con il contributo di
Assessorato alle politiche culturali
Assessorato cultura, arte e sport
presenta
Aniene Film Festival 2010
Il cinema della terra – seconda edizione
Direzione artistica
Cristina Torelli e Paolo Luciani
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TORNA L’ANIENE FILM FESTIVAL
ANIENE FILM FESTIVAL - Il cinema della terra, seconda edizione torna dal 4 agosto
con incontri e proiezioni in diverse località della Valle dell’Aniene e a Roma.
Nel mese di novembre 2009 abbiamo organizzato ANIENE FILM FESTIVAL - Il cinema
della terra, promosso dalla Provincia di Roma – Assessorato alla Cultura, una
manifestazione che per sette giorni ha coinvolto i comuni di Arsoli, Roviano e Roma, con
proiezioni ed incontri (www.anienefilmfestival.it).Alla manifestazione hanno partecipato
numerosi cineasti, tra cui: Carlo Lizzani, Paolo Benvenuti, Daniele Vicari, Cecilia
Mangini, Paolo Pisanelli, Esmeralda Calabria, Gianfranco Rosi, Alberto Fasulo
Con lo strumento del cinema ANIENE FILM FESTIVAL intende portare all'attenzione del
pubblico, e non solo degli specialisti, i temi della difesa del territorio, della salvaguardia
dell'ambiente, della conservazione e promozione delle nostre tradizioni culturali e della
nostra memoria storica; questo percorso di sensibilizzazione sarà particolarmente attento
ai temi concreti di uno sviluppo sostenibile, di alternative energetiche praticabili, della
quotidiana valorizzazione delle biodiversità.
Il nostro tentativo è quello di creare le condizioni affinchè, nel giro di pochi anni, ANIENE
FILM FESTIVAL possa diventare un appuntamento con un respiro non solo italiano,
inserendosi ed acquistando vigore da un contesto storico, culturale ed ambientale di
grande richiamo e bellezza, quale quello rappresentato dalla Valle dell’Aniene. La
collocazione estiva, con la possibilità di rivolgersi ad un pubblico più ampio, ne garantisce
il profilo di manifestazione popolare e coinvolgente; pensiamo però che vada costruita
anche una continuità di azione in altri mesi dell’anno, in modo che la manifestazione possa
ampliare la sua offerta e la sua presenza sul territorio, con l’organizzazione di laboratori,
incontri, seminari, ricerche specifiche; in questo modo ANIENE FILM FESTIVAL potrà
cominciare a strutturarsi come una esperienza con radici locali e respiro ampio. Per fare
questo è però indispensabile, necessario, vitale collegarsi ed interagire con le tante e
diffuse realtà culturali che già operano nell’area, da anni e tra innumerevoli difficoltà; con
questa seconda edizione cerchiamo di fare un passo in questa direzione, ed un
ringraziamento particolare va a tutte le associazioni e singole persone che hanno
collaborato e contribuito alla riuscita della manifestazione.
La collocazione estiva, con l’utilizzo di un impianto in grado di allestire in poche ore una
arena all’aperto, permette di rivolgerci ad un pubblico vasto; le proiezioni solo serali
impongono una contrazione dei materiali presentati rispetto al programma della prima
edizione, svoltasi nello scorso mese di novembre, al chiuso e con una programmazione in
grado di articolarsi dalle ore 15 di ogni giorno. Questa condizione non impedisce però di
rimanere fedeli al nostro lavoro, così come si è andato sviluppando da tanti anni a questa
parte e in tanti contesti diversi: pensiamo che anche questa volta sia riconoscibile la giusta
miscela di qualità e popolarità, con un alternarsi di titoli di richiamo ad altri votati ad una
visione più attenta (vedi il film di Diritti come quello di Frammartino); cosi come pensiamo
che vadano segnalate, tra le altre, alcune proposte che ci sono particolarmente care e che
vanno nella direzione della ricerca e della segnalazione di autori assolutamente originali,
singolari, da scoprire (vedi i lavori di Morandi, Bonifazio, Cotronei, Guigli e Stefani,
Chistensen, Raccagni). Una particolare attenzione, anche con una serata in
collaborazione con l’associazione CinemArsoli, sarà dedicata al Santuario di Vallepietra
ed ai materiali filmati che per anni hanno documentato la straordinaria devozione che
circonda questo luogo; ma il programma è anche ricco di rimandi, assonanze, suggestioni,
rintracciabili in particolare nelle giornate romane del 30 agosto e del 4 e 5 settembre: da
Truffaut-Godard a Bertolucci, da Gianfranco Rosi a Vigò, da Renoir a Rossellini, da
Spike Lee a Nick Ray: e questo nostro secondo viaggio finisce proprio nel Golfo del
Messico, da Katrina alla Marea Nera: un futuro già cominciato, da combattere e da
cambiare.
Cristina Torelli e Paolo Luciani
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Comunicato stampa
La seconda edizione di ANIENE FILM FESTIVAL - Il Cinema della Terra si svolgerà
nelle prime due settimane del mese di agosto, ed in sei serate toccherà i comuni di
Roviano (4 e 6 agosto), Subiaco (5 agosto), Riofreddo (9 agosto), Arsoli (11 e 12
agosto); a Roma saremo il 30 di agosto al Cinema Farnese, e il 4 e 5 settembre
presso il Centro Sociale La Torre, all’interno della Riserva Naturale della Valle
dell’Aniene.
In ogni comune sarà allestita una arena all'aperto, utilizzando un impianto professionale
di cinecamion, in grado di offrire una proiezione cinematografica di qualità e su grande
schermo.
Ogni serata è introdotta e commentata da ospiti: registi, personalità del cinema e della
cultura; il programma presenterà lungo e cortometraggi, anteprime, rarità, riscoperte.
Diverse associazioni e realtà culturali presenti sul territorio hanno assicurato la loro
collaborazione, indispensabile per la riuscita delle singole serate e della intera
manifestazione; ad oggi, possiamo contare sul contributo di: Slow Food Lazio Condotta di Subiaco, il Raggio Verde di Roviano, Cambiamo Subiaco, Associazione
Novecento di Subiaco, Terre d’Aniene di Subiaco, CinemArsoli, il Museo delle
Culture “Villa Garibaldi” di Riofreddo, il Museo della Civiltà contadina di Roviano, la
rivista Aequa, il Centro Sociale La Torre, l’Associazione Insieme per l’Aniene onlus,
la rivista online di cinema Schermaglie.it, l’Associazione Rinascimento.
ANIENE FILM FESTIVAL può contare anche sull’appoggio e il patrocinio della Regione
Lazio – Assessorato alla Cultura, Arte e Sport, della Comunità Montana dell’Aniene,
della Film Commission di Roma e del Lazio, di CO.TRA.L., dell’Assessorato alle
Politiche del Territorio e Tutela Ambientale della Provincia di Roma; contributi di idee
e materiali anche questo anno provengono da numerose e qualificate entità culturali,
come: la Cineteca Nazionale di Roma, la Cineteca di Bologna, CinemAmbiente di
Torino, la Cineteca Lucana, il Centro di Cultura Popolare di Piadena, Filmaker di
Milano, oltre che i tanti amici che continuano ad accompagnarci in questa avventura.
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ANIENE FILM FESTIVAL – Il cinema della Terra
seconda edizione, agosto / settembre 2010
PROGRAMMA
Mercoledì 4 agosto
ROVIANO MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA VALLE DELL’ANIENE
PALAZZO BRANCACCIO piazza San Giovanni, 1
ore 19.00
inaugurazione della mostra fotografica di Giuseppe Morandi
ARTI, VOLTI E MESTIERI DELLA BASSA PADANA
ore 21.00
serata inaugurale di ANIENE FILM FESTIVAL.
proiezione di:
MARIA E I GIORNI di Cecilia Mangini Italia 1960 durata 10 minuti
IL COLORE DELLA BASSA di Giuseppe Morandi Italia 2008 durata 30 minuti
I PASTORI DI JENNE di Giuseppe Bonifazio Italia 2001 durata 19 minuti
LAVORATORI di Tommaso Cotronei Italia 2005 durata 48 minuti
SERATA IN COLLABORAZIONE CON LA RIVISTA AEQUA
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Giovedì 5 agosto
SUBIACO via Baden Powell
dalle ore 21.00
GENTE DI TERRA MADRE di Paolo Casalis e Stefano Scarafia Italia 2009 durata 16'
LA TERAPIA SACRALE DELL’ERNIA di Giuseppe Bonifazio Italia 1993/2010 durata 30'
da I PAISAN di Giuseppe Morandi:
Baratieri el mass animal (1966), La giornata del bergamino (1967), Jon, du, tri, quater sac. La
spartizione del granturco (1967) Italia durata 30 circa (Per gentile concessione della Cineteca di
Bologna)
RUPI DEL VINO di Ermanno Olmi Italia 2009 durata 54 minuti
(copia 35 millimetri gentilmente concessa dalla Fondazione Provinea - Onlus di Sondrio)
SERATA IN COLLABORAZIONE CON SLOW FOOD LAZIO e CONDOTTA VALLE DELL’ANIENE,
ASSOCIAZIONE NOVECENTO DI SUBIACO, CONSORZIO TERRE D’ANIENE
Dalle ore 17 alle 20 attività ludiche per bambini a cura di ArteAniene. Saranno presenti stand
enogastronomici di olio della cooperativa Terre di San Benedetto, vino della Cantina Colline di
Affile, confetture e marmellate di Gelateria APE REGINA, ristorazione curata da I Tre Bruschettieri,
Locanda Serafina, Il cantuccio , Agriturismo Colle Tocci e Panzini Catering
Venerdi 6 agosto
ROVIANO piazza della Repubblica
dalle ore 21.00
IL PIANTO DELLE ZITELLE di Gianvittorio Baldi Italia 1958 durata 12 minuti (Copia 35 millimetri
concessa dal Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale)
L’UOMO CHE VERRA’ di Giorgio Diritti Italia 2010 durata 117 minuti
SERATA IN COLLABORAZIONE CON L’ASSOCIAZIONE CINETEATRALE RAGGIO VERDE DI ROVIANO
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Lunedi 9 agosto
RIOFREDDO piazzale Menotti Garibaldi
dalle ore 21.00
CARLO VERDONE E GARIBALDI (da Telepatria International) 1981 durata 10 minuti
IL PICCOLO GARIBALDINO una produzione Cines italia 1909 durata 11 minuti
per gentile concessione del Centro Sperimentale di Cinematografia- Cineteca Nazionale
IL RUSCELLO DI RIPASOTTILE di Roberto Rossellini 1941 durata 8 minuti
per gentile concessione della Cineteca di Bologna
VIVA L’ITALIA di Roberto Rossellini 1960 durata 129 minuti
copia 35 millimetri per gentile concessione del Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca
Nazionale
SERATA IN COLLABORAZIONE CON OFFICINA E.S.T. e la partecipazione della BAND CSR –
PROGETTO 150 X 1000 --
Mercoledi 11 agosto
ARSOLI piazza Valeria
dalle ore 21.00
IL PIANTO DELLE ZITELLE di Giacomo Pozzi Bellini Italia 1939 durata 17 minuti (Per gentile
concessione del Festival dei Popoli di Firenze)
SOPRA LE NUVOLE di Sabrina Guigli e Riccardo Stefani Italia 2008 durata 90 minuti
SERATA IN COLLABORAZIONE CON L’ASSOCIAZIONE CinemArsoli
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Giovedi 12 agosto
ARSOLI piazza Valeria
dalle ore 21.00
AQUILA BELLA ME’ di Piero Pelliccione e Mauro Rubeo Italia 2009 durata 80 minuti
(per gentile concessione della Vivo Film)
LE QUATTRO VOLTE di Michelangelo Frammartino Italia 2010 durata 88 minuti
SERATA IN COLLABORAZIONE CON L’Associazione CinemArsoli
Lunedi 30 agosto
ROMA Cinema Farnese – Persol, piazza Campo de’ Fiori
ore 16.00
UNE HISTOIRE D’EAU di Jean Luc Godard e Francois Truffaut Francia 1958 durata 20 minuti
(versione originale con sottotitoli italiani)
a seguire
L’ATALANTE di Jean Vigo 1934 durata 85 minuti
IL RUSCELLO DI RIPASOTTILE di R. Rossellini Italia 1941 durata 8 minuti (Per gentile concessione
della Cineteca di Bologna)
ore 18,00
LO SPECCHIO di David Christensen Italia/Canada 2009 durata 83 minuti
per gentile concessione della Vivo Film
ore 19.30
HISTOIRE D’EAU (episodio dal film Ten minutes older – The Cello)
di Bernardo Bertolucci Gran Bretagna/Germania/Francia durata 12 minuti
ore 20.00
BOATMAN di Gianfranco Rosi Italia1994 durata 55 minuti
versione originale hindi ed inglese con sottotitoli in italiano
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ore 21.00
SOPRA LE NUVOLE di Sabrina Guigli e Riccardo Stefani Italia 2008 durata 90 minuti
ore 22.30
RITRARSI di Tommaso Cotronei Italia 2008 durata 80 minuti
Sabato 4 settembre
ROMA Riserva Naturale Valle dell’Aniene, Centro Sociale La Torre Via Bertero 13
ore 18.00
QUANDO GLI ARGINI SI ROMPONO (Un requiem in quattro atti)
di Spike Lee prima e seconda parte Usa 2006 durata 120 minuti
dalle ore 21.00
GREEN PORNO 1 di Isabella Rossellini e Jody Shapiro Usa 2008 durata 15 minuti
DALLE MANI di Titta Cosetta Raccagni Italia 2009 durata 42 minuti
(in collaborazione con Filmaker di Milano)
ANANAS di Amos Gitai Francia 1984 durata 78 minuti (versione originale con sottotitoli italiani)
ore 24.00 IL FILM DI MEZZANOTTE
IL FIUME di Jean Renoir Francia-Usa 1951
SERATA IN COLLABORAZIONE CON IL CSA LA TORRE E L’ASSOCIAZIONE INSIEME PER L’ANIENE ONLUS
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Domenica 5 settembre
ROMA Riserva Naturale Valle dell’Aniene, Centro Sociale La Torre Via Bertero 13
ore 18.00
QUANDO GLI ARGINI SI ROMPONO (Un requiem in quattro atti)
di Spike Lee terza e quarta parte Usa 2006 durata 120 minuti
dalle ore 21.00
GREEN PORNO 2 di Isabella Rossellini e Jody Shapiro Usa 2008 durata 17 minuti
CON I MIEI OCCHI di Giorgio Diritti Italia 2002 durata 52 minuti
THE COVE – L’INSENATURA di Louie Psihoyos Usa 2009 durata 93 minuti
Premio Oscar 2010 come miglior film documentario (per gentile concessione di Feltrinelli Real
Cinema) versione originale con sottotitoli in italiano
ore 24 IL FILM DI MEZZANOTTE
IL PARADISO DEI BARBARI di Nichola Ray Usa 1958 durata 93 minuti
SERATA IN COLLABORAZIONE CON IL CSA LA TORRE E L’ASSOCIAZIONE INSIEME PER L’ANIENE –
ONLUS con la partecipazione di “Terra/terra” e “Tutti per terra”
dalle 10 al tramonto MERCATORRE: mercatino del biologico autocertificato
ore 12 “Mangiamo tutti insieme”, con menu bimbi, ore 13 - 15.30 trucca bimbi
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ANIENE FILM FESTIVAL – Il cinema della Terra
seconda edizione, agosto / settembre 2010
I FILM, I REGISTI (in ordine cronologico di proiezione)
MARIA E I GIORNI
regia e sceneggiatura Cecilia Mangini; fotografia Giuseppe De Mitri; aiutio operatore e
organizzazione generale Giosuè Bilardi; montaggio Renato May; musiche Egisto Macchi; Italia,
1960, durata 10’
A Maria, una regina nel regno ormai scomparso della millenaria civiltà contadina, è dedicato
questo documentario, testimonianza dell’affetto per lei da parte della regista. Nella breve unità di
tempo di una notte – dal crepuscolo all’alba - Maria viene tratteggiata nel suo carattere forte ed
impetuoso, nell’incontro teso con le nuore, nel rapporto ludico con i figli dei figli, nella notte
trascorsa alla ricerca dei ricordi e nella preghiera che è un dialogo a tu per tu con la Madonna. E’
appena l’alba: nella stalla Maria recita un esorcismo magico a protezione degli animali, ma più
forte è il rito vitalistico che compie nel mettere una pianta a dimora in piena terra.
CECILIA MANGINI Nata a Mola di Bari, regista, fotografa, critica cinematografica. Ha realizzato
numerosi documentari sulle realtà popolari e periferiche, contadine, industriali, unendo la
passione per il cinema all’impegno civile. Dopo un intenso apprendistato artistico, tra circoli del
cinema e la collaborazione alle riviste “Cinema Nuovo” di Guido Aristarco e “l’Eco del Cinema” di
Umberto Barbaro, passa direttamente alla regia. Già con i suoi primi lavori (IGNOTI ALLA CITTA’,
FIRENZE DI PRATOLINI, STENDALI, LA CANTA DELLE MARANE, tra il 1958 e il 1962) si va alla
scoperta e ad una narrazione non convenzionale della realtà italiana, quella vera, misera e
sottoproletaria. La capacità di analisi dei mutamenti della società italiana, l’interesse per la
persona umana - dal diseredato al grande protagonista della Storia -, una costante passione civile
sono i tratti distintivi del suo cinema e del suo impegno.
La mostra fotografica “Arti, volti e mestieri della Bassa Padana” tende a ripercorrere le usanze e
le condizioni di vita dell’ambiente contadino dall’immediato Dopoguerra agli anni Settanta, fino ad
oggi: un’indagine storica sui protagonisti del mondo rurale italiano e sulle loro battaglie per
l’emancipazione. Scenari antichi che parlano al moderno, attraverso volti, gesti, sguardi e oggetti
quotidiani. Ritratti dell’uomo che è casa, lavoro, paese, società.
L’esposizione riassume una storia costruita negli anni dal 1957-1958 al 1968-1970: anni in cui
l’impiegato comunale Giuseppe Morandi decise di utilizzare una Rollei 6x6 per immortalare
squarci di mondo. La Genia, i vecchi braccianti, Pierino Azzali alla fiera di Recorfano, il Micio, la
pumatera Laura Poli…ecco le facce, gli occhi, le mani, che, scatto dopo scatto, costituiscono il
racconto di Giuseppe Morandi. Un racconto che il regista Bernardo Bertolucci ha scelto di
utilizzare per la pellicola “Novecento”, interpretata da Robert De Niro nel 1976.
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IL COLORE DELLA BASSA
di Giuseppe Morandi, idea e soggetto G. Morandi e Gianfranco Azzali; con Gianfranco Azzali,
Mehta Jagjit Rai, Devi Puspha, Mehta Simona, Mehta Hani; fotografia G. Moranti; suono in presa
diretta Sergio Lodi, Gianfranco Azzali; montaggio Andrea Chiantelli; produttore esecutivo
Giampaolo Smiraglia per Arsenali Medicei; Italia, 2008, durata 30 minuti.
Raccontare con parole e con immagini la nuova realtà del lavoro nella pianura padana. Mostrare
come nel mondo più immutabile che immaginiamo, quello della produzione agricola si siano negli
ultimi anni consumate non una, ma mille rivoluzioni. Una rivoluzione tecnologica innanzitutto, con
le grandi cascine che schiumavano gente, ribollivano di canti, danze e si animavano di tante
braccia al lavoro, e che oggi sono immerse in un unico silenzio assordante, poi una rivoluzione di
censo, con i figli che rigettano il lavoro dei padri, ritenuto troppo duro, faticoso o umile e
preferiscono macinar chilometri in auto per chiudersi alla fine del viaggio in qualche casermone di
cemento grigio, infine una rivoluzione sociale, con i nuovi migranti, che arrivano alla terra padana.
GIUSEPPE MORANDI. Nato nel 1937 da famiglia operaia e contadina a Piadena (paese dove
tuttora vive), inizia a fotografare e girare filmati nel 1956, incoraggiato tra gli altri da Cesare
Zavattini. Il suo lavoro di fotografo, all'internodella Lega di Cultura di Piadena (fondata insieme
aGianfranco Azzali), viene conosciuto attraverso mostre e volumi presentati in Italia e in Europa. Il
suo lavoro di cineasta, praticamente sconosciuto, è stato presentato per la prima volta al Festival
di Locarno nel 1999 in edizioneintegrale. Il suo modo di girare, "ad altezza d'uomo e di lavoro", è
una vera rivelazione: Morandi è un istintivo che sa “mettere in scena il caso" e "montare in
macchina", testimone del mutamento delle nostre campagne dal dopoguerra ad oggi. Il
salvataggio dei suoi film, girati originariamente in 8 mm, è stato curato dalla Cineteca di Bologna.
I PASTORI DI JENNE di Giuseppe Bonifazio Italia 2001 durata 19 minuti
La vita quotidiana di alcuni pastori ancora operanti nell’area della Valle dell’Aniene: il duro lavoro,
fatto di una pratica quasi ritualizzata; i gesti, i silenzi, la consapevolezza di una attività che
scomparendo sembra non lasciare più nessuna traccia.
GIUSEPPE BONIFAZIO opera da oltre trenta anni nell’ambito della ricerca etnografica, con
particolare riferimento all’antropologia religiosa e alla feste popolari del centro-sud Italia. La
documentazione è costituita da un corposo patrimonio fotografico e filmico, nei supporti Super8
(interamente digitalizzato), Hi8 e miniDV. Proprie opere si conservano nel Museo delle Arti e
Tradizioni popolari di Roma, nel Museo delle Genti ‘Abruzzo di Pescara, nel Centro Studi sulla
popolazione a San Brancato di Santarcangelo (Pz), nel Museo della Civiltà Contadina della Valle
dell’Aniene di Roviano e nel Museo delle Culture di Riofreddo.
LAVORATORI regia, soggetto, sceneggiatura, fotografia, montaggio, suono, produzione Tommaso
Cotronei; Italia, 2005, durata 48 minuti
C’era una volta un piccolo paese del sud dove viveva una famiglia di pastori. Questa famiglia aveva
due bambini, uno biondo e uno bruno, che tutto il giorno lavoravano per aiutare la mamma e il
papà. La mattina si alzavano presto, portavano il fieno nelle stalle e andavano a pascolare le
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pecore mentre il papà si occupava di vendere i prodotti in città. C’era una volta ma c’è ancora.
Inquietante e per certi versi difficile da digerire, Lavoratori costringe lo spettatore di fronte ad un
bivio morale: giudicare con severità chi costringe i propri figli a lavorare o comprendere che,
ancora oggi, ci sono dei mondi, a noi nascosti e sconosciuti, in cui vigono leggi diverse. Tutto
questo Tommaso Cotronei ce lo racconta senza falsi buonismi o inutili romanticismi bucolici. Ce lo
narra senza una parola, con la sola cruda forza delle immagini a fare da testimone ad una verità
difficile da mandare giù, raccontando un’Italia che non tutti conoscono e che i più sono disposti a
fingere di non conoscere. Il regista affronta un argomento difficile e per certi versi impossibile da
raccontare, senza scadere nel patetico, senza diventare retorico ma trovando una via, tra le molte
possibili, che porta a comprendere e a non giudicare.
GENTE DI TERRA MADRE di Paolo Casalis e Stefano Scarafia
Emozionante viaggio all’interno del meeting di Terra Madre 2008, organizzato a Torino da Slow
Food: 8.000 contadini, cuochi, pescatori, accademici, allevatori e produttori di tutto il mondo si
incontrano per discutere di cibo, ambiente, biodiversità e sviluppo locale, in un caleidoscopio di
lingue, colori e musica. GENTE DI TERRA MADRE dà voce agli invitati di questa convention unica
nel suo genere, in cui, attraverso testimonianze ed incontri, emerge la volontà di una maggiore
consapevolezza nel rapporto uomo-terra, aldilà delle logiche di profitto e sfruttamento che hanno
fatto precipitare il nostro pianeta sull’orlo della catastrofe ecologica e aver generato lo spaventoso
divario economico tra paesi sviluppati e terzo mondo. (dal Catalogo di CinemaAmbiente 2009)
LA TERAPIA SACRALE DELL’ERNIA
“Documentazione su un cerimoniale di magia arborea, il solo attualmente accertato nel Lazio e
inedito, che è rimasto vivo per secoli nellepiaghe nascoste dell’alta valle dell’Aniene.
A metà strada tra Subiaco e Jenne, si incontra in un boscoso pendio la piccola cappella di San
Giovanni Battista, più nota nella zona con il nome di San Giovanni dell’Acqua, uno dei dodici
cenobi fondati da San Benedetto, al quale la tradizione attribuisce il miracolo di aver fatto
sgorgare la vicina sorgente per le esigenze della comunità monastica. Qui, il pomeriggio di ogni 23
giugno, vigilia della festa di S. Giovanni, si recano diversi fedeli provenienti da Subiaco, da
Arcinazzo Romano e, in misura minore, da Jenne, per far visita al Santo e per partecipare alla
processione notturna che termina con la Santa Messa.
Il luogo e la ricorrenza religiosa non desterebbero tutta la nostra attenzione, se fino a pochi
decenni or sono non si fosse praticato proprio in questo giorno il rituale della “passata” dei
bambini erniosi, uno dei più antichi e diffusi nell’area mediterranea ed europea, con diverse
varianti e modalità, ma con un unico denominatore comune e un unico fine. I bambini affetti da
ernia infantile, identificata nel prolasso dello scroto o in alcune foreme di ernia inguinale connesse
comunque con l’area genitale, venivano portati in questo luogo, e per guarire venivano “passati”
attraverso una fenditura ricavata da un albero di quercia.” Giuseppe Bonifazio.
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RUPI DEL VINO
di Ermanno Olmi; fotografia Massimiliano Pantucci; montaggio Federica Ravera; produzione
Ipotesi Cinema Italia 2009 durata 54 minuti
Su iniziativa della Banca Popolare di Sondrio, da un’idea di Marco Vitale, realizzato con il concorso
di: Fondazione ProValtellina, Fondazione dott. Piero Fojanini di Studi Superiori, Biblioteca “Luigi
Cedraro”- Sondrio, Consorzio Tutela Vini di Valtellina, Fondazione Gruppo Credito Valtellinese,
Consorzio dei Comuni del Bacino Imbrifero Montano dell’Adda, Unione del Commercio,del
Turismo e dei Servizi della Provinca di Sondrio, Coldiretti Sondrio
COPIA GENTILMENTE CONCESSA DALLA FONDAZIONE PROVINEA ONLUS “VITA ALLA VITE DI
VALTELLINA”
“Valtellina, vigne e vini. Chi fra noi, cittadini comuni, ha ancora un rapporto diretto e partecipe
col mondo del vino? Credo, oramai, solamente quei pochi che il vino lo coltivano, ne curano i frutti
e lo producono. Per il cittadino comune, ossia il cittadino metropolitano, l’approccio al vino è con
gli scaffali espositivi: la bottiglia da rigirare tra le mani, anche se dall’etichetta non si capisce
molto. Qualcuno, con ingenua curiosità, espone il vetro in controluce per vedere trasparenza e
colore del contenuto. Chissà. In passato, invece, non era così. Il momento del vino, nella mia
infanzia contadina, era vissuto con partecipazione diretta al rito che ogni anno puntualmente si
ripeteva e perpetuava a cominciare, appena fuori dall’inverno, dalla preparazione della vigna con
la cura dei tralci e della zolla. E poi in primavera, quando le mani del vignaiolo frugavano con
dolcezza nel fitto del fogliame dove spuntavano i primi grappoli ancora minuti come neonati.
Prossimi all’autunno, ogni giorno si scrutava il cielo e si invocava l’aiuto divino perché la burrasca e
la temutissima grandine non rovinasse il raccolto. E finalmente la vendemmia. Mani addestrate e
agili coglievano grappoli ricchi di umori della terra e vigore del sole, dai chicchi turgidi di succo e di
luce. E mentre si colmavano cesti in contentezza, dai filari delle vigne salivano canti di festa quasi
si compisse il rito di ringraziamento per un premio meritato. La pigiatura era festa per tutti:
augurio di abbondanza e rassicurazione di sopravvivenza. Il vino è l’immancabile offerta all’ospite,
un invito alla compagnia, alla pacifica convivenza. Il vino è alimento e insieme sostanza di
sacralità.”
Ermanno Olmi
I PAISAN
di Giuseppe Morandi
“Iniziava il boom della Lambretta e della Seicento. Iniziava la grande cacciata, l'emigrazione dalla
campagna. E la civiltà contadina, che era durata duemila anni, stava ormai finendo. Volevo filmare
i riti ancora in atto di quella civiltà. Se io hofotografato e filmato la mia gente è perché l'ho amata
e ho condiviso la sua storia e la lotta per la sua emancipazione. Meglio, ho voluto dare loro un
volto e raccontare la loro vita dall'interno, perché io ero e sono uno di loro. Ho voluto fissare la
loro sapienza e il loro orgoglio”
Giuseppe Morandi
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IL PIANTO DELLE ZITELLE
di Gianvittorio Baldi, Italia, 1958 durata 10 minuti
Baldi si misura anche lui con Vallepietra, a venti anni dal documentario di Pozzi Bellini; ne
scaturisce una delle sue prove più significative, con un uso personalissimo del sonoro, che si situa
tra i grandi titoli del documentarismo italiano.
GIAN VITTORIO BALDI Nato a Bologna nel 1930, dopo essere stato stagista alla televisione
francese in qualità di cameraman e montatore, nel 1954 inizia a lavorare alla RAI, dove vi rimane
fino al 1958. In questo periodo realizza Cinquant’anni - Storia d'Italia dal 1898 al 1948. Nel '58
inizia a girare documentari e cortometraggi e comincia a promuovere iniziative a favore del
documentario (nel 1960 fonda l'Istituto Italiano del Documentario). Tra le sue opere del periodo si
possono ricordare La notte di San Giovanni, Il pianto delle zitelle (Leone d'oro quale miglior
cortometraggio a Venezia 1959) Via dei Cessati Spiriti, La casa delle vedove (Leone d'oro per il
cortometraggio a Venezia 1960 e Nastro d'argento per il miglior cortometraggio italiano nel 1961 e
nomination all'Oscar), Luciano - via dei Cappellari, Ritratto di Pina, Il bar di Gigi. Nel 1961 dirige La
prova d'amore, episodio del film collettivo Le italiane e l'amore, voluto e organizzato da Cesare
Zavattini, mentre l'anno dopo esordisce nel lungometraggio con Luciano segnalandosi come uno
dei registi più personali del cinema italiano. Sempre nel 1962 fonda la IDI Cinematografica, una
società di produzione che nel corso di circa tredici anni realizzerà importanti pellicole di Mingozzi,
Jean Marie Straub e Daniel Huillet, Nelo Risi, Dacia Maraini, Pier Paolo Pasolini, Mircea Muresan,
Bresson
L’UOMO CHE VERRA’
di Giorgio Diritti; soggetto e sceneggiatura G. Diritti, Giovanni Galavotti, Tania Pedroni; fotografia
Roberto Cimatti; montaggio G. Diritti, Paolo Marzoni; costumi Lia Francesca; musica Marco
Biscarini, Daniele Furlati. Con Maya Sansa, Alba Rohrwacher, Eleonora Mazzoni, Claudio Casadio,
Greta Zuccheri Montanari; produzione Arancia Film e Rai Cinema. Italia, 2009, durata 117 minuti,
copia 35 millimetri concessa dalla Emme Cinematografica
Alle pendici di Monte Sole, sui colli appenninici vicini a Bologna, la comunità agraria locale vede i
propri territori occupati dalle truppe naziste e molti giovani decidono di organizzarsi in una brigata
partigiana. Per una delle più giovani abitanti del luogo, la piccola Martina, tutte quelle continue
fughe dai bombardamenti e quegli scontri a fuoco sulle vallate hanno poca importanza. Da quando
ha visto morire il fratello neonato fra le sue braccia, Martina ha smesso di parlare e vive
unicamente nell'attesa che arrivi un nuovo fratellino. Il concepimento avviene in una mattina di
dicembre del 1943, esattamente nove mesi prima che le SS diano inizio al rastrellamento di tutti gli
abitanti della zona.
“Succede ancora. Ogni tanto un regista allergico alle convenzioni soffia via la polvere da pagine
che credevamo di sapere a memoria. Quanti film abbiamo visto sugli orrori nazisti? Quante stragi,
quanti rastrellamenti, quanti nazisti urlanti in armi? L’uomo che verrà di Giorgio Diritti è il
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contrario di tutto questo. Non la ricostruzione di una pagina di Storia, con tutte le maiuscole e il
kitsch del caso, ma il prodursi di un evento che sembra accadere sotto i nostri occhi per la prima
volta. E’ ciò che il cinema cerca di fare quasi sempre, non riuscendoci quasi mai. Eppure non c’è
trucco. Basta spogliarsi di tutto ciò che sappiamo – oggi - su quell’evento. Per viverlo con gli occhi
di chi lo visse, allora, come un fatto enorme e incomprensibile perchè del tutto estraneo al proprio
sapere e alla propria scala di valori. Facile a dirsi, meno a farsi. Diritti, regista già de Il vento fa il
suo giro, ci riesce sposando dall’inizio alla fine lo sguardo dei contadini di Monte Sole, secondo
logiche e ritmi che non appartengono alla Storia e alle sue guerre ma alla cultura contadina, al
rapporto con la natura, a quella concezione arcaica e sacrale della vita, già cara, con accenti
diversi, ad Olmi e Pasolini.”
Fabio Ferzetti, il Messaggero, 20 gennaio 2010
Giorgio Diritti Regista, sceneggiatore e montatore é nato a Bologna il 21 dicembre 1959. Si forma
lavorando al fianco di vari autori italiani (Lizzani, Wetmuller, Vancini), ed in particolare Pupi Avati,
con cui collabora in vari film. Realizza vari casting per film in Emilia Romagna, tra cui “La Voce della
Luna”(1990) di Federico Fellini. Partecipa all’attività di Ipotesi Cinema, Istituto per la formazione di
giovani autori, fondato e diretto da Ermanno Olmi. Come autore e regista dirige documentari,
cortometraggi e programmi televisivi. Il suo film d’esordio, Il Vento fa il suo Giro (2005), partecipa
ad oltre 60 festival nazionali ed internazionali, vincendo oltre 36 premi.Il film inoltre diventa un
“caso nazionale”, restando in programmazione al Cinema Mexico di Milano per più di un anno e
mezzo. Nel 2010 il riconoscimento del David di Donatello al suo film L’uomo che verrà lo pone tra
gli autori italiani da seguire nei prossimi anni.
CARLO VERDONE E GARIBALDI
ovvero come il comico romano racconta la Spedizione dei Mille in una della sue gag più famose,
tratta dal programma tv di culto Telepatria International. La storia rivissuta per noi (e per un Renzo
Arbore nel ruolo dell’intervistatore “nascosto”) da “l’ultimo dei garibaldini” è un poco diversa
dall’iconografia corrente, ma sempre ricca di umanità ed ironia.
IL PICCOLO GARIBALDINO
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento la letteratura popolare dedicata all’Eroe dei due
mondi è sterminata e i giovani sono spesso gli interlocutori prediletti. Sulla scia di una collaudata
letteratura per l’infanzia, ispirata agli scritti di De Amicis che già proponevano episodi
risorgimentali, si aggiungono alla tradizione memorialistica garibaldina opuscoli e volumetti
dedicati ai ragazzi, che documentano le imprese dell’Eroe in forma romanzata. Tra questi, Il
piccolo garibaldino, scritto dal capitano Giuliano Masè, in cui vengono narrate le avventure di un
giovane patriota che scappa di casa per raggiungere il padre volontario nella spedizione dei Mille.
La pellicola, annunciata negli spazi promozionale della stampa specializzata fin dagli inizi del
dicembre 1909 come “emozionantissima”, è disponibile per gli esercenti italiani dal 31 di quello
stesso mese.
IL film, venduto a un prezzo di lire 32.50 (+ 50 lire per il viraggio), e ancora presente nel catalogo
Cines del 1911. da Giovanni Lasi , in Da La presa di Roma a Il piccolo garibaldino. Gangemi editore
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IL RUSCELLO DI RIPASOTTILE
di Roberto Rossellini; soggetto R. Rossellini; sceneggiatura Elisabetta Riganti; fotografia Rodolfo
Lombardi; montaggio R. Rossellini; musica C. Filippini; produzione Excelsior—SACI Italia 1941
durata 8 minuti (frammento)
Copia fornita dalla Cineteca di Bologna Restaurato presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata da
Cineteca di Bologna e Fondazione Roberto Rossellini per l’Audiovisivo.
Dai numerosi frammenti ritrovati da Domenico Murdaca presso il cinema Cilea di Palmi (Reggio
Calabria) è stata ricostruita la continuità narrativa, sulla base delle sinossi d’epoca; la pellicola è
stata scansionata alla risoluzione di 2K e le immagini e il suono, che erano fortemente danneggiati,
sono stati restaurati digitalmente.
“IL RUSCELLO DI RIPASOTTILE è stato girato in esterni in un ruscelletto vicino a Palidoro, località
situata nel retroterra di Ladispoli e gli interni dell’Istituto Ittiogenico di Roma. Dall’artigianato di
FANTASIA SOTTOMARINA passiamo direttamente a un documentario con grandi mezzi e girato
nelle strutture del cinema che contavano. Con questi documentari Rossellini era già entrato nel
cinema e, fatto strano in rapporto a quello che farà dopo, aveva iniziato la sua carriere con dei
documentari difficilmente sfruttabili dalla retorica di allora e quindi al di fuori del giro ufficiale
dove venivano affrontati i fatti, le cronache, le realizzazioni del regime fascista oppure valorizzato
in maniera retorica il patrimonio artistico”
Stefano Roncoroni, Il primo Rossellini
VIVA L’ITALIA
di Roberto Rossellini; soggetto Sergio Amidei, Carlo Alianello, Antonio Petrucci, Luigi Chiarini;
sceneggiatura R. Rossellini, S. Amidei, Diego Fabbri, A. Petrucci, Antonello Trombadori; fotografia
Luciano Trasatti; musica Renzo Rossellini; montaggio Roberto Cinquini; con Renzo Ricci, Paolo
Stoppa, Franco Interlenghi, Giovanna Ralli, Tina Louise, Italia, 1960, durata 129 minuti
Copia 35 millimetri gentilmente concessa dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca
Nazionale
L’epopea della Spedizione dei Mille, con lo sbarco in Sicilia, gli scontri armati con l’esercito
borbonico, le dispute politiche ed ideologiche; il tutto senza agiografia, ma con lo sforzo di
restituire ai protagonisti (Garibaldi è seguito fino all’esilio a Caprera) la loro umanità, anche
quotidiana, mai disgiunta dalle profonde motivazioni che li spinsero a costruire una nazione. Per
Rossellini è il film che segna l’inizio del suo impegno per un “didatticismo assoluto”.
IL PIANTO DELLE ZITELLE
di Giacomo Pozzi Bellini, Italia 1939, durata 17 minuti. Per gentile concessione del Festival dei
Popoli di Firenze
”...IL PIANTO DELLE ZITELLE di Giacomo Pozzi Bellini, un documentario pieno di personaggi
anonimi giunti dal Lazio, dall’Abruzzo e dalla Campania a venerare l’icona di Vallepietra, dipinta
sulle pareti di una grotta, nei Monti Simbruini. Si tratta di una rappresentazione della Passione di
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Cristo cantata da giovani ragazze, all’alba della festa della Santissima Trinità: un rituale che per le
sue costellazioni simboliche induce al paragone con culti misterici del mondo preromano, legati
all’idea di una Grande Madre Terra. Per Emilio Cecchi, sceneggiatore del documentario e già
autore, negli anni precedenti, di campagne fotografiche sul rito: “l’occhio più veritiero e spietato,
che è quello della macchina cinematografica, ne ha qui rese innumerevoli immagini e tutte di rude
bellezza, di cordiale austerità: immagini di una nobiltà ingenua e veneranda, d’una umanità
compiuta e classicamente composta”. Il film, presentato e premiato alla VII Mostra di Venezia, non
riceve il visto della Commissione di censura: a causa del forte impatto di alcune scene vengono
richiesti numerosi tagli, rifiutati da Pozzi Bellini. E il documentario resta invisibile ai più, sepolto
per anni nel dimenticatoio della storia”
da: Storia del documentario italiano , di Marco Bertozzi, Marsilio.
(Vedi anche il catalogo pubblicato da Artemide Editoriale, Roma 2006 e relativo alla mostra curata da
Angelo Palma e Paola Elisabetta Simeoni, Fede e tradizione alla Santissima Trinità di Vallepietra 1881/2006.
Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione)
SOPRA LE NUVOLE
“Sopra le nuvole vuole rievocare i tragici avvenimenti del 1944, presentandoli in una cornice di
storie vere, visti con gli occhi della gente che li ha dovuti subire. Persone che vivevano una vita in
montagna povera, ma dignitosa: il lavoro nei campi, il matrimonio, la nascita dei figli, le feste di
paese….e poi, in un attimo di follia la fine. Il 18 marzo del 1944 vennero barbaramente uccisi, a
Monchio, Costrignano, Susano e Savoniero (Palagano-MO), 131 civili, tra cui donne e bambini. Due
giorni dopo, per mano della stessa compagnia tedesca dell'Hermann Goering, subirono la stessa
sorte, a Cervarolo (Villa Minozzo-RE), 24 uomini, compreso il parroco. Oggi siamo testimoni di altre
guerre, altre stragi, altre sofferenze in un mondo che non sembra avere imparato dal passato. La
guerra è sempre uguale: non è quella dei potenti, dei capi di stato, dei generali, ma soprattutto, è
quella della gente comune che deve subire inerme e indifesa.”
Sabrina e Riccardo
“Prima di Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema, un eccidio nazifascista si è consumato
sull’Appennino tosco-emiliano, a Monchio e Cervara tra il 18 e il 20 marzo del 1944. Una strage
quasi dimenticata che torna ora alla memoria con un film, Sopra le nuvole, girato da una coppia di
cineasti non professionisti, originari di quella zona, Sabrina Guiglli e Riccardo Stefani. Lei lavora in
una clinica pìsichiatrica, lui fa l’operaio nelle cave: ma la passione per il cinema li ha portati a
seguire i corsi di Marco Bellocchio a Bobbio e seminari con Giovanni Veronesi e Giuseppe
Tornatore. Proprio Veronesi ha suggerito di raccontare la storia della strage senza usare attori
professionisti, ma con gli abitanti del luogo. E con una attenzione speciale al dialetto, alle
tradizioni, ai modi di vita – dal canto del Maggio al ballo dei Gobbi, al matrimonio secondo l’usanza
montanara. Materiali antropologici che occupano tutta la prima parte del la narrazione, nel
susseguirsi dei lavori agricoli e delle festedi paese, degli amori e delle scene familiari, in una zona
montuosa quasi intoccata dalla seconda guerra mondiale.”
C. Paternò da Ladri di Cinema
“Un film straordinario, una vera e propria poesia per immagini”.
Mario Monicelli.
“Quando un maestro del cinema di questo calibro spende parole così entusiaste per una piccola
opera indipendente, qualcosa di buono cova sotto la cenere. Stiamo parlando di Sopra le nuvole,
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piccolo grande film diretto dagli emiliani Sabrina Gugli e Riccardo Stefani (nati nel modenese e
poco più che trentenni).”
C. Paternò, Ladri di Cinema
Colpisce, del film, l’estrema competenza tecnica e la forte passione narrativa. La fotografia
digitale, unita a una grande cura per i dettagli delle immagini e per le ritualità campagnole
rendono quasi insostenibili i momenti di “preparazione” dell’eccidio, in cui viene raccontata la
quotidianità della vita delle vittime per creare un contatto tra spettatore e personaggi cosicché il
dramma storico riesca a entrare sotto pelle. Gli attori non sono professionisti, ma gente del luogo
che indossa abiti dei propri nonni, tanto è vero che lo spazio rappresentato sembra palpitare di
autenticità nell’inquadratura.
Per ulteriori informazioni visita il sito www.nellenuvole e il blog degli autori.
L’AQUILA BELLA ME
Un progetto di Pietro Pelliccione e Daniele Vicari, diretto da P. Pelliccione e Mauro Rubeo;
fotografie Marco D'Antonio; montaggio Luca Gasparini e Alberto Masi; musiche original: Vega's;
scritto da: Pietro Pelliccione e Daniele Vicari. Una produzione Vivo film, Minollo Film e Relief. Italia
2009, durata 80 mnuti
Con il sostegno di ARCI, UCCA, Roma Lazio Film Commission, Abruzzo Film Commission in
collaborazione con THE BLOG TV e WOOLRICH
L’Italia intera, nelle ore e nei giorni successivi alla notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009, ha assistito
commossa e incredula alla tragedia del terremoto de L’Aquila, che ha colpito 46 comuni, ucciso
308 persone, provocato decine di migliaia di sfollati, innescato difficili processi sociali economici e
politici, cambiato per sempre la vita di una collettività. Per sempre. Al di là e ben oltre le ore di
televisione che sono state dedicate e ancora verranno dedicate alle conseguenze di questo “lieve
moto” della terra.
Per sempre. Quello che prima non era nemmeno pensabile, oggi fa parte dell’esperienza e della
memoria di ogni aquilano; quello che prima c’era, oggi non c’è più, è stato spazzato via nel giro di
un minuto, o meglio nel tempo che è servito a rendersi conto della catastrofe. Non basta un giorno
per ricostruire, ci vogliono anni; forse lo stesso tempo necessario per sentirsi a casa in una terra
straniera. E in questo tempo possono accadere infiniti fatti, più o meno privati, più o meno
eclatanti, che alla fine comporranno una raccolta di ricordi, un diario di come si è potuti arrivare
dall’istante stesso del crollo a una nuova seppur diversa normalità.
L’Aquila bella mé (titolo di una canzone popolare) nasce soprattutto dal desiderio di mostrare
questo tempo, così distante da quello della cronaca e dell’attualità. Ma nasce anche dall’esigenza
di raccontare una storia alternativa rispetto a quella della messa in scena ufficiale e spettacolare
del lutto, della gestione dell’emergenza e dell’attuazione dei programmi governativi. Una storia
narrata da un punto di vista totalmente interno alla città, che della città documenti senza filtri le
emozioni, la rabbia, i pensieri, il lento mutare. A volte i due racconti, i due punti di vista,
convergono e si integrano, a volte cozzano brutalmente. I giovani cineasti Pietro Pelliccione e
Mauro Rubeo, originari de L’Aquila e di Avezzano, coadiuvati da altri che a l’Aquila sono nati e
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cresciuti o che qui hanno studiato cinema (la responsabile di produzione Francesca Tracanna, gli
operatori Flavio Paolilli Treonze e Michele Buo, il fotografo Marco D’Antonio, gli autori della
colonna sonora originale, i Vega’s) già dal 7 aprile hanno iniziato a filmare questo loro diario della
ricostruzione, che durerà almeno un anno. L’Aquila bella mé, si conclude settanta giorni dopo il
sisma; le settimane e i mesi successivi, già in parte filmati, saranno raccontati nelle altre parti che
compiranno, nel tempo, il progetto.
LE QUATTRO VOLTE
di Michelangelo Frammartino; soggetto e sceneggiatura M. Frammartino; suono Paolo Benvenuti,
Simone Paolo Olivero;fotografia Andrea Locatelli; montaggio Benni Atria, Maurizio Grillo;
montaggio del suono Daniel Iribarren in collaborazione con Benni Atria. Una produzione Gregorio
Paonessa, Marta Donzelli, Vivo film. Italia 2010, durata 90 minuti.
Una visione poetica sui cicli della vita e della natura, sulle tradizioni dimenticate di un luogo senza
tempo. Un film di fantascienza senza effetti speciali, che accompagna lo spettatore in un mondo
sconosciuto e magico, alla scoperta del segreto di quattro vite misteriosamente intrecciate l’una
nell’altra.
“Le quattro volte è un film in togliere: comincia tradizionalmente, fissandosi sull’uomo, e poi via
via sposta il centro dell’attenzione su tutto ciò che gli sta intorno, e che normalmente è poco più
che uno sfondo, fino a privare lo spettatore di ogni punto di riferimento. Ovviamente, in questa
perdita progressiva del protagonista, si vorrebbe che fosse contenuta anche una scoperta, la
scoperta di una pari dignità fra l’umano e gli altri regni. La Calabria, prima che una terra dal fascino
arcaico, ancora sede di mestieri ancestrali come quello del carbonaio, che lavora con fumi, forme e
materie risalenti alle origini del tempo, è il luogo in cui il sapere popolare, fortemente influenzato
dalla scuola pitagorica, mi ha abituato a vedere oltre le cose, a immaginare di continuo la
sopravvivenza di qualcosa che transita da un involucro a un altro. È in questa terra che ho
imparato a ridimensionare il ruolo dell’uomo, o almeno a distogliere lo sguardo da lui: si può
liberare il cinema dalla tirannia dell’umano, che è un privilegio ma anche una condanna alla
solitudine? Le quattro volte cerca di incoraggiare questo percorso di liberazione dello sguardo,
sollecitando lo spettatore a trovare il nesso nascosto che anima tutto quel che ci circonda. Anche
per me questo nesso è stato qualcosa da riscoprire attraverso il cinema, strumento che credo
abbia il potere di mettere in evidenza il legame che unisce le materie viventi. Quando vedo un
film, ho sempre la sensazione che sulla pellicola si fissi qualcosa che va molto al di là del soggetto
ripreso, come se l’immagine fosse una forma di accesso all’invisibile, l’unica che ho saputo
sperimentare fino ad ora.”
Michelangelo Frammartino, aprile 2010
UNE HISTOIRE D’EAU
di Jean-Luc Godard e François Truffaut, soggetto, sceneggiatura, montaggio e speaker Jean-Luc
Godard; fotografia Michel Latouche; Suono: Jacques Maumont. Con Jean-Claude Brialy, Caroline
Dim. Prod. Pierre Braumbeger. Francia, 1958, durata 20 minuti.
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Occasionale e improvvisata è ancora l’esperienza di Une histoire d’eau, terzo cortometraggio di
Truffaut: ma più dei risultati, la responsabilità dei quali ricade in misura assai maggiore su Godard,
co-autore del film, interessa qui mettere in luce l’idea di partenza, per quanto di tipico e di
rivelatore essa mostra dell’atteggiamento di Truffaut verso il cinema, che progressivamente va
delineandosi attraverso queste pagine. Si è appena agli inizi della primavera del ‘58 e una
improvvisa inondazione colpisce la regione parigina: l’idea di Truffaut consiste nel pensare di
servirsi dei luoghi inondati come di un’idea scenografica per improvvisare una storia a soggetto,
con personaggi e magari un bell’inseguimento in stile hollywoodiano. Ciò che viene respinto, in
questa incursione cinematografica nella realtà, è proprio ogni atteggiamento di tipo
documentaristico, la restituzione «oggettiva» e fedele di una realtà bruta, quella stessa destinata
ai cinegiornali d’attualità.
“Per filmare due giovani e i loro sentimenti, Truffaut parte un sabato per le zone allagate, con
l’auto avuta in prestito da Chabrol e 600 metri di pellicola che il produttore Braumberger gli ha
fiduciosamente accordato. Ma il sopralluogo si rivela deludente; l’acqua si sta ritirando e la piccola
compagnia si sente imbarazzata, scoprendosi fuori posto a fare i matti mentre tutti sono
impegnati a riparare i guasti dll’inondazione. Comunque, i 600 metri vengono impressionati, in un
modo o nell’altro; al ritorno, Truffaut comunica a Braumberger di avere sprecato la pellicola e di
esser deciso a lasciar perdere. Ma Godard vede il materiale, gli piace e chiede di poterlo montare a
suo piacimento, senza tener conto dell’ordine delle riprese. Il resto è noto: Godard scrive un
commento, sceglie la musica, inventa gags, si diverte a citare gli autori che gli sono cari, mentre
racconta la storia di due giovani che abbandonano la «banlieu» allagata per andare incontro a
Parigi e all’amore. I titoli di coda del film sono letti anziché scritti ( la voce è dello stesso Godard) e
dicono: «Sappiate che è un film di François Truffaut e Jean-Luc Godard. Michele Latouche ha
firmato la fotografia. Roger Fleytoux dirige la produzione a nome di Pierre Braumberger, in
omaggio a Mack Sennet, per i film della Pléiade. Ecco, signore e signori, è finito”.
Alberto Barbera, François Truffaut, Il Castoro cinema
L’ATALANTE
di Jean Vigo; sceneggiature Jean Guinee; adattamento e dialoghi Albert Riera e J. Vigo; fotografia
Jean-Paul Alphen, Louis Berger, Boris Kaufman; montaggio Louis Chavance; musica Maurice
Jaubert; con Michel Simon, Dita Parlo, Jean Daste. Francia, 1934, durata 89 minuti
La difficile vita di due novelli sposi a bordo de l’Atalante, chiatta sempre in movimento sul fiume,
governata da un vecchio mezzo e da un ragazzo. Su questa trama semplice ed essenziale Vigo
costruisce uno dei capolavori della storia del cinema. Con la sua poetica visionaria fa de L’Atalante
il punto di incontro tra le esperienze avanguardistiche e il cinema sociale; in questo modo
frantuma la tradizione realista del cinema francese, e privilegia un approccio totalmente poetico
venato di surrealismo (la sequenza sott’acqua) dove in primo piano non è più la psicologia o il
contesto sociale dei personaggi, ma alcuni istanti e particolari “che possono sorgere da non si sa
dove e sparire come sono venuti, senza ragione nè logica che non sia quella della poesia e della
forza dell’amore”. (Lourcelles). Vigo muore poco dopo la fine del film, maledetto ed invisibile per
decenni.
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LO SPECCHIO
Un film di David Christensen, scritto da D. Christensen e Annalisa Schillaci, fotografia: Patrick
McLaughlin; montaggio Annalisa Schillaci e Luca Gasparini; suono: Gianluca Costamagna, una
produzione Vivo film e Agitprop Films (Canada) realizzata con il sostegno del Piemonte Doc Film
Fund. Italia/Canada 2009, durata 83 minuti.
In un remoto angolo del Piemonte, nella tranquilla valle Antrona dominata da erte montagne,
sorge il piccolo borgo di Viganella. È un paese di vecchi. Gli under 40 si contano sulle dita di una
mano, la maggior parte degli abitanti ha più di settant’anni; andando avanti così, nei prossimi 15
anni la popolazione potrebbe scendere da cento a meno di trenta elementi. Le case di pietra
abbandonate alle spalle della piazza centrale sembrano voler lanciare un monito: il borgo sta
morendo e presto sarà in rovine.
Il sindaco di Viganella, Pierfranco Midali (Franco), lo sa. A quarant’anni suonati è appunto uno dei
più giovani abitanti del paesino e non vuole affatto vederlo scomparire. Per questo prova a
realizzare il suo folle sogno: far rinascere la comunità costruendo un enorme specchio sulla
montagna dietro al villaggio, in modo che la piazza, il cuore di Viganella, riceva la sua luce riflessa.
La storia ha tutti gli elementi della fiaba. Da novembre a febbraio, infatti, Viganella è sempre
all’ombra. Le montagne a sud schermano il fioco sole invernale e per tre mesi nessun angolo del
paese riceve un solo raggio di sole. È sempre stato così, sin da quando mille anni fa furono costruiti
i primi insediamenti per via della presenza delle sorgenti d’acqua: gli abitanti di questo fazzoletto
di terra hanno sempre saputo che i loro lunghi inverni sarebbero trascorsi all’ombra.
Lo specchio è un film sul sogno di illuminare un posto sperduto e lontano da tutto, e su come
quest’idea straordinaria penetri le vite delle persone che popolano il villaggio e la valle circostante.
HISTOIRE D’EAU
Diretto e scritto da Bernardo Bertolucci; fotografia Fabio Cianchetti; montaggio Jacopo Quadri;
canzone Nino Ferrer; arredo Metka Kosak. Produzione Massimo Cortesi; Germania / Francia / UK
2002, durata 12 minuti. Presentato a Venezia nel 2002.
“Bertolucci ama dilatare il tempo dello sguardo, connettere lo spazio dentro una visione che si
muove e si scosta dal ritmo della narrazione, per concentrarsi in una cognizione del tempo, che
trasferisce i fatti in memoria. Come nell'Histoire, nella storia del maestro e del suo giovane allievo
Narada, che si perde nel tempo di una intera esistenza. Come negli antichi «cammina, cammina» il
tempo del racconto si dilata, il viaggio di un minuto si fa biografia di una vita, il maestro si ferma
sotto un albero e dice «Ho sete va a prendermi dell'acqua»; e il discepolo va. Incontra una ragazza,
si guardano, si sposano, hanno bambini. Passano gli anni, i capelli si imbiancano, una epidemia
uccide gli abitanti del villaggio, come pure la moglie e i figli di Narada, che disperato vaga per la
campagna e incontra il suo antico maestro sotto l'albero. Questi, reclamando la sua acqua, lo
rimprovera per averlo fato aspetare tuta la matna. Cosi l'andare a cercare l'acqua divide il falso
movimento, il passare da luogo a luogo, la fuga nel tempo, il percorso mentale di un tragitto
virtuale, che diviene ricordo o forse il destino concentrato in un lampo.”
Edoardo Bruno, La Stampa, 2002
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BOATMAN
Regia e fotografia, produttore: Gianfranco Rosi; montaggio Jacopo Quadri; consulente per il suono
John Gurrin; montaggio suono David Novack. Italia/USA, 1994, 55 min, 35 mm, b/n, v. o. hindi e
inglese, sott. italiano
Un documentario in bianco e nero ambientato a Benares. Il regista Rosi attraversa il Gange
accompagnato dal barcaiolo Gopal Maji, parla ed osserva i bagnanti ed i pellegrini. Un film pacato
che permette di vedere molte cose.
“Ero partito alla ricerca dei pellegrinaggi e dei movimenti di folla. Mi ha affascinato la dipendenza
degli uomini rispetto al fiume. Il film ha cominciato a prendere forma dopo il mio incontro con
Gopal, il barcaiolo, nel corso della giornata passata come turista sulla sua barca. Ho voluto ricreare
l’atmosfera di quel giorno, Gopal è diventato il protagonista ed il narratore del film.
In tre anni sono tornato a Benares tre volte, ogni volta restandoci per 2 o 3 settimane. Dall’alba al
tramonto, passavo le giornate con Gopal. Creando l’illusione di un mondo che sfila davanti ai
nostri occhi, dall’interno della barca, il film si trasforma in un viaggio senza destinazione. Sullo
schermo appaiono e spariscono diversi personaggi e Gopal resta l’unico punto di riferimento”
Gianfranco Rosi
RITRARSI
regia, soggetto, sceneggiatura, fotografia, montaggio, suono, produzione di Tommaso Cotronei
“Sono molteplici i livelli di lettura di un’opera (work in progress) come Ritrarsi. Il primo, il più
dolente, paradossalmente il più segretamente esibito, è quello esistenziale che vede nel "ritrarsi"
una condizione dell’animo, un desiderio, anzi una necessità di "uscire dal mondo", di "farsi da
parte", di limitarsi ad osservare, ormai quasi definitivamente dall’esterno, il continuo muoversi
inconsulto del mondo. Azione e dialogo perdono, da questa prospettiva ulteriore, ogni valore,
divengono abitudini cui non si può rinunciare perchè sono parte integrante della condizione
umana, ma cui non si può più neanche aderire. Da fuori, nel ritmo piano di un’angoscia quieta,
quasi serena, come un fuoco che lentamente si spegne in cenere (ma brucia ancora a toccarlo), la
Realtà si fa definitivamente "altra da noi", oggetto di uno sguardo che non è, nè può più essere
davvero "giudicante". Non si tratta di una condizione data dall’età (anche se sono anziani i
protagonisti di questo lavoro così sfuggente che le classiche distinzioni tra finzione e documentario
perdono ogni significato), ma di una condizione dello spirito. La macchina da presa insegue e
sorprende i propri personaggi (al tempo stesso "scoperti" dallo sguardo del documentarista e
"scritti" da quello del poeta) nel loro isolarsi.
Il secondo livello di lettura ci porta, invece, su una contestualizzazione "sociale" del discorso.
Quelli messi in scena da Cotronei sono, in fin dei conti, degli umili. Non solo persone che si sono
volontariamente messe da parte, ma anche persone che il mondo ha scientemente voluto mettere
da parte. Per questi estromessi, che non sono mai contemplati con uno sguardo cattolico alla Olmi
o con vuoto pietismo di stampo televisivo, un film come Ritrarsi sembra essere una sorta di
riscatto. Non siamo neanche dalle parti di I mangiatori di patate di Van Gogh, dove ancora poteva
sopravvivere, nel gesto pittorico, un certo lirismo genericamente poetico. Non sono "i poveri"
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quelli di cui ci parla l’autore. Sono "queste" persone. Sicché il suo film potrebbe essere, al più, I
mangiatori di patate riguardato attraverso la lente angosciata e tragica de I corvi. E i paesaggi
assolati, i campi coltivati freschi di mietitura, le inquadrature spesso splendidamente composte,
hanno davvero un che di pittorico anche se non c’è quasi mai la ricerca della bella immagine per la
bella immagine.
Il terzo livello, infine, è quello più strettamente politico. In questa prospettiva, il "ritrarsi" dei
personaggi finisce, anche grazie ai continui riferimenti all’attualità politica veicolati dai telegiornali
ed esemplificati nelle manifestazioni cui partecipa anche il protagonista, per riflettersi in una
condizione generale di un meridione sempre più tenuto lontano dalle leve del potere,
indipendentemente dal colore del governo in carica. I tre livelli sin qui analizzati (ma altri se ne
potrebbero aggiungere perchè l’opera, che non ha ancora trovato una sua sistemazione definitiva,
è davvero molto complessa) si integrano tra loro e si illuminano reciprocamente, ma è la
dimensione esistenziale, la riflessione sull’essere a dominare e guidare gli altri due. Con questo
film, Cotronei si impone come autore originale ed interessante. Il suo film, completamente
autoprodotto e caratterizzato da un montaggio piano, lento, ma non estatico o banalmente lirico,
sfugge davvero ad ogni possibilità di catalogazione e merita di essere visto.”
Tommaso Cotronei
QUANDO GLI ARGINI SI ROMPONO (Un requiem in quattro atti)
di Spike Lee (prima e seconda parte). Fotografie Cliff Charles; montaggio Geeta Gandbhir, Nancy
Novack e Sam Pollard; musica Terence Blanchard; prodotto da Sam Pollard e Spike Lee. Usa 2006,
durata 120 minuti.
A poche settimane dall’uragano Katrina, che ha messo in ginocchio la città di New Orleans e
coinvolto tutti gli stati che si affacciano sul Golfo del Messico, il regista Spike Lee è gia sui luoghi,
con le sue telecamere e le sue/nostre domande. Un lavoro di montaggio e di edizione poderosi,
con il filo rosso di storie individuali/generali; il risultato è questo film, un viaggio appassionato alla
ricerca delle responsabilità, antiche e recenti; parlano gli uomini e le donne di New Orleans, e la
loro denuncia è insieme lucida, spietata, dolorosa, mai rassegnata: contro le inadempienze e le
superficialità, il saccheggio della natura-prima causa del disastro- il razzismo risorgente, favorito
da uno stato di emergenza che sembra essere sempre più la caratteristica del nostro vivere
quotidiano..
GREEN PORNO
Ideata, scritta e diretta da Isabella Rossellini, la serie GREEN PORNO nasce nel 2008 come
esperimento sul sito web del Sundance Film Festival (www.sundancechannel.com). Una collana di
cortometraggi a tematica ecologista destinata ad un pubblico il più ampio possibile: da qui l’idea di
creare un format colorato, divertente, ma dal contenuto accurato. In particolare, in vari episodi ( 8
nella prima serie e 6 nella seconda) Isabella interpreta differenti specie animali, insetti,
invertebrati o pesci, mostrandoli nel momento della riproduzione. I costumi sgargianti, le
scenografie originali, il tono leggero ed ironico, ma scientificamente impeccabile, fanno di Green
Porno una serie capace di conquistare più di quattro milioni di spettatori, approdando in
pochissimo tempo ad una seconda serie.
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DALLE MANI
di Titta Cosetta Raccagni; riprese T. C. Raccagni; montaggio: T. C. Raccagni, Logovideo; origine:
Italia; produzione Babacika Associazione Culturale, con il contributo di Provincia di Milano,
Filmmaker. Italia 2009, durata: 38'
Le mani delle persone sono il riflesso della società. Da sempre le mani vengono osservate per
riconoscere il mestiere di una persona e dunque la sua appartenenza sociale. E le mani sono il filo
conduttore che accosta i diversi mestieri degli abitanti della Cambogia, dalla fattura del prodotto
alla sua vendita. Dal periodo dei Khmer rossi a oggi, dal genocidio a una corsa veloce e terribile nel
mondo del neoliberismo, la Cambogia è oggi un paese messo in vendita. I segni di tutto questo
sono sulla pelle e sulle mani di queste persone.
ANANAS
di Amos Gitai
Il film più rivoluzionario di Amos Gitai, scopre che la globalizzazione è”pericolo di morte” per il
mondo e che le multinazionali, per massimizzare i profitti, usano tecnoscienza, mafia, colpi di
stato. traffici planetari di clendestini, guerre “sante”...
Ma esiste una alternativa? Saltiamo sulla bici di Woody Harrelson e Ron Mann, il guru della
controcultura, e, con la bandiera a stelle e strisce capovolta, attraversiamo le fattorie organiche
che combattono “dal basso” le guerre di rapina con l’agricoltura biodinamica, l’energia solare e
alternativa, i carburanti non inquinanti e uno stile di vita “vegan”, ecosostenibile e anticonsumista.
IL FIUME (THE RIVER)
di Jean Renoir; sceneggiatura J. Renoir e Rumer Godden; fotografia Claude Renoir; montaggio
George Gale; musica Partha Sarathy; con Nora Swinburne, Esmond Knight, Arthur Shields, Suprova
Mukerjee. Francia 1951, durata 99 minuti.
Sulla riva del Gange, nell’India coloniale, assistiamo alle feste, ai primi turbamenti amorosi e ai
primo veri dolori di un adolescente inglese e delle sue due amiche.Tratto dal romanzo omonimo di
Rumer Godden (co-sceneggiatore del film con Renoir) è la storia di una iniziazione alla vita in un
contesto dove natura e spiritualità vanno ancor d’accordo; chiusa la parentesi americana e prima
di fare ritorno in Europa, Renoir visita l’India con occhi occidentali e fa il punto sul suo lavoro,
aprendosi a nuovi orizzonti narrativi, estetici e filosofici. Il racconto rievoca davvero l’immagine del
fiume con un corso principale e innumerevoli affluenti, e il regista “spazia dall’intimità
frammentata dell’individuo all’immenso equilibrio dell’universo, dove ogni parte trova la sua
collocazione nel tutto” (Lorcelles)
CON I MIEI OCCHI
regia, soggetto e sceneggiatura Giorgio Diritti; fotografia Michele Zampierin; musiche Lucia
Lazzaruolo; montaggio Simona Bachini Italia 200, durata 52 minuti.
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Un viaggio dalla foresta dell’area indigena dei Satarè-Mawè, lungo il fiume Andirà e il Rio delle
Amazzoni fino a giungere a Manaus, la capitale dello stato Amazonas, in Brasile. Il protagonista del
viaggio è lo sguardo di un giovane ragazzo indio, partito alla ricerca del fratello, fuggito da una
scuola agricola di padri missionari cattolici.
THE COVE (L’INSENATURA)
di Louie Psihoyos; fotografia Brook Aitken; montaggio Geoffrey Richman; musica J. Ralph; con
Brook Aitken, Joe Chisholm, Mandy-Rae Cruikshank,Dan Goodman. Usa 2009, durata 92 minuti.
Versione originale con sottotitoli italiani. Premio Oscar 2010 come miglior film documentario. Per
gentile concessione di Feltrinelli Real Cinema
Ric O’Barry, il protagonista di The Cove, è stato l’addestratore di delfini della popolare serie TV
Flipper. Dal giorno in cui Kathy, femmina di delfino, si è lanciata fuori dalla vasca per suicidarsi,
O’Barry ha iniziato a impegnarsi per il boicottaggio dei parchi acquatici. Oggi le energie di Ric
O’Barry sono concentrate su The Cove, placida laguna giapponese dove ogni anno per sei mesi si
danno appuntamento i cacciatori di cetacei, pescatori e acquirenti occidentali pronti a sborsare
anche 150 mila dollari per aggiudicarsi un delfino da portare nelle loro megapiscine. I giapponesi
catturano illegalmente 23 mila delfini l’anno. Ma quasi la metà dei delfini che vivono in cattività
muore nel giro di due anni.
The Cove è un film sospeso fra il giornalismo investigativo e l’eco-avventura. Oltre all’attenzione
ricevuta dai media, il primo importante risultato ottenuto dal documentario è stato di far bloccare
il programma che prevedeva l’introduzione del delfino nel menù delle mense scolastiche.
LOUIE PSIHOYOS Nato nel 1957 in una famiglia greca immigrata nello Iowa, è uno dei migliori
fotografi naturalistici del mondo. Appassionato subacqueo e fotografo marino, si sente in dovere
di mostrare al mondo il degrado in cui versa l’elemento che ricopre il 70 per cento del nostro
pianeta, l’acqua. Assieme a Jim Clark, nel 2005 ha fondato la Società per la Conservazione
dell’Oceano, un’organizzazione senza scopo di lucro per salvaguardare gli oceani dalla distruzione
e ammirarne la bellezza.
IL PARADISO DEI BARBARI (WIND ACROSS THE EVERGLADES)
di Nicholas Ray; fotografia Josph C. Brun; montaggio Georges Klotz, Joseph Zigman; musica Paul
Satwell, Bert Shefter: con Burl Ives, Christopher Plummer, Chana Eden, Peter Falk Usa 1958
durata 93 minuti.
Nella Florida incontaminata di fine Ottocento un ecologo conduce una battaglia all’ultimo sangue
contro i bracconieri che stanno sterminando gli “uccelli del paradiso”, ricercatissimi per le loro
piume. Il più maledetto dei film maledetti di Ray, allontanato dal set per incomprensioni con la
produzione e in seguito all’accusa di abuso di alcol e droghe. Ciononostante il film mantiene
intatto il suo carattere di“omaggio alla bellezza di un mondo che va difeso per la sua fragilità “
(Lourcelles) e conserva l’originalissima atmosfera morbosa in cui si muovono i personaggi, avvolti
da una natura sensuale che sollecita in loro comportamenti selvaggi e violenti
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LA VALLE DELL’ANIENE
I luoghi dell’evento e i principali siti d’interesse culturale
Arsoli
Il paese della birra sovrastato dal Castello Massimo
Arsoli è un paesino in provincia di Roma posizionato sul confine con la vicina regione Abruzzo e
collocato tra i Monti Simbruini, a ridosso del Parco dei Monti Lucretili e del Parco Nazionale
d’Abruzzo.
Proprio grazie alla sua posizione geografica particolarmente favorevole, esso può essere
considerato una meta ambita per coloro che vogliono immergersi in percorsi naturalistici capaci di
regalare splendide emozioni.
Uno tra i più suggestivi è sicuramente il percorso denominato “Il pozzo del Diavolo” che, con il suo
ambiente incontaminato e la sua ricchezza di flora e fauna, vi rapirà e vi lascerà senza fiato.
A livello storico, la nascita di questo borgo viene fatta risalire intorno al 997, mentre
precedentemente esso era stato sede di numerosi insediamenti. Primo tra tutti fu quelli degli Equi
i quali però, verso il III secolo a.C., vennero sottomessi dall’Impero Romano che conquistò il paese
facendone la sede ufficiale del prelevamento dell’acqua, utilizzata per alimentare gli acquedotti
romani.
Nel periodo delle invasioni barbariche, il paese si spopolò e ricominciò realmente a riprendere vita
soltanto nel periodo del Feudalesimo, grazie alle famiglie degli Orsini, dei Colonna e dei
Zambeccari.
La vera svolta però ci fu quando, nel 1574, il borgo passò nelle mani della famiglia dei Massimo
che, oltre a migliorare le condizioni di vita degli abitanti, cercò di rivalutare culturalmente il paese.
Grazie all’operato di questa famosa famiglia romana, ancora oggi, Arsoli presenta numerose
architetture che assolutamente non possono passare inosservate all’occhio attento di un
visitatore.
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Primo tra tutti va ricordato il Castello Massimo che sovrasta l’intero borgo arsolano e che, con i
suoi giardini all’italiana, i suoi archi, le sue mura e i suoi affreschi, riporta la mente dell’osservatore
ad atmosfere di altri tempi.
Naturalmente oltre a questo splendido castello, non possono essere dimenticate neanche le
chiese, tra le quali spiccano la Chiesa di SS. Salvatore, la Chiesa di San Rocco e la Chiesa di San
Lorenzo che, grazie alle loro architetture e ai loro affreschi ben conservati, arricchiscono
culturalmente il borgo cittadino.
Per quanto riguarda il centro del paese, esso si estende ai piedi del castello e ancora oggi
mantiene intatto il suo aspetto medievale. Ciò grazie alle stradine in sampietrini, ai vicoli ben
curati a alle sue tipiche scalinate con ciottolato in pietra bianca, rappresentando un luogo dove si
possono passare piacevoli ore passeggiando in tranquillità.
Per quanto riguarda le già citate scalinate, caratteristica è quella che permette di accedere al
castello. Con i suoi numerosi e ampi gradini, è spesso un luogo di ritrovo per i giovani che, durante
l’estate, riempiono il borgo grazie anche alle numerose feste organizzate dagli abitanti del posto.
Tra queste, oltre alle numerose manifestazioni religiose, va ricordata la “Festa della Birra” che ha
reso famoso il paese soprattutto agli abitanti delle zone limitrofe.
Questa festa, organizzata verso la fine del mese di luglio, accoglie migliaia di visitatori che, attratti
dal buon nettare dorato, si riversano sui vicoli del piccolo borgo e sulla già citata scalinata, pronti a
trascorrere delle serate in compagnia, all’insegna del divertimento e della buona musica.
E, in onore di questa manifestazione che tanto attrae il popolo giovanile, non può non essere
citata la frase incisa sulla pietra di una fontana di campagna che dice: “Il tempo ci fucila ogni
giorno, l’acqua ogni giorno ci rinnova” che, magari, con qualche “modifica” può ben rappresentare
lo spirito goliardico e ludico con il quale viene organizzata e vissuta questa splendida festa di
paese.
(dal sito rete.comuni-italiani.it, testo di Eleonora Giuliani, foto di Riccardo Proietti)
COME ARRIVARE: in automobile Autostrada A24 Roma-L’Aquila con uscita a Vicovaro-Mandela, si
prosegue sulla S.S. n. 5 Tiburtina fino al km. 60.
In autobus: autolinee CO.TRA.L con partenza da Stazione Metro Roma Ponte Mammolo, linee
Roma-Subiaco o dirette per Arsoli verso Carsoli e Sabina.
In treno: linea Roma - Avezzano-Sulmona con partenze dalla Stazione FS Roma Tiburtina fino alla
Stazione FS di Arsoli
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Subiaco
Subiaco è un comune di 9.431 abitanti della provincia di Roma, a 408 m d'alt. nell'alta valle
dell'Aniene, alla destra del fiume.
Il pittoresco borgo medievale, costruito a scalinata su una rupe rocciosa che domina la valle
dell'Aniene, all'uscita del fiume dalla selvaggia gola calcarea ove si trovano i venerati monasteri
benedettini del Sacro Speco e di Santa Scolastica, è centro di altissimo interesse religioso e
artistico, nonché turistico.
Sono stati identificati resti della residenza di Nerone, attorno alla quale si sviluppò il centro,
costituita da un complesso di edifici a diverso livello in posizione elevata sulla riva destra
dell'Aniene, presso una serie di laghi artificiali; è stato messo in luce un cospicuo nucleo a due
piani con grande nicchia absidata e vasti ambienti comunicanti.
Un grandioso ponte-diga, che collegava le due sponde e serviva da sbarramento per le acque,
detto pons marmoreus, è oggi interamente scomparso; restano solo tracce delle fondazioni.
Nella villa, di appartenenza imperiale fino al III secolo d.C., sono stati rinvenuti una testa
femminile dormiente e il ritratto di un efebo, ora entrambi a Roma (presso il Museo Nazionale
Romano).
Le origini dell'attuale abbazia benedettina risalgono agli inizi del VI secolo, allorché San Benedetto
da Norcia, dopo l'esperimento di vita eremitica condotto in un antro presso l'antica villa ivi
costruita da Nerone, fondò nella zone del sublacense tredici monasteri per dare ospitalità ai suoi
primi discepoli, provenienti in parte dalla nobiltà romana.
In seguito (XII secolo) per iniziativa di insigni abati fu costruito il santuario-monastero del Sacro
Speco, eretto sopra l'originaria memoria del santo.
Dei tredici monasteri fondati da San Benedetto è rimasto solo l'attuale monastero di Santa
Scolastica inizialmente dedicato a San Silvestro, che vanta il titolo di Protocenobio della
Congregazione Sublacense dell'Ordine benedettino. Gli altri andarono distrutti o furono
abbandonati.
Nel IX secolo il monastero di Santa Scolastica subì due devastazioni da parte dei saraceni: l'una
nell'828-829, l'altra probabilmente nell'876-877, anche se per questo periodo storico le
ricostruzioni non sono univoche.
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Nel X secolo ricevette donazioni da diversi papi (Giovanni X, Leone VII, Giovanni XII, Benedetto VII,
Gregorio V) che ingrandirono il territorio dell'abbazia.
Sempre con il favore pontificio, l'abbazia conobbe un periodo di grande splendore nei secoli XI e
XII diventando feudo assai ambito per la sua potenza economica e politica. Le continue lotte con le
famiglie feudali portarono tuttavia alla sua decadenza. Eretta in commenda da Papa Callisto III
(1456), fu affidata al cardinal Giovanni Torquemada (Juan de Torquemada), zio del famoso
inquisitore. Nel 1467 passò poi a Rodrigo Borgia, futuro Papa Alessandro VI e, successivamente, ai
Colonna (1492), ai Borghese (1608) e ai Barberini (1633).
Nel 1753, Papa Benedetto XIV privò gli abati commendatari della giurisdizione temporale,
lasciando però quella ecclesiastica e spirituale. Soppressa dai francesi (all'inizio del XIX secolo),
restaurata poco dopo da Papa Pio VII, l'abbazia fu reintegrata nei suoi privilegi di abbazia nullius da
Papa Benedetto XV (1915).
Francesco Bulgarini, nel 1848 parla di contadini montagnoli «ciociari» in riferimento a dei mezzadri
provenienti stagionalmente, dal circondario di Subiaco, a Tivoli, per coltivare granturco[1]. Nel
1867 Subiaco fu testimone della Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma voluta da
Giuseppe Garibaldi. Nel mese di ottobre vi fu trucidato in uno scontro con i pintifici il capitano
garibaldino milanese Emilio Blenio ed alcuni suoi compagni. Testimonianze e documenti
dell'episodio sono nel Museo Nazionale della Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di
Roma in Mentana (Rm). I resti dei garibaldini furono traslati a cura della Società Patrie Battaglie da
Subiaco nell'Ara-Ossario di Mentana come risulta da documenti conservati in archivio.
Tra i luoghi di maggior interesse culturale, Il monastero del Sacro Speco (o di san Benedetto) si
presenta oggi come un edificio altamente scenografico e pittoresco, insediato nella curvatura di
una immensa parete di roccia e sorretto da nove alte arcate, in parte ogivali. L'interno, complicato
labirinto di ambienti, chiesette, cappelle, talvolta ricavate dalla roccia, è ricoperto da una preziosa
decorazione a fresco di varie epoche, dalle prime opere bizantine (VIII secolo) al prezioso ritratto
di san Francesco (1223) prima fedele raffigurazione mai realizzata del Santo, compiuta 3 anni
prima della sua morte, alle pitture di Magister Consolus (seconda metà del XIII secolo), ai notevoli
affreschi di scuola toscana e umbra della chiesa superiore e di altri ambienti (secoli XIV e XV).
L'affresco che ritrae Francesco d'Assisi, ritenuto la prima nonché la sua più fedele raffigurazione
fu realizzato 3 anni prima della sua morte probabilmente durante il suo soggiorno nel 1223-1224
e riporta un Francesco privo di stimmate e di aureola.
Notevole anche la statua di San Benedetto, opera di Antonio Raggi (1657)
(da www.wikipedia.it)
COME ARRIVARE: in auto autostrada A24 - ROMA - L'AQUILA – PESCARA, uscita: Vicovaro –
Mandela e poi SS 5 Tiburtina Valeria - SS 411 Sublacense. Oppure: uscita: Carsoli – Oricola e poi SS
5 Tiburtina Valeria - SS 411 Sublacense.
In autobus: collegamenti CO.TRA. L da e per Roma Dir. A24 SUBIACO - ANTICOLI CORRADO PERCILE - MANDELA FS - Via Autostrada - ROMA PONTE MAMMOLO
In treno: da Roma Tiburtina dir L’aquila, arrivo in stazione di Arsoli - Carsoli
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Roviano
Situato su di un piccolo colle calcareo di 523 metri, a 56 km dalla Capitale, domina l'Alta Valle
dell'aniene. Molto probabilmente il toponimo deriva dalla famiglia romana dei Rubri, insediatisi
nella zona dopo la sottomissione degli Equi avvenuta nel 304 A.C. A questo popolo italico
sembrerebbero risalire le singolari mura poligonali situate nella zona residenziale denominata
"Leveta".
Nel territorio ha sede uno dei più importanti acquedotti risalente al 144-130 a.C fatto costruire
dal Pretore di Roviano Quinto Marcio Re. Inoltre sono ancora presenti le tracce della strada
"Valeria Vetus" che si inerpicava attraverso i territori di Cineto, Roviano e Riofreddo.
Il nucleo storico risale al X secolo allorché fu fortificato, infatti nell'anno 1000 Roviano è già
"castellum" e dentro le sue mura trovavano rifugio i Il nucleo storico risale al X secolo allorché fu
fortificato, infatti nell'anno 1000 Roviano è già "castellum" e dentro le sue mura trovavano rifugio i
contadini della zona a causa delle guerre tra i nobili e signorotti locali per il controllo dei castelli. Il
caratteristico centro storico si sviluppa lungo il colle per linee concentriche intersecate da
numerose viuzze ed è chiuso, a nord-ovest, dalla gotica Porta Scaramuccia nel 1878 e ricostruita
da Camillo Massimo nel 1880.
Inizialmente appartenuto all'Abbazia di Subiaco, nel corso dei secoli il feudo dei vari rami della
famiglia Colonna, è appartenuto per brevi periodi anche agli Orsini, come affittuari (1458) ed ai
Barberini (1625).
Il castello e i numerosi possedimenti baronali vennero acquistati dai Massimo (1872), poi dai
Brancaccio (1902) ed infine dal Comune (1979). L'antico frantoio del "Montano", prospiciente la
piazza principale detta "J'Orzéro", ospita la biblioteca comunale.
(dal sito www.comuneroviano.rm.it)
COME ARRIVARE: Facilmente raggiungibile sia con la storica via Tiburtina che con l'Autostrada A24
Roma-L'Aquila (uscita al casello di Mandela da dove si prosegue per circa 10 km in direzione
Subiaco). Per chi proviene dall'Abruzzo, uscita a Carsoli e proseguire sulla Tiburtina in direzione
Roma.
Ferrovia Roma-Pescara, stazione in paese.
Autobus COTRAL in partenza da Ponte Mammolo (Roma) linea per Subiaco. Fermata al bivio di
Anticoli-Roviano a circa 2 Km dal paese - coincidenza con bus navetta.
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Riofreddo
“In vino veritas”, la tradizione del borgo
Riofreddo è un piccolo paesino in provincia di Roma, posizionato sul confine con la vicina regione
Abruzzo. Il borgo è attraversato dall’omonimo fiume, geograficamente denominato Fosso
Bagnatore.
A livello storico questo piccolo paese, che attualmente ospita circa settecentocinquanta abitanti, è
stato interessato da numerose vicissitudini. Agli inizi del quarto secolo venne occupato dagli Equi i
quali però, successivamente, vennero sottomessi dai Romani. Entrambe le due dominazioni
vedevano in Riofreddo un luogo con una particolare importanza a livello strategico-militare e
sicuramente anche un’importanza economica, caratteristiche che gli vengono riconosciute anche
nei tempi attuali.
Il comune venne toccato anche dalle invasioni barbariche, fino a passare in un secondo momento
a far parte dello Stato Pontificio. Nel periodo del feudalesimo venne governato prima dalla
dinastia dei Colonna (dal dodicesimo fino al sedicesimo secolo) poi dalla dinastia dei Del Drago (dal
sedicesimo fino al ventesimo) fino a quando, infine, entrò in gioco la famiglia Pelagallo.
Per quanto riguarda il borgo, esso si presenta come un piccolo paesino in salita. Per raggiungerlo
bisogna percorrere una strada caratterizzata da una serie di curve che ti portano direttamente in
una piazza, dalla quale si può accedere grazie a diverse vie alla parte più alta del paese.
I vicoli sono caratterizzati dalla presenza di sampietrini e spesso si accede ad alcune zone più
interne attraverso degli archi.
Molto piacevole è passeggiare lungo queste viuzze nelle calde serate estive, grazie anche al clima
avvolgente che caratterizza tutta la zona e che la distingue particolarmente dai paesi circostanti
dove le temperature d’inverno sono molto più rigide!
A proposito dei già citati archi, famoso è quello di Santa Caterina, restaurato di recente. In passato
questo monumento rappresentava l’entrata ufficiale al borgo per coloro che provenivano da Roma
attraversando la Via Valeria. Esso è costituito da blocchi di calcare bugnati e rappresenta, con il
suo splendore, un simbolo importante del paese.
A livello culturale importanti sono anche la Chiesa ed il Monastero di San Giorgio e visitandoli,
ancora oggi, si ha la possibilità di ammirare i resti del campanile posto sul lato sinistro della chiesa,
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le mura del perimetro del monastero e una parte della facciata della chiesa che internamente
conserva intatti l’abside e la cripta.
Oltre a queste architetture, importante è anche la Chiesa di Santa Annunziata che, grazie ai suoi
affreschi interni, rappresenta ad oggi uno dei luoghi più importanti che documenta l’espressione
pittorica dei primi anni del Quattrocento.
Da quanto detto Riofreddo appare come un paese che offre, oltre ad un caratteristico susseguirsi
di vicoli ben curati, anche un insieme di opere architettonico-culturali che assolutamente non può
passare inosservato.
Gli abitanti, inoltre, cercano in varie occasioni, durante tutto l’arco annuale, di valorizzarlo al
meglio organizzando sagre e manifestazioni culturali che attirano molti visitatori. Prima tra tutte
c’è la festa del vino denominata “In Vino Veritas” che si svolge nel mese di settembre e durante la
quale, grazie all’apertura di molti stand eno-gastronomici, si ha la possibilità di degustare sei
tipologie diverse dei vini della regione laziale e, grazie alle band spesso invitate dagli abitanti del
borgo, si può ascoltare dell’ottima musica all’aria aperta, sotto uno splendido cielo stellato.
(dal sito rete.comuni-italiani.it, testo di Eleonora Giuliani)
COME ARRIVARE: in automobile autostrada A24 Roma-L'Aquila, uscire al casello VicovaroMandela, proseguire verso Arsoli e Carsoli per circa Km 15, bivio a sinistra per Riofreddo(s.p. 38/a);
oppure uscire al casello Carsoli-Oricola, tornare indietro verso Roma per circa 8 Km, bivio a destra
per Riofreddo (s.p. 38/a). Oppure: Strada Statale nr.5 Tiburtina Valeria, da Roma arrivare fino al
Km 63,400, bivio a sinistra per Riofreddo (s.p. 38/a).
Trasporti Pubblici: autolinee CO.TRA.L. partenze dal terminal di Ponte Mammolo, in
corrispondenza della fermata della metropolitana linea B attraverso le direttrici Roma-Subiaco,
Roma-Carsoli, Roma-Vivaro.
In treno: Ferrovia Roma-Pescara, partenze da Roma Termini e Roma Tiburtina, fino alle stazioni di
Arsoli o di Carsoli.
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I FILM DELL’EDIZIONE 2009
LE PECORE DI CHEYENNE Italia 2007 – 63′ Regia: Luciano Emmer, Con: Cheyenne Daprà, Franco
Misssironi, Rafael Daprà, Roberto Daprà, Omar Girardi, Mia, Brasca, Lupa, “I Quater Sauti Rabiesi”
GENTI E PAESI DI PURIFICATO Italia 1959 – 10′ Regia: Libero Bizzarri Fotografia: Giuseppe Di Mitri
Consulenza per il colore: Domenico Purificato Musica: Carlo Rustichelli
IL CANTAMAGGIO. Un viaggio con Dario Fo nella tradizione dei “Maggi” Italia 1978 – 38′ Regia:
Paolo Benvenuti e Gianni Menon Fotografia: Mario Benvenuti, Ezio Bellani Suono: Francesco
Biagini, Alberto Gabbrielli Montaggio: Lulù Traina Produzione: Cooperativa Alfea Cinematografica
IL VENTO FA IL SUO GIRO Italia 2005 – 110′ Regia: Giorgio Diritti Soggetto e sceneggiatura: Giorgio
Diritti e Fredo Valla da un soggetto di FedoValla Fotografia Roberto Cimatti Musica: Marco
Biscarini e Daniele Furlati Con: Thierry Toscan, Alessandra Agosti, Dario Anghilante, Giovanni
Foresti Produttori associati: la troupe, gli attori principali, L’Ecomuseo dell’Alta valle Maira, gli
abitanti della Valle Maira
LO SPECCHIO, LA TIGRE E LA PIANURA Italia 1963 – 18′ Regia: Raffaele Andreassi Fotografia:
Giuseppe Aquari Musica: Sergio Pagoni
IO E… “ZAVATTINI E IL CAMPO DI GRANO CON CORVI” DI VAN GOGH Italia 1972 – 14′ Regia:
Luciano Emmer
IL SIBILO LUNGO DELLA TARANTA Italia 2006 - 88′ Regia, soggetto, sceneggiatura di Paolo Pisanelli
Musiche: Giovanni Lindo Ferretti, Cantanti e musicisti dell’Orchestra popolare “La Notte della
Taranta”
DELTA PADANO Italia 1951 – copia restaurata e concessa dall’Archivio Audiovisivo del Movimento
Operaio e Democratico AAMOD regia: Florestano Vancini Soggetto e sceneggiatura: Onorio
Dolcetti, Florestano Vancini, Dolcetti, Vittorio Passerini Commento: Vittorio Passerini Fotografia:
Antonio Sturla Musica: Benedetto Ghiglia Voci narranti: Arnoldo Foà, Goliarda Sapienza Con:
popolazione di Goro, Gorino, Scardovari Cori
GLI ULTIMI Italia 1963 – 87′ Regia: Vito Pandolfi Soggetto e sceneggiatura: Vito Pandolfi, padre
Davide Maria Turoldo Fotografia: Armando Nannuzzi Musica: Carlo RustichelliCon: Pierre Doux,
Odile Versois e Michel Francois
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PAUL DANS SA VIE (Paul nella sua vita) Francia 2004 – 100′ Regia: Rémi Mauger Produzione: Les
Films d’Ici, France 3 Normandie
TEMPO DI RACCOLTA Italia 1967 - 14’ Regia: Luigi Di Gianni
IL CULTO DELLE PIETRE Italia 1967 – 15´ Regia: Luigi Di Gianni Fotografia: Mario Carbone
Montaggio: Giuliana Bettoja Musica: Egisto Macchi Commento: Annabelle Rossi
BENIGNI A TELEVACCA (estratti da Onda libera) Italia 1976 – 30′ Regia: Giuseppe Recchia e
Giuseppe Bertolucci
BEATIFUL CAUNTRI Italia 2007 – 83′ Regia: Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe
Ruggiero Soggetto e sceneggiatura: E. Calabria, A. D’Ambrosio, P. Ruggiero Montaggio: Esmeralda
Calabria Fotografia Alessandro Abate Musica: Valerio Lupo Faggioni, Guido Zen Produzione:
Lionello Cerri
LA SICILIA DELLE MUTAZIONI Italia 1962/1985 – 60′ Regia: Gianfranco Mingozzi Soggetto:
Gianfranco Mingozzi e Lucia Drudy Demby Fotografia: Tonino Nardi Montaggio: Antonio Fusco
Musica: Egisto Macchi Delegato Rai alla produzione: Lucia Restivo
SOLE: DIETRO LE QUINTE (Alessandro Blasetti, 1929) Italia 2009 – 35′ A cura di Alfredo Baldi e
Michela Zegna Produzione: Cineteca di Bologna Realizzato da Cineteca di Bologna in
collaborazione con Officinema. La Bottega dei Mestieri Con la collaborazione di Anna Fiaccarini e
Riccardo Redi Supervisione: Giuseppe Bertolucci e Enrica Serrani Montaggio: Maria Antonietta
Caparra Si ringraziano: Laboratorio L’Immagine Ritrovata, Mario Bernardo, Enrico Lancia e in
particolare a Mara Blasetti
HOME Francia 2009 – 95′ Regia: Yann Arthus-Bertrand Musiche originali: Armand Amar
Fotografia: Michel Benjamin e Dominique Gentil Montaggio: Yen Le Van
POMODORI (Viaggio nell’identità italiana) Italia 1999 – 53′ Regia: Gianfranco Pannone Ideato e
scritto da Gianfranco Pannone e Carlo Cresto Dina Fotografia: Tarek Ben Abdallah Montaggio:
Gianluca Quarto Musica: Ambrogio Sparagna
IMMOTA MANET Italia 2009 – 10′ Regia: Gianfranco Pannone con gli studenti dell’Accademia
dell’Immagine de L’Aquila Montaggio: Erika Manoni
PICCOLA AMERICA Italia 1999 – 60′ Regia: Gianfranco Pannone Scritto da: Gianfranco Pannone e
Francesco Bruni Fotografia: Tonino Mirabella Montaggio: Marco Spoletini Musica: Ambrogio
Sparagna
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TERRA MADRE Italia 2009 – 78′ Regia: Ermanno Olmi Soggetto e sceneggiatura: Ermanno Olmi,
Carlo Pettini, Franco Piavoli, Mario Piavoli Fotografia: Fabio Olmi Montaggio: Paola Cottignola
NON C’E’ PACE TRA GLI ULIVI Italia 1950 – 100′ Regia: Giuseppe De Santis Soggetto e
sceneggiatura: Giuseppe De Santis, Libero De Libero, Carlo Lizzani, Gianni Puccini Musiche:
Goffredo Petrassi Fotografia:Pietro Portalupi Con: Lucia Bosé, Raf Vallone, Folco Lulli
LA VIE MODERNE (La vita moderna) Francia 2008 – 90’ Regia : Raymond Depardon Con: Raymond
Privat, Marcel Privat, Alain Rouvière, Cécile Rouvière, Jean-François Pantel, Abel Jean Roy, Daniel
Jean Roy, Gilberte Jean Roy, Amandine Valla, Paul Argaud, Marcel Challaye, Germaine Challaye
Produzione: Palmeraie et désert, France 2 Cinéma
GIUSEPPE DE SANTIS Italia 2009 – 60′ Regia: Carlo Lizzani
NEL MEZZOGIORNO QUALCOSA E’ CAMBIATO Italia 1949 – 22′ Regia: Carlo Lizzani Soggetto e
sceneggiatura: Mario Alicata e Carlo Lizzani Commento: Mario Alicata Fotografia: Giorgio Merli
UOMINI E LUPI Italia 1998 – 22′ Regia: Daniele Vicari Soggetto: Daniele Vicari
RUMORE BIANCO Italia 2008 – 90′ Regia: Alberto Fasulo Soggetto, scenegggiatura e fotografia:
Alberto Fasulo Musiche: Riccardo Spagnol Montaggio: Fabio Nunziata, Johannes Nakajiima
ORTA MIA Italia 1960 – 18′ Regia: Mario Soldati
L’APPRENTI (L’apprendista) Francia, 2008 – 85’ Regia: Samuel Collardey Con: Mathieu Bulle, Paul
Barbier Produzione: Grégoire Debailly – les Productions Lazennec, Arte France Cinéma
MARGHE’ MARGHIER. Viaggio tra i Margari del Sud Piemonte Italia 2008 – 110′ (versione
originale sottotitolata in italiano) Regia: Sandro Gastinelli con la collaborazione di Marzia
Pellegrino Soggetto: Osvaldo Bellino e Paolo Viano Sceneggiatura Riprese, suono e montaggio:
Marzia Pellegrino e Sandro Gastinelli Musiche: Sebastien Guerreau, Helen Williams e Tom Baker
eseguite dai “Fantasmagoria”
IL CUOCO CONTADINO Italia 2004 – 70 Regia: Luca Guadagnino Sceneggiatura: Carlo Antonelli,
Luca Guadagnino, Paolo Masieri Montaggio: Marco Morabito Fotografia: Mario Amura
LA SÀRCINA Italia 1963 – 10’ Regia: Toni de Gregorio
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FAZZOLETTI DI TERRA Italia 1963 – 13′ Regia: Sergio Taffarel
IN UN ALTRO MONDO Italia 2009 – 75′ Regia, riprese e montaggio: Joseph Péaquin Musica:
Christian Thoma Produzione: Luisa Vuillermoz per Fondation Grand Paradis, Michele Ottino per
Ente Parco Nazionale Gran Paradiso con la collaborazione di Giovanni Girolimetto per RAI Sede
Regionale per la Valle d’Aosta e la partecipazione di BIM Valle d’Aosta e BCC Valdostana
BERTOLUCCI SECONDO IL CINEMA Italia 1976 – 60′ Regia: Gianni Amelio
SOLE Italia 2000 – 52′ Regia: Mariangela Barbanente Fotografia e suono: Mariangela Barbanente
Montaggio: Ilaria Fraioli, Alessio Doglione
LA PASSIONE DEL GRANO Italia 1960 – 10′ Regia: Lino Del Frà
STENDALI’ Italia 1960 – 11′ Regia e sceneggiatura: Cecilia Mangini Fotografia: Giuseppe Di Mitri
Montaggio: Renato May Musica: Egisto Macchi Testo di Pier Paolo Pasolini, letto da Lilla Brignone
A LARCO DAE DOMU Italia 2007 – 17′ Regia: Cecilia Ricchi e Antonella Ligorio Soggetto: Cecilia
Ricchi Postproduzione audio video e fonica: Antonella Ligorio Musica: canto popolare sardo “Passu
Torrau”, Des’ree: “You gotta be”
PREZZEMOLO, SENSA PILE SENSA CURENT ELECTRICA Italia 2008 - 52′ Regia: Sandro Gastinelli e
Marzia Pellegrino Soggetto, sceneggiatura e montaggio: Sandro Gastinelli e Marzia Pellegrino
Fotografia: Sandro Gastinelli Produzione: Studio Uno
PARABOLA D’ORO Italia 1958 - 10′ (35mm – colore, panoramico) Regia e fotografia: Vittorio De
Seta Aiuto regista: Vera Gherarducci Aiuto operatore: Alfredo Manganiello Assistente al
montaggio: Fernanda Papa Organizzazione: Agostino Zanelli Produzione: Pleiadi Premio per il film
artistico al Gian Premio Bergamo, 1958
UN GIORNO IN BARBAGIA Italia 1958 - 10′ (35mm – colore, panoramico) Regia e fotografia:
Vittorio De Seta Aiuto regista: Vera Gherarducci Aiuto operatore: Alfredo Manganiello Assistente
al montaggio: Fernanda Papa Organizzazione: Agostino Zanelli Produzione: Pleiadi Premio per il
film artistico al Gian Premio Bergamo, 1958
I DIMENTICATI Italia 1958 - 20′ (35mm – colore, panoramico) Regia e fotografia: Vittorio De Seta
Aiuto operatore: Alfredo Manganiello Collaboratrice al montaggio: Fernanda Papa Organizzazione:
Agostino Zanelli Produzione: Vittorio De Seta Giglio d’oro del comune di Firenze al Festival dei
Popoli, 1959
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RETOUR EN NORMANDIE (Ritorno in Normandia) Francia 2007 – 100′ Regia: Nicolas Philibert
Produzione: Les Films d’Ici, France 3 Normandie
BELOW SEA LEVEL Italia/Stati Uniti 2008 – 115′ (vers. orig. sott. it.) Regia: Gianfranco Rosi
Fotografia, suono: Gianfranco Rosi Montaggio: Jacopo Quadri
L’UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI Canada 1987 – 40’ (Animazione) Regia: Fréderic Back
Assistente regia: Lina Gagnon Tratto dal racconto omonimo di Jean Giono (leggi il racconto)
Premio Oscar miglior film d’animazione 1988 Voce narrante: Toni Servillo
Maggiori informazioni, foto, video, interviste sulla passata edizione su
www.anienefilmfestival.it
CHI SIAMO:
ASSOCIAZIONE CULTURALE OFFICINA FILM CLUB
L'associazione culturale Officina Film Club e' stata fondata nel 2002, ma e' la diretta emanazione
dell'associazione Officina Filmclub, esistente dal 1976. Si tratta quindi di una struttura che ha
ormai trenta anni di lavoro e di attività. Senza elencare le innumerevoli iniziative che compongono
la nostra storia: dalla gestione e programmazione della storica sala di via Benaco, alla
organizzazione di rassegne e manifestazioni incentrate sulla promozione e diffusione del cinema
classico e di quello italiano (rassegne su Stroheim, Murnau, Pastrone, Sternberg, Marx Brothers,
Warner Bros, Astaire, Berkeley, Bogart, Mitchum, Italia 1961,Freda, Cottafavi, Leone, Cinema ItaloAmericano, ecc.); dai rapporti con enti ed amministrazioni locali a quelli con festival e cineteche
specializzate. Inoltre, l’Associazione si è specializzata in uno specifico particolare, quelle delle
ricerche in archivi televisivi, che l’ha portata alla realizzazione di svariate iniziative e alla
collaborazione con festival, reti televisive, centri di ricerca.
Ricordiamo qui di seguito alcune di queste iniziative:
retrospettive dedicate a Ray, Cukor, Fuller per il Festival di Salsomaggiore (dal 1982 al 1984);
ideazione e realizzazione di Little Italy a Napoli nel 1982;
con il Comune di Roma, nel 1983, Little Italy con tre schermi sulle spiagge di Castel Porziano;
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nel dicembre 1984 Club a Club, rassegna e convegno sull’esperienza italiana dei cineclub, con tre
giorni di maratona al Politecnico;
Spazio Cinema in due edizioni del Festival Nazionale dell’Unita’, negli stabilimenti di Pisorno nel
1983, con una rassegna su “Il mediterraneo nel cinema”, e al Velodromo di Roma, nel 1984, con
una rassegna curata da Sergio Leone;
dal 1990 al 1994 abbiamo organizzato personali dedicate a Federico Fellini, Massimo Troisi, Ettore
Scola, Woody Allen, oltre ad una trentina di matinee cinematografiche al cinema Mignon dedicate
al cinema italiano, con incontri con i protagonisti.
Inoltre:
rassegna di cinema allo Zoo di Roma, 1983, e all’Ospedale Santa Maria della Pietà, 1983;
manifestazione di Videopoesia per la Pace, con installazione di 180 monitor video in piazza
Colonna, con la Provincia di Roma;
rassegna “Il Cinema del Terzo Reich” nel 1985, la prima (ed unica) in assoluto mai realizzata in
Italia;
nel 1986 con la Rai Terza Rete un lungo omaggio a Luchino Visconti, insieme con Vieri Razzini e
Caterina D’Amico;
con la Mostra del Cinema di Venezia nel 1983 e 1984 abbiamo realizzato due rassegne video sul
“Cinema italiano al lavoro” e “L’immagine televisiva della Mostra del Cinema “;
al PalaEsposizioni nel 1991 curiamo tutto il repertorio video per la mostra “Arredo urbano”
con il Fondo Moravia per la Regione Lazio abbiamo realizzato nel 1992 una rassegna ed una
pubblicazione su “Moravia ed il Cinema”;
con la manifestazione Passeggiate Romane, da noi promossa ed ideata insieme all’Associazione
Roma Città di Cinema, dal 1994 proiettiamo film italiani classici sui luoghi reali della città dove
sono stati girati, con circa 90 proiezioni in piazze e vie della città, con la pubblicazioni di libri e
cataloghi (la stessa iniziativa è stata poi portata anche nelle città di Parigi, Berlino, Amsterdam,
Madrid, Stoccolma);
curiamo la parte video al Palazzo Esposizioni per la mostra “ Roma 1948 – 1959 “
con il Comune di Roma abbiamo partecipato all’edizione 2004 della Notte Bianca, con un omaggio
a Massimo Troisi nel decennale della scomparsa e con una antologia del “Cinema Comico Italiano”.
Sono poi frequenti le collaborazioni con:il Festival di Trieste, con il Torino Film Festival, con la
Cineteca di Bologna, con il Festival di Bellaria, con la Cineteca Nazionale, con la Cineteca del
Friuli, ecc;
Con Rai Due nel 1997 abbiamo realizzato la maratona televisiva dedicata a Maria Callas;
dal 1993 al 2007 organizziamo la manifestazione “Cinema di Raccordo”, che, patrocinata dal
Comune di Roma è diventata uno degli appuntamenti più qualificati dell’offerta culturale estiva
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nell’area di Tor Bella Monaca (e si è, allo stesso tempo, imposta come una delle iniziative pilota di
intervento di decentramento culturale).
Nel 2002 e 2003 con l’Assessorato alle Periferie del Comune di Roma organizziamo un tour
cinematografico in decine di vie e piazze mai prima raggiunte da manifestazioni di questo tipo; nel
2006/2007 l’attività di decentramento cinematografico si è prolungata anche nel quartiere di
Valmelaina.
Inoltre, come Associazione abbiamo recentemente partecipato alla elaborazione (e presentazione)
del progetto per un Museo della Shoah (sabato 27 gennaio 2006 presso l’area di Villa Torlonia),
sempre in qualità di esperti e ricercatori di materiale storico-audiovisivo.
Nel 2006 realizziamo la manifestazione ITALIA – SVEZIA viaggio nel cinema italiano dedicato al
lavoro della coppia Rossellini – Bergman con 3 giorni di proiezioni a Stoccolma; inoltre,
collaboriamo alla rassegna Le Strade di Rossellini che si à svolta in località del Lazio nello scorso
settembre.
Gli impegni più recenti sono stati:
nella primavera 2007 un montaggio video in occasione della Festa dei Vicini di Casa,
commissionato dal Comune di Roma, ed incentrato su “condomini e portierati nel cinema
italiano”;
con la Mostra del Cinema di Venezia 2007 abbiamo collaborato alla retrospettiva sul cinema
western all’italiana;
con la Festa del Cinema 2007 di Roma abbiamo curato la retrospettiva dedicata a Kim Arcalli;
nella primavera 2008, con il titolo Sguardi Persol di Cinema, abbiamo organizzato una serie di
incontri domenicali, con proiezioni mattutine, al cinema Farnese, coinvolgendo numerosi registi
italiani di generazioni diverse (Monicelli, Virzì, Emmer, Placido, Rubini, Maselli, Luchetti, Argento,
Bava, ecc.). Da febbraio 2009 è in corso la seconda edizione di questa manifestazione, a cui hanno
partecipato o parteciperanno, tra gli altri: Bellocchio, Costanzo, Mueller, Corsicato, Giannini,
Wertmuller, Archibugi, Montaldo, Cavani, De Seta, ecc.
nel novembre 2009 ha ideato ed organizzato la prima edizione dell’ANIENE FILM FESTIVAL, una
manifestazione cinematografica dedicata al cinema della Terra, presentando a Roma, Roviano ed
Arsoli numeroso titoli italiani e francesi, recenti produzioni ed omaggi ai grandi maestri italiani che
hanno narrato il mondo contadino.
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ANIENE FILM FESTIVAL 2010
è realizzato con il contributo di
Assessorato alle politiche culturali
Assessorato cultura, arte e sport
E con il patrocinio di
In collaborazione con
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Media partners
www.schermaglie.it
Festival dei Popoli
C.S.A. La Torre
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INFO E AGGIORNAMENTI
www.anienefilmfestival.it
www.schermaglie.it
CONTATTI
Officina film club
Via Giovanni Giolitti 198
00185 – Roma
Cristina Torelli
Email: [email protected], cell 3356022858
Paolo Luciani
Email: [email protected], cell. 3486543022
Schermaglie.it
Email: [email protected]
Daniele Lupi
Email: [email protected], cell. 3805008451
Edoardo Zaccagnini
Email: [email protected], cell. 3289643244
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