IL LAGO DI
CASTEL S. VINCENZO
E L’ANTICA TERRA VULTURNENSE
Le Guide di
IL LAGO DI
CASTEL S. VINCENZO
E L’ANTICA TERRA VULTURNENSE
LE MAINARDE - IL FIUME VOLTURNO
SAN VINCENZO AL VOLTURNO - I PAESI
LE TRADIZIONI - LE NOTIZIE UTILI
Le Guide di altri ITINERARI
IL LAGO DI CASTEL SAN VINCENZO
E L’ANTICA TERRA VULTURNENSE
Foto e cura del volume
Tobia PAOLONE
Testi
Tobia PAOLONE, Ida DI IANNI, Natalino PAONE,
Federico MARAZZI, Michele RADDI,
Domenico D’AGOSTINO, Luigi VISCIONE.
Direzione Editoriale
Ida DI IANNI
Progetto grafico e impaginazione
Tobia PAOLONE
Traduzioni
Angela PITASSI
Marinella DI IANNI
translation.com
Referenze fotografiche
Tobia Paolone, Archivio Volturnia Edizioni
Missione Archeologica San Vincenzo al Volturno
Natalino Paone
Soprintendenza B.A.A.S. del Molise
Autorizzazione su Concessione del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Prot. n. 7795 dell’8/10/2007
Realizzazione editoriale
Volturnia Edizioni
Piazza Santa Maria, 5
86072 Cerro al Volturno (IS)
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In collaborazione con
Associazione Amici di San Vincenzo al Volturno onlus
Regione Molise Assessorato al Turismo
Soprintendenza Beni Archeologici del Molise
Tutti i diritti sono riservati, vietata la riproduzione anche parziale
di testi, foto e disegni senza il permesso scritto dell’editore.
Finito di stampare nel mese di settembre 2009
Copyright © 2009 Volturnia Edizioni
Alta Valle del Volturno - 5
SOMMARIO
IL TERRITORIO
8
12
16
Il Lago di Castel San Vincenzo
18
19
20
20
24
Il Museo della Fauna Appenninica
Le Mainarde
Il Parco Nazionale d’Abruzzo,
Lazio e Molise
Il Museo dell’Orso
Il Pianoro “Le Forme”
Il Pantano della Zittola
Le Sorgenti e il fiume Volturno
LE ORIGINI
28
38
45
48
San Vincenzo al Volturno
La Cripta dell’Abate Epifanio
Il Chronicon Vulturnense
L’incastellamento
I COMUNI DELLA VALLE
56
60
66
71
73
78
79
84
88
Acquaviva d’Isernia
Castel San Vincenzo
Cerro al Volturno
Il castello Pandone
Colli a Volturno
Conca Casale
Filignano
Fornelli
Montaquila
6 - Sommario
92
95
98
101
102
105
106
108
112
114
116
118
119
119
121
Montenero Valcocchiara
122
122
125
133
La raviolata
I falò di San Giorgio
Pizzone
Pozzilli
Santa Maria Oliveto
L’Acquedotto augusteo
Il ponte Latrone
Rionero Sannitico
Rocchetta a Volturno
Castelnuovo a Volturno
Il rito dell’Uomo Cervo
Scapoli
Il Museo Civico della Zampogna
Il Mu.C.I.L.
L’artigianato della zampogna
La Mostra Mercato e il Festival
Internazionale della Zampogna
Informazioni turistiche
Bibliografia essenziale
Le foto del sommario:
Monte Meta (T. Paolone), Eremo S. Michele Arcangelo
(V. Rufo), San Vincenzo al Volturno (S. Petrocelli), Cerro al
Volturno (T. Paolone), Il Pantano di Montenero (T. Paolone),
La Pantomima dell’Uomo Cervo (Ass. Culturale Il Cervo),
Zampognaro di Scapoli (T. Paolone),
Presentazione - 7
SUGGESTIONI DI UNA TERRA ANTICA
Un cielo, una terra, una storia, un fiume. È quello che in questa guida - non una qualunque - abbiamo cercato di condensare, mettendo in luce sì gli aspetti peculiari di un territorio “congiunto” nelle sue diversità dal corso del fiume Volturno, dalle malinconiche
Foci (la malinconia di un paesaggio genera un sentimento indicibile alle parole) sino al
suo digradare nella Piana di Venafro, ma percorrendo - in linea con la spinta emotiva che
muove i testi di altri ITINERARI, di cui questa guida è figlia - anche sentieri non comuni ad altri prodotti del genere. Non più dunque ricerca di identità, ben chiara nella matrice storica e culturale impressa sin dall’anno Mille dall’opera di colonizzazione intrapresa dai monaci del cenobio di San Vincenzo al Volturno, ma conservazione e soprattutto
spendibilità di tale identità nel groviglio di natura, storia, tradizioni, paesaggio, arte che
si assommano nei 16 paesi fotografati nella guida. Fotografie a colori, nella resa e anche
nella metafora di una vitalità e di un vitalismo, che sembrano far parte più del passato che
del presente di queste realtà, che si offrono ancora belle e per lo più integre nelle loro fisionomie inconfondibili (distese su declivi, arroccate su massi rocciosi, incuneate in dolci
conche, pacifiche di pianura cinta dai monti) ma sempre in attesa di venti fecondi e di
parole che dicano e facciano davvero. Dalla montagna (le superbe cime delle Mainarde,
con i colori sfavillanti di cieli sempre diversi e flora e fauna distinte), al fiume (il Volturno
vorticoso e capriccioso, ora rigagnolo, ora possente, ora disteso), al lago (il bacino lacustre
di Castel San Vincenzo e la policromia sintetica di acqua, cielo e terra), al piano (pianori montani, insinuati in bocche di antichi vulcani e popolati di cavalli e
mucche bradi, distese urbanizzate che vanno sottrando spazi agli uliveti), al parco (quello nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è realtà
che ha garantito nel tempo la necessaria conservazione del territorio e dei suoi elementi). E ancora dai
castelli, frutto della trasformazione nel
tempo degli originari castra; alle chiese,
sorte sovente in concomitanza con i castelli e che testimoniano nelle loro sovrapposizioni il trascorrere di ere e gusti; ai palazzi nobiliari, che nella loro spesso impensabile fastosità, ove si
è conservato, dicono di storie locali che si intrecciano
con la storia nazionale; ai siti archeologici e alle poderose vestigia di civiltà (sannita, romana e medioevale), che attestano l’importanza strategica, economica e
politica di queste terre. E le tradizioni, che permangono
nella forza delle convinzioni e delle credenze, dei suoni
e dei sapori. Non tutto, naturalmente, poteva essere
condensato in queste pagine: l’invito è dunque a considerare questa guida come un punto di partenza verso
un ideale itinerario di scoperta e conoscenza di questi
luoghi, che ciascuno potrà costruirsi a piacimento.
Suggerimenti essenziali: parcheggiare l’auto nella
piazza principale, infilarsi in vicoli e vicoletti alla
ricerca dell’anima del paese (un uscio chiuso o
un roseto incolto dicono come un balcone fiorito),
visitare la chiesa o le chiese silenziose (troverete
sempre una vecchietta pronta ad aprirle), salutare gli anziani e chiedere loro di parlarvi della storia e delle storie del luogo. Ne saprete, alla fine, più
di un libro stampato.
Ida Di Ianni
8 - Alta Valle del Volturno
Il Lago di
Castel San Vincenzo
Il bacino artificiale di
Castel San Vincenzo
si colloca all'interno
della vallata sul cui
fondo scorreva il rio
Vallorio ed è
delimitato, ad est,
dalla catena del
Monte della
Rocchetta e dall'altura
su cui sorge l'abitato
di Castel San
Vincenzo, ad ovest,
dalla catena mediana
di questo settore mainardico costituita dai
Monti Castelnuovo
(m. 1.251), Piana
(m. 1.218), S. Michele
(m. 1.176) e S. Angelo
(m. 1.184). Anche
questa catena presenta ripidissime pareti
Sotto: Veduta parziale
del lago e delle
Mainarde.
(Foto T. Paolone)
Sopra: Pesca sportiva sul lago. (Foto T. Paolone)
rocciose sulle quali
vegetano cespugli di
Carpino nero e bianco. In posizione
intermedia digradano
poi verso il lago i
rilievi dei primi
contrafforti delle
Mainarde, quelli di
Colle Iardini (m. 765),
quelli della
catena mediana delle
Il lago di Castel San Vincenzo - 9
Mainarde, del Colle
Salamuni (m. 782) e
di Castel San
Vincenzo. Lo sbarramento in terra
battuta, creato nel
1956, è situato tra la
quota 783 dei primi
contrafforti ed il
rilievo dell'abitato di
Castel San Vincenzo.
L'invaso è riempito
con l'acqua del Lago
della Montagna
Spaccata, situato sul
confine dei vicini
comuni di Alfedena e
di Barrea a 1.050 m.
circa, acqua che entrata nella condotta
che attiva la centrale
elettrica di Pizzone - è
convogliata nel lago
attraverso una
ulteriore condotta che
termina nei canali di
immissione, a quota
700 m. circa, al di
sotto di Valle Alare.
La stessa acqua attiva
la centrale di
Rocchetta posta nei
pressi delle Fonti del
Volturno. Questo lago
ha una capacità di 6
milioni di metri cubi,
mentre la sua profondità massima è di 32
metri. Le sue rive,
pressoché prive di
vegetazione arborea,
hanno conformazione
varia, essendo a tratti
profonde con scarsa
vegetazione, a tratti
medio-profonde con
vegetazione affiorante
o, ancora, digradanti
con alternanza di
prati sommersi, fango
Sopra: Il Lago e la Forra di S. Michele. (Foto T. Paolone)
e sassi. Tuttavia, a
fronte del suo
attraente aspetto
esteriore, “il mondo
subacqueo del lago di
Castel San Vincenzo si
presenta come una specie di spettrale panorama desertico immerso
nell'acqua. La primitiva
vallata, ricca di piante e
rocce, è oggi un incavo
di cinquanta ettari in
cui tutto è sparito sotto
una coltre brunastra di
fango.”
Attorno al lago si
snoda una strada il
cui sviluppo è di circa
5 km: parte di essa,
ed in particolare
quella meridionale,
non è fortunatamente
asfaltata. I terreni che
dall'abitato digradano
sulla riva
settentrionale al lago
sono coltivati e, alle
ultime vigne, si
alternano colture di
vario genere.
La sponda opposta è
invece meno
antropizzata e la
boscaglia ha ormai
guadagnato sui campi
abbandonati.
Più ad ovest, oltre il
lago, il bosco di Cerro
e di Quercia si fa più
fitto, formando la
Foresta di Collalto,
che termina alle
pendici della catena
mediana per lasciare
spazio alle sue ripide
pareti. Il versante
nord di questa zona si
10 - Alta Valle del Volturno
affaccia sull'angusta
valle del Rio Iemmare
e, un tempo coltivato,
è oggi quasi completamente ricoperto dal
bosco, ad eccezione di
un modesto settore
comprendente le
località del Querceto,
del Fondacone, di
Sotto: Il lago di Castel
San Vincenzo nella sua
estensione. (Foto T.Paolone)
Valle Cupa e della
Coroneta, in cui
l'agricoltura viene
ancora praticata.
II Cerro e la Quercia
ad ogni modo
predominano, così
come nella fiancata
del prospiciente
Monte Portella (m.
1.051), ove formano
una vera e propria
fittissima foresta. Il
clima di questa zona
è sensibilmente più
rigido e l'assenza
dell'Ulivo ne è segno
evidente. Frequenti le
nevicate invernali, talvolta anche le acque
del lago gelano,
creando un
suggestivo spettacolo.
D'estate il clima particolarmente temperato
rende oltremodo piacevole il soggiorno.
Il lago di Castel San Vincenzo - 11
12 - Alta Valle del Volturno
Le Mainarde
La catena montuosa
delle Mainarde si
estende da Nord a
Sud e le sue creste
delimitano il confine
tra Lazio (ad Ovest) e
Molise (ad Est). Per la
loro importanza dal
punto di vista
naturalistico e
faunistico sono state
inserite con DPR
10.01.1990 nel Parco
Nazionale d’Abruzzo,
Lazio e Molise.
La catena comprende
cime di elevata
altitudine che si
aggirano intorno ai
2000 metri: M. Meta
(2241), M. Metuccia,
Coste dell’Altare,
Monte Mare (2020),
Monte Cavallo (2039),
Monte Forcellone
Sotto: Veduta parziale
della catena montuosa
delle Mainarde in veste
autunnale.
(Foto V. Grande)
Sopra: Veduta del massiccio della Meta dal pianoro
“Le Forme” di Pizzone. (Foto V. Rufo)
(2030). Le Mainarde,
come il resto delle
montagne
appenniniche, sono
molto antiche e di
origine calcarea. Su di
esse l’erosione ha
lasciato tracce palesi
in gole, circhi glaciali
e bellissime marmitte
dei giganti, queste
ultime ben visibili da
chiunque si affacci
dal belvedere di San
Michele nel comune
di Castel San
Vincenzo.
Il gruppo delle
Mainarde, per la sua
Nella pagina accanto:
Flora delle Mainarde
1. Rosa canina
2. Orchidea selvatica
3. Orchidea piramidale
4. Mirtillo
5. Giglio martagone
6. Genziana
7. Ginepro
8. Crochi
9. Margherite
10. Agrifoglio
11. Orchidea
12. Bucaneve
Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise - 15
grande varietà di
ambienti e per la sua
favorevole posizione
geografica, presenta una
notevole ricchezza floristica.
Esse sono il gruppo
montuoso posto più a
sud dell’Appennino
Centrale e molte sono le
piante che raggiungono
qui il limite meridionale
del loro areale italiano
(…). Splendide fioriture, specialmente in primavera e prima dell’estate, allietano il paesaggio vegetale
montano alle varie
quote: tra esse meritano
di essere ricordate quelle
del Giglio martagone,
dell’Aquilegia, della
Genziana, dell’Eplobio,
etc. (F.Tassi)
Ricoperte da una fitta
vegetazione arborea,
con boschi di faggio
che si spingono fino
ad una altezza di
1800-1900 metri, oltre
questa altitudine le
Mainarde offrono uno
spettacolare manto
erboso, habitat ideale
per particolari tipi di
Nella pagina accanto:
Fauna delle Mainarde
1. Volpe
2. Scoiattolo
3. Orso bruno
4. Lupo
5. Gufo
6. Faina
7. Cervo
8. Capriolo
9. Martora
10. Lince
11. Camoscio
12. Lontra
Monte a Mare (Foto V. Rufo)
fauna in via di
estinzione quali il
Camoscio d’Abruzzo
e l’Aquila reale. A
quote relativamente
più basse sono l’Orso
bruno marsicano, il
Lupo appenninico, la
Lince, il Corvo
imperiale, la Poiana e
il Falco; tra i rapaci
notturni, il Gufo
comune, la Civetta, il
Barbagianni, l’Allocco
ma anche animali
come Volpi, Lepri,
Scoiattoli, Martore,
Faine, Donnole,
Vipere.
L’osservazione di
questi animali grandi
e piccoli non è
sempre agevole: i
visitatori possono
recarsi presso le aree
faunistiche allestite
all’interno del Parco,
dove è possibile fare
conoscenza
ravvicinata con
animali che popolano
il territorio protetto.
Mainarde Chain extends from North to South
rispect to the Abruzzo, Lazio and Molise
National Park
It is a very important naturalistic and faunistic area
in the centre-meridional sect of the Italian Apennines.
Its high peaks are Mount Meta (2241 metres), Mount
Metuccia, Coste dell’Altare, Mount Mare (2020 metres), Mount Cavallo (2039 metres) and Mount Forcellone (2030 metres).
These mountains present various species of rare animals: Marsicano Bear, Abruzzo Chamois, Wolf and
Lynx. Pizzone Bear Centre is a meeting point for the
visits (with guides) in the Mainarde area, where you
can Know the most private secrets of the bear life. In
Bagpipe and Apennines Fauna Centres of Scapoli
and Castel San Vincenzo instead you can find nature, culture, flowers, sounds of Mainarde territory and
its particular traditions.
16 - Alta Valle del Volturno
Il Parco Nazionale
d’Abruzzo, Lazio e
Molise
Il Parco Nazionale
d'Abruzzo ebbe
origine da una antica
riserva reale di caccia
istituita nel 1872, soppressa nel 1877, nuovamente costituita nel
1900 e definitivamente soppressa nel 1912.
Essa servì comunque
ad assicurare
sorveglianza e
protezione ai territori
del futuro Parco e alla
loro Fauna e Flora.
Il Parco Nazionale
d'Abruzzo è stato ad
ogni modo istituito
con RD.L. n. 257 l’11
gennaio del 1923.
La gestione è affidata
all’Ente Parco
Nazionale d'Abruzzo,
Sotto: Veduta di Cerro
e della catena montuosa delle Mainarde.
(Foto T. Paolone)
Lazio e Molise
con sede a
Roma e direzione a
Pescasseroli
(AQ). Interessa
attualmente 25
comuni distribuiti
nelle tre regioni. Nel
1980 ha avuto inizio
la zonazione del
Parco, cioè la sua suddivisione in zone a
diversa protezione
ambientale per poter
conciliare 1e opposte
esigenze della
protezione della
natura e degli
sviluppi urbanistici
delle popolazioni
locali.
Le 4 zone sono
indicate come Riserva
integrale, Riserva
generale, Protezione e
Sviluppo. Il Parco è
compreso per la
maggior parte (3/4
circa) nella
provincia dell'Aquila,
in Abruzzo, e per il
rimanente in
quella di
Frosinone, nel
Lazio, ed in
quella di
Isernia, in
Molise. Con i
suoi 80 anni di vita
ha realizzato un
modello di area protetta che si distingue
in Italia per il numero
e la qualità delle
strutture realizzate e
delle azioni svolte in
favore della
conservazione della
natura e della tutela
dell'ambiente.
A testimonianza del
lavoro svolto negli
anni concorrono
certamente anche i
risultati ottenuti nel
campo della fruibilità
per una utenza
ampliata. Su 62 tra
strutture, centri visita,
uffici di zona, rifugi,
musei e aree
faunistiche realizzate,
45 risultano infatti
Sopra: Camosci allo strato brado sulla dorsale di Monte Meta. (Foto V. Rufo)
fruibili da persone
con deficit motori o
sensoriali, ai quali
vanno aggiunti 3 specifici sentieri naturalistici (dati Ente Parco,
2002). Il Parco protegge aree ancora selvagge, che aiutano ad
immaginare come
anticamente doveva
presentarsi
l'Appennino. Il suo
territorio è montuoso,
anche se i rilievi non
sono molto alti: il
monte Petroso (massima quota del Parco)
raggiunge i 2.249
metri. Nei suoi confini sono racchiusi
quasi tutti gli ambienti appenninici: montagne aspre o dolci,
pendici brulle o
boscose, pascoli d'alta
quota, faggete, boschi
misti di caducifoglie,
boschi di conifere.
Anche la presenza
delle acque (sia
superficiali che sotterranee) è un'importante caratteristica del
luogo. La vegetazione
più importante presente è la faggeta,
l'associazione forestale più estesa composta, oltre che dal
Faggio, anche da altre
specie quali l'Acero
napoletano, l'Acero di
monte, il Tasso,
l'Agrifoglio e la
Betulla, che trova in
questi territori uno
dei pochi ambienti
favorevoli
dell'Appennino.
The Abruzzo, Lazio and Molise National Park
The most ancient among the Parks of the Apennine
mountains has played an essential role in the preservation of some of the most important species of the Italian
fauna: Marsican Brown Bear, Abruzzi Chamois and
Wolf. Two thirds of the territory are covered with beech
tree woods which represent one of the largest continuous
extensions of the whole Apennine area, rich in ancient
specimens allowing the presence of animals like the Lilford White-backed Woodpecker. The reintroduction of
the deer and of the roe deer and the return of the wild
boar gave the opportunity to rebuild, together with the
great carnivores, the original food chains. Above the
beech tree wood, the high-mountain stony grounds house formations of Swiss Mountain Pine, very rare in the
Apennines, and a great number of species linked to these
extreme environments, often relicts of the vegetation
dating back to the glacial ages or endemic and localized
species. The success of Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise lies also in the fact that it has been able to
combine the conservation of the natural environment
with the social-economic development of the local communities. The several Visitor Centers, the Faunistic
Areas, the network of paths, and the other existing infrastructures have given the opportunity to revitalize small
historical centers of great value.
18 - Alta Valle del Volturno
Il Museo della Fauna
Appenninica di
Castel San Vincenzo
Ufficialmente aperto
nell'agosto del 1997, il
Museo offre ai suoi
visitatori l'intero campionario della preziosa fauna delle
Mainarde. La sua
apertura si deve alla
tenacia del naturalista
Oscar Caporaso, che
nacque e visse per
lunghi anni in questo
tranquillo angolo
delle Mainarde,
coltivando interessi
da ricercatore e
distinguendosi per
competenze da
scienziato.
Proprio a lui si deve
la raccolta della collezione ornitologica e
Sotto: Il Museo della
Fauna Appenninica.
(Foto T. Paolone)
Interno Museo Fauna Appenninica. (Foto T. Paolone)
entomologica ospitata
nel Museo, che a partire dall'anno 2000
reca il suo nome. Tra
gli esemplari imbalsamati troviamo anche
il Lupo, la Lince, il
Cervo ed altri
ungulati ubicati al
piano terra di un
grazioso palazzotto
baronale,
opportunamente
restaurato dal Parco
per renderlo idoneo
ad ospitare il Museo.
La sua sede è nel centro storico di Castel
San Vincenzo.
Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise - 19
Il Museo dell'Orso
di Pizzone
Senza dubbio si tratta
della maggiore
iniziativa che l'Ente
Parco ha avviato nel
territorio mainardico
e in special modo a
Pizzone: il Centrovisita dell'Orso Bruno
Marsicano con
annessa area
faunistica (in via di
completamento), che
in futuro ospiterà veri
esemplari di Orsi.
Per il momento è in
funzione la sola
struttura museale
interamente
ristrutturata e
dedicata alla biologia
dell'orso ed alle sue
problematiche di conSotto: Museo dell’Orso
di Pizzone - Aula
didattica. (Foto T. Paolone)
Museo dell’Orso. (Foto T. Paolone)
servazione. Un'ampia
sala per proiezioni
multimediali capace
di ospitare quasi
cento persone è il
fiore all'occhiello di
questa struttura, che
al piano terra, oltre
alla reception con
interessanti volumi
sul Parco e souvenir,
presenta altre stanze:
queste, in sequenza
logica, portano il visitatore ad un facile
approccio con questo
animale ormai raro,
che da quasi 400 anni
vive isolato nel cuore
dell'Appennino.
20 - Alta Valle del Volturno
Il Pianoro “Le Forme”
Il Pianoro “Le Forme”
è un tipico esempio di
valle glaciale.
Il ghiaccio, muovendo
da Monte A Mare e
dalla Valle Fredda, ha
modellato l’intero
pianoro conferendogli
una caratteristica
forma ad U. La presenza di morene frontali, di massi erratici e
di un laghetto posto
al centro del pianoro che potrebbe essere il
residuo di un
precedente piccolo
lago di sbarramento
morenico - contribuisce a connotare la
valle nella sua origine
glaciale.
Tale suggestivo pianoro erboso (negli
anni Sessanta
deturpato dalla
Sotto: Il Pianoro “Le
Forme” da M. Meta.
(Foto T. Paolone)
Camoscio d’Abruzzo. (Foto V. Rufo)
costruzione di una
strada asfaltata con
relativa enorme
piazza) è contornato
da faggi secolari, che
possono arrivare
anche a 3 metri di
circonferenza, e dai
monti della Meta e
delle Mainarde.
A poca distanza dal
Pianoro sono le
Sorgenti “Le Forme”
e altri incantevoli
paesaggi, come gli
estesi prati delle
“Fosse”, dai quali è
possibile godere la
visione dolomitica
delle Mainarde.
In questo ambiente
incontrare animali di
una certa maestosità e
bellezza è episodio
abbastanza frequente:
l’Aquila reale, il
Camoscio d’Abruzzo,
l’Orso bruno
marsicano, il Cervo
ed altri ungulati, solo
Il Pianoro Le Forme - 21
per citarne alcuni.
Dal Pianoro “Le
Forme” ha inizio l’escursione più bella
delle Mainarde. Il
primo tratto del sentiero, segnato MN1
dal Parco, attraversa
la faggeta con tratti
anche di ripida salita.
Passata la recinzione
delle Sorgenti omonime, si esce allo scoperto nella splendida
Valle Pagana, dove
volano i gheppi in
caccia e non è
difficile avvistare i
camosci. Si sale
quindi senza
difficoltà fino al Passo
dei Monaci, a quota
1.967 metri, sul confine con il versante
laziale della Val di
Canneto. Dal valico
non resta che affrontare il ripido costone
roccioso che conduce
in vetta alla Meta
(2.242 m.), sopra cui è
una croce e da dove il
panorama si apre ad
abbracciare l’Abbazia
di Montecassino e gli
Aurunci, fino al Gran
Sasso.
In cielo volano i gracchi corallini, mentre i
codirossi fanno la
spola tra massi e
cespugli. L’escursione
fin su la vetta, andando di buon passo, è di
circa due ore e mezza.
Sopra: Itinerario da Le Forme a M. Meta. (Archivio)
Sotto: M. Meta e una Genziana. (Foto A. Palumbo)
22 - Alta Valle del Volturno
Il Pantano della
“Zittola”
È un'estesa pianura
paludosa circondata
da un anfiteatro
naturale di versanti
montuosi ricoperti di
boschi, che
delimitano il bacino
del Sangro da quello
del Volturno. Situato
a circa 820 metri sul
livello del mare, il
Pantano si estende
per circa 6 chilometri
da “Bocca Pantano”,
all'estremo sud, sino
al Ponte della Zittola,
all'estremo nord.
La depressione
geografica costituisce
una zona umida che è
attraversata
longitudinalmente dal
fiume Zittola, le cui
acque tendono a
Sotto: Una spettacolare
visione del Pantano.
(Foto T. Paolone)
ristagnare in pianura.
Ne deriva, al di sopra
del manto erboso, un
particolare biotipo
caratterizzato da
fauna e vegetazione
acquistiche.
L'estensione dell'area,
gli aspetti
idrogeologici e
naturalistici rendono
quest'ambiente
particolarmente raro.
Le vicende geologiche, che dal Miocene
(24 milioni di anni fa)
ad oggi ne hanno
determinato l'assetto
geomorfologico,
hanno anche condizionato l'idrogeologia
dell'area e la distribuzione delle acque sotterranee e superficiali.
Copiose quantità di
acqua si concentrano
infatti proprio in questa vasta depressione
con sorgenti di tipo
diffuso e formazione
di torbiera estesa e
consistente per via di
particolari fattori
climatici. Dunque una
fortunata serie di
fenomeni naturali ha
concentrato nella
valle del Pantano
Zittola un'ingente
quantità di riserve
idriche e minerarie,
dando luogo ad un
paesaggio unico
nell'Appennino
centro-meridionale,
connotato dalla citata
torbiera, notevole per
estensione, spessore
di tre-quattro metri e
distribuzione
uniforme. Essa si
presenta di colore
nero, di aspetto
terroso e struttura
fibrosa, e contiene
frammenti di lignite
con inclusi argilla,
calcare e ossido di
silicio. Una trentina le
sorgenti sia perenni
che temporanee che
alimentano la
Il Pantano della Zittola - 23
torbiera. Sfagni,
giunchi, diverse
graminee selvatiche e
cannucce palustri
caratterizzano la flora
igrofila, comprendente presenze arboree
particolari (Salix pentandra) che punteggiano il corso del fiume
Zittola. L'avifauna
che la frequenta è
rara e interessante
specie nel periodo di
passo, durante il
quale si possono
osservare uccelli
molto rari tra cui la
Cicogna bianca, l'Oca
selvatica, il Falco di
palude, il Gufo di
palude, la Cicogna
nera e la Gru.
“È un luogo che difficilmente si dimentica. Un
luogo dove il tempo, lo
Sotto: I cavalli
Pentri del Rodeo di
Montenero.
(Foto T. Paolone)
Sopra: Il fiume Zittola e il Pantano. (Foto T. Paolone)
spazio, il cielo, la terra, i
numerosi rivoli d'acqua,
le fioriture, i piccoli
insetti, gli uccelli sono
corollari delle mandre di
cavalli bradi e di tranquille mucche al pascolo.
L'immobilità, la quiete
smossa dalle rare automobili che percorrono la
strada sterrata, che si
alterna a tratti asfaltati
in corrispondenza di
diversi ricoveri per animali, l'aria sospesa nella
calura estiva, il verde
intenso di questa conca
che abbraccia un'ampia
distesa pianeggiante, il
cielo in cui viene voglia
di specchiarsi. Tutto
questo - e non è poco trovi in un canto di
Molise.”
(I. Di Ianni)
24 - Alta Valle del Volturno
Le Sorgenti
e il fiumeVolturno
“Le Sorgenti sgorgano maestose alle radici del Monte Azzone,
in una località irta di
macigni, dirupata,
sterile,
selvaggia, chiamata
Capo d'Acqua o Capo
Volturno o Capo di
Fiume. Lo spettacolo
è attraentissimo. Le
polle, in numero
superiore alla trentina, scaturiscono a
ferro di cavallo,
copiose e
cristalline. Secondo
calcoli approssimativi, hanno una portata
di 5700 litri d'acqua a
minuto secondo, e si
riuniscono
immediatamente,
Sotto e a lato: Il bacino
lacustre formato dalle
sorgenti del fiume
Volturno. (Foto T. Paolone)
formando il fiume che
prende il nome
dell'avvoltoio (vultur
latino), perchè la sua
corrente, come il volo
di quest'uccello rapace, volteggia rapida e
tortuosa... Le acque
sono fresche, limpide,
purissime, si mescolano e si confondono
tra loro in salti,
spume, gorghi,
spruzzi, frangendosi
in mille rivoli,
in morbide trine, in
pulviscoli iridescenti,
che empiono la conca
alpestre di suoni, di
gorgogli, di strepiti,
di scrosci innumerevoli.
[...] Nell'estremità
meridionale delle
Mainardi si apre una
pianura che mette
capo ad un appennino di calcare giurese
detto Monte Azzone.
Alle radici del ricordato monte scaturi-
scono molte fonti così
copiose di acque da
formare immediatamente un gran fiume
che è il Volturno.
Questo scorre nella
pianura per ben tre
chilometri placido e
limpido, quasi a non
turbare il raccoglimento di coloro che
vanno a visitarvi gli
avanzi di uno dei più
venerandi Cenobii
d'Italia, già famoso
per vastità di fabbricato, per ricchezza di
entrate e per numero
di monaci, qual era
quello di S. Vincenzo
a Volturno barbaramente distrutto dal
ferro Saraceno sotto
Sedoam. Da questo
punto il terreno,
essendo più declive il
fiume, diventa
alquanto più rapido...
e nel sito, dove riceve
il torrente di Pizzone
povero di acque nello
San Vincenzo al Volturno - 27
stato naturale, ma
gonfio ed impetuoso
nelle piogge dirotte,
forma una piccola sì,
ma bella cascata. Indi
si volge verso oriente;
scorre lambendo il
territorio di Cerro; si
avanza sempre tortuoso, rumoroso e
superbo.”
Così Berengario
Amorosa, nel 1924, e
Francesco
Lucenteforte, nel
1877, descrivevano le
fonti e il corso superiore del Volturno. Il
fiume, al giorno d’oggi, appare invece
meno vorticoso e
copioso di acque: a
partire infatti dagli
anni del dopoguerra,
per mezzo di canali
sotterranei gran parte
delle acque viene utilizzata dall’Enel per
la creazione di energia elettrica, e la grandezza del fiume si
ritrova solo in
prossimità di Ponte
Rosso nel territorio di
Colli a Volturno, ove
è anche una riserva di
pesca della trota fario.
Prima di entrare nel
territorio campano, il
fiume attraversa una
estesa zona umida e
di bosco fluviale
detta “Le Mortine”,
divenuta di recente
Oasi del WWF Italia,
che presenta numerose specie arboree.
A lato: La spettacolare
cascata de “La Cartiera”.
(Foto T. Paolone)
Il Volturno prima di Venafro. (Foto T. Paolone)
Il Fiume nell’Oasi Le Mortine. (Foto T. Paolone)
The “rolling waters” river
River Volturno has its source at the slope of Mount
Rocchetta. It is the most important water-course in
South Italy. Flowing towards the sea, the river gives
birth to a spectacular cavern, which is in Cartiera
place of Castel San Vincenzo. Before entering in the
Campania district, it flows through a wide moist and
a river-woody land called “Le Mortine”, that is an
Oasis watched over by WWF-Italia. Here a lots of
arboreal species are present.
28 - Alta Valle del Volturno
LE ORIGINI
SAN VINCENZO
AL VOLTURNO
La storia di San
Vincenzo al
Volturno ha inizio
nel 703 dopo Cristo,
allorchè tre agiati
principi beneventani
di origine
longobarda, Paldo,
Tato e Taso, decidono
di votarsi alla vita
monastica e,
abbandonati tutti i
propri averi, si
dirigono verso la
Francia per mettere in
atto tale vocazione.
Lungo il tragitto
sostano presso
l'Abbazia di Farfa,
nel Reatino, e l’abate
Tommaso di
Sotto: Miniatura
del Chronicon (BAV,
Barb. lat. 2724, c35v)
Moriemma, sostenuto
dal papa nell’incontro
romano con i tre
principi, li dissuade
dal loro proposito e li
convince della
necessità di fondare
un monastero alle
Fonti del Volturno,
dove già esisteva una
chiesa consacrata
a San Vincenzo.
Molte le vicissitudini
superate dai tre
monaci nei primi anni
di vita del monastero,
Sopra: Miniatura
(BAV, Barb. lat. 2724, c9v)
Sopra: Edizione
moderna del Chronicon
che nel giro di un
secolo diverrà tra le
città monastiche più
importanti d'Europa.
L’epica e avventurosa
storia del cenobio è
descritta nel
Chronicon Vulturnense,
codice miniato del XII
secolo conservato
presso la Biblioteca
Vaticana ed unica
fonte storica,
fino alla prima metà
del XIX secolo, a
San Vincenzo al Volturno - 29
Sopra: San Vincenzo al Volturno in un’immagine di inizio XX secolo.
(Foto Archivio Trombetta)
raccontare il
grandioso passato
del monastero. La
scoperta casuale della
Cripta dell’abate
Epifanio nel 1832
diviene il momento
iniziale di un nuovo
percorso storico
che, seguito alla
ricostruzione postbellica e agli scavi
iniziati negli anni
Ottanta del secolo
scorso, ha portato alla
luce le diverse fasi di
sviluppo del
monastero.
Sopra: Tremisse,
moneta di epoca longobarda - 750 d.C.
(da F. Marazzi)
Historical sequence
The history of San Vincenzo al Volturno began in
703 AD, when three wealthy princes from Benevento, of Lombard origins, named Paldo, Tato and Taso,
decided to dedicate themselves to monastic life and,
abandoning all of their material possessions, headed
towards France where they could put their vocation
into practice. Along the way they stopped at the Abbey of Farfa, in the Reatino area, where the Abbot
Tommaso di Moriemma, sustained by the Pope in
this Roman encounter with the three princes, talked
the young men out of their plan, in favour of the
foundation of a monastery at the source of the Volturno River, where there already was a church consecrated to San Vincenzo. The monks overcame many vicissitudes in the first years of the monastery's
existence, such that in just a century it became one of
Europe's most important monastic cities. The coenoby's epic and adventurous history is described in
the Chronicon Vulturnense, an illuminated codex
from the 12th century, kept in the Vatican Library
and singular historical source, until the first half of
the nineteenth century, which recounts the monastery's magnificent past. The accidental discovery
of Abbot Epifanio's crypt in 1832 became the starting point for a new historical journey which, after
post-war reconstruction and the excavations beginning in the 1980's, brought to light different phases
of the monastery's development.
30 - Alta Valle del Volturno
Prima Fase o di San
Vincenzo Minore
(sec. VIII)
All'iniziale
adattamento in una
villa tardo-romana
abbandonata, seguì
l'espansione del
monastero vero e
proprio tra resti
sannitici e romani
affioranti.
Fino agli anni ‘70
dello stesso secolo il
cenobio contava oltre
un centinaio di
monaci, con beni e
Europa e Mediterraneo
nel 737. (Da F. Marazzi)
Sopra: Planimetria del Monastero dell’VIII sec.
(Da F. Marazzi)
culturale con
scriptorium dava alla
luce opere di
Ambrogio Autperto,
monaco giunto dalla
Provenza nel 740, tra
cui il Commento
sull'Apocalisse e
“acuti scritti religiosi
che contribuirono ad
introdurre in
Occidente il culto di
Maria Mediatrice.”
Sopra: Manoscritto in
scrittura beneventana
Ms-9. (Foto T. Paolone)
The first phase or that of San Vincenzo
Minore (8th century AD)
Europa e Mediterraneo
nell’830. (Da F. Marazzi)
prestigio, divenendo
così una grande
fondazione
aristocratica
longobarda con terre
e laboratori artigianali
e di cultura: dopo la
prima metà del
secolo, il centro
After an initial accommodation in an abandoned lateRoman farm, the monastery's expansion began among
emerging Samnite and Roman ruins. Until the 870's, the
coenoby hosted over one hundred monks, with property
and prestige, becoming a great aristocratic Lombard foundation, with land and artisan and cultural workshops.
After the first half of the century, from the cultural centre
and its scriptorium came the works of Ambrogio
Autperto, a monk from Provence who arrived in 740 AD,
including his comment on the Apocalypse and “acute religious writings that contributed to the introduction of
Mary Mediator's veneration in the Western world”. San
Vincenzo was, at the time, one of the few monasteries
which, besides salvaging and conserving culture, produced prestigious cultural works.
San Vincenzo al Volturno - 31
Seconda Fase
o di San Vincenzo
Maggiore
(sec. fine IX-XII)
Verso la fine del secolo VIII l’Abbazia di
San Vincenzo
entrò nel quadro delle
abbazie benedettine
disegnato in Europa
da Carlo Magno.
La medesima chiude
infatti il filone europeo di analoghe abbazie carolinge sul confine meridionale
dell'Impero franco,
riceve privilegi
dall'imperatore nel
787 e diventa una
sorta di avamposto
dell'Impero franco
sul Mediterraneo,
punto di irradiamento della renovatio carolingia verso Bizantini
e Longobardi a sud.
Questa funzione di
Sotto: Planimetria
generale della città
monastica del IX sec.
(Da F. Marazzi)
Sopra: Ricostruzione della Basilica di Josuè
(Disegno S. Carracillo da F. Marazzi)
simbolo di potere
religioso e imperiale
pone il problema
del nuovo monastero,
che viene costruito
a fianco del primo
con architettura e
decori di avanguardia: una grande chiesa (m 68x28) a tre
navate divise da
colonne (16 per parte)
venute da un antico
tempio campano,
Sopra: Ricostruzione dell’Abbazia del IX sec.
(Disegno S. Carracillo da F. Marazzi)
San Vincenzo al Volturno - 33
pavimenti a fascioni
di marmo bianco
che racchiudono
decorazioni
geometriche
diverse, cripta a somiglianza di quella di
San Pietro a Roma,
pareti affrescate.
Sulla facciata la
grande scritta
QUEQUE VIDES,
OSPES,
PENDENCIA
CELSA VEL IMA,
VIR DOMINI IOSUE
STRUXIT CUM
FRATRIBUS
UNA. (Tutto quello che
vedi, straniero, levarsi
dal basso
verso l’alto, lo costruì
l’uomo del Signore
Giosuè insieme ai
suoi fratelli).
Gli affreschi
decoravano tutto il
monastero, anche se
poche sono le
testimonianze
recuperate, tra cui la
Cripta di Epifanio,
dove nel ciclo che
riveste pareti e volta
dominano scene della
Madonna,
dall'Annunciazione
alla Maternità,
fino alla figura di
Regina nella volta
accanto al figlio
Cristo. Un capitolo,
quello della pittura di
San Vincenzo,
imprescindibile nella
storia della pittura
A lato: Santa Restituta
a margine della
Basilica di Josuè.
(Foto T. Paolone)
Il refettorio (Disegno S. Carracillo da F. Marazzi)
Le cucine (Disegno S. Carracillo da F. Marazzi)
Refettorio - Il pavimento originale dell’VIII sec.
(Disegno S. Carracillo da F. Marazzi)
dell'Europa altomedievale. Il vecchio
monastero fu
trasformato in centro
di accoglienza per
persone di rango ed
era collegato al nuovo
da porticati. Sono
ancor oggi visibili i
pavimenti originali
completi nel refettorio
dove centinaia
di monaci
consumavano i pasti,
incentrati su verdure,
pesce e frutta,
cereali (farro, grano
duro e orzo),
carni bianche, legumi
(lenticchie, fagioli e
favino: la zuppa di
fave con lardo di
maiale era molto
consumata
d'inverno). Accanto al
monastero erano le
34 - Alta Valle del Volturno
officine: grande
laboratorio con
sezioni per
laterizi, vetri colorati,
statuaria, epigrafia,
campane
ed altri oggetti di
pregio con l'uso
dello smalto à
cloisons francese,
primo esempio d'uso
dello stesso nel
Mezzogiorno appena
dopo quelli
del Sancta Sanctorum
in Roma e di
Sant'Ambrogio a
Milano. Una vera e
propria città
monastica, quella di
San Vincenzo al
Volturno, con
proprietà terriere
che superavano i 450
chilometri quadrati e
interessavano
più regioni, dalla
Campania alla Puglia,
Sotto: Ricostruzione
pittorica dell’assalto
saraceno. (Disegno S.
Carracillo da F. Marazzi)
Copertina di libro (frammento) e oggetti decorati
con smalto à cloisons francese, 820-830 d.C. (F.Marazzi)
all'Abruzzo, al Lazio.
Il monastero vive il
suo primo momento
critico quando nell'
860 arrivano i primi
Saraceni che vengono
tacitati con 3.000
monete d'oro. Ma
l'incursione si ripete
nell'881 con
saccheggio, morte di
centinaia di monaci e
fuga a Capua
degli scampati.
Questo secondo
arrivo degli Arabi
aveva alle spalle il
duca-vescovo di
Napoli Atanasio II,
diffidato due volte
dal papa ad
interrompere i
rapporti contrattuali
con gli infedeli.
Testina in avorio
830 d.C. (da F. Marazzi)
San Vincenzo al Volturno - 35
The second phase or that of San Vincenzo Maggiore
(9th-12th centuries AD)
Towards the end of the eighth century San Vincenzo appeared on the scene among the
Benedictine abbeys sustained by Charlemagne in Europe. The European tendency towards analogous Carolingian abbeys on the southern border of the Frankish empire came
to a close and the abbey received privileges from the emperor in 787 AD, becoming a sort
of outpost for the Frankish empire on the Mediterranean Sea, an irradiation point for the
Carolingian renovatio towards the Byzantines and Lombards in the South. Functioning
as a symbol of religious and imperial power created the problem of the new monastery,
which was built next to the first, with avantgarde architecture and decoration: a large
church, measuring 68 meters by 28, with three naves divided by columns (16 for each
part) that came from an ancient temple in Campania, pavements made from sheets of
white marble that contained different types of geometric designs, a crypt similar to that of
St. Peter's in Rome and frescoed walls. QUEQUE VIDES, OSPES, PENDENCIA
CELSA, VEL IMA, VIR DOMINI IOSUE STRUXIT CUM FRATRIBUS UNA is written on the façade. (Everything you see, foreigner, which rises up from low to high,
was built by a man of God, Giosuè, together with his brothers). The frescoes decorated the entire monastery, although there is little remaining evidence which includes the
Crypt of Epifanio in which the pictorial cycle that covers both the walls and the vault is
dominated by scenes of the Virgin, from the Annunciation to the Maternity, to the figure of the Queen depicted on the vault next to her son, Jesus Christ. A fundamental chapter, that of San Vincenzo's painting, inevitable in Europe's art history in the early Middle
Ages. The old monastery was transformed in a reception centre for the upper classes and
connected to the new monastery with porticoes. Today the complete and original pavements are still visible in the refectory, where hundreds of monks had their meals, based on
vegetables, fish and fruit, grains (emmer, durum wheat and orzo), white meat, legumes
(lentils, beans and tick-beans: broad bean soup with pig lard was often eaten in winter).
The workshops were located next to the monastery: and other precious objects made with
French cloisonné enamel, the first example in the Mezzogiorno after those of the Sancta
Sanctorum in Rome and Sant’Ambrogio in Milan. A real monastic city, that of San Vincenzo al Volturno, with a landed property that exceeded 450 square kilometres and covered various regions, from Campania to Puglia, Abruzzo and Lazio. The monastery underwent its first moment of peril when, in 860 AD, the Saracens arrived, then appeased with
3,000 gold coins. The raid reoccurred in 881 AD and included
Sotto: Cripta anulare di looting, the death of hundreds of monks; those who managed to
S. Vincenzo Maggiore. escape then fled to Capua. The Arab’s second attack was
sustained by the duke and bishop of Naples, Atanasio II, war(da R. Hogdes)
ned twice by the Pope to stop all contractual relations with the
infidels.
36 - Alta Valle del Volturno
San Vincenzo al Volturno - 37
38 - Alta Valle del Volturno
LA CRIPTA
DI EPIFANIO
Il monumento che
subito si associa all'abate Epifanio è, come
ovvio, la cripta affrescata realizzata nella
“chiesa nord”. Essa è
comunque solo una
delle numerose novità che troviamo in
questo periodo nella
parte
settentrionale del
monastero. La cripta
e il santuario della
chiesa furono
realizzati al
medesimo momento.
La prima sembra
essere stata concepita
Sopra: La copertura della Cripta degli anni ‘60.
(da F. Marazzi)
come cappella
funeraria per l'abate:
la sua sepoltura
doveva essere stata
sistemata al di sotto
di una piccola
fenestella confessionis.
Al di sopra, nel
1. Vaso 2. Vergini in corteo 3. Madonna col Bambino e diacono e santo imploranti ai piedi del trono 4.
Nicchia ricavata nel tufo con aquile (o pellicani) alla
base, angeli e Maria Regina sul trono, strisce colorate con fiori sulla zoccolatura a disegni geometrici 5.
Cristo 6. Natività: Angelo che annuncia a Maria e
Maria che ascolta in piedi l'annuncio; Maria incinta
con Giuseppe; Gesù lavato da due donne 7. Crocifissione di Cristo; in alto a sinistra, Gerusalemme
simboleggiata da figura femminile con corona turrita 8. Cristo con Lorenzo a destra e Stefano a sinistra
9. Donne al sepolcro 10. Mano dell'Eterno 11. Scene
di martirio 12. II martirio di Santo Stefano (lapidazione con lancio di pietre) e di San Lorenzo (sulla
graticola) (da N. Paone)
santuario, un elegante
triconco fu inserito
nella preesistente
abside. La navata, con
il suo schema
decorativo risalente
all'VIII secolo, sembrerebbe essere
rimasta inalterata, ma
di fronte alla chiesa
fu edificato un atrio
nel quale venne
ricavato un piccolo
cimitero.
La lettura degli
affreschi eseguiti
nella cripta è cosa
quanto mai
complessa. Stando al
senso complessivo
della raffigurazione,
tutto il ciclo di
affreschi è permeato
della profonda
influenza che sulla
cultura del monastero
ebbero la figura dell'abate Ambrogio
Autperto ed i suoi
studi sulla Apocalisse
di S. Giovanni. La
finestrella situata sul
lato opposto all'entraA lato: La Crocifissione
del Cristo e l’abate
Epifanio. (Foto T. Paolone)
San Vincenzo al Volturno - 39
40 - Alta Valle del Volturno
Teoria di vergini. (Foto T. Paolone)
ta, è l'unica fonte di
luce naturale dell'ambiente. Al di sopra di
tale apertura una
mano distesa,
simboleggiando
l'Eterno, allude
all'origine soprannaturale di questa luce e
ne accentua il significato di potenza.
Squarciando le
tenebre della cripta,
che rappresentano
quelle dello spirito,
simboleggia il
rivelarsi della Verità.
Sul fascio della luce è
Cristo seduto in trono
sul globo del mondo,
in veste di
Pantokrator, ovvero
signore del tutto. Egli
è posto a crocevia tra
la parete verso la
navata, ove si narra
della Incarnazione del
l'abside, ove tutto si
conclude nella
sintetica, ma esplicita
allusione al giorno
del Giudizio Finale.
Della vita del Cristo
sono date poche,
simboliche scene, che
enfatizzano il ruolo
della Vergine come
tramite per
l'Incarnazione del
Figlio, venuto ad
annunciare la
salvezza.
La Crocifissione, con
cui si conclude
l'esperienza terrena
Sopra: Gli arcangeli. (Foto T. Paolone)
Verbo in Cristo, che
apre la porta alla
salvazione dell'uomo,
e la parete verso
Sotto: Maria Assunta. (Foto T. Paolone)
del Cristo, è anche il
momento in cui, chi
ha creduto in Lui, ne
raccoglie la
rivelazione e ne dà
testimonianza.
Questo aspetto è
approfondito nella
sequenza sulla parete
opposta, ove si trova
rappresentato il
sacrificio dei
Protomartiri romani
Lorenzo e Stefano.
Essi, nella loro
testimonianza,
giungono sino
San Vincenzo al Volturno - 41
all'estremo sacrificio
di sé, che si trasforma
subito nella rinascita
alla nuova vita di
eterna gloria e
beatitudine presso
Dio. Nella
rappresentazione del
martirio di Lorenzo,
la morte del Santo
trova subito riscontro
nell'intervento
dell'Angelo, che ne
conduce l'anima a
Dio. E il corteo delle
martiri, sull'altro lato,
che recano tra le mani
la corona, simbolo
Sopra: Il martirio di S. Stefano e S. Lorenzo.
(Foto T. Paolone)
assistono all'avvento,
da Occidente, del
Quinto Angelo. Egli
altri non è se non il
Sopra: L’Annunciazione. (Foto T. Paolone)
dell'estremo sacrificio,
rappresenta l'eterna
partecipazione alla
gloria del Signore da
parte di chi ne ha
dato testimonianza.
Nell'abside è rappresentato, con brevi ma
intense
allusioni, il momento
della fine dei giorni. I
quattro Arcangeli,
dopo aver fermato i
venti e spento le stelle, la cui luce è
simbolicamente racchiusa entro globi,
Cristo stesso che
viene a compiere il
Giudizio Finale sugli
uomini, scegliendo i
giusti e i dannati. La
Vergine è in posizione intermedia - quasi
di mediazione per
l'umanità - tra il
Cristo Pantokrator e il
Cristo Giudice.
Chiunque fu sepolto
nella cripta, nel
giorno del risveglio
finale, avrebbe
simbolicamente
trovato di fronte a sé
proprio l'immagine di
Colui che, giungendo
da Occidente, sarebbe
venuto a giudicarlo.
È particolarmente difficile offrire una valutazione stilistica di
questi affreschi, visto
che essi stessi costituiscono una delle poche
Sotto: La Natività. (Foto T. Paolone)
San Vincenzo al Volturno - 43
Sopra: San Lorenzo.
Sopra: Santo Stefano.
(Foto T. Paolone)
(Foto T. Paolone)
testimonianze
superstiti di una certa
ampiezza della pittura italiana prima del
Mille. Tuttavia, il
procedere degli studi
ha rivelato un'affinità
di queste eleganti
pitture con l'arte delle
Cattedrale di
Benevento, con il
tempietto del
Clitunno di Spoleto e
con il tempietto di
Seppannibale presso
Fasano (BR).
La Cripta è stata per
oltre un secolo
Sopra: Epifanio ai piedi del Crocifisso. (Foto T. Paolone)
corti longobarde
dell'VIII secolo avanzato. Paragoni sono
stati portati con San
Salvatore di Brescia,
con S. Sofia e con la
A lato: Gesù Cristo
fra i Santi martiri.
(Foto T. Paolone)
l’unica testimonianza
dello splendore
raggiunto dal
cenobio vulturnense.
Il ciclo di affreschi in
essa contenuti è una
delle poche testimonianze superstiti della
pittura italiana antecedente l’anno Mille:
«La maestà delle raffigurazioni […] non ha
nulla della fissità ionica,
sempre troppo astratta e
capziosa, dell’arte di Bisanzio. […] La bellezza
della Vergine Regina,
per non allontanarci da
questa stupenda immagine-guida, ha sempre
tratti così circostanziati
che si potrebbe dirla
asiatica, iranica addirittura; un esemplare impareggiabile scaturito,
finanche sotto il rispetto
antropologico, dallo
stesso ceppo umano da
cui uscirono Sem, le
grandi giudee della
Bibbia».
F. Bologna - La pittura dalle origini, Roma.
Editori Riuniti, 1978,
pp. 25-26.
«La crocifissione ha
delle caratteristiche
singolari: il Cristo è
sbarbato, le mani ripiegano il pollice sui chiodi, il perizoma alla vita
è assai lungo e passa sul
ginocchio: ci sono anticipazioni sugli sviluppi
iconografici successivi
del Cristo in croce,
mentre nel volto sbarbato c’è una fusione insolita del tipo Cristo
Emanuel e del Cristo
Maturo».
C. Brandi - Disegno
della pittura italiana,
Torino, Einaudi, 1980,
pp. 51-53.
44 - Alta Valle del Volturno
The Crypt of Abbot Epifanio
It is named after Abbot Epifanio (824-842) who had it frescoed. Its theological
theme and the dominant figure of the Madonna attributed to the works of Ambrogio Autperto, Abbot at San Vincenzo in 778, make it unique. Its style shows Byzantine, Carolingian and Roman influence. The technique used was that of mural
painting based on classical and non-classical designs that was then coloured. The
Latin cross shaped crypt with a barrel vault is covered with frescoes. The dado level
is based on the designs on Byzantine fabrics, the walls depict scenes from the
history of Christianity and the ceiling depicts Christ and the enthroned Madonna.
On the wall near the entrance 4 offering virgins can be seen resembling the virgins of Sant'Apollinare in Ravenna although there more attention has been paid
to the colours and here their faces are more serene. On the wall opposite, the
Madonna with Child, symbol of the mother mediating between the deacons at the
foot of the throne and Christ can be seen. The wall with the window depicts the
Nativity and includes the heralding angel with Mary listening, Mary lying in bed
pregnant with Joseph at her side and Jesus being washed by women. Opposite in
the niche set into the tufa rock, angels stood beside the Apocalyptic Angel-Christ
painted by Ambrogio Autperto and the Enthroned Madonna and Christ stood in
the centre of the vault. The crucifixion with Abbot Epifanio at the foot of the cross,
Jerusalem personified in the top left with Christ with Saints Lawrence and Stephen at his side in the niche and women at the tomb above can be seen in the final
wing. The martyrdom of Saints Lawrence and Stephen can be seen on the wall
opposite. From the northern window, a cone of light emanating from the hand of
Eternity is projected towards Christ in the centre.
According to the critic Penco, “These paintings surpass the Byzantine iconographic types in a new elaboration of stylistic features imprinted with great freedom
of drawing and smoothness of forms and, above all a uniSotto: Le aquile (o pel- que way of colouring and passing from shadow to light
licani) del profeta
that gives the faces in particular shades of colour that
Ezechiele. (Foto T. Paolone) resemble Roman mosaics.”
San Vincenzo al Volturno - 45
Il Chronicon
Vulturnense
Risale alla prima
metà del XII secolo e
a scriverlo fu il
monaco Giovanni con
altri confratelli. Si
tratta di un documento che ricostruisce la
vita della città
monastica di San
Vincenzo al Volturno
dopo la distruzione
saracena e la ricostruzione nei secoli X-XII,
quando cioè la comunità si era trasferita
nel nuovo monastero
sulla destra del fiume.
Conservato presso la
Biblioteca Vaticana
con la segnatura Barb.
lat. 2724 e
danneggiato dal
tempo e dai passaggi
nei secoli da un luogo
all'altro, il prezioso
codice è stato restaurato a cura
dell'Istituto Regionale
per gli Studi Storici
del Molise. Il
Chronicon rimase a
San Vincenzo fino
alla seconda metà del
XVI secolo. Cesare
Costa, commendatario, lo salvò quando
la biblioteca
monastica andò in
rovina. In seguito
Camillo Caetani,
abate commendatario,
portò il manoscritto a
Napoli e
A lato: Paldo, Tato e
Taso si recano a San
Vincenzo. (Miniatura
BAV, Barb. lat. 2724, c36v)
Sopra: Paldo, Tato e Taso lasciano Benevento.
(Miniatura BAV, Barb. lat. 2724, c32r)
Sopra: Tommaso di Moriemma lava loro i piedi.
(Miniatura BAV, Barb. lat. 2724, c342v)
Sopra: I parenti dei principi arrivano a Farfa.
(Miniatura BAV, Barb. lat. 2724, c35v)
46 - Alta Valle del Volturno
A lato: L’abate Giosuè
offre la Basilica a San
Vincenzo. (Miniatura
BAV, Barb. lat. 2724, c80r)
Sopra: Il Codice del
Chronicon restaurato.
(Da N. Paone)
successivamente a
Roma. Nel 1601 fu
prestato a Costantino
Caetani, monaco a
Montecassino e
fondatore della
se per oltre due secoli
sotto la segnatura
XXXIV; 41. Nel 1902
passò infine alla
Biblioteca Vaticana
con gli altri codici
della Biblioteca barberiniana. Dimensioni:
cm 32,6 x 19,5; fogli di
pergamena n. 341;
scrittura beneventana
di tipo cassinese; finemente decorato e riccamente illustrato con
37 miniature, 2 grafici
e 29 figure di abati.
The Chronicon Vulturnense
Sopra: La fase di
restauro del Chronicon
presso la Biblioteca
Vaticana. (Da N. Paone)
Biblioteca Aniciana.
Nel 1685 entrò a far
parte della Biblioteca
Barberini, dove rima-
At the beginning of the 12th century, the monks of
San Vincenzo recorded the history of the monastery
from its birth in a chronicle. They had to use several
different sources and testimonies that were difficult
to obtain since the Saracens had destroyed everything in 881. The chronicle is called the Chronicon
Vulturnense and is kept in the Vatican Library
(Barb. Lat. 2724).
This volume includes translated excerpts referring to
the period of reconstruction (10th-11th centuries).
Reconstruction took place on two levels, borrowing
and incastellamento, that is, the building of villages
authorized by the civil authorities.
San Vincenzo al Volturno - 47
L’Incastellamento
I monaci scampati
all’eccidio saraceno
tornano nel monastero dopo oltre trentanni, e l'abbazia passa
ad una gestione indiretta con le terre della
Valle divise in tante
zone e incastellate,
cioè affittate a
famiglie con l'obbligo
di edificarvi villaggi e
di mettere le terre a
coltura, dando luogo
ad una fioritura di
insediamenti tuttora
alle origini dei paesi
della Valle del
Volturno e dintorni.
L'incastellamento
avvenne ad ogni
modo anche da parte
dei feudatari, ma
mentre questi
affittavano con
Sotto: Il territorio di
S. Vincenzo al
Volturno. (Disegno di M.
Guglielmelli, 1715)
CASTEL
SAN VINCENZO
rapporto vassallatico,
il monastero stipulava contratti notarili
ventinovennali con
diritti e doveri
sottoscritti dalle parti
e tempo utile alle
trasformazioni
agricole a medio e a
lungo termine.
In alcuni paesi
ROCCHETTA
A VOLTURNO
fondati dai monaci di
San Vincenzo permane ancora la chiesa
posta al centro delle
abitazioni degli
affittuari.
Nel 945 sulla rupe
calcarea che domina
l'abbazia viene
SCAPOLI
fondato il castrum
Sannie, che
corrisponde
all'odierno Castellone.
Su una collinetta
nell'attuale territorio
di Montaquila, in
località Colle
Castellano, tra il 962 e
il 965 viene fondato il
48 - Alta Valle del Volturno
COLLI A VOLTURNO
villaggio di Olivella,
insediamento aperto
oggi abbandonato.
Sempre nel 962, a
ridosso dei primi
contrafforti
mainardici, se ne
fonda un altro in
località Cerasuolo
Vecchio, oggi comune
di Filignano.
Nel 972 ventidue
uomini provenienti
Sotto: La città monastica
di S. Vincenzo nel XI
sec. (Disegno S. Carracillo da
F. Marazzi)
dalla Marsica, da
Valva e da Teano
sono invitati a
fondare il castello di
Vantra, oggi Fornelli.
Nel 982 quattro
capifamiglia sono
mandati a fondare il
castrum Scappeli,
FORNELLI
l'odierno Scapoli, nel
cui territorio nell'844
gli stessi benedettini
fondano il
monastero di San
Pietro d'Itria, oggi in
ruderi. Sulle rovine
dell'insediamento
romano di Bactària gli
abati fondano nel 985
il villaggio di
Vacchereccia o
Baccaricia, nel
territorio dell'attuale
Rocchetta a Volturno.
La colonizzazione
benedettina è
attestata anche dalla
presenza della chiesa
rupestre di Santa
Maria delle Grotte,
edificata dagli stessi
abati di San
Vincenzo.
Il contratto
CERRO
AL VOLTURNO
San Vincenzo al Volturno - 49
successivo, datato
988, è riferito a Colli
Sancti Angeli, Colli a
Volturno. Nel 989,
quindici famiglie
Sotto: I villaggi fondati
dagli abati di San
Vincenzo al Volturno.
(Da R. Hodges)
provenienti da
Corniliano, vicino
Teano, e una de loco
nostro vengono
chiamate a costruire e
a vivere in un loco ubi
dicitur ad Cerrum, cioè
Cerro al Volturno.
Nella parte orientale
della terra tra il 1011
e il 1053 vengono fondati altri villaggi fortificati tra cui Foruli,
l'odierno Forli del
Sannio, Alfedena,
Montenero,
Malacclocaria
(insediamento
abbandonato),
Rionero, Acquaviva,
50 - Alta Valle del Volturno
PIZZONE
Spina (frazione
abbandonata
sull'altopiano La
Spina), Licenoso e
Tenzenusu, questi
ultimi a confine tra
Cerro e Acquaviva.
L'ultimo contratto di
CASTELNUOVO
AL VOLTURNO
fondazione è datato
1066 ed è riferito al
castrum ad Sancta
Maria, il cui territorio
corrisponde alla
attuale Santa Maria
Oliveto. Anche
Castelnuovo al
Planimetria del villaggio altomedievale
di Vacchereccia e saggio 1983. (Da R. Hodges)
Volturno, comune di
Rocchetta a Volturno,
e Pizzone sono sorti a
seguito delle
fondazioni di San
Vincenzo al Volturno
avutesi dopo il X
secolo.
Il territorio prospicente l’Abbazia di S. Vincenzo
al Volturno. (Disegno di M. Guglielmelli, 1715)
San Vincenzo al Volturno - 51
ENCASTELLATION
Upon returning after over thirty years, the abbey changed to an indirect
management of their lands in the Valley, divided in different areas and
subject to encastellation, rented out to families, obliged to found villages
and work the land, creating a number of settlements from which the villages in the Volturno Valley and its surroundings originate.
Encastellation also occurred among large landowners, but while these rented with a vassalic relationship, the monastery developed notarial contracts with a duration of 29 years with rights and obligations undersigned
by both parts and time limits for medium and long-term agricultural transformations. In some villages founded by San Vincenzo's monks, the
church is still surrounded by the renters' houses. In 945, on the calcareous
cliff that dominates the Abbey, the castrum Sannie was founded, correspondent to today's Castellone. On a small hill in the actual territory of
Montaquila, in the locality Colle Castellano, between 962 and 965 AD, the
village of Olivella was founded, an open settlement, today abandoned.
Additionally, in 962 AD, close to the Mainarde mountains' first spurs,
there was another foundation in today's Cerasuolo Vecchio, part of the
town of Filignano. In 972 AD, twenty-two men come from Marsica, Valva
and Teano were asked to found the Castle of Vantra, today's Fornelli. In
982 AD four heads of the family were sent to found the castrum Scappeli,
today's Scapoli; in 844 AD, in the same territory, the Benedictines had
founded the San Pietro d'Itria monastery, today in ruins. In 985, upon the
ruins of the Roman settlement of Bactària, the abbots founded the village of
Vacchereccia or Baccaricia, in the territory of today's Rocchetta a Volturno.
The Benedictine colonization is demonstrated here by the presence of the
rupestrian church of Santa Maria delle Grotte, with valuable frescoes from
the 12th, 13th and 14th centuries. The following empheteutic contract,
dated 988 AD, refers to Colli Sancti Angeli, Colli a Volturno. In this territory
there was already a previous nucleus founded in 972 AD, named Sant'Angelo. In 989 AD fifteen families, coming from Corniliano, near Teano,
and one family de loco nostro were called upon to build and inhabit the castle in loco ubi dicitur ad Cerrum, today's Cerro al Volturno. Between 1011 and
1053 AD, in the eastern part of the area, other fortified villages were founded, including Foruli, today's Forli del Sannio, Alfedena, Montenero, Malacclocaria (an abandoned settlement), Rionero, Acquaviva, Spina (an
abandoned hamlet on the La Spina upland plain), Colle Stephanus, Licenoso and Tenzenusu, the last found between Cerro and
Acquaviva. The last empheteutic contract, dated 1006
AD, refers to Castrum ad Sancta Maria, the area
which corresponds to today's Santa Maria Oliveto. Even Castelnuovo al Volturno, part of the
town Rocchetta a Volturno, was born after San
Vincenzo al Volturno's subsequent foundations
which occurred around the 10th century.
Pizzone's origins can be found in the foundations, due to the efforts of San Vincenzo's abbots,
which occurred after the 10th century.
Terza fase o del
Monastero del XII
secolo
Rilievo pavimento marmoreo. (Da A. Pantone)
Particolare del pavimento del XII Secolo (Da A. Pantone)
Sopra: Ipotesi
ricostruttiva del
monastero del XII sec.
(Da N. Paone)
Sulla sponda sinistra
del fiume la sicurezza
si fa sempre più
debole, fino a indurre
i monaci a cambiare
sede spostandosi
sulla sponda opposta.
Il sito è una sorta di
isolotto con tre lati
protetti da fiume e
canali e uno da
asperità naturali.
Inoltre un alto muro
interno con 4 torri
agli angoli chiude il
monastero come una
cittadella fortificata. I
materiali sono quelli
provenienti dalla
demolizione del
monastero
abbandonato. Molto
raffinata è la
elaborazione dei
pavimenti, di cui
rimane quello di
un'aula di fianco alla
navata sinistra. A
consacrare la Basilica
San Vincenzo al Volturno - 53
è il papa Pasquale II
nel 1115; lo stesso
papa con propria
bolla lega in seguito il
Monastero alla Sede
Apostolica sottraendolo alla
giurisdizione dell'
episcopato locale. I
conti sembravano
tornare, ma i tempi
erano mutati. Il re
normanno Ruggero II
d'Altavilla
pretendeva che il
nuovo abate fosse
persona di sua
indicazione e al
rifiuto dei monaci,
fedeli da sempre solo
al papa, emissari
normanni assaltarono
il monastero
predandolo di beni
(casse d'argento
partirono per il
Palazzo dei
Normanni). Lo stesso
re escluse San
Sotto: Colonne
della Basilica di Josuè
dinanzi l’Abbazia.
(Foto T. Paolone)
San Vincenzo Nuovo - Interno. (Foto T. Paolone)
Vincenzo dall'elenco
dei monasteri di sua
fiducia, mentre i
feudatari che avevano
iniziato nel secolo
precedente gli assalti
fecero il resto.
A questi episodi fa
seguito la lunga e
lenta agonia con
estinzione dello stesso
monastero in età
moderna.
54 - Alta Valle del Volturno
The third phase
or that of the 12th century Monastery
On the left bank of the river security was continuously weakening, a fact which
brought the monks to move their residence to the opposite bank. The site is a sort
of islet with 3 sides protected by the river and its channels and one by the land's
unevenness. Additionally, a high wall with 4 towers, one at each corner, closes the
monastery like a fortified citadel. The materials used came from the demolition of
an abandoned monastery. The pavements had a very refined elaboration of which
remains that of a room along the left nave. Pope Pasquale II consecrated the Basilica in 1115; with his papal bull he also bound the Monastery to the Roman
Apostolic See, removing it from local episcopate's jurisdiction. The situation seemed to be stable, but times had changed. The Norman king Ruggero II d'Altavilla
wanted to choose the new abbot and when the monks refused, as they were loyal
to the Pope, Norman emissaries assaulted the monastery,
despoiling it of goods (chests of silver left for the NorSotto: San Vincenzo al
mans' Palace). This king excluded San Vincenzo from his
Volturno e il porticato
list of trusted monasteries, while the large landowners
del XII sec.
who had already started their attacks a century before did
(Foto T. Paolone)
the rest.
San Vincenzo al Volturno - 55
Quarta fase
o del Monastero
femminile
Per la rinascita
bisogna attendere il
1990, quando
coraggiose monache
benedettine venute da
lontano ridanno vita
alla Regola con la
Basilica ricostruita e il
Palazzetto restaurato
in un angolo della
cinta originaria.
Artefici di tale
rinascita sono Madre
Miriam Benedict e
Madre Agnes Shaw,
provenienti dal
Monastero Regina
Laudis nel
Connecticut (USA).
A Madre Agnese,
laureata in lingua
spagnola, sono
affidati la cura della
biblioteca e il
laboratorio di
Sotto: Veduta
panoramica di S.
Vincenzo al Volturno
Nuovo. (Foto T. Paolone)
Rev.da Madre Miriam Benedict O.S.B.
(Foto T. Paolone)
Madre Agnese Shaw O.S.B. (Foto T. Paolone)
56 - Alta Valle del Volturno
rilegatura artistica del
Monastero.
Madre Filippa Kline,
che arriva a San
Vincenzo nel 1994,
archeologa e
antropologa, si
occupa invece del
laboratorio di
A lato: Madre Filippa
Kline O.S.B.
(Foto T. Paolone)
The fourth phase
or that of the female Monastery
Its rebirth will only occur in 1990, when courageous Benedictine nuns from far away revive
the Rule with a reconstructed Basilica and the
“Palazzetto” or small building restored in one of
the original walls' corners. The authors of such a
rebirth are Mother Miriam Benedict and Mother
Agnese Shaw, from the Regina Laudis Monastery
in Connecticut (USA). Mother Agnese, who has
a degree in Spanish, takes care of the Monastery's library and artistic bookbinding workshop.
Mother Filippa Kline, who arrived in San Vincenzo in 1994, archaeologist and anthropologist,
takes care of the ceramics workshop. Mother Miriam Benedict is the prioress of the monastery
and expert both on its centuries-old history as on
the Hebrew language. Apart from her duties as
Mother Superior, Mother Miriam loves working
in the countryside with her tractor and governing the monastic company's destiny.
ceramica. Madre
Miriam Benedict,
priora di San
Vincenzo, è
studiosa delle sue
vicende
ultramillenarie e di
lingua ebraica. Oltre
ai doveri di superiora,
ama inoltre lavorare
la campagna col trattore e guidare il destino dell'azienda
monastica.
Sotto: L’ingresso al
Palazzetto abbaziale.
(Foto T. Paolone)
Acquaviva d’Isernia - 57
sono la Chiesa di
Santa Maria
dell’Assunta e la
Chiesa di
Sant’Anastasio, al cui
culto è legata la
notissima Festa del
Fuoco in gennaio.
I COMUNI
DELLA VALLE
ACQUAVIVA
D’ISERNIA
Il comune di
Acquaviva
d'Isemia
presenta una
estensione di
1370 ettari ed
ha una popolazione
di 531 abitanti. Per la
sua collocazione
geografica e la sua
Castello Carmignano
(Foto T. Paolone)
Sotto: Veduta
panoramica di
Acquaviva d’Isernia.
(Foto T. Paolone)
altitudine (750
metri s.l.m.) è
frequentato specie nel periodo estivo.
Il caratteristico borgo
ai margini del torrente Rio era già abitato
in epoca sannitica.
Interessato anch’esso
nel X secolo dal
ripopolamento
territoriale da parte
dei monaci di San
Vincenzo al Volturno,
il Castello dei
marchesi Carmignano
(ultima famiglia tenutaria del feudo), che
sovrasta l’ameno
abitato, è di probabile
impianto longobardo
ed in possesso oggi di
più proprietari.
Di interesse artistico
DA VISITARE
La chiesa madre dedicata a S. Anastasio
Martire è un edificio
dalla facciata in pietra
a faccia vista,
caratterizzato da una
gradinata d'accesso,
che conferisce alla
struttura un aspetto
solenne. Ad una sola
navata, il presbiterio
ospita un altare in
marmi policromi.
S. Maria dell’
Assunta è invece una
caratteristica chiesetta
di campagna costruita, secondo la tradizione, dalla popolazione di Acquaviva
58 - Alta Valle del Volturno
maggiori, come
testimoniano sia
l'arretramento della
parte presbiteriale sia
i resti dell'originaria
perimetrazione.
The Junipers Fire
Chiesa madre di S. Anastasio. (Foto T. Paolone)
nel luogo in cui, nel
XVIII sec., avvenne
l'apparizione della
Madonna. Il suo
interno è ad aula
unica, mentre al
centro del pavimento
è posta una lastra
tombale datata 1720.
Tipico edificio
extramurale, in
origine la sua
struttura doveva
essere di dimensioni
Acquaviva d’Isernia
was part of San
Vincenzo al Volturno
Abbey. Here the
Carmignano Castle, S.
Maria Assunta Church
and S. Anastasio
Church can be seen.
Very famous is the
“Festa del Fuoco”,
when a lot junipers are
burned in January for
the fields fruitfulness.
Sotto: Chiesa di S.
Maria Assunta del sec.
XVIII. (Foto T. Paolone)
Acquaviva d’Isernia - 59
La “Focata
d’inverno”
Ad Acquaviva il 21
gennaio si celebra la
notissima “Festa del
fuoco” (o Focata d’inverno). Altissime
fiamme sfidano il
cielo, l’aria è pungente come gli aghi dei
crepitanti ginepri che
inceneriscono sul
fuoco, in una notte in
cui si ricrea un'atmosfera magica per giovani ed anziani, che
nei giorni precedenti
si sono recati nei
boschi vicini ed
hanno abbattuto e
trasportato - un
tempo sul dorso di
bestie da soma, oggi
con l'ausilio di
moderni trattori e
motozappe - i ginepri
nella piazza del
Sotto: I ginepri bruciano
nel fuoco di S. Anastasio.
(Foto da T. Paolone)
Processione in onore di S. Anastasio. (da T. Paolone)
paese. Qui tutti si
ritrovano dopo il tramonto con donne e
bambini intorno alla
cosiddetta “focata",
capace di accorciare
le ombre della
solitudine ed un
tempo anche del
bisogno. Nel rito
della “focata”, che per
l’enorme quantità di
materiale utilizzato
brucia sino a notte
fonda, è insito anche
un motivo più strettamente religioso di
devozione e ricerca di
protezione. Al martire
Anastasio, cui è intitolata la Chiesa
madrice e santo
patrono venerato da
tutti gli acquavivesi
vicini e lontani, è
infatti votato il gigantesco falò, che anticipa la celebrazione
liturgica del giorno
successivo, allorchè la
statua del santo è portata in solenne processione lungo le vie
del paese.
60 - Alta Valle del Volturno
CASTEL
SAN VINCENZO
Nato dalla fusione
avvenuta nel 1929 tra
i comuni adiacenti
di Castellone al
Volturno e San
Vincenzo al
Volturno, è situato
su uno sperone
roccioso, che lo
pone in una posizione
preminente sull'Alta
Valle del Volturno. Il
centro abitato è posto
a 735 metri s.l.m. ed i
residenti sono
all’incirca 600. Il
territorio comunale si
estende su una
superficie di 2236
ettari, interamente
montani, ed è in
buona parte coperto
da boschi cedui e ad
alto fusto. Anche i
pascoli occupano una
Sotto: Veduta
panoramica dell’antico
borgo di Castellone.
(Foto T. Paolone)
consistente
fetta del territorio, mentre
l'agricoltura presenta
Castel San Vincenzo
al Castrum
Castilionis, etimo settecentesco, mentre la
sua evoluzione ha
seguito gli
avvenimenti della
vicina Abbazia di San
Vincenzo al Volturno,
autentico monumento
storico, culturale e
religioso di epoca
altomedioevale. Per
Veduta della parte alta di Castellone. (Foto T. Paolone)
una discreta presenza
di oliveti. La storiografia più recente fa
risalire l'odierno
moltissimi anni,
prima Castellone e
poi Castel San
Vincenzo sono stati
Castel San Vincenzo - 61
sede di Uffici
Giudiziari
mandamentali. Il
territorio comunale si
offre in maniera
ottimale per discorsi
di natura
ambientalistica e
paesaggistica. Il lago,
realizzato alla fine
degli anni '50 come
bacino artificiale,
accoglie l’immagine
riflessa della
retrostante catena
delle Mainarde.
Sulle sue rive è presente un'area attrezzata per campeggio,
che si inserisce in
maniera armonica
nell'ambiente mainardico con la Valle di
Mezzo ed i suoi
boschi, le sue sorgenti, la sua fauna spesso
singolare (il Lupo,
l'Orso, l'Aquila reale,
Sotto: L’abitato, nella
sua mise autunnale, si
specchia nel lago.
(Foto V. Grande)
Faggeta nella Valle di Mezzo. (Foto V. Grande)
ecc.); con lo scenario
che si osserva raggiungendo lungo sentieri segnati il pianoro
di Monte Mare o la
sua cima, la più alta
delle Mainarde; con la
conservazione della
struttura urbana del
vecchio ed esteso
borgo medioevale.
Sono, questi, tutti
elementi non facilmente riscontrabili
altrove. Belle
piazzette
panoramiche, un
Centro di Flora
Appenninica del
Parco Nazionale
d’Abruzzo, Lazio e
Molise ed un Museo
archeologico
rappresentano
le ulteriori attrattive
per il visitatore che
voglia raggiungere
Castel San Vincenzo
alla ricerca di una
sosta ritemprante e
culturale ad un
tempo. Stupefacente
la vista sul lago dal
belvedere della piazza S. Filippo Neri. Nel
centro storico e lungo
62 - Alta Valle del Volturno
la stradina sterrata che fiancheggia il
lago operano
due ristorantini che preparano piatti tipici della
tradizione locale:
polenta, sagne e
fagioli, carni alla
brace e soffritti. Un
appuntamento da
non perdere è il
caratteristico
“Mercatino del
Borgo”, che anima le
serate agostane
riaprendo le
numerose botteghe
del ben conservato
centro storico.
DA VISITARE
S. Martino
La sua origine è assai
remota. Ad una sola
navata, nella prima
metà dell'Ottocento la
Chiesa di S. Martino,
Chiesa di S. Martino
(Foto T. Paolone)
che si innesta
nel cuore del
bellissimo
centro
storico di S.
Vincenzo di
Castel S.
Vincenzo, fu
ampliata a tre navate
e nel 1863 ne venne
rinnovato il pavimento a mosaico. Il suo
interno, restaurato
impropriamente negli
anni '90, presenta
oggi delle statue
lignee dei sec. XVIIIXIX, i resti di un coro
ligneo, l'esterno di un
organo settecentesco
ed una tela del 1827.
Sotto: Chiesa San
Vincenzo Ferreri
Particolare della facciata. (Foto T. Paolone)
Chiesa S. Stefano martire
(Foto T. Paolone)
S. Stefano Martire
Datata fra il XII e XIII
sec., si apre sulla gradevole piazza del
borgo Castellone di
Castel S. Vincenzo.
Molto peculiare
appare la sua facciata
principale, in quanto
adorna di un bel rosone in stile romanico.
Castel San Vincenzo - 63
S. Vincenzo Ferreri
Chiesa di modeste
dimensioni che si
apre lateralmente al
bellissimo belvedere
di San Vincenzo di
Castel S. Vincenzo, la
sua origine risale al
1717. Al suo interno,
ad una sola navata,
conserva un dipinto
riconducibile a pari
epoca. Al santo
Vincenzo è anche
legato un
pellegrinaggio, che si
tiene ogni anno il 25
aprile e vede la presenza di pellegrini
provenienti da
Roccapipirozzi,
frazione di Sesto
Campano.
Santa Maria
delle Grazie
La chiesa sorge a
ridosso della frazione
Cartiera. Di ridotte
dimensioni nella sua
struttura rurale, è
stata edificata agli
inizi del XIX sec. Ai
festeggiamenti della
Madonna delle Grazie
(2 luglio) è legata una
fiera di merci.
Eremo San
Michele Arcangelo
Posto ad occidente
dell'abitato di Castel
S. Vincenzo, incastonato fra le rocce di
Monte S. Michele ed
accessibile
soltanto attraverso
uno scosceso sentiero,
l'Eremo fu fondato
dagli abati
benedettini
intorno al 1027. Al
suo minuscolo
interno è un interessantissimo
altare
affrescato.
L’8 maggio
di ogni
anno fedeli
in processione si inerpicano
lungo il difficile
sentiero che vi
conduce e trasportano a spalla la statua
del santo nella parrocchiale per poi
riportarla, sempre Chiesa San Vincenzo Ferreri
Affresco sulla volta
in processione, in
(Foto T. Paolone)
sede.
Chiesa S. Maria delle Grazie (Foto T. Paolone)
Eremo San Michele Arcangelo (Foto T. Paolone)
64 - Alta Valle del Volturno
Castel San Vincenzo - 65
La cartiera
di San Bernardo
L’edificio produttivo
è situato nella piana
percorsa dal fiume
Volturno. Lo stabile,
così come è visibile
oggi, fu ristrutturato
nel 1875 da Bernardo
Martino, che ampliò
una preesistente
cartiera appartenente
alla stessa famiglia e
Lapide commemorativa
apposta sulla facciata.
(Foto T. Paolone)
costruita verso il 1850
su una struttura
utilizzata per la
macinazione del
grano. Da ormai molti
anni la cartiera non è
più in funzione. Gli
anziani ricordano che
in questa fabbrica, di
cui sono rimasti oggi
resti ben visibili
(capannone, ciminiera), non si produceva
solo carta, ma c'erano
anche una segheria
delle pietre e un
A lato: La montagna
di San Michele, che
racchiude l’Eremo del
XII sec. (Foto T. Paolone)
Quanto resta della antica cartiera. (Foto T. Paolone)
reparto per la lavorazione della lana. Per il
funzionamento
dell'opificio si
utilizzava la forza
idraulica, cioè
dell'acqua attinta dal
Volturno.
Il proprietario della
cartiera si chiamava
Comincio Martino,
che si faceva aiutare
da un dirigente francese di nome Verdé.
Per un disaccordo tra
i due la fabbrica fu
tuttavia chiusa e restò
abbandonata. Negli
anni successivi, nella
zona dove sorgeva
l’opificio, vennero in
seguito costruite le
prime abitazioni.
Questa zona oggi è
diventata frazione del
comune di Castel San
Vincenzo ed ha il
nome di Cartiera in
ricordo della fiorente
fabbrica di un tempo.
Art and Nature
Castel San Vincenzo is the ancient Castro Sannie.
Up to half the XIX century Castel San Vincenzo was
divided into 2 villages, one called Castellone, which
suggestively dominates the rock summit; the other
named San Vincenzo, which overlooks the hill that is
reflected by the waters of the lake basin lying below.
The fame of this place is due above all to the presence
of the S. Vincenzo al Volturno Abbey with its archeological area. It is worth visiting S. Stefano Church, S.
Martino Church, S. Michele rocky Church and S.
Maria delle Grazie rural Church.
Otherwise Castel San Vincenzo is not merely archeology. Its land of unthouced nature shows evocatives
scenaries, for example those of S. Michele a Foce with
the ermitage devoted to S. Michele which stands at
930 metres on the South face of Mount S. Michele.
66 - Alta Valle del Volturno
CERRO
AL VOLTURNO
Un’estensione di
2.369 ettari, 14 centri
abitati, quasi
1500 abitanti,
un'altezza media
di 500 metri
s.l.m.: queste
alcune delle
caratteristiche di
Cerro al Voltumo.
Una lunga storia
interessa Cerro al
Volturno ed il suo
spettacolare castello.
La sua specificità è
infatti un imponente
castello del XV sec.
che domina l'intero
centro abitato e tutta
l'Alta Valle del
Volturno.
La roccaforte è
costruita su una fortificazione longobarda
posta in cima ad una
Sotto: Un’ampia veduta
di Cerro al Volturno
con il suo castello del
XV sec. (Foto T. Paolone)
conformazione
rocciosa intorno
a cui si sviluppa
il nucleo principale
dell’abitato, diviso in
due borghi raccolti
intorno alla chiesa di
Santa Maria Assunta
e a quella dei SS
Pietro e Paolo. Legata
alla costruzione del
quattrocentesco
castello Pandone è la
nascita della Chiesa
parrocchiale di S.
Maria Assunta in
Coelo, al cui interno
sono conservate tre
pale del XVII secolo,
mentre nel sagrato
sono presenti due
cippi funerari di
epoca romana (III-IV
sec. d.C.). Molto
interessante è il
campanile a vela del
XVII secolo.
Sviluppatasi nel
borgo denominato
Cerro, la Chiesa dei
SS. Apostoli Pietro e
Paolo è stata più volte
restaurata.
S. Maria Assunta
(Foto T. Paolone)
Al suo interno sono
un magnifico altare in
marmo policromo e
due navate laterali.
Dotata di poderoso
campanile ad angolo,
Cerro al Volturno - 67
la campana della
torre campanaria è
datata al 1300.
Cerro sarebbe stato
fondato nell'889
dall’abate Roffredo di
San Vincenzo al
Volturno, che
condusse una colonia
dell’Abbazia di San
Vincenzo al Volturno,
come si apprende dal
noto Chronicon
Vulturnense.
Appartenuto nel XV
secolo alla famiglia
dei Pandone, conti di
Venafro, ed in seguito
alienato a diverse
famiglie nobiliari,
oggi il castello
Pandone, padronale e
più volte restaurato, è
adibito ad esclusivi
Bed & Breakfast e
ristorante.
DA VISITARE
Santi Pietro e Paolo
(Foto T. Paolone)
di contadini in una
località detta Cerrum
dagli alberi di cerro,
pianta ad alto fusto
della famiglia della
Quercia, che vi crescevano in
abbondanza. Ancora
oggi il gonfalone del
paese reca sul campo
un cerro, all'ombra
del quale un maiale
mangia ghiande e
sulla cui sommità
campeggia la scritta
Fortitudo Cerri, la
forza del Cerro. La
storia del comune è
legata a quella
A lato: Pala dell’altare di
S. Maria Assunta già nel
convento di S. Maria di
Loreto. (Foto T. Paolone)
Di notevole interesse
storico era un tempo
il Convento di S.
Maria di Loreto,
edificato nel 1510 per
volontà del conte
Federico Pandone,
signore di Cerro al
Volturno sul finire
del XV sec. e sino al
1525, anno in cui il
feudo di Cerro venne
Ruderi del convento
S. Maria di Loreto
(Foto T. Paolone)
alienato dal Pandone
a Manfredino Bucca.
Tale convento ospitò i
Frati Minori
Riformati per essere
soppresso nel 1809.
La chiesa adiacente il
monastero è stata
aperta al culto sino
agli anni Sessanta: al
suo interno era una
serie di importanti
affreschi del XVI sec.,
oggi andati quasi del
tutto persi per
l’invasione di radici,
così come totalmente
in ruderi è ormai la
struttura nel totale
68 - Alta Valle del Volturno
per ognuno dei
disinteresse delle
molti nuclei
amministrazioni
abitativi del
locali, nelle cui
frazionato teradiacenze
ritorio cerrese:
hanno addiritMadonna
tura
dell’Arco
collocato una
(Valloni);
zona PIP e
S. Antonio
devastato
(Foresta);
alla lettera il
Stemma
Famiglia Negrone S. Nicola
territorio
(Case); S.
circostante.
Anna (Piano
La Chiesa
d’Ischia);
parrocchiale di San
Giovanni
Rocco di Cupone
(S. Giovanni);
è stata edificata
S. Bernardino
nell’anno 1655 dal
(Cerreto); S. Antonio
ricco massaro del
(S. Vittorino) S. Lucia
luogo Eusebio
Negrone. Interamente
restaurata, in origine
presentava un soffitto
in legno riccamente
dipinto attribuibile a
pittori napoletani del
XVIII sec. Alle due
parrocchie va aggiunta una serie di cappelle rurali, quasi una
(Foci). In ciascuna
cappella si
festeggiano in vari
mesi dell’anno i santi
cui sono intitolate.
Le mura megalitiche
Le fortificazioni
poligonali che i
Sanniti costruivano
nello stile ciclopico
per rafforzare mediante ostacoli
artificiali - i propri
confini naturali, erano
delle mura costruite
con massi grezzi o, al
più, sovrapposti in
Sotto: Veduta
panoramica dell’altopiano de “La Spina”.
(Foto T. Paolone)
Fortificazione di Monte. S. Croce. (Foto T. Paolone)
Cerro al Volturno - 69
A Millenary history
Fortificazione di Monte S. Croce. (Foto T. Paolone)
maniera approssimativa senza cemento e
tenuti insieme dal
loro stesso peso. Sulla
sommità di Monte
Santa Croce, a quota
1000 metri, nel 1980
lo studioso Antonino
Di Iorio ha rinvenuto
una fortificazione
sannitica lunga quasi
di Roma si fece più
minacciosa, vale a
dire nel IV secolo a.C.
Anche Monte della
Foresta
presenta una simile
cinta fortificata
scoperta sul finire del
Duemila dall’archeologo Michele Raddi.
La cima di Monte
Cerro al Volturno lies
on a big rock on the
edge of which lies the
Castello Pandone built
in the end of the XV
century. There are 14
hamlets and 3 churches: Santa Maria
Assunta, SS. Pietro
and Paolo and San
Rocco, and many other
rural ones. Its origin is
connected to the
history of San
Vincenzo al Volturno
Abbey. On Mount
Foresta and Mount
Santa Croce there are
important testimonies
of the Samnites, an
Italic people. Belonging
to the Roman period
are two memorial stones in Castello place;
in Foresta place Santa
Maria di Loreto
Convent ruins can be
seen.
Mura erant montes
Fortificazione di Monte della Foresta. (Da M. Raddi)
un chilometro e alta
in alcuni punti quasi
tre metri. Le mura
sono spesse circa 2,50
metri ed è molto probabile che esse siano
state costruite nel
periodo precedente
le guerre sannitiche,
quando la prepotenza
Santa Croce quasi per
certo è stata frequentata anche dall’uomo
preistorico, come
testimoniano alcuni
ritrovamenti avutisi
in seguito a sondaggi
della Missione
archeologica di San
Vincenzo.
Samnites built big
walls with rude stones
without cement. The
Mount Santa Croce
walls are over 1 chilometre long and in some
parts over 3 metres
high. They are over
2,50 metres thick and
probably they were
built before the
Samnite wars. Even
Prehistoric man lived
in Mount Santa Croce,
according to San
Vincenzo al Volturno
Mission recoveries.
70 - Alta Valle del Volturno
Cerro al Volturno - 71
Il castello Pandone
Situato in una
posizione
dominante ad oltre
500 metri di altezza
sul livello del mare, il
castello di Cerro con
la sua possente mole
controlla tutta l'Alta
Valle del Volturno nel
punto in cui presenta
la massima strozzatura. Situato in una
della vicina
Abbazia di San
Vincenzo al
Volturno, fondando il Castrum
Cerri, abbiano
riutilizzato il
vecchio recinto
fortificato
costruito dai
Longobardi.
L’impianto
originario del castello
risale quindi a tale
Sopra: Assonometria
su rilievo dell’Arch. O.
Masia. (Disegno M.Ciarallo)
posizione dominante,
fin dall'antichità
l'imponente massa
rocciosa, su cui
successivamente
verrà costruito il
castello, venne
utilizzata come punto
di osservazione e
controllo dell'Alta
Valle del Volturno
Si ritiene infatti che i
monaci benedettini
A lato: Torre, ponte
levatoio, portale
d’ingresso e veduta
d’assieme del castello.
(Foto T. Paolone)
epoca. Esso aveva la
forma di un recinto
quadrangolare, al cui
interno venivano
probabilmente
conservati i prodotti
del territorio.
Sul finire del 1400 il
Stemma dei Colonna
sul portale del castello.
(Foto T. Paolone)
maniero assunse
l’aspetto attuale per
volere del conte
Federico della casata
Pandone di Venafro,
il quale fece costruire
tre torri bastoniate
che ne accentuarono
notevolmente il
carattere di fortezza
inespugnabile.
Nel 1525 Federico lo
vendette a
Manfredino Bucca,
che rimase feudatario
di Cerro fino al 1522.
Nei primi anni del
1600, passato per
Sotto: Lapide fatta
apporre sul portale da
Lucrezia Colonna, 1623.
(Foto T. Paolone)
72 - Alta Valle del Volturno
mani diverse, il
castello divenne
proprietà della
famiglia Colonna.
Lucrezia Tomacello,
moglie di Filippo
Colonna, principe di
Sonnino, lo abbellì e
ne rafforzò le mura,
come ricorda la
lapide datata 1623
collocata sul portale
d’ingresso.
I Colonna vendettero
il castello alla
famiglia Spinola di
Sesto Campano, che
nel 1688 lo passò ad
Antonio Carafa di
Traetto. Tale famiglia
detenne il castello
fino all’abolizione
della feudalità (1806).
Sotto: Il castello
Pandone. Sullo
sfondo, le Mainarde
innevate. (Foto T. Paolone)
The Pandone Castle
Pandone Castle overlooks all the High Volturno Valley. Its primary plant dates from the X century and
had a quadrangular shape.
At the end of the XV century Federico Pandone, Venafro’s Count, built 3 bastioned towers that gave it a
style of a storm-proof fortress.
In the XVII century Lucrezia Tomacello, Filippo Colonna’s wife, adorned it as a memorial stone on the
entrance door remembers.
Carafa family owned the castle until the feudality end
in 1806. In 1828 it was bought by Lombardi family,
which has it yet. Inside it two secular mulberry-trees,
an ancient window named “monofora” and a deep
tank can be seen.
Dai discendenti dei
Carafa venne infine
venduto alla famiglia
Lombardi nel 1828, i
cui discendenti lo
posseggono tuttora.
Meta di numerosi
visitatori, adibito a
Bed & Breakfast e a
ristorante esclusivo,
Al suo interno sono
due alberi secolari di
gelso, una finestra
monofora, residuo
della ecclesia
dell’originario
castrum ed una
cisterna che raccoglie
acqua dalla viva
roccia sottostante.
Colli a Volturno - 73
secolo, in concomitanza con gli altri borghi
dell’Abbazia di San
Vincenzo al Voltumo.
COLLI
A VOLTURNO
Colli (Colli centro,
Valloni, Casali,
Cerreto,
Castiglioni e
Santa Giusta) si
distingue fra i
comuni dell'Alta
Valle del
Volturno non
solo per la sua felice
posizione
geografica - al centro
delle importanti reti
viarie S.S. 158 e S.S.
85 lungo l'asse RomaNapoli-Pescara quanto anche per una
realtà economica che
fonda su attività commerciali ed artigianali
lungo la S.S. 158 e per
una vitalità demografica in tenuta in questo comprensorio
Sotto: Veduta di Colli.
Alle spalle, la distesa
catena delle Mainarde.
(Foto T. Paolone)
DA VISITARE
geografico.
Di accertate origini preistoriche,
stando a studi recenti,
sul vicino Monte San
Paolo, in località
Serra del Lago, resti
di mura megalitiche,
lunghe alcuni chilometri e sovrastate da
rigogliosa vegetazione, attestano l'esistenza in epoca sannitica
di un centro fortificato. Resti di un acquedotto romano, visibili
sulla ripida parete del
Rio Chiaro, e ruderi
di un insediamento
medievale confermano di seguito la
frequentazione del
sito, il cui sviluppo è
legato alla fine del X
Del castello
longobardo,
completamente
distrutto dai
terremoti verificatisi
fra l'XI e il XVI secolo,
vi sono soltanto resti:
qualche traccia
S. Leonardo
(Foto T. Paolone)
74 - Alta Valle del Volturno
dell'impianto
S. Maria Assunta
(Foto T.Paolone)
fortificato di tale
periodo può tuttora
individuarsi lungo le
mura che delimitano
l'Acropoli cittadina,
cui si accede solo
attraverso strette
aperture. Feudo dei
Pandone nel XV
secolo, alla fine del
Settecento Colli a
Volturno appartenne
alla famiglia
Carmignano, per
divenire - agli inizi
del XIX secolo Capoluogo di
Governo
comprendente i
comuni di Pizzone,
Scapoli, Rocchetta,
Cerro, Castellone e
San Vincenzo. Oltre
alla bella Acropoli, da
cui è possibile godere
l'impareggiabile paesaggio montuoso
dalle Mainarde ai
Monti del Matese,
nel centro abitato sono la Chiesa
di San
Leonardo, di
impianto
medioevale e a
volte affrescate raffiguranti “La gloria del
Paradiso”, e la Chiesa
Madre di Santa
Maria Assunta dal
semplice
campanile in pietra
squadrata del 1720.
Di recente restaurata,
Chiesa S. Maria Assunta
Lapide (Foto T. Paolone)
vi si accede attraverso
una scalinata aerea.
Da non perdere i resti
di una necropoli del
periodo Neolitico rinvenuti su Monte
Sant'Angelo, il vecchio Mulino Raddi,
all'incrocio fra Rio
San Pietro ed il
Volturno e
Chiesa San Leonardo - Natività (Foto T. Paolone)
Altare maggiore S. Maria Assunta (Foto T. Paolone)
naturalmente le
escursioni lungo i
sentieri di Monte San
Paolo o lungo le
sponde del fiume
Volturno. Per gli
sportivi, infine, vi è
una impiantistica
sportiva a gestione
comunale. Ricco il
calendario degli
appuntamenti estivi,
Colli a Volturno - 75
da qualche anno è
attiva un’associazione
sportiva che
valorizza il territorio,
coniugandovi la
passione per il cavallo
e per il trekking a
cavallo.
Le “mura delle fate”
Le fortificazioni sannitiche di Monte San
Paolo, secondo
l’ipotesi più
accreditata,
apparterrebbero alla
città sannita di
Aquilonia, nota nella
letteratura romana
antica ma non ancora
localizzata con
certezza sul territorio.
Monte San Paolo si
trova sulla strada che
da Isernia conduce
fino a Sora, sul Liri, il
fiume che segnò
inizialmente (354
a.C.) il confine delle
aree di influenza tra
Roma (a nord) e il
Sannio (a sud). Le
mura delle fate, come
sono state chiamate
dall’archeologo
Michele Raddi, che
Pubblicazione su
Aquilonia (Pro Loco)
per primo le ha
individuate sulla
vetta del monte, sono
imponenti e lunghe
all’incirca sei
chilometri, e si collocano a protezione di
circa 220 ettari di territorio.
Volturno Valley
Cross-Roads
Colli a Volturno stands
in the middle of the
important roads of the
S.S. 158 and S.S. 85
towards Rome, Naples
and Pescara. On Mount
S. Paolo there are
remains of megalithic
walls some
Cinta muraria di Monte S. Paolo. (da M. Raddi)
chilometres long.
Probably Colli is the
ancient Aquilonia of the
Samnites. Its development is linked to S.
Vincenzo al Volturno
Abbey (about the X
century). The centre
was feud of Pandone
family during the XV
century; in the XVII
century it was of
Carmignano family,
whereas in the XIX century Colli began
Capoluogo di Governo
including Pizzone,
Scapoli, Rocchetta,
Cerro, Castellone and
San Vincenzo. Here S.
Leonardo Church and S.
Maria Assunta Church
can be seen. Besides you
can see Mount S.
Angelo necropolis and
Raddi old Mulino and
you can walk along
Mount S. Paolo paths
or along Volturno River
banks. Worth to sportsmen you can find a
comunal sports plant.
The ”legendary” city
of Aquilonia
Samnitic fortifications
on Mount San Paolo
should probably belong
to the ancient city of
Aquilonia. Mount San
Paolo stands out on the
River Liri that marked
the border between the
Roman and Samnite
territories. The “Fairy
Walls” are huge and 6
Km long. They were
erected in defence of
around 220 ha of land.
76 - Alta Valle del Volturno
Il paradiso dei
pescatori
Il fiume Volturno,
rapido e profondo fin
dalle sorgenti per
effetto del consistente
apporto di tutto il
bacino imbrifero del
gruppo MetaMainarde, offre un
habitat eccezionale
per numerose specie
ittiche fra le quali si
impone quella
pregiatissima dei
Salmonidi.
Tanta è ancora l’attrazione che suscita per
limpidezza e purezza
delle sue acque da
costituire la sosta
preferita di tutti i
turisti che durante
l’anno percorrono la
S.S. 158, parallela al
corso d’acqua.
Il tratto di fiume che
insiste nel territorio di
Colli a Volturno è
Sotto: Il Mulino Raddi
a ridosso del fiume
Volturno. (Foto T. Paolone)
Il fiume Volturno scorre sotto Ponte nuovo.
(Foto T. Paolone)
stato scelto nel 1992
come teatro dei
Campionati Mondiali
di Pesca alla Trota,
destando unanimi
consensi e sincera
ammirazione negli
sportivi convenuti da
ogni parte del
mondo.
Questo tratto ancora
costituisce fattore
integrante di un territorio contiguo ad area
protetta (Parco
Nazionale d’Abruzzo,
Lazio e Molise) che,
sulla base degli studi
dell’Istituto Superiore
di Biologia, è stato
definito “di grande
interesse
naturalistico”.
Colli a Volturno - 77
In effetti, prescindendo dalla pregiata
fauna ittica presente
(Trote, Cavedani,
Barbi), questo
eccezionale tratto
fluviale, ricchissimo
di vegetazione lacustre, oltre a costituire
rifugio stagionale di
quasi tutte le specie
di selvaggina di
passo, vanta una ricca
avifauna stanziale.
Pesca sportiva
(Foto G. Desiderio)
The anglers
paradise
River Volturno is an
extraordinary habitat
for a lot of fishing
species such as the
excellent Salmons. In
1992 the stretch of the
river, flowing through
Colli a Volturno, was
the scene for the World
Trout Fishing
Championships.That
stretch of river has also
a rich permanent
avifauna.
A lato: Il fiume
Volturno nel territorio
di Colli. (Foto T. Paolone)
78 - Alta Valle del Volturno
CONCA CASALE
Se primato è, a Conca
Casale spetta senza
altro quello di essere
tra i paesi più piccoli
del Molise ma
anche tra i più
verdi e
freschi per via
dei suoi 650 metri
di altitudine, che ne
fanno località turistica
di elezione nei caldi
mesi estivi e centro
dinamico di
promozione turistica
specie negli ultimi
anni. Da sempre
legata alle vicende
storiche di Venafro, la
piccola Conca Casale
si chiamava in origine
Valle del Campo e
divenne comune
soltanto nel 1927.
Centro agricolo per
eccellenza, il suo
nome è legato
principalmente alla
Sotto: Panorama
della valle: al centro, la
piccola Conca Casale.
(Foto T. Paolone)
produzione di
ottimi legumi e a
quella di un gustoso
salume battezzato dai
locali “la signora”. La
Chiesa parrocchiale,
nel titolo di S.
Antonio da Padova,
si colloca lungo la via
principale con
facciata di semplice
fattura e torre
campanaria.
Nell’esiguo territorio
si segnalano inoltre la
Chiesetta dei Ss.
Cosma e Damiano, di
recente restaurata, ed
il Santuario della
Madonna delle
Fontane, in
corrispondenza di
una sorgente di
acque, cui è legata
una particolare
leggenda: si crede
S. Antonio da Padova
(Foto T. Paolone)
infatti che, quando ci
sia l’acqua, sia
presente anche la
Madonna.
The fresh
Valle del Campo
In ancient times little
Conca Casale was
called “Valle del
Campo” and it began a
municipality only in
1927. Here you can see
S. Antonio Church, Ss.
Cosma e Damiano
Church and Madonna
della Fontana
Santuario. The village
is famous for its
coolness and production of legumes.
Filignano - 79
FILIGNANO
È l'antica Fonduliano,
poi Fondemano, del
Chronicon
Vulturnense, ma
agli occhi dei
visitatori
Filignano appare
oggi in tutto il
suo splendore di
comune immerso nel
verde del Parco
Nazionale d'Abruzzo,
Lazio e Molise, che la
fanno assomigliare
paesaggisticamente
ad una piccola Scozia.
Vero è che Filignano,
terra di emigrazione,
ha visto molti dei
suoi abitanti
raggiungere nella
metà del secolo
scorso sia la terra di
Scozia che altre
nazioni del nord
europee e che oggi si
assiste ad un discreto
Sotto: Veduta
panoramica di
Filignano.
(Foto T. Paolone)
fenomeno di
ritorni, latore di
un diffuso
benessere un tempo
insperato. Una simpatica
associazione di idee,
quella di Filignano
uguale Scozia, per un
comune dal territorio
molto frazionato
(Cerasuolo, Selvone,
Mennella,
Collemacchia,
Franchitti,
Pantaniello, Cerreto,
Valle, Valerio, Lago,
Lagoni, Terragrande e
Bottazzelli), divenuto
autonomo nel 1861,
passando dalla Terra
di Lavoro alla
Provincia di Molise,
ed oggi parte del
versante molisano del
Parco Nazionale
d'Abruzzo, Lazio e
Molise.
Votato al turismo
naturalistico per la
possibilità di
escursioni lungo i
boschi pedemontani
delle Mainarde, interesse artistico rivestono la Chiesa di San
Pasquale, del XVIII
secolo, dall’austera
facciata in pietra, e
quella di S. Eleuterio,
che pare risalire al
primo insediamento
Ss. Immacolata
Concezione
(Foto T. Paolone)
80 - Alta Valle del Volturno
in loco, ascritto al X
secolo. Recentemente
è stato anche riportato alla luce, in località
Mennella, un
insediamento
medievale. Filignano
Lapide ricordo
(Foto archivio)
Mario Lanza
(Foto Archivio Volturnia)
Festival Mario Lanza
(Foto www.filignano.com)
Festival Mario Lanza
(Foto www.filignano.com)
ospita dal 1996 il
Festival internazionale “Mario Lanza”
nel nome dell’illustre
tenore di origine filignanese. Curiosità:
tra le verdi vallate
locali è stato ricavato
un campo da golf,
che richiama appassionati anche da fuori
regione.
Mario Lanza:
da Hollywood a
Filignano
Filignano ospita
dal 1996 il Festival
internazionale
“Mario Lanza”, intitolato all’illustre tenore e attore cinematografico di origine filignanese. Alfred
Arnold Cocozza, in
arte Mario Lanza, era
infatti figlio di un
emigrato che lasciò
Filignano all’età di 16
anni. Lanza è ancora
nella memoria di
molti per aver
interpretato il mitico
Caruso nell’omonimo
film e per le sue
numerose incisioni.
Oltre al Festival e ad
un concorso canoro,
che richiama partecipanti da tutto il
mondo, Filignano ha
dedicato al suo illustre figlio anche un
Museo, che ha sede
nella frazione
Collemacchia. Il
Festival, tra le manifestazioni più qualificanti della Regione, si
DA VISITARE
tiene nella terza settimana di agosto.
Intorno al 1750 la
famiglia Miranda
diede inizio alla
costruzione della
Chiesa parrocchiale
della Immacolata
Concezione che è
stata completamente
rimessa a nuovo nel
1975 dal defunto
parroco Mons.
Roberto Mancini.
Quando fu ultimata
la costruzione della
chiesa, i filignanesi
piantarono a ricordo
nella piazza
antistante un piccolo
tiglio che oggi si
ammira per la sua
possente mole.
La Chiesa SS.
SS. Crocifisso
(Foto Archivio Volturnia)
Crocifisso in Selvone
è visibile dalla
provinciale Atinense.
Si erge nel punto più
Filignano- 81
alto del centro storico
e la sua costruzione
risale allo stesso
periodo nel quale fu
edificata la Chiesa di
Filignano (XVIII sec.).
La data di
costruzione della
Cappella di
Collemacchia si
perde invece nella
notte dei tempi ma è
tuttavia noto che
originariamente era
una cappella privata
della famiglia
Cocozza. Attorno
all'anno 1890 l'allora
capo della famiglia
donò la cappella alla
Chiesa Cattolica
Romana a beneficio
di tutto il villaggio.
Oggi tale Cappella è
stata restaurata e
ridipinta con l'aiuto
di generose offerte di
amici di Collemacchia
da tutta Europa ed
America.
La Chiesa
parrocchiale intitolata
a San Pasquale
Baylon (protettore
Sotto: L’antica Fonte di
Cerasuolo Vecchio.
(Foto T. Paolone)
San Pasquale Baylon a Cerasuolo. (Foto T. Paolone)
delle donne),
imponente nelle
dimensioni, fu voluta
dall'ultimo feudatario
di Cerasuolo, il duca
Pasquale Marotta,
deceduto nel 1884. La
costruzione
dell’edificio fu
iniziata alla fine del
XIX secolo, ma
ultimata solo trenta
anni dopo.
Completamente
distrutta dal secondo
conflitto mondiale, fu
interamente ricostruita grazie alla
sollecitudine dell'allora abate di
Montecassino
Gregorio Diamare.
Le edicole votive
L'edicola è una struttura architettonica
relativamente di piccole dimensioni, con
la funzione pratica di
ospitare e proteggere
l'elemento che vi è
collocato.
Il termine deriva dal
latino aedicula,
diminutivo di aedes
(tempio) e dunque
con il significato originario di “tempietto”. In origine si trattava di un tempietto
in miniatura, che
ospitava la statua o la
raffigurazione di una
divinità. Nel tratto di
collegamento tra
Cerasuolo e Filignano
ancora se ne trovano,
anche se alcune sono
state completamente
saccheggiate ed altre
trasformate con
formelle recenti.
82 - Alta Valle del Volturno
Tra quelle di
particolare interesse
ve ne è una nell'antica
via che, per collegare
Cerasuolo a Mennella
passando per la
Chiesetta esterna di
S. Antonio Abate
(rifatta nel 1909),
seguiva il corso del
vallone della
Ravicella per
superare Rio Chiaro,
affluente del Volturno
nel territorio di Colli
a Volturno. Tra le
altre, particolare
rilievo ha un'edicola
in forme neoclassiche
che è stata realizzata
nel 1883, come attesta
quel che rimane di
un’epigrafe fatta dal
committente ai piedi
delle mattonelle che
mostrano la Madonna
del Carmine tra i
Cherubini in alto e le
anime del Purgatorio.
Completamente
scomparsa è tuttavia
la grata di protezione
in ferro battuto di cui
rimangono solo i
perni metallici.
Lo “Sbuzzaturo”
Incastonato tra
ondulazioni boscose,
ultimo residuo di un
antico bosco allagato,
lo “Sbuzzaturo”
è ciò che resta di
un’antica palude
attraversata, come
vuole la leggenda, da
un viadotto costruito
su immensi rami di
secolari querce. La
toponomastica è
rivelatrice a riguardo:
Selvone, Pantano
sono i nomi dei borghi che vi sorgono
intorno. In autunno è
soggetto a frequenti
alluvioni che ne fanno
un grazioso specchio
d’acqua. A primavera
ne resta un ruscello
che, raccogliendo lo
scolo delle acque, serpeggia brillantemente
a rallegrare la pastura
serale di qualche
pacifica pecora.
A lato: Lo Sbuzzaturo
e il superstite ruscello
primaverile.
(Foto T. Paolone)
Sopra: Edicole votive
nel territorio di
Filignano.
(Foto Archivio Volturnia)
Filignano- 83
Le mura di Mennella
A partire dal 1998 il
sito d'altura de “Le
Mura” di Mennella è
stato scavato dagli
studenti della Facoltà
di Archeologia
Medievale della
Università degli Studi
“La Sapienza” di
Roma su
autorizzazione della
Soprintendenza
Archeologica del
Molise, coordinati dal
prof. Michele Raddi.
Sulla sommità della
collina emerge la
presenza di una torre
in posizione centrale
al castello, torre
impostata sui resti di
una fortificazione
sannitica
documentata anche
da alcuni reperti
rinvenuti nello scavo.
Tale scavo ha
individuato, al di
sotto di un
Sotto: Mura a secco, tipiche del territorio filignanese, in prossimità del
villaggio di Mennella.
(Foto T. Paolone)
Ruderi della Torre medievale di Mennella.
(Foto T. Paolone)
riempimento
artificiale costituito in
massima parte di
materiale archeologico inquadrabile tra
XIII e XIV secolo, i
resti di un insediamento altomedievale,
rappresentato - allo
stato attuale della
ricerca - da un piccolo
edificio di culto con
orientamento estovest e, a nord di
questo, da una capanna di grosse dimensioni in associazione
stratigrafica con
materiali ascrivibili al
VII-VIII secolo.
The “dry walls”
village
Filignano name comes
from Fonduliano, then
Fondemano, which was
in the Chronicon
Vulturnense.
It is in the Abruzzo,
Lazio and Molise
National Park and it’s
named “little Scotland”
for its green.
The village is divided in
the hamlets of Cerasuolo, Selvone,
Mennella, Collemacchia, Franchitti,
Cerreto, Valle, Valerio,
Lagoni, Mastrogiovanni and Bottazzelli.
Artistical interesting
Church are S. Pasquale
Church and S.
Eleuterio Church (X
century). Recently in
Mennella place an
important medioeval
centre has been founded. From 1996 the
Mario Lanza
International Festival
has organized. A
Museo devoted to him
can be seen in the
Collemacchia hamlet.
84 - Alta Valle del Volturno
FORNELLI
Le prime notizie di
Fornelli si hanno a
partire dall'anno 981,
quando i monaci
della vicina
Abbazia di San
Vincenzo al
Volturno
stipularono un
contratto
livellare con coloni
provenienti dalla
Marsica per coltivare
il territorio e costruire
un castrum in località
Bantra o Vandra.
Il villaggio venne
appunto costruito ai
margini del grosso
torrente Vandra, che
ancora oggi scorre nel
territorio. Intorno al
XII secolo il villaggio
medievale di pianura
venne abbandonato
in favore della collina
su cui sarebbe poi
sorto l'abitato
Sotto: Veduta
panoramica di Fornelli.
(Foto T. Paolone)
dell'odierna
Fornelli.
Il suo toponimo
deriverebbe dal nome
datogli nel periodo
longobardo in
memoria di un Forum
Cornelli. Il suo attuale territorio risulta
frazionato in Fornelli
centro, Castelcervaro,
Bivio e Canala. In età
contemporanea,
Fornelli è stata
protagonista di un
eccidio civile, che
sconvolse il paese
nell'ottobre del 1943,
quando l'allora podestà Giuseppe Laurelli
e cinque suoi
concittadini furono
impiccati nella
pubblica piazza dalle
milizie tedesche per
non aver rivelato i
nomi degli attentatori
in un agguato
mortale a soldati
tedeschi. Tale
episodio, nel 1971,
valse alla Città di
Fornelli la Medaglia
di Bronzo al Valore.
Grazie alla sua
particolare posizione
geografica e al clima
mite molto sviluppate
Fontana monumentale
(Foto T. Paolone)
Fornelli - 85
sono le attività agricole con estensioni di
oliveti (Fornelli
aderisce alle Città
dell’Olio nazionali) e
vigneti e quella dell’allevamento, in particolare bovino, i cui
prodotti hanno dato
luogo ad un opificio
caseario. Fra le manifestazioni locali si
segnalano le
“Giornate al Borgo”,
una serie di
manifestazioni dal
sapore medioevale
ambientate all'interno
della notevole cinta
muraria.
DA VISITARE
Nel borgo è il Palazzo
baronale, nei secoli
(dal XII al XX)
appartenuto alle
famiglie dei Pandone,
dei Caracciolo, dei
Dentice e dei
Carmignano per finire in proprietà della
famiglia Laurelli.
All'interno del borgo
Sotto: Prospetto
frontale del
Palazzo Laurelli.
(Elaborazione A. Iannarelli)
San Michele Arcangelo (Foto T. Paolone)
antico, tra i meglio
conservati del Molise,
è la Chiesa Madre
dedicata a San
Michele Arcangelo,
che ha origini
remotissime: è
collocata nel punto
più alto della civita e
presenta una
particolarissima
scalinata d'accesso.
Altra chiesa nel
centro storico è la
Chiesa di S. Pietro
con bella gradinata di
accesso ed ingresso
ad una navata.
Nell’agro è la
Cappella di Santa
Maria delle Grazie,
dove è conservata
una piccola statua
lignea raffigurante S.
86 - Alta Valle del Volturno
Fornelli - 87
Domenico, opera
dello scultore di
Vastogirardi Pasquale
Di Capita, santo cui è
legato un sentito
pellegrinaggio che
congiunge - nel culto
del santo stesso Fornelli a Villalago, in
provincia de
L’Aquila.
L'eccidio di Fornelli
Nell'ottobre del 1943 i
Tedeschi si attestarono contro le armate
alleate, che avanzavano dal sud, sulla catena delle Mainarde,
contrafforte centrale
della linea “Gustav”,
lungo la quale i
genieri tedeschi fecero saltare ponti, strade e abitazioni. Molti
contadini dei paesi
della valle, forti anche
del ritorno dei militari sbandati, restarono
alla macchia decisi a
difendere quanto loro
costava generazioni
di stentata fatica.
Scaturirono allora
episodi di resistenza
da parte di gente
semplice, che non
aveva mai pensato di
essere protagonista di
gesta. Olocausto il
primo capestro per
l'avvocato Giuseppe
Laurelli, podestà di
A lato: Ingresso, torri e
stemma della famglia
Carmignano.
(Foto T. Paolone)
Fornelli, rifiutandosi
di indicare il nome
del cittadino che
aveva lanciato la
bomba contro i
Tedeschi, rese fatale
ed inevitabile la sua
condanna insieme ad
altri cinque concittadini condannati al
capestro perchè un
loro conterraneo, reagendo alle rapine e
alle spoliazioni operate da truppe tedesche,
uccise con lancio di
bombe a mano due
militari.
Da E. Izzi, Giorni di
guerra nelle steppe del
Don, E.di.ci - Isernia
Chiesa S. Pietro
(Foto T. Paolone)
Lapide commemorativa dell’eccidio. (Foto T. Paolone)
The Middle age lives again
Fornelli history is connected to San Vincenzo al Volturno Abbey. Maybe its name comes from Forum
Cornelli. Its origins are from Longobard, but its
walls and the Baronial Palace were built from the XII
century.
In the ancient village there are S. Michele Arcangelo
Church and the Baronial Palace which was of Pandone, Caracciolo, Dentice and Carmignano families.
Today the Palace belongs to Laurelli’s.
During the Second World War in Fornelli there was
a massacre of six men: that’s why in 1971 the village
had the Bronze Medal for Valour. In the summer you
can find the “Giornate al Borgo”, a medioeval manifestation inside the well preserved walls.
88 - Alta Valle del Volturno
MONTAQUILA
Montaquila si
compone attualmente
di tre nuclei abitativi:
Montaquila,
Masserie La
Corte e
Roccaravindola.
Incerto il suo
toponimo,
attestato come
Montis Aquili e Mons
Aquilus, il suo
territorio è ricco di
vestigia storiche sia
legate alle presenze
sannitica e romana sia
alle vicende di San
Vincenzo al Volturno.
Sede - per taluni studiosi - dell'antica
Aquilonia sannita,
importante centro
politico e commerciale al centro delle vie
di collegamento fra
gli insediamenti
Sotto: Panorama del
centro storico di
Montaquila.
(Foto www.comune.montaquila.is.it)
dell'Alto
Volturno e la
pianura venafrana; colonia romana
collegata con la Via
Latina, in questo territorio probabilmente,
nel 293 a.C., i Sanniti
persero la propria
indipendenza a
seguito di due tremendi scontri con le
legioni romane, che vi
si insediarono.
Di epoca romana ed
oggi ancora
perfettamente
riconoscibile in
rudere è la Taverna,
situata lungo l'antica
arteria romana ed
adibita a sosta di
viandanti e soldati e
al cambio degli animali. AI V secolo d.C.
appartengono i resti
di una chiesa
paleocristiana, su cui
è poi sorta la Chiesa
parrocchiale
dell'Assunta.
Nel corso dell'VIII
secolo il territorio di
Montaquila entrò
quindi in possesso
dell'Abbazia di San
Vincenzo al Volturno
S. Maria Assunta
(Foto T. Paolone)
quale dono del duca
beneventano Arichi
II. AI IX secolo si
Montaquila - 89
ascrive la nascita di
un nucleo di
ripopolamento
chiamato “La Corte”
(oggi Masserie La
Corte) e, dopo la
distruzione saracena
dell'Abbazia dell '881
ed il suo susseguente
declino, solo dopo
quasi un secolo si
costituì la comunità
montaquilana sul
colle, su cui si erge
l'attuale raccolto
abitato. Realtà oggi
dinamica e
produttiva, specie
lungo la S.S. 158,
diverse sono le
attività commerciali
ed artigianali
presenti, fra cui un
prestigioso
laboratorio di
ceramiche artistiche.
DA VISITARE
Un groviglio di vicoli,
portali in pietra,
cortili nascosti e
qualche anziano che
Sotto: La chiesetta
diruta di S. Michele
Arcangelo.
(Foto T. Paolone)
Roccaravindola Alta (Foto T. Paolone)
fa capolino tra siepi
di rose e teste di
gerani. Questa la fotografia dell'incantevole
borgo antico di
Roccaravindola Alta,
un autentico gioiello
ove sono i ruderi di
una fortificazione
altomedievale, che
faceva della località
un’importante
postazione strategica
per la sua vicinanza
al fiume Voltumo e al
Contado di Molise.
Lungo la strada che
sale al ridente abitato,
i cui abitanti hanno
scelto nel tempo di
vivere in pianura, a
Roccaravindola Bassa,
è una chiesetta
medioevale,
localmente votata a
San Michele
Arcangelo ed al cui
interno compare il
Fregio di epoca romana
(Foto T. Paolone)
Torre medievale
(Foto T. Paolone)
frammento di un bassorilievo romano,
reimpiegato in uno
dei muri. Da qualche
anno l'Associazione
Rinascita Ravindolese
vi organizza la suggestiva manifestazione
de N'coppa alla Rocca.
90 - Alta Valle del Volturno
Zampognaro dipinto
(Foto T. Paolone)
Particolare dell’affresco dell’abside (Foto T. Paolone)
Where the Aquilone wind blows
S. Michele
(Foto T. Paolone)
Ingresso chiesa
(Foto T. Paolone)
Montaquila is made up of Montaquila centre,
Masserie La Corte and Roccaravindola. According
to some studiouses, it was the ancient Aquilonia of
Samnites. Probabily, in this village, Samnites lost
their indipendence due to Roman people. Belonged
to the Roman age is also an ancient “Taverna”
along the old Roman road. To the V century dates
S. Maria dell’Assunta Church, while in the VIII
century Montaquila belonged to the S. Vincenzo al
Volturno Abbey. Montaquila inhabitants, about the
X century, settled on the hill where it lies today.
Especially along S.S. 158 you can see many
commercial activities.
The silent fortress
In Roccaravindola Alta there are ruins of a Dark
Middle Age fortress; in Roccaravindola Bassa there
is a medioeval little Church devoted to S. Michele
Arcangelo, where there is a Roman bas-relief. Local
“Rinascita Ravindolese Association” organizes here
the suggestive N’coppa alla Rocca manifestation.
Il fiume Volturno
dal Ponte a 25 archi di
Roccaravindola.
(Foto T. Paolone)
92 - Alta Valle del Volturno
MONTENERO
VALCOCCHIARA
Montenero
Valcocchiara, estremo
limite nord della
Comunità
Montana del
Volturno,
anticamente si
chiamava solo
Montenero e
apparteneva ai possedimenti dell’Abbazia
di San Vincenzo,
almeno fino al 1064,
quando se ne
impossessarono i
Borrello, cui
seguirono altri
feudatari tra i quali i
Collalto, i Carafa, i
Caracciolo ed i
Cantelmo.
Meta di migliaia di
turisti è nel suo
territorio lo
Sotto: Panorama
di Montenero
Valcocchiara.
(Foto T. Paolone)
spettacolare
Pantano,
(vedi altra parte
della guida) che
costituisce uno degli
ecosistemi palustri
più importanti di
tutta l’Italia centro–
meridionle. Infatti in
determinati periodi
dell’anno, in questi
luoghi è possibile
incontrare fauna rara
come Cicogne,
Albanelle reali, Falco
pescatore. I boschi
cedui che circondano
la vallata ospitano
invece Cervi,
Cinghiali e persino
l’Orso bruno marsicano. È anche presente
un tipo di salice raris-
simo, probabilmente
residuo dell’età
Quaternaria, che si fa
fatica ad individuare,
rapiti dalla vista di
centinaia di cavalli
allo stato brado che
pascolano nella
pianura distesa per
circa 300 ettari.
Proprio qui, nella
domenica successiva
al ferragosto, hanno
avuto luogo spettacoli
S. Maria di Loreto
(Foto T. Paolone)
Montenero Valcocchiara - 93
“La carrellata” del Rodeo Pentro di Montenero. (Foto T. Paolone)
western di doma dei
cavalli bradi: trattasi
del famosissimo
Rodeo PentroCaraceno, che trae
origine dalle antiche
popolazioni italiche
che popolavano il territorio e tratto realmente distintivo di
questa comunità.
DA VISITARE
Di vera suggestione è
il raccolto abitato con
le sue antiche
costruzioni in pietra
grigia che si abbarbicano intorno alla
Chiesa parrocchiale
di S. Maria di Loreto
con annesso loggiato
panoramico di pregevole fattura. Nel territorio sono anche presenti le Chiese rurali
dell’Assunta, di San
Martino, di San
Sebastiano e di
Sant’Ilario,
caratteristica per una
Altare maggiore S. Maria di Loreto.
(Foto T. Paolone)
modesta sorgente di
acqua che scaturisce
da sotto l’altare.
Notevoli alcuni
portali del centro
storico con iscrizioni
che vanno dal XVII al
XIX secolo.
The Rodeo village
Montenero Valcocchiara is on the boundary line of
the Volturno Comunità Montana. Its name is joined
to a place named “Pantano”, which is one of the
most important marshy eco-sistems in Southern
Italy. It is also very famous for the “Pentro
Caraceno Rodeo”, a kind of western show with wild
horses and local cow-boys.
Suggestive are S. Maria di Loreto Church and its
panoramic loggia. In the territory there are also the
Assunta, S. Martino, S. Sebastiano, and S. Ilario
rural Churches.
Pizzone - 95
PIZZONE
Raccolto su di un
“pizzo”, Pizzone è la
porta d'ingresso
meridionale del
Parco Nazionale
d'Abruzzo, Lazio
e Molise. Le sue
origini si fanno
risalire alle
fondazioni successive al X secolo
operate dagli Abati di
San Vincenzo al
Volturno, anche se il
territorio faceva parte
del vicino castrum di
Scapoli. Il toponimo
Piczotum viene
menzionato per la
prima volta nel 1320.
Fino a tutto il XIV
secolo fu feudo
A lato: Momenti spettacolari del Rodeo Pentro.
(Foto T. Paolone)
Sotto: Panorama di
Pizzone sovrastato da
M. Omero. (Foto T. Paolone)
dell'Abbazia di
San Vincenzo e
successivamente
appartenne alla
famiglia della
Leonessa, quindi ai
Caldora. Ultimi
feudatari furono i
Cestari. L’economia
del paese è
caratterizzata dallo
sfruttamento del
legname e dall’allevamento dei bovini.
Addossato alla catena
delle Mainarde e
posto a quasi 800
metri sul livello del
mare (alcuni territori
montani superano i
2000 metri), il
comune fa parte del
Parco Nazionale
d'Abruzzo, Lazio e
Molise fin dal 1929
ma solo negli ultimi
anni si va affermando
come territorio a
notevole vocazione
turistica grazie alla
creazione del Museo
e dell'Area Faunistica
dell'Orso (vedi altra
S. Nicola
(Foto T. Paolone)
96 - Alta Valle del Volturno
Cappella dei SS. Pietro e Paolo. (Foto T. Paolone)
parte della guida) e alla
attivazione di uno
specifico Progetto
Mainarde.
Modestamente
abitato fino agli inizi
del XX secolo, il paese
- come buona parte
dei comuni della
Valle - si ripopola nel
suo bel centro storico
solo nella stagione
estiva.
in argento cesellato
del Quattrocento
abruzzese. Di interesse anche la Chiesa
extra-moenia di Santa
Liberata, datata 1637,
e la Chiesa della
Madonna
dell’Assunta, che
sovrasta l'abitato di
Pizzone. Un tempo
era detta “Chiesa del
Moricone” e fu adibita a cimitero dal 1840
DA VISITARE
Scorcio (Foto T. Paolone)
Sotto: Il Pianoro
“Le Forme”.
(Foto T. Paolone)
Molto ben conservato
appare il borgo
antico, che si estende
intorno alla Chiesa
madre di San Nicola.
La sua fondazione
risale al 1318, come si
rileva da una lapide
adibita a scalino del
presbitero. Divisa in
tre navate, conserva
al suo interno
preziosi arredi sacri
S. Maria Assunta
(Foto T. Paolone)
al 1889. Testimone
della presenza
romana sul territorio
è invece la Cappella
dei SS. Pietro e
Paolo, che insiste sul
sito di una villa rustica riutilizzata in
epoca tardoantica e
altomedievale.
Merita una visita il
Pianoro “Le Forme”
(vedi altra parte della
guida), o Vallefiorita,
contornato da
maestose piante di
faggio.
Pizzone - 97
A lato: Chiesa di
S. Liberata e suoi fregi
architettonici.
(Foto T. Paolone)
The Bear village
Pizzone is the heart of
the Abruzzo, Lazio and
Molise National Park
(ALMNP). Its origin is
joined to the
settlements after the X
century by S. Vincenzo
al Volturno Abbots,
even if its land was
part of Scapoli
castrum. It was feud
of S. Vincenzo Abbey
and then of della
Leonessa and Cestari
families.
Close to Mainarde
Mountains, it is part of
ALMNP from 1929 but
only in the last times
the Museum and the
Bear Faunistic Area,
with a specific
Mainarde Project,
represent the first
effectively form of naturalistic tourism. The
ancient village,
which is
around
the San
Nicola
Church, is
very well
preserved.
98 - Alta Valle del Volturno
POZZILLI
Di tutti i comuni della
provincia di Isernia,
Pozzilli è quello di
origini più
recenti. La sua
formazione risale
infatti al XVII
sec., quando gli
abitanti dei casali
vicini - provenienti da
Trasarcio, sull’
altopiano di Conca
Casale - vi si
trasferirono
probabilmente in
seguito ad una
epidemia. Da tale
epoca e sino alla
abolizione della feudalità, Pozzilli è
appartenuto alla
famiglia Gaetani.
Residenza estiva delle
famiglie patrizie della
Venafrorum Colonia
Julia per la presenza
delle Terme di
Agrippa, sorgenti di
acque solfuree dalle
Sotto: Pozzilli dalla
provinciale per Conca
Casale. (Foto T. Paolone)
proprietà
terapeutiche e
postazione, in
località Tulibernum
(oggi Triverno), del
centesimo miglio
romano della
località Camerelle,
una estesa necropoli
di età arcaica e, in
località Cerquello,
una villa rustica di
età imperiale. Sede
del Nucleo
Industriale-IserniaVenafro, Pozzilli ospita il prestigioso
Istituto di ricovero e
cura a carattere scientifico Neuromed, a
valenza europea.
Immerso nel verde di
produttivi uliveti, la
Istituto di ricerca Neuromed (Foto Archivio Volturnia)
consolare Latina che
da Roma conduceva
nel Sannio, a partire
dall’ultimo quarantennio sono stati
riportati alla luce, in
sua principale
attrattiva artistica è la
Chiesa nel titolo di
Santa Caterina, votata a Sant’Anna, al cui
culto sono legati
Pozzilli - 99
anche canti religiosi
fortemente radicati
nella tradizione.
DA VISITARE
La Chiesa nuova di
S. Caterina, consacrata nel 1708, è stata
costruita a
partire dal 1600 in
stile barocco pugliese.
La pala
principale, posta
sulla parete frontale,
riproduce l'immagine
della Vergine Santa
con in braccio il
Bambino Gesù che
pone l'anello al dito
di Santa Caterina, per
farla sua sposa.
Interessanti i marmi
dell'altare maggiore
donati da Sua
Eccellenza Mons.
Stabile, Vescovo di
Venafro. Vi sono
quattro altarini
laterali dedicati a S.
Antonio, al Cuore di
Maria, a S. Anna e al
Cuore di Gesù. Anche
il Battistero merita
particolare attenzione
per la diversità dei
marmi e per la loro
composizione.
La Chiesa vecchia,
presumibilmente
denominata Santa
Caterina V. M., risale
all’XI secolo, allorché
gli abitanti di Conca
Casale, a causa di una
pestilenza, lasciarono
i luoghi denominati
Trasarcio e Caspoli e
si trasferirono nella
Chiesa madre S. Caterina, XVII sec. (Foto T. Paolone)
Chiesa S. Caterina vecchia. (Foto T. Paolone)
zona dell'attuale
Pozzilli alla ricerca di
aria salubre. La chiesa
con molta probabilità
venne costruita sotto
l'influsso dei
Benedettini, che da S.
Vincenzo al Volturno
si erano estesi nelle
zone limitrofe.
Abbandanata sul
finire del 1700, dopo
200 anni è stata
riaperta al culto nel
1998 nel nome di
“Chiesa del Cuore
Immacolato di
Maria”.
100 - Alta Valle del Volturno
La Necropoli
di Camerelle
Past in the
present
Località Camerelle
dista meno di 3
chilometri da Pozzilli,
meno di 4 da Venafro
e si estende ad est dei
2 centri nella pianura
che si allarga sulla
riva destra del
Volturno, dove ha
inizio il medio corso
del fiume.
La necropoli
sannitica del VI
secolo a.C. vi è stata
rinvenuta
Pozzilli is one of the
new centres in the
Isernia province. Its
original inhabitants
came from Trasarcio,
on Conca Casale
higland.
Until 1806, age of the
feudality end, it belonged to Gaetani family.
In Roman age, because
of the Agrippa Terme
presence, here there
were many Roman
families, on the contrary in Triverno place
there was an important
milestone. In the last 40
years, in Camerelle
place, a big necropolis
of the Archaic age has
been founded; in
Cerquello place a rural
villa of the Imperial age
has been.
Today in Pozzilli there
is an important
Institute named
Neuromed. Interesting
is Santa Caterina
Church devoted to S.
Anna.
Vaso di bucchero
fiume ed hanno a
corredo armi ed
oggetti personali, per
lo più servizi in
ceramica a vernice
nera (buccheri). È
proprio la presenza
del bucchero (ceramica dal colore nero per
Una delle 70 tombe scoperte a “Le Camerelle”.
occasionalmente nel
corso dei lavori
intrapresi dalla ditta
Volani Sud nel 1977,
che hanno riportato
alla luce un’area di
circa 6640 mq, in cui
sono state scavate
complessivamente 70
tombe. Tali sepolture
sono generalmente
molto spaziate fra
loro, raggruppate in
maniera del tutto
casuale, coperte di
pietre e ciottoli di
A lato: Veduta aerea di
S. Maria Oliveto.
(Foto F. Valente)
la sua cottura in
assenza di aria) in
quest’area a confermarne i suoi rapporti
con la Campania settentrionale, dove tale
materiale era diffuso.
S. Maria Oliveto - 101
S. Maria Oliveto
Il villaggio fu fondato
nel 1059 circa dall’
Abate di San
Vincenzo al Volturno
Giovanni V a difesa
dei discendenti di
quei coloni, che già
nel 939 d.C. l’Abate
Romualdo vi aveva
condotto per coltivare
le fertili terre della
pianura sottostante.
S. Maria Oliveto
sorge su un colle cir-
Torre difensiva
(Foto T. Paolone)
Porta Saracena
(Foto T. Paolone)
valli, l’ultima delle
quali fa angolo con il
muro esposto a nord,
sul quale se ne elevano altre sei, distanti
tra loro dai 30 ai 60
metri. La sesta, detta
Grande Torrione,
doveva essere adibita
a carcere per la presenza di una botola,
che prendeva aria e
luce da una piccola
apertura. La
dodicesima torre è
sulla destra della
balconata che cinge
piazza Seggio, prospiciente l’ampia vallata
del Volturno.
All’interno del borgo
si trova la Chiesa di
San Lorenzo, che
custodisce nell’abside
gli affreschi, databili
tra il XIII e il XIV
secolo.
Sopra: Il castello
di S. Maria Oliveto.
(Foto T. Paolone)
condato da ben 12
torri, molte delle
quali oggi sono
diroccate o adibite a
stalle e abitazioni trasformate nel corso del
tempo. Ad est si apre
la porta detta
Saracena con tre torri
a sinistra e una a
destra, poste ad inter-
Torre difensiva
(Foto T. Paolone)
102 - Alta Valle del Volturno
(Foto T. Paolone)
Gli affreschi
Gli affreschi presenti
nell'abside: sul lato
inferiore si vedono un
gruppo di discepoli di
Cristo ed una
Crocifissione, mentre
sul lato superiore è
Gesù in treno fra gli
angeli. I dipinti sono
stati in seguito
ricoperti da intonaco,
che ne ha alterato i
colori. Considerando
l'appartenenza della
Chiesa al Monastero di
SanVincenzo al
Volturno, si può
affermare con
sicurezza che i dipinti,
tra i più antichi, rientrino tra quelli realizzati
nel periodo più florido
del monastero. Altri
dipinti sono di derivazione medioevale e
richiamano i temi tipici
dell'epoca, come i
discepoli di Gesù con
la Madonna, che
testimoniano il Trionfo
in Cielo e ricordano i
momenti della vita del
loro Maestro. L'abside
rappresenta la “Maestà
divina”, il Cristo si
trova in una cornice
ovale, portato in alto
dagli angeli. Oltre alla
Chiesa di San Lorenzo,
anche in altre cappelle
dirute della zona di S.
Maria Oliveto è possibile osservare absidi
affrescate: ciò
testimonia dell'intensa
attività artistica
benedettina condotta
nell'area.
S. Maria Oliveto - 103
L’Acquedotto
augusteo
Lungo circa trenta
chilometri,
l'acquedotto
venafrano prelevava
le acque direttamente
alla sorgente del
fiume Volturno per
distribuirle non solo
alle ville urbane, ma
anche ai lotti della
colonizzazione. Esso
Cippo acquedotto
(Foto T. Paolone)
Sotto: Cunniculus, condotta sotterranea.
Sopra: Il tracciato
dell’acquedotto.
(Foto T. Paolone)
(Archivio Frediani)
supera un dislivello
di più di trecento
metri, dall'imbocco
(localizzato a quota
542 metri e situato in
una zona del territorio di Rocchetta, non
molto distante
dall'antica Abbazia di
S. Vincenzo) all'arrivo
a Venafro (posto a
quota 225 metri, nella
zona detta della
Madonna di
Giambarbara). Sono
ancora riconoscibili
molte parti di questa
opera, grazie alle
quali se ne può
ricostruire con certezza il percorso: esso
segue la riva destra
del Volturno con un
tracciato tortuoso che
si adatta all'andamento del suolo per
evitare quanto
possibile pendenze
eccessive.
La struttura è quasi
104 - Alta Valle del Volturno
La Tabula aquaria (Foto L.Viscione)
Sopra: Il primo pilastro
del “Ponte Latrone”.
(Foto T. Paolone)
Sotto: Il secondo
pilastro del “Ponte
Latrone”. (Foto T. Paolone)
completamente
sotterranea, costruita
in opera cementizia
con pavimento di
laterizi e volta a tutto
sesto. Dove la roccia
presentava le caratteristiche opportune, il
canale è stato ricavato
semplicemente
scavando la pietra: in
entrambi i casi, le
pareti erano rivestite
di malta idraulica
quasi per l'intera loro
altezza (circa 1 m.).
Solo quando era
indispensabile, alcune
parti vennero
costruite fuori terra,
come i ponti necessari
per attraversare fossi
o torrenti. La
larghezza media del
condotto è di 65
centimetri,
l'altezza di 160.
Lungo il percorso
dell'acquedotto era
collocata una
numerosa serie di
cippi, tutti uguali, che
riportavano la
prescrizione di
lasciare liberi ai lati
della conduttura due
passaggi della
larghezza di otto
piedi ciascuno
(m. 2,36): sono i
percorsi di servizio,
la cui esistenza era
espressamente
prevista dalla
normativa che
regolava l'uso
dell'acquedotto. Tale
normativa, redatta tra
il 17 e l'11 a.C., al
tempo di Augusto
S. Maria Oliveto - 105
imperatore, segna
con molta probabilità
anche la data della
costruzione
dell'acquedotto.
Il Ponte Latrone
Altra importante
vestigia di epoca
romana presente nel
territorio, a confine
tra i comuni di
Pozzilli, Montaquila e
la provincia di
Caserta, è il Ponte
Latrone, i cui enormi
resti si possono
ammirare sulla
sinistra del fiume.
Ponte Latrone venne
costruito dai romani
per attraversare il
Volturno sul confine
tra Monteroduni e
Capriati e collegare
così le città di
Aesernia e Alifae. Di
Sotto: La tricora altomedievale di S. Maria a
Ponte Latrone.
(Foto T. Paolone)
A lato:
Planimetria
del Volturno
(Genio Civile
di Campobasso,
anno 1900)
tale ponte
restano solo
due pilastri in
discreto stato di
conservazione.
A ridosso del primo
pilastro è possibile
ammirare quello che
rimane di S. Maria a
Ponte Latrone, raro
esempio di tricora
altomedievale.
106 - Alta Valle del Volturno
RIONERO
SANNITICO
È l’antico Rivinigri
per il particolare
colore scuro delle
pietre del
fondale del Rio
che scorre nel
territorio.
Esso è diviso in
nove frazioni, fra
cui molte
Municipio
(Foto T. Paolone)
discretamente
popolate (Montalto,
Casabona) e alcune
Sotto: Rionero. Alle sue
spalle, la montagna
abruzzese.
(Foto T. Paolone)
completamente
disabitate.
Con i suoi 1057
m. di altitudine sul
livello del mare è il
paese più alto della
Comunità Montana
del Volturno ed è
stato anch’esso feudo
dell’Abbazia di San
Vincenzo al Volturno,
anche se nel territorio
sono stati ritrovati
reperti databili tra il
IV-III sec a.C.
Nel 1064 venne
usurpato agli abati
volturnensi dalla
potente famiglia dei
Borrello, mentre nel
XIV e XVI secolo
appartenne alla
famiglia Carafa. Nel
1864 al nome Rionero
venne aggiunto
l’aggettivo Sannitico.
Attrezzata località di
villeggiatura tra
boschi di conifere e
prati erbosi, molto
suggestive appaiono
talune grotte sparse
per il territorio,
ricchissime di stalattiti e stalagmiti.
S. Bartolomeo Apostolo
(Foto T. Paolone)
Rionero Sannitico - 107
DA VISITARE
La Chiesa madre
intitolata a San
Bartolomeo Apostolo
presenta un
campanile dalla
cupola vagamente
bizantina.
I resti ingrigiti di un
castello sovrastano il
raccolto abitato,
spesso avvolto nella
nebbia ma (di notte)
pittoresco come un
presepe.
Il suo territorio è
attraversato da due
importanti tratturi:
il Lucera-Castel di
Sangro e il
Pescasseroli-Candela.
Sul primo è stata
costruita la frazione
Montalto, mentre il
secondo tocca lateralmente il capoluogo.
A controllo dei due
bracci tratturali vi è la
cinta fortificata della
Montagnola.
Campanile S. Bartolomeo Apostolo. (Foto T. Paolone)
Montalto lungo il Lucera-Castel di Sangro. (Foto T. Paolone)
The black stones river
Sopra: Il tratturo dalla
cinta de La Montagnola.
(Foto T. Paolone)
Rionero name is joined to the black stones in the
River Rio, which flows along the territory.
It is the highest village in Volturno Comunità
Montana and it was feud of San Vincenzo al
Volturno Abbey. In 1864 adjective “Sannitico” was
added to Rionero. In the territory there are some
caves with stalactites and stalagmites. Interesting
are the S. Bartolomeo Church and a castle remains
on the edge of the village.
108 - Alta Valle del Volturno
famiglia Battiloro.
Molto suggestive nel
territorio sono la
Chiesa dell’Assunta
e la Chiesa rupestre
di Santa Maria delle
Grotte, sulla strada
ROCCHETTA A
VOLTURNO
È situata ai margini
meridionali della
pianura
omonima.
A partire dagli
anni ‘20, in
seguito alla frana
che interessò il
luogo ove sorge
l’antico castrum
fondato dagli abati di
S. Vincenzo, il borgo
è stato sistematicamente abbandonato
in favore della zona
pianeggiante. Le sue
origini risalgono
tuttavia al periodo
della dominazione
romana. Il primo
nucleo di abitazioni,
sorto ai piedi di
Monte Rocchetta, era
infatti chiamato
Bactaria e in seguito
divenne Vacchereccia.
Rocchetta Vecchia - o
Sotto: Rocchetta Alta
sulle estreme propaggini di Monte Rocchetta.
(Foto T. Paolone)
Alta - è un raro
esempio di villaggio della
civiltà contadina
giunto quasi intatto ai
nostri giorni. Il borgo,
adagiato su uno
sperone roccioso, è
dominato dai ruderi
del castello baronale
appartenuto alla
Castello Battiloro (D. D’Agostino)
S. Maria Assunta
(Foto T. Paolone)
che conduce a Scapoli
e che conserva al suo
interno cicli di
affreschi di notevole
fattura. La Chiesa
parrocchiale è invece
dedicata a San
Domenico. Il
territorio è
tradizionalmente
vocato all’agricoltura,
Rocchetta a Volturno - 109
Sopra: La casa del sarto
a Rocchetta Vecchia.
(Foto S. Petrocelli)
ma negli ultimi anni
ha preso forma una
discreta attività
turistica grazie alla
creazione di centri
turistici e residenziali
stagionali. È presente
una avviata
impiantistica sportiva
comunale.
DA VISITARE
Rocchetta Alta o
“Vecchia” è un
piccolo borgo
fortificato situato su
uno spuntone di roccia a circa 725 m.
s.l.m., alla destra
dell'alto corso del
fiume Volturno e con
una netta prevalenza
di edifici definibili
“fatiscenti” o in
A lato: La scalinata
d’accesso al borgo.
(Foto T. Paolone)
cattivo stato di
conservazione tanto
che risulta
completamente
disabitato. Il centro
storico ha una
caratterizzazione
morfologicoambientale tipica di
molti paesi nelle zone
montane dell'Alto
Volturno: tipologia di
casa bassa ad uno,
due e tre piani,
realizzata con la
tecnologia povera
della muratura
costruita con grossi
spessori in sasso
locale, spesso mal
legato, solai piani in
Pianta 1886 (D. D’Agostino)
legno oppure a volta
in mattoni e sasso,
tetti in coppi. Il
Centro è costituito da
case strette l'una
110 - Alta Valle del Volturno
all'altra spesso
addossate alla roccia
della montagna,
servite da strette
stradine che anche
con forte pendenza si
arrampicano tra le
case, diventando
talvolta ripide
scalette.
Rocchetta Alta allo
stato attuale conserva
poche strutture
edilizie medioevali e
dell'antico giro di
mura sopravvive solo
la porta meridionale
parzialmente
inglobata in
costruzioni successive, una facies seiottocentesca che
deriva dalla
ristrutturazione o
meglio dalla
ricostruzione del centro dopo i famosi terremoti che sconvolsero l'intera valle
del Volturno, nel 1349
prima, e un secolo
più tardi, nel 1456.
La chiesa rupestre
della Madonna
delle Grotte, che si
colloca sull’antico
percorso che
collegava l’Abbazia di
S. Vincenzo al
Volturno a quella di
Montecassino e alla
Campania.
La sua suggestività
risiede non solo nella
sua posizione,
A lato: S. Maria delle
Grotte - Il portale, il
campanile e alcuni
affreschi. (Foto T. Paolone)
Rocchetta a Volturno - 111
insinuata tra i boschi
che fronteggiano
l’abitato di Scapoli,
quanto anche nella
sua architettura,
addossandosi essa ad
una parete rocciosa e
a grotte naturali.
Pregevole è il suo
particolare portale
principale in alabastro volturnense. Al
suo interno sono una
serie di cicli pittorici
di particolare rilievo
artistico ed una
gigantesca immagine
di S. Cristoforo,
protettore dei
viandanti.
Il sito Paleolitico
di Grotte Reali
è stato scoperto
nell’estate del 2001
dall’appassionato di
preistoria Pierluigi
Berardinelli, che
segnalò alla
Soprintendenza la
presenza, a ridosso di
una cava a poca
distanza dalla Chiesa
della Madonna delle
Grotte, di manufatti e
selci risalenti all’uomo di Neandertal.
Nel settembre del
2002, sotto la direzione scientifica della
Università di Ferrara,
il prof. Carlo Peretto e
la sua equipe hanno
accertato la presenza
nel deposito di almeno due livelli
antropici.
Sopra: Il sito paleolitico di Grotte Reali. (Foto E. Rufo)
A fertile highland
Rocchetta a Volturno origins
date back to the Roman rule,
that’s why the first group of
houses placed at Mount
Rocchetta foot was called
“Bactaria”, then renamed
“Vacchereccia”. Rocchetta
Vecchia or Alta (Old or
High Rocchetta) is an unusual example of almost
Uomo primitivo
intact rural village. The vil(Disegno U. Taccola)
lage is dominated by
Battiloro baronial castle, now
become ruin.
A Church devoted to Our Lady of Assumption and
a rocky Church named Santa Maria delle Grotte are
very suggestive. There is also S. Domenico Church
in the square with the same name. In the last years
agrituristical and residenzial centres have grown on
the plain. Here you can find a comunal sports plant.
A Church between the Caves
The S. Maria delle Grotte rural Church is a real
jewel of this country. It is on the ancient way which
linked S. Vincenzo al Volturno Abbey to that one of
Mon-tecassino and to Campania. The Church is
very suggestive for its place and architecture.
Valuable is its particular entrance portal made of
River Volturno’s alabaster. Inside there are a very
interesting series of pictorial cycles and a fresco that
represents S. Cristoforo.
112 - Alta Valle del Volturno
CASTELNUOVO
AL VOLTURNO
Castelnuovo al
Volturno, frazione di
Rocchetta a Volturno,
nel passato è stato
comune a sé o
annesso a Scapoli.
La fontana vecchia
(Foto T. Paolone))
Sotto: Castelnuovo al
Volturno protetto da
Monte Marrone.
(Foto T. Paolone)
Distrutto interamente
a fini propagandistici
durante l’ultimo
conflitto mondiale, è
particolarmente noto
per essere la patria
degli zampognari
(suonatori della
zampogna).
Da una strada che
costeggia
lateralmente il
raccolto borgo si può
raggiungere Monte
Marrone, teatro di
guerra nella II Guerra
mondiale della
omonima battaglia
delle cui vistose
tracce è segnato tutto
il territorio.
Da segnalare, in
località Colle
Rotondo, l’imponente
monumento formato
da venti enormi
blocchi di cemento
(le regioni d’Italia)
costruito negli anni
’70 a ricordo del
rinato Esercito
La stele di J. Pintor
(Foto T. Paolone)
La Croce con aquila
sulla vetta del Marrone.
(Foto T. Paolone)
Castelnuovo al Volturno - 113
Sotto: Il pittore
Charles Moulin
Autoritratto, 1954.
(Associaz. culturale Il Cervo)
Il monumento di Colle Rotondo. (Foto T. Paolone)
Italiano a seguito
della sconfitta
tedesca. Ed ancora, a
poca distanza dalla
chiesetta di Santa
Lucia, la stele che
ricorda Jaime Pintor,
partigiano caduto per
mano tedesca. Nel
periodo di Carnevale
gli abitanti sono
impegnati nella rappresentazione dell’
ancestrale rito
dell’Uomo Cervo,
simbolo di estremi e
Sotto: Castelnuovo al
Volturno in un dipinto
di Charles Moulin.
(Comune di Rocchetta)
contraddizioni e fra le
maschere più
conosciute del Molise.
Charles Moulin
(Lille, 6 gennaio 1869
– Isernia, 21 marzo
1960) è stato un pittore francese.
Coetaneo e amico di
Henri Matisse,
Charles Moulin venne
per la prima volta in
Italia nel 1896 grazie
ad una borsa di studio dell'Accademia di
Francia “Le prix de
Rome”. Soggiornò ad
Anticoli Corrado
(RM) e nel 1911 giun-
se a Castelnuovo al
Volturno, in Molise,
con l'intenzione di
rimanervi alcuni
giorni ma vi restò per
tutto il resto della
vita, ad eccezione di
brevi viaggi che
compì in Francia e
negli Stati Uniti per
esposizioni e per
ritirare premi. Morì
presso l'Ospedale
Veneziale di Isernia il
21 marzo del 1960 e
riposa a Castelnuovo
al Volturno nella
cappella della
famiglia Rufo. La
maggior parte delle
sue opere si trova in
collezioni private; a
Rocchetta a Volturno,
presso il Museo delle
Memorie, si trovano
due quadri raffiguranti Castelnuovo
bombardata dagli
americani nel 1944.
(Da Wikipedia)
114 - Alta Valle del Volturno
Il rito
dell'Uomo Cervo
Gl'Cierv è
l'affascinante
rappresentazione che
si ripete l'ultima
domenica di
Carnevale, da un
Cervo, cerva e Martino
(Foto T. Paolone)
tempo immemorabile,
a Castelnuovo al
Volturno, alle
pendici delle
Mainarde. È una
rappresentazione che
Il Cervo e la cerva della pantomima. (Foto T. Paolone)
coinvolge molti abitanti, sia in veste di
protagonisti sia di
figuranti, e si svolge
nella piazza del raccolto abitato, dopo il
tramonto. Essa è la
parafrasi del
significato
primordiale del
Carnevale, l'antichissimo mito dionisiaco,
nel quale il passaggio
delle stagioni è
simboleggiato in
maniera cruenta: il
Cervo è infatti prima
ucciso dal Cacciatore
e poi resuscitato dal
suo soffio vitale.
Castelnuovo al Volturno
La maschera del Cervo
(Foto T. Paolone)
Castelnuovo al Volturno was destroyed during the
Second World War as a “propagande”. The village
is well-Known as the home of the Bagpipers (man
playing a local instrument called zampogna).
Visiting Colle Rotondo, it is worth taking a look at
the impressive monument made up of the Twenty
Italian districts. It was erected during the Seventies
in order to remember the Second World War.
During the Carnival everyone is involved in the
rappresentation of the “Uomo-Cervo” ancestral rite.
116 - Alta Valle del Volturno
SCAPOLI
Il toponimo Scapoli è
senza dubbio legato
alla particolare
posizione del suo
abitato, che
appare in
qualche modo
“addossato” al
declivio di un
monte.
I toponimi Scopulus e
Scapulae si traducono
infatti in rupe, il
primo, e in spalla o
declivio di un monte,
il secondo. Il suo
primo insediamento
si deve alla colonizzazione delle terre
appartenenti alla
vicina Abbazia di San
Vincenzo al Volturno:
il suo toponimo
originario era infatti
Castrum Scappili.
Scapoli, dal territorio
Sotto: Centro storico di
Scapoli. Alle spalle,
Monte Castelnuovo.
(Foto T. Paolone)
DA VISITARE
molto frazionato, da oltre un
ventennio è la
indiscussa capitale
mondiale della
zampogna, l’antico
strumento a fiato
della tradizione
pastorale. Per chi vi
giunge alla ricerca
della tipicità è il caso
di gustare il raviolo
scapolese, pasta fatta
a mano con ripieno di
salsicce e verdure.
Sotto: Architrave con
iscrizione datata 1326.
(Foto T. Paolone)
Un Monumento allo
zampognaro, simbolo
di questa amena
località, è in una
ridente piazzetta ai
piedi della Rocca.
Scapoli è anche un
borgo medievale di
rilevante attrazione e
Cammino di Ronda
della Rocca,
suggestiva
passeggiata che,
partendo da Palazzo
Battiloro, offre tutto
l’incanto della
sottostante vallata.
Interessante è il
portale laterale della
Chiesa parrocchiale
di San Giorgio per i
rilievi dell’architrave
e per una iscrizione
del 1326. Le lapidi, il
Scapoli - 117
S. Giorgio Martire
(Foto T. Paolone)
Monumento ai
Caduti e il Museo del
C.I.L. ricordano invece le tristi giornate
Sotto: Palazzo Battiloro
e lapide C.I.L. (T. Paolone)
vissute dal paese che
venne a trovarsi nel
turbine della II
Guerra mondiale. Il
calvario della popolazione scapolese è
stato riconosciuto nel
2007 con il conferimento da parte della
Presidenza della
Repubblica della
Medaglia d’Argento
al Merito civile.
Ed ancora il Circolo
della Zampogna, con
annesso Mostra
Permanente di cornamuse e zampogne, e
il pregevole Museo
Civico della
Zampogna, che sviluppandosi sui tre
piani di Palazzo
Mancini, sulla sommità della rocca offre un panorama
Monumento ai Caduti
(Foto T. Paolone)
Mostra
Permanente
di Cornamuse
(Foto T. Paolone)
Sotto: Monumento allo
zampognaro (T. Paolone)
esaustivo degli
strumenti a fiato
della tradizione
etnomusicale
mondiale.
Nella parte
bassa
della
rocca, nel
rione
chiamato S.
Giovanni, è
possibile
ammira
l’omonima
Cappelina che
118 - Alta Valle del Volturno
Il Museo Civico
della Zampogna
S. Giovanni
(Foto T. Paolone)
Cristo nella mandorla
(Foto T. Paolone)
Nei suoi numerosi
spazi sono stati
ricavati biblioteca,
cineteca, sala d'attesa,
fonoteca insonorizzata, sala conferenze,
sala video, sala
mostre, punto
vendita, mentre al
piano terra è stata
riprodotta una
bottega artigiana
della zampogna con
strumenti di lavoro,
ciocchi di legno
(ciliegio, in
particolare, ma anche
prugno ed olivo, legni
della zampogna) e,
alle pareti, i volti
sorridenti di illustri
costruttori scapolesi
di zampogna
(Benedetto Di Fiore,
Gerardo Guatieri,
Ettore Di Fiore,
Luciano Di Fiore), che
hanno trasmesso alle
nuove generazioni la
propria incomparabiSotto: Museo Civico
della Zampogna
(Foto T. Paolone)
Insegna Museo
(Foto T. Paolone)
presenta all’interno
un singolare Gesù
Cristo contornato da
una mandorla,
presumibilmente
dipinto nel XVII sec.
le arte. Oltre alle zampogne scapolesi e a
quelle italiane di
Sicilia, Sardegna,
Lombardia, Piemonte,
Puglia, Veneto e
Calabria, sono presenti strumenti
pregiatissimi
provenienti da
Croazia, Istria,
Francia,
Irlanda, Scozia,
Turchia,
Macedonia,
Inghilterra,
Germania,
Anatolia,
Grecia,
Bulgaria,
Ungheria,
Polonia,
Zampogna
Spagna,
molisana
Slovacchia,
Romania, Kurdistan,
Azerbajan e persino
dall'India, da un territorio aborigeno
dell'Australia, dal
Tibet, da Bali, dalla
Mongolia, dalla Cina,
dall’Argentina, dalle
Ande, dal Perù, oltre
che da Vietnam,
Cambogia e dal
Senegal.
Scapoli - 119
allestito nel
Palazzo
Caccia, nel
cuore del
centro
Nata dalla
storico. Tra
passione di
le tante
collezionisti del
curiosità e
luogo, la Mostra
peculiarità
permanente di
del Museo
reperti e
Lapide C.I.L.
sono da citare la
documenti sugli
bandiera e i cappelli
eventi bellici, che
che gli Alpini del
interessarono il
Battaglione Piemonte
territorio scapolese
usarono nella conquidurante l’ultimo
sta di Monte
conflitto mondiale, è
Marrone. Notevole
diventata con il
invece il repertorio
passare degli anni e
fotografico che dalcon le continue
l’autunno del ‘43 arridonazioni ed acquisiva sino alle visite istizioni un vero è protuzionali succedutesi
prio Museo. Infatti
a partire dagli anni
negli intendimenti
‘60. Tra le tante si cita
dell’Amministrazione
il reportage fotograficomunale è la istituco realizzato in
zione del Mu.C.I.L.
occasione della visita
(Museo del Corpo
dell’allora Presidente
Italiano di
del Consiglio Aldo
Liberazione).Tale
Moro nel 1968 per
Corpo nacque proprio
l’inaugurazione della
a Scapoli nella
lapide in ricordo dei
primavera del 1944. Il
Caduti del C.I.L.
Museo è stato
Proprio all’illustre
Sotto: Museo del Corpo
statista è stato
Italiano di Liberazione
intitolato il Museo.
Il Museo del
Corpo Italiano
di Liberazione
L’artigianato della
zampogna
Fontecostanza è una
delle sedici frazioni
disseminate per il
vasto agro di Scapoli.
In questa frazione,
Fontecostanza (T. Paolone)
(Archivio Mu.C.I.L.)
Umberto Di Fiore (T. Paolone)
dalla quiete e dal
panorama belli da
togliere il fiato, si
perpetua oggi l'arte
tradizionale legata
alla costruzione della
zampogna, che qui ha
origine a cominciare
dalla scelta e dall’accatastamento del
legno (ulivo, ciliegio,
120 - Alta Valle del Volturno
Luigi Ricci
(Foto T. Paolone)
prugno, sorbo,
albicocco, pero), che
viene messo a
stagionare. Questa in
Franco Izzi
(Foto T. Paolone)
sintesi la genesi dello
strumento a fiato
della civiltà pastorale,
che prende oggi
lentamente forma tra
le abili mani di
Umberto e di Luigi,
due tra i costruttori
che sono stati prima
ancora appassionati e
musicisti. Diverse le
loro storie. Umberto
Di Fiore è l'erede di
una tradizione che
passa per Ettore, suo
padre, morto nel
1996, e suo nonno
Benedetto, morto nel
1965, che aveva
appreso la singolare
arte da artigiani di
Villa Latina. Ettore Di
Fiore, in particolare,
Luciano Di Fiore e
Gerardo Guatieri
sono considerati a
Scapoli ed altrove i
capostipiti dei
costruttori di
zampogna: ad essi è
riservato - non solo
da queste parti - un
rispetto quasi
reverenziale.
Specialista nella
lavorazione di ance,
chiuse e aperte, è
Luigi Ricci, la cui
bottega si apre a
pochi passi da quella
di Umberto, che è
vigile urbano. Luigi,
ora in pensione dopo
aver fatto il ristoratore in Belgio, non ha
alle spalle una
tradizione nella
costruzione della
zampogna ma - per
così dire - ha
imparato il mestiere
sin da piccolo
andando a scrutare
nelle botteghe degli
artigiani e di Guatieri
in particolare.
Nella “fucina” di
Fontecostanza operano inoltre Paolo Di
Fiore, costruttore di
zampogne, figlio di
Luciano Di Fiore, e
Fabio Ricci, classe
Paolo Di Fiore
(Foto T. Paolone)
1975, figlio di Romeo
Ricci, anch’egli
costruttore e suonatore. Noto costruttore
Fabio Ricci
(Foto T. Paolone)
scapolese è anche
Franco Izzi: oltre a
dar forma agli strumenti, Izzi è anche
musicista e innovatore della zampogna
della tradizione molisana. La sua bottegalaboratorio si apre
lungo il Cammino di
Ronda in un vano a
piano terra del
Palazzo Battiloro.
Scapoli - 121
La Mostra Mercato
e il Festival
Internazionale della
Zampogna
Il 27 luglio del 1975 si
è svolta a Scapoli la
prima edizione della
“Mostra-Mercato
della Zampogna”,
ideata dal sindaco
Pasquale Vecchione
per attrarre l’attenzione regionale e nazionale sull’ancestrale
strumento a sacco e
per rafforzare la consapevolezza di essere,
costruttori e suonatori
di zampogne, i depositari di una tradizione e di un artigianato
da non far morire.
Nelle edizioni
seguenti si è confermata la data dell’ultima domenica di
Sotto: Manifesto della I
Edizione e quello realizzato da U. Taccola.
Un momento del Festival Internazionale
(Foto T. Paolone)
luglio, nei suoi caratteri ora “nazionale”,
ora “internazionale”,
a seconda della provenienza dei musicisti. Con la “Settimana
Europea della
Zampogna” del 1991,
organizzata dall’allora neonato Circolo
della Zampogna, si è
poi proposto anche
un Festival musicale
ad integrazione della
preesistente MostraMercato. Negli primi
anni del terzo
millennio è stata inoltre realizzata, come
assoluta novità, la
composizione di
nuove opere musicali
per zampogna da
inserire in un contesto
orchestrale. Cresciuta
qualitativamente nel
corso di oltre un trentennio grazie alla par-
122 - Alta Valle del Volturno
Sopra: Il pubblico della
XXIX Edizione del
Festival (Foto T. Paolone)
tecipazione di musicisti - puristi e non provenienti da ogni
parte d’Europa, al
concorso di Enti pubblici e a strategie di
promozione anche di
una “cultura” della
zampogna (pubblicazioni specifiche, cd,
dvd), la manifestazione si qualifica tra le
più importanti nel
panorama della musica popolare nazionale
e punto di riferimento, anche internazionale, per appassionati
e cultori della zampogna.
La Raviolata
Una manifestazione,
quella che si tiene
l’ultima domenica di
Carnevale, che negli
anni ha assunto
un’importanza
considerevole sia per
numero di visitatori
che per quantità di
prodotto realizzato. Il
raviolo scapolese, che
è poi il piatto base
della “Raviolata”, si
pone realmente come
un unicum in Regione
tanto che Scapoli è
entrata a far parte
della rete nazionale
“Città dei Sapori –
Comuni tipici di
Italia”. Da sempre tra
le principali pietanze
locali, questo
particolare raviolo, di
grosse dimensioni, ha
un ripieno di sapore
intenso ed un valore
nutrizionale che ne
fanno un eccellente
piatto unico. Legati
alla tradizione di
Carnevale, i ravioli
hanno subìto nel
tempo modifiche
negli ingredienti
determinate in
particolare
dall’impossibilità di
reperire i prodotti
che, una volta, erano
alla base della
economia locale.
A lato: Si preparano i
ravioli. (Foto T. Paolone)
I falò di S. Giorgio
Sono fuochi che si
accendono quasi in
ogni contrada dell’esteso agro di Scapoli
la notte che precede i
festeggiamenti del
patrono S. Giorgio (23
aprile), con celebrazione eucaristica e
processione del santo
per le vie del paese.
Per l’occasione si
incendiano sarmenti e
rami di ulivo per
scongiurare la caduta
di pioggia e grandine
sulle viti. In tale giorno si tiene anche una
fiera tradizionale.
Scapoli - 123
The Bagpipe capital
Scapoli name is connected to the Latin names of “Scopulus” and “Scapulae”,
which mean “rock” and “descent”. However its original name was Castrum
Scappili and its origin was joined to the colonization process of San Vincenzo al
Volturno Abbey. Today Scapoli is the capital of the bagpipe, the ancient instrument of the pastoral tradition, which is just produced and sold in Fontecostanza hamlet. There
is a monument of the “Piper” in a pleasant
little square of the village. Scapoli is also a
medioeval village with its panoramic
“Cammino di Ronda”. Interesting is the side
portal of the S. Giorgio Church. Here you can
find a tipical raviolo made of pasta, sausages
and vegetables.
The Bagpipe Museum
The Bagpipe Museum is housed in Palazzo
Mancini, a building easily visible from the central and picturesque Piazza dei Martiri. It was
created using funds from law 64/86 and officially inaugurated on the 28th July 2002. Inside
a large hall, there are a lots of extremely precious instruments, bought from all over the
world, displayed in glass cases. The jewels in
the crown are the Scapolese bagpipes and
those from Sicily, Sardinia, Lombardy,
Piedmont, Puglia, Veneto and Calabria, together with very fine instruments from Croatia,
Istria, France, Ireland, Scotland,
Macedonia, Turkey, England, Anatolia,
Greece, Bulgaria, Hungary, Poland, Spain,
Slovakia, Romania, Kurdistan, Azerbaijan and
even as far as India, an aboriginal region of
Australia, Bali, Tibet, Mongolia, China, Argentina,
Ande, Perù, Vietnam, Cambodia and Senegal.
The Mu.C.I.L.
Zampogna moderna
costruita dal maestro
The MU.C.I.L. (Corpo Italiano di Liberazione
Piero Ricci.
Museum) is a standing collection of the finds
(Foto T. Paolone)
and the historical documents about the Second
World War found out in Scapoli’s area. Scapoli
1943-44 Association with Scapoli’s government wanted its institution. The Museum’s curiosities concern the flag and the hats which
the members of the Italian Alpine troops used in the Monte Marrone conquest. In
the show-cases there are the uniforms and others pieces belonged to the
American, Italian, French, Maghrebi and German troops. Remarkable is also the
photographic index.
124 - Alta Valle del Volturno
Craftsmen’s workshops
The traditional art of manufacturing bagpipes continues today in
Fontecostanza, one of the 16 hamlets of Scapoli’s countryside.
Indeed, Umberto Di Fiore and
Luigi Ricci work nearby. Umberto
Di Fiore inherited the tradition
from his father, Ettore, who died in
1996, and from his grandfather,
Gerardo GUATIERI
Benedetto, who died in 1965 and
learned the art from the craftsmen
in Villa Latina. Both Ettore Di Fiore and Luciano Di Fiore together with
Gerardo Guatieri are seen, in Scapoli and elsewhere, as the fathers of the bagpipe makers. Luigi Ricci is an expert on making of open and closed reeds. Luigi
has not a family tradition, but learned the art in Guatieri’s workshop. His reed
master, however, was Palmerino Caccia, who made only that part of the bagpipe.
Other bagpipe’s manifactures are Franco Izzi, whose workshop lies in a room of
the Battiloro’s Palace, Paolo Di Fiore and Fabio Ricci, the youngest one in
Scapoli.
The Bagpipe Market-Exhibition
On the 27th July 1975 the first Bagpipe Market-Exhibition was held in Scapoli.
It was an idea of the mayor Pasquale Vecchione, who wanted to attract regional
and national attention to the ancestral instrument and give the pipers and craftsmen back the awareness of being the carriers of ancient knowledge. The
Settimana Europea della Zampogna (21st-28th July 1991), organized by the
newly formed Circolo Culturale della Zampogna, was a visit to the past and present of the bagpipe. A Music Festival was combined with the already existing
Market-Exhibition, creating an European-style event dedicated to the bagpipe
and its world. At the start of the new millennium the Festival underwent a further development not only with regard to the high standard of musical and culture contributions but also a boom in the attendance of young people and the arrival in Scapoli of admirers, scholars, and regional, national and international
television crews. The programme Living with the Bagpipe, conceived with the
aim of promoting the Region, gave the Scapoli event a central and leading role
in cultural and traditional exchanges between European countries in relation to
common multipiped instruments. In recent years the Festival has moved into a
new, large-scale phase and a musical tendency more centred around folk.
Traditional Dishes: the Raviolata
During this festival, which is held on the last Sunday of the Carnival, lots of
ravioli scapolesi (a type of large pasta with an intensely flavoured filling) are
eaten.
i
Abbazia di San Vincenzo
al Volturno
pag. 28
Numeri Utili
Abbazia di S.Vincenzo al Volturno
Tel. 0865 955246 - Fax 0865 952979
www.sanvincenzoabbey.org
Domenica e solennità
10,00-12,00 e 15,00-17,00
Giorni feriali 10,00-12,00 15,30-17,45
Portineria monastero chiusa
la domenica dalle 13,00 alle 15,00
da lunedì a sabato dalle 13,00 alle 15,30
Il monastero non è aperto
alle visite turistiche
Abbazia di Montecassino
Tel. 0776 311529
Associazione Culturale Amici
di S. Vincenzo al Volturno Onlus
c/o Palazzo della Provincia
Recapito Dott. Dino Ricci
Via Emilia, 7 - Tel. 0865 412608
www.amicidisanvincenzo.it
Visita Cripta Epifanio
Assoc. Culturale Tremisse
Tel. 349 4125856 - 333 6972803
Assoc. Guide turistiche del Molise
Tel. 347 5702256 - 328 1326626
Missione Archeologica
Via Colle Tel. 0865 951006
www.sanvincenzoalvolturno.it
Area Archeologica San Vincenzo
Colle della Torre Tel 0874 4271
Ore 8,30-19,30 esclusi il primo e il
terzo lunedì del mese
i
Parco Nazionale d’Abruzzo,
Lazio e Molise
pag. 12
Numeri Utili
Settore Mainarde:
Museo dell’Orso
86071 Pizzone (Is)
Via Vigna dei Santi
Tel. Fax 0865 951435
Museo della Fauna Appenninica
86071 Castel San Vincenzo (Is)
Via Roma, 51 Tel. 0865 951354
Museo permanente di Cornamuse
86070 Scapoli (Is) - Via Aldo Moro
Tel. 0865 954002
i
Acquaviva d’Isernia
(485 ab., 730 m. s.l. m.)
pag. 56
Appuntamenti
21/01 Vigilia di Sant’Anastasio
con accensione del tradizionale
Fuoco di ginepri.
22/01 Sant’Anastasio
(Festa patronale) con
caratteristica processione
15/01 Festa di S. Maria Assunta
presso l’omonima chiesa rurale
Numeri Utili
Municipio Tel. 0865 84260
Pronto Emergenza Tel. 118
Ufficio Postale Tel. 0865 84242
Dove dormire (Where to sleep)
Vedi Rionero Sannitico
e Cerro al Volturno
Dove mangiare (Where to eat)
Ristorante Tiziana Rossi
Tel. 0865 84516
i
Castel San Vincenzo
(562 ab., 750 m s.l.m.)
pag. 60
Appuntamenti
02/07 Fiera di S. Maria (Cartiera)
08/05 San Michele Arcangelo
I settimana di agosto
Mercatino dell’Antiquariato per i
vicoli di Castellone
11/11 S. Martino (San Vincenzo)
26/12 Festa del Patrono
Santo Stefano (Castellone)
Numeri Utili
Pronto Emergenza 118
Croce Gialla Via Fontana
Tel. 0865 952044
Guardia medica
Rocchetta a Volturno
Tel. 0865 955385
Municipio
Via Roma, 27 - Tel. 0865 951131
Ufficio Postale
Via Roma - Tel. 0865 951129
Carabinieri
Via Colle - Tel. 0865 951132
Parrocchia Santo Stefano
Tel. 0865 951206
informazioni turistiche
Informazioni turistiche - 125
informazioni turistiche
126 - Alta Valle del Volturno
Sport e Tempo libero
Pro Loco Mainarde
Tel. 339 3875213
[email protected]
Associazione Pesca sportiva
Mainarde Tel. 340 2206281
Associazione Aquila delle
Mainarde - Tel. 0865 957329
Municipio
Via Aldo Moro Tel. 0865 953104
Istituto Comprensivo
“D. Alighieri” Via A. Moro
Tel. 0865 953136 - 953107
Uffici Postali:
Cerro al Volturno
Via A. Moro Tel. 0865 953129
[email protected]
[email protected]
A.S.D. Innatura - 0865 954012
339 8103359 - www.innatura.net
Dove dormire (Where to sleep)
B&B La Roccia
Tel. 0865 951315 - 333 1693669
Camere “Cantina dell’Eremo”**
Tel. 0865 952043
Dove mangiare (Where to eat)
Ristorante “Cantina dell’Eremo”
Tel. 0865 952043
Bar Ristorante Pizzeria
La Lanterna sul lago
Tel. 0865 951448
Birreria Botte 40
Tel. 0865 951474
Bar “Gualano”
Tel. 0865 951301
Bar “Carracillo”
Bar “Jolly” Tel. 0865 951323
i
Cerro al Volturno
(1430 ab., 572 m. s.l.m)
pag. 66
Appuntamenti
Agosto - II settimana
Festa del Pane
15/08 Festa dell’Assunta
(borgo Castello)
Ultima domenica di agosto
S. Emiddio (festa patronale)
7/08 Fiera S. Donato
8/09 Fiera di S. Maria
Numeri utili
Pronto Emergenza 118
Via Lavatoio
Croce Rossa Italiana
Tel. 0865 953638
Farmacia Comunale
Tel. 0865 953200
Guardia medica
Rocchetta a Volturno
Tel. 0865 955385
Cupone
Via V. Veneto, 3 Tel. 0865 953195
Carabinieri
C. S. Vincenzo Tel. 0865 951132
Avis Tel. 338 7579339
Parrocchia
Assunzione di M. Vergine
Piazza S. Maria Tel. 0865 953124
L’Eco del Castello
Tel. 0865 953124 - 3391018901
www.ecodelcastello.it
Volturnia Edizioni
Piazza Santa Maria, 5
Tel. 0865 953593 - 3397909487
www.volturniaedizioni.com
[email protected]
Sport e Tempo libero
La Squadra del Cuore
(Assoc. per le adozioni a distanza)
Tel. 329 0708883 - 338 6447186
www.lasquadradelcuore-cerro.com
[email protected]
ASD Cerro al Volturno
www.ascerroalvolturno.it
ASD Cerrese calcio
www.cerrese.com
Dove mangiare (Where to eat)
Ristorante de’ Lombardi
Castello Pandone
Tel. 0865 953596 - 333 4231681
Ristorante
L’incontro Tel. 0865 953602
Better Pub Tel. 0865 953031
Bar Eur Tel. 340 7984464
Harlem Cafè Tel. 0865 953526
America Bar Tel. 0865 953413
Dove dormire (Where to sleep)
B&B Castello Pandone
de’ Lombardi - Tel. 0865 953596
Affittacamere di Mazzocco Rita
Tel. 335 5851311 - [email protected]
www.epidauro.net/amr
i
Colli a Volturno
(1430 ab., 572 m. s.l.m)
pag. 73
Appuntamenti
Agosto Collese
Nutrito cartellone con
manifestazioni culturali e
ricreative da alcuni anni
localizzate nel centro storico
17/01 S. Antonio Abate
(rione S. Antonio)
13/06 S. Antonio da Padova
2/10 S. Antonino e S. Emidio
6/11 Festa e Fiera del Patrono
San Leonardo
Numeri utili
Pronto Emergenza 118
Cerro al Volturno
Farmacia
Via Roma, 35 - Tel. 0865 957438
Guardia medica
Via Matteotti - Tel. 0865 957228
Municipio
www.comune.colliavolturno.is.it
Piazza Municipio, 3
Tel. 0865 957901 - Fax 0865 957714
Vigili Urbani
Tel. 0865 957189
Istituto Comprensivo
Via Roma - Tel. 0865 957383
Ufficio Postale
Via Roma - Tel. 0865 957131
Carabinieri
Via Matteotti, 1 - Tel. 0865 957001
Corpo Forestale
Via Roma - Tel. 0865 957198
Banca Popolare
di Puglia e Basilicata
Servizio Bancomat
Piazza Municipio, 8
Tel. 0865 957521
Sport e Tempo libero
Pro Loco Colli
Tel. 0865.957447 - Fax 0865 952300
www.prolococolli.it
[email protected]
Associazione Culturale
Volturnense Tel. 0865 955346
Moto Club Volturno
Tel. 338 1607110
informazioni turistiche
Informazioni turistiche - 127
Associazione Culturale
Forza Giovani - Tel. 328 8740595
www.colliavolturno.com
Dove mangiare (Where to eat)
Ristorante “La Canonica”
Centro storico - Tel 0865 957367
Ristorante “La Pergola”
Via Nazionale - Tel. 0865 955338
338 8734741 - 349 5720486
Ristorante Pizzeria
“La Sosta”
Via Nazionale - Tel. 0865 957282
Ristorante “Volturno”
Via Nazionale - Tel. 0865 955215
Agriturismo
“Il Casale di San Lorenzo”
Tel. 0865 957494
Ristorante rurale
“Da Oreste e Maria”
Via Nazionale - Tel. 0865 957022
Ristorante pizzeria
“La Falconara”
Tel. 0865 955377
Pizzeria “Lo Scoiattolo”
Via Nazionale - Tel. 0865 957421
Pizzeria “La Casetta”
Zona Rio chiaro - Tel. 0865 250303
Pizzeria rosticceria
“Agip Caffè” - Tel. 0865 955375
Bar Pasticceria
“Cafè de Paris”
P.za Municipio - Tel. 0865 957163
Bar “Il Capriccio”
P. S. Leonardo - Tel. 338 3724495
Bar “Il Dollaro”
Via Roma - Tel. 0865 957228
Gin & Benit Pub
V. Regina Elena - Tel. 0865 957228
Dove dormire (Where to sleep)
Albergo “Volturno”
www.albergovolturno.com
Tel. 0865 955215
Dove acquistare (Where to buy)
Il Casareccio
Via Nazionale - Tel. 0865 957516
Prodotti Tipici Molisani
“da Oreste”
Via Nazionale - Tel. 0865 957508
informazioni turistiche
128 - Alta Valle del Volturno
i
Filignano
(740 ab., 460 m. s.l.m)
pag. 79
Appuntamenti
26/07 Selvone S. Anna
29-30/07 Cerasuolo
S. Pasquale Baylon
09/09 Filignano
Natività della Madonna
Mese di agosto
Agosto filignanese
Festival Mario Lanza
Informazioni
Pronto Emergenza 118
Ospedale Venafro
Farmacia Comunale
Via Roma, 21 - Tel. 0865 926278
Guardia medica
Venafro - Tel. 0865 907743
Municipio
www.comune.filignano.is.it
Piazza Municipio, 1
Tel. 0865 926294 - 926138
Scuola Elementare
Via Milano - Tel. 0865 926348
Uffici Postali
Filignano
Via Roma - Tel. 0865 926149
Cerasuolo
Via Venafro - Tel. 0865 922125
Carabinieri
Via Roma, 37 - Tel. 0865 926001
Parrocchia
www.chiesefilignano.net
Ss. Immacolata Concezione
P.za Municipio - Tel. 0865 926200
Sport e Tempo libero
Pro Loco
& Concorso “Mario Lanza”
Tel. 0865 922173
Varvusa Golf Club
Tel. 0865 926121
Museo Storico Militare
aperto su prenotazione
Tel. 347 7998062
Museo Mario Lanza
Tel. 0865 926294
Associazione Mario Lanza
Tel. 0865 926163
Dove mangiare (Where to eat)
“La Tiana”
Cerasuolo - Tel. 0865 922100
“Il Rifugio del Brigante”
Mennella - Tel. 0865 922003
www.rifugiodelbrigante.it
Dove dormire (Where to sleep)
B&B “Il Girasole”
Tel. 0865 926163
B&B “Il Colle”
Tel. 339 7618828
Affittacamere B&B
“Il Rifugio del Brigante”
Tel. 0865 922003
www.rifugiodelbrigante.it
Dove acquistare (Where to buy)
Bar Alimentari Verrecchia
P.za Municipio - Tel. 0865 926405
Bar Alimentari Rossi
Ctr. Selvone - Tel. 0865 926102
“Zi Zi Bar” - Tel. 0865 921526
i
Fornelli
1.985 ab., 530 m. s.l.m)
pag. 84
Appuntamenti
I Settimana agosto
Giornate al borgo
(Centro storico)
29/04 S. Pietro Martire
(festa patronale)
Numeri Utili
Pronto Emergenza 118
Farmacia
Via Petrara - Tel. 0865 956231
Guardia medica
Colli a Volturno - Tel. 0865
957228
Municipio
Via dei Martiri - Tel. 0865 956132
Istituto Comprensivo
Via dei Martiri - Tel. 0865 956340
Ufficio Postale
Via Petrara, 40 - Tel. 0865 956149
Parrocchia
S. Michele Arc. - Tel. 0865 956145
Sport e Tempo libero
Pro Loco
www.prolocofornelli.it
Tel. 346 4790019 Fax 0865 956668
Dove mangiare (Where to eat)
Ristorante pizzeria
“Al Borgo” - Tel. 0865 956337
Ristorante “La Porta”
Tel. 0865 956485
Ristorante pizzeria
“Il Parco degli Ulivi”
Tel. 0865 956662
Pub birreria “Biertempel”
Tel. 348 7556701
Bar Bistrò di Antonio Petrarca
Tel. 0865 958007
Dove dormire (Where to sleep)
Vedi Colli a Volturno e Montaquila
Dove acquistare (Where to buy)
Cooperativa Agricola
La Collina (Caseificio)
Via dei Martiri, 4 - Tel. 0865 956529
Panificio Di Carlo Elio
Tel. 0865 956473
Oleificio 7 Torri
Via Petrara, s.n.c. - Tel. 333 8358822
i
Montaquila
(2.504 ab., 460 m. s.l.m.) pag. 88
Appuntamenti
Mese di agosto
N’coppa a la Rocca
(Roccaravindola Alta)
15/08 Festa dell’Assunta
16/08 San Rocco
(festa patronale)
Primo Maggio
Sagra della frittata
8/05 S. Michele Arcangelo
(patrono di Roccaravindola)
28/7 S. Maria Ausiliatrice
Numeri Utili
Pronto Emergenza 118
Ospedale Venafro - Tel. 118
Farmacia
Via Taverna - Tel. 0865 96182
Guardia medica
Venafro - Tel. 0865 907743
Municipio Montaquila
www.comune.montaquila.is.it
Via Libertà - Tel. 0865 960367
Roccaravindola
Tel. 0865 96180
Masserie La Corte
Tel. 0865 960211
Istituto Comprensivo
Via Libertà, 5
Tel. 0865 960481 - 960158
Uffici Postali
Montaquila
L. Garibaldi, 5 - Tel. 0865 960149
Roccaravindola
C.da Taverna - Tel. 0865 96127
Banca Etruria Soc. Coop A R.L.
Via Tavernia - Tel 0865 966003
Servizio Bancomat
Carabinieri
Str. Provinciale - Tel. 0865 960132
Comunità Montana
Via Taverna - Tel. 0865 96262
Sport e Tempo libero
PRO LOCO
www.prolocomontaquila.org
Polisportiva Roccaravindola
www.roccaravindola.itAss.
Culturale
Rinascita ravindolese
Tel. 347 4542362 - Fax 0865 96396
Asd Atletic Montaquila
Tel. e fax 0865 96396
[email protected]
ASD Nuovo Mntaquila
Dove mangiare (Where to eat)
“Free Town” - Tel. 0865 960254
Ristorante “Il Giardinetto
del Volturno” - Tel. 0865 96504
Ristorante “La Corte”
Tel. 0865 960121
Pizzeria Birreria
“Madison” - Tel. 0865 960100
Bar Pasticceria Gelateria
“Ricci Angelo” - Tel. 0865 960183
Ristorante pizzeria
“L’Oasi del Legionario”
Tel. 0865 960002
Bar “Fortes bar”
SS 158 - Roccaravindola
Pizzeria Volturno
Via Taverna -Tel. 0865 96516
Dove dormire (Where to sleep)
B&B “Varone” Tel. 333 7156820
Affittacamere “Al Borgo Antico”
Tel. 338 4499987
informazioni turistiche
Informazioni turistiche - 129
informazioni turistiche
130 - Alta Valle del Volturno
Dove acquistare
Where to buy)
Panificio Ricci Maria
S.S. 158 - Tel. 0865 960183
Ceramiche
Zaccarella Antonio
L.tà Carpinete - Tel. 0865 960363
Cartolibreria Clerì
Via Taverna, 26 - Tel. 0865 96396
[email protected]
i
Montenero Valcocchiara
(557 ab., 893 m. s.l.m.)
pag. 92
Appuntamenti
II Settimana agosto
Il Rodeo Pentro
(località Pantano)
17/01 S. Antonio Abate
6 /12 S. Nicola di Bari
Numeri Utili
Pronto Emergenza 118
Via Lavatoio - Tel. 118
Guardia medica
Rionero S. - Tel. 0865 848528
Municipio
Piazzale S. Pertini, 1
Tel. 0865 840121
Scuola Elementare
Via Nostra Signora
di Lourdes, 12
Tel. 0865 840358
Ufficio Postale
Tel. 0865 840108
Dove mangiare (Where to eat)
Vedi Rionero Sannitico
Dove dormire (Where to sleep)
B&B “Il Corniolo”
Tel. 348 4746118
i
Pizzone
(350 ab., 730 m. s.l.m.)
pag. 94
Appuntamenti
Mese di agosto
Giornata della natura
Folclore e gastronomia nel Pianoro
Le Forme (1400 m.)
15/16/17/18 agosto
S. Maria Assunta, S. Rocco,
S. Antonio, S. Nicola di Bari
6/12 S. Nicola (festa patronale)
10/06 Santa Liberata
(festa patronale)
Numeri Utili
Pronto Emergenza 118
Guardia medica
Rocchetta - Tel. 0865 955385
Municipio
P.za Municipio - Tel. 0865 951144
http://digilander.libero.it/ComunediPizzone/
Corpo Forestale
Viale Forme, 30 - Tel. 0865 951195
Ufficio Postale
P.za Municipio - Tel. 0865 951148
Centrale ENEL
Via Ommaro - Tel. 0865 951236
Dove mangiare (Where to eat)
Ristorante “Valle Pagana”
Tel. 0865 951423
Trattoria Santucci
Tel. 0865 951147
Dove dormire (Where to sleep)
Agriturismo “Le Mainarde”
Tel. 0865 951401
i
Pozzilli
(2.285 ab., 235 m. s.l.m.) pag. 98
Appuntamenti
25-26/07 Sant’Anna
(Festa patronale)
09/08 San Lorenzo Martire
Fraz. Santa Maria Oliveto
Numeri Utili
Istituto Ricerca Neuromed
Via Atinense, 18 - Tel. 0865 9291
Pronto Emergenza 118
Ospedale Venafro
Farmacia
Via Atinense, 2/f - Tel. 0865
925101
Guardia medica
Venafro - Tel. 0865 907743
Municipio Pozzilli
Via Roma, 32
Tel. 0865 925900 - Fax 0865 925543
www.comune.pozzilli.is.it
S. Maria Oliveto
Tel. 0865 908884
Istituto Comprensivo
Via San Marco - Tel. 0865 925146
Consorzio per il Nucleo di
Sviluppo Industriale
Ss. 85 Venafrana - Tel. 0865 908001
Uffici Postali
Pozzilli
Via Roma,9 - Tel 0865 925511
Santa Maria Oliveto
Via S. Maria delle Grazie, 23
Tel. 0865 908880
Banca Popolare
di Puglia e Basilicata
Servizio Bancomat
Piazza Aldo Moro, 13
Tel. 0865 924062
Parrocchia San Lorenzo Martire
Via Arcipretura - Tel. 0865 909801
Dove mangiare (Where to eat)
Ristorante “Al Traliccio”
Tel. 0865 927232
Pizzeria “Friuli”
Tel. 0865 925311
“Magica P”
Tel. 0865 925133
“Le Palme”
Tel. 0865 924692 - 925113
Ristorante “Hotel Dora”
Tel. 0865 908006 - 911100
Dimora rurale “La Masseria”
Tel. 0865 927131
“Emmanuel”
Tel. 0865 925017
“Euro Snack”
Tel 347 4445419
Dove dormire (Where to sleep)
“Hotel Dora”
Tel. 0865 908006 -911100
“Riggioni”
Tel. 0865 924692
B&B “Emmanuel”
Tel. 0865 925494
“Giosafat”
Tel. 0865 925494
“La Villa”
Tel. 0865 925087
Affittacamere “1646”
Tel. 0865 925408
Affittacamere “Verrecchia M.” Tel.
0865 925408
Case per vacanze “Centro storico
CAV” Tel. 0865 925408
i
Rionero Sannitico
(1.164 ab.,1052 m. s.l.m.) pag. 106
Appuntamenti
17/01 Inizio festeggiamenti
per il Carnevale
30/04 S. Mariano (festa patronale)
3/09 S. Giacomo (co-protettore)
Numeri Utili
Pronto Emergenza 118
Farmacia
Via Roma, 83 - Tel. 0865 848238
Guardia medica
P.za Municipio - Tel. 0865 848528
Municipio
Piazza della Repubblica, 1
Tel. 0865 848171 Fax 0865 848480
www.rionerosannitico.eu
[email protected]
Istituto Comprensivo
Via Roma, 1 - Tel. 0865 848389
Ufficio Postale
Via Roma
Tel. 0865 848419
Parrocchia
S. Bartolomeo Apostolo
Piazza del Carmine, 1
Tel. 0865 848521
Carabinieri
Via Roma - Tel. 0865 848001
Dove mangiare (Where to eat)
Ristorante “Pablo”
Tel. 0865 848110
Pizzeria “Rossana”
Tel. 0865 848228
Ristorante pizzeria
“L’oste di Votacarrozza”
Tel. 389 9981792
Ristorante bar “Il Poggio”
Tel. 331 7777716
Paninoteca “Il Rifugio”
Tel. 320 8615611
Dove dormire (Where to sleep)
Albergo “Pablo”
Tel. 0865 848110
i
Rocchetta a Volturno
(1.082 ab., 552 m. s.l.m.) pag. 108
Appuntamenti
22/08 LA Madonna delle Grotte.
informazioni turistiche
Informazioni turistiche - 131
informazioni turistiche
132 - Alta Valle del Volturno
23/08 Festa del patrono San
Domenico
Luglio/Agosto
- Concorso Pianistico Nazionale
“Città di Rocchetta”
- I Concerti dell'Abbazia
www.concorsopianisticorocchetta.it
Numeri Utili
Pronto Emergenza 118
Farmacia
Tel. 0865 955273
Guardia medica
P.za S. Domenico - Tel. 0865 955385
Municipio
www.comune.rocchettaavolturno.is.it
P.za S. Domenico - Tel. 0865 955200
Pro Loco Rocchetta
Tel. 338 4938904
Uffici Postali Rocchetta a Volturno
Via Roma, 49 - Tel. 0865 955230
Castelnuovo al Volturno
Tel. 0865 954127
Carabinieri Tel. 0865 957001
Associazione Culturale Il Cervo
Castelnuovo al Volturno
Tel. 0865 952094 www.uomocervo.org
Dove mangiare (Where to eat)
Agriturismo “Costantini”
Tel. 0865 955056
“La Tavernetta”
Tel. 0865 953362
“Osteria di Castelnuovo”
Tel. 0865 954012
Locanda “Belvedere”
www.locandabelvedere.altervista.org
Tel. 0865 954159 - 338 1730892
Locanda Coste Rupine “da Zizi”
Tel. 0865 952310 – 320 6826947
Dove dormire (Where to sleep)
Dimora rurale “Le Mainarde”
Tel. 0865 26868
Affittacamere
“La Locanda Belvedere”
Tel. 0865 954159 – 338 1730892
www.locandabelvedere.altervista.org
Centro Turistico “Vallefiorita”
Tel. 0865 95279
Affittacamere “Locanda Coste
Rupine da Zizi”
Tel. 0865 952310 - 320 6826947
i
Scapoli
(804 ab., 611 m. s.l.m.,) pag. 118
Appuntamenti
Ultimo weekend di luglio
Mostra Mercato e Festival
internazionale della Zampogna
www.festivaldellazampogna.it
22 e 23/04 Festa del Patrono
San Giorgio
Ultima domenica di Carnevale
Sagra del raviolo scapolese
Numeri Utili
Pronto Emergenza 118
Farmacia Comunale
Piazza Caduti - Tel. 0865 954169
Guardia medica
Colli a Volturno -Tel. 0865 957228
Istituto Comprensivo
Via A. Moro - Tel. 0865 954102
Municipio www.comunescapoli.is.it
Tel. 0865 954111 - 954143
Ufficio Postale
Via A. Cardarelli, 3
Tel. 0865 954141
Sport e Tempo libero
Pro Loco Scapoli
c/o Municipio - Tel. 0865 954143
Museo della Zampogna
Tel. 0865 954270
www.museodellazampgna.it
Mostra permanente di
Cornamuse
italiane e straniere
Tel. 0865 954002 - 0865 954086
Mu.C.I.L. Museo Corpo Italiano
di Liberazione
Palazza Caccia - Tel. 0865 954270
Associazione Culturale
“Circolo della Zampogna”
Piazza Martiri di Scapoli
Tel. 0865 954002 Fax 0865 954086
www.zampogna.org
[email protected]
Dove mangiare (Where to eat)
Ristorante“La Zampogna”
Tel. 0865 952134
Ristorante “Terra Nostra”
Tel. 0865 954135
Dove dormire (Where to sleep)
Vedi Colli a Volturno
Bibliogafia essenziale
A.A.V.V., Venafro guida della Città, a cura dell’Amministrazione Comunale di
Venafro, Tipolitografia Centro Stampa, Venafro, 2001
A.A.V.V., Sannio Pentri e Frentani dal VI al I sec. A. C., De Luca Editore,
Roma 1980
A.A.V.V., San Vincenzo al Volturno, IRESMO, Soprintendenza
B.A.A.A.S. del Molise, Cosmo Iannone, Isernia, 2004
A.A.V.V., La chiesa di san Lorenzo in Santa Maria Oliveto in Chronicon del
terzo Millennio, supplemento speciale al n. 3 (gennaio-settembre 2006,
Associazione Amici di San Vincenzo al Volturno, 2006
Arduino Antonio e Annaclaudia, Fornelli - Contributo storico alla conoscenza di un paese del Mezzogiorno, Agnone 1990
ASTPI (a cura di), Lucignolo Edizione 2009, Amministrazione Provinciale
di Isernia, Grafic Press, 2009
Avagliano F. (a cura di), Atti del convegno di studi sul Medioevo meridionale (Venafro-San Vincenzo al Volturno, 19-22 maggio 1982), San
Vincenzo al Volturno, Montecassino 1985
Carano A., I Castelli in Almanacco del Molise 1969, Campobasso 1968
Ciarlanti G. V., Memorie Historiche del Sannio, Chiamato hoggi Principato
Ultra, Contado di Molisi e parte di Terra di Lavoro, Provincie del Regno di
Napoli, divise in cinque libri, 1644 (ristampa 1992)
Coletta M., Alto Molise. Territorio e risorse insediative, Monteroduni 1990
De Benedittis G. (a cura di), Istituto Regionale per gli Studi storici del
Molise “V. Cuoco”, San Vincenzo al Volturno dal Chronicon alla storia,
Isernia 1995
De Francesco A., Origini e sviluppo del Feudalesimo nel Molise fino alla caduta della dominazione Normanna, in Archivio Storico per le Province
Napoletane, 1909-1910
De Vincenzi F., Monaco D., Permanenze architettoniche benedettine dell’VIIIX secolo tra Monteroduni e Roccaravindola in “Almanacco del Molise 1990”,
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Del Treppo M., La vita economica e sociale in una grande abbazia del
Mezzogiorno: San Vincenzo al Volturno nell’Alto Medioevo, Archivio Storico
per le Province napoletane, 1955
Delogu P., De Rubeis F., Marazzi F., Sennis A., Wickham C., San
Vincenzo al Volturno - Cultura, istituzioni, economia, Monteroduni 1996
Di Cicco P., Il Molise e la transumanza. Documenti dell’Archivio di Stato di
Foggia (secoli XVI-XX), Isernia 1997
Di Ianni I., Montenero Valcocchiara sovrana è la natura in Altri Itinerari,
anno II n. 3 - Estate 2004, Volturnia Edizioni, 2004
Di Ianni I., Palazzo Armieri, La Bella Epoque a Venafro in Altri Itinerari n. 10
- Primavera/Estate 2006, Volturnia Edizioni, 2006
Di Ianni I., Inserto speciale Scapoli e il Festival Internazionale della zampogna
in Altri Itinerari n. 7 Estate 2005, Volturnia Edizioni, 2005
Di Ianni I., Tra i vicoli e le chiese di Venafro in Altri Itinerari n. 4 - Autunno
2004, Volturnia Edizioni, 2004
Di Iorio A., La Terra Burrellensis e la Contea Longobarda di Pietrabbondante
in “Almanacco del Molise 1985”, vol II, Campobasso 1984
Federici V., Chronicon Volturnense del Monaco Giovanni, Roma 1925-38
Fraia Frangipane O, La terra di San Vincenzo a Volturno - Notizie storiche
edite a cura di Faustino Avagliano, Montecassino 1982
Galanti B. M., Descrizione dello stato antico ed attuale del Contado di Molise,
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Gattola E., Terra S. Benedicti, I ed. 1695, ristampa in “Almanacco del
Molise 1981”, Campobasso 1980
Giustiniani L., Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli a sua
Maestà Ferdinando IV Re delle due Sicilie, tomo VII, Napoli 1804
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Catalogo della mostra, Isernia 1999
Izzi Rufo A., Ho conosciuto Charles Moulin, Assoc. Il Cervo, 1998
Manfredi Selvaggi F., Il Molise nell’età altomedioevale. La struttura insediativa in “Almanacco del Molise 1984”, Campobasso 1983
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altomedievale, Campobasso, 2006
Marazzi F., San Vincenzo al Volturno - Guida agli Scavi, Campobasso, 2006
Marazzi F., La Terra di San Vincenzo - Archeologia e storia della Valle del
Volturno nel Medioevo, Campobasso, 2006
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Masciotta G. B., Il Molise dalle Origini ai nostri giorni, voll. I, II, III, Cava
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Mazzella S., Descrizione del Regno di Napoli, 1601
Mazzeo A., Ciarlillo N., La trasformazione delle vie armentizie - Indagine sul
territorio in “Almanacco del Molise 1990”, vol. I, Campobasso 1989
Morra G., I Pandone Conti di Venafro e Signori di molte terre in “Almanacco
del Molise 1977”, Campobasso 1976
Morra G., Introduzione al Trecento nel Molise in “Almanacco del Molise
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Morra G., Una dinastia feudale - I Pandone di Venafro, Campobasso 1985
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Opuscolo Gl’ Cierv a cura dell’Associazione Culturale Il Cervo di
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Orlando F., I martiri di Fornelli, Roma 1978
Paolone T., L’Alta Valle del Volturno - Natura, Storia e Tradizioni,
Tipolitografia Lampo Campobasso, 1999
Paolone T. e Di Ianni I., Pesino E., Alta Valle del Volturno - Itinerari turistici e culturali, Edizioni Apt Volturnia, Cerro al Volturno, 2001
Paolone T. (a cura di), Scapoli e il Museo della Zampogna, Volturnia Edizioni,
Cerro al Volturno, 2006
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Volturnia Edizioni, Cerro al Volturno, 2006
Pece M., Assetto territoriale del Molise nel corso del X secolo in “Almanacco
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Perogalli C., Castelli dell’Abruzzo e del Molise, Milano 1975
Pesino E., Paone N., Il Molise tra tutela e sviluppo, Editrice L’Urlo,
Isernia, 1998
Perrella A., Fatti e notizie dei comuni molisani - Breve cronologia storica su
appunti del cav. Alfonso Perrella, 1891
Petrocelli E., Il Molise nelle immagini cartografiche - Storia, tecnica, lettura,
interpretazione, Isernia 1995
Prezioso M., Molise: viaggio in un ambiente dimenticato, Roma 1995
Raddi M., Insediamenti e territorio dalla tarda antichità al Medioevo nella
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Rossi M. Stella (a cura di), Fornelli tra storia e tradizioni, Volturnia
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Ruocco D., C.N.R., L’Alta Valle del Volturno, Roma 1957
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Simoncelli R., Il Molise. Le condizioni geografiche di una economia regionale,
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Tullio R., Una distrazione di Evelyn Jamison nel suo “Catalogus baronum” in
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Valente F., Architettura ed iconografia cristiana ai limiti del territorio di S.
Vincenzo al Volturno in “Almanacco del Molise 1985”, vol II, C.basso 1984
Valente F., Il Territorio di S. Vincenzo ed il Castello di Cerro al Volturno in
“Almanacco del Molise 1983”, Campobasso 1982
Viscione L., L’acquedotto augusteo della Valle del Volturno in Altri Itinerari
n. 7 - Estate 2005, Volturnia Edizioni, 2005
Wickham C., Il problema dell’incastellamento nell’Italia centrale: l’esempio
di San Vincenzo al Volturno. Studi sulla società appenninica nell’alto Medioevo,
Firenze 1985
Zambardi M., Fornelli vivere un borgo antico in Altri Itinerari n. 7 - Estate
2005, Volturnia Edizioni, 2005
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Il Lago di Castel San Vincenzo e l`antica Terra