TRIENNALITÁ 2012/2014
INDICE
Introduzione Piano di Zona__________________________________________________pag. 3
Integrazione Socio Sanitaria__________________________________________________pag. 8
Analisi descrittiva del quadro sanitario e socio-sanitario del territorio dell’ASL di Pavia p. 14
Proposta della Provincia di Pavia____________________________________________pag. 50
Tavoli di lavoro ASL, Obiettivi triennalità precedente e
nuova programmazione
Area Minori_____________________________________________________________pag. 59
Area Adulti______________________________________________________________pag. 70
Area Anziani_____________________________________________________________pag. 81
Proposte del Terzo Settore
Famiglia Ottolini-Mulino di Suardi___________________________________________pag. 89
Cooperativa Sociale COME NOI Anffas Mortara e Lomellina Onlus______________pag. 94
Rete ADS Pavia___________________________________________________________pag. 108
Caritas Diocesana di Vigevano______________________________________________pag. 114
Cooperativa Comunità Betania_____________________________________________pag. 116
Fondazione le Vele_______________________________________________________pag. 119
Casa della Carità Onlus___________________________________________________pag. 120
Gruppi di Volontariato Vincenziano________________________________________pag. 121
INAS –CISL _____________________________________________________________pag. 122
Associazione Dianova____________________________________________________pag. 125
Associazione Oltremare__________________________________________________pag. 127
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INTRODUZIONE PIANO DI ZONA
Regione Lombardia è sempre più impegnata nella realizzazione di un welfare che assuma la
centralità della persona, della famiglia e l’espressione della propria libera scelta, che valorizzi e
attui la sussidiarietà nella costruzione di risposte ai bisogni e al benessere e che quindi risulti
aperta a una visione di quasi mercato e di valorizzazione del Terzo Settore nel concorso alla
definizione e alla realizzazione della rete dei servizi.
L'iter seguito in questi anni dimostra come Regione Lombardia sia attenta alla definizione e al
governo del sistema socio assistenziale e come il dichiarato regionale di “accompagnare e
orientare l’evoluzione di quelle istituzioni, come le Asl o i Comuni, che esercitano il loro ruolo a
contatto con i bisogni dei cittadini”, si sia tradotto a livello territoriale in indicazioni specifiche
per i diversi soggetti coinvolti nelle politiche di welfare.
Risulta evidente che nei ruoli di governo, le Asl hanno ridefinito la propria organizzazione e le
proprie attività di produzione diretta di servizi sviluppando funzioni di programmazione, di
“antenna” sui bisogni del territorio, di acquisto e regolazione del sistema, di controllo della
qualità delle prestazioni e di garanti del benessere del cittadino.
Mentre negli ultimi anni i Comuni, per mezzo dei Piani di Zona, hanno innovato il modo
tradizionale di realizzare politiche sociali introducendo nuovi modelli di programmazione e
gestione associata dei servizi, e coinvolgendo sempre più il Terzo Settore nella costruzione del
sistema locale di welfare.
Siamo oggi alla quarta esperienza di pianificazione zonale e, rispetto agli indirizzi di governo, la
traduzione locale delle scelte programmatorie ha visto nel tempo l’affermazione di alcune
importanti evoluzioni.
Dal 2003 ad oggi si è avuto infatti un progressivo consolidamento dei Piani di Zona come luogo
di programmazione e governo delle politiche sociali territoriali.
Regione Lombardia ha accompagnato l’evoluzione dei Piani di Zona con specifiche linee guida
che, a inizio di ciascun triennio, hanno demarcato le strategie da perseguire e i contenuti da
sviluppare.
In estrema sintesi, per le tre precedenti pianificazioni di zona, possiamo evidenziare che:
 i primi Piani di Zona, sviluppatisi negli anni 2002-2005, erano finalizzati all’introduzione
del sistema dei titoli sociali e alla definizione di un sistema locale dei servizi che portasse
ad una maggiore omogeneizzazione territoriale sul fronte dell’offerta e
dell’organizzazione di ruoli e funzioni dei diversi attori coinvolti. Si è visto quindi un
forte orientamento verso il sistema buoni sociali, lo sviluppo degli Uffici di Piano come
organismo tecnico per la gestione della programmazione zonale e l’avvio di operazioni
di ri-organizzazione dei servizi comunali, per consentire il ritiro delle deleghe
precedentemente date all’Asl sulle funzioni socio-assistenziali;
 la seconda triennalità dei Piani di Zona, negli anni 2006-2008, ha visto un rinnovato
investimento da parte della Regione Lombardia, con
indicazioni dirette al
consolidamento del sistema dei titoli sociali con l’obiettivo di attivare anche i voucher
sociali; l’attivazione di specifiche forme di gestione associata dei servizi; una particolare
attenzione al coinvolgimento del Terzo Settore nella programmazione e l’importanza
del governo complessivo delle risorse finanziarie e vengono introdotte modifiche
significative rispetto alle funzioni di autorizzazione al funzionamento e accreditamento
che prevedendo un ruolo specifico dei Comuni, da gestirsi anche in forma associata;
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 il terzo triennio dei Piani di Zona, 2009-2011, evidenzia un’ulteriore evoluzione del
sistema, che in linea con quanto espresso nella l.r. 3/2008, si concentra sul governo
dell’accesso alla rete dei servizi, l’organizzazione delle funzioni di segretariato sociale,
l’integrazione fra sociale e socio-sanitario. I piani devono mettere al centro
dell’intervento il sistema famiglia e programmare sulle diverse aree d’intervento in vista
del consolidamento dei titoli sociali e dello sviluppo e dell’innovazione. Viene stimolata
un’attenzione specifica al sistema finanziario caratterizzato dal cosiddetto budget
unico, al miglioramento della spesa, all'integrazione con altre politiche, diverse da quelle
sanitarie per una efficace programmazione zonale.
Da questo quadro sintetico emerge come, nel corso dell'ultimo decennio, Regione Lombardia
abbia accresciuto il riconoscimento conferito ai Piani di Zona, valorizzandoli quale luogo
ufficialmente deputato alla definizione delle politiche sociali locali ed identificandoli come
proprio riferimento di interlocuzione privilegiato sul livello territoriale.
Questa politica Lombarda di programmazione sociale ha avuto il pregio di consolidare la rete
dei servizi sociali e di favorire lo sviluppo di una nuova governance locale.
La trasformazione delle Asl, e il conseguente ritiro delle deleghe per la gestione dei servizi, ha
rappresentato un movimento propulsivo centrale per i territori, che ha spinto i Comuni a
trovare soluzioni organizzative funzionali alla gestione associata dei servizi sociali.
Un importante risultato conseguito trasversalmente mediante i primi Piani di Zona è stato
quello del potenziamento dei servizi di primo ingresso quali il segretariato sociale e il servizio
sociale di base anche nei Comuni di piccole dimensioni che costituiscono una parte significativa
dei Comuni lombardi. Inoltre i singoli Comuni sono stati spinti a concentrarsi prioritariamente
sulla gestione distrettuale dei servizi domiciliari rivolti ad anziani, disabili e minori ed a cercare
nuove modalità di gestione con il coinvolgimento di altri comuni ed altri attori attivi sul
territorio, a realizzare economie di scala, anche attraverso nuove forme di gestione associata
come Consorzi, Società etc.
Inoltre riveste grandissima rilevanza il livello di consapevolezza che i Comuni hanno maturato
rispetto al ruolo del Piano di Zona e delle sue funzioni di programmazione e di gestione della
rete dei servizi. Vanno rafforzate tutte le azioni che riducano le difficoltà presenti per i più
diversi motivi in modo da concentrare l’azione dei Comuni e di tutti gli aderenti ai piani di zona
per sviluppare iniziative che vadano a risolvere i più importanti problemi che sono presenti nella
nostra comunità. I Piani di Zona devono valorizzare in modo appropriato il lavoro di
qualificazione che la programmazione zonale ha prodotto sull’operato dei servizi sociali
comunali (ad esempio sulla funzione di segretariato sociale), rafforzando la continua e
necessaria manutenzione della rete e dei rapporti tra Istituzioni.
Si è purtroppo assistito a una contrazione delle risorse trasferite dal livello centrale, che ha
portato i Comuni, e di conseguenza i Piani di Zona, a dover affrontare una limitazione
finanziaria, con la conseguente limitazione delle risorse umane da dedicare alla gestione dei
piani stessi con qualche difficoltà circa la disponibilità per un impegno stabile e costante ai piani
stessi.
L’attuale esigenza dei Comuni è di ricercare finanziamenti aggiuntivi (Bandi europei etc.), in
modo da ridurre la penalizzazione di fronte ad un sistema che fatica a finanziare il lavoro per
progetti ed a mantenere i servizi avviati, in modo da poter continuare a lavorare, con maggiore
efficacia, ad un progressivo consolidamento della zona come luogo di pensiero e gestione del
sistema dei servizi. Servizi erogati e offerti da tutti i soggetti presenti, compreso il volontariato
che, se ben indirizzato, può rappresentare uno strumento di risposta ai bisogni presenti e
purtroppo in evidente incremento.
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E' comunque fondamentale raggiungere e consolidare un’identità d’ambito che rappresenti i
Comuni, il Terzo Settore e altre istituzioni come l’Asl, attraverso un processo ancora
complesso, che richiede tempo ed energie, per allinearsi alle indicazioni che derivano dalle
nuove esigenze e dalle ultime Linee di indirizzo di Regione Lombardia.
Bisogna chiaramente metabolizzare che per promuovere una politica integrata, alla base del
welfare community, è necessario il superamento di un approccio “singolo”, e che pertanto i
diversi soggetti coinvolti a vario titolo nella programmazione devono da un lato riconoscere la
propria realtà di appartenenza, cioè le proprie risorse e i propri punti critici, e dall’altra
riconoscere la nuova realtà locale non solo come sede della nuova programmazione ma anche
come bacino entro cui costruire connessioni e rapporti tra i diversi soggetti che la compongono
e, dove possibile, interconnettere i bacini stessi.
Va pertanto riaffermata e rilanciata la funzione programmatoria oltre che gestionale degli
Uffici di Piano, favorendo grazie al ruolo strategico di ASL, coordinamenti tra Uffici di Piano,
finalizzati al confronto e allo scambio di esperienze di programmazione ed alla promozione di
integrazione territoriale tra ambiti.
Un nuovo vigoroso impulso danno le Linee di indirizzo per la programmazione sociale a livello
locale 2012-2014 della dgr 2505 del 16 Novembre 2011,per la realizzazione di un welfare della
sostenibilità e della conoscenza, una nuova fase del welfare nella quale si rende necessario:
 focalizzare l’attenzione sulla ricomposizione istituzionale e finanziaria degli interventi, delle
decisioni e delle linee di programmazione;
 liberare le energie degli attori locali, semplificando il quadro degli adempimenti, armonizzando
le linee di finanziamento regionali e facendo convergere le risorse regionali tradizionalmente
destinate ai piani di zona verso sperimentazioni locali di un welfare promozionale e ricompositivo.
Uno scenario che veda gli Uffici di Piano come soggetti in grado di:
- connettere le conoscenze dei diversi attori del territorio;
- ricomporre le risorse che gli enti locali investono nei sistemi di welfare, favorendo l’azione
integrata a livello locale;
- interloquire con le ASL per l’integrazione tra ambiti di intervento sociale e socio sanitario;
- promuovere l’integrazione tra diversi ambiti di policy,
Per realizzare un sistema di welfare in cui gli enti locali assumano una funzione di “imprenditori”
di rete ed in cui recuperi sempre maggior valore la centralità della persona e della famiglia,
spostando il baricentro del Welfare dall’Offerta alla Domanda e disegnare e coordinare attorno
alla famiglia, in una prospettiva sussidiaria, politiche integrate – politiche di istruzione
formazione e lavoro, della casa, dei trasporti, della salute, giovanili e familiari ... - che
promuovano lo sviluppo di opportunità con il concorso di una pluralità di soggetti e attori
sociali, in primo luogo la stessa famiglia, valorizzandone al tempo stesso capacità e risorse.
In particolare, il Programma Regionale di Sviluppo richiama la necessità di concepire politiche di
welfare che:
- realizzino in forma compiuta un sistema di rete territoriale in grado di incontrare la famiglia,
coglierne le esigenze e rispondervi in tempi brevi, in modo trasversale ed integrato;
- diversifichino e incrementino la gamma dei servizi fornendo ai cittadini risposte sempre più
personalizzate e sempre meno indistinte;
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- razionalizzino e ottimizzino l’impiego delle risorse disponibili, perseguendo modelli di gestione
associata dei servizi e l’integrazione degli strumenti tecnici e dei criteri di implementazione
delle policy;
- superino le logiche organizzative settoriali, la frammentazione e la duplicazione di interventi
favorendo una presa in carico unitaria e semplificando l’informazione e le procedure di accesso
ai servizi.
Le azioni contenute nel Piano di Zona dovranno essere del tutto coerenti con le priorità
regionali, con particolare riferimento a :
- Percorsi di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro;
- Percorsi di assistenza domiciliare orientati allo spostamento del baricentro dall’offerta alla
domanda e volti alla qualificazione della rete dell’assistenza domiciliare;
- Piano di Azione Regionale a favore delle persone con disabilità che promuove l’integrazione
delle politiche secondo un approccio trasversale, del livello di accessibilità e di fruibilità dei
servizi;
- Valutazione di nuove modalità di compartecipazione alla spesa che riconoscano i carichi di
cura familiari;
- Semplificazione dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e Terzo Settore;
- Semplificazione dei percorsi di accesso per il cittadino, con attenzione ai processi
organizzativi, alle procedure, alla comunicazione ed all’informazione degli operatori e dei
cittadini;
- Linee regionali per l’affido familiare orientate al superamento della frammentarietà degli
interventi, del supporto alla famiglia affidataria e della buona riuscita del progetto.
Tutto ciò in una logica di integrazione e coordinamento delle politiche non solo sociosanitarie,
ma con l’urgenza di agire affinché i diversi strumenti di programmazione si parlino ed
interagiscano a livello territoriale e che il Piano di Zona si coordini con gli altri strumenti di
programmazione quali le Linee regionali di indirizzo per le politiche giovanili, gli Accordi Quadro
per lo Sviluppo Territoriale (AQST), la programmazione triennale 2010/2012 delle Province, il
Documento di Programmazione e Coordinamento dei servizi sanitari e sociosanitari dell’ASL, i
Piani integrati locali di promozione della salute, il Piano di Governo del Territorio, il Piano
territoriale degli orari dei servizi, i Patti territoriali per l’occupazione.
Pertanto Regione Lombardia - che identifica nella integrazione delle risorse (pubbliche e
private) e delle policy degli enti locali una strategia vincente - riconosce negli Uffici di Piano uno
strumento che apporta valore al welfare, a condizione che tali Uffici costituiscano per gli enti e
per il territorio in cui operano una possibilità per ricomporre e integrare le conoscenze, le
risorse finanziarie e le decisioni.
Ed in quest'ottica di innovazione, Regione Lombardia, nell’arco del prossimo triennio di
programmazione, favorirà progetti sperimentali consistenti, che si candidino ad attivare risorse
del proprio territorio e che possano essere oggetto di contaminazione in altri contesti
territoriali.
Una gestione unitaria delle funzioni sociali almeno a livello distrettuale, attraverso le forme di
gestione associata per raggiungere questi obiettivi:
- superare la frammentazione dei servizi e degli interventi sul territorio;
- garantire la copertura su tutto il territorio di riferimento;
- razionalizzare l’offerta rispetto alla domanda espressa;
- offrire pari opportunità ai cittadini e livelli adeguati di informazione.
Per realizzare un welfare della conoscenza e della sostenibilità.
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Si tratta di un cambio culturale importante, che tenendo anche conto della riduzione di risorse
pubbliche a disposizione, punta ad un welfare basato su una maggior corresponsabilizzazione
di tutti e vede nei piani di zona, inseriti in un contesto più ampio che punta alla
sovradistrettualità, l'attore centrale che ha il compito di attivare le reti, trovare risorse, in
collaborazione con le istituzioni, il terzo e quarto settore, l'impresa, tutti i cittadini.
Un Piano di Zona ed un Ufficio di Piano, affiancati da una ASL rafforzata nel suo ruolo
territoriale di coordinamento e di servizio, come imprenditori di rete, alla ricerca di soluzioni
nuove che si avvalgano della sperimentazione, dell'innovazione e della costruzione di network.
Un cambiamento culturale che spinge anche fortemente verso l'ampliamento dei confini di
riferimento abituali, per definire programmazioni atte a superare le singole zone, per attivare
confronti, collaborazioni e trasmettere best practices.
Ma superare anche i confini delle risorse trasferite dal livello centrale, per connettere nella
programmazione tutte le risorse che sostengono o che potrebbero sostenere il welfare,
possedute anche da altri soggetti, prioritariamente dai singoli cittadini, attraverso i
trasferimenti INPS.
E per fare questo anche a ricercare e sperimentare formule innovative che permettano la
stabilizzazione, qualificazione, fidelizzazione di personale dedicato, in grado di fornire risposte
utili alla cittadinanza, erogando per altro un servizio efficace ai comuni, permettendo ai Sindaci
di vedere nei Piani di Zona, non un appesantimento e una perdita di risorse finanziarie ed
umane, ma il luogo di programmazione, pensiero e gestione del sistema dei servizi del nuovo
welfare, che permetterà loro di ampliare e rendere più appropriate, efficaci e soddisfacenti, in
un risparmio di scala e di rete, anche sovradistrettuale, le risposte che i Sindaci stessi devono
dare ai loro cittadini.
Nell'alveo di queste linee Regionali di programmazione, ASL Pavia ha coordinato e stimolato le
attività per la preparazione, in un'ottica Provinciale e di ricerca di unificazione, nel rispetto e
nella valorizzazione delle singole specificità cittadine e Distrettuali, dei Piani di Zona.
Sono stati così attivati gruppi di lavoro coordinati da referenti dell’ASL e composti dai
rappresentanti dei 9 Piani di Zona che si sono prodigati nella preparazione della
programmazione della nuova triennalità in ossequio alle linee di indirizzo concordate con il
Consiglio di Indirizzo del 21.12.2011 ed in particolare:
- promozione della programmazione integrata e partecipata, con il coinvolgimento di tutti gli
attori locali, non solo triennale, ma di lungo periodo;
- interazione tra le istituzioni e la cittadinanza con la partecipazione dei componenti del CdR ai
gruppi di lavoro, anche al fine di definire parametri comuni di riferimento e di integrazione tra
le strutture ed i servizi esistenti sanitari, socio sanitari e sociali;
- coinvolgimento del Volontariato/Terzo Settore nella programmazione locale con interventi
concordati ed integrati;
- riduzione dei fattori di rischio per la salute/benessere, mediante l’adozione di corretti stili di
vita, promossi da campagne specifiche di informazione/formazione;
- sviluppo di interventi di prevenzione per ridurre i fattori di rischio e le patologie esistenti oltre
a condizioni di malessere sociale e relazionale della comunità;
- risposta coordinata sulle esigenze con integrazione delle risorse disponibili, comprese le
problematiche inerenti la salute mentale;
- omogeneità dell’offerta a livello territoriale;
- attivazione di un sito unico ASL, Comuni, Piani di Zona in cui sono riportate le iniziative e i
servizi a favore della comunità;
- collaborazione con i Comuni per la semplificazione amministrativa e dell’accesso ai servizi da
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parte dei cittadini;
- continuità alle reti territoriali per lo sviluppo della conciliazione;
- realizzazione di un ambiente capace di sostenere le persone con disabilità per favorire la loro
realizzazione personale e sociale;
- sensibilizzazione all’ascolto delle necessità della popolazione fragile e non, al fine di
promuovere e armonizzare gli strumenti di programmazione in un’ottica di conciliazione;
- prevenzione nell’area delle Dipendenze rivolta ai giovani e alle famiglie, mediante incontri
informativi/formativi sul territorio;
- prevenzione delle problematiche familiari legate al ciclo di vita ed ai momenti evolutivi, con
programmi specifici rivolti alle coppie, ai genitori, ai ragazzi ed agli insegnanti, con incontri
informativi/formativi sul territorio;
- coinvolgimento dei Comuni e di altri soggetti nella sperimentazione del nuovo modello di
erogazione dell’Assistenza Domiciliare integrata;
- sensibilizzazione della cittadinanza alle azioni di prevenzione e promozione della salute;
- verifica dei risultati e ridefinizione degli obiettivi.
Ulteriore elemento innovativo nella predisposizione di questa triennalità, in una visione
sistemica e di rilettura attenta delle problematiche territoriali, è una visione con una
prospettiva a più lungo termine per favorire azioni complesse di cui solo una parte potrebbe
essere realizzata nel medio periodo di un triennio. Un ulteriore sforzo è stato fatto per
identificare anche i fattori di rischio che determinano i bisogni e quindi, ove possibile, ridurre la
domanda evitando che si manifestino situazioni che comportino bisogni di assistenza a soggetti
affetti da condizioni prevenibili o medianti interventi precoci che riducano le esigenze
assistenziali.
INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA
Le profonde trasformazioni demografiche e della struttura delle famiglie, unitamente ad altri
cambiamenti avvenuti in questi ultimi anni, tra cui la grave crisi economica e l’insicurezza
lavorativa, hanno determinato l’insorgenza di diverse situazioni di fragilità e vulnerabilità
sociale: non autosufficienza legata all’età o a patologie, gravi disabilità derivanti da Stati
vegetativi o malattie del motoneurone, persone in condizioni di terminalità, minori in età
evolutiva con disabilità, persone con problemi di dipendenza. Per tutte queste diverse
dimensioni di fragilità è necessario capire i reali bisogni e trovare soluzioni adeguate, pensando
anche a nuovi modelli di intervento e di integrazione.
La serietà della presente crisi economica non deve essere il pretesto per riproporre una visione
meramente assistenziale e limitata del welfare. Piuttosto, la complessità delle sfide e
l’emergere delle molteplici connessioni tra vari ambiti vitali, richiedono di procedere con
decisione sul terreno delle politiche sociali attive e pro-attive, volte a dare o a restituire
autonomia e dignità alle persone in difficoltà.
Come previsto dalla Legge Regionale 3/08, all’Art. 18, che specifica il ruolo dei Piani di Zona
nella programmazione territoriale in ambito sociale, e successiva DGR n° 8551/08, che ha
previsto la programmazione basata sul principio dell’integrazione, per rendere più fruibili i
servizi facilitandone l'accesso, è necessaria la ricerca di forme sempre più efficaci di
integrazione e sinergia tra interventi socio-sanitari dell’ASL e quelli socio-assistenziali dei
Comuni.
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Lo scopo è di produrre risposte congrue ed appropriate in grado di affrontare la globalità e la
complessità dei bisogni delle persone, nell’ottica di unità d’offerta adeguate ai diversi gradi di
fragilità.
Il rafforzamento del processo di integrazione socio-sanitaria permetterà di:
Rispondere in modo adeguato e personalizzato ai bisogni delle persone “fragili” attraverso la
rimodulazione della rete dei servizi socio-sanitari e socio assistenziali, nell’ottica di una
maggiore diversificazione e flessibilità dell’offerta;
Favorire la permanenza della persona con fragilità al proprio domicilio e nel proprio contesto
familiare e socio-amicale, attraverso un’implementazione dei servizi domiciliari;
el privato,
nonché del Terzo Settore, a supporto delle fasce più vulnerabili, es. anziani o disabili, in quanto
meno in grado di accedere ai servizi privi di una rete familiare vicariante;
Inoltre nell’Art. 18 Comma 3 della Legge Regionale 3/2008 ”Governo della rete degli interventi e
dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario”, i comuni, nella redazione del Piano di
Zona, sono chiamati ad utilizzare “modalità che perseguono e valorizzano il momento della
prevenzione, e nella elaborazione di progetti, promuovono gli interventi conoscitivi e di studio
rivolti alla individuazione e al contrasto dei fattori di rischio”. Pertanto i comuni sono tenuti, di
concerto con ASL a realizzare interventi di promozione ed di contrasto ai fattori di rischio e
per offrire risposte al bisogno di salute dei cittadini ed azioni di sensibilizzazione verso corretti
stili di vita, prevenzione, promozione del benessere e della salute.
Già con la D.G.R. n. 937/2010 si era dato avvio alla riforma del sistema del welfare lombardo,
spostando l’attenzione dall’offerta di servizi/strutture, alla domanda, riportando al centro di
tutto il sistema dei servizi e degli interventi la persona e la sua famiglia.
Le azioni previste per il 2012 saranno, in coerenza anche con quanto previsto dalla DGR n°IX
/2505/11, orientate a facilitare l’accesso dei cittadini e delle famiglie ai servizi, dando risposte
sempre più appropriate, a individuare strumenti di valutazione del bisogno che tengano conto
di tutti gli aspetti (sanitari, socio-ambientali, familiari…), a realizzare una sempre maggiore
integrazione tra servizi e prestazioni sanitarie e socio-assistenziali, attuando una “presa in
carico” globale della persona fragile, a sviluppare la capacità della rete dei servizi di “prendersi
cura” delle persone e delle loro famiglie.
In quest'ottica integrativa e di continua condivisione dei percorsi e delle azioni ASL ha istituito 3
gruppi di lavoro, suddivisi per target di età, composti da operatori ASL dei PdZ che hanno
prodotto una accurata analisi dei bisogni, delle loro cause e ove possibile una proposta di idee
di risposta, da condividere nei documenti di programmazione triennale e con una visione
prospettica proiettata più a lungo nel tempo in una ipotesi di programmazione e prevenzione a
lunga gittata.
Uno sforzo comune di integrazione in un ambito di programmazione sempre più frammentato
e quindi più complesso a causa di nuove variabili, più dinamico ed incerto per cambiamenti
repentini e non prevedibili, più conflittuale per la competizione per conquistare risorse.
Proseguiranno e verranno potenziate pertanto tutte le azioni ed attività già in essere tra ASL e
PdZ (PUA, CeAD, Pai, …..) e particolare attenzione verrà posta in :
Piani di Zona e Terzo Settore
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Il sistema delle Regole 2012 chiede alle ASL di coordinare, nell’ambito dei percorsi dei Piani di
Zona le attività finalizzate all'analisi dei bisogni socio-sanitari e sociali dei soggetti e dei
network attivi sul territorio ed all'individuazione di obiettivi condivisi con il territorio di
riferimento per la realizzazione dell’integrazione socio-sanitaria, partecipando a iniziative
sperimentali a carattere innovativo e sottoscrivendo gli Accordi di Programma ai sensi dall’art.
18 della l.r. n. 3/2008 per il triennio di programmazione sociale 2012 – 2014.
Il Tavolo di partecipazione dei soggetti del Terzo Settore della ASL avrà come principale
obiettivo la promozione della partecipazione dei soggetti del Terzo Settore nella
programmazione a livello locale, anche in funzione della programmazione della Triennalità
2012/2014 dei Piani di Zona.
In attuazione della DGR n. IX/1353/2011, in particolare il tavolo locale avrà la finalità di favorire il
coinvolgimento del Terzo Settore nella progettazione e realizzazione a livello locale, della rete
delle unità d’offerta sociosanitarie. Inoltre, compito del Tavolo, sarà quello di promuovere e
favorire il ruolo del volontariato nell’ esercizio della tutela, interpretazione ed espressione sia
dei bisogni sociali che delle risorse locali e di promozione della coesione sociale dei territori,
nonché nella capacità di raccogliere e tradurre le domande dei singoli cittadini, delle loro
associazioni e rappresentanze.
Assistenza Domiciliare Integrata
Gli interventi in questo ambito saranno orientati a una riprogettazione dell’assistenza
domiciliare , con l’ introduzione di un nuovo modello di erogazione dell’ADI, sulla base di una
sperimentazione avviata nel 2° semestre del 2011 in sei ASL lombarde, che sarà incentrato sulla
valutazione multidimensionale dei bisogni delle persone non autosufficienti e delle loro
famiglie, con la definizione di diversi livelli di gravità del bisogno sotto l’aspetto sia sanitariofunzionale, sia sociale.
Nell’ambito delle funzioni già attivate del Centro per l’Assistenza Domiciliare e dei Punti unici
d’Accesso sarà fondamentale realizzare una più forte integrazione tra ASL e Piani di
Zona/Comuni, coordinando gli interventi e le risorse territoriali, con l’obiettivo di “prendersi
cura” delle persone e delle loro famiglie e semplificare il percorso di accesso alla rete dei servizi
per i cittadini non autosufficienti e le loro famiglie.
Particolare attenzione verrà rivolta alla definizione di processi chiari, condivisi e strutturati su
dimissioni protette e continuità assistenziale, per quelle situazioni particolarmente complesse
sul piano clinico/sanitario e/o socio-assistenziale che richiedono che la dimissione ospedaliera
venga programmata in modo da garantire la continuità delle cure a domicilio o da identificare
altri interventi opportuni.
Indispensabile quindi l’integrazione e la collaborazione tra Ospedali e Servizi Territoriali, in
previsione sia di un rientro al domicilio, sia di un ricovero in RSA, con l’
obiettivo di:
- favorire la deospedalizzazione, migliorando la continuità assistenziale
- prevenire/ridurre i ricoveri ripetuti
- utilizzare in maniera più appropriata le risorse Ospedale-Territorio
- mantenere il più a lungo possibile l’anziano nel proprio ambiente di vita
- promuovere e diffondere una più adeguata conoscenza dei servizi territoriali da parte di
utenti/familiari.
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Conciliazione Famiglia - Lavoro
Le politiche inerenti la Conciliazione famiglia lavoro si sono sviluppate soprattutto nell’ultimo
decennio sia su impulso di normative europee, sia sulla base di iniziative nazionali e regionali.
Nonostante ciò, nel nostro Paese permangono gravi situazioni di disuguaglianza di genere,
ricadendo soprattutto sulle donne i compiti di assistenza e cura familiare. Spesso infatti si
verifica l’impossibilità di conciliare la gestione della famiglia con il lavoro extradomestico, con la
conseguente rinuncia ora a una serena vita familiaree ora ad un percorso di lavoro o di carriera.
Si rileva altresì che oggi la necessità di conciliare i tempi tra famiglia e lavoro non riguarda
soltanto le donne, ma anche gi uomini, single o padri.
La promozione della conciliazione famiglia-lavoro assume quindi importanza nella
programmazione delle politiche territoriali nella consapevolezza che, armonizzando le esigenze
legate alla vita personale e familiare con quelle produttive e di mercato, si migliorano le
condizioni di vita, non solo delle donne, impegnate nel doppio ruolo, ma di tutta la famiglia e
quindi dell’intera società. Nello stesso tempo si configura anche come un’opportunità per gli
imprenditori e le imprenditrici di innovare le modalità di organizzazione del lavoro proprio e dei
dipendenti, migliorando contesto e performance aziendali.
Come le altre province lombarde, anche quella di Pavia ha sottoscritto l’Accordo territoriale per
la conciliazione famiglia-lavoro che ha visto la partecipazione di diversi soggetti istituzionali,
pubblici e privati, al fine di costituire una rete territoriale volta alla diffusione e al sostegno
delle politiche di conciliazione e alla sperimentazione di interventi e progetti condivisi.
Gli obiettivi devono essere innanzi tutto:
 diffondere la “cultura” della conciliazione vita lavoro, accrescendo la consapevolezza di
aziende e famiglie rispetto ai benefici che ne possono derivare, promuovendo una
sensibilizzazione anche all’interno della PA verso una nuova politica di organizzazione
del lavoro
 incentivare l’adozione, presso le imprese del territorio, di misure di conciliazione
fondate su leve finanziarie, culturali, organizzative, di servizio
 migliorare sia l’offerta sia l’accessibilità ai servizi territoriali
 realizzare interventi sperimentali sulla base della domanda e dei bisogni emergenti dal
territorio.
Fragilità e Disabilità – Amministrazione di Sostegno (AdS)
Tra gli interventi attivati a seguito delle DGR 937/2010 e DGR 983/2010 per favorire una
maggiore integrazione e sinergia interistituzionale, coinvolgendo anche gli stakeholders, nel
campo della fragilità (soggetti disabili, anziani e persone in situazioni di momentanea
difficoltà), nel 2011 si è pervenuti alla sottoscrizione di un “Protocollo d’azione interistituzionale
sulla disabilità per la realizzazione di un sistema integrato di protezione giuridica delle persone
fragili”. Nel Protocollo, sottoscritto da ASL Pavia, Provincia di Pavia, Comitato di
Coordinamento pavese per i problemi dell’Handicap (capofila della Rete AdS Pavia), Comune di
Pavia ed Ambiti Distrettuali di Vigevano e Voghera, gli stessi si impegnano ad operare per
promuovere e concorrere alla realizzazione di un sistema integrato di protezione giuridica
attivare le sinergie necessarie per il conseguimento degli obiettivi del “Progetto Ads Pavia”,
coinvolgendo tutti gli Uffici di Piano del territorio della provincia di Pavia. Il Protocollo rimane
aperto alla sottoscrizione di altri Ambiti Distrettuali, Enti ed Associazioni, nell’intento di
migliorare la qualità di accesso e fruizione dei servizi erogati nel territorio provinciale. Sarà
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promossa e sostenuta la costituzione e l'attivazione di sportelli con compiti di orientamento,
consulenza e supporto alle famiglie e ai cittadini che intendano attivare l’AdS come forma di
tutela giuridica, laddove ne emerga il bisogno.
Consultori Familiari
Nell’ambito dei Consultori familiari si intende intraprendere percorsi potenziamento delle
azioni di prevenzione della funzione genitoriale e a supporto dello sviluppo psicofisico nelle
diverse tappe evolutive del ciclo di vita, attraverso le attività di educazione alla salute su
specifiche aree: 1.area preconcezionale-gravidanza; 2.area post nascita-prima infanzia; 3.età
scolare-preadolescenza; 4.adolescenza; 5.adulti.
Tali percorsi verranno diffusi sul territorio sia mediante conferenze aperte alla popolazione sia
con la costituzione di incontri con gruppi specifici presso spazi pubblici, scuole, consultori.
Si proseguirà la collaborazione con i Comuni ed i Piani di Zona a tutela della famiglia e dei minori
con provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria, riguardanti abbandono, maltrattamento ed
abuso, provvedimenti penali e per l’attuazione dell’affido familiare e dell’adozione sia
nazionale che internazionale, anche attraverso la costituzione di gruppi di lavoro
interistituzionale per l’elaborazione di linee guida e protocolli operativi.
Verrà potenziato il lavoro di rete in relazione alla tutela della maternità e a favore della natalità
in collaborazione con i Centri di Aiuto alla Vita del territorio (Pavia, Vigevano) e con i consultori
familiari privati accreditati attraverso il coinvolgimento dei Piani di Zona nell’attuazione delle
azioni relative al Fondo NASKO, a favore delle donne che rinunceranno all’interruzione di
gravidanza per motivi economici.
Il Consultorio Familiare inoltre, attraverso la sperimentazione effettuata nel corso dell’ultimo
anno delle funzioni di ascolto, orientamento e supporto psicopedagogico svolgerà anche azioni
di sostegno, orientamento, accompagnamento dei caregiver sia familiari che non familiari di
persone anziane e/o fragili.
Dipendenze
Le linee strategiche di intervento del territorio debbono poter prevedere azioni in grado di
agire sui fattori di rischio conosciuti attraverso il potenziamento dei fattori di protezione
capaci di ridurne gli effetti negativi.
Le aree di intervento su cui programmare interventi, sono da individuare nel “sistema
famiglia”, nel “sistema ambiente”, nelle “caratteristiche individuali della persona” e nel
“sistema scuola”, aree in cui si generano ed impattano i fattori di rischio.
Le azioni da attivare vanno intese ed immaginate come percorsi di prevenzione a sostegno,
tutela e supporto della famiglia, della funzione genitoriale, dell’infanzia, del momento
adolescenziale e della fase della maturità .
Lo strumento sarà quello degli incontri strutturati con la popolazione e con gruppi omogenei e
specifici.
Nelle scuole andranno previsti interventi preventivi a sostegno del ruolo degli insegnanti e
delle famiglie in coerenza con le indicazione e le linee guida regionali.
Attenzione andrà riservata per interventi sociali a sostegno delle criticità sia dell’individuo che
del suo contesto socio lavorativo.
12
Tutto andrà previsto all’interno di un contesto di rete integrato e di economia di scala, dove i
diversi attori, rappresentativi delle varie realtà del territorio (pubbliche, private, terzo settore,
volontariato, religiose, sportive ecc.), possano, collaborando in un sistema razionale ,
sinergico, complementare e coordinato, condividere gli obiettivi, le strategie e rendere gli
interventi efficaci ed efficienti .
Recupero e Reinserimento della Persona con Limitazione della Libertà.
L'obiettivo è la costruzione di un sistema stabile di offerta integrato a rete di servizi e/o
opportunità di reinserimento che il territorio mette a disposizione, per facilitare il
completamento del percorso riabilitativo del detenuto per il quale vi sono margini d'azione
specifici o già sono in essere le condizioni giuridiche allo scopo necessarie; il tutto all’interno
di un “Piano Pluriennale Territoriale Per La Promozione e Lo Sviluppo Di una Rete a Favore
Delle Persone Sottoposte a Provvedimenti Dell’autorità Giudiziaria e delle Loro Famiglie”
ospitati presso le tre case Circondariale della Provincia .
Con questo piano triennale si vuole realizzare un patto di rete e di sistema per favorire il
momento rieducativo del detenuto realizzandolo tramite nuove ed innovative modalità e
forme di coinvolgimento e collaborazione attraverso l’adozione di un protocollo d’intesa fra
strutture del territorio (pubbliche e private), carcere, mondo del lavoro, realtà sindacale, ecc .
ed anche con l’utilizzo di strumenti come borse lavoro, volontariato, lavori socialmente utili.
Tale piano dovrà muoversi in un’ottica di rete, al fine di formulare soluzioni gestionali comuni
atte a favorire managerialità ed alleanze operative con la possibilità di accedere a fonti di
finanziamento pubbliche e/o private.
La sostenibilità è garantita dall’identificazione e dalla realizzazione di azioni precise e forti,
intendendo con ciò assicurare la capacità a dare continuità alle attività anche oltre i confini
temporali del piano stesso, attraverso appositi interventi a supporto dell’autonomia e dell’autoimprenditorialità.
Saranno da individuare modalità di interventi comuni e coordinati specie per l’aspetto
riguardante la sensibilizzazione del territorio al problema, in modo da realizzare interventi
mirati ed integrati in un ottica di economia di scala e di trasversalità.
Altro fondamentale filone d’azione è l’utilizzo appropriato dei servizi territoriali pubblici e
privati accreditati già attivi come ad es. i consultori, i servizi territoriali di psichiatria in modo da
completare ed arricchire il ventaglio di offerte a disposizione.
Sarà necessario e funzionale recepire e collaborare per la realizzazione delle azioni previste dal
progetto ASL “ORCHIDEA Adulti e Minori “ in attuazione della D.G.R. 9502 / 2009 “PIANO
REGIONALE PER LA PROMOZIONE E LO SVILUPPO di una rete a favore delle persone
sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria e delle loro famiglie”, in particolare:
1) Attivazione di posti di accoglienza residenziali e semi residenziali in struttura con servizio di
tutoring educativo alla persona e alle famiglie (Housing sociale).
2) Percorsi educativi, counseling di orientamento lavoro, sviluppo di attività lavorative
accompagnate (intra ed extra murarie) sia di tipo a dipendenza che auto imprenditoriale
(singole o di cooperazione), borse lavoro con l’individuazione di tutor aziendale da individuare
anche fra i dipendenti delle aziende stesse.
3) Sostegno all’auto-imprenditorialità anche tramite forme di finanziamento tipo “prestito
d’onore”.
4) Mappatura delle risorse del mondo del lavoro disponibili del territorio con loro messa in rete.
5) Incontri di informazione e sensibilizzazione con il territorio.
13
6) Istituzione di un ufficio stabile per il monitoraggio, la valutazione delle azioni e degli
interventi in atto, per l’analisi e lo studio del bisogno.
Analisi descrittiva del quadro sanitario e socio-sanitario del territorio
dell’ASL di Pavia
Il contesto epidemiologico
Le risorse del Territorio
I cittadini ospiti delle RSA
I cittadini ricoverati nelle IDR
I ricoveri ospedalieri
L’assistenza domiciliare integrata
L’utilizzo dei Centri Diurni Integrati
L’utilizzo delle strutture per disabili
L’Anagrafe Fragilità
I cittadini con problematiche di dipendenza da sostanze
Le interruzioni volontarie di gravidanza
Pietro Perotti e Tutela e penale minorile
U.O.S. Ricerca e
Bisogni
Dipartimento ASSI
ASL Pavia
Tel. 0382/432352
Mail: [email protected]
Anna Verri
Valutazione dei
Contesto epidemiologico
14
La Provincia di Pavia è caratterizzata da un graduale invecchiamento della popolazione: la
piramide dell’età presenta una base stretta per la diminuzione delle nascite ed un vertice
allargato, espressione di un aumento della popolazione anziana (Fig. 1).
Figura 1 – Piramide dell’età della popolazione residente al 31/12/2010
0,84
1,27
1,97
2,57
2,43
3,19
3,13
3,51
4,17
4,42
4,20
3,43
2,63
2,27
2,05
2,07
2,18
2,26
> 85
80_84
75_79
70_74
65_69
60_64
55_59
50_54
45_49
40_44
35_39
30_34
25_29
20_24
15_19
10_14
5_9
<5
-8,00
-6,00
-4,00
-2,00
0,00
Maschi
2,31
2,34
2,81
3,07
2,69
3,31
3,17
3,51
4,00
4,13
4,00
3,29
2,63
2,16
1,92
1,95
2,01
2,13
2,00
4,00
6,00
8,00
Femmine
La provincia di Pavia, rispetto ai dati ISTAT 2010 nazionale e regionale, mostra un alto grado di
invecchiamento della popolazione residente (Tab. 1).
L’indice di vecchiaia della provincia è pari a 179,7 contro un valore nazionale di 144 e regionale di
142. Inoltre, all’interno della provincia, il territorio dell’Oltrepo’ mostra un indice di vecchiaia
molto elevato (241,9).
L’indice di dipendenza senile provinciale è 34,6 a fronte di un valore nazionale di 31 e regionale
di 30. Anche in questo caso l’Oltrepo’ presenta un indice molto elevato (42,0); ma anche la
Lomellina mostra un dato più elevato (35,2).
L’indice di carico sociale provinciale è pari a 53,9 superiore sia al valore nazionale che regionale
(52,0). Inoltre, sia l’Oltrepo’ (59,3) che la Lomellina (54,8) mostrano indici maggiori.
Tabella 1 – Indicatori di struttura della popolazione anni 2009 e 2010
Distretti/
Territorio
Indice
Invecchiamento 75+
Indice
Invecchiamento 65+
Indice
vecchiaia
Indice
dipendenza
Indice di carico
sociale
2009
2010
2009
2010
2009
2010
2009
2010
2009
2010
Pavia
12,1
12,3
23,6
23,4
204,9
201,4
36,5
35,9
54,3
53,7
Certosa
6,4
6,5
14,1
14,2
87,3
87,0
20,2
20,4
43,4
43,8
Corteolona
9,7
9,9
19,8
19,7
147,1
144,9
29,7
29,5
49,8
49,9
Pavese
9,8
9,9
19,8
19,6
147,3
144,8
29,6
29,3
49,7
49,6
Vigevano
10,6
10,7
22,0
21,9
164,4
161,0
34,1
33,8
54,9
54,9
Garlasco
11,9
12,1
23,5
23,3
196,2
194,1
36,3
36,0
54,9
54,5
15
Mortara
12,0
12,2
23,0
23,0
186,6
186,9
35,6
35,4
54,7
54,4
11,3
11,5
22,7
22,6
178,8
176,5
35,2
34,9
54,8
54,6
Voghera
14,0
14,3
26,6
26,5
246,9
246,1
42,6
42,2
59,8
59,3
Broni
14,2
14,3
26,3
26,1
242,0
237,9
42,0
41,4
59,3
58,8
Casteggio
13,3
13,5
25,8
25,5
232,3
228,8
40,9
40,1
58,4
57,7
13,9
14,1
26,3
26,1
241,9
239,4
42,0
41,4
59,3
58,8
11,4
11,5
22,5
22,3
179,7
201,4
34,6
35,9
53,9
53,7
Lomellina
Oltrepo
Provincia
Indice Invecchiamento75+: (Pop. ≥75aa/Pop.Tot)*100
Indice Invecchiamento 65+: (Pop. ≥65aa/Pop.Tot)*100
Indice vecchiaia: (Pop. ≥65aa/Pop.0-14aa)*100
Indice dipendenza senile: (Pop. ≥65aa/Pop.15-64aa)*100
Indice di carico sociale: (Pop. 0-14aa + Pop. ≥65aa) /Pop.15-64aa)*100
Nello specifico la popolazione residente al 31/12/2010 è costituita da 549.788 individui di cui
63.421 (11,5 %) ultra settantacinquenne (Tab. 2)
Tabella 2 – Popolazione residente al 31/12/2010 nei tre territori provinciali*
Popolazione
residente al
31/12/2010
% Popolazione residente al
31/12/2010 sulla popolazione
provinciale
popolazione con
età ≥75aa
% popolazione con età ≥75aa
sulla popolazione
provinciale ≥75aa
Pavese
221.685
40,3
21.962
34,6
Lomellina
184.325
33,5
21.213
33,4
Oltrepo
143.778
26,2
20.246
31,9
549.788
100
63.421
100
Distretto
Provincia
*I dati della popolazione relativi all’anno 2011 sono in fase di elaborazione da parte
dell’Osservatorio Epidemiologico della ASL
Tabella 3 – Popolazione residente al 31/12/2010 nei nove distretti provinciali
Distretto
Popolazione
residente al
31/12/2010
Pavia
Certosa
Corteolona
Pavese
103.767
72.296
45.622
221.685
% Popolazione
residente al
31/12/2010 sulla
popolazione
provinciale
18,9
13,1
8,3
40,3
12.754
4.713
4.495
21.962
% popolazione con
età ≥75aa sulla
popolazione
provinciale con età
≥75aa
20,1
7,4
7,1
34,6
Prevalenza
ultra75enni
entro distretto
per 100
residenti
12,3
6,5
9,9
9,9
Vigevano
Garlasco
Mortara
Lomellina
83.945
56.941
43.439
184.325
15,3
10,4
7,9
33,5
9.010
6.912
5.291
21.213
14,2
10,9
8,3
33,4
10,7
12,1
12,2
11,5
Voghera
Broni
Casteggio
Oltrepo
67.521
41.263
34.994
143.778
12,3
7,5
6,4
26,2
9.647
5.892
4.707
20.246
15,2
9,3
7,4
31,9
14,3
14,3
13,5
14,1
popolazione
con età ≥
75aa
16
Provincia
549.788
100
63.421
100
11,5
Il territorio dell’Oltrepo, com’è noto, presenta una proporzione di residenti anziani
(ultra75anni) più elevata rispetto al Pavese e alla Lomellina, con valori di prevalenza di 14,1 ogni
1.000: segue la Lomellina sul cui territorio risiedono 11,5 ultras75enni ogni 1.000 residenti e il
Pavese, con una prevalenza di 9,9 anziani ogni 1.000 residenti (Tab. 3).
Tabella 3a – Popolazione ≥75 aa, residente nei distretti provinciali al 31/12/2009 e al 31/12/2010
Pavia
Certosa
Corteolona
Pavese
Vigevano
Garlasco
Mortara
Lomellina
Voghera
Broni
Casteggio
Oltrepo
Provincia
31/12/2008
12.260
4.265
4.246
20.771
8.525
6.678
5.237
20.440
9.378
5.782
4.548
19.708
60.919
Residenti ultra75
31/12/2010 Differenza 2010-2009
12.754
222
4.713
216
4.495
126
21.962
564
9.010
237
6.912
126
5.291
90
21.213
453
9.647
207
5.892
71
4.707
105
20.246
383
63.421
1.400
31/12/2009
12.532
4.497
4.369
21.398
8.773
6.786
5.201
20.760
9.440
5.821
4.602
19.863
62.021
Variazione % 2010-2009
1,8
4,8
2,9
2,6
2,7
1,9
1,7
2,2
2,2
1,2
2,3
1,9
2,3
Il progressivo invecchiamento della popolazione è evidente anche nella tabella 3a, che mostra
l’incremento percentuale della popolazione anziana nel 2010 rispetto al 2009, incremento
presente in tutti i 9 distretti, anche se con proporzioni differenti.
La popolazione straniera
Figura 2 – Piramide dell’età di tutta
popolazione residente
0,91
1,39
2,15
2,80
2,64
3,45
3,34
3,67
4,25
4,34
3,94
3,07
2,34
2,10
1,98
2,01
2,06
2,00
> 85
80_84
75_79
70_74
65_69
60_64
55_59
50_54
45_49
40_44
35_39
30_34
25_29
20_24
15_19
10_14
5_9
<5
-8,00
-6,00
-4,00
-2,00
Maschi
0,00
Figura 3 – Piramide dell’età della
popolazione straniera residente
2,53
2,56
3,08
3,34
2,90
3,56
3,32
3,60
4,07
4,11
3,81
2,91
2,25
1,93
1,88
1,90
1,89
1,89
2,00
Femmine
la
> 85
0,04
0,12
0,21
0,29
0,48
0,94
1,86
3,33
80_84
75_79
70_74
65_69
60_64
55_59
50_54
45_49
5,21
6,87
7,12
5,66
4,06
2,67
2,68
3,33
4,89
40_44
35_39
30_34
25_29
20_24
15_19
10_14
5_9
<5
4,00
6,00
8,00
-8,00
-6,00
-4,00
-2,00
Maschi
0,07
0,13
0,26
0,48
0,79
1,57
2,51
3,28
4,27
5,95
7,14
6,53
4,50
2,31
2,52
3,23
4,63
0,00
2,00
4,00
6,00
8,00
Femmine
Confrontando la distribuzione percentuale per genere ed entro fascia di età della popolazione
complessiva residente (Fig. 2) e della sola popolazione straniera (Fig. 3), si evidenzia che
all’invecchiamento della popolazione complessiva si contrappone la presenza di stranieri nella
17
fasce di età a maggiore produttività (dai 25 ai 44 anni). Alla popolazione straniera, inoltre, è
attribuibile una maggiore natalità.
Tabella 4b - Popolazione straniera residente
UE
Maschi
Provincia
01/01/2009
7.201
Femmine
Provincia
01/01/2010
EUROPA
AMERICA
4.575
AFRICA
2.875
6.659
ASIA
OCEANIA
853
APOLIDE
10
2010 vs 2009
TOTALE
1
22.174
22.049
7.293
5.662
3.689
4.551
837
14
3
Totale
14.494
10.237
6.564
11.210
1.690
24
4
44.223
Maschi
7.690
4.960
3.212
7.379
995
9
3
24.248
Femmine
7.945
6.333
4.087
5.060
1.006
15
8
24.454
Totale
15.635
11.293
7.299
12.439
2.001
24
11
48.702
+ 8,6
+ 9,8
+ 9,2
La popolazione straniera è pertanto sempre più presente nella nostra Provincia tanto che nel
2010 si assiste ad un incremento complessivo del 9.2% rispetto al 2009; l’incremento,
stratificando per genere, è maggiore per le femmine (+9.8%) rispetto ai maschi (+8.6%), (tab.
4b).
Tabella 4c – distribuzione per Paese di origine % della Popolazione straniera residente
UE
EUROPA
AMERICA
AFRICA
ASIA
20,6
13,0
30,0
25,7
16,7
20,6
3,8
3,8
OCEANIA
APOLIDE
0,0
0,0
0,1
0,0
TOTALE
Provincia
01/01/2009
Maschi
Femmine
32,5
33,1
100
100
Provincia
01/01/2010
Totale
Maschi
Femmine
32,8
31,7
32,5
23,1
20,5
25,9
14,8
13,2
16,7
25,3
30,4
20,7
3,8
4,1
4,1
0,1
0,0
0,1
0,0
0,0
0,0
100
100
100
Totale
32,1
23,2
15,0
25,5
4,1
0,0
0,0
100
Per quanto riguarda il paese di origine non si evidenziano differenze significative tra 2009 e
2010: circa il 50% degli stranieri provengono da Paesi europei (UE e non UE) e tra i paesi
extraeuropei prevale la provenienza africana (Tab. 4c)
Le tabelle successive descrivono, nel 2009 e nel 2010, la distribuzione per paese di origine degli
stranieri entro Distretto di residenza e genere (Tab. 4 e 5) ed entro territorio di residenza e
genere(Tab. 4a e 5a) .
Tabella 4 - Popolazione straniera residente al 01/01/2009 nei nove Distretti
Distretto
Pavia
Certosa
Corteolona
Vigevano
Garlasco
Genere
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
UE
1.002
1.180
2.182
780
821
1.601
1.280
1.071
2.351
693
702
1.395
620
574
1.194
EUROPA
584
1.072
1.656
435
517
952
254
308
562
656
746
1.402
734
704
1.438
AFRICA
794
529
1.323
556
351
907
692
448
1.140
1.967
1.303
3.270
700
549
1.249
AMERICA
814
986
1.800
408
556
964
183
254
437
544
694
1.238
241
305
546
ASIA
133
142
275
62
68
130
57
55
112
328
286
614
44
52
96
OCEANIA
APOLIDE
7
4
11
0
1
1
0
4
4
0
1
1
1
0
1
TOTALE
3.334
3.913
7.247
2.241
2.314
4.555
2.466
2.136
4.602
4.188
3.735
7.923
2.340
2.185
4.525
18
Mortara
Voghera
Broni
Casteggio
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
469
444
913
869
1.106
1.975
892
814
1.706
596
581
274
357
631
590
873
1.463
827
745
1.572
221
340
800
601
1.401
611
397
1.008
255
178
433
284
195
197
232
429
249
332
581
136
208
344
103
122
80
71
151
78
71
149
49
66
115
22
26
0
2
2
1
1
2
1
0
1
1
1
Totale
1.177
561
479
225
48
2
0
1
1
1.820
1.708
3.528
2.398
2.780
5.178
2.160
2.013
4.173
1.227
1.265
0
2
2
2.492
Tabella 4a - Popolazione straniera residente al 01/01/2009 nei tre Territori
Distretto
Dati
UE
EUROPA AMERICA AFRICA ASIA
OCEANIA APOLIDE TOTALE
Maschi
3.062
1.273
1.405
2.042
252
7
0
8.041
Pavese
Femmine
3.072
1.897
1.796
1.328
265
5
0
8.363
Totale
6.134
3.170
3.201
3.370
517
12
0
16.404
Maschi
1.782
1.664
982
3.467
452
0
1
8.348
Lomellina Femmine
1.720
1.807
1.231
2.453
409
7
1
7.628
Totale
3.502
3.471
2.213
5.920
861
7
2
15.976
Maschi
2.357
1.638
488
1.150
149
3
0
5.785
Oltrepo
Femmine
2.501
1.958
662
770
163
2
2
6.058
Totale
4.858
3.596
1.150
1.920
312
5
2
11.843
Tabella 5 - Popolazione straniera residente al 01/01/2010 nei nove Distretti
Distretto
Pavia
Certosa
Corteolona
Vigevano
Garlasco
Mortara
Voghera
Broni
Casteggio
Dati
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
UE
1.127
1.283
2.410
828
874
1.702
1.343
1.187
2.530
775
801
1.576
678
615
1.293
479
473
952
915
1.152
2.067
937
918
1.855
608
642
EUROPA
676
1.199
1.875
477
594
1.071
271
354
625
705
824
1.529
758
781
1.539
314
417
731
642
977
1.619
871
803
1.674
246
384
AMERICA
899
1.137
2.036
469
598
1.067
194
269
463
632
796
1.428
260
294
554
220
244
464
276
384
660
142
221
363
120
144
AFRICA
922
607
1.529
603
381
984
765
509
1.274
2.231
1.469
3.700
755
590
1.345
851
627
1.478
672
461
1.133
276
187
463
304
229
ASIA
151
171
322
84
79
163
60
64
124
378
351
729
49
57
106
86
81
167
84
86
170
75
85
160
28
32
OCEANIA
6
4
10
0
1
1
0
0
0
0
5
5
0
1
1
0
2
2
1
1
2
1
0
1
1
1
APOLIDE
1
0
1
0
0
0
0
0
0
1
3
4
1
1
2
0
1
1
0
1
1
0
2
2
0
0
TOTALE
3.782
4.401
8.183
2.461
2.527
4.988
2.633
2.383
5.016
4.722
4.249
8.971
2.501
2.339
4.840
1.950
1.845
3.795
2.590
3.062
5.652
2.302
2.216
4.518
1.307
1.432
19
Totale
1.250
630
264
533
60
2
0
2.739
Tabella 5a - Popolazione straniera residente al 01/01/2010 nei tre Territori
Distretto
Dati
Maschi
Pavese
AMERICA
AFRICA
ASIA
OCEANIA
APOLIDE
TOTALE
3.298
1.424
1.562
2.290
295
6
1
8.876
3.344
2.147
2.004
1.497
314
5
0
9.311
Totale
6.642
3.571
3.566
3.787
609
11
1
18.187
1.932
1.777
1.112
3.837
513
0
2
9.173
Femmine
1.889
2.022
1.334
2.686
489
8
5
8.433
Totale
3.821
3.799
2.446
6.523
1.002
8
7
17.606
Maschi
Oltrepo
EUROPA
Femmine
Maschi
Lomellina
UE
2.460
1.759
538
1.252
187
3
0
6.199
Femmine
2.712
2.164
749
877
203
2
3
6.710
Totale
5.172
3.923
1.287
2.129
390
5
3
12.909
Le risorse del territorio: l’offerta socio-sanitaria
Le tabelle 6.1 – 6.6 illustrano la composizione che la rete delle unità di offerta socio-sanitaria
ha conseguito sul territorio provinciale al 31.12.2012.
L’insieme dell’offerta socio sanitaria si disarticola in unità di offerta che afferiscono a diverse
aree di intervento, tra loro differenziate, anche in misura significativa, per tipologia di offerta ,
per dimensioni numeriche e per distribuzione territoriale.
Le singole tabelle sono, pertanto, dedicate a specifiche aree – Area Anziani, Area Disabili, Area
Dipendenze , Area Riabilitazione ed Hospice, Area Consultoriale ed Area Domiciliare – e,
all’interno di queste, i dati relativi all’offerta sono disarticolati per i livelli territoriali.
Una presentazione completa dell’offerta socio sanitaria provinciale non può prescindere
dall’evidenziazione dei livelli conseguiti dalla stessa all’interno del sistema delle regole per
l’esercizio e l’accreditamento.
Le singole tabelle riportano, dunque, anche la distribuzione dell’offerta nei tre livelli: il primo
livello, quello di esercizio, che è conseguente all’acquisizione da parte delle unità di offerta dei
requisiti previsti dalla normativa per il funzionamento; il secondo livello, quello di
accreditamento, che è conseguente all’acquisizione da parte delle unità di offerta in esercizio
degli ulteriori requisiti previsti dalla normativa per accedere all’accreditamento istituzionale; ed
infine il terzo livello, quello del contratto, che è conseguente alla sottoscrizione da parte delle
unità di offerta accreditate di un contratto con l’ASL per l’erogazione delle prestazioni.
Area anziani
Tabella 6.1 – Area Anziani: Offerta socio-sanitaria provinciale a dicembre 2011
Offerta socio-sanitaria
numero posti
Lomellina
Oltrepo
Pavese
Provincia
Residenze Sanitario
Assistenziali
(RSA)
posti letto in esercizio
posti letto accreditati
38
64
148
50
23
0
209
114
di cui posti letto Alzheimer
posti letto a contratto
0
2.482
0
1.688
0
1.130
0
5.300
di cui posti letto Alzheimer
Totale
15
2.584
98
1.886
60
1.153
173
5.623
20
Centri Diurni Integrati
(CDI)
posti in esercizio
posti accreditati
0
30
50
5
0
22
50
57
posti a contratto
Totale
150
180
185
240
235
257
570
677
La dimensione numerica dei posti letto accreditati nelle RSA risulta sostanzialmente stabile
rispetto all’anno precedente (il totale generale è incrementato di una percentuale pari al 1,6%
corrispondente a n. 86 p.l. accreditati aggiuntivi). I posti letto risultano essere più di 5.000 (1
ogni 1.000 abitanti circa) con una distribuzione territoriale che si conferma disomogenea: il
47,2% del totale è collocato in strutture ubicate in Lomellina, il 31,8% in Oltrepò e solo il 21 % nel
Pavese.
I posti letto Alzheimer delle RSA non hanno registrato variazioni. Sono 173, la metà dei quali in
Oltrepò.
I Centri Diurni Integrati (CDI) registrano, invece, un effetto più significativo dalla
liberalizzazione degli accreditamenti intervenuta dal 1.01.2011 con una dimensione accresciuta
rispetto all’anno precedente (il totale generale è incrementato di una percentuale pari al 9%
corrispondente a n. 57 posti accreditati aggiuntivi). La distribuzione dei posti accreditati CDI
per il 41,2% ubicati nel Pavese, per il 32,5% nell’Oltrepo e per il restante 28,7% in Lomellina.
Area disabili
Tabella 6.2 – Area Disabili: Offerta socio-sanitaria provinciale a dicembre 2011
Offerta socio-sanitaria
Residenze Sanitario
Assistenziali per persone
Disabili
(RSD)
numero posti
Lomellina
posti letto in esercizio
posti letto accreditati
148
45
229
160
48
255
25
0
0
0
30
0
55
0
95
120
85
85
165
195
345
400
posti letto in esercizio
posti letto accreditati
8
0
10
0
0
0
18
0
posti letto a contratto
10
18
43
53
47
47
100
118
posti in esercizio
posti accreditati
posti a contratto
Totale
Comunità Socio sanitarie
per persone Disabili
(CSS)
Totale
12
0
36
47
Provincia
26
0
posti letto a contratto
11
0
Pavese
3
0
Totale
Centri Diurni per
persone Disabili (CDD)
Oltrepo
La dimensione numerica dei posti accreditati offerti dalle unità di offerta per disabili sia
residenziali che semi – residenziali risulta confermata rispetto all’anno precedente. Le diverse
tipologie di unità di offerta appaiono ben rappresentate e distribuite.
In particolare i posti accreditati in RSD sono 229 (presenti soprattutto in Oltrepo). I CDD
offrono 345 posti, in prevalenza nel Pavese; i 102 posti delle CSS sono distribuiti soprattutto in
Oltrepo e nel Pavese.
Area dipendenze
21
Tabella 6.3 – Area Dipendenze: Offerta socio-sanitaria provinciale a dicembre 2011
Offerta socio-sanitaria
Servizi Residenziali
(Comunità
Terapeutiche)
numero posti/Servizi
Lomellina
Provincia
0
0
15
15
posti letto accreditati
posti letto a contratto
0
80
0
30
0
198
0
308
80
0
0
30
0
0
213
0
0
323
0
0
0
0
10
10
23
23
33
33
1
1
1
3
posti in esercizio
posti accreditati
posti a contratto
Totale
Servizi ambulatoriali
(Ser.D.)
Pavese
posti letto in esercizio
Totale
Servizi Semiresidenziali
(Centri Diurni)
Oltrepo
Numero Servizi
La dimensione numerica dei posti accreditati offerti dalle unità di offerta dell’area dipendenze
sia residenziali che semi – residenziali risulta confermata rispetto all’anno precedente. I servizi
residenziali per l’assistenza di persone dipendenti da sostanze sono dotati di complessivi 308
posti letto, in maggioranza nel Pavese (il 64%). Sono presenti altresì servizi semiresidenziali, in
Oltrepò 10 posti accreditati e nel Pavese 23.
I Servizi per le Tossicodipendenze (Ser.D) sono 3, uno per distretto.
Area riabilitazione e Hospice
Tabella 6.4 – Area Riabilitazione e Hospice: Offerta socio-sanitaria provinciale a dicembre 2011
Offerta socio-sanitaria
Servizi Residenziali di
Riabilitazione
numero posti
posti letto in esercizio
posti letto accreditati
Lomellina
0
0
Oltrepo
0
0
0
0
posti in esercizio
posti accreditati
posti a contratto
0
0
65
65
216
216
281
281
0
0
0
0
0
0
0
0
0
25
0
25
0
0
25
25
posti in esercizio
0
0
0
0
posti accreditati
posti a contratto
0
0
0
9.250
0
28.235
0
37.485
0
9.250
28.235
37.485
Totale
Totale
Servizi Ambulatoriali di
Riabilitazione
Provincia
0
0
posti letto a contratto
Servizi Semiresidenziali
di Riabilitazione
Pavese
Totale
Tabella 6.4 – Area Riabilitazione e Hospice: Offerta socio-sanitaria provinciale a dicembre 2011
Hospice
posti in esercizio
posti accreditati
posti a contratto
Totale
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
10
10
10
10
La dimensione numerica dei posti accreditati offerti dalle unità di offerta dell’area riabilitazione
e Hospice sia residenziali che semi – residenziali risulta confermata rispetto all’anno
precedente.
I posti letto degli Istituti di Riabilitazione Geriatrica (I.D.R.) sono presenti solo in due distretti;
tre quarti dei posti sono ubicati nel Pavese.
22
Presso gli IDR sono disponibili 25 posti in regime diurno.
E’ presente un solo hospice, per 10 posti letto, nel distretto Pavese.
Area consultoriale
Tabella 6.5 – Area Consultoriale: Offerta socio-sanitaria provinciale a dicembre 2011
Offerta socio-sanitaria
numero Servizi
Lomellina
Oltrepo
Pavese
Provincia
Consultori Familiari
Pubblici
Numero Servizi
5
4
5
14
Numero Servizi in esercizio
0
0
0
0
Numero Servizi accreditati
Numero Servizi a contratto
Totale
1
2
8
0
2
6
0
2
7
1
6
21
Consultori Familiari
Privati
La dimensione numerica dei Consultori Familiari accreditati risulta variata rispetto all’anno
precedente: il totale generale è incrementato di una percentuale pari al 5 % corrispondente a n.
1 unità di offerta accreditata aggiuntiva. Tale incremento interessa i Consultori Familiari privati
per cui la variazione rispetto all’anno precedente si attesta al 16,6%
I consultori accreditati sono un totale di 20, di cui 6 privati, distribuiti capillarmente sul
territorio.
Area assistenza domiciliare
Tabella 6.6 – Area Assistenza Domiciliare: Offerta socio-sanitaria provinciale a dicembre 2011
Offerta socio-sanitaria
numero Servizi
Lomellina
Oltrepo
Pavese
Provincia
Enti Accreditati per
l’erogazione di voucher
socio-sanitario
Numero Enti Accreditati
20
7
10
37
di cui con erogazione in più di un territorio della provincia
13
La dimensione e la distribuzione territoriale degli Enti erogatori voucher ha subito una lieve
variazione rispetto all’anno precedente, passando da un totale di 38 Enti nel 2010 a n. 37 nel
2011 (per una variazione percentuale pari al 2,63%). Tale variazione è consistita altresì in una
lieve variazione nella distribuzione territoriale degli Enti erogatori in quanto è intervenuta a
seguito di un incremento di un’unità di offerta nel Pavese a fronte di un decremento di
un’unità di offerta in Lomellina.
L’offerta distrettuale risulta, comunque, ancora disomogenea: i soggetti accreditati in provincia
di Pavia per l’erogazione di voucher socio-sanitario sono complessivamente 37 (di cui 13
erogano prestazioni su più distretti), e di questi ben 20 enti effettuano prestazioni in
Lomellina, 10 nel Pavese e 7 nell’Oltrepò.
23
I cittadini ultra75enni ospiti in RSA
Nel 2010 le 76 RSA accreditate del territorio provinciale ospitano complessivamente 7.459
persone, di cui 55.37 residenti nella Provincia di Pavia (74,2%). Gli ulta75 residenti sono 4920
(88,9% dei residenti ospiti in RSA). Inoltre, da un confronto con l’anno precedente si nota che la
situazione attuale è stabile.
Tabella 7 – Ospiti ultra settantacinquenni delle RSA
Prevalenza ultra75 ospiti in RSA
ogni 100 residenti
Residenti ultra75 ospiti in RSA
2009
2010
2009
2010
Mortara
647
668
12,4
12,8
Vigevano
708
688
8,3
7,8
Garlasco
716
721
10,7
10,6
2.071
2.077
10,1
10,0
Voghera
700
718
7,5
7,6
Broni
430
435
7,4
7,5
Casteggio
248
257
5,5
5,6
1.378
1.410
7,0
7,1
Pavia
903
918
7,4
7,3
Certosa
253
248
5,9
5,5
Corteolona
264
267
6,2
6,1
Pavese
1.420
1.433
6,8
6,7
Provincia
4.869
4.920
8,0
7,9
Lomellina
Oltrepo
Il dato di prevalenza evidenziato nell’ultima colonna della tabella 7 si riferisce alla residenza
effettiva degli ospiti delle RSA, prima dell’inserimento in struttura.
È evidente quanto la prevalenza dei cittadini ultra75enni ospiti in RSA sia maggiore in Lomellina
e nei tre distretti che vi afferiscono e ciò è attribuibile, presumibilmente, alla maggior offerta
già evidenziata in tabella 6.1.
I cittadini ricoverati negli Istituti di riabilitazione (IDR)
Tabella 8 – Numero di ospiti delle IDR per fascia di età e residenza
Distretto/Territorio
2009
≤64
65-74
2010
≥75
Tot.
≤64
65-74
≥75
Tot.
24
Pavia
26
81
584
691
54
56
644
754
Certosa
16
18
156
190
17
28
147
192
Corteolona
10
12
99
121
7
9
88
104
52
111
839
1002
78
93
879
1050
Vigevano
1
4
9
14
1
2
7
10
Garlasco
3
14
51
68
5
10
63
78
Mortara
1
3
8
12
2
0
11
13
5
21
68
94
8
12
81
101
Voghera
18
28
212
258
22
33
196
251
Broni
3
5
27
35
4
7
24
35
Casteggio
8
13
86
107
11
19
93
123
29
46
325
400
37
59
313
409
86
178
1232
1496
123
164
1273
1560
Pavese
Lomellina
Oltrepo
Provincia
Tabella 9 – distribuzione percentuale entro fascia di età e per residenza degli ospiti delle IDR
2009
2010
Distretto/Territorio
≤64
65-74
≥75
Totale
≤64
65-74
≥75
Totale
Pavia
3,8%
11,7%
84,5%
100,0%
7,2%
7,4%
85,4%
100,0%
Certosa
8,4%
9,5%
82,1%
100,0%
8,9%
14,6%
76,6%
100,0%
Corteolona
8,3%
9,9%
81,8%
100,0%
6,7%
8,7%
84,6%
100,0%
5,2%
11,1%
83,7%
100,0%
7,4%
8,9%
83,7%
100,0%
Vigevano
7,1%
28,6%
64,3%
100,0%
10,0%
20,0%
70,0%
100,0%
Garlasco
4,4%
20,6%
75,0%
100,0%
6,4%
12,8%
80,8%
100,0%
Mortara
8,3%
25,0%
66,7%
100,0%
15,4%
0,0%
84,6%
100,0%
5,3%
22,3%
72,3%
100,0%
7,9%
11,9%
80,2%
100,0%
Voghera
7,0%
10,9%
82,2%
100,0%
8,8%
13,1%
78,1%
100,0%
Broni
8,6%
14,3%
77,1%
100,0%
11,4%
20,0%
68,6%
100,0%
Casteggio
7,5%
12,1%
80,4%
100,0%
8,9%
15,4%
75,6%
100,0%
7,3%
11,5%
81,3%
100,0%
9,0%
14,4%
76,5%
100,0%
5,7%
11,9%
82,4%
100,0%
7,9%
10,5%
81,6%
100,0%
Pavese
Lomellina
Oltrepo
Provincia
I cittadini ospiti, nel 2010, delle IDR della provincia sono prevalentemente persone anziane,
quasi l’82% di questi pazienti ha un’età superiore ai 75 anni (Tab. 8 e 9). Anche prendendo in
considerazione i dati relativi all’anno precedente si può notare come la situazione sia analoga.
Tabella 10 – prevalenza ogni 1000 residenti della popolazione ospite delle IDR
25
anno
Persone in IDR
Popolazione
Prevalenza (x1000)
2009
1496
545183
2,7
(2,6-2,9)
2010
1560
549788
2,8
(2,7-3,0)
Tabella 11 – prevalenza ogni 1000 residenti della popolazione ospite delle IDR per residenza
Distretto/Territorio
Prevalenza (x1000) - 2009
Prevalenza (x1000) - 2010
≤64
65-74
≥75
≤64
65-74
≥75
Pavia
0,33
6,83
46,60
0,68
4,88
50,49
Certosa
0,26
3,31
34,69
0,27
5,06
31,19
Corteolona
0,28
2,62
22,66
0,19
2,00
19,58
0,30
5,08
39,21
0,44
4,32
40,02
Vigevano
0,02
0,42
1,03
0,02
0,21
0,78
Garlasco
0,07
2,13
7,52
0,11
1,58
9,11
Mortara
0,03
0,62
1,54
0,06
0,00
2,08
0,04
1,01
3,28
0,06
0,59
3,82
Voghera
0,36
3,29
22,46
0,44
4,01
20,32
Broni
0,10
1,00
4,64
0,13
1,44
4,07
Casteggio
0,31
3,03
18,69
0,42
4,52
19,76
0,28
2,58
16,36
0,35
3,41
15,46
0,20
2,94
19,86
0,29
2,77
20,07
Pavese
Lomellina
Oltrepo
Provincia
Il dato di prevalenza (Tab 11) per tutte le fasce età dei cittadini ricoverati nelle IDR, sia nel 2009
che nel 2010, è il più alto nel pavese (es. circa 40 cittadini ogni 1000 redenti ultra75enni hanno
almeno un ricovero in IDR) ed è seguito dall’Oltrepò (circa 16 cittadini ogni 1000 redenti
ultra75enni). Tale evidenza è legata all’allocazione delle tre IDR: 2 insistono sul territorio Pavese
e 1 nell’Oltrepò.
Ricoveri ospedalieri dei cittadini ultra 75enni
Dal confronto dei ricoveri di tipo Medico riguardanti i pazienti ultra settantacinquenni (≥ 75
anni) residenti nella provincia di Pavia (gennaio-dicembre 2009 vs gennaio-dicembre 2010) si
evidenzia un lieve aumento sia del numero di ricoveri (1,4%) sia del numero di pazienti che
hanno effettuato almeno un ricovero (1,2%). Mentre la prevalenza dei soggetti ultra
settantacinquenni che hanno effettuato almeno 1 ricovero è pressoché identica nei due anni
26
considerati (Tab. 12). Tra i due periodi a confronto i pazienti risultano simili sia per sesso che per
età media.
Tabella 12 – Ricoveri ospedalieri dei cittadini ultra settantacinquenni
Anno
2009
2010
17092
11590
19,0
(18,7-19,3)
17333
11725
18,9
(18,6-19,2)
82,5 ± 5,4
82,5 ± 5,4
1 (M)
4558 (39,3%)
4735 (40,4%)
2 (F)
7032 (60,7%)
6990 (59,6%)
N° ricoveri
N° pazienti
Prevalenza x 100 residenti (IC 95%)
Età media dei pazienti
Sesso
Tipo di
ricovero
1 progr non urgente
6844
6383
2 urgente
10172
10865
7
69
13,1 ± 12,5
1-190
224729
4
81
13,3 ± 12,7
1-273
229863
3 TSO
4 progr +preospedaliz
Degenza media in giorni
(min-max)
Somma giorni di degenza
Variazione %
 1,4%
 1,2%
 6,7%
(riduzione
significativa
p<0,001)
 6,8%
(aumento
significativo
p<0,001)
 2,3%
Si osservano, invece, differenze nella tipologia di ricovero; nel 2010 si ha una diminuzione
significativa del 6,7% dei ricoveri programmati e un aumento del 6,8% (sempre significativo) dei
ricoveri urgenti rispetto al 2009. L’aumento del numero dei ricoveri, quindi, è dovuto ai ricoveri
urgenti e non ad una pianificazione sanitaria. Infine, i giorni medi di degenza è risultato simile
nei due periodi osservati, ma si riscontra un aumento (20,3%) del totale dei giorni di degenza.
Nell’anno 2010, nei distretti di Broni, Casteggio e Certosa è stato riscontrato un aumento del
numero dei ricoveri relativo ai pazienti ultrasettantacinquenni (Tab. 13) rispetto all’anno
precedente; mentre nei distretti di Mortara e Voghera la tendenza è invertita, si ha una
diminuzione dei ricoveri nel 2010 rispetto all’anno precedente.
27
Tabella 13 - Confronto ricovero ordinario di tipo Medico relativo ai pazienti ultra settantacinquenni (≥75 anni) residenti nei distretti
della provincia di Pavia (gennaio-dicembre 2009 vs gennaio-dicembre 2010)
Distretto
Broni
Casteggio
Voghera
Pavia
Certosa
Corteolona
Vigevano
Mortara
Anno
N° ricoveri
2009
1576
2010
1713
2009
1131
2010
1218
2009
2436
2010
2364
2009
3426
2010
3490
2009
1253
2010
1380
2009
1041
2010
1069
2009
2724
2010
2723
2009
1286
2010
1189
2009
2219
Garlasco
Var %
ricoveri
8,7
7,7
-3,0
1,9
10,1
2,7
0,0
-7,5
N° pazienti
1082
1161
786
837
1692
1665
2322
2366
859
898
725
731
1782
1755
894
855
2187
7,3
6,5
-1,6
1,9
4,5
0,8
-1,5
-4,4
1448
-1,4
2010
Var %
pazienti
Degenza
media
Somma
giorni
degenza
22,7
24556
22,5
26081
19,3
15174
20,8
17420
19,3
32720
19,0
31610
20,2
46990
20,0
47335
19,4
16625
19,5
17484
20,6
14910
21,1
15391
18,6
33074
19,3
33839
16,5
14745
16,1
13753
17,9
25935
0,6
1457
Var %
Giorni deg
+6,2
+14,8
-3,4
+0,7
+5,2
+3,2
+2,3
-6,7
Prevalenza x 100
res
18,7
19,9
17,3
18,2
18,0
17,6
18,9
18,9
20,1
20,0
17,1
16,7
20,9
20,0
17,1
16,4
26950
+6,4
+5,2
-2,2
=
=
-2,3
-4,3
-4,1
21,7
+3,9
18,5
Var %
prevalenza
-0,9
21,5
28
L’Assistenza Domiciliare integrata offerta ai cittadini ultra 75enni
Tabella 14 - Assistenza Domiciliare alla popolazione ultrasettantacinquenne
Periodo
Cittadini ≥75a con
almeno 1 ADI attivato
numero totale di n medio di ADI per
ADI
cittadino ≥75
2009
3410
8300
2,43
2010
3494
8816
2,52
prevalenza residenti
≥75a con almeno un
ADI
5,6
(5,4-5,8)
5,6
(5,4-5,8)
L’assistenza domiciliare, attraverso l’erogazione del voucher socio-sanitario, non presenta
variazioni nei due anni considerati, sia a livello provinciale (Tab. 14) che nei tre Territori e relativi
Distretti (Tab. 15)
Tabella 15 - Assistenza Domiciliare alla popolazione ultrasettantacinquenne per distretto e
territorio
Distretto e Territorio
Cittadini ≥75a con almeno 1 ADI
attivato
2009
2110
Mortara
281
287
Vigevano
577
537
Garlasco
289
306
1.147
1.130
Voghera
439
449
Broni
316
339
Casteggio
260
251
1.015
1.039
Pavia
752
793
Certosa
231
288
Corteolona
265
244
Pavese
1.248
1.325
Provincia
3.410
3.494
Lomellina
Oltrepo
prevalenza residenti ≥75a con almeno
un ADI
2009
2010
5,4
5,5
(4,7-6,0)
(4,9-6,1)
6,8
6,1
(6,2-7,3)
(5,6-6,6)
4,3
4,5
(3,8-4,8)
(4,0-5,0)
5,6
5,4
(5,3-5,9)
(5,1-5,7)
4,7
4,8
(4,2-5,1)
(4,3-5,2)
5,5
5,8
(4,9-6,1)
(5,2-6,4)
5,7
5,4
(5,0-6,4)
(4,8-6,1)
5,1
5,2
(4,8-5,4)
(4,9-5,5)
6,1
6,3
(5,7-6,6)
(5,9-6,7)
5,4
6,4
(4,7-6,1)
(5,7-7,1)
6,2
5,6
(5,5-7,0)
(4,9-6,3)
6,0
6,2
(5,7-6,3)
(5,9-6,5)
5,6
5,6
(5,4-5,8)
(5,4-5,8)
29
L’utilizzo dei Centri Diurni Integrati
Tabella 16 – Popolazione ultra settantacinquenne che frequenta i CDI
Prevalenza residenti ≥75a che
frequentano CDI
Cittadini ≥75a che frequentano CDI
Distretto e Territorio
2009
2010
Mortara
25
33
Vigevano
58
56
Garlasco
32
44
115
133
Voghera
167
158
Broni
107
113
Casteggio
18
22
292
293
Pavia
153
166
Certosa
18
29
Corteolona
69
76
Pavese
240
271
Provincia
647
697
Lomellina
Oltrepo
2009
2010
0,5
(0,3-0,7)
0,7
(0,5-0,8)
0,5
(0,3-0,6)
0,6
(0,5-0,7)
1,8
(1,5-2,0)
1,8
(1,5-2,2)
0,4
(0,2-0,6)
1,5
(1,3-1,7)
1,2
(1,0-1,4)
0,4
(0,2-0,6)
1,6
(1,2-2,0)
1,1
(1,0-1,3)
1,1
(1,0-1,1)
0,6
(0,4-0,8)
0,6
(0,5-0,8)
0,6
(0,4-0,8)
0,6
(0,5-0,7)
1,7
(1,4-1,9)
1,9
(1,6-2,3)
0,5
(0,3-0,7)
1,5
(1,3-1,6)
1,3
(1,1-1,5)
0,6
(0,4-0,9)
1,7
(1,3-2,1)
1,3
(1,1-1,4)
1,1
(1,0-1,2)
Anche analizzando l’utilizzo dei Centri Diurni Integrati non si evidenziano variazioni significative
nei due anni considerati, sia a livello provinciale che nei tre Territori e relativi Distretti (Tab. 16)
L’utilizzo delle strutture per disabili
Tabella 17 – Popolazione del territorio dell’ASL che frequenta i Centri Diurni per Disabili (CDD)
nell’anno 2010
Fasce d’età
Distretto e territorio
<14
14-17
Broni
18-24
25-44
45-64
65-74
3
15
10
1
Casteggio
1
1
6
5
Voghera
3
6
17
11
0
4
10
38
26
1
4
5
19
9
Certosa
8
7
19
3
Pavia
5
19
46
26
Oltrepo
Corteolona
1
2
30
Pavese
1
17
31
84
38
Vigevano
2
6
22
4
Garlasco
2
9
17
4
2
25
1
Mortara
2
Lomellina
0
4
17
64
9
0
Provincia
1
25
58
186
73
3
Tabella 18 – Prevalenza (x1000 abitanti) della popolazione del territorio dell’ASL che frequenta
i CDD nell’anno 2010
Distretto e
territorio
Fasce d’età
<14
14-17
18-24
25-44
45-64
65-74
Broni
0,00
0,00
1,27
1,34
0,88
0,20
Casteggio
0,00
1,02
0,51
0,64
0,51
0,00
Voghera
0,00
1,51
1,59
0,95
0,58
0,00
0,00
0,95
1,23
0,99
0,65
0,06
Corteolona
0,17
2,83
1,65
1,35
0,75
0,00
Certosa
0,00
3,23
1,61
0,77
0,16
0,00
Pavia
0,00
1,61
3,04
1,56
0,90
0,17
0,04
2,43
2,28
1,23
0,64
0,09
Vigevano
0,00
0,77
1,19
0,90
0,18
0,00
Garlasco
0,00
1,10
2,52
1,07
0,25
0,00
Mortara
0,00
0,00
0,74
2,05
0,08
0,00
Lomellina
0,00
0,68
1,50
1,22
0,18
0,00
Provincia
0,02
1,47
1,76
1,17
0,49
0,05
Oltrepo
Pavese
Tabella 19 – Popolazione del territorio dell’ASL che frequenta i Centri Socio-Sanitari per
disabili (CSS) nell’anno 2010
Distretto e territorio
Fasce d’età
14-17
Broni
18-24
25-44
45-64
65-74
1
6
10
2
3
2
1
5
8
2
14
20
4
5
Casteggio
Voghera
Oltrepo
0
Corteolona
Certosa
1
Pavia
Pavese
1
2
2
1
10
28
1
1
14
35
1
31
Vigevano
3
4
Garlasco
1
Lomellina
0
0
3
5
0
Provincia
1
3
31
60
3
Tabella 20 – Prevalenza (x1000 abitanti) della popolazione del territorio dell’ASL che
frequenta i CSS nell’anno 2010
Fasce d’età
Distretto e territorio
14-17
18-24
25-44
45-64
65-74
Broni
0,00
0,42
0,54
0,88
0,40
Casteggio
0,00
0,00
0,32
0,21
0,00
Voghera
0,00
0,26
0,28
0,42
0,00
0,00
0,25
0,36
0,50
0,11
Corteolona
0,00
0,00
0,28
0,42
0,00
Certosa
0,40
0,00
0,00
0,11
0,00
Pavia
0,00
0,16
0,34
0,97
0,08
0,14
0,07
0,21
0,59
0,05
Vigevano
0,00
0,00
0,12
0,18
0,00
Garlasco
0,00
0,00
0,00
0,06
0,00
Lomellina
0,00
0,00
0,07
0,13
0,00
Provincia
0,06
0,10
0,21
0,44
0,05
Oltrepo
Pavese
Tabella 21 – Popolazione del territorio dell’ASL che frequenta le Residenze Sanitarie
assistenziali per Disabili (RSD) nell’anno 2010
Distretto e territorio
Fasce d’età
18-24
25-44
45-64
65-74
>=75
1
7
6
1
1
Casteggio
1
10
Voghera
18
21
1
1
1
26
37
2
7
Corteolona
2
4
Certosa
1
5
8
Pavia
5
13
31
8
22
39
0
Vigevano
2
8
16
2
Garlasco
1
5
5
Mortara
1
13
5
4
26
26
Broni
Oltrepo
Pavese
Lomellina
5
1
2
1
0
32
Provincia
13
74
102
4
8
Tabella 22 – Prevalenza (x1000 abitanti) della popolazione del territorio dell’ASL che frequenta
i RSD nell’anno 2010
Fasce d’età
Distretto e territorio
18-24
25-44
45-64
65-74
>=75
Broni
0,42
0,63
0,53
0,20
0,17
Casteggio
0,00
0,11
1,03
0,00
1,09
Voghera
0,00
1,01
1,10
0,12
0,11
0,12
0,68
0,92
0,11
0,35
Corteolona
0,66
0,28
0,00
0,00
0,00
Certosa
0,23
0,20
0,44
0,00
0,22
Pavia
0,80
0,44
1,08
0,00
0,00
0,59
0,32
0,66
0,00
0,05
Vigevano
0,40
0,33
0,73
0,21
0,00
Garlasco
0,28
0,32
0,31
0,00
0,00
Mortara
0,37
1,07
0,41
0,00
0,00
Lomellina
0,35
0,49
0,52
0,10
0,00
Provincia
0,39
0,46
0,68
0,07
0,13
Oltrepo
Pavese
L’anagrafe fragilità
Le variabili identificate con specifici codici (Tab 23) sono quelle suggerite da RL (lettera 15-052006) per costruire una anagrafe della fragilità e relativi “indicatori di rischio, per la popolazione di un
grande centro urbano come possono essere i capoluoghi di provincia e le città di analoghe dimensioni”,
Tabella 23 - Variabili da identificare per la costituzione dell’Anagrafe Fragilità
1
2
età superiore a 75
età inferiore ad un anno
dipendenza da alcol e droghe
3
Codice identificativo
da RL (lettera 15-052006)
E
Ep
D
assenza di aggregato familiare
S
Basso reddito (11,000 € annui)
R
RL lettera 15-05-2006
Caratteristiche personali
e sociali
Genere
4
ASL Pavia
età superiore a 75
età inferiore ad un anno
Non considerata
assenza di aggregato familiare
(vive solo)
Basso reddito (11,000 € annui)
Non considerato come fattore
di rischio autonomo:
l’estrazione viene effettuata sia
per maschi che per femmine
Deprivazione sociale
Non considerata
Immigrazione da altro paese
Non considerata
Non considerata
Fruitore di Voucher sociale
Non considerata
Fruitore di Buono sociale
33
Condizioni di salute
Almeno un ricovero ospedaliero per
patologia specifica
M
Consumo cronico di uno o più dei
farmaci specifici
F
Almeno un ricovero
ospedaliero per patologia
specifica
Consumo cronico di uno o più
dei farmaci specifici
Fruitore di voucher sociosanitario
NO
Caratteristiche
ambientali
Vivere in ambiente metropolitano
Non considerata
Esposizioni ad inquinanti atmosferici
da traffico veicolare
Non considerata
Caratteristiche dell’abitazione (piani
alti, assenza di condizionamento, ecc)
Caratteristiche dell’abitazione
(abitazione inadeguata)
A
Le variabili selezionate dalla nostra ASL per la definizione dell’anagrafe fragilità sono
quelle elencate nella colonna 4 della Tabella 23, che mette a confronto quanto suggerito da RL
(colonna 2) con lettera del 15/05/2006,
Presso la ASL di Pavia l’Anagrafe Fragilità è stata costruita secondo le indicazioni di RL (lettera
del 15/05/2006) linkando tre fonti di dati:
1) matrice con variabili sanitarie
2) matrice con variabili sociali richieste dal Dip, ASSI ai 190 Comuni
3) matrice con variabile socio-sanitaria – solo voucher socio-sanitario
Viene così costituita l’anagrafe fragilità finale attraverso la selezionare quei cittadini che
presentano maggiore fragilità perché presentano le seguenti caratteristiche: (problemi sanitari
o assunzione cronica di farmaci) + (problemi sociali o voucher socio-sanitario)
Nella Tabella 24 sono stati aggregati i dati della anagrafe fragilità 2010 applicando i criteri di
rischio individuati da RL per la popolazione di un grande centro urbano come possono essere i
capoluoghi di provincia e le città di analoghe dimensioni.
Tab 24 - Rischio 2010 ASL Pavia secondo la combinazione di più fattori di rischio
Pavese
2010
2011
Grado di rischio
Lomellina
2010
2011
Oltrepo
2010
2011
Provincia
2010
2011
Rischio molto alto
A
10
10
13
14
7
12
30
36
27
nn
27
nn
18
27
nn
24
nn
18
12
nn
18
nn
14
66
nn
69
nn
50
Rischio alto
B
C
D
E
Rischio medio alto
F
252
200
209
188
167
190
628
578
316
254
273
235
204
239
793
728
Totale
26
15
23
64
Questa aggregazione permette di individuare a livello provinciale, nel 2010, 793 cittadini a
rischio, di cui 30 con rischio molto alto, 135 con rischio alto e 628 con rischio medio alto, Nel
2011 i cittadini fragili sono risultati 728,
Rischio
molto alto
Rischio alto
A
età superiore a 75 + ricovero ospedaliero o consumo cronico farmaci +
assenza di aggregato familiare (vive solo) + Basso reddito (11,000 € annui)
B Caratteristiche dell’abitazione (piani alti, assenza di condizionamento, ecc)
34
C
Rischio
medio alto
dipendenza da alcol e droghe
D età superiore a 75 + ricovero ospedaliero o consumo cronico farmaci +
assenza di aggregato familiare (vive solo) o Basso reddito (11,000 € annui)
E età inferiore ad un anno + Basso reddito (11,000 € annui)
F età superiore a 75 + assenza di aggregato familiare (vive solo) o Basso
reddito (11,000 € annui)
Problemi sanitari: coloro che hanno avuto un ricovero ospedaliero in almeno una o più delle seguenti condizioni,
Cardiopatia cronica, vasculopatia coronarica, polmonare o cerebrale, Nefropatia cronica, Anemia da carenza,
Cancro invasivo, Disturbi della personalità, Diabete,
Ipertiroidismo, Ipotiroidismo, Morbo di Addison,
ipoparatiroidismo, Pnenumopatia cronica, Utilizzo farmaci: coloro che consumano cronicamente uno o più dei
farmaci indicati più sotto,Anticolinergici, Barbiturici, Butirrofenoni, Fenotiazinici, Amine simpaticomimetiche,
Efedrina
Variabili sociali: sono le variabili contenute nell’anagrafe fragilità aggiornata al maggio 2010, compilata dai Comuni
della provincia su richiesta del Dipartimento ASSI, Le variabili sono: Assenza di aggregato familiare (vive solo),
Basso reddito (11,000 € annui), Condizioni abitative inadatte, Fruitore di Voucher sociale, Fruitore di Buono sociale,
Fruitore di Voucher socio-sanitario nel primi cinque mesi del 2010
Analizzando invece la matrice fragilità 2010 senza alcuna aggregazione delle variabili di rischio
abbiamo individuato 979 cittadini con almeno una variabile di rischio (tab 25 e tab 25a),
Tab 25- numero di cittadini fragili - Banca Dati Fragilità ASL Pavia, anno 2010
VARIABILI DI RISCHIO
Utilizzo
farmaci
0
2
3
5
Vive
solo
67
82
145
294
Basso
Reddito
5
80
14
99
Condiz
Abitat
inadatte
3
18
6
27
Voucher
sociale
3
14
28
45
Buono
sociale
0
1
0
1
voucher
sociosanitario
6
9
5
20
Distretto
Mortara
Vigevano
Garlasco
Lomellina
Voghera
Broni
Casteggio
Oltrepo
130
30
117
277
14
4
7
25
2
0
1
3
97
24
105
226
70
14
39
123
4
4
4
12
61
5
17
83
0
1
1
2
9
0
8
17
Pavia
Certosa
Corteolona
Pavese
113
175
88
376
979
10
18
5
33
96
4
3
0
7
15
93
161
81
335
855
64
53
34
151
373
9
15
3
27
66
1
13
6
20
148
4
23
2
29
32
15
13
2
30
67
Provincia
di cui
con:
Problemi
sanitari
8
13
17
38
CITTADINI
FRAGILI
73
84
169
326
Tab 25a- distribuzione % entro distretto di cittadini fragili Banca Dati Fragilità ASL Pavia, anno 2010
VARIABILI DI RISCHIO
Distretto
Mortara
Vigevano
Garlasco
Lomellina
% CITTADINI
FRAGILI
7,5
8,6
17,3
33,3
di cui
con:
Problemi
sanitari
Utilizzo
farmaci
Vive
solo
Basso
Reddito
Condiz
Abitat
inadatte
Voucher
sociale
Buono
sociale
voucher
sociosanitario
8,3
13,5
17,7
39,6
0,0
13,3
20,0
33,3
7,8
9,6
17,0
34,4
1,3
21,4
3,8
26,5
4,5
27,3
9,1
40,9
2,0
9,5
18,9
30,4
0,0
3,1
0,0
3,1
9,0
13,4
7,5
29,9
35
Voghera
Broni
Casteggio
Oltrepo
13,3
3,1
12,0
28,3
14,6
4,2
7,3
26,0
13,3
0,0
6,7
20,0
11,3
2,8
12,3
26,4
18,8
3,8
10,5
33,0
6,1
6,1
6,1
18,2
41,2
3,4
11,5
56,1
0,0
3,1
3,1
6,3
13,4
0,0
11,9
25,4
Pavia
Certosa
Corteolona
Pavese
Provincia
11,5
17,9
9,0
38,4
100,0
10,4
18,8
5,2
34,4
100,0
26,7
20,0
0,0
46,7
100,0
10,9
18,8
9,5
39,2
100,0
17,2
14,2
9,1
40,5
100,0
13,6
22,7
4,5
40,9
100,0
0,7
8,8
4,1
13,5
100,0
12,5
71,9
6,3
90,6
100,0
22,4
19,4
3,0
44,8
100,0
Di seguito sono riportati i dati sulla fragilità aggiornato al 2011
Tab 26- numero di cittadini fragili - Banca Dati Fragilità ASL Pavia, anno 2011
VARIABILI DI RISCHIO
Distretto
CITTADINI
FRAGILI
di
cui
con
:
Problem
i sanitari
Utilizzo
farmaci
Mortara
58
4
Vigevano
61
9
1
Vive
solo
Basso
Reddito
Condiz
Abitat
inadatte
Voucher
sociale
54
7
1
12
58
56
11
17
Buono
sociale
voucher
sociosanitari
o
1
1
3
Garlasco
158
13
2
138
13
6
23
Lomellina
277
26
3
250
76
18
52
1
12
8
Voghera
151
16
5
119
61
4
48
1
12
Broni
63
9
5
37
27
5
18
29
3
Casteggio
99
9
2
89
35
5
15
Oltrepo
313
34
12
245
123
14
81
30
20
Pavia
93
10
6
66
52
6
3
2
14
Certosa
156
17
1
131
57
12
20
19
15
Corteolona
76
8
74
30
Pavese
325
35
7
271
139
18
27
21
29
Provincia
915
95
22
766
338
50
160
52
61
5
4
0
36
Tab 26a- distribuzione % entro distretto di cittadini fragili Banca Dati Fragilità ASL Pavia, anno 2011
VARIABILI DI RISCHIO
Distretto
CITTADINI
FRAGILI
di cui con:
Problemi
sanitari
Utilizzo
farmaci
Vive solo
Basso
Reddito
Condiz Abitat
inadatte
Voucher
sociale
Buono sociale
voucher
sociosanitario
Mortara
6,3
4,2
0,0
7,0
2,1
2,0
7,5
0,0
1,6
Vigevano
6,7
9,5
4,5
7,6
16,6
22,0
10,6
1,9
4,9
Garlasco
17,3
13,7
9,1
18,0
3,8
12,0
14,4
0,0
13,1
Lomellina
30,3
27,4
13,6
32,6
22,5
36,0
32,5
1,9
19,7
Voghera
16,5
16,8
22,7
15,5
18,0
8,0
30,0
1,9
19,7
Broni
6,9
9,5
22,7
4,8
8,0
10,0
11,3
55,8
4,9
Casteggio
10,8
9,5
9,1
11,6
10,4
10,0
9,4
0,0
8,2
Oltrepo
34,2
35,8
54,5
32,0
36,4
28,0
50,6
57,7
32,8
Pavia
10,2
10,5
27,3
8,6
15,4
12,0
1,9
3,8
23,0
Certosa
17,0
17,9
4,5
17,1
16,9
24,0
12,5
36,5
24,6
Corteolona
8,3
8,4
0,0
9,7
8,9
0,0
2,5
0,0
0,0
Pavese
35,5
36,8
31,8
35,4
41,1
36,0
16,9
40,4
47,5
Provincia
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
37
I cittadini con problematiche di dipendenza da sostanze
Tabella 27 – territorio Pavese, distribuzione per fascia di età e residenza dei cittadini con
problematiche di dipendenza da sostanze
Distretto
Anno 2010
Classe d’età
F – [N (%)]
M – [N (%)]
Totale entro Distretto – [N (%)]
3 (1,0)
3 (1,0)
14-17
Certosa
18-24
7 (2,3)
26 (8,6)
33 (10,9)
25-44
20 (6,6)
155 (51,2)
175 (57,8)
45-64
17 (5,6)
69 (22,8)
86 (28,4)
65-74
1 (0,3)
3 (1,0)
4 (1,3)
2 (0,7)
2 (0,7)
258 (85,1)
303 (100,0)
75+
Tot,
Corteolona
45 (14,9)
14-17
1 (0,4)
18-24
1 (0,4)
21 (9,1)
22 (9,5)
25-44
15 (6,5)
124 (53,4)
139 (59,9)
45-64
14 (6,0)
52 (22,4)
66 (28,4)
65-74
1 (0,4)
3 (1,3)
4 (1,7)
32 (13,8)
200 (86,2)
232 (100,0)
3 (0,4)
3 (0,4)
Totale entro Territorio – [N (%)]
303 (24,5)
1 (0,4)
232 (18,8)
75+
Tot,
14-17
Pavia
18-24
14 (2,0)
51 (7,3)
65 (9,3)
25-44
80 (11,4)
344 (49,1)
424 (60,5)
45-64
52 (7,4)
133 (19,0)
185 (26,4)
65-74
6 (0,9)
11 (1,6)
17 (2,4)
75+
3 (0,4)
4 (0,6)
7 (1,0)
Tot,
155 (22,1)
546 (77,9)
701 (100,0)
Tot, entro Territorio
232 (18,8)
1004 (81,2)
1236 (100,0)
701 (56,7)
1236 (100,0)
Il 44% dei non residenti che gravitano sul territorio dell’ASL sono seguiti dal Sert di Pavia e
sono così distribuiti:
Classe d’età
F – [N (%)]
14-17
M – [N (%)]
Totale – [N (%)]
1 (0,3)
1 (0,3)
18-24
4 (1,3)
21 (6,9)
25 (8,2)
25-44
13 (4,3)
195 (64,1)
208 (68,4)
45-64
6 (2,0)
62 (20,4)
68 (22,4)
65-74
2 (0,7)
Tot,
25 (8,2)
2 (0,7)
279 (91,8)
304 (100,0)
38
Tabella 28 – territorio Lomellina, distribuzione per fascia di età e residenza dei cittadini con problematiche di dipendenza da sostanze
Distretto
Garlasco
Anno 2010
Classe d’età
F – [N (%)]
M – [N (%)]
Totale entro Distretto – [N (%)]
14-17
4 (2,1)
4 (2,1)
18-24
12 (6,3)
12 (6,3)
25-44
15 (7,9)
102 (53,7)
117 (61,6)
45-64
6 (3,2)
44 (23,2)
50 (26,3)
65-74
1 (0,5)
5 (2,6)
6 (3,2)
1 (0,5)
1 (0,5)
168 (88,4)
190 (100,0)
1 (0,6)
1 (0,6)
75+
Tot,
22 (11,6)
14-17
Mortara
18-24
2 (1,3)
23 (14,6)
25 (15,9)
25-44
16 (10,2)
85 (54,1)
101 (64,3)
45-64
7 (4,50)
20 (12,7)
27 (17,2)
65-74
1 (0,6)
1 (0,6)
2 (1,3)
1 (0,6)
1 (0,6)
26 (16,6)
131 (83,4)
157 (100,0)
14-17
1 (0,2)
2 (0,4)
3 (0,6)
18-24
11 (2,1)
44 (8,5)
55 (10,6)
25-44
58 (11,2)
283 (54,5)
341 (65,7)
45-64
21 (4,0)
95 (18,3)
116 (22,4)
2 (0,4)
2 (0,4)
1 (0,2)
1 (0,2)
2 (0,4)
Tot,
92 (17,7)
427 (82,3)
519 (100,0)
Tot, entro Territorio
140 (16,2)
726 (83,8)
866 (100,0)
75+
Tot,
Vigevano
65-74
75+
Totale entro Territorio – [N (%)]
190 (21,9)
157 (18,1)
519 (60,0)
866 (100,0)
39
Il 36% dei non residenti che gravitano sul territorio dell’ASL sono seguiti dal Sert di Vigevano e
sono così distribuiti:
Classe d’età
F – [N (%)]
M – [N (%)]
Totale – [N (%)]
18-24
3 (1,2)
13 (5,3)
16 (6,5)
25-44
27 (10,9)
164 (66,4)
191 (77,3)
45-64
12 (4,9)
28 (11,3)
40 (16,2)
Tot
42 (17,0)
205 (83,0)
247 (100,0)
40
Tabella 29 – territorio Oltrepo, distribuzione per fascia di età e residenza dei cittadini con problematiche di dipendenza da sostanze
Distretto
Broni
Anno 2010
Classe d’età
F– [N (%)]
M– [N (%)]
Totale entro Distretto – [N (%)]
14-17
1 (0,3)
18-24
17 (5,2)
44 (13,6)
61 (18,8)
25-44
31 (9,6)
166 (51,2)
197 (60,8)
45-64
12 (3,7)
52 (16,0)
64 (19,8)
65-74
1 (0,3)
Totale entro Territorio – [N (%)]
1 (0,3)
324 (33,3)
1 (0,3)
75+
Tot,
62 (19,1)
262 (80,9)
324 (100,0)
18-24
3 (1,6)
16 (8,6)
19 (10,2)
25-44
15 (8,0)
100 (53,5)
115 (61,5)
45-64
7 (3,7)
43 (23,0)
50 (26,7)
65-74
1 (0,5)
1 (0,5)
75+
2 (1,1)
2 (1,1)
162 (86,6)
187 (100,0)
1 (0,2)
1 (0,6)
14-17
Casteggio
Tot,
25 (13,4)
14-17
Voghera
18-24
8 (1,7)
33 (7,2)
41 (10,6)
25-44
44 (9,5)
223 (48,4)
267 (65,7)
45-64
28 (6,1)
110 (23,9)
138 (22,4)
65-74
2 (0,4)
11 (2,4)
13 (0,4)
1 (0,2)
1 (0,4)
75+
Tot,
82 (17,8)
379 (82,2)
461 (100,0)
Tot, entro Territorio
169 (17,4)
803 (82,6)
972 (100,0)
187 (19,3)
461 (47,4)
972 (100,0)
41
Circa il 20% dei non residenti che gravitano sul territorio dell’ASL sono seguiti dal Sert di
Voghera e sono così distribuiti:
Classe d’età
F – [N (%)]
18-24
M – [N (%)]
Totale – [N (%)]
7 (5,3)
7 (5,3)
25-44
8 (6,0)
86 (64,7)
94 (70,7)
45-64
5 (3,8)
26 (19,5)
31 (23,3)
1 (0,8)
1 (0,8)
120 (90,2)
133 (100,0)
65-74
Tot,
13(9,8)
In sintesi, la previsione degli scenari di sviluppo delle problematiche di dipendenza da sostanze
che riguarda nel breve periodo l’intero territorio provinciale deve tener conto dei seguenti
aspetti:
1) Nel 2010 è continuato l’incremento dei pazienti in cura per problematiche legate all’uso
di sostanze psicotrope sia illegali, che legali (es alcol e psicofarmaci), incremento già
riscontrato negli anni precedenti, a partire dalla prima metà degli anni ’90, Nel 2010 si è
assistito ad un incremento del 10,2% rispetto al 2009 e del 43,1% circa rispetto al 2005,
2) L’incremento dei pazienti riguarda sia i casi incidenti (pazienti nuovi) che i casi prevalenti
(pazienti già conosciuti perché in cura negli anni precedenti), I casi incidenti vanno dal
21% circa al 30% dei pazienti in cura, In altre parole circa ogni 4 pazienti in cura 3 sono casi
prevalenti e 1 è un caso incidente, Il Servizio pubblico per le Dipendenze della ASL di
Pavia sembra essere riconosciuto come fonte di aiuto dal cittadino con problematiche
legate all’uso di sostanze psicotrope,
3) L’aumento dei pazienti riguarda sia i soggetti che utilizzano come sostanza primaria
eroina, cocaina o cannabis, sia gli alcol dipendenti, Nello specifico l’incremento
percentuale è maggiore per gli alcoldipendenti (+75,3% nei sei anni) rispetto agli
abusatori di altre sostanze (tossicodipendenti e altro), che aumentano del 33,7% dal
2005 al 2010,
4) Per quanto riguarda i soggetti consumatori di sostanze illegali, negli anni sono cambiate
le preferenze d’uso, Si evidenzia un progressivo aumento dei cocainomani e dei
fumatori di cannabis che nel 2010 rappresentano complessivamente oltre il 35% dei
pazienti in cura, Il già segnalato aumento dei pazienti alcolisti, in associazione
all’aumento dei cocainomani e dei fumatori di cannabis, rappresenta un indicatore di
complessità e variabilità del paziente, oltre ad essere un indicatore della buona capacità
di attrazione in risposta all’incremento sul territorio provinciale dello spaccio e utilizzo di
cocaina e cannabis,
5) La politossicodipendenza, cioè l’utilizzo di altre sostanze oltre alla sostanza d’abuso
primario, riguarda circa il 50% dei pazienti in cura, ed è evidente un forte incremento
dell’abuso secondario di cocaina, Inoltre, un paziente su 2 utilizza cocaina come
sostanza d’abuso primario o secondario e questo fenomeno, oltre a dimostrare la
grande diffusione della cocaina sul territorio provinciale, rappresenta un indicatore di
gravità della patologia tossicodipendenza, essendo la cocaina un importante induttore
di psicopatologie,
6) Tra i pazienti presi in cura presso l’U,O,C, Dipendenze dell’ASL di Pavia si sono riscontrati
alcuni casi in cui i pazienti presentano una doppia diagnosi, ovvero la contemporanea
presenza nello stesso individuo di un disturbo psichiatrico oltre al consumo di sostanze
42
psicoattive, In particolare, nel 2005 la presenza di tali soggetti era pari al 7% circa di tutti i
pazienti in cura presso l’U,O,C,, fino ad arrivare ad un 20% circa nel 2010
Le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG)
Tabella 30 – Ivg Anni 2006-2010
Anno
N° donne
Età media
DS età
Min età
Max età
2006
1˙044
30,3
7,2
14
51
2007
1˙093
30,2
7,1
13
48
2008
1˙070
30,8
7,1
15
48
2009
940
30,4
7,2
15
48
2010
842
30,1
7,3
15
46
Le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) sono un indicatore importante dello stato di
benessere psico-fisico di una popolazione, ed è influenzato anche da fattori socio-demografici
ed economico-finanziari. L’analisi è stata effettuata dal 2006 al 2010 ed evidenzia (tab. 30) una
diminuzione in valore assoluto delle donne che affrontano una IVG (ma tale dato dovrebbe
essere messo in relazione col numero di gravidanze).
43
Tabella 31 – distribuzione percentuale per stato civile e professione delle donne con IVG (2009)
Stato civile
Professione
Tot,
coniugato
divorziato
non coniugato
separato
vedovo
non rilevato
Casalinga
14,49%
0,52%
4,28%
0,63%
0,00%
1,77%
21,69%
Disoccupato
4,07%
0,83%
6,67%
0,31%
0,21%
1,67%
13,76%
Occupato
17,83%
1,15%
18,87%
1,77%
0,21%
3,65%
43,48%
Studente
0,42%
0,00%
9,18%
0,00%
0,00%
0,52%
10,11%
Invalido
0,10%
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
0,10%
Altro
0,10%
0,10%
0,31%
0,00%
0,00%
1,36%
1,88%
non rilevato
0,10%
0,00%
0,21%
0,00%
0,00%
8,65%
8,97%
37,12%
2,61%
39,52%
2,71%
0,42%
17,62%
100,00%
Tot
È interessante notare che le frequenza maggiore di donne che decidono di effettuare una IVG si localizza nella categoria “occupato” (Tab. 31),
si tratta pertanto di donne che lavorano, sia coniugate (17.83%) che nubili (18.87%). Non trascurabile la percentuale di donne che non lavorano,
che costituiscono il 13.76% delle donne che si sottopongono a IVG. Tali caratteristiche sono equivalenti anche nel 2010 (Tab. 32)
Tabella 32 – distribuzione percentuale per stato civile e professione delle donne con IVG (2010)
Stato civile
Professione
Tot,
coniugato
divorziato
non
coniugato
separato
vedovo
non
rilevato
Casalinga
12,78%
0,23%
4,10%
0,47%
0,12%
2,81%
20,52%
Disoccupato
2,93%
0,00%
6,45%
0,23%
0,23%
3,05%
12,90%
Occupato
15,12%
1,29%
17,94%
1,99%
0,00%
6,68%
43,02%
Studente
0,47%
0,00%
8,44%
0,00%
0,00%
0,70%
9,61%
Altro
0,12%
0,00%
0,47%
0,00%
0,00%
1,88%
2,46%
non rilevato
0,12%
0,00%
0,47%
0,12%
0,00%
10,79%
11,49%
31,54%
1,52%
37,87%
2,81%
0,35%
25,91%
100,00%
Tot
44
Per quanto riguarda la distribuzione entro fascia di età delle donne con IVG non si evidenziano sostanziali cambiamenti negli anni (Tab. 32)
Tabella 33 – distribuzione per fascia di età delle donne con IVG
2006
Età in classi
2007
2008
n° IVG
%
n° IVG
%
≤14
1
0,09%
1
0,09%
15-19
81
7,60%
77
20-24
173
16,23%
25-29
221
30-34
2009
2010
n° IVG
%
n° IVG
%
n° IVG
%
6,86%
73
6,67%
74
7,72%
71
8,32%
191
17,01%
178
16,26%
157
16,37%
147
17,23%
20,73%
247
21,99%
215
19,63%
172
17,94%
187
21,92%
260
24,39%
265
23,60%
251
22,92%
250
26,07%
168
19,70%
35-39
222
20,83%
227
20,21%
252
23,01%
200
20,86%
182
21,34%
40-44
98
9,19%
103
9,17%
115
10,50%
100
10,43%
95
11,14%
45-49
8
0,75%
12
1,07%
11
1,00%
6
0,63%
3
0,35%
≥50
2
0,19%
1˙066
100,00%
1˙123
100,00%
1˙095
100,00%
959
100,00%
853
100,00%
Tot,
Il tasso di abortività (Tab. 34) a livello provinciale tende a ridursi negli anni, passando da 9,1 IVG ogni 100 donne in età feconda (dato riferito al
2006), ad un valore di 7,0 nel 2010. Gli scostamenti dal dato provinciale sono evidenti nella tabella 34, che stratifica il dato per Distretto.
Tabella 34 – tasso di abortività (n° IVG ogni 1000 donne in età feconda – 15/49 anni) entro Distretto
45
2006
2007
n IVG
tasso di
abortività
volontaria
Pavia
220
9,4
Certosa
128
8,3
Corteolona
73
7,8
Vigevano
158
9,1
Garlasco
90
7,4
Mortara
97
10,5
Voghera
141
10,1
Broni
95
11,5
Casteggio
61
8,7
1˙063
9,1
Distretto
Provincia
2008
n IVG
tasso di
abortività
volontaria
232
9,9
132
8,1
81
8,4
189
10,8
105
8,6
96
10,3
137
9,8
89
10,8
62
8,9
1˙123
9,6
2009
2010
n IVG
tasso di
abortività
volontaria
n IVG
tasso di
abortività
volontaria
n IVG
tasso di
abortività
volontaria
189
8,1
192
8,3
153
6,5
148
8,8
138
7,9
116
6,5
95
9,5
70
6,8
67
6,4
150
8,4
173
9,5
155
8,4
97
7,9
98
8,0
80
6,5
95
10,1
91
9,7
93
9,9
147
10,5
129
9,2
127
9,0
103
12,1
25
2,9
11
1,3
71
10,0
43
6,0
51
7,2
1˙095
9,2
959
7,9
853
7,0
Per quanto riguarda il Paese di provenienza delle donne che effettuano IVG si evidenzia che la maggioranza è costituita da donne italiane
(tab. 35)
Tabella 35 – distribuzione per provenienza di età delle donne con IVG
2006
Provenienza
2007
2008
2009
2010
n° donne
%
n° donne
%
n° donne
%
n° donne
%
n° donne
%
AFRICA
55
5,27%
57
5,22%
53
4,95%
74
7,86%
56
6,65%
AMERICA
37
3,54%
44
4,03%
38
3,55%
59
6,27%
60
7,13%
46
ASIA
20
1,92%
29
2,65%
19
1,78%
29
3,08%
17
2,02%
EUROPA
126
12,07%
193
17,66%
197
18,41%
139
14,77%
147
17,46%
ITALIA
797
76,34%
768
70,27%
754
70,47%
637
67,69%
557
66,15%
1
0,11%
OCEANIA
Non indicato
Tot,
9
0,86%
2
0,18%
9
0,84%
2
0,21%
5
0,59%
1˙044
100,00%
1˙093
100,00%
1˙070
100,00%
941
100,00%
842
100,00%
47
Tutela minorile e penale minorile
L’andamento del numero di situazioni in carico di Tutela Minorile, negli anni 2009 e 2010, è
sostanzialmente stabile e non presenta variazioni significative relativamente al numero di casi
seguiti (Tab 36)
Tabella 36 – numero di casi di tutela e penale minorile per residenza
Territorio
Pavese
Oltrepo
Lomellina
Tutela
Distretto
Pavia
Corteolona
Certosa
Voghera
Casteggio
Broni
Vigevano
Mortara
Garlasco
Tot
2009
2010
2009
Penale
2010
2009
Totale
2010
Prev ogni 1,000
2009
2010
230
117
24
169
74
103
186
124
155
1,182
241
116
39
70
81
105
195
132
158
1,137
37
27
3
34
23
33
44
32
37
270
42
26
13
17
24
29
47
33
55
286
267
144
27
203
97
136
230
156
192
1,452
283
142
52
87
105
134
242
165
213
1,423
15,4
16,6
1,8
18,9
17,2
20,4
14,9
20,2
18,9
14,9
16,0
16,1
3,3
8,0
18,6
20,1
15,3
20,7
20,8
14,3
Nell’anno 2010, si rileva un aumento significativo dei casi di Tutela Minorile nell’ambito di
Certosa, con aumento del carico di psicodiagnosi per ASL di Pavia, precedentemente svolte da
personale psicologico del Piano di Zona stesso.
Nell’anno 2010, si evidenzia pure una diminuzione di casi in carico al Piano di Zona di Voghera,
grazie alla gestione diretta, da parte del Comune di Voghera e altri limitrofi, delle funzioni socio
assistenziali di Tutela Minorile, anche per gli aspetti psicologici.
Tabella 37 – numero di casi di tutela e penale minorile per residenza (maschi)
Territorio
Pavese
Oltrepo
Lomellina
Distretto
Pavia
Corteolona
Certosa
Voghera
Casteggio
Broni
Vigevano
Mortara
Garlasco
2009
Tutela
2010
2009
Penale
2010
2009
Totale
2010
Prev ogni 1,000
2009
2010
119
71
12
87
36
49
70
62
72
578
128
72
20
34
40
48
72
71
80
565
34
24
3
22
21
28
35
29
34
230
38
23
12
12
22
24
35
29
51
246
153
95
15
109
57
77
105
91
106
808
166
95
32
46
62
72
107
100
131
811
17,2
20,9
1,9
19,7
19,8
22,5
13,3
22,6
20,3
16,0
18,3
20,6
3,9
8,2
21,7
20,9
13,2
24,3
25,0
15,8
Si rileva una distribuzione equivalente tra maschi e femmine, per quanto riguarda la Tutela
Minorile Relativamente all’ambito del Penale Minorile il numero di utenti femmine è del tutto
marginale (15% circa). (Tab 36 e tab 37)
48
Tabella 38 – numero di casi di tutela e penale minorile per residenza (femmine)
Territorio
Pavese
Oltrepo
Lomellina
Distretto
Pavia
Corteolona
Certosa
Voghera
Casteggio
Broni
Vigevano
Mortara
Garlasco
Tutela
Penale
Totale
2009
2010
2009
2010
2009
2010
111
46
12
81
38
54
116
62
83
603
113
44
19
35
41
57
123
61
78
571
3
3
0
12
2
5
9
3
3
40
4
3
1
5
2
5
12
4
4
40
114
49
12
93
40
59
125
65
86
643
117
47
20
40
43
62
135
65
82
611
Prev ogni 1,000
2009
2010
13,5
11,8
1,7
17,8
14,6
18,3
16,5
17,6
17,3
13,6
13,6
11,1
2,7
7,6
15,5
19,2
17,4
16,8
16,5
12,7
49
PROPOSTA DELLA PROVINCIA DI PAVIA
Ai sensi dell'art. 18 della L.r. 3/2008, comma 7, la Provincia di Pavia partecipa alla sottoscrizione
dell’Accordo di Programma per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali, ai sensi della L. 328/00, per la realizzazione dei seguenti obiettivi:
AREA FORMAZIONE
Attività di formazione e aggiornamento del personale che opera nelle unità d’offerta sociali e
sociosanitarie:
 Bisogni territoriali:
a. Migliorare la formazione del personale che opera nelle unità d’offerta sociali e
sociosanitarie, anche in relazione agli obiettivi rilevati dai Piani di Zona e dall’ASL;
b. Pervenire ad una programmazione complessiva e organica a livello territoriale dell’offerta
formativa in questo ambito, da realizzarsi con il concorso degli Enti storicamente deputati
agli interventi formativi;
 Obiettivi:
Dar vita ad un polo di formazione permanente che funga da unico punto di riferimento per la
formazione in ambito sociosanitario;
 Azioni:
a. Realizzazione del Piano Provinciale della formazione del personale che opera nelle unità
d’offerta sociali e sociosanitarie in sinergia con i Piani di zona, l’ASL, gli Ordini Professionali,
il Terzo Settore e tutti i soggetti interessati;
b. Creazione di un polo di formazione unico e permanente per la formazione in ambito
sociosanitario.
 Risorse:
La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di risorse finanziarie
provinciali ed eventuali risorse aggiuntive pubbliche e/o private.
AREA DISABILI
1. Collocamento mirato:

a.
b.
c.
Bisogni territoriali:
Semplificazione e razionalizzazione dei servizi;
Maggiore decentramento dei servizi negli ambiti territoriali;
Legame più stabile ed efficiente delle politiche sociali con le politiche del lavoro;
 Obiettivi:
Avviare uno sportello Unico in ogni Piano di Zona in grado di assorbire le funzioni dei Servizi di
Inserimento Lavorativo (S.I.L.) e del collocamento mirato, al fine di migliorare e semplificare
l’approccio dei disabili al mondo del lavoro;

Azioni:
50
Il processo di decentramento del Collocamento Mirato verrà attuato nell’arco di un triennio e
sarà finalizzato all’attivazione di uno Sportello Unico per l’erogazione dei servizi di inserimento
lavorativo ai disabili decentrato in ogni Piano di Zona, con la supervisione complessiva ed il
tutoraggio dei Centri per l’Impiego provinciali.
 Risorse:
La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di risorse finanziarie e
personale provinciali e con l’ausilio dei SIL e/o degli Uffici di Piano.
2. Dote Lavoro Disabili:
 Bisogni territoriali:
a. Elevato numero di soggetti disabili iscritti presso i Centri per l’impiego;
b. Necessità di un maggiore allineamento fra le politiche sociali e l’inserimento lavorativo dei
soggetti disabili attraverso l’individuazione di strumenti adeguati;
c. Maggiore efficienza delle iniziative in favore dell'inserimento socio-lavorativo delle persone
disabili.
 Obiettivi:
a. Raggiungere la massima occupabilità dei soggetti disabili, ponendo particolare attenzione
alla conciliazione fra i bisogni dei disabili e le esigenze delle imprese;
b. Assicurare una migliore integrazione e collaborazione fra i servizi competenti - anche
educativi e formativi - al fine di favorire l’inserimento professionale e l’occupazione delle
persone disabili e la loro piena inclusione sociale.

a.
b.
c.
Azioni:
Rilevazione dei bisogni attraverso la collaborazione diretta con gli Uffici di Piano
Condivisione dei contenuti e delle modalità di attuazione del Piano Provinciale Disabili;
Avvio e gestione del Piano Provinciale Disabili;
 Risorse:
Per l’attuazione dei Piani Disabili verranno utilizzate le risorse regionali (riparto del Fondo
Regionale per l’occupazione dei disabili ex L. 13/03) trasferite alla Provincia, che per l’anno 2012
ammontano ad € 999.373, 86.
3. Disabili sensoriali:
 Bisogni territoriali:
a. Maggiore e più puntuale conoscenza del fabbisogno in tema di disabili sensoriali;
b. Presa in carico da parte di un unico soggetto di tutte le politiche afferenti alla disabilità
sensoriale;
 Obiettivi:
Inserire nell’ambito delle politiche sociali anche le politiche relative ai disabili sensoriali;
 Azioni:
a. Rilevazione del fabbisogno attraverso gli Uffici di Piano;
b. Messa a disposizione, a favore degli studenti disabili dell’udito, di figure specialistiche di
51
assistente alla comunicazione e “interprete della lingua dei segni” all’interno dei percorsi
formativi di scuola superiore in un contesto di coinvolgimento dei servizi territoriali, anche
attraverso un raccordo amministrativo con gli enti locali;
c. Sostegno a favore del comune di residenza dello studente disabile della vista per garantire il
servizio di lettorato domiciliare per le scuole medie inferiori e superiori;
d. Definizione di interventi sperimentali significativi a livello territoriale,
e. Assunzione totale o parziale dei costi per servizi di istruzione e/o formazione o del costo
della retta per istituti di accoglienza specializzati.
 Risorse:
Per l’attuazione di questa azione verranno utilizzate risorse provinciali e verrà messo a
disposizione personale Provinciale specializzato nell’assistenza tiflodidattica. Concorreranno
alla realizzazione dell’azione anche gli Uffici di Piano e/o dei Servizi dedicati.
4. Trasporto degli studenti con disabilità frequentanti i corsi di istruzione secondaria
superiore:
 Bisogni territoriali:
Assicurare agli studenti con disabilità l’accessibilità e l’effettività del diritto di istruzione
attraverso la messa a disposizione del servizio di trasporto;
 Obiettivi:
Garantire libertà di scelta nella fruizione dei servizi che risultano più rispondenti alle necessità
formative ed educative dei soggetti disabili, attraverso una parziale copertura dei costi
connessi all’erogazione del servizio di trasporto degli allievi disabili frequentanti i corsi di
istruzione secondaria superiore e i percorsi formativi di istruzione e formazione professionale in
diritto-dovere;
 Azioni:
a. Rilevazione del fabbisogno attraverso gli Uffici di Piano;
b. Trasferimento delle risorse finanziarie agli Uffici di Piano a parziale copertura dei costi
connessi all’erogazione del servizio di trasporto.
 Risorse:
Per l’attuazione di questa azione verranno utilizzate le risorse regionali (riparto del Fondo
Regionale per l’occupazione dei disabili ex L. 13/03) appositamente trasferite alla Provincia di
Pavia.
AREA MINORI
1. Azioni in ambito socio-educativo:
 Bisogni territoriali:
Contenimento del fenomeno del bullismo fra bambini e adolescenti in ambito extrascolastico;
 Obiettivi:
Migliorare la crescita armonica delle comunità e il rapporto dei giovani con le istituzioni e le
comunità locali stesse, attraverso la messa a disposizione del territorio di una struttura
52
educativa specializzata;
 Azioni:
a. Interventi mirati di “pronto soccorso educativo” su piccoli gruppi;
b. Azioni comuni con gli Uffici di Piano in campo socio-educativo
 Risorse:
La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione, da parte della Provincia
di Pavia, dell’attività di soggetti specializzati in questo ambito che operano in regime di
convenzione con la Provincia stessa.
2. Affido familiare:
 Bisogni territoriali:
implementare il ricorso all’affido familiare, promuovendo anche la costituzione di reti di servizi
sul territorio;

a.
b.
c.
d.
Obiettivi:
Rilanciare l’affido familiare ;
Promuoverne, nelle comunità locali, la cultura dell’affido;
Promuovere e sostenere reti per l’affido familiare;
Sostenere e coordinare azioni “di sistema” che, attivando un impegno congiunto del
privato sociale (associazionismo familiare, cooperazione, ecc..) e del livello istituzionale
responsabile del servizio affidi sul territorio (comune singolo o associato, ASL o altra forma
gestionale), potenzino la rete territoriale già attiva.
 Azioni:
a. Creazione di un’unica rete provinciale di coordinamento dei servizi per l’affido;
b. Attivazione di una campagna promozionale legata alla cultura dell’affido.
 Risorse:
La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di risorse finanziarie
provinciali, dei Piani di Zona, dei Comuni e dei soggetti del terzo settore. La Provincia, inoltre, si
impegna a reperire risorse ulteriori attraverso la partecipazione a bandi emanati da soggetti
pubblici e/o privati.
SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE
1. microcredito:
 Bisogni territoriali:
Favorire l’accesso al credito alle fasce più svantaggiate della popolazione nell’ottica di
contribuire a migliorare il livello di vita di soggetti deboli;
 Obiettivi:
a. Mettere a disposizione delle famiglie bisognose uno strumento finanziario agevolato che
preveda una capacità restitutoria basata non tanto sulla solvibilità, quanto sul valore forte
della fiducia;
53
b. Migliorare il coordinamento per l’erogazione dei fondi attraverso la rilevazione del
fabbisogno da parte dei Piani di Zona e dei Comuni;
c. Migliorare la diffusione dello strumento su tutto il territorio provinciale.
 Azioni:
Concessione di microcrediti (massimo € 2.000,00) che saranno restituiti, senza interessi, entro il
24 mesi. Ai soggetti beneficiari non verrà richiesta alcuna garanzia: in caso di insolvenza
interverrà un apposito Fondo di Garanzia costituito dalla Provincia di Pavia;
 Risorse:
La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di un apposito Fondo di
Garanzia costituito dalla Provincia di Pavia, potenzialmente implementabile con fondi ulteriori
resi disponibili dai comuni. Gli interessi passivi sui crediti concessi verranno coperti da fondi
messi a disposizione dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia. La Caritas partecipa con il
proprio personale nella fase di istruttoria precedente e propedeutica alla concessione dei
microcrediti. Gli Uffici di Piano concorreranno alla rilevazione del fabbisogno ed alla
promozione dello strumento presso i Comuni.
2. Fondo di solidarietà:
 Bisogni territoriali:
In relazione alla situazione sociale attuale ed in relazione alle emergenze collegate alla perdita
del lavoro e delle capacità produttive all'interno delle famiglie è emersa la necessità di
sviluppare interventi che abbiano i connotati di tempestività e celerità per poter contrastare
immediatamente gli effetti della crisi;
 Obiettivi:
riconoscere ad alcune famiglie in situazione di temporanea difficoltà a causa dell’espulsione dal
mondo del lavoro di uno o più componenti, un sostegno al reddito quale misura di contrasto
alla disuguaglianza sociale e all’esclusione sociale, nonché quale strumento di rafforzamento
delle politiche finalizzate al sostegno economico e all’inserimento sociale;
 Azioni:
a. Costituzione di un “Fondo di Solidarietà” per il sostegno al reddito per nuclei famigliari in
situazione di temporanea difficoltà a causa dell’espulsione dal mondo del lavoro;
b. Rilevazione del fabbisogno attraverso i Piani di Zona;
c. Concessione di un’integrazione mensile al reddito a favore lavoratori/trici, residenti nei
comuni della Provincia di Pavia, posti in cassa integrazione ordinaria, straordinaria, anche in
deroga e in mobilità, percettori di indennità, con 2 o più figli minori a carico e/o con figli
disabili;
 Risorse:
La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di un apposito Fondo di
Solidarietà costituito dalla Provincia di Pavia, potenzialmente implementabile con fondi ulteriori
resi disponibili dai distretti e/o dai Comuni.
AREA CARCERE
1. Servizi di orientamento lavorativo ai detenuti per il reinserimento nel mondo del lavoro:
54
 Bisogni territoriali:
Individuare opportunità maggiormente idonee al reinserimento lavorativo di persone
condannate e detenute o in misura alternativa al carcere;
 Obiettivi:
Facilitare l’inclusione lavorativa dei detenuti o in misura alternativa al carcere, nell’ambito della
rete cui partecipano le Istituzioni locali, le Case Circondariali, il terzo settore e il mondo del
lavoro;
 Azioni:
a. Sottoscrizione di appositi Protocolli con le Case Circondariali;
b. Creazione di sportelli interni ed esterni al carcere al fine di facilitare l’inserimento lavorativo
dei detenuti;
c. Consulenza ed assistenza alle imprese e agli operatori per l’inserimento sul luogo di lavoro;
d. Supporto all’inserimento lavorativo di questi soggetti;
 Risorse:
La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di apposite risorse
provinciali.
2. Garante dei detenuti:
 Bisogni territoriali:
Individuare un organo di garanzia che, in ambito penitenziario, abbia funzioni di tutela delle
persone private o limitate della libertà personale, e che, concretamente operi incontrando e
ascoltando i detenuti e i loro bisogni;
 Obiettivi:
a. Migliorare la qualità della vita e di lavoro delle persone private o limitate della libertà
personale;
b. Migliorare i rapporti dei detenuti con le famiglie;
 Azioni:
a. Approvazione del Regolamento Provinciale per la costituzione dell’Ufficio del Garante dei
detenuti;
b. Definizione e sottoscrizione di un Protocollo attuativo con i tre Piani di Zona che ospitano
sul loro territorio una Casa Circondariale;
c. Attivazione dell’Ufficio del Garante dei detenuti;
 Risorse:
La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di apposite risorse
provinciali ed dei Distretti/Comuni che ospitano sul loro territorio una Casa Circondariale. Tali
fondi saranno destinati a garantire la funzionalità dell’Ufficio del Garante.
AREA IMMIGRAZIONE
1. Osservatorio Provinciale sull’immigrazione:
55
 Bisogni territoriali:
a. Maggior raccordo fra Provincia di Pavia e Piani di Zona per l’adempimento delle funzioni
delegate da Regione Lombardia in tema di Osservatorio per l’Immigrazione;
b. Migliorare le politiche per l’integrazione dei cittadini stranieri a livello provinciale;
 Obiettivi:
Avere una conoscenza di dettaglio e sempre aggiornata sulle caratteristiche dell’immigrazione
in provincia di Pavia, studiando il fenomeno con un approccio interdisciplinare e da diversi punti
di osservazione.
 Azioni:
a. Monitoraggio dell’evoluzione quantitativa e qualitativa del fenomeno migratorio a livello
locale e approfondimenti su specifiche tematiche;
b. Creazione di una rete provinciale dei soggetti coinvolti nelle politiche relative
all’integrazione degli stranieri;
 Risorse:
La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di apposite risorse provinciali
trasferite da Regione Lombardia, attraverso il lavoro del personale provinciale e con l’ausilio dei
Piani di Zona.
2. Azioni mirate all’integrazione degli stranieri e delle minoranze e tese a favorire il dialogo
interculturale:

a.
b.
c.
d.
Bisogni territoriali:
Aumento numerico dei flussi migratori nell’ultimo decennio, in particolare dall’Est Europa.
Presenza di numerose comunità di diversa provenienza;
Isolamento di alcuni gruppi a livello territoriale;
Atteggiamenti di chiusura da parte di ciascuna comunità rispetto alle altre e alla società
ospitante;
e. scarsa apertura della società ospitante verso le comunità straniere.
 Obiettivi:
a. aumentare la partecipazione attiva delle comunità straniere alla vita sociale e culturale del
territorio;
b. valorizzare le culture presenti promuovendo il loro apporto alla costruzione del dialogo
sociale e interculturale;
c. favorire l’inserimento delle fasce di stranieri più isolate e che incontrano maggiori ostacoli
all’inclusione;
d. sviluppare i servizi di mediazione sociale sul territorio a supporto dell’integrazione;
e. promuovere buone pratiche di interazione e cooperazione tra comunità, cittadini italiani e
stranieri finalizzate a rimuovere le barriere sociali e comunicative e a superare situazioni di
incomprensione, conflitto e marginalità per rafforzare il dialogo e la coesione sociale.
 Azioni:
a. Indagine quantitativa e qualitativa per conoscere più approfonditamente le nuove realtà e
dinamiche di aggregazione e associazionismo delle comunità straniere;
b. Coinvolgimento delle comunità e i gruppi contattati nell’organizzazione, sollecitandole ad
essere protagoniste, già in fase di avvio, di iniziative locali (eventi culturali, incontri a tema,
etc) che permettano la conoscenza, l’incontro e il confronto tra le diverse realtà, la visibilità
56
di risorse e talenti artistici, l’individuazione di legami, interessi e linguaggi comuni;
c. Coinvolgimento dei rappresentanti/componenti più attivi delle comunità, associazioni e
gruppi informali di stranieri, i mediatori linguistico culturali, gli operatori dei servizi e degli
enti locali in un percorso di informazione e formazione sui temi della cittadinanza attiva;
d. Diffusione della conoscenza dei servizi e facilitazione l’accesso alle comunità di stranieri;
e. Formazione di competenze di mediazione sociale per la risoluzione positiva dei conflitti che
possano essere utilizzate nelle comunità e nelle iniziative.
 Risorse:
La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di apposite risorse provinciali
e con l’ausilio degli Uffici di Piano e/o dei Servizi dedicati. La Provincia di Pavia, inoltre, si impegna a
reperire risorse ulteriori attraverso la partecipazione a bandi e attraverso il coinvolgimento di
soggetti pubblici e/o privati.
3. Contrasto alla prostituzione e alla tratta:
 Bisogni territoriali:
a. Contrastare il fenomeno della prostituzione che, dalle ultime rilevazioni, risulta essere
fortemente connesso con la tratta di esseri umani e con la riduzione o il mantenimento in
schiavitù o in servitù degli stessi;
b. Ridurre la diffusione capillare di questo fenomeno nei contesti locali del territorio in tutte le
sue diverse forme.
 Obiettivi:
a. ridurre il disagio delle persone coinvolte nella prostituzione e favorirne l’inclusione sociale;
b. tutelare i diritti e garantire l’inserimento socio-lavorativo delle vittime della tratta di esseri
umani, in particolare a scopo di sfruttamento sessuale, ma anche in altri ambiti (lavorativo,
accattonaggio ecc.);
c. contribuire a sviluppare interventi che abbassino l’allarme sociale nelle comunità locali e ne
elevino il senso di responsabilità e di accoglienza;
 Azioni:
a. realizzazione di interventi di promozione dei diritti rivolti alle possibili vittime di tratta
attraverso attività di informazione, consulenza e orientamento sul piano sanitario,
psicologico/relazionale, giuridico, sociale e lavorativo e avvio dei programmi di assistenza;
b. identificazione e assistenza concreta alle persone vittime di tratta attraverso i
sopramenzionati servizi;
c. inserimento in diversificate strutture e modalità di accoglienza delle persone che intendono
sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti di soggetti dediti alla tratta e/o allo sfruttamento
di esseri umani;
d. realizzazione di percorsi individualizzati per la formazione, l’orientamento e il progressivo
inserimento socio-lavorativo delle persone che hanno avviato programmi di assistenza e
integrazione sociale;
e. attivazione di iniziative di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle
problematiche relative alla tratta di esseri umani finalizzata a diverse forme di sfruttamento,
alle diverse condizioni di disagio e marginalità connesse a tali fenomeni;
57
 Risorse:
La presente azione verrà realizzata attraverso fondi provinciali e il finanziamento della Presidenza
del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità, al progetto “Donne in volo”
presentato dall’Associazione Lule in parternariato, fra l’altro, con la Provincia di Pavia.
Per la realizzazione delle suddette azioni:
L'Ambito distrettuale:
 Fornirà alla Provincia di Pavia dati e informazioni già elaborate (in quanto contenute
nelle schede di rendicontazione per il debito informativo), anche su supporto
informatico, relativi alle unità di offerta gestite o appartenenti alla rete del Piano di
Zona, al fine di implementare costantemente i flussi informativi dell'Osservatorio per le
Politiche sociali della Provincia di Pavia;
 Parteciperà, nella sua duplice dimensione politica e tecnica, agli eventuali lavori dei
Tavoli Provinciali;
La Provincia di Pavia, nell’ambito delle proprie competenze:
 Parteciperà (senza diritto di voto), alla Assemblea Distrettuale dei Sindaci e ad eventuali
tavoli tecnici attivati sulle materie oggetto dell’Accordo di Programma con i Piani di
Zona;
 Predisporrà i Programmi e Piani provinciali ricondotti nella propria responsabilità
istituzionale, assicurando l’attivazione di percorsi di coordinamento e trasparente
partecipazione e il necessario raccordo con i Piani di Zona;
 promuoverà l’integrazione delle politiche sociali con le altre politiche di settore quali
quelle socio-educative, educativo-scolastiche, della formazione professionale, del
lavoro, dell’abitazione, dei trasporti, dell’ambiente;
 sarà coinvolta costantemente dall'Ambito nelle fasi della progettazione e realizzazione
delle azioni attivate dall'Ufficio di Piano per dare un supporto alla programmazione
locale secondo quanto previsto dall'art. 12 L.r. 3/2008 comma 1 lettera h) attuando, dove
possibile, una valutazione comune delle politiche sociali, del lavoro, orientamento e
formazione
 Finanzierà, nei limiti delle disponibilità del bilancio provinciale, le azioni oggetto del
presente Accordo di Programma;
58
TAVOLI DI LAVORO IN ASL
AREA MINORI
Nei diversi incontri finalizzati all’analisi dei bisogni e delle criticità afferenti all’area minori, i
nove ambiti territoriali hanno in prima istanza preso in esame il complesso campo della tutela di
minori in situazioni di pregiudizio, esplorandone risorse e vincoli, con particolare riferimento ai
necessari raccordi operativi tra gli Enti istituzionali competenti al riguardo e ai consistenti costi
economici e sociali derivanti da azioni non coordinate, tardive o poco efficaci.
La tutela dei minori si configura come azione di primario interesse per gli ambiti, che
condividono la necessità di ottimizzare i processi già in atto e di potenziare le connessioni di
rete, con l’obiettivo principale di intervenire efficacemente e con tempestività a sostegno dei
minori e delle famiglie. A tal riguardo assume un ruolo di rilievo l’individuazione precoce dei
segnali di disagio, possibile sintomo di dinamiche disfunzionali; pur mantenendo quindi alta la
possibilità di intervento in caso di pregiudizio di minore, lo sguardo dei servizi dovrà quanto più
spostarsi sulla prevenzione, nell’intento di intercettare i nascenti bisogni dei nuclei familiari e
strutturare con essi relazioni d’aiuto positive e funzionali ad evitare degenerazioni del disagio.
In quest’ottica assume grande valore il lavoro di rete e la possibilità di dialogo tra gli attori
sociali che a diverso titolo entrano in contatto con il disagio dei minori e delle loro famiglie (es.
scuola, contesti aggregativi e sportivi). Assume altresì rilevanza la possibilità di disporre
adeguatamente di risorse d’intervento diversificate e flessibili, quali l’istituto dell’affido nelle
sue diverse forme ed i servizi educativi domiciliari e territoriali, necessari ad evitare il massiccio
ricorso all’istituzionalizzazione.
Nel percorso di costruzione degli obiettivi d’area, il tavolo tecnico inter-distrettuale ha quindi
focalizzato l’attenzione su alcune crescenti criticità del sistema famiglia, potenziali cause di
stati ansiogeni e depressivi dei componenti del nucleo, di disagio e comportamenti devianti dei
suoi membri, di dinamiche relazionali patologiche; tra queste la presenza di accesa
conflittualità genitoriale, di problemi di dipendenza da sostanze di uno o più membri, di
patologie psichiatriche di un componente, di scarsa consapevolezza del ruolo genitoriale. Tra le
criticità, un rilievo particolare è stato posto alle gravi difficoltà sociali ed economiche che
stanno investendo molte famiglie colpite dalla crisi economica, con la perdita o la precarietà del
lavoro e della casa, causa di inevitabili stati di tensione e percezioni di insicurezza sul futuro.
Risulta chiaro che i servizi agiscono in un sistema di criticità familiari multifattoriale e
complesso, in rapida trasformazione, con risorse e strumenti limitati; in tale contesto occorre
potenziare le risorse della comunità, affinché agiscano in modo complementare agli interventi
specialistici e qualificati dei servizi. Occorre che gli Enti istituzionali deputati ad intervenire nelle
diverse sfere di criticità (Enti Locali, Provincia, Prefettura, ASL, SERD, ecc) facciano rete, al fine
di rispondere in modo sinergico e coordinato ai diversi bisogni espressi. Occorre altresì
restituire alle famiglie un ruolo attivo e propulsivo nella società, arginandone il sovente e
consolidato vissuto di consumatori di servizi e sostenendone il naturale e positivo ruolo di
attori sociali.
Accanto alle criticità del sistema famiglia, l’analisi del tavolo si è poi direzionata a considerare i
diversi fattori che possono costituire ostacolo al pieno sviluppo della personalità e delle
potenzialità dei minori. La mancata conoscenza della lingua e del contesto culturale per gli
alunni stranieri, le difficoltà scolastiche per i bambini affetti da disturbi specifici
dell’apprendimento, le abitudini alimentari scorrette nei giovani obesi , l’isolamento sociale di
ragazzi impossibilitati a frequentare gruppi di pari, la presenza di disabilità cognitive e
relazionali, possono infatti, in forme e gradi diversi, causare importanti vissuti di sofferenza, di
59
ansia e di emarginazione nei minori. Ciò accanto alla crescente difficoltà degli adulti di offrire,
nel contesto familiare ed amicale, adeguati spazi di ascolto, confronto e contenimento del
fisiologico disagio legato alla crescita.
Anche in questo caso occorre che la rete sociale si ponga l’obiettivo di intercettare il disagio,
intervenendo a livello di prevenzione, riconoscendo le difficoltà dei ragazzi e mettendo in
campo i supporti ed i sostegni sufficienti a ridurle; con il fine di consentire ai minori di
sperimentare il senso di efficacia nel superamento degli ostacoli personali e di contesto,
evitando che negli stessi si consolidi la demotivazione e la mancanza di autostima, alla base
dell’abbandono scolastico e, in parte, del comportamento deviante.
Particolare attenzione dovrà essere posta alla qualificazione del contesto educante, al fine di
renderlo capace di accogliere e riconoscere le risorse presenti in ogni bambino o ragazzo,
facilitandone l’espressione. Ciò anche con il supporto di figure specialistiche nei vari ambiti.
60
Tipologia criticità
Indicatori criticità
Presenza di gravi situazioni
di conflittualità familiare
Prinicipali rischi
Cronicizzazione di dinamiche
relazionali disfunzionali
all'interno del nucleo
Necessità di tutela dei
minori con attivazione anche
di spazi neutri
Obiettivo
Aumentare la capacità di
gestione autonoma del
conflitto all'interno del
nucleo e ridurre la
conflittualità agita
Insorgenza di patologie a
carattere ansioso-depressivo
Presenza di situazioni di
grave disagio che riducono
le capacità genitoriali
Criticità del sistema famiglia
Pregiudizio dei minori
Cronicizzazione dinamiche
disfunzionali
Necessità di avviare azioni di
tutela
Necessità di ricorso
all'istituzionalizzazione
Sostegno per lo svolgimento
delle funzioni genitoriali
Percorsi per la genitorialità
consapevole
Avvio precoce di azioni di
rete per il contenimento del
disagio
Potenziamento dell'affido
familiare nelle diverse forme
Presenza di gravi problemi
economici correlati alla
perdita del lavoro
Clima di incertezza e
tensione all'interno della
famiglia (vedi aumento
conflittualità)
Impoverimento del nucleo
Favorire la permanenza in
contesti sociali di "lavoro"
organizzato
Favorire l'attivazione di
risorse individuali per la
ricerca attiva di nuova
Azioni
Verifica possibilità creazione
centro provinciale per la
mediazione familiare/
potenziamento servizi di
mediazione
Costituzione di un tavolo di
lavoro ASL/PDZ sulla
mediazione
Potenziamento del raccordo
istituzionale con la
sottoscrizione di protocolli
operativi (tempi, modi,
circuitazione comunicazioni)
Potenziamento servizi di
assistenza domiciliare
educativa
Risultati attesi
Diminuzione dell'accesso
all'autorità e ai servizi sociali
per la gestione dei conflitti
familiari
Riduzione dell'utilizzo degli
spazi neutri
Riduzione degli stati
ansioso-depressivi correlati
al conflitto familiare
Contenimento del disagio
Riduzione degli eventi
patologici familiari
Attivazione risorse
territoriali di sostegno al
nucleo (protocolli operativi
con Asl/CPS/SERT/ecc)
Riduzione dell'accesso ai
disposti dell'autorità
giudiziaria per la tutela
Attivazione percorsi di
sostegno alla genitorialità in
ambito psico/sociale
(protocolli con ASL)
Riduzione dei costi per gli
istituti e risposta più
adeguata alle esigenze dei
minori di vivere in famiglia
Costituzione banca
provinciale delle famiglie
disponibili, previo tavolo di
lavoro ASL/PDZ e
sottoscrizione di protocolli
operativi
Coinvolgere i genitori in
attività socialmente utili, con
un corrispettivo che allenti la
pressione economica
Attivare percorsi di sostegno
e tutoraggio, quali "bilancio
Riduzione del grado di
sofferenze e dei vissuti di
emarginazione
Riduzione dell'accesso ai
contributi economici
61
Insorgenza di vissuti di
emarginazione e sofferenza
Difficoltà di conciliazione dei
tempi casa/lavoro
Pregiudizio di minori
Presenza nel nucleo di
stati/comportamenti
patologici dei genitori
(psichiatriche, abuso di
sostanze, ecc.) che
pregiudicano le capacità
genitoriali
Situazioni di maltrattamento
o abuso
Situazioni di incuria e/o
abbandono
Diminuzione autostima e
vissuto di auto-efficacia
Minori disabili
Insuccesso scolastico e
abbandono
Ostacoli allo sviluppo delle
potenzialità dei minori
Potenziale messa in atto di
comportamenti devianti
Bullismo
Potenziamento dell'efficacia
del servizio di tutela minori,
con particolare riferimento
alla presa in carico precoce
Potenziamento del lavoro di
rete, con attivazione snella,
efficace e coordinata dei
servizi già presenti in ambito
provinciale
Potenziamento delle attività
e dei servizi per
l'integrazione e la coesione
sociale
Potenziamento del lavoro di
rete con le scuole
Attivazione di azioni volte a
favorire uno stile di vita sano
anche in collaborazione con
ASL
Minori con problemi di
obesità
Disturbi dell'alimentazione
Minori in situazione di
disagio
competenze", formazione,
accesso a strumenti per
l'occupazione ecc
azione trasversale trattata dal tavolo AREA ADULTI
Minori stranieri neo-arrivati
Minori con difficoltà di
apprendimento
attività
Insorgenza stati ansiogeni
Formazione specifica degli
insegnanti sulle difficoltà
che favoriscono
l'abbandono scolastico
Ottimizzazione dei processi
di presa in carico a livello
multidisciplinare e miglior
gestione delle risorse
Elaborazione e
sottoscrizione di protocolli
operativi con i diversi enti
coinvolti nel processo di
tutela dei minori
Riduzione dei tempi di
attesa per la valutazione e
conseguente riduzione dei
tempi per la formulazione
dei progetti di intervento
Interventi coordinati ed
efficaci che riducono la
cronicizzazione di situazioni
di pregiudizio di minori e ne
avviano un veloce percorso
di presa in carico
Realizzazione mediazione
culturale e facilitazione
linguistica per i minori
stranieri
Riduzione del numero di
abbandoni scolastici
Potenziamento attività per
l'integrazione scolastica e
sociale dei minori disabili
Riduzione degli ostacoli che
non garantiscono le pari
opportunità di sviluppo
Individuazione precoce
difficoltà di apprendimento
e attivazione poteziamenti
Riduzione dei
comportamenti devianti
Interventi
formativi/informativi nelle
scuole finalizzati alla
prevenzione e ad uno stile di
vita sano
Potenziamento delle azioni
di educazione alimentare, in
collaborazione con ASL,
Commissioni Mensa, Scuole
ecc
Acquisizione da parte dei
minori di comportamenti e
stili di vità più sani
Riduzioni patologie
correlate agli abusi in genere
62
Sportelli ascolti scolastici per
intercettare il disagio
fisiologico
Problematiche di
conflittualità familiare
Mancata valorizzazione del
ruolo della famiglia quale
risorsa del territorio e
necessità sostegno alla
genitorialità consapevole
Minori in situazione di
disagio
Disgregazione familiare
Necessità di valorizzazione
le attività presenti sul
territorio in materia
minori/adolescenti e favorire
una maggior attivazione del
terzo settore
costi per
l'istituzionalizzazione
Mancanza di strumenti
adatti a fronteggiare la
nascita di una nuova famiglia
elevata spesa concernente
le rette di ricovero presso gli
istituti per minori
Perdita delle potenzialità
relative alla "risorsa
famiglia"
Aumento delle conoscenze a
favore di una genitorialità
consapevole
Migliore gestione delle
problematiche familiari
Predisposizione di corsi
informativi/formativi da
patre di ASL su specifiche
aree riguardanti il ciclo
evolutivo/familiare
Sostenere la partecipazione
attiva e responsabile delle
famiglie alle iniziative di
promozione umana e dei
servizi alla persona
Pubblicizzazione delle
iniziative territoriali
Valorizzazione del
volontariato e definizione di
interventi condivisi sul
territorio in linea con la
programmazione
sostegno alle attività e
progetti proposti dal
volontariato
Sostegno a momenti di
incontro delle famiglie
Maggiore consapevolezza
del ruolo genitoriale
Maggior partecipazione alla
vita sociale e culturale del
territorio nonché sostegno
alle iniziative sociali e attività
di mutuo-aiuto
Collaborazione con il terzo
settore per l'avvio di attività
rivolte al target indicato
definizione di momenti di
confronto relativi alla
problematica riscontrata
necessari per l'analisi di
soluzioni alternative e
riduzione dei costi
63
OBIETTIVI TRIENNALITA’ 2009/2011 AREA MINORI
1) Un’area di criticità, nell’analisi dei bisogni in previsione della programmazione 2009/2011,
era individuata nella necessità di “spazi dove diverse professionalità afferenti ai servizi
istituzionali e forze del volontariato potevano interagire con compiti sia educativi che
ludico-ricreativi, a sostegno dei minori che manifestano sofferenza e rischio di devianza ed
emarginazione”. Si erano individuati obiettivi di coinvolgimento delle realtà locali e
coordinamento delle azioni del Piano di Zona.
2) Una seconda area riguardava più specificatamente la Tutela del minore, si evidenziava la
necessità di un “intervento volto a sviluppare conoscenza e informazione volte ad affinare
le capacità di ascolto ed attenzione verso i minori in condizioni di rischio e di disagio” Si
erano ipotizzati percorsi volti a realizzare un sistema di rete rea istituzioni pubbliche
impegnate quotidianamente nell’azione di supporto e sostegno al percorso evolutivo
del minore, in particolare le istituzioni scolastiche.
3) La terza area individuava la necessità di intervenire nel territorio al fine di “sviluppare
una cultura di accoglienza ed attenzione al minore” incentivando in particolare lo
strumento dell’affido familiare quale forma di intervento dei servizi sociali a sostegno
del minore e della famiglia.
VALUTAZIONE CIRCA IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI
1) Riguardo al punto 1 è possibile affermare un parziale raggiungimento degli obiettivi e
delle strategie ipotizzate. Si è proceduto con una verifica diretta ad una
razionalizzazione ed una valutazione più appropriata dello strumento di intervento
domiciliare attraverso l’erogazione del voucher educativo. Si sono inoltre sperimentate
delle forme di utilizzo dell’intervento educativo erogato attraverso il voucher per
rispondere in maniera più adeguata alle necessità evidenziate nel corso di progettazione
dell’intervento di servizio sociale a sostegno del minore e della famiglia. Gli obiettivi
sono da considerare parzialmente raggiunti in quanto non è stato possibile un
intervento volto al collegamento interistituzionale tra il Piano di Zona e la Parrochhia
San Lorenzo di Mortara per un potenziamento ed un utilizzo del centro di aggregazione
“Cappa Ricci” in funzione di luogo di convergenza delle forze istituzionali e del
volontariato. Ha avuto buon esito la convergenza tra l’ufficio Piano di Zona e
l’associazione Dianova che ha portato alla realizzazione di una analisi nel contesto
territoriale, attraverso le istituzioni scolastiche, finalizzata a indagare sull’uso e abuso di
sostanze tra i minori
2) Riguardo al punto 2 si è rinforzato il sistema di rete e di comunicazione con le istituzioni
scolastiche del territorio finalizzato alla individuazione precoce dei segnali di disagio ed
allo sviluppo della conoscenza e delle informazioni volte ad affinare le capacità di
ascolto e di attenzione del minore, con azioni condotte tra gli operatori del Piano di
Zona ed i Dirigenti scolastici, portando alla realizzazione di una giornata di studio per
operatori sociali e docenti delle scuole materne ed elementari del territorio, dal titolo
“Scuola, Servizi socio-sanitari, Autorità Giudiziaria ….parole comuni per la tutela del
minore e delle famiglia”. L’evento ha visto la partecipazione dei docenti e degli
operatori del territorio e l’intervento del Presidente del Tribunale per i Minorenni.
64
Riguardo al punto 3 si può definire raggiunto come obiettivo di progetto in quanto si è lavorato
per preparare le basi necessarie non solo ad una azione rivolta verso la comunità territoriale al
fine di sviluppare attenzione ed accoglienza nei confronti del minore ma soprattutto allo scopo
di dotare il distretto della lomellina di un Centro per l’affido familiare. I piani di zona del
distretto di Mortara e di Vigevano, in collaborazione con Fondazione Madre Amabile di
Vigevano hanno infatti presentato un progetto partecipando ad un bando di Fondazione
Cariplo e ricevendo l’approvazione ed un finanziamento. Il progetto “A spasso con Bagheera” è
di durata triennale e porterà una serie di eventi nel contesto territoriale finalizzato a creare e
sostenere reti per l’affido familiare.
OBIETTIVI TRIENNALITA’ 2012 - 2014
Guardando alle linee di indirizzo della Regione Lombardia per la programmazione sociale a
livello locale 2012 – 2014 si può affermare che il Piano di Zona del distretto di Mortara si è mosso
da precursore rispetto alla costruzione di un “welfare della sostenibilità e della conoscenza”. La
Regione Lombardia evidenzia l’adozione di una riforma del welfare che accentui lo sviluppo
della comunità, che trovi nelle alleanze tra gli attori pubblici e gli attori della società, cittadini,
famiglie, organizzazioni private profit o non profit, le parti scoiali, le energie, le competenze e
le risorse per continuare a promuovere opportunità e benessere sociale. Regione Lombardia
riconosce la necessità di aprire una fase esplorativa, che generi nuove conoscenze e capacità
decisionali per gli attori locali, e apra verso un welfare che ancora non c’è, un welfare che non
sostituisce la società, ma si allea, che non si appropria dei problemi, ma connette le risorse, che
non si colloca fuori dalla società, ma dentro la società stessa, che non conta su risorse in
costante espansione, ma si orienta a scelte sostenibili.
In questa direzione a conclusione del triennio 2009 – 2011 nell’intervento relativo all’area minori
si è realizzato un progetto in partenariato con il Piano di Zona del distretto di Vigevano e in
partenariato con la Fondazione Madre Amabile, ente del privato sociale, che ha trovato
consenso e sostegno nella Fondazione Cariplo, ricevendo un finanziamento nell’ambito del
bando “Promuovere e sostenere reti per l’affido familiare”
Il progetto “A spasso con Bagheera” ha come obiettivo primario l’informazione e la
sensibilizzazione della comunità dei due ambiti distrettuali rispetto al tema dell’Affido Familiare
come forma di intervento dei servizi sociali a sostegno del minore e della famiglia, ma
l’obiettivo più generale consiste in una rivitalizzazione della comunità perché possa portare alla
nascita di risorse a partire dalla famiglia, reti di famiglie che possano confrontarsi, comprendere
i fenomeni che caratterizzano i cambiamenti della società e che coinvolgono in particolare i figli
e le loro relazioni sia all’interno che all’esterno del sistema familiare. “A spasso con Bagheera”
è un progetto che vuole portare ad un nuovo modo di relazionarsi tra attori pubblici e attori
della società, un nuovo modo che porti ad una comunità relazionale più attenta, più cosciente
delle proprie criticità ma anche della possibilità di attivare risorse per rispondere ai bisogni. Il
progetto “A spasso con Bagheera” è riuscito a connettere in fase di programmazione e nelle
azioni che si svolgeranno nel territorio attori pubblici (Distretto di Mortara e Distretto di
Vigevano, Istituti Scolastici) e attori del privato sociale, in primis la Fondazione Madre Amabile
ma anche altre realtà come l’associazione “La Barriera”, l’associazione “Il caleidoscopio”, la
cooperativa “Kore”, l’associazione “Oltremare”, l’associazione “Le zolle”, l’associazione
“Siloria”, costruendo una prima rete relazionale che potrà essere ampliata nel corso delle
65
azioni, reperendo fonti di finanziamento al di fuori delle risorse del sistema pubblico in costante
calo. Il contributo di Fondazione Cariplo risulta infatti fondamentale per la realizzazione del
progetto e per consentire al territorio di attivare tutta una serie di azioni che potrebbero
portare a risorse stabili per tutta la comunità, oltre che un nuovo modo di leggere e intervenire
nelle politiche sociali.
Il progetto “A spasso con Bagheera” che si sviluppa nel triennio 2011/2014 costituirà il fulcro
degli interventi del Piano di Zona del distretto di Mortara nell’area Minori, sia per quanto
riguarda l’azione di tutela (con l’attivazione di progetti di affido etero familiare nelle diverse
forme) sia rispetto all’intervento di comunità per un obiettivo di welfare della sussidiarietà.
Le azioni del progetto “A spasso con Bagheera”:
COSTITUZIONE CENTRO PER L’AFFIDO
FAMILIARE
CENTRO FAMIGLIE PER L’AFFIDO FAMILIARE
SENSIBILIZZAZIONE E INFORMAZIONE
LABORATORI TEMATICI NELLE SCUOLE
CORSI DI FORMAZIONE
Con sede in Vigevano e coordinamento della
Fondazione Madre amabile, sarà realizzato il
Centro per l’Affido Familiare, sede
dell’equipe che si occuperà di valutazione e
sostegno delle famiglie che si candideranno
per progetti di affido etero familiare Il Centro
sarò riferimento per i servizi di Tutela
Minorile dei distretti di Mortara e Vigevano,
per l’attivazione di progetti di sostegno ai
minori.
Il centro per l’affido familiare vuole
diventare, nell’ipotesi di progetto, un luogo
di incontro, confronto, scambio tra le
famiglie, per suscitare la nascita di forme di
aggregazione e nuove risorse per la
comunità
Attraverso la rete del privato sociale, con la
collaborazione e l’intervento diretto delle
associazioni aderenti al progetto, si
attiveranno momenti di informazione e
sensibilizzazione sul tema del disagio dei
minori e dello strumento dell’Affido Familiare
Si terranno laboratori tematici nelle scuole
del territorio, sul tema dell’accoglienza,
dell’attenzione all’altro, della solidarietà e
della reciprocità
Si attiveranno percorsi formativi per
operatori
di
Tutela
Minori
(con
accreditamento presso l’Ordine degli
Assistenti Sociali) e corsi di formazione rivolti
ai volontari ed alle famiglie che si
candideranno come risorsa per il sostegno ai
minori in stato di difficoltà
66
SPORTELLO DI CONSULENZA PEDAGOGICA
ATTIVAZIONE PROGETTI DI AFFIDO
ETEROFAMILIARE
ATTIVAZIONE GRUPPI DI CONFRONTO TRA
FAMIGLIE AFFIDATARIE
Si attiverà uno sportello di consulenza
pedagogica per i genitori, primariamente
rivolto alle famiglie che si impegneranno in
progetti di affido etero familiare ma anche a
genitori segnalati da enti e istituzioni che
fanno parte della rete
Si attiveranno progetti di affido etero
familiare rivolti a minori e famiglie in stato di
difficoltà con l’obiettivo di rendere residuale
e solo in caso di effettiva necessità, il
collocamento del minore in struttura, oltre a
consentire l’eventuale uscita di minori
attualmente
collocati
in
strutture
comunitarie educative.
Con l’avvio di progetti di affido etero
familiare si attiveranno dei gruppi di
sostegno e di confronto tra famiglie.
ATTIVITA’ AREA MINORI
EQUIPE TUTELA MINORI
ADOZIONE
Con l’adesione del Comune di Mortara al Piano di Zona anche
riguardo alle competenze del Servizio Sociale Professionale
per la Tutela Minorile e con il percorso di condivisione
professionale e di formazione degli operatori svolta nel
triennio 2009 – 2011 si è definita la composizione dell’equipe
di Tutela Minorile con suddivisione territoriale dell’ambito di
intervento. La condivisione delle competenze di Tutela
Minorile in capo ad ogni assistente sociale dell’ufficio Piano di
Zona consentirà una risposta alle esigenze delle singole
Amministrazioni Comunali, a prescindere dalla suddivisione
territoriale, in caso di necessità o di assenza dell’operatore al
quale è stata assegnata la competenza territoriale.
La strutturazione dell’intervento attraverso una equipe
consentirà un intervento più rispondente ai bisogni del
territorio oltre alla possibilità di effettuare una analisi
costante dei bisogni e delle necessità.
La necessità di rispondere alle competenze demandate dalla
legislazione rispetto alle richieste di approfondimenti da
parte del Tribunale per i Minorenni verso le coppie che hanno
presentato dichiarazione di disponibilità all’adozione
internazionale, ha portato all’ampliamento delle competenze
ai componenti dell’equipe di Tutela Minorile al fine di
consentire una risposta adeguata ai bisogni che emergono
dal territori rispetto alle coppie che dichiarano disponibilità
all’adozione.
67
SEGRETARIATO SOCIALE
AREA DISABILITA’
AREA INFORMATIVA E
PREVENTIVA
Pur non essendo il segretariato sociale professionale un
intervento diretto di Tutela Minorile, l’ampliamento
dell’offerta ai Comuni del Piano di Zona che ne hanno fatto
richiesta consente di sviluppare strumenti di conoscenza e di
contatto con la realtà territoriale da utilizzare sia per
interventi preventivi sia per interventi di approfondimento e
di collegamento con le risorse territoriali.
A sostegno della fragilità dei minori, aggravata da uno stato
di disabilità, sono stati attivati progetti personalizzati,
attraverso le disponibilità finanziarie e secondo le
disposizioni della Legge 162.
Con intervento dell’Associazione “Dianova” si è realizzato e
proseguirà nel corso dell’anno 2012, un intervento nelle
scuole volto a conoscere e valutare il fenomeno dell’uso e
abuso di sostanza (droghe e alcool) tra i minori.
ULTERIORI OBIETTIVI AREA MINORI (e collegamento con obiettivi individuati a livello dei
tavoli d’area provinciali)
CRITICITA’ DEL SISTEMA
FAMIGLIA
PREGIUDIZIO DEI MINORI
OSTACOLI ALLO SVILUPPO
ED ALLA POTENZIALITA’ DEI
MINORI
Pur condividendo in linea generale le azioni individuate nel
tavolo d’area, si sottolinea la criticità nel potenziamento degli
interventi domiciliari educativi a fronte della riduzione delle
risorse.
Tra le diverse azioni individuate si sottolinea la necessità di
proseguire nell’intessere rete di relazioni professionali con i
servizi, in particolare della ASL e della Azienda Ospedaliera, che
interagiscono a vari livelli nelle azioni necessarie in interventi di
Tutela Minorile.
Si evidenzia anche nel nostro territorio la necessità di un
rafforzamento delle modalità di presa in carico e trattamento
dei minori coinvolti in interventi di tutela, anche attraverso
relazioni professionali condivise e codificate, come indicazioni
della Regione Lombardia attraverso le linee guida per il
riordino e l’orientamento dei servizi dedicati alla tutela dei
minori vittime di violenza.
Si condivide la necessità di proseguire nel lavoro di
collegamento tra i servizi di Tutela Minorile e le istituzioni
scolastiche, al fine di favorire l’acquisizione di conoscenze
condivise e modalità di risposta ai bisogni dei minori. In
particolare si prevede di ripetere l’esperienza della giornata di
studio tra operatori di Tutela Minorile e docenti diretto alle
scuole medie inferiori del territorio.
Si proseguirà nell’intervento di sostegno alla fragilità, in caso di
68
disabilità, attraverso progetti personalizzati.
SOSTEGNO AL TERZO
SETTORE
Si evidenzia la carenza nel territorio del distretto di Mortara di
enti del privato sociale e del volontariato che rivolgono
l’ambito di intervento ai minori.
Si propone l’obiettivo di sostenere realtà di rete che si
candidano per progetti specifici nell’area minori e famiglia. Allo
scopo di attivare risorse nel volontariato si cercherà una
collaborazione con le scuole superiori del territori, in
particolare con l’Istituto Omodeo di Mortara, cercando il
coinvolgimento degli studenti in progetti di sostegno didattico
ai minori in stato di necessità.
AREA ADULTI
Il tavolo d’area dei nove ambiti della Provincia di Pavia, nell’affrontare i bisogni espressi
dall’area adulti ha necessariamente prestato grande attenzione agli effetti della grave crisi
69
economica che sta colpendo il territorio nazionale, e che investe anche molte famiglie della
provincia.
Sono in rapido ed esponenziale aumento, infatti, i cittadini che si rivolgono ai servizi portando il
bisogno del lavoro (precariato o mancanza) e della casa (sfratto o perdita della proprietà), in un
clima di grande incertezza e preoccupazione per il futuro. Un bisogno di sicurezza personale,
familiare e sociale di ampia portata, che mina nel profondo la fiducia nella capacità proprie della
vita adulta, inducendo all’isolamento e alla depressione.
Un bisogno cui i singoli Enti non possono far fronte da soli e per il quale le risposte sin qui
sperimentate si sono rivelate limitate e parziali, sommerse dal dilagante impoverimento delle
famiglie e dalla progressiva diminuzione delle risorse deputate al loro sostegno.
Con riguardo a questi bisogni, il tavolo d’area ha convenuto sulla necessità di attivare in tempi
rapidi sinergie e azioni congiunte a livello sovra-distrettuale, in stretta connessione con la
Provincia e tutti gli Enti che possono intervenire con proprie risorse nell’ambito. Incentivi
all’occupazione, azioni a sostegno del ricollocamento, sono esempi delle azioni previste, come
la possibilità di avviare a livello provinciale progetti di supporto all’imprenditoria, soprattutto
femminile, da finanziarsi anche mediante appositi bandi, anche europei.
Rilevante, sul tema del lavoro, è la necessità di evitare che le persone rimangano a lungo
escluse dal circuito sociale attivo; in tal senso si converge sull’opportunità di avviare percorsi
che favoriscano l’impiego delle persone escluse dal mondo del lavoro in attività socialmente
utili, accompagnati da sostegni economici. Particolare attenzione dovrà essere posta anche
alle possibili risposte sul tema della casa, predisponendo sostegni finalizzati ad evitare gli sfratti
e progetti di housing sociale.
Accanto ai bisogni emergenti e legati alla crisi occupazionale, il tavolo si è soffermato a
considerare altresì i bisogni espressi dalle famiglie lavoratrici di poter conciliare i tempi di cura
dei figli o dei parenti anziani con le esigenze lavorative. Il piano di lavoro provinciale avviato sul
tema della conciliazione e coordinato dall’ASL, costituisce il principale strumento sinergico di
sperimentazione che vede gli ambiti distrettuali tra i soggetti promotori di opportunità e
progettualità condivise.
Il tavolo d’area ha posto infine grande attenzione alla necessità di sostegno ai soggetti adulti
fragili, al fine di favorirne l’integrazione e l’inclusione sociale, con obiettivi che abbracciano le
diverse sfere dell’autonomia, della socialità e della partecipazione attiva al modo del lavoro.
Un fenomeno preoccupante da affrontare è l’aumento del ricorso al gioco d’azzardo, che
comporta danni economici alla famiglia e alla società. Parimenti occorre creare i presupposti
perché le persone in regime alternativo alla detenzione, o scarcerate, possano reinserirsi nel
tessuto economico, evitando la reiterazione del reato. Per chi è in carcere invece è opportuno
istituire la figura del garante del detenuto.
Attenzione deve essere posta anche alla situazione di persone che a causa della separazione si
trovano in una situazione economica precaria e a rischio povertà.
70
Settore adulti
TARGET
ADULTI INVALIDI E/O DISABILI
CHE VIVONO AL PROPRIO
DOMICILIO
BISOGNI RILEVATI SUL
TERRITORIO
(OBIETTIVI)
Mantenimento della persona al
proprio domicilio;
evitare ricoveri impropri
ospedalieri
sostegno alla famiglia nella cura
AZIONI
CRITICITA’
Erogazione di voucher e/o buoni per:
Assistenza domiciliare;
pasti a domicilio;
trasporto sociale;
Fondi statali e regionali
insufficienti ad
assicurare i titoli sociali
per tutto l’anno
utilizzo di personale ASA per insegnare ai
familiari caregiver come si effettua
l’igiene della persona e come ci si
approccia alla persona malata
PERIODO DI REALIZZAZIONE
triennio
Atteggiamenti di
delega, di resistenza, di
non collaborazione da
parte dei familiari
creazione di gruppi di mutuo di familiari
con l’obiettivo di sostegno emotivo
reciproco, confronto, riduzione ansia
ADULTI DISABILI
CHE FREQUENTANO CENTRI
DIURNI
Favorire il mantenimento di
competenze individuali,
relazionali, sociali in contesti
protetti di gruppo
Sostegno ai familiari caregiver
che lavorano attraverso
l’inserimento del disabili nei
centri diurni
Lavorare per progetti individuali
condivisi dal personale e dalla
famiglia
TUTELA GIURIDICA DELLA
PERSONA DISABILE O AFFETTA
DA PATOLOGIE PSICHIATRICHE
Tutela giuridicamente il disabile
riducendo i ricorsi per la tutela e
curatela e favorendo l’utilizzo
dell’amministratore di sostegno
Voucher / buono per frequenza di disabili
gravi presso centri CDD, CSE e SFA
Trasporto sociale per la frequenza dei
centri diurni per disabili gravi
Mancanza di
disponibilità a lavorare
in sinergia tra operatori
dei centri e familiari
Creazione di gruppi di familiari
triennio
Maggior confronto tra il personale dei
centri ed i familiari: il raggiungimento
degli obiettivi implica una sinergia tra il
lavoro svolto al centro e quello in
famiglia
Diffusione della rete ADS
(amministrazione di sostegno) in tutti e
9 i pdz provinciali
nessuna
triennio
71
promozione dell’Istituzione del Garante
dei Diritti delle persone limitate nella
libertà personale e la
valorizzazione delle abilità delle persone
affette da patologie psichiatriche
attraverso il volontariato.
ADULTI SENZA LAVORO, CON
PROBLEMI ECONOMICI
Riduzione della disoccupazione
e di conseguenza del ricorso
improprio a contributi
economici comunali
Creazione di una rete provinciale di
centro pubblici, privati, enti accreditati
per la formazione o la dote lavoro,
provincia e pdz;
individuare un modello organizzativo
/gestionale omogeneo;
Maggior flusso online di informazione tra
le parti
ADULTI SENZA LAVORO
INVALIDI INTELLETTIVI,
Coinvolgere le persone adulte
con disagio economico in
attività a favore della comunità,
anziché limitarsi ad erogare
contributi economici a fondo
perduto
Creare in ogni pdz una rete sovra
comunale che realizzi queste azioni:
- creazione di un database contenente le
capacità lavorative e il livello di scolarità
di tutte le persone adulte che si
rivolgono ai Comuni per chiedere
contributi economici;
- selezionare le persone che possano
svolgere lavori socialmente utili;
- convenzionamento come pdz con una
associazione di volontariato per lo
svolgimento sul distretto di lavori
socialmente utili, anche attraverso il
voucher inps della legge Biagi;
- rimborso ai volontari attraverso iul
pagamento comunale di utenze
domestiche.
Assunzione in enti pubblici
/aziende private / imprese,
Dote lavoro / inserimento lavorativo in
enti pubblici ed aziende
Difficoltà a trovare
modalità di lavoro
sinergiche ed
omogenee. Occorre
individuare una buona
prassi condivisa tra
centro per impiego,
aziende interinali e
sportelli lavoro pubblici
triennio
Resistenza da parte
degli utenti e delle
amministrazioni a
superare la logica
assistenzialistica
Manca una prassi di
valutazione dei casi
triennio
72
OPPURE CON PERCORSI DI
DIPENDENZA O CARCERE
attraverso percorsi di dote
lavoro
Sperimentazione di abilità
lavorative, relazionali in
ambiente lavorativo
ADULTI DIMESSI DAL CARCERE /
PERSONE AMMESSE ALE
FORME ALTERNATIVE ALLA
DETENZIONE
Percorsi di reinserimento sociale
Evitare all’atto delle dimissioni
dal carcere la recidiva del reato
Percorsi formativi o stages per persone
che non sono in grado di mantenere
stabilmente una occupazione a causa
della patologia
condivisa tra centro per
l’impiego, pdz e enti
accreditati
Rafforzamento della rete tra gli
operatori asl, pdz, UEPE, carceri
provinciali;
Difficoltà dei Comuni di
reperire risorse
economiche;
momenti di confronto tra le parti sui
bisogni, sugli obiettivi sui servizi, sulle
modalità di gestione, organizzando
annualmente un ciclo di riunioni tra tutte
le parti;
difficoltà a reperire casa
e lavoro
istituzione del garante dei detenuti
triennio
difficoltà a coinvolgere
la famiglia del detenuto
o ex detenuto in
progetti di
reinserimento
possibilità di effettuare lavori
socialmente utili
utilizzo dei fondi regionali per la dote
formazione e lavoro concordato con
l’UEPE, pdz e soggetti accreditati
ADULTI CHE HANNO LO
SFRATTO
Ridurre il numero di sfratti
ADULTI CON PROBLEMI DI
DIPENDENZA / ALCOLISMO /
MALATTIA MENTALE /
DIPENDENZA DA GIOCO DI
AZZARDO
Ridurre l’arco temporale della
presa il carico, dalla fase acuta
alla cura, evitando la
cronicizzazione e favorendo
percorsi di miglioramento sia sul
piano sanitario che sociale
triennio
Raccordo e sinergia con la Regione
Lombardia per il piano casa e per
l’accesso ai fondi regionali
Migliorare l’integrazione sociale
- Presa in carico e dimissione coordinata
tra ASL – OSPEDALI – PDZ E COMUNI
- creare gruppi di mutuo aiuto territoriali
(uno per pdz) con l’obiettivo di favorire
nelle persone una maggiore
consapevolezza dei propri problemi,
delle proprie risorse, con la funzione di
supporto e sostegno nel percorso di
Non rispetto delle
buone prassi
triennio
Difficoltà a trovare
gruppi omogenei per
tematica, conduttori
competenti,
disinteresse da parte
73
e sanitarie, introducendo buone
prassi, tra CPS e PDZ
PROBLEMI ABITATIVI DI
GENITORI SEPARATI
DISOCCUPAZIONE FEMMINILE
ADULTI SENZA FISSA DIMORA
CON PROBLEMI DI
EMARGINAZIONE E
DISADATTAMENTO SOCIALE
riduzione del problema.
Migliorare l’integrazione sociale
e sanitarie, introducendo buone
prassi, tra SERD e PDZ
Realizzazione di incontri tra gli operatori
dei pdz, asl, CPS e SERD per un
confronto sui bisogni, sui servizi, sulle
strategie, per individuare buone prassi
Ridurre il problema del gioco
d’azzardo
-Sensibilizzare opinione pubblica sul
problema del gioco d’azzardo
- coordinare interventi insieme alla
Prefettura per ridurre orario di accesso
agli esercizi nella fascia serale
Rddurre il fenomeno
dell’emergenza abitativa a
seguito di separazione
Inserimento nel mondo del
lavoro di donne
- riduzione del disagio sociale ed
economico nella fascia di età dai
18 ai 64 anni;
- integrazione sociale ed
economica di soggetti in
situazione di disagio sociale,
economico e relazionale
degli utenti
Difficoltà di lavorare in
equipe allargata (PDZ
CPS e SERD / PDZ).
Creare progetti mirati anche utilizzando i
fondi regionali per la casa
triennio
Accedere ai fondi europei per progetti
mirati, anche coordinandosi con gli
interventi di conciliazione
triennio
Presenza di un centro residenziale di
Housing sociale per adulti, sul modello
del villaggio san Francesco di Pavia nelle
tre aree:
- pavese (attuale villaggio San Francesco)
- oltrepo’
-lomellina
Difficoltà nel reperire
l’immobile e nei costi di
ristrutturazione
triennio
- individuazione di un area e uno stabile
da ristrutturare
- ristrutturazione
-realizzazione del villaggio e
realizzazione di una carta dei servizi
condivisa dai piani di zona provinciali
74
- individuazione di un gruppo di lavoro
che elabori il progetto
ADULTI EXTRACOMUNITARI
Assicurare cure sanitarie anche a
persone senza permesso di
soggiorno. E interesse della
collettività evitare la diffusione
di malattie trasmissibili, ed è un
diritto inviolabile dell’essere
umano essere curato.
- maggiore integrazione nel
tessuto sociale ed economico
provinciale di extracomunitari
CONCILIAZIONE
Migliorare la qualità di vita dei
cittadini, soprattutto delle
donne che si trovano a gestire
carichi di cura ed assistenza
eccessivi
- individuare su tutti i territori distrettuali
centri di accesso sanitari per persone
senza permesso di soggiorno;
- creazione di gruppi di mutuo aiuto
(almeno uno per pdz) costituiti da
extracomunitari e italiani che abbiano
questi obiettivi:
1. favorire forme di associazione
legalmente riconosciute per paese / area
geografica di provenienza
2. rafforzare l’ insegnamento della lingua
italiana per extracomunitari che non
conoscono l’italiano
2. istituzione di corsi di arabo, rumeno,
albanese, cinese ecc, , dove gli stessi
extracomunitari diventino docenti, in
collaborazione con le associazioni del III
settore (ad esempio unitre).
-valorizzare e pubblicizzare le buone
prassi già esistenti sul territorio, con
azioni di comunicazione e di “messa in
rete”;
triennio
Difficoltà di dialogo tra
le parti
triennio
-accrescere, con azioni di formazione
e di informazione, la consapevolezza di
organizzazioni e di famiglie rispetto ai
benefici derivanti dalla conciliazione tra
impegni familiari e impegni di lavoro;
-promuovere presso le imprese un
nuovo modello gestionale, socialmente
responsabile, incentivando l’adozione di
misure di conciliazione fondate su leve
75
finanziarie (retribuzione e benefit),
culturali (formazione - a partire dal
management - e comunicazione),
organizzative (luoghi e tempi di lavoro) e
di servizio (cura, time saving), in modo
da migliorare il benessere delle persone
in azienda e, conseguentemente, la loro
performance lavorativa;
promuovere, anche all’interno della
PA, una cultura della conciliazione:
sensibilizzazione verso una nuova
politica di organizzazione del lavoro e
creazione di competenze professionali in
materia di pari opportunità e, in
particolare, sui temi della conciliazione;
promuovere forme di collaborazione
tra le imprese che contemplino anche
“scambi di dipendenti”, in modo da
favorire l’avvicinamento dei lavoratori
alla propria famiglia;
VOLONTARIATO
Coinvolgimento attivo del
volontariato nella risoluzione dei
bisogni espressi dalla comunità,
in rete con il pdz ed i Comuni.
realizzare interventi sperimentali a
favore della conciliazione, sulla base
della domanda e dei bisogni emergenti
dal territorio
- maggiore dialogo e confronto tra asl,
pdz e volontariato sui bisogni reali del
territorio
- individuare forme di gestione dei servizi
che riducano i costi socio-sanitari
- individuare progetti di prevenzione da
realizzarsi attraverso il volontariato sul
territorio
- Difficoltà in alcuni
territori a trovare
volontari disponibili;
triennio
necessità di costruire
una cultura del
volontariato piu’
partecipata
- necessità di formare i
volontari
- convenzionamento, anche sovra
76
zonale, delle associazioni di volontariato
per la gestione di azioni di prevenzione
sui territori o sovra distrettuale
Aiutare il volontariato cittadino a
formarsi, ad essere realmente attivo, a
coordinarsi con il pdz per il benessere
della collettività
COOPERATIVE SOCIALI,
FONDAZIONI, APS
Costruire percorsi di
prevenzione e modalità di
gestione dei servizi a minor
costo, evitando sprechi
COLLABORAZIONE CON LA
PREFETTURA
Presentazione di un unico
progetto annuale sovrazonale,
coincidente con i 9 territori
distrettuali, per le diverse aree
tematiche individuate dal
Ministero
CONCILIAZIONE
Migliorare la qualità di vita dei
cittadini, soprattutto delle
donne che si trovano a gestire
carichi di cura ed assistenza
eccessivi
- accesso al fondi privati e pubblici per
realizzare progetti a valenza provinciale
- necessità da parte
dell’ente pubblico di
riconoscere e
collaborare meglio col
volontariato
triennio
- individuare forme di gestione dei servizi
piu’ economiche, pur mantenendo
adeguato livello di qualità
triennio
-valorizzare e pubblicizzare le buone
prassi già esistenti sul territorio, con
azioni di comunicazione e di “messa in
rete”;
triennio
-accrescere, con azioni di formazione
e di informazione, la consapevolezza di
organizzazioni e di famiglie rispetto ai
benefici derivanti dalla conciliazione tra
impegni familiari e impegni di lavoro;
-promuovere presso le imprese un
nuovo modello gestionale, socialmente
responsabile, incentivando l’adozione di
misure di conciliazione fondate su leve
finanziarie (retribuzione e benefit),
77
culturali (formazione - a partire dal
management - e comunicazione),
organizzative (luoghi e tempi di lavoro) e
di servizio (cura, time saving), in modo
da migliorare il benessere delle persone
in azienda e, conseguentemente, la loro
performance lavorativa;
promuovere, anche all’interno della
PA, una cultura della conciliazione:
sensibilizzazione verso una nuova
politica di organizzazione del lavoro e
creazione di competenze professionali in
materia di pari opportunità e, in
particolare, sui temi della conciliazione;
promuovere forme di collaborazione
tra le imprese che contemplino anche
“scambi di dipendenti”, in modo da
favorire l’avvicinamento dei lavoratori
alla propria famiglia;
realizzare interventi sperimentali a
favore della conciliazione, sulla base
della domanda e dei bisogni emergenti
dal territorio
78
Obiettivi triennalità 2009/2011 Area Adulti
Nel corso della triennalità 2009/2011 l’Ambito Distrettuale di Mortara, per ciò che concerne
l’area adulti, aveva previsto i seguenti obiettivi prioritari:
 Istituzione dell’Ufficio Punto Lavoro con apertura a cadenza settimanale;
 Inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati e disabili;
 Favorire l’accesso ai servizi da parte delle famiglie straniere ed extracomunitarie;
 Cousenling e orientamento verso i servizi specialistici del territorio;
 Supporto alle famiglie con portatore di handicap;
 Potenziamento del segretariato sociale;
Gli obiettivi sono stati ampiamente raggiunti. Nel corso del triennio 2009/2011 si è provveduto a:
 Istituire l’Ufficio Punto Lavoro tramite la convenzione con la Fondazione le Vele e
sottoscrizione di un protocollo operativo con la Provincia di Pavia,
 Convenzione con il Comune di Vigevano per il Servizio di Inserimento Lavorativo per
l’attivazione di Borse Lavoro e Tirocini Socializzanti per soggetti svantaggiati;
 Potenziamento dello “Sportello Stranieri”, con due aperture settimanali, con la
presenza di un mediatore culturale di lingua araba;
 Rafforzamento della rete con i servizi specialistici del territorio attraverso equipe
periodiche;
 attivazione dei progetti ai sensi della L.162/98, in favore di persone adulte, che
prevedevano un servizio domiciliare intensivo;
 erogazione dei voucher sociali come titolo per l’acquisto di prestazioni sociali erogate
da operatori professionali sociali, quali aiuto nella cura della persona, supporto nel
governo della casa, disbrigo pratiche, collegamento con i servizi ed eventuali trasporti
per visite mediche ed esami clinici. Una parte dei voucher sociali sono stati attivati con
progetti limitati a brevi periodi e con carattere d’urgenza legati principalmente alle
dimissioni ospedaliere;
 Nell’”area trasversale”, inoltre, ci si era posti l’obiettivo di rafforzare sul territorio del
distretto il Segretariato Sociale. Anche tale obiettivo è stato raggiunto, in quanto sono
state attivate nuove sedi di segretariato sociale nei Comuni afferenti all’ambito
distrettuale, garantendo comunque a tutti i Comuni del distretto tale servizio.
Le criticità rilevate sono state:
 I Fondi stanziati per il raggiungimento degli obiettivi sono stati limitati rispetto ai bisogni
dell’anziano e alle richieste. Tale situazione si aggraverà ancora di più nella triennalità
2012/2014;
 Frammentarietà territoriale;
 Scarsa collaborazione fra operatori sociali e sanitari, soprattutto in riferimento alla
necessità dell’anziano di continuità assistenziale e di presa in carico globale da parte dei
servizi socio-sanitari territorialmente competenti.
79
Nuova triennalità area adulti
Rispetto al triennio 2012/2014, il Piano di Zona, compatibilmente con le scarse risorse finanziarie
disponibili e su quanto elaborato dai Tavoli di Lavoro tenutisi presso l’ASL di Pavia, si propone
di perseguire i seguenti obiettivi:
 Potenziamento dell’Ufficio Punto Lavoro;
 Ridurre il fenomeno dell’emergenza abitativa attraverso progetti mirati ed utilizzando i
Fondi Regionali della casa;
 Diffusione della rete ADS al fine di favorire la tutela delle persone disabili fisici e psichici,
con problematiche di dipendenza ed anziani in condizioni di svantaggio;
 Istituzione del Garante dei Detenuti;
 Interventi di prevenzione della dipendenza da gioco attraverso il coinvolgimento dei
servizi specialistici e la creazione di gruppi di auto-mutuo aiuto;
 Consolidamento dello “Sportello Stranieri” in collaborazione con l’associazione
Oltremare di Vigevano.
80
AREA ANZIANI
I nove Piani di Zona della provincia di Pavia coordinati dall’ASL di Pavia, hanno collaborato nella
fase di preparazione per la stesura del nuovo progetto Piano di Zona 2012-2014.
L’ASL di Pavia ha coinvolto tutti i referenti dei nove Uffici di Piano, invitandoli a partecipare ad
un ciclo di incontri su tavoli tematici suddivisi per target di età -0/18 area minori; 18/65 area
adulti; >65 area anziani. Tale lavoro ha permesso di fotografare la realtà sociale territoriale
sottolineando in base all’esperienza del triennio passato, le criticità e i bisogni emersi nell’intero
territorio provinciale e dove è stato possibile, individuare risposte ed azioni finalizzate al
soddisfacimento dei bisogni emersi.
Per ciò che concerne l’area anziani i cambiamenti socio-familiari ed economici hanno acuito
la presenza sul territorio di persone fragili bisognose di un supporto continuativo; in risposta a
tale problematica crescente si sono realizzate azioni mirate per il mantenimento al domicilio
dell’anziano, evitando l’istituzionalizzazione della persona che a sua volta trarrà giovamento
psico-sociale dal proprio ambiente di vita.
Nel triennio precedente i Piani di Zona hanno fornito una risposta immediata a tali bisogni
attraverso l’erogazione di voucher sociali con personale specializzato che, ad oggi, visti i tagli
nei finanziamenti, dovranno inevitabilmente essere sostituiti da una serie di attori quali: il
Terzo Settore, la rete informale (famigliare ed amicale) e le strutture diurne presenti sul
territorio con l’obiettivo di contenere il disagio nonché di garantire la domiciliarità.
Tali risposte sono limitate ad interventi non professionali che solo in parte, potranno garantire
il sostegno della persona.
Altra parte della popolazione anziana fragile è composta da quei soggetti autosufficienti che
necessitano di servizi non specializzati in quanto privi di rete familiare o amicale ai quali sarà
possibile dare una risposta efficace attraverso l’attivazione di trasporti e servizi complementari
(preparazione pasti, lavanderia, disbrigo pratiche…) realizzati da volontari presenti sul
territorio. Attualmente si è riscontrata la scarsa presenza di volontari sul territorio pertanto tali
azioni saranno commisurate alla disponibilità ed alla continuità offerta dal terzo settore.
Si è rilevata una difficoltà da parte dell’anziano di accedere alla rete dei servizi offerti dal
territorio in risposta alla quale vi è l’esigenza di una informazione diretta e facilmente
accessibile. Sarà effettuata attraverso il lavoro del segretariato sociale migliorando il servizio
già in essere del Punto Unico di Accesso (PUA) e del Centro di Assistenza Domiciliare (CEAD).
Risultato atteso di tale lavoro è il miglioramento dell’accesso ai servizi da parte degli anziani.
Una significativa criticità emerge dall’elevato ed eterogeneo costo delle rette delle strutture
(RSA) per quella parte della popolazione anziana non autosufficiente che si ripercuote sia sulla
situazione economica della persona in difficoltà sia sui comuni di residenza che si vedono
costretti ad integrare la retta. Una prima risposta per ovviare a tale problematica è la
promozione di accordi con le strutture del territorio che applicano rette contenute per
superare la lista di attesa e permettere l’accesso alla struttura in tempi più brevi nei casi in cui la
situazione di fragilità socio-economica viene rilevata e relazionata dall’assistente sociale.
La difficoltà di rispondere ai bisogni in un’ottica globale dovuta alla scarsa collaborazione e al
non raccordo delle dimissioni ospedaliere tra operatori sanitari e sociali ha creato una risposta
frammentata al bisogno. Nell’ottica di migliorare la rete di servizi rivolti all’utenza è necessario
il coordinamento degli interventi tra i diversi servizi attraverso la stesura di protocolli operativi
tra gli enti che effettuano la presa in carico e l’assistenza (PDZ, ASL, A.O. CPS).
Altra difficoltà rilevata riguarda l’insorgenza e la cronicizzazione di patologie il cui rischio
conseguenziale è l’aggravamento dell’anziano con una significativa riduzione dell’autonomia
81
personale. Passaggio risolutivo di tale criticità è l’incremento del benessere attraverso la
programmazione di percorsi di informazione, la sensibilizzazione e promozione di corretti stili
di vita tramite la collaborazione con ASL e la promozione della vita attiva per l’anziano
sostenendo i centri sociali, la socializzazione, l’attività di volontariato per i neopensionati ed il
sostegno di iniziative di buon vicinato da effettuarsi grazie all’apporto del Terzo Settore.
La scarsa presenza di volontari sul territorio aumenta l’impossibilità di garantire servizi non
professionali da parte delle Associazioni presenti con il rischio di non riuscire a supportare
adeguatamente l’anziano fragile. Occorre pertanto incentivare il volontariato sensibilizzando
gli ultra sessantacinquenni, offrendo la propria disponibilità a supportare le fragilità presenti in
ottica di mutuo-aiuto; l’anziano diventa quindi promotore di un cambiamento sociale di cui
beneficia in prima persona oltre che essere un supporto alla società, contrastando la propria e
l’altrui solitudine. Obiettivo di tali azioni è quello di promuovere la solidarietà in un’ottica di
sussidarietà orizzontale.
Quanto sopra emerso ed elaborato nel gruppo di lavoro “anziani” è rappresentato
schematicamente nella tabella a seguito, dove compaiono nel dettaglio: criticità, principali
rischi, azioni, risorse e risultati attesi riferiti all’intero territorio dei nove ambiti della Provincia di
Pavia.
82
PRESENZA DI PERSONE FRAGILI CHE NECESSITANO DI UN SUPPORTO CONTINUO
PRINCIPALI RISCHI
BISOGNI
istituzionalizzazione
dell'anziano fragile
AZIONI
RISORSE
RISULTATI ATTESI
sostegno alla domiciliarità
attraverso l'erogazione di
voucher e titoli sociali, SAD
terzo settore
Garantire e mantenere la
domiciliarità dell'anziano
attivazione del terzo settore
rete familiare/amicale
favorire il mantenimento delle
persone anziane al domicilio al
fine di procrastinare i ricoveri
definitivi in struttura
sensibilizzazione della rete
amicale/familiare
ASL
ricorso all'inserimento CDI e CD
Ricorso a ricoveri temporanei
di sollievo
Insorgenza di forme di
regressione rispetto alle
capacità residue dell'anziano
strutture del territorio
ricorso assistente familiare
attraverso le badanti
Contenimento del disagio
ANZIANI SOLI CON UNA RETE FAMILIARE CARENTE ED INADEGUATA
PRINCIPALI RISCHI
BISOGNI
L'aggravarsi della situazione di
bisogno con conseguente
involuzione dell'anziano verso
uno stato di non autonomia
Garanzia mantenimento
trasporto anziani e servizi
complementari
AZIONI
RISORSE
RISULTATI ATTESI
attivazione volontariato per
garantire gli spostamenti e
servizi vari
terzo settore
Sostegno per l'autonomia
dell'anziano
attivazione voucher
83
DIFFICOLTA’ DI ACCESSO ALL’OFFERTA DEI SERVIZI SOCIO-SANITARI DEL TERRITORIO
PRINCIPALI RISCHI
BISOGNI
Impossibilità di beneficiare dei
servizi offerti
necessità di informazioni su
procedure e modalità di
accesso ai servizi sociali e sociosanitari
AZIONI
RISORSE
RISULTATI ATTESI
Garantire il segretariato sociale
Assistenti Sociali del territorio
PUA
Migliorare l'accesso ai servizi
ASL
CEAD
PRESENZA SUL TERRITORIO DI PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI
PRINCIPALI RISCHI
Difficoltà di inserimento in
struttura per i costi elevati delle
rette di ricovero
Lunghe lista d'attesa nelle
strutture con costi moderati
BISOGNI
Inserimento in struttura dei
non autosufficienti non gestibili
al domicilio
AZIONI
RISORSE
Sostegno a famiglie e anziani
attraverso informazioni sulle
strutture
PUA
Promuovere accordi con le
strutture per l'accesso
agevolato delle persone in
condizioni di fragilità sociale,
con segnalazione
dell'Assistente Sociale
RISULTATI ATTESI
Risposta più efficace ed
appropriata al bisogno
CEAD
84
DIFFICOLTÀ DI RISPONDERE AI BISOGNI IN UN'OTTICA GLOBALE
(scarsa collaborazione tra operatori sanitari e sociali, inadeguata tempistica delle dimissioni ospedaliere, ecc.)
PRINCIPALI RISCHI
Risposta frammentata al
bisogno
BISOGNI
Coordinamento interventi
integrati tra diversi servizi
sociali e sanitari, sia territoriali
che residenziali, per una presa
in carico globale della persona
anziana
AZIONI
RISORSE
Stesura di protocolli operativi
tra PDZ/ASL/A.O./CPS
anche per gli interventi che
riguardano la continuità
assistenziale, sia per la gestione
delle dimissioni protette, sia
per la presa in carico da parte
di servizi territoriali adeguati ai
bisogni
PDZ
ASL
Azienda Ospedaliera
RISULTATI ATTESI
Migliorare la rete di supporto
all'utenza creando una maggior
collaborazione tra gli enti
coinvolti
CPS
INSORGENZA E CRONICIZZAZIONE DI PATOLOGIE
PRINCIPALI RISCHI
BISOGNI
AZIONI
RISORSE
RISULTATI ATTESI
Programmazione di percorsi di
informazione, sensibilizzazione
e promozione di sani stili di
vita
ASL
Aggravamento dell'anziano
con conseguente riduzione
della propria autonomia
Prevenzione e Promozione
corretti stili di vita - contrasto
alla solitudine della persona
anziana e valorizzazione delle
abilità degli anziani
Promozione della vita attiva
attraverso sostegno dei centri
sociali, anche con il
coinvolgimento
dell’associazionismo, con
l’obiettivo di promozione del
benessere, socializzazione e
Implementazione del
benessere dell'anziano
85
mutuo aiuto, promozione dello
sport e dell’attività motoria
degli anziani, promozione del
volontariato tra i neo
pensionati
Terzo settore
Sostegno ad iniziative di buon
vicinato
SCARSA PRESENZA DI VOLONTARI SUL TERRITORIO E IMPOSSIBILITÀ DELLE ASSOCIAZIONI PRESENTI A GARANTIRE SERVIZI CHE
RICHIEDANO UNA PARTICOLARE PREPARAZIONE E PROFESSIONALITÀ
PRINCIPALI RISCHI
Scarsa possibilità di supportare
l'anziano ad integrazione o in
sostituzione dei servizi
strutturati, ove presenti.
BISOGNI
AZIONI
RISORSE
azioni di sensibilizzazione dei
giovani
Giovani del territorio
Incentivare il volontariato
giovanile
Coinvolgimento ufficio
scolastico per il riconoscimento
dei crediti formativi a seguito di
attività di volontariato
Ufficio scolastico
RISULTATI ATTESI
Promozione della solidarietà in
un'ottica di sussidarietà
orizzontale
Terzo settore
86
Obiettivi triennalità 2009/2011 Area Anziani
Nel corso della triennalità 2009/2011 l’Ambito Distrettuale di Mortara, per ciò che concerne
l’area anziani, aveva previsto due obiettivi prioritari:
 Sostegno alla domiciliarità e alla famiglia attraverso l’erogazione dei voucher sociali e
all’attivazioni di buoni finalizzati alla copertura contributiva per l’assunzione di assistenti
familiari;
 La predisposizione dei ricoveri di sollievo.
Entrambi gli obiettivi sono stati ampiamente raggiunti. Nel corso del triennio 2009/2011 si è
provveduto a:
 erogare i voucher sociali come titolo per l’acquisto di prestazioni sociali erogate da
operatori professionali sociali, quali aiuto nella cura della persona, supporto nel governo
della casa, disbrigo pratiche, collegamento con i servizi ed eventuali trasporti per visite
mediche ed esami clinici. Una parte dei voucher sociali sono stati attivati con progetti
limitati a brevi periodi e con carattere d’urgenza legati principalmente alle dimissioni
ospedaliere;
 erogare dei buoni sociali finalizzati alla copertura contributiva per l’assunzione di
assistenti familiari, che prevedessero anche un servizio di tutoring dell’assistente
familiare nel corso del progetto;
 attivare dei progetti ai sensi della L.162/98, in favore di persone anziane, che
prevedevano un servizio domiciliare intensivo;
 Erogare dei contributi finanziari, finalizzati a dei ricoveri di sollievo, per l’integrazione
della retta a favore di anziani con risorse economiche insufficienti.
Nell’”area trasversale”, inoltre, ci si era posti l’obiettivo di rafforzare sul territorio del distretto
il Segretariato Sociale. Anche tale obiettivo è stato raggiunto, in quanto sono state attivate
nuove sedi di segretariato sociale nei Comuni afferenti all’ambito distrettuale, garantendo
comunque a tutti i Comuni del distretto tale servizio.
Le criticità rilevate sono state:
 I Fondi stanziati per il raggiungimento degli obiettivi sono stati limitati rispetto ai bisogni
dell’anziano e alle richieste. Tale situazione si aggraverà ancora di più nella triennalità
2012/2014;
 Frammentarietà territoriale;
 Scarsa collaborazione fra operatori sociali e sanitari, soprattutto in riferimento alla
necessità dell’anziano di continuità assistenziale e di presa in carico globale da parte dei
servizi socio-sanitari territorialmente competenti.
Nuova triennalità area anziani
Rispetto al triennio 2012/2014, il Piano di Zona, compatibilmente con le scarse risorse finanziarie
disponibili e su quanto elaborato dai Tavoli di Lavoro tenutisi presso l’ASL di Pavia, si propone
di perseguire i seguenti obiettivi:
 Mantenimento del sostegno alla domiciliarità e alla famiglia attraverso l’erogazione dei
voucher sociali che preveda una quota di compartecipazione da parte dell’utente
definita in base a delle fasce ISEE prestabilite;
 Mantenimento delle sedi di segretariato sociale per garantire al cittadino informazioni
sulle procedure e sulle modalità di accesso ai servizi sociali e socio-sanitari;
87


Sperimentare nuove forme di coordinamento, anche attraverso dei protocolli operatvi,
per garantire interventi integrati tra i diversi servizi sociali e sanitari, sia territoriali che
residenziali, per una presa in carico globale della persona anziana;
Rafforzare la collaborazione con il Terzo Settore ed il volontariato locale per
promuovere la solidarietà in un'ottica di sussidarietà orizzontale.
88
PROPOSTE DEL TERZO SETTORE
FAMIGLIA OTTOLINI – MULINO DI SUARDI
AZIONI INNOVATIVE
NEL QUADRO DI UN PROGETTO DI RETE SOVRA-DISTRETTUALE IN LOMELLINA
Le presenti azioni innovative sono state definite nel quadro di una progettazione sovradistrettuale che coinvolge gli AMBITI DISTRETTUALI di VIGEVANO, GARLASCO e MORTARA che
coprono il territorio della Lomellina ( Pavia ) e vedono coinvolti i Comuni del territorio.
La Progettazione è stata elaborata congiuntamente ai sotto-citati soggetti del Terzo Settore
che operano in questa area provinciale e che da tempo lavora in sinergia e rete tra di loro .
Sono state coinvolte quelle realtà del privato-sociale che rappresentano ed esprimono
significative esperienze e professionalità inerenti l’area dei minori, dei soggetti deboli e del
fenomeno migratorio.
Ci si è concentrati in questo progetto sovra-distrettuale su tali specifiche problematiche perché
valutate di particolare emergenza sociale e non ancora compitamente beneficiarie di adeguate
progettazioni dei PdZ in grado di valorizzare la capacità già presente di fare rete tra i diversi
soggetti interessati e di sperimentare azioni congiunte e trasversali da realizzarsi in una
dimensione sovra-distrettuale capace di dare risposta adeguate ai bisogni emergenti del
territorio.
I Soggetti del Terzo-Settore coinvolti nel Progetto sono : FONDAZIONE MADRE AMABILE ;
FONDAZIONE EXODUS ; ASSOCIAZIONE ISOLA DI DELO ; COOP. FAMIGLIA OTTOLINI ente
gestore della COMUNITA’ MULINO DI SUARDI .
Collaboreranno inoltre alle diverse azioni previste : COOP. SOC. GLI AIRONI ; COOP. SOCIALE LA
COLLINA; COOP. SOCIALE ARCHE’ ; COOP. SOC. 381 ; COMITATO PROVINCIALE DI PAVIA PER L’
UNICEF
Il Progetto si articola in N. 2 Azioni fondamentali : la prima finalizzata a favorire il pieno
inserimento socio-lavorativo di giovani a rischio di emarginazione ; la seconda orientata a
promuovere percorsi condivisi per il dialogo interculturale sul territorio.
AZIONE 1
TIROCINI FORMATIVI E FORMATIVI/LAVORATIVI PER MINORI A RISCHIO DI EMARGINAZIONE
E MESSA ALLA PROVA .
A fronte della grave crisi economica, delle conseguenti difficoltà occupazionali che colpiscono i
soggetti “deboli” ed alla luce di sempre più numerosi casi di procedure penali per minori
presenti nei nostri Ambiti distrettuali, si intende offrire la possibilità di tirocini formativi e
lavorativi anche ai minori in difficoltà che abbiano assolto l’obbligo scolastico, italiani ed
immigrati.
E’ una iniziativa volta a prevenire gravi situazioni di emarginazione giovanile e favorire la piena
integrazione socio-lavorativa di quei minori a rischio che vivono sui nostri territori. L’ Azione si
rivolge anche ai minori ospiti delle Comunità Educative e Terapeutiche della Lomellina che, in
fase di conclusione della loro esperienza comunitaria, necessitano oggettivamente di un
ulteriore momento di accompagnamento, per il loro inserimento nel mondo del lavoro e la
89
piena integrazione sul nostro territorio, nel caso – come spesso avviene – sia questo il luogo
ove decidono e/o possono stabilizzare il loro percorso e mettere quindi positivamente a frutto
quanto “costruito” in Comunità.
Con il presente Progetto ci si rivolge pertanto ad adolescenti e giovani tra i 16 e 18, attraverso
la realizzazione di specifici percorsi sia formativi che formativi/lavorativi che, con il concorso
degli enti del privato-sociale coinvolti, saranno definiti e realizzati con interventi personalizzati
di orientamento, accompagnamento, tutoraggio e monitoraggio, oltre che garantendo il
supporto nella ricerca delle soluzioni abitative per l’autonomia.
Il Progetto prevede anche l’erogazione di borse-lavoro ( di 3 / 6 mesi ) per facilitare e
supportare il percorso di inserimento, favorire l’interlocuzione con il mondo delle imprese ed il
consolidamento del processo di indipendenza ed autonomia.
I diversi progetti personalizzati di inserimento saranno definiti in collaborazione tra i soggetti
del terzo settore coinvolti, gli assistenti sociali ed i SIL presenti sul territorio.
Si ipotizzano sia tirocini esclusivamente formativi, sia percorsi di tirocinio formativo/lavorativo
con il supporto di borse-lavoro.
I Beneficiari saranno selezionati tra :
a) I ragazzi e le ragazze che risiedono sul territorio sovra-distrettuale e necessitano – per
condizioni familiari e sociali, problematiche scolastiche e comportamentali, rischi di
emarginazione – di un particolare supporto di accompagnamento formativo ed
all’inserimento socio-lavorativo.
b) I ragazzi e le ragazze in carico alle Comunità Educative e Terapeutiche, presso le quali
sono domiciliati e che, essendo in fase di conclusione del loro percorso in Comunità,
abbiano optato e/o si siano create le pre-condizioni per un loro pieno inserimento sociolavorativo sul nostro territorio.
c) I ragazzi e le ragazze nella condizione di “ messa alla prova” ( DPR 448/88 e DPR 449/88
e DL 272/89 ) residenti nei nostri Ambiti distrettuali.
I diversi percorsi personalizzati, da attuarsi con tirocini formativi e/o formativi/lavorativi,
saranno realizzati sia presso le aziende della provincia che presso i Laboratori
formativi/lavorativi che le Comunità coinvolte nel progetto metteranno a disposizione di tutto il
territorio. E’ anche ipotizzabile un percorso in due tappe conseguenti : prima l’inserimento in
uno dei Laboratori citati ed in un contesto più “protetto ed educativo” ed poi l’inserimento in
Azienda.
E’ anche ipotizzabile - per alcuni Laboratori delle Comunità che si sono strutturati come piccole
imprese produttive o di servizio - che anche l’inserimento lavorativo finale avvenga in tale
contesto.
A supporto di tali percorsi sarà anche valorizzato l’attivo coinvolgimento delle Cooperative
Sociali e delle Imprese Sensibili citate in premessa e che già lavorano in rete con i diversi
partner del Progetto.
Si citano di conseguenza le diverse tipologie di tali Laboratori ( presso i quali operano Maestri
d’arte e tecnici del settore ) messi a disposizione delle Comunità : orticoltura biologica ;
orticoltura tradizionale; giardinaggio ; produzione in serra ; allevamento piccoli animali da
cortile ; catering ed allestimento eventi ; cucina ed educazione al gusto; trasformazione
prodotti orticoli; restauro mobili e falegnameria ; manutenzione biciclette; informatica di base.
Oltre a tali Laboratori che hanno una natura specificatamente professionalizzante potranno
essere usufruiti anche Laboratori di natura più espressiva e di arte-terapia - in ragione dei
bisogni del beneficiario e della definizione del suo percorso - quali : Laboratori sportivi e di
90
psico-motricità ( canoa, pugilato, calcetto, capoeira ) ; Laboratorio di fotografia ; Laboratorio
artistico di lavori in creta.
Per quanto riguarda i ragazzi che si trovano nella condizione di “messa alla prova”, i diversi
Servizi Sociali coinvolti a livello sovra-distrettuale, attueranno un lavoro interdisciplinare tra i
vari operatori del sistema penale minorile e del terzo settore, promuovendo un progetto
finalizzato ad approfondire le conoscenze sulla personalità e le attitudini del ragazzo, con una
attenzione particolare alle sue capacità di “cambiamento e di recupero”. In tale processo
saranno coinvolti ovviamente anche i servizi periferici dell'Amministrazione della Giustizia
Minorile, che in collaborazione con gli Enti Locali ed il terzo settore, hanno ricevuto dalla nuova
normativa processuale un compito di fondamentale importanza.
Poiché sempre più numerosi sono sui nostri ambiti distrettuali i casi di minori, per i quali viene
istituita la “messa alla prova” si avvierà anche – tra i diversi partner del progetto - una capillare
conoscenza delle risorse presenti sul territorio ( Associazioni Sportive, Centri di Aggregazione
Giovanile, Associazioni di volontariato, ecc.) al fine di ampliare la rete delle collaborazioni e
rendere fattibile un progetto che possa davvero tener conto delle varie attitudini/capacità del
soggetto.
Una volta elaborato il progetto, qualora il ragazzo e la famiglia non dovessero riuscire a far
fronte ad eventuali costi, sarà cura degli Uffici di Piano in collaborazione con il Comune di
residenza, elaborare delle convenzioni con gli Enti interessati al fine di poter realizzare gli
interventi previsti.
Per la realizzazione ed il Coordinamento di questa Azione sarà costituita una Cabina di Regia di
cui faranno parte operatori indicati dai diversi partner istituzionali e del terzo settore, che avrà
il compito di sovraintendere, coordinare, monitorare e documentare la realizzazione del
Progetto.
Il Progetto potrà inoltre beneficiare dell’esperienza già maturata nei diversi Ambiti dei SIL con
l’attivazione di borse lavoro per disabili e persone svantaggiate, mettendo in sinergia le banche
dati delle imprese coinvolte e la rete dei contatti attivati, così come - per contro - i SIL potranno
eventualmente beneficiare dei Servizi e dei Laboratori messi a disposizione dalle Comunità e dai
soggetti del privato-sociale coinvolti nel presente progetto.
Nel Progetto la presente Azione avrà una articolazione temporale triennale coerente con il
Piano 2012-2014
I costi relativi a tale Azione sono ipotizzabili in 30.000 Euro per ciascun anno di attività e riferiti
alle seguenti voci di spesa : borse-lavoro ; tutoraggio; formatori ; materiale formativo ed
attrezzature laboratori; coordinamento ; promozione )
NOTA : Su richiesta del PdZ è possibile ovviamente procedere ad un Preventivo di dettaglio delle
diverse voci di spesa così come dei co-finanziamenti possibili
AZIONE 2
PROMOZIONE DI INZIATIVE ED EVENTI PER FAVORIRE IL DIALOGO INTERCULTURALE E
VALORIZZAZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI DI RAPPRESENTANZA ETNICA E MULTIETNICA
Come già citato, nel territorio sovra-distrettuale preso in considerazione, è aumentata
notevolmente la presenza di famiglie immigrate di diversa nazionalità e matrice culturale e
religiosa. Si rende quindi necessario organizzare sempre di più e meglio l’accoglienza di questi
91
nuovi nuclei familiari, favorendo la loro positiva integrazione e promuovendo il dialogo
interculturale tra le diverse componenti della società.
Tale problematica è del resto sottolineata come prioritaria nella stessa Delibera della Regione
Lombardia N. IX/2505 del 16/11/2011 “Linee di indirizzo per la Programmazione sociale a livello
locale 2012-2014”.
Oltre all’apertura di Sportelli Stranieri, azione già consolidata, si ritiene quindi necessario
promuovere, unitamente ai citati soggetti del Terzo Settore ed altri soggetti del territorio, la
conoscenza reciproca tra comunità immigrata e comunità ospitante, i processi di piena
integrazione sociale e culturale, la capacità di aggregazione e rappresentanza delle comunità.
Tale Azione prevede quindi l’organizzazione periodica di incontri di scambio e socializzazione sia
tra famiglie italiane e famiglie straniere che tra giovani italiani e giovani immigrati, con
particolare attenzione, in questo percorso, al ruolo che le donne delle diverse comunità
possono positivamente giocare nel processo di dialogo e conoscenza reciproca . Ruolo
potenziato oltre che dalla specificità di genere dal fatto che le professioni prevalenti delle
donne immigrate – nei nostri Ambiti così come in tutta la Lombardia - sono quelli di cura ed
assistenza, professioni cioè che pongono in diretta relazione le donne immigrate con le famiglie
lombarde.
Più precisamente saranno ideati e programmati – con il protagonismo dei diversi attori coinvolti
- eventi pubblici, momenti di riflessione e scambio e proposizione di percorsi interculturali da
realizzare sia sul territorio che all’interno dei contesti scolastici, per favorire la conoscenza
reciproca, la socializzazione, l’incontro, lo scambio e l’amicizia interpersonale.
Si immagina un programma triennale cadenzato da specifici momenti ed eventi quali ad
esempio : feste musicali multi-etniche; incontri cultural-gastronomici; giornate a tema per i
bambini e le mamme; tornei sportivi tra i giovani; gite e visite guidate per le diverse famiglie;
mostre ed esposizioni per far conoscere e confrontare usanze, tradizioni, artigianato locale,
canti, fiabe, sistemi educativi o di maternage, ecc.; presentazione delle opportunità turistiche
dei diversi Paesi; valorizzazione dell’imprenditoria straniera presente e delle opportunità di
investimento nei loro Paesi d’origine; ecc..
Si organizzeranno inoltre percorsi interculturali coinvolgendo le comunità straniere nelle Sagre
di Paese, così come si favorirà l’organizzazione di ricorrenze tradizionali delle stesse comunità
straniere aperte alla partecipazione delle famiglie italiane.
Tale Azione prevede inoltre – anche a supporto e beneficio di quanto sopra esposto – di
valorizzare il ruolo delle Associazioni straniere, così come di favorirne, dove ne esistano le
condizioni, la costituzione formale, in modo tale da consentire agli Enti Locali di avere
interlocutori riconosciuti e credibili con cui affrontare le problematiche del dialogo e della
integrazione.
Le Associazioni straniere rappresentano nei contesti maturi un fondamentale elemento di
dialogo, mediazione ed interazione tra realtà migratoria, società civile ed istituzioni. Le
Associazioni inoltre favoriscono i processi di integrazione dei membri della loro comunità e
spesso svolgono ruoli di controllo sociale riguardo gli eventuali comportamenti negativi dei
membri stessi.
Si intende quindi, partendo dal censimento delle Associazioni formali ed informali esistenti
nell’Ambito, sovra-distrettuale, coinvolgere i leader riconosciuti delle varie Comunità per
promuovere l’ Associazionismo etnico e/o multi-etnico, offrendo supporti ed orientamenti
amministrativi riguardo la costituzione ed il funzionamento di tali Associazioni.
92
Un passo successivo sarà poi quello di giungere progressivamente alla costituzione di una
“Consulta delle Associazioni Straniere della Lomellina”, i cui membri potrebbero partecipare al
Tavolo del Terzo Settore istituito dai diversi PdZ e collaborare attivamente alla ideazione e
realizzazione delle citate iniziative finalizzati a promuovere e favorire il dialogo interculturale.
Nel Progetto la presente Azione avrà una articolazione temporale triennale coerente con il
Piano 2012-2014
I costi relativi a tale Azione sono ipotizzabili in 10.000 Euro per ciascun anno di attività e riferiti
alle seguenti voci di spesa : organizzazione eventi ; rimborsi spese relatori ; acquisto materiale e
noleggio attrezzature ; coordinamento ; promozione )
NOTA : Su richiesta del PdZ è possibile ovviamente procedere ad un Preventivo di dettaglio delle
diverse voci di spesa così come dei co-finanziamenti possibili
93
“Una famiglia sola non basta…”
Proposte
Cooperativa Sociale COME NOI Anffas Mortara e Lomellina Onlus
per la stesura dei Piani di Zona di Mortara e Lomellina (PV) 2012-2014
A cura di Marco Bollani
Direttore Cooperativa Sociale COME NOI Tecnico Fiduciario Anffas
1 Tre premesse di fondo
1.1. Un contributo di analisi dei bisogni, idee progettuali e risorse
1.2. I tagli dei fondi e i deficit delle istituzioni nella lettura dei bisogni della disabilità
1.3. Un contributo di metodo e di strategia per lavorare insieme alle istituzioni
2 Analisi dei bisogni
2.1. I bisogni emergenti dei bambini con disabilità
2.2. I bisogni emergenti delle persone adulte con disabilità
2.3. I bisogni in crescita dei genitori delle persone con disabilità
3 Le nostre Proposte
3.1 Nuove risposte alle domande che crescono
3.2 Il ruolo del servizio SAI?: una rete provinciale di Accoglienza e Informazione
3.3 Proposte Progettuali
3.3.1 Tab. 1 Interventi per l’Età Evolutiva
3.3.2 Tab. 2 Interventi per l’Età Adulta
3.3.3 Tab. 3 Interventi per le famiglie
3.3.4 Tab.4 Interventi a supporto delle Istituzioni e della Comunità
4. Appendici di Approfondimento
4.1. Bambini e Genitori fino in fondo
4.2. Il welfare delle famiglie
94
Piani di Zona (2012-2014): Documento di proposta per la programmazione degli interventi
nell’area disabilità
1. Tre Premesse di Fondo :
1.1. Un contributo di analisi, idee e risorse
Partendo da una lettura prevalentemente “sul campo” dei principali bisogni sociali e sociosanitari che emergono dall’area della disabilità effettuata dalle diverse realtà Anffas della
provincia di Pavia, attraverso il presente documento si intende formulare una proposta
strategica e costruttiva per consolidare gli interventi esistenti e per sostenere, anche attraverso
l’apporto di risorse gestionali e progettuali, innovazioni coerenti e compatibili con le linee di
indirizzo regionali e le emergenze individuate a livello locale e ampiamente
riconosciute dal legislatore Regionale.
1.2. I tagli dei fondi e i deficit delle istituzioni nella lettura dei bisogni della disabilità
Il primo dato che emerge e che riteniamo doveroso segnalare riguarda la crisi delle risorse
economiche destinate alle politiche sociali e insieme ad esso il deficit nella lettura dei bisogni da
parte delle istituzioni.
L’ipotesi strategica di fondo delle linee di indirizzo regionali per i nuovi piani di zona è quella di
spostare radicalmente il baricentro del sistema di finanziamento del welfare “dall’offerta alla
domanda” attraverso la capacità dei comuni di diventare “imprenditori di rete” capaci di
stimolare e consolidare gli interventi del terzo settore e del mondo profit. La “leva” economica
di tale spostamento secondo le linee di indirizzo regionale è rappresentata essenzialmente
dalle quote di risorse economiche detenute dalle famiglie che
dispongono dei trasferimenti INPS. Tali risorse consentirebbero al sistema di welfare di
fronteggiare alla drastica contrazione in valori assoluti dei finanziamenti nazionali e regionali
delle politiche pubbliche.
Per quanto riguarda l’area della disabilità questo disegno strategico e la lettura che lo informa,
risultano decisamente contradditori, non suffragati da dati significativi e soprattutto non in
grado di portare risposte concrete ai bisogni che emergono sul campo, ben manifestati dalle
persone con disabilità e dai loro familiari.
Senza allargare troppo l’ambito di analisi del problema nell’ambito del presente documento,
basti rilevare che per le famiglie con disabilità, “i 734,69 € erogati dall’INPS indicati dalle linee di
indirizzo regionale, verosimilmente sono soldi che persone/famiglie spendono per il
sostentamento, il pagamento dei servizi e di ogni altra cosa serva a mantenere il livello di dignità
della propria vita il più alto possibile e quindi sono somme già pienamente utilizzate dalle famiglie
con disabilità per pagarsi non solo “pezzi” del welfare, ma anche le spese per il sostentamento del
proprio parente. Per quanto riguarda l’area della disabilità quindi il computo delle risorse messe a
disposizione dall’INPS perde di rilevanza perché accomuna anziani e disabili dentro un'unica voce
indifferenziata di non autosufficienza. A tale scopo crediamo quindi si imponga, ancora una volta,
la necessità di pensare al vasto e variegato mondo della non-autosufficienza in modo articolato,
distinguendo le azioni e i servizi rivolti alle persone anziane dalle azioni e dai servizi rivolti alle
persone con disabilità orientate, queste ultime, non solo e non tanto al contenimento di un danno
biologico, quanto alla riduzione delle discriminazioni e all’incremento delle pari opportunità.
Ancora una volta perciò registriamo la carenza di dati di ricerca sociale che mettano in evidenza
l’incidenza economica della disabilità sul tenore di vita delle persone con disabilità e delle loro
famiglie. Se li possedessimo, saremmo maggiormente in grado non solo di fornire un quadro
95
interpretativo autentico della situazione, ma potremmo con maggiore efficacia proporre un
terreno di confronto sui temi dell’allocazione razionale delle risorse e del concorso alla spesa1.
1.3 Un contributo di metodo e di strategia per lavorare insieme alle Istituzioni
Non prendiamoci in giro. Qualsiasi proposta di programmazione degli interventi triennali su
scala locale non può che partire da un’analisi dei bisogni onesta e seria che tenga conto
dell’incidenza e della prevalenza del fenomeno disabilità sul territorio suffragata dai dati di
epidemiologia sociale e sanitaria e dagli elementi di realtà riscontrabili da chi opera sul campo
unitamente ad un quadro realistico delle risorse economiche e organizzative concretamente
disponibili. Su queste basi prende corpo la nostra proposta.
1
Documento di Indirizzo per la triennalità Piani di Zona Anffas Lombardia a cura di Carla Torselli e Marco Faini
96
2. Analisi dei bisogni
Nel corso degli ultimi 3 anni di attività, l’organizzazione delle nostre associazioni è stata
investita da bisogni nuovi e in parte inediti che riflettono una situazione di vera e propria
emergenza in provincia di Pavia sul fronte della disabilità intellettiva e relazionale.
Le maggiori ma non uniche criticità riguardano:
la carenza di servizi di riabilitazione e di sostegno socio-educativo in età evolutiva,
la carenza di spazi di residenzialità assistita e di opportunità abitative per la vita
indipendente per le persone adulte,
la carenza di un’azione specifica di sostegno e accoglienza dei genitori per rispondere ai
bisogni di informazione legislativa, di supporto burocratico e anche di orientamento nelle
scelte dei percorsi di cura più appropriati per la presa in carico dei figli.
Si tratta di carenze “croniche” del sistema istituzionale di presa in carico della disabilità
intellettiva ampiamente riconosciute e documentate in letteratura e anche dalla Giunta
Regionale Lombarda nel Piano di Azione Regionale della disabilità 2010.
Esse tuttavia appaiono se possibile ancora più acute in provincia di Pavia anche a causa di alcuni
elementi di disomogeneità territoriale nella distribuzione dei servizi istituzionali che richiedono
verosimilmente uno sforzo maggiore di focalizzazione da parte delle istituzioni come
evidenziato non solo dal Piano di Azione Regionale ma anche dal documento di
Programmazione 2010 2011 2012 della ASL della Provincia di Pavia.
L’aumento progressivo di richieste nuove e inedite di presa in carico indirizzate alle nostre
associazioni da parte di famiglie che non trovano risposte istituzionali ci sembra possa
costituire un segnale significativo di progressivo ampliamento delle carenze prima citate e
soprattutto ci sembra segnali un preoccupante aumento delle fatiche e dei disagi familiari
connessi alle difficoltà di fronteggiamento quotidiano della presa in carico dei figli con disabilità
intellettiva.
Tale fenomeno di “allargamento” delle domande di intervento, non ha interessato tuttavia solo
le 5 associazioni Anffas della provincia, ma è un fenomeno che ha “investito” direttamente e
progressivamente anche il mondo dei servizi della disabilità, pubblici e del privato sociale, che
sono stati chiamati a fronteggiare richieste “improprie”. Richieste cioè che vanno oltre il loro
mandato istituzionale e che interessano tutto l’arco di vita della persona con disabilità;
l’infanzia, l’età adulta e anche l’età anziana.
2.1. I bisogni emergenti dei bambini con disabilità
Nell’ambito dell’età evolutiva in particolare molti servizi diurni socio-sanitari sono stati investiti
da bisogni e domande che non rientrano nel loro mandato specifico di azione istituzionale:
richieste di consulti specialistici afferenti all’area sanitaria e psicomotoria da parte di genitori
di minori;
richieste di inserimenti di minori nei servizi diurni ben prima della conclusione dell’obbligo
scolastico;
richieste di supporto specialistico presso le scuole per il sostegno di casi ad elevata
complessità;
richieste di supporto e sostegno ai genitori provenienti dalle famiglie stesse ma sempre di
più dai pediatri di base e dalle stesse unità di neuropsichiatria infantile
richieste di supporto e di orientamento da parte dei genitori nel difficile ma indispensabile
compito di raccordare e coordinare le tante e diverse prestazioni da parte dei diversi attori
istituzionali che intervengono nella presa in carico dei figli (il comune, la scuola, il medico
di base, lo specialista, l’associazione, il tribunale, l’ospedale…)
97
Tali domande riflettono verosimilmente carenze specifiche (ampiamente riconosciute e
documentate anche dal legislatore Regionale) sul versante della riabilitazione dei minori
(prolungarsi dei tempi di attesa delle prestazioni terapeutico-riabilitative e carenza di personale
specialistico di tutto il comparto della neuropsichiatria infantile) e una carenza diffusa e
generalizzata di una funzione di accoglienza, orientamento e accompagnamento delle famiglie
nelle scelte che riguardano il percorso di vita dei minori con particolare riferimento alle azioni di
sostegno necessarie per garantire un processo globale di presa in carico.
2.2 I bisogni emergenti delle persone adulte con disabilità
Nell’ambito dell’età adulta invece i servizi diurni e residenziali hanno dovuto rispondere ad una
crescente e tuttora inevasa domanda di accoglienza residenziale correlata sia all’età avanzata
dei genitori ed all’impoverimento progressivo delle loro capacità di cura, sia ai livelli di
complessità di specifiche situazioni caratterizzate da gravissime disabilità, sia alle aspettative
ed ai desideri di emancipazione dai genitori da parte delle stesse persone con disabilità con
riguardo sia alle prospettive dell’abitare, sia alle prospettive dell’inserimento lavorativo.
Sono così aumentate, presso i servizi:
le richieste di interventi di sollievo e di pronto intervento connessi a necessità di cure o di
ricoveri per i genitori anziani
le richieste di inserimento in strutture residenziali da parte di comuni alle prese con situazioni
“border” in cui l’insufficienza mentale del soggetto e la non adeguatezza delle strategie
familiari di presa in carico hanno determinato preoccupanti situazioni di conflittualità intra
familiare non gestibili
le richieste di opportunità abitative di vita indipendente o a bassa intensità assistenziale
anche da parte di persone con lieve disabilità intellettiva e complesse disabilità fisiche
le richieste di orientamento e di sostegno a percorsi mirati di inserimento occupazionale e
lavorativo…
2.3. I bisogni in crescita dei genitori delle persone con disabilità
Insieme alle richieste di maggior sostegno terapeutico (da parte dei genitori giovani), di nuovi
spazi di accoglienza residenziale (da parte dei genitori anziani) e di nuove opportunità di vita
indipendente (da parte delle persone adulte con disabilità), tutte le nostre Anffas sono state
investite anche da una crescente domanda di sostegno e di orientamento da parte dei genitori
(giovani e non più giovani) che riguarda una fascia molto ampia ed eterogenea di bisogni che
riflette in un certo senso la complessità della condizione della disabilità indotta dall’elemento di
cronicità che la connota:
la ricerca di informazioni sui diritti,
la ricerca di informazioni sulla rete dei servizi e sulle loro caratteristiche,
la ricerca di informazioni sulle modalità di rapporto con le istituzioni,
la ricerca di informazioni sulle modalità per l’ottenimento di specifici provvedimenti (legge
104, amministrazione di sostegno, invalidità civile, accertamenti straordinari INPS)
la richiesta di sostegno per l’avvio e la gestione delle suddette pratiche
la richiesta di aiuto per raccordare, coordinare e tenere insieme i diversi percorsi di sostegno
seguiti dai figli in ambito sociale, sanitario, scolastico, familiare, occupazionale e lavorativo
la richiesta di sostegno e di orientamento nei passaggi cruciali del percorso di crescita dei figli
che destabilizzano sempre le famiglie e riacutizzano elementi di angoscia e di disagio (l’ingresso
nel mondo della scuola, il passaggio da una scuola all’altro, il congedo dalla
scuola…)
98
la richiesta di sostegno e di orientamento su come comportarsi nella prospettiva del dopo di
noi… Come procedere, cosa pensare, con quali strumenti agire per l’affidamento del figlio…
Come muoversi all’interno della famiglia nei confronti degli altri figli, quali forme di tutela e di
garanzia ci sono per la destinazione eventuale di patrimoni… L’incremento esponenziale di tali
richieste riflette a nostro avviso alcuni effetti anche paradossali che riguardano in parte
l’attuale riassetto istituzionale del complessivo sistema di presa in carico
della disabilità… Per alcuni aspetti i familiari lamentano infatti un surplus di informazione e di
punti di riferimento parziali e frammentati e non collegati tra loro del tutto privi di una specifica
competenza e che nel loro insieme finiscono paradossalmente per produrre un’azione di disorientamento e di confusione e per moltiplicare le fatiche dei genitori nel correre da una parte
all’altra. Con l’effetto Internet ad amplificare ulteriormente tale caos…
I pediatri spesso non sono quasi collegati con la neuropsichiatria, i servizi diurni quasi mai in
relazione con servizi residenziali, le associazioni tra loro faticano a parlarsi, l’associazione dice una
cosa e il patronato un’altra, il piano di zona e il comune non sempre danno le stesse informazioni,
la scuola, il comune e la neuropsichiatria hanno idee diverse sul tipo di assistente che serve per un
minore…
I Genitori lamentano la mancanza di una “cerniera”, di un punto di ascolto che sappia fare
accoglienza “come si deve” (spazi e tempi adeguati, non uno sportello con un vetro in mezzo e
la fila di gente alle spalle che ascolta mentre attende…) e orientamento con le informazioni e le
competenze appropriate (è o non è il caso di fare richiesta di aggravamento, per fare
l’amministrazione di sostegno ci si muove in questo modo, cerchiamo di capire come si possono
rimettere in dialogo e perché non si intrecciano tra loro, il comune, il servizio diurno, il medico
specialista e l’associazione…)
99
3. Le Nostre Proposte
3.1. Nuove risposte alle domande che crescono per quantità e complessità
A fronte di tale incremento di domande le associazioni Anffas hanno dovuto rimodulare le
strategie di intervento incrementando laddove possibile l’offerta di accoglienza fino ad oggi
garantita dalle gestioni dirette o indirette di servizi e affinando e potenziando le proprie
competenze in materia di ascolto e di orientamento.
Sul versante dell’accoglienza le associazioni Anffas della provincia hanno complessivamente
promosso e sostenuto, direttamente o indirettamente, un incremento sostanziale della loro
capacità d’offerta attraverso nuovi servizi ma anche attraverso percorsi sperimentali di risposte
innovative (nuova Residenza di Pometo; Casa Satellite di Pavia; Spazio Gioco, Nuova Comunità
e Progetti di Vita Indipendente a Mortara).
Sul versante dell’ascolto e dell’orientamento ai genitori e ai familiari, le 6 Anffas della Provincia
di Pavia hanno saputo rispondere direttamente ai nuovi bisogni delle famiglie e delle persone
con disabilità attraverso la creazione e il consolidamento di un servizio NUOVO, il S.A.I.?
(Servizio di Accoglienza e Informazione). Il SAI si è di fatto configurato come una nuova unità
d’offerta, prevista quale requisito essenziale di ogni Anffas, appositamente dedicata
all’accoglienza, all’orientamento e all’informazione delle famiglie e delle persone con disabilità
intellettiva e relazionale.
3.2. Il Ruolo del SAI?, una rete provinciale di supporto alle famiglie
Complessivamente, pur con differenze tra le diverse realtà, ogni Associazione Anffas della
provincia ha attivato tale servizio, riuscendo a consolidare una sinergia tra i diversi SAI e
complessivamente a creare e consolidare una rete provinciale di supporto capace di portare
sostegno, vicinanza e orientamento alle famiglie attraverso nuove, diverse e specifiche attività
di supporto:
la promozione dell’avvicinamento delle giovani famiglie all’associazione
la creazione di appositi spazi e di appositi momenti di accoglienza per le famiglie
la creazione di spazi per accogliere i bambini e facilitare l’incontro dei genitori in associazione
la promozione della conoscenza dei diritti
la conoscenza e l’informazione relative ai percorsi di sostegno esistenti e attivabili
la promozione della conoscenza delle diverse unità d’offerta rivolte alla disabilità
l’accompagnamento delle famiglie nella scelta di un amministratore di sostegno
la consulenza alle famiglie alle prese con le verifiche straordinarie disposte dall’Inps
l’orientamento delle famiglie in uscita dalla scuola alla scelta del percorso appropriato in
relazione ai bisogni del figlio con disabilità
la funzione di collegamento e integrazione tra le diverse agenzie che con-corrono alla presa in
carico della persona con disabilità (si pensi nell’ambito dei minori, alla necessità tutt’ora inevasa
di collegamento tra pediatri di base, neuropsichiatria, scuola e servizi sociali, su un territorio
dove in alcuni distretti non sono ancora stati attivati i GLH d’istituto…)
Attraverso i SAI? la rete Anffas è riuscita negli ultimi tre anni in particolare a consolidare il suo
ruolo di punto di riferimento per le famiglie con disabilità intellettiva riuscendo a svolgere un’
importante e delicata funzione di ricomposizione delle azioni di sostegno alla famiglia in una
fase delicata di trasformazione e di riorganizzazione degli assetti istituzionali del nostro sistema
di welfare.
Tale funzione di ricomposizione è stata peraltro riconosciuta da Regione Lombardia quale
azione decisiva e fondamentale per dare attuazione pratica e concreta alle nuove linee di
indirizzo regionali di intervento sull’area della disabilità contenute nel Piano di Azione
Regionale 2010-2020.
100
PAR – par. 4.1.4. accompagnamento della persone e della sua famiglia – i centri per la famiglia e
il Case Manager “R.L. vuole implementare il sistema dei servizi alla persona tramite la messa a
sistema della figura dei centri per la famiglia e del case manager…”. I centri per la famiglia sono
intesi come servizi specifici.
Sempre secondo le indicazioni di Regione Lombardia in centri per la famiglia in particolare
dovranno configurarsi come luoghi ad elevata capacità di accoglienza, di sostegno orientando
la loro azione verso “…la creazione di luoghi di accoglienza per la persona e la famiglia che
mettano a disposizione servizi di accessibilità e accoglienza, servizi di informazione e
accompagnamento alla costruzione dei progetti di vita, servizi di assistenza e consulenza legale e
fiscale, servizi di supporto e orientamento psicologico, servizi a supporto della fragilità e di
mediazione culturale.
Tale caratterizzazione degli istituendi Centri per la Famiglia riconosce e conferma, da parte
della Regione, la bontà dell’intuizione del SAI? come servizio di supporto necessario per
garantire un sostegno specifico ma trasversale e diffuso alla famiglia con disabilità.
Funzioni dei Centri per la Famiglia
Luoghi di accoglienza per la persona e la famiglia che
mettano a disposizione servizi di accessibilità e
accoglienza
Attività svolte dalla Rete dei SAI?
Spazio Gioco per Bambini
Spazio di accoglienza per le famiglie
Gruppi di discussione e mutuo aiuto per genitori
Servizi di informazione e accompagnamento alla
costruzione dei progetti di vita
Orientamento delle famiglie in uscita dalla scuola alla
scelta del
percorso appropriato in relazione ai bisogni del figlio
con disabilità
Collegamento e integrazione tra le diverse agenzie
che con-corrono alla
presa in carico della persona con disabilità
(collegamento tra pediatri di
base, neuropsichiatria, scuola e servizi sociali)
Servizi di assistenza
Servizio di Assistenza Personale attraverso voucher
finanziati con la
legge 162
Assistenza alla persona sui servizi di trasporto
scolastico
Servizi vari di trasporto erogati dagli enti di gestione
Anffas
Servizi di consulenza legale e fiscale
Assistenza per verifiche straordinarie INPS
Assistenza per richiesta Invalidità
Assistenza per richiesta L.104
Informazioni su agevolazioni legislative
Assistenza per la protezione giuridica
Servizi di supporto-orientamento psicologico
Counseling Specialistico psico-educativo
Counseling Neuropsichiatrico
Interventi socio-riabilitativi individuali e di gruppo
101
Servizi a supporto della fragilità e di mediazione
culturale
Assistenza ai Pediatri di Base nella ricerca di
personale capace di svolgere una funzione di
mediazione culturale per la definizione dei progetti di
presa in carico dei bimbi con disabilità extracomunitari
3.3. Proposte progettuali per gli interventi nelle diverse aree della disabilità per il PdZ di
Mortara e Lomellina
Tab. 1 Eta’ Adulta
Analisi del Bisogno
Possibili Strategie di
Risposta e linee di
indirizzo
Azioni Preventive e
Risorse
Azioni di Contrasto
Realizzabili nella
triennalità e Risorse
Percorsi
Sperimentali con
Orizzonte
Oltretriennalità
Bisogni Emergenti
di cui si è osservata
una crescita costante
nell’ultimo triennio:
1.Richieste di
interventi di sollievo e
di pronto intervento
connessi a necessità di
cure o di ricoveri per i
genitori anziani
PAR
Convenzione
ONU
ICF
Consolidamento
della protezione
giuridica delle
persone disabili
quale strumento per
l’affermazione
compiuta dei diritti
delle persone
incapaci di
provvedere a se
stesse.
Realizzazione Nuova
Comunità Alloggio
Servizio di Formazione
all’autonomia
Residenziale :
2.Richieste di
inserimento in
strutture residenziali
da parte di comuni alle
prese con situazioni
“border” in cui
l’’insufficienza
mentale del soggetto
e la non adeguatezza
delle strategie familiari
di presa in carico
hanno determinato
preoccupanti
situazioni di
conflittualità intra
familiare non gestibili
3.Richieste di
opportunità abitative
di vita indipendente o
a bassa intensità
assistenziale anche da
parte di persone con
lieve disabilità
intellettiva e
complesse disabilità
fisiche
Rispetto alle criticità
evidenziate il Piano di
Azione Regionale
(PAR) per la disabilità
riconosce la necessità
che la filiera dei
servizi presente su
ciascun territorio
debba essere
consolidata attraverso
una strategia di
intervento
capace di
riconfigurare le
risposte in modo più
puntuale e
personalizzato.
Il PAR riconosce la
necessità di
promuovere
iniziative per favorire
la vita indipendente
delle persone
con disabilità e la
necessità di applicare
al meglio la
convenzione ONU
promuovendo
l’adozione dell’ICF
quale strumento
per la lettura dei
bisogni e delle
opportunità delle
persone con disabilità
Risorse:
Parntership Anffas
Rete AdS e
collaborazione tra
associazioni della
Rete e PdZ
nell’ambito
dell’iniziativa
Volontari per il
Sostegno
Fondi Cariplo 2012
Risorse: Ricerca Bandi,
Fondazione Dopo di
NOI,
Sostegno Anffas,
Contributi
Fondazioni
Avviamento nuova
unità d’offerta Centro
di aggregazione
sociale e di
avviamento
occupazionale
Risorse:
Competenze
COME NOI
Bando
Fondazione
Cariplo Abitare
Sociale
Temporaneo
Risorse:
Competenze
Come Noi
Contributi Utenti
Realizzazione Servizi
di
Sollievo Familiare
Risorse: Ricerca Bandi,
Fondazione Dopo di
NOI
4.Richieste di
orientamento e di
sostegno a percorsi
mirati di inserimento
occupazionale e
lavorativo da parte di
persone con disabilità
lievi in uscita dalla
scuola…
102
Tab. 2 Età Evolutiva
Analisi del Bisogno
Possibili Strategie di
Risposta e linee di
indirizzo
Azioni Preventive e
Risorse
Azioni di Contrasto
Realizzabili nella
triennalità e Risorse
Percorsi
Sperimentali con
Orizzonte
Oltretriennalità
I bambini con disabilità
e i loro familiari
risultano
particolarmente
esposti al rischio di un
precoce esaurimento
delle motivazioni e
delle energie
psicofisiche
necessarie per
contrastare le tante
barriere disabilitanti
che ne ostacolano il
raggiungimento di
condizioni accettabili
di benessere.
PAR, Convenzione
ONU
Voucher Assistenza
Individuale e
Domiciliare a
sostegno dei casi più
complessi non
assistibili dai soli
genitori.
Accompagnamento
degli organi
istituzionali della
scuola per
implementare
le modalità ed i
processi per
l’inclusione scolastica
ed il sostegno ai
bambini
Realizzazione di un
Parco Giochi
Accessibile dotato
di attrezzature
gonfiabili che
rappresentano
un’attrattiva invitante
per tutti i bambini
della comunità.
Le famiglie si trovano
a dover fare i conti con
una distanza sempre
più ampia, come ad
una
“forbice che si
allarga”, tra i mondi
del diritto e delle
acquisizioni culturali e
il mondo della
vita di tutti i giorni fatti
di servizi sempre più
fragili, precari e fra
loro scollegati…
Il Piano di Azione
Regionale per la
disabilità predisposto
da Regione Lombardia
individua anch’esso
tra le maggiori
criticità della presa in
carico in età evolutiva,
la mancanza di
coordinamento e di
collaborazione tra le
varie strutture che
intervengono a
beneficio dei bambini.
Su questo scenario,
difficile” occorre
quindi oggi provare
a riconfigurare
“percorsi sostenibili”
di aiuto.
Risorse : PdZ (?)
Consolidamento
Spazio Giochi a
valenza terapeutico
riabilitativa presente
presso Sede Anffas
Mortara Come Noi
Cooperativa
Risorse : Ricerca
Bandi, Progetto ex
Legge 23 per il 2012
Co-Finanziato da
Regione Lombardia da
svolgersi in
partnership tra :
Anffas Pavia
Come Noi
AIAS
Vigevano
Per Fare Un
Albero (PV)
Risorse : Competenze
della COME NOI
Affiancamento della
scuola e del Comune
per il ripensamento
dei servizi di
assistenza
Parascolastica
Risorse : Competenze
della COME NOI
Realizzazione Servizi
di Sollievo Familiare
Risorse: Ricerca Bandi,
Fondazione Dopo di
NOI
Per questo motivo si
avverte forte la
necessità di
integrazione, di
ricollegamento tra i
tanti “pezzi” esistenti
affinché si creino le
condizioni concrete
per costruire un
progetto con-diviso e
sostenibile per il
benessere del
bambino e della
sua famiglia.
COME NOI
cooperativa sociale,
attraverso la gestione
di tale spazio in
collaborazione con le
scuole della città,
potrà promuovere
attività
ludico-ricreative che
consentano a tutti i
bambini la fruizione di
momenti di gioco
libero, in cui
sperimentare i
processi di
cambiamento
necessari per
eliminare le barriere
fisiche, relazionali,
psicologiche che
impediscono ai
bambini con disabilità
di essere percepiti e di
sentirsi a tutti gli
effetti, bambini
fino in fondo.
Risorse: Ricerca
Bandi,
Competenze COME
NOI,
sostegno Anffas,
Sostegno
Dopo di Noi
Fondazione,
Sperimentazione ASL
(?)
Un percorso allo
stesso tempo più
inclusivo e aperto
rispetto alla comunità
e meno frammentato,
più integrato (o meno
disintegrato) tra le
diverse componenti
specialistiche che lo
concretizzano
Tab. 3 Bisogni
Possibili Strategie di
Azioni Preventive e
Azioni di Contrasto
Percorsi
103
delle Famiglie
Analisi del Bisogno
Risposta e linee di
indirizzo
Risorse
Realizzabili nella
triennalità e Risorse
Sperimentali con
Orizzonte
Oltretriennalità
Nel corso dell’ultimo
triennio, tutte le
Anffas della provincia
e gli enti vari ad esse
collegate, sono state
investite da una
crescente domanda di
sostegno e di
orientamento da parte
dei genitori (giovani e
non
più giovani) che
riguarda una fascia
molto ampia ed
eterogenea di bisogni.
PAR Convenziona
ONU
Consolidamento e
rafforzamento del
Servizio SAI come
Punto Unico di
Accesso della
disabilità:
Scuola dei diritti e
delle
Responsabilità:
Percorso
formativo per la
crescita di
competenze e di
consapevolezza dei
genitori
Riposizionamento e
Riprogettazione dei
Servizi SAI come
Centro per la famiglia
con disabilità
operante su
scala provinciale.
Per alcuni aspetti i
familiari lamentano
infatti un surplus di
informazione e di
punti di riferimento
parziali e frammentati
e non collegati tra loro
del tutto
privi di una specifica
competenza e che nel
loro insieme finiscono
paradossalmente per
produrre un’azione di
disorientamento
e di confusione e per
moltiplicare le fatiche
dei genitori nel correre
da una
parte all’altra. Con
l’effetto Internet ad
amplificare
ulteriormente
tale caos…
Il Piano di Azione
Regionale per la
disabilità predisposto
da Regione Lombardia
individua
anch’esso la criticità
della frammentazione
informativa.
Il Piano di Azione
individua inoltre la
possibilità di
contrastare tale
effetto attraverso la
realizzazione di punti
informativi ad hoc da
istituire presso
strutture
configurabili come
“Centri per la
Famiglia” che
svolgano funzioni già
comprese tutto cio’
che viene svolto dai
SAI Anffas
(Servizi di Accoglienza
e
Informazione)
Convenzionamento
del SAI con i PdZ per
lo svolgimento di
servizi di
orientamento e
informazione ai
familiari dell’area
della disabilità e per la
protezione giuridica
delle persone fragili.
Risorse : Competenze
Come NOI,
partecipazione dei
genitori
Risorse: Ipotesi di
intervento
Sperimentale da
avviare in parntership
con i 9 PdZ e la ASL.
Risorse:
PdZ
COMENOI
Ricerca
Bandi
Sostegno
Anffas
Tab. 4 Bisogni
della Comunità e
delle istituzioni
Analisi del Bisogno
Possibili Strategie di
Risposta e linee di
indirizzo
Azioni Preventive e
Risorse
Azioni di Contrasto
Realizzabili nella
triennalità e Risorse
Percorsi
Sperimentali con
Orizzonte
Oltretriennalità
Purtroppo nel corso
degli ultimi 3 anni, il
mondo della disabilità
si è dovuto
confrontare con una
situazione paradossale
che ha visto coincidere
l’affermazione e la
ratifica della
Convenzione
ONU sui diritti delle
persone con disabilità
con la progressiva e
drastica riduzione
delle risorse
I contenuti del Piano
Regionale per la
disabilità che
recepiscono lo spirito
e le indicazioni della
Convenzione ONU
auspicano un
inversione di
tendenza delle
politiche e degli
interventi, mettendo
in primo piano il
superamento delle
logiche
dell’integrazione e dei
Progetto di
Comunicazione
Sociale
Organizzazione di
Cienforum-Dibattiti
presso Auditorium per
3 dicembre (giornata
internazionale della
disabilità) e 21 marzo
(Giornata DownAnffas in Piazza)
Progetto di
Educazione Civica “in
cerca di amici” per
stimolare la
costruzione di
relazioni di amicizia
attraverso la
sensibilizzazione di
volontari scuole ecc.
Comunicare la
disabilità in tempi di
crisi e Convenzione
ONU: Giornata di
Formazione per gli
addetti della stampa
locale.
Risorse: Competenze
COMENOI, ricerca
Bandi
Risorse: Competenze
COMENOI, ricerca
Bandi
Risorse: Competenze
COMENOI,
ricerca
Bandi
Organizzazione di
Stage Formativi rivolti
104
economiche sociali e
socio-sanitarie
necessarie a garantire
nei fatti il dettato
costituzionale
previsto dall’art.3 della
Costituzione,
architrave dei diritti
sociali del nostro
sistema di welfare.
Di fatto la situazione
che si è venuta a
creare ha generato
una vera e
propria emergenza
disabilità ampiamente
documentata sugli
organi di stampa e di
informazione e
riconosciuta dallo
stesso Legislatore
Regionale con
l’adozione del Piano di
Azione Regionale per
la Disabilità 2010-2020
e le nuove linee di
indirizzo per la
programmazione
triennale dei servizi
sociali 2012-2014 che
annoverano tra gli
obiettivi fondamentali
del
prossimo triennio, la
sperimentazione di
modelli innovativi di
intervento delle
politiche sociali per
arginare la crisi
acutizzatasi del
nostro sistema di
welfare che sta
aggravando
soprattutto la
condizione
esistenziale delle fasce
sociali più deboli e
fragili.
servizi specialistici che
adattano le persone a
contesti speciali
ancora troppo esclusivi e spesso
discriminanti.
Si propone un
modello di
politiche inclusive che
si ponga l’obiettivo di
abbattere le barriere
culturali e
dell’organizzazione
sociale che
impediscono alle
persone con disabilità
di acquisire e fari
propri i diritti di
cittadinanza e di
partecipazione.
Il Piano di azione
individuato dal
Legislatore Regionale
auspica soprattutto
un’azione sul
piano culturale e della
comunicazione
sociale.
Implementazione del
Progetto CNNews in
collaborazione con le
Testate Locali
Risorse: Competenze
COMENOI, ricerca
Bandi
Amministrazioni
Pubbliche di fronte
alla disabilità
Percorso di
Informazione e
Formazione per gli
amministratori locali
“Il ruolo e i compiti
delle istituzioni per la
tutela dei diritti e della
presa in carico delle
persone con disabilità”
Pagare Il Giusto
La Presa in Carico
a studenti del 5° anno
di superiori.
Risorse: Competenze
COMENOI, ricerca
Bandi
Protocollo d’intesa
Scuole Superiori
Mortara e Istituto
Comprensivo di
Robbio e Associazioni
di Volontariato di
Robbio e di Mortara
Risorse: Competenze
COMENOI, ricerca
Bandi
Risorse: Competenze
COMENOI, ricerca
Bandi
Festa della Città di
Mortara:
Organizzazione e
Animazione della
festa a cura della
cooperativa COME
NOI Anffas Mortara
Bambini e Genitori Fino in Fondo2
2
2 M.Bollani
Convegno Anffas Pavia “Bambini fino in fondo”, 22 ottobre 2011
105
Spunti di riflessione sulla condizione esistenziale dei bambini con disabilità e dei loro genitori
I bambini con disabilità e i loro familiari vivono oggi una condizione esistenziale
particolarmente difficile e per alcuni aspetti paradossale. Impegnati gli uni e gli altri in diversi
percorsi di crescita, di cura, di assistenza e di riabilitazione, all’interno di sistemi sociali e sociosanitari che palesano segnali sempre più consistenti di deterioramento e di precarizzazione,
tanto i genitori quanto i bambini risultano particolarmente esposti al rischio di un precoce
esaurimento delle motivazioni e delle energie psicofisiche necessarie per contrastare le tante
barriere dis-abilitanti che ne ostacolano il raggiungimento di condizioni accettabili di
benessere.
La concreta possibilità di essere bambini e genitori fino in fondo e non costantemente in
affanno, con l’acqua alla gola, appaiono quasi sempre compromesse e negate da una
quotidianità schiacciata dall’emergenza.
Emergenza affettiva, familiare, educativa, riabilitativa, sanitaria, sociale, assistenziale,
scolastica.
Nella vita dei bambini con disabilità e dei loro genitori sembra che tutto lo spazio esistenziale
della famiglia venga assorbito dall’assistere, dal curare, dall’intervenire, dall’organizzare, dal
fare terapia, dal seguire corsi speciali…
La logorante difficoltà di questa condizione di sopravvivenza assume poi i tratti del paradosso
quando le famiglie si trovano a dover fare i conti con una distanza sempre più ampia, come ad
una “forbice che si allarga”, tra i mondi del diritto e delle acquisizioni culturali e il mondo della
vita di tutti i giorni …
Uno scenario spesso assurdo, dove anche la più importante conquista giuridica come
l’approvazione della
Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, assume i toni patetici della farsa
scontrandosi con il pulmino che non c’è più, con la riduzione delle ore di sostegno scolastico o
con l’aumento spropositato dei tempi di attesa per una logopedia.
L’assistenza sociale, l’assistenza domiciliare, l’assistenza sanitaria e la cura terapeutica,
l’assistenza scolastica, il supporto ai genitori, finiscono così per essere percepiti come fragili,
anch’essi indeboliti e precari, in un certo senso “in ritirata”, tra loro scollegati e incapaci di
ricomporre insieme un disegno unitario e progettuale, un’azione complessa e coordinata per
“costruire” il benessere del bambino e della sua famiglia.
I luoghi della cura e dell’assistenza che dovrebbero rappresentare il “terreno” solido e fertile su
cui “coltivare” le opportunità di inclusione del bambino, vengono invece sempre più spesso
percepiti come un terreno “franoso”, con molte faglie e frammenti di rottura, senza punti di
riferimento stabili… Un terreno insidioso, “una terra di tutti e di nessuno” dove è più facile
scivolare, cadere, inciampare, smarrirsi che sentirsi “come a casa”, sostenuti, incoraggiati,
protetti.
Per questo motivo si avverte forte la necessità che tale “territorio” indistinto, da “terra di
nessuno” provi a trasformarsi in una “terra di mezzo”, un luogo di reciproci avvicinamenti, di
scoperta di nuovi spazi di ponti che collegano e incroci che uniscono. Un luogo in cui dallo
scambio, dall’integrazione, dal ri-collegamento tra i tanti “pezzi” esistenti, possa “germogliare”
un progetto con-diviso e sostenibile per il ben-essere del bambino e della sua famiglia, allo
stesso tempo più inclusivo e aperto rispetto alla comunità e meno frammentato, più integrato
(o meno dis-integrato) tra le diverse componenti specialistiche che lo concretizzano.
Su questo scenario, su questo “terreno insidioso e difficile” occorre quindi oggi provare a
riconfigurare “percorsi sostenibili” di aiuto.
Percorsi che possano da un lato sostenere efficacemente i bambini con disabilità pensando
soprattutto a dei luoghi diversi, alla portata di tutti e per tutti per favorire la fuoriuscita del
106
bambino dal circuito degli interventi speciali e dall’altro interventi per i loro genitori per
favorire la congiunzione, l’integrazione, il collegamento e l’interconnessione tra i tanti servizi
specialistici oggi sempre più scollegati che intervengono a supporto del bambino
Spazi di fuoriuscita dalla dimensione “Speciale” per i bambini e Luoghi di integrazione tra le
tante opzioni specialistiche per i loro genitori.
107
R E T E
A d S
a v i a
P
Progetto Amministratore di Sostegno
Dalla tutela alla promozione dei Diritti
[email protected]
www.pavia.progettoads.net
www.progettoads.net
proposta per la nuova triennalità
dei Piani di zona dell’Asl di Pavia
sulla protezione giuridica
108
griglione di proposta per i PdZ sulla protezione giuridica, da parte della Rete AdS-PV
Aumento delle richieste di protezione giuridica e
Amministrazione di Sostegno
I 3 tribunali della provincia di Pavia registrano tutti
il progressivo incremento delle richieste di
protezione giuridica per cittadini incapaci di
provvedere a se stessi. Si tratta di richieste
avanzate perlopiù dai servizi sociali. Da tali
richieste emerge soprattutto la carenza di persone
idonee estranee al nucleo familiare disponibili e
motivate ad assumere volontariamente il ruolo di
amministratore di sostegno verso persone anziane
o con problemi di sofferenza mentale o di
dipendenza. Tale fenomeno ha prodotto, dal 2004
ad oggi, un progressivo affidamento diretto di
persone in difficoltà ad amministratori locali e/o in
subordine a figure professionali (per lo più
avvocati) e in molti casi al fenomeno
dell’affidamento plurimo di più persone con
problematiche diverse, ad un unico
amministratore di sostegno o tutore.
Ciò ha determinato nei fatti, in molte situazioni, il
rischio di un processo di deresponsabilizzazione
dei servizi sociali dai loro compiti di cura, e nel
contempo un’azione di supporto alle persone in
difficoltà prevalentemente burocratica.
In conseguenza di ciò è cresciuto il numero di
persone che -pur essendo incapaci di provvedere
in tutto o in parte a sè- vivono sole, isolate, senza
un supporto umano vicino e realmente presente
nella vita di tutti i giorni come previsto dalla Legge
6/2004 che istituisce l’Amministrazione di
Sostegno.
Appare molto elevato anche il numero di persone
anziane parzialmente o del tutto incapaci che
sono ricoverate in case di riposo e non hanno un
amministratore di sostegno. Nonostante la riforma
del codice civile del 2004, resta quindi ancora
alquanto problematico sostenere e proteggere
giuridicamente attraverso l’assunzione del ruolo di
ads persone anziane, persone in stato di
dipendenza (in aumento le nuove cause come il
Possibili strategie di risposta
A fronte di tale difficoltà le
ipotesi di soluzione più
ragionevoli appaiono
convergere verso la creazione
di un sistema integrato di
protezione giuridica che veda
con-correre più soggetti
sociali, istituzionali e non,
nella direzione di allargare la
“condivisione della non
autonomia” e del sostegno
delle persone in difficoltà.
1) Da un lato si evidenzia la
necessità che i servizi pubblici
e le istituzioni predispongano
interventi istituzionali volti a
coprire questa carenza
fisiologica ad esempio
attivando Servizi per la
Protezione Giuridica. che
possano responsabilmente
farsi carico di proteggere
giuridicamente le persone più
sole, senza rete sociale e
quelle i cui casi presentano un
livello di problematicità e di
complessità particolarmente
elevate.
2) Allo stesso tempo appare
prioritario sensibilizzare le
associazioni di volontariato ad
occuparsi attivamente e
strategicamente di protezione
giuridica, per dare concreta
attuazione e praticabilità alla
legge 6 nei suoi due aspetti
più innovativi. E cioè laddove
Azioni preventive
e risorse
1. Promuovere la
diffusione e la
conoscenza dell’istituto
dell’ammi-nistratore di
sostegno e dei
cambiamenti del
sistema di protezione
giuridica per le persone
fragili introdotti dalla
Legge 6
Risorse (2012):
Progetto Regionale AdS
Fondi Cariplo
- Opuscoli Realizzati
dalla Rete AdS
- Proposte informative
e formative per
famiglie, associazioni,
unità d’offerta,
gratuitamente svolte
dalla Rete AdS fino al
31/12/2012
2. Aggiornare – portare
a termine la
costruzione del sistema
informativo e di
rilevazione dei dati
elaborato dall’Ufficio di
Protezione Giuridica
ASL per rilevare e
conoscere
puntualmente il n° di
persone che
necessitano di
protezione giuridica
presenti nelle unità
d’offerta sociali e socio-
Azioni di contrasto realizzabili
nella triennalità e risorse
Consolidare l’esperienza dei servizi di
accompagnamento familiare promossi
dalle associazioni della disabilità
garantendo una funzione di Sportello
AdS aperta a tutte le aree di disagio
presso le 3 città sede di tribunale
attraverso la creazione di 3 sportelli
AdS a Pavia Voghera e Vigevano
mediante il coinvolgimento delle
associazioni e delle realtà no profit già
attive e sensibilizzate sul tema
Pavia:
Rete AdS, CRC
Voghera:
Rete AdS, Coop.Marta, Coop. La Collina
Vigevano:
Rete AdS, Coop. Come Noi
Ampliare tale opportunità ad altre
realtà che già garantiscono tale
servizio:
Mortara:
Rete AdS, Coop. Come Noi
Mede:
Come Noi, Gabbiano Azzurro
Sannazzaro:
Rete AdS , Coop Marta
Risorse 2012:
Progetto Regionale AdS
Fondi Cariplo
Affiancamento, Supervisione e
Formazione operatori e Volontari
attraverso risorse del progetto AdS e
risorse Provincia di Pavia (Bando
Coesione)
Risorse Economiche Triennio:
Contributo di 1.000,00 euro annuo per
Percorsi Sperimentali
con orizzonte oltre-triennalità
Progetto
“Volontari del Sostegno”
La sensibilizzazione del tessuto
associativo e istituzionale e il
coinvolgimento attivo di alcune tra
le più importanti associazioni
provinciali promosso in quasi due
anni di progetto regionale
Amministratore di Sostegno a cura
della Rete AdS, hanno posto le basi
per la progettazione di un
intervento integrato che coinvolga
insieme, in un’azione sinergica,
l’ente pubblico e il Privato Sociale.
“Volontari del Sostegno”
potrebbe proporsi i seguenti
obiettivi:
1. Affiancamento e sostegno
relazionale delle persone fragili
tutelate da amministratori locali
e/o professionali, da parte di
volontari preparati onde prevenire
e contrastare l’ esclusione sociale
delle persone sole, che presentino
situazioni di parziale o totale
incapacità di provvedere a se
stesse.
2. Affiancamento e Supporto di
volontari preparati a sostegno
delle amministrazioni comunali
per l’attivazione di Servizi per la
Protezione Giuridica.
L’ente Pubblico assume la
responsabilità
dell’amministrazione di sostegno
delle persone sole e incapaci e
109
Gioco) e persone con problemi di sofferenza
mentale. Hanno maggiormente beneficiato della
riforma del codice civile le famiglie di persone con
disabilità che si sono attivate tramite le
associazioni di riferimento per promuovere azioni
di conoscenza della legge 6 ed hanno promosso la
nascita di servizi di orientamento e di
accompagnamento delle famiglie .
prevede che il giudice tutelare
possa
A) chiamare all’incarico una
“persona idonea” (diversa dai
famigliari) oppure
B) designare uno dei soggetti
di cui al titolo II del codice
civile (tra cui le associazioni di
volontariato…).
sanitarie della
provincia.
Risorse
UPG
Rete ADS
Protocollo di Azione
Interistituzionale che
coinvolge i 3 principali
piani di Zona (PV, Vogh,
Vig)
ciascun piano di zona per contribuire
alla costruzione di almeno tre sportelli
gestiti dal privato sociale che possano
svolgere la funzione di accompagnare
le famiglie di persone in difficoltà a
dotarsi per tempo di un AdS
seguendole nella pratica del ricorso e
nella conseguente gestione del
provvedimento.
l’associazione di volontariato
supporta sul piano relazionale e
della vicinanza personale le
persone che beneficiano di un
tutore o di un AdS.
Risorse:
Rete AdS (14 associazioni)
Fondazioni Bancarie
110
Normative di riferimento per la proposta per i PdZ sulla protezione giuridica, da parte della Rete AdS-PV
L’azione del Progetto AdS per la provincia di Pavia si inserisce all’interno della più ampia strategia regionale di attivare interventi
territoriali integrati per la promozione di strumenti di tutela e di sostegno per persone con necessità di protezione giuridica
L’”Ufficio di protezione giuridica”, attivato presso l’ASL nel 2009 in accordo con la Conferenza dei Sindaci, è stato istituito con L.R n.3 del 1203-08.
Il suo funzionamento è delineato dai suoi Provvedimenti attuativi (obiettivo: “applicazione della nuova programmazione socio-sanitaria –
P.S.S.R. 2007/2009) e dalle “Determinazioni in ordine alla gestione del S.S.S.R. per l’esercizio 2011” ( dgr 937 del 01.12.2010: “Le collaborazioni
con il terzo settore” – “Azioni a carico delle ASL”: “Avvio di collaborazioni con il terzo settore in relazione ai compiti dell’UPT, dell’Ufficio di
protezione giuridica e, in generale, in tutti gli ambiti in cui trovi espressione una funzione di supporto o di consulenza alle persone e alla
famiglia”).
L’Ufficio è stato ricompreso nel “testo unico delle leggi regionali in materia di sanità” (L.R. 33/2009).
Il Servizio è stato definito tramite linee di indirizzo della Giunta Regionale – D.G. Famiglia e Solidarietà Sociale del 2008 e del 2009.
Nel triennio 2012/2014 appare pertanto necessario anche in Provincia di Pavia:
 Consolidare la funzione di promozione del complesso delle azioni territoriali in materia di protezione giuridica, di
concerto con i Tribunali di Pavia, Vigevano e Voghera, gli Uffici di Piano, gli Enti Locali, i Servizi socio-sanitari, gli
organismi del Terzo Settore e del Volontariato (informazione, consulenza e assistenza ai Servizi sanitari e sociali
del territorio, ai singoli e alle famiglie, anche per il corretto esercizio delle funzioni di tutela; formazione per gli
Operatori dei Servizi territoriali e delle Unità d’Offerta dell’area anziani, disabili, sofferenza mentale e
dipendenze).
 Sviluppare e consolidare - nel 2012 - le azioni territoriali previste dal Protocollo d’azione interistituzionale per la
realizzazione di un sistema integrato di protezione giuridica stipulato tra Comitato di coordinamento pavese
problemi dell’handicap, ente di 2° livello, Capofila del Progetto “Amministratore di Sostegno” per la provincia di
Pavia (ex dgr 10052 del 07.08.2009 – convenzione tra Regione, Fondazione Cariplo, Co.Ge. e C.S.V. della
Lombardia), l’ASL, gli Uffici di Piano di Pavia, Voghera e Vigevano, la Provincia di Pavia e il Comune di Pavia, per
la costruzione di un sistema integrato di protezione giuridica, collaborando al funzionamento della rete
111
territoriale di punti informativi e di supporto, nata nel 2011 e che prevede l’attivazione di almeno 3 sportelli
informativi per l’assistenza e l’informazione a promuovere la figura dell’amministratore di Sostegno.
La proposta si situa in continuità con il contesto configurato dal Protocollo d’azione interistituzionale sottoscritto e ben specificato dal
Documento di Programmazione dell’ASL PAVIA
 vd successiva tabella relativa al Titolo 1 del Documento.
Specificazioni contenute nel Documento di Programmazione ASL PAVIA ‐ Allegato 1 Area Socio‐Sanitaria – Aree di priorità 2012
AREE DI BISOGNO DELLA PERSONA
Titolo 1 Realizzazione di un sistema integrato di protezione giuridica delle persone fragili
Nel corso del 2011 si è provveduto a redigere ed approvare il “Protocollo d’azione interistituzionale sulla disabilità per la realizzazione di un sistema
integrato di protezione giuridica delle persone fragili”, tra ASL Pavia, Comitato di Coordinamento pavese per i problemi dell’Handicap (capofila Rete AdS
Pavia, Provincia di Pavia, Comune di Pavia, Consorzio Sociale Pavese ed Ambiti Distrettuali di Voghera e di Vigevano), in applicazione degli interventi
previsti dalle d.g.r. n. 937/2010 e n. 983/2010 di Regione Lombardia.
Obiettivo
Allargamento del gruppo
dei firmatari a tutti e 9 gli
Ambiti distrettuali,
alla Azienda
Ospedaliera
ed ai 3 Tribunali del
Territorio.
Azioni
Effettuazione di incontri di
presentazione alle unità d’offerta ed
incontri con Ambiti Distrettuali,
Azienda Ospedaliera, Tribunali e
Servizi Dipendenze;
Risorse da
utilizzare
Il Responsabile
dell’U.P.G.
ed una unità di
personale
amministrativo
Tempistica
Entro luglio
2012
Risultato Atteso
Miglioramento
protezione giuridica
della persone fragili
Valutazione Scostamento
(Indicatore iniziale – Indicatore
Finale)
Indicatori di processo: avvenuta
effettuazione degli incontri previsti.
112
Sottoscrizione del Protocollo da parte
dei rimanenti 6 Ambiti Distrettuali,
dell’Azienda Ospedaliera e dei 3
Tribunali territoriali;
Entro 2012
Sviluppo e piena applicazione degli
interventi previsti dal protocollo
Entro 2012
Indicatori di esito: effettiva sottoscrizione
del Protocollo da parte di: ‐ 6 Ambiti
Distrettuali rimanenti;
‐ l’Azienda Ospedaliera;
‐ i 3 tribunali del territorio
Valutazione dello scostamento tra il valore
iniziale e il valore finale:
∙ valore iniziale è n. attuale dei firmatari (ASL
PAVIA + 6 firmatari);
∙ il valore finale è n. finale effettivo dei
firmatari (n. 10 firmatari previsti)
113
CARITAS DIOCESANA DI VIGEVANO
PROGETTO “COSI LONTANI COSI VICINI: percorsi di sostegno alla famiglia nell’assolvimento
dei compiti
educativi e di cura dei minori in situazioni di fragilità, isolamento e difficoltà socioeconomiche e culturali”
Finanziamento Regionale: ART. 4, comma 1, lettera a) l.r. n.1/08 “Testo unico delle leggi
regionali in materia di volontariato, cooperazione sociale, associazionismo e società di mutuo
soccorso”
Bando: 2011
Durata:
12 Mesi
Ente Capofila: Associazione Caritas Diocesana di Vigevano - Onlus
Partner di Progetto: Ambito Distrettuale di Vigevano (partner 1)
Centro di Consulenza Familiare (partner 2)
Soggetti In Collaborazione:
 Provincia di Pavia -Ambito Distrettuale di Mortara - Compagnia dei Carabiniere di Vigevano;
 Istituto Suore Missionarie dell’Immacolata Regina della Pace - Parrocchia S. Croce e S. Pio X
di Mortara - Parrocchia S. Lorenzo di Mortara - Parrocchia Addolorata di Vigevano Parrocchia di Gambolò - Parrocchia B.V. Immacolata di Vigevano;
 ASD Scherma Club Vigevano - Fondazione Luigi Clerici di Vigevano e Mortara - Vigevano
Web srl ;
 ConfCooperative Federsolidarietà - Cooperativa Sociale OIKOS – Onlus - Cooperativa
Sociale Kore – Onlus - Cooperativa Sociale Betania – Onlus;
 Istituto Comprensivo Robecchi di Gambolò - Istituto Comprensivo Carlo del Prete di
Cassolnovo - Liceo Linguistico Leonardo da Vinci di Vigevano - Istituto Tecnico Casale di
Vigevano - Istituto Professionale Ciro Pollini di Mortara - Istituto Tecnico Caramuel di
Vigevano - Scuola Secondaria Josti-Travelli di Mortara - Scuola Secondaria Bramante di
Vigevano - Terzo Circolo Didattico di Vigevano;
Destinatari Diretti e indiretti:

Nr. 150 Famiglie, genitori e insegnanti.

Nr. 300 Studenti (Bambini tra i 6/10 anni, Pre-adolescenti e Adolescenti).

Nr. 500 Adulti (contattati nella Sensibilizzazione e informazione del Territorio).
Obiettivo:
Il progetto intende creare e sviluppare una rete di soggetti pubblici e privati capaci di realizzare
congiuntamente la pianificazione di interventi personalizzati mirati a favorire, nel presente, e
garantire, in prospettiva, l’assolvimento dei compiti educativi e di cura dei minori da parte dei
genitori per quelle famiglie, presenti sul territorio Lomellino e Diocesano, che si trovino in
situazioni di fragilità, isolamento e difficoltà socio-economiche e culturali.
I precisi impegni specifici, necessari sono quelli di costruire INSIEME AI GENITORI le basi per un
dialogo intergenerazionale, instillare FIN NEL PROFONDO del cuore dei ragazzi, un senso di
empowerment che migliori o aiuti a recuperare la propria autostima e infine rafforzare nella
cittadinanza IL VALORE dell’educazione come arricchimento culturale personale e come
impegno civico nei confronti degli altri e della città in cui si vive.
Attività:
114
A FAVORE DELL’ADULTO:
 Attività 1: Accompagnamento psico-socio-assistenziale e valutativo offerto ai genitori,
inseriti in un contesto con problematiche legate a situazioni di disagio socio-economico,
 Attività 2: Attivazioni di gruppi di Training Formativo sulla Genitorialità con la strutturazione
di percorsi articolati per l’acquisizione di conoscenze teoriche e competenze pratiche sul
tema dei genitori e sul rapporto coi figli
 Attività 3: Orientamento ai servizi sociali e socio-sanitari operanti sul territorio, nei casi di
particolare disagio
A FAVORE DEL MINORE:
 Attività 1 - Promozione, educazione e prevenzione, nelle classi elementari, medie inferiori e
superiori, di cicli di laboratori di “empowerment” che aiutino a cogliere, valorizzare o fare
emergere le risorse, le capacità e le potenzialità nuove e quelle già presenti.
 Attività 2 - Spazio d'Ascolto, informazione e consulenza per colloqui individuali di
confronto, sfogo e sostegno con lo studente sotto la supervisone di psicologi qualificati.
 Attività 3 - Momenti di socializzazione ludico/ricreativi extrascolastiche, attraverso l’utilizzo
di un’unità mobile, in luoghi di incontro formali e informali che mirino a favorire il rispetto
reciproco, l'interazione e l'integrazione delle differenti persone e dei diversi gruppi in un
contesto relazionale, ricreativo ed educativo, fatto su misura per gli adolescenti ed
educativi extrascolastici
 Attività 4 - percorso annuale di attività extrascolastiche pomeridiane e doposcuola in
accordo con l’Istituto delle Suore Missionarie di Mortara
A FAVORE DEL TERRITORIO:
 Attività 1 - Potenziamento e miglioramento degli interventi di sostegno alla famiglia
 Attività 2 - Sensibilizzazione del Territorio
 Attività 3 – Sviluppo di un’attività formativa del territorio
Territori di sperimentazione:

Ambito distrettuale di Vigevano

Ambito distrettuale di Mortara
PROPOSTA DELLA COOPERATIVA COMUNITA’ BETANIA
115
PROGETTO “FAMIGLIA E’ LAVORO”
CHE COS’E’
Il progetto “Famiglia è lavoro” è un’iniziativa rivolta a conciliare esigenze familiari ed esigenze
lavorative dei lavoratori della Cooperativa Comunità Betania Onlus (da qui in poi solo
Cooperativa) e di imprese associate a Confcooperative – Unione di Pavia a Confartigianato
Imprese Lomellina.
Ha come riferimento normativo il Piano regionale per favorire la conciliazione dei tempi di vita
e di lavoro, approvato dalla Regione Lombardia con DGR n.381 del 15 agosto 2010, ed intende
dare attuazione alle linee del Piano di lavoro territoriale per la conciliazione dei tempi di vita e
di lavoro in Provincia di Pavia, firmato il 6 ottobre 2011, al quale intende fare richiesta di
adesione al termine della sperimentazione.
Il progetto è risultato beneficiario del contributo del “bando regionale per il cofinanziamento di
progetti innovativi in materia di welfare aziendale e interaziendale – ex d.g.r. 2055/2011:
 il contributo è stato riconosciuto con D.G.R. n° 11737 del 02/12/2011 (vedi copia allegata);
 su un costo complessivo di € 175.000,00 è stato finanziato per una cifra di € 140.000,00,
pari all’80%;
 il progetto si è collocato al 22° posto su 60 progetti presentati da parte di imprese
lombarde di tutte le province, di cui 33 ammessi al finanziamento.
OBIETTIVI
1. Sperimentare un modello di conciliazione aziendale: intendiamo a) adeguare la
nostra organizzazione, attraverso la revisione organizzativa per conciliare i tempi
ella famiglia e del lavoro, il fund raising dedicato alla conciliazione, la costituzione
di un fondo di riserva sociale (assistenza sanitaria, fondo pensione integrativo) e
il costante monitoraggio delle azioni progettuali; b) attivare i servizi di welfare
aziendali inerenti l’assistenza ai figli minori (babysitting, il convenzionamento con
asilo nido), l’assistenza familiare dei lavoratori e l’avvio dello sportello di
conciliazione, che deve coordinare gli stessi e dare consulenza economico
finanziaria; c) compiere una campagna di informazione ai lavoratori della
cooperativa oltre che curare la formazione delle figure individuate.
2. Sperimentare la trasferibilità del modello e la interazione virtuosa con altre
imprese: intendiamo a) effettuare la consulenza aziendale per implementare, nel
secondo anno di progetto, il modello da noi applicato ad altre cooperative
associate a Confcooperative e Confartigianato Lomellina, allo scopo di creare le
basi per la costruzione di una rete di imprese territoriali (almeno 4 imprese tra
cooperative e imprese artigianali); b) informare sui risultati del modello nel primo
anno e formare il personale e la direzione delle imprese intenzionate a
implementare il modello nel secondo; c) attivare ed erogare i sistemi di welfare
anche nelle imprese aderenti, svolgendo un ruolo di tutoring per il personale
destinato.
CHE COSA FARA’
Il progetto ha individuato un bacino potenziale di 80 lavoratori con figli minori a carico e di 45
lavoratori con a carico persone disabili e non autosufficienti, includendo i lavoratori con queste
116
caratteristiche della Cooperativa e aspettandoci di poter raggiungere e coinvolgere nella
sperimentazione almeno altre 4 imprese, tra quelle aderenti alle due associazioni di categoria
aderenti.
Tali dati prendono spunto in parte dal recente Rapporto sull’Economia Provinciale 2010, a cura
dell’Ufficio Studi della CCIAA di Pavia, ed in parte dall’esperienza diretta della Cooperativa: su
64 lavoratori tra soci e dipendenti a tempo determinato, 49 sono donne; negli ultimi 3 anni si è
registrata una medi di 1.500 ore di maternità (tenuto conto che nel settore assistenziale quasi
tutte le lavoratrici hanno diritto all’astensione anticipata dal lavoro fino al momento
dell’accertamento della gravidanza, e l’interdizione post partum fino al settimo mese
compreso). Il tema della maternità e della cura dei figli ha un incidenza centrale sul tema della
conciliazione dei tempi di famiglia e lavoro.
Attività di erogazione di servizi di welfare a favore dei lavoratori:
 Babysitting
 Convenzionamento con asilo nido
 Maggiordomo aziendale (operatori per il disbrigo di commissioni e pratiche
burocratiche)
 Accompagnamento per visite mediche e altro tramite l’utilizzo di automezzo agevolato
per trasporto disabili
 Assistenza domiciliare per prestazioni sanitarie e per sostituzione del familiare o per
agevolare il periodo di rientro in casa dopo un ricovero ospedaliero
 Sportello aziendale di orientamento alle forme di credito più adeguate per le esigenze
familiari del lavoratore
 Percorsi di formazione per i lavoratori caregiver
 Percorsi di sostegno alla genitorialità
 Stipula di convenzioni per il sostegno al reddito
Adeguamento organizzativo: per venire incontro ai bisogni dei lavoratori, la Cooperativa
inizierà ad operare una revisione organizzativa al proprio interno per valutare forme di
flessibilità e riordino dei servizi (ad esempio banca delle ore, banca del tempo, ecc…)
PARTNER
I soggetti che hanno aderito come partner al progetto sono:
CONFCOOPERATIVE – UNIONE DI PAVIA, associazione di categoria di cooperative che guarda al
territorio di tutta la provincia pavese, che contribuisce nella supervisione e nella consulenza
riguardo l’esportabilità del modello.
CONFARTIGIANATO IMPRESA LOMELLINA, l’associazione di categoria più fortemente
rappresentativa del settore, che contribuisce con una consulenza progettuale e organizzativa
di alto profilo, attestato dai decenni di esperienza nell’offrire servizi di qualità alle proprie
associazioni, con una grande attenzione alla responsabilità sociale verso dipendenti e verso la
comunità territoriale.
FISASCAT CISL (Federazione Italiana Sindacati Addetti Servizi Commerciali, Affini e del Turismo)
è la Federazione di categoria della Cisl che rappresenta i lavoratori e le lavoratrici dei settori del
Terziario, Turismo e Servizi, per i quali stipula i contratti collettivi nazionali, aziendali e
territoriali: negli ultimi anni è particolarmente impegnata per gli orari di lavoro, la flessibilità
contrattata, il rapporto a tempo parziale, con l’obiettivo di attuare politiche occupazionali
tendenti a conciliare i tempi di lavoro con i tempi di vita specialmente in favore del lavoro
femminile (Coordinamento donne Fisascat Cisl) presente consistentemente nei settori
rappresentati dalla Fisascat Cisl.
117
FUNZIONE PUBBLICA CGIL è una struttura di categoria della CGIL: organizza a tutela dei
lavoratori del settore socio sanitario assistenziale educativo privato (Cooperazione sociale,
Associazionismo, ecc.), oltre che dello stato (Ministeri), delle Agenzie Fiscali, del Parastato
(INPS, INAIL, ACI, CRI, ecc.), della Sanità pubblica (Aziende Ospedaliere, Aziende Sanitarie
Locali) e private (Ospedali e Cliniche private ed ex convenzionate). Svolge la sua attività di
tutela, contribuendo a rendere più forte, efficace e condiviso il profilo delle politiche sociali, per
rendere effettivi i “Diritto di Cittadinanza”.
ASSOCIAZIONE CARITAS DIOCESANA DI VIGEVANO ONLUS è l’organismo della Chiesa Locale
incaricato per la Pastorale della carità e della solidarietà sociale, opera dai primi Anni Novanta
accanto alle diverse forme di emarginazione, disagio e debolezza sociale: negli ultimi anni si è
occupata del sostegno alla maternità e alle famiglie in situazioni di fragilità, isolamento e
difficoltà socio-economiche e culturali.
ANFFAS VIGEVANO ONLUS è UN’ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO nata per garantire la tutela
dei diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie per posi come strumento di
sensibilizzazione ai loro problemi: raccoglie famiglie del territorio di Vigevano che hanno al
proprio interno persone diversamente abili, che quotidianamente fanno esperienza di problemi
concreti che il lavoro può rappresentare, soprattutto quando non vengono riconosciute le
esigenze specifici di un lavoratore caregiver.
Confcooperative, Confartigianato Impresa Lomellina, Cisl, CGIL, Assocaizione Caritas Diocesana
di Vigevano sono tra gli enti aderenti il Piano del Lavoro Territoriale per la Conciliazione dei
Tempi di Vita e di Lavoro nella Provincia di Pavia.
INTEGRAZIONE CON I PIANI DI ZONA
Regione Lombardia riconosce nei Piani di Zona lo strumento della programmazione sociale in
ambito locale e, in ambito distrettuale, della integrazione tra la programmazione sociale e la
programmazione sociosanitaria. In questo senso i Piani di Zona raprresentani una
fondamentale “leve a disposizione di Regione Lombardia per facilitare i processi di
conciliazione famiglia-lavoro” (vedi LIBRO BIANCO – Roadmap per la conciliazione famiglia-lavoro,
Regione Lombarida, Settembre 2011, p.15).
Nell’ambito dello sviluppo del presente progetto la Cooperativa si propone e dichiara la propria
disponibilità a valutare con il tavolo del Terzo Settore e con i settori tematici dei Piani di Zona la
sperimentazione di progetti innovativi in tema di integrazione tra welfare territoriale e welfare
interaziendale, in coerenza con il Piano di lavoro territoriale per la conciliazione dei tempi di
vita e di lavoro in Provincia di Pavia.
PROPOSTA DELLA FONDAZIONE LE VELE
118
La Fondazione Le Vele è una Fondazione di partecipazione senza scopo di lucro, promuove
iniziative nel settore della formazione e delle politiche attive per il lavoro. È un Ente di
Formazione Professionale, accreditato per la formazione e il lavoro in Regione Lombardia e con
un forte radicamento territoriale. Progetta e realizza servizi di orientamento, formazione ed
accompagnamento al lavoro che mirano allo sviluppo professionale della persona e
all’affermazione mediante il lavoro contribuendo alla crescita economica del territorio e
all’integrazione sociale.
La Fondazione in virtù di una convenzione sottoscritta e attiva dal 20/12/2010 con il Comune di
Mortara, con la quale è stato istituito uno Sportello Multifunzionale per il Lavoro per proporre
l’erogazione di servizi finalizzati all’inserimento lavorativo, quali accoglienza, orientamento,
ricerca attiva del lavoro, consulenza all’autoimprenditorialità e la messa a disposizione di
professionalità nel settore.
Avendo rilevato una concreta necessità di servizi basilari all’inserimento lavorativo, alle
esigenze conciliative delle famiglie, all’utilizzo degli strumenti di ammortizzatore ecc…;
Si intende candidarsi, per rafforzare con maggiore e più fattivo impegno, allo sviluppo di nuovi
servizi integrando con i Piani di Zona per proporre il potenziamento, sia dei servizi già in atto sia
di nuove azioni propositive che siano in grado di offrire concrete risposte alle necessità locali.
Pertanto sono state individuate alcune delle possibili azioni concrete realizzabili sul territorio
attraverso le quali ci si propone di poter intervenire con particolare attenzione e in modo
mirato sulle fasce maggiormente svantaggiate tra cui:
- disoccupati, soggetti deboli, minori e soggetti coinvolti da provvedimenti
restrittivi della libertà, per i quali saranno attivati servizi mirati quali
prenotazione dote e messa in atto di interventi personalizzati previsti e
concordati con l’utenza;
- giovani disoccupati, per i quali si effettueranno tirocini formativi finalizzati
all’inserimento lavorativo;
- donne e famiglie , minori, anziani, disponibili attivando servizi di
conciliazione quali babysitteraggio, doposcuola, organizzazione di
momenti ricreativi anche intergenerazionali tra bambini-famiglie.
Ci si impegna inoltre a rafforzare, incrementare e migliorare i servizi insiti tra le attività dello
“Sportello Multifunzionale per il Lavoro” sviluppando una sempre maggiore efficienza dei
servizi di orientamento e ricerca attiva del lavoro.
PROPOSTA CASA DELLA CARITA’ ONLUS
119
La Casa della Carità onlus, che opera a Mortara dal 2000, è un’Associazione di laici cattolici
volontari che si uniscono agli sforzi della società e della Chiesa per agire contro gli stati di
ingiustizia, di sofferenza, di povertà.
Le attività che svolgiamo:
AIUTIAMO sul territorio le famiglie in difficoltà:
ACCOGLIAMO nel nostro centro di ascolto chiunque si trovi in difficoltà;
GESTIAMO con il GVV un dopo scuola per bambini e ragazzi di famiglie disagiate;
REALIZZIAMO progetti su emergenze specifiche in collaborazione con gli Enti Pubblici.
 È imminente l’apertura della Casa di Accoglienza per donne maltrattate e/o in
difficoltà (Alloggio per l’autonomia).
La Casa della Carità onlus di Mortara è iscritta:
al registro del volontariato (ex l.r. 22/93) nella sezione provinciale con provvedimento n.
1300/DR del 28.02.03 pr.34;
al registro regionale dell’associazionismo familiare (ex l.r. 23/99) con provvedimento n°
6972 del 20.06.2006 pr. 680.
La Casa della Carità onlus ha come partner il GVV di Mortara con cui lavora in sinergia.
PROPOSTA DELL’ASSOCIAZIONE GRUPPI DI VOLONTARIATO VINCENZIANO (GVV)
120
L’Associazione Gruppi di Volontariato Vincenziano (GVV), che opera a Mortara dal 1920, è
un’organizzazione di Laici che, seguendo il carisma di San Vincenzo, si uniscono agli sforzi della
società e della Chiesa per combattere ogni forma di povertà, morale e materiale, e promuovere
la crescita e la dignità delle persone. È diffusa in tutto il mondo come Associazione
Internazionale di Carità.
Le attività che svogiamo:
AIUTIAMO sul territorio le famiglie in difficoltà;
ACCOGLIAMO nel nostro centro di ascolto chiunque si trovi in difficoltà;
GESTIAMO un dopo scuola per bambini e ragazzi di famiglie disagiate;
REALIZZIAMO progetti su emergenze specifiche in collaborazione con gli Enti Pubblici.
Il GVV di Mortara, nell’ambito del territorio in cui opera, è in convenzione con il Comune di
Mortara, con il Comune di Olevano di Lomellina e con il Comune di Castello d’Agogna,
relativamente al progetto di distribuzione di generi alimentari a persone disagiate e segnalate
dai Servizi Sociali di dette Amministrazioni Comunali.
Nell’ ambito del progetto “Tutti insieme in girotondi” (centro di aggregazione e doposcuola
per combattere la dispersione scolastica), lavora in sinergia con le Scuole Elementari e le Scuole
Medie di Mortara: il progetto è stato finanziato dall’ASL nell’ambito della l.r. 23/99 anno 2007.
Il GVV di Mortara è iscritto:
al registro del volontariato (ex l.r.22/99) nella sezione regionale con provvedimento n°
2651 del 30.05.1996;
al registro regionale dell’associazionismo familiare (ex l.r. 23/99) con provvedimento n°
28608 del 14.11.2000.
Il GVV ha come partner la Casa della Carità onlus di Mortara con cui lavora in sinergia.
PROPOSTA INAS- CISL
121
“SPORTELLO DI PARITA’ E CITTADINANZA”
Attivazione ed implementazione di un servizio di ascolto, orientamento, procedure e consigli
inerenti alle problematiche correlate alle pari opportunità, al lavoro, ai diritti e doveri di
cittadinanza, alla casa, all’immigrazione.
A. Luogo di intervento.
Topografico.
 I Comuni di Vigevano, Mortara Mede, Sannazzaro de’ Burgondi, appartenenti al
territorio Lomellino. Si prevede l’apertura di uno sportello Comune/CISL, pensato ad
hoc, istituito negli uUffici del Patronato INAS – CISL.

Comune di Pavia, in particolare la Questura e gli Uffici pubblici centrali, quale luogo
di interlocuzione istituzionale per il perfezionamento e la formalizzazione dei percorsi di
cittadinanza, legalità e pari opportunità per cittadini deboli ed in condizioni disagiate.
Dei servizi.

Progettare e gestire la convenzione, significa che i Comuni sopra evidenziasti ed il
Patronato INAS - CISL si pongono quali promotori di un lavoro di rete sinergica, che
coinvolga realtà ed Enti del territorio in questione , sia pubblici che privati.
Del bisogno.
Si intende intervenire su tipologie di bisogni di due livelli.
Il primo livello riguarda la persona nella sua individualità: il costante aumento del
bisogno relativo a quali: casa, lavoro, pensione…
Il secondo livello considera i servizi presenti sul territorio Lomellino, ricercando un
riferimento che mantenga i collegamenti tra le diverse specificità, tutte al servizio di uno
stesso individuo.
B. Funzioni.
Il bisogno delle cittadine e dei cittadini italiani comunitari e non comunitari, spesso in
grave difficoltà, al fine di ricevere risposte specifiche e competenti rispetto alle
problematiche legate al mondo del lavoro, della casa, dell’immigrazione, dei diritti e dei
doveri di cittadinanza, delle pari opportunità.
Le Amministrazioni comunali sono titolari delle funzioni in materia di segretariato
sociale, ma si si possono notare delle criticità e delle difficoltà oggettive nel soddisfare le
crescenti richieste per molteplici motivi, carenze di personale, adempimenti burocratici
ed amministrativi molto numerosi, demandati dagli organismi centrali agli Enti Locali
periferici risorse economiche disponibili in sempre più in diminuzione, carenza di
personale in organico professionalmente formato e qualificato in modo tale da dedicare
in maniera esclusivo ed esaustiva, all’elevato numero di cittadini che si rivolgono agli
uffici comunali , al fine di ottenere prestazioni sociali, ed infine la possibilità di
accellerare i tempi di istruttoria e definizione delle pratiche.
122
C. Origine e motivazione della convenzione.
La specificità del problema si inserisce in un contesto più ampio di bisogni e richieste, in
cui i diritti delle persone spesso non sono goduti o vengono taciuti nell’ignoranza o nella
assenza/scarsità delle opportunità.
La tutela e la promozione della parità e della cittadinanza che si intendono perseguire
coinvolgono la globalità della persona e passano attraverso la sua attivazione, come
risorsa e soggetto attore del percorso proposto. L’ottica è quella del perseguimento di
una “forma complessiva di tutela”, in un contesto di promozione integrale del diritto (in
cui diritti e doveri sono in correlazione), che vada ad incidere sulle povertà e sul disagio
sociale in modo rilevante, proprio per la modalità proposta. La scelta di affrontare diritti
specifici vuole, in questo senso, considerare la figura (il lavoro, la casa …), senza
tralasciare lo sfondo (la persona nella sua interezza).
Il Patronato INAS CISL, persona giuridica di diritto privato senza scopo di lucro svolge,
nell’ambito della propria attività istituzionale, un servizio di pubblica utilità ai sensi
dell’art. 1 della L.152/2001.
Visto l’art. 5 comma 2 della L328/2000, recante “ legge quadro per la realizzazione del
sistema integrato di interventi e servizi sociali” , gli enti pubblici possono, tra l’altro,
ricorrere a forme negoziali che consentono ai soggetti operanti nel terzo settore la
piena espressione della propria progettualità, avvalendosi di analisi e di verifiche che
tengano conto della qualità e delle caratteristiche delle prestazioni offerte e della
qualificazione del personale.
Visto che gli Istituti di Patronato, ai sensi dell’art. 10 della L.152/2001 possono svolgere
senza scopo di lucro attività a sostegno, informative, di servizio e di assistenza tecnica in
favore delle pubbliche amministrazioni, sulla base di apposite convenzioni; che l’art. 10,
comma 4, della L. 152/2001 prevede che le convenzioni di cui ai commi 1, lettera b, e 2,
prevedono il rimborso delle spese sostenute dagli istituti di patronato e di assistenza
sociale da parte delle istituzioni pubbliche e private convenzionate.
D. Oggetto della convenzione.
Il progetto si inserisce, in prima istanza, in un contesto in cui i bisogni di prima necessità
si sommano al bisogno di pari opportunità e cittadinanza, quali sono quelli connessi al
lavoro - inteso come ricerca, reinserimento, stipulazione del contratto - alla casa, ai
diritti e doveri dei cittadini, alle pari opportunità di genere, alla genitorialità, alla vita
familiare e a tutte le fasi dell’esistenza.
E’ fondamentale il primo impegno individuato , l’ACCOGLIENZA del cittadino, per
l’ASCOLTO del bisogno, la SCELTA della risposta, l’OFFERTA della soluzione , la
GESTIONE dell’adempimento e soddisfazione del RISULTATO.
L’Inas offre adeguate garanzie di affidabilità e professionalità del personale impiegato;
le attività previste rientrano tra le” attività diverse” di cui all’art. 10 della L.152/2001 e
sono svolte direttamente nei confronti e per conto dell’Ente locale.
Con la presente convenzione , si conferisce al patronato INAS - CISL l’espletamento delle
attività di segretariato Sociale che l’Inas svolgerà utilizzando propri operatori dedicati;
ricevimento pubblico negli orari di apertura degli Uffici, in relazione ad accoglienza,
123
front office e gestione delle pratiche proposte; confronto e aggiornamento mensile con
funzionario incaricato dall’Ente sottoscrittore della presente convenzione al fine di una
verifica del servizio erogato ed eventuale aggiornamento e coordinamento del servizio
stesso.
E - Risorse umane e strumenti / mezzi previsti per la convenzione.
L’aspetto innovativo e caratterizzante del progetto è la dimensione di integrazione non solo
negli obiettivi sociali della presa in carico dei bisogni di pari opportunità del territorio
Lomellino, ma anche e già a partire dall’organizzazione delle risorse umane da attivare:
infatti si pensa di porre all’opera nello Sportello operatori con elevata esperienza di ascolto,
couseulling, lavoro di rete e segretariato sociale; INAS, dal canto suo, assicura l’operatività di
una figura sindacale di origine non italiana, con capacità di mediazione linguistico-culturale e
competenze specifiche sulla tutela delle opportunità per italiani e stranieri, donne e uomini,
riservandosi di valutare l’opportunità di affiancarla in itinere con un’ulteriore operatore
sindacale.
Dal punto di vista logistico e strumentale la sede zonale INAS CISL mette a disposizione gli
uffici completi di arredo, telefono e strumentazione informatica - connessa alla rete –, e
privi di barriere architettoniche, ubicati nelle sedi dei Comuni indicati.
Nella specificità le prestazioni che potranno essere erogate dal Patronato INAS – CISL, dopo
la valutazione soggettiva ed obiettiva dell’individuo e del suo nucleo familiare, possono
essere riassunte come dal prospetto sotto riportato:
MINORI:
Tutela
Indennità di frequenza
ADULTI/ANZIANI:
Avviamento al lavoro
Collocamento obbligatorio L. 68
Ammortizzatori sociali (Richiesta indennità di
Disoccupazione)
Consulenza previdenziale pensionistica globale
Procedure per riconoscimento invalidità civile
Procedure per riconoscimento L. 104
Pensione sociale
IMMIGRATI:
Pratiche per rilascio e rinnovo permessi di soggiorno
Pratiche per ricongiungimenti familiari
Pratiche inerenti i flussi migratori
Inoltre il servizio di front office, seguito da personale qualificato e professionalmente
preparato, ascoltando i bisogni delle persone offrirà un momento di aggregazione sociale,
nonché di crescita socio/culturale, per tutti i cittadini che si rivolgeranno al Patronato INASCISL.
PROPOSTA ASSOCIAZIONE DIANOVA
Interventi effettuati
124
Informazione: attivato servizio Skype per pronto intervento droga/alcol on-line e info sui servizi
di Dianova;
Intervento Alcol: iniziate riunioni mensili di mutuo auto aiuto aperto alle famiglie del territorio,
effettuate nella sala messa a disposizione dall’Assessorato ai Servizi Sociali;
Prevenzione: in atto progetto di prevenzione alle dipendenze per studenti e adulti (prevista
conclusione 31/12/2012.
Previsione prossimo triennio
A seguito dei dati emersi dalla somministrazione dei questionari a circa 1.800 studenti delle
scuole secondarie di 1° e 2° grado del nostro Territorio, dove si evince tra l’altro che il 45% degli
intervistati hanno fatto uso di sostanze (26,5% nelle scuole di 1° grado) e di cui nel 100% degli
intervistati, la prima sostanza usata è stato l’alcol, e dalla seguente denuncia fattaci da alcuni
presidi delle scuole medie di 1° grado, che evidenziano che “Il fenomeno dell'uso di sostanze è
una realtà conclamata…”, per il prossimo triennio si potrebbe ipotizzare:
Prevenzione:
1) creazione di laboratori nelle scuole secondarie di primo grado; l’obiettivo è di lavorare con i
gruppi classe (o gruppi costituiti da studenti individuati dall’istituto), con metodi interattivi
sul tema del disagio in ambito preventivo. L’utilizzo di tecniche dinamiche, quali il role
playing, favorisce l’apprendimento in quanto permette alla persona di sperimentare in
modo partecipe ed attivo aumentando di conseguenza sia la comprensione che la
consapevolezza. Si sottolinea l’importanza della fase evolutiva correlata alle scuole
secondarie di primo grado rispetto all’individuazione del disagio nascente e all’attivazione
di contesti di ascolto, di dialogo e di sostegno.
2) Progetto di sensibilizzazione sul tema Alcol per le classi IV e V delle scuole primarie. Si
tratta di uno spettacolo interattivo condotto da un “divulgatore giocoso”, professionista
che fa prevenzione in chiave ludica. I contenuti e le informazioni vengono infatti trasmesse
con un susseguirsi di attività ludico-ricreative, in grado di stimolare la partecipazione diretta
ed il coinvolgimento dei bambini. Il progetto si propone di stimolare la riflessione, la
discussione, il confronto tra grandi e piccini e, non ultimo, gettare le basi per formare
adolescenti consapevoli. Per la modalità adottata costituisce un elemento di novità nel
campo dell'educazione alla salute. Il progetto è svolto da un professionista che da cinque
anni si fa promotore di spettacoli di prevenzione nelle scuole primarie e per la scelta dei
contenuti ci si è avvalsi della consulenza dell'Istituto Superiore di Sanità.
3) Non verrà invece data continuità all’intervento iniziato nelle scuole medie secondarie di
secondo grado per non “colludere” con un altro progetto regionale; detto progetto,
finanziato dalla Regione Lombardia, prevede la realizzazione di programmi di
prevenzione/formazione gestiti dalle ASL Lombarde, attraverso un lavoro mirato all'
acquisizione di competenze (life skills program) rivolti agli adolescenti e alle loro famiglie;
attualmente sviluppata in 114 scuole tra cui le prime classi dell’Istituto Ciro Pollini di
Mortara.
Intervento Alcol: mantenere ed incrementare le riunioni mensili di mutuo auto aiuto aperto alle
famiglie del territorio;
125
Informazione: mantenere attivo il servizio Skype per pronto intervento droga/alcol on-line e
info sui servizi di Dianova.
Assistenza e formazione: adesione alle regole indicate nel DGR 2663/2011 sulla sperimentazione
di nuovi modelli di intervento rispondenti ai bisogni emergenti, anche con l’individuazione di
best practices (es. situazioni di cronicità, di grave disagio e devianza, minori in difficoltà anche
con problemi di dipendenza, di abuso/dipendenza compatibile con una vita sociale e lavorativa,
risposte dedicate a particolari tipologie e modi di consumo/abuso/dipendenza,…).
Nella revisione del sistema di intervento per le dipendenze verranno sperimentati e introdotti
nuovi modelli (modalità) di gestione delle unità di offerta maggiormente adeguati alle
caratteristiche della domanda: es. dipendenze croniche, cocaina, dipendenze comportamentali.
Nella sede di Cozzo proporremo interventi/degenze a lungo termine, con formazione
professionale (gestione del verde, scuola di panificazione e laboratorio di informatica) ed
inserimento socio-lavorativo.
ASSOCIAZIONE OLTREMARE
PROGETTO “BENVENUTO 2012”
PRESENTAZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
DATI IDENTIFICATIVI DEL PROGETTO
126
D.G.R. di riferimento: Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale n. 12369 del
14/12/2011
ASL di appartenenza: PAVIA
Ambito di appartenenza: IMMIGRAZIONE
Ente proponente: denominazione OLTREMARE – Volontari per e con gli amici immigrati
Tipo di ente: O.N.L.U.S. iscritta al Registro Nazionale ex art.52 del D.P.R. 394/99, con
provvedimento n ° A/707/2011/PV del 16/03/2011(Provincia, Comune, Associazione iscritta al
Registro Nazionale ex art.52 del D.P.R. 394/99)
Ente realizzatore: denominazione OLTREMARE – Volontari per e con gli amici immigrati
Tipo di ente: O.N.L.U.S.
Titolo del progetto: BENVENUTO – Sportelli aperti ai cittadini immigrati
AMMINISTRAZIONE/ASSOCIAZIONE PROPONENTE
(Enti locali: Province, Comuni, Associazioni Registro Nazionale ex art. 52 del D.P.R. 394/99)
Ente Locale/Associazione R.N.: Associazione OLTREMARE – Volontari per e con gli amici immigrati
Indirizzo: Viale SFORZA n °. 5
Cap: 27029 Comune: VIGEVANO Prov. PV
Persona di riferimento: Dott. ssa Iole SAVIOLI BARETTONI
Telefono: 0381/72720 – 338/6713540
Fax 0381/099823 e-mail [email protected][email protected][email protected]
Data 14/03/2011
Firma Iole SAVIOLI BARETTONI
SEZIONE 1: IL PROGETTO
1.1. TIPOLOGIE E AMBITI PROGETTUALI
AREE DI
TIPOLOGIA PROGETTI
INTERVENTO
01
Prima accoglienza
ST1
Attivazione strutture alloggiative temporanee (Centri di
accoglienza/emergenza, alloggi di inserimento, alloggi di
transizione) (ex EM 1)
02
Seconda accoglienza
ST2
Promozione soluzioni alloggiative ordinarie/stabili (alloggi sociali
previsti dal T.U.)
03
Area alloggiativa
ST3
Case di accoglienza/alloggi per categorie protette (donne sole
con bambini, per vittime della tratta, per sostegno all’integrità
dei nuclei familiari) (ex TD4 TD5)
04
Area sanitaria
IN4
Reinserimento socio culturale e lavorativo di immigrati vittime di
sfruttamento (donne, minori, giovani adulti in difficoltà)
05
Area sostegno maternità e infanzia
IN5
Sostegno all’integrità dei nuclei familiari (ex EM3)
06
Area scolastica
IN6
Promozione di agenzie/servizi di intermediazione e garanzia per
l’accesso delle abitazioni e/o del lavoro (ex EMI 2)
127
07
Area mediazione interculturale
IN7
Diffusione e conoscenza della lingua e cultura italiana e per
l’apprendimento e la conservazione della lingua di origine sia per
bambini che per adulti anche con programmi personalizzati di
inserimento e di istruzione (ex IN7 e IN9)
08
Area sostegno cultura d’origine
IN8
Qualificazione dei servizi (amministrativi, culturali, sociali,
educativi, penali, sanitari, etc. ) in funzione dell’integrazione e
della multietnicità (ex IN8)
09
Area formazione
IN9
Mediatrici/ori nei servizi (socio sanitari, educativi, penali,
amministrativi, ecc.) (ex TD6)
Servizi informativi/Sportelli unici per l’immigrazione e la
semplificazione amministrativa (per i nuovi arrivati, per gli
immigrati, per i cittadini italiani, per gli operatori (ex SE10 – IF12 –
IF13)
10XX
Area informazione
IN10XX
11
Area servizi per l’immigrazione
IN11
Sostegno alle rappresentanze delle comunità
(ex SE11)
12
Area discriminazione
IN12
Strumenti e servizi di rilevazione dell’immigrazione e delle
condizioni di integrazione (ex art. 43 e 44 D.lgs 286/98 T.U.) (ex
OS14)
13
Area ricognizione necessità
14
Reinserimento nel paese di origine
1.2. IL CONTESTO LOCALE
Strutture alloggiative temporanee (Centri di accoglienza/emergenza, alloggi di inserimento, alloggi di transizione)
Soluzioni alloggiative ordinarie/stabili (alloggi sociali previsti dal T.U.)
Case di accoglienza/alloggi per categorie protette (donne sole con bambini, per vittime della tratta, per sostegno all’integrità dei
nuclei familiari)
Reinserimento socio culturale e lavorativo di immigrati vittime di sfruttamento (donne, minori, giovani adulti in difficoltà)
Sostegno all’integrità dei nuclei familiari
Agenzie/servizi di intermediazione e garanzia per l’accesso delle abitazioni e/o del lavoro
Diffusione e conoscenza della lingua e cultura italiana e per l’apprendimento e la conservazione della lingua di origine sia per
bambini che per adulti anche con programmi personalizzati di inserimento e di istruzione
Qualificazione dei servizi (amministrativi, culturali, sociali, educativi, penali, sanitari, etc. ) in funzione dell’integrazione e della
multietnicità
Mediatrici/ori nei servizi (socio sanitari, educativi, penali, amministrativi, ecc.)
X
Servizi informativi/Sportelli unici per l’immigrazione e la semplificazione amministrativa (per i nuovi arrivati, per gli immigrati, per i
cittadini italiani, per gli operatori
X
Sostegno alle rappresentanze delle comunità
Strumenti e servizi di rilevazione dell’immigrazione e delle condizioni di integrazione (ex art. 43 e 44 D.lgs 286/98 T.U.)
Altro (specificare): __________________________________________________________________________________
128
1.3 PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
I dati anagrafici dei Comuni afferenti agli Ambiti Distrettuali di Vigevano, Mortara e Garlasco
evidenziano una presenza di circa 18.000 stranieri residenti su una popolazione di circa 190.000
unità. L’associazione OLTREMARE – Volontari per e con gli amici immigrati dal 1990 è impegnata
nell’accoglienza ed inclusione sociale degli stranieri presenti a Vigevano e dal 2000 al 2010, in
convenzione con il Comune stesso, ha gestito lo sportello stranieri “Benvenuto”, preposto
all’avviamento delle pratiche idonee alla regolarizzazione amministrativa degli utenti stranieri,
utilizzando operatori di lingua madre italiana, araba ed albanese, nonché lingue veicolari quali
inglese e francese. Dall’anno 2003 il progetto ha assunto valore interdistrettuale, avviando così
le attività di front office anche nel Comune di Mortara. Il crescente numero della popolazione
straniera residente sui territori sopra citati, il carattere di stabilità dei vari progetti migratori,
nonché le nuove disposizioni inerenti all’Accordo di integrazione e permesso a punti con la
Prefettura di Pavia, postulano la necessità di implementare nei Comuni con un numero
significativo di residenti stranieri, sportelli con personale preparato a gestire i processi connessi
alla regolare permanenza nel territorio italiano. L’inserimento nel progetto della sedi di
Gambolò e Tromello (per quest’ultimo saranno formalizzati gli accordi qualora il progetto fosse
valutato positivamente) nasce dalla necessità manifestata dagli stranieri ivi residenti di poter
usufruire sul territorio di un ufficio preposto all’implementazione delle proprie pratiche
necessarie alla loro regolarizzazione amministrativa. La collaborazione con lo Sportello Unico
della Prefettura di Pavia manifesta la necessità di monitorare l’andamento dei nuovi permessi di
soggiorno, nonché intensificare i rapporti lo con lo stesso ente, in merito alle possibilità di
reperire informazioni circa le iscrizioni ai vari corsi di cittadinanza e di Italiano L2, presenti sul
territorio provinciale e necessari per soddisfare gli adempimenti previsti dall’Accordo di
integrazione.
In continuità con le finalità fin qui perseguite gli sportelli operativi nei Comuni dei tre distretti e
collocati presso le sedi dei Comuni di Vigevano, Gambolò, Mortara e Tromello offriranno i
propri servizi ai cittadini stranieri comunitari ed extracomunitari residenti, nonché agli italiani
che interagiscono con le attività degli sportelli per l’integrazione lavorativa, abitativa e culturale
con gli stessi.
Le attività principali saranno indirizzate a sostenere:

gli interventi dei servizi sociali, anagrafici e scolastici del territorio;

la compilazione telematica di: Kit Postali per il rilascio, rinnovo, duplicato e
aggiornamenti dei permessi di soggiorno di breve e lungo periodo, ricongiungimenti
famigliari, appuntamenti per iscrizione al test di italiano, prenotazioni per il ritiro dei
permessi presso la Questura di Pavia, verifica dello stato di avanzamento delle pratiche;.

la compilazione dei moduli per le varie iscrizione anagrafiche; l’accompagnamento
all’uso dei servizi comunali e statali, ogni informazione per i ricongiungimenti famigliari,
per gli aggiornamenti dei vari permessi in atto e per la cittadinanza;

la collaborazione con lo Sportello Unico della Prefettura di Pavia per le materie di sua
competenza;
129

interventi diversificati di assistenza linguistica per la compilazione dei documenti
indispensabili per formulare richieste di vario genere alle strutture pubbliche;

la rete assistenziale presente sul territorio, attraverso la ricerca della soluzione più
idonea dei problemi assistenziali connessi alle situazioni migratorie
Obiettivi:

Facilitare l’utenza straniera nella conoscenza delle procedure e norme vigenti in Italia e
guidarli nell’accesso ai servizi del territorio anche grazie alla presenza presso gli sportelli
di mediatori di lingua madre o lingua veicolare (lingue parlate dagli operatori: Italiano,
Inglese, Francese, Arabo, Albanese) e all’interpretariato telefonico per le lingue non in
possesso degli operatori dello sportello;

Sostenere gli interventi del personale dei vari servizi degli enti aderenti. con particolare
attenzione a quello sociale ed anagrafico, utilizzando la mediazione linguistico-culturale
indispensabile nelle situazioni in cui i minori non accompagnati o gli stranieri appena
giunti non hanno alcuna conoscenza della lingua italiana;

Monitorare il fenomeno migratorio con particolare attenzione all’integrazione dei
minori nel territorio e rilevando i problemi emergenti dall’inserimento delle nuove
famiglie.
Risultati attesi:

Consolidamento della rete di sostegno all’utenza nei servizi pubblici e privati;

Migliore consapevolezza dei valori condivisi e sostegno alla coesione sociale;

Valutazione delle azioni che ad oggi hanno permesso di perseguire un buon livello di
serena convivenza tra gli italiani e le varie etnie;

Sensibilizzazione delle strutture pubbliche e private preposte al servizio alla persona
perché valutino in maniera adeguata i bisogni delle nuove famiglie e all’interno di queste
dei minori in difficoltà.
1.4 TIPO DI ATTIVITA’ PROGETTATE
Per attività di informazione: compilazione telematica Kit Postali per il rilascio, rinnovo,
duplicato e aggiornamenti dei permessi di soggiorno di breve e lungo periodo.
Ricongiungimenti famigliari, appuntamenti per iscrizione al test di italiano, prenotazioni
per il ritiro dei permessi presso la Questura di Pavia. Verifica dello stato di avanzamento
delle pratiche, compilazione dei moduli per le varie iscrizione anagrafiche,
l’accompagnamento all’uso dei servizi comunali e statali. Informazione per i
130
ricongiungimenti famigliari, per gli aggiornamenti dei vari permessi in atto e per la
cittadinanza, nonché comunicazione di tutti gli aggiornamenti relativi al TESTO UNICO
sull’integrazione.
SEZIONE 2: IL BACINO D’UTENZA
Comuni interessati n°: 27 Elenco nominativi Comuni:
 Ambito Distrettuale di Vigevano: Vigevano (capofila), Gambolò, Gravellona Lomellina e
Cassolnovo;
 Ambito Distrettuale di Mortara: Mortara (capofila), Albanese, Candia Lomellina,
Castello d’Agogna, Castelnovetto, Ceretto, Cergnago, Cilavegna, Confidenza, Cozzo,
Langosco, Nicorvo, Olevano Lomellina, Palestro, Parona, Robbio, Rosasco, Sant’Angelo
Lomellina, Torre Beretti e Zeme;
 Comune di Tromello, facente parte dell’Ambito Distrettuale di Garlasco
Popolazione residente n °: 190.000 circa Immigrati residenti n °: 18.000 circa
Popolazione residente n °. 190.000 circa
Popolazione straniera n °. 18.000 circa
SEZIONE 3: I DESTINATARI
Destinatari italiani n° previsto (stima complessiva) 200
Destinatari immigrati n° previsto (stima complessiva) 12.000
131
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triennalitá 2012/2014