TRIENNALITÁ 2012/2014 INDICE Introduzione Piano di Zona__________________________________________________pag. 3 Integrazione Socio Sanitaria__________________________________________________pag. 8 Analisi descrittiva del quadro sanitario e socio-sanitario del territorio dell’ASL di Pavia p. 14 Proposta della Provincia di Pavia____________________________________________pag. 50 Tavoli di lavoro ASL, Obiettivi triennalità precedente e nuova programmazione Area Minori_____________________________________________________________pag. 59 Area Adulti______________________________________________________________pag. 70 Area Anziani_____________________________________________________________pag. 81 Proposte del Terzo Settore Famiglia Ottolini-Mulino di Suardi___________________________________________pag. 89 Cooperativa Sociale COME NOI Anffas Mortara e Lomellina Onlus______________pag. 94 Rete ADS Pavia___________________________________________________________pag. 108 Caritas Diocesana di Vigevano______________________________________________pag. 114 Cooperativa Comunità Betania_____________________________________________pag. 116 Fondazione le Vele_______________________________________________________pag. 119 Casa della Carità Onlus___________________________________________________pag. 120 Gruppi di Volontariato Vincenziano________________________________________pag. 121 INAS –CISL _____________________________________________________________pag. 122 Associazione Dianova____________________________________________________pag. 125 Associazione Oltremare__________________________________________________pag. 127 2 INTRODUZIONE PIANO DI ZONA Regione Lombardia è sempre più impegnata nella realizzazione di un welfare che assuma la centralità della persona, della famiglia e l’espressione della propria libera scelta, che valorizzi e attui la sussidiarietà nella costruzione di risposte ai bisogni e al benessere e che quindi risulti aperta a una visione di quasi mercato e di valorizzazione del Terzo Settore nel concorso alla definizione e alla realizzazione della rete dei servizi. L'iter seguito in questi anni dimostra come Regione Lombardia sia attenta alla definizione e al governo del sistema socio assistenziale e come il dichiarato regionale di “accompagnare e orientare l’evoluzione di quelle istituzioni, come le Asl o i Comuni, che esercitano il loro ruolo a contatto con i bisogni dei cittadini”, si sia tradotto a livello territoriale in indicazioni specifiche per i diversi soggetti coinvolti nelle politiche di welfare. Risulta evidente che nei ruoli di governo, le Asl hanno ridefinito la propria organizzazione e le proprie attività di produzione diretta di servizi sviluppando funzioni di programmazione, di “antenna” sui bisogni del territorio, di acquisto e regolazione del sistema, di controllo della qualità delle prestazioni e di garanti del benessere del cittadino. Mentre negli ultimi anni i Comuni, per mezzo dei Piani di Zona, hanno innovato il modo tradizionale di realizzare politiche sociali introducendo nuovi modelli di programmazione e gestione associata dei servizi, e coinvolgendo sempre più il Terzo Settore nella costruzione del sistema locale di welfare. Siamo oggi alla quarta esperienza di pianificazione zonale e, rispetto agli indirizzi di governo, la traduzione locale delle scelte programmatorie ha visto nel tempo l’affermazione di alcune importanti evoluzioni. Dal 2003 ad oggi si è avuto infatti un progressivo consolidamento dei Piani di Zona come luogo di programmazione e governo delle politiche sociali territoriali. Regione Lombardia ha accompagnato l’evoluzione dei Piani di Zona con specifiche linee guida che, a inizio di ciascun triennio, hanno demarcato le strategie da perseguire e i contenuti da sviluppare. In estrema sintesi, per le tre precedenti pianificazioni di zona, possiamo evidenziare che: i primi Piani di Zona, sviluppatisi negli anni 2002-2005, erano finalizzati all’introduzione del sistema dei titoli sociali e alla definizione di un sistema locale dei servizi che portasse ad una maggiore omogeneizzazione territoriale sul fronte dell’offerta e dell’organizzazione di ruoli e funzioni dei diversi attori coinvolti. Si è visto quindi un forte orientamento verso il sistema buoni sociali, lo sviluppo degli Uffici di Piano come organismo tecnico per la gestione della programmazione zonale e l’avvio di operazioni di ri-organizzazione dei servizi comunali, per consentire il ritiro delle deleghe precedentemente date all’Asl sulle funzioni socio-assistenziali; la seconda triennalità dei Piani di Zona, negli anni 2006-2008, ha visto un rinnovato investimento da parte della Regione Lombardia, con indicazioni dirette al consolidamento del sistema dei titoli sociali con l’obiettivo di attivare anche i voucher sociali; l’attivazione di specifiche forme di gestione associata dei servizi; una particolare attenzione al coinvolgimento del Terzo Settore nella programmazione e l’importanza del governo complessivo delle risorse finanziarie e vengono introdotte modifiche significative rispetto alle funzioni di autorizzazione al funzionamento e accreditamento che prevedendo un ruolo specifico dei Comuni, da gestirsi anche in forma associata; 3 il terzo triennio dei Piani di Zona, 2009-2011, evidenzia un’ulteriore evoluzione del sistema, che in linea con quanto espresso nella l.r. 3/2008, si concentra sul governo dell’accesso alla rete dei servizi, l’organizzazione delle funzioni di segretariato sociale, l’integrazione fra sociale e socio-sanitario. I piani devono mettere al centro dell’intervento il sistema famiglia e programmare sulle diverse aree d’intervento in vista del consolidamento dei titoli sociali e dello sviluppo e dell’innovazione. Viene stimolata un’attenzione specifica al sistema finanziario caratterizzato dal cosiddetto budget unico, al miglioramento della spesa, all'integrazione con altre politiche, diverse da quelle sanitarie per una efficace programmazione zonale. Da questo quadro sintetico emerge come, nel corso dell'ultimo decennio, Regione Lombardia abbia accresciuto il riconoscimento conferito ai Piani di Zona, valorizzandoli quale luogo ufficialmente deputato alla definizione delle politiche sociali locali ed identificandoli come proprio riferimento di interlocuzione privilegiato sul livello territoriale. Questa politica Lombarda di programmazione sociale ha avuto il pregio di consolidare la rete dei servizi sociali e di favorire lo sviluppo di una nuova governance locale. La trasformazione delle Asl, e il conseguente ritiro delle deleghe per la gestione dei servizi, ha rappresentato un movimento propulsivo centrale per i territori, che ha spinto i Comuni a trovare soluzioni organizzative funzionali alla gestione associata dei servizi sociali. Un importante risultato conseguito trasversalmente mediante i primi Piani di Zona è stato quello del potenziamento dei servizi di primo ingresso quali il segretariato sociale e il servizio sociale di base anche nei Comuni di piccole dimensioni che costituiscono una parte significativa dei Comuni lombardi. Inoltre i singoli Comuni sono stati spinti a concentrarsi prioritariamente sulla gestione distrettuale dei servizi domiciliari rivolti ad anziani, disabili e minori ed a cercare nuove modalità di gestione con il coinvolgimento di altri comuni ed altri attori attivi sul territorio, a realizzare economie di scala, anche attraverso nuove forme di gestione associata come Consorzi, Società etc. Inoltre riveste grandissima rilevanza il livello di consapevolezza che i Comuni hanno maturato rispetto al ruolo del Piano di Zona e delle sue funzioni di programmazione e di gestione della rete dei servizi. Vanno rafforzate tutte le azioni che riducano le difficoltà presenti per i più diversi motivi in modo da concentrare l’azione dei Comuni e di tutti gli aderenti ai piani di zona per sviluppare iniziative che vadano a risolvere i più importanti problemi che sono presenti nella nostra comunità. I Piani di Zona devono valorizzare in modo appropriato il lavoro di qualificazione che la programmazione zonale ha prodotto sull’operato dei servizi sociali comunali (ad esempio sulla funzione di segretariato sociale), rafforzando la continua e necessaria manutenzione della rete e dei rapporti tra Istituzioni. Si è purtroppo assistito a una contrazione delle risorse trasferite dal livello centrale, che ha portato i Comuni, e di conseguenza i Piani di Zona, a dover affrontare una limitazione finanziaria, con la conseguente limitazione delle risorse umane da dedicare alla gestione dei piani stessi con qualche difficoltà circa la disponibilità per un impegno stabile e costante ai piani stessi. L’attuale esigenza dei Comuni è di ricercare finanziamenti aggiuntivi (Bandi europei etc.), in modo da ridurre la penalizzazione di fronte ad un sistema che fatica a finanziare il lavoro per progetti ed a mantenere i servizi avviati, in modo da poter continuare a lavorare, con maggiore efficacia, ad un progressivo consolidamento della zona come luogo di pensiero e gestione del sistema dei servizi. Servizi erogati e offerti da tutti i soggetti presenti, compreso il volontariato che, se ben indirizzato, può rappresentare uno strumento di risposta ai bisogni presenti e purtroppo in evidente incremento. 4 E' comunque fondamentale raggiungere e consolidare un’identità d’ambito che rappresenti i Comuni, il Terzo Settore e altre istituzioni come l’Asl, attraverso un processo ancora complesso, che richiede tempo ed energie, per allinearsi alle indicazioni che derivano dalle nuove esigenze e dalle ultime Linee di indirizzo di Regione Lombardia. Bisogna chiaramente metabolizzare che per promuovere una politica integrata, alla base del welfare community, è necessario il superamento di un approccio “singolo”, e che pertanto i diversi soggetti coinvolti a vario titolo nella programmazione devono da un lato riconoscere la propria realtà di appartenenza, cioè le proprie risorse e i propri punti critici, e dall’altra riconoscere la nuova realtà locale non solo come sede della nuova programmazione ma anche come bacino entro cui costruire connessioni e rapporti tra i diversi soggetti che la compongono e, dove possibile, interconnettere i bacini stessi. Va pertanto riaffermata e rilanciata la funzione programmatoria oltre che gestionale degli Uffici di Piano, favorendo grazie al ruolo strategico di ASL, coordinamenti tra Uffici di Piano, finalizzati al confronto e allo scambio di esperienze di programmazione ed alla promozione di integrazione territoriale tra ambiti. Un nuovo vigoroso impulso danno le Linee di indirizzo per la programmazione sociale a livello locale 2012-2014 della dgr 2505 del 16 Novembre 2011,per la realizzazione di un welfare della sostenibilità e della conoscenza, una nuova fase del welfare nella quale si rende necessario: focalizzare l’attenzione sulla ricomposizione istituzionale e finanziaria degli interventi, delle decisioni e delle linee di programmazione; liberare le energie degli attori locali, semplificando il quadro degli adempimenti, armonizzando le linee di finanziamento regionali e facendo convergere le risorse regionali tradizionalmente destinate ai piani di zona verso sperimentazioni locali di un welfare promozionale e ricompositivo. Uno scenario che veda gli Uffici di Piano come soggetti in grado di: - connettere le conoscenze dei diversi attori del territorio; - ricomporre le risorse che gli enti locali investono nei sistemi di welfare, favorendo l’azione integrata a livello locale; - interloquire con le ASL per l’integrazione tra ambiti di intervento sociale e socio sanitario; - promuovere l’integrazione tra diversi ambiti di policy, Per realizzare un sistema di welfare in cui gli enti locali assumano una funzione di “imprenditori” di rete ed in cui recuperi sempre maggior valore la centralità della persona e della famiglia, spostando il baricentro del Welfare dall’Offerta alla Domanda e disegnare e coordinare attorno alla famiglia, in una prospettiva sussidiaria, politiche integrate – politiche di istruzione formazione e lavoro, della casa, dei trasporti, della salute, giovanili e familiari ... - che promuovano lo sviluppo di opportunità con il concorso di una pluralità di soggetti e attori sociali, in primo luogo la stessa famiglia, valorizzandone al tempo stesso capacità e risorse. In particolare, il Programma Regionale di Sviluppo richiama la necessità di concepire politiche di welfare che: - realizzino in forma compiuta un sistema di rete territoriale in grado di incontrare la famiglia, coglierne le esigenze e rispondervi in tempi brevi, in modo trasversale ed integrato; - diversifichino e incrementino la gamma dei servizi fornendo ai cittadini risposte sempre più personalizzate e sempre meno indistinte; 5 - razionalizzino e ottimizzino l’impiego delle risorse disponibili, perseguendo modelli di gestione associata dei servizi e l’integrazione degli strumenti tecnici e dei criteri di implementazione delle policy; - superino le logiche organizzative settoriali, la frammentazione e la duplicazione di interventi favorendo una presa in carico unitaria e semplificando l’informazione e le procedure di accesso ai servizi. Le azioni contenute nel Piano di Zona dovranno essere del tutto coerenti con le priorità regionali, con particolare riferimento a : - Percorsi di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro; - Percorsi di assistenza domiciliare orientati allo spostamento del baricentro dall’offerta alla domanda e volti alla qualificazione della rete dell’assistenza domiciliare; - Piano di Azione Regionale a favore delle persone con disabilità che promuove l’integrazione delle politiche secondo un approccio trasversale, del livello di accessibilità e di fruibilità dei servizi; - Valutazione di nuove modalità di compartecipazione alla spesa che riconoscano i carichi di cura familiari; - Semplificazione dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e Terzo Settore; - Semplificazione dei percorsi di accesso per il cittadino, con attenzione ai processi organizzativi, alle procedure, alla comunicazione ed all’informazione degli operatori e dei cittadini; - Linee regionali per l’affido familiare orientate al superamento della frammentarietà degli interventi, del supporto alla famiglia affidataria e della buona riuscita del progetto. Tutto ciò in una logica di integrazione e coordinamento delle politiche non solo sociosanitarie, ma con l’urgenza di agire affinché i diversi strumenti di programmazione si parlino ed interagiscano a livello territoriale e che il Piano di Zona si coordini con gli altri strumenti di programmazione quali le Linee regionali di indirizzo per le politiche giovanili, gli Accordi Quadro per lo Sviluppo Territoriale (AQST), la programmazione triennale 2010/2012 delle Province, il Documento di Programmazione e Coordinamento dei servizi sanitari e sociosanitari dell’ASL, i Piani integrati locali di promozione della salute, il Piano di Governo del Territorio, il Piano territoriale degli orari dei servizi, i Patti territoriali per l’occupazione. Pertanto Regione Lombardia - che identifica nella integrazione delle risorse (pubbliche e private) e delle policy degli enti locali una strategia vincente - riconosce negli Uffici di Piano uno strumento che apporta valore al welfare, a condizione che tali Uffici costituiscano per gli enti e per il territorio in cui operano una possibilità per ricomporre e integrare le conoscenze, le risorse finanziarie e le decisioni. Ed in quest'ottica di innovazione, Regione Lombardia, nell’arco del prossimo triennio di programmazione, favorirà progetti sperimentali consistenti, che si candidino ad attivare risorse del proprio territorio e che possano essere oggetto di contaminazione in altri contesti territoriali. Una gestione unitaria delle funzioni sociali almeno a livello distrettuale, attraverso le forme di gestione associata per raggiungere questi obiettivi: - superare la frammentazione dei servizi e degli interventi sul territorio; - garantire la copertura su tutto il territorio di riferimento; - razionalizzare l’offerta rispetto alla domanda espressa; - offrire pari opportunità ai cittadini e livelli adeguati di informazione. Per realizzare un welfare della conoscenza e della sostenibilità. 6 Si tratta di un cambio culturale importante, che tenendo anche conto della riduzione di risorse pubbliche a disposizione, punta ad un welfare basato su una maggior corresponsabilizzazione di tutti e vede nei piani di zona, inseriti in un contesto più ampio che punta alla sovradistrettualità, l'attore centrale che ha il compito di attivare le reti, trovare risorse, in collaborazione con le istituzioni, il terzo e quarto settore, l'impresa, tutti i cittadini. Un Piano di Zona ed un Ufficio di Piano, affiancati da una ASL rafforzata nel suo ruolo territoriale di coordinamento e di servizio, come imprenditori di rete, alla ricerca di soluzioni nuove che si avvalgano della sperimentazione, dell'innovazione e della costruzione di network. Un cambiamento culturale che spinge anche fortemente verso l'ampliamento dei confini di riferimento abituali, per definire programmazioni atte a superare le singole zone, per attivare confronti, collaborazioni e trasmettere best practices. Ma superare anche i confini delle risorse trasferite dal livello centrale, per connettere nella programmazione tutte le risorse che sostengono o che potrebbero sostenere il welfare, possedute anche da altri soggetti, prioritariamente dai singoli cittadini, attraverso i trasferimenti INPS. E per fare questo anche a ricercare e sperimentare formule innovative che permettano la stabilizzazione, qualificazione, fidelizzazione di personale dedicato, in grado di fornire risposte utili alla cittadinanza, erogando per altro un servizio efficace ai comuni, permettendo ai Sindaci di vedere nei Piani di Zona, non un appesantimento e una perdita di risorse finanziarie ed umane, ma il luogo di programmazione, pensiero e gestione del sistema dei servizi del nuovo welfare, che permetterà loro di ampliare e rendere più appropriate, efficaci e soddisfacenti, in un risparmio di scala e di rete, anche sovradistrettuale, le risposte che i Sindaci stessi devono dare ai loro cittadini. Nell'alveo di queste linee Regionali di programmazione, ASL Pavia ha coordinato e stimolato le attività per la preparazione, in un'ottica Provinciale e di ricerca di unificazione, nel rispetto e nella valorizzazione delle singole specificità cittadine e Distrettuali, dei Piani di Zona. Sono stati così attivati gruppi di lavoro coordinati da referenti dell’ASL e composti dai rappresentanti dei 9 Piani di Zona che si sono prodigati nella preparazione della programmazione della nuova triennalità in ossequio alle linee di indirizzo concordate con il Consiglio di Indirizzo del 21.12.2011 ed in particolare: - promozione della programmazione integrata e partecipata, con il coinvolgimento di tutti gli attori locali, non solo triennale, ma di lungo periodo; - interazione tra le istituzioni e la cittadinanza con la partecipazione dei componenti del CdR ai gruppi di lavoro, anche al fine di definire parametri comuni di riferimento e di integrazione tra le strutture ed i servizi esistenti sanitari, socio sanitari e sociali; - coinvolgimento del Volontariato/Terzo Settore nella programmazione locale con interventi concordati ed integrati; - riduzione dei fattori di rischio per la salute/benessere, mediante l’adozione di corretti stili di vita, promossi da campagne specifiche di informazione/formazione; - sviluppo di interventi di prevenzione per ridurre i fattori di rischio e le patologie esistenti oltre a condizioni di malessere sociale e relazionale della comunità; - risposta coordinata sulle esigenze con integrazione delle risorse disponibili, comprese le problematiche inerenti la salute mentale; - omogeneità dell’offerta a livello territoriale; - attivazione di un sito unico ASL, Comuni, Piani di Zona in cui sono riportate le iniziative e i servizi a favore della comunità; - collaborazione con i Comuni per la semplificazione amministrativa e dell’accesso ai servizi da 7 parte dei cittadini; - continuità alle reti territoriali per lo sviluppo della conciliazione; - realizzazione di un ambiente capace di sostenere le persone con disabilità per favorire la loro realizzazione personale e sociale; - sensibilizzazione all’ascolto delle necessità della popolazione fragile e non, al fine di promuovere e armonizzare gli strumenti di programmazione in un’ottica di conciliazione; - prevenzione nell’area delle Dipendenze rivolta ai giovani e alle famiglie, mediante incontri informativi/formativi sul territorio; - prevenzione delle problematiche familiari legate al ciclo di vita ed ai momenti evolutivi, con programmi specifici rivolti alle coppie, ai genitori, ai ragazzi ed agli insegnanti, con incontri informativi/formativi sul territorio; - coinvolgimento dei Comuni e di altri soggetti nella sperimentazione del nuovo modello di erogazione dell’Assistenza Domiciliare integrata; - sensibilizzazione della cittadinanza alle azioni di prevenzione e promozione della salute; - verifica dei risultati e ridefinizione degli obiettivi. Ulteriore elemento innovativo nella predisposizione di questa triennalità, in una visione sistemica e di rilettura attenta delle problematiche territoriali, è una visione con una prospettiva a più lungo termine per favorire azioni complesse di cui solo una parte potrebbe essere realizzata nel medio periodo di un triennio. Un ulteriore sforzo è stato fatto per identificare anche i fattori di rischio che determinano i bisogni e quindi, ove possibile, ridurre la domanda evitando che si manifestino situazioni che comportino bisogni di assistenza a soggetti affetti da condizioni prevenibili o medianti interventi precoci che riducano le esigenze assistenziali. INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA Le profonde trasformazioni demografiche e della struttura delle famiglie, unitamente ad altri cambiamenti avvenuti in questi ultimi anni, tra cui la grave crisi economica e l’insicurezza lavorativa, hanno determinato l’insorgenza di diverse situazioni di fragilità e vulnerabilità sociale: non autosufficienza legata all’età o a patologie, gravi disabilità derivanti da Stati vegetativi o malattie del motoneurone, persone in condizioni di terminalità, minori in età evolutiva con disabilità, persone con problemi di dipendenza. Per tutte queste diverse dimensioni di fragilità è necessario capire i reali bisogni e trovare soluzioni adeguate, pensando anche a nuovi modelli di intervento e di integrazione. La serietà della presente crisi economica non deve essere il pretesto per riproporre una visione meramente assistenziale e limitata del welfare. Piuttosto, la complessità delle sfide e l’emergere delle molteplici connessioni tra vari ambiti vitali, richiedono di procedere con decisione sul terreno delle politiche sociali attive e pro-attive, volte a dare o a restituire autonomia e dignità alle persone in difficoltà. Come previsto dalla Legge Regionale 3/08, all’Art. 18, che specifica il ruolo dei Piani di Zona nella programmazione territoriale in ambito sociale, e successiva DGR n° 8551/08, che ha previsto la programmazione basata sul principio dell’integrazione, per rendere più fruibili i servizi facilitandone l'accesso, è necessaria la ricerca di forme sempre più efficaci di integrazione e sinergia tra interventi socio-sanitari dell’ASL e quelli socio-assistenziali dei Comuni. 8 Lo scopo è di produrre risposte congrue ed appropriate in grado di affrontare la globalità e la complessità dei bisogni delle persone, nell’ottica di unità d’offerta adeguate ai diversi gradi di fragilità. Il rafforzamento del processo di integrazione socio-sanitaria permetterà di: Rispondere in modo adeguato e personalizzato ai bisogni delle persone “fragili” attraverso la rimodulazione della rete dei servizi socio-sanitari e socio assistenziali, nell’ottica di una maggiore diversificazione e flessibilità dell’offerta; Favorire la permanenza della persona con fragilità al proprio domicilio e nel proprio contesto familiare e socio-amicale, attraverso un’implementazione dei servizi domiciliari; el privato, nonché del Terzo Settore, a supporto delle fasce più vulnerabili, es. anziani o disabili, in quanto meno in grado di accedere ai servizi privi di una rete familiare vicariante; Inoltre nell’Art. 18 Comma 3 della Legge Regionale 3/2008 ”Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario”, i comuni, nella redazione del Piano di Zona, sono chiamati ad utilizzare “modalità che perseguono e valorizzano il momento della prevenzione, e nella elaborazione di progetti, promuovono gli interventi conoscitivi e di studio rivolti alla individuazione e al contrasto dei fattori di rischio”. Pertanto i comuni sono tenuti, di concerto con ASL a realizzare interventi di promozione ed di contrasto ai fattori di rischio e per offrire risposte al bisogno di salute dei cittadini ed azioni di sensibilizzazione verso corretti stili di vita, prevenzione, promozione del benessere e della salute. Già con la D.G.R. n. 937/2010 si era dato avvio alla riforma del sistema del welfare lombardo, spostando l’attenzione dall’offerta di servizi/strutture, alla domanda, riportando al centro di tutto il sistema dei servizi e degli interventi la persona e la sua famiglia. Le azioni previste per il 2012 saranno, in coerenza anche con quanto previsto dalla DGR n°IX /2505/11, orientate a facilitare l’accesso dei cittadini e delle famiglie ai servizi, dando risposte sempre più appropriate, a individuare strumenti di valutazione del bisogno che tengano conto di tutti gli aspetti (sanitari, socio-ambientali, familiari…), a realizzare una sempre maggiore integrazione tra servizi e prestazioni sanitarie e socio-assistenziali, attuando una “presa in carico” globale della persona fragile, a sviluppare la capacità della rete dei servizi di “prendersi cura” delle persone e delle loro famiglie. In quest'ottica integrativa e di continua condivisione dei percorsi e delle azioni ASL ha istituito 3 gruppi di lavoro, suddivisi per target di età, composti da operatori ASL dei PdZ che hanno prodotto una accurata analisi dei bisogni, delle loro cause e ove possibile una proposta di idee di risposta, da condividere nei documenti di programmazione triennale e con una visione prospettica proiettata più a lungo nel tempo in una ipotesi di programmazione e prevenzione a lunga gittata. Uno sforzo comune di integrazione in un ambito di programmazione sempre più frammentato e quindi più complesso a causa di nuove variabili, più dinamico ed incerto per cambiamenti repentini e non prevedibili, più conflittuale per la competizione per conquistare risorse. Proseguiranno e verranno potenziate pertanto tutte le azioni ed attività già in essere tra ASL e PdZ (PUA, CeAD, Pai, …..) e particolare attenzione verrà posta in : Piani di Zona e Terzo Settore 9 Il sistema delle Regole 2012 chiede alle ASL di coordinare, nell’ambito dei percorsi dei Piani di Zona le attività finalizzate all'analisi dei bisogni socio-sanitari e sociali dei soggetti e dei network attivi sul territorio ed all'individuazione di obiettivi condivisi con il territorio di riferimento per la realizzazione dell’integrazione socio-sanitaria, partecipando a iniziative sperimentali a carattere innovativo e sottoscrivendo gli Accordi di Programma ai sensi dall’art. 18 della l.r. n. 3/2008 per il triennio di programmazione sociale 2012 – 2014. Il Tavolo di partecipazione dei soggetti del Terzo Settore della ASL avrà come principale obiettivo la promozione della partecipazione dei soggetti del Terzo Settore nella programmazione a livello locale, anche in funzione della programmazione della Triennalità 2012/2014 dei Piani di Zona. In attuazione della DGR n. IX/1353/2011, in particolare il tavolo locale avrà la finalità di favorire il coinvolgimento del Terzo Settore nella progettazione e realizzazione a livello locale, della rete delle unità d’offerta sociosanitarie. Inoltre, compito del Tavolo, sarà quello di promuovere e favorire il ruolo del volontariato nell’ esercizio della tutela, interpretazione ed espressione sia dei bisogni sociali che delle risorse locali e di promozione della coesione sociale dei territori, nonché nella capacità di raccogliere e tradurre le domande dei singoli cittadini, delle loro associazioni e rappresentanze. Assistenza Domiciliare Integrata Gli interventi in questo ambito saranno orientati a una riprogettazione dell’assistenza domiciliare , con l’ introduzione di un nuovo modello di erogazione dell’ADI, sulla base di una sperimentazione avviata nel 2° semestre del 2011 in sei ASL lombarde, che sarà incentrato sulla valutazione multidimensionale dei bisogni delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie, con la definizione di diversi livelli di gravità del bisogno sotto l’aspetto sia sanitariofunzionale, sia sociale. Nell’ambito delle funzioni già attivate del Centro per l’Assistenza Domiciliare e dei Punti unici d’Accesso sarà fondamentale realizzare una più forte integrazione tra ASL e Piani di Zona/Comuni, coordinando gli interventi e le risorse territoriali, con l’obiettivo di “prendersi cura” delle persone e delle loro famiglie e semplificare il percorso di accesso alla rete dei servizi per i cittadini non autosufficienti e le loro famiglie. Particolare attenzione verrà rivolta alla definizione di processi chiari, condivisi e strutturati su dimissioni protette e continuità assistenziale, per quelle situazioni particolarmente complesse sul piano clinico/sanitario e/o socio-assistenziale che richiedono che la dimissione ospedaliera venga programmata in modo da garantire la continuità delle cure a domicilio o da identificare altri interventi opportuni. Indispensabile quindi l’integrazione e la collaborazione tra Ospedali e Servizi Territoriali, in previsione sia di un rientro al domicilio, sia di un ricovero in RSA, con l’ obiettivo di: - favorire la deospedalizzazione, migliorando la continuità assistenziale - prevenire/ridurre i ricoveri ripetuti - utilizzare in maniera più appropriata le risorse Ospedale-Territorio - mantenere il più a lungo possibile l’anziano nel proprio ambiente di vita - promuovere e diffondere una più adeguata conoscenza dei servizi territoriali da parte di utenti/familiari. 10 Conciliazione Famiglia - Lavoro Le politiche inerenti la Conciliazione famiglia lavoro si sono sviluppate soprattutto nell’ultimo decennio sia su impulso di normative europee, sia sulla base di iniziative nazionali e regionali. Nonostante ciò, nel nostro Paese permangono gravi situazioni di disuguaglianza di genere, ricadendo soprattutto sulle donne i compiti di assistenza e cura familiare. Spesso infatti si verifica l’impossibilità di conciliare la gestione della famiglia con il lavoro extradomestico, con la conseguente rinuncia ora a una serena vita familiaree ora ad un percorso di lavoro o di carriera. Si rileva altresì che oggi la necessità di conciliare i tempi tra famiglia e lavoro non riguarda soltanto le donne, ma anche gi uomini, single o padri. La promozione della conciliazione famiglia-lavoro assume quindi importanza nella programmazione delle politiche territoriali nella consapevolezza che, armonizzando le esigenze legate alla vita personale e familiare con quelle produttive e di mercato, si migliorano le condizioni di vita, non solo delle donne, impegnate nel doppio ruolo, ma di tutta la famiglia e quindi dell’intera società. Nello stesso tempo si configura anche come un’opportunità per gli imprenditori e le imprenditrici di innovare le modalità di organizzazione del lavoro proprio e dei dipendenti, migliorando contesto e performance aziendali. Come le altre province lombarde, anche quella di Pavia ha sottoscritto l’Accordo territoriale per la conciliazione famiglia-lavoro che ha visto la partecipazione di diversi soggetti istituzionali, pubblici e privati, al fine di costituire una rete territoriale volta alla diffusione e al sostegno delle politiche di conciliazione e alla sperimentazione di interventi e progetti condivisi. Gli obiettivi devono essere innanzi tutto: diffondere la “cultura” della conciliazione vita lavoro, accrescendo la consapevolezza di aziende e famiglie rispetto ai benefici che ne possono derivare, promuovendo una sensibilizzazione anche all’interno della PA verso una nuova politica di organizzazione del lavoro incentivare l’adozione, presso le imprese del territorio, di misure di conciliazione fondate su leve finanziarie, culturali, organizzative, di servizio migliorare sia l’offerta sia l’accessibilità ai servizi territoriali realizzare interventi sperimentali sulla base della domanda e dei bisogni emergenti dal territorio. Fragilità e Disabilità – Amministrazione di Sostegno (AdS) Tra gli interventi attivati a seguito delle DGR 937/2010 e DGR 983/2010 per favorire una maggiore integrazione e sinergia interistituzionale, coinvolgendo anche gli stakeholders, nel campo della fragilità (soggetti disabili, anziani e persone in situazioni di momentanea difficoltà), nel 2011 si è pervenuti alla sottoscrizione di un “Protocollo d’azione interistituzionale sulla disabilità per la realizzazione di un sistema integrato di protezione giuridica delle persone fragili”. Nel Protocollo, sottoscritto da ASL Pavia, Provincia di Pavia, Comitato di Coordinamento pavese per i problemi dell’Handicap (capofila della Rete AdS Pavia), Comune di Pavia ed Ambiti Distrettuali di Vigevano e Voghera, gli stessi si impegnano ad operare per promuovere e concorrere alla realizzazione di un sistema integrato di protezione giuridica attivare le sinergie necessarie per il conseguimento degli obiettivi del “Progetto Ads Pavia”, coinvolgendo tutti gli Uffici di Piano del territorio della provincia di Pavia. Il Protocollo rimane aperto alla sottoscrizione di altri Ambiti Distrettuali, Enti ed Associazioni, nell’intento di migliorare la qualità di accesso e fruizione dei servizi erogati nel territorio provinciale. Sarà 11 promossa e sostenuta la costituzione e l'attivazione di sportelli con compiti di orientamento, consulenza e supporto alle famiglie e ai cittadini che intendano attivare l’AdS come forma di tutela giuridica, laddove ne emerga il bisogno. Consultori Familiari Nell’ambito dei Consultori familiari si intende intraprendere percorsi potenziamento delle azioni di prevenzione della funzione genitoriale e a supporto dello sviluppo psicofisico nelle diverse tappe evolutive del ciclo di vita, attraverso le attività di educazione alla salute su specifiche aree: 1.area preconcezionale-gravidanza; 2.area post nascita-prima infanzia; 3.età scolare-preadolescenza; 4.adolescenza; 5.adulti. Tali percorsi verranno diffusi sul territorio sia mediante conferenze aperte alla popolazione sia con la costituzione di incontri con gruppi specifici presso spazi pubblici, scuole, consultori. Si proseguirà la collaborazione con i Comuni ed i Piani di Zona a tutela della famiglia e dei minori con provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria, riguardanti abbandono, maltrattamento ed abuso, provvedimenti penali e per l’attuazione dell’affido familiare e dell’adozione sia nazionale che internazionale, anche attraverso la costituzione di gruppi di lavoro interistituzionale per l’elaborazione di linee guida e protocolli operativi. Verrà potenziato il lavoro di rete in relazione alla tutela della maternità e a favore della natalità in collaborazione con i Centri di Aiuto alla Vita del territorio (Pavia, Vigevano) e con i consultori familiari privati accreditati attraverso il coinvolgimento dei Piani di Zona nell’attuazione delle azioni relative al Fondo NASKO, a favore delle donne che rinunceranno all’interruzione di gravidanza per motivi economici. Il Consultorio Familiare inoltre, attraverso la sperimentazione effettuata nel corso dell’ultimo anno delle funzioni di ascolto, orientamento e supporto psicopedagogico svolgerà anche azioni di sostegno, orientamento, accompagnamento dei caregiver sia familiari che non familiari di persone anziane e/o fragili. Dipendenze Le linee strategiche di intervento del territorio debbono poter prevedere azioni in grado di agire sui fattori di rischio conosciuti attraverso il potenziamento dei fattori di protezione capaci di ridurne gli effetti negativi. Le aree di intervento su cui programmare interventi, sono da individuare nel “sistema famiglia”, nel “sistema ambiente”, nelle “caratteristiche individuali della persona” e nel “sistema scuola”, aree in cui si generano ed impattano i fattori di rischio. Le azioni da attivare vanno intese ed immaginate come percorsi di prevenzione a sostegno, tutela e supporto della famiglia, della funzione genitoriale, dell’infanzia, del momento adolescenziale e della fase della maturità . Lo strumento sarà quello degli incontri strutturati con la popolazione e con gruppi omogenei e specifici. Nelle scuole andranno previsti interventi preventivi a sostegno del ruolo degli insegnanti e delle famiglie in coerenza con le indicazione e le linee guida regionali. Attenzione andrà riservata per interventi sociali a sostegno delle criticità sia dell’individuo che del suo contesto socio lavorativo. 12 Tutto andrà previsto all’interno di un contesto di rete integrato e di economia di scala, dove i diversi attori, rappresentativi delle varie realtà del territorio (pubbliche, private, terzo settore, volontariato, religiose, sportive ecc.), possano, collaborando in un sistema razionale , sinergico, complementare e coordinato, condividere gli obiettivi, le strategie e rendere gli interventi efficaci ed efficienti . Recupero e Reinserimento della Persona con Limitazione della Libertà. L'obiettivo è la costruzione di un sistema stabile di offerta integrato a rete di servizi e/o opportunità di reinserimento che il territorio mette a disposizione, per facilitare il completamento del percorso riabilitativo del detenuto per il quale vi sono margini d'azione specifici o già sono in essere le condizioni giuridiche allo scopo necessarie; il tutto all’interno di un “Piano Pluriennale Territoriale Per La Promozione e Lo Sviluppo Di una Rete a Favore Delle Persone Sottoposte a Provvedimenti Dell’autorità Giudiziaria e delle Loro Famiglie” ospitati presso le tre case Circondariale della Provincia . Con questo piano triennale si vuole realizzare un patto di rete e di sistema per favorire il momento rieducativo del detenuto realizzandolo tramite nuove ed innovative modalità e forme di coinvolgimento e collaborazione attraverso l’adozione di un protocollo d’intesa fra strutture del territorio (pubbliche e private), carcere, mondo del lavoro, realtà sindacale, ecc . ed anche con l’utilizzo di strumenti come borse lavoro, volontariato, lavori socialmente utili. Tale piano dovrà muoversi in un’ottica di rete, al fine di formulare soluzioni gestionali comuni atte a favorire managerialità ed alleanze operative con la possibilità di accedere a fonti di finanziamento pubbliche e/o private. La sostenibilità è garantita dall’identificazione e dalla realizzazione di azioni precise e forti, intendendo con ciò assicurare la capacità a dare continuità alle attività anche oltre i confini temporali del piano stesso, attraverso appositi interventi a supporto dell’autonomia e dell’autoimprenditorialità. Saranno da individuare modalità di interventi comuni e coordinati specie per l’aspetto riguardante la sensibilizzazione del territorio al problema, in modo da realizzare interventi mirati ed integrati in un ottica di economia di scala e di trasversalità. Altro fondamentale filone d’azione è l’utilizzo appropriato dei servizi territoriali pubblici e privati accreditati già attivi come ad es. i consultori, i servizi territoriali di psichiatria in modo da completare ed arricchire il ventaglio di offerte a disposizione. Sarà necessario e funzionale recepire e collaborare per la realizzazione delle azioni previste dal progetto ASL “ORCHIDEA Adulti e Minori “ in attuazione della D.G.R. 9502 / 2009 “PIANO REGIONALE PER LA PROMOZIONE E LO SVILUPPO di una rete a favore delle persone sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria e delle loro famiglie”, in particolare: 1) Attivazione di posti di accoglienza residenziali e semi residenziali in struttura con servizio di tutoring educativo alla persona e alle famiglie (Housing sociale). 2) Percorsi educativi, counseling di orientamento lavoro, sviluppo di attività lavorative accompagnate (intra ed extra murarie) sia di tipo a dipendenza che auto imprenditoriale (singole o di cooperazione), borse lavoro con l’individuazione di tutor aziendale da individuare anche fra i dipendenti delle aziende stesse. 3) Sostegno all’auto-imprenditorialità anche tramite forme di finanziamento tipo “prestito d’onore”. 4) Mappatura delle risorse del mondo del lavoro disponibili del territorio con loro messa in rete. 5) Incontri di informazione e sensibilizzazione con il territorio. 13 6) Istituzione di un ufficio stabile per il monitoraggio, la valutazione delle azioni e degli interventi in atto, per l’analisi e lo studio del bisogno. Analisi descrittiva del quadro sanitario e socio-sanitario del territorio dell’ASL di Pavia Il contesto epidemiologico Le risorse del Territorio I cittadini ospiti delle RSA I cittadini ricoverati nelle IDR I ricoveri ospedalieri L’assistenza domiciliare integrata L’utilizzo dei Centri Diurni Integrati L’utilizzo delle strutture per disabili L’Anagrafe Fragilità I cittadini con problematiche di dipendenza da sostanze Le interruzioni volontarie di gravidanza Pietro Perotti e Tutela e penale minorile U.O.S. Ricerca e Bisogni Dipartimento ASSI ASL Pavia Tel. 0382/432352 Mail: [email protected] Anna Verri Valutazione dei Contesto epidemiologico 14 La Provincia di Pavia è caratterizzata da un graduale invecchiamento della popolazione: la piramide dell’età presenta una base stretta per la diminuzione delle nascite ed un vertice allargato, espressione di un aumento della popolazione anziana (Fig. 1). Figura 1 – Piramide dell’età della popolazione residente al 31/12/2010 0,84 1,27 1,97 2,57 2,43 3,19 3,13 3,51 4,17 4,42 4,20 3,43 2,63 2,27 2,05 2,07 2,18 2,26 > 85 80_84 75_79 70_74 65_69 60_64 55_59 50_54 45_49 40_44 35_39 30_34 25_29 20_24 15_19 10_14 5_9 <5 -8,00 -6,00 -4,00 -2,00 0,00 Maschi 2,31 2,34 2,81 3,07 2,69 3,31 3,17 3,51 4,00 4,13 4,00 3,29 2,63 2,16 1,92 1,95 2,01 2,13 2,00 4,00 6,00 8,00 Femmine La provincia di Pavia, rispetto ai dati ISTAT 2010 nazionale e regionale, mostra un alto grado di invecchiamento della popolazione residente (Tab. 1). L’indice di vecchiaia della provincia è pari a 179,7 contro un valore nazionale di 144 e regionale di 142. Inoltre, all’interno della provincia, il territorio dell’Oltrepo’ mostra un indice di vecchiaia molto elevato (241,9). L’indice di dipendenza senile provinciale è 34,6 a fronte di un valore nazionale di 31 e regionale di 30. Anche in questo caso l’Oltrepo’ presenta un indice molto elevato (42,0); ma anche la Lomellina mostra un dato più elevato (35,2). L’indice di carico sociale provinciale è pari a 53,9 superiore sia al valore nazionale che regionale (52,0). Inoltre, sia l’Oltrepo’ (59,3) che la Lomellina (54,8) mostrano indici maggiori. Tabella 1 – Indicatori di struttura della popolazione anni 2009 e 2010 Distretti/ Territorio Indice Invecchiamento 75+ Indice Invecchiamento 65+ Indice vecchiaia Indice dipendenza Indice di carico sociale 2009 2010 2009 2010 2009 2010 2009 2010 2009 2010 Pavia 12,1 12,3 23,6 23,4 204,9 201,4 36,5 35,9 54,3 53,7 Certosa 6,4 6,5 14,1 14,2 87,3 87,0 20,2 20,4 43,4 43,8 Corteolona 9,7 9,9 19,8 19,7 147,1 144,9 29,7 29,5 49,8 49,9 Pavese 9,8 9,9 19,8 19,6 147,3 144,8 29,6 29,3 49,7 49,6 Vigevano 10,6 10,7 22,0 21,9 164,4 161,0 34,1 33,8 54,9 54,9 Garlasco 11,9 12,1 23,5 23,3 196,2 194,1 36,3 36,0 54,9 54,5 15 Mortara 12,0 12,2 23,0 23,0 186,6 186,9 35,6 35,4 54,7 54,4 11,3 11,5 22,7 22,6 178,8 176,5 35,2 34,9 54,8 54,6 Voghera 14,0 14,3 26,6 26,5 246,9 246,1 42,6 42,2 59,8 59,3 Broni 14,2 14,3 26,3 26,1 242,0 237,9 42,0 41,4 59,3 58,8 Casteggio 13,3 13,5 25,8 25,5 232,3 228,8 40,9 40,1 58,4 57,7 13,9 14,1 26,3 26,1 241,9 239,4 42,0 41,4 59,3 58,8 11,4 11,5 22,5 22,3 179,7 201,4 34,6 35,9 53,9 53,7 Lomellina Oltrepo Provincia Indice Invecchiamento75+: (Pop. ≥75aa/Pop.Tot)*100 Indice Invecchiamento 65+: (Pop. ≥65aa/Pop.Tot)*100 Indice vecchiaia: (Pop. ≥65aa/Pop.0-14aa)*100 Indice dipendenza senile: (Pop. ≥65aa/Pop.15-64aa)*100 Indice di carico sociale: (Pop. 0-14aa + Pop. ≥65aa) /Pop.15-64aa)*100 Nello specifico la popolazione residente al 31/12/2010 è costituita da 549.788 individui di cui 63.421 (11,5 %) ultra settantacinquenne (Tab. 2) Tabella 2 – Popolazione residente al 31/12/2010 nei tre territori provinciali* Popolazione residente al 31/12/2010 % Popolazione residente al 31/12/2010 sulla popolazione provinciale popolazione con età ≥75aa % popolazione con età ≥75aa sulla popolazione provinciale ≥75aa Pavese 221.685 40,3 21.962 34,6 Lomellina 184.325 33,5 21.213 33,4 Oltrepo 143.778 26,2 20.246 31,9 549.788 100 63.421 100 Distretto Provincia *I dati della popolazione relativi all’anno 2011 sono in fase di elaborazione da parte dell’Osservatorio Epidemiologico della ASL Tabella 3 – Popolazione residente al 31/12/2010 nei nove distretti provinciali Distretto Popolazione residente al 31/12/2010 Pavia Certosa Corteolona Pavese 103.767 72.296 45.622 221.685 % Popolazione residente al 31/12/2010 sulla popolazione provinciale 18,9 13,1 8,3 40,3 12.754 4.713 4.495 21.962 % popolazione con età ≥75aa sulla popolazione provinciale con età ≥75aa 20,1 7,4 7,1 34,6 Prevalenza ultra75enni entro distretto per 100 residenti 12,3 6,5 9,9 9,9 Vigevano Garlasco Mortara Lomellina 83.945 56.941 43.439 184.325 15,3 10,4 7,9 33,5 9.010 6.912 5.291 21.213 14,2 10,9 8,3 33,4 10,7 12,1 12,2 11,5 Voghera Broni Casteggio Oltrepo 67.521 41.263 34.994 143.778 12,3 7,5 6,4 26,2 9.647 5.892 4.707 20.246 15,2 9,3 7,4 31,9 14,3 14,3 13,5 14,1 popolazione con età ≥ 75aa 16 Provincia 549.788 100 63.421 100 11,5 Il territorio dell’Oltrepo, com’è noto, presenta una proporzione di residenti anziani (ultra75anni) più elevata rispetto al Pavese e alla Lomellina, con valori di prevalenza di 14,1 ogni 1.000: segue la Lomellina sul cui territorio risiedono 11,5 ultras75enni ogni 1.000 residenti e il Pavese, con una prevalenza di 9,9 anziani ogni 1.000 residenti (Tab. 3). Tabella 3a – Popolazione ≥75 aa, residente nei distretti provinciali al 31/12/2009 e al 31/12/2010 Pavia Certosa Corteolona Pavese Vigevano Garlasco Mortara Lomellina Voghera Broni Casteggio Oltrepo Provincia 31/12/2008 12.260 4.265 4.246 20.771 8.525 6.678 5.237 20.440 9.378 5.782 4.548 19.708 60.919 Residenti ultra75 31/12/2010 Differenza 2010-2009 12.754 222 4.713 216 4.495 126 21.962 564 9.010 237 6.912 126 5.291 90 21.213 453 9.647 207 5.892 71 4.707 105 20.246 383 63.421 1.400 31/12/2009 12.532 4.497 4.369 21.398 8.773 6.786 5.201 20.760 9.440 5.821 4.602 19.863 62.021 Variazione % 2010-2009 1,8 4,8 2,9 2,6 2,7 1,9 1,7 2,2 2,2 1,2 2,3 1,9 2,3 Il progressivo invecchiamento della popolazione è evidente anche nella tabella 3a, che mostra l’incremento percentuale della popolazione anziana nel 2010 rispetto al 2009, incremento presente in tutti i 9 distretti, anche se con proporzioni differenti. La popolazione straniera Figura 2 – Piramide dell’età di tutta popolazione residente 0,91 1,39 2,15 2,80 2,64 3,45 3,34 3,67 4,25 4,34 3,94 3,07 2,34 2,10 1,98 2,01 2,06 2,00 > 85 80_84 75_79 70_74 65_69 60_64 55_59 50_54 45_49 40_44 35_39 30_34 25_29 20_24 15_19 10_14 5_9 <5 -8,00 -6,00 -4,00 -2,00 Maschi 0,00 Figura 3 – Piramide dell’età della popolazione straniera residente 2,53 2,56 3,08 3,34 2,90 3,56 3,32 3,60 4,07 4,11 3,81 2,91 2,25 1,93 1,88 1,90 1,89 1,89 2,00 Femmine la > 85 0,04 0,12 0,21 0,29 0,48 0,94 1,86 3,33 80_84 75_79 70_74 65_69 60_64 55_59 50_54 45_49 5,21 6,87 7,12 5,66 4,06 2,67 2,68 3,33 4,89 40_44 35_39 30_34 25_29 20_24 15_19 10_14 5_9 <5 4,00 6,00 8,00 -8,00 -6,00 -4,00 -2,00 Maschi 0,07 0,13 0,26 0,48 0,79 1,57 2,51 3,28 4,27 5,95 7,14 6,53 4,50 2,31 2,52 3,23 4,63 0,00 2,00 4,00 6,00 8,00 Femmine Confrontando la distribuzione percentuale per genere ed entro fascia di età della popolazione complessiva residente (Fig. 2) e della sola popolazione straniera (Fig. 3), si evidenzia che all’invecchiamento della popolazione complessiva si contrappone la presenza di stranieri nella 17 fasce di età a maggiore produttività (dai 25 ai 44 anni). Alla popolazione straniera, inoltre, è attribuibile una maggiore natalità. Tabella 4b - Popolazione straniera residente UE Maschi Provincia 01/01/2009 7.201 Femmine Provincia 01/01/2010 EUROPA AMERICA 4.575 AFRICA 2.875 6.659 ASIA OCEANIA 853 APOLIDE 10 2010 vs 2009 TOTALE 1 22.174 22.049 7.293 5.662 3.689 4.551 837 14 3 Totale 14.494 10.237 6.564 11.210 1.690 24 4 44.223 Maschi 7.690 4.960 3.212 7.379 995 9 3 24.248 Femmine 7.945 6.333 4.087 5.060 1.006 15 8 24.454 Totale 15.635 11.293 7.299 12.439 2.001 24 11 48.702 + 8,6 + 9,8 + 9,2 La popolazione straniera è pertanto sempre più presente nella nostra Provincia tanto che nel 2010 si assiste ad un incremento complessivo del 9.2% rispetto al 2009; l’incremento, stratificando per genere, è maggiore per le femmine (+9.8%) rispetto ai maschi (+8.6%), (tab. 4b). Tabella 4c – distribuzione per Paese di origine % della Popolazione straniera residente UE EUROPA AMERICA AFRICA ASIA 20,6 13,0 30,0 25,7 16,7 20,6 3,8 3,8 OCEANIA APOLIDE 0,0 0,0 0,1 0,0 TOTALE Provincia 01/01/2009 Maschi Femmine 32,5 33,1 100 100 Provincia 01/01/2010 Totale Maschi Femmine 32,8 31,7 32,5 23,1 20,5 25,9 14,8 13,2 16,7 25,3 30,4 20,7 3,8 4,1 4,1 0,1 0,0 0,1 0,0 0,0 0,0 100 100 100 Totale 32,1 23,2 15,0 25,5 4,1 0,0 0,0 100 Per quanto riguarda il paese di origine non si evidenziano differenze significative tra 2009 e 2010: circa il 50% degli stranieri provengono da Paesi europei (UE e non UE) e tra i paesi extraeuropei prevale la provenienza africana (Tab. 4c) Le tabelle successive descrivono, nel 2009 e nel 2010, la distribuzione per paese di origine degli stranieri entro Distretto di residenza e genere (Tab. 4 e 5) ed entro territorio di residenza e genere(Tab. 4a e 5a) . Tabella 4 - Popolazione straniera residente al 01/01/2009 nei nove Distretti Distretto Pavia Certosa Corteolona Vigevano Garlasco Genere Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale UE 1.002 1.180 2.182 780 821 1.601 1.280 1.071 2.351 693 702 1.395 620 574 1.194 EUROPA 584 1.072 1.656 435 517 952 254 308 562 656 746 1.402 734 704 1.438 AFRICA 794 529 1.323 556 351 907 692 448 1.140 1.967 1.303 3.270 700 549 1.249 AMERICA 814 986 1.800 408 556 964 183 254 437 544 694 1.238 241 305 546 ASIA 133 142 275 62 68 130 57 55 112 328 286 614 44 52 96 OCEANIA APOLIDE 7 4 11 0 1 1 0 4 4 0 1 1 1 0 1 TOTALE 3.334 3.913 7.247 2.241 2.314 4.555 2.466 2.136 4.602 4.188 3.735 7.923 2.340 2.185 4.525 18 Mortara Voghera Broni Casteggio Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine 469 444 913 869 1.106 1.975 892 814 1.706 596 581 274 357 631 590 873 1.463 827 745 1.572 221 340 800 601 1.401 611 397 1.008 255 178 433 284 195 197 232 429 249 332 581 136 208 344 103 122 80 71 151 78 71 149 49 66 115 22 26 0 2 2 1 1 2 1 0 1 1 1 Totale 1.177 561 479 225 48 2 0 1 1 1.820 1.708 3.528 2.398 2.780 5.178 2.160 2.013 4.173 1.227 1.265 0 2 2 2.492 Tabella 4a - Popolazione straniera residente al 01/01/2009 nei tre Territori Distretto Dati UE EUROPA AMERICA AFRICA ASIA OCEANIA APOLIDE TOTALE Maschi 3.062 1.273 1.405 2.042 252 7 0 8.041 Pavese Femmine 3.072 1.897 1.796 1.328 265 5 0 8.363 Totale 6.134 3.170 3.201 3.370 517 12 0 16.404 Maschi 1.782 1.664 982 3.467 452 0 1 8.348 Lomellina Femmine 1.720 1.807 1.231 2.453 409 7 1 7.628 Totale 3.502 3.471 2.213 5.920 861 7 2 15.976 Maschi 2.357 1.638 488 1.150 149 3 0 5.785 Oltrepo Femmine 2.501 1.958 662 770 163 2 2 6.058 Totale 4.858 3.596 1.150 1.920 312 5 2 11.843 Tabella 5 - Popolazione straniera residente al 01/01/2010 nei nove Distretti Distretto Pavia Certosa Corteolona Vigevano Garlasco Mortara Voghera Broni Casteggio Dati Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine UE 1.127 1.283 2.410 828 874 1.702 1.343 1.187 2.530 775 801 1.576 678 615 1.293 479 473 952 915 1.152 2.067 937 918 1.855 608 642 EUROPA 676 1.199 1.875 477 594 1.071 271 354 625 705 824 1.529 758 781 1.539 314 417 731 642 977 1.619 871 803 1.674 246 384 AMERICA 899 1.137 2.036 469 598 1.067 194 269 463 632 796 1.428 260 294 554 220 244 464 276 384 660 142 221 363 120 144 AFRICA 922 607 1.529 603 381 984 765 509 1.274 2.231 1.469 3.700 755 590 1.345 851 627 1.478 672 461 1.133 276 187 463 304 229 ASIA 151 171 322 84 79 163 60 64 124 378 351 729 49 57 106 86 81 167 84 86 170 75 85 160 28 32 OCEANIA 6 4 10 0 1 1 0 0 0 0 5 5 0 1 1 0 2 2 1 1 2 1 0 1 1 1 APOLIDE 1 0 1 0 0 0 0 0 0 1 3 4 1 1 2 0 1 1 0 1 1 0 2 2 0 0 TOTALE 3.782 4.401 8.183 2.461 2.527 4.988 2.633 2.383 5.016 4.722 4.249 8.971 2.501 2.339 4.840 1.950 1.845 3.795 2.590 3.062 5.652 2.302 2.216 4.518 1.307 1.432 19 Totale 1.250 630 264 533 60 2 0 2.739 Tabella 5a - Popolazione straniera residente al 01/01/2010 nei tre Territori Distretto Dati Maschi Pavese AMERICA AFRICA ASIA OCEANIA APOLIDE TOTALE 3.298 1.424 1.562 2.290 295 6 1 8.876 3.344 2.147 2.004 1.497 314 5 0 9.311 Totale 6.642 3.571 3.566 3.787 609 11 1 18.187 1.932 1.777 1.112 3.837 513 0 2 9.173 Femmine 1.889 2.022 1.334 2.686 489 8 5 8.433 Totale 3.821 3.799 2.446 6.523 1.002 8 7 17.606 Maschi Oltrepo EUROPA Femmine Maschi Lomellina UE 2.460 1.759 538 1.252 187 3 0 6.199 Femmine 2.712 2.164 749 877 203 2 3 6.710 Totale 5.172 3.923 1.287 2.129 390 5 3 12.909 Le risorse del territorio: l’offerta socio-sanitaria Le tabelle 6.1 – 6.6 illustrano la composizione che la rete delle unità di offerta socio-sanitaria ha conseguito sul territorio provinciale al 31.12.2012. L’insieme dell’offerta socio sanitaria si disarticola in unità di offerta che afferiscono a diverse aree di intervento, tra loro differenziate, anche in misura significativa, per tipologia di offerta , per dimensioni numeriche e per distribuzione territoriale. Le singole tabelle sono, pertanto, dedicate a specifiche aree – Area Anziani, Area Disabili, Area Dipendenze , Area Riabilitazione ed Hospice, Area Consultoriale ed Area Domiciliare – e, all’interno di queste, i dati relativi all’offerta sono disarticolati per i livelli territoriali. Una presentazione completa dell’offerta socio sanitaria provinciale non può prescindere dall’evidenziazione dei livelli conseguiti dalla stessa all’interno del sistema delle regole per l’esercizio e l’accreditamento. Le singole tabelle riportano, dunque, anche la distribuzione dell’offerta nei tre livelli: il primo livello, quello di esercizio, che è conseguente all’acquisizione da parte delle unità di offerta dei requisiti previsti dalla normativa per il funzionamento; il secondo livello, quello di accreditamento, che è conseguente all’acquisizione da parte delle unità di offerta in esercizio degli ulteriori requisiti previsti dalla normativa per accedere all’accreditamento istituzionale; ed infine il terzo livello, quello del contratto, che è conseguente alla sottoscrizione da parte delle unità di offerta accreditate di un contratto con l’ASL per l’erogazione delle prestazioni. Area anziani Tabella 6.1 – Area Anziani: Offerta socio-sanitaria provinciale a dicembre 2011 Offerta socio-sanitaria numero posti Lomellina Oltrepo Pavese Provincia Residenze Sanitario Assistenziali (RSA) posti letto in esercizio posti letto accreditati 38 64 148 50 23 0 209 114 di cui posti letto Alzheimer posti letto a contratto 0 2.482 0 1.688 0 1.130 0 5.300 di cui posti letto Alzheimer Totale 15 2.584 98 1.886 60 1.153 173 5.623 20 Centri Diurni Integrati (CDI) posti in esercizio posti accreditati 0 30 50 5 0 22 50 57 posti a contratto Totale 150 180 185 240 235 257 570 677 La dimensione numerica dei posti letto accreditati nelle RSA risulta sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente (il totale generale è incrementato di una percentuale pari al 1,6% corrispondente a n. 86 p.l. accreditati aggiuntivi). I posti letto risultano essere più di 5.000 (1 ogni 1.000 abitanti circa) con una distribuzione territoriale che si conferma disomogenea: il 47,2% del totale è collocato in strutture ubicate in Lomellina, il 31,8% in Oltrepò e solo il 21 % nel Pavese. I posti letto Alzheimer delle RSA non hanno registrato variazioni. Sono 173, la metà dei quali in Oltrepò. I Centri Diurni Integrati (CDI) registrano, invece, un effetto più significativo dalla liberalizzazione degli accreditamenti intervenuta dal 1.01.2011 con una dimensione accresciuta rispetto all’anno precedente (il totale generale è incrementato di una percentuale pari al 9% corrispondente a n. 57 posti accreditati aggiuntivi). La distribuzione dei posti accreditati CDI per il 41,2% ubicati nel Pavese, per il 32,5% nell’Oltrepo e per il restante 28,7% in Lomellina. Area disabili Tabella 6.2 – Area Disabili: Offerta socio-sanitaria provinciale a dicembre 2011 Offerta socio-sanitaria Residenze Sanitario Assistenziali per persone Disabili (RSD) numero posti Lomellina posti letto in esercizio posti letto accreditati 148 45 229 160 48 255 25 0 0 0 30 0 55 0 95 120 85 85 165 195 345 400 posti letto in esercizio posti letto accreditati 8 0 10 0 0 0 18 0 posti letto a contratto 10 18 43 53 47 47 100 118 posti in esercizio posti accreditati posti a contratto Totale Comunità Socio sanitarie per persone Disabili (CSS) Totale 12 0 36 47 Provincia 26 0 posti letto a contratto 11 0 Pavese 3 0 Totale Centri Diurni per persone Disabili (CDD) Oltrepo La dimensione numerica dei posti accreditati offerti dalle unità di offerta per disabili sia residenziali che semi – residenziali risulta confermata rispetto all’anno precedente. Le diverse tipologie di unità di offerta appaiono ben rappresentate e distribuite. In particolare i posti accreditati in RSD sono 229 (presenti soprattutto in Oltrepo). I CDD offrono 345 posti, in prevalenza nel Pavese; i 102 posti delle CSS sono distribuiti soprattutto in Oltrepo e nel Pavese. Area dipendenze 21 Tabella 6.3 – Area Dipendenze: Offerta socio-sanitaria provinciale a dicembre 2011 Offerta socio-sanitaria Servizi Residenziali (Comunità Terapeutiche) numero posti/Servizi Lomellina Provincia 0 0 15 15 posti letto accreditati posti letto a contratto 0 80 0 30 0 198 0 308 80 0 0 30 0 0 213 0 0 323 0 0 0 0 10 10 23 23 33 33 1 1 1 3 posti in esercizio posti accreditati posti a contratto Totale Servizi ambulatoriali (Ser.D.) Pavese posti letto in esercizio Totale Servizi Semiresidenziali (Centri Diurni) Oltrepo Numero Servizi La dimensione numerica dei posti accreditati offerti dalle unità di offerta dell’area dipendenze sia residenziali che semi – residenziali risulta confermata rispetto all’anno precedente. I servizi residenziali per l’assistenza di persone dipendenti da sostanze sono dotati di complessivi 308 posti letto, in maggioranza nel Pavese (il 64%). Sono presenti altresì servizi semiresidenziali, in Oltrepò 10 posti accreditati e nel Pavese 23. I Servizi per le Tossicodipendenze (Ser.D) sono 3, uno per distretto. Area riabilitazione e Hospice Tabella 6.4 – Area Riabilitazione e Hospice: Offerta socio-sanitaria provinciale a dicembre 2011 Offerta socio-sanitaria Servizi Residenziali di Riabilitazione numero posti posti letto in esercizio posti letto accreditati Lomellina 0 0 Oltrepo 0 0 0 0 posti in esercizio posti accreditati posti a contratto 0 0 65 65 216 216 281 281 0 0 0 0 0 0 0 0 0 25 0 25 0 0 25 25 posti in esercizio 0 0 0 0 posti accreditati posti a contratto 0 0 0 9.250 0 28.235 0 37.485 0 9.250 28.235 37.485 Totale Totale Servizi Ambulatoriali di Riabilitazione Provincia 0 0 posti letto a contratto Servizi Semiresidenziali di Riabilitazione Pavese Totale Tabella 6.4 – Area Riabilitazione e Hospice: Offerta socio-sanitaria provinciale a dicembre 2011 Hospice posti in esercizio posti accreditati posti a contratto Totale 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 10 10 10 10 La dimensione numerica dei posti accreditati offerti dalle unità di offerta dell’area riabilitazione e Hospice sia residenziali che semi – residenziali risulta confermata rispetto all’anno precedente. I posti letto degli Istituti di Riabilitazione Geriatrica (I.D.R.) sono presenti solo in due distretti; tre quarti dei posti sono ubicati nel Pavese. 22 Presso gli IDR sono disponibili 25 posti in regime diurno. E’ presente un solo hospice, per 10 posti letto, nel distretto Pavese. Area consultoriale Tabella 6.5 – Area Consultoriale: Offerta socio-sanitaria provinciale a dicembre 2011 Offerta socio-sanitaria numero Servizi Lomellina Oltrepo Pavese Provincia Consultori Familiari Pubblici Numero Servizi 5 4 5 14 Numero Servizi in esercizio 0 0 0 0 Numero Servizi accreditati Numero Servizi a contratto Totale 1 2 8 0 2 6 0 2 7 1 6 21 Consultori Familiari Privati La dimensione numerica dei Consultori Familiari accreditati risulta variata rispetto all’anno precedente: il totale generale è incrementato di una percentuale pari al 5 % corrispondente a n. 1 unità di offerta accreditata aggiuntiva. Tale incremento interessa i Consultori Familiari privati per cui la variazione rispetto all’anno precedente si attesta al 16,6% I consultori accreditati sono un totale di 20, di cui 6 privati, distribuiti capillarmente sul territorio. Area assistenza domiciliare Tabella 6.6 – Area Assistenza Domiciliare: Offerta socio-sanitaria provinciale a dicembre 2011 Offerta socio-sanitaria numero Servizi Lomellina Oltrepo Pavese Provincia Enti Accreditati per l’erogazione di voucher socio-sanitario Numero Enti Accreditati 20 7 10 37 di cui con erogazione in più di un territorio della provincia 13 La dimensione e la distribuzione territoriale degli Enti erogatori voucher ha subito una lieve variazione rispetto all’anno precedente, passando da un totale di 38 Enti nel 2010 a n. 37 nel 2011 (per una variazione percentuale pari al 2,63%). Tale variazione è consistita altresì in una lieve variazione nella distribuzione territoriale degli Enti erogatori in quanto è intervenuta a seguito di un incremento di un’unità di offerta nel Pavese a fronte di un decremento di un’unità di offerta in Lomellina. L’offerta distrettuale risulta, comunque, ancora disomogenea: i soggetti accreditati in provincia di Pavia per l’erogazione di voucher socio-sanitario sono complessivamente 37 (di cui 13 erogano prestazioni su più distretti), e di questi ben 20 enti effettuano prestazioni in Lomellina, 10 nel Pavese e 7 nell’Oltrepò. 23 I cittadini ultra75enni ospiti in RSA Nel 2010 le 76 RSA accreditate del territorio provinciale ospitano complessivamente 7.459 persone, di cui 55.37 residenti nella Provincia di Pavia (74,2%). Gli ulta75 residenti sono 4920 (88,9% dei residenti ospiti in RSA). Inoltre, da un confronto con l’anno precedente si nota che la situazione attuale è stabile. Tabella 7 – Ospiti ultra settantacinquenni delle RSA Prevalenza ultra75 ospiti in RSA ogni 100 residenti Residenti ultra75 ospiti in RSA 2009 2010 2009 2010 Mortara 647 668 12,4 12,8 Vigevano 708 688 8,3 7,8 Garlasco 716 721 10,7 10,6 2.071 2.077 10,1 10,0 Voghera 700 718 7,5 7,6 Broni 430 435 7,4 7,5 Casteggio 248 257 5,5 5,6 1.378 1.410 7,0 7,1 Pavia 903 918 7,4 7,3 Certosa 253 248 5,9 5,5 Corteolona 264 267 6,2 6,1 Pavese 1.420 1.433 6,8 6,7 Provincia 4.869 4.920 8,0 7,9 Lomellina Oltrepo Il dato di prevalenza evidenziato nell’ultima colonna della tabella 7 si riferisce alla residenza effettiva degli ospiti delle RSA, prima dell’inserimento in struttura. È evidente quanto la prevalenza dei cittadini ultra75enni ospiti in RSA sia maggiore in Lomellina e nei tre distretti che vi afferiscono e ciò è attribuibile, presumibilmente, alla maggior offerta già evidenziata in tabella 6.1. I cittadini ricoverati negli Istituti di riabilitazione (IDR) Tabella 8 – Numero di ospiti delle IDR per fascia di età e residenza Distretto/Territorio 2009 ≤64 65-74 2010 ≥75 Tot. ≤64 65-74 ≥75 Tot. 24 Pavia 26 81 584 691 54 56 644 754 Certosa 16 18 156 190 17 28 147 192 Corteolona 10 12 99 121 7 9 88 104 52 111 839 1002 78 93 879 1050 Vigevano 1 4 9 14 1 2 7 10 Garlasco 3 14 51 68 5 10 63 78 Mortara 1 3 8 12 2 0 11 13 5 21 68 94 8 12 81 101 Voghera 18 28 212 258 22 33 196 251 Broni 3 5 27 35 4 7 24 35 Casteggio 8 13 86 107 11 19 93 123 29 46 325 400 37 59 313 409 86 178 1232 1496 123 164 1273 1560 Pavese Lomellina Oltrepo Provincia Tabella 9 – distribuzione percentuale entro fascia di età e per residenza degli ospiti delle IDR 2009 2010 Distretto/Territorio ≤64 65-74 ≥75 Totale ≤64 65-74 ≥75 Totale Pavia 3,8% 11,7% 84,5% 100,0% 7,2% 7,4% 85,4% 100,0% Certosa 8,4% 9,5% 82,1% 100,0% 8,9% 14,6% 76,6% 100,0% Corteolona 8,3% 9,9% 81,8% 100,0% 6,7% 8,7% 84,6% 100,0% 5,2% 11,1% 83,7% 100,0% 7,4% 8,9% 83,7% 100,0% Vigevano 7,1% 28,6% 64,3% 100,0% 10,0% 20,0% 70,0% 100,0% Garlasco 4,4% 20,6% 75,0% 100,0% 6,4% 12,8% 80,8% 100,0% Mortara 8,3% 25,0% 66,7% 100,0% 15,4% 0,0% 84,6% 100,0% 5,3% 22,3% 72,3% 100,0% 7,9% 11,9% 80,2% 100,0% Voghera 7,0% 10,9% 82,2% 100,0% 8,8% 13,1% 78,1% 100,0% Broni 8,6% 14,3% 77,1% 100,0% 11,4% 20,0% 68,6% 100,0% Casteggio 7,5% 12,1% 80,4% 100,0% 8,9% 15,4% 75,6% 100,0% 7,3% 11,5% 81,3% 100,0% 9,0% 14,4% 76,5% 100,0% 5,7% 11,9% 82,4% 100,0% 7,9% 10,5% 81,6% 100,0% Pavese Lomellina Oltrepo Provincia I cittadini ospiti, nel 2010, delle IDR della provincia sono prevalentemente persone anziane, quasi l’82% di questi pazienti ha un’età superiore ai 75 anni (Tab. 8 e 9). Anche prendendo in considerazione i dati relativi all’anno precedente si può notare come la situazione sia analoga. Tabella 10 – prevalenza ogni 1000 residenti della popolazione ospite delle IDR 25 anno Persone in IDR Popolazione Prevalenza (x1000) 2009 1496 545183 2,7 (2,6-2,9) 2010 1560 549788 2,8 (2,7-3,0) Tabella 11 – prevalenza ogni 1000 residenti della popolazione ospite delle IDR per residenza Distretto/Territorio Prevalenza (x1000) - 2009 Prevalenza (x1000) - 2010 ≤64 65-74 ≥75 ≤64 65-74 ≥75 Pavia 0,33 6,83 46,60 0,68 4,88 50,49 Certosa 0,26 3,31 34,69 0,27 5,06 31,19 Corteolona 0,28 2,62 22,66 0,19 2,00 19,58 0,30 5,08 39,21 0,44 4,32 40,02 Vigevano 0,02 0,42 1,03 0,02 0,21 0,78 Garlasco 0,07 2,13 7,52 0,11 1,58 9,11 Mortara 0,03 0,62 1,54 0,06 0,00 2,08 0,04 1,01 3,28 0,06 0,59 3,82 Voghera 0,36 3,29 22,46 0,44 4,01 20,32 Broni 0,10 1,00 4,64 0,13 1,44 4,07 Casteggio 0,31 3,03 18,69 0,42 4,52 19,76 0,28 2,58 16,36 0,35 3,41 15,46 0,20 2,94 19,86 0,29 2,77 20,07 Pavese Lomellina Oltrepo Provincia Il dato di prevalenza (Tab 11) per tutte le fasce età dei cittadini ricoverati nelle IDR, sia nel 2009 che nel 2010, è il più alto nel pavese (es. circa 40 cittadini ogni 1000 redenti ultra75enni hanno almeno un ricovero in IDR) ed è seguito dall’Oltrepò (circa 16 cittadini ogni 1000 redenti ultra75enni). Tale evidenza è legata all’allocazione delle tre IDR: 2 insistono sul territorio Pavese e 1 nell’Oltrepò. Ricoveri ospedalieri dei cittadini ultra 75enni Dal confronto dei ricoveri di tipo Medico riguardanti i pazienti ultra settantacinquenni (≥ 75 anni) residenti nella provincia di Pavia (gennaio-dicembre 2009 vs gennaio-dicembre 2010) si evidenzia un lieve aumento sia del numero di ricoveri (1,4%) sia del numero di pazienti che hanno effettuato almeno un ricovero (1,2%). Mentre la prevalenza dei soggetti ultra settantacinquenni che hanno effettuato almeno 1 ricovero è pressoché identica nei due anni 26 considerati (Tab. 12). Tra i due periodi a confronto i pazienti risultano simili sia per sesso che per età media. Tabella 12 – Ricoveri ospedalieri dei cittadini ultra settantacinquenni Anno 2009 2010 17092 11590 19,0 (18,7-19,3) 17333 11725 18,9 (18,6-19,2) 82,5 ± 5,4 82,5 ± 5,4 1 (M) 4558 (39,3%) 4735 (40,4%) 2 (F) 7032 (60,7%) 6990 (59,6%) N° ricoveri N° pazienti Prevalenza x 100 residenti (IC 95%) Età media dei pazienti Sesso Tipo di ricovero 1 progr non urgente 6844 6383 2 urgente 10172 10865 7 69 13,1 ± 12,5 1-190 224729 4 81 13,3 ± 12,7 1-273 229863 3 TSO 4 progr +preospedaliz Degenza media in giorni (min-max) Somma giorni di degenza Variazione % 1,4% 1,2% 6,7% (riduzione significativa p<0,001) 6,8% (aumento significativo p<0,001) 2,3% Si osservano, invece, differenze nella tipologia di ricovero; nel 2010 si ha una diminuzione significativa del 6,7% dei ricoveri programmati e un aumento del 6,8% (sempre significativo) dei ricoveri urgenti rispetto al 2009. L’aumento del numero dei ricoveri, quindi, è dovuto ai ricoveri urgenti e non ad una pianificazione sanitaria. Infine, i giorni medi di degenza è risultato simile nei due periodi osservati, ma si riscontra un aumento (20,3%) del totale dei giorni di degenza. Nell’anno 2010, nei distretti di Broni, Casteggio e Certosa è stato riscontrato un aumento del numero dei ricoveri relativo ai pazienti ultrasettantacinquenni (Tab. 13) rispetto all’anno precedente; mentre nei distretti di Mortara e Voghera la tendenza è invertita, si ha una diminuzione dei ricoveri nel 2010 rispetto all’anno precedente. 27 Tabella 13 - Confronto ricovero ordinario di tipo Medico relativo ai pazienti ultra settantacinquenni (≥75 anni) residenti nei distretti della provincia di Pavia (gennaio-dicembre 2009 vs gennaio-dicembre 2010) Distretto Broni Casteggio Voghera Pavia Certosa Corteolona Vigevano Mortara Anno N° ricoveri 2009 1576 2010 1713 2009 1131 2010 1218 2009 2436 2010 2364 2009 3426 2010 3490 2009 1253 2010 1380 2009 1041 2010 1069 2009 2724 2010 2723 2009 1286 2010 1189 2009 2219 Garlasco Var % ricoveri 8,7 7,7 -3,0 1,9 10,1 2,7 0,0 -7,5 N° pazienti 1082 1161 786 837 1692 1665 2322 2366 859 898 725 731 1782 1755 894 855 2187 7,3 6,5 -1,6 1,9 4,5 0,8 -1,5 -4,4 1448 -1,4 2010 Var % pazienti Degenza media Somma giorni degenza 22,7 24556 22,5 26081 19,3 15174 20,8 17420 19,3 32720 19,0 31610 20,2 46990 20,0 47335 19,4 16625 19,5 17484 20,6 14910 21,1 15391 18,6 33074 19,3 33839 16,5 14745 16,1 13753 17,9 25935 0,6 1457 Var % Giorni deg +6,2 +14,8 -3,4 +0,7 +5,2 +3,2 +2,3 -6,7 Prevalenza x 100 res 18,7 19,9 17,3 18,2 18,0 17,6 18,9 18,9 20,1 20,0 17,1 16,7 20,9 20,0 17,1 16,4 26950 +6,4 +5,2 -2,2 = = -2,3 -4,3 -4,1 21,7 +3,9 18,5 Var % prevalenza -0,9 21,5 28 L’Assistenza Domiciliare integrata offerta ai cittadini ultra 75enni Tabella 14 - Assistenza Domiciliare alla popolazione ultrasettantacinquenne Periodo Cittadini ≥75a con almeno 1 ADI attivato numero totale di n medio di ADI per ADI cittadino ≥75 2009 3410 8300 2,43 2010 3494 8816 2,52 prevalenza residenti ≥75a con almeno un ADI 5,6 (5,4-5,8) 5,6 (5,4-5,8) L’assistenza domiciliare, attraverso l’erogazione del voucher socio-sanitario, non presenta variazioni nei due anni considerati, sia a livello provinciale (Tab. 14) che nei tre Territori e relativi Distretti (Tab. 15) Tabella 15 - Assistenza Domiciliare alla popolazione ultrasettantacinquenne per distretto e territorio Distretto e Territorio Cittadini ≥75a con almeno 1 ADI attivato 2009 2110 Mortara 281 287 Vigevano 577 537 Garlasco 289 306 1.147 1.130 Voghera 439 449 Broni 316 339 Casteggio 260 251 1.015 1.039 Pavia 752 793 Certosa 231 288 Corteolona 265 244 Pavese 1.248 1.325 Provincia 3.410 3.494 Lomellina Oltrepo prevalenza residenti ≥75a con almeno un ADI 2009 2010 5,4 5,5 (4,7-6,0) (4,9-6,1) 6,8 6,1 (6,2-7,3) (5,6-6,6) 4,3 4,5 (3,8-4,8) (4,0-5,0) 5,6 5,4 (5,3-5,9) (5,1-5,7) 4,7 4,8 (4,2-5,1) (4,3-5,2) 5,5 5,8 (4,9-6,1) (5,2-6,4) 5,7 5,4 (5,0-6,4) (4,8-6,1) 5,1 5,2 (4,8-5,4) (4,9-5,5) 6,1 6,3 (5,7-6,6) (5,9-6,7) 5,4 6,4 (4,7-6,1) (5,7-7,1) 6,2 5,6 (5,5-7,0) (4,9-6,3) 6,0 6,2 (5,7-6,3) (5,9-6,5) 5,6 5,6 (5,4-5,8) (5,4-5,8) 29 L’utilizzo dei Centri Diurni Integrati Tabella 16 – Popolazione ultra settantacinquenne che frequenta i CDI Prevalenza residenti ≥75a che frequentano CDI Cittadini ≥75a che frequentano CDI Distretto e Territorio 2009 2010 Mortara 25 33 Vigevano 58 56 Garlasco 32 44 115 133 Voghera 167 158 Broni 107 113 Casteggio 18 22 292 293 Pavia 153 166 Certosa 18 29 Corteolona 69 76 Pavese 240 271 Provincia 647 697 Lomellina Oltrepo 2009 2010 0,5 (0,3-0,7) 0,7 (0,5-0,8) 0,5 (0,3-0,6) 0,6 (0,5-0,7) 1,8 (1,5-2,0) 1,8 (1,5-2,2) 0,4 (0,2-0,6) 1,5 (1,3-1,7) 1,2 (1,0-1,4) 0,4 (0,2-0,6) 1,6 (1,2-2,0) 1,1 (1,0-1,3) 1,1 (1,0-1,1) 0,6 (0,4-0,8) 0,6 (0,5-0,8) 0,6 (0,4-0,8) 0,6 (0,5-0,7) 1,7 (1,4-1,9) 1,9 (1,6-2,3) 0,5 (0,3-0,7) 1,5 (1,3-1,6) 1,3 (1,1-1,5) 0,6 (0,4-0,9) 1,7 (1,3-2,1) 1,3 (1,1-1,4) 1,1 (1,0-1,2) Anche analizzando l’utilizzo dei Centri Diurni Integrati non si evidenziano variazioni significative nei due anni considerati, sia a livello provinciale che nei tre Territori e relativi Distretti (Tab. 16) L’utilizzo delle strutture per disabili Tabella 17 – Popolazione del territorio dell’ASL che frequenta i Centri Diurni per Disabili (CDD) nell’anno 2010 Fasce d’età Distretto e territorio <14 14-17 Broni 18-24 25-44 45-64 65-74 3 15 10 1 Casteggio 1 1 6 5 Voghera 3 6 17 11 0 4 10 38 26 1 4 5 19 9 Certosa 8 7 19 3 Pavia 5 19 46 26 Oltrepo Corteolona 1 2 30 Pavese 1 17 31 84 38 Vigevano 2 6 22 4 Garlasco 2 9 17 4 2 25 1 Mortara 2 Lomellina 0 4 17 64 9 0 Provincia 1 25 58 186 73 3 Tabella 18 – Prevalenza (x1000 abitanti) della popolazione del territorio dell’ASL che frequenta i CDD nell’anno 2010 Distretto e territorio Fasce d’età <14 14-17 18-24 25-44 45-64 65-74 Broni 0,00 0,00 1,27 1,34 0,88 0,20 Casteggio 0,00 1,02 0,51 0,64 0,51 0,00 Voghera 0,00 1,51 1,59 0,95 0,58 0,00 0,00 0,95 1,23 0,99 0,65 0,06 Corteolona 0,17 2,83 1,65 1,35 0,75 0,00 Certosa 0,00 3,23 1,61 0,77 0,16 0,00 Pavia 0,00 1,61 3,04 1,56 0,90 0,17 0,04 2,43 2,28 1,23 0,64 0,09 Vigevano 0,00 0,77 1,19 0,90 0,18 0,00 Garlasco 0,00 1,10 2,52 1,07 0,25 0,00 Mortara 0,00 0,00 0,74 2,05 0,08 0,00 Lomellina 0,00 0,68 1,50 1,22 0,18 0,00 Provincia 0,02 1,47 1,76 1,17 0,49 0,05 Oltrepo Pavese Tabella 19 – Popolazione del territorio dell’ASL che frequenta i Centri Socio-Sanitari per disabili (CSS) nell’anno 2010 Distretto e territorio Fasce d’età 14-17 Broni 18-24 25-44 45-64 65-74 1 6 10 2 3 2 1 5 8 2 14 20 4 5 Casteggio Voghera Oltrepo 0 Corteolona Certosa 1 Pavia Pavese 1 2 2 1 10 28 1 1 14 35 1 31 Vigevano 3 4 Garlasco 1 Lomellina 0 0 3 5 0 Provincia 1 3 31 60 3 Tabella 20 – Prevalenza (x1000 abitanti) della popolazione del territorio dell’ASL che frequenta i CSS nell’anno 2010 Fasce d’età Distretto e territorio 14-17 18-24 25-44 45-64 65-74 Broni 0,00 0,42 0,54 0,88 0,40 Casteggio 0,00 0,00 0,32 0,21 0,00 Voghera 0,00 0,26 0,28 0,42 0,00 0,00 0,25 0,36 0,50 0,11 Corteolona 0,00 0,00 0,28 0,42 0,00 Certosa 0,40 0,00 0,00 0,11 0,00 Pavia 0,00 0,16 0,34 0,97 0,08 0,14 0,07 0,21 0,59 0,05 Vigevano 0,00 0,00 0,12 0,18 0,00 Garlasco 0,00 0,00 0,00 0,06 0,00 Lomellina 0,00 0,00 0,07 0,13 0,00 Provincia 0,06 0,10 0,21 0,44 0,05 Oltrepo Pavese Tabella 21 – Popolazione del territorio dell’ASL che frequenta le Residenze Sanitarie assistenziali per Disabili (RSD) nell’anno 2010 Distretto e territorio Fasce d’età 18-24 25-44 45-64 65-74 >=75 1 7 6 1 1 Casteggio 1 10 Voghera 18 21 1 1 1 26 37 2 7 Corteolona 2 4 Certosa 1 5 8 Pavia 5 13 31 8 22 39 0 Vigevano 2 8 16 2 Garlasco 1 5 5 Mortara 1 13 5 4 26 26 Broni Oltrepo Pavese Lomellina 5 1 2 1 0 32 Provincia 13 74 102 4 8 Tabella 22 – Prevalenza (x1000 abitanti) della popolazione del territorio dell’ASL che frequenta i RSD nell’anno 2010 Fasce d’età Distretto e territorio 18-24 25-44 45-64 65-74 >=75 Broni 0,42 0,63 0,53 0,20 0,17 Casteggio 0,00 0,11 1,03 0,00 1,09 Voghera 0,00 1,01 1,10 0,12 0,11 0,12 0,68 0,92 0,11 0,35 Corteolona 0,66 0,28 0,00 0,00 0,00 Certosa 0,23 0,20 0,44 0,00 0,22 Pavia 0,80 0,44 1,08 0,00 0,00 0,59 0,32 0,66 0,00 0,05 Vigevano 0,40 0,33 0,73 0,21 0,00 Garlasco 0,28 0,32 0,31 0,00 0,00 Mortara 0,37 1,07 0,41 0,00 0,00 Lomellina 0,35 0,49 0,52 0,10 0,00 Provincia 0,39 0,46 0,68 0,07 0,13 Oltrepo Pavese L’anagrafe fragilità Le variabili identificate con specifici codici (Tab 23) sono quelle suggerite da RL (lettera 15-052006) per costruire una anagrafe della fragilità e relativi “indicatori di rischio, per la popolazione di un grande centro urbano come possono essere i capoluoghi di provincia e le città di analoghe dimensioni”, Tabella 23 - Variabili da identificare per la costituzione dell’Anagrafe Fragilità 1 2 età superiore a 75 età inferiore ad un anno dipendenza da alcol e droghe 3 Codice identificativo da RL (lettera 15-052006) E Ep D assenza di aggregato familiare S Basso reddito (11,000 € annui) R RL lettera 15-05-2006 Caratteristiche personali e sociali Genere 4 ASL Pavia età superiore a 75 età inferiore ad un anno Non considerata assenza di aggregato familiare (vive solo) Basso reddito (11,000 € annui) Non considerato come fattore di rischio autonomo: l’estrazione viene effettuata sia per maschi che per femmine Deprivazione sociale Non considerata Immigrazione da altro paese Non considerata Non considerata Fruitore di Voucher sociale Non considerata Fruitore di Buono sociale 33 Condizioni di salute Almeno un ricovero ospedaliero per patologia specifica M Consumo cronico di uno o più dei farmaci specifici F Almeno un ricovero ospedaliero per patologia specifica Consumo cronico di uno o più dei farmaci specifici Fruitore di voucher sociosanitario NO Caratteristiche ambientali Vivere in ambiente metropolitano Non considerata Esposizioni ad inquinanti atmosferici da traffico veicolare Non considerata Caratteristiche dell’abitazione (piani alti, assenza di condizionamento, ecc) Caratteristiche dell’abitazione (abitazione inadeguata) A Le variabili selezionate dalla nostra ASL per la definizione dell’anagrafe fragilità sono quelle elencate nella colonna 4 della Tabella 23, che mette a confronto quanto suggerito da RL (colonna 2) con lettera del 15/05/2006, Presso la ASL di Pavia l’Anagrafe Fragilità è stata costruita secondo le indicazioni di RL (lettera del 15/05/2006) linkando tre fonti di dati: 1) matrice con variabili sanitarie 2) matrice con variabili sociali richieste dal Dip, ASSI ai 190 Comuni 3) matrice con variabile socio-sanitaria – solo voucher socio-sanitario Viene così costituita l’anagrafe fragilità finale attraverso la selezionare quei cittadini che presentano maggiore fragilità perché presentano le seguenti caratteristiche: (problemi sanitari o assunzione cronica di farmaci) + (problemi sociali o voucher socio-sanitario) Nella Tabella 24 sono stati aggregati i dati della anagrafe fragilità 2010 applicando i criteri di rischio individuati da RL per la popolazione di un grande centro urbano come possono essere i capoluoghi di provincia e le città di analoghe dimensioni. Tab 24 - Rischio 2010 ASL Pavia secondo la combinazione di più fattori di rischio Pavese 2010 2011 Grado di rischio Lomellina 2010 2011 Oltrepo 2010 2011 Provincia 2010 2011 Rischio molto alto A 10 10 13 14 7 12 30 36 27 nn 27 nn 18 27 nn 24 nn 18 12 nn 18 nn 14 66 nn 69 nn 50 Rischio alto B C D E Rischio medio alto F 252 200 209 188 167 190 628 578 316 254 273 235 204 239 793 728 Totale 26 15 23 64 Questa aggregazione permette di individuare a livello provinciale, nel 2010, 793 cittadini a rischio, di cui 30 con rischio molto alto, 135 con rischio alto e 628 con rischio medio alto, Nel 2011 i cittadini fragili sono risultati 728, Rischio molto alto Rischio alto A età superiore a 75 + ricovero ospedaliero o consumo cronico farmaci + assenza di aggregato familiare (vive solo) + Basso reddito (11,000 € annui) B Caratteristiche dell’abitazione (piani alti, assenza di condizionamento, ecc) 34 C Rischio medio alto dipendenza da alcol e droghe D età superiore a 75 + ricovero ospedaliero o consumo cronico farmaci + assenza di aggregato familiare (vive solo) o Basso reddito (11,000 € annui) E età inferiore ad un anno + Basso reddito (11,000 € annui) F età superiore a 75 + assenza di aggregato familiare (vive solo) o Basso reddito (11,000 € annui) Problemi sanitari: coloro che hanno avuto un ricovero ospedaliero in almeno una o più delle seguenti condizioni, Cardiopatia cronica, vasculopatia coronarica, polmonare o cerebrale, Nefropatia cronica, Anemia da carenza, Cancro invasivo, Disturbi della personalità, Diabete, Ipertiroidismo, Ipotiroidismo, Morbo di Addison, ipoparatiroidismo, Pnenumopatia cronica, Utilizzo farmaci: coloro che consumano cronicamente uno o più dei farmaci indicati più sotto,Anticolinergici, Barbiturici, Butirrofenoni, Fenotiazinici, Amine simpaticomimetiche, Efedrina Variabili sociali: sono le variabili contenute nell’anagrafe fragilità aggiornata al maggio 2010, compilata dai Comuni della provincia su richiesta del Dipartimento ASSI, Le variabili sono: Assenza di aggregato familiare (vive solo), Basso reddito (11,000 € annui), Condizioni abitative inadatte, Fruitore di Voucher sociale, Fruitore di Buono sociale, Fruitore di Voucher socio-sanitario nel primi cinque mesi del 2010 Analizzando invece la matrice fragilità 2010 senza alcuna aggregazione delle variabili di rischio abbiamo individuato 979 cittadini con almeno una variabile di rischio (tab 25 e tab 25a), Tab 25- numero di cittadini fragili - Banca Dati Fragilità ASL Pavia, anno 2010 VARIABILI DI RISCHIO Utilizzo farmaci 0 2 3 5 Vive solo 67 82 145 294 Basso Reddito 5 80 14 99 Condiz Abitat inadatte 3 18 6 27 Voucher sociale 3 14 28 45 Buono sociale 0 1 0 1 voucher sociosanitario 6 9 5 20 Distretto Mortara Vigevano Garlasco Lomellina Voghera Broni Casteggio Oltrepo 130 30 117 277 14 4 7 25 2 0 1 3 97 24 105 226 70 14 39 123 4 4 4 12 61 5 17 83 0 1 1 2 9 0 8 17 Pavia Certosa Corteolona Pavese 113 175 88 376 979 10 18 5 33 96 4 3 0 7 15 93 161 81 335 855 64 53 34 151 373 9 15 3 27 66 1 13 6 20 148 4 23 2 29 32 15 13 2 30 67 Provincia di cui con: Problemi sanitari 8 13 17 38 CITTADINI FRAGILI 73 84 169 326 Tab 25a- distribuzione % entro distretto di cittadini fragili Banca Dati Fragilità ASL Pavia, anno 2010 VARIABILI DI RISCHIO Distretto Mortara Vigevano Garlasco Lomellina % CITTADINI FRAGILI 7,5 8,6 17,3 33,3 di cui con: Problemi sanitari Utilizzo farmaci Vive solo Basso Reddito Condiz Abitat inadatte Voucher sociale Buono sociale voucher sociosanitario 8,3 13,5 17,7 39,6 0,0 13,3 20,0 33,3 7,8 9,6 17,0 34,4 1,3 21,4 3,8 26,5 4,5 27,3 9,1 40,9 2,0 9,5 18,9 30,4 0,0 3,1 0,0 3,1 9,0 13,4 7,5 29,9 35 Voghera Broni Casteggio Oltrepo 13,3 3,1 12,0 28,3 14,6 4,2 7,3 26,0 13,3 0,0 6,7 20,0 11,3 2,8 12,3 26,4 18,8 3,8 10,5 33,0 6,1 6,1 6,1 18,2 41,2 3,4 11,5 56,1 0,0 3,1 3,1 6,3 13,4 0,0 11,9 25,4 Pavia Certosa Corteolona Pavese Provincia 11,5 17,9 9,0 38,4 100,0 10,4 18,8 5,2 34,4 100,0 26,7 20,0 0,0 46,7 100,0 10,9 18,8 9,5 39,2 100,0 17,2 14,2 9,1 40,5 100,0 13,6 22,7 4,5 40,9 100,0 0,7 8,8 4,1 13,5 100,0 12,5 71,9 6,3 90,6 100,0 22,4 19,4 3,0 44,8 100,0 Di seguito sono riportati i dati sulla fragilità aggiornato al 2011 Tab 26- numero di cittadini fragili - Banca Dati Fragilità ASL Pavia, anno 2011 VARIABILI DI RISCHIO Distretto CITTADINI FRAGILI di cui con : Problem i sanitari Utilizzo farmaci Mortara 58 4 Vigevano 61 9 1 Vive solo Basso Reddito Condiz Abitat inadatte Voucher sociale 54 7 1 12 58 56 11 17 Buono sociale voucher sociosanitari o 1 1 3 Garlasco 158 13 2 138 13 6 23 Lomellina 277 26 3 250 76 18 52 1 12 8 Voghera 151 16 5 119 61 4 48 1 12 Broni 63 9 5 37 27 5 18 29 3 Casteggio 99 9 2 89 35 5 15 Oltrepo 313 34 12 245 123 14 81 30 20 Pavia 93 10 6 66 52 6 3 2 14 Certosa 156 17 1 131 57 12 20 19 15 Corteolona 76 8 74 30 Pavese 325 35 7 271 139 18 27 21 29 Provincia 915 95 22 766 338 50 160 52 61 5 4 0 36 Tab 26a- distribuzione % entro distretto di cittadini fragili Banca Dati Fragilità ASL Pavia, anno 2011 VARIABILI DI RISCHIO Distretto CITTADINI FRAGILI di cui con: Problemi sanitari Utilizzo farmaci Vive solo Basso Reddito Condiz Abitat inadatte Voucher sociale Buono sociale voucher sociosanitario Mortara 6,3 4,2 0,0 7,0 2,1 2,0 7,5 0,0 1,6 Vigevano 6,7 9,5 4,5 7,6 16,6 22,0 10,6 1,9 4,9 Garlasco 17,3 13,7 9,1 18,0 3,8 12,0 14,4 0,0 13,1 Lomellina 30,3 27,4 13,6 32,6 22,5 36,0 32,5 1,9 19,7 Voghera 16,5 16,8 22,7 15,5 18,0 8,0 30,0 1,9 19,7 Broni 6,9 9,5 22,7 4,8 8,0 10,0 11,3 55,8 4,9 Casteggio 10,8 9,5 9,1 11,6 10,4 10,0 9,4 0,0 8,2 Oltrepo 34,2 35,8 54,5 32,0 36,4 28,0 50,6 57,7 32,8 Pavia 10,2 10,5 27,3 8,6 15,4 12,0 1,9 3,8 23,0 Certosa 17,0 17,9 4,5 17,1 16,9 24,0 12,5 36,5 24,6 Corteolona 8,3 8,4 0,0 9,7 8,9 0,0 2,5 0,0 0,0 Pavese 35,5 36,8 31,8 35,4 41,1 36,0 16,9 40,4 47,5 Provincia 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 37 I cittadini con problematiche di dipendenza da sostanze Tabella 27 – territorio Pavese, distribuzione per fascia di età e residenza dei cittadini con problematiche di dipendenza da sostanze Distretto Anno 2010 Classe d’età F – [N (%)] M – [N (%)] Totale entro Distretto – [N (%)] 3 (1,0) 3 (1,0) 14-17 Certosa 18-24 7 (2,3) 26 (8,6) 33 (10,9) 25-44 20 (6,6) 155 (51,2) 175 (57,8) 45-64 17 (5,6) 69 (22,8) 86 (28,4) 65-74 1 (0,3) 3 (1,0) 4 (1,3) 2 (0,7) 2 (0,7) 258 (85,1) 303 (100,0) 75+ Tot, Corteolona 45 (14,9) 14-17 1 (0,4) 18-24 1 (0,4) 21 (9,1) 22 (9,5) 25-44 15 (6,5) 124 (53,4) 139 (59,9) 45-64 14 (6,0) 52 (22,4) 66 (28,4) 65-74 1 (0,4) 3 (1,3) 4 (1,7) 32 (13,8) 200 (86,2) 232 (100,0) 3 (0,4) 3 (0,4) Totale entro Territorio – [N (%)] 303 (24,5) 1 (0,4) 232 (18,8) 75+ Tot, 14-17 Pavia 18-24 14 (2,0) 51 (7,3) 65 (9,3) 25-44 80 (11,4) 344 (49,1) 424 (60,5) 45-64 52 (7,4) 133 (19,0) 185 (26,4) 65-74 6 (0,9) 11 (1,6) 17 (2,4) 75+ 3 (0,4) 4 (0,6) 7 (1,0) Tot, 155 (22,1) 546 (77,9) 701 (100,0) Tot, entro Territorio 232 (18,8) 1004 (81,2) 1236 (100,0) 701 (56,7) 1236 (100,0) Il 44% dei non residenti che gravitano sul territorio dell’ASL sono seguiti dal Sert di Pavia e sono così distribuiti: Classe d’età F – [N (%)] 14-17 M – [N (%)] Totale – [N (%)] 1 (0,3) 1 (0,3) 18-24 4 (1,3) 21 (6,9) 25 (8,2) 25-44 13 (4,3) 195 (64,1) 208 (68,4) 45-64 6 (2,0) 62 (20,4) 68 (22,4) 65-74 2 (0,7) Tot, 25 (8,2) 2 (0,7) 279 (91,8) 304 (100,0) 38 Tabella 28 – territorio Lomellina, distribuzione per fascia di età e residenza dei cittadini con problematiche di dipendenza da sostanze Distretto Garlasco Anno 2010 Classe d’età F – [N (%)] M – [N (%)] Totale entro Distretto – [N (%)] 14-17 4 (2,1) 4 (2,1) 18-24 12 (6,3) 12 (6,3) 25-44 15 (7,9) 102 (53,7) 117 (61,6) 45-64 6 (3,2) 44 (23,2) 50 (26,3) 65-74 1 (0,5) 5 (2,6) 6 (3,2) 1 (0,5) 1 (0,5) 168 (88,4) 190 (100,0) 1 (0,6) 1 (0,6) 75+ Tot, 22 (11,6) 14-17 Mortara 18-24 2 (1,3) 23 (14,6) 25 (15,9) 25-44 16 (10,2) 85 (54,1) 101 (64,3) 45-64 7 (4,50) 20 (12,7) 27 (17,2) 65-74 1 (0,6) 1 (0,6) 2 (1,3) 1 (0,6) 1 (0,6) 26 (16,6) 131 (83,4) 157 (100,0) 14-17 1 (0,2) 2 (0,4) 3 (0,6) 18-24 11 (2,1) 44 (8,5) 55 (10,6) 25-44 58 (11,2) 283 (54,5) 341 (65,7) 45-64 21 (4,0) 95 (18,3) 116 (22,4) 2 (0,4) 2 (0,4) 1 (0,2) 1 (0,2) 2 (0,4) Tot, 92 (17,7) 427 (82,3) 519 (100,0) Tot, entro Territorio 140 (16,2) 726 (83,8) 866 (100,0) 75+ Tot, Vigevano 65-74 75+ Totale entro Territorio – [N (%)] 190 (21,9) 157 (18,1) 519 (60,0) 866 (100,0) 39 Il 36% dei non residenti che gravitano sul territorio dell’ASL sono seguiti dal Sert di Vigevano e sono così distribuiti: Classe d’età F – [N (%)] M – [N (%)] Totale – [N (%)] 18-24 3 (1,2) 13 (5,3) 16 (6,5) 25-44 27 (10,9) 164 (66,4) 191 (77,3) 45-64 12 (4,9) 28 (11,3) 40 (16,2) Tot 42 (17,0) 205 (83,0) 247 (100,0) 40 Tabella 29 – territorio Oltrepo, distribuzione per fascia di età e residenza dei cittadini con problematiche di dipendenza da sostanze Distretto Broni Anno 2010 Classe d’età F– [N (%)] M– [N (%)] Totale entro Distretto – [N (%)] 14-17 1 (0,3) 18-24 17 (5,2) 44 (13,6) 61 (18,8) 25-44 31 (9,6) 166 (51,2) 197 (60,8) 45-64 12 (3,7) 52 (16,0) 64 (19,8) 65-74 1 (0,3) Totale entro Territorio – [N (%)] 1 (0,3) 324 (33,3) 1 (0,3) 75+ Tot, 62 (19,1) 262 (80,9) 324 (100,0) 18-24 3 (1,6) 16 (8,6) 19 (10,2) 25-44 15 (8,0) 100 (53,5) 115 (61,5) 45-64 7 (3,7) 43 (23,0) 50 (26,7) 65-74 1 (0,5) 1 (0,5) 75+ 2 (1,1) 2 (1,1) 162 (86,6) 187 (100,0) 1 (0,2) 1 (0,6) 14-17 Casteggio Tot, 25 (13,4) 14-17 Voghera 18-24 8 (1,7) 33 (7,2) 41 (10,6) 25-44 44 (9,5) 223 (48,4) 267 (65,7) 45-64 28 (6,1) 110 (23,9) 138 (22,4) 65-74 2 (0,4) 11 (2,4) 13 (0,4) 1 (0,2) 1 (0,4) 75+ Tot, 82 (17,8) 379 (82,2) 461 (100,0) Tot, entro Territorio 169 (17,4) 803 (82,6) 972 (100,0) 187 (19,3) 461 (47,4) 972 (100,0) 41 Circa il 20% dei non residenti che gravitano sul territorio dell’ASL sono seguiti dal Sert di Voghera e sono così distribuiti: Classe d’età F – [N (%)] 18-24 M – [N (%)] Totale – [N (%)] 7 (5,3) 7 (5,3) 25-44 8 (6,0) 86 (64,7) 94 (70,7) 45-64 5 (3,8) 26 (19,5) 31 (23,3) 1 (0,8) 1 (0,8) 120 (90,2) 133 (100,0) 65-74 Tot, 13(9,8) In sintesi, la previsione degli scenari di sviluppo delle problematiche di dipendenza da sostanze che riguarda nel breve periodo l’intero territorio provinciale deve tener conto dei seguenti aspetti: 1) Nel 2010 è continuato l’incremento dei pazienti in cura per problematiche legate all’uso di sostanze psicotrope sia illegali, che legali (es alcol e psicofarmaci), incremento già riscontrato negli anni precedenti, a partire dalla prima metà degli anni ’90, Nel 2010 si è assistito ad un incremento del 10,2% rispetto al 2009 e del 43,1% circa rispetto al 2005, 2) L’incremento dei pazienti riguarda sia i casi incidenti (pazienti nuovi) che i casi prevalenti (pazienti già conosciuti perché in cura negli anni precedenti), I casi incidenti vanno dal 21% circa al 30% dei pazienti in cura, In altre parole circa ogni 4 pazienti in cura 3 sono casi prevalenti e 1 è un caso incidente, Il Servizio pubblico per le Dipendenze della ASL di Pavia sembra essere riconosciuto come fonte di aiuto dal cittadino con problematiche legate all’uso di sostanze psicotrope, 3) L’aumento dei pazienti riguarda sia i soggetti che utilizzano come sostanza primaria eroina, cocaina o cannabis, sia gli alcol dipendenti, Nello specifico l’incremento percentuale è maggiore per gli alcoldipendenti (+75,3% nei sei anni) rispetto agli abusatori di altre sostanze (tossicodipendenti e altro), che aumentano del 33,7% dal 2005 al 2010, 4) Per quanto riguarda i soggetti consumatori di sostanze illegali, negli anni sono cambiate le preferenze d’uso, Si evidenzia un progressivo aumento dei cocainomani e dei fumatori di cannabis che nel 2010 rappresentano complessivamente oltre il 35% dei pazienti in cura, Il già segnalato aumento dei pazienti alcolisti, in associazione all’aumento dei cocainomani e dei fumatori di cannabis, rappresenta un indicatore di complessità e variabilità del paziente, oltre ad essere un indicatore della buona capacità di attrazione in risposta all’incremento sul territorio provinciale dello spaccio e utilizzo di cocaina e cannabis, 5) La politossicodipendenza, cioè l’utilizzo di altre sostanze oltre alla sostanza d’abuso primario, riguarda circa il 50% dei pazienti in cura, ed è evidente un forte incremento dell’abuso secondario di cocaina, Inoltre, un paziente su 2 utilizza cocaina come sostanza d’abuso primario o secondario e questo fenomeno, oltre a dimostrare la grande diffusione della cocaina sul territorio provinciale, rappresenta un indicatore di gravità della patologia tossicodipendenza, essendo la cocaina un importante induttore di psicopatologie, 6) Tra i pazienti presi in cura presso l’U,O,C, Dipendenze dell’ASL di Pavia si sono riscontrati alcuni casi in cui i pazienti presentano una doppia diagnosi, ovvero la contemporanea presenza nello stesso individuo di un disturbo psichiatrico oltre al consumo di sostanze 42 psicoattive, In particolare, nel 2005 la presenza di tali soggetti era pari al 7% circa di tutti i pazienti in cura presso l’U,O,C,, fino ad arrivare ad un 20% circa nel 2010 Le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) Tabella 30 – Ivg Anni 2006-2010 Anno N° donne Età media DS età Min età Max età 2006 1˙044 30,3 7,2 14 51 2007 1˙093 30,2 7,1 13 48 2008 1˙070 30,8 7,1 15 48 2009 940 30,4 7,2 15 48 2010 842 30,1 7,3 15 46 Le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) sono un indicatore importante dello stato di benessere psico-fisico di una popolazione, ed è influenzato anche da fattori socio-demografici ed economico-finanziari. L’analisi è stata effettuata dal 2006 al 2010 ed evidenzia (tab. 30) una diminuzione in valore assoluto delle donne che affrontano una IVG (ma tale dato dovrebbe essere messo in relazione col numero di gravidanze). 43 Tabella 31 – distribuzione percentuale per stato civile e professione delle donne con IVG (2009) Stato civile Professione Tot, coniugato divorziato non coniugato separato vedovo non rilevato Casalinga 14,49% 0,52% 4,28% 0,63% 0,00% 1,77% 21,69% Disoccupato 4,07% 0,83% 6,67% 0,31% 0,21% 1,67% 13,76% Occupato 17,83% 1,15% 18,87% 1,77% 0,21% 3,65% 43,48% Studente 0,42% 0,00% 9,18% 0,00% 0,00% 0,52% 10,11% Invalido 0,10% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 0,10% Altro 0,10% 0,10% 0,31% 0,00% 0,00% 1,36% 1,88% non rilevato 0,10% 0,00% 0,21% 0,00% 0,00% 8,65% 8,97% 37,12% 2,61% 39,52% 2,71% 0,42% 17,62% 100,00% Tot È interessante notare che le frequenza maggiore di donne che decidono di effettuare una IVG si localizza nella categoria “occupato” (Tab. 31), si tratta pertanto di donne che lavorano, sia coniugate (17.83%) che nubili (18.87%). Non trascurabile la percentuale di donne che non lavorano, che costituiscono il 13.76% delle donne che si sottopongono a IVG. Tali caratteristiche sono equivalenti anche nel 2010 (Tab. 32) Tabella 32 – distribuzione percentuale per stato civile e professione delle donne con IVG (2010) Stato civile Professione Tot, coniugato divorziato non coniugato separato vedovo non rilevato Casalinga 12,78% 0,23% 4,10% 0,47% 0,12% 2,81% 20,52% Disoccupato 2,93% 0,00% 6,45% 0,23% 0,23% 3,05% 12,90% Occupato 15,12% 1,29% 17,94% 1,99% 0,00% 6,68% 43,02% Studente 0,47% 0,00% 8,44% 0,00% 0,00% 0,70% 9,61% Altro 0,12% 0,00% 0,47% 0,00% 0,00% 1,88% 2,46% non rilevato 0,12% 0,00% 0,47% 0,12% 0,00% 10,79% 11,49% 31,54% 1,52% 37,87% 2,81% 0,35% 25,91% 100,00% Tot 44 Per quanto riguarda la distribuzione entro fascia di età delle donne con IVG non si evidenziano sostanziali cambiamenti negli anni (Tab. 32) Tabella 33 – distribuzione per fascia di età delle donne con IVG 2006 Età in classi 2007 2008 n° IVG % n° IVG % ≤14 1 0,09% 1 0,09% 15-19 81 7,60% 77 20-24 173 16,23% 25-29 221 30-34 2009 2010 n° IVG % n° IVG % n° IVG % 6,86% 73 6,67% 74 7,72% 71 8,32% 191 17,01% 178 16,26% 157 16,37% 147 17,23% 20,73% 247 21,99% 215 19,63% 172 17,94% 187 21,92% 260 24,39% 265 23,60% 251 22,92% 250 26,07% 168 19,70% 35-39 222 20,83% 227 20,21% 252 23,01% 200 20,86% 182 21,34% 40-44 98 9,19% 103 9,17% 115 10,50% 100 10,43% 95 11,14% 45-49 8 0,75% 12 1,07% 11 1,00% 6 0,63% 3 0,35% ≥50 2 0,19% 1˙066 100,00% 1˙123 100,00% 1˙095 100,00% 959 100,00% 853 100,00% Tot, Il tasso di abortività (Tab. 34) a livello provinciale tende a ridursi negli anni, passando da 9,1 IVG ogni 100 donne in età feconda (dato riferito al 2006), ad un valore di 7,0 nel 2010. Gli scostamenti dal dato provinciale sono evidenti nella tabella 34, che stratifica il dato per Distretto. Tabella 34 – tasso di abortività (n° IVG ogni 1000 donne in età feconda – 15/49 anni) entro Distretto 45 2006 2007 n IVG tasso di abortività volontaria Pavia 220 9,4 Certosa 128 8,3 Corteolona 73 7,8 Vigevano 158 9,1 Garlasco 90 7,4 Mortara 97 10,5 Voghera 141 10,1 Broni 95 11,5 Casteggio 61 8,7 1˙063 9,1 Distretto Provincia 2008 n IVG tasso di abortività volontaria 232 9,9 132 8,1 81 8,4 189 10,8 105 8,6 96 10,3 137 9,8 89 10,8 62 8,9 1˙123 9,6 2009 2010 n IVG tasso di abortività volontaria n IVG tasso di abortività volontaria n IVG tasso di abortività volontaria 189 8,1 192 8,3 153 6,5 148 8,8 138 7,9 116 6,5 95 9,5 70 6,8 67 6,4 150 8,4 173 9,5 155 8,4 97 7,9 98 8,0 80 6,5 95 10,1 91 9,7 93 9,9 147 10,5 129 9,2 127 9,0 103 12,1 25 2,9 11 1,3 71 10,0 43 6,0 51 7,2 1˙095 9,2 959 7,9 853 7,0 Per quanto riguarda il Paese di provenienza delle donne che effettuano IVG si evidenzia che la maggioranza è costituita da donne italiane (tab. 35) Tabella 35 – distribuzione per provenienza di età delle donne con IVG 2006 Provenienza 2007 2008 2009 2010 n° donne % n° donne % n° donne % n° donne % n° donne % AFRICA 55 5,27% 57 5,22% 53 4,95% 74 7,86% 56 6,65% AMERICA 37 3,54% 44 4,03% 38 3,55% 59 6,27% 60 7,13% 46 ASIA 20 1,92% 29 2,65% 19 1,78% 29 3,08% 17 2,02% EUROPA 126 12,07% 193 17,66% 197 18,41% 139 14,77% 147 17,46% ITALIA 797 76,34% 768 70,27% 754 70,47% 637 67,69% 557 66,15% 1 0,11% OCEANIA Non indicato Tot, 9 0,86% 2 0,18% 9 0,84% 2 0,21% 5 0,59% 1˙044 100,00% 1˙093 100,00% 1˙070 100,00% 941 100,00% 842 100,00% 47 Tutela minorile e penale minorile L’andamento del numero di situazioni in carico di Tutela Minorile, negli anni 2009 e 2010, è sostanzialmente stabile e non presenta variazioni significative relativamente al numero di casi seguiti (Tab 36) Tabella 36 – numero di casi di tutela e penale minorile per residenza Territorio Pavese Oltrepo Lomellina Tutela Distretto Pavia Corteolona Certosa Voghera Casteggio Broni Vigevano Mortara Garlasco Tot 2009 2010 2009 Penale 2010 2009 Totale 2010 Prev ogni 1,000 2009 2010 230 117 24 169 74 103 186 124 155 1,182 241 116 39 70 81 105 195 132 158 1,137 37 27 3 34 23 33 44 32 37 270 42 26 13 17 24 29 47 33 55 286 267 144 27 203 97 136 230 156 192 1,452 283 142 52 87 105 134 242 165 213 1,423 15,4 16,6 1,8 18,9 17,2 20,4 14,9 20,2 18,9 14,9 16,0 16,1 3,3 8,0 18,6 20,1 15,3 20,7 20,8 14,3 Nell’anno 2010, si rileva un aumento significativo dei casi di Tutela Minorile nell’ambito di Certosa, con aumento del carico di psicodiagnosi per ASL di Pavia, precedentemente svolte da personale psicologico del Piano di Zona stesso. Nell’anno 2010, si evidenzia pure una diminuzione di casi in carico al Piano di Zona di Voghera, grazie alla gestione diretta, da parte del Comune di Voghera e altri limitrofi, delle funzioni socio assistenziali di Tutela Minorile, anche per gli aspetti psicologici. Tabella 37 – numero di casi di tutela e penale minorile per residenza (maschi) Territorio Pavese Oltrepo Lomellina Distretto Pavia Corteolona Certosa Voghera Casteggio Broni Vigevano Mortara Garlasco 2009 Tutela 2010 2009 Penale 2010 2009 Totale 2010 Prev ogni 1,000 2009 2010 119 71 12 87 36 49 70 62 72 578 128 72 20 34 40 48 72 71 80 565 34 24 3 22 21 28 35 29 34 230 38 23 12 12 22 24 35 29 51 246 153 95 15 109 57 77 105 91 106 808 166 95 32 46 62 72 107 100 131 811 17,2 20,9 1,9 19,7 19,8 22,5 13,3 22,6 20,3 16,0 18,3 20,6 3,9 8,2 21,7 20,9 13,2 24,3 25,0 15,8 Si rileva una distribuzione equivalente tra maschi e femmine, per quanto riguarda la Tutela Minorile Relativamente all’ambito del Penale Minorile il numero di utenti femmine è del tutto marginale (15% circa). (Tab 36 e tab 37) 48 Tabella 38 – numero di casi di tutela e penale minorile per residenza (femmine) Territorio Pavese Oltrepo Lomellina Distretto Pavia Corteolona Certosa Voghera Casteggio Broni Vigevano Mortara Garlasco Tutela Penale Totale 2009 2010 2009 2010 2009 2010 111 46 12 81 38 54 116 62 83 603 113 44 19 35 41 57 123 61 78 571 3 3 0 12 2 5 9 3 3 40 4 3 1 5 2 5 12 4 4 40 114 49 12 93 40 59 125 65 86 643 117 47 20 40 43 62 135 65 82 611 Prev ogni 1,000 2009 2010 13,5 11,8 1,7 17,8 14,6 18,3 16,5 17,6 17,3 13,6 13,6 11,1 2,7 7,6 15,5 19,2 17,4 16,8 16,5 12,7 49 PROPOSTA DELLA PROVINCIA DI PAVIA Ai sensi dell'art. 18 della L.r. 3/2008, comma 7, la Provincia di Pavia partecipa alla sottoscrizione dell’Accordo di Programma per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, ai sensi della L. 328/00, per la realizzazione dei seguenti obiettivi: AREA FORMAZIONE Attività di formazione e aggiornamento del personale che opera nelle unità d’offerta sociali e sociosanitarie: Bisogni territoriali: a. Migliorare la formazione del personale che opera nelle unità d’offerta sociali e sociosanitarie, anche in relazione agli obiettivi rilevati dai Piani di Zona e dall’ASL; b. Pervenire ad una programmazione complessiva e organica a livello territoriale dell’offerta formativa in questo ambito, da realizzarsi con il concorso degli Enti storicamente deputati agli interventi formativi; Obiettivi: Dar vita ad un polo di formazione permanente che funga da unico punto di riferimento per la formazione in ambito sociosanitario; Azioni: a. Realizzazione del Piano Provinciale della formazione del personale che opera nelle unità d’offerta sociali e sociosanitarie in sinergia con i Piani di zona, l’ASL, gli Ordini Professionali, il Terzo Settore e tutti i soggetti interessati; b. Creazione di un polo di formazione unico e permanente per la formazione in ambito sociosanitario. Risorse: La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di risorse finanziarie provinciali ed eventuali risorse aggiuntive pubbliche e/o private. AREA DISABILI 1. Collocamento mirato: a. b. c. Bisogni territoriali: Semplificazione e razionalizzazione dei servizi; Maggiore decentramento dei servizi negli ambiti territoriali; Legame più stabile ed efficiente delle politiche sociali con le politiche del lavoro; Obiettivi: Avviare uno sportello Unico in ogni Piano di Zona in grado di assorbire le funzioni dei Servizi di Inserimento Lavorativo (S.I.L.) e del collocamento mirato, al fine di migliorare e semplificare l’approccio dei disabili al mondo del lavoro; Azioni: 50 Il processo di decentramento del Collocamento Mirato verrà attuato nell’arco di un triennio e sarà finalizzato all’attivazione di uno Sportello Unico per l’erogazione dei servizi di inserimento lavorativo ai disabili decentrato in ogni Piano di Zona, con la supervisione complessiva ed il tutoraggio dei Centri per l’Impiego provinciali. Risorse: La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di risorse finanziarie e personale provinciali e con l’ausilio dei SIL e/o degli Uffici di Piano. 2. Dote Lavoro Disabili: Bisogni territoriali: a. Elevato numero di soggetti disabili iscritti presso i Centri per l’impiego; b. Necessità di un maggiore allineamento fra le politiche sociali e l’inserimento lavorativo dei soggetti disabili attraverso l’individuazione di strumenti adeguati; c. Maggiore efficienza delle iniziative in favore dell'inserimento socio-lavorativo delle persone disabili. Obiettivi: a. Raggiungere la massima occupabilità dei soggetti disabili, ponendo particolare attenzione alla conciliazione fra i bisogni dei disabili e le esigenze delle imprese; b. Assicurare una migliore integrazione e collaborazione fra i servizi competenti - anche educativi e formativi - al fine di favorire l’inserimento professionale e l’occupazione delle persone disabili e la loro piena inclusione sociale. a. b. c. Azioni: Rilevazione dei bisogni attraverso la collaborazione diretta con gli Uffici di Piano Condivisione dei contenuti e delle modalità di attuazione del Piano Provinciale Disabili; Avvio e gestione del Piano Provinciale Disabili; Risorse: Per l’attuazione dei Piani Disabili verranno utilizzate le risorse regionali (riparto del Fondo Regionale per l’occupazione dei disabili ex L. 13/03) trasferite alla Provincia, che per l’anno 2012 ammontano ad € 999.373, 86. 3. Disabili sensoriali: Bisogni territoriali: a. Maggiore e più puntuale conoscenza del fabbisogno in tema di disabili sensoriali; b. Presa in carico da parte di un unico soggetto di tutte le politiche afferenti alla disabilità sensoriale; Obiettivi: Inserire nell’ambito delle politiche sociali anche le politiche relative ai disabili sensoriali; Azioni: a. Rilevazione del fabbisogno attraverso gli Uffici di Piano; b. Messa a disposizione, a favore degli studenti disabili dell’udito, di figure specialistiche di 51 assistente alla comunicazione e “interprete della lingua dei segni” all’interno dei percorsi formativi di scuola superiore in un contesto di coinvolgimento dei servizi territoriali, anche attraverso un raccordo amministrativo con gli enti locali; c. Sostegno a favore del comune di residenza dello studente disabile della vista per garantire il servizio di lettorato domiciliare per le scuole medie inferiori e superiori; d. Definizione di interventi sperimentali significativi a livello territoriale, e. Assunzione totale o parziale dei costi per servizi di istruzione e/o formazione o del costo della retta per istituti di accoglienza specializzati. Risorse: Per l’attuazione di questa azione verranno utilizzate risorse provinciali e verrà messo a disposizione personale Provinciale specializzato nell’assistenza tiflodidattica. Concorreranno alla realizzazione dell’azione anche gli Uffici di Piano e/o dei Servizi dedicati. 4. Trasporto degli studenti con disabilità frequentanti i corsi di istruzione secondaria superiore: Bisogni territoriali: Assicurare agli studenti con disabilità l’accessibilità e l’effettività del diritto di istruzione attraverso la messa a disposizione del servizio di trasporto; Obiettivi: Garantire libertà di scelta nella fruizione dei servizi che risultano più rispondenti alle necessità formative ed educative dei soggetti disabili, attraverso una parziale copertura dei costi connessi all’erogazione del servizio di trasporto degli allievi disabili frequentanti i corsi di istruzione secondaria superiore e i percorsi formativi di istruzione e formazione professionale in diritto-dovere; Azioni: a. Rilevazione del fabbisogno attraverso gli Uffici di Piano; b. Trasferimento delle risorse finanziarie agli Uffici di Piano a parziale copertura dei costi connessi all’erogazione del servizio di trasporto. Risorse: Per l’attuazione di questa azione verranno utilizzate le risorse regionali (riparto del Fondo Regionale per l’occupazione dei disabili ex L. 13/03) appositamente trasferite alla Provincia di Pavia. AREA MINORI 1. Azioni in ambito socio-educativo: Bisogni territoriali: Contenimento del fenomeno del bullismo fra bambini e adolescenti in ambito extrascolastico; Obiettivi: Migliorare la crescita armonica delle comunità e il rapporto dei giovani con le istituzioni e le comunità locali stesse, attraverso la messa a disposizione del territorio di una struttura 52 educativa specializzata; Azioni: a. Interventi mirati di “pronto soccorso educativo” su piccoli gruppi; b. Azioni comuni con gli Uffici di Piano in campo socio-educativo Risorse: La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione, da parte della Provincia di Pavia, dell’attività di soggetti specializzati in questo ambito che operano in regime di convenzione con la Provincia stessa. 2. Affido familiare: Bisogni territoriali: implementare il ricorso all’affido familiare, promuovendo anche la costituzione di reti di servizi sul territorio; a. b. c. d. Obiettivi: Rilanciare l’affido familiare ; Promuoverne, nelle comunità locali, la cultura dell’affido; Promuovere e sostenere reti per l’affido familiare; Sostenere e coordinare azioni “di sistema” che, attivando un impegno congiunto del privato sociale (associazionismo familiare, cooperazione, ecc..) e del livello istituzionale responsabile del servizio affidi sul territorio (comune singolo o associato, ASL o altra forma gestionale), potenzino la rete territoriale già attiva. Azioni: a. Creazione di un’unica rete provinciale di coordinamento dei servizi per l’affido; b. Attivazione di una campagna promozionale legata alla cultura dell’affido. Risorse: La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di risorse finanziarie provinciali, dei Piani di Zona, dei Comuni e dei soggetti del terzo settore. La Provincia, inoltre, si impegna a reperire risorse ulteriori attraverso la partecipazione a bandi emanati da soggetti pubblici e/o privati. SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE 1. microcredito: Bisogni territoriali: Favorire l’accesso al credito alle fasce più svantaggiate della popolazione nell’ottica di contribuire a migliorare il livello di vita di soggetti deboli; Obiettivi: a. Mettere a disposizione delle famiglie bisognose uno strumento finanziario agevolato che preveda una capacità restitutoria basata non tanto sulla solvibilità, quanto sul valore forte della fiducia; 53 b. Migliorare il coordinamento per l’erogazione dei fondi attraverso la rilevazione del fabbisogno da parte dei Piani di Zona e dei Comuni; c. Migliorare la diffusione dello strumento su tutto il territorio provinciale. Azioni: Concessione di microcrediti (massimo € 2.000,00) che saranno restituiti, senza interessi, entro il 24 mesi. Ai soggetti beneficiari non verrà richiesta alcuna garanzia: in caso di insolvenza interverrà un apposito Fondo di Garanzia costituito dalla Provincia di Pavia; Risorse: La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di un apposito Fondo di Garanzia costituito dalla Provincia di Pavia, potenzialmente implementabile con fondi ulteriori resi disponibili dai comuni. Gli interessi passivi sui crediti concessi verranno coperti da fondi messi a disposizione dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia. La Caritas partecipa con il proprio personale nella fase di istruttoria precedente e propedeutica alla concessione dei microcrediti. Gli Uffici di Piano concorreranno alla rilevazione del fabbisogno ed alla promozione dello strumento presso i Comuni. 2. Fondo di solidarietà: Bisogni territoriali: In relazione alla situazione sociale attuale ed in relazione alle emergenze collegate alla perdita del lavoro e delle capacità produttive all'interno delle famiglie è emersa la necessità di sviluppare interventi che abbiano i connotati di tempestività e celerità per poter contrastare immediatamente gli effetti della crisi; Obiettivi: riconoscere ad alcune famiglie in situazione di temporanea difficoltà a causa dell’espulsione dal mondo del lavoro di uno o più componenti, un sostegno al reddito quale misura di contrasto alla disuguaglianza sociale e all’esclusione sociale, nonché quale strumento di rafforzamento delle politiche finalizzate al sostegno economico e all’inserimento sociale; Azioni: a. Costituzione di un “Fondo di Solidarietà” per il sostegno al reddito per nuclei famigliari in situazione di temporanea difficoltà a causa dell’espulsione dal mondo del lavoro; b. Rilevazione del fabbisogno attraverso i Piani di Zona; c. Concessione di un’integrazione mensile al reddito a favore lavoratori/trici, residenti nei comuni della Provincia di Pavia, posti in cassa integrazione ordinaria, straordinaria, anche in deroga e in mobilità, percettori di indennità, con 2 o più figli minori a carico e/o con figli disabili; Risorse: La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di un apposito Fondo di Solidarietà costituito dalla Provincia di Pavia, potenzialmente implementabile con fondi ulteriori resi disponibili dai distretti e/o dai Comuni. AREA CARCERE 1. Servizi di orientamento lavorativo ai detenuti per il reinserimento nel mondo del lavoro: 54 Bisogni territoriali: Individuare opportunità maggiormente idonee al reinserimento lavorativo di persone condannate e detenute o in misura alternativa al carcere; Obiettivi: Facilitare l’inclusione lavorativa dei detenuti o in misura alternativa al carcere, nell’ambito della rete cui partecipano le Istituzioni locali, le Case Circondariali, il terzo settore e il mondo del lavoro; Azioni: a. Sottoscrizione di appositi Protocolli con le Case Circondariali; b. Creazione di sportelli interni ed esterni al carcere al fine di facilitare l’inserimento lavorativo dei detenuti; c. Consulenza ed assistenza alle imprese e agli operatori per l’inserimento sul luogo di lavoro; d. Supporto all’inserimento lavorativo di questi soggetti; Risorse: La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di apposite risorse provinciali. 2. Garante dei detenuti: Bisogni territoriali: Individuare un organo di garanzia che, in ambito penitenziario, abbia funzioni di tutela delle persone private o limitate della libertà personale, e che, concretamente operi incontrando e ascoltando i detenuti e i loro bisogni; Obiettivi: a. Migliorare la qualità della vita e di lavoro delle persone private o limitate della libertà personale; b. Migliorare i rapporti dei detenuti con le famiglie; Azioni: a. Approvazione del Regolamento Provinciale per la costituzione dell’Ufficio del Garante dei detenuti; b. Definizione e sottoscrizione di un Protocollo attuativo con i tre Piani di Zona che ospitano sul loro territorio una Casa Circondariale; c. Attivazione dell’Ufficio del Garante dei detenuti; Risorse: La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di apposite risorse provinciali ed dei Distretti/Comuni che ospitano sul loro territorio una Casa Circondariale. Tali fondi saranno destinati a garantire la funzionalità dell’Ufficio del Garante. AREA IMMIGRAZIONE 1. Osservatorio Provinciale sull’immigrazione: 55 Bisogni territoriali: a. Maggior raccordo fra Provincia di Pavia e Piani di Zona per l’adempimento delle funzioni delegate da Regione Lombardia in tema di Osservatorio per l’Immigrazione; b. Migliorare le politiche per l’integrazione dei cittadini stranieri a livello provinciale; Obiettivi: Avere una conoscenza di dettaglio e sempre aggiornata sulle caratteristiche dell’immigrazione in provincia di Pavia, studiando il fenomeno con un approccio interdisciplinare e da diversi punti di osservazione. Azioni: a. Monitoraggio dell’evoluzione quantitativa e qualitativa del fenomeno migratorio a livello locale e approfondimenti su specifiche tematiche; b. Creazione di una rete provinciale dei soggetti coinvolti nelle politiche relative all’integrazione degli stranieri; Risorse: La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di apposite risorse provinciali trasferite da Regione Lombardia, attraverso il lavoro del personale provinciale e con l’ausilio dei Piani di Zona. 2. Azioni mirate all’integrazione degli stranieri e delle minoranze e tese a favorire il dialogo interculturale: a. b. c. d. Bisogni territoriali: Aumento numerico dei flussi migratori nell’ultimo decennio, in particolare dall’Est Europa. Presenza di numerose comunità di diversa provenienza; Isolamento di alcuni gruppi a livello territoriale; Atteggiamenti di chiusura da parte di ciascuna comunità rispetto alle altre e alla società ospitante; e. scarsa apertura della società ospitante verso le comunità straniere. Obiettivi: a. aumentare la partecipazione attiva delle comunità straniere alla vita sociale e culturale del territorio; b. valorizzare le culture presenti promuovendo il loro apporto alla costruzione del dialogo sociale e interculturale; c. favorire l’inserimento delle fasce di stranieri più isolate e che incontrano maggiori ostacoli all’inclusione; d. sviluppare i servizi di mediazione sociale sul territorio a supporto dell’integrazione; e. promuovere buone pratiche di interazione e cooperazione tra comunità, cittadini italiani e stranieri finalizzate a rimuovere le barriere sociali e comunicative e a superare situazioni di incomprensione, conflitto e marginalità per rafforzare il dialogo e la coesione sociale. Azioni: a. Indagine quantitativa e qualitativa per conoscere più approfonditamente le nuove realtà e dinamiche di aggregazione e associazionismo delle comunità straniere; b. Coinvolgimento delle comunità e i gruppi contattati nell’organizzazione, sollecitandole ad essere protagoniste, già in fase di avvio, di iniziative locali (eventi culturali, incontri a tema, etc) che permettano la conoscenza, l’incontro e il confronto tra le diverse realtà, la visibilità 56 di risorse e talenti artistici, l’individuazione di legami, interessi e linguaggi comuni; c. Coinvolgimento dei rappresentanti/componenti più attivi delle comunità, associazioni e gruppi informali di stranieri, i mediatori linguistico culturali, gli operatori dei servizi e degli enti locali in un percorso di informazione e formazione sui temi della cittadinanza attiva; d. Diffusione della conoscenza dei servizi e facilitazione l’accesso alle comunità di stranieri; e. Formazione di competenze di mediazione sociale per la risoluzione positiva dei conflitti che possano essere utilizzate nelle comunità e nelle iniziative. Risorse: La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di apposite risorse provinciali e con l’ausilio degli Uffici di Piano e/o dei Servizi dedicati. La Provincia di Pavia, inoltre, si impegna a reperire risorse ulteriori attraverso la partecipazione a bandi e attraverso il coinvolgimento di soggetti pubblici e/o privati. 3. Contrasto alla prostituzione e alla tratta: Bisogni territoriali: a. Contrastare il fenomeno della prostituzione che, dalle ultime rilevazioni, risulta essere fortemente connesso con la tratta di esseri umani e con la riduzione o il mantenimento in schiavitù o in servitù degli stessi; b. Ridurre la diffusione capillare di questo fenomeno nei contesti locali del territorio in tutte le sue diverse forme. Obiettivi: a. ridurre il disagio delle persone coinvolte nella prostituzione e favorirne l’inclusione sociale; b. tutelare i diritti e garantire l’inserimento socio-lavorativo delle vittime della tratta di esseri umani, in particolare a scopo di sfruttamento sessuale, ma anche in altri ambiti (lavorativo, accattonaggio ecc.); c. contribuire a sviluppare interventi che abbassino l’allarme sociale nelle comunità locali e ne elevino il senso di responsabilità e di accoglienza; Azioni: a. realizzazione di interventi di promozione dei diritti rivolti alle possibili vittime di tratta attraverso attività di informazione, consulenza e orientamento sul piano sanitario, psicologico/relazionale, giuridico, sociale e lavorativo e avvio dei programmi di assistenza; b. identificazione e assistenza concreta alle persone vittime di tratta attraverso i sopramenzionati servizi; c. inserimento in diversificate strutture e modalità di accoglienza delle persone che intendono sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti di soggetti dediti alla tratta e/o allo sfruttamento di esseri umani; d. realizzazione di percorsi individualizzati per la formazione, l’orientamento e il progressivo inserimento socio-lavorativo delle persone che hanno avviato programmi di assistenza e integrazione sociale; e. attivazione di iniziative di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle problematiche relative alla tratta di esseri umani finalizzata a diverse forme di sfruttamento, alle diverse condizioni di disagio e marginalità connesse a tali fenomeni; 57 Risorse: La presente azione verrà realizzata attraverso fondi provinciali e il finanziamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità, al progetto “Donne in volo” presentato dall’Associazione Lule in parternariato, fra l’altro, con la Provincia di Pavia. Per la realizzazione delle suddette azioni: L'Ambito distrettuale: Fornirà alla Provincia di Pavia dati e informazioni già elaborate (in quanto contenute nelle schede di rendicontazione per il debito informativo), anche su supporto informatico, relativi alle unità di offerta gestite o appartenenti alla rete del Piano di Zona, al fine di implementare costantemente i flussi informativi dell'Osservatorio per le Politiche sociali della Provincia di Pavia; Parteciperà, nella sua duplice dimensione politica e tecnica, agli eventuali lavori dei Tavoli Provinciali; La Provincia di Pavia, nell’ambito delle proprie competenze: Parteciperà (senza diritto di voto), alla Assemblea Distrettuale dei Sindaci e ad eventuali tavoli tecnici attivati sulle materie oggetto dell’Accordo di Programma con i Piani di Zona; Predisporrà i Programmi e Piani provinciali ricondotti nella propria responsabilità istituzionale, assicurando l’attivazione di percorsi di coordinamento e trasparente partecipazione e il necessario raccordo con i Piani di Zona; promuoverà l’integrazione delle politiche sociali con le altre politiche di settore quali quelle socio-educative, educativo-scolastiche, della formazione professionale, del lavoro, dell’abitazione, dei trasporti, dell’ambiente; sarà coinvolta costantemente dall'Ambito nelle fasi della progettazione e realizzazione delle azioni attivate dall'Ufficio di Piano per dare un supporto alla programmazione locale secondo quanto previsto dall'art. 12 L.r. 3/2008 comma 1 lettera h) attuando, dove possibile, una valutazione comune delle politiche sociali, del lavoro, orientamento e formazione Finanzierà, nei limiti delle disponibilità del bilancio provinciale, le azioni oggetto del presente Accordo di Programma; 58 TAVOLI DI LAVORO IN ASL AREA MINORI Nei diversi incontri finalizzati all’analisi dei bisogni e delle criticità afferenti all’area minori, i nove ambiti territoriali hanno in prima istanza preso in esame il complesso campo della tutela di minori in situazioni di pregiudizio, esplorandone risorse e vincoli, con particolare riferimento ai necessari raccordi operativi tra gli Enti istituzionali competenti al riguardo e ai consistenti costi economici e sociali derivanti da azioni non coordinate, tardive o poco efficaci. La tutela dei minori si configura come azione di primario interesse per gli ambiti, che condividono la necessità di ottimizzare i processi già in atto e di potenziare le connessioni di rete, con l’obiettivo principale di intervenire efficacemente e con tempestività a sostegno dei minori e delle famiglie. A tal riguardo assume un ruolo di rilievo l’individuazione precoce dei segnali di disagio, possibile sintomo di dinamiche disfunzionali; pur mantenendo quindi alta la possibilità di intervento in caso di pregiudizio di minore, lo sguardo dei servizi dovrà quanto più spostarsi sulla prevenzione, nell’intento di intercettare i nascenti bisogni dei nuclei familiari e strutturare con essi relazioni d’aiuto positive e funzionali ad evitare degenerazioni del disagio. In quest’ottica assume grande valore il lavoro di rete e la possibilità di dialogo tra gli attori sociali che a diverso titolo entrano in contatto con il disagio dei minori e delle loro famiglie (es. scuola, contesti aggregativi e sportivi). Assume altresì rilevanza la possibilità di disporre adeguatamente di risorse d’intervento diversificate e flessibili, quali l’istituto dell’affido nelle sue diverse forme ed i servizi educativi domiciliari e territoriali, necessari ad evitare il massiccio ricorso all’istituzionalizzazione. Nel percorso di costruzione degli obiettivi d’area, il tavolo tecnico inter-distrettuale ha quindi focalizzato l’attenzione su alcune crescenti criticità del sistema famiglia, potenziali cause di stati ansiogeni e depressivi dei componenti del nucleo, di disagio e comportamenti devianti dei suoi membri, di dinamiche relazionali patologiche; tra queste la presenza di accesa conflittualità genitoriale, di problemi di dipendenza da sostanze di uno o più membri, di patologie psichiatriche di un componente, di scarsa consapevolezza del ruolo genitoriale. Tra le criticità, un rilievo particolare è stato posto alle gravi difficoltà sociali ed economiche che stanno investendo molte famiglie colpite dalla crisi economica, con la perdita o la precarietà del lavoro e della casa, causa di inevitabili stati di tensione e percezioni di insicurezza sul futuro. Risulta chiaro che i servizi agiscono in un sistema di criticità familiari multifattoriale e complesso, in rapida trasformazione, con risorse e strumenti limitati; in tale contesto occorre potenziare le risorse della comunità, affinché agiscano in modo complementare agli interventi specialistici e qualificati dei servizi. Occorre che gli Enti istituzionali deputati ad intervenire nelle diverse sfere di criticità (Enti Locali, Provincia, Prefettura, ASL, SERD, ecc) facciano rete, al fine di rispondere in modo sinergico e coordinato ai diversi bisogni espressi. Occorre altresì restituire alle famiglie un ruolo attivo e propulsivo nella società, arginandone il sovente e consolidato vissuto di consumatori di servizi e sostenendone il naturale e positivo ruolo di attori sociali. Accanto alle criticità del sistema famiglia, l’analisi del tavolo si è poi direzionata a considerare i diversi fattori che possono costituire ostacolo al pieno sviluppo della personalità e delle potenzialità dei minori. La mancata conoscenza della lingua e del contesto culturale per gli alunni stranieri, le difficoltà scolastiche per i bambini affetti da disturbi specifici dell’apprendimento, le abitudini alimentari scorrette nei giovani obesi , l’isolamento sociale di ragazzi impossibilitati a frequentare gruppi di pari, la presenza di disabilità cognitive e relazionali, possono infatti, in forme e gradi diversi, causare importanti vissuti di sofferenza, di 59 ansia e di emarginazione nei minori. Ciò accanto alla crescente difficoltà degli adulti di offrire, nel contesto familiare ed amicale, adeguati spazi di ascolto, confronto e contenimento del fisiologico disagio legato alla crescita. Anche in questo caso occorre che la rete sociale si ponga l’obiettivo di intercettare il disagio, intervenendo a livello di prevenzione, riconoscendo le difficoltà dei ragazzi e mettendo in campo i supporti ed i sostegni sufficienti a ridurle; con il fine di consentire ai minori di sperimentare il senso di efficacia nel superamento degli ostacoli personali e di contesto, evitando che negli stessi si consolidi la demotivazione e la mancanza di autostima, alla base dell’abbandono scolastico e, in parte, del comportamento deviante. Particolare attenzione dovrà essere posta alla qualificazione del contesto educante, al fine di renderlo capace di accogliere e riconoscere le risorse presenti in ogni bambino o ragazzo, facilitandone l’espressione. Ciò anche con il supporto di figure specialistiche nei vari ambiti. 60 Tipologia criticità Indicatori criticità Presenza di gravi situazioni di conflittualità familiare Prinicipali rischi Cronicizzazione di dinamiche relazionali disfunzionali all'interno del nucleo Necessità di tutela dei minori con attivazione anche di spazi neutri Obiettivo Aumentare la capacità di gestione autonoma del conflitto all'interno del nucleo e ridurre la conflittualità agita Insorgenza di patologie a carattere ansioso-depressivo Presenza di situazioni di grave disagio che riducono le capacità genitoriali Criticità del sistema famiglia Pregiudizio dei minori Cronicizzazione dinamiche disfunzionali Necessità di avviare azioni di tutela Necessità di ricorso all'istituzionalizzazione Sostegno per lo svolgimento delle funzioni genitoriali Percorsi per la genitorialità consapevole Avvio precoce di azioni di rete per il contenimento del disagio Potenziamento dell'affido familiare nelle diverse forme Presenza di gravi problemi economici correlati alla perdita del lavoro Clima di incertezza e tensione all'interno della famiglia (vedi aumento conflittualità) Impoverimento del nucleo Favorire la permanenza in contesti sociali di "lavoro" organizzato Favorire l'attivazione di risorse individuali per la ricerca attiva di nuova Azioni Verifica possibilità creazione centro provinciale per la mediazione familiare/ potenziamento servizi di mediazione Costituzione di un tavolo di lavoro ASL/PDZ sulla mediazione Potenziamento del raccordo istituzionale con la sottoscrizione di protocolli operativi (tempi, modi, circuitazione comunicazioni) Potenziamento servizi di assistenza domiciliare educativa Risultati attesi Diminuzione dell'accesso all'autorità e ai servizi sociali per la gestione dei conflitti familiari Riduzione dell'utilizzo degli spazi neutri Riduzione degli stati ansioso-depressivi correlati al conflitto familiare Contenimento del disagio Riduzione degli eventi patologici familiari Attivazione risorse territoriali di sostegno al nucleo (protocolli operativi con Asl/CPS/SERT/ecc) Riduzione dell'accesso ai disposti dell'autorità giudiziaria per la tutela Attivazione percorsi di sostegno alla genitorialità in ambito psico/sociale (protocolli con ASL) Riduzione dei costi per gli istituti e risposta più adeguata alle esigenze dei minori di vivere in famiglia Costituzione banca provinciale delle famiglie disponibili, previo tavolo di lavoro ASL/PDZ e sottoscrizione di protocolli operativi Coinvolgere i genitori in attività socialmente utili, con un corrispettivo che allenti la pressione economica Attivare percorsi di sostegno e tutoraggio, quali "bilancio Riduzione del grado di sofferenze e dei vissuti di emarginazione Riduzione dell'accesso ai contributi economici 61 Insorgenza di vissuti di emarginazione e sofferenza Difficoltà di conciliazione dei tempi casa/lavoro Pregiudizio di minori Presenza nel nucleo di stati/comportamenti patologici dei genitori (psichiatriche, abuso di sostanze, ecc.) che pregiudicano le capacità genitoriali Situazioni di maltrattamento o abuso Situazioni di incuria e/o abbandono Diminuzione autostima e vissuto di auto-efficacia Minori disabili Insuccesso scolastico e abbandono Ostacoli allo sviluppo delle potenzialità dei minori Potenziale messa in atto di comportamenti devianti Bullismo Potenziamento dell'efficacia del servizio di tutela minori, con particolare riferimento alla presa in carico precoce Potenziamento del lavoro di rete, con attivazione snella, efficace e coordinata dei servizi già presenti in ambito provinciale Potenziamento delle attività e dei servizi per l'integrazione e la coesione sociale Potenziamento del lavoro di rete con le scuole Attivazione di azioni volte a favorire uno stile di vita sano anche in collaborazione con ASL Minori con problemi di obesità Disturbi dell'alimentazione Minori in situazione di disagio competenze", formazione, accesso a strumenti per l'occupazione ecc azione trasversale trattata dal tavolo AREA ADULTI Minori stranieri neo-arrivati Minori con difficoltà di apprendimento attività Insorgenza stati ansiogeni Formazione specifica degli insegnanti sulle difficoltà che favoriscono l'abbandono scolastico Ottimizzazione dei processi di presa in carico a livello multidisciplinare e miglior gestione delle risorse Elaborazione e sottoscrizione di protocolli operativi con i diversi enti coinvolti nel processo di tutela dei minori Riduzione dei tempi di attesa per la valutazione e conseguente riduzione dei tempi per la formulazione dei progetti di intervento Interventi coordinati ed efficaci che riducono la cronicizzazione di situazioni di pregiudizio di minori e ne avviano un veloce percorso di presa in carico Realizzazione mediazione culturale e facilitazione linguistica per i minori stranieri Riduzione del numero di abbandoni scolastici Potenziamento attività per l'integrazione scolastica e sociale dei minori disabili Riduzione degli ostacoli che non garantiscono le pari opportunità di sviluppo Individuazione precoce difficoltà di apprendimento e attivazione poteziamenti Riduzione dei comportamenti devianti Interventi formativi/informativi nelle scuole finalizzati alla prevenzione e ad uno stile di vita sano Potenziamento delle azioni di educazione alimentare, in collaborazione con ASL, Commissioni Mensa, Scuole ecc Acquisizione da parte dei minori di comportamenti e stili di vità più sani Riduzioni patologie correlate agli abusi in genere 62 Sportelli ascolti scolastici per intercettare il disagio fisiologico Problematiche di conflittualità familiare Mancata valorizzazione del ruolo della famiglia quale risorsa del territorio e necessità sostegno alla genitorialità consapevole Minori in situazione di disagio Disgregazione familiare Necessità di valorizzazione le attività presenti sul territorio in materia minori/adolescenti e favorire una maggior attivazione del terzo settore costi per l'istituzionalizzazione Mancanza di strumenti adatti a fronteggiare la nascita di una nuova famiglia elevata spesa concernente le rette di ricovero presso gli istituti per minori Perdita delle potenzialità relative alla "risorsa famiglia" Aumento delle conoscenze a favore di una genitorialità consapevole Migliore gestione delle problematiche familiari Predisposizione di corsi informativi/formativi da patre di ASL su specifiche aree riguardanti il ciclo evolutivo/familiare Sostenere la partecipazione attiva e responsabile delle famiglie alle iniziative di promozione umana e dei servizi alla persona Pubblicizzazione delle iniziative territoriali Valorizzazione del volontariato e definizione di interventi condivisi sul territorio in linea con la programmazione sostegno alle attività e progetti proposti dal volontariato Sostegno a momenti di incontro delle famiglie Maggiore consapevolezza del ruolo genitoriale Maggior partecipazione alla vita sociale e culturale del territorio nonché sostegno alle iniziative sociali e attività di mutuo-aiuto Collaborazione con il terzo settore per l'avvio di attività rivolte al target indicato definizione di momenti di confronto relativi alla problematica riscontrata necessari per l'analisi di soluzioni alternative e riduzione dei costi 63 OBIETTIVI TRIENNALITA’ 2009/2011 AREA MINORI 1) Un’area di criticità, nell’analisi dei bisogni in previsione della programmazione 2009/2011, era individuata nella necessità di “spazi dove diverse professionalità afferenti ai servizi istituzionali e forze del volontariato potevano interagire con compiti sia educativi che ludico-ricreativi, a sostegno dei minori che manifestano sofferenza e rischio di devianza ed emarginazione”. Si erano individuati obiettivi di coinvolgimento delle realtà locali e coordinamento delle azioni del Piano di Zona. 2) Una seconda area riguardava più specificatamente la Tutela del minore, si evidenziava la necessità di un “intervento volto a sviluppare conoscenza e informazione volte ad affinare le capacità di ascolto ed attenzione verso i minori in condizioni di rischio e di disagio” Si erano ipotizzati percorsi volti a realizzare un sistema di rete rea istituzioni pubbliche impegnate quotidianamente nell’azione di supporto e sostegno al percorso evolutivo del minore, in particolare le istituzioni scolastiche. 3) La terza area individuava la necessità di intervenire nel territorio al fine di “sviluppare una cultura di accoglienza ed attenzione al minore” incentivando in particolare lo strumento dell’affido familiare quale forma di intervento dei servizi sociali a sostegno del minore e della famiglia. VALUTAZIONE CIRCA IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI 1) Riguardo al punto 1 è possibile affermare un parziale raggiungimento degli obiettivi e delle strategie ipotizzate. Si è proceduto con una verifica diretta ad una razionalizzazione ed una valutazione più appropriata dello strumento di intervento domiciliare attraverso l’erogazione del voucher educativo. Si sono inoltre sperimentate delle forme di utilizzo dell’intervento educativo erogato attraverso il voucher per rispondere in maniera più adeguata alle necessità evidenziate nel corso di progettazione dell’intervento di servizio sociale a sostegno del minore e della famiglia. Gli obiettivi sono da considerare parzialmente raggiunti in quanto non è stato possibile un intervento volto al collegamento interistituzionale tra il Piano di Zona e la Parrochhia San Lorenzo di Mortara per un potenziamento ed un utilizzo del centro di aggregazione “Cappa Ricci” in funzione di luogo di convergenza delle forze istituzionali e del volontariato. Ha avuto buon esito la convergenza tra l’ufficio Piano di Zona e l’associazione Dianova che ha portato alla realizzazione di una analisi nel contesto territoriale, attraverso le istituzioni scolastiche, finalizzata a indagare sull’uso e abuso di sostanze tra i minori 2) Riguardo al punto 2 si è rinforzato il sistema di rete e di comunicazione con le istituzioni scolastiche del territorio finalizzato alla individuazione precoce dei segnali di disagio ed allo sviluppo della conoscenza e delle informazioni volte ad affinare le capacità di ascolto e di attenzione del minore, con azioni condotte tra gli operatori del Piano di Zona ed i Dirigenti scolastici, portando alla realizzazione di una giornata di studio per operatori sociali e docenti delle scuole materne ed elementari del territorio, dal titolo “Scuola, Servizi socio-sanitari, Autorità Giudiziaria ….parole comuni per la tutela del minore e delle famiglia”. L’evento ha visto la partecipazione dei docenti e degli operatori del territorio e l’intervento del Presidente del Tribunale per i Minorenni. 64 Riguardo al punto 3 si può definire raggiunto come obiettivo di progetto in quanto si è lavorato per preparare le basi necessarie non solo ad una azione rivolta verso la comunità territoriale al fine di sviluppare attenzione ed accoglienza nei confronti del minore ma soprattutto allo scopo di dotare il distretto della lomellina di un Centro per l’affido familiare. I piani di zona del distretto di Mortara e di Vigevano, in collaborazione con Fondazione Madre Amabile di Vigevano hanno infatti presentato un progetto partecipando ad un bando di Fondazione Cariplo e ricevendo l’approvazione ed un finanziamento. Il progetto “A spasso con Bagheera” è di durata triennale e porterà una serie di eventi nel contesto territoriale finalizzato a creare e sostenere reti per l’affido familiare. OBIETTIVI TRIENNALITA’ 2012 - 2014 Guardando alle linee di indirizzo della Regione Lombardia per la programmazione sociale a livello locale 2012 – 2014 si può affermare che il Piano di Zona del distretto di Mortara si è mosso da precursore rispetto alla costruzione di un “welfare della sostenibilità e della conoscenza”. La Regione Lombardia evidenzia l’adozione di una riforma del welfare che accentui lo sviluppo della comunità, che trovi nelle alleanze tra gli attori pubblici e gli attori della società, cittadini, famiglie, organizzazioni private profit o non profit, le parti scoiali, le energie, le competenze e le risorse per continuare a promuovere opportunità e benessere sociale. Regione Lombardia riconosce la necessità di aprire una fase esplorativa, che generi nuove conoscenze e capacità decisionali per gli attori locali, e apra verso un welfare che ancora non c’è, un welfare che non sostituisce la società, ma si allea, che non si appropria dei problemi, ma connette le risorse, che non si colloca fuori dalla società, ma dentro la società stessa, che non conta su risorse in costante espansione, ma si orienta a scelte sostenibili. In questa direzione a conclusione del triennio 2009 – 2011 nell’intervento relativo all’area minori si è realizzato un progetto in partenariato con il Piano di Zona del distretto di Vigevano e in partenariato con la Fondazione Madre Amabile, ente del privato sociale, che ha trovato consenso e sostegno nella Fondazione Cariplo, ricevendo un finanziamento nell’ambito del bando “Promuovere e sostenere reti per l’affido familiare” Il progetto “A spasso con Bagheera” ha come obiettivo primario l’informazione e la sensibilizzazione della comunità dei due ambiti distrettuali rispetto al tema dell’Affido Familiare come forma di intervento dei servizi sociali a sostegno del minore e della famiglia, ma l’obiettivo più generale consiste in una rivitalizzazione della comunità perché possa portare alla nascita di risorse a partire dalla famiglia, reti di famiglie che possano confrontarsi, comprendere i fenomeni che caratterizzano i cambiamenti della società e che coinvolgono in particolare i figli e le loro relazioni sia all’interno che all’esterno del sistema familiare. “A spasso con Bagheera” è un progetto che vuole portare ad un nuovo modo di relazionarsi tra attori pubblici e attori della società, un nuovo modo che porti ad una comunità relazionale più attenta, più cosciente delle proprie criticità ma anche della possibilità di attivare risorse per rispondere ai bisogni. Il progetto “A spasso con Bagheera” è riuscito a connettere in fase di programmazione e nelle azioni che si svolgeranno nel territorio attori pubblici (Distretto di Mortara e Distretto di Vigevano, Istituti Scolastici) e attori del privato sociale, in primis la Fondazione Madre Amabile ma anche altre realtà come l’associazione “La Barriera”, l’associazione “Il caleidoscopio”, la cooperativa “Kore”, l’associazione “Oltremare”, l’associazione “Le zolle”, l’associazione “Siloria”, costruendo una prima rete relazionale che potrà essere ampliata nel corso delle 65 azioni, reperendo fonti di finanziamento al di fuori delle risorse del sistema pubblico in costante calo. Il contributo di Fondazione Cariplo risulta infatti fondamentale per la realizzazione del progetto e per consentire al territorio di attivare tutta una serie di azioni che potrebbero portare a risorse stabili per tutta la comunità, oltre che un nuovo modo di leggere e intervenire nelle politiche sociali. Il progetto “A spasso con Bagheera” che si sviluppa nel triennio 2011/2014 costituirà il fulcro degli interventi del Piano di Zona del distretto di Mortara nell’area Minori, sia per quanto riguarda l’azione di tutela (con l’attivazione di progetti di affido etero familiare nelle diverse forme) sia rispetto all’intervento di comunità per un obiettivo di welfare della sussidiarietà. Le azioni del progetto “A spasso con Bagheera”: COSTITUZIONE CENTRO PER L’AFFIDO FAMILIARE CENTRO FAMIGLIE PER L’AFFIDO FAMILIARE SENSIBILIZZAZIONE E INFORMAZIONE LABORATORI TEMATICI NELLE SCUOLE CORSI DI FORMAZIONE Con sede in Vigevano e coordinamento della Fondazione Madre amabile, sarà realizzato il Centro per l’Affido Familiare, sede dell’equipe che si occuperà di valutazione e sostegno delle famiglie che si candideranno per progetti di affido etero familiare Il Centro sarò riferimento per i servizi di Tutela Minorile dei distretti di Mortara e Vigevano, per l’attivazione di progetti di sostegno ai minori. Il centro per l’affido familiare vuole diventare, nell’ipotesi di progetto, un luogo di incontro, confronto, scambio tra le famiglie, per suscitare la nascita di forme di aggregazione e nuove risorse per la comunità Attraverso la rete del privato sociale, con la collaborazione e l’intervento diretto delle associazioni aderenti al progetto, si attiveranno momenti di informazione e sensibilizzazione sul tema del disagio dei minori e dello strumento dell’Affido Familiare Si terranno laboratori tematici nelle scuole del territorio, sul tema dell’accoglienza, dell’attenzione all’altro, della solidarietà e della reciprocità Si attiveranno percorsi formativi per operatori di Tutela Minori (con accreditamento presso l’Ordine degli Assistenti Sociali) e corsi di formazione rivolti ai volontari ed alle famiglie che si candideranno come risorsa per il sostegno ai minori in stato di difficoltà 66 SPORTELLO DI CONSULENZA PEDAGOGICA ATTIVAZIONE PROGETTI DI AFFIDO ETEROFAMILIARE ATTIVAZIONE GRUPPI DI CONFRONTO TRA FAMIGLIE AFFIDATARIE Si attiverà uno sportello di consulenza pedagogica per i genitori, primariamente rivolto alle famiglie che si impegneranno in progetti di affido etero familiare ma anche a genitori segnalati da enti e istituzioni che fanno parte della rete Si attiveranno progetti di affido etero familiare rivolti a minori e famiglie in stato di difficoltà con l’obiettivo di rendere residuale e solo in caso di effettiva necessità, il collocamento del minore in struttura, oltre a consentire l’eventuale uscita di minori attualmente collocati in strutture comunitarie educative. Con l’avvio di progetti di affido etero familiare si attiveranno dei gruppi di sostegno e di confronto tra famiglie. ATTIVITA’ AREA MINORI EQUIPE TUTELA MINORI ADOZIONE Con l’adesione del Comune di Mortara al Piano di Zona anche riguardo alle competenze del Servizio Sociale Professionale per la Tutela Minorile e con il percorso di condivisione professionale e di formazione degli operatori svolta nel triennio 2009 – 2011 si è definita la composizione dell’equipe di Tutela Minorile con suddivisione territoriale dell’ambito di intervento. La condivisione delle competenze di Tutela Minorile in capo ad ogni assistente sociale dell’ufficio Piano di Zona consentirà una risposta alle esigenze delle singole Amministrazioni Comunali, a prescindere dalla suddivisione territoriale, in caso di necessità o di assenza dell’operatore al quale è stata assegnata la competenza territoriale. La strutturazione dell’intervento attraverso una equipe consentirà un intervento più rispondente ai bisogni del territorio oltre alla possibilità di effettuare una analisi costante dei bisogni e delle necessità. La necessità di rispondere alle competenze demandate dalla legislazione rispetto alle richieste di approfondimenti da parte del Tribunale per i Minorenni verso le coppie che hanno presentato dichiarazione di disponibilità all’adozione internazionale, ha portato all’ampliamento delle competenze ai componenti dell’equipe di Tutela Minorile al fine di consentire una risposta adeguata ai bisogni che emergono dal territori rispetto alle coppie che dichiarano disponibilità all’adozione. 67 SEGRETARIATO SOCIALE AREA DISABILITA’ AREA INFORMATIVA E PREVENTIVA Pur non essendo il segretariato sociale professionale un intervento diretto di Tutela Minorile, l’ampliamento dell’offerta ai Comuni del Piano di Zona che ne hanno fatto richiesta consente di sviluppare strumenti di conoscenza e di contatto con la realtà territoriale da utilizzare sia per interventi preventivi sia per interventi di approfondimento e di collegamento con le risorse territoriali. A sostegno della fragilità dei minori, aggravata da uno stato di disabilità, sono stati attivati progetti personalizzati, attraverso le disponibilità finanziarie e secondo le disposizioni della Legge 162. Con intervento dell’Associazione “Dianova” si è realizzato e proseguirà nel corso dell’anno 2012, un intervento nelle scuole volto a conoscere e valutare il fenomeno dell’uso e abuso di sostanza (droghe e alcool) tra i minori. ULTERIORI OBIETTIVI AREA MINORI (e collegamento con obiettivi individuati a livello dei tavoli d’area provinciali) CRITICITA’ DEL SISTEMA FAMIGLIA PREGIUDIZIO DEI MINORI OSTACOLI ALLO SVILUPPO ED ALLA POTENZIALITA’ DEI MINORI Pur condividendo in linea generale le azioni individuate nel tavolo d’area, si sottolinea la criticità nel potenziamento degli interventi domiciliari educativi a fronte della riduzione delle risorse. Tra le diverse azioni individuate si sottolinea la necessità di proseguire nell’intessere rete di relazioni professionali con i servizi, in particolare della ASL e della Azienda Ospedaliera, che interagiscono a vari livelli nelle azioni necessarie in interventi di Tutela Minorile. Si evidenzia anche nel nostro territorio la necessità di un rafforzamento delle modalità di presa in carico e trattamento dei minori coinvolti in interventi di tutela, anche attraverso relazioni professionali condivise e codificate, come indicazioni della Regione Lombardia attraverso le linee guida per il riordino e l’orientamento dei servizi dedicati alla tutela dei minori vittime di violenza. Si condivide la necessità di proseguire nel lavoro di collegamento tra i servizi di Tutela Minorile e le istituzioni scolastiche, al fine di favorire l’acquisizione di conoscenze condivise e modalità di risposta ai bisogni dei minori. In particolare si prevede di ripetere l’esperienza della giornata di studio tra operatori di Tutela Minorile e docenti diretto alle scuole medie inferiori del territorio. Si proseguirà nell’intervento di sostegno alla fragilità, in caso di 68 disabilità, attraverso progetti personalizzati. SOSTEGNO AL TERZO SETTORE Si evidenzia la carenza nel territorio del distretto di Mortara di enti del privato sociale e del volontariato che rivolgono l’ambito di intervento ai minori. Si propone l’obiettivo di sostenere realtà di rete che si candidano per progetti specifici nell’area minori e famiglia. Allo scopo di attivare risorse nel volontariato si cercherà una collaborazione con le scuole superiori del territori, in particolare con l’Istituto Omodeo di Mortara, cercando il coinvolgimento degli studenti in progetti di sostegno didattico ai minori in stato di necessità. AREA ADULTI Il tavolo d’area dei nove ambiti della Provincia di Pavia, nell’affrontare i bisogni espressi dall’area adulti ha necessariamente prestato grande attenzione agli effetti della grave crisi 69 economica che sta colpendo il territorio nazionale, e che investe anche molte famiglie della provincia. Sono in rapido ed esponenziale aumento, infatti, i cittadini che si rivolgono ai servizi portando il bisogno del lavoro (precariato o mancanza) e della casa (sfratto o perdita della proprietà), in un clima di grande incertezza e preoccupazione per il futuro. Un bisogno di sicurezza personale, familiare e sociale di ampia portata, che mina nel profondo la fiducia nella capacità proprie della vita adulta, inducendo all’isolamento e alla depressione. Un bisogno cui i singoli Enti non possono far fronte da soli e per il quale le risposte sin qui sperimentate si sono rivelate limitate e parziali, sommerse dal dilagante impoverimento delle famiglie e dalla progressiva diminuzione delle risorse deputate al loro sostegno. Con riguardo a questi bisogni, il tavolo d’area ha convenuto sulla necessità di attivare in tempi rapidi sinergie e azioni congiunte a livello sovra-distrettuale, in stretta connessione con la Provincia e tutti gli Enti che possono intervenire con proprie risorse nell’ambito. Incentivi all’occupazione, azioni a sostegno del ricollocamento, sono esempi delle azioni previste, come la possibilità di avviare a livello provinciale progetti di supporto all’imprenditoria, soprattutto femminile, da finanziarsi anche mediante appositi bandi, anche europei. Rilevante, sul tema del lavoro, è la necessità di evitare che le persone rimangano a lungo escluse dal circuito sociale attivo; in tal senso si converge sull’opportunità di avviare percorsi che favoriscano l’impiego delle persone escluse dal mondo del lavoro in attività socialmente utili, accompagnati da sostegni economici. Particolare attenzione dovrà essere posta anche alle possibili risposte sul tema della casa, predisponendo sostegni finalizzati ad evitare gli sfratti e progetti di housing sociale. Accanto ai bisogni emergenti e legati alla crisi occupazionale, il tavolo si è soffermato a considerare altresì i bisogni espressi dalle famiglie lavoratrici di poter conciliare i tempi di cura dei figli o dei parenti anziani con le esigenze lavorative. Il piano di lavoro provinciale avviato sul tema della conciliazione e coordinato dall’ASL, costituisce il principale strumento sinergico di sperimentazione che vede gli ambiti distrettuali tra i soggetti promotori di opportunità e progettualità condivise. Il tavolo d’area ha posto infine grande attenzione alla necessità di sostegno ai soggetti adulti fragili, al fine di favorirne l’integrazione e l’inclusione sociale, con obiettivi che abbracciano le diverse sfere dell’autonomia, della socialità e della partecipazione attiva al modo del lavoro. Un fenomeno preoccupante da affrontare è l’aumento del ricorso al gioco d’azzardo, che comporta danni economici alla famiglia e alla società. Parimenti occorre creare i presupposti perché le persone in regime alternativo alla detenzione, o scarcerate, possano reinserirsi nel tessuto economico, evitando la reiterazione del reato. Per chi è in carcere invece è opportuno istituire la figura del garante del detenuto. Attenzione deve essere posta anche alla situazione di persone che a causa della separazione si trovano in una situazione economica precaria e a rischio povertà. 70 Settore adulti TARGET ADULTI INVALIDI E/O DISABILI CHE VIVONO AL PROPRIO DOMICILIO BISOGNI RILEVATI SUL TERRITORIO (OBIETTIVI) Mantenimento della persona al proprio domicilio; evitare ricoveri impropri ospedalieri sostegno alla famiglia nella cura AZIONI CRITICITA’ Erogazione di voucher e/o buoni per: Assistenza domiciliare; pasti a domicilio; trasporto sociale; Fondi statali e regionali insufficienti ad assicurare i titoli sociali per tutto l’anno utilizzo di personale ASA per insegnare ai familiari caregiver come si effettua l’igiene della persona e come ci si approccia alla persona malata PERIODO DI REALIZZAZIONE triennio Atteggiamenti di delega, di resistenza, di non collaborazione da parte dei familiari creazione di gruppi di mutuo di familiari con l’obiettivo di sostegno emotivo reciproco, confronto, riduzione ansia ADULTI DISABILI CHE FREQUENTANO CENTRI DIURNI Favorire il mantenimento di competenze individuali, relazionali, sociali in contesti protetti di gruppo Sostegno ai familiari caregiver che lavorano attraverso l’inserimento del disabili nei centri diurni Lavorare per progetti individuali condivisi dal personale e dalla famiglia TUTELA GIURIDICA DELLA PERSONA DISABILE O AFFETTA DA PATOLOGIE PSICHIATRICHE Tutela giuridicamente il disabile riducendo i ricorsi per la tutela e curatela e favorendo l’utilizzo dell’amministratore di sostegno Voucher / buono per frequenza di disabili gravi presso centri CDD, CSE e SFA Trasporto sociale per la frequenza dei centri diurni per disabili gravi Mancanza di disponibilità a lavorare in sinergia tra operatori dei centri e familiari Creazione di gruppi di familiari triennio Maggior confronto tra il personale dei centri ed i familiari: il raggiungimento degli obiettivi implica una sinergia tra il lavoro svolto al centro e quello in famiglia Diffusione della rete ADS (amministrazione di sostegno) in tutti e 9 i pdz provinciali nessuna triennio 71 promozione dell’Istituzione del Garante dei Diritti delle persone limitate nella libertà personale e la valorizzazione delle abilità delle persone affette da patologie psichiatriche attraverso il volontariato. ADULTI SENZA LAVORO, CON PROBLEMI ECONOMICI Riduzione della disoccupazione e di conseguenza del ricorso improprio a contributi economici comunali Creazione di una rete provinciale di centro pubblici, privati, enti accreditati per la formazione o la dote lavoro, provincia e pdz; individuare un modello organizzativo /gestionale omogeneo; Maggior flusso online di informazione tra le parti ADULTI SENZA LAVORO INVALIDI INTELLETTIVI, Coinvolgere le persone adulte con disagio economico in attività a favore della comunità, anziché limitarsi ad erogare contributi economici a fondo perduto Creare in ogni pdz una rete sovra comunale che realizzi queste azioni: - creazione di un database contenente le capacità lavorative e il livello di scolarità di tutte le persone adulte che si rivolgono ai Comuni per chiedere contributi economici; - selezionare le persone che possano svolgere lavori socialmente utili; - convenzionamento come pdz con una associazione di volontariato per lo svolgimento sul distretto di lavori socialmente utili, anche attraverso il voucher inps della legge Biagi; - rimborso ai volontari attraverso iul pagamento comunale di utenze domestiche. Assunzione in enti pubblici /aziende private / imprese, Dote lavoro / inserimento lavorativo in enti pubblici ed aziende Difficoltà a trovare modalità di lavoro sinergiche ed omogenee. Occorre individuare una buona prassi condivisa tra centro per impiego, aziende interinali e sportelli lavoro pubblici triennio Resistenza da parte degli utenti e delle amministrazioni a superare la logica assistenzialistica Manca una prassi di valutazione dei casi triennio 72 OPPURE CON PERCORSI DI DIPENDENZA O CARCERE attraverso percorsi di dote lavoro Sperimentazione di abilità lavorative, relazionali in ambiente lavorativo ADULTI DIMESSI DAL CARCERE / PERSONE AMMESSE ALE FORME ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE Percorsi di reinserimento sociale Evitare all’atto delle dimissioni dal carcere la recidiva del reato Percorsi formativi o stages per persone che non sono in grado di mantenere stabilmente una occupazione a causa della patologia condivisa tra centro per l’impiego, pdz e enti accreditati Rafforzamento della rete tra gli operatori asl, pdz, UEPE, carceri provinciali; Difficoltà dei Comuni di reperire risorse economiche; momenti di confronto tra le parti sui bisogni, sugli obiettivi sui servizi, sulle modalità di gestione, organizzando annualmente un ciclo di riunioni tra tutte le parti; difficoltà a reperire casa e lavoro istituzione del garante dei detenuti triennio difficoltà a coinvolgere la famiglia del detenuto o ex detenuto in progetti di reinserimento possibilità di effettuare lavori socialmente utili utilizzo dei fondi regionali per la dote formazione e lavoro concordato con l’UEPE, pdz e soggetti accreditati ADULTI CHE HANNO LO SFRATTO Ridurre il numero di sfratti ADULTI CON PROBLEMI DI DIPENDENZA / ALCOLISMO / MALATTIA MENTALE / DIPENDENZA DA GIOCO DI AZZARDO Ridurre l’arco temporale della presa il carico, dalla fase acuta alla cura, evitando la cronicizzazione e favorendo percorsi di miglioramento sia sul piano sanitario che sociale triennio Raccordo e sinergia con la Regione Lombardia per il piano casa e per l’accesso ai fondi regionali Migliorare l’integrazione sociale - Presa in carico e dimissione coordinata tra ASL – OSPEDALI – PDZ E COMUNI - creare gruppi di mutuo aiuto territoriali (uno per pdz) con l’obiettivo di favorire nelle persone una maggiore consapevolezza dei propri problemi, delle proprie risorse, con la funzione di supporto e sostegno nel percorso di Non rispetto delle buone prassi triennio Difficoltà a trovare gruppi omogenei per tematica, conduttori competenti, disinteresse da parte 73 e sanitarie, introducendo buone prassi, tra CPS e PDZ PROBLEMI ABITATIVI DI GENITORI SEPARATI DISOCCUPAZIONE FEMMINILE ADULTI SENZA FISSA DIMORA CON PROBLEMI DI EMARGINAZIONE E DISADATTAMENTO SOCIALE riduzione del problema. Migliorare l’integrazione sociale e sanitarie, introducendo buone prassi, tra SERD e PDZ Realizzazione di incontri tra gli operatori dei pdz, asl, CPS e SERD per un confronto sui bisogni, sui servizi, sulle strategie, per individuare buone prassi Ridurre il problema del gioco d’azzardo -Sensibilizzare opinione pubblica sul problema del gioco d’azzardo - coordinare interventi insieme alla Prefettura per ridurre orario di accesso agli esercizi nella fascia serale Rddurre il fenomeno dell’emergenza abitativa a seguito di separazione Inserimento nel mondo del lavoro di donne - riduzione del disagio sociale ed economico nella fascia di età dai 18 ai 64 anni; - integrazione sociale ed economica di soggetti in situazione di disagio sociale, economico e relazionale degli utenti Difficoltà di lavorare in equipe allargata (PDZ CPS e SERD / PDZ). Creare progetti mirati anche utilizzando i fondi regionali per la casa triennio Accedere ai fondi europei per progetti mirati, anche coordinandosi con gli interventi di conciliazione triennio Presenza di un centro residenziale di Housing sociale per adulti, sul modello del villaggio san Francesco di Pavia nelle tre aree: - pavese (attuale villaggio San Francesco) - oltrepo’ -lomellina Difficoltà nel reperire l’immobile e nei costi di ristrutturazione triennio - individuazione di un area e uno stabile da ristrutturare - ristrutturazione -realizzazione del villaggio e realizzazione di una carta dei servizi condivisa dai piani di zona provinciali 74 - individuazione di un gruppo di lavoro che elabori il progetto ADULTI EXTRACOMUNITARI Assicurare cure sanitarie anche a persone senza permesso di soggiorno. E interesse della collettività evitare la diffusione di malattie trasmissibili, ed è un diritto inviolabile dell’essere umano essere curato. - maggiore integrazione nel tessuto sociale ed economico provinciale di extracomunitari CONCILIAZIONE Migliorare la qualità di vita dei cittadini, soprattutto delle donne che si trovano a gestire carichi di cura ed assistenza eccessivi - individuare su tutti i territori distrettuali centri di accesso sanitari per persone senza permesso di soggiorno; - creazione di gruppi di mutuo aiuto (almeno uno per pdz) costituiti da extracomunitari e italiani che abbiano questi obiettivi: 1. favorire forme di associazione legalmente riconosciute per paese / area geografica di provenienza 2. rafforzare l’ insegnamento della lingua italiana per extracomunitari che non conoscono l’italiano 2. istituzione di corsi di arabo, rumeno, albanese, cinese ecc, , dove gli stessi extracomunitari diventino docenti, in collaborazione con le associazioni del III settore (ad esempio unitre). -valorizzare e pubblicizzare le buone prassi già esistenti sul territorio, con azioni di comunicazione e di “messa in rete”; triennio Difficoltà di dialogo tra le parti triennio -accrescere, con azioni di formazione e di informazione, la consapevolezza di organizzazioni e di famiglie rispetto ai benefici derivanti dalla conciliazione tra impegni familiari e impegni di lavoro; -promuovere presso le imprese un nuovo modello gestionale, socialmente responsabile, incentivando l’adozione di misure di conciliazione fondate su leve 75 finanziarie (retribuzione e benefit), culturali (formazione - a partire dal management - e comunicazione), organizzative (luoghi e tempi di lavoro) e di servizio (cura, time saving), in modo da migliorare il benessere delle persone in azienda e, conseguentemente, la loro performance lavorativa; promuovere, anche all’interno della PA, una cultura della conciliazione: sensibilizzazione verso una nuova politica di organizzazione del lavoro e creazione di competenze professionali in materia di pari opportunità e, in particolare, sui temi della conciliazione; promuovere forme di collaborazione tra le imprese che contemplino anche “scambi di dipendenti”, in modo da favorire l’avvicinamento dei lavoratori alla propria famiglia; VOLONTARIATO Coinvolgimento attivo del volontariato nella risoluzione dei bisogni espressi dalla comunità, in rete con il pdz ed i Comuni. realizzare interventi sperimentali a favore della conciliazione, sulla base della domanda e dei bisogni emergenti dal territorio - maggiore dialogo e confronto tra asl, pdz e volontariato sui bisogni reali del territorio - individuare forme di gestione dei servizi che riducano i costi socio-sanitari - individuare progetti di prevenzione da realizzarsi attraverso il volontariato sul territorio - Difficoltà in alcuni territori a trovare volontari disponibili; triennio necessità di costruire una cultura del volontariato piu’ partecipata - necessità di formare i volontari - convenzionamento, anche sovra 76 zonale, delle associazioni di volontariato per la gestione di azioni di prevenzione sui territori o sovra distrettuale Aiutare il volontariato cittadino a formarsi, ad essere realmente attivo, a coordinarsi con il pdz per il benessere della collettività COOPERATIVE SOCIALI, FONDAZIONI, APS Costruire percorsi di prevenzione e modalità di gestione dei servizi a minor costo, evitando sprechi COLLABORAZIONE CON LA PREFETTURA Presentazione di un unico progetto annuale sovrazonale, coincidente con i 9 territori distrettuali, per le diverse aree tematiche individuate dal Ministero CONCILIAZIONE Migliorare la qualità di vita dei cittadini, soprattutto delle donne che si trovano a gestire carichi di cura ed assistenza eccessivi - accesso al fondi privati e pubblici per realizzare progetti a valenza provinciale - necessità da parte dell’ente pubblico di riconoscere e collaborare meglio col volontariato triennio - individuare forme di gestione dei servizi piu’ economiche, pur mantenendo adeguato livello di qualità triennio -valorizzare e pubblicizzare le buone prassi già esistenti sul territorio, con azioni di comunicazione e di “messa in rete”; triennio -accrescere, con azioni di formazione e di informazione, la consapevolezza di organizzazioni e di famiglie rispetto ai benefici derivanti dalla conciliazione tra impegni familiari e impegni di lavoro; -promuovere presso le imprese un nuovo modello gestionale, socialmente responsabile, incentivando l’adozione di misure di conciliazione fondate su leve finanziarie (retribuzione e benefit), 77 culturali (formazione - a partire dal management - e comunicazione), organizzative (luoghi e tempi di lavoro) e di servizio (cura, time saving), in modo da migliorare il benessere delle persone in azienda e, conseguentemente, la loro performance lavorativa; promuovere, anche all’interno della PA, una cultura della conciliazione: sensibilizzazione verso una nuova politica di organizzazione del lavoro e creazione di competenze professionali in materia di pari opportunità e, in particolare, sui temi della conciliazione; promuovere forme di collaborazione tra le imprese che contemplino anche “scambi di dipendenti”, in modo da favorire l’avvicinamento dei lavoratori alla propria famiglia; realizzare interventi sperimentali a favore della conciliazione, sulla base della domanda e dei bisogni emergenti dal territorio 78 Obiettivi triennalità 2009/2011 Area Adulti Nel corso della triennalità 2009/2011 l’Ambito Distrettuale di Mortara, per ciò che concerne l’area adulti, aveva previsto i seguenti obiettivi prioritari: Istituzione dell’Ufficio Punto Lavoro con apertura a cadenza settimanale; Inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati e disabili; Favorire l’accesso ai servizi da parte delle famiglie straniere ed extracomunitarie; Cousenling e orientamento verso i servizi specialistici del territorio; Supporto alle famiglie con portatore di handicap; Potenziamento del segretariato sociale; Gli obiettivi sono stati ampiamente raggiunti. Nel corso del triennio 2009/2011 si è provveduto a: Istituire l’Ufficio Punto Lavoro tramite la convenzione con la Fondazione le Vele e sottoscrizione di un protocollo operativo con la Provincia di Pavia, Convenzione con il Comune di Vigevano per il Servizio di Inserimento Lavorativo per l’attivazione di Borse Lavoro e Tirocini Socializzanti per soggetti svantaggiati; Potenziamento dello “Sportello Stranieri”, con due aperture settimanali, con la presenza di un mediatore culturale di lingua araba; Rafforzamento della rete con i servizi specialistici del territorio attraverso equipe periodiche; attivazione dei progetti ai sensi della L.162/98, in favore di persone adulte, che prevedevano un servizio domiciliare intensivo; erogazione dei voucher sociali come titolo per l’acquisto di prestazioni sociali erogate da operatori professionali sociali, quali aiuto nella cura della persona, supporto nel governo della casa, disbrigo pratiche, collegamento con i servizi ed eventuali trasporti per visite mediche ed esami clinici. Una parte dei voucher sociali sono stati attivati con progetti limitati a brevi periodi e con carattere d’urgenza legati principalmente alle dimissioni ospedaliere; Nell’”area trasversale”, inoltre, ci si era posti l’obiettivo di rafforzare sul territorio del distretto il Segretariato Sociale. Anche tale obiettivo è stato raggiunto, in quanto sono state attivate nuove sedi di segretariato sociale nei Comuni afferenti all’ambito distrettuale, garantendo comunque a tutti i Comuni del distretto tale servizio. Le criticità rilevate sono state: I Fondi stanziati per il raggiungimento degli obiettivi sono stati limitati rispetto ai bisogni dell’anziano e alle richieste. Tale situazione si aggraverà ancora di più nella triennalità 2012/2014; Frammentarietà territoriale; Scarsa collaborazione fra operatori sociali e sanitari, soprattutto in riferimento alla necessità dell’anziano di continuità assistenziale e di presa in carico globale da parte dei servizi socio-sanitari territorialmente competenti. 79 Nuova triennalità area adulti Rispetto al triennio 2012/2014, il Piano di Zona, compatibilmente con le scarse risorse finanziarie disponibili e su quanto elaborato dai Tavoli di Lavoro tenutisi presso l’ASL di Pavia, si propone di perseguire i seguenti obiettivi: Potenziamento dell’Ufficio Punto Lavoro; Ridurre il fenomeno dell’emergenza abitativa attraverso progetti mirati ed utilizzando i Fondi Regionali della casa; Diffusione della rete ADS al fine di favorire la tutela delle persone disabili fisici e psichici, con problematiche di dipendenza ed anziani in condizioni di svantaggio; Istituzione del Garante dei Detenuti; Interventi di prevenzione della dipendenza da gioco attraverso il coinvolgimento dei servizi specialistici e la creazione di gruppi di auto-mutuo aiuto; Consolidamento dello “Sportello Stranieri” in collaborazione con l’associazione Oltremare di Vigevano. 80 AREA ANZIANI I nove Piani di Zona della provincia di Pavia coordinati dall’ASL di Pavia, hanno collaborato nella fase di preparazione per la stesura del nuovo progetto Piano di Zona 2012-2014. L’ASL di Pavia ha coinvolto tutti i referenti dei nove Uffici di Piano, invitandoli a partecipare ad un ciclo di incontri su tavoli tematici suddivisi per target di età -0/18 area minori; 18/65 area adulti; >65 area anziani. Tale lavoro ha permesso di fotografare la realtà sociale territoriale sottolineando in base all’esperienza del triennio passato, le criticità e i bisogni emersi nell’intero territorio provinciale e dove è stato possibile, individuare risposte ed azioni finalizzate al soddisfacimento dei bisogni emersi. Per ciò che concerne l’area anziani i cambiamenti socio-familiari ed economici hanno acuito la presenza sul territorio di persone fragili bisognose di un supporto continuativo; in risposta a tale problematica crescente si sono realizzate azioni mirate per il mantenimento al domicilio dell’anziano, evitando l’istituzionalizzazione della persona che a sua volta trarrà giovamento psico-sociale dal proprio ambiente di vita. Nel triennio precedente i Piani di Zona hanno fornito una risposta immediata a tali bisogni attraverso l’erogazione di voucher sociali con personale specializzato che, ad oggi, visti i tagli nei finanziamenti, dovranno inevitabilmente essere sostituiti da una serie di attori quali: il Terzo Settore, la rete informale (famigliare ed amicale) e le strutture diurne presenti sul territorio con l’obiettivo di contenere il disagio nonché di garantire la domiciliarità. Tali risposte sono limitate ad interventi non professionali che solo in parte, potranno garantire il sostegno della persona. Altra parte della popolazione anziana fragile è composta da quei soggetti autosufficienti che necessitano di servizi non specializzati in quanto privi di rete familiare o amicale ai quali sarà possibile dare una risposta efficace attraverso l’attivazione di trasporti e servizi complementari (preparazione pasti, lavanderia, disbrigo pratiche…) realizzati da volontari presenti sul territorio. Attualmente si è riscontrata la scarsa presenza di volontari sul territorio pertanto tali azioni saranno commisurate alla disponibilità ed alla continuità offerta dal terzo settore. Si è rilevata una difficoltà da parte dell’anziano di accedere alla rete dei servizi offerti dal territorio in risposta alla quale vi è l’esigenza di una informazione diretta e facilmente accessibile. Sarà effettuata attraverso il lavoro del segretariato sociale migliorando il servizio già in essere del Punto Unico di Accesso (PUA) e del Centro di Assistenza Domiciliare (CEAD). Risultato atteso di tale lavoro è il miglioramento dell’accesso ai servizi da parte degli anziani. Una significativa criticità emerge dall’elevato ed eterogeneo costo delle rette delle strutture (RSA) per quella parte della popolazione anziana non autosufficiente che si ripercuote sia sulla situazione economica della persona in difficoltà sia sui comuni di residenza che si vedono costretti ad integrare la retta. Una prima risposta per ovviare a tale problematica è la promozione di accordi con le strutture del territorio che applicano rette contenute per superare la lista di attesa e permettere l’accesso alla struttura in tempi più brevi nei casi in cui la situazione di fragilità socio-economica viene rilevata e relazionata dall’assistente sociale. La difficoltà di rispondere ai bisogni in un’ottica globale dovuta alla scarsa collaborazione e al non raccordo delle dimissioni ospedaliere tra operatori sanitari e sociali ha creato una risposta frammentata al bisogno. Nell’ottica di migliorare la rete di servizi rivolti all’utenza è necessario il coordinamento degli interventi tra i diversi servizi attraverso la stesura di protocolli operativi tra gli enti che effettuano la presa in carico e l’assistenza (PDZ, ASL, A.O. CPS). Altra difficoltà rilevata riguarda l’insorgenza e la cronicizzazione di patologie il cui rischio conseguenziale è l’aggravamento dell’anziano con una significativa riduzione dell’autonomia 81 personale. Passaggio risolutivo di tale criticità è l’incremento del benessere attraverso la programmazione di percorsi di informazione, la sensibilizzazione e promozione di corretti stili di vita tramite la collaborazione con ASL e la promozione della vita attiva per l’anziano sostenendo i centri sociali, la socializzazione, l’attività di volontariato per i neopensionati ed il sostegno di iniziative di buon vicinato da effettuarsi grazie all’apporto del Terzo Settore. La scarsa presenza di volontari sul territorio aumenta l’impossibilità di garantire servizi non professionali da parte delle Associazioni presenti con il rischio di non riuscire a supportare adeguatamente l’anziano fragile. Occorre pertanto incentivare il volontariato sensibilizzando gli ultra sessantacinquenni, offrendo la propria disponibilità a supportare le fragilità presenti in ottica di mutuo-aiuto; l’anziano diventa quindi promotore di un cambiamento sociale di cui beneficia in prima persona oltre che essere un supporto alla società, contrastando la propria e l’altrui solitudine. Obiettivo di tali azioni è quello di promuovere la solidarietà in un’ottica di sussidarietà orizzontale. Quanto sopra emerso ed elaborato nel gruppo di lavoro “anziani” è rappresentato schematicamente nella tabella a seguito, dove compaiono nel dettaglio: criticità, principali rischi, azioni, risorse e risultati attesi riferiti all’intero territorio dei nove ambiti della Provincia di Pavia. 82 PRESENZA DI PERSONE FRAGILI CHE NECESSITANO DI UN SUPPORTO CONTINUO PRINCIPALI RISCHI BISOGNI istituzionalizzazione dell'anziano fragile AZIONI RISORSE RISULTATI ATTESI sostegno alla domiciliarità attraverso l'erogazione di voucher e titoli sociali, SAD terzo settore Garantire e mantenere la domiciliarità dell'anziano attivazione del terzo settore rete familiare/amicale favorire il mantenimento delle persone anziane al domicilio al fine di procrastinare i ricoveri definitivi in struttura sensibilizzazione della rete amicale/familiare ASL ricorso all'inserimento CDI e CD Ricorso a ricoveri temporanei di sollievo Insorgenza di forme di regressione rispetto alle capacità residue dell'anziano strutture del territorio ricorso assistente familiare attraverso le badanti Contenimento del disagio ANZIANI SOLI CON UNA RETE FAMILIARE CARENTE ED INADEGUATA PRINCIPALI RISCHI BISOGNI L'aggravarsi della situazione di bisogno con conseguente involuzione dell'anziano verso uno stato di non autonomia Garanzia mantenimento trasporto anziani e servizi complementari AZIONI RISORSE RISULTATI ATTESI attivazione volontariato per garantire gli spostamenti e servizi vari terzo settore Sostegno per l'autonomia dell'anziano attivazione voucher 83 DIFFICOLTA’ DI ACCESSO ALL’OFFERTA DEI SERVIZI SOCIO-SANITARI DEL TERRITORIO PRINCIPALI RISCHI BISOGNI Impossibilità di beneficiare dei servizi offerti necessità di informazioni su procedure e modalità di accesso ai servizi sociali e sociosanitari AZIONI RISORSE RISULTATI ATTESI Garantire il segretariato sociale Assistenti Sociali del territorio PUA Migliorare l'accesso ai servizi ASL CEAD PRESENZA SUL TERRITORIO DI PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI PRINCIPALI RISCHI Difficoltà di inserimento in struttura per i costi elevati delle rette di ricovero Lunghe lista d'attesa nelle strutture con costi moderati BISOGNI Inserimento in struttura dei non autosufficienti non gestibili al domicilio AZIONI RISORSE Sostegno a famiglie e anziani attraverso informazioni sulle strutture PUA Promuovere accordi con le strutture per l'accesso agevolato delle persone in condizioni di fragilità sociale, con segnalazione dell'Assistente Sociale RISULTATI ATTESI Risposta più efficace ed appropriata al bisogno CEAD 84 DIFFICOLTÀ DI RISPONDERE AI BISOGNI IN UN'OTTICA GLOBALE (scarsa collaborazione tra operatori sanitari e sociali, inadeguata tempistica delle dimissioni ospedaliere, ecc.) PRINCIPALI RISCHI Risposta frammentata al bisogno BISOGNI Coordinamento interventi integrati tra diversi servizi sociali e sanitari, sia territoriali che residenziali, per una presa in carico globale della persona anziana AZIONI RISORSE Stesura di protocolli operativi tra PDZ/ASL/A.O./CPS anche per gli interventi che riguardano la continuità assistenziale, sia per la gestione delle dimissioni protette, sia per la presa in carico da parte di servizi territoriali adeguati ai bisogni PDZ ASL Azienda Ospedaliera RISULTATI ATTESI Migliorare la rete di supporto all'utenza creando una maggior collaborazione tra gli enti coinvolti CPS INSORGENZA E CRONICIZZAZIONE DI PATOLOGIE PRINCIPALI RISCHI BISOGNI AZIONI RISORSE RISULTATI ATTESI Programmazione di percorsi di informazione, sensibilizzazione e promozione di sani stili di vita ASL Aggravamento dell'anziano con conseguente riduzione della propria autonomia Prevenzione e Promozione corretti stili di vita - contrasto alla solitudine della persona anziana e valorizzazione delle abilità degli anziani Promozione della vita attiva attraverso sostegno dei centri sociali, anche con il coinvolgimento dell’associazionismo, con l’obiettivo di promozione del benessere, socializzazione e Implementazione del benessere dell'anziano 85 mutuo aiuto, promozione dello sport e dell’attività motoria degli anziani, promozione del volontariato tra i neo pensionati Terzo settore Sostegno ad iniziative di buon vicinato SCARSA PRESENZA DI VOLONTARI SUL TERRITORIO E IMPOSSIBILITÀ DELLE ASSOCIAZIONI PRESENTI A GARANTIRE SERVIZI CHE RICHIEDANO UNA PARTICOLARE PREPARAZIONE E PROFESSIONALITÀ PRINCIPALI RISCHI Scarsa possibilità di supportare l'anziano ad integrazione o in sostituzione dei servizi strutturati, ove presenti. BISOGNI AZIONI RISORSE azioni di sensibilizzazione dei giovani Giovani del territorio Incentivare il volontariato giovanile Coinvolgimento ufficio scolastico per il riconoscimento dei crediti formativi a seguito di attività di volontariato Ufficio scolastico RISULTATI ATTESI Promozione della solidarietà in un'ottica di sussidarietà orizzontale Terzo settore 86 Obiettivi triennalità 2009/2011 Area Anziani Nel corso della triennalità 2009/2011 l’Ambito Distrettuale di Mortara, per ciò che concerne l’area anziani, aveva previsto due obiettivi prioritari: Sostegno alla domiciliarità e alla famiglia attraverso l’erogazione dei voucher sociali e all’attivazioni di buoni finalizzati alla copertura contributiva per l’assunzione di assistenti familiari; La predisposizione dei ricoveri di sollievo. Entrambi gli obiettivi sono stati ampiamente raggiunti. Nel corso del triennio 2009/2011 si è provveduto a: erogare i voucher sociali come titolo per l’acquisto di prestazioni sociali erogate da operatori professionali sociali, quali aiuto nella cura della persona, supporto nel governo della casa, disbrigo pratiche, collegamento con i servizi ed eventuali trasporti per visite mediche ed esami clinici. Una parte dei voucher sociali sono stati attivati con progetti limitati a brevi periodi e con carattere d’urgenza legati principalmente alle dimissioni ospedaliere; erogare dei buoni sociali finalizzati alla copertura contributiva per l’assunzione di assistenti familiari, che prevedessero anche un servizio di tutoring dell’assistente familiare nel corso del progetto; attivare dei progetti ai sensi della L.162/98, in favore di persone anziane, che prevedevano un servizio domiciliare intensivo; Erogare dei contributi finanziari, finalizzati a dei ricoveri di sollievo, per l’integrazione della retta a favore di anziani con risorse economiche insufficienti. Nell’”area trasversale”, inoltre, ci si era posti l’obiettivo di rafforzare sul territorio del distretto il Segretariato Sociale. Anche tale obiettivo è stato raggiunto, in quanto sono state attivate nuove sedi di segretariato sociale nei Comuni afferenti all’ambito distrettuale, garantendo comunque a tutti i Comuni del distretto tale servizio. Le criticità rilevate sono state: I Fondi stanziati per il raggiungimento degli obiettivi sono stati limitati rispetto ai bisogni dell’anziano e alle richieste. Tale situazione si aggraverà ancora di più nella triennalità 2012/2014; Frammentarietà territoriale; Scarsa collaborazione fra operatori sociali e sanitari, soprattutto in riferimento alla necessità dell’anziano di continuità assistenziale e di presa in carico globale da parte dei servizi socio-sanitari territorialmente competenti. Nuova triennalità area anziani Rispetto al triennio 2012/2014, il Piano di Zona, compatibilmente con le scarse risorse finanziarie disponibili e su quanto elaborato dai Tavoli di Lavoro tenutisi presso l’ASL di Pavia, si propone di perseguire i seguenti obiettivi: Mantenimento del sostegno alla domiciliarità e alla famiglia attraverso l’erogazione dei voucher sociali che preveda una quota di compartecipazione da parte dell’utente definita in base a delle fasce ISEE prestabilite; Mantenimento delle sedi di segretariato sociale per garantire al cittadino informazioni sulle procedure e sulle modalità di accesso ai servizi sociali e socio-sanitari; 87 Sperimentare nuove forme di coordinamento, anche attraverso dei protocolli operatvi, per garantire interventi integrati tra i diversi servizi sociali e sanitari, sia territoriali che residenziali, per una presa in carico globale della persona anziana; Rafforzare la collaborazione con il Terzo Settore ed il volontariato locale per promuovere la solidarietà in un'ottica di sussidarietà orizzontale. 88 PROPOSTE DEL TERZO SETTORE FAMIGLIA OTTOLINI – MULINO DI SUARDI AZIONI INNOVATIVE NEL QUADRO DI UN PROGETTO DI RETE SOVRA-DISTRETTUALE IN LOMELLINA Le presenti azioni innovative sono state definite nel quadro di una progettazione sovradistrettuale che coinvolge gli AMBITI DISTRETTUALI di VIGEVANO, GARLASCO e MORTARA che coprono il territorio della Lomellina ( Pavia ) e vedono coinvolti i Comuni del territorio. La Progettazione è stata elaborata congiuntamente ai sotto-citati soggetti del Terzo Settore che operano in questa area provinciale e che da tempo lavora in sinergia e rete tra di loro . Sono state coinvolte quelle realtà del privato-sociale che rappresentano ed esprimono significative esperienze e professionalità inerenti l’area dei minori, dei soggetti deboli e del fenomeno migratorio. Ci si è concentrati in questo progetto sovra-distrettuale su tali specifiche problematiche perché valutate di particolare emergenza sociale e non ancora compitamente beneficiarie di adeguate progettazioni dei PdZ in grado di valorizzare la capacità già presente di fare rete tra i diversi soggetti interessati e di sperimentare azioni congiunte e trasversali da realizzarsi in una dimensione sovra-distrettuale capace di dare risposta adeguate ai bisogni emergenti del territorio. I Soggetti del Terzo-Settore coinvolti nel Progetto sono : FONDAZIONE MADRE AMABILE ; FONDAZIONE EXODUS ; ASSOCIAZIONE ISOLA DI DELO ; COOP. FAMIGLIA OTTOLINI ente gestore della COMUNITA’ MULINO DI SUARDI . Collaboreranno inoltre alle diverse azioni previste : COOP. SOC. GLI AIRONI ; COOP. SOCIALE LA COLLINA; COOP. SOCIALE ARCHE’ ; COOP. SOC. 381 ; COMITATO PROVINCIALE DI PAVIA PER L’ UNICEF Il Progetto si articola in N. 2 Azioni fondamentali : la prima finalizzata a favorire il pieno inserimento socio-lavorativo di giovani a rischio di emarginazione ; la seconda orientata a promuovere percorsi condivisi per il dialogo interculturale sul territorio. AZIONE 1 TIROCINI FORMATIVI E FORMATIVI/LAVORATIVI PER MINORI A RISCHIO DI EMARGINAZIONE E MESSA ALLA PROVA . A fronte della grave crisi economica, delle conseguenti difficoltà occupazionali che colpiscono i soggetti “deboli” ed alla luce di sempre più numerosi casi di procedure penali per minori presenti nei nostri Ambiti distrettuali, si intende offrire la possibilità di tirocini formativi e lavorativi anche ai minori in difficoltà che abbiano assolto l’obbligo scolastico, italiani ed immigrati. E’ una iniziativa volta a prevenire gravi situazioni di emarginazione giovanile e favorire la piena integrazione socio-lavorativa di quei minori a rischio che vivono sui nostri territori. L’ Azione si rivolge anche ai minori ospiti delle Comunità Educative e Terapeutiche della Lomellina che, in fase di conclusione della loro esperienza comunitaria, necessitano oggettivamente di un ulteriore momento di accompagnamento, per il loro inserimento nel mondo del lavoro e la 89 piena integrazione sul nostro territorio, nel caso – come spesso avviene – sia questo il luogo ove decidono e/o possono stabilizzare il loro percorso e mettere quindi positivamente a frutto quanto “costruito” in Comunità. Con il presente Progetto ci si rivolge pertanto ad adolescenti e giovani tra i 16 e 18, attraverso la realizzazione di specifici percorsi sia formativi che formativi/lavorativi che, con il concorso degli enti del privato-sociale coinvolti, saranno definiti e realizzati con interventi personalizzati di orientamento, accompagnamento, tutoraggio e monitoraggio, oltre che garantendo il supporto nella ricerca delle soluzioni abitative per l’autonomia. Il Progetto prevede anche l’erogazione di borse-lavoro ( di 3 / 6 mesi ) per facilitare e supportare il percorso di inserimento, favorire l’interlocuzione con il mondo delle imprese ed il consolidamento del processo di indipendenza ed autonomia. I diversi progetti personalizzati di inserimento saranno definiti in collaborazione tra i soggetti del terzo settore coinvolti, gli assistenti sociali ed i SIL presenti sul territorio. Si ipotizzano sia tirocini esclusivamente formativi, sia percorsi di tirocinio formativo/lavorativo con il supporto di borse-lavoro. I Beneficiari saranno selezionati tra : a) I ragazzi e le ragazze che risiedono sul territorio sovra-distrettuale e necessitano – per condizioni familiari e sociali, problematiche scolastiche e comportamentali, rischi di emarginazione – di un particolare supporto di accompagnamento formativo ed all’inserimento socio-lavorativo. b) I ragazzi e le ragazze in carico alle Comunità Educative e Terapeutiche, presso le quali sono domiciliati e che, essendo in fase di conclusione del loro percorso in Comunità, abbiano optato e/o si siano create le pre-condizioni per un loro pieno inserimento sociolavorativo sul nostro territorio. c) I ragazzi e le ragazze nella condizione di “ messa alla prova” ( DPR 448/88 e DPR 449/88 e DL 272/89 ) residenti nei nostri Ambiti distrettuali. I diversi percorsi personalizzati, da attuarsi con tirocini formativi e/o formativi/lavorativi, saranno realizzati sia presso le aziende della provincia che presso i Laboratori formativi/lavorativi che le Comunità coinvolte nel progetto metteranno a disposizione di tutto il territorio. E’ anche ipotizzabile un percorso in due tappe conseguenti : prima l’inserimento in uno dei Laboratori citati ed in un contesto più “protetto ed educativo” ed poi l’inserimento in Azienda. E’ anche ipotizzabile - per alcuni Laboratori delle Comunità che si sono strutturati come piccole imprese produttive o di servizio - che anche l’inserimento lavorativo finale avvenga in tale contesto. A supporto di tali percorsi sarà anche valorizzato l’attivo coinvolgimento delle Cooperative Sociali e delle Imprese Sensibili citate in premessa e che già lavorano in rete con i diversi partner del Progetto. Si citano di conseguenza le diverse tipologie di tali Laboratori ( presso i quali operano Maestri d’arte e tecnici del settore ) messi a disposizione delle Comunità : orticoltura biologica ; orticoltura tradizionale; giardinaggio ; produzione in serra ; allevamento piccoli animali da cortile ; catering ed allestimento eventi ; cucina ed educazione al gusto; trasformazione prodotti orticoli; restauro mobili e falegnameria ; manutenzione biciclette; informatica di base. Oltre a tali Laboratori che hanno una natura specificatamente professionalizzante potranno essere usufruiti anche Laboratori di natura più espressiva e di arte-terapia - in ragione dei bisogni del beneficiario e della definizione del suo percorso - quali : Laboratori sportivi e di 90 psico-motricità ( canoa, pugilato, calcetto, capoeira ) ; Laboratorio di fotografia ; Laboratorio artistico di lavori in creta. Per quanto riguarda i ragazzi che si trovano nella condizione di “messa alla prova”, i diversi Servizi Sociali coinvolti a livello sovra-distrettuale, attueranno un lavoro interdisciplinare tra i vari operatori del sistema penale minorile e del terzo settore, promuovendo un progetto finalizzato ad approfondire le conoscenze sulla personalità e le attitudini del ragazzo, con una attenzione particolare alle sue capacità di “cambiamento e di recupero”. In tale processo saranno coinvolti ovviamente anche i servizi periferici dell'Amministrazione della Giustizia Minorile, che in collaborazione con gli Enti Locali ed il terzo settore, hanno ricevuto dalla nuova normativa processuale un compito di fondamentale importanza. Poiché sempre più numerosi sono sui nostri ambiti distrettuali i casi di minori, per i quali viene istituita la “messa alla prova” si avvierà anche – tra i diversi partner del progetto - una capillare conoscenza delle risorse presenti sul territorio ( Associazioni Sportive, Centri di Aggregazione Giovanile, Associazioni di volontariato, ecc.) al fine di ampliare la rete delle collaborazioni e rendere fattibile un progetto che possa davvero tener conto delle varie attitudini/capacità del soggetto. Una volta elaborato il progetto, qualora il ragazzo e la famiglia non dovessero riuscire a far fronte ad eventuali costi, sarà cura degli Uffici di Piano in collaborazione con il Comune di residenza, elaborare delle convenzioni con gli Enti interessati al fine di poter realizzare gli interventi previsti. Per la realizzazione ed il Coordinamento di questa Azione sarà costituita una Cabina di Regia di cui faranno parte operatori indicati dai diversi partner istituzionali e del terzo settore, che avrà il compito di sovraintendere, coordinare, monitorare e documentare la realizzazione del Progetto. Il Progetto potrà inoltre beneficiare dell’esperienza già maturata nei diversi Ambiti dei SIL con l’attivazione di borse lavoro per disabili e persone svantaggiate, mettendo in sinergia le banche dati delle imprese coinvolte e la rete dei contatti attivati, così come - per contro - i SIL potranno eventualmente beneficiare dei Servizi e dei Laboratori messi a disposizione dalle Comunità e dai soggetti del privato-sociale coinvolti nel presente progetto. Nel Progetto la presente Azione avrà una articolazione temporale triennale coerente con il Piano 2012-2014 I costi relativi a tale Azione sono ipotizzabili in 30.000 Euro per ciascun anno di attività e riferiti alle seguenti voci di spesa : borse-lavoro ; tutoraggio; formatori ; materiale formativo ed attrezzature laboratori; coordinamento ; promozione ) NOTA : Su richiesta del PdZ è possibile ovviamente procedere ad un Preventivo di dettaglio delle diverse voci di spesa così come dei co-finanziamenti possibili AZIONE 2 PROMOZIONE DI INZIATIVE ED EVENTI PER FAVORIRE IL DIALOGO INTERCULTURALE E VALORIZZAZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI DI RAPPRESENTANZA ETNICA E MULTIETNICA Come già citato, nel territorio sovra-distrettuale preso in considerazione, è aumentata notevolmente la presenza di famiglie immigrate di diversa nazionalità e matrice culturale e religiosa. Si rende quindi necessario organizzare sempre di più e meglio l’accoglienza di questi 91 nuovi nuclei familiari, favorendo la loro positiva integrazione e promuovendo il dialogo interculturale tra le diverse componenti della società. Tale problematica è del resto sottolineata come prioritaria nella stessa Delibera della Regione Lombardia N. IX/2505 del 16/11/2011 “Linee di indirizzo per la Programmazione sociale a livello locale 2012-2014”. Oltre all’apertura di Sportelli Stranieri, azione già consolidata, si ritiene quindi necessario promuovere, unitamente ai citati soggetti del Terzo Settore ed altri soggetti del territorio, la conoscenza reciproca tra comunità immigrata e comunità ospitante, i processi di piena integrazione sociale e culturale, la capacità di aggregazione e rappresentanza delle comunità. Tale Azione prevede quindi l’organizzazione periodica di incontri di scambio e socializzazione sia tra famiglie italiane e famiglie straniere che tra giovani italiani e giovani immigrati, con particolare attenzione, in questo percorso, al ruolo che le donne delle diverse comunità possono positivamente giocare nel processo di dialogo e conoscenza reciproca . Ruolo potenziato oltre che dalla specificità di genere dal fatto che le professioni prevalenti delle donne immigrate – nei nostri Ambiti così come in tutta la Lombardia - sono quelli di cura ed assistenza, professioni cioè che pongono in diretta relazione le donne immigrate con le famiglie lombarde. Più precisamente saranno ideati e programmati – con il protagonismo dei diversi attori coinvolti - eventi pubblici, momenti di riflessione e scambio e proposizione di percorsi interculturali da realizzare sia sul territorio che all’interno dei contesti scolastici, per favorire la conoscenza reciproca, la socializzazione, l’incontro, lo scambio e l’amicizia interpersonale. Si immagina un programma triennale cadenzato da specifici momenti ed eventi quali ad esempio : feste musicali multi-etniche; incontri cultural-gastronomici; giornate a tema per i bambini e le mamme; tornei sportivi tra i giovani; gite e visite guidate per le diverse famiglie; mostre ed esposizioni per far conoscere e confrontare usanze, tradizioni, artigianato locale, canti, fiabe, sistemi educativi o di maternage, ecc.; presentazione delle opportunità turistiche dei diversi Paesi; valorizzazione dell’imprenditoria straniera presente e delle opportunità di investimento nei loro Paesi d’origine; ecc.. Si organizzeranno inoltre percorsi interculturali coinvolgendo le comunità straniere nelle Sagre di Paese, così come si favorirà l’organizzazione di ricorrenze tradizionali delle stesse comunità straniere aperte alla partecipazione delle famiglie italiane. Tale Azione prevede inoltre – anche a supporto e beneficio di quanto sopra esposto – di valorizzare il ruolo delle Associazioni straniere, così come di favorirne, dove ne esistano le condizioni, la costituzione formale, in modo tale da consentire agli Enti Locali di avere interlocutori riconosciuti e credibili con cui affrontare le problematiche del dialogo e della integrazione. Le Associazioni straniere rappresentano nei contesti maturi un fondamentale elemento di dialogo, mediazione ed interazione tra realtà migratoria, società civile ed istituzioni. Le Associazioni inoltre favoriscono i processi di integrazione dei membri della loro comunità e spesso svolgono ruoli di controllo sociale riguardo gli eventuali comportamenti negativi dei membri stessi. Si intende quindi, partendo dal censimento delle Associazioni formali ed informali esistenti nell’Ambito, sovra-distrettuale, coinvolgere i leader riconosciuti delle varie Comunità per promuovere l’ Associazionismo etnico e/o multi-etnico, offrendo supporti ed orientamenti amministrativi riguardo la costituzione ed il funzionamento di tali Associazioni. 92 Un passo successivo sarà poi quello di giungere progressivamente alla costituzione di una “Consulta delle Associazioni Straniere della Lomellina”, i cui membri potrebbero partecipare al Tavolo del Terzo Settore istituito dai diversi PdZ e collaborare attivamente alla ideazione e realizzazione delle citate iniziative finalizzati a promuovere e favorire il dialogo interculturale. Nel Progetto la presente Azione avrà una articolazione temporale triennale coerente con il Piano 2012-2014 I costi relativi a tale Azione sono ipotizzabili in 10.000 Euro per ciascun anno di attività e riferiti alle seguenti voci di spesa : organizzazione eventi ; rimborsi spese relatori ; acquisto materiale e noleggio attrezzature ; coordinamento ; promozione ) NOTA : Su richiesta del PdZ è possibile ovviamente procedere ad un Preventivo di dettaglio delle diverse voci di spesa così come dei co-finanziamenti possibili 93 “Una famiglia sola non basta…” Proposte Cooperativa Sociale COME NOI Anffas Mortara e Lomellina Onlus per la stesura dei Piani di Zona di Mortara e Lomellina (PV) 2012-2014 A cura di Marco Bollani Direttore Cooperativa Sociale COME NOI Tecnico Fiduciario Anffas 1 Tre premesse di fondo 1.1. Un contributo di analisi dei bisogni, idee progettuali e risorse 1.2. I tagli dei fondi e i deficit delle istituzioni nella lettura dei bisogni della disabilità 1.3. Un contributo di metodo e di strategia per lavorare insieme alle istituzioni 2 Analisi dei bisogni 2.1. I bisogni emergenti dei bambini con disabilità 2.2. I bisogni emergenti delle persone adulte con disabilità 2.3. I bisogni in crescita dei genitori delle persone con disabilità 3 Le nostre Proposte 3.1 Nuove risposte alle domande che crescono 3.2 Il ruolo del servizio SAI?: una rete provinciale di Accoglienza e Informazione 3.3 Proposte Progettuali 3.3.1 Tab. 1 Interventi per l’Età Evolutiva 3.3.2 Tab. 2 Interventi per l’Età Adulta 3.3.3 Tab. 3 Interventi per le famiglie 3.3.4 Tab.4 Interventi a supporto delle Istituzioni e della Comunità 4. Appendici di Approfondimento 4.1. Bambini e Genitori fino in fondo 4.2. Il welfare delle famiglie 94 Piani di Zona (2012-2014): Documento di proposta per la programmazione degli interventi nell’area disabilità 1. Tre Premesse di Fondo : 1.1. Un contributo di analisi, idee e risorse Partendo da una lettura prevalentemente “sul campo” dei principali bisogni sociali e sociosanitari che emergono dall’area della disabilità effettuata dalle diverse realtà Anffas della provincia di Pavia, attraverso il presente documento si intende formulare una proposta strategica e costruttiva per consolidare gli interventi esistenti e per sostenere, anche attraverso l’apporto di risorse gestionali e progettuali, innovazioni coerenti e compatibili con le linee di indirizzo regionali e le emergenze individuate a livello locale e ampiamente riconosciute dal legislatore Regionale. 1.2. I tagli dei fondi e i deficit delle istituzioni nella lettura dei bisogni della disabilità Il primo dato che emerge e che riteniamo doveroso segnalare riguarda la crisi delle risorse economiche destinate alle politiche sociali e insieme ad esso il deficit nella lettura dei bisogni da parte delle istituzioni. L’ipotesi strategica di fondo delle linee di indirizzo regionali per i nuovi piani di zona è quella di spostare radicalmente il baricentro del sistema di finanziamento del welfare “dall’offerta alla domanda” attraverso la capacità dei comuni di diventare “imprenditori di rete” capaci di stimolare e consolidare gli interventi del terzo settore e del mondo profit. La “leva” economica di tale spostamento secondo le linee di indirizzo regionale è rappresentata essenzialmente dalle quote di risorse economiche detenute dalle famiglie che dispongono dei trasferimenti INPS. Tali risorse consentirebbero al sistema di welfare di fronteggiare alla drastica contrazione in valori assoluti dei finanziamenti nazionali e regionali delle politiche pubbliche. Per quanto riguarda l’area della disabilità questo disegno strategico e la lettura che lo informa, risultano decisamente contradditori, non suffragati da dati significativi e soprattutto non in grado di portare risposte concrete ai bisogni che emergono sul campo, ben manifestati dalle persone con disabilità e dai loro familiari. Senza allargare troppo l’ambito di analisi del problema nell’ambito del presente documento, basti rilevare che per le famiglie con disabilità, “i 734,69 € erogati dall’INPS indicati dalle linee di indirizzo regionale, verosimilmente sono soldi che persone/famiglie spendono per il sostentamento, il pagamento dei servizi e di ogni altra cosa serva a mantenere il livello di dignità della propria vita il più alto possibile e quindi sono somme già pienamente utilizzate dalle famiglie con disabilità per pagarsi non solo “pezzi” del welfare, ma anche le spese per il sostentamento del proprio parente. Per quanto riguarda l’area della disabilità quindi il computo delle risorse messe a disposizione dall’INPS perde di rilevanza perché accomuna anziani e disabili dentro un'unica voce indifferenziata di non autosufficienza. A tale scopo crediamo quindi si imponga, ancora una volta, la necessità di pensare al vasto e variegato mondo della non-autosufficienza in modo articolato, distinguendo le azioni e i servizi rivolti alle persone anziane dalle azioni e dai servizi rivolti alle persone con disabilità orientate, queste ultime, non solo e non tanto al contenimento di un danno biologico, quanto alla riduzione delle discriminazioni e all’incremento delle pari opportunità. Ancora una volta perciò registriamo la carenza di dati di ricerca sociale che mettano in evidenza l’incidenza economica della disabilità sul tenore di vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Se li possedessimo, saremmo maggiormente in grado non solo di fornire un quadro 95 interpretativo autentico della situazione, ma potremmo con maggiore efficacia proporre un terreno di confronto sui temi dell’allocazione razionale delle risorse e del concorso alla spesa1. 1.3 Un contributo di metodo e di strategia per lavorare insieme alle Istituzioni Non prendiamoci in giro. Qualsiasi proposta di programmazione degli interventi triennali su scala locale non può che partire da un’analisi dei bisogni onesta e seria che tenga conto dell’incidenza e della prevalenza del fenomeno disabilità sul territorio suffragata dai dati di epidemiologia sociale e sanitaria e dagli elementi di realtà riscontrabili da chi opera sul campo unitamente ad un quadro realistico delle risorse economiche e organizzative concretamente disponibili. Su queste basi prende corpo la nostra proposta. 1 Documento di Indirizzo per la triennalità Piani di Zona Anffas Lombardia a cura di Carla Torselli e Marco Faini 96 2. Analisi dei bisogni Nel corso degli ultimi 3 anni di attività, l’organizzazione delle nostre associazioni è stata investita da bisogni nuovi e in parte inediti che riflettono una situazione di vera e propria emergenza in provincia di Pavia sul fronte della disabilità intellettiva e relazionale. Le maggiori ma non uniche criticità riguardano: la carenza di servizi di riabilitazione e di sostegno socio-educativo in età evolutiva, la carenza di spazi di residenzialità assistita e di opportunità abitative per la vita indipendente per le persone adulte, la carenza di un’azione specifica di sostegno e accoglienza dei genitori per rispondere ai bisogni di informazione legislativa, di supporto burocratico e anche di orientamento nelle scelte dei percorsi di cura più appropriati per la presa in carico dei figli. Si tratta di carenze “croniche” del sistema istituzionale di presa in carico della disabilità intellettiva ampiamente riconosciute e documentate in letteratura e anche dalla Giunta Regionale Lombarda nel Piano di Azione Regionale della disabilità 2010. Esse tuttavia appaiono se possibile ancora più acute in provincia di Pavia anche a causa di alcuni elementi di disomogeneità territoriale nella distribuzione dei servizi istituzionali che richiedono verosimilmente uno sforzo maggiore di focalizzazione da parte delle istituzioni come evidenziato non solo dal Piano di Azione Regionale ma anche dal documento di Programmazione 2010 2011 2012 della ASL della Provincia di Pavia. L’aumento progressivo di richieste nuove e inedite di presa in carico indirizzate alle nostre associazioni da parte di famiglie che non trovano risposte istituzionali ci sembra possa costituire un segnale significativo di progressivo ampliamento delle carenze prima citate e soprattutto ci sembra segnali un preoccupante aumento delle fatiche e dei disagi familiari connessi alle difficoltà di fronteggiamento quotidiano della presa in carico dei figli con disabilità intellettiva. Tale fenomeno di “allargamento” delle domande di intervento, non ha interessato tuttavia solo le 5 associazioni Anffas della provincia, ma è un fenomeno che ha “investito” direttamente e progressivamente anche il mondo dei servizi della disabilità, pubblici e del privato sociale, che sono stati chiamati a fronteggiare richieste “improprie”. Richieste cioè che vanno oltre il loro mandato istituzionale e che interessano tutto l’arco di vita della persona con disabilità; l’infanzia, l’età adulta e anche l’età anziana. 2.1. I bisogni emergenti dei bambini con disabilità Nell’ambito dell’età evolutiva in particolare molti servizi diurni socio-sanitari sono stati investiti da bisogni e domande che non rientrano nel loro mandato specifico di azione istituzionale: richieste di consulti specialistici afferenti all’area sanitaria e psicomotoria da parte di genitori di minori; richieste di inserimenti di minori nei servizi diurni ben prima della conclusione dell’obbligo scolastico; richieste di supporto specialistico presso le scuole per il sostegno di casi ad elevata complessità; richieste di supporto e sostegno ai genitori provenienti dalle famiglie stesse ma sempre di più dai pediatri di base e dalle stesse unità di neuropsichiatria infantile richieste di supporto e di orientamento da parte dei genitori nel difficile ma indispensabile compito di raccordare e coordinare le tante e diverse prestazioni da parte dei diversi attori istituzionali che intervengono nella presa in carico dei figli (il comune, la scuola, il medico di base, lo specialista, l’associazione, il tribunale, l’ospedale…) 97 Tali domande riflettono verosimilmente carenze specifiche (ampiamente riconosciute e documentate anche dal legislatore Regionale) sul versante della riabilitazione dei minori (prolungarsi dei tempi di attesa delle prestazioni terapeutico-riabilitative e carenza di personale specialistico di tutto il comparto della neuropsichiatria infantile) e una carenza diffusa e generalizzata di una funzione di accoglienza, orientamento e accompagnamento delle famiglie nelle scelte che riguardano il percorso di vita dei minori con particolare riferimento alle azioni di sostegno necessarie per garantire un processo globale di presa in carico. 2.2 I bisogni emergenti delle persone adulte con disabilità Nell’ambito dell’età adulta invece i servizi diurni e residenziali hanno dovuto rispondere ad una crescente e tuttora inevasa domanda di accoglienza residenziale correlata sia all’età avanzata dei genitori ed all’impoverimento progressivo delle loro capacità di cura, sia ai livelli di complessità di specifiche situazioni caratterizzate da gravissime disabilità, sia alle aspettative ed ai desideri di emancipazione dai genitori da parte delle stesse persone con disabilità con riguardo sia alle prospettive dell’abitare, sia alle prospettive dell’inserimento lavorativo. Sono così aumentate, presso i servizi: le richieste di interventi di sollievo e di pronto intervento connessi a necessità di cure o di ricoveri per i genitori anziani le richieste di inserimento in strutture residenziali da parte di comuni alle prese con situazioni “border” in cui l’insufficienza mentale del soggetto e la non adeguatezza delle strategie familiari di presa in carico hanno determinato preoccupanti situazioni di conflittualità intra familiare non gestibili le richieste di opportunità abitative di vita indipendente o a bassa intensità assistenziale anche da parte di persone con lieve disabilità intellettiva e complesse disabilità fisiche le richieste di orientamento e di sostegno a percorsi mirati di inserimento occupazionale e lavorativo… 2.3. I bisogni in crescita dei genitori delle persone con disabilità Insieme alle richieste di maggior sostegno terapeutico (da parte dei genitori giovani), di nuovi spazi di accoglienza residenziale (da parte dei genitori anziani) e di nuove opportunità di vita indipendente (da parte delle persone adulte con disabilità), tutte le nostre Anffas sono state investite anche da una crescente domanda di sostegno e di orientamento da parte dei genitori (giovani e non più giovani) che riguarda una fascia molto ampia ed eterogenea di bisogni che riflette in un certo senso la complessità della condizione della disabilità indotta dall’elemento di cronicità che la connota: la ricerca di informazioni sui diritti, la ricerca di informazioni sulla rete dei servizi e sulle loro caratteristiche, la ricerca di informazioni sulle modalità di rapporto con le istituzioni, la ricerca di informazioni sulle modalità per l’ottenimento di specifici provvedimenti (legge 104, amministrazione di sostegno, invalidità civile, accertamenti straordinari INPS) la richiesta di sostegno per l’avvio e la gestione delle suddette pratiche la richiesta di aiuto per raccordare, coordinare e tenere insieme i diversi percorsi di sostegno seguiti dai figli in ambito sociale, sanitario, scolastico, familiare, occupazionale e lavorativo la richiesta di sostegno e di orientamento nei passaggi cruciali del percorso di crescita dei figli che destabilizzano sempre le famiglie e riacutizzano elementi di angoscia e di disagio (l’ingresso nel mondo della scuola, il passaggio da una scuola all’altro, il congedo dalla scuola…) 98 la richiesta di sostegno e di orientamento su come comportarsi nella prospettiva del dopo di noi… Come procedere, cosa pensare, con quali strumenti agire per l’affidamento del figlio… Come muoversi all’interno della famiglia nei confronti degli altri figli, quali forme di tutela e di garanzia ci sono per la destinazione eventuale di patrimoni… L’incremento esponenziale di tali richieste riflette a nostro avviso alcuni effetti anche paradossali che riguardano in parte l’attuale riassetto istituzionale del complessivo sistema di presa in carico della disabilità… Per alcuni aspetti i familiari lamentano infatti un surplus di informazione e di punti di riferimento parziali e frammentati e non collegati tra loro del tutto privi di una specifica competenza e che nel loro insieme finiscono paradossalmente per produrre un’azione di disorientamento e di confusione e per moltiplicare le fatiche dei genitori nel correre da una parte all’altra. Con l’effetto Internet ad amplificare ulteriormente tale caos… I pediatri spesso non sono quasi collegati con la neuropsichiatria, i servizi diurni quasi mai in relazione con servizi residenziali, le associazioni tra loro faticano a parlarsi, l’associazione dice una cosa e il patronato un’altra, il piano di zona e il comune non sempre danno le stesse informazioni, la scuola, il comune e la neuropsichiatria hanno idee diverse sul tipo di assistente che serve per un minore… I Genitori lamentano la mancanza di una “cerniera”, di un punto di ascolto che sappia fare accoglienza “come si deve” (spazi e tempi adeguati, non uno sportello con un vetro in mezzo e la fila di gente alle spalle che ascolta mentre attende…) e orientamento con le informazioni e le competenze appropriate (è o non è il caso di fare richiesta di aggravamento, per fare l’amministrazione di sostegno ci si muove in questo modo, cerchiamo di capire come si possono rimettere in dialogo e perché non si intrecciano tra loro, il comune, il servizio diurno, il medico specialista e l’associazione…) 99 3. Le Nostre Proposte 3.1. Nuove risposte alle domande che crescono per quantità e complessità A fronte di tale incremento di domande le associazioni Anffas hanno dovuto rimodulare le strategie di intervento incrementando laddove possibile l’offerta di accoglienza fino ad oggi garantita dalle gestioni dirette o indirette di servizi e affinando e potenziando le proprie competenze in materia di ascolto e di orientamento. Sul versante dell’accoglienza le associazioni Anffas della provincia hanno complessivamente promosso e sostenuto, direttamente o indirettamente, un incremento sostanziale della loro capacità d’offerta attraverso nuovi servizi ma anche attraverso percorsi sperimentali di risposte innovative (nuova Residenza di Pometo; Casa Satellite di Pavia; Spazio Gioco, Nuova Comunità e Progetti di Vita Indipendente a Mortara). Sul versante dell’ascolto e dell’orientamento ai genitori e ai familiari, le 6 Anffas della Provincia di Pavia hanno saputo rispondere direttamente ai nuovi bisogni delle famiglie e delle persone con disabilità attraverso la creazione e il consolidamento di un servizio NUOVO, il S.A.I.? (Servizio di Accoglienza e Informazione). Il SAI si è di fatto configurato come una nuova unità d’offerta, prevista quale requisito essenziale di ogni Anffas, appositamente dedicata all’accoglienza, all’orientamento e all’informazione delle famiglie e delle persone con disabilità intellettiva e relazionale. 3.2. Il Ruolo del SAI?, una rete provinciale di supporto alle famiglie Complessivamente, pur con differenze tra le diverse realtà, ogni Associazione Anffas della provincia ha attivato tale servizio, riuscendo a consolidare una sinergia tra i diversi SAI e complessivamente a creare e consolidare una rete provinciale di supporto capace di portare sostegno, vicinanza e orientamento alle famiglie attraverso nuove, diverse e specifiche attività di supporto: la promozione dell’avvicinamento delle giovani famiglie all’associazione la creazione di appositi spazi e di appositi momenti di accoglienza per le famiglie la creazione di spazi per accogliere i bambini e facilitare l’incontro dei genitori in associazione la promozione della conoscenza dei diritti la conoscenza e l’informazione relative ai percorsi di sostegno esistenti e attivabili la promozione della conoscenza delle diverse unità d’offerta rivolte alla disabilità l’accompagnamento delle famiglie nella scelta di un amministratore di sostegno la consulenza alle famiglie alle prese con le verifiche straordinarie disposte dall’Inps l’orientamento delle famiglie in uscita dalla scuola alla scelta del percorso appropriato in relazione ai bisogni del figlio con disabilità la funzione di collegamento e integrazione tra le diverse agenzie che con-corrono alla presa in carico della persona con disabilità (si pensi nell’ambito dei minori, alla necessità tutt’ora inevasa di collegamento tra pediatri di base, neuropsichiatria, scuola e servizi sociali, su un territorio dove in alcuni distretti non sono ancora stati attivati i GLH d’istituto…) Attraverso i SAI? la rete Anffas è riuscita negli ultimi tre anni in particolare a consolidare il suo ruolo di punto di riferimento per le famiglie con disabilità intellettiva riuscendo a svolgere un’ importante e delicata funzione di ricomposizione delle azioni di sostegno alla famiglia in una fase delicata di trasformazione e di riorganizzazione degli assetti istituzionali del nostro sistema di welfare. Tale funzione di ricomposizione è stata peraltro riconosciuta da Regione Lombardia quale azione decisiva e fondamentale per dare attuazione pratica e concreta alle nuove linee di indirizzo regionali di intervento sull’area della disabilità contenute nel Piano di Azione Regionale 2010-2020. 100 PAR – par. 4.1.4. accompagnamento della persone e della sua famiglia – i centri per la famiglia e il Case Manager “R.L. vuole implementare il sistema dei servizi alla persona tramite la messa a sistema della figura dei centri per la famiglia e del case manager…”. I centri per la famiglia sono intesi come servizi specifici. Sempre secondo le indicazioni di Regione Lombardia in centri per la famiglia in particolare dovranno configurarsi come luoghi ad elevata capacità di accoglienza, di sostegno orientando la loro azione verso “…la creazione di luoghi di accoglienza per la persona e la famiglia che mettano a disposizione servizi di accessibilità e accoglienza, servizi di informazione e accompagnamento alla costruzione dei progetti di vita, servizi di assistenza e consulenza legale e fiscale, servizi di supporto e orientamento psicologico, servizi a supporto della fragilità e di mediazione culturale. Tale caratterizzazione degli istituendi Centri per la Famiglia riconosce e conferma, da parte della Regione, la bontà dell’intuizione del SAI? come servizio di supporto necessario per garantire un sostegno specifico ma trasversale e diffuso alla famiglia con disabilità. Funzioni dei Centri per la Famiglia Luoghi di accoglienza per la persona e la famiglia che mettano a disposizione servizi di accessibilità e accoglienza Attività svolte dalla Rete dei SAI? Spazio Gioco per Bambini Spazio di accoglienza per le famiglie Gruppi di discussione e mutuo aiuto per genitori Servizi di informazione e accompagnamento alla costruzione dei progetti di vita Orientamento delle famiglie in uscita dalla scuola alla scelta del percorso appropriato in relazione ai bisogni del figlio con disabilità Collegamento e integrazione tra le diverse agenzie che con-corrono alla presa in carico della persona con disabilità (collegamento tra pediatri di base, neuropsichiatria, scuola e servizi sociali) Servizi di assistenza Servizio di Assistenza Personale attraverso voucher finanziati con la legge 162 Assistenza alla persona sui servizi di trasporto scolastico Servizi vari di trasporto erogati dagli enti di gestione Anffas Servizi di consulenza legale e fiscale Assistenza per verifiche straordinarie INPS Assistenza per richiesta Invalidità Assistenza per richiesta L.104 Informazioni su agevolazioni legislative Assistenza per la protezione giuridica Servizi di supporto-orientamento psicologico Counseling Specialistico psico-educativo Counseling Neuropsichiatrico Interventi socio-riabilitativi individuali e di gruppo 101 Servizi a supporto della fragilità e di mediazione culturale Assistenza ai Pediatri di Base nella ricerca di personale capace di svolgere una funzione di mediazione culturale per la definizione dei progetti di presa in carico dei bimbi con disabilità extracomunitari 3.3. Proposte progettuali per gli interventi nelle diverse aree della disabilità per il PdZ di Mortara e Lomellina Tab. 1 Eta’ Adulta Analisi del Bisogno Possibili Strategie di Risposta e linee di indirizzo Azioni Preventive e Risorse Azioni di Contrasto Realizzabili nella triennalità e Risorse Percorsi Sperimentali con Orizzonte Oltretriennalità Bisogni Emergenti di cui si è osservata una crescita costante nell’ultimo triennio: 1.Richieste di interventi di sollievo e di pronto intervento connessi a necessità di cure o di ricoveri per i genitori anziani PAR Convenzione ONU ICF Consolidamento della protezione giuridica delle persone disabili quale strumento per l’affermazione compiuta dei diritti delle persone incapaci di provvedere a se stesse. Realizzazione Nuova Comunità Alloggio Servizio di Formazione all’autonomia Residenziale : 2.Richieste di inserimento in strutture residenziali da parte di comuni alle prese con situazioni “border” in cui l’’insufficienza mentale del soggetto e la non adeguatezza delle strategie familiari di presa in carico hanno determinato preoccupanti situazioni di conflittualità intra familiare non gestibili 3.Richieste di opportunità abitative di vita indipendente o a bassa intensità assistenziale anche da parte di persone con lieve disabilità intellettiva e complesse disabilità fisiche Rispetto alle criticità evidenziate il Piano di Azione Regionale (PAR) per la disabilità riconosce la necessità che la filiera dei servizi presente su ciascun territorio debba essere consolidata attraverso una strategia di intervento capace di riconfigurare le risposte in modo più puntuale e personalizzato. Il PAR riconosce la necessità di promuovere iniziative per favorire la vita indipendente delle persone con disabilità e la necessità di applicare al meglio la convenzione ONU promuovendo l’adozione dell’ICF quale strumento per la lettura dei bisogni e delle opportunità delle persone con disabilità Risorse: Parntership Anffas Rete AdS e collaborazione tra associazioni della Rete e PdZ nell’ambito dell’iniziativa Volontari per il Sostegno Fondi Cariplo 2012 Risorse: Ricerca Bandi, Fondazione Dopo di NOI, Sostegno Anffas, Contributi Fondazioni Avviamento nuova unità d’offerta Centro di aggregazione sociale e di avviamento occupazionale Risorse: Competenze COME NOI Bando Fondazione Cariplo Abitare Sociale Temporaneo Risorse: Competenze Come Noi Contributi Utenti Realizzazione Servizi di Sollievo Familiare Risorse: Ricerca Bandi, Fondazione Dopo di NOI 4.Richieste di orientamento e di sostegno a percorsi mirati di inserimento occupazionale e lavorativo da parte di persone con disabilità lievi in uscita dalla scuola… 102 Tab. 2 Età Evolutiva Analisi del Bisogno Possibili Strategie di Risposta e linee di indirizzo Azioni Preventive e Risorse Azioni di Contrasto Realizzabili nella triennalità e Risorse Percorsi Sperimentali con Orizzonte Oltretriennalità I bambini con disabilità e i loro familiari risultano particolarmente esposti al rischio di un precoce esaurimento delle motivazioni e delle energie psicofisiche necessarie per contrastare le tante barriere disabilitanti che ne ostacolano il raggiungimento di condizioni accettabili di benessere. PAR, Convenzione ONU Voucher Assistenza Individuale e Domiciliare a sostegno dei casi più complessi non assistibili dai soli genitori. Accompagnamento degli organi istituzionali della scuola per implementare le modalità ed i processi per l’inclusione scolastica ed il sostegno ai bambini Realizzazione di un Parco Giochi Accessibile dotato di attrezzature gonfiabili che rappresentano un’attrattiva invitante per tutti i bambini della comunità. Le famiglie si trovano a dover fare i conti con una distanza sempre più ampia, come ad una “forbice che si allarga”, tra i mondi del diritto e delle acquisizioni culturali e il mondo della vita di tutti i giorni fatti di servizi sempre più fragili, precari e fra loro scollegati… Il Piano di Azione Regionale per la disabilità predisposto da Regione Lombardia individua anch’esso tra le maggiori criticità della presa in carico in età evolutiva, la mancanza di coordinamento e di collaborazione tra le varie strutture che intervengono a beneficio dei bambini. Su questo scenario, difficile” occorre quindi oggi provare a riconfigurare “percorsi sostenibili” di aiuto. Risorse : PdZ (?) Consolidamento Spazio Giochi a valenza terapeutico riabilitativa presente presso Sede Anffas Mortara Come Noi Cooperativa Risorse : Ricerca Bandi, Progetto ex Legge 23 per il 2012 Co-Finanziato da Regione Lombardia da svolgersi in partnership tra : Anffas Pavia Come Noi AIAS Vigevano Per Fare Un Albero (PV) Risorse : Competenze della COME NOI Affiancamento della scuola e del Comune per il ripensamento dei servizi di assistenza Parascolastica Risorse : Competenze della COME NOI Realizzazione Servizi di Sollievo Familiare Risorse: Ricerca Bandi, Fondazione Dopo di NOI Per questo motivo si avverte forte la necessità di integrazione, di ricollegamento tra i tanti “pezzi” esistenti affinché si creino le condizioni concrete per costruire un progetto con-diviso e sostenibile per il benessere del bambino e della sua famiglia. COME NOI cooperativa sociale, attraverso la gestione di tale spazio in collaborazione con le scuole della città, potrà promuovere attività ludico-ricreative che consentano a tutti i bambini la fruizione di momenti di gioco libero, in cui sperimentare i processi di cambiamento necessari per eliminare le barriere fisiche, relazionali, psicologiche che impediscono ai bambini con disabilità di essere percepiti e di sentirsi a tutti gli effetti, bambini fino in fondo. Risorse: Ricerca Bandi, Competenze COME NOI, sostegno Anffas, Sostegno Dopo di Noi Fondazione, Sperimentazione ASL (?) Un percorso allo stesso tempo più inclusivo e aperto rispetto alla comunità e meno frammentato, più integrato (o meno disintegrato) tra le diverse componenti specialistiche che lo concretizzano Tab. 3 Bisogni Possibili Strategie di Azioni Preventive e Azioni di Contrasto Percorsi 103 delle Famiglie Analisi del Bisogno Risposta e linee di indirizzo Risorse Realizzabili nella triennalità e Risorse Sperimentali con Orizzonte Oltretriennalità Nel corso dell’ultimo triennio, tutte le Anffas della provincia e gli enti vari ad esse collegate, sono state investite da una crescente domanda di sostegno e di orientamento da parte dei genitori (giovani e non più giovani) che riguarda una fascia molto ampia ed eterogenea di bisogni. PAR Convenziona ONU Consolidamento e rafforzamento del Servizio SAI come Punto Unico di Accesso della disabilità: Scuola dei diritti e delle Responsabilità: Percorso formativo per la crescita di competenze e di consapevolezza dei genitori Riposizionamento e Riprogettazione dei Servizi SAI come Centro per la famiglia con disabilità operante su scala provinciale. Per alcuni aspetti i familiari lamentano infatti un surplus di informazione e di punti di riferimento parziali e frammentati e non collegati tra loro del tutto privi di una specifica competenza e che nel loro insieme finiscono paradossalmente per produrre un’azione di disorientamento e di confusione e per moltiplicare le fatiche dei genitori nel correre da una parte all’altra. Con l’effetto Internet ad amplificare ulteriormente tale caos… Il Piano di Azione Regionale per la disabilità predisposto da Regione Lombardia individua anch’esso la criticità della frammentazione informativa. Il Piano di Azione individua inoltre la possibilità di contrastare tale effetto attraverso la realizzazione di punti informativi ad hoc da istituire presso strutture configurabili come “Centri per la Famiglia” che svolgano funzioni già comprese tutto cio’ che viene svolto dai SAI Anffas (Servizi di Accoglienza e Informazione) Convenzionamento del SAI con i PdZ per lo svolgimento di servizi di orientamento e informazione ai familiari dell’area della disabilità e per la protezione giuridica delle persone fragili. Risorse : Competenze Come NOI, partecipazione dei genitori Risorse: Ipotesi di intervento Sperimentale da avviare in parntership con i 9 PdZ e la ASL. Risorse: PdZ COMENOI Ricerca Bandi Sostegno Anffas Tab. 4 Bisogni della Comunità e delle istituzioni Analisi del Bisogno Possibili Strategie di Risposta e linee di indirizzo Azioni Preventive e Risorse Azioni di Contrasto Realizzabili nella triennalità e Risorse Percorsi Sperimentali con Orizzonte Oltretriennalità Purtroppo nel corso degli ultimi 3 anni, il mondo della disabilità si è dovuto confrontare con una situazione paradossale che ha visto coincidere l’affermazione e la ratifica della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità con la progressiva e drastica riduzione delle risorse I contenuti del Piano Regionale per la disabilità che recepiscono lo spirito e le indicazioni della Convenzione ONU auspicano un inversione di tendenza delle politiche e degli interventi, mettendo in primo piano il superamento delle logiche dell’integrazione e dei Progetto di Comunicazione Sociale Organizzazione di Cienforum-Dibattiti presso Auditorium per 3 dicembre (giornata internazionale della disabilità) e 21 marzo (Giornata DownAnffas in Piazza) Progetto di Educazione Civica “in cerca di amici” per stimolare la costruzione di relazioni di amicizia attraverso la sensibilizzazione di volontari scuole ecc. Comunicare la disabilità in tempi di crisi e Convenzione ONU: Giornata di Formazione per gli addetti della stampa locale. Risorse: Competenze COMENOI, ricerca Bandi Risorse: Competenze COMENOI, ricerca Bandi Risorse: Competenze COMENOI, ricerca Bandi Organizzazione di Stage Formativi rivolti 104 economiche sociali e socio-sanitarie necessarie a garantire nei fatti il dettato costituzionale previsto dall’art.3 della Costituzione, architrave dei diritti sociali del nostro sistema di welfare. Di fatto la situazione che si è venuta a creare ha generato una vera e propria emergenza disabilità ampiamente documentata sugli organi di stampa e di informazione e riconosciuta dallo stesso Legislatore Regionale con l’adozione del Piano di Azione Regionale per la Disabilità 2010-2020 e le nuove linee di indirizzo per la programmazione triennale dei servizi sociali 2012-2014 che annoverano tra gli obiettivi fondamentali del prossimo triennio, la sperimentazione di modelli innovativi di intervento delle politiche sociali per arginare la crisi acutizzatasi del nostro sistema di welfare che sta aggravando soprattutto la condizione esistenziale delle fasce sociali più deboli e fragili. servizi specialistici che adattano le persone a contesti speciali ancora troppo esclusivi e spesso discriminanti. Si propone un modello di politiche inclusive che si ponga l’obiettivo di abbattere le barriere culturali e dell’organizzazione sociale che impediscono alle persone con disabilità di acquisire e fari propri i diritti di cittadinanza e di partecipazione. Il Piano di azione individuato dal Legislatore Regionale auspica soprattutto un’azione sul piano culturale e della comunicazione sociale. Implementazione del Progetto CNNews in collaborazione con le Testate Locali Risorse: Competenze COMENOI, ricerca Bandi Amministrazioni Pubbliche di fronte alla disabilità Percorso di Informazione e Formazione per gli amministratori locali “Il ruolo e i compiti delle istituzioni per la tutela dei diritti e della presa in carico delle persone con disabilità” Pagare Il Giusto La Presa in Carico a studenti del 5° anno di superiori. Risorse: Competenze COMENOI, ricerca Bandi Protocollo d’intesa Scuole Superiori Mortara e Istituto Comprensivo di Robbio e Associazioni di Volontariato di Robbio e di Mortara Risorse: Competenze COMENOI, ricerca Bandi Risorse: Competenze COMENOI, ricerca Bandi Festa della Città di Mortara: Organizzazione e Animazione della festa a cura della cooperativa COME NOI Anffas Mortara Bambini e Genitori Fino in Fondo2 2 2 M.Bollani Convegno Anffas Pavia “Bambini fino in fondo”, 22 ottobre 2011 105 Spunti di riflessione sulla condizione esistenziale dei bambini con disabilità e dei loro genitori I bambini con disabilità e i loro familiari vivono oggi una condizione esistenziale particolarmente difficile e per alcuni aspetti paradossale. Impegnati gli uni e gli altri in diversi percorsi di crescita, di cura, di assistenza e di riabilitazione, all’interno di sistemi sociali e sociosanitari che palesano segnali sempre più consistenti di deterioramento e di precarizzazione, tanto i genitori quanto i bambini risultano particolarmente esposti al rischio di un precoce esaurimento delle motivazioni e delle energie psicofisiche necessarie per contrastare le tante barriere dis-abilitanti che ne ostacolano il raggiungimento di condizioni accettabili di benessere. La concreta possibilità di essere bambini e genitori fino in fondo e non costantemente in affanno, con l’acqua alla gola, appaiono quasi sempre compromesse e negate da una quotidianità schiacciata dall’emergenza. Emergenza affettiva, familiare, educativa, riabilitativa, sanitaria, sociale, assistenziale, scolastica. Nella vita dei bambini con disabilità e dei loro genitori sembra che tutto lo spazio esistenziale della famiglia venga assorbito dall’assistere, dal curare, dall’intervenire, dall’organizzare, dal fare terapia, dal seguire corsi speciali… La logorante difficoltà di questa condizione di sopravvivenza assume poi i tratti del paradosso quando le famiglie si trovano a dover fare i conti con una distanza sempre più ampia, come ad una “forbice che si allarga”, tra i mondi del diritto e delle acquisizioni culturali e il mondo della vita di tutti i giorni … Uno scenario spesso assurdo, dove anche la più importante conquista giuridica come l’approvazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, assume i toni patetici della farsa scontrandosi con il pulmino che non c’è più, con la riduzione delle ore di sostegno scolastico o con l’aumento spropositato dei tempi di attesa per una logopedia. L’assistenza sociale, l’assistenza domiciliare, l’assistenza sanitaria e la cura terapeutica, l’assistenza scolastica, il supporto ai genitori, finiscono così per essere percepiti come fragili, anch’essi indeboliti e precari, in un certo senso “in ritirata”, tra loro scollegati e incapaci di ricomporre insieme un disegno unitario e progettuale, un’azione complessa e coordinata per “costruire” il benessere del bambino e della sua famiglia. I luoghi della cura e dell’assistenza che dovrebbero rappresentare il “terreno” solido e fertile su cui “coltivare” le opportunità di inclusione del bambino, vengono invece sempre più spesso percepiti come un terreno “franoso”, con molte faglie e frammenti di rottura, senza punti di riferimento stabili… Un terreno insidioso, “una terra di tutti e di nessuno” dove è più facile scivolare, cadere, inciampare, smarrirsi che sentirsi “come a casa”, sostenuti, incoraggiati, protetti. Per questo motivo si avverte forte la necessità che tale “territorio” indistinto, da “terra di nessuno” provi a trasformarsi in una “terra di mezzo”, un luogo di reciproci avvicinamenti, di scoperta di nuovi spazi di ponti che collegano e incroci che uniscono. Un luogo in cui dallo scambio, dall’integrazione, dal ri-collegamento tra i tanti “pezzi” esistenti, possa “germogliare” un progetto con-diviso e sostenibile per il ben-essere del bambino e della sua famiglia, allo stesso tempo più inclusivo e aperto rispetto alla comunità e meno frammentato, più integrato (o meno dis-integrato) tra le diverse componenti specialistiche che lo concretizzano. Su questo scenario, su questo “terreno insidioso e difficile” occorre quindi oggi provare a riconfigurare “percorsi sostenibili” di aiuto. Percorsi che possano da un lato sostenere efficacemente i bambini con disabilità pensando soprattutto a dei luoghi diversi, alla portata di tutti e per tutti per favorire la fuoriuscita del 106 bambino dal circuito degli interventi speciali e dall’altro interventi per i loro genitori per favorire la congiunzione, l’integrazione, il collegamento e l’interconnessione tra i tanti servizi specialistici oggi sempre più scollegati che intervengono a supporto del bambino Spazi di fuoriuscita dalla dimensione “Speciale” per i bambini e Luoghi di integrazione tra le tante opzioni specialistiche per i loro genitori. 107 R E T E A d S a v i a P Progetto Amministratore di Sostegno Dalla tutela alla promozione dei Diritti [email protected] www.pavia.progettoads.net www.progettoads.net proposta per la nuova triennalità dei Piani di zona dell’Asl di Pavia sulla protezione giuridica 108 griglione di proposta per i PdZ sulla protezione giuridica, da parte della Rete AdS-PV Aumento delle richieste di protezione giuridica e Amministrazione di Sostegno I 3 tribunali della provincia di Pavia registrano tutti il progressivo incremento delle richieste di protezione giuridica per cittadini incapaci di provvedere a se stessi. Si tratta di richieste avanzate perlopiù dai servizi sociali. Da tali richieste emerge soprattutto la carenza di persone idonee estranee al nucleo familiare disponibili e motivate ad assumere volontariamente il ruolo di amministratore di sostegno verso persone anziane o con problemi di sofferenza mentale o di dipendenza. Tale fenomeno ha prodotto, dal 2004 ad oggi, un progressivo affidamento diretto di persone in difficoltà ad amministratori locali e/o in subordine a figure professionali (per lo più avvocati) e in molti casi al fenomeno dell’affidamento plurimo di più persone con problematiche diverse, ad un unico amministratore di sostegno o tutore. Ciò ha determinato nei fatti, in molte situazioni, il rischio di un processo di deresponsabilizzazione dei servizi sociali dai loro compiti di cura, e nel contempo un’azione di supporto alle persone in difficoltà prevalentemente burocratica. In conseguenza di ciò è cresciuto il numero di persone che -pur essendo incapaci di provvedere in tutto o in parte a sè- vivono sole, isolate, senza un supporto umano vicino e realmente presente nella vita di tutti i giorni come previsto dalla Legge 6/2004 che istituisce l’Amministrazione di Sostegno. Appare molto elevato anche il numero di persone anziane parzialmente o del tutto incapaci che sono ricoverate in case di riposo e non hanno un amministratore di sostegno. Nonostante la riforma del codice civile del 2004, resta quindi ancora alquanto problematico sostenere e proteggere giuridicamente attraverso l’assunzione del ruolo di ads persone anziane, persone in stato di dipendenza (in aumento le nuove cause come il Possibili strategie di risposta A fronte di tale difficoltà le ipotesi di soluzione più ragionevoli appaiono convergere verso la creazione di un sistema integrato di protezione giuridica che veda con-correre più soggetti sociali, istituzionali e non, nella direzione di allargare la “condivisione della non autonomia” e del sostegno delle persone in difficoltà. 1) Da un lato si evidenzia la necessità che i servizi pubblici e le istituzioni predispongano interventi istituzionali volti a coprire questa carenza fisiologica ad esempio attivando Servizi per la Protezione Giuridica. che possano responsabilmente farsi carico di proteggere giuridicamente le persone più sole, senza rete sociale e quelle i cui casi presentano un livello di problematicità e di complessità particolarmente elevate. 2) Allo stesso tempo appare prioritario sensibilizzare le associazioni di volontariato ad occuparsi attivamente e strategicamente di protezione giuridica, per dare concreta attuazione e praticabilità alla legge 6 nei suoi due aspetti più innovativi. E cioè laddove Azioni preventive e risorse 1. Promuovere la diffusione e la conoscenza dell’istituto dell’ammi-nistratore di sostegno e dei cambiamenti del sistema di protezione giuridica per le persone fragili introdotti dalla Legge 6 Risorse (2012): Progetto Regionale AdS Fondi Cariplo - Opuscoli Realizzati dalla Rete AdS - Proposte informative e formative per famiglie, associazioni, unità d’offerta, gratuitamente svolte dalla Rete AdS fino al 31/12/2012 2. Aggiornare – portare a termine la costruzione del sistema informativo e di rilevazione dei dati elaborato dall’Ufficio di Protezione Giuridica ASL per rilevare e conoscere puntualmente il n° di persone che necessitano di protezione giuridica presenti nelle unità d’offerta sociali e socio- Azioni di contrasto realizzabili nella triennalità e risorse Consolidare l’esperienza dei servizi di accompagnamento familiare promossi dalle associazioni della disabilità garantendo una funzione di Sportello AdS aperta a tutte le aree di disagio presso le 3 città sede di tribunale attraverso la creazione di 3 sportelli AdS a Pavia Voghera e Vigevano mediante il coinvolgimento delle associazioni e delle realtà no profit già attive e sensibilizzate sul tema Pavia: Rete AdS, CRC Voghera: Rete AdS, Coop.Marta, Coop. La Collina Vigevano: Rete AdS, Coop. Come Noi Ampliare tale opportunità ad altre realtà che già garantiscono tale servizio: Mortara: Rete AdS, Coop. Come Noi Mede: Come Noi, Gabbiano Azzurro Sannazzaro: Rete AdS , Coop Marta Risorse 2012: Progetto Regionale AdS Fondi Cariplo Affiancamento, Supervisione e Formazione operatori e Volontari attraverso risorse del progetto AdS e risorse Provincia di Pavia (Bando Coesione) Risorse Economiche Triennio: Contributo di 1.000,00 euro annuo per Percorsi Sperimentali con orizzonte oltre-triennalità Progetto “Volontari del Sostegno” La sensibilizzazione del tessuto associativo e istituzionale e il coinvolgimento attivo di alcune tra le più importanti associazioni provinciali promosso in quasi due anni di progetto regionale Amministratore di Sostegno a cura della Rete AdS, hanno posto le basi per la progettazione di un intervento integrato che coinvolga insieme, in un’azione sinergica, l’ente pubblico e il Privato Sociale. “Volontari del Sostegno” potrebbe proporsi i seguenti obiettivi: 1. Affiancamento e sostegno relazionale delle persone fragili tutelate da amministratori locali e/o professionali, da parte di volontari preparati onde prevenire e contrastare l’ esclusione sociale delle persone sole, che presentino situazioni di parziale o totale incapacità di provvedere a se stesse. 2. Affiancamento e Supporto di volontari preparati a sostegno delle amministrazioni comunali per l’attivazione di Servizi per la Protezione Giuridica. L’ente Pubblico assume la responsabilità dell’amministrazione di sostegno delle persone sole e incapaci e 109 Gioco) e persone con problemi di sofferenza mentale. Hanno maggiormente beneficiato della riforma del codice civile le famiglie di persone con disabilità che si sono attivate tramite le associazioni di riferimento per promuovere azioni di conoscenza della legge 6 ed hanno promosso la nascita di servizi di orientamento e di accompagnamento delle famiglie . prevede che il giudice tutelare possa A) chiamare all’incarico una “persona idonea” (diversa dai famigliari) oppure B) designare uno dei soggetti di cui al titolo II del codice civile (tra cui le associazioni di volontariato…). sanitarie della provincia. Risorse UPG Rete ADS Protocollo di Azione Interistituzionale che coinvolge i 3 principali piani di Zona (PV, Vogh, Vig) ciascun piano di zona per contribuire alla costruzione di almeno tre sportelli gestiti dal privato sociale che possano svolgere la funzione di accompagnare le famiglie di persone in difficoltà a dotarsi per tempo di un AdS seguendole nella pratica del ricorso e nella conseguente gestione del provvedimento. l’associazione di volontariato supporta sul piano relazionale e della vicinanza personale le persone che beneficiano di un tutore o di un AdS. Risorse: Rete AdS (14 associazioni) Fondazioni Bancarie 110 Normative di riferimento per la proposta per i PdZ sulla protezione giuridica, da parte della Rete AdS-PV L’azione del Progetto AdS per la provincia di Pavia si inserisce all’interno della più ampia strategia regionale di attivare interventi territoriali integrati per la promozione di strumenti di tutela e di sostegno per persone con necessità di protezione giuridica L’”Ufficio di protezione giuridica”, attivato presso l’ASL nel 2009 in accordo con la Conferenza dei Sindaci, è stato istituito con L.R n.3 del 1203-08. Il suo funzionamento è delineato dai suoi Provvedimenti attuativi (obiettivo: “applicazione della nuova programmazione socio-sanitaria – P.S.S.R. 2007/2009) e dalle “Determinazioni in ordine alla gestione del S.S.S.R. per l’esercizio 2011” ( dgr 937 del 01.12.2010: “Le collaborazioni con il terzo settore” – “Azioni a carico delle ASL”: “Avvio di collaborazioni con il terzo settore in relazione ai compiti dell’UPT, dell’Ufficio di protezione giuridica e, in generale, in tutti gli ambiti in cui trovi espressione una funzione di supporto o di consulenza alle persone e alla famiglia”). L’Ufficio è stato ricompreso nel “testo unico delle leggi regionali in materia di sanità” (L.R. 33/2009). Il Servizio è stato definito tramite linee di indirizzo della Giunta Regionale – D.G. Famiglia e Solidarietà Sociale del 2008 e del 2009. Nel triennio 2012/2014 appare pertanto necessario anche in Provincia di Pavia: Consolidare la funzione di promozione del complesso delle azioni territoriali in materia di protezione giuridica, di concerto con i Tribunali di Pavia, Vigevano e Voghera, gli Uffici di Piano, gli Enti Locali, i Servizi socio-sanitari, gli organismi del Terzo Settore e del Volontariato (informazione, consulenza e assistenza ai Servizi sanitari e sociali del territorio, ai singoli e alle famiglie, anche per il corretto esercizio delle funzioni di tutela; formazione per gli Operatori dei Servizi territoriali e delle Unità d’Offerta dell’area anziani, disabili, sofferenza mentale e dipendenze). Sviluppare e consolidare - nel 2012 - le azioni territoriali previste dal Protocollo d’azione interistituzionale per la realizzazione di un sistema integrato di protezione giuridica stipulato tra Comitato di coordinamento pavese problemi dell’handicap, ente di 2° livello, Capofila del Progetto “Amministratore di Sostegno” per la provincia di Pavia (ex dgr 10052 del 07.08.2009 – convenzione tra Regione, Fondazione Cariplo, Co.Ge. e C.S.V. della Lombardia), l’ASL, gli Uffici di Piano di Pavia, Voghera e Vigevano, la Provincia di Pavia e il Comune di Pavia, per la costruzione di un sistema integrato di protezione giuridica, collaborando al funzionamento della rete 111 territoriale di punti informativi e di supporto, nata nel 2011 e che prevede l’attivazione di almeno 3 sportelli informativi per l’assistenza e l’informazione a promuovere la figura dell’amministratore di Sostegno. La proposta si situa in continuità con il contesto configurato dal Protocollo d’azione interistituzionale sottoscritto e ben specificato dal Documento di Programmazione dell’ASL PAVIA vd successiva tabella relativa al Titolo 1 del Documento. Specificazioni contenute nel Documento di Programmazione ASL PAVIA ‐ Allegato 1 Area Socio‐Sanitaria – Aree di priorità 2012 AREE DI BISOGNO DELLA PERSONA Titolo 1 Realizzazione di un sistema integrato di protezione giuridica delle persone fragili Nel corso del 2011 si è provveduto a redigere ed approvare il “Protocollo d’azione interistituzionale sulla disabilità per la realizzazione di un sistema integrato di protezione giuridica delle persone fragili”, tra ASL Pavia, Comitato di Coordinamento pavese per i problemi dell’Handicap (capofila Rete AdS Pavia, Provincia di Pavia, Comune di Pavia, Consorzio Sociale Pavese ed Ambiti Distrettuali di Voghera e di Vigevano), in applicazione degli interventi previsti dalle d.g.r. n. 937/2010 e n. 983/2010 di Regione Lombardia. Obiettivo Allargamento del gruppo dei firmatari a tutti e 9 gli Ambiti distrettuali, alla Azienda Ospedaliera ed ai 3 Tribunali del Territorio. Azioni Effettuazione di incontri di presentazione alle unità d’offerta ed incontri con Ambiti Distrettuali, Azienda Ospedaliera, Tribunali e Servizi Dipendenze; Risorse da utilizzare Il Responsabile dell’U.P.G. ed una unità di personale amministrativo Tempistica Entro luglio 2012 Risultato Atteso Miglioramento protezione giuridica della persone fragili Valutazione Scostamento (Indicatore iniziale – Indicatore Finale) Indicatori di processo: avvenuta effettuazione degli incontri previsti. 112 Sottoscrizione del Protocollo da parte dei rimanenti 6 Ambiti Distrettuali, dell’Azienda Ospedaliera e dei 3 Tribunali territoriali; Entro 2012 Sviluppo e piena applicazione degli interventi previsti dal protocollo Entro 2012 Indicatori di esito: effettiva sottoscrizione del Protocollo da parte di: ‐ 6 Ambiti Distrettuali rimanenti; ‐ l’Azienda Ospedaliera; ‐ i 3 tribunali del territorio Valutazione dello scostamento tra il valore iniziale e il valore finale: ∙ valore iniziale è n. attuale dei firmatari (ASL PAVIA + 6 firmatari); ∙ il valore finale è n. finale effettivo dei firmatari (n. 10 firmatari previsti) 113 CARITAS DIOCESANA DI VIGEVANO PROGETTO “COSI LONTANI COSI VICINI: percorsi di sostegno alla famiglia nell’assolvimento dei compiti educativi e di cura dei minori in situazioni di fragilità, isolamento e difficoltà socioeconomiche e culturali” Finanziamento Regionale: ART. 4, comma 1, lettera a) l.r. n.1/08 “Testo unico delle leggi regionali in materia di volontariato, cooperazione sociale, associazionismo e società di mutuo soccorso” Bando: 2011 Durata: 12 Mesi Ente Capofila: Associazione Caritas Diocesana di Vigevano - Onlus Partner di Progetto: Ambito Distrettuale di Vigevano (partner 1) Centro di Consulenza Familiare (partner 2) Soggetti In Collaborazione: Provincia di Pavia -Ambito Distrettuale di Mortara - Compagnia dei Carabiniere di Vigevano; Istituto Suore Missionarie dell’Immacolata Regina della Pace - Parrocchia S. Croce e S. Pio X di Mortara - Parrocchia S. Lorenzo di Mortara - Parrocchia Addolorata di Vigevano Parrocchia di Gambolò - Parrocchia B.V. Immacolata di Vigevano; ASD Scherma Club Vigevano - Fondazione Luigi Clerici di Vigevano e Mortara - Vigevano Web srl ; ConfCooperative Federsolidarietà - Cooperativa Sociale OIKOS – Onlus - Cooperativa Sociale Kore – Onlus - Cooperativa Sociale Betania – Onlus; Istituto Comprensivo Robecchi di Gambolò - Istituto Comprensivo Carlo del Prete di Cassolnovo - Liceo Linguistico Leonardo da Vinci di Vigevano - Istituto Tecnico Casale di Vigevano - Istituto Professionale Ciro Pollini di Mortara - Istituto Tecnico Caramuel di Vigevano - Scuola Secondaria Josti-Travelli di Mortara - Scuola Secondaria Bramante di Vigevano - Terzo Circolo Didattico di Vigevano; Destinatari Diretti e indiretti: Nr. 150 Famiglie, genitori e insegnanti. Nr. 300 Studenti (Bambini tra i 6/10 anni, Pre-adolescenti e Adolescenti). Nr. 500 Adulti (contattati nella Sensibilizzazione e informazione del Territorio). Obiettivo: Il progetto intende creare e sviluppare una rete di soggetti pubblici e privati capaci di realizzare congiuntamente la pianificazione di interventi personalizzati mirati a favorire, nel presente, e garantire, in prospettiva, l’assolvimento dei compiti educativi e di cura dei minori da parte dei genitori per quelle famiglie, presenti sul territorio Lomellino e Diocesano, che si trovino in situazioni di fragilità, isolamento e difficoltà socio-economiche e culturali. I precisi impegni specifici, necessari sono quelli di costruire INSIEME AI GENITORI le basi per un dialogo intergenerazionale, instillare FIN NEL PROFONDO del cuore dei ragazzi, un senso di empowerment che migliori o aiuti a recuperare la propria autostima e infine rafforzare nella cittadinanza IL VALORE dell’educazione come arricchimento culturale personale e come impegno civico nei confronti degli altri e della città in cui si vive. Attività: 114 A FAVORE DELL’ADULTO: Attività 1: Accompagnamento psico-socio-assistenziale e valutativo offerto ai genitori, inseriti in un contesto con problematiche legate a situazioni di disagio socio-economico, Attività 2: Attivazioni di gruppi di Training Formativo sulla Genitorialità con la strutturazione di percorsi articolati per l’acquisizione di conoscenze teoriche e competenze pratiche sul tema dei genitori e sul rapporto coi figli Attività 3: Orientamento ai servizi sociali e socio-sanitari operanti sul territorio, nei casi di particolare disagio A FAVORE DEL MINORE: Attività 1 - Promozione, educazione e prevenzione, nelle classi elementari, medie inferiori e superiori, di cicli di laboratori di “empowerment” che aiutino a cogliere, valorizzare o fare emergere le risorse, le capacità e le potenzialità nuove e quelle già presenti. Attività 2 - Spazio d'Ascolto, informazione e consulenza per colloqui individuali di confronto, sfogo e sostegno con lo studente sotto la supervisone di psicologi qualificati. Attività 3 - Momenti di socializzazione ludico/ricreativi extrascolastiche, attraverso l’utilizzo di un’unità mobile, in luoghi di incontro formali e informali che mirino a favorire il rispetto reciproco, l'interazione e l'integrazione delle differenti persone e dei diversi gruppi in un contesto relazionale, ricreativo ed educativo, fatto su misura per gli adolescenti ed educativi extrascolastici Attività 4 - percorso annuale di attività extrascolastiche pomeridiane e doposcuola in accordo con l’Istituto delle Suore Missionarie di Mortara A FAVORE DEL TERRITORIO: Attività 1 - Potenziamento e miglioramento degli interventi di sostegno alla famiglia Attività 2 - Sensibilizzazione del Territorio Attività 3 – Sviluppo di un’attività formativa del territorio Territori di sperimentazione: Ambito distrettuale di Vigevano Ambito distrettuale di Mortara PROPOSTA DELLA COOPERATIVA COMUNITA’ BETANIA 115 PROGETTO “FAMIGLIA E’ LAVORO” CHE COS’E’ Il progetto “Famiglia è lavoro” è un’iniziativa rivolta a conciliare esigenze familiari ed esigenze lavorative dei lavoratori della Cooperativa Comunità Betania Onlus (da qui in poi solo Cooperativa) e di imprese associate a Confcooperative – Unione di Pavia a Confartigianato Imprese Lomellina. Ha come riferimento normativo il Piano regionale per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, approvato dalla Regione Lombardia con DGR n.381 del 15 agosto 2010, ed intende dare attuazione alle linee del Piano di lavoro territoriale per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro in Provincia di Pavia, firmato il 6 ottobre 2011, al quale intende fare richiesta di adesione al termine della sperimentazione. Il progetto è risultato beneficiario del contributo del “bando regionale per il cofinanziamento di progetti innovativi in materia di welfare aziendale e interaziendale – ex d.g.r. 2055/2011: il contributo è stato riconosciuto con D.G.R. n° 11737 del 02/12/2011 (vedi copia allegata); su un costo complessivo di € 175.000,00 è stato finanziato per una cifra di € 140.000,00, pari all’80%; il progetto si è collocato al 22° posto su 60 progetti presentati da parte di imprese lombarde di tutte le province, di cui 33 ammessi al finanziamento. OBIETTIVI 1. Sperimentare un modello di conciliazione aziendale: intendiamo a) adeguare la nostra organizzazione, attraverso la revisione organizzativa per conciliare i tempi ella famiglia e del lavoro, il fund raising dedicato alla conciliazione, la costituzione di un fondo di riserva sociale (assistenza sanitaria, fondo pensione integrativo) e il costante monitoraggio delle azioni progettuali; b) attivare i servizi di welfare aziendali inerenti l’assistenza ai figli minori (babysitting, il convenzionamento con asilo nido), l’assistenza familiare dei lavoratori e l’avvio dello sportello di conciliazione, che deve coordinare gli stessi e dare consulenza economico finanziaria; c) compiere una campagna di informazione ai lavoratori della cooperativa oltre che curare la formazione delle figure individuate. 2. Sperimentare la trasferibilità del modello e la interazione virtuosa con altre imprese: intendiamo a) effettuare la consulenza aziendale per implementare, nel secondo anno di progetto, il modello da noi applicato ad altre cooperative associate a Confcooperative e Confartigianato Lomellina, allo scopo di creare le basi per la costruzione di una rete di imprese territoriali (almeno 4 imprese tra cooperative e imprese artigianali); b) informare sui risultati del modello nel primo anno e formare il personale e la direzione delle imprese intenzionate a implementare il modello nel secondo; c) attivare ed erogare i sistemi di welfare anche nelle imprese aderenti, svolgendo un ruolo di tutoring per il personale destinato. CHE COSA FARA’ Il progetto ha individuato un bacino potenziale di 80 lavoratori con figli minori a carico e di 45 lavoratori con a carico persone disabili e non autosufficienti, includendo i lavoratori con queste 116 caratteristiche della Cooperativa e aspettandoci di poter raggiungere e coinvolgere nella sperimentazione almeno altre 4 imprese, tra quelle aderenti alle due associazioni di categoria aderenti. Tali dati prendono spunto in parte dal recente Rapporto sull’Economia Provinciale 2010, a cura dell’Ufficio Studi della CCIAA di Pavia, ed in parte dall’esperienza diretta della Cooperativa: su 64 lavoratori tra soci e dipendenti a tempo determinato, 49 sono donne; negli ultimi 3 anni si è registrata una medi di 1.500 ore di maternità (tenuto conto che nel settore assistenziale quasi tutte le lavoratrici hanno diritto all’astensione anticipata dal lavoro fino al momento dell’accertamento della gravidanza, e l’interdizione post partum fino al settimo mese compreso). Il tema della maternità e della cura dei figli ha un incidenza centrale sul tema della conciliazione dei tempi di famiglia e lavoro. Attività di erogazione di servizi di welfare a favore dei lavoratori: Babysitting Convenzionamento con asilo nido Maggiordomo aziendale (operatori per il disbrigo di commissioni e pratiche burocratiche) Accompagnamento per visite mediche e altro tramite l’utilizzo di automezzo agevolato per trasporto disabili Assistenza domiciliare per prestazioni sanitarie e per sostituzione del familiare o per agevolare il periodo di rientro in casa dopo un ricovero ospedaliero Sportello aziendale di orientamento alle forme di credito più adeguate per le esigenze familiari del lavoratore Percorsi di formazione per i lavoratori caregiver Percorsi di sostegno alla genitorialità Stipula di convenzioni per il sostegno al reddito Adeguamento organizzativo: per venire incontro ai bisogni dei lavoratori, la Cooperativa inizierà ad operare una revisione organizzativa al proprio interno per valutare forme di flessibilità e riordino dei servizi (ad esempio banca delle ore, banca del tempo, ecc…) PARTNER I soggetti che hanno aderito come partner al progetto sono: CONFCOOPERATIVE – UNIONE DI PAVIA, associazione di categoria di cooperative che guarda al territorio di tutta la provincia pavese, che contribuisce nella supervisione e nella consulenza riguardo l’esportabilità del modello. CONFARTIGIANATO IMPRESA LOMELLINA, l’associazione di categoria più fortemente rappresentativa del settore, che contribuisce con una consulenza progettuale e organizzativa di alto profilo, attestato dai decenni di esperienza nell’offrire servizi di qualità alle proprie associazioni, con una grande attenzione alla responsabilità sociale verso dipendenti e verso la comunità territoriale. FISASCAT CISL (Federazione Italiana Sindacati Addetti Servizi Commerciali, Affini e del Turismo) è la Federazione di categoria della Cisl che rappresenta i lavoratori e le lavoratrici dei settori del Terziario, Turismo e Servizi, per i quali stipula i contratti collettivi nazionali, aziendali e territoriali: negli ultimi anni è particolarmente impegnata per gli orari di lavoro, la flessibilità contrattata, il rapporto a tempo parziale, con l’obiettivo di attuare politiche occupazionali tendenti a conciliare i tempi di lavoro con i tempi di vita specialmente in favore del lavoro femminile (Coordinamento donne Fisascat Cisl) presente consistentemente nei settori rappresentati dalla Fisascat Cisl. 117 FUNZIONE PUBBLICA CGIL è una struttura di categoria della CGIL: organizza a tutela dei lavoratori del settore socio sanitario assistenziale educativo privato (Cooperazione sociale, Associazionismo, ecc.), oltre che dello stato (Ministeri), delle Agenzie Fiscali, del Parastato (INPS, INAIL, ACI, CRI, ecc.), della Sanità pubblica (Aziende Ospedaliere, Aziende Sanitarie Locali) e private (Ospedali e Cliniche private ed ex convenzionate). Svolge la sua attività di tutela, contribuendo a rendere più forte, efficace e condiviso il profilo delle politiche sociali, per rendere effettivi i “Diritto di Cittadinanza”. ASSOCIAZIONE CARITAS DIOCESANA DI VIGEVANO ONLUS è l’organismo della Chiesa Locale incaricato per la Pastorale della carità e della solidarietà sociale, opera dai primi Anni Novanta accanto alle diverse forme di emarginazione, disagio e debolezza sociale: negli ultimi anni si è occupata del sostegno alla maternità e alle famiglie in situazioni di fragilità, isolamento e difficoltà socio-economiche e culturali. ANFFAS VIGEVANO ONLUS è UN’ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO nata per garantire la tutela dei diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie per posi come strumento di sensibilizzazione ai loro problemi: raccoglie famiglie del territorio di Vigevano che hanno al proprio interno persone diversamente abili, che quotidianamente fanno esperienza di problemi concreti che il lavoro può rappresentare, soprattutto quando non vengono riconosciute le esigenze specifici di un lavoratore caregiver. Confcooperative, Confartigianato Impresa Lomellina, Cisl, CGIL, Assocaizione Caritas Diocesana di Vigevano sono tra gli enti aderenti il Piano del Lavoro Territoriale per la Conciliazione dei Tempi di Vita e di Lavoro nella Provincia di Pavia. INTEGRAZIONE CON I PIANI DI ZONA Regione Lombardia riconosce nei Piani di Zona lo strumento della programmazione sociale in ambito locale e, in ambito distrettuale, della integrazione tra la programmazione sociale e la programmazione sociosanitaria. In questo senso i Piani di Zona raprresentani una fondamentale “leve a disposizione di Regione Lombardia per facilitare i processi di conciliazione famiglia-lavoro” (vedi LIBRO BIANCO – Roadmap per la conciliazione famiglia-lavoro, Regione Lombarida, Settembre 2011, p.15). Nell’ambito dello sviluppo del presente progetto la Cooperativa si propone e dichiara la propria disponibilità a valutare con il tavolo del Terzo Settore e con i settori tematici dei Piani di Zona la sperimentazione di progetti innovativi in tema di integrazione tra welfare territoriale e welfare interaziendale, in coerenza con il Piano di lavoro territoriale per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro in Provincia di Pavia. PROPOSTA DELLA FONDAZIONE LE VELE 118 La Fondazione Le Vele è una Fondazione di partecipazione senza scopo di lucro, promuove iniziative nel settore della formazione e delle politiche attive per il lavoro. È un Ente di Formazione Professionale, accreditato per la formazione e il lavoro in Regione Lombardia e con un forte radicamento territoriale. Progetta e realizza servizi di orientamento, formazione ed accompagnamento al lavoro che mirano allo sviluppo professionale della persona e all’affermazione mediante il lavoro contribuendo alla crescita economica del territorio e all’integrazione sociale. La Fondazione in virtù di una convenzione sottoscritta e attiva dal 20/12/2010 con il Comune di Mortara, con la quale è stato istituito uno Sportello Multifunzionale per il Lavoro per proporre l’erogazione di servizi finalizzati all’inserimento lavorativo, quali accoglienza, orientamento, ricerca attiva del lavoro, consulenza all’autoimprenditorialità e la messa a disposizione di professionalità nel settore. Avendo rilevato una concreta necessità di servizi basilari all’inserimento lavorativo, alle esigenze conciliative delle famiglie, all’utilizzo degli strumenti di ammortizzatore ecc…; Si intende candidarsi, per rafforzare con maggiore e più fattivo impegno, allo sviluppo di nuovi servizi integrando con i Piani di Zona per proporre il potenziamento, sia dei servizi già in atto sia di nuove azioni propositive che siano in grado di offrire concrete risposte alle necessità locali. Pertanto sono state individuate alcune delle possibili azioni concrete realizzabili sul territorio attraverso le quali ci si propone di poter intervenire con particolare attenzione e in modo mirato sulle fasce maggiormente svantaggiate tra cui: - disoccupati, soggetti deboli, minori e soggetti coinvolti da provvedimenti restrittivi della libertà, per i quali saranno attivati servizi mirati quali prenotazione dote e messa in atto di interventi personalizzati previsti e concordati con l’utenza; - giovani disoccupati, per i quali si effettueranno tirocini formativi finalizzati all’inserimento lavorativo; - donne e famiglie , minori, anziani, disponibili attivando servizi di conciliazione quali babysitteraggio, doposcuola, organizzazione di momenti ricreativi anche intergenerazionali tra bambini-famiglie. Ci si impegna inoltre a rafforzare, incrementare e migliorare i servizi insiti tra le attività dello “Sportello Multifunzionale per il Lavoro” sviluppando una sempre maggiore efficienza dei servizi di orientamento e ricerca attiva del lavoro. PROPOSTA CASA DELLA CARITA’ ONLUS 119 La Casa della Carità onlus, che opera a Mortara dal 2000, è un’Associazione di laici cattolici volontari che si uniscono agli sforzi della società e della Chiesa per agire contro gli stati di ingiustizia, di sofferenza, di povertà. Le attività che svolgiamo: AIUTIAMO sul territorio le famiglie in difficoltà: ACCOGLIAMO nel nostro centro di ascolto chiunque si trovi in difficoltà; GESTIAMO con il GVV un dopo scuola per bambini e ragazzi di famiglie disagiate; REALIZZIAMO progetti su emergenze specifiche in collaborazione con gli Enti Pubblici. È imminente l’apertura della Casa di Accoglienza per donne maltrattate e/o in difficoltà (Alloggio per l’autonomia). La Casa della Carità onlus di Mortara è iscritta: al registro del volontariato (ex l.r. 22/93) nella sezione provinciale con provvedimento n. 1300/DR del 28.02.03 pr.34; al registro regionale dell’associazionismo familiare (ex l.r. 23/99) con provvedimento n° 6972 del 20.06.2006 pr. 680. La Casa della Carità onlus ha come partner il GVV di Mortara con cui lavora in sinergia. PROPOSTA DELL’ASSOCIAZIONE GRUPPI DI VOLONTARIATO VINCENZIANO (GVV) 120 L’Associazione Gruppi di Volontariato Vincenziano (GVV), che opera a Mortara dal 1920, è un’organizzazione di Laici che, seguendo il carisma di San Vincenzo, si uniscono agli sforzi della società e della Chiesa per combattere ogni forma di povertà, morale e materiale, e promuovere la crescita e la dignità delle persone. È diffusa in tutto il mondo come Associazione Internazionale di Carità. Le attività che svogiamo: AIUTIAMO sul territorio le famiglie in difficoltà; ACCOGLIAMO nel nostro centro di ascolto chiunque si trovi in difficoltà; GESTIAMO un dopo scuola per bambini e ragazzi di famiglie disagiate; REALIZZIAMO progetti su emergenze specifiche in collaborazione con gli Enti Pubblici. Il GVV di Mortara, nell’ambito del territorio in cui opera, è in convenzione con il Comune di Mortara, con il Comune di Olevano di Lomellina e con il Comune di Castello d’Agogna, relativamente al progetto di distribuzione di generi alimentari a persone disagiate e segnalate dai Servizi Sociali di dette Amministrazioni Comunali. Nell’ ambito del progetto “Tutti insieme in girotondi” (centro di aggregazione e doposcuola per combattere la dispersione scolastica), lavora in sinergia con le Scuole Elementari e le Scuole Medie di Mortara: il progetto è stato finanziato dall’ASL nell’ambito della l.r. 23/99 anno 2007. Il GVV di Mortara è iscritto: al registro del volontariato (ex l.r.22/99) nella sezione regionale con provvedimento n° 2651 del 30.05.1996; al registro regionale dell’associazionismo familiare (ex l.r. 23/99) con provvedimento n° 28608 del 14.11.2000. Il GVV ha come partner la Casa della Carità onlus di Mortara con cui lavora in sinergia. PROPOSTA INAS- CISL 121 “SPORTELLO DI PARITA’ E CITTADINANZA” Attivazione ed implementazione di un servizio di ascolto, orientamento, procedure e consigli inerenti alle problematiche correlate alle pari opportunità, al lavoro, ai diritti e doveri di cittadinanza, alla casa, all’immigrazione. A. Luogo di intervento. Topografico. I Comuni di Vigevano, Mortara Mede, Sannazzaro de’ Burgondi, appartenenti al territorio Lomellino. Si prevede l’apertura di uno sportello Comune/CISL, pensato ad hoc, istituito negli uUffici del Patronato INAS – CISL. Comune di Pavia, in particolare la Questura e gli Uffici pubblici centrali, quale luogo di interlocuzione istituzionale per il perfezionamento e la formalizzazione dei percorsi di cittadinanza, legalità e pari opportunità per cittadini deboli ed in condizioni disagiate. Dei servizi. Progettare e gestire la convenzione, significa che i Comuni sopra evidenziasti ed il Patronato INAS - CISL si pongono quali promotori di un lavoro di rete sinergica, che coinvolga realtà ed Enti del territorio in questione , sia pubblici che privati. Del bisogno. Si intende intervenire su tipologie di bisogni di due livelli. Il primo livello riguarda la persona nella sua individualità: il costante aumento del bisogno relativo a quali: casa, lavoro, pensione… Il secondo livello considera i servizi presenti sul territorio Lomellino, ricercando un riferimento che mantenga i collegamenti tra le diverse specificità, tutte al servizio di uno stesso individuo. B. Funzioni. Il bisogno delle cittadine e dei cittadini italiani comunitari e non comunitari, spesso in grave difficoltà, al fine di ricevere risposte specifiche e competenti rispetto alle problematiche legate al mondo del lavoro, della casa, dell’immigrazione, dei diritti e dei doveri di cittadinanza, delle pari opportunità. Le Amministrazioni comunali sono titolari delle funzioni in materia di segretariato sociale, ma si si possono notare delle criticità e delle difficoltà oggettive nel soddisfare le crescenti richieste per molteplici motivi, carenze di personale, adempimenti burocratici ed amministrativi molto numerosi, demandati dagli organismi centrali agli Enti Locali periferici risorse economiche disponibili in sempre più in diminuzione, carenza di personale in organico professionalmente formato e qualificato in modo tale da dedicare in maniera esclusivo ed esaustiva, all’elevato numero di cittadini che si rivolgono agli uffici comunali , al fine di ottenere prestazioni sociali, ed infine la possibilità di accellerare i tempi di istruttoria e definizione delle pratiche. 122 C. Origine e motivazione della convenzione. La specificità del problema si inserisce in un contesto più ampio di bisogni e richieste, in cui i diritti delle persone spesso non sono goduti o vengono taciuti nell’ignoranza o nella assenza/scarsità delle opportunità. La tutela e la promozione della parità e della cittadinanza che si intendono perseguire coinvolgono la globalità della persona e passano attraverso la sua attivazione, come risorsa e soggetto attore del percorso proposto. L’ottica è quella del perseguimento di una “forma complessiva di tutela”, in un contesto di promozione integrale del diritto (in cui diritti e doveri sono in correlazione), che vada ad incidere sulle povertà e sul disagio sociale in modo rilevante, proprio per la modalità proposta. La scelta di affrontare diritti specifici vuole, in questo senso, considerare la figura (il lavoro, la casa …), senza tralasciare lo sfondo (la persona nella sua interezza). Il Patronato INAS CISL, persona giuridica di diritto privato senza scopo di lucro svolge, nell’ambito della propria attività istituzionale, un servizio di pubblica utilità ai sensi dell’art. 1 della L.152/2001. Visto l’art. 5 comma 2 della L328/2000, recante “ legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” , gli enti pubblici possono, tra l’altro, ricorrere a forme negoziali che consentono ai soggetti operanti nel terzo settore la piena espressione della propria progettualità, avvalendosi di analisi e di verifiche che tengano conto della qualità e delle caratteristiche delle prestazioni offerte e della qualificazione del personale. Visto che gli Istituti di Patronato, ai sensi dell’art. 10 della L.152/2001 possono svolgere senza scopo di lucro attività a sostegno, informative, di servizio e di assistenza tecnica in favore delle pubbliche amministrazioni, sulla base di apposite convenzioni; che l’art. 10, comma 4, della L. 152/2001 prevede che le convenzioni di cui ai commi 1, lettera b, e 2, prevedono il rimborso delle spese sostenute dagli istituti di patronato e di assistenza sociale da parte delle istituzioni pubbliche e private convenzionate. D. Oggetto della convenzione. Il progetto si inserisce, in prima istanza, in un contesto in cui i bisogni di prima necessità si sommano al bisogno di pari opportunità e cittadinanza, quali sono quelli connessi al lavoro - inteso come ricerca, reinserimento, stipulazione del contratto - alla casa, ai diritti e doveri dei cittadini, alle pari opportunità di genere, alla genitorialità, alla vita familiare e a tutte le fasi dell’esistenza. E’ fondamentale il primo impegno individuato , l’ACCOGLIENZA del cittadino, per l’ASCOLTO del bisogno, la SCELTA della risposta, l’OFFERTA della soluzione , la GESTIONE dell’adempimento e soddisfazione del RISULTATO. L’Inas offre adeguate garanzie di affidabilità e professionalità del personale impiegato; le attività previste rientrano tra le” attività diverse” di cui all’art. 10 della L.152/2001 e sono svolte direttamente nei confronti e per conto dell’Ente locale. Con la presente convenzione , si conferisce al patronato INAS - CISL l’espletamento delle attività di segretariato Sociale che l’Inas svolgerà utilizzando propri operatori dedicati; ricevimento pubblico negli orari di apertura degli Uffici, in relazione ad accoglienza, 123 front office e gestione delle pratiche proposte; confronto e aggiornamento mensile con funzionario incaricato dall’Ente sottoscrittore della presente convenzione al fine di una verifica del servizio erogato ed eventuale aggiornamento e coordinamento del servizio stesso. E - Risorse umane e strumenti / mezzi previsti per la convenzione. L’aspetto innovativo e caratterizzante del progetto è la dimensione di integrazione non solo negli obiettivi sociali della presa in carico dei bisogni di pari opportunità del territorio Lomellino, ma anche e già a partire dall’organizzazione delle risorse umane da attivare: infatti si pensa di porre all’opera nello Sportello operatori con elevata esperienza di ascolto, couseulling, lavoro di rete e segretariato sociale; INAS, dal canto suo, assicura l’operatività di una figura sindacale di origine non italiana, con capacità di mediazione linguistico-culturale e competenze specifiche sulla tutela delle opportunità per italiani e stranieri, donne e uomini, riservandosi di valutare l’opportunità di affiancarla in itinere con un’ulteriore operatore sindacale. Dal punto di vista logistico e strumentale la sede zonale INAS CISL mette a disposizione gli uffici completi di arredo, telefono e strumentazione informatica - connessa alla rete –, e privi di barriere architettoniche, ubicati nelle sedi dei Comuni indicati. Nella specificità le prestazioni che potranno essere erogate dal Patronato INAS – CISL, dopo la valutazione soggettiva ed obiettiva dell’individuo e del suo nucleo familiare, possono essere riassunte come dal prospetto sotto riportato: MINORI: Tutela Indennità di frequenza ADULTI/ANZIANI: Avviamento al lavoro Collocamento obbligatorio L. 68 Ammortizzatori sociali (Richiesta indennità di Disoccupazione) Consulenza previdenziale pensionistica globale Procedure per riconoscimento invalidità civile Procedure per riconoscimento L. 104 Pensione sociale IMMIGRATI: Pratiche per rilascio e rinnovo permessi di soggiorno Pratiche per ricongiungimenti familiari Pratiche inerenti i flussi migratori Inoltre il servizio di front office, seguito da personale qualificato e professionalmente preparato, ascoltando i bisogni delle persone offrirà un momento di aggregazione sociale, nonché di crescita socio/culturale, per tutti i cittadini che si rivolgeranno al Patronato INASCISL. PROPOSTA ASSOCIAZIONE DIANOVA Interventi effettuati 124 Informazione: attivato servizio Skype per pronto intervento droga/alcol on-line e info sui servizi di Dianova; Intervento Alcol: iniziate riunioni mensili di mutuo auto aiuto aperto alle famiglie del territorio, effettuate nella sala messa a disposizione dall’Assessorato ai Servizi Sociali; Prevenzione: in atto progetto di prevenzione alle dipendenze per studenti e adulti (prevista conclusione 31/12/2012. Previsione prossimo triennio A seguito dei dati emersi dalla somministrazione dei questionari a circa 1.800 studenti delle scuole secondarie di 1° e 2° grado del nostro Territorio, dove si evince tra l’altro che il 45% degli intervistati hanno fatto uso di sostanze (26,5% nelle scuole di 1° grado) e di cui nel 100% degli intervistati, la prima sostanza usata è stato l’alcol, e dalla seguente denuncia fattaci da alcuni presidi delle scuole medie di 1° grado, che evidenziano che “Il fenomeno dell'uso di sostanze è una realtà conclamata…”, per il prossimo triennio si potrebbe ipotizzare: Prevenzione: 1) creazione di laboratori nelle scuole secondarie di primo grado; l’obiettivo è di lavorare con i gruppi classe (o gruppi costituiti da studenti individuati dall’istituto), con metodi interattivi sul tema del disagio in ambito preventivo. L’utilizzo di tecniche dinamiche, quali il role playing, favorisce l’apprendimento in quanto permette alla persona di sperimentare in modo partecipe ed attivo aumentando di conseguenza sia la comprensione che la consapevolezza. Si sottolinea l’importanza della fase evolutiva correlata alle scuole secondarie di primo grado rispetto all’individuazione del disagio nascente e all’attivazione di contesti di ascolto, di dialogo e di sostegno. 2) Progetto di sensibilizzazione sul tema Alcol per le classi IV e V delle scuole primarie. Si tratta di uno spettacolo interattivo condotto da un “divulgatore giocoso”, professionista che fa prevenzione in chiave ludica. I contenuti e le informazioni vengono infatti trasmesse con un susseguirsi di attività ludico-ricreative, in grado di stimolare la partecipazione diretta ed il coinvolgimento dei bambini. Il progetto si propone di stimolare la riflessione, la discussione, il confronto tra grandi e piccini e, non ultimo, gettare le basi per formare adolescenti consapevoli. Per la modalità adottata costituisce un elemento di novità nel campo dell'educazione alla salute. Il progetto è svolto da un professionista che da cinque anni si fa promotore di spettacoli di prevenzione nelle scuole primarie e per la scelta dei contenuti ci si è avvalsi della consulenza dell'Istituto Superiore di Sanità. 3) Non verrà invece data continuità all’intervento iniziato nelle scuole medie secondarie di secondo grado per non “colludere” con un altro progetto regionale; detto progetto, finanziato dalla Regione Lombardia, prevede la realizzazione di programmi di prevenzione/formazione gestiti dalle ASL Lombarde, attraverso un lavoro mirato all' acquisizione di competenze (life skills program) rivolti agli adolescenti e alle loro famiglie; attualmente sviluppata in 114 scuole tra cui le prime classi dell’Istituto Ciro Pollini di Mortara. Intervento Alcol: mantenere ed incrementare le riunioni mensili di mutuo auto aiuto aperto alle famiglie del territorio; 125 Informazione: mantenere attivo il servizio Skype per pronto intervento droga/alcol on-line e info sui servizi di Dianova. Assistenza e formazione: adesione alle regole indicate nel DGR 2663/2011 sulla sperimentazione di nuovi modelli di intervento rispondenti ai bisogni emergenti, anche con l’individuazione di best practices (es. situazioni di cronicità, di grave disagio e devianza, minori in difficoltà anche con problemi di dipendenza, di abuso/dipendenza compatibile con una vita sociale e lavorativa, risposte dedicate a particolari tipologie e modi di consumo/abuso/dipendenza,…). Nella revisione del sistema di intervento per le dipendenze verranno sperimentati e introdotti nuovi modelli (modalità) di gestione delle unità di offerta maggiormente adeguati alle caratteristiche della domanda: es. dipendenze croniche, cocaina, dipendenze comportamentali. Nella sede di Cozzo proporremo interventi/degenze a lungo termine, con formazione professionale (gestione del verde, scuola di panificazione e laboratorio di informatica) ed inserimento socio-lavorativo. ASSOCIAZIONE OLTREMARE PROGETTO “BENVENUTO 2012” PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO DATI IDENTIFICATIVI DEL PROGETTO 126 D.G.R. di riferimento: Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale n. 12369 del 14/12/2011 ASL di appartenenza: PAVIA Ambito di appartenenza: IMMIGRAZIONE Ente proponente: denominazione OLTREMARE – Volontari per e con gli amici immigrati Tipo di ente: O.N.L.U.S. iscritta al Registro Nazionale ex art.52 del D.P.R. 394/99, con provvedimento n ° A/707/2011/PV del 16/03/2011(Provincia, Comune, Associazione iscritta al Registro Nazionale ex art.52 del D.P.R. 394/99) Ente realizzatore: denominazione OLTREMARE – Volontari per e con gli amici immigrati Tipo di ente: O.N.L.U.S. Titolo del progetto: BENVENUTO – Sportelli aperti ai cittadini immigrati AMMINISTRAZIONE/ASSOCIAZIONE PROPONENTE (Enti locali: Province, Comuni, Associazioni Registro Nazionale ex art. 52 del D.P.R. 394/99) Ente Locale/Associazione R.N.: Associazione OLTREMARE – Volontari per e con gli amici immigrati Indirizzo: Viale SFORZA n °. 5 Cap: 27029 Comune: VIGEVANO Prov. PV Persona di riferimento: Dott. ssa Iole SAVIOLI BARETTONI Telefono: 0381/72720 – 338/6713540 Fax 0381/099823 e-mail [email protected] – [email protected] – [email protected] Data 14/03/2011 Firma Iole SAVIOLI BARETTONI SEZIONE 1: IL PROGETTO 1.1. TIPOLOGIE E AMBITI PROGETTUALI AREE DI TIPOLOGIA PROGETTI INTERVENTO 01 Prima accoglienza ST1 Attivazione strutture alloggiative temporanee (Centri di accoglienza/emergenza, alloggi di inserimento, alloggi di transizione) (ex EM 1) 02 Seconda accoglienza ST2 Promozione soluzioni alloggiative ordinarie/stabili (alloggi sociali previsti dal T.U.) 03 Area alloggiativa ST3 Case di accoglienza/alloggi per categorie protette (donne sole con bambini, per vittime della tratta, per sostegno all’integrità dei nuclei familiari) (ex TD4 TD5) 04 Area sanitaria IN4 Reinserimento socio culturale e lavorativo di immigrati vittime di sfruttamento (donne, minori, giovani adulti in difficoltà) 05 Area sostegno maternità e infanzia IN5 Sostegno all’integrità dei nuclei familiari (ex EM3) 06 Area scolastica IN6 Promozione di agenzie/servizi di intermediazione e garanzia per l’accesso delle abitazioni e/o del lavoro (ex EMI 2) 127 07 Area mediazione interculturale IN7 Diffusione e conoscenza della lingua e cultura italiana e per l’apprendimento e la conservazione della lingua di origine sia per bambini che per adulti anche con programmi personalizzati di inserimento e di istruzione (ex IN7 e IN9) 08 Area sostegno cultura d’origine IN8 Qualificazione dei servizi (amministrativi, culturali, sociali, educativi, penali, sanitari, etc. ) in funzione dell’integrazione e della multietnicità (ex IN8) 09 Area formazione IN9 Mediatrici/ori nei servizi (socio sanitari, educativi, penali, amministrativi, ecc.) (ex TD6) Servizi informativi/Sportelli unici per l’immigrazione e la semplificazione amministrativa (per i nuovi arrivati, per gli immigrati, per i cittadini italiani, per gli operatori (ex SE10 – IF12 – IF13) 10XX Area informazione IN10XX 11 Area servizi per l’immigrazione IN11 Sostegno alle rappresentanze delle comunità (ex SE11) 12 Area discriminazione IN12 Strumenti e servizi di rilevazione dell’immigrazione e delle condizioni di integrazione (ex art. 43 e 44 D.lgs 286/98 T.U.) (ex OS14) 13 Area ricognizione necessità 14 Reinserimento nel paese di origine 1.2. IL CONTESTO LOCALE Strutture alloggiative temporanee (Centri di accoglienza/emergenza, alloggi di inserimento, alloggi di transizione) Soluzioni alloggiative ordinarie/stabili (alloggi sociali previsti dal T.U.) Case di accoglienza/alloggi per categorie protette (donne sole con bambini, per vittime della tratta, per sostegno all’integrità dei nuclei familiari) Reinserimento socio culturale e lavorativo di immigrati vittime di sfruttamento (donne, minori, giovani adulti in difficoltà) Sostegno all’integrità dei nuclei familiari Agenzie/servizi di intermediazione e garanzia per l’accesso delle abitazioni e/o del lavoro Diffusione e conoscenza della lingua e cultura italiana e per l’apprendimento e la conservazione della lingua di origine sia per bambini che per adulti anche con programmi personalizzati di inserimento e di istruzione Qualificazione dei servizi (amministrativi, culturali, sociali, educativi, penali, sanitari, etc. ) in funzione dell’integrazione e della multietnicità Mediatrici/ori nei servizi (socio sanitari, educativi, penali, amministrativi, ecc.) X Servizi informativi/Sportelli unici per l’immigrazione e la semplificazione amministrativa (per i nuovi arrivati, per gli immigrati, per i cittadini italiani, per gli operatori X Sostegno alle rappresentanze delle comunità Strumenti e servizi di rilevazione dell’immigrazione e delle condizioni di integrazione (ex art. 43 e 44 D.lgs 286/98 T.U.) Altro (specificare): __________________________________________________________________________________ 128 1.3 PRESENTAZIONE DEL PROGETTO I dati anagrafici dei Comuni afferenti agli Ambiti Distrettuali di Vigevano, Mortara e Garlasco evidenziano una presenza di circa 18.000 stranieri residenti su una popolazione di circa 190.000 unità. L’associazione OLTREMARE – Volontari per e con gli amici immigrati dal 1990 è impegnata nell’accoglienza ed inclusione sociale degli stranieri presenti a Vigevano e dal 2000 al 2010, in convenzione con il Comune stesso, ha gestito lo sportello stranieri “Benvenuto”, preposto all’avviamento delle pratiche idonee alla regolarizzazione amministrativa degli utenti stranieri, utilizzando operatori di lingua madre italiana, araba ed albanese, nonché lingue veicolari quali inglese e francese. Dall’anno 2003 il progetto ha assunto valore interdistrettuale, avviando così le attività di front office anche nel Comune di Mortara. Il crescente numero della popolazione straniera residente sui territori sopra citati, il carattere di stabilità dei vari progetti migratori, nonché le nuove disposizioni inerenti all’Accordo di integrazione e permesso a punti con la Prefettura di Pavia, postulano la necessità di implementare nei Comuni con un numero significativo di residenti stranieri, sportelli con personale preparato a gestire i processi connessi alla regolare permanenza nel territorio italiano. L’inserimento nel progetto della sedi di Gambolò e Tromello (per quest’ultimo saranno formalizzati gli accordi qualora il progetto fosse valutato positivamente) nasce dalla necessità manifestata dagli stranieri ivi residenti di poter usufruire sul territorio di un ufficio preposto all’implementazione delle proprie pratiche necessarie alla loro regolarizzazione amministrativa. La collaborazione con lo Sportello Unico della Prefettura di Pavia manifesta la necessità di monitorare l’andamento dei nuovi permessi di soggiorno, nonché intensificare i rapporti lo con lo stesso ente, in merito alle possibilità di reperire informazioni circa le iscrizioni ai vari corsi di cittadinanza e di Italiano L2, presenti sul territorio provinciale e necessari per soddisfare gli adempimenti previsti dall’Accordo di integrazione. In continuità con le finalità fin qui perseguite gli sportelli operativi nei Comuni dei tre distretti e collocati presso le sedi dei Comuni di Vigevano, Gambolò, Mortara e Tromello offriranno i propri servizi ai cittadini stranieri comunitari ed extracomunitari residenti, nonché agli italiani che interagiscono con le attività degli sportelli per l’integrazione lavorativa, abitativa e culturale con gli stessi. Le attività principali saranno indirizzate a sostenere: gli interventi dei servizi sociali, anagrafici e scolastici del territorio; la compilazione telematica di: Kit Postali per il rilascio, rinnovo, duplicato e aggiornamenti dei permessi di soggiorno di breve e lungo periodo, ricongiungimenti famigliari, appuntamenti per iscrizione al test di italiano, prenotazioni per il ritiro dei permessi presso la Questura di Pavia, verifica dello stato di avanzamento delle pratiche;. la compilazione dei moduli per le varie iscrizione anagrafiche; l’accompagnamento all’uso dei servizi comunali e statali, ogni informazione per i ricongiungimenti famigliari, per gli aggiornamenti dei vari permessi in atto e per la cittadinanza; la collaborazione con lo Sportello Unico della Prefettura di Pavia per le materie di sua competenza; 129 interventi diversificati di assistenza linguistica per la compilazione dei documenti indispensabili per formulare richieste di vario genere alle strutture pubbliche; la rete assistenziale presente sul territorio, attraverso la ricerca della soluzione più idonea dei problemi assistenziali connessi alle situazioni migratorie Obiettivi: Facilitare l’utenza straniera nella conoscenza delle procedure e norme vigenti in Italia e guidarli nell’accesso ai servizi del territorio anche grazie alla presenza presso gli sportelli di mediatori di lingua madre o lingua veicolare (lingue parlate dagli operatori: Italiano, Inglese, Francese, Arabo, Albanese) e all’interpretariato telefonico per le lingue non in possesso degli operatori dello sportello; Sostenere gli interventi del personale dei vari servizi degli enti aderenti. con particolare attenzione a quello sociale ed anagrafico, utilizzando la mediazione linguistico-culturale indispensabile nelle situazioni in cui i minori non accompagnati o gli stranieri appena giunti non hanno alcuna conoscenza della lingua italiana; Monitorare il fenomeno migratorio con particolare attenzione all’integrazione dei minori nel territorio e rilevando i problemi emergenti dall’inserimento delle nuove famiglie. Risultati attesi: Consolidamento della rete di sostegno all’utenza nei servizi pubblici e privati; Migliore consapevolezza dei valori condivisi e sostegno alla coesione sociale; Valutazione delle azioni che ad oggi hanno permesso di perseguire un buon livello di serena convivenza tra gli italiani e le varie etnie; Sensibilizzazione delle strutture pubbliche e private preposte al servizio alla persona perché valutino in maniera adeguata i bisogni delle nuove famiglie e all’interno di queste dei minori in difficoltà. 1.4 TIPO DI ATTIVITA’ PROGETTATE Per attività di informazione: compilazione telematica Kit Postali per il rilascio, rinnovo, duplicato e aggiornamenti dei permessi di soggiorno di breve e lungo periodo. Ricongiungimenti famigliari, appuntamenti per iscrizione al test di italiano, prenotazioni per il ritiro dei permessi presso la Questura di Pavia. Verifica dello stato di avanzamento delle pratiche, compilazione dei moduli per le varie iscrizione anagrafiche, l’accompagnamento all’uso dei servizi comunali e statali. Informazione per i 130 ricongiungimenti famigliari, per gli aggiornamenti dei vari permessi in atto e per la cittadinanza, nonché comunicazione di tutti gli aggiornamenti relativi al TESTO UNICO sull’integrazione. SEZIONE 2: IL BACINO D’UTENZA Comuni interessati n°: 27 Elenco nominativi Comuni: Ambito Distrettuale di Vigevano: Vigevano (capofila), Gambolò, Gravellona Lomellina e Cassolnovo; Ambito Distrettuale di Mortara: Mortara (capofila), Albanese, Candia Lomellina, Castello d’Agogna, Castelnovetto, Ceretto, Cergnago, Cilavegna, Confidenza, Cozzo, Langosco, Nicorvo, Olevano Lomellina, Palestro, Parona, Robbio, Rosasco, Sant’Angelo Lomellina, Torre Beretti e Zeme; Comune di Tromello, facente parte dell’Ambito Distrettuale di Garlasco Popolazione residente n °: 190.000 circa Immigrati residenti n °: 18.000 circa Popolazione residente n °. 190.000 circa Popolazione straniera n °. 18.000 circa SEZIONE 3: I DESTINATARI Destinatari italiani n° previsto (stima complessiva) 200 Destinatari immigrati n° previsto (stima complessiva) 12.000 131