La Rassegna
27 luglio 2006
I
IL MENSILE DELLE NUOVE CONOSCENZE E DELL A CULTURA TECNOLOGICA
Il pensiero snello, volano di idee
S
embra uno slogan, suggestivo e
quasi scontato nella sua semplicità, in realtà rappresenta un nuovo
modo di ragionare teso ad accrescere la
flessibilità dell’impresa attraverso un
ripensamento dell’intero flusso di
creazione del valore, dalla progettazione fino alla gestione degli ordini.
Il Lean Thinking rappresenta il risultato di un notevole sforzo di analisi delle modalità di riorganizzazione di un
folto gruppo di imprese americane, europee e giapponesi, impegnate in un
progressivo abbattimento degli sprechi
insiti nel modo tradizionale di impostare il processo produttivo.
Il “Lean Thinking” tradotto in Italia in
“Pensiero Snello” nasce in Giappone
con le esperienze Toyota che sono state studiate raccolte e divulgate in modo
estremamente strutturato da James P.
Womack il quale, oltre alla pubblicazione del suo interessante libro “Lean
Thinking” in collaborazione con Daniel T. Jones, ha fondato in USA il
“Lean Enterprise Institute” per l’addestramento e la ricerca, che fornisce tecniche e strumenti di gestione aziendale
in questo ambito.
Si possono individuare due regole fondamentali alla base della teoria del
“Pensiero Snello”: una visione globale
dell’azienda per processi a flusso, a
tutti i livelli; una lotta a tutte le forma
di spreco che si annidano in tali processi.
L’approccio del “Pensiero Snello” stravolge l’organizzazione tradizionale costruita per funzioni verticali (ogni figura aziendale ha responsabilità e competenze, dipende da qualcuno e ha sotto di se altri), sposando l’applicazione
di un modello che predilige la dimensione orizzontale.
Nel Pensiero Snello le funzioni servono ad attingere tutte le differenti “competenze” da dedicare all’ideazione del
prodotto, alla sua produzione e alla
consegna (una azienda dentro l’azienda). L’elemento principale che permette la dimensione orizzontale dell’organizzazione nel Pensiero Snello è il lavoro in “team”. Il “team” diviene lo
strumento operativo per garantire il
coinvolgimento di tutte le professionalità necessarie al momento opportuno e
permette di superare le tradizionali
barriere dell’operare per funzioni.
La revisione critica di un’azienda passa attraverso i cinque principi “lean”:
- definire con precisione il “valore”, o
meglio quali sono le esigenze del
cliente e quanto è disposto a pagare per
soddisfarle;
- determinare il corretto “flusso del valore” attraverso la “soluzione dei problemi” dall’ideazione alla produzione,
la “gestione delle informazioni” dal ricevimento dell’ordine alla consegna, la
“trasformazione fisica” dalla materia
prima al prodotto finito in mano al
cliente;
- “far scorrere il flusso” attraverso
l’eliminazione, per quanto possibile, di
lotti e code durante il ciclo del prodotto;
- lavorare solo sui “flussi richiesti dal
cliente”, l’attività ha origine solo quando il Cliente posto a valle richieda il
prodotto/servizio;
- perseguire la “perfezione”, cioè eli-
minare tutti gli spechi in modo che tutte le attività poste lungo un flusso di
valore possano creare effettivo “valore”. E’ nell’applicazione di questi singoli punti del Pensiero Snello, solo apparentemente semplici e banali, che si
riconosce il potenziale di questo nuovo
approccio: una lotta alle forme di spreco che affliggono i meccanismi di tutte
le imprese, facilmente riscontrabili, a
prescindere dalle loro dimensioni, come sovrapproduzioni di beni non necessari, progettazione di prodotti o servizi che non incontrano le esigenze dei
clienti, lunghi tempi per elaborazione
degli ordini, informazioni e soprattutto
consegne in tempi diversi da quelli richiesti e/o proposti.
Riconoscere nei principi del Pensiero
Snello solo una metodologia per ottenere delle ottimizzazioni, delle riduzioni dei costi di struttura, significa
sminuire la filosofia “Lean”.
La portata dei miglioramenti conseguibili con il Pensiero Snello, e confermati dalle applicazioni pratiche in Giappone, America ed ora anche in Europa,
si misura in imponenti incrementi della produttività, riduzione delle scorte
dei prodotti finiti e materie prime nei
magazzini, ridotti tempi di lancio di
nuovi prodotti.
In sintesi con le tecniche del Pensiero
Snello si ottiene maggiore flessibilità
nel rispondere alle mutevoli esigenze
del mercato e dei clienti, rispettando
alti standard di efficienza e qualità percepita che assicurano prosperità alle
aziende. La complessità dei mercati attuali è tale che, per migliorare o mantenere la propria posizione, non è più
sufficiente concentrarsi sull’ambiente
esterno in cui si opera. Le strategie, basate su attività di “benchmarking”, volte a cogliere il modo di operare dei
concorrenti in posizione dominante,
sono ormai sterili esercizi.
Infatti chi attua il “benchmarking” e si
trova in posizione dominante è poco
propenso al miglioramento, mentre chi
attua le tecniche del “Pensiero Snello”
si accorge rapidamente che il miglioramento è sempre possibile per una
azienda e prescindere dalla sua posizione di mercato (i problemi reali e le
inefficienze che ci penalizzano dall’interno sono tipiche dell’azienda e raramente trovano riscontri diretti nell’analisi dei concorrenti).
A chi si chiedesse se il Pensiero Snello
sia l’ennesimo modello organizzativo
sbarcato da oltreoceano, risponde
l’ampiezza, la semplicità e soprattutto
l’efficacia dei sui principi oltre alla sua
estrema logicità. La filosofia del “Pensiero Snello” comporta una vera rivoluzione culturale del DNA dell’azienda, e come tale deve riguardare tutte le
persone a tutti i livelli, per orientarle
allo sforzo di “far meglio le cose”.
L’impatto del Pensiero Snello è ancora
maggiore della precedente esperienza
sulla “Qualità Totale”, di cui comunque raccoglie tutti gli aspetti positivi
facendone suoi gli strumenti tradizionali (la formazione ed il coinvolgimento delle persone, il miglioramento continuo), che in ottica “qualità” apparivano più slegati, non allineati ad una visione a 360 gradi dell’azienda. Tale visione si concretizza ora, nell’obiettivo
di ricercare efficienza, riduzione degli
sprechi per aumentare la redditività
dell’impresa.
In queste considerazioni del Pensiero
Snello sta la sintesi della potenzialità
di questa nuova filosofia, ad uso degli
imprenditori che siano veramente disponibili a mettere continuamente in
discussione il proprio operato, la realtà
in cui opera l’azienda, con la volontà
di essere sempre “un passo avanti rispetto agli altri”.
L’Italia si prepara
ad affrontare la sfida
costituita dalla
concorrenza
dell’industria europea,
in vista delle prime
gare d’appalto in
programma il prossimo
anno per la costruzione
del reattore sperimentale
stituisce un sistema complesso, che richiede competenze multidisciplinari
molto diversificate, e destinato a diven-
L
tare autentico patrimonio del mondo della ricerca. I riflessi immediati del programma sono rappresentati dallo scambio di conoscenze, fondamentale per risultare competitivi, e dall’aggregazione
delle competenze necessarie per la realizzazione dei componenti. L’Enea ha
assunto un ruolo di coordinamento per
consentire al nostro Paese di partecipare
da protagonista alla costruzione di
ITER.
Ad essere coinvolti sono i centri di ricerca già impegnati nel campo della fusione: il Consorzio RFX di Padova e l’Istituto di Fisica del Plasma del CNR di Milano.
Obiettivo di Iter è dimostrare la fattibilità scientifica e tecnica dell’energia di fusione finalizzata ad usi pacifici. Finora,
europei e americani hanno realizzato
macchine sperimentali, come quella costruita all’Università di Princeton e il Jet,
la macchina per l’energia da fusione termonucleare controllata più grande del
mondo, che si trova a Culham, vicino a
Oxford in Gran Bretagna, dal 1° luglio
sotto la direzione dell’italiano Francesco
Romanelli. Esse sono riuscite a produrre
rispettivamente 10 e 12 megawatt di potenza sviluppata però solo per pochi secondi. Toccherà proprio al JET preparare i regimi di operazione del reattore
sperimentale ITER per dimostrare la
possibilità di utilizzare la fusione nucleare come fonte di energia.
Diversamente dalle centrali nucleari attualmente in funzione basate sul proces-
a Regione Lombardia ha promosso lo scorso anno una complessa e
sofistica operazione di sostegno e
di stimolo all’innovazione per le piccole
e medie imprese che è passata alla cronaca sotto il titolo di “Voucher tecnologici”. Innanzitutto, di cosa si tratta? I
Voucher – che abbiamo probabilmente
tutti conosciuto in un ambiti totalmente
diversi, sono dei titoli che un soggetto
può spendere per acquisire servizi e/o
prestazioni. Nello specifico sono titoli di
spesa che il cittadino o l’impresa si trova accreditati dall’amministrazione regionale, previo esame ed approvazione
della sua proposta, e che può spendere
presso un gruppo selezionato di Centri,
accreditati dalla Regione stessa. L’esempio pratico rende molto più comprensibile il meccanismo: un imprenditore, che
ha in mente di realizzare un’innovazione
di processo o di prodotto, vuole conoscere lo stato dell’arte della tecnologia che
intende testare sul proprio prodotto/processo e di cui, magari, non ha esperienza. Tramite un Centro accreditato propone alla Regione una verifica – in gergo,
una “Due Diligence” – sulla tecnologia.
Se la sua richiesta viene accolta, l’imprenditore ha la possibilità di accedere a
questo servizio, spendendo una somma
(il Voucher) che la Regione gli accorda
perché possa approfondire le sue conoscenze e, auspicabilmente, ed utilizzarle
per un miglioramento del processo e/o
del prodotto. L’estensione del beneficio
anche alle persone fisiche va considerato come un incoraggiamento alla creazione di nuove imprese innovative, basate su un elevato contenuto di conoscenza. Il meccanismo è stato sperimentato
per la prima volta nel corso del 2005,
anticipato da una selezione dei soggetti
in grado di dimostrare competenze tecnologiche tali da garantire prestazioni di
servizi specialistici. Servitec è entrata a
far parte di questo albo, assieme ad alcuni soggetti ospitati nel Parco scientifico e tecnologico di Dalmine, all’Università e pochi altri soggetti.
Il bando ha previsto quattro aree di servizio: l’assistenza brevettale; la due diligence tecnologica; la business evaluation (brevettazioni europea e nazionale);
gli assegni di ricerca. Servitec ha fatto
una scelta precisa, concentrando la sua
attività sulla due diligence (riservata ad
Università e Centri accreditati di trasferimento tecnologico), in particolare dando assistenza a coloro, imprenditori o
tecnici che fossero, interessati all’approfondimento di temi riguardanti l’utilizzo
di moderne tecnologie sui materiali. Nel
corso del 2005 sono state circa un’ottantina le proposte di avviare la procedura
per l’ottenimento dei Voucher pervenute
a Servitec, che ha ritenuto di sufficiente
interesse industriale 35. Di queste, pri-
segue a pagina IV
segue a pagina IV
ITER: tecnologia del presente
per sperimentare l’energia da fusione
Il 2007 sarà l’anno di ITER, il reattore a fusione termonucleare che verrà realizzato a in Francia, a Cadarache, sulla
base di un progetto trentennale che vede
la collaborazione di Europa, Stati Uniti,
Giappone, Russia, RF, Cina, India e Corea del Sud. Il programma, illustrato a
Roma nel corso della 33° Conferenza
sulla Fisica del Plasma organizzata dall’ENEA, prevede la costruzione di ITER
nei primi dieci anni e il suo sfruttamento
scientifico nei successivi 20, con l’obiettivo di dimostrare la possibilità di utilizzare la fusione come fonte di energia rispettosa dell’ambiente, praticamente
inesauribile e sicura. L’Europa contribuisce al 50 per cento ai costi del programma, che è di circa 10 miliardi di euro, mentre il valore dei componenti che
la tecnologia europea dovrà fornire è di
circa 1750 milioni di Euro.
Il ruolo dell’Italia è considerato di primaria importanza per la fornitura di tecnologia avanzata: magneti superconduttori, componenti per alti flussi termici,
parti meccaniche, sistemi di controllo e
manutenzione remota, alimentazioni
elettriche, senza dimenticare la costruzione degli edifici e l’impiantistica.
Un’impegno pari al 20 per cento dell’intero contributo necessario a realizzare
l’imponente macchina e che avrà sicuramente ricadute sull’indotto di altri settori high-tech. L’Italia dovrà prepararsi per
affrontare la sfida costituita dalla concorrenza dell’industria europea, anche in
vista delle prime gare d’appalto in programma per il prossimo anno.
ITER è un reattore sperimentale che co-
“Voucher
tecnologici”:
Bergamo seconda
solo a Milano
II
Sei progetti per il risparmio energetico
Impianti di
demineralizzazione
Gli impianti di demineralizzazione dell’acqua utilizzata nei
processi manifatturieri e realizzati fino a pochi anni fa si basavano
sulla tecnologia delle resine a
scambio ionico. Tale soluzione è
energeticamente poco dispendiosa, ma economicamente costosa
in termini sia ambientali sia gestionali per via dell’uso di sostanze chimiche pericolose (acido cloridrico e soda caustica) e della necessità di un presidio consistente
per le attività di rigenerazione
delle resine stesse.
La nuova coscienza ambientale e
la necessità di minimizzare i costi
del servizio di produzione dell’acqua sta spostando la convenienza
verso l’osmosi inversa che presenta costi energetici maggiori,
ma costi gestionali e soprattutto
ambientali decisamente minori.
Da alcune analisi preliminari
condotte su impianti esistenti,
l’implementazione dell’osmosi
inversa garantirebbe costi operativi decisamente inferiori, che
posso arrivare fino anche al 50%,
con tempi di ammortamento
compresi tra 1 e 4 anni.
Costi ed ammortamenti sono funzione di alcuni parametri, quali:
salinità dell’acqua in ingresso,
qualità dell’acqua domandata dal
processo produttivo, quantità di
acqua da trattare, situazione in
cui versa l’impianto in essere.
Il progetto di Servitec si pone
l’obiettivo di fotografare la situazione tecnica degli impianti di demineralizzazione dell’acqua utilizzata nei processi industriali
dalle aziende manifatturiere bergamasche, valutandone anche le
potenzialità di risparmio economico connesse con una loro ottimizzazione, e definendo le soglie
di preferenza tra l’osmosi inversa
e le resine a scambio ionico. Servitec prevede di eseguire un dettagliato check-up impiantistico
con la redazione di un documento contenete tutti gli elementi tecnici ed economici che consentiranno all’azienda di valutarne
l’effettiva convenienza economica.
Motori asincroni
trifase
Un tema estremamente interessante per le aziende manifatturiere è la riduzione dei consumi di
energia elettrica nei motori asincroni trifase operanti sotto carico
fortemente variabile. Normalmente, tale riduzione si attua attraverso l’implementazione di un
inverter che, regolando la frequenza dell’alimentazione elettrica al motore, riesce a gestire in
modo energeticamente ottimale il
suo regime rotatorio e quindi la
potenza erogata.
Le proposte, elaborate da Servitec, presentate alla Camera di Commercio di Bergamo per sostenere una serie
di applicazioni finalizzate alla riduzione dei consumi nei
processi di lavorazione nelle aziende manifatturiere
e del settore agricolo. Prospettive di risparmi significativi
grazie alla migliore efficienza di impianti e sistemi
La produzione di aria compressa
In questo modo il motore opera
in condizioni ottimali garantendo
rendimenti elettrici accettabili.
Esempi di applicazione dell’inverter riguardano la compressione dell’aria, il pompaggio dell’acqua e in generale dei fluidi,
l’estrazione/ventilazione di aria
dai reparti produttivi e, in generale, in tutti quei casi in cui bisogna controllare le velocità di movimentazione dei cicli manifatturieri.
Quando non vi è necessità di regolare il numero di giri del motore è possibile ottenere una riduzione dei consumi elettrici attraverso un dispositivo che controlla
la tensione di alimentazione. Il
dispositivo regola la tensione in
funzione del carico richiesto al
motore garantendo, oltre a un risparmio elettrico, un minor riscaldo e una riduzione delle vibrazioni; ovvero un aumento della vita del motore.
Tale dispositivo può avere benefici effetti anche per motori che
operano a carico costante, ma
lontano dal punto di massimo
rendimento, ovvero per motori
sovradimensionati.
Il progetto si pone l’obiettivo di
indagare la convenienza energetica ed economica dell’implementazione del dispositivo di controllo della tensione sui motori elettrici operanti in diverse tipologie
di attività. Il monitoraggio riguarderà motori di diversa potenza,
operanti nei principali cicli maniLa riduzione del consumo di
energia elettrica per il raffreddamento del latte munto si inserisce nella filiera della ricerca
rivolta al mondo agricolo e alle
aziende zootecniche in particolare.
L’idea è quella di sostituire la
centrale frigorifera, nella quale
il freddo è prodotto tramite il
classico ciclo frigorifero con
azionamento elettrico, con una
centrale nella quale la produzione frigorifera è ottenuta per
via termica.
In pratica, si tratterebbe di utilizzare una pompa di calore ad
assorbimento alimentata con
Il risparmio di energia elettrica nella produzione di aria compressa è un tema estremamente interessante per la dimensione
del consumo elettrico (11 miliardi di kWh/anno, pari all’11% del
consumo complessivo del comparto manifatturiero) e della numerosità dei compressori installati in Italia (circa 44.000). Tutte
le aziende consumano, in maniera più o meno intensa, aria compressa e quindi il tema è di interesse trasversale.
Servitec ha gestito una prima campagna di monitoraggio delle sale di compressione dell’aria che ha interessato 20 industrie bergamasche per un totale di 73 compressori di varia potenza. Le risultanze hanno dimostrano chiaramente quali siano gli spazi di
risparmio energetico ed economico che si possono conseguire.
Confindustria Bergamo ha già diffuso i risultati della prima campagna di monitoraggio attraverso l’invio agli associati di una lettera di presentazione con l’aggiunta del relativo opuscolo illustrativo.
Nel proseguo Servitec eseguirà il monitoraggio del consumo elettrico in sala compressori al fine di quantificare, dal punto di vista energetico ed economico, eventuali perdite nella distribuzione dell’aria nei reparti produttivi. Il monitoraggio (durata 168
ore, equivalenti a 1 settimana) consentirà di esprimere anche un
parere circa la convenienza energetica nell’uso del compressore
con azionamento ad inverter.
Se la fase precedente avrà dato un responso positivo, si procederà alla diagnostica della centrale di compressione, finalizzata all’ottimizzazione tecnica ed energetica della centrale stessa. Seguirà l’elaborazione e la presentazione di un documento tecnico
che analizzerà la situazione in essere e proporrà i relativi miglioramenti impiantistici da adottare, compresa l’eventuale implementazione di una o più macchine con controllo in frequenza.
fatturieri. Dopo la simulazione
tecnico-economica, Servitec, in
caso di responso positivo dell’azienda, Servitec procederà all’installazione del dispositivo per
la verifica in campo del risparmio
energetico.
Sale di mungitura
La ricerca dell’efficienza energetica riguarda anche il mondo
agricolo, essendo un valido strumento per combinare la riduzione dei costi gestionali dell’impresa (disattesi dalla liberalizzazione
dei mercati energetici) con la mitigazione dell’impatto ambientale
causato dall’uso delle risorse primarie.
A seguito di una campagna esplo-
Il condizionamento
del latte
gas (metano, propano, ecc.) in
grado di produrre il freddo necessario per mantenere costante la temperatura del latte a
4°C.
In questo modo si minimizzerebbe il consumo di energia
elettrica, aumentando il consumo di gas e migliorando perciò
a livello di sistema l’utilizzo razionale delle fonti energetiche
primarie.
Il progetto, che si pone l’obiettivo di verificare la fattibilità tec-
nico-economica dell’utilizzo
delle pompe di calore ad assorbimento, è articolato in due fasi. Servitec procederà al monitoraggio di consumi elettrici del
gruppo frigo, portate di latte,
energia termica da smaltire.
Successivamente si prevede
l’implementazione della pompa
di calore al fine di monitorare
le reali prestazioni energetiche.
La pompa di calore sarà inserita nel ciclo in modo tale da poterla sempre escludere con facilità. Il monitoraggio riguarderà
diversi periodi di attività in modo da garantire una copertura
di tutte le possibili situazioni.
rativa promossa dalla Camera di
Commercio di Bergamo, su richiesta delle Associazioni Agricole, sono emerse alcune problematiche di interesse generale tra le
quali, una delle più promettenti,
è la riduzione del consumo di
energia elettrica in sala mungitura.
Un check-up energetico ha interessato l’Azienda Agricola Gatti
Giovanni di Mornico al Serio
(BG), dove è stato installato un
inverter in grado di gestire in modo energeticamente ottimale il
funzionamento del motore elettrico asservito alla pompa del vuoto
della sala di mungitura.
I risultati dal monitoraggio sono
estremamente interessanti. La
potenza elettrica massima assorbita si riduce del 45% (da 8,3 a
4,5 kW) durante la mungitura;
21% (da 8,1 a 6,4 kW) durante la
fase di condizionamento (prelavaggio, lavaggio e asciugatura)
dell’impianto di mungitura; 23%
(da 8,3 a 6,4 kW) durante l’intero
ciclo operativo (mungitura più
condizionamento). La potenza
elettrica media assorbita si riduce
del 47% (da 8,0 a 4,2 kW) durante la mungitura; 32% (da 7,2 a 4,9
kW) durante la fase di condizionamento dell’impianto di mungitura; 43% (da 7,8 a 4,4 kW) durante l’intero ciclo operativo. La
riduzione del consumo di energia
elettrica è compresa tra 6,7 e 7,7
MWh/anno. Sulla base di questi
risultati Servitec intende proporre una campagna di diffusione
che preveda un ampio coinvolgimento delle aziende agricole.
Il progetto si pone l’obiettivo di:
valutare la fattibilità dell’installazione di un inverter sul motore
elettrico che aziona la pompa del
vuoto della sala di mungitura;
quantificare, tramite misure in
campo, l’effettiva entità del risparmio elettrico annuale; valutare l’economicità e i relativi tempi
di ammortamento dell’investimento.
Il raffreddamento
degli stampi
L’idea è quella di sostituire la
centrale frigorifera, nella quale il
freddo è prodotto tramite il classico ciclo frigorifero con azionamento elettrico, con una centrale
nella quale la produzione di energia frigorifera è ottenuta per via
termica.
In pratica, si tratterebbe di utilizzare una pompa di calore ad assorbimento alimentata con gas
metano in grado di mantenere
l’acqua di raffreddamento degli
stampi alla temperatura di utilizzo (4-10 °C) con un modestissimo
consumo elettrico.
Questa soluzione potrebbe essere
estremamente interessante soprattutto durante il periodo estivo, il più critico, quando il fabbisogno elettrico raggiunge i livelli
massimi e la rete presenta problemi di trasporto.
III
Cimprogetti, la firma
degli impianti “in calce”
Cimprogetti, azienda leader nel
settore dell’impiantistica e delle tecnologie per l’industria della calce,
approda definitivamente nel Point
trasferendo in blocco la struttura tecnica, operativa ed amministrativa
laddove aveva già insediato dal 2004
i propri laboratori all’avanguardia
nell’analisi e ricerca propedeutiche
alla fase di progettazione.
Scelta logica, sotto il profilo strategico e della continuità di azione da
sempre indirizzata all’innovazione e
all’individuazione di soluzioni tecniche avanzate per migliorare qualità e
produttività degli impianti – spiega
Oliviero Collarini, amministratore
delegato e direttore generale della società.
Le scelte tecnologiche sono supportate da analisi
e test delle materie prime, effettuate nel proprio
laboratorio costituito da tre sezio-
L’azienda fondata nel 1967 dall’ing. Pier Luigi
Rizzi ha trasferito i suoi uffici nella sede del
Point dove dal 2004 sono attivi i laboratori
ni: la prima sezione comprende strumenti di alta tecnologia: analizzatori
di granulometria di particelle submicron (Sedigraph, granulometro ad assorbimento di raggi X - Malvern granulometro laser); analizzatori automatici di superfici specifica BET;
Colorimetri; Fotometri; la seconda
sezione comprende strumenti / reattori che la stessa Cimprogetti ha sviluppato per simulare processi industriali: produzione di latte di calce
(CaO+H2O)
e
Carbonato di Calcio
Precipitato
(PCC); produzione di idrato di calcio Ca(OH)2; calcinazione di calcari per produrre ossidi di calce (CaO
Cimprogetti,
si nei cinque confondata nel 1967
tinenti, imperdall’ing. Pier Luiniando le proprie
gi Rizzi, è divenstrategie su due
tata società per
concetti distinti
azioni nel 1969
ma complementagrazie alla sua rari: la progettaziopida espansione
ne “su misura”
nel campo delche prevede uno
Ing. Pier Luigi Rizzi
l’impiantistica e
studio impiantistidelle tecnologie per l’industria della co specifico del progetto ma sempre
calce. Tali tecnologie spaziano dalla basato su una tecnologia comprovacalcinazione del calcare e della dolo- ta, e il concetto del “fornitore unico”
mite, alla produzione di idrossido di che permette al cliente di avere un
calcio e carbonato di calcio precipita- unico partner, per tutte le tecnologie
to. Cimprogetti vanta oltre quattro- e i componenti, necessari ad un procento referenze in oltre quaranta pae- cesso produttivo completo.
L’idea di organizzare una serie di incontri dedicati alle aziende per portarle a
conoscenza del mondo della ricerca universitaria è venuta quando, confrontandosi con alcuni associati di Confindustria
Bergamo, è emerso chiaramente quanto
poco nota fosse l’attività svolta dal polo
di ingegneria del locale ateneo che ha sede a Dalmine, accanto al Point.
L’Area Innovazione Tecnologica di Confindustria Bergamo, in collaborazione
con Servitec, ha ritenuto così di organizzare cinque incontri presso l’Università
allo scopo di far conoscere agli imprenditori industriali del territorio le competenze e le strumentazioni delle varie aree
del Dipartimento di Ingegneria Industriale. L’obiettivo generale era di favorire
l’interlocuzione dell’Università con il
tessuto industriale bergamasco, fornendo
un supporto tecnico e scientifico alle attività di sviluppo e di innovazione dei
prodotti.
I temi trattati sono stati ad alto contenuto
tecnico: energetica, prototipazione rapida, gestione sistemi produttivi e logistici,
tecnologie chimiche e tessili, termofluidinamica e fluidinamica, elettrica e elettronica.
Nel corso degli incontri sono state presentate le attività svolte dalle varie aree
del dipartimento, i lavori di ricerca in
corso e le collaborazioni già in essere
con alcune aziende – spiega Marina Giacomelli, funzionario dell’Area Innovazione Tecnologica di Confindustria Bergamo, che ha coordinato l’iniziativa – La
– MgO); la terza sezione comprende
un laboratorio chimico-fisico completo per la determinazione della
composizione chimica, comportamenti di cottura, analisi granulometriche, reattività, resistenza meccanica del calcare/calce. L’attività dei laboratori è altamente strategica e indispensabile per il conseguimento dei
valori e livelli di esercizio prescritti
per soddisfare le caratteristiche di
ogni singolo impianto, sia esso destinato alla produzione di calce o carbonato di calcio precipitato.
Per la calce si eseguono l’analisi propriamente chimica della materia prima, di alcune caratteristiche fisiche
per determinarne la resistenza meccanica e all’abrasione, e quella relativa alla reattività per verificare la capacità di assorbimento della calce e
utile a dimensionare l’impianto in
maniera adeguata. Per quanto riguarda il PCC la filiera di laboratorio è la
stessa con la sola differenza concernente la determinazione del livello di
brillantezza e di colore bianco.
La simulazione del processo di precipitazione del carbonato di calcio consente di ottenere la morfologia cristallina opportuna e le curve granulometriche in scala nanometrica per destinare il prodotto ai diversi utilizzi.
La fabbricazione della carta rappresenta oltre il 50% del mercato. Il
maggiore impiego di PCC fa diminuire l’apporto di cellulosa. Le plastiche rappresentano il restante segmento di utilizzo. La calce viene impiegata per il 50% nelle acciaierie. In
forte crescita l’uso della calce idrata
secca per la desolforazione dei fumi
di centrali. Nel 2005 Cimprogetti ha
prodotto 4 impianti del genere. Quest’anno già due ma con un valore di
fatturato doppio. “Oltre che nella
Porte aperte alle aziende
Pieno successo e grande seguito per il ciclo di incontri promosso dall’Area Innovazione Tecnologica di Confindustria Bergamo che ha consentito di avvicinare il mondo delle imprese all’attività di ricerca del polo universitario di Dalmine. Ai cinque
appuntamenti 63 partecipanti tra imprenditori, dirigenti e tecnici aziendali
parte generale di presentazione si è svolta in aula, dove si è dato spazio alle sem-
pre numerose domande, a seguire la visita ai laboratori per vedere le strumenta-
zioni, in molti casi con possibilità di assistere al loro funzionamento e rendersi
Docenti e aziende: esperienza positiva
Iniziativa positiva e reciprocamente premiante. Questo il
giudizio reso da Caterina Rizzi, docente al Dipartimento Ingegneria Industriale e delegata del Rettore per la ricerca, in merito al ciclo di incontri per le aziende organizzato da Confindustria Bergamo presso il polo universitario di Dalmine. Loda il metodo e soprattutto il serio e concreto interesse dei diversi rappresentanti aziendali che hanno aderito e hanno seguito per intero la fase divulgativa in aula e la successiva visita ai laboratori. “Considero questo ciclo il primo passo per
far conoscere l’attività di ricerca dei laboratori dell’Università di Bergamo a livello imprenditoriale e accrescere le possibilità di collaborazione tra mondo accademico e della ricerca
e quello produttivo – dichiara Caterina Rizzi – . Ho notato con
estremo piacere che le aziende hanno partecipato attivamente
e assiduamente agli incontri che si sono protratti per alcune
ore e, per gli specifici argomenti trattati, hanno richiesto massima attenzione. L’atteggiamento di partecipazione si confor-
ta particolarmente, visto che siamo costantemente impegnati a
diffondere le nostre ricerche”. “Contiamo di proseguire sulla
strada intrapresa e programmare periodicamente l’iniziativa,
in stretta collaborazione con i responsabili del settore di innovazione tecnologica di Confindustria Bergamo – aggiunge la
docente – Allo scopo di migliorare l’approccio, si è ipotizzato
di prevedere visite dei docenti presso alcune aziende per consentire di rendersi conto delle reali necessità e migliorare la
conoscenza reciproca”. Tra i molteplici attestati di soddisfazione giunti dalle aziende, particolarmente significativo quello reso da Andrea Gambirasio, ingegnere nel settore ricerca e
sviluppo della Comac dove progetta macchine per impianti di
infustamento. “Sono tornato laddove ho studiato e conseguito
la laurea, apprendendo cose nuove che contribuiscono ad arricchire il bagaglio di esperienza e conoscenza. La positiva
impressione riportata al termine degli incontri è stata condivisa da tutti i partecipanti”.
Dott. Oliviero Collarini
qualità del prodotto finale – sottolinea Collarini – Cimprogetti ha il merito di aver introdotto la produzione
in continuo della calce che viene dosata nella quantità necessaria. L’affidabilità della macchina è infatti il
presupposto indispensabile per
un’applicazione realmente innovativa”.
conto della complessità dei sistemi che
alla fine generano le soluzioni da applicare alla produzione industriale.
Agli incontri hanno partecipato in media
dalle 10 alle 20 persone, generalmente i
“tecnici” delle aziende e a volte anche
più di una persona della stessa azienda. Il
giudizio complessivo sull’esito delle riunioni è decisamente positivo – sottolinea
Marina Giacomelli - Era la prima volta
che veniva promossa un’iniziativa del
genere sul nostro territorio, grazie alla
collaborazione dell’università è stata
buono. Il numero dei partecipanti deve
ritenersi confortante, visto anche il periodo e gli argomenti particolarmente tecnici. Le aziende intervenute hanno commentato positivamente la partecipazione,
evidenziando in particolare l’opportunità
offerta per approfondire le reciproche
esigenze e conoscenze, acquisire informazioni ritenute di enorme interesse, valutare opportunità di collaborazione e
scambio di esperienze.
Onestamente ritengo che l’esperienza
vada ripetuta per mantenere vivo l’interesse nelle aziende su ciò che fa l’Università e soprattutto per creare sempre
nuovi contatti – aggiunge Marina Giacomelli – Si sta valutando la forma più appropriata, eventualmente optando per
una sorta di open day dove tutto il dipartimento “apre le porte alle aziende”, consentendo in una volta sola di visitare il
settore di proprio interesse. Potrebbe diventare un appuntamento fisso da ripetere annualmente.
IV
Processi ICT avanzati
Valore aggiunto per le aziende
Tra le esigenze della maggior parte
delle aziende, emergono in primo piano le necessità di incrementare la produttività, esercitare il massimo controllo sui costi, gestire efficacemente e
rapidamente la catena del valore, migliorare i processi decisionali e le relazioni con i clienti ed organizzare le informazioni
nel modo corretto per riconquistare il vantaggio
competitivo.
I moderni sistemi informatici sono la risposta a
queste esigenza. Costituiscono l’infrastruttura sulla quale si sono sviluppati i sistemi informativi
aziendali delle imprese di
ogni tipo e dimensione.
Le potenti ed articolate funzionalità
gestionali ed operative tipiche delle
grandi suite sono oggi disponibili anche in soluzioni più adeguate per la
media impresa. Questa estensione della portata dei sistemi gestionali è avvenuta grazie sia ad una evoluzione
del software ma anche per la presenza
di nuove tecnologie di comunicazione.
Le imprese dispongono oggi di una
gamma di soluzioni che consente di
estendere le capacità operative e di governo dei processi ben oltre i confini
aziendali, utilizzando pienamente le
tecnologie WEB, permettendo di gestire al meglio clienti e fornitori.
La tecnologia ICT ha un ruolo strategico nella realizzazione di questi
obiettivi aziendali. Nuovi prodotti hardware e software rendono disponibili
alle imprese, a costi accessibili, sistemi con prestazioni sempre più elevate
e con funzionalità innovative grazie
anche alle tecnologie internet. Consentono inoltre l’integrazione ed il
consolidamento delle applicazioni, la
riduzione dei costi di manutenzione e
di esercizio dei sistemi venendo così
incontro ad una delle esigenze più sentite in questo momento da parte degli
utenti. Molte aziende non hanno ancora preso vantaggio dalle nuove opportunità mentre le tecnologie attualmente disponibili permetterebbero alle
aziende l’introduzione di importanti
innovazioni nelle proprie procedure
gestionali. Su questi temi si parlerà al
convegno “ICT ed il valore dell’innovazione dei processi nelle imprese” che si terrà al POINT di Dalmine
il 21 Settembre.
Il convegno è rivolto ai responsabili IT di imprese utenti, consulenti e
professionisti IT che intendono ottenere indicazioni utili per orientare le
loro scelte aziendali immediate ed a medio termine.
Per gli operatori è una occasione per incontrare in un ambiente ristretto
e professionale i consulenti ed operatori del settore, per esporre le proprie situazioni e ottenere consigli e suggerimenti per introdurre processi
innovativi nelle rispettive imprese.
L’ingresso in sala è gratuito ed è riservato a professionisti
dell’informatica.
Per ragioni logistiche è fortemente raccomandata la pre-registrazione che può essere effettuata preferibilmente via email attraverso il sito www.eventiduke.it/ o, in alternativa, per fax (02
67073071).
L’utilizzo in chiave strategica delle
tecnologie informatiche per l’incremento delle capacità operative della propria
azienda è il tema del seminario “ICT
ed il valore dell’innovazione dei processi nelle imprese” in programma il 21
settembre, alle ore 10, nella sala
conferenza del Point di Dalmine,
promosso da Duke Italia in
collaborazione con Servitec e Camera
di Commercio di Bergamo.
Un’analisi a 360 gradi, dalla scelta del
software alla scelta del partner
La fabbrica integrata, nuova leva produttiva
I
n una realtà industriale in cui l’integrazione delle attività svolte lungo la filiera produttiva risulta una
chiave fondamentale per far fronte alla crescente globalizzazione dei mercati, tra le PMI italiane è sempre più
forte la necessità di superare i tradizionali modelli di gestione d’impresa,
spesso legati alla centralità della figura dell’imprenditore. In tal senso, una
gestione della produzione basata su
dati di fatto, su informazioni precise e
puntuali, è un requisito essenziale per
il miglioramento delle performances
aziendali, finalizzate ad assicurare alla
clientela standard qualitativi, di prodotto e di servizio, costantemente in
crescita.
L’osservazione riassume l’intervento
svolto il 29 giugno da Marco Vanzi,
responsabile dell’area Innovazione
Tecnologica di Confindustria Bergamo, intervenuto nella sede di Servitec
al seminario “La Fabbrica Integrata”,
promosso da INF-OS, Centro di Competenza per l’informatizzazione dei
processi aziendali, e da STAIN, azienda leader nello sviluppo e nell’implementazione di sistemi per il supporto
alla produzione industriale. L’evento
rientra nella serie di iniziative che
puntano a favorire la crescita culturale
delle PMI nell’ambito dei sistemi
MES (Manufacturing Execution System), dedicati a supportare e integrare le attività di controllo, monitoraggio
e tracciabilità della produzione.
Negli ultimi anni l’automazione all’interno delle imprese è profondamente
mutata. Se in passato automatizzare
era infatti sinonimo di investimento
spinto in nuovi apparati hardware e in
impianti industriali all’avanguardia,
con il tempo si è fatto largo un messaggio chiaro e forte: automatizzare significa supportare le attività e i processi aziendali attraverso l’utilizzo
di tecnologie
innovative,
ma soprattutto condividere e integrare
i flussi informativi che ne
derivano.
I
sistemi
MES, legante perfetto tra
due
aree
aziendali fino ad allora
indipendenti,
si sono via
via imposti
grazie alla crescente standardizzazione
delle tecnologie su cui si basano e alla
larga diffusione delle reti aziendali,
veicolo preferenziale per lo scambio di
informazioni. Tuttavia l’esperienza
maturata nel settore e la disponibilità
di conoscenze innovative non trovano
rispondenza nel contesto economico
attuale. Come emerge dall’intervento
di Marco Perona, docente dell’Univer-
sità degli Studi di Brescia e responsabile del progetto INF-OS, in Italia le
imprese si dimostrano infatti poco propense agli investimenti in Information
Technology, preferendo destinare le
proprie risorse al comparto produttivo.
Ciò nonostante risulti evidente l’esistenza di un
legame tra investimenti in
ICT e competitività delle
imprese. Benché sia difficile capire
quale sia la
causa e quale
l’effetto, analizzando lo
scenario eu-
ropeo e extraeuropeo emerge infatti chiaramente come i Paesi che più si concentrano sull’innovazione tecnologica
sono anche quelli caratterizzati da un
contesto economico in ascesa. Purtroppo l’Italia, comunque si osservi il
fenomeno, risulta il fanalino di coda.
Perché? Non esiste un’unica risposta
in grado di giustificare il ritardo del
nostro Paese nei confronti delle economie straniere; piuttosto è possibile
identificare più fattori in grado di condizionare l’andamento del mercato
ICT interno. Primo fra tutti è la difficoltà delle PMI nel percepire l’innovazione tecnologica come un investimento, come una possibilità di crescita: “l’informatizzazione costa troppo”
è una giustificazione tanto frequente
tra le aziende quanto superficiale, che
sottintende un altro grave problema:
l’incapacità di individuare i benefici
connessi agli investimenti in ICT a
fronte degli esborsi economici richiesti. C’è poi chi ritiene che la propria
azienda non sia pronta a cambiare, a
fare innovazione, a causa delle barriere organizzative e culturali di cui è
ostaggio. In ultimo occorre considerare l’adeguatezza dell’offerta di mercato attuale: esistono aziende che ritengono infatti
poco adatte le soluzioni
proposte dalle grandi software house in relazione
alle specifiche esigenze
funzionali. Non è probabilmente azzardato affermare che i grandi player
del mercato IT non ritengono particolarmente interessante il
mercato delle aziende di dimensioni
medio-piccole, limitando quindi gli
sforzi nella ricerca di soluzioni in grado di supportarne efficacemente le attività.
Gianluigi Brembilla
ITER: tecnologia del presente per sperimentare l’energia da fusione “Voucher tecnologici”: Bergamo seconda solo a Milano
Dalla prima pagina
so della fissione dell’atomo, il progetto ITER prevede la costruzione di un impianto in grado di riprodurre il fenomeno della fusione termonucleare - il medesimo processo in atto nel sole e nelle altre stelle - utilizzando l’idrogeno disponibile nell’ambiente. Questo tipo di fusione nucleare dovrebbe comportare diversi vantaggi: è inesauribile, non utilizza uranio, è
più sicura e non produce grandi quantità di scorie radioattive. I sostenitori del consorzio ritengono che
con la sua realizzazione sarà disponibile una fonte di
energia alternativa a bassissimo impatto ambientale.
Il progetto ITER dovrà superare difficoltà tecnologiche che attualmente penalizzano l’utilizzo della fu-
sione, ad esempio l’enorme energia consumata dal
reattore durante il funzionamento e le alte temperature da sostenere nell’impianto. Per creare le condizioni necessarie alla fusione dei nuclei i gas devono essere portati ad almeno cento milioni di gradi, in modo che gli atomi si muovano molto velocemente e si
scontrino frequentemente fra loro, formando un plasma. Poiché qualunque materiale fonde ed evapora
istantaneamente a queste temperature, il plasma deve essere tenuto a distanza dalle pareti del reattore attraverso campi magnetici molto intensi. Nonostante
questo, i materiali di rivestimento interno dovranno
resistere a temperature elevatissime (intorno ai 1.000
°C), quindi devono essere appositamente progettati.
Eugenio Sorrentino
INSERTO IN COLLABORAZIONE CON
Dalla prima pagina
ma che si esaurissero i fondi, sono state esaminate ed
accettate dalla regione 30, per ciascuna delle quali è
stata redatta, al termine dei lavori, una scheda che,
oltre ad una valutazione sullo stato dell’arte sulla tecnologia di interesse, reca i risultati di una prima sperimentazione, ove possibile. Per la cronaca, il maggiore interesse si è addensato su trattamenti superficiali da gestire con tecniche derivanti dalle nanotecnologie in svariati settori industriali. Da un punto di
vista interno a Servitec è stata un’esperienza di grande interesse, una vetrina della capacità tecnica unita
alla fantasia degli imprenditori bergamaschi, un’occasione di conoscere imprese e persone di grande
creatività. Infine, una grande soddisfazione è venuta
dalla recente pubblicazione, da parte della Regione
Lombardia, del resoconto annuale dell’operazione
Voucher: con grande sorpresa, ma anche – ci sia consentito – con un pizzico di orgoglio – abbiamo scoperto che, dietro la straripante Milano, la provincia che
ha maggiormente beneficiato dei Voucher è stata Bergamo, con 11 brevetti assistiti da finanziamenti pari a
61 mila euro e 35 due diligence, pari a 175 mila euro.
Non male per una provincia che passa per restia all’innovazione, le cui aziende sarebbero sorde all’imperativo di acquisire nuova competitività attraverso
la sperimentazione di nuove tecnologie. Ed è pure una
risposta a chi si chiede a cosa servono i centri di trasferimento tecnologico. A questo, ed anche ad altro.
innovazione
TECNOLOGICA
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