Venerdì 14 marzo alle 21.15 lungo i percorsi della Fortezza Vecchia Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Alberto Migone Vicedirettore: Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 9 marzo 2008 Via Crucis con don Quilici ella notte del Venerdì che precede N la domenica delle Palme, il prossimo venerdì 14 marzo si svolgerà alle 21.15 in Fortezza Vecchia una suggestiva Via Crucis, guidata dal vescovo monsignor Giusti. La Via Crucis è stata preparata come lo scorso anno dall’Associazione «Amici di Don Quilici», dall’Istituto Santa Maria Maddalena e dalla Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo. Non sono solo semplici cifre... Ecco le entrate e le uscite del bilancio della Fondazione Caritas Livorno onlus. Attraverso offerte libere, raccolte ordinarie e straordinarie, donazioni e quote parti dell’8 per mille e di convenzioni con le istituzioni la Fondazione Caritas ogni giorno sostiene centinaia di poveri e decine di progetti socio pastorali a pubblicazione del bilancio della Fondazione Caritas Livorno o.n.l.u.s. è prima di tutto un atto di trasparenza dovuto a tutti coloro, credenti e non, che consegnano nelle mani della Chiesa cattolica parte delle proprie risorse finanziarie per contrastare le vecchie e nuove povertà di cui soffrono tante persone che vivono nei nostri territori e nel mondo. Offerte libere, donazioni, quota parte dei contributi Otto per Mille e ricavi derivanti dalle varie convenzioni con l’Amministrazione comunale, sono tutte risorse che provengono comunque dalle tasche dei cittadini ed è a loro che dobbiamo comunque rendere conto. Ma come per ogni bilancio che si rispetti, certamente per quello di una Caritas, oltre al semplice risultato economico e all’incidenza delle varie voci in entrata e in uscita che trovate rappresentati in modo analitico in calce a questa pagina, bi- L sogna saper cogliere nelle cifre tutti i possibili significati socio-pastorali che sottendono. I «PUNTI DI FORZA» Il primo è la conferma che la scelta giubilare che la Chiesa livornese fece a favore del Porto di Fraternità continua ad avere un importante impatto sociologico nel contrasto alle varie forme di disagio: sia in termini di investimento economico che nella quantità degli interventi. Il secondo è rappresentato dalla feconda tessitura della rete territoriale con gli altri soggetti che operano sul fronte del disagio, soprattutto con il Comune di Livorno. Il dato più evidente è una sorta di «miracolo economico» che moltiplica gli investimenti a favore dei «poveri». Come è facilmente verificabile attraverso i numeri, gli otre 170 mila Euro messi a disposizione della Chiesa di Livorno (Quota parte dell’Otto per Mille e offerte delle rac- colte di Quaresima e Avvento) diventano a fine anno quasi 540 mila Euro investiti a favore dei «poveri». Questa moltiplicazione è possibile grazie soprattutto alle convenzioni con l’Istituzione per i Servizi alla Persona del Comune di Livorno (286 mila Euro), alle molte offerte di privati cittadini o aziende e ai finanziamenti di progetti ottenuti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Livorno, dall’Arciconfraternita della Purificazione e da Caritas Italiana. Per ogni Euro messo a disposizione dalla comunità ecclesiale, la città di Livorno mette altri 2 Euro e 16 centesimi per i «poveri». LE «FATICHE» Parlando esclusivamente in termini di bilancio, dobbiamo sottolineare ancora una volta la fatica che provano le comunità parrocchiali nel partecipare economicamente agli impegni della Caritas diocesana. Il totale delle offerte giunte dalle LA RACCOLTA PER LA QUARESIMA DI CARITÀ ome ha già annunciato il Vescovo Simone, nel corso delle Messe della V C Domenica di Quaresima, si svolgerà in tutte le parrocchie della Diocesi la raccolta delle offerte destinate al finanziamento dei progetti che la Caritas diocesana ha proposto per la Quaresima di Carità di quest’anno. Riprendendo la significativa tradizione inaugurata dal Vescovo Guano nel lontano 1963, le offerte raccolte saranno consegnate nelle mani del vescovo Simone durante la celebrazione nel Mercoledì Santo in cattedrale. parrocchie cittadine è «fermo» ormai da molti anni. Anche nel 2007 sono stati raccolti circa 29 mila Euro (poco più di 56 milioni di lire) a fronte dei circa 45 milioni di lire raggiunti nel 1995 e ormai quasi congelati fino ai giorni nostri. È forse l’unica voce di un bilancio economico che, purtroppo, in tutti questi anni non ha risentito dell’inflazione. Parlando invece in termini pastorali e di impatto sulla comunità civile ed ecclesiale, c’è il rischio che tutti questi importanti investimenti siano vissuti dai singoli e dalle comunità come una semplice «elemosina»; sostitutiva, cioè, di quello che rende veramente efficace ogni intervento a favore delle persone: lo stile della relazione, la scelta di mettere al centro – da protagonisti – le persone dei «poveri», ma anche l’attenzione a moltiplicare conoscenza, attenzione, gratuità, amicizia e reti solidali. Segno di questa fatica sono certamente la mancanza di ricambio generazionale dei tanti volontari, la mancanza di attenzione e sensibilità di tante comunità parrocchiali nei confronti delle proprie Caritas, di quella «palestra formativa» rappresentata dal Servizio Civile Nazionale, di una costante «educazione alla mondialità» e alla «pace» e all’assunzione di «stili di vita» più giusti e rispettosi di tutto il creato. LA «FATICA DELLE FATICHE» Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli (Mt. 5,16) È il Vangelo che ci consegna la «griglia» per questa verifica: «le nostre buone opere – che nascono anche da tutti i nostri investimenti economici – sono visibili, belle e rendono visibile, riconoscibile la gloria del Padre? Manifestano il suo Amore per l’uomo? Ne sono memoria viva? Sono capaci, cioè, di “narrare” e trasmettere la nostra fede, coinvolgendo singoli e comunità, attraverso una testimonianza che parte dalla consapevolezza di essere segno dell’Amore del Padre?» Con davanti la prospettiva di un’incessante verifica in questo senso e con lo sguardo costantemente rivolto al mistero della Morte e Resurrezione del Cristo, vogliamo ringraziare tutte le persone che hanno sostenuto le attività della Caritas diocesana, delle Caritas parrocchiali e tutte le iniziative di amore, di pace e di giustizia che ogni uomo o associazione mette in campo. Un ringraziamento particolare va a tutti i volontari che in modo totalmente gratuito e amorevole spendono parte del loro tempo a favore di chi è nel bisogno. Mauro e Laura Nobili II TOSCANA OGGI LA SETTIMANA DI LIVORNO 9 marzo 2008 Erminia Cremoni: le date rminia Cremoni nasce a Livorno l’8 gennaio 1905. Dal 1921 è iscritta tra le Figlia di Maria e tra le aspiranti nella Gioventù Femminile di AC. Nel 1923 è consacrata Zelatrice del Cuore di Gesù. Nel 1932 entra nel Terz’Ordine francescano, diviene presidente dell’Associazione Gioventù Femminile della Parrocchia della Madonna e riceve il diploma d’onore per l’abilitazione all’insegnamento religioso nelle scuole parrocchiali. Nel 1934 riceve l’autorizzazione per l’insegnamento della religione nelle Scuole Medie. Dal 1936 fino al 1946 è presidente diocesana della Gioventù Femminile di AC. Dal 1946 al 1955 è vicepresidente della Giunta diocesana di AC. Nel 1946 fonda e presiede il Centro Italiano Femminile (C.I.F.) di Livorno e entra nel consiglio comunale di Livorno tra le file della DC. Dal 16 giugno 1945 è membro della Pontificia Commissione Assistenza. Il 28 giugno 1946 riceve il riconoscimento di partigiana combattente nella Divisione Giustizia e Libertà. Dal 1948, anno di fondazione, è membro della Segreteria del Comitato Livornese di Assistenza (C.L.A.). Nel 1953 diviene membro del Consiglio di Patronato (Ministero di Grazia e Giustizia). Nel 1955 diviene segreteria della Giunta Diocesana di AC. Muore nel giorno del Venerdì Santo, il 30 marzo 1956. E Bibliografia * L. ANZILOTTI, Un grande esempio di generosa e serena bontà, in «Fides», 8 aprile 1956 * L. ANZILOTTI, Sono felice di donare tutto a Cristo, in «La Settimana», 3 aprile 1966 * Donne e Resistenza in Toscana, a cura del Comitato antifascista toscano, Firenze, Tip. Giuntina, 1978 * Erminia Cremoni, a cura del Comitato Provinciale C.I.F. e del Comitato Livornese Assistenza nel decimo anniversario della morte, Livorno, Tip. Stella del Mare, 1966 * T. NOCE, Nella città degli uomini. Donne e pratica della politica a Livorno tra guerra e ricostruzione, Soveria Mannelli, Rubettino, 2004 * R. ORLANDINI, Attorno al quarantatré, Livorno, M.C.S., 1990 * A. ZARGANI, La coscienza rinnovata. Identità religiosa ed impegno culturale del laicato labronico e dell’Azione cattolica diocesana, dalle leggi razziali alla liberazione 19381945, «Quaderni della Labronica», Studi e testi, 7, Livorno, 2007. i fili della MEMORIA di Gianluca della Maggiore ERMINIA CREMONI/2 Per gli altri, con le «rotine sotto i piedi» Tra resistenza e ricostruzione «un apostolato laico appassionatamente conquistato e fedelmente realizzato» uest’anno ricorre il centenario della giornata internazionale della donna. Sono passati infatti cento anni da quell’8 marzo del 1908 quando 129 operaie in sciopero morirono bruciate in un opificio di Chicago. Dedichiamo allora questo nuovo appuntamento con «i fili della memoria» a Erminia Cremoni, protagonista del laicato cattolico livornese dalla metà degli anni ’30 alla metà degli anni ’50, venti anni cruciali della nostra storia recente. Q Padre Agostino Gemelli la definì «il vero tipo della francescana consacrata all’apostolato laico». Con reminescenze manzoniane Giovanni Gronchi la chiamava «la nostra Lucia», per via di quella capigliatura con le trecce a corona, ma più ancora «per quell’ostinatezza operosa dell’anima autenticamente cristiana». Don Roberto Angeli la descriveva con accenti da santa: «Aveva una visione larga delle cose, una comprensione profonda degli uomini; aveva l’intuizione precisa del poco che può dirsi assoluto nel mondo, e del molto che invece è relativo. Perciò compativa e giustificava». Per Furio Diaz fu un «indimenticabile esempio di ogni bontà e virtù». TESTIMONE DA RISCOPRIRE Chi era dunque Erminia Cremoni? Oggi potremmo dire che è soprattutto una testimone da riscoprire e valorizzare. L’esempio di un cristianesimo vissuto senza compromessi da far trafficare tra la nostra gente, e tra i giovani in modo particolare. Una di quelle testimonianze che, come scriveva Paolo VI nell’Evangelium Nuntiandi, non possono che far nascere «domande irresistibili: perché sono così? Perché vivono in tal modo? Che cosa o chi li ispira? Perché sono in mezzo a noi?». Potrebbe essere un punto di riferimento per chi oggi si impegna nell’Azione Cattolica, per gli insegnanti di religione, per gli operatori della Caritas, per chi si impegna in politica. Il suo breve e intensissimo diario spirituale è lo squarcio di un’anima pura e luminosa che si fa leggere tutto d’un fiato. SENZA RIPOSO Quella della Cremoni fu una vita spesa con un ruolo di primo piano nell’associazionismo cattolico (nell’AC e come fondatrice del Centro Italiano femminile nel dopoguerra), nella resistenza (esponente della Divisione «Giustizia e Libertà», vedi box in questa pagina), nelle opere assistenziali (membro della PCA e co- fondatrice del CLA), nella politica (prima tra i cristiano-sociali e poi nella DC in consiglio comunale). Scrisse la sua collaboratrice Laura Anzilotti: «Le giornate di Erminia non avevano un attimo di riposo: troppi problemi urgenti da risolvere. Là fra quelle mura d’ospedale c’erano le donne, qua nella strada c’erano i bambini che si aggiravano tra le macerie di una città distrutta materialmente e moralmente». TRA I POVERI E I CARCERATI Nelle testimonianze di chi l’ha conosciuta si trova la cifra di tutta una esistenza per gli altri. Negli anni ’30 – scrive ad esempio don Angeli «Erminia aveva “le rotine sotto i piedi” e girava e girava». Non esitava a frequentare i quartieri malfamati o ad entrare nei tuguri della città se c’era qualche anima da aiutare. L’assistenza alle carcerate era il suo pallino: «Una volta – scrisse sul «Fides» la Anzilotti - parlando alle carcerate in preparazione alla Santa Pasqua, un singhiozzo interruppe le sue parole. Erminia ricordava spesso quel singhiozzo, quel pianto, in cui, forse, un’anima aveva ritrovato il suo Dio». IN FABBRICA Nelle fabbriche portava speranza: «Sono stata a parlare alle ragazze della fabbrica delle “Mattonelle – scrisse nel suo diario nel 1935 -, lavoro nuovo per me. Mi sono preparata facendo un’ora di adorazione. Ritta su di uno sgabello ho detto quello che Gesù mi suggeriva. I tipi erano così poco rassicuranti da far venir voglia di scappare». Ma Erminia di fronte alla sofferenza e di fronte a Gesù non scappò mai. «Signore, - si legge ancora nel diario – mi sento mamma di tutti, grandi e piccoli, senza secondi fini, solo per un bisogno intenso dell’anima». L’INTERVISTA «EDUCATRICE CORAGGIOSA» Le parole di Viviana Accarino, presidente della Consulta femminile di Livorno l’ho conosciuta da vicino perché sono entrata nell’AC quando «è stata Nleionperera già aggredita dal male che la sconfisse a soli 51 anni, tuttavia me un punto di riferimento imprescindibile». Viviana Accarino, presidente della Consulta femminile di Livorno, per anni ha ricoperto ruoli di primo piano nell’associazionismo cattolico e nel mondo politico livornese. Ha da poco tenuto una conferenza per la Fidapa su Erminia Cremoni parlandone con entusiasmo e riconoscenza. PROFESSORESSA, COS’HA RAPPRESENTATO PER LEI LA CREMONI? «Posso dire di essere cresciuta all’ombra di questa “icona”, perché sono stata “allevata” da Edy Vallecchi e da quella schiera di donne che l’avevano ammirata e seguita nel suo impegno apostolico e civile. Erminia ha lasciato una traccia indelebile per tutte le donne che si sono impegnate nell’AC e nel difficile mondo politico degli anni successivi». UNA TESTIMONIANZA DI FEDE CRISTALLINA, VISSUTA CON GRANDE OSTINATEZZA... «Sì, tanto da rinunciare all’amore di un uomo e di una famiglia tutta sua, aspirazioni che in cuor suo Erminia coltivò sempre. Ma l’ideale di dedicare la sua vita agli altri vinse ogni sua resistenza e la preoccupazione principale restò per lei l’incontro con quanti potevano aver bisogno di speranza e consolazione». PERCHÉ ALLORA È IMPORTANTE RICORDARE QUESTA FIGURA OGGI? «Spesso i testimoni della fede li cerchiamo lontano e invece dovremmo valorizzare di più quelli che abbiamo in casa! Non dobbiamo disperdere l’eredità fondamentale che ci lascia una testimonianza come la sua: la necessità di un impegno formativo ed educativo vissuto con coraggio, facendone la ragione di una vita intera. Educare alla vita e alla fede è dare speranza al futuro. Come continua a fare Erminia col suo esempio, anche oggi». G.d.M. Un frammento della relazione di Erminia Cremoni depositata presso l'Istituto Storico della Resistenza di Firenze Partigiana combattente: in soccorso degli ebrei e dei soldati braccati el 1943, quando cominciarono a delinearsi a Livorno i «ideeN primi movimenti antifascisti, collaborai alla diffusione di cristiane sociali. Dopo l’8 settembre aiutai diversi soldati italiani nel loro tentativo di sottrarsi alla cattura da parte dei tedeschi. Si nascosero nei sotterranei dell’ospedale civile di Livorno con rifornimento di viveri, denari ed abiti civili ed un gruppo di marinai catturati nell’Isola d’Elba. Lavoro difficile perché si doveva agire sotto la sorveglianza delle sentinelle tedesche ed uscire insieme – magari a braccetto – per accompagnarli oltre la città.Venuto l’ordine di evacuazione della città rimasero senza casa un gruppo di circa 85 ebrei poveri, malati, vecchi e bambini dell’ospedale israelitico. Insieme a don angeli e a don Spaggiari procurammo di venire in loro soccorso moralmente e materialmente – con visite periodiche – fino al giugno 1944. Il pericolo cui andavo incontro era grave perché si sapeva quanto gli ebrei erano sorvegliati. Le visite si facevano una o due volte la settimana e si andava in città – Via Micali – da Montenero quasi sempre a piedi andare e venire. Circa 20 chilometri con allarmi continui e più volte sono stata presa da bombardamenti. In questo tempo si era nascosto anche un medico di Modena – straniero od ebreo – al sanatorio Villa Corridi, ed anche per lui si faceva tutto quello che era possibile. Dopo l’arresto di don Angeli che guidava questo lavoro – fu arrestato il 17 maggio 1944 – fui costretta a non venire più in città perché mi avevano segretamente avvertito che avevo pronto il mandato di cattura. Contemporaneamente ero in stretta collaborazione con il gruppo della resistenza cristiana (non era la D.C.) e mi prestavo ospitando in casa alcuni dei capi della resistenza Benetti, Pagani alcuni sacerdoti, Enriquez – medaglia d’oro – fucilata poco dopo a Firenze dai Tedeschi, don Angeli, «il nonnino» Angeli Emilio, medaglia di argento, Orlandini, Merlini, Figara, il Capitano Pini, ed altri dei quali non si poteva sapere il nome. Mi prestavo per il trasporto dei medicinali, viveri, armi, proiettili, lettere, diffusioni giornali, documenti falsi, carte d’identità false con relative tessere del pane». TOSCANA OGGI LA SETTIMANA DI LIVORNO DALLA RIVISTA «NUOVI STUDI LIVORNESI» Uno studio sulla famiglia Bartolena I quadri nelle chiese di S.M. del Soccorso e dei Ss. Pietro e Paolo a rivista «Nuovi Studi Livorne- zione e alle prove documentali difsi» ha recentemente pubblica- ficilmente confutabili possono esseto una interessante ricerca sul re a lui ricondotte opere che invece tema: «Il dimenticato “proge- qualcuno stenta ad attribuirgli. È nitore di una famiglia di pittori li- purtroppo un fatto assodato che vornesi: Giovanni Bartolena». Lo molti suoi dipinti non siano più studio, curato da Luciano Bernardi- rintracciabili come la «Madonna ni, noto scrittore e storico dell’arte, con il Bambino» e un «San Giovanindaga su una delle più note fami- ni» di cui parla il Vivoli, così come glie di pittori livornesi del secolo sono andate disperse due sue opere scorso: i Bartolena. I più conosciuti descritte da Niccola Ulacacci su un sono stati Cesare e il nipote di lui opuscolo del 1836. Il Bernardini Giovanni, ma c’è stato, chiarisce sottolinea la partecipazione di quel’autore, un primo Giovanni, nato sto Giovanni Bartolena al «Concornel 1803, di cui si hanno sporadi- so Ricasoli» con l’opera «L’assemche notizie e sul blea toscana quale si sofferche dichiara la ma l’attenzione decadenza della dell’autore. Dodinastia dei Lopo essersi docurena», a quella mentato sullo dell’Esposizio«stato delle anine Nazionale di me» di alcune Firenze del parrocchie, il 1861 e a quella Bernardini tracdella Società cia una sintetica promotrice delgenealogia delle Arti di Torino la famiglia Bardel 1862. Antolena e evidenche del dipinto zia che Cesare «Ritratto di sua fu un delicato maestà il Re d’Ipittore di gusto talia», acquistapurista ed ebbe to dall’Amminiuna grande fastrazione comuma dal dipinto nale non si han«Partenza dei no più notizie volontari livorcosì come non nesi per la guerc’è traccia di un ra del 1860» Nella foto il quadro Pesca miracolosa di Giovanni acquerello rapsulla epopea Bartolena, conservato nella chiesa di S. M. del presentante il garibaldina. Il Soccorso Granduca LeoGiovanni Barpoldo II. tolena nato nel 1866, noto come Lo studio del Bernardini evidenzia postmacchiaiolo, ebbe in un primo che sono senz’altro di Giovanni momento dei rapporti burrascosi Bartolena le tre opere, rappresencon il Maestro Fattori, ma grazie al- tanti episodi storico-religiosi, conlo zio Cesare il Maestro lo riammise servate nella chiesa dei SS. Pietro e alla sua scuola ed ebbe con lui un Paolo, così come sono suoi i tre sincero legame di amicizia, egli fu grandi dipinti presenti nella chiesa presente alle maggiori esposizioni di Santa Maria del Soccorso seconnazionali come la Biennale di Vene- do quanto affermato anche da Giuzia e la Quadriennale di Roma. Si seppe Piombanti e dalla documenpuò senz’altro affermare che il Gio- tazione rinvenuta nell’Archivio Diovanni Bartolena su cui il Bernardini cesano. Sono di Giovanni Bartolena vuol far luce è stato quasi dimenti- il disegno «Livorno assediato e difecato a causa dei più famosi Cesare e so nel 1496» e tre piccoli acquerelli Giovanni. descritti nella raccolta Minutelli Il Bartolena, nato nel 1803, deve es- nonché il ritratto di Pietro Taddei e sere ricordato soprattutto per la quello di Mons. Girolamo Gavi. La produzione pittorica presente nella ricerca del Bernardini contiene anchiesa dei SS- Pietro e Paolo, la sua che l’iconografia di questi dipinti arte era il frutto degli studi compiu- che permettono di affermare, grazie ti all’Accademia di Belle Arti di Fi- anche alla particolarità dello stile, renze sotto i maestri di pittura Giu- che le opere appartengono a lui e seppe Bezzuoli e Pietro Ermini. Per non ai suoi giovani parenti anche se questo motivo il Bernardini rileva più conosciuti. Gianni Giovangiacomo che grazie alla sua eccellente forma- 9 marzo 2008 Ci ha lasciato una figura di spicco del laicato cattolico In ricordo di Pietro Guideri SABATO 8 MARZO - 16.00 il Vescovo è in visita alla parrocchia S. Martino in Salviano. MERCOLEDÌ 12 MARZO - 9.30 il Vescovo è in visita all’ATL. l 28 febbraio scorso si è spento serenamente Pietro Guideri, figura di spicco del laicato Icattolico livornese, impegnato fin dagli anni ’30 nel mondo salesiano e dell’associazionismo cattolico livornese. Guideri nacque 94 anni fa nel rione di Colline dove trascorse la sua giovinezza negli ambienti dell’oratorio salesiano in cui maturò la sua esperienza vocazionale, soprattutto militando nelle file dell’Azione Cattolica. Divenne presidente, sin da giovane studente, del circolo cattolico «Don Michele Rua» - che subì la chiusura nel 1931 insieme agli altri circoli dell’A.C. per ordine del governo - e come dirigente diocesano della GIAC, negli anni difficili del fascismo, collaborò con monsignor Amedeo Tintori ed il professor Francesco Cecioni, per creare presso la Cancelleria della curia vescovile un servizio di accoglienza per i giovani militari che scrivevano dal fronte ed intraprendere per loro attività di sostegno spirituale. Una sensibilità, quella di ex-allievo salesiano, che lo accompagnò in tutto l’arco del suo impegno ecclesiale: insieme ad Alberto Canonici ed a Ercole Pastorelli, creò il Centro Sportivo Italiano negli anni della rinascita postbellica animando la non facile ripresa dell’associazionismo sportivo in molte realtà della provincia, distinguendosi per questa sua vivacità creativa ed originale che seppe esprimere anche nel suo talento artistico. Una testimonianza la sua vissuta in pienezza nella famiglia, nel mondo del lavoro e anche nella politica. Ma fra le sue esperienze ecclesiali più incisive non va dimenticato l’impegno profuso nella S. Vincenzo de’ Paoli di cui fu presidente, dove, insieme ai suoi figli e ad alcuni giovani chierici fra cui don Vincenzo Savio, allora studente di teologia, lavorò fra i baraccati di via Torino fino agli anni Settanta. Pietro Guideri è stato un uomo coerente con il proprio credo religioso. Nell’omelia delle esequie celebrate, con grande partecipazione, nella chiesa del Sacro Cuore, è stato ricordato per il suo lungo e generoso impegno. Con la sua scomparsa la comunità ecclesiale raccoglie l’eredità di una fede forte e piena di temperanza di un laico che, come molti della sua generazione, hanno amato la Chiesa di Livorno, la sua gente, la sua storia. Andrea Zargani «Uomini a Nassirya»: una recensione sul libro di Anna Paola Capitini 2003, in cui persero la vita 19 persone fra militari e civili. E questo grazie all’uscita di un volume «Uomini a Nassiriya», presente in verità nelle librerie da quasi un anno, ma tornato di drammatica attualità per i recenti fatti di guerra avvenuti in Afghanistan, in cui ancora una volta nel corso di una missione internazionale è stato versato il sangue di soldati italiani. L’autrice, la giovane livornese Anna Paola Capitini, criminologa ed esperta in diritto penale militare, ha steso il libro a più di tre anni dalla tragedia di Nassiriya, spinta da «dolore e rabbia»: «dolore - ci ha detto- perché mi sono sentita colpita come italiana e rabbia per le contestazioni ai militari che sono seguite alla strage». Per ricordare la quale, lo sottolineiamo, echeggiano ancora oggi negli stadi i cori «10-1001000 Nassiriya». Il taglio che l’autrice sceglie per rispondere a queste denigrazioni è quello di offrire al lettore il volto «umano» della tragedia: e il titolo del libro è «Uomini a Nassiriya» proprio perché si è voluto dare un volto ai caduti, trasformare in «uomini» in carne e ossa i nomi VENERDÌ 7 MARZO - 11.00 il Vescovo a Montenero celebra la Messa del precetto pasquale per la Guardia di Finanza. - 17.30 il Vescovo incontra gli insegnanti di religione cattolica. MARTEDÌ 11 MARZO - 18.00 presso il salone della parrocchia S. Rosa (via Machiavelli) incontro promosso dal circolo culturale «don Primo Mazzolari» sul tema: «Un paziente piccolo piccolo: la speranza infinita». Intervengono la neonatologa Laura Guerrini; la prof.ssa Daniela Musumeci, modera il dott. Luca Mastrosimone. Il volto umano delle missioni militari all’estero pronunciati per qualche giorno nei telegiornali di cinque anni fa e poi subito dimenticati dai più. Anna Paola Capitini ha scelto quindi di raccontare le storie di alcuni di loro per farci capire che, sotto la divisa, c’è prima di tutto l’«uomo» e che contro questi padri, mariti, fidanzati, fratelli inveisce prima di tutto chi inneggia pubblicamente al massacro. A questo scopo l’autrice ha intervistato direttamente i familiari di alcune delle vittime che, pagina dopo pagina, ne ricostruiscono la vita, il carattere, le qualità e nello stesso tempo ci rendono partecipi del loro dolore, ricordano i momenti in cui hanno appreso la notizia della morte dei loro cari, il pensiero di doverlo magari dire ai figli, e, non ultima, la dignità nell’affrontare con compostezza le offese di chi grida frasi sconsiderate nelle piazze. Pagine che senza dubbio gettano una luce nuova e sconosciuta sulla realtà dei militari italiani all’estero, e sulla vita quotidiana delle famiglie rimaste a casa. L’intento dell’autrice di far uscire dall’anonimato delle cronache di guerra Domenico, Giovanni, Giuseppe, Enzo, Alfio, questi i nomi di alcuni dei militari caduti, di trasformarli in AGENDA DIOCESANA DOMENICA 9 MARZO - 10.00 il Vescovo celebra le Cresime e visita la parrocchia di S. Martino in Parrana. L distanza ormai di quasi cinque A anni, si torna a parlare della strage di Nassiriya del novembre III persone reali strappando loro di dosso l’anonima etichetta di «militari» può dirsi pienamente riuscito: da ciascun capitolo del libro, in cui viene presentato il racconto di un familiare o di un amico, emergono semplici storie di vita quotidiana di gente comune: la fidanzata di Alessandro che racconta del loro amore a prima vista quattro anni prima; i ricordi dei cari di Alfio e la sua passione per i bonsai; le foto di Enzo in vacanza con la moglie…..tutto questo serve a scrollare nel lettore l’immagine stereotipata dei «rambo» che spesso viene cucita addosso ai militari e a ricondurli nella veste di persone che, nel bene e nel male, esercitano semplicemente una professione. Come si può immaginare, si tratta di pagine emotivamente molto cariche per la sincera e vibrante partecipazione dell’autrice al dolore dei familiari e al ricordo di uomini che pure non ha mai conosciuto personalmente; una carica emotiva che tuttavia non sfocia quasi mai in retorica, e rimane a suo modo sempre misurata. Il limite del libro consiste semmai nel fatto che l’autrice, a dispetto delle sue dichiarate intenzioni di non creare polemiche, non sempre riesce a controllare la propria animosità nei confronti dei «critici» della missione italiana, animosità che sembra talvolta costituire il vero leitmotiv del testo, e che tende talvolta a oscurare quello che dovrebbe invece essere il suo intento dichiarato, ovvero il semplice e genuino ricordo delle vite e delle figure dei caduti. Pur con questo limite, il libro rimane degno di nota per la sua umanità, per il dolore composto che riesce a trasmettere nel ripercorrere queste vite spezzate sul filo dei ricordi di chi queste persone ha conosciuto, e per il grido di sincera indignazione che lancia ogni volta che sente risuonare parole di offesa negli stadi e nelle manifestazioni più o meno politiche che di tanto in tanto riempiono le nostre piazze. Più in generale, poi, crediamo che questo volume serva a ricordarci che ogni pagina delle vicende umane, ogni illustre battaglia vinta o persa confinata in poche righe dagli autori di libri di scuola, è stata scritta anche con il sangue e la vita dell’ultimo dei soldati che aveva un cuore, che aveva una famiglia, che aveva desideri, che aveva speranze, e che per portare avanti la storia di tutta l’umanità ha dovuto interrompere la sua. Giampaolo Donati GIOVEDÌ 13 MARZO - 10.30 il Vescovo incontra i direttori dei centri pastorali ed i vicari foranei. - 21.00 il Vescovo alla parrocchia di Montenero incontra i fidanzati che si preparano al matrimonio. VENERDÌ 14 MARZO - 11.00 il Vescovo è all’Istituto Tecnico Industriale insieme al professor Franco Mosca, dell’Università di Pisa, al preside dell’ITI Roberto Gallinari e al Provveditore agli studi Romano Gori per un incontro con i giovani della scuola per sensibilizzare al tema della solidarietà. - 21.00 Via Crucis in Fortezza Vecchia, guidata dal Vescovo monsignor Giusti. SABATO 15 MARZO - 8.00 pellegrinaggio diocesano mensile a Montenero (ritrovo in P.za delle Carrozze); 9.00 S. Messa presieduta dal Vescovo. - 17.00 al Santuario di Montenero indagine scientifica sulla Sindone, relatrice Emanuela Marinelli, docente di scienze naturali. (Durante l’incontro sarà esposta una copia della Sindone a grandezza naturale) DOMENICA 16 MARZO - ore 10.00 Porticato della Cattedrale: Benedizione dei rami d’olivo, processione d’ingresso e S. Messa presieduta dal Vescovo. Alcune letture su... Riflessioni per la Quaresima A.A.V.V. - I RACCONTI DI PASQUA. A CURA DI ERMES RONCHI - ED. PAOLINE PP. 149 EURO 11,00. La Risurrezione di Cristo, è sempre stato il fondamento dell’annuncio della prima Chiesa Apostolica. Se Gesù non fosse risorto infatti, tutto quanto aveva fatto e insegnato, non sarebbe stato tramandato e Paolo non avrebbe scritto: «Se Cristo non è risuscitato, è vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede» (1Cor 15,14). Ecco che teologi famosi come Maggioni, Manzi, Ronchi, rileggendo i testi scritturistici, ci presentano ciascuno i «Racconti di Pasqua», seguendo la scansione temporale dal mattino del primo giorno dopo il sabato fino all’ascensione. Il servita Ermes Ronchi conclude questa pubblicazione attualizzando questo grande mistero che è la pietra angolare su cui poggia tutto l’edificio cristiano. La Risurrezione come fondamento della religione, non è una scelta degli apostoli, ma «un fatto che si è imposto pur restando il fondamento meno costringente, più gratuito, più discutibile che si possa immaginare dal punto di vista razionale». SOLIDARIETÀ ACLI AGLI OPERAI DELLA TRUCK CENTER e ACLI livomesi esprimono la loro solidarietà Lha colpito per la terribile tragedia che, ancora una volta, il mondo del lavoro con la morte di cinque operai, tra i quali un giovane diciannovenne, della TRUCK CENTER di Molfetta. Le ACLI sottolineano come questa tragedia sia nata anche dalla grande generosità dimostrata dagli operai che hanno cercato invano di prestare soccorso alla prima vittima delle esalazioni dello zolfo e dei detergenti introdotti per la pulitura di un’autocistema. Le ACLI livomesi nell’accogliere le parole del presidente Giorgio Napolitano che ha detto: «Bisogna reagire alla piaga degli incidenti sul lavoro» esprimono la necessità che siano immediatamente varati i Decreti attuativi della recente legge sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. La Presidenza delle ACLI Provinciale