Mercoledì, 14 settembre 2011 PRIMA COLONNA di Ivo Vidotto Niente più come prima LA VOCE DEL POPOLO ce vo /la .hr dit w.e ww Non ci crederete, ma l’estate sta finendo, anche se le condizioni del tempo non danno ancora a intendere che forse sarebbe il caso di prepararsi per l’autunno. E cosa dovrebbe portare l’autunno, a parte un abbassamento delle temperature e le solite piogge? Certamente una ripresa delle attività interrotte prima dell’inizio della stagione delle vacanze, quando giocoforza i ritmi lavorativi non possono essere tanto serrati. L’estate, però, non è stata per tutti sinonimo di vacanza e di riposo. Al terminal container in Brajdica, ad esempio, si è avuta addirittura l’impressione che con l’aumento delle temperature sia aumentato anche il lavoro, constatazione che non è lontana dalla realtà. Infatti, dal momento in cui il gruppo terminalistico filippino ICTSI ha rilevato il pacchetto di maggioranza del terminal fiumano, “niente potrà essere più come prima”. È il giudizio di Bojan Hlača, presidente della Port Authority di Fiume, sulla situazione attuale dopo il cambio di proprietà e anche alla luce dei grossi investimenti in corso per aumentare la capacità ricettiva dello scalo. Sull’argomento abbiamo sentito anche il nuovo direttore esecutivo, Antonio Passaro, il quale aveva annunciato fin dal suo arrivo nel capoluogo quarnerino l’intenzione di introdurre, oltre a nuovi macchinari e tecnologie, anche nuove metodologie di lavoro, operazione per la quale ha incontrato anche qualche ostacolo o reticenza, ma che alla fine comincia a dare i suoi frutti. Tutti i temi trattati con Antonio Passaro cominciano e finiscono con la stessa parola: intermodalità. Una parola magica con la quale si intende un modo di viaggiare in cui si integrano vari sistemi di trasporto, ossia la possibilità di uso combinato di diverse modalità o vettori di trasporto. È questa la grande scommessa di Passaro, non l’arrivo a Fiume, che secondo lui è frutto di una decisione presa nella convinzione che il capoluogo quarnerino abbia potenzialità enormi e che il terminal container raggiungerà nei prossimi anni livelli di efficienza e produttività finora impensabili. In qualità di partner strategico, la ICTSI investirà nella tecnologia e nei macchinari, ma tutto dipenderà dall’andamento dei lavori di ampliamento del terminal, che vengono attuati, nell’ambito del progetto “Fiume Gateway”, grazie a un finanziamento agevolato della Banca mondiale, che ha ricnosciuto a Fiume la bontà del progetto e l’impatto positivo che potrà avere sulla popolazione, anche in termini di occupazione, una volta realizzato. Antonio Passaro ha manifestato qualche dubbio sulla possibilità che la nuova banchina operativa possa essere pronta per il febbraio del 2013, mentre gli investitori sostengono che i termini saranno rispettati. Sia come sia, “niente potrà essere più come prima”. In questo numero presentiamo anche un resoconto del capitano portuale di Fiume, Darko Glažar, sulle questioni riguardanti la sicurezza in mare durante la stagione turistica e sull’inquinamento del mare, ma riprendiamo pure un tema di scottante attualità e che coinvolge, in un modo o nell’altro, l’intera umanità: la pirateria! Ogni anno l’IMO, l’organizzazione marittima mondiale, celebra nell’ultima settimana di settembre, la giornata marittima mondiale, che quest’anno sarà dedicata proprio alla pirateria, nel tentativo di richiamare l’attenzione dei governi per organizzare una risposta a questo fenomeno che, particolarmente nell’Oceano Indiano, è diventato una conferma dell’impotenza civile dell’umanità. Se la mia barca sprofondò nel mare, Se incontrò le tempeste, Se ad isole incantate drizzò docili vele, Quale mistico ormeggio quest’oggi la trattiene, a cerca il mio sguardo vagando sulla baia. Emily Dickinson An no V mare 1 201 • n. 5 e r b 7 • Martedì, 14 settem 2 mare Mercoledì, 14 settembre 2011 VIVERE IL MARE Bilancio della stagione turistica con il responsabile della Capitaneria «La salute del mare e la sicurezza S di Ivana Precetti e non ci fosse stato il tragico incidente avvenuto nella buia notte del 25 agosto scorso nella baia di Preluca, quando un motoscafo ha speronato una minuscola barca di legno, peraltro senza le segnalazioni luminose, il bilancio dell’estate che stiamo per lasciarci alle spalle potrebbe definirsi più che positivo. Protagonisti della collisione di Preluca sono stati quattro giovani di Fiume, uno dei quali, il 28.enne Adrian Kvesić “Čunga“, finito in acqua in seguito all’urto, non è stato ancora ritrovato. La stagione turistica nella Regione litoraneo-montana è trascorsa quest’anno in quasi totale tranquillità, con pochissimi interventi in mare da parte degli organi della sicurezza i quali, oltre alle attività di ordinaria amministrazione, hanno avuto un’estate senza scossoni e senza interventi memorabili. Un sollievo dopo le ultime stagioni calde in cui il lavoro, anche duro, non è mancato. ko Glažar, durante un’intervista che gli abbiamo fatto nei giorni scorsi proprio per tirare un bilancio della stagione turistica. “Possiamo ritenerci più che soddisfatti di come è trascorsa l’estate: a parte l’ultima disgrazia che ha visto protagonisti quattro ragazzi di cui uno è tuttora dato per disperso, non ci sono stati incidenti di maggior rilievo e nemmeno casi di inquinamento del mare. Oltre alle nostre regolari azioni, negli ultimi tre mesi abbiamo effettuato un significativo numero di controlli e perlustrazioni mirate, innanzitutto a scopo preventivo. L’ultima stagione turistica ha avuto pertanto grande successo ed è riuscita a superare i già soddisfacenti risultati del 2010 – ha esordito Glažar –. Per rendere meglio l’idea, mi affiderei ai numeri partendo da gennaio di quest’anno. In otto mesi di attività, le nostre squadre hanno trascorso più di 600 ore in mare e percorso più di 3.200 miglia nautiche. Sono state sottoposte a controllo 271 imbarcazioni di cui 202 nostrane e 69 straniere, L’importanza ma anche 11 gruppi di sommozdella prevenzione zatori che avevano fatto richiesta di immersione. I nostri team Ne ha parlato, con eviden- hanno eseguito 233 ispezioni sul te soddisfazione, il responsa- Demanio marittimo, preso parte a bile della Capitaneria di por- 16 azioni di pulizia del mare in to di Fiume, il capitano Dar- seguito a inquinamenti di minor portata, multato 27 diportisti (13 nostrani e 14 stranieri) per violazione del Codice marittimo e portato in salvo 14 persone (6 imbarcazioni) che risultavano disperse dopo un’avaria”. Anche la polizia fa la sua parte importante nelle operazioni di controllo Le squadre della “Dezinsekcija” sono sempre pronte a intervenire in caso di inquinamento del mare Diportisti in continuo aumento La fiducia dei naviganti oltre alla nostra presenza in mare, visibile a tutti, che dà una certa sicurezza ai naviganti, le nostre attività preventive includono la distribuzione di opuscoli informativi. La parte che riguarda le aree off limits e i divieti di navigazione, viene stampata in collaborazione con l’Istituto idrografico di Spalato che ci fornisce le carte nautiche delle aree interessate. La risposta che ci arriva è più che positiva, soprattutto per quanto concerne i diportisti austriaci e tedeschi, i più numerosi, i quali manifestano apertamente la propria soddisfazione per la nostra presenza in mare. La fiducia è tutto, ne siamo consapevoli e se i nostri ospiti si sentono sicuri nelle nostre acque, vuol dire che abbiamo raggiunto il nostro obiettivo principale. È uno stimolo in più per migliorare ulteriormente. Le nostre azioni e quelle della polizia marittima vengono coordinate dal Centro nazionale per la ricerca e il salvataggio in mare (il numero verde è 9155), alle quali, come nell’ultimo triste caso di Preluca, possono partecipare anche privati cittadini, familiari e amici dei dispersi”. “Quest’anno abbiamo rilasciato 13.855 permessi di navigazione, che in confronto ai 13.700 dell’anno scorso, equivalgono a un incremento di quasi l’1,5 per cento. Come ho accennato prima, lavoriamo molto sulla prevenzione e, Gli interventi della Capitaneria di porto riguardano in gran parte i casi di inquinamento del mare. “È un fattore di capitale impor- “Questi controlli, aggiunti a quelli effettuati nel corso dell’anno da tutte le 19 succursali della nostra Capitaneria di porto che operano nel comprensorio della Regione, dovrebbero superare entro la fine di dicembre le 3mila unità. Le ispezioni includono sia le piccole imbarcazioni che le navi. Per avere un quadro completo, bisogna includere in queste statistiche anche i controlli della Polizia marittima, che vigilano in maniera particolare sul comportamento dei diportisti e sul rispetto delle disposizioni del Codice di navigazione. Come vedete, la sicurezza è al primo posto e non si può lasciare nulla al caso”, ha proseguito il capitano Glažar, aggiungendo che di anno in anno, a conferma del buon funzionamento delle istituzioni addette al Demanio marittimo, cresce anche il numero dei diportisti che transitano nelle nostre acque. Inquinamento: non si lascia nulla al caso mare 3 Mercoledì, 14 settembre 2011 di porto di Fiume, capitano Darko Glažar sono sempre al primo posto» Una delle esercitazioni organizzate dal Centro operativo regionale tanza – ha puntualizzato il capitano Glažar –. In questo contesto collaboriamo strettamente con la Regione, in seno alla quale opera da anni il Centro operativo regionale per i casi di inquinamento, del quale sono comandante. Le cose sono migliorate notevolmente a partire dal 2009, con l’entrata in vigore delle modifiche sulla Legge sul Demanio marittimo. Oggi il Centro operativo interviene autonomamente in caso di inquinamenti fino a 2mila metri cubi di sostanza inquinante riversata, a differenza dei 50 di prima. In caso di inquinamenti di più ampia portata, interviene il Centro operativo a livello nazionale. Il nostro centro copre il territorio di competenza di quattro Regioni: litoraneomontana, istriana, di Segna e della Lika e di Zara, mentre il resto della costa è di competenza del Centro operativo di Spalato. Anche in questo contesto lavoriamo molto sulla prevenzione e se prima si aspettava che qualcosa succedesse e si usciva soltanto a inquinamento avvenuto, ora non si lascia nulla al caso e si cerca di prevenire ed evitare inquinamenti del mare”. Il «grande fratello» vede tutto... “Essere informati – ha proseguito il responsabile della Capitaneria di porto di Fiume – è importantissimo, per cui anche in questo caso, durante i controlli alle imbarcazioni, vengono distribuite cartine utili per la navigazione, contenenti anche alcune regole alle quali ogni navigante coscienzioso dovrebbe attenersi. In questo momento, in Croazia ci sono 105mila imbarcazioni immatricolate, alle quali vanno aggiunti circa 60mila ‘pass nautici’. Se a tutto questo aggiungiamo il traffico delle navi commerciali e passeggeri, il risultato è veramente impressionante. Sono numeri non indifferenti che ci costringono a essere costantemente vigili. Un grande aiuto ci viene porto dal sistema VTMIS (acronimo di Vessel Traffic Management Information System) messo in funzione a Fiume nel gennaio scorso nell’ambito del progetto Europeaid – Phare 2006, con due centri minori a Spalato e Ragusa (Dubrovnik). Si tratta, come noto, di una rete informatica cooperativa alla quale accedono tutti gli operatori portuali, per migliorare sia la gestione del trasporto, che l’efficienza dei traffici. Una specie I controlli in mare servono anche a prevenire incidenti di ‘grande fratello’ che ci offre innumerevoli vantaggi, uno dei quali l’accorciamento dei tempi d’azione. Il quadro risulta completo con l’‘Adriatic Report System’ all’entrata nell’Adriatico e con l’operato della Port Authority i cui controlli coprono l’area di competenza del porto, ossia l’intero golfo fiumano fino a Buccari e a Castelmuschio sull’isola di Veglia. La Croazia è inoltre inclusa nel sistema ‘Clean Sea Net’, che a pagamento concede video satellitari delle aree interessate. Un prezioso aiuto in casi di inquinamento. Negli ultimi anni è migliorata decisamente anche la situazione con le acque di zavorra che comportano controlli e regole molto più rigorose”. Siamo già con un piede in Europa... Quali cambiamenti comporterà l’entrata della Croazia in Europa? “Non ce ne saranno molti – afferma Darko Glažar –, in quanto noi, a piano a piano, ci stiamo già adeguando alle norme e alle leggi europee. Tutti i cambiamenti avvengono in armonia con le disposizioni dell’UE e con le Convenzioni internazionali e in questo senso possiamo dire senza timore di essere già con un piede in Europa”. Considerata l’esperienza maturata in tutti questi anni, il Centro operativo di Fiume rappresenta in un certo senso l’esempio da seguire per tutti quelli che hanno a cuore la salute del nostro mare. Verso una copertura totale dell’Adriatico “Proprio domani parteciperemo a un’esercitazione sull’isola di Curzola (Korčula) organizzata dai colleghi di Ragusa – ci ha rivelato il capitano Glažar –. Per quanto riguarda le azioni future, quella più significativa riguarderà la prevenzione, che non è mai troppa. Aumenteremo la nostra presenza in mare, lavoreremo sulla disciplina dei naviganti, tenteremo di accorciare i tempi delle indagini, soprattutto in casi di inquinamento. La Regione litoraneo-montana ha messo a disposizione un fondo di 600mila kune che serve a coprire le spese d’inchiesta, di retribuzione, nei casi in cui il responsabile dell’inquinamento risulta ignoto. A inchiesta conclusa, la Capitaneria di porto inoltra alla Regione una proposta di copertura delle spese e quindi attinge al fondo, senza però interrompere le ricerche del responsabile dell’inquinamento. Da anni lavoriamo in stretto contatto con Italia e Slovenia e da poco si è unito anche il Montenegro. Ora si sta trattando anche con la Bosnia ed Erzegovina e con l’Albania. Con la presenza attiva di questi due Paesi, la copertura dell’Adriatico sarebbe totale. La collaborazione è importantissima e la ‘salute del mare’ non può dipendere da inutili ostacoli territoriali e amministrativi. Il mare unisce gli uomini. Salvaguardiamolo“, ha concluso Darko Glažar. Vengono controllati anche i mercantili Una motovedetta della Capitaneria di porto 4 ma Mercoledì, 14 settembre 2011 PORTUALITÀ A colloquio con Antonio Passaro, direttore esecutivo della «Adriatic Gate Intermodalità, una scommessa I di Ivo Vidotto ntermodalità! Con questa parola “magica” abbiamo iniziato e concluso il nostro lungo colloquio con il nuovo “numero uno” del terminal container in Brajdica, Antonio Passaro, il quale ha da poco assunto le redini dello scalo dopo che il gruppo terminalista filippino “International Container Terminal Services” (ICTSI) aveva rilevato, alcuni mesi fa, il pacchetto di maggioranza della “Jadranska vrata”, l’azienda figlia dell’ente portuale che gestiva il terminal. Per intermodalità intendiamo un modo di viaggiare in cui si integrano vari sistemi di trasporto, ossia la possibilità di uso combinato di diverse modalità, di diversi vettori di trasporto. Antonio Passaro sul balcone degli uffici in Brajdica Il primo treno-blocco per Budapest “Una delle grandi scommesse che abbiamo fatto è proprio l’intermodalità, senza la quale non abbiamo nessuna possibilità di sviluppo – ci ha detto Antonio Passaro –. Lunedì scorso abbiamo fatto per la prima volta un treno-blocco per Budapest ed è andato meravigliosamente bene! Non ci sono stati problemi di sorta e tutti hanno fatto molto bene la propria parte. La ferrovia ha fatto bene il suo lavoro, però la cosa più importante è che la Dogana abbia accettato di lavorare secondo la formula europea, con documenti europei ed è grazie a questo che siamo riusciti a portare a termine questa missione. Ringraziamo sia le Ferrovie che la Port Authority, ma soprattutto la Maersk, che si è assunta il rischio di organizzare que- hanno compiuto un altro passo, parlando di privatizzazione, permettendo agli operatori privati di fare i propri lavori. Il treno-blocco per Budapest, infatti, è stato preparato dall’operatore itermodale ‘Crokombi’. Insomma, il timing è stato ottimo”. Grande interesse da parte degli altri vettori Il convoglio ferroviario, partito il 5 settembre da Brajdica, Era lungo 491,3 metri e aveva una massa di 1.238 tonnellate. Trasportava 39 container pieni e 9 vuoti, tutti della Maersk, e ha raggiunto la capitale ungherese in 23 ore. Un tempo ritenuto molto buono, tanto da suscitare immediatamente l’interesse di altri operatori e vettori, come confermatoci da Antonio Passaro. “Sì, abbiamo avuto la lieta sorpresa che altre linee ci hanno chiesto di realizzare treni-blocco, tra cui CMA-CGM, MSC e Cosco”. In futuro dovrebbero esserci due treni al giorno per Budapest e altri verso destinazioni diverse, in primo luogo Slovacchia e Repubblica ceca. Nel frattempo, la “HŽ Cargo” si è già premurata di preparare un’ottantina di nuovi vagoni per container. «Fiume ha un grande potenziale» La decisione di venire a Fiume per investire nel terminal container, con una concorrenza piuttosto agguerrita, è un’altra scommessa della ICTSI? Secondo Passaro è più una certezza. “Non si tratta assolutamente di una scommessa, bensì di una decisione presa nella convinzione assoluta che questo terminal, anzi, il porto Ci sono dei dubbi sulle possibilità che la nuova banchina possa essere completata entro il febbraio 2013 La “Safmarine Komati” lascia il te coopera in maniera corretta. Ovviamente, per noi alle volte le cose non si svolgono con la rapidità che vorremmo, ma questo è normale. Loro hanno le loro procedure che devono venir rispettate, mentre noi facciamo prima a prendere determinate decisioni. Gli investimenti in corso erano la condizione sine qua non per il nostro ingresso a Fiume! Senza questo presupposto non si potrebbero fare nemmeno gli investimenti che noi intendiamo fare e, come ho detto già parecchie volte, la parte su rotaia è per noi determinante, essenziale. Senza sviluppare la parte ferroviaria, questo terminal non avrebbe più senso”. Cambiamenti drastici Al suo arrivo a Fiume, Antonio Passaro ha voluto subito presentare le peculiarità del suo progetto di rilancio del terminal La vecchia gru del 1978 destinata al museo della Liebherr sto treno-blocco. Nella ICTSI abbiamo anche il settore intermodalità, ma in questo caso diamo soltanto il nostro sostegno. Cerchiamo di coordinare tutto, ma il rischio è stato tutto loro”. Un passo... europeo delle Dogane Molti vecchi macchinari sono scomparsi e altri scompariranno “Adesso che abbiamo dimostrato che si può fare e che si può fare bene – ha proseguito il direttore del terminal –, bisogna andare avanti. Noi abbiamo scommesso molto sull’intermodalismo! Se non lo facciamo non possiamo avere successo. Questo deve essere chiaro a tutti. Noi dobbiamo fare il 60 per cento del nostro movimento complessivo su rotaia e sono sicuro che ci arriveremo. Ci vorranno, sì, 5-6 anni, ma ci arriveremo. Abbiamo avuto alcune cose che si sono mosse in nostro favore, a partire dalla Dogana che ha cominciato a lavorare con documenti europei. La Ferrovie di Fiume in generale, abbia un grande potenziale per sviluppare tutto il corridoio per l’Europa centro-meridionale”, ha detto. Arrivando a Fiume, però, la ICTSI ha incontrato indubbiamente una realtà diversa ed era pertanto necessario capire la situazione nel minor tempo possibile e instaurare dei buoni rapporti con tutti, a partire dalla Port Authority che sta investendo, in virtù del finanziamento della Banca mondiale per la realizzazione del progetto “Fiume Gateway”, nell’ampliamento del terminal. Antonio Passaro ci ha parlato volentieri dei rapporti con l’Autorità portuale, delle cose già fatte e delle cose da fare per far funzionare lo scalo nel miglior modo possibile. Con la Port Authorty collaborazione corretta “Bisogna premettere che abbiamo tutti lo stesso obiettivo e posso dire pertanto che l’Autorità portuale Non avrebbe senso nemmeno l’investimento nell’infrastruttura senza un partner come l’ICTSI? A dirlo è stato il presidente della Port Authority, Bojan Hlača. “Lo ringrazio di cuore per l’apprezzamento. Noi abbiamo portato a Fiume altre metodologie di lavoro, che non sono facili da assimilare e il cambiamento è stato per molti piuttosto drastico, tanto da creare dei problemi a qualcuno. Alla fine tutti si sono adattati ai cambiamenti. Abbiamo incontrato persone o ditte che hanno avuto più difficoltà a cambiare, ma alla fine hanno cambiato e abbiamo incontrato il desiderio di tutti di andare avanti nella direzione giusta”. «Buttate via le attività secondarie» Al suo arrivo a Fiume, Antonio Passaro aveva detto che da Brajdica dovevano scomparire tutte le attività che non hanno nulla a che fare con la manipolazione dei contenitori. Cosa è stato fatto in questo senso? Ce lo spiega, senza mezzi termini, il direttore. “Abbiamo letteralmente buttato via tutte le attività secondarie e nel farlo abbiamo incontrato tantissimi problemi, perché era difficile far capire a certa gente che determinate operazioni non potevano più venir fatte al terminal. Ho spiegato a tutti il perché e oggi ci troviamo a fare l’8 per cento di più dello scorso con il 30 per cento di superficie utile in meno. Dobbiamo fare dei grandi sacrifici, tenendo sempre a mente che la priorità assoluta deve venir data sempre alla nave! La nave deve are Mercoledì, 14 settembre 2011 5 Container Terminal» vincente per Brajdica erminal dopo il record di produttività battuto dalle due gru di banchina andare via. Una nave madre non può avere una produttività di 15 container all’ora”. Il record con la «Safmarine Komati» In quanto a produttività, Antonio Passaro ci ha raccontato con orgoglio che proprio la passata settimana è stato battuto il record del terminal, con 21 contenitori all’ora per ciascuna gru. La nave interessata era la “Safmarine Komati”, un gigante di 300 metri che a Fiume è ormai di casa. “Prima non era stato mai raggiunto questo livello di produttività, ma abbiamo ancora tanto da fare. Il problema che ora ci tormenta maggiormente è il fatto che le navi più grandi possono venir caricate soltanto fino a metà. Le gru attualmente a disposizione non sono super post-panamax e non possono pertanto arrivare alla metà più lontana della nave. Abbiamo anche un problema che spero sia risolto entro la fine di settembre e che riguarda il pescaggio”. Il problema del pescaggio “Stiamo già lavorando in questo senso – ha detto ancora – e i sommozzatori sono all’opera per pulire il fondale e portarlo dagli attuali 10,70 a 12 metri di profondità, o almeno 11,70, il massimo che può venir raggiunto per la vecchia banchina operativa. Da quando è stato inaugurato il terminal, non c’è mai stata nessuna opera di manutenzione in questo senso. C’è tantissima sporcizia sul fondale. Arrivando a 12 metri, le navi potranno arrivare con più carico e portare via più carico. È proprio questo uno degli argomenti sul quale abbiamo avuto maggiormente da discutere con l’Autorità portuale, che sul proprio sito Internet dichiarava 12 metri di profondità! Alla fine, non potendo aspettare, abbiamo mandato i sommozzatori a vedere cosa c’era là sotto e in che maniera si poteva guadagnare profondità. Adesso i sub stanno pulendo e alla fine del mese dovremmo raggiungere il pescaggio desiderato. Non potevamo proprio aspettare di più, per cui paghiamo noi i lavori e poi vedremo in che maniera risolvere la questione con la Port Authority”. Un passo di primaria importanza “La nuova banchina operativa arriverà a 14 metri e mezzo di profondità – ha proseguito –. L’ideale sarebbe avere la medesima profondità lungo tutta la banchina, ma quando venne costruito il terminal, era stato stato progettato per una profondità minore e ora non si può fare più nulla per questa parte, purtroppo. Fosse stata costruita soltanto dieci metri più in fuori, la profondità sarebbe stata superiore ai 15 metri e ora non staremmo a parlare di questo. Questo è un passo che reputo di primaria importanza. Le grandi portacontainer della Maersk o della MSC non potevano caricare o scaricare tutto quello che L’edificio in Brajdica è interessato da lavori di restauro e di ampliamento dell’area uffici dovevano. Dovevano andare prima a Capodistria, operare, venire a Fiume, operare nuovamente e poi ritornare a Capodistria. Adesso potranno venire direttamente qua e poi andare a Capodistria. Loro sono contentissimi di questo nostro passo e speriamo che ottobre cominci così. A Capodistria sono ai limiti della capacità, sia in banchina che sul treno ed è proprio la situazione a Capodistria ad aver spinto la Maersk a fare il treno-blocco per Budapest”. Banchina? Dubbi sui tempi annunciati Quindi, nessuno se ne sta con le mani in mano aspettando che vengano portati a termine i lavori di ampliamento del terminal, lavori che richiedono tempi abbastanza lunghi. “Per noi questi tempi non sono mai sufficientemente rapidi – ha puntualizzato Antonio Passaro –. Noi vogliamo sviluppare il terminal. Beh, chiaro, sono state fatte delle cose che hanno preso quattro-cinque mesi mentre invece potevano venir fatte in due-tre mesi, ma non è la fine del mondo se sappiamo che stiamo parlando di una concessione di trent’anni. Noi siamo adesso un po’, non dirò preoccupati, ma attenti per quanto riguarda la costruzione della nuova area, soprattutto della banchina operativa. Dicono che sarà pronta nel febbraio del 2013 e qui sinceramente ho delle perplessità. È necessario ordinare le gru e qui dobbiamo sapere che le operazioni di costruzione, trasporto, montaggio e messa in opera delle gru richiedono almeno 18 mesi, per cui dovremmo ordinarle già adesso. Sinceramente, ho qualche difficoltà a credere che la banchina sarà pronta nel febbraio del 2013. Diciamo che la banchina sia anche pronta entro i termini prestabiliti, se non c’è l’area dietro, che me ne faccio della banchina? Ci mettiamo le gru e che facciamo? I soldi starebbero fermi per chissà quanto tempo. Per tutti questi motivi stiamo guardando il tutto con grande... attenzione”. Al primo posto il lavoro di squadra In Brajdica è in corso una metamorfosi continua Ci sono tanti fattori che possono incidere sulla produttività di un terminal e uno di questi, secondo Antonio Passaro, è senza dubbio il la- voro di squadra e la consapevolezza che soltanto lavorando tutti con impegno potranno venir raggiunti i risultati desiderati. “Per me il lavoro di squadra è di fondamentale importanza. All’inizio era necessario convincere tutti che stiamo lavorando per la stessa cosa, ossia per ricevere lo stipendio a fine mese, e che se qualcuno non lavora non possiamo guadagnare per lo stipendio. Per me si è trattato di una sfida e credo che per il momento la sto vincendo. Con i Sindacati siamo riusciti a instaurare ottimi rapporti. Ci sono cose più facili e altre che sono più difficili, ma l’importante è non demordere, andare avanti. Il livello ottimale di efficienza non sarà raggiunto ancora per molto tempo. Le cose stanno migliorando, sì, però il cammino è ancora lungo”. I nuovi uffici e il personale ereditato Una delle prime cose da fare è stata per la ICTSI la costruzione di nuovi uffici per ospitare il personale, ma non perché ce n’è di più, ma semplicemente perché prima una buona parte dei dipendenti lavoravano nell’edificio dell’Ente portuale e non in Brajdica, come ribaditoci da Antonio Passaro. “Venendo qua, abbiamo incontrato il problema di non aver dove sistemare le persone. La vecchia ditta concessionaria, la ‘Jadranska vrata’, aveva un totale di 30 persone in servizio qua in Brajdica e tutte le altre erano sistemate presso la ‘Luka’. Abbiamo 80 ‘tute bianche’ e non abbiamo dove sistemarle. Abbiamo dovuto estendere gli uffici, guadagnare nuovi spazi. Credo che alla fine di questo autunno i lavori saranno conclusi. Tutto sommato, credo di potermi dichiarare molto soddisfatto di come stanno andando le cose”. Giunto il primo Reach Stacker Uno dei cambiamenti più radicali riguarda proprio il personale e ce lo spiega il direttore. “Fino alla fine di agosto, infatti, le cosiddette ‘tute blu’ erano della ‘Luka’. Dal 1.mo settembre, però, nel rispetto del contratto che abbiamo firmato al momento dell’acquisto della no- stra quota, quando ci eravamo impegnati di assumere 80 persone della ‘Luka’, abbiamo fatto le nostre offerte al personale compreso nella lista che ci hanno dato: 59 hanno accettato l’offerta, 15 no e attualmente siamo a quota 62 e ne mancano ancora 18. All’inizio del mese hanno cominciato a lavorare in 62 e con gli altri discuteremo in seguito perché erano o in ferie o in malattia. Abbiamo assunto anche 10 giovani e ce ne saranno altri ancora. Alla fine dell’anno saremmo in tutto 146 persone e l’anno prossimo 161, di cui 80 ex ‘Luka’. Il resto lo prendiamo sul mercato del lavoro. Quelli che lavorano oggi alla ‘Luka’ possono sempre concorrere come tutti gli altri. Se hanno più esperienza hanno più possibilità. Per andare avanti bisogna anche avere i macchinari. Adesso abbiamo comprato un Reach Stacker (macchine per movimento a terra dei container, n.d.a.) e altri ne ariveranno. Abbiamo buttato via tanti vecchi macchinari. Compreremo pure due gru Post-Panamax. Nel frattempo cercheremo di riparare quella della Metalna mentre la gru più vecchia, costruita nel 1978, finirà probabilmente al museo della Liebherr”. Arriva il TOS della Navis, sistema informativo d’eccellenza Oltre ai nuovi macchinari e al nuovo personale che ha cominciato a settembre, c’è pure un’altra importante novità. “Venerdì scorso – ci ha rivelato Antonio Passaro – abbiamo deciso di comprare un NAVIS terminal operating system, la cui implementazione dovrebbe iniziare a fine settembre e la messa in opera il 1.mo gennaio”. Il Terminal Operating Systems (TOS) rappresenta una delle componenti chiave dell’attività di un terminal operator. Un sistema informativo d’eccellenza come quello fornito dalla Navis dovrebbe consentire al terminal in Brajdica di raggiungere ottimi risultati in termini di produttività. Maggiori sono gli investimenti in equipaggiamento, maggiore sarà il livello di efficienza che potrà venir ottenuto e Brajdica sta andando proprio in questa direzione. 6 mare Mercoledì, 14 settembre 2011 Il presidente della Port Authority, Bojan Hlača, sul nuovo partner strategico «Niente sarà più come prima» “C on l’arrivo del partner strategico in Brajdica, per di più un partner del calibro dell’ICTSI, che ha assunto il pacchetto di maggioranza del terminal, ossia della ditta che espleta le funzioni operative al terminal, possiamo dire che niente sarà più come prima”. Sono le parole del presidente della Port Authority di Fiume, il quale ha aggiunto che “adesso siamo nella situazione di poter operare come gli altri porti e abbiamo fatto un importante passo avanti, da una parte investendo nell’infrastruttura portuale, dall’altra creando le condizioni a un’impresa privata affinché possa lavorare in maniera quanto più efficace”. “Posso assicurare – ha detto ancora – che sia il partner strategico, sia la Port Authority hanno lo stesso obiettivo, ossia il raggiungimento di un determinato numero di container che devo- Il presidente della Port Authority di Fiume, Bojan Hlača container in Brajdica sia inevitabile. Noi faremo il possibile perché ciò avvenga e in questo contesto posso dichiararmi soddisfatto del- «Forse guardiamo le cose in modo diverso e non sempre abbiamo un’identità di vedute, ma desideriamo entrambi creare un terminal forte e competitivo e siamo sulla buona strada per raggiungere questo obiettivo» no venir convogliati su questa direttrice. La nostra ambizione, come porto di Fiume, è quella di diventare il principale scalo container dell’Adriatico e sono convinto che con la realizzazione di tutti i progetti potremo veramente diventarlo”. “Per quanto riguarda la collaborazione con l’ICTSI – ha aggiunto Bojan Hlača – credo di poter dire che sia corretta e che si svolge su un alto livello professionale. Non posso dire che andiamo d’accordo su tutti i punti, ma comunque cerchiamo di regolare mediante contratto tutte le cose che riguardano i nostri rapporti reciproci. È ovvio che guardiamo la medesima cosa da posizioni diverse, per cui è comprensibile che non sempre possiamo avere identità di vedute su un determinato argomento. Entrambi, però, siamo dell’avviso che lo sviluppo del terminal container in Brajdica sia un obiettivo prioritario e che la crescita del movimento di la collaborazione sia con la ‘Luka’, sia con l’ICTSI per tutte le attività che si sono svolte finora. Ripeto, la situazione è tale che guardiamo le cose in modo diverso e che non sempre abbiamo la medesima opinione sulla stessa cosa, ma desideriamo entrambi creare un terminal forte e competitivo e siamo sulla buona strada per raggiungere questo obiettivo. Un chiaro segnale ce l’ha dato il nuovo concessionario che ha avviato delle novità relative al lato operativo prima che venga attuato alcun investimento. Insomma, posso dire che il Terminal ha imboccato la strada giusta”. “Essendo noi i titolari del grosso investimento di ampliamento del Terminal – ha detto ancora il presidente della Port Authority fiumana –, in un certo senso siamo “condannati” a collaborare. Devo dire, però, che i nostri investimenti non potrebbero venir valorizzati e non potrebbero avere questa valenza se un operatore privato non avesse rilevato il pacchetto di maggioranza, un operatore assieme al quale pos- siamo andare verso l’obiettivo finale, che è di raggiungere le 500600.000 unità TEU all’anno, a partire dal momento in cui la banchina operativa sarà completata. Sono pienamente consapevole del fatto che non è facile mantenere l’efficienza operativa di un terminal che allo stesso tempo è un grande cantiere edile. I costruttori e gli operatori del terminal devono andare d’accordo e cercare di non distur- Bojan Hlača e Denis Vukorepa, direttore della “Luka”, durante un sopralluogo in Brajdica barsi a vicenda. Posso dirmi soddisfatto di come stanno andando le cose in questo senso. Abbiamo dei grossi problemi logistici, non possiamo negarlo, come pure degli obblighi derivanti dalla gestione passata della ditta ‘Jadranska vrata’. Devo sottolineare, pertanto, l’alto livello di professionalità, non soltanto della ditta ICTSI ma anche dalla ‘Luka’, che è partner importante in tutto questo”. “Trattandosi di un nuovo partner con nuove modalità di lavoro – ha concluso Hlača –, ci sono state delle perplessità da parte di coloro i quali svolgono o svolgevano determinate attività entro l’area portuale e noi cerchiamo di placare ogni situazione derivante dalla scarsa conoscenza dei fatti e della situazione al terminal. Ribadisco, però, la soddisfazione per l’alta professionalità dimostrata da tutti”. (iv) Nel primo semestre movimentati 2.483.977 container ICTSI, aumentano volumi e utili Nel primo semestre di quest’anno il gruppo terminalista filippino International Container Terminal Services (ICTSI), da poco proprietario del pacchetto di maggioranza del terminal container del porto di Fiume, ha totalizzato ricavi dalle attività portuali per 319,1 milioni di dollari, con un incremento del 29 per cento rispetto a 246,9 milioni di dollari nella prima metà del 2010. L’EBITDA è ammontato a 143,3 milioni di dollari (+21 p.c.) e l’utile netto a 60,0 milioni di dollari (+42 p.c.). Nel secondo trimestre del 2011 il gruppo ha totalizzato ricavi dalle attività portuali per 164,2 milioni di dollari, in crescita del 30 per cento rispetto al periodo aprile-giugno dello scorso anno. L’EBITDA è stato pari a 72,1 milioni di dollari (+16 p.c.) e l’uti- le netto a 31,5 milioni di dollari (+61 p.c.). Nei primi sei mesi del 2011 i container terminal del gruppo hanno movimentato un traffico pari a 2.483.977 TEU, con un incremento del 24 per cento rispetto a 2.009.605 teu nel primo semestre dello scorso anno. Nel secondo trimestre del 2011 il traffico è stato di 1.312.008 container teu, in aumento del 25 per cento rispetto a 1.047.577 teu nel periodo aprile-giugno del 2010. L’EBITDA è l’acronimo della definizione inglese Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization, e viene usato per indicare il margine operativo lordo. Si tratta di un indicatore di redditività che evidenzia il reddito di un’azienda basato solo sulla sua gestione caratteristica, al lordo, quindi, di interessi (gestione finanziaria), tasse (gestione fiscale), deprezzamento di beni e ammortamenti. Concorre assieme ai porti di Stoccolma e Salonicco Capodistria nella shortlist dell’ESPO Award “Quest’anno – ha spiegato il presidente della giuria, John B. Richardson, ex responsabile della Maritime Task Force della Commissione Europea – la qualità delle proposte è stata ancora una volta eccezionale. Tuttavia, diversi porti hanno proposto un solo particolare elemento di comunicazione relativo a eventi o celebrazioni, mentre noi eravamo alla ricerca di approcci strategici a lungo termine. Comunque le proposte che non sono state inserite nella shortlist saranno quantomeno di ispirazione per altri porti e alcune potranno anche qualificarsi per temi futuri dell’ESPO Award”. Il vincitore dell’ESPO Award sarà annunciama e Salonicco. Il tema del premio di quest’anno è “Strategie creative di comunicazione dal porto verso to il prossimo 9 novembre nel corso di una ceun pubblico più ampio” (Creative strategies to com- rimonia che si terrà presso la Town Hall di Bruxelles. municate the port to the wider public). La giuria internazionale incaricata di individuare il progetto vincente del secondo ESPO Award dell’European Sea Ports Organisation (ESPO) ha selezionato una shortlist costituita dalle proposte avanzate dalle Autorità Portuali di Capodistria, Stoccol- Il vincitore del premio sarà annunciato il prossimo 9 novembre Il porto di Capodistria mare 7 Mercoledì, 14 settembre 2011 NAVIGARE NECESSE EST Una nuova compagnia «prende» il lavoro alla «Splitska plovidba» La «Malinska» e il pet-coke di Lorenzo Pellegrini L a nave “Malinska”, proprietà della compagnia “Solinska plovidba”, che è stata costituita nel gennaio scorso a Spalato, da un po’ di tempo sta trasportando petrolcoke da Ploče al terminal “Cemexova” a Kaštel Sućurac. La notizia passerebbe anche inosservata se non ci fossero dei retroscena che rendono il tutto un po’ nebbioso. Per anni, infatti, questa stessa merce veniva trasportata dalle navi della “Splitska plovidba”, principalmente dal mercantile “Sutla”. Inoltre, il fondatore, nonché unico membro della direzione della “Solinska plovidba” è Ante Jukić, ex direttore della “Splitska plovidba”, ma Il piccolo “Marul”, uno dei pochi superstiti della “Splitska plovidba” anche della “Mediteranska plofabbrica “Sveti Juraj” della “Cevidba”. ... e per il direttore mex” è stata presa in consegna Casualità, oppure... dalla nuova nave, mentre la “SutPer tanti anni ha trasportato ceSi tratta di casualità, oppu- la” è finita all’ormeggio forzato. mento dagli stabilimenti della “Cere l’armatore spalatino ha cedumex”, mentre in seguito si è speto intenzionalmente questo cari- Una seconda giovicializzata nel trasporto di petrolco alla più giovane compagnia nezza per la nave... coke, che viene usato come comdalmata? Difficile dirlo, ma c’è bustibile per i forni della fabbrica. In questa maniera alla “Ma- Per questo motivo, tre anni fa dalla tutta una serie di dettagli intrecciati che lascia adito a qualche linska” è stata data una nuova op- nave erano state tolte le gru. Dei dubbio. Potrà anche sembrare portunità per dimostrare di essere sette mercantili della “Splitska strano, ma per niente casuale, ancora “giovane”, dopo aver tra- plovidba”, attualmente ne sono in il fatto che proprio mentre sta- sportato per anni cemento dal Gol- servizio soltanto quattro, in quanvano scorrendo le ultime setti- fo dei Castelli verso il sud della to alcune navi hanno determinati problemi nel rinnovo dei documenti di bordo, mentre ad altri manca il carico. Una delle navi più attive è la “Orebić”, nonostante i 53 di età che ne fanno la nave più vecchia della flotta, ma che per il suo pescaggio riesce a entrare nelle acque del porto di Metković. Ci sono ancora le navi “Marul”, “Jadro” e “Sveti Duje”. Quindi, per la “Malinska” si tratta di una seconda vita, come pure per il direttore e unico proprietario, Ante Jukić. La “Sampson” al suo arrivo nel Quarnero Nave gru per operazioni off-shore «Sampson», un... diavolo rosso al «Viktor Lenac» Il 27 agosto scorso ha fatto il suo ingresso nel Quarnero una nave decisamente particolare, sia per la forma che per il color rosso sgargiante che non le ha certamente consentito di passare inosservata. Chiunque avesse voluto dare un’occhiata verso il mare, avrà notate questa strana nave rossa muoversi lentamente sulle acque del nostro golfo, che quel giorno erano lisce come l’olio. La nave si chiama “Sampson” e batte bandiera panamense. È stata... ricoverata al “Viktor Lenac” per alcuni ritocchi. Costruita in Indonesia nel 2010, è lunga 180 metri fuori tutto e larga 32, con un pescaggio massimo di 11 metri. Ha 25.735 tonnellate di stazza lorda di registro e 20.971 dwt di portata. La velocità massima dichiarata è di 14 nodi. Dispone anche di una piattaforma elicotteri. Può ospitare a bordo 192 persone. Si tratta di una nave gru e nave di supporto alle piattaforme petrolifere (Offshore Support Vessel), proprietà della “Zafiro marine” e gestita dalla “Coastline Maritime”, che si presenta in qualità di ship manager. È classificata presso la “American Bureau of Shipping” e del suo equipaggio fanno parte 9 marittimi britannici, un irlandese, 16 bulgari, 3 canadesi, 3 croati, un finlandese, un polacco e un romeno. La sua gru principale ha una capacità di sollevamento di 1.600 tonnelate a 35metri di altezza, ed è capace di sollevare a 74 metri un carico di 530 tonnelate. (atp) La«feccia del petrolio» La “Malinska” nel bacino portuale fiumano mane di validità dei documenti di navigazione della “Sutla”, la “Solinska plovidba” ha rilevato la nave “Malinska” aquistandola dai proprietari, la famiglia Srhoj di Lovište, sulla penisola di Sabbioncello (Pelješac). I documenti della “Malinska”, che è stata costruita nel 1972, sono stati rinnovati in maggio, mentre la “Sutla”, di un solo anno più vecchia, è rimasta (intenzionalmente, oppure...) senza la pagella del Registro navale croato. Fatto sta che già a giugno la “linea” tra il porto di Ploče e il terminal che si trova in prossimità della Croazia e il Montenegro, talvolta anche sabbia dall’Albania a Ragusa (Dubrovnik). Si tratta di un mercantile con 900 tonnellate di portata, costruito esattamente 39 anni fa in Olanda. Recentemente è stato sottoposto a lavori di “maquillage” presso lo squero di Traù (Trogir). La nave “Sutla”, invece, ha una portata di 2.230 tonnellate ed è stata costruita nel 1971 in Ucraina. Ha navigato per armatori croati dal 1999 e il suo primo nome è stato “Movar”. Quando faceva parte della flotta della “Splitska plovidba” venne ribattezzata in “Klis”, mentre dal luglio del 2002 porta il nome di “Sutla”. Come già detto, trasporterà petrolcoke (petroleum coke o pet coke). Secondo la definizione industriale, è il prodotto che si ottiene dal processo di condensazione per piroscissione di residui petroliferi pesanti e oleosi fino a ottenere un residuo di consistenza diversa, spugnosa o compatta. Nel processo di coking si realizza un craking termico spinto che dà origine, attraverso reazioni di piroscissione, a frazioni liquide e a coke, costituito per il 90-95% da carbonio. Il coke è costituito da idrocarburi aromatici policiclici ad alto peso molecolare e presenta un elevato tenore di carbonio e basso contenuto di ceneri. In sostanza il pet-coke è l’ultimo prodotto delle attività di trasformazione del petrolio e viene considerato lo scarto dello scarto dell’oro nero, tanto da guadagnarsi il nome di “feccia del petrolio”. La nave-gru “ricoverata” al “Viktor Lenac” Risultati per i primi sei mesi del 2011 Calo operativo per il colosso francese CMA CGM Nei primi sei mesi del 2011 la società armatoriale francese CMA CGM, le cui navi giungono spesso al terminal container in Brajdica, ha riportato un utile netto di 237 milioni di dollari, in calo del 72 per cento rispetto a 849 milioni di dollari nel primo semestre dello scorso anno. I ricavi sono cresciuti dell’8 per cento a 7.309 milioni di dollari, mentre l’EBIT è diminuito del 33 p.c., scendendo a 592 milioni di dollari rispetto a 887 milioni di dollari nella prima metà del 2010. Nel primo semestre di quest’anno la flotta del gruppo ha trasportato volumi containerizzati pari a 4.812.000 teu, con una progressione del 9 per cento rispetto a 4.411.000 teu nel corrispondente periodo del 2010. La capacità della flotta ha registrato un incremento del 17 per cento attestandosi a 1.289.000 teu al 30 giugno scorso. La “CMA CGM Berlioz” in manovra davanti al terminal La “Malinska” ha preso il posto della “Sutla” 8 mare Mercoledì, 14 settembre 2011 ATTUALITÀ L’IMO le dedica il World Maritime Day 2011 Una giornata contro la pirateria O gni anno l’IMO, l’organizzazione marittima mondiale, celebra nell’ultima settimana di settembre, la giornata marittima mondiale, una giornata che serve a marcare l’importanza della sicurezza di tutti coloro che operano in questo settore. In aggiunta a questa giornata mondiale, ogni stato o unioni di stati celebra una propria giornata marittima nazionale. L’unione europea, ad esempio, celebra questa giornata, che viene chiamata giornata marittima europea, il 20 maggio. La Giornata Marittima Mondiale sarà celebrata quest’anno dal 26 al 30 settembre e sarà dedicata alla pirateria. Il clou delle manifestazioni avrà luogo a Londra il 29 settembre, nella sede dell’IMO. L’IMO, che è un’agenzia autonoma delle Nazioni Unite incaricata di sviluppare i principi e le tecniche della navigazione marittima internazionale, promuovere la progettazione e lo sviluppo del trasporto marittimo internazionale rendendolo più sicuro e ordinato, Un’unità della U.S. Navy sta scortando un mercantile 2009), e la detenzione degli equipaggi aumenta (150 giorni rispetto ai 55 del 2009). I premi assicurativi per gli armatori sono aumentati di 600 milioni di dollari nel 2010 e i riscatti sono in “linea con l’inflazione”. È un problema che riguarda la libertà del commercio marittimo, la navigabilità dei mari e che si dibatte da I sequestri di navi nel Corno d’Africa sono in continua crescita e i premi assicurativi aumentano in proporzione ha fatto e fa il possibile per richiamare l’attenzione dei governi per “organizzare la risposta” a questo fenomeno che, particolarmente nell’Oceano Indiano, è diventato una conferma dell’impotenza civile dell’umanità. molti anni in varie parti del mondo. Ci sono navi militari appostate nelle zone a rischio, ma evidentemente non basta per arginare il fenomeno. Qualcuno propone convogli scortati evitando di armare le navi mercantili, ma quelli fuori dai conLe carrette del mare, quelle Il «bottino di caccia» vogli? più vulnerabili? I pirati, però, sanPiù di 30 unità con 700 no benissimo chi prendere come ostaggi (qualche marinaio è sta- ostaggi per farsi pagare i riscatti. to ucciso) dagli inizi dell’anno Bisogna augurarsi che queste gior(12 e 300 nello stesso periodo nate mondiali dedicate dall’IMO l’anno scorso) sono il... botti- alla pirateria, non siano soltanto no di caccia di questi buontem- l’occasione di versare fiumi di paponi, che costano all’econo- role sulla pirateria.... mia mondiale, secondo un’ulLa conferenza tima analisi accurata, circa 12 miliardi di dollari l’anno (nel parallela di Roma 2010 ai “gentiluomini” somali sono stati pagati 5,4 milioIl problema della pirateria verni di dollari rispetto ai 3,4 del rà affrontato, sempre in occasione della giornata mondiale dell’IMO (l’Organizzazione Marittima Internazionale), anche a Roma i prossimi 13 e 14 ottobre. In tale occasione si svolgerà – quale evento parallelo – una conferenza internazionale dedicata al tema del contrasto alla pirateria, organizzata dal Comando generale delle Capitanerie di porto, dal Ministero italiano dei La sede dell’IMO a Londra trasporti, e a cui il Ministero degli affari esteri intende contribuire sostanzialmente. Questo evento parallelo dovrà costituire, secondo la Farnesina, un’importante vetrina internazionale per sensibilizzare e cercare di far convergere tutti i partner internazionali verso posizioni comuni in materia di tutela della sicurezza del naviglio com- merciale (inclusa la possibile protezione armata), ma anche della giurisdizione sui delitti commessi dai pirati e dell’esecuzione delle eventuali pene, del contrasto ai flussi finanziari originati da questa attività criminale, e ovviamente, sulla questione più ampia della stabilizzazione e pacificazione della Somalia. (lev) Gli armatori invocano una forza militare Onu «Una nuova e coraggiosa strategia» La Round Table of international shipping associations, l’organismo costituito dalle principali organizzazioni armatoriali mondiali (BIMCO, ICS/ ISF, Intercargo e Intertanko), invoca la costituzione di una forza militare delle Nazioni Unite da impiegare per contrastare la pirateria nell’Oceano Indiano. In una lettera inviata al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, i presidenti di BIMCO (Yudhishthir Khatau), ICS (Spyros Polemis), Intercargo (Nicolas Pappadakis) e Intertanko (Graham Westgarth) hanno sollecitato l’adozione di una “nuova e coraggiosa strategia” per frenare l’escalation degli atti di pirateria che hanno reso l’Oceano Indiano – hanno sottolineato – simile al ‘Wild West’”. “È ormai del tutto evidente alle compagnie armatoriali – hanno scritto Khatau, Polemis, Pappadakis e Westgarth – che la situazione attuale, in cui il controllo dell’Oceano Indiano è stato ceduto ai pirati, richiede una nuova e ferma strategia. Per essere sinceri, l’attuale approccio non funziona”. Ricordando che le compagnie armatoriali sono sempre più costrette a utilizzare guardie armate private per proteggere i propri equipaggi e le proprie navi, i rappresentanti di BIMCO, ICS/ISF, Intercargo e Intertanko hanno rilevato che “sembra inevitabile che la situazione di illegalità sul territorio della Somalia continuerà a alimentare l’illegalità in mare”. Ban Ki-moon è il destinatario della lettera degli armatori Assicurando pieno sostegno alle misure a lungo termine delle Nazioni Unite per aiutare il popolo somalo, i rappresentanti delle organizzazioni armatoriali hanno però manifestato la preoccupazione che tali interventi “potrebbero richiedere anni, se non decenni, per avere un impatto significativo sulla pirateria”. BIMCO, ICS/ISF, Intercargo e Intertanko hanno chiesto che la proposta di una forza armata dell’Onu sia portata all’attenzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite spiegando che le organizzazioni armatoriali ritengono appunto che una misura importante sarebbe proprio quella di “creare guardie armate militari delle Nazioni Unite che possano essere impiegate in piccole squadre a bordo delle navi mercantili”. “Ciò rappresenterebbe – hanno evidenziato Khatau, Polemis, Pappadakis e Westgarth – una forza innovativa in termini di attività di peacekeeping dell’Onu, ma potrebbe fare molto per stabilizzare la situazione, per limitare la diffusione di personale di sicurezza privato a contratto, armato e non regolamentato, e per consentire a quegli Stati membri delle Nazioni Unite che non dispongono di forze navali, inclusi quelli delle aree più direttamente colpite, di dare un contributo significativo nel campo della lotta alla pirateria”.˝(lev) Anno V / n. 57 14 settembre 2011 “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: MARE [email protected] Redattore esecutivo: Ivo Vidotto / Impaginazione: Annamaria Picco Collaboratori: Danilo Prestint, Ivana Precetti, Leo Vidal, Lorenzo Pellegrini, Attilio Petris Foto: Ivo Vidotto, Danilo Prestint La fregata tedesca FGS Niedersachsen durante un’esercitazione