AL LICEO CLASSICO DETTORI DI CAGLIARI 150 ANNI DOPO L’INTITOLAZIONE Il 13 e il 14 maggio 2015, il liceo classico Dettori di Cagliari ha ricordato il 150° anniversario della sua intitolazione a Giovanni Maria Dettori. Il giorno 13, dopo i discorsi commemorativi del dirigente della Scuola Marcello Garbati e del prof. Franco Masala presidente dell’associazione “Innovando Tradere” che riunisce ex alunni, docenti e presidi dello storico istituto, si è svolta in collaborazione con il Conservatorio Pier Luigi da Palestrina, presso l'Auditorium di piazza Ennio Porrino, una “Cerimonia spettacolo” presentata da Cristiana Aime, Giacomo Loi e Giacomo Pani. Il 14, il liceo ha aperto al pubblico per una serata di letture, teatro, musica, conferenze e per la presentazione, da parte del prof. Giorgio Pellegrini, del grafico realizzato dall’artista Antonio Porru sulla parete centrale dell’andito di ingresso alla scuola. E’ stato annunciato l'allestimento, nei prossimi mesi, di una mostra con foto e documenti dell’archivio storico e la pubblicazione di uno speciale Annuario del 150° per tenere viva la memoria del Dettori di ieri e di oggi. Hanno portato il loro saluto, tra gli altri numerosi partecipanti, Pasquale Mistretta, Ettore Angioni, Giaime Marongiu, Gianni Runchina, Donatella Davini, Riccardo Ghiani, Marco Antonio Pani, Patrizia Mureddu, Maria Crespellani, Maddalena Sotgiu, Maria Eugenia Marica, MariaGrazia Vescuso, Tito Aresu, Marisa Vassena e Cristina Pinna e gli ex-presidi Aldo Piras e Pier Luigi Cossu. GIOVANNI MARIA DETTORI TEOLOGO Dettori! Chi era costui? Oggi l’interrogativo manzoniano induce soltanto a ricordare lo storico liceo classico cagliaritano o la piazza e la via omonime nel quartiere della Marina. In realtà, Giovanni Maria Dettori fu rilevante personalità dell’Ottocento italia- no. Nato a Tempio Pausania nel 1773 da Antonio Piteu e Maria Dettori, assunse il cognome dallo zio materno, il sacerdote Pasquale Dettori, parroco di Villasalto, che lo sostenne negli studi a Sassari e, poi, a Cagliari. Laureatosi in Teologia nel 1796, ebbe incarichi Foto di gruppo. I docenti al loro ultimo anno di insegnamento al Dettori, nel 1996, prima di “andare in pensione”. Da sinistra: Padre Alberto Fazzini, Gian Gavino Irde, Bonaventura Fadda, Luigi Serra, Marisa Vassena, Maria Assunta Cardia, Anna Broccia, Mons. Mosè Marcia e Graziella Giagoni. all’Università fino alla prestigiosa cattedra di Teologia Morale nel 1807. Nel 1814 fu chiamato all’Università di Torino e proprio qui, dove ebbe fama di liberale, pubblicò l’opera maggiore, la Theologiae moralis institutiones (1824-28), che gli procurò l‘ostilità dei Gesuiti tanto da essere destituito dall’insegnamento nel 1829. Andò quindi in volontario esilio a Milano, soggiornandovi per oltre un anno, sostenuto dall’amicizia di Alessandro Manzoni e Vincenzo Monti. Rientrato a Torino nel 1830, visse appartato, circondato dal rispetto di numerosi ex allievi come Vincenzo Gioberti, fino alla morte avvenuta il 5 maggio 1836. Il 14 maggio 1865 gli fu intitolato il Liceo classico di Cagliari con una solenne cerimonia nella chiesa di S. Teresa attigua all’ex Casa Professa dei Gesuiti, divenuta Liceo classico con la Legge Casati del 1859. La manifestazione fu ampiamente riportata dal quotidiano “L’Avvisatore Sardo” che pubblicò l’intervento del provveditore agli studi Agostino SannaPiga. Proprio nelle “Parole lette […]in occasione della solenne inaugurazione del Liceo Dettori” può scorgersi una vena polemica per la scelta di scrivere «Liceo Dettori nell’arco della porta maggiore dell’edifizio, un tempo abitato dai Gesuiti», considerato che la Compagnia di Gesù aveva avversato le idee dello studioso. La scelta non poteva essere più opportuna per ispirare «nello spirito dei nostri giovani la memoria e la nobile imitazione di colui che perseguitato dai padri della famosa compagnia non venne mai meno ai doveri di onesto cittadino e di dotto professore». Centocinquanta anni dopo è toccato al Liceo classico “Dettori” di oggi, ormai trasferito da sessanta anni nella sede alle pendici del monte Urpino, ricordare l’illustre teologo con vari appuntamenti. La prima manifestazione ha visto avvicendarsi ex alunni, ex docenti, ex presidi attraverso testimonianze, omaggi musicali, note storiche che hanno fatto rivivere la lunga storia dell’insigne scuola cagliaritana, fucina di moltissimi studenti avviatisi poi in tutti i campi delle professioni – comprese quelle scientifiche malgrado il sentire comune - delle arti e dello spettacolo. Il 14 maggio 2015 il “Dettori” ha Gramsci, ex-alunno del Dettori aperto le porte per consentire ai tanti “ex” di ritrovarsi rivivendo i ricordi del passato tra le aule e i corridoi del liceo, e di ascoltare dagli studenti di oggi letture, approfondimenti su temi di letteratura, storia e attualità, teatro e presentazioni multimediali. È impossibile, naturalmente, passare in rassegna tutti coloro che hanno animato i 155 anni di vita del Liceo: si rischierebbe di fare una pura e semplice elencazione di nomi, anche illustri, senza molto significato. Occorre non dimenticare infatti che per lunghissimo tempo il liceo classico è stata l’unica scuola che consentiva l’accesso a tutte le facoltà universitarie e, di conseguenza, gran parte della classe dirigente cagliaritana si è formata al “Dettori”. Un fatto è certo: la sua storia si intreccia di continuo con quella della città alla quale l’istituto ha fornito quadri che hanno raggiunto posizioni brillanti. Ciò che mette in evidenza la validità di una formazione di base che si è adeguata ai tempi, pur conservando tutti i caratteri della tradizione. Franco Masala IL RITROVO dei sardi Direttore responsabile CARMELO ALFONSO Direttore editoriale ALDO PIRAS Periodico culturale registrato al Tribunale di Cagliari il 24.05.2004 col numero 19/04 Direzione e Redazione: Via Dante, 95 - Cagliari - E.mail: [email protected] Stampa Litotipografia Trois Antonio - Cagliari Anno X - Numero 162 - Luglio 2015 Periodico culturale a diffusione gratuita ALLE ELEZIONI GRANDE DISAFFEZIONE DINASTIA DEI RACHEL GIOVANNI ANTONIO LUIGI GIANLUCA SCROCCU GIUSEPPINA COSSU Quale situazione politica emerge dal voto delle regionali del 31 maggio? La prima è l’ennesimo aumento della percentuale delle astensioni, che oramai riguarda metà dell’elettorato. La disaffezione dei cittadini sta raggiungendo picchi inediti nella storia repubblicana, una tendenza preoccupante perché apre a scenari dove tutto è possibile, anche in relazione al non arrestarsi della crisi economica. Colpisce anche che siano proprio le regioni ad essere segnate da questa distanza dell’elettorato, che evidentemente le concepisce come fonti di sprechi e privilegi ingiustificati. Lo stesso modello di riforma elettorale appare oggi da rivedere con urgenza; occorre chiedersi se la logica del premio di maggioranza assegnato a partiti che al massimo si aggirano tra il 25-30% sia davvero la soluzione giusta. Un problema serio per il Partito Democratico, uscito ridimensionato da queste consultazioni che pure gli hanno assegnato cinque regioni su 7, ma con le sconfitte clamorose in Liguria e in Veneto, dopo le aspettative di sottrarlo alla Lega diffusesi a seguito dei risultati delle europee del 2014. Insieme a questo dato, da segnalare i risultati della Lega di Salvini, oramai di fatto leader in un centrodestra che assiste al progressivo dissolvimento del berlusconismo, e al consolidamento dei 5 stelle dopo le difficoltà del primo periodo a Montecitorio e il risultato deludente alle europee dell’anno scorso. Questo consolida di fatto un tripartitismo che allo stato attuale appare sistemico a differenza del bipartitismo artificiale che resta uno dei tratti essenziali dell’Italicum. Luigi Rachel (Cagliari 1879-1949). discende da una famiglia di musicisti di origine francese il cui nonno Giovanni (Parma 1812Cagliari 1891) a soli vent'anni aveva vinto il posto di violoncello di spalla nell'orchestra ducale. Non si sa per quali ragioni (sentimentali o politiche), tra il 1833 ed il 1834, lasciò la sua città natale e raggiunse prima Sassari dove fu scritturato come primo violoncello nel teatro civico, poi nel 1835 si sistemò a Cagliari, dove fu primo flauto nella Cappella e primo violoncello nell'orchestra civica; si sposò e diede origine ai Rachel sardi, ancora presenti nella società cagliaritana. Luigi, uno dei figli di Antonio e di Maria Teresa Lay Rodriguez, dopo una prima formazione a Cagliari di pianoforte e flauto, armonia e contrappunto, musica classica nazionale e direzione orchestrale, a Roma completò i suoi studi di armonia e contrappunto, composizione e pianoforte, estetica, filosofia e storia della musica, strumentazione per banda e gli fu offerto il posto di primo flauto nella celebre banda del maestro Vessella e con i maestri Zuccoli e Palombi. Lasciati gli studi accettò, ancora a Roma e poi all'estero, diverse scritture per la direzione di spettacoli lirici e concerti. Nel 1903, a ventiquattro anni, si trasferì prima a Sfax e poi a Tunisi per dirigere il teatro Municipale che accoglieva gli spettacoli più significativi della città, punto d'incontro e di riferimento culturale delle comunità francese e italiana, le più importanti della città nel novecento. Dalla Tunisia, dove iniziò la sua più importante produzione, si spostava per delle tournèe nei paesi europei, ottenendo ovunque ampi riconoscimenti. Le straordinarie invenzioni del ventesimo secolo hanno modificato non solo lo stile di vita e i comportamenti collettivi, ma anche la pratica stessa della guerra. È diventato più normale vedere morire le persone e più difficile vederle nel momento in cui le si uccide. La Grande guerra ha rappresentato un vero laboratorio dell’intera società e ha anticipato elementi che hanno reso pensabili, e di lì a poco realizzabili, i regimi totalitari europei. La versione elettronica del giornale si trova all’indirizzo: ilritrovodeisardi.xoom.it. Potete ricercarlo anche con Google digitando “ilritrovodeisardi”. Avrete l’ultima edizione in formato leggibile, scaricabile e stampabile dal vostro computer, tablet o telefono cellulare. Nel sito è disponibile anche l’archivio dei numeri usciti nel corso dell’anno, oltre a collegamenti ad altre risorse informatiche. LA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI CAGLIARI CENSIMENTO E TUTELA DEGLI ALBERI MONUMENTALI MARIA GIUSEPPINA COSSU PINNA GIORGIO CANNAS* PARTE PRIMA. La Biblioteca Universitaria di Cagliari, come tutte le biblioteche pubbliche statali, fino al 1974 circa, faceva parte del Ministero della Pubblica Istruzione che la considerava in subordine, rispetto alle Università e alle scuole che impegnavano la maggior parte delle risorse finanziarie. Sotto il governo Moro (1974-1976) fu istituito con D.L. 14.XII.1974 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali con Giovanni Spadolini, repubblicano, uomo di grande cultura. Questo nuovo Ministero si formò raccogliendo in buona parte le competenze e le funzioni che erano del Ministero della Pubblica Istruzione, ossia le antichità e le belle arti, le accademie e le biblioteche, a cui vennero aggiunti gli archivi di stato e le soprintendenze archivistiche che fino ad allora dipendevano dal Ministero degli Interni e inoltre, la discoteca di Stato, l'editoria libraria e la diffusione della cultura che, fino a quel momento, erano di competenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Vorrei ripercorrere, per brevi linee, la storia della Biblioteca Universitaria di Cagliari che affonda le sue radici in tempi ben più lontani. Fu infatti inaugurata nel periodo Sabaudo quando, in seguito al trattato di Londra del 1718 e delle convenzioni di Vienna dello stesso anno e di Palermo del 1720, quando la Sardegna passò alla casa Savoia, in cambio della Sicilia che veniva ceduta all'Austria. I Savoia avevano trovato l'Isola in condizioni precarie e così pure la struttura universitaria che, sulla carta, risaliva agli inizi del XVII secolo (Bolla Pontificia di Paolo V del 12 febbraio 1606) ma, che per varie questioni finanziarie fu costituita solo il 31 ottobre 1620 da Filippo III con diploma reale, con "facoltà di studiare lettere latine, greche ed ebraiche, arti liberali, leggi", a somiglianza di quanto avveniva nelle Università spagnole. La sua prima sede fu tra le attuali vie La Marmora e Canelles, grazie all'interessamento di Giovanni Dexart all'epoca Consigliere capo del Comune di Cagliari (oggi sindaco), avvocato dello Stamento militare del Parlamento statale e ad interventi finanziari del mecenate cagliaritano don Antonio Brondo (1569-1625) e di Monserrato Rossellò, 1604, nell'area dove poi fu costruito il palazzo Sanjust e, nel tempo, si erano avvicendati diversi edifici pubblici destinati a servizi ed istituzioni, tra cui un convento benedettino, la prima università cagliaritana, un teatro, una caserma e scuderia militare, i cui ricordi sono stati messi in ombra dal prestigioso nome della famiglia Sanjust che vi costruì il suo bel palazzo, oggi sede della massoneria (G.O.I.) L'01.02.1626 furono firmate le costituzioni che consentivano l'inizio ufficiale dell'attività universitaria con docenti laici o appartenenti al clero regolare (domenicani, francescani e gesuiti) e fu dotata di uno stemma con l'immagine della Vergine Immacolata in alto al centro e ai due lati le insegne del regno di Sardegna da una parte e quello della città di Cagliari dall'altra, più giù la tiara papale, la croce primaziale ed il pastorale dei tre santi patroni dell'Ateneo: Sant’Ilario Papa, San Lucifero e Sant'Eusebio. All'iniziale entusiasmo, andò sostituendosi la delusione e la crisi: prime difficoltà economiche, pestilenze (anni 1652-1657), carestie (anni 1681, 1690, 1696), l'inurbamento degli studenti dai paesi dell'interno e un provvedimento di Carlo II del 1682 che stabilì d'incamerare le rendite delle varie università, tra cui quelle spettanti a Cagliari. La vita dell'ateneo quindi proseguiva a stento e, per vedere una vera ripresa, bisognerà giungere alla seconda metà del secolo successivo, al termine di sconvolgimenti politici e culturali. I Savoia, quindi, trovarono l'Isola in condizioni precarie e così pure la struttura universitaria che, con Carlo Emanuele III, salito al trono di Sardegna nel 1730, estese i confini del regno, abbellì le città, riordinò le leggi, le finanze e diede nuovo impulso agli studi e, con la collaborazione del ministro Conte Gian Battista Bogino, scelse la nuova sede, promosse nuove istituzioni e dotò l'Università di una Biblioteca pubblica, ormai diventata necessaria per gli studi stessi. Nel 1755 fu approvato il progetto per la restaurazione degli studi universitari, studiato nella sua totalità da una commissione di cui facevano parte l'Arcivescovo, funzionari regi e l'architetto piemontese Giovanni Belgrano di Farmolasco che diresse la costruzione del palazzo che ne porta il nome, sito sul bastione del Balice. Con Pregone del 16 agosto 1764 furono pubblicate le nuove costituzioni dell'Università; con Regio Decreto del 9.12.1769 nel Palazzo Belgrano fu stabilita la sede della Stamperia reale di Cagliari con Bonaventura Porro primo direttore e la Biblioteca Universitaria con la sua splendida Sala Settecentesca, ricca di stucchi dorati che, negli anni '60 del '900 si è estesa al primo piano dei locali dove ha avuto la sua sede dal 1778 al 1959 il Seminario Tridentino, costruito dalle fondamenta dall' allora arcivescovo di Cagliari Agostino Delbecchi di Oneglia, già preposto delle Scuole Pie, nel 1776, in ottemperanza a quanto prescriveva il Concilio di Trento. Con atto di vendita del 4.10.1955 il Palazzo Belgrano passò all'Università che ne cedette una parte alla Biblioteca Universitaria, carente di locali. L'idea della Biblioteca si deve quindi a Carlo Emanuele III ed al suo ministro Giambattista Bogino, ma, come si può leggere nell'iscrizione che sta sopra la porta d'accesso alla Sala Settecentesca, fu Vittorio Amedeo III che l'aprì nel 1785 ma, in realtà, per cominciare a funzionare solo il 10 ottobre 1792 con un patrimonio bibliografico irrilevante: circa 8.000 volumi tra i libri donati dal sovrano, le opere pubblicate in loco ed altre pervenute dalla Stamperia reale di Cagliari e da quella di Torino, le copie dei lavori di tutti i docenti delle Università di Cagliari e alcune di quella di Torino ed una somma per l'acquisto di altre pubblicazioni. Con la soppressione degli ordini religiosi del 1773 e con dispaccio del 12.2.1779 il Re, sollecitato dall'allora Magistrato sopra gli studi (supplica del 4.9.1778), la Biblioteca Universitaria aveva incamerato il patrimonio bibliografico dei collegi gesuitici di San Michele, Santa Teresa e Santa Croce e, con questo confluiva alla Biblioteca Universitaria di Cagliari l'imponente fondo librario di Monserrato Rossellò, uomo di grande cultura, di origine majorchina vissuto a cavallo tra il XVI e il XVII secolo (morì nel 1613) e che si era già impegnato anche con le sue risorse finanziarie per la fondazione dell'Università di Cagliari. La sua biblioteca, che fin dal 1594 aveva legato interamente al collegio gesuitico di Santa Croce, sorta ed accresciuta quando l'Isola sottostava alla monarchia iberica, ancora oggi costituisce la più importante accessione per quanto riguarda il materiale manoscritto cartaceo e membranaceo, opere scientifiche e letterarie stampate negli anni tra il secolo XV e prima della soppressione della Compagnia di Gesù. Nell'Ottocento, grazie alla munificenza del Re Carlo Felice, la biblioteca potè acquisire la collezione degli Atti dell'Accademia di Francia fino al 1778 e quelli di Berlino per gli anni 1778-1800. La crescita del patrimonio bibliografico che solo dopo l'intervento del Baylle, direttore dell'Istituto dal 1827 al 1840, potè contare finalmente sulle rendite dei legati provenienti dalle librerie gesuitiche e solo dal 1848 beneficiare di una dotazione fissa sul bilancio statale, ha attraversato periodi difficili ma, grazie al legame che si era creato tra la Biblioteca e gli ambienti culturali dell'Isola, l'Isituto cagliaritano si era evoluto, ovviando e colmando quelle lacune che si erano formate per l'eseguità delle risorse finanziarie. Dopo il primo nucleo di volumi donati dal sovrano e dal Bogino ed a quello in seguito all'incameramento delle biblioteche gesuitiche, nel 1843 pervenne alla Biblioteca, per testamento, la collezione di Ludovico e Faustino Baylle, ricca di 5.000 documenti tra manoscritti, documenti originali o in copia, (segue in terza) Con decreto del 23/10/2014 il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf), di concerto con quelli dei beni culturali e dell’ambiente, ha definito i principi e i criteri direttivi per il censimento degli alberi monumentali, interessati anche da procedure di verifica dell’interesse culturale e da attività di salvaguardia e tutela. Il suddetto decreto recepisce quanto contenuto nella Legge n. 10 del 14/01/2013 (Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani) e nel D.L. n. 63 del 26/03/2008, in materia di censimento e tutela del verde monumentale. E’ da ricordare che il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 Codice dei beni culturali e del paesaggio, noto anche come Codice Urbani, al capo II (Individuazione dei beni paesaggistici) e all’art. 136 indicava come beni ed aree di notevole interesse pubblico: cose immobili contraddistinte da eccezionali valenze estetiche o da singolarità geologica, oltre a ville, parchi, giardini e luoghi dai quali si possono godere bellezze panoramiche. Nessuna menzione era quindi presente relativamente agli alberi monumentali e al riconoscimento del loro eventuale status di beni paesaggistici. Questa situazione veniva modificata attraverso il D.Lgs n. 63 del 26 marzo 2008; Ulteriori disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42, in relazione al paesaggio, nel quale, tra le modifiche alla parte terza, articolo 136, si evidenzia che tra i beni di notevole interesse pubblico possono rientrare non solo le cose immobili contraddistinte dalla “singolarità geologica”, ma anche quelle che hanno cospicui caratteri di memoria storica, ivi compresi gli alberi monumentali. Grazie a questo decreto legislativo, il suddetto Codice dei beni Culturali e del paesaggio è stato quindi modificato e integrato, inserendo anche gli alberi monumentali tra i beni suscettibili di verifica, dichiarazione di interesse culturale e attività di tutela, salvaguardia e valorizzazione. Prendendo le mosse da questi spunti, il decreto Mipaaf del 23/10/2014 definisce le procedure operative attraverso le quali individuare, rilevare, censire ed even- tualmente sottoporre alle suddette misure di tutela, gli esemplari di maggiore interesse dal punto di vista naturalistico, paesaggistico e storico. Nel dettaglio, si attribuisce ai comuni, coordinati dalle regioni, il compito di effettuare le attività di censimento, mentre rimane in capo alle regioni la redazione degli elenchi di alberi monumentali. La Regione Sardegna, peraltro, aveva già prodotto un primo elenco negli anni passati, comprendente, tra gli altri, gli olivastri e olivi secolari di Santa Maria Navarrese, Luras, S’Ortu Mannu di Villamassargia e San Sisinnio di Villacidro, alberi secolari delle tenute di Badde Salighes, a Bolotana, e del Parco e Giardino Aymerich a Laconi ed esemplari del verde urbano, come i Ficus retusa e magnolioides e la Araucaria excelsa ubicate nei quartieri cagliaritani della Marina e di Villanova. Il decreto chiarisce che potranno considerarsi alberi monumentali gli esemplari ad alto fusto, sia isolati che costituenti boschi o foreste naturali e artificiali, che si distinguano per dimensioni, longevità, peculiarità botaniche e naturalistiche o che abbiano rilevanza dal punto di vista storico e culturale, per il loro legame con i luoghi o con le tradizioni locali. Per quanto riguarda le dimensioni, verranno prese in esame particolarmente la circonferenza del tronco, l’altezza dendrometrica e l’ampiezza e proiezione della chioma. Saranno compresi altresì gli alberi costituenti filari e alberate, all’interno di centri urbani, che abbiano rilevanza paesaggistica e quelli facenti parte di aree a verde di complessi architettonici di comprovata importanza culturale, quali ville, monasteri e orti botanici. Gli esemplari presi in esame potranno appartenere tanto a specie autoctone, quanto a specie introdotte dall’uomo; grande attenzione dovrà essere prestata anche al contesto ambientale, storico e paesaggistico su cui l’albero insiste. Allo scopo di individuare e censire gli alberi monumentali l’art. 6 del decreto ministeriale in oggetto prevede la compilazione di una scheda identificativa, da utilizzarsi nel rilievo di campagna. L’art. 3 specifica che il censimento sarà realizzato dai comuni stessi, sia mediante rilevazione diretta e schedatura del patrimonio vegetale, sia a seguito del recepimento di segnalazioni da parte della cittadinanza, di associazioni, enti territoriali o statali come il Corpo forestale dello Stato e gli uffici periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT). A seguito del censimento e della schedatura, dopo che saranno stati prodotti e pubblicati gli elenchi degli alberi monumentali (da tenere in continuo aggiornamento), si potranno applicare le specifiche misure di tutela previste dall’art. 9 del decreto. Particolarmente, si prescrive che l’abbattimento e le modifiche della chioma e dell’apparato radicale avvengano dietro specifica autorizzazione comunale e solo per casi motivati e improcrastinabili per i quali è accertata l’impossibilità di adottare soluzioni alternative, previo parere vincolante del Corpo forestale dello Stato. Per quanto riguarda gli alberi che siano stati sottoposti al provvedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico da parte dei competenti uffici del MiBACT, ai sensi dell’art. 136, comma 1, lettera a) del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modifiche e integrazioni, o quelli per i quali, ai sensi dell’art. 139, comma 2 del medesimo decreto, non sia ancora stato emanato il provvedimento ma sia stata già pubblicata la proposta di dichiarazione di interesse, gli interventi potranno effettuarsi solo previo rilascio di specifica autorizzazione paesaggistica ex art. 146 del suddetto D.Lgs 42/2004. Si avviano quindi, grazie a queste norme, attività sistematiche di conoscenza e salvaguardia del nostro patrimonio arboreo di interesse paesaggistico e storico, che fanno ben sperare per una più attenta gestione delle aree a verde, sia in ambito urbano che extraurbano. Si prevede inoltre una fattiva collaborazione tra uffici ed enti pubblici che dovranno farsi carico delle procedure di censimento e tutela, non disgiunta dalla eventuale partecipazione della cittadinanza e di istituti scolastici, che potranno rendersi disponibili per l’attività di segnalazione finalizzata alla rilevazione specialistica e alla schedatura degli elementi arborei. *Soprintendenza Beni Artistici e Paesaggistici di Cagliari e Oristano. LA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI CAGLIARI opere edite o inedite di scrittori sardi o di autori stranieri relativi all'Isola, corrispondenza con i maggiori esponenti della cultura che il cagliaritano Ludovico Baylle (1764-1839), durante la sua vita di giureconsulto, addetto al Ministero della Legazione Storica di Firenze, Console Generale di Spagna e Lucca, ebbe con insigni studiosi di molte parti d'Italia come Genova e Roma e potè reperire presso gli antiquari volumi introvabili, che gli sarebbero stati utili per scrivere e pubblicare una storia sacra e profana della Sardegna e continuare così le opere dello storico Gianfrancesco Fara (Sassari 1543-Bosa 1591) De rebus Sardois e il De Chorographia Sardiniae pervenute in biblioteca universitaria tramite la collezione Rossellò e quelle successive scritte dallo storico conventuale Antonio Felice Mattei, vissuto nel XVIII, nel periodo sabaudo del Regno di Sardegna, Sardinia sacra seu de episcopis sardis historia, Roma segue dalla seconda 1758 ed Eclesiae pisanae historia, Lucca 1768-1772. Con la collezione Baylle pervenivano circa 75 manoscritti, 70 edizioni del '500 di cui 30 stampate in Sardegna, 617 volumi e 3.900 tra opuscoli, poesie d'occasione, iscrizioni, arringhe e 145 lettere. Tra i manoscritti pervenuti dal Baylle esiste il famoso sinodo di Santa Giusta del sec. XIII, un codice membranaceo molto bello, unico esemplare finora conosciuto proveniente dallo scriptorium della chiesa di Santa Maria di Cluso. Si tratta di un codice miscellaneo che racchiude diversi documenti ecclesistici come inni liturgici, omelie, annotazioni teologiche pastorali e l'inventario dei beni delle chiese di Santa Gilla o Santa Igia, San Pietro e Santa Maria di Cluso, la Cattedrale di Cagliari per buona parte del sec. XIII. Fine prima parte. La seconda al numero 163 (luglio2-2015).