Ognissanti
FEDE
Papa Francesco pg. 3
Crescere nella Fede pg.4
Produce molto frutto pg.24
COMUNITA’
Casa Sant'Angela pg.8
Lo stile della prossimita'pg.10
Gli anziani soli pg.12
RUBRICHE
Domenica no grazie pg.14
Giovani pg. 16
Emigrazione pg.18
La Corte Verticale pg. 21
Libretto pastorale/Numero Unico della Parrocchia di Ognissanti - Pasqua di Risurrezione Marzo 2013.
Redazione in Via Cavour 2 Arzignano (Vicenza). Coordinamento editoriale Nicodemo Gasparotto.
Progetto Grafico Elisabetta Roviaro. Stampa Tierre Srl Arzignano.
Questa pubblicazione è disponibile in www.ognissanti.org
Vedere il miracolo che la natura ci riserva ad ogni primavera
quando da un tronco vecchio e magari trascurato dall’abitudine
della sua presenza così che sembrava essere tanto familiare da
passare per inosservato e cogliere da una parte magari nascosta
una gemma inaspettata è la gioia di poter contemplare che la
vita è più grande di noi.
Così mi sembra nel veder rifiorire il bollettino del Duomo come
il segno che la vita di grazia di una comunità, di una parrocchia
non si misura se non nella gioia della scoperta di cose nuove che
continuano la vita delle cose antiche.
Parrocchia
OGNISSANTI
di Arzignano
È con questo stupore e con la gioia di questa scoperta che mi
metto a scrivere queste poche righe che danno il benvenuto al
numero zero del tornato a rivivere bollettino del Duomo o non
so se lo chiameremo con altri nomi (accettiamo suggerimenti!)
o semplicemente col nome di Ognissanti, o di Comunità di
Arzignano, nel desiderio e nell’auspicio che anche questo sia un
piccolo strumento che fa crescere la comunione delle nostre
comunità che vivono in Arzignano.
È grazie alla collaborazione e alla generosità di alcune persone
che oltre a servire già la comunità parrocchiale hanno deciso di far
saltar fuori ancora un po’ di tempo per avviare questo strumento
che, adattandosi ai nuovi tempi dell’informatica, permetterà
di raggiungere tutte le famiglie nella nostra parrocchia che lo
desidereranno o che lo gradiranno. Nel nostro desiderio di
promotori questo fascicoletto vorrebbe essere un appuntamento
fedele che permette di essere come una finestra fra parrocchia e
singola famiglia. Sarà un’occasione per far giungere notizie della
vitalità della nostra parrocchia, uno scambio, una comunicazione
che possa far crescere nella fede, nella cultura, nella comunione
reciproca. Vorremmo tanto che questo strumento fosse segno
anche di comunione, di condivisione perché chi lo desidera possa
trovare l’occasione per comunicare e condividere la propria fede
con gli altri. Siamo agli inizi. Abbiamo deposto un piccolo seme.
Lasciamo che cresca.
Don Mariano Lovato
Foto di copertina: Raffaello Galiotto
Disegno in quarta di copertina: Gianfranco Consolaro
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PER GRAZIA DI DIO,
PAPA FRANCESCO
Ognissanti si unisce alla
gioia di tutti i Cristiani
Fratelli e sorelle, buonasera!
Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma.
Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine
del mondo... ma siamo qui... Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità
diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie! E, prima di tutto, vorrei fare una
preghiera per il Nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti
insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca.
(Con queste prime parole, il nuovo Papa Francesco si è presentato alla Città
ed al Mondo, invitando poi tutti a recitare il Padre Nostro, l’Ave Maria ed il
Gloria al Padre)
E adesso, – ha proseguito - incominciamo questo cammino: Vescovo e
popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede
nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia
tra noi. Preghiamo
sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia
una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi
incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio Cardinale Vicario, qui presente,
sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa città tanto bella!
E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima - prima, vi chiedo un favore:
prima che il Vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore
perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la benedizione per
il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me.
(...)
Adesso darò la Benedizione a voi e a tutto il mondo, a tutti gli uomini e le
donne di buona volontà.
L’APPLAUSO DELLA FOLLA IN SAN PIETRO - “Francesco, Francesco”:
così hanno accolto festosamente i fedeli in Piazza San Pietro il nuovo
Pontefice Jorge Mario Bergoglio, argentino, primo Papa latinoamericano
della storia. Un Papa molto aperto, semplice ed affettuoso che ha saputo
calamitare subito l’attenzione e l’entusiasmo della folla giunta a Roma.
Ha scherzato sulla lontananza del suo Paese e subito la gente lo ha
accolto con grandi applausi e invocazioni.
Ed intanto, anche nella nostra Arzignano, sono suonate le campane a
festa per partecipare al grande dono della suo arrivo come Pastore,
Fratello ed Amico.
Benvenuto Papa Francesco!
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Papa Francesco
La scelta del nome del poverello
di Assisi, Patrono d’Italia, lascia
ben capire quale sarà l’ispirazione
del suo pontificato e della nuova
speranza nella Fede che si prospetta per la Chiesa.
CRESCERE
NELLA FEDE
Il Consiglio Pastorale di Ognissanti, eletto di
recente, ha estrapolato dalla propria riflessione
due linee di indirizzo per elaborare insieme il
progetto di Piano Pastorale 2012/13 per la nostra
Comunità.
Nella sua giornata di programmazione,
tenutasi a Durlo nel mese di Giugno, ha ribadito
che innanzitutto occorre guardare al cammino
fatto in questi anni e fare un’analisi attenta dei
problemi emergenti in seno alla nostra comunità;
in secondo luogo ha ritenuto opportuno tenere
presenti i capisaldi del nostro essere cristiani e
del nostro vivere la Chiesa che è in Ognissanti,
attraverso la LITURGIA, la CATECHESI, la CARITA’.
A questo tipo di ragionamento si sono
aggiunte le linee programmatiche dettate dal
Vescovo e dal Convegno Ecclesiale del Triveneto
ad Aquileia che ha indicato quattro motivi
fondamentali nell’analisi della situazione:
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4 --
- riconoscere quello che il Signore ha operato
in questi anni e condividerlo;
- discernere ciò che “lo Spirito dice alle Chiese”
(Ap 2,7) attraverso le sfide e i cambiamenti in
atto nel nostro Triveneto;
- tracciare un cammino di rinnovamento e
di rilancio dell’azione pastorale da proseguire
insieme;
- assumere con disponibilità e passione
l’impegno di operare per il bene comune nel
territorio del Nordest.
Da questa importante assise sono emerse
evidenti queste urgenze, fatte proprie anche dal
nostro piano pastorale per l’anno in corso:
- la nuova evangelizzazione e il primo annuncio;
- il rapporto con le nuove generazioni;
- la Nuova Evangelizzazione in famiglia
attraverso i suoi componenti reali : genitori,
ragazzi, adolescenti, giovani, anziani ecc;
- la testimonianza cristiana e la nuova
evangelizzazione nell’incontro con le altre
culture;
- l’essere testimoni credibili nell’impegno
nella solidarietà e nella carità;
- essere sempre alla ricerca del bene comune
anche nell’ambito civile.
A questi punti di riflessione, suggeriti dal
convegno di Aquileia, si uniscono quelli indicati
dal Vescovo per l’anno pastorale 2012/13.
Si tratta di individuare un preciso ed efficace
cammino di fede per la comunità attraverso le
nostra Caritas Parrocchiale, con la giornata della
carità, la Giornata della Prossimità, la borsa della
spesa.
Si è quindi stilato un calendario di massima
degli impegni comunitari con gli incontri sulla
Bibbia del Giovedì; conoscenza della Dei Verbum,
della Sacrosantum Concilium e della Lumen
Gentium in vari momenti dell’anno liturgico,
documenti importanti del Concilio Vaticano II;
il corso di esercizi spirituali in Parrocchia; ecc...
Ma il C.P.P. è coinvolto anche negli aspetti della
vita della parrocchia che non sembrano colorarsi
IL CONSIGLIO PASTORALE PER
UN IMPEGNO PASTORALE
DI CRESCITA NELLA FEDE
sue componenti più vive: a) Giovani b) Catechisti
c) Adulti impegnati d) Gruppi ecclesiali.
Ci si propone di vivere l’Anno della Fede,
dentro e fuori le mura della chiesa, seguendo i
suggerimenti che il Vescovo Beniamino Pizziol ci
ha rivolto proponendoci l’icona dei Discepoli di
Emmaus nel racconto del Vangelo di Luca 24, 1335. Su questa linea il nostro Consiglio Pastorale
Parrocchiale si è mosso nello stilare e votare il
Piano Pastorale. In esso ci sono alcuni aspetti che
meritano l’attenzione di tutti: la Lectio Divina
del Giovedì, come itinerario di fede; lo studio e
l’approfondimento di almeno due documenti del
Concilio Vaticano II; la cura delle celebrazioni
eucaristiche e la liturgia in genere; la promozione
di pellegrinaggi della fede in luoghi che ne sono
il simbolo indelebile; curare i gesti di prossimità
e vicinanza attraverso le azioni promosse dalle
varie Associazioni ecclesiali che vivacizzano la
di pastoralità, ma che, in un certo senso, invece,
hanno la loro importanza quale supporto alle
attività pastorali della nostra vita parrocchiale:
- la gestione del “Mattarello” con i suoi annessi
Bar, Ristorante e Teatro;
- la ristrutturazione di “Casa S. Angela” che
deve essere completata;
- l’animazione della messa prefestiva da parte
di alcuni gruppi giovanili;
- quanto ai gruppi caritativi, è iniziato a
Novembre 2012 il corso rivolto agli animatori di
sportello Caritas;
- la riedizione del “Bollettino Parrocchiale”,
che fin dagli anni ‘60 ha informato e formato la
nostra comunità, con le seguenti finalità:
- cercare di coinvolgere la Comunità tutta,
poichè frequenta la Chiesa solo il 20% della
popolazione, mentre il grosso rimane fuori dalle
conoscenze della vita parrocchiale con la vitalità
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delle sue scelte pastorali;
- accompagnare la Comunità nella maturazione
della propria fede;
- animare e formare le componenti della
comunità, facendoci conoscere in quello che
siamo e che cosa facciamo;
- essere strumento di carattere culturale,
Esso sarà fatto da chiunque ne abbia capacità,
per questo si cercano nuovi collaboratori per
crearne struttura e contenuti.
Nella progettazione educativa e pastorale dei
gruppi di catechismo ci organizzeremo in modo
tale che ogni gruppo abbia almeno tre incontri
con i genitori, per svolgere un loro cammino
accanto ai figli.
Ben riusciti gli Esercizi Spirituali di settembre.
Programmati i tre incontri sulla Bibbia alla
luce della “Dei Verbum” del Concilio ecumenico
Vaticano II.
è stata costruita e posta davanti al Battistero
la “Porta Fidei”.
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6 --
Prosegue la Lectio del giovedì, con i personaggi
del Vangelo che hanno incontrato Gesù.
In maggio rifaremo l’esperienza del Festival
Biblico, anche nel nostro Vicariato. C’è una
commissione che comprende i due parroci di
Ognissanti e Castello con Katia Selmo e Camilla
Bonaudo. Coinvolti saranno anche i giovani e gli
ambienti non solo parrocchiali.
Per quanto riguarda le celebrazioni delle grandi
Feste Liturgiche, infine, si pensa di fondere le due
celebrazioni: Corpus Domini e conclusione del
mese di Maggio in processione verso l’Ospedale.
Sarà un’unica processione l’ultimo giovedì di
maggio, festività del Corpus Domini.
Ricordando la Veglia ecumenica di fine
ottobre, si propone, per il prossimo anno,
anche un momento d’incontro gastronomico,
con le rispettive specialità di ogni comunità
religiosa. Potrebbe essere, questo, un modo per
coinvolgere più persone.
Ci si propone di fare in modo di sensibilizzare
la comunità tutta ad una maggior attenzione
agli anziani soli e alle iniziative di prossimità
con questa categoria, proposte dalla Caritas,
chiamando a collaborare soprattutto i ragazzi e i
giovani all’Open Day della Casa di Riposo.
Il consiglio Pastorale nella programmazione
inserisce
una
particolare
attenzione
all’animazione liturgica per tutto il popolo
ed auspica una maggiore partecipazione ai
canti durante le celebrazioni e un maggiore
coinvolgimento dei piccoli nel momento
riservato loro in cappellina.
Nicodemo Gasparotto
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UN ANNO RICCO DI
PROPOSTE PER
CRESCERE
INSIEME NELLA FEDE
CASA SANT’ANGELA
Probabilmente, chi risiede in fondo a Via
Cavour sarà doppiamente contento perché in
due anni di lavori, nel pieno del centro storico,
qualche disagio c’è stato.
Ma la soddisfazione più grande sarà quella di
quanti vedranno realizzato il sogno di vederla
rinascere, Casa Sant’Angela, perché i lavori
di ristrutturazione sono ormai conclusi e si
prospetta l’inaugurazione dopo l’estate.
Era il marzo 2011 quando la Parrocchia di
Ognissanti e la Fondazione Casa Sant’Angela
hanno deciso di dare il via a quest’opera attesa
ed importante.
Grazie al contributo della Fondazione
Cariverona (400 mila euro) e della Regione
Veneto (100 mila) ma anche all’intervento di
molte persone generose si era, infatti, deciso
di partire, pur se mancava all’appello una cifra
importante.
Ed ora ci siamo: la struttura sarà in grado di
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offrire, nel cuore del centro storico, un luogo di
accoglienza ed assistenza dedicato alle persone
più deboli e fragili, nella tradizione storica delle
ex Orsoline che hanno donato alla città cento
anni di impegno caritativo.
Diverrà un ambiente che, tramite il
volontariato, si dedicherà all’accoglienza
abitativa temporanea di persone adulte
psicolabili o con difficoltà, di giovani ed adulti
che, già con un’occupazione, necessitano
momentaneamente di un punto abitativo di
riferimento stabile e sicuro.
Accoglierà poi, sempre per tempi limitati,
maggiorenni
post-affido
in
autonomia
progettuale.
E si promuoverà lì anche “vieni e vai”, ossia
l’impegno ad essere, per la comunità cristiana
e civile, spazio socio-culturale e formazione a
stili di vita capaci di condivisione.
Non mancherà l’erogazione di una serie di
“... un centro attrezzato di servizi,
anche parrocchiali, con un’atmosfera
calda e familiare,
dove si possano trovare fratellanza,
condivisione e solidarietà ”
servizi pratici, rivolti al territorio, come quello
infermieristico.
Fra una cosa e l’altra è stato possibile
restaurare in parte anche la bella chiesetta nel
cortile dedicata a San Giuseppe.
“Per far tutto ciò, molto importante è stata la
collaborazione con il Gruppo dell’Amicizia, che
è una delle più belle realtà della nostra vallata”
spiega la presidente della Fondazione Casa
Sant’Angela Susanna Magnabosco. “Il sogno che
si avvera – aggiunge il parroco di Ognissanti
mons. Mariano Lovato - è offrire un centro
attrezzato di servizi, anche parrocchiali, con
un’atmosfera calda e familiare, dove si possano
trovare fratellanza, condivisione e solidarietà”.
In particolare, si pensa di ospitare la Caritas, la
San Vincenzo e il Centro Aiuto alla Vita.
Continua in ogni modo il “fund raising”, cioè
la ricerca di offerte e contributi, per i circa 300
mila euro che mancano a pagare i lavori e quelli
per arredare la Casa.
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Daniele Concato
LO STILE DELLA
PROSSIMITA’
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In tempi di grave disagio economico,
che colpisce una famiglia su quattro,
la Caritas parrocchiale è impegnata
nel promuovere l’iniziativa dei
“Sostegni di Vicinanza”
I cristiani amano con lo stile della prossimità.
“Farsi prossimo”, infatti, è uno degli insegnamenti
più alti di Gesù, il Buon Samaritano del vangelo.
Compito della Caritas è proprio impegnarsi nei
due aspetti che il brano di Luca mette in luce:
la cura delle persone che sono nel bisogno e
l’animazione della comunità cristiana alla carità.
Per questo i volontari non solo si dedicano
concretamente a chi è in difficoltà attraverso i
servizi del Centro “Mons. Giacomo Bravo”, ma,
con iniziative di sensibilizzazione, invitano pure
tutti i cristiani a vivere l’attenzione ai fratelli
nell’ordinario della vita quotidiana.
L’azione più importante di coinvolgimento
che la Caritas sta conducendo in questi mesi
riguarda i Sostegni di Vicinanza, una proposta
che permette a quanti non sono particolarmente
toccati dall’attuale crisi economica di
“farsi prossimi” a chi invece ne sta patendo
pesantemente gli effetti. Ed è un disagio che
tuttora colpisce una famiglia su quattro.
Chi può, ogni mese offre una piccola somma
da destinare alle famiglie che non ce la fanno. È
una scelta che si può compiere in casa, oppure
mettendosi insieme tra colleghi di lavoro, tra
genitori di una classe di scuola o di catechismo,
tra amici…
Il contributo viene inviato alla Caritas
diocesana, che se ne fa garante, e va a sostenere
necessità primarie, come il pagamento di
bollette, affitto, spese sanitarie e scolastiche…
pertanto non avviene mai sotto forma di denaro
dato in contanti. Né si tratta di erogazioni a
pioggia. I Sostegni di Vicinanza, infatti, sono
riservati solo a nuclei familiari che necessitano
di un aiuto temporaneo. Per esempio, ne può
beneficiare chi, messo in cassa integrazione,
deve attendere a lungo prima di percepire
l’assegno; oppure si può far sì che ragazzi
volenterosi completino gli studi.
Si tratta di un gesto di prossimità che
cambia i cuori. Chi lo sceglie si accorge presto
che condividere non è poi così difficile, ma
soprattutto che non c’è gioia vera se non c’è
condivisione.
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Luca De Marzi
ProssimitA’à con
gli anziani soli
Dopo essersi occupata di ogni tipo
di disagio, in ogni ambiente, la Caritas
diocesana affronta ora, dopo qualche anno
di riflessione, il problema di molti anziani
che vivono soli.
Si tratta di persone con tanti problemi: a
partire dai loro figli – assenti o lontani o
troppo occupati – fino agli aiuti sia materiali
sia psicologici che mancano loro.
Primo passo di questa iniziativa è stato il
coordinamento vicariale.
Per la Valle del Chiampo si sono offerte
due persone: Martina (tel. 338-1222455) e
Giuseppe (340-7951167) cui ci si può rivolgere
per ogni chiarimento o problema.
Il secondo passo ha portato alla
pubblicizzazione. Avvicinati, lo scorso
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autunno, tutti i parroci della vallata per
informarli del progetto, si è proposto loro
di inserirlo nei vari bollettini parrocchiali
domenicali, mettendo un numero di
telefono per contattare una delle due
persone referenti di quest’attività.
Le risposte non sono state tantissime –
come prevedibile – ma la notizia ora è nota
e si sta pensando alla terza fase, da costruire
insieme con la decina di interessati che si
sono offerti per operare qualche segno di
prossimità.
Concretamente si dovranno individuare
gli anziani soli, di ogni parrocchia; poi,
conoscere le loro necessità quali il vissuto
di solitudine e difficoltà di partecipare
alla vita religiosa, sociale e relazionale.
La Caritas diocesana affronta
il problema di molti anziani che
vivono soli
Occorrerà essere al corrente delle difficoltà
nelle attività della vita quotidiana quali
il vestirsi, l’alzarsi dal letto, il cucinare, il
fare la spesa, il ritirare la pensione… fino ai
problemi della mobilità quotidiana.
Il quarto passo, che prelude a un percorso
in cui non si conteranno i precedenti
passaggi, sarà l’approccio con chi accetta
questo servizio: visite fatte con equilibrio
e delicatezza, tenendo conto delle loro
esigenze e cominciando dalle cose più
semplici quali una vicinanza amichevole e
solidale e qualche contatto telefonico.
Si potranno poi accompagnare in chiesa
o a trovare i parenti defunti, al cimitero,
senza scordare l’aiuto pratico (pulizia della
casa, piccola manutenzione, spesa, disbrigo
di pratiche amministrative, trasporto alle
visite mediche…).
Non è tutto. Cammin facendo si potranno
coinvolgere anche i servizi sociali del
territorio e coordinare il prezioso lavoro di
Enti e Associazioni, senza dimenticare chi è
già all’opera da tanti anni, come i Ministri
Straordinari della Comunione.
Stranamente in questo campo non c’è
crisi: anziani ce ne sono sempre di più e con
problemi sempre più difficili da risolvere.
Chi vuol lavorare sarà sempre ben accetto.
E ben remunerato, come ci ricorda Gesù.
Giuseppe Corato
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DOMENICA,
NO GRAZIE
Ci sono questioni che non possono passare
sottosilenzio sia per ciò che propongono sia
per come si pongono. E che come cristiani
non possono lasciarci indifferenti. Ci si
riferisce in questo caso al tema del lavoro
e del riposo festivo. Il nostro vescovo mons.
Beniamino Pizziol, nelle ultime festività
natalizie, in occasione dello scambio di
auguri con la stampa locale ed ancor più nel
suo messaggio alla diocesi, si è soffermato,
tra l’altro, sulla crisi che attraversa la
società vicentina, toccando anche il
delicato tasto del lavoro domenicale. E lo ha
fatto pronunciandosi apertamente contro
“…l’apertura indiscriminata dei centri
commerciali che fanno lavorare persone
anche 12 ore al giorno, senza pensare al
dopo, al riposo: tempo necessario all’uomo
per rigenerarsi, per curare le relazioni, per
dedicarsi ad ambiti importanti della vita…”.
Ed ancora “...mai dobbiamo dimenticare
che una comunità potrà affermare di aver
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raggiunto un grado di civiltà importante
solo quando le piaghe della povertà,
dell’emarginazione,
della
violazione
dei diritti umani fondamentali saranno
sconfitte grazie al convinto impegno di
tutti a combattere l’egoismo in nome della
solidarietà… In questa prospettiva vogliamo
leggere la civile opposizione che una larga
parte della società, unita alla Chiesa, sta
attuando nei confronti della minaccia di
veder compromesso il riposo festivo...”.
E si badi bene, questa presa di posizione
“sulla domenica” non avviene solo e
soltanto per salvaguardarla come giorno
da santificare, ma come giorno per stare
insieme in famiglia, per riappropriarsi del
proprio tempo e delle relazioni trascurate
durante la settimana.
Queste parole hanno suscitato consenso
e critiche. Certamente ognuno è libero di
pensare come crede, ma valgono, anche in
queste circostanze, il buon senso e un po’
di maggior convinzione nell’importanza di
certi valori che non sono di certo quelli che
discendono dalle regole dei mercati.
Riscontrare affermazioni, come si è sentito
e letto da più parti, del tipo “… ma quindi,
secondo il vescovo, anche gli ospedali
dovrebbero restare chiusi la domenica, o i
treni non dovrebbero viaggiare nei giorni
Il tema richiede molta più serietà e,
appunto, buon senso, andando ad investire
un preciso modello di vita: quello legato al
profitto, al consumismo, al produttivismo
esasperati che anche la recente crisi
economica ha rivelato essere fragile e a
scadenza, lontano quindi dall’essere quel
paradiso “per sempre” come volevano
“...lavorare anche 12 ore al giorno,
senza pensare al dopo, al riposo:
tempo necessario all’uomo per
rigenerarsi, per curare le relazioni,
per dedicarsi
ad ambiti importanti della vita...”
di festa…”, oppure “ con tutti i problemi
che ci sono, i preti vanno a preoccuparsi
dell’apertura domenicale dei negozi…”,
ed ancora, con riferimento alla crisi, “.. di
questi tempi, pur di avere uno stipendio si
può lavorare di giorno, di notte, di sabato, di
domenica, sempre”.
Premesso che un conto è “scegliere di
fare” e un conto è “ essere costretti a fare”,
premesso che non tutti i servizi hanno lo
stesso valore e priorità essendo taluni lavori
indispensabili tutti i giorni e che può venire
in mente lo slogan sindacale di qualche
decennio fa “ lavorare meno, lavorare tutti”,
la questione, ovviamente, non può essere
liquidata con queste semplici battute.
imporci la cultura economica materialista
e capitalistica. è un tema che ci invita a
interrogare e a riconsiderare il nostro modo
di essere in questo contesto sociale. A chiederci
quale tipo di spazio e di valore vogliamo dare,
ad esempio, all’istituto della famiglia, da cui
scaturiscono poi molte ricadute, positive o
negative, per tutta la società, o se invece va
tutto bene così, lasciando che tutto scorra
nell’indifferenza in nome del progresso.
Ma di quale progresso? Sono interrogativi
che si pongono alla nostra attenzione e alla
nostra coscienza, senza far finta che non ci
riguardino.
Egidio Motterle
Non si può sempre far finta di niente...
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-mattarello-
uno spazio per
i giovani
Centro
culturale,
ludico e luogo
di condivisione.
Utopia o
realtà?
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Per noi ragazzi dei Giovanissimi questo luogo
rappresenta un punto di incontro alternativo
alla routine. Ogni lunedì sera ci ritroviamo in
gruppo per passare del tempo con gli amici che
quotidianamente, a causa degli impegni, non si ha la
possibilità di frequentare. Questo gruppo è guidato
dagli animatori che, con la loro disponibilità, ci
affiancano con amicizia, simpatia, spunti di riflessione
e divertimento. E’ durante quest’ora settimanale che,
oltre a divertirci e a stare insieme, ci confrontiamo
con temi di attualità e vicini a noi giovani sui quali
spesso non abbiamo occasione di confrontarci e
riflettere. A fare la differenza è probabilmente la
presenza degli animatori i quali, nonostante siano
nostri amici, ci mostrano comunque punti di vista
di persone più grandi e con esperienze diverse dalle
nostre. All’interno di questo percorso abbiamo inoltre
l’occasione di vivere insieme dei momenti comunitari
tra i quali i più significativi sono il campo invernale (in
collaborazione con il Cai) ad Andalo e il campeggio
estivo in Val d’Algone. Il campo invernale ci dà
l’opportunità di sciare in compagnia una settimana,
mentre grazie al campeggio siamo immersi nella
natura incontaminata e impariamo a convivere e a
conoscerci a 360°. E’ proprio il clima che viviamo ai
Giovanissimi e nei vari campi quello che vorremmo ci
fosse al Mattarello.
IV Tappa Giovanissimi
“spazio per crescere”
La parola “Mattarello” evoca in ciascuno di
noi un’immagine diversa. Qualcuno ricorda
il tempo in cui correva sul campo da calcio,
il catechismo, il cinema, le ACLI, le riunioni
scout o l’ACR, le serate dei giovanissimi, il corso
fidanzati, l’Azione Cattolica, la San Vincenzo, il
gruppo missionario, le prove di canto, il gruppo
sposi, il pattinaggio, il teatro, i battesimi, il bar,
le riunioni di condominio, i corsi, le serate
estive col cinema all’aperto, l’università, il liceo,
la scuola di teologia, il Karibuni, il campeggio, il
Progetto Cernobyl… stanze diverse, cortili che si
sono trasformati, un gran contenitore, un cuore
pulsante per la comunità.
Il Mattarello può essere un po’ di tutto,
certamente è sempre stato un po’ di tutti.
Adesso è principalmente il luogo del catechismo,
il salone degli incontri formativi parrocchiali, la
sede dell’ACR, dei Giovanissimi, dell’Associazione
Noi, del Karibuni, ma anche il cortile dove ogni
pomeriggio vengono decine e decine di ragazzi
a giocare, il bar che ospita concerti e mostre
ed ora il ristorante riaperto. E’ lo spazio dove la
Parrocchia svolge le sue attività in casa propria,
nello spirito dell’accoglienza e del servizio.
Come tutti gli spazi vivi è uno spazio incompleto
in evoluzione, dove c’è spazio per proporre altre
attività formative, nuove occasioni d’incontro e
di crescita in una chiara proposta cristiana. Per
esempio il campo sportivo e gli spogliatoi sono
ora vuoti, in attesa di essere riutilizzati per una
proposta di formazione non solo sportiva ma
anche cristiana. Le sedi scout attendono che si
riformi un gruppo di “capi” capaci di riproporre
i valori e lo stile dello scoutismo cattolico alla
città. I campetti ricreativi se abbandonati a se
stessi rischiano di diventare luoghi degradati e
poco sicuri se non ci saranno volontari capaci di
coltivarne gli aspetti positivi di socializzazione.
Il Mattarello c’è ed è vivo ed ha bisogno oggi di
persone che si mettono in gioco, per incontrare
gli altri e Gesù.
Associazione Noi Arzignano
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Foto storica di un villaggio nel Rio Grande Do Sul (Brasile)
L’emigrazione
ricordi ed emozioni
Ogni anno gli iscritti all’università Adulti/
Anziani di Arzignano svolgono una ricerca
socio-culturale sul territorio, affrontando temi
legati alla storia, all’economia, alle tradizioni.
Quest’anno si è parlato di “emigrazione e
immigrazione”, argomento non solo intriso di
profondi ricordi ed emozioni, ma anche molto
attuale.
I risultati dell’indagine, rivolta a tutti gli oltre
200 iscritti, sono stati poi rielaborati da un
ristretto gruppo ed hanno evidenziato come
molti di loro abbiano avuto in famiglia un avo
che, spinto dalla disoccupazione, dalla miseria
o dalla guerra, in epoche diverse, ha cercato, in
contrade lontane, il modo per migliorare la sua
vita e quella dei suoi familiari.
I “capricci” del clima che condizionavano
i raccolti, la mancanza di una struttura
industriale in una regione in cui l’industria
tardò ad arrivare, la sovrappopolazione,
rendevano difficile la sopravvivenza di una
famiglia che, molto spesso, aveva una decina di
bocche da sfamare.
Così molti erano attratti da Paesi come
l’America del Nord, l’Argentina, il Brasile e
l’Australia dove si potevano trovare lavoro,
terra a volontà, denaro per i primi investimenti,
attrezzature…
Alla prima stagione di esodi temporanei e
stagionali verso i paesi del Nord Europa, seguì la
grande migrazione transoceanica, che assunse
aspetti quasi biblici. Allontanati dalla loro terra
i nostri avi portarono ovunque il loro spirito
di sacrificio e la loro affabilità, distinguendosi
quali lavoratori instancabili, tranquilli, docili,
remissivi e poco esigenti.
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Emblematiche e commoventi le testimonianze,
alcune dettate dai protagonisti stessi, altre nate
dal ricordo di familiari e amici.
“Augusto, figlio di agricoltori di Castello di
Arzignano, aveva uno zio che nel 1890, all’età
di 9 anni, emigrò in Argentina con la famiglia,
partendo da San Pietro Mussolino. Nel 1949 offrì
ad Augusto la possibilità di andare a Buenos
Aires a lavorare. Egli partì con tanta buona
volontà e grandi speranze, ma non ebbe tanta
fortuna e visse una vita molto disagiata senza
poter più tornare in Italia”.
“Mia nonna Luigia, nei primi anni del ‘900,
dovette emigrare in Svizzera, a Berna, per
lavorare come cuoca. Qui in Italia si moriva
di fame anche a causa di tassazioni pesanti ed
ingiuste su beni di prima necessità”.
Nei porti d’imbarco avvenivano veri e
propri casi di delinquenza nei confronti dei
poveri emigranti che, nella loro ingenuità,
si affidavano a loschi personaggi i quali si
facevano consegnare il loro scarso denaro con
la promessa di un viaggio più confortevole e
di un lavoro sicuro, all’arrivo; ma, alla fine, i
Allontanati dalla loro terra i nostri avi
portarono ovunque il loro spirito
di sacrificio e la loro affabilità,
distinguendosi quali lavoratori
instancabili, tranquilli, docili, remissivi
e poco esigenti.
“Sunta era la “tosa da maridàre” - è la storia
raccontata da un iscritto all’Università - ed
era preoccupata per le difficoltà in cui versava
la sua famiglia con tante bocche da sfamare.
Si domandò come potesse contribuire a dare
tranquillità ai suoi; in contrà si diceva che “coi
schei se pol comprar de tuto” e l’unica alternativa
per guadagnarne era quella di andare in Svizzera
a lavorare ai telai che producevano tessuti.
Andarsene da casa! Lei che non aveva visto nulla
oltre la chiesa del paese! E poi, così lontano e in
chissà quale ambiente!
La Sunta pensava: “Par quelo, basta che’l
sia cristian e lora el pol ‘ndar ben! Bisognava
andare! “
Circolava allora il detto:” Francia o Spagna,
purchè se magna!”
Un altro testimone:
malcapitati si ritrovavano sistemati, nella nave,
come tutti gli altri, nella maniera più disagiata
possibile, alla pari degli animali.
“Il viaggio durò 40 giorni, dentro un’enorme
stiva che conteneva più di 100 persone e dove
si mangiava, si dormiva, si cucinava, si nasceva
e si moriva, nella quasi indifferenza dei padroni
dell’ imbarcazione - raccontava la nonna e noi
bambini ascoltavamo come fosse una favola.
Aveva anche battezzato molti bambini nati
durante il viaggio, perché lei era tra i pochi che
sapevano leggere e scrivere.
Sulla sepoltura di chi non sopravviveva, ci
diceva molto poco per non rattristarci.”
“Lo zio di mio nonno si vendette una mucca
per procurarsi i soldi del viaggio in Brasile
(nel Rio Grande do Sul) - dice un altro. Un
viaggio tribolato, lungo 40 giorni, su una nave
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da trasporto merci, dentro una stiva, senza
un minimo di servizi igienici e mangiando
pochissimo”.
“Mio padre - racconta un altro iscritto - partì
dal paese, verso la Germania, con una povera
valigia e tanta fede in Dio, unite alla speranza di
ritornare a casa un giorno.
Lavorò per anni come minatore e cercò
sempre di comportarsi nel migliore dei modi,
portando il massimo rispetto per chi lo ospitava
e gli dava lavoro.
Visse in una baracca dove mangiava e dormiva
assieme ad altri italiani, con i quali fece
amicizia. Nelle sere piovose, parlavano, fra di
loro, dei propri cari lasciati in Italia e leggevano,
con grande nostalgia, le lettere che arrivavano
da casa, commentando le notizie della Patria
lontana”.
Da ogni racconto, da ogni testimonianza
traspare come la situazione di questi nostri nonni
non fosse diversa da quella degli immigrati di
oggi. Come loro, essi erano costretti a svolgere
i lavori più umili, sfruttati, maltrattati, umiliati.
Le condizioni di vita poi erano pessime, molto
peggiori di quelle degli immigrati attuali; basti
pensare a come si viveva in America latina,
oppure nei ghetti delle grandi città o nelle
miniere francesi e belghe, dove per pochi soldi
si sfidava ogni giorno la morte in strutture senza
le minime norme di sicurezza
Lentamente, tuttavia, le condizioni del
nostro paese andavano mutando, non c’era più
bisogno di andare lontano per trovare lavoro.
Arrivarono gli anni ’70, gli anni del miracolo
del Nord-Est, e si assisté ad una inversione di
tendenza, con l’arrivo nelle nostre contrade di
tante persone provenienti da paesi per i quali
l’America siamo noi.
Mariuccia Pegoraro
Da ogni racconto,
da ogni
testimonianza
traspare come
la situazione
di questi nostri
nonni
non fosse diversa
da quella degli
immigrati
di oggi.
Foto storica di un villaggio nel Rio Grande Do Sul (Brasile)
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Presentazione del libro in Piazzetta Bedeschi
LA CORTE VERTICALE
“QUANDO IL PIL SI MISURAVA A TAVOLA”
Mercoledì 13 giugno 2012, in piazzetta
Bedeschi, è stato presentato il libro: “La Corte
Verticale”, scritto dall’arzignanese Franco
Scolari, uomo schivo, che ha fatto tutta la vita
il ragioniere. Nonostante la professione che
normalmente s’identifica con la freddezza e
il calcolo, Franco è rimasto un giovanotto
ricco di valori e di un’intensa vita interiore,
che non ha visto l’ora di andare in pensione
per dedicarsi all’arte letteraria, conscio di
una missione: non lasciar cadere nell’oblio
le sue origini e il ricco terreno da cui ha
assorbito virtù, ideali e concezioni di vita.
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Nato quando la guerra volgeva al termine,
ci conduce lungo 200 pagine spassose, con
un filo che lega le vicende dell’Arzignano
periferica, – quella che da sempre i vecchi
chiamano “Le case operaie” alla storia del
mondo, senza dimenticare l’Arzignano della
musica, dell’arte, del canto, dello sport.
I personaggi descritti sono quelli di un
Casermon – condominio si direbbe oggi –
dove vivono una decina di famiglie, con i
loro pregi e i loro molti difetti, benevolmente
descritti, quasi fossero parte integrante della
nostra gente che ormai è scomparsa.
Ci sono, con la famiglia bacchettona, quella
anticlericale, quella di sinistra. E poi, la
stravagante, la disillusa e quella speranzosa,
quella intraprendente e quella un po’
esibizionistica.
Il linguaggio è il nostro italiano, pieno di
poesia e tinteggiato – purtroppo – di molta
prosa, con le frasi del popolo, nella loro
lingua originale, compresi intermezzi e
improperi.
Scolari è protagonista, con i suoi
inseparabili amici, che nascono come lui, nel
1945 e che crescono con tutte le tradizioni e le
usanze dell’Arzignano ormai dimenticata, nel
susseguirsi delle speranze, delle disillusioni,
con la frequentazione dell’asilo, delle
elementari, e delle vecchie e nuove medie,
fino alle superiori. Si notano tra le righe – e
non solo – le difficoltà di quegli infaticabili
capofamiglia per farli studiare. Erano, infatti,
padri che lavoravano sodo, ma con stipendi
dell’operaio medio.
Guardando alla loro esperienza, ogni
arzignanese che abbia passato i cinquanta,
può ritrovare la sua: le viuzze lungo i fossi, i
pomeriggi all’oratorio, fino alla sistemazione,
dopo averne combinate un bel po’.
Tra le righe si leggono anche le storie
tristi di chi non ha potuto realizzare le
proprie ambizioni, le speranze politiche,
spesso deluse – come oggi, del resto – le
tristi migrazioni, la fame atavica, provocata
dall’interminabile guerra, la filosofia di vita
dei nostri padri e dei nostri nonni.
Davvero un libro da leggere, perché ci
riporta vita vera, intensa, quella che ha fatto
progredire la piccola cittadina, portandola
ai confini del mondo, prima con la sua seta,
poi con i motori piccoli e grandi, fino alla
pelle, la meglio lavorata della terra. E con il
contributo di gente vera!
Giuseppe Corato
Un libro per
conservare nella
memoria il
ricordo delle
tradizioni,
dei costumi,
delle aspettative,
delle conquiste, dei
confronti
politici e
dell’importanza
che aveva
il campanile.
Copertina del libro “La Corte Verticale”
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Qualcuno, forse, dopo aver letto le pagine
di questo mio libro, potrebbe rimanere
deluso e me ne dispiace. Devo dire allora
che non era mia intenzione parlare di
persone vissute in un quartiere del paese
conosciuto come “Le Case Operaie”, bensì
di far raccontare da personaggi inventati un
frammento di storia della nostra Arzignano
nel dopoguerra, vedendo di conservare
nella memoria il ricordo delle tradizioni, dei
costumi, delle aspettative, delle conquiste,
dei confronti politici e dell’importanza che
aveva il campanile.
I personaggi che interagiscono nella scala
A del Casermone, al pari degli altri, sono
raccontati da chi, in quegli anni, era un
ragazzino. Com’è nello stile dei bambini, mi
sono proposto di agire nello stesso modo:
avvolgendo tante persone in un alone di
fiaba e di leggenda.
Ecco, quindi, che nella realtà non è
esistito nessun Batista a portarsi a casa da
Siviglia Alejandra, divenuta poi la Spagnola,
come non è esistito Varisto col violino, le
gabbie e le cartucce da caccia, né Figaro
il barbiere schiavo del bere, né Anselmo
che pronunciava nove imprecazioni e
una parola pulita e neppure Fabiano
appassionato cacciatore, tanto per citarne
alcuni.
Costoro rappresentano le persone esistite
in quel tempo nei nostri paesi. Chi per fare
il carpentiere, chi per ricamare, chi per
tagliare le barbe e i capelli in casa propria o
a domicilio. O chiunque altro, noto per il suo
eccedere nel bere o imprecare o sparare
agli uccelli. E chi, in casa, non maneggiava
maldestro uno strumento musicale, oppure
non cercava di confezionarsi abiti o farsi
cartucce da caccia?
Questa è la Corte Verticale, il tentativo
d’arricchire la povertà del dopoguerra con
un pizzico di poesia, sperando d’esserci
riuscito.
Man mano che i tre protagonisti principali:
Marco, Corrado ed Enrico diventano più
grandi, ecco l’alone di fiaba via via svanire e
i contorni del racconto farsi più reali, come
quando il bocciolo di un fiore si apre in tutti
i suoi meravigliosi colori. Questo succede
quando, nell’ultima parte del libro, ci si
trasferisce dalle mura di casa all’ombra del
campanile, dentro l’Oratorio. Così la Scala
A quasi scompare, lasciando lo spazio alle
emozioni dell’adolescenza, con la sua sete
di libertà e il suo desiderio di condividere
l’esistenza con l’altro sesso.
Franco Scolari
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Franco Scolari
...produce molto
frutto
È l’espressione con cui il Signore parla del
chicco di grano caduto in terra (Gv 12,24). Nel
nascondimento e nell’umiltà del suolo il chicco
produce molto frutto. Mi sembra che questa sia
l’immagine che visivamente ci fa comprendere
più di ogni altra la presenza e la fecondità del
pontificato di Benedetto XVI. Egli ha detto che
lui si ritira nel silenzio, nel nascondimento per
continuare a servire la Chiesa nella preghiera.
E penso proprio che questa scelta sia la parte
più consistente del suo pontificato e l’ultimo
grande insegnamento per questo anno della
fede che lui ha voluto e proclamato e che tocca
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a noi ora continuare a vivere e a incarnare
nella nostra vita. In questi giorni, in cui mi
accingo a scrivere queste righe, mentre il
soglio di Pietro è ancora vuoto, non posso non
fare l’accostamento all’altro grande vuoto, il
sepolcro di Gesù. “È risorto! Non è qui!” ha detto
l’angelo alle donne e questo sembra ripetersi
nell’espressione “È in preghiera, non è qui”!
Noi vorremmo che quest’anno della fede che
abbiamo iniziato cercando di comprendere
alla luce dei documenti del Concilio Vaticano
Secondo l’importanza vitale della Parola di Dio,
dei Sacramenti, della Chiesa e della sua missione
Il vero rinnovamento della Chiesa sta nel
prendere coscienza che prima di
tutto deve cambiare il nostro cuore.
nel mondo, noi vorremmo comprendere
che il vero grande rinnovamento nostro e di
tutta la Chiesa parte dal rinnovare il nostro
spirito attraverso una preghiera profonda,
personale che ravviva la nostra adesione a
Cristo. Il vero rinnovamento della Chiesa non
sta nel cambiamento o nell’aggiornamento
delle strutture, dei diritti, dell’organizzazione,
nemmeno nella novità di più moderni metodi
o contenuti pastorali, ma sta nel prendere
coscienza che prima di tutto deve cambiare il
nostro cuore. Nel nascondimento, nel segreto
della tua stanza dove il Padre ti vede (cfr
Matteo 6,6) lì dove rinnovi il tuo amore verso
il Signore, la tua adesione a Lui, la tua fiducia
nelle sue parole e nella sua volontà, lì avviene il
vero rinnovamento della Chiesa auspicato dal
Concilio. Un programma questo che non può
esaurirsi quando chiuderemo l’anno della fede
il 24 novembre prossimo ma dovrà continuare
tutta la vita, rigenerandosi sempre nello Spirito
del Signore che fa sempre nuove tutte le cose e
tutte le persone.
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Don Mariano Lovato
“Qualche parola sul bilancio
parrocchiale 2012”
Abbiamo presentato nei giorni scorsi il
rendiconto amministrativo 2012 alla Curia
della nostra Diocesi. Desidero condividere
con voi alcune cifre, le più significative
per comprendere a grandi linee il bilancio.
Abbiamo avuto le entrate delle offerte di tutti i
tipi raccolte in chiesa, con i redditi patrimoniali
(affitti) pari a € 164.000 e spese per € 212.000
(per culto, manutenzione chiesa, luce, acqua,
gas € 147.000; per il sostentamento dei preti e
collaboratori € 40.000; oneri a professionisti
€ 10.000; imposte e tasse € 25.000).
La gestione e il mantenimento delle opere
parrocchiali ha portato un’entrata di € 92.000
e un’uscita di € 93.000.
Abbiamo avuto delle entrate straordinarie:
una eredità per la parrocchia di € 33.000 e una
persona benefattrice per casa Sant’Angela che
ha offerto € 170.000 che abbiamo consegnato
alla Fondazione.
Abbiamo chiuso l’anno 2012 con in cassa
€ 90.674 (di cui 60.000 erano per Casa
Sant’Angela), per cui avevamo una disponibilità
di € 30.674 ma ne avevamo in cassa all’inizio
dell’anno € 35.006. Per cui è facile dedurre che
la gestione ordinaria, con le entrate e uscite
ordinarie, ha chiuso in perdita.
Noi confidiamo sempre nella generosità
delle persone anche se siamo consapevoli
delle difficoltà economiche che stiamo
attraversando tutti. Abbiamo cercato di ridurre
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per quanto possibile le spese, anche quelle di
riscaldamento. Più che raccomandare una
maggiore generosità da parte di tutti, vorrei
rivolgere un appello alle persone ricche o
benestanti perché con la loro generosità
possano supplire l’indigenza di tante famiglie
che hanno sempre più bisogno di aiuto e
di solidarietà, come insegnava ai Corinzi
l’apostolo Paolo “per il momento la vostra
abbondanza supplisca alla loro indigenza” (2
Cor 8,14).
Vorrei sottolineare anche l’importanza per
ogni cristiano, nel momento in cui dispone
dei suoi beni dopo la sua morte, di ricordarsi
dei poveri come avveniva nella chiesa fin dalle
origini: “ci pregarono soltanto di ricordarci dei
poveri, ed è quello che mi sono preoccupato
di fare”, dice Paolo nella lettera ai Galati (2,10).
La carità è un grande impegno morale
e un dovere di coscienza. Consapevole
che dobbiamo non perdere la fiducia nella
Provvidenza, sforziamoci di essere previdenti
come fa un buon padre di famiglia perché non
venga meno il decoro della Chiesa e il servizio
alla carità.
Don Mariano Lovato
Informazioni
Anagrafe
Parrocchiale di Ognissanti
I sacramenti amministrati nel 2012
DATI PARROCCHIA OGNISSANTI
38 bambini sono rinati nella Pasqua di Cristo
per il Battesimo,
CATTOLICI
7.829 locali, 362 stranieri
78 hanno ricevuto in dono il sigillo dello
Spirito nella Cresima,
NON CATTOLICI
443 di altre confessioni cristiane
79 hanno partecipato pienamente per la prima
volta all’Eucaristia,
NON CRISTIANI
901
112 si sono accostati per la prima volta alla
misericordia del Signore nella Penitenza,
TOTALE PARROCCHIA OGNISSANTI
______
9.535
7 coppie si sono unite in Matrimonio.
NUMERO DELLE FAMIGLIE
73 fratelli e sorelle sono passati
nella luce infinita.
-- 27
3 --
______
circa 3.900
Chi desidera ricevere i prossimi opuscoli o altre notizie
della Parrocchia Ognissanti a mezzo posta elettronica
potrà iscriversi sul sito www.ognissanti.org
Orari delle Messe in Ognissanti
e Parrocchie limitrofe
OGNISSANTI IN ARZIGNANO
Sabato ore 18.30
Domenica ore 8.00 - 9.15 (S. Rocco) 10.00 - 11.15 - 19.30
CASTELLO D’ARZIGNANO
Sabato ore 19.30
Domenica ore 8.30 - 10.30
S. BORTOLO DI ARZIGNANO
Sabato ore 19.30
Domenica ore 8.30 - 10.30
(luglio e agosto solo ore 9.30)
S. GIOVANNI BATTISTA IN ARZIGNANO
Sabato ore 17.00
Domenica ore 9.30 - 11.00
S. ZENO DI ARZIGNANO
Sabato ore 19.00 (ora legale 19.30)
Domenica ore 8.00 - 10.00
Stampato in carta naturale ecoogica senza cloro TCF
È buona cosa sentirsi partecipi della comunità
parrocchiale cui si appartiene. A volte però,
per necessità o per scelta, accade di partecipare
alla Messa in altra chiesa. Naturalmente anche
questo va bene perché soprattutto è importante
santificare il giorno del Signore.
Va bene anche partecipare all’Eucarestia
al sabato sera, senza scordarsi però che il
momento ideale per vivere la preghiera e/o la
comunione ecclesiale è la Domenica.
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Marzo 2013 - Ognissanti