con il contributo di Assessorato alle politiche culturali Assessorato cultura, arte e sport presenta Aniene Film Festival 2010 Il cinema della terra – seconda edizione Direzione artistica Cristina Torelli e Paolo Luciani 1 2 TORNA L’ANIENE FILM FESTIVAL ANIENE FILM FESTIVAL - Il cinema della terra, seconda edizione torna dal 4 agosto con incontri e proiezioni in diverse località della Valle dell’Aniene e a Roma. Nel mese di novembre 2009 abbiamo organizzato ANIENE FILM FESTIVAL - Il cinema della terra, promosso dalla Provincia di Roma – Assessorato alla Cultura, una manifestazione che per sette giorni ha coinvolto i comuni di Arsoli, Roviano e Roma, con proiezioni ed incontri (www.anienefilmfestival.it).Alla manifestazione hanno partecipato numerosi cineasti, tra cui: Carlo Lizzani, Paolo Benvenuti, Daniele Vicari, Cecilia Mangini, Paolo Pisanelli, Esmeralda Calabria, Gianfranco Rosi, Alberto Fasulo Con lo strumento del cinema ANIENE FILM FESTIVAL intende portare all'attenzione del pubblico, e non solo degli specialisti, i temi della difesa del territorio, della salvaguardia dell'ambiente, della conservazione e promozione delle nostre tradizioni culturali e della nostra memoria storica; questo percorso di sensibilizzazione sarà particolarmente attento ai temi concreti di uno sviluppo sostenibile, di alternative energetiche praticabili, della quotidiana valorizzazione delle biodiversità. Il nostro tentativo è quello di creare le condizioni affinchè, nel giro di pochi anni, ANIENE FILM FESTIVAL possa diventare un appuntamento con un respiro non solo italiano, inserendosi ed acquistando vigore da un contesto storico, culturale ed ambientale di grande richiamo e bellezza, quale quello rappresentato dalla Valle dell’Aniene. La collocazione estiva, con la possibilità di rivolgersi ad un pubblico più ampio, ne garantisce il profilo di manifestazione popolare e coinvolgente; pensiamo però che vada costruita anche una continuità di azione in altri mesi dell’anno, in modo che la manifestazione possa ampliare la sua offerta e la sua presenza sul territorio, con l’organizzazione di laboratori, incontri, seminari, ricerche specifiche; in questo modo ANIENE FILM FESTIVAL potrà cominciare a strutturarsi come una esperienza con radici locali e respiro ampio. Per fare questo è però indispensabile, necessario, vitale collegarsi ed interagire con le tante e diffuse realtà culturali che già operano nell’area, da anni e tra innumerevoli difficoltà; con questa seconda edizione cerchiamo di fare un passo in questa direzione, ed un ringraziamento particolare va a tutte le associazioni e singole persone che hanno collaborato e contribuito alla riuscita della manifestazione. La collocazione estiva, con l’utilizzo di un impianto in grado di allestire in poche ore una arena all’aperto, permette di rivolgerci ad un pubblico vasto; le proiezioni solo serali impongono una contrazione dei materiali presentati rispetto al programma della prima edizione, svoltasi nello scorso mese di novembre, al chiuso e con una programmazione in grado di articolarsi dalle ore 15 di ogni giorno. Questa condizione non impedisce però di rimanere fedeli al nostro lavoro, così come si è andato sviluppando da tanti anni a questa parte e in tanti contesti diversi: pensiamo che anche questa volta sia riconoscibile la giusta miscela di qualità e popolarità, con un alternarsi di titoli di richiamo ad altri votati ad una visione più attenta (vedi il film di Diritti come quello di Frammartino); cosi come pensiamo che vadano segnalate, tra le altre, alcune proposte che ci sono particolarmente care e che vanno nella direzione della ricerca e della segnalazione di autori assolutamente originali, singolari, da scoprire (vedi i lavori di Morandi, Bonifazio, Cotronei, Guigli e Stefani, Chistensen, Raccagni). Una particolare attenzione, anche con una serata in collaborazione con l’associazione CinemArsoli, sarà dedicata al Santuario di Vallepietra ed ai materiali filmati che per anni hanno documentato la straordinaria devozione che circonda questo luogo; ma il programma è anche ricco di rimandi, assonanze, suggestioni, rintracciabili in particolare nelle giornate romane del 30 agosto e del 4 e 5 settembre: da Truffaut-Godard a Bertolucci, da Gianfranco Rosi a Vigò, da Renoir a Rossellini, da Spike Lee a Nick Ray: e questo nostro secondo viaggio finisce proprio nel Golfo del Messico, da Katrina alla Marea Nera: un futuro già cominciato, da combattere e da cambiare. Cristina Torelli e Paolo Luciani 3 Comunicato stampa La seconda edizione di ANIENE FILM FESTIVAL - Il Cinema della Terra si svolgerà nelle prime due settimane del mese di agosto, ed in sei serate toccherà i comuni di Roviano (4 e 6 agosto), Subiaco (5 agosto), Riofreddo (9 agosto), Arsoli (11 e 12 agosto); a Roma saremo il 30 di agosto al Cinema Farnese, e il 4 e 5 settembre presso il Centro Sociale La Torre, all’interno della Riserva Naturale della Valle dell’Aniene. In ogni comune sarà allestita una arena all'aperto, utilizzando un impianto professionale di cinecamion, in grado di offrire una proiezione cinematografica di qualità e su grande schermo. Ogni serata è introdotta e commentata da ospiti: registi, personalità del cinema e della cultura; il programma presenterà lungo e cortometraggi, anteprime, rarità, riscoperte. Diverse associazioni e realtà culturali presenti sul territorio hanno assicurato la loro collaborazione, indispensabile per la riuscita delle singole serate e della intera manifestazione; ad oggi, possiamo contare sul contributo di: Slow Food Lazio Condotta di Subiaco, il Raggio Verde di Roviano, Cambiamo Subiaco, Associazione Novecento di Subiaco, Terre d’Aniene di Subiaco, CinemArsoli, il Museo delle Culture “Villa Garibaldi” di Riofreddo, il Museo della Civiltà contadina di Roviano, la rivista Aequa, il Centro Sociale La Torre, l’Associazione Insieme per l’Aniene onlus, la rivista online di cinema Schermaglie.it, l’Associazione Rinascimento. ANIENE FILM FESTIVAL può contare anche sull’appoggio e il patrocinio della Regione Lazio – Assessorato alla Cultura, Arte e Sport, della Comunità Montana dell’Aniene, della Film Commission di Roma e del Lazio, di CO.TRA.L., dell’Assessorato alle Politiche del Territorio e Tutela Ambientale della Provincia di Roma; contributi di idee e materiali anche questo anno provengono da numerose e qualificate entità culturali, come: la Cineteca Nazionale di Roma, la Cineteca di Bologna, CinemAmbiente di Torino, la Cineteca Lucana, il Centro di Cultura Popolare di Piadena, Filmaker di Milano, oltre che i tanti amici che continuano ad accompagnarci in questa avventura. 4 5 ANIENE FILM FESTIVAL – Il cinema della Terra seconda edizione, agosto / settembre 2010 PROGRAMMA Mercoledì 4 agosto ROVIANO MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA VALLE DELL’ANIENE PALAZZO BRANCACCIO piazza San Giovanni, 1 ore 19.00 inaugurazione della mostra fotografica di Giuseppe Morandi ARTI, VOLTI E MESTIERI DELLA BASSA PADANA ore 21.00 serata inaugurale di ANIENE FILM FESTIVAL. proiezione di: MARIA E I GIORNI di Cecilia Mangini Italia 1960 durata 10 minuti IL COLORE DELLA BASSA di Giuseppe Morandi Italia 2008 durata 30 minuti I PASTORI DI JENNE di Giuseppe Bonifazio Italia 2001 durata 19 minuti LAVORATORI di Tommaso Cotronei Italia 2005 durata 48 minuti SERATA IN COLLABORAZIONE CON LA RIVISTA AEQUA 6 Giovedì 5 agosto SUBIACO via Baden Powell dalle ore 21.00 GENTE DI TERRA MADRE di Paolo Casalis e Stefano Scarafia Italia 2009 durata 16' LA TERAPIA SACRALE DELL’ERNIA di Giuseppe Bonifazio Italia 1993/2010 durata 30' da I PAISAN di Giuseppe Morandi: Baratieri el mass animal (1966), La giornata del bergamino (1967), Jon, du, tri, quater sac. La spartizione del granturco (1967) Italia durata 30 circa (Per gentile concessione della Cineteca di Bologna) RUPI DEL VINO di Ermanno Olmi Italia 2009 durata 54 minuti (copia 35 millimetri gentilmente concessa dalla Fondazione Provinea - Onlus di Sondrio) SERATA IN COLLABORAZIONE CON SLOW FOOD LAZIO e CONDOTTA VALLE DELL’ANIENE, ASSOCIAZIONE NOVECENTO DI SUBIACO, CONSORZIO TERRE D’ANIENE Dalle ore 17 alle 20 attività ludiche per bambini a cura di ArteAniene. Saranno presenti stand enogastronomici di olio della cooperativa Terre di San Benedetto, vino della Cantina Colline di Affile, confetture e marmellate di Gelateria APE REGINA, ristorazione curata da I Tre Bruschettieri, Locanda Serafina, Il cantuccio , Agriturismo Colle Tocci e Panzini Catering Venerdi 6 agosto ROVIANO piazza della Repubblica dalle ore 21.00 IL PIANTO DELLE ZITELLE di Gianvittorio Baldi Italia 1958 durata 12 minuti (Copia 35 millimetri concessa dal Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale) L’UOMO CHE VERRA’ di Giorgio Diritti Italia 2010 durata 117 minuti SERATA IN COLLABORAZIONE CON L’ASSOCIAZIONE CINETEATRALE RAGGIO VERDE DI ROVIANO 7 Lunedi 9 agosto RIOFREDDO piazzale Menotti Garibaldi dalle ore 21.00 CARLO VERDONE E GARIBALDI (da Telepatria International) 1981 durata 10 minuti IL PICCOLO GARIBALDINO una produzione Cines italia 1909 durata 11 minuti per gentile concessione del Centro Sperimentale di Cinematografia- Cineteca Nazionale IL RUSCELLO DI RIPASOTTILE di Roberto Rossellini 1941 durata 8 minuti per gentile concessione della Cineteca di Bologna VIVA L’ITALIA di Roberto Rossellini 1960 durata 129 minuti copia 35 millimetri per gentile concessione del Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale SERATA IN COLLABORAZIONE CON OFFICINA E.S.T. e la partecipazione della BAND CSR – PROGETTO 150 X 1000 -- Mercoledi 11 agosto ARSOLI piazza Valeria dalle ore 21.00 IL PIANTO DELLE ZITELLE di Giacomo Pozzi Bellini Italia 1939 durata 17 minuti (Per gentile concessione del Festival dei Popoli di Firenze) SOPRA LE NUVOLE di Sabrina Guigli e Riccardo Stefani Italia 2008 durata 90 minuti SERATA IN COLLABORAZIONE CON L’ASSOCIAZIONE CinemArsoli 8 Giovedi 12 agosto ARSOLI piazza Valeria dalle ore 21.00 AQUILA BELLA ME’ di Piero Pelliccione e Mauro Rubeo Italia 2009 durata 80 minuti (per gentile concessione della Vivo Film) LE QUATTRO VOLTE di Michelangelo Frammartino Italia 2010 durata 88 minuti SERATA IN COLLABORAZIONE CON L’Associazione CinemArsoli Lunedi 30 agosto ROMA Cinema Farnese – Persol, piazza Campo de’ Fiori ore 16.00 UNE HISTOIRE D’EAU di Jean Luc Godard e Francois Truffaut Francia 1958 durata 20 minuti (versione originale con sottotitoli italiani) a seguire L’ATALANTE di Jean Vigo 1934 durata 85 minuti IL RUSCELLO DI RIPASOTTILE di R. Rossellini Italia 1941 durata 8 minuti (Per gentile concessione della Cineteca di Bologna) ore 18,00 LO SPECCHIO di David Christensen Italia/Canada 2009 durata 83 minuti per gentile concessione della Vivo Film ore 19.30 HISTOIRE D’EAU (episodio dal film Ten minutes older – The Cello) di Bernardo Bertolucci Gran Bretagna/Germania/Francia durata 12 minuti ore 20.00 BOATMAN di Gianfranco Rosi Italia1994 durata 55 minuti versione originale hindi ed inglese con sottotitoli in italiano 9 ore 21.00 SOPRA LE NUVOLE di Sabrina Guigli e Riccardo Stefani Italia 2008 durata 90 minuti ore 22.30 RITRARSI di Tommaso Cotronei Italia 2008 durata 80 minuti Sabato 4 settembre ROMA Riserva Naturale Valle dell’Aniene, Centro Sociale La Torre Via Bertero 13 ore 18.00 QUANDO GLI ARGINI SI ROMPONO (Un requiem in quattro atti) di Spike Lee prima e seconda parte Usa 2006 durata 120 minuti dalle ore 21.00 GREEN PORNO 1 di Isabella Rossellini e Jody Shapiro Usa 2008 durata 15 minuti DALLE MANI di Titta Cosetta Raccagni Italia 2009 durata 42 minuti (in collaborazione con Filmaker di Milano) ANANAS di Amos Gitai Francia 1984 durata 78 minuti (versione originale con sottotitoli italiani) ore 24.00 IL FILM DI MEZZANOTTE IL FIUME di Jean Renoir Francia-Usa 1951 SERATA IN COLLABORAZIONE CON IL CSA LA TORRE E L’ASSOCIAZIONE INSIEME PER L’ANIENE ONLUS 10 Domenica 5 settembre ROMA Riserva Naturale Valle dell’Aniene, Centro Sociale La Torre Via Bertero 13 ore 18.00 QUANDO GLI ARGINI SI ROMPONO (Un requiem in quattro atti) di Spike Lee terza e quarta parte Usa 2006 durata 120 minuti dalle ore 21.00 GREEN PORNO 2 di Isabella Rossellini e Jody Shapiro Usa 2008 durata 17 minuti CON I MIEI OCCHI di Giorgio Diritti Italia 2002 durata 52 minuti THE COVE – L’INSENATURA di Louie Psihoyos Usa 2009 durata 93 minuti Premio Oscar 2010 come miglior film documentario (per gentile concessione di Feltrinelli Real Cinema) versione originale con sottotitoli in italiano ore 24 IL FILM DI MEZZANOTTE IL PARADISO DEI BARBARI di Nichola Ray Usa 1958 durata 93 minuti SERATA IN COLLABORAZIONE CON IL CSA LA TORRE E L’ASSOCIAZIONE INSIEME PER L’ANIENE – ONLUS con la partecipazione di “Terra/terra” e “Tutti per terra” dalle 10 al tramonto MERCATORRE: mercatino del biologico autocertificato ore 12 “Mangiamo tutti insieme”, con menu bimbi, ore 13 - 15.30 trucca bimbi 11 ANIENE FILM FESTIVAL – Il cinema della Terra seconda edizione, agosto / settembre 2010 I FILM, I REGISTI (in ordine cronologico di proiezione) MARIA E I GIORNI regia e sceneggiatura Cecilia Mangini; fotografia Giuseppe De Mitri; aiutio operatore e organizzazione generale Giosuè Bilardi; montaggio Renato May; musiche Egisto Macchi; Italia, 1960, durata 10’ A Maria, una regina nel regno ormai scomparso della millenaria civiltà contadina, è dedicato questo documentario, testimonianza dell’affetto per lei da parte della regista. Nella breve unità di tempo di una notte – dal crepuscolo all’alba - Maria viene tratteggiata nel suo carattere forte ed impetuoso, nell’incontro teso con le nuore, nel rapporto ludico con i figli dei figli, nella notte trascorsa alla ricerca dei ricordi e nella preghiera che è un dialogo a tu per tu con la Madonna. E’ appena l’alba: nella stalla Maria recita un esorcismo magico a protezione degli animali, ma più forte è il rito vitalistico che compie nel mettere una pianta a dimora in piena terra. CECILIA MANGINI Nata a Mola di Bari, regista, fotografa, critica cinematografica. Ha realizzato numerosi documentari sulle realtà popolari e periferiche, contadine, industriali, unendo la passione per il cinema all’impegno civile. Dopo un intenso apprendistato artistico, tra circoli del cinema e la collaborazione alle riviste “Cinema Nuovo” di Guido Aristarco e “l’Eco del Cinema” di Umberto Barbaro, passa direttamente alla regia. Già con i suoi primi lavori (IGNOTI ALLA CITTA’, FIRENZE DI PRATOLINI, STENDALI, LA CANTA DELLE MARANE, tra il 1958 e il 1962) si va alla scoperta e ad una narrazione non convenzionale della realtà italiana, quella vera, misera e sottoproletaria. La capacità di analisi dei mutamenti della società italiana, l’interesse per la persona umana - dal diseredato al grande protagonista della Storia -, una costante passione civile sono i tratti distintivi del suo cinema e del suo impegno. La mostra fotografica “Arti, volti e mestieri della Bassa Padana” tende a ripercorrere le usanze e le condizioni di vita dell’ambiente contadino dall’immediato Dopoguerra agli anni Settanta, fino ad oggi: un’indagine storica sui protagonisti del mondo rurale italiano e sulle loro battaglie per l’emancipazione. Scenari antichi che parlano al moderno, attraverso volti, gesti, sguardi e oggetti quotidiani. Ritratti dell’uomo che è casa, lavoro, paese, società. L’esposizione riassume una storia costruita negli anni dal 1957-1958 al 1968-1970: anni in cui l’impiegato comunale Giuseppe Morandi decise di utilizzare una Rollei 6x6 per immortalare squarci di mondo. La Genia, i vecchi braccianti, Pierino Azzali alla fiera di Recorfano, il Micio, la pumatera Laura Poli…ecco le facce, gli occhi, le mani, che, scatto dopo scatto, costituiscono il racconto di Giuseppe Morandi. Un racconto che il regista Bernardo Bertolucci ha scelto di utilizzare per la pellicola “Novecento”, interpretata da Robert De Niro nel 1976. 12 IL COLORE DELLA BASSA di Giuseppe Morandi, idea e soggetto G. Morandi e Gianfranco Azzali; con Gianfranco Azzali, Mehta Jagjit Rai, Devi Puspha, Mehta Simona, Mehta Hani; fotografia G. Moranti; suono in presa diretta Sergio Lodi, Gianfranco Azzali; montaggio Andrea Chiantelli; produttore esecutivo Giampaolo Smiraglia per Arsenali Medicei; Italia, 2008, durata 30 minuti. Raccontare con parole e con immagini la nuova realtà del lavoro nella pianura padana. Mostrare come nel mondo più immutabile che immaginiamo, quello della produzione agricola si siano negli ultimi anni consumate non una, ma mille rivoluzioni. Una rivoluzione tecnologica innanzitutto, con le grandi cascine che schiumavano gente, ribollivano di canti, danze e si animavano di tante braccia al lavoro, e che oggi sono immerse in un unico silenzio assordante, poi una rivoluzione di censo, con i figli che rigettano il lavoro dei padri, ritenuto troppo duro, faticoso o umile e preferiscono macinar chilometri in auto per chiudersi alla fine del viaggio in qualche casermone di cemento grigio, infine una rivoluzione sociale, con i nuovi migranti, che arrivano alla terra padana. GIUSEPPE MORANDI. Nato nel 1937 da famiglia operaia e contadina a Piadena (paese dove tuttora vive), inizia a fotografare e girare filmati nel 1956, incoraggiato tra gli altri da Cesare Zavattini. Il suo lavoro di fotografo, all'internodella Lega di Cultura di Piadena (fondata insieme aGianfranco Azzali), viene conosciuto attraverso mostre e volumi presentati in Italia e in Europa. Il suo lavoro di cineasta, praticamente sconosciuto, è stato presentato per la prima volta al Festival di Locarno nel 1999 in edizioneintegrale. Il suo modo di girare, "ad altezza d'uomo e di lavoro", è una vera rivelazione: Morandi è un istintivo che sa “mettere in scena il caso" e "montare in macchina", testimone del mutamento delle nostre campagne dal dopoguerra ad oggi. Il salvataggio dei suoi film, girati originariamente in 8 mm, è stato curato dalla Cineteca di Bologna. I PASTORI DI JENNE di Giuseppe Bonifazio Italia 2001 durata 19 minuti La vita quotidiana di alcuni pastori ancora operanti nell’area della Valle dell’Aniene: il duro lavoro, fatto di una pratica quasi ritualizzata; i gesti, i silenzi, la consapevolezza di una attività che scomparendo sembra non lasciare più nessuna traccia. GIUSEPPE BONIFAZIO opera da oltre trenta anni nell’ambito della ricerca etnografica, con particolare riferimento all’antropologia religiosa e alla feste popolari del centro-sud Italia. La documentazione è costituita da un corposo patrimonio fotografico e filmico, nei supporti Super8 (interamente digitalizzato), Hi8 e miniDV. Proprie opere si conservano nel Museo delle Arti e Tradizioni popolari di Roma, nel Museo delle Genti ‘Abruzzo di Pescara, nel Centro Studi sulla popolazione a San Brancato di Santarcangelo (Pz), nel Museo della Civiltà Contadina della Valle dell’Aniene di Roviano e nel Museo delle Culture di Riofreddo. LAVORATORI regia, soggetto, sceneggiatura, fotografia, montaggio, suono, produzione Tommaso Cotronei; Italia, 2005, durata 48 minuti C’era una volta un piccolo paese del sud dove viveva una famiglia di pastori. Questa famiglia aveva due bambini, uno biondo e uno bruno, che tutto il giorno lavoravano per aiutare la mamma e il papà. La mattina si alzavano presto, portavano il fieno nelle stalle e andavano a pascolare le 13 pecore mentre il papà si occupava di vendere i prodotti in città. C’era una volta ma c’è ancora. Inquietante e per certi versi difficile da digerire, Lavoratori costringe lo spettatore di fronte ad un bivio morale: giudicare con severità chi costringe i propri figli a lavorare o comprendere che, ancora oggi, ci sono dei mondi, a noi nascosti e sconosciuti, in cui vigono leggi diverse. Tutto questo Tommaso Cotronei ce lo racconta senza falsi buonismi o inutili romanticismi bucolici. Ce lo narra senza una parola, con la sola cruda forza delle immagini a fare da testimone ad una verità difficile da mandare giù, raccontando un’Italia che non tutti conoscono e che i più sono disposti a fingere di non conoscere. Il regista affronta un argomento difficile e per certi versi impossibile da raccontare, senza scadere nel patetico, senza diventare retorico ma trovando una via, tra le molte possibili, che porta a comprendere e a non giudicare. GENTE DI TERRA MADRE di Paolo Casalis e Stefano Scarafia Emozionante viaggio all’interno del meeting di Terra Madre 2008, organizzato a Torino da Slow Food: 8.000 contadini, cuochi, pescatori, accademici, allevatori e produttori di tutto il mondo si incontrano per discutere di cibo, ambiente, biodiversità e sviluppo locale, in un caleidoscopio di lingue, colori e musica. GENTE DI TERRA MADRE dà voce agli invitati di questa convention unica nel suo genere, in cui, attraverso testimonianze ed incontri, emerge la volontà di una maggiore consapevolezza nel rapporto uomo-terra, aldilà delle logiche di profitto e sfruttamento che hanno fatto precipitare il nostro pianeta sull’orlo della catastrofe ecologica e aver generato lo spaventoso divario economico tra paesi sviluppati e terzo mondo. (dal Catalogo di CinemaAmbiente 2009) LA TERAPIA SACRALE DELL’ERNIA “Documentazione su un cerimoniale di magia arborea, il solo attualmente accertato nel Lazio e inedito, che è rimasto vivo per secoli nellepiaghe nascoste dell’alta valle dell’Aniene. A metà strada tra Subiaco e Jenne, si incontra in un boscoso pendio la piccola cappella di San Giovanni Battista, più nota nella zona con il nome di San Giovanni dell’Acqua, uno dei dodici cenobi fondati da San Benedetto, al quale la tradizione attribuisce il miracolo di aver fatto sgorgare la vicina sorgente per le esigenze della comunità monastica. Qui, il pomeriggio di ogni 23 giugno, vigilia della festa di S. Giovanni, si recano diversi fedeli provenienti da Subiaco, da Arcinazzo Romano e, in misura minore, da Jenne, per far visita al Santo e per partecipare alla processione notturna che termina con la Santa Messa. Il luogo e la ricorrenza religiosa non desterebbero tutta la nostra attenzione, se fino a pochi decenni or sono non si fosse praticato proprio in questo giorno il rituale della “passata” dei bambini erniosi, uno dei più antichi e diffusi nell’area mediterranea ed europea, con diverse varianti e modalità, ma con un unico denominatore comune e un unico fine. I bambini affetti da ernia infantile, identificata nel prolasso dello scroto o in alcune foreme di ernia inguinale connesse comunque con l’area genitale, venivano portati in questo luogo, e per guarire venivano “passati” attraverso una fenditura ricavata da un albero di quercia.” Giuseppe Bonifazio. 14 RUPI DEL VINO di Ermanno Olmi; fotografia Massimiliano Pantucci; montaggio Federica Ravera; produzione Ipotesi Cinema Italia 2009 durata 54 minuti Su iniziativa della Banca Popolare di Sondrio, da un’idea di Marco Vitale, realizzato con il concorso di: Fondazione ProValtellina, Fondazione dott. Piero Fojanini di Studi Superiori, Biblioteca “Luigi Cedraro”- Sondrio, Consorzio Tutela Vini di Valtellina, Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, Consorzio dei Comuni del Bacino Imbrifero Montano dell’Adda, Unione del Commercio,del Turismo e dei Servizi della Provinca di Sondrio, Coldiretti Sondrio COPIA GENTILMENTE CONCESSA DALLA FONDAZIONE PROVINEA ONLUS “VITA ALLA VITE DI VALTELLINA” “Valtellina, vigne e vini. Chi fra noi, cittadini comuni, ha ancora un rapporto diretto e partecipe col mondo del vino? Credo, oramai, solamente quei pochi che il vino lo coltivano, ne curano i frutti e lo producono. Per il cittadino comune, ossia il cittadino metropolitano, l’approccio al vino è con gli scaffali espositivi: la bottiglia da rigirare tra le mani, anche se dall’etichetta non si capisce molto. Qualcuno, con ingenua curiosità, espone il vetro in controluce per vedere trasparenza e colore del contenuto. Chissà. In passato, invece, non era così. Il momento del vino, nella mia infanzia contadina, era vissuto con partecipazione diretta al rito che ogni anno puntualmente si ripeteva e perpetuava a cominciare, appena fuori dall’inverno, dalla preparazione della vigna con la cura dei tralci e della zolla. E poi in primavera, quando le mani del vignaiolo frugavano con dolcezza nel fitto del fogliame dove spuntavano i primi grappoli ancora minuti come neonati. Prossimi all’autunno, ogni giorno si scrutava il cielo e si invocava l’aiuto divino perché la burrasca e la temutissima grandine non rovinasse il raccolto. E finalmente la vendemmia. Mani addestrate e agili coglievano grappoli ricchi di umori della terra e vigore del sole, dai chicchi turgidi di succo e di luce. E mentre si colmavano cesti in contentezza, dai filari delle vigne salivano canti di festa quasi si compisse il rito di ringraziamento per un premio meritato. La pigiatura era festa per tutti: augurio di abbondanza e rassicurazione di sopravvivenza. Il vino è l’immancabile offerta all’ospite, un invito alla compagnia, alla pacifica convivenza. Il vino è alimento e insieme sostanza di sacralità.” Ermanno Olmi I PAISAN di Giuseppe Morandi “Iniziava il boom della Lambretta e della Seicento. Iniziava la grande cacciata, l'emigrazione dalla campagna. E la civiltà contadina, che era durata duemila anni, stava ormai finendo. Volevo filmare i riti ancora in atto di quella civiltà. Se io hofotografato e filmato la mia gente è perché l'ho amata e ho condiviso la sua storia e la lotta per la sua emancipazione. Meglio, ho voluto dare loro un volto e raccontare la loro vita dall'interno, perché io ero e sono uno di loro. Ho voluto fissare la loro sapienza e il loro orgoglio” Giuseppe Morandi 15 IL PIANTO DELLE ZITELLE di Gianvittorio Baldi, Italia, 1958 durata 10 minuti Baldi si misura anche lui con Vallepietra, a venti anni dal documentario di Pozzi Bellini; ne scaturisce una delle sue prove più significative, con un uso personalissimo del sonoro, che si situa tra i grandi titoli del documentarismo italiano. GIAN VITTORIO BALDI Nato a Bologna nel 1930, dopo essere stato stagista alla televisione francese in qualità di cameraman e montatore, nel 1954 inizia a lavorare alla RAI, dove vi rimane fino al 1958. In questo periodo realizza Cinquant’anni - Storia d'Italia dal 1898 al 1948. Nel '58 inizia a girare documentari e cortometraggi e comincia a promuovere iniziative a favore del documentario (nel 1960 fonda l'Istituto Italiano del Documentario). Tra le sue opere del periodo si possono ricordare La notte di San Giovanni, Il pianto delle zitelle (Leone d'oro quale miglior cortometraggio a Venezia 1959) Via dei Cessati Spiriti, La casa delle vedove (Leone d'oro per il cortometraggio a Venezia 1960 e Nastro d'argento per il miglior cortometraggio italiano nel 1961 e nomination all'Oscar), Luciano - via dei Cappellari, Ritratto di Pina, Il bar di Gigi. Nel 1961 dirige La prova d'amore, episodio del film collettivo Le italiane e l'amore, voluto e organizzato da Cesare Zavattini, mentre l'anno dopo esordisce nel lungometraggio con Luciano segnalandosi come uno dei registi più personali del cinema italiano. Sempre nel 1962 fonda la IDI Cinematografica, una società di produzione che nel corso di circa tredici anni realizzerà importanti pellicole di Mingozzi, Jean Marie Straub e Daniel Huillet, Nelo Risi, Dacia Maraini, Pier Paolo Pasolini, Mircea Muresan, Bresson L’UOMO CHE VERRA’ di Giorgio Diritti; soggetto e sceneggiatura G. Diritti, Giovanni Galavotti, Tania Pedroni; fotografia Roberto Cimatti; montaggio G. Diritti, Paolo Marzoni; costumi Lia Francesca; musica Marco Biscarini, Daniele Furlati. Con Maya Sansa, Alba Rohrwacher, Eleonora Mazzoni, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari; produzione Arancia Film e Rai Cinema. Italia, 2009, durata 117 minuti, copia 35 millimetri concessa dalla Emme Cinematografica Alle pendici di Monte Sole, sui colli appenninici vicini a Bologna, la comunità agraria locale vede i propri territori occupati dalle truppe naziste e molti giovani decidono di organizzarsi in una brigata partigiana. Per una delle più giovani abitanti del luogo, la piccola Martina, tutte quelle continue fughe dai bombardamenti e quegli scontri a fuoco sulle vallate hanno poca importanza. Da quando ha visto morire il fratello neonato fra le sue braccia, Martina ha smesso di parlare e vive unicamente nell'attesa che arrivi un nuovo fratellino. Il concepimento avviene in una mattina di dicembre del 1943, esattamente nove mesi prima che le SS diano inizio al rastrellamento di tutti gli abitanti della zona. “Succede ancora. Ogni tanto un regista allergico alle convenzioni soffia via la polvere da pagine che credevamo di sapere a memoria. Quanti film abbiamo visto sugli orrori nazisti? Quante stragi, quanti rastrellamenti, quanti nazisti urlanti in armi? L’uomo che verrà di Giorgio Diritti è il 16 contrario di tutto questo. Non la ricostruzione di una pagina di Storia, con tutte le maiuscole e il kitsch del caso, ma il prodursi di un evento che sembra accadere sotto i nostri occhi per la prima volta. E’ ciò che il cinema cerca di fare quasi sempre, non riuscendoci quasi mai. Eppure non c’è trucco. Basta spogliarsi di tutto ciò che sappiamo – oggi - su quell’evento. Per viverlo con gli occhi di chi lo visse, allora, come un fatto enorme e incomprensibile perchè del tutto estraneo al proprio sapere e alla propria scala di valori. Facile a dirsi, meno a farsi. Diritti, regista già de Il vento fa il suo giro, ci riesce sposando dall’inizio alla fine lo sguardo dei contadini di Monte Sole, secondo logiche e ritmi che non appartengono alla Storia e alle sue guerre ma alla cultura contadina, al rapporto con la natura, a quella concezione arcaica e sacrale della vita, già cara, con accenti diversi, ad Olmi e Pasolini.” Fabio Ferzetti, il Messaggero, 20 gennaio 2010 Giorgio Diritti Regista, sceneggiatore e montatore é nato a Bologna il 21 dicembre 1959. Si forma lavorando al fianco di vari autori italiani (Lizzani, Wetmuller, Vancini), ed in particolare Pupi Avati, con cui collabora in vari film. Realizza vari casting per film in Emilia Romagna, tra cui “La Voce della Luna”(1990) di Federico Fellini. Partecipa all’attività di Ipotesi Cinema, Istituto per la formazione di giovani autori, fondato e diretto da Ermanno Olmi. Come autore e regista dirige documentari, cortometraggi e programmi televisivi. Il suo film d’esordio, Il Vento fa il suo Giro (2005), partecipa ad oltre 60 festival nazionali ed internazionali, vincendo oltre 36 premi.Il film inoltre diventa un “caso nazionale”, restando in programmazione al Cinema Mexico di Milano per più di un anno e mezzo. Nel 2010 il riconoscimento del David di Donatello al suo film L’uomo che verrà lo pone tra gli autori italiani da seguire nei prossimi anni. CARLO VERDONE E GARIBALDI ovvero come il comico romano racconta la Spedizione dei Mille in una della sue gag più famose, tratta dal programma tv di culto Telepatria International. La storia rivissuta per noi (e per un Renzo Arbore nel ruolo dell’intervistatore “nascosto”) da “l’ultimo dei garibaldini” è un poco diversa dall’iconografia corrente, ma sempre ricca di umanità ed ironia. IL PICCOLO GARIBALDINO Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento la letteratura popolare dedicata all’Eroe dei due mondi è sterminata e i giovani sono spesso gli interlocutori prediletti. Sulla scia di una collaudata letteratura per l’infanzia, ispirata agli scritti di De Amicis che già proponevano episodi risorgimentali, si aggiungono alla tradizione memorialistica garibaldina opuscoli e volumetti dedicati ai ragazzi, che documentano le imprese dell’Eroe in forma romanzata. Tra questi, Il piccolo garibaldino, scritto dal capitano Giuliano Masè, in cui vengono narrate le avventure di un giovane patriota che scappa di casa per raggiungere il padre volontario nella spedizione dei Mille. La pellicola, annunciata negli spazi promozionale della stampa specializzata fin dagli inizi del dicembre 1909 come “emozionantissima”, è disponibile per gli esercenti italiani dal 31 di quello stesso mese. IL film, venduto a un prezzo di lire 32.50 (+ 50 lire per il viraggio), e ancora presente nel catalogo Cines del 1911. da Giovanni Lasi , in Da La presa di Roma a Il piccolo garibaldino. Gangemi editore 17 IL RUSCELLO DI RIPASOTTILE di Roberto Rossellini; soggetto R. Rossellini; sceneggiatura Elisabetta Riganti; fotografia Rodolfo Lombardi; montaggio R. Rossellini; musica C. Filippini; produzione Excelsior—SACI Italia 1941 durata 8 minuti (frammento) Copia fornita dalla Cineteca di Bologna Restaurato presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata da Cineteca di Bologna e Fondazione Roberto Rossellini per l’Audiovisivo. Dai numerosi frammenti ritrovati da Domenico Murdaca presso il cinema Cilea di Palmi (Reggio Calabria) è stata ricostruita la continuità narrativa, sulla base delle sinossi d’epoca; la pellicola è stata scansionata alla risoluzione di 2K e le immagini e il suono, che erano fortemente danneggiati, sono stati restaurati digitalmente. “IL RUSCELLO DI RIPASOTTILE è stato girato in esterni in un ruscelletto vicino a Palidoro, località situata nel retroterra di Ladispoli e gli interni dell’Istituto Ittiogenico di Roma. Dall’artigianato di FANTASIA SOTTOMARINA passiamo direttamente a un documentario con grandi mezzi e girato nelle strutture del cinema che contavano. Con questi documentari Rossellini era già entrato nel cinema e, fatto strano in rapporto a quello che farà dopo, aveva iniziato la sua carriere con dei documentari difficilmente sfruttabili dalla retorica di allora e quindi al di fuori del giro ufficiale dove venivano affrontati i fatti, le cronache, le realizzazioni del regime fascista oppure valorizzato in maniera retorica il patrimonio artistico” Stefano Roncoroni, Il primo Rossellini VIVA L’ITALIA di Roberto Rossellini; soggetto Sergio Amidei, Carlo Alianello, Antonio Petrucci, Luigi Chiarini; sceneggiatura R. Rossellini, S. Amidei, Diego Fabbri, A. Petrucci, Antonello Trombadori; fotografia Luciano Trasatti; musica Renzo Rossellini; montaggio Roberto Cinquini; con Renzo Ricci, Paolo Stoppa, Franco Interlenghi, Giovanna Ralli, Tina Louise, Italia, 1960, durata 129 minuti Copia 35 millimetri gentilmente concessa dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale L’epopea della Spedizione dei Mille, con lo sbarco in Sicilia, gli scontri armati con l’esercito borbonico, le dispute politiche ed ideologiche; il tutto senza agiografia, ma con lo sforzo di restituire ai protagonisti (Garibaldi è seguito fino all’esilio a Caprera) la loro umanità, anche quotidiana, mai disgiunta dalle profonde motivazioni che li spinsero a costruire una nazione. Per Rossellini è il film che segna l’inizio del suo impegno per un “didatticismo assoluto”. IL PIANTO DELLE ZITELLE di Giacomo Pozzi Bellini, Italia 1939, durata 17 minuti. Per gentile concessione del Festival dei Popoli di Firenze ”...IL PIANTO DELLE ZITELLE di Giacomo Pozzi Bellini, un documentario pieno di personaggi anonimi giunti dal Lazio, dall’Abruzzo e dalla Campania a venerare l’icona di Vallepietra, dipinta sulle pareti di una grotta, nei Monti Simbruini. Si tratta di una rappresentazione della Passione di 18 Cristo cantata da giovani ragazze, all’alba della festa della Santissima Trinità: un rituale che per le sue costellazioni simboliche induce al paragone con culti misterici del mondo preromano, legati all’idea di una Grande Madre Terra. Per Emilio Cecchi, sceneggiatore del documentario e già autore, negli anni precedenti, di campagne fotografiche sul rito: “l’occhio più veritiero e spietato, che è quello della macchina cinematografica, ne ha qui rese innumerevoli immagini e tutte di rude bellezza, di cordiale austerità: immagini di una nobiltà ingenua e veneranda, d’una umanità compiuta e classicamente composta”. Il film, presentato e premiato alla VII Mostra di Venezia, non riceve il visto della Commissione di censura: a causa del forte impatto di alcune scene vengono richiesti numerosi tagli, rifiutati da Pozzi Bellini. E il documentario resta invisibile ai più, sepolto per anni nel dimenticatoio della storia” da: Storia del documentario italiano , di Marco Bertozzi, Marsilio. (Vedi anche il catalogo pubblicato da Artemide Editoriale, Roma 2006 e relativo alla mostra curata da Angelo Palma e Paola Elisabetta Simeoni, Fede e tradizione alla Santissima Trinità di Vallepietra 1881/2006. Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione) SOPRA LE NUVOLE “Sopra le nuvole vuole rievocare i tragici avvenimenti del 1944, presentandoli in una cornice di storie vere, visti con gli occhi della gente che li ha dovuti subire. Persone che vivevano una vita in montagna povera, ma dignitosa: il lavoro nei campi, il matrimonio, la nascita dei figli, le feste di paese….e poi, in un attimo di follia la fine. Il 18 marzo del 1944 vennero barbaramente uccisi, a Monchio, Costrignano, Susano e Savoniero (Palagano-MO), 131 civili, tra cui donne e bambini. Due giorni dopo, per mano della stessa compagnia tedesca dell'Hermann Goering, subirono la stessa sorte, a Cervarolo (Villa Minozzo-RE), 24 uomini, compreso il parroco. Oggi siamo testimoni di altre guerre, altre stragi, altre sofferenze in un mondo che non sembra avere imparato dal passato. La guerra è sempre uguale: non è quella dei potenti, dei capi di stato, dei generali, ma soprattutto, è quella della gente comune che deve subire inerme e indifesa.” Sabrina e Riccardo “Prima di Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema, un eccidio nazifascista si è consumato sull’Appennino tosco-emiliano, a Monchio e Cervara tra il 18 e il 20 marzo del 1944. Una strage quasi dimenticata che torna ora alla memoria con un film, Sopra le nuvole, girato da una coppia di cineasti non professionisti, originari di quella zona, Sabrina Guiglli e Riccardo Stefani. Lei lavora in una clinica pìsichiatrica, lui fa l’operaio nelle cave: ma la passione per il cinema li ha portati a seguire i corsi di Marco Bellocchio a Bobbio e seminari con Giovanni Veronesi e Giuseppe Tornatore. Proprio Veronesi ha suggerito di raccontare la storia della strage senza usare attori professionisti, ma con gli abitanti del luogo. E con una attenzione speciale al dialetto, alle tradizioni, ai modi di vita – dal canto del Maggio al ballo dei Gobbi, al matrimonio secondo l’usanza montanara. Materiali antropologici che occupano tutta la prima parte del la narrazione, nel susseguirsi dei lavori agricoli e delle festedi paese, degli amori e delle scene familiari, in una zona montuosa quasi intoccata dalla seconda guerra mondiale.” C. Paternò da Ladri di Cinema “Un film straordinario, una vera e propria poesia per immagini”. Mario Monicelli. “Quando un maestro del cinema di questo calibro spende parole così entusiaste per una piccola opera indipendente, qualcosa di buono cova sotto la cenere. Stiamo parlando di Sopra le nuvole, 19 piccolo grande film diretto dagli emiliani Sabrina Gugli e Riccardo Stefani (nati nel modenese e poco più che trentenni).” C. Paternò, Ladri di Cinema Colpisce, del film, l’estrema competenza tecnica e la forte passione narrativa. La fotografia digitale, unita a una grande cura per i dettagli delle immagini e per le ritualità campagnole rendono quasi insostenibili i momenti di “preparazione” dell’eccidio, in cui viene raccontata la quotidianità della vita delle vittime per creare un contatto tra spettatore e personaggi cosicché il dramma storico riesca a entrare sotto pelle. Gli attori non sono professionisti, ma gente del luogo che indossa abiti dei propri nonni, tanto è vero che lo spazio rappresentato sembra palpitare di autenticità nell’inquadratura. Per ulteriori informazioni visita il sito www.nellenuvole e il blog degli autori. L’AQUILA BELLA ME Un progetto di Pietro Pelliccione e Daniele Vicari, diretto da P. Pelliccione e Mauro Rubeo; fotografie Marco D'Antonio; montaggio Luca Gasparini e Alberto Masi; musiche original: Vega's; scritto da: Pietro Pelliccione e Daniele Vicari. Una produzione Vivo film, Minollo Film e Relief. Italia 2009, durata 80 mnuti Con il sostegno di ARCI, UCCA, Roma Lazio Film Commission, Abruzzo Film Commission in collaborazione con THE BLOG TV e WOOLRICH L’Italia intera, nelle ore e nei giorni successivi alla notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009, ha assistito commossa e incredula alla tragedia del terremoto de L’Aquila, che ha colpito 46 comuni, ucciso 308 persone, provocato decine di migliaia di sfollati, innescato difficili processi sociali economici e politici, cambiato per sempre la vita di una collettività. Per sempre. Al di là e ben oltre le ore di televisione che sono state dedicate e ancora verranno dedicate alle conseguenze di questo “lieve moto” della terra. Per sempre. Quello che prima non era nemmeno pensabile, oggi fa parte dell’esperienza e della memoria di ogni aquilano; quello che prima c’era, oggi non c’è più, è stato spazzato via nel giro di un minuto, o meglio nel tempo che è servito a rendersi conto della catastrofe. Non basta un giorno per ricostruire, ci vogliono anni; forse lo stesso tempo necessario per sentirsi a casa in una terra straniera. E in questo tempo possono accadere infiniti fatti, più o meno privati, più o meno eclatanti, che alla fine comporranno una raccolta di ricordi, un diario di come si è potuti arrivare dall’istante stesso del crollo a una nuova seppur diversa normalità. L’Aquila bella mé (titolo di una canzone popolare) nasce soprattutto dal desiderio di mostrare questo tempo, così distante da quello della cronaca e dell’attualità. Ma nasce anche dall’esigenza di raccontare una storia alternativa rispetto a quella della messa in scena ufficiale e spettacolare del lutto, della gestione dell’emergenza e dell’attuazione dei programmi governativi. Una storia narrata da un punto di vista totalmente interno alla città, che della città documenti senza filtri le emozioni, la rabbia, i pensieri, il lento mutare. A volte i due racconti, i due punti di vista, convergono e si integrano, a volte cozzano brutalmente. I giovani cineasti Pietro Pelliccione e Mauro Rubeo, originari de L’Aquila e di Avezzano, coadiuvati da altri che a l’Aquila sono nati e 20 cresciuti o che qui hanno studiato cinema (la responsabile di produzione Francesca Tracanna, gli operatori Flavio Paolilli Treonze e Michele Buo, il fotografo Marco D’Antonio, gli autori della colonna sonora originale, i Vega’s) già dal 7 aprile hanno iniziato a filmare questo loro diario della ricostruzione, che durerà almeno un anno. L’Aquila bella mé, si conclude settanta giorni dopo il sisma; le settimane e i mesi successivi, già in parte filmati, saranno raccontati nelle altre parti che compiranno, nel tempo, il progetto. LE QUATTRO VOLTE di Michelangelo Frammartino; soggetto e sceneggiatura M. Frammartino; suono Paolo Benvenuti, Simone Paolo Olivero;fotografia Andrea Locatelli; montaggio Benni Atria, Maurizio Grillo; montaggio del suono Daniel Iribarren in collaborazione con Benni Atria. Una produzione Gregorio Paonessa, Marta Donzelli, Vivo film. Italia 2010, durata 90 minuti. Una visione poetica sui cicli della vita e della natura, sulle tradizioni dimenticate di un luogo senza tempo. Un film di fantascienza senza effetti speciali, che accompagna lo spettatore in un mondo sconosciuto e magico, alla scoperta del segreto di quattro vite misteriosamente intrecciate l’una nell’altra. “Le quattro volte è un film in togliere: comincia tradizionalmente, fissandosi sull’uomo, e poi via via sposta il centro dell’attenzione su tutto ciò che gli sta intorno, e che normalmente è poco più che uno sfondo, fino a privare lo spettatore di ogni punto di riferimento. Ovviamente, in questa perdita progressiva del protagonista, si vorrebbe che fosse contenuta anche una scoperta, la scoperta di una pari dignità fra l’umano e gli altri regni. La Calabria, prima che una terra dal fascino arcaico, ancora sede di mestieri ancestrali come quello del carbonaio, che lavora con fumi, forme e materie risalenti alle origini del tempo, è il luogo in cui il sapere popolare, fortemente influenzato dalla scuola pitagorica, mi ha abituato a vedere oltre le cose, a immaginare di continuo la sopravvivenza di qualcosa che transita da un involucro a un altro. È in questa terra che ho imparato a ridimensionare il ruolo dell’uomo, o almeno a distogliere lo sguardo da lui: si può liberare il cinema dalla tirannia dell’umano, che è un privilegio ma anche una condanna alla solitudine? Le quattro volte cerca di incoraggiare questo percorso di liberazione dello sguardo, sollecitando lo spettatore a trovare il nesso nascosto che anima tutto quel che ci circonda. Anche per me questo nesso è stato qualcosa da riscoprire attraverso il cinema, strumento che credo abbia il potere di mettere in evidenza il legame che unisce le materie viventi. Quando vedo un film, ho sempre la sensazione che sulla pellicola si fissi qualcosa che va molto al di là del soggetto ripreso, come se l’immagine fosse una forma di accesso all’invisibile, l’unica che ho saputo sperimentare fino ad ora.” Michelangelo Frammartino, aprile 2010 UNE HISTOIRE D’EAU di Jean-Luc Godard e François Truffaut, soggetto, sceneggiatura, montaggio e speaker Jean-Luc Godard; fotografia Michel Latouche; Suono: Jacques Maumont. Con Jean-Claude Brialy, Caroline Dim. Prod. Pierre Braumbeger. Francia, 1958, durata 20 minuti. 21 Occasionale e improvvisata è ancora l’esperienza di Une histoire d’eau, terzo cortometraggio di Truffaut: ma più dei risultati, la responsabilità dei quali ricade in misura assai maggiore su Godard, co-autore del film, interessa qui mettere in luce l’idea di partenza, per quanto di tipico e di rivelatore essa mostra dell’atteggiamento di Truffaut verso il cinema, che progressivamente va delineandosi attraverso queste pagine. Si è appena agli inizi della primavera del ‘58 e una improvvisa inondazione colpisce la regione parigina: l’idea di Truffaut consiste nel pensare di servirsi dei luoghi inondati come di un’idea scenografica per improvvisare una storia a soggetto, con personaggi e magari un bell’inseguimento in stile hollywoodiano. Ciò che viene respinto, in questa incursione cinematografica nella realtà, è proprio ogni atteggiamento di tipo documentaristico, la restituzione «oggettiva» e fedele di una realtà bruta, quella stessa destinata ai cinegiornali d’attualità. “Per filmare due giovani e i loro sentimenti, Truffaut parte un sabato per le zone allagate, con l’auto avuta in prestito da Chabrol e 600 metri di pellicola che il produttore Braumberger gli ha fiduciosamente accordato. Ma il sopralluogo si rivela deludente; l’acqua si sta ritirando e la piccola compagnia si sente imbarazzata, scoprendosi fuori posto a fare i matti mentre tutti sono impegnati a riparare i guasti dll’inondazione. Comunque, i 600 metri vengono impressionati, in un modo o nell’altro; al ritorno, Truffaut comunica a Braumberger di avere sprecato la pellicola e di esser deciso a lasciar perdere. Ma Godard vede il materiale, gli piace e chiede di poterlo montare a suo piacimento, senza tener conto dell’ordine delle riprese. Il resto è noto: Godard scrive un commento, sceglie la musica, inventa gags, si diverte a citare gli autori che gli sono cari, mentre racconta la storia di due giovani che abbandonano la «banlieu» allagata per andare incontro a Parigi e all’amore. I titoli di coda del film sono letti anziché scritti ( la voce è dello stesso Godard) e dicono: «Sappiate che è un film di François Truffaut e Jean-Luc Godard. Michele Latouche ha firmato la fotografia. Roger Fleytoux dirige la produzione a nome di Pierre Braumberger, in omaggio a Mack Sennet, per i film della Pléiade. Ecco, signore e signori, è finito”. Alberto Barbera, François Truffaut, Il Castoro cinema L’ATALANTE di Jean Vigo; sceneggiature Jean Guinee; adattamento e dialoghi Albert Riera e J. Vigo; fotografia Jean-Paul Alphen, Louis Berger, Boris Kaufman; montaggio Louis Chavance; musica Maurice Jaubert; con Michel Simon, Dita Parlo, Jean Daste. Francia, 1934, durata 89 minuti La difficile vita di due novelli sposi a bordo de l’Atalante, chiatta sempre in movimento sul fiume, governata da un vecchio mezzo e da un ragazzo. Su questa trama semplice ed essenziale Vigo costruisce uno dei capolavori della storia del cinema. Con la sua poetica visionaria fa de L’Atalante il punto di incontro tra le esperienze avanguardistiche e il cinema sociale; in questo modo frantuma la tradizione realista del cinema francese, e privilegia un approccio totalmente poetico venato di surrealismo (la sequenza sott’acqua) dove in primo piano non è più la psicologia o il contesto sociale dei personaggi, ma alcuni istanti e particolari “che possono sorgere da non si sa dove e sparire come sono venuti, senza ragione nè logica che non sia quella della poesia e della forza dell’amore”. (Lourcelles). Vigo muore poco dopo la fine del film, maledetto ed invisibile per decenni. 22 LO SPECCHIO Un film di David Christensen, scritto da D. Christensen e Annalisa Schillaci, fotografia: Patrick McLaughlin; montaggio Annalisa Schillaci e Luca Gasparini; suono: Gianluca Costamagna, una produzione Vivo film e Agitprop Films (Canada) realizzata con il sostegno del Piemonte Doc Film Fund. Italia/Canada 2009, durata 83 minuti. In un remoto angolo del Piemonte, nella tranquilla valle Antrona dominata da erte montagne, sorge il piccolo borgo di Viganella. È un paese di vecchi. Gli under 40 si contano sulle dita di una mano, la maggior parte degli abitanti ha più di settant’anni; andando avanti così, nei prossimi 15 anni la popolazione potrebbe scendere da cento a meno di trenta elementi. Le case di pietra abbandonate alle spalle della piazza centrale sembrano voler lanciare un monito: il borgo sta morendo e presto sarà in rovine. Il sindaco di Viganella, Pierfranco Midali (Franco), lo sa. A quarant’anni suonati è appunto uno dei più giovani abitanti del paesino e non vuole affatto vederlo scomparire. Per questo prova a realizzare il suo folle sogno: far rinascere la comunità costruendo un enorme specchio sulla montagna dietro al villaggio, in modo che la piazza, il cuore di Viganella, riceva la sua luce riflessa. La storia ha tutti gli elementi della fiaba. Da novembre a febbraio, infatti, Viganella è sempre all’ombra. Le montagne a sud schermano il fioco sole invernale e per tre mesi nessun angolo del paese riceve un solo raggio di sole. È sempre stato così, sin da quando mille anni fa furono costruiti i primi insediamenti per via della presenza delle sorgenti d’acqua: gli abitanti di questo fazzoletto di terra hanno sempre saputo che i loro lunghi inverni sarebbero trascorsi all’ombra. Lo specchio è un film sul sogno di illuminare un posto sperduto e lontano da tutto, e su come quest’idea straordinaria penetri le vite delle persone che popolano il villaggio e la valle circostante. HISTOIRE D’EAU Diretto e scritto da Bernardo Bertolucci; fotografia Fabio Cianchetti; montaggio Jacopo Quadri; canzone Nino Ferrer; arredo Metka Kosak. Produzione Massimo Cortesi; Germania / Francia / UK 2002, durata 12 minuti. Presentato a Venezia nel 2002. “Bertolucci ama dilatare il tempo dello sguardo, connettere lo spazio dentro una visione che si muove e si scosta dal ritmo della narrazione, per concentrarsi in una cognizione del tempo, che trasferisce i fatti in memoria. Come nell'Histoire, nella storia del maestro e del suo giovane allievo Narada, che si perde nel tempo di una intera esistenza. Come negli antichi «cammina, cammina» il tempo del racconto si dilata, il viaggio di un minuto si fa biografia di una vita, il maestro si ferma sotto un albero e dice «Ho sete va a prendermi dell'acqua»; e il discepolo va. Incontra una ragazza, si guardano, si sposano, hanno bambini. Passano gli anni, i capelli si imbiancano, una epidemia uccide gli abitanti del villaggio, come pure la moglie e i figli di Narada, che disperato vaga per la campagna e incontra il suo antico maestro sotto l'albero. Questi, reclamando la sua acqua, lo rimprovera per averlo fato aspetare tuta la matna. Cosi l'andare a cercare l'acqua divide il falso movimento, il passare da luogo a luogo, la fuga nel tempo, il percorso mentale di un tragitto virtuale, che diviene ricordo o forse il destino concentrato in un lampo.” Edoardo Bruno, La Stampa, 2002 23 BOATMAN Regia e fotografia, produttore: Gianfranco Rosi; montaggio Jacopo Quadri; consulente per il suono John Gurrin; montaggio suono David Novack. Italia/USA, 1994, 55 min, 35 mm, b/n, v. o. hindi e inglese, sott. italiano Un documentario in bianco e nero ambientato a Benares. Il regista Rosi attraversa il Gange accompagnato dal barcaiolo Gopal Maji, parla ed osserva i bagnanti ed i pellegrini. Un film pacato che permette di vedere molte cose. “Ero partito alla ricerca dei pellegrinaggi e dei movimenti di folla. Mi ha affascinato la dipendenza degli uomini rispetto al fiume. Il film ha cominciato a prendere forma dopo il mio incontro con Gopal, il barcaiolo, nel corso della giornata passata come turista sulla sua barca. Ho voluto ricreare l’atmosfera di quel giorno, Gopal è diventato il protagonista ed il narratore del film. In tre anni sono tornato a Benares tre volte, ogni volta restandoci per 2 o 3 settimane. Dall’alba al tramonto, passavo le giornate con Gopal. Creando l’illusione di un mondo che sfila davanti ai nostri occhi, dall’interno della barca, il film si trasforma in un viaggio senza destinazione. Sullo schermo appaiono e spariscono diversi personaggi e Gopal resta l’unico punto di riferimento” Gianfranco Rosi RITRARSI regia, soggetto, sceneggiatura, fotografia, montaggio, suono, produzione di Tommaso Cotronei “Sono molteplici i livelli di lettura di un’opera (work in progress) come Ritrarsi. Il primo, il più dolente, paradossalmente il più segretamente esibito, è quello esistenziale che vede nel "ritrarsi" una condizione dell’animo, un desiderio, anzi una necessità di "uscire dal mondo", di "farsi da parte", di limitarsi ad osservare, ormai quasi definitivamente dall’esterno, il continuo muoversi inconsulto del mondo. Azione e dialogo perdono, da questa prospettiva ulteriore, ogni valore, divengono abitudini cui non si può rinunciare perchè sono parte integrante della condizione umana, ma cui non si può più neanche aderire. Da fuori, nel ritmo piano di un’angoscia quieta, quasi serena, come un fuoco che lentamente si spegne in cenere (ma brucia ancora a toccarlo), la Realtà si fa definitivamente "altra da noi", oggetto di uno sguardo che non è, nè può più essere davvero "giudicante". Non si tratta di una condizione data dall’età (anche se sono anziani i protagonisti di questo lavoro così sfuggente che le classiche distinzioni tra finzione e documentario perdono ogni significato), ma di una condizione dello spirito. La macchina da presa insegue e sorprende i propri personaggi (al tempo stesso "scoperti" dallo sguardo del documentarista e "scritti" da quello del poeta) nel loro isolarsi. Il secondo livello di lettura ci porta, invece, su una contestualizzazione "sociale" del discorso. Quelli messi in scena da Cotronei sono, in fin dei conti, degli umili. Non solo persone che si sono volontariamente messe da parte, ma anche persone che il mondo ha scientemente voluto mettere da parte. Per questi estromessi, che non sono mai contemplati con uno sguardo cattolico alla Olmi o con vuoto pietismo di stampo televisivo, un film come Ritrarsi sembra essere una sorta di riscatto. Non siamo neanche dalle parti di I mangiatori di patate di Van Gogh, dove ancora poteva sopravvivere, nel gesto pittorico, un certo lirismo genericamente poetico. Non sono "i poveri" 24 quelli di cui ci parla l’autore. Sono "queste" persone. Sicché il suo film potrebbe essere, al più, I mangiatori di patate riguardato attraverso la lente angosciata e tragica de I corvi. E i paesaggi assolati, i campi coltivati freschi di mietitura, le inquadrature spesso splendidamente composte, hanno davvero un che di pittorico anche se non c’è quasi mai la ricerca della bella immagine per la bella immagine. Il terzo livello, infine, è quello più strettamente politico. In questa prospettiva, il "ritrarsi" dei personaggi finisce, anche grazie ai continui riferimenti all’attualità politica veicolati dai telegiornali ed esemplificati nelle manifestazioni cui partecipa anche il protagonista, per riflettersi in una condizione generale di un meridione sempre più tenuto lontano dalle leve del potere, indipendentemente dal colore del governo in carica. I tre livelli sin qui analizzati (ma altri se ne potrebbero aggiungere perchè l’opera, che non ha ancora trovato una sua sistemazione definitiva, è davvero molto complessa) si integrano tra loro e si illuminano reciprocamente, ma è la dimensione esistenziale, la riflessione sull’essere a dominare e guidare gli altri due. Con questo film, Cotronei si impone come autore originale ed interessante. Il suo film, completamente autoprodotto e caratterizzato da un montaggio piano, lento, ma non estatico o banalmente lirico, sfugge davvero ad ogni possibilità di catalogazione e merita di essere visto.” Tommaso Cotronei QUANDO GLI ARGINI SI ROMPONO (Un requiem in quattro atti) di Spike Lee (prima e seconda parte). Fotografie Cliff Charles; montaggio Geeta Gandbhir, Nancy Novack e Sam Pollard; musica Terence Blanchard; prodotto da Sam Pollard e Spike Lee. Usa 2006, durata 120 minuti. A poche settimane dall’uragano Katrina, che ha messo in ginocchio la città di New Orleans e coinvolto tutti gli stati che si affacciano sul Golfo del Messico, il regista Spike Lee è gia sui luoghi, con le sue telecamere e le sue/nostre domande. Un lavoro di montaggio e di edizione poderosi, con il filo rosso di storie individuali/generali; il risultato è questo film, un viaggio appassionato alla ricerca delle responsabilità, antiche e recenti; parlano gli uomini e le donne di New Orleans, e la loro denuncia è insieme lucida, spietata, dolorosa, mai rassegnata: contro le inadempienze e le superficialità, il saccheggio della natura-prima causa del disastro- il razzismo risorgente, favorito da uno stato di emergenza che sembra essere sempre più la caratteristica del nostro vivere quotidiano.. GREEN PORNO Ideata, scritta e diretta da Isabella Rossellini, la serie GREEN PORNO nasce nel 2008 come esperimento sul sito web del Sundance Film Festival (www.sundancechannel.com). Una collana di cortometraggi a tematica ecologista destinata ad un pubblico il più ampio possibile: da qui l’idea di creare un format colorato, divertente, ma dal contenuto accurato. In particolare, in vari episodi ( 8 nella prima serie e 6 nella seconda) Isabella interpreta differenti specie animali, insetti, invertebrati o pesci, mostrandoli nel momento della riproduzione. I costumi sgargianti, le scenografie originali, il tono leggero ed ironico, ma scientificamente impeccabile, fanno di Green Porno una serie capace di conquistare più di quattro milioni di spettatori, approdando in pochissimo tempo ad una seconda serie. 25 DALLE MANI di Titta Cosetta Raccagni; riprese T. C. Raccagni; montaggio: T. C. Raccagni, Logovideo; origine: Italia; produzione Babacika Associazione Culturale, con il contributo di Provincia di Milano, Filmmaker. Italia 2009, durata: 38' Le mani delle persone sono il riflesso della società. Da sempre le mani vengono osservate per riconoscere il mestiere di una persona e dunque la sua appartenenza sociale. E le mani sono il filo conduttore che accosta i diversi mestieri degli abitanti della Cambogia, dalla fattura del prodotto alla sua vendita. Dal periodo dei Khmer rossi a oggi, dal genocidio a una corsa veloce e terribile nel mondo del neoliberismo, la Cambogia è oggi un paese messo in vendita. I segni di tutto questo sono sulla pelle e sulle mani di queste persone. ANANAS di Amos Gitai Il film più rivoluzionario di Amos Gitai, scopre che la globalizzazione è”pericolo di morte” per il mondo e che le multinazionali, per massimizzare i profitti, usano tecnoscienza, mafia, colpi di stato. traffici planetari di clendestini, guerre “sante”... Ma esiste una alternativa? Saltiamo sulla bici di Woody Harrelson e Ron Mann, il guru della controcultura, e, con la bandiera a stelle e strisce capovolta, attraversiamo le fattorie organiche che combattono “dal basso” le guerre di rapina con l’agricoltura biodinamica, l’energia solare e alternativa, i carburanti non inquinanti e uno stile di vita “vegan”, ecosostenibile e anticonsumista. IL FIUME (THE RIVER) di Jean Renoir; sceneggiatura J. Renoir e Rumer Godden; fotografia Claude Renoir; montaggio George Gale; musica Partha Sarathy; con Nora Swinburne, Esmond Knight, Arthur Shields, Suprova Mukerjee. Francia 1951, durata 99 minuti. Sulla riva del Gange, nell’India coloniale, assistiamo alle feste, ai primi turbamenti amorosi e ai primo veri dolori di un adolescente inglese e delle sue due amiche.Tratto dal romanzo omonimo di Rumer Godden (co-sceneggiatore del film con Renoir) è la storia di una iniziazione alla vita in un contesto dove natura e spiritualità vanno ancor d’accordo; chiusa la parentesi americana e prima di fare ritorno in Europa, Renoir visita l’India con occhi occidentali e fa il punto sul suo lavoro, aprendosi a nuovi orizzonti narrativi, estetici e filosofici. Il racconto rievoca davvero l’immagine del fiume con un corso principale e innumerevoli affluenti, e il regista “spazia dall’intimità frammentata dell’individuo all’immenso equilibrio dell’universo, dove ogni parte trova la sua collocazione nel tutto” (Lorcelles) CON I MIEI OCCHI regia, soggetto e sceneggiatura Giorgio Diritti; fotografia Michele Zampierin; musiche Lucia Lazzaruolo; montaggio Simona Bachini Italia 200, durata 52 minuti. 26 Un viaggio dalla foresta dell’area indigena dei Satarè-Mawè, lungo il fiume Andirà e il Rio delle Amazzoni fino a giungere a Manaus, la capitale dello stato Amazonas, in Brasile. Il protagonista del viaggio è lo sguardo di un giovane ragazzo indio, partito alla ricerca del fratello, fuggito da una scuola agricola di padri missionari cattolici. THE COVE (L’INSENATURA) di Louie Psihoyos; fotografia Brook Aitken; montaggio Geoffrey Richman; musica J. Ralph; con Brook Aitken, Joe Chisholm, Mandy-Rae Cruikshank,Dan Goodman. Usa 2009, durata 92 minuti. Versione originale con sottotitoli italiani. Premio Oscar 2010 come miglior film documentario. Per gentile concessione di Feltrinelli Real Cinema Ric O’Barry, il protagonista di The Cove, è stato l’addestratore di delfini della popolare serie TV Flipper. Dal giorno in cui Kathy, femmina di delfino, si è lanciata fuori dalla vasca per suicidarsi, O’Barry ha iniziato a impegnarsi per il boicottaggio dei parchi acquatici. Oggi le energie di Ric O’Barry sono concentrate su The Cove, placida laguna giapponese dove ogni anno per sei mesi si danno appuntamento i cacciatori di cetacei, pescatori e acquirenti occidentali pronti a sborsare anche 150 mila dollari per aggiudicarsi un delfino da portare nelle loro megapiscine. I giapponesi catturano illegalmente 23 mila delfini l’anno. Ma quasi la metà dei delfini che vivono in cattività muore nel giro di due anni. The Cove è un film sospeso fra il giornalismo investigativo e l’eco-avventura. Oltre all’attenzione ricevuta dai media, il primo importante risultato ottenuto dal documentario è stato di far bloccare il programma che prevedeva l’introduzione del delfino nel menù delle mense scolastiche. LOUIE PSIHOYOS Nato nel 1957 in una famiglia greca immigrata nello Iowa, è uno dei migliori fotografi naturalistici del mondo. Appassionato subacqueo e fotografo marino, si sente in dovere di mostrare al mondo il degrado in cui versa l’elemento che ricopre il 70 per cento del nostro pianeta, l’acqua. Assieme a Jim Clark, nel 2005 ha fondato la Società per la Conservazione dell’Oceano, un’organizzazione senza scopo di lucro per salvaguardare gli oceani dalla distruzione e ammirarne la bellezza. IL PARADISO DEI BARBARI (WIND ACROSS THE EVERGLADES) di Nicholas Ray; fotografia Josph C. Brun; montaggio Georges Klotz, Joseph Zigman; musica Paul Satwell, Bert Shefter: con Burl Ives, Christopher Plummer, Chana Eden, Peter Falk Usa 1958 durata 93 minuti. Nella Florida incontaminata di fine Ottocento un ecologo conduce una battaglia all’ultimo sangue contro i bracconieri che stanno sterminando gli “uccelli del paradiso”, ricercatissimi per le loro piume. Il più maledetto dei film maledetti di Ray, allontanato dal set per incomprensioni con la produzione e in seguito all’accusa di abuso di alcol e droghe. Ciononostante il film mantiene intatto il suo carattere di“omaggio alla bellezza di un mondo che va difeso per la sua fragilità “ (Lourcelles) e conserva l’originalissima atmosfera morbosa in cui si muovono i personaggi, avvolti da una natura sensuale che sollecita in loro comportamenti selvaggi e violenti 27 LA VALLE DELL’ANIENE I luoghi dell’evento e i principali siti d’interesse culturale Arsoli Il paese della birra sovrastato dal Castello Massimo Arsoli è un paesino in provincia di Roma posizionato sul confine con la vicina regione Abruzzo e collocato tra i Monti Simbruini, a ridosso del Parco dei Monti Lucretili e del Parco Nazionale d’Abruzzo. Proprio grazie alla sua posizione geografica particolarmente favorevole, esso può essere considerato una meta ambita per coloro che vogliono immergersi in percorsi naturalistici capaci di regalare splendide emozioni. Uno tra i più suggestivi è sicuramente il percorso denominato “Il pozzo del Diavolo” che, con il suo ambiente incontaminato e la sua ricchezza di flora e fauna, vi rapirà e vi lascerà senza fiato. A livello storico, la nascita di questo borgo viene fatta risalire intorno al 997, mentre precedentemente esso era stato sede di numerosi insediamenti. Primo tra tutti fu quelli degli Equi i quali però, verso il III secolo a.C., vennero sottomessi dall’Impero Romano che conquistò il paese facendone la sede ufficiale del prelevamento dell’acqua, utilizzata per alimentare gli acquedotti romani. Nel periodo delle invasioni barbariche, il paese si spopolò e ricominciò realmente a riprendere vita soltanto nel periodo del Feudalesimo, grazie alle famiglie degli Orsini, dei Colonna e dei Zambeccari. La vera svolta però ci fu quando, nel 1574, il borgo passò nelle mani della famiglia dei Massimo che, oltre a migliorare le condizioni di vita degli abitanti, cercò di rivalutare culturalmente il paese. Grazie all’operato di questa famosa famiglia romana, ancora oggi, Arsoli presenta numerose architetture che assolutamente non possono passare inosservate all’occhio attento di un visitatore. 28 Primo tra tutti va ricordato il Castello Massimo che sovrasta l’intero borgo arsolano e che, con i suoi giardini all’italiana, i suoi archi, le sue mura e i suoi affreschi, riporta la mente dell’osservatore ad atmosfere di altri tempi. Naturalmente oltre a questo splendido castello, non possono essere dimenticate neanche le chiese, tra le quali spiccano la Chiesa di SS. Salvatore, la Chiesa di San Rocco e la Chiesa di San Lorenzo che, grazie alle loro architetture e ai loro affreschi ben conservati, arricchiscono culturalmente il borgo cittadino. Per quanto riguarda il centro del paese, esso si estende ai piedi del castello e ancora oggi mantiene intatto il suo aspetto medievale. Ciò grazie alle stradine in sampietrini, ai vicoli ben curati a alle sue tipiche scalinate con ciottolato in pietra bianca, rappresentando un luogo dove si possono passare piacevoli ore passeggiando in tranquillità. Per quanto riguarda le già citate scalinate, caratteristica è quella che permette di accedere al castello. Con i suoi numerosi e ampi gradini, è spesso un luogo di ritrovo per i giovani che, durante l’estate, riempiono il borgo grazie anche alle numerose feste organizzate dagli abitanti del posto. Tra queste, oltre alle numerose manifestazioni religiose, va ricordata la “Festa della Birra” che ha reso famoso il paese soprattutto agli abitanti delle zone limitrofe. Questa festa, organizzata verso la fine del mese di luglio, accoglie migliaia di visitatori che, attratti dal buon nettare dorato, si riversano sui vicoli del piccolo borgo e sulla già citata scalinata, pronti a trascorrere delle serate in compagnia, all’insegna del divertimento e della buona musica. E, in onore di questa manifestazione che tanto attrae il popolo giovanile, non può non essere citata la frase incisa sulla pietra di una fontana di campagna che dice: “Il tempo ci fucila ogni giorno, l’acqua ogni giorno ci rinnova” che, magari, con qualche “modifica” può ben rappresentare lo spirito goliardico e ludico con il quale viene organizzata e vissuta questa splendida festa di paese. (dal sito rete.comuni-italiani.it, testo di Eleonora Giuliani, foto di Riccardo Proietti) COME ARRIVARE: in automobile Autostrada A24 Roma-L’Aquila con uscita a Vicovaro-Mandela, si prosegue sulla S.S. n. 5 Tiburtina fino al km. 60. In autobus: autolinee CO.TRA.L con partenza da Stazione Metro Roma Ponte Mammolo, linee Roma-Subiaco o dirette per Arsoli verso Carsoli e Sabina. In treno: linea Roma - Avezzano-Sulmona con partenze dalla Stazione FS Roma Tiburtina fino alla Stazione FS di Arsoli 29 Subiaco Subiaco è un comune di 9.431 abitanti della provincia di Roma, a 408 m d'alt. nell'alta valle dell'Aniene, alla destra del fiume. Il pittoresco borgo medievale, costruito a scalinata su una rupe rocciosa che domina la valle dell'Aniene, all'uscita del fiume dalla selvaggia gola calcarea ove si trovano i venerati monasteri benedettini del Sacro Speco e di Santa Scolastica, è centro di altissimo interesse religioso e artistico, nonché turistico. Sono stati identificati resti della residenza di Nerone, attorno alla quale si sviluppò il centro, costituita da un complesso di edifici a diverso livello in posizione elevata sulla riva destra dell'Aniene, presso una serie di laghi artificiali; è stato messo in luce un cospicuo nucleo a due piani con grande nicchia absidata e vasti ambienti comunicanti. Un grandioso ponte-diga, che collegava le due sponde e serviva da sbarramento per le acque, detto pons marmoreus, è oggi interamente scomparso; restano solo tracce delle fondazioni. Nella villa, di appartenenza imperiale fino al III secolo d.C., sono stati rinvenuti una testa femminile dormiente e il ritratto di un efebo, ora entrambi a Roma (presso il Museo Nazionale Romano). Le origini dell'attuale abbazia benedettina risalgono agli inizi del VI secolo, allorché San Benedetto da Norcia, dopo l'esperimento di vita eremitica condotto in un antro presso l'antica villa ivi costruita da Nerone, fondò nella zone del sublacense tredici monasteri per dare ospitalità ai suoi primi discepoli, provenienti in parte dalla nobiltà romana. In seguito (XII secolo) per iniziativa di insigni abati fu costruito il santuario-monastero del Sacro Speco, eretto sopra l'originaria memoria del santo. Dei tredici monasteri fondati da San Benedetto è rimasto solo l'attuale monastero di Santa Scolastica inizialmente dedicato a San Silvestro, che vanta il titolo di Protocenobio della Congregazione Sublacense dell'Ordine benedettino. Gli altri andarono distrutti o furono abbandonati. Nel IX secolo il monastero di Santa Scolastica subì due devastazioni da parte dei saraceni: l'una nell'828-829, l'altra probabilmente nell'876-877, anche se per questo periodo storico le ricostruzioni non sono univoche. 30 Nel X secolo ricevette donazioni da diversi papi (Giovanni X, Leone VII, Giovanni XII, Benedetto VII, Gregorio V) che ingrandirono il territorio dell'abbazia. Sempre con il favore pontificio, l'abbazia conobbe un periodo di grande splendore nei secoli XI e XII diventando feudo assai ambito per la sua potenza economica e politica. Le continue lotte con le famiglie feudali portarono tuttavia alla sua decadenza. Eretta in commenda da Papa Callisto III (1456), fu affidata al cardinal Giovanni Torquemada (Juan de Torquemada), zio del famoso inquisitore. Nel 1467 passò poi a Rodrigo Borgia, futuro Papa Alessandro VI e, successivamente, ai Colonna (1492), ai Borghese (1608) e ai Barberini (1633). Nel 1753, Papa Benedetto XIV privò gli abati commendatari della giurisdizione temporale, lasciando però quella ecclesiastica e spirituale. Soppressa dai francesi (all'inizio del XIX secolo), restaurata poco dopo da Papa Pio VII, l'abbazia fu reintegrata nei suoi privilegi di abbazia nullius da Papa Benedetto XV (1915). Francesco Bulgarini, nel 1848 parla di contadini montagnoli «ciociari» in riferimento a dei mezzadri provenienti stagionalmente, dal circondario di Subiaco, a Tivoli, per coltivare granturco[1]. Nel 1867 Subiaco fu testimone della Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma voluta da Giuseppe Garibaldi. Nel mese di ottobre vi fu trucidato in uno scontro con i pintifici il capitano garibaldino milanese Emilio Blenio ed alcuni suoi compagni. Testimonianze e documenti dell'episodio sono nel Museo Nazionale della Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma in Mentana (Rm). I resti dei garibaldini furono traslati a cura della Società Patrie Battaglie da Subiaco nell'Ara-Ossario di Mentana come risulta da documenti conservati in archivio. Tra i luoghi di maggior interesse culturale, Il monastero del Sacro Speco (o di san Benedetto) si presenta oggi come un edificio altamente scenografico e pittoresco, insediato nella curvatura di una immensa parete di roccia e sorretto da nove alte arcate, in parte ogivali. L'interno, complicato labirinto di ambienti, chiesette, cappelle, talvolta ricavate dalla roccia, è ricoperto da una preziosa decorazione a fresco di varie epoche, dalle prime opere bizantine (VIII secolo) al prezioso ritratto di san Francesco (1223) prima fedele raffigurazione mai realizzata del Santo, compiuta 3 anni prima della sua morte, alle pitture di Magister Consolus (seconda metà del XIII secolo), ai notevoli affreschi di scuola toscana e umbra della chiesa superiore e di altri ambienti (secoli XIV e XV). L'affresco che ritrae Francesco d'Assisi, ritenuto la prima nonché la sua più fedele raffigurazione fu realizzato 3 anni prima della sua morte probabilmente durante il suo soggiorno nel 1223-1224 e riporta un Francesco privo di stimmate e di aureola. Notevole anche la statua di San Benedetto, opera di Antonio Raggi (1657) (da www.wikipedia.it) COME ARRIVARE: in auto autostrada A24 - ROMA - L'AQUILA – PESCARA, uscita: Vicovaro – Mandela e poi SS 5 Tiburtina Valeria - SS 411 Sublacense. Oppure: uscita: Carsoli – Oricola e poi SS 5 Tiburtina Valeria - SS 411 Sublacense. In autobus: collegamenti CO.TRA. L da e per Roma Dir. A24 SUBIACO - ANTICOLI CORRADO PERCILE - MANDELA FS - Via Autostrada - ROMA PONTE MAMMOLO In treno: da Roma Tiburtina dir L’aquila, arrivo in stazione di Arsoli - Carsoli 31 Roviano Situato su di un piccolo colle calcareo di 523 metri, a 56 km dalla Capitale, domina l'Alta Valle dell'aniene. Molto probabilmente il toponimo deriva dalla famiglia romana dei Rubri, insediatisi nella zona dopo la sottomissione degli Equi avvenuta nel 304 A.C. A questo popolo italico sembrerebbero risalire le singolari mura poligonali situate nella zona residenziale denominata "Leveta". Nel territorio ha sede uno dei più importanti acquedotti risalente al 144-130 a.C fatto costruire dal Pretore di Roviano Quinto Marcio Re. Inoltre sono ancora presenti le tracce della strada "Valeria Vetus" che si inerpicava attraverso i territori di Cineto, Roviano e Riofreddo. Il nucleo storico risale al X secolo allorché fu fortificato, infatti nell'anno 1000 Roviano è già "castellum" e dentro le sue mura trovavano rifugio i Il nucleo storico risale al X secolo allorché fu fortificato, infatti nell'anno 1000 Roviano è già "castellum" e dentro le sue mura trovavano rifugio i contadini della zona a causa delle guerre tra i nobili e signorotti locali per il controllo dei castelli. Il caratteristico centro storico si sviluppa lungo il colle per linee concentriche intersecate da numerose viuzze ed è chiuso, a nord-ovest, dalla gotica Porta Scaramuccia nel 1878 e ricostruita da Camillo Massimo nel 1880. Inizialmente appartenuto all'Abbazia di Subiaco, nel corso dei secoli il feudo dei vari rami della famiglia Colonna, è appartenuto per brevi periodi anche agli Orsini, come affittuari (1458) ed ai Barberini (1625). Il castello e i numerosi possedimenti baronali vennero acquistati dai Massimo (1872), poi dai Brancaccio (1902) ed infine dal Comune (1979). L'antico frantoio del "Montano", prospiciente la piazza principale detta "J'Orzéro", ospita la biblioteca comunale. (dal sito www.comuneroviano.rm.it) COME ARRIVARE: Facilmente raggiungibile sia con la storica via Tiburtina che con l'Autostrada A24 Roma-L'Aquila (uscita al casello di Mandela da dove si prosegue per circa 10 km in direzione Subiaco). Per chi proviene dall'Abruzzo, uscita a Carsoli e proseguire sulla Tiburtina in direzione Roma. Ferrovia Roma-Pescara, stazione in paese. Autobus COTRAL in partenza da Ponte Mammolo (Roma) linea per Subiaco. Fermata al bivio di Anticoli-Roviano a circa 2 Km dal paese - coincidenza con bus navetta. 32 Riofreddo “In vino veritas”, la tradizione del borgo Riofreddo è un piccolo paesino in provincia di Roma, posizionato sul confine con la vicina regione Abruzzo. Il borgo è attraversato dall’omonimo fiume, geograficamente denominato Fosso Bagnatore. A livello storico questo piccolo paese, che attualmente ospita circa settecentocinquanta abitanti, è stato interessato da numerose vicissitudini. Agli inizi del quarto secolo venne occupato dagli Equi i quali però, successivamente, vennero sottomessi dai Romani. Entrambe le due dominazioni vedevano in Riofreddo un luogo con una particolare importanza a livello strategico-militare e sicuramente anche un’importanza economica, caratteristiche che gli vengono riconosciute anche nei tempi attuali. Il comune venne toccato anche dalle invasioni barbariche, fino a passare in un secondo momento a far parte dello Stato Pontificio. Nel periodo del feudalesimo venne governato prima dalla dinastia dei Colonna (dal dodicesimo fino al sedicesimo secolo) poi dalla dinastia dei Del Drago (dal sedicesimo fino al ventesimo) fino a quando, infine, entrò in gioco la famiglia Pelagallo. Per quanto riguarda il borgo, esso si presenta come un piccolo paesino in salita. Per raggiungerlo bisogna percorrere una strada caratterizzata da una serie di curve che ti portano direttamente in una piazza, dalla quale si può accedere grazie a diverse vie alla parte più alta del paese. I vicoli sono caratterizzati dalla presenza di sampietrini e spesso si accede ad alcune zone più interne attraverso degli archi. Molto piacevole è passeggiare lungo queste viuzze nelle calde serate estive, grazie anche al clima avvolgente che caratterizza tutta la zona e che la distingue particolarmente dai paesi circostanti dove le temperature d’inverno sono molto più rigide! A proposito dei già citati archi, famoso è quello di Santa Caterina, restaurato di recente. In passato questo monumento rappresentava l’entrata ufficiale al borgo per coloro che provenivano da Roma attraversando la Via Valeria. Esso è costituito da blocchi di calcare bugnati e rappresenta, con il suo splendore, un simbolo importante del paese. A livello culturale importanti sono anche la Chiesa ed il Monastero di San Giorgio e visitandoli, ancora oggi, si ha la possibilità di ammirare i resti del campanile posto sul lato sinistro della chiesa, 33 le mura del perimetro del monastero e una parte della facciata della chiesa che internamente conserva intatti l’abside e la cripta. Oltre a queste architetture, importante è anche la Chiesa di Santa Annunziata che, grazie ai suoi affreschi interni, rappresenta ad oggi uno dei luoghi più importanti che documenta l’espressione pittorica dei primi anni del Quattrocento. Da quanto detto Riofreddo appare come un paese che offre, oltre ad un caratteristico susseguirsi di vicoli ben curati, anche un insieme di opere architettonico-culturali che assolutamente non può passare inosservato. Gli abitanti, inoltre, cercano in varie occasioni, durante tutto l’arco annuale, di valorizzarlo al meglio organizzando sagre e manifestazioni culturali che attirano molti visitatori. Prima tra tutte c’è la festa del vino denominata “In Vino Veritas” che si svolge nel mese di settembre e durante la quale, grazie all’apertura di molti stand eno-gastronomici, si ha la possibilità di degustare sei tipologie diverse dei vini della regione laziale e, grazie alle band spesso invitate dagli abitanti del borgo, si può ascoltare dell’ottima musica all’aria aperta, sotto uno splendido cielo stellato. (dal sito rete.comuni-italiani.it, testo di Eleonora Giuliani) COME ARRIVARE: in automobile autostrada A24 Roma-L'Aquila, uscire al casello VicovaroMandela, proseguire verso Arsoli e Carsoli per circa Km 15, bivio a sinistra per Riofreddo(s.p. 38/a); oppure uscire al casello Carsoli-Oricola, tornare indietro verso Roma per circa 8 Km, bivio a destra per Riofreddo (s.p. 38/a). Oppure: Strada Statale nr.5 Tiburtina Valeria, da Roma arrivare fino al Km 63,400, bivio a sinistra per Riofreddo (s.p. 38/a). Trasporti Pubblici: autolinee CO.TRA.L. partenze dal terminal di Ponte Mammolo, in corrispondenza della fermata della metropolitana linea B attraverso le direttrici Roma-Subiaco, Roma-Carsoli, Roma-Vivaro. In treno: Ferrovia Roma-Pescara, partenze da Roma Termini e Roma Tiburtina, fino alle stazioni di Arsoli o di Carsoli. 34 I FILM DELL’EDIZIONE 2009 LE PECORE DI CHEYENNE Italia 2007 – 63′ Regia: Luciano Emmer, Con: Cheyenne Daprà, Franco Misssironi, Rafael Daprà, Roberto Daprà, Omar Girardi, Mia, Brasca, Lupa, “I Quater Sauti Rabiesi” GENTI E PAESI DI PURIFICATO Italia 1959 – 10′ Regia: Libero Bizzarri Fotografia: Giuseppe Di Mitri Consulenza per il colore: Domenico Purificato Musica: Carlo Rustichelli IL CANTAMAGGIO. Un viaggio con Dario Fo nella tradizione dei “Maggi” Italia 1978 – 38′ Regia: Paolo Benvenuti e Gianni Menon Fotografia: Mario Benvenuti, Ezio Bellani Suono: Francesco Biagini, Alberto Gabbrielli Montaggio: Lulù Traina Produzione: Cooperativa Alfea Cinematografica IL VENTO FA IL SUO GIRO Italia 2005 – 110′ Regia: Giorgio Diritti Soggetto e sceneggiatura: Giorgio Diritti e Fredo Valla da un soggetto di FedoValla Fotografia Roberto Cimatti Musica: Marco Biscarini e Daniele Furlati Con: Thierry Toscan, Alessandra Agosti, Dario Anghilante, Giovanni Foresti Produttori associati: la troupe, gli attori principali, L’Ecomuseo dell’Alta valle Maira, gli abitanti della Valle Maira LO SPECCHIO, LA TIGRE E LA PIANURA Italia 1963 – 18′ Regia: Raffaele Andreassi Fotografia: Giuseppe Aquari Musica: Sergio Pagoni IO E… “ZAVATTINI E IL CAMPO DI GRANO CON CORVI” DI VAN GOGH Italia 1972 – 14′ Regia: Luciano Emmer IL SIBILO LUNGO DELLA TARANTA Italia 2006 - 88′ Regia, soggetto, sceneggiatura di Paolo Pisanelli Musiche: Giovanni Lindo Ferretti, Cantanti e musicisti dell’Orchestra popolare “La Notte della Taranta” DELTA PADANO Italia 1951 – copia restaurata e concessa dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico AAMOD regia: Florestano Vancini Soggetto e sceneggiatura: Onorio Dolcetti, Florestano Vancini, Dolcetti, Vittorio Passerini Commento: Vittorio Passerini Fotografia: Antonio Sturla Musica: Benedetto Ghiglia Voci narranti: Arnoldo Foà, Goliarda Sapienza Con: popolazione di Goro, Gorino, Scardovari Cori GLI ULTIMI Italia 1963 – 87′ Regia: Vito Pandolfi Soggetto e sceneggiatura: Vito Pandolfi, padre Davide Maria Turoldo Fotografia: Armando Nannuzzi Musica: Carlo RustichelliCon: Pierre Doux, Odile Versois e Michel Francois 35 PAUL DANS SA VIE (Paul nella sua vita) Francia 2004 – 100′ Regia: Rémi Mauger Produzione: Les Films d’Ici, France 3 Normandie TEMPO DI RACCOLTA Italia 1967 - 14’ Regia: Luigi Di Gianni IL CULTO DELLE PIETRE Italia 1967 – 15´ Regia: Luigi Di Gianni Fotografia: Mario Carbone Montaggio: Giuliana Bettoja Musica: Egisto Macchi Commento: Annabelle Rossi BENIGNI A TELEVACCA (estratti da Onda libera) Italia 1976 – 30′ Regia: Giuseppe Recchia e Giuseppe Bertolucci BEATIFUL CAUNTRI Italia 2007 – 83′ Regia: Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero Soggetto e sceneggiatura: E. Calabria, A. D’Ambrosio, P. Ruggiero Montaggio: Esmeralda Calabria Fotografia Alessandro Abate Musica: Valerio Lupo Faggioni, Guido Zen Produzione: Lionello Cerri LA SICILIA DELLE MUTAZIONI Italia 1962/1985 – 60′ Regia: Gianfranco Mingozzi Soggetto: Gianfranco Mingozzi e Lucia Drudy Demby Fotografia: Tonino Nardi Montaggio: Antonio Fusco Musica: Egisto Macchi Delegato Rai alla produzione: Lucia Restivo SOLE: DIETRO LE QUINTE (Alessandro Blasetti, 1929) Italia 2009 – 35′ A cura di Alfredo Baldi e Michela Zegna Produzione: Cineteca di Bologna Realizzato da Cineteca di Bologna in collaborazione con Officinema. La Bottega dei Mestieri Con la collaborazione di Anna Fiaccarini e Riccardo Redi Supervisione: Giuseppe Bertolucci e Enrica Serrani Montaggio: Maria Antonietta Caparra Si ringraziano: Laboratorio L’Immagine Ritrovata, Mario Bernardo, Enrico Lancia e in particolare a Mara Blasetti HOME Francia 2009 – 95′ Regia: Yann Arthus-Bertrand Musiche originali: Armand Amar Fotografia: Michel Benjamin e Dominique Gentil Montaggio: Yen Le Van POMODORI (Viaggio nell’identità italiana) Italia 1999 – 53′ Regia: Gianfranco Pannone Ideato e scritto da Gianfranco Pannone e Carlo Cresto Dina Fotografia: Tarek Ben Abdallah Montaggio: Gianluca Quarto Musica: Ambrogio Sparagna IMMOTA MANET Italia 2009 – 10′ Regia: Gianfranco Pannone con gli studenti dell’Accademia dell’Immagine de L’Aquila Montaggio: Erika Manoni PICCOLA AMERICA Italia 1999 – 60′ Regia: Gianfranco Pannone Scritto da: Gianfranco Pannone e Francesco Bruni Fotografia: Tonino Mirabella Montaggio: Marco Spoletini Musica: Ambrogio Sparagna 36 TERRA MADRE Italia 2009 – 78′ Regia: Ermanno Olmi Soggetto e sceneggiatura: Ermanno Olmi, Carlo Pettini, Franco Piavoli, Mario Piavoli Fotografia: Fabio Olmi Montaggio: Paola Cottignola NON C’E’ PACE TRA GLI ULIVI Italia 1950 – 100′ Regia: Giuseppe De Santis Soggetto e sceneggiatura: Giuseppe De Santis, Libero De Libero, Carlo Lizzani, Gianni Puccini Musiche: Goffredo Petrassi Fotografia:Pietro Portalupi Con: Lucia Bosé, Raf Vallone, Folco Lulli LA VIE MODERNE (La vita moderna) Francia 2008 – 90’ Regia : Raymond Depardon Con: Raymond Privat, Marcel Privat, Alain Rouvière, Cécile Rouvière, Jean-François Pantel, Abel Jean Roy, Daniel Jean Roy, Gilberte Jean Roy, Amandine Valla, Paul Argaud, Marcel Challaye, Germaine Challaye Produzione: Palmeraie et désert, France 2 Cinéma GIUSEPPE DE SANTIS Italia 2009 – 60′ Regia: Carlo Lizzani NEL MEZZOGIORNO QUALCOSA E’ CAMBIATO Italia 1949 – 22′ Regia: Carlo Lizzani Soggetto e sceneggiatura: Mario Alicata e Carlo Lizzani Commento: Mario Alicata Fotografia: Giorgio Merli UOMINI E LUPI Italia 1998 – 22′ Regia: Daniele Vicari Soggetto: Daniele Vicari RUMORE BIANCO Italia 2008 – 90′ Regia: Alberto Fasulo Soggetto, scenegggiatura e fotografia: Alberto Fasulo Musiche: Riccardo Spagnol Montaggio: Fabio Nunziata, Johannes Nakajiima ORTA MIA Italia 1960 – 18′ Regia: Mario Soldati L’APPRENTI (L’apprendista) Francia, 2008 – 85’ Regia: Samuel Collardey Con: Mathieu Bulle, Paul Barbier Produzione: Grégoire Debailly – les Productions Lazennec, Arte France Cinéma MARGHE’ MARGHIER. Viaggio tra i Margari del Sud Piemonte Italia 2008 – 110′ (versione originale sottotitolata in italiano) Regia: Sandro Gastinelli con la collaborazione di Marzia Pellegrino Soggetto: Osvaldo Bellino e Paolo Viano Sceneggiatura Riprese, suono e montaggio: Marzia Pellegrino e Sandro Gastinelli Musiche: Sebastien Guerreau, Helen Williams e Tom Baker eseguite dai “Fantasmagoria” IL CUOCO CONTADINO Italia 2004 – 70 Regia: Luca Guadagnino Sceneggiatura: Carlo Antonelli, Luca Guadagnino, Paolo Masieri Montaggio: Marco Morabito Fotografia: Mario Amura LA SÀRCINA Italia 1963 – 10’ Regia: Toni de Gregorio 37 FAZZOLETTI DI TERRA Italia 1963 – 13′ Regia: Sergio Taffarel IN UN ALTRO MONDO Italia 2009 – 75′ Regia, riprese e montaggio: Joseph Péaquin Musica: Christian Thoma Produzione: Luisa Vuillermoz per Fondation Grand Paradis, Michele Ottino per Ente Parco Nazionale Gran Paradiso con la collaborazione di Giovanni Girolimetto per RAI Sede Regionale per la Valle d’Aosta e la partecipazione di BIM Valle d’Aosta e BCC Valdostana BERTOLUCCI SECONDO IL CINEMA Italia 1976 – 60′ Regia: Gianni Amelio SOLE Italia 2000 – 52′ Regia: Mariangela Barbanente Fotografia e suono: Mariangela Barbanente Montaggio: Ilaria Fraioli, Alessio Doglione LA PASSIONE DEL GRANO Italia 1960 – 10′ Regia: Lino Del Frà STENDALI’ Italia 1960 – 11′ Regia e sceneggiatura: Cecilia Mangini Fotografia: Giuseppe Di Mitri Montaggio: Renato May Musica: Egisto Macchi Testo di Pier Paolo Pasolini, letto da Lilla Brignone A LARCO DAE DOMU Italia 2007 – 17′ Regia: Cecilia Ricchi e Antonella Ligorio Soggetto: Cecilia Ricchi Postproduzione audio video e fonica: Antonella Ligorio Musica: canto popolare sardo “Passu Torrau”, Des’ree: “You gotta be” PREZZEMOLO, SENSA PILE SENSA CURENT ELECTRICA Italia 2008 - 52′ Regia: Sandro Gastinelli e Marzia Pellegrino Soggetto, sceneggiatura e montaggio: Sandro Gastinelli e Marzia Pellegrino Fotografia: Sandro Gastinelli Produzione: Studio Uno PARABOLA D’ORO Italia 1958 - 10′ (35mm – colore, panoramico) Regia e fotografia: Vittorio De Seta Aiuto regista: Vera Gherarducci Aiuto operatore: Alfredo Manganiello Assistente al montaggio: Fernanda Papa Organizzazione: Agostino Zanelli Produzione: Pleiadi Premio per il film artistico al Gian Premio Bergamo, 1958 UN GIORNO IN BARBAGIA Italia 1958 - 10′ (35mm – colore, panoramico) Regia e fotografia: Vittorio De Seta Aiuto regista: Vera Gherarducci Aiuto operatore: Alfredo Manganiello Assistente al montaggio: Fernanda Papa Organizzazione: Agostino Zanelli Produzione: Pleiadi Premio per il film artistico al Gian Premio Bergamo, 1958 I DIMENTICATI Italia 1958 - 20′ (35mm – colore, panoramico) Regia e fotografia: Vittorio De Seta Aiuto operatore: Alfredo Manganiello Collaboratrice al montaggio: Fernanda Papa Organizzazione: Agostino Zanelli Produzione: Vittorio De Seta Giglio d’oro del comune di Firenze al Festival dei Popoli, 1959 38 RETOUR EN NORMANDIE (Ritorno in Normandia) Francia 2007 – 100′ Regia: Nicolas Philibert Produzione: Les Films d’Ici, France 3 Normandie BELOW SEA LEVEL Italia/Stati Uniti 2008 – 115′ (vers. orig. sott. it.) Regia: Gianfranco Rosi Fotografia, suono: Gianfranco Rosi Montaggio: Jacopo Quadri L’UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI Canada 1987 – 40’ (Animazione) Regia: Fréderic Back Assistente regia: Lina Gagnon Tratto dal racconto omonimo di Jean Giono (leggi il racconto) Premio Oscar miglior film d’animazione 1988 Voce narrante: Toni Servillo Maggiori informazioni, foto, video, interviste sulla passata edizione su www.anienefilmfestival.it CHI SIAMO: ASSOCIAZIONE CULTURALE OFFICINA FILM CLUB L'associazione culturale Officina Film Club e' stata fondata nel 2002, ma e' la diretta emanazione dell'associazione Officina Filmclub, esistente dal 1976. Si tratta quindi di una struttura che ha ormai trenta anni di lavoro e di attività. Senza elencare le innumerevoli iniziative che compongono la nostra storia: dalla gestione e programmazione della storica sala di via Benaco, alla organizzazione di rassegne e manifestazioni incentrate sulla promozione e diffusione del cinema classico e di quello italiano (rassegne su Stroheim, Murnau, Pastrone, Sternberg, Marx Brothers, Warner Bros, Astaire, Berkeley, Bogart, Mitchum, Italia 1961,Freda, Cottafavi, Leone, Cinema ItaloAmericano, ecc.); dai rapporti con enti ed amministrazioni locali a quelli con festival e cineteche specializzate. Inoltre, l’Associazione si è specializzata in uno specifico particolare, quelle delle ricerche in archivi televisivi, che l’ha portata alla realizzazione di svariate iniziative e alla collaborazione con festival, reti televisive, centri di ricerca. Ricordiamo qui di seguito alcune di queste iniziative: retrospettive dedicate a Ray, Cukor, Fuller per il Festival di Salsomaggiore (dal 1982 al 1984); ideazione e realizzazione di Little Italy a Napoli nel 1982; con il Comune di Roma, nel 1983, Little Italy con tre schermi sulle spiagge di Castel Porziano; 39 nel dicembre 1984 Club a Club, rassegna e convegno sull’esperienza italiana dei cineclub, con tre giorni di maratona al Politecnico; Spazio Cinema in due edizioni del Festival Nazionale dell’Unita’, negli stabilimenti di Pisorno nel 1983, con una rassegna su “Il mediterraneo nel cinema”, e al Velodromo di Roma, nel 1984, con una rassegna curata da Sergio Leone; dal 1990 al 1994 abbiamo organizzato personali dedicate a Federico Fellini, Massimo Troisi, Ettore Scola, Woody Allen, oltre ad una trentina di matinee cinematografiche al cinema Mignon dedicate al cinema italiano, con incontri con i protagonisti. Inoltre: rassegna di cinema allo Zoo di Roma, 1983, e all’Ospedale Santa Maria della Pietà, 1983; manifestazione di Videopoesia per la Pace, con installazione di 180 monitor video in piazza Colonna, con la Provincia di Roma; rassegna “Il Cinema del Terzo Reich” nel 1985, la prima (ed unica) in assoluto mai realizzata in Italia; nel 1986 con la Rai Terza Rete un lungo omaggio a Luchino Visconti, insieme con Vieri Razzini e Caterina D’Amico; con la Mostra del Cinema di Venezia nel 1983 e 1984 abbiamo realizzato due rassegne video sul “Cinema italiano al lavoro” e “L’immagine televisiva della Mostra del Cinema “; al PalaEsposizioni nel 1991 curiamo tutto il repertorio video per la mostra “Arredo urbano” con il Fondo Moravia per la Regione Lazio abbiamo realizzato nel 1992 una rassegna ed una pubblicazione su “Moravia ed il Cinema”; con la manifestazione Passeggiate Romane, da noi promossa ed ideata insieme all’Associazione Roma Città di Cinema, dal 1994 proiettiamo film italiani classici sui luoghi reali della città dove sono stati girati, con circa 90 proiezioni in piazze e vie della città, con la pubblicazioni di libri e cataloghi (la stessa iniziativa è stata poi portata anche nelle città di Parigi, Berlino, Amsterdam, Madrid, Stoccolma); curiamo la parte video al Palazzo Esposizioni per la mostra “ Roma 1948 – 1959 “ con il Comune di Roma abbiamo partecipato all’edizione 2004 della Notte Bianca, con un omaggio a Massimo Troisi nel decennale della scomparsa e con una antologia del “Cinema Comico Italiano”. Sono poi frequenti le collaborazioni con:il Festival di Trieste, con il Torino Film Festival, con la Cineteca di Bologna, con il Festival di Bellaria, con la Cineteca Nazionale, con la Cineteca del Friuli, ecc; Con Rai Due nel 1997 abbiamo realizzato la maratona televisiva dedicata a Maria Callas; dal 1993 al 2007 organizziamo la manifestazione “Cinema di Raccordo”, che, patrocinata dal Comune di Roma è diventata uno degli appuntamenti più qualificati dell’offerta culturale estiva 40 nell’area di Tor Bella Monaca (e si è, allo stesso tempo, imposta come una delle iniziative pilota di intervento di decentramento culturale). Nel 2002 e 2003 con l’Assessorato alle Periferie del Comune di Roma organizziamo un tour cinematografico in decine di vie e piazze mai prima raggiunte da manifestazioni di questo tipo; nel 2006/2007 l’attività di decentramento cinematografico si è prolungata anche nel quartiere di Valmelaina. Inoltre, come Associazione abbiamo recentemente partecipato alla elaborazione (e presentazione) del progetto per un Museo della Shoah (sabato 27 gennaio 2006 presso l’area di Villa Torlonia), sempre in qualità di esperti e ricercatori di materiale storico-audiovisivo. Nel 2006 realizziamo la manifestazione ITALIA – SVEZIA viaggio nel cinema italiano dedicato al lavoro della coppia Rossellini – Bergman con 3 giorni di proiezioni a Stoccolma; inoltre, collaboriamo alla rassegna Le Strade di Rossellini che si à svolta in località del Lazio nello scorso settembre. Gli impegni più recenti sono stati: nella primavera 2007 un montaggio video in occasione della Festa dei Vicini di Casa, commissionato dal Comune di Roma, ed incentrato su “condomini e portierati nel cinema italiano”; con la Mostra del Cinema di Venezia 2007 abbiamo collaborato alla retrospettiva sul cinema western all’italiana; con la Festa del Cinema 2007 di Roma abbiamo curato la retrospettiva dedicata a Kim Arcalli; nella primavera 2008, con il titolo Sguardi Persol di Cinema, abbiamo organizzato una serie di incontri domenicali, con proiezioni mattutine, al cinema Farnese, coinvolgendo numerosi registi italiani di generazioni diverse (Monicelli, Virzì, Emmer, Placido, Rubini, Maselli, Luchetti, Argento, Bava, ecc.). Da febbraio 2009 è in corso la seconda edizione di questa manifestazione, a cui hanno partecipato o parteciperanno, tra gli altri: Bellocchio, Costanzo, Mueller, Corsicato, Giannini, Wertmuller, Archibugi, Montaldo, Cavani, De Seta, ecc. nel novembre 2009 ha ideato ed organizzato la prima edizione dell’ANIENE FILM FESTIVAL, una manifestazione cinematografica dedicata al cinema della Terra, presentando a Roma, Roviano ed Arsoli numeroso titoli italiani e francesi, recenti produzioni ed omaggi ai grandi maestri italiani che hanno narrato il mondo contadino. 41 ANIENE FILM FESTIVAL 2010 è realizzato con il contributo di Assessorato alle politiche culturali Assessorato cultura, arte e sport E con il patrocinio di In collaborazione con 42 Media partners www.schermaglie.it Festival dei Popoli C.S.A. La Torre 43 INFO E AGGIORNAMENTI www.anienefilmfestival.it www.schermaglie.it CONTATTI Officina film club Via Giovanni Giolitti 198 00185 – Roma Cristina Torelli Email: [email protected], cell 3356022858 Paolo Luciani Email: [email protected], cell. 3486543022 Schermaglie.it Email: [email protected] Daniele Lupi Email: [email protected], cell. 3805008451 Edoardo Zaccagnini Email: [email protected], cell. 3289643244 44