PROGETTO DI QUALIFICAZIONE 0-6
“SEGNI, DI-SEGNI, PAROLE, SUONI”
anno scolastico 2011/2012
Scuole dell’infanzia
I Circolo Didattico e II Circolo Didattico
Santarcangelo di Romagna
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Progetto a cura di
II Circolo Santarcangelo di Romagna
Via Santarcangiolese 1733, Santarcangelo di Romagna - http://scuole.rimini.com/dd2santarc/
I Circolo Santarcangelo di Romagna
Piazza Ganganelli 26, Santarcangelo di Romagna - http://dd1santarcangelo.scuolerimini.it/
La presente pubblicazione è stata realizzata all’interno del progetto “Segni, di-segni, parole,
suoni” finanziato dalla Provincia di Rimini nell’ambito del Piano degli interventi per la
qualificazione ed il miglioramento delle scuole dell’infanzia - A.S. 2011/2012 ex LR 26/01 e LR
12/03 (determinazione dirigenziale n. 303/12).
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INDICE
Presentazione Progetto 0-6
p. 4
II Circolo Didattico Santarcangelo
Introduzione
p. 6
Scuola dell’infanzia “Biancaneve”, Sant’Ermete
p. 9
Scuola dell’infanzia “Peter Pan”, Poggio Berni
p. 10
Scuola dell’infanzia “Pollicino”, San Martino dei Mulini
p. 13
Scuola dell’infanzia “Sant’Agata”, Canonica
p. 16
I Circolo Didattico
Introduzione
p. 20
Scuola dell’infanzia “Il Drago”, Santarcangelo
p. 21
Scuola dell’infanzia “Margherita”, Santarcangelo
p. 24
Scuola dell’infanzia “Flora”, Santarcangelo
p. 27
Scuola dell’infanzia “Giardino Incantato”, San Vito
p. 30
Appendice fotografica
p. 33
Bibliografia
p. 44
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“SEGNI, DI-SEGNI, PAROLE, SUONI”: IL PROGETTO
La scuola dell’infanzia è la scuola dell’accoglienza, della relazione, della cura, dell’identità,
dell’autonomia e della differenza; è la scuola dell’esperienza, della conoscenza, del gioco,
dell’esplorazione, della scoperta.
È la scuola della fantasia e dei linguaggi: è una scuola colorata, che garantisce il diritto a
conquistare un sapere ed un saper creare con i linguaggi della corporeità, della manualità, dell’azione
diretta… i molteplici linguaggi che arricchiscono l’esperienza quotidiana delle sezioni, dei
laboratori, degli atelier.
Il progetto elaborato e realizzato dalle scuole dell’infanzia del Comune di Santarcangelo di
Romagna e del Comune di Poggio Berni ha previsto la partecipazione in rete delle seguenti
istituzioni: I e II Circolo Didattico di Santarcangelo di Romagna; sono state coinvolte 8 scuole
statali dell’infanzia; per quanto riguarda i laboratori didattici di sezione ed intersezione, le azioni
del progetto sono state rivolte a tutti i bambini dai 3 ai 6 anni; la motivazione da cui è scaturito
l’impianto progettuale è stata la promozione di ambienti educativi facilitanti attraverso l’utilizzo
dei diversi linguaggi espressivi: iconico, pittorico, musicale, artistico.
La costruzione di un clima facilitante entro cui dare significatività alle esperienze educative e
didattiche richiede, a nostro avviso, una serie di azioni atte a:
- promuovere la formazione di conoscenze e atteggiamenti che inducono a stabilire rapporti
dinamici tra le culture;
- creare un clima relazionale nella sezione e nella scuola favorevole al dialogo, alla comprensione e
alla collaborazione intesi non solo come accettazione e rispetto delle idee e dei valori delle culture
altre, ma come rafforzamento della propria identità culturale, nella prospettiva di un reciproco
cambiamento ed arricchimento;
- promuovere nei bambini un atteggiamento di curiosità e di apertura rispetto al “nuovo”;
-suscitare il desiderio di avventura;
- mettere i bambini nelle condizioni di poter scoprire la propria identità nei confronti con l’altro.
La metodologia di lavoro non poteva che essere prevalentemente laboratoriale e ha privilegiato
l’ambito della sperimentazione diretta dei diversi linguaggi previsti nell’ipotesi di lavoro;
l’operatività e “il fare” caratterizzano i percorsi attivati permettendo di agire sulle categorie
espressive e meta cognitive; l’utilizzo di linguaggi non verbali consente, nello specifico, di attivare
una didattica transculturale che favorisce e promuove l’integrazione e l’inclusione degli alunni
stranieri o disabili.
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II Circolo Didattico Santarcangelo di Romagna
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TESSITURE
Il progetto educativo-didattico delle scuole del 2° Circolo di Santarcangelo è nato dal tentativo di
coniugare una sempre più consapevole didattica dell’arte ad una lettura antropologica della realtà: la didattica
ha incontrato l’arte e l’ha utilizzata come materiale culturale ed educativo, per una rielaborazione
creativa ed estetica del mondo, sia individuale che collettiva.
I percorsi delle scuole hanno cercato di fare propri i linguaggi dell’arte, nella consapevolezza che arte
non sia banalmente “saper tenere una matita in mano”, “essere naturalmente dotati”, “nascere
creativi”, ma intendendo per arte: sperimentare attraverso i sensi, come tocco profondo, sguardo
curioso, gusto raffinato, udito pronto; educare il pensiero progettuale, estetico e creativo; creare
contesti in cui la realtà e i suoi molteplici frammenti, sassi, bottoni, fili, perle, carte, nastri…
possono esprimere il loro straordinario potere evocativo, acquistando significati nuovi
nell’originare “quadri” di insolita bellezza.
Arte come linguaggio, per l’espressione di un sé individuale che dialoga col sé collettivo, ma
soprattutto, arte come emozione, stupore, meraviglia.
L’arte della tessitura è stata oggetto di sperimentazione durante il corrente anno scolastico.
Dalle mani dei bambini sono nati piccoli preziosi “oggetti d’arte”. In essi è racchiusa un po’ di
quella bellezza universale, di quel senso e gusto del bello, di cui non sappiamo dire se non
attraverso il nostro cuore che batte.
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ESPERIENZE D’ARTE IN FILO
Scuola dell’infanzia “Biancaneve”, Sant’Ermete
Insegnanti: Gemma De Michele, Barbara Tosi, Anna Ghinelli, Caterina Talevi,
Antonella Sapucci Annalisa Muti, Elide Vulpinari
“C’era una volta la trama e c’era una volta l’ordito di mondi intessuti, c’era un luogo dove tessitori
e cantastorie davano vita a sogni intrecciati…”
Il percorso educativo-didattico dell’anno scolastico 2011-12 della scuola dell’infanzia
“Biancaneve” si è sviluppato sull’idea del “filo come metafora”.
I fili raccontano in molti modi: la vita assomiglia a un filo, il filo si svolge come una storia, la
storia personale. Il filo dei ricordi, le emozioni corrono su un filo, il filo annoda relazioni, il filo
crea tessuti.
Partendo dal mito del Minotauro e del filo di Arianna, i bambini scoprono il filo. Immersi in un
universo di fili di ogni tipo, bianchi, neri, colorati, larghi, stretti, spessi, sottili, lunghi, corti…
Corde, spaghi, lane, passamanerie, nastri…, essi saggiano con tutti i sensi questo materiale così
semplice e destrutturato che proprio per questo si presta ad infinite possibilità creative.
Allora, i fili diventano strumento di gioco per attività motorie: con essi si costruiscono trappole,
labirinti, recinti, passaggi, ostacoli… I fili diventano oggetti danzanti nelle mani dei bambini che li
fanno volteggiare e disegnano nell’aria forme fantasiose. I fili diventano opere d’arte: ogni bambino
sceglie i fili e i materiali che gli “corrispondono”, ai quali è legato da sensazioni, emozioni, ricordi,
esperienze personali; inventa e crea, secondo il “proprio” stile, i “propri” oggetti d’arte. Così, i fili
“legano” i materiali dell’autunno (foglie, ghiande, legnetti, bacche, pigne, castagne, ricci…) e si
trasformano in un pendente e fluttuante bosco incantato; strisce, corde, fasce, nastri, rigorosamente
bianchi, si corredano di “candidi oggetti” e divengono un’originale nevicata; fili di lana incontrano il
Natale e s’intrecciano su stelle multicolori e s’avvolgono in morbidi pompon per un tenero abete.
Ancora, i fili suggeriscono immagini e creano “quadri”. Fili colorati immergono la scuola in un
clima carnevalesco trasformandosi in originali maschere, addobbi e “grovigli di colore”. I fili
disegnano pro-fili, seguono contorni e definiscono sagome. Infine, il fil di ferro consente interventi
di tipo plastico, permette di variare le forme, imprimere movimento, creare sculture. Piccoli
oggetti, una conchiglia, una perla traslucida, un bullone, una macchinina, un bottone, un sasso, un
tappo, “frammenti di quotidiano” di cui i bambini amano riempirsi le tasche e le mani, animano
fili di metallo. Questi, “agganciati” ad una rete sospesa in aria, s’intrecciano e s’avvolgono,
creando un’unica grande opera d’arte: un mondo bambino in equilibrio fra fantasia e realtà.
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Un piccolo mondo sospeso, marzo 2012
rete metallica, filo di ferro, frammenti di quotidiano
Dal filo alla tessitura
Toccando, vedendo, facendo, l’uomo fa propria la realtà in cui vive e intreccia con essa legami
profondi… come in una tessitura, in cui ordito e trama sono spazio, tempo e corpo della
narrazione di sé. È sul telaio che avviene la magia dell’intreccio, sia esso un telaio di legno ben
costruito o improvvisato su cartone, piccolo o grande, individuale o collettivo, quadrato o
rettangolare. Sul telaio il filo, di lana o di cotone, robusto o sottile, striscia di stoffa o di carta,
nastro o corda, crea la magia dell’opera tessuta. Dopo aver sperimentato su piccoli telai la tecnica
della tessitura, fatta di passaggi obbligati, di tempi pazienti, di antiche movenze, di sguardo
attento, si passa a lavorare su un grande telaio collettivo. Ogni bambino lascia la sua traccia,
scrivendo il proprio nome e disegnando su una lunga striscia di stoffa. Ogni striscia, espressione
del sé, viene intrecciata sull’ordito assieme a quella dell’altro… e così nasce la trama della nostra
storia.
Il grande telaio della nostra storia, marzo 2012
tessitura di strisce di stoffa dipinte
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ESPRIMERE PINOCCHIO
Scuola dell’infanzia “Peter Pan”, Poggio Berni
Insegnanti: Rosaria Maio, Maura Marchi, Paola Ugolini, Marinella Farabegoli, Laura Pazzaglini,
Michela Berardi, Franca Gammieri, Wilma Paglierani, Patrizia Silvan, Deborah Bernardi
La storia di Pinocchio, declinata in un progetto didattico, si inserisce nella realtà della vita
scolastica come mezzo e opportunità di riflettere con i bambini sui comportamenti e sulle scelte
della vita quotidiana. I vari personaggi che la narrazione ci propone accompagnano ogni giorno le
piccole conquiste dei bambini che si trovano a percorrere il viaggio del burattino Pinocchio,
metafora e allegoria del più difficile viaggio della crescita verso l’età adulta.
La scelta di questo testo classico nasce dal desiderio di compiere un viaggio interiore alla ricerca
della meta spirituale: l’educazione del cuore e della volontà. Nell’animo di ogni persona è insita la
tendenza a scegliere ciò che è più comodo, più facile, più conveniente e questo si rispecchia anche
nei nostri bambini: aiutati poco dalla società, crescono in un contesto di vita facile.
Attraverso questa programmazione intendiamo aiutare i bambini a riscoprire quelle parole che
rischiano di scomparire dal lessico pedagogico contemporaneo: le virtù, la formazione del
carattere, l’educazione del cuore, la volontà e l’elogio della fatica.
Pinocchio trasmette ai suoi lettori tutti i vari stati d’animo e i sentimenti che accompagnano la
vita di ogni individuo; il suo percorso fatto di buone intenzioni e inevitabili deviazioni, invita a
riflettere sulla qualità delle scelte da fare, sull’importanza di ascoltare i buoni maestri e di saper
scoprire il bene vero delle persone che ci stanno accanto e che ci aiutano a crescere, anche
quando questo bene comporta fatica, impegno e costanza. Il processo di trasformazione di
Pinocchio avviene grazie alla forza dell’amore: per i nostri bambini è stata la scoperta della vita
intesa come bene prezioso che va vissuto con impegno e coraggio per crescere e diventare
sempre più “bambini veri”.
L’incontro con i personaggi del racconto è avvenuto gradualmente, in un processo suddiviso in
tappe narrative seguite dall’attività in laboratorio.
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Geppetto crea Pinocchio, burattino di legno
Pinocchio viene presentato in sezione come un bambino-burattino dal carattere ribelle e
insolente. È agito dagli impulsi e dalla fantasticheria, non ha volontà di fronte alle scelte e ai
doveri. Le sue fughe e le sue deviazioni sono tentativi della coscienza di arrivare al centro della
vita: la felicità. Il viaggio di Pinocchio è il destino di ogni uomo per trasformare il negativo in
positivo. Pinocchio rifiuta le regole e diventa schiavo delle sue disavventure. La ridicola crescita
del naso, che è al centro del viso, rivela il disagio che il burattino prova con l’immagine di sé
davanti agli altri.
L’amore e la tenerezza genitoriale sono ben espresse da Geppetto, che insegna al figlio i valori
dell’onestà, del lavoro umile, della sincerità e degli inevitabili sacrifici. Geppetto è il nido dei
sentimenti di Pinocchio, ma il burattino scappa da lui e in un atto di ribellione scappa anche dal
suo destino: crescere.
Dopo avere realizzato individualmente il viso di Pinocchio con piatti di carta, bottoni, stoffa e
tappi di sughero, insieme, abbiamo costruito il nostro burattino collettivo. Un grande scatolone,
una lunga corda, un tubo di cartone rigido e un palloncino gonfiato, stoffa e carta di vario
spessore, sono i materiali di recupero con cui abbiamo dato vita al nostro amato Pinocchio.
Geppetto
Abbiamo riscoperto la figura amorevole di Geppetto che incarna il valore del sacrificio e della
rinuncia per amore di un’altra persona. È stato realizzato con carta di riciclo arrotolata perché
rappresenta la semplicità dell’affetto vero che non si nasconde mai dietro alle cose o alle false
parole.
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Geppetto realizza il vestito di Pinocchio
L’esperienza della tessitura ha coinvolto i bambini di tre, quattro e cinque anni in un laboratorio
collettivo il cui esito finale è stata la produzione di un vero manufatto: il vestito di Pinocchio.
Dall’intreccio narrativo l’attività ci ha condotto all’intreccio di trama e ordito sul telaio, dove l’arte
del tessere diventa un metafora per sviluppare la storia di Geppetto che, con fatica e sacrificio,
realizza un umile vestito per il suo burattino. Durante il lavoro su ogni singola striscia di stoffa,
vediamo procedere insieme la tela e il racconto che si completano a vicenda; i fili di ordito si
aprono in basso e in alto per creare un varco attraverso cui passa la trama. In questo movimento
ritmico il vestito policromatico si realizza uscendo dalle mani e dal libro.
La tessitura ci permette di esprimere qualcosa di noi attraverso i colori, le combinazioni, per
lasciare alla fine una traccia di noi stessi. Il pezzo su cui abbiamo lavorato, dal “telaio” entra nella
concretezza della nostra vita, al termine di un lavoro di gruppo in cui ognuno ha concatenato
parole, eventi e semplice stoffa.
Mangiafoco e il teatro delle marionette
Mangiafoco è l’opposto di Geppetto, è l’incarnazione del potere, della forza bruta e della crudeltà
Il Teatro dei Burattini viene scelto da Pinocchio al posto della scuola, e vi giunge attraverso una
facile “discesa”. Ma durante il racconto anche Mangiafoco dimostra di possedere qualità umane,
quali la commozione e il perdono, restituendo la libertà allo sventurato burattino.
Con carta crespa colorata e intrecciata, un supporto in cartone rigido e sacchi neri, abbiamo
composto il viso barbuto di Mangiafoco, dando di lui un’immagine teatrale più che crudele
seduto sopra il suo teatro, minuscolo rispetto alla sua consistente personalità di direttore dello
spettacolo.
Incontro con il gatto e la volpe. Il Campo dei miracoli
Il gatto e la volpe sono guide devianti di Pinocchio, rappresentano l’ambiguità e la doppiezza.
Sotto un’apparenza rassicurante nascondono l’insidia delle false amicizie e delle guide non
educative ma molto seducenti e invitanti.
Realizziamo un giardino zen dove rivive, in un paesaggio in miniatura, il fiabesco Campo dei
Miracoli in cui ciascun bambino semina le sue monete d’oro con Pinocchio. In una grande scatola
il sale diventa la terra in cui piantare la grande quercia, dai cui rami pendono gli zecchini d’oro. Il
Gatto, realizzato con carta bianca ondulata, e la Volpe, con un rotolo di cartone rivestito,
aspettano sotto l’albero Pinocchio, decisi nel loro tentativo di ingannarlo.
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La fata turchina
La fata Turchina è la guida positiva di Pinocchio, rappresenta la sua forza trasformativa: come
ogni mamma, la fata desidera vedere e trasformare Pinocchio in un bambino vero con la forza
dell’amore. Abbiamo dato forma alla fata con una rete di plastica avvolta su sé stessa, i bottoni e
le bottiglie di plastica hanno decorato il suo viso e il suo abito. I capelli turchini sono l’esito della
tintura di un “mocio” per la pulizia dei pavimenti.
Il pescecane
L’incontro di Pinocchio con il temibile pescecane avviene in un mare verticale, realizzato su di un
mobile, un’installazione aerea che fluttua azzurra dal cielo. La sua leggerezza ci ricorda che la
narrazione volge a un epilogo positivo: l’incontro con Geppetto il cui affetto viene ritrovato dal
burattino dopo tante disavventure. Ogni bambino ha annodato e intrecciato oggetti e materiale di
recupero di colore azzurro: tappi di plastica, spugne, corde, polistirolo, stoffa, passamanerie,
conchiglie raccolte a casa. I fili verticali sono, così, diventati le onde del mare dominate dal
pescecane di carta.
Mobile collettivo
La narrazione di Pinocchio e i laboratori si concretizzano in un mobile, installazione aerea dove i
personaggi, i pensieri, i colori, i segni e le emozioni di ogni incontro, si rendono visibili come un
libro aperto che, in itinere, si racconta ai suoi lettori con la potenza evocativa dei pannelli appesi
che divengono memoria viva di una esperienza di crescita. Una “fila-stoffa” appesa sintetizza con
un semplice acrostico del nome di Pinocchio la narrazione del testo originale.
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DERIVE ESTETICHE NATURALI
Scuola dell’infanzia “Pollicino”, San Martino dei Mulini
Insegnanti: Daniela Pasolini, Stefania Ricci, Anna Rita Piersimoni, Sabrina Raggini
Nulla somiglia tanto a quella che chiamiamo ispirazione, quanto la gioia con cui il bambino assorbe la forma e il
colore. (C. Baudelaire)
A partire dal nostro progetto di plesso “I sentieri della Terra tra arte, scienza e poesia”, si
selezionano qui alcune delle attività che trasformano le esperienze in sezione in luoghi di
sperimentazione degli atti creativi, di educazione allo sguardo e all’arte.
La naturalezza con cui i bambini entrano in contatto con il linguaggio artistico è fonte di stupore
e riflessione per chi ne osserva i risultati. I lavori assumono una tale dignità artistica che vengono
mostrati in pubblico in una sorta di distillato collettivo dove ogni mano aggiunge un frammento.
Tessiture è il titolo della mostra che si tiene al Musas di Santarcangelo e raccoglie le opere collettive
di quattro plessi della scuola dell’infanzia fra cui quello della Scuola Pollicino.
Nei segni e nei disegni, nel gesto e nel recupero di materiali appartenenti alla natura si ritrovano le
tracce di un mondo puro e di assoluta spontaneità, ma allo stesso modo complesso, ricco,
polimorfo. Questi laboratori ed esperienze alimentano la possibilità di credere che l’arte diventi
un’esperienza educativa che può svelarci nuove visioni utili a comprendere il significato della
nostra esistenza.
FILI DI TESSUTO TERRESTRE
Opere:
Ortovolante (marzo 2012)
combinazione di terra, aria, acqua, da mondi artificiali e naturali (200x140 cm)
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Mosaico terrestre (aprile 2012)
tessitura di fango con trame di graffi da “oggetti ritrovati” (100x140 cm)
Impronte rupestri (maggio 2012)
tessitura di juta con strati materici di gesso, tempera e caffè (100x140 cm)
Strumenti e materiali ritrovati in mondi naturali e terre contadine danno forma a un tessuto in cui
il potere delle immagini, alla stregua di civiltà primitive, è il graffio, il segno, l’impronta, l’impasto,
il filo che diventa vita. Fango, legno, gesso, polveri, juta tessono i racconti di pitture rupestri
attorno al fuoco della magia.
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Altre esperienze e laboratori messi in opera in corso d'anno
Costruiamo il nostro giardino zen (settembre 2011)
Ogni bambino realizza il proprio “giardino zen” dentro una scatola che placidamente diventa
visione, luogo di creazione e di meditazione, di costruzione di micromondi e di grandi storie,
concentrati di esperienze e di mondi interiori dalle molteplici derive espressive.
Dentro il tappeto d’autunno (ottobre 2011)
Un tappeto materico di foglie, legnetti, sassolini, castagne, ghiande, bacche, bastoncini, noci,
cortecce, pigne...in cui ciascun bambino entra in rapporto con la propria dimensione estetica e
compositiva, in cui rintraccia i colori della natura toccandone le sue forme più insolite legata al
ritmo delle stagioni.
Filo dopo filo... un bosco volante (novembre-dicembre 2012)
Opere volanti, che si muovono con il vento e che portano le scelte di ciascuna mano, l'attimo e
l'emozione di “mettere in fila” scegliendo. Oggetti “umili” come pigne, castagne, foglie... che
diventano un bosco ricco di forme e di significati.
Tappeto di facce (gennaio-febbraio 2012)
Combinazione di facce carnevalesche sull'osservazione della tecnica del collage di Jack Tessaro e
del suo laboratorio “Due occhi, un naso e una bocca”. Un tappeto di volti che si combinano con
i materiali più svariati e in cui ciascun bambino fa confluire il proprio immaginario, la propria
mappa emotiva del volto. Un gioco agli sguardi che sembra animarsi e raccontare la storia di due
piccole mani che scelgono, con sapienza e libertà compositiva, due occhi, un naso e una bocca.
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DA UN FILO… LA TRAMA DELLA VITA
Scuola dell’infanzia “Sant’Agata”, Canonica
Insegnanti: Gaetana Garretto, Tatiana Bruscia, Loretta Balducci, Valentina Vacchetti
Consapevoli che finalità della scuola dell’infanzia sia la “maturazione dell’identità”, si è voluto
sviluppare il concetto nella prospettiva di rafforzamento dell’identità personale sotto il profilo
corporeo, intellettuale e psicodinamico nel senso del riconoscimento e dell’incontro con l’altro.
Ma solo partendo da considerazioni su “come ero” si può maturare la consapevolezza del “come
sono” e quindi riconoscersi ed essere riconosciuti.
Esprimere la propria identità nelle sue varie sfaccettature è fornire occasione di convivialità
relazionale intessuta di linguaggi affettivi ed emotivi in cui i bambini possono condividere valori
di appartenenza e differenza.
Centrale è il tema della crescita in un ideale percorso in cui le tappe dello sviluppo sono scandite
da materiale fornito dalle famiglie.
Il percorso si è svolto utilizzando costantemente un oggetto mediatore altamente simbolico: il filo.
La vita assomiglia a un filo. Il filo è la storia di tutti noi che si snoda, si annoda, si scioglie si
intreccia. Ciascuno ha la propria storia da raccontare e da intrecciare con le storie degli altri,
riconoscendo se stesso come l’ordito e l’incontro tra persone come la trama grazie alla quale
cresciamo, scopriamo, conosciamo e ci differenziamo. La famiglia e la scuola sono la trama e
l’ordito su cui il bambino va intessendo giorno per giorno il proprio Io. Nelle sezioni i fili si
incontrano, si intrecciano, corrono paralleli e si allontanano per poi rincontrarsi e annodarsi con
forza, creando ragnatele di storie che rappresentano l’insieme, la collettività la società di cui si fa
parte anche senza esserne ancora consapevoli.
Di quanti e quali fili sono realizzate le storie di ciascuno? Davvero tanti! Ecco di seguito due dei
percorsi intrapresi.
Visioni sospese
Con il coinvolgimento delle famiglie è stato individuato e procurato del materiale con cui si è
costruito il “bosco tattile emozionale delle stagioni”: soglia fiabesca che ha consentito di passare il
confine tra mondo reale e mondo fantastico. I materiali scelti si sono trasformati in spunti
narrativi personali condivisi in gruppo. Fili di tessuti personali e speciali si sono intrecciati in una
danza fantastica di trama e ordito per cielo e prato primaverili in cui installazioni aeree hanno
dato forma a idee, pensieri e colori in movimento.
Tessuti e fantasia hanno ispirato il mare estivo in cui ci si è tuffati per dar voce a storie, vissuti,
sogni, avventure, desideri.
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Il percorso fiabesco creato da annusare, attraversare contemplare è stato il frutto di un lavoro
collettivo di mani che lavorano e creano insieme.
Tessiture di vita
Divisi in gruppi omogenei d’età si è utilizzato come punto di partenza comune la lettura del libro
Quando sono nato, di Isabel Minhos Martins e Madalena Matosa. Tale traccia, seguita non in modo
rigido, ha creato occasione per riflessioni, racconti, curiosità… così, potendo contare sulla
collaborazione delle famiglie e supportati da un progetto teatrale, si sono creati tre percorsi con
l’obiettivo finale comune di sviluppare identità consapevole aperta.
Tappe del percorso condivise dai tre gruppi
“Quando sono nato, non avevo ancora visto niente. Solo il buio. Un grande buio nella pancia della mamma”
- Scoperta del buio e del suo colore
- Immaginiamo di essere nella pancia della mamma. Posizioni, sensazioni e riflessioni.
“Dal buio alla luce... la nascita”
- Il colore della luce.
- Il colore della mia famiglia e dei suoi componenti.
“Io sono fatto così”
- Presa di coscienza del proprio corpo.
- Il colore che più mi rappresenta.
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Consapevoli della propria storia personale condivisa con il gruppo, del proprio corpo e delle sue
potenzialità espressive i bambini avranno maggiore consapevolezza di ciò che sono, di ciò
desiderano essere e fare.
Il percorso intrapreso consentirà ai bambini di esprimersi in maniera produttiva favorendo la vita
relazionale ed affinando le proprie capacità.
I vari momenti di passaggio, di crescita nella vita di ogni bambino sono caratterizzati da fili di
materiali e colori diversi con i quali, alla fine del progetto, si è costruito un telaio speciale con
l’intento di rappresentare l’essere di ciascun bambino, nella sua identità e diversità di esperienze;
nonché un telaio collettivo comune che rappresenta ciascun bambino nell’incontro con l’altro.
Si è attuato, così, il passaggio dall’IO al NOI in un mondo fatto di relazioni ed emozioni
consapevoli che “identità è riconoscersi ed essere riconosciuti”(G. Jervis) e che, quindi, è importante fare
coincidere autoriconoscimento ed eteroriconoscimento.
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I Circolo Didattico Santarcangelo di Romagna
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“C’ERA UNA VOLTA… UN VIAGGIO”
Questo progetto, dal taglio socio-antropologico, ha voluto avvicinare i bambini alla tematica del
viaggio attraverso un canale a loro particolarmente familiare e gradito, quello della narrazione. Le
favole, le storie sono tutte avventure e un viaggio, per quanto lo si possa pianificare perfino nei
minimi dettagli, è sempre un’avventura! Questo perché l’imprevisto sta nell’essenza del viaggio
stesso e nella capacità del viaggiatore di farvi fronte. È proprio questa è stata la finalità principale
del progetto: maturare nei bambini la mentalità del viaggiatore, ovvero stimolare in loro un
atteggiamento di curiosità nei confronti di tutto ciò che è nuovo e diverso da sé, di apertura, di
disponibilità al confronto, al rischio, alla scoperta, al rinnovamento. Far sì che possano affrontare
nel modo più giusto le situazioni che la vita, anche nella sua quotidianità, offrirà loro. I bambini e
le bambine hanno iniziato il loro percorso con il proprio bagaglio di esperienze per andare alla
ricerca della propria identità, durante questo viaggio hanno fatto incontri, instaurato relazioni,
raccolto cose, hanno guardato, si sono stupiti, hanno fatto nuove esperienze, ma soprattutto
hanno fatto un viaggio nel quale ciò che ha avuto più valore è stato non tanto l’arrivare quanto l’essere
andati. È stato proprio l’essere andati che ha permesso loro di capire chi sono e che ha fatto sì che
al loro ritorno si siano trovati cambiati, arricchiti, diversi, questo perché il viaggio non può non lasciare un
segno nel viaggiatore. Colui che parte si attrezza con un proprio bagaglio di cose che gli
appartengono, ma al suo ritorno quella “valigia” sarà ben più pesante perché conterrà tutto ciò
che il viaggiatore avrà fatto suo. Colui che viaggia torna sempre diverso da come è partito. Nel momento in
cui i bambini giungono alla scuola dell’infanzia sono già dei soggetti in viaggio, lo siamo tutti, per
crescere è obbligatorio viaggiare; questo progetto ci ha dato la possibilità di diventare compagni
di viaggio, di crescere insieme e di condividere una bella avventura. L’idea di parlare del viaggio
attraverso la narrazione è nata dalla consapevolezza che chiunque compia un viaggio, sente poi il
bisogno di narrarlo ad altri, narrandolo il viaggio diventa più denso e se possibile colui che lo ha
compiuto lo fa più suo ne prende maggior consapevolezza. Quando si racconta un viaggio, si racconta
di sé. Abbiamo pensato di scegliere questa tematica anche perché quasi tutte le favole sono
racconti di viaggio. Ogni scuola ha poi proseguito il proprio percorso approfondendo un aspetto
diverso del progetto sempre attraverso la lettura di storie: la scuola “Margherita” ha proposto un
viaggio nelle esperienze vissute, la scuola “Il Drago” un viaggio introspettivo alla ricerca del proprio sé, la
scuola “Flora un viaggio nella conoscenza , “Il giardino incantato” un viaggio nell’interculturalità.
L’insegnante di i.r.c. che lavora in tutti e quattro i plessi è stata parte integrante del progetto
facendo del viaggio il tema trasversale della sua programmazione didattica. “Tanti amici in
viaggio”.
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VIAGGIO INTROSPETTIVO ALLA RICERCA DEL PROPRIO SÉ
Scuola dell’infanzia “Il Drago”, Santarcangelo
Insegnanti: Valeria Portaluri, Fiorella Mancin, Silvia Bargellini,
Maria Romano, Mara Zammarchi, Marta Denicolò
La tematica del viaggio ha caratterizzato trasversalmente l’intero percorso didattico che è stato
progettato prevedendo tre principali unità di apprendimento, intervallate periodicamente da una
breve sezione denominata “In viaggio nel tempo”, finalizzata ad affrontare il susseguirsi delle
stagioni e delle relative festività.
La prima parte del percorso “In viaggio nel tempo: dall’estate all’autunno” ha avuto come
obiettivo quello di introdurre il tema centrale del progetto partendo dalle esperienze di vita dei
bambini, dai loro ricordi di viaggio dell’estate: i bimbi hanno raccontato la loro esperienza di viaggio
attraverso foto, verbalizzazioni e disegni. Il lavoro concernente la stagione autunnale è stato
introdotto dalla lettura di alcune storie (per citarne alcune: “La Nuvola Olga e il vento”, “La
foglia Tina”…) e proseguito attraverso l’osservazione dell’ambiente, le uscite e la raccolta di
materiale con il quale sono poi state realizzate varie attività grafico-pittoriche legate ai colori, ai
sapori, ai profumi autunnali, accompagnate da canzoncine e poesie sempre inerenti l’argomento.
L’unità di apprendimento “Cappuccetto Rosso: una bambina in viaggio” che è stato il nostro
progetto accoglienza, ha avuto inizio con la visione del dvd che le insegnanti dei nidi ci avevano
fatto avere durante il raccordo, nel quale era ripresa la drammatizzazione, da loro realizzata, della
storia di Cappuccetto Rosso. Ha fatto da ponte tra la prima parte del lavoro e questa , un’uscita
nel bosco di Montebello durante la quale abbiamo fatto in modo che i bambini trovassero delle
tracce che li hanno ricondotti alla storia di Cappuccetto Rosso, e lì seduti sotto gli alberi abbiamo
poi cantato la canzone e “ri-raccontato” la storia. Da qui il percorso didattico si è differenziato: i
bambini di tre anni hanno lavorato sulla favola originale: analizzando i personaggi principali, le
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sequenze della storia, le emozioni ad esse legate, drammatizzandola, facendo giochi e percorsi
motori. Ai bambini di quattro e cinque anni è stato proposto un ribaltamento della storia, a
partire dai personaggi principali, per cui l’input dato dalle insegnanti è stato quello di far diventare
buoni i personaggi cattivi e cattivi quelli buoni per inventare una nuova favola, è nata così “Lupo
rosso e Cappuccetto Nero”. Anche questa storia è stata dai bimbi: scritta, disegnata,
drammatizzata e cantata. Il progetto accoglienza si è concluso con un momento speciale, una
mattina sono venuti a trovarci nella nostra scuola Cappuccetto Rosso e Cappuccetto Nero e
insieme a loro abbiamo preparato e mangiato i biscotti.
Per la realizzazione della seconda unità di apprendimento “Desideri in viaggio” abbiamo scritto
insieme ai bambini una lettera a Babbo Natale in cui loro hanno espresso i propri desideri, le
abbiamo dato un nome: Desideria, e prima di andare a spedirla alle poste è stata impreziosita dai
disegni di tutti i bambini. Il lavoro didattico è poi proseguito facendo scatenare la fantasia
chiedendo loro di immaginare il viaggio che quella nostra letterina avrebbe dovuto compiere per
arrivare fino al Circolo Polare Artico in Finlandia, dove c’è la casa di Babbo Natale. Il percorso è
stato integrato da canti, poesie e attività legate alle festività natalizie e la vera conclusione è stato
l’arrivo, a sorpresa per i bambini, nel mese di marzo, della lettera di risposta di Babbo Natale.
“In viaggio nel tempo: dal cielo cadono neve e coriandoli” ci ha consentito di affrontare con i
bambini il tema del carnevale e quello delle generose nevicate che sono avvenute questo inverno.
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Canti, poesie, disegni, feste, pitture, uscite, assaggi sono state le nostre esperienze di
apprendimento.
“Teodora e Draghetto: un viaggio introspettivo alla ricerca della propria identità” è stata la terza e
ultima unità di apprendimento, quella più specifica per il nostro percorso progettuale. Insieme a
Draghetto i bambini hanno compiuto un viaggio; rivivendo le sue esperienze hanno scoperto
“cose speciali” o forse ne hanno preso maggiore coscienza: hanno avuto l’occasione di riflettere
sulle situazioni che gli provocano tristezza, sulle cose che più contano per loro, sulle persone
adulte alle quali si rivolgono in caso di sconforto, sugli amici ai quali fanno affidamento quando
ne hanno bisogno, sulle cose che ancora non sono in grado di fare, ma hanno soprattutto capito
che per essere felici e per farsi voler bene ciò che più conta non è essere come gli altri ma stare
bene con sé stessi e che ognuno a modo suo è unico e speciale! La storia è stata presentata per la
prima volta ai bambini da Sasha, una delle ragazze della compagnia “Bradipoteatar”, che ha
collaborato con noi insegnanti coinvolgendo tutti i bimbi in laboratori teatrali e musicali, in
occasione dei quali sono stati approfonditi alcuni spunti e aspetti della storia. Il percorso didattico
si è realizzato nella divisione della storia in sequenze, nella rappresentazione grafica delle stesse,
nella riflessione sulle esperienze e sui sentimenti di Draghetto, nell’analisi dei personaggi
principali, nel rivivere personalmente alcune delle esperienze da loro vissute, quali: la passeggiata
che ci ha condotto fino alla Torre dell’orologio nel paese vecchio di Santarcangelo (come
Draghetto alla torre della strega Teodora) o creare e mescolare improbabili ingredienti per fare
pozioni magiche ,come quelle che Teodora ha fatto per Draghetto. Il progetto si è concluso con
la festa finale “In viaggio con Draghetto” che ha visto i bambini di tutte e tre le fasce di età
coinvolti nel racconto della storia ai genitori e a tutti gli intervenuti attraverso drammatizzazioni,
canti danze e musica; con l’allestimento presso il museo etnografico di Santarcangelo di una
mostra documentativa di tutto il progetto di circolo, ma il nostro viaggio continua…
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VIAGGIO NELLE ESPERIENZE VISSUTE
Scuola dell’infanzia “Margherita”, Santarcangelo
Insegnanti: Elisa Caldari, M. Grazia Garavelli, Alessandra Zavatta,
Piera Genestreti, Gabriella Ferri, Luisa Coveri, M. Silvia Brigliadori, Angela V. Menghi
Viaggio: metafora della vita, esperienza simbolico-affettiva, sfondo dell’apprendimento.
Il progetto, destinato a svolgersi lungo l’intero anno scolastico, ha assunto le sembianze di un
viaggio “virtuale”, con l’aiuto di Giovannino Perdigiorno, personaggio nato dalla fantasia di
Gianni Rodari, che ci ha portato alla scoperta di luoghi fantastici, analizzati nei loro aspetti
peculiari e specifici; tali mondi sono diventati a loro volta spunto perché i bambini potessero
vivere esperienze e sperimentare nuovi vissuti con una diversa consapevolezza di sé e in relazione
agli altri.
Giovannino si è presentato ai bambini con il suo primo viaggio, attraverso il “Pianeta nuvoloso”:
il grigiore di questo paese, unito alla stagione autunnale appena iniziata, ha portato i bambini a
osservare ed esplorare il cielo, per poi sperimentare a livello sensoriale le caratteristiche delle
nuvole, dal punto di vista cromatico (scoperta e manipolazione del colore grigio e delle sue
sfumature), tattile (utilizzo di vari materiali e consistenza), corporeo (drammatizzazioni e giochi
motori).
Il mondo degli “Uomini di zucchero” ha offerto ai bambini la possibilità di giocare con il gusto,
sperimentandone le varianti (dolce-salato-amaro), e di utilizzare lo zucchero non solo come
alimento, ma anche come materiale con cui manipolare (pasta di zucchero), disegnare (pittura con
i diversi tipi di zucchero colorato), decorare (addobbi natalizi).
Il periodo invernale, particolarmente rigido quest’anno, ha fatto sì che i bambini potessero
condividere con Giovannino l’esperienza nel paese degli “Uomini di ghiaccio”. Da qui insieme
all’osservazione del paesaggio intorno a loro, i bambini hanno sperimentano il caldo e il freddo,
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attraverso esperienze tattili e gustative (acqua calda e fredda, thè, cioccolata calda, gelato,
ghiaccioli), esperimenti “scientifici” (preparazione del ghiaccio, ipotesi e realizzazioni dei vari
cambiamenti di stato dell’acqua).
Con il viaggio successivo, il personaggio di Giovannino si sposta nel paese degli “Uomini di
carta”: questo “mondo” ha aperto ai bambini un grande ventaglio di possibilità di
sperimentazione di questo materiale, sia conoscendone i vari tipi (diversi per aspetto, consistenza,
superficie, colore, peso, trasparenza, resistenza, utilizzo), sia scoprendone le potenzialità creative,
attraverso la realizzazione di collage, vetrate, carta riciclata…
Il viaggio più “goloso” tra quelli intrapresi da Giovannino è “Il pianeta di cioccolato”, che ha
permesso ai bambini di sperimentare nuove tipologie di approccio a questo alimento, che si
presta ad essere utilizzato a livello ludico, grafico, manipolativo e, ovviamente, gustativo (come
colore, come materiale duttile e stimolante a livello sensoriale, come ingrediente per gustose
ricette).
Il paese degli “Uomini a vento” ha portato i bambini a intraprendere un percorso di scoperta, dal
punto di vista meteorologico, dell’ambiente intorno a sé, indagandolo, misurandolo con il proprio
corpo (con l’esercizio del soffio e l’osservazione degli effetti su di sé e sui materiali di ventilatori,
eliche e phon) e mediante strumenti di facile utilizzo realizzati da loro (ventagli, aquiloni,
girandole, bolle di sapone, aeroplani di carta,…). Ancora una volta, è entrata in gioco la curiosità,
la spinta ad esplorare e a capire, il gusto della scoperta, la motivazione a mettere ala prova il
pensiero.
L’uscita didattica alla Darsena di Rimini ha permesso ai bambini di tradurre in un contesto più
adeguato, le conoscenze acquisite, sperimentando attraverso il gioco l’emozione e la
soddisfazione di condividerle.
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L’insoddisfazione manifestata da Giovannino nella ricerca incompiuta del “paese perfetto” ha
portato i bambini e le insegnanti a interrogarsi sulla possibilità personale di individuare, o anche
solo di immaginare, se possa esserci un tale mondo e quali caratteristiche possa avere.
In tal senso l’arrivo a scuola di un “messaggio” del nostro amico viaggiatore ha creato occasione
di conversazione e formulazione di ipotesi, lasciando libero sfogo alla fantasia, promuovendo
l’inventiva e la libera espressione verbale e grafico-pittorica e traducendo ancora una volta in
poesia il tema del viaggio e della ricerca.
E a proposito di ricerca, gli alunni della scuola dell’infanzia hanno “sognato” che il paese perfetto
sia il mare, un mondo fatto di libri, di legno, pieno di barattoli, con coca-cola a volontà, una
giungla, o, per chi sa apprezzare ciò che ha… ed è il mondo perfetto, è Santarcangelo!
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VIAGGIO NELLA CONOSCENZA
Scuola dell’infanzia “Flora”, Santarcangelo
Insegnanti: Donatella Mulazzani, Luigina Falconieri, Isabella Parma, Laura Coccola,
Mariella Cavalli, Daniela Casadei, Liliana Parma, Silvia Placucci
Tutto cominciò con una bambina, Cappuccetto Rosso, che ci prese per mano e insieme al suo amico lupo, ci fece
viaggiare nelle stagioni.
Il progetto del nostro plesso ha avuto come punto di partenza la favola di Cappuccetto Rosso,
lasciataci in dono dal nido per il progetto continuità. Il personaggio di Cappuccetto Rosso ci ha
poi fatto visita a scuola (si trattava di un genitore travestito) e realmente ci ha condotti in viaggio
nell’ambiente circostante, alla ricerca dei colori, dei sapori, degli odori dell’autunno. Il primo
periodo dell’anno scolastico è stato dunque dedicato alla lettura della storia, alla ricostruzione in
sequenze, all’analisi dei personaggi buoni o cattivi, alle tante drammatizzazioni realizzate dai
bambini.
A questo percorso didattico, legato alle stagioni, se ne è affiancato poi un altro di tipo
laboratoriale, si trattava di un tempo e di uno spazio ben precisi in cui veniva privilegiato il lavoro
per età omogenea. Si è scelto di dare inizio a questo percorso attraverso una drammatizzazione
della storia del pagliaccio Celestino, realizzata dalle insegnanti.
È stato un modo sia per presentare la narrazione su cui abbiamo poi lavorato, sia per introdurre
gli strumenti, gli oggetti, le storie che ci avrebbero accompagnato per tutto il restante viaggio.
Il pagliaccio Celestino ci ha permesso di condurre i bambini in un viaggio alla scoperta del corpo
e della corporeità favorendo la conoscenza di sé stessi, attraverso l’espressività, il movimento, le
stimolazioni sensoriali e la rappresentazione immaginaria.
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Celestino è stato un personaggio chiave del progetto perché, accompagnato dalla sua valigia,
simbolo incontestabile del viaggio, ha saputo coinvolgere i bambini di tre anni in giochi quali: il
travestimento, il trucco e i percorsi tattili-sensoriali; mentre ai bambini e alle bambine di quattroe
cinque anni ha dato la possibilità di lavorare su concetti quali alto/basso, grande/piccolo, di
verbalizzare esperienze personali di viaggio, di riempire una ipotetica valigia con oggetti
affettivamente cari e di pensare a quelli che Celestino aveva nella sua valigia: un microscopio, una
lente di ingrandimento, due orsetti di peluche, una coccinella e dei fiori… Come mai li aveva
lasciati proprio a noi?
“Quante cose nuove scopre piccolo orso! Il miele, dolce, dorato e appiccicoso. Nuovi giochi che
non conosceva. E scopre anche che è un po’ triste salutare gli amici dopo che ti sei divertito tanto
con loro. È stato un lungo viaggio piccolo orso sbadiglia, si rannicchia sotto la coperta, chiude gli
occhi… e i sogni volano verso nuovi viaggi e nuove avventure”.
(da In viaggio con papà di Valtieri e Micheli)
Salutato Celestino, siamo ripartiti per una nuova avventura. Con In viaggio con papà abbiamo scelto
come destinazione il Polo Nord. In compagnia degli orsi polari abbiamo esplorato il loro
ambiente e abbiamo colto l’occasione per giocare con il ghiaccio, per trasformare l’acqua dallo
stato liquido a quello solido e per preparare e gustare squisiti ghiaccioli alla frutta.
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Il viaggio è poi proseguito nel bosco dove orsi polari e orsi bruni hanno fatto conoscenza. La
conoscenza passa anche attraverso il cibo. Viaggiare fa rima con mangiare. Abbiamo così immaginato
i due orsi a tavola e abbiamo preparato un delizioso spuntino a base di crostini al salmone, cibo
preferito degli orsi polari, e crostini al miele con frutti di bosco, di cui ne vanno ghiotti gli orsi
bruni. Era bello vedere i bambini scegliere l’orso preferito in base al cibo che prediligevano. Era
importante anche porre l’accento sulle diversità dei due orsi che però vengono da loro
considerate ricchezza, scambio, arricchimento reciproco… per questo abbiamo immaginato una
pittura doppia su foglio acetato dove entrambi gli orsi compaiono, sopra l’orso bruno nel bosco,
sotto, alzando il foglio di acetato compare l’orso polare nel bianco del ghiaccio... diversi, ma uguali.
Una mattina d’inverno, in cui faceva tanto freddo e cadeva tanta neve abbiamo sentito bussare
alla nostra porta, era ancora Cappuccetto Rosso.. affamata e infreddolita. E l’inverno è diventato
protagonista. Abbiamo immaginato che Cappuccetto Rosso a causa del freddo e del poco cibo
sognasse di mangiare i lupi, tanta era la sua fame e così era diventata Cappuccetto Nero. Questa
storia ispirata a “la bambina che mangiava i lupi” è stata poi riprodotta graficamente dai bambini,
suddivisa in sequenze e drammatizzata e ha rappresentato lo sfondo nel quale abbiamo collocato
gli elementi della stagione invernale.
“Il viaggio delle farfalle” è stata l’ultima storia del percorso didattico per laboratori e ci ha portato
alla scoperta delle caratteristiche del prato e dei suoi abitanti nei loro aspetti fondamentali.
Abbiamo fatto la conoscenza dell’ape attraverso la sua ricerca in giardino, l’osservazione del
polline su di un fiore utilizzando gli strumenti che Celestino ci aveva donato: la lente di
ingrandimento, il microscopio. Abbiamo assaggiato il miele, abbiamo giocato con forme e numeri
usando l’alveare come strumento per avviare i bambini verso la conoscenza di semplici nozioni di
geometria e matematica. La formica e la coccinella sono stati altri protagonisti di questo viaggio
verso la conoscenza, ma in particolare il bruco e la farfalla che abbiamo “studiato” attraverso
giochi psicomotori che riproducevano la loro metamorfosi e attraverso l’osservazione diretta; il
nostro percorso si è concluso infatti con l’uscita didattica alla “Casa delle farfalle” dove i bambini
colti dallo stupore hanno potuto ammirare farfalle dai mille colori volare libere sulle loro teste e
assistere in diretta alla nascita di una farfalla.
Ma Cappuccetto Rosso che fine ha fatto? È ritornata appena in tempo per presentarci la
primavera con un cesto pieno di fiori profumati per fortuna insieme al lupo, ormai sono diventati
amici.
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VIAGGIO NELL’INTERCULTURALITÀ
Scuola dell’infanzia “Giardino Incantato”, San Vito
Insegnanti: Luigina Berti, Grazia Giovanardi, Virginia Carreri, Daniela Ferrari, Donatella Donati
II bambini stranieri inseriti nella nostra scuola sono per la quasi totalità nati in Italia; alcuni sono
già italofoni al momento dell’ingresso ma la maggioranza lo diventerà aggiungendo la nuova
lingua a quella materna. La scuola dell’infanzia rappresenta il luogo nel quale essi sperimentano e
vivono per la prima volta le loro differenze di lingua, colore della pelle , riferimenti religiosi , gesti
e modi del linguaggio non verbale. È il luogo nel quale imparano a relazionarsi con altri bambini e
adulti , adottando e affinando di volta in volta le loro strategie e gli approcci. È anche il contesto
quotidiano con il quale i genitori immigrati, in particolare le mamme, entrano in contatto in
maniera continuativa rompendo una condizione di isolamento durata per alcuni fino a quel
momento. Si è così pensato di compiere un viaggio nell’interculturalità attraverso la voce narrante
delle famiglie dei bambini stranieri frequentanti il plesso; fiabe, canzoni, giochi, tradizioni e cibi
sono gli strumenti utilizzati dalle mamme, con la collaborazione dei loro bambini, di varie
nazionalità entrate a scuola per presentare a tutti noi il loro paese. Il viaggio è dei bimbi del
nostro plesso è iniziato con la favola di “Cappuccetto Rosso” (favola scelta come sfondo per tutti
i bambini del circolo a titolo di progetto accoglienza ). Cappuccetto parte per andare dalla nonna
passando dal bosco dove gli alberi iniziano a prendere i colori dell’autunno, gli animaletti a
preparare le loro tane per andare in letargo e l’aria è più fresca. Il nostro plesso ha proseguito ad
esplorare le stagioni utilizzando le favole dei cappuccetti blu, bianco, verde. Il viaggio
nell’interculturalità è iniziato con la presentazione di un piccolo mondo (con occhi braccia
gambe), il nome che gli abbiamo dato è Nik, è di cartapesta ed è arrivato a scuola con una sacca.
Nella sacca un cartellone con un grande planisfero, un cd e una lettera utilizzata per stimolare i
bambini a chiedersi dove abitiamo, dove si trova l’Italia tra tutte quelle terre, qual è la lingua che
parliamo, i colori della nostra bandiera. La prima mamma che ha accolto l’invito delle insegnanti è
del Ruanda (Africa).
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È arrivata una mattina con il suo bellissimo vestito, un nastro tra i capelli, ballando dolcemente
sulle note di un brano etnico.
Con il suo bimbo ha cantato una filastrocca mimata con le mani, nella sua lingua d’origine; tutti a
coppie hanno provato il gioco e memorizzato le parole della poesia. Dopo questo gioco ha
raccontato la storia “del Sole e del Vento”, una scommessa tra i due per chi faceva prima togliere
i vestiti ad una persona, naturalmente vince il sole con il suo calore. Una seconda storia , “il furbo
coniglio”: un coniglio che riesce a farsi dare le carote da una ragazza che passava. Nelle settimane
successive si è lavorato su quanto proposto: dopo la riproduzione grafica della visita abbiamo
osservato la forma dell’Africa ed aggiunto il disegno al nostro planisfero, le storie sono state
drammatizzate, disegnate, ricostruite le sequenze, realizzato un teatrino con i personaggi dove
ogni bimbo ha verbalizzato i racconti. Alcune semplici parole ruandesi sono state utilizzate per
esercizi di pre-grafismo adatti a bimbi grandi .
Di origini tunisine è la mamma di Mohamed che ha mostrato ai bimbi i vestiti da cerimonia
indossati dalla figlia, dei quali abbiamo osservato le scarpe con la punta e i piedi colorati. Due
bambine hanno messo alcuni abiti tipici di taglia piccola. Sonia ha raccontato la storia dei tre
pesci: un pesce si finge morto e il pescatore lo butta via, racconta la furbata ai suoi amici che ci
provano anche loro ma alla fine il pescatore non capisce il trucco e mangia il pesce. La storia è
stata tradotta anche in arabo per sentire il suono delle parole. Ai bimbi sono state fatte vedere le
lettere dell’alfabeto diverse dalle nostre. Qualche giorno dopo è stata la “giornata del cus-cus”,
osservato, toccato, cotto a vapore nella pentola della mamma insieme a ceci, pollo, patate ed altri
ingredienti. Abbiamo poi proposto l’osservazione della palma da dattero e l’assaggio dei suoi
frutti con notevole gradimento da parte dei bambini.
La mamma di Emma, proveniente dall’Ucraina, ha presentato ai bambini il gioco della settimana
(molti non lo conoscevano ma si gioca anche in Italia). Dopo aver disegnato con il nastro adesivo
i quadrati sulle mattonelle ha mostrato ai bimbi le regole del gioco e tutti hanno provato; nei
giorni successivi quando si andava in salone il disegno sul pavimento era un ulteriore motivo di
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gioco. Sara ha poi portato un libro per bambini con le storia della rapa gigante che ha raccontato
sia in lingua ucraina sia in italiano, coinvolgendo tutti i bambini. Nelle settimane successive le
insegnanti hanno proposto ai bambini la costruzione di un libricino a forma di rapa con tutti i
personaggi in fila.
Carlos è un bimbo della sezione dei Lupetti, la sua mamma proviene dall’Equador ed è l’ultima
signora che viene a trovarci. Il suo bimbo è molto fiero di avere la mamma accanto, quella
mattina, e balla insieme a lei la canzone mimata de “Los politos dicen” in lingua spagnola che
narra la storia di un pulcino che cerca la mamma quando ha fame o freddo. Dopo questi balli i
bambini si sono seduti per ascoltare la storia dei “Tre Capretti”: il lupo cattivo mangia due
capretti mentre il più piccolo si salva nascondendosi nell’orologio. Quando la mamma torna e
capisce quello che è successo si vendica uccidendo il lupo. La storia è stata rielaborata
graficamente e abbiamo costruito la casetta dei capretti con i suoi abitanti.
Il laboratorio di musica, con l’esperto Massimo Semprini, ha integrato con canti, balli e suoni
etnici il nostro progetto. A conclusione, nella festa di fine anno scolastico, i bambini, tutti vestiti
con la maglietta recante la stampa del mondo, hanno mostrato ai genitori il lavoro svolto nel
laboratorio.
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DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
LABORATORI E MOSTRE
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Scuola dell’infanzia “Biancaneve”, Sant’Ermete
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Scuola dell’infanzia “Peter Pan”, Poggio Berni
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Scuola dell’infanzia “Pollicino”, San Martino dei Mulini
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Scuola dell’infanzia Sant’Agata”, Canonica
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Scuola dell’infanzia “Il Drago”, Santarcangelo
38
Scuola dell’infanzia “Margherita”, Santarcangelo
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Scuola dell’infanzia “Flora”, Santarcangelo
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Scuola dell’infanzia “Il Giardino Incantato”, San Vito
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“Tessiture. Percorsi d’arte”
Espressioni d’arte dalle scuole dell’infanzia del II Circolo di Santarcangelo
allestita presso il Musas di Santarcangelo
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“C’era una volta… un viaggio”
Espressioni d’arte dalle scuole dell’infanzia del I Circolo di Santarcangelo
allestita presso il Museo etnografico di Santarcangelo
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