Venerdì 14 marzo alle 21.15 lungo
i percorsi della Fortezza Vecchia
Via del Seminario, 61
57122 Livorno
tel. e fax
0586/210217
[email protected]
Notiziario locale
Direttore responsabile
Alberto Migone
Vicedirettore: Andrea Fagioli
Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
9 marzo 2008
Via Crucis con don Quilici
ella notte del Venerdì che precede
N
la domenica delle Palme, il
prossimo venerdì 14 marzo si
svolgerà alle 21.15 in Fortezza Vecchia
una suggestiva Via Crucis, guidata dal
vescovo monsignor Giusti.
La Via Crucis è stata preparata come
lo scorso anno dall’Associazione
«Amici di Don Quilici», dall’Istituto
Santa Maria Maddalena e dalla
Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo.
Non sono solo semplici cifre...
Ecco le entrate e le uscite del bilancio
della Fondazione Caritas Livorno onlus.
Attraverso offerte libere, raccolte ordinarie e straordinarie,
donazioni e quote parti dell’8 per mille e di convenzioni
con le istituzioni la Fondazione Caritas ogni giorno
sostiene centinaia di poveri e decine
di progetti socio pastorali
a pubblicazione del bilancio della Fondazione
Caritas Livorno o.n.l.u.s.
è prima di tutto un atto
di trasparenza dovuto a tutti
coloro, credenti e non, che
consegnano nelle mani della
Chiesa cattolica parte delle
proprie risorse finanziarie per
contrastare le vecchie e nuove
povertà di cui soffrono tante
persone che vivono nei nostri
territori e nel mondo. Offerte
libere, donazioni, quota parte
dei contributi Otto per Mille e
ricavi derivanti dalle varie convenzioni con l’Amministrazione comunale, sono tutte risorse che provengono comunque
dalle tasche dei cittadini ed è a
loro che dobbiamo comunque
rendere conto.
Ma come per ogni bilancio che
si rispetti, certamente per quello di una Caritas, oltre al semplice risultato economico e all’incidenza delle varie voci in
entrata e in uscita che trovate
rappresentati in modo analitico in calce a questa pagina, bi-
L
sogna saper cogliere nelle cifre
tutti i possibili significati socio-pastorali che sottendono.
I «PUNTI DI FORZA»
Il primo è la conferma che la
scelta giubilare che la Chiesa
livornese fece a favore del Porto di Fraternità continua ad
avere un importante impatto
sociologico nel contrasto alle
varie forme di disagio: sia in
termini di investimento economico che nella quantità degli interventi.
Il secondo è rappresentato dalla feconda tessitura della rete
territoriale con gli altri soggetti
che operano sul fronte del disagio, soprattutto con il Comune di Livorno. Il dato più
evidente è una sorta di «miracolo economico» che moltiplica gli investimenti a favore dei
«poveri». Come è facilmente
verificabile attraverso i numeri, gli otre 170 mila Euro messi
a disposizione della Chiesa di
Livorno (Quota parte dell’Otto per Mille e offerte delle rac-
colte di Quaresima e Avvento)
diventano a fine anno quasi
540 mila Euro investiti a favore dei «poveri». Questa moltiplicazione è possibile grazie
soprattutto alle convenzioni
con l’Istituzione per i Servizi
alla Persona del Comune di Livorno (286 mila Euro), alle
molte offerte di privati cittadini o aziende e ai finanziamenti
di progetti ottenuti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di
Livorno, dall’Arciconfraternita
della Purificazione e da Caritas
Italiana. Per ogni Euro messo a
disposizione dalla comunità
ecclesiale, la città di Livorno
mette altri 2 Euro e 16 centesimi per i «poveri».
LE «FATICHE»
Parlando esclusivamente in
termini di bilancio, dobbiamo
sottolineare ancora una volta
la fatica che provano le comunità parrocchiali nel partecipare economicamente agli impegni della Caritas diocesana. Il
totale delle offerte giunte dalle
LA RACCOLTA
PER LA QUARESIMA DI CARITÀ
ome ha già annunciato il Vescovo Simone, nel corso delle Messe della V
C
Domenica di Quaresima, si svolgerà in tutte le parrocchie della Diocesi la
raccolta delle offerte destinate al finanziamento dei progetti che la Caritas
diocesana ha proposto per la Quaresima di Carità di quest’anno.
Riprendendo la significativa tradizione inaugurata dal Vescovo Guano nel
lontano 1963, le offerte raccolte saranno consegnate nelle mani del vescovo
Simone durante la celebrazione nel Mercoledì Santo in cattedrale.
parrocchie cittadine è «fermo»
ormai da molti anni. Anche
nel 2007 sono stati raccolti circa 29 mila Euro (poco più di
56 milioni di lire) a fronte dei
circa 45 milioni di lire raggiunti nel 1995 e ormai quasi
congelati fino ai giorni nostri.
È forse l’unica voce di un bilancio economico che, purtroppo, in tutti questi anni
non ha risentito dell’inflazione.
Parlando invece in termini pastorali e di impatto sulla comunità civile ed ecclesiale, c’è
il rischio che tutti questi importanti investimenti siano
vissuti dai singoli e dalle comunità come una semplice
«elemosina»; sostitutiva, cioè,
di quello che rende veramente
efficace ogni intervento a favore delle persone: lo stile della
relazione, la scelta di mettere
al centro – da protagonisti – le
persone dei «poveri», ma anche l’attenzione a moltiplicare
conoscenza, attenzione, gratuità, amicizia e reti solidali.
Segno di questa fatica sono
certamente la mancanza di ricambio generazionale dei tanti volontari, la mancanza di attenzione e sensibilità di tante
comunità parrocchiali nei
confronti delle proprie Caritas, di quella «palestra formativa» rappresentata dal Servizio
Civile Nazionale, di una costante «educazione alla mondialità» e alla «pace» e all’assunzione di «stili di vita» più
giusti e rispettosi di tutto il
creato.
LA «FATICA DELLE FATICHE»
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano
le vostre opere buone e rendano
gloria al vostro Padre che è nei
cieli (Mt. 5,16)
È il Vangelo che ci consegna la
«griglia» per questa verifica: «le
nostre buone opere – che nascono anche da tutti i nostri
investimenti economici – sono visibili, belle e rendono visibile, riconoscibile la gloria
del Padre? Manifestano il suo
Amore per l’uomo? Ne sono
memoria viva?
Sono capaci, cioè, di “narrare”
e trasmettere la nostra fede,
coinvolgendo singoli e comunità, attraverso una testimonianza che parte dalla consapevolezza di essere segno dell’Amore del Padre?»
Con davanti la prospettiva di
un’incessante verifica in questo senso e con lo sguardo costantemente rivolto al mistero
della Morte e Resurrezione del
Cristo, vogliamo ringraziare
tutte le persone che hanno sostenuto le attività della Caritas
diocesana, delle Caritas parrocchiali e tutte le iniziative di
amore, di pace e di giustizia
che ogni uomo o associazione
mette in campo.
Un ringraziamento particolare
va a tutti i volontari che in modo totalmente gratuito e amorevole spendono parte del loro
tempo a favore di chi è nel bisogno.
Mauro e Laura Nobili
II
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
9 marzo 2008
Erminia
Cremoni:
le date
rminia Cremoni nasce a Livorno
l’8 gennaio 1905. Dal 1921 è
iscritta tra le Figlia di Maria e tra
le aspiranti nella Gioventù Femminile di AC. Nel 1923 è consacrata
Zelatrice del Cuore di Gesù. Nel 1932
entra nel Terz’Ordine francescano, diviene presidente dell’Associazione
Gioventù Femminile della Parrocchia
della Madonna e riceve il diploma d’onore per l’abilitazione all’insegnamento religioso nelle scuole parrocchiali.
Nel 1934 riceve l’autorizzazione per
l’insegnamento della religione nelle
Scuole Medie. Dal 1936 fino al 1946 è
presidente diocesana della Gioventù
Femminile di AC. Dal 1946 al 1955 è
vicepresidente della Giunta diocesana
di AC. Nel 1946 fonda e presiede il
Centro Italiano Femminile (C.I.F.) di
Livorno e entra nel consiglio comunale di Livorno tra le file della DC. Dal
16 giugno 1945 è membro della Pontificia Commissione Assistenza. Il 28
giugno 1946 riceve il riconoscimento
di partigiana combattente nella Divisione Giustizia e Libertà. Dal 1948,
anno di fondazione, è membro della
Segreteria del Comitato Livornese di
Assistenza (C.L.A.). Nel 1953 diviene
membro del Consiglio di Patronato
(Ministero di Grazia e Giustizia). Nel
1955 diviene segreteria della Giunta
Diocesana di AC. Muore nel giorno del
Venerdì Santo, il 30 marzo 1956.
E
Bibliografia
* L. ANZILOTTI, Un grande esempio
di generosa e serena bontà, in
«Fides», 8 aprile 1956
* L. ANZILOTTI, Sono felice di donare
tutto a Cristo, in «La Settimana», 3
aprile 1966
* Donne e Resistenza in Toscana, a
cura del Comitato antifascista
toscano, Firenze, Tip. Giuntina, 1978
* Erminia Cremoni, a cura del
Comitato Provinciale C.I.F. e del
Comitato Livornese Assistenza nel
decimo anniversario della morte,
Livorno, Tip. Stella del Mare, 1966
* T. NOCE, Nella città degli uomini.
Donne e pratica della politica a
Livorno tra guerra e ricostruzione,
Soveria Mannelli, Rubettino, 2004
* R. ORLANDINI, Attorno al
quarantatré, Livorno, M.C.S., 1990
* A. ZARGANI, La coscienza rinnovata.
Identità religiosa ed impegno
culturale del laicato labronico e
dell’Azione cattolica diocesana, dalle
leggi razziali alla liberazione 19381945, «Quaderni della Labronica»,
Studi e testi, 7, Livorno, 2007.
i fili della MEMORIA
di Gianluca della Maggiore
ERMINIA CREMONI/2
Per gli altri, con le «rotine sotto i piedi»
Tra resistenza e ricostruzione «un apostolato laico appassionatamente conquistato e fedelmente realizzato»
uest’anno
ricorre il
centenario della
giornata
internazionale
della donna. Sono passati
infatti cento anni da
quell’8 marzo del 1908
quando 129 operaie in
sciopero morirono bruciate
in un opificio di Chicago.
Dedichiamo allora questo
nuovo appuntamento con
«i fili della memoria» a
Erminia Cremoni,
protagonista del laicato
cattolico livornese dalla
metà degli anni ’30 alla
metà degli anni ’50, venti
anni cruciali della nostra
storia recente.
Q
Padre Agostino Gemelli
la definì «il vero tipo
della francescana
consacrata all’apostolato
laico». Con
reminescenze
manzoniane Giovanni
Gronchi la chiamava «la
nostra Lucia», per via di
quella capigliatura con le
trecce a corona, ma più
ancora «per
quell’ostinatezza operosa
dell’anima
autenticamente
cristiana». Don Roberto
Angeli la descriveva con
accenti da santa: «Aveva
una visione larga delle
cose, una comprensione
profonda degli uomini;
aveva l’intuizione precisa
del poco che può dirsi
assoluto nel mondo, e
del molto che invece è
relativo. Perciò
compativa e giustificava».
Per Furio Diaz fu un
«indimenticabile
esempio di ogni bontà e
virtù».
TESTIMONE
DA RISCOPRIRE
Chi era dunque Erminia
Cremoni? Oggi
potremmo dire che è
soprattutto una
testimone da riscoprire e
valorizzare. L’esempio di
un cristianesimo vissuto
senza compromessi da
far trafficare tra la nostra
gente, e tra i giovani in
modo particolare. Una di
quelle testimonianze
che, come scriveva Paolo
VI nell’Evangelium
Nuntiandi, non possono
che far nascere
«domande irresistibili:
perché sono così? Perché
vivono in tal modo? Che
cosa o chi li ispira?
Perché sono in mezzo a
noi?». Potrebbe essere un
punto di riferimento per
chi oggi si impegna
nell’Azione Cattolica, per
gli insegnanti di
religione, per gli
operatori della Caritas,
per chi si impegna in
politica. Il suo breve e
intensissimo diario
spirituale è lo squarcio di
un’anima pura e
luminosa che si fa
leggere tutto d’un fiato.
SENZA RIPOSO
Quella della Cremoni fu
una vita spesa con un
ruolo di primo piano
nell’associazionismo
cattolico (nell’AC e come
fondatrice del Centro
Italiano femminile nel
dopoguerra), nella
resistenza (esponente
della Divisione
«Giustizia e Libertà», vedi
box in questa pagina),
nelle opere assistenziali
(membro della PCA e co-
fondatrice del CLA),
nella politica (prima tra i
cristiano-sociali e poi
nella DC in consiglio
comunale). Scrisse la sua
collaboratrice Laura
Anzilotti: «Le giornate di
Erminia non avevano un
attimo di riposo: troppi
problemi urgenti da
risolvere. Là fra quelle
mura d’ospedale c’erano
le donne, qua nella
strada c’erano i bambini
che si aggiravano tra le
macerie di una città
distrutta materialmente e
moralmente».
TRA I POVERI
E I CARCERATI
Nelle testimonianze di
chi l’ha conosciuta si
trova la cifra di tutta una
esistenza per gli altri.
Negli anni ’30 – scrive ad
esempio don Angeli «Erminia aveva “le rotine
sotto i piedi” e girava e
girava». Non esitava a
frequentare i quartieri
malfamati o ad entrare
nei tuguri della città se
c’era qualche anima da
aiutare. L’assistenza alle
carcerate era il suo
pallino: «Una volta –
scrisse sul «Fides» la
Anzilotti - parlando alle
carcerate in preparazione
alla Santa Pasqua, un
singhiozzo interruppe le
sue parole. Erminia
ricordava spesso quel
singhiozzo, quel pianto,
in cui, forse, un’anima
aveva ritrovato il suo
Dio».
IN FABBRICA
Nelle fabbriche portava
speranza: «Sono stata a
parlare alle ragazze della
fabbrica delle
“Mattonelle – scrisse nel
suo diario nel 1935 -,
lavoro nuovo per me. Mi
sono preparata facendo
un’ora di adorazione.
Ritta su di uno sgabello
ho detto quello che Gesù
mi suggeriva. I tipi erano
così poco rassicuranti da
far venir voglia di
scappare». Ma Erminia di
fronte alla sofferenza e di
fronte a Gesù non
scappò mai. «Signore, - si
legge ancora nel diario –
mi sento mamma di
tutti, grandi e piccoli,
senza secondi fini, solo
per un bisogno intenso
dell’anima».
L’INTERVISTA
«EDUCATRICE CORAGGIOSA»
Le parole di Viviana Accarino, presidente
della Consulta femminile di Livorno
l’ho conosciuta da vicino perché sono entrata nell’AC quando
«è stata
Nleionperera
già aggredita dal male che la sconfisse a soli 51 anni, tuttavia
me un punto di riferimento imprescindibile». Viviana Accarino, presidente della Consulta femminile di Livorno, per anni ha ricoperto ruoli di primo piano nell’associazionismo cattolico e nel mondo politico livornese. Ha da poco tenuto una conferenza per la Fidapa su Erminia Cremoni parlandone con entusiasmo e riconoscenza.
PROFESSORESSA, COS’HA RAPPRESENTATO PER LEI LA CREMONI?
«Posso dire di essere cresciuta all’ombra di questa “icona”, perché sono
stata “allevata” da Edy Vallecchi e da quella schiera di donne che l’avevano ammirata e seguita nel suo impegno apostolico e civile. Erminia ha lasciato una traccia indelebile per tutte le donne che si sono impegnate nell’AC e nel difficile mondo politico degli anni successivi».
UNA TESTIMONIANZA DI FEDE CRISTALLINA,
VISSUTA CON GRANDE OSTINATEZZA...
«Sì, tanto da rinunciare all’amore di un uomo e di una famiglia tutta sua,
aspirazioni che in cuor suo Erminia coltivò sempre. Ma l’ideale di dedicare la sua vita agli altri vinse ogni sua resistenza e la preoccupazione principale restò per lei l’incontro con quanti potevano aver bisogno di speranza e consolazione».
PERCHÉ ALLORA È IMPORTANTE RICORDARE QUESTA FIGURA OGGI?
«Spesso i testimoni della fede li cerchiamo lontano e invece dovremmo
valorizzare di più quelli che abbiamo in casa! Non dobbiamo disperdere
l’eredità fondamentale che ci lascia una testimonianza come la sua: la necessità di un impegno formativo ed educativo vissuto con coraggio, facendone la ragione di una vita intera. Educare alla vita e alla fede è dare
speranza al futuro. Come continua a fare Erminia col suo esempio, anche
oggi».
G.d.M.
Un frammento della relazione di Erminia Cremoni
depositata presso l'Istituto Storico della Resistenza di Firenze
Partigiana combattente: in soccorso
degli ebrei e dei soldati braccati
el 1943, quando cominciarono a delinearsi a Livorno i
«ideeN
primi movimenti antifascisti, collaborai alla diffusione di
cristiane sociali.
Dopo l’8 settembre aiutai diversi soldati italiani nel loro tentativo
di sottrarsi alla cattura da parte dei tedeschi. Si nascosero nei
sotterranei dell’ospedale civile di Livorno con rifornimento di
viveri, denari ed abiti civili ed un gruppo di marinai catturati
nell’Isola d’Elba. Lavoro difficile perché si doveva agire sotto la
sorveglianza delle sentinelle tedesche ed uscire insieme – magari
a braccetto – per accompagnarli oltre la città.Venuto l’ordine di
evacuazione della città rimasero senza casa un gruppo di circa
85 ebrei poveri, malati, vecchi e bambini dell’ospedale
israelitico.
Insieme a don angeli e a don Spaggiari procurammo di venire in
loro soccorso moralmente e materialmente – con visite
periodiche – fino al giugno 1944. Il pericolo cui andavo incontro
era grave perché si sapeva quanto gli ebrei erano sorvegliati.
Le visite si facevano una o due volte la settimana e si andava in
città – Via Micali – da Montenero quasi sempre a piedi andare e
venire. Circa 20 chilometri con allarmi continui e più volte sono
stata presa da bombardamenti. In questo tempo si era nascosto
anche un medico di Modena – straniero od ebreo – al sanatorio
Villa Corridi, ed anche per lui si faceva tutto quello che era
possibile. Dopo l’arresto di don Angeli che guidava questo lavoro
– fu arrestato il 17 maggio 1944 – fui costretta a non venire più
in città perché mi avevano segretamente avvertito che avevo
pronto il mandato di cattura. Contemporaneamente ero in stretta
collaborazione con il gruppo della resistenza cristiana (non era la
D.C.) e mi prestavo ospitando in casa alcuni dei capi della
resistenza Benetti, Pagani alcuni sacerdoti, Enriquez – medaglia
d’oro – fucilata poco dopo a Firenze dai Tedeschi, don Angeli, «il
nonnino» Angeli Emilio, medaglia di argento, Orlandini, Merlini,
Figara, il Capitano Pini, ed altri dei quali non si poteva sapere il
nome. Mi prestavo per il trasporto dei medicinali, viveri, armi,
proiettili, lettere, diffusioni giornali, documenti falsi, carte
d’identità false con relative tessere del pane».
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
DALLA RIVISTA «NUOVI STUDI LIVORNESI»
Uno studio sulla
famiglia Bartolena
I quadri nelle chiese di S.M. del Soccorso e dei Ss. Pietro e Paolo
a rivista «Nuovi Studi Livorne- zione e alle prove documentali difsi» ha recentemente pubblica- ficilmente confutabili possono esseto una interessante ricerca sul re a lui ricondotte opere che invece
tema: «Il dimenticato “proge- qualcuno stenta ad attribuirgli. È
nitore di una famiglia di pittori li- purtroppo un fatto assodato che
vornesi: Giovanni Bartolena». Lo molti suoi dipinti non siano più
studio, curato da Luciano Bernardi- rintracciabili come la «Madonna
ni, noto scrittore e storico dell’arte, con il Bambino» e un «San Giovanindaga su una delle più note fami- ni» di cui parla il Vivoli, così come
glie di pittori livornesi del secolo sono andate disperse due sue opere
scorso: i Bartolena. I più conosciuti descritte da Niccola Ulacacci su un
sono stati Cesare e il nipote di lui opuscolo del 1836. Il Bernardini
Giovanni, ma c’è stato, chiarisce sottolinea la partecipazione di quel’autore, un primo Giovanni, nato sto Giovanni Bartolena al «Concornel 1803, di cui si hanno sporadi- so Ricasoli» con l’opera «L’assemche notizie e sul
blea
toscana
quale si sofferche dichiara la
ma l’attenzione
decadenza della
dell’autore. Dodinastia dei Lopo essersi docurena», a quella
mentato sullo
dell’Esposizio«stato delle anine Nazionale di
me» di alcune
Firenze
del
parrocchie,
il
1861 e a quella
Bernardini tracdella
Società
cia una sintetica
promotrice delgenealogia delle Arti di Torino
la famiglia Bardel 1862. Antolena e evidenche del dipinto
zia che Cesare
«Ritratto di sua
fu un delicato
maestà il Re d’Ipittore di gusto
talia», acquistapurista ed ebbe
to dall’Amminiuna grande fastrazione comuma dal dipinto
nale non si han«Partenza dei
no più notizie
volontari livorcosì come non
nesi per la guerc’è traccia di un
ra del 1860» Nella foto il quadro Pesca miracolosa di Giovanni
acquerello rapsulla
epopea Bartolena, conservato nella chiesa di S. M. del
presentante il
garibaldina. Il Soccorso
Granduca LeoGiovanni Barpoldo II.
tolena nato nel 1866, noto come Lo studio del Bernardini evidenzia
postmacchiaiolo, ebbe in un primo che sono senz’altro di Giovanni
momento dei rapporti burrascosi Bartolena le tre opere, rappresencon il Maestro Fattori, ma grazie al- tanti episodi storico-religiosi, conlo zio Cesare il Maestro lo riammise servate nella chiesa dei SS. Pietro e
alla sua scuola ed ebbe con lui un Paolo, così come sono suoi i tre
sincero legame di amicizia, egli fu grandi dipinti presenti nella chiesa
presente alle maggiori esposizioni di Santa Maria del Soccorso seconnazionali come la Biennale di Vene- do quanto affermato anche da Giuzia e la Quadriennale di Roma. Si seppe Piombanti e dalla documenpuò senz’altro affermare che il Gio- tazione rinvenuta nell’Archivio Diovanni Bartolena su cui il Bernardini cesano. Sono di Giovanni Bartolena
vuol far luce è stato quasi dimenti- il disegno «Livorno assediato e difecato a causa dei più famosi Cesare e so nel 1496» e tre piccoli acquerelli
Giovanni.
descritti nella raccolta Minutelli
Il Bartolena, nato nel 1803, deve es- nonché il ritratto di Pietro Taddei e
sere ricordato soprattutto per la quello di Mons. Girolamo Gavi. La
produzione pittorica presente nella ricerca del Bernardini contiene anchiesa dei SS- Pietro e Paolo, la sua che l’iconografia di questi dipinti
arte era il frutto degli studi compiu- che permettono di affermare, grazie
ti all’Accademia di Belle Arti di Fi- anche alla particolarità dello stile,
renze sotto i maestri di pittura Giu- che le opere appartengono a lui e
seppe Bezzuoli e Pietro Ermini. Per non ai suoi giovani parenti anche se
questo motivo il Bernardini rileva più conosciuti.
Gianni Giovangiacomo
che grazie alla sua eccellente forma-
9 marzo 2008
Ci ha lasciato una figura
di spicco del laicato cattolico
In ricordo di
Pietro Guideri
SABATO 8 MARZO
- 16.00 il Vescovo è in visita alla parrocchia
S. Martino in Salviano.
MERCOLEDÌ 12 MARZO
- 9.30 il Vescovo è in visita all’ATL.
l 28 febbraio scorso si è spento serenamente
Pietro Guideri, figura di spicco del laicato
Icattolico
livornese, impegnato fin dagli anni ’30
nel mondo salesiano e dell’associazionismo
cattolico livornese. Guideri nacque 94 anni fa nel
rione di Colline dove trascorse la sua giovinezza
negli ambienti dell’oratorio salesiano in cui
maturò la sua esperienza vocazionale, soprattutto
militando nelle file dell’Azione Cattolica.
Divenne presidente, sin da giovane studente, del
circolo cattolico «Don Michele Rua» - che subì la
chiusura nel 1931 insieme agli altri circoli dell’A.C.
per ordine del governo - e come dirigente
diocesano della GIAC, negli anni difficili del
fascismo, collaborò con monsignor Amedeo
Tintori ed il professor Francesco Cecioni, per
creare presso la Cancelleria della curia vescovile un
servizio di accoglienza per i giovani militari che
scrivevano dal fronte ed intraprendere per loro
attività di sostegno spirituale. Una sensibilità,
quella di ex-allievo salesiano, che lo accompagnò
in tutto l’arco del suo impegno ecclesiale: insieme
ad Alberto Canonici ed a Ercole Pastorelli, creò il
Centro Sportivo Italiano negli anni della rinascita
postbellica animando la non facile ripresa
dell’associazionismo sportivo in molte realtà della
provincia, distinguendosi per questa sua vivacità
creativa ed originale che seppe esprimere anche
nel suo talento artistico. Una testimonianza la sua
vissuta in pienezza nella famiglia, nel mondo del
lavoro e anche nella politica.
Ma fra le sue esperienze ecclesiali più incisive non
va dimenticato l’impegno profuso nella S.
Vincenzo de’ Paoli di cui fu presidente, dove,
insieme ai suoi figli e ad alcuni giovani chierici fra
cui don Vincenzo Savio, allora studente di
teologia, lavorò fra i baraccati di via Torino fino
agli anni Settanta.
Pietro Guideri è stato un uomo coerente con il
proprio credo religioso. Nell’omelia delle esequie
celebrate, con grande partecipazione, nella chiesa
del Sacro Cuore, è stato ricordato per il suo lungo
e generoso impegno. Con la sua scomparsa la
comunità ecclesiale raccoglie l’eredità di una fede
forte e piena di temperanza di un laico che, come
molti della sua generazione, hanno amato la
Chiesa di Livorno, la sua gente, la sua storia.
Andrea Zargani
«Uomini a Nassirya»: una recensione sul libro di Anna Paola Capitini
2003, in cui persero la vita 19 persone
fra militari e civili. E questo grazie
all’uscita di un volume «Uomini a
Nassiriya», presente in verità nelle
librerie da quasi un anno, ma tornato
di drammatica attualità per i recenti
fatti di guerra avvenuti in Afghanistan,
in cui ancora una volta nel corso di una
missione internazionale è stato versato
il sangue di soldati italiani.
L’autrice, la giovane livornese Anna
Paola Capitini, criminologa ed esperta
in diritto penale militare, ha steso il
libro a più di tre anni dalla tragedia di
Nassiriya, spinta da «dolore e rabbia»:
«dolore - ci ha detto- perché mi sono
sentita colpita come italiana e rabbia
per le contestazioni ai militari che sono
seguite alla strage». Per ricordare la
quale, lo sottolineiamo, echeggiano
ancora oggi negli stadi i cori «10-1001000 Nassiriya». Il taglio che l’autrice
sceglie per rispondere a queste
denigrazioni è quello di offrire al
lettore il volto «umano» della tragedia:
e il titolo del libro è «Uomini a
Nassiriya» proprio perché si è voluto
dare un volto ai caduti, trasformare in
«uomini» in carne e ossa i nomi
VENERDÌ 7 MARZO
- 11.00 il Vescovo a Montenero celebra la
Messa del precetto pasquale per la Guardia
di Finanza.
- 17.30 il Vescovo incontra gli insegnanti di
religione cattolica.
MARTEDÌ 11 MARZO
- 18.00 presso il salone della parrocchia S.
Rosa (via Machiavelli) incontro promosso
dal circolo culturale «don Primo Mazzolari» sul tema: «Un paziente piccolo piccolo:
la speranza infinita». Intervengono la neonatologa Laura Guerrini; la prof.ssa Daniela Musumeci, modera il dott. Luca Mastrosimone.
Il volto umano delle missioni militari all’estero
pronunciati per qualche giorno nei
telegiornali di cinque anni fa e poi
subito dimenticati dai più. Anna Paola
Capitini ha scelto quindi di raccontare
le storie di alcuni di loro per farci
capire che, sotto la divisa, c’è prima di
tutto l’«uomo» e che contro questi
padri, mariti, fidanzati, fratelli inveisce
prima di tutto chi inneggia
pubblicamente al massacro. A questo
scopo l’autrice ha intervistato
direttamente i familiari di alcune delle
vittime che, pagina dopo pagina, ne
ricostruiscono la vita, il carattere, le
qualità e nello stesso tempo ci rendono
partecipi del loro dolore, ricordano i
momenti in cui hanno appreso la
notizia della morte dei loro cari, il
pensiero di doverlo magari dire ai figli,
e, non ultima, la dignità nell’affrontare
con compostezza le offese di chi grida
frasi sconsiderate nelle piazze. Pagine
che senza dubbio gettano una luce
nuova e sconosciuta sulla realtà dei
militari italiani all’estero, e sulla vita
quotidiana delle famiglie rimaste a
casa.
L’intento dell’autrice di far uscire
dall’anonimato delle cronache di
guerra Domenico, Giovanni, Giuseppe,
Enzo, Alfio, questi i nomi di alcuni dei
militari caduti, di trasformarli in
AGENDA DIOCESANA
DOMENICA 9 MARZO
- 10.00 il Vescovo celebra le Cresime e visita
la parrocchia di S. Martino in Parrana.
L
distanza ormai di quasi cinque
A
anni, si torna a parlare della
strage di Nassiriya del novembre
III
persone reali strappando loro di dosso
l’anonima etichetta di «militari» può
dirsi pienamente riuscito: da ciascun
capitolo del libro, in cui viene
presentato il racconto di un familiare o
di un amico, emergono semplici storie
di vita quotidiana di gente comune: la
fidanzata di Alessandro che racconta
del loro amore a prima vista quattro
anni prima; i ricordi dei cari di Alfio e
la sua passione per i bonsai; le foto di
Enzo in vacanza con la moglie…..tutto
questo serve a scrollare nel lettore
l’immagine stereotipata dei «rambo»
che spesso viene cucita addosso ai
militari e a ricondurli nella veste di
persone che, nel bene e nel male,
esercitano semplicemente una
professione.
Come si può immaginare, si tratta di
pagine emotivamente molto cariche
per la sincera e vibrante partecipazione
dell’autrice al dolore dei familiari e al
ricordo di uomini che pure non ha mai
conosciuto personalmente; una carica
emotiva che tuttavia non sfocia quasi
mai in retorica, e rimane a suo modo
sempre misurata. Il limite del libro
consiste semmai nel fatto che l’autrice,
a dispetto delle sue dichiarate
intenzioni di non creare polemiche, non
sempre riesce a controllare la propria
animosità nei confronti dei «critici»
della missione italiana, animosità che
sembra talvolta costituire il vero
leitmotiv del testo, e che tende talvolta
a oscurare quello che dovrebbe invece
essere il suo intento dichiarato, ovvero
il semplice e genuino ricordo delle vite
e delle figure dei caduti.
Pur con questo limite, il libro rimane
degno di nota per la sua umanità, per
il dolore composto che riesce a
trasmettere nel ripercorrere queste vite
spezzate sul filo dei ricordi di chi
queste persone ha conosciuto, e per il
grido di sincera indignazione che lancia
ogni volta che sente risuonare parole di
offesa negli stadi e nelle manifestazioni
più o meno politiche che di tanto in
tanto riempiono le nostre piazze.
Più in generale, poi, crediamo che
questo volume serva a ricordarci che
ogni pagina delle vicende umane, ogni
illustre battaglia vinta o persa
confinata in poche righe dagli autori di
libri di scuola, è stata scritta anche con
il sangue e la vita dell’ultimo dei
soldati che aveva un cuore, che aveva
una famiglia, che aveva desideri, che
aveva speranze, e che per portare
avanti la storia di tutta l’umanità ha
dovuto interrompere la sua.
Giampaolo Donati
GIOVEDÌ 13 MARZO
- 10.30 il Vescovo incontra i direttori dei
centri pastorali ed i vicari foranei.
- 21.00 il Vescovo alla parrocchia di Montenero incontra i fidanzati che si preparano al
matrimonio.
VENERDÌ 14 MARZO
- 11.00 il Vescovo è all’Istituto Tecnico Industriale insieme al professor Franco Mosca,
dell’Università di Pisa, al preside dell’ITI
Roberto Gallinari e al Provveditore agli studi Romano Gori per un incontro con i giovani della scuola per sensibilizzare al tema
della solidarietà.
- 21.00 Via Crucis in Fortezza Vecchia, guidata dal Vescovo monsignor Giusti.
SABATO 15 MARZO
- 8.00 pellegrinaggio diocesano mensile a
Montenero (ritrovo in P.za delle Carrozze);
9.00 S. Messa presieduta dal Vescovo.
- 17.00 al Santuario di Montenero indagine
scientifica sulla Sindone, relatrice Emanuela Marinelli, docente di scienze naturali.
(Durante l’incontro sarà esposta una copia
della Sindone a grandezza naturale)
DOMENICA 16 MARZO
- ore 10.00 Porticato della Cattedrale: Benedizione dei rami d’olivo, processione d’ingresso e S. Messa presieduta dal Vescovo.
Alcune letture su...
Riflessioni per
la Quaresima
A.A.V.V. - I RACCONTI DI PASQUA. A CURA DI
ERMES RONCHI - ED. PAOLINE PP. 149 EURO
11,00.
La Risurrezione di Cristo, è sempre stato il fondamento
dell’annuncio della prima Chiesa Apostolica. Se Gesù
non fosse risorto infatti, tutto quanto aveva fatto e
insegnato, non sarebbe stato tramandato e Paolo non
avrebbe scritto: «Se Cristo non è risuscitato, è vana la
nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede»
(1Cor 15,14). Ecco che teologi famosi come Maggioni,
Manzi, Ronchi, rileggendo i testi scritturistici, ci
presentano ciascuno i «Racconti di Pasqua», seguendo
la scansione temporale dal mattino del primo giorno
dopo il sabato fino all’ascensione. Il servita Ermes
Ronchi conclude questa pubblicazione attualizzando
questo grande mistero che è la pietra angolare su cui
poggia tutto l’edificio cristiano. La Risurrezione come
fondamento della religione, non è una scelta degli
apostoli, ma «un fatto che si è imposto pur restando il
fondamento meno costringente, più gratuito, più
discutibile che si possa immaginare dal punto di vista
razionale».
SOLIDARIETÀ ACLI
AGLI OPERAI
DELLA TRUCK CENTER
e ACLI livomesi esprimono la loro solidarietà
Lha colpito
per la terribile tragedia che, ancora una volta,
il mondo del lavoro con la morte di
cinque operai, tra i quali un giovane
diciannovenne, della TRUCK CENTER di Molfetta.
Le ACLI sottolineano come questa tragedia sia
nata anche dalla grande generosità dimostrata
dagli operai che hanno cercato invano di prestare
soccorso alla prima vittima delle esalazioni dello
zolfo e dei detergenti introdotti per la pulitura di
un’autocistema. Le ACLI livomesi nell’accogliere
le parole del presidente Giorgio Napolitano che ha
detto: «Bisogna reagire alla piaga degli incidenti
sul lavoro» esprimono la necessità che siano
immediatamente varati i Decreti attuativi della
recente legge sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.
La Presidenza delle ACLI Provinciale
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Via Crucis con don Quilici