autem, iam non ego: vivit vero in me Christus».6 Ringraziamento: Glorificare Gesù Cristo nostra Risurrezione e Vita. Offrire a Dio, per mezzo di Gesù Cristo, l’omaggio del proprio cuore. Espandere l’anima in dolci colloqui col divino Ospite. Chiedere una maggior infusione della vita divina. Impetrare grazie particolari per sé, per coloro ai quali si è obbligati, per la Chiesa militante e purgante, per tutto il mondo. –––––––––– 6 Gal 2,20. * «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me». 86 CAPO IX 87 LA MEDITAZIONE Per meditazione s’intende qui non solo il ricordo dei novissimi e della volontà di Dio come regola di vivere, ma la elevazione ed applicazione dell’anima a Dio, quale la praticò Gesù Cristo e, sul suo esempio, i santi. Il tempo dato alla meditazione non è rubato alle opere di zelo, poiché la preghiera è più necessaria dell’azione. Anzi l’apostolo è tanto fecondo quanto è animato dalla vita interiore, la quale appunto è alimentata dalla meditazione. Vari metodi di meditazione I santi cercarono sempre e variamente il modo di riuscire in quest’arte sì difficile, tanto che sipuò dire avervi ognuno dato un timbro particolare, frutto di studio, di preghiera e di esperie nza personale. Metodi ottimi si trovano in Cassiano, in San Giovanni Climaco e nei principali scrittori spirituali. Ma solo verso il secolo XVI vennero elaborati i metodi propriamente detti che guidarono, da allora in poi, le anime nelle vie dell’orazione. Ricordiamo, ad esempio, quelli di Sant’Ignazio, di San Francesco di Sales, degli Oratoriani e di San Sulpizio. Tutti i metodi proposti dai santi e dai maestri di spirito hanno certi punti in comune che costituiscono l’essenziale della meditazione. Sono: la preparazione, il corpo della meditazione, la conclusione. La preparazione è triplice: remota, prossima e immediata. La remota è lo sforzo di mettere la propria vita in armonia con la meditazione. È preparazione di mente che esige la conoscenza delle verità dogmatiche dalle quali si possano ric avare i principi morali, ascetici e mistici; preparazione della volontà in quanto dispone alla pratica della legge di Dio e dei doveri del 88 96 89 90 L’APOSTOLO. CAPO IX proprio stato; preparazione del cuore che consiste nel desiderio del proprio miglioramento e nella disposizione dell’anima all’orazione. La preparazione prossima abbraccia gli attipreparatori e cioè: leggere alla sera antecedente un passo sull’argomento della meditazione, ricordarlo al mattino appena desti e ordinare la mente, la volontà e il cuore ad essa, sì da poter ric evere maggior frutto. La preparazione immediata comprende gli atti coi quali s’inizia la meditazione, e cioè: mettersi alla presenza di Dio, ric onoscere la propria miseria ed incapacità, chiedere l’aiuto della divina grazia. Il corpo della meditazione è quello che presenta più varietà nei diversi metodi. Anche in esso tuttavia si conviene da tutti in ciò che è sostanziale: rendimento a Dio dei doveri di religione che gli sono dovuti, considerazione sopra ciò che è argomento della meditazione, esame o riflessione sopra se stessi per conoscere ciò che vi è da togliere o da migliorare, risoluzioni pratiche per la giornata e preghiera per impetrare le grazie necessarie. La conclusione chiude la meditazione con un ringraziamento a Dio per la grazia della meditazione, un breve esame sul modo con cui si è fatta e la scelta del mazzetto spirituale. Il metodo dell’apostolo dell’edizione La meditazione alla quale l’apostolo deve tendere è senza dubbio quella unitiva,1 nella quale l’anima si congiunge intimamente e abitualmente a Dio nell’amore. Ma poiché questa dipende da Dio, ed è, in via ordinaria, frutto della meditazione purgativa ed illuminativa, l’apostolo si eserciterà in esse, seguendo uno dei tanti metodi poiché, se nell’unitiva ha molto campo il lavorio della grazia, in queste è di somma utilità l’industria personale. –––––––––– 1 Si danno generalmente tre specie di meditazione: purgativa, illuminativa, unitiva, secondo i tre gradi omonimi della vita spirituale. LA MEDITAZIONE 97 Potrà, in pratica, seguire indifferentemente qualunque metodo buono che giudicherà utile per l’anima sua. La preferenza sia tuttavia per il metodo «via, verità e vita». Anche questo metodo, come gli altri, comprende: preparazione, corpo e conclusione. La preparazione remota è lo studio della religione nelle sue tre parti: fede, morale e culto; la prossima (come per gli altri metodi) è nella previsione della sera e del mattino su ciò che sarà l’argomento della meditazione; la immediata comprende gli atti preparatori: preludi e preghiere, e cioè: richiamo della verità da meditare, composizione del luogo per mezzo dell’immaginazione, proposito generale di trarprofitto, domanda di grazia speciale conforme al soggetto. Gli atti preparatori riusciranno molto utili se si ricorrerà ad episodi evangelici adatti all’argomento. Ad esempio: richiamando alla memoria il tratto che ci presenta Maria Maddalena modello dell’anima meditativa: ci si immaginerà di essere al suo posto, di vedere il Maestro Gesù che bussa al castello (simbolo dell’anima). Ci si studierà d’imitare la pia donna nella sua attenzione, nel far tesoro di tutte le parole del Maestro, nell’interessamento ad interrogarlo, nel suo dolore, nella sua buona volontà. A volte si potrà immaginare di trovarci soli a soli con Gesù, parlargli intimamente, consegnargli la mente, il cuore, la volontà, e tutto se stesso perché ne faccia quanto crede. Così ci si disporrà a mantenersi in dolcissima conversazione con Lui per tutta la meditazione. Potranno pure giovare esempi della vita della Madonna, dei Santi e il raffigurarsi di essere in qualche luogo o circostanza particolare, come sul letto di morte, alla porta del cimitero, sull’orlo dell’inferno, ecc... Il corpo della meditazione, si divide in tre parti: verità, via e vita, o anche via, verità e vita, delle quali le prime due dovranno occupare ognuna metà il tempo della terza (es. se la terza durerà 12 minuti, la prima e la seconda dureranno sei per ognuna). I PARTE - Verità – Vi predomina l’esercizio della mente. 91 92 98 93 L’APOSTOLO. CAPO IX Dopo aver letto il brano che si vuol meditare, si farà lo sforzo di convincersi su quanto si è le tto affinché la verità rifulga agli occhi dell’intelletto. II PARTE - Via – È l’esercizio della volontà. Comprende tre parti. La prima è una considerazione viva e molto partic olare sull’insegnamento del divin Maestro in riguardo alla verità meditata. Segue il confronto della propria condotta sull’esempio di Gesù e si avrà così l’esame di coscienza il quale deve essere particolare e sincero, riguardare il passato, promettere per il presente e provvedere per l’avvenire. L’esame finisce nella terza parte che è data dal proposito per la giornata. Proposito pratico, personale, in relazione a quello degli ultimi esercizi spirituali o dell’ultimo ritiro mensile: cioè quello che forma l’oggetto dell’esame partic olare. III PARTE - Vita – È la più lunga. L’anima si esercita in affetti ed in caldi colloqui con Dio e con la Ss. Vergine; prega per ottenere luce onde approfondire quanto meditato, perottenere forza di volontà e l’aiuto soprannaturale necessario per la pratica dei propositi formulati. Questa preghiera sarà molto libera e conforme alle disposizioni particolari dell’anima. In caso di aridità o di distrazione si potrà recitare qualche preghiera comune, qualche mistero di rosario, le litanie della Ss. Vergine, il Miserere, ecc.2 Alle tre parti del corpo segue la conclusione, che è un breve esame sopra la meditazione fatta. Esame seguito da tre atti: –––––––––– 2 Volendo invertire l’ordine, e cioè far precedere la «via» alla «verità», secondo l’espressione evangelica «Via, Verità e Vita», si considererà prima l’esempio di Gesù Cristo e dei Santi in riguardo alla verità proposta per la meditazione. Quest’esempio appare come una via tracciata fuori di noi, che ci è messa dinnanzi perché la percorriamo passo passo. A questo primo esercizio (detto via) seguirà il secondo (verità) che è riflessione, esame sul nesso proporzionale di effetti (buoni e cattivi) in relazione a determinate cause. Nel terzo esercizio (vita) viene l’assimilazione interna per cui quelle verità seguite e considerate si fanno proprie e viventi in noi. Le convinzioni diventano come realtà assimilata che poi si sviluppano in atti singoli, ossia in realizzazione di propositi. LA MEDITAZIONE 99 chiedere perdono a Dio per le negligenze commesse durante la meditazione; ringraziare per le grazie e buone ispirazioni ricevute, raccogliere un mazzolino o pensieri spirituali da ricordare durante la giornata, nell’esame particolare del mezzogiorno e in quello della visita al Ss. Sacramento. 94 CAPO X VISITA AL SS. SACRAMENTO La visita al Ss. Sacramento per l’apostolo è come un’udienza, una scuola, ove il discepolo o il ministro va a intrattenersi col divin Maestro Via, Verità e Vita. Molti sono i metodi proposti per trarre da questa pratica i maggiori frutti. Per l’apostolo dell’edizione è indicatissimo quello in onore di Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Secondo questo metodo la visita si divide in tre parti di eguale durata. Prima parte 95 È un esercizio d’amor di Dio fatto con tutta la mente ed ha un triplice scopo: 1. Onorare e considerare, in Gesù Cristo e con Gesù Cristo, Dio somma ed essenziale Verità. 2. Riassumere, rischiarare ed unificare al servizio di Dio, tutte le cognizioni naturali e soprannaturali che si sono acquistate nella formazione intellettuale, spirituale e pastorale. 3. Impetrare che tutti gli uomini pervengano alla luce della verità secondo quanto dice il Vangelo: «Hæc est autem vita æterna: ut cognoscant te, solum Deum verum, et quem misisti Jesum Christum».1 In questa prima parte la mente ha modo di allontanare l’errore ed approfondire le divine verità. Modo pratico – Per riuscire efficace, deve essere molto semplice ed abbracciare tre esercizi: a) Mettersi alla presenza di Dio e chiedere perdono delle proprie colpe. b) Riassumere nella propria mente le cognizioni acquistate nel giorno o nella settimana, oppure leggere qualche tratto della –––––––––– 1 Gv 17,3. * «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo». VISITA AL SS. SACRAMENTO 101 sacra Scrittura o della sacra Teologia, quindi riflettervi sopra ed esercitarsi in atti di fede. c) Chiedere a Dio, per sé e per le anime, i doni naturali e soprannaturali della «luce intellettual, piena d’amore». Ed in particolare:chiedere la fede (il principio della giustificazione), i doni della scienza, della sapienza, dell’intelletto; la cognizione del proprio ufficio e del proprio stato, la cognizione di Dio e delle anime, la grazia di preparare la mente alla visione beatifica. Queste domande si possono fare con preghiere private, spontanee, oppure con la recita del Credo, dell’atto di fede, dei misteri gloriosi, dei Salmi vari, del Veni Creator Spiritus... 96 Seconda parte È un esercizio d’amor di Dio fatto con tutta la volontà. Lo scopo è: 1. Onorare e considerare, in Gesù Cristo e con Gesù Cristo, Dio somma ed essenziale Bontà. 2. Seria riflessione e profondo esame di coscienza che portino a: a) riconoscere la padronanza assoluta che Dio ha su di noi e quindi a rendergli l’omaggio della volontà: accettando liberamente i Comandamenti, i Consigli evangelici e i doveri del proprio stato; b) riflettere che Gesù Cristo, il Figlio di Dio, si è fatto nostra Via, affinché seguendo Lui possiamo giungere al Padre e alla gloria celeste, e quindi promettere di voler studiare questidivini esempi per ricopiarli nella propria vita. 3. Chiedere la grazia di poter uniformare la propria volontà e tutti i suoi atti a Dio, sull’esempio di Gesù Cristo che piacque sempre al Padre. In questa seconda parte si mira a diventare davvero uomini, cristiani, apostoli, sulle orme di Colui nel quale vi è la generale e somma perfezione di ogni virtù più vera, più sublime, più profonda. 97 102 L’APOSTOLO. CAPO X Modo pratico – a) contemplare qualche tratto della vita del divin Maestro; b) esame, propositi e preghiere per vivere la nuova vita in Gesù Cristo. Ambedue questi esercizi debbono portare alla propria emendazione ed al proprio miglioramento e perciò convergere sull’oggetto dell’esame particolare. Se, ad es., si accentra il lavorio spirituale sulla pazienza, è utile procedere in questo modo: contemplare ora il presepio, ora il Getsemani, ora la via del Calvario; quindi, discendere ai particolari, confrontare la propria pazienza con quella dell’Uomo dei dolori, chiedere perdono, fare i propositi, supplicare perché Gesù ci attiri a sé nella sua santa via. Si potrà chiudere con una delle seguenti preghiere: Miserere, De profundis, Atto di dolore, Misteri dolorosi. 98 Terza parte È un esercizio d’amor di Dio fatto con tutto il cuore e con tutta l’anima. Lo scopo è: 1. onorare e considerare con Gesù Cristo e in Gesù Cristo, Dio Vita somma ed essenziale; 2. riconoscere che Gesù Cristo è la Vita divina e che Egli è venuto a comunicarci questa vita: «in ipso vita erat, et vita erat lux hominum»;2 3. considerare che Egli ci comunica la vita soprannaturale incorporandoci a sé, come membra al capo, come tralci alla vite: «Ego sum vitis, vos palmites: qui manet in me et ego in eo, hic fert fructum multum: quia sine me nihil potestis facere»;3 4. impetrare il dono, l’accrescimento, i frutti di questa vita e tutte le grazie necessarie per la propria anima. Tutto questo è utilissimo per l’apostolo, perché l’esercizio dell’apostolato suppone vita cristiana e vita santa. –––––––––– 2 Gv 1,4. * «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini». 3 Gv 15,5. * «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla». VISITA AL SS. SACRAMENTO 103 Si chiede a Dio tutto questo perché l’anima tenda unic amente alla gloria sua ed alla pace degli uomini, in Cristo e con Cristo: «Caritas enim Christi urget nos».4 Questa è la vitacompleta: «Vivo autem, iam non ego: vivit vero in me Christus».5 Ed è per i meriti del Crocifisso, per i gemiti eucaristici di Gesù, e per una cooperazione sincera del cuore umano, che cessa di vivere l’uomo vecchio e si incarna, per opera dello Spirito Santo nella carità di Maria, l’uomo nuovo che «ex Deo factus est»,6 cioè Gesù Cristo. Questa grazia, questa vita interiore e soprannaturale, vita dell’anima, è merito per il Paradiso e sarà gloria nell’eternità: gloria doppia per l’apostolo. 99 Modo pratico – a) riflettere a tutti gli argomenti che costituiscono lo scopo di questa terza parte; b) intimo colloquio col Maestro divino per trattare con Lui gli interessi di Dio, di se stessi e di tutte le creature; c) impetrare grazie particolari, come le virtù teologali, particolarmente la carità verso Dio, se stessi e il prossimo; le virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza; i doni dello Spirito Santo: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio; le otto beatitudini evangeliche ed i dodici frutti dello Spirito Santo; la grazia di poter sempre difendere la propria vita spirituale dai tre nemici: il mondo, la carne, il demonio conla fuga dei pericoli e con la preghiera; inoltre, la vocazione 100 alla perfezione, lo zelo per l’apostolato. Tre le preghiere che possono servire allo scopo, sono da preferirsi: l’atto di carità, le beatitudini, la terza parte di Rosario coi Misteri gaudiosi, ecc. –––––––––– 4 2Cor 5,14. * «Poiché l’amore del Cristo ci sospinge». 5 Gal 2,20. * «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me». 6 * Cf. Gv 1,13: «Da Dio è stato generato». 101 CAPO XI ESAME DI COSCIENZA Per fomentare nell’anima l’intima ed affettuosa unione con Dio, fonte di ogni apostolato, sono necessarie due cose: la conoscenza di Dio e la conoscenza di se stessi, ossia i due termini dell’unione: Dio e l’anima. La conoscenza di Dio abbraccia tutto quello che può farcelo ammirare ed amare, e quindi la sua esistenza, la sua natura, i suoi attributi, le sue opere, specialmente la sua vita intima e le sue relazioni con gli uomini. Si conosce Dio attraverso lo studio della filosofia e della teologia, attraverso la meditazione e l’orazione e con l’abitudine di vedere Dio in tutte le cose. 102 La conoscenza di se stessi abbraccia tuttociò che si trova nel proprio animo: doti e difetti, doni naturali e doni soprannaturali, inclinazioni e ripugnanze, l’intima storia della propria vita, le proprie colpe, i propri sforzi, i progressi. Il tutto, studiato senza pessimismo, ma con imparzialità, con retta coscienza illuminata dalla fede. L’apostolo dell’edizione, se vuole veramente santificare se stesso e le anime, deve dunque unire allo studio di Dio anche quello di se stesso. Deve cioè allenarsi ed entrare nel suo interno per esaminarvi il suo piccolo mondo invisibile onde conoscere ciò che vi è in lui che viene da Dio e [ciò che viene] dalla natura corrotta, per assecondare l’uno e rigettare l’altro, perché l’esame è conoscenza pratica che riforma la vita. Attenderà a questo studio di se stesso mediante la pratica quotidiana dell’esame di coscienza, generale e particolare, secondo il metodo «via, verità e vita». 1 –––––––––– 1 È il metodo di Sant’Ignazio visto sotto la luce speciale del trinomio evangelico e diviso secondo il suo ordine logico e progressivo. ESAME DI COSCIENZA 105 Esame generale È l’esame che ogni buon cristiano deve fare ogni giorno per conoscersi e correggersi.Riguarda tutti i pensieri, le azioni, i 103 sentimenti della giornata e comprende cinque punti. 1. Adorare Dio Uno e Trino, Bontà infinita, e ringraziarlo per tutti i benefici generali e particolari che ci ha concessi. Questo primo punto ha un triplice scopo: rendere a Dio gli atti di religione che gli sono dovuti, alimentare la fiducia in Lui e disporre l’animo alla contrizione, facendo risaltare la propria ingratitudine. 2. Chiedere la grazia di conoscere i propri peccati e di liberarsene. Questa domanda deve essere rivolta particola rmente allo Spirito Santo perché comunichi all’anima il dono della scienza, dono che ha tra i suoi uffici quello di aiutare l’anima a ben conoscere se stessa per condurla a Dio. 3. Domandarsi conto esatto della propria condotta dai primi istanti del mattino fino al momento dell’esame, percorrendo una dopo l’altra le ore del giorno o spazi di tempo determinati dall’ordine delle proprie azioni. Per questo atto si danno tre regole: a) seguire un ordine: pensieri, azioni, sentimenti, estendendo anche la ricerca a quanto segue: stima e fede alla parola di Dio; sottomissione e fedeltà alla Chiesa; pratica dello zelo pastorale nell’apostolato secondo i propri uffici e ministeri; condotta in riguardo a sé e alle anime circa le edizioni cattive e mondane; impiego del tempo e soprattutto pratica della vita interiore; b) rilevare il carattere mora- 104 le e la responsabilità di ogni atto interno ed esterno, esaminandolo con imparzialità di giudizio, in se stesso, nelle sue cause remote e prossime, nei suoi effetti; c) confrontare la propria condotta con quella di Gesù. Il contrasto che si nota fra se stessi e questo divino modello, i propri difetti e le proprie imperfezioni appariranno molto più chiaramente, mentre la volontà sarà spinta a volerlo seguire sempre più da vicino. 4. Fare a Gesù, con umiltà e confidenza, la cosiddetta «confessione spirituale», chiedergli quindi perdono delle proprie colpe e ringraziarlo per le vittorie ottenute. Questo quarto punto 106 L’APOSTOLO. CAPO XI è il principale perché contiene la contrizione, l’ele mento essenziale dell’esame di coscienza. 5. Formulare propositi chiari e pratici di correggersi e migliorare; impetrare allo scopo la grazia divina. I propositi per essere efficaci devono poggiarsi sull’umiltà, essere espliciti e particolari ed abbracciare i pensieri, le azioni e i sentimenti. Tra le preghiere consigliabili per impetrare la grazia di osservare i propositi, ottima è quella del Pater noster. Essa infatti potenzia e rende infallibile la nostra domanda di perdono e di aiuto, che presentiamo a Dio per mezzo di Gesù Cristo. 105 Esame particolare È la grande arma di un vero combattimento intrapreso allo scopo di vincere se stessi su di un punto ben determinato. Mira ad un difetto da correggere o ad una virtù da coltivare. Perché riesca utile è necessario attenersi ad alcune regole circa la scelta del soggetto e il modo di farlo. Scelta del soggetto – In linea ordinaria conviene mirare al difetto predominante (uno dei sette vizi capitali od una sua manifestazione) sforzandosi di vincerlo e sostituirlo a poco a poco con la virtù opposta. Per rendere più completo il lavoro, più facile e più sicuro il progresso, è necessario formularsi un programma pratico che impegni tutte le facoltà principali: intelletto, volontà, sentimento. Dovendo, ad esempio, fissare l’esame particolare sulla carità verso Dio, il programma comprenderà le tre parti seguenti: 1. Esercizio della mente. Persuadersi intimamente dei principi sui quali si basa la carità verso Dio, ossia: Dio è principio, reggitore e fine di tutte le creature, alle quali egli, sommo ed essenziale Bene, ha comunicato tutto il bene che possiedono. A Dio perciò deve essere rivolto l’amore delle creature, il nostro amore. Tutte le altre cose si devono amare in lui e per lui. 106 2. Esercizio della volontà. Prefiggersi di acquistare, sull’esempio di Gesù Cristo, la costante gioiosa uniformità alla volontà divina. Uniformità alla volontà di Dio significata, ossia ob- ESAME DI COSCIENZA 107 bedienza ai comandamenti e ai precetti della Chiesa, ai consigli evangelici, alle ispirazioni della grazia, e per i religiosi alle Costituzioni e alle Regole. Uniformità alla volontà di Dio di beneplacito, ossia sottomissione a tutti i provvidenziali avvenimenti voluti o permessi da Dio per il maggior bene e principalmente per la propria santificazione. 3. Esercizio del cuore. Proporsi di acquistare il massimo grado possibile d’unione con Dio attraverso i seguenti mezzi: vedere in tutto il creato solo e sempre il riflesso della Bontà divina e quindi servirsi di esso come di un mezzo per ascendere a Dio; distaccarsi da sé e da ogni affetto naturale e costruire in se stessi come una celletta nella quale si trova, si ama Dio e si parla cuore a cuore con Lui, in attesa dell’amplesso eterno del cielo. Modo di farlo. L’esame particolare abbraccia tre tempi: al mattino, durante la Visita al Ss. Sacramento, alla sera. Nel tempo del mattino (appena desti) si fa il cosiddetto «esame preventivo», che comprende quattro atti essenziali: precisare chiaramente il soggetto di lotta per la mattinata; prevederele occasioni; determinare di vincersi in ciascuna di esse; in- 107 vocare la luce e la forza divina. È cosa breve: bastano due o tre minuti. Durante la Visita al Ss. Sacramento si fa l’esame partic olare propriamente detto, che deve durare venti minuti. Si divide in cinque punti, come l’esame generale, ossia: ringraziamento, preghiera per conoscere e detestare le proprie colpe, ricerca delle mancanze e verifica del progresso, pentimento, proponimento. Precedono due atti preparatori e segue un atto di chiusura. Gli atti preparatori mirano ad eccitare al raccoglimento e a prendere di mira il proprio esame. Comprendono l’esercizio della presenza di Dio e una preghiera iniziale. L’esercizio della presenza di Dio consiste nel mettersi sotto l’occhio di Dio ed eccitarsi ad un vivo sentimento di umiltà e di confusione. La preghiera iniziale consiste nel domandare brevemente a Dio la grazia di poter fare bene l’esame attuale. Dev’essere una preghiera fervente. 108 L’APOSTOLO. CAPO XI Ringraziamento. Ringraziare Dio in particolare e minutamente di tutte le grazie elargiteci dopo l’ultimo esame. Ringraziarlo specialmente per la bontà con cui ce le ha fatte. Preghiera. Concentrare tutta l’attenzione sul soggetto del108 l’esame particolare e implorarel’aiuto divino per ricordare quante volte si è mancato ed avere la forza di correggersi. Esame. Consiste nel ricercare le mancanze, segnare il numero e confrontarlo con quello degli esami precedenti. Per cercare le mancanze occorre chiedere a se stesso conto esatto del punto speciale sul quale si è proposto di correggersi e di migliorarsi. In pratica è consigliabile l’uso di un questionario pratico che rivolga domande esplicite e particolari sul programma di lavoro quale è stato sopra esposto. Per non incorrere nell’errore di generalizzare è utile scorrere ora per ora od azione per azione, sempre nel medesimo ordine, e fare un calcolo chiaro, esatto, curando di evitare eccessi di ottimismo e di pessimismo. Il risultato si scriva su di un taccuino apposito. Questo serve per ricordare più facilmente e per poter fare i confronti che devono essere fatti in questo modo: il resoconto dell’esame di mezzogiorno si confronta con quello della sera, quello di un giorno con quello di un altro. Si confrontino i risultati settimanali, mensili ed annuali e si manifestino al proprio direttore spirituale. I confronti stimolano l’ardore, i resoconti tengono costanti nella lotta, danno modo di avere una guida sicura. 109 Pentimento. Detestare con tutta l’anima leproprie mancanze ed eccitarsi al dolore come si fa per la confessione. Terminare con la recita dell’atto di dolore, di un salmo penitenziale o con la meditazione di qualche stazione della Via Crucis. Proposito. Ha due scopi: espiare ed emendarsi. Espiare con opere di penitenza, badando di imporsene qualcuna per le proprie mancanze al fine di smorzare l’amore al piacere, fonte di peccato. Emendarsi precisando il soggetto di lotta, prevedendo le occasioni e scendendo a decisioni particolari di vincersi in ciascuna di esse. Si starà attenti a rimuovere sollecitamente la presunzione, che, inducendo a far troppo assegnamento sulla propria buo- ESAME DI COSCIENZA 109 na volontà e sulla propria energia, priverebbe di molte grazie ed esporrebbe a nuove imprudenze e a nuove cadute. Ci si appoggerà invece fiduciosamente sull’onnipotente e infinita bontà di Dio sempre pronto a venire in aiuto di chi ha coscienza della propria incapacità. Ad implorare questo divino aiuto si termina con l’atto finale che consiste in una preghiera tanto [più] umile e premurosa quanto più diffidenti ci ha resi la vista dei propri peccati. Oltre al modo esposto che è più conforme al metodo suggerito da Sant’Ignazio, se nepossono esporre altri più corrispon- 110 denti al metodo «via, verità e vita», quali: 1. Dopo l’atto di fede nella presenza di Dio e le preghiere preparatrici: a) riconoscere i benefici del Signore, fare atti di gratitudine e di ringraziamento, chiedere grazie di conoscere se stessi e sentire l’orrore dei propri difetti e delle proprie mancanze. È la parte della «verità» (5 minuti). b) Esame propriamente detto con la ricerca, il pentimento, il proposito. È la parte di «via» (10 minuti). c) Preghiera abbondante. È la parte di «vita» (4 minuti). Chiudere col Pater e con la preghiera Cara e tenera 2 (1 minuto). 2. Dopo l’atto di fede nella presenza di Dio e preghiera preparatoria (1 minuto): a) Riconoscere i benefici di Dio e ringraziare; chiedere a Dio di conoscerci e riformarci; ricercare le cadute, i propri difetti e riconoscerli umilmente. È la parte della «verità» (7 minuti). 111 b) Atto di pentimento e proposito. –––––––––– 2 Cara e tenera mia madre Maria, tenetemi la vostra santa mano sul capo, custodite la mia mente, il mio cuore, i miei sensi perché non m’imbratti di peccato; santificate i miei pensieri, affetti, parole ed azioni perché possa piacere a Voi ed al vostro Gesù e Dio mio, e giunga al santo paradiso con Voi. Gesù e Maria, datemi la vostra santa benedizione. In nome del Padre, e del Figliolo e dello Spirito Santo. Così sia. 110 L’APOSTOLO. CAPO XI È la parte della «via» (8 minuti). c) Preghiera abbondante. È la parte della «vita» (4 minuti). Pater, Cara e tenera... (1 minuto). 3. Con l’atto di fede nella divina presenza e la preghiera preparatoria, ringraziare Iddio e chiedergli la grazia di conoscersi, di pentirsi e di proporre (4 minuti). Quindi dedicarsi all’esame propriamente detto: a) Ricerca delle mancanze (8 minuti). b) Pentimento e propositi (8 minuti). c) Preghiera (4 minuti). Terminare col Pater e Cara e tenera... (1 minuto). Oltre il tempo del mattino e della Visita al Ss. Sacramento (che si consiglia possibilmente a metà circa della giornata), l’esame particolare ha ancora il tempo della sera. Non si tratta qui di un esame a sé, ma di un punto importante dell’esame generale: un punto tuttavia che deve ria ssumere in breve tutti gli atti dell’esame particolare della Visita al Ss. Sacramento. Oltre i tre tempi esposti per l’esame particolare, ve ne sono 112 altri secondari come il mezzogiorno,il suono dell’Ave Maria, il suono delle ore, il cambiamento di occupazione... Tanti punti di riferimento per un rapido esame sul proposito che aiutino a tenere sempre la propria anima fra le mani, e assicurino un vero progresso spirituale. CAPO XII 113 COME L’APOSTOLO DEVE CONSIDERARE MARIA SANTISSIMA L’aspetto particolare sotto il quale più conviene, all’apostolo dell’edizione, considerare Maria Ss. è senza dubbio quello di «Regina della storia». Ossia Maria Ss. che presiedette alla creazione nella sua causa, che vi presiede nel suo sviluppo e vi presiederà nella sua consumazione. Maria Ss. presiedette alla creazione nella sua causa Maria Ss. condivide con Gesù Cristo la regalità del mondo perché con Lui è causa finale e causa esemplare della creazione. Causa finale perché doveva essere la Madre di Gesù Cristo econ Lui la causa della nostra redenzione e di tutto l’ordine 114 della grazia. Ma poiché l’ordine della natura (la creazione) fu istituito per l’ordine della grazia, Ella in Gesù Cristo, pur facendo parte della creazione, l’ha tuttavia preceduta non nel suo essere fisico, ma nel pensiero di Dio, come causa finale. Iddio la predestinò «ab æterno» ad essere, con Cristo, il principio di tutte le sue opere e, creando il cielo e la terra, creando l’anima e il corpo di Gesù, mirò prima di tutto a Maria. Fece tutto per lei Madre e Padrona del suo proprio Figliolo e per conseguenza Regina di tutto il creato. Per questo la Chiesa, i Padri, i Dottori applicano tanto alla Ss. Vergine quanto alla Sapienza incarnata, Gesù Cristo, le parole della S. Scrittura: «Dio mi ebbe con sé all’inizio delle sue opere, fin da principio, avanti la creazione. Ab æterno fui stabilita, al principio, avanti che fosse fatta la terra, non erano ancora gli abissi, ed io ero già concepita. Non ancora le sorgenti delle acque rigurgitavano, non ancora le montagne s’eran formate sulla grave mole. Prima delle colline io ero partorita. Egli non aveva fatto né la terra, né i 112 L’APOSTOLO. CAPO XII fiumi, né i cardini del mondo. Quando preparava i cieli io ero presente, quando rese stabile in alto la volta celeste e vi sospese le fonti delle acque, quandofissava al mare i suoi 115 confini e dava legge alle acque di non passare il loro termine, quando gettava i fondamenti della terra, io ero con Lui a ordinare tutte le cose».1 Maria Ss. è ancora, con Gesù Cristo, la causa formale o meglio esemplare della creazione, ossia la sua idea e il suo modello. Difatti l’ordine della grazia, nel quale Gesù e Maria tengono il primo luogo, è il modello sul quale Iddio foggiò e dispose l’ordine della natura. Il Verbo di Dio, pur avendo per l’Incarnazione un’anima ed un corpo creati, non diviene nella divina persona una creatura, ma resta la seconda persona della Ss. Trinità, «Dio col Padre e con lo Spirito Santo», l’unico Dio, Creatore dell’universo, e di Maria Santissima ad immagine e somiglianza sua. Su questo perfetto modello, poi, presente alla sua mente dall’eternità, e nel quale Egli pone tutte le sue compiacenze, Nostro Signore dà forma a tutta la creazione sia del mondo spirituale che del mondo materiale. «La grazia di Maria – afferma Mons. De Ségur – è il tipo, l’immagine, la sorgente, il canale di tutte le grazie diffuse nella creazione, negli angeli, negli uomini e da essi nelle altre creature. L’anima di Maria, creata da Gesù, il Verbo di Dio, ad immagine 116 dell’adorabile animasua, è il tipo e il perfettissimo modello di tutti gli spiriti, e particolarmente delle anime nostre. Il suo santo corpo è il tipo dei corpi nostri, come pure di tutto il mondo materiale». 2 Maria Ss. raccoglie dunque in se stessa tutte le qualità del creato ed altre ancora più sublimi, poiché a lei, ch’era prescelta ad essere la Figlia del Padre, la Madre del Figlio e la Sposa dello Spirito Santo, Iddio comunicò tutto ciò che vi è di comunicabile nelle sue perfezioni. –––––––––– 1 Pr 8,22-30. 2 Mons. DE SÉGUR, La Ss. Vergine nei commenti dei Santi Padri. COME L’APOSTOLO DEVE CONSIDERARE MARIA SANTISSIMA 113 Maria Ss. presiede allo sviluppo della creazione Nell’esecuzione e nello sviluppo del piano creativo e redentivo di Dio, Maria Ss. appare veramente Regina, come Dio l’aveva predestinata. Nell’Antico Testamento in figura ed in profezia, nel Nuovo Testamento in realtà. Per il mistero dell’Incarnazione che doveva in lei operarsi, ella è quel punto centrale, quel «medium terræ» di cui parla il profeta Isaia. Dio la profetizza e raffigura sotto mille simboli, riferendo a lei tutte le cose, come «all’opera di tutti i secoli». Ecco perché la creazione dei primi uomini,il paradiso terre- 117 stre, l’arca del diluvio, l’arcobaleno di Noè, i tre grandi Patriarchi, Mosè, la colonna di nube nel deserto, il tabernacolo e l’arca dell’Alleanza, il vaso d’oro della manna, la verga d’Aronne, la terra santa, Gerusalemme e il tempio, la nube d’Elia, Giuditta, Ester, le profezie di Mosè, Isaia, Geremia, Daniele, Davide, molte figure profetiche ci dicono, nei modi più vari e sempre più dettagliatamente, quali siano le virtù, gli uffici, i privilegi della Vergine Maria. Anzi, il mistero di Maria si trova, sebbene alterato, nelle stesse false religioni dell’antichità. Giunta finalmente la pienezza dei tempi, [ella] appare al mondo quale aurora della nuova Alleanza e in tutto lo sple ndore della sua immacolata concezione. Il Redentore discende dal cielo e Maria lo accoglie, lo sostiene, lo fiancheggia. Con lui ella è centro del mondo, centro della storia: Gesù Cristo è il Re, Maria la Regina: «Adstitit Regina a dextris tuis».3 Ed è un susseguirsi di misteri meravigliosi. Nell’Annunciazione Iddio le manda un Angelo per chiederle il consenso per l’Incarnazione. Al suo «fiat» il Verbo di Dio discende in lei e lei, dopo avergli offerto il tabernacolo del suo seno verginale, lo offre al mondo (aGiuseppe, ai pastori, ai magi, ai gentili in Egit- 118 to...) e a Dio nel tempio. Gli comanda per trent’anni, e agli inizi della sua predicazione ottiene il suo primo miracolo. Infine lo offre al Padre per gli uomini, vittima sul Calvario. –––––––––– 3 Sal 44,10. * (Sal 45,10): «Alla tua destra [sta] la regina in ori di Ofir». 114 L’APOSTOLO. CAPO XII Lo riceve e lo adora risorto; lo riconsegna al Padre nell’Ascensione. È sempre la Madre e la Regina, che sostiene e accompagna il Re: suo Dio e suo Figlio. Dopo l’Ascensione, Maria collabora con lo Spirito Santo mandato dal Figlio a compiere ed applicare l’opera della Redenzione per la santificazione degli uomini. Ed eccola infatti Madre della Chiesa nella Pentecoste, Regina degli Apostoli; Madre, Regina, Maestra di tutti gli uomini in tutti i tempi. Regina del cielo e della terra, dispensiera di tutte le grazie. E la Chiesa la prega: «Salve, Regina, Mater misericordiæ»; «Ave, Regina cœlorum, ave, Domina angelorum»; «Regina cœli, lætare, alleluia!». Maria Ss. presiederà alla consumazione del cre ato Maria Ss. sarà ancora Regina nella consumazione dell’opera creativa di Dio. 119 Nell’Assunzione fu infatti incoronata Reginapoiché assunta in cielo anche col corpo, esaltata sui nove cori angelici, dotata di nuovi doni, volendo Iddio arricchirla di scienza, di virtù e di grazia onde le creature le rendessero l’omaggio dell’intelligenza, della volontà e del cuore. Maria dunque regna sulle menti, che illumina della luce di Dio al modo che la luna illumina la terra per la luce che riceve dal sole. Maria regna sulle volontà, alle quali conferisce la forza che riceve dalla onnipotenza di Dio. Maria regna sui cuori, che attira, plasma e arricchisce per la grazia dello Spirito Santo: «Quod Deus imperio, tu prece, Virgo, potes».4 Compiuto il giudizio universale, Maria entrerà la prima, dopo il suo divin Figlio, nel regno eterno. Al di sopra del suo trono vi sarà solo il trono di Dio. Attraverso di lei Iddio darà la visione, il gaudio e la piena contentezza ad ogni creatura fedele. –––––––––– 4 * «Quel che Dio può comandando, tu, Vergine, lo puoi pregando». COME L’APOSTOLO DEVE CONSIDERARE MARIA SANTISSIMA 115 «Apparve una grande visione in cielo – dice l’apostolo San Giovanni nell’Apocalisse –: una donna vestita di sole, la luna sotto i suoi piedi, e sul capo di lei la corona delle dodici stelle».5 La luna è simbolo del creato tutto, le stelle, figura degli Apostoli, il sole che ammanta, figura della veste interiore della grazia, rappresentano la regalità eterna di Maria. Uno studio profondo e completo su MariaSs. Regina della 120 storia nonché quello più intimo su Maria Ss. causa secondaria ed esemplare della nostra vita e causa distributrice delle grazie, infonderà nell’anima dell’apostolo una devozione filiale verso questa nostra grande Madre, Maestra e Regina. Devozione che incomincia da una vera dedizione, ossia da un completo dono di sé a lei e per lei a Dio. Le darà perciò l’intelligenza con la venerazione più profonda, la volontà con una confidenza assoluta, il cuore col più filiale amore, tutto il suo essere con l’imitazione più perfetta possibile delle sue virtù. Si farà in una parola figlio di Maria come lo si è fatto il Maestro divino e i santi suoi. 6 –––––––––– 5 Ap 12,1. 6 I dottori impararono da lei (ricorda: Sant’Anselmo, San Tommaso); i santi si fecero tali con l’aiuto suo (ricorda: San Francesco di Sales, Sant’Alfonso); gli scrittori consacrarono a lei le loro penne (ricorda: San Giovanni Damasceno, San Bernardo). 121 CAPO XIII UNA CARATTERISTICA DELL’APOSTOLO L’apostolo dell’edizione deve distinguersi per una caratteristica propria: il culto alla S. Scrittura. Come luce e guida si propongono qui le nozioni fondamentali circa il culto cattolico della S. Scrittura quale appare dalla dottrina della Chiesa, dalla S. Scrittura stessa, dalla Tradizione e dalla ragione. Seguono norme pratiche. Culto alla S. Scrittura 1 Alla S. Scrittura, come alle immagini, si deve un culto di latria 122 relativo. Ciò appare dalla Dottrina della Chiesa, dalla S. Scrittura, dalla Tradizione e anche dalla ragione stessa. Dottrina della Chiesa – Il Concilio II di Nicea (7a sess., 13 ott. 787) decreta: «Con ogni certezza e diligenza definiamo: Al pari della preziosa e vivifica Croce, le sante e venerabili immagini (del Salvatore, della Madre di Dio, degli Angeli e di tutti i Santi) dipinte o in mosaico o in altra materia, si possono e si devono ritrarre sia nelle chiese che sui paramenti, nelle case, per le vie, sulle pareti. «Quanto infatti più spesso si rimirano le immagini, tanto più fervorosamente la mente e il cuore si elevano al soggetto rappresentato. «A queste immagini, secondo l’antica e pia usanza, si presta venerazione mediante il bacio, il saluto, le incensazioni, i lumi, l’inchino o prostrazione (proskúnesis) come si fa verso la croce e i Santi Evangeli e gli altri oggetti sacri: non però l’adorazione assoluta di latria la quale, secondo la fede, spetta solo alla Natura divina». 2 –––––––––– 1 S’intende di parlare dei libri della Sacra Scrittura e del Vangelo poiché non si fa questione sulla parola di Dio come tale, in se stessa. 2 Denzinger 302. UNA CARATTERISTICA DELL’APOSTOLO 117 Ed il Concilio Costantinopolitano IV nel can. III: «Decretiamo che la Sacra Immagine di nostro Signore Gesù Cristo, Liberatore e Salvatore di tutti, si adori con onore pari al libro dei Santi Vangeli. Poiché, come attraversoalle parole conte- 123 nute nel libro, tutti conseguiranno la salute, così per l’azione dei colori dell’immagine tutti, e sapienti e ignoranti, ne ritraggono utilità, come appare chiaro. Infatti le stesse verità che esprime ed insegna la disposizione delle sillabe, queste ancora sono predicate ed inculcate dalla disposizione dei colori. «Or è cosa degna che, stante la somiglianza delle ragioni, e l’antichissima tradizione, quanto all’onore, riportandosi esse agli oggetti primari, per derivazione si onorino anche e si adorino le immagini allo stesso modo che il sacro libro dei santi Vangeli e il Crocifisso». 3 S. Scrittura – Dio nel Vecchio Testamento fece porre le tavole della Legge nell’Arca santa, ove era pure la manna. Dice infatti Mosè: «E tornai, e sceso dal monte posi nell’arca che avevo fatta le tavole, e vi sono tuttora, come il Signore mi ha comandato».4 Il libro della Legge poi era posto a fianco dell’Arca, nel Santo dei Santi, come appare dall’ordine dato da Mosè ai Sacerdoti: «Prendete questo Libro e mettetelo a lato dell’arca dell’Alleanza del Signore Dio vostro, ché rimanga come testimonio contro di te».5 Come appare dai testi citati, Dio già nell’Antico Testamento 124 unisce nell’onore e nel culto la manna, figura dell’Eucaristia, Cristo-Vita, con le tavole e il libro della Legge, parte della Bibbia, figura e fondazione del Vangelo, Cristo-Verità e Via. Ora, se così Dio dispone per le figure, tanto più si doveva avverare per la realtà. Dunque il libro dei Vangeli si deve onorare di culto simile a quello dato a Gesù Cristo stesso, cioè culto di latria relativa. –––––––––– 3 Denzinger 337. 4 Dt 10,5. 5 Dt 31,26. 118 L’APOSTOLO. CAPO XIII La Tradizione – I canoni dei citati Concili, il II di Nicea e il IV Costantinopolitano, accennano l’uno ad una Tradizione antica, l’altro a Tradizione antichissima. Di più, in essi il culto dato al Vangelo è preso come motivo per confermare il culto alle immagini del Salvatore, segno evidente che già esisteva. Inoltre, il Concilio di Costantinopoli nel can. 1 contro Fozio scrive: «Volendo camminare sulla costante e regale via della divina Giustizia, senza inciampare, dobbiamo ritenere le definizioni e le sentenze dei Santi Padri come lampade sempre ardenti, le quali rischiarano i nostri passi, che sono secondo Iddio». Dunque nel professare il culto al Libro del S. Vangelo, si cammina sulle orme dei Padri e della Tradizione cristiana. 125 Nella Liturgia attuale si onora la Sacra Scrittura: a) Redigendo con essa la maggior parte del Breviario, e gran parte della Santa Messa, tanto che l’ossatura della Messa può dirsi costituita da tratti della S. Scrittura. b) Con il bacio del Vangelo. c) Con accendervi lumi ed incensarlo prima che venga cantato dal diacono nelle Messe solenni. La ragione – Anche la ragione ha le sue prove. Ad uguali motivi di eccellenza, corrisponde il dovere di uguale culto. Ora, il Concilio Costantinopolitano IV, nel decretare l’adorazione per l’immagine del Salvatore, oltre che sulla Tradizione, si basa pure sulla somiglianza dei motivi tra il Crocifisso, il libro dei santi Vangeli e l’immagine del Redentore. Dunque, l’adorazione del libro dei Vangeli e, per estensione, della S. Scrittura, è santa e venerabile. E quindi, come si può adorare un’immagine del Salvatore, con motivo altrettanto forte si può adorare la sacra Scrittura, che contiene la parola di Dio. 126 Pratica del culto alla S. Scrittura Il culto alla S. Scrittura, come il culto a Dio, dev’essere completo, cioè secondo la nostra natura di esseri umani e socievoli. UNA CARATTERISTICA DELL’APOSTOLO 119 Culto perciò interno, che si manifesti all’esterno; privato e quando occorra pubblico. Il tutto, in modo che l’esercizio interno dia all’esterno il suo valore ed il suo significato, e l’esterno reagisca sull’interno intensificandolo. Il pubblico compirà e perfezionerà il privato. E praticamente: Soggezione dell’intelligenza con atti di fede sinceramente cattolica, semplice e forte.6 «Fede cattolica», cioè basata sul principio che lo Spirito Santo illumina infallibilmente la Chiesa nell’interpretare le divine Scritture secondo la mente del divin Maestro, e dirige nella fede ognuno che crede alla Chiesa. Fede, che si prepara [con l’acquisto] di una sufficiente istruzione religiosa e si attiene ai commenti approvati dalla Chiesa; che legge la S. Scrittura e in particolare il Vangelo con quell’amore e spirito con cui Gesù Cristo lo ha predicato agli uomini. «Fede semplice» poiché comprendono la parola divina i semplici ed umili di cuore. Alla S. Scrittura bisogna accostarsi con un cuore similea quello degli Apostoli, a quello della Vergine 127 Santa. «Fede forte». La parola divina converte, ma ci vuole coraggio per proporla agli smarriti e ai traviati; ci vuole coraggio a sacrificare le passioni per seguire gli insegnamenti di essa. Soggezione della volontà con l’adesione totale alle leggi divine morali nei Libri santi e particolarmente nel Vangelo. «Esso – dice Cornelio a Lapide – è il libro di Cristo, la filosofia, la teologia di Gesù Cristo, il lietissimo annunzio della Redenzione, della grazia e della salute del genere umano, portato dal cielo per mezzo suo e conferito agli stessi credenti. Per questo, leggere od udire il Vangelo è leggere o sentire la stessissima voce del Figlio di Dio. Il Vangelo si deve dunque ascoltare con tanta riverenza come si ascolterebbe Gesù Cristo stesso». 7 Soggezione del cuore e di tutto il nostro essere come c’insegna la Chiesa e come ce ne diedero esempio molti santi, –––––––––– 6 CORNELJ, Introduzione alla S. Scrittura. 7 Cf. Vol. III, 3-4. 120 L’APOSTOLO. CAPO XIII tra i quali ci piace ricordare Sant’Antonio, San Basilio, Sant’Agostino, Santa Cecilia. Soggezione del cuore, grato a Dio che ci rivela le verità, ci significa la sua volontà, e ci manifesta il suo amore; grato e a128 perto ad abbracciarecon slancio e gaudio il divino beneplacito e lodare la divina grandezza. Soggezione riverente quale intendeva Papa Anastasio, quando rivolto ai Vescovi della Germania e della Borgogna scriveva: «Ci avete fatto sapere che alcuni quando si legge il Vangelo stanno seduti». E poco dopo: «Questa cosa, con l’autorità apostolica comandiamo che in nessun modo abbia da avvenire in seguito. Ma quando si leggono nella Chiesa i Santi Vangeli, i sacerdoti e tutti gli altri presenti, non seduti, ma in piedi e curvi per riverenza in cospetto del S. Vangelo, ascoltino attentamente la parola del Signore e l’adorino con fedeltà».8 Atti esterni di culto alla S. Scrittura Tra gli atti esterni di culto alla S. Scrittura ve ne sono dei lodevolissimi, quali: processioni, novene e tridui, preghiere, l’esposizione, il bacio, il giuramento sul Vangelo. Processioni. È ottima pratica il portare i libri santi in processione, in quanto, s’intende, è permesso dalle leggi liturgiche. A questo proposito, L’Osservatore Romano del 19-2-1933 pubblicò: «Sappiamo da Cencio Camerario il rito di portare in 129 processione,sulle spalle dei Diaconi, fra le palme, i turiboli di incenso, i candelieri accesi e dopo gli stendardi delle scuole della città, un elegante e vistoso leggio chiamato “Portatorium”, affinché si usasse al Vangelo un onore simile a quello ricevuto da Gesù Cristo stesso». Quest’abitudine è santa e veneranda, degna di continuazione. Novene e tridui consistenti nella lettura giornaliera di un capitolo del libro sacro. Questa pia pratica, diffusa fra privati di molti luoghi, ha ottenuto vantaggi e grazie partic olari. –––––––––– 8 Can. Apost. de Consecrat. dist. 1. UNA CARATTERISTICA DELL’APOSTOLO 121 Le preghiere possono essere sotto varie forme. Narra ad esempio San Gregorio di Tours nelle Vite dei Padri, c. IV, che, devastando un incendio la città di Alvernia, San Gallo entrò in chiesa, pregò a lungo innanzi al santo altare. Alzatosi, prese il libro del Vangelo e con esso si avanzò contro l’incendio. Questo si estinse, al punto che non rimase neppure una favilla. Altri fatti e miracoli simili riferiscono San Marziano e Niceforo. Una forma di preghiera è pure quella di portare con sé tutto o una parte del libro santo per impetrare la liberazione dalle tentazioni e dalle disgrazie, e per impetrare la protezione divina, perché i demoni sono presi da paura davanti al codice del S. Vangelo. Al riguardo San Giovanni Crisostomo afferma che i demoni non osano entrare nel luogoin cui vi è una copia del Vangelo. 9 130 Esposizioni per la venerazione. Niceforo riferisce che in due Concili ecumenici di Nicea, in quelli di Calcedonia e di Efeso, si pose in mezzo alla sala delle adunanze il testo del Vangelo, affinché i Padri si rivolgessero ad esso come alla persona di Gesù Cristo; come se Gesù Cristo dicesse: Fate un giusto giudizio. 10 Così nel centro della sala ove fu tenuto il Concilio di Trento, era posta in onore la Sacra Scrittura. L’Osservatore Romano promuove la pia pratica di esporre nelle chiese il Vangelo davanti alla balaustra e all’altare, perché i fedeli lo bacino e lo leggano. In molte famiglie d’Italia si è diffusa la lodevole pratica di esporre in luogo d’onore il libro santo, di farvi un inchino quando gli si passa innanzi e bacia rlo. Giuramento sul Vangelo: È atto solennissimo che consiste nel chiamare Dio Verità in conferma di quanto si afferma o si nega e nello stesso tempo impetrare la grazia di confessare la verità o mantenere fedelmente quanto si promette. È questa una pratica voluta dallo stesso Diritto Canonico il quale stabilisce che nell’atto del giuramento solenne si ponga la mano sul Vangelo. –––––––––– 9 Cf. Disc. 51 su San Giovanni Evangelista. 10 Cf. libro XIV, capo III. 122 L’APOSTOLO. CAPO XIII PARTE SECONDA GLI APOSTOLATI DELLA STAMPA, DEL CINEMA E DELLA RADIO Prima Sezione L’APOSTOLATO DELLA STAMPA 133 CAPO I ORIGINE E SVILUPPO DELL’APOSTOLATO DELLA STAMPA Pur nuovo nella forma, l’apostolato della stampa, nella sua sostanza, in quanto cioè imprime la parola divina, è antico come l’apostolato della parola perché, come questo, viene da Dio, fu adottato dalla Chiesa ed è esercitato universalmente. Viene da Dio Iddio può dirsi vero autore dell’apostolato della stampa poiché lo comandò, e lo ispirò egli stesso e lo protesse in ogni tempo. Lo comandò più volte agli agiografi, come èregistrato nella 134 Scrittura: «Sume tibi librum grandem, et scribe in eo stylo hominis»;1 «Scribe hoc ob monimentum in libro».2 Lo ispirò egli stesso col far registrare nella Sacra Scrittura a mezzo degli agiografi la sua divina parola. La fede infatti c’insegna che gli scrittori del Vecchio e del Nuovo Testamento furono illuminati dallo Spirito Santo circa le cose che dovevano scrivere, assistiti da lui per scrivere tutto, solo e quanto egli voleva e come voleva: «Non enim voluntate humana allata est a–––––––––– 1 Is 8,1. * «Prenditi una grande tavoletta e scrivici con caratteri ordinari». 2 Es 17,14. * «Scrivi questo per ricordo nel libro». 126 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO I liquando prophetia: sed Spiritu Sancto inspirati, locuti sunt sancti Dei homines».3 Iddio protesse l’apostolato della stampa con l’assistenza che prodigò alla Sinagoga e poi alla Chiesa perché il Libro divino si conservasse integro attraverso i secoli e non si corrompesse quanto al contenuto. Adottato dalla Chiesa La storia sta a dimostrare che la Chiesa in ogni tempo conobbe ed esercitò l’apostolato della stampa, sia pure nelle forme e nella quantità permessa dai tempi e dalle circostanze. Ed ecco come: 135 Che cosa sono i Vangeli e le lettere degliApostoli, se non la registrazione della prima catechesi della Chiesa? I Pontefici poi, sull’esempio di San Pietro, nell’esercizio del loro magistero pastorale, usarono ugualmente e abbondantemente e della parola e dello scritto. Così fin dai primordi della Chiesa San Clemente scrisse ai fedeli di Corinto; San Marcello dal carcere governò le parrocchie di Roma con lettere; San Sotero, San Vittore e Santo Stefano usarono dello scritto per divulgare e difendere la dottrina cattolica. Nei secoli seguenti San Leone Magno, San Gregorio Magno e successivamente tutti i Sommi Pontefici, servendosi di tal mezzo, arricchirono la Chiesa di costituzioni pontificie, rescritti, bolle, brevi e specialmente di Lettere Apostoliche. I Concili ecumenici – assemblee di pastori della Chiesa adunati per decidere questioni di fede, di costumi, di disciplina – ci hanno lasciato per iscritto le loro definizioni ed atti, curandone la maggior diffusione, volgarizzazione e applicazione. La Chiesa, pur lasciando libera la stampa civile, ha avocato a sé il diritto di regolare quanto riguarda l’apostolato della stampa, poiché ne ha la medesima cura che dell’apostolato della parola. –––––––––– 3 2Pt 1,21. * «Poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio». ORIGINE E SVILUPPO DELL’APOSTOLATO DELLA STAMPA 127 Lo dimostrano i vari canoni riguardanti la stampa (1395, 1396, 1397, 1398, 1399, 1400, 1401, 1402, 1403, 1404, 1405).4 Il canone 1385 regola, in particolare, la stampa della Sacra 136 Scrittura, della Teologia e delle Scienze ecclesiastiche; in generale, quanto riguarda la fede, i costumi e il culto. Il canone 1386 comprende regole particolari per il clero, i religiosi e laici circa la stampa di libri, periodici e fogli. Speciali disposizioni regolano gli scritti riguardanti la canonizzazione dei Santi, i libri liturgici, le collezioni dei decreti delle Congregazioni, le versioni della Sacra Scrittura, l’approvazione dei libri presso le Curie vescovili. La Chiesa decora i santi Scrittori dello speciale titolo di Dottori, li onora con ufficiatura propria e, di molti, inserisce gli scritti nel Breviario. Praticato univers almente L’apostolato della stampa, come l’apostolato della parola, fu usato sempre. Dagli Apostoli coi Vangeli, gli Atti, le Epistole, l’Apocalisse. Dai Santi Padri e dai Dottori della Chiesa i quali con scritti, vari e profondissimi, affermarono il pensiero cristiano contro gli assalti del giudaismo, del paganesimo, degli eretici; lo giustificarono di fronte all’Impero e ci diedero l’esatta interpretazione dei Sacri Testi. Colossale è la raccolta delle loro opere fatta dal Migne in 387 137 grossi volumi; raccolta che è un monumento ed un’apologia dell’apostolato della stampa.5 Dello scritto si servirono in genere i Santi, i quali, piena l’anima di amor di Dio e degli uomini, fecero non meno uso della penna che della parola, quando le necessità o le occasioni lo richiedevano. –––––––––– 4 * Questi canoni si riferiscono ovviamente al Codice di Diritto Canonico (C.J.C.) del 1917, allora in uso. 5 * È la celebre Patrologia, distinta in due serie: Patrologia Greca (PG) e Patrologia Latina (PL). 128 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO I La stampa è un mezzo usato in tutti gli apostolati. Come non vi è scienza che non venga diffusa con la parola e insieme con la penna, così è di ogni apostolato ed opera pia. L’azione cattolica, le missioni, le opere pontificie, le opere di beneficenza, l’apostolato della preghiera e ogni buona iniziativa ricevono dall’apostolato della stampa sostegno, collaborazione, fermenti di vita. In ogni luogo, in ogni tempo, qualunque sia il pensiero che si vuol conoscere, si ricorre alla stampa. La S. Sede ha il suo giornale, la sua tipografia. Ogni Vescovo, si può dire, ha la tipografia e il periodico proprio; il Parroco ha il bollettino o diffonde stampe comuni, completando così la parola viva. I Religiosi usano questo mezzo; quasi tutti gli ordini, le congregazioni e le famiglie religiose hanno la propria stampa. 138 La usarono i cattolici. Ovunque sulla terra visono cattolici organizzati, ivi esistono pure tipografie, periodici, associazioni diocesane per la stampa, biblioteche cattoliche, librerie. E per esse si compiono sacrifici immensi. Più ancora, e tecnicamente meglio, si servono della stampa gli avversari. È lecito impararne la tattica. La maggior parte della stampa è nelle mani di ebrei, di protestanti, di atei, di massoni, di socialisti sovietici, di mussulmani e infedeli. 6 Dello scritto si fa adunque un uso veramente universale. –––––––––– 6 * Non occorre ricordare che queste espressioni, come quelle che seguono, rispecchiano la mentalità e la cultura dei decenni anteriori al Concilio Vaticano II, alla cui luce vanno ora interpretate, integrate ed eventualmente rettificate. CAPO II 139 LA REDAZIONE NELL’APOSTOLATO DELLA STAMPA L’apostolato della stampa comprende tre parti: redazione, tecnica e diffusione. La redazione è la preparazione degli scritti che dovranno essere stampati e moltiplicati dalle macchine. Perché la redazione possa ottenere il suo fine, oltre le qualità proprie del redattore apostolo (vocazione, preparazione idonea e spirito soprannaturale), ne richiede altre nell’opera redatta che si possono ridurre a tre: il vero nella dottrina, il bene nella morale, il bello nella forma.1 Il vero nella dottrina La mente umana è stata creata da Dio per la verità. Vi tende come a suo oggetto formale; e solo nel possesso di essa trova il suo appagamento. Perciò, se la redazione intralcia ed ostacola la verità, è contraria alla natura ed al fine dell’apostolato che ha, anzitutto, il compito di continuare la missione di Gesù Verità. Riguardo quindi alla verità, le opere dell’apostolato hanno un duplice ufficio: 1. Smascherare l’errore propagato in modo particolare dalle stampe apertamente irreligiose ed empie, che gettano il dubbio e il sarcasmo sulle verità cattoliche, e delle stampe che le combattono con arte velata, con fini sofismi, con giudizi ostili. 2. Esporre, divulgare, diffondere le verità che salvano, quali sono date dalla Chiesa, la quale sola ha il compito di custodire il sacro deposito della verità ed è la Maestra della fede nel mondo. –––––––––– 1 La materia del presente capitolo fu tratta in gran parte dall’opuscolo apologetico Perché non posso leggere tutto di B. RE S.J. (I edizione). 140 130 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO II Il bene nella morale Il bene è l’oggetto della nostra volontà, al quale essa tende per impulso naturale. E solo nel possesso assoluto e definitivo di 141 Dio, il SommoBene, le nostre facoltà appetitive possono trovare il pieno appagamento delle aspirazioni, le quali non possono essere soddisfatte dai beni creati, limitati e passeggeri. Per assecondare ed elevare queste tendenze naturali della volontà e così per continuare la missione del divin Maestro nostra Via, le opere dell’apostolato devono mirare: 1. a distruggere il male propagato principalmente attraverso le stampe immorali, siano esse apertamente tali od anche solo troppo spinte, sconvenienti, grossolane e volgari; 2. a elevare i desideri, le intenzioni, i propositi in modo che, sull’esempio e con l’aiuto di Gesù Cristo nostro divino modello e mediatore, aspirino al Bene infinito, increato, e verso quei beni creati che sono il riflesso di Dio e che a Dio conducono. Il bello nella forma Il bello è lo splendore del vero, l’esigenza del buono, l’oggetto del sentimento estetico e del nostro cuore, che alla bellezza piega e nella bellezza gode, in preparazione al godimento della suprema e sostanziale bellezza, Dio. È necessario perciò che il vero e il bene siano presentati in 142 forma attraente, elegante, capacedi impressionare e comunicare aspirazioni nobili ed elevate. Al riguardo gli scritti dell’apostolo devono attendere a: 1. combattere le teorie e le opere di coloro che considerano il bello indipendentemente dal vero e dal buono. Le stampe empie ed immorali che sono presentate con lingua fiorita e stile elegante, sono molto più dannose perché attirano ed ammagliano; 2. presentare ai lettori il vero e il bene con una forma artistica perché vengano fruttuosamente accettati. E si darà onore a Gesù nostra Vita, per la nuova forza che comunica la bellezza dello scritto. LA REDAZIONE NELL’APOSTOLATO DELLA STAMPA 131 Se il bello nella forma è sempre conveniente in tutti gli scritti, tanto più lo è quando questi riportano e commentano la stessa parola di Dio. Difatti, come il Verbo divino s’incarnò nel purissimo seno della più santa delle Vergini e come l’Eucaristia è conservata in pissidi di metallo prezioso, così è conveniente che la parola di Dio sia rivestita della forma più nobile. Concludendo: gli scritti dell’apostolo se, sotto la guida della Chiesa, assecondano la natura umana col presentare il vero nella dottrina, il bene nella morale, il bello nella forma, possiedonola condizione naturale per essere bene accolti. 143 Se a queste doti aggiungono ciò che è veramente edificante, la grazia di Dio, saranno infallibilmente fruttuosi poiché è sempre vero quel che afferma l’Apostolo delle genti: «Ego plantavi, Apollo rigavit; sed Deus incrementum dedit».2 E la grazia di Dio non mancherà se l’apostolo avrà fatto precedere la dovuta preparazione intellettuale, morale, spirituale; se scriverà in grazia di Dio, anzi col cuore acceso di carità verso Dio e verso le anime, suggellando l’opera sua con la preghiera e col sacrificio. –––––––––– 2 1Cor 3,6. * «Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere». 144 CAPO III LE GRANDI VERITÀ Le verità principali che costituiscono il «Vero nella dottrina» e che l’apostolo deve esporre, difendere e divulgare, sono quelle necessarie a tutti gli uomini e contenute nei principi essenziali della sana filosofia e della teologia. Riguardano: l’origine del mondo e dell’uomo, la provvidenza divina nel governo dell’universo in generale e dell’uomo in particolare, la fine del mondo e dell’uomo. Verità naturali e divine che si possono ridurre a tre: tutto viene da Dio, tutto è retto da Dio, tutto torna a Dio. Tutto viene da Dio Dio si manifesta agli uomini attraverso le sue opere: il cielo, 145 lo spazio, il mare, le piante,gli animali, le creature tutte, affermano invincibilmente l’esistenza di un Creatore e ne svelano la rgamente gli attributi: «invisibilia enim ipsius, a creatura mundi, per ea quæ facta sunt, intellecta, conspiciuntur».1 Ma tutto questo non è che una parte della creazione divina. Opera di Dio è pure il corso della storia naturale ed umana. Difatti, se per mezzo degli esseri sensibili Dio fa conoscere la sua Esistenza, per mezzo della storia egli rivela la sua Provvidenza, dirigendo tutte le cose con forza e soavità al proprio fine: «Attingit ergo a fine usque ad finem fortiter, et disponit omnia suaviter».2 –––––––––– 1 Rm 1,20. * «Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute». 2 Sap 8,1. * «Essa si estende da un confine all’altro con forza, governa con bontà eccellente ogni cosa». LE GRANDI VERITÀ 133 Nella natura si mostra Creatore, nella storia si palesa Governatore, nella consumazione dei secoli si svelerà Amore; e quello che oggi si intravede, allora si contemplerà. Creato il mondo per la sua gloria, Dio vi stabilì un ordine naturale e un ordine soprannaturale, retti dalla sua Provvidenza, in modo che entrambi servano al suo altissimo fine. Nell’ordine naturale la Provvidenza di Dio si nota nel le nto succedersi delle epoche geologiche, nelle graduali formazioni geografiche, nella distribuzione degli animali, vegetali e minerali. Ma si ammira soprattutto nello sviluppo etnografico per cui, da un padre unico disceserotanti popoli; nel progresso intellettuale, 146 morale e materiale dell’uomo; nel sorgere e nel cadere dei vasti imperi che si stabilirono, l’un dopo l’altro, sulla terra. Con la sua Provvidenza naturale, Dio accompagna il mondo dal suo primo esistere fino alla rinnovazione quando vi saranno «cieli nuovi e terra nuova»;3 accompagna l’umanità dal paradiso terrestre al giudizio finale, all’eternità. Nell’ordine soprannaturale la Provvidenza divina è una maggior effusione dell’amore di Dio verso l’uomo, uscito dalle sue mani ricco di doni soprannaturali, amico dell’Altissimo, destinato a godere la visione beatifica. Ma l’uomo col peccato infranse il piano creativo di Dio. Allora la divina Provvidenza ne stabilì uno nuovo, più mirabile del primo: il piano redentivo. Lo preparò nel corso di tutto l’Antico Testamento, lo attuò, giunta la pienezza dei tempi, in Gesù Cristo; lo compie nell’umanità e nelle anime col piano santific ativo per mezzo della Chiesa. Dio lascia gli uomini liberi. Vuole però la sua gloria; vuole che essi concorrano con lui a costruire la storia e gli siano cooperatori nell’ordine della grazia. Lascia che vivano insieme buoni e cattivi, ma ad ognuno darà poi la giusta rimunerazione: i giusti avranno un premio senza fine e loderanno in eterno la divina misericordia;i cattivi, al cospetto di tutto il creato, subiranno la 147 condanna e saranno eternamente sottoposti ai rigori della divina giustizia. –––––––––– 3 Is 66,22. 134 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO III Il giudizio universale sarà l’epilogo della storia in quanto è provvidenza di Dio e in quanto è cooperazione dell’umanità. Tutto è retto da Dio Anche sotto questo aspetto si debbono distinguere due elementi: l’elemento naturale e quello soprannaturale. Il naturale serve al soprannaturale, come lo Stato alla Chie sa, come il corpo all’anima, come il temporale all’eterno. Ambedue poi servono alla gloria di Dio, perché tutto quello che avviene in questo mondo deve risultare a gloria del Signore. Nel corso della storia, come nella natura, non solo tutto viene da Dio, ma tutto è retto, ordinato, conservato e sostenuto da lui. Perciò la storia è, insieme con la natura, la maestra della vita: maestra nel campo della verità, della giustizia e del culto. Tutta la dottrina cristiana, la rivelazione primitiva fatta da Dio ai nostri progenitori, la Rivelazione mosaica, la Scrittura, la Tradizione e tutti i dogmi della Chiesa cattolica, nel corso della storia sono guidati da Dio. 148 Il Cristianesimo, predicando l’amore delprossimo quale espressione massima della moralità, ha capovolto i concetti della civiltà pagana. Con la sua trascendenza divina ha dato alla legge morale un’autorità nuova: l’atto umano assurge ad un valore soprannaturale, in quanto esso si ispira non solo alla ragione, ma anche alla fede; e il cristiano può operare il bene comandato non solo mediante lo sforzo umano, ma mediante ancora la potenza della grazia. Riconoscendo la coscienza giudice intimo del bene e del male, la morale cristiana ha posto un contrasto tra carne e spirito, tempo ed eternità, mondo e Dio, contrasto ignoto al pensiero antico. I precetti della legge naturale sono stati riaffermati nella loro purezza; la famiglia (società stabile) santificata, le relazioni dell’uomo con lo Stato basate sul principio che «non v’è autorità LE GRANDI VERITÀ 135 se non da Dio»4 e quindi su una partecipazione della potestà divina. Quanto alle relazioni individuali, il primo fondamentale precetto, quello espresso nei due comandamenti della carità, che abbraccia in un solo atto Dio e il prossimo, racchiude tutta la moralità. Il cristiano mira ad un fine che non è temporale soltanto: la pace dell’individuo nelle sue relazioni personali, sociali, internazionali, ma ad un fine soprannaturale: la visione beatifica di Dio, il regno di Dio, la salvezza del genere umano.L’uomo, le sue 149 opere, le sue istituzioni, l’umanità intera vengono proiettate verso l’eterno, verso Cristo, verso Dio. Guidata parimenti da Dio fu la vita di Gesù Cristo; i suoi sublimi insegnamenti, i suoi esempi, la sua passione, la risurrezione e la gloria, l’istituzione della Chiesa e la discesa dello Spirito Santo. Così la dottrina degli Apostoli e della Chiesa, dalle 14 Lettere di San Paolo ai Concili ecumenici, alle ultime definizioni. Così la Chiesa fu sempre sostenuta da Dio nelle battaglie contro gli eretici di ogni tempo per difendere l’integrità del dogma cattolico; da lui sostenuta nella faticosa marcia del Vangelo fra i popoli civili ed i popoli barbari; da lui guidata nelle lotte contro l’assolutismo degli Imperatori, contro il paganesimo sempre rinascente e la pseudo-Riforma, contro il Filosofismo, il Razionalismo e il Modernismo. La dogmatica intera è frutto della provvidenziale assistenza di Dio. Regola dell’onnipotente scettro universale della Provvidenza divina è pure la morale, ossia la giustizia nel senso scritturale, la morale intera, la virtù, la santità, negli individui, nelle famiglie e negli Stati. Il culto infine è retto da Dio. Si può considerare come i popoli si siano diportati nel corso dei secoli, verso la religione. Esaminare l’evoluzione esteriore del culto; ammirare il camminoprogressivo che la Messa, i Sacramenti, i Sacramentali e –––––––––– 4 * Cf. Rm 13,1: «Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio». 136 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO III 150 l’intera Liturgia hanno fatto lungo i secoli, per giungere al punto in cui li abbiamo attualmente, pur rimanendo sempre, sostanzia lmente, immutati. Il confronto tra la storia dell’unica vera religione e quella delle innumerevoli false, ci mostra chiaramente l’infinita superiorità di quella sopra tutte le altre; ci fa conoscere qual è il vero omaggio che si deve rendere a Dio. Tutto termina a Dio Dio sta al principio, nel corso ed al fine di ogni cosa: «Ego sum alpha, et omega».5 Alla fine ogni cosa sarà rinnovata: «Ecce ego nova facio omnia».6 «La creazione sta ansiosamente aspettando la rivelazione dei figli di Dio – dice San Paolo – e non soltanto le creature ma anche noi che abbiamo le primizie dello Spirito, anche noi sospiriamo dentro noi stessi aspettando l’adozione dei figli di Dio, la redenzione del nostro corpo, essendo noi salvati in speranza».7 Saremo glorificati in Gesù Cristo. Piacque infatti al Padre di restaurare tutto nel suo Figlio, che costituì erede di un regno universale. 151 L’uomo avrebbe dovuto farsi voce del creato per cantare a Dio. Egli invece «cum in honore esset, non intellexit»;8 non glorificò Dio come meritava, perciò Dio assunse il creato nella natura umana di Gesù Cristo, per unirla al Verbo divino. Allora al Padre celeste fu cantato un inno che è sopra ogni lode; un inno che è cantato dall’uomo ed ha il valore infinito della persona divina. Questo inno durerà in eterno. Si è iniziato a Betlemme, ebbe la massima espressione sul Calvario e assumerà nel giudizio universale un’armonia nuova, concorde, che non avrà fine. Il –––––––––– 5 Ap 1,8. * «Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!». 6 Ap 21,5. * «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». 7 Rm 8,23. 8 Sal 48,21. * (Sal 49,21): «L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono». LE GRANDI VERITÀ 137 Figlio contempla il Padre, nel Figlio anche i giusti contempleranno il Padre. Il Figlio avrà un regno, ed i sudditi di tale regno saranno condotti al cospetto del Padre per glorificarlo in Gesù Cristo. Lo Spirito Santo, amore del Padre e del Figlio, sarà l’anima di questo regno felice. Il fine di Dio nel creare sarà raggiunto e, diremmo, sorpassato, poiché sovrabbonda la grazia ove abbondò il peccato: Dio fa ciò che è di sua volontà in cielo e in terra. Conclusione – Se l’apostolo scrittore vuole compiere opera di gloria di Dio utile a sé e alle anime, sia ben fondato non solo sopra la religione,ma anche convinto dei tre principi esposti. Sia 152 persona retta, osservante dei precetti naturali e di vita cristiana, si appoggi a Dio, lavori sotto l’occhio di Dio, miri a Dio e faccia serio oggetto di esame di coscienza ogni parola che esce dalla sua penna. 153 CAPO IV L’ADATTAMENTO AI LETTORI L’unità di fine per tutti gli uomini richiede unità di mezzi per raggiungerlo: adesione alle verità di fede, pratica dei precetti morali e partecipazione ai mezzi di grazia, ossia adesione a tutto ciò che forma l’oggetto specifico della predicazione orale e scritta. Tuttavia, la diversità dei soggetti circa il grado di cultura e di perfezione esige che queste stesse cose siano presentate in modo adatto e conveniente. Ora, secondo queste differenze, i soggetti ai quali si rivolge l’apostolo scrittore, le anime, si possono classificare in tre grandi categorie: incipienti, proficienti e perfetti. 154 Incipienti in ordine all’apostolato della stampa,sono i bambini nella fede, cioè i fanciulli che muovono i primi passi nella vita cristiana: il popolo in generale, quello di cui intendeva parlare Sant’Agostino nel De catechizandis rudibus. A questi si debbono aggiungere quegli infedeli che vengono man mano ammaestrati dalla Chiesa nel suo cammino attraverso i luoghi e i tempi. Proficienti sono gli adolescenti nel sapere, cioè gli studenti avviati allo stato ecclesiastico o ad una professione; i giovani e gli adulti di media cultura e di alta posizione sociale. Perfetti, sono quegli ecclesiastici o laici che compiono studi profondi e completi sulla religione. Necessità particolari delle singole categorie Fra le tre categorie, prima e più bisognosa di apostolato è, naturalmente, quella dei principianti. Essi infatti costituiscono la gran massa dei fedeli che hanno bisogno venga loro spezzato il pane di verità e di vita cristiana mediante l’insegnamento catechistico. Con calcoli approssimativi si può affermare che sui due miliardi di uomini viventi, almeno nove decimi, cioè un miliardo e L’ADATTAMENTO AI LETTORI 139 ottocento milioni (1.800.000.000) appartengono a questa categoria. Per essi devono essere le predilezioni dell’apostolo, il quale ha, come il divin Maestro, la missione di rivolgersi di preferenza 155 ai poveri ed umili: «evangelizare pauperibus misit me».1 Ai principianti seguono i proficienti. L’apostolato rivolto ad essi è importante non tanto per il numero, quanto per la loro qualità. Si tratta di un solo ventesimo circa dell’umanità, una minima parte, ma in compenso quella a cui, per influenza morale, ovvero per autorità di censo o di relazione, spetterà la parte direttiva della società. Non sono i grandi pensatori, i grandi scrittori che dirigono le masse, ma i grandi divulgatori. Perciò guidare essi è come guidare i capitani nell’esercito. Si tratta del ceto e del momento più difficile nel quale gli educatori hanno provato le più grandi sfiducie e disillusioni, ma anche i più grandi entusiasmi e i più sublimi raffinamenti. Istruiti e ben guidati, i proficienti comprendono la religione – in linea generale – meglio dei principianti perché posseggono maggior preparazione. Anzi, con il nuovo fondamento razionale, saranno facilitati ad una maggior fedeltà a Dio e alla pratica del «psallite sapienter».2 Per ultimo vengono i perfetti. Per questi l’apostolo continua l’opera formatrice del «nuovo uomo» in Gesù Cristo, comunicando con maggior ampiezza, «ut abundantius habeant»,3 la verità, la morale, la grazia. Ciò in modo da consolidare in essi il fondamento razionale della loro fede, sviluppare il vero senso 156 della vita e della morale ed aiutarli ad ottenere la grazia necessaria alle circostanze particolari della loro vita. –––––––––– 1 * Cf. Lc 4,18: «Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, [per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi]». 2 * Cf. Sal 47[46],8: «[Perché Dio è re di tutta la terra,] cantate inni con arte». Cf. anche Col 3,16. 3 * Cf. Gv 10,10: «[Io sono venuto perché abbiano la vita e] l’abbiano in abbondanza». 140 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO IV Quanto importi la formazione religiosa di questa schiera ele tta di persone, appare dalla necessità di avere nella Chiesa la parte docente: la gerarchia di ordine e di giurisdizione; dalla necessità di avere una difesa competente della religione cattolica, contro gli assalti dell’incredulità e dell’eresia; dalla necessità infine di avere iniziative di conquista a Gesù Cristo delle menti, delle volontà e dei cuori onde si formi un’unica grande scuola, la cattolica. Formare i perfetti significa promuovere i vari apostolati, le missioni, il fior fiore del pensiero cattolico, capace di mettere in tutta la scienza, la civiltà, le arti, i costumi, la legislazione, la scuola, la stampa... il lievito nuovo, la vita indefettibile di Cristo. Significa rendere onore a Dio e impetrare per mezzo di Gesù Cristo che tutti gli uomini diventino veri figli di Dio. Metodo pratico Essendo diversi i bisogni spirituali propri ad ognuna delle tre grandi categorie, diverso sarà pure il modo di presentare ad ognuna di esse ciò che costituisce l’oggetto di apostolato,unico 157 per tutti: la fede, la morale e il culto cattolico. In pratica pare ottimo l’attenersi ad un metodo: quello «via, verità, e vita» in modo ciclico, che consiste nel dare ad ogni classe di persone un complesso proporzionato e completo di tutta la dottrina cristiana. Ogni classe e categoria dovrà dunque avere progressivamente le verità adatte alla sua capacità e preparazione, riguardanti sempre il dogma, la morale e il culto. L’insieme potrà paragonarsi alla figura di un cono rovesciato nel quale il vertice rappresenta le prime nozioni necessarie alla gran massa degli incipienti. La sezione media rappresenta istruzioni utili ai proficienti e la base quelle convenienti ai perfetti. In questo senso il metodo «via, verità e vita» in modo ciclico può dirsi vitale e naturale. Vitale perché si propone di dare ad ogni classe, anzi ad ogni individuo, tutto quanto è necessario per vivere la religione: la fede, la morale e il culto. E ciò progressivamente. Inizia con nozioni generali circa il Credo, i Comanda- L’ADATTAMENTO AI LETTORI 141 menti e i mezzi di grazia. Prosegue a poco a poco, ampliando sempre i medesimi principi. Metodo naturale, in quanto segue l’uomo nel suo sviluppo fisico, intellettuale e morale. Considera il bambino quale egli è realmente: un piccolo uomo già dotato d’intelletto, volontà e sentimento; lo segue tratto tratto nel suo sviluppoguidandolo, nel 158 campo nostro, a rendere in ogni tempo l’omaggio completo di se stesso a Dio. È questo il metodo che si segue generalmente nell’insegnamento; quello che fu promosso costantemente nella Chiesa, sia nella teoria che nella pratica. Per la teoria appare principalmente in San Tommaso, il dottore del metodo, e per la pratica in molti santi Pastori tra i quali il Dottore della Pastorale, San Gregorio Magno, che nelle sue esposizioni procedeva dal facile al difficile, dal noto all’ignoto. È infine il metodo che si presta maggiormente alla forma pastorale, quella da preferirsi a tutte le altre perché più efficace e più conforme alle esigenze comuni. I fanciulli, il popolo, le persone rette – anche se colte – non cercano generalmente lunghi e sottili ragionamenti, ma sono, al contrario, amanti della semplic ità. È questo il riflesso nelle anime della bontà e semplicità divina e la testimonianza della coscienza umana, la quale è naturalmente cristiana: «testimonium animæ naturaliter christianæ».4 –––––––––– 4 T ERTULLIANO, Apol. XVII. * «Testimonianza dell’anima naturalmente cristiana». 159 CAPO V DIO MODELLO DELL’APOSTOLO SCRITTORE Per non venire meno al compito di apostolo della stampa che richiede si dia il vero della dottrina, il bene della morale e il bello della forma, non è necessario scrivere sempre di religione, ma bisogna sempre scrivere cristianamente. Questo è possibile ad ogni scrittore cristiano. L’apostolo tuttavia deve spingersi più innanzi. Egli ha la sua missione specifica: estendere nel tempo e nello spazio l’opera di Dio autore della S. Scrittura. Il modello è quindi Dio. La Bibbia è la lunga lettera indirizzata da Dio agli uomini per invitarli al cielo. Ora la Bibbia ha un ca160 rattere tuttoproprio; è il libro divino: contiene le leggi da praticarsi, le verità da credersi; indica, rivela e appresta i mezzi di grazia per credere ed agire da figli di Dio onde raggiungere il fine. È, in altre parole, via, verità e vita agli uomini. Così devono essere gli scritti dell’apostolo. Gli scritti dell’apostolo devono essere «Via» Perché i suoi scritti siano la vera via che conduce al Cielo, l’apostolo deve modellarsi sulla Bibbia, ossia trattare il medesimo suo argomento, nel medesimo modo e col medesimo fine. Argomento della Bibbia sono le verità riguardanti Dio e l’anima: tutto ciò che ha carattere spirituale. Sono quindi rivelate ed esposte l’opera di Dio Padre, l’opera di Dio Figlio, l’opera di Dio Spirito Santo. Si aggiungono i doveri riguardanti l’anima compresi nei comandamenti, nei consigli evangelici e nelle virtù, dalle più semplici alle più elevate, e tutti i mezzi di santificazione. Questi, e non altri, devono essere gli argomenti trattati dall’apostolo scrittore. DIO MODELLO DELL’APOSTOLO SCRITTORE 143 E come trattarli? Nel modo biblico, ossia con quella semplicità che è verità e timbro di divinità. Scriva dunque l’apostolo con la semplicità distile e di forma 161 con cui sono scritti i libri santi: stile ripulito, forma artistica anche, ma popolare; chiara e modesta. Semplicità senza pretese, sull’esempio del Maestro divino, che, coerente alla sua attestazione: «Sono mandato ai poveri», non volle apparato esteriore di cattedre, di scuola, di atteggiamento, né forma di dire elevata o astrusa, ma volle al contrario la massima semplicità di luogo, di uditorio, di tono della voce, di frase, d’esempio e di parabola... Semplicità eucaristica. L’Eucaristia è sotto le apparenze del cibo più comune, eppure contiene Gesù Cristo, Dio-Uomo. Così dev’essere per l’apostolo della stampa. Egli con l’umile forma di un libro o di un foglio, che si presenta senza pretese, deve dare la divina verità, la quale per giungere agli uomini di tutte le condizioni, dev’essere economica, accessibile a tutti, come il pane. Ciò a volte potrà richiedere grandi sacrifici, ma si faccia generosamente perché è sacrificio al quale invita Dio stesso. Ancora: l’apostolo della stampa deve proporsi, nei suoi scritti, il medesimo fine ch’ebbe Iddio nel far scrivere il Libro santo: Gloria di Dio e salvezza delle anime. Gloria a Dio, quindi non propria soddisfazione, non lucro, non onore; salvezza delle anime, di tutte le anime, perché è di fede che Dio vuole tutti salvi: «Deus vult omnes homines salvosfieri»,1 e in questa sua volontà effic ace Dio ha indirizzato a 162 tutti i suoi figli la sua lettera di invito al Cielo. Gli scritti dell’apostolo devono essere «Verità» L’apostolo della stampa non si propone di comporre opere scientifiche o letterarie, per se stesse, non di divulgare idee proprie o di altri uomini, ma egli mira esclusivamente a divulgare le verità rivelate quali ci sono date dalla Chiesa, e quanto a queste verità conduce o ne è irradiazione. E ciò fa o col moltiplicare le –––––––––– 1 * Cf. 1Tm 2,3-4: «Dio... vuole che tutti gli uomini siano salvati [e arrivino alla conoscenza della verità]». 144 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO V edizioni della Bibbia stessa o col commentare, spiegare, diluire le verità in essa contenute. Ne segue per lui la necessità di apprendere il linguaggio divino per trasfonderlo nelle sue opere, le quali saranno tanto efficaci in quanto, invece di parlare lui, farà parlare Dio, poiché, lo afferma l’Apostolo: «La parola di Dio è viva ed efficace ed è più efficace e più affilata di qualunque spada a due tagli; e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, ed anche delle giunture e delle midolla, e scruta i pensieri e le intenzioni del cuore, e non vi è cosa creata che resti invisibile davanti a lui».2 163 In una sala di redazione il migliore ornamentoè il quadro degli Evangelisti; il migliore segno ed oggetto di culto è un Vangelo aperto là dove si dice: «Semen est verbum Dei»;3 il più prezioso libro di consultazione è una Bibbia corredata da ampi commenti dei Padri e dei Dottori della Chiesa. Ma questo non è ancora sufficiente. Deve lo scrittore stesso essere penetrato del contenuto del libro divino per poterlo trasfondere! E vi giungerà se avrà la costanza di fare, della Bibbia, la sua lettura e la sua meditazione quotidiana, sotto la guida della Chiesa. Ciò non per semplice passatempo o per curiosità, ma con animo di figlio che vuole sentire ed assecondare con pieno cuore il suo Padre Celeste. Come i Padri della Chiesa, i Padri del deserto, i Santi, in ginocchio, con la sottomissione dello spirito, con la volontà fermamente stabile nell’obbedienza a Dio, con la beata speranza del suo regno e della sua gloria in lui e nel mondo intero. L’animo suo allora acquisterà a poco a poco il delicato e meraviglioso sapere dell’adorabile parola di Dio in modo che, senza avvedersene, la trasfonderà nei suoi scritti. Il libro divino potrà servire all’apostolo come lettura spirituale, come mezzo di raccoglimento e di elevazione nelle visite al Ss. Sacramento, come il principale libro di meditazione,come 164 –––––––––– 2 Eb 4,12s. 3 Lc 8,11. * «Il seme è la parola di Dio». DIO MODELLO DELL’APOSTOLO SCRITTORE 145 l’oracolo divino da consultare in tutti i bisogni spirituali, di apostolato e sociali. Non si danno per questo regole particolari. Ma per chi volesse stabilirsi un ordine, si consiglia di seguire quello della Liturgia e del Breviario Romano, dividendo la materia in modo che la Bibbia possa essere letta tutta nel corso di un anno. Coloro che recitano il divino ufficio troveranno in questo modo un appoggio; e gli altri il beneficio particolare di sentirsi ancora uniti, per mezzo di questa lettura, alla preghiera pubblica della Chiesa. E tutti impareranno da Dio stesso il modo di scrivere per le anime. Gli scritti dell’apostolo devono essere «Vita» Leggendo le divine Scritture, i Padri e i Dottori della Chiesa ottenevano lumi e mozioni per la propria e l’altrui santific azione. Per la lettura della Bibbia Sant’Antonio Abate, Sant’Agostino, San Benedetto, San Francesco d’Assisi, Sant’Ignazio... hanno mutato vita ed hanno asceso il monte della perfezione. I santi e gli uomini tutti nella lettura del Libro di Dio trovarono luce e forza spirituale. Ciò perché la Bibbia contiene una forza divina che le è data da Dio, suo Autore principale,nonché dalla santità del suo contenuto, dal fine per cui essa fu scritta e dall’intercessione 165 della Chiesa che la custodisce. Ma anche gli scritti dell’apostolo della stampa, in quanto sono un’estensione dell’opera divina, devono impressionare e santificare gli animi. Diversamente l’apostolo della stampa non raggiungerebbe il suo scopo. Ma come può l’opera dell’uomo giungere a tanto? Valga un paragone. I Sacramenti, i Sacramentali e la preghiera hanno virtù in quanto originano dal Calvario e quanto più essi attingono a questa divina sorgente, tanto più hanno effic acia. Per l’apostolato della stampa, i libri, i periodici, le stampe tutte, acquistano efficacia in virtù della Bibbia, della predicazione di 146 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO V Gesù Cristo e del Vangelo. Ed esse hanno tanto più efficacia quanto più attingono, si accostano, dipendono, riproducono, zelano, applicano la Bibbia e in particolare il Vangelo. L’apostolo otterrà questo, se da parte sua, oltre la lettura e la meditazione quotidiana della Bibbia, saprà ancora tenere rispetto a Dio la posizione che tennero gli agiografi. Questi non contavano sulle proprie forze, ma su Dio; non miravano a fini secondari ma a Dio, alla sua gloria e al bene spirituale degli uomini. 166 Spirito di preghiera e retta intenzione: ecco le condizioni necessarie alla divina grazia, condizioni che faranno stabilire all’apostolo il suo programma: «Io conto su Dio; io miro a Dio». Programma secondo la giustizia, la verità e l’ordine perché proclama il riconoscimento di chi è Dio e chi è l’uomo. Filosofia e teologia, ascetica ed esperienza, la Chiesa ed i concili, si accordano nel proclamare questo principio. La preghiera dunque preceda, accompagni e segua l’apostolato. L’apostolo faccia propria la preghiera di Gesù: «ut cognoscant te et quem misisti Jesum Christum» 4 e parteciperà così all’efficacia eternamente salvatrice della medesima. La retta intenzione sia il movente che determina a scrivere e guidi a stampare e a diffondere. Ma non basta ancora. L’apostolo deve unire qualcosa di suo: lo zelo amoroso. Il motivo da cui fu mosso Dio a dare il dono ineffabile della sacra Scrittura agli uomini è stato l’amore: «Deus qui amas animas».5 Lo stesso amore deve spingere l’apostolo a scrivere: «Amor mi mosse che mi fa parlare». Amor di Dio che fa lui centro del suo essere: del suo intelletto con voli frequenti a lui, della sua volontà con la sottomissione ai suoi desideri, dellasua sensibilità in modo da non trattenere in cuore affetti che non siano Dio e le anime. Amore verso il prossimo che lo porti all’immolazione di sé, fino a poter dire alle anime affidategli con l’Apostolo: «Io volentierissimo darò e sopraddarò me stesso –––––––––– 4 Cf. Gv 17,3. * «Che conoscano te... e colui che hai mandato, Gesù Cristo». 5 * Cf. Sap 11,26: «Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita». 167 DIO MODELLO DELL’APOSTOLO SCRITTORE 147 per le anime vostre, quand’anche più singolarmente amandovi, dovessi essere da voi meno amato».6 Ripieno dunque d’amore, fornito di retta intenzione, fortificato dalla preghiera, imbevuto del Libro santo, l’apostolo potrà risalire la cattedra redazionale con la fiducia che i suoi scritti, come il Libro santo, possano riuscire di luce, guida e sostegno alle anime, ossia essere per loro via, verità e vita. –––––––––– 6 2Cor 12,15. 168 CAPO VI LA SACRA BIBBIA Il S. Vangelo in particolare e i libri della S. Scrittura o Bibbia, in generale, quali ci sono dati dalla Chiesa, costituiscono l’opera essenziale per l’apostolo della stampa. Questo, infatti, non si può concepire senza la Bibbia, come non si può concepire Sacerdozio senza missione; Sacramento senza croce; pianta senza radice. Il motivo appare chiaro se si considera: l’importanza della Bibbia; la volontà divina in riguardo alla Bibbia; la storia e il bisogno delle anime. Importanza della Bibbia In confronto agli altri libri, la Bibbia si può paragonare ad un monte d’oro di fronte ad un filo d’argento, sperduto nelle viscere 169 della terra.Ciò per parte dell’Autore, del contenuto e dello spirito che la vivifica. La Bibbia ha per Autore principale Dio stesso. Gli agiografi non sono che strumenti di cui Dio si è servito per scrivere ciò che voleva. La Bibbia dunque è il libro di Dio. Ecco il motivo principale della sua importanza. Se un libro poi attrae per l’autore e interessa per il contenuto, qual libro vi può mai essere, al mondo, che abbia un contenuto più interessante del libro di Dio? I libri degli uomini possono esporre delle belle e buone cose, ma nessuno, da sé, può sciogliere senza alcun dubbio questioni capitali per l’umanità come quelle riguardanti Dio, l’uomo, l’origine e la fine di tutte le cose. Queste sono verità che poteva dirci Dio solo e ch’egli ci ha detto nella Bibbia. Così solo Dio poteva rivelarci le cose future, quelle che avverranno in questo mondo e quelle che saranno nell’eternità. Solo lui poteva manifestare il suo proposito di salvarci dalla danna- LA SACRA BIBBIA 149 zione eterna, per mezzo dei misteri dell’Incarnazione, Passione e Morte del suo stesso Figliuolo. Solo Dio poteva rivelarci la nostra elevazione nella figliuolanza divina, la nostra eterna destinazione; indicarci il modo e somministrarci i mezzi per camminare sicuramente sulla via della felicità eterna. E tutto questo Dio l’ha fatto nella Bibbia. Vipuò essere 170 dunque libro più interessante, più importante del libro di Dio? La Bibbia si differenzia dagli altri per lo spirito che la penetra e la vivifica. Essa è il grande sacramento del Verbo di Dio. Sotto le sue pagine arde il fuoco divino dello Spirito Santo, come sotto le specie sacramentali vive la persona divina del Cristo. E come colui che ricevendo l’Ostia santa prende un nutrimento celeste di virtù incomparabile, così colui che si pasce delle parole della Bibbia, sente accendersi nell’anima un fuoco divino di ineffabile attività, che gli penetra l’anima e la rinnova spiritualmente. Chi mangia del pane della vita, vivrà in eterno. E chi si nutre della parola della Bibbia, con le debite disposizioni, si penetra di Spirito Santo. Lo Spirito infatti che investe la Bibbia non è come quello degli scritti umani, finito e mutevole. È lo stesso Spirito Santo, Dio che tutto conosce e che conosceva fin da principio coloro che avrebbero letto il suo libro. Egli scrisse, per mezzo degli agiografi, parole d’infinita sapienza, di eterno valore, parole che attualmente anima e vivifica della sua virtù, come se le scrivesse nell’istante in cui vengono lette. La Bibbia è dunque il libro per antonomasia. Quello che ha esercitato l’influenza più profonda sull’umanità; influenza m i mensamente superiore a quella esercitata dai popoli e dallereligioni. La civiltà ne è permeata, l’arte e la letteratura ne 171 sono ispirate. Senza la conoscenza della Bibbia ci resterebbero quasi incomprensibili gli scritti di molti autori quali Dante, Klopstock, Milton e moltissimi altri. Si può dire non esservi quasi scritto letterario importante nel quale non ne abbondino le citazioni e i riferimenti. 1 –––––––––– 1 Grande Dizionario Enciclopedico, a cura del Prof. Giovanni T RUCCO (Vol. II). 150 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO VI Le leggi, le istituzioni, la morale, i riti: tutto dipende dalla Bibbia. Essa è tradotta in quasi tutte le lingue, ha commenti, introduzioni, in numero sterminato. Ma la maggioranza di queste opere sono indirizzate agli studiosi per facilitarli nelle loro investigazioni. La Bibbia è il libro che costituì sempre la base letteraria più solida degli studi profondi: e fu in ogni tempo la consolatrice dei grandi dolori. Il libro insomma più importante che possiede l’umanità. La volontà divina riguardo alla Bibbia La volontà di Dio riguardo alla Bibbia è che gli uomini la le ggano. Il fatto ch’egli stesso si degnò di eccitare e muovere gli agio172 grafi a scrivere; la sua assistenzanella loro opera ci dimostrano la logicità di questa affermazione. Non si potrebbe del resto pensare diversamente. Come Gesù Cristo arde dal desiderio che lo riceviamo nella S. Eucaristia, istituita proprio per noi, così Dio desidera che le ggiamo ciò che ci ha scritto nella Bibbia. Gesù Cristo ci dimostrò questo volere di Dio, adempie ndolo egli stesso per darcene l’esempio. Di lui, ad esempio, il Vangelo narra che, all’inizio del suo ministero pubblico, fu invitato alla Sinagoga, nel giorno di sabato, a le ggere il libro del profeta Isaia. Il divin Maestro lesse e spiegò dicendo che quel passo lo riguardava. Spesso poi, riferendosi alla Sacra Scrittura, dimostrava che si adempiva in lui quanto era stato profetato. Ciò significa ch’egli conosceva la Bibbia e rimandava ad essa. Apparso ai discepoli di Emmaus dopo la Risurrezione, si intrattenne con loro su «ciò che nelle Scritture si riferiva a lui, cominciando da Mosè e da tutti i Profeti». 2 –––––––––– 2 * Cf. Lc 24,27. LA SACRA BIBBIA 151 La volontà di Dio in riguardo alla lettura della Bibbia ci appare ancora dall’insegnamento e dall’uso della Chiesa, l’autentica interprete dei voleri di Dio. 3 Essa ci presenta i libri della Bibbia suddivisi in capi e versetti, 173 in modo che possano essere letti con facilità e frutto. Molti canoni di Concili e molti scritti di Pontefici, tra i quali particolarmente l’enciclica Providentissimus Deus 4 di Leone XIII, e Spiritus Paraclitus 5 di Benedetto XV, sono una prova lampante del desiderio della Chiesa circa la lettura della Sacra Scrittura. La Chiesa ha stabilito che la Bibbia costituisse la più gran parte della Liturgia cattolica. I Salmi, ad es., sono la preghiera ufficiale della Chiesa. Quotidianamente nella Messa si leggono passi del Vangelo scelti. Le lettere di San Paolo ed altri passi tolti dai vari libri formano sempre la cosiddetta lezione delle Messe. La volontà divina in riguardo alla Bibbia è dunque che essa venga letta da tutti gli uomini. Lo disse Dio stesso, lo insegnò Gesù Cristo e lo insegna la Chiesa. La storia e il bisogno delle anime Prima della venuta di Gesù Cristo la Bibbia era per gli ebrei il solo libro sacro; il libro pereccellenza. Così nei primi tempi del- 174 la Chiesa per i cristiani. I primi fedeli, ai quali risuonavano ancora all’orecchio gli insegnamenti di Gesù Cristo e degli Apostoli, leggevano le Sacre Scritture tutti i giorni. Per avere poi maggior comodità di leggerle nei pericoli e nelle persecuzioni, portavano con sé, se non tutta la –––––––––– 3 Si accusa generalmente la Chiesa cattolica di proibire la lettura della Bibbia ai semplici fedeli. Ciò non è punto vero. La Chiesa esige soltanto che si leggano versioni approvate e munite di note, giacché la Bibbia è un libro difficilissimo, è facile a fraintendersi. Ai tempi della Riforma, che poneva senz’altra garanzia il testo sacro in mano a tutti, forse ci poté essere stato – per reazione – un maggior rigore; ma la Chiesa ha sempre inculcato e promosso lo studio e la lettura della Bibbia. 4 * Del 1893, sugli studi biblici. 5 * Del 1920, per celebrare il quindicesimo centenario di San Girolamo. 152 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO VI Bibbia, almeno il Santo Vangelo o parte di esso. Da questa lettura attingevano forza a perseverare nella loro fede e dare per essa, quando era necessario, anche la vita. L’uso dei primi cristiani andò poi perdendosi e con esso anche il frutto della lettura dei libri santi. Si giunse così, a poco a poco, fino a trascurarli e, ai tempi nostri, ignorarli dalla quasi maggioranza dei fedeli. Le conseguenze furono e sono deleterie. «La società nostra – afferma il Peduzzi – nonostante il vantato progresso civile, è retroceduta di molto nella religione e nei costumi, ritornando verso l’antico paganesimo, per la fenomenale antipatia religiosa che incombe su troppi, per la scostumatezza di vita che già dilaga un po’ dappertutto. Essa si guastò tanto perché l’inferno riuscì a strapparle il centro della vita spirituale, Gesù Cristo: Cristo nell’Eucaristia col malcostume e le eresie, specie col paganesidapprima e poi col libe175 mo; Cristonel Vangelo con l’ignoranza ro esame del protestantesimo». 6 Ed il grande Pontefice Benedetto XV, scrivendo al Cardinal Cassetta, dichiarava: «L’esperienza insegna, più che non occorra farne menzione, che i deviamenti dell’odierna società hanno origine dal fatto che la vita, la dottrina e le opere di Gesù Cristo sono cadute nel più profondo oblio, né più curano gli uomini di ispirare ad esse le loro quotidiane azioni». Se oggi non si vuole quasi più saperne di Dio, è perché quasi più nulla si sa di Dio. La religione di molti, di troppi è più di abitudine e superficialità che di convinzione e sentimento. Il rimedio l’aveva già nel suo programma il mite e piissimo Pio X, che volendo con San Paolo rinnovar la società in Cristo, niente di più atto trovava che ridarle Cristo. Ma Cristo tutto intero, cioè vivo e vero nella Ss. Eucaristia e parla nte nella S. Scrittura, nel S. Vangelo. «Dal momento che ci siamo proposti di restaurare ogni cosa in Gesù Cristo, – scrive al Cardinal Cassetta – nulla potremo meglio desiderare quanto che si introduca fra i fedeli il costume della lettura non pure frequente, ma quotidiana dei Ss. Vangeli, essendo che precisamente questa lettura dimo–––––––––– 6 PEDUZZI , Alle fonti della vita. LA SACRA BIBBIA 153 stra e fa chiaramente vedere perqual via si possa e si debba 176 arrivare a quella sospirata restaurazione». La storia dunque nonché il bisogno stringente delle anime dimostrano che è necessario ritornare alla primitiva tradizione circa la lettura del libro santo, al gran libro che Dio ci ha scritto per indicare la via del cielo. Crediamo opportuno riferire qui alcuni canoni e decreti relativi alla lettura dei libri santi. – I numeri a lato sono quelli del Denzinger: Clemente XI ha condannato i seguenti errori 7 di Quesnel:8 1429. - 79. Utile et necessarium est omni tempore, omni loco et omni personarum generi, studere et cognoscere spiritum, pietatem et mysteria Sacræ Scripturæ. 1430. - 80. Lectio Sacræ Scripturæ est pro omnibus. 1431. - 81. Obscuritas sancta verbi Dei non est laicis ratio dispensandi se ipsos ab eius lectione. 1432. - 82. Dies Dominicus a Christianis debet sanctificari lectionibus pietatis et super omnia sanctarum Scripturarum. Damnosum est, velle Christianum ab hac lectione retrahere. –––––––––– 7 * Alla luce della Costituzione Dei Verbum del Concilio Vaticano II risulterà che le seguenti affermazioni condannate non meritano sempre la qualifica di “errori”. 8 * Diamo la traduzione italiana dei canoni e decreti riportati. I numeri a lato sono quelli del Denzinger, edizione bilingue a cura di P. Hünermann, EDB 1995. 2479 - 79. È utile e necessario in ogni tempo, in ogni luogo e per ogni genere di persona, studiare e conoscere lo spirito, la pietà e i misteri della sacra Scrittura. – 1Cor 14,5. 2480 - 80. La lettura della sacra Scrittura è per tutti. – At 8,28. 2481 - 81. La santa oscurità della parola di Dio non è per i laici un motivo per dispensare se stessi dalla sua lettura. – At 8,31. 2482 - 82. Il giorno del Signore deve essere santificato dai cristiani con letture pie, e soprattutto delle sacre Scritture. È dannoso voler ritrarre il cristiano da questa lettura. – At 15,21. 2483 - 83. È un inganno l’essere persuasi che la conoscenza dei misteri della religione non deve essere comunicata alle donne mediante la lettura dei libri sacri. Non dalla semplicità delle donne, ma dalla scienza superba degli uomini è sorto l’abuso delle Scritture, e sono nate le eresie. – Gv 4,26. 2484 - 84. Strappar via dalle mani dei cristiani il Nuovo Testamento, oppure tenerglielo chiuso privandoli del modo di comprenderlo, è chiudere a loro la bocca di Cristo. – Mt 5,2. 154 177 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO VI 1433. - 83. Est illusio sibi persuadere, quod notitia mysteriorum religionis non debeat communicari feminis lectione sacrorum librorum. Non ex feminarum simplicitate, sed ex superba virorum scientia ortus est Scripturarum abusus, et natæ sunt hæreses. 1434. - 84. Abripere e Christianorum manibus Novum Testamentum seu eis illud clausum tenere auferendo eis modum illud intelligendi est illis Christi os obturare. 1435. - 85. Interdicere Christianis lectionem Sacræ Scripturæ, præsertim Evangelii, est interdicere usum luminis filiis lucis et facere, ut patiantur speciem quandam excommunicationis. Pio VI ha così notato l’insegnamento pistoiese: 1567. - 67. Doctrina perhibens, a lectione sacrarum Scripturarum nonnisi veram impotentiam excusare; subiungens, ultro se prodere obscurationem, quæ ex huiusce præcepti neglectu orta est super primarias veritates religionis: – falsa, temeraria, quietis animarum perturbativa, alias in Quesnellio damnata. Pio VII insegna: 1604. - Sane cum in vernaculo sermone creberrimas animadvertamus vicissitudines, varietates, commutationesque, profectoex immoderata biblicarum versionum licentia immutabilitas illa convelleretur, quæ divina decet testimonia, et fides ipsa nutaret, cum præsertim ex unius syllabæ ratione quandoque de dogmatis veritate dignoscatur. In id –––––––––– 2485 - 85. Proibire ai cristiani la lettura della sacra Scrittura, in modo particolare del Vangelo, è proibire l’uso della luce ai figli della luce, e far sì che subiscano una specie di scomunica. – Lc 11,33. Pio VI ha così notato l’insegnamento pistoiese: 2667 - 67. La dottrina che dice che soltanto una vera incapacità può dispensare dalla lettura delle sacre Scritture; e che soggiunge che si è ulteriormente propagata l’oscurità che dalla dimenticanza di questo precetto è sorta sopra le primarie verità della religione: (è) falsa, temeraria, turba la tranquillità delle anime, è stata condannata altra volta in Quesnel. Pio VII insegna: 2711 - Dal momento poi che nelle lingue nazionali constatiamo moltissime irregolarità, variazioni, cambiamenti, da una eccessiva libertà delle traduzioni bibliche sarebbe certamente sconvolta quella immutabilità che si addice alle testimonianze divine, e la fede stessa vacillerebbe, soprattutto quando sul fondamento di una sola sillaba si decide della verità del dogma. Gli eretici poi hanno sempre avuto l’abitudine di introdurre così le loro perverse e odiosissime macchinazioni, e per mezzo delle Bibbie pubblicate in lingua nazionale (riguardo poi alla singolare diversità e discordanza di queste, loro stessi si accusano e si mordono a vicenda) nascondere con l’inganno i propri errori avvolti nel più santo ornamento della parola divina. «Le eresie infatti sono nate», diceva Sant’Agostino, «solo quando le Scritture buone non sono LA SACRA BIBBIA 155 proinde pravas teterrimasque machinationes suas conferre in more habuerunt hæretici, ut editis vernaculis Bibliis (de quorum tamen mira varietate ac discrepantia ipsi se invicem accusant et carpunt) suos quisque errores sanctiore divini eloquii apparatu obvolutos per insidias obtruderent. «Non (neque) enim natæ sunt hæreses, inquiebat S. Augustinus, nisi dum Scripturæ bonæ intelliguntur non bene, et quod in eis non bene intelligitur, etiam temere et audacter asseritur». Quod si viros pietate et sapientia spectatissimos in Scripturarum interpretatione haud raro defecisse dolemus, quid non timendum, si imperito vulgo, qui ut plurimum non delectu aliquo, sed temeritate quadam iudicat, translatæ in vulgarem quamcunque linguam Scripturæ libere pervolvendæ traderentur?... Gregorio XVI insegna pure: 1630. - ...Perspectum vobis est vel a prima christiani nominis ætate hanc fuisse propriam hæreticorum artem, ut, repudiato verbo Dei tradito et Ecclesiæ catholicæ auctoritate reiecta, Scripturas aut manu interpolarent aut sensus expositionem interverterent. Nec denique ignoratis, quanta vel diligentia vel sapientia opus sit ad transferenda fideliter in aliam linguam eloquia Domini; ut nihil proinde facilius contingat, quam ut in eorundem versionibus per societates biblicas multiplicatis gravissimi ex tot interpretum vel imprudentia vel fraude inserantur errores; quos ipsa porro illarum multitudo et varietas diu occultat in perni–––––––––– state capite bene, e ciò che in esse non è capito bene è anche affermato in modo sconsiderato e impudente». Se poi ci addolora il fatto che uomini stimatissimi per la pietà e per la sapienza non di rado siano venuti meno nell’interpretazione delle Scritture, che cosa non si deve temere, se al popolo inesperto, che giudica soprattutto non in base a un qualche discernimento, ma con una certa leggerezza, fossero consegnate per essere liberamente lette le Scritture tradotte in una qualsiasi lingua volgare? ... Gregorio XVI insegna pure: 2771 - Vi è ben noto che fin dai primordi del nome cristiano l’arte tipica degli eretici è stata questa: ripudiata la parola di Dio ricevuta e rifiutata l’autorità della Chiesa cattolica, o manipolavano il testo delle Scritture o ne stravolgevano l’esposizione del senso. Né ignorate infine quanta diligenza e sapienza occorrano per tradurre fedelmente in altra lingua le parole del Signore: sicché niente è più facile ad avvenire che il moltiplicarsi, nelle versioni procurate dalle società bibliche, o per frode o per ignoranza di tanti interpreti, di gravissimi errori; i quali poi sono lungamente occultati dalla stessa moltitudine e varietà di quelle, con danno di molti. Ma poco importa alle dette società quali errori si bevano i lettori di siffatte versioni, purché a poco a poco si avvezzino a giudicare arditamente del senso delle Scritture, a disprezzare le tradizioni di- 156 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO VI ciem multorum. Ipsarum tamen societatum parum aut nihil omn ino interest, si homines Biblia illa vulgaribus sermonibus interpretata lecturi in alios potius quam alios errores dilabantur; dummodo assuescant paulatim ad liberum de Scripturarum sensu iudicium sibimet ipsis vindicandum, atque ad contemnendas traditiones divinas ex Patrum doctrina in Ecclesia catholica custoditas, ipsumque Ecclesiæ magisterium repudiandum. Ma così difende e solennemente conclude: 1631. - Hunc in finem biblici iidem socii Ecclesiam sanctamque hanc PETRI Sedem calumniari non cessant, quasi a pluribus iam sæculis fidelem populum a sacrarum Scripturarum cognitione arcere conetur; cum tamen plurima exstent eademque luculentissima documenta singularis studii, quo recentioribus ipsis temporibus Summi Pontifices, ceterique illorum ductu catholici antistites usi sunt, ut catholicorum gentes ad Dei eloquia scripta et tradita impensius erudirentur. –––––––––– vine custodite diligentemente dalla chiesa secondo la dottrina dei Padri, e a ripudiare il magistero della Chiesa medesima. ... Ma così difende e solennemente conclude: A tal fine questa medesima corrente di biblisti non smette di calunniare la Chiesa e questa santa Sede di Pietro, come se già da molti secoli cercasse di allontanare i fedeli dalla conoscenza delle sacre Scritture, mentre al contrario esistono numerose e ben evidenti prove del singolare impegno con cui proprio nei tempi più recenti i Sommi Pontefici e, sotto la loro guida, gli altri vescovi cattolici si sono adoperati per ammaestrare vigorosamente il popolo cattolico nelle parole di Dio scritte e tramandate. CAPO VII 178 L’OPERA BIBLICA Con l’iniziativa biblica l’apostolo scrittore si prefigge di propagare la Scrittura sacra ed in particolare il Vangelo, perché da tutti sia conosciuta la parola di Dio. Praticamente egli esplicherà la sua azione con edizioni bibliche, stampe spiegative,1 stampe formative. Edizioni bibliche Convinto che «la Bibbia è la lettera scritta da Dio agli uomini per guidarli al loro ultimo fine», l’apostolo dovrebbe bramare di farla conoscere e pervenire a tutti gli uomini. Ma poiché una piccolissima parte soltantosarebbe in grado 179 di comprendere il Libro sacro in lingua greca o latina, e in edizione completa, egli dovrebbe venire incontro alle necessità generali e particolari mediante le edizioni bibliche, versioni, edizioni ridotte, storie sacre. Versioni con commenti che rendano fedelmente il testo della Volgata nelle varie lingue. Tutte contengano note di carattere storico, morale e pastorale dedotte dai Ss. Padri e Dottori della Chiesa. Edizioni ridotte ad uso delle scuole e delle famiglie nelle quali si escludano o appena si sfiorino le genealogie, le leggi abrogate, le questioni che interessano gli studiosi. Edizioni tuttavia che contengano tutta la Storia Sacra dell’Antico e Nuovo Testamento raccontata con le parole stesse dei Libri santi. Che diano ai fatti il loro filo storico, ai profeti il loro tempo, ai libri sapienziali il loro posto, in modo che il quadro della divina storia sia reso fedele, efficace e piacevole. Storie sacre e Bibbie dei fanciulli in forma attraente, arricchite di illustrazioni. Gli animi dei fanciulli e dei semplici sono i più –––––––––– 1 * Esplicative. 158 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO VII disposti a ricevere i divini insegnamenti! Estratti [=edizioni parziali] sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, arricchiti di introduzioni e commenti. Fra questi deve tenere il primissimo posto il Vangelo, il sole 180 dei libri, il più bel canto dellafede, la più bella ricchezza della liturgia, il libro che dovrebbe formare la quotidiana ed indispensabile lettura di ogni cristiano. Stampe spiegative Col nome di stampe spiegative s’intendono tutte quelle stampe che in modo più o meno esplicito esordiano,2 commentano, illustrano, difendono, applicano... il Libro sacro o parte di esso. Stampe che variano secondo il loro scopo particolare, come: – introduzione alla Bibbia intera o a qualche libro in particolare; – illustrazione di qualche personaggio biblico, come ad es. Davide, Giuditta, la Maddalena, ecc. – [studi sulle] relazioni generali e particolari della Bibbia con la scienza profana e sacra, con la storia, con l’arte... – scritti vari od illustrazioni, album illustrati, articoli su giornali e periodici, libri che dilucidino qualche verità o fatto biblico... – citazioni bibliche... I santi Padri e gli scrittori ecclesiastici nei loro scritti e nei loro discorsi intramezzarono sempre tratti o versetti della S. Scrittura, tanto che alcuni formarono lettere intere compilate dall’ingegnosa combinazione di tratti scritturali. 181 L’apostolo della stampa dovrebbe introdurrenuovamente questa buona abitudine. «La Scrittura – afferma Sant’Agostino – si spiega con la Scrittura». Vi sono invece tanti libri nei quali si è sostituito l’uomo a Dio. L’apostolo invece dev’essere dispensatore dei misteri di Dio e, se non farà questo, non si potrà più chiamare apostolo. Questo è anche lo spirito della Chiesa. –––––––––– 2 * Introducono. L’OPERA BIBLICA 159 Particolare attenzione è poi da aversi circa il modo di presentare i passi scelti. «Non tutti i libri della Bibbia si presentano alla capacità comune. Non dovrebbe affrontare senz’altro la lettura per es. dei Profeti, così densi di pensiero e così splendidi di poesia, chi non ha più pratica dello stile orientale o del modo di pensare, della teologia, delle istituzioni ebraiche. «In primo luogo sarà da leggersi la Genesi, poi l’Esodo, pochi passi scelti dai cinque libri seguenti, parecchi altri dai Re, dai Paralipomeni [= Cronache], da Esdra e Nehemia. «Si leggerà invece con delizia il libro di Ruth, e così quelli di Tobia, Giuditta ed Ester. Giobbe è tutto un sublime cantico filosofico, ma abbastanza oscuro. «La lettura del Cantico dei Cantici richiede la pratica del linguaggio dei mistici, specialmente orientali. «Si gusterà l’altissima poesia dei Salmi, la saggezza dei Pro- 182 verbi, dell’Ecclesiaste, della Sapienza e dell’Ecclesiastico. «Dei Profeti basteranno passi scelti con accuratezza. «Quanto ai Vangeli, il consiglio non può essere che uno solo: leggerli e rileggerli nella loro interezza e renderseli familiari. Molto interessanti gli Atti degli Apostoli. Le Lettere di San Paolo sono altissime, nutrientissime, ma hanno passi difficili ed oscuri e richiedono un commento chiaro. Più accessibili sono le cattoliche. «L’Apocalisse pure va letta seguendo un commento opportuno, data la sua grande oscurità. «Molto utili sono i passi scelti, sotto qualche punto di vista particolare, quali filosofico e storico, o come studio della lingua latina (testo della Volgata) o greca (testo dei LXX). «Al riguardo si consiglia anche l’uso delle sinossi, cioè dei Vangeli unificati». 3 Di qualunque genere siano le stampe bibliche spiegative preparate dall’apostolo per il popolo, non devono, per regola genera–––––––––– 3 Grande Dizionario Enciclopedico, a cura del Prof. Giovanni T RUCCO , vol. II. 160 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO VII le, avere carattere critico, né presentare novità sotto nessun aspetto. 183 Mirino a dare alla gran massa del popolo la parola di Dio e siano preparate con l’amore e lo spirito con cui Dio preparò la Bibbia. Si presentino in modo che non dispiacciano ai dotti e che, soprattutto, soddisfino coloro che, con cuore retto e semplice, cercano Dio, la saggezza, la salute della società, la salvezza eterna; coloro che vogliono trovare «la via, la verità e la vita». Siano stampe pastorali: pastorali perché preparate da anime apostole, pastorali nella forma, pastorali nella scelta delle note, e quanto è possibile per la modicità dell’offerta; pastorali in quanto si rivolgono a tutte le anime. Stampe formative «La S. Scrittura – afferma San Gregorio Magno – si presenta agli occhi della nostra mente quasi come uno specchio, per vedervi l’immagine nostra spirituale. In essa infatti noi scorgiamo la bruttura dei nostri peccati e la beltà delle nostre opere buone. Da essa ci viene segnato quanto ancora siamo distanti dalla perfezione». Ma, afferma anche San Giovanni Crisostomo: «Nemo potest sensum Scripturæ sacræ cognoscere, nisi legendi familiaritate, sicut scriptum est: Ama illam et exaltabit te: glorificaberis ab ea, cum fueris amplexatus».4 184 E Sant’Agostino: «Credimi, tutto quel che v’ènella Scrittura santa è grande e divino. La verità vi è tutta intera, e vi si trova una dottrina eminentemente propria a nutrire l’anima e a riparar le nostre forze; anzi è così ben accomodata ai nostri bisogni, che non v’è alcuno che non possa attingere quanto gli basta, purché si avvicini con la fede e la pietà che la vera religione domanda». –––––––––– 4 * «Nessuno può conoscere il senso della Sacra Scrittura, senza familiarizzarvisi leggendola, secondo quanto è scritto: Tu amala ed essa ti esalterà: lei ti glorificherà, quando da lei ti sentirai avvolto». L’OPERA BIBLICA 161 Se si vuole che la lettura della Bibbia porti frutti nelle anime bisogna guidarle a leggere il S. Libro col desiderio vivo di incontrarvi Gesù Cristo, il dono di Dio: a leggerla con umiltà, fede, preghiera, desiderio di mutar vita. Si insista pertanto, spesso e in tutti i modi possibili, sulla importanza, la necessità e il modo di leggere i Libri santi. Si faccia comprendere che la loro lettura è importante e raccomandata dalla Chiesa, perché sono scritti di Dio per tutti e tutti ne hanno bisogno: il povero per attingervi la parola che gli promette le ricchezze eterne e lo consola nelle sue privazioni; il ricco per imparare ad essere buono e caritatevole coi poveri; il sano per apprendere come santificare l’uso della vita; l’ammalato per attingere forza e rassegnazione; l’innocente per confermarsi nel bene; il peccatore per pentirsi dei suoi falli e ritornare a vita cristiana; il dotto per farsi discepolo della Sapienza celeste; il popolo semplice per conoscere edamare sempre più il suo Salvatore. Tutti, insomma, nei Libri santi trovano la parola buona che 185 fa per loro e li rende migliori. Si guidi ad una lettura pia, fatta con amore, con fede sincera e con ferma volontà di voler conformare la propria vita agli insegnamenti esposti. Ognuno che si accosta al Libro di Dio dovrebbe poter confessare di se stesso quanto confessava il notissimo scrittore francese, Francesco Coppée: «Io, modesto ignorante, ho riletto il Vangelo pregando Dio con fervore di concedermi la sommissione dei poveri di spirito. Mi sono ridotto simile a quei fanciulletti, che nostro Signore voleva si lasciassero venire a lui, e dinanzi ai quali ha detto che il regno dei cieli sarà per coloro che li rassomigliano. Ho ascoltato la parola divina con la semplicità dei pescatori del lago di Tiberiade, ai quali Gesù parlava dalle acque, seduto a prua di una barca... A poco a poco ogni linea del Libro santo si è fatta vivente per me e mi ha affermato che essa conteneva la verità. Sì, in ogni parola del Vangelo ho visto brillare la verità come una stella, e l’ho sentita palpitare come un cuore». Fra gli ordini di lettura proposti, tre sono particolarmente raccomandabili: l’ordine teologico, il familiare e il liturgico. 162 186 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO VII L’ordine teologico propone di leggere i libridella Sacra Scrittura nell’ordine con cui sono elencati dal Concilio di Trento; cominciare dal Genesi, poi Esodo, ecc. e terminare con l’Apocalisse. L’ordine familiare è quello consigliato da molti autori di ascetica. Consiste nel leggere prima tutti i libri del Nuovo Testamento e fra questi prima i libri storici, come i più facili e i più adatti a preparare la mentalità biblica; poi i didattici e in ultimo i profetici, che sono i più difficili. Seguono poi gli storici del Vecchio Testamento, ai quali si faranno seguire i sapienziali e i profetici. L’ordine liturgico è quello proposto dalla Chiesa nella liturgia, quale risulta dal Breviario e dalla S. Messa. Di somma importanza, e regola primissima: leggere la Scrittura come ce la presenta la S. Chiesa la quale l’ebbe in custodia e attenersi ai soli testi che portano la sua approvazione. CAPO VIII 187 STORIA ECCLESIASTICA La Chiesa, istituzione divina nell’origine, ma affidata pure alla libera volontà degli individui, ha una storia tutta particolare. Storia che può dirsi un gran dramma in cui il disegno di Dio e le resistenze umane che ne ritardano l’attuazione, concorrono ad una finalità sublime: la composizione della Chiesa trionfante, adombrata nell’Apocalisse sotto il nome di Gerusalemme Celeste. Ora, se la storia in genere è «maestra della vita», quella ecclesiastica lo è in senso e modo e misura tutto particolare, per la missione specifica che la Chiesa ebbe dal suo fondatore e capo, Gesù Cristo. L’ammaestramento che ci offre la Chiesa nella sua storia 188 attraverso i secoli, appare chiaro quando si tenga presente quale essa è nella sua causa divina, nel suo sviluppo e nelle sue conseguenze. Prima quindi di esporre le norme pratiche circa il modo di redigere la storia ecclesiastica, si prepone lo sviluppo di questi concetti dei quali l’apostolo deve essere profondamente penetrato, concetti che gli possono fornire argomento per innumerevoli trattazioni. La storia ecclesiastica nella sua causa divina La causa divina della storia ecclesiastica è Gesù Cristo, suo istitutore, suo capo e sua guida. La storia della Redenzione è nota. L’umanità, diseredata della grazia, di ogni dono soprannaturale e preternaturale, per la colpa di origine, era miseramente caduta nelle più fitte tenebre del peccato e nella assoluta impossibilità di risorgere, per sé sola, senza speranza di poter giungere mai più al paradiso. Ma Dio ebbe pietà dell’uomo peccatore, volle riabilitarlo e, 164 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO VIII nell’inesauribile ricchezza della economia divina, attuò il piano redentivo: mandò in terra il suo Figliuolo Unigenito ad illuminare di nuovo gli uomini con la dottrina, a segnare la via col suo esempio, a salvarli col sacrificio di se stesso sulla Croce. 189 Nella sua vita terrena il Redentore, secondo la sua missione divina, fu via, verità e vita agli uomini. Fu «via», col dare loro esempio di tutte le virtù, anche di quelle ignorate fino allora nel mondo pagano. Perfetto nei doveri verso Dio, verso il prossimo e verso se stesso: perfetto nell’osservanza dei Comandamenti e dei Consigli evangelici, che predicò agli uomini. Fu «verità», nell’insegnare durante i tre anni di vita pubblica, alle turbe e agli Apostoli, le verità della fede, raccolte ed esposte dalla Chiesa nella teologia dogmatica, morale, ascetica e pastorale. Fu «vita», riacquistando all’umanità la grazia perduta, per ridonarla alle anime attraverso i Sacramenti e l’orazione e facendosi porta alla beata eternità. Ma la vita terrena di Gesù Cristo doveva essere breve e svolgersi nei limiti ristretti della Palestina. Egli perciò, fin dal principio della sua predicazione, radunò attorno a sé gli Apostoli e i discepoli, li istruì ed educò secondo il suo cuore e, fra essi, scelse un capo nella persona di Pietro. Conferì loro i suoi divini poteri di insegnamento, di giurisdizione e di ordine. Prossimo al compimento supremo della Redenzione degli uomini, egli lasciò loro se stesso nel Sacramen190 to dell’Eucaristia, confermò Pietro nel primato e diede agli Apostoli il comando di continuare la sua missione nel mondo: «E Gesù accostatosi disse loro: Mi è stato dato ogni potere, in cielo e in terra. Andate dunque ed ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo».1 In tal modo Gesù Cristo istituì la Chiesa –––––––––– 1 Mt 28,18-20. STORIA ECCLESIASTICA 165 alla quale doveva affidare il compito della sua missione redentrice estendendola nello spazio e prolungandola nel tempo. Chiusa la breve giornata terrena del Maestro, incomincia dunque la lunga giornata della Chiesa, il suo corpo mistico. Essa, guidata dal suo fondatore e capo universale, assistita dallo Spirito Santo, sarà nei secoli la custode e la Maestra autentica della verità insegnata da Gesù Cristo, l’erede dei suoi poteri e la depositaria del suo Corpo e del suo Sangue. Le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa; Pietro avrà sempre il primato nei suoi successori: il Sommo Pontefice, al quale spetterà in tutte le controversie dire l’ultima parola, definire infallibilmente le verità: Columna, firmamentum veritatis.2 Nella Chiesa, col Papa e i Vescovi, vi sarà l’unica via di sal- 191 vezza. Non varie guide morali ma la sola morale; non varie scuole, ma l’unica scuola, quella di Gesù Cristo attraverso i suoi rappresentanti. Nella Chiesa, verrà rinnovato il Sacrificio del Calvario; verranno amministrati i Sacramenti: il Battesimo che fa nascere l’anima alla vita soprannaturale, la Cresima che la fortifica, l’Eucaristia che la nutre, la Penitenza che la riabilita se caduta, l’Estrema Unzione che la conforta nelle gravi infermità. Nella Chiesa si amministra l’Ordine, per provvedere alla società religiosa i Sacri Ministri, si celebra e si benedice il Matrimonio, per la propagazione dei figli di Dio nel genere umano. La Chiesa insegnerà come onorare Iddio, come pregare. La storia della Chiesa nel suo sviluppo La Chiesa militante ha una storia simile a quella di Gesù Cristo nella sua vita terrena. Essa infatti, fedele alla missione affidatale da lui, suo fondatore e capo, ha continuato e continua l’opera redentrice facendosi, in Gesù Cristo, via, verità e vita degli uomini. –––––––––– 2 * Cf. 1Tm 3,15: «... la casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità». 166 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO VIII 192 Si fece «via» con l’esercizio delle eroichevirtù dei suoi Santi, e la morale evangelica, «verità» col difendere e propagare ed inculcare la fede cattolica, «vita» col dispensare i tesori della grazia meritata da Gesù Cristo con la Redenzione. L’opera della Chiesa per la pratica della morale evangelica è meravigliosa, sia negli individui che nella società. Allorché irruppero i barbari, la Chiesa cominciò tosto a educarli, li mansuefece e li trasformò tanto da preparare l’età dei Comuni. Difatti è un Papa che porta la bandiera dei Comuni liberi: Alessandro III. In seguito, la Chiesa dovette lottare contro l’assolutismo degli Imperatori; Gregorio VII, la vittima più illustre di questa lotta, morì in esilio, ma vinse morendo, come aveva fatto Gesù Cristo. Altri abusi, altri scandali desolarono la Chiesa: gravissimi ad esempio i danni sociali della Rivoluzione francese, del socialismo e del liberalismo..., ma essa ne uscì sempre vittoriosa. La Chiesa infine presentò alla società umana, con la soluzione cristiana, i veri rimedi naturali prima, e soprannaturali dopo, che Leone XIII,3 Pio X,4 Pio XI,5 inculcarono nelle loro encicliche. Presentemente gli Stati più ordinati e più civili, quelli che dominano la civiltà contemporanea, si sono molto conformati ai 193 principi diqueste encicliche; principi che segnano la retta via. Se non li segue, il mondo si condanna da sé! In ogni tempo poi la Chiesa fu altrice della santificazione della famiglia. Essa infatti inculcò sempre l’unità e l’indissolubilità del matrimonio, tutelò le nascite, difese l’innocenza e curò l’educazione della gioventù con l’istituzione di scuole e collegi. Abolì la schiavitù che era la negazione della famiglia. Trasformò la società mediante un lavoro sempre faticoso e un cammino lento, ma costantemente progressivo. –––––––––– 3 * Leone XIII (1878-1903) ha emanato 60 encicliche. 4 * Pio X (1903-1914) ha emanato 16 encicliche. 5 * Pio XI (1922-1939) ha emanato 28 encicliche. Fino al 1944, Pio XII (1939-1958) ne aveva emanate già 6, su un totale che sarà di 41 encicliche. Don Alberione qui non menziona Benedetto XV (1914-1922) che di encicliche ne aveva emanate 13. STORIA ECCLESIASTICA 167 Opera importantissima compì col trasformare il diritto romano (che fu il più forte, il più profondo, il più naturale ed umano), eliminando in esso le parti non conformi alla sana morale ed elaborò a poco a poco il diritto cristiano foggiato non più, come il romano, sull’autorità umana, sul diritto e sulla forza, ma sull’autorità di Dio, sulla religione e sulla fede. Splendida opera la canonizzazione dei Santi, la quale ogni volta è risveglio di giganteschi progressi morali. La Chiesa, insomma, ebbe in ogni tempo le cure più assidue perché la società, la famiglia, gli individui, gli uomini fossero guidati da principi morali cristiani, perché fossero santificati. In riguardo alla dottrina cattolica la Chiesaha continuato e 194 continua la missione illuminatrice del divin Maestro conservando pura la fede attraverso i secoli e diffondendola, presso i popoli cristiani, mediante l’insegnamento della dottrina cristiana, la predicazione, l’apostolato della stampa, le missioni... Onde comprendere quale sia l’opera della Chiesa per conservare pura la fede, giova ricordare le lotte che essa dovette sostenere per adempiere questa divina missione: lavoro gigantesco durante il periodo delle grandi eresie dal III al VI secolo, e durante il periodo che si estende da Lutero e il Concilio di Trento, a Pio X, ai giorni nostri. Abbiamo il Credo, del quale ciascuno articolo rappresenta una vittoria della Chiesa sull’eresia o sugli assalti degli avversari. Abbiamo venti Concili ecumenici fra i quali di primissima importanza il Concilio Tridentino poiché in esso furono definiti i dogmi principali negati dai protestanti, e fu compilato il Catechismo Romano per il Clero. Per ultimo il Concilio Vaticano [I], che consolò il mondo con il dogma della infallibilità pontificia. Custode e maestra infallibile di verità, la Chiesa smascherò e condannò sempre e tutti gli errori di tutti i tempi. E quando per conservare pura la fede fu necessario tagliare via quei tralci seccati, gli innumerevoli eretici e scismaticisorti nei secoli, in 195 seno ad essa, lo fece decisamente. 168 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO VIII All’opera di conservazione della fede unì pure l’opera di divulgazione della medesima. Essa infatti lavorò costantemente in ogni tempo per far conoscere il Vangelo a tutti gli uomini. San Pietro, San Paolo e gli Apostoli si divisero il mondo per l’evangelizzazione: furono i primi missionari. Li seguirono in ogni tempo elette schiere di apostoli e missionari ferventi i quali fecero sempre capo a Roma, il centro della fede e delle missioni cattoliche. E ciò la Chiesa fece non solo mediante la parola, ma anche con lo scritto. Si può osservare, al riguardo, l’opera degli Apostoli, dei Padri, dei Dottori e degli scrittori ecclesiastici, dei Papi, dei Santi, dei pastori più zelanti. Si esamini anche solo l’opera del Migne. Che mole! Eppure egli avrebbe voluto raggiungere i duemila volumi. A quest’opera si uniscano tutti i trattati di teologia dogmatica, morale, ascetica, mistica, pastorale e tutti i libri di scienze sacre. La Chiesa infine continuò e continua pure l’opera del divin Maestro «Vita» nel campo dei Sacramenti e del culto cattolico 196 distribuendo alleanime la grazia ch’egli meritò con la Redenzione. E ciò mediante tre grandi mezzi: i Sacramenti, i Sacramentali, fra cui principali sono le sacre funzioni, e la preghiera. Quanto sia stata solerte la cura della Chiesa nel comunicare la vita della grazia alle anime, si può utilmente constatare dalla storia dei singoli Sacramenti, dei Sacramentali e della Preghiera liturgica. Essa mirò sempre ad inculcare nei fedeli una pietà completa che portasse ad amare Dio con tutta la mente, con tutta la volontà e con tutto il cuore. La storia della Chiesa nelle sue conseguenze eterne La Chiesa militante è per la Chiesa trionfante. Essa infatti costituisce il regno di Gesù Cristo il quale non ha fine: «Et regni eius non erit finis».6 –––––––––– 6 * Cf. Lc 1,33: «E regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». STORIA ECCLESIASTICA 169 La Chiesa perciò guida l’uomo al suo fine soprannaturale, la visione, il possesso, il gaudio beatifico di Dio, con mezzi soprannaturali: la fede che essa diffonde nel mondo; l’osservanza dei Comandamenti che inculca secondo l’insegnamento evangelico e la preghiera. Lo guida non come un individuo, ma come membro di un corpo mistico il cui capo è Gesù Cristo, perchéil Padre Celeste ha stabilito di «instaurare omnia in Christo, quæ 197 in cœlis et quæ in terra sunt!».7 Perciò, dopo il giudizio universale il divin Redentore, capo degli eletti, entrerà per primo in cielo, e tutti gli altri lo seguiranno. Vi sarà allora una moltitudine di beati che in Gesù Cristo vivranno nell’amore, vedranno Dio, lo possederanno e lo godranno eternamente. Conclusioni pratiche Gesù Cristo salvò il mondo mediante una triplice azione: dottrinale, morale, santificatrice. La Chiesa perpetua la triplice azione di Gesù Cristo, con l’insegnare, giudicare e santificare gli uomini, per guidarli all’ultimo loro fine. Perciò, narrare come Gesù Cristo fu maestro di verità, esempio di ogni perfezione, riparatore della vita nostra, significa scrivere la vita di Gesù Cristo. Narrare come la Chiesa insegnò la verità, come la Chiesa guidò a virtù, come la Chiesa comunicò la grazia di Gesù Cristo, significa scrivere la storia della Chiesa cattolica. Sostanzialmente non sono due, ma un’unica storia: [quella di] Gesù Cristo che direttamente o per mezzo della Chiesa ripara le rovine del peccatooriginale e forma l’uomo nuovo: il cristiano. 198 E Dio avrà la sua gloria, e l’uomo di buona volontà avrà la sua pace. La vita di Gesù Cristo, la Storia della Chiesa e la Storia Sacra, prima ancora (tre parti di un’unica Storia, meglio che tre storie), ci presentano tutta una serie di splendidi esempi da seguire, di verità da credere, di mezzi di grazia a cui partecipare. –––––––––– 7 Ef 1,10. * «Ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra». 170 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO VIII Solidamente basato su questi principi, l’apostolo scrittore, nelle sue trattazioni di storia ecclesiastica, si attenga alle seguenti norme pratiche: 1. Eviti di giudicare e misurare la Chiesa secondo i principi naturali che reggono e giudicano la società umana e lo stato medesimo. 2. Mostri sempre la Chiesa come intenta a giudicare, guidare gli uomini all’eternità e preparata a richiedere tutto, anche il sacrificio della vita temporale, pur di conquistare il tesoro nascosto. 3. Nella Chiesa apprezzi, come primo e massimo bene, la grazia che ci rende figli adottivi di Dio e perciò eredi e coeredi di Gesù Cristo. La civiltà, la scienza, gli altri beni sono pure frutti della Chiesa, ma vengono in seconda linea; mentre il fine primario rimane sempre quello di Gesù Cristo stesso: «ut vitam habeant et abundantius habeant».8 199 4. Consideri ogni periodo di storia ecclesiastica divisibile in tre parti in modo che la prima comprenda tutto ciò che riguarda la diffusione e lo stabilirsi della verità nel mondo; la seconda riassuma il lavoro di elevazione morale e santific azione degli uomini e la terza abbracci lo svolgersi della liturgia e della preghiera. In ogni parte, poi, esamini due elementi: il divino e l’umano. Elemento divino della Chiesa che guida, sono la dottrina, la morale e la grazia. Elemento umano è la gerarchia che presiede e il popolo che impara e segue. Da una parte quindi lo sforzo della Chiesa per insegnare, santificare e salvare, dall’altra la fatica degli uomini per corrispondere: Dio che viene incontro all’uomo e l’uomo che va incontro a Dio, nelle varie epoche, nei vari periodi, ci danno quella che noi chiamiamo Storia ecclesiastica nel suo vero senso: la continuazione nei secoli della vita di Gesù Cristo. –––––––––– 8 Gv 10,10. * «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». CAPO IX 200 LA SANTISSIMA VERGINE L’apostolo scrittore deve prestarsi a trattare qualunque argomento, deve dare il suo aiuto a qualunque opera che riesca a maggior gloria di Dio e al maggior vantaggio delle anime. Tuttavia ciò non toglie ch’egli, per inclinazione naturale o per la sua particolare preparazione, si senta attirato verso un’attività specifica. C’è, ad esempio, chi ha un’attrattiva speciale per i bambini e gode nel dedicarsi ad essi. Un’anima invece che viva un’intensa vita interiore, si anima e tratta in modo mirabile gli argomenti che riguardano l’unione con Dio. Altri sono più disposti a trattare argomenti teologici, filosofici, sociali... Vi sono tuttavia argomenti che devono interessaretutti, che 201 riguardano tutti: argomenti consolanti e piacevoli che toccano le più intime aspirazioni dell’animo umano. Tra questi, luogo principalissimo tiene quello che si propone di divulgare la divozione alla Ss. Vergine, divozione vera che porta le anime ad ammirarla, imitarla, e renderle il culto dovuto. Fede in Maria Ss. Si fonda ed ha origine sulla conoscenza della dignità di Madre di Dio e sulle conseguenze che ne derivano, oggetto della teologia mariana. Questo tema, nel suo complesso e nelle sue parti, ha già dato origine ad un numero sterminato di libri e lascia sempre posto per nuovi. All’apostolo spetta divulgare, sostenere quanto già esiste, approfittare di tutte le occasioni per far conoscere questa nostra tenera madre. La materia è amplissima, si presta alle trattazioni più varie, corrisponde ai bisogni ed alle esigenze di tutti. 172 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO IX Quante e quali cose, infatti, non si possono dire in riguardo alla Madonna considerata nella rivelazione, nella tradizione, nella vita terrena, nella dottrina, nel culto, nella liturgia, nelle devozioni, nei santuari, nelle sue apparizioni? 202 Tuttavia, fra le verità mariane, interessanotutti ed impressionano grandemente gli animi quelle che illustrano i suoi uffici in riguardo a Dio, alla creazione degli uomini, a ciascun’anima in particolare. In riguardo a Dio: i suoi vincoli di parentela con la Ss. Trinità e cioè: Figlia prediletta del Padre, a lui associata nell’opera dell’Incarnazione; Madre del Figlio, sua collaboratrice nell’opera della Redenzione; tempio vivo, santuario privilegiato, la Sposa dello Spirito Santo. In riguardo alla Creazione: che è con Gesù Cristo sua causa finale e formale. In riguardo alla Redenzione: è corredentrice degli uomini perché madre di Gesù Cristo Redentore, il quale , per divina costituzione, sta a capo dell’umanità rigenerata.1 In riguardo ad ogni anima in particolare: causa meritoria ed esemplare, sebbene secondaria, della vita del cristiano e causa distributrice della grazia. Imitazione di Maria Ss. L’ammirazione della Ss. Vergine, frutto della conoscenza particolare dei suoi privilegi, deve portare all’omaggio più delic ato che le si possa prestare: l’imitazione. All’idea delle altezze divine della perfezione di Gesù Cristo, 203 tante anime si possono spaventare.Ma, come avviene della luce attraverso un prisma, la santità del Verbo Eterno, incarnandosi nei Santi, si è quasi decomposta 2 lasciandosi più facilmente analizzare e più efficacemente assorbire. –––––––––– 1 * Questo capoverso è stato ricostruito in base al senso presunto e alla correzione apportata nell’edizione del 1950, poiché nella prima era saltata una riga. 2 * Decomposta sta per scomposta. LA SANTISSIMA VERGINE 173 Ora, poiché tra i Santi la Vergine Ss. occupa il primo posto, ella è, dopo Gesù, il più bel modello che si possa imitare. Lo Spirito Santo, che in virtù dei meriti di Gesù Cristo viveva in lei, ne fece una copia vivente del divin Figlio. Accostarsi a Maria è accostarsi a Gesù. Convinto di questa grande e consolante verità, l’apostolo la comunichi alle anime e le inciti a sempre meglio studiare, meditare e sforzarsi per imitare le virtù e gli esempi di questa nostra Madre celeste. La santità di Maria è immensamente superiore a quella degli altri Santi e degli stessi Angeli del cielo, e ciò – secondo l’espressione di Elgeberto Abate – per generalità di grazie, per singolarità di privilegi, per dignità di preminenza. «Gli altri Santi – dice San Tommaso – hanno primeggiato in qualche virtù particolare. Ma la Vergine benedetta primeggia in tutte le virtù e ci è modello in ciascuna di esse. Ella quindi è il modello di tutte le età e di tutte le condizioni e in modo particolare alle vergini consacrate a Dio». Il Vangelo presenta saggi delle mirabilivirtù di Maria. Sono 204 cenni brevi, guizzi simili a lampi che illuminano solo qualche aspetto della Vergine e lasciano indovinare la grandiosità degli aspetti velati. L’apostolo sappia a tempo e luogo levare il lembo che cela al nostro sguardo la vita intima della Vergine Santa e faccia risaltare come essa sia semplice, ordinata, invidiabile agli stessi Angeli. Vita che si riassume in quello che dovrebbe essere l’ideale di ogni cristiano: Tutto per Gesù, tutto con Gesù, tutto in Gesù. Riuscirà in tal modo facile comprendere l’essenza della devozione a Maria, ossia andare a Gesù per Maria, «ad Jesum per Mariam». Preghiere e culto a Maria Ss. All’ammirazione ed all’imitazione di Maria Ss. non va disgiunto il culto. Culto non superstizioso e strano, ma culto giusto e santo quale lo vuole la santa madre Chiesa. Culto interno ed esterno, privato e pubblico, che porti alla venerazione profonda, 174 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO IX alla confidenza assoluta e all’amore filiale. Venerazione che si fonda sulla sua dignità di Madre di Dio e sulle conseguenze che ne derivano. Che porta quindi non ad eguagliarla a Dio e farne la sorgente della grazia, ma a glorificare in lei Dio per i privilegi di cui l’ha arricchita, e l’ufficio di dispensatrice di tuttele grazie. 205 Quale venerazione infatti non è da rendersi a Colei che il Verbo Incarnato riverisce come Madre, che il Padre amorosamente contempla come Figlia prediletta, che lo Spirito Santo riguarda come tempio di predilezione! Confidenza incrollabile ed universale fondata sulla potenza e sulla bontà di Maria Ss. Potenza che non vie ne da lei, ma dal suo potere di intercessione: Dio non vuol rifiutare nulla di legittimo a Colei che venera ed ama più di tutte le creature. Bontà di madre che riversa su di noi, membri del Corpo mistico di Gesù Cristo, l’affetto che porta al Capo, suo divin Figlio: d’una madre che ci ha generati tra gli spasimi, che le ha costato l’ufficio di corredentrice. Amore di compiacenza che gioisce delle grandezze, delle virtù e dei privilegi di Maria; di benevolenza che brama, prega ed agisce perché la devozione della Vergine santa s’impossessi ed infiammi tutti i cuori. Amore di gratitudine per i benefici che ci elargisce. Amore di conformità che si sforza di conformare in ogni cosa la propria volontà a quella di Maria e di conseguenza a quella di Dio. Il culto a Maria presenta una materia di vastità enciclopedica sia che si consideri: – in sé: sua legittimità, natura ed atti essenziali, frutti e necessità; 206 – nelle sue manifestazioni liturgiche: tempisacri a Maria, preghiere e lodi in onore di lei; – nel suo graduale sviluppo attraverso i secoli, quale ci è attestato dalla letteratura e dall’arte; – nelle divozioni particolari a Maria: divozioni numerose e svariate, che hanno per oggetto delle prerogative o delle rivelazioni speciali di Maria e, pur non essendo imposte dalla Chiesa, ma lasciate alla libera elezione dei fedeli, sono dalla Chiesa ap- LA SANTISSIMA VERGINE 175 provate e governate. Di esse alcune si fondano sulla misericordia di Maria (la Madonna del Perpetuo Soccorso, la divozione a Maria Ausiliatrice, a Maria Madre della Provvidenza, alla Madonna del Buon Consiglio, a Maria Consolatrice, alla Regina degli Apostoli, la pratica delle tre Ave Maria). Altre l’onorano specialmente nei suoi rapporti con Gesù Redentore (la divozione a nostra Signora del S. Cuore di Gesù, la Madonna del Ss. Sacramento). Altre ancora esaltano Maria, soprattutto in quanto è mediatrice di tutte le grazie (la divozione al Cuore Immacolato di Maria, la divozione a Maria Regina dei Cuori, ossia della santa schiavitù d’amore). A tutte queste sono da aggiungersi le moderne forme di culto all’Immacolata Concezione (la medaglia miracolosa, l’Immacolata di Lourdes) e le divozioni a ciò che porta le impronte di Maria (la devozione allo scapolare di Maria, pellegrinaggi in onore di Maria). Quanto alle devozioni vi sono: le pie associazioni in onore di 207 Maria (la Congregazione mariana per i giovani, le Figlie di Maria); i Congressi mariani nazionali e internazionali. Non si tratta certo di argomenti che interessano tutti e in tutti i tempi. L’apostolo sappia scegliere a tempo e a luogo e approfitti di tutte le occasioni per inculcare sempre e dovunque l’ammirazione, la imitazione e il culto alla Vergine santa, facendo sua la frase di San Bernardo: «De Maria nunquam satis».3 Particolare cura e predilezione abbia per i peccatori e affidi la loro causa alla Regina delle misericordie. Tra i molti atti di divozione alla Vergine Santa dia posto a quello che li contiene tutti: l’atto di consacrazione totale a Maria, quale è esposto dal Beato Grignion de Montfort. –––––––––– 3 * «Di Maria mai basta quel che si dice». 209 CAPO X SACRA TEOLOGIA Dopo la Sacra Scrittura e la Tradizione, la Teologia è la scienza che spetta maggiormente all’apostolo scrittore, il quale deve conoscerne la necessità per il clero, l’utilità per i fedeli e seguire alcune norme pratiche nell’esporla alle anime. Necessità per i Pastori Lo studio della sacra Teologia è essenziale nella formazione dei pastori di anime. Lo dimostra l’esempio di Gesù Cristo che volle preparare egli stesso gli Apostoli alla loro missione; lo dichiara San Paolo che tra le doti pastorali enumera anche la scienza; lo dimostrano l’insegnamento e la pratica della Chiesa; 210 lo richiedonola dignità del Pastore e i bisogni spirituali delle anime. Non si può concepire un vero pastore d’anime che non unisca ad una condotta esemplare la scienza, e specialmente la scienza teologica. Solo a questa condizione il suo ministero dottrinale potrà essere fruttuoso ed egli sarà pari alla sua missione di maestro della dottrina rivelata e di giudice delle coscienze innanzi a Dio. Il popolo attinge le sue nozioni dogmatiche e morali e impara la norma del suo retto vivere dalle labbra del sacerdote: «Labia enim sacerdotis custodient scientiam, et legem requirent ex ore eius».1 Lo studio quindi della sacra teologia deve essere per il pastore d’anime come il suo pane quotidiano. Studio della Teologia dogmatica, che lo porti alla precisione di dottrina nella sacra predicazione, e – per regola generale – non a confutazioni di errori antichi, ma a fronteggiare i bisogni dei tempi e delle anime affidate alla sua cura. Studio della morale, che gli faccia conoscere il cuore umano, imparare i mezzi di cu–––––––––– 1 Mal 2,7. * «Infatti le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca l’istruzione, perché egli è messaggero del Signore degli eserciti». SACRA TEOLOGIA 177 rarne le piaghe e guidarlo alla perfezione per la via ordinaria o per quella della mistica cristiana. Studio, infine, che guidi il pastore d’anime a fare di se stesso un esemplare di cristiana pietà, secondo l’ammonimento che l’Apostolo dellegenti rivolgeva a Timoteo: «Attende tibi et 211 doctrinæ: insta in illis. Hoc enim faciens, et teipsum salvum facies, et eos qui te audiunt».2 L’utilità per i fedeli La Teologia è la prima scienza, la più necessaria perché ordinata al conseguimento della vita eterna. Infatti: «Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio».3 È scienza che nobilita perché eleva la mente alla fede, che è fondamento e radice di tutta la giustizia, senza la quale è impossibile piacere a Dio e pervenire al consorzio dei suoi fedeli; essa è fonte perenne di forza e di conforto; aurora e pregustazione della visione beatifica. «E la vita eterna è questa: che conoscano te, solo vero Dio, e colui che hai mandato sulla terra, Gesù Cristo».4 Ci fa scrutare, fin dal presente, le profondità di Dio e ci fa conoscere, sia pure in modo velato, Dio uno e trino e Colui che ha mandato sulla terra, Gesù Cristo. La Teologia ancora insegna a vivere secondo Dio. Appariranno allora chia re le parole di San Paolo: «Imitatores mei estote, sicut et ego Christi».5 Infine essa insegna a vivere della vita divinamediante la 212 partecipazione della grazia, finché si possa ripetere con l’Apostolo delle genti: «Vivo autem, iam non ego: vivit vero in me Christus».6 –––––––––– 2 1Tm 4,16. * «Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo salverai te stesso e coloro che ti ascoltano». 3 Mt 4,4. 4 Gv 17,3. 5 1Cor 4,16. * «Vi esorto dunque, fatevi miei imitatori!». Vedi, più esattamente, 1Cor 11,1. 6 Gal 2,20. * «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me». 178 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO X La conoscenza della Teologia per i fedeli è utile, anzi può dirsi necessaria, particolarmente ai nostri giorni nei quali si ignora da molti la scienza divina che illumina, fortifica e salva. Oggi in special modo è necessario approfondire la sentenza evangelica: «Che giova mai all’uomo guadagnare tutto il mondo, se poi perde l’anima?».7 Norme pratiche Non vi è pieno accordo sul modo di presentare la scienza teologica. Si notano due tendenze diverse, delle quali la prima preferisce unificare, compendiare, dar tutto in breve e la seconda invece tende a dividere e a suddividere. Sono buone entrambe. La scelta dell’una o dell’altra dipende dal fine che si propone chi scrive e dalla categoria di persone alle quali si rivolge. Segue la seconda chi, specializzato nella materia, si rivolge ai dotti e a coloro che, trovandosi nell’errore, ricercano la verità. Rivolgendosi al popolo (e questa è la missione principale dell’apostolo della stampa), si evitino le dispute e la critica; si 213 proponga semprela verità chiara, come viene insegnata dalla Chiesa, e la si dia interamente. Non si cerchi solo di illuminare la mente dei lettori, ma anche di fortificare la loro volontà e avvic inarli alle fonti della grazia. Trattando, ad esempio, la dogmatica, si dimostrerà che è necessario aderire ai dogmi proposti dalla Chiesa e che per giungere a questo è indispensabile l’aiuto della grazia che si ottiene mediante i sacramenti e la preghiera. Trattando la morale si dimostrerà che è necessario mettersi nelle condizioni necessarie per fuggire il male e praticare il bene. Altrettanto si dica per le altre parti della teologia. La lingua da preferirsi è la latina se i lettori la conoscono, ma scrivendo per il popolo si usa la lingua volgare. È utile giovarsi di buone illustrazioni. La Teologia poi si mostri sempre nelle sue fonti: S. Scrittura e Tradizione, come ce la dà la Chiesa cattolica. Non manchi –––––––––– 7 Mt 16,26. SACRA TEOLOGIA 179 all’occorrenza l’illustrazione, la prova di ragione e di convenienza, specialmente quando il lettore lo richiede. Particolarmente l’apostolo può scrivere di Teologia con spiegazioni di catechismo, con trattati di dogmatica, ascetica, mistica e pastorale, con articoli, libri di cultura e con altri mezzi suggeriti dalle circostanze. 214 CAPO XI ASCETICA E MISTICA Riguardo alla teoria e alla pratica della Teologia ascetica e mistica, l’apostolo della stampa può trovarsi di fronte a quattro grandi categorie di persone: avversari, ignoranti, indifferenti e anime assetate di vita interiore. Contro gli avversari dovrà compiere opera di difesa. Presso gli ignoranti e indifferenti opera di illuminazione e di incoraggiamento. Per le anime ferventi opera di guida pratica. Opera di difesa Anche ai nostri tempi nei quali vi sono, in ogni condizione, anime assetate di raccoglimento, di preghiera, di vita intima, ac215 cade di trovareforme di pensiero e di vita che sono in antitesi con l’ascetismo cristiano. Spesso si ha una falsa concezione di tale ascetismo; una pagana concezione delle energie e dei godimenti materiali, a scapito dei valori superiori dello spirito e dei ben più nobili e intensi godimenti che essi ci offrono. Concezioni che s’insinuano specialmente nella gioventù e creano una mentalità pagana che sembra benefica esaltazione della vita, ma che in realtà la deturpa, quando non è foriera di rovine e di morte. Sorgono allora accuse contro il principio ascetico-mistico cristiano e i suoi più insigni modelli, i santi. La spiritualità, si dice, è un’ipocrisia, rinnega la vita, rende malinconici, sciupa la salute, violenta la natura, danneggia lo Stato, distrugge la Società... A queste e a simili obiezioni, che sono talora vere accuse, è necessario rispondere con argomenti validi ed energici che, pur variando con le circostanze, devono sempre esporre e difendere la dottrina e la pratica della spiritualità cristiana. ASCETICA E MISTICA 181 La ragione, poggiata alla filosofia, alla scienza, illuminata dall’esperienza e in modo particolare dalla fede, suggerirà a tempo e a luogo argomenti validi e persuasivi. Si può, del resto, rispondere a gran partedelle accuse e del- 216 le obiezioni ampliando e ribadendo, secondo le necessità, i seguenti principi cattolici: «L’ascetismo cristiano, praticato secondo le proprie condizioni di vita e liberamente esercitato per ottenere il dominio di sé e il retto uso dei beni materiali, potenzia mirabilmente la stirpe ed è fonte di ineffabile soddisfazione per l’individuo, di benessere per le famiglie, di prosperità per le nazioni. Esso è frutto di un sentimento religioso ben radicato nell’anima, che diffonde un senso sacro della vita, e induce al rispetto del corpo, considerato nel nobilissimo riflesso di strumento dell’anima, capolavoro della natura organica vivente, tempio di Dio, che nell’uomo giusto e onesto inabita con la grazia. «Da tal sentimento nasce quel senso di pudore che non è affatto un’ipocrisia, una superstruttura artificiosa e convenzionale, ma una salda difesa contro le seduzioni del male, il bell’ornamento della persona, così com’è spontanea e necessaria manifestazione dell’uomo moralmente sano, che lotta per ottenere in sé il primato dello spirito sulla materia». 1 Opera illuminativa e di incoraggiamento Più numerosi degli avversari e dei critici, sono gli ignoranti e gl’indifferenti. Naturalmente, non basta la pura scienza spirituale per farsi 217 santi. È infatti possibile trovare delle anime elevate ai più alti gradi della perfezione, che non hanno mai letto il più elementare trattato di ascetica, come si possono dare, assolutamente parla ndo, delle anime perverse che pure posseggono una scienza asce–––––––––– 1 CAVASSA , Ascetismo cristiano e vita moderna. 182 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XI tica e mistica eminente. La storia ce ne dà un esempio in un Michele Molinos 2 e in una Madama de Guyon. 3 Si tratta di eccezioni, poiché l’esperienza insegna che, in via ordinaria, tante anime non si slanciano nella via della perfezione perché non la conoscono o perché ne sono trattenute da falsi pregiudizi. Anime che, poggiandosi sopra la verità che afferma essere sufficiente morire in stato di grazia per salvarsi, non si preoccupano di altro che di evitare il peccato mortale. Anime – e sono la maggioranza – che rifuggono da qualsiasi generoso tentativo di perfezione, perché lo considerano come un privilegio di pochi. Anime, anche religiose e sacerdotali, che, pur convinte della nobiltà della vita interiore, non si sentono il coraggio di abbracciarla perché la considerano come un giogo che toglie loro la libertà e la felicità. Anime, infine, che dopo essersi slanciate per la via della san218 tità con eroico entusiasmo, sisono poi ritratte, mormorando deluse e sconfitte: Impossibile! Bisogna andar contro corrente... Si rimane abbandonati da Dio e dagli uomini... Si è sempre da capo... In questi e simili casi si tratta di illuminare e incoraggiare le anime con argomenti validi e convincenti, suggeriti dalle circostanze, da un’ampia esperienza e competenza. Basandosi sull’autorità e sulla ragione illuminata dalla fede, si dimostra che nello stato di natura decaduta non si può restare a lungo in grazia e ottenere la perseveranza finale senza sforzarsi di progredire nella vita spirituale e di pratic are in un certo grado, almeno, alcuni dei Consigli evangelici. La pratica della vita interiore impone sacrifici che diventano a poco a poco piacevoli: «Il –––––––––– 2 * Miguel de Molinos (1628-1696), teologo spagnolo condannato per la sua Guida Spirituale accusata di quietismo. 3 * J.-M. Bouvier de Guyon (1648-1717), mistica francese, pure accusata di quietismo. ASCETICA E MISTICA 183 mio giogo è soave e leggero il mio carico»,4 ha detto il divin Maestro. E questo sacro giogo rende liberi dalle preoccupazioni mondane, allontana in molti casi i dolori più gravi della vita (le angosce del dubbio, i rimorsi, le desolazioni...), addolcisce e avvalora i dolori affatto indipendenti dalla fede e dalla coscienza di ognuno. Si dimostra soprattutto «ch’essa permette, anzi intensifica elevandole, tutte le gioie lecite (come la contemplazione della natura, il gaudio delle scienze, le dolcezze profonde ed estasianti dell’arte,l’assaporamento dei doni e dei frutti svariatissimi della 219 terra, le gioie familiari, i diletti che provengono dai sani divertimenti, ecc.); che dà di suo tutto un tesoro di gioie purissime e ineffabili, frutto del servizio e del possesso di Dio». 5 Opera di guida Vi sono, infine, non poche anime che desiderano sinceramente la vita interiore e si sforzano di praticarla, ma che spesso si arenano nello scoraggiamento, si smarriscono, deviano in un vago e incosciente sentimentalismo. Anime, favorite da Dio di doni e di grazie eccezionali, che se non si perdono in una mediocrità, hanno con Dio delle relazioni inferiori a quelle che potrebbero avere. L’apostolo, al quale spetta non solo di cercare la riabilitazione e preservazione delle anime, ma anche di guidarle alla perfezione, proponga la teoria e la pratica della vita spirituale attraverso le tre vie: purgativa, illuminativa e unitiva. Si rivolga in questa sua opera, non solo agli individui, alle collettività, ai fedeli in genere o in specie, ma anche e particolarmente alle anime religiose e sacerdotali come a personeche hanno obbligo particolare di tendere alla perfezione. 220 I religiosi vi sono tenuti in virtù del loro stato: il loro obbligo si fonda sui tre voti e sulle costituzioni del proprio Istituto. –––––––––– 4 Mt 11,30. 5 CAVASSA , Ascetismo cristiano e vita moderna. 184 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XI I sacerdoti vi sono tenuti in virtù del ministero e della missione che loro incombe di santificare le anime. Risulta infatti da tutti i documenti di autorità e di ragione che il sacerdote deve, prima dell’ordinazione, avere acquistato un certo grado di santità e che, diventato sacerdote, deve continuare a progredire verso una perfezione sempre maggiore. Norme pratiche L’apostolo, prima di accingersi a toccare un argomento ascetico o mistico, deve essere convenientemente preparato intelle ttualmente e moralmente. Intellettualmente: far precedere uno studio completo, serio e profondo di teologia ascetica e mistica, delle sue fonti e dei suoi fondamenti (teologia dogmatica e morale). Moralmente: essere egli stesso fornito di non ordinaria perfezione; avere un’accurata esperienza del cuore umano e delle svariatissime e mirabili operazioni esercitate sopra di esso 221 dall’influssosoprannaturale della grazia. Deve possedere un cuore retto, molta prudenza e quella discrezione illuminata senza la quale rischierebbe di compiere opere non solo vane, ma anche gravemente pericolose.6 Accintosi poi all’opera non disorienti se stesso e le anime, perdendosi in questioni vane e in sbandamenti pericolosi che sviano da ciò che è l’essenza della perfezione. Si attenga sempre alla dottrina comune della Chiesa e attinga i suoi argomenti da fonti sicure: la S. Scrittura, la Tradizione e la ragione illuminata dalla fede e dall’esperienza. Nella S. Scrittura non troverà certo una sintesi della dottrina spirituale, ma ricchi documenti sparsi qua e là sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento, sotto forma di dottrine, di precetti, di consigli, di preghiere e di esempi. La Tradizione, che si manifesta col magistero solenne e ordinario della Chiesa, sarà per l’apostolo della stampa come un complemento della S. Scrittura in quanto la interpreta in modo autentico e presenta verità che in essa non sono contenute. –––––––––– 6 La storia dei quietisti e degli pseudo-mistici lo prova a sufficienza. ASCETICA E MISTICA 185 La ragione, guidata e perfezionata dal lume della fede, gli gioverà a coordinare i dati della S. Scrittura e della Tradizione, a mostrare come la spiritualità è stata storicamente vissutadai santi, ad applicare i principi e le regole generali alle persone in 222 particolare, tenendo conto del temperamento, del carattere, dell’età e del sesso, della posizione sociale, dei doveri dello stato come anche delle attrattive soprannaturali della grazia, badando pure alle regole sul discernimento degli spiriti. L’apostolo miri a perfezionare non solo una delle facoltà umane, ma tutto l’uomo qual è, cioè dotato dell’intelletto, volontà e sentimento, esponendogli contemporaneamente la verità da credersi, la via da seguirsi e il modo di ottenere da Dio la grazia di credere e di operare secondo la propria vocazione. La vita spirituale non è metodo, e perciò istruisca ed educhi alla sveltezza della docilità allo Spirito Santo. Ma la vita spirituale non è disordine e perciò spieghi che un buon metodo, ben conosciuto, applicato a tempo, porta alla maturità, e da questa alla perfezione e all’unione perfetta con Dio. Tenga poi sempre presente questo punto fondamentale: la perfezione cristiana è vivere in Gesù Cristo, e che la nostra incorporazione in lui è fondamento e radice della imitazione di Gesù Cristo, delle ascesi 7 spirituali verso di lui e della vita di unione con lui. –––––––––– 7 * Ovviamente la parola ascesi (dal greco áskesis = lotta morale) sta qui per ascensioni. 223 CAPO XII LITURGIA L’arte e la scienza liturgica, che presenta sempre, nel complesso e nelle sue parti, un ricco tesoro di cultura religiosa, un pascolo salutare di insegnamenti morali, una ricca e copiosa fonte di grazia, può essere in mano dell’apostolo un mezzo potentissimo per collaborare alla gloria di Dio e alla santificazione delle anime. E sarà veramente tale se egli in tutte le singole iniziative liturgiche si proporrà di divulgare la conoscenza, l’amore della Liturgia e la pratica della vita liturgica, secondo gl’insegnamenti e le direttive della santa Chiesa. Conoscenza della Liturgia Nei primordi del cristianesimo, nei quali, mentre i crudeli im224 peratori romani tentavanodi soffocare nel sangue la Chiesa nascente e per vari motivi era necessaria la disciplina dell’arcano, assai ridotta fu la letteratura liturgica. Non c’era del resto molto bisogno di spiegare al popolo la Liturgia, perché esso ne capiva la lingua, le funzioni erano compiute con svolgimento loro naturale e si viveva come a contatto diretto e familiare con Dio. Tuttavia si istruivano con grande cura i neofiti circa le cerimonie della Messa e i principali Sacramenti. Dopo che l’imperatore Costantino ebbe data la libertà alla Chiesa, la Liturgia entrò in una fase di progressivo sviluppo. Il cerimoniale del culto divenne più complesso. Fu allora necessario dare spiegazioni più approfondite e regole particolari sui riti liturgici. Fu così che sorsero i primi libri liturgici. Più tardi, la generale decadenza letteraria si fece sentire anche nella Liturgia, e la lingua liturgica fu incompresa dalle nuove generazioni. Si ebbe un succedersi d’interpretazioni, soppressio- LITURGIA 187 ni, semplificazioni e riforme, finché gli errori del secolo XVIII 1 tentarono di corrompere le cognizioni liturgiche e di allontanare gli animi dei fedeli dagli atti solenni del culto. Ma i Papi nulla trascurarono per mantenere salde le basi della sacra Liturgia. Sotto i loro auspici vi fu, verso la metà del secolo XIX, un grande risveglio prodotto da opereche miravano 225 soprattutto a mettere in rilievo la bellezza intima del culto. Si ebbe tosto grande interesse per la Liturgia e vivo desiderio della sua valutazione storica. Si moltiplicarono le ricerche del materiale manoscritto e degli antichi libri liturgici pubblicati o isolati o in collezioni. Primeggiarono in questo lavoro gli ordini religiosi, società scientifiche e singoli studiosi. Si distinsero in modo tutto particolare i Benedettini. Sui primi albori del secolo XX ebbe poi inizio l’attuale movimento di apostolato liturgico. Il primo e più potente impulso lo diede il Pontefice Pio X che, col motto «restaurare ogni cosa in Cristo», intendeva principalmente di portare i cattolici ad una comprensione profonda della divina bellezza ed eccellenza degli augusti riti del culto cattolico. Primo atto del suo Pontificato fu il «Motu proprio» sul canto sacro 2 – l’espressione [melodica e musicale] della Liturgia – con la relativa istruzione. Più tardi intraprese altre riforme, tutte indirizzate alla restaurazione liturgica. Benedetto XV e Pio XI diedero nuovo impulso a questo movimento di restaurazione. I richiami dei Pontefici trovarono piena adesione in molti Vescovi, Istituti religiosi, nella stampa, ecc. ed una viva partecipazione nel popolo. Si ebbe una fioritura di pubblicazioni, riviste,giornali. Le Settimane liturgiche si moltiplicarono fino a di- 226 ventare uno tra gli elementi più sensibili della rinnovazione cristiana. I risultati di tal movimento sono ottimi e in via di grande progresso. –––––––––– 1 * L’Illuminismo ateo e rivoluzionario, da parte della cultura secolare, e il Giansenismo, in campo cattolico. 2 * Inter pastoralis officii sollicitudines (1903). 188 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XII Resta però ancora un campo aperto a moltissime attività, sia per i ministri, gli organi ufficiali del culto divino, che per il popolo. Molti, fra i ministri, riducono ancora lo studio della Liturgia alla parte puramente meccanica e decorativa del culto. Un vero studio della Liturgia fa precedere alla parte pratica quella scientifica e si basa sul metodo storico-esegetico. La pratica è necessaria, senza dubbio, ma è solo una parte. La scientifica, mediante uno studio metodico, darà la conoscenza razionale, la comprensione degli atti del culto. Il metodo storico-esegetico è il più completo. Lo storico, procedendo sulle linee dello svolgimento, dimostrerà che la Liturgia è una vera scienza teologica autonoma, con oggetto suo proprio, il culto stabilito, reso a Dio dalla Chiesa per Gesù Cristo. L’esegetico darà il significato dei riti, delle cerimonie e delle formule, quale è insito nella loro natura intrinseca, nella loro origine o istituzione, ossia il simbolismo vero e scientificoche non 227 è soggettivo o idealistico, ma oggettivo e storico. Il clero, approfondito in questo modo nella scienza liturgica, potrà a sua volta istruire il popolo. E quanto il popolo necessiti di istruzione religiosa è facile conoscerlo. Per quanti la Liturgia è diventata un libro chiuso! Anche all’infuori di quelli che la combattono perché non ammettono il culto sociale collettivo, vi sono molti cristiani che non sanno che cosa essa sia. A questi se ne aggiungono altri, i più, che, pur non trovando nuova la parola «Liturgia», ne ignorano il vasto e profondo significato, giudicandola cosa di secondaria importanza, che può interessare tutt’al più i chierici e i sacerdoti novelli. È dunque evidente la necessità dell’istruzione, e di quell’istruzione che non si limita ad un’élite che restringe il suo raggio d’azione all’ambito delle associazioni cattoliche o delle confraternite pie. La Liturgia, universale come il Vangelo, di cui è un commento e applicazione fedele , deve estendere la sua azione benefica su tutto il popolo ed avere il campo di attuazione più vicino al popolo: la Parrocchia. LITURGIA 189 Tutti i cristiani, anzi tutti gli uomini, come figli di Dio e membri della società umana, hanno il diritto e il dovere di conoscere il culto,prima nella parte determinata cui immediatamente parte- 228 cipano, poi in tutto il sistema del culto, nel suo concetto di unità e di organicità. Amore alla Liturgia Le verità religiose, per ottenere l’adesione della volontà, devono prima riscuotere l’assenso dell’intelletto e l’entusia smo del sentimento. È noto infatti come molti, convinti delle verità evangeliche fino al punto da non potersi sottrarre al fascino della dottrina che vi s’annunzia, vivono tuttavia nell’indifferenza, se non anche nella colpa. Per la Liturgia può accadere altrettanto se non si unirà alla conoscenza di essa un vivo amore. L’amore alla Liturgia sgorga da un’intrinseca conoscenza e da un’intima penetrazione di essa. Ma un amore di tal fatta è possibile solo a coloro che hanno il dovere e la possibilità di compiere studi particolari sulla scienza liturgica. In via ordinaria, invece, non solo il popolo, ma anche il clero e gli studiosi hanno bisogno di far precedere allo studio intrinseco della Liturgia, quello estrinseco; alla illustrazione delle sue singole parti devono anteporre l’idea d’insieme e l’intimo legame che unisce la verità teorica e la perfezione morale; di penetrarela necessità, la grandezza, la bellezza, la bontà dell’oggetto della Li- 229 turgia e i suoi effetti. Praticamente hanno efficacia particolare sugli animi la spiegazione degli atti di culto e la partecipazione del popolo alle funzioni. La spiegazione degli atti di culto porta all’intelligenza ed alla comprensione del valore intrinseco del rito e della formula. La partecipazione deve interessare non soltanto il clero, al quale spetta di compiere gli atti riservati al potere sacerdotale, ma anche i laici a nome, vantaggio e unione dei quali il sacerdote esercita le altissime funzioni proprie del suo ministero. Non deve 190 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XII ridursi ad un vano formalismo, né ad una semplice ricerca dei mezzi esteriori, di usanze arcaiche o di elementi estetici, ma deve essere intelligente, viva e affettuosa. In tal modo la Liturgia «svelerà verità profonde, meravigliose, armonie ignote, aprirà vasti orizzonti, solleverà gli animi in un’atmosfera di bellezza e di godimento spirituale, e ognuno potrà constatare ch’essa risponde ai bisogni più sentiti e alle aspirazioni più nobili del cuore umano». Vivere la Liturgia Nella Liturgia non è da ricercarsi la soddisfazione scientifica 230 o poetica. Certo, anche la scienza e l’arte onorano e devono onorare Dio, ma per sé non costituiscono la Liturgia. Essa è qualche cosa di vivo e di vivificante, qualche cosa di santo e di santificante. È in un certo senso la consumazione stessa di Gesù Cristo per cui egli continua ad essere nella sua Chiesa il Maestro, il Sacrificatore e la Vittima, il Santificatore: Via, Verità e Vita agli uomini. La Liturgia è dunque parola di Dio, scuola di santità, sorgente di grazia.3 Parola di Dio. L’insegnamento della Chiesa fu, per lo più, inquadrato nella Liturgia. «Erant autem perseverantes in doctrina Apostolorum et communicatione fractionis panis et orationibus»,4 è detto dei primi cristiani. E in queste parole troviamo una specie di trinomio eminentemente comprensivo di ogni riunione liturgica. Uno dei termini del trinomio è «Doctrina». Come i Santi Padri continuarono ad istruire i fedeli, così continua a fare la Chiesa nella sua Liturgia. –––––––––– 3 Cf. Rivista Liturgica, di Finalpia, anni 1935, 1938-1939. 4 At 2,42. * «Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere». LITURGIA 191 E quale miniera di parola di Dio nei libri liturgici! È ben misera cosa, in confronto, tutta quella colluvie di libri di varia natura che invade ogni giorno il mercato librario! Nel Breviario, nel Messale, nel Rituale ein tutti gli altri libri 231 liturgici vi è un tesoro magnifico di parola di Dio. Parola ispirata della Scrittura che nelle pagine del Vecchio Testamento ci presenta il Cristo nelle sue figure e nel Nuovo ce lo presenta in persona. Parola di Dio, uscita dalla bocca dei suoi santi e dei suoi dottori; parola di Dio attuata nelle vite dei santi e dei martiri, che non sono altro che il Cristo prolungato nel suo Corpo Mistico. E, per ultimo, parola, anzi pensiero stesso della Chiesa, che affiora in tutte le formule di preghiere e negli stessi riti e cerimonie che hanno il linguaggio silenziosamente eloquente, spesso più eloquente delle stesse parole. Scuola di santità. La santità implica nel suo concetto una separazione e una dedizione stabile: separazione da tutto ciò che è contro Dio o semplicemente estraneo a Dio; dedizione stabile di se stessi a Dio e alle cose di Dio, che si esplica in una continua e crescente attività ordinata alla glorificazione di Dio e alla propria santificazione. Orbene, il sacerdozio di Cristo attuato perennemente nella Liturgia secondo le esigenze dei luoghi, dei tempi, delle persone e delle circostanze, è eminentemente modello di separazione e di dedizione. Questa scuola di separazione e di dedizioneappare da tutta 232 la Liturgia e dalle sue singole parti, perché tutti i suoi sforzi mirano a sviluppare nelle anime la vita di Cristo. Egli infatti, come durante la sua vita terrena spandeva sui discepoli gli splendori del suo ideale e li conduceva nella via della santità, così lungo il corso dei secoli attira misticamente i cristiani sui suoi passi mediante la Liturgia. Sorgente di grazia. La Liturgia non solo contiene il dogma nelle sue manifestazioni più minute, non solo insegna la via della santità, ma ne è la sorgente. Mediante la Liturgia, la Chiesa di- 192 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XII spone dei meriti infiniti del suo Capo, Gesù Cristo, non soltanto per rendere a Dio la gloria che gli è dovuta, ma anche per conferire agli uomini la salvezza. Così mentre essa ispira negli animi lo spirito di religione, il bisogno di gridare a Dio, per mezzo di Gesù Cristo, unitamente alla Chiesa e alla natura tutta, la propria ammirazione e dipendenza, comunica pure la vita divina, la sua santità, di cui essa è fonte. Fonte di santità è la Messa, nella quale Gesù ripete: «pro eis sanctifico meipsum ut sint et ipsi sanctificati in veritate... ut sint consummati in unum».5 Fonte, strumento quasi fisico di 233 santità sono i Sacramenti, azioni diGesù Cristo che ric evono efficacia dalla S. Messa, ci liberano dalla morte dell’anima e ci danno la vita di essa. Comunicazione della bontà di Dio sono pure i Sacramentali, sorgente anch’essi, sia pure secondaria, ma vera, di vita e di santità. La preghiera liturgica ha virtù purificatrice, illuminatrice, fortificante e unitiva. È la più potente delle preghiere perché è la preghiera della Chiesa, la preghiera di tutti. L’apostolo della stampa, nella sua attività liturgica, si proponga dunque di far conoscere, amare e vivere la vita liturgica. E poiché la conoscenza e l’amore sono indirizzati alla vita liturgica, i suoi sforzi siano indirizzati direttamente o indirettamente ad essa, in proporzione che lo permette lo scopo particolare delle singole iniziative. Per far «vivere la Liturgia» egli, conformemente ai principi suesposti, in ogni sua trattazione liturgica la presenti adeguatamente sotto un triplice aspetto: esporre la verità che illumini la mente, ricavare un insegnamento pratico che muova la volontà, inculcare la preghiera che innalzi e unisca a Dio. Questo sarà possibile sempre, sia che si tratti la Liturgia nella sua essenza o nella pratica, nella sua totalità o nelle sue parti, rivolta a ministri, studenti, fedeli, infedeli..., svolta in forma di trattato, ampio o sintetico, di spiegazioneal popolo, considerata sotto l’aspetto storico, dogmatico, ascetico, letterale, simbolico... –––––––––– 5 Gv 17,23. * Cf. Gv 17,19-23: «Per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità... perché tutti siano una sola cosa... perché siano perfetti nell’unità». 234 LITURGIA 193 Presentata in tal modo, la Liturgia porta l’uomo a rendere a Dio, in Gesù Cristo e nella Chiesa, l’ossequio totale di sé, quale egli lo esige. La mente conosce e contempla; la volontà compie la consacrazione a Dio della vita e dell’essere; dal cuore sgorga l’amore che deve insieme compenetrare e sorreggere questo sforzo di elaborazione e di dedizione. Così tutto l’uomo si muove, s’innalza, adora, e su tutto l’uomo si riflette efficacemente l’influsso santificatore della Liturgia. 235 CAPO XIII I SANTI PADRI Il termine «Padri» non è qui inteso nel senso che gli si dava nei primi tempi della Chiesa, quando erano così denominati tutti i Vescovi; né in quello che gli si diede più tardi quando lo si estese a tutti quei cristiani che, per aver spiegato, difeso, chiarito e svolto il pensiero teologico, erano considerati Padri nel senso spirituale. È invece inteso secondo l’attuale concezione teologica, che riserva il titolo di Padri della Chiesa a quegli scrittori cattolici che hanno le quattro seguenti qualità: ortodossia dottrinale, santità di vita, approvazione della Chiesa, antichità. Rispetto alla lingua usata nei loro scritti, i Padri sono classificati in orientali e occidentali; invece rispetto al momento dello sviluppo del pensiero cristiano che rappresentano, si dividono in apostolici, controversisti e sistematici. 236 Ad essi si uniscono necessariamente i Dottori, ossia quei Padri, teologi e maestri di spirito che, per la loro eminente importanza e autorità, furono decorati dalla Chiesa di questo titolo onorifico. Circa queste insigni figure di scrittori e pensatori e delle opere loro, l’apostolo non deve condividere l’idea di quei critici che dicono essere ormai morta la memoria dei Padri e delle loro opere, né accettare quella che afferma trattarsi di cose riservate agli studiosi. Al contrario, egli deve essere convinto che i Santi Padri, considerati nel momento storico-letterario della patrologia, interessano tutti, perché sono i testimoni e i cultori della sacra Tradizione. Proporli a tutti 1 Il desiderio di mettere i Santi Padri nelle mani di tutti, ossia di –––––––––– 1 Cf. La Civiltà Cattolica, ottobre 1938. * A. FERRUA S.J., I Ss. Padri per tutti - Rassegna in La Civiltà Cattolica 89 (1938), vol. IV, quad. 2119, 46-57. I SANTI PADRI 195 trarre fuori dalle accademie, dalle scuole, dall’ambiente dei dotti questi veri tesori del cristianesimo, non è così antico come quello riguardante i libri della S. Scrittura. Fiorì nel secolo XIX appena, ma fu tanto forte che riuscì tosto ad attuarsi in gran parte mediante iniziative diverse. Si cominciò con la pubblicazione di alcuni testi originali e a poco a poco si venne alla compilazione di preziose collane. Tra le raccolte di testi originali destinati ad una larga diffusio- 237 ne è nota quella dell’Hurter «Sanctorum Patrum opuscula sele cta», concepita come sussidio agli studenti di teologia. Col medesimo scopo seguì il «Florilegium patristicum» di Bonn [= H. Rauschen, Bonn] e la «Bibliotheca Ss. Patrum theologiæ tironibus et universo clero accomodata», diretta da G. Vizzini, rimasta incompleta. Altre iniziative si prefissero non tanto di inculcare la le ttura dei Santi Padri nelle aule scolastiche, quanto fra le persone colte che amano le buone letture. Sorsero pertanto collane di opere dei Santi Padri tradotte in diverse lingue. La prima fu quella dei Tractariani di Oxford, che comprende la maggior parte degli scritti patristici allora noti. In Inghilterra si ebbe la traduzione dei Padri anteniceni, che fu continuata a New York con i Padri niceni e post-niceni. Un simile disegno fu attuato in Germania in un’opera intitolata «Biblioteca dei Padri della Chiesa». In Francia e in Italia seguirono altre iniziative del genere. Tra le italiane è nota «La voce dei Santi Padri», che è una ricca scelta dei migliori scritti dei Santi Padri tradotti in italiano allo scopo di giovare ai predicatori ed ai conferenzieri sacri. Si ebbero collezioni dei testi dei Santi Padri tradotti, nei quali si nota un duplice scopo:far conoscere lo scritto al ceto laico e mettere in 238 particolare risalto il valore letterario. Tra queste ebbero maggior successo «I libri della fede» dell’Editrice Fiorentina; «Le pagine cristiane antiche e moderne» edite dalla Soc. Ed. Internazionale e «I classici cristiani» di Cantagalli. Recente è la «Corona Patrum Salesiana», collana di testi patristici greci e latini pubblicati integralmente con la versione ita- 196 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XIII liana a fronte, con note dichiarative, introduzioni e indici. Tale iniziativa ha scelto una via di mezzo tra l’opera strettamente scientifica e quella di pura divulgazione. Le iniziative e le opere citate hanno già contribuito molto alla divulgazione della vita e delle opere dei Santi Padri. Resta tuttavia moltissimo [d]a fare per il raggiungimento pieno dell’ottimo ideale. L’apostolo, facendo tesoro di quanto è già stato fatto, cooperi efficacemente alla divulgazione sempre maggiore dei Santi Padri fra i cattolici, affinché tutti possano leggere la loro vita e le loro opere, studiarle, farle proprie e usufruire di tutta la ricchezza di dottrina e di sapienza in esse contenuta. Procuri anzi di proporre i Santi Padri a tutti: Agli studiosi, affinché siano loro di guida nelle speculazioni esegetiche, teologiche, filosofiche, scientifiche e storiche. Ai pa239 stori di animeperché integrino la loro formazione dogmatica, apologetica, oratorica, morale, ascetica e liturgica. Agli studenti di teologia e di storia ecclesiastica affinché non si contentino di quanto è sistematicamente esposto nei trattati delle singole materie, ma si abituino ad attingere direttamente alle fonti, onde avere nozioni più copiose e forse anche più genuine. Ai laici che si dilettano di letture religiose onde possano completare la loro cultura e avere nei Santi Padri un valido aiuto per comprendere e gustare le Scritture, una chiave per conoscere la storia del cristianesimo, una guida per tenersi lontani dai pericoli spirituali della vita. Facciamo conoscere ai cattolici le inimitabili opere cristiane che sorpassano di gran lunga quelle profane dei greci, dei romani e di ogni altro popolo. Anche agli eretici e infedeli potranno utilmente proporsi i Santi Padri! Faranno loro conoscere ed amare la vera religione. Testimoni della sacra Tradizione Il motivo principale per cui i Padri sono da proporsi a tutti, è dato dal fatto che essi sono i testimoni della tradizione divina- I SANTI PADRI 197 apostolica ed ecclesiastica in quanto hanno raccolto, interpretato e commentato gli insegnamenti di Gesù Cristo, degli Apostoli e della Chiesa. Essi sono i testimoni di ciò che costituisce la nostra religione, 240 ossia: fede, morale e culto. I Padri hanno sistemato e sviluppato il dogma della dottrina cristiana attraverso il contatto che essa ebbe con la cultura storica di tutti i tempi. Ciò non con l’introduzione di verità nuove, ma con la delucidazione orale e scritta di quelle verità che nella S. Scrittura sono oscure e perciò più esposte ad interpretazioni non consone al senso della Chiesa, e col fissare quelle verità rivelate che non sono contenute nei libri santi, ma furono tramandate oralmente. Essi, inoltre, hanno documentato la legittimità del magistero cattolico, poiché in essi è costante il riferimento, non alla propria opinione personale, ma all’autorità della Chiesa docente, depositaria della parola di Gesù Cristo. Tutto ciò fecero sapientemente, mossi dal desiderio di penetrare, con lo studio indefesso, la sostanza e il significato genuino della divina rivelazione. Nei Padri è facilitato lo studio dei libri santi. Chi, infatti, non gusterà meglio la Bibbia, prendendo a guida l’aurea eloquenza di San Giovanni Crisostomo, l’erudizione poderosa e sicura di San Girolamo, la potente diale ttica di Sant’Agostino, la nobile e seria dottrina di San Basilio, la poesia penetrante di Gregorio [Nazianzeno]? Lo studio dei Padri è luce vera che illuminai credenti in Cri- 241 sto, fiaccola inestinguibile fra le tenebre dell’errore, fuoco sacro per alimentare in noi l’amore alla verità. È guida sicura per conoscere la storia della religione cristiana, del suo sviluppo e del suo imporsi sul paganesimo. Gli epistolari dei Padri, le loro polemiche, le loro apologie appaiono sempre come un lucidissimo specchio ove si riflette inalterata la dottrina di Cristo. La loro dottrina è quella stessa del Redentore e degli Apostoli quando debbono difendere la Chiesa dagli attacchi dell’eresia. 198 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XIII I Santi Padri sono, inoltre, i testimoni della morale cristiana. Studiati in se stessi, presentano il tipo ideale del cristiano perfetto che sa armonizzare la pratica fedele della vita cristiana con la più grande varietà di doni. Alcuni sono uomini d’azione, altri uomini di studio; questi è apologista e filosofo, quegli teologo e mistico. La maggior parte sono oratori, né vi mancano quelli che, come Agostino, sintetizzano tutte queste attitudini in una personalità possente e magnifica. Tutti, del resto, sono santi. Nelle opere dei Padri si trova la pienezza dello spirito cristiano che splende e irradia. Esse producono un effetto ammirabile in chi le legge, appunto perché i loro autori sono nutritidella pu242 ra sostanza della religione. E poiché sono come saturi dello spirito primitivo che hanno attinto più direttamente e più abbondantemente dalla stessa Sorgente, accade, non di rado, che quanto emana, con naturale freschezza dalla loro abbondanza, è più nutritivo di quel che è stato, poi, ripensato e meditato. La lettura della vita dei Padri e delle loro opere è vivo commento a quanto è oggetto della morale cattolica e guida alla pratica della medesima. I Santi Padri, infine, sono testimoni del culto cattolico, poiché con l’esempio, con la parola e con lo scritto hanno inculcato la pratica della vera religione nei suoi diretti rapporti con Dio, mediante il culto esterno e interno, privato e pubblico. Essi mirarono ad introdurre e stabilire ovunque il culto del vero Dio, distruggendo gli dèi falsi e bugiardi, e inaugurando il regno di Gesù Cristo. In particolare i Padri hanno un posto importante nello sviluppo della Liturgia cattolica, ossia della preghiera pubblica e della pratica del culto che per Gesù Cristo e in Gesù Cristo la Chiesa rende a Dio; l’esercitarono nel vero spirito, e ne stabilirono le leggi. È noto infatti che il Redentore, gettati i fondamenti del culto 243 del Nuovo Testamento conl’istituzione della S. Messa e dei Sacramenti, ne lasciò l’ulteriore sviluppo agli Apostoli e ai loro successori. I SANTI PADRI 199 I Padri raccolsero, divulgarono, ampliarono le tradizioni apostoliche e, fissandole nei loro scritti, ci diedero i fondamenti della scienza liturgica, delle sue fonti, della sua letteratura e della sua storia. Patrologia e Patristica, studio della vita e delle opere dei Padri, offrono all’apostolo della stampa dei tesori immensi che, trattati convenientemente, conducono le anime a conoscere, amare e servire Dio. Conclusioni pratiche I Santi Padri e Dottori della Chiesa sono maestri nella fede, difensori e propagatori del dogma, della morale e del culto, campioni nell’apologia, sicuri esegeti, maestri di spiritualità, interpreti e custodi della rivelazione, fonti della storia della Chiesa. Essi sono quelli che hanno scritto di Dio, del suo Cristo e della Chiesa. Le loro opere hanno superato la prova del tempo perché trattano argomenti universali, o, se trattano questioni particolari, si elevano a ragioni, asseriscono principi che trascendono il loro tempo. Il candore della fede, l’attaccamento alla Chiesa, la chiarez- 244 za del pensiero... sono doti che li fanno amare, comprendere, seguire. Divulgare gli scritti e il pensiero dei Padri e dei Dottori è cosa sapiente, è via sicura, è opera meritoria innanzi a Dio e agli uomini. Nei Padri e Dottori della Chiesa si conosce Gesù Cristo, Via, Verità e Vita. Divulgare gli scritti e il pensiero dei Santi Padri è quindi opera altamente sapiente, meritoria, utile al bene delle anime. L’apostolo sfogli per sé prima, e porga quindi agli altri, con mano riverente, le pagine immortali delle loro opere. Leggendo quegli scritti preziosi, non per una semplice ricreazione dello spirito od un pascolo speculativo dell’intelletto, ma ponderandone sapientemente tutto il contenuto, tutto il valore, egli farà propria la ricchezza di dottrina e di sapienza in essi con- 200 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XIII tenuta. Aspirato poi, per così dire, il loro spirito, che è quello del Vangelo, degli Apostoli, della Chiesa, lo potrà utilmente comunicare alle anime dei lettori. L’apostolo può diffondere i testi dei Santi Padri nella lingua originale o tradotti, con commenti di natura teologica, filosofica, liturgica, polemica o storica secondo l’argomento, lo scopo, l’opportunità. 245 Soprattutto si preoccupi di far conoscerei Santi Padri e divulgare i loro scritti fra il popolo, mediante traduzioni di opere complete e di florilegi in lingua volgare. Le traduzioni possono farsi in diversi modi. 2 Vi sono quelle, diremo, scolastiche, le quali mirano a facilitare semplicemente la lettura del testo originale. Sono eccellenti se riflettono chiaramente il pensiero e la struttura grammaticale dell’originale. Le versioni cosiddette letterarie mirano a far gustare l’arte e la bellezza dell’opera tradotta. Queste non s’accontentano di rendere fedelmente il pensiero, ma quando lo permette l’indole delle due lingue, riflettono anche la forma dell’originale. Questa è senza dubbio la maniera più perfetta di tradurre, ma è anche la più ardua, soprattutto quando si tratta di scrittori che posseggono uno stile personale. Altro modo più comune è quello che mira a rendere tutto il pensiero, arricchendolo di note e divisioni, preoccupandosi più di questo che della forma. L’apostolo non si leghi all’uno o all’altro modo, ma scelga caso per caso quello più utile a far conoscere, amare e seguire i Santi Padri da tutti i fedeli perché tutti possano attingere a questa fonte copiosa e pura, ricavandone giovamento per l’anima loro. –––––––––– 2 Cf. La Civiltà Cattolica, ottobre 1938. CAPO XIV 246 OPERA CATECHISTICA L’opera catechistica 1 abbraccia tutto quel complesso di attività e di industrie che, sotto la guida sapiente della Chiesa, hanno di mira l’evangelizzazione delle masse. Costituisce la forma genuina di apostolato e ne supera ogni altra perché continua l’opera del divin Maestro che fu il primo e il più grande catechista. Nella Chiesa è fondamentale perché è diretta a tutti gli uomini, fedeli ed infedeli, per farci conoscere Dio, nostro ultimo fine, e indicare i mezzi per raggiungerlo. Pur sotto forme varie, l’opera catechistica è sempre esistita. Gesù Cristo nell’insegnamentodato agli Apostoli e alle turbe, ne 247 costituì il tema centrale e tracciò in forma plastica e vivente le principali norme pedagogiche e didattiche. A lui seguirono gli Apostoli ai quali aveva detto: «Andate dunque ad ammaestrare tutte le genti, battezzandole...».2 La loro fu catechesi battesimale, basata sulla dottrina del Maestro, inquadrata nel racconto della sua vita. Gli Apostoli si associarono i diaconi ed anche alcuni laici. Alla catechizzazione [da parte] degli Apostoli seguì il catecumenato che aveva lo scopo di raccogliere i convertiti alla nuova fede cristiana, istruirli convenientemente nella religione e prepararli al battesimo. Sorsero poi importanti scuole di catechismo ad Antiochia, a Gerusalemme, a Roma, e fiorirono nella Chiesa catechisti insigni, quali: San Clemente Alessandrino, Tertulliano, San Cirillo di Gerusalemme, Sant’Ambrogio, Sant’Agostino. Nei secoli di ferro dell’alto Medio Evo si riscontra una notevole povertà del programma catechistico, finché questo non eb–––––––––– 1 Per il presente capitolo, cf. T ONOLO , Il manuale della Catechista, dal quale fu tratta parte della materia. 2 Mt 28,19. 202 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XIV be un nuovo impulso dal Concilio di Trento, che a base della riforma cattolica, della disciplina e della legge ecclesiastica pose l’istruzione religiosa. Da allora il catechismo ebbe una vera e 248 propria organizzazione, sotto la guida di eminenti Dottorie Pastori: San Roberto Bellarmino a Roma, San Carlo Borromeo a Milano e il Beato Gregorio Barbarigo a Padova. Si aggiunsero i primi testi, fra i quali molto pratici quelli di San Pietro Canisio in Germania e di San Roberto Bellarmino in Italia. Ma la causa del catechismo, pur guadagnando terreno, non determinò un vero orientamento universale della coscienza cattolica finché Pio X con l’enciclica Acerbo nimis 3 (1905) non risvegliò gli animi e non diede norme severe e precise per un lavoro organico. L’apostolo della stampa contribuisce all’opera catechistica mediante tutte le sue iniziative. Per convincersene basta ricordare il suo fine specifico. Tuttavia egli può contribuire in modo diretto a quest’opera – nel senso in cui è intesa comunemente – sia col prestare la sua cooperazione diretta di catechista e sia, specialmente, col coadiuvare a tre grandi attività: l’istruzione catechistica, la formazione catechistica, l’organizzazione catechistica. Istruzione catechistica La dottrina catechistica può essere rivolta ai catechisti e ai catechizzandi. Catechista per ufficio è essenzialmente il sacerdote. Ed è no249 to che per essere un bravo catechista non è sufficiente ch’egli sia un bravo teologo. Lo dimostra il fatto che il Codice del Diritto Canonico (can. 1564 § 3) prescrive che nei Seminari siano organizzati esercizi pratici sul modo di insegnare il catechismo. Così nella lettera della Congregazione dei Seminari si richiama l’attenzione sulla formazione del clero all’insegnamento del catechismo. –––––––––– 3 * Enciclica promulgata per affermare l’importanza fondamentale dell’insegnamento della dottrina cristiana. OPERA CATECHISTICA 203 Se dunque non basta aver studiato la Teologia nel Seminario per essere buon catechista, ma si esige una preparazione speciale anche per il clero, la dottrina catechista dovrà anzitutto essere diretta ai sacerdoti. Maggior bisogno ne avranno tuttavia quei laici che sono chiamati a collaborare con la gerarchia ecclesiastica nell’opera dell’evangelizzazione. Oltreché ai catechisti la dottrina potrà essere rivolta ai catechizzandi. Testi ufficiali sono i due di Pio X: Catechismo della dottrina cristiana e I primi elementi della dottrina cristiana. A questi hanno fatto seguito e possono seguire altri che, vole ndo corrispondere a bisogni o intenti particolari, ne comprendono parte o tutta la materia, ampliandola o arricchendola di fatti, spiegazioni, preghiere, illustrazioni, applicazioni pratiche. La dottrina rivolta ai catechisti deve generalmenteservire 250 loro di guida per la scuola. Quella rivolta ai catechizzandi forma il loro testo di studio. Entrambe devono essere adatte, complete, metodiche. Adatte alle persone e all’ambiente. La dottrina catechistica destinata ad infedeli [=non cristiani] dovrà essere naturalmente presentata in modo diverso da quella destinata ad eretici e scismatici. Trattandosi poi di cattolic i, altra sarà la forma richiesta per adulti e altra per fanciulli, altra quella per le persone analfabete o ignoranti e altra quella per studenti e persone colte. La dottrina catechistica dev’essere completa, cioè non limitata ad una sola parte della dottrina cattolica, ma estesa a tutte e tre: fede, morale e grazia, dando ad ognuna lo svolgimento conveniente. Dev’essere metodica, ossia esposta con metodo. L’apostolo scrittore, pur non trascurando ciò che presentano di buono tutti i metodi, preferirà quello ciclico progressivo, al quale unirà il così detto attivismo, in tutti i suoi aspetti: intellettuale, organizzativo, collaborativo e vitale. 204 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XIV Formazione catechistica Il catechismo, secondo gli intenti della Chiesa, dev’essere una scuola nella quale il catechizzando si forma alla vita cristia251 na. Si comprendefacilmente che tale formazione dipende dal catechista. Ciò tanto più ai tempi nostri, in cui essere «maestri di dottrina» non significa più come un tempo essere dei ripetitori sotto il controllo del sacerdote. Oggi il catechista deve sapere far da sé e, se non completamente certo in buona parte, dove il catechismo è organizzato in forma di scuola, il catechista supplisce il sacerdote. Egli quindi, per compiere degnamente la sua missione, deve avere una vocazione ed una formazione particolare. Vocazione che esige: un’anima docile a Dio, alla Chiesa, al sacerdote suo superiore; un’anima apostola che senta e viva nel suo cuore il grido di Gesù: «Misereor super turbam»;4 un’anima virile che possieda un certo spirito di comando, non mai disgiunto però dalla dolcezza e dalla carità. Formazione completa che comprende: formazione dottrinale, formazione pedagogica e formazione interiore. La formazione dottrinale è sempre necessaria, anche nelle scuole rurali, perché si tratta di esporre alle anime la dottrina più difficile e più delicata. Dalla scuola di catechismo dipende assai spesso l’orientamento della vita e la salvezza di tante anime.5 –––––––––– 4 * Cf. Mc 8,2: «Sento compassione di questa folla». 5 «Tal genere di predicazione – diceva Pio X nella sua magnifica enciclica sul Catechismo – non si pensi che non richieda fatica e meditazione, ché anzi ne esige più che qualunque altro genere. È più facile assai trovare un predicatore capace di tenere un eloquente discorso, anzi che un catechista che faccia una istruzione lodevole sotto ogni riguardo. Qualunque sia la facilità che altri abbia da natura di concepire e di parlare, si rammenti bene che non potrà mai fare un fruttuoso catechismo ai fanciulli e al popolo senza prepararvisi con molta riflessione. S’ingannano coloro che, facendo fidanza con la rozzezza e ignoranza del popolo, credono di poter procedere in questo fatto con trascuratezza. Per contrario quanto più l’uditorio è grossolano, tanto più cresce l’obbligo di studio maggiore e di maggiore diligenza per mettere alla portata di ognuno verità sì sublimi e sì remote dalla intelligenza del volgo, che pur fa d’uopo che tutti, dotti e ignoranti, conoscano per conseguire l’eterna salute». OPERA CATECHISTICA 205 Detta formazione richiede una duplice preparazione: remota 252 e prossima. La prima dev’essere metodica ed esige un corso completo di istruzione religiosa, che abbracci: la dottrina cattolica nelle sue tre parti principali: fede, morale e grazia; la storia sacra del Vecchio e del Nuovo Testamento, la storia della Chiesa almeno nelle sue linee principali, la storia della Liturgia e la vita liturgica della Chiesa. La seconda è la preparazione immediata ad ogni lezione. Può essere aiutata dai libri di guida per i catechisti, dall’uso del diario e da uno studio continuo, aggiornato. La formazione pedagogica è necessaria per avviare i catechisti all’arte di educare le anime affidate alle loro cure. Comprende lo studio della psicologia e della didattica. 253 La psicologia con i suoi principi generali e particolari insegnerà il modo di render adatta, proficua e completa l’educazione catechistica. La didattica, se sarà saggia e aggiornata, aiuterà ad approfittare di tutti i mezzi naturali per collaborare all’azione divina a vantaggio delle anime. E poiché il catechismo è rivolto particolarmente ai fanciulli, il catechista deve conoscere in modo particolare la psicologia dei fanciulli, ossia com’è fatta la loro anima;6 conoscere la loro lingua (i fanciulli hanno lingua e vocaboli propri), e imparare a farsi bambino come loro, rifacendosi agli anni della sua fanciullezza per ricordare le cose e le parole che in quell’età gli hanno fatto più impressione. Alla formazione dottrinale e pedagogica non si può disunire la formazione interiore, perché da essa dipende l’efficacia soprannaturale. Questa mira a formare dei catechisti che siano cristiani perfetti, capaci di unire alla preghiera intensa un grande amore a Dio e alle anime. –––––––––– 6 Il cervello del fanciullo – scrive il Fénelon – è come una candela accesa in un luogo esposto al vento; la sua fiamma tremula sempre. 206 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XIV L’apostolo che si dedica all’opera catechistica (dopo aver 254 procurato a se stesso una convenienteformazione secondo le norme suesposte), potrà contribuire alla formazione dei catechisti e, quando fosse necessario e possibile, anche direttamente dei catechizzandi. Organizzazione catechistica L’attuale organizzazione catechistica è data dal decreto Provido sane consilio emanato dalla Congregazione del Concilio l’11 febbraio 1935, che è un capolavoro di sapienza catechistica. Con questo decreto, l’organizzazione e la metodica catechistica non sono più lasciate all’arbitrio e giudizio dei singoli, ma entrano a far parte della legislazione ecclesiastica. Questa ha i suoi organi competenti nell’Ufficio Catechistico centrale a Roma e negli Uffici Catechistici diocesani alla diretta dipendenza dei Vescovi. Il decreto Provido sane consilio dopo aver, in una prima parte, indicato il lavoro fatto dalla Chiesa per la causa del catechismo, stabilisce, nella seconda, il lavoro da farsi, precisando alcuni punti e indicando alcuni mezzi. Tre cose sono prescritte: Il sodalizio della Dottrina Cristiana, che deve tenere il primo luogo nelle parrocchie. A norma del canone 1333 § 1 del Codice di Diritto Canonico, «il parroco può e anzi, se è legitti255 mamenteimpedito, deve usare dell’opera dei chierici che abitano entro i confini della parrocchia ed anche, se sia necessario, di quei pii laici che hanno dato nome al Sodalizio della Dottrina Cristiana o ad altra istituzione consimile che sia eretta in parrocchia». I sacerdoti e gli altri chierici, non trattenuti da alcun legittimo impedimento, dovranno aiutare il proprio parroco in questa santissima opera, anche per non incorrere in pene da infliggersi dall’Ordinario della Diocesi: «Un appello speciale è rivolto perché i maestri di scuola entrino generosamente in questo insegnamento». OPERA CATECHISTICA 207 Le Scuole Catechistiche Parrocchiali siano tenute come vere e proprie scuole, non inferiori alle altre, ma che gareggino invece con esse per ciò che riguarda la decenza dei locali, il metodo d’insegnamento e il personale. Il catechismo festivo agli adulti sia tenuto in tutte le domeniche e feste di precetto come vuole il canone 1332 e si spieghi tutto il catechismo del Concilio di Trento. Per arrivare a ciò, il decreto suggerisce sapientemente alcuni mezzi pratici agli Eccellentissimi Ordinari: a) Ogni diocesi d’Italia deve avere l’Ufficio Catechistico già prescritto dal Concilio, [e riconfermato] con lettera 12 dicembre 1929, avente lo scopo di: 1. curare che s’insegni la dottrina cristiana secondo la forma 256 tradizionale della Chiesa e da persone idonee; 2. promuovere la celebrazione di congressi catechistici; 3. indire corsi di religione per formare e perfezionare maestri per le scuole parrocchiali e pubbliche. b) Il catechismo deve essere sorvegliato, perché sia fatto bene. Il Vescovo potrà stabilire sacerdoti con funzione ispettiva. c) L’Azione Cattolica è fucina di catechisti; «ha già fatto molto in questa materia». d) Ogni parrocchia deve tenere la Giornata della Dottrina Cristiana (Sacramenti, predica, stampa, colletta, ecc.). e) Sull’andamento catechistico, l’Ordinario deve riferire ogni cinque anni alla Congregazione del Concilio, rispondendo a un apposito formulario di ben 24 domande. Sempre fedele alle direttive della Chiesa, l’apostolo studi, segua e divulghi le norme pratiche ch’essa propone. 257 CAPO XV I PAPI La vita e l’opera dei Sommi Pontefici costituiscono una ricchissima fonte di trattazione salutare. Scrivere dei Papi equivale a dimostrare come essi siano interpreti e continuatori dell’opera del divin Maestro, Via, Verità e Vita. Il Papa infatti non è un dotto, un diplomatico, o comunque una personalità insigne, ma è essenzialmente il Vicario di Gesù Cristo, e come tale deve essere presentato. È il capo della Chiesa universale, che egli guida al di sopra di ogni contesa sociale. E, come capo, domina sul mondo e su tutte le nazioni, poiché tutte sono chiamate ad appartenere alla Chiesa 258 di Gesù Cristo onde ricevere la luce della verità, essere guidate al cielo e partecipare della grazia di cui la Chiesa è depositaria. In breve: il Papa è modello di giustizia, maestro di verità, ministro di grazia. Il Papa è modello di giustizia Come Gesù Cristo non insegnò se non dopo aver dato l’esempio: «Jesus cœpit facere et docere»1 ed egli stesso disse di sé: «Ego sum Via»,2 così il Papa, suo Vicario, mentre presiede all’umanità, precede con l’esempio. Difatti, quanti Papi santi! Non v’è dinastia più gloriosa di quella dei Papi. Quelli dei primi tre secoli furono quasi tutti martiri che, col loro esempio, precedettero i cristiani nella pratica dell’esortazione evangelica: «E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima: temete piuttosto colui che può mandare in perdizione e l’anima e il corpo nell’inferno».3 –––––––––– 1 Cf. At 1,1. * «Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio». 2 Gv 14,6. * «Io sono la via». 3 Mt 10,28. I PAPI 209 Tra i Papi si enumerano dei grandi dotti e la storia di ogni tempo dimostra come essi, in conformità alla legge evangelica, incivilirono [=civilizzarono] i popoli, sviluppando le loro buonequalità e alcune loro istituzioni politico-sociali, che produsse- 259 ro in seguito e perfezionarono la civiltà cristiana. Ma, si potrà obiettare, i Papi non furono sempre all’altezza della loro missione. È vero. Ciò però non deve far meraviglia: è una prova evidente della debolezza umana e dell’assistenza di Dio sulla Chiesa, secondo la sua promessa: «Sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo».4 Diversamente avrebbe forse subìto anch’essa, più volte, la sorte di tutte le istituzioni umane. Ma la Chiesa è di istituzione divina, e il Sommo Pontefice che la presiede come Vicario di Gesù Cristo è dotato d’infallibilità, che si estende anche ai costumi. La storia può testimoniare quanto bene abbia compiuto nei secoli lo zelo indefesso dei Pontefici in favore della morale cattolica. Questa benefica opera dei Pontefici non è sempre riconosciuta, e tale ignoranza è la causa per cui spesso le anime, e soprattutto le nazioni, guardano al Papa con poca fiducia. Ecco dunque la necessità di far conoscere la santità dei Pontefici e di mostrare l’uso che essi hanno fatto della loro potestà di giurisdizione, piena, suprema, ordinaria ed immediata sui Pastori e sui fedeli, nel triplice campo: dottrinale,giurisdizionale e liturgico, in ordine al bene della società in generale e delle anime 260 in particolare. Il Papa è maestro di verità Il Papa come Vicario di Gesù Cristo continua inoltre la missione di Gesù Cristo Maestro di verità: «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi».5 Egli non crea verità nuove, ma custodisce, difende e divulga le verità insegnate da Gesù Cristo. Esercita questa sua missione con l’uso del diritto di magistero giuridico e di apostolato. Ri–––––––––– 4 Mt 28,20. 5 Gv 20,21. 210 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XV guardo agli infedeli col mandare i missionari e col rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla accettazione della dottrina cattolica. Riguardo ai fedeli proponendo loro la retta dottrina col magistero solenne e ordinario, con l’assistenza ai Maestri e Pastori, con la vigilanza sugli studi, sugli scritti, ecc. È necessario che anche questa missione del Pontefice sia conosciuta ed apprezzata affinché tutti si rivolgano a lui, quale maestro di verità e seguano fedelmente i suoi insegnamenti. In ogni tempo vi furono eretici ed eresie, ed i Pontefici sem261 pre combatterono e vinsero, dandoall’occorrenza anche la loro stessa vita in difesa della verità e per la salute delle anime, sull’esempio del Buon Pastore che disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle».6 Ancora: in ogni tempo i Papi diedero impulso alla divulgazione della fede cattolica mediante l’insegnamento scritto ed orale, e con l’incoraggiare e favorire in mille modi l’opera grandiosa delle missioni. Quest’opera non è mai cessata, né cesserà fino a tanto che non si arrivi alla formazione di un solo ovile sotto un solo pastore: «et fiet unum ovile et unus pastor».7 L’apostolo scrittore dimostri dunque l’opera compiuta dai Pontefici attraverso i secoli, circa la divulgazione, la difesa, la delucidazione della verità. Il Papa è ministro di grazia Il Pontefice continua infine la missione di Gesù Vita, nel campo del culto cattolico. Gesù Cristo, con la Redenzione, ci ha guadagnato la grazia; la Chiesa comunica questa grazia alle anime in virtù del potere sacramentale e del potere liturgico, che spettano al SommoPontefice, per diritto divino. Egli esercita questi poteri non solo sugli uomini che appartengono al corpo della Chiesa, ossia sui fedeli, ma anche su quelli che appartengono solo all’anima di –––––––––– 6 Gv 10,11. 7 Gv 10,16. * «E diventeranno un solo gregge e un solo pastore». 262 I PAPI 211 questa, sugli infedeli, perché la potestà sacramentale è ordinata ad aumentare e a produrre la grazia. È quindi assolutamente soprannaturale. Questa è la massima potestà del Pontefice, perché è diretta al raggiungimento del fine soprannaturale, alla visione beatifica. Ora, al fine soprannaturale che si deve ottenere nella vita futura, è necessaria una conveniente preparazione in questa vita. Essa non consiste solo nella conoscenza e nell’amore di Dio, con la seguente sottomissione alla sua volontà, ma anche in un dono soprannaturale, la grazia santificante, che viene comunicata per l’infusione dello Spirito Santo, ossia per la potestà sacramentale di ordine che è nella Chiesa. Al Papa spetta la massima potestà liturgica. L’apostolo miri anche a far conoscere ai fedeli questa missione del Pontefice nella sua essenza, nella sua storia, nella necessità e nella pratica, affinché i fedeli possano partecipare non solo al corpo, ma anche all’anima della Chiesa e godere il beneficio della grazia sacramentale e sacramentaria nel grado e nel modo stabilito da Gesù Cristo. Norme pratiche 263 Un modo che facilita la trattazione organica della vita e dell’opera dei Pontefici è quella di illustrarne la missione di continuatori dell’opera del divin Maestro nell’umanità. Basato su questo principio fondamentale, l’apostolo, scrivendo dei Papi, si propone tre fini: – narrare la loro vita esemplare, la loro opera in favore della morale cattolica e la loro azione nel campo giurisdizionale per guidare le anime sulla retta via; – dimostrare che essi sono custodi, interpreti e propagatori della verità cattolica; – illustrare la loro opera nel campo liturgico per la santificazione delle anime. Dovendo, ad esempio, stendere la biografia di un Sommo Pontefice, la mente corre subito allo svolgimento della sua attivi- 264 212 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XV tà – curriculum vitæ – per passare poi a riflettere sulle cause ambientali, politiche, sociali, intellettuali, religiose della sua attività; a esaminare quali furono le segrete forze che assicurarono gli effetti e la riuscita dell’opera sua, che la facilitarono, ecc. Perciò, se nella prima parte si segue un conspectum historicum, nella seconda parte si esaminano i sistemi dottrinali, politici, sociali (errori, eresie, lotte dottrinali, progressidi scuole, definizioni di verità...); nella terza parte si tratta dello spirito interiore, liturgia (preghiera), azione religiosa, istruzioni, agiografia, arte... Oppure: Si presenta la vita del Papa nelle sue doti e nelle sue virtù, come imitatore fedele del Maestro divino; poi la sua opera di giurisdizione come Vicario di Gesù Cristo nella dottrina, nel governo, nel diritto liturgico o rituale; quindi la sua devozione e attività liturgica sacramentale. In appendice può avere luogo il nuovo Ufficio e la nuova Messa dei Papi. CAPO XVI 265 AGIOGRAFIA E BIOGRAFIA È un fatto generalmente constatato che la biografia, e in prima linea l’agiografia, esercitano sull’animo umano una potentissima attrattiva. Ciò tanto più oggi, quando tra i gusti del pubblico domina una tendenza verso gli studi storici in generale, e verso il genere biografico in modo particolare. Scrittori ed editori si sforzano di rispondere a questo bisogno della natura, a questa esigenza della cultura e dei tempi, moltiplicando a dismisura biografie e agiografie di ogni genere. Biografie e agiografie spesso romanzate, che sul tronco della verità e della realtà innestano le variazioni dell’arbitrio e della fantasia dando una immagine alterata della storia. L’apostolo scrittore, convinto della ricchezza di forza sug- 266 gestiva, emotiva e persuasiva di questi generi letterari, sappia servirsene a tempo e a luogo per proporre esempi, moniti e insegnamenti alle anime. Creatori d’imperi, dominatori di popoli, condottieri di eserciti, scopritori di nuove terre e di mirabili invenzioni, letterati e artisti baciati dal genio, rivendicatori di libertà e di giustizia, scienziati, esploratori, filantropi, inventori, colonizzatori, semplici persone del popolo... gli offriranno spesso l’occasione di esercitare sullo spirito umano un’invincibile attrattiva alla fede e alla virtù. Ma ben più gliene offriranno persone che condussero una vita edificante e specialmente i santi che personificarono le forme più pure, le espressioni più nobili e disinteressate dell’eroismo. Nel genere biografico merita dunque il primo posto l’agiografia, che è la rivelazione della vita di anime sante, proposte alla ammirazione, all’esempio e al culto di coloro che si trovano ancora in statu viæ. 214 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XVI La conoscenza dei santi Vi sono talora persone che non conoscono affatto i santi e ve 267 ne sono altre che hanno unaconoscenza confusa, errata ed offuscata da strani e falsi pregiudizi. L’apostolo, profittando del fatto che l’uomo è naturalmente portato ad ammirare quelle persone che si distinguono per scie nza e per valore, rilevi a tempo e luogo che le persone più degne d’essere conosciute sono quelle che si distinsero per virtù, cioè i santi. I grandi secondo il mondo offrono spesso l’esempio d’una umanità gravata di macchie, di colpe, talora di non lievi errori. I santi invece brillano sempre di una luce sovrumana, limpida e serena. La loro memoria è immortale ed eterna. Per divulgare la conoscenza dei santi giova il far conoscere la storia dei singoli, delle classi (martiri, confessori, vergini...), la storia della santità dell’Antico e del Nuovo Testamento nelle sue caratteristiche, nei suoi periodi, nelle sue conseguenze. Giova particolarmente l’esposizione chiara della dottrina cattolica circa l’essenza della santità. Certi agiografi, pur con ottime intenzioni, insistono molto sulla umiltà, sulla obbedienza e su virtù particolari dei santi. E ci insistono tanto e con tale tornitura di parole da far credere che quelle siano le virtù più eccelse della santità. 268 La santità è umiltà, obbedienza, mortific azione,perché dalla fede non si va all’amore senza l’umiltà e l’obbedienza, nelle quali virtù la santità matura. L’umiltà, l’obbedienza, la mortificazione, per se stesse, sono disposizioni, fondamento, condizione per arrivare a Dio. Ma culmine ed essenza della santità è la carità: carità verso Dio e verso il prossimo. Talora poi sarà utile ed anche necessario correggere le idee errate che circolano intorno alla persona dei santi e al concetto di santità. Essi non sono mai – come dicono taluni – degli oziosi, inutili alla società. Le rendono invece i servizi più preziosi perché la perfezionano moralmente, e spesso anche civilmente. AGIOGRAFIA E BIOGRAFIA 215 Non sono dei suicidi, nemmeno parziali, perché il loro ascetismo rigido e volontario generalmente giova alla salute, e, se in certi casi le nuoce, ciò è giustificato dal bene maggiore e spirituale che ne risulta. Non violentano la natura con l’austerità della vita e le afflizioni del corpo, poiché è nell’ordine della natura subordinare l’inferiore al superiore; è nell’ordine logic o sacrificare un bene, una soddisfazione materiale, ed anche imporsi un male fisico, per conseguire un bene di ordine superiore. Neppure la violentano coloro che si obbligano all’osservanza della castità assoluta, ossia del celibato volontario, perché il matrimonio nonè di precetto per il singolo e il celibato cristiano è 269 moralmente più nobile del matrimonio, non nuoce alla prosperità del genere umano, né quantitativamente né qualitativamente. I santi non sono dunque degli oziosi, dei violentatori di se stessi e della società. Essi sono invece i più nobili e più grandi benefattori della umanità. Il pane, la scienza, la civiltà, la grazia e la salvezza di tanti uomini dipendono spesso da loro. Un giusto concetto della santità e una buona conoscenza dei santi, disporrà gli animi all’ammirazione delle loro grandezze e all’imitazione della loro vita. L’imitazione dei santi L’uomo, creato da Dio per la felicità, raggiunge il suo fine solo se cerca Dio, se si riempie sempre più di lui, in una parola: se si fa santo. «Hæc est voluntas Dei, sanctificatio vestra».1 Ma la santità di Dio quale si rivela nella persona del Verbo incarnato, ha delle sublimità che spaventano. Se invece la si vede riflessa e quasi decomposta in un’anima più vicina a noi, che ha le medesime miserie, che deve sostenere le identichenostre lotte, allora ci appare più accessibile ed anche più facile. 270 Le anime sante sono infatti altrettante semplificazioni della santità, luminosi riflessi della perfezione divina sotto un aspetto –––––––––– 1 * 1Ts 4,3: «Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione». 216 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XVI determinato, corrispondente alla missione che lo Spirito Santo ha affidato ad ognuna di esse. Ogni anima santa è una vera scuola pratica che stimola e forma al bene. È in questo senso che ce li presenta la liturgia, proponendoci in ognuno di essi un esemplare sul quale possiamo plasmare la nostra condotta: «Sanctorum tuorum, Domine, exempla nos provocent, quatenus quorum solemnia agimus etiam actus imitemur».2 È in questo senso che l’apostolo deve proporre i santi all’imitazione. Egli non deve schierarsi con gli agiografi che ritraggono la fisionomia morale dei santi in circostanze così eccezionali e in un’atmosfera così alta, da farli apparire esseri superiori fin dal primo tempo della loro dimora quaggiù. E, una volta trapassati, li fanno apparire così distanti da essere sensibili soltanto per mezzo di una evanescente immagine aureolata, assunti nel cielo della loro gloria, irraggiungibili. Né deve schierarsi con quegli altri che si limitano alla cronistoria della loro attività o, peggio, abbondano dell’ele mento mon271 dano e contingente,umano ed affettivo in modo da occultare lo spirituale e l’eterno. La troppa sublimità scoraggia. La troppa umanità non porterà mai a comprendere amorosamente la santità e a penetrarne l’essenza. Se si vuol riuscire a rendere evidente come la Grazia divina opera d’accordo con lo sforzo umano del santo e nell’esatta misura in cui egli compie tale sforzo, bisogna sentire e far sentire la stretta appartenenza del santo alla nostra vita terrena. La Grazia aiuta chi ne è meritevole, senza calcolo di distinzioni, di preferenze e di privilegi umani. 3 Se la fede è un dono di Dio, la santità è la corona e tutti gli uomini sono chiamati a con–––––––––– 2 * «Dei tuoi santi, Signore, ci spronino gli esempi, affinché celebrando le loro feste ne possiamo imitare anche gli atti». 3 È vero: «divisiones gratiarum sunt» [«vi sono diversità di carismi»] (1Cor 12,4), ma non è meno vero che «Deus vult omnes homines salvos fieri» [«Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati»] (1Tm 2,4). Tutti gli uomini sono chiamati alla santità e per giungervi devono corrispondere alla libera azione di Dio. Non si nasce santi, ma ci si forma. AGIOGRAFIA E BIOGRAFIA 217 corrervi. «Il santo è un lottatore che ha vinto. La Chiesa ne ha proclamato l’eroicità delle virtù. E non c’è eroismo dove non c’è lotta e lotta fortissima». Prima quindi di presentare il santo negli eroismi della sua virtù o nelle altezze della contemplazione, lo si presenti come figlio di Adamo che, con sforzo diuturno, deve pazientemente lavorare (e talora con esasperante lentezza) per compiere la distruzione di quello che SanPaolo chiama l’uomo vecchio onde stabilire 272 definitivamente ogni sua attività in Dio. Presentato in tal modo, il santo diviene una scuola pratica di virtù, di santità. E, all’evidenza dei fatti che molto spesso rispecchiano il caso personale, se non identico almeno simile del lettore, egli sarà costretto a concludere che l’ideale della santità non deve scoraggiare quasi fosse una mèta irraggiungibile. Gli verrà quindi spontanea la stessa domanda che si pose un giorno il grande lottatore vittorioso, Sant’Agostino: «Si isti et illæ, cur non ego?».4 Domanda che è spesso il principio di forti ed efficaci risoluzioni. Il culto dei santi Oltre che all’ammirazione e all’imitazione dei santi, l’apostolo deve ancora portare al [loro] culto, nei suoi due atti: venerazione e invocazione, come insegna la Chiesa e pratica nella liturgia. Nei santi onoriamo: «I santuari viventi della Ss. Trinità che si degnò di abitare in loro, di ornarne l’anima con le virtù e coi doni, di operare sulle loro facoltà per farne produrre atti meritori, e concedere loro la grazia insigne della perseveranza; – i figli adottivi del Padre, da lui singolarmente amati, circondati della sua sollecitudine paterna, a cui seppero corrispondere avvicinandosi a poco a poco alla sua santità e alle sue perfezioni; –––––––––– 4 * «Se questi e quelle [vi sono riusciti], perché non io?». 273 218 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XVI – i fratelli di Gesù Cristo, suoi membri fedeli, che, incorporati nel suo corpo mistico, ricevettero da lui la vita spirituale e la coltivarono con amore e costanza; – i templi e i docili strumenti dello Spirito Santo, che si lasciarono guidare da lui e dalle sue ispirazioni anziché seguir ciecamente le tendenze della guasta natura». 5 Queste verità fondamentali convincono che, col venerare i santi, si venera in loro lo stesso Dio e lo stesso Gesù Cristo. Si vedrà chiaramente in ciascun santo brillare, variamente riflessa, l’immagine di Dio, e risplendere in chi più e in chi meno la sua gloria. Invocazione. Si faccia inoltre conoscere rettamente che, in virtù del consolante e grandioso dogma della Comunione dei Santi, si può e si deve pregare i santi per ottenere più facilmente, con la loro possente intercessione, le grazie di cui abbisogniamo. È vero, la sola mediazione necessaria è quella di Gesù Cristo, ma i santi, partecipando al Corpo Mistico, uniscono le loro preghiere alle sue. È quindi tutto il Corpo Mistico che fa pressione 274 al cuore di Dio. I santi ci aiutano inGesù Cristo, e Gesù Cristo per mezzo dei santi. I santi del resto, essendo amici di Dio e nostri, sono lieti di prestarci un aiuto che risulta a maggior gloria di Dio e a sostegno di noi, loro fratelli, che ci troviamo nelle medesime difficoltà in cui si trovarono essi stessi. *** Portare le anime alla conoscenza, all’imitazione e al culto dei santi sarà scopo di ogni agiografia e di ogni iniziativa agiografica compiuta o diretta dall’apostolo. Nell’agiografia, in particolare, la narrazione della vita del santo sia svolta in modo da farlo conoscere. L’esposizione delle virtù e dei suoi insegnamenti scritti od orali miri a spingere all’imitazione. La storia del suo culto e dei suoi miracoli, seguita da preghiere particolarmente liturgiche o approvate dalla Chiesa, –––––––––– 5 A. T ANQUEREY , Compendio di teologia ascetica e mistica [n. 178]. AGIOGRAFIA E BIOGRAFIA 219 infonda nei cuori il culto al santo: culto di venerazione e di impetrazione. 275 CAPO XVII APOLOGIA SACRA Compito dell’apostolo scrittore – lo si è ripetuto più volte – è di rivolgersi al popolo semplice, alle masse, per comunicare loro la fede, la morale e il culto cattolico, in ordine alla vita eterna. Questo tuttavia non esclude che l’apostolo possa e debba anche rivolgersi a quelle persone che, per necessità particolari, esigono la dimostrazione delle verità cattoliche. L’apologia sacra è uno dei mezzi principali di cui l’apostolo può servirsi in questi casi particolari. Necessità dell’apologia sacra La necessità dell’apologia sacra appare evidente dalle condizioni religiose attuali nonché da tutta la storia del cristianesimo, il quale, fin dalla sua origine, ebbe bisogno di difesa. Gesù Cristo stesso aveva profetizzato che sarebbe stato «se276 gno di contraddizione». Alla comparsa della Croce, tutti gli interessi umani, tutte le passioni gli si levarono contro: Ebrei e Gentili, poteri pubblici e influenze sociali, pregiudizi e calunnie, la filosofia e l’opinione pubblica. Da allora le contraddizioni a Cristo, ai suoi seguaci, alla Chiesa si moltiplicarono e furono, può dirsi, senza interruzione. I difensori tuttavia non mancarono mai. San Pietro e San Paolo aprono la serie degli apologisti. Dopo di essi, dalle arene del martirio, dalle aule accademiche e dalle chiese, in ogni tempo si levò potente la voce della difesa, che impose silenzio ai tiranni e ai contraddittori della fede. La storia lo dimostra. Ci rimangono in perpetuo i monumenti di scienza degli apologisti maggiori e minori del secolo secondo, cui precedono quelli dei Padri apostolici, e seguono quelli dei Padri, Dottori, Teologi di ogni tempo, che variano secondo i vari aspetti assunti dall’errore. APOLOGIA SACRA 221 Gli apologisti non mancano neppure ai tempi presenti. Tra le opere benemerite che ci diedero, ricordiamo: Hettinger, L’Apologia del cristianesimo; il Protestantesimo comparato al Cattolicesimo del Balmes; Il Cristianesimo ai tempi moderni di Mons. Bougaud; Le Conferenze sul dogma del Monsabré; quelle di Mons. d’Hulst; le opere del P. Gratry; quelle del G. Card. Alimonda,del Lacordaire, e di Mons. Bonomelli; le 277 Conferenze di Mons. L. Bésson; l’Apologia del Cristianesimo del Dott. Paolo Schanz; quelle del Weiss (R.P.A.) e del P. Agostino Gemelli. L’opera apologetica prende sempre maggior sviluppo, s’informa di trattati, di articoli di giornali, riviste, periodici, come s’informa di conferenze tenute dal pulpito o nelle Università cattoliche. Sebbene l’apologia non sia il genere di scritto più comune e più frequente, tuttavia essa deve essere proporzionata ai tempi e alle necessità. Oggi è più che mai necessaria poiché si nota uno sforzo dei nemici che tendono ad escludere il cristianesimo dalla famiglia, dal regime nazionale ed internazionale. Sforzo che, sorto con l’umanesimo, corroborato dal protestantesimo, ha preso oggi forme gigantesche ed ha fatto tante conquiste. In mezzo a questo male generale, vi sono anime che hanno bisogno di essere illuminate nella verità, fortificate nell’osservanza religiosa, avvicinate alle fonti della grazia, e tutto ciò con mezzi che non sono comuni. Spetta all’apostolo della stampa non meno che all’apostolo della parola venire incontro ai bisogni di queste anime, mediante l’apologia sacra, per far conoscere ad esse, in tutta la sua luce e bellezza, la religione cristiana. Anzi,all’apostolo della stampa 278 incombe un dovere più stretto perché egli può giungere anche e specialmente dove non può giungere l’apostolo della parola. La Sacra Congregazione del Concilio ha inviato una circolare al clero cattolico, nella quale dice che l’apologia deve esser fatta oralmente solo per eccezione e che in tal caso dev’essere tenuta da oratori idonei dopo che ne hanno ottenuto il consenso dai Vescovi. Cosa questa che è permessa solo in certi tempi e luoghi. 222 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XVII Al contrario la stessa Congregazione non solo non impone tali limiti all’apologia scritta, ma l’incoraggia. Se l’apostolo, all’occorrenza, trascura questo modo di bene, non soddisfa pienamente alla sua missione. Le opere popolari avranno più larga diffusione e gli gioveranno maggiormente. Le opere apologetiche, invece, gli saranno in generale di peso finanziario perché indirizzate ad un piccolo numero di persone, mentre richiedono maggior preparazione e maggior cura. Esse tuttavia non devono essere trascurate perché entrano nel fine dell’apostolato: dare Dio alle anime e portare le anime a Dio; fine che deve spingere a non trascurare nessun’anima e a dare alle singole non ciò che è più cercato e che soddisfa, ma ciò che purifica ed eleva a Dio, ciò che è utile per l’eternità. 279 Solo così l’apostolo è all’altezza della sua missione e di lui si potrà dire che ha veramente il pensiero cristiano, pensiero che elabora nell’anima sua per esprimerlo nello scritto e moltiplicarlo con la stampa per farlo giungere alle anime. Norme generali Dell’apologia sacra, in quanto è difesa ed esaltazione della dottrina cattolica, l’apostolo scrittore può servirsene nelle due forme in cui si presenta: apologia diretta e apologia indiretta.1 La prima, con lo scopo di far conoscere le verità fondamentali della fede, difenderle dagli assalti dei nemici, indirizzare le anime che sinceramente le cercano e corroborare quelle che ne dubitano o sono tentate al riguardo. La seconda, non per attaccare direttamente un errore determinato, ma per sciogliere le obiezioni e principalmente per esporre la verità con affermazione autoritativa ed assoluta, avvalorandola con forti argomenti. Nell’apologia diretta deve tener presente: l’idea chiara della questione, la conoscenza esatta della fede e il punto preciso di ciò che viene presentato. –––––––––– 1 Cf. Grande Dizionario Enciclopedico, a cura del Prof. Giovanni T RUCCO . APOLOGIA SACRA 223 Per [la] conoscenza della questione gli è necessariolo studio 280 dei fatti, dei principi filosofici, storici e scientifici che hanno dato origine all’obiezione. Deve rendersi conto del loro vero valore, vedere se la verità che gli si obietta è stata provata, se la scienza è veramente tale e non semplice ipotesi o teoria privata. In riguardo alla conoscenza della fede è necessario che distingua i dogmi definiti dalla Chiesa dalle semplici opinioni; che conosca la storia della verità. Per determinare poi le relazioni reciproche tra la fede e la scienza dovrà fare il confronto tenendo presente la definizione del Concilio Vaticano [I], in cui è espressamente dichiarato che non può esservi contraddizione vera tra la fede e la ragione, e che esse hanno invece delle relazioni vicendevoli. La fede difende la ragione dagli errori, la conferma nelle verità acquistate, la eleva a concetti più alti. La ragione, a sua volta, se non può dimostrare i misteri, può tuttavia affermare che essi non sono assurdi. Può dilucidarli basandosi sia sulla natura delle cose come del fatto. Può confermarli con ragioni di convenienza, di similitudine e con la ragione teologica. Può infine coordinarli in un unico sistema. Argomento dell’apologia diretta, o conferenza, può essere tutto ciò che serve a confutare l’avversario. Varia col variare dell’errore e delgenere di avversari. Se l’apologia riguarda ve- 281 rità naturali, si varrà di argomenti naturali dedotti dalla filosofia e dalla teodicea, quali: l’esistenza di Dio, la natura e gli attributi suoi; [si varrà pure] degli argomenti riguardanti la religione, formanti la mentalità filosofica cristiana e cattolica. Se l’apologia poi riguarda verità soprannaturali, si varrà di argomenti soprannaturali: la dottrina della Chiesa, la Sacra Scrittura, la Tradizione. A questi può aggiungere le prove storiche e della ragione teologica; avvalorare le dimostrazioni poggiandosi sopra la divinità della religione cristiana quale appare dalla sua assoluta ed intrinseca perfezione, dagli effetti, dai miracoli ed avveramento delle profezie, nonché dalla testimonianza dei martiri. Varia poi secondo il genere degli avversari, i quali possono essere ebrei, razionalisti, eretici ed increduli... 224 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XVII Diversa è l’apologia indiretta, la quale non tende a confutare l’avversario, ma solo ad esporre e provare la verità con affermazioni autoritative, assolute e con forti argomenti. È nello stesso tempo opera di filosofo e di dottore, di polemico e di apologista. Abbraccia tutti gli argomenti del dogma, della morale e del culto e si rivolge indifferentemente e contemporaneamente ai credenti ed agli increduli, attirando gli uni e confutando gli altri. 282 Anche questa forma di polemica richiede una preparazione simile alla prima; ed in generale esige le stesse norme. Norme particolari Nella apologia moderna si nota un carattere di soggettività. Essa tende a dare ciò che piace e a evitare ciò che disgusta. Vi è poi anche l’apologia diretta al sentimento, basata sulla fantasia e sulla poesia. L’apostolo della stampa deve evitare la prima e non fermarsi ai limiti della seconda. L’opera sua dev’essere completa, conforme alla integrità della religione e alla natura dell’uomo. In essa dovrà predominare la parte della dottrina, tuttavia non mai disgiunta dalla parte pratica che trasforma ed eleva. Si rivolge particolarmente all’intelletto, ma non trascura ciò che è incitamento alla volontà e stimolo al cuore. È noto come l’apologia è il genere di parola e di scritto cui più facilmente non seguono frutti. Questa deve essere la preoccupazione dell’apostolo. Il grande apologista Lacordaire prima di salire al pergamo, alla preparazione intellettuale faceva seguire una preparazione pratica fatta di penitenze e di preghiere. Così dovrebbe fare l’apostolo scrittore, anzi più ancora, poiché se la parola viva ha spesso attrattiva e forza sulsentimento, non può 283 sempre dirsi lo stesso per lo scritto. Si prepari dunque l’apostolo a compiere opera di apologista non solo con una cultura adeguata, ma anche con una santa vita, ed accompagni la sua opera con molta preghiera. All’occorrenza poi sia pronto. Non potrà seguire una regola unica per tutti i casi. Ed in pratica, dopo essersi messo al corren- APOLOGIA SACRA 225 te della questione e avere consultato gli autori migliori e più sicuri, cerchi il modo di esposizione che conduce alla verità e lo faccia in modo chiaro e convinto. La sua parola, avvalorata allora da una vita santa, corroborata dalla grazia, resa piacevole dalla sua maestria nel convincere non solo, ma anche nel muovere la volontà per l’eccitazione del sentimento e della fantasia dell’avversario, otterrà il frutto desiderato. Ricordi che l’abilità non dipende dal dire tutta la verità, ma dal dire solo quanto è necessario e conveniente. Soprattutto poi non perda di vista l’aurea regola che insegna a non assalire e non umiliare l’avversario, bensì a guadagnarlo. In questo gli sarà d’esempio San Francesco di Sales il quale col suo metodo chiaro e conforme alle inclinazioni umane ha convertito ottantamila eretici. Solo così l’apostolo, pur avendo chi resiste alla sua opera, potrà soddisfare alla sua missione di apologista e ottenere frutto alle anime. 284 CAPO XVIII IL QUOTIDIANO Uno dei generi di stampa che, particolarmente nel tempo nostro, deve preoccupare l’apostolo scrittore è il quotidiano.1 È infatti evidente che, nella statistica delle letture, il giornale occupa il primo posto. L’apostolo usi sapientemente e fruttuosamente di questo mezzo, regoli il suo lavoro positivo su norme salde e, prima ancora, si prepari con uno studio particolare sul problema del quotidiano in genere e del quotidiano cattolico in specie. 285 Il valore del quotidiano Quello del quotidiano è problema che si differenzia da tutti gli altri problemi di stampa. Il libro, il periodico... riguardano categorie particolari di persone. Il quotidiano, ni vece, riguarda tutti, perché è diventato necessario per tutti. Il quotidiano poi tratta tutti gli argomenti che possono interessare ogni categoria di lettori. In esso, la politica, il commento, la cronaca ragguagliano sugli sviluppi o le previsioni del momento. La rubrica letteraria mette al corrente delle attualità e novità. Il novelliere racconta la sua leggera trama di moda. Il corrispondente cinematografico presenta e applaude alle novità che possono interessare la curiosità del pubblico... Per questo è ormai diventato necessario. La gente vuol sapere, vuol conoscere, vuol imparare e legge. Legge il giornale. Il quotidiano giunge dappertutto: prende di assalto i ritrovi, tiene il primo posto nelle edicole, dà lavoro ad un numero stra–––––––––– 1 Gran parte della materia del presente capitolo e del seguente è la rielaborazione di articoli pubblicati sul fascicoletto Nero e bianco, Sales, Roma. - * Ma si legga in proposito anche l’articolo dell’Unione Cooperatori Buona Stampa del 1921, riportato in Appendice al presente volume. IL QUOTIDIANO 227 grande di strilloni che infestano le stazioni, le vie ed i corsi più affollati. Il quotidiano è voce che si moltiplica su milioni di fogli per moltiplicarsi su milioni di bocche e di cervelli. È divulgatore di idee, di riflessioni: è germe di azione. Idee, riflessioni, azioni che germoglianoil bene o il male a seconda se 286 scaturiscono da menti sane o menti guaste, perché anche qui si applica il detto del Maestro divino: «Ogni albero buono dà frutti buoni, ed ogni albero cattivo dà frutti cattivi».2 La gran massa dei lettori prende in generale e legge il giornale senza discernere, senza vagliare. Si legge, si beve a sorsi copiosi la medicina o il veleno. Ci si forma così la mente e la coscienza a poco a poco, senza accorgersene, finché si trova in se stessi un patrimonio nuovo che si pensa di dovere a nessuno perché si crede proprio, tanto il lavoro esterno del foglio è influente nello spirito, ma impercettibile e inavvertito. Naturalmente il male, che è più conforme alla nostra natura corrotta, s’infiltra con più facilità e miete vittime in numero sterminato. A questo purtroppo non si riflette, e il giornalismo diventa troppo spesso non solo un semplice raccoglitore di idee, ma anche una vera cattedra di errore e di male . La missione del quotidiano cattolico Se il giornale è una delle principali mani che concorrono alla coltivazione di quella pianta sensibilissima, ragionevole, impressionabile cheè la coscienza, non deve essere preparato con 287 leggerezza. È troppo noto il male cagionato da un giornale malsano, diventato ormai una professione d’iniquità, che rende la vita ogni giorno più amara, più turbinosa. Quanto odio, quanta immoralità, si svela e si decanta sulle colonne di giornali non ispirati a principi e criteri cristiani! –––––––––– 2 Mt 7,17. 228 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XVIII Specialmente nel ceto medio, fra la gente di cultura media, nel popolo, essi dettano leggi, formano la base di ragionamenti, di propositi, di entusiasmi impregnati di pessimismo pernicioso quando non sia di errore e di immoralità. Per troppi, un quotidiano che forse non è in se stesso se non un foglio di carta insudiciato di inchiostro, è diventato Vangelo. Tutto questo fa comprendere la necessità di un giornalismo che si proponga come missione specifica di formare le coscienze degli individui e delle masse. Un giornale di valore, che merita d’essere letto, cercato e amato come un amico; che non seduce, non inganna, non mentisce, ma che, nell’esposizione e valutazione dei fatti, dispone lo spirito a considerare le cose umane con un senso di ottimismo, che fa pensare ad un Dio, buono e giusto, nostro principio e nostro fine. E ciò lo può fare solo il giornale cattolico che, astraendo da 288 ogni interesse materiale, abbia,per così dire, come motto il programma evangelico compendiato nel trinomio via, verità e vita, ossia quel giornale che forma le menti, le volontà e i cuori secondo la fede e la morale evangelica. Riguardo al quotidiano cattolico è da notare che molto è stato fatto e si fa, ma troppe forze si disperdono. Il giornalismo cattolico deve più e specialmente oggi, rendersi conto dell’importanza della sua missione. Si pensi che tanti hanno fame e sete di luce e di amore; che la parola di Gesù Cristo e del suo Vicario è desiderata dalle masse che la domandano e la vogliono; che negare il pane all’affamato è delitto, darne poco quando si può dare con sovrabbondanza è rinunziare alla propria missione di carità. Di più, il giornale cattolico è sottoposto a innumerevoli critiche; si dice, ad esempio, che è scarso di notizie, retrogrado, deficiente nella parte tecnica, privo di servizi dall’estero, ecc. Norme pratiche Nella sua orazione pentecostale tenuta all’inaugurazione del secondo Congresso internazionale dei giornalisti cattolici, nel 1937, il Card. Eugenio Pacelli, che ora veneriamo Papa Pio XII, IL QUOTIDIANO 229 considerò l’opera del giornalismo cattolico come una battaglia, di cui designò i combattenti, il nemico e le armi insieme. «I combattentisiete voi – diceva ai giornalisti –, il nemico è la paganizzazione della vita moderna; le armi sono la diffusione 289 e l’illustrazione dei documenti pontifici. L’ora della battaglia è il presente; il campo della lotta è l’antagonismo che si svolge fra la ragione e il senso, fra gli idoli della fantasia sognante e l’autentica rivelazione di Dio, fra Nerone e Pietro, fra Cristo e Pilato. Non è nuovo il combattimento; è nuova l’ora che volge». L’apostolo giornalista è dunque un combattente. E nella sua battaglia, per essere destro al buon uso delle sue armi salutari, deve possedere qualità che si possono ridurre alle seguenti: disinteresse, sincerità e coerenza, studio e scienza, elevazione e abbandono in Dio, devozione al Papa. Praticamente può esplicare la sua attività nei riguardi del quotidiano mediante un’azione negativa e positiva. Negativa con l’impedire il sorgere e il divulgarsi di quotidiani non ispirati a principi cattolici; positiva col sostenere, promuovere e divulgare i quotidiani cattolici già esistenti e col suscitarne altri dove e quando ne nota il bisogno e ne trova la possibilità. Per quanto dipende da lui, e gli è lecito, cerchi di pareggiare, non solo, ma superare l’avversario. Miri soprattutto a formare una coscienza cattolicanei lettori, 290 seguendo le direttive della Santa Sede e dell’Episcopato. Garantisca con la sicurezza del pensiero la purezza della morale, evitando con austera disciplina le cronache e le illustrazioni che offendono la morale e insidiano la famiglia e la gioventù. Riferisca gli avvenimenti del giorno presentandoli alla ul ce della dottrina cristiana, guidando il lettore a giudicarli secondo la propria coscienza cristiana, ed evitando con somma cura tutto quello che potrebbe costituire un pericolo per la fede dei lettori e per la onestà della vita. Ricordi che la verità a cui serve non ammette equivoci o compromessi; che difende una morale che, incisa su tavole di 230 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XVIII pietra, non tollera cancellature. Anche quando ciò gli dovesse costare sudore e sangue. Sia guida sicura che addita, nelle rassegne letterarie, teatrali, cinematografiche, ciò che è buono, lecito, pernicioso e illecito. Cerchi tutti i mezzi possibili per far giungere ovunque il quotidiano cattolico che con la pace e nella giustizia porti a tutti l’attesa carità della verità. Tenga presenti in ogni tempo le vigenti leggi sulla stampa: non faccia mai del male, e si contenti di fare il bene che può, dove può, coi mezzi che può, senza esporre inutilmente la vita del giornale al sequestro e alle sospensioni. 3 –––––––––– 3 * Quest’ultima raccomandazione va letta alla luce di una esperienza vissuta da Don Alberione nel 1942, quando, per un suo intervento sul settimanale La Domenica Illustrata – in cui suggeriva la “tregua di Dio” per un Natale di pace durante la guerra allora in corso –, fu minacciato di arresto dal Ministro della Propaganda fascista, e il periodico diffidato dall’interferire sulla politica del regime, pena la sospensione. CAPO XIX 291 RIVISTE E PERIODICI S’intende qui di parlare delle pubblicazioni tanto a formato e tipo di giornali, quanto a formato di riviste o rassegne, cioè in fascicoli di parecchi fogli di stampa, le quali hanno tutte, qualunque ne sia il contenuto, la caratteristica di essere diffuse a intervalli di tempi determinati, oppure liberi. Diffusione delle riviste e dei periodici Ai tempi nostri nei quali tutto è rapido, standardizzato, vi sono molti lettori, ma pochi che abbiano tempo e mezzi per studi profondi. I più cercano l’informazione succinta, paghi di giungere presto a sfiorare i problemi più complessie diversi e di formarsi 292 una cultura improvvisata e vanamente rilucente. Perciò il periodico e la rivista trionfano: periodico e rivista settimanale, quindicinale, mensile, trimestrale, illustrati e non illustrati. Anzi quelli non illustrati, col loro aspetto maggiormente scientifico e serio, hanno una diffusione più ampia. Riviste e periodici specializzati, con di tutto un poco che, rispondendo alle necessità dei tempi, trovano lettori sempre più numerosi e si moltiplicano sotto tutti i titoli possibili ed immaginabili. La lievità del prezzo, la facilità dell’acquisto, lo stesso poco posto che occupano, la varietà di materia a cui si ispirano, li fanno preferire da molti al libro. Si può anzi dire che codesto tipo di cultura fa reale concorrenza al libro, e che talora lo soppianta. Caratterizza la piccola biblioteca individuale del medio ceto, segna più d’ogni altra stampa la fretta della nostra epoca, il suo dilettantismo, il desiderio di sapere e la poca voglia e il poco tempo di conquistarlo. Risponde, in breve, alla metamorfosi e al moltiplicarsi dei lettori benevoli e moderni. 232 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XIX 293 Valore delle riviste e dei periodici Il lettore delle stampe periodiche ha generalmente una fede quasi cieca in ciò che legge, e ne farà poi il nerbo dei suoi pensieri, dei suoi ragionamenti, delle sue conversazioni. E poiché tali lettori sono numerosissimi, può dirsi che molta parte dell’opinione pubblica, religiosa, politica, sociale di oggi, vive di codesto cibo periodico e se ne sazia, senza riflettere che è spesso molto deleterio alla cultura non meno che all’anima.1 Tutto questo non è da condannarsi, anzi spesso da appoggiarsi perché giova alla divulgazione culturale e corrisponde alle necessità dei tempi. Ma, appunto per questo, se la responsabilità del giornalista è grave, molto di più lo è per lo scrittore di riviste e periodici, al quale, in modo specialissimo, si chiede informazione esatta e sicura nonché competenza sugli argomenti che tratta. Egli si rivolge generalmente ai meno informati, ai meno colti, ai più occupati che gli si affidano quasi ciecamente. D’ordinario il periodico e la rivista hanno un’influenza molto superiore a quella del libro. Questo è scelto generalmente dal lettore secondo la sua prudenza e non sempre secondo il bisogno. Ed in pratica, anche se vie ne scelto a proposito,ha un ef294 fetto inferiore perché si limita ad un argomento particolare. Esso poi stanca facilmente il lettore, o almeno non si presta ad essere riletto con facilità, perché è tendenza comune il cercare sempre novità. Al contrario, la rivista e il periodico si presentano in veste attraente, spesso resa piacevole da illustrazioni e curiosità interessanti. Però questa varietà, che ne dovrebbe costituire il pregio, è, non di rado, veicolo di veleno. La scusa che la rivista è fatta per tutti i gusti è molto spesso il cavallo d’Ulisse con cui l’errore e il cattivo consiglio si insinuano nelle anime. Ma è anche vero che se la rivista e il periodico sono seri, fatti bene e con basi solide, allora diventano grandi mezzi di divulgazione di tanti problemi, che diversamente sarebbero inaccessibili –––––––––– 1 Naturalmente non si allude alla rivista scientifica, la quale riesce quasi sempre di grandissima utilità. RIVISTE E PERIODICI 233 ai più, e soprattutto diventano mezzo di un apostolato fruttuoso perché continuo, esteso e generalmente ben accolto. Norme per l’apostolo L’apostolo, oltre al lavoro negativo per distogliere le anime dalla lettura delle riviste e dei periodici non conformi ai principi religiosi, deve compierne un altro positivo, molto intenso, per sostenere quelli buoni già esistenti, e crearne all’occorrenza dei nuovi. Non sembri fuor di proposito l’aiuto a quelligià esistenti. 295 L’apostolo non mira al lucro, ma al bene. Per lui (e tanto più s’egli è religioso) l’esercizio del voto di povertà, secondo la sua condizione, consiste in gran parte nel sostenere quelle riviste e periodici che, pur passivi, sono destinati a compiere il vero bene. È questa una carità fatta non di pane, ma di parola di Dio; carità forse sconosciuta e non apprezzata dagli uomini, anzi talora biasimata per l’arrischio a cui si espone, ma pur sempre carità eroica e sommamente meritoria; carità che gli procurerà in cielo la sorpresa di un premio inaspettato. Nel modo poi e nelle condizioni possibili, l’apostolo può, anzi deve egli stesso fondare riviste e periodici che corrispondano alle necessità spirituali delle anime che le cercano e anche di quelle che non le cercano. E perché queste sue pubblicazioni non vengano respinte e raggiungano anzi lo scopo, devono essere tali da poter soddisfare il lettore, sia nella parte redazionale, come nella tecnica e, a tempo e modo, nella propaganda. Si sa: la rivista e il periodico sono forse tra i generi di pubblicazioni più difficili e più esigenti, perché vanno nelle mani più diverse e rispondono ad una specie di media coscienza collettiva, mutevole, spesso puerile. Per questo essi richiedono, come del resto anche i quotidiani, un direttore competente cheabbia la possibilità di curarli perso- 296 nalmente e minutamente nei tre momenti: redazione, stampa e diffusione e nell’amministrazione. 234 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XIX In riguardo alla redazione il direttore curi particolarmente di raggiungere lo scopo attraverso la varietà. Scopo delle riviste e dei periodici dell’apostolo è specificatamente la formazione religiosa. Il direttore curi che si tratti in modo conveniente l’argomento religioso, come quello che è superiore a ogni altro. Questo argomento deve avere un duplice carattere: essere trattato in modo da farsi preferire ad altre letture nocive e rivolgersi alla mente, alla volontà e al cuore dei lettori per elevarli interamente a Dio. Nel modo e nel tempo opportuno si deve quindi toccare di preferenza tutto ciò che costituisce la fede, la morale e il culto cattolico, affinché il lettore possa, quasi insensibilmente, giungere alla conoscenza e alla pratica della vita cristiana secondo il suo stato. Tuttavia, pur ispirandosi in modo tutto particolare al principio religioso, si può e talora si deve toccare la politica, appigliarsi all’evocazione di un fatto storico, di una data personalità inquadrata nel suo tempo, trattare a volte anche lo sport, la poesia, l’arte, la scienza, rubriche varie, ecc. Questo perché la varietà è pure molto da curarsi. Guai alla monotonia! 297 Più saranno le risposte date alla curiosità (il lettore è sempre un po’ come il bambino, eterno ed insoddisfatto interrogante), più saranno toccati i problemi rispondenti al clima del giorno e più la rivista sarà soddisfacente. Il direttore quindi non cerchi semplicemente di riempire le pagine, ma sappia trovare il posto per la varietà divertente. Dopo l’articolo di fondo, tenga viva la corrispondenza periodica coi lettori, come fa l’insegnante nella scuola o il predicatore nella predica. Cerchi di conoscere per quanto è possibile i lettori, e adatti la materia alle loro capacità, alle loro tendenze, in modo che la sua stampa sia attesa e letta non solo con piacere ed interesse, ma con avidità. Curi che siano vari i testi, le forme note, i problemi accennati più che discussi. RIVISTE E PERIODICI 235 La tecnica non è da trascurarsi perché, pur di secondaria importanza, è quella che colpisce maggiormente e che dà la prima impressione di simpatia o di antipatia. Dia norme particolari perché le pagine siano varie, ben scelti i caratteri e ben dosata la composizione, attraente la copertina, i titoli e tutto ciò che stimola la curiosità e impressiona il senso estetico. Vigili infine la correzione delle bozze, la stampa, la copertina, la spedizione e l’amministrazione. Il lavoro del direttore non si ferma alla redazione e alla tecni- 298 ca, ma deve avere il suo compimento nella diffusione. I lettori sono gli scolari specifici del direttore e talora, se così è lecito esprimersi, i suoi figli spirituali. Egli li consideri, li tratti quindi come tali. Nessuno gli sfugga. Abbia con essi corrispondenza frequente sia attraverso le colonne del giornale, come privatamente. Renda propri i loro desideri, i loro bisogni. Faccia loro sentire il suo affetto paterno, il suo aiuto forte ed incoraggia nte. Non si accontenti mai del loro numero. La sua non è scolaresca limitata. Dopo aver affezionato i vecchi [lettori], s’industri di trovarne dei nuovi. A questo scopo si potrà servire dei periodici stessi con reclami,2 saggi... dei lettori avviandoli ed entusiasmandoli alla propaganda di nuove conoscenze... La pratica e lo zelo gli suggeriranno i mezzi. Il direttore non potendo attendere a tutti i lettori si serve di aiutanti, ma su tutto e su tutti deve vigilare: egli è il maestro. La vita del periodico dipende in gran parte dall’amministrazione. Anche di questa il direttore abbia la cura diretta: regoli l’offerta di abbonamento e si appigli a tutti i mezzi per impedire la passività che costituirebbe per il periodico o la rivista un pericolo di morte. –––––––––– 2 * Reclami sta per annunci pubblicitari. 299 CAPO XX BOLLETTINO PARROCCHIALE Tra la stampa periodica cattolica tiene un posto eminente il periodico della parrocchia o «bollettino parrocchiale». Che cos’è Il bollettino parrocchiale non è un notiziario, una cronaca degli avvenimenti civili di un determinato tempo, un bollettino agricolo, commerciale, industriale; non una palestra letteraria scientifica, un’autoincensazione o un’autodifesa; non un foglio infamatore di avversari veri o presunti... Esso invece è: l’altoparlante del Parroco e delle opere parrocchiali, la campana di carta che chiama silenziosamente i figli 300 alla parrocchia,la comune casa paterna nella quale si è nati alla vita spirituale, ove si vivono i momenti più solenni, ed ove si dovrà passare defunti per averne i primi suffragi. È il veicolo della carità del pastore che vuol fissare sulla carta la sua parola rivolta ai figli, perché teme che la dimentichino. È l’estensione dello zelo pastorale che oltrepassa le mura del tempio per giungere a tutte le anime, anche a quelle che non frequentano la chiesa, che sono lontane da Dio. Il bollettino parrocchiale, pur avendo sempre lo stesso scopo, può variare secondo il periodo di tempo in cui esce, il formato, il contenuto... In riguardo al periodo di tempo in cui esce, può essere: settimanale, quindicinale, mensile, bimensile [= bimestrale], semestrale, annuale. In riguardo al formato: foglietto, avviso, lettera parrocchiale,1 manifesto da affiggersi alla porta della chiesa o ai muri, a forma –––––––––– 1 Sotto queste forme il bollettino parrocchiale può anche essere dattilografato. BOLLETTINO PARROCCHIALE 237 di giornale, o semplice o illustrato, in quattro, otto, sedici o più pagine. In riguardo al contenuto può essere: tutto comune, tutto proprio, in parte comune e in parte proprio. Tutto comune quando è uguale per più parrocchie. Tutto proprio quando è scritto interamentedal Parroco o da chi fa per 301 lui. Parte comune e parte proprio quando, su un bollettino comune per una o più diocesi, il Parroco riserva qualche colonna o pagina per la materia sua. Sua utilità L’utilità o meglio la necessità del bollettino parrocchiale appare principalmente dal suo scopo pratico. Esso mira a stabilire un vincolo fortissimo tra il Parroco e i parrocchiani. Vincolo con tutti quelli che hanno ascoltato in chiesa la sua parola, fissandola con precisione, in modo che essi possano richiamarla e meditarla a tempo opportuno. Vincolo con quelli che gli sono lontani, che non frequentano la chiesa, portando loro il ricordo e il richiamo paterno del pastore che deve e vuole guidarli alla pratica fedele della vita cristiana. Vincolo con gli alieni dalla parola religiosa, con gli avversari e, all’occorrenza, con gli emigrati. L’esperienza ha dimostrato e dimostra che molti avversari, nell’intimo del loro animo, mostrano stima, fiducia e amore verso il loro parroco che si è votato al servizio di Dio e al bene delle anime, dell’anima loro. E, se anche non lo dimostrano, molti godranno di leggerenel segreto della loro casa la parola che, per falsi pregiudizi, non vogliono u- 302 dire. Altri invece vi saranno attratti dalla curiosità, dal bisogno di far passare il tempo, col proposito di criticarla... Ma anche in questi casi, la parola scritta dal Parroco, se sarà la vera parola di Dio, riportata o commentata con spirito soprannaturale, non mancherà di essere un pretesto d’unione, un seme di vita per il cielo. Per comprendere poi quanto il bollettino possa giovare agli 238 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XX emigrati, basta pensare al loro attaccamento alla religione ed alla Patria. In mano a tutti i parrocchiani il bollettino sarà dunque il segno di fratellanza fra loro, il distintivo di figliuolanza al proprio Pastore. In mano del Pastore sarà un’attestazione della sua viva carità verso Dio, e verso le anime; una dichiarazione del suo zelo spinto fino al sacrificio e all’ardimento, perché l’iniziare un bollettino parrocchiale esige talora non piccoli sacrifici e il superamento di difficoltà non indifferenti. Ed oggi, più che mai, fra tanto indifferentismo, egoismo religioso e passione sfrenata per la lettura, il Parroco che è riuscito ad introdurre nella sua parrocchia il bollettino, può affermare di non aver trascurato uno dei mezzi più efficaci del suo ministero. 303 Scopo ancora del bollettino parrocchiale èdi dare sviluppo a tutte le iniziative della parrocchia. È infatti delle persone più pratiche e più sagge il dar vita alle opere organizzative mediante stampati che le spieghino, le inculchino e le sostengano. Così per le opere civili, commerciali, sportive, scientifiche, artistiche, religiose. Così per le opere missionarie, assistenziali, educative... Si tratta naturalmente di un «dulce pondus»,2 simile al peso delle ali per l’uccello: peso tuttavia che viene portato dalle ali stesse. Il bollettino sostiene le opere parrocchiali come l’asilo, l’ospedale..., chiede soccorso per coprire le opere della chiesa; promuove e sostiene le iniziative religiose come i primi venerdì in onore del S. Cuore, Quarant’ore, missioni...; sviluppa l’organizzazione catechistica; dà attività all’Azione Cattolica, alle confraternite, alle opere caritative, alle organizzazioni delle varie classi di persone, ecc. ecc. In breve: il bollettino parrocchiale è voce alta, voce continua, voce scritta, voce meditatamente e opportunamente emessa che ha, anche umanamente, i migliori requisiti per un buon successo. –––––––––– 2 * Dolce peso. BOLLETTINO PARROCCHIALE Come deve essere 239 304 Perché il bollettino parrocchiale raggiunga più agevolmente il suo santo scopo, deve possedere qualità in riguardo alla redazione, alla materia, alla forma esteriore, all’amministrazione e alla diffusione. Sia redatto dal Parroco (almeno nella parte riguardante la parrocchia), e sia sotto la diretta sua responsabilità. Ciò perché, essendo il bollettino una forma di predicazione, deve rispecchiare il pulpito ove il sacerdote sale tremante per non guastare la parola di Dio. Sia indirizzato a tutti e i singoli parrocchiani, specialmente ai meno praticanti. Il Parroco parli impersonalmente, si presenti non come persona particolare, ma come padre e pastore; effonda l’anima ed il cuore suo attraverso lo scritto, con zelo, unzione sacra, affetto soprannaturale. Sia redatto in forma semplice: dialogica, narrativa, aneddotica... secondo i casi. La materia sia morale e religiosa, cioè pastorale. Contenga possibilmente una parte propria ed una parte comune; la comune non sia scritta possibilmente dal Parroco, ma da persone più esperte. La propria contenga le cose particolari della parrocchia e sia riservata al Parroco. Come riempitivo o appendice riporti notizie brevissime che 305 possono interessare i parrocchiani e giovare, almeno indirettamente, al bene della loro anima, all’unione col Parroco, all’affetto verso il bollettino. Occupino invece la parte principale: la ripetizione delle istruzioni parrocchiali, l’orario delle funzioni, il resoconto anagrafico e specialmente l’augusta parola del Papa e quella dei Vescovi. Tornerebbe infatti inutile che il Papa parli e il Vescovo spedisca lettere pastorali, se poi i fedeli non ne vengono a conoscenza. È poi desiderabile che in esso non manchi un’apologia popolare delle verità della fede, fatta però con coscienza e chiarezza. 240 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XX Il bollettino sia l’eco di tutte le organizzazioni parrocchiali: Azione Cattolica, confraternite, iniziative religiose e caritative, biblioteca, teatro o proiezioni parrocchiali, ecc. Eviti sempre, assolutamente, ogni invettiva, inutili e indecorosi strisciamenti. Si presenti al contrario in modo piacevole ed incoraggiante. L’amministrazione del bollettino, in via ordinaria, non è, e non deve essere gravosa, perché se è fatto nella debita forma, non solo non è passivo, ma sostiene anche tutte le altre opere e iniziative parrocchiali. Si può fissare un abbonamento, ma è necessario mandarlo specialmente a coloro che non lo pagano. Il 306 maggior sostenimentosono le offerte libere. Talora si possono usare collette, banchi di beneficenza, recite... Anche la distribuzione del bollettino deve essere, per quanto è possibile, pastorale. Poco indicata è la spedizione fatta a mezzo della posta. Utilissimo invece è dare l’incarico a zelatori o zelatrici di portarlo alle case e consegnarlo preferibilmente al capo famiglia. Se in parrocchia sarà costituito il gruppo cooperatori all’apostolato stampa, il compito della distribuzione toccherà ad uno o più membri dei componenti. Qualunque però sia il modo di distribuzione, è da curarsi che il bollettino pervenga a tutte le famiglie, specialmente a quelle che non frequentano la Chiesa e alle avversarie. Compito dell’apostolo della stampa in riguardo al bolle ttino parrocchiale è: consigliare secondo le norme sopra esposte, incoraggiare, e all’occorrenza redigere la parte comune, curare la stampa e la diffusione. L’apostolo non dovrebbe darsi pace al riguardo fintanto che tutte le parrocchie non posseggano il bollettino parrocchiale. CAPO XXI 307 LETTURE AMENE Con nome di «letture amene» s’intendono tutte quelle le tture che hanno lo scopo di educare e istruire presentando ciò che piace ed attrae, come il romanzo, la novella, il bozzetto, il racconto, la favola, gli apologhi, le parabole, le avventure, i viaggi, i racconti storici... Loro utilità nell’apostolato Servirsi delle letture amene per l’apostolato della stampa è sapiente industria, basata sulla natura umana e, soprattutto, sull’esempio del Maestro divino. Gesù Cristo, infatti, insegnò la sua dottrina servendosi appunto di racconti, di parabole, di spunti sempre piacevoli e adatti alle inclinazioni del popolo che lo ascoltava. Le letture amene costituiscono il genere di stampe preferito e 308 più diffuso. Interessano non solo una categoria di persone, ma tutti: piccoli e grandi del popolo, gli studenti, i professionisti, i colti tutti. I giovani perché spensierati; gli adulti, per lenire le preoccupazioni; gli studenti che li preferiscono ai libri di scuola; coloro che non hanno del lavoro per passare il tempo. Costituiscono il genere di letture che in percentuale maggiore si trovano nelle librerie, nelle biblioteche, nelle edicole e nelle famiglie. Sono le stampe che hanno più forti tirature. Sono letture attraenti ed interessanti perché si rivolgono ai sensi e specialmente alla fantasia. Tengono viva e desta la curiosità, suscitano profonde impressioni che, se buone, costituiscono un forte incentivo alla virtù, ma se cattive, trascinano inesorabilmente al vizio. Di esse più che d’ogni altro genere, l’apostolo può servirsi per combattere la stampa cattiva e per diffondere la buona. Il 242 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXI mondo è allagato da un mare di stampa amena. Al riguardo vi sono statistiche impressionanti anche se molto approssimative. Per limitarsi alla sola produzione libraria di carattere narrativo, si calcola che in un anno vengono pubblicati, solo in Italia, diecimila romanzi. Ciascuno di essi ha una tiratura che variadal 309 migliaio di copie ad un massimo di 50.000 (specialmente per quelli smaltiti nelle bancarelle). Così all’ingrosso oltre mezzo milione di copie di romanzi vengono vendute ogni anno, solo in Italia. Quasi tutti questi volumi vengono letti da più di due persone; se poi sono nelle biblioteche pubbliche vanno a ruba. Ebbene, di questi romanzi, nemmeno un quinto è raccomandabile, mentre tre quinti sono negativi, ed un quinto è tollerabile con riserve. È qui il caso d’applicare la parola d’ordine di Leone XIII: «opporre arma ad arma»; opporre romanzi a romanzi, letture a letture. Le letture amene, inoltre, si prestano moltissimo, sebbene indirettamente, alla causa del bene. Uno scrittore cattolico, Domenico Giuliotti, scrive: «I trattati filosofici e teologici (parole e pensiero che si cristallizzano nel ragionamento) sono impotenti a far sentire agli uomini che il cristianesimo è vero e vivente. Ma durante una lettura, per esempio dei “Promessi Sposi”, parola viva, anzi vita, è impossibile non sentire (al disopra dell’arte) il fascino divino della dottrina di Gesù Cristo». L’apostolo può dunque servirsi di queste letture come mezzo efficacissimo non solo per preservare le anime dal veleno della stampa cattiva, ma anche per nutrirle spiritualmente. 310 Come devono essere Per raggiungere il loro scopo, sia negativo che positivo, le le tture amene preparate dall’apostolo devono possedere almeno tre qualità essenziali: una tesi buona, indirizzarsi a tutte le facoltà dell’uomo, forma piacevole. LETTURE AMENE 243 La tesi potrà variare secondo il genere dello scritto o la categoria di persone cui esso è indirizzato. Ma non dovrà mai mancare. Consiste nel fine e si propone un principio da dimostrare, un ammaestramento da impartire, un ideale a cui indirizzare il lettore, ecc. Lo svolgimento dev’essere condotto in modo tale che l’azione o intreccio valgano a provare la tesi proposta. Le facoltà dell’uomo alle quali bisogna indirizzarsi sono non solo l’intelletto e il sentimento, o tanto meno facoltà secondarie, quali la fantasia o i sensi, ma devono essere tutte le facoltà essenziali dell’animo umano: l’intelletto, il sentimento, la volontà. Si potrà dare la preminenza all’una o all’altra, secondo le circostanze particolari, ma nessuna mai sarà da trascurarsi. Per sottrarlo interamente dal male e portarlo tutto a Dio, l’uomo è da prendersi qual è. Ora, egli, secondo la sua natura, ama ciò che conosce, vuole ciò che ama. E poiché egli conosce, ama e vuole rispettivamente con le facoltàdell’intelletto, del 311 sentimento e della volontà, egli deve essere coltivato in tutte e tre, contemporaneamente e cordialmente. La forma sarà piacevole se il tema che forma l’argomento, la lingua, i caratteri tipografici, il tipo delle illustrazioni..., tutto è proporzionato alla categoria di persone cui si dirige, alle circostanze di luogo e di tempo e soprattutto se corrisponde alle esigenze proprie della natura umana. I temi possono essere variissimi, indefiniti: racconti a sfondo biblico e storico, rifacimenti o rielaborazioni dei capolavori cla ssici, opere originali, istruttive, educative, divertenti... Sebbene l’istruzione e la lingua non debbano essere il fine principale, tuttavia non bisogna dimenticare il sapiente adagio: «Quanto è stato appreso divertendosi non si dimentica più». Si curi quindi la retta accentuazione fonetica e l’esattezza ortografica, l’ortodossia più rigida della grammatica e della sintassi, la finezza di vocaboli, la punteggiatura. Vi sia conveniente scelta di idee, distinguendo le più importanti dalle meno importanti; ordine nel distinguere le parti; pas- 244 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXI saggio spontaneo e regolare da un pensiero all’altro, proporzione tra le parti. Vi sia, in fine, chiarezza di pensiero, proprietà, brevità, con312 venienza, armonia ed ancheuna certa qual eleganza, per cui il racconto riesca chiaro, semplice, colorito, brioso. Trattandosi di fatti veri, si procuri sempre di avere chiara e distinta la cognizione delle loro cause ed effetti. Se poi sono finti, siano immaginati conformi alla legge della verosimiglianza. Si mettano in rilievo le persone che vi hanno parte, le circostanze di luogo e di tempo in cui i fatti si svolgono, omettendo tutte le particolarità inutili. Modelli cui ispirarsi Tra i molti, se ne possono suggerire due: I Promessi Sposi e il Libro di Tobia, nei quali risultano chiare le tre condizioni proposte. I Promessi Sposi è, nel campo profano, il capolavoro del genere. La tesi propostasi dal Manzoni in questo romanzo religioso-morale, appare chiara: «L’innocenza perseguitata dagli uomini prepotenti è protetta da Dio, mentre la prepotenza, la codardia saranno un giorno da lui colpite. Sopra tutti poi, buoni e cattivi, si eleva benefica e dominatrice la religione, la sola che ha la vera potenza di lenire i dolori degli oppressi e convertire ancora gli oppressori». 313 L’orditura generale del romanzo, ammirabile nella sua semplicità, è tutta mirante allo scopo. Ma, per renderla più viva, l’autore la scolpisce in alcuni quadri essenziali, quali: il «verrà un giorno» del P. Cristoforo, la conversione dell’Innominato, la morte di don Rodrigo e infine la nuova famigliuola di Renzo e Lucia. L’opera si rivolge a tutto l’uomo, anzi, l’evidenza quasi drammatica con la quale l’artista racconta i fatti, rappresenta le più varie e difficili scene e dimostra la sua profonda conoscenza dell’animo umano. La fedeltà e la vivezza con cui è rappresentato l’ambiente storico, la pittoresca descrizione dei luoghi, la naturalezza e il rilievo singolarissimo dei caratteri, quali Don Abbon- LETTURE AMENE 245 dio, don Rodrigo, P. Cristoforo, il Cardinal Federigo..., i due protagonisti..., sono altrettante voci che parlano profondamente alla mente, alla volontà e al cuore del lettore e che insensibilmente lo inducono a pensare, a sentire e a volere con l’autore. Riguardo poi alla forma, i critici non vi trovano appunti. Il Libro di Tobia è un gioiello di letteratura. La tesi che si propone è questa: «La divina Provvidenza, se prova i giusti, non li abbandona mai, e li rende felici anche in questa vita». Viene svolta nella semplicissimatrama del racconto: descritte le sven- 314 ture di Tobia (povero e cieco) e di Sara (insultata perché le son morti sette mariti uccisi dal demonio), mostra la Provvidenza divina che manda l’Arcangelo Raffaele a guida del figlio Tobia, per andare in Media a riscuotere dieci talenti da un certo Gabelo. L’Arcangelo libera il figlio di Tobia dal pesce, Sara dal demonio e gliela dà in sposa; finalmente ridona la vista al padre. Dal complesso appare Tobia, uomo giusto, che si affida alla divina Provvidenza. Nessuna delle facoltà umane è trascurata in questo libro. Infatti, leggendolo, la mente è innalzata a verità consolanti quali la bontà di Dio, l’esistenza e la protezione degli Angeli, i benefici effetti della rassegnazione e della fiducia in Dio; la volontà è invitata e spinta al bene da sentimenti prodotti nell’animo alla considerazione di santi esempi. Riguardo alla forma fu considerato come un gioiello d’arte e di delicatezza. L’apostolo scrittore cerchi di modellarsi su questi esempi e, all’occorrenza, suggerirli ed esigerli dai collaboratori nel campo delle letture amene. È anzi utile che si serva dei collaboratori, specialmente per la compilazione di romanzi. Per sé riserverà in modo particolare ciò che è aneddoto, bozzetto, novella, racconto storico e soprattutto biografia e agiografia. 315 CAPO XXII LETTERATURA PER L’INFANZIA E PER LA FANCIULLEZZA Scrivere per fanciulli è arte singolarmente rara e difficile che, oltre una vocazione speciale, richiede nell’apostolo preparazione adeguata e attività sapiente. Preparazione adeguata Preparazione morale, ossia carattere buono, schietto e allegro. In particolare, grande amore ai fanciulli. È noto che, se i fanciulli non si amano di amore sincero ed efficace, non si sanno comprendere e trattare. Quanti valenti scrittori, che suggestionano ed affascinano le folle, lasciano indifferenti i fanciulli! 316 Preparazione intellettuale che, oltre il patrimonio di scienza religiosa e profana, richiesta all’apostolato redazionale , vuole ancora una giusta valutazione dell’importanza della letteratura infantile; la conoscenza della sua storia e quella teorica e pratica della psicologia del fanciullo. La valutazione dell’importanza abbraccia: – il punto di vista educativo-morale: la letteratura dei fanciulli si volge a spiriti in formazione; a persone nelle quali i poteri critici sono ancora quasi del tutto assenti; forma uno dei principali alimenti dell’animo del fanciullo; – la responsabilità per gli adulti (genitori, educatori, coloro che regalano un libro al fanciullo): perché sugli adulti ricade la scelta, l’orientamento delle letture infantili; – l’ordinamento della scuola: in alcuni ordinamenti scolastici la letteratura costituisce la base dell’insegnamento e della formazione. La storia della letteratura può dirsi antica e recente nello stesso tempo. LETTERATURA PER L’INFANZIA E PER LA FANCIULLEZZA 247 Antica, poiché descrizioni della natura, di atteggiamenti psic ologici, di giochi e azioni che esprimono il modo di percezione, di giudicare e di agire del fanciullo, si trovano in quasi tutte le opere letterarie dall’antichità fino ai giorni nostri: da Omero a Giovanni Pascoli, dalle favole di Esopo alle odierne descrizioni dell’aeroplano. Onde, sotto questo riguardo, la letteraturaper i fanciulli si potrebbe proclamare antica quanto l’arte letteraria. 317 Recente, poiché in quasi tutte le nazioni civili vi è tutta una vasta letteratura costituita da libri e giornaletti scritti per i fanciulli, suggeriti dallo studio e dall’osservazione del mondo, prima non troppo esplorato, della fanciullezza. Letteratura che, considerata nel suo insieme, è un fenomeno poiché ovunque ha avuto rapido progresso, quasi vi fosse la fretta di ricuperare il tempo perduto. Ovunque essa ha mirato a divenire sempre più artistica ed ha voluto servire la causa dell’educazione, non con diretti sermoni, ma con la persuasione, cercando di essere sempre più divertente. È necessaria infine la conoscenza della teoria e pratica della psicologia del bambino nei suoi tre principali periodi: infanzia, fanciullezza e adolescenza, secondo i principi generali qui esposti. L’infanzia comprende i primi sei anni del bambino e presenta tre fasi. La prima va dalla nascita al quindicesimo mese. È caratterizzata soprattutto dall’acquisto del linguaggio. Le sensazioni, sul principio poco differenziate, acquistano in seguito il loro carattere specifico, e le percezioni delle persone e delle cose che formano l’ambiente in cui vive il bambino diventano gradatamente sempre più precise. La secondafase si chiude con il terzo anno di età. È il periodo in cui il bambino si rivela un gran- 318 de imitatore. La terza si estende dal terzo al sesto anno e ci rivela il bambino in multiforme relazione con le persone che lo circondano. Nelle tre fasi dell’infanzia, la caratteristica più importante ai fini dell’educazione, e quindi anche della letteratura, è una curiosità che sembra insaziabile e inesauribile nella formulazione dei «perché». Vi si aggiunge il capriccio, che si manifesta in una re- 248 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXII azione alla volontà altrui perché al bambino pare contraria a ciò che pensa o gli è stato detto. L’infanzia sboccia nella fanciullezza, che decorre dai sei ai dodici anni circa. La fanciullezza è il periodo dell’educazione e dell’istruzione perché il fanciullo, che si sente già legato alla vita sociale, è un complesso di attività psichiche e morali che si vanno svolgendo. Energie che hanno bisogno di essere conosciute, suscitate e rivolte verso il loro svolgimento e perfezionamento. Alla fanciullezza segue l’adolescenza, che si estende dai dodici ai quindici anni circa. È definita dagli psicologi la seconda nascita perché costituisce una fase dello sviluppo umano molto decisiva. Nel campo intellettuale l’adolescente è prevalentemente sog319 gettivo, ossia è meno realistao legato al concreto del fanciullo. La realtà per lui è modificata dalla finzione o creazione della fantasia, che a sua volta è colorita dal sentimento. L’adolescente ama quindi il simbolo e quasi l’illusione, le cerimonie, i segni esteriori, i simboli. La vita sentimentale è ricchissima. Notevole la simpatia che si trasforma in sentimento erotico e talora morboso. La volontà è spesso volubile e squilibrata. Il sentimento estetico, che nasce sia dalla contemplazione della natura, che per l’adolescente riesce quasi una rivelazione simbolica, come dalle arti e particolarmente dalla musica e dalla poesia, è assai sviluppato. Il concetto di Dio nasce in lui dall’idea di un giudice, ossia dal concetto di sanzione, ma non è ancora la concezione di un assoluto filosoficamente indotto e dedotto. L’adolescenza del giovane è alquanto diversa da quella della giovinetta, nella quale appare più frequente la fantasticheria, quasi sonnolenza intellettuale, talvolta congiunta a malinconia. Cosa questa più rara nell’adolescente fanciullo, il quale più attivamente cerca lo sfogo nel gioco. Nell’adolescenza il ragazzo, che non è più fanciullo e non ancora giovane, forma la propria personalità. È quindi necessario studiarlo in tutte le sue multiformi rivelazioni in modo da po- LETTERATURA PER L’INFANZIA E PER LA FANCIULLEZZA 249 tercorrispondere ai suoi bisogni, non comprimergli quelle ten- 320 denze che gli si debbono lasciare libere e avviarlo al giusto concetto della vita. Attività sapiente L’attività dell’apostolo scrittore nel campo della letteratura infantile sarà sapiente se egli mira alla formazione morale religiosa del fanciullo, a preparare cioè dei buoni cittadini per la patria terrena e dei beati per la patria celeste. A questo tende mediante un lavoro di preservazione e di produzione. Preservazione dalle stampe nocive. Illumini circa la bontà o meno di tutte le opere che costituiscono la ricca serie della letteratura antica e moderna già esistenti. È noto che questa, e in particolare la moderna, mentre ha mirato a diventare sempre più artistica e divertente, non di rado però ha oltrepassato i limiti sconfinando nella frivolezza, quando non in peggio. In mezzo alle poche opere buone, educative e morali, vanno moltiplicandosi altre vuote, inconsistenti, che si chiamano libri e giornali solo perché non si riesce a indicarli con altro nome. Praticamente l’apostolo deve: – indurre le persone di autorità civile e religiosa, le famiglie – e in particolare le mamme –a vigilare sulle letture dei ragazzi, e 321 distinguerle dal testo scolastico, dal libro e giornaletto di lettura; – persuadere gli educatori a rendersi conto dei criteri che debbono ispirare una bella e buona letteratura per l’infanzia e la fanciullezza; – indicare le opere che educano e formano attraverso una nobile forma d’arte, sia narrativa che rappresentativa; – creare un generale interesse per questa letteratura, uno dei più potenti mezzi di educazione. Farla conoscere, vigilare, amare; far comprendere l’importanza del dono del libro, quello però fatto con oculata scelta e rispondenza ai bisogni dell’animo del fanciullo. 250 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXII A questo lavoro d’indirizzo, l’apostolo aggiunga quello positivo di produzione sua. In essa – sempre coerente alla sua missione – non cerchi la propria soddisfazione, né si leghi a un genere particolare di produzione, o ad una categoria di giovani di luogo, condizione, età determinata. L’apostolo non cerca se stesso, ma Dio e le anime. Si rivolga quindi or ai fanciulli e ora alle fanciulle, ora ai piccoli, ora ai più grandicelli, ora ai poveri, ora ai ricchi, ora ai cattolici, ora agli eretici o infedeli. Sempre con lo stesso entusiasmo, e sempre nel modo che crederà più utile al suo scopo. 322 In questi suoi scritti curi: la scelta dei generi, del metodo e delle fonti. 1 Tutti i generi che costituiscono la letteratura dell’infanzia e della fanciullezza possono servirgli allo scopo. Può quindi produrre: opere di carattere morale, o teorico, e scritti di vita morale vissuta o concreta; opere di indole storica o biografica; pubblicazioni di carattere sociale e di ambiente; fiabe, leggende, romanzi di avventure e fantastici; narrazioni e descrizioni fantastiche di avventure e di conoscenze scientifiche ad un tempo; libri di divulgazione scientifica; libri umoristici ricreativi; poesie; giornalismo... Fra tutti, però, corrispondono meglio ai suoi fini di apostolo le figure, i racconti, le parabole e le similitudini, perché questi generi, più degli altri, toccano il sentimento, la fantasia, la curiosità e l’umorismo, le corde più vibranti nel fanciullo. Le figure [o illustrazioni] precedano e completino gli scritti. Sono particolarmente utili per i tre periodi dell’infanzia, per i fanciulli, per gli adulti analfabeti e per coloro che non conoscono la lingua. Si possono presentare sotto forma di quadri, foglietti, giornali... Possibilmente devono essere colorate. 323 Per i piccolissimi giovano figure di fanciullio fanciulle modello (meglio se santi), nei quali il ragazzo si diletti, rapito con atti e segni grati alla sua età; scene bibliche come la Vergine Maria col fanciullo in braccio, Gesù che dorme in grembo alla Madre, –––––––––– 1 Cf. BORLA , La formazione religiosa del fanciullo. LETTERATURA PER L’INFANZIA E PER LA FANCIULLEZZA 251 Gesù in mezzo ai fanciulli; illustrazioni di particolari delle vite dei santi, quali: Agnese col grazioso agnello, Cecilia incoronata di rose, Caterina [d’Alessandria] sulla ruota... figure che incitino all’amore della verginità, al desiderio di piacere a Gesù, all’odio verso il peccato, al disprezzo della vanità, al fuggire le cattive compagnie... In un secondo tempo si potranno illustrare verità della fede: i dodici articoli del Credo, i Comandamenti, i Sacramenti, i Sacramentali, l’orazione. I racconti s’imprimono facilmente nella memoria e destano impressioni durevoli, aprono la via per giungere alla mente e al cuore dei bambini. Un racconto ben narrato e ben colorito trasforma quasi istantaneamente. Se l’apostolo è abile, saprà valersene per imprimere nella mente del fanciullo anche le verità più alte. Anche gli adulti ritengono più facilmente le verità quando sono legate ad un fatto! Le parabole (racconti di fatti verosimili) servono a far conoscere verità per se stesse difficili, con le quali hanno punti di contatto e affinità facili a rilevarsi. Ancor più delle parabole, giovano alle spiegazioni delle verità 324 cristiane e alla formazione del sentimento religioso, le similitudini e i paragoni. Racconti, parabole, similitudini e tutti gli scritti per i fanciulli devono seguire, più d’ogni altro, il metodo evangelico: semplice, adatto, intuitivo, progressivo, dialogico. I bambini amano racconti interessanti, veri. Siano quindi vari, sempre nuovi, interessanti, brevi, semplici, anche se ricchi di descrizioni e di episodi. Potranno così essere seguiti con facilità e quindi con attenzione continua. La morale che segue è efficace se brevissima. Le parabole siano come quelle di Gesù. Egli ne prendeva l’argomento dai fatti che cadevano sotto gli occhi del popolo. Non ricorreva mai a cose inverosimili o strane, non faceva parlare animali o piante, non attribuiva a esseri inanimati sentimenti propri degli uomini, come usano favolisti di ogni tempo. Stava 252 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXII sempre nella realtà vera e da questa toglieva argomenti di moralità e insegnamenti sublimi ed efficacissimi. Che cosa c’è, ad esempio, di più affascinante della parabola del figliuol prodigo? In riguardo alle similitudini vi è da osservare che devono togliersi da cose note ai fanciulli, tratte dal loro ambiente. Se, ad es., si parla di «ascensore» è necessario che egli conosca que325 stocongegno, cosa che generalmente non si trova in un bambino di campagna o di montagna. Anche le parabole debbono essere le più semplici, le più chiare e le più naturali. Le fonti preferite dell’apostolo scrittore per i suoi scritti diretti ai fanciulli sono la Sacra Scrittura, i Ss. Padri, le vite di Santi, le biografie edificanti. Si possono trarre dall’Antico e Nuovo Testamento i fatti più salienti e più belli, e raccontarli con parole piane e appropriate all’intelligenza dei piccoli. Particolarmente gradito ed efficace è il racconto della vita di Gesù Bambino. Mostrare Gesù nella casa di Nazareth, accanto a Maria e a Giuseppe, pronto a obbedire, a compiere piccoli servizi, ad accompagnarsi con essi quando vanno al Tempio. Rappresentarlo quando parla coi Dottori, osservarlo nella bottega del padre suo putativo quando lavora, umile, paziente, obbedientissimo. Fonti inesauribili sono pure gli scritti dei Ss. Padri e degli scrittori ecclesiastici, moltissimi dei quali si prestano a rifacimenti e rielaborazioni adatti per i giovani di tutte le età e di tutti i tempi. Terza fonte è la vita di fanciulli modello, di santi giovani o anche l’infanzia e la giovinezza di santi adulti: San Luigi, San Tarcisio, Sant’Agnese e Santa Teresa del Bambino Gesù, nella loro 326 primaetà, sono meravigliosi tipi e modelli di fanciullezza che esercitano efficacia grandissima sull’animo dei fanciulli. A queste tre fonti principali se ne possono aggiungere altre secondarie, come: la storia, la vita quotidiana, gli usi, gli avvenimenti celebri... La storia e la vita quotidiana, ricche entrambe di episodi, di aneddoti familiari e pubblici, giovano moltissimo alla penna dello scrittore apostolo. Occorre soltanto aprire gli occhi, osservare LETTERATURA PER L’INFANZIA E PER LA FANCIULLEZZA 253 quello che accade intorno per cogliere le occasioni opportune. È tuttavia necessaria molta finezza d’animo per saper scegliere fior da fiore. Vi sono dei fatti che dicono niente. Questi bisogna lasciarli da parte. Ve ne sono altri che non giovano ai fini educativi, altri invece che illuminano la mente, toccano il cuore, fanno diventare migliori. Questi solo sono da raccogliersi. Gli usi della vita familiare e civile (come il saluto, segno di rispetto), i casi quotidiani, la natura stessa offrono elementi magnifici di similitudini, per farsi intendere ai piccoli. Gli avvenimenti celebri porgono anch’essi argomento alle anime vivide e pronte per il loro magistero. L’apostolo sappia dunque far tesoro delle indefinite fonti poste a sua disposizione, ma ricordituttavia che esse, se possono 327 costituire un grande aiuto, non costituiscono il tutto. La materia deve sempre essere rielaborata nell’anima sua e ridotta in cibo adatto alle possibilità dei teneri fanciulli. Opera questa difficile e faticosa, ma che otterrà, oltre il premio promesso da Dio, anche qualche soddisfazione su questa terra, perché il fanciullo segue, ricorda e corrisponde. 328 CAPO XXIII MISSIONOLOGIA Il problema missionario deve essere uno di quelli che preoccupano e infiammano maggiormente l’apostolo scrittore. Se egli infatti ama veramente Dio e le anime, non può rimanere indifferente innanzi al fatto che centinaia di milioni di uomini nascono, vivono e muoiono senza conoscere, amare e adorare il vero Dio! Che popoli e tribù senza numero non sanno ancora che per essi è nato ed è morto un Redentore e che sono chiamati ad una eredità di grazie, di beatitudini, di gloria! Praticamente l’apostolo si occupa delle missioni portando le anime dei lettori alla conoscenza, alla cooperazione e alla preghiera per esse. 329 Conoscenza delle missioni Una conoscenza completa delle missioni abbraccia: – Il concetto esatto del termine «missioni» quale è inteso dalla Chiesa, ossia il mandato di evangelizzare la fede ai popoli infedeli. – Il duplice fine dell’attività missionaria: il fine generico che mira alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime; il fine specifico che è di stabilire in modo perfetto e duraturo la Chiesa di Gesù Cristo in quei luoghi ove non lo è ancora. – Lo studio della missionologia dottrinale, descrittiva, operativa. La dottrina nella parte generale, in quanto considera l’idea missionaria nella sua base, ossia indaga le cause filosofiche e teologiche per cui la Chiesa cattolica ha il diritto e il dovere di propagare la fede; il fondamento biblico, patristico, dogmatico, morale, liturgico, apostolico. Nella parte speciale che abbraccia l’attività missionaria nelle modalità della sua estrinsecazione: il diritto (parte giuridica) e la metodica. La descrittiva, ossia la storia del passato e la descri- MISSIONOLOGIA 255 zione del presente, la missionografia (studio delle religioni, analogia, geografia missionaria, statistica missionaria...). La operativa, sia pratica che di cooperazione. La prima riguarda il personale che lavora nelle missioni. La secondaconsidera l’aiuto che prestano ai missionari i cattolici dimoranti in paesi nei quali la gerarchia ecclesiastica è già regola rmente costituita. 330 Questa conoscenza si integra con lo studio dei mezzi, delle vie e dei pregiudizi circa le missioni. I mezzi delle missioni sono molteplici e variano secondo le circostanze di tempo, di luogo, di persone, di condizioni politiche e sociali. Tra i molti si ricorda ad esempio la geografia delle missioni, che risponde a domande essenziali: a chi andare? in quali luoghi? come sono quei popoli? Le vie delle missioni, che sono le vie dei cuori. Nell’opera missionaria i grandi successi come i grandi insuccessi dipendono in maggioranza dall’avere o no trovate o seguite queste vie. Gli apostoli ed i grandi missionari hanno in questo imitato la perspicacia e la delicatezza del Maestro divino, quale appare ad esempio nella chiamata degli Apostoli, nella conversazione con la Samaritana, con Zaccheo, nel modo di affascinare le turbe. Queste vie variano secondo le circostanze e richiedono studio, esperienza, adattamento. Il Massaia,1 ad esempio, si è inoltrato in Etiopia esercitando la medicina. Gli infedeli andavano a lui per essere guariti dal vaiolo ed egli ne approfittava per portarli a Dio. I primiGesuiti sono riusciti ad entrare in Cina con l’astronomia; altri in altri mo- 331 di. Tutti i missionari hanno esercitato la beneficenza sotto le più svariate forme. Ne rendono testimonianza i molteplici ospedali, ricoveri, orfanotrofi, scuole, opere di assistenza... aperte in quasi tutte le missioni. I pregiudizi e gli equivoci circa le missioni, i missionari e le opere loro, sono molti e vari. Tra i più comuni vi è questo: i mis–––––––––– 1 * Guglielmo Massaia (1809-1886), missionario cappuccino piemontese, Cardinale nel 1884, fu molto ammirato da Don Alberione, che volle dedicargli il film Abuna Messias (1938). 256 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXIII sionari – si dice – sono preziosi propagatori dell’idea e dell’influenza nazionale del proprio paese. Ed è noto come uomini contrari alla fede apprezzano i missionari non per la loro opera evangelica, ma perché essi possono aprire in paesi lontani vie all’influenza politica e al commercio del proprio paese. Ne deriva che a volte, mentre si perseguitano i religiosi in Patria, si aiutano all’estero per i benefici di carattere politico o commerciale. L’esperienza invece di tanti secoli dimostra che il missionario il quale porta all’estero il solo nazionalismo, inquina e sterilizza la propaganda, sia religiosa che politica. Tuttavia se egli, senza preoccuparsi della propaganda politica, farà il buon missionario, anche non direttamente, farà conoscere e amare il proprio paese. La conoscenza delle missioni è per alcuni necessaria e per altri utile. 332 È necessaria al clero, ai missionari, agli apologisti, agli studiosi, agli avversari... Al clero per completare il corso teologico onde possa entrare pienamente nella finalità e nella missione pastorale. Ai missionari perché imparino la teoria della loro futura azione pratica e tesoreggino dell’esperienza di coloro che già li hanno preceduti. Agli studiosi perché comprendano l’importanza della missionologia sia dal punto di vista teorico-scientifico che pratico. Agli apologisti perché se ne valgano nella lotta contro i nemici della Chiesa, particolarmente contro i protestanti e i maomettani, che si sforzano di estendere i loro errori invadendo a tal fine il nostro campo e rubandoci messi biondeggianti. Gli avversari, sia teorici che pratici, che tentano di paralizzare l’opera missionaria. La conoscenza delle missioni è poi utile e importante per tutti, buoni e cattivi, fedeli e infedeli, regnanti e sudditi... perché tutti non solo non le impediscano, ma le favoriscano in ogni modo, secondo le direttive proposte dalla Chiesa. L’apostolo scrittore, profondamente penetrato dell’idea missionaria, sappia approfittare di tutte le occasioni per propagarla MISSIONOLOGIA 257 nel modo che giudicherà più utile alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime. Cooperazione alle missioni 333 La conoscenza delle missioni è indirizzata al loro giovamento mediante la cooperazione. È qui, più che mai, il caso di applicare il detto: «Non si apprezza e non si aiuta ciò che non si conosce». Tra i mezzi di cooperazione ricordiamo i più comuni: vocazioni missionarie e clero indigeno, la beneficenza, le opere missionarie pontificie, tutte le altre opere e associazioni. Vocazioni. Per attuare il programma missionario: moltiplicare le missioni estere ed istituire le missioni indigene, son necessarie le vocazioni: religiosi, sacerdoti e laici, religiose, catechisti e catechiste in ambo i campi. L’apostolo scrittore deve proporsi di eccitare, sostenere e formare le vocazioni: – Incoraggiare i genitori a offrire volentieri i propri figli per la causa santa della gloria di Dio e salvezza delle anime. – Far comprendere a tutti che la divina Provvidenza suscita generalmente le vocazioni tra le persone di condizione meno agiata o povera per dar modo ai fedeli di partecipare al frutto dell’apostolato missionario cooperando con mezzi finanziari. – Indurre quindi ad una generosa e caritatevole collaborazione mediante offerte finanziarie come: borse di studio, pensio- 334 ni ed oblazioni di qualsiasi entità fatte agli Istituti e alle opere missionarie. Beneficenza. Pio XI nell’enciclica Rerum Ecclesiæ 2 disse: «Non abbiate vergogna e non v’incresca di farvi quasi mendicanti per Cristo e per la salute delle anime». E il Rambelli nel Piccolo Catechismo Missionario: «Il cristiano che non zela per le missioni non ama Dio che vuole le missioni, non ama Gesù Cristo che è morto per salvar tutti, non ama la Chiesa che deve continuare l’opera di evangelizzazione, non ama il suo prossimo che deve soccorrere». –––––––––– 2 * Del 1926, sullo sviluppo delle missioni tra gli “infedeli”. 258 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXIII L’apostolo colga le occasioni propizie per far caldo appello alle anime buone perché nei limiti delle loro forze provvedano ai bisogni delle missioni, in tutte le possibili forme di beneficenza. Modi particolari di cooperazione sono: trattenimenti di argomento missionario e non missionario a pro delle missioni (proiezioni, cinema, accademie, teatri, recite), confezionamento di arredi sacri o di abiti, esposizioni missionarie, banchi di beneficenza, salvadanai per le missioni, raccogliere francobolli e cartoline usate, stagnola..., propaganda orale e scritta dell’idea missionaria, offerte per battesimi, suscitare collettività di fedeli che provvedano a collettività missionarie, seminari che provvedano 335 aseminari indigeni, parrocchie che s’impegnino ad aiutare [una] determinata missione, diocesi che adottino un vicariato apostolico o una prefettura apostolica, organizzazioni di bambini che si propongano opere determinate di cooperazione. Le vie di cui si serve la divina Provvidenza per venire in aiuto delle missioni e per procurare meriti alle persone generose sono indefinite. Opere missionarie. L’apostolo, ancora, approfitti di ogni occasione per zelare: – le opere missionarie pontificie: la propagazione della fede, l’opera di San Pietro apostolo; – le altre opere missionarie del clero, l’antischiavismo; – tutte le opere generali e particolari, ossia quelle che hanno lo scopo di aiutare tutte le missioni o quelle che hanno per oggetto determinate missioni o aspetti precisi dell’attività missionaria. Per convincere gli animi alla cooperazione delle missioni, oltre a farle loro conoscere nel modo sopra esposto, gioverà ancora portare argomenti teorici e pratici convincenti e avvincenti, quali: l’obbligo che ha ogni cristiano di cooperare, derivante dal dovere di pietà verso Dio, di carità verso il prossimo. 336 Pregare per le missioni La preghiera è il primo e il più importante fra i mezzi di cooperazione per le missioni, possibile a tutti, sempre e in ogni luogo. MISSIONOLOGIA 259 Si può dire non esservi documento pontificio che, richiamando il dovere della cooperazione missionaria, non assegni alla preghiera un posto d’onore, né esservi missionario che, scrivendo dal suo campo di apostolato, non chieda in primo luogo l’aiuto della preghiera. Vangelo, teologia, storia, sono concordi nell’attestare la ineffabile efficacia della preghiera. Il Vangelo riporta le insistenze, i richiami, i rimproveri, le assicurazioni del Maestro. Se la nostra preghiera è sempre ascoltata quando chiede una cosa buona, lo sarà più veramente quando domandiamo al Padre ciò che Gesù Cristo stesso ci ha insegnato a domandare: «che sia benedetto il suo nome su tutta la terra, che sia compiuta la sua augusta volontà, che si affermi dovunque il suo regno di giustizia e di amore». La teologia ammonisce che la finalità suprema dell’apostolato missionario, «la vita soprannaturale», non può trovare mezzo proporzionato che nella grazia, conquista preziosa della nostra umile preghiera, la quale a sua volta è un appello alla Sapienza divina che conosce le vie della Redenzione, alla Potenza 337 che sa attuarle, alla Bontà che le vuole. La storia infine documenta con l’evidenza dei fatti quanto alla propagazione della fede abbia contribuito, nel raccoglimento dei chiostri e degli altari, il segreto sacrificio delle anime nascoste. L’apostolo, convinto della grande necessità ed importanza della preghiera per le missioni, infiammi le anime e soprattutto i fanciulli e le religiose a pregare il Padrone della messe perché mandi buoni operai alla sua messe e ad implorare per gli infedeli gli aiuti del lume e della grazia celeste. Faccia comprendere a tutti il significato della domanda del Padre Nostro «adveniat regnum tuum», promuova preghiere pubbliche e private, l’opera grandiosa dell’apostolato della preghiera, la necessità e il modo di trasformare la vita in continua preghiera. Unita alla cooperazione di preghiera vi è quella della sofferenza. L’apostolo la faccia conoscere nella sua natura, necessi- 338 260 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXIII tà ed efficacia. Promuova le giornate di sofferenza pro missioni, sproni all’offerta generosa di sofferenze specia lmente volontarie, all’offerta della vita stessa. Le anime predestinate ad essere vittime d’espiazione e d’amore sono molto più numerose di quanto si crede. Spesso non compiono la loromissione perché non vi è chi le illumini e le guidi. L’unione di tutti i fedeli mediante la cooperazione delle preghiere e di opere convertirà il mondo. *** Gli scritti riguardanti le missioni possono essere variissimi. Fra tutti sono consigliabili quelli a sfondo geografico, religioso e biografico. Nel primo caso la parte di base è la geografia etnologica e morale che predomina, onde commuovere il lettore a compassione per quelle popolazioni. Nel secondo caso è la storia dei religiosi che si consacrano all’opera delle missioni: gia cché soltanto i religiosi possono dedicarsi a quest’opera. Nel terzo caso è la vita dei grandi missionari e, attraverso ad essa, ogni notizia che riguarda le missioni. Qualunque però ne sia il modo, il fine principale dovrà essere unico: far conoscere le missioni per indurre all’opera missionaria e alla preghiera per le missioni, perché in questo campo, più d’ogni altro, la generosità segue la convinzione. CAPO XXIV 339 TESTI SCOLASTICI Anche i testi scolastici entrano nell’apostolato della stampa! Il motivo è evidente: lo studio deve portare a cercare e a trovare Dio, sia direttamente, attraverso le materie religiose, sia indirettamente attraverso le materie profane. Per l’apostolo, poi, occuparsi dei testi scolastici significa quasi sempre occuparsi dei capi, ossia di quelli che dovranno formare le folle. E occuparsi dei capi è una gran sapienza; ce lo dimostra l’esempio del Maestro divino, il quale fu formatore di capi. Di quali testi occuparsi L’apostolo può occuparsi di tutti i testi scolastici, di tutte le scienze sacre e profane: per allievi e per insegnanti di tutte le età e di tuttele condizioni. Ma in tutti e sempre dovrà avere or 340 l’una or l’altra, se non ambedue le mire: allontanare dai testi non conformi ai sani principi della fede e della morale cattolica ed elevare gli animi a Dio attraverso la scienza. L’allontanare dai testi non conformi ai principi religiosi è talora necessario. È noto infatti che in alcune nazioni la cla sse colta è aliena alla Chiesa perché non fu educata e istruita cristianamente. Molti individui hanno trovato la propria rovina morale e intellettuale nei testi di studio. Molti errori, molte eresie che hanno sconvolto gli animi e le società, molti turbamenti, molti smarrimenti di fanciulli, di giovani e anche di adulti, hanno spesso le lontane origini in un libro di testo o in un insegnamento appreso in scuola. L’elevare poi a Dio attraverso lo studio non dev’essere difficile per l’apostolo scrittore, che non è mosso dalla brama della rinomanza o del denaro, bensì dall’abbondanza della carità. 262 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXIV Come devono essere I testi scolastici preparati dall’apostolo dovrebbero essere i migliori in modo da potersi imporre ai testi avversari, anticattolici, acattolici o indifferenti. Per essere tali devono avere caratteri particolari che si pos341 sono riassumere nei seguenti:valore spirituale, decoro letterario, efficacia educativa. Valore spirituale: ossia il potere di influire sulle facoltà spirituali di coloro che li adottano, per giovare ad essi il massimo possibile nel campo della scienza e della religione. Decoro letterario: corrispondere a tutte le migliori regole della scienza, dell’arte, sulla guida dei programmi governativi dei vari tempi e luoghi, eccetto che non lo impediscano motivi di fede o di morale. Efficacia educativa: mira a formare veri uomini, cittadini, cristiani nel modo che lo richiedono i tempi, i luoghi e le circostanze particolari. Norme pratiche I tre caratteri su esposti sono indirizzati ad ottenere quello che dev’essere come la tesi da proporsi in ogni testo: elevare a Dio attraverso la scienza e la natura. Questo si dovrà ottenere variamente e magistralmente. Variamente, ossia adattarsi alle scienze. Altri infatti sono gli insegnamenti che si possono trarre dalle scienze fisiche (generali e particolari), altro quello dalle matematiche (pure e applicate), altro dalle filosofie (logiche, metafisiche, estetiche, morali, storiche). Magistralmente, ossia insinuarsi senza urtare, senza stancare, anzi in modo piacevole, attraente, convincente, trascinante. CAPO XXV 342 GEOGRAFIA Tra le scienze ed arti che possono con maggior facilità servire di mezzo per elevare l’uomo a Dio, vi è senza dubbio la geografia. L’apostolo ne tratterà in modo completo ed efficace se saprà metterla a servizio dell’individuo e dell’apostolato. La geografia a servizio dell’individuo Sono tante e tanto frequenti le relazioni dell’uomo rispetto al creato, ed in particolare rispetto alla terra, che nessuno può disinteressarsi completamente della geografia. Vi è chi ha una conoscenza teorica più o meno ampia, chi (sono naturalmente i più) silimita ad una conoscenza pratica. 343 Ma non vi è chi la ignora completamente. L’apostolo sappia far tesoro di questo fatto universale per elevare gli animi delle creature al Creatore. Nei trattati e testi di studio della geografia generale e delle sue parti (geografia astronomica, fisica, politica, commerciale, antropica, etnica, morale, religiosa...) egli si proponga sempre di giovare, nel modo conveniente, all’anima dei le ttori rievocando or questa or quella delle divine verità. A volte verrà bene accennare alla dottrina cattolica circa la divina creazione: «Deus creavit cælum et terram»,1 tutto viene da Dio, tutto è retto da Dio e tutto deve tornare a lui. E perché Dio ha creato il mondo? Per coesistere con altre esistenze, vivere insieme alle altre vite, comunicare il suo pensiero ad altri che pensano, amare altri esseri ed essere amato. «Universa propter semetipsum operatus est Dominus».2 –––––––––– 1 Gn 1,1. * «In principio Dio creò il cielo e la terra». 2 Pr 16,4. * «Il Signore ha fatto tutto per un fine». 264 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXV A volte invece si potrà accennare alla bontà delle creature. Nel mondo non vi è nulla di inutile, nulla di originariamente e intrinsecamente cattivo. Restringendosi alla terra e a parte di essa, l’apostolo ricorde344 rà che Dio l’ha donata all’uomoaffinché egli se ne serva per lui. Senza numero poi saranno le occasioni per elevare gli uomini a Dio dallo studio, dalla contemplazione, ed anche dalla semplice osservazione della natura e delle sue singole parti. A quali elevazioni non possono ad esempio portare le chiarezze del cielo, il tripudio dei fiori, i trilli degli uccelli, le messi biondeggianti al sole, le immensità del mare azzurro?... Il libro della natura contiene degli insegnamenti per tutte le categorie di persone, per tutte le età, per tutte le condizioni di vita. Lo leggono e lo capiscono particolarmente le anime pure e semplici. La montagna ad esempio ha esercitato un influsso potente sull’animo di Pier Giorgio Frassati: vi contemplava le grandezze del Creatore. Da quelle rocce che emergono aguzze su un fondo di cielo, trovava più facile sfuggire alla terra e incontrarsi con Dio. La preghiera là riusciva più dolce perché gli pareva di unire la sua alla voce della natura. Per San Francesco d’Assisi il creato era un canto armonioso che gli rapiva la mente e il cuore in Dio. A tante anime le cose anche più insignificanti narrano la sapienza e l’amor divino. Oh, sappia l’apostolo elevare al Creatore [l’inno] del creato! 345 Insegni alle anime il modo di unireil canto del proprio cuore a quello del cielo, delle stelle, della terra e della natura tutta. La geografia a servizio dell’apostolo Per l’apostolo la geografia ha un compito particolare: entusiasmarlo e guidarlo a conoscere la sua esistenza per contribuire alla realizzazione della preghiera di Gesù Cristo: «Che [tutti gli GEOGRAFIA 265 uomini] conoscano te e Colui che hai mandato... e si faccia un solo ovile ed un solo pastore».3 Ma, per ottenere questo, è necessario presentarglie la in modo pastorale e fargliela amare. Sarà pastorale quel tratto o quell’articolo di geografia che assieme alle notizie scientifiche profane darà sviluppo a quanto riguarda lo stato scientifico, morale e religioso dei popoli. In riguardo allo stato scientifico non è sufficiente una semplice notizia del grado d’istruzione. È necessario esporre chiaramente le idee sociali, politiche e religiose; il pensiero, le dottrine filosofiche correnti e di conseguenza lo stato del giornalismo e della stampa in genere: se buona, indifferente, cattiva. Notizie precise e particolari riguardanti la scuola, i maestri (quale parte vi hanno i cattolici e specialmentei religiosi), il cinema, la ra- 346 dio... Ciò tenendo conto dell’indole dello scritto. Come lo stato scientifico, anche quello morale varia da nazione a nazione. Ogni popolo ha, proporzionalmente come ogni individuo, la propria indole, le proprie tradizioni, la propria mentalità specifica. In conseguenza si mettano in luce le difficoltà e le speranze per la vita cristiana e per la religione cattolica e i mezzi per una sua maggior diffusione. Praticamente si può rispondere ora all’una ora all’altra, quando non a tutte delle seguenti domande: Vi sono partiti politici? Quali relazioni hanno in riguardo alla morale? Il Governo è cristiano? I governanti? Quale religione professano? Il costume politico è sano? L’amministrazione della giustizia è retta? Le leggi tutelano la pubblica moralità? Domina forse la immoralità nei contratti e negli affari? Vi è lotta o collaborazione fra le cla ssi? Quali sono le relazioni con la S. Sede? Nelle famiglie vi è l’onestà, la pace, il rispetto vicendevole? Gli individui fuggono la licenza, i pericoli, i piaceri? hanno rispetto all’onore, alla persona, alle sostanze altrui?... Sviluppo speciale si dovrà dare infine a quanto riguarda la religione. Ed in particolare: la religione o le varie religioni praticate, il numero dei cattolici, del clero e dei religiosi, l’or–––––––––– 347 3 Gv 10,10. * Cf., più precisamente, Gv 17,3; 10,16. 266 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXV ganizzazione,il progresso, le difficoltà e facilità, il numero dei missionari, le loro opere ed istituzioni... Spesso poi, specialmente trattandosi dei luoghi di missione, si può opportunamente accennare alla missione civilizzatrice della Chiesa, al largo contributo scientifico e geografico che l’attività missionaria ha portato all’umanità. Giova ricordarlo: il missionario non è solo l’apostolo che accende nel cuore degli infedeli la fiamma della fede e della carità, ma è anche un grande benemerito del progresso umano, che diventa ad un tempo esploratore, scienziato, riformatore, civilizzatore. Tutte queste cose siano presentate in modo piacevole, in modo che entusiasmino e compenetrino di santi ideali. Particolare cura si abbia nel preparare i testi indirizzati agli studenti che si preparano all’apostolato dell’edizione o all’apostolato missionario. Si tratta di contribuire in gran parte ad aprire la mente dei giovani alunni a grandi ideali e i loro occhi a vasti orizzonti di azione. Di far loro comprendere quanto sia nobile e ampia la missione del sacerdote, del religioso e del cristiano generoso, che esce dal proprio interesse per donarsi alle anime mediante la ca348 rità dellapreghiera, del sacrificio e dell’azione, per portare le anime a Gesù Cristo. Valga un esempio profano. Taine, storico francese, attribuendo a Napoleone gran parte dell’esito delle sue conquiste allo studio appassionato della geografia, immagina di vedere nella mente del grande conquistatore tre atlanti. Il primo è un atlante militare formante una enorme raccolta di carte topografiche minute, come quelle dello Stato Maggiore, col piano particolareggiato delle fortezze, la designazione specifica e la distribuzione di tutte le forze di terra e di mare, equipaggi, reggimenti, batterie, arsenali, magazzini, riserve presenti e future in uomini, cavalli, carri, armi, munizioni, viveri e simili. Il secondo è un atlante civile, simile ai grossi volumi contenenti i bilanci dello Stato, con tutte le indicazioni delle rendite e delle spese ordinarie e straordinarie, imposte, prodotti dei beni demaniali, pensioni, lavori pubblici. Quindi tutta la gerarchia delle GEOGRAFIA 267 autorità civili, ecclesiastiche, giudiziarie, ministri, prefetti, professori, ciascuno col suo grado, sua dimora, le attribuzioni, i suoi onorari. Il terzo atlante è un gigantesco dizionario biografico e morale dove, come in un casellario di polizia, ogni personaggio alquanto notabile, ciascun gruppo locale, ciascuna classe professionale o sociale e ciascun popolo ha la sua casella con l’indicazione 349 sommaria della sua condizione presente, dei suoi bisogni, dei suoi antecedenti e per conseguenza del suo carattere già provato, delle sue disposizioni possibili in futuro e della sua condotta probabile. Al termine delle conquiste, per quanto questi tre atlanti si siano venuti ingrandendo, sono ancora interamente scolpiti nella mente del grande Napoleone. Egli non solamente ne conosce il riassunto totale e i ria ssunti speciali, ma ancora tutte le particolarità. Vi legge entro correntemente e a ogni ora. Vede in complesso e nelle varie parti le diverse nazioni che governa o da sé o per mezzo d’altri, le diverse regioni che ha conquistate o percorse. Prima la Francia accresciuta del Belgio e del Piemonte, poi la Spagna, dove è stato e donde ha fatto ritorno, e dove ha collocato suo fratello Giuseppe. L’Italia del sud dove in luogo di Giuseppe ha posto Murat, l’Italia centrale, dove occupa Roma; l’Italia del nord, ove Eugenio è suo vice gerente. La Dalmazia e l’Istria da lui annesse al suo impero, l’Austria che invade la seconda volta, la Confederazione del Reno da lui creata e che egli dirige, la Westfalia e l’Olanda, ove i suoi fratelli Luigi e Girolamo ne sono luogotenenti; la Prussia, dopo averla vinta e mutilata, se ne servecome di strumento per tenere in mano le piazze forti. 350 Questo il segreto del grande conquistatore. [Non] molto diverso doveva essere San Paolo. Vi è chi se lo immagina così: con l’occhio al panorama geografico del mondo pagano, l’anima tesa notte e giorno agli uomini tutti per comunicare a tutti l’ardore santo che lo consuma e lo trasforma in Gesù Cristo. 268 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXV Non diversa dovrebbe essere ogni anima apostolica alla quale Gesù Cristo estende il comando dato agli Apostoli: «Andate e predicate a tutti gli uomini».4 Concludendo: la geografia messa a servizio dell’individuo e dell’apostolo contribuisce alla maggiore gloria di Dio e al maggior bene delle anime, perché è mezzo atto a guidare le menti, le volontà e i cuori a Dio, primo principio e ultimo fine di tutte le cose. –––––––––– 4 * Mc 16,15. CAPO XXVI 351 RIVISTE BIBLIOGRAFICHE La stampa d’apostolato non si limita a produrre opere secondo il suo fine specifico, ma si assume, tra gli altri, anche il compito di orientare le menti e le coscienze circa la produzione della stampa internazionale, nazionale e particolare. Al riguardo si propone un duplice scopo: condannare le stampe cattive e sostenere le buone. Ciò è necessario perché è noto come nei cinque continenti si pubblicano ogni giorno centinaia e migliaia di volumi e periodici: altrettanti maestri che insegnano il bene o il male, il vero o il falso a seconda che sono buoni o cattivi, falsi o veritieri. La Chiesa docente non controlla né giudica immediatamente tutta questa immensa produzione! Non lo può e non lo vuole. Lo può invece l’apostolo con l’appoggio e in dipendenza dalla 352 Chiesa. Le attività più adatte allo scopo sono naturalmente le riviste bibliografiche per le produzioni internazionali e nazionali e le recensioni per le produzioni particolari. Riservando al capitolo seguente l’argomento delle recensioni, si tratta ora quello delle riviste bibliografiche proponendone due: una generale per le produzioni internazionali e un’altra particolare per le produzioni nazionali, locali o di generi o autori particolari. Rivista generale Dovrebbe avere lo scopo di orientare le menti e le coscienze circa le produzioni della stampa di tutto il mondo (almeno le più influenti). Formulare quindi su di esse giudizi autorevoli in base ai principi cristiani e poi farli pervenire a tutti gli uomini e in particolare a quelli che nella Chiesa e nella società hanno l’ufficio di guidare le masse del popolo e dei lettori. 270 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXVI Si comprende facilmente come una rivista di tal genere ha un compito amplissimo e sommamente delicato. In particolare si propone di: 1. misurare secondo i principi evangelici, cristiani, cattolici, tutta l’attività che si svolge nel campo della stampa; 353 2. dare le necessarie cognizioni teologiche, indicare le vie sicure, distinguere la vera dalla falsa scienza, proiettare la luce e i riflessi della rivelazione sulle scienze naturali, applicare la dottrina cattolica ai nuovi bisogni; 3. indicare quali siano le opere ed i periodici convenienti per conoscere lo stato del sapere del proprio tempo, i punti ancora controversi ed i risultati ormai acquisiti e pacifici; 4. illuminare e guidare gli scrittori, gli editori, i librai, i propagandisti circa gli argomenti e le opere da escludersi, quelli vitali e più nobili da trattarsi e diffondersi; 5. mettere gli uomini in guardia dalle fonti avvelenate, dai maestri di errore e di immoralità; 6. indicare ai lettori le fonti pure del sapere cristiano e della santità della vita; 7. invitare insomma tutti quelli che amano se stessi e gli uomini a servirsi della stampa per illuminare, soccorrere, salvare. Per redigere una rivista così concepita non è sufficiente un individuo, o individui isolati, ma è necessario un collegio di redattori competenti che possano esaminare e giudicare con autorità, precisione, chiarezza, tempestività, imparzialità. Si tratta di esaminare e giudicare di tutta la produzione libraria che ogni giorno vede la luce nel mondo, di tutte le scie nze, di tutte le forme e di tutti i generi letterari. 354 Riviste particolari Possono essere in forma di rivista o anche di rassegna. Sono in pratica molto utili, talora necessarie, ed hanno uno scopo pratico in quanto guidano e orientano scrittori, stampatori, ilbrai, propagandisti, e soprattutto coloro che hanno uffici di responsabilità: genitori, educatori, bibliotecari, pastori d’anime. RIVISTE BIBLIOGRAFICHE 271 Un tipo di questo genere l’abbiamo in Italia nella Rivista di Letture del Casati. 1 Ha lo scopo di giudicare il contenuto dei libri di lettura popolare, specialmente sotto l’aspetto morale-religioso. Dà quindi regole pratiche per coloro che devono guidare le le tture popolari, classificando i libri da leggersi con cautela, cioè riservati per adulti o per categorie speciali di le ttori, e i libri da includersi nelle biblioteche cattoliche. Detta rivista è frutto di un lungo e paziente lavoro. Mira a preservare gli inesperti dai gravi pericoli di letture pericolose; indica quelle ispirate a principi sani; è guida pratica e sicura ai genitori, ai bibliotecari, agli educatori e ai direttori di anime. L’esempio che ha dato lo zelante sacerdote italiano nel campo religioso-popolare, sarebbe da imitarsi in tutte le nazioni e per le produzioni di tutti i generi, siano esse di scopo intellettuale, che morale, economico o ricreativo. Le riviste particolari devono avere lo stesso scopo di quella 355 generale, e possederne gli stessi caratteri, cioè: Autorità: per cui scrittori, editori, librai e lettori si sentano appoggiati ed illuminati senza tentennamenti. Precisione: esame attento e giudizi rispondenti all’oggettività. Chiarezza: ossia giudizio equilibrato e preciso e sicuro circa il valore dottrinale, morale e artistico. Praticamente questo pare il carattere più importante. Si potrebbe meglio definire: carattere pastorale, oggettivo. (Non sfoggio di parole incomprensibili, non vane lodi e neppure umilianti o troppo sarcastiche condanne, né semplice critica letteraria, ma giudizio oggettivo equilibrato). Tempestività: per cui i lettori sono messi per tempo al corrente [delle nuove pubblicazioni] e conoscono la posizione da tenere di fronte alla novità che li raggiunge. –––––––––– 1 * Giovanni CASATI (1881-1957), prete milanese, giornalista e animatore sociale, assunse nel 1912 la Rivista di Letture, nata nel 1904 come Bollettino delle Biblioteche Cattoliche, organo della Federazione Italiana delle Biblioteche Cattoliche Circolanti. (Iniziativa che ispirò a Don Alberione la “Associazione Generale Biblioteche” fondata nel 1921). Nel 1946 la rivista fu ceduta dal Card. Schuster ai Gesuiti di San Fedele e assunse la nuova testata Letture. Dal giugno 1994 essa viene edita dalla San Paolo Periodici. 272 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXVI Imparzialità: che assicuri la stima e la conseguente diffusione della rivista. Essa non deve, per così dire, «vendersi» a nessun autore o editore, a nessun orientamento o partito. I tempi e le circostanze suggeriranno il titolo, la periodic ità, i caratteri particolari. CAPO XXVI/BIS 356 RECENSIONI Il termine «recensione» è qui inteso nel suo significato scie ntifico di «rassegna» e in quello pratico di «esame critico» di un’opera nuova, con giudizio del suo valore e pregio. Nell’apostolato della stampa le recensioni devono mirare all’utilità pratica dei lettori e dei propagandisti: illuminare i primi nella scelta e guidare i secondi per una sapiente diffusione. Per raggiungere tale scopo devono essere: complete, coscienziose, fatte con competenza.1 Complete È completa quella recensione che presenta: l’autore, il titolo dell’opera, l’editore, il formato, la veste tipografica, il numero delle pagine, il sunto del contenuto e il giudizio sul valore dottrinale, morale ed artistico. L’autore di un’opera nuova può essere conosciuto o no. A volte è sufficiente riportare il nome; altre invece giova ricordare i suoi pregi ed elencare le opere precedenti già conosciute dal pubblico. Se si tratta di un autore celebre per qualche opera, lo si potrà presentare come si fece in Italia per l’autore della Pratica progressiva della Confessione e della Direzione spirituale.2 Si noti però che a volte autori, anche profondi, non sono apprezzati nel loro tempo o in alcuni periodi in cui circolano idee contrarie o non conformi alle loro. Abbiamo un esempio riguardo a Sant’Alfonso: le sue opere furono disapprovate e date pubblicamente alle fiamme dai contemporanei. –––––––––– 1 Cf. Pane e tossico, la stampa U.D., di A.C.I., Roma. 2 * A.M.D.G. - Can. Leopoldo BEAUDENOM, Pratica progressiva... secondo il metodo di Sant’Ignazio di Loyola e lo spirito di San Francesco di Sales, vol. II, 3ª ed., Marietti, Torino-Roma 1931. 357 274 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXVI / BIS Dell’autore è molto utile dare notizie particolareggiate: se è vivente o defunto, la patria, la professione (se laico, ecclesiastico, religioso), qualche accenno alla sua vita, ai suoi meriti, ai pregi delle sue opere, ecc... 358 L’editore è generalmente lo stampatore. Daesso molto spesso si può dedurre il carattere del libro sia riguardo al contenuto come alla tecnica, perché ogni casa editrice, ben costituita, ha il proprio timbro che distingue le proprie edizioni dalle altrui. Anche il formato, il numero delle pagine e il prezzo devono comparire in una recensione, perché molto spesso i le ttori desiderano esserne informati. Il contenuto dev’essere esposto fedelmente ed esaurie ntemente, in modo che dalla recensione il lettore possa avere l’idea completa dell’argomento e del come è svolto. Trattandosi quindi di letture amene se ne dia il sunto. Trattandosi invece di opere delle quali riesca difficile un sunto, se ne porti l’indice o lo schema generale. Il giudizio riguarda il valore intrinseco ed estrinseco dell’opera. L’intrinseco tocca la convenienza e il contenuto in senso religioso e scientifico, e deve far risaltare la caratteristica dell’opera. L’estrinseco riguarda l’estetica. Il giudizio dato dall’apostolo deve essere pastorale e perciò dica praticamente la categoria particolare di persone a cui è diretta o consigliabile e suggerisca i mezzi pratici di propaganda o, al caso, di distribuzione. 359 Coscienziose La recensione può avere serie conseguenze sulle anime e in riguardo alla giustizia. Il recensore deve quindi agire rettamente, cioè: Essere coscienzioso nella lettura: leggere tutto e «fino in fondo», specialmente se si tratta di romanzi, di opere narrative, o altre che possono contenere pagine, espressioni o anche parole indegne, equivoche o poco lodevoli. RECENSIONI 275 Sereno nel giudizio. Non si lasci guidare da eventuali simpatie o antipatie per l’autore, l’editore o il genere di opera da recensire. L’apostolo deve cercare non il proprio o l’altrui gusto, ma il valore vero dell’opera. E neppure deve esitare, con eccessivo timore, di urtare quando l’opera fosse realmente difettosa. Chiaro nel distinguere se l’opera è buona sotto tutti gli aspetti. E praticamente: se è raccomandabile o difettosa in qualche parte; se passabile per certe categorie di persone come studiosi o adulti; se abbisogna di correzioni, ma non al punto da «guastarla del tutto»; se appena tollerabile; oppure se assolutamente da escludere. Preciso nell’indicare la categoria di persone alle quali l’opera può giovare. È un fatto indiscusso che si dà generalmente troppo credito a ciò che è stampato, per la sola ragione che è stampato; che si 360 legge da molti qualunque stampa, con estrema leggerezza, senza saper giudicare e scegliere. Eppure, non tutti i libri, benché cattolicamente «impostati» ed egregiamente scritti, sono indicati per qualsiasi persona. Ad es. vi sono opere che possono giovare assai a persone mature, ma che sarebbe grave imprudenza mettere in mano alla gioventù. Ve ne sono altre che richiedono una certa cultura, una certa preparazione ed esperienza, per essere capite a dovere e non fraintese! Si abbia poi particolare attenzione nel recensire i libri «per ragazzi». A torto si pensa che essi non capiscano certe cose! Anzi, spesso quello che è «meno capito» stuzzica maggiormente la loro curiosità e li spinge ad informarsi dai compagni... Non ci dev’essere nulla che possa turbarli. E neppure sono consigliabili quelle avventure che soverchiamente possono eccitare la fantasia, anche se non ci fosse nulla di male nella narrazione. Talvolta, su questo non c’è nulla da obiettare, ma le illustrazioni son tutt’altro che corrette! E non è raro il caso di opere che trattano argomenti adatti per grandi, con stile, illustrazioni... indicati per i piccini. 276 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXVI / BIS L’apostolo recensore, compreso della sua responsabilità in361 nanzi a Dio, a se stesso e alle anime, vagli sempre accuratamente tutti gli elementi delle opere da recensire, ne valuti il pro e il contro, sintetizzi infine il proprio giudizio, avendo cura d’esprimerlo nel modo più completo possibile e col minor numero di parole. Fatte con competenza Da quanto sopra esposto, si deduce facilmente come la recensione non può e non deve essere fatta da persone incompetenti. Non potrà quindi, in linea generale, una sola persona occuparsi di qualunque genere di recensioni, ma ognuno potrà solo occuparsi di quelle che riguardano il ramo del sapere nel quale si è specializzato. Il motivo è evidente: il recensore deve essere in grado di giudicare l’autore. Ora, se ad esempio per un autore di testi scolastici, si richiede che possieda ampiamente non solo la materia che tratta, ma che abbia l’esperienza personale acquistata nell’insegnamento, a fortiori queste prerogative si dovranno esigere in colui che deve, con la recensione, giudicare dell’opera fatta dall’autore. E per giudicare un’opera non basta sempre il buon senso! Ci vogliono idee chiare, ci vuole competenza. 362 L’apostolo cerchi quindi di formarsi criteridi giudizio per saper discernere, fra tanta carta stampata che inonda il mondo, il bene o il male, e poter illuminare le anime che si giovano dell’apostolato. Criteri non labili e personali, ma sicuri, che stabiliscano, specialmente nel campo religioso, norme assolute. Criterio assoluto in materia di fede è il dogma. Una pubblicazione che si permetta di irridere o anche solo di discutere una verità rivelata e come tale insegnata dalla Chiesa, è senz’altro da rifiutarsi. Criterio assoluto in materia di costumi è la legge morale (leg- RECENSIONI 277 ge di natura, decalogo, vangelo, leggi ecclesiastiche). Una stampa che si fa banditrice di costumi, che sono in contrasto con questa legge, è da proscriversi. Praticamente ci si attenga, dove è possibile, a quanto esposto nel Codice di Diritto Canonico, nell’Indice dei libri proibiti, e al giudizio dell’Istituto giuridico della revisione ecclesiastica. Per casi particolari, non sottoposti al giudizio della Chiesa, possono giovare altri criteri di giudizio pratico come: – l’autore; – la casa editrice; – il buon senso; – il tempo in cui le pubblicazioni sono apparse, per non applicare a uomini e a cose delproprio tempo, giudizi che si riferi- 363 scono a tempi diversi; – l’ambiente nel quale le pubblicazioni sono apparse; – le particolari categorie di persone cui le pubblicazioni sono destinate; – l’età, il sesso, l’istruzione, e la formazione specia lmente religiosa e morale, delle persone alle quali la stampa deve essere consegnata. 364 CAPO XXVII POLITICA – SCIENZE SOCIALI – FILOSOFIA La politica, le scienze sociali (sociologia, diritto, economia) e la filosofia possono essere argomento di trattazione per l’apostolo scrittore quando lo esigono la difesa e la propagazione della fede, della morale naturale e cristiana. Per l’occorrenza possono dare un indirizzo generale le seguenti norme. Politica Il Vangelo ha al riguardo un precetto categorico: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che 365 è di Dio».1Precetto che l’apostolo deve seguire con la prudenza del serpente non disgiunta dalla semplicità della colomba. In particolare: 1. Tenga sempre presenti le relazioni della Chiesa con lo Stato: si tratta di due società perfette, indipendenti, che hanno territorio e sudditi comuni. Tra esse non vi deve essere opposizione, non parallelismo, ma concordia: in materia di religione, lo Stato è subordinato alla Chiesa, e ne dipende di una dipendenza indiretta, negativa e positiva. 2. La sua politica sia quella del Papa. Si pronunci solo quando si tratta di fede e di morale, ed allora si regoli in questo modo: a) Si sottometta e inculchi sottomissione alle leggi che non sono ingiuste. b) Quando si tratta di leggi ingiuste, se ne esima nel modo che vi è tenuto ogni cristiano fedele. E, se nel caso ha libertà di parola e di stampa, protesti energicamente in difesa dei diritti di Dio, della Chiesa e delle anime. Quando non gli sia pos–––––––––– 1 Mt 22,21. POLITICA – SCIENZE SOCIALI – FILOSOFIA 279 sibile l’opera diretta di difesa, si appigli alla preghiera e al sacrificio. Scienze sociali Sotto il nome di scienze sociali s’intende qui di comprenderne particolarmente tre: la sociologia, il diritto e l’economia politica. Di scienze sociali si può scrivere in modo assoluto e in modo 366 contingente. Assolutamente e moralmente esse trattano delle azioni dell’uomo come membro della società. In questo senso fanno parte della morale cristiana e quindi sono campo proprio, diretto, immediato dell’apostolato. Lo scrittore cattolico ne può trattare come materia sua, così come ne trattano San Tommaso e Sant’Alfonso. Nella loro contingenza e tecnicamente, riguardano: il modo di ricondurre i fatti sociali a leggi generali (sociologia), – l’insieme delle leggi e il loro studio (diritto), – l’arte di amministrare la ricchezza, il governo, i movimenti sociali secondo giustizia (economia). In questo senso esse sono oggetto indiretto dell’apostolato, e l’apostolo ne tratti in quanto è necessario per inculc are che non si deve fare nulla contro la fede e la religione. Le scienze sociali devono prestare alla Chiesa e alla religione l’appoggio che le cose materiali e temporali devono alle spirituali ed eterne. In ogni caso l’apostolo si attenga all’insegnamento sociale del Vangelo, vivente nel magistero pontificio. Gli servano di norma e di guida i documenti pontifici riguardanti il magistero e l’azione sociale della Chiesa nel mondo. Tra essi tengono un posto eminente quelli che vanno dal pontificato di Pio IX a quello diPio XII: un periodo di 77 anni, quel- 367 lo che finora è stato spettatore dei più grandi rivolgimenti politici e sociali. Di questi documenti i principali esprimono le idee fondamentali sulle quali la Chiesa desidera ricostruita la società e 280 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXVII riguardano la persona umana, la famiglia, l’insegnamento, il lavoro, il capitale, la proprietà, i rapporti sociali, lo Stato, la Chiesa.2 Filosofia La filosofia, in modo speciale l’etica, fa parte delle scie nze sociali. L’apostolo può trattarne direttamente o indirettamente. Nel primo caso si attenga alla filosofia aristotelico-tomista 368 come a quella adottata dalla Chiesa e costituente la base e l’ossatura della teologia cattolica. Può anche esporre i sistemi contrari rivelandone i punti discordi e mostrandone l’irrazionalità e l’illogicità, nonché i tristi effetti. Quando invece ne tratta indirettamente, pur poggiandosi sopra le proprie asserzioni, si attenga alla sana filosofia e ad essa chieda l’aiuto corroborante e probatorio 3 a cui nessun ben pensante può opporsi. All’apostolo, poi, spetta in modo tutto particolare il dimostrare e far comprendere che la vera filosofia è quella cristiana. Difatti, merita il nome di vera filosofia [quella] che è scevra di errori intorno ai problemi dell’universo, della natura e della vita umana.4 –––––––––– 2 Sono i seguenti: PIO IX: Quanta cura (1864), Sillabo. LEONE XIII: Inscrutabili Dei consilio (1878). Quod Apostolici muneris (1878). Arcanum divinæ Sapientiæ (1880). Diuturnum (1881). Immortale Dei (1885). Libertas (1888). Sapientiæ Christianæ (1890). Rerum novarum (1891). Inimica vis (1892). Graves de communi (1901). PIO X: Il fermo proposito (1905). BENEDETTO XV: Pacem, Dei munus pulcherrimum (1920). PIO XI: Ubi arcano (1922). Divini illius Magistri (1929). Casti connubii (1930), Quadragesimo anno (1931). Nova impendet (1931). Caritate Christi compulsi (1932). Vigilanti cura (1936). Divini Redemptoris promissio (1937). PIO XII: Summi Pontificatus (1939). Radiomessaggio per il cinquantenario della Rerum novarum (1941). Radiomessaggio di Natale (1941). Cf. GIORDANI, Le Encicliche sociali, Studium, Roma. 3 * La parola originale era probatico. 4 Cf. La Civiltà Cattolica, gennaio 1935, quaderno 2029. POLITICA – SCIENZE SOCIALI – FILOSOFIA 281 Ma solo la filosofia cristiana può avere tale prerogativa perché possiede la luce della rivelazione che la libera da tutti questi errori. E la storia è a dimostrare che solo dopo il cristianesimo la filosofia ha potuto evitare gli errori intorno ai principali problemi della vita, e che solo alla luce della fede cristiana ha potuto fare i progressi straordinari che troviamo in San Tommaso d’Aquino e nei seguaci della filosofia perenne. Trattare nel loro giusto senso la politica, le scienze sociali e la filosofia, possono essere mezzidi orientamento delle masse 369 verso i due grandi doveri di ogni uomo: l’amore a Dio e l’amore al prossimo. Le norme particolari qui esposte possono pure servire di guida per trattare altre scienze, specialmente le professionali. 370 CAPO XXVIII ILLUSTRAZIONI Le illustrazioni, ossia i segni grafici, le figure che accompagnano e spiegano il pensiero scritto o anche lo esprimono, possono essere sommamente utili all’apostolato quando se ne valuti la loro potenza psicologica, e vengano usate convenientemente. Potenza psicologica dell’illustrazione 1 Di qualunque genere siano e di qualunque forma si presentino, oltreché all’intento estetico, le illustrazioni sono ordinate al371 meno a uno deitre fini: chiarire il pensiero, muovere la volontà, impressionare il sentimento. La storia è a dimostrarlo. In ogni tempo si è sentito il bisogno di accompagnare e spiegare con illustrazioni – fossero pure rozze silografie o incisioni – fatti, teorie e opere letterarie, scientifiche e popolari, per facilitarne non solo la comprensione ma anche l’assimilamento. 2 Il campo aperto all’illustrazione è universale. Essa è come una porta aperta verso il mondo soprannaturale e naturale. Si presta infatti a rappresentare e commentare le più alte verità della dottrina cristiana nelle sue tre parti: fede, morale e grazia; come si presta a rappresentare e commentare la bellezza, la potenza, la sapienza e le opere di cui sono ricolmi la vita e il mondo. Corrisponde ad una delle grandi aspirazioni dell’uomo: rendersi sensibile il mondo soprannaturale, spirituale e naturale, onde poter contemplare, sia pure nella immagine, ciò che vi è di meraviglioso e di irraggiungibile: dalle sublimità dei cieli alle profondità degli oceani; tutto quanto è in lui e fuori di lui, gli esseri –––––––––– 1 Cf. Psicologia dell’illustrato di S.T. SERINI, in Bianco e nero, Sales, Roma. 2 * Apprendimento, assimilazione. ILLUSTRAZIONI 283 che sono e quelli che furono nei secoli, non esclusi quelli delle epoche più lontane. Se si considera poi il valore dell’illustrazione nel campo istruttivo, educativo e formativo, è facile comprendere come esso sia grandissimo, superiore allo stesso scritto o stampato. Una pagina di libro, anche se ben colorita, non scaverà nello 372 spirito un solco più profondo di quello che può scavare un’illustrazione. La lettura impressiona la fantasia, mentre l’illustrazione impressiona l’occhio. E «la luce degli occhi – come scrive Salomone – è la gioia dell’anima».3 Essa quindi, prima di parlare alla fantasia, all’appetito, all’intelletto e alla volontà, parla al senso, in forma piacevole. Ha perciò una potenza più suggestiva che non la stessa stampa perché – come insegna la buona filosofia tradizionale – l’intelletto intende «per conversionem ad phantasmata».4 Le idee filtrano [nel]l’animo attraverso i sensi, e sono tanto più chiare ed efficaci quanto più vive e impressionanti sono le immagini che i sensi medesimi ci presentano. Utilità dell’illustrazione nell’apostolato L’illustrazione è – come tutti i ritrovati del genio umano – una forza per sé indifferente che può essere messa a servizio della verità e della menzogna, del vizio e della virtù, di Dio e di Satana. In mano dell’apostolo può diventare mezzo naturale potentissimo che, cooperando a quello soprannaturale, la grazia, eccita le intelligenzealla fede, le volontà alla santità della vita, i cuori 373 all’unione con Dio. Per questo il culto delle immagini [sacre] nella Chiesa cattolica fu sempre professato, difeso, giustificato. Basta, per convincersene, leggere ad es. le opere di San Giovanni Damasceno e i decreti dei Concili ecumenici IV e VIII. –––––––––– 3 Pr 15,30. 4 * «Attraverso la conversione alle immagini che ci si forma della realtà». 284 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXVIII Sono del resto a dimostrarlo la storia e l’uso di tutti i tempi e di tutti i luoghi, nonché l’esperienza quotidiana. Mediante illustrazioni si sono rese accessibili anche alle persone più semplici la mistica di Santa Teresa, di San Giovanni della Croce, l’infanzia spirituale di Santa Teresina del Bambino Gesù e altre dottrine altissime. Semplici illustrazioni giovano a far apprendere anche ai fanciulli i misteri più alti della fede, come quello della Ss. Trinità, dell’Incarnazione... Dinanzi al Giudizio universale di Michelangelo nel Vaticano ci si sente soprannaturalmente portati ad ammettere il senso vero della Provvidenza, della divina Giustizia. La rappresentazione dei comandamenti, delle virtù, della vita dei Santi facilita la volontà a concepire fermi propositi di bene. Le illustrazioni rappresentanti i premi riservati all’anima fedele e i castighi all’infedele, quelle rappresentanti la bellezza della carità, la soddisfazione cristiana delle anime che lavorano e sof374 frono per Dio, come i martiri e confessori...spingono ad abbracciare generosamente la divina volontà quale conviene secondo i comandamenti, l’esercizio delle virtù cristiane, la pratica dei voti religiosi. Il Crocifisso è un gran libro anche per le persone che non sanno leggere. La rappresentazione dei comandamenti dispone gli animi a riceverli degnamente. La rappresentazione della Messa o quella dei misteri del Rosario conciliano la devozione, il raccoglimento, la fede, la carità. Quella della Via Crucis suscita sentimenti di amore, dolore, umiltà, preghiera. I quadri rappresentanti la Madonna, San Giuseppe, gli Angeli, i Santi sono per tutti, anche per i colti, inviti e attrattive delicatissime. Chi, ad esempio, non si commuove innanzi alla Madonna del Beato Angelico, all’Ultima Cena del Vinci, al S. Cuore di Gesù del Reffo? Dogma, morale, sacramenti, sacramentali, preghiera, hanno nell’arte un potente alleato. ILLUSTRAZIONI 285 Norme per l’apostolo Faccia molto uso delle illustrazioni. Spesso una figura vale un articolo, un libro. Per chi non sa leggere, ad esempio i selvaggi, per quelli di altra lingua, si può dare in soli cinquantadue quadri tutta la religione: Creazione, Ss. Trinità, Incarnazione, Passione,Morte, Risurrezione di N.S.G.C., la Pentecoste, i dieci Comandamenti, i 375 sette Sacramenti, i Novissimi, ecc. Ogni argomento di ordine naturale e soprannaturale può essere, per un pittore, una buona occasione per elevarlo alla dignità di predicatore, missionario, maestro. Ne faccia buon uso. Quando l’illustrazione è a servizio del testo scritto, deve esprimere esattamente il pensiero dell’autore. Dovendo, ad esempio, illustrare I Promessi Sposi, si dovrà anzitutto immedesimarsi della tesi propostasi dall’autore: l’innocenza perseguitata dai prepotenti viene protetta da Dio, mentre la prepotenza sarà un giorno da lui colpita. Si darà quindi importanza a quelli che devono essere i quadri principali: Padre Cristoforo che, alzando il dito, pronuncia il «verrà un giorno»; don Rodrigo appestato che muore col perdono di Renzo; la nuova famigliola di Renzo e Lucia in compagnia di Agnese, benedetta da Dio e rallegrata dalla prima culla. Le figure che illustrano un testo – sia libro o semplice articolo – spieghino, confermino e inculchino quello che è il suo scopo principale. Tutte le illustrazioni prodotte o dirette dall’apostolo si propongano uno scopo dottrinale o morale o liturgico, e, quando sia possibile, tutti e tre insieme. Ne faccia uso artistico. Le illustrazionisiano belle nel vero 376 senso, avverse al pericoloso principio: «l’arte per l’arte». Siano convenienti per il grado di persone alle quali sono destinate; se occorre anche popolari, ma sempre decorose. Siano adatte allo scopo e curate con molta delicatezza, notando che oggi molti pittori, che pur si dicono sacri, non lo sono. 377 CAPO XXIX LA TECNICA NELLA STAMPA Con l’espressione «tecnica nella stampa» si intende qui, oltre la forma letteraria, anche il complesso del lavoro di composizione, di impressione, di confezione e di spedizione, necessario per moltiplicare il manoscritto e farlo giungere al le ttore in modo conveniente. È questa la seconda parte dell’apostolato della stampa. Parte che, come dignità, è inferiore alla redazione e alla propaganda, ma è d’importanza grandissima: moltiplica la parola, la fissa, la rende visibile; la fa bella, appetibile, affascinatrice. Ordinariamente, perciò, la buona forma letteraria e la piacevole veste tipografica sono coefficienti preziosi di apostolato. 378 Convinto dell’importanza pratica della tecnica, l’apostolo cerchi di procurare all’apostolato penne elette, di curare il lavoro materiale delle pubblicazioni secondo le esigenze dei tempi e di educare il gusto dei lettori in modo da far apprezzare, amare e assimilare le letture sane. Procurare penne elette Nell’apostolato ci vogliono penne elette. Lo richiede la gloria di Dio a cui mira l’apostolo. Lo richiede il rispetto alle anime alle quali si dirige. Lo richiede la materia che per lo più tratta. Lo richiede infine la dignità dello stesso scrittore che è maestro, padre, apostolo. Penne elette che intingano nel Cuore di Gesù e traducano sulla carta secondo le migliori regole della stilistica. Penne elette che guadagnino i cuori, appaghino le intelligenze, trascinino le volontà. Penne che sappiano adattarsi ai tempi, alle circostanze, all’argomento, alla categoria di persone cui sono dirette. LA TECNICA NELLA STAMPA 287 Quante letture, ed oggi sono troppe, non producono ammirazione nei lettori, ma disgusto, noia, indifferenza e talvolta anche sdegno! Certa stampa buona, cattolica, che pare domandi la carità di essere sopportata, menoma il prestigio faticosamente acquistato dalle pubblicazioni anche migliori. La forma artistica usata dall’apostolo scrittore dev’essere la 379 più semplice e la più elegante. Curare il lavoro tipografico Si tratta di mettere al servizio di Dio e del Vangelo la scienza e le creature tutte con l’impiego dei mezzi umani, meccanici, economici. Si scelgano dunque gli operai migliori e tra essi si preferiscano i religiosi e le religiose che, allo scopo principale della propria santificazione richiesto dal loro stato, uniscono quello del lavoro tipografico per l’apostolato della stampa. Un tempo i monaci spendevano grande parte della loro giornata per copiare le pergamene più antiche; i discepoli di San Paolo moltiplicavano le sue lettere per farle giungere a tutti i fedeli; religiosi, sacerdoti e laici, dedicano la loro attività a moltiplicare la parola di Dio e presentarla in modo conveniente a tutti gli uomini. Vi si unisca l’opera di laici facoltosi che dispongono le loro sostanze per l’apostolato. Tante opere cattoliche non hanno sussistenza, altre sono imperfette o non possono raggiungere il loro scopo, perché non sono sostenute finanziariamente. Questo si verifica in modo particolare nel campo della stampa, ove l’aiuto difetta e non se ne comprende ancora bene la necessità. I mezzi meccanici devono essere i migliori, i più celeri, i più 380 economici e i più convenienti che offrono i tempi e la civiltà. Quindi: il telefono, la radio, la televisione per la raccolta delle no- 288 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXIX tizie e delle figure; le macchine più progredite per l’impressione e la confezione; i mezzi più celeri e più estesi per la propaganda. L’apostolo, nella sua pienezza di carità verso Dio e gli uomini, sappia utilizzare al suo scopo tutto ciò che la provvidenza gli offre perché da tutte le creature si elevi l’inno di lode al Creatore. Sia tanto ingegnoso da saper anche far crescere rose e gigli dai rifiuti e trasformare gli stracci in carta per il Vangelo. Educare il gusto dei lettori Pur dando tutta l’importanza che merita alla parte tecnica, è necessario che i lettori siano convinti ch’essa non costituisce l’essenziale della lettura e che s’illude grandemente chi dà la preferenza ad autori e a edizioni non tipicamente cattoliche per soddisfare il suo gusto estetico. Ci può essere il veleno in un piatto d’oro, ma è sempre veleno, e ci può essere del buon pane presentato senza tanta eleganza e ricercatezza, ma non per questo perde la sua sostanza e cessa di essere utile e necessario. 381 Se un libro è cattivo dal punto di vistareligioso-morale può fare molto più male d’un altro difettoso di forma tecnica. È poi da notare che i gusti del popolo in genere sono poco coltivati e che spesso una pubblicazione grandemente apprezzata da persone competenti, non riesce a suscitare che uno scarso interesse, se non il disgusto, in persone inesperte e di poca cultura. Al contrario, persone incompetenti considerano come pregi certi difetti di forma, di gusto, di tipografia, di confezione che disgustano coloro che sono abituati al lavoro intellettuale e ad avere tra le mani opere artisticamente belle. L’apostolo si proponga pertanto di educare a poco a poco il gusto dei lettori: – facendo comprendere che la stampa buona, anche se imperfetta, può ugualmente giovare; LA TECNICA NELLA STAMPA 289 – offrendo una stampa che, pur essendo accessibile alla comune mentalità, sia immune dai difetti da deplorarsi; – insegnando che, per poter dare un giudizio completo su di un’opera, è necessario esaminare con competenza l’idea ispiratrice, la forma letteraria adottata, l’impressione che la lettura produce, l’aspetto esteriore del libro. Tenuta nel giusto concetto dall’apostolo e dal lettore, la tecnica avrà nell’apostolato il posto che ha l’ele mento sensibile nei sacramenti e nei sacramentali. 382 CAPO XXX LA PROPAGANDA La propaganda è la terza parte dell’apostolato della stampa, alla quale sono ordinate le prime due: la redazione e la tecnica. Perché l’apostolo non incorra nel pericolo di alterarne il fine, si premettono alcuni principi circa la sua natura, la sua importanza e i suoi mezzi, che sono del resto quelli stessi già esposti per l’apostolato in genere. Natura della propaganda Per l’apostolo, la propaganda è l’estensione nello spazio e il prolungamento nel tempo dell’opera apostolica del Maestro divino. Gesù Cristo venne dal cielo, apostolo del Padre, per indicare 383 la via della salute ai figlismarriti. Compiuta la sua missione divina, se ne ritornò al Padre dopo aver affidato negli apostoli alla Chiesa l’incarico di continuare l’opera sua. Nella Chiesa, dunque, come si perpetua la presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucaristia, e la sua autorità mistica nei ministri sacri, così si perpetua la sua missione divina nella propaganda della buona stampa. Si comprende facilmente che la propaganda intesa in questo senso si differenzia essenzialmente dal commercio e dalla questua. Non è commercio perché non è uno scambio di merce e di prezzo, e non mira al lucro, ossia al guadagno, ma alla gloria di Dio e alla salute eterna degli uomini. L’apostolo studia i maggiori bisogni spirituali e morali delle anime e delle popolazioni, quindi scrive e diffonde dal pulpito della stampa, come il predicatore dal pulpito della chiesa. Non è questua perché non chiede, ma dà. L’apostolo rilascia gratuitamente ciò che gratuitamente ha ricevuto da Dio. LA PROPAGANDA 291 L’offerta che chiede, il più delle volte, è fissa ed è ben poca cosa in confronto alla parola di Dio! È una collaborazione alla divina Provvidenza, simile all’offerta della Messa, la quale, mentre significa la volontà dell’offerente di concorrere al Sacrificio di Gesù Cristo, ha pure lo scopo di contribuire al sostentamento dei ministri. Nella propaganda dunque l’offerta-prezzo significa la buona 384 volontà dell’acquirente ed ha lo scopo pratico di giovare al sostentamento dell’apostolo, di coprire le spese dell’apostolato, procurare la carità della verità agli ignoranti in materia di fede e particolarmente fornire il pane spirituale a quegli indigenti che vivono lontano da Dio e dalla Chiesa. La propaganda deve dunque pervenire a tutte le anime, ma specialmente alle più bisognose, poiché l’apostolo che la compie deve essere come il Buon Pastore che, assicurato il gregge fedele, corre ed espone se stesso per la pecorella smarrita. L’apostolo abbia dunque le sue preferenze per i derelitti; per gli avversari; per i poveri vergognosi che non osano cibarsi del pane spezzato dal pulpito alla massa dei fedeli; per gl’infedeli che ignorano il vero Dio, Uno e Trino, l’opera della Redenzione, il Vangelo; per gli insidiati nella fede mediante l’opera malefica degli emissari di Satana, del mondo, della carne, attraverso la scuola della stampa, le massime mondane...; per i dubbiosi, gli assorbiti dalle cure di governo, di ufficio, di lavoro. Egli dev’essere l’angelo benefico che a tutti e ad ognuno ricorda i destini eterni e le vie della salvezza; l’angelo che parla di Dio e del cielo a quei figli di Dio che si preoccupano solo della terra. Importanza e necessità La propaganda costituisce il gran problema dell’apostolato della stampa. Ad essa sono ordinate e da essa sono come indirizzate la redazione e la tecnica. Può dirsi il canale attraverso il quale le verità che sgorgano dal cuore dell’apostolo o meglio dal cuore del Maestro divino arrivano alle anime. 385 292 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXX L’apostolo propagandista è un dispensario 1 che prende dalla Chiesa i tesori affidategli in deposito da Gesù Cristo e li distribuisce alle anime: «Ci consideri ognuno come servitori di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio».2 Dispensario 1 che non limita la sua azione a pochi indigenti, ma l’estende a tutti gli uomini, perché i tesori che la Chiesa possiede sono per tutti. E basta dare uno sguardo al mondo per comprendere quale sia la necessità di questa distribuzione! Oggi si contano sulla terra oltre due miliardi di uomini. Di essi soltanto un sesto circa professa la religione cattolica ed è illuminato, nutrito, riscaldato dal sole delle genti: Roma. E ciò non perché Roma sia venuta meno alla fede: sta ferma e sicura la parola di Gesù Cristo: «Rogavi pro te (Petre), ut 3 386 non deficiatfides tua», né si è corrotta la sua morale, perché la morale cristiana è quella di tutti i tempi. La Chiesa è e rimane la depositaria di un tesoro inesauribile; è e rimane santa. La vera causa è che mancano i dispensatori; mancano gli apostoli che, fattisi voce di Dio, chiamino le pecorelle che si trovano fuori dell’ovile di Gesù Cristo e affrettino l’adempimento della profezia del Redentore: «E si avrà un solo ovile e un solo pastore».4 A queste pecorelle si può arrivare facilmente attraverso la propaganda. Ad essa miri decisamente l’apostolo. Per essa crei e formi i distributori. Libri e stampati si preparano facilmente. Il Catechismo del resto, anche nell’edizione dei Primi Elementi, è sufficiente ai diciotto ventesimi dell’umanità. Ma è necessario portarlo, farlo conoscere! Si mobilitino dunque tutti i mezzi di diffusione e di propaganda. L’apostolato della stampa senza la diffusione si può paragonare ad una lucerna posta sotto il moggio, ad una famiglia senza 387 –––––––––– 1 * Dispensatore. 2 1Cor 4,1. 3 Lc 22,32. * «Ho pregato per te (Pietro), che non venga meno la tua fede». 4 Gv 10,16. LA PROPAGANDA 293 figli. Come la lampada se è nascosta non rischiara, così se la buona stampa sta ferma nei magazzini non può illuminare le anime. E, come una figliolanza numerosa è indice della vitalità deigenitori e garanzia di un avvenire al rgo e fruttuoso, così un’ampia propaganda è indice di un animo veramente apostolico in colui che la compie, e garanzia di frutti copiosi. Assicurata una stampa con spirito di vero apostolato e sufficientemente decorosa per la parola di Dio che porta, si diriga la gran cura alla diffusione. L’errore capitale di oggi è questo: che il gran talento 5 della Verità, che le ricchezze della Fede, dei Padri, della Chiesa rimangono sepolti, mentre i nemici di Dio e delle anime, applauditi e pagati, seminano la zizzania a piene mani. Modi di propaganda Per l’apostolo i principali modi di propaganda sono quelli insegnati da Gesù Cristo, dalla Chiesa e richiesti dalle necessità. Gesù Cristo insegnò a non aspettare le genti, bensì ad andare ad esse. Come il Maestro, l’apostolo deve propagare la divina parola nelle città, nei paesi, nelle case, anche le più remote. Deve valicare i monti, salpare gli oceani, recarsi a tutti gli uomini perché tutti sono chiamati a conoscere la via della salvezza. Deve interessarsi delle singole anime, delle singole famiglie, delle singole parrocchie. Organizzare librerie, formare zelatori, entrare in tutte le associazioni, convincerei capi officina, i capi scuola, le persone autorevoli... 388 Naturalmente tutto questo importa difficoltà, sacrifici, pericoli, che richiedono, oltre lo spirito di apostolato, anche la prudenza del serpente, la semplicità della colomba, la fedeltà del martire. Ma l’apostolo deve sapere dimenticare se stesso per donarsi alle anime e offrirsi a Dio. Il martire San Tarcisio può essere posto a modello e a protettore. –––––––––– 5 * Nelle edizioni successive, al posto di “talento” c’è “tesoro”. 294 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXX La Chiesa poi insegna il modo pratico di esercitare la propaganda. L’apostolato della stampa è il complemento e il prolungamento dell’apostolato di Gesù Cristo vivente nei pastori sacri: perciò per diritto e per dovere deve ricevere da essi la sua maggior espansività. Per questo la Chiesa insegna che esso, e quindi la propaganda, devono essere esercitati in primo luogo dalla Gerarchia ecclesiastica. La propaganda fatta dai laici deve essere in dipendenza ed aiuto all’autorità ecclesiastica, nello stesso modo che il catechista e la catechista parrocchiale insegnano sotto la guida del Parroco e a lui devono ubbidienza, venerazione, rispetto e fiducia. Le circostanze dei tempi e la tempestività di combattere avversari organizzati, fanno oggi apparire evidente la necessità di 389 un esercito completoformato da anime ardenti che si consacrino esplicitamente ed esclusivamente alla propaganda della stampa cattolica; di un esercito numeroso ed organizzato che abbia continuità di tempo e che operi ampiamente sorpassando confini di spazio; che serva la Chiesa, le diocesi, le parrocchie, le missioni e muova decisamente per portare e fissare la lucerna della verità là dove vi sono ancora tenebre e ombra di morte. È necessario, insomma, un esercito di religiosi che si consacrino esclusivamente alla stampa e che si associno collaboratori laici; religiosi suscitati da Dio che si mettano al servizio della Chiesa e che da essa siano accettati nella mistica vigna, benedetti e guidati nel loro lavoro. CAPO XXXI 390 IL PROPAGANDISTA Se per «propagandista» s’intende un semplice «distributore», la propaganda diviene per lui un lavoro relativamente semplice e facile. Ma il propagandista apostolo non è un semplice distributore! Per lui invece la propaganda è il mezzo pratico di portare alle anime, a tutte le anime, la parola di verità e di salute, adattata ai bisogni particolari di ognuna. Ma quale difficoltà non presenta questo adattamento! Altri sono i bisogni del fanciullo, altri quelli dell’adolescente, del giovane, dell’uomo adulto. Una persona colta ha esigenze diverse da quelle del popolo. Il professionista non gusta ciò che invece soddisfa l’operaio o l’agricoltore... Ed anche la stessa anima non ha sempre i medesimi bisogni! È vero, la verità è unica per tutti. Anche la natura umana è 391 unica, eppure quale diversità nelle persone! Si può affermare non esservene due perfettamente uguali. Così è delle anime. Tutte sono create a immagine e somiglianza di Dio, tutte hanno lo stesso principio, lo stesso fine, gli stessi mezzi di salute, ma ognuna ha tendenze e bisogni particolari che variano con l’età e con le circostanze. Il propagandista dovrebbe intuire questi bisogni e venirvi incontro col libro, col foglio adatto. Questo richiede in lui: preparazione specifica, retta intenzione, tatto e intuito delle anime. Preparazione specifica È la preparazione prossima all’esercizio della propaganda, ed è in parte teorica e in parte pratica. Pur variando col variare dei soggetti e delle circostanze, ha alcune parti essenziali che non devono mai mancare. Prima e necessaria dote del propagandista 296 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXI è un grande amor di Dio, e un’umile adesione ai Superiori ecclesiastici. Seguono quindi: Conoscenza delle vie di propaganda, almeno delle principali accennate nel presente volume. Conoscenza della stampa da propagandarsi, sia per studio proprio o attraverso recensioni allo scopo. 392 Conoscenza delle leggi civili ed ecclesiastiche che toccano direttamente o indirettamente l’esercizio della propaganda. Conoscenza dell’ambiente particolare ove si deve svolgere la propria attività e dei mezzi pratici suggeriti dall’esperienza. Addestramento pratico sotto la guida di propagandisti già provetti. Attitudine naturale o acquisita che porti alla completa dedizione con animo ilare, contento e disinteressato. Docilità che porti alla fiducia filiale verso i Superiori legittimi e alla massima fedeltà alle loro direttive. Una buona preparazione specifica così intesa completerà nel propagandista i doni naturali, ch’egli deve soprannaturalizzare perché gli sono scala per giungere al Creatore e mezzo fecondo di apostolato. A volte potrà anche accadere che la preparazione non sia possibile o che nell’esercizio dell’apostolato si presentino casi imprevisti. Si affiderà allora primariamente la cosa al Signore, fidenti che egli nella sua onnipotenza può servirsi delle cose che non sono per confondere quelle che sono [cf. 1Cor 1,27]. 393 Retta intenzione Coerente e fedele all’alta sua missione, l’apostolo non si serva della propaganda come di mezzo per disfarsi dei fondi di magazzino, per accumulare ricchezze, per soddisfare l’ambizione propria o l’altrui, per accontentare il pubblico, o fosse anche per uno scopo più nobile, quale ad esempio il procurare nuovi mezzi per l’apostolato. IL PROPAGANDISTA 297 Primo ed esclusivo suo fine dev’essere: la gloria di Dio e il bene delle anime. Tutto il resto di lavoro e d’iniziativa è indirizzato a questo fine supremo. Fra le stampe da propagarsi spetta la preferenza alle scienze sacre: S. Scrittura, opere dei Ss. Padri, Dottori della Chiesa e Scrittori ecclesiastici, sacra Teologia, Liturgia, vite di santi, cultura religiosa e tutto ciò che parla direttamente alle anime di Dio, loro primo principio, conservatore perpetuo, ultimo fine. Le stampe profane sono da curarsi solo in quanto possono servire al fine specifico dell’apostolato. E ciò anche se sono più richieste, come avviene ad esempio nel settore delle letture amene. Fra i lettori è da preferirsi la pecorella smarrita, errante sui monti, alle novantanove fedeli, rinchiuse nell’ovile; le anime lontane da Dio, dalla Chiesa e dai Pastori, a quelle più praticanti; gli infedeli ai fedeli. Le difficoltà, gli insuccessi, le fatiche sono da affrontarsi e da 394 superarsi con animo apostolico, pronto sempre ad affermare con l’Apostolo delle genti: «Che cosa mi potrà separare dalla carità di Cristo?».1 È necessaria insomma quella retta intenzione che non scambia l’apostolato col commercio; che lo santifica con la carità, con la preghiera, con la fiducia e l’abbandono in Dio. L’anima così disposta ama e preferisce a tanti altri un apostolato così ampio, così nascosto e così privo di soddisfazione! Guida a tempo opportuno i lettori nella scelta del libro, della rivista, del giornale e lo fa con cura minuziosa e vigile, come se l’effetto dipendesse esclusivamente da quella scelta, mentre [li] eleverà nella fiducia in Dio, il solo che ha il potere di cambiare la parola in vita per le anime. La retta intenzione, fortificata dalla fiducia in Dio, lo sostiene quando è tentato di pensare che il foglietto diffuso venga gettato, che il libro gradito e ricevuto forse per fargli un favore non verrà aperto oltre le prime pagine e che il suo sforzo sarà, nella massima parte dei casi, inutile. In ogni caso pensa che Dio vede, nota, premia tutto e che sa, quando non vi si pongono impedimenti, –––––––––– 1 Cf. Rm 8,35. 298 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXI far sì che anche poche righe rivelinoun’anima a se stessa e siano il principio della sua salvezza, della sua santificazione. Tatto e intuito delle anime 395 Perché il foglio, il libro siano veramente parola di vita, devono corrispondere alle necessità particolari dell’anima alla quale si offrono. Per ottenere questo, in linea generale, il propagandista deve conoscere l’anima coi suoi bisogni, le sue sofferenze, i suoi desideri. È vero: in fondo, veramente in fondo, le anime non si possono conoscere e non si possono vedere. Dio solo lo può. Noi le ignoriamo anche quando esse ci parlano e si manifestano. Ancor più le ignoriamo quando, solo un muto stampato, messo tra le mani, è l’indiretto discorso che facciamo loro. Ma sappiamo che tante anime sante hanno avuto questa scienza soprannaturale e l’hanno imparata negli intimi colloqui col loro Amico. «Il propagandista chieda a Dio, il solo Padrone delle anime, luce e grazia per loro, e per sé il dono del consiglio e della sapienza. Saprà così avvicinarle con quel tratto e quella delicatezza soprannaturale che s’impara ai piedi dell’altare, con gli anni e con la sofferenza. Chi non ha sofferto, chi non si è mai raccolto in se stesso, chi 396 non si è abituato con lameditazione e la riflessione a esaminare e vagliare i propri sentimenti, difficilmente acquisterà queste doti. Le persone leggere e spensierate, abituate a giudicare le cose alla superficie, non saranno mai degne di penetrare nel santuario delle anime». 2 –––––––––– 2 Voce che diffonde il regno di Cristo, G.C.I.G.F., Milano. CAPO XXXII 397 FORME DI PROPAGANDA Poiché la carità è ricca di iniziative, le forme di propaganda si moltiplicano secondo le iniziative individuali dei singoli propagandisti. Tuttavia si possono, almeno generalmente, raggruppare in tre principali: propaganda di organizzazione, di formazione e di azione. Propaganda di organizzazione È quella che si compie generalmente dai centri di direzione. Può assumere due principali aspetti: studio dell’ambiente che forma la zona d’apostolato, e iniziative di organizzazione. Studio dell’ambiente, che abbraccia tutte le notizie generali e particolari di tempo, luogo, persone e circostanze che possono favorire omeno l’apostolato, onde poter prendere, in base ad 398 esse, le mosse di azione. Studio specialmente dei bisogni delle anime, del modo pedagogico di venir loro incontro e del momento psicologico opportuno. Iniziative organizzative, che presentano le varie opere di apostolato e aprono ad esse la via delle anime. Costituiscono ciò che generalmente si suole denominare «pubblicità». Si possono moltiplicare senza numero e avere forme disparate che variano con le circostanze. Tra le molte ricordiamo: riviste bibliografiche; – cataloghi generali e particolari; – recensioni su quotidiani cattolici, su giornali e riviste di maggior importanza e portata; – recensioni sui libri stessi; – annunzi per librerie, parrocchie, collettività e privati; – manifesti e illustrazioni; – corrispondenza con parenti, amici e conoscenti; – saggi gratis, ecc. ecc. 300 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXII Propaganda di formazione È il più vasto, il più bello, ma anche il più difficile modo di propaganda. Consiste nella ricerca, nella formazione, nell’organizzazione e direzione dei cooperatori all’apostolato. La ricerca mira a un reclutamento di persone che prestino la loro cooperazione di preghiera, di sacrificio, di opera e di offerta. 399 La preghierae il sacrificio sono possibili a tutti. Sono tuttavia da chiedersi in modo particolare alle anime che si dedicano alla vita interiore. L’opera può essere prestata alla parte redazionale mediante scritti; alla tecnica col mettere a servizio dell’apostolato industrie, macchinari, materiali vari, cognizioni, lavoro tipografico; alla propaganda col prestarsi per la divulgazione della stampa dell’apostolato. Quest’ultima forma richiede molto personale, che dovrebbe essere scelto in tutti i centri (grandi e piccoli) e in tutte le condizioni sociali. La formazione dei cooperatori dev’essere, come quella dell’apostolo, completa, ossia: intellettuale, morale e tecnica. L’intellettuale comprende, oltreché la conoscenza della religione e delle scienze naturali, in quanto necessarie o almeno utili all’apostolato, anche quella dell’apostolato della stampa in sé, nel suo fine, nella sua estensione e nella sua amplific azione. La morale mira a formare nei cooperatori il cristiano apostolo. Perciò le anime siano davvero credenti e praticanti, e quindi sappiano rendere a Gesù Cristo la testimonianza della propria vita e della propria opera. La tecnica addestra all’esercizio dell’apostolato stesso nella maggior ampiezza e con la maggior efficacia possibile. 400 L’organizzazione e la direzione dei cooperatoricostituisce il segreto di riuscita. Si tratta di formare un esercito compatto e forte sotto le direttive di un solo comando. Esercito votato ad un solo fine: la sconfitta di un nemico (la stampa cattiva) e la conquista di un tesoro (le anime a Dio attraverso la stampa). La direzione dell’apostolato deve dunque essere la direzione dei cooperatori, anche se sono sparsi in tutto il mondo. Per tutti vi siano regole chiare, precise, che accomunino i diritti e i doveri. FORME DI PROPAGANDA 301 Su tutti sorvegli sempre l’occhio vigile dell’apostolo. A tutti giunga la sua opera di guida e sostegno e, quando sia necessario, anche la sua presenza. Tra i vari modi di organizzazione, l’ideale pare il seguente: ogni parrocchia dovrebbe avere il gruppo «Buona Stampa» composto di cinque persone (un giovane, una giovane, un uomo, una donna, un uomo dirigente) che si occupano della propria parrocchia. I gruppi parrocchiali dovrebbero far capo a quelli diocesani, questi ad un gruppo nazionale e i nazionali ad una sola direzione generale. I gruppi parrocchiali e diocesani possono avere collaboratori alle loro dipendenze. Propaganda di azione 401 È la propaganda che viene fatta direttamente dall’apostolo. Ha una duplice attività: soddisfazione alle richieste dirette e penetrazione. La soddisfazione alle richieste abbraccia il lavoro di spedizione, corrispondenza e contabilità. La spedizione può essere isolata e periodica (come per gli abbonati a libri, riviste e stampe periodiche) e sotto variissime forme, come: per ferrovia a grande e piccola velocità, per bagaglio, per pacchi postali, per abbonamento postale, per corriere... La corrispondenza deve tenere informati i richiedenti di tutto ciò che li può interessare, come: stampe esaurite, il motivo degli eventuali ritardi, informazioni sulle innovazioni... La contabilità riguarda la regolare registrazione delle entrate e delle uscite, la compilazione degli schedari, dei bila nci e tutto ciò che si suole comunemente denominare amministrazione. Spedizione, corrispondenza e contabilità siano sollecite, esatte e regolari. Gli sbagli, i contrattempi, gli inconvenienti urtano e alienano gli animi, quando non offendono anche la carità e la giustizia. Per lavoro di penetrazione s’intende qui non la propaganda di organizzazione e di formazione, ma il contatto diretto 402 302 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXII dell’apostolo con le anime. Comprende quindi la propaganda a domicilio, la visita ai cooperatori, l’utilizzazione del telefono, della radio e del cinematografo, la fondazione e l’organizzazione di centri di diffusione, l’impianto e la direzione di biblioteche e tutte quelle opere di propaganda utilizzate direttamente dall’apostolo. Lasciando [spazio] alla libera iniziativa e allo zelo particolare, nonché alle necessità delle varie circostanze, nei capitoli seguenti si accennerà brevemente alle forme principali di questo modo di propaganda, cioè: i centri di diffusione, le biblioteche, la propaganda a domicilio, la festa del divin Maestro. CAPO XXXIII 403 CENTRI DI DIFFUSIONE Per «centri di diffusione» s’intendono vere e proprie librerie aperte al pubblico come mezzo di apostolato. Sono così denominati perché devono essere centri di apostolato, dai quali partono raggi di luce e di grazia che illuminano e riscaldano le anime. Formazione ed organizzazione I centri di diffusione nel senso su esposto devono essere a servizio delle diocesi e delle parrocchie. Ve ne dovrebbe quindi essere uno almeno per ogni parrocchia o almeno per ogni diocesi. Per la fondazione si richiede l’approvazione dell’autorità ecclesiastica e il nulla osta o la presa d’atto dell’autorità civile. La loro organizzazione riguarda la direzione e l’ordinamento. 404 La direzione è quella del centro generale. Tuttavia essi possono essere gestiti sia dall’apostolo che dai suoi cooperatori. L’ordinamento riguarda: il fornimento del materiale per la diffusione, la sua distinzione, la cura e il decoro del locale. Materiale per i centri di diffusione sono tutte le opere e le iniziative e tutte le stampe delle editrici cattoliche che possono contribuire direttamente o indirettamente all’apostolato. Il rifornimento del materiale richiede competenza circa il modo di arrivo, apertura e verifica dei pacchi, registrazione dei libri e dei prezzi-offerta. Il migliore pare quello della divisione per materia. In questo caso le stampe di contenuto uguale o simile devono essere collocate una accanto all’altra in modo da essere a portata di mano. Nei centri grandi vi possono essere divisioni in molti gruppi coi loro sottogruppi o sezioni. Nei centri piccoli invece possono essere sufficienti le seguenti divisioni: Sacra Scrittura, Teologia, Patristica, Predicazione, Catechistica, Ascetica, Pietà, Agiografia e Biografia, Formazione, Cultura, libri per 304 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXIII gioventù, letture amene per uomini, donne, giovani, signorine, fanciulli, periodici e stampati vari. La cura e il decoro del locale hanno molta importanza. I cen405 tri di diffusione sono luoghisacri come la chiesa, la scuola, e perciò esigono ordine, pulizia ed estetica. Ordine e pulizia del locale, degli scaffali, dei libri. Si scopi, si spolveri, si disinfettino spesso le scansie, le vetrine, il banco, i libri. Estetica specialmente nelle vetrine e nelle stampe esposte al pubblico. Queste siano disposte in modo da produrre un senso di piacere in coloro che osservano. Chi entra deve poter abbracciare in un colpo d’occhio le varie classificazioni dei libri, onde dirigersi facilmente a ciò che più l’interessa. Si mutino spesso i libri nella vetrina tenendo presenti le opportunità dei tempi e delle feste e si dia precedenza ai libri sugli oggetti religiosi. L’ordine, la pulizia, il decoro sono specialmente da curarsi nel personale addetto ai centri di diffusione: lo richiede la parola di Dio che si amministra, la dignità dell’apostolo, il rispetto e la carità per le persone che vi accedono. Funzionamento Il buon funzionamento dei centri di diffusione richiede: la conoscenza dell’ambiente e delle stampe, il modo di attirare i fedeli, l’amministrazione. La conoscenza dell’ambiente è necessaria per il fornimento 406 delle stampe opportune. Si ottienemediante il contatto con le autorità ecclesiastiche o per mezzo di cooperatori. La conoscenza delle stampe è necessaria per saperle collocare al loro posto e per consigliarle e appropriarle ai fedeli. Può essere diretta, mediante la lettura di esse, o indiretta, mediante la guida di opportune recensioni o riviste bibliografiche. Per attirare i fedeli occorre avere sempre il centro ben fornito e si richiede, in chi lo dirige, competenza nel consigliare e guidare i fedeli nella scelta, buon tatto, abilità per richiamare l’attenzione sulle stampe, abilità nel saper approfittare di tutte le CENTRI DI DIFFUSIONE 305 occasioni di propaganda, come: la formazione delle vetrine, i tavoli per mostra, l’invio di opere in visione, la visita a domicilio, l’invio di stampe di propaganda, uso del telefono, consegna diretta... La vetrina dev’essere disposta in modo da far effetto sul passante, e indurlo a fermarsi. Sui tavoli di mostra si espongano pochi libri, e si dispongano in modo che il fedele possa esaminarli. L’invio delle opere in visione è per interessare i fedeli, i religiosi, il clero. Onde poter giungere a tutti è consigliabile tenere registri con gli indirizzi delle persone alle quali si vogliono spedire e specialmente di tutte quelle che desiderano le novità. Si consultino poi i giornali, le riviste, i cataloghi, le stampe, gli avvisi per tenersi al corrente di tutte le novità. La visita a domicilio è utilissima e talvolta necessaria. Si ri- 407 volga particolare attenzione sugli amici, conoscenti, cooperatori, poi ai parroci e pastori di anime, quindi alle collettività: scuole, caserme, istituti, confraternite, ospedali, carceri, uffici, dopolavoro, fabbriche... In certe località torna pure utile visitare gli sposi, i parenti dei neonati. È questa un’ottima occasione per aprire la via ad una proficua propaganda. All’occorrenza ci si serva del telefono e della collaborazione del giornalismo, del cinema o della radio. L’invio del materiale di propaganda può farsi anche a mezzo della posta. Allo scopo si possono prendere gli indirizzi dagli elenchi professionali, liste di soci, di associazioni, società, ecc. Le lettere di propaganda possono essere riprodotte in serie. È utile dare ad esse un’intonazione personale, mantenere il carattere di lettera individuale firmandole a mano, ed evitare lo stile commerciale. La consegna diretta nel centro stesso richiede tatto e attenzione onde chi accede veda al banco una persona provetta e di animo apostolico. 306 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXIII L’arte di trattare i fedeli richiede una decorosa e modesta presentazione, la conoscenza delle persone, ed esige alcune regole speciali per la diffusione. 408 La prima attenzione va rivolta dunque a se stessi, al modo di presentarsi, al garbo, alla irreprensibilità della propria igiene personale e della nettezza dei vestiti, e soprattutto al delicato tratto apostolico. La conoscenza delle persone richiede accortezza. Quando entra qualcuno è molto utile fare su di lui un’umile e rapida analisi. Non si tratta di curiosità, di un giudizio qualunque, ma di ricavare un’impressione che serve a determinare l’atteggiamento verso chi si presenta onde potergli giovare nel miglior modo possibile. Le principali regole per la diffusione si possono ridurre alle seguenti: – Quando entra qualcuno, evitare le domande vuote, come sarebbero: «Che cosa desiderate? Che cosa volete?». Si preferisca la conversazione specifica, adatta alle singole persone, cominciando dal saluto cristiano: «Sia lodato Gesù Cristo». – Quando la persona ha espresso il suo desiderio, cercare di soddisfarla pienamente e con premura. Se non si ha quello che richiede, impegnarsi, quando è possibile, di procurarlo al più presto. – Si trattino sempre tutti con cortesia e religiosa carità, anche i fanciulli. – Ci si attenga ad offerte-prezzo sempre fisse e non si permettano facili eccezioni. Le particolarità alienano gli animi. 409 L’amministrazione richiede la registrazione esatta delle entrate e delle uscite, l’inventario e il bilancio. Al riguardo ci vuole prudenza e competenza. Non ci si fidi mai della sola memoria, ma si segni tutto con ordine, metodo e precisione; si osservino tutte le regole richieste dall’autorità religiosa-civile e della propria direzione generale. La pratica e le circostanze suggeriranno al riguardo norme particolari e guida pratica. CAPO XXXIV 410 BIBLIOTECHE L’opera delle biblioteche è per l’apostolo una meravigliosa iniziativa di bene. Perciò egli, sempre pronto a rivolgere l’attività in tutti quei settori in cui è maggiore il bisogno e più grande l’efficacia, dia a questa il posto che merita, la studi nella sua importanza e nelle sue forme, la zeli con saggio criterio di costituzione e di organizzazione. Importanza ed efficacia L’influenza sempre notevole, a volte decisiva, del libro nell’opera di formazione e di educazione universale, dice sufficientemente quale sia l’importanza delle biblioteche, importanza, anzi necessità improrogabile fra il dilagare continuo di tanta stampa e in un tempo in cui si verificasempre più crescente il 411 desiderio di leggere. Oggi non è più un lusso il cercare le ultime novità librarie! La lettura, riservata un tempo a pochissimi individui delle classi colte e abbienti, è ormai diventata universale. È necessaria quindi una larga propaganda del libro buono onde prevenire il libro cattivo o per lo meno indifferente. Tra i mezzi di diffusione la biblioteca tiene senza dubbio un posto importantissimo. Essa infatti porta il libro a contatto di qualunque categoria di persone, permette di leggerlo anche a chi non può acquistarlo, dà al libro quella massima utilità che gli deriva dalla più rapida e più numerosa circolazione, offrendo ad ogni nuovo lettore la sua preziosa utilità. La biblioteca inoltre integra e sviluppa la formazione religiosa, promuove la formazione individuale e la cultura sociale, integra la responsabilità e lo sforzo di educazione e impedisce ai lettori di cercare altrove libri di lettura e anche di studio che potrebbero 308 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXIV essere nocivi. Esercita quindi un’opera che non è solo di preservazione, ma anche di costruzione e di apostolato. Forme di biblioteche La biblioteca, pur restando sempre sostanzialmente una rac412 colta di libri e giornali in lettura,può assumere forme varie a seconda della categoria di persone a cui è diretta. Vi sono così biblioteche familiari, scolastiche, professionali, circolanti, parrocchiali, comunali, civiche e nazionali... L’apostolato della stampa può e deve occuparsi – nel limite del possibile – di tutte queste specie di biblioteche, perché in ognuna di esse può ottenere il suo scopo preservativo e costruttivo. Rivolgerà tuttavia la sua attività particolarmente alle biblioteche familiari, circolanti e parrocchiali come a quelle più atte a divenire centri di preservazione, di irradiazione di verità e di vita cristiana. Biblioteche familiari non solo tra le famiglie distinte, ma anche fra quelle del popolo, perché ormai è generale la tendenza delle famiglie a far studiare i figli e portarli in una condizione intellettuale più elevata. Anche dove non vi è questa tendenza è utile il richiamo alle buone letture di famiglia, particolarmente per promuovere la lettura del Vangelo e della Bibbia. Si entri per tempo nel santuario della famiglia con la stampa di apostolato. Il domani potrebbe essere troppo tardi. Biblioteche circolanti presso carceri, istituti, ospedali, case 413 di cura, collegi, pensionati,confraternite, associazioni religiose, associazioni di Azione Cattolica. Per le collettività la biblioteca è spesso mezzo di unione, di sana ricreazione, centro di cultura, cenacolo di vita spirituale e di conquiste apostoliche: una cosa insomma indispensabile. Biblioteche scolastiche per alunni ed insegnanti di tutte le scuole (dalle materne alle universitarie), che integrino la cultura, formino alla vita e alla virtù. BIBLIOTECHE 309 Biblioteche parrocchiali, o pastorali, che aiutino e completino l’opera del parroco nel suo ministero sacerdotale. Si dovrebbe cercare di costituire la biblioteca in ogni parrocchia, anche nella più piccola e più remota. Costituzione delle biblioteche La costituzione di una biblioteca non è sempre facile. Ma non per questo è da iscriversi tra le opere più difficili se non impossibili. Ci vuole della buona volontà, del coraggio, e talora anche dell’ardimento. Per costituire biblioteche familiari è necessaria grazia e tattica, onde poter entrare nel sacrario della famiglia, conoscere le esigenze e i bisogni morali dei singoli membri, vincere icontrasti, consigliare e talora imporsi nella scelta dei libri. 414 Proporzionalmente dicasi per la costituzione di biblioteche circolanti. Le collettività sono famiglie più grandi, composte talora di membri eterogenei sotto gli aspetti più vari. Anche qui si tratta di penetrare, conoscere, consigliare, convincere, guidare. La costituzione poi di biblioteche scolastiche richiede competenza e abilità tutta particolare. Quelle per gli alunni hanno lo scopo di integrare la loro istruzione e formazione. Quelle per gli insegnanti devono completare la cultura e servire di sussidio per l’insegnamento. Ci vuole dunque competenza e abilità per la scelta, l’adattamento dei libri, in base ai programmi e in pieno accordo con le autorità competenti. Più importante è sempre la costituzione delle biblioteche parrocchiali. Le norme particolareggiate che qui si espongono al riguardo, mentre possono servire di guida per la formazione di queste biblioteche, potranno gettare luce sul modo di costituire anche le altre. 310 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXIV Per formare una biblioteca parrocchiale è necessario anzitutto accordarsi col parroco, quindi procedere per la scelta dei libri e sciogliere la questione del finanziamento. 415 Al clero, specialmente ai parroci che nonavessero ancora avuto occasione di occuparsi della biblioteca, si dovrà far comprendere lo scopo e la necessità di essa con carità e prudenza. Davanti all’indifferenza o neghittosità nostra, avrebbero largo campo di azione gli avversari! È vero, si tratta di una nuova fatica, un nuovo lavoro, una nuova preoccupazione... e i parroci ne hanno già tante, troppe! Eppure, se è trascurata, si avrà in seguito una preoccupazione molto più assillante e un lavoro da compiere molto più fatic oso e ingrato. La biblioteca parrocchiale, lo si faccia comprendere bene, deve essere elencata tra le iniziative del parroco. La scelta dei libri è un problema non sempre facile, che spetta di regola all’apostolo stesso. È assioma indiscutibile: bisogna scegliere dei libri buoni, che si facciano leggere, altrimenti non si raggiunge lo scopo. Libri che incontrino il gusto dei lettori, s’intende il gusto sano, morale, e che non restino negli scaffali a far bella mostra di sé o sui cataloghi per rendere più imponente la cifra dei volumi. La scelta potrà variare secondo il grado di cultura, le condizioni sociali, morali e religiose della parrocchia. Potrà quindi, secondo i casi, essere: Prevalentemente ascetica, se, ad esempio, mira di preferen416 za a completare l’opera del confessore,con letture adatte alle necessità spirituali dei fedeli. Prevalentemente ameno-educativa, se mira particola rmente a distogliere dalle letture cattive, a invogliare alle buone. Prevalentemente culturale, quando, trattandosi di un ceto medio o studentesco, vuole diffondere la cultura letteraria, scie ntifica, professionale... Prevalentemente religiosa o pastorale, se mira a integrare l’opera del parroco, mediante libri di formazione e di cultura religiosa. Questo ultimo tipo, l’ideale, è in genere da preferirsi. BIBLIOTECHE 311 In esso si darà il primo posto ai libri santi: S. Bibbia, opere dei Ss. Padri, Dottori e Scrittori ecclesiastici, Teologia per laici, Catechismo, Ascetica, Liturgia, vite di santi, Biografie edificanti, letture missionarie, collezioni e annate di periodici religiosi illustrati... Non si pensi che il popolo non gusti le opere spirituali. Le gusta, le desidera e le comprende molto di più di quanto si possa a volte immaginare. Del resto è sempre vero ciò che diceva il Card. Mercier: «Bisogna elevarsi per elevare». Molto spesso si constata che il gusto dei lettori segue quello del bibliotecario e quando questi sa raccomandare un libro può stare certo che sarà gustato e produrrà del bene. Naturalmente non bisogna deporre le armi alle prime difficoltà... Molti libri di ascetica e di cultura penetrano talmente nell’animo, da farsi 417 leggere con vera passione. Che dire poi di certe vite di santi e biografie talmente interessanti, da superare in questo le attrattive degli stessi romanzi? Oltre i libri prevalentemente religiosi, occorrono letture amene: romanzi, novelle, racconti di viaggi. Letture agili, interessanti, ma, s’intende, sempre sane e morali. Talora saranno letture aventi ben poco di costruttivo e di pastorale: ma queste fungeranno, per così dire, da contravveleno ed apriranno a poco a poco la via ad altre più sostanziose e più educative. Anzi conviene unire tosto ai libri di lettura amena altri che elevino, che facciano del bene. Nella scelta dei romanzi va posta una cautela particolare. Sovente il male è nascosto in poche frasi, ma è sufficiente a rapire la pace ad un’anima. Si escludano inesorabilmente tutti quelli che portano in qualche modo al male e alla corruzione. Si escludano, per quanto è possibile, quei romanzi troppo fantastici che lasciano nell’anima il vuoto, lo scontento, una brama insoddisfatta della vita piacevole e divagata. Quelli che fanno astrazione da ogni idea religiosa, che spingono a ideali di felicità soltanto terrena, che sostituiscono a Dio il fato o il destino. 312 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXIV Si riservino per gli adulti quelli che flagellano i vizi ancora i418 gnorati dai giovani. Si osservinoper la scelta tutti i criteri pratici di giudizio, quali: l’Indice dei libri proibiti, l’approvazione della Chiesa, la guida delle riviste e rassegne cattoliche, il buon senso, le condizioni di tempo e luogo, la categoria dei lettori. Il finanziamento è spesso uno scoglio inevitabile, davanti al quale si arrestano e talvolta si spezzano anche le più belle iniziative. Un fondo è necessario, indispensabile per la costituzione e installazione di una biblioteca anche minima. Si può procurare con una sottoscrizione, una lotteria, una pesca di beneficenza, un’accademia, una piccola fie ra, con offerte o qualche altra iniziativa. Un po’ di aiuto si può avere dalla quota per la distribuzione dei libri, che, sia pure minima in certi ambienti, non deve mancare. L’esperienza insegna che se si fa tutto gratuitamente, senza richiedere qualche sacrificio, il beneficio sarà meno apprezzato. Dove è possibile si potrà provvedere un comitato di patroni e di patronesse che versino annualmente una quota. L’organizzazione Un errore da evitarsi è quello di credere che, una volta costituita una biblioteca con una buona scelta di libri, si possa abbandonarla alle proprie forze. 419 La biblioteca è come un seme, come un essere vivente: non basta impiantarla, farla nascere. Bisogna sorvegliare passo passo il suo sviluppo. Morirebbe presto se non si sviluppasse in condizioni normali! Una buona organizzazione comprende: l’impianto tecnico adeguato, l’indirizzo per promuovere i mezzi di vita, il modo del funzionamento, la formazione del bibliotecario. La sede per la biblioteca si rende talora indispensabile. A volte, tuttavia, almeno per l’inizio, si potrà rimediare con un armadio od uno scaffale, possibilmente chiusi. BIBLIOTECHE 313 Il procurare i mezzi di vita può parere a prima vista cosa ardua. Ma in pratica non sarà così se si sapranno interessare tutti i parrocchiani, autorità, insegnanti, genitori, giovani, associazioni cattoliche. L’unione e l’interesse generale scioglieranno ogni difficoltà. Praticamente si potranno invitare individui o gruppi di persone a fare dono di libri nuovi, conferenze, giorni di propaganda... e tutti i mezzi suggeriti per la spesa di fondo. Affinché poi la biblioteca sia un essere vivente e prosperi, bisogna che non sia considerata come un’opera staccata dalle altre, a sé, ma come un’opera che, di pieno diritto, recluta i suoi membri e attinge le sue risorse in tutte le opere parrocchiali, sia per i lettori che per le spese. L’opera vive e prospera sotto la cura del parrocoal quale 420 appartiene «ex iustitia» la responsabilità e la direzione, come di tutte le opere parrocchiali. Molte biblioteche, ricche all’inizio, sono venute meno al loro compito perché troppo isolate dalle altre opere parrocchiali e indipendenti dal parroco. Dal funzionamento della biblioteca dipende in gran parte la sua vita. La biblioteca infatti che non funziona è come una ditta in fallimento. L’organizzazione del funzionamento dipende dal genere di biblioteca, dal locale, dalle persone che la dispongono, dai lettori e da molti altri particolari. Si può tuttavia suggerire un modo semplice e pratico, che potrà essere esteso, modificato, migliorato od anche cambiato secondo le varie necessità e circostanze. Occorrerà anzitutto procurare: – un registro-catalogo per segnare i volumi entrati col relativo prezzo: questo serve per controllare lo sviluppo della biblioteca; – un indice alfabetico per autore e per materia, nel quale saranno notati tutti gli argomenti dei libri e dei periodici; – una rubrica ove segnare i prestiti con relative lettere da consegnarsi ai lettori; 314 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXIV – schedine da mettersi al posto del libro dato, recanti: collo421 cazione, nome, autore, titolodell’opera e indirizzo della persona che ha il libro a prestito; – carta resistente per ricoprire i volumi, perché siano sempre in ordine e puliti; – un taccuino per segnare i libri desiderati, che serva di guida per i nuovi acquisti; – regole fisse e tassative per la distribuzione e riconsegna dei libri. Un buon funzionamento richiede inoltre un bibliotecario fisso e competente che, trattandosi di biblioteche parrocchiali, potrà essere il parroco o qualche persona di fiducia e a sua diretta dipendenza. Per le biblioteche familiari dovrà essere il padre o la madre. Per le circolanti una persona di fiducia delegata dai superiori; per quelle scolastiche sarà l’insegnante stesso. Al bibliotecario spetta, fra gli altri, un ufficio importante e delicato: la distribuzione dei libri. Egli, oltre la conoscenza esatta del contenuto di tutte le opere che vi sono in biblioteca, deve avere anche la conoscenza dei lettori, onde fare una sapiente distribuzione per adattare le letture all’età, alle condizioni di cultura e di studio, alle qualità di temperamento e di carattere. Quanto più il libro corrisponderà ai bisogni dei singoli individui, tanto più la lettura di esso sarà efficace. 422 Compiuta l’istituzione [della biblioteca] e data la guida per una buona organizzazione, si sarà fatto un gran passo, ma l’opera [dell’apostolo] non sarà completa. Si dovrà ancora mettersi in comunicazione diretta con le biblioteche, visitarle ogni volta che lo si crederà opportuno; comunicare loro le nuove iniziative, sostenerle, allenarle per nuova e più ampia propaganda.1 –––––––––– 1 La Pia Società San Paolo ha costituita un’Associazione Generale Biblioteche (A.G.B.), con lo scopo di: «Unire gli sforzi isolati per dare più ampio sviluppo alla istruzione religiosa, educativa, morale e scientifica fra il popolo, mediante la diffusione e la cir- BIBLIOTECHE 315 –––––––––– colazione di ottimi libri adatti alle varie capacità e secondo le diverse necessità dei lettori, fondando biblioteche familiari, scolastiche, e specialmente parrocchiali. Rifornire le biblioteche già costituite delle ultime novità e di tutti gli stampati necessari e desiderati. Dare norme e consigli pratici per la costituzione, lo sviluppo, il funzionamento della biblioteca: norme che, pur basate su principi generali, variano secondo il genere e le necessità di ogni singola biblioteca. Formulare giudizi sicuri circa il valore dottrinale, morale, artistico delle edizioni della Pia Società San Paolo e di altre Case Editrici. Accordare sconti e facilitazioni speciali nell’acquisto di libri e periodici della Pia Società San Paolo e di altre case editrici». 423 CAPO XXXV PROPAGANDA A DOMICILIO La propaganda a domicilio consiste nel visitare personalmente gli individui, le famiglie e le collettività per presentare la stampa di apostola to. Tale forma di propaganda può dirsi praticamente la più efficace e molto spesso la più meritoria. È mezzo efficace Si è qui come nel campo delle missioni. Se il missionario non va lui stesso in cerca delle anime per portarle a Cristo, esse generalmente non lo cercano. Così, se l’apostolo non portasse direttamente il buon libro, il buon giornale, moltissimi non lo riceverebbero, perché non lo cercano. Di più: l’apostolo in contatto diretto con le anime, può adattare la lettura ai loro bisogni particolari, accompagnarla con parole 424 di consiglio,di guida e, quando sia necessario, anche di dolce pressione. A confermare questo non mancano i fatti. Eccone qualc uno, scelto tra i moltissimi che avvennero durante la propaganda compiuta dalle Figlie di San Paolo. Due propagandiste si portano mensilmente in una farmacia per offrire un foglietto religioso al proprietario protestante. Questi lo riceve senza far parola, poi lo stropiccia, ne fa una palla e lo tira alle spalle di chi l’ha offerto. Raccoltolo in sile nzio le due escono raccomandando a Dio quell’anima. La scena si ripete parecchie volte finché il protestante vinto, legge, poi si presenta alle due suore per manifestare la volontà di abbracciare la religione cattolica. Non molto tempo dopo riceve il battesimo e diviene praticante. In un tugurio di una grande città d’Italia un povero operaio, disperato per dissesti finanziari e per la malattia dell’unico figlio, PROPAGANDA A DOMICILIO 317 ha deciso di farla finita per sé e per i suoi. Ed eccolo: col pugnale in una manica sta spiando il momento che la consorte si allontani dal capezzale del figlio, per uccidere prima il fanciullo, poi la moglie, quindi se stesso. Nel frattempo si ode bussare alla porta. La moglie, che ignora la decisione del marito, accorre. Dopo alcuni istanti ritorna recando un foglietto, e dice: – Lo portano due missionarie. Vedi di che si tratta. 425 L’operaio osserva, legge per distrarsi, e poco dopo si alza trasformato. La parola di Dio gli ha salvata la vita del corpo e gli ha ridonato quella dell’anima. Un giovane cieco ha perso con la vista anche la grazia di Dio e la pace della coscienza. Una propagandista prega la sorella del giovane ad acquistare alcuni libri e leggerglieli nelle ore di sconforto. Quella lettura scende sull’animo del giovane come rugiada benefica. Ben presto egli ritorna alla Chiesa, ai Sacramenti, si rassegna al volere di Dio ed infine si vota all’eroismo della sofferenza. Su di un treno alcuni giovani schiamazzano e bestemmiano. Una propagandista distribuisce loro foglietti religiosi, pregando di leggerli. Alcuni accondiscendono. Un giovane ventenne legge attentamente, poi depone il foglietto, riflette alquanto e, rivolto ai compagni, dice: «Ero un angelo e sono diventato una bestia... Voglio riabilitarmi». Ed è fedele al suo proposito. Una giovane montanara si sente attratta verso l’alto, verso ideali nobili e grandi, indefinibili, ed è inquieta perché non ha chi la comprenda e la guidi. Un libro inatteso, recatole dallepropagandiste della stampa, le ha rischiarato l’orizzonte e l’ha 426 guidata alle vette spirituali. Esempi simili sono innumerevoli. Persone che forse non avrebbero mai cercata la parola di Dio, pregate, o anche pressate a riceverla, hanno trovata in essa la loro salvezza morale e spes- 318 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXV so anche materiale. Individui, famiglie intere che sono ritornate a Dio; carcerati che hanno trovato la via della conversione e della riabilitazione, ammalati che hanno trovato il conforto, anime che hanno trovato la luce che forse non potevano trovare altrove. È opera meritoria Si tratta di scorrere paesi e regioni, andare di casa in casa, in città e in campagna, in pianura e in montagna, nei tuguri e nei palazzi, senza preferenze, senza distinzione: andare alle anime. Ma quante difficoltà, quante rinunzie! I disagi del viaggio e delle intemperie, l’impiccio delle stampe che pesano, il bisogno di aiuto e di appoggio, il contatto col mondo e con tutte le sue miserie morali e spirituali, la ripugnanza di presentarsi alle porte, ai luoghi pubblici, a persone sconosciute, l’umiliazione delle disapprovazioni, dei rifiuti, la responsabilità dell’adattamento della le ttura ai bisogni delle anime, l’obbligo del buon esempio, l’insoddisfazione, ecc. 427 Sì, anche e soprattutto l’insoddisfazione. Chi scrive, chi stampa, chi insegna, chi si dedica agli ammala ti ha quasi sempre la soddisfazione di constatare il risultato delle proprie fatiche. Ma chi svela al propagandista il frutto dei suoi sforzi? A volte, come nei casi sopra citati, è l’anima beneficata che si manifesta. Ma questi casi sono rari. Per lo più il propagandista semina con sudore e poi lascia ad altri la consolazione del mietere. Egli confida in Dio solo che tutto vede, che raccoglie le sue lacrime, versate segretamente nelle ore tempestose dei suoi viaggi apostolici. A tanti sacrifici corrisponde necessariamente il merito proporzionato perché Iddio, che ha promesso di non lasciare senza ricompensa un bicchier d’acqua dato ad un povero, tanto più ricompenserà i sacrifici fatti per portare alle anime la sua divina parola. La propaganda a domicilio si può considerare quindi come un grande esercizio di carità e insieme di sacrificio, di penitenza. Se è ben fatta, riserverà certamente tante sorprese per il giorno del PROPAGANDA A DOMICILIO 319 premio eterno. Si avvererà allora per i propagandisti il detto del salmista: «Euntes autem ibant et flebant... venientes autem venient cum exultatione portantes manipulos suos».1 Beati dunque i piedi di coloro che annunziano il Vangelo e che portano la pace! –––––––––– 1 Sal 125,6. * (Sal 126,6): «Nell’andare, se ne va e piange, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con giubilo, portando i suoi covoni». 428 CAPO XXXVI GIORNATA DEL VANGELO Fra i modi di propagare la divina parola, tiene un posto eminente la Giornata del Vangelo, o del divin Maestro o della Buona Stampa. Introdotta da non molto, ebbe già adesione in parecchie diocesi e moltissime parrocchie. Dovunque ha risvegliato palpiti di entusiasmo verso Gesù Cristo e il suo Vangelo, ridestato la fede e prodotto consolantissimi frutti di vita cristiana. È la giornata della dottrina di Gesù Cristo, divin Maestro: «Voi mi chiamate Maestro e dite bene, perché lo sono».1 Per essa si onora il Verbo del Padre, la Sapienza eterna, il Figlio diletto che gli uomini devono ascoltare. 429 Vi è una lotta tra la verità che è Gesù Cristoe la menzogna che è il demonio. Il mondo è distinto in due scuole: la scuola di Cristo e la scuola del demonio; e Cristo manda i suoi apostoli, ma il diavolo ha numerosi emissari. Ora, con la «Festa del divin Maestro», si intende fare una solenne accolta attorno al Maestro divino e una decisa protesta di ascoltarlo perché egli, egli solo ha parole di vita: «Tu solo hai parole di vita eterna».2 Gli insegnamenti di Gesù Maestro possono venir divulgati con la parola e con la stampa. Entrambe sono mezzi potenti ed efficaci; ma entrambe dalla malizia degli uomini furono traviate e rivolte contro Dio, loro Autore. È necessario che l’apostolato-stampa, come l’apostolatoparola, sia riportato attorno all’altare e al tabernacolo; sia ria llacciato alla Messa e alla Comunione. Nella Messa il sacerdote legge e bacia il Vangelo, poi fa la Comunione, e la Chiesa vuole che nella Messa si predichi e si distribuisca la Comunione. Torniamo alle fonti! Solo così si ha il culto completo, il cristiano per–––––––––– 1 Gv 13,13. 2 Gv 6,68. GIORNATA DEL VANGELO 321 fetto, l’uomo nutrito nella mente, nella volontà e nel cuore! Solo così si può in realtà amare il Signore con tutto il cuore, con tutte le forze e con tutta la mente. Quanto è dunque utile la Festa del divin Maestro che intende far conoscere Gesù Verità! Detta festa consiste in uno o più giorni di preghiera, di studio 430 e di diffusione del S. Vangelo affine di onorare Gesù Cristo, il Maestro divino. Si vuole per essa far entrare il Vangelo in ogni famiglia affinché sia letto e vissuto. Praticamente viene svolta secondo il programma fissato dalle autorità ecclesiastiche locali. Per chi, tuttavia, desidera una guida dettagliata per l’organizzazione pratica, suggeriamo la seguente. Preparazione Remota: che dovrà essere orale, stampata, spirituale e organizzativa. Orale: si avverta ripetutamente il popolo alcune settimane prima. Stampata: si diffondano libri, opuscoli, manifesti e foglietti adatti allo scopo. Spirituale: si faccia un invito particolare alla preghiera per la buona riuscita della festa; si chieda la collaborazione delle anime pie, degli ammalati, dei sofferenti, dei piccoli; si suggerisca la frequenza ai santi Sacramenti. Organizzativa: si può istituire un comitato alle dipendenze dell’autorità ecclesiastica, che lavori per la buona riuscita della festa. In particolare detto comitato dovrà proporsi di far entrareil Vangelo in ogni famiglia; di accogliere e distruggere, in 431 omaggio alla Verità, libri, periodici, giornali e qualsiasi stampato cattivo. Nei piccoli centri questo lo potrà fare il parroco stesso. Prossima: consiste in un triduo di predicazione che potrà svolgersi nel seguente modo: – nella mattinata: esposizione solenne del Ss. Sacramento e del S. Vangelo (sull’altare in cornu Evangelii), meditazione sulle verità eterne; 322 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXVI – nel pomeriggio: istruzione e benedizione del Ss. Sacramento. L’adorazione sia continua e si succedano uomini, donne, giovani, fanciulli. Gli argomenti della meditazione possono essere: l’Eucaristia, viatico all’eternità; il Giudizio, l’Eternità. Oppure svolgere il seguente pensiero: l’uomo creato per il cielo, ne ha smarrito la strada. Gesù Cristo si fece per gli uomini Verità - Via - Vita, indicando nuovamente la via del cielo, insegnando come percorrerla e meritando la grazia che rende capaci di raggiungere la gloria eterna. Alla fine del mondo G. C. tornerà per giudicare i buoni e i cattivi, introdurrà i buoni nella gloria eterna e precipiterà i cattivi nel fuoco eterno. Nelle istruzioni della sera si potrà invece svolgere questo argomento: il dovere di ogni cristiano di ascoltare la dottrina di Gesù Cristo, di seguirne gli esempi e di vivere della di lui vita. 432 Invece dei suddetti, si potrebbero trattare gli argomenti seguenti: 1. Gesù Cristo è l’unico Maestro: Maestro per natura, per volontà del Padre e perché nella sua vita terrena si mostrò veramente tale. La Chiesa perpetua nel tempo ed estende nello spazio l’insegnamento di Gesù Cristo. Essa però è ostacolata dall’«inimicus homo»3 che semina zizzania per mezzo di stampe, discorsi, scuole e tendenze contrarie al Vangelo. Gli effetti dell’insegnamento di Gesù Cristo e della Chiesa si verificano nel mondo (conversione e civiltà), nelle anime (salvezza e santità), nell’eternità (Paradiso per chi ascolta, Inferno per chi non ascolta). 2. I due stendardi: Gli uomini, rispetto all’insegnamento di Gesù Cristo, sono divisi in due grandi schiere: i discepoli di Gesù Cristo e i discepoli di Satana. Noi, quale stendardo seguiamo? Esame pratico sopra l’amore alla dottrina di Gesù Cristo, il sentire con la Chiesa, l’istruzione religiosa, le buone letture. Necessità di aborrire la scuola di Satana per aderire fortemente a quella –––––––––– 3 * Cf. Mt 13,28: «Un nemico ha fatto questo...». GIORNATA DEL VANGELO 323 di Gesù Cristo: «Non si possono contemporaneamente servire due padroni». 4 3. Come schierarsi alla scuola di Gesù Cristo: Declina a malo:5 come conoscere gli emissari di Satana, come riparare, per chi li ha seguiti, e come fuggirli per l’avvenire. Fac bonum: 6 conoscere, amare, vivere il Vangelo. Sceglierepropositi e mezzi di 433 perseveranza: vigilanza, preghiera (Messa, Confessione, Comunione). La parola sacra, poi, non sia riservata a qualche categoria particolare di persone, ma a tutto il popolo. Si potranno tuttavia fare adunanze distinte per membri dell’Azione Cattolica, per pie associazioni o per categorie particolari di persone: uomini, donne, giovani, fanciulli. Anzi per questi ultimi si dovrà avere cura tutta speciale. Alla parola del sacerdote, si può unire quella dei laici debitamente preparati, che prendano non il tono dei maestri, ma quello dei veri discepoli dell’unico Maestro, Gesù Cristo. Nelle ore di adorazione si preghi per il riconoscimento del magistero di Gesù Cristo e del suo Vicario, il Papa; si preghi per l’apostolato della parola e per l’apostolato della stampa. Le funzioni siano rese suggestive; la chiesa e l’altare siano parati a festa e, soprattutto, i fedeli abbiano la comodità di accostarsi ai santi Sacramenti della Confessione e della Comunione. Giornata Disposti gli animi col triduo, riuscirà facile organizzare la festa. Mattinata: Messa con fervorino che precedala Comunione 434 generale; Messa solenne con discorso d’occasione; esposizione del Ss. Sacramento e del Vangelo. Pomeriggio: Ora di adorazione solenne che si concluderà con la sincera risoluzione di entrare nella scuola di Cristo, di u–––––––––– 4 * Cf. Mt 6,24. 5 * Cf. Sal 37[36],27: «Sta’ lontano dal male...». 6 * Cf. ivi: «Fa’ il bene...». 324 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXVI nirsi ai suoi discepoli più diligenti, di stringersi strettamente al Maestro divino mediante la venerazione, la lettura e la diffusione del Vangelo, la frequenza alla S. Messa e alla Comunione. Si potrà chiudere la giornata con la benedizione di tante copie del Vangelo quante sono le famiglie della parrocchia; con la distribuzione delle stesse ai capi-famiglia; col bacio del Vangelo tenuto esposto nel triduo e nella festa; con la protesta solenne: – di voler riconoscere, amare, seguire Gesù Cristo e la Chiesa, custode della sua dottrina; – di rigettare ogni insegnamento contrario al Vangelo; – di leggere il Vangelo e custodirlo in posto di onore; – di intervenire all’istruzione religiosa parrocchiale; – di curare l’istruzione religiosa dei figli e dei familiari; – di propagare in tutti i modi la stampa cattolica; – di astenersi dalle rappresentazioni cinematografiche immorali. 435 Si terminerà il tutto con la benedizione del Ss. Sacramento. Oltre quanto sopra, potranno aver luogo anche le seguenti iniziative: – distribuzione del Vangelo alle famiglie che non l’avessero ricevuto in chiesa; – iscrizione dei partecipanti alla «Lega della lettura quotidiana del S. Vangelo»;7 – formazione del Gruppo o Sezione Cooperatori dell’apostolato della stampa, ossia di un gruppo organizzato di laici che s’impegnano di cooperare col proprio parroco nella diffusione della buona stampa; – raccolta di offerte per il dono del Vangelo ai poveri e per aiutare con esse l’apostolato della stampa. –––––––––– 7 Chiedere informazioni a: Pia Società San Paolo, Roma. CAPO XXXVII 436 PRATICA DELL’APOSTOLATO-STAMPA NELLA PIA SOCIETÀ SAN PAOLO All’esposizione teorica riguardante l’apostolato e l’apostolo della stampa, sia lecito aggiungere le norme pratiche seguite al riguardo dalla Congregazione religiosa della Pia Società San Paolo e, di conseguenza, dalla Pia Società Figlie di San Paolo.1 Formazione dei membri La Pia Società San Paolo dà ai suoi membri una formazione religiosa-morale, intellettuale e tecnica. La formazione religiosa-morale è in ordine alla vita cristia- 437 na, alla vita religiosa e all’apostolato specifico della Congregazione. Si compie attraverso il periodo del probandato, del noviziato e dei primi anni di vita religiosa. Mira a stabilire nei membri una soda vita interiore, incentrata sulla carità. Carità verso Dio, che porti all’intima e abituale unione con lui per mezzo di Gesù Cristo Via, Verità e Vita fino a «vivere summe Deo in Christo Jesu».2 Carità verso il prossimo che porti all’immolazione di se stessi sull’esempio del Maestro divino. «Avendo Gesù dato la vita per noi, anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli». 3 La formazione intellettuale e tecnica si compie in regolari corsi di studio delle materie sacre e profane in quanto necessarie al conveniente esercizio dell’apostolato. Curato in modo particolare, sia in estensione che in profondità, è lo studio della religione, come la disciplina del tutto fondamentale per la buona formazione all’apostolato. –––––––––– 1 Per la natura e il fine di dette Congregazioni, vedi p. 56 e seguenti. 2 * «Vivere sommamente per Dio in Cristo Gesù». 3 1Gv 3,16. 326 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXVII Le ore di studio sono convenientemente alternate a quelle di apostolato. In queste ultime i soggetti apprendono principalmente la teoria e la pratica della tecnica tipografica e legatoriale.4 438 Esercizio dell’apostolato I membri della Pia Società San Paolo esercitano l’apostolato della stampa in tutte le sue parti: redazione, tecnica e propaganda. Redazione: Sono promossi all’ufficio di redattori soltanto i membri che vi si riconoscono idonei e che, dopo il tempo stabilito per la formazione, hanno subito con buon esito gli esami stabiliti. Si richiede soprattutto ch’essi uniscano alla scienza un profondo spirito di umiltà, di fede e di grande docilità. I religiosi scrittori sampaolini si propongono la divulgazione della dottrina cristiana ossia delle verità riguardanti la fede, la morale e il culto cristiano, come le insegna la Chiesa. Tutto il rimanente contorno di notizie, narrazioni, esempi... devono, per essi, mirare a meglio disporre gli animi alla lettura stessa, e quindi esserne scala o irradiazione. Per regola generale devono evitare le questioni oziose, gli argomenti elevati e profani. Si attengono invece alle verità fondamentali, comuni, e l’espongono in forma chiara, semplice, modellandosi sull’esempio divino quale appare dai libri santi. Le loro pubblicazioni possono essere varie: libri, giornali, opuscoli, foglietti, illustrazioni..., le più utili alle grandi masse, ai fanciullie a 5 439 tutti i più bisognosi della «Caritas veritatis», siano essi tra i popoli civili o in terra di missione. Perciò quelle che divulgano principalmente: – la dottrina della Chiesa esposta negli atti pontifici, nei catechismi, nei libri liturgici e di preghiere, nei trattati di religione...; – la Scrittura sacra ed in particolare il santo Vangelo; –––––––––– 4 * Legatoriale, da “legatura” (e legatoria), che è l’arte e la tecnica di riunire insieme le varie segnature di un’opera per costituire il volume e dargli una veste più elegante e duratura. 5 * «Carità della verità»: cf. 1Cor 8,1; 1Gv 2,5. PRATICA DELL’APOSTOLATO STAMPA NELLA P .S.S.P . 327 – la Tradizione con le opere dei Padri, dei Dottori, degli scrittori ecclesiastici, con le vite dei santi... Per assicurare sempre all’apostolato il carattere spirituale, alieno da ogni genere di industria e di commercio, la direzione della Pia Società San Paolo esige dai membri suoi piena sottomissione ai Superiori e si propone di stampare e diffondere solo quanto vien scritto dai membri della Società stessa, e dai Cooperatori, o voluto dalle competenti autorità ecclesiastiche. Non permette che alcun manoscritto venga dato alla stampa se prima non sarà assoggettato a due revisioni: a quella della Pia Società e a quella dell’autorità ecclesiastica, della quale deve anche portare l’«Imprimatur». La revisione degli scritti, da compiersi nella Società, è riservata a persone competenti, e riguarda: la dottrina dogmaticomorale e l’utilità pratica della pubblicazione con riguardo allo spirito della Società e alle circostanze di tempo, diluogo e di persona. Deve inoltre giudicare se lo scritto mira alla maggior gloria 440 di Dio e al maggior bene delle anime, escluso ogni fine semplicemente umano, artistico, industriale e commerciale. Tutto questo, sempre in conformità al Diritto Canonico 6 e alle norme della costituzione Officiorum ac munerum 7 e alle ultime istruzioni della Congregazione del Sant’Ufficio [= Dottrina della Fede]. Il giudizio della revisione fatto nella Società deve essere breve e chiaro, consegnato scritto al Superiore o a un suo delegato affinché dispongano, secondo i casi, se deve essere escluso, corretto, oppure presentato alla revisione ecclesiastica. Questa sola è definitiva 8 per licenziarlo alla stampa. Tutti i manoscritti firmati dall’autore e con la data di consegna si conservano nell’archivio della Società e non si restituiscono se non in copia. –––––––––– 6 Vedi canoni: 1345 (n. 1, 2, 3), 1386, 1389, 1390, 1391, 1392, 1393, 1394. * Si tratta di articoli presenti nel Codice di Diritto Canonico precedente all’attuale, riformato. 7 * Costituzione di Leone XIII, del 25 gennaio 1897. 8 * La parola originale era indefinitiva. 328 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXVII Tecnica: Nella Pia Società San Paolo l’organizzazione e i mezzi di stampa devono essere, per quanto possibile, i più semplici e i più rapidi che il progresso mette al servizio della stampa e delle anime. 441 Il lavoro tipografico e legatoriale deve essere eseguito secondo le buone norme dell’arte, senza vane ricercatezze, in modo che presenti la verità della religione in forma decorosa e gradita. L’offerta (detta comunemente prezzo) che deve comparire su ogni stampato, include le spese della redazione, della stampa, della confezione e diffusione. Si richiede per la vita della Società e per lo sviluppo delle sue opere. Propaganda: Nella sua propaganda la Pia Società San Paolo si propone di far penetrare la parola di Dio stampata in ogni luogo, anche il più remoto, e specialmente là dove non penetra la parola del sacerdote. Ciò attraverso i più svariati mezzi di propaganda. Primeggiano i cataloghi, i periodici-annunzio, le recensioni, i centri di diffusione, le biblioteche, la propaganda a domicilio. I cataloghi, i periodici-annunzio e le recensioni di nuove pubblicazioni devono mostrare quale sia il bisogno delle anime che si vogliono soccorrere, come vi sovvengono le pubblicazioni di cui si tratta, come esse si diffondono praticamente ed a quali persone si devono far pervenire. I centri di diffusione sono librerie aperte al pubblico per il servizio del clero e dei fedeli, dirette dai membri della Pia Società. Piccoli centri diocesani e parrocchiali che, a dipenden442 zadella direzione centrale della Pia Società, esercitino pratic amente l’apostolato negativo e positivo della stampa, mediante l’opera e il consiglio. Per corrispondere al loro scopo devono tenere: – un deposito completo di tutte le pubblicazioni della Pia Società; – un centro di attività per biblioteche e bollettini parrocchiali e religiosi; PRATICA DELL’APOSTOLATO STAMPA NELLA P .S.S.P . 329 – un centro di raccolta degli abbonamenti ai giornali e periodici della Società, nonché dei migliori giornali e periodici cattolici; – servizio di indicazione e diffusione delle stampe più utili e sicure delle editrici cattoliche; – opera e consiglio per segnalare la stampa cattiva e per esortare i fedeli ad astenersene; – un deposito di immagini, statue e oggetti religiosi. I centri di diffusione vengono scelti e stabiliti in modo che vi riesca facile l’accesso dei fedeli, pronto e soddisfacente il servizio. I religiosi che li dirigono devono avere la tutela dell’occhio caritatevole e vigile della Società nonché un richiamo continuo dalle persone estranee che vi accedono. Le indicazioni per gli esterni, la disposizione interna dei mobili e degli oggetti, l’esposizione particolare delle immagini e del Vangelo devono mostrare che non si tratta di un negozio,ma di un luogo sacro, destinato alla diffusione della parola di Dio attra- 443 verso la stampa. Il parlare dei religiosi dev’essere moderato e serio; il comportamento raccolto (come si esigerebbe in una scuola di catechismo); le offerte-prezzi fisse e chiare. La propaganda a domicilio che si compie dalla Società San Paolo ha lo scopo di far pervenire le verità principali della religione al popolo. Ha, come norma, di offrire sempre gratuitamente a ogni persona e famiglia che non lo rifiuti, almeno un foglio di indole religioso-morale. È compiuta da religiosi della Pia Società o dai suoi Cooperatori. Quando è compiuta da religiosi, si devono osservare le seguenti regole: 1. A questo ufficio si destinano soltanto religiosi professi seri e di età matura. 2. È obbligatorio osservare le istruzioni che la Santa Sede ha dato o darà per casi, sotto certo aspetto, analoghi, come sarebbe per esempio quello della questua. 3. I propagandisti portano con sé documenti autentici dai quali risultano: l’incarico avuto e il permesso dell’Ordinario. Richiesti, devono presentare volentieri tali documenti. 330 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXVII 4. Devono sempre essere a due a due senza mai separarsi. 5. Lontani dalla propria casa religiosa nondevono alloggiare in alberghi, ma chiedere in carità di essere ospitati da altri religiosi o, in casi straordinari, da famiglie singolarmente note per cristiana pietà e soda virtù. 6. Non devono rimanere fuori di Congregazione oltre due mesi. Ritornati, trascorrono in comunità tanti giorni quanti furono quelli dell’assenza. 7. Quando si trovano in luoghi vicini o di facile comunicazione, devono ritornare in Congregazione ogni sera o almeno ogni settimana. 8. Sempre e ovunque essi devono distinguersi per umiltà, modestia e pulizia. Non è loro lecito frequentare luoghi sconvenienti alla propria condizione e, quantunque fuori comunità, devono praticare fedelmente la regola e le pratiche religiose. 9. Non devono entrare nelle case 9 né accettare bevande all’infuori di qualche cordiale o acqua in caso di necessità. 10. Devono essere sempre sotto la sorveglianza dei Superiori, i quali danno loro, caso per caso, gli avvertimenti opportuni. Riassumendo: Redazione, tecnica e propaganda costituiscono le tre parti di un unico apostolato che la Congregazione religiosa della Pia Società San Paolo si propone di esercitare per la gloria di Dio e il bene delle anime. 445 Apostolato che, secondo gli intendimenti della Pia Società, deve essere completo, cioè: negativo e positivo, universale, adatto alle circostanze di tempo e di persone. Apostolato che ha impronta caratteristica: la penetrazione, l’assimilazione e il commento del trinomio evangelico: «Via, Verità e Vita». 444 –––––––––– 9 * Norma di apparente provenienza estranea, in contraddizione col concetto stesso di “propaganda a domicilio”. CAPO XXXVIII 446 I PECCATI CAUSATI DALLA STAMPA La considerazione dell’opera nefasta, vera strage d’anime, che la stampa compie e moltiplica quando è posta a servizio del male, dalla Pia Società San Paolo è ritenuta potentissimo incentivo che accende nel cuore dell’apostolo una intensa fiamma di zelo. Per questo essa propone ai suoi membri di riflettere spesso sulla natura, sulla gravità di questi peccati, e suggerisce modi pratici di scongiurarli e ripararli. Il presente capitolo riporta, in breve, le istruzioni e le direttive che al riguardo vengono date agli apostoli sampaolini. La natura e la gravità La stampa cattiva innalza una cattedra di menzogna contro la cattedra di Verità. Ossia:contro il Padre, che «dopo aver mol- 447 te volte e in molte guise, anticamente parlato ai Padri per i Profeti, in questi ultimi tempi... ci ha parlato per il Figliolo».1 Contro il Figlio, che consumò i giorni della sua vita terrena nel rendere testimonianza alla Verità e manifestarci Dio. Contro lo Spirito Santo, che è lo Spirito di verità. La stampa cattiva attenta la rovina spirituale dell’uomo nella radice, perché avvelena il pensiero umano. I peccati causati dalla stampa cattiva racchiudono quindi una malizia gravissima, perché attentano alla stessa Verità divina, e di conseguenza alla salute spirituale dell’uomo, perché ne avvelenano il pensiero. Di più: sono peccati premeditati, causano grave scandalo, si moltiplicano facilmente e perciò vengono puniti severamente dalla Chiesa. Sono premeditati. Lo scritto non può essere, in linea generale, frutto di impeto passionale, ma esige una lunga preparazione –––––––––– 1 Eb 1,1. 332 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXVIII fatta a mente calma e a sangue freddo. Vi è infatti un esercito di scrittori che, spinti or dal lucro, or dall’ambizione, or dall’odio e ora da una diabolica corruzione, 448 trascorronogiorni e notti, mesi, anni interi nell’imbrattare carte di veleni micidiali, destinati a uccidere anime nel maggior numero possibile. L’opera loro è potenziata da grandi associazioni di stampa pervertitrice. Si ricordino le organizzazioni o imprese giornalistiche, le organizzazioni librarie... A queste si aggiungano tutte le iniziative private e individuali. Causano grave scandalo pubblico. Fra gli scandalosi più frequenti e più dannosi la Teologia Morale 2 enumera coloro che scrivono, stampano, vendono, imprestano, diffondono libri e stampati nocivi. A questi si aggiungano i pittori, gli scultori, i fotografi, gli zincografi e quanti nelle case private, o peggio, in pubblico, presentano figure disoneste. Si moltiplicano facilmente. Se i peccati di scandalo si moltiplicano secondo il numero delle persone scandalizzate, che cosa bisogna pensare per i peccati della stampa cattiva? Non si tratta di un discorso tenuto a poche persone, né di una scuola a un numero limitato di alunni o di una conferenza ove gli uditori possono controllarsi. 449 Qui può dirsi che il peccato si moltiplica secondo il numero delle copie, o meglio, secondo il numero incontrollabile delle persone scandalizzate. È quindi peccato senza misura più grave di quello di scandalo causato da un atto, da un discorso. Peccato che racchiude doppia malizia perché offende la fede o la morale e la carità. Sono puniti gravemente dalla Chiesa. Alcune forme più gravi dei peccati e scandali di stampa sono contemplati dal Codice stesso. E precisamente: sono soggetti alla scomunica «speciali modo» riservata alla S. Sede gli editori delle opere di apostati, di eretici e scismatici, che propugnano l’apostasia, l’eresia, lo scisma, dal momento che queste sono messe in ordinario commercio; coloro che difendono o che scientemente, senza la –––––––––– 2 Cf. M ARK , Institutiones morales alphonsianæ, t. I, par. 37. I PECCATI CAUSATI DALLA STAMPA 333 debita licenza, leggono, ritengono i libri sopraddetti o quelli proibiti nominatamente dalla S. Sede. Sono soggetti alla scomunica «nemini reservata» gli autori e gli editori che, senza la debita licenza, fanno stampare libri della Sacra Scrittura, annotazioni o commenti di essa.3 Come ripararli e scongiurarli Il miglior modo di riparare e scongiurare i peccati causati dalla stampa è quello di compiere l’apostolato della stampa nella sua parte negativa e positiva. La parte negativa consiste nell’impedire tali peccati eserci- 450 tando un’azione di convinzione sugli scrittori, sugli editori, sui librai, sui propagandisti, sulla gran massa dei lettori e, quando sia necessario, sulle autorità. Si tratta di far comprendere quale tremenda responsabilità grava sugli scrittori e su tutti quelli che costituiscono una cooperazione prossima (azionisti, direttori, compositori, impressori, correttori di bozze...) o una cooperazione remota (fornitori di inchiostri, carta, forza motrice e materie varie, confezionisti, spedizionieri, propagandisti...). Quanti, ad esempio, non riflettono: – che è un peccato grave cooperare alla pubblicità di libri cattivi, di medicinali dannosi, di divertimenti pericolosi, di collegi non cattolici, ecc. ecc.; – che per nessuna causa è lecito cooperare al lavoro di una tipografia avente per unico fine principale la propagazione del male e dell’errore e che le persone impiegate sono obbligate a licenziarsi; – che se (secondo la dottrina comune dei teologi) si possono scusare i cooperatori remoti, non si può dire altrettanto dei cooperatori prossimi di una tipografia che, anche raramente e acci–––––––––– 3 * Ovviamente tali sanzioni, comminate dal Codice di Diritto Canonico del 1917, come tutta la disciplina analoga ricordata nelle pagine precedenti, sono state ampiamente modificate nel nuovo Codice (cf. canoni 1311-1322). 334 L’APOSTOLATO DELLA STAMPA. CAPO XXXVIII dentalmente, stampa di proposito qualcosa di errato o di pernicioso; 451 – che peccano gravemente, per sé, coloroche si abbonano a giornali cattivi, perché col loro denaro cooperano efficacemente a mantenerli in vita; – che l’esporre in vendita, vendere, dare, stampare, procurare al padrone stampe oscene o perniciose per dottrina, è cooperazione prossima al male, dalla quale solo urgente necessità può scusare; – che il procurare un libro proibito a persona non fornita del debito permesso, è peccato, – che non si può, senza il debito permesso, servire in uno spaccio comune ove si vendono ogni sorta di libri stampati, indistintamente a qualunque avventore... La parte positiva consiste nell’esercizio diretto dell’apostolato della stampa mediante l’azione, la preghiera e il sacrificio. Tralasciando la parte positiva di azione, perché ampiamente svolta in tutto il volume, ci si limita ora alla preghiera e al sacrificio. Fanno cosa certamente molto gradita al Signore quelle anime che si consacrano alla riparazione dei peccati della stampa cattiva, in una vita di preghiera e di sacrificio. A queste anime e a tutte quelle che sentono il bisogno di consolare il cuore di Gesù per le offese che riceve attraverso la stampa, si suggeriscano le seguenti pratiche, in spirito di riparazione: 1. la S. Messa e la S. Comunione quotidiana; 452 2. ore private e pubbliche di adorazione al Ss. Sacramento; 3. celebrazione della prima domenica di ogni mese ad onore del divin Maestro, con ritiro mensile, Confessione, Comunione riparatrice e meditazione della parola divina; 4. lettura quotidiana di un tratto del S. Vangelo; 5. piccoli sacrifizi e mortificazioni volontarie; 6. recita del «Dio sia benedetto» nelle orazioni del mattino e della sera e dopo la S. Messa; I PECCATI CAUSATI DALLA STAMPA 335 7. recita quotidiana della preghiera «Per chi sente sete di anime come Gesù» quale è qui riportata: «Signore, io vi offro in unione con tutti i sacerdoti che oggi celebrano la S. Messa, la Vittima divina, Gesù Ostia, e me stesso, piccola vittima: 1. In riparazione delle innumerevoli bestemmie, errori ed oscenità che si stampano in tante tipografie, dalle quali ogni giorno esce un fiume di carta che allaga il mondo come torrente putrido. 2. Per invocare la vostra misericordia sugli innumerevoli lettori, perversi o innocenti, che la stampa scandalosa strappa dal vostro Cuore di Padre, assetato di anime. 3. Per la conversione di tanti scrittori e stampatori, ciechi ministri di Satana, falsi maestri, che hanno alzato cattedra contro il divinMaestro, avvelenando ogni insegnamento, il 453 pensiero umano e le sorgenti dell’umana attività. 4. Per onorare, amare, ascoltare unicamente Colui, che Voi, o Padre Celeste nell’eccesso del vostro amore, avete dato al mondo proclamando: “Questi è il mio Figlio diletto: Lui ascoltate”. 5. Per conoscere che solo Gesù è perfetto Maestro: cioè la Verità che illumina, la Via o il Modello di ogni santità, la Vita vera dell’anima, cioè grazia santificante. 6. Per ottenere che si moltiplichino nel mondo i sacerdoti, i religiosi, le religiose consacrati a diffondere la dottrina di Gesù a mezzo della stampa. 7. Perché gli scrittori e operai di questa stampa siano santi, pieni di sapienza e di zelo, per la gloria di Dio e per le anime. 8. Per domandarvi che la stampa cattolica prosperi, sia diffusa, aiutata e si moltiplichi, innalzando la sua voce così da coprire l’inebriante e trascinante strepito della stampa perversa. 9. Perché tutti noi conosciamo la nostra ignoranza e miseria e il bisogno di starcene sempre con l’occhio supplichevole e a capo chino, innanzi al vostro santo tabernacolo, o Signore, invocando luce, pietà, misericordia». Seconda Sezione 454 L’APOSTOLATO DEL CINEMATOGRAFO CAPO I IL CINEMATOGRAFO E L’APOSTOLATO RELIGIOSO Il cinematografo 1 ha aperto all’apostolato religioso un nuovo e immenso campo di attività e di responsabilità. 455 L’estensione di questo campo apparve già quando il popolo incominciò a frequentare le sale cinematografiche, spinto dalla curiosità di vedere muoversi sullo schermo alcune figure bianconere che prima tutti erano abituati a vedere fisse sulla carta, sotto la forma di normali fotografie. Crebbe quando il cinematografo, uscito dalla fase sperimentale, assunse davanti alle masse l’interesse spettacolare dal pun–––––––––– 1 Per il capitolo presente e seguenti cf.: Discorso pontificio ai Parroci di Roma (16-II-31); Discorso ai rappresentanti del Consorzio Utenti Cinematografo Educativo (18-III-33); Lettera di Sua Em. il Card. Pacelli, Segretario di Stato di S.S. al Can. Brochée [= Brohée] di Bruxelles (24-IV-34); Discorso pontificio ai rappresentanti della Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica (2-VIII-34); Discorso pontificio ai Delegati del Congresso Internazionale della Stampa Cinematografica (21 aprile 1936); Enciclica Vigilanti cura (Pio XI, 29 giugno 1936); CIVARDI, I cattolici e il cinematografo; CIVARDI, Il cinema di fronte alla morale; Coscienza cinematografica (La giornata per il cinema morale. Norme e sussidi per la propaganda); Rivista del Cinematografo (anni 1938-39-40-41-42-43); Segnalazioni cinematografiche; Indice cinematografico; La Civiltà Cattolica (febbraio 1943); Pastor Bonus, Pia Società San Paolo (novembre 1942); L’Osservatore Romano (anni 1938-39-40-41-4243). IL CINEMATOGRAFO E L’APOSTOLATO RELIGIOSO 337 to di vista [del] «divertimento», e incominciò la creazione di pellicole con vero intreccio. Quando poi, ascesa al grado di arte, la produzione cinematografica passò dall’Europa all’America e col film sonoro e parlato raggiunse uno dei più alti scopi, quello cioè di riprodurre fedelmente la vita reale, l’intervento di anime apostoliche parve indispensabile. La necessità si accentua particolarmente oggi che la forza del cinematografo sorpassa quella della scuola, del pulpito, della stampa e si avvia a risultati sempre maggiori. È ormai nota infatti l’estensione e l’efficacia di questo ritrovato del genio umano. Estensione che, si può dire, abbraccia tutta la vita: individuale, familiare, sociale, intellettuale, morale e religiosa, letteraria e artistica, economica e politica... Efficacia che supera qualsiasi altro mezzo didivulgazione 456 delle idee e di educazione della gioventù e del popolo. Il cinematografo infatti ha sullo spirito umano una potenza psicologica che può dirsi suggestiva, perché afferra tutto l’uomo e colpisce tutte le potenze sensibili e spirituali. Esso non domanda dallo spettatore nemmeno la fatica di pensare, di ricostruire, di immaginare le scene, come lo richiederebbe anche il più semplice romanzo. Efficacia che, unita all’estensione, può rafforzare o scuotere gravemente – a seconda se il cinema è buono o cattivo – i quattro cardini dell’umana convivenza: la gioventù e la famiglia, l’ordine sociale e l’ordine religioso. Dette prerogative sono purtroppo riconosciute e sfruttate in modo impressionante dai «figli delle tenebre», i quali fanno del cinematografo un incentivo di passioni e di guadagno, uno strumento di male nel senso più ampio della parola. «Tutti sanno – afferma Pio XI nella Vigilanti cura – quanto danno producono le cattive cinematografie nelle anime. Esse divengono occasioni al peccato, inducono i giovani nella via del male perché sono la glorificazione delle passioni; espongono sotto una falsa luce la vita; offuscano gli ideali, distruggono il puro amore, il rispetto per il matrimo- 338 L’APOSTOLATO DEL CINEMATOGRAFO. CAPO I nio, l’affetto per la famiglia. Possono altresì creare facil457 mente pregiudizifra gli individui e dissidi fra le nazioni, fra le classi sociali, fra le intere razze». E i fatti lo confermano. Dalle cifre, sia pure aride, di una statistica 2 si può misurare la profonda importanza che il problema del cinematografo assume ogni giorno [di] più. Esse dimostrano quanto urga il dovere di accelerare il passo e di recuperare il lungo tempo perduto. Poiché è necessario strappare a Satana un vasto terreno di una sua ingiusta conquista; ridare a Dio un gran dono della sua potenza. È necessario volgere al bene delle anime uno strumento già adoperato largamente alla loro rovina. «Le buone rappresentazioni – diceva Papa Pio XI nella Vigilanti cura – possono esercitare un’influenza profondamente moralizzatrice su coloro che le vedono. Oltre a ricreare, possono suscitare nobili ideali di vita, diffondere preziose nozioni, presentare la verità e le virtù sotto una forma attraente, creare o per lo meno favorire una comprensione fra le nazioni e le classi sociali, promuovere la causa della giustizia, ridestare il richiamo della virtù e contribuire quale aiuto positivo al miglioramento morale e sociale del mondo». 458 Praticamente l’apostolo può svolgere al riguardo le sue attività, sulle direttive della legittima autorità ecclesiastica, proponendosi di collaborare, per quanto gli è possibile, alla cristianizzazione del cinematografo pubblico già esistente e alla creazione di una cinematografia cattolica. –––––––––– 2 Cf. Il Ragguaglio dell’attività culturale, letteraria ed artistica dei cattolici in Italia, Istituto di Propaganda Libraria. CAPO II 459 CRISTIANIZZARE IL CINEMATOGRAFO Si tratta di opera a scopo prevalentemente negativo: impedire il male che produce il cinematografo anticristiano esercitando un’azione persuasiva sui produttori di pellicole, sulle autorità civili, sui genitori, sugli educatori, sul pubblico. Azione sui produttori e sulle autorità civili Sui produttori di pellicole (ideatori, distributori, noleggiatori, direttori, gestori di sale pubbliche, propagandisti...) si può esercitare un’azione diretta e un’azione indiretta. La prima consiste nella fare appello alla loro responsabilità di fronte a se stessi, alle anime ea Dio. La seconda nell’alienare 460 gli animi dalle rappresentazioni non conformi alla fede e alla moralità cristiana. Nei riguardi delle autorità civili competenti è possibile un apostolato di convinzione e di collaborazione per ottenere che vengano istituite Commissioni di censura e di disciplina. Censura che eserciti un controllo non solo in riguardo alla scienza e all’arte, ma anche e specialmente in riguardo alla materia morale e religiosa.1 Disciplina inoltre che indirizzi la produzione su vie migliori sia dal lato artistico che morale e religioso. Azione sui genitori e sugli educatori Formare educatori e genitori che sappiano tenersi nel giusto mezzo riguardo ai fanciulli, evitando due eccessi: permettere che i giovani vedano le più svariate pellicole dalle quali apprendono a –––––––––– 1 Per la parte religiosa è preferibile che venga riservato il giudizio ad un perito in materia, ossia ad un Sacerdote cattolico, come si è già ottenuto in alcuni Stati. 340 L’APOSTOLATO DEL CINEMATOGRAFO. CAPO II conoscere tutte le brutture del mondo; impedire loro di assistere a qualunque cinematografo. È qui il caso di applicare il principio: «In medio stat virtus».2 461 Bisogna infatti pensare che il cinema lo siincontrerà sempre e dovunque. E non sempre si può, in nome della fede e della morale, impedire ai giovani di prendere parte a quelle manifestazioni della vita corrente, che non sono di per sé da condannarsi. I genitori e gli educatori coscienti hanno il dovere di scegliere, dosare, accompagnare, correggere. Scegliere per i propri figli dei film buoni o per lo meno innocui, e quindi informarsi in precedenza. Dosare. Anche se gli spettacoli sono decenti, non devono essere troppo frequenti per i fanciulli! E ciò per una ragione morale e igienica. Morale perché la frequenza può ingerire loro la facile e dannosa passione del cinema. Igienica perché la forza suggestiva del cinema influisce spesso dannosamente sul sistema nervoso del fanciullo. Ai ragazzi il cinema deve essere concesso come un premio, un’eccezione. Accompagnare i fanciulli al cinema perché anche se lo spettacolo è innocuo non sempre lo è l’ambiente. Correggere le false impressioni che possono aver colpito i ragazzi. Azione sugli spettatori L’azione che si può e si deve esercitare sul pubblico degli 462 spettatori è vasta e presenta maggioriprobabilità di risultati, quindi più doverosa. Si può ottenere con una propaganda orale e scritta che miri a convincere gli animi a voler, non la soppressione di questa magnifica invenzione, bensì la utilizzazione per il bene individuale e sociale. Dovrebbe portare il pubblico di ogni luogo a: – rifuggire le pellicole empie ed oscene, contrarie al buon costume, alla dottrina cattolica e all’ordine sociale; –––––––––– 2 * «La virtù sta nel mezzo». CRISTIANIZZARE IL CINEMATOGRAFO 341 – risolvere di non assistere, e adoperarsi che anche altri non assistano, a spettacoli cinematografici dove tali pellicole saranno proiettate; – concorrere, per quanto è nelle possibilità dei singoli, a creare una pubblica coscienza del pericolo che queste proiezioni rappresentano. Per ottenere questo è indispensabile la formazione della coscienza cinematografica in ordine agli spettacoli. «È ben triste la constatazione odierna – afferma Mons. Civardi –. Cattolici, anche cultori della religione, entrano inconsideratamente in qualunque cinema, senza essersi ben accertati della moralità dei medesimi. Entrano nell’aula cinematografica con la stessa indifferente disposizione d’animo con cui vanno all’albergo per dissetarsi o rinfrescarsi. Di qui nascono due pericoli: il danno morale degli spettatori inconsideratie l’indiretta cooperazione agli spettacoli pornografici. 463 È dunque necessario formare nei fedeli obbedienti alla voce dei Pastori una coscienza cinematografica tale, che tragga l’obbligo della vigilanza e della scelta dei film secondo i giudizi di un’apposita istituzione, non dell’arbitrio ma della religione». 3 Fra i mezzi pratici più efficaci per la formazione di una retta coscienza cinematografica è al presente la promessa circa gli spettacoli cinematografici. Fu raccomandata dallo stesso Pio XI nella Vigilanti cura con le testuali parole: «Tutti i pastori di anime procureranno di ottenere dai loro fedeli che facciano ogni anno, come i loro confratelli americani, la promessa di astenersi da pellicole che offendano la verità e la morale cristiana».4 «Questo impegno o questa promessa può ottenersi in modo efficace col mezzo della chiesa parrocchiale o della –––––––––– 3 CIVARDI, “Questione critica dell’arte cinematografica”, in Pastor Bonus, Pia Società San Paolo, novembre 1942. 4 Nel 1934 i Vescovi Americani indissero una santa crociata, detta «Legione della decenza», contro gli abusi delle rappresentazioni cinematografiche. Milioni di cattolici si sottoscrissero obbligandosi a non assistere a nessuna rappresentazione cinematografica che riuscisse di offesa alla morale cattolica e alla corretta norma di vita (Enciclica Vigilanti cura). 464 342 L’APOSTOLATO DEL CINEMATOGRAFO. CAPO II scuola, con la premurosa cooperazione dei padri e delle madri di famiglia, consci della loro grave responsabilità. I Vescovipotranno altresì valersi a questo scopo della stampa cattolica la quale illustrerà la bellezza e l’efficacia della promessa di cui si tratta». Questa promessa che il Pontefice di s. m. 5 chiede a tutti i cattolici coscienti ha già avuto in alcuni paesi risultati incoraggianti 6 e dà ottima speranza per l’avvenire. «La promessa cinematografica – pubblica La Civiltà Cattolica – se sarà mantenuta ed estesa a più larghe masse di popolo, supera evidentemente qualsiasi altro lavoro di bonifica morale. Staremmo per dire che essa sola potrebbe bastare in una nazione dove non si danno forze opposte che per principio inten465 dano sovvertirel’ordine religioso e morale. Aggiungiamo anzi che ogni altra iniziativa sarebbe votata a fallimento, se mancasse questo intervento individuale e collettivo di persone deliberate di disertare lo spettacolo immorale». 7 Ma perché la promessa sia veramente fruttuosa deve farsi con coscienza e accompagnarsi da fermi propositi. –––––––––– 5 * Di santa memoria. 6 Il Santo Padre Pio XI riferendosi, nell’enciclica Vigilanti cura, ai frutti portati negli Stati Uniti dalla «Legione della decenza», scrive: «Ci è di sommo conforto il rilevare il notevole successo della crociata, perché il cinematografo... ha presentato un miglioramento dal lato morale. Delitti e vizi vennero riprodotti meno frequenti; il peccato non venne più così apertamente approvato e acclamato; non si presentarono più in maniera così proterva false norme di vita all’animo così infiammabile della gioventù. Sebbene in alcuni circoli si fosse predetto che i pregi artistici del cinematografo sarebbero stati gravemente danneggiati dalle insistenze della “Legione della decenza”, pare tuttavia che avvenga proprio il contrario, così che essa ha dato non piccolo impulso agli sforzi per avviare sempre più il cinematografo a nobiltà di intendimenti artistici, indirizzando alla produzione di opere classiche e ad originali creazioni di non comune pregio. E neppure gli investimenti finanziari dell’industria cinematografica risentirono danno, come era stato gratuitamente predetto: giacché molti che erano rimasti lontani dal cinematografo per le offese alla morale, ritornarono a frequentarlo quando poterono vedere proiettate vicende oneste, non offensive dei retti costumi né pericolose per la vita cristiana». 7 La Civiltà Cattolica (febbraio 1943) «La “promessa cinematografica” e la coscienza morale sugli spettacoli», F. PELLEGRINO S.J., p. 151. CRISTIANIZZARE IL CINEMATOGRAFO 343 «L’esperienza ha dimostrato – scrive l’Eccellentissimo Mons. Evasio Colli – che questa promessa reca dei vantaggi notevoli, quando è preparata da una buona propaganda, diretta a formare la coscienza cristiana in ordine agli spettacoli cinematografici». 8 Occorre dunque una preparazione che faccia comprendere la natura del cinema, considerato in se stesso e nei suoi riflessi morali, l’essenza della promessa cinematografica e gli obblighi che importa, logica conseguenza della promessa battesimale di rinunciare alle opere e alle pompe del demonio.9 Questa preparazione può essere fatta mediante congressi ci- 466 nematografici, prediche, conferenze e soprattutto dalla celebrazione della giornata per il cinema morale, come fu promossa e organizzata in molte diocesi d’Italia. –––––––––– 8 Lettera della Commissione Cardinalizia per l’alta direzione dell’A.C.I., indirizzata nel luglio 1942 agli Ecc.mi Vescovi italiani. 9 La formula della promessa approvata dall’autorità ecclesiastica è la seguente: «In nome del Padre, del Figliuolo, dello Spirito Santo. Così sia. Consapevole della mia nobiltà e dei miei doveri di cristiano, io riprovo le pellicole che rappresentano scene o affermano principi contrari alla morale purissima del Vangelo, e perciò costituiscono un pericolo per la virtù e per la vita cristiana. Prometto di non assistere, e di procurare che anche altri, specie se miei dipendenti, non assistano a spettacoli dove tali pellicole siano proiettate, e comunque di non frequentare sale cinematografiche dove si diano spettacoli di varietà. Contribuirò inoltre, con la preghiera e con l’opera, a formare nel pubblico la coscienza del pericolo morale e sociale che gli spettacoli suddetti rappresentano, allo scopo di ottenere che essi non siano promossi, o non siano frequentati, per il rispetto di Dio e la tutela delle anime ricomperate dal Sangue di Cristo, e per la sanità materiale e spirituale del popolo italiano. Mi aiutino Iddio e la Santa Vergine a mantenere questa mia promessa». 467 CAPO III CREARE UNA CINEMATOGRAFIA CATTOLICA Per cinematografia cattolica s’intende quella che s’ispira ai principi della dottrina cattolica nella trattazione di qualsiasi soggetto: sacro e profano, istruttivo e ricreativo. Le attività utili e possibili in questa impresa si possono ridurre a due essenziali: preghiera e azione. Preghiera Preghiera di lode e di riconoscenza a Dio per il beneficio recato all’umanità con questo dono della sua potenza e sapienza. Il cinema è un dono della munificenza di Dio all’umanità, ine468 stimabile mezzo di istruzione edi apostolato: «Un buon film può avere un’efficacia più profonda di una predica». Preghiera di riparazione per le rovine che opera e che ha operato nelle anime. Molti film rappresentano scene ed episodi che eccitano i sensi e provocano le passioni o per lo meno insinuano falsi concetti della vita, della famiglia, del matrimonio. Ma è soprattutto sui ragazzi e sui giovani che il cinema immorale e antieducativo esercita la sua nefasta influenza! Il Pontefice Pio XI, quasi terrorizzato dalla visione di questa rovina morale, esclama: «Dinanzi a tanta strage di anime di giovani e di fanciulli, a tante innocenze che si perdono proprio nelle sale cinematografiche, viene alla mente la terribile condanna di Nostro Signore contro i corruttori di piccoli: “Chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli, che credono in me, sarebbe meglio che gli si legasse al collo una macina da mulino e fosse gettato al mare”».1 –––––––––– 1 Enciclica Vigilanti cura. CREARE UNA CINEMATOGRAFIA CATTOLICA 345 S’impetri quindi la misericordia di Dio su coloro che abusano del cinema a danno delle anime ricomprate da Gesù Cristo a prezzo del suo Sangue: produttori, attori e impresari, spettatori incoscienti, genitori negligenti. Preghiera infine di impetrazione per implorare che questo progresso dell’arte, della scienza,riconosciuto qual vero dono di 469 Dio, sia ordinato alla sua gloria e alla salvezza delle anime. Per implorare la luce divina su coloro che si propongono di rendere il cinema morale, moralizzante ed educativo, sui genitori, sugli educatori, su tutti gli spettatori. Preghiera unita al sacrificio, poiché, afferma Pio XI nella sua bolla Umbratilem: «Coloro che si consacrano ad una continua attività di preghiera e di penitenza, fanno per l’espansione della Chiesa e la salvezza dell’umanità assai più di quelli che con le loro fatiche coltivano il campo del Signore».2 Azione Tra le molte possibilità di azione hanno particolare probabilità di successo l’apertura e l’organizzazione di sale cattoliche; il favorire una produzione cattolicamente ispirata; l’assistenza e la formazione religiosa del personale cinematografico, l’opera cinematografica missionaria. L’apertura e l’organizzazione di sale cattoliche, in specie parrocchiali, riusciranno non solo iniziativa con scopo negativo di preservare i fedeli dai danni e pericoli di cinematografie cattive, ma anche con quello positivo di istruirli edi educarli cristiana- 470 mente per mezzo delle buone. Anzi, riusciranno valido strumento nelle mani del clero per l’esercizio del suo ministero; recheranno vantaggi materiali, come il noleggio delle pellicole, e soprattutto contribuiranno ad un miglioramento morale della produzione. –––––––––– 2 * Il volume originale cita erroneamente in nota l’enciclica Vigilanti cura. Invece, si tratta effettivamente di un testo tratto dalla Costituzione apostolica Umbratilem, emanata da Pio XI l’8 luglio 1924. Cf. AAS 16 (1924) 385-389. 346 L’APOSTOLATO DEL CINEMATOGRAFO. CAPO III L’attività diretta a ottenere una produzione cinematografica ispirata ai principi della fede e della morale cattolica, sarà più difficile, ma non impossibile. Bisognerà convincere i grandi impresari che è necessario avere, insieme ad un’arte, ad una letteratura, ad una stampa cattolica, tecnicamente perfetta e cristianamente ispirata, anche una cinematografia cattolica, che tratti cioè cattolicamente qualsiasi soggetto sacro o profano, istruttivo o ricreativo. Il più delle volte sarà necessario impegnare cattolici, individui o collettività, ad assumersi gli impegni di carattere finanziario. Argomento convincente potrà essere anche quello propostoci dalla esperienza: che le pellicole moralmente sane e artisticamente valevoli incontrano molto più il favore del pubblico che non quelle dirette unicamente a solleticare la sensualità morbosa, perché il cuore umano, anche il più depravato, ha sempre nel suo fondo una segreta aspirazione al bene. Gioverà moltissimo il promuovere e sostenere una reciproca 471 collaborazione internazionale per ottenere che, sotto la direzione di un organo specifico e competente, le pellicole ispirate a principi cattolici siano proiettate in ogni paese del mondo. L’assistenza e la formazione religiosa morale degli autori, direttori e attori del cinematografo è necessaria, perché essi non possono concepire, interpretare e sostenere il pensiero religioso morale in modo genuino ed efficace se non lo conoscono e non lo vivono. L’opera cinematografica missionaria è un’opera fra le più consolanti, ma nello stesso tempo più preoccupanti. È vero, le avanguardie dell’apostolato cristiano hanno saputo e sanno tuttora – in proporzioni sempre maggiori – servirsi del cinematografo per portare la luce del Vangelo ai popoli infedeli. Ma, purtroppo, l’incentivo della passione e del guadagno hanno fatto giungere anche in quelle terre vergini pellicole sconsigliabili e scandalose. Sono accorati i lamenti dei missionari cattolici e anche protestanti, nonché delle stesse persone di governo, contro l’opera di demoralizzazione che il cinema corrotto compie fra le razze me- CREARE UNA CINEMATOGRAFIA CATTOLICA 347 no civili. Esso crea in tal modo nella mente degli spettatori la convinzione che la razza bianca sia composta solo di malfattori e di donne di costumi corrotti. Si tratta di ottenere che i cattolici, i missionarioccupino per 472 primi il campo e lo sfruttino con immenso vantaggio spirituale dei paesi di missione. Il tempo, le circostanze e la buona volontà suggeriranno altri mezzi di azione. 473 CAPO IV LA STAMPA E IL CINEMATOGRAFO Riguardo al cinematografo la stampa ha responsabilità e possibilità di primissima importanza. Responsabilità La dichiarò Pio XI nel discorso del 21 aprile 1936 rivolto ai Delegati del Congresso Internazionale della Stampa Cinematografica. «Il cinematografo – egli diceva – non sarebbe quello che è, se la stampa l’avesse seguito sempre, fin da principio, in modo necessariamente oculato e rigido; se la stampa cinematografica avesse espletato il suo ufficio, sempre, secondo virtù, verità e giustizia, distribuendo a tali presupposti l’elogio e il biasimo». 474 E tale responsabilità per il passato non diminuisce, anzi aumenta per il futuro. Si asserisce infatti, e giustamente, che il cinema di domani sarà quello che lo vuole la stampa di oggi. Possibilità di collaborazione L’opera di cristianizzazione del cinema pubblico e quella di formazione di una cinematografia cattolica sono in gran parte in potere della stampa. Con essa, infatti, si possono potenziare le iniziative di azione e di difesa. Fra tutte le iniziative, però, ve n’è una riservata partic olarmente alla stampa: quella delle segnalazioni cinematografiche, diretta a far conoscere in antecedenza quali film siano visibili e quali da escludersi. La segnalazione è preceduta dalla revisione delle pellicole messe in circolazione e dalla classifica secondo il valore morale. La revisione e la classifica non appartengono – per regola gene- LA STAMPA E IL CINEMATOGRAFO 349 rale – a iniziative private, perché vi sono organismi incaricati direttamente dall’autorità ecclesiastica.1 La segnalazione, invece, spetta propriamente alla stampa, e in particolare alla stampa di apostolato. Nella citata Lettera del Card. Segretario di StatoEugenio Pacelli al Card. Brochée [= 475 Can. Brohée] si dice: «Importa che i giornali cattolici abbiano tutti una rubrica cinematografica per lodare le buone [pellicole] e biasimare le cattive». La stampa di apostolato dovrebbe prima mettersi a servizio dei legittimi uffici di revisione, per farsi eco dei giudizi degli uffici suddetti illustrandoli, corroborandoli. Non permettersi mai di contraddirli. Quindi compiere lavoro di iniziativa propria. Classificare come cattivi quei lavori che sono davvero cattivi senza equivoci, senza tener conto di riguardi umani. Non confondere i punti di vista estetici coi principi morali. Raccomandare esplicitamente la visione di lavori veramente raccomandabili. Così facendo il pubblico non avrà più timori di andare al cinema, preferirà i lavori buoni e questi acquisteranno pregio anche per i produttori, per i distributori e per i proprietari delle sale. Non è in genere consigliabile una reazione clamorosa e l’astensione organizzata contro i lavori immorali. Questo potrebbe produrre l’effetto opposto a quello desiderato. In breve: la stampa messa a servizio e in collaborazione dell’apostolato cinematografico ne potenzia grandemente l’opera, a gloria di Dio e a giovamento delle anime. –––––––––– 1 In Italia è affidata al Centro Cattolico Cinematografico (CCC) con sede a Roma, attualmente in Corso Vittorio Emanuele, 337. Terza Sezione 476 L’APOSTOLATO DELLA RADIO LA RADIO E IL PROBLEMA RELIGIOSO Come la stampa e il cinema, anzi più di essi – pur se nata solo ieri – la radio ha già assunto nell’attività della vita odierna il suo posto preminente e insostituibile. Per la sua indiscussa proprietà di «veicolo universale» della cultura e delle idee, fu giustamente definita «una seminatrice di bene e di male che getta i suoi chicchi a germinare nel mondo». Che la radio abbia seminato e semini nel mondo del bene è un fatto indiscusso. In molti casi essa si rivela mirabile e fecondo strumento di istruzione, di educazione, di civiltà, di fratellanza universale, di apostolato. Ma ha anche seminato e semina tuttora molto male! Se ne è fatto, come della stampa e del cinema, un’arma micidiale che accumula vittime per il regno di Satana. Difatti a quanti disa477 strimorali non ha dato origine! Quante volte e in quante nazioni non si sono verificati urti con lo spirito religioso e trattazioni morali troppo disinvolte! Per convincersene basta esaminare i programmi della radio universale e considerare gli effetti nel gran numero dei radioamatori. Innanzi a questa montagna di rovine molti di ogni parte del mondo formulano più o meno ufficialmente, più o meno autorevolmente, delle rimostranze che non approdano a nulla. Altri ebbero nobili ideali di reazione, ma non bastò loro il coraggio di attuarli innanzi alla difficoltà dell’impresa. Allora, sco- LA RADIO E IL PROBLEMA RELIGIOSO 351 raggiati o rassegnati, lasciarono andare le cose per il loro verso, confidando nell’intervento della Provvidenza divina. Altri, i più, se ne disinteressarono completamente mentre una notevole maggioranza si è schierata nel numero degli uditori e, anche quando gli argomenti, la musica e la commedia offendono il loro sentimento religioso, non hanno la forza di rinunziarvi. Pochi se ne sono occupati in modo evidente e costruttivo e fu così che questo operaio desideroso di lavoro non fu sempre occupato per il vero, per il bene, per il bello: per Dio e per le anime, ma spesso per gli usi e gli abusi del gran mondo. Il bisogno di un orientamento Da quanto esposto appare la necessità, anzi il dovere, dell’intervento dei cattolici. Ciò non con una critica inconcludente od una semplice resistenza passiva, ma con un’attività collaboratrice, intelligente, organizzata, fatta di azione, di preghiera, di sacrificio perché è necessario demolire in parte l’edificio già costruito, per poi portarvi il contributo di un materiale nobile e raffinato, quale ci offre la nostra religione: il dogma, la morale, il culto cattolico. Si tratta insomma di compiere opera di difesa, di valorizzazione e di conquista. Opera di difesa: esercizio prudente e caritatevole di una azione convincente sulle autorità, i direttori delle stazioni radio, nazionali e internazionali, e sul pubblico per diminuire il massimo possibile gli scandali e i peccati prodotti dalla radio. È vero che la radiodiffusione per il suo carattere semplicemente uditivo è meno insidiosa del cinematografo, tuttavia non è meno vero che ciò che non si può vedere o leggere non si può neppure ascoltare. Opera di valorizzazione: far conoscere e diffondere le trasmissioni cattoliche e particolarmente quelle della radio vaticana. Opera di conquista: appigliarsi ad ogni mezzo soprannaturale e naturale per consacrare alla gloria di Dio e all’utilità delle anime questodono della potenza divina, per farne insomma un 478 352 L’APOSTOLATO DELLA RADIO 479 potente mezzo di apostolato. «I progressi dell’arte, della scienza, della perfezione tecnica sono doni di Dio e a Dio devono essere ordinati».1 Si tratta di impiantare stazioni cattoliche, moltiplicare le trasmissioni religiose, penetrare gradatamente il mondo della radiodiffusione in modo che i programmi comuni riflettano gusti, sentimenti e pensieri cattolici. Per questo occorrono dirigenti, tecnici, compositori cattolicamente formati. Di fronte ad un’organizzazione di cattolici che si propongono tale scopo, gli avversari potranno obbiettare che la radio, come tutte le altre scoperte e invenzioni, non è sorta per esclusivo uso e consumo dei cattolici, ma per l’utilità di tutti gli uomini e di tutte le nazioni, indipendentemente dalla religione che professano. A difesa del loro operato potranno anche dimostrare ch’essi non sono tenuti a considerare le suscettibilità dei cattolici quando la stragrande maggioranza dei radio-ascoltatori hanno gusti diametralmente opposti ai loro. Non è il caso qui di fare discussioni inutili. L’organizzazione e i mezzi degli avversari ci sopraffaranno senz’altro anche se ci si sforzerà di provare che la religione cattolica è da rispettarsiin 480 quanto è la più conforme alla morale naturale e alla verità. La migliore soluzione è quella di agire arditamente, fidando in Dio solo. Un esempio al riguardo ci è dato da oltre dieci anni dall’America del Nord. In un ambiente quasi completamente protestante, un gruppo scelto di cattolici si è proposto di affrontare e risolvere l’importante problema della radio e s’è impegnato gratuitamente alle trasmissioni. Il problema, che a prima vista pareva ineffettuabile, s’impone ogni giorno più all’attenzione degli ascoltatori americani e ne trae vantaggi morali e materiali veramente inaspettati. Perché non si potrebbe imitare questo esempio da tutte le nazioni? –––––––––– 1 Pio XI: Enciclica Vigilanti cura. LA RADIO E IL PROBLEMA RELIGIOSO 353 Primi tentativi e nuovi miraggi L’opera che spetta all’apostolato cattolico, specialmente nel campo di conquista radiofonica, fu egregiamente compresa in Italia dal primo apostolo della radio: il P. Vittorio Facchinetti, ora Vescovo di Tripoli. In un primo tempo lanciò sulla rivista Frate Francesco la sua idea circa la necessità di consecrare all’apostolato questo meraviglioso dono di Dio. E quale fosse il contenuto del menzionato articololo dice egli 481 stesso nel libro La radio e l’apostolato religioso. Ci sia lecito riportare le sue precise parole: «Commentando la nota [frase] attribuita a Mons. Ketteler, “Se San Paolo tornasse al mondo, si farebbe giornalista”, lasciavo chiaramente intendere che i più grandi fra i nostri santi si attaccherebbero oggi al microfono per lanciare, in fervore di spirito ed esultanza di cuore, il loro messaggio di bene e di pace al mondo intero. E continuavo poi osservando come tutti sanno che la radio è prodigioso veicolo del pensiero e della parola. È quindi opportuno e doveroso tentarne l’uso per annunciare al popolo la parola di Dio, facendo servire il meraviglioso strumento alla più nobile e più santa delle cause: l’evangelizzazione delle genti. Impossibile non pensare al comando di Cristo ai suoi apostoli: “Predicate il mio Vangelo a tutte le creature: ciò che io vi dico nell’intimità, annunziatelo sopra i tetti: quod in aure auditis prædicate super tecta”;2 e non riflettere ch’era riservato proprio al nostro secolo attuare quasi alla lettera il comando del Maestro, renderne viva e pratica la divina profezia: “La mia parola sarà udita nell’universo mondo”. Ed in realtà la voce del predicatore, che parte dalla piccola sala silenziosa e raccolta delle audizioni, si spande ovunque arriva la potenzialità dell’onda sonora con la rapidità della folgore,sale sui tetti delle nostre case, colpisce le antenne ricevitrici, 482 attraverso i muri delle nostre abitazioni giunge, più o meno armoniosa e squillante, al nostro orecchio e al nostro cuore. Noi –––––––––– 2 * Cf. Mt 10,27. 354 L’APOSTOLATO DELLA RADIO non sappiamo se questa voce salga alle profondità tenebrose dei cieli, valicando lo spazio immenso, dominando il fragore della tempesta e dell’uragano... ma il fatto è questo: essa risuona attorno a noi anche se siamo nel luogo più remoto della nostra dimora, anche se ci troviamo condannati a letto da qualche infermità, anche se non vogliamo scomodarci per andare alla chiesa. Per coloro specialmente che hanno disertato da anni questa chiesa e non saprebbero forse più oggi trovarne la via, può essere utile la radio per scuoterli dal loro indifferentismo, illuminarli nella loro cecità, deciderli a pensare, a riflettere, a cambiar vita». Maturato il nobile suo ideale, il P. Facchinetti si presentò con ardimento alle autorità ed ottenne il permesso di annunziare la parola divina dal microfono. Permesso prima limitato, che poi permise l’unione di collaboratori e ottenne a poco a poco l’estensione attuale. Quale entusiasmo abbia suscitato questa nuova forma di apostolato, quali frutti abbia ottenuti e prometta per l’avvenire, lo si può vedere, in parte, nella edificante e commovente corrispon483 denza d’anime raccolta e commentata dallostesso P. Vittorio Facchinetti nel citato libro: La radio e l’apostolato religioso. L’opera iniziata dallo zelante francescano e continuata da tanti suoi confratelli nell’apostolato e nel sacerdozio, merita il più alto applauso e fa sperare una maggior estensione in Italia e l’imitazione in tutto il mondo. E ciò finché, ovunque, la radio sia usata non solo quale fecondo strumento di diffusione, di educazione, di civiltà, ma anche e specialmente per predicare la divina parola a tutte le genti sparse sulla superficie della terra. La radio presenta dunque all’apostolo cattolico un avvenire pieno di promesse. CONCLUSIONE La stampa, il cinematografo, la radio costituiscono oggi le più urgenti, le più rapide e le più efficaci opere dell’apostolato cattolico. Può essere che i tempi ci riservino altri mezzi migliori. Ma al presente pare che il cuore dell’apostolo non possa desiderare di meglio per donare Dio alle anime e le anime a Dio. Voglia il Maestro divino, per l’intercessione dell’apostolo San Paolo, suscitare schiere di anime generose che diano tutta la loro attività di preghiera, di azione, di sacrificio, di eroismo a queste tre nobili forme di apostolato, proponendosi per unico fine quello che fu il programma della Redenzione: «Gloria Deo, pax hominibus».1 –––––––––– 1 * «Gloria a Dio e pace agli uomini»: cf. Lc 2,14. 484 356 L’APOSTOLATO DELLA RADIO APPENDICE LA RADIO E IL PROBLEMA RELIGIOSO 357 NOTA Riportiamo qui, come notevole sussidio per la comprensione dello spirito che informò tutta l’opera di Don Alberione fin dagli inizi, il testo di un numero speciale – il n. 5 [15 luglio 1921] Anno III [IV] – del bollettino bimensile Unione Cooperatori Buona Stampa (cf. La Primavera Paolina, 137-150), che si apre con un riquadro a tutta pagina contenente lo Statuto dell’associazione, approvato da Mons. Giuseppe Francesco Re, Vescovo di Alba, il 29 settembre 1918. Viene poi presentata la “Scuola Tipografica”, primo abbozzo della nuova congregazione, che assume d’ora in avanti il suo vero nome: “Pia Società San Paolo”. La relazione si conclude con un profetico discorso sull’attività svolta in Casa: l’Apostolato della Stampa. Tutto il numero del bollettino era dedicato a Mons. G.F. Re, che nel 1921 celebrava il 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Ecco le parole dell’indirizzo (a p. 6): A S.E. Mons. Re, illustre Vescovo d’Alba, profondo conoscitore dei bisogni dei tempi, mente meravigliosamente larga, serena, profonda, che tanti benefici ha concesso alla Scuola Tipografica di Alba, particolarmente lasciandovi due sacerdoti [Don Alberione e Don Giaccardo] esclusivamente ad essa consecrati; giustissimo estimatore della missione della stampa, cui ha dato appoggio morale e tanti soccorsi materiali, – gli auguri più fervidi in questo anno suo giubilare, con la promessa di umili preghiere per la sua preziosa conservazione e per tutti i divini carismi del Signore. I UNIONE COOPERATORI BUONA STAMPA [1918] STATUTO 1. È costituita in Alba, sotto la protezione di S. Paolo, un’UNIONE DEI COOPERATORI DELLA BUONA STAMPA . 2. Suo scopo è il favorire la BUONA STAMPA . 3. Mezzi: a) Preghiere, b) Offerte, c) Opere (scrivere, diffondere la Buona Stampa, combattere la cattiva). 4. L’Unione ha per organo il foglietto: «UNIONE COOPERATORI BUONA STAMPA ». 5. L’Unione ha la sua Sede presso la Scuola Tipografica Alba. 6. La festa patronale si celebra la domenica successiva al 29 Giugno. NORME 1. Possono aderire all’Unione tanto gli Individui che le Associazioni (Casse Rurali, Circoli, Parrocchie, ecc.). 2. Inscrivendosi sarà utile dichiarare con quale mezzo si intende cooperare alla Buona Stampa. 3. Il giorno della festa tutti i soci si accosteranno alla S. Comunione. Nelle Parrocchie sarà molto bene che venga promossa una Comunione generale, predica o conferenza sulla Buona Stampa. Se i Parroci lo credessero utile potrebbero stabilire la festa in dicembre per favorire maggiormente gli abbonamenti alla stampa cattolica. 4. Nella Cappella della Scuola Tipografica si celebra ogni 1° lunedì del mese una funzione per tutti gli ascritti. 5. Per i soci defunti si faranno speciali preghiere. L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE 359 6. Data la possibilità, saranno promosse conferenze, riunioni, convegni, aiutate pubblicazioni, fatti abbonamenti, biblioteche popolari, ecc. 7. Agli ascritti si consegnerà l’immagine di S. Paolo con la preghiera da recitarsi spesso per la Buona Stampa. Tenuto conto dell’urgenza di favorire la Buona Stampa, approviamo la proposta Unione, augurando che essa trovi in Diocesi molti aderenti. Alba, 29 Settembre 1918. + GIUSEPPE Vescovo II LA CASA DELLA BUONA STAMPA [1921] In questi giorni [Luglio 1921] si sta ultimando la casa della Scuola Tipografica di Alba, che potrà accogliere un centinaio di persone. Dedichiamo perciò questo numero a far conoscere l’importanza e la necessità dell’apostolato della Stampa Buona, la destinazione della nuova casa, le condizioni per venirvi accolti. Opera di Dio. La casa della Scuola Tipografica di Alba I lavori sono assai avanzati. È ormai ultimato il piano terreno; anche il primo piano è a buon punto; la sistemazione del secondo e del terzo procede discretamente celere. Man mano che i lavori vanno innanzi, si disegna meglio l’idea direttiva che fu seguita. Si voleva un edificio solido; ed esso riesce solidissimo. Si voleva una divisione razionale e moderna degli ambienti, comodità di comunicazione fra essi, separazione dei varî reparti, facilità di vigilanza su tutti gli alunni, igiene, luce; e chiunque visita la costruzione e la destinazione dei varii membri si persuade subito, che se la perfezione non fu ottenuta, tali vantaggi sono sufficie ntemente assicurati. Vi è una cosa particolare cui è bene porre molta considerazione: più di tutto la casa è per la diffusione del Vangelo, è una missione moderna, e come una chiesa di dove devesi far risple ndere la luce della verità, che è il primo nutrimento della prima facoltà dell’uomo, l’intelligenza: “ut luceat omnibus”;1 la nuova casa deve presentare un aspetto di severità dolce, di raccoglimento sereno; deve avere pochi ornamenti ma belli, ma tali da innalzare il cuore in alto, molto in alto. San Paolo è il protettore: –––––––––– 1 * Mt 5,15: «perché faccia luce a tutti». LA CASA DELLA BUONA STAMPA 361 e San Paolo è tale figura che brilla per santità, dottrina, zelo sopra tutti i secoli, come una stella di bellezza incomparabile. Entrando nella casa nuova nessuno pensa di entrare in un opificio, in un laboratorio, in un ufficio: [ci] si sente come compresi da uno spirito soprannaturale, tutti si scoprono [la testa] naturalmente, si tace o si parla sottovoce. Le macchine sono pulpiti, le sale come chiese, gli operatori i predicatori; ecco il senso nuovo, inusitato, che prendono le cose. Anche le chiese sono innalzate con mattoni, ma la disposizione, lo stile, la forma, tutto mostra che non si è davanti ad una casa comune, ma di fronte alla casa di Dio. Una visita Chi viene alla casa nuova (che per ora ha una porta provvisoria a pian terreno) si trova subito di fronte lo scalone proporzionato ai bisogni della casa. Alla destra si trova una prima sala per macchine ove sono allineate quattro piccole macchine da stampa, 50x70 [cm] di luce entro telaio. Da questa si arriva alla sala maggiore, larga 10 metri e lunga 20. Si divide in due parti, lasciando in mezzo, per il passaggio, un corridoio largo m. 1,50 per comodità degli impressori. Sono disposte dalle due parti in due file le rimanenti stampatrici. A destra si trovano una Export 70x100; tre Optime 80x115. A sinistra invece sono allineate: una Phœnix, 35x50; una Ideale 28x40; una Optima 70x100; tre altre Optime 90x130. Ritornando indietro, accanto allo scalone, vi è la sala dei legatori e sono disposte in ordine di lavoro: una trancia a dorare; un tagliacarte di cent. 50; una legatrice; una piegatrice; due cucitrici a filo metallico; un tagliacartoni, una pressa, ecc. Si può quindi salire al primo piano, che è destinato alla composizione. A destra, si trovano due camerette: la prima è il parlatorio per le visite dei parenti agli alunni e per sbrigare le cose di minore importanza; la seconda serve di ufficio di redazione tanto per i periodici che per le correzioni delle bozze. 362 APPENDICE Più innanzi è la sala maggiore dei compositori; due file di colonne la dividono in due parti, lasciando uno spazioso corridoio nel mezzo. A destra: è collocata una Linotype modello 15, e rimane per ora libero lo spazio che verrà occupato dalla Monotype, attesa da Londra per i primi giorni di settembre prossimo. A sinistra sono disposte due Linotype: una modello L, la seconda modello 4. Procedendo innanzi nella sala si trovano: a destra il primo reparto destinato ai periodici di indole sociale, il secondo reparto destinato agli opuscoli, il terzo destinato ai lavori di indole commerciale, il quarto reparto destinato alla Gazzetta d’Alba e sue edizioni; a sinistra invece il primo reparto è destinato ai libri, il secondo pure destinato ai libri, il terzo destinato ai lavori varî, il quarto destinato ai bollettini parrocchiali. Nel medesimo piano, pure accanto alla scala si trova la Direzione, cui seguono lavatoi, i bagni, ecc. Le macchine La Linotype è macchina americana che compie da sola il lavoro di sei compositori a mano. Essa è delicatissima ed assai complessa; e lo si capisce subito se si pensa che, sebbene di mole relativamente piccola, risulta di circa novemila pezzi. Il suo lavoro si è quello di comporre a righe intiere (lino-linea, type-tipi o caratteri), fondendo il piombo che viene ad imprimersi su matrici allineate convenientemente dall’operatore mediante congegni ingegnosissimi. È una macchina meravigliosa e indica a quale perfezione sia giunta oggi la meccanica. Si usa specialmente per i giornali quotidiani; sono pochi e meritano veramente molta stima e stipendi speciali gli operai che possono arrivare a lavorarvi bene. La Scuola Tipografica di Alba ne possiede attualmente tre, che oggi costano 300.000 lire: modello 15, modello L e modello 4. Vi lavorano sei allievi; 2 per ciascuna macchina. La Monotype è come l’ultimo ritrovato per la composizione nell’arte tipografica. Si differenzia dalla Linotype in quanto questa forma i caratteri uno ad uno (mono-uno, type-carattere o ti- LA CASA DELLA BUONA STAMPA 363 po). Richiede contemporaneamente due operatori: uno alla tastiera e l’altro alla fonditrice. È di costruzione estera anch’essa, e purtroppo l’Italia deve pagarla a prezzi elevatissimi, specia lmente oggi in cui il cambio si trova assai alto. Tuttavia si calcola che oggi l’Italia ne abbia importate un centinaio circa: e le grandi tipografie vi trovano convenienza considerevole, data l’economia in mano d’opera e in caratteri che permette di realizzare. La Scuola Tipografica di Alba, desiderando che i suoi alunni siano davvero istruiti in tutta l’arte e che la Stampa buona abbia a sua disposizione i mezzi migliori (almeno pari a quelli di cui dispone la cattiva), ne ha acquistata una che è già partita da Londra e che sarà in funzione a metà settembre, a Dio piacendo. Il suo prezzo è di L. 100.000. Macchine da stampa. La Scuola Tipografica di Alba ne usa attualmente quindici cioè: una Phœnix di costruzione tedesca, robustissima, facile ad azionare, di ottimo risultato. Una Ideale di costruzione nazionale , di molta produzione, formato piccolo, per lavori correnti e particolarmente di uso commerciale. Seguono poi dieci altre macchine di tipo uguale, cioè Optima Nebiolo (Augusta) di Torino, di formato vario e cioè: tre possono stampare un foglio di carta di cm. 50x70; una un foglio di carta di cm.70x100; tre un foglio di carta di cm. 80x115; tre un foglio di carta di cm. 90x130. Le prime sono elegantissime, gioiellini, le ultime sono [di] 100 quintali ciascuna, robustissime, a rotelle coatte, procedono con gravità, diremmo con maestà, di effetto ottimo, precise; quelle di mezzo partecipano dell’eleganza e della robustezza delle antecedenti e sono più usate nella stampa dei lavori di media grandezza. Vi sono poi altre tre macchine dissimili assai: una Rapida di lusso che merita il nome che le fu dato, formato della carta 50x70, viaggiante su rotaie, che le presentano come un cuscino d’olio; un’Export, che sebbene non così robusta, pure per molte ragioni si potrebbe paragonare alle Optime; una Marinoni adatta per manifesti murali e lavori andanti perché, a differenza di tutte le precedenti che sono a macinazione cilindrica, questa è a macinazione piana. 364 APPENDICE I giovanetti della Scuola Tipografica passano dall’una all’altra e dopo la teoria imparano il maneggio di esse. Sono tutte di poca fatica, essendo provviste di proprio motore che le aziona con precisione. In complesso queste macchine hanno un valore commerciale di L. 500.000. La piegatrice, come dice il nome, piega giornali e sedic esimi di libri e possiede l’apparecchio cucitore alla terza piega. La legatrice cucisce a nastro e con una produzione notevolissima lega libri, registri, opuscoli. Vi sono poi tutte le altre macchine da legatoria e cioè: tre cucitrici a filo metallico, due occhiellatrici, un tagliacartoni, tre tagliacarte, una pressa ad alta tensione ecc. ecc. Questo gruppo può rappresentare un capitale di L. 80.000, ed anche più, trattandosi di macchine delle migliori marche, nuove oppure in ottimo stato. La Scuola Tipografica di Alba non avrebbe potuto attualmente sostenere spese così gravi e tutto si deve alla Divina Provvidenza, che in questo caso si è servita di quell’ottimo fra i paesi della Diocesi che è Benevello, e del suo Arciprete, già venerando d’età eppure giovane di idee, l’amatissimo Cav. Don Brovia Luigi. Riflessioni innanzi al macchinario Le macchine sono materia; e questa non avrebbe per l’uomo cristiano alcunché di attrattiva: se non fosse che l’uomo stesso non è solo spirito. Ma questa materia che costituisce le macchine è l’opera di Dio, e venne lavorata dal genio meraviglioso dell’uomo cui il Creatore l’aveva consegnata. Queste macchine meravigliose divengono care e venerande, come è caro e venerando all’oratore sacro il pulpito. San Paolo, in quel monumento di scienza e di carità innalzato al cospetto dei secoli: la lettera sua ai Romani, esclama: «La fe- LA CASA DELLA BUONA STAMPA 365 de [viene] dall’udire, e dall’udire il Vangelo... Quanto sono belli i passi di coloro che annunziano la pace, annunziano la felicità!». 2 Quanto sono belle le macchine destinate agli evangelizzanti il bene. L’apostolo della Stampa Buona innanzi alle macchine prova qualcosa di più che non S. Francesco quando sentiva uscire dall’anima l’inno al fratello Sole. Il pensiero dell’apostolo passa nella macchina, che lo materializza in un foglio che è quasi vivo, perché porta verità eterne, alimento spirituale che nutrirà lettori infiniti: «Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio». 3 La divina Sapienza per la parola divina ha nutrito il cuore e l’anima dell’apostolo che l’ha meditata sulle divine Scritture; dalla sua anima è passata a prendere consistenza, incarnarsi, materializzarsi attraverso il crogiuolo, le spire, gli ingranaggi, i plateaux di una macchina; è uscita con corpo di carta; essa sarà il pensiero di altri uomini, di altre anime; passerà i mari, valicherà i monti; renderà fratelli i sentimenti, le idee di due anime che non si sono mai viste, lo scrittore ed il lettore; cristiano lo scrittore, cristiano il lettore. La Verità divina illumina il mondo, il regno di Gesù Cristo guadagna nuove menti, nuovi spiriti, nuovi cuori. Il missionario della Stampa buona ama la sua macchina, la vuole bella, moderna, celerissima, tanto da raggiungere e sorpassare nella corsa la stampa cattiva; ama la sua chiesetta, la tiene pulita ed ordinata; la sogna sempre in attività, [per] eruttare la parola buona.4 «Io vorrei morire sul pulpito» disse un sacerdote, di quelli che sono apostoli! e fu di lui così: morì predicando le lodi di Maria Immacolata. Vorrei sempre essere trovato sul piedistallo della mia macchina. I santi vengono dipinti con in mano gli strumenti, i simboli, gli emblemi della loro santificazione: io, dice l’apostolo della stampa, –––––––––– 2 * Cf. Rm 10,15-17. 3 * Mt 4,4. 4 * «Eruttare la parola buona» è la traduzione letterale del versetto latino «Eructavit cor meum verbum bonum» (Sal 44,1 vulg): «Effonde il mio cuore liete parole...». 366 APPENDICE vorrei venire ritratto con la penna ed il calamaio, o ritto accanto alla macchina in piena funzione. Come infatti altrimenti svolgere in una tela il pensiero di quella mente vastissima che fu Tertulliano: «Verrà giorno in cui l’inchiostro degli scrittori varrà quanto il sangue dei martiri». I martiri mostrano le spade, i roghi, le graticole, le croci, le belve... E come ci si presentano molti santi? San Paolo si è dipinto con in mano il libro delle sue epistole; San Tommaso [d’Aquino] tiene fra le dita la penna; Savio Domenico porta nella mano destra la carta; gli Evangelisti in atto di mettere sulla pergamena quanto loro inspirava lo Spirito di verità; San Francesco di Sales ha daccanto le opere che l’hanno fatto dichiarare dottore della divozione; San Gregorio Magno è ritratto in atto di comporre il suo ilbro Moralia; San Giovanni Berchmans si stringe al petto il libro delle Regole tanto a lungo meditato. III L’APOSTOLATO DELLA STAMPA «La messe è molta...» [Mt 9,37] Vi sono varie specie di apostolati: l’apostolato del buon esempio, l’apostolato della parola, l’apostolato della preghiera, l’apostolato delle opere, l’apostolato della Buona Stampa ecc. Tutti quanti importanti: chi non lo vede? Ed oggi quanto zelo si dovrebbe da tutti adoperare per formare degli eserciti di anime che preghino, di apostoli della parola, di missionari santi! Occorre però, assai più che negli altri tempi, l’apostolato della Stampa; di questa Stampa che buona o cattiva esercita un potere quasi occulto, ma direi onnipotente, segna l’andamento del pensiero e dei costumi nella società attuale. Per formare i maestri elementari vi sono tanti istituti, tante scuole, tanti bilanci, tanti provvedimenti legislativi, ecc. Ed i pubblicisti non hanno oggi un’influenza simile, più larga anzi, in tutte le classi sociali? Certo, non intendiamo dire della stampa in genere, ma della stampa buona, di quella che è parte del ministero del predic atore, dell’operaio evangelico. Formiamo questi apostoli, questi missionari: provvisti di un buon corredo di virtù, di santo zelo, di dottrina adatta. Vocazione speciale, dunque: ci vogliono cuori sacerdotali, perché la missione della Stampa Buona è parte della missione sacerdotale. La predicazione è l’ufficio principale del sacerdozio, scrive Benedetto XV nella sua enciclica. Unione d’anime L’argomento della stampa è gravissimo e si aggrava ancora ogni giorno. Molti cattolici pensano, studiano, escogitano mezzi per risolverlo. Ma si è già trovata la via? È lecito dubitarne. 368 APPENDICE Per i più è questione di denari. Per altri è questione di diffusione. Per alcuni è questione di scrittori. Per tanti è questione di freschezza nelle notizie. Per i più ingenui è questione di buon tempo, di vana gloria, di novatori... Ma è tutto e solo questo? Non può esserlo. È soprattutto questione d’anime È necessario persuadersi che dalla stampa dipende la salvezza di milioni e milioni d’anime, dipende la civiltà cristiana ed il benessere fra le nazioni, dipende il diffondersi e l’invigorirsi del Vangelo fra le popolazioni. È questione d’anime Perché è dovere di tutti i cristiani, e specialmente delle anime buone e ancor più del clero, il pensarvi e provvedere: lo ha dichiarato il Papa. È dovere, non consiglio. È questione d’anime La stampa buona ha bisogno di scrittori, di propagatori che lavorino con spirito vero, come ad un vero apostolato: occorrono preghiere, molte, molte preghiere; occorre pensare che è vero obbligo lasciare i giornali cattivi e prendere i buoni; occorre che tutti, tutti lavorino a levare d’attorno a sè la stampa cattiva. L’Unione Cooperatori Buona Stampa vorrebbe raccogliere tutti coloro che di ciò sono convinti: persuadere quelli che ancora non lo sono: e incanalare le loro preghiere, le loro offerte, le loro attività verso questo grande apostolato. Iscrivetevi e leggete attentamente questo bollettino. *** La Scuola Tipografica di Alba è istituto che ha per fine la formazione degli apostoli della Buona Stampa. «Ora si comincia»: la Pia Società San Paolo L’APOSTOLATO DELLA STAMPA 369 La Scuola Tipografica di Alba venne aperta sette anni or sono nell’agosto del 1914. Questo è stato tutto un periodo di preparazione, di apprendisaggio, un tirocinio. Finalmente si avrà presto una casa adatta allo scopo; vi è un numero sufficiente di persone che si sono legate come in una società di anime, di volontà, di cuori per l’opera della Stampa buona: si è capito un po’ che Dio solo fa tutto e farà infallibilmente se si cercherà il regno di Dio e la sua grazia: sono già alquanto ben preparati i maestri di scienza e di arte: vi sono vere e numerose vocazioni, che il Signore manda in proporzione del bisogno... ecc. Ora si deve incominciare dunque. Perciò la casa prende il suo vero nome “Pia Società S. Paolo”, lasciando poco a poco quello della preparazione; perciò sono costituite le sue sezioni, maschile e femminile, aventi ciascuna chi attende al lavoro e chi al lavoro unisce lo studio; perciò si rende noto l’estratto del regolamento per coloro cui interessa. REGOLAMENTO DELLA P IA SOCIETÀ SAN P AOLO - ALBA (Scuola Tipografica) Seminario per formare missionarii e missionarie della Buona Stampa. 1. È un istituto che ha per scopo la formazione di zelanti operai per la Buona Stampa: cioè di persone che si consacrino a quest’opera come ad un vero apostolato cristiano. Forma cioè tipografi, propagandisti, scrittori di libri e giornalisti nostri che diffondano il cristianesimo con la stampa come il sacerdote con la parola. 2. Ha due rami: quello degli operai e scrittori e quello delle operaie e scrittrici. In tutti i due rami si cerca di infondere lo spirito apostolico, l’amore alle anime ed alla Chiesa, la virtù necessaria ad un simile genere di vita. Si avviano inoltre gradatamente 370 APPENDICE tanto i giovani che le figlie al lavoro per la stampa: comporre, scrivere, stampare, diffondere periodici, giornali, bollettini buoni. 3. Gli operai e le operaie (cioè i giovani e le figlie che intendono di darsi al solo lavoro manuale di stampa e propaganda), oltre alla formazione spirituale, morale e professionale, ricevono pure un complemento adatto di cultura e istruzione. Hanno un corso di cinque anni. 4. Le figlie che intendono di diventare scrittrici, oltre alla formazione spirituale, morale e professionale, attendono allo studio e percorrono in generale i corsi e le materie di un’aspirante alle patenti di maestra; il loro corso dura otto anni. 5. I giovani che intendono di divenire scrittori, propagandisti, giornalisti hanno oltre la pietà ed il lavoro anche lo studio, e fanno in generale gli studi assegnati agli aspiranti al sacerdozio e possono laurearsi in scienze sociali. 6. Tutti entrando pagano L. 30 come tassa d’ingresso; e per due anni sono tenuti ad una retta mensile di L. 30. In seguito vengono tenuti gratuitamente. Le spese di vestiario e bucato sono a carico dei parenti. 7. L’Istituto funziona da sei anni. Per esservi accolti è necessario aver compiuto gli undici anni, essere di buona condotta, mostrare le qualità fisiche, morali e intellettuali necessarie. 8. Si tratta di un vero apostolato moderno e necessario ai nostri giorni. I RR. Parroci che v’indirizzeranno vere vocazioni ad una vita religiosa faranno cosa santa. Specialmente sono da indicarsi le vocazioni tardive: cioè quei giovanetti veramente buoni che non han potuto, per difficoltà speciali, avviarsi più presto ad altri istituti congeneri. Rivolgere domande e chiedere schiarimenti al Teol. Alberione Giacomo, Alba. In casa: come si lavora e che cosa si fa L’APOSTOLATO DELLA STAMPA 371 Come si lavora. Quello della stampa è un campo nuovo di lavoro: epperciò non sempre compreso; è un lavoro pubblico, quindi soggetto al giudizio della moltitudine! È buona cosa la Stampa Buona, ma costa anche pena e sacrificio. Eppure chi vede in generale gli alunni al lavoro ne rimane meravigliato: ciascuno è raccolto, attento, come chi compie una cosa sacra! Si lavora e si prega! Si lavora e almeno metà nella giornata, ora gli uni ora gli altri, chiedono di abbreviare il riposo e la ricreazione per terminare, per correggere, per fare di più, e meglio. È un chiedersi, consultarsi, una gara santa. La stampa è considerata un mestiere dai più: nella Scuola Tipografica la si vuole elevata al posto che merita, di una missione, un apostolato: non cosa nuova, dunque, ma fatta in modo nuovo, “non nova sed noviter”. Epperciò si fu obbligati a non accogliere maestri d’arte imbevuti già di altro spirito assai diverso, quello comune, dominante. Dovendosi [provvedere] da soli, quante difficoltà in più, quanti errori, quanti studi, quante prove: ma la volontà buona con la grazia di Dio a poco a poco riesce a superare gli ostacoli e ad avanzare ogni giorno, lentamente ma costantemente. E soprattutto si conserva e si nutre quello spirito che è la principale ricchezza, il solo capitale, il miglior dono della Provvidenza a questa casa, cioè “considerare la stampa come apostolato, come un sacro sacerdozio”, portandovi la preparazione intellettuale e morale che si porta ad un apostolato, ad un sacerdozio. Che cosa si fa. Si stampano attualmente quaranta bolle ttini, cinque settimanali di grande formato, Vita Pastorale (rivista per la pratica del ministero sacerdotale), Armonie sociali, libri, opuscoli ecc. Si tiene un largo deposito delle migliori edizioni moderne, si costituiscono biblioteche, depositi ecc. Un po’ di bilancio 372 APPENDICE Presso la Scuola Tipografica di Alba si stampano attualmente: 40 bollettini parrocchiali; Gazzetta d’Alba con cinque edizioni, libri buoni e di divozione, catechismi, fogli di propaganda, ecc. Vita Pastorale per la pratica del ministero pastorale si spedisce in circa 10.000 copie, tutte o quasi a RR. Parroci. Ogni settimana si vende in media per L. 2000 di libri buoni ed oggetti religiosi. Furono stabilite nell’anno chiuso a Marzo circa 30 biblioteche; si sono aperti 170 depositi rivendite di libri buoni ed oggetti religiosi; si ebbe un movimento per la Buona Stampa di oltre un milione; si sono sparsi e diffusi parecchi milioni di copie di libri buoni, opuscoli, giornali, foglietti, bollettini. I giovanetti e giovanette continuano a dedicarsi allo studio, al lavoro ed alla pietà con vero impegno e la Divina Provvidenza assiste in mille modi la casa da essa voluta. Dio benedica i nostri Benefattori e ci conceda la grazia di amministrare come piace a lui i mezzi che ci dà nelle mani: in tale modo da trovarci contenti al punto di nostra morte. TRAFILETTI E CITAZIONI Hanno detto... «Oggi il popolo non si forma altra opinione e non regola la sua vita che dalla lettura quotidiana dei giornali». LEONE XIII *** «Se San Paolo ritornasse al mondo, si farebbe giornalista». Mons. W. von KET *** Consideriamo tutto al lume dell’ultima candela, che ci verrà accesa al letto di morte: tutto, anche il contenuto di questo foglio, per quanto meschino, [che] LUIGI VEUILLOT scrisse in versi [per] il suo epitaffio: 373 INDICE TEMATICO «Al fianco la mia penna mi porrete, Il Cristo, mio sol vanto, sopra il cor, Questo volume 1 sotto i piè. Chiudete, Amici, in pace la mia bara allor». *** «Nessuno oggi può sfuggire all’influenza della stampa». *** «Perché mai noi, i nostri amici, lasciamo perire il buon giornale? Perché mai tanti si affaticano per il benessere materiale del popolo e trascurano questo dovere morale? Aiutare la Buona Stampa!... ecco un grande Apostolato, l’Apostolato moderno e degno, se l’Autorità suprema lo credesse opportuno, di venire stabilito come precetto della Chiesa». Ludwig WINDHORST *** «Una delle elemosine migliori è quella destinata alla Buona Stampa». *** I GIORNALISTI La Civiltà Cattolica scrive: «I giornalisti buoni sono i guerrieri della verità, i campioni dell’ideale, e gli eroi del sacrificio, che non vendono la propria penna, ma la considerano come un’arma posta loro in mano dalla Provvidenza per difendere con essa i grandi principii della civiltà cristiana». Mons. Gibier narra: «Un giorno il superiore di San Sulpizio, nel presentare ai seminaristi un giornalista, disse: “Ecco un uomo che sotto l’abito secolare ha un cuore sacerdotale”». «Sì, c’è un sacerdozio, un Apostolato di cui fanno parte i giornalisti veri e coscienziosi», così commenta un giovane e piissimo scrittore moderno. –––––––––– 1 * La Vita di Gesù Cristo, da lui scritta. 374 APPENDICE *** «È dovere dei Cattolici sostenere efficacemente la Buona Stampa». LEONE XIII Appelli Nella Scuola Tipografica di Alba si accettano in questi mesi figlie adulte, dai 16 ai 25 anni, che intendono di darsi alla vita pia comune, per attendere all’opera della Stampa Buona. Cooperatori e Cooperatrici della Buona Stampa, aiutate quest’opera con la preghiera, la vera forza dell’uomo, perché Dio fa la volontà di chi lo teme; aiutatela con l’opera, specialmente procurando buone vocazioni maschili e femminili; aiutate quest’opera, se potete, anche colle offerte, col rivolgersi alla Scuola Tipografica di Alba per i libri che vi occorrono stampati, ecc. ecc. Avrete parte al merito di coloro che zelano la salvezza delle anime. *** La Scuola Tipografica di Alba raccoglie tanto i giovani che intendono darsi alla Stampa Buona come operai-tipografi, quanto quelli che vogliono divenire scrittori. *** Per disposizione di pie persone, nella Scuola Tipografica di Alba si celebrano, finché essa durerà, quattro Ss. Messe secondo le intenzioni di tutti i benefattori. Sono ammessi a parteciparvi quanti fanno l’offerta di almeno L. 10 per la Scuola Tipografica di Alba. *** Occorre oggi formare i missionarii e le missionarie della Buona Stampa per i nostri paesi: come si provvedono i missionari e le suore catechiste per le regioni infedeli. 375 INDICE TEMATICO *** BIBLIOTECHE FATTE Per rendere più facile il procurarsi una Biblioteca, se ne danno belle e formate: di 25 volumi a L. 50; di 50 volumi a L. 100; di 100 volumi a L. 200; ecc. Basta che scrivano indicando per chi è stabilita la biblioteca: operai, studenti, ecc., dicendo se si preferiscono letture amene, libri di cultura, vite di Santi ecc. Il pagamento si fa all’ordinazione o contro assegno. Tali biblioteche si possono avere presso la Scuola Tipografica di Alba. Teol. ALBERIONE GIACOMO, Ger. resp. Alba - Scuola Tipografica - Alba 376 APPENDICE INDICI INDICE TEMATICO 377 A VVERTENZA I numeri rinviano alla numerazione marginale, che corrisponde alle pagine dell’edizione originale del 1944. INDICE DELLE CITAZIONI BIBLICHE GENESI (Gn) – 1,1: 343 – 14,21: 29 ESODO (Es) – 17,14: 134 DEUTERONOMIO (Dt) – 10,5: 123 – 31,26: 123 SALMI (Sal) – 37[36],27: 432 – – – – 44,10 (45,10): 117 47[46],8: 155 48,21 (49,21): 151 125,6 (126,6): 427 – – – – – – – – – – – – – – – – – 6,9: 84 6,24: 432 7,13-14: 32 7,17: 286 7,21: 20 10,27: 481 10,28: 258 11,28: 33 11,30: 218 13,28: 432 16,26: 212 19,17: 32 22,21: 364 22,37: 20 28,18-20: 190 28,19: 247 28,20: 259 PROVERBI (Pr) – 8,22-30: 115 M ARCO (Mc) – 6,31: 70 – 15,30: 372 – 16,4: 343 – 8,2: 251 – 16,15: 13; 350 SAPIENZA (Sap) – 8,1: 145 LUCA (Lc) – 1,33: 196 – 11,26: 166 – – – – – – – – – ISAIA (Is) – 8,1: 134 – 66,22: 146 M ALACHIA (Mal) – 2,7: 210 M ATTEO (Mt) – 4,4: 211 – 5,2: 176 – 5,2-3: 32 2,14: 17; 484 4,18: 155 8,11: 163 10,16: 26 11,2: 84 11,33: 176 18,1: 69 22,32: 385-386 24,27: 172 GIOVANNI (Gv) – 1,4: 98 – 1,13: 99 379 INDICE DELLE CITAZIONI BIBLICHE – – – – – – – – – – – – – – – 4,26: 176 4,42: 83 6,68: 429 8,21-22: 76 10,10: 77; 155; 198; 345 10,11: 261 10,16: 261; 345; 386 13,13: 428 14,6: pres.; 19; 21; 23; 39; 258 15,5: 84; 98 17,3: 31; 95; 166; 211; 345 17,19-23: 232 17,23: 232 20,21: 28 21,21: 260 ATTI (At) – 1,1: 258 – – – – – 2,42: 230 4,32: 79 8,28: 176 8,31: 176 15,21: 176 2 CORINTI (2Cor) – 5,14: 98 – 12,15: 167 GALATI (Gal) – 2,20: 23; 86; 99; 212 – 4,19: 23 EFESINI (Ef) – 1,10: 197 FILIPPESI (Fil) – 1,21: 69 COLOSSESI (Col) – 3,14: 37 – 3,16: 155 1 TESSALONICESI (1Ts) – 4,3: 269 2 TESSALONICESI (2Ts) – 3,1: 6 ROMANI (Rm) – 1,20: 145 1 TIMOTEO (1Tm) – 2,3-4: 161-162 – – – – – – – – 8,19.23-24: 150 8,35: 394 12,1: 31 13,1: 148 1 CORINTI (1Cor) – 1,27: 392 – 3,6: 143 – – – – – – – 4,1: 385 4,16: 211 8,1: 439 9,22s: 36 11,1: 211 12,4: 271 14,5: 176 2,4: 271 3,15: 190 4,10: 83 4,16: 70; 211 EBREI (Eb) – 1,1: 447 – 4,12ss: 162 2 PIETRO (2Pt) – 1,21: 134 1 GIOVANNI (1Gv) – 2,5: 439 – 2,16: 32 – 3,16: 437 380 APOCALISSE (Ap) – 1,8: 150 – 12,1: 119 – 21,5: 150 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE INDICE ANALITICO ADATTAMENTO v. Tempo − ai lettori: 153-158 AGIOGRAFIA − conoscenza dei santi: 266 − culto dei santi: 272ss − edizioni: 265ss − imitazione dei santi: 269s APOLOGIA − necessità per la stampa: 275ss − norme particolari e generali: 279-283 − Migne in 387 grossi volumi: 137 APOSTOLATO − altare e tabernacolo: 429 − ampiezza, influenza, grazia, continuità: 54 − appoggio e dipendenza dalla Chiesa: 352 − catechismo e Credo: 19 − Chiesa e Gesù Cristo: 71 − cinema: 444; 460; 454ss; 459466; 467ss; 473s − combattimento: 67 − cooperazione: 62 − culto e sacramenti: 21-22 − deposito della rivelazione: 23 − diffusione: 386 − direzione, tecnica e propaganda: 61; redazione, tecnica e propaganda: 438ss; 444ss − dottrina della Chiesa, Scrittura, Tradizione: 24; 140 − esercizio: 64; 438ss − fine: 278; 484 − forma e veste tipografica: 377; (il bello): 141; (pastorale): 28-32 − formazione e pratica: 436ss − Gesù Cristo: 388 − ideale: 17 − illustrazioni: 374 − intenzione retta: 394 − laici: 63 − metodo: 38s − missione e programma: 5 − morale cris tiana, precetti della Chiesa: 20; 140 − natura: 14 − necessità dei tempi: 53 − negativo, positivo, universale: 444-445 − occuparsi dei capi: 339 − oggetto: 18-19 − oggi: 5 − opere: 484 − parola: 66 − predicazione scritta della divina verità: 48 − preghiera: 61; 137 − radio: 476ss − sacrificio: 61 − sentire con Gesù Cristo: 33; la Chiesa: 35ss; Paolo: 36 − sofferenza: 337 − spirituale, alieno da industria e commercio: 439 − stampa: 7; 133ss − stampa, cinema e radio: 5-6; 11; 16 − tesoro a cui mira: 17 − tutto: 34 − universalità: 33 − zelo e sacrificio: 54 APOSTOLO v. Religioso, Sacerdote − anime: 214; 401; singole: 387 − argomenti: 200 382 − avversari, ignoranti, indifferenti: 214 − Bibbia: 160 − bollettino parrocchiale: 306 − buona stampa: 308 − carità: 340 − chiarisca, applichi e difenda: 27 − combattente: 288-289 − come Gesù Cristo, Via, Verità e Vita: 46; come il Buon Pastore: 384; come Paolo: 37s − culto alla Scrittura: 121 − derelitti, avversari, poveri vergognosi, infedeli: 384 − dignità: 405 − Dio e anime: 32 − dipendenza dalla Chiesa: 54 − direttive della Chiesa: 24 − dispensario della Chiesa: 385; dei misteri di Dio: 181; distributore soltanto?: 390 − divulga, sostiene: 201 − dottrina della Chiesa: 25 − eccita, sostiene e forma vocazioni: 333 − educa il gusto: 381 − efficacia: 70 − eleva al Creatore il creato: 343s − fanciulli: 315; 337 − fecondo: 87 − fedele alla Chiesa: 256 − fine: 382 − formazione: 64ss; 68; della mente: 65; e morale: 143; 220 − geografia: 345s − giornalista: 294ss − gratuitamente: 383 − gusto e valore: 359 − incipienti, proficienti e perfetti: 153 − insegnamento sociale: 366 − letteratura: 320ss L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE − lettori: 153 − lettura: 310; 423 − Libro divino a tutti: 26 − lucro?: 295 − Messa: 72 − ministro dell’edizione: 47ss − norme pratiche: 198 − opera catechistica: 248; compiuta dai Pontefici: 261ss − Padre: 382s − parola: 277-278 − perfeziona tutto l’uomo: 222 − popolo: 212; semplice, le masse: 275 − preparazione: 66 − propaganda: 392s − pubblicazioni: 378 − quotidiano: 284 − recensioni: 360ss − riabilitazione e preservazione delle anime: 219 − riviste e periodici: 295 − santi: 267ss; Santi Padri: 239; 244 − scritti: 142; scrittore: 151; scrive, imprime, diffonde: 5 − se stesso: 388 − semper orare: 69 − serpente e colomba: 365 − sostentamento: 384 − teologia: 213 − Tradizione: 27 − utile: 245 − vero della dottrina, bene della morale e bello della forma: 159s − vigile: 400 − vita liturgica: 233 − voce della Chiesa: 36 − zelo: 335 ARTE − arte per arte?: 376 − bella forma letteraria e tipografica: 377 383 INDICE ANALITICO − bello della forma: 141 ASCETICA − 214ss − difesa: 214ss − guida: 219ss − opera illuminativa e di incoraggiamento: 216 AZIONE − per il cinema: 469ss BENEFICENZA − per le missioni: 334 BIBBIA − Antonio, Agostino, Francesco, Ignazio... hanno mutato vita: 164 − apostolo imbevuto del libro santo: 167 − autore principale, Dio: 169 − base letteraria solida degli studiosi: 171 − chi si nutre della parola della Bibbia si penetra di Spirito Santo: 170 − Chiesa riguardo alla Scrittura: 122 − consolatrice dei grandi dolori: 171 − culto: 128ss; alla Scrittura: 121ss; di intelligenza, volontà e cuore: 126ss − Dio riguardo alla Bibbia: 171 − edizioni bibliche: 178 − efficacia: 165 − essenziale per l’apostolo stampa: 168ss − influenza profonda: 170 − lettera scritta da Dio agli uomini: 178 − lettura spirituale: 163-164 − libro di Dio: 169; il più importante dell’umanità: 171 − monte d’oro: 168 − mozioni: 164 − ordine liturgico nella lettura: 186 − propagare la Scrittura: 178 − ragione e Scrittura: 125 − sacramento del Verbo di Dio: 170 − Scrittura spiega Scrittura: 123; 181 − seconda nell’ordine dell’edizione: 26s − sinossi: 182 − stampa: 13; 121; 168ss; stampa, opera biblica: 178; stampe bibliche: 182; formative: 183ss; spiegative: 180ss − storia e bisogno delle anime: 173s − Tradizione e Scrittura: 124 − tradotta in quasi tutte le lingue: 171 BIBLIOTECA v. Propaganda BIOGRAFIA − nelle edizioni: 265ss BOLLETTINO PARROCCHIALE − amministrazione: 305 − che cos’è: 299; come dovrebbe essere: 304s − distribuzione: 306 − utilità: 301 CARITÀ − in omnibus caritas: 37 CATECHISMO − farlo conoscere: 386 − festivo degli adulti: 255 − formazione: 250 − Giornata della Dottrina Cristiana: 256 − istruzione: 248 − opera: 246ss − organizzazione: 254s 384 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE − Scuole catechistiche parrocchiali: 255 − sodalizio della Dottrina Cristiana: 254 − preghiera: 467s − servirsene: 472 CENTRO COLLABORAZIONE CHIESA v. Cooperatore − 63 − stampa e cinema: 474ss − di diffusione: 403ss v. Papa − altrice: 193 − Cristo, è suo istitutore, capo e guida: 188; 190 − custode e maestra di verità: 194 − depositaria di un tesoro: 386 − dottrina: 25 − maestra e modello di ogni apostolato: 6 − militante e trionfante: 196 − opera del Maestro «Vita»: 195 − predicazione orale e impressa: 13 − sentire con la Chiesa: 35s − società unica per la salvezza di tutti: 35 − stampa: 134s − storia ecclesiastica: 187ss; storia simile a quella di Gesù terreno: 192 − via di salvezza: 191 − via, verità e vita per l’umanità: 189 CINEMA − apostolato: 454ss − azione per il cinema: 469ss; sui produttori e autorità civili: 459 − creare una cinematografia cattolica: 467ss − cristianizzare il cinema: 459ss − efficacia: 456; 468; azione sugli spettatori: 461ss; sui genitori ed educatori: 460s − Pio XI: 454s CIRCOSTANZA v. Tempi COMUNIONE − Gesù Cristo si unisce a noi per trasformarci in Lui: 79-86 CONGREGAZIONE v. Pia Società San Paolo − del Sant’Ufficio [= Dottrina della Fede]: 440 CONSIGLIO − consigli evangelici, oggetto della edizione: 21 COOPERATORE − cooperazione negativa: 58-59; positiva, indiretta e diretta: 60s − cristiano apostolo: 399s − formazione completa, intellettuale, mo rale e tecnica: 399ss − laici: 58ss − missioni: 334 − potentissima e necessaria collaborazione: 57 − stampa: 306 CREDO − oggetto dell’edizione: 19 − vittoria sull’eresia e avversari: 194 CULTO − “Io sono la Vita” dell’edizione: 21ss − a Dio: 144 − a Maria: 204 − ai santi: 272ss − alla Scrittura: 121; 126-128 385 INDICE ANALITICO CUORE − esercizio: 106 − soggezione alla Scrittura: 127s − unione con Cristo Vita: 85 DECRETO − di lode (10 maggio 1941): 16 DESTINATARI v. Apostolo, Propaganda − anime: 153 − associazioni: 388 − avversari, ignoranti, indifferenti e anime assetate di vita: 214 − capi officina, capi scuola, autorità: 339; 388 − derelitti, avversari, poveri vergognosi, infedeli, insidiati, dubbiosi, assorbiti dalle cure di governo, di ufficio, di lavoro: 384 − massa: 182; 275 − persone che esigono la dimostrazione delle verità cattoliche: 275 − popolo: 182; 275 − principianti, proficienti, perfetti: 153ss DEVOZIONE v. Maestro, Maria, Paolo − a S. Giuseppe protettore della Chiesa universale: 71 − ai Santi Angeli Custodi, alle Anime Purganti: 71 − ai Santi Apostoli Pietro e Paolo: 71 − al Divin Maestro Via, Verità e Vita: 71 − alla Regina degli Apostoli: 71 DIFFUSIONE v. Propaganda DIO − esempio dell’apostolo nella Scrittura: 13 − modello dell’apostolo scrittore: 159-167 − tutto viene da Dio: 144ss; è retto da Dio: 147ss; termina a Dio: 150 DIREZIONE v. Redazione − cooperazione nella direzione: 59 DISCEPOLI − 66; Apostoli: 189 − diligenti: 434 − Emmaus: 172 − Gesù unico Maestro: 94; 232; 433; 434 − Paolo: 379 − Sapienza celeste: 184 − Satana: 432 − Timoteo: 70 DISTRIBUZIONE v. Propaganda − bollettino parrocchiale: 306 DOMICILIO − propaganda 423ss a domicilio: DOTTRINA − apostolato edizioni: 25s EDIZIONI v. Apostolato − agiografiche e biografiche: 265ss − ampiezza, continuità e intensità: 50ss − apologetiche: 275ss − apostolato: 7 − ascetica e mistica: 214ss − bibliche: 168ss; 178ss − bollettini parrocchiali: 299ss − catechistiche: 246ss 386 − cattolici laici: 58ss − dottrina, fede, morale e culto: 18 − fine, gloria di Dio e salvezza delle anime: 17 − formazione dell’apostolo: 64ss − geografia: 342ss − illustrazioni: 370ss − importanza: 13s − istruzione religiosa, morale, spirituale: 34 − letteratura per l’infanzia e fanciullezza: 315 − letture amene: 307ss − liturgia: 223ss − Maria: 113-120; mariane: 220 − meditazione: 87-93 − Messa dell’apostolo: 72ss − metodo, fondamento: Cristo Via, Verità e Vita: 38ss − mezzo: 11ss − ministro ordinario, è il sacerdote: 47; 49; per elezione: 48; per ufficio: 48s − missionologia: 328ss − natura dell’apostolato: 12 − necessità dei tempi: 53ss − ordine nell’apostolato: 24s − papi: 257ss − parola ed edizione: 49 − pastorale: 28-32 − patristiche: 235ss − politica, scienze sociali, filosofia: 364ss − predicazione della divina parola: 12-13 − recensioni complete, coscienziose, con competenza: 356ss − riviste bibliografiche: 351ss − sentire con Gesù Cristo, la Chiesa, San Paolo: 33-37 − storia ecclesiastica: 187ss − teologia: 209ss L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE − testi scolastici: 339ss EFFICACIA − se l’apostolo si raccoglie: 70 ERRORE − verità, ricchezze della Fede, sepolte: 387 ESAME DI COSCIENZA − conoscenza di Dio, di se stessi, Dio e l’anima: 101 − metodo e forme, generale e particolare: 101-112 EVANGELIZZAZIONE − 49 − con l’edizione: 13 FAMIGLIA − Famiglia Sampaolina e Cooperatori: 57 FEDE − “Io sono la Verità” nell’edizione: 18 − Maria: 201s FILOSOFIA − tomista, nelle edizioni: 367ss FINE − duplice, della Soc. S. Paolo: 56 − unità di fine richiede unità di mezzi: 153 FORMAZIONE v. Apostolo, Maestro, Studio − catechistica: 250ss − cuore: al vero, al bello, al buono: 68-71 − formare significa promuovere apostolati: 156 − mente: studio della religione: 64-65 − metodo “via, verità e vita”: 71 − organizzazione diffusione: 403ss 387 INDICE ANALITICO − religiosa-morale, intellettuale e tecnica: 436ss − stampe formative bibliche: 183ss − studio dell’apostolato: 65; della religione: 65; delle scienze profane: 64-71 − volontà: 66; alla lotta, alla carità: 66-68 GEOGRAFIA − a servizio dell’individuo: 342ss; dell’apostolo: 345s GESÙ CRISTO v. Maestro − sentire con Cristo nella edizione: 33-34 − Via Verità e Vita, metodo dell’apostolo: 39 GIORNALISMO v. Quotidiano − bollettino parrocchiale: 306 − corrisponda a necessità spirituali: 295 − fonti: 326 − formare individui e masse: 287 − giornalista, un combattente: 289 − norme: 294 − Pio XII: giornalismo come una battaglia: 288 GIORNATE DEL VANGELO − 428ss I DEALE − dell’apostolato: 12 I LLUSTRAZIONE − potenza psicologica: 370ss − uso: 374ss; uso artistico: 375s − utilità: 372ss IMPRIMATUR − 439; 440 I NVENZIONE − cinema e radio: 11 KETTELER W. V. − 481 LAICO v. Cooperatore LETTERATURA − fonti preferite (Bibbia, Padri, Santi, Storia): 325 − generi, figure, racconti, parabole: 322ss − infanzia e fanciullezza: 315ss − metodo evangelico: 324 − preparazione morale, intellettuale, psicologica: 315 − sapiente, di preservazione: 320ss LETTORI v. Destinatario − categorie: 154s − educarne il gusto con la tecnica: 380ss − incipienti, proficienti, perfetti: 153s LETTURE − amene: 307-310 − modelli (“Promessi Sposi”, Tobia): 312s LIBRERIA/E − 403ss LITURGIA − amarla: 228s − conoscerla: 223ss − metodo storico-esegetico: 226 − onora la Scrittura: 125 − viverla: 229ss MAESTRO Apostolo − anima generosa: 484 − applica gli insegnamenti del Maestro: 62 − catechesi battesimale: 247 − colloquio col Maestro: 94; 99 − come il Maestro: 154-155; 378 388 − completa tratti del Maestro: 97 − continua la missione del Maestro: 141 − dignità: 357 − direttore di periodico: 298 − edizione: 66 − evangelizza i poveri: 154-155 − falsi maestri: 452s − figlio di Maria come il Maestro: 120 − immola se stesso come il Maestro: 437 − insegna la dottrina rivelata: 210; la verità meditata: 92 − instaura nel Maestro capo, la mente: 82 − laici discepoli: 433 − lettura e diffusione del Va ngelo: 434; studio e diffusione del Vangelo: 430 − ministro, va a intrattenersi col Maestro: 94; 99 − Papa, maestro di verità: 258; 260; 263; 264 − partecipazione alla vita del Maestro: 71 − preghi come nel Padre nostro: 78 − propaganda: 382 − scrittore, padre, apostolo: 378 − semplicità: 161 − verità: 197 − visita Gesù Maestro: 94; 99 Chiesa − 190 − continua il Maestro: 230 − Divini illius magistri: 5 − missione illuminatrice: 194; 257 − opera del Maestro «Vita»: 195 Gesù Maestro, Via Verità e Vita L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE − bussa al Castello dell’anima: 91 − chiamata degli Apostoli: 330 − comando: 481 − cuore per gli uomini: 33 − esempio: 197; 307; 339 − esemplare perfetto: 32; 172 − Eucaristico: 57 − Festa del Divin Maestro: 402; 429 − Giornata del Vangelo: 428; della dottrina di Gesù Cristo, Maestro: 428 − insegnamenti con la parola e la stampa: 429 − insistenze, richiami, rimproveri, assicurazioni: 337 − missione: 260 − opera nell’umanità: 263 − parole: 91; Hæc est vita æterna, ut cognoscant Te: 31; il mio giogo è soave e leggero il mio carico: 218; Io sono la Verità: 19; Ogni albero buono dà frutti buoni: 286; Oportet semper orare et non deficere: 69; Voi mi chiamate Maestro e dite bene: 428 − perspicacia e delicatezza: 330 − prima Domenica del mese: 452 − primo catechista: 246 − Scritture: 126 − unico: 432 − verità che arriva alle anime: 385 − Verità, Via o Modello, Vita: 18; 71; 72; 73; 84; 86; 453 MARIA − come la considera l’apostolo: 113 − devozioni: 207 − fede: 201s − imitazione: 202s 389 INDICE ANALITICO − Madre della Chiesa, Regina degli Apostoli, Maestra: 118; Maestra Regina: 113-120 − preghiera e culto: 204ss − presiederà alla consumazione del creato: 118-120; presiedette alla creazione: 113-116 − Santissima Vergine: 200ss MEDITAZIONE − 87ss; 90 − preparazione, corpo, conclusione: 87ss − Verità, Via, Vita: 90-93 MENTE − esame di sé come esercizio: 105s − soggezione dell’intelligenza alle Scritture: 126s − unione con Cristo Verità: 80ss MESSA − 72; comunione: 79ss − dell’apostolo dell’edizione: 72-78 − prima parte, Verità: 72-74 − seconda parte, Via: 74-77 − terza parte, Vita: 77-78 METODO v. Meditazione − adattamento: 153-158 − attività: 43s − ciclico progressivo, attivismo intellettuale, organizzativo, collaborativo e vitale: 250 − edizione: 38ss; 90 − esame di coscienza: 101-112 − essenza: 38s − evangelico, semplice, adatto, intuitivo, progressivo, dialogico: 324 − fondamenti naturali e soprannaturali: 39-42 − meditazione: 44s; 90-93 − mente, volontà e cuore: 39 − oggetto: 156 − ordine naturale dell’uomo: 4041; soprannaturale: 42 − pratico: 156ss − predica: 44s − principi, criteri e disposizioni: 38s − schiavo del metodo: 46 − sillogismo: 45 − storico-esegetico: 226 − studio e attività intellettuale: 44 − Via, Verità e Vita: 38; 39; 46; 71; 160-167 − visita eucaristica in tre parti: 94-100 MEZZI v. Apostolato, Metodo, Necessità, Tempo − apostolato moderno: 5-6 − migliori: 380; 484 − propagatori dell’azione cristianizzatrice: 14 − telefono, radio, televisione: 380 MISSIONE v. Apostolato − beneficenza: 334 − benemerita del progresso umano: 347 − conoscenza delle missioni: 329 − cooperazione: 333s − finalità, la vita soprannaturale: 336 − missionologia: 328ss − opere: 335 − pregare: 336 MISTICA − 214ss MODERNO v. Necessità, Tempo − apostolato: 11 390 MONACO − copiare pergamene: 379 MORALE − “Io sono la Via” e l’edizione: 20 − bene: 140 NECESSITÀ v. Tempo − circostanze: 402; 420 − corrispondervi: 293 − iniziative: 156 − nuove opere: 68; nuovi ed urgenti apostolati: 6 − particolari delle singole categorie di lettori: 154ss − ritornare alla primitiva tradizione: 176 − tempi: 53ss; 292s; 420 OGGETTO − deposito della rivelazione diretto e indiretto: 23 − sempre scrivere cristianamente: 159 OPERA − catechistica: 246ss − difesa, illuminativa, incoraggiamento, guida: 214-222 − istruzione religiosa, formazione morale, vita spirituale, beneficenza: 34 − opere missionarie: 335 ORDINE − dottrina della Chiesa, Scrittura e Tradizione: 24-27 − naturale: 40ss − soprannaturale: 42ss ORGANIZZAZIONE v. Cooperatore, Metodo, Mezzo − attivismo intellettuale, collaborativo: 250 − avversari: 388 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE − beneficenza nelle carestie e pestilenze: 55 − biblioteche: 410; 418; 420; 422 − catechismo: 247s; 251 − cattolici e librerie: 138 − cinema: 469; 475; 478s − contrapporre organizzazione larga, potente, moderna: 53 − cooperatori: 398ss − esercito: 389 − formazione: 403s − Giornata del Vangelo: 430; 433; per il cinema morale: 466 − immensa: 53 − imprese giornalistiche, librarie: 448 − iniziative di apostolato: 398 − laici nella buona stampa: 435 − librerie: 387 − modi: 400 − modo di insegnare: 249 − parrocchiali: 305 − persone pratiche e sagge: 303s − Pia Società San Paolo: 440 − progresso: 347 − propaganda: 397; 401 − Provido sane Consilio: 254 − scuola: 251 − stampa: 15 PADRI − proporli a tutti: 236-239 − Santi Padri: 235-245 − testimoni della Tradizione: 239ss P AOLO − Attende tibi et doctrinæ... 70; Imitatores mei estote, sicut et ego Christi: 211; Io darò me stesso per le anime vostre: 167 − Apostolo tipo: 36 − attività in Dio: 272 391 INDICE ANALITICO − discepoli, moltiplicavano le sue lettere per tutti: 379 − esempio di zelo: 8 − Ketteler: «Se S. Paolo tornasse, si farebbe giornalista»: 481 − Lettere altissime, nutrientissime, difficili: 149; 174; 182 − mondo pagano, trasformato in Cristo: 350 − Pietro e Paolo: 71; 195; 276 − rinnovar la società in Cristo: 175 − scienza: 209 − segreto dell’adattamento, la carità: 37 − sentire con lui: 33; 36-37 PAPA v. Chiesa − maestro di verità: 260 − ministro di grazia: 261s − modello di giustizia: 258 − vite e opere nelle edizioni: 257ss PAROLA DI DIO − moltiplicarla a tutti: 379 − scritta e divulgata: 13 − Scrittura: 13 − viva ed efficace: 6; 13; 162 PASTORALE v. Apostolato, Destinatario, Necessità, Tempo − arte divina di governare: 28s − bibbia, con note: 179 − biblioteche parrocchiali: 413; 416 − bollettino parrocchiale: 300ss; 304; 306 − collaborazione: 57 − come il Buon Pastore: 261; 384 − compito dei Pastori: 28s − Concili della Chiesa: 135 − condotta esemplare e scienza: 210 − forma da preferirsi: 158; scelta delle note, modicità dell’offerta: 183 − formazione di pastori: 95; 209; 210 − geografia: 345 − Gregorio Magno: 158 − letture: 417 − parroco: 304 − pecore di fuori: 368 − Pontefici, usarono parola e scritto: 135 − rivista: 355; 358 − sacerdote predicatore: 65; 73 − scienza: 209 − si faccia un solo ovile ed un solo pastore: 345; 368; 386 − sostanza e forma dell’edizione: 28s − stampa, prolungamento di Cristo nei pastori: 388 − tutte le anime: 183 − voce dei Pastori: 463 − zelo pastorale: 103 PECCATI − causati dalla stampa, come riparare: 446ss PERIODICO v. Quotidiano, Rivista, Stampa − amministrazione: 298 − diffusione: 291ss − direttore: 298 − norme: 294ss − redazione: 296 − tecnica: 297 − valore: 293ss PIA SOCIETÀ FIGLIE DI SAN PAOLO − congregazione parallela, in aiuto, unita alla Pia Società San Paolo: 57 392 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE − propaganda: 424 − ramo femminile: 57; 436 − Voi siete la nostra voce stessa: 25 PIA SOCIETÀ SAN PAOLO P IO XII − 6; 7; 8; 17; 56 − apostolato stampa: redazione, tecnica e propaganda: 436; 438; 440s; 444ss − duplice fine, generale e speciale: 56 − far penetrare la parola di Dio stampata, in ogni luogo: 441; 446 − Figlie di San Paolo: 57 − formazione religiosa-morale, intellettuale e tecnica: 436ss − organizzazione e mezzi semplici e rapidi: 440 − propaganda a domicilio: 443 − religiosi sacerdoti e laici: 57 − sorta nei tempi nostri per l’edizione: 56ss − sottomissione ai Superiori: 440 P IETRO v. Chiesa, Paolo, Pastorale − esempio di Pietro, i papi usano e parola e scritto: 135 − Pietro, Paolo si divisero il mondo per l’evangelizzazione: 195 − primato: 190 P IO X − rinnovar la società in Cristo: 175 − stampa: 14 P IO XI − cinematografo: 16 − Divini illius magistri: 5 − Mostra internazionale della stampa cattolica: 15 − radio: 16 − Vigilanti cura sul cinema: 456; 457 − potenza di stampa, cinema e radio: 16 POLITICA − seguire quella del Papa: 364s PREDICAZIONE − edizione: 12-13 − orale e scritta o impressa: 13 PREGHIERA − cinema (per il): 467s − esame di coscienza: 107 − forza dell’apostolato: 61 − missioni (per le): 336 − Oportet semper orare et non deficere: 69-70 − preceda, accompagni e segua l’apostolato: 166 PROGRAMMA v. Metodo − conto su Dio, miro a Dio: 166 − opporre arma ad arma: 12 − pratico che impegni tutte le facoltà: 105 PROGRESSO v. Mezzo, Necessità, Tempo − apostolato: 8 − arte, scienza, tecnica nella Vigilanti cura: 12 PROPAGANDA v. Apostolato, Destinatario, Organizzazione − a domicilio: 423ss − anime, le più bisognose: 384 − azione, con varie iniziative: 401 − biblioteca: 410; 411; 413ss; 418 − bisogni spirituali e morali delle popolazioni: 383 − carità della verità: 384 393 INDICE ANALITICO − centro di diffusione, formazione e organizzazione: 403s; suo funzionamento: 405ss − commercio e questua?: 383 − cooperazione: 59 − cura: 387 − derelitti, avversari, poveri vergognosi: 384 − dispensario di tesori: 385 − esercizio dell’apostolato: 441s − estensione e prolungamento dell’opera del Maestro: 382 − formazione: 398s − Giornata del Vangelo: 428ss − importanza e necessità: 385ss − lampada, se nascosta non rischiara: 386 − mezzo efficace: 423ss − modi: 387ss − natura: 383ss − opera meritoria: 426ss − organizzazione: 397ss − preparazione specifica: 391s − problema massimo: 63 − propagandista: 390-395; angelo benefico: 384 − retta intenzione: 393s − tatto e intuito delle anime: 395s − terza parte dell’apostolato della stampa: 382 − vie e modi, stampa, leggi, ambiente: 391-392 − motto via, verità e vita: 288 − necessario per tutti: 258 − problemi di stampa: 285 − scarso di notizie, retrogrado, deficiente, privo di servizi all’estero: 288 − valore: 285ss QUOTIDIANO REDAZIONE v. Periodico, Rivista, Stampa − cattolico, sottoposto a critiche: 288 − deve preoccupare l’apostolo scrittore: 284 − divulgatore di idee, è germe di azione: 285 − giunge dappertutto: 285 − missione del q. cattolico: 286ss RADIO − agire arditamente: 480 − annunziatelo sopra i tetti: 481 − avvenire di promesse: 483 − bisogno di orientamento: 478 − diffusione, educazione, civiltà, a tutte le genti: 476; 483 − dono di Dio: 480ss − mezzo di apostolato: 479 − preminente e insostituibile: 476 − problema religioso: 476ss − Radio, l’apostolato religioso del Facchinetti: 480; 481; 483 − santi al microfono: 481 − tentativi e nuovi miraggi: 480ss − veicolo universale: 476 RECENSIONI v. Periodico − complete, coscienziose, con competenza: 356ss; 360ss − discernere, fra tanta carta stampata: 362 v. Apostolato, Scrittore − 139ss − adattamento ai lettori: 153ss − bello della forma: 141 − bene della morale: 140s − esercizio dell’apostolato: 438s − preparazione degli scritti: 139 − procurare penne elette: 378 − vero della dottrina: 140 394 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE RELIGIOSO SCRITTORE v. Sacerdote − apostolo dell’edizione: 50ss − esercito per l’apostolato: 54 − possibilità speciali: 50ss v. Edizioni, Redazione − apostolo del Quotidiano: 284 − bisogni delle popolazioni: 383 − Dio per modello: 159ss − eccita, sostiene e forma vocazioni: 333 − forma artistica: 379 − maestro, padre, apostolo: 378 − penne elette: 378 − problema missionario: 328ss − Scrittura: 161; 325 − scrivere cristianamente: 159; per fanciulli: 315; 320; di storia e vita quotidiana: 326 − stile ripulito, forma artistica popolare: 161 − utilizza ciò che la provvidenza gli offre: 380 − Verità: 162s − Via: 160s − Vita: 164 REVISIONE v. Imprimatur RIPARAZIONE − dei peccati 449ss della stampa: RIVISTE v. Periodico, Quotidiano, Recensione − bibliografiche: 351ss ROMA − sole delle genti: 385 SACERDOTE v. Apostolo, Pastorale − ministro dell’edizione: 47; ordinario della parola e dell’edizione: 49 − sviluppa l’apostolato edizione: 48 − offre il Cristo alla Trinità e dona il Cristo al mondo: 48 SACRAMENTI SCRITTURA v. Bibbia SCUOLA v. Testi scolastici − 339ss − oggetto dell’edizione: 22 STAMPA SALVEZZA v. Apostolato, Edizione − adottata dalla Chiesa: 133-138 − collaborazione cinematografica: 474ss − come l’apostolato della parola: 133; 136 − e cinematografo: 473ss − formazione: 436 − importanza secondo Pio X: 14 − moltiplica: 15 − onnipotente: 15 − origine e sviluppo: 133 − peccati: 446-453 − praticata universalmente: 133138 − di tutti: 161-162 SAMPAOLINI − Famiglia Sampaolina: 57 − religiosi apostoli: 446 − religiosi scrittori: 438 SANTO v. Agiografia. SCANDALO − 448 SCIENZE − sociali, nelle edizioni: 365ss 395 INDICE ANALITICO − propaganda: 382ss − quotidiano: 284 − redazione, tecnica e diffusione: 139ss; 438ss − riviste e periodici: 291ss − Società San Paolo: 436ss − stampe formative bibliche: 183 − tecnica: 377ss − testi scolastici: 339 − usata in tutti gli apostolati: 137 − viene da Dio: 133-138 STORIA − causa divina (via, verità e vita): 187ss − conseguenze eterne: 196 STRUMENTO v. Apostolato, Mezzo − difesa e conquista per l’apostolato: 12 STUDIO v. Formazione − apostolato: 65 − preparazione per l’apostolo dell’edizione: 66 − religione: 65 − scienze profane: 65 TECNICA v. Apostolato, Mezzo − come l’elemento sensibile nei sacramenti: 381 − cooperazione: 59 − educa il gusto: 380ss − esercizio di apostolato: 440s − lavoro tipografico: 379 − stampa: 377ss TELEVISIONE menzionata (prima del 1944): 380 TEMPI v. Mezzo, Necessità − caratterizzati da una organizzazione immensa: 53 TEOLOGIA − ascetica e mistica: 214ss − come il pane per i Pastori: 209s − norma pratica per l’apostolo: 212ss − utile per i fedeli: 211s TESTI − norme pratiche: 341s − quali: 339 − scolastici: 339ss TRADIZIONE − 124 − terza nell’ordine dell’edizione: 27 TUTTO − 144-151 UNIONE − di mente, cuore, volontà: 8086 UOMO − 222 − intelligenza e un’anima: 13 VANGELO − Giornata del Vangelo: 428ss VERITÀ − Credo: 19 − esposte per intero nella Teologia: 19 − Pontefici: 261 − rivelate, date dalla Chiesa: 162; 212s − scritti dell’apostolo devono essere «Verità»: 161 − sgorgano dal cuore e arrivano alle anime: 385 − stampa: 144ss − vero della dottrina nella redazione: 140 396 − via verità e vita: 189s VIA − scritti dell’apostolo devono essere «Via»: 160 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE VIA VERITÀ VITA − 160ss VIRTÙ − teologali e cardinali, oggetto della edizione: 21 VISITA − metodo in tre parti: 94-99 − Ss. Sacramento: 94-100 − udienza, scuola col Maestro: 94 VITA − scritti dell’apostolo devono essere «Vita»: 164 VOCAZIONE − 337 VOLONTÀ − esame di sé: 106 − soggezione della volontà alla Scrittura: 127 − unione con Cristo Via: 82ss ZELO −8 − amoroso: 166 INDICE GENERALE Sommario ................................................................... pag. 5 Presentazione ..................................................................... 13 Avvertenze ......................................................................... 33 Pagina Pagina volume presenoriginale te volume Introduzione ............................................................. 5 37 PARTE PRIMA: L’APOSTOLATO E L’APOSTOLO . 9 39 Prima sezione: L’APOSTOLATO .............................. I L’edizione, mezzo di apostolato ................. II Oggetto dell’apostolato dell’edizione .......... III Ordine dell’apostola to dell’edizione............ IV Carattere dell’apostolato dell’edizione ........ V Le esigenze dell’apostolato dell’edizione .... VI Il metodo nell’apostolato dell’edizione ........ 11 11 18 24 28 33 38 41 41 46 50 53 57 61 Seconda sezione: L’APOSTOLO ............................... I Il ministro ordinario................................... II I religiosi nell’apostolato dell’edizione......... III Le necessità dei tempi.............................. IV La Pia Società San Paolo.......................... V I cattolici laici nell’apostolato dell’edizione.. VI La formazione dell’apostolo ...................... VII La S. Messa dell’apostolo dell’edizione ...... VIII La Comunione ......................................... IX La meditazione......................................... X Visita al Ss. Sacramento........................... XI Esame di coscienza .................................. XII Come l’apostolo deve considerare Maria santissima ...................................... 47 67 47 67 50 69 53 71 56 73 58 75 64 79 72 84 79 89 87 94 94 99 101 103 113 110 399 INDICE GENERALE XIII Una caratteristica dell’apostolo ................. 121 115 PARTE SECONDA:GLI APOSTOLATI DELLA STAMPA, DEL CINEMA E DELLA RADIO Prima sezione: L’APOSTOLATO DELLA STAMPA ... I Origine e sviluppo dell’apostolato della stampa............................................. II La redazione nell’apostolato della stampa... III Le grandi verità........................................ IV L’adattamento ai lettori............................. V Dio modello dell’apostolo scrittore ............. VI La Sacra Bibbia ....................................... VII L’opera biblica......................................... VIII Storia ecclesiastica................................... IX La Santissima Vergine.............................. X Sacra Teologia ......................................... XI Ascetica e Mistica ................................... XII Liturgia.................................................... XIII I Santi Padri............................................. XIV Opera catechistica ................................... XV I Papi...................................................... XVI Agiografia e biografia ............................... XVII Apologia sacra......................................... XVIII Il quotidiano............................................. XIX Riviste e periodici..................................... XX Bollettino parrocchiale .............................. XXI Letture amene ......................................... XXII Letteratura per l’infanzia e per la fanciullezza .................................. XXIII Missionologia ........................................... XXIV Testi scolastici......................................... XXV Geografia ................................................ XXVI Riviste bibliografiche ................................ XXVI/bis Recensioni............................................... XXVII Politica - Scienze sociali - Filosofia ............ 131 123 133 125 133 139 144 153 159 168 178 187 200 209 214 223 235 246 257 265 275 284 291 299 307 125 129 132 138 142 148 157 163 172 177 181 187 195 202 209 214 221 227 232 237 242 315 328 339 342 351 356 364 247 255 262 264 270 274 279 400 L’APOSTOLATO DELL’EDIZIONE XXVIII XXIX XXX XXXI XXXII XXXIII XXXIV XXXV XXXVI XXXVII Illustrazioni .............................................. La tecnica nella stampa ............................ La propaganda ......................................... Il propagandista........................................ Forme di propaganda ................................ Centri di diffusione ................................... Biblioteche............................................... Propaganda a domicilio ............................. Giornata del Vangelo ................................ Pratica dell’apostolato-stampa nella Pia Società San Paolo ....................... XXXVIII I peccati causati dalla stampa.................... 370 377 382 390 397 403 410 423 428 283 287 291 296 300 304 308 317 321 436 326 446 332 Seconda sezione:L’APOSTOLATO DEL CINEMATOGRAFO .............. 454 337 I II III IV Il cinematografo e l’apostolato religioso ..... Cristianizzare il cinematografo................... Creare una cinematografia cattolica .......... La stampa e il cinematografo.................... 454 459 467 473 337 340 345 349 Terza sezione: L’APOSTOLATO DELLA RADIO ...... 476 351 La radio e il problema religioso.................. 476 351 Conclusione ............................................................. 484 356 APPENDICE................................................................ 357 I II III Unione Cooperatori Buona Stampa (1918) ....... La casa della Buona Stampa (1921) ................ L’apostolato della stampa ............................... Trafiletti e citazioni......................................... 359 361 368 374 INDICI ......................................................................... 377 Indice delle citazioni bibliche ........................................... 379 Indice analitico............................................................... 381 INDICE GENERALE 401 Indice generale .............................................................. 397 Stampa: 1999 Società San Paolo - Roma Printed in Italy INDICE ANALITICO 403