Rapporti con la lingua comune Sono da sottolineare, in particolare, i rapporti dei linguaggi specialistici con la lingua comune, perché i processi di specializzazione delle parole, legati al rapido sviluppo tecnologico e scientifico, hanno fatto si che “i significati secondari aggiuntisi a quelli originari hanno soppiantato l’ordine di priorità all’interno delle accezioni semantiche, per cui in molte parole l’aspetto specialistico viene oggigiorno avvertito come prioritario rispetto all’aspetto più generale” (es. i termini ambiente o dieta del linguaggio scientifico assumono una valenza prioritaria rispetto al significato primario nell’accezione comune). Le strutture sintattiche dei linguaggi specialistici sono molto compatte e sintetiche, per cui possono essere omessi articoli e preposizioni, ad esempio in manuali di istruzioni, in tabelle ecc. Sinteticità espressiva …..”un accorgimento per ridurre la complessità del periodo consiste nella trasformazione del verbo di una frase relativa con il participio presente”…( es. una traiettoria passante per…; un corpo cadente da…) Il ricorso alla forma del participio presente fornisce notevoli vantaggi nel processo di formazione di nuovi termini: tangente, usato inizialmente come participio presente ( una retta tangente un arco) successivamente assume una funzione aggettivale o nominale ( la tangente un arco; disegnare la tangente di un arco). Uso dei tempi verbali Nei testi scientifici di uso espositivo si usa prevalentemente il presente indicativo: l’uso di questo tempo verbale non è legato al particolare linguaggio specialistico, ma invece alla particolare funzione comunicativa ( definizione, descrizione, esplicitazione di proprietò e caratteristiche, affermazione di verità generali, formulazione di leggi scientifiche, esposizione di procedure abituali…). Uso della forma passiva L’uso della forma passiva è legato prevalentemente alla necessità di spersonalizzazione del discorso, Altiero Biagi precisa “ la costruzione passiva privilegia gli oggetti sui soggetti, i fenomeni sui processi, blocca in situazioni gli eventi, trasforma in essere il divenire. Tutti effetti che mal si concilierebbero con una scrittura narrativa….”. Spersonalizzazione Nei discorsi scientifici si fa molto ricorso a forme verbali impersonali, con una riduzione, in termini linguistici, della componente umana e una contemporanea personificazione degli elementi fisici implicati nell’esperimento o degli eventi analizzati. Un glossario ragionato , dunque, deve essere costruito secondo criteri che tengano conto delle caratteristiche linguistiche semantico-lessicali che sono state messe in evidenza, perché costituisca uno strumento di conoscenza e comprensione, tale da rimuovere ostacoli e difficoltà derivanti da un linguaggio non sempre conosciuto nelle sue accezioni specialistiche. Questo glossario è costituito da schede esplicative dei termini scientifici più usati nella didattica delle scienze. Non esaustivo e da ampliare successivamente, il glossario è accompagnato da un indice in italiano, inglese, francese, spagnolo e portoghese, per consentire agli studenti immigrati di identificare i termini nelle lingue europee più diffuse e utilizzate come lingue veicolari, e quindi accedere più facilmente alla loro “ definizione” in italiano. I contenuti Il mare, studiato dai geografi, dagli oceanografi, dagli ambientalisti, dai geologi, oltre che da storici e da economisti, costituisce un importante fattore di sviluppo economico, di specializzazione e di crescita, che condiziona l'imprenditorialità, gli investimenti, le produzioni e il lavoro delle città portuali e delle località costiere in generale. La storia di Torre del Greco e del suo Monte pio dei marinai costituisce un caso esemplare di una città i cui abitanti hanno saputo modificare il loro rapporto con il mare, coniugando la tradizione creativa dell'artigianato campano con i colori e le variegate forme del corallo. Gran parte dei pescatori torresi, che sino alla fine del secolo XVIII, si addentravano nelle acque del Mediterraneo, spesso catturati dai "barbareschi", si sono nel tempo trasformati in artigiani dediti alla lavorazione e al commercio di manufatti di corallo. Istituzioni come il Monte pio dei marinai, confraternita devozionale, laicizzata e aperta a finalità di reciproca assistenza e mutuo soccorso tra i soci, si sostenevano dal punto di vista finanziario essenzialmente con i contributi degli iscritti e con qualche rendita derivante da lasciti dei privati o da contributi pubblici. Si estende tra le coste italiane e quelle slovene e croate, è orientato longitudinalmente in senso nord-ovest, sud-est. E' un bacino semichiuso, a nord è delimitato dalle coste venete e friulane, Golfo di Venezia e di Trieste e dalle coste slovene ed istriane. A sud il Canale d'Otranto, largo poco più di 70 km lo mette in comunicazione con il Mar Ionio. Le coste sono in prevalenza rocciose lungo la costa orientale e nella parte meridionale di quella occidentale, a nord di Ancona nella parte occidentale cominciano le pianure alluvionali determinate dagli apporti del fiume Po e la costa, con l'eccezione del monte S.Bartolo a Gabicce, diventa sabbiosa per diventare di nuovo rocciosa a nord-est con le montagne che si affacciano al mare nel Golfo di Trieste. L'Adriatico può essere a sua volta suddiviso in tre bacini. Alto Adriatico: dalle coste venete e friulane fino alla linea che congiunge fra le due coste Ancona e Zara. Medio Adriatico: dalla linea Ancona Zara al promontorio del Gargano all'isola di Lastovo. Basso Adriatico: dal Gargano al canale d'Otranto. Fondali nel bacino settentrionale i fondali degradano lentamente a partire da entrambe le coste e vengono raggiunte profondità massime di circa 70 m al largo di Pesaro partendo dalla costa italiana. Gli apporti del fiume Po condizionano la natura dei fondali, dalle sabbie costiere si giunge ai fanghi ed il fondale e caratterizzato geologicamente dal delta sommerso del Po. Il bacino centrale è caratterizzato dal limite dalla depressione costituita dalla Fossa di Pomo al largo di San Benedetto che raggiunge profondità di circa 250 m, questa comunica mediante un canalone con la più vasta depressione meridionale con fondali profondi oltre i 1200 m che segnano il confine con il Mar Ionio. Venti I venti dominanti sono quelli dai quadranti settentrionali ed orientali. Nei mesi estivi prevalgono venti a regime di brezza dai quadranti orientali, il sopraggiungere di perturbazioni atlantiche richiama venti meridionali all'inizio dell'autunno, se le perturbazioni sono legate ad un forte abbassamento della pressione i venti di Scirocco possono assumere forte intensità specie nel basso e medio Adriatico, determinando i famosi fenomeni di acque alte nella laguna veneta in concomitanza dell'alta marea. Lo spostamento verso est delle perturbazioni ed il ripristino di condizioni di alta pressione richiama masse d'aria che possono dare luogo a venti occidentali o da maestrale che fa sentire i suoi effetti con mareggiate nel medio e basso Adriatico, oppure da nord e nord-est. Tramontana e bora sono i venti più temuti dai pescatori, causano violente mareggiate e possono alzarsi all'improvviso. Sono venti freddi che dal Golfo di Trieste spazzano tutto l'Adriatico e provocano il raffreddamento repentino delle acque già all'inizio dell'autunno. Altro vento che causa forti mareggiate sulla costa italiana è il levante, può durare anche diversi giorni ed è in grado di determinare rimescolamenti di acque nei fondali anche al largo della costa. Non di rado anche il libeccio, chiamato Garbino dalle marinerie adriatiche, fa sentire i suoi effetti soprattutto al largo della costa e sul margine orientale slavo, determina lo spostamento di acque superficiali verso il largo. Correnti nonostante sia un mare poco profondo e chiuso la circolazione delle masse d'acqua è abbastanza complessa, attraverso il Po riceve il più importante afflusso di acque dolci del Mediterraneo, sempre nel bacino settentrionale a causa del raffreddamento repentino delle acque nella stagione fredda si determina un corpo d'acqua più denso che scorre verso sud, costeggiando la parte occidentale italiana, altra acqua superficiale giunge dal Mediterraneo orientale, arriva al Canale d'Otranto e sale dalle coste slave verso nord. La circolazione generale è in senso antiorario acque provenienti da sud risalgono dalla costa orientale verso nord e discendono da nord a sud lungo quella occidentale, correnti cicloniche si formano in ognuno dei tre bacini ma variano di intensità con le stagioni e con gli apporti variabili di acque dolci costiere. Pesca come quantità di pescato risulta il mare più produttivo del Mediterraneo, questo ha consentito lo sviluppo di una copiosa flotta peschereccia. Le reti maggiormente impiegate sono le reti da traino, a strascico e pelagiche. I fondali sabbiosi e fangosi permettono l'utilizzo di diversi attrezzi tra i quali anche rapidi e sfogliare per la cattura di sogliole. Sottocosta sono numerose le imbarcazioni con draghe turbosoffianti per la cattura di molluschi bivalvi. Nel bacino meridionale si usano reti a circuizione per la cattura di pesce azzurro con lampare, stagionalmente si pratica la pesca al Tonno. La piccola pesca utilizza reti da posta, nasse e cestini per la cattura di seppie e lumachine. Le maggiori risorse sono rappresentate dal pesce azzurro, alici e clupeidi nel nord e nel sud adriatico, Naselli, scampi nel medio e basso Adriatico; calamari, moscardini, pannocchie sempre nel bacino settentrionale. molluschi bivalvi come le vongole veraci vengono allevati nelle lagune settentrionali e meridionali. Copiosa la produzione di mitili negli impianti di maricoltura del nord-adriatico. Il Mar Tirreno ha la forma di un triangolo rettangolo, un lato è costituito dalla parte orientale delle coste corsa e sarda, l'altro dalla costa settentrionale della Sicilia, il lato più lungo è formato dalla costa calabra, campana, laziale e toscana fino a Piombino dove passa il confine virtuale che lo separa dal Mar Ligure. Fondali scende fino a notevoli profondità e tra Ponza ed Ustica raggiunge quella massima del Mediterraneo occidentale con 3620 m. La piattaforma continentale è sviluppata soprattutto dal promontorio di Piombino alla penisola sorrentina, lungo le coste del Cilento, Sicilia orientale, Sardegna settentrionale e Corsica meridionale, in queste località dalla linea di costa la piattaforma si estende con ampiezze variabili tra 9 e 65 km. La piattaforma continentale è pressoché assente ed il fondale raggiunge notevoli profondità nelle immediate vicinanze della costa, lungo le coste calabre, Sicilia settentrionale e a sud della penisola sorrentina. Oltre la piattaforma continentale si arriva alla scarpata, caratterizzata dalla presenza di catene montuose sommerse, fosse e canyons sottomarini. La piana batiale si trova nella zona centro meridionale del bacino, ha una profondità media di oltre 3000 m ed è interrotta da veri e propri rilievi montuosi, come il Monte Vavilov che si trova nel centro del Tirreno, immediatamente a nord ed a sud di questo promontorio si raggiungono le maggiori profondità. Venti il mar Tirreno data la sua grande ampiezza risente di quelle che sono le condizioni del tempo del Mediterraneo occidentale. Venti freddi ed impetuosi come il maestrale, che dalla valle del Rodano si getta nel Mediterraneo, e la tramontana provocano mareggiate che investono le coste della Sardegna, le coste toscane ed il Lazio, riversandosi poi nel Medio e basso Tirreno ed in Sicilia. Il libeccio, che proviene da sud-ovest origina forti mareggiate con venti di tempesta che battono soprattutto le coste toscane, laziali e calabre. Lo scirocco e l'ostro, sono venti meridionali caldo umidi che portano pioggia e temporali. Correnti la corrente principale di superficie proviene dallo stretto di Gibilterra, lambisce le coste africane entra nel Tirreno, tocca le coste settentrionali sicule, risale quelle calabresi e campane dividendosi in due rami, uno forma una circolazione ciclonica che interessa il basso tirreno, l'altro si dirige verso le coste toscane ed il Mar ligure piegando di nuovo verso sud per lambire le coste orientali sarde. A profondità maggiori una corrente di acque più calde segue lo stesso tragitto mantenendosi più bassa per effetto della maggiore densità dovuta alla salinità più elevata. Occupa una vasta area a sud della penisola italiana ed è il mare più grande d'Italia. Si estende da est a ovest tra la costa orientale della Sicilia e le coste di Albania e Grecia, a sud fino al Mar Libico ed è diviso dall'Adriatico a nord dal Canale d'Otranto, lo stretto di Messina lo separa invece dal Tirreno. Attraverso il canale artificiale di Corinto comunica con il Mar Egeo a est, ad ovest le sue acque si mescolano con quelle del canale di Sicilia lungo una linea di confine che passa per Capo Passero, ad est è in comunicazione ininterrotta con il bacino del Mediterraneo orientale. Fondali la piattaforma continentale non è mai particolarmente estesa, le profondità lungo le coste siciliane sono subito elevate, se si esclude un breve tratto di piattaforma tra Catania e Siracusa e più a sud verso Capo Passero, si raggiungono i 2000 m a poche miglia dalla costa. Il fondale in generale è assai accidentato e irregolare con una scarpata molto accentuata, solcata da canyons ed avvallamenti. Il Mar Ionio raggiunge oltre 5000 m di profondità al largo di Capo Matapan nel Peloponneso. Venti i venti che interessano il Mar Ionio e che spesso condizionano le attività di pesca provengono sia dai quadranti settentrionali che da quelli meridionali. Maestrale, tramontana e grecale soffiano impetuosi specie nel periodo invernale, la primavera porta spesso burrasche accompagnate da venti meridionali come libeccio e scirocco, che si esauriscono nelle calme estive di agosto e settembre. Le coste alte provocano spesso per differenze termiche venti locali anche forti che possono rendere difficoltosa la navigazione. Lo Ionio assieme al Golfo del Leone rappresenta una dei mari più insidiosi per la navigazione. Correnti Correnti dovute a differenze di temperatura e salinità provocano il movimento di acque al confine con il Mar Adriatico, acque più dolci scendono da questo bacino lungo il lato occidentale ed acque più fredde entrano più in profondità. Scambi complessi con correnti molto impetuose avvengono fra il Mar Ionio ed il Tirreno nello stretto di Messina. Acque ioniche entrano nel Tirreno più in profondità, mentre acque superficiali entrano dal Tirreno nello Ionio. Questa relazione però è soggetta all'alternarsi delle maree per cui in realtà ogni sei ore si assiste all'inversione della corrente superficiale con correnti dal Tirreno allo Ionio e viceversa, questo fenomeno è accompagnato da vistose onde interne che causano una forte turbolenza delle acque. Acque più dense per via della salinità partono dalle coste africane ed in senso antiorario dopo aver toccato le coste greche entrano nel Golfo di Taranto e scendono poi lungo la Calabria per gettarsi nel Mediterraneo occidentale a profondità superiori ai 200 m. Pesca in Generale il Mar Ionio è un mare povero di nutrienti, a causa delle grandi profondità, dei venti e delle correnti che spingono le acque costiere più ricche al largo. Tuttavia la situazione cambia nel Golfo di Taranto che rappresenta uno dei migliori bacini per l'allevamento dei mitili. Imbarcazioni che praticano lo strascico catturano in profondità lungo depressioni del fondale detti canaloni, scampi e gamberi rossi, naselli e triglie. Durante la stagione estiva si possono pescare tonni e pesci spada con i palamiti. Il sole volge ormai al tramonto e il mare si tinge di rosa, mentre le ombre delle barche si allungano voluttuosamente nella morbida quiete dell' acqua. Ora i "picciotti di varca" soffiano nelle "brogne": ogni barca ha il suo segnale di chiamata, e il suono, che ha qualcosa di patriarcale nella sua morbida unica nota, si propaga nella pace solitaria della marina che fra poco si popolerà di uomini in "cammisolu" (1), in cerata e stivaloni di gomma e risuonerà di ordini, di incitamenti, di consigli, di sciacquio di prore che si avanzano dal lido, sul mare... Nei paesi, che. hanno la fortuna di possedere un porto basta solo sciogliere la cima, tirare "lu ferru" (2) e la barca è pronta a partire. Ma nessuno dei familiari che a terra aspettano che i pescatori prendano il largo ed, augurano loro una buona pesca osa aiutarli a sciogliere la cima, che ormeggia la barca alla banchina: ciò è da spiegare con una ragione di ordine psicologico, in quanto essi temono che qualora dovesse capitare una disgrazia ai loro cari, sentirebbero il rimorso di averli quasi a forza, staccati da terra e spinti verso il crudele destino. Una ad una le barche scendono in mare, fra cento grida d'incitamento: "- Modda 'ssa cima ! "- Leva l' appuntìddi ! (3) "- Damu sìvu (4) a 'ssi parati ! - e: "- Picciotti, allistemuni ! - al che dì rimando: "- E chi ha jiri a pigghìari, lù tunnu di l'oru ?! ... Ed il mare si anima dell'agitato palpitare sincrono dei remi che iniziano una monotona nenia, in attesa di dare posto alla vela. "- Picciotti', forti vucamu ! Tèsta hamu ajiri a fari comu la cipudda ! (5) "- Forti vucamu ! - e i pescatori talvolta, fan seguire scherzosamente al movimento delle braccia queste parole di stile lapalassiano: "E' sta varca fu fatta a Missina, cchiù forti vucamu, cchiù forti camina ". Le barche prendono il largo. Il mare fra poco si costellerà forse di bianche ali che fremono al vento e si stagliano tra l'azzurro del cielo e del mare, mentre qualche fievole nota ci giungerà di canti d'amore, o scherzosi, o che amaramente si rifanno alla vita dura e al lavoro spesso infruttuoso del pescatore. Ma seguiamole, le barche, queste alati cavalcatrici del mare, e cerchiamo di penetrare di quale vita vivano, di quali ansie, di quali desideri fremano, di quale realtà gioiscano o si preoccupino, in quali forze confidino coloro che le dirigono nel loro cammino. L' assenza di vento: costringe i pescatori a fare forza sui remi ed allora, per "chiamare" il vento, per propiziarselo, "legano" magicamente (6), a tutti i cornuti che, conoscono, le corna... in cui si impigliano forse le vesti leggere del vento. "Damu vota a li curnuti ! - dicono, e ad ogni nome giù un nodo in una cima. Quando il repertorio dei cornuti è terminato, allora mettono la cima a gonfiare nell'acqua, in modo che i nodi si stringano di più: poi la "mazzianu" (7) vigorosamente sulla barca, sino a quando il vento, una volta fiaccate le corna a tutti i cornuti, può ... liberamente soffiare (8). Quando, invece il vento favorevole fa le piccole onde dietro la, poppa della barca, i pescatori, vedendo nella spuma delle piccole creste, bianche ali dischiuse in un fantastico volo, gridano poeticamente di gioia: "Mpuppa, mpuppa l'avemu l'ancilu !" - l'angelo buono che dolcemente spinge la barca verso la sua meta... Fra poco saremo sul prestabilito posto di pesca. Ma se l'angelo buono si stanca, la vela si affloscia, la barca rallenta la sua corsa e si dovrebbe continuare a remi. Però, se la profondità è tale da permettere di calare la rete, il capo-pesca grida : "Picciotti, cca la vosi ! - oppure, "Quattru chiai e quattru rosi, Gesu Cristu cca la vosi". Cioè l'angelo (o Iddio, o qualsiasi altra forza soprannaturale in cui il pescatore crede) ha voluto la barca ferma qui, e qui, "a nnomu di lu Patri", dì "San Petru" o di altri santi a cui maggiormente si è devoti, si getterà la rete. Una barca ha le reti in mare; altre ne sopraggiungono e i pescatori salutano e chiedono che indizi di pesca ci sono; "Viva Maria - è il saluto. "Viva Gesù - la risposta. "E chi rastu ? - e gli altri rispondono a seconda : "Facitivi largu e calati - o Un n' avemu bonu rastu" - ed in questo caso le barche seguono il loro cammino, nella speranza di una buona pesca. Una volta a mare la rete, non bisogna, nel modo più assoluto, orinare o scorreggiare. Evidentemente questa interdizione si ricollega a quelle, relative all' "ammasatura". Inoltre non bisogna cantare nè fischiare, perché ciò richiamerebbe "li feri" (9), che danneggerebbero le reti (10). Talvolta, alla prima "posta", al primo calare di reti, la pescagione viene su abbondante; tal altra, a tentare e a ritentare, solo pochissimi pesci costituiscono il frutto d'una insonne lunghissima notte di lavoro. Quando la pesca è molto scarsa, i pescatori cercano di non far sapere ai compagni delle altre barche, del loro insuccesso, e fanno presto a togliere dalle maglie i pochi pesci, prima che quelli sopraggiungano: "Allistemuni - dicono - chi la meta ni mettinu !" - La "meta" sarebbe una tara, un nomignolo che si riferisce alla scarsità dei pesci catturati (11). In questo stesso caso, i pesci non si contano, perché è superstizione dei pescatori che se ne continuerebbe a pescare sempre così pochi da poterli contare (12). Se un pescatore si punge con la spina di un pesce, mentre lo toglie di tra le maglie, si affretta a mangiare la coda dello stesso, e con ciò è scongiurato qualsiasi pericolo di infezione; altri, con lo stesso scopo, strofinano con le interiora del pesce, ancora vive, la parte ferita. Il lavoro procede indefessamente tutta la notte. Appena sorge il sole un saluto si leva da tutte le barche: "Gesù Saramintatu !", e i pescatori, a capo scoperto, si segnano piamente, come se un immaginario sacerdote elevasse al cielo, in atto di consacrazione, un' ostia smisurata. E' un atto di fede e di speranza, una invocazione senza parole, un inno elevato al Creatore attraverso il creato. Non sempre, naturalmente, specie d'inverno, si lavora in mare nelle più favorevoli condizioni. Talvolta il tempo, che sembrava calmo, repentinamente si guasta, il vento sconvolge la liquida massa del mare e i marosi mettono in precarie condizioni di stabilità le fragili barchette. Allora i pescatori sono costretti a lottare con tutte le loro forze contro gli elementi, mentre intrecciano alle bestemmie le invocazioni a Dio e ai santi. Ma non la religione soltanto interviene a suprema salvaguardia della vita del pescatore: che le pratiche schiettamente magiche o magico-religiose trovano posto nei loro scongiuri, fatti con una serietà ed una ispiratezza tali, che non possiamo non supporre nella loro anima una salda fiducia negli atti, nelle parole, nei numeri nei colori che costituiscono il presupposto necessario ed insostituibile del loro agire. A calmare la furiosa irruenza del mare, un pescatore, ritto sulla prora, fa con la mano l'atto di appianare le onde e ieraticamente pronuncia le parole: "Ali scogghi, a li scogghi !" E' questa una pratica prettamente magica. Di carattere magico religioso, invece, è la seguente, usata in analoghe circostanze: il pescatore che vuole mantenere in linea la barca che sbanda troppo per i colpi di mare, cerca di frenarla nei suoi bruschi movimenti facendo con le mani l'atto di tenerla alla briglia. Nello stesso tempo fa con le labbra il verso usato per trattenere i cavalli nella loro corsa e pronuncia le parole: "Agguanta (13), casa di Diu !". Ancora di carattere magico-religioso sono le orazioni con cui si "tagliano" le trombe marine. L'orazione consiste in un segno, di croce fatto con un coltello che vada fendendo l'aria in direzione della tromba. Alcuni sostengono che il coltello debba essere nero (14), per altri invece il colore è indifferente. D'accordo sono tutti che è peccato grave insegnare ad altri l'orazione se non quando si battezza il cero pasquale o, per altri, a Natale, o ancora di Venerdì o in punto di morte: chi la insegni in altre occasioni verrebbe privato, assieme a chi la impara, del potere di tagliare le trombe marine. La pescagione viene portata al mercato all'ingrosso del pesce dove attendono i "riatteri". Costoro, i pescivendoli, sono una categoria molto disprezzata dai pescatori, i quali, dopo aver lavorato e lottato, si vedono spesso pagare miseramente il frutto delle loro fatiche, nei canti dei pescatori la figura del "riatteri" affiora spesso e sempre in cattiva luce. Il, pesce viene messo all' asta, e si sente soltanto la voce dell' astatore, il quale ne annunzia il prezzo, che man mano i pescivendoli aumentano, con un cenno delle mani o del capo soltanto. Quando il pesce viene aggiudicato, l' astatore fa al pescivendolo un foglio d'asta, in cui è segnato il prezzo d'acquisto, su cui egli può guadagnare una percentuale fissa: al pescatore si rilascia una ricevuta. Il pescivendolo va, dopo venduto il pesce, a pagare e il pescatore a riscuotere alla "sigituria", una specie di esattoria riservata alla sola compra-vendita del pesce. Gli, utili della pesca vengono ripartiti tra il padrone della barca e i pescatori nel modo seguente: tolte dal ricavato le spese, si fanno del rimanente tante parti quanti sono i pescatori più una per la barca, 4 per il "cinciolu", 3 per barca e motore e 3 rispettivamente per "barca e nassi", barca e "sinaiuli", barca e "lacciara", "barca e "schitti", barca e "tratta". Crediamo di non dover chiudere questo viaggio nel mondo dei pescatori, senza aver prima accennato ad altri usi e credenze che trovano posto nell'anima loro e che, assieme a quelli di cui avanti abbiamo parlato, costituiscono un patrimonio ideale che di generazione in generazione si tramanda con la forza suggestiva di una fede profondamente sentita, e sono una palpitante realtà, anche se per noi, estranei a quel modo di sentire, rasenta l' irrazionale. Talvolta, consecutivamente per molte sera, la barca torna vuota alla riva. Allora, per iscacciare la jettatura di cui credono infette le reti, i pescatori fanno orinare sopra di esse una donna o un bambino (17). Nel giorno delle Ceneri non si va alla pesca, perché capiterebbero sempre danni alle persone e alle attrezzature e non si pescherebbe altro che "scrozzi, di morti" (18). C'è qualche pescatore, il quale sostiene, in proposito che, andato alla pesca il dì, dei Morti, non solo non ha fatto una buona pesca, ma l'indomani, ha trovato le reti ridotte ad un mucchio di cenere. Nemmeno per tutti i Santi si va alla pesca, per osservare il riposo nel giorno in cui ricorre l'onomastico di tutti i protettori: ogni giorno c'è da offendere un Santo, ma contro uno solo il pescatore crede di potercela spuntare. Per tutti i Santi, invece è diverso: "Megghiu cummattiri cu unu e no cu tanti" (19). Scarsa si dice che sia la pesca per tutta la durata della Settimana Santa (20). Buone speranze si hanno invece nelle vigilie di importanti feste religiose. La vigilia di Natale si suol dire : "Su' vigilii, e hannu a nasciri (21) comu nasci lu Bamminu !". Un pronostico di maggiore durata nel tempo si trae invece quando si battezza il cero pasquale: se allora, infatti, spira tramontana, l'annata sarà buona; al contrario se tira scirocco o libeccio. Buon auspicio, sempre per tutta la durata dell'anno, si trae quando la tela che scopre Gesù risorto, a Pasqua, "cala dditta" , cioè a dire scende non inclinata, ma parallela rispetto al pavimento della chiesa. Buona fortuna augura l'"arbuni" (22) che i pescatori scorgono in volo mentre vanno alla pesca. Per preservarsi dai naufragi, il giorno di Natale, dopo che si è cantato il Te Deum e scoperto il Bambino Gesù, i pescatori tuffano le mani nell'acqua benedetta (23). Abbiamo così passato in rassegna le più significative espressioni della vita dei pescatori; i canti ed i proverbi ci daranno ancora preziosi elementi di giudizio e ci aiuteranno a scoprire, forse meglio delle precedenti note folkloriche, la ricca gamma dei sentimenti che anima questo popolo di lavoratori del mare.