Ognissanti FEDE Papa Francesco pg. 3 Crescere nella Fede pg.4 Produce molto frutto pg.24 COMUNITA’ Casa Sant'Angela pg.8 Lo stile della prossimita'pg.10 Gli anziani soli pg.12 RUBRICHE Domenica no grazie pg.14 Giovani pg. 16 Emigrazione pg.18 La Corte Verticale pg. 21 Libretto pastorale/Numero Unico della Parrocchia di Ognissanti - Pasqua di Risurrezione Marzo 2013. Redazione in Via Cavour 2 Arzignano (Vicenza). Coordinamento editoriale Nicodemo Gasparotto. Progetto Grafico Elisabetta Roviaro. Stampa Tierre Srl Arzignano. Questa pubblicazione è disponibile in www.ognissanti.org Vedere il miracolo che la natura ci riserva ad ogni primavera quando da un tronco vecchio e magari trascurato dall’abitudine della sua presenza così che sembrava essere tanto familiare da passare per inosservato e cogliere da una parte magari nascosta una gemma inaspettata è la gioia di poter contemplare che la vita è più grande di noi. Così mi sembra nel veder rifiorire il bollettino del Duomo come il segno che la vita di grazia di una comunità, di una parrocchia non si misura se non nella gioia della scoperta di cose nuove che continuano la vita delle cose antiche. Parrocchia OGNISSANTI di Arzignano È con questo stupore e con la gioia di questa scoperta che mi metto a scrivere queste poche righe che danno il benvenuto al numero zero del tornato a rivivere bollettino del Duomo o non so se lo chiameremo con altri nomi (accettiamo suggerimenti!) o semplicemente col nome di Ognissanti, o di Comunità di Arzignano, nel desiderio e nell’auspicio che anche questo sia un piccolo strumento che fa crescere la comunione delle nostre comunità che vivono in Arzignano. È grazie alla collaborazione e alla generosità di alcune persone che oltre a servire già la comunità parrocchiale hanno deciso di far saltar fuori ancora un po’ di tempo per avviare questo strumento che, adattandosi ai nuovi tempi dell’informatica, permetterà di raggiungere tutte le famiglie nella nostra parrocchia che lo desidereranno o che lo gradiranno. Nel nostro desiderio di promotori questo fascicoletto vorrebbe essere un appuntamento fedele che permette di essere come una finestra fra parrocchia e singola famiglia. Sarà un’occasione per far giungere notizie della vitalità della nostra parrocchia, uno scambio, una comunicazione che possa far crescere nella fede, nella cultura, nella comunione reciproca. Vorremmo tanto che questo strumento fosse segno anche di comunione, di condivisione perché chi lo desidera possa trovare l’occasione per comunicare e condividere la propria fede con gli altri. Siamo agli inizi. Abbiamo deposto un piccolo seme. Lasciamo che cresca. Don Mariano Lovato Foto di copertina: Raffaello Galiotto Disegno in quarta di copertina: Gianfranco Consolaro -2- PER GRAZIA DI DIO, PAPA FRANCESCO Ognissanti si unisce alla gioia di tutti i Cristiani Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo... ma siamo qui... Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie! E, prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il Nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. (Con queste prime parole, il nuovo Papa Francesco si è presentato alla Città ed al Mondo, invitando poi tutti a recitare il Padre Nostro, l’Ave Maria ed il Gloria al Padre) E adesso, – ha proseguito - incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio Cardinale Vicario, qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa città tanto bella! E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima - prima, vi chiedo un favore: prima che il Vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me. (...) Adesso darò la Benedizione a voi e a tutto il mondo, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà. L’APPLAUSO DELLA FOLLA IN SAN PIETRO - “Francesco, Francesco”: così hanno accolto festosamente i fedeli in Piazza San Pietro il nuovo Pontefice Jorge Mario Bergoglio, argentino, primo Papa latinoamericano della storia. Un Papa molto aperto, semplice ed affettuoso che ha saputo calamitare subito l’attenzione e l’entusiasmo della folla giunta a Roma. Ha scherzato sulla lontananza del suo Paese e subito la gente lo ha accolto con grandi applausi e invocazioni. Ed intanto, anche nella nostra Arzignano, sono suonate le campane a festa per partecipare al grande dono della suo arrivo come Pastore, Fratello ed Amico. Benvenuto Papa Francesco! -3 - Papa Francesco La scelta del nome del poverello di Assisi, Patrono d’Italia, lascia ben capire quale sarà l’ispirazione del suo pontificato e della nuova speranza nella Fede che si prospetta per la Chiesa. CRESCERE NELLA FEDE Il Consiglio Pastorale di Ognissanti, eletto di recente, ha estrapolato dalla propria riflessione due linee di indirizzo per elaborare insieme il progetto di Piano Pastorale 2012/13 per la nostra Comunità. Nella sua giornata di programmazione, tenutasi a Durlo nel mese di Giugno, ha ribadito che innanzitutto occorre guardare al cammino fatto in questi anni e fare un’analisi attenta dei problemi emergenti in seno alla nostra comunità; in secondo luogo ha ritenuto opportuno tenere presenti i capisaldi del nostro essere cristiani e del nostro vivere la Chiesa che è in Ognissanti, attraverso la LITURGIA, la CATECHESI, la CARITA’. A questo tipo di ragionamento si sono aggiunte le linee programmatiche dettate dal Vescovo e dal Convegno Ecclesiale del Triveneto ad Aquileia che ha indicato quattro motivi fondamentali nell’analisi della situazione: - -4 4 -- - riconoscere quello che il Signore ha operato in questi anni e condividerlo; - discernere ciò che “lo Spirito dice alle Chiese” (Ap 2,7) attraverso le sfide e i cambiamenti in atto nel nostro Triveneto; - tracciare un cammino di rinnovamento e di rilancio dell’azione pastorale da proseguire insieme; - assumere con disponibilità e passione l’impegno di operare per il bene comune nel territorio del Nordest. Da questa importante assise sono emerse evidenti queste urgenze, fatte proprie anche dal nostro piano pastorale per l’anno in corso: - la nuova evangelizzazione e il primo annuncio; - il rapporto con le nuove generazioni; - la Nuova Evangelizzazione in famiglia attraverso i suoi componenti reali : genitori, ragazzi, adolescenti, giovani, anziani ecc; - la testimonianza cristiana e la nuova evangelizzazione nell’incontro con le altre culture; - l’essere testimoni credibili nell’impegno nella solidarietà e nella carità; - essere sempre alla ricerca del bene comune anche nell’ambito civile. A questi punti di riflessione, suggeriti dal convegno di Aquileia, si uniscono quelli indicati dal Vescovo per l’anno pastorale 2012/13. Si tratta di individuare un preciso ed efficace cammino di fede per la comunità attraverso le nostra Caritas Parrocchiale, con la giornata della carità, la Giornata della Prossimità, la borsa della spesa. Si è quindi stilato un calendario di massima degli impegni comunitari con gli incontri sulla Bibbia del Giovedì; conoscenza della Dei Verbum, della Sacrosantum Concilium e della Lumen Gentium in vari momenti dell’anno liturgico, documenti importanti del Concilio Vaticano II; il corso di esercizi spirituali in Parrocchia; ecc... Ma il C.P.P. è coinvolto anche negli aspetti della vita della parrocchia che non sembrano colorarsi IL CONSIGLIO PASTORALE PER UN IMPEGNO PASTORALE DI CRESCITA NELLA FEDE sue componenti più vive: a) Giovani b) Catechisti c) Adulti impegnati d) Gruppi ecclesiali. Ci si propone di vivere l’Anno della Fede, dentro e fuori le mura della chiesa, seguendo i suggerimenti che il Vescovo Beniamino Pizziol ci ha rivolto proponendoci l’icona dei Discepoli di Emmaus nel racconto del Vangelo di Luca 24, 1335. Su questa linea il nostro Consiglio Pastorale Parrocchiale si è mosso nello stilare e votare il Piano Pastorale. In esso ci sono alcuni aspetti che meritano l’attenzione di tutti: la Lectio Divina del Giovedì, come itinerario di fede; lo studio e l’approfondimento di almeno due documenti del Concilio Vaticano II; la cura delle celebrazioni eucaristiche e la liturgia in genere; la promozione di pellegrinaggi della fede in luoghi che ne sono il simbolo indelebile; curare i gesti di prossimità e vicinanza attraverso le azioni promosse dalle varie Associazioni ecclesiali che vivacizzano la di pastoralità, ma che, in un certo senso, invece, hanno la loro importanza quale supporto alle attività pastorali della nostra vita parrocchiale: - la gestione del “Mattarello” con i suoi annessi Bar, Ristorante e Teatro; - la ristrutturazione di “Casa S. Angela” che deve essere completata; - l’animazione della messa prefestiva da parte di alcuni gruppi giovanili; - quanto ai gruppi caritativi, è iniziato a Novembre 2012 il corso rivolto agli animatori di sportello Caritas; - la riedizione del “Bollettino Parrocchiale”, che fin dagli anni ‘60 ha informato e formato la nostra comunità, con le seguenti finalità: - cercare di coinvolgere la Comunità tutta, poichè frequenta la Chiesa solo il 20% della popolazione, mentre il grosso rimane fuori dalle conoscenze della vita parrocchiale con la vitalità -5 - 5- - delle sue scelte pastorali; - accompagnare la Comunità nella maturazione della propria fede; - animare e formare le componenti della comunità, facendoci conoscere in quello che siamo e che cosa facciamo; - essere strumento di carattere culturale, Esso sarà fatto da chiunque ne abbia capacità, per questo si cercano nuovi collaboratori per crearne struttura e contenuti. Nella progettazione educativa e pastorale dei gruppi di catechismo ci organizzeremo in modo tale che ogni gruppo abbia almeno tre incontri con i genitori, per svolgere un loro cammino accanto ai figli. Ben riusciti gli Esercizi Spirituali di settembre. Programmati i tre incontri sulla Bibbia alla luce della “Dei Verbum” del Concilio ecumenico Vaticano II. è stata costruita e posta davanti al Battistero la “Porta Fidei”. - -6 6 -- Prosegue la Lectio del giovedì, con i personaggi del Vangelo che hanno incontrato Gesù. In maggio rifaremo l’esperienza del Festival Biblico, anche nel nostro Vicariato. C’è una commissione che comprende i due parroci di Ognissanti e Castello con Katia Selmo e Camilla Bonaudo. Coinvolti saranno anche i giovani e gli ambienti non solo parrocchiali. Per quanto riguarda le celebrazioni delle grandi Feste Liturgiche, infine, si pensa di fondere le due celebrazioni: Corpus Domini e conclusione del mese di Maggio in processione verso l’Ospedale. Sarà un’unica processione l’ultimo giovedì di maggio, festività del Corpus Domini. Ricordando la Veglia ecumenica di fine ottobre, si propone, per il prossimo anno, anche un momento d’incontro gastronomico, con le rispettive specialità di ogni comunità religiosa. Potrebbe essere, questo, un modo per coinvolgere più persone. Ci si propone di fare in modo di sensibilizzare la comunità tutta ad una maggior attenzione agli anziani soli e alle iniziative di prossimità con questa categoria, proposte dalla Caritas, chiamando a collaborare soprattutto i ragazzi e i giovani all’Open Day della Casa di Riposo. Il consiglio Pastorale nella programmazione inserisce una particolare attenzione all’animazione liturgica per tutto il popolo ed auspica una maggiore partecipazione ai canti durante le celebrazioni e un maggiore coinvolgimento dei piccoli nel momento riservato loro in cappellina. Nicodemo Gasparotto -7 - 7- - UN ANNO RICCO DI PROPOSTE PER CRESCERE INSIEME NELLA FEDE CASA SANT’ANGELA Probabilmente, chi risiede in fondo a Via Cavour sarà doppiamente contento perché in due anni di lavori, nel pieno del centro storico, qualche disagio c’è stato. Ma la soddisfazione più grande sarà quella di quanti vedranno realizzato il sogno di vederla rinascere, Casa Sant’Angela, perché i lavori di ristrutturazione sono ormai conclusi e si prospetta l’inaugurazione dopo l’estate. Era il marzo 2011 quando la Parrocchia di Ognissanti e la Fondazione Casa Sant’Angela hanno deciso di dare il via a quest’opera attesa ed importante. Grazie al contributo della Fondazione Cariverona (400 mila euro) e della Regione Veneto (100 mila) ma anche all’intervento di molte persone generose si era, infatti, deciso di partire, pur se mancava all’appello una cifra importante. Ed ora ci siamo: la struttura sarà in grado di -8- offrire, nel cuore del centro storico, un luogo di accoglienza ed assistenza dedicato alle persone più deboli e fragili, nella tradizione storica delle ex Orsoline che hanno donato alla città cento anni di impegno caritativo. Diverrà un ambiente che, tramite il volontariato, si dedicherà all’accoglienza abitativa temporanea di persone adulte psicolabili o con difficoltà, di giovani ed adulti che, già con un’occupazione, necessitano momentaneamente di un punto abitativo di riferimento stabile e sicuro. Accoglierà poi, sempre per tempi limitati, maggiorenni post-affido in autonomia progettuale. E si promuoverà lì anche “vieni e vai”, ossia l’impegno ad essere, per la comunità cristiana e civile, spazio socio-culturale e formazione a stili di vita capaci di condivisione. Non mancherà l’erogazione di una serie di “... un centro attrezzato di servizi, anche parrocchiali, con un’atmosfera calda e familiare, dove si possano trovare fratellanza, condivisione e solidarietà ” servizi pratici, rivolti al territorio, come quello infermieristico. Fra una cosa e l’altra è stato possibile restaurare in parte anche la bella chiesetta nel cortile dedicata a San Giuseppe. “Per far tutto ciò, molto importante è stata la collaborazione con il Gruppo dell’Amicizia, che è una delle più belle realtà della nostra vallata” spiega la presidente della Fondazione Casa Sant’Angela Susanna Magnabosco. “Il sogno che si avvera – aggiunge il parroco di Ognissanti mons. Mariano Lovato - è offrire un centro attrezzato di servizi, anche parrocchiali, con un’atmosfera calda e familiare, dove si possano trovare fratellanza, condivisione e solidarietà”. In particolare, si pensa di ospitare la Caritas, la San Vincenzo e il Centro Aiuto alla Vita. Continua in ogni modo il “fund raising”, cioè la ricerca di offerte e contributi, per i circa 300 mila euro che mancano a pagare i lavori e quelli per arredare la Casa. -9- Daniele Concato LO STILE DELLA PROSSIMITA’ - 10 - In tempi di grave disagio economico, che colpisce una famiglia su quattro, la Caritas parrocchiale è impegnata nel promuovere l’iniziativa dei “Sostegni di Vicinanza” I cristiani amano con lo stile della prossimità. “Farsi prossimo”, infatti, è uno degli insegnamenti più alti di Gesù, il Buon Samaritano del vangelo. Compito della Caritas è proprio impegnarsi nei due aspetti che il brano di Luca mette in luce: la cura delle persone che sono nel bisogno e l’animazione della comunità cristiana alla carità. Per questo i volontari non solo si dedicano concretamente a chi è in difficoltà attraverso i servizi del Centro “Mons. Giacomo Bravo”, ma, con iniziative di sensibilizzazione, invitano pure tutti i cristiani a vivere l’attenzione ai fratelli nell’ordinario della vita quotidiana. L’azione più importante di coinvolgimento che la Caritas sta conducendo in questi mesi riguarda i Sostegni di Vicinanza, una proposta che permette a quanti non sono particolarmente toccati dall’attuale crisi economica di “farsi prossimi” a chi invece ne sta patendo pesantemente gli effetti. Ed è un disagio che tuttora colpisce una famiglia su quattro. Chi può, ogni mese offre una piccola somma da destinare alle famiglie che non ce la fanno. È una scelta che si può compiere in casa, oppure mettendosi insieme tra colleghi di lavoro, tra genitori di una classe di scuola o di catechismo, tra amici… Il contributo viene inviato alla Caritas diocesana, che se ne fa garante, e va a sostenere necessità primarie, come il pagamento di bollette, affitto, spese sanitarie e scolastiche… pertanto non avviene mai sotto forma di denaro dato in contanti. Né si tratta di erogazioni a pioggia. I Sostegni di Vicinanza, infatti, sono riservati solo a nuclei familiari che necessitano di un aiuto temporaneo. Per esempio, ne può beneficiare chi, messo in cassa integrazione, deve attendere a lungo prima di percepire l’assegno; oppure si può far sì che ragazzi volenterosi completino gli studi. Si tratta di un gesto di prossimità che cambia i cuori. Chi lo sceglie si accorge presto che condividere non è poi così difficile, ma soprattutto che non c’è gioia vera se non c’è condivisione. - 11 - Luca De Marzi ProssimitA’à con gli anziani soli Dopo essersi occupata di ogni tipo di disagio, in ogni ambiente, la Caritas diocesana affronta ora, dopo qualche anno di riflessione, il problema di molti anziani che vivono soli. Si tratta di persone con tanti problemi: a partire dai loro figli – assenti o lontani o troppo occupati – fino agli aiuti sia materiali sia psicologici che mancano loro. Primo passo di questa iniziativa è stato il coordinamento vicariale. Per la Valle del Chiampo si sono offerte due persone: Martina (tel. 338-1222455) e Giuseppe (340-7951167) cui ci si può rivolgere per ogni chiarimento o problema. Il secondo passo ha portato alla pubblicizzazione. Avvicinati, lo scorso - 12 - autunno, tutti i parroci della vallata per informarli del progetto, si è proposto loro di inserirlo nei vari bollettini parrocchiali domenicali, mettendo un numero di telefono per contattare una delle due persone referenti di quest’attività. Le risposte non sono state tantissime – come prevedibile – ma la notizia ora è nota e si sta pensando alla terza fase, da costruire insieme con la decina di interessati che si sono offerti per operare qualche segno di prossimità. Concretamente si dovranno individuare gli anziani soli, di ogni parrocchia; poi, conoscere le loro necessità quali il vissuto di solitudine e difficoltà di partecipare alla vita religiosa, sociale e relazionale. La Caritas diocesana affronta il problema di molti anziani che vivono soli Occorrerà essere al corrente delle difficoltà nelle attività della vita quotidiana quali il vestirsi, l’alzarsi dal letto, il cucinare, il fare la spesa, il ritirare la pensione… fino ai problemi della mobilità quotidiana. Il quarto passo, che prelude a un percorso in cui non si conteranno i precedenti passaggi, sarà l’approccio con chi accetta questo servizio: visite fatte con equilibrio e delicatezza, tenendo conto delle loro esigenze e cominciando dalle cose più semplici quali una vicinanza amichevole e solidale e qualche contatto telefonico. Si potranno poi accompagnare in chiesa o a trovare i parenti defunti, al cimitero, senza scordare l’aiuto pratico (pulizia della casa, piccola manutenzione, spesa, disbrigo di pratiche amministrative, trasporto alle visite mediche…). Non è tutto. Cammin facendo si potranno coinvolgere anche i servizi sociali del territorio e coordinare il prezioso lavoro di Enti e Associazioni, senza dimenticare chi è già all’opera da tanti anni, come i Ministri Straordinari della Comunione. Stranamente in questo campo non c’è crisi: anziani ce ne sono sempre di più e con problemi sempre più difficili da risolvere. Chi vuol lavorare sarà sempre ben accetto. E ben remunerato, come ci ricorda Gesù. Giuseppe Corato - 13 - DOMENICA, NO GRAZIE Ci sono questioni che non possono passare sottosilenzio sia per ciò che propongono sia per come si pongono. E che come cristiani non possono lasciarci indifferenti. Ci si riferisce in questo caso al tema del lavoro e del riposo festivo. Il nostro vescovo mons. Beniamino Pizziol, nelle ultime festività natalizie, in occasione dello scambio di auguri con la stampa locale ed ancor più nel suo messaggio alla diocesi, si è soffermato, tra l’altro, sulla crisi che attraversa la società vicentina, toccando anche il delicato tasto del lavoro domenicale. E lo ha fatto pronunciandosi apertamente contro “…l’apertura indiscriminata dei centri commerciali che fanno lavorare persone anche 12 ore al giorno, senza pensare al dopo, al riposo: tempo necessario all’uomo per rigenerarsi, per curare le relazioni, per dedicarsi ad ambiti importanti della vita…”. Ed ancora “...mai dobbiamo dimenticare che una comunità potrà affermare di aver - 14 - raggiunto un grado di civiltà importante solo quando le piaghe della povertà, dell’emarginazione, della violazione dei diritti umani fondamentali saranno sconfitte grazie al convinto impegno di tutti a combattere l’egoismo in nome della solidarietà… In questa prospettiva vogliamo leggere la civile opposizione che una larga parte della società, unita alla Chiesa, sta attuando nei confronti della minaccia di veder compromesso il riposo festivo...”. E si badi bene, questa presa di posizione “sulla domenica” non avviene solo e soltanto per salvaguardarla come giorno da santificare, ma come giorno per stare insieme in famiglia, per riappropriarsi del proprio tempo e delle relazioni trascurate durante la settimana. Queste parole hanno suscitato consenso e critiche. Certamente ognuno è libero di pensare come crede, ma valgono, anche in queste circostanze, il buon senso e un po’ di maggior convinzione nell’importanza di certi valori che non sono di certo quelli che discendono dalle regole dei mercati. Riscontrare affermazioni, come si è sentito e letto da più parti, del tipo “… ma quindi, secondo il vescovo, anche gli ospedali dovrebbero restare chiusi la domenica, o i treni non dovrebbero viaggiare nei giorni Il tema richiede molta più serietà e, appunto, buon senso, andando ad investire un preciso modello di vita: quello legato al profitto, al consumismo, al produttivismo esasperati che anche la recente crisi economica ha rivelato essere fragile e a scadenza, lontano quindi dall’essere quel paradiso “per sempre” come volevano “...lavorare anche 12 ore al giorno, senza pensare al dopo, al riposo: tempo necessario all’uomo per rigenerarsi, per curare le relazioni, per dedicarsi ad ambiti importanti della vita...” di festa…”, oppure “ con tutti i problemi che ci sono, i preti vanno a preoccuparsi dell’apertura domenicale dei negozi…”, ed ancora, con riferimento alla crisi, “.. di questi tempi, pur di avere uno stipendio si può lavorare di giorno, di notte, di sabato, di domenica, sempre”. Premesso che un conto è “scegliere di fare” e un conto è “ essere costretti a fare”, premesso che non tutti i servizi hanno lo stesso valore e priorità essendo taluni lavori indispensabili tutti i giorni e che può venire in mente lo slogan sindacale di qualche decennio fa “ lavorare meno, lavorare tutti”, la questione, ovviamente, non può essere liquidata con queste semplici battute. imporci la cultura economica materialista e capitalistica. è un tema che ci invita a interrogare e a riconsiderare il nostro modo di essere in questo contesto sociale. A chiederci quale tipo di spazio e di valore vogliamo dare, ad esempio, all’istituto della famiglia, da cui scaturiscono poi molte ricadute, positive o negative, per tutta la società, o se invece va tutto bene così, lasciando che tutto scorra nell’indifferenza in nome del progresso. Ma di quale progresso? Sono interrogativi che si pongono alla nostra attenzione e alla nostra coscienza, senza far finta che non ci riguardino. Egidio Motterle Non si può sempre far finta di niente... - 15 - -mattarello- uno spazio per i giovani Centro culturale, ludico e luogo di condivisione. Utopia o realtà? - 16 - Per noi ragazzi dei Giovanissimi questo luogo rappresenta un punto di incontro alternativo alla routine. Ogni lunedì sera ci ritroviamo in gruppo per passare del tempo con gli amici che quotidianamente, a causa degli impegni, non si ha la possibilità di frequentare. Questo gruppo è guidato dagli animatori che, con la loro disponibilità, ci affiancano con amicizia, simpatia, spunti di riflessione e divertimento. E’ durante quest’ora settimanale che, oltre a divertirci e a stare insieme, ci confrontiamo con temi di attualità e vicini a noi giovani sui quali spesso non abbiamo occasione di confrontarci e riflettere. A fare la differenza è probabilmente la presenza degli animatori i quali, nonostante siano nostri amici, ci mostrano comunque punti di vista di persone più grandi e con esperienze diverse dalle nostre. All’interno di questo percorso abbiamo inoltre l’occasione di vivere insieme dei momenti comunitari tra i quali i più significativi sono il campo invernale (in collaborazione con il Cai) ad Andalo e il campeggio estivo in Val d’Algone. Il campo invernale ci dà l’opportunità di sciare in compagnia una settimana, mentre grazie al campeggio siamo immersi nella natura incontaminata e impariamo a convivere e a conoscerci a 360°. E’ proprio il clima che viviamo ai Giovanissimi e nei vari campi quello che vorremmo ci fosse al Mattarello. IV Tappa Giovanissimi “spazio per crescere” La parola “Mattarello” evoca in ciascuno di noi un’immagine diversa. Qualcuno ricorda il tempo in cui correva sul campo da calcio, il catechismo, il cinema, le ACLI, le riunioni scout o l’ACR, le serate dei giovanissimi, il corso fidanzati, l’Azione Cattolica, la San Vincenzo, il gruppo missionario, le prove di canto, il gruppo sposi, il pattinaggio, il teatro, i battesimi, il bar, le riunioni di condominio, i corsi, le serate estive col cinema all’aperto, l’università, il liceo, la scuola di teologia, il Karibuni, il campeggio, il Progetto Cernobyl… stanze diverse, cortili che si sono trasformati, un gran contenitore, un cuore pulsante per la comunità. Il Mattarello può essere un po’ di tutto, certamente è sempre stato un po’ di tutti. Adesso è principalmente il luogo del catechismo, il salone degli incontri formativi parrocchiali, la sede dell’ACR, dei Giovanissimi, dell’Associazione Noi, del Karibuni, ma anche il cortile dove ogni pomeriggio vengono decine e decine di ragazzi a giocare, il bar che ospita concerti e mostre ed ora il ristorante riaperto. E’ lo spazio dove la Parrocchia svolge le sue attività in casa propria, nello spirito dell’accoglienza e del servizio. Come tutti gli spazi vivi è uno spazio incompleto in evoluzione, dove c’è spazio per proporre altre attività formative, nuove occasioni d’incontro e di crescita in una chiara proposta cristiana. Per esempio il campo sportivo e gli spogliatoi sono ora vuoti, in attesa di essere riutilizzati per una proposta di formazione non solo sportiva ma anche cristiana. Le sedi scout attendono che si riformi un gruppo di “capi” capaci di riproporre i valori e lo stile dello scoutismo cattolico alla città. I campetti ricreativi se abbandonati a se stessi rischiano di diventare luoghi degradati e poco sicuri se non ci saranno volontari capaci di coltivarne gli aspetti positivi di socializzazione. Il Mattarello c’è ed è vivo ed ha bisogno oggi di persone che si mettono in gioco, per incontrare gli altri e Gesù. Associazione Noi Arzignano - 17 - Foto storica di un villaggio nel Rio Grande Do Sul (Brasile) L’emigrazione ricordi ed emozioni Ogni anno gli iscritti all’università Adulti/ Anziani di Arzignano svolgono una ricerca socio-culturale sul territorio, affrontando temi legati alla storia, all’economia, alle tradizioni. Quest’anno si è parlato di “emigrazione e immigrazione”, argomento non solo intriso di profondi ricordi ed emozioni, ma anche molto attuale. I risultati dell’indagine, rivolta a tutti gli oltre 200 iscritti, sono stati poi rielaborati da un ristretto gruppo ed hanno evidenziato come molti di loro abbiano avuto in famiglia un avo che, spinto dalla disoccupazione, dalla miseria o dalla guerra, in epoche diverse, ha cercato, in contrade lontane, il modo per migliorare la sua vita e quella dei suoi familiari. I “capricci” del clima che condizionavano i raccolti, la mancanza di una struttura industriale in una regione in cui l’industria tardò ad arrivare, la sovrappopolazione, rendevano difficile la sopravvivenza di una famiglia che, molto spesso, aveva una decina di bocche da sfamare. Così molti erano attratti da Paesi come l’America del Nord, l’Argentina, il Brasile e l’Australia dove si potevano trovare lavoro, terra a volontà, denaro per i primi investimenti, attrezzature… Alla prima stagione di esodi temporanei e stagionali verso i paesi del Nord Europa, seguì la grande migrazione transoceanica, che assunse aspetti quasi biblici. Allontanati dalla loro terra i nostri avi portarono ovunque il loro spirito di sacrificio e la loro affabilità, distinguendosi quali lavoratori instancabili, tranquilli, docili, remissivi e poco esigenti. - 18 - Emblematiche e commoventi le testimonianze, alcune dettate dai protagonisti stessi, altre nate dal ricordo di familiari e amici. “Augusto, figlio di agricoltori di Castello di Arzignano, aveva uno zio che nel 1890, all’età di 9 anni, emigrò in Argentina con la famiglia, partendo da San Pietro Mussolino. Nel 1949 offrì ad Augusto la possibilità di andare a Buenos Aires a lavorare. Egli partì con tanta buona volontà e grandi speranze, ma non ebbe tanta fortuna e visse una vita molto disagiata senza poter più tornare in Italia”. “Mia nonna Luigia, nei primi anni del ‘900, dovette emigrare in Svizzera, a Berna, per lavorare come cuoca. Qui in Italia si moriva di fame anche a causa di tassazioni pesanti ed ingiuste su beni di prima necessità”. Nei porti d’imbarco avvenivano veri e propri casi di delinquenza nei confronti dei poveri emigranti che, nella loro ingenuità, si affidavano a loschi personaggi i quali si facevano consegnare il loro scarso denaro con la promessa di un viaggio più confortevole e di un lavoro sicuro, all’arrivo; ma, alla fine, i Allontanati dalla loro terra i nostri avi portarono ovunque il loro spirito di sacrificio e la loro affabilità, distinguendosi quali lavoratori instancabili, tranquilli, docili, remissivi e poco esigenti. “Sunta era la “tosa da maridàre” - è la storia raccontata da un iscritto all’Università - ed era preoccupata per le difficoltà in cui versava la sua famiglia con tante bocche da sfamare. Si domandò come potesse contribuire a dare tranquillità ai suoi; in contrà si diceva che “coi schei se pol comprar de tuto” e l’unica alternativa per guadagnarne era quella di andare in Svizzera a lavorare ai telai che producevano tessuti. Andarsene da casa! Lei che non aveva visto nulla oltre la chiesa del paese! E poi, così lontano e in chissà quale ambiente! La Sunta pensava: “Par quelo, basta che’l sia cristian e lora el pol ‘ndar ben! Bisognava andare! “ Circolava allora il detto:” Francia o Spagna, purchè se magna!” Un altro testimone: malcapitati si ritrovavano sistemati, nella nave, come tutti gli altri, nella maniera più disagiata possibile, alla pari degli animali. “Il viaggio durò 40 giorni, dentro un’enorme stiva che conteneva più di 100 persone e dove si mangiava, si dormiva, si cucinava, si nasceva e si moriva, nella quasi indifferenza dei padroni dell’ imbarcazione - raccontava la nonna e noi bambini ascoltavamo come fosse una favola. Aveva anche battezzato molti bambini nati durante il viaggio, perché lei era tra i pochi che sapevano leggere e scrivere. Sulla sepoltura di chi non sopravviveva, ci diceva molto poco per non rattristarci.” “Lo zio di mio nonno si vendette una mucca per procurarsi i soldi del viaggio in Brasile (nel Rio Grande do Sul) - dice un altro. Un viaggio tribolato, lungo 40 giorni, su una nave - 19 - da trasporto merci, dentro una stiva, senza un minimo di servizi igienici e mangiando pochissimo”. “Mio padre - racconta un altro iscritto - partì dal paese, verso la Germania, con una povera valigia e tanta fede in Dio, unite alla speranza di ritornare a casa un giorno. Lavorò per anni come minatore e cercò sempre di comportarsi nel migliore dei modi, portando il massimo rispetto per chi lo ospitava e gli dava lavoro. Visse in una baracca dove mangiava e dormiva assieme ad altri italiani, con i quali fece amicizia. Nelle sere piovose, parlavano, fra di loro, dei propri cari lasciati in Italia e leggevano, con grande nostalgia, le lettere che arrivavano da casa, commentando le notizie della Patria lontana”. Da ogni racconto, da ogni testimonianza traspare come la situazione di questi nostri nonni non fosse diversa da quella degli immigrati di oggi. Come loro, essi erano costretti a svolgere i lavori più umili, sfruttati, maltrattati, umiliati. Le condizioni di vita poi erano pessime, molto peggiori di quelle degli immigrati attuali; basti pensare a come si viveva in America latina, oppure nei ghetti delle grandi città o nelle miniere francesi e belghe, dove per pochi soldi si sfidava ogni giorno la morte in strutture senza le minime norme di sicurezza Lentamente, tuttavia, le condizioni del nostro paese andavano mutando, non c’era più bisogno di andare lontano per trovare lavoro. Arrivarono gli anni ’70, gli anni del miracolo del Nord-Est, e si assisté ad una inversione di tendenza, con l’arrivo nelle nostre contrade di tante persone provenienti da paesi per i quali l’America siamo noi. Mariuccia Pegoraro Da ogni racconto, da ogni testimonianza traspare come la situazione di questi nostri nonni non fosse diversa da quella degli immigrati di oggi. Foto storica di un villaggio nel Rio Grande Do Sul (Brasile) - 20 - Presentazione del libro in Piazzetta Bedeschi LA CORTE VERTICALE “QUANDO IL PIL SI MISURAVA A TAVOLA” Mercoledì 13 giugno 2012, in piazzetta Bedeschi, è stato presentato il libro: “La Corte Verticale”, scritto dall’arzignanese Franco Scolari, uomo schivo, che ha fatto tutta la vita il ragioniere. Nonostante la professione che normalmente s’identifica con la freddezza e il calcolo, Franco è rimasto un giovanotto ricco di valori e di un’intensa vita interiore, che non ha visto l’ora di andare in pensione per dedicarsi all’arte letteraria, conscio di una missione: non lasciar cadere nell’oblio le sue origini e il ricco terreno da cui ha assorbito virtù, ideali e concezioni di vita. - 21 - Nato quando la guerra volgeva al termine, ci conduce lungo 200 pagine spassose, con un filo che lega le vicende dell’Arzignano periferica, – quella che da sempre i vecchi chiamano “Le case operaie” alla storia del mondo, senza dimenticare l’Arzignano della musica, dell’arte, del canto, dello sport. I personaggi descritti sono quelli di un Casermon – condominio si direbbe oggi – dove vivono una decina di famiglie, con i loro pregi e i loro molti difetti, benevolmente descritti, quasi fossero parte integrante della nostra gente che ormai è scomparsa. Ci sono, con la famiglia bacchettona, quella anticlericale, quella di sinistra. E poi, la stravagante, la disillusa e quella speranzosa, quella intraprendente e quella un po’ esibizionistica. Il linguaggio è il nostro italiano, pieno di poesia e tinteggiato – purtroppo – di molta prosa, con le frasi del popolo, nella loro lingua originale, compresi intermezzi e improperi. Scolari è protagonista, con i suoi inseparabili amici, che nascono come lui, nel 1945 e che crescono con tutte le tradizioni e le usanze dell’Arzignano ormai dimenticata, nel susseguirsi delle speranze, delle disillusioni, con la frequentazione dell’asilo, delle elementari, e delle vecchie e nuove medie, fino alle superiori. Si notano tra le righe – e non solo – le difficoltà di quegli infaticabili capofamiglia per farli studiare. Erano, infatti, padri che lavoravano sodo, ma con stipendi dell’operaio medio. Guardando alla loro esperienza, ogni arzignanese che abbia passato i cinquanta, può ritrovare la sua: le viuzze lungo i fossi, i pomeriggi all’oratorio, fino alla sistemazione, dopo averne combinate un bel po’. Tra le righe si leggono anche le storie tristi di chi non ha potuto realizzare le proprie ambizioni, le speranze politiche, spesso deluse – come oggi, del resto – le tristi migrazioni, la fame atavica, provocata dall’interminabile guerra, la filosofia di vita dei nostri padri e dei nostri nonni. Davvero un libro da leggere, perché ci riporta vita vera, intensa, quella che ha fatto progredire la piccola cittadina, portandola ai confini del mondo, prima con la sua seta, poi con i motori piccoli e grandi, fino alla pelle, la meglio lavorata della terra. E con il contributo di gente vera! Giuseppe Corato Un libro per conservare nella memoria il ricordo delle tradizioni, dei costumi, delle aspettative, delle conquiste, dei confronti politici e dell’importanza che aveva il campanile. Copertina del libro “La Corte Verticale” - 22 - Qualcuno, forse, dopo aver letto le pagine di questo mio libro, potrebbe rimanere deluso e me ne dispiace. Devo dire allora che non era mia intenzione parlare di persone vissute in un quartiere del paese conosciuto come “Le Case Operaie”, bensì di far raccontare da personaggi inventati un frammento di storia della nostra Arzignano nel dopoguerra, vedendo di conservare nella memoria il ricordo delle tradizioni, dei costumi, delle aspettative, delle conquiste, dei confronti politici e dell’importanza che aveva il campanile. I personaggi che interagiscono nella scala A del Casermone, al pari degli altri, sono raccontati da chi, in quegli anni, era un ragazzino. Com’è nello stile dei bambini, mi sono proposto di agire nello stesso modo: avvolgendo tante persone in un alone di fiaba e di leggenda. Ecco, quindi, che nella realtà non è esistito nessun Batista a portarsi a casa da Siviglia Alejandra, divenuta poi la Spagnola, come non è esistito Varisto col violino, le gabbie e le cartucce da caccia, né Figaro il barbiere schiavo del bere, né Anselmo che pronunciava nove imprecazioni e una parola pulita e neppure Fabiano appassionato cacciatore, tanto per citarne alcuni. Costoro rappresentano le persone esistite in quel tempo nei nostri paesi. Chi per fare il carpentiere, chi per ricamare, chi per tagliare le barbe e i capelli in casa propria o a domicilio. O chiunque altro, noto per il suo eccedere nel bere o imprecare o sparare agli uccelli. E chi, in casa, non maneggiava maldestro uno strumento musicale, oppure non cercava di confezionarsi abiti o farsi cartucce da caccia? Questa è la Corte Verticale, il tentativo d’arricchire la povertà del dopoguerra con un pizzico di poesia, sperando d’esserci riuscito. Man mano che i tre protagonisti principali: Marco, Corrado ed Enrico diventano più grandi, ecco l’alone di fiaba via via svanire e i contorni del racconto farsi più reali, come quando il bocciolo di un fiore si apre in tutti i suoi meravigliosi colori. Questo succede quando, nell’ultima parte del libro, ci si trasferisce dalle mura di casa all’ombra del campanile, dentro l’Oratorio. Così la Scala A quasi scompare, lasciando lo spazio alle emozioni dell’adolescenza, con la sua sete di libertà e il suo desiderio di condividere l’esistenza con l’altro sesso. Franco Scolari - 23 - Franco Scolari ...produce molto frutto È l’espressione con cui il Signore parla del chicco di grano caduto in terra (Gv 12,24). Nel nascondimento e nell’umiltà del suolo il chicco produce molto frutto. Mi sembra che questa sia l’immagine che visivamente ci fa comprendere più di ogni altra la presenza e la fecondità del pontificato di Benedetto XVI. Egli ha detto che lui si ritira nel silenzio, nel nascondimento per continuare a servire la Chiesa nella preghiera. E penso proprio che questa scelta sia la parte più consistente del suo pontificato e l’ultimo grande insegnamento per questo anno della fede che lui ha voluto e proclamato e che tocca - 24 - a noi ora continuare a vivere e a incarnare nella nostra vita. In questi giorni, in cui mi accingo a scrivere queste righe, mentre il soglio di Pietro è ancora vuoto, non posso non fare l’accostamento all’altro grande vuoto, il sepolcro di Gesù. “È risorto! Non è qui!” ha detto l’angelo alle donne e questo sembra ripetersi nell’espressione “È in preghiera, non è qui”! Noi vorremmo che quest’anno della fede che abbiamo iniziato cercando di comprendere alla luce dei documenti del Concilio Vaticano Secondo l’importanza vitale della Parola di Dio, dei Sacramenti, della Chiesa e della sua missione Il vero rinnovamento della Chiesa sta nel prendere coscienza che prima di tutto deve cambiare il nostro cuore. nel mondo, noi vorremmo comprendere che il vero grande rinnovamento nostro e di tutta la Chiesa parte dal rinnovare il nostro spirito attraverso una preghiera profonda, personale che ravviva la nostra adesione a Cristo. Il vero rinnovamento della Chiesa non sta nel cambiamento o nell’aggiornamento delle strutture, dei diritti, dell’organizzazione, nemmeno nella novità di più moderni metodi o contenuti pastorali, ma sta nel prendere coscienza che prima di tutto deve cambiare il nostro cuore. Nel nascondimento, nel segreto della tua stanza dove il Padre ti vede (cfr Matteo 6,6) lì dove rinnovi il tuo amore verso il Signore, la tua adesione a Lui, la tua fiducia nelle sue parole e nella sua volontà, lì avviene il vero rinnovamento della Chiesa auspicato dal Concilio. Un programma questo che non può esaurirsi quando chiuderemo l’anno della fede il 24 novembre prossimo ma dovrà continuare tutta la vita, rigenerandosi sempre nello Spirito del Signore che fa sempre nuove tutte le cose e tutte le persone. - 25 - Don Mariano Lovato “Qualche parola sul bilancio parrocchiale 2012” Abbiamo presentato nei giorni scorsi il rendiconto amministrativo 2012 alla Curia della nostra Diocesi. Desidero condividere con voi alcune cifre, le più significative per comprendere a grandi linee il bilancio. Abbiamo avuto le entrate delle offerte di tutti i tipi raccolte in chiesa, con i redditi patrimoniali (affitti) pari a € 164.000 e spese per € 212.000 (per culto, manutenzione chiesa, luce, acqua, gas € 147.000; per il sostentamento dei preti e collaboratori € 40.000; oneri a professionisti € 10.000; imposte e tasse € 25.000). La gestione e il mantenimento delle opere parrocchiali ha portato un’entrata di € 92.000 e un’uscita di € 93.000. Abbiamo avuto delle entrate straordinarie: una eredità per la parrocchia di € 33.000 e una persona benefattrice per casa Sant’Angela che ha offerto € 170.000 che abbiamo consegnato alla Fondazione. Abbiamo chiuso l’anno 2012 con in cassa € 90.674 (di cui 60.000 erano per Casa Sant’Angela), per cui avevamo una disponibilità di € 30.674 ma ne avevamo in cassa all’inizio dell’anno € 35.006. Per cui è facile dedurre che la gestione ordinaria, con le entrate e uscite ordinarie, ha chiuso in perdita. Noi confidiamo sempre nella generosità delle persone anche se siamo consapevoli delle difficoltà economiche che stiamo attraversando tutti. Abbiamo cercato di ridurre - 26 - per quanto possibile le spese, anche quelle di riscaldamento. Più che raccomandare una maggiore generosità da parte di tutti, vorrei rivolgere un appello alle persone ricche o benestanti perché con la loro generosità possano supplire l’indigenza di tante famiglie che hanno sempre più bisogno di aiuto e di solidarietà, come insegnava ai Corinzi l’apostolo Paolo “per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza” (2 Cor 8,14). Vorrei sottolineare anche l’importanza per ogni cristiano, nel momento in cui dispone dei suoi beni dopo la sua morte, di ricordarsi dei poveri come avveniva nella chiesa fin dalle origini: “ci pregarono soltanto di ricordarci dei poveri, ed è quello che mi sono preoccupato di fare”, dice Paolo nella lettera ai Galati (2,10). La carità è un grande impegno morale e un dovere di coscienza. Consapevole che dobbiamo non perdere la fiducia nella Provvidenza, sforziamoci di essere previdenti come fa un buon padre di famiglia perché non venga meno il decoro della Chiesa e il servizio alla carità. Don Mariano Lovato Informazioni Anagrafe Parrocchiale di Ognissanti I sacramenti amministrati nel 2012 DATI PARROCCHIA OGNISSANTI 38 bambini sono rinati nella Pasqua di Cristo per il Battesimo, CATTOLICI 7.829 locali, 362 stranieri 78 hanno ricevuto in dono il sigillo dello Spirito nella Cresima, NON CATTOLICI 443 di altre confessioni cristiane 79 hanno partecipato pienamente per la prima volta all’Eucaristia, NON CRISTIANI 901 112 si sono accostati per la prima volta alla misericordia del Signore nella Penitenza, TOTALE PARROCCHIA OGNISSANTI ______ 9.535 7 coppie si sono unite in Matrimonio. NUMERO DELLE FAMIGLIE 73 fratelli e sorelle sono passati nella luce infinita. -- 27 3 -- ______ circa 3.900 Chi desidera ricevere i prossimi opuscoli o altre notizie della Parrocchia Ognissanti a mezzo posta elettronica potrà iscriversi sul sito www.ognissanti.org Orari delle Messe in Ognissanti e Parrocchie limitrofe OGNISSANTI IN ARZIGNANO Sabato ore 18.30 Domenica ore 8.00 - 9.15 (S. Rocco) 10.00 - 11.15 - 19.30 CASTELLO D’ARZIGNANO Sabato ore 19.30 Domenica ore 8.30 - 10.30 S. BORTOLO DI ARZIGNANO Sabato ore 19.30 Domenica ore 8.30 - 10.30 (luglio e agosto solo ore 9.30) S. GIOVANNI BATTISTA IN ARZIGNANO Sabato ore 17.00 Domenica ore 9.30 - 11.00 S. ZENO DI ARZIGNANO Sabato ore 19.00 (ora legale 19.30) Domenica ore 8.00 - 10.00 Stampato in carta naturale ecoogica senza cloro TCF È buona cosa sentirsi partecipi della comunità parrocchiale cui si appartiene. A volte però, per necessità o per scelta, accade di partecipare alla Messa in altra chiesa. Naturalmente anche questo va bene perché soprattutto è importante santificare il giorno del Signore. Va bene anche partecipare all’Eucarestia al sabato sera, senza scordarsi però che il momento ideale per vivere la preghiera e/o la comunione ecclesiale è la Domenica.