Mercoledì 30 novembre 2011
Il maxiprocesso
Regge l’impianto accusatorio della Dda
contro le cosche egemoni a Reggio Calabria
Meta, condanne fino a 15 anni
Carcere per 17 imputati, un’assoluzione e risarcimenti milionari alle parti civili
| LA SCHEDA |
di CLAUDIO CORDOVA
DICIASSETTE condannati
su diciotto imputati. Regge, al primo, vero, “esame”,
l’inchiesta “Meta”, culminata con un’operazione del
Ros dei Carabinieri del giugno 2010. Il Gup di Reggio
Calabria, Adriana Trapani, condannando quasi tutti i soggetti alla sbarra nel
processo celebrato con rito
abbreviato ha dunque
scritto una prima pagina
sui nuovi assetti con cui si
sarebbe strutturata la
‘ndrangheta
nella città di
Reggio Calabria.
Il Gup ha
dunque inflitto
8 anni di reclusione a Demetrio Condello,
15 a Pasquale
Buda, 9 ad Antonino Cianci,
10 anni e 4 mesi
a Domenico Barbieri, 13
anni e 4 mesi a Rocco Zito, 9
anni a Domenico Corsaro,
13 anni e 8 mesi a Santo Le
Pera, 10 anni a Francesco
Priore, 9 anni a Domenico
Cambareri, 2 anni e 4 mesi
a Francesco Condello, 2 anni e 4 mesi a Domenico
Francesco Condello, 9 anni
a Francesco Rodà, 5 anni a
Giuseppe Greco classe
1960, 9 anni e 8 mesi a Vitaliano Grillo Brancati, 3 anni a Salvatore Mazzitelli, 2
anni (pena sospesa) a Giovanni Canale e 9 anni a
Giandomenico Condello.
Unico assolto Rocco Creazzo.
Il Gup Trapani ha dunque avvalorato l’impianto
accusatorio messo in piedi
e portato avanti dal pubblico ministero Giuseppe
Lombardo, sostituto procuratore della Dda reggina
che da anni indaga sulle
nuove gerarchie criminali
a Reggio Calabria. E l’indagine “Meta” è proprio il fulcro dell’impostazione di cui
Lombardo si sta facendo
promotore: dopo la guerra
di mafia che ha insanguinato Reggio Calabria dal
1985 al 1991, le cosche si
sarebbero strette attorno a
una pax, stipulata e mantenuta grazie al controllo totale dell’economia cittadina. A gestire le attività, un
“direttorio” composto dalle
grandi famiglie De Stefano, Tegano, Condello e Libri. Poi le altre famiglie
“periferiche”, che avrebbero comunque la propria fetta della torta. L’accoglimento dell’impianto accusatorio è dunque un primo
punto messo a segno dalla
Dda di Reggio Calabria,
che con il pm Lombardo sta
anche affrontando il difficile e lungo processo ordinario, in cui vi sono imputati soggetti del calibro di
Peppe De Stefano, Pasquale Libri, Giovanni Tegano e
Pasquale Condello, il “Supremo”. E proprio dalle investigazioni messe in atto
per catturare Condello nasce l’indagine “Meta”, che
ha svelato un sistema criminale molto articolato: i
reati contestati agli imputati dei due tronconi, infatti, vanno dall’associazione
a delinquere, all’estorsione, passando per l’intestazione fittizia di beni patrimoniali e la turbativa
d’asta.
Dure condanne, dunque,
quelle inflitte dal Gup
Adriana Trapani. La pena
più severa è stata comminata per Pasquale Buda,
punito con 15 anni di reclusione. Dure condanne anche per Rocco Zito (13 anni
e 4 mesi) e Santo Le Pera,
che affrontava il giudizio a
piede libero. L’uomo, condannato a 13 anni e 8 mesi
di reclusione, è stato tratto
in arresto in aula, dopo la
lettura del dispositivo. Una
sentenza arrivata dopo le
19, al termine di
diverse ore di camera di consiglio, con un folto gruppo di parenti ad attendere, in trepidazione,
fuori
dall’aula bunker. A poco sono
valse, nella mattinata, le dichiarazioni spontanee di Domenico Barbieri e
Rocco Zito, che avevano
professato la propria innocenza, anche a fronte di un
passato criminale. Condannato anche Salvatore
Mazzitelli, il “Barone”, il
gestore del lido-discoteca
“Calajunco”, che sarebbe
stato, in realtà, nella piena
disponibilità del boss Cosimo Alvaro, uomo venuto da
Sinopoli per allacciare rapporti proficui con imprenditori e politici. Il Gup Trapani ha anche liquidato dei
maxirisarcimenti nei confronti delle parti civili costituite: due milioni di euro
ciascuno per lo Stato Italiano, la Regione Calabria e la
Provincia di Reggio Calabria, due milioni per il Comune di Reggio Calabria,
cinquecentomila euro ciascuno per il Comune di San
Roberto e per il Comune di
Fiumara di Muro, un milione di euro per il Comune di
Villa San Giovanni. Vittoria anche per l’associazione antimafia “Libera”, che
verrà risarcita con cinquecentomila euro.
A Libera di Ciotti
500mila euro
Agli enti locali
fino a 2 milioni
Nelle carte dell’inchiesta
la ’ndrangheta si fa impresa
di GIUSEPPE BALDESSARRO
REGGIO CALABRIA - Non è un’inchiesta qualsiasi “Meta”. E’ l’inchiesta più
importante fatta negli ultimi dieci anni,
sulle cosche della città. Un’indagine
chiave che, almeno nella sua impostazione generale, spiega come la ‘ndrangheta del capoluogo si sia riorganizzata
dopo la pax mafiosa dei primi anni ‘90. Il
pm della Dda Giuseppe Lombardo, grazie al meticoloso lavoro degli uomini del
Ros, è infatti riuscito a spiegare la ragione dei nuovi equilibri tra le famiglie
egemoni e, soprattutto, come funzioni
la gestione della riscossione delle tangenti. Un nuovo metodo dunque, che
mette in soffitta gli strumenti della
‘ndrangheta tradizionale per adottare
un sistema inedito e moderno. Finita
l’era dei vecchi padrini, oggi a Reggio i
boss si sarebbero adattati ad un sistema
manageriale.
Secondo l’indagine “Meta” ci sarebbe
un’inedito modello di spartizione del
pizzo. Nelle carte di Lombardo affiora
un meccanismo oleato, capace di produrre utili in maniera quasi automatica. Niente parole, niente richieste esplicite di mazzette, tutto funzionava a partire da regole condivise e consolidate,
regole che erano note negli ambienti e
tra commercianti ed imprenditori. A
Reggio tutti pagavano (e pagano ancora) la tangente. Paradossalmente anche
i mafiosi che si trovavano a lavorare fuori zona. I soldi poi arrivano ad una cassa
comune per tornare alle famiglie mafiose in funzione della loro influenza territoriale e della loro autorevolezza criminale.
Naturalmente ogni clan continuava a
tenere saldamente il controllo del proprio territorio, ma ogni cosa è regolata
dall’alto. Insomma business secondo le
regole di una sorta di Spa, che ha un proprio consiglio di amministrazione di cui
facevano parte i Tegano, i Condello e i Libri, ma che di fatto era governata da un
Il pm Giuseppe Lombardo
amministratore delegato che era Peppe
De Stefano, il giovane figlio del vecchio
boss don Paolino. E’ stato lui a dare lo
stop alle “regalie” o alle “estorsioni in
natura”.
Ora boss e picciotti, non vanno più nei
ristoranti a mangiare gratis, non si vestono più con capi firmati ottenuti a
scrocco. Pagano ogni cosa, e non vogliono neppure lo sconto. A fine mese però
gli esattori pretendono dai commercianti che il pizzosia “puntuale”. Niente
sconti per nessuno. La rivoluzione voluta da Peppe De Stefano è di tipo “imprenditoriale”. La vecchia mafia è morta, ora
regna l’impresa mafiosa. Un’azienda
che neppure la chiede la mazzetta, ma
che crea le condizioni perchè venga pagata “volontariamente”. E’il terrore che
detta le regole.
La prova di quanto sostenuto dai magistrati si trova in una intercettazione
traunimprenditore piùvolteminacciato e un uomo del clan De Stefano. La vittima è Salvatore Augusto Pellicanò, ti-
tolare della Opel di Pellaro. Chi parla
con lui è Angelo Chirico, personaggio
che lavora nello stesso settore, ritenuto
dagliinquirenti«uomo deiDeStefano».
Pellicanò ha subito una serie di danneggiamenti, ma nessuna richiesta estorsiva. E non sa bene come comportarsi.
Glielo spiega Chirico in maniera chiara.
E dice: «Ora loro, questa gente, si sono
organizzati vi sembra strano, io vi avevo
accennato una volta, circa un anno fa, e
me lo aveva detto l’avvocato Benedetto. e
me lo aveva detto mio cugino Gaetano
così. Gli ho detto io ma Gaetano ma ...
non si fa più come una volta... le estorsioni dice si fanno.. si agisce in un altro
modo,si faquelloche sidevefare neiminimi ... poi se la persona non capisce, e
non trova il filone giusto ... perché se
vuole lo trova! Perché non è che sono cretine le persone diciamo. Si fa dice un secondo “round” quanto per dire insommapiù eclatantepiù...però senzaandare a chiedere ... nessuno si presenterà
maiachiedere niente,perchénonesiste
più». Da qui per spiegare: «Deve essere
lui il ... diciamo quello che subisce il danno, a chiedere aiuto...».
Chirico passa quindi a spiegare la
nuova strategia: «...la impostano, ormai l’hanno impostata a livello industria... l’hanno impostata in questo modo ...Peppe De Stefano che ha cambiato
tutte le regole, gli ha detto... dice: in giro
non si deve andare più, quando vi presentate nei magazzini, pagate ... quanto
viene il pantalone? ... o il vestito? Ottocento euro, una volte dice se ne usciva,
sapete prendetevi questo vestito ...dice,
non voglio niente compare, portatevelo
...No! Il vestito io te lo pago ... ottocento
euro e non voglio neanche lo sconto ...
però, a fine mese. Perché una volta dice,
erano abituati male...». E infine: «la gente, facevano i porci comodi suoi, dice basta, il vestito si paga,le scarpe si pagano
e uno quando va in un ristorante paga....». Pagano uno e prendono cento i
boss, sempre.
LE CONDANNE
GLI IMPUTATI
Pene da 2 a 15 anni
di reclusione
Pasquale Buda
Domenico Cambareri
Antonino Cianci
Demetrio Condello
Domenico Corsaro
Francesco Rodà
Vitaliano Grillo Brancati
Salvatore Mazzitelli
Santo Le Pera
Giuseppe Greco
DEMETRIO Condello (8
anni); Pasquale Buda,
(15 anni); Antonino
Cianci (9 anni); Domenico Barbieri (10 anni e
4 mesi); Rocco Zito (13
anni e 4); Domenico
Corsaro (9 anni); Santo
Le Pera (13 anni e 8 mesi); Francesco Priore
(10 anni); Rocco Creazzo (assolto); Domenico
Cambareri (9 anni);
Francesco Condello (2
anni e 4 mesi); Domenico Francesco Condello
(2 anni e 4 mesi); Francesco Rodà (9 anni);
Giuseppe Greco (5 anni); Vitaliano Grillo
Brancati (9 anni e 8 mesi); Salvatore Mazzitelli,
(3 anni); Giovanni Canale (2 anni, sospesa);
Giandomenico Condello (9 anni).
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8 Primo piano
Emergenza ambiente
Incrementato di 100 tonnellate
il conferimento giornaliero
Rifiuti, Catanzaro respira
Il commissario Speranza dispone l’apertura della discarica di Pianopoli di domenica
di TERESA ALOI
CATANZARO - In sette, otto
giorni al massimo, il capoluogo sarà ripulito in ogni angolo. Porta la data di ieri, e il numero di protocollo15812, l’atto inviato dal commissario delegato per l’emergenza ambientale, Vincenzo Maria Speranza - in accoglimento della
richiesta formulatadal sindaco Michele Traversa - alla Eco
Inerti (società che gestisce la
discarica di Pianopoli) e al Comune che mette fine, almeno
nell’immediatezza, all’emergenza rifiuti che da giorni sta
assillando Catanzaro. Intanto,la discaricadi Pianopoliresterà aperta tutte le domeniche di dicembre «così come
concordato - si legge nel provvedimento - al fine di consentire il ripristino in ordine al conferimento dei rifiuti solidi urbani prodotti dalla città di Catanzaro, in funzione delle esigenze dello stesso e con modalità che saranno di volta in volta comunicate». Poi, «considerata la possibilità tecnica manifestata dal gestore della discarica, si dispone il conferimento giornaliero del Comune di Catanzaro di un quantitativo pari a circa 100 tonnellate in più rispettoa quello già
autorizzato». Cento tonnellate giornaliere di rifiuti in aggiunta alle 140 già autorizzate, fino all’eliminazione della
spazzaturaaccumulata acausa della chiusura dell’impiantodi Alli,non ècerto pocacosa
se si pensa alla emergenza che
il capoluogo ha vissuto. Fino
ad oggi, infatti, la discarica di
Pianopoli era aperta fino alle
12,30 un orario che non permetteva di conferire tutte le
tonnellate prodotte dal capoluogo sia per l’esiguità dei
mezzi di trasporti e sia per i
tempi d’attesa che sfioravano,
a volte anche le cinque ore.
Ora, le decisioni del commissario Speranza, consentono al
Comune di partire con il piano
straordinarioche vedràimpegnati tutti i mezzi e tutti gli uomini a disposizione dell’Aimeri e dell’Ambiente e Servizi.
Già oggi pomeriggio nel corso
di una riunione operativa che
sarà presieduta dal sindaco
Michele Traversa e dall’assessore all’Ambiente Franco Nania saranno messi a punto i
definitivi dettagli discussi.
«La previsione – si legge in
una nota di Palazzo De Nobili –
è quella di eliminare i cumuli
di spazzatura, quartiere per
quartiere, nell’arco diuna settimana: mentre Aimeri svolgerà la raccolta ordinaria,
comprese le domeniche, Ambiente e Servizi provvederà
con i propri mezzi a ritirare i
sacchetti accumulati ai lati dei
cassonetti o nei cassoni gialli
destinati alla raccolta differenziata dell’umido. Parallelamente si provvederà a bonificare e disinfettare i cassonetti e le piattaforme, sostituendo quei contenitori che risultino danneggiati».
Parla il legale
«Sulla misura
interdittiva
ricorreremo
al Riesame»
Un’immagine della discarica di Alli durante il nubifragio del 22 novembre scorso
|
LA SITUAZIONE
|
Avviate le analisi su tutte le strutture
L’ex questore al primo giorno di lavoro tra incontri e soluzioni urgenti
di SAVERIO PUCCIO
CATANZARO - Un lavoro programmato secondo un ordine ben preciso, passando all'analisi di ogni discarica o impianto situato in Calabria, affrontando il singolo caso partendo dalle problematiche e
fino a trovare le soluzioni adeguate. Il primo
giorno di lavoro del neo
commissario per l'emergenza rifiuti in Calabria,
Vincenzo Speranza, è
trascorso tra riunioni e
incontri necessari per
prendere coscienza della
grave situazione che si
registra in Calabria.
Non informazioni confuse su tutto,
ma singoli incontri per ogni problematica. Questa la linea scelta dell'ex
questore che ha provato a mettere
Per oggi
la decisione
del giudice
sui vertici
Enertech
ordine alla infinita mole di interventi che servono per ristabilire un minimo di normalità alla regione. La
prima emergenza era quella di Alli
di Catanzaro, dove le inchieste giudiziarie, i sequestri e le condizioni
delle discariche hanno messo a dura
prova il sistema di conferimento dei
rifiuti. Così, al termine della giornata, è arrivato il primo accordo con il
Comune di Catanzaro. Nel corso della riunione è stato preso in esame la
condizione di Alli e alcuni aspetti relativi alle inchieste giudiziarie che
hanno portato al sequestro.
Ora si procederà per gradi e si affronteranno altri intoppi. Il sistema, d'altronde, sembra caratterizzato da anni di rinvii e mancate decisioni. Le poche discariche presenti
non riescono più a sopportare il carico di spazzatura che arriva dai comuni, quindi occorre trovare nuove
soluzioni e adottare i necessari
provvedimenti per tempo.
Intanto è attesa per oggi la decisione del Tribunale del Riesame davanti al quale ieri sono state discusse le posizioni di Stefano Gavioli, 54
anni di Venezia, proprietario della
Enertech (l’imprenditore è difeso
dagli avvocati Danilo Iannello e
Francesco Murgia); di Enrico Prandin, 49 anni, di Rovigo, amministratore della società (difeso dagli
avvocati Leopoldo Marchese e Luca
Scaramuzzino);
del
legale
dell’azienda, Giancarlo Tonetto, di
56, di San Donà di Piave (difeso
dall’avvocato Aldo Casalinuovo) e di
Paolo Bellamio, commercialista di
Venezia. Gavioli è detenuto in carcere, Prandin e Tonetto si trovano ai
domiciliari mentre Bellamio è sottoposto all’obbligo di presentazione
alla pg nell’ambito dell’inchiesta
sulle presunte irregolarità nella gestione della discarica di Catanzaro.
CATANZARO - «La misura interdittiva è stata applicata all'ingegnere Richichi all'esito di un interrogatorio apparso alla difesa più condizione di procedibilità che strumento
di garanzia» ha spiegato
l’avvocato Giuseppe Fonte
difensore delgenerale Melandri e dell'ingegnere
Domenico Richichi.« Avevamo già preso atto, con la
lettura del provvedimento
motivato di fissazione dell'interrogatorio, di una valutazione dei fatti di causa,
da parte del giudicante, in
assoluta adesione alla tesi
d'accusa. In questo senso,
in quella sede - aggiunge il
legale - in alcuna considerazione sono state prese
ognuna delle serie e specifiche giustificazioni addotte dall'indagato a sua
discolpa. Ciò posto, nell'assoluta consapevolezza
della completa estraneità
dell'indagato ai fatti contestati, adiremo, in sede di
appello, il Tribunale della
Libertà di Catanzaro confidando in una valutazione terza dei fatti di causa.
Quanto alla vicenda investigativa che ha portato alle dimissioni del generale
Melandri dalle funzioni di
Commissario, ritengo, in
qualità di suo difensore,
che l'errore giudiziario
commesso nei suoi confronti, abbia avuto, quali
persone offese dall'errore,
soprattutto noi cittadini
calabresi».
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Primo piano 9
Mercoledì 30 novembre 2011
Mercoledì 30 novembre 2011
24 ore
in Calabria
I rilievi dei tecnici dei ministeri e del comitato dei Lea dal verbale dell’ultimo incontro sulla sanità
Quei pasticci al tavolo Massicci
Assunzioni che non si potevano fare e norme in contrasto con il Piano
di ADRIANO MOLLO
CATANZARO - Solo pochi giorni fa il
tavolo di verifica “Massicci” ha deliberato lo sblocco dei fondi Fas e delle premialità pregresse per circa 2 miliardi
di euro alle regioni Lazio e Campania,
entrambe sottoposte a piano di rientro. Se la Calabrianon ne ha beneficato
è per i ritardi accumulati nell’attuazione del piano. Del resto Lazio e Campania hanno sottoscritto quasi due anni
prima il piano di rientro. Che non ci
fosse la Calabria, però non è una novità
perché così era stato deciso nella seduta del tavolo del 24 ottobre scorso. I ritardi sono dovuti sia a procedure complesse, ma anche, secondo quanto
emerge dall’ultimo verbale, per disfunzioni organizzative sopraggiunte tra l'ufficio del commissario e la
struttura dirigenziale del dipartimento. In primo luogo - è scritto nel verbale
ufficiale - sono stati adottati dal consiglio regionale e dal dipartimento, atti
in palese contrasto con gli obiettivi di
piano e ciò ha comportato a sta comportando non pochi ritardi e lungaggini burocratiche. Però dal verbale redatto dal tavolo tecnico (i rappresentanti di tutti i ministeri competenti) e
del Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza,
emergono anche diverse positività.
«Le azioni concretamente messe in at-
to al fine di certificare la posizione debitoria pregressa e le azioni di potenziamento del monitoraggio dei fatti
contabili regionali e aziendali» - è scritto «stanno comportando progressivamente un miglioramento nella tempestività, nella regolarità e nell'attendibilitàdella lororappresentazione».Insomma dalla «contabilità orale» si sta
arrivando alla normalità, ma il percorso ancora è tutto in salita.
Diverse le disfunzioni, alcune addirittura evitabili, come
l’approvazione
sulla
Fondazione Campanella
che presenta lacune impressionanti perché in
palese contrasto con il
Piano di rientro in quanto «deroga alle assunzioni». Infatti «fino al 31/12/
2013» vige il «blocco delle
assunzioni a tempo indeterminato in
seguito al disavanzo non coperto sia
per l'anno 2009 e che per il 2010». Inoltre, sulla Campanella, il tavolo ha chiesto lanatura del presidio, cioèse strutturato su base ospedaliera e quali sono
i rapporti con l'azienda ospedaliera
universitaria Mater Domini. Aspetti
questi che il presidente Scopelliti ha
deciso di approfondire in sede tecnica
in un confronto tra Regione e ministeri. Tra i rilievi - e qui siamo al paradosso - anche alcune aspetti prettamente
giuridici che non sono stati rispettati
dalla burocrazia come la nomina dei
direttori generali delle aziende sanitarie che andavano fatte con delibera di
giunta e non con decreto commissariale.
Poi c'è tutta la vicenda delle nuove
assunzioni che ha causato non poche
tensioni al tavolo. Sono state fatte nel
2011 «all'insaputa dell'ufficio del commissario» e da parte dei direttori generali 215 assunzioni a tempo determinato e 65 a tempo indeterminato. Se da una parte si
tratta - è scritto nel verbale - di obblighi di legge, ovvero sostituzioni per maternità, mobilità esterna e
d interna, sugli altri casi,
il Tavolo ha messo i paletti
e chiesto ala Struttura
commissariale «quali iniziative intende intraprendere nei confronti degli amministratori coinvolti»
nelle assunzioni. Altro problema riguarda il rimborso delle persone che
hanno contratto malattie con le trasfusioni o vaccinazioni. Essendo i fondi assegnati dal ministero insufficienti, si è proceduto ad imputare la maggiore spesa dal Fondo sanitario e questo è in palese violazione delle norme.
Ma il punto su cui il tavolo insiste ovviamente è la riorganizzazione della
rete ospedaliera. Il tavolo Massicci
Chiesti
provvedimenti
per i direttori
chiede in modo perentorio l'attuazione
del decreto 18. Questo vuol dire che bisognariconvertire18 ospedaliin4nosocomi di Montagna e 13 in Centri si
assistenza primaria territoriale (è
scomparsa la dicitura Case della Salute) e uno in centro di riabilitazione. Il
Tavolo ha chiesto al commissario chiarimenti sull'utilizzo del personale degli ospedali chiusi e una relazione sull'impatto delle strutture organizzative e sulle riduzioni ed accorpamenti
delle unità organizzative. Inoltre il tavolo ha chiesto una tabella riepilogativa di tutti i posti letto per ogni singolo
ospedale con una comparazione tra
prima e dopo i provvedimenti presi.
Su un punto il tavolo è stato chiaro: il
“decreto 106” più volte citato da parte
di alcuni esponenti politici non è stato
nemmeno preso in considerazione alla
data dell’incontro (24 ottobre) e se ne
parlerà al prossimo tavolo di verifica,
anche se il Tavolo e il Comitato hanno
evidenziato che «permangono diverse
criticità il relazione al modello proposto per la struttura organizzativa delle
aziende e al numero di strutture semplici da attivare. Non a caso in queste
ore dirigenti dell’ufficio del commissario e l'Agenas stanno lavorando per
rivedere il decreto. Nel complesso la
Calabria risulta inadempiente a partire dall’anno 2005 e fino 2010 in molti
punti.
Dopo l’’entrata nel Governo Piazzale Clodio dopo la nomina a sottosegretario
D’Andrea e il Pd
scompaginato
Pignatone in corsa
per sostituire Ferrara
di GIULIA VELTRI
di MICHELE INSERRA
CATANZARO - Calabria di
nuovo protagonista nella
formazione del governo
Monti. Non a pieno titolo, come è accaduto per l'indicazione di Antonio Catricalà a
sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma indirettamente coinvolta nelle
scelte del primo ministro per
il completamento della
squadra di governo. Ha origini calabresi, ad esempio, e
per l'esattezza di Filadelfia
in provincia di Vibo Valentia, Saverio Ruperto, neo delegato all'Interno a fianco
della Cancellieri, Così come
ha un passato di impegno
professionale in Calabria,
Roberto Cecchi, oggi sottosegretario alla Cultura ed ex
sovrintendente alle Belli arti
in Calabria.
Le novità più sostanziali,
però, riguardano il Pd.
Giampaolo D'Andrea, infatti, diventa sottosegretario
del Governo Monti e per il Pd
calabrese si ricomincia nella
ricerca di un equilibrio interno, dopo le dimissioni da
commisario regionale di
Adriano Musi, che ha lasciato la Calabria ormai oltre un
mese fa.
La delicata partita sulle
postazioni di sottogoverno
si è conclusa due giorni fa, e
nel pacchetto di nomine tra
le poltrone di palazzo Chigi
c'è anche il nome di D'Andrea, incaricato di occuparsi
dei Rapporti con il Parlamento. Sfuma, così, un suo
incarico politico alla guida
del Pd calabrese, sebbene il
suo - già sottosegretario nel
governo Prodi, lucano di origini ed espressione dell'area
REGGIO CALABRIA - La nomina del procuratore di Roma Giovanni Ferrara a sottosegretarioagli Interninelgoverno Monti porta adesso il
Consiglio Superiore della Magistratura a stringere i tempi
per designare il nuovo vertice
di piazzale Clodio. E secondo
indiscrezioni trapelate negli
ambienti romani il più accreditato alla successione di Ferrara (che andava in pensione
ad aprile 2012), è il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone. Da ieri il timone della procura capitolina è
affidato ad interim all’aggiunto Giancarlo Capalbo, il
magistrato che coordinava
l’inchiesta su Enav-Finmeccanica, costretto poi a lasciare
l’indagine dopo le rivelazioni
del deputato Marco Milanese
su un pranzo tra il magistrato
e l’ex ministro dell’Economia
Giulio Tremonti. Un caso che
adesso è approdato davanti
alla prima commissione del
Csm. Per Capalbo, insomma,
la possibilità di guidare la
procura di Roma, è ridotta al
lumicino. Il Csm ha l’urgenza
di ridisegnare anzitempo l’assetto della principale procura
italiana.Entro lametà digennaio dovrebbe pronunciarsi
la terza commissione del
Csm. La lotta interna tra le toghe romane, potrebbe trovare oggi un vincitore che con la
Capitale non c'entra nulla. Secondo le ultime indiscrezioni
sembra sempre più concreta
la possibilità che tra i 23 candidati in corsa, la poltrona sarà occupata con tutta probabilità da Giuseppe Pignatone
diventato simbolo nazionale
nella lotta alla criminalità or-
Giampaolo D’Andrea
Franceschini degli ex popolari - sia stato fino ad oggi
quello più accreditato per
prendere il posto di Musi, e
accompagnare il partito verso l'apertura della stagione
congressuale. Oggi o al massimo domani, comunque, a
via Sant'Andrea della Fratte
è attesa la ripresa sulla vita
di partito e si terrà una riunione con i maggiorenti calabresi e i riferimenti nazionali per decidere per l'immediato futuro. Ciò che filtra in
queste ore da Roma è che non
si cederà sulla formula di un
commissario, per quanto sarà affiancato da un coordinamento aperto alle componenti, e che il tabellino di
marcia - al di là delle indicazioni che in questi giorni sono emerse nel corso delle manifestazioni - preveder prima la celebrazione dei congressi locali, e quindi provinciali e di circolo, e poi si
passerà al livello regionale.
Il procuratore Pignatone
ganizzata.
Pignatone è in magistratura dal 1974 ed ha svolto funzioni di pretore a Caltanissetta e di pm a Palermo, dedicandosi anche alla direzione distrettuale antimafia. «La sua
eccezionale capacità lavorativa e la sua tenacia nell'espletamento delle funzioni - si legge nella delibera del Csm che
lo portò alla sua nomina alla
guida della procura di Reggio
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Calabria - si sono tradotte in
un determinante contributo
nello scompaginamento delle
file di Cosa Nostra e nella cattura dei più pericolosi esponenti, dopo il periodo buio delle stragi del 1992”. Un curriculum che si è ulteriormente
arricchito in Calabria. Dalla
sua vanta i notevoli risultati
conseguiti nel contrasto alla
‘ndrangheta, la generale stimadicui godeel’appartenenza alla corrente maggioritaria della magistratura “Unità
per la costituzione”.
L’unico che potrebbe dare
filo da torcere a Pignatone è
Nello Rossi, a capo del pool di
sostituti della Procura di Roma che si occupano dei reati
economici. Ex segretario dell'Anm, Rossi dovrebbe essere
l'unico favorito tra i candidati
capitolini, poiché oltre ai voti
di Area, la componente di centrosinistra del Csm che comprende Magistratura democratica e Verdi, la toga dovrebbe ottenere consensi anche da Unicost e Magistratura indipendente. Insomma,
alla fine la ”sfida”a 23, potrebbe ridursi in un duello a due
Pignatone-Rossi.
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Gratteri
«Non risulta
ma faremo
verifiche»
SIDERNO - Spunta l'ipotesi di una trattativa tra
Stato e 'ndrangheta.
Un'ipotesi che, durante
la trasmissione di “Gli
Intoccabili”, il programma di inchiesta condotto da Gianluigi Nuzzi,
andato in onda ieri sul
“LA7”, ha anche un poco
spiazzato il procuratore
aggiunto della Dda di
Reggio Calabria Nicola
Gratteri che sulla possibilità, avanzata dal conduttore, di una sorta di
lavoro sinergico tra pezzi dello Stato e uomini
dei clan attivato per trovare una soluzione alla
guerra di mafia che portò alla strage di Duisburg, ha risposto di
non sapere nulla in proposito, ma poi ha anche
aggiunto: «Sull'apertura di un fascicolo sulla
vicenda ne parlerò con il
capo dell'ufficio, il procuratore Pignatone, e
poi vedremo. Io lo farei
perchè le trattative corrodono le indagini ed è
anche una perdita di immagine per noi. Con le
trattative - ha detto ancora Gratteri - si può solo arginare o pareggiare la partita. La trattativa non è la strada. Mi disturba e mi mette a disagio sapere che ci sia stata: non mi è parso che ci
siano state imbeccate
nell'indagine sulla strage di Duisburg».
Dunque Nicola Gratteri esclude per adesso
l'intervento delle istituzioni tramite una trattativa con la 'ndrangheta,
all'insaputa della magistratura, per evitare
una guerra di mafia dopo la strage di Duisburg
del 2007, ma assicura
che farà di tutto per vederci chiaro confrontadosi con il procuratore
capo della Dda reggina
Pignatone.
p.v.
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12
BREVI
IN UN QUARTIERE REGGINO
ACCUSATO DI AVER SPARATO AL GESTORE
FIRMATA UN’INTESA
Fuoco in una casa, ustionato un uomo
Delitto al bar chiesti 16 anni per il minore
Calabria e Marocco si alleano
UN incendio, provocato probabilmente da una stufa a
gas, ha distrutto il primo piano di un’edificio ad Ortì
superiore di Reggio Calabria. Il proprietario, C.F., di
47 anni, ha riportato ustioni ed è ricoverato nel reparto di dermatologia degli Ospedali Riuniti.
UNA condanna a 16 anni è stata chiesta nel processo abbreviato al quindicenne, accusato dell’omicidio di Antonio Battaglia, di 28 anni, titolare di un bar di Taurianova, morì il 15 febbraio dopo essere stato ferito due giorni prima con un colpo di pistola alla testa nel suo locale.
E' STATO siglato a Roma un protocollo d’intesa tra
l’assessore regionale all’Internazionalizzazione Fabrizio Capua e l’ambasciatore del Regno del Marocco in
Italia Hassan Abouyoub per sostenere progetti di partnership commerciali e industriali tra i due territori.
Sit-in a Lamezia dopo il blocco dei servizi di assistenza nella struttura fondata da don Giacomo Panizza
Progetto Sud, i tagli e la rivolta
Le famiglie dei disabili si dicono pronte a denunciare l’Asp e la Regione
anno. Non si possono negare
di GIANLUCA GAMBARDELLA
cure essenziali a chi dipende
LAMEZIA TERME - Ieri han- da essee mi auguroche presto
no protestato davanti alla se- possano essere ripristinate le
de dell’Asp estamattina siriu- terapie cancellate per il 2011 e
niranno nella sede in cui ven- possa esseredefinita positivagono prestati i vari servizi di mente la programmazione
riabilitazione a cura della per il prossimo anno».
Il responsabi“Progetto Sud” i
le della “Progetdisabili e i loro
to Sud”, don
familiari (alcuGiacomo Panizni dei quali, paza, a fine inconradossalmente,
tro traccia così
ieri hanno sole
prossime
stenuto anche i
azioni: «Il grupcolloqui dell'Apo di advocacy
sp per il rinnovo
serve subito, e
dell'accreditanon dopo come
mento alle teraavevamo previpie). A causa del
sto, perché, se
blocco dei servisembra che vozi autorizzati cogliano riprenmandato dall'Adere a breve i
sp dicono di esservizi per i picsere pronti a intentare le vie le- La protesta della Malgrado tutto coli, per gli altri
non sappiamo
gali nei confronti dell'azienda sanitaria e ancora.Al momentoci èimpedella Regione. Contestano in- dito di fare l'assistenza profatti l'interruzione delle cure grammata per dicembre, quemediche nel mese di dicembre sto è passibile di denuncia pera causa del cambiamento del ché il pubblico non può taglianumero massimo di presta- re terapie in alcuni casi vitali».
zioni erogabili annualmente, Già lunedì Don Giacomo avesottoscritto ad agosto ma con va ipotizzato di parlare con il
valenza retroattiva. Tra pa- procuratore perché «prima di
zienti e parenti ieri erano un discutere delle programmacentinaio da tutto il lametino a zione per il 2012, dovremmo
protestare davanti agli uffici vedere se questo atteggiaamministrativi lametini del- mento garantisce o meno lel'Asp, senza però aver trovato galmente il diritto alla salute
una soluzione che acconten- che secondo noi sta venendo
tasse entrambe le parti, con negato a queste persone».
Mario Catalano, direttore sanitario da settembre, a ritenere «inopportuno e fuori luogo
lo svolgersi di questa manifestazione, per quanto riguarda
l'Asp, perché il budget viene
sottoscritto dalla Regione, i
contratti sono stati firmati liberamente, ed eventuali deroghe devono essere autorizzate
dalla Regione. E' con loro che
dovete parlare».
Se da un lato la Progetto Sud
- struttura fondata da don Giadi ANTONIO ANASTASI
como Panizza e finita più volte
nel mirino dei clan tanto da di- CROTONE - E' la conferma
ventare protagonista in tv di dell'assoluzione dall'accusa
una delle puntate della tra- di concorso esterno in assosmissione di Saviano e Fazio - ciazione mafiosa per l'imrimarca come l'Asp abbia prenditore Raffaele Vrenna la
chiesto per iscritto di inter- decisione che balza più all'atrompere le prestazioni sia per tenzione fra quelle assunte iei più piccoli che per i più gran- ri dalla Corte di Cassazione nei
di da metà novembre, Catala- confronti di dieci imputati del
no sostiene invece che «per i processo Puma che in primo
più piccoli il servizio è stato grado scelsero il rito abbreviaprorogato in deroga sfruttan- to. Ma per lui, come per gli aldo il risparmio prodotto in al- tri “colletti bianchi”approdati
tre strutture, per i più grandi al giudizio della Suprema Corpotremmo indicare altre te, il processo scaturito dalla
strutture», negando che «esi- maxi indagine del pm Pierstano liste d'attesa che impe- paolo Bruni è da rifare per i cadiscano le cure per un mese a pi d'imputazione per cui fu
questi pazienti».
condannato, e in particolare
I familiari dei disabili però quelli di corruzione e falso
sostengono che in lista d'atte- esclusa l'aggravante mafiosa.
sa nel pubblico come nel priva- In Appello, nel settembre
to ci siano centinaia di perso- 2009, affondò la tesi accusatone e rivendicano la bontà delle ria della contiguità tra i colletterapie effettuate presso la ti bianchi e la 'ndrangheta e
Progetto Sud, con personale cadde l'ipotesi di concorso
che da anni assiste al meglio i esterno in associazione mafiopazienti avendone così anche sa contestata a Vrenna, per il
la fiducia, cosa importante quale la pena scese da quattro
specie per i minorenni. Spet- anni a un anno e otto mesi. Ma
tatori della protesta sono stati le accuse dicollusione coi clan
ieri il sindaco, Gianni Speran- caddero anche per l'ex sindaza, e l'assessore alle politiche co di Botricello Giovanni Pucsociali, Rosario Piccioni, che cio (ex Ds), assolto, posizione
hanno promesso un interven- non impugnata, per l'ex asto nei confronti dei vertici del- sessore provinciale di Crotone
l'Asp per sollecitare un incon- Giuseppe Puccio (autosospetro. Il sindaco si è detto «preoc- so dal Prc), pena ridotta a un
cupato chei tagli diquesti me- anno e quattro mesi, mentre
si possano essere l'anticipa- l'exconsigliere regionaleDiozione di tagli ancora più gravi nisio Gallo (ex Udc poi passato
e consistenti per il prossimo al Pdl) fu scagionato da una
INCHIESTA ARABA FENICE
Brancaccio e Gioia Tauro, asse di mafia
La Mobile di Palermo filma gli incontri fra Gioacchino Piromalli e Cesare Lupo
di GIOVANNI VERDUCI
SIDERNO – Cosa nostra stava provando a riorganizzarsi, a rinascere come
l’Araba fenice dopo l’arresto di Binnu
Provenzano,eperfarlo sitenevaincontatto con alcuni esponenti della ‘ndrangheta: l’organizzazione criminale più
potente presente sul panorama nazionale.
Anche gli ultimi arresti effettuati a
Palermo, nell’ambito di un blitz antimafia che ha disarticolato le famiglie di
Brancaccio e quelle degli “scappati”,
hanno portato alla luce i rapporti che intercorrono fra gli esponenti della mafia
palermitana e delle ‘ndrine calabresi.
Dalle immagini riprese dalle telecamere piazzate dagli investigatori della
Squadra mobile palermitana, infatti,
sono emersi almeno un paio di incontri
sostenuti da alcuni componenti della
famiglia di Brancaccio con un componente della cosca Piromalli di Gioia Tauro.
Gli uomini di Maurizio Calvino hanno registrato e fotografato, durante le
indagini che hanno dato corpo all’inchiesta “Araba fenice”, almeno un paio
di incontri a Palermo fra Gioacchino Piromalli eCesare Lupo.Gli investigatori
della Mobile, però,non hanno appurato
se fra la mafia siciliana e le cosche della rio titolodi associazionemafiosa, estorPiana di Gioia Tauro vi fossero in corso sioneetraffico distupefacenti.Dalleindei rapporti di “affari” per la commis- dagini emerge la forza criminale dei
sione di reati fine, ma le indagini stanno fratelli Graviano, capimafia dell'ala
andando avanti per chiudere il cerchio stragista di Cosa nostra, che comandaanche su questo aspetto particolare no nel quartiere palermitano di Brancaccio. Filippo e Giusepdell’inchiesta seguita dai
pe, boss detenuti da anni,
magistrati della Direzioreggono le redini del
ne distrettuale antimafia
mandamento con l'aiuto
palermitana. Gli incontri
della sorella Nunzia torregistrati risalirebbero a
nata, dopo una condantre anni addietro. I rapna per mafia, a gestire gli
porti fra Piromalli ed i
affari della famiglia.
boss siciliani, infatti, non
L'operazione, a cui
sono una novità investihanno contribuito divergativa ma un dato accersi pentiti, ha anche inditato anchenegli annipasviduato i fiancheggiatosati e l’esito delle ultime
ri dei boss e gli esattori
indagini confermerebbe
del pizzo. Diversi i sumquesta tendenza. Insieme
mitorganizzati perrisola Cesare Lupo, che si savere i contrasti tra le corebbe laureato in carcere,
sche ascoltati in diretta
Piromalli, anche lui con
dagli investigatori grauna laurea in giurispru- Gioacchino Piromalli
zie alle intercettazioni.
denza conseguita a Messina, ha passato un periodo di carcera- L'indagine ha messo in luce momenti di
grave frizione tra le diverse anime di Cozione.
L’inchiesta della Dda di Palermo ha sa nostra ancora prive di una figura caapertole portedellecarceriitaliane a36 rismatica di riferimento dopo le catture
esponenti delle famiglie mafiose paler- dei padrini latitanti: più volte, nel corso
mitane di Brancaccio, San Lorenzo, Re- dell'inchiesta, gli inquirenti hanno tesuttana e Passo di Rigano, accusati a va- muto per un ritorno in armi dei clan.
Crotone. Tra gli imputati anche Vrenna e Gallo
Processo Puma da rifare
per i “colletti bianchi”
Raffaele Vrenna
serie di episodi di corruzione
elettorale, ruotanti attorno
agli interventi previsti per il
villaggio turistico Praialongaall'epocain cuieraassessore, per cui la sua condanna
scese da quattro a due anni.
Per Gallo è stato accolto il ricorso della Procura ma anche
quello della difesa per cui anche la sua condanna è stata annullata con rinvio. Annullamento con rinvio anche per
l'ex assessore provinciale
Puccio, essendo stato accolto
il ricorso difensivo.
Rigettati i ricorsi difensivi,
per cui le pene divengono definitive, per gli esponenti di vertice della cosca Maesano di
Isola Capo Rizzuto accusati
del controllo di Praialonga:
Luigi Maesano, per il quale sono stati confermati sette anni
e otto mesi per mafia e estorsione; Antonio Zicchinello, sei
anni sei mesi per mafia e armi;
Paolo Zicchinello, sei anni e
sei mesi per mafia, estorsione,
armi e voto di scambio. Annullate con rinvio, sempre in accoglimento dei ricorsi difensivi, le condanne per Luigi Foglia, promoter crotonese, che
in Appello ebbe un anno per
corruzione esclusa l'aggravante mafiosa; Giuseppe Clarà, imprenditore crotonese,
che in Appello ebbe un anno e
quattro mesi per le stesse accuse; Salvatore Tassone, ingegnere di Pallagorio, che in Appello ebbe otto mesi per falso;
Luigi Cotrone, di Strongoli,
che in Appello ebbe un anno e
quattro mesi per corruzione
esclusa l'aggravante mafiosa.
Il condominio Praialonga,
rappresentato dall'avvocato
Leo Sulla, parte civile, ieri si è
associato alle richieste della
Procura generale. Davanti alla Suprema Corte hanno anche discusso gli avvocati
Francesco Gambardella e
Franco Coppi (per Vrenna),
Giancarlo Pittelli e Gaetano
Pecorella (per Gallo), Giuseppe Sciumbata e Nicola Cantafora (Puccio), Francesco Verri
(per Foglia difeso anche dagli
avvocati Vincenzo Cardone e
Giovanni Allevato), Arturo
Bova (per gli Zicchinello difesi
anche da Luigi Villirilli), Aldo
Truncè (per Clarà), Luigi Falcone e Pietro Pitari (per Maesano), Enzo Vrenna (per Tassone), Pino Napoli (per Cotrone).
Tribunale di Castrovillari
Esec. Imm. n. 154/93 R.G.E.
G.E. Dr.ssa Teresa Reggio
Professionista Delegato Dott. Corrado Sabatino
Lotto 1: terreno di are 66, centiare 50 per un totale di mq 6650, ricadente nel Comune di San
Lorenzo del Vallo.
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Data eventuale vendita con incanto 24.03.2012
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Calabria 13
24 ore
Mercoledì 30 novembre 2011
Il papà del Gabibbo: Calabria difficile da raccontare. Scettici intellettuali, amministratori e giornalisti
Troppi rischi, “Striscia” molla
La denuncia di Ricci: «Non trovo inviati». Le reazioni: «Attenti ai luoghi comuni»
di GIULIA VELTRI
CATANZARO - Calabria terra
persa, Calabria terra di frontiera, difficile da raccontare e
rischiosa, a tale punto che anche una trasmissionedi grido
come “Striscia la notizia” non
riesce a reperire un inviato?
Ebbene sì, stando alle denunce pubbliche di Antonio Ricci,
fondatore del programma che
sbanca tutte le classifiche di
ascolto, la Calabria non avrebbe molte chance di emancipazione e, di certo, non c'è speranza di vedere con frequenza
da queste parti il faccione del
Gabibbo.
Ricci dalle colonne del quotidiano “Italia oggi”, proprio
ieri, punta il dito contro la Calabria: «Non riesco a trovare
una persona che si occupi di
questa regione - queste le dichiarazioni del regista - perché la Calabria è un territorio
paradossale per lavisione della legalità. Lì è pericoloso. A
fare satira politica non si rischia nulla. Invece, se tratti
con gente che per 300 euro ti
brucia la macchina o ti dà il
cacciavite nella giugulare, allora diventa duro e difficile».
Insomma, la regione rischia di diventare marginale
anche per una trasmissione la
cui cifra è legata alla denuncia
di sprechi, illegalità diffuse,
opere incompiute e madornali trasgressioni. Proprio qui,
insomma dove il “materiale”
da lavoro abbonda, il tg satirico fa un passo indietro.
E' cronaca il fatto che in più
occasioni, inviati e troupe televisive si siano imbattute in
spintoni, botte e minacce a tutti gli effetti. Basti, in ultimo
l'assalto ai giornalisti delle Iene avvenuto qualche settimanada aIsolaCapo Rizzutonell'ambito di un'inchiesta sugli
abusi edilizi. Ma è, poi, vero
che la Calabria non voglia essere raccontata e che l'oggettiva emergenza legalitaria
impedisca e disincentivi l'impegno e la denuncia? Cosa c'è
di vero, insomma, nelle dichiarazioni di Ricci, provocatore per professione ma anche
osservatore attento?
«Ricci è una persona seria
ed intelligente per cui non bisogna mai sottovalutare ciò
che dice - afferma, ad esempio,
Gianantonio Stella, tra le firmepiù prestigiosedelgiornalismo italiano, scrittore, oggi
Gianantonio Stella
Antonio Ricci, ideatore e regista di “Striscia la notizia”
al Corriere della sera e conoscitore della calabresità in tutti i suoi aspetti - ed è vero, fra
l'altro, che il tratto della diffidenza è tipico del calabrese.
Detto questo, rimanendo fermo alla mia esperienza, posso
dire di non avere mai incontrato difficoltà a muovermi in
questa regione. L'impatto delle telecamere è ben diverso, però, da quello della carta stam-
pata. La “plebe”, nel senso più
antico del termine, conosce
molto bene il Gabibbo, ma magari non sa chi siano Ezio
Mauro o Eugenio Scalfari».
Altolà ai luoghi comuni arriva da Silvio Gambino e Tonino Perna. Il primo, attuale direttore della Scuola superiore
di scienze della pubblica amministrazione all'Unical e già
preside di Scienze politiche,
Elisabetta Tripodi
Tonino Perna
Silvio Gambino
invita Ricci alla cautela di giudizi, «non vorrei - dice - che la
sua fosse una nota di colore,
perché ci sono molti giovani
calabresi oggi impegnati nel
mondo dell'informazione, a
testimonianza di un coraggio
e di unaspinta legalitaria veri
e diffusi. Non possiamo, poi,
non negare che il rapporto
con la giustizia e la legge rappresenti il grande nodo irri-
solto di questa regione, che
non può essere affrontato - però- con le sole provocazioni.
Dire che denunciare è troppo
rischioso rappresenta la via
più breve per mollare la spugna».
Tonino Perna, invece, è docente di Sociologia a Messina e
con i suoi modelli virtuosi ha
raggiunto molti traguardi
importanti, ad esempio da
presidente del Parco dell'Aspromonte: «Le parole di Ricci
- sostiene - contengono un elemento di verità e tratti da “luogo comune”, perché è fuor di
dubbio che la Calabria sia una
terra borderline. La paura e
l'omertà sono punti distintivi
ma trovo la dichiarazione un
po' pretestuosa e intrisa di banalità. Porto a testimonianza
delle mie ragioni il libro di
Giuseppe Trimarchi, “Calabria ribelle”, di cui ho curato la
prefazione e nel quale vengono raccontate storie di imprenditori e cittadini calabresi che hanno trovato il coraggio di denunciare. Senza contare, i casi di giornalisti calabresi intimiditi nell'esercizio
della propria professione e
che non per questo hanno
smesso di lavorare».
Chi con il coraggio della denuncia è costretta a misurarsi
ogni giorno è Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno, cuore della Piana di Gioia Tauro,
più volte finita sull'altare della cronaca per le intimidazioni subite da amministratore:
«E' vero - afferma il sindaco far rispettare la legge in Calabria costa sacrifici e tanta abnegazione ma non sono d'accordo con l'impostazione di
Ricci, tutta piegata sulla visione di una Calabria persa,
ormai irrecuperabile, regno
indiscusso della negatività.
Questa visione ammazza ogni
germe di positività e di risveglio».
Aveva 46 anni. L’incidente ha coinvolto due auto e un furgone ed è avvenuto lungo la Tangenziale
Scontro frontale a Catanzaro: muore un operaio
CATANZARO - E’ morto nella tarda mattina di ieri l’uomo che era rimasto ferito in
un terribile incidente avvenuto sulla
Tangenziale Ovest alle porte del capoluogo di regione. La vittima si chiamava Salvatore Chiriaco e aveva 46 anni abitava in
rione Fortuna lavorava in un negozio di
ricambi. L’impatto, avvenuto tra due
macchine e un furgone, è stato fortissimo
e fin dalle prime battute l’impatto violento ha lasciato poco scampo alla speranza
per il povero operaio catanzarese.
Ieri mattina, infatti, attorno alle 9 mentre alla guida di una Ford Fiesta si stava
recando in ospedale al capezzale del padre ammalato è stato coinvolto nel tragi-
Era successo pure a ottobre. In aula a febbraio
co incidente con una Toyota Corolla e un
furgoncino. Ancora poco chiare le dinamiche dell'impatto in cui sono rimaste
contuse in maniera non grave altre persone, ora tocca alle forze inquirenti fare
luce sull’accaduto.
E' stato necessario l'intervento dei vigili del fuoco e circa mezzora di tempo per
estrarlo dalle lamiere. Il pronto trasporto
nel vicino nosocomio e l'intervento dei sanitarii non è bastato a salvargli la vita e
così per l’uomo non c’è stato nulla da fare.
A causa dell’impatto avvenuto in una delle vie principali della città, per tutta la
mattinata si sono registrati notevoli disagi nella circolazione.
Il giudice sarà trasferito solo dopo il verdetto
Poseidone, altro rinvio Why not, il processo
per difetti di notifica ha rischiato di ripartire
CATANZARO - Così come era accaduto nel
corso della scorsa udienza, ad ottobre, è slittato a causa di difetti di notifica, il processo
per i 23 imputati coinvolti nell'inchiesta “Poseidone”, su presunti illeciti che sarebbero
stati commessi nel settore della depurazione
in Calabria. E così, si torna in aula il prossimo 3 febbraio esattamente a 8 mesi di distanza dal rinvio a giudizio quando lo scorso 3
giugno, il giudice per le udienze preliminari
sentenziò anche 11 proscioglimenti, nonché una condanna ed un'assoluzione nei
confronti degli unici due indagati che scelsero di avvalersi del rito abbreviato ovvero
Giovanni Angotti, componente della commissione giudicante per l'affidamento
dell’appalto per la costruzione del nuovo impianto di depurazione di Catanzaro Lido,
condannato a dieci mesi di reclusione, e Domenico Sodaro, assolto. Tra le persone mandate sul banco degli imputati c'è Giuseppe
Chiaravalloti, ex presidente della Giunta regionale calabrese, nonchè legale rappresentante pro tempore del Commissariato
straordinario per l'emergenza ambientale;
Domenico Antonio Basile, ex assessore all'Ambiente della Regione Calabria; Giovambattista Papello, ex responsabile unico del
procedimento presso l'ufficio del commissario. E poi, ancora, diversi funzionari pubblici ed imprenditori.
t.a.
di TERESA ALOI
CATANZARO - Se solo il presidente del tribunale di Catanzaro, Domenico Ielasi, non
avesse chiesto l'applicazione del giudice
Antonio Battaglia che è passato al tribunale
di Palmi, fino al completamento del processo, il procedimento “Why not” che ruota attorno ad un presunto comitato d'affari che
avrebbe illecitamente gestito i soldi destinati allo sviluppo della Calabria rischiava
l'azzeramento. Perché di fatto dopo 15
udienze, svariate attività processuali compiute e numerose testimonianze già acquisite, il trasferimento del presidente del collegio giudicante, appunto il giudice Antonio Battaglia avrebbe comportato la necessità di rifare tutto da capo davanti ad una
terna in diversa composizione, se i numerosi difensori impegnati non prestavano il
consenso a proseguire. Un rischio, oggi
sfatato considerato che anche il presidente
del tribunale di Palmi ha dato parere favorevole così come i consigli giudiziari e di Catanzaro e Reggio Calabria. E nell'attesa della formalizzazione dell'atto l'udienza è stata
rinviata al prossimo 6 dicembre quando
con la deposizione del maresciallo Giuseppe Chiaravalloti, riprenderà il processo a
carico di 27 persone tra funzionari ed ex
amministratori regionali, imprenditori e
professionisti.
L’auto accartocciata durante lo scontro
Avviso di vendita
Fallimento n. 19/2011
Vendita del complesso aziendale esercitante l’attività sanitaria in regime di accreditamento per 75
posti letto nelle discipline sotto specificate:
PLOrdinari
12
18
18
15
63
PL DH/DS
3
4
5
0
12
Totale
15
22
23
15
75
Disciplina
Cardiologia
Chirurgia Generale
Medicina Generale
Lungodegenza
Totale
(Decreto n. 1 del 05/01/2011 Regione Delibera ASP di Cosenza N. 4857 del 12/11/2009)
Il complesso aziendale comprende la piena proprietà dei beni per come risultano dalla consulenza estimativa redatta dal dott. Luigi Vizza (depositata nel fascicolo fallimentare in data 24/10/2011) che si
intende per letteralmente trascritta, con esonero di ogni responsabilità in capo alla curatela per vizi o
mancanza di qualità palesi o occulti; dalla vendita sono esclusi i crediti ed i debiti esistenti alla data di
dichiarazione di fallimento.
L’acquirente, giusto impegno assunto nei confronti della curatela, potrà stipulare contratto di locazione con la proprietà dell’immobile sito in Cosenza via L. Ariosto n. 10, “Immobiliare Villa Ortensia
S.R.L.”, alle seguenti condizioni: durata della locazione anni tre; canone mensile Euro 17.500,00 oltre
iva).
Vendita con incanto 16.12.2011 ore 12,00 nell’ufficio del Giudice delegato Dott. Giuseppe Greco
presso il Tribunale di Cosenza
Prezzo base: Euro 902.000,00 (oltre Iva se dovuta)
Offerte minime in aumento Euro 10.000,00.
Presentare domanda presso la Cancelleria Fallimentare del Tribunale di Cosenza, unitamente alla ricevuta attestante il versamento della somma di Euro 250.000,00, a mezzo assegno circolare intestato alla
curatela del fallimento (a titolo di cauzione, per il 50% ed anticipo sulle spese di trasferimento, per il
residuo 50%.
Ulteriori informazioni potranno essere richiesti al Curatore fallimentare: Dott. Aldo Rizzuti tel.
0984/402140 cell.: 348 7323175
Informazioni in Cancelleria fallimentare, siti www.asteannunci.it e www.asteavvisi.it, al numero verde
800630663
Curatore fallimentare : Dott. Aldo Rizzuti
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Calabria 15
24 ore
Mercoledì 30 novembre 2011
La Filca-Cisl incalza l’Università dopo l’esito dei periti sul progetto della “Casa dello studente”
«L’ateneo risolva il problema»
Botta: «Danni ingenti sia alle imprese che ai lavoratori rimasti disoccupati»
«DOPO tanti anni, gli scheletri di cemento armato collocati lungo l’argine della fiumara
dell’Annunziata
avrebbero trovato la loro
pubblica paternità. Stando
alle risultanze delle perizie
disposte dal Tribunale Civile
di Reggio Calabria, sarebbero stati individuati gravi errori di progettazione e i relativi responsabili». Lo dice
Antonino Botta, segretario
generale della Filca-Cisl
Reggio Calabria, a seguito
delle notizie pubblicate da “il
Qutodiano” nell’edizione di
ieri. Secondo quanto documentato infatti, nelle scorse
settimane i periti del Tribunale hanno depositato un documento nel quale si evince
che nel progetto della casa
dello studenti furono fatti
una serie di errori. Errori
che portarono a sottostimare la spesa reale per la realizzazione dell’opera. Tanto che
l’appalto doveva essere confezionato con una base d’asta
superiore di 4 miliardi di lire
rispetto a come invece avvenne.
«Adesso - si chiede Botta dobbiamo chiederci come sia
stato possibile che ciò sia avvenuto dopo tanti anni e quali le conseguenze di questo
accertamento? Dal 2000 ad
Antonino Botta della Cisl. A destra la “Casa dello studente”
oggi le imprese impegnate
in quell’opera sono state
messe in gravi difficoltà finanziarie e 50 operai hanno
persoil postodi lavoro.Molti
di essi forse anche i loro crediti. La città ha smarrito una
grande occasione e l’Università ha manifestato rara insipienza, continuando a pagare, come nulla fosse, fitti ormai insostenibili».
Gli investimenti a suo tempo previsti - aggiunge il segretario del sindacato «dovranno essere ritrovati nei
meandri dei bilanci degli enti interessati, e gli unici ad
avvantaggiarsi sono stati
professori e progettisti, che
hanno percepito i compensi
e, dopo qualche anno, per
una stranezza incomprensibile,alcunidi lorochiamatia
riprogettare la costruzione».
Mentre cittadini e studenti «sono stati e saranno chiamati a sobbarcarsi i costi (milioni di Euro) e i guai di
un’opera che forse non vedrà
mai la luce. I ferri arrugginiti lungo la fiumara sono un
monumento all’inefficienza,
allo spreco, all’assenza di
controlli e all’impunità, vera
padrona di questa città».
Adesso, conclude Botta
«l’Università Mediterranea è
senza più alibi. Recuperi il
tempo perduto: applichi il
codice degli appalti, cioè la
legge; si faccia risarcire tutti
i danni subiti; progetti altrove quest’opera e la consegni
agli operai e agli studenti di
questa città, invece che ai soliti noti. Come organizzazio-
Museo della ‘ndrangheta, ritorna “La ferita”
L’ARRESTO
Complicità e collussioni
ecco l’area grigia dei clan
di DOMENICO GRILLONE
SOTTOl’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica il Museo della ndrangheta, da dicembre a marzo
2012, ha organizzato la seconda edizione del convegno “La ferita”. Questa volta il tema è di grande attualità. “L’area grigia della
’ndrangheta. Relazioni di
complicità e collusione tra
cultura economia e politica”. Un tema per il quale si
discuterà, in tutte le sue
sfaccettature, a partire dal
5 dicembre nella sala conferenze del palazzo della Provincia. Qui i lavori, presieduti dal prefetto Luigi Varratta e moderati dal coordinatore del Museo Claudio
La Camera, verteranno
sull’associazionismo antimafia. Diversi gli interventi istituzionali ai massimi livelli, (presidente Giuseppe
Scopelliti, Procuratore generale Salvatore Di Landro,
Procuratore Giuseppe Pignatone, questore Carmelo
Casabona, il presidente della Provincia Giuseppe Raffa, il sindaco Demi Arena,
presidente del Tribunale
Luciano Gerardis, presidente della Camera di commercio reggina Lucio Dattola, Vicario generale della
diocesi reggina mons. Antonino Iachino), come pure
per i rappresentanti delle
associazioni
calabresi
Adriana Musella (Associazione Riferimenti)Viviana
Frisina (Museo della ndrangheta) Mimmo Nasone (Libera Reggio) Danilo Chirico (Associazione da sud)
Peppe Angelone (Reggio
non tace) Antonio Napoli
(Cooperativa Valle del Marro) Benno Plassmann
(Echolot-Berlino) Maria Teresa Morano (Associazione
Antiracket Lamezia. Nella
seconda sessione si discuterà di “Società e agenzie educative” e si avvarrà della re-
lazione di Nicola Gratteri
(Procuratore
aggiunto
Reggio Calabria), Francesco Tallarico (presidente
del Consiglio Regionale della Calabria) Luigi Lombardi
Satriani (antropologo) Antonio Nicaso (giornalista e
saggista) Vincenzo Geria
(direttore dell’Ufficio scolastico provinciale. Durante i
giorni 6 e 7 si alterneranno
esperti, magistrati, professori universitari, studiosi,
giornalisti, rappresentanti
delle Forze dell’Ordine, impossibile citarli tutti, su temi come “Realtà e prospettive sui beni confiscati e sequestrati a Reggio Calabria. le azioni di contrasto”e
“Problematiche e prospettive per i minori”.
A seguire due appuntamenti importanti: il primo
previsto per il 9 dicembre
all’Ibm Forum di Milano
per la presentazione del
progetto del Museo; il secondo al palazzo dei Congressi a Roma, l’11 dicembre, per presentare durante
la Fiera del libro il volume
“Vincere la ndrangheta”,
cioè la pubblicazione degli
atti del primo convegno “La
ferita”. Il 16 gennaio del
2012 avverrà la presentazione del progetto del Museo
della
ndrangheta
all’Università della Calabria con l’intervento del
Procuratore Giuseppe Pignatone ed il professore
Fulvio Librandi. Al “cuore”
del tema si arriverà il primo
febbraio, quando si discuterà sulla “dimensione criminale dell’area grigia e i reati
dei colletti bianchi”. Il giorno seguente il tema verterà
su “relazioni ed affari
dell’area grigia” e nel pomeriggio si parlerà di “imma-
ne sindacale vigileremo con
scrupolosa attenzione perchè ciò non accada più, pronti a denunziare in tempo nuovi sprechi ed inefficienze».
Più specificatamente, la
vicenda ruota attorno alla alla costruzione della struttura che doveva ospitare gli alloggi per gli studenti
dell’Università Mediterranea. Si tratta, per intenderci,
del manufatto abbandonato
da anni sul letto della fiumara Annunziata. A suo tempo
la Chiodi aveva vinto l’appalto per la realizzazione
dell’edifico. Aperti i cantieri
tuttavia, l’impresa si era accorta che esistevano carenze
progettuali consistenti e che
i soldi calcolati per la realizzazione delle opere non erano sufficienti. Da qui il blocco dei lavori e il conseguente
contenzioso davanti alla seconda sezione civile del Tribunale. Bene, l’ingegner
Barreca, perito dei magistrati, nello svolgere il proprio lavoro attinse a piene
mani dalla relazione che la
stessa Ardis aveva chiesto in
proprio all’ingegner Ballotta negli scorsi anni, sostenendo nei fatti che già quella
era sufficiente a dimostrare
una serie di errori progettuali.
Due anni e 11 mesi
per furto e rapina
Fulvio Librandi e Claudio Lacamera
gini e rappresentazioni sociali della ndrangheta”, anche qui con la presenza di
tutti gli attori coinvolti nella guerra contro la ndrangheta. Infine il 3 febbraio
con la quarta sessione del
convegno su “la criminalità
dei potenti tra mafia e poli-
tica” e le conclusioni del
convegno alle quali parteciperà, tra l’altro, il procuratore nazionale antimafia
Pietro Grasso. Per il 7 marzo al Consiglio regionale è
prevista invece la presentazione del “Libro bianco sulla
ndrangheta”.
NELLA giornata di lunedì i carabinieri della stazione di
Reggio Calabria Principale,
hanno tratto in arresto su ordine di carcerazione e contestuale sottoposizione alla detenzione domiciliare M.M., 48
anni, per espiare una pena di
due anni e 11 mesi di reclusione, per i reati di furto e rapina.
Tragedia sfiorata nella frazione di Ortì Superiore. Determinante l’intervento dei vigili del fuoco
Stufa difettosa, casa in fiamme: un uomo ustionato
di FABIO PAPALIA
SE l’è cavata con lievi ustioni e quindici giorni
di prognosi il proprietario di un appartamento andato completamente distrutto da un incendio che si è sviluppati la scorsa notte nella
frazione di Ortì Superiore.
Una tragedia sfiorata e determinante è stato l’intervento di
carabinieri e vigili del fuoco. Oltre alle ferite per l’uomo, C.F. di
47 anni, il bilancio totale del violento incendio è del primo piano
interamente andato distrutto.
L’allarme è stato dato all’alba,
intorno alle ore 6.50, dai Carabinieri della Stazione di Ortì, i
quali avvisati da alcuni abitanti del luogo,
hanno immediatamente allertato la Sala operativa del Comando provinciale dei Vigili del
Fuoco di via Sbarre Superiori, e quella del Servizio d’urgenza ed emergenza medica 118.
L’uomo è stato trasportato in ambulanza
presso il pronto soccorso degli Ospedali Riuniti, per essere poi ricoverato nel reparto di
dermatologia dello stesso nosocomio a causa
di alcune ustioni riportate, fortunatamente
per lui i sanitari hanno stilato una prognosi di
quindici giorni.
I Vigili del Fuoco hanno domato le fiamme ricostruendo poi le
cause dell’incendio, che presumibilmente è stato provocato da
una stufa a gas. Il fuoco ha divorato interamente gli arredi e le
suppellettili dell’abitazione, causando anche alterazioni alla
struttura dell’edificio in cemento armato. I tecnici dei Vigili del
Fuoco, dopo le operazioni di spegnimento, effettuati i rilevi di rito, hanno interdetto l’uso
dell’abitazione, in attesa delle opere di ripristino che consentiranno di rimettere in sicurezza l’immobile.
Il proprietario
se l’è cavata con 15
giorni di prognosi
L’intervento dei vigili del fuoco nell’abitazione
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Reggio 25
Mercoledì 30 novembre 2011
Mercoledì 30 novembre 2011
La richiesta in aula del pubblico ministero Maria Luisa Miranda accolta dal giudice Olga Tarsia
Urbanistica, due tronconi riuniti
In undici alla sbarra per l’inchiesta sul giro di tangenti negli uffici comunali
di GIUSEPPE BALDESSARRO
SONO stati riuniti i due
tronconi del processo “Urbanistica” in corso davanti alla
seconda sezione del Tribunale di Reggio Calabria.
Ieri mattina, all’inizio
dell’udienza della parte di
procedimento che era partito per effetto del rito immediato, il pm Maria Luisa Miranda ha chiesto che a questo venga riunificato la parte dell’inchiesta per la quale
nei giorni scorsi il Gup Tiziana Barillà, aveva deciso il
rinvio a giudizio. Richiesta
accolta dalla presidente della corte Olga Tarsia (a latere
Bennato e Minniti) che ha
formalizzato l’inizio dell’intero processo per il prossimo
21 dicembre. Alla sbarra 11
tra professionisti interni ed
esterni all’amministrazione. E in particolare Giuseppe
Melchini;
Pasquale
D’Ascoli; Giuseppe Chirico;
Giovanni Tornatola; Antonio Demetrio Artuso; Carmelo Maria Lo Rè; Francesco Calì; Marilena Mastrandrea; Marco Condò; Antonino Smeraldo e Pietro Paolo
Condò. Ovviamente si tratta
di posizione molto diverse
tra di loro, e anche le accuse
vanno da quella più grave
L’ufficio Urbanistica del Comune
dell’associazione delinquere
all’abuso.
L’indagine, nella scorsa
primavera, porto all’emissione di alcune misure cautelari in carcere e svelò una
seri di imbrogli che venivano fatti all’Ufficio urbanistica. Secondo quanto accertato dai magistrati i funzionari della pubblica amministrazione erano al centro di
un giro di tangenti, in cambio delle quali venivano fornite autorizzazioni a costruire dove non si poteva,
condoni edilizi fasulli per sanare abusi d’ogni genere e
certificati di abitalità taroccati. Lo scempio di Reggio
Calabria quindi, secondo
l’inchiesta, passava dai tecnici del Comune. Così mentre le tasche di alcuni funzio-
nari di Palazzo San Giorgio
si riempivano di soldi, sul
territorio andava in scena il
sacco della città. Accuse
complessive che, come accennato, vanno con responsabilità diverse, dall’associazione a delinquere al falso, dalla truffa alla corruzione. Secondo il provvedimento di arresto firmato a suo
tempo dal Gip veniva fuori
«uno sconcertante spaccato
di illegalità diffusa». Gli indagati interpretavano la cosa pubblica come «famelica
opportunità per costringere
o indurre a dare, a se o a un
terzo, utilità non dovute». In
pratica i dipendenti comunali si occupavano di aggiustare le carte e indirizzavano
i cittadini a studi professionali amici, che potevano risolvere le pastoie burocratiche in poche settimane invece che in anni. Da una parte
si avvantaggiava chi pagava, dall’altra le pratiche di
cittadini comuni finivano
nel dimenticatoio affossate
negli archivi.
L’indagine è stata svolta
dalla Squadra Mobile diretta
da Renato Cortese, che riuscì a mettere le microspie sia
negli uffici del comune che
negli studi privati di alcuni
professionisti. Le cimici registrano colloqui in cui si
parlava di soldi da chiedere e
di come spartirseli. In altre
conversazione poi si parlava
esplicitamente di una sorta
di prezziario. La cricca era in
grado di fare qualsiasi cosa,
paradossalmente facendo
risparmiare alcuni clienti
come nel caso delle oblazioni
da versare alle casse comunali.
Il capo della Scientifica ha deposto nel processo Agathos
Diego Trotta racconta in aula
l’indagine contro la cosca Tegano
E’ STATA la giornata di Diego Trotta al processo con
Agathos. Ieri pomeriggio,
per oltre 6 ore, il capo della
polizia scientifica della Polizia di Stato, che all’epoca
dell’inchiesta guidava la sezione criminalità organizzata della Squadra Mobile ha
ripercorso le tappe fondamentali dell’inchiesta coordinta dal pm Giuseppe Lombardo. Alla sbarra del processo che si sta svolgendo
con il rito ordinario gli ultimi tre imputati (tutti gli altri
sono stati condannati con il
rito abbreviato a pene pesantissime). Ossia Carmelo Murina, Giuseppe Morabito e
Santo Trimboli.
Diego Trotta ha dunque
ripercorso i passaggi salienti dell’indagine che mise al
centro dell’attenzione investigativa la potente cosca Tegano, originaria di Archi,
ma capace di estendere i propri tentacoli su gran parte
del centro cittadino. L’inchiesta scatto in parallelo le
attività svolte proprio per la
cattura del super latitante
Giovanni Tegano. Da li gli
investigatori partirono per
tentare di capire gli interessi e le commistioni degli uomini della cosca.
Stando alle risultanze
dell’indagine, infatti, i clan
aveva messo le mani sulla
manutenzione e la pulizia
dei convogli ferroviari presso la stazione di Reggio Calabria. La Società Cooperativa
“New Labor”, associata al
“Consorzio Kalos”, e incaricata da Trenitalia del servizio di pulizia dei vagoni ferroviari era di fatto nelle mani di Tegano.
La ‘ndrina aveva assunto,
da tempo, il controllo dell’attività economica, decidendo
su assunzioni e licenziamenti delle maestranze e richiedendo una tangente
mensile non inferiore alle
20mila euro.
In questo senso furono
L’arresto di Tegano e la conferenza stampa
bravi gli uomini della mobile
che riuscirono a registrare
tuti i dettagli dei pagamenti
delle tangenti, seguendo i
generi di Tegano e fingendo
controlli casuali che portarono a scoprire il possesso
del denaro in contanti.
Un’inchiesta insomma da
manuale, tant’è che gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato sono giù stati
condannati in primo grado.
Non solo. L’arresto degli
uomini della cosca, come ad
esempio Roberto Moio, nipote di Tegano ha dato un frutto aggiuntivo. Moio infatti si
è pentito poche settimane
dopo e, oltre a confermare le
intuizioni della Dda, ha contribuito a consolidare tutta
una serie di altre inchieste.
Il nipote del mammasantissima Giovanni decise di
iniziare la propria collaborazione con la giustizia, aiu-
tando il pm Lombardo e i
suoi colleghi a ricostruire le
dinamiche criminali cittadine. Anche grazie alle sue dichiarazioni, la Dda ha potuto, a metà aprile, condurre
l'inchiesta “Archi”, con il
fermo di una ventina di soggetti.
Delitto di Bagaladi
Chiesto
in appello
la conferma
della pena
SEDICI anni di reclusione, così come deciso in
primo grado. La Procura
Generale ha avanzato la
richiesta di conferma della condanna nei confronti
del giovane Carmelo Megale, ritenuto responsabile dell’omicidio del coetaneo Antonino Russo.
Un delitto, avvenuto a Bagaladi nell’estate 2010,
che sarebbe maturato come vendetta di una lite tra
i due, dovuta a problemi di
natura sentimentale. Tali
vicende, infatti, avevano
incrinato il rapporto tra i
due giovani, che per un
lungo periodo erano stati
amici. Nei giorni antecedenti al fatto di sangue,
peraltro, i due avevano
avuto una dura lite, in cui
Russo, la vittima, aveva
avuto la meglio nei confronti di Megale, che aveva riportato alcune ferite,
curate presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. In una calda serata
di metà agosto, Megale
avrebbe dunque attinto
con diversi colpi di pistola
calibro 7 il proprio rivale,
chenon ebbescampo,morendo quasi all’istante.
Furono proprio i Carabinieri di Bagaladi a stringere il cerchio attorno a
Megale che, dopo un breve periodo di irreperibilità, si presentò ai militari
dell’Arma. Le indagini,
coordinate dal sostituto
procuratore Francesco
Tripodi, riuscirono dunque ad accertare la responsabilità di Megale,
che venne condannato in
primo grado a sedici anni
di reclusione. Una richiesta che, secondo la Procura Generale, va ora confermata. Nel corso della
prossima udienza, la Corte d’Assise d’Appello di
Reggio Calabria ascolterà le ragioni della difesa,
poi entrerà in camera di
consiglio per la decisione.
cla.cor.
Secondo il Cids si tratta di un istituto inefficace e inutile
«La conciliazione va abrogata»
«IL DECRETO che ha istituito l’Istituto della
mediazione e Conciliazione deve essere abrogato». Lo sostiene il Cids (Comitato Interprovinciale per il diritto alla sicurezza) attraverso
le parole del presidente Demetrio Costantino,
che chiede alle istituzioni di intervenire.
«Non si comprende questo silenzio - prosegue Costantino - Volevano incidere sul carico
di cause civili pendenti ma hanno solo aggravato la situazione. Questo Istituto ritarda i
processi, stanca i cittadini e crea clientelismo.
Bisogna intervenire con urgenza».
L’istituto della mediazione civile, in vigore
dallo scorso 21 marzo, ha prodotto finora un
crollo verticale del contenzioso giudiziario ma
anche quello di mettere gli ordini professionali l’uno contro l’altro e di spaccare gli avvocati.
«Sembrerebbe un risultato grandioso - spiega l’ex presidente della Federazione nazionale
Ordini forensi, Paolo Federico - Ma la legge
aveva altre finalità. In cinquantenni di carrie-
ra non ricordo un solo caso in
cui la mediazione sia servita. È
un istituto che si è rivelato completamente inutile. Anzi, in Italia c’è stato l’effetto opposto, sono raddoppiati i tempi e i costi
del processo». Questa normativa - «complicatissima, un romanzo», la definisce Federico consentirebbe di ritardare i tempi processuali agli avvocati che
avessero l’interesse a farlo. «Se
persino Maurizio De Tilla, presidente dell’Oua (Organismo uni- L’incontro del Cids
tario avvocatura italiana) ha definito questo decreto uno sconcio - sottolinea fatta non è mai stato in un’aula di tribunale»,
Costantino - allora bisognerà porsi il proble- commenta ancora Federico. A supporto della
ma. È solo uno strumento farraginoso che col- tesi del Cids, anche diverse sentenze del Tar,
pisce ancora i più deboli». Insomma, non è li- secondo cui alcune disposizioni del provvedimitando il numero di processi che si garanti- mento contrasterebbero con gli articoli 24 e 77
sce giustizia, né tantomeno l’efficienza e la ra- della Costituzione.
pidità del suo sistema giudiziario. «Chi l’ha
e. dg.
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26 Reggio
Piana
Mercoledì 30 novembre 2011
Protesta alla Provincia i cittadini di San Giorgio Morgeto contro il dimensionamento scolastico
Un forte no all’accorpamento
Da rivedere il progetto di unificare l’istituto “Florimo” con le scuole di Cittanova
di SIMONA GERACE
SAN GIORGIO MORGETO - Il
sit in di protesta organizzato
ieri della comunità sangiorgese davanti al “Palazzo Foti”
di Reggio Calabria, ha portato
al rinvio del piano scolastico
provinciale.
Erano più di 150 i cittadini
di San Giorgio giunti a Reggio per protestare contro l'accorpamento dell'Istituto “Florimo”, alle scuole “Marvasi” e
“Chitti” di Cittanova. Una soluzione questa, che era giunta
come un fulmine a ciel sereno
dopo la proposta da parte dell'attuale sindaco, Carlo Cleri,
all'assessore provinciale all'Istruzione, Giovanni Calabrese, di treeventualità: il mantenimento dell'autonomia con
l'accorpamento alla scuola di
studenti in eccedenza nei comuni viciniori, l'accorpamento all'Istituto di Melicucco o a
quello di Cinquefrondi.
Alla fine però, la Provincia
aveva optato per l'accorpamento alle due scuole di Cittanova, e tale decisione era stata
contestata prima in un consiglio comunale straordinario e
urgente, poi con una missiva
firmata dai genitori. La fase
più calda dell'agitazione invece, è stata raggiunta in occasione del consiglio provinciale di ieri, in cui si sarebbe dovuto discutere, anche del nuovo
piano scolastico.
Poco prima delle 14, orario
d'inizio dell'adunata, una delegazione composta dal sindaco, Carlo Cleri, dal vicesindaco, Andrea Carpentiere, dall'assessore Michele Guerrisi,
dal parroco, don Salvatore Larocca e da alcuni insegnanti e
genitori, ha incontrato l'assessore provinciale Calabrese, comunicando le proprie
necessità e rendendolo edotto
dei disagi che l'accorpamento
alle due scuole di Cittanova
potrebbe creare San Giorgio
Morgeto. Poi l'iniziodei lavori
del consiglio, mentre i sangiorgesi continuavano la loro
protesta davanti al palazzo
reggino. Nella seduta si sarebbe dovuto anche discutere
di un emendamento proposto
dal consigliere Prc, Giuseppe
Longo in cui veniva chiesto
l'accorpamento dell'intero
Istituto “Florimo” alla scuola
“Marvasi” e la cessione di due plessi
della scuola “Sant'Antonio” dalla
“Marvasi”
alla
“Chitti”, così da
impedire
lo
smembramento
in due scuole diverse della comunità sangiorgese.
A ciò sarebbe dovuto seguire un ordine del giorno, presentato sempre da Longo, in
cui si chiedeva alla Provincia
di impegnarsi per promuovere le esigenze del centro montano, chiedendo all'Ufficio
scolastico provinciale di spostare la dirigenza della “Mar-
vasi” da Cittanova a San Giorgio. Ma in realtà, non c'è stato
tempo per la discussione. La
protesta, ha spinto l'assessore
Calabrese a rinviare il punto
per rivedere il piano e cercare
di andare incontro alle esigenze di tutti. Alla notizia del rinvio della discussione dunque, i
sangiorgesi hanno sospeso l'agitazione e sono tornati a casa, giurando però di
mantenersi vigili
e di restare sul
piede di guerra.
«Torniamo a San Giorgio
rammaricati - hanno dichiarato i fautori della protesta qualcuno ci ha accusato di esserci fatti strumentalizzare,
qualcun'altro ci ha consigliato di dichiarare che il nostro
paese è ad alta densità mafiosa. Non ci arrenderemo, lotteremo per la nostra scuola».
Illustrate le
proprie ragioni
a Calabrese
La protesta alla Provincia di Reggio Calabria
Nel Tribunale dei minori il processo per l’assassinio di Toni Battaglia
Uccise barista per venti euro
Chiesti sedici anni di carcere
TAURIANOVA - Una condanna a 16
anni di reclusione è stata chiesta dal
pm della Procura per i minorenni di
Reggio Calabria, Francesca Stilla, nel
processo con rito abbreviato a Giacomo S., il quindicenne, accusato dell'omicidio di Antonio Battaglia, di 28 anni.
L'uomo, titolare di un bar di Taurianova, morì il 15 febbraio scorso dopo
essere stato ferito due giorni prima
con un colpo di pistola alla testa nel
suo locale.
Dopo l'intervento del pm ha preso la
parola uno dei legali del minore, l'avvocata Clara Veneto, che ha chiesto il
proscioglimento per vizio di mente in
base alla perizia disposta dal Tribunale o, in subordine, il riconoscimento
del vizio parziale di mente con la prevalenza delle attenuanti sull'aggravante dei futili motivi e la condanna al
minimo della pena. L'arringa del secondo difensore del minore, l'avvocato Armando Veneto, è fissata per il 21
dicembre prossimo, giorno in cui ci
sarà la sentenza.
Battaglia, secondo l'accusa, fu ucciso dal minorenne dopo che il titolare
gli aveva chiesto di saldare un conto
da 20 euro che aveva accumulato nel
corso degli ultimi giorni. Il ragazzo,
per tutta risposta, davanti agli altri
avventori, gli sparò con una pistola
calibro 6.35 colpendolo alla testa e
provocandogli danni cerebrali irreversibili.
Il commerciante fu portato negli
Ospedali riuniti di Reggio Calabria in
stato di coma e morì due giorni dopo.
Dopo avere sparato al barista, il giovane era fuggito, ma nelle ore successive, manifestando segni di pentimento, aveva accolto il consiglio dei familiari e si era costituito alla polizia. I familiari del ragazzo avevano poi chiesto ai difensori del minore di farsi portavoce con i parenti di Antonio Battaglia della loro richiesta di perdono,
parlando di “tragedia assurda e terribile».
A Cinquefrondi la protesta dei genitori degli studenti per il ritardo sui tempi di costruzione
Liceo musicale, i lavori non partono
Nel mirino la Provincia: «Ancora oggi costretti a studiare in una struttura inadeguata»
di FRANCESCO PAPASIDERO
CINQUEFRONDI - Scrivono, i genitori degli allievi del liceo musicale di
Cinquefrondi. E se la prendono con
la Provincia.
Il motivo è il ritardo nell'avvio dei
lavori per la costruzione della nuova
sede della scuola. Una lettera aperta,
quindi, alle autorità competenti, affinchè si faccia chiarezza sull'avvio
dei lavori per la costruzione della
nuova sede scolastica.
La lettera dei genitori parte da lontano. E
cioè daquando, versola
fine del ciclo di studi
presso le scuole medie
del territorio, nel leggere l'opuscolo informativo del “Musicale” la
scelta per il proseguo
degli studi era caduta
proprio su questa scuola, ritenuta all'altezza
delle esigenze dei propri figli, in particolar modo perché
«permette di potenziare le attitudini
artistico - musicali dei discenti, attraverso uno studio specifico e approfondito del linguaggio musicale
supportato dalleattività dilaboratorio».
«I diversi profili professionali - si
legge nella lettera - e gli sbocchi lavorativi sono quindi vari e molto ricchi
di prospettive. Oltre alla carriera
musicale come libero professionista, vi è la possibilità di completare
«In Calabria
la cultura
in secondo
piano»
Gli allievi del liceo musicale
gli studi accademici del Conservatorio di Musica. La possibilità di accedere a qualsiasi facoltà universitaria lascia, poi, la possibilità di carriera estremamente aperta».
Ed ecco che si arriva al “cuore” del
problema: lastruttura. Unastruttura, quella che attualmente ospita i locali del liceo definita «inadeguata».
Ma lo scorsomarzo, venne presentato il progetto per la realizzazione della nuova sede, per tre milioni di euro
di importo, totalmente a carico della
Provincia di Reggio Calabria. «Un
progetto davvero unico e avveniristico quello del nuovo Liceo Musicale, che costituirà una risorsa preziosa per tutto il territorio della nostra
Provincia, ma soprattutto per la cittadina che lo ospiterà. Così tuonavano tutti i politici e i vari amministratori».
Ma da marzo ad oggi sono passati
nove mesi. E per questo adesso, inizia a montare la rabbia dei genitori,
che, a distanza di quasi un anno, vedono quasi svanire la speranza che
la scuolache ospitai proprifigli pos-
sa essere degna di questo nome.
«Questo è il motivo per il quale, noi
genitori, abbiamo deciso di scrivere
questa lettera: portare a conoscenza
l'opinione pubblica che, ancora una
volta in Calabria vi è un anello della
catena che difetta! Eppure il giorno
successivo si era già provveduto a
far apportate dall'architetto Arena
(uno dei progettisti dell'opera, ndc),
delle modifiche funzionali interne
suggerite dal Dirigente Scolastico
Laruffa e dal referente per il musicale, il professor Cannizzaro, modifiche che avrebbero ulteriormente migliorato la funzionalità della didattica musicale e si era ipotizzato che entro tre - quattro mesi sarebbero andati in appalto i lavori».
Sia il preside che i docenti preposti, avevano più volte sollecitato gli
organi competenti per accelerare
sull'indizione della gara d'appalto.
Stesso concetto espresso dal sindaco
di Cinquefrondi, interpellato anch'egli dai genitori e dagli alunni. In
pratica il problema, adesso, è della
Provincia. «Quanta amarezza, per
noi genitori, apprendere che la cultura dei nostri ragazzi, cosa per noi
prioritaria, passi, invece, in secondo
piano. Non vogliamo dilungarci oltre stancando con le nostre chiacchiere. Desidereremo, però, richiedere un urgente incontro con l'Assessore Provinciale al fine di portarci a conoscenza delle problematiche
che, a nove mesi di distanza, hanno
impedito l'inizio dei lavori».
A Molochio
Inaugurato
circolo
di Idv
MOLOCHIO - Nasce un
nuovo circolo Idv nella
Piana. E' stata formalizzata, infatti, alla presenza
dei commissari regionali
di Italia dei Valori, Giuseppe Giordano ed Enzo
Tromba, e del coordinatore provinciale, Antonio
Marrapodi, la costituzione del circolo Idv di Molochio.
Presidente Alessandro
Demaria, giovane avvocato, referente cittadino idv
nella città della Piana.
L'incontro è stato anche
occasione per evidenziare
alcunedelle piùimportanti problematiche locali che
affiggono il territorio e
per le quali i componenti
del neo circolo, entusiasti
per la nuova avventura ed
il lavoro che li attende, intendono lavorare sin da
subito.
«La presenza del nostro
circolo - affermano i componenti - risponde alla voglia di cambiamento che
da sempre invocano i cittadini che abitano queste zone. Noi ci riconosciamo nel
programma, nello statuto, nei leader di Italia dei
Valori, un partito da sempre in prima linea nelle lotte alla legalità, giustizia
sociale enella difesadei diritti. E' giunto il momento
che la cittadinanza faccia
la propria parte divenendo
parte attiva del processo di
cambiamento, ecco perché
il circolo di Molochio sarà
un luogo aperto a tutti, a
tutta la gente onesta e per
bene che lotta quotidianamente per lo sviluppo economico,sociale e politico
della propria terra».
Soddisfazione è stata,
anche, espressa dai rappresentanti regionali del
partito, Giordano e Tromba, la nascita di un circolo è
un fenomeno che risponde
al bisogno di cambiamento intrinseco della gente e
alle esigenze di lavoro comune per un fine collettivo, ecco perchè il circolo di
Molochio, diviene una presenza importante del partito nel territoriodella Piana, espressione dei principi di legalità, etica e democrazia
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40 Reggio
50 Idee e società
Mercoledì 30 novembre 2011
La Calabria non lo amava ma Scorsese lo invitò al Tribeca film festival
Il presidente della Cineteca della Calabria rievoca il rapporto del regista con la regione
Un artista controcorrente
Le tracce calabresi
di Vittorio De Seta
di EDVIGE VITALIANO
La nipote: «Si diceva
un agricoltore»
AD INCONTRARLO ti colpiva quel
suo voler stare sempre nell'ombra.
Schivo come pochi; come quel suo
sguardo celato dietro gli occhiali
da miope e quel sorriso sempre misurato. Quasi, solo accennato. Vittorio de Seta, raro esempio non solo
di intellettuale della macchina da
presa ma di uomo che per scelta sta
nell'ombraenell'ombra brilladiluce propria. Tra quelli che ne hanno
condiviso una parte del viaggio,
Eugenio Attanasio, presidente della Cineteca della Calabria. Con lui
ricostruiamo il De Seta “catanzarese”, legato al capoluogo anche per
via di quel blasonatissimo nonno
che fu quel Francesco De Seta sindaco a cui è intitolata l' “affacciata”
più bella della città: via Francesco
De Seta a Bellavista, appunto.
«Il mio primo contatto, quasi inconsapevole, con il suo cinema fu
quando da bambino, vidi in televisione “Diario di un maestro”, quattro puntate trasmesse dalla Rai nel
febbraio 1973 che registrarono
uno straordinario indice d'ascolto comincia col ricordare Attanasio Raccontava la vicenda di un gruppo di ragazzi difficili delle borgate
romane, una storia che mi coinvolgeva perché anch'io frequentavo le
elementari proprio come i giovani
protagonisti». Poi, negli anni '80
quando già «da qualche anno avevo iniziato ad interessarmi di cinema, Carlo, un amico che veniva alle
proiezioni che facevamo al Supercinema di Catanzaro, mi chiamò
per presentarmi un anziano regista che si era ritirato in una residenza vicino a casa sua, a Sellia Marina a fare il contadino. Il primo incontro non fu facile: mi apparve
quest'uomo maestoso, con gli occhiali spessi, che si era lasciato alle
spalle quel mondo in cui, invece, io
cercavo disperatamente di entrare. Per un giovane cinefilo quale io
ero, De Seta destrutturava la mia
concezione teorica e sacrale del cinema, parlandomi di Fellini, al
quale aveva presentato Ernst
Behrnard, lo psicanalista che tanto
influì nelle opere del maestro riminese, raccontandomi di quella cerchia ristretta di amici e conoscenti
che lavoravano nel settore; di Goffedo Fofi che lo aveva stroncato a
Venezia con “Un uomo a metà”. E
ancora dei pastori orgolesi, dei
contadini siciliani, di come ritenesse “vuoto”il cinema di Antonioni: il
mio idolo di allora. Il trauma fu per
me, però, una rivelazione perché
mi si schiusero le porte di una cultura che fino ad allora trattavo con
atteggiamento snobistico, eccessivamente selettivo».
«Lui, De Seta si ritrovava nelle
campagne di Sellia cercando l'amicizia dei contadini, come Leone Tolstoj, rifuggendo l'aristocratica società romana e la buona borghesia
catanzarese, con la quale era però
imparentato - prosegue commuovendosi nel ricordo Attanasio - Mi
fece vedere quei documentari
straordinari, girati tra il 1954 e il
1959 nelle regioni meridionali, che
oggi custodiamo gelosamente negli archivi della Cineteca: quegli
autentici capolavori che tutto il
mondo riconosce tali. E pensare
che gli davano del matto quando girava in cinemascope scene di ordinaria vita rurale, perché sapeva
che di lì a qualche anno sarebbe finito tutto, con l'avvento della civiltà industriale».
Attanasio ricorda una proiezione di “Banditi ad Orgosolo”, al cinema Odeon di Catanzaro «ventiquattro anni dopo quella che gli
aveva dedicato il circolo Gobetti, di
cui faceva parte Gianni Amelio, che
sarà poi suo assistente di “Un uomo
a metà”. Fu una proiezione-evento
con il sapore di un ritorno al cinema, a Catanzaro e in Calabria». Fu
così che Attanasio iniziò, in un cer-
di BRUNETTO APICELLA
UNA persona discreta, riservata a
volte “austera” ma soprattutto
unica. In poche parole un'artista,
un'intellettuale dal quale poter apprendere ogni giorno qualcosa di
nuovo, di diverso e i cui insegnamenti resteranno scolpiti per sempre nel profondo del cuore. Vittorio De Seta era così, unico nel suo
stile e allo stesso tempo «riservato,
austero quasi severo e rispettato
da tutti. Aveva proprio una sua autorità, ad esempio, non esisteva
che lo disturbassi prima delle
quattro di pomeriggio». Vera Dragone, nipote del regista scomparso (in foto) l'altro giorno, ricorda
così il nonno. Quel nonno famoso,
conosciuto da tutti,
amante del cinema e
dell'arte e per Vera:
«L'uomo più importante della mia vita».
Quando pronuncia
questa frase Vera fa
un respiro profondo
accompagnato da un
minuto di silenzio
per pronunciare subito dopo le parole «so già che mi mancherà tantissimo».
Mentre parla, Vera guarda la
stanza in cui è “custodita”la salma
del suo nonno. Un nonno che giorno dopo giorno le ha insegnato a
lottare e a portare avanti i propri
sogni. Perché se è vero che Vittorio
De Seta era una persona discreta,
riservata e a volte austera è anche
vero che nutriva un amore profondo verso sua nipote Vera. Quella
Vera che dopo ogni trasferta dalla
capitale (dove lavora e ha intrapreso anche lei il lavoro nel mondo della televisione e dello spettacolo),
dopo ogni viaggio correva sempre
a casa sua nella località feudo di
Sellia Marina. Per abbracciarlo,
ma soprattutto per parlarci. Ore e
ore di conversazione passate a discutere e a confrontarsi sui più
svariati temi: «Parlavamo sempre
e parlavamo di tutto» racconta oggi Vera ricordando in particolare
quella passione per l'arte e verso il
mondo della letteratura che nonno Vittorio è stato capace di darle.
Il tutto accompagnato da quella
passione verso la lettura che sin da
piccola le ha trasmessa e soprat-
tutto verso quell'autore che forse
più di tutti ha apprezzato: Lev Tolstoj. «Ricordo ancora adesso
quando a sette anni mi fece leggere “Le favole” di Tolstoj”». E proprio lo scrittore russo era quello
che più di tutti amava leggere.
«Lui leggeva tantissimo ma sicuramente Tolstoj ha rappresentato
quel qualcosa in più» per arrivare
quasi a definirlo come «quel compagno costante della sua vita».
Vittorio De Seta amava la lettura,
leggeva tantissimo e nello stesso
tempo amava la campagna al punto che racconta Vera, «sulla carta
d'identità alla voce professione
aveva voluto inserire la parole
agricoltore». De Seta passava tanto tempo in campagna ma nello
stesso tempo usciva
con i suoi amici e fino a quando ha potuto non disdegnava una serata al teatro Politeama di Catanzaro. «L'ultimo
spettacolo che ha visto al Politeama è
stata la serata con
Sakamoto» racconta chi gli è stato
vicino negli ultimi anni. Con Vera,
però, nonno Vittorio, ha avuto
sempre quella che lei definisce
«una certa affinità elettiva». Vera
porta lo stesso nome della moglie
scomparsa diversi anni fa di Vittorio De Seta, Vera Gherarducci, artista e interprete nei lavori del regista. «È stato lui a farmi pensare e
poi che avrei potuto fare lo stesso
lavoro. Ci teneva tanto». Anche
per questo il rammarico più grande di Vera è che quel nonno verso il
quale prova «un affetto smisurato», adesso, «non potrà vedere il lavoro che porterò avanti nei prossimi mesi».
Intanto oggi alle 15 nella Chiesa
del Rosario di Sellia Marina, la comunità, darà l'ultimo saluto all'artista Vittorio De Seta. Alle esequie
funebri oltre alla comunità e all'amministrazione comunale guidata dal sindaco, Giuseppe Amelio, che, proprio ieri ha fatto affiggere alcuni manifesti per le vie del
paese, saranno presenti anche
quegli artisti e quelle personalità
che nel corso degli anni hanno
avuto modo di lavorare con il regista.
«È stato l’uomo
più importante
della mia vita»
to senso, ad accompagnare De Seta
nel percorso creativo di quello che
sarebbe diventato “In Calabria”: il
documentario che fotografa la nostra regione agli inizi degli anni
'90. Un modo, forse, per saldare il
suo debito con la terra d'origine.
«Viene fuori il ritratto di una regione a metà tra mancato sviluppo industriale e permanere di una civiltà contadina, in bilico tra passato e
futuro ma con un presente carico di
contraddizioni», sottolinea ancora
Attanasio aggiungendo: «Il nostro
rapporto viveva di
periodi di lontananza, di incomprensioni, ma è stato comunque fondamentale per il prosieguo
del mio cammino
futuro. Improvvisamente ci si ritrovava; qualche anno
dopo quando avevamo già ristrutturato il cinema Masciari. lo invitai
per una proiezione de “Diario di un
Maestro” alla presenza di una scolaresca. Ricordo che nella scena finale del film - quella che fa scappare
le lacrime, quando il maestro torna
e i suoi alunni gli vanno incontro e
lo abbracciano - la giovane platea si
scatenòin unfragoroso applausoe
lui candidamente, mi guardava
chiedendomi lumi».
Non un caso, dunque, che in “Melissa 49/99”, la prima opera cinematografica della Cineteca della
Calabria De Seta viene ricordato come : «il maestro nell'uliveto, accompagnato dai discepoli, che spiega
l'importanza di un cinema che parli ancora del mondo contadino,
quasi a “cristallizzare” il percorso
della Cineteca della Calabria verso
il recupero della
memoria storica
del cinema e della
cultura del territorio, che proprio lui
ci ha insegnato».
Tra gli episodi
“catanzaresi” che
hanno visto il Maestro protagonista,
anche la festa per i suoi ottant'anni
al complesso del San Giovanni a Catanzaro.«Inquell'occasione cifula
sua riappacificazione ufficiale con
Goffedo Fofi, che scese appositamente da Roma per quella serata
dedicata al Maestro». Non solo Catanzaro.
«Un altro momento importante
in cui mi volle accanto - prosegue
Si ritirò a fare
il contadino nella
residenza di Sellia
Il ricordo del sovrintendente del Politeama, Foglietti.
Il cineasta diceva: «La civiltà industriale ha fallito»
segue dalla prima
Il manifesto mortuario
affisso al citofono
della sua casa di
Sellia; nella foto grande:
il maestro al lavoro
Attanasio - fu durante il conferimento della laurea honoris causa a
Martin Scorsese da parte dell'Università di Bologna, nel 2005. C'era
la lectio magistralis, con il senato
accademico in ermellino e fuori iniziava a nevicare, era curiosamente
la fine di novembre e Scorsese discuteva la sua tesi, soffermandosi
su Vittorio De Seta e sulle immagini dei primi documentari, che tanto lo avevano colpito. Le parole rimasero scolpite: “Erano ifiglidiSisifo, che aveva imprigionato Thanatos per evitare il decesso dei mortali, i
figli di Prometeo,
che aveva rubato il
fuoco agli dei per
donarlo ai mortali,
e per questo erano
stati puniti per l'eternità. Gente che cercava la redenzione attraverso illavoro manuale:
nelle viscere della terra (Surfarara), in mare aperto (Contadini del
mare), sulle colline (Parabola d'oro) -tirando le reti, tagliandoil grano, estraendo lo zolfo. Gente che
sembrava pregare attraverso la fatica delle mani. Di cosa era composta questa alchimia? Era il cinema
nella sua essenza..”Ma De Seta, aristrocraticamente, si era già allontanato, adducendo una scusa, proprio in quel momento».
Però, quell'anno stesso, Scorsese lo invitava dall'amico Robert De
Niro a New York per il Tribeca Film
festival: «era anche il riconoscimento del fastoso cinema americano, forse tardivo, per lui che aveva
amato rappresentare invece gli
umili, i dimenticati». Infine il successo di “Lettere dal Sahara”. «La
proiezione di quel
lavoro venne accolta con un calorosissimo saluto del pubblico che aveva
riempito il Comunale di Catanzaro chiosa Attanasio tanto che il buon
Franco Proto aveva
dovuto riaprire la galleria e i palchi, chiusi da più di dieci anni. E' così che mi piace ricordarlo. Grazie
Vittorio per averci insegnato a vedere con rigore documentario e
sentire con sensibilità artistica». E
ieri sera , la Cineteca della Calabria
ha voluto commemorare De Seta alla Casa del Cinema con la proiezione di “Banditi ad Orgosolo”.
Il nonno
fu sindaco
di Catanzaro
Numerosi i messaggi di cordoglio per il maestro
«Era un uomo raffinato ma vicino alla gente umile»
«DESETAcome Viscontieraunraffinatissimo uomonelprivato e, però, pubblicamente la sua cultura marxsista lo avvicinava
alla gente umile. Il Cinema di Vittorio è stato un Cinema molto
legato al sociale da “Banditi ad Orgosolo” fino a “In Calabria”
che in qualche misura io ho spinto a girare. Con la sua scomparsa perdo uno degli uomini più cari della mia vita». Queste le parole del sovrintendente del Politeama Mario Foglietti all'indomani della scomparsa di Vittorio De Seta. E diversi sono stati i
messaggi di cordoglio arrivati nella giornata di ieri. Tra questi
il sindaco Michele Traversa ha espresso il cordoglio della città di
Catanzaro . «De Seta - ha ricordato Traversa - era
molto legato alla nostra città, non solo perché aveva deciso di vivere nella vicina Sellia Marina, ma
soprattutto perché era discendente del grande
sindaco Francesco De Seta e quindi sentiva come
sua Catanzaro. Lo ricorderemo sempre per la sua
semplicità, la sua umanità, la sua capacità di trasferire entusiasmo ai giovani». Ad intervenire
anche l’ex sindaco di Catanzaro Rosario Olivo che
commenta: «Con la dipartita di Vittorio de Seta
scompare una delle figure più impegnate e rappresentative del cinema italiano». Cordoglio an-
Loiero
«Accenti
di verità
su di noi»
che dalconsigliere comunaleAntonio Argirò,già assessorecomunale alla Cultura di CatanzaroAntonio Argirò: «de Seta non
ha unicamente scritto la storia del cinema italiano, ma ha lasciato una straordinaria eredità di sapere e di luminescenza intellettuale».
«Con la scomparsa di De Seta la Calabria perde un grande artista che si è occupato della nostra regione con accenti di verità e
con immagini di straordinaria bellezza», ha affermato, invece,
Agazio Loiero, coordinatore politico nazionale del Mpm. Anche
Ulixes, esprime il proprio cordoglio così come il coordinatore
della Casa del Cinema di Catanzaro, Davide Cosco.
Legambiente Calabria, invece, ricorda come De Seta «oltre ad essere il più grande documentarista
italiano è stato un punto di riferimento culturale
dell' “umanesimo ambientalista” meridionale.
Proprio per questo è stato scelto dall'associazione
del Cigno Verde per «CarAlabria», carovana della
bellezza e della qualità, come testimonial d'eccezione». Nuccio Barillà della direzione nazionale di
Legambiente sottolinea come «a motivazione di
quel premio c'è tutto il senso e l'attualità del richiamo a un agire individuale e collettivo».
L’omaggio
e il premio
di
Legambiente
De Seta. Un intellettuale e un regista di cui s'è interessato con entulenti, quasi per tenere a distanza un siasmo Martin Scorsese coinvolmondo che non gli piaceva. S'infila- gendo nell'esperimento Robert De
va la mattina presto nell'edicola, e Niro. Non un cineasta dell' Italietta
dopo un buongiorno sibilato appe- lesta ad affidarsi a Leghe incolte e
na e il giornale fra le mani, tornava leader fracassoni, ma un guru del
nella sua casa di Feudo. In faccia al- cinema mondiale. Scorsese, alla rilo Ionio, lì dove un tempo c' era un cerca della propria identità d'itafondo di quaranta ettari, prima che loamericano di successo, ha avvervenisse diviso fra gli eredi, acqui- tito il bisogno di conoscere meglio
stato da suo zio, un prefetto di Pa- le pellicole bianconere di De Seta
lermo al tempo di Crispi che mante- più centrate sulla realtà profonda
neva l'altro suo fratello impegnato della persona umana e “per rivedein politica. Ed il cui incanto antico re”, ha spiegato, “la cultura dei mie
si può ancora intuire, sbirciando avi al termine della sua storia e sul
dalla “106” poco prima di Cropani, punto di entrare nel mito”. L'ha vola grande casa padronale dove il re- luto nel 2005 al Tribeca Festival di
gista, che tra gli scrittori preferiva New York con l'impegno di elaboraTolstoj - “Ha anticipato tutti - diceva re iniziative comuni, ma soprattutil maestro - specie quello degli scrit- to per riascoltare i minatori di Cozti morali che sono completamente ignorati” - ha
vissuto fino alla fine. A
pranzo questa icona del
meridionalismo narrato
con fatica e con realismo
a volte crudo, lo si incontrava spesso al “Faro
Blu”. Gli piaceva quel ristorante di fronte al mare
aperto di Sellia Marina,
dove Pasquale gli serviva
pesce fresco e un bicchiere di bianco. Lì, lui che tra
i suoi film prediligeva
“Diario di un maestro”,
era solito chiacchierare. I
contadini e la loro cultura erano per lui un valore
assoluto: “Sono stato per
due anni prigioniero dei
nazisti, dal '43 al '45, in
Germania. - raccontava Lì ho conosciuti i contadini, io che provenivo da un
mondo privilegiato, aristocratico, rozzo. Ho conosciuto un mondo che
altrimenti non avrei mai
avvicinato”.
Qualche anno fa mi
disse, con la sicurezza di
chi ha meditato molto Vittorio De Seta al lavoro
sull'argomento: “La civiltà industriale è fonte
di guai, non offre alternative alle za Disi, i pescatori di Ganzirri e le
guerre. La società industriale ci im- proteste dei contadini calabresi delpoverisce tutti. I partiti politici la seconda metà del secolo breve. Un
hanno rimosso la cultura contadi- passato a cui gli Stati Uniti hanno
na e molti intellettuali sfoggiano restituito la dignità che in Italia
un protagonismo inconsistente. continua ad essere negata, nonoQuella contadina è una cultura. stante i festeggiamenti dei 150 anQuella della civiltà industriale non ni.
Eppure, non è difficile capire che
lo è. Per quanto le apparenze possano far sembrare il contrario. Tutti i senza fare i conti con la propria stoPaesi occidentali hanno rimosso le ria, impedendo che sia inghiottita
loro origini, sicché è nata una cul- nel buco nero del tempo, non si fa
tura urbana fittizia. Una cultura, molta strada. In questo senso, non
in fondo, senza originalità”. La aver compreso il disagio dei persomancanza di Vittorio De Seta, un naggi su cui il cinema antropologigigante del cinema che ancora ad co di De Seta ha insistito, è stato uno
ottantotto anni suonati faceva par- sbaglio. Aver poi seppellito in vita,
lare di sé soprattutto negli Stati questo straordinario regista, come
Uniti, è probabile però che non l'av- hanno fatto un Paese frastornato
vertirà nessuno. Né a Sellia Mari- ed una regione che, se non vuole
na, dove da anni si muoveva come morire, deve riprendere in fretta il
un fantasma, senza mai suscitare dialogo con le dinamiche culturali
l'attenzione che avrebbe meritato. del presente, suona come un delitNé in questa Calabria che, pur es- to. Alcuni tratti della lezione di De
sendo la sua terra d'adozione, lui Seta meriterebbero un approfondiche era nato a Palermo, non l'ha mai mento. Meglio tardi che mai. Anni
né amato né vezzeggiato. Alle prese fa, mi colpirono alcune sue riflescontinuamente con le sagre della sioni quasi profetiche che mi parvepatata e delle zeppole, che interesse ro esagerate, ma che oggi sembravolete che annettesse all'attualità no verità incontrovertibili. Quel fidi “Un uomo a metà” (film dedicato ne documentarista, già allora avea Ernest Bernhard, il caposcuola va capito la valanga precipitata suljunghiano in Italia), “Banditi ad l'Occidente e la crisi che lo stritola
Orgosolo”, “Vinni lu tempu de li pi- “e che non è solo economica”. Andai
sci spata”, “Un giorno in Barba- a trovarlo nella sua casa di campagia”, “Isole di fuoco”, “Sulfarara”, gna. Era assorbito dall'agricoltu“Pasqua in Sicilia”, “Contadini del ra, mi disse: “Credo di avere realizmare”, “Parabola d'oro”, “Pesche- zato un buon uliveto”. Mi raccontò
recci”, “I dimenticati”? C'è un filo di suo nonno, che è stato sindaco di
rosso che lega la dimenticanza di Catanzaro. Di sua madre, che era
Vittorio De Seta già in vita alla fran- toscana mentre il nonno materno
tumazione d'ogni identità di questa piemontese. Quando gli domandai,
terra e a tutta la problematica sul accanto al camino acceso, perché
destino doppio del meridionale, og- fosse uscito dal circuito dei cineasti
gi come mai segnato da un'inquie- di grido, mi rispose secco: “Mi semtudine rovinosa su cui si sofferma brava di non aver niente da dire e
da tempo l'antropologia, soprattut- poi dovevo mettere ordine nei miei
to quel maestro del “paese sdoppia- pensieri”. Cosa pensasse della Calato” che è Vito Teti. Proprio l'essere bria, me lo aveva detto in un'altra
la Calabria ancora nel guado, tra occasione: “Secondo me, bisogna
l'arcaico passato intriso di una cul- capovolgere completamente l'imtura contadina salda nei suoi prin- magine che si ha della Calabria.
cipi e una modernità dai riflessi Vorrei uscire da questa polemica
pacchiani e consumistici, non l'ha trita e sterile circa le responsabilità
messa nelle condizioni di appren- del Nord o del Sud. E dire semplicedere appieno la lezione di Vittorio mente che è la civiltà industriale
che sta fallendo. Noi meridionali ci
siamo in un certo senso inoltrati di
meno in una strada sbagliata.
Quando vediamo un milione di iraniani manifestare contro le direttive del loro governo sulla guerra del
Golfo, non è che siano meno civili
dei popoli democratici dei Paesi occidentali, reagiscono a un fatto culturale. Sentono che la loro cultura è
minacciata dal consumismo della
società industriale e reagiscono a
una crisi di identità. Queste cose è
giusto che le diciamo noi italiani,
perché noi siamo l'unico Paese al
mondo in cui coesistono un primo,
secondo e terzo mondo, perché parlare dei sobborghi di Reggio Calabria o di Gela, di Catania o di Palermo, è parlare di terzo mondo. A me
piacerebbe raccontare la Calabria,
far conoscere la sua
gente, perché qui siamo al punto che la gente non viene più per
paura. C'è una specie
di demonizzazione che
sta coinvolgendo tutti.
Io non voglio tirar fuori vecchie retoriche
sulla grande civiltà
che c'è stata da queste
parti, ma è un fatto che
la cultura contadina
che si è conservata qui
è una cultura vera. Da
noi, per esempio, non
c'è disintegrazione sociale e quando c'è,
guarda caso, si verifica in posti dove ci sono
stati insediamenti industriali:
Crotone,
Gioia Tauro, Reggio
Calabria”. E sulla mafia: “Non è il Mezzogiorno che esporta
quella specie di morbo
autoctono che sarebbe
la mafia, è il mondo industriale che arriva
qui e ammorba tutto”.
Pensieri
controcorrente. Come questo:
“Io credo molto nella
territorialità. Sento
che si fa già una gran fatica a cercare di capire il proprio ambiente. Insomma, c'è in me una forte spinta
anticosmopolita. Nel senso che è
molto importante la cultura locale,
radicarsi, elaborare, capire. In fondo, è ciò che ho fatto in tutti questi
anni. Quando ho fatto il documentario su Alessandria del Carretto,
nel '59, la gente del posto si chiedeva perché mai lo girassi. Quando
poi lo hanno visto, e tutti si sono riconosciuti, non mi volevano più restituire l'unica pellicola che avevo.
Con quel documentario hanno riscoperto la loro identità, perché il
mondo contadino è portatore inconsapevole di una cultura profonda”. Gli chiesi delle lotte contadine e
dei comunisti, ma lui non esitò a
stopparmi: “Occorrerebbe un'attenzione più forte verso le culture
locali. Il mondo contadino è stato
sempre rifiutato, rimosso anche
dai comunisti. Ed è stato rimosso
anche per vergogna, perché legato
a ricordi personali. Tutti i Paesi occidentali hanno rimosso la loro
estrazione, le loro radici”. Anche
sull'uomo della provvidenza, sulla
litania dei talenti e sul culto della
personalità, De Seta aveva idee illuminanti: “Secondo me, bisogna levare di mezzo questa specie di culto
della personalità che è una balla. C'è
oggi, e lo si vede di più in televisione, un protagonismo inconsistente, anticulturale, un feticismo. Ammesso che uno abbia un po' d'ingegno, non è certo per merito suo. Ho
sempre pensato all'arte come a
qualcosa di utile. Ho detestato sempre l'arte fine a se stessa». E poi citò
un passo dei Vangelo: “ beato tu che
hai rivelato queste cose ai semplici e
le hai nascoste agli intelligenti e ai
sapienti. Anch'io, quando sono venuto qui, ancora credevo che esistessero dei livelli, delle differenze
tra persone. Oggi, invece, devo riconoscere che un contadino ha un
bagaglio di parole limitato, ma
spesso capisce meglio di noi ciò che
accade intorno, e poi è meno corrotto”.
Romano Pitaro
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LA FAMIGLIA
Idee e società 51
Mercoledì 30 novembre 2011
33
Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected]
Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected]
San Lucido Email [email protected]
Scalea Email [email protected]
Belvedere Email [email protected]
Acquappesa E-mail [email protected]
Istituto Papa Giovanni. Disposto l’accompagnamento coattivo per monsignor Agostino
Don Luberto fa scena muta
L’ex presidente, teste al processo, non ha risposto alle domande del pm
di PAOLO VILARDI
PAOLA – Solo il tempo di
avvalersi della facoltà di
non rispondere. Don Alfredo Luberto, principale imputato
del
processo
sull’istituto Papa Giovanni
XXIII di Serra D’Aiello, ieri
mattina si è seduto sul banco dei testimoni, ma ha inteso non rispondere alle domande del sostituto procuratore Giovanni Calamita,
insediatosi nel procedimento al posto del Pm Eugenio Facciolla, titolare
dell’inchiesta che riscontrò una situazione di degrado e un pessimo stato
igienico – sanitario nella
struttura che ospitava la
Fondazione; una sorta di
lager per i malcapitati pazienti.
Altro testimone di lusso
assente al processo, che si
celebra davanti al collegio
del Tribunale di Paola, è
stato monsignor Giuseppe
Agostino,
arcivescovo
emerito della diocesi Cosenza – Bisignano; nei suoi
confronti i giudici hanno
disposto
l’accompagnamento coattivo.
Don Alfredo Luberto, ex
presidente dell’Ipg, era stato condannato in primo
grado con il rito abbreviato
il 6 novembre del 2009,
quando il Gup di Paola gli
comminò una pena di 7 anni di reclusione. Nella stessa data il giudice sentenziò
condanne minori ad altri
quattro imputati e dispose
il rinvio a giudizio per altre
11 persone, gli imputati
dell’attuale dibattimento:
Antonio Marafioti, Audino
Caputo, Fausto Arcuri, Ettore Notti, Eliodoro Tricoli,
Roberta Scervo, Luca Rendace, Luca Anania, Giuseppe Perrotta e Rossana Gaudio. Per molti di loro l’accusa principale è l’associazione a delinquere finalizzata
alla consumazione di una
L’istituto Papa Giovanni
Don Luberto
lunga serie di reati, tra i
quali appropriazione indebita, truffa aggravata, utilizzazione di diffuse fatturazioni per operazioni inesistenti, falsificazioni di
documenti contabili ed altro.
Luberto, che ha presentato ricorso in Appello per
la condanna ricevuta, era
stato chiamato a testimoniare dalla pubblica accusa
nel processo col rito ordinario in corso a Paola in
quanto
reo
confesso.
Avrebbe quindi potuto fornire particolari importanti
ai giudici del collegio, a sostegno del teorema accusatorio che coinvolge gli 11
imputati.
Monsignor Agostino, invece, era stato scelto come
teste dal Pm per riferire
delle eventuali comunicazioni che giunsero in diocesi sulle condizioni in cui
Paola. Il Popolo della Libertà, invece, propone il rimborso dell’Iva sulla Tarsu
Comune, stangata per fare cassa
La Giunta prevede una tassa retroattiva su Ici e terreni da chiedere ai cittadini
di FRANCESCO STORINO
PAOLA - Il Comune“spreme”i contribuenti paolani, e approva una stangata per Natale al fine di fare cassa. E il
Pdl chiede di tutelarli e di rimborsarli,
secondo la legge, in una fase di crisi
economica come questa. «I cittadini
non possono pagare ingiustamente i
debiti provocati in questi anni. Se si
tratta di “prendere”dai cittadini l’amministrazione comunale si attiva subito ed anche con strumenti discutibili sul piano amministrativo, ma quando si tratta di “dare” o meglio di restituire la giunta è immobile».
A tale proposito il capogruppo del
Pdl in consiglio comunale, Basilio
Ferrari ha presentato un emendamento per prevedere in bilancio la
somma necessaria per restituire ai
cittadini il 10% di IVA sulla Tassa dei
Rifiuti Solidi Urbani.
In particolare, il capogruppo Ferrari ha proposto all’amministrazione
comunale di prevedere, nell’atto di assestamento 2011 del bilancio di previsione del comune di Paola, l’iscrizione
delle somme complessive da restituire ai cittadini per la Tassa dei Rifiuti
SolidiUrbani,nonché laprevisionedi
minore entrata IVA derivante dalle
variazioni sulle prossime fatture.
Tale proposta del Pdl nasce dal fatto
che «la Suprema Corte di Cassazione
ha stabilito che la tassa sui rifiuti solidi urbani è di fatto una tassa e non una
tariffa; che di conseguenza i Comuni
hanno applicato l’IVA su un importo
dove non doveva essere applicata in
quanto appunto "tassa"; che pertanto
tutti gli utenti hanno diritto al rimborso del 10% dei 10 anni retroattivi.
Il Pdl contesta invece il fatto che, tale
proposta di restituzione, ragionevole
ed applicabile, non è stata inserita
nell’assestamento di bilancio dalla
giunta, pur essendo un diritto dei cittadini, e pur mettendo a rischio di contenzioso il Comune, vista la decisione
della Suprema Corte. Non solo, l’am-
Paola. Sindaci e avvocati uniti nella protesta
La Procura è a rischio
nonostante la mole di lavoro
PAOLA – L’emendamento che
consente al Governo di rivisitare
la distribuzione degli uffici di giustizia mette a repentaglio la Procura della Repubblica nel palazzo
di Giustizia di Via Falcone e Borsellino, che potrebbeessere accorpata a quella di Cosenza. Se questa legge delega sulla riorganizzazione giudiziaria dovesse passare i 32 comuni di
competenza perderebbero un presidio
di legalità presente
sul territorio dal
1965, quando venne
istituito a seguito di
una forte mobilitazione politica e civile.
Il provvedimento potrebbe oggi
essere attuato nonostante i dati
della commissione Antimafia riconoscono nella zona la presenza
di tre cosche malavitose, nonché
un netto incremento di criminalità nel periodo estivo che interessa
l’alto Tirreno. Sorgerebbero altresì disagi di carattere prettamente
logistico, dal momento che il comprensorio del Tirreno cosentino si
versava l’Istituto di Serra
d’Aiello prima della chiusura.
A seguito dell’assenza di
ieri il collegio dei giudici,
presidente Paola Del Giudice, a latere Antonietta Dodaro e Nicoletta Campanaro, come già riferito ha disposto l’accompagnamento coattivo, l’atto con cui la
forza pubblica, all’occorrenza anche con la costrizione fisica, conduce un
soggetto davanti all’autorità giudiziaria.
Sia don Luberto sia monsignor Agostino erano stati presenti all’udienza flash
dello scorso mese di luglio,
rinviata per l’impossibilità
del Pm a partecipare, impegnato in altro procedimento.
L’arcivescovo emerito sarà sentito nella prossima
udienza, da celebrare il
prossimo 20 dicembre.
presenta lungo e stretto.
Altro rilievo, che si legge in una
comunicazione dei legali della zona: «La paventata soppressione,
originata dalla necessità di razionalizzazionedella spesapubblica,
provocherebbe, per converso, un
ulteriore aggravio
di spesa, dovendosi
dotare altra sede di
Tribunale, magari
già prossima al collasso, quantomeno
di nuove strutture
edilizie atte ad ospitare il crescente numero di magistrati,
avvocati, personale
di cancelleria, nonché l’enorme mole di
utenti provenienti dalle più disparate porzioni di territorio».
Per tali motivi i sindaci e l’ordine degli Avvocati di Paola si preparano a dare battaglia affinché i
comuni non siano interessati da
questa penalizzante riorganizzazione. Dopo l’allarme dei giorni
scorsile partihannofissato datae
ora del vertice già concordato, che
si terrà venerdì prossimo alle 10
nell’aula “Beccaria” del tribunale
Il governo
sta ripensando
la rete degli uffici
giudiziari
paolano. Nel corso dei
lavori si farà innanzitutto il punto sulla situazione. Si raccoglieranno poi le proposte
per organizzare la protesta. Al momento, in
segno di contestazione, i legali della costa si
asterranno
dalle
udienze neiprossimi 2,
3 e 5 dicembre.
Vito Caldiero, presidente dell’ordine di
Paola,
sensibilizza La Procura di Paola
l’opinione pubblica alla
problematica: «Nel sistema giudi- tici e società civile si riuscì a istiziario non può prelevare ceca- tuire il Tribunale, dando al nostro
mente il principio del risparmio. territorio - ha concluso il presiLa giustizia è un servizio che deve dente degli Avvocati di Paola - distare vicino ai cittadini, non devo- gnità sociale e certezza di diritti».
Contrariamente ai rischi di acno essere i cittadini a rincorrerla.
Ovviamente siamo responsabili e corpamento della Procura ben diconsapevoli che vi è un problema versa è la situazione del Tribunale
di spesa considerevole – ha prose- di Paola, che smentisce i timori dei
guito Caldiero –che potrebbe esse- giorni scorsi. Si è difatti appreso
re risolto con un’adeguata otti- che a rischio sono le strutture con
mizzazione delle risorse al fine di meno di 15 giudici. Il palazzo di
ottenere risparmio ed efficienza. giustizia di Via Falcone e BorselliOggi rischiamo di fare un passo no ne ha 17, pertanto non sarà inindietro, dopo che nel 1965 grazie teressato dalla riorganizzazione.
ad un comitato spontaneo di polip. v.
ministrazione comunale, al contrario, ha deciso praticamente di modificare il bilancio comunale prevedendo
un conguaglio per i cittadini che dovranno pagare maggiore Ici sui terreni». Un “regalo” di Natale fatto di tasse. «L’amministrazione comunale infatti - spiega il Pdl - con delibera dell’8
novembre 2011 ha attribuito un nuovo valore Ici ai terreni solo potenzialmente edificabili, precedentemente
agricoli. Tutto ciò senza prendere in
considerazione l’approvazione del
Psc. Tutto ciò prevedendo un’entrata
di oltre 2 milioni che dovrebbero, attraverso un conguaglio, pagare i paolani, anche in forma retroattiva».
Convegno Fidapa
sulle Pari
opportunità
AMANTEA - “Pari opportunita'… occasione
sui generis?” Questo il titolo del convegno,
tenutosi nell'aula consiliare del comune e
promosso dalla Fidapa. Un appuntamento
che, peraltro, arriva quasi in contemporanea con l'approvazione da parte del civico
consesso di Amantea, della “consulta delle
pari opportunità”. E' stata la stessa presidente dell’associazione, Franca Dora Mannarino, aspiegare le motivazioni delforum: «credo sia stata la giusta occasione - ha dichiarato
- per affermare un diritto di opportunità, nel
pieno rispetto della partecipazione e presa di
responsabilità della cittadinanza attiva, tema nazionale della Fidapa». I lavori hanno
consentito anche alla presidente del consiglio comunale di Amantea, Monica Sabatino, di spiegare l'impianto della consulta per
le pari opportunità, che sarà formata da 7
membri provenienti dal mondo politico, imprenditoriale, sindacale, delle associazioni,
dall'Asp e dal comune. Particolarmente interessante è stata poi la relazione di Katia Stancato, portavoce del forum terzo settore Calabria. «Rispetto l'Europa - ha spiegato - abbiamo un ritardo di 23 anni: meno del 50% delle
donne lavora, percentuale che scende ad un
terzo se guardiamo a sud». E' stata infine
l'on. Doris Lo Moro, dopo essersi soffermata
sul rapporto donne-potere, a sottolineare le
note di speranza che arrivano anche dal sud.
r. m.
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Tirreno
Mercoledì 30 novembre 2011
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Mercoledì 30 novembre 2011
REDAZIONE: via Vittorio Emanuele, 32 - 88900 Crotone - Tel. 0962/901334 - Fax 0962/905185 - e-mail: [email protected]
Processo Puma. Annullate con rinvio le condanne per l’ex patron rossoblù, Gallo e Puccio
“Colletti bianchi” da rivalutare
Confermata l’assoluzione dell’imprenditore Vrenna dall’accusa di mafia
di ANTONIO ANASTASI
E' LA CONFERMA dell'assoluzione dall'accusa di concorso
esterno in associazione mafiosa
per l'imprenditore Raffaele Vrenna la decisione che balza più all'attenzione fra quelle prese ieri
dalla Corte di Cassazione nei confronti di dieci imputati del processo Puma che in primo grado
scelsero il rito abbreviato. Ma per
lui, come per gli altri “colletti
bianchi” approdati al giudizio
della Suprema Corte, il processo è
da rifare per i capi d'imputazione
per cui fu condannato, e in particolare quelli di corruzione e falso
esclusa l'aggrvante mafiosa. In
Appello, nel settembre 2009, era
affondata la tesi accusatoria della
contiguità tra i colletti bianchi e
la 'ndrangheta e cadde l'ipotesi di
concorso esterno in associazione
mafiosa contestata all'imprenditore Vrenna, per il quale la pena
scese da quattro anni a un anno e
otto mesi. Ma le accuse di collusione coi clan caddero anche per l'ex
sindaco di Botricello Giovanni
Puccio (ex Ds), assolto, posizione
non impugnata, per l'ex assessore provinciale di Crotone Giuseppe Puccio (autosospeso dal Prc),
pena ridotta a un anno e quattro
mesi, mentre l'ex consigliere regionale Dionisio Gallo (ex Udc poi
passato al Pdl) fu scagionato da
una serie di episodi di corruzione
elettorale, ruotanti attorno agli
interventi previsti per il villaggio
turistico Praialonga all'epoca in
cui era assessore, per cui la sua
condanna scese da quattro a due
anni e gli venne concesso anche il
beneficio della sospensione condizionale. Per Gallo è
stato accolto il ricorso
della Procura generale
ma anche quello della
difesa per cui anche la
sua condanna è stata
annullata con rinvio.
Annullamento con rinvio anche per l'ex assessore
provinciale
Puccio, essendo stato accolto il ricorso difensivo. Rigettati i ricorsi
difensivi, per cui le condanne divengono definitive, per gli esponenti di vertice della cosca Maesano di Isola Capo Rizzuto: Luigi
Maesano, per il quale sono stati
confermati sette anni e otto mesi
per mafia e estorsione; Antonio
Zicchinello, sei anni sei mesi per
mafia e armi; Paolo Zicchinello,
sei anni e sei mesi per mafia,
estorsione, armi e voto di scambio. Annullate con rinvio, sempre
in accoglimento dei ricorsi difensivi, le condanne per Luigi Foglia, promoter crotonese, che in
Appello ebbe un anno per corruzione esclusa l'aggravante mafiosa; Giuseppe Clarà, imprenditore
crotonese, che in Appello ebbe un
anno e quattro mesi per le stesse
accuse; Salvatore Tassone, ingegnere di Pallagorio, che in Appello ebbe una pena di otto mesi per
falso; Luigi Cotrone, di Strongoli, che in Appello ebbe un anno e
quattro mesi sempre per corruzione esclusa l'aggravante mafiosa.
In Appello, nel settembre 2009,
erano salite da 33 a 35 le assoluzioni: a quelle di primo grado, del
giugno 2008, si aggiunsero quelle “piene” dell'ex sindaco Puccio e
dell'imprenditore di Isola Capo
Rizzuto Carmine Piscitelli. Scesero da 16 a 14 le condanne, alcune
delle quali ridotte. Condanne e assoluzioni non impugnate sono
ormai definitive.
Una sentenza, quella emessa ieri dalla sesta sezione della Corte
Raffaele Vrenna
Dionisio Gallo
Antonio Zicchinello
Paolo Zicchinello
di Cassazione, che giunge poche
ore prima che si definisca il troncone del processo col rito ordinario ancora in primo grado, pendente davanti al Tribunale penale di Crotone che dallo scorso
lunedì è in camera di
consiglio e deve pronunciarsi su 23 richieste di condanna e
tre di assoluzione formulate dal pm Antimafia Pierpaolo Bruni. Sulla sentenza d'Appello del
troncone degli abbreviati incise
molto il rigetto della richiesta di
riapertura dell'istruttoria dibat-
timentale avanzata dal procuratore generale che, con particolare
riferimento alla posizione dell'imprenditore Vrenna, aveva
chiesto l'acquisizione dei verbali
di tre collaboratori di giustizia
gestiti dal pm Bruni, che aveva
condotto le indagini preliminari
e il processo di primo grado.
Ma se in Appello il pg aveva
chiesto che non fossero concesse
attenuanti generiche agli imputati condannati in primo grado e
aveva proposto l'elevazione della
pena per i 16 ritenuti colpevoli dal
gup distrettuale, in Cassazione la
Procura ha chiesto una riforma
in peggio soltanto per Vrenna,
Carcere ormai
definitivo
per Maesano
Giuseppe Puccio
Luigi Maesano
Luigi Foglia
Gallo e Giuseppe Puccio. Gli imputati eccellenti, ovvero l'ex presidente di Confindustria Crotone
e del Crotone calcio ed
ex vicepresidente di
Confindustria Calabria, Vrenna, e l'ex
consigliere regionale
Gallo avevano perso le
loro postazioni per effetto della sentenza di
primo grado.
Continua a reggere,
essendo state confermate le pene
per Maesano e i due Zicchinello, la
parte dell'inchiesta incentrata
sulla tesi del monopolio, da parte
del clan Maesano, del villaggio
Nuovo giudizio
anche
per il promoter
LE POSIZIONI
Le decisioni della Cassazione
Ecco tutte le posizioni degli
imputati. In parentesi la decisione di primo grado. In neretto la decisione della Cassazione.
Luigi Maesano, di Isola, di
56 anni: (7 anni e 8 mesi per mafia e estorsione): in Appello 7
anni e 8 mesi per mafia e estorsione. Conferma.
Luigi Foglia, di Crotone, 54
anni, promoter (2 anni per corruzione aggravata dal metodo
mafioso): in Appello pena ridotta a 1 anno esclusa l'aggravante mafiosa. Annullata con rinvio.
Salvatore Tassone, di Pallagorio, di 61 anni, ingegnere,
accusato di falso (1 anno e 4 mesi per falso): in Appello pena ridotta a 8 mesi. Annullata con
rinvio.
Dionisio Gallo, di Crotone, di
55 anni, ex consigliere regionale (4 anni per corruzione elettorale, esclusa l'aggravante ma-
fiosa): in Appello assolto da alcune accuse di voto di scambio,
pena ridotta a 2 anni con la sospensione condizionale. Annullata con rinvio.
Paolo Zicchinello, di Isola, di
29 anni, imprenditore (8 anni
per mafia, estorsione, armi, voto di scambio aggravati): in Appello assolto dall'accusa di corruzione, pena ridotta a 6 anni e
6 mesi. Conferma.
Antonio Zicchinello, di Isola, di 57 anni, portiere (7 anni e
10 mesi per mafia, armi): in Appello pena ridotta a sei anni e
sei mesi. Conferma.
Raffaele Vrenna, di Crotone,
di 52 anni, imprenditore (quattro anni per falso, concorso
esterno in associazione mafiosa, corruzione elettorale aggravata): in Appello assolto all'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e dall'aggravante mafiosa; pena sospesa e ridotta a 1 anno e 8 mesi.
Praialonga. Le accuse hanno retto anche in secondo grado per gli
affiliati.
Ma l'impianto che al primo vaglio del gup era stato in buona
parte confermato, in Appello si è
ridimensionato. La Cassazione,
invece, chiede a una diversa sezione della Corte d'Appello di Catanzaro di rivalutare sette posizioni. In primo grado, si ricorderà, Vrenna era stato condannato
a quattro anni e per lui era rimasta in piedi anche l'ipotesi di associazione mafiosa nella fattispecie
del concorso esterno, oltre che
quella di corruzione elettorale
con l'aggravante del metodo mafioso e falso, che ressero in Appello. Gallo, ex consigliere regionale, era stato anche lui condannato
a quattro anni ma per episodi di
corruzione elettorale, ciò che
comportò la sospensione dalla carica, e non per concorso esterno in associazione mafiosa, secondo l'originaria impostazione accusatoria.
L'ex assessore provinciale di Crotone Giuseppe Puccio, autosospeso dal Prc, fu condannato a tre anni di
reclusione ma le ipotesi di corruzione elettorale e voto di scambio
furono riqualificate in quelle di
abuso d'ufficio e resse per lui l'aggravante mafiosa, in Appello viene meno. Pene pesanti furono inflitte dal gup anche agli esponenti del clan, ma quelle ressero anche in secondo grado. Nella sua
requisitoria nel processo di primo grado il pm Bruni aveva auspicato - e il gup condivise quest'impostazione - che non fossero
condannati soltanto i presunti affiliati e non venissero scagionati
coloro che, sempre secondo l'accusa, facevano affari con i mafiosi. L'inchiesta, che portò a una retata sul finire del 2006, fece luce
sul monopolio delle attività economiche all'interno di Praialonga in seguito all'estromissione,
da parte del clan, dell'ex amministratore Stefano Forleo.
Il condominio Praialonga, rappresentato dall'avvocato Leo Sulla, è parte civile e ieri si è associato
alle richieste della Procura generale. Davanti alla Suprema Corte
hanno anche discusso gli avvocati Francesco Gambardella e Franco Coppi (per Vrenna), Giancarlo
Pittelli e Gaetano Pecorella (per
Gallo), Giuseppe Sciumbata e Nicola Cantafora (Puccio), Francesco Verri (per Foglia difeso anche
dagli avvocati Vincenzo Cardone
e Giovanni Allevato), Arturo Bova (per gli Zicchinello difesi anche da Luigi Villirilli), Aldo Truncè (per Clarà), Luigi Falcone e Pietro Pitari (per Maesano), Enzo
Vrenna (per Tassone), Pino Napoli (per Cotrone).
Annullata con rinvio.
Giuseppe Puccio, di Botricello, di 65 anni, ex assessore provinciale (3 anni per concorso
esterno, abuso d'ufficio aggravato dal metodo mafioso previa
riqualificazione delle ipotesi di
voto di scambio): in Appello assolto dalle accuse di concorso
esterno in associazione mafiosa e corruzione, pena sospesa e
ridotta a 1 anno e 4 mesi. Annullata con rinvio.
Giuseppe Clarà, di Crotone,
45 anni (1 anno e 8 mesi per corruzione esclusa l'aggravante
mafiosa): in Appello assolto da
accuse di corruzione con l'aggravante e pena rideterminata
a 1 anno e 4 mesi. Annullata
con rinvio.
Luigi Cotrone, di Strongoli,
58 anni (1 anno e 8 mesi per corruzione esclusa l'aggravante
mafiosa): in Appello pena ridotta a 1 anno e 4 mesi. Annullata
con rinvio.
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Crotone
Accusato di essersi spacciato per medico. Convalidato il fermo ma disposto l’obbligo di dimora
Mario Cipriano risponde al gip
Ha ammesso di non essere in possesso della laurea ma di avere diversi attestati
di GIANLUCA PRESTIA
HA risposto alle domande
del giudice per le indagini
preliminari di Vibo, Cristina De Luca, fornendo la
sua personale versione dei
fatti che lo hanno portato a
finire sugli organi di stampa. Mario Cipriano, 57enne
di Zungri, arrestato con
l’accusa di truffa ed esercizio
abusivo
della
professione, si è
quindi difeso in
sede di interrogatorio.
Assistito dal
suo legale, l’avvocato Antonio
Porcelli, l’uomo, ha presentato tutta una documentazione a supporto delle sue
affermazioni ed inerente al
rilascio di attestazioni per
svolgere attività di fisioterapista e massoterapista,
nonché visagista.
Ha, quindi, riferito che
dell’inesistenza di alcuna
attrezzatura di tipo odontoiatrico all’interno del laboratorio presso il quale riceveva la gente e che il trapano sequestrato dai carabinieri della stazione, al
termine di un’indagine avviata dopo la denuncia di
una donna del luogo, veniva impiegato per la cura dei
calli dei piedi e non per attività di tipo odontoiatrico.
L’indagato ha, successivamente, precisato di non
aver mai svolto l’attività
medica precisando che, nel
momento in cui si presentavano i “pazienti”, era solito indirizzarli, dopo averne
ascoltato i sintomi, presso
sanitari specializzati.
In sede di convalida il
pubblico ministero Santi
Cutroneo, che ha coordinato l’attività investigativa
dell’Arma, aveva chiesto,
nei confronti di Cipriano,
la conferma sia del provvedimento di arresto che del-
la misura detentiva presso
la propria abitazione di
Zungri, mentre l’avvocato
Porcelli si era espresso per
una misura più gradata. Il
gip De Luca, quindi, ha
confermato l’arresto per il
57enne ma al contempo ha
disposto la sospensione del
regime della detenzione in
casa sostituendola con
quella dell’obbligo di dimora.
Il caso aveva
destato non poco scalpore tra la
popolazione
non solo zungrese, anche per
il fatto che Cipriano è persona conosciuta. L’inchiesta
era, come detto, partita a
seguito della denuncia di
una donna che l’aveva presentata dopo essersi recata
presso l’ambulatorio, sito
al piano terra del palazzo in
L’inchiesta nata
dalla denuncia
di una donna
cui ha sede anche l’abitazione dell’indagato. Qualcosa l’aveva insospettita inducendola a segnalare il
tutto agli uomini del maresciallo Dario Randazzo.
La conseguente ’attività
investigativa, esperita attraverso osservazioni del
luogo indicato ed escussioni di testimoni aveva fatto
emergere «gravi indizi di
colpevolezza» a carico
dell’uomo che era stato
tratto in arresto intorno alle 2 di notte di martedì scorso. Nel corso della perquisizione il personale della Benemerita aveva anche proceduto al sequestro di alcune attrezzature presenti
all’interno del laboratorio
(tra cui anche il trapano
per la pedicure) oltre ad alcuni bigliettini da visita
che l’indagato rilasciava
alle persone che si recavano presso lo studio.
Il 57enne Mario Cipriano. A lato parte degli strumenti sequestrati nel suo laboratorio
Corpo forestale. Una terza deferita per danneggiamento e taglio abusivo di piante
Pascolo abusivo, denunciate due persone
LAcostante presenza del Corpo Forestale dello Stato sul territorio della
provincia vibonese continua a dare i
suoi frutti. Denunciate tre persone a
piede libero. Le ultime attività, risalenti a giorni addietro e condotte dagli agenti del Comando stazione di
Vallelonga (VV), hanno avuto come
esito finale, oltre al deferimento delle tre persone anche il sequestro di
un ingente quantitativo di materiale
legnoso.
In località Monte Impiccato di Vallelonga (VV) veniva riscontrato, all'interno di un bosco ceduo di castagno di proprietà comunale, il pascolo abusivo di un gregge incustodito
di animali ovi-caprini. Tramite marche auricolari, gli Agenti potevano
risalire al proprietario, S.C. da Simbario, il quale veniva deferito all'Au-
torità Giudiziaria per pascolo abusivo e danneggiamento.
Analoga situazione veniva accertata, a seguito segnalazione, in località Pendina di Vallelonga. Anche in
tal caso il detentore degli animali,
M.R. da Vallelonga, veniva denunciato a piede libero presso la competente Autorità Giudiziaria; anch'egli dovrà rispondere in ordine al reato di pascolo abusivo e danneggiamento.
Ancora, in località Trigne di San
Nicola da Crissa si appurava l'abbattimento indiscriminato di 110 piante conifere. Prontamente individuato, l'autore, C.G. da Capistrano, titolare di una ditta boschiva, non era in
grado di esibire alcuna autorizzazione al taglio rilasciata dagli organi
preposti.
A questo punto, come detto, gli uomin agli ordini del comandante provinciale Gaetano Lorenzo Lopez,
hanno, pertanto, proceduto a porre
sotto sequestro tutto il materiale legnoso, ancora depositato in loco segnalando, di conseguenza, il responsabile presso la competente Autorità Giudiziaria. Lo stesso dovrà
rispondere in ordine ai reati di danneggiamento e taglio abusivo di
piante, nonché di violazione ai vincoli paesaggistico ambientale ed idrogeologico.
L’attività svolta dagli agenti del
Corpo Forestale dello Stato contro i
reati rientra in un più ampio ed articolato servizio di controllo del territorio finalizzato al rispetto delle norme in materia ambientale.
gl. p.
I carabinieri della stazione di San Calogero hanno arrestato un uomo Possibile l’incontro odierno
Depurazione
i lavoratori
Tre ordigni, cartucce per pistola e per fucile di vario calibro dal prefetto
Scoperta una Santabarbara
IMPRESSIONANTE. Questo il
temine che viene, immediato, alla mente, nell’istante in cui i carabinieri hanno rinvenuto una
vera e propria “Santabarbara”.
Tre ordigni e munizioni per pistola e fucili di vario calibro che
hanno portato all’arresto di una
persona.
L’attività dei carabinieri è avvenuti nel corso di un servizio di
controllo del territorio disposto
dal comandante
della Compagnia
di Tropea, Francesco Di Pinto e
condotta sul campo dagli uomini
della stazione di
San
Calogero
unitamente
ai
colleghi dell’Aliquota radiomobile della cittadina
costiera.
Ad essere arrestato in flagranza
di reato Cosma
Cosma Damiano Sibio Damiano Sibio,
44 anni, con l’accusa di detenzione illegale materiale esplodente.
I militari dell’Arma , nel corso
di una circostanziata perquisizione hanno, infatti, rinvenuto,
all’interno di una cava di proprietà dell’arrestato, un grosso
quantitativo di materiale esplo-
di DOMENICO MANTELLA
Uno degli ordigni rinvenuti dai carabinieri
dente di rilevante consistenza.
Nello specifico sono stati trovati
una bomba a mano a frammentazione di costruzione americana
mod. mk2, probabile residuato
bellico; un ordigno esplosivo
confezionato artigianalmente
costituito da recipiente in vetro
contenente 5 chilogrammi di sostanza gelatinosa esplosiva innescata con detonatore; un ordigno pirotecnico contenente 1
chilogrammo circa polvere pirica; 14 cartucce cal.12 caricate a
pallettoni; una cartuccia calibro
12 caricata a pallini; 11 cartucce
calibro 9x21 per pistola; 8 cartucce calibro 7.65 per pistola.
Il tutto è stato preso in consegna dal personale della Benemerita che lo ha inviato ai laboratori
specializzati dell’Arma per consentire gli opportuni accertamenti, mente Cosma Damiano
Sibio è stato tradotto presso l’istituto penitenziario di Vibo Valentia.
gl. p.
CONTINUA la protesta dei 23 operai
che gestiscono, per conto della Cosenza Crati Scarl, i 22 impianti di depurazione delle acque e le 52 stazioni
di sollevamento dei 17 comuni facenti parte del liquidando Ato n. 4 della
provincia di Vibo.
I lavoratori, dopo l’incontro avvenuto ieri mattina con l’amministratore unico della ditta Raffaele Romeo,
accompagnato dall’avvocato Mazzotta, insoddisfatti dalle risposte ricevute, sia per quanto riguarda il pagamento delle mensilità arretrate sia
per la continuità lavorativa, hanno
deciso all’unanimità di proseguire
nella loro protesta. «Noi riusciamo a
capire – hanno dichiarato alcuni di
essi – come la ditta non riesca ad onorare gli impegni con le maestranze.
Siamo delusi – hanno continuato le
tute blu – per quanto è accaduto negli
ultimi mesi, con tante riunioni ai vari
livelli che purtroppo non hanno portato ad un cambiamento di rotta, ma a
soltanto a soluzioni temporanee».
Per cercare di risolvere lla situazione in tarda mattinata potrebbe esserci un incontro, non ancora confermato al momento di andare in stampa,
nell’Ufficio territoriale del Governo
tra le parti in causa. Si spera che la
trattativa possa avere gli esiti sperati, affinchè i lavoratori tornino ai loro
posti di lavoro e gli impianti depurativi continuino ad avere una normale
attività di monitoraggio.
BREVI
A FRANCESCO TASSONE
Annullata l’ordinanza
di custodia cautelare
LA seconda sezione penale del tribunale del
riesame di Catanzaro
(Presidente
Rinardo;
giudici Perri e Tarantini) ha annullato limitatamente al reato di associazione l’ordinanza di
custodia cautelare disposta nei riguardi di
Francesco Tassone, 21
anni, di Soriano, detenuto in regime di arresti domiciliari e coinvolto nell’operazione “Business Cars” su un presunto giro di usura ai
danni di tre titolari di
autosaloni della provincia vibonese. Durante
l’udienza camerale il
procuratore Mario Spagnuolo aveva effettuato
una cospicua produzione documentale sostenendo l’esistenza di un
sodalizio criminale e la
partecipazione attiva
dello stesso Tassone, figlio di Giovanni Battista indicato quale il capo dell’associazione, difeso dagli avvocati Diego Brancia e Valeria
Primerano. Condotta
associativa finalizzata
all’estorsione e all’usura che quindi, resta contestata, oltre al genitore
dell’indagato, anche a
Girolamo Macrì, Nazzareno Pugliese e Luigi
Caré.
LA PRECISAZIONE
Vincenzo Lo Tartoro
non è stato indagato
VINCENZO Lo Tartoro
non risulta indagato
nell’inchiesta
della
Guardia di Finanza su
una presunta truffa per
la prescrizione di medicinali a persone defunte. A renderlo noto è
l’avvocato della famiglia Lo Tortoro, per volontà
della
vedova
dell’uomo. Il legale, Giovannina Lo Cane precisa «che nessuna indagine è stata effettuata dalla procura di Vibo».
Prendiamo atto della dichiarazione dell’avvocato ma precisiamo che il
nome figurava nell’avviso di conclusione delle
indagini.
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Vibo 21
Mercoledì 30 novembre 2011
Poste Italiane SpA - Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. n. 46 del 27/02/2004) art. 1, comma 1, DR/CBPA-SUD/CS/56/2006 valida dal 06/04/2006
direttore piero sansonetti
anno VI numero 330
mercoledì 30 novembre 2011
€ 1,00
PALERMO
La cupola di Cosa nostra
si appoggiava ai Piromalli
quotidiano d’informazione regionale
PALERMO Decapitati i vertici della nuova cupola di Cosa
nostra che aveva messo radici
a Palermo. Si tratta di vecchi
mafiosi usciti dal carcere e nuove leve pronte a riconquistare il
terreno perduto. Un gruppo
criminale con mire di egemonia che è stato stroncato da
un’operazione di polizia che ha
portato a 37 arresti. Avevano
chiesto aiuto ai Piromalli per
gestrire il narcotraffico.
OGGI
Sanità, stop
agli atti Asp
COSENZA Tanti i nodi
per la Sanità: anche le linee guida degli atti
aziendali delle Asp nel
mirino del “Massicci”.
> pagina 5
> pagina 15
’Ndrine e politica
140 anni di carcere
all’interno di
SPECIALE
L’ORA
del
LAVORO
a cura di
Porto, pressing
sul governo Monti
Si è concluso con 17 condanne e un’assoluzione il processo Meta
nei confronti di presunti affiliati alle cosche di Reggio Calabria
Il processo “Meta” contro soggetti ritenuti al vertice delle
consorterie mafiose di Reggio
Calabria e provincia tiene alla
prova processuale. Ieri il gup
Trapani ha condannato gli imputati che hanno scelto il rito
abbreviato ad una pena complessiva di 140 anni di carcere.
Solo Rocco Creazzo è stato assolto.
Viene confermata, dunque, la
bontà dell’indagine condotta
dal pm Giuseppe Lombardo
anche se le condanne risultano inferiori rispetto alle richieste presentate dal magistrato.
Il procedimento, infatti, vede
alla sbarra il gotha delle 'ndrine ed ha messo in luce i rapporti tra mafia, politica e la cosiddetta "zona grigia". Risultano coinvolti anche imprenditori e professionisti.
L’ADDIO
Il dolce suicidio
di Lucio Magri
> pagina 16
DI PIERO SANSONETTI
Lunedì sera a Zurigo, è morto Lucio Magri, a 79 anni. E’
morto per eutanasia, cioè
per suicidio assistito in clinica. Aveva “rotto” con la vita
dopo la morte della moglie.
E’ stato per mezzo secolo una
delle figure più originali e affascinanti di comunista.
> pagina 4
> pagina 7
REGGIO
> pagina 10
Uccise per 20 euro
Chiesti sedici anni
GIOIA T. Sedici anni di reclusione: questa la richiesta che il pm ha formulato nei
confronti di Giacomo S. il quindicenne che
uccise con un colpo di pistola di piccolo
calibro il giovane Tony Battaglia, titolare
del bar sala giochi.
Mafia e poteri collusi
Macrì sta con Lombardo
> pagina 7
MORIRE DI LAVORO
Damiano, ammazzato
dai “profumi” della Eternit
> pagine 12 e 13
GIOIA TAURO Nuovo tavolo alla Regione con tutti gli attori istituzionali sul
futuro del porto di Gioia Tauro: elaborato un documento di sintesi con le richieste da presentare al governo Monti. Tra le
richieste spiccano gli sgravi per il transhipment e anche la riduzione della banchina a Mct, in modo da consentire una
maggiore concorrenza nello scalo.
La storia di Damiano Toscano, emigrato nel 1968, a 19 anni, per andare a lavorare nello stabilimento Eternit di Niederurnen, in Svizzera. Dodici anni passati a modellare materiali e scaricare sacchi pieni di polveri di amianto, che alla fine
non gli hanno lasciato scampo. Damiano è morto il 19 maggio scorso, di mesotelioma pleurico. Avrebbe compiuto 62
anni ad agosto. La moglie Cettina e il figlio Marco raccontano il calvario vissuto in un anno e mezzo, tanto è il tempo trascorso dalla scoperta della malattia alla morte. Un anno e
mezzo passato a girare l’Italia per esami e terapie. Neppure
l’intervento chirurgico è riuscito a salvarlo. Perché per il mesotelioma, la malattia dell’amianto, non esistono cure.
“Why Not”
Giudice
trasferito
Slitta l’udienza
CATANZARO E’ slittata l’udienza Why not. Un
rinvio che si è reso necessario dopo il trasferimento del giudice Battaglia.
> pagina 9
> pagina 14
Commissario del Pd
In pole c’è Bubbico
COSENZA Grandi manovre in casa Pd
per il dopo-Musi in Calabria. Venerdì i
big calabresi dovrebbero essere a Roma
per un confronto con il partito nazionale,
mentre come nuovo commissario spunta il nome dell’ex sottosegretario Bubbico.
LUNA ROSSA
di Pasquino
Le unghie
Nell'ordine dei lavori delle istituzioni elettive c'è
sempre un argomento che ha diritto
di precedenza sul resto e c'è sempre
un argomento che può essere procrastinato.
Per esempio, non c'è fretta a legiferare sui tagli alla
politica. Il Consiglio regionale della Calabria ci ha
abituati ad attendere per domani ciò che non sarà
fatto oggi. L'unica cosa certa è che i consiglieri
regionali sono disposti solo e soltanto a farsi
tagliare le unghie. Che sono cellule morte.
5
MERCOLEDÌ 30 novembre 2011
M E R I D I A N I
&
calabria
ora
P A R A L L E L I
cronaca
roma
Le mamme degli allievi:
«Scattone prof modello»
Trentasei in manette. I boss puntavano agli affari di Zamparini
Se la mafia siciliana
si rivolge alle ’ndrine
In foto
il bacio sulle
labbra tra
il boss
Giulio
Caporrimo
e Giuseppe
Serio
In alto
a destra
alcuni
esponenti
della
Cupola
in uno
dei diversi
incontri
che
avvenivano
periodicamente
PALERMO I nuovi capi delle
famiglie mafiose di Palermo si
riunivano in una delle sale trattenimento più note della città, Villa Pensabene. Facevano grandi
pranzi, con l’immancabile antipasto di ostriche e panelle, intanto discutevano del futuro di Cosa nostra siciliana. Spesso e volentieri però si rivolgevano alla
’ndrangheta per ciò che concerneva lo spaccio. Non immaginavano certo di essere pedinati e intercettati.
E invece, adesso, c’è un lungo
film che ritrae le ultime riunioni
della Cupola mafiosa: gli uomini
che avanzano sulla scena con
aria sicura sono vecchi mafiosi
appena usciti dal carcere, ma anche insospettabili, sono i rappresentanti dei tre mandamenti più
autorevoli di Cosa nostra: Tommaso Natale, Brancaccio e Passo
di Rigano. La scorsa notte, 36 fra
capi e gregari sono stati fermati
da polizia, carabinieri e guardia
di finanza su ordine della Procura distrettuale antimafia di Palermo diretta da Francesco Messineo e coordinata dagli aggiunti Antonio Ingroia e Ignazio De
Francisci.
Nella parte occidentale della città, fra Tommaso Natale e Resuttana, comandava un boss tornato in libertà da appena un anno,
Giulio Caporrimo: la domenica,
era spesso nella tribuna vip dello stadio Barbera, grazie ai biglietti che gli procurava un suo
insospettabile fidato, il gestore
del bar dello stadio, Giovanni Li
Causi, arrestato pure lui. Secon-
inchiesta iblis
do la ricostruzione dei carabinie- vare le giuste raccomandazioni.
ri del Nucleo Investigativo, Li
Causi avrebbe tentato di piazzaIl tesoro di Cosa nostra
re ditte vicine a Cosa nostra ne- C’era un manager d’eccezione a
gli spazi espositivi del nuovo cen- gestire il patrimonio milionario
tro commerciale del presidente di una delle famiglie storiche di
del Palermo Maurizio Zampari- Cosa nostra siciliana: Nunzia
ni, in corso di realizzazione. I Graviano, la sorella dei boss Fiboss puntavano anche a gestire i lippo e Giuseppe, condannati per
lavori del nuovo stadio: il cantie- le stragi del 1992-1993 e rinchiure deve essere ancora aperto, ma si al carcere duro. La sezione Crigià i boss cercavano di mettere le minalità organizzata della squadra mobile ha seguito alcuni mamani sui subappalti.
Fra gli insospettabili del clan di fiosi di Brancaccio fino a Roma,
Tommaso Natale, il nucleo spe- dove risiedeva Nunzia Graviano,
ciale di polizia valutaria della Fi- in un'elegante palazzina di via
nanza ha scoperto anche un pen- Santa Maria Goretti 16: i boss
avevano il comsionato
delpito di consel’Amat, l’azienda
Gli eredi
gnare alla dontrasporti della
dei
Graviano
na il denaro delcittà: Calogero
le estorsiorni e
Di Stefano è un
avevano
quello proveex responsabile
continui contatti
niente dalla gedel movimento
con i Piromalli
stione del patricristiano lavoramonio immobitori, come lo era
stato un altro boss, l’architetto liare. Poi, ripartivano immeditaGiuseppe Liga, in carcere ormai mente per la Sicilia. A Palermo,
da un anno. L’indagine su Tom- gli eredi dei Graviano incontramaso Natale è stata coordinata vano anche rappresentanti della
dai pm Francesco Del Bene, Gae- ’ndrangheta specialisti nel traffitano Paci, Annamaria Picozzi, co di droga, come Gioacchino PiLia Sava e Marcello Viola. Capor- romalli. E intanto, continuavano
rimo e il suo clan puntavano a a fare la loro vita da insospettabirealizzare un grande locale sul li: Giuseppe Arduino, consideramare di Sferracavallo, e per que- to al vertice del mandamento,
sto avevano bisogno di diverse era ufficialmente solo un fattoriautorizzazioni amministrative. no dell’hotel San Paolo Palace,
Sembra che fossero già riusciti a confiscato negli anni Novanta
contattare alcuni politici per tro- proprio ai fratelli Graviano.
caso ianniciello
Per il concorso esterno chiesta Ucciso per una partita di calcio
l’archiviazione di Lombardo Fermato il padre del killer
CATANIA La Procura della
Repubblica di Catania ha formalizzato la richiesta di archiviazione dell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lom-
bardo (in foto), e per suo fratello Angelo, deputato Mpa alla
Camera. La richiesta è stata firmata qualche giorno fa dal procuratore aggiunto Michelangelo Patanè e dal coordinatore
della Dda per l’area Santapaola,
Carmelo Zuccaro.
La proposta, che passao ora
all’esame del Gip, è stata formulata dopo il pronunciamento del
Csm, che all’inizio dell’autunno
aveva ritenuto che «l’esercizio
dell’azione penale per un reato
diverso da quello originariamente ipotizzato non esime dall’obbligo di richiedere l’archiviazione anche per i fatti che non
risultino inclusi nella nuova
qualificazione giuridica privilegiata dal procuratore della Repubblica». Per fratelli Lombardo, infatti, la Procura nell’ambito dell’inchiesta “Iblis” aveva
deciso di contestare il voto di
scambio, fissando l'udienza dinanzi al giudice monocratico
per il 14 dicembre prossimo.
sa. fa.
CASERTA E’ ritenuto responsabile di omicidio e tentato omicidio in concorso con il figlio,
Ferruccio Topa, padre di Raffaele, il giovane che lo scorso 22 giugno, durante una lite scoppiata
al termine di una partita di calcetto a Sant’Arpino, nel Caserta-
no, ferì a morte con un coltello
Elpidio Ianniciello (in foto) - deceduto prima di giungere in
ospedale - e un altro giovane,
Giulio Iorio, finito in prognosi riservata dopo un delicato intervento chirurgico. Ieri, la squadra
mobile di Caserta - diretta dal
vice questore Angelo Morabito ha eseguito nei confronti di Ferruccio Topa, 44enne di Grumo
Nevano (Napoli), un’ordinanza
di custodia cautelare in carcere
emessa dal gip del Tribunale di
Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura della Repubblica. Raffaele Topa fu arrestato il giorno dopo l’omicidio
ma le indagini sul padre - che ha
precedenti per azioni violente
compiute nel corso di competizioni sportive e destinatario di
provvedimento di divieto di accedere alle manifestazioni sportive (Daspo), emesso dal Questore di Napoli - sono proseguite per
mesi consentendo agli investigatori di individuare le sue responsabilità nella vicenda.
MILANO I genitori degli allievi di due
classi del liceo romano, in cui da
settembre insegna l’ex assistente
universitario de La Sapienza
condannato a 5 anni e 7 mesi per
l’omicidio di Marta Russo, non
vogliono che se ne vada. Anzi chiedono
“insistentemente” che resti perché «è
un professore modello». La famiglia di
Marta si era indignata per il fatto che
Scattone insegnasse nella stessa scuola
un tempo frequentata dalla figlia.
«Basta polemiche e
strumentalizzazioni. Giovanni Scattone
è un professore modello, chiediamo
insistentemente che resti al Cavour»
dice una madre, Daniela Polito. «Ci
fidiamo di lui», seguita a spiegare la
signora Polito.
riccione
Party con l’ecstasy:
diciottenne in coma
RICCIONE Per festeggiare il suo
diciottesimo compleanno aveva
organizzato una serata in discoteca.
Cocktail, musica, ragazze e una
pasticca di ecstasy che per un soffio
non gli ha rubato la vita. Ora il giovane,
originario di Cattolica, sta lottando
contro la morte nel reparto di
rianimazione dell’ospedale di Riccione.
Quando è arrivato in pronto soccorso,
le sue condizioni erano disperate. Al
momento la prognosi resta riservata,
ma i medici sono ottimisti.
Il referto, scrive il quotidiano “Il Resto
del Carlino”, parla di intossicazione da
mentanfetamina, il principio attivo
dell’ecstasy. Non è chiaro come il neomaggiorenne abbia assunto la
sostanza, se in una pasticca o sciolto in
un maxi beverone letale. L’unica cosa
certa è la reazione sul giovane: i
tremori, le allucinazioni e il malore. I
medici hanno subito sedato e intubato
il ragazzo, poi la dialisi e il coma
farmacologico indotto. Ora si
attendono i miglioramenti, ma in
ospedale tutti sono fiduciosi.
rai
Risparmi per 85 milioni
Si tratta con la Lega Calcio
MILANO Il Cda della Rai ha
approvato all’unanimità una serie di
interventi di natura straordinaria
proposti dal direttore generale,
Lorenza Lei. Lo comunica l’azienda in
una nota. Un pacchetto di interventi e
azioni di risanamento per lo sviluppo pari, a regime, a cira 85 milioni. Gli
interventi varati saranno seguiti da
altre misure nel budget 2012 e
troveranno completamento nel Piano
Industriale 2012-2014 attualmente in
fase di predisposizione. «Complesse
trattative con la Lega Calcio» sono
ancora in corso in relazione ai diritti tv
per la messa in onda di trasmissioni
sportive, ovvero legate al campionato
di calcio.
dal POLLINO
alloSTRETTO
calabria
ora
MERCOLEDÌ 30 novembre 2011 PAGINA 7
emergenza giustizia
INDAGARE
la “zona grigia”
incidere effettivamente e significativamente
sulla conservazione o sul rafforzamento delle
capacità operative dell’organizzazione criminale di tipo mafioso (o di sue articolazioni settoriali o territoriali) e sul perseguimento, anche parziale, del suo programma criminoso».
Secondo il magistrato, dunque, «appare evidente che il condizionamento che il politico
subisce per effetto di tale condotta non può
che portare alla certa assunzione di impegni
verso l’organizzazione, anche se non esplicitati nel corso del singolo incontro intercettato,
la cui serietà e concretezza deriva dalla serietà e concretezza dell’interlocutore mafioso».
L’annotazione tecnica diventa quasi obbligatoria: «Nel nostro sistema normativo non è codificato il fatto-tipico in esame, è un reato che
la giurisprudenza ha creato facendo buon uso
della portata estensiva dell’istituto del concorso di persone nel reato, di cui all’art. 110 c.p.,
sul precetto di cui all’art.
416bis c.p.. L’essere delitto di
creazione giurisprudenziale
vuol dire che è stata la stessa
magistratura a creare il delitto ed a delinearne le caratteristiche, i confini applicativi e gli
ambiti di rilevanza penale».
Lombardo si chiede, quindi
se «siamo sicuri che la stessa
giurisprudenza non fosse in
grado di fare di più? Siamo siNon posso che
curi che, dopo una iniziale tenessere pienamente
denza ad allargare i confini
della rilevanza penale, l’aver
d’accordo con
scelto di restringere l’ambito
quanto il collega
di applicazione di tale figura
Lombardo
delittuosa, sulla base delle più
recenti sentenze sul punto,
ha detto a Bologna
fosse l’unica via percorribile
La zona grigia
per evitare l’eccessivo, e quinnon sfugga alla
di incontrollato, allargamento
applicativo della predetta fatdoverosa attenzione
tispecie?». Lombardo è coninvetigativa
DECISO Il procuratore generale di Ancona,Vincenzo Macrì
vinto che «l’attuale assetto
della giurisprudenza mantieriale». Parole chiare, dunque, quelle di Macrì: il quale si integra il reato di concorso esterno ne al di fuori dalla rilevanza penale condotte
nessuno pensi che, solo perché eletto, possa in associazione mafiosa per il politico che si ri- che, per l’evidente disvalore che le caratterizassumere comportamenti che si confanno al volge al mafioso e ne rafforza il potere dando za, andrebbero ampiamente sanzionate». Un
sistema mafioso. Tanto più chi, per risultare spazio all’antistato. «L’aver legittimato l’inter- concetto molto chiaro e che trova già parecchi
vincitore alla competizione elettorale, chiede locutore mafioso, a mio modo di vedere – spie- riscontri negli ambienti giudiziari, convinti col’appoggio dei boss. Come abbiamo anticipa- ga Lombardo – deve divenire evento punibile me si è che certi comportamenti non possano
to ieri, infatti, il pm Lombardo, nel corso del a titolo di concorso esterno nel delitto di cui al- rimanere impuniti.
suo intervento al convegno di Bologna, ha vo- l’art. 416bis c.p. e quella del politico deve esseCONSOLATO MINNITI
luto anche spiegare tecnicamente il motivo per re qualificata condotta causalmente in grado di
[email protected]
Il procuratore Macrì rilancia il monito del magistrato Lombardo
contro i colleghi che si fermano davanti alle collusioni mafia-politica
REGGIO CALABRIA
«Uniformità ed indipendenza davanti ai poteri forti». È uno abituato a non parlare per
frasi fatte il procuratore generale di Ancona,
Vincenzo Macrì. Lui che è stato pubblico ministero antindrangheta a Reggio Calabria e poi
aggiunto alla Direzione nazionale guidata da
Piero Grasso, sa benissimo come funzionano
i meccanismi che governano i rapporti tra mafia e politica. Macrì sa e per questo non fa fatica a precisare un concetto: «Non posso che
essere pienamente d’accordo con quanto il collega Lombardo ha detto a Bologna al convegno
indetto da Libera». Il magistrato non fa sconti e, interpellato da Calabria Ora, rilancia alla grande le parole pronunciate dal pm della
Dda reggina. «Prescindendo, ovviamente, da
ogni riferimento a fatti e vicende reali, deve
convenirsi con il primato di principi costituzionali quali quello dell’obbligatorietà, dell’azione penale e dell’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Ciò comporta – spiega Macrì
– che il metro di giudizio usato dal giudice deve essere uniforme sia che si tratti del fruttivendolo che aderisce ad una cosca per ignoranza o necessità, sia che si tratti di esponente politico apicale, che ha tutti i mezzi per essere correttamente informato e valutare la
portata e le conseguenze dei suoi comportamenti».
Il procuratore generale di Ancona entra ancor più nel dettaglio e afferma che «la valutazione va fatta caso per caso, e dunque non vi
sono regole generali in materia, l’importante è
che vi sia uniformità nei criteri di applicazione della legge e assoluta indipendenza del magistrato, requirente o giudicante, nei confronti dei poteri forti di ogni genere. Questo mi pare di leggere nelle parole del giovane collega,
parole che in questo momento storico appaiono di straordinaria attualità e rilevanza». Vi è
un altro aspetto delle parole di Lombardo che,
a giudizio di Macrì, deve essere ripreso e rilanciato: «Pertinente il richiamo all’obbligo
dell’investigazione, che costituisce componente essenziale dell’esercizio obbligatorio dell’azione penale, così come alla lesione della
giurisdizione che si produce allorché l’inerzia
investigativa le precluda, in tutto o in parte, la
possibilità di pronunciarsi su una determinata vicenda».
Poi l’affondo durissimo nei riguardi di quella che viene ormai definita “zona grigia”:
«Ogni caso fa storia a sé, anche con riguardo
alla individuazione della fattispecie di reato
rinvenibile in concreto, ma certamente vi è
l’esigenza che l’area della politica, la famosa
zona grigia di cui tanto si parla nei convegni,
non sfugga alla doverosa attenzione investigativa e che la legittimazione elettorale non
può autorizzare comportamenti oggettivamente integrati nel sistema mafioso territo-
le donne delle cosche
Le quote rosa della ’ndrangheta: storie d’onore e ribellione
Il punto in un convegno organizzato dalla Fondazione Marisa Belisario a Reggio Calabria
REGGIO CALABRIA L’altra metà del cielo della ’ndrangheta, le
donne, sono «complici consapevoli» e «testimoni silenziose». In prima
linea nella gestione degli affari di famiglia, quelle che tengono saldi i legami parentali. Su questo argomento la Fondazione Marisa Bellisario
ha organizzato il convegno che si è svolto ieri mattina a palazzo Campanella. La presidente Lella Golfo ricorda che le donne di potere sostengono i latitanti e si spendono in prima persona nei traffici illeciti, «sono donne che educano i loro figli alla vendetta, che trasmettono loro i
codici mafiosi. Madri che offrono all’esercito della ’ndrangheta una generazione cresciuta nell’illegalità e che nell’illegalità cerca e trova il proprio futuro». Ma parla anche degli esempi positivi, delle donne che si
sono ribellate come Rita Di Giovine, Lea Garofalo, Tita Buccafusca e Maria Concetta Cacciola. L’idea del convegno è nata all’indomani delle immagini delle donne della cosca Tegano che applaudivano al boss e lo invocavano come uomo di pace. Il presidente Giuseppe Scopelliti ha posto l’accento sulla necessità per gli uomini politici e delle istituzioni di
una amministrazione trasparente e affermato che «i ragazzi hanno capacità di scegliere, bisogna però offrire loro modelli positivi».
Sono stati presentati i risultati di un’indagine condotta su mille italiani da Euromedia Research su come vengono viste le donne di ’ndrangheta. «Al nord e al centro pensano che le donne possano scegliere, a
una condizione libera della donna che può essere artefice del proprio
destino. Al sud invece gli uomini vedono le donne relegate in un ruolo
marginale pur conoscendo e prendendo coscienza dell’importanza che
loro stesse tessono nell’organizzazione ’ndranghetista» ha spiegato Alessandra Ghisleri. Il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone
ha letto l’intercettazione di una donna di Seminara che dopo la morte
del marito, ucciso in un agguato, ha chiamato la figlia che si era trasferita in una regione del nord cercando di rifarsi una vita lontana minacciandola se non si fosse precipitata in Calabria “altrimenti considerate
che non avete più famiglia”. Il vice capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Simonetta Matone ha riportato alcuni dati: le detenute donne di alta sicurezza sono in tutto 222 in Italia, di cui 132 nate
in Campania, 23 in Calabria, 18 in Puglia e 18 in Sicilia. Nessuna calabrese è in regime di carcere duro.
Annalia Incoronato
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MERCOLEDÌ 30 novembre 2011
D A L
P O L L I N O
calabria
A L L O
ora
S T R E T T O
Meta, inflitti 140 anni di carcere
Regge l’impianto accusatorio della Dda: solo un’assoluzione, 17 le condanne
REGGIO CALABRIAUna sentenza durissima, più nella sostanza che nella quantità di anni di carcere inflitti.
Regge alla grande l’impianto accusatorio di “Meta”. Dopo sette ore di camera
di consiglio, il gup Adriana Trapani ha
letto il dispositivo con il quale ha condannato diciassette soggetti ed assolto
soltanto Rocco Creazzo da tutti i capi
d’imputazione a lui ascritti. È un provvedimento complesso quello stilato dal
gup Trapani. Gli anni di carcere inflitti
totalmente sono 140, e risultano inferiori rispetto alle richieste del sostituto procuratore Giuseppe Lombardo. Tuttavia, la condanna di tutti gli imputati certifica la bontà dell’inchiesta nata dalle
indagini sulla cattura del boss Pasquale Condello. La pena più pesante (15 anni) è stata inflitta a Pasquale Buda il
quale, secondo l’accusa, ha un ruolo direttivo in seno alla cosca Buda-Imerti attiva
Risarcimenti
nei comuni di Villa
milionari per lo
San Giovanni e Fiumara di Muro.
Stato e gli enti
Stangata anche per
locali costituiti
Santo Le Pera, ritenuparte civile
to uomo di vertice dalla cosca Rugolino, operante nei territori di Catona e Sambatello. Per lui il gup ha deciso una condanna a 13 anni e otto mesi di reclusione. Le
Pera, presente in aula alla lettura del dispositivo, è stato tratto in arresto dagli
uomini dell’Arma. Pena assai pesante
anche per l’altro boss Rocco Zito, che
dovrà scontare 13 anni e quattro mesi di
prigione. A poco sono servite le sue dichiarazioni spontanee ieri, prima della
camera di consiglio, dove l’uomo ha
proclamato la propria innocenza. Una
condanna di rilievo è arrivata anche per
l’avvocato Vitaliano Grillo Brancati accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e turbata libertà degli incanti. Il professionista dovrà scontare
nove anni e otto mesi di reclusione.
IL VERDETTO
Dopo sette ore di
camera di consiglio il
gup Trapani ha letto
il dispositivo. Nella
foto l’aula bunker di
Reggio dove si è
celebrato il proceso
Condannati anche tutti gli appartenenti alla famiglia Condello. L’unico a rimediare l’assoluzione per un singolo capo d’imputazione (l’estorsione a Frascati) è Demetrio Condello che è stato
condannato a 8 anni di reclusione per
associazione mafiosa.
Nei confronti di Francesco Condello
(difeso dagli avvocati Gianfranco Giunta e Francesco Calabrese), invece, il gup
ha derubricato il reato di associazione
mafiosa in favoreggiamento semplice e
lo ha condannato alla pena di due anni
e quattro mesi di carcere a fronte dei 10 richiesti dall’accusa. Assolti da singoli capi
d’imputazione anche Giuseppe Greco e
Francesco Rodà. Pena dimezzata, rispetto alle richieste, per il “barone” Salvatore
Mazzitelli, condannato a 3 anni di reclusione per intestazione fittizia di beni. Mazzitelli è il proprietario del lido “Calajunco”, sottoposto a sequestro dalla magistratura perché ritenuto di proprietà del boss
Cosimo Alvaro. Il gup Trapani, infine, ha
disposto la sospensione della pena per
Giovanni Canale, condannato a due anni
SENTENZA DI PRIMO GRADO
LE CONDANNE
Demetrio Condello
15 anni
Antonino Cianci
9 anni
Domenico Barbieri
10 anni e 4 mesi
Rocco Zito
13 anni e 4 mesi
Domenico Corsaro
9 anni
Santo Le Pera
13 anni e 8 mesi
Francesco Priore
10 anni
Rocco Creazzo
assolto
Domenico Cambareri
9 anni
Francesco Condello
2 anni e 4 mesi
Domenico Fr. Condello
2 anni e 4 mesi
Francesco Rodà
9 anni
Giuseppe Greco (1960)
5 anni
Vitaliano Grillo Brancati
9 anni e 8 mesi
Salvatore Mazzitelli
3 anni
Giovanni Canale
2 anni
Giandomenico Condello
9 anni
di prigione. Il giudice ha poi deciso pesantissimi risarcimenti del danno nei confronti delle parti civili. Per lo Stato Italiano, la Regione Calabria e la Provincia, l’importo è di due milioni di euro a testa. Viene risarcita anche l’associazione “Libera”
con 500mila euro; per il Comune di Reggio, invece, arrivano due milioni di euro;
500mila euro ciascuno per i comuni di
San Roberto e Fiumara di Muro e un milione per quello di Villa San Giovanni.
bito un incendio e di aver incontrato nella sua gioielleria, qualche giorno dopo, Ginese il quale gli avrebbe detto: «Sono tempi brutti, prepara qualcosa per la famiglia
altrimenti ti daranno fastidio». E, dopo
quell’evento, Curto fu vittima di un furto
presso la propria abitazione.
I legali hanno mostrato ieri le denunce
sporte all’epoca: quella dell’incendio datata 5 gennaio e quella del furto datata 8
gennaio. Deducendo, quindi, che gli unici giorni in cui avrebbe potuto incontrare
Ginese sarebbero stati o il 6 gennaio (Epifania) o il 7 (all’epoca domenica) e in entrambi i casi si trattava, a dire della difesa, di giornate in cui la gioielleria era chiusa. Da qui gli avvocati hanno poi contestato il presunto legame tra Ginese e gli Straface, soffermandosi anche su quanto riferito in merito dai collaboratori di
giustizia, le cui dichiarazioni sarebbero
inattendibili nonché discordanti poiché,
anche su elementi rilevanti, non vi sarebbe la cosiddetta “convergenza del molteplice”. Sulla inattendibilità dei pentiti sono state in gran parte incentrate anche le
arringhe di altri legali, tra cui gli avvocati
Raffaella Accroglianò e Enzo Galeota difensori di Antonio Piccoli. L’avvocato Lucio Esbardo, difensore di Giuseppe Presta
e Attilio Martorelli, ha parlato di genericità della chiamata in reità fatta dai collabo-
CONSOLATO MINNITI
[email protected]
gratteri
Santa Tecla, la difesa contesta
le accuse dell’imprenditore Curto
CORIGLIANO (CS) Sempre più agguerrito il collegio difensivo, che oggi si
appresta a concludere la fase delle arringhe nell’ambito del giudizio con il rito abbreviato a carico di 73 persone coinvolte
nella maxioperazione antimafia “Santa
Tecla”, che ha inferto un duro colpo al “locale” di Corigliano. Dinanzi al gup distrettuale di Catanzaro Tiziana Macrì, all’udienza di ieri la difesa
ha duramente contestaEccepita
to le accuse mosse dall’inattendibilità
l’imprenditore Pino Curto (presunta vittima di
dei pentiti. Oggi
estorsione e parte civile
ultime arringhe
nel processo unitamente
della difesa
alla moglie) nei confronti dell’imputato Carmine
Ginese, per poi soffermarsi anche sulla
inattendibilità dei collaboratori di giustizia nonché sulle discordanze nelle loro
propalazioni.
Nel particolare, gli avvocati Giovanni
Zagarese e Pasquale Di Iacovo, difensori
di Ginese (detenuto a L’Aquila in regime
di 41bis, dove di recente ha anche accusato un malore) hanno illustrato al gup una
circostanza specifica tentando di smontare il castello accusatorio nonché le dichiarazioni dello stesso Curto che accusava Ginese di averlo minacciato. In pratica,
l’imprenditore avrebbe riferito di aver su-
8 anni
Pasquale Buda
«Nessuna trattativa
per evitare Duisburg»
Carmine Ginese
ratori nei confronti del “gruppo Presta”,
soffermandosi poi sulle captazioni telefoniche poste alla base delle contestazioni
mosse a Martorelli che ha definito prive di
elementi dai quali si può evincere l’organicità del proprio assistito alla cosca. Le
discussioni sono proseguite poi con le arringhe degli avvocati Claudia Conidi e Ennio Curcio (difensori del collaboratore di
giustizia Antonio Di Dieco) nonché dei difensori di alcuni imputati del cosiddetto
“filone milanese”. Le arringhe della difesa si concluderanno all’udienza di oggi,
mentre la sentenza di primo grado è prevista per il prossimo 16 dicembre.
ROSSELLA MOLINARI
[email protected]
L’intervento delle istituzioni tramite
una trattativa con la ’ndrangheta, all’insaputa della magistratura, per evitare
una guerra di mafia dopo la strage di Duisburg del 2007: questo il tema centrale
della prima puntata de “Gli Intoccabili”,
il programma di inchieste condotto da
Gianluigi Nuzzi, andato in onda ieri sera
su LA7. «E’ la prima volta - ha detto il
procuratore aggiunto di Reggio Calabria,
Nicola Gratteri, ospite in studio - che sento di una
trattativa».
«È la prima volta
Sull’aperche sento di una
tura di un
fascicolo in
trattativa con le
proposito
istituzioni per
Gratteri ha
evitare la strage»
aggiunto:
«Domani
ne parlo con il capo dell’ufficio, il procuratore, e vediamo. Io lo farei perché le
trattative corrodono le indagini ed è anche una perdita di immagine per noi».
«Sono arrabbiato. Con le trattative - ha
detto ancora Gratteri - si può solo arginare o pareggiare la partita. La trattativa
non è la strada. Mi disturba e mi mette a
disagio sapere che ci sia stata: non mi è
parso che ci siano state imbeccate nell’indagine sulla strage di Duisburg».
9
MERCOLEDÌ 30 novembre 2011
D A L
CATANZARO «Ma io il dottor Cipri neppure lo conosco. E poi di questo concorso per primario di Neurochirurgia ai Riuniti di Reggio
ho saputo solo leggendo l’informazione di garanzia…». Il sorriso di Saverio Zavettieri malcela il disappunto per la scocciatura. Ha appena
lasciato gli uffici della Procura di Catanzaro dove, accompagnato dall’avvocato Gioconda Soluri, è stato interrogato dal pm Gerardo Dominijanni.
Il procedimento che l’ha risucchiato si profila come uno dei più singolari della storia recente. I fatti risalgono a sei anni addietro, quando
il vecchio leone socialista era assessore nella
giunta regionale di Giuseppe Chiaravalloti. Allora manager dell’Asp di Reggio era Renato Carullo che - secondo l’accusa - venne licenziato
dalla Regione dopo essersi rifiutato di proclamare vincitore del concorso il dottor Saverio
Cipri, camice bianco di prestigio nel campo dell’alta neurochirurgia endoscopica. Per tutto ciò
Saverio Zavettieri, unitamente all’ex governatore Chiaravalloti, agli allora colleghi di giunta Alberto Sarra e Gianfranco Luzzo e allo stesso
dottor Cipri, è finito sul registro degli indagati
per tentata concussione. Ma l’aspetto più sorprendente della vicenda viene dopo, perché a
seguito della rimozione, l’ex dg Carullo fu vittima, unitamente alla moglie ed alla figlia, di alcuni gravi atti intimidatori: gomme delle auto
squarciate ed una tanica di benzina sistemata
nelle vicinanze. Danneggiamenti e minacce,
con tanto di aggravanti, per i quali sono oggi
indagati nientemeno che Sarra e Cipri.
La premessa è d’obbligo ed appartiene all’avvocato Soluri: «Il pm Dominijanni - dice - è un
magistrato serio e fa il suo lavoro con scrupolo.
Il disappunto dell’onorevole Zavettieri è per la
vicenda in sé e per i fatti che lo vedono chiamato in causa ingiustamente».
E così via allo sfogo, che ripercorre i punti
dell’interrogatorio, durato circa venti minuti,
reso al pubblico ministero. «Non so chi sia il
dottor Cipri e, quindi, figuriamoci che interesse avrei avuto affinché fosse nominato primario all’esito di un concorso del quale ignoravo
pure l’esistenza». E il dottor Carullo?: «L’ho visto solo una volta, nel corso di un incontro al
quale partecipai per una mera casualità. Il dot-
CATANZARO È slittata
l’udienza Why not a carico
delle 27 persone rinviate a
giudizio nell’ambito dell’inchiesta su presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblci.
Un rinvio che si è reso necessario dopo il trasferimento
del giudice del Tribunale collegiale Antonio Battaglia al
Palazzo di giustizia di Palmi.
Per evitare situazioni di “stop
and go” in un procedimento
già in corso, in queste ore si
sta formalizzando la procedura perché il magistrato possa
essere applicato nel capoluogo calabrese solo ed unicamente per continuare a seguire il processo Why not.
La richiesta è stata inoltrata dal presidente del Tribunale Domenico Ielasi e intanto
hanno già fornito in merito
parere favorevole il presidente del Tribunale di Palmi e i
Consigli giudiziari di Catanzaro e Reggio, in attesa che si
pronunci in maniera definitiva il Csm.
Nella prossima udienza,
fissata per il prossimo 6 dicembre, è prevista la deposizione del maresciallo dei carabinieri Giuseppe Chiaravalloti, nei cui confronti si ipotizza l’apertura di un’indagine dopo che il giudice per le
udienze preliminari, Abigail
Mellace, aveva chiesto la trasmissione degli atti alla Pro-
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calabria
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Zavettieri: «Io parte lesa
sono stato calunniato»
Lo strano caso “Sarra-Cipri”. L’ex assessore interrogato dal pm
Io il dottor Cipri neppure lo
conosco. Di questo concorso per
primario di Neurochirurgia ai
Riuniti di Reggio ho saputo solo
leggendo l’informativa...
Le intimidazioni che subì Carullo
risalgono al maggio del 2005, ma
il mandato della giunta
Chiaravalloti finì a marzo
Il pm Gerardo Dominijanni
Saverio Zavettieri, indagato per tentata concussione
Saverio Zavettieri
tor Carullo - spiega Zavettieri - era sponsorizzato da Sarra, che lo portò da Chiaravalloti. Quando io dissi che uscivo dalla stanza il presidente
mi invitò a restare perché non aveva nulla da
nascondere».
E qui le cose s’ingarbugliano: ma Sarra non
sponsorizzava Cipri? E come faceva ad essere
amico di Carullo se poi gli avrebbe tagliato le
gomme delle auto di famiglia? «Se sponsorizzava Cipri non lo so, di certo ricordo che Carullo era, diciamo, espressione di Sarra. E siccome
Carullo, e siamo ai primi mesi del 2005 se non
ricordo male, si lasciò andare sulla stampa ad
accuse fuoriluogo contro la Regione, Sarra volle quell’incontro con Chiaravalloti perché, ci
disse, Carullo voleva scusarsi e chiarire…». E
qui Zavettieri finì, suo malgrado, in mezzo a
questa storia. «Carullo provò a dire qualcosa
ma Chiaravalloti gliene disse di tutti i colori perché le critiche che quel dg mosse pubblicamente alla Regione al presidente non andarono giù.
Io assistetti per puro caso e non si parlò né di Cipri, né di primariati, né di altro. E quando se ne
andò Chiaravalloti non gli diede neppure la mano. Ora, ditemi, io che c’entro?». Ma Zavettieri non firmò quella delibera con cui Carullo fu
defenestrato dall’Asp di Reggio? «Ma quando
mai - sbotta - io non c’ero proprio quel giorno…».
Un’idea, su tutta questa storia, però se l’è fatta: «Mi dichiaro parte lesa, perché qualcuno, e
qui salvo la buona fede del pm Dominijanni,
mi ha calunniato. Io non c’entro niente e, benché non mi competa, mi pare che neppure gli al-
tri c’entrino qualcosa. Per logica, e solo per logica, guardando alle date: le intimidazioni che
subì Carullo, leggo dall’avviso di garanzia, risalgono al maggio del 2005, ma il mandato della giunta Chiaravalloti finì a marzo. Come si fa
a contestualizzare quei fatti con la revoca del
mandato del dg dell’Asp di Reggio e con quel
concorso per primario?».
Sarra e Cipri sono stati già interrogati sabato scorso. Chiaravalloti lo sarà nei prossimi giorni. E Luzzo? «Non ha ricevuto alcun invito a
comparire - spiega l’avvocato Francesco Gambardella, suo difensore di fiducia - Non è stato
sentito né credo lo sarà, lui è fuori da questa
storia».
Slitta Why not, trasferito il giudice
Il presidente del Tribunale: Battaglia sia applicato al processo
Si attende ora il
parere del Csm
per evitare che
tutto ricominci
daccapo
cura di Catanzaro per valutare se il sottufficiale, durante
le indagini, avesse commesso
delle violazioni. In particolare
il giudice aveva fatto riferimento ai rapporti intercorsi
tra Chiaravalloti e Caterina
Merante, la principale teste
d’accusa e imputata nel pro-
cesso. Dagli atti inviati alla
Procura emergerebbe che la
Merante avrebbe indicato al
maresciallo dei carabinieri i
nomi da inserire in un decreto di perquisizione.
Nel corso dell’ultima
udienza, che risale al 20 ottobre scorso, sono stati sentiti
alcuni lavoratori della Why
Not i quali hanno raccontato
le attività svolte nell’ambito
dei progetti finanziati dalla
Regione Calabria con i fondi
pubblici. Sul banco degli imputati siedono le 27 persone
rinviate a giudizio il 2 marzo
PIETRO COMITO
[email protected]
del 2010. Tra queste anche
Caterina Merante (difesa dall’avvocato Noemi Balsamo),considerata testimone
chiave dell’inchiesta “Why
Not” chiamata a rispondere
dell’unico capo d’accusa che
l’è stato contestato: una contravvenzione alle leggi in materia di lavoro.
Il 2 marzo scorso il giudice
dell’udienza preliminare si
pronunciò con 8 condanne e
34 assoluzioni in merito ai
giudizi abbreviati chiesti da
diversi imputati, 16 dei quali
compariranno il primo dicembre davanti alla Corte
d’appello di Catanzaro, per il
giudizio di secondo grado.
Gabriella Passariello
illeciti nella depurazione
Secondo rinvio per “Poseidone”: si tornerà in aula tra tre mesi
CATANZARO Ancora un altro rinvio. È la seconda volta in due mesi che a Palazzo Ferlaino slitta il processo a carico dei 23 imputati coinvolti nell’inchiesta Poseidone su presunti illeciti nella gestione della depurazione in Calabria. Si ritornerà in aula tra tre mesi, esattamente il 3 febbraio 2012, dove
davanti al tribunale collegiale, gli imputati dovranno rispondere a vario titolo di associazione per delinquere, concussione, falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici, omessa denuncia di rea-
to da parte del pubblico ufficiale, favoreggiamento
personale, truffa, tentata turbata libertà degli incanti e abuso d’ufficio. Sul banco degli incolpati, tra gli
altri, Giuseppe Chiaravalloti, ex presidente della
giunta regionale calabrese, Domenico Antonio Basile, ex assessore all’Ambiente della Regione Calabria
e Giovambattista Papello, ex responsabile unico del
procedimento all’ufficio del commissario. L’inchiesta “Poseidone” fu avviata nel 2005 dall’allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Lui-
gi de Magistris, oggi sindaco di Napoli. Nel 2007,
dopo che la delega all’indagine fu revocata a De Magistris, il caso passò al collega Salvatore Curcio, fino
ad arrivare, nel 2009 nelle mani del procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, che in 5 mesi l’ha portata a compimento con un avviso di conclusione delle indagini emesso a settembre 2009. Il
processo di appello per coloro che sono stati già giudicati in primo grado con rito abbreviato è stato fissato per il prossimo 19 gennaio.
(g.p.)
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«Sedici anni al minorenne»
La richiesta del pm per il 15enne che ammazzò un barista per pochi euro
GIOIA TAURO (RC)
Sedici anni di reclusione da
scontare, per intero, in una comunità terapeutica: questa la
richiesta che il sostituto procuratore minorile di Reggio Calabria, Francesca Stilla ha formulato nei confronti di Giacomo S. il quindicenne che, nel
febbraio scorso, uccise con un
colpo di pistola di piccolo calibro il giovane Tony Battaglia,
titolare del bar sala giochi Las
Vegas in pieno centro a Taurianova. Il pubblico ministero
nel corso dell’udienza con la
formula del rito abbreviato, ha
richiesto al presidente del tribunale per i minori Roberto Di
Bella, il massimo della pena
prevista dal codice per il delitto di omicidio aggravato: una
richiesta motivata dai futili
motivi (secondo l’ipotesi accusatoria infatti l’adolescente, arrivato già completamente
ubriaco all’interno del locale
gestito da Battaglia, avrebbe
sparato spinto dalla richiesta
di saldare un debito di 21 euro
e dal diniego, da parte della vittima, di cambiare 50 euro in
monetine (per giocare alle slot
machines presenti nel locale) e
aggravata dalle successive minacce che lo stesso sparatore
rivolse a Giosuè Battaglia (il
fratello del barista che si era
chinato sulla vittima nel tentativo, poi rivelatosi inutile, di
prestargli soccorso) e dal possesso stesso della pistola calibro 6,35. La procura minorile
inoltre, ha trasmesso alla Procura della repubblica di Palmi
i fascicoli riguardanti Taverna,
Sposato e Moscato, i tre gestori di locali a Taurianova che
avrebbero somministrato alcool (il ragazzo aveva bevuto
infatti diverse grappe e numerosi Campari e gin) al giovane
assalitore. Somministrazione,
il ragazzo
era ubriaco
Nelle mani della
procura ordinaria
i fascicoli dei
gestori dei bar che
avrebbero fatto
bere il minorenne
Il Las Vegas Bar, teatro dell’omicidio a Taurianova
ha concluso l’accusa, continuata anche quando il minore era
già abbondantemente ubriaco.
Durante il processo, all’adolescente taurianovese, che proviene da una famiglia ritenuta
dagli inquirenti vicina al crimine organizzato cittadino, è sta-
to diagnosticato, dal perito nominato dal tribunale un vizio
parziale di mente (perizia che
potrebbe comportare una riduzione della pena e a cui si è
aggrappata nella sua arringa
difensiva l’avvocato Clara Veneto). Lo stesso perito però ha
anche stabilito che Giacomo S.
debba considerarsi come individuo estremamente pericoloso. Una brutta storia quella
dell’omicidio di Tony Battaglia, il 28enne barista morto
dopo due giorni di agonia nel
reparto di terapia intensiva degli ospedali Riuniti di Reggio
Calabria, a causa della gravità
delle ferite causate dall’unico
colpo sparato dall’adolescen-
te. Una brutta storia che colpì
in modo profondo la città che,
attraverso una delibera della
terna prefettizia che allora gestiva il comune, proclamò il
lutto cittadino e che si strinse ai
familiari della vittima in occasione dei funerali che si svolsero nell’aula consiliare, in quella occasione piena come un
uovo. Vicinanza poi rinsaldata
dalla fiaccolata per le vie cittadine organizzata pochi giorni
dopo la morte di Battaglia.
Il processo è stato rinviato al
prossimo 21 di dicembre, data
nella quale l’avvocato Armando Veneto esporrà le sue ragioni difensive al presidente e data in cui si dovrà arrivare a sentenza. Una sentenza attesa su
cui potrebbe influire anche la
memoria presentata ieri dai legali della famiglia Battaglia.
VINCENZO IMPERITURA
[email protected]
CASTROVILLARI
CASTROVILLARI (CS) Il gip del Tribunale di Castrovillari ha convalidato il fermo per
Carmine Francesco Oliveto, il 50enne reo confesso dell’omicidio del rumeno Adrian Anghel,
ucciso a colpi di accetta, e ne ha disposto la custodia cautelare in carcere. L’ordinanza è stata
emessa dopo l’udienza di convalida di ieri mattina, tenutasi davanti al giudice per le indagini
preliminari, alla pubblica accusa e alla difesa
dell’imputato (avvocato Luca Donadio del Foro di Castrovillari). Oliveto, nel corso dell’interrogatorio, ha ripetuto la versione che aveva fornito al pm Maria Grazia Anastasia e ai carabinieri subito dopo l’ omicidio: una serata passata con il suo amico nella visione di un film a luci rosse e a bere tanto, fino a che Anghel avrebbe tentato un approccio sessuale nei suoi
confronti.
Ma l’uomo, nel corso dell’esposizione, ha anche aggiunto alcuni particolari: Anghel non voleva andare più via da casa sua fino a che, forse
nei fumi dell’alcool, ha provato un approccio
Uccise l’amico, convalidato
il fermo per Oliveto
sessuale nei suoi confronti. Non solo, ma
l’avrebbe malmenato colpendolo più volte in
viso e alle costole. Nell’immediatezza dell’arresto, infatti, Oliveto ha dovuto ricorrere anche alle cure dell’infermeria del carcere di contrada
Petrosa a Castrovillari, poiché lamentava forti
dolori. Altro particolare aggiunto è stato quello
che Anghel, in quei momenti concitati, si sarebbe sfogato anche contro il forno e il frigorifero di casa sua che avrebbe preso a calci. Tutti particolari che i carabinieri della compagnia
di Castrovillari e la Procura avranno modo di riscontrare. La versione non giustifica di certo il
gesto dell’omicidio a colpi di accetta, ma per il
momento sembra trovare anche l’ok da parte
degli inquirenti.
I primi riscontri alla versione fornita da Oliveto, infatti, erano già stati trovati sulla scena
del delitto dai militari diretti dal capitano Sabato Santorelli (i dvd porno trovati in casa). Una
versione che sembra coinvolgere anche gli inquirenti. Al momento Oliveto è accusato di omicidio volontario senza aggravanti. L’uomo ha
una recidiva: nel 1998 colpì mortalmente un
uomo di Laino Borgo a martellate. Allora, per
gli investigatori, il movente fu la gelosia. Per lui
Carmine Francesco Oliveto
si aprirono le porte del carcere dopo una condanna a 16 anni fino a che, per sconti di pena vari, uscì definitivamente nel 2006. A breve il pm
Anastasia (di concerto con il Procuratore Franco Giacomantonio) conferirà l’incarico per lo
svolgimento dell’autopsia sul cadavere di Anghel.
LUIGI BRINDISI
[email protected]
Baby prostitute, fissato il rito abbreviato
Il prossimo 14 dicembre sei imputati compariranno dinanzi al gup di Catanzaro
CORIGLIANO (CS) Si divide ulte- ventunenne G.M., sorella delle due minoriormente il cammino processuale degli ri che, secondo l’accusa sarebbero state
imputati coinvolti nell’operazione “Flesh indotte a prostituirsi consumando rapmarket”, portata a termiporti sessuali con vari
ne dai carabinieri la scorclienti) per le altre quatsa primavera contro un
tro è già stato notificato
l’avviso di conclusione
presunto giro di prostitudelle indagini.
zione minorile. Mentre è
Con provvedimento
in corso il giudizio immedepositato nei giorni
diato dinanzi al Tribunascorsi, il giudice distretle penale collegiale di
tuale Emma Sonni ha acRossano per sette impucolto le richieste di giuditati, per altri sei è stato
zio abbreviato per gli imfissato per il 14 dicembre
putati: Pietro Berardi, 47
l’inizio del giudizio con il
anni; Antonio Coschirito abbreviato dinanzi al
gnano, 68 anni; Vittorio
gup di Catanzaro Emma
Carcione, 57 anni; GianSonni, che ha invece riSi divide
franco Curcio, 35 anni;
gettato le richieste di abil
cammino
Pasqualino Foglia, 59 anbreviato per altre quattro
ni; Giuseppe La Pietra,
posizioni, rinviandole a processuale degli
34 anni. Per questi ultidibattimento dinanzi al
imputati coinvolti
mi due si procederà alTribunale ordinario di
in Flesh market
l’abbreviato condizionaRossano per l’udienza del
to a produzione docu21 dicembre. Per quel che
riguarda le altre cinque posizioni stralcia- mentale ed escussioni testimoniali, mente, infine, mentre per una vi è la richiesta tre per i primi quattro si farà l’abbreviato
di archiviazione da parte del pm (per la secco all’udienza del 14 dicembre.
Inizieranno il dibattimento a Rossano
il 21 dicembre, invece, gli imputati: Damiano Collefiorito, 51 anni; Santo Bagnato, 70 anni; Giuseppe Brina, 58 anni; Cosimo La Grotta, 65 anni. Il prossimo 6 dicembre, intanto, riprende il giudizio immediato (a carico degli imputati Giuseppe Russo, Natale Musacchio, Maurizio
Franco Magno, Italo Le Pera, Vincenzo
Novelli, Saverio La Camera, nonché della
ventiquattrenne N.M. sorella delle due
minori) dinanzi al Tribunale penale collegiale di Rossano, nell’ambito del quale,
aperta l’istruttoria alla passata udienza e
disposto che si proceda a porte chiuse data la minore età delle due presunte vittime, saranno sentiti altri testi del pm. Gli
imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Zagarese, Giuseppe Zumpano,
Maurizio Minnicelli, Andrea Salcina,
Francesco Paolo Oranges, Emanuele
Monte, Libero Bellintani, Pasquale Di Iacovo, Francesco Calabrò, Pierpaolo Cassiano, Giuseppe Falbo, Cinzia Mazzuca,
Lucio Esbardo, Mauro Cordasco, Maria
Zucarelli, Giuseppe Mainieri.
ROSSELLA MOLINARI
[email protected]
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Così seguivano gli affiliati
Processo Agathos, udienza con l’investigatore della squadra mobile Trotta
Seguiti, pedinati, osservati
nei movimenti. Gli investigatori della squadra mobile stavano costantemente dietro
agli indagati finiti nel processo Agathos. Ne hanno ricostruito contatti e rapporti tramite intercettazioni telefoniche e verifiche incrociate con
il gps. Nell’udienza che si è
svolta ieri al Cedir nell’ambito del processo ordinario è
stato sentito Diego Trotta, all’epoca dei fatti vicecapo della squadra mobile. La sua
escussione è servita a ricostruire i collegamenti tra
Giancarlo Siciliano e Carmine Polimeni, i fratelli Fracapane, Michele Crudo. Sicilia- Giancarlo Siciliano
no, come è noto, che era ritenuta una persona molto vici- cusa era la tangente estorta
na all’allora latitante Giovan- alla New Labor, la società che
ni Tegano, allargava il siste- si occupava della pulizia dei
ma dei contatti e delle treni ed era tenuta sotto scaccomunicazioni per timore co dalla cosca e dal sindacadelle interlista Antonio
cettazioni.
Barillà (conLa mazzetta
Da un’interdannato nel
della
New
Labor
cettazione
troncone deldel dicembre
l’abbreviato)
trovata grazie
2009, ha racche chiedeva
a
un
finto
contato Trotuna sua parposto di blocco
ta, gli investiticolare pargatori avevacella. Si decino avuto notizia di un incon- se allora di fare una verifica
tro tra Siciliano e Carmine simulando un posto di blocPolimeni, intraneo alla cosca. co di una pattuglia della PoE’ stato osservato lo scambio lizia di Stato. Gli agenti trovadi un pacco che secondo l’ac- rono nell’auto osservata
Carmine Polimeni
25mila euro divisi in blocchi
di banconote chiuse con la fascetta e un gran numero di
assegni. C’erano addirittura
cinquemila euro in più rispetto ai ventimila che sarebbero stati richiesti dalla cosca. Le banconote non vennero tuttavia sequestrate per
ragioni investigative. Su questo punto il Tribunale ha disposto l’acquisizione della relazione dei servizio dei poliziotti che hanno operato perché si tratta di una prova irripetibile.
I poliziotti capirono che
l’intuizione era giusta. Nel
precedente mese di settem-
bre un contatto apparentemente innocuo tra Carmelo
Fracapane e Siciliano li aveva
messi in guardia poiché videro che all’appuntamento che
si erano dati si presentò anche Siciliano, che parcheggiò
la sua auto distante per non
essere indicato come partecipe all’incontro. Il luogo
convenuto era vicino al Lido,
dove pochi mesi più tardi sarà consegnata una tangente
della New Labor. Gli investigatori hanno deciso, dopo la
conferma ai sospetti di questi
contatti, di installare una serie di telecamere per riprendere alcuni luoghi strategici.
Ad esempio nella zona di San
Cristoforo, dove abita Siciliano, per avere contezza di suoi
spostamenti.
Nel corso della mattinata
era finita l’escussione del sovrintendente Crucitti, al quale è stato chiesto se gli investigatori hanno sentito parlare di Carmelo Murina nelle
intercettazioni per la cattura
di Giovanni Tegano, depositate agli atti del processo. La
risposta è negativa. Così come anche nelle intercettazioni in cui parla Roberto Moio,
il collaboratore di giustizia
che ha indicato Murina come
reggente della cosca Tegano
a Santa Caterina.
r.r.
armi
Custodiva arsenale in casa
Sentiti in aula i carabinieri
Sono state ricostruite ieri in aula le fasi delle indagini che hanno portato al
ritrovamento di un arsenale di armi clandestine a Bocale, sulla via Nazionale. Il
3 giugno 2010 era stato arrestato Carmelo Latella, di
46 anni, trovato in possesso di fucili, pistole, una pistola mitragliatrice e addirittura materiale esplosivo.
Il ritrovamento era stato
effettuato al termine di una
delicata attività di intelligence in cui i protagonisti
erano stati i carabinieri della Stazione di Pellaro. Sono stati proprio loro ieri a
essere sentiti nel corso dell’udienza che si è svolta in
tribunale. Il giudice ha sentito in particolare il luogotenente Salvatore Piazza,
comandante della caserma
dei carabinieri, e due brigadieri suoi collaboratori.
Gli investigatori dell’Arma
hanno risposto alle domande del pubblico ministero Marco Colamonici e
ricostruito le tappe dell’in-
Le armi ritrovate a Bocale
dagine che hanno portato
allo straordinario ritrovamento. Carmelo Latella
viene ritenuto vicino alla
cosca Ficara-Latella che
esercita il suo potere nella
zona sud della città. E’ stato colpito anche da un
provvedimento cautelare
emesso dalla magistratura
reggina nell’operazione denominata proprio “Reggio
Sud”, che è stata eseguita
dai carabinieri e dalla
Guardia di Finanza nel giugno di quest’anno.
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Chiesta la conferma
a 16 anni di carcere
università
Rinvio per il processo
al professore Nesi
In appello il procedimento per l’omicidio Russo
«Confermare la condanna di
primo grado per Carmelo Megale». E’ quanto la procura generale ha chiesto nell’udienza che si è
svolta ieri nell’aula di piazza Castello nei confronti del ragazzo di
25 anni che ha ucciso a Bagaladi
Antonino Russo di 21 anni per
una ragazza contesa. La tragedia
si è consumata nell’estate dell’anno scorso. A poche ore dal giorno
di Ferragosto la spensieratezza di
quei momenti è stata sporcata
dall’inconsulto gesto del giovane
che ha sparato per amore. Antonino Megale è stato freddato con
divesi colpi di pistola calibro 6,35.
Sette proiettili lo hanno trafitto
all’uscita da una pizzeria. Una serata trascorsa con gli amici si è
trasformata negli ultimi istanti
terreni di un ragazzo che ha avuto la sola colpa di innamorarsi
della donna sbagliata. Il suo carnefice, un tempo amico, ha aspettato Russo fuori dal locale. I due
hanno discusso, i toni si sono accesi sempre di più e alla fine si è
La sede della Procura generale e nel riquadro Carmelo Megale
manifestata la tragedia. A un certo punto Carmelo Megale ha
estratto la pistola e ha fatto fuoco.
Per sette volte ha piegato il dito
sul grilletto, non lasciando scampo al 21enne. I carabinieri hanno
individuato il responsabile in poco tempo. Come da prassi, in questi casi si sentono familiari, amici e conoscenti. Il quadro è risultato essere da subito chiaro agli
investigatori quando hanno appreso della donna contesa tra i
due. Nei giorni immediatamente
precedenti al terribile epilogo,
Megale e Russo avevano litigato.
Violentemente. Al punto che Megale dovette ricorrere alle cure
dell’ospedale per farsi curare le
ferite. Forse è stato anche questo
ad accecarlo di rabbia e spingerlo ad andare incontro all’ex ami-
co con un’arma. Non c’ha pensato due volte a esplodere tutta la
sua ira conto Russo e lo ha freddato in una calda sera d’estate in
quella strada in penombra di Bagaladi. Il caso si è risolto in dodici ore e Megale è finito in carcere.
Sentitosi alle strette, è stato lo
stesso omicida a contattare il suo
avvocato con il quale ha poi informato i carabinieeri dell’intenzione di costituirsi e rispondere
alla giustizia per il delitto di cui si
era macchiato. Dopo il fermo dell’agosto dello scorso anno, è iniziato subito il processo a suo carico che si è concluso nel gennaio di quest’anno con una condanna in primo grado a 16 anni di reclusione. La strategia difensiva lo
ha condotto a scegliere di essere
giudicato con il rito abbreviato.
Ora il procedimento sta per conoscere il suo esito in appello. Per
il momento è certa la richiesta
della procura generale: confermare la condanna.
a.i.
Casa in fiamme a Ortì
Salvo il proprietario, l’origine forse è una stufa a gas
Poteva finire in tragedia l’incendio di un’abitazione avvenuta
ieri mattina presto a Ortì. Le
fiamme si sono proagate da una
casa nella frazione superiore. Sono stati i vicini a segnalare il fumo
che usciva dall’appartamento al
primo piano dell’immobile intorno alle 6.50. La loro prima telefonata è stata indirizzata ai carabinieri della Stazione vicina, i
quali hanno povveduto immediatamente ad allertare i vigili del
fuoco per un intervento sul posto.
La squadra dei vigili del fuoco è
giunta nella frazione e le tute rosse sono riuscite a spegnere le
fiamme. Nel frattempo sul posto
è arrivata ancbe l’ambulanza del
118 che ha soccorso l’uomo che si
trovava all’interno dell’abitazione. Fortunatamente per il pro-
L’intervento dei vigili del fuoco accorsi per domare l’incendio sviluppatosi a Ortì
prietario dell’abitazione C. F. di
47 anni le conseguenze non si sono rivelate gravissime. L’uomo è
stato trasportato agli ospedali riuniti e si trova ricoverato nel reparto di dermatologia per farsi
curare le ustioni riportate nell’incendio. Secondo quanto emerso
dai primissimi accertamenti, la
causa del rogo potrebbe dipendere da una stufa a gas in una stanza della casa. Le fiamme hanno
completamente distrutto gli arredi e le suppellettili dell’abitazione. I vigili del fuoco hanno anche
verificato alterazioni alla struttu-
ra in cemento armato dell’immobile. I tecnici, dopo le operazioni
di spegnimento, hanno eseguito
tutti i rilievi di rito e deciso l’interdizione all’uso dell’abitazione per
motivi di iscurezza, in attesa delle opere di ripristino.
a.i.
maremonti
Stenta ad avviarsi il processo che vede alla sbarra degli imputati Attilio Nesi, il docente dell’università Mediterranea accusato insieme a Carmen
Francesca Giglio di aver commesso irregolarità nel concorso per l’assegnazione di un posto di ricercatore all’ateneo in riva allo Stretto, alla facoltà di
architettura.
L’architetto è stato rinviato a giudizio e il processo avrebbe dovuto prendere l’avvio ieri, tuttavia è stato rinviato per un difetto di notifica che riguarda lo stesso professore. Il fatto da cui
Nesi e la Giglio sono chiamati a difendersi davanti al Tribunale riguarda il
concorso per l’assegnazione del posto
di ricercatore. A quella selezione partecipò anche Carmen Francesca Giglio
e il professore Attilio Nesi era in commissione.
La cosa strana risiede nel fatto che
questi ricevette dal comune di Fuscaldo, nel cosentino, un incarico per la
progettazione di piazza De Seta. Il responsabile dell’ufficio tecnico comunale si chiama Giglio di cognome: è il
padre dell’aspirante assegnista di ricerca.
Ma non solo. In quella stessa vicenda Carmen Francesca Giglio venne inserita nel gruppo di lavoro dell’architetto Nesi in virtù di una norma che
obbligava l’inserimento di un architetto iscritto all’albo da meno di dieci anni per agevolare la crescita professionale dei giovani.
Il Tribunale dovrà decidere se sono
state compiute irregolarità nella valutazione della Giglio durante la procedura di selezione per l’assegno di ricerca. In particolare si risolverà la questione relativa alla considerazione se il
suo punteggio sia stato sovradimensionato rispetto alle reali conoscenze e
capacità della giovane architetto. Se ne
riparlerà con l’anno nuovo. La prossima udienza è stata fissata al 6 marzo.
r.r.
furto e rapina
Deve scontare pena
Va ai domiciliari
L’accusa chiama Federico
La Corte d’appello si è riservata la decisione
Il sostituto procuratore Franco Mollace
(foto) ha chiesto l’audizione del teste Lorenzo Federico nel processo Maremonti che si
sta celebrando in cosrte d’appello. Nell’udienza che si è tenuta ieri nel tribunale di piazza
Castello la presidente Iside Russo si è riservata sulla necessità espressa dalla pubblica
accusa. La sua decisione sarà resa nota nella
prossima udienza del 6 dicembre. Il processo Maremonti è nato da un’inchiesta della
Direzione distrettuale antimafia nei confronti della cosca Serraino. La VI sezione della
L’architetto Attilio Nesi
Corte di Cassazione aveva accolto il ricorso
presentato dagli avvocati difensori e annullato con rinvio la sentenza il 9 luglio 2003 nei
confronti degli imputati che erano stati giudicati con il rito abbreviato. Lo stesso giorno
la Corte d’appello, in composizione diversa, si
era pronunciata invece per gli imputati del
rito ordinario ritenendo insussistente l’imputazione di associazione per delinquere di
stampo mafioso, assolvendo gli imputati.
Tanto è bastato per consentire agli avvocati di
far rilevare alla Cassazione la diversità nel
metro di giudizio. In pratica, se l’impianto
accusatorio è identico non è possibile che i
due filoni dell’ordinario e dell’abbreviato seguano esiti diversi. Imputati innocenti per un
verso e colpevoli per l’altro sotto il profilo associativo. A questo punto, la Suprema Corte
ha accolto le tesi degli avvocati rinviando alla Corte d’appello per il nuovo giudizio.
I carabinieri della Stazione di Reggio Calabria principale, diretti al luogotenente Cosimo Sframeli, hanno
eseguito ieri un arresto di carcerazione nei confronti di un soggetto condannato per i reati di furto e rapina.
I militari hanno eseguito il provvedimento che prevede la contestuale
sottoposizione alla detenzione domiciliare per M. M. di 48 anni.
L’uomo, che è residente nella città
dello Stretto, deve espiare una pena
di due anni e 11 mesi di reclusione.
MERCOLEDÌ 30 novembre 2011 PAGINA 32
l’ora della Piana
Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected]
PORTO
AUTORITA PORTUALE
OSPEDALI
0966 588637
GIOIA TAURO
CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911
0966 765369
DOGANA
GUARDIA DI FINANZA
0966 51123
POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610
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0966 52972
VIGILI DEL FUOCO
0966 52111
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0966 52203
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0966 660488
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0966 86004
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0966 942111
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0966 618911
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Rechichi 0966 52891
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0966 500461
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Borgese 0966 712574
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0966 774494
Paparatti 0966 773046
Palmi
Barone
Galluzzo
Saffioti
Scerra
Stassi
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0966 22651
Taurianova
Ascioti 0966 643269
Covelli 0966 610700
D’Agostino 0966611944
Panato
0966 638486
Oppido, ospedale a rischio
Ieri blitz dei Nas e del Noe
Ispezione igienico-sanitaria, l’esito non sarebbe positivo
OPPIDO MAMERTINA
Dalle barricate effettuate
nel 2006 quando rischiò la
chiusura, passando per i diversi piani sanitari che ne
hanno decretato il progressivo ridimensionamento, fino al blitz di ieri mattina dei
Nas e del Noe, che potrebbe
fare profilare all’orizzonte
scenari del tutto impensabili fino a pochi giorni fa.
Il blitz
Il presidio ospedaliero di
Oppido Mamertina, infatti,
ha subito nella giornata di ieri un lungo e approfondito
accertamento da parte dei
due Nuclei speciali dei carabinieri che, dalle prime ore
del mattino, sono stati impegnati in una ricognizione
nella quale sono passati al
vaglio dei militari dell’Arma
sia le condizioni igienico-sanitarie che quelle prettamente strutturali.
Un blitz, quello dei carabinieri di Noe e Nas, che è proseguito per tutto l’arco della
giornata e non si è concluso
prima della tarda serata. Circa una decina i militari impegnati negli accertamenti
che per tutta la giornata han-
RISCHIO Il presidio ospedaliero di Oppido
no riguardato la vecchia
struttura che ospita il presidio ospedaliero cittadino.
Secondo quanto appreso alla fine dell’ispezione, pare
che i militari abbiano riscontrato delle carenze strutturali; un risultato che interni all’ospedale hanno definito
«non positivo».
la struttura
La ricognizione è partita
dal Punto di primo intervento h 24, tornato operativo solo da poche settimane, precisamente il 10 novembre
scorso. Una piccola grande
vittoria, quella, per i cittadini e sanitari che operano a
Oppido, che soddisfa però
solo il fabbisogno di utenti
che presentano patologie
non gravi.
Per quanto riguarda il presidio ospedaliero, invece, va
fatto un discorso a parte. In
passato aveva molti reparti
– come tutti gli altri sparsi
sul territorio della Piana e
fortemente ridimensionati
nel corso degli anni - ma
adesso è rimasto solo quello
di lungodegenza che accoglie
CINEMA
Gioia Tauro
malati affetti da patologie
croniche e che, entro marzo
2012, dovrebbe essere trasformato, in reparto di lungodegenza/riabilitazione,
con un incremento dei 20
posti letto attuali.
I sanitari del reparto, oltre
a occuparsi di medicina interna e cardiologia, effettuano ecografie addominali,
doppler e ecocardiografie: il
servizio è rivolto non solo ai
degenti, ma anche all’utenza
esterna.
All’interno del nosocomio
sono inoltre presenti gli ambulatori internistici di chirurgia generale e di ginecologia, un punto prelievi e la radiologia h 12.
L’esito
Tutti i reparti sopraindicati, sono stati passati al setaccio dai carabinieri e, alla fine
della ricognizione, i militari
del Nas e del Noe hanno stilato un verbale i cui contenuti, però, non sono stati ancora resi noti.
Dalle poche indiscrezioni
trapelate, però, non ci sarebbe nulla di buono all’orizzonte.
FRANCESCO ALTOMONTE
[email protected]
Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498
Chiuso
Cittanova “Gentile” 0966 661894
Chiuso
Polistena “Garibaldi” 0966 932622
Chiuso
Laureana “Aurora”
Chiuso
PALMI/CRISI IDRICA
Ritrovato il filo di rame
vicino alla cabina elettrica
PALMI
Quasi tutto il filo di rame trafugato alla centrale elettrica
dell’Enel di contrada San Vito a Palmi è stato ritrovato nella giornata di ieri. Sono all’incirca 900 metri di cavo, rinvenuto dai carabinieri di Seminara e dagli operai dell’Enel. I
militari dell’Arma stavano perlustrando la zona in cerca di
elementi utili alle indagini quando, nascosto nella vegetazione, è stato scoperto il rame che era stato trafugati sabato scorso. Secondo quanto appreso nella giornata di ieri da
fonti investigative, i ladri non avrebbero fatto in tempo a caricare tutto il rame sul mezzo e ne avrebbero tagliato solo
un pezzo lascindo la maggior parte del cavo nascosto a poche centinaia di metri della centrale. Il furto, ricordiamo,
aveva provocato l’interruzione dell’erogazione dell’acqua a
tutta la zona nord di Palmi, per l’impossibilità di fare funzionare le pompe di sollevamento dell’acquedotto Sorical in
località “San Vito”. La zona nord di Palmi è rimasta senza
acqua per circa 72 ore. La ripresa del servizio è avvenuta solo nel pomeriggio di ieri.
E ieri, infatti, c’è stato il ritorno alla normalità con la riapertura delle scuole e i comunicati diramati dal comune di
Palmi e dall’Enel. Il commissario Antonia Bellomo, che guida l’ente, nel comunicare la riattivazione del servizio, ha voluto ringraziare tutti i soggetti che hanno prestato servizio
nei giorni passati - dalla prociv, ai vigili del fuoco e alle forze dell’ordine - e ai comini di Gioia Tauro, Bagnara e Cittanova, che hanno messo a disposizione i loro mezzi per soccorrere i cittadini di Palmi. In serata è giunto, infine, anche
il comunicato dell’Enel. «Lavorando dall’alba fino a tarda sera - scrive la società - oggi pomeriggio (ieri per chi legge
ndr) i tecnici Enel hanno potuto rialimentare la fornitura di
energia elettrica a servizio delle pompe di sollevamento dell’acquedottto della Sorical che fornisce acqua potabile al
centro urbano di Palmi ed alcune contrade dello stesso Comune. Il ripristino effettuato consentirà di porre fine all’emergenza idrica che l’uso di alcuni gruppi elettrogeni non
aveva consentito in questi giorni di risolvere». Per fare in
fretta, però, il ripristino effettuato è provvisorio. «Nelle prossime settimane, in accordo con i tecnici della Sorical - conclude la nota - sarà necessario programmare alcune interruzioni di energia elettrica all’impianto per completare alcune attività che, per l’urgenza, non sono state in questi
giorni effettuate».
fral
centro salute mentale
«Siamo punto d’eccellenza»
Palmi, parla la responsabile della struttura Anna Bagalà
PALMI
«Un centro d’eccellenza a servizio
dei pazienti». Questo il centro di salute mentale di Palmi, cosi come lo
descrive la responsabile Anna Bagalà, che spiega come «a fronte di
un ristretto numero di operatori sanitari riusciamo a fornire un servizio all’altezza ai pazienti provenienti dai più popolosi centri della Piana». Non è solo la dottoressa ad affermare queste cose, infatti in un recente intervento su CO Tiziana Vissicchio, parente di un paziente del
Csm, scriveva che «la gestione dei
malati psichiatrici diventa una re-
sponsabilità non solo di carattere
sanitario, ma anche e soprattutto di
carattere sociale. Questo è il messaggio forte che il centro di salute
mentale di Palmi ha voluto trasmettere con la realizzazione dei due progetti “Super….Abile” e “Lavora Attiva…Mente”».
Apprezzamento dunque per un
impegno che permette al Centro di
salute mentale di Palmi «la possibilità di coniugare attività assistenziali, scientifica, di ricerca e di emergenza – ha continuato la Bagalà che consentono di erogare prestazioni pluridiversificate di alto livello qualitativo». L’idea guida del cen-
tro è quella di porre al centro dell’operato il paziente, con l’obiettivo
di valorizzare la sua vita e di reinserirlo attivamente nella società. In
quest’ottica il Csm palmese «si è fatto promotore di due progetti – ha
spiegato la dirigente -, “Super….Abile” e “Lavora Attiva…Mente” insieme all’ente morale di Oppido “Casa
famiglia Germanò“. Grazie a questi
due progetti 30 utenti del Centro sono stati reinseriti nella società ed
hanno trovato una collocazione lavorativa in aziende del nostro territorio. Un percorso terapeutico-riabilitativo – ha detto la Bagalà – che
si sta rivelando positivo al di la del
ORGOGLIOSA Bagalà
previsto: sia rispetto all’adesione dei
pazienti che vedono il loro mondo
aprirsi a nuove prospettive di vita
che vanno oltre il percorso farmacologico-terapeutico; sia per le famiglie che si sentono meno sole e si vedono supportate nella gestione quotidiana ed emotivo-razionale della
patologia. Ciò dimostra che anche
nella nostra realtà si stanno vincendo i muri di ritrosia e diffidenza, e si
concretizza un ambio di cultura nella cura del disagio mentale». Il Csm
di Palmi è l’unico centro sul territorio che, oltre alle attività relative alla psichiatria, svolge altri due servizi di grande importanza: il centro
Uva e il centro per le cefalee e i disturbi di adattamento. L’Uva e l’unità operativa pertinente alle demenze, punto di riferimento per il territorio dell’ex Asl 10. Unico su tutta la
costa tirrenica invece il centro per il
trattamento delle cefalee, integrato
nella rete regionale istituita per la
gestione specialistica delle cefalee,
e centro pilota rispetto alla combinazione tra disturbi psichiatrici e cefalee.
MAURO NASTRI
[email protected]
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Vittorio De Seta
l’occhio della realtà
A 88 anni muore quello che è considerato
il vero padre dei documentaristi
Da trent’anni la sua casa era la Calabria
D
al buen ritiro di Sellia Marina Vittorio De Seta a 88 anni
lascia un patrimonio inestimabile e un sogno coltivato, così
come faceva per i suoi campi,
che, però, non è mai fiorito: un
film sul brigantaggio al Sud nel
periodo post-unitario. «Spesso sull’argomento vengono
dette e scritte cose distorte»
aveva detto in un’intervista rilasciata a Calabria Ora nel
2008. Al maestro di origini calabresi e per metà siculo, è toccata la sorte di altri autori
osannati per il loro passato e
disdegnati per il loro futuro.
Un anno esatto fa Mario
Monicelli gettò il cinema italiano nel lutto lanciandosi dal
quarto piano del reparto di
urologia dell’ospedale San
Giovanni dov’era ricoverato.
Voleva emanciparsi da una
vecchiaia insopportabile per
lui. De Seta il suo fardello l’ha
sopportato in modo diverso:
vivendo. Anche quando alla fine degli anni 70 diede addio
per sempre alla sua compagna
Vera Gherarducci. Quel dolore lo avrebbe portato qui in Calabria, a Sellia. Quel periodo lo
raccontò a CO così: «Nel 1981
decisi di venire a vivere nella
tenuta di mia madre. Per dodici anni smisi di fare cinema.
Fu un periodo particolare, difficile. Mi dedicai alla terra, feci il contadino, coltivavo e mi
occupavo degli ulivi. E poi dopo molto tempo girai il documentario “In Calabria”». Una
montagna imprecisata della
Sila, un gregge, il silenzio perso dei pini lontani, mani ruvide che con tenace delicatezza
preparano la ricotta. Quelle
Tutte
le opere
dell’autore
mani di somma maestria sono incastonate in una sequenza commovente di “In Calabria” un primo piano che assume le forme di una panoramica intera, quella della sua poetica documentaristica: forte,
appassionata, melanconica.
Un uomo della terra, sincero
come le stagioni. Mai lontano
dagli schemi neorealisti, Vittorio, il maestro, ci ha regalato una grande eredità, la semplicità del fare. In molti sono
stati accompagnati dal suo
narrare per immagini, il cinema moderno ha riconosciuto il
documentario come espressione sublime della Settima
arte e non più solo come fratello minore. Il patto di sangue
ha saputo germogliare, oggi
sono molti i registi figli di De
Seta, uno su tutti Kiarostami
che ha saputo cogliere la potenza del suo cinema, l’importanza del suo racconto. “Diario di un maestro”, ne è l’esempio immediato.
Aveva la pelle dura e un carattere che non gli permetteva
di guardare troppo a quello
che non era riuscito a fare ma
a quello che poteva ancora dare. La dimostrazione è quel
“Lettere dal Sahara” presentato fuori concorso alla Mostra
internazionale del cinema di
Venezia che la Rai gli rifiutò e
che solo Martin Scorsese riuscì
a sbloccare dalle beghe di produzione.
L’accezione di “padre dei
documentaristi” italiani non è
oggi un facile appellativo post
mortem perché una generazione di registi in questi anni
ha fatto spesso a tappa nella
Film
1961. Banditi a Orgosolo.
1966. Un uomo a metà.
1969. L'invitata.
1972. Diario di un maestro
2006. Lettere dal Sahara.
Documentari
sua dimora di Sellia per scambiare quattro chiacchiere con
lui. Tenace, di poche parole,
spesso criticato per quel suo
modo sperimentale di rileggere un genere di nicchia e per
questo considerato intoccabile. Iniziò nel 1953, come secondo aiuto regia per un episodio del film “Amori di mezzo secolo”, di Mario Chiari. Poi
l’amore per i documentari prese il sopravvento. Innamorato
della realtà, ambienta i suoi
primi lavori nella sua Sicilia e
in Sardegna ricevendo i primi
riconoscimenti (“Isola di fuoco” viene premiato come miglior documentario al Festival
di Cannes del '’55). “Vinni lu
tempu de li pisci spata” di soli
11 minuti, “Pescherecci” e
“Contadini del mare” sono il
manifesto del suo cinema innamorato della semplicità di
personaggi umili. La realtà De
Seta la guarda, la carpisce, la
riprende, la racconta lasciando
la poesia delle immagini alla
sensibilità di chi guarda. “Banditi a Orgosolo”, film del 1961
segna una tappa fondamentale della vita artistica di De Seta. La pellicola che ispirerà
Martin Scorsese per il suo “Easy Rider” è scritto a quattro
mani con la moglie Vera Gherarducci e si aggiudica il premio Opera prima al Festival di
Venezia e il Nastro d'Argento
alla migliore fotografia.
«E pensare che si trattava di
una produzione quasi artigianale, come la maggior parte
dei miei lavori - ci disse -. Partimmo da Roma con una troupe di sole quattro persone.
Questo è il mio cinema: idee e
SPERIMENTATORE Vittorio De Seta s’è spento a Sellia all’età di 88 anni
pochi mezzi». “Un uomo a
metà” è del 1966, anche questo
è sceneggiato insieme alla
compagna e a Fabio Carpi, le
musiche sono del maestro Ennio Morricone. Il film fu accusato da alcuni critici di eccessivo formalismo e bollato come
incomprensibile. Anche “L’invitata”, accolto con entusiasmo da Moravia e Pasolini,
non riceverà l’accoglienza di
pubblico e critica che De Seta
si aspettava. Nel 1972 arriva
sugli schermi Rai il suo sceneggiato in quattro puntate
che resta una delle sue opere
più amate: “Diario di un maestro”, con Bruno Cirino nei
panni del maestro Bruno
D’Angelo, passionale insegnante alle prese con i ragazzi
“difficili” delle borgate romane. Trasferitosi a Sellia firma
“In Calabria” nel 1993. Nel
2006 arriva “Lettere dal Sahara”, sulla vita di un migrante
africano in Italia. Nel 2003 e
nel 2008 firma i suoi ultimi
due documentari: “Dedicato
ad Antonino Uccello” e “Articolo 23”. I funerali si celebreranno oggi alle 15 a Sellia. Per
l’ultima scena ha scelto ancora la sua Calabria.
Alessia Principe
la proposta
UN PREMIO
per i filmaker?
De Seta non era solo l’autore di documentari e lungometraggi, era un poeta del realismo in immagini. In molti lo considerano un
mentore, da tutti è riconosciuto come un
maestro. La Calabria è una terra fertile per
i documentaristi. Ce ne sono di talentuosi come Calopresti e Frammartino. Ma girare
pellicole del genere non è semplice e soprattutto non trattandosi di un prodotto puramente commerciale spesso è difficile per i
giovani filmaker trovare spazi. Di certo sarebbe un bel gesto se la Calabria Film Com-
* 1954. Vinni lu tempu de li pisci spata
* 1954. Isola di fuoco
* 1955. Sulfarara
* 1955. Pasqua in Sicilia
* 1955. Contadini del mare
* 1955. Parabola d'oro
* 1958. Pescherecci
* 1958. Pastori di Orgosolo
* 1958. Un giorno in Barbagia
mission istituisse un premio dedicato alla
memoria di Vittorio De Seta istituendo un
concorso, costruito con tutti i crismi, per documentaristi calabresi magari prevedendo
anche un premio in denaro per permettere
di produrne un secondo. Alla facile replica
di: ma non ci sono soldi , voglio ricordare come risparmiando su una starlette pronta a
sfilare sul red carpet di turno per non meno
di 2mila/5mila euro il problema sarebbe risolto. Non ci vogliono grandi mezzi e poi lo
disse una volta anche il maestro De Seta:
«Quando si tratta di produrre pellicole di
giovani esordienti di talento le difficoltà nel
trovare qualcuno disposto a scommettere su
di loro si moltiplicano». Ma si è sempre in
tempo per cambiare musica.
al.princ.
* 1959. I dimenticati
* 1977-1980. Quando la scuola cambia
* 1980. La Sicilia rivisitata
* 1980. Hong Kong, città di profughi
* 1983. Un carnevale per Venezia
* 1993. In Calabria
* 2003. Dedicato ad Antonino Uccello
* 2008. Articolo 23 - Pentedattilo
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FRAMMARTINO:
«Mi sono ispirato a lui»
«Un grande maestro che se ne va. E con lui un modo unico di guardare le cose, irripetibile forse». Così Michelangelo Frammartino (in foto) alla notizia
della scomparsa di Vittorio De Seta. Un ricordo privo di retorica, ma denso di autentica ammirazione
per il grande documentarista-poeta, cui Frammartino tanto somiglia nella maniera di intendere la cinematografia.
«Con la sua morte si perde un patrimonio enorme
in termini di capacità di comprendere e guardare il
mondo. Per fortuna, rimane moltissimo di lui; una
produzione vasta, ricca, preziosa che, ora più che
mai, dobbiamo essere capaci di tenere presente, viva» aggiunge il regista di origine calabrese. «Il nostro sguardo sta cambiando, i nostri occhi stanno
perdendo curiosità; lo straordinario universo documentaristico di De Seta, con la sua visuale acuta,
profonda, in questo momento, appare ineguagliabile». E sottolinea come omaggiarlo sia doveroso, ma
ancor più importante è fare tesoro della grande eredità che ha lasciato.
«Ci sono ancora in Italia alcuni “coraggiosi” del do-
cumentario, ma sono davvero pochi - dice - perché
oggi le immagini sono connesse con il potere, devono sedurre e cercare consenso, non verità. Sono pochi gli sguardi liberi, quasi sempre si preferisce
“svendersi” per strade più facili. De Seta ha speso
tutta la sua vita per il documentario e questo è un
fatto eccezionale, coraggioso appunto, perché avrebbe potuto benissimo fare altro, dedicandosi magari
alla “fiction”, di sicuro con maggiori vantaggi. Ma
per lui documentare è stata una missione. E tutta la
sua opera oggi è per noi un regalo, un dono che non
ci potremmo perdonare se lo sciupassimo, se ci rivelassimo incapaci di accoglierlo». Non è mai riuscito a incontrarlo, De Seta, e se ne dispiace.
«Un paio di volte non ci siamo incrociati per un soffio, ma mi sarebbe piaciuto molto potergli dire la
mia ammirazione per il suo sguardo incisivo sulle
cose, per il suo modo di intendere il cinema - aggiunge Frammartino -. Gli ho reso omaggio nel mio “Le
quattro volte”.
De Seta, nel 1959, ha girato ad Alessandria del Carretto “I dimenticati”, una pellicola bellissima su quel
paesino inaccessibile, chiuso e per questo custode di
incredibili realtà, e sulla festa dell'albero che poi ho
appunto ripreso nel mio lavoro.
Per Alessandria del Carretto De Seta ha rivestito
un’importanza enorme. Il suo arrivo e il suo documento cinematografico hanno dato agli abitanti di
quel luogo identità e coscienza collettiva, li ha addirittura portati a uno sciopero per chiedere il sacrosanto diritto di avere una strada che li togliesse dall'isolamento. Uno sciopero che ha filmato e che, nella sua opera, è divenuto la scena del ritorno a casa
dopo la festa».
E il ricordo di quell'esperienza è ormai divenuto parte della storia del piccolo centro in provincia di Cosenza che, nel 2009, ha dato a De Seta la cittadinanza onoraria. «Grazie a lui, ad Alessandria del
Carretto abbiamo ricevuto una calorosissima accoglienza, grazie al ricordo e alla riconoscenza che
quella popolazione ha ancora, a distanza di tantissimi anni, verso di lui. La stessa gratitudine di tutti
noi».
Maria Teresa D'Agostino
Il regista siculo
che lo raccontò
in una pellicola
Cuccia: Scorsese è pazzo di lui
Salvo Cuccia De Seta l’ha raccontato. E l’ha fatto con il suo
documentario “Détour De Seta”, presentato da Martin Scorsese al Tribeca Film Festival a
New York, e al Full Frame Documentary Film Festival di
Durham. «De Seta ha raccontato la trasformazione della
realtà. E’ stato uno sperimentatore audace. I suoi lavori
hanno cambiato l’intero genere documentaristico».
Cuccia ricorda come tutto partì
nel ‘95 con una retrospettiva
sulle opere di De Seta promossa dal comune di Palermo. «Fu
il critico Marco Maria Gazzano
a suggerirmi di approfondire
lo studio delle pellicole di De
Seta». Da lì all’idea di girare un
documentario sulle sue opere è
stato breve. Il risultato è in
quel “Détour De Seta” osannato da Martin Scorsese.
«Quello a Durhan fu incontro
molto emozionante - racconta
Cuccia -. Ricordo come dietro
le quinte De Seta e Scorsese discettassero di John Cassavetes
che entrambi stimavano mol-
to. Fu Scorsese ad aiutare De
Seta che stava girando “Lettere dal Sahara” ma che non riusciva a finire per beghe burocratiche». Cuccia racconta poi
del secondo incontro tra i due
registi. «Accadde al Tribeca a
New York. Mentre De Seta raccontava aneddoti che riguardavano lui e Fellini, Scorsese
si girava verso il pubblico con
una faccia compiaciuta e orgogliosa. Era come se volesse dire: guardate chi vi ho portato
stasera, che personaggio!
Quello è un altro dei momenti
che conservo gelosamente nel
cuore». Cuccia racconta del
suo rapporto con l’autore.
«Non era semplice stargli accanto, aveva scelto di restare ai
margini, lontano da luci e paillettes. Ha conosciuto il dolore
e non ha avuto una vita semplice. La sua opera, posso dire
che mi ha influenzato moltissimo per il modo in cui lui riusciva ad armonizzare suono e immagini quasi a completare un
cerchio magico».
al.princ.
A NEW YORK da sx Cuccia, Scorsese e De Seta
CATANZARO LO CELEBRA
Ospite nella nostra regione di numerose
proiezioni in suo omaggio, De Seta spiegò
così la sua idea de “I dimenticati”, opera
del 1959 che racconta la festa sulla montagna per celebrare il rapporto con la natura:
«I contadini, abitanti di un “luogo di sventura”, non sapevano di essere portatori di
cultura - ha detto - perché finiti vittime del
genocidio dei dialetti e delle tradizioni locali protratto dai modelli ufficiali. Un eccesso di retorica che è frutto, probabilmente,
di quel processo di estraneazione delle comunità montane calabresi dal resto d’Italia». Dopo il grande successo di “Banditi a
Orgosolo”, celebrato ieri sera alla Casa del
Cinema di Catanzaro, e della miniserie televisiva “Diario di un maestro”, ritratto della rivoluzione culturale in atto nel mondo
della scuola, il regista abbandonò il cinema
negli anni ‘80, in seguito alla morte della
moglie, Vera Gherarducci, trasferendosi a
Sellia per dedicarsi al mestiere di agricoltore. Nell’ultimo lavoro del 2006 dal titolo
“Lettere dal Sahara”, storia disperata di un
migrante africano in Italia, De Seta conser-
va intatto il suo sguardo crudo sul mito della modernizzazione che porta con sé le radici del degrado ambientale e dell’odio. Nonostante tutto il regista, intervenuto di recente a Catanzaro in occasione della carovana “Caralabria” promossa da Legambiente, aveva ribadito come il popolo calabrese «sia in grado di conservare, allora
come oggi, una cultura fatta di valori come
la dignità e la solidarietà».
De Seta lascia un vuoto nel mondo del cinema, ma la sua lezione - riassunta dal
maestro in poche parole - resterà un dono
prezioso: «Tanti documentaristi contemporanei non hanno perso l'idea dell'arte come funzione essenziale dello spirito - aveva detto in una delle sue ultime dichiarazioni pubblicate su cinemaitaliano.info -, come mezzo per capire la realtà e non solo
per raccontarla. Credo sia questo ciò che
ha pagato, non tanto il mio talento, quanto l'aver messo il cinema a servizio della verità, tenendo presente un orientamento:
“La verità vi farà liberi”».
Domenico Iozzo
le reazioni
L'associazione Ulixes, in una nota, esprime il proprio cordoglio per la scomparsa del maestro
Vittorio De Seta: «Ha raccontato - prosegue la nota di Ulixes - i pregi e i difetti della nostra terra con
estrema semplicità, ma dettagliatamente, mostrando al pubblico quegli strati della società nostrana,
talvolta trascurati ma dotati di tali potenzialità da
non poter passare inosservate all'occhio attento di
un uomo sensibile e preparato come il maestro De
Seta». "«Con la dipartita di Vittorio de Seta scompare una delle figure più impegnate e rappresentative del cinema italiano". Lo afferma in una nota
l'ex sindaco di Catanzaro, Rosario Olivo. Dolore
e commozione sono espressi in una nota da Le-
gambiente per la morte del regista Vittorio De Seta che "oltre ad essere il più grande documentarista
italiano è stato un punto di riferimento culturale
dell'umanesimo ambientalista meridionale». «Con
la sua scomparsa la Calabria perde un grande artista che si è occupato della nostra regione con accenti di verità» ha scritto Agazio Loiero.
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calabria
ora
R O S S A N O
Dust, per Greco si riparte
dall’udienza preliminare
Stesso destino anche per il coriglianese Luigi Zampino
Si ricomincia dall’udienza preliminare.
A distanza di tredici anni dal blitz conclusivo dell’operazione “Dust”, che nel 1998
portò all'esecuzione di provvedimenti
cautelari a carico di 33 persone, incastrate dagli inquirenti grazie anche alle rivelazioni dei pentiti Antonio Cicciù, Rocco
Covello e Salvatore Aloisio, per due imputati il processo riprenderà dalla fase
dell’udienza preliminare. Così ha deciso
nei giorni scorsi la suprema Corte di Cassazione, che ha confermato la sentenza
d’appello per nove imputati e annullato il
processo per il cinquantacinquenne di
Mandatoriccio Francesco Greco e per il
coriglianese Luigi Pasquale Zampino, disponendo il rinvio per nuovo esame dinanzi al Tribunale penale di Rossano. Dato che entrambi erano accusati solo di reati fine e non di associazione come gli altri
imputati, gli ermellini hanno sancito la
separazione delle posizioni, disponendo
quindi che per i due il processo ricominci
dal primo grado con la trasmissione degli
atti al pm. In pratica, la Corte di Cassazione ha ritenuto fondata l’eccezione di nullità della sentenza avanzata dall’avvocato
Dario Cornicello, difensore di Greco, il
quale rilevava che «l’annullamento della
sentenza della Corte d’Assise di Cosenza,
per incompetenza per materia per difetto
di connessione, pronunciata dalla Corte
d’Assise di appello di Catanzaro, avrebbe
dovuto trasmettere gli atti, anche per Greco non attinto dall’ipotesi associativa, al
pm presso il giudice competente e non già
a quest’ultimo». Nello specifico, l’avvoca-
to Cornicello ha sostenuto, nei motivi del
ricorso, che la mancata trasmissione degli atti al pm, nonostante l’eccezione fosse stata avanzata nuovamente dinanzi al
Tribunale di Rossano e poi riproposta anche in Appello, abbia comportato una lesione del diritto di difesa, ad esempio
«precludendo – spiega il difensore – all’imputato, in caso di trasmissione degli
atti al giudice ritenuto competente, la possibilità di richiedere l’instaurazione di un
rito comportante notevoli benefici premiali, qual è, per esempio, il giudizio abbreviato». Non solo. Secondo la difesa i
reati contestati a Francesco Greco (si tratta di singoli episodi di spaccio tra il 1988
e il 1990) si sarebbero già prescritti nel
categorie protette
Recuperato un concorso
per dare impulso al lavoro
L’Amministrazione recupera un concorso indetto, e
lasciato morire di nenia, dalla passata amministrazione
Filareto e lo rilancia per offrire – affermano un palazzo di
Città – un contributo, seppur
minimo, alla grande necessità di lavoro del nostro tempo. Al via, dunque, un concorso per la copertura di un
posto da geometra riservato
alle categorie protette. Ribadita la massima attenzione
alle esigenze delle classi sociali più deboli. La prima
prova scritta si svolgerà giovedì 15 dicembre 2011, alle
ore 9.00, presso la sede della ex delegazione comunale
di piazza Montalti, allo Scalo.
L’intero procedimento concorsuale (che prevede prima
la prova scritta e poi quella
orale) sarà chiuso – assicurano dal municipio - entro febbraio 2012. «L’Amministrazione comunale – si legge in
una nota stampa dell’ente ha voluto dar seguito ad un
provvedimento avviato dalla
precedente giunta nel giugno
del 2010. L’obiettivo è quello di dare, pur nei limiti del
possibile, una risposta concreta al grande bisogno lavorativo che caratterizza il difficile momento di crisi attuale. Con una considerazione
maggiore verso chi ha più bisogno». Il concorso prevede
l’assunzione, a seguito di una
procedura ad esami scritta e
orale, di un istruttore tecnico
geometra, ex sesta qualifica
categoria C1, riservato a
quanti sono in possesso dei
requisiti previsti dall’Art. 18
della legge n.68/99 (orfani e
coniugi superstiti per coloro
che siano deceduti per cause
di lavoro, guerra o servizio;
coniugi e figli di soggetti riconosciuti grandi invalidi per
cause di guerra, di servizio,
di lavoro; e dei profughi italiani rimpatriati). La commissione d’esame, nominata
lo scorso 2 novembre 2011, è
composta dal Presidente
Giuseppe Graziani (dirigente comunale), dagli esperti,
Nilo Domanico ed Enrico
Graziano, dal Segretario Eugenio Felicetti e dal membro
aggiunto per la prova di lingua, Anna Rosa Federico.
2009 durante lo svolgimento del processo di appello, per come prevede la nuova
normativa sui tempi di prescrizione. In
ogni caso, sia per Greco sia per Zampino,
il prosieguo del procedimento sarà deciso all’udienza preliminare che dovrà essere fissata dinanzi al gup di Rossano. Dove “continua” la storia dell’operazione
Dust, che sventò un consistente traffico
di stupefacenti, gestito tra il 1988 e il 1996,
nell'interesse dei “locali” di 'ndrangheta
di Cirò e Corigliano, già alleati nella guerra di mafia che portò alla defenestrazione
dell'allora boss della Sibaritide, Giuseppe
Cirillo.
ROSSELLA MOLINARI
[email protected]
area urbana
Depuratore, proficuo incontro
tra Antoniotti e i commissari
Depuratore consortile,
Pisl, ospedale nuovo, ribadita massima collaborazione
tra le due città dell’Area urbana. Il Comune di Corigliano ha confermato la disponibilità a realizzare l’impianto unico di smaltimento reflui. A breve sarà sottoscritto un protocollo d’intesa da
sottoporre alla Regione Calabria. Intanto l’Asp di Cosenza rassicura sui tempi di
costruzione del nuovo ospedale della Sibaritide. E’
quanto è emerso dall’incontro tenutosi ieri pomeriggio
(lunedì, 28 novembre) presso la sede municipale di Corigliano, tra il sindaco Giuseppe Antoniotti, i tre commissari straordinari del comune di Corigliano, Rosalba Scialla, Eufemia Tarsia,
Saverio Buda, alcuni membri del comitato per il Nuovo ospedale, il rappresentante dell’Asp Gennaro Sosto e rappresentanti sindacali. Una riunione – afferma
il primo cittadino – che conferma la disponibilità e la
volontà di questo esecutivo a
realizzare, nei fatti, l’Area urbana. Nonostante nella vicina Corigliano si avverta l’assenza di un organismo politico di governo, ritengo essenziale coltivare il rapporto
di stretta collaborazione con
chi, oggi, è chiamato ad amministrare quella importante comunità. Vi sono – conclude Antoniotti – diverse
progettualità in cantiere che
hanno necessità di essere
realizzare insieme: dall’ospedale nuovo, all’impianto sportivo di Insiti, dal
depuratore consortile ad
una nuova pianificazione
economica e produttiva condivisa. Il sindaco di Rossano
ha, quindi, esortato il Comune di Corigliano a cooperare
con gli altri partner (le città
di Cassano Ionio, Calopezzati e Crosia) nella predisposizione dei Pisl. Attraverso
un documento a firma dei
tre commissari straordinari,
di Corigliano ha ratificato ufficialmente la disponibilità a
costruire l’impianto di depurazione consortile da realizzarsi tra le due realtà urbane. A breve sarà dunque predisposto un protocollo d’intesa da sottoporre al Dipartimento politiche dell’Ambiente. Contestualmente
sono stati invitati tutti i professionisti, che all’epoca redissero il progetto dell’impianto di smaltimento reflui,
ad aggiornare e ad adeguare
il piano di costruzione. Nel
corso della riunione, infine,
il rappresentante dell’Azienda sanitaria Gennaro Sosto
ha indicato le prossime tappe che porteranno alla realizzazione del nuovo ospedale. Nelle prossime settimane saranno, infatti, predisposti i progetti esecutivi
prima dell’inizio ufficiale dei
lavori.
Il laboratorio delle emozioni
Al Paolella seminario si concentra sui disagi relazionali dei bimbi
A conclusione del progetto “per il contrasto alla dispersione scolastica e di sostegno agli alunni con disagi relazionali”, la scuola materna paritaria “il Giardino dell’infanzia”, ha organizzato un
convegno intitolato “Laboratorio delle
emozioni”, lunedì pomeriggio, presso il
Teatro nazionale Paolella nel centro storico. Fortemente voluto ed organizzato
dalla coordinatrice didattica della scuola, Erminia Sommario, in collaborazione con il centro studi “Anthropos” e patrocinato dal Comune di Rossano, il seminario si è rivelato estremamente interessante, portando in città una vera e
propria autorità in materia: Angela Costabile, docente ordinario di psicologia
dello sviluppo e dell’educazione, presso
la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria. Accanto a lei ed
alla già citata coordinatrice dell’evento, Un momento del seminario al teatro Paolella
al tavolo di Presidenza: Francesco Fusca, Ispettore dirigente Ministero IUR, più bravi degli adulti a cogliere le emo- l’importanza della materia trattata e dell’assessore alla Cultura e alla Pubblica zioni. Le emozioni non si possono repri- l’abbandono delle emozioni e dei sentiistruzione Stella Pizzuti, e la giornalista, mere, ma vanno espresse ed è molto im- menti nel nostro tempo. «Poterne parportante, oltre al rap- lare – ha dichiarato – è fondamentale.
moderatrice, Anna Russo.
porto con i genitori, La scuola dell’infanzia lascia il segno
«Mi fa piacere partecipare
Evento curato
anche il rapporto, con perché agisce su una personalità in evoa questo evento – ha didalla direttrice
i coetanei. Inoltre - ha luzione. La Montessori diceva che l’età
chiarato la Costabile - poiconcluso – all’Unical d’oro è tra i 3 e i 4 anni, fase in cui gioché conclude un progetto
de “Il giardino
stiamo svolgendo de- cando si imparano le lingue, la musica
ben condotto in cui si pardell’infanzia”
gli studi sull’espres- ecc., tutto con gran facilità, grazie all’elala di emozioni che coinvolSommario
sione delle emozioni sticità della mente. Ecco perché – ha
gono i piccoli dai tre ai sei
nei bambini pre-ter- concluso – nella scuola dell’infanzia deanni. Le emozioni trovano
il primo spazio di espressione nel conte- mine, che nascono del peso di un kg o vono lavorare professionisti competensto familiare e successivamente nel con- un kg e mezzo e che sono simili a quel- ti e titolati, perché si va ad agire sulla
costruzione della personalità».
testo scolastico. Nei primi diciotto mesi le del feto».
Le conclusioni sono state affidate alil bambino prova emozioni, le assimila
GIUSJ DE LUCA
e ha già la capacità di esprimerle. Sono l’ispettore Fusca, che ha sottolineato
[email protected]
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calabria
ora
SERRA D’AIELLO - AMANTEA - CAMPORA - LONGOBARDI
Ipg, don Luberto tace in aula
L’ex direttore ha scelto il silenzio, assente monsignor Giuseppe Agostino
SERRA D’AIELLO
Quella di ieri doveva essere
una delle udienze più interessanti del processo relativo alla
chiusura dell’Istituto Papa
Giovanni XXIII considerando
che avrebbero dovuto testimoniare don Alfredo Luberto, ex
direttore della struttura serrese (condannato con il rito abbreviato a 7 anni di reclusione,
più altre pene accessorie); e
monsignor Giuseppe Agostino, all’epoca dei fatti vescovo
dell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, la cui posizione giudiziaria è stata archiviata. Putroppo, però, in sede di udienza: don Alfredo Luberto si è avvalso della facoltà di non rispondere; mentre monsignor
Agostino non si è presentato.
Tale assenza ha spinto i giudici a dichiarare la contumacia
del teste con conseguente ordine di accompagnamento coatto per la prossima udienza, fissata per il 20 dicembre, poco
prima di Natale. E’ dal 13 luglio del 2011 che il collegio penale del tribunale di Paola sta
cercando di sentire i due religiosi, ma a causa di tutta una
serie di intoppi burocratici, o
per assenza dei testi, fino ad
oggi non è stato possibile. Almeno, per Luberto non ci sarà
nessun’altra occasione, visto
che lo stesso ha deciso di non
partecipare attivamente al
processo, resta da comprendere se anche monsignor Agostino si comporterà nello stesso
modo. Per il processo in questione, lo ricordiamo, sono stati rinviati a giudizio undici persone: Antonio Marafioti, Audino Caputo, Fausto Arcuri,
Ettore Notti, Luca Rendace,
prossima udienza
prima di natale
Per il religioso
è stata disposta
la “scorta” dei
carabinieri
per garantirne
la presenza
in tribunale
L’ingresso del Papa Giovanni XXIII di Serra d’Aiello
Giuseppe Perrotta, Luca Anania, Roberta Scervo, Eliodoro
Tricoli, Rossana Gaudio e Sergio Principe. Gli stessi sono accusati, a vario titolo, di asso-
ciazione a delinquere finalizzata alla consumazione di una
serie indeterminata di reati;
dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri do-
cumenti contabili; falsità materiale; abbandono di persone
minori o incapaci; inosservanza dei provvedimenti dell’autorità; riciclaggio ed altro.
Sconcertanti le relazioni dell’ex commissario dell’Ipg, Assunta Signorelli, relativamente alle condizioni in cui erano
tenuti i pazienti. “Marina ha
nove paia di calze ai piedi, una
nell'altra, e piange come una
bambina perché non c'è chi le
compri le scarpe nuove. Antonio saltella, nudo, lungo i corridoi del reparto, ma nessuno
fa niente per rivestirlo. Abiti
che arrivano dalla Caritas, tra
armadi ammaccati, muri che
sembrano quelli di una casa
colpita da una granata, letti
senza lenzuola, sedie sgangherate, porte spaccate. La puzza,
invece, per fortuna non si respira più né dentro né fuori
l'Istituto. La prima volta, ho
vomitato. L'aria era letteralmente impregnata di cattivi
odori, escrementi, rifiuti, medicinali: una miscela insopportabile". Questi sono stati alcuni deimotivi che hanno spinto
la Procura a chiudere l’Ipg.
STEFANIA SAPIENZA
[email protected]
AMANTEA
Sarà una mega pista ciclabile
L’opera partirà da Amantea per raggiungere Campora
Una pista ciclabile che collega il re per un importo di euro
lungomare di Amantea con quello di 1.650.000,00. La decisione, da parte
Campora San Giovanni. Un progetto del Comune di Amantea, è stata asdi cui si era discusso prima dell’arri- sunta definitivamente allorquando la
vo dei commissari
Regione Calabria (il
prefettizi ad Aman27 febbraio del 2010)
Il costo stimato
tea ma che adesso sta
aveva definito il quaper la struttura
per diventare realtà.
dro delle risorse fiA dimostrazione di
nanziarie disponibili
va oltre il
ciò la delibera di
ed i criteri di riparto
milione
e
mezzo
giunta n.263 del 17
territoriale per il fidi euro
novembre
2011,
nanziamento dei
avente ad oggetto
progetti integrati di
“Realizzazione di una pista ciclabile sviluppo locale. In quella occasione
con annessa area di sosta e attrezza- alla Provincia di Cosenza venne aste. approvazione progetto prelimina- segnato, per lo scopo, un budget di
euro 144.226.460,12. In virtù di ciò,
pertanto, i comuni di Amantea, Aiello Calabro, Belmonte Calabro, Serra
d’Aiello e Lago, appartenenti all’ambito territoriale n.36, avevano manifestato l’interesse all’avvio di un partenariato di tre progetti integrati di
sviluppo locale incentrati sullo sviluppo sostenibile del turismo, sul miglioramento della qualità della vita e
sulla valorizzazione dei centri storici
di eccellenza del territorio. Il Comune di Amantea, in particolar modo,
ha presentato il progetto - appartenente alla tipologia 2Sistemi turistici”
- riguardante, appunto, la realizzazio-
AMANTEA/2
ne della pista ciclabile. Inoltre, nei
giorni scorsi, sempre nell’abito dei
Pisl, l’Ente locale aveva approvato il
progetto preliminare per la riqualificazione delle aree insistenti nei pressi della cinta muraria, per un importo di circa tre milioni di euro.
s. s.
LONGOBARDI
Scuola, un documento contro il dimensionamento
La delibera dell’amministrazione comunale sarebbe «ingiusta, illegittima e “fuori legge”»
In attesa che l’amministrazione comunale di Amantea porti all’attenzione della Provincia di Cosenza la delibera n.240
del 21 ottobre 2011, con la quale si stabilisce l’accorpamento della scuola 2A.
Longo” di Campora San Giovanni con la
“A. Manzoni” di Amantea, un nutrito
gruppo di genitori camporesi ha fatto
pervenire all’Ente locale una missiva nella quale vengono esposti i motivi della
protesta. Con la stessa, inoltre, è stato
chiesto l’annullamento in autotutela e7o
rettifica della delibera incriminata, avente ad oggetto, appunto “Dimensionamento scolastico - proposta di riorganizzazione per gli istituti scolastici di scuola
per l’infanzia, primaria e secondaria di
primo grado”. Le motivazioni alla base
dell’istanza sono «diverse e tutte conducono a ritenere la delibera 240 del
21/10/2011 ingiusta, illegittima ed assunta in palese violazione di legge». Con il
documento di giunta, in buona sostanza,
è stato deliberato di «approvare il piano
di dimensionamento scolastico, ossia,
prevedendo due istituti comprensivi, in
luogo delle istituzioni scolastiche esistenti. I due istituti sarebbero, quindi, il “G.
Mameli” e “A. Manzoni”». Ebbene, già
da una prima lettura, scrivono i genitori
Il lungomare di Amantea
Scorcio di Amantea
degli alunni frequentanti l’istituto “A.
Longo” di Campora San Giovanni «la delibera appare contraddittoria. Infatti, prevedendo i due sopradetti istituti, si disattende proprio parte della premessa, dove vengono richiamati gli “indirizzi regionali per la programmazione della rete
scolastica e dell’offerta formativa della
Regione per il quinquennio 2011/20122015/2016”». Tali indirizzi, secondo
quanto riportato nella delibera «consentono di mantenere l’autonomia alle isti-
tuzioni scolastiche che contino un numero di alunni compreso tra i 500 ed i 900.
Nel caso dell’istituto “Longo” tali numeri sono pienamente rispettati. Difatti il
numero di alunni iscritti è di 503», quindi, «si sarebbe dovuta mantenere l’autonomia della frazione». Ai camporesi
«sembra davvero assurdo sopprimere un
istituto scolastico che è già istituto comprensivo per accorparlo ad un altro che
non lo è mai stato, a tutto discapito del
primo che verrebbe ad essere dislocato
nello stesso comune ma in un altro territorio con gravi disagi e ripercussioni, sia
per quanto riguarda la completa assenza
di dialogo con la direzione scolastica da
parte dei genitori, sia per quanto riguarda le ripercussioni verso gli alunni che
sarebbero i primi a subire le conseguenze di una mancata vicinanza con gli organi amministrativi e dirigenziali della loro
scuola». Infine: «invece, violando palesemente gli indirizzi predetti, l’istituzione
scolastica del territorio camporese è stata inserita nel “Manzoni”, ma quest’ultimo non è mai stato istituto comprensivo.
Ciò appare strano visto che nella delibera si dice che “bisogna preservare la fisionomia identitaria della stessa”».
s. s.
Piano emergenza-rischi
Arriva il sì della Giunta
L’amministrazione comunale di Longobardi, di
cui è sindaco Giacinto Mannarino, nei giorni scorsi, ha
adottato il documento di valutazione dei rischi e piano
di emergenza e di evacuazione. Il documento, tra le
altre cose, contiene: una relazione sulla valutazione dei
rischi per la sicurezza e la
salute durante l’attività lavorativa; l’indicazione delle
misure di prevenzione e di
protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuati ed adottati; il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza; individuazione
delle
procedure per l’attuazione
delle misure da realizzare,
nonchè dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi
debbono provvedere, a cui
devono essere assegnati i
soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri;
Giacinto Mannarino
l’indicazione del nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del rappresentante
dei lavoratori per la sicurezza e del medico che ha partecipato alla valutazione del
rischio; e, infine, individuazione delle mansioni cui
vengono esposti i lavoratori a rischi specifici che richiedono capacità professionale, esperienza, formazione e addestramento.
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MERCOLEDÌ 30 novembre 2011
calabria
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V I B O
Golden house, la lunga
deposizione di Versace
Il tecnico: le linee guida del Piano non attuate del tutto
Ha ripercorso il cammino
fin dall’inizio, Pasquale Versace. Ha illustrato cosa fosse, e
come agisse, il Camilab. Ha riferito a quando risaliva il suo
incarico, conferitogli con
un’ordinanza del commissario
delegato all’emergenza. Ed ha
spiegato, nel dettaglio, quale
fosse il suo compito e come è
stato effettivamente svolto. Il
docente universitario, chiamato ad occuparsi del post alluvione di Vibo, nell’udienza di
ieri è stato interrogato per
quattro ore dal pm Mario Spagnuolo e dagli avvocati degli
imputati nel processo “Golden
house” che devono rispondere
di abuso d’atti d’ufficio e abuso in materia edilizia. Lui era
l’ultimo teste dell’accusa.
Il lavoro di Versace e della
sua squadra è stato avviato
con un’analisi dei fossi presenti nel territorio, per capire - ed
indicare - quali fossero gli interventi da effettuare, come
«la regimentazione delle acque bianche e nere» che di fatto non esisteva. Una situazione «inadeguata» che ha causato la riduzione del flusso di acqua all’interno dei canali. Versace ha rilevato poi come in alcune zone, sul percorso dei
torrenti, vi fossero delle costruzioni che di fatto «ne deviavano il percorso».
Nella fase iniziale di redazione del Piano, ha spiegato di
avere fatto presente ai suoi interlocutori la necessità di effettuare un intervento di regimentazione delle acque dato
che molti paesi ne erano
sprovvisti. «Data la quantità
d’acqua caduta al suolo in sole tre ore, si è trattato di un
evento del tutto eccezionale»:
così ha definito l’alluvione del
3 luglio 2006, senza precedenti «negli antecedenti 50
anni». Poi ha affermato come
nella zona alta, cioè nei pressi
di Vibo città, erano già presenti «condizioni di dissesto»,
mentre nelle Marinate le
inondazioni avevano causato
«alcuni squilibri». Le «priorità», dunque, non potevano
che essere quelle di una sistemazione, sotto il profilo idrografico, innanzitutto di torrenti come il Sant’Anna. Ma
uno dei passaggi più impor-
tanti è quello in cui il teste ha
riferito che per il Comune sarebbe stato necessario non rilasciare autorizzazioni a costruire, assunto basato prevalentemente sulle linee guida
del Piano di assetto idrogeologico ma con qualche modifica
dato il caso particolare.
Il Piano Versace 1, dunque,
si è occupato principalmente
di scattare una fotografia dello stato dell’arte del territorio
sotto il profilo idrogeologico.
Mentre il Piano Versace 2, ha
spiegato sempre il teste, si doveva occupare di gestire la fase post, quella in cui bisognava ripartire. Fase in cui la
struttura del tecnico non
avrebbe avuto rapporti col Comune, come testimoniato dal
teste. Il quale ha poi spiegato
che, per quanto riguarda il piano di delocalizzazione delle
imprese colpite, ci si è avvalsi
della collaborazione della Camera di commercio. Il secondo passaggio rilevante è stato
quello in cui Versace ha riferito, su domanda del pm, che il
Piano «non è stato perfettamente aderente» ai dettami
contenuti nelle linee guida.
Infine è toccato alle difese
intervenire. L’avvocato Fuscà
ha chiesto al teste lumi sullo
studio di determinazione di
portata, conferitogli, ha risposto, «dall’ingegnere Niccoli»,
spiegando che sulla redazione
del Piano Versace 2 il Comune
di Vibo non era stato coinvolto. Sulla delocalizzazione ha
dichiarato che questa «era
prevista già prima dell’alluvione», e che l’area individuata
per dirottare le aziende era,
pure questa, «toccata dall’alluvione». L’avvocato Galati ha
fatto visionare una foto al teste, dalla quale emergeva, in
questo caso, che le costruzioni
erano lontane dal torrente. Rispondendo a un’altra domanda dell’avvocato Silipo, Versace ha spiegato che il Piano non
prevedeva uno studio per localizzare vincoli di inedificabilità, e che la perimetrazione
doveva avvenire in base al rischio idrogeologico di ogni
singola zona. L’udienza quindi si è conclusa, ed il giudice
De Luca ha disposto il rinvio al
prossimo 13 dicembre.
carabinieri in azione
Per Tassone
nessun vincolo
associativo
La seconda sezione del
Tribunale del riesame di
Catanzaro (presidente Rinardo, a latere Perri e Tarantini), ha annullato, limitatamente al capo H
(vicenda associativa), l’ordinanza cautelare disposta nei confronti di Francesco Tassone, classe
1990, detenuto agli arresti
domiciliari e coinvolto
nell’operazione “Business
car”. Durante l’udienza
camerale era comparso
anche il procuratore capo
di Vibo, Mario Spagnuolo,
fornendo una cospicua
produzione documentale,
sostenendo nella lunga ed
articolata requisitoria
l’esistenza di un sodalizio
criminale e la partecipazione attiva di Francesco
Tassone, difeso dagli avvocati Diego Brancia e Valeria Primerano. La condotta associativa finalizzata all’usura e all’estorsione è stata contestata,
oltre che a Francesco Tassone, anche a Giovan Battista Tassone, Girolamo
Macrì, Nazzareno Pugliese e Luigi Carè.
L’augurio di Caridi
al presidente Gentile
L’assessore regionale alle
Attività produttive, Antonio
Caridi, esprime le proprie felicitazioni al neoeletto presidente di Confindustria Vibo,
Antonio Gentile. «Un imprenditore - si legge nel messaggio dell’amministratore dalle indubbie capacità professionali ed indiscusse qualità umane. L’elezione di
Gentile, unitamente agli altri
componenti del direttivo,
potrà offrire un nuovo impulso all’associazione anche
in termini di partecipazione
nei processi decisionali che
attengono allo sviluppo della Regione. I quadri dirigenziali di Confindustria Vibo,
infatti, si presentano come
un team di livello assoluto e
di rilevanti capacità manageriali che non mancherà di
apportare un consistente
contributo nel percorso di
crescita e di rilancio del sistema produttivo regionale.
Una nuova classe imprenditoriale - aggiunge Caridi sta ormai guadagnando una
meritata ribalta, dimostrando sempre più capacità di
imprimere un’autentica
svolta culturale nella gestione delle aziende. Si tratta di
dirigenti in grado di competere anche a livello nazionale ed internazionale, che
possono aspirare ad avviare
una nuova fase di competitività e di sviluppo. A Confindustria di Vibo, così come alle associazioni delle altre
province, non sarà mai negato un fattivo rapporto di
L’assessore Antonio Caridi
Il presidente Antonio Gentile
collaborazione da parte dell’assessorato alle Attività
produttive, finalizzato a soddisfare le istanze dell’imprenditoria calabrese, in
un’ottica di confronto, di positiva concertazione e di una
sinergia produttiva». Secondo Caridi, dunque, «si potrà
così contribuire, tutti insieme, a creare una nuova classe dirigente in Calabria, che
sappia essere artefice della
propria crescita».
la decisione
Bomba a mano ed esplosivo
dentro una cava, un arresto
I militari con l’esplosivo sequestrato
elezione in confindustria
I militari della stazione carabinieri di
San Calogero, unitamente ai colleghi
dell’aliquota radiomobile della compagnia di Tropea, a seguito di un predisposto servizio finalizzato alla ricerca di materiale esplodente, hanno tratto in arresto, con flagranza di reato,
Cosma Damiano Sibio, 44enne pregiudicato di San Calogero, poiché si è
reso responsabile di detenzione illegale di materiale esplosivo. In particolare i militari hanno rinvenuto all’interno di una cava di proprietà dell’arrestato, un grosso quantitativo di materiale esplodente consistente in una
bomba a mano a frammentazione, di
costruzione americana modello mk2,
probabile residuato bellico; un ordigno esplosivo confezionato artigianalmente, costituito da recipiente in vetro
contenente 5 chilogrammi di sostanza
gelatinosa esplosiva innescata con detonatore; un ordigno pirotècnico contenente 1 chilogrammo circa polvere
pirica; 14 cartucce calibro12 caricate a
pallettoni; 1 cartuccia calibro 12 caricata a pallini; 11 cartucce calibro 9x21 per
pistola e 8 proiettili calibro 7.65 per pistola. Una parte dei reperti, previa
campionatura, è stata distrutta, mentre per la restante parte è stata sottoposta a sequestro e messa a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Truffa, convalidato
dal gip il fermo
del “falso medico”
Il materiale medico rinvenuto.
Nel riquadro Mario Cipriano
Il Giudice per le indagini preliminari del
Tribunale di Vibo Valentia ha convalidato
il fermo di Mario Cipriano, il falso medico
cosentino, di 54 anni, arrestato dai Carabinieri di Zungri, diretti dal maresciallo Mario Randazzo. Il falso professionista, infatti, difeso dall’avvocato Antonio Porcelli, è
comparso stamattina davanti al Gip, il quale, appunto, ha convalidato il fermo con
l’obbligo di dimora nel comune di Zungri.
Nel frattempo il laboratorio e l’attrezzatura ivi presente è stata sottoposta a sequestro. Il Cipriano si è difeso sostenendo di
essere in possesso di alcune specializzazioni e che solo sui biglietti da visita aveva aggiunto il titolo di dottore in quanto tutti lo
chiamavano così.
Il Corpo forestale
accerta nuovi reati
contro l’ambiente
Continuano incessantemente i controlli degli
agenti del Corpo forestale,
guidati dal comandante
Gaetano Lorenzo Lopez.
Le ultime attività, condotte dagli agenti del comando di Vallelonga, hanno
avuto come esito finale la
denuncia a piede libero di
tre persone e il sequestro
di un ingente quantitativo
di materiale legnoso. In località Monte Impiccato di
Vallelonga veniva riscontrato, all’interno di un bosco ceduo di castagno di
proprietà comunale, il pascolo abusivo di un gregge
incustodito di animali ovicaprini. Il proprietario del
gregge, è stato deferito all’autorità giudiziaria per
pascolo abusivo e danneggiamento. Analoga situazione in località Pendina
di Vallelonga. In località
Trigne di San Nicola da
Crissa, poi, è stato accertato l’abbattimento di 110
piante conifere. Individuato, l’autore, C. G. da
Capistrano, è stato denunciato mentre il materiale è
stato sequestrato.
Ogni mattina
in Calabria
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di euro 1,00
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Anno 60 N° 330
Mercoledì 30 Novembre 2011
Euro 1,00
REGGIO
TAURIANOVA Dal Pm Francesca Stilla
LOCRI Inchiesta “Oro Nero”
Chiesti sedici anni
per l’assassino di Battaglia
Convalidato il sequestro
dei beni dei fratelli Camastra
Cronache pag. 29
Cronache pag. 43
Toni Battaglia fu ucciso per futili motivi da un quindicenne
La conferenza stampa dell’inchiesta “Oro Nero”, il 16 novembre scorso
LA CRISI FINANZIARIA E I SUOI PESANTI CONTRACCOLPI NEL NOSTRO PAESE. LA PREVIDENZA NEL “MIRINO”
Manovra da 20 mld, sale l’anzianità
Lunedì il varo delle prime misure. Berlusconi contro la patrimoniale, disponibile sull’Ici
RILEVAZIONI ISTAT
Retribuzioni
congelate
mentre i prezzi
galoppano
ROMA. Gli stipendi degli italiani
non riescono più a tenere il passo del caro vita. A ottobre la forbice tra il fiacco ritmo di crescita
dei salari e la corsa dell’inflazione tocca un nuovo record, raggiungendo il divario maggiore
da almeno quattordici anni, ovvero dal 1997.
L'ULTIMA RILEVAZIONE dell’Istat
registra retribuzioni fredde: ferme su settembre e in rialzo
dell’1,7% su base annua, lo stesso livello segnato già nei tre mesi precedenti. Intanto, sempre a
ottobre, i prezzi sono balzati al
3,4%, spinti dalla bolletta energetica e dall’incremento dell’aliquota Iva.
IN QUESTO SCENARIO, sul pubblico impiego grava per legge il
blocco della contrattazione fino
al 2014 e secondo la manovra di
luglio potrebbe andare avanti
anche
per
il
triennio
2015-2017. Ci sono poi 31 accordi contrattuali da rinnovare,
per un totale di dipendenti pari
a 4,3 milioni di persone, ovvero
quasi un lavoratore su tre. Inoltre, l’attesa per l'aggiornamento
degli accordi si fa più lunga, sfiorando i due anni (22,4 mesi), un
periodo doppio a confronto con
lo scorso anno. PAG. 3
ROMA. La correzione dei conti pub-
blici diventa più corposa: da un’ipotesi iniziale di circa 13 miliardi si
passa infatti a circa 20, inclusi i 4 della delega fiscale. Il primo esempio
dei sacrifici che dovranno essere fatti arriva dal Parlamento: contributivo per tutti i “nuovi” e in pensione
più tardi.
E mentre Mario Monti, nella sua
veste di ministro dell’Economia, ha
incassato a livello europeo la “promozione” del piano di interventi da
adottare in Italia, si va definendo
meglio il pacchetto di interventi legati alla previdenza: blocco totale
del recupero dell’inflazione per le
pensioni per il 2012 (vale 5-6 miliardi) e l’aumento di due punti delle aliquote per i lavoratori autonomi (ora
al 20-21% rispetto al 33% dei dipendenti) per fare cassa. Poi aumento
dell’età per le pensioni di anzianità
anche oltre i 40 anni, anticipo delle
misure per portare l’età delle donne
a 65 anni. Ma dall’Europa le richieste (11 miliardi circa quelli indicati
nel rapporto di Olli Rehn) sono ancora tante e riguardano, ad esempio, la maggior flessibilità in uscita
nel mercato del lavoro (art.18).
Note anche le altre misure allo studio: patrimoniale (netto
no di Berlusconi) e Ici sulla prima casa (l’ex premier è disposto
a discuterne), aumento dell’Iva,
liberalizzazioni, privatizzazioni. Il primo pacchetto arriverà
lunedì 5 dicembre in Consiglio
dei ministri. Poi un esame lampo
in Parlamento.PAGG. 2 e 3
REGGIO - L’indagine della Dda regge davanti al gup
All’interno
Processo Meta, 17 condanne
MARCO ROSSI-DORIA
PAGINA 4
CARCERI AFFOLLATE
Severino rilancia
il braccialetto
elettronico
PAGINA 5
IN UN SUPERMERCATO
Roma, camion
rompe i freni
Due donne uccise
Si è concluso con 17 condanne e un’assoluzione
il processo con rito abbreviato svoltosi nell’aula
bunker di viale Calabria (foto) nei confronti di
presunti affiliati alle cosche reggine coinvolti
nell’operazione Meta. Il gup, Adriana Trapani, dopo 8 ore di camera di consiglio, ha condannato Pasquale Buda a 15 anni di reclusione; Santo Le Pera
(foto piccola) a 13 anni e 8 mesi; Rocco Zito a 13
anni e 4 mesi; Domenico Barbieri a 10 anni e 4 mesi; Vitaliano Grillo Brancati a 9 anni e 8 mesi; An-
PARMA. Cesare Geronzi, fino a
MORTO IL GRANDE DOCUMENTARISTA 88ENNE
Addio a Vittorio De Seta
“cantore” del Meridione PAG. 18
chiesto sette anni. Un altro personaggio illustre della finanza
italiana, Matteo Arpe, al tempo
amministratore delegato di Capitalia, ha avuto tre anni e sette
mesi. L’accusa aveva chiesto per
Show al S. Paolo
È STATA UNA SCELTA radicale
quella di Lucio Magri, 79 anni,
fondatore del Manifesto e storico
leader della sinistra: il suicidio
assistito in Svizzera, per uscire
per sempre dalla terribile depressione che lo aveva colpito
dopo la morte della moglie. La
scelta di Magri ha scatenato inevitabili polemiche tra chi chiede
di rispettare comunque la sua volontà e chi attacca la strada della
«dolce morte». La salma di Magri
rientrerà in Italia per essere sepolto a Recanati, accanto
all’amata Mara. PAG. 9
lui due anni e sei mesi considerando le attenuanti generiche,
negate invece a Geronzi.
Otto imputati e otto condanne pesanti, dunque, per quello
che fu il brutto affare Ciappazzi,
combinato secondo l’accusa tra
il gruppo Ciarrapico e la Parmalat di Calisto Tanzi su pressione
forte e dunque illecita di Cesare
Geronzi che nel 2002 indusse
Tanzi ad acquistare la società
messinese di acque minerali,
che era in completo sfacelo, a
un prezzo gonfiato per poter ottenere dalla Banca di Roma-Capitalia un finanziamento da 50
milioni di euro che sarebbe servito a tenere a galla il settore turismo della Parmalat.PAG. 5
PALERMO 36 arresti in 3 operazioni
I tentacoli di Cosa nostra
sugli affari di Zamparini
Svizzera, suicidio assistito
del creatore del Manifesto
Lucio Magri in una vecchia foto
tonio Cianci, Domenico Corsaro, Francesco Priore, Gian Domenico Condello, Domenico Cambareri e Francesco Rodà a 9 anni; Demetrio Condello a
8 anni; Giuseppe Greco, a 5 anni; Salvatore Mazzitelli a 3 anni; Francesco Condello e Domenico
Francesco Condello a 2 anni e 4 mesi; Giovanni Canale a 2 anni. Assolto Rocco Creazzo. Gli imputati
dovranno risarcire la Regione, la Provincia di Reggio, i Comuni di Reggio, S. Roberto, Fiumara, Villa
S. Giovanni e l’associazione Libera.PAG. 27
Acque Ciappazzi, cinque anni a Geronzi
Lucio Magri a 79 anni dà l’ultimo forfait
REGGIO
Nuovo mercato
Vertice
tra Arena
e Varratta
PAGINA 7
CRAC PARMALAT Il banchiere indusse Tanzi a comprare la società a valori gonfiati
pochi mesi fa certamente uno
degli uomini più potenti in Italia, è stato condannato a cinque
anni di reclusione a conclusione
del processo Ciappazzi, il filone
nato dall’inchiesta sul crac Parmalat del 2003. Per l’ex numero
uno di Banca di Roma-Capitalia
il pm Vincenzo Picciotti, unico
componente
dell’originario
pool di magistrati che diede inizio all’inchiesta sul dissesto del
gruppo di Collecchio, aveva
“Maestro di strada”
sottosegretario
all’Istruzione
Napoli-Juve 3-3
La Juventus si conferma
grande e allunga in classifica
(+2 sul Milan) grazie al pareggio conquistato sul campo del
Napoli nel recupero della
11.giornata. È finita 3-3 con i
bianconeri capaci di rimontare
due gol grazie a Estigarribia e
Pepe (nella foto).PAG. 19
PALERMO. Trentasei arresti in tre
operazioni delle forze dell’ordine contro altrettante cosche palermitane. Dall’inchiesta è emerso che i boss dettavano legge nella gestione del centro commerciale che il presidente del Palermo, Maurizio Zamparini, sta realizzando allo Zen stabilendo chi
sarebbe stato assunto e a chi sarebbero andati gli spazi commerciali. E i tentacoli delle cosche si
stavano allungando anche sul
denaro «mosso» dall’imprenditore friulano per la realizzazione
del nuovo stadio.PAG. 10
Lunedì si chiude
Fiorello
(col fratello)
“incassa”
altri 12 mln
di telespettatori
PAGINA 15
ANDRÀ IN MANICOMIO
Oslo, l’autore
del massacro
eviterà la prigione
PAGINA 11
CREATO IN OLANDA
Super-virus
più pericoloso
dell’antrace
PAGINA 11
MODELLO POMIGLIANO
Fiat, il tavolo
sul contratto
parte senza Fiom
Il centro agro-alimentare di Mortara
PAGINA 33
M. DI GIOIOSA
Restituiti
agli Aquino
ville, auto
e un albergo
PAGINA 13
SU CANALE 5
Checco Zalone
imiterà Saviano
e Michele Misseri
PAGINA 15
L’hotel Miramare di Marina di Gioiosa
PAGINA 45
Mercoledì 30 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
10
Calabria
.
REGGIO Il gup Adriana Trapani ha convalidato il castello accusatorio costruito dalla Procura antimafia nell’operazione Meta e ha inflitto 138 anni di carcere
’Ndrangheta e affari, diciassette condanne
Assolto solo Rocco Creazzo. I colpevoli dovranno anche risarcire le Istituzioni e l’Associazione Libera
Paolo Toscano
REGGIO CALABRIA
Centotrentotto anni e quattro
mesi. A tanto ammontano le
17 condanne, a pene variabili
da 15 a 2 anni di reclusione,
inflitte dal gup Adriana Trapani a conclusione del troncone
degli abbreviati del processo
“Meta”. Un solo imputato,
Rocco Creazzo, è stato assolto.
Il processo nasceva dall’inchiesta della Dda sulle attività
delle cosche della ’ndrangheta
attive in città. La scelta del rito
abbreviato ha assicurato lo
sconto di un terzo della pena.
Il gup Adriana Trapani ha
letto il dispositivo in serata,
rientrando nell’aula bunker di
viale Calabria dopo la rituale
camera di consiglio durata otto ore.
Il giudice dell’udienza preliminare ha condannato Pasquale Buda a 15 anni di reclusione; Santo Fortunato Le Pera
a 13 anni e 8 mesi; Rocco Zito
a 13 anni e 4 mesi; Domenico
Barbieri a 10 anni e 4 mesi; Vitaliano Grillo Brancati a 9 anni
e 8 mesi; Antonio Cianci, Domenico Corsaro, Francesco
Priore, Giandomenico Condello, Domenico Cambareri e
Francesco Rodà a 9 anni ciascuno; Demetrio Condello a 8
anni; Giuseppe Greco (cl.
1960), a 5 anni; Salvatore
Mazzitelli a 3 anni; Francesco
Condello e Domenico Francesco Condello a 2 anni e 4 mesi;
Giovanni Canale a 2 anni.
Il giudice ha anche condannato gli imputati al pagamento
del risarcimento del danno in
favore della Regione Calabria
(2 milioni), della Provincia di
Reggio (2 milioni), di Libera
(500 mila euro), del Comune
di Reggio (2 milioni), del comune di San Roberto (500 mila euro), del comune di Fiumara di Muro (500 mila euro),
del comune di Villa San Giovanni (un milione).
L’operazione “Meta” era stata condotta il 22 giugno del
2010 con l’arresto di 43 dei 73
indagati. Le accuse andavano
dall’associazione mafiosa alla
turbata libertà degli incanti,
dal trasferimento fraudolento
di valori all'estorsione.
Era stata un’inchiesta dei
carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio,
con il coordinamento del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, Giuseppe Lombardo, a ricostruire
i nuovi assetti delle cosche attive in città e nell’hinterland e
a fare luce sugli intrecci tra
’ndrangheta, politica e affari.
Gli investigatori dell’Arma
avevano ricostruito la rete di
rapporti tra boss e gregari, ma
anche gli intrecci con il mondo
dell’imprenditoria, e la politica.
Dall’indagine era emerso
che in riva allo Stretto la stagione dello scontro feroce per
assicurarsi il predominio era
definitivamente tramontata
con la pacificazione del 1992.
Così, la contrapposizione tra il
cartello De Stefano-Tegano-Libri da una parte e lo schieramento Condello-Imerti-Serraino-Rosmini dall'altra, alla base
dello scontro feroce che aveva
insanguinato la città e l'hinterland era diventata solo un ricordo. Da quel momento le organizzazioni criminali che si
erano diviso il territorio cittadino avevano cominciato a
operare in perfetta sintonia
con un solo obiettivo: assicurarsi il massimo di profitti controllando tutte le attività lecite
e illecite.
Le principali famiglie di
’ndrangheta si muovevano in
perfetta sintonia mettendo in
campo sinergie criminali per
controllare le attività illecite.
Una gestione che assicurava a
tutte le cosche la partecipazione ai guadagni soprattutto legati alle estorsioni e al controllo degli appalti nel settore privato.
In sede di udienza preliminare il processo era stato diviso in due tronconi. I personaggi dalla caratura criminale più importante avevano
imboccato la via del rito ordinario. Praticamente il gotha
della ’ndrangheta reggina era
stato rinviato a giudizio. E nel
processo che si sta celebrando davanti al Tribunale sono
imputati i boss Giuseppe De
Stefano, Pasquale Condello,
Pasquale Libri e Giovanni Tegano, tutti collocati ai vertici
delle rispettive famiglie mafiose.
La sentenza
Il gup ha condannato Pasquale Buda a 15 anni; Santo Fortunato Le Pera a 13
anni e 8 mesi; Rocco Zito a
13 anni e 4 mesi; Domenico
Barbieri a 10 anni e 4 mesi;
Vitaliano Grillo Brancati a 9
anni e 8 mesi; Antonio Cianci, Domenico Corsaro, Francesco Priore, Giandomenico
Condello, Domenico Cambareri e Francesco Rodà a 9
anni ciascuno; Demetrio
Condello a 8 anni; Giuseppe
Greco (cl. 1960), a 5 anni;
Salvatore Mazzitelli a 3 anni; Francesco Condello e
Domenico Francesco Condello a 2 anni e 4 mesi; Giovanni Canale a 2 anni.
Risarcimento. Il gup ha condannato gli imputati al risarcimento del danno in favore di Regione (2 mln),
Provincia di Reggio (2 mln),
di Libera (500 mila), dei Comuni di Reggio (2 mln), San
Roberto (500 mila), Fiumara (500 mila), e Villa S. Giovanni (un mln).
Il gup Adriana Trapani ha letto la sentenza nell’aula bunker del viale Calabria dopo otto ore di camera di consiglio
CATANZARO Chiesta l’applicazione
Giudice trasferito
“Why Not” a rischio
CATANZARO. Stop forzato del
processo a carico delle 27
persone rinviate a giudizio a
seguito dell’inchiesta “Why
not” su un presunto comitato
d’affari che avrebbe illecitamente gestito i soldi destinati
allo sviluppo della Calabria.
A causa del trasferimento
del presidente del collegio, il
giudice Antonio Battaglia, al
tribunale di Palmi, il presidente del Tribunale di Catanzaro, Domenico Ielasi, ha già
avviato le procedure per ottenere l’applicazione del giudice Battaglia, limitatamente a
questo processo, a Catanzaro. Ciò al fine di evitare di
mettere l’intero processo a ri-
schio azzeramento in quanto
i legali delle 27 persone coinvolte potrebbero non prestare il consenso alla rilettura
degli atti e, di conseguenza,
fa ripartire il processo da zero
dopo le già 15 udienze che
avevano portato a buon punto il processo. Una mole di
udienze che sarebbe a rischio.
Il presidente del Tribunale
ha già ottenuto il “sì” del collega del tribunale di Palmi e
dei Consigli giudiziari di Reggio Calabria e Catanzaro. In
attesa
dell’autorizzazione
all’applicazione del giudice il
dibattimento è stato aggiornato al 6 dicembre prossimo.
Sul banco degli imputati
siedono le persone rinviate a
giudizio il 2 marzo 2010, tra
le quali anche Caterina Merante, testimone chiave dell'inchiesta "Why Not", chiamata a rispondere dell' unico
capo d'accusa contestatole:
una contravvenzione alle leggi in materia di lavoro. Gli altri sono Aldo Curto, Marino
Magarò, Gennaro Ditto,
Francesco Morelli, Antonio
Mazza, Rosario Caccuri Baffa, Giorgio Cevenini, Rosalia
Marasco, Ennio Morrone, Cesare Carlo Romano, Rosario
Calvano, Dionisio Gallo, Domenico Basile, Giancarlo
Franzè, Antonio Gargano, Filomeno Pometti, Michelangelo Spataro, Michele Montagnese, Pasquale Citrigno, Pasquale Marafioti, Clara Magurno, Alfonso Esposito, Giuseppe Pascale, Ernesto Caselli, Nicola Adamo, Antonino
Giuseppe Gatto.(g.m.)
FAIDA DI S. LUCA Il magistrato ieri in tv
Trattativa con le ’ndrine?
Gratteri non conferma
REGGIO CALABRIA. Un ipotetico
intervento delle istituzioni in
una trattativa con la 'ndrangheta, all’insaputa della magistratura, per evitare una guerra di mafia dopo la strage di Duisburg, il
Ferragosto del 2007. Se n’è parlato ieri sera del corso della prima puntata de «Gli Intoccabili»,
il programma condotto da Gianluigi Nuzzi su LA7. «È la prima
volta – ha detto il procuratore
aggiunto di Reggio Nicola Gratteri, ospite in studio – che sento
parlare di una trattativa». Sull'apertura di un fascicolo in proposito Gratteri ha aggiunto: «Domani ne parlo con il capo dell’ufficio, il procuratore, e vediamo.
Io lo farei, perchè le trattative
Il capo della Dda reggina ha tenuto una lectio magistralis alla Bocconi sugli effetti dell’azione pervasiva della criminalità organizzata
Pignatone: le mafie mettono le mani sull’economia
REGGIO CALABRIA . Una vita tra-
scorsa a combattere la criminalità
organizzata. Giuseppe Pignatone
per 30 anni a Palermo e, dall’aprile
2008, a Reggio Calabria, «nelle città dove – ama ripetere – hanno la
loro sede sociale Cosa nostra siciliana e la ’ndrangheta calabrese». Il
capo della Dda reggina è senza
dubbio uno dei massimi esperti del
fenomeno mafioso. E in questa veste ha tenuto una lectio magistralis
alla Bocconi, ospite del Centro
“Paolo Baffi”, sul tema “I rapporti
delle mafie con l’economia e in particolare con gli imprenditori”. «Il
pentito Antonino Giuffrè – ha esordito –, per spiegare la strategia di
Salvatore Riina e dei suoi alleati
che avrebbe portato alla guerra di
mafia, all’inizio degli anni ’80, ha
detto che “i corleonesi avevano le
idee chiare sulla situazione, con un
interesse ben preciso, mettersi nelle mani l’economia di Palermo prima e della Sicilia dopo …”. Lo stesso collaboratore aveva del resto già
affermato che “Cosa nostra esiste
per arricchirsi”».
E sugli effetti dell’azione mafiosa nell’economia nazionale, Pignatone ha ricordato una dichiarazio-
ne dell’ex Governatore della Banca
d’Italia Mario Draghi secondo cui in
30 anni la criminalità organizzata
ha fatto perdere all’Italia vari punti
di Pil, in larga parte ascrivibile a
mancati investimenti: «Per salvaguardare l’economia – ha suggerito
–, ma anche la democrazia, nel nostro paese, occorre impiegare risorse al Sud, per contrastare la forza
delle mafie là dove è il centro vitale
di accumulazione del loro potere
criminale ed economico; contemporaneamente però esse vanno
contrastate con lo stesso impegno
nelle altre regioni d’Italia, specie
quelle più ricche, dove hanno sviluppato le loro propaggini». Poi ha
ricordato uno studioso siciliano,
Umberto Santino che calcola in circa 5-6 mila gli affiliati a Cosa nostra, ma in alcune centinaia di migliaia il blocco sociale di riferimento al cui interno si colloca anche
quella che ormai viene chiamata
“borghesia mafiosa”: «Sono numeri drammatici – ha commentato – e
in Calabria la situazione è ancora
più grave. A Rosarno, cittadina di
circa 15 mila abitanti, vi sono 250
affiliati alle cosche; persone cioè
che sono state “battezzate” e fanno
parte dell’associazione. Se consideriamo poi il numero di altre persone a queste legate da vincoli di parentela, amicizia, interesse o dipendenza economica è facile capire come essi siano in grado di condizionare, anche senza il ricorso alla violenza, ogni aspetto della vita
politica, amministrativa ed economica della città».
Ma le mafie non si esauriscono
nella forza militare: «Se così fosse –
ha proseguito – sarebbero state
sconfitte da decenni. Ma le mafie
godono di un certo consenso sociale. Mantenere questo consenso è
per i capi dell’organizzazione una
preoccupazione costante».
Pignatone ha ricordato che l’organizzazione criminale ritiene essenziale il rapporto con la politica e
la pubblica amministrazione: «Ne
sono ben consapevoli – ha spiegato
– i grandi capimafia. Ce lo conferma un “pizzino” di Bernardo Provenzano a uno dei suoi luogotenenti. È con politici e pubblici amministratori che i mafiosi devono
misurarsi per deviare i flussi di denaro e la distribuzione delle risorse
in direzione delle cosche e dei loro
referenti imprenditoriali». E sul te-
Giuseppe Pignatone
ma delle relazioni esterne entra in
gioco un’altra delle caratteristiche
della mafia siciliana e di quella calabrese: il suo carattere unitario.
Un dato ormai acquisito, a partire
dalle rivelazioni di Tommaso Buscetta a Giovanni Falcone e dal maxiprocesso del 1984, ma è una caratteristica anche della ’ndrangheta come ha dimostrato l’indagine
“Crimine”. Tornando ai rapporti
delle mafie con l’economia Pigna-
tone ha evidenziato: «Sono gli imprenditori che costituiscono il tramite privilegiato che consente alle
mafie di investire e riciclare le loro
enormi disponibilità finanziarie e
di entrare in contatto con le altre
componenti della società. Basta ricordare i “pizzini”che avevano Bernardo Provenzano e Pasquale Condello al momento dell’arresto».
Il magistrato ha poi ricordato
Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia: «Ha più volte dichiarato che è stata l’efficacia e la continuità dell’attività di repressione
culminata con gli arresti di Provenzano e Lo Piccolo e la disarticolazione del livello medio-alto dell’organizzazione mafiosa che ha dato
alle forze sane della società, che già
esistevano, una libertà d’azione che
prima non avevano. Abbiamo così
registrato l’adozione dei codici etici, l’espulsione degli imprenditori
collusi, fenomeni come Addiopizzo». Oggi la Banca d’Italia calcola
che il riciclaggio abbia per oggetto
somme di denaro di importo pari al
10% del Pil provenienti, in prevalenza, oltre che dalla criminalità organizzata, dall’evasione fiscale e
dalla corruzione: «È indispensabile
una conoscenza sempre più approfondita del fenomeno mafioso e
delle
conseguenze
negative
sull’economia. È essenziale che anche i singoli operatori comprendano che comportamenti agnostici od
opportunistici nei confronti dell’inquinamento mafioso dell’economia rischiano di essere controproducenti». Pignatone ha chiuso con
due citazioni: «La prima è tratta dal
libro di Umberto Ambrosoli quando afferma che “Per quanto la società affini le proprie regole per
contrastare i soprusi, come in una
sorta di evoluzione darwiniana,
anche chi queste regole vuole aggirare si affina creando sistemi sempre più articolati per affermare se
stesso e i propri interessi. Senza la
coscienza civile dei singoli che scelgono di rispettare le norme, e con
esse la convivenza civile, le leggi da
sole non bastano a salvare una società”. La seconda, per un siciliano
come me, non può che essere di
Padre Pino Puglisi: “Se ognuno
facesse qualcosa, se ognuno si
mettesse in gioco, se ognuno rifiutasse di farsi spettatore di un
mondo che sta morendo, tutto sarebbe diverso”».(p.t.)
corrodono le indagini ed è anche
una perdita di immagine per
noi. Sono arrabbiato – ha detto
ancora Gratteri in trasmissione
–. perché la trattativa non è la
strada. Mi disturba sapere che ci
sia stata: non mi è parso che ci
siano state imbeccate nell’indagine sulla strage di Duisburg».
Da noi interpellato il magistrato ha precisato il suo pensiero: «È chiaro che chi diffonde
una notizia del genere deve essere pronto ad assumersi la responsabilità. Duisburg è stato
l’ultimo atto della faida di San
Luca, tutte le responsabilità di
associazione mafiosa sono state
accertate attraverso indagini sul
campo e intercettazioni». REGIONE CALABRIA
AZIENDA OSPEDALIERA
(Bianchi-Melacrino-Morelli)
REGGIO CALABRIA
AVVISO
L’Azienda Ospedaliera “Bianchi-Melacrino-Morelli” di Reggio Calabria, indice “Manifestazione di interesse per
l’individuazione di una organizzazione di volontariato per il reperimento di n. 48 unità di personale”
da utilizzare nelle 24 ore per lo svolgimento delle attività di portantini e/o
barellieri e/o di commissioni generiche
all’interno dell’Azienda Ospedaliera.
Codice CIG: 3620906228.
I requisiti di partecipazione sono:
a) iscrizione da almeno sei mesi nell’apposito Registro delle Organizzazioni di Volontariato; b) avere sede legale e/o operativa nella Provincia di
Reggio Calabria; c) essere in possesso di attestazioni relative allo svolgimento presso strutture sanitarie pubbliche di servizio analogo a quello richiesto. Il Bando della manifestazione
di interesse e lo schema di convenzione sono visionabili sul sito internet
dell’Azienda Ospedaliera “B.M.M.” di
Reggio
Calabria
all’indirizzo:
www.ospedalerc.it. Contributo annuo
rimborso spese a unità di personale:
Euro 4.000,00. Data di scadenza presentazione delle istanze di partecipazione giorno 21 dicembre 2011, ore
12, a pena di esclusione. Il responsabile del Procedimento: Geom. Giuseppe Romeo. Tel. 0965397518 - Fax
0965397529.
IL DIRETTORE UOC
ACQUISIZIONE BENI E SERVIZI
(Avv. Angelo Rabotti)
IL DIRETTORE GENERALE
Dott. Carmelo Bellinvia
Gazzetta del Sud Mercoledì 30 Novembre 2011
29
Primo Piano
.
REGGIO Il tema è stato discusso al convegno organizzato a Palazzo Campanella dalla Fondazione “Marisa Bellisario” presieduta dall’on. Lella Golfo
Donne “valore aggiunto” della ‘ndrangheta
Ma per fortuna ci sono anche gli esempi positivi. La speranza di un futuro diverso passa dai banchi di scuola
Indagine condotta da Euromedia Research
Tonio Licordari
REGGIO CALABRIA
La donna oggi purtroppo ha un
ruolo attivo all’interno delle cosche della 'ndrangheta: non sarebbe artefice né vittima ma complice consapevole e testimone silenziosa, è un "valore aggiunto"
in negativo. Può collocarsi insomma in una sorta di "terra di mezzo". Ma non mancano gli esempi
positivi, di donne cioé che si ribellano sino a pagare con la morte la
loro rincorsa alla legalità. La speranza che si possa credere in un
futuro diverso passa dai banchi di
scuola. La cultura può contribuire a sostenere l’azione di Magistratura e Forze di Polizia rafforzando i percorsi di prevenzione.
Emergono spunti interessanti e
propositivi nel convegno "Le donne, le cosche, il potere", promosso
dalla Fondazione "Marisa Bellisario", che si è svolto ieri all’auditorium "Nicola Calipari" di Palazzo
Campanella, dedicato soprattutto ai ragazzi delle scuole. La base
della discussione è la ricerca, sul
tema "L'altra metà del cielo della
'ndrangheta" (leggere servizio in
questa pagina), condotta da Euromedia Research, che esprime
sensazioni che invitano a profonde riflessioni.
Il primo messaggio che parte
dal convegno è quello di Marisa
Bellisario, la top manager, morta
all’età di 51 anni, la quale aveva
preso in mano la fabbrica Italtel,
destinata alla rottamazione, trasformandola in pochi anni in un
modello di tecnologia e di produzione. Nel suo nome l’on. Lella
Golfo, attuale parlamentare del
Pdl, ha dato vita ad una Fondazione che in venti anni di attività ha
esaltato e continua ad esaltare il
ruolo delle donne e dei talenti
femminili. Il convegno reggino
rappresenta una tappa significativa. L’on. Lella Golfo, alla quale
giungono i messaggi di incoraggiamento dei ministri Anna Maria Cancellieri (Interno) e Paola
Severino (Giustizia), nonché degli ex ministri Roberto Maroni e
Francesco Nitto Palma, spiega
nella sua relazione introduttiva
da dove nasce l’idea di questo
convegno: dalle immagini televisive che diffondono in tutta Italia
gli applausi, davanti alla Questura di Reggio, da parte di un gruppo di donne, all’uscita del boss
Giovanni Tegano, esaltato come
"uomo di pace". E poi ancora
dall’operazione di Rosarno contro il clan Pesce, nella quale sono
coinvolte sette donne. Una spinta
arriva anche da quelle donne coraggiose che hanno deciso di passare il Rubicone, collaborando
con la giustizia: da Giuseppina
Pesce, a Maria Concetta Cacciola
costretta a suicidarsi, a Lea Garofalo.
Il convegno, coordinato da Silvia Vaccarezza (Tg2), attraversa
un percorso articolato e stimolante. Il vice presidente del Consiglio
regionale, Alessandro Nicolò, nel
È sempre meno marginale
il ruolo femminile
nelle strategie delle cosche
REGGIO CALABRIA . Un’indagine
Il tavolo della presidenza al convegno su “Le donne, le cosche, il potere” che si è tenuto ieri nell’auditorium Calipari di Palazzo Campanella
suo saluto istituzinale, esalta la
prevenzione e, quindi, assegna
un ruolo importante al mondo
della scuola. Lella Golfo descrive
la pericolosità della 'ndrangheta
che ha «un fatturato annuo di 44
miliardi, controlla quasi tutta la
cocaina che circola in Europa con
un ricavato di 27,240 milioni di
euro all’anno». Per fortuna ci sono i risultati che incoraggiano:
«Negli ultimi tre anni la sinergia
tra il ministro Maroni, le istituzioni e le forze dell’ordine ha segnato un punto di svolta epocale nella lotta alla 'ndrangheta: 46 mila
beni sequestati, 2500 aziende e
21 miliardi e mezzo di euro confiscati, più di 30 latitanti di massima pericolosità arrestati».
Sul futuro l’on. Lella Golfo è fiduciosa: «La regione Calabria con
il suo presidente Scopelliti sta costruendo un percorso in cui alla
cultura della legalità si affianca
l’offerta di opportunità concrete
di lavoro per i nostri giovani. E si
stanno ottenendo risultati concreti e significativi».
La seconda parte viene dedicata ad una tavola rotonda, coordinata da Francesco Guidara (giornalista Class Cnbc) e Safiria Leccese (Mediaset). Domande incalzanti e brevi riflessioni. Apre il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, il quale intende subito mettere in luce un particolare: «Nel pomeriggio della stessa
giornata - dice - in cui si è registrato l’episodio delle donne che hanno applaudito il boss Tegano, 250
giovani reggini si sono radunati
in corteo davanti al palazzo della
Questura applaudendo il questore Casabona e dei suoi uomini.
Purtroppo è stato dato rilievo solo
L’on. Lella Golfo, presidente della Fondazione Bellisario
al primo episodio». Il governatore si rivolge poi ai giovani: «Siete
la risorsa, la base del nostro futuro. E noi ci stiamo adoperando
per fare in modo che i nostri giovani siano un modello della comunità. In Calabria poi esistono
tante donne di valore. Personalmente ho voluto Antonella Stasi,
una nota e capace imprenditrice,
alla vice presidenza della Giunta
e il 50 per cento delle figure strategiche della Regione scelte da
me è composto da donne».
Interessante e concreto l’intervento del procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone, il
quale più che «le sensazioni della
ricerca» preferisce far parlare «le
carte per segnalare le ormai scontate presenze femminile nelle cosche della 'ndrangheta». Per il capo della Dda reggina «oggi la don-
na costituisce, in negativo s'intende, il valore aggiunto dei clan».
Un esempio? «Una donna di Seminara, dopo che il marito era
sfuggito ad un attentato, ha scritto ai suoi figli che ormai vivevano
al Nord: "Se non tornate, vi potete
dimenticare questa casa". Più che
un messaggio minaccioso è una
vera e propria chiamata alle armi». Il dott. Pignatone ricorda Roberta, una diciassettenne che con
il padre mafioso condannato
all’ergastolo ha scelto la via della
legalità, trovando l’approvazione
della madre. «Esistono, per fortuna, anche i casi positivi». Il riferimento va a Giuseppina Pesce. E
alla siciliana Carmela Ioculano
che cambia vita dichiarando «i
miei figli mi hanno fatto diventare un piccolo verme».
Simonetta Matone, vice capo
del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, afferma
che nessuna donna è in carcere
con il regime del 41 bis. Sono 23
le donne calabresi in carcere per
questioni di 'ndrangheta».
Significativi anche gli altri interventi: Giusi Princi (dirigente
scolastico del liceo scientifico "da
Vinci"), sottolinea il valore della
scuola, vero veicolo di legalità;
Stefano Mieli (direttore centrale
per la vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia), affronta la questione ecomomica
delle cosche nella quale le donne
hanno un ruolo rilevante; Francesca Internite (ad della Centrale
di Taranto Latte) si sofferma sulla
piaga di "sorella omertà" che rende difficile ogni indagine; Paola
Balducci (avvocato penalista) ribadisce il valore della scuola; Caterina Autelitano (dirigente scolastica di Motta) racconta la sua
esperienza. Era assessore al Bilancio del comune di Bova Marina. E ha dovuto lasciare perchè
minacciata di morte; Francesco
Manganaro (docente all’Università Mediterranea) si sofferma soprattutto sul fenomeno della corruzione collegata alla criminalità
organizzata.
La terza e ultima parte è dedicata alla premiazione dei cinque
temi ritenuti migliori. Il concorso, che aveva come punto di riferimento la 'ndrangheta, ha visto
la partecipazione di 50 ragazzi
delle scuole reggine. Sono stati
premiati i primi cinque: Rachele
Catalano e Arianna Isola ("Da
Vinci"), Adele Nostro ("Campanella"), Maria Cuzzola ("Gulli"),
Dario Spanò ("Righi") e Federica
Saccà ("Volta").
condotta da Euromedia Research
di Alessandra Ghisleri a partire
dall’11 novembre, su un campione di mille persone, rileva che il
62,3% dei cittadini meridionali
concorda con le affermazioni del
Sostituto Procuratore Giuseppe
Lombardo («la moglie del boss latitante è l'alter ego del capo, ne
assume di fatto il posto; non si
possono più fare indagini moderne trascurando l'altra metà del
cielo») e il 44,3% delle donne è
convinto che il ruolo femminile
nella 'ndrangheta si sia evoluto. I
dati sono stati esposti in occasione del convegno "L'altra metà
della 'ndrangheta: le donne, le
cosce, il potere" promosso dalla
Fondazione Bellisario e svolto ieri a Reggio Calabria.
«Gli esperti concordano che le
donne di ndrangheta sono ormai
donne istruite», è il commento di
Lella Golfo, Presidente della Fondazione Bellisario, «che trasferiscono i latitanti e trattano l'acquisto di armi, gestiscono conti correnti, fanno operazioni finanziarie, vigilano sulle estorsioni,
creano imprese. E, soprattutto,
sono donne che educano i loro figli alla vendetta, che trasmettono loro i codici mafiosi. Madri che
offrono all'esercito della 'ndrangheta una generazione cresciuta
nell’illegalità e che nell'illegalità
cerca e trova il proprio futuro».
L'immagine che la maggioranza del target associa alle donne
della 'ndrangheta è quella che
immortala le mogli dei boss arrestati che inveiscono contro le Forze dell'Ordine, donne fredde e
tutte d'un pezzo, indurite dalla
violenza con cui convivono, e che
difendono l'onore della propria
famiglia (17,4). E la maggioranza degli intervistati non esita ad
attribuire alle donne un ruolo attivo: «risorsa operativa e forza lavoro qualificata» per il 28,7% e
«strumento per sostenere e difendere i valori della cosca» per un
altro 20,6%. Tra le attività che secondo il campione vedono le
donne assolute protagoniste,
l'83% indica quelle collegate alla
gestione e all'amministrazione
del denaro. Nelle definizioni fornite dal campione, le donne della
'ndrangheta sembrano collocarsi
in una sorta di "terra di mezzo":
non sarebbero artefici, né tantomeno vittime, ma complici consapevoli e testimoni silenziose.
Tanto che per il 51% degli intervistati le donne non rappresentano l'anello debole della mafia calabrese ma una parte ormai inte-
TAURIANOVA È La conclusione della requisitoria articolata dal pubblico ministero della Procura per i minorenni di Reggio
Chiesti 16 anni di carcere per il giovane che uccise Toni Battaglia
Domenico Zito
TAURIANOVA
Sedici anni di reclusione: è questa
la richiesta di condanna formulata dal pm della Procura per i minorenni di Reggio Calabria,
dott.ssa Francesca Stilla, nel processo con rito abbreviato nei confronti di G.S., il quindicenne, accusato dell’omicidio di Antonino,
meglio conosciuto come Tony,
Battaglia, di 28 anni. Quest’ultimo, titolare del Bar Las Vegas di
Taurianova, morì il 15 febbraio
scorso dopo due giorni di agonia
in ospedale in conseguenza delle
ferite alla testa procurategli dal
giovane che lo aveva colpito con
un colpo di pistola calibro 6.35.
Il delitto aveva destato un
grande clamore in città, che si era
mobilitata per manifestare la vicinanza alla famiglia della vittima e
per stigmatizzare l’incredibile vicenda che aveva visto come protagonista negativo un quindicenne.
Sia ai funerali, celebrati eccezionalmente nell’aula consiliare
messa a disposizione dalla Commissione Straordinaria che
all’epoca amministrava la città,
sia alle successive fiaccolate che
alle manifestazioni svoltesi durante la scorsa estate in ricordo
del barista si era registrata una
Il manifesto esposto sulle strade di Taurianova per ricordare Toni Battaglia
massiccia partecipazione di taurianovesi. Anche il principale stadio cittadino è stato intitolato a
Battaglia, a dimostrazione tangibile che la città non vuole dimenticare l’episodio. All’udienza di ieri, dopo l’intervento del pm ha
preso la parola uno dei legali del
minore, l’avv. Clara Veneto, che
ha chiesto il proscioglimento per
vizio di mente in base ad una perizia disposta dal Tribunale o, in subordine, il riconoscimento del vizio parziale di mente con la prevalenza delle attenuanti sull'aggravante dei futili motivi e la condanna al minimo della pena. L'arringa
del secondo difensore del minore,
grante del suo meccanismo di potere.
Secondo il 35,8% degli intervistati la donna diventa parte della struttura criminale non tanto
per una scelta ma per i condizionamenti del contesto di illegalità
in cui vive e cresce e solo il 4,2%
dei meridionali ritiene che si tratti di una decisione frutto della volontà femminile. Una sorte di
brodo di cultura in cui le donne
trasmettono i codici mafiosi ai
propri figli e ne sono a loro volta
condizionate e irretite, senza
possibilità di fuga. Quanto alla
speranza di un cambiamento, le
opinioni segnano una significativa divaricazione: se al Nord il
43,7% del campione non vede
nelle nuove generazioni di donne
appartenenti alle famiglie della
Alessandro
Nicolò,
vicepresidente
del Consiglio
regionale
«Il ruolo femminile
nella ‘ndrangheta si è
evoluto» per il 44,3%
delle donne intervistate
'ndrangheta una maggiore propensione a collaborare con la giustizia, giustificata dall'impossibilità di queste giovani donne dì ribellarsi al proprio destino e ai
vincoli imposti dalla famiglia e
dal contesto di origine, il 41,8%
dei meridionali è convinto del
contrario e identifica nella nuova
generazione dì donne la speranza di sconfiggere la 'ndrangheta.
Al Sud - commenta la Presidente della Fondazione Bellisario - permane con forza la consapevolezza che esiste l'altra faccia
della 'ndrangheta al femminile e
la ricerca ci conferma che è da lì
che dobbiamo partire. Condannando con forza le donne che restano dall'altra parte e “illuminando” i tanti esempi positivi: le
collaboratrici di giustizia, le donne delle istituzioni e forze dell'ordine, le imprenditrici che si ribellano al pizzo, i sindaci che sfidano la criminalità. L'antimafia conclude - non riguarda pochi
eroi e ognuno di noi deve sentire
dentro di sé l'obbligo della conoscenza, il dovere civile della denuncia e dell'insegnamento, perché da quest'impegno condiviso
dipende il futuro delle giovani
generazioni meridionali».
l’avv. Armando Veneto, è fissata
per il 21 dicembre prossimo, giorno in cui ci sarà la sentenza. Secondo la ricostruzione fatta dalla
pubblica accusa, Battaglia fu ucciso dal minorenne dopo che il titolare gli aveva chiesto di saldare un
conto da 20 euro che aveva accumulato nel corso degli ultimi giorni. Il ragazzo, per tutta risposta,
davanti agli altri avventori, sparò
con una pistola calibro 6.35 colpendo alla testa il barista e provocandogli danni cerebrali irreversibili. Sempre secondo il pm, dopo avere sparato, il giovane era
fuggito, ma nelle ore successive,
manifestando segni di pentimento, aveva accolto il consiglio dei
familiari e si era costituito al Commissariato di Polizia, guidato dal
vicequestore Andrea Ludovico,
che già era sulle sue tracce.
Gazzetta del Sud Mercoledì 30 Novembre 2011
31
Cronaca di Reggio
.
PROVINCIA Il Piano per l’organizzazione della rete e dell’offerta formativa non supera l’esame del Consiglio
La scuola apre crepe nel centrodestra
Il centrosinistra esce dall’Aula e alla maggioranza mancano i numeri
Piero Gaeta
Alla fine, preso atto che i numeri
non c’erano, il balbettante centrodestra che è maggioranza nel
Consiglio provinciale ha deciso
di rinviare l’approvazione del
“Piano provinciale di organizzazione della rete scolastica e
dell’offerta formativa” al prossimo Consiglio provinciale. Ma,
forse, questo rinvio giunge anche fuori tempo massimo, dal
momento che la Provincia aveva
tempo fino allo scorso 20 novembre per approvare questo
Piano cui l’assessore Giovanni
Calabrese si era dedicato con
grande passione e attenzione
cercando di «lavorare con criteri
oggettivi e non soggettivi, perché questa è una legge fatta contro la scuola – ha dichiarato Calabrese – ed è stata pensata soltanto per cercare di risparmiare
tagliando i posti da dirigente che
nel nostro territorio, seguendo
le disposizioni della legge, devono scendere da 96 a 59».
«Abbiamo lavorato con i Comuni, le scuole e i sindacati – ha
continuato l’assessore senza nascondere una certa delusione
per la mancata approvazione –
per cercare di tutelare i posti di
lavoro ma capisco bene che i criteri oggettivi che abbiamo adot-
L’assessore Giovanni Calabrese svolge la sua relazione e il vicepresidente Giovanni Verduci
tato si scontrano con troppe esigenze soggettive». È facile, infatti, immaginare quanti scontenti possa creare un Piano del
genere. Non solo tra i dirigenti
ma anche sul territorio. E sul territorio i consiglieri provinciali
devono coltivare il loro consenso elettorale.
E ora cosa succederà? «Chiederemo una proroga alla Regione – risponde Calabrese –, altri-
menti sarà nominato , come già
successo con l’Amministrazione
Morabito, un commissario ad
acta per attuare il Piano».
Mentre l’assessore Calabrese
svolgeva la sua relazione, i consiglieri di centrosinistra si defilavano all’inglese abbandonando
l’aula («dobbiamo segnare la nostra differenza da loro e se non
hanno i numeri per approvare il
Piano sono problemi loro», ha
detto Mimmo Battaglia) andando ad aggiungersi ad assenze pesanti registrate tra i banchi del
centrodestra (il gruppo “Scopelliti presidente” non si è presentato mentre il “suo” assessore riferiva in Aula!).
Terminata la relazione di Calabrese, la presidente della terza
commissione Maria Alessandra
Polimeno ribadiva che «in commissione è stato fatto un gran la-
voro tenendo presenti quelle che
erano le esigenze del territorio».
Quindi chiedeva la parola
Giovanni Barone (Udc) che attaccava a tutto spiano: «In questo piano sono stati tutelati interessi personalistici e non del territorio. Non si possono tutelare
le posizioni dei dirigenti, bisogna pensare, invece, agli studenti e alla tutela dei posti di lavoro.
E poi qualsiasi Piano – ha insistito – diventa secondario rispetto
a risorse spese male, perché non
si possono spendere ogni anno
due milioni di euro in affitti per
le scuole. Inoltre non si possono
prevedere nella stessa area istituti fotocopia».
Sulla stessa lunghezza d’onda
di Barone anche Francesco Cananzi (Pdl) che sottolineava
l’importanza di puntare «sulla
riqualificazione degli studi e degli istituti».
Considerato che non spirava
buon vento, il presidente Eroi
passava ai saluti finali e chiudeva in fretta la seduta rinviando al
prossimo Consiglio.
Prima che deragliasse in vista
della fermata del Piano scolastico, il treno del centrodestra aveva corso velocemente ratificando a colpi di maggioranza una
serie di delibere di variazioni di
Bilancio.
CONFARTIGIANATO Dalle 10 fino alle 20.30 al Consiglio regionale l’esibizione dei pasticcieri dell’Apar
Una “dolce Calabria” per la decima rassegna
Demetrio Battaglia e Pasquale Laurendi alla presentazione
Una torta lunga oltre 12 metri che
raffigura la Calabria intera e sulla
quale, in corrispondenza di ogni
località, sarà possibile individuare il dolce tipico dei singoli territori. Con questa novità accattivante, si presenta ai nastri di partenza la rassegna del dolce artigianale reggino in programma
oggi a Palazzo Campanella, organizzata da Confartigianato ed
Apar, (associazione pasticceri artigiani reggini che raggruppa cinquanta imprese cittadine e della
provincia).
Dunque, decisamente una bella sfida all’occhio, ma al tempo
stesso anche un messaggio di significativa compattezza da parte
dell’arte pasticciera e della creatività nostrana; di invito, in tempi
difficili come questi, a fare squa-
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dra, pur rispettando ed esaltando
le singole tipicità. Ebbene, in questa direzione sono andati gli interventi
di
presentazione
dell’evento che si sono susseguiti
nella Sala Giuditta Levato; Demetrio Battaglia, presidente di Confartigianato e una delegazione
del consiglio direttivo dell’Apar
rappresentata dal presidente Pasquale Laurendi e da Angelo Musolino e Antonello Fragomeni. «Si
tratta della decima edizione e, a
pensarci bene, non è cosa da poco
– esordisce Battaglia –. Vuol dire
che l’iniziativa è valida e che, di
anno in anno, ha saputo accattivarsi le simpatie della gente. In
fondo, la scommessa è, attraverso l’Apar, riuscire a promuovere il
dolce artigianale. E se oggi siamo
qui – considera – vuol dire che sia-
mo riusciti in questo obiettivo, facendo leva anche su una produzione di qualità; su un ottimo rapporto con i costi e su una grande
forza lavoro». Parole, queste del
presidente Battaglia che arrivano
a poche ore dall’alzata del sipario
(dalle 10 di questa mattina alle
20.30 quando il gruppo del direttivo ospiterà i colleghi delle provincie).
Ed ecco la voce dei pasticcieri.
«Realizzando questa grande torta che riproduce l'immagine della
nostra terra intendiamo rappresentare quello che è nella sua interezza, il dolce calabrese». Ma le
novità non si fermano alla torta
“stellare”: per la prima volta, i pasticceri, durante tutta la manifestazione, si esibiranno in una serie di preparazioni dal vivo. Fulvio Librandi e Claudio La Camera
Organizzato dal Museo della ’ndrangheta
Da lunedì alla Provincia
si riapre “La ferita”
sulla zona grigia
La fenomenologia mafiosa, nel
suo complesso e nei suoi singoli
aspetti criminali, negli ultimi
tempi è diventata oggetto di approfondimento costante. Le trasmissioni televisive che affrontano il problema fanno segnare
quasi sempre indici di ascolto
elevati, a testimonianza di quanto sia avvertita tra la gente una
necessità di conoscere questa
organizzazione. Per tanti versi,
si può affermare che il passaggio
da un silenzio totale a una discussione indiscriminata sia stato velocissimo e, probabilmente, non privo di punti di criticità.
Occorre infatti segnalare che
il mezzo televisivo, il cui linguaggio è spesso veloce e “ad effetto”, non sempre riesce a veicolare quelle nozioni chiave che
servono per inquadrare il fenomeno al netto della sua portata
mitica. Il convegno “La ferita”,
tenutosi un anno fa a Reggio Calabria, è riuscito invece a contemperare le esigenze di utilizzare un linguaggio adeguato e
parlare a una platea vasta.
La pubblicazione degli atti e
le discussioni che questi hanno
provocato in diverse sedi hanno
consentito di allargare ancora
l’orizzonte delle persone coinvolte, e sono diversi i riscontri
che consentono di misurare la
bontà e, soprattutto, l’efficacia
dell’iniziativa.
Facendo seguito a quanto ci si
era ripromessi nelle giornate finali di quell’incontro, ma anche
per andare incontro alle aspettative che sono maturate, il comitato organizzatore ha deciso di
riproporre una nuova edizione
del convegno.
L’intento è quello di mante-
nere una linea di discussione rigorosa e una elevata soglia critica, senza cedere a facili mitizzazioni.
Facendo tesoro della precedente esperienza, in questa nuova edizione si è adottata una linea meno generalista, proponendo un convegno tematico
con la prospettiva di coniugare
sempre gli aspetti di analisi con
quelli riguardanti le politiche e
le attività di contrasto.
Si comincia, dunque, il prossimo lunedì nel salone della Provincia, dove il prefetto Luigi Varratta presiederà l’incontro moderato da Claudio La Camera
(Museo della ndrangheta). Gli
interventi istituzionali saranno
di Salvatore di Landro (procuratore generale), Giuseppe Pignatone (procuratore della Repubblica, Dda), Carmelo Casabona
(questore), Giuseppe Scopelliti
(presidente della Regione Calabria), Giuseppe Raffa (presidente della Provincia), Demetrio
Arena (sindaco), Lucio Dattola
(presidente Camera di Commercio), mons. Antonino Iachino
(Vicario generale Curia Arcivescovile), Luciano Gerardis (presidente del Tribunale).
Seguirà una tavola rotonda
moderata da Arturo Capone
(Università Mediterranea)
cui parteciperanno Adriana Musella (Riferimenti), Viviana Frisina (Museo della ndrangheta),
Mimmo Nasone (Libera Reggio), Danilo Chirico (Da sud),
Peppe Angelone (Reggionontace), Antonio Napoli (Coop Valle
del Marro), Benno Plassmann
(Echolot-Berlino), Maria Teresa
Morano (Associazione Antiracket Lamezia).
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36
Cronaca di Reggio
.
STRALCIO AGATHOS Ieri, davanti ai giudici del Tribunale, il vicequestore della Polizia ha ripercorso le fasi dell’inchiesta sul gruppo criminale di Archi
Trotta delinea la struttura del clan Tegano
La maxi tangente imposta alla “New Labor” e i 1800 euro estorti mensilmente dal sindacalista Barillà
Paolo Toscano
Nello stralcio del processo “Agathos”, in corso di celebrazione davanti al Tribunale (Olga Tarzia
presidente), ieri è stato di scena il
vicequestore Diego Trotta. Il funzionario della Polizia di Stato ha
deposto sugli esiti delle indagini
sulle attività della cosca Tegano,
avviate per giungere alla cattura
del boss Giovanni Tegano (obiettivo centrato il 26 aprile del 2010,
in contrada Batìa di Terreti) e su
quelle sfociate nell’operazione
“Agathos”. I primi riflessi processuali si sono colti nella sentenza
del gup Silvana Grasso con pesanti condanne. Trotta, all’epoca delle indagini era dirigente della sezione criminalità organizzata della squadra mobile. Il funzionario,
rispondendo alle domande del
pm Giuseppe Lombardo ha ripercorso le tappe dell’operazione
“Agathos”. Come si ricorderà, il 1
ottobre 2010, all’esito delle investigazioni, il gip Sabatini, accogliendo le richieste della Dda,
aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 12 indagati tutti accusati di
appartenere alla struttura decisionale di vertice ’ndrina Tegano,
operante nel “locale” di Archi:
«Un “locale” – ha spiegato Trotta –
tra i più influenti del capoluogo e
dell’intera provincia».
Il funzionario ha passato in rassegna i personaggi finiti dietro le
sbarre. Anche gli insospettabili,
come Antonino Barillà a cui viene
contestato di avere costretto i
quadri dirigenti della ditta denominata “New Labor”, associata al
consorzio “Kalos” e incaricata da
Trenitalia in qualità di stazione
appaltante di gestire i lavori di
manutenzione e pulizia dei convogli ferroviari nella stazione stazione centrale, a versare mensilmente, a titolo di tangente 1.800
euro impegnandosi a non trasmettere, quale atto del proprio
ufficio, in qualità di sindacalista,
la segnalazione di violazioni al testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. L’estorsione contestata a Barillà, come ha ricordato
Trotta, andava ad appesantire la
situazione della New Labor, già
costretta a pagare al clan Tegano
una tangente di 20-25 mila euro
al mese. Tutti gli altri indagati, a
cominciare dal boss Giovanni Tegano, come d’altronde già emerso
nei capi d’imputazione del decreto di fermo eseguito il 28 settembre 2010, sono ritenuti, a vario titolo, responsabili del reato di associazione per delinquere di tipo
mafioso finalizzata al controllo di
attività economiche esercitate a
Reggio Calabria, anche attraverso la gestione di interi settori imprenditoriali e commerciali, con
particolare riferimento al controllo delle assunzioni, dei licenziamenti, delle maestranze, dei finanziamenti pubblici e degli accordi sindacali dell’impresa denominata “New Labor”. Ma anche al
conseguimento di ulteriori ingen-
Decisione del Tribunale del riesame
Dissequestrati
i beni riconducibili
a Claudio Ficara
Il boss Giovanni Tegano era stato catturato dalla squadra mobile il 26 aprile del 2010 in un’abitazione di contrada Batìa di Terreti
IN SINTESI
Il vicequestore della Polizia di Stato Diego Trotta
ti profitti e vantaggi ingiusti.
L’operazione del 1 ottobre 2010,
con i dodici arresti, aveva segnato
la conclusione dell’operazione
“Agathos”.
Era stata la denominazione del
consorzio “Kalos”, che secondo la
filosofia della Grecia classica indicava il mito del “bello” e dell’esteOlga Tarzia
è la presidente
del Tribunale
nello stralcio
di “Agathos”
Antonino Barillà
il sindacalista
accusato di avere
intascato tangenti
dalla New Labor
CORTE D’APPELLO Sarà sentito il pentito?
Maremonti, il pg chiede
l’audizione di Federico
Il pentito Lorenzo Federico potrebbe essere sentito nel processo
“Maremonti” che, su rinvio della
Cassazione, si sta celebrando in
Corte d’appello.
A chiedere l’audizione del collaboratore di giustizia è stato il
sostituto procuratore generale
Francesco Mollace. Lo ha fatto
nel corso dell’udienza celebrata
ieri davanti alla Corte presieduta
da Iside Russo che si è riservata la
decisione su quanto richiesto dalla pubblica accusa.
La decisione della Corte sarà
resa nota nella prossima udienza,
programmata per il 6 dicembre
prossimo.
Il processo “Maremonti” è nato da una vecchia inchiesta della
Direzione distrettuale antimafia
sulle attività della cosca Serraino. Era stata la quarta sezione
della Cassazione ad accogliere il
ricorso presentato dagli avvocati
difensori e ad annullare con rinvio la sentenza il 9 luglio 2003 nei
confronti degli imputati che erano stati giudicati con il rito abbreviato.
Lo stesso giorno la Corte d’appello, in composizione diversa, si
tica, a suggerire la scelta del termine “Agathos”. Il mito del “Kalos
kai Agathos” è, secondo Platone,
il luogo del pensiero dove il bello
ed il giusto (l’Agathos, appunto si incontrano. Il luogo dove la bellezza diviene giustizia).
L’attività d’indagine aveva
consentito alla squadra mobile
della Questura di svelare una delle fonti reddituali principali della
’ndrina Tegano, fonte costituita,
come è stato dimostrato, dal controllo assoluto e capillare della
“New Labor”, che avrebbe garantito per anni un costante afflusso
di capitali “monetizzabili” ed immediatamente impiegabili da
parte della consorteria.
«Abbiamo trovato conferma –
ha dichiarato Trotta – che le cosche reggine hanno raggiunto
elevati livelli organizzativi grazie
era pronunciata invece per gli imputati per i quali si procedeva con
il rito ordinario. I giudici di secondo grado avevano ritenuto insussistente l’imputazione di associazione per delinquere di stampo mafioso, assolvendo tutti gli
imputati. Tanto era bastato per
consentire agli avvocati di quanti
avevano scelto l’abbreviato di far
rilevare alla Cassazione la diversità nel metro di giudizio. I legali
avevano sostenuto che non era
possibile adottare due peri e due
misure tenuto conto che i due filoni dell’ordinario e dell’abbreviato avevano la stessa matrice.
Dopo l’annullamento disposto
della Cassazione era iniziata la
battaglia dei difensori, durata
parecchi anni, per arrivare alla
fissazione del nuovo processo.(p.t.)
Il pm Giuseppe Lombardo
ai quali gestiscono ingenti risorse
economiche e controllano rilevanti settori economici, tra cui,
soprattutto, quello dei pubblici
appalti e delle imprese che li gestiscono; e ciò attraverso meccanismi raffinati e collaudati che consentono anche di assicurare rilevanti erogazioni di denaro proveniente da pubbliche commesse,
nella fattispecie Trenitalia e le società collegate, e mediante una
fitta rete di rapporti imprenditoriali in diversi settori, tra cui, certamente, anche quelli della gestione dei trasporti».
Lo stralcio del processo “Agathos” è stato aggiornato al 15 dicembre per la prosecuzione della
testimonianza del vicequestore
Trotta. Nell’occasione si parlerà
della cattura del boss Giovanni
Tegano.
IL CLAN «Un “locale” – ha
spiegato Trotta – tra i più
influenti del capoluogo e
dell’intera provincia». Il vicequestore ha porto l’accento, ad esempio, sul ruolo di un “insospettabile” come Antonino Barillà, cui
viene contestato di aver costretto i quadri dirigenti
della ditta “New Labor”, associata al consorzio “Kalos” e incaricata da Trenitalia di gestire i lavori di
manutenzione dei convogli
ferroviari – a versare mensilmente, a titolo di tangente 1.800 euro impegnandosi a non trasmettere, in
qualità di sindacalista, la
segnalazione di violazioni
delle norme sulla sicurezza
nei luoghi di lavoro.
Il Tribunale della libertà di Reggio Calabria (Catalano Presidente, Aliquò e Amodeo Giudici) avallando il ricorso proposto
dagli avvocati Giuseppe Putortì
e Maria Leonardo ha disposto la
restituzione di tutti i beni di proprietà o comunque nella disponibilità di Claudio Candeloro Ficara, 43 anni di Reggio Calabria.
L’uomo era stato colpito da
ordinanza di custodia cautelare
nell’ambito della operazione
denominata Reggio Sud, condotta dai carabinieri e coordinata dalla Direzione distrettuale
antimafia che attraverso una
mole di intercettazioni telefoniche ed ambientali aveva contestato a numerose persone il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, struttura
criminosa questa operante nella
zona Sud di Reggio Calabria.
Con la emissione della ordinanza di custodia cautelare nei
confronti di Ficara era stato eseguito anche il sequestro preventivo di tutti i beni (società di autotrasporti, beni immobili, conti
correnti, autovetture) sul presupposto che il detto patrimonio
non fosse altro che il reimpiego
di attività illecite dell’indagato.
Il Tribunale della libertà
(Bandiera Presidente, Aliquò e
Amodeo Giudici), sollecitato a
decidere sull’istanza di riesame
avanzata dagli avvocati Leonardo e Putortì, aveva disposto l’immediata revoca dell’ordinanza
di custodia cautelare, mantenendo però il sequestro dei beni.
I due penalisti reggini immediatamente dopo la scarcerazione del Ficara si erano rivolti al
Gip, chiedendo la restituzione
del patrimonio sul presupposto
che «i beni di cui risultava titolare o che comunque erano nella
disponibilità dell’indagato, dovevano considerarsi frutto di attività lecita, soprattutto in considerazione della copiosa documentazione che era stata allegata all’istanza con la quale si dimostrava la totale liceità dei beni».
Il Gip, però, aveva rigettato
allo stato l’istanza difensiva
chiedendo ulteriori approfondimenti circa la costituzione delle
società agli amministratori che
erano stati nominati al momento del sequestro preventivo.
Contro tale decisione i due
penalisti hanno proposto appello al Tribunale della Libertà
La sede
del Tribunale
(Cedir)
a Reggio
Calabria
chiedendo il dissequestro del
patrimonio sul presupposto che
Ficara era stato scarcerato per
assenza dei gravi indizi di colpevolezza, in ordine a tutti i reati
contestati per cui nulla autorizzava a ritenere ancora che il patrimonio riferibile all’indagato
fosse di provenienza illecita.
In sede di discussione gli avvocati hanno illustrato tutta la
copiosa documentazione con la
quale «si dimostrava la lecita
provenienza dell’intero patrimonio riferibile a Claudio Ficara
ed alla sua famiglia». Il Tribunale ha disposto l’immediato dissequestro dei beni.(p.t)
IL POTERE L’attività d’indagine aveva consentito alla
Squadra mobile di svelare
come il controllo assoluto e
capillare della “New Labor”
avrebbe garantito per anni
un costante afflusso di capitali “monetizzabili”. «Abbiamo trovato conferma –
ha detto ancora Trotta –
che le cosche reggine hanno raggiunto elevati livelli
organizzativi grazie ai quali gestiscono ingenti risorse
economiche e controllano
rilevanti settori economici,
tra cui, soprattutto, quello
dei pubblici appalti e delle
imprese che li gestiscono».
La conferenza stampa dell’operazione “Reggio Sud”
Lo ha deciso il Tribunale della Libertà
Il processo contro Carmelo Latella
Processo Urbanistica
scarcerato Chirico
Arsenale a Pellaro
sentiti tre sottufficiali
Giuseppe Chirico è tornato libero. La decisione è stata adottata dal Tribunale della Libertà che ha accolto la richiesta
presentata dagli avvocati Michele Priolo e Giuseppe Runci,
difensori dell’imputato nel
processo nato dall’inchiesta
sul malaffare a Urbanistica.
Proprio ieri, in occasione
della prima udienza del processo, il Tribunale ha proceduto all’unificazione dei due
tronconi del procedimento
(agli imputati erano state elevate nuove accuse).(p.t.)
È proseguita ieri in Tribunale
l’istruttoria dibattimentale nel
processo relativo all’arsenale
di armi e munizioni scoperto il
3 giugno dello scorso anno in
località Fiumarella di Pellaro,
all'interno di un casolare utilizzato come deposito di attrezzi agricoli. Alla sbarra l’imprenditore Carmelo Latella,
47 anni, di Pellaro. Il suo rinvio a giudizio era stato deciso
dal gup Silvana Grasso su richiesta del pubblico ministero
Marco Colamonici.
Il ritrovamento delle armi
Giuseppe Chirico
aveva portato all'arresto i Carmelo Latella e del padre Giovanni, 89 anni, che era stato
poi prosciolto in sede di indagini preliminari. Era stata una
lettera anonima giunta ai carabinieri di Pellaro a far scattare
le indagini. E ieri sono stati
chiamati a testimoniare il comandante della stazione di
Pellaro, luogotenente Salvatore Piazza, e altri due sottufficiali che hanno ripercorso le
fasi delle indagini sfociate nel
ritrovamento
dell’arsenale.(p.t.)
Mercoledì 30 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
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Reggio Tirrenica
.
A QUASI DUE ANNI DALLA RIVOLTA Un migliaio di lavoratori stagionali per la raccolta delle clementine. Irrisolti i problemi dell’accoglienza
Migranti a Rosarno, il solito triste copione
Ancora chiuso il campo di contrada Testa dell’Acqua, molti vivono nelle campagne. Interrogazione di Fli
Giuseppe Lacquaniti
ROSARNO
Continuano ad arrivare i giovani
africani, ancora una volta richiamati dalla stagione delle arance.
Per molti di loro è un ritorno, nonostante la devastante crisi
dell’agricoltura stia facendo sprofondare nella miseria migliaia di
piccoli agricoltori locali, destinati
ad abbandonare le campagne,
non essendo più possibile coltivare i fondi per il progressivo calo
dei prezzi di vendita della materia
prima.
Chi gira per la Piana di Rosarno
vede ancora sugli alberi tonnellate di clementine invendute. «I
prezzi non vanno al di là dei 20
centesimi a chilo – ci dice un agricoltore – ce ne vogliono almeno
10 per la sola raccolta, come si fa
con i pochi centesimi che restano
a compensare le spese affrontate
durante l’intero anno per la coltivazione?».
Per gli africani che ritornano,
anche se il lavoro scarseggia, ancora una volta si pone il problema
dell’alloggio. Il migliaio di giovani, provenienti soprattutto dalle
regioni sub sahariane, che si stima siano presenti in questo momento nel comprensorio pianigiano, vivono sparsi per le campagne, mentre è limitato il numero
di coloro che riescono a trovare
una dimora, seppure precaria, in
paese.
Ancora non è stato aperto il
centro di accoglienza di contrada
Testa dell’Acqua, realizzato dalla
Regione Calabria e dal Comune di
Rosarno, che dal febbraio all’aprile 2011 ha offerto ospitalità a circa 80 migranti.
Già presso gli sportelli dei Servizi sociali comunali sono state
raccolte 216 domande presentate
da altrettanti giovani migranti
che desiderano essere alloggiati
nella struttura. Ma non mancano i
problemi per la sua riapertura, come si evince da un’interrogazione
presentata al sindaco Elisabetta
Tripodi dal Circolo Fli.
Il documento ricorda che «il
presidente della Regione Scopelliti si era fatto carico delle spese
inerenti al trasporto e il montaggio, mentre per le opere di urbanizzazione, acqua, fogne, luce e
controllo del campo, aveva investito l’amministrazione comunale
di Rosarno, assicurando la copertura delle spese da questa sostenute nell’allestimento e nel controllo dello stesso»; la nota - a firma del coordinatore Aurelio Timpani - fa presente che «a tutt’oggi,
l’associazione di volontariato che
aveva vinto l’appalto per il controllo del campo container, non è
stata ancora saldata. Non c’è dato
sapere, inoltre, se i costi sostenuti
dal Comune per le opere di cui sopra, siano stati rimborsati come
annunciato e promesso».
Fli rileva che nessuna somma
pare sia stata stanziata dalla Regione per la riapertura del campo,
per cui la situazione potrebbe degenerare ed «innescare problematiche tali da turbare l’ordine
pubblico e la pacifica convivenza». Se i container, si domanda
Fli, «possono accogliere solamente 80 persone, dato che a farne domanda sono stati fino a giorni fa
più di 250, disconoscendo il criterio di graduatoria per l’assegnazione stessa, siamo sicuri che gli
esclusi staranno quieti, silenziosi
e pacifici? La situazione potrebbe
generare un malcontento tale da
indurre la rimanente popolazione
migrante, munita di permesso di
soggiorno, a ribellarsi». Il circolo
Fli chiede al sindaco Tripodi
«quali misure intende adottare
per dare alloggio agli aventi diritto, e per evitare una probabile rivolta degli esclusi».
BOTTINO 40 EUR0
Ambulante
bulgara
rapinata
a Rosarno
GIOIA TAURO. Soltanto quaran-
Il campo di accoglienza è ancora chiuso
Immigrati impegnati nella raccolta di arance e clementine
ROSARNO Tra i temi in consiglio comunale la realizzazione del rigassificatore
“Ping-pong” tra maggioranza e opposizione
ROSARNO. Si è protratta fino a
tarda sera la seduta del Consiglio
comunale, convocato dal presidente Antonio Bottiglieri. Risultano presenti 17 consiglieri su 20
e 5 assessori. Ad inizio di seduta
è stata ufficializzata la costituzione di un nuovo gruppo consiliare di minoranza, il “Grande
Sud”, formato da Aldo Borgese
(capogruppo), Rosanna Careri e
Giacomo Saccomanno. Tredici i
punti portati in discussione, la
maggior parte dei quali riguardanti il riconoscimento di debiti
fuori bilancio scaturiti da vertenze giudiziarie, per un importo di
47.415 euro, secondo i dati riferiti dal vice sindaco Carmelo
Cannatà. Di ordinaria amministrazione la discussione sull’assestamento di bilancio, approvato, previa relazione del consigliere Pd Filippo Italiano, con 17
voti favorevoli e 6 astenuti. Fuori
dall’ordinario invece gli ultimi 3
punti, che si riferiscono all’approvazione del nuovo regolamento del cimitero; alle comunicazioni del Presidente sulla ri-
chiesta avanzata dall’Udc di istituire una “Commissione straordinaria di indagine e d’inchiesta”
circa la nota questione del taglio
degli alberi di ulivo di proprietà
comunale in contrada Bosco; e
infine la determinazioni del
Consiglio in merito al rigassificatore da realizzare nel Porto di
Gioia Tauro. Nel corso del dibattito non sono mancati gli spunti
polemici tra la maggioranza e le
opposizioni, ma circa i dettagli
della seduta rimandiamo all’edizione di domani.(g.l)
Una recente seduta del Consiglio
ta euro, ovvero il magro incasso di una giornata trascorsa davanti ad una bancarella di prodotti alimentari, costituisce il
bottino dell’ennesima rapina
consumata in pieno centro abitato a Rosarno. L’episodio, ultimo di una serie ormai fin troppo lunga, si è verificato in Piazza Valarioti nella tarda serata
di lunedì. Ne è rimasta vittima
una venditrice ambulante di
nazionalita bulgara, provvista
di regolare permesso di soggiorno e di licenza di commercio, T.D., 49 anni, che si accingeva a sistemare la merce su
un’auto per fare rientro a casa
quando è stata affrontata da
due giovani, entrambi col volto
coperto da passamontagna,
uno dei quali armato di pistola,
che l’hanno costretta a consegnare un marsupio nel quale
era custodito il denaro. I due
malviventi si sono poi allontanati a piedi facendo subito perdere le proprie tracce. Qualche
minuto dopo alcuni passanti,
transitando per Piazza Valarioti, che è ubicata proprio nel
centro di Rosarno, si sono resi
conto che la donna era in un
grande stato di agitazione ed
appreso quanto era accaduto
hanno provveduto ad informare telefonicamente attraverso
il 112 la locale Tenenza dei crabinieri. (g.s)
In breve
CINQUEFRONDI Ha ottenuto 20.000 euro per quattro mesi di arresti domiciliari
PALMI La tragedia di Chiata Gambettola
Ingiusta detenzione, agricoltore risarcito Morì dopo il parto
Gioacchino Saccà
GIOIA TAURO
Ventimila euro di indennizzo per
ingiusta detenzione, ovvero per
avere trascorso circa quattro mesi agli arresti domiciliari ai quali
era stato asse gnato dopo l’arresto, perché ritenuto responsabile
di coltivazione di canapa indiana. Protagonista della vicenda
Ernesto Mallamaci, 63 anni,
agricoltore di Cinquefrondi che è
stato difeso ed assistito nelle sue
peripezie giudiziarie dagli avvocati Gregorio Cacciola e Domenico Bellocco. Mallamaci era stato
arrestato nel mese di giugno
2010 dai carabinieri della stazione di Cinquefrondi nel corso di
un’operazione durante la quale
era stato notato in prossimità
Arrestato per coltivazione di marijuana
della sua piccola azienda agricola, ovvero su un terreno contiguo
alla sua proprietà sul quale era
stata localizzata una piantagione di cannabis indica.
Secondo gli stessi carabinieri
teneva un atteggiamento sospetto che faceva pensare ad un suo
diretto interessamento alla piantagione per cui erano scattate le
manette in flagranza di reato.
Il processo era iniziato nell’autunno del 2010 e nel frattempo
per Mallamaci era stata disposta
la remissione in libertà. Il processo, dopo l’escussione di numerosi testimoni, si era poi concluso
nel febbraio di quest’anno ed Ernesto Mallamaci era stato assolto
con formula piena, ovvero perché considerato estraneo a tutta
la vicenda della piantagione, così
come nel corso del dibattimento
avevano sostenuto i suoi difensori. Per il periodo di detenzione,
ovvero per il tempo trascorso in
carcere e per i circa 4 mesi trascorsi fra le mura domestiche, i
suoi legali hanno chiesto ed ottenuto un indennizzo pari a ventimila euro accordato a titolo di risarcimento dalla Corte di Appello di Reggio Calabria. L'avvocato
Gregorio Cacciola, commentando il provvedimento, ha sottolineato: «Non c'è alcuna somma di
denaro che possa ripagare per le
sofferenze di una detenzione indebita. Ma come fatto simbolico
il risarcimento che arriva dallo
Stato restituisce allo stesso interessato parte di quell'immagine
che il reato contestato ma non
commesso aveva offuscato».
PALMI Il sodalizio “Amici Casa Repaci” ha celebrato dieci anni di attività e iniziative
Un’associazione che promuove la cultura
PALMI. È stata un’occasione importante per ricordare le più rilevanti iniziative realizzate nel
primo decennale di attività
dall’associazione “Amici Casa
Repaci”, la cerimonia di consegna di una targa da parte dei
rappresentanti
dell’amministrazione provinciale, Giovanni
Barone e Giuseppe Saletta,
all’assemblea dei soci e degli abbonati alla rivista Itaca. L’incontro si è tenuto presso la Pro Loco
ed è stato introdotto dal presidente Rocco Deodato, Nell’elegante salone della Pro Loco, introdotti dal presidente Deodato
che ha inquadrato l’iniziativa
nella costante strategia di promozione della città, impegnandosi peraltro ad acquisire per i
soci la rivista Itaca.
Si sono quindi alternati il
dottor Antonio Papalia che,
portando gli auguri del consigliere Saletta, ha richiamato
l’attualità del significato del logo dell’associazione, simbolicamente individuato nella statuina presepiali dell’asino recalcitrante, ed il consigliere Barone
che, dopo aver ricordata la figura di Repaci come uno dei più
grandi ed illustri letterati del
900, ha dichiarato l’intento
dell’Amministrazione Provin-
ciale di utilizzare il film “La Carne inquieta” - tratto dal romanzo di Repaci ed ambientato nella Calabria più povera - per ricordare anche agli studenti le
condizioni economiche e sociali
dell’epoca. È stata la poetessa
Maria Frisina ad introdurre una
relazione sulle attività sin qui
condotte partendo dal giugno
2001 allorquando un primo nucleo di cittadini non solo palmesi, ha aderito all’idea di un impegno culturale nel nome di
Leonida Repaci, assumendo il
memorabile discorso dell’ottobre 1984, pronunciato dallo
scrittore in occasione della inti-
tolazione della Casa della Cultura, come proprio manifesto.
A concludere i lavori il vice
presidente
dell’associazione
Rocco Militano, in rappresentanza del presidente Antonio
Minasi impegnato a Milano
Militano ha ribadito l’esigenza «di pensare a soluzioni organizzative istituzionali che permettano il coinvolgimento operativo di Provincia e Regione in
un progetto culturale alto che
veda riaperta al ruolo imposto
dalla donazione anche la Villa
Pietrosa» oltre al necessario impegno per la Casa della Cultura.
(i.p.)
udienza del processo
al ginecologo
Ivan Pugliese
PALMI
È cominciato dinanzi al giudice
monocratico di Cinquefrondi,
Bruno Finocchiaro, competente
territorialmente, il procedimento nei confronti del dottor Ivan
Ciaccio, il medico della clinica
“Villa Elisa” chiamato a rispondere di omicidio colposo e falsità materiale in atto pubblico.
Secondo la tesi accusatoria
della Procura di Palmi, pubblico
ministero presente in aula Luigi
Iglio, nella clinica “Villa Elisa” di
Cinquefrondi il 15 agosto del
2009 si registrò la morte di Chiarina Gambettola, dopo che la
donna aveva appena dato alla
luce il suo quarto figlio, per causa imputabile al dottor Ciancio
(assistito dall’avvocato Emanuela Trimarchi).
Nello scorso mese di maggio
il rinvio a giudizio stabilito dal
Gup del Tribunale di Palmi, Paolo Ramondino, che aveva anche
ammesso la costituzione delle
parti civili nelle persone di Claudio Romagnosi (marito della
vittima) in rappresentanza anche del piccolo figlio Lorenzo, di
Francesca e Fortunata Romagnosi, di Giulia Gambettola, tutti assistiti dall’avvocato Domenico Infantino, e Antonella Romagnosi rappresentata invece
dall’avvocato Luciano Vizzari.
Nella prima udienza di ieri il
procedimento è stato incardinato. Costituita in giudizio, per
tramite del suo legale avvocato
Ettore Tigani, anche la clinica
“Villa Elisa”, che era stata citata
per responsabilità civile dagli
avvocati che rappresentano la
famiglia della Gambettola.
Le parti hanno così provveduto alla richieste di ammissioni
delle prove, della documentazione, del deposito delle liste testi e della nomina dei consulenti
di parte. Nella prossima udienza
inizieranno a sfilare i primi 5 testimoni della lista dell’accusa,
tra i quali, il maresciallo capo
Massimo Miozzo che si occupò
delle indagini. La richiesta di
rinvio a giudizio nei confronti
del ginecologo era giunta al termine di indagini caratterizzate
da approfonditi accertamenti
tecnici diretti a verificare eventuali errori, omissioni o ritardi
nella condotta dei sanitari. La
relazione collegiale depositata
dagli esperti avrebbe messo in
evidenza una pluralità di omissioni e ritardi. In particolare, i
consulenti della Procura hanno
rilevato come, si legge nella relazione, «la condotta del ginecologo sia professionalmente censurabile per aver posto in essere
un comportamento colposamente negligente, in quanto
omissivo delle indispensabili indagini cliniche e di laboratorio
atte
a
valutare
l’entità
dell’emorragia in corso e per
non avere posto in essere adeguate e tempestive misure terapeutiche farmacologiche, necessarie a contrastare la perdita
ematica». Una tesi che dovrà essere dimostrata dall’accusa o
smontata dalla difesa.(i.p.)
ROSARNO
Deve scontare
38 mesi di carcere
UN OPERAIO di 36 anni, P.M.
di Rosarno, deve scontare
una pena a tre anni e due
mesi per un cumulo di pene
perché riconosciuto responsabile di reati diversi commessi nel 2008. I carabinieri
si sono portati ieri presso la
sua abitazione posta in via
Provinciale, apprendendo
che lo stesso si trova ricoverato nel reparto di medicina dell’ospedale di Polistena per problemi di salute. I
militari gli hanno notificato
in ospedale il provvedimento restrittivo emesso dalla
Procura Generale di Reggio
Calabria. Quando sarà nelle
condizioni di lasciare l’ospedale sarà trasferito al carcere di Palmi. (g.s)
FEROLETO DELLA CHIESA
Pensionato
condannato a 2 anni
UN PENSIONATO originario di
Taurianova, N.L.,65 anni,
ufficialmente però domiciliato a Feroleto della Chiesa, è stato condannato in
via definitiva a due anni di
reclusione perché ritenuto
responsabile dei reati di violenza in famiglia e lesioni
personali aggravate, fatti
avvenuti nell’autunno del
2009.
Lo stesso è ospite della casa-famiglia “Bephel” di Maropati presso la quale dovrà
restare per scontare la detenzione domiciliare disposta, in via del tutto eccezionale, dal Tribunale di
sorveglianza di Reggio Calabria. (g.s)
Gazzetta del Sud Mercoledì 30 Novembre 2011
43
Reggio Ionica
.
LOCRI Disposto nell’ambito dell’operazione “Oro nero” per un presunto traffico di gasolio “agevolato”
Camastra, convalidato il sequestro
Restano “sotto tutela” beni per 350 milioni dei due fratelli imprenditori
Rocco Muscari
LOCRI
Convalidato il sequestro dei
beni a carico dei fratelli Giovanni e Domenico Camastra.
Lo ha disposto il giudice delle
indagini preliminari presso il
Tribunale di Locri, giudice Caterina Capitò, accogliendo la
richiesta della Direzione distrettuale antimafia reggina,
formulata nell’ambito del decreto di fermo e contestuale
sequestro preventivo d’urgenza, denominato “Oro Nero”,
eseguito il 16 novembre scorso dai militari del Gruppo tutela finanza pubblica e del
Gruppo tutela economia del
Nucleo di polizia tributaria
della Guardia di Finanza di
Reggio Calabria, coadiuvati
dai colleghi dello Scico di Roma e del Gruppo di Frascati.
Sotto sequestro rimangono
la holding, le sei società del
Gruppo Camastra, altre due
imprese coinvolte nel presunto illecito traffico di carburante, nonché i beni aziendali
delle predette società e quelli
personali dei soci, quali immobili, conti correnti, autoveicoli e quote societarie per
un valore complessivo di oltre
350 milioni di euro.
Un duro colpo al patrimonio dei fratelli Camastra che,
secondo l’accusa della Dda di
Reggio Calabria, in particolare del procuratore capo Giuseppe Pignatone, del procuratore aggiunto Michele Prestipino e del sostituto Roberto Di
Palma, avrebbero promosso
un articolato sistema di contrabbando di gasolio “agevolato”, aggirando il fisco sottraendo l’accertamento e
quindi il pagamento dell’accisa e dell’Iva, tanto da riuscire
ad evadere tasse per milioni di
Antonino Russo, la vittima
Carmelo Megale, l’assassino
BAGALADI Il barbere Megale è reo confesso
Omicidio Russo,
il pg chiede la conferma
della pena (16 anni)
L’inchiesta ha fatto luce su un presunto “giro” illegale di nafta
euro, anche grazie alla presunta responsabilità di altre
quaranta persone, tutte iscritte nel registro degli indagati.
Nel contesto delle indagini,
eseguite dalle Fiamme Gialle,
è emerso che alcuni esponenti
di spicco della criminalità organizzata calabrese avrebbero partecipato al lucroso e ilIl giudice
delle indagini
preliminari
Caterina
Capitò
lecito affare del commercio di
gasolio “agevolato”, intervenendo nelle varie fasi della filiera commerciale nella veste
di intermediari, ovvero di
clienti finali, traendo, pertanto, profitto dalla illecita attività.
Le aziende del Gruppo Camastra e quelli a loro collegate rimangono, al momento,
nella disponibilità dei cinque
custodi nominati dalla Distrettuale con il compito di
operare nell’ambito dell’ordinario funzionamento delle attività commerciali e nel rispet-
to dei contratti vigenti nei vari
settori in cui attualmente operano, quali la commercializzazione di prodotti petroliferi in
Calabria e in altre regioni del
Centro e Nord Italia, nonché
nel settore della grande distribuzione alimentare per conto
di importanti società nazionali. A seguito del deposito
dell’ordinanza di convalida
del sequestro gli atti sono stati
trasmessi, per competenza, alla Distrettuale.
Giovanni e Domenico Camastra si trovano attualmente
in libertà, dopo che lo stesso
gip Caterina Capitò, a tre giorni del fermo, non ha convalidato la misura cautelare in
carcere richiesta dai magistrati della Distrettuale, evidenziando, tra l’altro, la mancanza delle esigenze cautelari,
escludendo per entrambi i fratelli la “genericità” della contestata aggravante mafiosa.
Avverso l’ordinanza di sequestro, i difensori dei Camastra, avvocato Antonio Alvaro
e professor Mario Murone,
hanno 10 giorni di tempo dalla notifica a proporre ricorso
al Tribunale del Riesame. BAGALADI . È approdato alle
battute conclusive il processo
di appello per l’omicidio di
Antonino Russo, avvenuto a
Bagaladi la notte di Ferragosto dello scorso anno.
In primo grado era arrivata
una condanna a 16 anni di reclusione per Carmelo Megale,
24 anni, barbiere, compaesano della vittima. Nella giornata di ieri, a chiusura della
propria requisitoria, il procuratore generale Francesco
Scuderi ha chiesto la conferma della pena che il giudice
dell’udienza preliminare, Silvana Grasso, aveva inflitto il
23 gennaio di quest’anno, al
termine del processo di primo
grado.
La prossima udienza – che,
molto probabilmente, metterà la parola fine al secondo atto processuale d’appello – è
stata fissata per il 13 dicembre prossimo. A prendere la
parola sarà il rappresentante
della difesa, l’avvocato Emanuele Genovese.
La linea che il legale dovrebbe tenere, potrebbe essere improntata sulla richiesta
di un ridimensionamento della pena, tenendo conto delle
circostanze attenuanti e del
contesto in cui il fatto si è verificato. Lo stesso giorno potrebbe essere emessa la sentenza.
Su scelta dell’imputato, reo
confesso, il processo di primo
grado era stato celebrato col
rito abbreviato (il pubblico
ministero non si era opposto). La sua condanna all’epoca era stata invocata dal rappresentante
dell’accusa,
Francesco Tripodi, che aveva
chiesto per lui 15 anni di carcere.
Rientrata in aula dopo più
di quattro ore di camera di
consiglio,
il
giudice
dell’udienza preliminare aveva letto il dispositivo della
sentenza, fissando però la
condanna a 16 anni, a 3 anni
di libertà vigilata da scontare
all’esito della reclusione e al
risarcimento delle parti civili,
che tuttavia doveva essere liquidato in separata sede. A
costituirsi parte civile erano
stati i parenti della vittima,
con l’assistenza legale dall’avvocato Francesco Floccari.
Antonino Russo era stato
ucciso a colpi di pistola al culmine di una lite avvenuta alle
porte del centro abitato di Bagaladi.(g.t.)
LOCRI Per ciascuno dei tre imputati la Procura della Dda ha chiesto l’ergastolo
BOVALINO
CONDOFURI Oggi alle 14 al “Rempicci”
Omicidio di Cordì “u cinesi”, alle 12 il verdetto
Oggi seduta
“urgente”
Savica:
«Non ci sarò»
Pisl, la commissione
invita la cittadinanza
a decidere insieme
LOCRI. È prevista per oggi a mez-
zogiorno in punto, la lettura del
dispositivo della sentenza a carico dei presunti esecutori materiali dell’omicidio di Salvatore Cordì, inteso “u cinesi”, commesso il
31 maggio del 2005 a Siderno.
Dopo cinque giorni di camera di
consiglio la Corte d’assise di Locri
(presidente Amelia Monteleone,
giudice a latere Angelo Ambrosio) deciderà della sorte di Michele Curciarello e Antonio Martino, presunti killer, e di Antonio
Panetta, ritenuto uno degli organizzatori dell’omicidio e accusato anche di associazione per delinquere di stampo mafioso.
Per ciascuno dei tre imputati il
sostituto procuratore della Distrettuale antimafia, dott. Antonio De Bernardo, al termine della
requisitoria, ha chiesto la pena
dell’ergastolo. Per l’accusa sussistono infatti i presupposti per la
condanna alla massima pena prevista dal codice di rito. La prova
della colpevolezza dei tre imputati, secondo il pm De Bernardo,
si ravvisa nel duplice movente di
cosca e personale, come emerso
nel corso delle indagini che hanno portato all’emissione della misura cautelare del dicembre del
2008, denominata “Operazione
Pioggia”. Alle risultanze investigative si sono aggiunte, nel corso
del processo iniziato nel giugno
del 2009, le dichiarazioni rese
dai collaboratori di giustizia Vincenzo Marino e Domenico Oppedisano, che avrebbero rafforzato
le tesi di Bruno Piccolo e Domenico Novella. Contro la tesi dell’accusa i difensori hanno rilevato la
mancanza di elementi certi a ca-
Salvatore Cordì
rico dei propri assistiti. Per quanto riguarda Curciarello e Martino, difesi dagli avvocati Salvatore Staiano, Cosimo Albanese e
Mario Mazza, hanno chiesto l’assoluzione sostenendo che le prove a carico di zio e nipote sono
«suggestive e lacunose». Mentre
per gli avvocati Luca Maio e Giuseppe Mammoliti Antonio Panetta deve essere assolto perché nel
processo mancano anche gli indizi per sostenere una condanna.
La sentenza odierna assume
una rilevanza fondamentale anche per la posizione di Antonio
Cataldo, inteso “Papuzzedda”,
condannato in abbreviato a 30
anni di reclusione, quale presunto mandante del delitto, nei confronti del quale la Cassazione ha
fissato la discussione all’8 maggio.(r.m.)
LOCRI Trovato un accordo sul fondo di produttività, resta il nodo degli incentivi 2010
Dipendenti comunali, riparte la contrattazione
Pino Lombardo
LOCRI
Ieri mattina si sono incontrate in
municipio la delegazione sindacale composta da Paolo Fragomeni, Stefania Sgambellone, Renato
Scordino, Rocco Prestia, Eugenio
Luciano, in rappresentanza di
Cgil-Fp, Uil e Diccap-Sulpm, nonché Gaetano Carpentieri, Cosimo
Romeo, Antonio Verteramo, Domenico Vollero in qualità di Rsu
comunali, e la delegazione di parte pubblica guidata dal segretario
generale Arturo Tre Soldi e composta dai dirigenti Teresa Naimo,
Giuseppe Larosa e Sergio Mara-
sco. Oggetto dell’incontro il pagamento del fondo di produttività
relativo agli anni 2007/9.
L’incontro è stato un «utile momento di apertura di un dialogo
che forse non è stato mai avviato
correttamente». Infatti le due delegazioni hanno dato vita ad un
«confronto costruttivo» finalizzato non solo a creare le condizioni
per affrontare il confronto inerente il contratto decentrato
2010/2011 ma anche per eliminare “l’ostacolo”, costituito dalla
mancanza della scheda di valutazione, che, fino ad oggi, ha impedito che potesse essere erogato,
nonostante le risorse ci siano, il
fondo di produttività 2007/2009.
Questione che sarebbe stata risolta. Le delegazioni hanno infatti
approvato la “scheda di valutazione” in base alla quale verranno
assegnati i fondi ai dipendenti.
L’incontro di ieri è servito anche ad iniziare a sgombrare il
campo da alcune “anomalie” tecnico-amministrative che rischiano di paralizzare la contrattazione decentrata per il biennio
2010/11. Da quanto va emergendo il “nodo” sarebbe costituito dal
fondo inerente la contrattazione
decentrata relativo al 2010. Per
quell’anno nel fondo incentivante, quantificato in 329 mila euro,
non venivano conteggiati i 42 dipendenti stabilizzati, il che comportava un “ammanco” di 102 mila euro. L’amministrazione avrebbe provveduto con una delibera a
rettificare la cifra. La rettifica, a
quanto sembra, sarebbe però rimasta solo nominale dal momento che non fu effettuata la variazione di bilancio. Per il 2011, il
fondo incentivante è stato quantificato in circa 304 mila euro.
«Questo è un fatto positivo – hanno sottolineato i rappresentanti
sindacali – ma se non si sblocca la
partita 2010, la trattativa non va
avanti». La vertenza è stata aggiornata al 16 dicembre.
Giuseppe Pipicella
BOVALINO
È prevista per oggi pomeriggio
alle 17 una riunione straordinaria e urgente del Consiglio
comunale, durante la quale,
tra l’altro, si dovrà prendere atto dell’assegnazione di alcuni
immobili confiscati e acquisirli
al patrimonio del Comune. Il
Consiglio dovrà pure procedere alla ratifica di due delibere
di Giunta su variazioni di bilancio. Altro argomento da
trattare è il rinnovo della convenzione con il Comune di Benestare per la gestione associata del servizio economico.
Sulle modalità e sui tempi di
convocazione il consigliere di
minoranza Domenico Savica
ha presentato le sue rimostranze e la sua decisione di non partecipare. Savica contesta la definizione riunione «straordinaria e urgente» e in una lettera aperta sottolinea: «Non è la
prima né la seconda volta che il
sottoscritto fa presente che
questa amministrazione non
rispetta le regole. Sapendo che
determinate delibere hanno
scadenze ben precise, qual è il
problema che impedisce di riunire il Consiglio in tempo dovuto? Per questi motivi non sarò presente». Insomma, Savica
ritiene che la riunione avrebbe
dovuto essere convocata in
sessione ordinaria, in modo da
avere i canonici cinque giorni
per visionare gli atti portati in
discussione.
CONDOFURI. Anche sul Piano
strutturale in forma associata
la commissione straordinaria
ha deciso di coinvolgere la cittadinanza. L’apertura consentirà di raccogliere le proposte
dei cittadini, di registrarne le
istanze, di cogliere i suggerimenti. Il tutto poi sarà valutato
dal punto di vista tecnico ed
eventualmente recepito in fase
di progettazione. L’incontro
per parlare dello strumento
che sostituirà il vecchio piano
regolatore comunale è previsto per le 14 di oggi nella sala
convegni del Centro giovanile
“Padre Valerio Rempicci” di
Condofuri Marina.
L’invito a partecipare è stato
rivolto anche agli attori economici, politici e sociali impegnati sul territorio. «Nell’occasione – spiega la triade commissariale composta da Giuseppe
Castaldo, Antonia Surace e
Maria Laura Tortorella – sarà
presentato il percorso partecipativo finalizzato alla redazione del Piano strutturale, nuovo
strumento di pianificazione urbanistica e territoriale previsto
dalla legge regionale 19/2002.
Tale strumento, che sostituisce
il vecchio Piano regolatore o
programma di fabbricazione,
ha l’obiettivo di individuare le
scelte strategiche di assetto e
sviluppo e di tutelare l’integrità fisica, ambientale e culturale
del territorio di riferimento».
Il Comune di Condofuri redigerà il proprio Piano strutturale associato con altri sette
Castaldo, Surace e Tortorella
centri dell’Area grecanica: Melito Porto Salvo, Bagaladi, Bova, Roccaforte del Greco, Roghudi, San Lorenzo e Staiti.
«Durante l’incontro – viene
evidenziato – sarà distribuito
un questionario finalizzato a
raccogliere le opinioni e le
aspettative della popolazione e
dei soggetti che operano nel
territorio comunale. Le risposte al questionario, che rimarranno anonime e saranno utilizzate dall’ufficio unico di piano, che si trova presso il Comune capofila, per costruire tabelle statistiche aggregate, saranno di ausilio alla redazione del
documento preliminare del
nuovo Piano strutturale associato. Per condividere la valenza di tale percorso, finalizzato
a favorire lo sviluppo del territorio progettando insieme il futuro, si invita tutta la popolazione a partecipare».(g.t.)
25
Gazzetta del Sud Mercoledì 30 Novembre 2011
.
Il 2 dicembre per iniziativa del Dipartimento di Scienze Giuridiche e della Fondazione Mezzogiorno Europa
Focus sulle politiche europee di coesione
In Aula Magna docenti, esperti e studiosi da tutta Italia. Patrocinio del Parlamento europeo
Un importante convegno per
celebrare il biennio dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Un confronto, con docenti universitari, parlamentari, esperti di questioni internazionali, proposto però secondo una particolare e diversa prospettiva: quella delle regioni del Mezzogiorno europeo.
Stiamo parlando dell’atteso
evento in programma il prossimo 2 dicembre nell’Aula Magna, sul tema: “A due anni da
Lisbona: le politiche europee
di coesione e la cooperazione
internazionale”, che il Dipartimento di Scienze Giuridiche
“C. Mortati” ha promosso in
collaborazione con la Fondazione Mezzogiorno Europa e
con il Patrocinio del Parlamento Europeo.
«L’Università della Calabria
- sottolinea il Direttore del Dipartimento Enrico Caterini tramite il Convegno e la progettazione di un “Osservatorio per le politiche di coesione
e cooperazione internazionale”, intende proporsi quale
centro di iniziativa e coordinamento di azioni, di analisi e
progettazione in tutti i settori
dai quali possano derivare
elementi di sviluppo per l’economia e la coesione sociale e
territoriale del mezzogiorno
d’Italia. Particolare attenzione - continua Caterini - sarà rivolta ai temi della gestione
delle politiche migratorie e di
integrazione dei cittadini non
comunitari nel tessuto sociale
ed economico del Paese. senza tralasciare i temi concernenti la cooperazione interregionale - aggiunge ancora Caterini - l’iniziativa intende affrontare i nuovi aspetti problematici che emergono dalle
recenti vicende politiche che
stanno interessando i paesi
dell’Africa settentrionale, in
particolare, e tutti i paesi non
comunitari affacciati sul Mediterraneo. Tali temi - conclude il prof. Caterini - riguardano, tra l’altro, lo studio di vecchi e nuovi strumenti di gestione delle relazioni esterne
dell’Unione e lo sviluppo della
cooperazione giuridica, economica e sociale con i suddetti
paesi».
Il convegno viene organizzato in un momento importante per l’Europa.
La contingenza storica ed
economica interna e internazionale, infatti, rende particolarmente urgenti i temi della
riforma delle politiche di coesione e delle relazioni internazionali.
La sede del Parlamento europeo a Bruxelles
Sul fronte della politica di
coesione, i negoziati sul nuovo quadro finanziario pluriennale che partirà dal prossimo
anno sollevano questioni di
interesse specifico per le regioni del mezzogiorno italiano.
Le
iniziative
adottate
dall’Università della Calabria,
in particolare, intendono offrire un contributo con rifles-
sioni su temi concernenti i
contenuti delle politiche interne
e
internazionali
dell’Unione Europea, facendo
riferimento tanto al contesto
creato dal Quadro Strategico
Nazionale 2007 – 2013 e
quanto al nuovo negoziato in
corso sul quadro finanziario
pluriennale 2014 – 2020, in
cui si sottolinea la centralità
delle politiche di coesione
dell’Unione per lo sviluppo e
la crescita economica e sociale
di tutta l’Unione stessa.
Come noto, la strategia nazionale del nuovo QSN
2007-2013 ha inteso affrontare gli elementi di difficoltà di
crescita e mira agli obiettivi di
maggiore produttività, competitività, innovazione da perseguire in un’ottica di sviluppo sostenibile, qualificando e
integrando le linee di intervento già avviate con il precedente quadro di programmazione.
Il Convegno vuole aprire
una riflessione - da approfondire in occasioni successive sulle politiche volte alla attuale posizione delle persone migranti. In particolare, difficili
profili di analisi emergono
dalle connessioni intercorrenti tra le politiche dell’immigrazione e quelle tese a garantire
adeguate garanzie ai cittadini
stranieri.
Il Comitato scientifico del
convegno è composto dai professori Luigi Ferrari Bravo, Fabrizio Criscuolo, Enrico Caterini e Alfredo Rizzo. Fanno
parte della Segreteria organizzativa, invece, Paola Helzel, Anna Lasso, Claudia Grimaldi, Francesco Greco e
Mauro F. Magnelli.
Plauso da “Il Sole24ORE.it” per i brillanti risultati ottenuti al Working Capital-Premio Nazionale Innovazione
Adesso tutti elogiano il modello Arcavacata
Francesco Kostner
Parole che non hanno bisogno di
commento. Le ha scritte qualche
giorno fa su “Il Sole 24 Ore.it” il
giornalista Vitaliano D’Angerio.
Riguardano il brillante e, per
molti aspetti, storico risultato ottenuto a Torino, due settimane
fa, nell’ambito della edizione
2011 di Working Capital-Premio
Nazionale Innovazione, dalla nostra Università e dal suo sistema
di trasferimento tecnologico, attraverso “EcoCloud” e “Altilia
Srl”. Due società che hanno avuto
modo di mettersi in evidenza grazie alle attività avviate dall’incubatore di imprese dell’Ateneo,
TechNest”, a partire da “StartCup
Calabria”, finalizzate a mettere in
luce le migliori idee imprendito-
riali innovative.
A Torino è stato un trionfo. Alla “EcoCloud” e ad “Altilia Srl” sono andati non solo due premi da
un milione di euro ma, soprattutto, il riconoscimento dell’ottima
progettualità presentata, nonchè
del “fiuto” che “TechNest”, attraverso i suoi responsabili, in primis
il prof. Riccardo Barberi, che della struttura è il “deus ex machina”, ha dimostrato di avere, selezionandole e proponendole ai livelli più alti della valutazione.
Ma ecco le parole di Vitaliano
D’Angelo: “Prima o poi mi toccherà fare un salto nel campus di Arcavacata, l’università calabrese di
Rende, in provincia di Cosenza
(http://www.unical.it/portale/). Sapevo già da amici che era
una specie di “laboratorio” che
sforna a getto continuo bravissimi ingegneri. E ora anche start up
di successo. Sono state due imprese nate proprio dal campus di
Arcavacata a vincere a Torino
l’edizione 2011 di Working Capital - Premio Nazionale Innovazione. EcoCloud e Altilia Srl si sono
aggiudicate il premio speciale da
un milione di euro in equity messo a disposizione da Quantica
Sgr, venture capital con sede a
Milano. Altilia srl è una società di
Cosenza che realizza tecnologie
semantiche per l’acquisizione di
contenuti dal web. EcoCloud,
sempre di Cosenza, è un’impresa
che crea software per modernizzare i data center aziendali e
sfruttare potenzialità del cloud
computing con l’obiettivo di ottenere un notevole risparmio di
Domani mattina consegna degli attestati ai partecipanti
Sarà don Luigi Ciotti a concludere
il corso “A scuola di antimafia”
Sarà don Luigi Ciotti, domani
mattina, a chiudere la giornata finale del corso “A scuola di antimafia. Il riutilizzo sociale dei beni confiscati”, organizzato dalla
Scuola superiore di Scienze delle
Amministrazioni
pubbliche
dell’UniCal, dalla Facoltà di
Scienze Politiche, dal Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica e da Libera, Associazioni
nomi e numeri contro le mafie, ai
quali si sono aggiunti Magistratura Democratica, l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e
la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità
organizzata e il Centro servizi per
il volontariato di Cosenza.
La giornata inizierà alle 10 con
i saluti del Rettore, Giovanni Latorre, del Preside della facoltà di
Scienze Politiche, Guerino
D’Ignazio, del Prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, del Direttore del Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica, Pietro
Fantozzi, di Donatella Loprieno e
Maria Annunziata Longo, rispettivamente della Scuola superiore
di Scienze delle Amministrazioni
Il presidente nazionale di Libera don Luigi Ciotti
pubbliche e del Centro servizi per
il volontariato di Cosenza.
seguiranno gli interventi di Ercole Giap Parini, responsabile
scientifico del corso, di Fabio Regolo, di Magistratura Democratica, di Dario Caputo, dell’Agenzia
nazionale per l’amministrazione
e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità
organizzata, di Sabrina Garofalo, di Libera Associazioni. Uno
spazio sarà riservato anche alle
corsiste e ai corsisti che hanno seguito l’iniziativa, ai quali successivamente saranno consegnati
gli attestati di partecipazione.
Il corso “A scuola di antimafia Il riutilizzo sociale dei beni confiscati”, è stato pensato per fornire
contenuti conoscitivi utili per
consolidare
le
prospettive
dell’antimafia sociale, coniugando i nuovi strumenti che la legi-
Il prof. Riccardo Barberi
slazione offre in tema di riutilizzo
sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata con le chiavi di lettura del fenomeno mafioso. In particolare, il Corso ha inteso fornire, attraverso un approccio interdisciplinare, elementi di
conoscenza utili all’elaborazione
di proposte concrete, a partire
dai contesti territoriali. Durante
il Corso sono state utilizzate le
metodologie classiche dell’alta
formazione (lezioni frontali, studio e discussione di casi, testimonianze/confronto con esperti del
settore) e una serie di strumenti
laboratoriali che hanno avuto come obiettivo la progettazione per
un riutilizzo concreto dei beni
confiscati. Le sessanta persone
che vi hanno potuto prendere
parte provengono da tutta le province calabresi e sono rappresentative di differenti fasce d’età (i
più giovani sono studenti universitari che da poco hanno superato i vent’anni e i più anziani sono
affermati professionisti, in alcuni
casi over sessanta) ed estrazione
professionale: dal mondo della
scuola a quello istituzionale amministrativo a quello delle professioni (avvocati e commercialisti in prevalenza e operatori del
mondo dell’informazione). Da
sottolineare anche una significativa presenza di persone che operano nell’ambito delle forze
dell’ordine e della sicurezza.
energia dei server. Bravi questi
giovani calabresi e ottima università meridionale. Di questi tempi
non è poco”.
Che dire di più? Come detto, i
giudizi di Vitaliano D’Angelo, che
di certe cose s’intende, bastano e
avanzano.
Forse al giornalista de “Il Sole
24 Ore” possiamo chiedere di
passare dalle intenzioni ai fatti al
più presto. Avrà la possibilità di
vedere tante cose. Certamente
“TechNest” e la grande sfida che
rappresenta nel panorama scientifico e imprenditoriale italiano.
Ma tutto un mondo, effervescente, dinamico, prestigioso, che
brilla per le tante eccellenze presenti in ogni angolo e in tutte le facoltà del Campus, di cui la Calabria mena giustamente vanto.
L’Ing. Attilio Pedrazzoli ed il Prof. Francesco Altimari
Linguistica con il gruppo GSi EDU Research
La didattica on line
si arricchisce
di nuovi strumenti
Nell’Aula Multimediale del Dipartimento di Linguistica il
prof. Francesco Altimari, Direttore del Dipartimento di
Linguistica, l’ing. Attilio Pedrazzoli, e la dott.ssa Luisa
dall’Acqua, del GSi EDU Research Group International
(Svizzera) hanno presentato
la nuova piattaforma di e-learning phi.unical.it. Si tratta di
uno strumento concepito con
l’intento con l’intento di aiutare i nostri studenti ad usufruire di una migliore qualità del
loro percorso didattico.
Già da alcuni anni presso il
Dipartimento di Linguistica è
presente la piattaforma di
e-learning Elea, che conta ad
oggi 4000 iscritti circa. La sua
diffusione crescente e il gradimento degli studenti hanno
dato l’impulso alla ricerca di
nuove forme e risorse per una
didattica online.
La piattaforma PHI completa tale impegno dell’Università, secondo i più moderni approcci internazionali.
Essa presenta un ambiente
di apprendimento contestualizzato, coinvolgente e rilevante, in cui è possibile connettere tra loro conoscenze,
competenze, comunicazioni e
tecnologie. Tale ambiente è
dotato, inoltre, degli strumenti di collaborazione e di progettualità più avanzati presenti nella rete.
«Gli studenti sono condotti
alla realizzazione di artefatti,
progetti e ricerche mirate, con
lo scopo in un approccio educativo all’avanguardia educativa», ha spiegato la dott.ssa
dall’Acqua, «la conoscenza è
gestita come dinamica e coinvolgente, sviluppata sulla base
della riflessione, della creati-
vità espressiva e dell’esplorazione di nuove prospettive e
idee. Questi sono i componenti fondamentali del nostro agire, che, uniti all’educazione alla progettualità, determinano
la crescita nei nostri Studenti
di professionalità e padronanza del loro sapere».
La piattaforma si presenta
divisa in 4 aree. Una dedicata
allo studio, dove gli Studenti
svolgono i propri corsi e le attività di laboratorio; una dedicata al tutoraggio (umano e
artificiale); una dedicata
all’insegnamento, dove i docenti dispongono di una libreria didattica di corsi online internazionali e materiale didattico pluridisciplinare, sistemi
di videoconferenza avanzati e
strumenti didattici dedicati alla progettualità, creazione e
gestione di corsi e classi. Infine
una quarta è un’area personale di studenti e docenti: un
portfolio di riflessione e raccolta di dati, storia di percorso
didattico, connessioni e relazioni personalizzate.
«L’Università della Calabria
ha dimostrato una grande attenzione all’innovazione e alla
ottimizzazione delle prestazioni dei propri Studenti», ha
commentato l’Ing. Pedrazzoli,
«il supporto di agenti di Intelligenza Artificiale, di cui è dotata la piattaforma PHI, sarà
da noi pienamente messo a disposizione
dell’Università,
quale valore aggiunto alla didattica offerta. Esso consente
di realizzare progetti didattici
dinamici e adattivi, secondo le
esigenze diversificate di apprendimento degli studenti e
offre la possibilità di un tutoraggio intelligente che affianca quello umano».
Accreditata Ecm
Ieri mattina
Per due giorni
Iniziativa
formativa
al centro
sanitario
Lectio
di Tesauro
nell’aula
Caldora
Storici
a confronto
sul lessico
medievale
Il 5, 6 e 7 dicembre 2011
presso il Centro Sanitario
dell’Università della Calabria
si terrà il Corso di Psico – Oncologia: Risonanze emotive
nell’operatore di fronte alla
Persona malata. L’evento formativo è accreditato ECM dal
Provider J&B in partenariato
con la scuola no profit “FOCUS – FOrmazione Continua
Universitaria in Sanità”, associazione nata per iniziativa
dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza e
dell’Università della Calabria. I responsabili scientifici
dell’evento, prof.ssa Angela
Costabile e dott.ssa Anita Caruso, insieme ai relatori prof.
Francesco Bruno e dott.ssa
Angela Piattelli, affronteranno i temi della gestione del
paziente malato con l’obiettivo di far acquisire specifiche
conoscenze psicologiche in
ambito oncologico all’operatore sanitario.
Ieri mattina nell’Aula Caldora la Facoltà di Scienze Politiche inaugurazione dell’anno accademico 2011/2012
con una lectio magistralis del
Prof. Giuseppe Tesauro, Giudice della corte costituzionale, il quale ha affrontato il tema “l’Unione Europea come
comunità di diritto”.
Il Prof. Tesauro, che rappresenta una delle voci più
autorevoli della dottrina italiana ed internazionale, ha
analizzato i principi sui quali si fonda l’ordinamento
giuridico dell’Unione Europea, a partire dal principio
delle «competenze di attribuzione», in virtù del quale
le istituzioni agiscono, e
quindi intervengono, nei limiti
delle
competenze
espressamente previste dal
Trattato di Lisbona, che ha
favorito un notevole ampliamento delle stesse competenze dell’UE. Si terrà giovedì e venerdi,
nell’aula Caldora dell’UniCal, il convegno internazionale sul tema “Lessico, corpo,
affettività nel Medioevo europeo”.
L’iniziativa è organizzata
dal Dipartimento di Linguistica e dal laboratorio di Filologia informatica. Previste a
partire dalle 9.30 di giovedì
ben sei sessioni scientifiche
con le relazioni di alcuni dei
più importanti studiosi europei della materia. Previsti gli
interventi di Antonelli (Sapienza), Distilo (UniCal), Canettieri (Sapienza), Squillacioti (Cnr), Brea (Università
di Santiago), Paradisi (UniCal), Riviello (UniCal), Gallo
(Università di Bari), Gubbini
(Sapienza), Conte (Tor vergata), Atturo (Sapienza),
Rea (Sapienza), Punzi (Sapienza), Tavani (Sapienza),
Cosrtantini (UniCal), Viel
(UniCal). Gazzetta del Sud Mercoledì 30 Novembre 2011
29
Cronaca di Catanzaro
Largo Serravalle, 9 - Cap 88100
Tel 0961.723010 / Fax 0961.723012
[email protected]
Concessionaria: Publikompass S.p.A.
Largo Serravalle, 9 - Cap 88100
Tel. 0961.724090 / Fax 0961.744317
Diritto romano, oggi
terminano i corsi
Si concludono oggi
all’Ateneo i corsi di
Diritto romano con la
presenza del professore
Oliverio Diliberto
[email protected]
.
PARCO ROMANI La “Gatto Costruzioni” ha intimato alla “Catanzaro Servzi” di onorare il debito contratto
Tangenziale ovest: la vittima è un 46enne
Muore in un incidente
dopo la nottata
Materia del contendere l’acquisto d’una superficie. Oggi seduta di Consiglio
al capezzale del padre
Dopo le diffide c’è l’atto di precetto
Paolo Cannizzaro
Un milione 750mila euro. Più
spiccioli. È la cifra che sintetizza
l’ultimo capitolo della complicata vicenda del Parco Romani. La
Gatto Costruzioni Srl ha notificato ieri a Palazzo De Nobili un
atto di precetto con cui la “Catanzaro Servizi”, società partecipata al 100% dal Comune, di saldare la somma pattuita (appunto 1,754 milioni) relativa all’acquisto di una parte del costruendo Parco commerciale di Catanzaro Sala. Dieci i giorni di tempo
concessi. L’atto di precetto segue
di una ventina di giorni la diffida
a suo tempo inoltrata e che dava
15 giorni di tempo per il saldo
del debito.
Si arricchisce così una storia
senza fine già abbastanza complicata e irta di insidie per le casse comunali. Più in particolare la
vicenda è legata all’ipotesi di localizzazione del Centro fieristico
(originariamente previsto a Germaneto, e per il quale vi era disponibile un finanziamento ministeriale) nella costruenda
struttura di Sala.
Per questioni logistiche era
necessario individuare, nel Parco commerciale, una porzione
sufficientemente ampia - 2.500
mq - e distribuita su un unico piano. Condizioni che la “Catanzaro Servizi” avrebbe potuto soddisfare entrando in possesso di
alcune superfici destinate a uffici che in precedenza erano state
acquisite dagli imprenditori Giu-
seppe Gatto e Giuseppe Speziali.
A Gatto e a Speziali venne chiesto di cederle con quella finalità,
e i due acconsentirono, pattuendo tra l’altro un prezzo identico a
quello di acquisto (nessuna pur
legittima speculazione edilizia,
quindi), con le sole spese aggiuntive della corrente rivalutazione monetaria e notarili. Per il
pagamento si concordarono alcune scadenze; per farvi fronte
la “Catanzaro Servizi” puntava
sul finanziamento ministeriale.
Più in dettaglio, la “Catanzaro
Servizi” avrebbe dovuto corrispondere alla "Gatto Costruzioni" 250.000 euro il 31 luglio
2011, e 1.500.000 euro entro il
termine massimo del 31 ottobre
2011. Cose che non è avvenuta
dal momento che del finanziamento ministeriale ancora non
c’è una lira ed anzi non si hanno
notizie certe ormai da tempo.
Ma - si potrebbe obiettare perché l’atto è stato notificato a
Palazzo De Nobili? Per un motivo semplicissmo. Anzi per due
motivi: il primo è che la “Catanzaro Servizi” ha sede legale nel
Palazzo Municipale; ma anche
perché il Comune s’era impegnato (vi è traccia di ciò nel verbale
dell’assemblea della Catanzaro
Servizi in cui venne decisa l’operazione Centro fieristico - Parco
Romani), nel caso di ritardo nella erogazione del finanziamento
ministeriale, ad anticipare il dovuto. E dunque ora il Comune
viene indirettamente chiamato
in causa.
Giuseppe Lo Re
I lavori sono ormai fermi da mesi nel cantiere del Parco commerciale
I guai potrebbero non essere
finiti qui: dal momento che un
paio di giorni dopo la “Gatto Costruzioni” anche la “Aurora” di
speziali ha diffidato la “Catanzaro Servizi” per il pagamento del
dovuto (si tratta di una somma
leggermente inferiore), non è da
escludere che entro questa stessa settimana a Palazzo De Nobili
venga recapitato l’atto di precetL’imprenditore
Giuseppe Gatto
ha chiesto
il pagamento
di quanto pattuito
L’operazione “Isola felice” avviata dalla procura di Lamezia Terme
to del dott. Speziali.
Ma intanto, che fine ha fatto il
finanziamento del ministero
delle Attività produttive? Il sospetto è che qualcuno remi contri e ciò spiegherebbe i ritardi fin
qui accumulati. Di certo c’è una
pratica ancora in istruttoria, e di
certo c’è anche che a Palazzo De
Nobili è arrivata da Roma la richiesta di qualche tonnellata di
documenti. Il primo dei quali pare sia la delibera del Consiglio
comunale con cui viene stabilito
di localizzare, in alternativa a
Germaneto, il Centro fieristico
nel Parco commerciale Romani.
Delibera che - dettaglio non pro-
prio ininfluente - semplicemente
non esiste.
Del resto è stato proprio questo uno dei punti-chiave della relazione che nei giorni scorsi il segretario generale del Comune
Sergio Pietramala e il dirigente
del settore Avvocatura Saverio
Molica hanno inviato al presidente del Consiglio comunale e
ai capigruppo consiliari.
Stamane il Consiglio comunale torna a riunirsi. Per parlare di
altro, sulla scorta di un ordine
del giorno a suo tempo definito;
ma non è detto che la questione
non venga alla fine in qualche
modo affrontata.
FALLIMENTO US Parlano gli avvocati
Patenti facili, discussi i ricorsi Dalla Suprema Corte
Si sono riservati la decisione i
giudici del tribunale del Riesame (Adalgisa Rinardo presidente, Sergio Natale e Ilaria Tarantino a latere) in merito a dodici
posizioni delle altrettanti persone indagate nell’inchiesta della
Procura di Lamezia Terme sul
rilascio di “patenti facili”, sfociata nell’operazione “Isola felice” compiuta dalla polizia stradale su delega del sostituto procuratore Domenico Galletta.
Davanti ai giudici hanno effettuato la loro arringa difensiva gli avvocati Spinelli (per la
posizione di Vincenzo De Sensi,
49 anni, titolare di una scuola
guida di Lamezia; Achille
Amendola, 40 anni, collaboratore di De Sensi; Rosina Sgrò,
41 anni, di Lamezia Terme, tito-
lare di una scuola guida), Villella e Spinelli (per Gennaro Vecchi, 37 anni, di Lamezia Terme,
titolare di una scuola guida), Viscomi (per Andrea Scalzo, 32
anni, di Catanzaro; Nicola Sola,
45 anni, di Mormanno; Andrea
Cristini, 21 anni, di Catanzaro;
tutti titolari di una scuola guida), Pullano e Russano (per
Gaetano De Salvo, 51 anni, di
Messina, direttore facente funzioni della Motorizzazione civile di Catanzaro), Mancuso (per
Luigi Zullo, 65 anni, pensionato
di Catanzaro, definito dagli inquirenti il "faccendiere"), Chiodo (per Francesco Laudadio, 62
anni di Catanzaro, dipendente
della Motorizzazione), Oliverio
(per Nicola Oliverio, 56 anni, di
Saracena), Marino e Carnovale
(per Sebastiano Fruci, 58 anni,
titolare di un'autoscuola a Curinga). Tutti i difensori hanno
chiesto l’annullamento del
provvedimento cautelare che
ha posto i loro assistiti o gli arresti domiciliari o l’obbligo di
dimora.
Le accuse complessivamente
contestate nell'inchiesta sono, a
vario titolo, di associazione per
delinquere finalizzata alla corruzione, all'abuso d'ufficio, al
falso ed alla truffa ai danni dello
Stato. Sono state in tutto 17 le
persone arrestate e 144 quelle
indagate in stato di libertà per
diversi reati tutti mirati a fare
avere le patenti facili truccando
esami di guida, in cambio di
mazzette fino a 3 mila euro.(g.m.)
motivi di soddisfazione
Soddisfazione per l’esito favorevole della vicenda è stata
espressa dagli avvocati Antonietta Denicolò Gigliotti e
Giuseppe Fonte, circa la decisione della Suprema corte di
Cassazione di rigettare il ricorso del Pm avverso la sentenza del Riesame di annullamento del sequestro dei beni
degli amministratori della Us
Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento della
Società.
Gli avvocati Denicolò e
Fonte, difensori di Domenico
Cavallaro e del dott. Giuseppe
Ierace, hanno sottolineato come la Camera di consiglio del
22 novembre della II Sezione
OMICIDIO DURO I legali hanno chiesto di porre in libertà Ornella Bevilacqua
Mancano gli elementi per la custodia in carcere
Revoca della misura cautelare
in carcere in quanto mancano
gli elementi per l’applicazione
o, in subordine, l’alleggerimento. È quanto ha chiesto l’avvocato Antonio Ludovico (anche
a nome del collega Salvatore
Staiano), legali di Ornella Bevilacqua, 38 anni, ai giudici del
Tribunale del Riesame dove ieri si è discusso il ricorso avverso l’ordinanza emessa subito
dopo l’emissione della sentenza per l'omicidio di Nicola Duro, l'idraulico incensurato di 26
anni, ucciso il 17 giugno 2010
davanti un bar di viale Isonzo,
nella zona sud del capoluogo.
Ornella Bevilacqua
La donna è stata arrestata
dagli agenti della Squadra mobile, che hanno così eseguito
un provvedimento emesso dal
giudice per le indagini preliminari su richiesta del sostituto
procuratore Simona Rossi (la
stessa che ha condotto le indagini sull'omicidio Duro), in base ad un asserito pericolo di fuga dell'imputata, nonchè di reiterazione del reato. Proprio
questi ultimi due punti sono
stati confutati dalla difesa della donna in quanto non solo
non ci sarebbero le prove della
possibilità di reiterazione del
reato ma non sussisterebbe il
pericolo di fuga in quanto Ornella Bevilacqua ha seguito la
maggior parte delle fasi del
processo da persona libera
(senza nessun tipo di applicazione di misura cautelare) e, di
conseguenza, avrebbe potuto
sottrarsi alla giustizia in qualsiasi momento. Cose che non è
avvenuta.
La donna è stata condannata
circa dieci giorni fa a 30 anni di
reclusione dal giudice dell'udienza preliminare Tiziana
Macrì, al termine dei giudizi
abbreviati che sono valsi agli
imputati lo sconto di pena di
un terzo.(g.m.)
penale della Corte di Cassazione abbia dichiarato «l'inammissibilità del ricorso
proposto dal Pm per le posizioni dei nostri patrocinati».
Come abbiamo riferito nei
giorni scorsi la Suprema Corte, per altre posizioni, ha annullato con rinvio al Tribunale
per un nuovo esame limitatamente ad un approfondito
esame della natura dei contributi ricevuti dall'Us e concessi
dalla Figc, la Federazione italiana gioco calcio, considerato
dalla magistratura inquirente
alla stregua di ente pubblico
nel mentre, secondo lo Statuto della Federazione, è di diritto privato.
Passata la notte in ospedale
dov’è ricoverato l’anziano padre, era andato a casa per fare
una doccia. E al Pugliese stava
ritornando in macchina quando ha trovato la morte sulla
tangenziale ovest a causa di un
terribile incidente stradale. La
tragedia si è consumata ieri
mattina, non molto distante
dal nosocomio cittadino: la
vittima è Salvatore Chiriaco,
46 anni, dipendente di una ditta che si occupa della fornitura
di autoricambi.
La dinamica dell’incidente,
sulla quale stanno ancora lavorando i Carabinieri, ha coinvolto almeno tre veicoli. L’allarme è scattato di primo mattino, quando alcuni testimoni
hanno chiesto l’intervento del
118 e delle forze dell’ordine.
Sul posto sono giunti quindi i
sanitari del servizio medico di
emergenza, i militari dell’Arma ed i Vigili del fuoco: lo scenario che si è presentato ai loro occhi ha manifestato subito
la gravità della situazione.
Sparsi nell’arco dell’intera carreggiata della tangenziale
c’erano i rottami di una Ford
Fiesta, di una Toyota Corolla e
di un furgoncino. Quasi completamente distrutti i tre mezzi, i Vigili del fuoco del comando provinciale hanno dovuto
faticare non poco prima di riuscire ad estrarre Chiriaco dalle
lamiere contorte della Fiesta
su cui viaggiava. Per prestare i
necessari soccorsi è stato necessario chiudere momentaneamente al traffico il tratto
stradale interessato dallo
scontro; inevitabile, nonostante l’impegno delle forze
dell’ordine, che si formassero
in breve tempo lunghi incolonnamenti. Il 46enne, apparso
subito in condizioni disperate,
è stato trasportato d’urgenza
all’ospedale Pugliese, dove poco dopo è spirato. Non c’è stato
nulla da fare per i medici che
l’hanno preso in cura: troppo
gravi le ferite riportate a seguito del violentissimo impatto.
Prima di morire Chiriaco
avrebbe detto qualcosa ai sanitari, riferendosi probabilmente alla dinamica dell’incidente.
Altri due feriti sono stati trasportati in ospedale: le loro
condizioni, però, non destano
particolari condizioni.
Spetterà ai Carabinieri, che
lavorano senza sosta da ieri
mattina, chiarire con esattezza cos’è accaduto ieri mattina
Salvatore Chiriaco morto in ospedale
su quel tratto della tangenziale ovest. Quasi certamente almeno due dei tre mezzi distrutti viaggiavano in direzione opposta: lo scontro, stando
fra l’altro ai danni riportati
dalla Ford Fiesta, è stato molto
violento. Tracce di frenata sarebbero state individuate
sull’asfalto, ma bisogna individuare l’auto alle quali apparterrebbero.
La Procura della Repubblica
- di turno è il pm Valeria Biscottini - ha ovviamente aperto un’inchiesta sull’incidente
mortale. È probabile che i conducenti del furgoncino e della
Toyota Corolla verranno
iscritti nel registro degli indagati: sarà un passaggio a loro
garanzia, in modo da poter essere coinvolti in ogni accertamento diretto a chiarire dinamica ed eventuali responsabilità. Importante potrebbe risultare la ricostruzione di
eventuali testimoni oculari
dell’incidente, avvenuto peraltro in un orario nel quale la
tangenziale ovest è piuttosto
trafficata. Il corpo di Chiriaco
è a disposizione dell’autorità
giudiziaria: non è da escludere
che già nelle prossime ore la
Procura disponga l’esecuzione
dell’autopsia, anch’essa un
passaggio tecnico importante
per capire cos’è realmente accaduto e soprattutto com’è deceduto il 46enne. L’uomo, dipendente di una ditta di autoricambi, viveva con la famiglia
nel rione Fortuna. Molto noto
e benvoluto, la sua morte è arrivata come un fulmine a ciel
sereno gettando nello sconforto familiari e amici. I funerali
saranno organizzati a cura
dell’agenzia funebre di Roberto Mercurio non appena la salma verrà consegnata alla famiglia, al termine dunque degli
accertamenti che la magistratura riterrà necessari.
Mercoledì 30 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
30
Cronaca di Catanzaro
.
È terminata a tarda ora l’udienza al Riesame sugli appelli di quattro indagati (presente Gavioli) colpiti dal provvedimento di custodia cautelare
Discarica, Domenico Richichi ricorrerà al Tdl
L’avvocato Fonte: nessuna giustificazione dell’indagato è stata presa nella dovuta considerazione
Giuseppe Mercurio
«Nell’assoluta consapevolezza
della
completa
estraneità
dell’indagato ai fatti contestati,
adiremo, in sede di appello, il
Tribunale della Libertà di Catanzaro confidando in una valutazione terza dei fatti di causa». Lo ha affermato, in una dichiarazione, l’avvocato Giuseppe Fonte, difensore del generale Graziano Melandri, ex Commissario per l'emergenza ambientale in Calabria, dimessosi
dall’incarico proprio perchè
coinvolto nell’inchiesta “Pecunia non olet” sulla gestione della discarica di Alli, e dell’ingegnere Domenico Richichi, quest’ultimo raggiunto nelle scorse
ore insieme a Simone Lo Piccolo da una misura cautelare interdittiva della sospensione
dall'esercizio del pubblico ufficio. Entrambi nella qualità di
funzionari dell'Ufficio del commissario per l'emergenza ambientale in Calabria.
«La misura interdittiva – ha
proseguito l’avvocato Fonte – è
stata applicata all’ing. Richichi
all’esito di un interrogatorio apparso alla difesa più condizione
di procedibilità che strumento
di garanzia. Avevamo già preso
atto, con la lettura del provvedimento motivato di fissazione
dell’interrogatorio, di una valutazione dei fatti di causa, da
parte del giudicante, in assoluta adesione alla tesi d’accusa. In
questo senso, in quella sede, in
alcuna considerazione sono
Gli impianti per il trattamento dei rifiuti all’interno della discarica di Alli
state prese ognuna delle serie e
specifiche giustificazioni addotte dall’indagato a sua discolpa».
«Quanto alla vicenda investigativa che ha portato alle dimissioni del Generale Melandri
dalle funzioni di Commissario.
ritengo - ha concluso l’avvocato
Fonte – in qualità di suo difensore, che l’errore giudiziario
commesso nei suoi confronti
abbia avuto, quali persone offese dall’errore, soprattutto noi
cittadini calabresi».
Intanto, è terminata a tarda
ora l’udienza davanti al Tribu-
Istanza dei negozianti al vaglio del Comune
nale del Riesame (Adalgisa Rinardo presidente, Sergio Natale e Ilaria Tarantino a latere)
che ha discusso gli appelli di
Stefano Gavioli (avvocato Danilo Iannello), 54 anni, di Venezia, proprietario della società
Enertech che gestiva la discarica di Alli (presente fisicamente
all’udienza); Giancarlo Tonetto
(avvocati Antonio Franchini del
foro di Venezia e Aldo Casalinuovo), 56, di San Donà di Piave (Venezia), avvocato della
Enertech; Enrico Prandin (avvocati Luca Scaramuzzino e
Leopoldo Marchese), 49, di Ro-
vigo, sindaco e/o revisore dei
conti delle società guidate da
Gavioli; Paolo Bellamio (avvocato Alessandro Rampinelli del
foro di Venezia), 47, commercialista di Gavioli. I quattro sono stati colpiti da un’ordinanza
di custodia cautelare emessa
dal giudice per le indagini preliminari Abigail Mellace che ha
mandato Gavioli in carcere; ai
domiciliari Giovanni Faggiano,
52 anni, di Brindisi, Tonetto e
Prandin; e sottoposti all'obbligo di presentazione alla Polizia
giudiziaria Antonio Garruba,
un tecnico della società Eneter-
ch che gestisce l'impianto di Alli, e Bellamio.
I legali hanno posto l’accento
nelle loro discussioni sull’insussistenza delle esigenze cautelari come descritte dall’accusa e
sulla mancanza di gravità indiziaria. Per quanto riguarda la
posizione di Tonetto, è stato rimarcato dai suoi legali che l’avvocato ha semplicemente svolto il suo ruolo di legale. Al termine degli interventi degli avvocati ha preso la parola anche
il sostituto procuratore della repubblica Carlo Villani contestando le tesi difensive. La parola ora spetta ai giudici del Tribunale del Riesame che dovranno pronunciarsi non solo
sugli appelli presentati dai legali degli indagati ma anche in
merito alla richiesta di dissequestro dell'impianto di Alli,
avanzata dai difensori della
Enertech a seguito del provvedimento eseguito il 14 ottobre.
Anche in questo caso il sostituto procuratore Carlo Villani
aveva chiesto che venisse rigettata la richiesta dei legali della
Enertech e aveva depositato la
relazione di un perito nella
quale sono illustrate le presunte violazioni commesse. In particolare la Procura sostiene che
il percolato prodotto dalla discarica veniva scaricato nel fiume Alli per poi finire a mare. La
decisione, in ogni caso, non deve essere necessariamente contestuale. Il deposito delle decisioni è previsto nelle prossime
ore.
AUTORIZZAZIONE DEL NEO COMMISSARIO
Altre 100 tonnellate al giorno
saranno smaltite a Pianopoli
Le risposte reclamate dal sindaco
Michele Traversa sono arrivate. Il
nuovo commissario per l’emergenza ambientale in Calabria,
Vincenzo Speranza, ha autorizzato il Comune a conferire nella discarica di Pianopoli ulteriori 100
tonnellate giornaliere di rifiuti, in
aggiunta alle 140 già autorizzate,
fino all’eliminazione della spazzatura accumulata a causa della
chiusura dell’impianto di Alli.
Sempre con l’obiettivo di azzerare la situazione, anche in vista
delle festività natalizie (che segnano un aumento dei consumi e
quindi degli rsu), il commissario
ha accolto anche la richiesta di fare conferire i rifiuti del capoluogo
a Pianopoli nelle giornate di domenica fino al 31 dicembre.
Le decisioni del commissario
Speranza, a cui il sindaco si era rivolto già all’atto dell’insediamento, consentono ora al Comune di
partire con il piano straordinario
che vedrà impegnati tutti i mezzi
e gli uomini a disposizione dell’Aimeri e dell’Ambiente & Servizi.
I dettagli definitivi saranno
messi a punto già questo pomeriggio nel corso di una riunione
operativa che sarà presieduta dal
sindaco e dall’assessore all’ambiente Nania. La previsione è eli-
minare i cumuli di spazzatura,
quartiere per quartiere, nell’arco
di una settimana: mentre Aimeri
svolgerà la raccolta ordinaria,
comprese le domeniche, Ambiente & Servizi provvederà con i propri mezzi a ritirare i sacchetti accumulati ai lati dei cassonetti o
nei cassoni gialli destinati alla
raccolta differenziata dell’umido.
Parallelamente si provvederà a
bonificare e disinfettare i cassonetti e le piattaforme, sostituendo
i contenitori che danneggiati.
Il sindaco Traversa ha voluto
ringraziare il commissario Speranza che «a sole 24 ore dal suo insediamento ha recepito il grido di
allarme che veniva dal capoluogo. La nuova situazione che si è
determinata – ha detto ancora il
sindaco – ci consente di guardare
con più serenità all’azione di recupero della discarica di Alli, affidata ad un custode giudiziario che è
anche un tecnico esperto in materia ambientale. Dopo la messa in
sicurezza dell’area, fase prioritaria per evitare rischi ambientali, si
dovrà pensare a rimettere in funzione, su nuove e più serie basi,
l’impianto. La soluzione che noi
auspichiamo è un affidamento diretto della gestione al Comune».
Giudicata «infondata» la notizia di reato a carico degli agenti di pg Gallo e Sanseviero. Ecco le motivazioni
L’isola pedonale rischia Il gip: nessuna indagine persecutoria contro Ambrosio
di scomparire a Natale
«Sospendere temporaneamente
l’isola pedonale e riaprire al traffico corso Mazzini nel periodo natalizio, fra il giorno dell’Immacolata e l’Epifania». È su questa richiesta dei commercianti del centro storico che ieri mattina si è tenuto un incontro al quale hanno
partecipato il sindaco Michele
Traversa, i vertici della Polizia
municipale (il comandante Giuseppe Antonio Salerno, il suo vice
Amedeo Cardamone e il responsabile del settore viabilità Salvatore Tarantino) e l’amministratore unico dell’Amc.
«La riunione – riferisce una nota di Palazzo De Nobili – ha fatto
seguito all’incontro tenuto nei
giorni scorsi tra i rappresentanti
di tutte le sigle dei commercianti,
gli assessori comunali alla mobilità, Massimo Lomonaco, e alle attività produttive, Ermanno Ferragina, e il Comando dei Vigili urbani». In quella sede, ma anche con
diverse petizioni giunte a Palazzo
De Nobili, i commercianti «hanno
chiesto unanimemente la sospensione dell’isola pedonale su corso
Mazzini, per rendere il centro più
facilmente raggiungibile dai cittadini in coincidenza con il periodo dello shopping natalizio».
Nel corso della riunione di ieri
mattina, «si sono valutate – riferisce sempre il Comune – tutte le
problematiche legate all’apertura al traffico del corso, che potrebbe partire già dopo la prima
settimana di dicembre, da lunedì
a venerdì. Si è discusso, in particolare, dell’opportunità di garantire una maggiore sorveglianza
sul corso da parte dei Vigili urbani, dell’esigenza di adeguare il sistema del parcheggio a pagamento nelle “strisce blu”, ma anche
della necessità di potenziare il
servizio di trasporto pubblico
dell’Amc. A tal proposito si è valutato di aumentare il numero di
piccoli bus navetta nell’orario pomeridiano e serale, dirottando su
via Milelli le corse dei bus di maggiori dimensioni».
Nessun abuso d’ufficio, la notizia
di reato a loro carico «va ritenuta
infondata». Il gip Maria Rosaria
Di Girolamo chiude con l’archiviazione il caso riguardante i due
agenti di polizia giudiziaria Fiorentino Gallo e Vincenzo Sanseviero, fino a ieri formalmente indagati con l’accusa di abuso d’ufficio. Il provvedimento del giudice per le indagini preliminari segue la richiesta di archiviazione
avanzata dalla Procura della Repubblica e la conseguente opposizione formalizzata dalla presunta parte offesa, l’ex dirigente
comunale coordinatore dell’area
tecnica, Luigi Ambrosio.
La vicenda, lunga e complessa, trae origine da tre procedimenti penali al termine dei quali
Ambrosio è stato assolto e da un
altro processo a carico dell’ex sindaco Sergio Abramo (anch’egli
assolto con formula piena) che
ha portato alla trasmissione alla
Procura degli atti relativamente
alla posizione del comandante
della Polizia municipale, Giuseppe Antonio Salerno, pure lui suc-
cessivamente assolto con formula piena. Secondo la denuncia di
Ambrosio contro Gallo e Sanseviero, le indagini dei due agenti
di polizia giudiziaria sull’ex dirigente comunale sarebbero state
condotte «con l’intento di castigare – sostiene il gip nel provvedimento di archiviazione – l’ing.
Ambrosio per avere osato occuparsi del dott. Salerno». In buona
sostanza, Ambrosio ha teorizzato nella denuncia di aver subìto i
procedimenti penali in questione
«nonostante la mancanza di prove» a suo carico. Un ragionamento che, però, non ha convinto il
giudice per le indagini preliminari, il quale ha accolto piuttosto le
tesi sostenute con forza dall’avvocato Carlo Petitto, difensore di
Gallo e Sanseviero, che ha fra l’altro depositato una memoria nella quale si analizzano i passi delle
relazioni di servizio dei due
agenti riportati nella denuncia
con l’intento di dimostrarne l’assoluta “regolarità”. «Nel caso di
specie – scrive il gip nell’archiviazione – si deve rilevare che l’ipo-
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confronti dell’ing. Ambrosio,
portando avanti delle indagini
nei suoi confronti basate si elementi insussistenti. Quanto agli
asseriti intenti persecutori si deve rilevare che detti intenti non
possono desumersi dalle testimonianze rese da Gallo e Sanseviero nell’ambito del procedimento nel quale Salerno era parte offesa, poiché in quel procedimento il Tribunale, analizzati in
maniera assolutamente dettagliata tutte le circostanze e gli
elementi probatori acquisiti, dispose la trasmissione di copia degli atti al pm solo per Salerno e
non anche per Gallo e Sanseviero. Diversamente – continua il
gip – qualora fossero emersi elementi attestanti la realizzazione
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ANDATA da Bambinello Gesù: 7.00 7.30 - 7.45 - 8.00 - 8.15 - 8.45 - 9.15 9.45 - 10.15 - 10.45 - 11.15 - 11.45 12.25 - 12.55 - 13.30 - 14.00 - 14.30 15.30 - 16.30 - 17.30 - 18.30 - 19.30.
RITORNO da “Campus Università”: 7.40
- 8.10 - 8.25 - 8.40 - 8.55 - 9.25 - 9.55 10.25 - 10.55 - 11.25 - 11.55 - 12.35 13.05 - 13.35 - 14.10 - 14.40 - 15.10 16.10 - 17.10 - 18.10 - 19.10 - 20.10.
LINEA 48 AMC
ANDATA da Gagliano: 7.00 - 7.30 - 8.00
- 8.25 - 8.55 - 9.45 - 10.35 - 11.20 12.00 - 13.00 - 13.40 - 14.30 - 15.30 16.30 - 17.00 - 18.00 - 18.30 - 19.05.
RITORNO da “Campus Università”: 7.30
- 8.00 - 8.30 - 8.55 - 9.25 - 10.15 11.05 - 11.50 - 12.30 - 14.10 - 15.00 16.00 - 17.00 - 17.30 - 18.30 - 19.00 19.30.
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Chiusura settimanale giovedì.
degli atti al pm, avendo avuto
contezza, durante la celebrazione del dibattimento, di tutto ciò
che era stato effettuato in fase
d’indagine. Nè ulteriori circostanze possono essere ricavate
dal fatto che i tre procedimenti a
carico di Ambrosio si conclusero
tutti con sentenze di assoluzione.
Con dette sentenze – affonda la
dott.ssa Di Girolamo – peraltro
pronunciate all’esito di giudizi
abbreviati e, quindi, allo stato degli atti, si ritenne di poter formulare un giudizio assolutorio valutando gli elementi di prova acquisiti». Se dunque «proprio gli
atti d’indagine effettuati dalla
polizia giudiziaria furono sufficienti per pronunciare le assoluzioni», secondo il gip «appare difficile ipotizzare la realizzazione
del reato di abuso d’ufficio da
Luigi Ambrosio
ha denunciato
i due agenti
di polizia
giudiziaria
parte di Gallo e Sanseviero,
neanche sotto il profilo di una falsa rappresentazione della realtà.
Ciò che semmai viene in evidenza – rileva ancora il gip – è che gli
operanti di pg effettuarono, nelle
varie informative, una serie di
valutazioni in merito alla sussistenza delle ipotesi di reato dalle
quali scaturirono poi le richieste
di rinvio a giudizio. Sotto tale
profilo si tuttavia rilevare che allorchè la pg effettua le indagini
nell’ambito dell’attività delegata
dal pm ha l’unico compito di acquisire gli elementi di prova
mentre spetta esclusiva al pm la
valutazione di detti elementi»;
infatti, «anche qualora Gallo e
Sanseviero avessero inserito nelle varie informative delle valutazioni, ciò non avrebbe potuto in
alcun modo pregiudicare l’ing.
Ambrosio, atteso che dette valutazioni avrebbero dovuto comunque essere vagliate dall’autorità giudiziaria, non potendo
peraltro incidere in alcun modo
sull’esito
dei
procedimenti».(g.l.r.)
Intanto la Corte d’Appello fissa il processo
Poseidone, slitta l’udienza
a causa di difetti di notifica
È stato rinviato per la seconda
volta in due mesi il processo
scaturito dall’inchiesta “Poseidone” su presunti illeciti nella
gestione della depurazione in
Calabria. Il Tribunale collegiale, così come successe il 10 ottobre, ha dovuto prendere atto
che c’erano dei difetti di notifica
e che quindi il processo a carico
dei 23 imputati non si sarebbe
potuto tenere. L’udienza è stata
quindi rinviata al 3 febbraio.
Tra gli imputati l’ex presidente
della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, l’ex subcom-
missario per l’emergenza ambientale in Calabria, Giovambattista Papello, e l’ex assessore
all’ambiente della Giunta regionale di centrodestra di Chiaravalloti, Domenico Basile.
I fatti contestati riguardano
essenzialmente l’aggiudicazione di appalti per i depuratori ed
altri lavori nel settore della depurazione in Calabria. Intanto,
la Corte d’Appello ha fissato il
processo di secondo grado per
gli imputati giudicati col rito abbreviato:
il
19
gennaio.(g.m.)
Mercoledì 30 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
40
Cronaca di Crotone
.
Rigettati i ricorsi di tre imputati riconosciuti in Appello colpevoli di associazione mafiosa
Calabrodental
La Cassazione annulla con rinvio
condanne e assoluzioni di Puma
Delegazione
marocchina
in visita
a struttura
odontoiatrica
Nuovo giudizio (corruzione) per Raffaele Vrenna e Dionisio Gallo
Tre ricorsi rigettati e annullamento con rinvio per le altre posizioni impugnate dalla Procura
generale o dalle difese. Cosi ha
deciso la Corte di Cassazione ha
pronunciato ieri a tarda sera il
terzo grado di giudizio su uno dei
due procedimenti scaturiti
dall’inchiesta antimafia denominata “Puma”. Il blitz venne messo
a segno dai carabinieri il 28 dicembre 2006 contro presunti affiliati o collusi con la cosca Maesano di Isola Capo Rizzuto, che
nella lettura accusatoria avrebbe
gestito illecitamente il villaggio
turistico Praialonga. Ma nel procedimento oltre a questo si ipotizzavano anche colleganze e
scambi di voti con favori fra presunti esponenti della 'ndrangheta, politici, uomini delle istituzioni e imprenditori.
Ebbene, per tre degli imputati
giudicati col rito abbreviato la
Corte di Cassazione ha scritto ieri
la parola fine. Diventano esecutive le condanne di Luigi Maesano
al quale anche in Appello vennero inflitti il 28 settembre 2009, 7
anni e 8 mesi di reclusione e di
Paolo e Antonio Zicchinello, ambedue condannati a 6 anni e 6 di
reclusione. I loro ricorsi presentati dagli avvocati Arturo Bova e
Luigi Villirilli, sono stati rigettati.
Ha rinunciato invece al ricorso
Tommaso Zicchinello condannato definitivamente a 7 anni e 10
mesi.
Dovranno essere nuovamente
processati da un’altra sezione
della Corte d’Appello di Catanzaro gli altri imputati che optarono
per il rito abbreviato le cui sentenze di condanna o di assoluzione furono impugnate dalla Procura generale o dai difensori. La
Suprema Corte ha accolto il ricorso del Pg per quel che riguarda
Serata al circolo “Le cento città”; a destra Francesco Perri
Un “veejay set” con Belvedere e Dascola
Alle “Cento città”
il racconto di un’epoca
nella storia del rock
Ambrogio Ryllo
La mattina del 28 dicembre del 2006 (Operazione Puma) carabinieri dall’ingresso del villaggio Praialonga
l’assoluzione dell’ex assessore regionale Dionisio Gallo da un’accusa di corruzione ed ha annullato l’assoluzione con rinvio. Ma i
giudici contestualmente hanno
annullato con rinvio anche la
condanna a due anni di reclusione di Gallo per un’altra fattispecie corruttiva, accogliendo il ricorso avanzato dall’avv. prof.
gaetano Pecorella e dall’avv.
Giancarlo Pittelli.
È stato accolto anche il ricorso
presentato dagli avvocati Franco
Coppi e Francesco Gambardella
per conto dell’imprenditore Raffaele Vrenna che era stato condannato in Appello a un anno e 8
mesi per corruzione e falso. La
condanna di Vrenna è stata annullata con rinvio mentre è stata
confermata l’assoluzione dell’imprenditore crotonese dall’accusa
di concorso esterno in associazione mafiosa. È stata infatti rigetta-
Un’aula della Corte di Cassazione
È stata accolta la richiesta del pubblico ministero Pierpaolo Bruni
Pino Vrenna testimonierà in aula
il 15 dicembre al processo Pandora
L’ex boss e ora collaboratore
di giustizia Pino Vrenna testimonierà il 15 dicembre prossimo al processo con rito ordinario scaturito dall’operazione coordinata dai magistrati
della Direzione distrettuale
antimafia ed eseguita dalla
Polizia di Stato denominata
“Pandora” messa a segno il 26
novembre del 2009 ad Isola
Capo Rizzuto. Il Blitz messo a
segno dagli uomini della
Squadra mobile portò due anni or sono a 34 arresti di presunti affiliati ai clan Arena e
Nicoscia di Isola Capo Rizzuto.
È quanto ha deciso ieri il
Tribunale presieduto da Mas-
Pino Vrenna
simo Forciniti (Michele Ciociola e Franco Russo Guarro a
latere; cancelliere: Giovanna
Morabito), che accolto la richiesta presentata dal Pm della Dda Pierpaolo Bruni ai sensi
dell’art 507 del Cpp.
Si era opposto alla richiesta
l’avv. Saverio Loiero al quale si
sono poi associati gli altri componenti del collegio di difesa.
Associazione mafiosa, droga, armi, estorsioni, danneggiamenti: questi i reati contestati a vario titolo ai 15 imputati. Devono rispondere dei
reati loro contestati: Giuseppe
Fazio (54 anni, difeso dall'avv.
Mario Prato); Carmelo La Porta (42, avv. Mario Prato); Ni-
to per Vrenna il ricorso proposto
dalla Procura generale.
Annullata con rinvio anche la
condanna dell’ex assessore provinciale Giovanni Puccio che era
stato condannato ad un anno e 4
mesi di reclusione per corruzione.
Sono stati inoltre accolti i ricorsi degli difensori di altri imputati che saranno di nuovo giudicati dai giudici del Secondo grado. I giudici hanno annullato con
rinvio la condanna ad un anno di
reclusione di Luigi Foglia, assistito in Cassazione dagli avvocati
Francesco Verri e Vincenzo Cardone, di Salvatore Tassone (8
mesi di reclusione), di Giuseppe
Clarà e Luigi Cotrone. Ambedue,
condannati a un anno e 8 mesi di
reclusione ciascuno, Clarà è stato
difeso dall’avv. Aldo Truncè
mentre Cotrone è stato assistito
dall’avv. Pino Napoli.(l. ab.)
cola Lentini (24, avvocati Pietro Pitari e Saverio Loiero);
Paolo Lentini (37, avv. Loiero); Graziella Manfredi (51,
res. a Borgarello nel Pavese,
avv. Rocco Corda); Luigi Manfredi (37, classe '74, avv. Pitari
e Corda); Pasquale Manfredi
(34, avvocati Giancarlo Pittelli e Loiero); Tommaso Manfredi (60, avvocati Pitari e Prato); Fedele Martino (57,
Strongoli residente a Vedano
Olona nel Varesotto, avvocati
Corrado Viazzo e Domenico
Sirianni); Carmine Vittimberga (51, res. a Borgarello nel
Pavese, avv. Pitari e Corda);
Angelo Salvatore Cortese (46,
Cutro, collaboratore di giustizia, avv. Salvino Greco); Federico Periti (33, avv. Domenico
Magnolia); Franco Pugliese
(54, avvocati Gregorio Viscomi e Prato); Doriana Pugliese
(27, avv. Viscomi e Prato);
Mirko Pugliese (23, avvocati
Salvatore Staiano).(l. ab.)
Sono stati presentati alla Regione nell’ambito del Por Calabria
Cinque progetti della Provincia
per produrre energie rinnovabili
Nell’ambito del Por Calabria
Fers 2007-2013 la Provincia ha
reso noto di avere presentato 5
progetti all’assessorato Attività
produttive (settore politiche
energetiche) della Regione Calabria per la realizzazione di impianti di produzione di energia
da fonti rinnovabili e per l’efficientamento energetico di alcune strutture provinciali.
L’importo totale dei progetti è
di 4.500.000 euro. Nella prima
linea di intervento (la 2.1.1.1.)
sono stati presentati 3 progetti
che prevedono la realizzazione
di altrettanti impianti fotovoltaici: Istituto “Santoni” Crotone,
Istituto “Lucifero” Crotone, “Liceo” di Mesoraca. Nell’altra linea di intervento (la 2.1.2.1.) sono stati presentati 2 progetti che
prevedono l’efficientamento.
«La Regione dispone di circa
22 milioni da destinare alle energie rinnovabili – ha dichiarato il
presidente della Provincia Stano
Zurlo – e pensiamo di poter vincere questo bando». Zurlo ha aggiunto: «L’Amministrazione che
presiedo, in questi 2 anni e mezzo circa di governo, ha sempre
lavorato per recepire finanziamenti nazionali ed europei. Lo
abbiamo fattosoprattutto guardando a settori strategici». Dal
canto suo il vicepresidente Ubaldo Prati con delega all’ambiente
ha commentato: «Si tratta di
progetti importanti in quanto
permetteranno, da un lato di risparmiare sui costi dell’energia,
dall’altro contribuiranno ad abbattere notevolmente l’emissione di CO2 nell’atmosfera». Stanislao Zurlo
E’stata un’iniziativa che viene
usualmente definita “deejay set”
e “veejay set” nel corso della quale è stata riproposta quell’arte
che – grazie a televisori, computer o al web – dagli anni Sessanta
viene mescolata con la tecnologia e forma espressiva in cui, ad
esempio, ad un tempo la musica
viene ascoltata guardando un video. E’ quanto ha fatto il duo dei
“Losingate” (ne fanno parte il cutrese Vincenzo Belvedere ed il
reggino Nino Dascola) che, l’altra sera, è stato ospite al Circolo
Arci “Le cento città” presentando
il suo “On the road project”. I due
artisti performers sono stati accolti – oltre che da soci e spettatori intervenuti alla serata –
dall’entusiasmo contagioso e
dalla capacità di aggregare persone dei due anfitrioni Francesco Perri e Giuseppe Bombardieri, rispettivamente presidente e
vice presidente de “Le Cento Città”, che dal 20 del mese scorso,
giorno dell’inaugurazione di
questa nuova struttura “costola”
dell’ Arci, hanno già organizzato
le serate con il gruppo dei “Just
friends” ed il cantautore crotonese Pompilio Turtoro.
Il significato della performance è stato chiarito da Nino Dasco-
la: «Nel progetto c’è l’intento di
raccontare la storia del rock n
roll dagli anni ’50 ad oggi riconducendo la musica all’evento che
ne ha causato la nascita: stasera
noi abbiamo presentato filmati
dei fenomeni che hanno coinvolto le generazioni del Novecento,
fra l’altro il femminismo e le battaglie per il divorzio, ma anche il
terremoto nella Valle del Belice
in Sicilia, “mixati” con la musica
prodotta dagli stessi eventi».
«Tanto per intenderci – ha continuato Dascola – se non ci fosse
stata la guerra del Vietnam e la
contestazione giovanile nel 68,
non ci sarebbero state le canzoni
di Joan Baez o di Bob Dylan ed i
“pezzi” ineguagliabili dei grandi
protagonisti del rock come i Who
o Joe Cocker, Jimi Hendrix, Richie Evans a Woodstock, riconoscibilissimi nel video insieme a
personaggi quali Bob Kennedy,
Martin Luther King, Malcom X e
tanti altri ».
Da parte sua Vincenzo Belvedere, ha annunciato che “On the
road project” potrà prevedere
anche un format televisivo per
premiare le band musicali emergenti. Ed ha spiegato: «Per queste serate “dee jay” e “vee jay”
utilizziamo due proiettori, quattro personal computers e due
consolle da “disc jockey”».
Presso la sede del Gruppo
Marrelli, è stato ricevuto una
delegazione del Marocco guidata da Fouad Fattah, presidente di Bladi Services, un’associazione che da anni svolge
attività di sostegno e supporto logistico alle comunità marocchine in Olanda. Oggi l’associazione, grazie ad una serie di accordi con istituzioni
ed attività imprenditoriali
d’eccellenza italiane, vuole
rafforzare i legami di amicizia
tra Italia e Marocco e soprattutto sostenere eventuali forme di interscambio anche di
carattere economico tra le
due realtà.
Fouade Fattah ha spiegato
come il Marocco vuole creare
importanti sinergia con l’Italia. Ha visitato la realtà aziendale del Gruppo Marrelli, si è
detto molto interessato a conoscere più da vicino il settore dentale, e quello che
l’azienda crotonese rappresenta da oltre 32 anni. La lunga e approfondita visita della
struttura clinica, dei laboratori di ricerca, gli innovativi
reparti di produzione ed il
centro di formazione, tutto
dedicato al settore del dentale, ha entusiasmato gli esponenti del nord Africa, che
hanno da subito prospettato
una collaborazione sia dal
punto di vista medico e scientifico, sia sotto l’aspetto della
formazione odontotecnica
che
medico-specialistica.
Tutto ciò potrebbe perciò rappresentare un riferimento per
l’implementazione in Marocco di innovazione tecnologica
e clinica d’avanguardia per la
cura e la diagnosi di ogni tipo
di malattia del cavo orale.
Al “Filolao” si è tenuta una due giorni promossa da Atp e Asp
Gli insegnanti delle elementari
alle lezioni di “Giocatletica”
Il Coordinamento Educazione
motoria, fisica e sportiva dell’ex
ufficio scolastico provinciale oggi Atp in collaborazione con
l’Asp “Magna Grecia” ha organizzato, nei giorni scorsi nella
palestra del Liceo Scientifico “Filolao” due giornate di aggiornamento per gli insegnanti della
scuola primaria sull’apprendimento del “Giocatletica” da proporre poi ad allievi della quarta
elementare. L’iniziativa che rientra nell’ambito del progetto
“Scuola e sanità, da una Regione
in movimento alla promozione
della salute come proposta pedagogica stabile” è stata introdotta
da Carmine Spadafora, responsabile dell’Educazione sanitaria
dell’Asp Magna Grecia. Spadafora ha parlato dell’importanza
dell’attività motoria come prevenzione all’obesità infantile. Ha
proseguito il corso Vincenzo Caira, docente di Educazione fisica
e tecnico nazionale Fidal, ribadendo che l’atletica leggera è
fondamentale e propedeutica
per tutti i tipi di sport perché,
nella sua gestualità essenziale
del correre, saltare e lanciare,
sviluppa e potenzia gli schemi
motori di base e le capacità fisiche indispensabili per l’acquisizione di tutte le discipline sportive.
Per il coordinatore per l’Educazione fisica dell’Atp di Crotone, Santino Mariano, il corso ha
cercato di soddisfare le richieste
degli insegnanti che hanno voglia di imparare, sperimentare e
soprattutto di dare nuovi stimoli
didattici e un bagaglio di competenze più ricco ai loro piccoli allievi. «Molto spesso – ha spiegato
Scolari in una gara di atletica organizzata dal Coordinamento educazione fisica
Mariano – l’insegnante della
scuola primaria affronta l’attività motoria con una sorta di scoraggiamento a causa della carenza di spazi idonei per praticarla e
di attrezzature specifiche. Il contributo offerto da questi incontri
è stato quello di suggerire strategie per insegnare la corsa veloce,
la corsa di resistenza, la corsa ad
ostacoli, il salto in lungo, il getto
del peso e il lancio del vortex,
utilizzando anche piccoli attrezzi di fortuna , un pò di creatività
e uno spazio soprattutto all’aria
aperta». «Il taglio del corso – ha
precisato Mariano – è stato prettamente pratico: una progressione di esercizi e giochi da proporre agli allievi ma anche input per
riflessioni ed approfondimenti
metodologico didattici».
Hanno partecipato al corso:
Corrado Sacco D.d. I Circolo Isola Capo Rizzuto; Alfredo Marino
D. Didattica III Circolo Crotone;
Teresa Scaramuzzino Alcmeone
Crotone; Maria Rosa Mesoraca D
Didattica VII Circolo Papanice;
Giuseppina Sergio, Maria Antonietta Sergio D. Didattica Cutro;
Rosina Carvelli I. Comprensivo
“M.g. Cutuli” Crotone; Luciana
La Vecchia I. Comprensivo “Rosmini” Crotone; Luana Siniscalchi I. Comprensivo “Don Milani”
Crotone; Caterina Cortese I.
Comprensivo Casopero Ii Cirò
M.; Genoveffa Vigliante I. Comprensivo “Lamanna” Mesoraca;
Rosa Cosentino, Domenico Basta, Maria Ceraudo, Domenica
Laurenzano Omn Strongoli; Mario Curcio Ss San Mauro Marchesato; Raffaele Vizza Omn S. Severina; Francesco Poerio I. Comprensivo Scandale; Francesca
Zizza I. Comprensivo Alfieri; Eligia Leva, Maria Rosa Aprigliano,
Sebastiano Placco, Teresa Riganello Direzione didattica X Circolo Crotone.
42
Mercoledì 30 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
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.
GOLDEN HOUSE Il direttore del Camilab riferisce davanti al Tribunale sulla disastrosa situazione “fotografata” dopo l’alluvione del 3 luglio 2006
Versace: la messa in sicurezza non c’è stata
«La delocalizzazione degli insediamenti è stato un progetto strategico per rilanciare le attività produttive»
Nicola Lopreiato
ELABORATI CONDIVISI MA MAI APPROVATI
Il giorno in cui il prof. Pasquale
Versace, direttore del Camilab,
laboratorio all’interno del Dipartimento della difesa del suolo
dell’Università della Calabria, ha
ricevuto dal commissario delegato per l’emergenza alluvione l’incarico per redigere uno studio sugli effetti al suolo del violento nubifragio che il 3 luglio 2006 si è
abbattuto sul territorio vibonese,
lasciando morti e devastazione,
non avrebbe mai immaginato che
si sarebbe dovuto presentare in
un’aula di Tribunale per spiegare
quello studio e gli effetti che lo
stesso avrebbe dovuto produrre
sul territorio. E invece ieri il docente dell’Unical, che è anche
componente della commissione
nazionale grandi rischi, in modo
piuttosto semplice, ha risposto
punto su punto alle domande del
pm prima e degli avvocati della
difesa dopo, senza dover mai rifugiarsi dietro quella formula tanto
semplice quanto a volte comoda
del «non ricordo».
Nel racconto di Versace si intersecano tre punti fondamentali
attorno ai quali ruota tutto il processo in corso scaturito dall’operazione denominata Golden
House e che vede imputate cinque persone: gli imprenditori
Francesco Mirabello, Antonio La
Gamba (deceduto) e Pietro Naso,
nonché Gioele Pelagi, progettista
del complesso posto sotto sequestro sull’area ex Gaslini di Vibo
Marina e l’arch. Giacomo Consoli, all’epoca dei fatti dirigente della ripartizione urbanistica di palazzo “Luigi Razza”. Primo fra tutti il piano Versace 1, seguito dallo
studio sulle portate dei torrenti e
poi la delocalizzazione degli insediamenti produttivi. Attraverso il
primo studio veniva fotografata
la disastrosa realtà territoriale
dopo l’alluvione: le frane, il fango, i danni, le esondazioni dei torrenti e gli allagamenti. Uno studio che nelle sue risposte il docente ha analizzato in maniera precisa, confermando che di fatto gli
elaborati non prevedevano alcuna perimetrazione delle aree di rischio (potere che spetta all’Autorità di bacino). Lo stesso direttore
del Camilab entrando nel merito
dei danni ha confermato di avere
fatto una stima (110 milioni di
Lo studio sulle portate
consegnato nel luglio 2008
Un esercizio commerciale di Bivona e la strada principale completamente invasi dal fango nel luglio del 2006
te aveva potuto toccare con mano
la quasi totale impermeabilizzazione di moltissime aree, la mancanza di regimentazione delle acque, i fossi ostruiti, se non addirittura strozzati in alcuni tratti da
deviazioni o costruzioni.
Ma tutto questo in che misura
può avere influito sulle aree dove
sono state effettuate le costruzioni (120 appartamenti sull’ex Gaslini e alcuni corpi di fabbrica a Bivona dove era in atto la realizzazione del complesso le Marinate)
sequestrate dalla Guardia di finanza, che ha ipotizzato il reato
di abuso e violazioni in materia
urbanistica ed ambientale a carico delle persone coinvolte nel
processo? Per il prof. Versace, rispondendo ad una domanda
dell’avvocato Antonio Galati, le
aree in questione erano allagate,
ma non interessate ad esondazioni, specificando in tal senso che il
torrente Sant’Anna, se da una
parte non poteva invadere il complesso “Le Marinate” dall’altra lo
stesso aveva rotto gli argini in più
punti anche nella parte alta. Nel
spiegazioni del prof. Versace il secondo studio, quello che poggiava sull’articolo 5 dell’ordinanza
di Protezione civile, che puntava
al rilancio delle attività produttive, mettendo in essere un piano
per delocalizzare le aziende più
vulnerabili. Studio approvato
con ordinanza del commissario
delegato per l’emergenza alluvione l’8 luglio del 2008. In questo
caso il piano, che il prof. Versace
PROVINCIA L’annuncio durante il consiglio comunale di Filadelfia
all’interno di questo Consiglio, mi
riapproprio della mia libertà di
scelta, di pensiero, di comportamento, assumendo una posizione
responsabile, ma autonoma e indipendente rispetto agli schieramenti di maggioranza e di minoranza qui presenti e costituiti. Le
forti perplessità – prosegue –
espresse da più voci sui metodi e
sui criteri che avevano portato
prima alla scelta del sindaco di un
altro De Nisi, e poi all’allestimento in solitario della lista con l’imposizione a sorpresa della candidatura sotto il simbolo del Pd di
un noto esponente della Destra
locale, sono passate nella totale
indifferenza del partito. Il bagaglio formativo e culturale – continua – del Pd continua ad essere di
origine comunista e democristiana, poichè il mio orizzonte politico non è fatto di poltrone da occupare, ho dichiarato al sindaco che
aveva pensato a me quale sostituto di un assessore dimissionario
la mia indisponibilità a ricoprire
qualsiasi tipo di incarico all’interno della sua amministrazione».
euro) in tutti i comuni colpiti dal
violento nubifragio.
Il primo studio del prof. Versace fu approvato il 5 aprile 2007
con ordinanza del commissario
delegato. Venivano indicati i rimedi da prendere per fronteggiare quel grave dissesto idrogeologico scaturito dallo stato di abbandono e dal degrado che per
decenni avevano caratterizzato il
territorio. In particolare il docenL’avvocato
Antonello Fuscà
difensore
di uno degli
imputati
nel procedimento
Golden House
Filippis si autosospende dal Pd
Da tempo in disaccordo con De Nisi
Antonio Sisca
Ha scelto il consiglio comunale di
Filadelfia per annunciare una decisione che nessuno si aspettava,
cogliendo tutti di sorpresa, maggioranza e minoranza, quella
cioè di essersi autosospeso dal Pd.
Francesco Filippis, consigliere
provinciale, da tempo era in aperto disaccordo con il presidente
Francesco De Nisi e con chi a Filadelfia detiene le redini del Pd, ma
nessuno si aspettava che ieri sera,
nel corso della riunione del Consiglio, avrebbe fatto dichiarazioni di fuoco annunciando la sua
uscita dal partito di Bersani.
«Le determinazioni a cui sono
pervenuto già da diverso tempo –
ha spiegato Filippis nel suo intervento – ho ritenuto opportuno di
doverlo fare in modo pubblico ed
ufficiale nella sede opportuna,
anche per il rispetto del ruolo di
consigliere che ricopro. Come
ben sapete, in seguito alla note vicende che hanno interessato l’ultima rimodulazione della giunta
provinciale, per intenderci, quella prima comunicata ufficialmente, poi qualche giorno dopo ritirata e rifatta con il recupero di ben
sette assessori uscenti su otto, e
con la sola sostituzione dell’ultimo personaggio politico dell’era
Bruni ritenuto ingombrante, sono pervenuto alla sofferta ma ben
ponderata decisione di autosospendermi dal Pd».
Filippis, deciso a non ritornare
sui suoi passi aggiunge: «Naturalmente, l’autosospensione dal
partito, come è ovvio che sia, investe anche il livello amministrativo locale, per cui, da oggi in poi,
Francesco Filippis
ha definito strategico, interessava quasi tutti quegli insediamenti
ubicati nell’area di Vibo Marina.
In questo caso le aziende dovevano essere spostate a Portosalvo o
nella zona di Maierato e procedere alla bonifica dei siti per come in
precedenza evidenziato dall’Arpacal. Versace, incalzato dagli avvocati della difesa, ha confermato che sulle aree dismesse si potevano realizzare insediamenti per
servizi. Lo stesso ha lamentato
che nella fase post-alluvione non
c’è stata un’unica regia e che ogni
soggetto attuatore ha proceduto
in maniera piuttosto autonoma.
Ad una specifica domanda del pm
lo stesso docente ha riferito che
ad oggi il territorio non è stato
messo in sicurezza.
Non c’erano solo il piano Versace
Uno e il Piano sulla delocalizzazione degli insediamenti produttivi (piano Versace due) al centro
delle domande che gli avvocati
della difesa ieri hanno posto al
direttore del Camilab. Ma anche
una serie di chiarimenti sul calcolo delle portate dei torrenti,
che il docente dell’Unical ha insistito a voler collocare all’interno
del stesso piano Versace uno.
Ma per la difesa (in particolare
l’avvocato Antonello Fuscà, difensore dell’architetto Giacomo
Consoli) le date non possono permettere di prendere per “buona”
la ricostruzione fatta dal docente
dell’Unical. Lo studio, infatti, attraverso il quale il prof. Versace
non individuava soltanto la portata delle aste fluviali ma esprimeva anche «l’opportunità a non
edificare» allo scopo di non aumentare il carico antropico fino a
quando in fossi e torrenti non
erano stati completati gli interventi di messa in sicurezza, è arrivato nel luglio del 2008. Mentre
il piano Versace uno era stato approvato il 5 aprile del 2007.
E in un procedimento dove le
parti sono molte attente agli studi disposti dall’allora commissario delegato per l’emergenza alluvione quanto emerso ieri non
non sarà certo cosa di poco conto.
Sullo stesso argomento il prof.
Versace ha riferito che lo stesso
studio era stato condiviso ma mai
approvato. E rispondendo ad
una domanda dell’avv. Domenico Colaci, lo stesso docente ha riferito che sullo studio delle portate dei fossi i metodi di studio
«sono diversi».
Inoltre sempre a su alcuni quesiti posti dallo stesso legale relativamente al ruolo del prof. Versace su tutti gli studi effettuati, lo
stesso direttore del Camilab ha
chiarito di avere agito «da esperto e non come soggetto titolato
ad imporre vincoli sul territorio».
A una domanda posta
Il giudice Cristina De Luca
Mario Spagnuolo
dall’avv. Domenico Silipo relativamente al ruolo dell’Autorità di
bacino, il prof. Versace ha riferito
che l’Abr non era in condizioni di
procedere alla perimetrazione
delle aree perché in sostanza il
piano studiava gli effetti al suolo». Dopo alcune domande del
presidente del Tribunale Cristina
De Luca, il processo è stato calendarizzato allo scopo di chiudere
il procedimento entro la fine
dell’anno per non incappare in
una diversa composizione del
collegio. Pertanto si tornerà in
aula il 13 e 14 dicembre. In
quell’occasione saranno sentiti i
consulenti di parte: l’ing. Domenico Antonio Basile e l’ing. Pierluigi Claps e il prof. Alberto Bizzarri.(n.l.)
Incontro lunedì prossimo alla presenza dell’assessore Stillitani
La Regione scende in campo
per rilanciare le politiche del lavoro
L’assessore regionale al Lavoro,
Francescantonio Stillitani, interverrà al convegno sul tema “Il
rafforzamento della governance
delle amministrazioni per il miglioramento delle politiche per il
lavoro” che si terrà lunedì prossimo a Vibo Marina, nella sala
congressi dell’Hotel Cala del
Porto, con inizio alle ore 9,30.
L’incontro, – spiega una nota
della Regione – proposto
nell’ambito del progetto “Vespro” (Valutazione dell’efficacia
delle strutture e delle politiche
rivolte all’occupabilità), realizzato da Formez PA su incarico
del Ministero del Lavoro nelle
regioni dell’Obiettivo convergenza (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), rappresenta un
momento di riflessione che, in
un periodo di crisi, ha lo scopo di
studiare il modo per rafforzare il
processo di innovazione all’interno delle pubbliche amministrazioni e di sostenere le politiche per il rilancio dell’occupazione nel Sud, dove due giovani
su tre sono senza lavoro.
Il dibattito, che sarà coordinato dal responsabile del progetto “Vespro” Giuseppe Raffa,
si articolerà in due sessioni: “Il
contesto e le azioni” e “le esperienze e le iniziative del territorio”. All’iniziativa parteciperanno inoltre: Aldo Rocca, Arturo
Siniscalchi, Bruno Calvetta, gli
assessori al Lavoro delle Province di Catanzaro e Vibo Valentia,
Sergio Polisicchio e Michelangelo Mirabello; Antonio Viscomi e
Pietro Putame. Concluderà i lavori Loriano Bigi, dirigente del
Ministero del Lavoro. L’assessore Francescantonio Stillitani
Mercoledì 30 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
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Cronaca di Vibo
.
Risponde alle domande del gip, che convalida l’arresto, Mario Cipriano di Zungri. Esibiti titoli e attestati che lo abilitano a svolgere l’attività di fitoterapeuta
«Mai esercitato la professione medica»
Il trapano sequestrato nello studio non era per cure dentarie ma del tipo a rullo per rimuovere i duroni
Marialucia Conistabile
È stato rimesso in libertà dal giudice Cristina De Luca che, pur
convalidando l’arresto e riconoscendo la gravità indiziaria a carico di Mario Cipriano, 54 anni,
originario di San Benedetto Ullano (in provincia di Cosenza) ma
residente da tempo a Zungri, ha
disposto nei suoi confronti il solo
obbligo di dimora nel comune di
residenza. In pratica il gip, accogliendo l’istanza della difesa –
rappresentata dall’avvocato Antonio Porcelli – non ha ritenuto ci
fossero nei confronti di Cipriano
esigenze cautelari. L’applicazione della misura cautelare era stata invece chiesta dal pm Santi Cutroneo.
Truffa ed esercizio abusivo
della professione i reati contestati a Mario Cipriano, il quale ieri è
comparso davanti al gip del Tribunale per l’udienza di convalida
dell’arresto. Da qualche giorno,
infatti, l’indagato si trovava ai domiciliari a seguito di un’attività
dei carabinieri della Stazione di
Zungri finalizzata ad accertare se
Cipriano avesse i titoli per svolgere l’attività medica, conclusasi
con un blitz nello studio e l’arresto. Ma nel corso dell’udienza di
convalida l’indagato, che ha risposto alle domande del giudice,
ha avuto modo di fornire spiegazioni circa la sua attività. In particolare, assistito dall’avvocato
Porcelli, Cirpiano ha sottolineato
di non avere mai esercitato la
professione di medico, bensì
quella di fitoterapeuta. A tal proposito ha esibito attestati e riconoscimenti che lo abilitano a questa professione. Al contempo altra documentazione, sottoposta
all’attenzione del giudice, lo abilita a effettuare massaggi fisioterapici.
Nel corso dell’udienza di con-
valida dell’arresto, inoltre, Mario
Cipriano ha escluso categoricamente di aver mai sottoposto i pazienti a cure odontoiatriche.
Tant’è che nel corso della perquisizione nel suo studio di Zungri è
stata sequestrata attrezzatura,
ma non da odontoiatra. Infatti il
trapano sequestrato non era del
tipo che viene utilizzato per le cure dentarie, ma si tratta di un trapano a rullo usato per la rimozione dei duroni.
In merito al rinvenimento nello studio di un apparecchio per la
misurazione della pressione –
corredato da relativo fonendoscopio – l’avv. Porcelli ha fatto
presente che apparecchiature simili si trovano i ogni abitazione.
Relativamente alla qualifica di
medico di cui Cipriano si fregiava
sui bigliettini da visita, la difesa
ha sostenuto la tesi del millantato
credito, anziché della truffa, evidenziando che l’indagato si sarebbe qualificato come tale pensando di poter trarre qualche
vantaggio nell’attività di fitoterapeuta. Al momento dell’irruzione
dei carabinieri di Zungri, nello
studio medico, che rimane sotto
sequestro, la donna che si apprestava a uscire e che è stata sentita
dagli uomini del maresciallo Dario Randazzo – nell’ambito
dell’operazione coordinata dal
cap. Francesco Di Pinto, comandante della Compagnia di Tropea
– avrebbe detto d’essere stata visitata da Mario Cipriano che si sarebbe qualificato come dottore.
Nelle scorse settimane a fare
scattare l’indagine sul fitoterapeuta erano state alcune voci raccolte nel centro del Vibonese che
sollevavano dubbi circa l’abilitazione dell’uomo a esercitare la
professione medica. Attività che,
comunque, Cipriano, pur qualificandosi come tale, non avrebbe
esercitato.
In breve
COMUNE
Edilizia popolare
Venerdì Consiglio
Il Piano di edilizia popolare
e l’odg del gruppo Pd
sull’affitto di due immobili a
palazzo Gagliardi per uso
commerciale, sono gli argomenti all’odg del consiglio
comunale in programma venerdì (ore 15,30) in prima
convocazione e lunedì 5 dicembre in seconda, sempre
alla stessa ora.
SISTEMA BIBLIOTECARIO
Atmosfere in nero
di Mario Merlino
Il talloncino di “medico in visita” esibito da Cirpiano sull’auto
Alcuni dei prodotti a base di erbe sequestrati nello studio
BUSINESS CARS Nei confronti di Francesco Tassone ma solo per il reato associativo
Usura, annullata dal Tdl un’ordinanza cautelare
Annullata, ma per un solo capo
d’imputazione (vicenda associativa) l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Francesco
Tassone, 21 anni di Soriano. A disporlo il Tribunale del riesame di
Catanzaro (presidente Rinardo,
giudici Perri e Tarantini) dinnanzi al quale gli avvocati Diego
Brancia e Valeria Primerano, che
difendono il giovane (il quale si
trova ai domiciliari), hanno proposto istanza.
Nel corso dell’udienza a sostenere la pubblica accusa è stato il
procuratore Mario Spagnuolo il
quale, nella sua requisitoria, ha
sostenuto l’esistenza di un sodalizio criminale operante sia sul
versante jonico reggino sia su
quello tirrenico vibonese, nel
quale anche Francesco Tassone
avrebbe avuto un ruolo attivo.
Il giovane di Soriano lo scorso
10 novembre era rimasto coinvolto nell’operazione denominata “Business cars” condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria e dai carabinieri di Vibo
Valentia. Dieci le ordinanze di
DINASTY 2 Ecco perché il notaio Scordamaglia è stato prosciolto con formula piena
custodia cautelare emesse dal
gip del Tribunale Gabriella Lupoli su richiesta della Procura, di cui
6 in carcere e 4 ai domiciliari. Regime quest’ultimo al quale è stato
sottoposto Francesco Tassone.
Inoltre la condotta associativa,
finalizzata all’usura e all’estorsione, viene contestata ad altri
quattro vibonesi: Giovanni Battista Tassone, 56 anni (padre di
Francesco); Girolamo Macrì, 33
anni (domiciliari); Nazzareno
Pugliese, 62 di San Costantino e
Luigi Carè, 47 di Serra.(m.c.)
Domenica (ore 17) presentazione al Sistema bibliotecario (palazzo Santa Chiara)
del nuovo libro di Mario Michele Merlino “Atmosfere in
nero” e di Rodolfo Sideri “La
rivoluzione ideale di Alfredo
Oriani”. All’iniziativa promossa dall’associazione “Robert Brasillach” saranno presenti gli autori.
ALTERNATIVAMENTE
Il logo ideato
dall’orafo Lo Bianco
Un logo, quello dello spettacolo “Alternativamente
spettacolo - in arte Divi”
ideato dall’orafo Michele Lo
Bianco che lo ha non solo
realizzato ma trasformato in
gioiello. Un incrocio di forme
geometriche alle quali il tocco artistico dà un aspetto leggero come fosse un merletto.
Francesco Tassone
Il progetto promosso da Protezione civile e Cittadinanzattiva
Un “falso innocuo” senza rilievo penale Gli alunni del “Maria Immacolata”
Un’assoluzione con formula
piena in quanto se falso c’è stato
è quello tecnicamente definito
“falso innocuo”, cioè senza alcun rilievo penale. Questo ha
sostenuto davanti ai giudici del
Tribunale di Salerno l’avvocato
Giuseppe Di Renzo, a difesa del
notaio Domenico Scordamaglia
che è stato prosciolto da ogni
accusa insieme al presidente
del consiglio comunale di Lamezia Terme Francesco Muraca.
La vicenda per la quale il professionista era finito davanti ai
giudici di Salerno riguardava la
realizzazione del complesso turistico Melograno Village; inchiesta (denominata Dinasty 2)
che tirava in ballo, tra gli altri,
anche l’ex presidente della Se-
L’avvocato Giuseppe Di Renzo
zione civile del Tribunale Patrizia Pasquin. Per cui trattandosi
di un magistrato del distretto di
Catanzaro a essere giurisdizionalmente competenti sono i
giudici salernitani.
In particolare l’episodio che
vedeva coinvolto il professionista era legato alla stipula di un
atto per la vendita del terreno
sul quale il Melograno Village
avrebbe dovuto essere edificato. Terreno di proprietà di Muraca. Atto che, secondo l’accusa, sarebbe stato stipulato il 5
luglio del 2006 ma sul quale sarebbe stata apposta la data del 4
luglio 2006. Ciò al fine di aggirare i vincoli del decreto Bersani. Una vicenda emersa nel corso di alcuni colloqui tra Patrizia
Pasquin e Settimia Castagna in-
tercettati dagli investigatori.
Ma di errore prettamente
materiale ha parlato davanti ai
giudici l’avv. Di Renzo il quale
però non ha voluto aggiungere
nient’altro in merito rilevando
soltanto «di essere in attesa di
leggere le motivazioni della
sentenza».
Una sentenza che, comunque, rappresenta un risultato
più che positivo per la difesa del
notaio Scordamaglia – del quale è stata sottolineata una condotta «ligia alle regole e altamente professionale», tutto
fuorché vicina alle indicazioni
di Castagna e Pasquin – anche
in considerazione del fatto che
altri imputati in concorso nel
presunto falso sono stati per
questo condannati.(m.c.)
Agenda telefonica cittadina
FARMACIA DI TURNO
FARMACIA CENTRALE - Corso Vittorio
Emanuele III n. 51 - Tel. 096342042
FARMACIA NOTTURNA
IORFIDA - Viale delle Industrie (Vibo Marina) - Tel. 0963572581
GUARDIA MEDICA
Orario: prefestivi: dalle ore 10 alle ore
20; festivi: dalle ore 8 alle ore 20; notturni: dalle 20 alle 8 all’Ufficio sanitario,
tel. 93808 e Vibo Marina tel. 572621
ACQUARO tel. 353289
ARENA tel. 355312
BRIATICO tel. 391946
CAPISTRANO tel. 325548
CESSANITI tel. 501005
DINAMI tel. 0966/904478
DRAPIA (Brattirò) tel. 68455
FABRIZIA tel. 314156
FILADELFIA tel. 0968/724425
GEROCARNE (Ciano) tel. 356314
JOPPOLO tel. 883336
LIMBADI tel. 85990
MAIERATO tel. 253399
MILETO tel. 336303
MONGIANA tel. 311214
MONTEROSSO CALABRO, 325557
NARDODIPACE tel. 313135
NICOTERA tel. 886222
PIZZO tel. 534102
PIZZONI tel. 358688
POLIA tel. 321157
RICADI tel. 663818
ROMBIOLO tel. 366011
SAN CALOGERO tel. 361092
SAN COSTANTINO CAL., 331574
SAN GREGORIO D’IPPONA 261483
SAN NICOLA DA CRISSA, 73013
SANT’ONOFRIO tel. 267214
SERRA SAN BRUNO tel. 71354
SIMBARIO-SPADOLA tel. 74776
SORIANO CALABRO tel. 351433
SPILINGA tel. 65500
STEFANACONI tel. 508637
TROPEA tel. 61366
VIBO VALENTIA tel. 41774
VIBO VALENTIA MARINA tel. 572621
ZAMBRONE tel. 392450
ZUNGRI tel. 664404
COMUNE
Tel. 0963/599111
BENZINAIO NOTTURNO
Self-Serv. TAMOIL Mesiano di Filandari
CONSULTORIO FAMILIARE
Viale Matteotti - Tel. 0963
42014-472105
OSPEDALE CIVILE DI PIZZO
Centralino - Tel. 0963/962983
AMBULANZE
Croce Rossa italiana tel. 43843.
Mimmo Polistena Onlus, 0963/94420
TELEFONO AZZURRO
Linea di emergenza tel. 19696 (gratuito)
Linea istituzionale tel. 051/481048
«118»
Servizio d’emergenza sanitaria.
EMERGENZA INFANZIA
tel. 114 (24 ore su 24) sulla salute psico-fisica di bambini e adolescenti in pericolo immediato.
OSPEDALE CIVILE
Centralino tel. 9621
Pronto soccorso tel. 962352
CARITAS - CENTRO SERVIZI
Piazza Luigi Razza, 10 (Santa Maria del
socc.) tel. 0963/471750
CHIAMATA TAXI
Tel. 41490
IGIENE PUBBLICA
Tel. 0963 962541-962537
ITALGAS
Ufficio guasti tel. 800 900 999
POLIZIA MUNICIPALE
Tel. 0963/599606
VIGILI DEL FUOCO
Chiamata di soccorso 115
Sala operativa tel. 0963/9969
Uffici tel. 0963591648
Distaccamento portuale 0963572900
OSPEDALE CIVILE DI SORIANO
Centralino - Tel. 0963/962700
OSPEDALE CIVILE
DI SERRA SAN BRUNO
Centralino - Tel. 0963/777111
OSPEDALE CIVILE DI TROPEA
Centralino - Tel. 0963/962800
CARABINIERI
Via Pellicanò, 19 tel. 0963/592404
Pronto intervento, 112
QUESTURA
Via S. Aloe, tel. 0963/965111
Pronto intervento, 113
Ufficio stranieri tel. 0963/965515
Ufficio Relazione Pubb., 0963/965549
POLSTRADA
Via Manzoni, tel. 0963/996611
ADMO
Via ipponio, 10 tel. e fax 0963/43075.
a lezione di sicurezza antisisma
In concomitanza con la Giornata nazionale della sicurezza
nelle scuole gli alunni
dell’Istituto Maria Immacolata hanno incontrato i rappresentanti della Protezione civile nazionale e di Cittadinanzattiva. Nel corso del incontro, tecnici della Protezione
civile, si sono soffermati sui
comportamenti da tenere in
caso di terremoto e calamità
naturale.
Importante l’apporto di Cittadinanzattiva all’organizzazione dell’incontro che – ha
precisato la presidente provinciale Tina Priolo – nell’ambito della campagna di sensibilizzazione “Imparare Sicuri” promossa dalla rete scuola
di Cittadinanza attiva, in collaborazione con la Protezione
civile nazionale. L’iniziativa
punta ad educare i giovani a
una gestione consapevole dei
rischi legati al territorio di appartenenza».
Nella Calabria hanno aderito all’iniziativa 50 scuole
che, in questi giorni, stanno
ricevendo una grossa mole di
materiale didattivo-informativo fornito da Cittadinanzattiva e dalla protezione civile
nazionale. In città al progetto
Scuola Sicura ha partecipato
anche l’Istituto Maria Immacolata. Il progetto Scuola Sicura è entrato nell’Istituto
grazie alla disponibilità di
suor Francesca la quale, in
collaborazione con gli insegnanti, ha promosso una serie
di progetti ed iniziative tesi
alla formazione e alla crescita
culturale dei ragazzi che sen-
Gli alunni dell’Istituto Maria Immacolata
za dubbio rappresentano la
società del domani. Mai come
in questo momento la scuola
si deve fare carico delle gravi
emergenze che incombono
sulla società, che rischia la deriva se non si interviene con
progetti educativi di respiro
nazionale.
Gli insegnanti dell’Istituto
Maria Immacolata, prima
dell’incontro, hanno discusso
con gli alunni sull’importanza
della sicurezza nell’ambito
scolastico.
All’iniziativa è intervenuto
anche il funzionario del Dipartimento nazionale della
protezione civile Andrea Duro
il quale si è soffermato sulla
sicurezza, dentro e fuori della
scuola e sui comportamenti
da assumere nel momento in
cui si verifica un terremoto.
Sia gli alunni che gli insegnanti si sono dimostrati mol-
to interessati all’iniziativa.
Numerose le domande che
hanno posto al dott. Andrea
Duro.
Il dott. Duro, dal canto suo,
si è congratulato con i ragazzi
per la curiosità che hanno dimostrato sui tempi della sicurezza in caso di eventi catastrofici. «Bisogna – ha sottolineato il funzionario della Protezione civile nazionale –
educare alla sicurezza i ragazzi sin dalla più tenera età. Occorre costruire dentro di loro
atteggiamenti di responsabilità, autocontrollo, esame della
realtà, valutazione del rischio
e coscienza dei propri limiti.
Solo in questo modo le future
generazioni vengono formate
ad un corretto comportamento in caso di terremoto o altri
eventi calamitosi che si scateno nei luoghi dove vivono».(l.f.)
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