IL LAGO DI CASTEL S. VINCENZO E L’ANTICA TERRA VULTURNENSE Le Guide di IL LAGO DI CASTEL S. VINCENZO E L’ANTICA TERRA VULTURNENSE LE MAINARDE - IL FIUME VOLTURNO SAN VINCENZO AL VOLTURNO - I PAESI LE TRADIZIONI - LE NOTIZIE UTILI Le Guide di altri ITINERARI IL LAGO DI CASTEL SAN VINCENZO E L’ANTICA TERRA VULTURNENSE Foto e cura del volume Tobia PAOLONE Testi Tobia PAOLONE, Ida DI IANNI, Natalino PAONE, Federico MARAZZI, Michele RADDI, Domenico D’AGOSTINO, Luigi VISCIONE. Direzione Editoriale Ida DI IANNI Progetto grafico e impaginazione Tobia PAOLONE Traduzioni Angela PITASSI Marinella DI IANNI translation.com Referenze fotografiche Tobia Paolone, Archivio Volturnia Edizioni Missione Archeologica San Vincenzo al Volturno Natalino Paone Soprintendenza B.A.A.S. del Molise Autorizzazione su Concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Prot. n. 7795 dell’8/10/2007 Realizzazione editoriale Volturnia Edizioni Piazza Santa Maria, 5 86072 Cerro al Volturno (IS) Tel. & Fax 0865 953593 www.volturniaedizioni.com [email protected] In collaborazione con Associazione Amici di San Vincenzo al Volturno onlus Regione Molise Assessorato al Turismo Soprintendenza Beni Archeologici del Molise Tutti i diritti sono riservati, vietata la riproduzione anche parziale di testi, foto e disegni senza il permesso scritto dell’editore. Finito di stampare nel mese di settembre 2009 Copyright © 2009 Volturnia Edizioni Alta Valle del Volturno - 5 SOMMARIO IL TERRITORIO 8 12 16 Il Lago di Castel San Vincenzo 18 19 20 20 24 Il Museo della Fauna Appenninica Le Mainarde Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise Il Museo dell’Orso Il Pianoro “Le Forme” Il Pantano della Zittola Le Sorgenti e il fiume Volturno LE ORIGINI 28 38 45 48 San Vincenzo al Volturno La Cripta dell’Abate Epifanio Il Chronicon Vulturnense L’incastellamento I COMUNI DELLA VALLE 56 60 66 71 73 78 79 84 88 Acquaviva d’Isernia Castel San Vincenzo Cerro al Volturno Il castello Pandone Colli a Volturno Conca Casale Filignano Fornelli Montaquila 6 - Sommario 92 95 98 101 102 105 106 108 112 114 116 118 119 119 121 Montenero Valcocchiara 122 122 125 133 La raviolata I falò di San Giorgio Pizzone Pozzilli Santa Maria Oliveto L’Acquedotto augusteo Il ponte Latrone Rionero Sannitico Rocchetta a Volturno Castelnuovo a Volturno Il rito dell’Uomo Cervo Scapoli Il Museo Civico della Zampogna Il Mu.C.I.L. L’artigianato della zampogna La Mostra Mercato e il Festival Internazionale della Zampogna Informazioni turistiche Bibliografia essenziale Le foto del sommario: Monte Meta (T. Paolone), Eremo S. Michele Arcangelo (V. Rufo), San Vincenzo al Volturno (S. Petrocelli), Cerro al Volturno (T. Paolone), Il Pantano di Montenero (T. Paolone), La Pantomima dell’Uomo Cervo (Ass. Culturale Il Cervo), Zampognaro di Scapoli (T. Paolone), Presentazione - 7 SUGGESTIONI DI UNA TERRA ANTICA Un cielo, una terra, una storia, un fiume. È quello che in questa guida - non una qualunque - abbiamo cercato di condensare, mettendo in luce sì gli aspetti peculiari di un territorio “congiunto” nelle sue diversità dal corso del fiume Volturno, dalle malinconiche Foci (la malinconia di un paesaggio genera un sentimento indicibile alle parole) sino al suo digradare nella Piana di Venafro, ma percorrendo - in linea con la spinta emotiva che muove i testi di altri ITINERARI, di cui questa guida è figlia - anche sentieri non comuni ad altri prodotti del genere. Non più dunque ricerca di identità, ben chiara nella matrice storica e culturale impressa sin dall’anno Mille dall’opera di colonizzazione intrapresa dai monaci del cenobio di San Vincenzo al Volturno, ma conservazione e soprattutto spendibilità di tale identità nel groviglio di natura, storia, tradizioni, paesaggio, arte che si assommano nei 16 paesi fotografati nella guida. Fotografie a colori, nella resa e anche nella metafora di una vitalità e di un vitalismo, che sembrano far parte più del passato che del presente di queste realtà, che si offrono ancora belle e per lo più integre nelle loro fisionomie inconfondibili (distese su declivi, arroccate su massi rocciosi, incuneate in dolci conche, pacifiche di pianura cinta dai monti) ma sempre in attesa di venti fecondi e di parole che dicano e facciano davvero. Dalla montagna (le superbe cime delle Mainarde, con i colori sfavillanti di cieli sempre diversi e flora e fauna distinte), al fiume (il Volturno vorticoso e capriccioso, ora rigagnolo, ora possente, ora disteso), al lago (il bacino lacustre di Castel San Vincenzo e la policromia sintetica di acqua, cielo e terra), al piano (pianori montani, insinuati in bocche di antichi vulcani e popolati di cavalli e mucche bradi, distese urbanizzate che vanno sottrando spazi agli uliveti), al parco (quello nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è realtà che ha garantito nel tempo la necessaria conservazione del territorio e dei suoi elementi). E ancora dai castelli, frutto della trasformazione nel tempo degli originari castra; alle chiese, sorte sovente in concomitanza con i castelli e che testimoniano nelle loro sovrapposizioni il trascorrere di ere e gusti; ai palazzi nobiliari, che nella loro spesso impensabile fastosità, ove si è conservato, dicono di storie locali che si intrecciano con la storia nazionale; ai siti archeologici e alle poderose vestigia di civiltà (sannita, romana e medioevale), che attestano l’importanza strategica, economica e politica di queste terre. E le tradizioni, che permangono nella forza delle convinzioni e delle credenze, dei suoni e dei sapori. Non tutto, naturalmente, poteva essere condensato in queste pagine: l’invito è dunque a considerare questa guida come un punto di partenza verso un ideale itinerario di scoperta e conoscenza di questi luoghi, che ciascuno potrà costruirsi a piacimento. Suggerimenti essenziali: parcheggiare l’auto nella piazza principale, infilarsi in vicoli e vicoletti alla ricerca dell’anima del paese (un uscio chiuso o un roseto incolto dicono come un balcone fiorito), visitare la chiesa o le chiese silenziose (troverete sempre una vecchietta pronta ad aprirle), salutare gli anziani e chiedere loro di parlarvi della storia e delle storie del luogo. Ne saprete, alla fine, più di un libro stampato. Ida Di Ianni 8 - Alta Valle del Volturno Il Lago di Castel San Vincenzo Il bacino artificiale di Castel San Vincenzo si colloca all'interno della vallata sul cui fondo scorreva il rio Vallorio ed è delimitato, ad est, dalla catena del Monte della Rocchetta e dall'altura su cui sorge l'abitato di Castel San Vincenzo, ad ovest, dalla catena mediana di questo settore mainardico costituita dai Monti Castelnuovo (m. 1.251), Piana (m. 1.218), S. Michele (m. 1.176) e S. Angelo (m. 1.184). Anche questa catena presenta ripidissime pareti Sotto: Veduta parziale del lago e delle Mainarde. (Foto T. Paolone) Sopra: Pesca sportiva sul lago. (Foto T. Paolone) rocciose sulle quali vegetano cespugli di Carpino nero e bianco. In posizione intermedia digradano poi verso il lago i rilievi dei primi contrafforti delle Mainarde, quelli di Colle Iardini (m. 765), quelli della catena mediana delle Il lago di Castel San Vincenzo - 9 Mainarde, del Colle Salamuni (m. 782) e di Castel San Vincenzo. Lo sbarramento in terra battuta, creato nel 1956, è situato tra la quota 783 dei primi contrafforti ed il rilievo dell'abitato di Castel San Vincenzo. L'invaso è riempito con l'acqua del Lago della Montagna Spaccata, situato sul confine dei vicini comuni di Alfedena e di Barrea a 1.050 m. circa, acqua che entrata nella condotta che attiva la centrale elettrica di Pizzone - è convogliata nel lago attraverso una ulteriore condotta che termina nei canali di immissione, a quota 700 m. circa, al di sotto di Valle Alare. La stessa acqua attiva la centrale di Rocchetta posta nei pressi delle Fonti del Volturno. Questo lago ha una capacità di 6 milioni di metri cubi, mentre la sua profondità massima è di 32 metri. Le sue rive, pressoché prive di vegetazione arborea, hanno conformazione varia, essendo a tratti profonde con scarsa vegetazione, a tratti medio-profonde con vegetazione affiorante o, ancora, digradanti con alternanza di prati sommersi, fango Sopra: Il Lago e la Forra di S. Michele. (Foto T. Paolone) e sassi. Tuttavia, a fronte del suo attraente aspetto esteriore, “il mondo subacqueo del lago di Castel San Vincenzo si presenta come una specie di spettrale panorama desertico immerso nell'acqua. La primitiva vallata, ricca di piante e rocce, è oggi un incavo di cinquanta ettari in cui tutto è sparito sotto una coltre brunastra di fango.” Attorno al lago si snoda una strada il cui sviluppo è di circa 5 km: parte di essa, ed in particolare quella meridionale, non è fortunatamente asfaltata. I terreni che dall'abitato digradano sulla riva settentrionale al lago sono coltivati e, alle ultime vigne, si alternano colture di vario genere. La sponda opposta è invece meno antropizzata e la boscaglia ha ormai guadagnato sui campi abbandonati. Più ad ovest, oltre il lago, il bosco di Cerro e di Quercia si fa più fitto, formando la Foresta di Collalto, che termina alle pendici della catena mediana per lasciare spazio alle sue ripide pareti. Il versante nord di questa zona si 10 - Alta Valle del Volturno affaccia sull'angusta valle del Rio Iemmare e, un tempo coltivato, è oggi quasi completamente ricoperto dal bosco, ad eccezione di un modesto settore comprendente le località del Querceto, del Fondacone, di Sotto: Il lago di Castel San Vincenzo nella sua estensione. (Foto T.Paolone) Valle Cupa e della Coroneta, in cui l'agricoltura viene ancora praticata. II Cerro e la Quercia ad ogni modo predominano, così come nella fiancata del prospiciente Monte Portella (m. 1.051), ove formano una vera e propria fittissima foresta. Il clima di questa zona è sensibilmente più rigido e l'assenza dell'Ulivo ne è segno evidente. Frequenti le nevicate invernali, talvolta anche le acque del lago gelano, creando un suggestivo spettacolo. D'estate il clima particolarmente temperato rende oltremodo piacevole il soggiorno. Il lago di Castel San Vincenzo - 11 12 - Alta Valle del Volturno Le Mainarde La catena montuosa delle Mainarde si estende da Nord a Sud e le sue creste delimitano il confine tra Lazio (ad Ovest) e Molise (ad Est). Per la loro importanza dal punto di vista naturalistico e faunistico sono state inserite con DPR 10.01.1990 nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. La catena comprende cime di elevata altitudine che si aggirano intorno ai 2000 metri: M. Meta (2241), M. Metuccia, Coste dell’Altare, Monte Mare (2020), Monte Cavallo (2039), Monte Forcellone Sotto: Veduta parziale della catena montuosa delle Mainarde in veste autunnale. (Foto V. Grande) Sopra: Veduta del massiccio della Meta dal pianoro “Le Forme” di Pizzone. (Foto V. Rufo) (2030). Le Mainarde, come il resto delle montagne appenniniche, sono molto antiche e di origine calcarea. Su di esse l’erosione ha lasciato tracce palesi in gole, circhi glaciali e bellissime marmitte dei giganti, queste ultime ben visibili da chiunque si affacci dal belvedere di San Michele nel comune di Castel San Vincenzo. Il gruppo delle Mainarde, per la sua Nella pagina accanto: Flora delle Mainarde 1. Rosa canina 2. Orchidea selvatica 3. Orchidea piramidale 4. Mirtillo 5. Giglio martagone 6. Genziana 7. Ginepro 8. Crochi 9. Margherite 10. Agrifoglio 11. Orchidea 12. Bucaneve Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise - 15 grande varietà di ambienti e per la sua favorevole posizione geografica, presenta una notevole ricchezza floristica. Esse sono il gruppo montuoso posto più a sud dell’Appennino Centrale e molte sono le piante che raggiungono qui il limite meridionale del loro areale italiano (…). Splendide fioriture, specialmente in primavera e prima dell’estate, allietano il paesaggio vegetale montano alle varie quote: tra esse meritano di essere ricordate quelle del Giglio martagone, dell’Aquilegia, della Genziana, dell’Eplobio, etc. (F.Tassi) Ricoperte da una fitta vegetazione arborea, con boschi di faggio che si spingono fino ad una altezza di 1800-1900 metri, oltre questa altitudine le Mainarde offrono uno spettacolare manto erboso, habitat ideale per particolari tipi di Nella pagina accanto: Fauna delle Mainarde 1. Volpe 2. Scoiattolo 3. Orso bruno 4. Lupo 5. Gufo 6. Faina 7. Cervo 8. Capriolo 9. Martora 10. Lince 11. Camoscio 12. Lontra Monte a Mare (Foto V. Rufo) fauna in via di estinzione quali il Camoscio d’Abruzzo e l’Aquila reale. A quote relativamente più basse sono l’Orso bruno marsicano, il Lupo appenninico, la Lince, il Corvo imperiale, la Poiana e il Falco; tra i rapaci notturni, il Gufo comune, la Civetta, il Barbagianni, l’Allocco ma anche animali come Volpi, Lepri, Scoiattoli, Martore, Faine, Donnole, Vipere. L’osservazione di questi animali grandi e piccoli non è sempre agevole: i visitatori possono recarsi presso le aree faunistiche allestite all’interno del Parco, dove è possibile fare conoscenza ravvicinata con animali che popolano il territorio protetto. Mainarde Chain extends from North to South rispect to the Abruzzo, Lazio and Molise National Park It is a very important naturalistic and faunistic area in the centre-meridional sect of the Italian Apennines. Its high peaks are Mount Meta (2241 metres), Mount Metuccia, Coste dell’Altare, Mount Mare (2020 metres), Mount Cavallo (2039 metres) and Mount Forcellone (2030 metres). These mountains present various species of rare animals: Marsicano Bear, Abruzzo Chamois, Wolf and Lynx. Pizzone Bear Centre is a meeting point for the visits (with guides) in the Mainarde area, where you can Know the most private secrets of the bear life. In Bagpipe and Apennines Fauna Centres of Scapoli and Castel San Vincenzo instead you can find nature, culture, flowers, sounds of Mainarde territory and its particular traditions. 16 - Alta Valle del Volturno Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise Il Parco Nazionale d'Abruzzo ebbe origine da una antica riserva reale di caccia istituita nel 1872, soppressa nel 1877, nuovamente costituita nel 1900 e definitivamente soppressa nel 1912. Essa servì comunque ad assicurare sorveglianza e protezione ai territori del futuro Parco e alla loro Fauna e Flora. Il Parco Nazionale d'Abruzzo è stato ad ogni modo istituito con RD.L. n. 257 l’11 gennaio del 1923. La gestione è affidata all’Ente Parco Nazionale d'Abruzzo, Sotto: Veduta di Cerro e della catena montuosa delle Mainarde. (Foto T. Paolone) Lazio e Molise con sede a Roma e direzione a Pescasseroli (AQ). Interessa attualmente 25 comuni distribuiti nelle tre regioni. Nel 1980 ha avuto inizio la zonazione del Parco, cioè la sua suddivisione in zone a diversa protezione ambientale per poter conciliare 1e opposte esigenze della protezione della natura e degli sviluppi urbanistici delle popolazioni locali. Le 4 zone sono indicate come Riserva integrale, Riserva generale, Protezione e Sviluppo. Il Parco è compreso per la maggior parte (3/4 circa) nella provincia dell'Aquila, in Abruzzo, e per il rimanente in quella di Frosinone, nel Lazio, ed in quella di Isernia, in Molise. Con i suoi 80 anni di vita ha realizzato un modello di area protetta che si distingue in Italia per il numero e la qualità delle strutture realizzate e delle azioni svolte in favore della conservazione della natura e della tutela dell'ambiente. A testimonianza del lavoro svolto negli anni concorrono certamente anche i risultati ottenuti nel campo della fruibilità per una utenza ampliata. Su 62 tra strutture, centri visita, uffici di zona, rifugi, musei e aree faunistiche realizzate, 45 risultano infatti Sopra: Camosci allo strato brado sulla dorsale di Monte Meta. (Foto V. Rufo) fruibili da persone con deficit motori o sensoriali, ai quali vanno aggiunti 3 specifici sentieri naturalistici (dati Ente Parco, 2002). Il Parco protegge aree ancora selvagge, che aiutano ad immaginare come anticamente doveva presentarsi l'Appennino. Il suo territorio è montuoso, anche se i rilievi non sono molto alti: il monte Petroso (massima quota del Parco) raggiunge i 2.249 metri. Nei suoi confini sono racchiusi quasi tutti gli ambienti appenninici: montagne aspre o dolci, pendici brulle o boscose, pascoli d'alta quota, faggete, boschi misti di caducifoglie, boschi di conifere. Anche la presenza delle acque (sia superficiali che sotterranee) è un'importante caratteristica del luogo. La vegetazione più importante presente è la faggeta, l'associazione forestale più estesa composta, oltre che dal Faggio, anche da altre specie quali l'Acero napoletano, l'Acero di monte, il Tasso, l'Agrifoglio e la Betulla, che trova in questi territori uno dei pochi ambienti favorevoli dell'Appennino. The Abruzzo, Lazio and Molise National Park The most ancient among the Parks of the Apennine mountains has played an essential role in the preservation of some of the most important species of the Italian fauna: Marsican Brown Bear, Abruzzi Chamois and Wolf. Two thirds of the territory are covered with beech tree woods which represent one of the largest continuous extensions of the whole Apennine area, rich in ancient specimens allowing the presence of animals like the Lilford White-backed Woodpecker. The reintroduction of the deer and of the roe deer and the return of the wild boar gave the opportunity to rebuild, together with the great carnivores, the original food chains. Above the beech tree wood, the high-mountain stony grounds house formations of Swiss Mountain Pine, very rare in the Apennines, and a great number of species linked to these extreme environments, often relicts of the vegetation dating back to the glacial ages or endemic and localized species. The success of Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise lies also in the fact that it has been able to combine the conservation of the natural environment with the social-economic development of the local communities. The several Visitor Centers, the Faunistic Areas, the network of paths, and the other existing infrastructures have given the opportunity to revitalize small historical centers of great value. 18 - Alta Valle del Volturno Il Museo della Fauna Appenninica di Castel San Vincenzo Ufficialmente aperto nell'agosto del 1997, il Museo offre ai suoi visitatori l'intero campionario della preziosa fauna delle Mainarde. La sua apertura si deve alla tenacia del naturalista Oscar Caporaso, che nacque e visse per lunghi anni in questo tranquillo angolo delle Mainarde, coltivando interessi da ricercatore e distinguendosi per competenze da scienziato. Proprio a lui si deve la raccolta della collezione ornitologica e Sotto: Il Museo della Fauna Appenninica. (Foto T. Paolone) Interno Museo Fauna Appenninica. (Foto T. Paolone) entomologica ospitata nel Museo, che a partire dall'anno 2000 reca il suo nome. Tra gli esemplari imbalsamati troviamo anche il Lupo, la Lince, il Cervo ed altri ungulati ubicati al piano terra di un grazioso palazzotto baronale, opportunamente restaurato dal Parco per renderlo idoneo ad ospitare il Museo. La sua sede è nel centro storico di Castel San Vincenzo. Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise - 19 Il Museo dell'Orso di Pizzone Senza dubbio si tratta della maggiore iniziativa che l'Ente Parco ha avviato nel territorio mainardico e in special modo a Pizzone: il Centrovisita dell'Orso Bruno Marsicano con annessa area faunistica (in via di completamento), che in futuro ospiterà veri esemplari di Orsi. Per il momento è in funzione la sola struttura museale interamente ristrutturata e dedicata alla biologia dell'orso ed alle sue problematiche di conSotto: Museo dell’Orso di Pizzone - Aula didattica. (Foto T. Paolone) Museo dell’Orso. (Foto T. Paolone) servazione. Un'ampia sala per proiezioni multimediali capace di ospitare quasi cento persone è il fiore all'occhiello di questa struttura, che al piano terra, oltre alla reception con interessanti volumi sul Parco e souvenir, presenta altre stanze: queste, in sequenza logica, portano il visitatore ad un facile approccio con questo animale ormai raro, che da quasi 400 anni vive isolato nel cuore dell'Appennino. 20 - Alta Valle del Volturno Il Pianoro “Le Forme” Il Pianoro “Le Forme” è un tipico esempio di valle glaciale. Il ghiaccio, muovendo da Monte A Mare e dalla Valle Fredda, ha modellato l’intero pianoro conferendogli una caratteristica forma ad U. La presenza di morene frontali, di massi erratici e di un laghetto posto al centro del pianoro che potrebbe essere il residuo di un precedente piccolo lago di sbarramento morenico - contribuisce a connotare la valle nella sua origine glaciale. Tale suggestivo pianoro erboso (negli anni Sessanta deturpato dalla Sotto: Il Pianoro “Le Forme” da M. Meta. (Foto T. Paolone) Camoscio d’Abruzzo. (Foto V. Rufo) costruzione di una strada asfaltata con relativa enorme piazza) è contornato da faggi secolari, che possono arrivare anche a 3 metri di circonferenza, e dai monti della Meta e delle Mainarde. A poca distanza dal Pianoro sono le Sorgenti “Le Forme” e altri incantevoli paesaggi, come gli estesi prati delle “Fosse”, dai quali è possibile godere la visione dolomitica delle Mainarde. In questo ambiente incontrare animali di una certa maestosità e bellezza è episodio abbastanza frequente: l’Aquila reale, il Camoscio d’Abruzzo, l’Orso bruno marsicano, il Cervo ed altri ungulati, solo Il Pianoro Le Forme - 21 per citarne alcuni. Dal Pianoro “Le Forme” ha inizio l’escursione più bella delle Mainarde. Il primo tratto del sentiero, segnato MN1 dal Parco, attraversa la faggeta con tratti anche di ripida salita. Passata la recinzione delle Sorgenti omonime, si esce allo scoperto nella splendida Valle Pagana, dove volano i gheppi in caccia e non è difficile avvistare i camosci. Si sale quindi senza difficoltà fino al Passo dei Monaci, a quota 1.967 metri, sul confine con il versante laziale della Val di Canneto. Dal valico non resta che affrontare il ripido costone roccioso che conduce in vetta alla Meta (2.242 m.), sopra cui è una croce e da dove il panorama si apre ad abbracciare l’Abbazia di Montecassino e gli Aurunci, fino al Gran Sasso. In cielo volano i gracchi corallini, mentre i codirossi fanno la spola tra massi e cespugli. L’escursione fin su la vetta, andando di buon passo, è di circa due ore e mezza. Sopra: Itinerario da Le Forme a M. Meta. (Archivio) Sotto: M. Meta e una Genziana. (Foto A. Palumbo) 22 - Alta Valle del Volturno Il Pantano della “Zittola” È un'estesa pianura paludosa circondata da un anfiteatro naturale di versanti montuosi ricoperti di boschi, che delimitano il bacino del Sangro da quello del Volturno. Situato a circa 820 metri sul livello del mare, il Pantano si estende per circa 6 chilometri da “Bocca Pantano”, all'estremo sud, sino al Ponte della Zittola, all'estremo nord. La depressione geografica costituisce una zona umida che è attraversata longitudinalmente dal fiume Zittola, le cui acque tendono a Sotto: Una spettacolare visione del Pantano. (Foto T. Paolone) ristagnare in pianura. Ne deriva, al di sopra del manto erboso, un particolare biotipo caratterizzato da fauna e vegetazione acquistiche. L'estensione dell'area, gli aspetti idrogeologici e naturalistici rendono quest'ambiente particolarmente raro. Le vicende geologiche, che dal Miocene (24 milioni di anni fa) ad oggi ne hanno determinato l'assetto geomorfologico, hanno anche condizionato l'idrogeologia dell'area e la distribuzione delle acque sotterranee e superficiali. Copiose quantità di acqua si concentrano infatti proprio in questa vasta depressione con sorgenti di tipo diffuso e formazione di torbiera estesa e consistente per via di particolari fattori climatici. Dunque una fortunata serie di fenomeni naturali ha concentrato nella valle del Pantano Zittola un'ingente quantità di riserve idriche e minerarie, dando luogo ad un paesaggio unico nell'Appennino centro-meridionale, connotato dalla citata torbiera, notevole per estensione, spessore di tre-quattro metri e distribuzione uniforme. Essa si presenta di colore nero, di aspetto terroso e struttura fibrosa, e contiene frammenti di lignite con inclusi argilla, calcare e ossido di silicio. Una trentina le sorgenti sia perenni che temporanee che alimentano la Il Pantano della Zittola - 23 torbiera. Sfagni, giunchi, diverse graminee selvatiche e cannucce palustri caratterizzano la flora igrofila, comprendente presenze arboree particolari (Salix pentandra) che punteggiano il corso del fiume Zittola. L'avifauna che la frequenta è rara e interessante specie nel periodo di passo, durante il quale si possono osservare uccelli molto rari tra cui la Cicogna bianca, l'Oca selvatica, il Falco di palude, il Gufo di palude, la Cicogna nera e la Gru. “È un luogo che difficilmente si dimentica. Un luogo dove il tempo, lo Sotto: I cavalli Pentri del Rodeo di Montenero. (Foto T. Paolone) Sopra: Il fiume Zittola e il Pantano. (Foto T. Paolone) spazio, il cielo, la terra, i numerosi rivoli d'acqua, le fioriture, i piccoli insetti, gli uccelli sono corollari delle mandre di cavalli bradi e di tranquille mucche al pascolo. L'immobilità, la quiete smossa dalle rare automobili che percorrono la strada sterrata, che si alterna a tratti asfaltati in corrispondenza di diversi ricoveri per animali, l'aria sospesa nella calura estiva, il verde intenso di questa conca che abbraccia un'ampia distesa pianeggiante, il cielo in cui viene voglia di specchiarsi. Tutto questo - e non è poco trovi in un canto di Molise.” (I. Di Ianni) 24 - Alta Valle del Volturno Le Sorgenti e il fiumeVolturno “Le Sorgenti sgorgano maestose alle radici del Monte Azzone, in una località irta di macigni, dirupata, sterile, selvaggia, chiamata Capo d'Acqua o Capo Volturno o Capo di Fiume. Lo spettacolo è attraentissimo. Le polle, in numero superiore alla trentina, scaturiscono a ferro di cavallo, copiose e cristalline. Secondo calcoli approssimativi, hanno una portata di 5700 litri d'acqua a minuto secondo, e si riuniscono immediatamente, Sotto e a lato: Il bacino lacustre formato dalle sorgenti del fiume Volturno. (Foto T. Paolone) formando il fiume che prende il nome dell'avvoltoio (vultur latino), perchè la sua corrente, come il volo di quest'uccello rapace, volteggia rapida e tortuosa... Le acque sono fresche, limpide, purissime, si mescolano e si confondono tra loro in salti, spume, gorghi, spruzzi, frangendosi in mille rivoli, in morbide trine, in pulviscoli iridescenti, che empiono la conca alpestre di suoni, di gorgogli, di strepiti, di scrosci innumerevoli. [...] Nell'estremità meridionale delle Mainardi si apre una pianura che mette capo ad un appennino di calcare giurese detto Monte Azzone. Alle radici del ricordato monte scaturi- scono molte fonti così copiose di acque da formare immediatamente un gran fiume che è il Volturno. Questo scorre nella pianura per ben tre chilometri placido e limpido, quasi a non turbare il raccoglimento di coloro che vanno a visitarvi gli avanzi di uno dei più venerandi Cenobii d'Italia, già famoso per vastità di fabbricato, per ricchezza di entrate e per numero di monaci, qual era quello di S. Vincenzo a Volturno barbaramente distrutto dal ferro Saraceno sotto Sedoam. Da questo punto il terreno, essendo più declive il fiume, diventa alquanto più rapido... e nel sito, dove riceve il torrente di Pizzone povero di acque nello San Vincenzo al Volturno - 27 stato naturale, ma gonfio ed impetuoso nelle piogge dirotte, forma una piccola sì, ma bella cascata. Indi si volge verso oriente; scorre lambendo il territorio di Cerro; si avanza sempre tortuoso, rumoroso e superbo.” Così Berengario Amorosa, nel 1924, e Francesco Lucenteforte, nel 1877, descrivevano le fonti e il corso superiore del Volturno. Il fiume, al giorno d’oggi, appare invece meno vorticoso e copioso di acque: a partire infatti dagli anni del dopoguerra, per mezzo di canali sotterranei gran parte delle acque viene utilizzata dall’Enel per la creazione di energia elettrica, e la grandezza del fiume si ritrova solo in prossimità di Ponte Rosso nel territorio di Colli a Volturno, ove è anche una riserva di pesca della trota fario. Prima di entrare nel territorio campano, il fiume attraversa una estesa zona umida e di bosco fluviale detta “Le Mortine”, divenuta di recente Oasi del WWF Italia, che presenta numerose specie arboree. A lato: La spettacolare cascata de “La Cartiera”. (Foto T. Paolone) Il Volturno prima di Venafro. (Foto T. Paolone) Il Fiume nell’Oasi Le Mortine. (Foto T. Paolone) The “rolling waters” river River Volturno has its source at the slope of Mount Rocchetta. It is the most important water-course in South Italy. Flowing towards the sea, the river gives birth to a spectacular cavern, which is in Cartiera place of Castel San Vincenzo. Before entering in the Campania district, it flows through a wide moist and a river-woody land called “Le Mortine”, that is an Oasis watched over by WWF-Italia. Here a lots of arboreal species are present. 28 - Alta Valle del Volturno LE ORIGINI SAN VINCENZO AL VOLTURNO La storia di San Vincenzo al Volturno ha inizio nel 703 dopo Cristo, allorchè tre agiati principi beneventani di origine longobarda, Paldo, Tato e Taso, decidono di votarsi alla vita monastica e, abbandonati tutti i propri averi, si dirigono verso la Francia per mettere in atto tale vocazione. Lungo il tragitto sostano presso l'Abbazia di Farfa, nel Reatino, e l’abate Tommaso di Sotto: Miniatura del Chronicon (BAV, Barb. lat. 2724, c35v) Moriemma, sostenuto dal papa nell’incontro romano con i tre principi, li dissuade dal loro proposito e li convince della necessità di fondare un monastero alle Fonti del Volturno, dove già esisteva una chiesa consacrata a San Vincenzo. Molte le vicissitudini superate dai tre monaci nei primi anni di vita del monastero, Sopra: Miniatura (BAV, Barb. lat. 2724, c9v) Sopra: Edizione moderna del Chronicon che nel giro di un secolo diverrà tra le città monastiche più importanti d'Europa. L’epica e avventurosa storia del cenobio è descritta nel Chronicon Vulturnense, codice miniato del XII secolo conservato presso la Biblioteca Vaticana ed unica fonte storica, fino alla prima metà del XIX secolo, a San Vincenzo al Volturno - 29 Sopra: San Vincenzo al Volturno in un’immagine di inizio XX secolo. (Foto Archivio Trombetta) raccontare il grandioso passato del monastero. La scoperta casuale della Cripta dell’abate Epifanio nel 1832 diviene il momento iniziale di un nuovo percorso storico che, seguito alla ricostruzione postbellica e agli scavi iniziati negli anni Ottanta del secolo scorso, ha portato alla luce le diverse fasi di sviluppo del monastero. Sopra: Tremisse, moneta di epoca longobarda - 750 d.C. (da F. Marazzi) Historical sequence The history of San Vincenzo al Volturno began in 703 AD, when three wealthy princes from Benevento, of Lombard origins, named Paldo, Tato and Taso, decided to dedicate themselves to monastic life and, abandoning all of their material possessions, headed towards France where they could put their vocation into practice. Along the way they stopped at the Abbey of Farfa, in the Reatino area, where the Abbot Tommaso di Moriemma, sustained by the Pope in this Roman encounter with the three princes, talked the young men out of their plan, in favour of the foundation of a monastery at the source of the Volturno River, where there already was a church consecrated to San Vincenzo. The monks overcame many vicissitudes in the first years of the monastery's existence, such that in just a century it became one of Europe's most important monastic cities. The coenoby's epic and adventurous history is described in the Chronicon Vulturnense, an illuminated codex from the 12th century, kept in the Vatican Library and singular historical source, until the first half of the nineteenth century, which recounts the monastery's magnificent past. The accidental discovery of Abbot Epifanio's crypt in 1832 became the starting point for a new historical journey which, after post-war reconstruction and the excavations beginning in the 1980's, brought to light different phases of the monastery's development. 30 - Alta Valle del Volturno Prima Fase o di San Vincenzo Minore (sec. VIII) All'iniziale adattamento in una villa tardo-romana abbandonata, seguì l'espansione del monastero vero e proprio tra resti sannitici e romani affioranti. Fino agli anni ‘70 dello stesso secolo il cenobio contava oltre un centinaio di monaci, con beni e Europa e Mediterraneo nel 737. (Da F. Marazzi) Sopra: Planimetria del Monastero dell’VIII sec. (Da F. Marazzi) culturale con scriptorium dava alla luce opere di Ambrogio Autperto, monaco giunto dalla Provenza nel 740, tra cui il Commento sull'Apocalisse e “acuti scritti religiosi che contribuirono ad introdurre in Occidente il culto di Maria Mediatrice.” Sopra: Manoscritto in scrittura beneventana Ms-9. (Foto T. Paolone) The first phase or that of San Vincenzo Minore (8th century AD) Europa e Mediterraneo nell’830. (Da F. Marazzi) prestigio, divenendo così una grande fondazione aristocratica longobarda con terre e laboratori artigianali e di cultura: dopo la prima metà del secolo, il centro After an initial accommodation in an abandoned lateRoman farm, the monastery's expansion began among emerging Samnite and Roman ruins. Until the 870's, the coenoby hosted over one hundred monks, with property and prestige, becoming a great aristocratic Lombard foundation, with land and artisan and cultural workshops. After the first half of the century, from the cultural centre and its scriptorium came the works of Ambrogio Autperto, a monk from Provence who arrived in 740 AD, including his comment on the Apocalypse and “acute religious writings that contributed to the introduction of Mary Mediator's veneration in the Western world”. San Vincenzo was, at the time, one of the few monasteries which, besides salvaging and conserving culture, produced prestigious cultural works. San Vincenzo al Volturno - 31 Seconda Fase o di San Vincenzo Maggiore (sec. fine IX-XII) Verso la fine del secolo VIII l’Abbazia di San Vincenzo entrò nel quadro delle abbazie benedettine disegnato in Europa da Carlo Magno. La medesima chiude infatti il filone europeo di analoghe abbazie carolinge sul confine meridionale dell'Impero franco, riceve privilegi dall'imperatore nel 787 e diventa una sorta di avamposto dell'Impero franco sul Mediterraneo, punto di irradiamento della renovatio carolingia verso Bizantini e Longobardi a sud. Questa funzione di Sotto: Planimetria generale della città monastica del IX sec. (Da F. Marazzi) Sopra: Ricostruzione della Basilica di Josuè (Disegno S. Carracillo da F. Marazzi) simbolo di potere religioso e imperiale pone il problema del nuovo monastero, che viene costruito a fianco del primo con architettura e decori di avanguardia: una grande chiesa (m 68x28) a tre navate divise da colonne (16 per parte) venute da un antico tempio campano, Sopra: Ricostruzione dell’Abbazia del IX sec. (Disegno S. Carracillo da F. Marazzi) San Vincenzo al Volturno - 33 pavimenti a fascioni di marmo bianco che racchiudono decorazioni geometriche diverse, cripta a somiglianza di quella di San Pietro a Roma, pareti affrescate. Sulla facciata la grande scritta QUEQUE VIDES, OSPES, PENDENCIA CELSA VEL IMA, VIR DOMINI IOSUE STRUXIT CUM FRATRIBUS UNA. (Tutto quello che vedi, straniero, levarsi dal basso verso l’alto, lo costruì l’uomo del Signore Giosuè insieme ai suoi fratelli). Gli affreschi decoravano tutto il monastero, anche se poche sono le testimonianze recuperate, tra cui la Cripta di Epifanio, dove nel ciclo che riveste pareti e volta dominano scene della Madonna, dall'Annunciazione alla Maternità, fino alla figura di Regina nella volta accanto al figlio Cristo. Un capitolo, quello della pittura di San Vincenzo, imprescindibile nella storia della pittura A lato: Santa Restituta a margine della Basilica di Josuè. (Foto T. Paolone) Il refettorio (Disegno S. Carracillo da F. Marazzi) Le cucine (Disegno S. Carracillo da F. Marazzi) Refettorio - Il pavimento originale dell’VIII sec. (Disegno S. Carracillo da F. Marazzi) dell'Europa altomedievale. Il vecchio monastero fu trasformato in centro di accoglienza per persone di rango ed era collegato al nuovo da porticati. Sono ancor oggi visibili i pavimenti originali completi nel refettorio dove centinaia di monaci consumavano i pasti, incentrati su verdure, pesce e frutta, cereali (farro, grano duro e orzo), carni bianche, legumi (lenticchie, fagioli e favino: la zuppa di fave con lardo di maiale era molto consumata d'inverno). Accanto al monastero erano le 34 - Alta Valle del Volturno officine: grande laboratorio con sezioni per laterizi, vetri colorati, statuaria, epigrafia, campane ed altri oggetti di pregio con l'uso dello smalto à cloisons francese, primo esempio d'uso dello stesso nel Mezzogiorno appena dopo quelli del Sancta Sanctorum in Roma e di Sant'Ambrogio a Milano. Una vera e propria città monastica, quella di San Vincenzo al Volturno, con proprietà terriere che superavano i 450 chilometri quadrati e interessavano più regioni, dalla Campania alla Puglia, Sotto: Ricostruzione pittorica dell’assalto saraceno. (Disegno S. Carracillo da F. Marazzi) Copertina di libro (frammento) e oggetti decorati con smalto à cloisons francese, 820-830 d.C. (F.Marazzi) all'Abruzzo, al Lazio. Il monastero vive il suo primo momento critico quando nell' 860 arrivano i primi Saraceni che vengono tacitati con 3.000 monete d'oro. Ma l'incursione si ripete nell'881 con saccheggio, morte di centinaia di monaci e fuga a Capua degli scampati. Questo secondo arrivo degli Arabi aveva alle spalle il duca-vescovo di Napoli Atanasio II, diffidato due volte dal papa ad interrompere i rapporti contrattuali con gli infedeli. Testina in avorio 830 d.C. (da F. Marazzi) San Vincenzo al Volturno - 35 The second phase or that of San Vincenzo Maggiore (9th-12th centuries AD) Towards the end of the eighth century San Vincenzo appeared on the scene among the Benedictine abbeys sustained by Charlemagne in Europe. The European tendency towards analogous Carolingian abbeys on the southern border of the Frankish empire came to a close and the abbey received privileges from the emperor in 787 AD, becoming a sort of outpost for the Frankish empire on the Mediterranean Sea, an irradiation point for the Carolingian renovatio towards the Byzantines and Lombards in the South. Functioning as a symbol of religious and imperial power created the problem of the new monastery, which was built next to the first, with avantgarde architecture and decoration: a large church, measuring 68 meters by 28, with three naves divided by columns (16 for each part) that came from an ancient temple in Campania, pavements made from sheets of white marble that contained different types of geometric designs, a crypt similar to that of St. Peter's in Rome and frescoed walls. QUEQUE VIDES, OSPES, PENDENCIA CELSA, VEL IMA, VIR DOMINI IOSUE STRUXIT CUM FRATRIBUS UNA is written on the façade. (Everything you see, foreigner, which rises up from low to high, was built by a man of God, Giosuè, together with his brothers). The frescoes decorated the entire monastery, although there is little remaining evidence which includes the Crypt of Epifanio in which the pictorial cycle that covers both the walls and the vault is dominated by scenes of the Virgin, from the Annunciation to the Maternity, to the figure of the Queen depicted on the vault next to her son, Jesus Christ. A fundamental chapter, that of San Vincenzo's painting, inevitable in Europe's art history in the early Middle Ages. The old monastery was transformed in a reception centre for the upper classes and connected to the new monastery with porticoes. Today the complete and original pavements are still visible in the refectory, where hundreds of monks had their meals, based on vegetables, fish and fruit, grains (emmer, durum wheat and orzo), white meat, legumes (lentils, beans and tick-beans: broad bean soup with pig lard was often eaten in winter). The workshops were located next to the monastery: and other precious objects made with French cloisonné enamel, the first example in the Mezzogiorno after those of the Sancta Sanctorum in Rome and Sant’Ambrogio in Milan. A real monastic city, that of San Vincenzo al Volturno, with a landed property that exceeded 450 square kilometres and covered various regions, from Campania to Puglia, Abruzzo and Lazio. The monastery underwent its first moment of peril when, in 860 AD, the Saracens arrived, then appeased with 3,000 gold coins. The raid reoccurred in 881 AD and included Sotto: Cripta anulare di looting, the death of hundreds of monks; those who managed to S. Vincenzo Maggiore. escape then fled to Capua. The Arab’s second attack was sustained by the duke and bishop of Naples, Atanasio II, war(da R. Hogdes) ned twice by the Pope to stop all contractual relations with the infidels. 36 - Alta Valle del Volturno San Vincenzo al Volturno - 37 38 - Alta Valle del Volturno LA CRIPTA DI EPIFANIO Il monumento che subito si associa all'abate Epifanio è, come ovvio, la cripta affrescata realizzata nella “chiesa nord”. Essa è comunque solo una delle numerose novità che troviamo in questo periodo nella parte settentrionale del monastero. La cripta e il santuario della chiesa furono realizzati al medesimo momento. La prima sembra essere stata concepita Sopra: La copertura della Cripta degli anni ‘60. (da F. Marazzi) come cappella funeraria per l'abate: la sua sepoltura doveva essere stata sistemata al di sotto di una piccola fenestella confessionis. Al di sopra, nel 1. Vaso 2. Vergini in corteo 3. Madonna col Bambino e diacono e santo imploranti ai piedi del trono 4. Nicchia ricavata nel tufo con aquile (o pellicani) alla base, angeli e Maria Regina sul trono, strisce colorate con fiori sulla zoccolatura a disegni geometrici 5. Cristo 6. Natività: Angelo che annuncia a Maria e Maria che ascolta in piedi l'annuncio; Maria incinta con Giuseppe; Gesù lavato da due donne 7. Crocifissione di Cristo; in alto a sinistra, Gerusalemme simboleggiata da figura femminile con corona turrita 8. Cristo con Lorenzo a destra e Stefano a sinistra 9. Donne al sepolcro 10. Mano dell'Eterno 11. Scene di martirio 12. II martirio di Santo Stefano (lapidazione con lancio di pietre) e di San Lorenzo (sulla graticola) (da N. Paone) santuario, un elegante triconco fu inserito nella preesistente abside. La navata, con il suo schema decorativo risalente all'VIII secolo, sembrerebbe essere rimasta inalterata, ma di fronte alla chiesa fu edificato un atrio nel quale venne ricavato un piccolo cimitero. La lettura degli affreschi eseguiti nella cripta è cosa quanto mai complessa. Stando al senso complessivo della raffigurazione, tutto il ciclo di affreschi è permeato della profonda influenza che sulla cultura del monastero ebbero la figura dell'abate Ambrogio Autperto ed i suoi studi sulla Apocalisse di S. Giovanni. La finestrella situata sul lato opposto all'entraA lato: La Crocifissione del Cristo e l’abate Epifanio. (Foto T. Paolone) San Vincenzo al Volturno - 39 40 - Alta Valle del Volturno Teoria di vergini. (Foto T. Paolone) ta, è l'unica fonte di luce naturale dell'ambiente. Al di sopra di tale apertura una mano distesa, simboleggiando l'Eterno, allude all'origine soprannaturale di questa luce e ne accentua il significato di potenza. Squarciando le tenebre della cripta, che rappresentano quelle dello spirito, simboleggia il rivelarsi della Verità. Sul fascio della luce è Cristo seduto in trono sul globo del mondo, in veste di Pantokrator, ovvero signore del tutto. Egli è posto a crocevia tra la parete verso la navata, ove si narra della Incarnazione del l'abside, ove tutto si conclude nella sintetica, ma esplicita allusione al giorno del Giudizio Finale. Della vita del Cristo sono date poche, simboliche scene, che enfatizzano il ruolo della Vergine come tramite per l'Incarnazione del Figlio, venuto ad annunciare la salvezza. La Crocifissione, con cui si conclude l'esperienza terrena Sopra: Gli arcangeli. (Foto T. Paolone) Verbo in Cristo, che apre la porta alla salvazione dell'uomo, e la parete verso Sotto: Maria Assunta. (Foto T. Paolone) del Cristo, è anche il momento in cui, chi ha creduto in Lui, ne raccoglie la rivelazione e ne dà testimonianza. Questo aspetto è approfondito nella sequenza sulla parete opposta, ove si trova rappresentato il sacrificio dei Protomartiri romani Lorenzo e Stefano. Essi, nella loro testimonianza, giungono sino San Vincenzo al Volturno - 41 all'estremo sacrificio di sé, che si trasforma subito nella rinascita alla nuova vita di eterna gloria e beatitudine presso Dio. Nella rappresentazione del martirio di Lorenzo, la morte del Santo trova subito riscontro nell'intervento dell'Angelo, che ne conduce l'anima a Dio. E il corteo delle martiri, sull'altro lato, che recano tra le mani la corona, simbolo Sopra: Il martirio di S. Stefano e S. Lorenzo. (Foto T. Paolone) assistono all'avvento, da Occidente, del Quinto Angelo. Egli altri non è se non il Sopra: L’Annunciazione. (Foto T. Paolone) dell'estremo sacrificio, rappresenta l'eterna partecipazione alla gloria del Signore da parte di chi ne ha dato testimonianza. Nell'abside è rappresentato, con brevi ma intense allusioni, il momento della fine dei giorni. I quattro Arcangeli, dopo aver fermato i venti e spento le stelle, la cui luce è simbolicamente racchiusa entro globi, Cristo stesso che viene a compiere il Giudizio Finale sugli uomini, scegliendo i giusti e i dannati. La Vergine è in posizione intermedia - quasi di mediazione per l'umanità - tra il Cristo Pantokrator e il Cristo Giudice. Chiunque fu sepolto nella cripta, nel giorno del risveglio finale, avrebbe simbolicamente trovato di fronte a sé proprio l'immagine di Colui che, giungendo da Occidente, sarebbe venuto a giudicarlo. È particolarmente difficile offrire una valutazione stilistica di questi affreschi, visto che essi stessi costituiscono una delle poche Sotto: La Natività. (Foto T. Paolone) San Vincenzo al Volturno - 43 Sopra: San Lorenzo. Sopra: Santo Stefano. (Foto T. Paolone) (Foto T. Paolone) testimonianze superstiti di una certa ampiezza della pittura italiana prima del Mille. Tuttavia, il procedere degli studi ha rivelato un'affinità di queste eleganti pitture con l'arte delle Cattedrale di Benevento, con il tempietto del Clitunno di Spoleto e con il tempietto di Seppannibale presso Fasano (BR). La Cripta è stata per oltre un secolo Sopra: Epifanio ai piedi del Crocifisso. (Foto T. Paolone) corti longobarde dell'VIII secolo avanzato. Paragoni sono stati portati con San Salvatore di Brescia, con S. Sofia e con la A lato: Gesù Cristo fra i Santi martiri. (Foto T. Paolone) l’unica testimonianza dello splendore raggiunto dal cenobio vulturnense. Il ciclo di affreschi in essa contenuti è una delle poche testimonianze superstiti della pittura italiana antecedente l’anno Mille: «La maestà delle raffigurazioni […] non ha nulla della fissità ionica, sempre troppo astratta e capziosa, dell’arte di Bisanzio. […] La bellezza della Vergine Regina, per non allontanarci da questa stupenda immagine-guida, ha sempre tratti così circostanziati che si potrebbe dirla asiatica, iranica addirittura; un esemplare impareggiabile scaturito, finanche sotto il rispetto antropologico, dallo stesso ceppo umano da cui uscirono Sem, le grandi giudee della Bibbia». F. Bologna - La pittura dalle origini, Roma. Editori Riuniti, 1978, pp. 25-26. «La crocifissione ha delle caratteristiche singolari: il Cristo è sbarbato, le mani ripiegano il pollice sui chiodi, il perizoma alla vita è assai lungo e passa sul ginocchio: ci sono anticipazioni sugli sviluppi iconografici successivi del Cristo in croce, mentre nel volto sbarbato c’è una fusione insolita del tipo Cristo Emanuel e del Cristo Maturo». C. Brandi - Disegno della pittura italiana, Torino, Einaudi, 1980, pp. 51-53. 44 - Alta Valle del Volturno The Crypt of Abbot Epifanio It is named after Abbot Epifanio (824-842) who had it frescoed. Its theological theme and the dominant figure of the Madonna attributed to the works of Ambrogio Autperto, Abbot at San Vincenzo in 778, make it unique. Its style shows Byzantine, Carolingian and Roman influence. The technique used was that of mural painting based on classical and non-classical designs that was then coloured. The Latin cross shaped crypt with a barrel vault is covered with frescoes. The dado level is based on the designs on Byzantine fabrics, the walls depict scenes from the history of Christianity and the ceiling depicts Christ and the enthroned Madonna. On the wall near the entrance 4 offering virgins can be seen resembling the virgins of Sant'Apollinare in Ravenna although there more attention has been paid to the colours and here their faces are more serene. On the wall opposite, the Madonna with Child, symbol of the mother mediating between the deacons at the foot of the throne and Christ can be seen. The wall with the window depicts the Nativity and includes the heralding angel with Mary listening, Mary lying in bed pregnant with Joseph at her side and Jesus being washed by women. Opposite in the niche set into the tufa rock, angels stood beside the Apocalyptic Angel-Christ painted by Ambrogio Autperto and the Enthroned Madonna and Christ stood in the centre of the vault. The crucifixion with Abbot Epifanio at the foot of the cross, Jerusalem personified in the top left with Christ with Saints Lawrence and Stephen at his side in the niche and women at the tomb above can be seen in the final wing. The martyrdom of Saints Lawrence and Stephen can be seen on the wall opposite. From the northern window, a cone of light emanating from the hand of Eternity is projected towards Christ in the centre. According to the critic Penco, “These paintings surpass the Byzantine iconographic types in a new elaboration of stylistic features imprinted with great freedom of drawing and smoothness of forms and, above all a uniSotto: Le aquile (o pel- que way of colouring and passing from shadow to light licani) del profeta that gives the faces in particular shades of colour that Ezechiele. (Foto T. Paolone) resemble Roman mosaics.” San Vincenzo al Volturno - 45 Il Chronicon Vulturnense Risale alla prima metà del XII secolo e a scriverlo fu il monaco Giovanni con altri confratelli. Si tratta di un documento che ricostruisce la vita della città monastica di San Vincenzo al Volturno dopo la distruzione saracena e la ricostruzione nei secoli X-XII, quando cioè la comunità si era trasferita nel nuovo monastero sulla destra del fiume. Conservato presso la Biblioteca Vaticana con la segnatura Barb. lat. 2724 e danneggiato dal tempo e dai passaggi nei secoli da un luogo all'altro, il prezioso codice è stato restaurato a cura dell'Istituto Regionale per gli Studi Storici del Molise. Il Chronicon rimase a San Vincenzo fino alla seconda metà del XVI secolo. Cesare Costa, commendatario, lo salvò quando la biblioteca monastica andò in rovina. In seguito Camillo Caetani, abate commendatario, portò il manoscritto a Napoli e A lato: Paldo, Tato e Taso si recano a San Vincenzo. (Miniatura BAV, Barb. lat. 2724, c36v) Sopra: Paldo, Tato e Taso lasciano Benevento. (Miniatura BAV, Barb. lat. 2724, c32r) Sopra: Tommaso di Moriemma lava loro i piedi. (Miniatura BAV, Barb. lat. 2724, c342v) Sopra: I parenti dei principi arrivano a Farfa. (Miniatura BAV, Barb. lat. 2724, c35v) 46 - Alta Valle del Volturno A lato: L’abate Giosuè offre la Basilica a San Vincenzo. (Miniatura BAV, Barb. lat. 2724, c80r) Sopra: Il Codice del Chronicon restaurato. (Da N. Paone) successivamente a Roma. Nel 1601 fu prestato a Costantino Caetani, monaco a Montecassino e fondatore della se per oltre due secoli sotto la segnatura XXXIV; 41. Nel 1902 passò infine alla Biblioteca Vaticana con gli altri codici della Biblioteca barberiniana. Dimensioni: cm 32,6 x 19,5; fogli di pergamena n. 341; scrittura beneventana di tipo cassinese; finemente decorato e riccamente illustrato con 37 miniature, 2 grafici e 29 figure di abati. The Chronicon Vulturnense Sopra: La fase di restauro del Chronicon presso la Biblioteca Vaticana. (Da N. Paone) Biblioteca Aniciana. Nel 1685 entrò a far parte della Biblioteca Barberini, dove rima- At the beginning of the 12th century, the monks of San Vincenzo recorded the history of the monastery from its birth in a chronicle. They had to use several different sources and testimonies that were difficult to obtain since the Saracens had destroyed everything in 881. The chronicle is called the Chronicon Vulturnense and is kept in the Vatican Library (Barb. Lat. 2724). This volume includes translated excerpts referring to the period of reconstruction (10th-11th centuries). Reconstruction took place on two levels, borrowing and incastellamento, that is, the building of villages authorized by the civil authorities. San Vincenzo al Volturno - 47 L’Incastellamento I monaci scampati all’eccidio saraceno tornano nel monastero dopo oltre trentanni, e l'abbazia passa ad una gestione indiretta con le terre della Valle divise in tante zone e incastellate, cioè affittate a famiglie con l'obbligo di edificarvi villaggi e di mettere le terre a coltura, dando luogo ad una fioritura di insediamenti tuttora alle origini dei paesi della Valle del Volturno e dintorni. L'incastellamento avvenne ad ogni modo anche da parte dei feudatari, ma mentre questi affittavano con Sotto: Il territorio di S. Vincenzo al Volturno. (Disegno di M. Guglielmelli, 1715) CASTEL SAN VINCENZO rapporto vassallatico, il monastero stipulava contratti notarili ventinovennali con diritti e doveri sottoscritti dalle parti e tempo utile alle trasformazioni agricole a medio e a lungo termine. In alcuni paesi ROCCHETTA A VOLTURNO fondati dai monaci di San Vincenzo permane ancora la chiesa posta al centro delle abitazioni degli affittuari. Nel 945 sulla rupe calcarea che domina l'abbazia viene SCAPOLI fondato il castrum Sannie, che corrisponde all'odierno Castellone. Su una collinetta nell'attuale territorio di Montaquila, in località Colle Castellano, tra il 962 e il 965 viene fondato il 48 - Alta Valle del Volturno COLLI A VOLTURNO villaggio di Olivella, insediamento aperto oggi abbandonato. Sempre nel 962, a ridosso dei primi contrafforti mainardici, se ne fonda un altro in località Cerasuolo Vecchio, oggi comune di Filignano. Nel 972 ventidue uomini provenienti Sotto: La città monastica di S. Vincenzo nel XI sec. (Disegno S. Carracillo da F. Marazzi) dalla Marsica, da Valva e da Teano sono invitati a fondare il castello di Vantra, oggi Fornelli. Nel 982 quattro capifamiglia sono mandati a fondare il castrum Scappeli, FORNELLI l'odierno Scapoli, nel cui territorio nell'844 gli stessi benedettini fondano il monastero di San Pietro d'Itria, oggi in ruderi. Sulle rovine dell'insediamento romano di Bactària gli abati fondano nel 985 il villaggio di Vacchereccia o Baccaricia, nel territorio dell'attuale Rocchetta a Volturno. La colonizzazione benedettina è attestata anche dalla presenza della chiesa rupestre di Santa Maria delle Grotte, edificata dagli stessi abati di San Vincenzo. Il contratto CERRO AL VOLTURNO San Vincenzo al Volturno - 49 successivo, datato 988, è riferito a Colli Sancti Angeli, Colli a Volturno. Nel 989, quindici famiglie Sotto: I villaggi fondati dagli abati di San Vincenzo al Volturno. (Da R. Hodges) provenienti da Corniliano, vicino Teano, e una de loco nostro vengono chiamate a costruire e a vivere in un loco ubi dicitur ad Cerrum, cioè Cerro al Volturno. Nella parte orientale della terra tra il 1011 e il 1053 vengono fondati altri villaggi fortificati tra cui Foruli, l'odierno Forli del Sannio, Alfedena, Montenero, Malacclocaria (insediamento abbandonato), Rionero, Acquaviva, 50 - Alta Valle del Volturno PIZZONE Spina (frazione abbandonata sull'altopiano La Spina), Licenoso e Tenzenusu, questi ultimi a confine tra Cerro e Acquaviva. L'ultimo contratto di CASTELNUOVO AL VOLTURNO fondazione è datato 1066 ed è riferito al castrum ad Sancta Maria, il cui territorio corrisponde alla attuale Santa Maria Oliveto. Anche Castelnuovo al Planimetria del villaggio altomedievale di Vacchereccia e saggio 1983. (Da R. Hodges) Volturno, comune di Rocchetta a Volturno, e Pizzone sono sorti a seguito delle fondazioni di San Vincenzo al Volturno avutesi dopo il X secolo. Il territorio prospicente l’Abbazia di S. Vincenzo al Volturno. (Disegno di M. Guglielmelli, 1715) San Vincenzo al Volturno - 51 ENCASTELLATION Upon returning after over thirty years, the abbey changed to an indirect management of their lands in the Valley, divided in different areas and subject to encastellation, rented out to families, obliged to found villages and work the land, creating a number of settlements from which the villages in the Volturno Valley and its surroundings originate. Encastellation also occurred among large landowners, but while these rented with a vassalic relationship, the monastery developed notarial contracts with a duration of 29 years with rights and obligations undersigned by both parts and time limits for medium and long-term agricultural transformations. In some villages founded by San Vincenzo's monks, the church is still surrounded by the renters' houses. In 945, on the calcareous cliff that dominates the Abbey, the castrum Sannie was founded, correspondent to today's Castellone. On a small hill in the actual territory of Montaquila, in the locality Colle Castellano, between 962 and 965 AD, the village of Olivella was founded, an open settlement, today abandoned. Additionally, in 962 AD, close to the Mainarde mountains' first spurs, there was another foundation in today's Cerasuolo Vecchio, part of the town of Filignano. In 972 AD, twenty-two men come from Marsica, Valva and Teano were asked to found the Castle of Vantra, today's Fornelli. In 982 AD four heads of the family were sent to found the castrum Scappeli, today's Scapoli; in 844 AD, in the same territory, the Benedictines had founded the San Pietro d'Itria monastery, today in ruins. In 985, upon the ruins of the Roman settlement of Bactària, the abbots founded the village of Vacchereccia or Baccaricia, in the territory of today's Rocchetta a Volturno. The Benedictine colonization is demonstrated here by the presence of the rupestrian church of Santa Maria delle Grotte, with valuable frescoes from the 12th, 13th and 14th centuries. The following empheteutic contract, dated 988 AD, refers to Colli Sancti Angeli, Colli a Volturno. In this territory there was already a previous nucleus founded in 972 AD, named Sant'Angelo. In 989 AD fifteen families, coming from Corniliano, near Teano, and one family de loco nostro were called upon to build and inhabit the castle in loco ubi dicitur ad Cerrum, today's Cerro al Volturno. Between 1011 and 1053 AD, in the eastern part of the area, other fortified villages were founded, including Foruli, today's Forli del Sannio, Alfedena, Montenero, Malacclocaria (an abandoned settlement), Rionero, Acquaviva, Spina (an abandoned hamlet on the La Spina upland plain), Colle Stephanus, Licenoso and Tenzenusu, the last found between Cerro and Acquaviva. The last empheteutic contract, dated 1006 AD, refers to Castrum ad Sancta Maria, the area which corresponds to today's Santa Maria Oliveto. Even Castelnuovo al Volturno, part of the town Rocchetta a Volturno, was born after San Vincenzo al Volturno's subsequent foundations which occurred around the 10th century. Pizzone's origins can be found in the foundations, due to the efforts of San Vincenzo's abbots, which occurred after the 10th century. Terza fase o del Monastero del XII secolo Rilievo pavimento marmoreo. (Da A. Pantone) Particolare del pavimento del XII Secolo (Da A. Pantone) Sopra: Ipotesi ricostruttiva del monastero del XII sec. (Da N. Paone) Sulla sponda sinistra del fiume la sicurezza si fa sempre più debole, fino a indurre i monaci a cambiare sede spostandosi sulla sponda opposta. Il sito è una sorta di isolotto con tre lati protetti da fiume e canali e uno da asperità naturali. Inoltre un alto muro interno con 4 torri agli angoli chiude il monastero come una cittadella fortificata. I materiali sono quelli provenienti dalla demolizione del monastero abbandonato. Molto raffinata è la elaborazione dei pavimenti, di cui rimane quello di un'aula di fianco alla navata sinistra. A consacrare la Basilica San Vincenzo al Volturno - 53 è il papa Pasquale II nel 1115; lo stesso papa con propria bolla lega in seguito il Monastero alla Sede Apostolica sottraendolo alla giurisdizione dell' episcopato locale. I conti sembravano tornare, ma i tempi erano mutati. Il re normanno Ruggero II d'Altavilla pretendeva che il nuovo abate fosse persona di sua indicazione e al rifiuto dei monaci, fedeli da sempre solo al papa, emissari normanni assaltarono il monastero predandolo di beni (casse d'argento partirono per il Palazzo dei Normanni). Lo stesso re escluse San Sotto: Colonne della Basilica di Josuè dinanzi l’Abbazia. (Foto T. Paolone) San Vincenzo Nuovo - Interno. (Foto T. Paolone) Vincenzo dall'elenco dei monasteri di sua fiducia, mentre i feudatari che avevano iniziato nel secolo precedente gli assalti fecero il resto. A questi episodi fa seguito la lunga e lenta agonia con estinzione dello stesso monastero in età moderna. 54 - Alta Valle del Volturno The third phase or that of the 12th century Monastery On the left bank of the river security was continuously weakening, a fact which brought the monks to move their residence to the opposite bank. The site is a sort of islet with 3 sides protected by the river and its channels and one by the land's unevenness. Additionally, a high wall with 4 towers, one at each corner, closes the monastery like a fortified citadel. The materials used came from the demolition of an abandoned monastery. The pavements had a very refined elaboration of which remains that of a room along the left nave. Pope Pasquale II consecrated the Basilica in 1115; with his papal bull he also bound the Monastery to the Roman Apostolic See, removing it from local episcopate's jurisdiction. The situation seemed to be stable, but times had changed. The Norman king Ruggero II d'Altavilla wanted to choose the new abbot and when the monks refused, as they were loyal to the Pope, Norman emissaries assaulted the monastery, despoiling it of goods (chests of silver left for the NorSotto: San Vincenzo al mans' Palace). This king excluded San Vincenzo from his Volturno e il porticato list of trusted monasteries, while the large landowners del XII sec. who had already started their attacks a century before did (Foto T. Paolone) the rest. San Vincenzo al Volturno - 55 Quarta fase o del Monastero femminile Per la rinascita bisogna attendere il 1990, quando coraggiose monache benedettine venute da lontano ridanno vita alla Regola con la Basilica ricostruita e il Palazzetto restaurato in un angolo della cinta originaria. Artefici di tale rinascita sono Madre Miriam Benedict e Madre Agnes Shaw, provenienti dal Monastero Regina Laudis nel Connecticut (USA). A Madre Agnese, laureata in lingua spagnola, sono affidati la cura della biblioteca e il laboratorio di Sotto: Veduta panoramica di S. Vincenzo al Volturno Nuovo. (Foto T. Paolone) Rev.da Madre Miriam Benedict O.S.B. (Foto T. Paolone) Madre Agnese Shaw O.S.B. (Foto T. Paolone) 56 - Alta Valle del Volturno rilegatura artistica del Monastero. Madre Filippa Kline, che arriva a San Vincenzo nel 1994, archeologa e antropologa, si occupa invece del laboratorio di A lato: Madre Filippa Kline O.S.B. (Foto T. Paolone) The fourth phase or that of the female Monastery Its rebirth will only occur in 1990, when courageous Benedictine nuns from far away revive the Rule with a reconstructed Basilica and the “Palazzetto” or small building restored in one of the original walls' corners. The authors of such a rebirth are Mother Miriam Benedict and Mother Agnese Shaw, from the Regina Laudis Monastery in Connecticut (USA). Mother Agnese, who has a degree in Spanish, takes care of the Monastery's library and artistic bookbinding workshop. Mother Filippa Kline, who arrived in San Vincenzo in 1994, archaeologist and anthropologist, takes care of the ceramics workshop. Mother Miriam Benedict is the prioress of the monastery and expert both on its centuries-old history as on the Hebrew language. Apart from her duties as Mother Superior, Mother Miriam loves working in the countryside with her tractor and governing the monastic company's destiny. ceramica. Madre Miriam Benedict, priora di San Vincenzo, è studiosa delle sue vicende ultramillenarie e di lingua ebraica. Oltre ai doveri di superiora, ama inoltre lavorare la campagna col trattore e guidare il destino dell'azienda monastica. Sotto: L’ingresso al Palazzetto abbaziale. (Foto T. Paolone) Acquaviva d’Isernia - 57 sono la Chiesa di Santa Maria dell’Assunta e la Chiesa di Sant’Anastasio, al cui culto è legata la notissima Festa del Fuoco in gennaio. I COMUNI DELLA VALLE ACQUAVIVA D’ISERNIA Il comune di Acquaviva d'Isemia presenta una estensione di 1370 ettari ed ha una popolazione di 531 abitanti. Per la sua collocazione geografica e la sua Castello Carmignano (Foto T. Paolone) Sotto: Veduta panoramica di Acquaviva d’Isernia. (Foto T. Paolone) altitudine (750 metri s.l.m.) è frequentato specie nel periodo estivo. Il caratteristico borgo ai margini del torrente Rio era già abitato in epoca sannitica. Interessato anch’esso nel X secolo dal ripopolamento territoriale da parte dei monaci di San Vincenzo al Volturno, il Castello dei marchesi Carmignano (ultima famiglia tenutaria del feudo), che sovrasta l’ameno abitato, è di probabile impianto longobardo ed in possesso oggi di più proprietari. Di interesse artistico DA VISITARE La chiesa madre dedicata a S. Anastasio Martire è un edificio dalla facciata in pietra a faccia vista, caratterizzato da una gradinata d'accesso, che conferisce alla struttura un aspetto solenne. Ad una sola navata, il presbiterio ospita un altare in marmi policromi. S. Maria dell’ Assunta è invece una caratteristica chiesetta di campagna costruita, secondo la tradizione, dalla popolazione di Acquaviva 58 - Alta Valle del Volturno maggiori, come testimoniano sia l'arretramento della parte presbiteriale sia i resti dell'originaria perimetrazione. The Junipers Fire Chiesa madre di S. Anastasio. (Foto T. Paolone) nel luogo in cui, nel XVIII sec., avvenne l'apparizione della Madonna. Il suo interno è ad aula unica, mentre al centro del pavimento è posta una lastra tombale datata 1720. Tipico edificio extramurale, in origine la sua struttura doveva essere di dimensioni Acquaviva d’Isernia was part of San Vincenzo al Volturno Abbey. Here the Carmignano Castle, S. Maria Assunta Church and S. Anastasio Church can be seen. Very famous is the “Festa del Fuoco”, when a lot junipers are burned in January for the fields fruitfulness. Sotto: Chiesa di S. Maria Assunta del sec. XVIII. (Foto T. Paolone) Acquaviva d’Isernia - 59 La “Focata d’inverno” Ad Acquaviva il 21 gennaio si celebra la notissima “Festa del fuoco” (o Focata d’inverno). Altissime fiamme sfidano il cielo, l’aria è pungente come gli aghi dei crepitanti ginepri che inceneriscono sul fuoco, in una notte in cui si ricrea un'atmosfera magica per giovani ed anziani, che nei giorni precedenti si sono recati nei boschi vicini ed hanno abbattuto e trasportato - un tempo sul dorso di bestie da soma, oggi con l'ausilio di moderni trattori e motozappe - i ginepri nella piazza del Sotto: I ginepri bruciano nel fuoco di S. Anastasio. (Foto da T. Paolone) Processione in onore di S. Anastasio. (da T. Paolone) paese. Qui tutti si ritrovano dopo il tramonto con donne e bambini intorno alla cosiddetta “focata", capace di accorciare le ombre della solitudine ed un tempo anche del bisogno. Nel rito della “focata”, che per l’enorme quantità di materiale utilizzato brucia sino a notte fonda, è insito anche un motivo più strettamente religioso di devozione e ricerca di protezione. Al martire Anastasio, cui è intitolata la Chiesa madrice e santo patrono venerato da tutti gli acquavivesi vicini e lontani, è infatti votato il gigantesco falò, che anticipa la celebrazione liturgica del giorno successivo, allorchè la statua del santo è portata in solenne processione lungo le vie del paese. 60 - Alta Valle del Volturno CASTEL SAN VINCENZO Nato dalla fusione avvenuta nel 1929 tra i comuni adiacenti di Castellone al Volturno e San Vincenzo al Volturno, è situato su uno sperone roccioso, che lo pone in una posizione preminente sull'Alta Valle del Volturno. Il centro abitato è posto a 735 metri s.l.m. ed i residenti sono all’incirca 600. Il territorio comunale si estende su una superficie di 2236 ettari, interamente montani, ed è in buona parte coperto da boschi cedui e ad alto fusto. Anche i pascoli occupano una Sotto: Veduta panoramica dell’antico borgo di Castellone. (Foto T. Paolone) consistente fetta del territorio, mentre l'agricoltura presenta Castel San Vincenzo al Castrum Castilionis, etimo settecentesco, mentre la sua evoluzione ha seguito gli avvenimenti della vicina Abbazia di San Vincenzo al Volturno, autentico monumento storico, culturale e religioso di epoca altomedioevale. Per Veduta della parte alta di Castellone. (Foto T. Paolone) una discreta presenza di oliveti. La storiografia più recente fa risalire l'odierno moltissimi anni, prima Castellone e poi Castel San Vincenzo sono stati Castel San Vincenzo - 61 sede di Uffici Giudiziari mandamentali. Il territorio comunale si offre in maniera ottimale per discorsi di natura ambientalistica e paesaggistica. Il lago, realizzato alla fine degli anni '50 come bacino artificiale, accoglie l’immagine riflessa della retrostante catena delle Mainarde. Sulle sue rive è presente un'area attrezzata per campeggio, che si inserisce in maniera armonica nell'ambiente mainardico con la Valle di Mezzo ed i suoi boschi, le sue sorgenti, la sua fauna spesso singolare (il Lupo, l'Orso, l'Aquila reale, Sotto: L’abitato, nella sua mise autunnale, si specchia nel lago. (Foto V. Grande) Faggeta nella Valle di Mezzo. (Foto V. Grande) ecc.); con lo scenario che si osserva raggiungendo lungo sentieri segnati il pianoro di Monte Mare o la sua cima, la più alta delle Mainarde; con la conservazione della struttura urbana del vecchio ed esteso borgo medioevale. Sono, questi, tutti elementi non facilmente riscontrabili altrove. Belle piazzette panoramiche, un Centro di Flora Appenninica del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ed un Museo archeologico rappresentano le ulteriori attrattive per il visitatore che voglia raggiungere Castel San Vincenzo alla ricerca di una sosta ritemprante e culturale ad un tempo. Stupefacente la vista sul lago dal belvedere della piazza S. Filippo Neri. Nel centro storico e lungo 62 - Alta Valle del Volturno la stradina sterrata che fiancheggia il lago operano due ristorantini che preparano piatti tipici della tradizione locale: polenta, sagne e fagioli, carni alla brace e soffritti. Un appuntamento da non perdere è il caratteristico “Mercatino del Borgo”, che anima le serate agostane riaprendo le numerose botteghe del ben conservato centro storico. DA VISITARE S. Martino La sua origine è assai remota. Ad una sola navata, nella prima metà dell'Ottocento la Chiesa di S. Martino, Chiesa di S. Martino (Foto T. Paolone) che si innesta nel cuore del bellissimo centro storico di S. Vincenzo di Castel S. Vincenzo, fu ampliata a tre navate e nel 1863 ne venne rinnovato il pavimento a mosaico. Il suo interno, restaurato impropriamente negli anni '90, presenta oggi delle statue lignee dei sec. XVIIIXIX, i resti di un coro ligneo, l'esterno di un organo settecentesco ed una tela del 1827. Sotto: Chiesa San Vincenzo Ferreri Particolare della facciata. (Foto T. Paolone) Chiesa S. Stefano martire (Foto T. Paolone) S. Stefano Martire Datata fra il XII e XIII sec., si apre sulla gradevole piazza del borgo Castellone di Castel S. Vincenzo. Molto peculiare appare la sua facciata principale, in quanto adorna di un bel rosone in stile romanico. Castel San Vincenzo - 63 S. Vincenzo Ferreri Chiesa di modeste dimensioni che si apre lateralmente al bellissimo belvedere di San Vincenzo di Castel S. Vincenzo, la sua origine risale al 1717. Al suo interno, ad una sola navata, conserva un dipinto riconducibile a pari epoca. Al santo Vincenzo è anche legato un pellegrinaggio, che si tiene ogni anno il 25 aprile e vede la presenza di pellegrini provenienti da Roccapipirozzi, frazione di Sesto Campano. Santa Maria delle Grazie La chiesa sorge a ridosso della frazione Cartiera. Di ridotte dimensioni nella sua struttura rurale, è stata edificata agli inizi del XIX sec. Ai festeggiamenti della Madonna delle Grazie (2 luglio) è legata una fiera di merci. Eremo San Michele Arcangelo Posto ad occidente dell'abitato di Castel S. Vincenzo, incastonato fra le rocce di Monte S. Michele ed accessibile soltanto attraverso uno scosceso sentiero, l'Eremo fu fondato dagli abati benedettini intorno al 1027. Al suo minuscolo interno è un interessantissimo altare affrescato. L’8 maggio di ogni anno fedeli in processione si inerpicano lungo il difficile sentiero che vi conduce e trasportano a spalla la statua del santo nella parrocchiale per poi riportarla, sempre Chiesa San Vincenzo Ferreri Affresco sulla volta in processione, in (Foto T. Paolone) sede. Chiesa S. Maria delle Grazie (Foto T. Paolone) Eremo San Michele Arcangelo (Foto T. Paolone) 64 - Alta Valle del Volturno Castel San Vincenzo - 65 La cartiera di San Bernardo L’edificio produttivo è situato nella piana percorsa dal fiume Volturno. Lo stabile, così come è visibile oggi, fu ristrutturato nel 1875 da Bernardo Martino, che ampliò una preesistente cartiera appartenente alla stessa famiglia e Lapide commemorativa apposta sulla facciata. (Foto T. Paolone) costruita verso il 1850 su una struttura utilizzata per la macinazione del grano. Da ormai molti anni la cartiera non è più in funzione. Gli anziani ricordano che in questa fabbrica, di cui sono rimasti oggi resti ben visibili (capannone, ciminiera), non si produceva solo carta, ma c'erano anche una segheria delle pietre e un A lato: La montagna di San Michele, che racchiude l’Eremo del XII sec. (Foto T. Paolone) Quanto resta della antica cartiera. (Foto T. Paolone) reparto per la lavorazione della lana. Per il funzionamento dell'opificio si utilizzava la forza idraulica, cioè dell'acqua attinta dal Volturno. Il proprietario della cartiera si chiamava Comincio Martino, che si faceva aiutare da un dirigente francese di nome Verdé. Per un disaccordo tra i due la fabbrica fu tuttavia chiusa e restò abbandonata. Negli anni successivi, nella zona dove sorgeva l’opificio, vennero in seguito costruite le prime abitazioni. Questa zona oggi è diventata frazione del comune di Castel San Vincenzo ed ha il nome di Cartiera in ricordo della fiorente fabbrica di un tempo. Art and Nature Castel San Vincenzo is the ancient Castro Sannie. Up to half the XIX century Castel San Vincenzo was divided into 2 villages, one called Castellone, which suggestively dominates the rock summit; the other named San Vincenzo, which overlooks the hill that is reflected by the waters of the lake basin lying below. The fame of this place is due above all to the presence of the S. Vincenzo al Volturno Abbey with its archeological area. It is worth visiting S. Stefano Church, S. Martino Church, S. Michele rocky Church and S. Maria delle Grazie rural Church. Otherwise Castel San Vincenzo is not merely archeology. Its land of unthouced nature shows evocatives scenaries, for example those of S. Michele a Foce with the ermitage devoted to S. Michele which stands at 930 metres on the South face of Mount S. Michele. 66 - Alta Valle del Volturno CERRO AL VOLTURNO Un’estensione di 2.369 ettari, 14 centri abitati, quasi 1500 abitanti, un'altezza media di 500 metri s.l.m.: queste alcune delle caratteristiche di Cerro al Voltumo. Una lunga storia interessa Cerro al Volturno ed il suo spettacolare castello. La sua specificità è infatti un imponente castello del XV sec. che domina l'intero centro abitato e tutta l'Alta Valle del Volturno. La roccaforte è costruita su una fortificazione longobarda posta in cima ad una Sotto: Un’ampia veduta di Cerro al Volturno con il suo castello del XV sec. (Foto T. Paolone) conformazione rocciosa intorno a cui si sviluppa il nucleo principale dell’abitato, diviso in due borghi raccolti intorno alla chiesa di Santa Maria Assunta e a quella dei SS Pietro e Paolo. Legata alla costruzione del quattrocentesco castello Pandone è la nascita della Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta in Coelo, al cui interno sono conservate tre pale del XVII secolo, mentre nel sagrato sono presenti due cippi funerari di epoca romana (III-IV sec. d.C.). Molto interessante è il campanile a vela del XVII secolo. Sviluppatasi nel borgo denominato Cerro, la Chiesa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo è stata più volte restaurata. S. Maria Assunta (Foto T. Paolone) Al suo interno sono un magnifico altare in marmo policromo e due navate laterali. Dotata di poderoso campanile ad angolo, Cerro al Volturno - 67 la campana della torre campanaria è datata al 1300. Cerro sarebbe stato fondato nell'889 dall’abate Roffredo di San Vincenzo al Volturno, che condusse una colonia dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno, come si apprende dal noto Chronicon Vulturnense. Appartenuto nel XV secolo alla famiglia dei Pandone, conti di Venafro, ed in seguito alienato a diverse famiglie nobiliari, oggi il castello Pandone, padronale e più volte restaurato, è adibito ad esclusivi Bed & Breakfast e ristorante. DA VISITARE Santi Pietro e Paolo (Foto T. Paolone) di contadini in una località detta Cerrum dagli alberi di cerro, pianta ad alto fusto della famiglia della Quercia, che vi crescevano in abbondanza. Ancora oggi il gonfalone del paese reca sul campo un cerro, all'ombra del quale un maiale mangia ghiande e sulla cui sommità campeggia la scritta Fortitudo Cerri, la forza del Cerro. La storia del comune è legata a quella A lato: Pala dell’altare di S. Maria Assunta già nel convento di S. Maria di Loreto. (Foto T. Paolone) Di notevole interesse storico era un tempo il Convento di S. Maria di Loreto, edificato nel 1510 per volontà del conte Federico Pandone, signore di Cerro al Volturno sul finire del XV sec. e sino al 1525, anno in cui il feudo di Cerro venne Ruderi del convento S. Maria di Loreto (Foto T. Paolone) alienato dal Pandone a Manfredino Bucca. Tale convento ospitò i Frati Minori Riformati per essere soppresso nel 1809. La chiesa adiacente il monastero è stata aperta al culto sino agli anni Sessanta: al suo interno era una serie di importanti affreschi del XVI sec., oggi andati quasi del tutto persi per l’invasione di radici, così come totalmente in ruderi è ormai la struttura nel totale 68 - Alta Valle del Volturno per ognuno dei disinteresse delle molti nuclei amministrazioni abitativi del locali, nelle cui frazionato teradiacenze ritorio cerrese: hanno addiritMadonna tura dell’Arco collocato una (Valloni); zona PIP e S. Antonio devastato (Foresta); alla lettera il Stemma Famiglia Negrone S. Nicola territorio (Case); S. circostante. Anna (Piano La Chiesa d’Ischia); parrocchiale di San Giovanni Rocco di Cupone (S. Giovanni); è stata edificata S. Bernardino nell’anno 1655 dal (Cerreto); S. Antonio ricco massaro del (S. Vittorino) S. Lucia luogo Eusebio Negrone. Interamente restaurata, in origine presentava un soffitto in legno riccamente dipinto attribuibile a pittori napoletani del XVIII sec. Alle due parrocchie va aggiunta una serie di cappelle rurali, quasi una (Foci). In ciascuna cappella si festeggiano in vari mesi dell’anno i santi cui sono intitolate. Le mura megalitiche Le fortificazioni poligonali che i Sanniti costruivano nello stile ciclopico per rafforzare mediante ostacoli artificiali - i propri confini naturali, erano delle mura costruite con massi grezzi o, al più, sovrapposti in Sotto: Veduta panoramica dell’altopiano de “La Spina”. (Foto T. Paolone) Fortificazione di Monte. S. Croce. (Foto T. Paolone) Cerro al Volturno - 69 A Millenary history Fortificazione di Monte S. Croce. (Foto T. Paolone) maniera approssimativa senza cemento e tenuti insieme dal loro stesso peso. Sulla sommità di Monte Santa Croce, a quota 1000 metri, nel 1980 lo studioso Antonino Di Iorio ha rinvenuto una fortificazione sannitica lunga quasi di Roma si fece più minacciosa, vale a dire nel IV secolo a.C. Anche Monte della Foresta presenta una simile cinta fortificata scoperta sul finire del Duemila dall’archeologo Michele Raddi. La cima di Monte Cerro al Volturno lies on a big rock on the edge of which lies the Castello Pandone built in the end of the XV century. There are 14 hamlets and 3 churches: Santa Maria Assunta, SS. Pietro and Paolo and San Rocco, and many other rural ones. Its origin is connected to the history of San Vincenzo al Volturno Abbey. On Mount Foresta and Mount Santa Croce there are important testimonies of the Samnites, an Italic people. Belonging to the Roman period are two memorial stones in Castello place; in Foresta place Santa Maria di Loreto Convent ruins can be seen. Mura erant montes Fortificazione di Monte della Foresta. (Da M. Raddi) un chilometro e alta in alcuni punti quasi tre metri. Le mura sono spesse circa 2,50 metri ed è molto probabile che esse siano state costruite nel periodo precedente le guerre sannitiche, quando la prepotenza Santa Croce quasi per certo è stata frequentata anche dall’uomo preistorico, come testimoniano alcuni ritrovamenti avutisi in seguito a sondaggi della Missione archeologica di San Vincenzo. Samnites built big walls with rude stones without cement. The Mount Santa Croce walls are over 1 chilometre long and in some parts over 3 metres high. They are over 2,50 metres thick and probably they were built before the Samnite wars. Even Prehistoric man lived in Mount Santa Croce, according to San Vincenzo al Volturno Mission recoveries. 70 - Alta Valle del Volturno Cerro al Volturno - 71 Il castello Pandone Situato in una posizione dominante ad oltre 500 metri di altezza sul livello del mare, il castello di Cerro con la sua possente mole controlla tutta l'Alta Valle del Volturno nel punto in cui presenta la massima strozzatura. Situato in una della vicina Abbazia di San Vincenzo al Volturno, fondando il Castrum Cerri, abbiano riutilizzato il vecchio recinto fortificato costruito dai Longobardi. L’impianto originario del castello risale quindi a tale Sopra: Assonometria su rilievo dell’Arch. O. Masia. (Disegno M.Ciarallo) posizione dominante, fin dall'antichità l'imponente massa rocciosa, su cui successivamente verrà costruito il castello, venne utilizzata come punto di osservazione e controllo dell'Alta Valle del Volturno Si ritiene infatti che i monaci benedettini A lato: Torre, ponte levatoio, portale d’ingresso e veduta d’assieme del castello. (Foto T. Paolone) epoca. Esso aveva la forma di un recinto quadrangolare, al cui interno venivano probabilmente conservati i prodotti del territorio. Sul finire del 1400 il Stemma dei Colonna sul portale del castello. (Foto T. Paolone) maniero assunse l’aspetto attuale per volere del conte Federico della casata Pandone di Venafro, il quale fece costruire tre torri bastoniate che ne accentuarono notevolmente il carattere di fortezza inespugnabile. Nel 1525 Federico lo vendette a Manfredino Bucca, che rimase feudatario di Cerro fino al 1522. Nei primi anni del 1600, passato per Sotto: Lapide fatta apporre sul portale da Lucrezia Colonna, 1623. (Foto T. Paolone) 72 - Alta Valle del Volturno mani diverse, il castello divenne proprietà della famiglia Colonna. Lucrezia Tomacello, moglie di Filippo Colonna, principe di Sonnino, lo abbellì e ne rafforzò le mura, come ricorda la lapide datata 1623 collocata sul portale d’ingresso. I Colonna vendettero il castello alla famiglia Spinola di Sesto Campano, che nel 1688 lo passò ad Antonio Carafa di Traetto. Tale famiglia detenne il castello fino all’abolizione della feudalità (1806). Sotto: Il castello Pandone. Sullo sfondo, le Mainarde innevate. (Foto T. Paolone) The Pandone Castle Pandone Castle overlooks all the High Volturno Valley. Its primary plant dates from the X century and had a quadrangular shape. At the end of the XV century Federico Pandone, Venafro’s Count, built 3 bastioned towers that gave it a style of a storm-proof fortress. In the XVII century Lucrezia Tomacello, Filippo Colonna’s wife, adorned it as a memorial stone on the entrance door remembers. Carafa family owned the castle until the feudality end in 1806. In 1828 it was bought by Lombardi family, which has it yet. Inside it two secular mulberry-trees, an ancient window named “monofora” and a deep tank can be seen. Dai discendenti dei Carafa venne infine venduto alla famiglia Lombardi nel 1828, i cui discendenti lo posseggono tuttora. Meta di numerosi visitatori, adibito a Bed & Breakfast e a ristorante esclusivo, Al suo interno sono due alberi secolari di gelso, una finestra monofora, residuo della ecclesia dell’originario castrum ed una cisterna che raccoglie acqua dalla viva roccia sottostante. Colli a Volturno - 73 secolo, in concomitanza con gli altri borghi dell’Abbazia di San Vincenzo al Voltumo. COLLI A VOLTURNO Colli (Colli centro, Valloni, Casali, Cerreto, Castiglioni e Santa Giusta) si distingue fra i comuni dell'Alta Valle del Volturno non solo per la sua felice posizione geografica - al centro delle importanti reti viarie S.S. 158 e S.S. 85 lungo l'asse RomaNapoli-Pescara quanto anche per una realtà economica che fonda su attività commerciali ed artigianali lungo la S.S. 158 e per una vitalità demografica in tenuta in questo comprensorio Sotto: Veduta di Colli. Alle spalle, la distesa catena delle Mainarde. (Foto T. Paolone) DA VISITARE geografico. Di accertate origini preistoriche, stando a studi recenti, sul vicino Monte San Paolo, in località Serra del Lago, resti di mura megalitiche, lunghe alcuni chilometri e sovrastate da rigogliosa vegetazione, attestano l'esistenza in epoca sannitica di un centro fortificato. Resti di un acquedotto romano, visibili sulla ripida parete del Rio Chiaro, e ruderi di un insediamento medievale confermano di seguito la frequentazione del sito, il cui sviluppo è legato alla fine del X Del castello longobardo, completamente distrutto dai terremoti verificatisi fra l'XI e il XVI secolo, vi sono soltanto resti: qualche traccia S. Leonardo (Foto T. Paolone) 74 - Alta Valle del Volturno dell'impianto S. Maria Assunta (Foto T.Paolone) fortificato di tale periodo può tuttora individuarsi lungo le mura che delimitano l'Acropoli cittadina, cui si accede solo attraverso strette aperture. Feudo dei Pandone nel XV secolo, alla fine del Settecento Colli a Volturno appartenne alla famiglia Carmignano, per divenire - agli inizi del XIX secolo Capoluogo di Governo comprendente i comuni di Pizzone, Scapoli, Rocchetta, Cerro, Castellone e San Vincenzo. Oltre alla bella Acropoli, da cui è possibile godere l'impareggiabile paesaggio montuoso dalle Mainarde ai Monti del Matese, nel centro abitato sono la Chiesa di San Leonardo, di impianto medioevale e a volte affrescate raffiguranti “La gloria del Paradiso”, e la Chiesa Madre di Santa Maria Assunta dal semplice campanile in pietra squadrata del 1720. Di recente restaurata, Chiesa S. Maria Assunta Lapide (Foto T. Paolone) vi si accede attraverso una scalinata aerea. Da non perdere i resti di una necropoli del periodo Neolitico rinvenuti su Monte Sant'Angelo, il vecchio Mulino Raddi, all'incrocio fra Rio San Pietro ed il Volturno e Chiesa San Leonardo - Natività (Foto T. Paolone) Altare maggiore S. Maria Assunta (Foto T. Paolone) naturalmente le escursioni lungo i sentieri di Monte San Paolo o lungo le sponde del fiume Volturno. Per gli sportivi, infine, vi è una impiantistica sportiva a gestione comunale. Ricco il calendario degli appuntamenti estivi, Colli a Volturno - 75 da qualche anno è attiva un’associazione sportiva che valorizza il territorio, coniugandovi la passione per il cavallo e per il trekking a cavallo. Le “mura delle fate” Le fortificazioni sannitiche di Monte San Paolo, secondo l’ipotesi più accreditata, apparterrebbero alla città sannita di Aquilonia, nota nella letteratura romana antica ma non ancora localizzata con certezza sul territorio. Monte San Paolo si trova sulla strada che da Isernia conduce fino a Sora, sul Liri, il fiume che segnò inizialmente (354 a.C.) il confine delle aree di influenza tra Roma (a nord) e il Sannio (a sud). Le mura delle fate, come sono state chiamate dall’archeologo Michele Raddi, che Pubblicazione su Aquilonia (Pro Loco) per primo le ha individuate sulla vetta del monte, sono imponenti e lunghe all’incirca sei chilometri, e si collocano a protezione di circa 220 ettari di territorio. Volturno Valley Cross-Roads Colli a Volturno stands in the middle of the important roads of the S.S. 158 and S.S. 85 towards Rome, Naples and Pescara. On Mount S. Paolo there are remains of megalithic walls some Cinta muraria di Monte S. Paolo. (da M. Raddi) chilometres long. Probably Colli is the ancient Aquilonia of the Samnites. Its development is linked to S. Vincenzo al Volturno Abbey (about the X century). The centre was feud of Pandone family during the XV century; in the XVII century it was of Carmignano family, whereas in the XIX century Colli began Capoluogo di Governo including Pizzone, Scapoli, Rocchetta, Cerro, Castellone and San Vincenzo. Here S. Leonardo Church and S. Maria Assunta Church can be seen. Besides you can see Mount S. Angelo necropolis and Raddi old Mulino and you can walk along Mount S. Paolo paths or along Volturno River banks. Worth to sportsmen you can find a comunal sports plant. The ”legendary” city of Aquilonia Samnitic fortifications on Mount San Paolo should probably belong to the ancient city of Aquilonia. Mount San Paolo stands out on the River Liri that marked the border between the Roman and Samnite territories. The “Fairy Walls” are huge and 6 Km long. They were erected in defence of around 220 ha of land. 76 - Alta Valle del Volturno Il paradiso dei pescatori Il fiume Volturno, rapido e profondo fin dalle sorgenti per effetto del consistente apporto di tutto il bacino imbrifero del gruppo MetaMainarde, offre un habitat eccezionale per numerose specie ittiche fra le quali si impone quella pregiatissima dei Salmonidi. Tanta è ancora l’attrazione che suscita per limpidezza e purezza delle sue acque da costituire la sosta preferita di tutti i turisti che durante l’anno percorrono la S.S. 158, parallela al corso d’acqua. Il tratto di fiume che insiste nel territorio di Colli a Volturno è Sotto: Il Mulino Raddi a ridosso del fiume Volturno. (Foto T. Paolone) Il fiume Volturno scorre sotto Ponte nuovo. (Foto T. Paolone) stato scelto nel 1992 come teatro dei Campionati Mondiali di Pesca alla Trota, destando unanimi consensi e sincera ammirazione negli sportivi convenuti da ogni parte del mondo. Questo tratto ancora costituisce fattore integrante di un territorio contiguo ad area protetta (Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise) che, sulla base degli studi dell’Istituto Superiore di Biologia, è stato definito “di grande interesse naturalistico”. Colli a Volturno - 77 In effetti, prescindendo dalla pregiata fauna ittica presente (Trote, Cavedani, Barbi), questo eccezionale tratto fluviale, ricchissimo di vegetazione lacustre, oltre a costituire rifugio stagionale di quasi tutte le specie di selvaggina di passo, vanta una ricca avifauna stanziale. Pesca sportiva (Foto G. Desiderio) The anglers paradise River Volturno is an extraordinary habitat for a lot of fishing species such as the excellent Salmons. In 1992 the stretch of the river, flowing through Colli a Volturno, was the scene for the World Trout Fishing Championships.That stretch of river has also a rich permanent avifauna. A lato: Il fiume Volturno nel territorio di Colli. (Foto T. Paolone) 78 - Alta Valle del Volturno CONCA CASALE Se primato è, a Conca Casale spetta senza altro quello di essere tra i paesi più piccoli del Molise ma anche tra i più verdi e freschi per via dei suoi 650 metri di altitudine, che ne fanno località turistica di elezione nei caldi mesi estivi e centro dinamico di promozione turistica specie negli ultimi anni. Da sempre legata alle vicende storiche di Venafro, la piccola Conca Casale si chiamava in origine Valle del Campo e divenne comune soltanto nel 1927. Centro agricolo per eccellenza, il suo nome è legato principalmente alla Sotto: Panorama della valle: al centro, la piccola Conca Casale. (Foto T. Paolone) produzione di ottimi legumi e a quella di un gustoso salume battezzato dai locali “la signora”. La Chiesa parrocchiale, nel titolo di S. Antonio da Padova, si colloca lungo la via principale con facciata di semplice fattura e torre campanaria. Nell’esiguo territorio si segnalano inoltre la Chiesetta dei Ss. Cosma e Damiano, di recente restaurata, ed il Santuario della Madonna delle Fontane, in corrispondenza di una sorgente di acque, cui è legata una particolare leggenda: si crede S. Antonio da Padova (Foto T. Paolone) infatti che, quando ci sia l’acqua, sia presente anche la Madonna. The fresh Valle del Campo In ancient times little Conca Casale was called “Valle del Campo” and it began a municipality only in 1927. Here you can see S. Antonio Church, Ss. Cosma e Damiano Church and Madonna della Fontana Santuario. The village is famous for its coolness and production of legumes. Filignano - 79 FILIGNANO È l'antica Fonduliano, poi Fondemano, del Chronicon Vulturnense, ma agli occhi dei visitatori Filignano appare oggi in tutto il suo splendore di comune immerso nel verde del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, che la fanno assomigliare paesaggisticamente ad una piccola Scozia. Vero è che Filignano, terra di emigrazione, ha visto molti dei suoi abitanti raggiungere nella metà del secolo scorso sia la terra di Scozia che altre nazioni del nord europee e che oggi si assiste ad un discreto Sotto: Veduta panoramica di Filignano. (Foto T. Paolone) fenomeno di ritorni, latore di un diffuso benessere un tempo insperato. Una simpatica associazione di idee, quella di Filignano uguale Scozia, per un comune dal territorio molto frazionato (Cerasuolo, Selvone, Mennella, Collemacchia, Franchitti, Pantaniello, Cerreto, Valle, Valerio, Lago, Lagoni, Terragrande e Bottazzelli), divenuto autonomo nel 1861, passando dalla Terra di Lavoro alla Provincia di Molise, ed oggi parte del versante molisano del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Votato al turismo naturalistico per la possibilità di escursioni lungo i boschi pedemontani delle Mainarde, interesse artistico rivestono la Chiesa di San Pasquale, del XVIII secolo, dall’austera facciata in pietra, e quella di S. Eleuterio, che pare risalire al primo insediamento Ss. Immacolata Concezione (Foto T. Paolone) 80 - Alta Valle del Volturno in loco, ascritto al X secolo. Recentemente è stato anche riportato alla luce, in località Mennella, un insediamento medievale. Filignano Lapide ricordo (Foto archivio) Mario Lanza (Foto Archivio Volturnia) Festival Mario Lanza (Foto www.filignano.com) Festival Mario Lanza (Foto www.filignano.com) ospita dal 1996 il Festival internazionale “Mario Lanza” nel nome dell’illustre tenore di origine filignanese. Curiosità: tra le verdi vallate locali è stato ricavato un campo da golf, che richiama appassionati anche da fuori regione. Mario Lanza: da Hollywood a Filignano Filignano ospita dal 1996 il Festival internazionale “Mario Lanza”, intitolato all’illustre tenore e attore cinematografico di origine filignanese. Alfred Arnold Cocozza, in arte Mario Lanza, era infatti figlio di un emigrato che lasciò Filignano all’età di 16 anni. Lanza è ancora nella memoria di molti per aver interpretato il mitico Caruso nell’omonimo film e per le sue numerose incisioni. Oltre al Festival e ad un concorso canoro, che richiama partecipanti da tutto il mondo, Filignano ha dedicato al suo illustre figlio anche un Museo, che ha sede nella frazione Collemacchia. Il Festival, tra le manifestazioni più qualificanti della Regione, si DA VISITARE tiene nella terza settimana di agosto. Intorno al 1750 la famiglia Miranda diede inizio alla costruzione della Chiesa parrocchiale della Immacolata Concezione che è stata completamente rimessa a nuovo nel 1975 dal defunto parroco Mons. Roberto Mancini. Quando fu ultimata la costruzione della chiesa, i filignanesi piantarono a ricordo nella piazza antistante un piccolo tiglio che oggi si ammira per la sua possente mole. La Chiesa SS. SS. Crocifisso (Foto Archivio Volturnia) Crocifisso in Selvone è visibile dalla provinciale Atinense. Si erge nel punto più Filignano- 81 alto del centro storico e la sua costruzione risale allo stesso periodo nel quale fu edificata la Chiesa di Filignano (XVIII sec.). La data di costruzione della Cappella di Collemacchia si perde invece nella notte dei tempi ma è tuttavia noto che originariamente era una cappella privata della famiglia Cocozza. Attorno all'anno 1890 l'allora capo della famiglia donò la cappella alla Chiesa Cattolica Romana a beneficio di tutto il villaggio. Oggi tale Cappella è stata restaurata e ridipinta con l'aiuto di generose offerte di amici di Collemacchia da tutta Europa ed America. La Chiesa parrocchiale intitolata a San Pasquale Baylon (protettore Sotto: L’antica Fonte di Cerasuolo Vecchio. (Foto T. Paolone) San Pasquale Baylon a Cerasuolo. (Foto T. Paolone) delle donne), imponente nelle dimensioni, fu voluta dall'ultimo feudatario di Cerasuolo, il duca Pasquale Marotta, deceduto nel 1884. La costruzione dell’edificio fu iniziata alla fine del XIX secolo, ma ultimata solo trenta anni dopo. Completamente distrutta dal secondo conflitto mondiale, fu interamente ricostruita grazie alla sollecitudine dell'allora abate di Montecassino Gregorio Diamare. Le edicole votive L'edicola è una struttura architettonica relativamente di piccole dimensioni, con la funzione pratica di ospitare e proteggere l'elemento che vi è collocato. Il termine deriva dal latino aedicula, diminutivo di aedes (tempio) e dunque con il significato originario di “tempietto”. In origine si trattava di un tempietto in miniatura, che ospitava la statua o la raffigurazione di una divinità. Nel tratto di collegamento tra Cerasuolo e Filignano ancora se ne trovano, anche se alcune sono state completamente saccheggiate ed altre trasformate con formelle recenti. 82 - Alta Valle del Volturno Tra quelle di particolare interesse ve ne è una nell'antica via che, per collegare Cerasuolo a Mennella passando per la Chiesetta esterna di S. Antonio Abate (rifatta nel 1909), seguiva il corso del vallone della Ravicella per superare Rio Chiaro, affluente del Volturno nel territorio di Colli a Volturno. Tra le altre, particolare rilievo ha un'edicola in forme neoclassiche che è stata realizzata nel 1883, come attesta quel che rimane di un’epigrafe fatta dal committente ai piedi delle mattonelle che mostrano la Madonna del Carmine tra i Cherubini in alto e le anime del Purgatorio. Completamente scomparsa è tuttavia la grata di protezione in ferro battuto di cui rimangono solo i perni metallici. Lo “Sbuzzaturo” Incastonato tra ondulazioni boscose, ultimo residuo di un antico bosco allagato, lo “Sbuzzaturo” è ciò che resta di un’antica palude attraversata, come vuole la leggenda, da un viadotto costruito su immensi rami di secolari querce. La toponomastica è rivelatrice a riguardo: Selvone, Pantano sono i nomi dei borghi che vi sorgono intorno. In autunno è soggetto a frequenti alluvioni che ne fanno un grazioso specchio d’acqua. A primavera ne resta un ruscello che, raccogliendo lo scolo delle acque, serpeggia brillantemente a rallegrare la pastura serale di qualche pacifica pecora. A lato: Lo Sbuzzaturo e il superstite ruscello primaverile. (Foto T. Paolone) Sopra: Edicole votive nel territorio di Filignano. (Foto Archivio Volturnia) Filignano- 83 Le mura di Mennella A partire dal 1998 il sito d'altura de “Le Mura” di Mennella è stato scavato dagli studenti della Facoltà di Archeologia Medievale della Università degli Studi “La Sapienza” di Roma su autorizzazione della Soprintendenza Archeologica del Molise, coordinati dal prof. Michele Raddi. Sulla sommità della collina emerge la presenza di una torre in posizione centrale al castello, torre impostata sui resti di una fortificazione sannitica documentata anche da alcuni reperti rinvenuti nello scavo. Tale scavo ha individuato, al di sotto di un Sotto: Mura a secco, tipiche del territorio filignanese, in prossimità del villaggio di Mennella. (Foto T. Paolone) Ruderi della Torre medievale di Mennella. (Foto T. Paolone) riempimento artificiale costituito in massima parte di materiale archeologico inquadrabile tra XIII e XIV secolo, i resti di un insediamento altomedievale, rappresentato - allo stato attuale della ricerca - da un piccolo edificio di culto con orientamento estovest e, a nord di questo, da una capanna di grosse dimensioni in associazione stratigrafica con materiali ascrivibili al VII-VIII secolo. The “dry walls” village Filignano name comes from Fonduliano, then Fondemano, which was in the Chronicon Vulturnense. It is in the Abruzzo, Lazio and Molise National Park and it’s named “little Scotland” for its green. The village is divided in the hamlets of Cerasuolo, Selvone, Mennella, Collemacchia, Franchitti, Cerreto, Valle, Valerio, Lagoni, Mastrogiovanni and Bottazzelli. Artistical interesting Church are S. Pasquale Church and S. Eleuterio Church (X century). Recently in Mennella place an important medioeval centre has been founded. From 1996 the Mario Lanza International Festival has organized. A Museo devoted to him can be seen in the Collemacchia hamlet. 84 - Alta Valle del Volturno FORNELLI Le prime notizie di Fornelli si hanno a partire dall'anno 981, quando i monaci della vicina Abbazia di San Vincenzo al Volturno stipularono un contratto livellare con coloni provenienti dalla Marsica per coltivare il territorio e costruire un castrum in località Bantra o Vandra. Il villaggio venne appunto costruito ai margini del grosso torrente Vandra, che ancora oggi scorre nel territorio. Intorno al XII secolo il villaggio medievale di pianura venne abbandonato in favore della collina su cui sarebbe poi sorto l'abitato Sotto: Veduta panoramica di Fornelli. (Foto T. Paolone) dell'odierna Fornelli. Il suo toponimo deriverebbe dal nome datogli nel periodo longobardo in memoria di un Forum Cornelli. Il suo attuale territorio risulta frazionato in Fornelli centro, Castelcervaro, Bivio e Canala. In età contemporanea, Fornelli è stata protagonista di un eccidio civile, che sconvolse il paese nell'ottobre del 1943, quando l'allora podestà Giuseppe Laurelli e cinque suoi concittadini furono impiccati nella pubblica piazza dalle milizie tedesche per non aver rivelato i nomi degli attentatori in un agguato mortale a soldati tedeschi. Tale episodio, nel 1971, valse alla Città di Fornelli la Medaglia di Bronzo al Valore. Grazie alla sua particolare posizione geografica e al clima mite molto sviluppate Fontana monumentale (Foto T. Paolone) Fornelli - 85 sono le attività agricole con estensioni di oliveti (Fornelli aderisce alle Città dell’Olio nazionali) e vigneti e quella dell’allevamento, in particolare bovino, i cui prodotti hanno dato luogo ad un opificio caseario. Fra le manifestazioni locali si segnalano le “Giornate al Borgo”, una serie di manifestazioni dal sapore medioevale ambientate all'interno della notevole cinta muraria. DA VISITARE Nel borgo è il Palazzo baronale, nei secoli (dal XII al XX) appartenuto alle famiglie dei Pandone, dei Caracciolo, dei Dentice e dei Carmignano per finire in proprietà della famiglia Laurelli. All'interno del borgo Sotto: Prospetto frontale del Palazzo Laurelli. (Elaborazione A. Iannarelli) San Michele Arcangelo (Foto T. Paolone) antico, tra i meglio conservati del Molise, è la Chiesa Madre dedicata a San Michele Arcangelo, che ha origini remotissime: è collocata nel punto più alto della civita e presenta una particolarissima scalinata d'accesso. Altra chiesa nel centro storico è la Chiesa di S. Pietro con bella gradinata di accesso ed ingresso ad una navata. Nell’agro è la Cappella di Santa Maria delle Grazie, dove è conservata una piccola statua lignea raffigurante S. 86 - Alta Valle del Volturno Fornelli - 87 Domenico, opera dello scultore di Vastogirardi Pasquale Di Capita, santo cui è legato un sentito pellegrinaggio che congiunge - nel culto del santo stesso Fornelli a Villalago, in provincia de L’Aquila. L'eccidio di Fornelli Nell'ottobre del 1943 i Tedeschi si attestarono contro le armate alleate, che avanzavano dal sud, sulla catena delle Mainarde, contrafforte centrale della linea “Gustav”, lungo la quale i genieri tedeschi fecero saltare ponti, strade e abitazioni. Molti contadini dei paesi della valle, forti anche del ritorno dei militari sbandati, restarono alla macchia decisi a difendere quanto loro costava generazioni di stentata fatica. Scaturirono allora episodi di resistenza da parte di gente semplice, che non aveva mai pensato di essere protagonista di gesta. Olocausto il primo capestro per l'avvocato Giuseppe Laurelli, podestà di A lato: Ingresso, torri e stemma della famglia Carmignano. (Foto T. Paolone) Fornelli, rifiutandosi di indicare il nome del cittadino che aveva lanciato la bomba contro i Tedeschi, rese fatale ed inevitabile la sua condanna insieme ad altri cinque concittadini condannati al capestro perchè un loro conterraneo, reagendo alle rapine e alle spoliazioni operate da truppe tedesche, uccise con lancio di bombe a mano due militari. Da E. Izzi, Giorni di guerra nelle steppe del Don, E.di.ci - Isernia Chiesa S. Pietro (Foto T. Paolone) Lapide commemorativa dell’eccidio. (Foto T. Paolone) The Middle age lives again Fornelli history is connected to San Vincenzo al Volturno Abbey. Maybe its name comes from Forum Cornelli. Its origins are from Longobard, but its walls and the Baronial Palace were built from the XII century. In the ancient village there are S. Michele Arcangelo Church and the Baronial Palace which was of Pandone, Caracciolo, Dentice and Carmignano families. Today the Palace belongs to Laurelli’s. During the Second World War in Fornelli there was a massacre of six men: that’s why in 1971 the village had the Bronze Medal for Valour. In the summer you can find the “Giornate al Borgo”, a medioeval manifestation inside the well preserved walls. 88 - Alta Valle del Volturno MONTAQUILA Montaquila si compone attualmente di tre nuclei abitativi: Montaquila, Masserie La Corte e Roccaravindola. Incerto il suo toponimo, attestato come Montis Aquili e Mons Aquilus, il suo territorio è ricco di vestigia storiche sia legate alle presenze sannitica e romana sia alle vicende di San Vincenzo al Volturno. Sede - per taluni studiosi - dell'antica Aquilonia sannita, importante centro politico e commerciale al centro delle vie di collegamento fra gli insediamenti Sotto: Panorama del centro storico di Montaquila. (Foto www.comune.montaquila.is.it) dell'Alto Volturno e la pianura venafrana; colonia romana collegata con la Via Latina, in questo territorio probabilmente, nel 293 a.C., i Sanniti persero la propria indipendenza a seguito di due tremendi scontri con le legioni romane, che vi si insediarono. Di epoca romana ed oggi ancora perfettamente riconoscibile in rudere è la Taverna, situata lungo l'antica arteria romana ed adibita a sosta di viandanti e soldati e al cambio degli animali. AI V secolo d.C. appartengono i resti di una chiesa paleocristiana, su cui è poi sorta la Chiesa parrocchiale dell'Assunta. Nel corso dell'VIII secolo il territorio di Montaquila entrò quindi in possesso dell'Abbazia di San Vincenzo al Volturno S. Maria Assunta (Foto T. Paolone) quale dono del duca beneventano Arichi II. AI IX secolo si Montaquila - 89 ascrive la nascita di un nucleo di ripopolamento chiamato “La Corte” (oggi Masserie La Corte) e, dopo la distruzione saracena dell'Abbazia dell '881 ed il suo susseguente declino, solo dopo quasi un secolo si costituì la comunità montaquilana sul colle, su cui si erge l'attuale raccolto abitato. Realtà oggi dinamica e produttiva, specie lungo la S.S. 158, diverse sono le attività commerciali ed artigianali presenti, fra cui un prestigioso laboratorio di ceramiche artistiche. DA VISITARE Un groviglio di vicoli, portali in pietra, cortili nascosti e qualche anziano che Sotto: La chiesetta diruta di S. Michele Arcangelo. (Foto T. Paolone) Roccaravindola Alta (Foto T. Paolone) fa capolino tra siepi di rose e teste di gerani. Questa la fotografia dell'incantevole borgo antico di Roccaravindola Alta, un autentico gioiello ove sono i ruderi di una fortificazione altomedievale, che faceva della località un’importante postazione strategica per la sua vicinanza al fiume Voltumo e al Contado di Molise. Lungo la strada che sale al ridente abitato, i cui abitanti hanno scelto nel tempo di vivere in pianura, a Roccaravindola Bassa, è una chiesetta medioevale, localmente votata a San Michele Arcangelo ed al cui interno compare il Fregio di epoca romana (Foto T. Paolone) Torre medievale (Foto T. Paolone) frammento di un bassorilievo romano, reimpiegato in uno dei muri. Da qualche anno l'Associazione Rinascita Ravindolese vi organizza la suggestiva manifestazione de N'coppa alla Rocca. 90 - Alta Valle del Volturno Zampognaro dipinto (Foto T. Paolone) Particolare dell’affresco dell’abside (Foto T. Paolone) Where the Aquilone wind blows S. Michele (Foto T. Paolone) Ingresso chiesa (Foto T. Paolone) Montaquila is made up of Montaquila centre, Masserie La Corte and Roccaravindola. According to some studiouses, it was the ancient Aquilonia of Samnites. Probabily, in this village, Samnites lost their indipendence due to Roman people. Belonged to the Roman age is also an ancient “Taverna” along the old Roman road. To the V century dates S. Maria dell’Assunta Church, while in the VIII century Montaquila belonged to the S. Vincenzo al Volturno Abbey. Montaquila inhabitants, about the X century, settled on the hill where it lies today. Especially along S.S. 158 you can see many commercial activities. The silent fortress In Roccaravindola Alta there are ruins of a Dark Middle Age fortress; in Roccaravindola Bassa there is a medioeval little Church devoted to S. Michele Arcangelo, where there is a Roman bas-relief. Local “Rinascita Ravindolese Association” organizes here the suggestive N’coppa alla Rocca manifestation. Il fiume Volturno dal Ponte a 25 archi di Roccaravindola. (Foto T. Paolone) 92 - Alta Valle del Volturno MONTENERO VALCOCCHIARA Montenero Valcocchiara, estremo limite nord della Comunità Montana del Volturno, anticamente si chiamava solo Montenero e apparteneva ai possedimenti dell’Abbazia di San Vincenzo, almeno fino al 1064, quando se ne impossessarono i Borrello, cui seguirono altri feudatari tra i quali i Collalto, i Carafa, i Caracciolo ed i Cantelmo. Meta di migliaia di turisti è nel suo territorio lo Sotto: Panorama di Montenero Valcocchiara. (Foto T. Paolone) spettacolare Pantano, (vedi altra parte della guida) che costituisce uno degli ecosistemi palustri più importanti di tutta l’Italia centro– meridionle. Infatti in determinati periodi dell’anno, in questi luoghi è possibile incontrare fauna rara come Cicogne, Albanelle reali, Falco pescatore. I boschi cedui che circondano la vallata ospitano invece Cervi, Cinghiali e persino l’Orso bruno marsicano. È anche presente un tipo di salice raris- simo, probabilmente residuo dell’età Quaternaria, che si fa fatica ad individuare, rapiti dalla vista di centinaia di cavalli allo stato brado che pascolano nella pianura distesa per circa 300 ettari. Proprio qui, nella domenica successiva al ferragosto, hanno avuto luogo spettacoli S. Maria di Loreto (Foto T. Paolone) Montenero Valcocchiara - 93 “La carrellata” del Rodeo Pentro di Montenero. (Foto T. Paolone) western di doma dei cavalli bradi: trattasi del famosissimo Rodeo PentroCaraceno, che trae origine dalle antiche popolazioni italiche che popolavano il territorio e tratto realmente distintivo di questa comunità. DA VISITARE Di vera suggestione è il raccolto abitato con le sue antiche costruzioni in pietra grigia che si abbarbicano intorno alla Chiesa parrocchiale di S. Maria di Loreto con annesso loggiato panoramico di pregevole fattura. Nel territorio sono anche presenti le Chiese rurali dell’Assunta, di San Martino, di San Sebastiano e di Sant’Ilario, caratteristica per una Altare maggiore S. Maria di Loreto. (Foto T. Paolone) modesta sorgente di acqua che scaturisce da sotto l’altare. Notevoli alcuni portali del centro storico con iscrizioni che vanno dal XVII al XIX secolo. The Rodeo village Montenero Valcocchiara is on the boundary line of the Volturno Comunità Montana. Its name is joined to a place named “Pantano”, which is one of the most important marshy eco-sistems in Southern Italy. It is also very famous for the “Pentro Caraceno Rodeo”, a kind of western show with wild horses and local cow-boys. Suggestive are S. Maria di Loreto Church and its panoramic loggia. In the territory there are also the Assunta, S. Martino, S. Sebastiano, and S. Ilario rural Churches. Pizzone - 95 PIZZONE Raccolto su di un “pizzo”, Pizzone è la porta d'ingresso meridionale del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Le sue origini si fanno risalire alle fondazioni successive al X secolo operate dagli Abati di San Vincenzo al Volturno, anche se il territorio faceva parte del vicino castrum di Scapoli. Il toponimo Piczotum viene menzionato per la prima volta nel 1320. Fino a tutto il XIV secolo fu feudo A lato: Momenti spettacolari del Rodeo Pentro. (Foto T. Paolone) Sotto: Panorama di Pizzone sovrastato da M. Omero. (Foto T. Paolone) dell'Abbazia di San Vincenzo e successivamente appartenne alla famiglia della Leonessa, quindi ai Caldora. Ultimi feudatari furono i Cestari. L’economia del paese è caratterizzata dallo sfruttamento del legname e dall’allevamento dei bovini. Addossato alla catena delle Mainarde e posto a quasi 800 metri sul livello del mare (alcuni territori montani superano i 2000 metri), il comune fa parte del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise fin dal 1929 ma solo negli ultimi anni si va affermando come territorio a notevole vocazione turistica grazie alla creazione del Museo e dell'Area Faunistica dell'Orso (vedi altra S. Nicola (Foto T. Paolone) 96 - Alta Valle del Volturno Cappella dei SS. Pietro e Paolo. (Foto T. Paolone) parte della guida) e alla attivazione di uno specifico Progetto Mainarde. Modestamente abitato fino agli inizi del XX secolo, il paese - come buona parte dei comuni della Valle - si ripopola nel suo bel centro storico solo nella stagione estiva. in argento cesellato del Quattrocento abruzzese. Di interesse anche la Chiesa extra-moenia di Santa Liberata, datata 1637, e la Chiesa della Madonna dell’Assunta, che sovrasta l'abitato di Pizzone. Un tempo era detta “Chiesa del Moricone” e fu adibita a cimitero dal 1840 DA VISITARE Scorcio (Foto T. Paolone) Sotto: Il Pianoro “Le Forme”. (Foto T. Paolone) Molto ben conservato appare il borgo antico, che si estende intorno alla Chiesa madre di San Nicola. La sua fondazione risale al 1318, come si rileva da una lapide adibita a scalino del presbitero. Divisa in tre navate, conserva al suo interno preziosi arredi sacri S. Maria Assunta (Foto T. Paolone) al 1889. Testimone della presenza romana sul territorio è invece la Cappella dei SS. Pietro e Paolo, che insiste sul sito di una villa rustica riutilizzata in epoca tardoantica e altomedievale. Merita una visita il Pianoro “Le Forme” (vedi altra parte della guida), o Vallefiorita, contornato da maestose piante di faggio. Pizzone - 97 A lato: Chiesa di S. Liberata e suoi fregi architettonici. (Foto T. Paolone) The Bear village Pizzone is the heart of the Abruzzo, Lazio and Molise National Park (ALMNP). Its origin is joined to the settlements after the X century by S. Vincenzo al Volturno Abbots, even if its land was part of Scapoli castrum. It was feud of S. Vincenzo Abbey and then of della Leonessa and Cestari families. Close to Mainarde Mountains, it is part of ALMNP from 1929 but only in the last times the Museum and the Bear Faunistic Area, with a specific Mainarde Project, represent the first effectively form of naturalistic tourism. The ancient village, which is around the San Nicola Church, is very well preserved. 98 - Alta Valle del Volturno POZZILLI Di tutti i comuni della provincia di Isernia, Pozzilli è quello di origini più recenti. La sua formazione risale infatti al XVII sec., quando gli abitanti dei casali vicini - provenienti da Trasarcio, sull’ altopiano di Conca Casale - vi si trasferirono probabilmente in seguito ad una epidemia. Da tale epoca e sino alla abolizione della feudalità, Pozzilli è appartenuto alla famiglia Gaetani. Residenza estiva delle famiglie patrizie della Venafrorum Colonia Julia per la presenza delle Terme di Agrippa, sorgenti di acque solfuree dalle Sotto: Pozzilli dalla provinciale per Conca Casale. (Foto T. Paolone) proprietà terapeutiche e postazione, in località Tulibernum (oggi Triverno), del centesimo miglio romano della località Camerelle, una estesa necropoli di età arcaica e, in località Cerquello, una villa rustica di età imperiale. Sede del Nucleo Industriale-IserniaVenafro, Pozzilli ospita il prestigioso Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Neuromed, a valenza europea. Immerso nel verde di produttivi uliveti, la Istituto di ricerca Neuromed (Foto Archivio Volturnia) consolare Latina che da Roma conduceva nel Sannio, a partire dall’ultimo quarantennio sono stati riportati alla luce, in sua principale attrattiva artistica è la Chiesa nel titolo di Santa Caterina, votata a Sant’Anna, al cui culto sono legati Pozzilli - 99 anche canti religiosi fortemente radicati nella tradizione. DA VISITARE La Chiesa nuova di S. Caterina, consacrata nel 1708, è stata costruita a partire dal 1600 in stile barocco pugliese. La pala principale, posta sulla parete frontale, riproduce l'immagine della Vergine Santa con in braccio il Bambino Gesù che pone l'anello al dito di Santa Caterina, per farla sua sposa. Interessanti i marmi dell'altare maggiore donati da Sua Eccellenza Mons. Stabile, Vescovo di Venafro. Vi sono quattro altarini laterali dedicati a S. Antonio, al Cuore di Maria, a S. Anna e al Cuore di Gesù. Anche il Battistero merita particolare attenzione per la diversità dei marmi e per la loro composizione. La Chiesa vecchia, presumibilmente denominata Santa Caterina V. M., risale all’XI secolo, allorché gli abitanti di Conca Casale, a causa di una pestilenza, lasciarono i luoghi denominati Trasarcio e Caspoli e si trasferirono nella Chiesa madre S. Caterina, XVII sec. (Foto T. Paolone) Chiesa S. Caterina vecchia. (Foto T. Paolone) zona dell'attuale Pozzilli alla ricerca di aria salubre. La chiesa con molta probabilità venne costruita sotto l'influsso dei Benedettini, che da S. Vincenzo al Volturno si erano estesi nelle zone limitrofe. Abbandanata sul finire del 1700, dopo 200 anni è stata riaperta al culto nel 1998 nel nome di “Chiesa del Cuore Immacolato di Maria”. 100 - Alta Valle del Volturno La Necropoli di Camerelle Past in the present Località Camerelle dista meno di 3 chilometri da Pozzilli, meno di 4 da Venafro e si estende ad est dei 2 centri nella pianura che si allarga sulla riva destra del Volturno, dove ha inizio il medio corso del fiume. La necropoli sannitica del VI secolo a.C. vi è stata rinvenuta Pozzilli is one of the new centres in the Isernia province. Its original inhabitants came from Trasarcio, on Conca Casale higland. Until 1806, age of the feudality end, it belonged to Gaetani family. In Roman age, because of the Agrippa Terme presence, here there were many Roman families, on the contrary in Triverno place there was an important milestone. In the last 40 years, in Camerelle place, a big necropolis of the Archaic age has been founded; in Cerquello place a rural villa of the Imperial age has been. Today in Pozzilli there is an important Institute named Neuromed. Interesting is Santa Caterina Church devoted to S. Anna. Vaso di bucchero fiume ed hanno a corredo armi ed oggetti personali, per lo più servizi in ceramica a vernice nera (buccheri). È proprio la presenza del bucchero (ceramica dal colore nero per Una delle 70 tombe scoperte a “Le Camerelle”. occasionalmente nel corso dei lavori intrapresi dalla ditta Volani Sud nel 1977, che hanno riportato alla luce un’area di circa 6640 mq, in cui sono state scavate complessivamente 70 tombe. Tali sepolture sono generalmente molto spaziate fra loro, raggruppate in maniera del tutto casuale, coperte di pietre e ciottoli di A lato: Veduta aerea di S. Maria Oliveto. (Foto F. Valente) la sua cottura in assenza di aria) in quest’area a confermarne i suoi rapporti con la Campania settentrionale, dove tale materiale era diffuso. S. Maria Oliveto - 101 S. Maria Oliveto Il villaggio fu fondato nel 1059 circa dall’ Abate di San Vincenzo al Volturno Giovanni V a difesa dei discendenti di quei coloni, che già nel 939 d.C. l’Abate Romualdo vi aveva condotto per coltivare le fertili terre della pianura sottostante. S. Maria Oliveto sorge su un colle cir- Torre difensiva (Foto T. Paolone) Porta Saracena (Foto T. Paolone) valli, l’ultima delle quali fa angolo con il muro esposto a nord, sul quale se ne elevano altre sei, distanti tra loro dai 30 ai 60 metri. La sesta, detta Grande Torrione, doveva essere adibita a carcere per la presenza di una botola, che prendeva aria e luce da una piccola apertura. La dodicesima torre è sulla destra della balconata che cinge piazza Seggio, prospiciente l’ampia vallata del Volturno. All’interno del borgo si trova la Chiesa di San Lorenzo, che custodisce nell’abside gli affreschi, databili tra il XIII e il XIV secolo. Sopra: Il castello di S. Maria Oliveto. (Foto T. Paolone) condato da ben 12 torri, molte delle quali oggi sono diroccate o adibite a stalle e abitazioni trasformate nel corso del tempo. Ad est si apre la porta detta Saracena con tre torri a sinistra e una a destra, poste ad inter- Torre difensiva (Foto T. Paolone) 102 - Alta Valle del Volturno (Foto T. Paolone) Gli affreschi Gli affreschi presenti nell'abside: sul lato inferiore si vedono un gruppo di discepoli di Cristo ed una Crocifissione, mentre sul lato superiore è Gesù in treno fra gli angeli. I dipinti sono stati in seguito ricoperti da intonaco, che ne ha alterato i colori. Considerando l'appartenenza della Chiesa al Monastero di SanVincenzo al Volturno, si può affermare con sicurezza che i dipinti, tra i più antichi, rientrino tra quelli realizzati nel periodo più florido del monastero. Altri dipinti sono di derivazione medioevale e richiamano i temi tipici dell'epoca, come i discepoli di Gesù con la Madonna, che testimoniano il Trionfo in Cielo e ricordano i momenti della vita del loro Maestro. L'abside rappresenta la “Maestà divina”, il Cristo si trova in una cornice ovale, portato in alto dagli angeli. Oltre alla Chiesa di San Lorenzo, anche in altre cappelle dirute della zona di S. Maria Oliveto è possibile osservare absidi affrescate: ciò testimonia dell'intensa attività artistica benedettina condotta nell'area. S. Maria Oliveto - 103 L’Acquedotto augusteo Lungo circa trenta chilometri, l'acquedotto venafrano prelevava le acque direttamente alla sorgente del fiume Volturno per distribuirle non solo alle ville urbane, ma anche ai lotti della colonizzazione. Esso Cippo acquedotto (Foto T. Paolone) Sotto: Cunniculus, condotta sotterranea. Sopra: Il tracciato dell’acquedotto. (Foto T. Paolone) (Archivio Frediani) supera un dislivello di più di trecento metri, dall'imbocco (localizzato a quota 542 metri e situato in una zona del territorio di Rocchetta, non molto distante dall'antica Abbazia di S. Vincenzo) all'arrivo a Venafro (posto a quota 225 metri, nella zona detta della Madonna di Giambarbara). Sono ancora riconoscibili molte parti di questa opera, grazie alle quali se ne può ricostruire con certezza il percorso: esso segue la riva destra del Volturno con un tracciato tortuoso che si adatta all'andamento del suolo per evitare quanto possibile pendenze eccessive. La struttura è quasi 104 - Alta Valle del Volturno La Tabula aquaria (Foto L.Viscione) Sopra: Il primo pilastro del “Ponte Latrone”. (Foto T. Paolone) Sotto: Il secondo pilastro del “Ponte Latrone”. (Foto T. Paolone) completamente sotterranea, costruita in opera cementizia con pavimento di laterizi e volta a tutto sesto. Dove la roccia presentava le caratteristiche opportune, il canale è stato ricavato semplicemente scavando la pietra: in entrambi i casi, le pareti erano rivestite di malta idraulica quasi per l'intera loro altezza (circa 1 m.). Solo quando era indispensabile, alcune parti vennero costruite fuori terra, come i ponti necessari per attraversare fossi o torrenti. La larghezza media del condotto è di 65 centimetri, l'altezza di 160. Lungo il percorso dell'acquedotto era collocata una numerosa serie di cippi, tutti uguali, che riportavano la prescrizione di lasciare liberi ai lati della conduttura due passaggi della larghezza di otto piedi ciascuno (m. 2,36): sono i percorsi di servizio, la cui esistenza era espressamente prevista dalla normativa che regolava l'uso dell'acquedotto. Tale normativa, redatta tra il 17 e l'11 a.C., al tempo di Augusto S. Maria Oliveto - 105 imperatore, segna con molta probabilità anche la data della costruzione dell'acquedotto. Il Ponte Latrone Altra importante vestigia di epoca romana presente nel territorio, a confine tra i comuni di Pozzilli, Montaquila e la provincia di Caserta, è il Ponte Latrone, i cui enormi resti si possono ammirare sulla sinistra del fiume. Ponte Latrone venne costruito dai romani per attraversare il Volturno sul confine tra Monteroduni e Capriati e collegare così le città di Aesernia e Alifae. Di Sotto: La tricora altomedievale di S. Maria a Ponte Latrone. (Foto T. Paolone) A lato: Planimetria del Volturno (Genio Civile di Campobasso, anno 1900) tale ponte restano solo due pilastri in discreto stato di conservazione. A ridosso del primo pilastro è possibile ammirare quello che rimane di S. Maria a Ponte Latrone, raro esempio di tricora altomedievale. 106 - Alta Valle del Volturno RIONERO SANNITICO È l’antico Rivinigri per il particolare colore scuro delle pietre del fondale del Rio che scorre nel territorio. Esso è diviso in nove frazioni, fra cui molte Municipio (Foto T. Paolone) discretamente popolate (Montalto, Casabona) e alcune Sotto: Rionero. Alle sue spalle, la montagna abruzzese. (Foto T. Paolone) completamente disabitate. Con i suoi 1057 m. di altitudine sul livello del mare è il paese più alto della Comunità Montana del Volturno ed è stato anch’esso feudo dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno, anche se nel territorio sono stati ritrovati reperti databili tra il IV-III sec a.C. Nel 1064 venne usurpato agli abati volturnensi dalla potente famiglia dei Borrello, mentre nel XIV e XVI secolo appartenne alla famiglia Carafa. Nel 1864 al nome Rionero venne aggiunto l’aggettivo Sannitico. Attrezzata località di villeggiatura tra boschi di conifere e prati erbosi, molto suggestive appaiono talune grotte sparse per il territorio, ricchissime di stalattiti e stalagmiti. S. Bartolomeo Apostolo (Foto T. Paolone) Rionero Sannitico - 107 DA VISITARE La Chiesa madre intitolata a San Bartolomeo Apostolo presenta un campanile dalla cupola vagamente bizantina. I resti ingrigiti di un castello sovrastano il raccolto abitato, spesso avvolto nella nebbia ma (di notte) pittoresco come un presepe. Il suo territorio è attraversato da due importanti tratturi: il Lucera-Castel di Sangro e il Pescasseroli-Candela. Sul primo è stata costruita la frazione Montalto, mentre il secondo tocca lateralmente il capoluogo. A controllo dei due bracci tratturali vi è la cinta fortificata della Montagnola. Campanile S. Bartolomeo Apostolo. (Foto T. Paolone) Montalto lungo il Lucera-Castel di Sangro. (Foto T. Paolone) The black stones river Sopra: Il tratturo dalla cinta de La Montagnola. (Foto T. Paolone) Rionero name is joined to the black stones in the River Rio, which flows along the territory. It is the highest village in Volturno Comunità Montana and it was feud of San Vincenzo al Volturno Abbey. In 1864 adjective “Sannitico” was added to Rionero. In the territory there are some caves with stalactites and stalagmites. Interesting are the S. Bartolomeo Church and a castle remains on the edge of the village. 108 - Alta Valle del Volturno famiglia Battiloro. Molto suggestive nel territorio sono la Chiesa dell’Assunta e la Chiesa rupestre di Santa Maria delle Grotte, sulla strada ROCCHETTA A VOLTURNO È situata ai margini meridionali della pianura omonima. A partire dagli anni ‘20, in seguito alla frana che interessò il luogo ove sorge l’antico castrum fondato dagli abati di S. Vincenzo, il borgo è stato sistematicamente abbandonato in favore della zona pianeggiante. Le sue origini risalgono tuttavia al periodo della dominazione romana. Il primo nucleo di abitazioni, sorto ai piedi di Monte Rocchetta, era infatti chiamato Bactaria e in seguito divenne Vacchereccia. Rocchetta Vecchia - o Sotto: Rocchetta Alta sulle estreme propaggini di Monte Rocchetta. (Foto T. Paolone) Alta - è un raro esempio di villaggio della civiltà contadina giunto quasi intatto ai nostri giorni. Il borgo, adagiato su uno sperone roccioso, è dominato dai ruderi del castello baronale appartenuto alla Castello Battiloro (D. D’Agostino) S. Maria Assunta (Foto T. Paolone) che conduce a Scapoli e che conserva al suo interno cicli di affreschi di notevole fattura. La Chiesa parrocchiale è invece dedicata a San Domenico. Il territorio è tradizionalmente vocato all’agricoltura, Rocchetta a Volturno - 109 Sopra: La casa del sarto a Rocchetta Vecchia. (Foto S. Petrocelli) ma negli ultimi anni ha preso forma una discreta attività turistica grazie alla creazione di centri turistici e residenziali stagionali. È presente una avviata impiantistica sportiva comunale. DA VISITARE Rocchetta Alta o “Vecchia” è un piccolo borgo fortificato situato su uno spuntone di roccia a circa 725 m. s.l.m., alla destra dell'alto corso del fiume Volturno e con una netta prevalenza di edifici definibili “fatiscenti” o in A lato: La scalinata d’accesso al borgo. (Foto T. Paolone) cattivo stato di conservazione tanto che risulta completamente disabitato. Il centro storico ha una caratterizzazione morfologicoambientale tipica di molti paesi nelle zone montane dell'Alto Volturno: tipologia di casa bassa ad uno, due e tre piani, realizzata con la tecnologia povera della muratura costruita con grossi spessori in sasso locale, spesso mal legato, solai piani in Pianta 1886 (D. D’Agostino) legno oppure a volta in mattoni e sasso, tetti in coppi. Il Centro è costituito da case strette l'una 110 - Alta Valle del Volturno all'altra spesso addossate alla roccia della montagna, servite da strette stradine che anche con forte pendenza si arrampicano tra le case, diventando talvolta ripide scalette. Rocchetta Alta allo stato attuale conserva poche strutture edilizie medioevali e dell'antico giro di mura sopravvive solo la porta meridionale parzialmente inglobata in costruzioni successive, una facies seiottocentesca che deriva dalla ristrutturazione o meglio dalla ricostruzione del centro dopo i famosi terremoti che sconvolsero l'intera valle del Volturno, nel 1349 prima, e un secolo più tardi, nel 1456. La chiesa rupestre della Madonna delle Grotte, che si colloca sull’antico percorso che collegava l’Abbazia di S. Vincenzo al Volturno a quella di Montecassino e alla Campania. La sua suggestività risiede non solo nella sua posizione, A lato: S. Maria delle Grotte - Il portale, il campanile e alcuni affreschi. (Foto T. Paolone) Rocchetta a Volturno - 111 insinuata tra i boschi che fronteggiano l’abitato di Scapoli, quanto anche nella sua architettura, addossandosi essa ad una parete rocciosa e a grotte naturali. Pregevole è il suo particolare portale principale in alabastro volturnense. Al suo interno sono una serie di cicli pittorici di particolare rilievo artistico ed una gigantesca immagine di S. Cristoforo, protettore dei viandanti. Il sito Paleolitico di Grotte Reali è stato scoperto nell’estate del 2001 dall’appassionato di preistoria Pierluigi Berardinelli, che segnalò alla Soprintendenza la presenza, a ridosso di una cava a poca distanza dalla Chiesa della Madonna delle Grotte, di manufatti e selci risalenti all’uomo di Neandertal. Nel settembre del 2002, sotto la direzione scientifica della Università di Ferrara, il prof. Carlo Peretto e la sua equipe hanno accertato la presenza nel deposito di almeno due livelli antropici. Sopra: Il sito paleolitico di Grotte Reali. (Foto E. Rufo) A fertile highland Rocchetta a Volturno origins date back to the Roman rule, that’s why the first group of houses placed at Mount Rocchetta foot was called “Bactaria”, then renamed “Vacchereccia”. Rocchetta Vecchia or Alta (Old or High Rocchetta) is an unusual example of almost Uomo primitivo intact rural village. The vil(Disegno U. Taccola) lage is dominated by Battiloro baronial castle, now become ruin. A Church devoted to Our Lady of Assumption and a rocky Church named Santa Maria delle Grotte are very suggestive. There is also S. Domenico Church in the square with the same name. In the last years agrituristical and residenzial centres have grown on the plain. Here you can find a comunal sports plant. A Church between the Caves The S. Maria delle Grotte rural Church is a real jewel of this country. It is on the ancient way which linked S. Vincenzo al Volturno Abbey to that one of Mon-tecassino and to Campania. The Church is very suggestive for its place and architecture. Valuable is its particular entrance portal made of River Volturno’s alabaster. Inside there are a very interesting series of pictorial cycles and a fresco that represents S. Cristoforo. 112 - Alta Valle del Volturno CASTELNUOVO AL VOLTURNO Castelnuovo al Volturno, frazione di Rocchetta a Volturno, nel passato è stato comune a sé o annesso a Scapoli. La fontana vecchia (Foto T. Paolone)) Sotto: Castelnuovo al Volturno protetto da Monte Marrone. (Foto T. Paolone) Distrutto interamente a fini propagandistici durante l’ultimo conflitto mondiale, è particolarmente noto per essere la patria degli zampognari (suonatori della zampogna). Da una strada che costeggia lateralmente il raccolto borgo si può raggiungere Monte Marrone, teatro di guerra nella II Guerra mondiale della omonima battaglia delle cui vistose tracce è segnato tutto il territorio. Da segnalare, in località Colle Rotondo, l’imponente monumento formato da venti enormi blocchi di cemento (le regioni d’Italia) costruito negli anni ’70 a ricordo del rinato Esercito La stele di J. Pintor (Foto T. Paolone) La Croce con aquila sulla vetta del Marrone. (Foto T. Paolone) Castelnuovo al Volturno - 113 Sotto: Il pittore Charles Moulin Autoritratto, 1954. (Associaz. culturale Il Cervo) Il monumento di Colle Rotondo. (Foto T. Paolone) Italiano a seguito della sconfitta tedesca. Ed ancora, a poca distanza dalla chiesetta di Santa Lucia, la stele che ricorda Jaime Pintor, partigiano caduto per mano tedesca. Nel periodo di Carnevale gli abitanti sono impegnati nella rappresentazione dell’ ancestrale rito dell’Uomo Cervo, simbolo di estremi e Sotto: Castelnuovo al Volturno in un dipinto di Charles Moulin. (Comune di Rocchetta) contraddizioni e fra le maschere più conosciute del Molise. Charles Moulin (Lille, 6 gennaio 1869 – Isernia, 21 marzo 1960) è stato un pittore francese. Coetaneo e amico di Henri Matisse, Charles Moulin venne per la prima volta in Italia nel 1896 grazie ad una borsa di studio dell'Accademia di Francia “Le prix de Rome”. Soggiornò ad Anticoli Corrado (RM) e nel 1911 giun- se a Castelnuovo al Volturno, in Molise, con l'intenzione di rimanervi alcuni giorni ma vi restò per tutto il resto della vita, ad eccezione di brevi viaggi che compì in Francia e negli Stati Uniti per esposizioni e per ritirare premi. Morì presso l'Ospedale Veneziale di Isernia il 21 marzo del 1960 e riposa a Castelnuovo al Volturno nella cappella della famiglia Rufo. La maggior parte delle sue opere si trova in collezioni private; a Rocchetta a Volturno, presso il Museo delle Memorie, si trovano due quadri raffiguranti Castelnuovo bombardata dagli americani nel 1944. (Da Wikipedia) 114 - Alta Valle del Volturno Il rito dell'Uomo Cervo Gl'Cierv è l'affascinante rappresentazione che si ripete l'ultima domenica di Carnevale, da un Cervo, cerva e Martino (Foto T. Paolone) tempo immemorabile, a Castelnuovo al Volturno, alle pendici delle Mainarde. È una rappresentazione che Il Cervo e la cerva della pantomima. (Foto T. Paolone) coinvolge molti abitanti, sia in veste di protagonisti sia di figuranti, e si svolge nella piazza del raccolto abitato, dopo il tramonto. Essa è la parafrasi del significato primordiale del Carnevale, l'antichissimo mito dionisiaco, nel quale il passaggio delle stagioni è simboleggiato in maniera cruenta: il Cervo è infatti prima ucciso dal Cacciatore e poi resuscitato dal suo soffio vitale. Castelnuovo al Volturno La maschera del Cervo (Foto T. Paolone) Castelnuovo al Volturno was destroyed during the Second World War as a “propagande”. The village is well-Known as the home of the Bagpipers (man playing a local instrument called zampogna). Visiting Colle Rotondo, it is worth taking a look at the impressive monument made up of the Twenty Italian districts. It was erected during the Seventies in order to remember the Second World War. During the Carnival everyone is involved in the rappresentation of the “Uomo-Cervo” ancestral rite. 116 - Alta Valle del Volturno SCAPOLI Il toponimo Scapoli è senza dubbio legato alla particolare posizione del suo abitato, che appare in qualche modo “addossato” al declivio di un monte. I toponimi Scopulus e Scapulae si traducono infatti in rupe, il primo, e in spalla o declivio di un monte, il secondo. Il suo primo insediamento si deve alla colonizzazione delle terre appartenenti alla vicina Abbazia di San Vincenzo al Volturno: il suo toponimo originario era infatti Castrum Scappili. Scapoli, dal territorio Sotto: Centro storico di Scapoli. Alle spalle, Monte Castelnuovo. (Foto T. Paolone) DA VISITARE molto frazionato, da oltre un ventennio è la indiscussa capitale mondiale della zampogna, l’antico strumento a fiato della tradizione pastorale. Per chi vi giunge alla ricerca della tipicità è il caso di gustare il raviolo scapolese, pasta fatta a mano con ripieno di salsicce e verdure. Sotto: Architrave con iscrizione datata 1326. (Foto T. Paolone) Un Monumento allo zampognaro, simbolo di questa amena località, è in una ridente piazzetta ai piedi della Rocca. Scapoli è anche un borgo medievale di rilevante attrazione e Cammino di Ronda della Rocca, suggestiva passeggiata che, partendo da Palazzo Battiloro, offre tutto l’incanto della sottostante vallata. Interessante è il portale laterale della Chiesa parrocchiale di San Giorgio per i rilievi dell’architrave e per una iscrizione del 1326. Le lapidi, il Scapoli - 117 S. Giorgio Martire (Foto T. Paolone) Monumento ai Caduti e il Museo del C.I.L. ricordano invece le tristi giornate Sotto: Palazzo Battiloro e lapide C.I.L. (T. Paolone) vissute dal paese che venne a trovarsi nel turbine della II Guerra mondiale. Il calvario della popolazione scapolese è stato riconosciuto nel 2007 con il conferimento da parte della Presidenza della Repubblica della Medaglia d’Argento al Merito civile. Ed ancora il Circolo della Zampogna, con annesso Mostra Permanente di cornamuse e zampogne, e il pregevole Museo Civico della Zampogna, che sviluppandosi sui tre piani di Palazzo Mancini, sulla sommità della rocca offre un panorama Monumento ai Caduti (Foto T. Paolone) Mostra Permanente di Cornamuse (Foto T. Paolone) Sotto: Monumento allo zampognaro (T. Paolone) esaustivo degli strumenti a fiato della tradizione etnomusicale mondiale. Nella parte bassa della rocca, nel rione chiamato S. Giovanni, è possibile ammira l’omonima Cappelina che 118 - Alta Valle del Volturno Il Museo Civico della Zampogna S. Giovanni (Foto T. Paolone) Cristo nella mandorla (Foto T. Paolone) Nei suoi numerosi spazi sono stati ricavati biblioteca, cineteca, sala d'attesa, fonoteca insonorizzata, sala conferenze, sala video, sala mostre, punto vendita, mentre al piano terra è stata riprodotta una bottega artigiana della zampogna con strumenti di lavoro, ciocchi di legno (ciliegio, in particolare, ma anche prugno ed olivo, legni della zampogna) e, alle pareti, i volti sorridenti di illustri costruttori scapolesi di zampogna (Benedetto Di Fiore, Gerardo Guatieri, Ettore Di Fiore, Luciano Di Fiore), che hanno trasmesso alle nuove generazioni la propria incomparabiSotto: Museo Civico della Zampogna (Foto T. Paolone) Insegna Museo (Foto T. Paolone) presenta all’interno un singolare Gesù Cristo contornato da una mandorla, presumibilmente dipinto nel XVII sec. le arte. Oltre alle zampogne scapolesi e a quelle italiane di Sicilia, Sardegna, Lombardia, Piemonte, Puglia, Veneto e Calabria, sono presenti strumenti pregiatissimi provenienti da Croazia, Istria, Francia, Irlanda, Scozia, Turchia, Macedonia, Inghilterra, Germania, Anatolia, Grecia, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Zampogna Spagna, molisana Slovacchia, Romania, Kurdistan, Azerbajan e persino dall'India, da un territorio aborigeno dell'Australia, dal Tibet, da Bali, dalla Mongolia, dalla Cina, dall’Argentina, dalle Ande, dal Perù, oltre che da Vietnam, Cambogia e dal Senegal. Scapoli - 119 allestito nel Palazzo Caccia, nel cuore del centro Nata dalla storico. Tra passione di le tante collezionisti del curiosità e luogo, la Mostra peculiarità permanente di del Museo reperti e Lapide C.I.L. sono da citare la documenti sugli bandiera e i cappelli eventi bellici, che che gli Alpini del interessarono il Battaglione Piemonte territorio scapolese usarono nella conquidurante l’ultimo sta di Monte conflitto mondiale, è Marrone. Notevole diventata con il invece il repertorio passare degli anni e fotografico che dalcon le continue l’autunno del ‘43 arridonazioni ed acquisiva sino alle visite istizioni un vero è protuzionali succedutesi prio Museo. Infatti a partire dagli anni negli intendimenti ‘60. Tra le tante si cita dell’Amministrazione il reportage fotograficomunale è la istituco realizzato in zione del Mu.C.I.L. occasione della visita (Museo del Corpo dell’allora Presidente Italiano di del Consiglio Aldo Liberazione).Tale Moro nel 1968 per Corpo nacque proprio l’inaugurazione della a Scapoli nella lapide in ricordo dei primavera del 1944. Il Caduti del C.I.L. Museo è stato Proprio all’illustre Sotto: Museo del Corpo statista è stato Italiano di Liberazione intitolato il Museo. Il Museo del Corpo Italiano di Liberazione L’artigianato della zampogna Fontecostanza è una delle sedici frazioni disseminate per il vasto agro di Scapoli. In questa frazione, Fontecostanza (T. Paolone) (Archivio Mu.C.I.L.) Umberto Di Fiore (T. Paolone) dalla quiete e dal panorama belli da togliere il fiato, si perpetua oggi l'arte tradizionale legata alla costruzione della zampogna, che qui ha origine a cominciare dalla scelta e dall’accatastamento del legno (ulivo, ciliegio, 120 - Alta Valle del Volturno Luigi Ricci (Foto T. Paolone) prugno, sorbo, albicocco, pero), che viene messo a stagionare. Questa in Franco Izzi (Foto T. Paolone) sintesi la genesi dello strumento a fiato della civiltà pastorale, che prende oggi lentamente forma tra le abili mani di Umberto e di Luigi, due tra i costruttori che sono stati prima ancora appassionati e musicisti. Diverse le loro storie. Umberto Di Fiore è l'erede di una tradizione che passa per Ettore, suo padre, morto nel 1996, e suo nonno Benedetto, morto nel 1965, che aveva appreso la singolare arte da artigiani di Villa Latina. Ettore Di Fiore, in particolare, Luciano Di Fiore e Gerardo Guatieri sono considerati a Scapoli ed altrove i capostipiti dei costruttori di zampogna: ad essi è riservato - non solo da queste parti - un rispetto quasi reverenziale. Specialista nella lavorazione di ance, chiuse e aperte, è Luigi Ricci, la cui bottega si apre a pochi passi da quella di Umberto, che è vigile urbano. Luigi, ora in pensione dopo aver fatto il ristoratore in Belgio, non ha alle spalle una tradizione nella costruzione della zampogna ma - per così dire - ha imparato il mestiere sin da piccolo andando a scrutare nelle botteghe degli artigiani e di Guatieri in particolare. Nella “fucina” di Fontecostanza operano inoltre Paolo Di Fiore, costruttore di zampogne, figlio di Luciano Di Fiore, e Fabio Ricci, classe Paolo Di Fiore (Foto T. Paolone) 1975, figlio di Romeo Ricci, anch’egli costruttore e suonatore. Noto costruttore Fabio Ricci (Foto T. Paolone) scapolese è anche Franco Izzi: oltre a dar forma agli strumenti, Izzi è anche musicista e innovatore della zampogna della tradizione molisana. La sua bottegalaboratorio si apre lungo il Cammino di Ronda in un vano a piano terra del Palazzo Battiloro. Scapoli - 121 La Mostra Mercato e il Festival Internazionale della Zampogna Il 27 luglio del 1975 si è svolta a Scapoli la prima edizione della “Mostra-Mercato della Zampogna”, ideata dal sindaco Pasquale Vecchione per attrarre l’attenzione regionale e nazionale sull’ancestrale strumento a sacco e per rafforzare la consapevolezza di essere, costruttori e suonatori di zampogne, i depositari di una tradizione e di un artigianato da non far morire. Nelle edizioni seguenti si è confermata la data dell’ultima domenica di Sotto: Manifesto della I Edizione e quello realizzato da U. Taccola. Un momento del Festival Internazionale (Foto T. Paolone) luglio, nei suoi caratteri ora “nazionale”, ora “internazionale”, a seconda della provenienza dei musicisti. Con la “Settimana Europea della Zampogna” del 1991, organizzata dall’allora neonato Circolo della Zampogna, si è poi proposto anche un Festival musicale ad integrazione della preesistente MostraMercato. Negli primi anni del terzo millennio è stata inoltre realizzata, come assoluta novità, la composizione di nuove opere musicali per zampogna da inserire in un contesto orchestrale. Cresciuta qualitativamente nel corso di oltre un trentennio grazie alla par- 122 - Alta Valle del Volturno Sopra: Il pubblico della XXIX Edizione del Festival (Foto T. Paolone) tecipazione di musicisti - puristi e non provenienti da ogni parte d’Europa, al concorso di Enti pubblici e a strategie di promozione anche di una “cultura” della zampogna (pubblicazioni specifiche, cd, dvd), la manifestazione si qualifica tra le più importanti nel panorama della musica popolare nazionale e punto di riferimento, anche internazionale, per appassionati e cultori della zampogna. La Raviolata Una manifestazione, quella che si tiene l’ultima domenica di Carnevale, che negli anni ha assunto un’importanza considerevole sia per numero di visitatori che per quantità di prodotto realizzato. Il raviolo scapolese, che è poi il piatto base della “Raviolata”, si pone realmente come un unicum in Regione tanto che Scapoli è entrata a far parte della rete nazionale “Città dei Sapori – Comuni tipici di Italia”. Da sempre tra le principali pietanze locali, questo particolare raviolo, di grosse dimensioni, ha un ripieno di sapore intenso ed un valore nutrizionale che ne fanno un eccellente piatto unico. Legati alla tradizione di Carnevale, i ravioli hanno subìto nel tempo modifiche negli ingredienti determinate in particolare dall’impossibilità di reperire i prodotti che, una volta, erano alla base della economia locale. A lato: Si preparano i ravioli. (Foto T. Paolone) I falò di S. Giorgio Sono fuochi che si accendono quasi in ogni contrada dell’esteso agro di Scapoli la notte che precede i festeggiamenti del patrono S. Giorgio (23 aprile), con celebrazione eucaristica e processione del santo per le vie del paese. Per l’occasione si incendiano sarmenti e rami di ulivo per scongiurare la caduta di pioggia e grandine sulle viti. In tale giorno si tiene anche una fiera tradizionale. Scapoli - 123 The Bagpipe capital Scapoli name is connected to the Latin names of “Scopulus” and “Scapulae”, which mean “rock” and “descent”. However its original name was Castrum Scappili and its origin was joined to the colonization process of San Vincenzo al Volturno Abbey. Today Scapoli is the capital of the bagpipe, the ancient instrument of the pastoral tradition, which is just produced and sold in Fontecostanza hamlet. There is a monument of the “Piper” in a pleasant little square of the village. Scapoli is also a medioeval village with its panoramic “Cammino di Ronda”. Interesting is the side portal of the S. Giorgio Church. Here you can find a tipical raviolo made of pasta, sausages and vegetables. The Bagpipe Museum The Bagpipe Museum is housed in Palazzo Mancini, a building easily visible from the central and picturesque Piazza dei Martiri. It was created using funds from law 64/86 and officially inaugurated on the 28th July 2002. Inside a large hall, there are a lots of extremely precious instruments, bought from all over the world, displayed in glass cases. The jewels in the crown are the Scapolese bagpipes and those from Sicily, Sardinia, Lombardy, Piedmont, Puglia, Veneto and Calabria, together with very fine instruments from Croatia, Istria, France, Ireland, Scotland, Macedonia, Turkey, England, Anatolia, Greece, Bulgaria, Hungary, Poland, Spain, Slovakia, Romania, Kurdistan, Azerbaijan and even as far as India, an aboriginal region of Australia, Bali, Tibet, Mongolia, China, Argentina, Ande, Perù, Vietnam, Cambodia and Senegal. The Mu.C.I.L. Zampogna moderna costruita dal maestro The MU.C.I.L. (Corpo Italiano di Liberazione Piero Ricci. Museum) is a standing collection of the finds (Foto T. Paolone) and the historical documents about the Second World War found out in Scapoli’s area. Scapoli 1943-44 Association with Scapoli’s government wanted its institution. The Museum’s curiosities concern the flag and the hats which the members of the Italian Alpine troops used in the Monte Marrone conquest. In the show-cases there are the uniforms and others pieces belonged to the American, Italian, French, Maghrebi and German troops. Remarkable is also the photographic index. 124 - Alta Valle del Volturno Craftsmen’s workshops The traditional art of manufacturing bagpipes continues today in Fontecostanza, one of the 16 hamlets of Scapoli’s countryside. Indeed, Umberto Di Fiore and Luigi Ricci work nearby. Umberto Di Fiore inherited the tradition from his father, Ettore, who died in 1996, and from his grandfather, Gerardo GUATIERI Benedetto, who died in 1965 and learned the art from the craftsmen in Villa Latina. Both Ettore Di Fiore and Luciano Di Fiore together with Gerardo Guatieri are seen, in Scapoli and elsewhere, as the fathers of the bagpipe makers. Luigi Ricci is an expert on making of open and closed reeds. Luigi has not a family tradition, but learned the art in Guatieri’s workshop. His reed master, however, was Palmerino Caccia, who made only that part of the bagpipe. Other bagpipe’s manifactures are Franco Izzi, whose workshop lies in a room of the Battiloro’s Palace, Paolo Di Fiore and Fabio Ricci, the youngest one in Scapoli. The Bagpipe Market-Exhibition On the 27th July 1975 the first Bagpipe Market-Exhibition was held in Scapoli. It was an idea of the mayor Pasquale Vecchione, who wanted to attract regional and national attention to the ancestral instrument and give the pipers and craftsmen back the awareness of being the carriers of ancient knowledge. The Settimana Europea della Zampogna (21st-28th July 1991), organized by the newly formed Circolo Culturale della Zampogna, was a visit to the past and present of the bagpipe. A Music Festival was combined with the already existing Market-Exhibition, creating an European-style event dedicated to the bagpipe and its world. At the start of the new millennium the Festival underwent a further development not only with regard to the high standard of musical and culture contributions but also a boom in the attendance of young people and the arrival in Scapoli of admirers, scholars, and regional, national and international television crews. The programme Living with the Bagpipe, conceived with the aim of promoting the Region, gave the Scapoli event a central and leading role in cultural and traditional exchanges between European countries in relation to common multipiped instruments. In recent years the Festival has moved into a new, large-scale phase and a musical tendency more centred around folk. Traditional Dishes: the Raviolata During this festival, which is held on the last Sunday of the Carnival, lots of ravioli scapolesi (a type of large pasta with an intensely flavoured filling) are eaten. i Abbazia di San Vincenzo al Volturno pag. 28 Numeri Utili Abbazia di S.Vincenzo al Volturno Tel. 0865 955246 - Fax 0865 952979 www.sanvincenzoabbey.org Domenica e solennità 10,00-12,00 e 15,00-17,00 Giorni feriali 10,00-12,00 15,30-17,45 Portineria monastero chiusa la domenica dalle 13,00 alle 15,00 da lunedì a sabato dalle 13,00 alle 15,30 Il monastero non è aperto alle visite turistiche Abbazia di Montecassino Tel. 0776 311529 Associazione Culturale Amici di S. Vincenzo al Volturno Onlus c/o Palazzo della Provincia Recapito Dott. Dino Ricci Via Emilia, 7 - Tel. 0865 412608 www.amicidisanvincenzo.it Visita Cripta Epifanio Assoc. Culturale Tremisse Tel. 349 4125856 - 333 6972803 Assoc. Guide turistiche del Molise Tel. 347 5702256 - 328 1326626 Missione Archeologica Via Colle Tel. 0865 951006 www.sanvincenzoalvolturno.it Area Archeologica San Vincenzo Colle della Torre Tel 0874 4271 Ore 8,30-19,30 esclusi il primo e il terzo lunedì del mese i Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise pag. 12 Numeri Utili Settore Mainarde: Museo dell’Orso 86071 Pizzone (Is) Via Vigna dei Santi Tel. Fax 0865 951435 Museo della Fauna Appenninica 86071 Castel San Vincenzo (Is) Via Roma, 51 Tel. 0865 951354 Museo permanente di Cornamuse 86070 Scapoli (Is) - Via Aldo Moro Tel. 0865 954002 i Acquaviva d’Isernia (485 ab., 730 m. s.l. m.) pag. 56 Appuntamenti 21/01 Vigilia di Sant’Anastasio con accensione del tradizionale Fuoco di ginepri. 22/01 Sant’Anastasio (Festa patronale) con caratteristica processione 15/01 Festa di S. Maria Assunta presso l’omonima chiesa rurale Numeri Utili Municipio Tel. 0865 84260 Pronto Emergenza Tel. 118 Ufficio Postale Tel. 0865 84242 Dove dormire (Where to sleep) Vedi Rionero Sannitico e Cerro al Volturno Dove mangiare (Where to eat) Ristorante Tiziana Rossi Tel. 0865 84516 i Castel San Vincenzo (562 ab., 750 m s.l.m.) pag. 60 Appuntamenti 02/07 Fiera di S. Maria (Cartiera) 08/05 San Michele Arcangelo I settimana di agosto Mercatino dell’Antiquariato per i vicoli di Castellone 11/11 S. Martino (San Vincenzo) 26/12 Festa del Patrono Santo Stefano (Castellone) Numeri Utili Pronto Emergenza 118 Croce Gialla Via Fontana Tel. 0865 952044 Guardia medica Rocchetta a Volturno Tel. 0865 955385 Municipio Via Roma, 27 - Tel. 0865 951131 Ufficio Postale Via Roma - Tel. 0865 951129 Carabinieri Via Colle - Tel. 0865 951132 Parrocchia Santo Stefano Tel. 0865 951206 informazioni turistiche Informazioni turistiche - 125 informazioni turistiche 126 - Alta Valle del Volturno Sport e Tempo libero Pro Loco Mainarde Tel. 339 3875213 [email protected] Associazione Pesca sportiva Mainarde Tel. 340 2206281 Associazione Aquila delle Mainarde - Tel. 0865 957329 Municipio Via Aldo Moro Tel. 0865 953104 Istituto Comprensivo “D. Alighieri” Via A. Moro Tel. 0865 953136 - 953107 Uffici Postali: Cerro al Volturno Via A. Moro Tel. 0865 953129 [email protected] [email protected] A.S.D. Innatura - 0865 954012 339 8103359 - www.innatura.net Dove dormire (Where to sleep) B&B La Roccia Tel. 0865 951315 - 333 1693669 Camere “Cantina dell’Eremo”** Tel. 0865 952043 Dove mangiare (Where to eat) Ristorante “Cantina dell’Eremo” Tel. 0865 952043 Bar Ristorante Pizzeria La Lanterna sul lago Tel. 0865 951448 Birreria Botte 40 Tel. 0865 951474 Bar “Gualano” Tel. 0865 951301 Bar “Carracillo” Bar “Jolly” Tel. 0865 951323 i Cerro al Volturno (1430 ab., 572 m. s.l.m) pag. 66 Appuntamenti Agosto - II settimana Festa del Pane 15/08 Festa dell’Assunta (borgo Castello) Ultima domenica di agosto S. Emiddio (festa patronale) 7/08 Fiera S. Donato 8/09 Fiera di S. Maria Numeri utili Pronto Emergenza 118 Via Lavatoio Croce Rossa Italiana Tel. 0865 953638 Farmacia Comunale Tel. 0865 953200 Guardia medica Rocchetta a Volturno Tel. 0865 955385 Cupone Via V. Veneto, 3 Tel. 0865 953195 Carabinieri C. S. Vincenzo Tel. 0865 951132 Avis Tel. 338 7579339 Parrocchia Assunzione di M. Vergine Piazza S. Maria Tel. 0865 953124 L’Eco del Castello Tel. 0865 953124 - 3391018901 www.ecodelcastello.it Volturnia Edizioni Piazza Santa Maria, 5 Tel. 0865 953593 - 3397909487 www.volturniaedizioni.com [email protected] Sport e Tempo libero La Squadra del Cuore (Assoc. per le adozioni a distanza) Tel. 329 0708883 - 338 6447186 www.lasquadradelcuore-cerro.com [email protected] ASD Cerro al Volturno www.ascerroalvolturno.it ASD Cerrese calcio www.cerrese.com Dove mangiare (Where to eat) Ristorante de’ Lombardi Castello Pandone Tel. 0865 953596 - 333 4231681 Ristorante L’incontro Tel. 0865 953602 Better Pub Tel. 0865 953031 Bar Eur Tel. 340 7984464 Harlem Cafè Tel. 0865 953526 America Bar Tel. 0865 953413 Dove dormire (Where to sleep) B&B Castello Pandone de’ Lombardi - Tel. 0865 953596 Affittacamere di Mazzocco Rita Tel. 335 5851311 - [email protected] www.epidauro.net/amr i Colli a Volturno (1430 ab., 572 m. s.l.m) pag. 73 Appuntamenti Agosto Collese Nutrito cartellone con manifestazioni culturali e ricreative da alcuni anni localizzate nel centro storico 17/01 S. Antonio Abate (rione S. Antonio) 13/06 S. Antonio da Padova 2/10 S. Antonino e S. Emidio 6/11 Festa e Fiera del Patrono San Leonardo Numeri utili Pronto Emergenza 118 Cerro al Volturno Farmacia Via Roma, 35 - Tel. 0865 957438 Guardia medica Via Matteotti - Tel. 0865 957228 Municipio www.comune.colliavolturno.is.it Piazza Municipio, 3 Tel. 0865 957901 - Fax 0865 957714 Vigili Urbani Tel. 0865 957189 Istituto Comprensivo Via Roma - Tel. 0865 957383 Ufficio Postale Via Roma - Tel. 0865 957131 Carabinieri Via Matteotti, 1 - Tel. 0865 957001 Corpo Forestale Via Roma - Tel. 0865 957198 Banca Popolare di Puglia e Basilicata Servizio Bancomat Piazza Municipio, 8 Tel. 0865 957521 Sport e Tempo libero Pro Loco Colli Tel. 0865.957447 - Fax 0865 952300 www.prolococolli.it [email protected] Associazione Culturale Volturnense Tel. 0865 955346 Moto Club Volturno Tel. 338 1607110 informazioni turistiche Informazioni turistiche - 127 Associazione Culturale Forza Giovani - Tel. 328 8740595 www.colliavolturno.com Dove mangiare (Where to eat) Ristorante “La Canonica” Centro storico - Tel 0865 957367 Ristorante “La Pergola” Via Nazionale - Tel. 0865 955338 338 8734741 - 349 5720486 Ristorante Pizzeria “La Sosta” Via Nazionale - Tel. 0865 957282 Ristorante “Volturno” Via Nazionale - Tel. 0865 955215 Agriturismo “Il Casale di San Lorenzo” Tel. 0865 957494 Ristorante rurale “Da Oreste e Maria” Via Nazionale - Tel. 0865 957022 Ristorante pizzeria “La Falconara” Tel. 0865 955377 Pizzeria “Lo Scoiattolo” Via Nazionale - Tel. 0865 957421 Pizzeria “La Casetta” Zona Rio chiaro - Tel. 0865 250303 Pizzeria rosticceria “Agip Caffè” - Tel. 0865 955375 Bar Pasticceria “Cafè de Paris” P.za Municipio - Tel. 0865 957163 Bar “Il Capriccio” P. S. Leonardo - Tel. 338 3724495 Bar “Il Dollaro” Via Roma - Tel. 0865 957228 Gin & Benit Pub V. Regina Elena - Tel. 0865 957228 Dove dormire (Where to sleep) Albergo “Volturno” www.albergovolturno.com Tel. 0865 955215 Dove acquistare (Where to buy) Il Casareccio Via Nazionale - Tel. 0865 957516 Prodotti Tipici Molisani “da Oreste” Via Nazionale - Tel. 0865 957508 informazioni turistiche 128 - Alta Valle del Volturno i Filignano (740 ab., 460 m. s.l.m) pag. 79 Appuntamenti 26/07 Selvone S. Anna 29-30/07 Cerasuolo S. Pasquale Baylon 09/09 Filignano Natività della Madonna Mese di agosto Agosto filignanese Festival Mario Lanza Informazioni Pronto Emergenza 118 Ospedale Venafro Farmacia Comunale Via Roma, 21 - Tel. 0865 926278 Guardia medica Venafro - Tel. 0865 907743 Municipio www.comune.filignano.is.it Piazza Municipio, 1 Tel. 0865 926294 - 926138 Scuola Elementare Via Milano - Tel. 0865 926348 Uffici Postali Filignano Via Roma - Tel. 0865 926149 Cerasuolo Via Venafro - Tel. 0865 922125 Carabinieri Via Roma, 37 - Tel. 0865 926001 Parrocchia www.chiesefilignano.net Ss. Immacolata Concezione P.za Municipio - Tel. 0865 926200 Sport e Tempo libero Pro Loco & Concorso “Mario Lanza” Tel. 0865 922173 Varvusa Golf Club Tel. 0865 926121 Museo Storico Militare aperto su prenotazione Tel. 347 7998062 Museo Mario Lanza Tel. 0865 926294 Associazione Mario Lanza Tel. 0865 926163 Dove mangiare (Where to eat) “La Tiana” Cerasuolo - Tel. 0865 922100 “Il Rifugio del Brigante” Mennella - Tel. 0865 922003 www.rifugiodelbrigante.it Dove dormire (Where to sleep) B&B “Il Girasole” Tel. 0865 926163 B&B “Il Colle” Tel. 339 7618828 Affittacamere B&B “Il Rifugio del Brigante” Tel. 0865 922003 www.rifugiodelbrigante.it Dove acquistare (Where to buy) Bar Alimentari Verrecchia P.za Municipio - Tel. 0865 926405 Bar Alimentari Rossi Ctr. Selvone - Tel. 0865 926102 “Zi Zi Bar” - Tel. 0865 921526 i Fornelli 1.985 ab., 530 m. s.l.m) pag. 84 Appuntamenti I Settimana agosto Giornate al borgo (Centro storico) 29/04 S. Pietro Martire (festa patronale) Numeri Utili Pronto Emergenza 118 Farmacia Via Petrara - Tel. 0865 956231 Guardia medica Colli a Volturno - Tel. 0865 957228 Municipio Via dei Martiri - Tel. 0865 956132 Istituto Comprensivo Via dei Martiri - Tel. 0865 956340 Ufficio Postale Via Petrara, 40 - Tel. 0865 956149 Parrocchia S. Michele Arc. - Tel. 0865 956145 Sport e Tempo libero Pro Loco www.prolocofornelli.it Tel. 346 4790019 Fax 0865 956668 Dove mangiare (Where to eat) Ristorante pizzeria “Al Borgo” - Tel. 0865 956337 Ristorante “La Porta” Tel. 0865 956485 Ristorante pizzeria “Il Parco degli Ulivi” Tel. 0865 956662 Pub birreria “Biertempel” Tel. 348 7556701 Bar Bistrò di Antonio Petrarca Tel. 0865 958007 Dove dormire (Where to sleep) Vedi Colli a Volturno e Montaquila Dove acquistare (Where to buy) Cooperativa Agricola La Collina (Caseificio) Via dei Martiri, 4 - Tel. 0865 956529 Panificio Di Carlo Elio Tel. 0865 956473 Oleificio 7 Torri Via Petrara, s.n.c. - Tel. 333 8358822 i Montaquila (2.504 ab., 460 m. s.l.m.) pag. 88 Appuntamenti Mese di agosto N’coppa a la Rocca (Roccaravindola Alta) 15/08 Festa dell’Assunta 16/08 San Rocco (festa patronale) Primo Maggio Sagra della frittata 8/05 S. Michele Arcangelo (patrono di Roccaravindola) 28/7 S. Maria Ausiliatrice Numeri Utili Pronto Emergenza 118 Ospedale Venafro - Tel. 118 Farmacia Via Taverna - Tel. 0865 96182 Guardia medica Venafro - Tel. 0865 907743 Municipio Montaquila www.comune.montaquila.is.it Via Libertà - Tel. 0865 960367 Roccaravindola Tel. 0865 96180 Masserie La Corte Tel. 0865 960211 Istituto Comprensivo Via Libertà, 5 Tel. 0865 960481 - 960158 Uffici Postali Montaquila L. Garibaldi, 5 - Tel. 0865 960149 Roccaravindola C.da Taverna - Tel. 0865 96127 Banca Etruria Soc. Coop A R.L. Via Tavernia - Tel 0865 966003 Servizio Bancomat Carabinieri Str. Provinciale - Tel. 0865 960132 Comunità Montana Via Taverna - Tel. 0865 96262 Sport e Tempo libero PRO LOCO www.prolocomontaquila.org Polisportiva Roccaravindola www.roccaravindola.itAss. Culturale Rinascita ravindolese Tel. 347 4542362 - Fax 0865 96396 Asd Atletic Montaquila Tel. e fax 0865 96396 [email protected] ASD Nuovo Mntaquila Dove mangiare (Where to eat) “Free Town” - Tel. 0865 960254 Ristorante “Il Giardinetto del Volturno” - Tel. 0865 96504 Ristorante “La Corte” Tel. 0865 960121 Pizzeria Birreria “Madison” - Tel. 0865 960100 Bar Pasticceria Gelateria “Ricci Angelo” - Tel. 0865 960183 Ristorante pizzeria “L’Oasi del Legionario” Tel. 0865 960002 Bar “Fortes bar” SS 158 - Roccaravindola Pizzeria Volturno Via Taverna -Tel. 0865 96516 Dove dormire (Where to sleep) B&B “Varone” Tel. 333 7156820 Affittacamere “Al Borgo Antico” Tel. 338 4499987 informazioni turistiche Informazioni turistiche - 129 informazioni turistiche 130 - Alta Valle del Volturno Dove acquistare Where to buy) Panificio Ricci Maria S.S. 158 - Tel. 0865 960183 Ceramiche Zaccarella Antonio L.tà Carpinete - Tel. 0865 960363 Cartolibreria Clerì Via Taverna, 26 - Tel. 0865 96396 [email protected] i Montenero Valcocchiara (557 ab., 893 m. s.l.m.) pag. 92 Appuntamenti II Settimana agosto Il Rodeo Pentro (località Pantano) 17/01 S. Antonio Abate 6 /12 S. Nicola di Bari Numeri Utili Pronto Emergenza 118 Via Lavatoio - Tel. 118 Guardia medica Rionero S. - Tel. 0865 848528 Municipio Piazzale S. Pertini, 1 Tel. 0865 840121 Scuola Elementare Via Nostra Signora di Lourdes, 12 Tel. 0865 840358 Ufficio Postale Tel. 0865 840108 Dove mangiare (Where to eat) Vedi Rionero Sannitico Dove dormire (Where to sleep) B&B “Il Corniolo” Tel. 348 4746118 i Pizzone (350 ab., 730 m. s.l.m.) pag. 94 Appuntamenti Mese di agosto Giornata della natura Folclore e gastronomia nel Pianoro Le Forme (1400 m.) 15/16/17/18 agosto S. Maria Assunta, S. Rocco, S. Antonio, S. Nicola di Bari 6/12 S. Nicola (festa patronale) 10/06 Santa Liberata (festa patronale) Numeri Utili Pronto Emergenza 118 Guardia medica Rocchetta - Tel. 0865 955385 Municipio P.za Municipio - Tel. 0865 951144 http://digilander.libero.it/ComunediPizzone/ Corpo Forestale Viale Forme, 30 - Tel. 0865 951195 Ufficio Postale P.za Municipio - Tel. 0865 951148 Centrale ENEL Via Ommaro - Tel. 0865 951236 Dove mangiare (Where to eat) Ristorante “Valle Pagana” Tel. 0865 951423 Trattoria Santucci Tel. 0865 951147 Dove dormire (Where to sleep) Agriturismo “Le Mainarde” Tel. 0865 951401 i Pozzilli (2.285 ab., 235 m. s.l.m.) pag. 98 Appuntamenti 25-26/07 Sant’Anna (Festa patronale) 09/08 San Lorenzo Martire Fraz. Santa Maria Oliveto Numeri Utili Istituto Ricerca Neuromed Via Atinense, 18 - Tel. 0865 9291 Pronto Emergenza 118 Ospedale Venafro Farmacia Via Atinense, 2/f - Tel. 0865 925101 Guardia medica Venafro - Tel. 0865 907743 Municipio Pozzilli Via Roma, 32 Tel. 0865 925900 - Fax 0865 925543 www.comune.pozzilli.is.it S. Maria Oliveto Tel. 0865 908884 Istituto Comprensivo Via San Marco - Tel. 0865 925146 Consorzio per il Nucleo di Sviluppo Industriale Ss. 85 Venafrana - Tel. 0865 908001 Uffici Postali Pozzilli Via Roma,9 - Tel 0865 925511 Santa Maria Oliveto Via S. Maria delle Grazie, 23 Tel. 0865 908880 Banca Popolare di Puglia e Basilicata Servizio Bancomat Piazza Aldo Moro, 13 Tel. 0865 924062 Parrocchia San Lorenzo Martire Via Arcipretura - Tel. 0865 909801 Dove mangiare (Where to eat) Ristorante “Al Traliccio” Tel. 0865 927232 Pizzeria “Friuli” Tel. 0865 925311 “Magica P” Tel. 0865 925133 “Le Palme” Tel. 0865 924692 - 925113 Ristorante “Hotel Dora” Tel. 0865 908006 - 911100 Dimora rurale “La Masseria” Tel. 0865 927131 “Emmanuel” Tel. 0865 925017 “Euro Snack” Tel 347 4445419 Dove dormire (Where to sleep) “Hotel Dora” Tel. 0865 908006 -911100 “Riggioni” Tel. 0865 924692 B&B “Emmanuel” Tel. 0865 925494 “Giosafat” Tel. 0865 925494 “La Villa” Tel. 0865 925087 Affittacamere “1646” Tel. 0865 925408 Affittacamere “Verrecchia M.” Tel. 0865 925408 Case per vacanze “Centro storico CAV” Tel. 0865 925408 i Rionero Sannitico (1.164 ab.,1052 m. s.l.m.) pag. 106 Appuntamenti 17/01 Inizio festeggiamenti per il Carnevale 30/04 S. Mariano (festa patronale) 3/09 S. Giacomo (co-protettore) Numeri Utili Pronto Emergenza 118 Farmacia Via Roma, 83 - Tel. 0865 848238 Guardia medica P.za Municipio - Tel. 0865 848528 Municipio Piazza della Repubblica, 1 Tel. 0865 848171 Fax 0865 848480 www.rionerosannitico.eu [email protected] Istituto Comprensivo Via Roma, 1 - Tel. 0865 848389 Ufficio Postale Via Roma Tel. 0865 848419 Parrocchia S. Bartolomeo Apostolo Piazza del Carmine, 1 Tel. 0865 848521 Carabinieri Via Roma - Tel. 0865 848001 Dove mangiare (Where to eat) Ristorante “Pablo” Tel. 0865 848110 Pizzeria “Rossana” Tel. 0865 848228 Ristorante pizzeria “L’oste di Votacarrozza” Tel. 389 9981792 Ristorante bar “Il Poggio” Tel. 331 7777716 Paninoteca “Il Rifugio” Tel. 320 8615611 Dove dormire (Where to sleep) Albergo “Pablo” Tel. 0865 848110 i Rocchetta a Volturno (1.082 ab., 552 m. s.l.m.) pag. 108 Appuntamenti 22/08 LA Madonna delle Grotte. informazioni turistiche Informazioni turistiche - 131 informazioni turistiche 132 - Alta Valle del Volturno 23/08 Festa del patrono San Domenico Luglio/Agosto - Concorso Pianistico Nazionale “Città di Rocchetta” - I Concerti dell'Abbazia www.concorsopianisticorocchetta.it Numeri Utili Pronto Emergenza 118 Farmacia Tel. 0865 955273 Guardia medica P.za S. Domenico - Tel. 0865 955385 Municipio www.comune.rocchettaavolturno.is.it P.za S. Domenico - Tel. 0865 955200 Pro Loco Rocchetta Tel. 338 4938904 Uffici Postali Rocchetta a Volturno Via Roma, 49 - Tel. 0865 955230 Castelnuovo al Volturno Tel. 0865 954127 Carabinieri Tel. 0865 957001 Associazione Culturale Il Cervo Castelnuovo al Volturno Tel. 0865 952094 www.uomocervo.org Dove mangiare (Where to eat) Agriturismo “Costantini” Tel. 0865 955056 “La Tavernetta” Tel. 0865 953362 “Osteria di Castelnuovo” Tel. 0865 954012 Locanda “Belvedere” www.locandabelvedere.altervista.org Tel. 0865 954159 - 338 1730892 Locanda Coste Rupine “da Zizi” Tel. 0865 952310 – 320 6826947 Dove dormire (Where to sleep) Dimora rurale “Le Mainarde” Tel. 0865 26868 Affittacamere “La Locanda Belvedere” Tel. 0865 954159 – 338 1730892 www.locandabelvedere.altervista.org Centro Turistico “Vallefiorita” Tel. 0865 95279 Affittacamere “Locanda Coste Rupine da Zizi” Tel. 0865 952310 - 320 6826947 i Scapoli (804 ab., 611 m. s.l.m.,) pag. 118 Appuntamenti Ultimo weekend di luglio Mostra Mercato e Festival internazionale della Zampogna www.festivaldellazampogna.it 22 e 23/04 Festa del Patrono San Giorgio Ultima domenica di Carnevale Sagra del raviolo scapolese Numeri Utili Pronto Emergenza 118 Farmacia Comunale Piazza Caduti - Tel. 0865 954169 Guardia medica Colli a Volturno -Tel. 0865 957228 Istituto Comprensivo Via A. Moro - Tel. 0865 954102 Municipio www.comunescapoli.is.it Tel. 0865 954111 - 954143 Ufficio Postale Via A. Cardarelli, 3 Tel. 0865 954141 Sport e Tempo libero Pro Loco Scapoli c/o Municipio - Tel. 0865 954143 Museo della Zampogna Tel. 0865 954270 www.museodellazampgna.it Mostra permanente di Cornamuse italiane e straniere Tel. 0865 954002 - 0865 954086 Mu.C.I.L. Museo Corpo Italiano di Liberazione Palazza Caccia - Tel. 0865 954270 Associazione Culturale “Circolo della Zampogna” Piazza Martiri di Scapoli Tel. 0865 954002 Fax 0865 954086 www.zampogna.org [email protected] Dove mangiare (Where to eat) Ristorante“La Zampogna” Tel. 0865 952134 Ristorante “Terra Nostra” Tel. 0865 954135 Dove dormire (Where to sleep) Vedi Colli a Volturno Bibliogafia essenziale A.A.V.V., Venafro guida della Città, a cura dell’Amministrazione Comunale di Venafro, Tipolitografia Centro Stampa, Venafro, 2001 A.A.V.V., Sannio Pentri e Frentani dal VI al I sec. A. 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