La Rassegna 27 luglio 2006 I IL MENSILE DELLE NUOVE CONOSCENZE E DELL A CULTURA TECNOLOGICA Il pensiero snello, volano di idee S embra uno slogan, suggestivo e quasi scontato nella sua semplicità, in realtà rappresenta un nuovo modo di ragionare teso ad accrescere la flessibilità dell’impresa attraverso un ripensamento dell’intero flusso di creazione del valore, dalla progettazione fino alla gestione degli ordini. Il Lean Thinking rappresenta il risultato di un notevole sforzo di analisi delle modalità di riorganizzazione di un folto gruppo di imprese americane, europee e giapponesi, impegnate in un progressivo abbattimento degli sprechi insiti nel modo tradizionale di impostare il processo produttivo. Il “Lean Thinking” tradotto in Italia in “Pensiero Snello” nasce in Giappone con le esperienze Toyota che sono state studiate raccolte e divulgate in modo estremamente strutturato da James P. Womack il quale, oltre alla pubblicazione del suo interessante libro “Lean Thinking” in collaborazione con Daniel T. Jones, ha fondato in USA il “Lean Enterprise Institute” per l’addestramento e la ricerca, che fornisce tecniche e strumenti di gestione aziendale in questo ambito. Si possono individuare due regole fondamentali alla base della teoria del “Pensiero Snello”: una visione globale dell’azienda per processi a flusso, a tutti i livelli; una lotta a tutte le forma di spreco che si annidano in tali processi. L’approccio del “Pensiero Snello” stravolge l’organizzazione tradizionale costruita per funzioni verticali (ogni figura aziendale ha responsabilità e competenze, dipende da qualcuno e ha sotto di se altri), sposando l’applicazione di un modello che predilige la dimensione orizzontale. Nel Pensiero Snello le funzioni servono ad attingere tutte le differenti “competenze” da dedicare all’ideazione del prodotto, alla sua produzione e alla consegna (una azienda dentro l’azienda). L’elemento principale che permette la dimensione orizzontale dell’organizzazione nel Pensiero Snello è il lavoro in “team”. Il “team” diviene lo strumento operativo per garantire il coinvolgimento di tutte le professionalità necessarie al momento opportuno e permette di superare le tradizionali barriere dell’operare per funzioni. La revisione critica di un’azienda passa attraverso i cinque principi “lean”: - definire con precisione il “valore”, o meglio quali sono le esigenze del cliente e quanto è disposto a pagare per soddisfarle; - determinare il corretto “flusso del valore” attraverso la “soluzione dei problemi” dall’ideazione alla produzione, la “gestione delle informazioni” dal ricevimento dell’ordine alla consegna, la “trasformazione fisica” dalla materia prima al prodotto finito in mano al cliente; - “far scorrere il flusso” attraverso l’eliminazione, per quanto possibile, di lotti e code durante il ciclo del prodotto; - lavorare solo sui “flussi richiesti dal cliente”, l’attività ha origine solo quando il Cliente posto a valle richieda il prodotto/servizio; - perseguire la “perfezione”, cioè eli- minare tutti gli spechi in modo che tutte le attività poste lungo un flusso di valore possano creare effettivo “valore”. E’ nell’applicazione di questi singoli punti del Pensiero Snello, solo apparentemente semplici e banali, che si riconosce il potenziale di questo nuovo approccio: una lotta alle forme di spreco che affliggono i meccanismi di tutte le imprese, facilmente riscontrabili, a prescindere dalle loro dimensioni, come sovrapproduzioni di beni non necessari, progettazione di prodotti o servizi che non incontrano le esigenze dei clienti, lunghi tempi per elaborazione degli ordini, informazioni e soprattutto consegne in tempi diversi da quelli richiesti e/o proposti. Riconoscere nei principi del Pensiero Snello solo una metodologia per ottenere delle ottimizzazioni, delle riduzioni dei costi di struttura, significa sminuire la filosofia “Lean”. La portata dei miglioramenti conseguibili con il Pensiero Snello, e confermati dalle applicazioni pratiche in Giappone, America ed ora anche in Europa, si misura in imponenti incrementi della produttività, riduzione delle scorte dei prodotti finiti e materie prime nei magazzini, ridotti tempi di lancio di nuovi prodotti. In sintesi con le tecniche del Pensiero Snello si ottiene maggiore flessibilità nel rispondere alle mutevoli esigenze del mercato e dei clienti, rispettando alti standard di efficienza e qualità percepita che assicurano prosperità alle aziende. La complessità dei mercati attuali è tale che, per migliorare o mantenere la propria posizione, non è più sufficiente concentrarsi sull’ambiente esterno in cui si opera. Le strategie, basate su attività di “benchmarking”, volte a cogliere il modo di operare dei concorrenti in posizione dominante, sono ormai sterili esercizi. Infatti chi attua il “benchmarking” e si trova in posizione dominante è poco propenso al miglioramento, mentre chi attua le tecniche del “Pensiero Snello” si accorge rapidamente che il miglioramento è sempre possibile per una azienda e prescindere dalla sua posizione di mercato (i problemi reali e le inefficienze che ci penalizzano dall’interno sono tipiche dell’azienda e raramente trovano riscontri diretti nell’analisi dei concorrenti). A chi si chiedesse se il Pensiero Snello sia l’ennesimo modello organizzativo sbarcato da oltreoceano, risponde l’ampiezza, la semplicità e soprattutto l’efficacia dei sui principi oltre alla sua estrema logicità. La filosofia del “Pensiero Snello” comporta una vera rivoluzione culturale del DNA dell’azienda, e come tale deve riguardare tutte le persone a tutti i livelli, per orientarle allo sforzo di “far meglio le cose”. L’impatto del Pensiero Snello è ancora maggiore della precedente esperienza sulla “Qualità Totale”, di cui comunque raccoglie tutti gli aspetti positivi facendone suoi gli strumenti tradizionali (la formazione ed il coinvolgimento delle persone, il miglioramento continuo), che in ottica “qualità” apparivano più slegati, non allineati ad una visione a 360 gradi dell’azienda. Tale visione si concretizza ora, nell’obiettivo di ricercare efficienza, riduzione degli sprechi per aumentare la redditività dell’impresa. In queste considerazioni del Pensiero Snello sta la sintesi della potenzialità di questa nuova filosofia, ad uso degli imprenditori che siano veramente disponibili a mettere continuamente in discussione il proprio operato, la realtà in cui opera l’azienda, con la volontà di essere sempre “un passo avanti rispetto agli altri”. L’Italia si prepara ad affrontare la sfida costituita dalla concorrenza dell’industria europea, in vista delle prime gare d’appalto in programma il prossimo anno per la costruzione del reattore sperimentale stituisce un sistema complesso, che richiede competenze multidisciplinari molto diversificate, e destinato a diven- L tare autentico patrimonio del mondo della ricerca. I riflessi immediati del programma sono rappresentati dallo scambio di conoscenze, fondamentale per risultare competitivi, e dall’aggregazione delle competenze necessarie per la realizzazione dei componenti. L’Enea ha assunto un ruolo di coordinamento per consentire al nostro Paese di partecipare da protagonista alla costruzione di ITER. Ad essere coinvolti sono i centri di ricerca già impegnati nel campo della fusione: il Consorzio RFX di Padova e l’Istituto di Fisica del Plasma del CNR di Milano. Obiettivo di Iter è dimostrare la fattibilità scientifica e tecnica dell’energia di fusione finalizzata ad usi pacifici. Finora, europei e americani hanno realizzato macchine sperimentali, come quella costruita all’Università di Princeton e il Jet, la macchina per l’energia da fusione termonucleare controllata più grande del mondo, che si trova a Culham, vicino a Oxford in Gran Bretagna, dal 1° luglio sotto la direzione dell’italiano Francesco Romanelli. Esse sono riuscite a produrre rispettivamente 10 e 12 megawatt di potenza sviluppata però solo per pochi secondi. Toccherà proprio al JET preparare i regimi di operazione del reattore sperimentale ITER per dimostrare la possibilità di utilizzare la fusione nucleare come fonte di energia. Diversamente dalle centrali nucleari attualmente in funzione basate sul proces- a Regione Lombardia ha promosso lo scorso anno una complessa e sofistica operazione di sostegno e di stimolo all’innovazione per le piccole e medie imprese che è passata alla cronaca sotto il titolo di “Voucher tecnologici”. Innanzitutto, di cosa si tratta? I Voucher – che abbiamo probabilmente tutti conosciuto in un ambiti totalmente diversi, sono dei titoli che un soggetto può spendere per acquisire servizi e/o prestazioni. Nello specifico sono titoli di spesa che il cittadino o l’impresa si trova accreditati dall’amministrazione regionale, previo esame ed approvazione della sua proposta, e che può spendere presso un gruppo selezionato di Centri, accreditati dalla Regione stessa. L’esempio pratico rende molto più comprensibile il meccanismo: un imprenditore, che ha in mente di realizzare un’innovazione di processo o di prodotto, vuole conoscere lo stato dell’arte della tecnologia che intende testare sul proprio prodotto/processo e di cui, magari, non ha esperienza. Tramite un Centro accreditato propone alla Regione una verifica – in gergo, una “Due Diligence” – sulla tecnologia. Se la sua richiesta viene accolta, l’imprenditore ha la possibilità di accedere a questo servizio, spendendo una somma (il Voucher) che la Regione gli accorda perché possa approfondire le sue conoscenze e, auspicabilmente, ed utilizzarle per un miglioramento del processo e/o del prodotto. L’estensione del beneficio anche alle persone fisiche va considerato come un incoraggiamento alla creazione di nuove imprese innovative, basate su un elevato contenuto di conoscenza. Il meccanismo è stato sperimentato per la prima volta nel corso del 2005, anticipato da una selezione dei soggetti in grado di dimostrare competenze tecnologiche tali da garantire prestazioni di servizi specialistici. Servitec è entrata a far parte di questo albo, assieme ad alcuni soggetti ospitati nel Parco scientifico e tecnologico di Dalmine, all’Università e pochi altri soggetti. Il bando ha previsto quattro aree di servizio: l’assistenza brevettale; la due diligence tecnologica; la business evaluation (brevettazioni europea e nazionale); gli assegni di ricerca. Servitec ha fatto una scelta precisa, concentrando la sua attività sulla due diligence (riservata ad Università e Centri accreditati di trasferimento tecnologico), in particolare dando assistenza a coloro, imprenditori o tecnici che fossero, interessati all’approfondimento di temi riguardanti l’utilizzo di moderne tecnologie sui materiali. Nel corso del 2005 sono state circa un’ottantina le proposte di avviare la procedura per l’ottenimento dei Voucher pervenute a Servitec, che ha ritenuto di sufficiente interesse industriale 35. Di queste, pri- segue a pagina IV segue a pagina IV ITER: tecnologia del presente per sperimentare l’energia da fusione Il 2007 sarà l’anno di ITER, il reattore a fusione termonucleare che verrà realizzato a in Francia, a Cadarache, sulla base di un progetto trentennale che vede la collaborazione di Europa, Stati Uniti, Giappone, Russia, RF, Cina, India e Corea del Sud. Il programma, illustrato a Roma nel corso della 33° Conferenza sulla Fisica del Plasma organizzata dall’ENEA, prevede la costruzione di ITER nei primi dieci anni e il suo sfruttamento scientifico nei successivi 20, con l’obiettivo di dimostrare la possibilità di utilizzare la fusione come fonte di energia rispettosa dell’ambiente, praticamente inesauribile e sicura. L’Europa contribuisce al 50 per cento ai costi del programma, che è di circa 10 miliardi di euro, mentre il valore dei componenti che la tecnologia europea dovrà fornire è di circa 1750 milioni di Euro. Il ruolo dell’Italia è considerato di primaria importanza per la fornitura di tecnologia avanzata: magneti superconduttori, componenti per alti flussi termici, parti meccaniche, sistemi di controllo e manutenzione remota, alimentazioni elettriche, senza dimenticare la costruzione degli edifici e l’impiantistica. Un’impegno pari al 20 per cento dell’intero contributo necessario a realizzare l’imponente macchina e che avrà sicuramente ricadute sull’indotto di altri settori high-tech. L’Italia dovrà prepararsi per affrontare la sfida costituita dalla concorrenza dell’industria europea, anche in vista delle prime gare d’appalto in programma per il prossimo anno. ITER è un reattore sperimentale che co- “Voucher tecnologici”: Bergamo seconda solo a Milano II Sei progetti per il risparmio energetico Impianti di demineralizzazione Gli impianti di demineralizzazione dell’acqua utilizzata nei processi manifatturieri e realizzati fino a pochi anni fa si basavano sulla tecnologia delle resine a scambio ionico. Tale soluzione è energeticamente poco dispendiosa, ma economicamente costosa in termini sia ambientali sia gestionali per via dell’uso di sostanze chimiche pericolose (acido cloridrico e soda caustica) e della necessità di un presidio consistente per le attività di rigenerazione delle resine stesse. La nuova coscienza ambientale e la necessità di minimizzare i costi del servizio di produzione dell’acqua sta spostando la convenienza verso l’osmosi inversa che presenta costi energetici maggiori, ma costi gestionali e soprattutto ambientali decisamente minori. Da alcune analisi preliminari condotte su impianti esistenti, l’implementazione dell’osmosi inversa garantirebbe costi operativi decisamente inferiori, che posso arrivare fino anche al 50%, con tempi di ammortamento compresi tra 1 e 4 anni. Costi ed ammortamenti sono funzione di alcuni parametri, quali: salinità dell’acqua in ingresso, qualità dell’acqua domandata dal processo produttivo, quantità di acqua da trattare, situazione in cui versa l’impianto in essere. Il progetto di Servitec si pone l’obiettivo di fotografare la situazione tecnica degli impianti di demineralizzazione dell’acqua utilizzata nei processi industriali dalle aziende manifatturiere bergamasche, valutandone anche le potenzialità di risparmio economico connesse con una loro ottimizzazione, e definendo le soglie di preferenza tra l’osmosi inversa e le resine a scambio ionico. Servitec prevede di eseguire un dettagliato check-up impiantistico con la redazione di un documento contenete tutti gli elementi tecnici ed economici che consentiranno all’azienda di valutarne l’effettiva convenienza economica. Motori asincroni trifase Un tema estremamente interessante per le aziende manifatturiere è la riduzione dei consumi di energia elettrica nei motori asincroni trifase operanti sotto carico fortemente variabile. Normalmente, tale riduzione si attua attraverso l’implementazione di un inverter che, regolando la frequenza dell’alimentazione elettrica al motore, riesce a gestire in modo energeticamente ottimale il suo regime rotatorio e quindi la potenza erogata. Le proposte, elaborate da Servitec, presentate alla Camera di Commercio di Bergamo per sostenere una serie di applicazioni finalizzate alla riduzione dei consumi nei processi di lavorazione nelle aziende manifatturiere e del settore agricolo. Prospettive di risparmi significativi grazie alla migliore efficienza di impianti e sistemi La produzione di aria compressa In questo modo il motore opera in condizioni ottimali garantendo rendimenti elettrici accettabili. Esempi di applicazione dell’inverter riguardano la compressione dell’aria, il pompaggio dell’acqua e in generale dei fluidi, l’estrazione/ventilazione di aria dai reparti produttivi e, in generale, in tutti quei casi in cui bisogna controllare le velocità di movimentazione dei cicli manifatturieri. Quando non vi è necessità di regolare il numero di giri del motore è possibile ottenere una riduzione dei consumi elettrici attraverso un dispositivo che controlla la tensione di alimentazione. Il dispositivo regola la tensione in funzione del carico richiesto al motore garantendo, oltre a un risparmio elettrico, un minor riscaldo e una riduzione delle vibrazioni; ovvero un aumento della vita del motore. Tale dispositivo può avere benefici effetti anche per motori che operano a carico costante, ma lontano dal punto di massimo rendimento, ovvero per motori sovradimensionati. Il progetto si pone l’obiettivo di indagare la convenienza energetica ed economica dell’implementazione del dispositivo di controllo della tensione sui motori elettrici operanti in diverse tipologie di attività. Il monitoraggio riguarderà motori di diversa potenza, operanti nei principali cicli maniLa riduzione del consumo di energia elettrica per il raffreddamento del latte munto si inserisce nella filiera della ricerca rivolta al mondo agricolo e alle aziende zootecniche in particolare. L’idea è quella di sostituire la centrale frigorifera, nella quale il freddo è prodotto tramite il classico ciclo frigorifero con azionamento elettrico, con una centrale nella quale la produzione frigorifera è ottenuta per via termica. In pratica, si tratterebbe di utilizzare una pompa di calore ad assorbimento alimentata con Il risparmio di energia elettrica nella produzione di aria compressa è un tema estremamente interessante per la dimensione del consumo elettrico (11 miliardi di kWh/anno, pari all’11% del consumo complessivo del comparto manifatturiero) e della numerosità dei compressori installati in Italia (circa 44.000). Tutte le aziende consumano, in maniera più o meno intensa, aria compressa e quindi il tema è di interesse trasversale. Servitec ha gestito una prima campagna di monitoraggio delle sale di compressione dell’aria che ha interessato 20 industrie bergamasche per un totale di 73 compressori di varia potenza. Le risultanze hanno dimostrano chiaramente quali siano gli spazi di risparmio energetico ed economico che si possono conseguire. Confindustria Bergamo ha già diffuso i risultati della prima campagna di monitoraggio attraverso l’invio agli associati di una lettera di presentazione con l’aggiunta del relativo opuscolo illustrativo. Nel proseguo Servitec eseguirà il monitoraggio del consumo elettrico in sala compressori al fine di quantificare, dal punto di vista energetico ed economico, eventuali perdite nella distribuzione dell’aria nei reparti produttivi. Il monitoraggio (durata 168 ore, equivalenti a 1 settimana) consentirà di esprimere anche un parere circa la convenienza energetica nell’uso del compressore con azionamento ad inverter. Se la fase precedente avrà dato un responso positivo, si procederà alla diagnostica della centrale di compressione, finalizzata all’ottimizzazione tecnica ed energetica della centrale stessa. Seguirà l’elaborazione e la presentazione di un documento tecnico che analizzerà la situazione in essere e proporrà i relativi miglioramenti impiantistici da adottare, compresa l’eventuale implementazione di una o più macchine con controllo in frequenza. fatturieri. Dopo la simulazione tecnico-economica, Servitec, in caso di responso positivo dell’azienda, Servitec procederà all’installazione del dispositivo per la verifica in campo del risparmio energetico. Sale di mungitura La ricerca dell’efficienza energetica riguarda anche il mondo agricolo, essendo un valido strumento per combinare la riduzione dei costi gestionali dell’impresa (disattesi dalla liberalizzazione dei mercati energetici) con la mitigazione dell’impatto ambientale causato dall’uso delle risorse primarie. A seguito di una campagna esplo- Il condizionamento del latte gas (metano, propano, ecc.) in grado di produrre il freddo necessario per mantenere costante la temperatura del latte a 4°C. In questo modo si minimizzerebbe il consumo di energia elettrica, aumentando il consumo di gas e migliorando perciò a livello di sistema l’utilizzo razionale delle fonti energetiche primarie. Il progetto, che si pone l’obiettivo di verificare la fattibilità tec- nico-economica dell’utilizzo delle pompe di calore ad assorbimento, è articolato in due fasi. Servitec procederà al monitoraggio di consumi elettrici del gruppo frigo, portate di latte, energia termica da smaltire. Successivamente si prevede l’implementazione della pompa di calore al fine di monitorare le reali prestazioni energetiche. La pompa di calore sarà inserita nel ciclo in modo tale da poterla sempre escludere con facilità. Il monitoraggio riguarderà diversi periodi di attività in modo da garantire una copertura di tutte le possibili situazioni. rativa promossa dalla Camera di Commercio di Bergamo, su richiesta delle Associazioni Agricole, sono emerse alcune problematiche di interesse generale tra le quali, una delle più promettenti, è la riduzione del consumo di energia elettrica in sala mungitura. Un check-up energetico ha interessato l’Azienda Agricola Gatti Giovanni di Mornico al Serio (BG), dove è stato installato un inverter in grado di gestire in modo energeticamente ottimale il funzionamento del motore elettrico asservito alla pompa del vuoto della sala di mungitura. I risultati dal monitoraggio sono estremamente interessanti. La potenza elettrica massima assorbita si riduce del 45% (da 8,3 a 4,5 kW) durante la mungitura; 21% (da 8,1 a 6,4 kW) durante la fase di condizionamento (prelavaggio, lavaggio e asciugatura) dell’impianto di mungitura; 23% (da 8,3 a 6,4 kW) durante l’intero ciclo operativo (mungitura più condizionamento). La potenza elettrica media assorbita si riduce del 47% (da 8,0 a 4,2 kW) durante la mungitura; 32% (da 7,2 a 4,9 kW) durante la fase di condizionamento dell’impianto di mungitura; 43% (da 7,8 a 4,4 kW) durante l’intero ciclo operativo. La riduzione del consumo di energia elettrica è compresa tra 6,7 e 7,7 MWh/anno. Sulla base di questi risultati Servitec intende proporre una campagna di diffusione che preveda un ampio coinvolgimento delle aziende agricole. Il progetto si pone l’obiettivo di: valutare la fattibilità dell’installazione di un inverter sul motore elettrico che aziona la pompa del vuoto della sala di mungitura; quantificare, tramite misure in campo, l’effettiva entità del risparmio elettrico annuale; valutare l’economicità e i relativi tempi di ammortamento dell’investimento. Il raffreddamento degli stampi L’idea è quella di sostituire la centrale frigorifera, nella quale il freddo è prodotto tramite il classico ciclo frigorifero con azionamento elettrico, con una centrale nella quale la produzione di energia frigorifera è ottenuta per via termica. In pratica, si tratterebbe di utilizzare una pompa di calore ad assorbimento alimentata con gas metano in grado di mantenere l’acqua di raffreddamento degli stampi alla temperatura di utilizzo (4-10 °C) con un modestissimo consumo elettrico. Questa soluzione potrebbe essere estremamente interessante soprattutto durante il periodo estivo, il più critico, quando il fabbisogno elettrico raggiunge i livelli massimi e la rete presenta problemi di trasporto. III Cimprogetti, la firma degli impianti “in calce” Cimprogetti, azienda leader nel settore dell’impiantistica e delle tecnologie per l’industria della calce, approda definitivamente nel Point trasferendo in blocco la struttura tecnica, operativa ed amministrativa laddove aveva già insediato dal 2004 i propri laboratori all’avanguardia nell’analisi e ricerca propedeutiche alla fase di progettazione. Scelta logica, sotto il profilo strategico e della continuità di azione da sempre indirizzata all’innovazione e all’individuazione di soluzioni tecniche avanzate per migliorare qualità e produttività degli impianti – spiega Oliviero Collarini, amministratore delegato e direttore generale della società. Le scelte tecnologiche sono supportate da analisi e test delle materie prime, effettuate nel proprio laboratorio costituito da tre sezio- L’azienda fondata nel 1967 dall’ing. Pier Luigi Rizzi ha trasferito i suoi uffici nella sede del Point dove dal 2004 sono attivi i laboratori ni: la prima sezione comprende strumenti di alta tecnologia: analizzatori di granulometria di particelle submicron (Sedigraph, granulometro ad assorbimento di raggi X - Malvern granulometro laser); analizzatori automatici di superfici specifica BET; Colorimetri; Fotometri; la seconda sezione comprende strumenti / reattori che la stessa Cimprogetti ha sviluppato per simulare processi industriali: produzione di latte di calce (CaO+H2O) e Carbonato di Calcio Precipitato (PCC); produzione di idrato di calcio Ca(OH)2; calcinazione di calcari per produrre ossidi di calce (CaO Cimprogetti, si nei cinque confondata nel 1967 tinenti, imperdall’ing. Pier Luiniando le proprie gi Rizzi, è divenstrategie su due tata società per concetti distinti azioni nel 1969 ma complementagrazie alla sua rari: la progettaziopida espansione ne “su misura” nel campo delche prevede uno Ing. Pier Luigi Rizzi l’impiantistica e studio impiantistidelle tecnologie per l’industria della co specifico del progetto ma sempre calce. Tali tecnologie spaziano dalla basato su una tecnologia comprovacalcinazione del calcare e della dolo- ta, e il concetto del “fornitore unico” mite, alla produzione di idrossido di che permette al cliente di avere un calcio e carbonato di calcio precipita- unico partner, per tutte le tecnologie to. Cimprogetti vanta oltre quattro- e i componenti, necessari ad un procento referenze in oltre quaranta pae- cesso produttivo completo. L’idea di organizzare una serie di incontri dedicati alle aziende per portarle a conoscenza del mondo della ricerca universitaria è venuta quando, confrontandosi con alcuni associati di Confindustria Bergamo, è emerso chiaramente quanto poco nota fosse l’attività svolta dal polo di ingegneria del locale ateneo che ha sede a Dalmine, accanto al Point. L’Area Innovazione Tecnologica di Confindustria Bergamo, in collaborazione con Servitec, ha ritenuto così di organizzare cinque incontri presso l’Università allo scopo di far conoscere agli imprenditori industriali del territorio le competenze e le strumentazioni delle varie aree del Dipartimento di Ingegneria Industriale. L’obiettivo generale era di favorire l’interlocuzione dell’Università con il tessuto industriale bergamasco, fornendo un supporto tecnico e scientifico alle attività di sviluppo e di innovazione dei prodotti. I temi trattati sono stati ad alto contenuto tecnico: energetica, prototipazione rapida, gestione sistemi produttivi e logistici, tecnologie chimiche e tessili, termofluidinamica e fluidinamica, elettrica e elettronica. Nel corso degli incontri sono state presentate le attività svolte dalle varie aree del dipartimento, i lavori di ricerca in corso e le collaborazioni già in essere con alcune aziende – spiega Marina Giacomelli, funzionario dell’Area Innovazione Tecnologica di Confindustria Bergamo, che ha coordinato l’iniziativa – La – MgO); la terza sezione comprende un laboratorio chimico-fisico completo per la determinazione della composizione chimica, comportamenti di cottura, analisi granulometriche, reattività, resistenza meccanica del calcare/calce. L’attività dei laboratori è altamente strategica e indispensabile per il conseguimento dei valori e livelli di esercizio prescritti per soddisfare le caratteristiche di ogni singolo impianto, sia esso destinato alla produzione di calce o carbonato di calcio precipitato. Per la calce si eseguono l’analisi propriamente chimica della materia prima, di alcune caratteristiche fisiche per determinarne la resistenza meccanica e all’abrasione, e quella relativa alla reattività per verificare la capacità di assorbimento della calce e utile a dimensionare l’impianto in maniera adeguata. Per quanto riguarda il PCC la filiera di laboratorio è la stessa con la sola differenza concernente la determinazione del livello di brillantezza e di colore bianco. La simulazione del processo di precipitazione del carbonato di calcio consente di ottenere la morfologia cristallina opportuna e le curve granulometriche in scala nanometrica per destinare il prodotto ai diversi utilizzi. La fabbricazione della carta rappresenta oltre il 50% del mercato. Il maggiore impiego di PCC fa diminuire l’apporto di cellulosa. Le plastiche rappresentano il restante segmento di utilizzo. La calce viene impiegata per il 50% nelle acciaierie. In forte crescita l’uso della calce idrata secca per la desolforazione dei fumi di centrali. Nel 2005 Cimprogetti ha prodotto 4 impianti del genere. Quest’anno già due ma con un valore di fatturato doppio. “Oltre che nella Porte aperte alle aziende Pieno successo e grande seguito per il ciclo di incontri promosso dall’Area Innovazione Tecnologica di Confindustria Bergamo che ha consentito di avvicinare il mondo delle imprese all’attività di ricerca del polo universitario di Dalmine. Ai cinque appuntamenti 63 partecipanti tra imprenditori, dirigenti e tecnici aziendali parte generale di presentazione si è svolta in aula, dove si è dato spazio alle sem- pre numerose domande, a seguire la visita ai laboratori per vedere le strumenta- zioni, in molti casi con possibilità di assistere al loro funzionamento e rendersi Docenti e aziende: esperienza positiva Iniziativa positiva e reciprocamente premiante. Questo il giudizio reso da Caterina Rizzi, docente al Dipartimento Ingegneria Industriale e delegata del Rettore per la ricerca, in merito al ciclo di incontri per le aziende organizzato da Confindustria Bergamo presso il polo universitario di Dalmine. Loda il metodo e soprattutto il serio e concreto interesse dei diversi rappresentanti aziendali che hanno aderito e hanno seguito per intero la fase divulgativa in aula e la successiva visita ai laboratori. “Considero questo ciclo il primo passo per far conoscere l’attività di ricerca dei laboratori dell’Università di Bergamo a livello imprenditoriale e accrescere le possibilità di collaborazione tra mondo accademico e della ricerca e quello produttivo – dichiara Caterina Rizzi – . Ho notato con estremo piacere che le aziende hanno partecipato attivamente e assiduamente agli incontri che si sono protratti per alcune ore e, per gli specifici argomenti trattati, hanno richiesto massima attenzione. L’atteggiamento di partecipazione si confor- ta particolarmente, visto che siamo costantemente impegnati a diffondere le nostre ricerche”. “Contiamo di proseguire sulla strada intrapresa e programmare periodicamente l’iniziativa, in stretta collaborazione con i responsabili del settore di innovazione tecnologica di Confindustria Bergamo – aggiunge la docente – Allo scopo di migliorare l’approccio, si è ipotizzato di prevedere visite dei docenti presso alcune aziende per consentire di rendersi conto delle reali necessità e migliorare la conoscenza reciproca”. Tra i molteplici attestati di soddisfazione giunti dalle aziende, particolarmente significativo quello reso da Andrea Gambirasio, ingegnere nel settore ricerca e sviluppo della Comac dove progetta macchine per impianti di infustamento. “Sono tornato laddove ho studiato e conseguito la laurea, apprendendo cose nuove che contribuiscono ad arricchire il bagaglio di esperienza e conoscenza. La positiva impressione riportata al termine degli incontri è stata condivisa da tutti i partecipanti”. Dott. Oliviero Collarini qualità del prodotto finale – sottolinea Collarini – Cimprogetti ha il merito di aver introdotto la produzione in continuo della calce che viene dosata nella quantità necessaria. L’affidabilità della macchina è infatti il presupposto indispensabile per un’applicazione realmente innovativa”. conto della complessità dei sistemi che alla fine generano le soluzioni da applicare alla produzione industriale. Agli incontri hanno partecipato in media dalle 10 alle 20 persone, generalmente i “tecnici” delle aziende e a volte anche più di una persona della stessa azienda. Il giudizio complessivo sull’esito delle riunioni è decisamente positivo – sottolinea Marina Giacomelli - Era la prima volta che veniva promossa un’iniziativa del genere sul nostro territorio, grazie alla collaborazione dell’università è stata buono. Il numero dei partecipanti deve ritenersi confortante, visto anche il periodo e gli argomenti particolarmente tecnici. Le aziende intervenute hanno commentato positivamente la partecipazione, evidenziando in particolare l’opportunità offerta per approfondire le reciproche esigenze e conoscenze, acquisire informazioni ritenute di enorme interesse, valutare opportunità di collaborazione e scambio di esperienze. Onestamente ritengo che l’esperienza vada ripetuta per mantenere vivo l’interesse nelle aziende su ciò che fa l’Università e soprattutto per creare sempre nuovi contatti – aggiunge Marina Giacomelli – Si sta valutando la forma più appropriata, eventualmente optando per una sorta di open day dove tutto il dipartimento “apre le porte alle aziende”, consentendo in una volta sola di visitare il settore di proprio interesse. Potrebbe diventare un appuntamento fisso da ripetere annualmente. IV Processi ICT avanzati Valore aggiunto per le aziende Tra le esigenze della maggior parte delle aziende, emergono in primo piano le necessità di incrementare la produttività, esercitare il massimo controllo sui costi, gestire efficacemente e rapidamente la catena del valore, migliorare i processi decisionali e le relazioni con i clienti ed organizzare le informazioni nel modo corretto per riconquistare il vantaggio competitivo. I moderni sistemi informatici sono la risposta a queste esigenza. Costituiscono l’infrastruttura sulla quale si sono sviluppati i sistemi informativi aziendali delle imprese di ogni tipo e dimensione. Le potenti ed articolate funzionalità gestionali ed operative tipiche delle grandi suite sono oggi disponibili anche in soluzioni più adeguate per la media impresa. Questa estensione della portata dei sistemi gestionali è avvenuta grazie sia ad una evoluzione del software ma anche per la presenza di nuove tecnologie di comunicazione. Le imprese dispongono oggi di una gamma di soluzioni che consente di estendere le capacità operative e di governo dei processi ben oltre i confini aziendali, utilizzando pienamente le tecnologie WEB, permettendo di gestire al meglio clienti e fornitori. La tecnologia ICT ha un ruolo strategico nella realizzazione di questi obiettivi aziendali. Nuovi prodotti hardware e software rendono disponibili alle imprese, a costi accessibili, sistemi con prestazioni sempre più elevate e con funzionalità innovative grazie anche alle tecnologie internet. Consentono inoltre l’integrazione ed il consolidamento delle applicazioni, la riduzione dei costi di manutenzione e di esercizio dei sistemi venendo così incontro ad una delle esigenze più sentite in questo momento da parte degli utenti. Molte aziende non hanno ancora preso vantaggio dalle nuove opportunità mentre le tecnologie attualmente disponibili permetterebbero alle aziende l’introduzione di importanti innovazioni nelle proprie procedure gestionali. Su questi temi si parlerà al convegno “ICT ed il valore dell’innovazione dei processi nelle imprese” che si terrà al POINT di Dalmine il 21 Settembre. Il convegno è rivolto ai responsabili IT di imprese utenti, consulenti e professionisti IT che intendono ottenere indicazioni utili per orientare le loro scelte aziendali immediate ed a medio termine. Per gli operatori è una occasione per incontrare in un ambiente ristretto e professionale i consulenti ed operatori del settore, per esporre le proprie situazioni e ottenere consigli e suggerimenti per introdurre processi innovativi nelle rispettive imprese. L’ingresso in sala è gratuito ed è riservato a professionisti dell’informatica. Per ragioni logistiche è fortemente raccomandata la pre-registrazione che può essere effettuata preferibilmente via email attraverso il sito www.eventiduke.it/ o, in alternativa, per fax (02 67073071). L’utilizzo in chiave strategica delle tecnologie informatiche per l’incremento delle capacità operative della propria azienda è il tema del seminario “ICT ed il valore dell’innovazione dei processi nelle imprese” in programma il 21 settembre, alle ore 10, nella sala conferenza del Point di Dalmine, promosso da Duke Italia in collaborazione con Servitec e Camera di Commercio di Bergamo. Un’analisi a 360 gradi, dalla scelta del software alla scelta del partner La fabbrica integrata, nuova leva produttiva I n una realtà industriale in cui l’integrazione delle attività svolte lungo la filiera produttiva risulta una chiave fondamentale per far fronte alla crescente globalizzazione dei mercati, tra le PMI italiane è sempre più forte la necessità di superare i tradizionali modelli di gestione d’impresa, spesso legati alla centralità della figura dell’imprenditore. In tal senso, una gestione della produzione basata su dati di fatto, su informazioni precise e puntuali, è un requisito essenziale per il miglioramento delle performances aziendali, finalizzate ad assicurare alla clientela standard qualitativi, di prodotto e di servizio, costantemente in crescita. L’osservazione riassume l’intervento svolto il 29 giugno da Marco Vanzi, responsabile dell’area Innovazione Tecnologica di Confindustria Bergamo, intervenuto nella sede di Servitec al seminario “La Fabbrica Integrata”, promosso da INF-OS, Centro di Competenza per l’informatizzazione dei processi aziendali, e da STAIN, azienda leader nello sviluppo e nell’implementazione di sistemi per il supporto alla produzione industriale. L’evento rientra nella serie di iniziative che puntano a favorire la crescita culturale delle PMI nell’ambito dei sistemi MES (Manufacturing Execution System), dedicati a supportare e integrare le attività di controllo, monitoraggio e tracciabilità della produzione. Negli ultimi anni l’automazione all’interno delle imprese è profondamente mutata. Se in passato automatizzare era infatti sinonimo di investimento spinto in nuovi apparati hardware e in impianti industriali all’avanguardia, con il tempo si è fatto largo un messaggio chiaro e forte: automatizzare significa supportare le attività e i processi aziendali attraverso l’utilizzo di tecnologie innovative, ma soprattutto condividere e integrare i flussi informativi che ne derivano. I sistemi MES, legante perfetto tra due aree aziendali fino ad allora indipendenti, si sono via via imposti grazie alla crescente standardizzazione delle tecnologie su cui si basano e alla larga diffusione delle reti aziendali, veicolo preferenziale per lo scambio di informazioni. Tuttavia l’esperienza maturata nel settore e la disponibilità di conoscenze innovative non trovano rispondenza nel contesto economico attuale. Come emerge dall’intervento di Marco Perona, docente dell’Univer- sità degli Studi di Brescia e responsabile del progetto INF-OS, in Italia le imprese si dimostrano infatti poco propense agli investimenti in Information Technology, preferendo destinare le proprie risorse al comparto produttivo. Ciò nonostante risulti evidente l’esistenza di un legame tra investimenti in ICT e competitività delle imprese. Benché sia difficile capire quale sia la causa e quale l’effetto, analizzando lo scenario eu- ropeo e extraeuropeo emerge infatti chiaramente come i Paesi che più si concentrano sull’innovazione tecnologica sono anche quelli caratterizzati da un contesto economico in ascesa. Purtroppo l’Italia, comunque si osservi il fenomeno, risulta il fanalino di coda. Perché? Non esiste un’unica risposta in grado di giustificare il ritardo del nostro Paese nei confronti delle economie straniere; piuttosto è possibile identificare più fattori in grado di condizionare l’andamento del mercato ICT interno. Primo fra tutti è la difficoltà delle PMI nel percepire l’innovazione tecnologica come un investimento, come una possibilità di crescita: “l’informatizzazione costa troppo” è una giustificazione tanto frequente tra le aziende quanto superficiale, che sottintende un altro grave problema: l’incapacità di individuare i benefici connessi agli investimenti in ICT a fronte degli esborsi economici richiesti. C’è poi chi ritiene che la propria azienda non sia pronta a cambiare, a fare innovazione, a causa delle barriere organizzative e culturali di cui è ostaggio. In ultimo occorre considerare l’adeguatezza dell’offerta di mercato attuale: esistono aziende che ritengono infatti poco adatte le soluzioni proposte dalle grandi software house in relazione alle specifiche esigenze funzionali. Non è probabilmente azzardato affermare che i grandi player del mercato IT non ritengono particolarmente interessante il mercato delle aziende di dimensioni medio-piccole, limitando quindi gli sforzi nella ricerca di soluzioni in grado di supportarne efficacemente le attività. Gianluigi Brembilla ITER: tecnologia del presente per sperimentare l’energia da fusione “Voucher tecnologici”: Bergamo seconda solo a Milano Dalla prima pagina so della fissione dell’atomo, il progetto ITER prevede la costruzione di un impianto in grado di riprodurre il fenomeno della fusione termonucleare - il medesimo processo in atto nel sole e nelle altre stelle - utilizzando l’idrogeno disponibile nell’ambiente. Questo tipo di fusione nucleare dovrebbe comportare diversi vantaggi: è inesauribile, non utilizza uranio, è più sicura e non produce grandi quantità di scorie radioattive. I sostenitori del consorzio ritengono che con la sua realizzazione sarà disponibile una fonte di energia alternativa a bassissimo impatto ambientale. Il progetto ITER dovrà superare difficoltà tecnologiche che attualmente penalizzano l’utilizzo della fu- sione, ad esempio l’enorme energia consumata dal reattore durante il funzionamento e le alte temperature da sostenere nell’impianto. Per creare le condizioni necessarie alla fusione dei nuclei i gas devono essere portati ad almeno cento milioni di gradi, in modo che gli atomi si muovano molto velocemente e si scontrino frequentemente fra loro, formando un plasma. Poiché qualunque materiale fonde ed evapora istantaneamente a queste temperature, il plasma deve essere tenuto a distanza dalle pareti del reattore attraverso campi magnetici molto intensi. Nonostante questo, i materiali di rivestimento interno dovranno resistere a temperature elevatissime (intorno ai 1.000 °C), quindi devono essere appositamente progettati. Eugenio Sorrentino INSERTO IN COLLABORAZIONE CON Dalla prima pagina ma che si esaurissero i fondi, sono state esaminate ed accettate dalla regione 30, per ciascuna delle quali è stata redatta, al termine dei lavori, una scheda che, oltre ad una valutazione sullo stato dell’arte sulla tecnologia di interesse, reca i risultati di una prima sperimentazione, ove possibile. Per la cronaca, il maggiore interesse si è addensato su trattamenti superficiali da gestire con tecniche derivanti dalle nanotecnologie in svariati settori industriali. Da un punto di vista interno a Servitec è stata un’esperienza di grande interesse, una vetrina della capacità tecnica unita alla fantasia degli imprenditori bergamaschi, un’occasione di conoscere imprese e persone di grande creatività. Infine, una grande soddisfazione è venuta dalla recente pubblicazione, da parte della Regione Lombardia, del resoconto annuale dell’operazione Voucher: con grande sorpresa, ma anche – ci sia consentito – con un pizzico di orgoglio – abbiamo scoperto che, dietro la straripante Milano, la provincia che ha maggiormente beneficiato dei Voucher è stata Bergamo, con 11 brevetti assistiti da finanziamenti pari a 61 mila euro e 35 due diligence, pari a 175 mila euro. Non male per una provincia che passa per restia all’innovazione, le cui aziende sarebbero sorde all’imperativo di acquisire nuova competitività attraverso la sperimentazione di nuove tecnologie. Ed è pure una risposta a chi si chiede a cosa servono i centri di trasferimento tecnologico. A questo, ed anche ad altro. innovazione TECNOLOGICA