QUINDICINALE DI ATTUALITA’, CULTURA, SPORT E TRADIZIONI
8 Comuni
l’Altopiano
La voce degli
www.giornalealtopiano.it
ASIAGO CONCO ENEGO FOZA GALLIO LUSIANA ROANA ROTZO
N. 283 - ANNO XI - EURO 1,50
“IL PRIMO ED UNICO GIORNALE DELL’ALTOPIANO”
I SAPORI
DELLA
TRADIZIONE
SABATO 13 DICEMBRE 2008
Natale con la crisi, attenti alle spese
ma i regali non mancheranno
Anche le famiglie altopianesi, per le festività, fanno i conti con la recessione
Il grande afflusso turistico per l’Immacolata porta intanto una ventata di ottimismo
pag. 7
Spalatura neve
Tra disagi, imprevisti
e inefficienza
ROTZO
Feste senza luce a Rotzo ma
brillerà la solidarietà
pag. 10
GALLIO
Una festa speciale per i dieci
anni del premio alla bontà
ENEGO
Per la stagione
turistica
un’apertura
coi fiocchi
pag. 11
pag. 7
pag. 11
Bilanci Comunali
Le minoranze di Asiago e Roana
critiche sugli assestamenti
Sale il passivo di Roana Servizi
SPORT Hockey INLINE
Champions e
Coppa Italia,
è ancora
Vipers
pag.dominio
9
pag. 20 - 21
pag. 10
pag. 14 15
I PRESEPI tra mostre e
rappresentazioni viventi
Racconti
La vita
riconquistata di
Silvio Panozzo
CAPODANNO
Al Palaghiaccio
la festa per i
giovani
pag. 8
pag. 3
Grafica Altopiano
pag. 2
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l’Altopiano
Sabato 13 dicembre 2008
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Capodanno ad Asiago con
la grande festa al Palaghiaccio
ASIAGO
Dopo il successo della scorsa edizione, l’agenzia Due
Punti Eventi di Thiene, in
collaborazione con il Comune di Asiago e la Pro Loco di
Asiago e Sasso, ripropone
anche quest’anno la festa di
Capodanno al Palaghiaccio di
Asiago. Il programma sviluppato per la serata si rivolge in particolare modo ad un
target di età compresa tra i
15 e 30 anni, con una proposta di intrattenimento di
musica live con l’esplosiva
band “Eterea Post Bong
Serata con musica live, prevendita biglietti all’Ufficio del Turismo, allo I.A.T. e da Tato e Tata a Gallio
Band” ad inizio serata, proseguendo poi con la discoteca. La struttura sarà riscaldata, e all’interno del
palaghiaccio saranno funzionanti 4 punti bar. Sarà
inoltre allestita un’area dedicata alla musica anni ’60’70-’80 e alla musica
lounge, con un wine bar
presso il quale il pubblico più
adulto potrà godersi la serata assaporando fantasiosi
cocktail e dell’ottimo vino. Il
Capodanno al Palaghiaccio di
Asiago rappresenta un forte
momento di divertimento e
spettacolo sia per i giovani
altopianesi che per i turisti
che scelgono le località del
comprensorio per festeggiare l’arrivo del nuovo anno.
Per informazioni ci può rivolgere a Due Punti Eventi - tel.
0445 360516 – www.duepunti.com,
Sapor d’acqua natìa
Accenni di primavera
sotto i ghiacci d’inverno
E quando, calata la neve, la terra
sembrerà addormentarsi silenziosa, cos’accadrà? Serberemo
ancora ricordo del ciliegio che
sboccia, del castagno copioso
d’autunno, delle betulle incantate? Degli scoiattoli, dei ghiri,
delle marmotte? Delle mucche
al pascolo, dei prati rigogliosi,
della terra appena arata? Sapremo indovinare sotto le piste
innevate le traiettorie delle formiche, il lento germoglio dei
primi fiocchi d’erba, la primavera che si sta organizzando a
brillare? Annotò lo Stern scrittore: “Ora, giorno dopo giorno, si sta avvicinando l’inverno e avrò tante memorie. Sarà
come ritornare bambini, come
ascoltare tante voci. Rivedere
lumi nella steppa, amici, cari
volti femminili. Oggi nell’acqua piovana raccolta sotto le
gronde che scendono dal tetto
vedo anche tante nevi lontane
che il sole ha sciolto e portato
qui” (Inverni Lontani, 1999).
Eppure è d’inverno che la primavera s’allena e s’adopra per
stupire all’avvento della primavera. Come è di notte che sorge l’alba: perché dietro ogni
morte s’annida la voglia di risorgere. Di vivere. E’ legge sacra. Bombay. Dal 1995
Mumbai:
capitale
del
Maharashtra. 13,66 milioni di
abitanti, la seconda città più
popolosa del mondo dopo
Shangai. La capitale del commercio e dell’intrattenimento
dell’India. Una terra di bellez-
za, di mistero, di sogno e di
colore. Un incrocio di sangui,
di popoli e di religioni. Sapienza, povertà, dramma e civiltà.
Ma anche riso, mango, papaie,
cetrioli, cipolle e zucchine. Tutti
in strada: pedoni, risciò, auto e
camion. Quaggiù il saluto sfiora la benedizione: è fatto a mani
giunte, con un dolce inchino.
La donna non veste Dior,
Chanel, Roberto Cavalli. Scelgono d’ammantarsi in un sari
realizzato a mano: di seta, sgargiante, opera d’altissimo stile.
E’ la primavera di Mumbai.
Il 26 novembre scoppia improvviso l’inverno. Stavolta è
il mare ad accompagnarlo. Uomini armati di mitragliatori e
granate fanno piovere un attacco incrociato. Terrore di terroristi. Sulla stazione centrale,
sull’ospedale, sull’hotel Taj
Mahal e sull’Oberoi Trident.
D’inverno si muore: qui 195 vittime e 295 feriti. L’inverno non
dura tre mesi: bastano 62 ore
per raggelare la terra d’India.
E quella dell’uomo. Eppure sotto la fredda neve di montagna,
le formiche s’inventano piste
sotterranee, sfide incrociate,
vite nascoste. I grilli fanno le
prove di canto da intonare sotto il sole di luglio. Il mare in
burrasca continua a trasportare conchiglie sulla spiaggia.
Qualcuno pensa che il tasso
dorma nella tana: sta semplicemente immaginando nuove avventure. Come il ciliegio: rasserena le radici per poi colo-
o
visitare
il
sito
w w w. m y s p a c e . c o m /
capodannoasiago.
Fino al 30 dicembre i biglietti,
il cui costo include la prima
consumazione, saranno in
prevendita a 25 euro, nei seguenti punti: ad Asiago, Ufficio del Turismo in piazza II°
rarsi di un bianco tutto nuovo.
Sotto le raffiche di Mumbai la
vita non s’è spenta. Massacrata, tenta di risorgere. Attentata,
sfida la morte. E la sorte. E’ la
storia di Emanuele Lattanti, cuoco d’hotel. Ma anche papà di
una bambina di sei mesi trattenuta in ostaggio dai terroristi. Sei
mesi: cioè pianto, lacrime, paura. Sorriso, incoscienza, piccolezza. Il tutto sotto granate di
morte: l’uomo è poeta e carnefice, pittura e follia, genio e disperazione. Non ci pensa due
volte: penetra nell’albergo della
morte, sfida i militanti islamici
per portare il latte in polvere alla
sua bambina. Perché la vita trova sempre una morte contro cui
battagliare per essere vita vissuta. E tornare a splendere.
Storia d’avvento e di speranza.
Un venerdì santo trasformatosi
in giorno di Pasqua. Di risurrezione. I colori della primavera
sotto i freddi ghiacci invernali.
Un fiore sotto le granate. O, più
semplicemente, la vita che vince la morte. Le armi non riusciranno mai ad ammazzare la speranza. Nell’uomo e in Dio.
don Marco Pozza
www.sullastradadiemmaus.net
Le Niuz di Peppino Mordegan
L’Altopiano tramite l’ufficio stampa e
l’unico portavoce addetto al Turismo
lancia sul nostro territorio il progetto
“Turismo Termale”. Alla presentazione del progetto la prima domanda:
“Non risultano esistere sull’Altopiano
le terme!”
Pronta risposta “Non avremo le terme ma con tutte le seconde case abbiamo tanti TERMI”.
Notizia data in collaborazione con
l’Agenzia ANSIA.
Il gruppo musicale “Eterea”
che aprità la serata
Risorgimento (tel. 0424
464081) – Ufficio I.A.T. in Viale
della Stazione (tel. 0424 462221),
a Gallio da Tato & Tata in Piazza
Italia, 10 (tel. 0424 445069), a
Bassano del Grappa da
Dischiponte - viaAngarano, 9 (tel.
0424 503834), aThiene al Discolo
- via Trieste, 31 (tel. 0445
366866), a Schio da Discovery via Btg. Val Leogra, 75 (tel. 0445
528933) e a Vicenza da
Saxophone - V.le Roma, 22 (tel.
0444 546776). Il 31dicembre
dalle ore 10 i biglietti si potranno
acquistare al costo di 30 euro al
botteghino del palazzo del ghiacSilvana Bortoli
cio.
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Sabato 13 dicembre 2008
l’Altopiano
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“Aiuto, che strade! Ma siamo ad Asiago o a Venezia?”
Fioccano le lamentele per una spalatura “scandalosa”
“Siamo in Sicilia, o sull’Altopiano, in montagna, dove d’inverno
nevica, e che nevichi lo speriamo tutti, così arrivano turisti e sciatori!? Ma se nevica, una zona turistica montana non dovrebbe essere
organizzata in modo da sgomberare le strade in tempi e modi accettabili, e renderle percorribili con sicurezza? Scrivetelo sul giornale che i cittadini sono arrabbiati per le condizioni impraticabili di
strade e marciapiedi!” Questo è il tono di una delle tante richieste
giunteci sul tema da quando sono iniziate le nevicate. Dopo la neve è
arrivata la pioggia, e girare a piedi in certe zone risulta veramente
arduo, dove non ci sono i mucchi di neve ci sono dei laghi di acqua e
ghiaccio. “Altro che Venezia – è il commento di una signora – è
meglio che ci procuriamo anche qui degli stivaloni da acqua alta!”
E se è necessario spostarsi con l’auto non va sicuramente meglio,
anzi. “E’ incredibile – commenta un giovane mentre al volante dell’auto sta facendo l’ennesimo giro in cerca di un posto dove poter
parcheggiare - le strade sono insidiose pur se attrezzati con gomme
adatte, ci sono dei tratti ben sgomberati e altri dove sembra sia
passato un raid aereo con …. bombardamento di neve!”Chi tenta di
parcheggiare ai lati della carreggiata ingombra di neve, spesso si pente amaramente di averlo fatto, quando è il momento di rimettersi in
strada e la vettura, con le ruote che girano a vuoto, si rifiuta di spostarsi sia avanti che indietro! Per fortuna che prima poi passa qualche
anima buona che si offre per dare una spinta. “Vent’anni fa – commentano altri cittadini – i mezzi erano diversi, ma le strade erano più
pulite di adesso, gli sgombraneve li sentivi passare a qualsiasi ora
della notte, in questi ultimi giorni chi ha dovuto mettersi in strada
di buonora per andare a lavorare ha trovato molte strade con la
neve intatta. Probabilmente con i bilanci comunali da far quadrare
nonostante i fondi esigui, si risparmia anche su questo, solo che ne
va della nostra sicurezza! Le lamentele che ci sono giunte direttamente o indirettamente sono state numerose, anche molti di coloro
che lavorano in pianura scendendo dal Costo hanno detto di aver
trovato strade in pessime condizioni come non si vedeva da anni.
Non manca qualche voce fuori dal coro, chi dice di aver trovato strade
ben sgomberate e percorribili. Non si sa se sia perché si è messo in
viaggio al momento giusto, subito dopo che erano passati i mezzi
sgombraneve o perché è convinto (beato lui!) che abitare in montagna, quando nevica, significa anche dover affrontare e accettare queSilvana Bortoli
sto genere di disagi.
L’assessore Giampaolo Rigoni ricorda: «Ognuno è responsabile della pulizia del marciapiede frontestante la propria abitazione»
Gps e sensori sugli spala neve per verificare l’efficienza dei mezzi
La Provincia corre ai ripari dopo i disagi occorsi nell’ultimo mese per le abbondanti nevicate
Le abbondanti precipitazioni
che hanno imbiancato
l’Altopiano tra la fine di novembre sino ad oggi hanno creato
non pochi disagi alla viabilità.
Le lamentele, manco a dirlo,
sono fioccate come la neve caduta in quest’ultimo mese. Non
sempre però i disagi sono
imputabili ai mezzi spala neve.
«E’ il caso di mercoledì 10 dicembre – spiega Giampaolo
Rigoni, assessore ai lavori pubblici e alla viabilità del comune
di Asiago – quando un camion
si è messo di traverso sulla strada che porta da Asiago a
Treschè Conca bloccando l’intera circolazione. Solo il provvidenziale intervento di un mezzo spala neve ha potuto riportare la situazione alla normalità». Erano anni che non si vedevano precipitazioni nevose
così abbondanti in questi mesi
ma i comuni, se non altro in
Altopiano, sono attrezzati.
«Quest’anno il disagio è stato
maggiore non solo per l’abbondanza delle precipitazioni - continua Rigoni – ma anche perché
la neve è parecchio bagnata e
crea non pochi problemi anche
agli operatori. È normale che ci
possa essere qualche lamentela
ma qui si vorrebbe che nevicasse sui prati e sulle piste da sci e
che ci fosse il sole sulle strade.
Il piano neve prevede un
allertamento fisso e ciò permette un rapido intervento dei mezzi. Mi è giunta inoltre notizia che
a Bolzano e Trento le scuole
sono chiuse; qui i plessi scolastici continuano a funzionare, il
servizio pullman non trova intralci e le arterie principali per
raggiungere gli istituti sono
sgombre. Certo se poi uno pretende che alle 6 del mattino la
via di casa propria sia sgombra…».
Sgombro non sgombro i disagi
ci sono stati, anche a fronte delle numerose telefonate pervenute in redazione.
«I disagi maggiori sono occorsi
nelle zone vicine ai parcheggi –
conclude Rigoni – perché le auto
in sosta ostacolano il lavoro dei
mezzi. Stiamo già predisponendo il piano per liberare dalla neve
corso IV Novembre e le vie del
centro storico. Per quanto riguarda i marciapiedi vorrei ricordare che nel 2006 è stata emanata un’ordinanza, tuttora in vigore, per cui ognuno è responsabile della pulizia del marciapiede frontestante la propria abitazione o la propria attività commerciale». Insomma, una mano
lava l’altra.
Le strade altopianesi non sono
solo di competenza dei comuni
ma gran parte delle arterie principali ricadono sotto la competenza della Provincia. Chiamato
in causa è l’assessore provinciale alla viabilità Costantino
Toniolo al quale giriamo la stessa domanda contenete il medesimo problema.
«Parlare di lamentele diffuse mi
sembra eccessivo – spiega
Toniolo – anche perché, tolto
qualche intoppo, la rete viaria è
pulita. Alcuni disguidi si possono verificare durante le forti
precipitazioni ma questo fa parte del naturale fenomeno delle
nevicate. Qualche disguido c’è
stato perché quest’anno abbiamo rinnovato gli appalti con le
ditte fornitrici del servizio e circa la metà sono ditte erogatrici
nuove. In più abbiamo avuto la
sfortuna che nei giorni scorsi si
sono rotti un paio di mezzi che
hanno così rallentato i lavori».
La Provincia ha siglato contratti con 40 ditte fornitrici per un
totale di circa 80 mezzi. Il solo
Altopiano dispone di una trentina di mezzi spala neve e spargi
sale. A questi vanno aggiunti i
mezzi di supporto di Vi-Abilità
che interverrebbero in caso di
forte necessità.
«Finora abbiamo sparso sulle
strade della provincia 2 mila tonnellate tra sale e ghiaino – continua Toniolo – e siamo solo ai
primi di dicembre, anche se la
nostra maggiore preoccupazione è quella dei rialzi termici. In
Asiago ha festeggiato con i suoi bambini
l’apertura ufficiale della stagione invernale
Quest’anno, a dare il via alla sta- no fatto bella mostra di sé sfoggione invernale con l’oramai tra- giando un luminoso berretto nadizionale cerimonia di accensio- talizio. Alle 18, la Città di Asiago
ne dell’albero che si è
svolta lunedì 8 dicemFoto di Paolo Basso
bre in Piazza II Risorgimento, sono stati i
bambini, veri protagonisti della serata. Ai
bambini di Asiago é
toccato questo particolare momento tanto bello quanto suggestivo e capace di
creare
le
emozioni che soltanto il Natale sa
trasmettere. La trojka
con a bordo Babbo
Natale e sei bambini
vistiti da angeli è giunta nella piazza II
Risorgimento di
Asiago accompagnata da un lungo corteo
di bambini che, dietro
alla banda musicale di
Tione di Trento, han-
e i numerosissimi turisti arrivati
per l’Immacolata hanno accolto
con grande calore i piccoli
a s i a g h e s i
assiepandosi attorno
al palco allestito, per
l’occasione, ai piedi
del grande abete
adornato di stelle. I
bambini hanno eseguito alcuni brani natalizi creando la vera
atmosfera delle feste
importanti che ha fatto da preludio all’accensione delle luci
del grande albero.
Una spettacolare cascata di fuochi d’artificio si è riversata
dalla torre del
municipio dopo che
gli angeli, premendo
un magico pulsante,
hanno sancito l’avvio della nostra stagione invernale illuminando la piazza
oscurata
per
l’occasione. ”Abbiamo voluto
trasformare questo evento in un
momento di incontro per tutta
la nostra Comunità dando ad
essa la possibilità di ritrovarsi
attorno al grande albero assieme ai suoi bambini – ha affermato l’Assessore al Turismo di
Asiago Avv. Roberto Rigoni –;
a loro, che rappresentano la
nostra più importante risorsa,
è stata dedicata questa splendida ed indimenticabile serata che è stata impreziosita dalle voci gioiose del coro delle
Scuola Elementari di Asiago.
Un momento toccante che segna l’avvio della nostra stagione turistica e ci aiuta a prepararci al Natale con la felicità che soltanto i bambini sanno trasmettere. Desidero ringraziare le tutte maestre che,
con il loro lavoro e la loro disponibilità, hanno contribuito
al perfetto esito di questa iniziativa”.
zone in cui il manto nevoso è di
oltre 2 metri sbalzi di clima possono rappresentare seri rischi».
La Provincia spende 8 milioni di
euro l’anno per la manutenzione delle strade di cui 1 milione
per il servizio neve.
«Con casi particolari come questi in cui potrebbe rendersi necessaria una variazione di bilancio per incrementare i fondi da
destinare al servizio».
Dal prossimo anno è
prevista una novità che dovrebbe
garantire una gestione più fluida
della pulizia
delle strade.
«Nei primi mesi del 2009 emanerò una direttiva, che sarà esecutiva entro ottobre 2009, per dotare tutti i mezzi di dispositivi Gps
– conclude Toniolo – e saranno
collocati sensori sulle lame dei
mezzi che consentiranno di verificare in tempo reale dove si
trovi il mezzo e cosa stia facendo». Luigi Frigo Bettinado
Addobbi di Natale, appello della Coldiretti
No agli abeti di plastica
Un albero sintetico impiega oltre 200 anni
prima di degradarsi nell’ambiente
«Gli alberi di plastica? Incentivano l’utilizzo del petrolio incrementando l’effetto dannoso dei gas
serra». Non usa mezzi termini Diego Meggiolaro, presidente della
Coldiretti di Vicenza, anche a seguito della recente operazione dei
Nas (Nucleo Antisofistificazione)
sui prodotti dello shopping natalizio che hanno portato al sequestro di ingenti quantità di piante sintetiche provenienti dalla
Cina e ritenute pericolose. «Per
evitare il rischio di acquistare alberi di Natale sintetici pericolosi
per la salute che arrivano dalla
Cina è meglio scegliere quelli naturali, che garantiscono sicurezza e rispetto per l’ambiente. Gli
alberi di plastica – continua
Meggiolaro - consumano petrolio e liberano gas ad effetto serra,
e questo è dovuto al fatto che
per la loro realizzazione e per il
trasporto occorrono grandi
quantitativi di oro nero. Quando
poi l’albero sintetico viene gettato impiega oltre 200 anni prima di
degradarsi nell’ambiente». Decisamente troppi punti a sfavore.
L’alternativa? «L’albero naturale
che non solo svolge un’azione
favorevole a difesa dell’ambiente perchè durante la crescita assorbe l’anidride carbonica responsabile dei cambiamenti climatici ma proviene inoltre da coltivazioni situate in zone collinari
o montane, altrimenti destinate
all’abbandono ed al degrado
idrogeologico». Quest’anno,
stando alle stime della Coldiretti
vicentina, saranno circa 90mila gli
alberi di Natale veri provenienti
da vivai toscani, veneti o friulani.
Circa il 10 per cento saranno invece ricavati da punte di abete
che sono il frutto della normale
pratica forestale. Si spenderanno
circa 2 milioni di euro con prezzi
al dettaglio che varieranno dai 15
ad oltre 500 euro. Senza contare
che spesso, specie in altopiano,
la forestale consegna i cimali degli abeti a scuole materne o associazioni di volontariato i cui introiti finiranno interamente in beneficenza.
Luigi Frigo Bettinado
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Sabato 13 dicembre 2008
l’Altopiano
La crisi? Se c’è, in certi
settori non si vede proprio!
Le contraddizioni di un’incertezza economica di cui tanto si parla,
ma che a volte non si capisce se sia vera o meno. Il futuro fa pensare,
ma si cerca di evitare di farsi contagiare dal pessimismo
I mezzi di informazione,
soprattutto la televisione,
ce lo ripetono in continuazione: “C’è la crisi, le famiglie italiane soffrono, le
spese aumentano, i consumi diminuiscono”. Attraverso gli stessi canali interviene il presidente del consiglio, per rassicurare i cittadini e spronarli all’ottimismo. “Parlando della crisi,
si aumenta la crisi – commenta Berlusconi – mentre è opportuno non far calare le spese: facendosi
prendere dalla paura si rischia di entrare nel circolo
vizioso del pessimismo. E’
necessario invece essere
ottimisti, e per questo anche i media possono dare
una mano”. Una convinzione che è anche di molti
operatori commerciali delle nostre zone, che credono nella negatività di certe
notizie, nell’effetto svantaggioso di dati allarmistici.
Tra i consumatori c’è chi
concorda, ma anche chi
ammette di trovarsi verso
fine mese a dover stare
molto attento alle spese.
“C’è crisi, eppure si vedono auto sempre più costose, abiti sempre più firmati – è il commento di una
lettrice, letto recentemente
in un settimanale femminile, che corrisponde in pieno a quella che è l’idea di
molti– Il problema è che
non sappiamo distinguere tra il superfluo e i beni
di prima necessità: facciamo la spesa nei
discount e poi chiediamo
un prestito per un paio di
scarpe che ci fanno impazzire!” Di certo non si
può negare che se la crisi
c’è, a volte non si vede proprio. Basti pensare al recente lungo week dell’8 dicembre, quando anche in
Altopiano, come in tutte le
zone turistiche montane, si
è vista la ressa dei giorni
migliori d’alta stagione. La
neve arrivata al momento
giusto ha invitato tantissima
gente a trascorrere, attrezzandosi di tutto punto, le
prime giornate sulle piste, a
passeggiare fra le vie dei
paesi già addobbati per le
feste, facendo tappe in negozi e mercatini natalizi.
Ma gli altopianesi come vivono questo periodo? E’
vero che spesso si fatica ad
arrivare alla fine del mese?
Come stanno per affrontare le feste natalizie, saranno costretti a rinunciare ai
regali, a pranzi e cene son-
tuosi? E come vedono il futuro, come si atteggiano a
vivere l’anno nuovo che sta
per arrivare, che si dice non
sarà facile dal punto di vista economico? Si lasciano
contagiare dal pessimismo,
o no? Sono domande che
abbiamo rivolto a numerose signore, madri di famiglia, coloro cioè che sono
preposte al controllo dell’economia domestica. E’
emerso che negli ultimi anni
molti hanno dovuto cambiare parte delle proprie abitudini, che a soffrire sono
soprattutto i consumatori
medi, i quali non hanno sicuramente il problema di
non riuscire a mangiare, ma
non riescono più ad affrontare la vita come un tempo,
sono costretti a fare delle
rinunce. Appare chiaro poi
come “necessario” e “superfluo” non siano uguali
per tutti. Per Natale i regali non mancheranno, ma si
cercherà di acquistare le
cose che più servono, senza eccessi. La maggioranza delle persone ascoltate
ammette che sentir parlare
di crisi le fa riflettere e leggermente preoccupare, ma
si dice d’accordo con il fatto che non bisogna lasciarsi condizionare fino a rinunciare a troppe cose, consci
del rischio di contribuire a
bloccare l’economia.
Silvana Bortoli
www.giornalealtopiano.it
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“Il futuro ci fa pensare, ma
non lo vediamo così nero”
“In famiglia non possiamo certo dire che ce la passiamo male
– commenta Barbara, una figlia adolescente, un lavoro part
time, e un marito con stipendio sicuro – però abbiamo dovuto
ridimensionare un po’ tutto. Mi riesce difficile risparmiare
sulla spesa, siamo abituati a mangiare bene e sto attenta alla
qualità dei prodotti. In questi ultimi anni abbiamo risparmiato
sulle vacanze e anche sulle gite nel tempo libero, il carburante costa davvero troppo e quindi quando si può si evita di
spostarsi in auto”. “Io faccio la spesa nei discount e sto molto attenta a prezzi e offerte.– dice Chiara, casalinga, due figli
di 11 e 15 anni – Mio marito ha un buon impiego, ma pur non
avendo affitti o mutui da pagare, se in famiglia lavora uno
solo non si possono fare grandi salti. Evitiamo i ristoranti, le
pizzerie, gli sport costosi e soprattutto i vestiti di marca, pur
cercando di seguire, per quanto possibile, la moda.” Di altro
parere è Giulia: “Risparmio soprattutto sull’abbigliamento, acquisto pochi capi, ma di qualità: i prezzi sono certamente più
alti, ma li faccio durare negli anni, senza farmi tentare dalle
mode del momento”. “Io evito assolutamente le spese superflue e gli sprechi – dice Roberta, un bimbo piccolo che
frequenta l’asilo e una ragazza in terza media – Compro solo
il necessario, sia per quanto riguarda gli alimenti che il vestiario, soprattutto per me e mio marito. Le bollette vanno
pagate, i figli si devono vestire e dotare di quanto necessario
per la scuola o lo sport, quindi per risparmiare bisogna evitare qualsiasi capriccio. Se fino a qualche anno fa potevo pensare “è Natale, mi faccio un regalo”, oggi devo rinunciare; i
regali fra familiari stretti nelle prossime feste non mancheranno, ma saranno proprio dei piccoli “pensieri”. Al futuro
non penso troppo, ho imparato a vivere al presente, se le
cose peggioreranno si agirà di conseguenza”. “Credo che il
progresso – commenta Sonia – ci ha abbia portato molti agi,
ma allo stesso tempo ci condizioni molto, invogliandoci a stare a passo con i tempi per non essere da meno degli altri. Io
evito il superfluo, e cerco di insegnare ai miei figli a non sperperare, a valutare bene come spendono il loro denaro, senza
però trasmettere un messaggio di pessimismo. Le previsioni
negative per il futuro mi fanno riflettere, ma evito di pensarci troppo, non mi sembra giusto, se le possibilità scarseggeranno in qualche modo si farà”.
S.B.
Un bed e breakfast in contrada Clama
Nello studio regionale sul
turismo montano, tra i
punti principali che la Regione suggerisce, c’è il
favorire l’insediamento di
strutture recettive extra alberghiere come i bed e
breakfast. Questo tipo di
struttura è regolamentato
dalla Regione Veneto in
modo che costituisca una
forma di alternativa alle
strutture recettive tradizio-
nali come alberghi e pensioni ma che possano anche costituire una sorta di
secondo reddito delle famiglie in modo da favorire la
permanenza in montagna
della popolazione. Inoltre
la forma del bed e
breakfast, molto diffusa nel
mondo anglo sassone, permette all’ospite di entrare
in contatto diretto con la
realtà locale e crea un in-
dotto per il commercio e
per la ristorazione. Raccogliendo il suggerimento regionale, sull’Altopiano,
negli ultimi anni, sono sorti
alcuni bed e breakfast, ma
ad Asiago ancora mancava.
Ora c’è n’è uno in contrada
Clama, su iniziativa della famiglia di Giuseppe Lunardi
che ha ristrutturato allo scopo una casa all’inizio della
contrada.
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l’Altopiano
Sabato 13 dicembre 2008
ATTUALITA’
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Regole, ancora lunga la strada
per la loro ricostituzione
A Trento una due giorni dedicata alla questione della proprietà collettiva
“Una buona gestione del bene
collettivo sta alla base di un interesse per tutta la cittadinanza; un territorio ben amministrato diventa luogo di maggiore pregio sia ambientale, sia
turistica, sia economico per la
popolazione.” E’ questa la considerazione a favore delle regole espressa da Stefano
Lorenzi, vicepresidente del Coordinamento del Veneto della
Consulta Nazionale della Proprietà Collettiva durante i due
giorni della riunione scientifica
tenutasi a Trento proprio sulla
questione delle regole dal titolo
“Perché insistere sull’attualità
della proprietà collettiva – Un
falso dilemma: collettività arretrate e progressiste” organizzato dal Centro studi e docu-
mentazione sui Demani civici e
le proprietà collettive dell’Università di Trento.
Un incontro a cui hanno partecipato anche i comitati
altopianesi per la ricostruzione
delle regole sull’Altopiano di
Asiago. Un riconoscimento legale delle regole, sull’Altopiano
chiamate Vicinie, che ha avuto
un iter lungo e difficile come
ha ricordato Consuelo Martello
intervenuta come portavoce dei
Comitati altopianesi con il tema
“Comitati per la ricostruzione
delle regole dell’Altopiano di
Asiago: requisiti delle collettività e difficoltà nell’iter di
ricostituzione delle regole”.
“Con la legge regionale del 1996
sul Riordino delle regole sono
sorti i Comitati ma, malgrado la
loro entusiasmo, trovavano
ostacoli posti dalle allora amministrazioni comunali che dimostrarono grande ostilità all’iniziativa ritenendo che erano
esistiti solo i diritti derivanti dall’uso civico e che mai erano esistiti le Regole sull’Altopiano ha spiegato la Martello - Un
atteggiamento poi cambiato
dalle nuove amministrazioni nel
2004, a partire da Roana che
già nell’ottobre dell’anno del
loro insediamento hanno deliberato a favore delle regole; un
atteggiamento non seguito da
tutti ma che ha favorito l’istituzione di un gruppo di studio da
parte della Regione per approfondire la questione formato da
funzionari regionali, esperti in
materia legislativa e dai regolieri,
iter poi terminato con una proposta di legge presentato dal
Presidente del Consiglio Regionale Marino Finozzi proprio per
riconoscere le Vicinie
dell’Altopiano. La proposta di
legge non è stata ancora affrontato dal Consiglio Regionale ma
siamo fiduciosi che prima o poi
il discorso sarà intavolato.”
La strada per la ricostituzione
delle regole è comunque ancora lunga e che trova ancora
molti oppositori. Sono ancora
molti i temi che necessitano di
approfondimento come per
esempio definire come gli aventi diritto potranno amministrare il territorio nonché se le
Vicinie devono essere di tipo
“aperto” o “chiuso” ovvero se
l’accesso alle Vicinie sarà aper-
to a tutti i residenti oppure se
limitarlo alle famiglie originarie,
ai cosiddetti “fuochi famiglia”.
Infine si dovrà stabilire se le
terre collettive rimarranno in
amministrazione al Comune o
se saranno amministrati direttamente dalla Vicinia come succedeva in passato.
“Molte questioni che però possono essere definite in fase di
stesura dello statuto – conclude Martello – Credo, e la mia
opinione ricalca quella dei comitati per la ricostituzione delle
regole, che ristabilire le nostre
antiche Vicinie serva a rendere
nuovamente protagonisti i cittadini del loro destino e di come
il territorio dovrà essere gestito. Si pongono le basi per un
uso ambientalmente più
consono del nostro territorio e
una partecipazione attiva per il
nostro futuro.”
I Comitati altopianesi ritengono
fondamentale
una
ricostituzione delle regole proprio in chiave di tutela del territorio, per essere protagonisti del
futuro della propria terra. Come
ha sottolineato Lorenzi nel suo
intervento
parlando
dell’Altopiano “Gli interessi privati e le ambizioni speculative
in uno scenario così bello rendono perciò ancora più delicata la questione, trovandosi i
boschi e i pascoli ad essere una
vera e propria terra di conquista da parte di privati in cerca
di una villa per le vacanza”.
Gerardo Rigoni
Lo staff del Salone
ANTHONY & MARA
augura Buone Feste
Lunedì 22 dicembre in omaggio a tutte le
clienti la lucidatura con la nanotecnologia
I cacciatori primi protettori dell’ambiente
“Mario Rigoni Stern ha sempre sostenuto una nuova visione della caccia, non
consumistica ma piuttosto
come rapporto dell’uomo nel
elemento natura, una caccia
che pensa all’oggi e al domani. Mario è stato un “nume
tutelare” di una moderna e responsabile
concezione
dell’Ars Venandi.” Ha commentato così il presidente
Provinciale Fidc Attilio
Comacchio nel dare inizio al
convegno nazionale “La caccia in zona Alpi nel ricordo di
Mario Rigoni Stern”.
Rigoni Stern è stato uno dei
Quando si avvicina Natale o una ricorrenza come
il compleanno, è facile
trovarsi a pensare a cosa
scegliere per fare un regalo che sia gradito, utile, originale, e soprattutto faccia capire a chi lo riceve che è stato scelto
esclusivamente per lui o
per lei. La proposta che
arriva
dal
Salone
Anthony e Mara di
Asiago, è davvero brillante: perché non regalare delle “coccole”?
“Ho pensato ad un regalo davvero originale per
te. Un momento piacevole da dedicare ai tuoi capelli, per valorizzare in
modo esclusivo la tua naturale bellezza. Con i miei
migliori auguri”. Questo
potrebbe essere il testo di
un elegante bigliettino da
firmare e allegare al
coupon con indicato il
trattamento scelto tra i
vari pacchetti “Idea regalo 2008”. Inoltre le
“coccole” offerte dal Salone Anthony e Mara durante tutto il corso dell’anno sono davvero molte: check up del capello, pulizia della cute,
peeling al cuoio capelluto, sigillo, trattamento detossinante rimineralizzante fango
e fieno, extensions
senza l’uso della
cheratina, senza dimenticare l’ultima “novità 2008” scientificamente provata, la
“nanotecnologia”.
Nanomax è il metodo
professionale di tratta-
menti che ripara i danni
del capello, essi sono
specializzati per esaltare
e irrobustire ogni tipo di
struttura del capello. Attraverso una nebbiolina
molto fine, i nostri trattamenti usano la tecnologia
più moderna per introdurre nanomolecole all’interno della struttura del capello per sanare, riparare, rafforzare, proteggere
e dare lucentezza. Siamo
riusciti a incuriosirvi? Allora non esitate a contattarci! Vi daremo tutte le
informazioni che desiderate.
Salone Anthony e Mara,
piazzetta della Croce ad
Asiago, il numero telefonico è 0424 463319.
Servizio redazionale
fondatori dell’Unione nazionale cacciatori zona Alpi, associazione che ha aderito alla
Federazione Italiana Caccia,
sostenendo che il cacciatore
deve essere un tutt’uno con
la natura, in rapporto continuo
con l’ambiente con censimenti
della fauna, la pulizia dei boschi, migliorando l’ambiente in
cui caccia. Un concetto che
la Fidc vuole proseguire tra i
suoi associati.
La mattina, nella sala dei Quadri del Municipio è stato reso
gli onori alla memoria di Stern
con numerose testimonianze
frapposte dalla lettura di alcu-
ni brani di Stern letti dal prof.
Edoardo Sartori, in cui lo
scrittore parla della natura, del
cambiare delle stagioni, della
caccia stessa.
Il pomeriggio poi il convegno
ha proseguito al Grillo Parlante in cui vari relatori si sono
succeduti sul palco esponendo varie tematiche; si va dalla
tipica fauna alpina presentato
da Umberto Zamboni, come i
cambiamenti climatici si riflettono sulla fauna trattato da
Daniele Zovi fino alla gestione
del mughetto in alta quota
relazionato da Giambattitsta
Rigoni Stern.
8
l’Altopiano
Sabato 13 dicembre 2008
ATTUALITA’
“Molte le attività svolte,
altrettanti i progetti futuri”
con la partecipazione di
Amedeo di Savoia duca
d’Aosta. L’adunata, che nel
tempo denuncia un costante
aumento di presenze da province ben lontane dal Veneto,
potrà contare nella prossima
edizione nell’adesione di una
delegazione proveniente dalla
repubblica ungherese.
Molte risultano poi le cerimonie messe in cantiere dai Fanti locali tra cui spiccano la presentazione del recente libro
“Dal Piave alla prigionia” il 30
dicembre ad Asiago, presso la
Sala dei Quadri del municipio
(durante la serata la Sezione
proporrà ai convenuti un sim-
patico buffet), e la collocazione di un cippo in marmo rosso
a ricordo dei caduti sardi nel
primo conflitto mondiale. Continua, inoltre, l’instancabile opera dei volontari rivolta al controllo e sistemazione delle 41
croci poste nei cimiteri ex militari di guerra dell’Altopiano,
l’ultimo intervento nell’ex cimitero del Billime in località
Ghertele. Da segnalare ancora il corso di formazione per
accompagnatori recentemente tenutosi in varie serate, ciclo che ha coinvolto alcuni storici locali con uscite tematiche
sui luoghi della Grande Guerra.
Daniel Finco
Ricordi di vita con il “Filò” a Villa Rosa
Organizzato per il 15 dicembre un pomeriggio con racconti,
poesie, filastrocche, proverbi e canti di un tempo.
La sala di animazione trasformata in una stalla, con la
paglia, i rami secchi, gli strumenti da lavoro di un tempo,
ma anche un caminetto, la
“mònega”, il pentolone dove si
coceva la polenta, un angolo
con una vecchia macchina da
cucire: a Villa Rosa si sta preparando il Filò, in programma
nel pomeriggio di lunedì 15 dicembre, alle ore 16. Per il terzo anno consecutivo, nell’imminente arrivo del Natale, ospiti e dipendenti dell’Opera Immacolata Concezione sono stati coinvolti nella preparazione
di un appuntamento con il quale si intende stimolare gli anziani a far riaffiorare ricordi dei
loro tempi, rendendoli partecipi attivi alle iniziative della struttura che li ospita. Prima anco-
6
Il “gioca-gioca”: aiutiamo i bambini
donando ciò che non utilizziamo più
Ass. Nazionale del Fante Sez. Altopiano Sette Comuni
Assemblea di fine anno per la
Sezione Fanti Altopiano Sette
Comuni. Durante l’incontro il
presidente Marco Ambrosini
ha fatto il punto sugli eventi sin
qui realizzati, si sono inoltre
gettate le basi per quando andrà a proporsi nell’entrante
2009. Tra le novità esposte
spicca la sottoscrizione di una
polizza assicurativa voluta dalla Federazione provinciale per
tutelare gli iscritti che prestano lavoro di volontariato. Il
clou delle attività ha visto nel
2008 il Raduno interregionale
in Val Magnaboschi, alla presenza di numerose autorità
militari italiane e straniere e
www.giornalealtopiano.it
ra dell’ambientazione della
stalla dove un tempo d’inverno si riunivano le famiglie per
scaldarsi al tepore umido del
calore animale, lo “spettacolo” ha richiesto una lunga preparazione ed è stato messo a
punto con la collaborazione di
tante persone, arricchendolo
con l’apporto di ricordi di vario genere di ognuno. L’animatrice Jerta Tessari ha
coinvolto gruppi di ospiti, parlando con loro, facendosi raccontare ricordi su vari argomenti legati alla vita di un
tempo, dai piatti che si consumavano a Natale, con le ricette
semplici di una volta, e poi le
storie, le preghiere, i proverbi
e le filastrocche di stagione, gli
aneddoti di lunghe e semplici
serata passate in compagnia.
Piano piano è nata la trama del
pomeriggio del Filò,
impreziosito anche con brani
tratti dai libri di Mario Rigoni
Stern, poi sono state assegnate le parti, si è stabilito chi narrerà, chi reciterà e chi racconterà. Non mancherà la musica, proposta dalla Villa Rosa
Band, dal Coro degli ospiti di
Villa Rosa, e da alcuni giovanissimi che suoneranno il
pianoforte o il flauto. Un pomeriggio durante il quale sarà
valorizzata particolarmente
la compartecipazione, in cui
gli ospiti saranno protagonisti, insieme ai dipendenti, ai
familiari, e a persone esterne
che si presteranno per un insieme che si preannuncia di
grande intensità.
Silvana Bortoli
Giochi, libri, attrezzature varie, sono tante le cose per
neonati e bambini che non si
usano più, che vengono riposte in qualche scatolone e
dimenticate in un angolo della casa. Dispiace disfarsene,
perché sono legate ai nostri
ricordi, ma spesso capita che
dopo essere state spostate
nel tempo da un posto all’altro, quando in casa c’è bisogno di spazio, alla fine vengano buttate via, seppur a
malincuore, quando invece
potrebbero far felici altri bimbi, meno fortunati dei nostri.
Pensando a questo, l’associazione “Amici di Antonio
Pertile e Sonia Sartori” ha
organizzato una raccolta di
materiale per bambini, siano giocattoli, libri, vestiti di carnevale, culle, lettini,
carrozzine e passeggini, attrezzature per l’infanzia,
purché in buono e
dignitoso stato. E’
un’occasione da
non perdere per
dare una nuova vita
a queste cose, per
regalarle a chi potrà goderne ancora. “Nelle intenzioni di questa raccolta – spiegano dall’associazione – c’è
una doppia finalità:
innanzitutto ridistribuire il
materiale che verrà raccolto
principalmente
sull’Altopiano o in zone vicine, a persone che ne
hanno necessità; parte di
quanto raccolto verrà inoltre venduto e il ricavato
sarà reinvestito in progetti
sempre a favore dell’infanzia, anche aiutando le
scuole materne della zona.
Inoltre c’è l’intenzione di
organizzare una pesca in
occasione della festa del 1°
maggio del prossimo anno,
tutto ciò allo scopo di finanziare iniziative per bambini. I volontari dell’associazione raccoglieranno il
materiale presso la casetta
della
solidarietà
al
mercatino di Natale ai
Giardini di Asiago nei giorni 30 dicembre, 1 e 5 gennaio. Nelle stesse giornate
proporremo a chi vorrà
contribuire con una piccola offerta anche degli
alberelli con il logo dell’associazione, decorati in vari
modi, sia per divulgare il
nostro simbolo e promuovere l’associazione e la sua
attività, che per raccogliere qualche fondo. Se
qualcuno avesse bisogno del materiale che
siamo intenzionati a
ridistribuire, ci può
contattare al numero
telefonico
347
9645471, utile anche
per richiedere il ritiro a dmicilio di cose
di grandi dimensioni”.
Silvana Bortoli
8
Sabato 13 dicembre 2008
ATTUALITA’
Tempo di assestamento di bilancio per i Comuni, come
previsto dalla legge. Un assestamento duramente contestato dalle minoranze sia ad
Asiago che a Roana. In entrambi i Comuni è stato criticato il fatto che la variazione
è stata fatta all’ultimo giorno
utile, ad Asiago addirittura due
giorni dopo la scadenza dei
termini, impedendo di fatto
qualsiasi
apporto
collaborativo delle opposizioni
attraverso emendamenti. Ad
Asiago sono stati presentati
oltre 130 capitoli “in pratica
un rifacimento del bilancio di
previsione” commenta il con-
l’Altopiano
7
Asiago e Roana, minoranze critiche
sugli assestamenti di bilancio
Fanno discutere, in sede roanese, gli 80 mila euro in più per la fornitura di energia elettrica e
138 mila euro per ripianare il deficit della Roana Servizi. Bolzon “Serve un accertamento”
sigliere Francesco Gattolin.
“Spicca la cancellazione della
previsione di • 900.000 per la
vendita della “lottizzazione seconde case” del Comune il località Ekar con conseguente
cancellazione, in parte uscita,
di • 500.000 per interventi al
Parco Millepini, 140 mila per
la sistemazione del piazzale
della nuova casa di riposo e
di 250 mila per la rotatoria di
via Verdi – illustra Gattolin –
Inoltre ci sono 120 mila euro
in meno dovuti a minori introiti
per oneri di urbanizzazione
con conseguente pari riduzione nei capitoli di spesa per manutenzione edifici, rimozione
neve, e altri servizi per i cittadini così come è aumentata la
spesa per la raccolta rifiuti del
Comune come avevamo previsto in sede di affidamento
del servizio all’Etra.”
“Abbiamo chiesto chiarimenti
sulla riduzione delle spese per
rimozione neve su cui l’assessore al Bilancio Ivan Baù ha
risposto che sono stati tolti ma
ci sono – conclude Gattolin
– Così come sulla Casa di Riposo in merito anche ai
140.000 euro tolti dal bilancio dove il sindaco ha assicurato che nel nuovo bilancio saranno recuperati, assieme a 111 mila euro per sostenere la gestione della stessa.
Ha fatto un ragguaglio sulla
situazione e un ragionamento
sugli intendimenti che abbiamo condiviso”. A Roana sono
stati contestati dalla minoranza due voci in particolare. La
Rotzo, niente luminarie in paese
L’amministrazione Comunale ha pensato ad un Natale di solidarietà. Il corrispettivo di spesa verrà devoluto alla Fondazione “Vicenza una città solidale” per la realizzazione della struttura per disabili a Cesuna.
Perché non vengono posizionate le luminarie durante le
Festività Natalizie? Questa
domanda se la sono posta o
se la stanno ponendo diverse
persone di Rotzo e villeggianti
notando che in paese non si
è ancora provveduto ad allestire nessun tradizionale abbellimento per Natale. La
Giunta e l’Amministrazione
Comunale hanno ritenuto opportuno quest’anno fare una
scelta diversa, lanciando
un’importante segno di attenzione alle problematiche delle
famiglie con persone disabili e
dando un profondo significato
a questo Natale. “Verso la metà
del mese di novembre – spiega
il sindaco Matteo Dal Pozzo si sono presentati in Comune
Eugenia Barbierato e Pierangelo
Costa di Asiago, per illustrare
il progetto di realizzazione di
una struttura per disabili a
Cesuna di Roana. Progetto denominato “Dopo di noi”, vale
a dire una struttura che accolga i disabili di tutto l’Altopiano
una volta che vengono a man-
www.giornalealtopiano.it
care i loro genitori o i loro parenti che attualmente li accudiscono. E’ stato prospettato il
costo elevatissimo della realizzazione della struttura che, nonostante aiuti regionali e di varie Fondazioni, necessita anche
dell’aiuto economico degli Enti
Locali Altopianesi oltre al contributo di privati cittadini. In quegli
stessi giorni stavamo sistemando
le luminarie per collocarle, come
di consueto, lungo le vie del paese. E’ pertanto sorta spontanea
l’idea di destinare le spese di allestimento delle luminarie per una
iniziativa di tale importanza per
tutto l’Altopiano ed anche per noi
di Rotzo. Abbiamo quindi deciso
di destinare per quest’anno un
contributo alla Fondazione
“Vicenza una città solidale” Onlus
che sta realizzando tale importante
struttura”.
Anche tutti i cittadini di Rotzo sono
invitati a concorrere con un contributo in base alle possibilità di
ciascuno per favorire la realizzazione dell’opera.
“A tale proposito – prosegue Dal
Pozzo - nei prossimi giorni perverrà ad ogni famiglia di Rotzo
un bollettino postale che potrà
essere utilizzato allo scopo. I
proventi di tali versamenti saranno interamente devoluti alla
Fondazione responsabile della
costruzione della struttura”.
“Se siamo consapevoli dell’importanza di tale iniziativa
– conclude il sindaco - saremo
ben felici di rinunciare ad un
po’ di luminarie per accendere una luce ben più grande ed
importante a beneficio delle
persone con gravi handicaps
che vedranno realizzato nel
nostro territorio altopianese
una struttura dove potranno
trovare accoglienza. Ogni
famiglia poi potrà supplire
alla mancanza delle luminarie allestendo all’esterno
della propria abitazione un
alberello di Natale illuminato. Dimostreremo in tal
modo di essere una comunità attenta sia alle Festività
Natalizie, sia alle necessità
delle persone svantaggiate.
Vivremo così un meraviglioso Natale all’insegna della
solidarietà”.
prima riguarda l’aumento di
spese di 80 mila euro per la
fornitura di energia elettrica
dovuta in parte, secondo l’opposizione, al cambio di
fornitore deciso dall’amministrazione alcuni mesi fa. “Per
fortuna ci doveva essere un
risparmio e questi rincari si
rifletteranno anche sui residenti di Roana – ha commentato
il consigliere Antonella Cocco che ha appoggiato in pieno
la proposta del capogruppo di
minoranza Davide Bolzon di
sospendere i pagamenti fino a
verificare il motivo di un così
cospicuo aumento – Credo
che sia doveroso nei confronti
dei nostri cittadini fare degli
accertamenti per capire il motivo ed eventualmente fare alcuni preventivi per cercare di
trovare il fornitore veramente
più conveniente.”
Altra spesa contestata i 138
mila euro destinati a ripianare
il deficit della controllata
“Roana Servizi”. “38 mila servono a ripianare i debiti del
2007 mentre 100 mila vanno
a coprire il buco del 2008,
100 mila che si aggiungono ai
40 mila già elargiti 5 mesi fa –
commenta Bolzon – E’ chiaro
che le entrate della Roana Servizi provenienti dalla piscina
e dal laghetto non possano coprire tutte le spese di gestione
della società però qui serve sia
un accertamento sul bilancio
sia un piano industriale che
possa spiegare queste uscite
di denaro pubblico ai cittadini.” Su entrambi i punti il sindaco ha detto che avvierà delle
verifiche e che poi ne
relazionerà in consiglio.
Gerardo Rigoni
Presentazione del libro
“Il dramma del Forte Verena”
Presso la Sala Consiliare del
Municipio di Rotzo, Sabato
27 dicembre 2008, alle ore
20,30,
Leonardo
Malatesta presenterà il suo
libro dal titolo “Il dramma
del Forte Verena”. Il volume del giovane storico militare vicentino, edito dalla
casa editrice Temi di Trento,
analizza per la prima volta
utilizzando documentazione
archivistica inedita, la vicenda costruttiva e bellica
del forte Verena, protagonista della morte di oltre 40
militari a causa di un colpo
di mortaio austriaco da 305
mm. Il libro che consta di
oltre 200 pagine, con la prefazione del prof. Grandi,
docente di Storia Contemporanea presso l’università
di Genova, tratta della politica militare italiana, dei concetti costruttivi, delle artiglierie ed infine della storia
bellica del forte Verena, considerato la maggiore
fortificazione italiana, ma
che invece era stato costruito non seguendo lo sviluppo delle moderne artiglierie
austroungariche. Grazie ad
un apparato fotografico e
cartografico inedito, il lettore oltre a conoscere la
storia del forte potrà, utilizzando le cartine e le fotografie sia d’epoca che dei
giorni nostri, scoprire questa fortificazione fino ad
oggi poco conosciuta ed inserirla nel contesto delle
vicende della prima guerra
mondiale.
8
Sabato 13 dicembre 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
8
Il coraggio di un uomo
Silvio Panozzo Tile racconta la sua malattia e viene premiato a Padova nel
concorso “La vita riconquistata” indetto dall’associazione “Volontà di vivere”
“Al coraggio di un uomo”. E’
con questa motivazione che
l’Associazione “Volontà di vivere” di Padova, nell’ambito
della rassegna di poesia e narrativa “La vita riconquistata”,
ha conferito la segnalazione
di merito a Silvio Panozzo
“Tile” di Treschè Conca che
ha partecipato al concorso
con il racconto intitolato “Una
telefonata per sperare”. E’ il
coraggio di un uomo di 55
anni nell’affrontare una malattia che lo accompagna da
quando ne aveva 23, per la
quale ha dovuto sottoporsi
per ben 3 volte al trapianto di
rene. Il coraggio di un uomo
nel raccontare la sua vicenda, la sua sofferenza e quella
della sua famiglia, ma anche
il bene che, paradossalmente, il male ha portato con sé.
Silvio, bidello alle scuole elementari di Asiago; Silvio, collaboratore apprezzato della ri-
vista Asiago ieri, oggi, domani”; Silvio, marito di Patrizia
e papà di Valentina; Silvio
membro del consiglio pastorale di Treschè Conca; Silvio,
amico dell’Associazione “Le
Mani”. “E’ stata proprio
Ivana, tra le fondatrici di questa associazione, nata sul
modello della “Volontà di vivere” di Padova, che – spiega - conoscendo anche la mia
propensione per lo scrivere,
mi ha spinto a partecipare a
questo concorso regionale. E’
stata una bella esperienza e il
momento della premiazione è
stato davvero carico di emozione”. Il racconto, scritto
ancora nel 2004, si sofferma
su un lungo segmento della
sua vita da quando, nel gennaio del 1984, a sette anni dal
primo intervento, è arrivata la
notizia della possibilità di un
secondo trapianto. Vent’anni,
tra una nuova resurrezione (il
Gruppo AVIS e Banda
M. Lèmerle in festa a Cesuna
È stata una celebrazione in grande stile quella che ha coinvolto
a Cesuna ben tre gruppi sociali ormai molto radicati nel territorio roanese. Lunedì 8 dicembre, in occasione della festa patronale
dell’Immacolata, il gruppo AVIS di Cesuna - Treschè Conca, il
centro parrocchiale e i membri della Banda Musicale M. Lèmerle
si sono dati appuntamento per un convivio che ha coinvolto
oltre 150 persone comprese tra soci e simpatizzanti. “E’ un
momento di unione per tutta la nostra comunità – ha detto il
sindaco e direttore della Banda Mario Porto – e vedere tanta
corale adesione è motivo di orgoglio per quanti si prodigano
all’insegna del volontariato. Un traguardo a cui i tre gruppi qui
festeggiati possono guardare con soddisfazione”. Dopo aver
ricordato l’impegno dei soci AVIS, tra cui eccelle Attilio Sterchele
“Gianela” con le sue 98 donazioni, ai membri della banda musicale è stata distribuita copia del compact disc che raccoglie 18
brani, incisi in estenuanti prove ed esecuzioni durate lunghi mesi.
Il supporto digitale propone pezzi classici tra cui
“Campane di Monte Nevoso”, “Inno dell’artiglieria” e “Signore delle
cime”, ma anche arrangiamenti di componimenti
intramontabili come “My
way” e “Wonderful
world”.
D. Finco
secondo trapianto appunto) e
un nuovo crepuscolo, in attesa di una terza possibilità
per liberarsi dalla schiavitù
della dialisi, riassunti in poche
righe. Silvio termina il suo
scritto così: “…La mia vita
da trapiantato è finita l’estate scorsa a Bruxelles, dov’era
cominciata. La parte di me
che ha cessato di vivere – il
rene – è come fosse morta una
seconda volta. Nel mio corpo per lunghi anni ho ospitato l’organo di un’altra persona, ciò non mi ha causato
problemi psicologici, ma ho
spesso riflettuto che la morte
di una persona ha salvato la
mia vita. Ora tre volte la settimana per quattro ore mentre osservo da una finestra
dell’ospedale di Asiago il bosco che lo circonda, penso di
aver trovato quassù un ambiente meraviglioso dove sto
lentamente trovando il nuovo equilibrio che la logica
della malattia mi impone. Ma
quanto difficile è accettarlo!
Non sono rassegnato e amo
paragonare la vita ad una partita a carte dove ognuno può
giocare una sola, unica mano
con le carte che il destino gli
ha assegnato. Non si bara,
non si mescolano le carte. Io,
come un giocatore, vivo, affronto la nuova esperienza,
consapevole della mia condi-
zione, senza abbassare la soglia di attenzione di fronte
e ciò che la vita mi proporrà. Ho imparato ad
apprezzare le piccole
cose quotidiane e gioco le mie carte, sperando nel jolly, il terzo intervento al quale non
esiterei a sottopormi
convinto che il futuro è
nelle mani di Dio e che i
progetti degli uomini sono
mere illusioni senza il suo
aiuto”.
Il terzo intervento è poi arrivato, seguito, purtroppo, anche da un’operazione al cuore “l’esperienza più dura” e
una, recente, alla cistifellea.
Ora Silvio, nonostante tutto,
vive una vita abbastanza regolare seppur condizionata
dagli esami di controllo e dalle medicine che quotidianamente deve prendere.
Continua la sua guerra quotidiana con molta serenità ed ha
ancora il coraggio di sentirsi
fortunato. Ogni tanto guarda
indietro e vede le tante croci
lasciate lungo il cammino dei
tanti “commilitoni” rimasti
nella steppa della malattia,
mentre lui, ancora una volta,
è riuscito a tornare a baita.
Vede i loro volti a uno a uno,
li elenca dentro sé, uno a uno,
e i primi nomi che gli vengono sono quelli di suo padre
Mario, che tanto si è battuto
perché suo figlio potesse avere il primo trapianto per tornare a vivere, e del maestro
Patrizio Rigoni, suo amico,
che sempre lo sollecitava a
scrivere, col quale ha condiviso tante chiacchierate e tanti
bei momenti. Vede e apprezza
sempre più le cose positive:
l’amore incondizionato di Patrizia, sua moglie, la realizzazione di sua figlia Valentina,
laureata in ingegneria elettronica e felicemente sposata, la
compagnia di alcuni piccoli
angeli che girano per casa,
l’amicizia sincera di molte
persone vicine e lontane, tan-
te delle quali conosciute in
Belgio, nei giorni bui d’ospedale. “La malattia mi ha dato
tanto – conclude – mi ha migliorato smussando tanti spigoli del mio carattere e mi ha
avvicinato a Dio”. Vive con fiducia e speranza. Dalla finestra della sua cucina si vede
un paesaggio stupendo: i prati che degradano a valle, le
montagne innevate di
Tonezza, le albe e i tramonti,
il trascorrere dei giorni e delle stagioni. Che bello il mondo e che bella la vita. Guarda
all’orizzonte Silvio, sempre
pieno di coraggio.
Stefania Longhini
I buoni profumi dei giorni di festa
Abbiamo avuto modo più
volte di dire come, entrando alla Casa della
Bomboniera di piazza II° Risorgimento ad Asiago, ci si
immerga in un piccolo mondo magico, fatto di insieme
di tanti oggetti e prodotti
bellissimi. Quello che vogliamo sottolineare questa volta è la miriade di profumi in
cui si viene avvolti varcando la soglia del negozio: dall’aroma del caffè alle fragranze dei confetti, del cioccolato, dei tanti buoni pro-
dotti la cui essenza si percepisce immediatamente. E
se sono buoni gli odori,
pensatevi i sapori! Le migliori marche sono presenti
con le specialità francesi, la
cioccolata
Valrhona,
Domori, Venchi con la linea
senza zuccheri, e Steiner
con la sua “ciocco terapia”.
Essenze invitanti sono anche quelle emanate da tanti
altri dolciumi, come torroni,
torroncini, biscotti, marmellate, grappe selezionate e
particolari. E mentre si gode
di tanti buoni profumi, gli
occhi non possono fare a
meno di spaziare fra i moltissimi articoli da regalo e gli
oggetti natalizi che ci circondano, con i nuovi arrivi di
capanne, presepi, alberelli,
cornici e articoli in argento,
bambole di porcellana, servizi con bicchierini da liquore. E poi originali orecchini,
spille, collane con pendenti
“La Murrina”, sempre belli da
regalare o regalarsi. La
Casa della Bomboniera vi
aspetta per accogliervi con
il suo mondo speciale, e per
farvi i suoi migliori auguri
per un felice periodo di feste. Servizio redazionale
8
Sabato 13 dicembre 2008
ROANA
L’anno scorso si era tenuta a
Gallio questa speciale riunione tra
i cori dell’Altopiano per festeggiare Santa Cecilia, patrona di
quella musica che accomuna
ogni singolo cantore di ogni coro
del nostroAltopiano. L’iniziativa,
proposta dal maestro Andrea
Pinaroli, direttore della Schola
Cantorum “San Matteo” della Parrocchia di Asiago, si è ripetuta
quest’anno a Cesuna. Sabato 22
di novembre si sono ritrovati nella
chiesa della frazione roanese più
l’Altopiano
9
Oltre 250 cantori a Cesuna
per festeggiare Santa Cecilia
Un momento di connubio musicale tra i cori dell’Altopiano in onore della patrona
della musica, iniziativa organizzata, per il secondo anno, dal maestro Andrea Pinaroli
di 250 cantori, prima per provare
tutti insieme i brani del concerto
che ogni coro aveva imparato singolarmente e poi per vivere il vero
e proprio evento. I cantori non
sono stati più raggruppati in base
al coro di appartenenza, ma divisi
tra soprani/mezzi soprani, contralti, bassi/baritoni e tenori, tutti insieme a seconda del timbro e della tonalità di voce a prescindere
Doppio appuntamento con il cabaret
d’autore al teatro parrocchiale di Canove
Il 27 dicembre in scena “Magia tra le favole” e “Gli umoristi anonimi”
Torna il doppio appuntamento con il cabaret al cinema
teatro di Canove, organizzato
dal Lions Club Asiago 7 Comuni. Finalità degli eventi, oltre che offrire uno spettacolo
di spessore nel calendario delle manifestazioni di Natale, è
aiutare la scuola materna del
paese, alla quale saranno devoluti gli incassi. Protagonisti degli appuntamenti in programma il 27 dicembre saranno Gianni Giannini,Tiziano
Moggio e Clara Guabello.
Gianni Giannini, che collabora in qualità di autore con alcuni comici emergenti di
www.giornalealtopiano.it
Zelig, si è esibito, tra l’altro,
per il Fondo Ambiente Italiano
e per prestigiosi club, sia ita-
Mercatino di Natale
per sostenere l’Asilo
A Cesuna, di fronte alla scuola materna, nei prossimi week
end e durante il periodo delle feste natalizie, sarà allestito il
Mercatino di Natale con i lavori realizzati manualmente
dalle mamme dei bambini dell’asilo. Si possono vedere e
acquistare addobbi natalizi, oggetti utili e idee regalo, realizzati con tecniche varie, fra cui il ricamo, il cucito, il
decoupage. Il ricavato della vendita andrà a favore della
scuola materna.
liani che svizzeri. Oltre ad aver
firmato testi e regie teatrali per
la compagnia “Teatrando” di
Biella, ha pubblicato cinque libri di narrativa. Tiziano
Moggio è prestigiatore –
illusionista per professione da
oltre vent’anni, unisce l’arte
della magia a un umorismo
intelligente. Ha esordito giovanissimo, a soli sette anni, partecipando a programmi Rai, e
nel corso della sua carriera ha
lavorato con personaggi del
calibro di Tony Binarelli e
Alexander. Clara Guabello di
Biella, è un’attrice della compagnia “Teatrando”, con la
quale da dieci anni a questa
parte recita in varie commedie e spettacoli comici
itineranti. Ad esibirsi il pomeriggio alle ore 17 saranno
Giannini e Moggio, con lo
spettacolo per bambini “Magia tra le favole”, ingresso ad
offerta libera. La sera alle 21
si unirà a loro anche Clara
Guabello, portando in scena
“Gli umoristi anonimi”; il costo dei biglietti per gli adulti è
di 10 euro, per i bambini fino
ai 12 anni di 5 euro.
Prevendita biglietti: Ufficio
I.A.T. (Asiago), Bar alla Torre (Canove)
S.B.
da ogni campanilismo. Un bel
messaggio quello che si è voluto
lanciare: quello che una sola voce
e l’unità oltre tutto possono dare
grandi ed emozionanti risultati che
si deve cercare di ripetere. Al termina dell’ensamble musicale, ogni
coro ha proposto un brano del
proprio repertorio, prima di concludere la serata in compagnia
con un ricco buffet.
Entusiastiche sono state le opinioni dei parroci delle varie parrocchie, che hanno salutato con
positività questa singolare animazione della messa che ritrova un
po’ quello scopo di comunione
che dovrebbe essere presupposto di ogni nostra partecipazione
alle funzioni.
Alla fine della messa, Don
Valentino, parroco di Foza, ha
voluto dare un proprio commento sulla serata: “Ho chiesto a un
pesco di parlarmi di Dio e il pesco fiorì. Ho chiesto ad Andrea
di parlarmi di Dio, lui riunì i cori
dell’Altopiano e cantarono insieme...”.
Una bella frase, che sintetizza in
sé il senso dell’iniziativa ideata dal
direttore del coro asiaghese e l’impegno di ogni singolo cantore per
la collettività, come dovrebbe essere quello di ogni singolo parrocchiano per la propria parrocchia.
Martina Rossi
Un Calendario
in ricordo di
Patrizio Rigoni
La Cassa Rurale e Artigiana di Roana dedica il calendario
2009 al ricordo di Patrizio Rigoni con le sue fotografie che
ci accompagneranno lungo i mesi del nuovo anno. Egli è
stato stretto e convinto collaboratore nella composizione
dei calendari creati in questi anni, che sono ritenuti un prezioso documento di cultura locale con le loro fotografie di
paesaggi, flora e fauna, e con i riferimenti all’antica cultura
dei Sette Comuni. Il Maestro Patrizio, oltre a una straordinaria cultura naturalistica, aveva una appassionata sensibilità per la fotografia. Sul calendario viene ricordata una sua
testimonianza : “Le foto rappresentano per me dei vividi
ricordi, dei momenti di pienezza, lampi di sorpresa e di stupore che ho voluto partecipare ad altri, per goderne insieme”. A lui si possono riferire anche alcuni proverbi riportati
lungo i diversi mesi e ripresi da una raccolta fatta dallo
Schmeller ad Asiago nel 1800, come : “Bear kot barot, ist
hortan amaart”, cioè : Chi dice la verità è sempre amato”,
oppure ancora: “Gasin hortan met den ba bissent meror”,
cioè: “Va sempre con chi ne sa di più”.
GALLIO
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Sabato 13 dicembre 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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Premio della Solidarietà: un riconoscimento,
uno stimolo, un momento di aggregazione
L’iniziativa, giunta alla decima edizione, si tiene sabato 13 dicembre presso la Chiesa di Gallio
Sabato 13 dicembre, alle ore
20.30, presso la Chiesa parrocchiale di Gallio, si terrà la
manifestazione “Premio della Solidarietà”, presentata
ancora una volta dalla direttrice della nostra testata Stefania Longhini.
L’iniziativa, quest’anno giunta alla sua decima edizione,
è nata dal Comune di Gallio,
che ospiterà il Premio in occasione di questo speciale
traguardo. Lo scopo della
manifestazione, come ci ha
gentilmente e fieramente
spiegato l’Assessore al Sociale di Gallio Wimer Baù, è
particolarmente significativo,
non solo in quanto premia iniziative di grande spessore
solidale, ma anche perché si
pone come uno dei pochi punti di incontro tra i diversi Comuni che costituiscono
l’Altopiano, attraverso quell’importante Associazione
che è la Comunità Montana,
abile nel coordinamento tra
le “otto teste”, rappresentate in giuria da altrettanti assessori al sociale, uniti per
premiare la solidarietà, e dai
parroci, che danno all’iniziativa quella scintilla di fede che
può muovere le montagne.
Partito proprio da Gallio nel
1999, il Premio della Solidarietà ha toccato da vicino tutti
i Comuni del nostro territorio, ogni sabato successivo
all’Immacolata, premiando le
storie di quegli altopianesi
che, spesso velatamente e nel
silenzio, hanno aiutato qualcuno più bisognoso di loro.
Negli anni, vari vissuti si sono
intrecciati, formando un’aurea catena di bontà che il
Premio si propone di portare
alla luce.
Nel 1999, è stato premiato
l’importantissimo lavoro della “Famiglia Aperta sul Mondo”, che si occupa dei minori senza alloggio e famiglia,
nelle figure di Giusy e Mary,
un premio che ha voluto sottolineare l’impegno dell’Associazione nei confronti del
nostro futuro: i nostri ragazzi.
L’anno successivo, il riconoscimento è andato all’associazione “Mano Amiga”,
nota grazie all’impegno di
Angela Oro e Erica Oro, premio volto a sottolineare il significato dell’aiuto reciproco.
La terza edizione del Premio
della Solidarietà ha visto premiata Lucia Canazzo, impegnata sul fronte del
volontariato in Africa, sem-
pre all’insegna dell’aiuto reciproco, anche verso chi, nel
mondo, è meno fortunato di
noi.
Nel 2002, il premio non poteva mancare per l’Associazione “Mato Grosso”, impegnata nella raccolta di materiali di recupero per dare aiuto alle popolazioni dell’America Latina e non solo.
Il quinto anno, invece, sono
stati in più di uno a meritarsi
il Premio della Solidarietà, a
testimonianza che il nostro
Altopiano ha un cuore davvero molto grande e brulicante di generosità: la famiglia
Costa di Rotzo che si occupa di volontariato anche se
interessata
dalla
problematica della disabilità;
Nicola Rossi, un bambino di
Sasso di Asiago che a scuola
è stato particolarmente vicino a un compagno diversamente abile; per finire, la missionaria Andreina Paganin.
L’anno successivo, il premiato è stato Enrico Fattori di
Gallio che ha donato una parte del proprio fegato per cercare di guarire il padre.
Nel 2005, è stata premiata
l’iniziativa del coniugi
Cristoforo Pernechele e
Loretta Colpo di Conco che,
pur avendo già tre figlie da
accudire, hanno deciso di
prenderne in affido tre nipoti, sottolineando una forma
difficilissima di solidarietà, in
cui prevale l’altruismo di poter aiutare momentaneamente e non permanentemente
delle giovani vite, diversamente da quanto accade per
l’adozione.
L’anno seguente, il Premio
della solidarietà è stato assegnato a Barbara Contri,
secondo le parole dell’Assessore Wimer Baù “un
vero e proprio angelo venuto dal cielo”, che, nonostante i suoi gravi problemi
personali e di salute, è riuscita a donare parte del proprio tempo alle attività della
parrocchia.
Per finire, l’anno scorso, il
premio è andato al Gruppo
Soccorritori di Enego, assegnazione significativa se si
pensa che è costituito da ragazzi giovanissimi che si rendono attivi con un sollecito
servizio di pronto soccorso.
Storie diverse, alcune di
grande amore familiare, altre di solidarietà verso i bambini meno fortunati, altre ancora indirizzate al bene comune di tutta la nostra co-
munità o ancora rivolte oltre
i nostri confini per arrivare a
dare una mano ai Paesi
meno agiati del nostro, ma
tutte accomunate dal grande cuore della solidarietà
altopianese.
E quest’anno a chi andrà
questo importante riconoscimento? Lo scopriremo sabato 13 dicembre presso la
Chiesa Parrocchiale di
Gallio; al termine della
premiazione ci sarà un rinfresco a base di cioccolata
calda e biscotti organizzato
dal sempre attivo Gruppo
Alpini di Gallio.
L’Assessore al Sociale di
Gallio, Wimer Baù, è fiero di
presentare nuovamente questa iniziativa, ideata proprio
dal suo Comune di appartenenza:
“L’iniziativa,
supportata da un generoso sponsor della Banca
Popolare di Vicenza a cui
va un plauso particolare,
si propone di portare alla
luce delle iniziative solidali
tipiche dell’essenza dell’abitante di montagna
stesso: l’aiuto reciproco e
il perseguimento del bene
comune – ha dichiarato infatti Baù – Inoltre è un fondamentale punto d’incon-
tro tra tutti i Comuni
Altopianesi, nelle figure
dei loro assessori al sociale, per un’iniziativa a mio
avviso meravigliosa, probabilmente la più bella dell’anno, una specie di catena che mi auguro non finisca mai”.
Novità di quest’anno, a coronare il decennale dell’iniziativa, sarà un libricino che
si propone di ripercorrere
storia e motivazioni della
manifestazione.
Insomma, come si potrà
leggere nell’introduzione a
cura della presentatrice
Stefania Longhini, “c’è un
mondo sotterraneo che si
muove, mai pago, mai
stanco. Un mondo di
bontà, di impegno, di
mani tese, di buone parole, di abbracci e di sorrisi, E’ il mondo della solidarietà
e
del
volontariato che si costruisce in silenzio. Senza grandi clamori, con
semplicità” messo in luce
dal Premio della Solidarietà, un riconoscimento, uno
stimolo, un punto d’incontro.
Martina Rossi
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Sabato 13 dicembre 2008
ENEGO
Mai il paese di Enego è
stato più vivace ed affollato in un tardo pomeriggio di
inverno. Increduli gli stessi
paesani, più che i turisti, nel
vedere la loro bella piazza
così gremita, malgrado la
temperatura non proprio
l’Altopiano
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Con Natalenego un’apertura di stagione
natalizia che resterà negli annali!
mite. L’appuntamento che
ha richiamato la festosa folla, è stato l’inaugurazione
della prima edizione di
Natalenego. Per il primo
anno infatti, oltre all’albero, Piazza S. Marco appare ancora più in veste nata-
Sistemata la frana di
Fosse di Mezzo a Enego
Si è chiuso a fine novembre il cantiere aperto all’inizio del
mese sulla strada provinciale 76 Valgadena in Comune di
Enego, in località “Fosse di Mezzo”. Si è trattato di un intervento di urgenza per il ripristino della scarpata stradale a
valle, per sistemare il movimento franoso che si era creato a
causa sia della natura del pendio, sia delle recenti e abbondanti precipitazioni piovose. Il movimento franoso aveva infatti ridotto la carreggiata stradale ed erano ceduti sia il cordolo
stradale che la barriera di protezione della carreggiata stradale stessa. Di qui l’esigenza di intervenire con urgenza,
attingendo dall’apposito fondo in gestione al settore difesa
del suolo, a disposizione di casi simili a questo. “In questo
modo –sottolinea l’Assessore Provinciale alla Difesa del
Suolo Costantino Toniolo - acceleriamo la procedura amministrativa ed evitiamo che situazioni di dissesto peggiorino
creando ulteriori disagi, con conseguente dispendio di maggiori fondi per la loro sistemazione.” L’importo dei lavori
ammonta a 30mila euro. Con la ditta specializzata contattata
per eseguire le opere, sono stati individuati i seguenti interventi atti a ripristinare la percorribilità della strada provinciale : rimozione del materiale instabile a valle della carreggiata
stradale; demolizione del cordolo esistente; costruzione di un
muro di sostegno lungo circa 35 metri; ripristino della barriera di sicurezza; ripristino della scarpata stradale a valle;
regimazione del deflusso delle acque; getto del muro e riempimento dello scavo e successiva realizzazione della cunetta
stradale.
lizia grazie ad una dozzina
di deliziose casette in legno
sistemate in circolo al suo
interno, che ospitano il
mercatino. Un mercatino indubbiamente originale rispetto ai soliti, in quanto
propone per lo più prodotti
locali, come il formaggio ed
il miele, e oggetti artigianali, creati proprio dalla
gente del paese che grazie
a questa festosa occasione
ha riscoperto o semplicemente offerto fuori casa gli
oggetti della tradizione, ma
non solo. Un’ occasione
questa del mercatino, che
ha dato l’input a molti, per
trovare il “coraggio” di
mettere, è proprio il caso di
dirlo .… in piazza il proprio
talento. Tante mani abili
hanno ridato vita alle capacità che sembravano ormai
appartenere solo al passato, con estro e con fantasia sono emerse una quantità di cose interessanti ed
inaspettate. Così hanno trovato spazio lavori in legno,
pregevoli sculture,a anche
lavori molto più articolati,
come ad esempio orologi a
pendolo con ingranaggi a
vista, tutti esclusivamente
in legno lavorato a mano,
con i sistemi e gli strumenti
classici. Giovani donne invece hanno riportato in auge
lavori a maglia ad uncinetto ricami, manufatti di ogni
tipo, oggetti creati con la
tecnica del decupage, ma
anche decorazioni sfruttando il prezioso sistema
macramè. Insomma un fiorire di abilità, talento e fantasia che non può non colpire favorevolmente, e rendere ancora più piacevoli
queste festività, partite
come si diceva con una gustosissima cerimonia di
apertura domenica pomeriggio. A sorpresa sono
giunti i bambini di Enego,
divisi in tre gruppi, ed hanno portato fiaccole: verdi,
bianche e rosse. Una volta
riunito il tricolore in piazza,
con la madrina della serata, la campionessa italiana
di triathlon estremo
Martina Dogana, hanno
acceso le lucette del grandissimo abete che trova
spazio proprio al centro della piazza. A quel punto, a
coronare nel migliore dei
modi l’atmosfera, sono partite le note delle più classiche canzoni natalizie, offerte con garbo ed il calore
delle belle voci del coro La
Rondine Enego, dirette
sempre impeccabilmente
dal maestro Baldi. Il
mercatino eneghese sarà
aperto sabato 13 e sabato
20 dalle 17 alle 19; domeni-
ca 14 e domenica 21 dalle
10 alle 12 e dalle 17 alle 19;
dalla vigilia di Natale al 6
gennaio invece l’apertura
sarà quotidiana sempre con
orari 10 – 12/17 – 19, ma
naturalmente molti altri e
soprattutto variegati saranno gli appuntamenti offerti
fino al 6 gennaio dal programma Natalenego.
Stefania Simi
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l’Altopiano
Sabato 13 dicembre 2008
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Eletto il nuovo direttivo della Pro Loco
LUSIANA
Passaggio di consegne tra il
commissario straordinario
nominato dall’Amministrazione comunale Carlo Frello e il
nuovo direttivo della Pro
Lusiana presieduto da Fabio
Ronzani. Dopo che Sabrina
Passuello aveva lasciato la
presidenza del sodalizio e il
commissario aveva portato
avanti le iniziative per sei
mesi, la settantina di soci della Pro loco si erano riuniti per
eleggere il nuovo direttivo
Il nuovo presidente del gruppo di volontari è il giovane Fabio Ronzani
che risulta composto da undici persone scelte tra rappresentanti di varie categorie
del mondo commerciale e
associazionistico lusianese. La
votazione ha visto eletto presidente un giovane di buoni
propositi, Fabio Ronzani. Vice
è stato scelto Paolo Pivotto,
segretaria Silvia Savio, tesorieri Antonio Ronzani e Jenny
Giolo, consiglieri Antonello
Fornasetti, Claudia Frello, Davide Pozza, Maria Grazia Pozza e Moreno Rigoni. E.Z.
Lavori in corso a Lusiana
E’ stata appaltato alle ditte
Maino e Capuzzo il servizio
di sgombero della neve nei
prossimi tre anni. In materia
di viabilità vanno segnalati
due importanti interventi sulle strade (Marziele e parte
della Militare), mentre resta
da completare il lavoro sulla
strada Bidese, nella quale
sono in corso gli scavi per i
pozzetti e l’illuminazione, ai
quali seguiranno le operazioni sul manto viario.
Completati anche i lavori su
Malga Campo Rosignolo,
dove è stato realizzato il bagno e si attende l’ultimazione
dell’intervento sulle ringhiere dello scivolo per l’acces-
so ai portatori di handicap. E’
stato inoltre chiesto un finanziamento per altri lavori per
la messa a norma secondo
l’ULSS della Malga di Pian
de Granezza, ma si stanno
incontrando difficoltà con
l’AVEPA, la quale applica
molto restrittivamente la normativa. E’ infine stata avanzata la richiesta per un finanziamento di circa 100.000
euro dalla Regione (sui 250
previsti)
destinato
all’innevamento programmato degli impianti di risalita del
Monte Corno, per l’installazione dei cannoni e la realizzazione del bacino idrico di
raccolta.
Il passaggio
di consegne
tra il
commissario
straordinario
Carlo Frello
e il nuovo
presidente
Fabio
Ronzani (a
sinistra).
Messa in sicurezza delle
strade un’intesa tra
Provincia e Comune
Torrente Valle dell’Onfesa
ripresa la sistemazione
Sono ripresi i lavori di messa in sicurezza del torrente Valle
dell’Onfesa a sud di contrada Zampese. Il Servizio forestale
regionale aveva dato vita ad opere murarie di consolidamento del torrente lungo la strada provinciale, ma ad un certo
punto si erano interrotti per la presenza di una cabina per la
riduzione della pressione del gas del metanodotto. In questi
giorni i tecnici stanno ricostruendo la cabina a sud di quella
precedente e una volta completati i lavori verranno terminati
i lavori di costruzione del muro. Lavori che inizialmente prevedevano anche la di realizzare una ventina di posti auto a
fianco della provinciale, ritenuti necessari per l’assenza di
spazi adatti nella zona, ma il progetto è stato cambiato a causa di persone che hanno sollevato obiezioni chiedendo anche
che la recinzione in pali a lato della strada venisse rimessa a
posto. Si profila quindi la rielaborazione del progetto per sistemare anche le incongruenze. E.Z.
“Le Alghe” si sono riunite
nel ricordo di Maurizio Maino
Per ricordare Maurizio Maino il complesso musicale “Le
Alghe” è tornato sul palco al cinema Comunale. La serata, il cui ricavato è stato devoluto all’asilo parrocchiale di
Lusiana, ha visto tornare alla ribalta i primi componenti
della band che era stata fondata da Maurizio Maino, Gianni
Frezza, Alcide Ronzani e Franco Sartori nel 1968. Qualche anno fa Maurizio Maino è deceduto e il complesso
aveva cessato l’attività dopo aver anche cambiato il nome
in “La congiura dei pazzi”. I suoi componenti si erano
divisi e solo Alcide Ronzani e Franco Sartori avevano
continuato a suonare entrando a far parte del complesso
asiaghese “I Bitters”. A distanza di 40 anni è stata organizzata la serata per ricordare Maurizio, batterista del
gruppo, e a prendere il suo posto è stato il fratello minore
Sandro. Nella serata sono state riproposte le canzoni che
andavano in voga in quegli anni e che venivano gettonate
al juke box del bar “Pineta”. Il chitarrista Alcide Ronzani
con i suoi virtuosismi ha riscosso applausi riproponendo
Maria Elena, Apaches e tanti altri motivi di successo. E.Z.
“Le Alghe” in scena dopo 40 anni al Comunale.
Nella foto, i lavori ripresi a lato della strada provinciale per
spostare la cabina del metano in località Zampese.
Sono in fase di ultimazione i lavori per la sistemazione di
un dissesto verificatosi lungo la strada provinciale
Lusianese in località Codene-Dovighi, a Lusiana. La zona
interessata dai lavori è localizzata all’altezza del 5° tornante e si sviluppa ad una quota di circa 520 metri di altezza. Nell’area esaminata si è verificato un distacco del
materiale di copertura del versante, dovuto essenzialmente
all’indebolimento dei materiali a seguito delle abbondanti
piogge. Il primo evento franoso, infatti, si è verificato nell’autunno del 2004 a seguito di un periodo di intense precipitazioni meteoriche, e ha causato l’asportazione di
materiale nella parte alta del pendio, sul piano stradale. Il
materiale aveva completamente ostruito la strada, unica
via di accesso alle contrade. In base a quanto emerso
dalle indagini geologiche svolte, si è ritenuto di dover realizzare un muro di sostegno che si sviluppa per una lunghezza di circa 20 metri con altezza di circa 2 metri, oltre
a provvedere al rafforzamento del versante mediante realizzazione di un cordolo fondato su pali di piccolo diametro, completato con la posa di rete a doppia torsione con
funzioni di stabilizzazione ed anti-erosive. Oltre alla sistemazione del tratto di versante colpito dalla frana, è risultato necessario provvedere alla stabilizzazione di un ammasso roccioso che poteva compromettere la sicurezza
del transito anche della strada provinciale.
L’intervento ammonta a circa 110mila euro. I lavori, la
cui durata era prevista in 90 giorni, sono iniziati il 28 settembre e sono attualmente in corso di ultimazione, dopo
una sospensione dovuta ad avverse condizioni meteorologiche. La sistemazione del dissesto di Codene-Dovighi
rientra in un più ampio piano di interventi gestiti congiuntamente dalla Provincia di Vicenza e dal Comune di
Lusiana. Il territorio comunale di Lusiana, infatti, è spesso interessato da movimenti franosi e dissesti, creando
ostacoli a strade comunali che costituiscono, spesso, l’unica via di accesso a contrade e abitati. Per dare una risposta seria e completa, l’Amministrazione Comunale di
Lusiana e la Provincia di Vicenza hanno sottoscritto un
Protocollo di Intesa in un’ottica di ottimizzazione delle risorse e di capacità di intervento. La collaborazione prevede compartecipazione economica e progettuale, con un
impegno annuo, da parte di Lusiana, di un importo pari a
50mila euro.
Mosele e Stefani campioni del mondo
La nuova coppia campione
del mondo di settino è formata da Mariano Mosele e
Sandro Stefani di Asiago.
L’accoppiata ha conquistato
la prima posizione del podio
al “Bertiaga” di Lusiana battendo il forte duo di Gallio
Corrado Finco e Paolo
Rigoni. In terza fila ancora
una coppia di Asiago formata da Fortunato Rigoni e
Gilberto Rigoni. Quarta l’accoppiata formata da Danilo
Villanova e Francesco
Cantele di Lusiana. Per quest’anno il settino chiuderà i
battenti con una cena in programma il 20 dicembre alla
baita ristorante “Al Fungo”.
Qui ripartiranno le gare del
2009 con la prima gara in
calendario in gennaio a cui
seguiranno le partite che si
svolgeranno ancora a
Lusiana, Asiago, Gallio e Foza
per chiudere con il campionato del mondo di specialità.
Nell’edizione di quest’anno i
settinisti
originari
dell’Altopiano e residenti o
abitanti all’estero non hanno
avuto fortuna perché rimasti
fuori dalle competizioni già
dalle prime partite. Per onorare la definizione di “mondiale” del torneo di settini è
auspicabile che per il 2009
rimangano in gara le coppie
da fuori nazione. E.Z.
Nella foto, i campioni del
mondo Mosele e Stefani con
la valletta Ioana Ciobotaru.
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Sabato 13 dicembre 2008
l’Altopiano
ALTOPIANO YOUNG
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13
Tutti pazzi per Yu - gi - oh,
gioco a carte per soli “eroi”
Strategia e lealtà alla base delle sfide che coinvolgono, soprattutto
tra gli adolescenti, un gran numero di appassionati. Esistono
competizioni a livello nazionale, europeo e addirittura mondiale
Saaaaalve! Vi siete mai sentiti un
po’ infantili? Con tanti soldi da
spendere invano? Se la risposta
è si, allora il gioco di Yu-Gi-Oh è
quel che fa per voi!
No dai, al di là di questa
demenziale presentazione suggerita dal socio Mattia “Heartless”,
celebre già su YouTube per la
sua performance del fiammifero
acceso per magia con l’unghia,
l’Altopiano sembra essere pazzo per questo coinvolgente gioco di carte collezionabili... I ritrovi non ufficiali degli appassionati altopianesi di Yu-Gi-Oh si
svolgono all’Internet Point di
Asiago, luogo dove decido di
recarmi allo scopo di approfondire l’argomento.
Per conoscere meglio il mondo
di Yu-Gi-Oh, mi avvalgo di un
aiuto divino, in tutti i sensi, sia
per la difficoltà del gioco, sia
perchè Mattia vuole essere chiamato Dio...:-)
Dunque, la prima cosa che notiamo quando entriamo
all’Internet Point per incontrare i
nostri eroi da intervistare, è che
abbiamo sbagliato in pieno il giorno, visto che ci sono solo due
dei numerosi giocatori
dell’Altopiano. I ritrovi in effetti
raccolgono più adepti nel fine
settimana, quando lo studio non
incombe e le menti sono più li-
bere per concentrarsi sul
gioco...Ma guai pensare che sia
“una cosa da ragazzi”! In effetti,
il regolamento (perchè c’è addirittura un regolamento ufficiale)
presenta esattamente 49 pagine
da sapere a memoria per poter sfidare in allegria, e soprattutto senza barare, i propri avversari.
Quando tentiamo di intervistare
i due giocatori dell’Internet Point
durante una loro pausa, ci accorgiamo che non abbiamo l’autorità di rivolgere loro la parola: sono
troppo VIP per concederci qualche informazione. Il mio amico
Mattia, anch’egli appassionato
del gioco, cerca di fare da intermediario, ma nonostante faccia
parte dell’élite, ci è chiaro che non
sono ammessi intrusi come la sottoscritta nel club. I segreti delle
carte non possono essere svelati alla prima che passa...(“il mondo NON È ANCORA PRONTO”,
dice Mattia.)
Ci rivolgiamo quindi al proprietario Davide, altro giocatore di
Yu-Gi-Oh che supera di poco la
trentina (si può dire?) e che si dimostra decisamente più disponibile alla conversazione. Sostiene
che la sua passione per il gioco
di carte collezionabili, nata più o
meno quattro anni fa, non ha
un’origine ben definita, ma probabilmente è dovuta in
gran parte all’omonimo
cartone animato, sugli
schermi italiani dal settembre 2003. Questa serie, adattata dal manga
di Kazuki Takahashi
pubblicato per la prima
volta nel 1996 in Giappone, racconta la storia
di Yugi e dei suoi compagni, accomunati dalla
passione per il gioco di
carte Duel Monsters. In
effetti, molte delle regole
del gioco si possono apprendere guardando il
cartone, ma non credia-
te di cavarvela in due episodi: lo
studio delle regole di Yu-Gi-Oh richiede molto, molto più tempo (e
soprattutto tanta dedizione).
Infatti, quando chiedo ai miei
mentori di illuminarmi almeno riguardo “le cose basilari”, tutti e
quattro si voltano a guardarmi con
lo sguardo che sembra dire “Allora è vero che le bionde hanno
difficoltà di comprensione...”.
Dopo questi fallimentari tentativi
di approccio con gli eroi delle carte, l’unica via per essere informata è quella di leggere il tomo delle
regole ufficiali con la traduzione
simultanea in più lingue da Mattia
(onnisciente, per l’appunto). Cominciamo dunque il nostro viaggio nell’inesplorato mondo di YuGi-Oh, incontrando già a pagina
3 del manuale di istruzioni l’invito a comprare taaante carte, vendute in buste da nove per una
cifra che varia a seconda del tipo
e della rarità, ma che comunque
non è bassissima. Quindi, se siete giovani e squattrinati, con pochi centesimi rubati alla mamma
in tasca, ricordate che non potete permettervi sia le sigarette che
le carte: scegliete le carte! Durano di più e hanno un effetto migliore sulla vostra salute...
Ogni giocatore ha il suo mazzo
che è composto da 40 carte minime, divise in tre tipi: Mostri, Magie e Trappole. Si può scegliere la
composizione del proprio mazzo
in base alle proprie preferenze,
anche se è sempre consigliabile
“fare smissiotto”, come dice
Mattia. In genere si gioca in due,
come se si trattasse di un vero e
proprio duello, e ognuno ha a propria disposizione una griglia
casellata su cui giocare le proprie
carte. Si parte da un totale di 8000
“punti vita” per ogni “duellante”,
che ha l’obiettivo finale di azzerare quelli dell’avversario, o di fargli esaurire le carte del suo mazzo. Tuttavia, ci sono anche carte
speciali che determinano la fine
in parità di un duello, oppure la
vittoria immediata: tra queste ultime troviamo la “Gamba Destra
del Proibito”, la “Gamba Sinistra
del Proibito”, il “Braccio Destro
del Proibito”, il “Braccio Sinistro
del Proibito” ( insomma, praticamente tutti gli arti di questo
fantomatico Proibito) e una certa
carta chiamata “Exodia il Proibito”. Ogni incontro si compone di
tre duelli, che, secondo il prezioso documento concessomi gentilmente da Davide, hanno un rituale preliminare che si svolge
come segue: prima di tutto, i
duellanti si salutano amichevolmente con una stretta di mano,
poi ogni giocatore mescola il proprio mazzo e lo porge all’avversario, che lo mescola a sua volta.
Successivamente, i rispettivi
mazzi con le carte coperte vengono disposti nel proprio campo
di gioco. Alcuni dei punti successivi riguardano la disposizione delle carte Mostro, dettaglio
che Mattia si rifiuta di spiegarmi
per la sua complessità, e la verifica che ogni duellante abbia nel
proprio “Side Deck” esattamente
15 carte. Per decidere i turni del
primo duello di un incontro, viene lanciata una moneta: chi vince
può decidere se iniziare per primo o lasciare l’onore all’avversario. Per i duelli che seguono, sarà
il perdente a determinare l’ordine
di inizio. Infine, ogni giocatore
pesca le prime cinque carte dal
proprio mazzo, e solo allora si può
dare il via al vero e proprio duello.
Esiste anche il “Galateo dei
Duellanti”, che i giocatori sono
tenuti a osservare quando affrontano il proprio avversario: i
duellanti devono dichiarare ad
alta voce ogni mossa prima di
eseguirla, devono rispondere con
massima sincerità alle richieste
che riguardano il contenuto delle
carte scartate dal loro mazzo oppure il numero di quelle che tengono in mano, e soprattutto non
devono toccare le carte dell’av-
versario senza aver prima ottenuto il suo consenso.
Un gioco che si fonda quindi non
solo sulla strategia, ma anche sulla
lealtà, ritenuta particolarmente
importante nei tornei ufficiali. Esistono infatti competizioni a livello nazionale, che decretano, alla
fine delle varie tappe,(esposte
anche all’Internet Point) gli 8 migliori giocatori che potranno partecipare alla fase europea del Torneo. Infine, i primi 4 classificati a
livello europeo avranno diritto di
accesso alla finale mondiale.
Bene, cari non-giocatori, pensate ancora che questo sia un gioco come tanti? :-)
Non è un caso se la “famiglia allargata” di Yu-Gi-Oh raccoglie
sempre più fans e aspiranti campioni di tutte le età, tra i quali chi
non sa niente della serie animata
o del gioco si sente davvero un
escluso...ve lo posso assicurare!
Iceskater&Mattia Heartless
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Sabato 13 dicembre 2008
l’Altopiano
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Tre mostre di Presepi all’insegna
di solidarietà, tradizione,
originalità e aggregazione
La prima aprirà nella Sala della Reggenza il 23/12, mentre dal 25 dicembre saranno visitabili la Mostra del Centro Parrocchiale di Treschè Conca e quella dei 100 Presepi di Rotzo presso la Chiesa di Santa Margherita
Il Presepio: una tradizione
ormai radicata nella nostra
cultura che, seppur laica, è intrisa di cristianesimo.
La tradizione trova le sue radici nel culto latino dei lari, antenati defunti che venivano
rappresentati attraverso una
statuetta di terracotta o di cera
bene augurante (sigillum),
che avrebbe vegliato sul nucleo familiare; in prossimità del
nostro Natale, durante la festa detta Sigillaria, i membri
della famiglia si scambiavano
queste statuette, poi disposte
dai bambini, secondo la propria fantasia, all’interno di un
recinto allestito su uno sfondo
bucolico, dove poi gli avi venivano invocati e pregati.
Nel IV secolo, i cristiani tramutarono le feste tradizionali,
caricandole dei tratti tipici della nostra religione.
La tradizione italiana del Presepe ha inizio con San Francesco d’Assisi, che, nel 1223,
realizzò la prima rappresentazione vivente della natività, prima confinata all’ambito delle
sacre rappresentazioni liturgiche.
Per avere il primo presepio
scolpito bisognerà attendere
ancora qualche anno, ricordando quello realizzato nell’ultimo
decennio del Duecento da
Arnolfo di Cambio.
L’iconografia del presepio
ebbe un impulso nel Quattrocento grazie ad alcuni grandi
maestri della pittura: il
Botticelli, nell’Adorazione dei
Magi, raffigurò personaggi
della famiglia de’ Medici, mentre Luca e Andrea Della
Robbia si cimentarono con le
loro terrecotte in scene della
Natività. Ben presto, questo
tipo di simbolismo fu ampiamente recepito a tutti i livelli,
soprattutto all’interno delle famiglie nobili, per le quali la rappresentazione della nascita di
Gesù, con statuine ed elementi
tratti dall’ambiente naturale,
diventò un rito irrinunciabile.
Nel Settecento, a Napoli, si
scatenò addirittura una vera e
propria competizione fra famiglie su chi possedeva il presepe più bello e sfarzoso. E’ a
partire dall’Ottocento che il
Presepio entra anche nelle
case della borghesia e del popolo, sino ad arrivare ai giorni
nostri.
Sull’Altopiano di Asiago, come
abbiamo visto gli anni scorsi,
sono molti i collezionisti privati
che coltivano questa passione
meravigliosa, ma sono altrettante le associazioni e le persone che si occupano di
allestimenti aperti al pubblico,
volti a diverse finalità.
La prima mostra di presepi che
aprirà è quella organizzata dall’Associazione San Vincenzo
presso la Sala delle Maschere
della Comunità Montana, ad
Asiago; a partire dal 23 dicembre, infatti, sarà aperto un
magico percorso tra 140 presepi veri e propri, una mostra
potenziata e arricchita rispetto a quella proposta per la prima volta l’anno scorso. Come
nel 2007, anche quest’anno
l’obbiettivo sarà quello di raccogliere qualche fondo per
fare fronte a quella che è la
nuova povertà, presente anche
ad Asiago: persone che, nonostante in punta di piedi, chie-
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Sabato 13 dicembre 2008
dono beni di prima necessità;
l’entrata sarà libera, come libera potrà essere la nostra
offerta. Gli organizzatori, soddisfatti dall’esito insperato della mostra dell’anno scorso, si
augurano di raccogliere anche
quest’anno consensi e, soprattutto, aiuti, anche grazie all’allestimento coreografico dei
presepi (provenienti da collezione privata) ottenuto grazie
a un numero ingente di collaboratori. Apriranno a Natale
altre due mostre di Presepi.
Una è quella dei 100 Presepi
di Rotzo, appuntamento ormai
consueto e conosciuto, che si
terrà quest’anno nella Chiesa
di Santa Margherita di Rotzo,
dove si potranno ammirare
cento presepi allestiti con cura
e dedizione da parrocchiani e
non. La caratteristica fondamentale della mostra è sempre stata l’originalità: accanto
a Presepi e natività tradizionali, se ne possono trovare al-
l’Altopiano
tri costruiti con conchiglie, con
batterie, con carta e chi più ne
ha più ne metta. Altri Presepi
sono collocati all’interno di chitarre, alveari e altro ancora.
Chissà quest’anno che altre
sorprese ci rivelerà la mostra
di Rotzo!
Sempre il 25 dicembre, aprirà
anche la mostra nel centro parrocchiale di Treschè Conca,
aperta come le prime due fino
al 6 gennaio, dalle ore 9.45 alle
12 e dalle 15.30 alle 19.
L’iniziativa, come ci racconta
il parroco, è nata tre anni fa con
lo scopo di conferire un tocco
magicamente religioso al Natale. Infatti, oltre 60 presepi,
suddivisi per temi, sono stati
allestiti dalle famiglie che poi
li porteranno nel centro parrocchiale, sottolineando il significato aggregativo del Natale. L’attenzione della mostra è rivolta alle varie dimensioni, forme e modi di vedere
il Natale, in un viaggio virtuale
tra i popoli e tra le varie fasce d’età.
Sono mostre magiche, interessanti e tutte volte a
riscoprire il significato del
Natale nella solidarietà e nell’aggregazione, sentimenti
che possono essere vissuti
attraverso la tradizioni, ma
anche con originalità, in altrettanti modi quanti sono i
presepi che ci scalderanno il
cuore durante le vacanze natalizie.
Martina Rossi
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A Treschè Conca i volontari
animeranno la natività
Dopo il successo ottenuto con
le edizioni precedenti, anche
quest’anno la parrocchia di
Treschè Conca organizza il
tradizionale presepio vivente
durante il periodo di feste.
L’iniziativa, resa possibile grazie alla disponibilità di molte
persone, si propone lo scopo
di coinvolgere lo spettatore
nell’atmosfera natalizia originaria, al di là dell’aspetto
consumistico che questa festività ha assunto negli ultimi
anni. Non saranno solo bambini, giovani e adulti ad animare il presepio: per rendere più
veritiera la scena sono stati
messi a disposizione, come per
lo scorso anno, anche animali.
Un’altra particolarità da mettere in evidenza è che lo scenario è completamente fatto a
mano, a partire dalle capanne
in legno fino ai dettagli più piccoli, di cui si sono occupati volontari del paese insieme al
gruppo giovanissimi, sotto la di-
rezione di Daniele Pesavento.
Sarà abbinata a questa iniziativa
anche la mostra dei presepi artigianali, messi a disposizione dalle famiglie, in centro parrocchiale. Si potrà assistere al presepio
vivente a partire dal 25 dicembre, in seguito nei giorni 26 e 28
dello stesso mese e infine l’1 e il
6 gennaio, nel piazzale antistante la chiesa di Treschè Conca.
Giulia Panozzo
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NATURA
l’Altopiano
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Sandro Brazzale, artista della fotografia
Nel sessantesimo della sua iscrizione tra i professionisti, avvenuta nel 1948, il profilo dell’uomo
e del fotografo nei ricordi della figlia Sonia
Non era nato sull’Altopiano,
ma quando a quattordici anni
arrivò nella terra dei suoi genitori, scoprì un mondo dal quale rimase totalmente affascinato. Un coup de foudre che
Sandro Brazzale ricambiò con
un rapporto costante, quasi
simbiotico con quell’ambiente,
osservato, studiato, capito e
immortalato grazie alla sua inseparabile macchina fotografica. Creatività e passione, filtrate attraverso le lenti delle
sue
indispensabili
apparecchiature che negli anni
si sono succedute, gli permisero nel 1948 di diventare fotografo professionista.
“Non amava molto fotografare le persone - ricorda la figlia
Sonia - a meno che non fossero personaggi considerati un
po’ particolari, addirittura strani. Era sicuramente molto più
incuriosito e affascinato dall’ambiente che lo circondava.
Ciò che sentiva, cercava di riprodurlo attraverso le immagini che immortalava. Alla ricerca di una luce particolare,
partiva anche con il buio per
trovarsi al posto giusto nel
momento giusto. Capitò così
anche quella notte d’inverno
che si diresse verso
Marcesina, preoccupando tutti
noi per le particolari condizioni climatiche che avrebbe trovato. Era meno affascinato
dagli animali per lo meno quelli
che abitano il bosco, lontani da
occhi e pericoli. Semmai i suoi
soggetti potevano essere quelli
più vicini, animali domestici che
condividono, anzi condividevano la nostra quotidianità”
- Come conciliava l’attività lavorativa in pasticceria
con il richiamo per l’obbiet-
notorietà che la sua attività gli
avrebbe potuto regalare”.
- La montagna era l’habitat
naturale, il luogo nel quale
si sentiva più a suo agio?
“Era fanatico della montagna,
di una montagna che allora
fortunatamente non aveva
ancora dovuto fare i conti con
un turismo di massa che
avrebbe irrimediabilmente
stravolto il territorio. Ho molte
foto scattate anche in altre
zone, ma la “sua” montagna
era questa, l’Altopiano. Un
ambiente che, sia io che mio
fratello Gianni, grazie a lui scoprimmo e imparammo ad amare. Per noi piccoli accompagnarlo nei tour fotografici era
una vera e propria impresa perché, per la sua precisione
millimetrica, ad uno stesso soggetto scattava decine di foto
fino a quando il risultato otte-
tivo?
“Riusciva ad aiutare i suoi genitori nell’attività di famiglia,
ma anche a ritagliarsi momenti
per la sua passione, alla quale
dedicava tutto il tempo libero,
durante la bassa stagione anche l’intero fine settimana.
Nonostante la fotografia lo assorbisse totalmente, riusciva a
seguire anche altri hobby:
amava molto la musica classica, soprattutto quella russa,
l’opera, aveva suonato il violino. E adorava il cinema. Frequentava abitualmente la sala
dell’Astra, magari unico spettatore pagante. Aveva una
grande manualità che applicava sia al lavoro in pasticceria
“sistemando” le macchine
impastatrici, sia alla fotogra-
fia come gli capitò più volte di
fare all’Osservatorio Astronomico, per il quale nel 1941 divenne fotografo ufficiale. Riuscì addirittura a realizzare una
lavatrice copiando il modello
che un emigrante aveva portato con sé dal Belgio”.
- Un artista nel vero senso
della parola?
“Riconosco che mio padre fosse una persona anomala, poteva risultare un carattere difficile; bianco o nero, per lui non
esistevano mezze misure. Era
una persona schiva, solitaria,
fondamentalmente un timido,
amabile e cordiale, ma bisognava saperlo prendere. Fotografava prima di tutto per sé
stesso, non era attratto dalla
pubblicità, né tanto meno dalla
nuto non fosse perfetto. Perfetto, altrimenti non andava
bene. Sopra la pasticceria aveva lo studio con la camera
oscura e le vasche con i liquidi di sviluppo per ottenere le
stampe: il suo regno pressoché inaccessibile. Io avevo il
permesso di entrare in quel
mondo però solo con il suo
permesso”.
- Cosa ne è stato di tutta la
sua produzione?
“E’contenuta in un armadio
zincato dove sono raccolte
circa ventimila foto, per la
maggior parte diapositive. La
sua attività iniziò come per tanti
altri colleghi con l’immortalare le cerimonie religiose o i
momenti felici della vita altrui;
ben presto lasciò perdere quei
soggetti che non facevano per
lui. Con moderazione, anche
la sua famiglia è passata da-
vanti all’obbiettivo. Lui però
doveva fotografare ciò che
sentiva, quello che l’ambiente
gli trasmetteva e per ciò si metteva in ascolto”.
- Cosa le ha insegnato suo
padre?
“Era una persona di grande
onestà e sensibilità. Poteva
contare su un sesto senso che
penso mi abbia trasmesso. La
malattia che lo ha colpito, della cui gravità con noi figli ha
sempre cercato di smussare gli
spigoli più dolorosi, ha ridotto
progressivamente
ma
drasticamente anche la sua
produzione fotografica. Amava la montagna, gli piaceva
affrontarla camminando a viso
aperto. Da quando ciò non gli
è stato più possibile, anche
l’obbiettivo si è chiuso per sempre”.
Giovanni Rattini
Fotoreporter per caso
Sandro Brazzale è nato a
Bassano del Grappa l’11 giugno 1924 in una famiglia originaria dell’Altopiano, dove
quattordicenne fece definitivo ritorno. I Brazzale gestivano la pasticceria in Corso
IV Novembre che nel 1985
sarebbe stata ceduta
definitivamente ad una cugina. Sandro imparò presto il
mestiere di famiglia che però
gli stava un po’ stretto. Fu il
caso o il destino a “regalargli” la prima macchina fotografica, arrivata grazie ad un
omaggio di una ditta
fornitrice di prodotti per pasticceria. Fin da ragazzo fu
attratto dalla bellezza della
montagna che cercò sempre
di cogliere e trasmettere nella
sua instancabile attività di
fotografo. Autodidatta nel
vero senso della parola, nel
1941 divenne fotografo ufficiale degli Osservatori Astronomici e Astrofisici dell’Università
di
Padova.
Fotoreporter nell’ultimo periodo del conflitto mondiale,
divenne professionista nel
1948, incrementando giorno
dopo giorno quell’archivio
personale che oggi conta circa 20.000 fotografie. Divenne “Membre Individuel de
l’Europhot” (Associazione
Internazionale dei fotografi
professionisti) collegata con
il Fondo Internazionale per la
promozione della cultura dell’UNESCO e con vari altri
organismi europei, con la
qualifica di “fotogiornalista”
come risulta dal Passaporto
Europhot rilasciato l’11/04/
1977. Nel 1983 venne insignito del titolo di Maestro
Fotografo Europeo, qualifica
che riconosce esplicitamente eccezionale creatività e
indiscutibile tecnica.
Le sue opere hanno fatto il
giro d’Europa partecipando
a mostre e incontri di fotografia. Cominciò nel 1977 da
Belgrado e poi Colonia, Parigi, Friburgo, Palma De
Mallorca, Landshut, Zell am
See. Nel 1978 le foto del suo
amato Altopiano sbarcarono
addirittura in Giappone dove
tra Tokyo, Nagoya e Osaka
partecipò a mostre confronto tra la fotografia occidentale e quella orientale. Allora
era appena uscita la sua prima
pubblicazione
“L’Altopiano di Asiago” edito
dal Lyons Club. Ma il grande
successo editoriale sarebbe
arrivato nel 1982 con “I Sette Antichi Comuni - Siben
Alte Comoine”, il libro fotografico che illustra
l’avvicendarsi delle quattro stagioni sull’Altopiano.
Per questo lavoro nello
stesso anno ricevette a
Montecatini Terme il primo premio Airone - Premio Internazionale USTI
(Unione Stampa Turistica
Italiana) come migliore libro fotografico. Un successo frutto di una smisurata
passione che però in quel
periodo dovette cominciare
a fare i conti con la malattia, che avrebbe notevolmente ridotto la sua attività
e che tra complicazioni e
ricoveri lo avrebbe portato
alla morte avvenuta il 28
marzo 1991.
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l’Altopiano
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“L’Altopiano, potenziale Normandia d’Italia”
CULTURA
Ha al suo attivo ben 11 pubblicazioni, quasi tutte inerenti a fatti bellici accaduti
sull’Altopiano, molte delle
quali in collaborazione con
Paolo Pozzato, ma non osa
definirsi uno storico, bensì,
più modestamente e semplicemente, uno studioso-ricercatore. Paolo Volpato, 45
anni, nato e residente a
Roma, impiegato presso un
organo costituzionale con la
qualifica di ragioniere, è un
innamorato dell’Altopiano,
del suo paesaggio e della sua
storia.
“Sono originario di Pianezze
– spiega - dove spesso torno
e per questo mantengo un
forte legame con il territorio
vicentino. Trascorrendo sin
dalla nascita le vacanze estive proprio a Pianezze, ho
conosciuto da subito
l’Altopiano. Ho percorso tante volte i sentieri che attraversano i suoi boschi e ho
anche giocato nelle tante trincee che ne segnano il territorio. Oggi il legame si è
ancor più saldato grazie anche ai rapporti di collaborazione che ho con la Comunità Montana dei Sette Comuni e con l’Associazione Nazionale Alpini. Ma soprattutto è il piacere, ogni volta che
il tempo me lo permette, di
venire a camminare in montagna e scoprire un territorio
che disintossica corpo e mente”.
- Come nasce e si sviluppa questo suo interesse
per i fatti della Grande
Guerra?
“La storia è sempre stata un
mio interesse, credo di essere stato uno dei pochissimi
diplomati di istituto tecnico
commerciale ad aver porta-
Intervista con l’appassionato studioso dei fatti della Grande Guerra Paolo Volpato,
autore di 11 pubblicazioni sull’argomento. “Questo territorio deve diventare un luogo
di pellegrinaggio, di visita, di recupero della memoria, sia d’estate che d’inverno”
to l’esame di storia alla maturità, ma mi piace citare un
paio di episodi. Alcuni anni fa,
un’estate con degli amici
camminando nei prati vicino
all’aeroporto ci siamo
imbattuti in un’area piena di
schegge, shrapnels, i resti
della guerra. Un secondo
episodio: la visita, ormai adulto, del Salto del Granatiere e
l’acquisto delle prime pubblicazioni per sapere cosa veramente fosse successo. E
poi fondamentale il piacere di
scrivere, la curiosità di cercare, scoprire e raccontare.
Devo poi ringraziare Paolo
Pozzato che ha creduto nelle mie capacità. Nei libri, con
lui, molto spesso, trattiamo un
argomento sotto due punti di
vista: quello italiano, da me
trattato, e quello austroungarico, che il Prof. Pozzato
analizza puntualmente grazie
alla profonda conoscenza
delle fonti dell’allora “nemico”. Proprio “Nemici
sull’Ortigara” è uno degli
esempi meglio riusciti, grazie
anche alle bellissime foto
dell’inesauribile archivio di
Ruggero Dal Molin, ma anche “Monte Cengio, realtà e
leggenda di un campo di battaglia”, o il più recente “Solstizio di sangue”, dove abbiamo spostato il nostro sguardo sul vicino settore del
Grappa”.
- Dopo novant’anni, cosa
rappresenta la Grande
Guerra?
“Credo la scoperta, per alcuni
riscoperta, di un passato che
non è poi tanto lontano e che
ha interessato praticamente
tutte le famiglie italiane. L’incertezza del futuro ci fa
aggrappare alle storie del
passato, ci porta a scoprire
le nostre radici, l’opera dei
nostri nonni, a capire il cammino percorso da una nazione, anzi da un intero continente”.
- E’ sempre vivo un grande interesse per questa
parte della nostra storia,
gli appassionati sono
davvero tanti. Sull’argomento si sfornano libri
su libri, non rischia di
essere un tema troppo
inflazionato? E’ possibile dire e raccontare
qualcosa di nuovo e di
inedito sul primo conflitto?
“Credo che le pubblicazioni oggi dovrebbero orientar-
si su due filoni: quello divulgativo, semplice di impatto
diretto, per coloro che si
avvicinano alla storia della
grande guerra cercando ricostruzioni serie e che appaghino le tante curiosità
suscitate, perché no, anche
dalla visita di una trincea;
quello specialistico, per chi
vuole
approfondire
tematiche trattate poco o in
tempi in cui la letteratura di
guerra e la storiografia erano dibattute ancora come
cronaca. Il distacco dato
dal tempo trascorso ci consente oggi di compiere ricerche analitiche negli archivi, finalmente accessibi-
li, rettificano alcuni luoghi
comuni e mettono in luce
ruoli e comportamenti dimenticati, nascosti o da leggere in un’ottica diversa”.
- Anche questa pagina
storica fra qualche anno
verrà probabilmente
archiviata come archeologia. L’interesse e l’attenzione, mantenuti vivi
anche da tante celebrazioni e manifestazioni organizzate dai vari corpi
d’armata, saranno col
tempo destinati a calare?
“Oggi si studiano ancora le
imprese dei faraoni dell’Antico Egitto o degli imperatori dell’Impero Romano, un po’ meno le vicende
delle guerre d’indipendenza italiane. L’int e r e s s e
della storia recente si alimenta finchè sono ancora vive le sue memorie, si
creano dibattiti. Sta a noi
divulgatori la responsabilità di mantenere vivo il
ricordo della grande guerra, un evento che ha coinvolto in maniera drammatica milioni di italiani e
che, qui forse sta il dilemma, è stato per certi versi
rimosso dalla memoria
collettiva”.
- L’Altopiano e la grande Guerra, tra storia e
turismo. Si sta sfruttando bene questa risorsa
in chiave turistica o c’è
qualcos’altro che si può
fare secondo lei?
“Credo che parte dell’accrescimento del contributo all’interesse debba essere addebitato agli enti
locali, a chi amministra
zone come l’Altopiano
dove le testimonianze la-
sciateci sono tantissime e
tutte degne di essere mantenute. Per far questo
però, occorrerebbe dare
impulso a due fattori: la
sinergia tra tutti coloro
che hanno a cuore l’argomento, la divulgazione del
territorio e delle sue vicende sfruttando a fondo
tutte le opportunità che
oggi ci offrono le moderne tecnologie. Io ripeto
spesso che l’Altopiano di
Asiago può e deve diventare quello che è la Normandia per la Francia. Un
luogo di pellegrinaggio, di
visita, di recupero della
memoria,
favorito
oltretutto da un paesaggio
naturale di montagna unico e assolutamente da valorizzare. Se pensiamo
che la città di Asiago non
ha un museo pubblico sulla grande guerra, un polo
di ricerca, una manifestazione annuale di risonanza nazionale, già si intravedono le potenzialità che
offre la materia. Il
recupero dei manufatti è
di primaria importanza,
ma è d’inverno che si gettano le basi per un buon
raccolto e poiché la neve
impedisce per buona parte dell’anno di percorrere
gli itinerari della guerra, la
creazione di un polo
museale frequentabile
nella stagione fredda già
sarebbe un grosso passo
avanti. Appunto sinergia
tra istituzioni e associazioni,
divulgazione
e
pubblicizzazione su tutto il
territorio nazionale e europeo”.
Stefania Longhini
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L’avvocato risponde – Domande, curiosità, approfondimenti di carattere legale
RUBRICHE
Per quanto tempo vanno conservate bollette, tasse e ricevute senza correre il rischio
di non poter dimostrare l’avvenuto pagamento, ma anche
evitando di riempirsi la casa
di scartoffie?
Per rispondere alla domanda
occorre avere presente il concetto di prescrizione. La prescrizione è il termine di legge
entro il quale il titolare di un
diritto può esercitarlo (art.
2934 del Codice Civile), trascorso tale termine il diritto si
estingue. Non tutte le prescrizioni, però, hanno la medesima durata, per questo occorre distinguere a seconda del
diritto alle quali si riferiscono.
Ecco, quindi, un piccolo promemoria su quanto conservare i singoli documenti per evitare che il titolare del diritto
possa opporre il mancato pagamento, ma senza, allo stesso tempo, ingolfarsi di pezzi
di carta divenuti oramai inutili.
Vanno conservati:
- due mesi
Gli estratti conto bancari e
postali (trascorsi 60 giorni le
banche non accettano più
contestazioni, ma si hanno
Dopo quanto tempo si
buttano le bollette?
comunque 10 anni di tempo
per impugnare l’estratto conto in caso di errori ed omissioni od altre irregolarità);
- sei mesi
Le ricevute emesse dagli alberghi e dalle pensioni per
l’alloggio ed il vitto che somministrano.
- un anno
Le ricevute di pagamento delle rate dei premi assicurativi
(ma se le quietanze sono state
utilizzate a fini fiscali come
capita, per esempio, con le
polizze vita, si devono tenere,
invece, per cinque anni); le ricevute di pagamento delle lezioni private effettuate da insegnanti; le rette scolastiche e
le ricevute delle iscrizioni a
scuole o palestre private;
gli scontrini d’acquisto dei
commercianti (anche se sarebbe opportuno conservarli
per il tempo di durata della
garanzia del bene acquistato,
quindi per almeno 26 mesi);
gli scontrini d’acquisto dei farmacisti;
le ricevute di operazioni bancarie e dei bonifici; le ricevute di pagamento degli spedizionieri e dei trasportatori (op-
pure 18 mesi se il trasporto
inizia o finisce fuori dall’Europa); la ricevuta di pagamento
della provvigione al mediatore.
- tre anni
Le ricevute di pagamento dei
bolli auto (anche se, nel frattempo, l’auto fosse stata venduta); le ricevute di pagamento
per l’opera prestata da artigiani, come imbianchini, muratori, idraulici, elettricisti (anche se,
per maggior prudenza, sarebbe consigliabile conservarle per
dieci anni);
le parcelle dei professionisti (avvocati, commercialisti, notai,
architetti) a partire dalla fine del
rapporto; le cambiali (dalla loro
scadenza);
- quattro anni
Le ricevute di pagamento della
tassa rifiuti (la “prova” del pagamento va tenuta fino al 31
dicembre del quarto anno successivo al pagamento).
- cinque anni
Le bollette delle utenze domestiche (acqua, gas, luce, telefono), anche se sono saldate
con domiciliazione bancaria da
cui appare che i precedenti pagamenti sono stati effettuati re-
golarmente: in questo caso è
importante conservare anche
gli estratti conto della banca
dove viene attestato il pagamento. Il termine aumenta se vi
sono contestazioni in corso.
Le ricevute di pagamento delle
sanzioni per violazioni al
Codice della strada (dal giorno della notificazione del processo verbale di constatazione, ma fatte salve le cause di
interruzione -esempio: notificazione della cartella di pagamento dopo il verbale, ma prima del compimento del quinquennio; la notificazione fa
decorrere un altro quinquennio-). Si ricorda che le contravvenzioni debbono comunque essere notificate al trasgressore
entro
centocinquanta giorni dalla
data dell’avvenuto fatto. Rimane ancora da definire l’assetto legislativo dei fermi amministrativi dei veicoli. I pagamenti tutti effettuati tramite conto corrente; Le ricevute di versamento dell’ICI
(dall’anno successivo al versamento); I pagamenti dell’IVA e IRPEF (a partire dall’anno successivo alla dichia-
razione); le ricevute di pagamento dei canoni di locazione (affitto) mensili o
trimestrali; le ricevute di pagamento delle spese condominiali; i documenti relativi alla
ristrutturazione della casa
con detrazione fiscale (fatture, ricevute, bonifici bancari
e tutta l’altra eventuale documentazione comprovante le
spese di ristrutturazioni), fino
a quando, cioè, non si prescrive il periodo di imposta nel
quale sono state sostenute le
spese medesime.
- dieci anni
Le ricevute di pagamento del
canone RAI (il termine di legge sarebbe cinque, ma una
recente sentenza l’ha allungato a dieci); le ricevute di pagamento relative alla telefonia
mobile (cellulari); i giustificativi di versamento dei contributi per collaboratori domestici (colf, baby sitter, badanti);
- per sempre
Le lettere di assunzione, di licenziamento e di dimissioni;
il libretto di lavoro; le buste
paga; le attestazioni di versamento
dei
contributi
previdenziali (INPS); i diplomi scolastici; i documenti di
matrimonio, separazione e divorzio; gli atti notarili; i contratti d’affitto; i risultati di esami medico-clinici; le rate del
mutuo, ma solo fino all’estinzione del mutuo stesso.
in fondo. Quello che “fa bene”
al bambino è sentire che il genitore, in un modo o nell’altro,
ha le idee chiare e può costituire una guida solida e di valore.
Altra riflessione interessante riguarda l’uso delle proprie emozioni negative. Descrivevo il
mio stupirmi dell’aggressività
libera dei ragazzi di scuola media, che peraltro mi hanno parzialmente smentito in un’esperienza scolastica successiva
(come avevo previsto). Un lettore mi ha fatto notare come ci
siano pochi contesti rispetto al
passato dove poter sfogare i
propri impulsi primordiali. Una
volta, dice sempre il lettore, ci
si poteva scontrare di più in situazioni educative “a misura”
dei ragazzi. Ora tutto ciò è vietato e visto come incivile tanto
che alcune “ragazzate” possono essere interpretate come
bullismo, mentre in tv ci si
scanna a pagamento nelle pubbliche arene. Sicuramente diamo un cattivo esempio ai figli
se guardiamo quegli orrori in
televisione, ma non dimentichiamoci che fa parte della nostra natura scaricare le emozioni
negative quali la rabbia e l’aggressività perché è un istinto
biologico. Quello che non va
bene, a mio parere, è che i ragazzi devono comprendere la
differenza tra scornarsi per finta
e sul serio. Se un figlio vede un
padre
aggredire
maleducatamente un altro automobilista per far valere i propri diritti a discapito di quelli
altrui, è aggressivo sul serio. Se
il ragazzo, in una gara ove c’è
un premio in palio aggredisce il
compagno perché lo ritiene stupido o d’intralcio per il suo
obiettivo, è aggressivo per davvero. Se si gioca a lotta e ci si
pesta di santa ragione, ma poi
svestito il ruolo di lottatore si
torna amici come prima, si fa
finta. Se si prende in giro un
compagno facendolo diventare oggetto di scredito dal suo
gruppo di riferimento, si fa sul
serio, ed è bullismo. E l’adulto
educatore deve riconoscere la
differenza, per poterla insegnare. Buon Natale, che siano per
tutti giorni sereni!
Avvocato Serena Baù
I lettori che vogliano
sottoporre domande su
qualsiasi questione di
carattere legale al nostro
avvocato possono inviare
una mail all’indirizzo
[email protected]
o scrivere a “L’avvocato
risponde – Giornale
Altopiano, Via Monte
Sisemol, 9 36012
Asiago (Vi)”
LA RUBRICA DELLA PSICOLOGIA
La psicologia e la pedagogia sono scienze?
Quali modelli educativi utilizzare?
Risposte ad alcune riflessioni nate dalle lettere dei lettori
Sono molto contento perché a
seguito del mio articolo del numero precedente, ho avuto più
scambi di idee, seppur brevi ed
“elettronici”, del solito; probabilmente l’argomento e il modo
di proporlo ha fatto effetto. A
proposito, colgo l’occasione
per rispondere alle lettere di alcuni lettori e per sviluppare ulteriormente il discorso che, vi
ricordo, verteva sull’educazione, sull’egoismo, sulle cause di
certe emozioni e dei comportamenti problematici dei nostri
ragazzi.
Il discorso è molto ampio, me
ne rendo conto, ma a volte è
necessario staccarsi dalla specificità di un argomento (cosa
che può giustamente annoiare
qualcuno) e permettersi una
visione più allargata della realtà
e una riflessione più personale
che professionale.
Un lettore si è soffermato sulla
progressiva chiusura e la poca
disponibilità alla collaborazione
che si percepisce nelle persone, prevedendo difficoltà dal
punto di vista turistico e politico sul nostro altopiano.
Il mio ragionamento partiva da
un breve excursus sul cambiamento culturale del gruppo familiare, adducendo al senso di
autonomia e al maggior benessere le cause dell’isolamento
“entro le mura di casa” e dell’alzata di barriere fisiche e psicologiche nei confronti dei vicini. Confermo l’impressione
del lettore che ringrazio, e confermo come il non rendersi
conto che “siamo tutti sulla
stessa barca” (anche se viviamo in montagna) può portare
a inutili scontri campanilistici e
una mancanza di lungimiranza
politico-sociale che ci creerà
notevoli difficoltà come comunità altopianese. Qui mi fermo,
perché sento di non poter dire
nulla d’interessante essendo
troppo “fuori campo”. Mi preme comunque sottolineare che
il senso prosociale, la solidarietà, la percezione di avere bisogno dell’altro, sono valori che
dovrebbero crescere nel bambino
come
naturale
predisposizione alla vita civile
e allo spirito di gruppo. Sarebbe bello, ad esempio, vedere
una scuola riorganizzata in
modo da favorire il lavoro cooperativo, l’assunzione di ruoli
distinti da parte degli alunni per
costruire progetti comuni, l’incitamento alla realizzazione individuale in parallelo al rispetto
e al riconoscimento dell’altro,
del diverso, del più debole. Strumenti educativi ce ne sarebbero molti, così come ci sono e
andrebbero utilizzati in famiglia.
Per non essere troppo teorico,
mi appoggio alla riflessione di
un altro lettore che mi ha proposto una visione in parte alternativa e in parte critica al mio
pensiero. Si ragionava sul fatto
che venti o trent’anni fa il modello educativo di riferimento
era simmetrico, e metteva sullo stesso piano genitori e figli
per quanto riguarda il ruolo.
“Essere amici dei figli” era il
dictat, per sviluppare individualità libere senza calcare la mano
con autorità e stile punitivo; tante carote e pochi bastoni. In
seguito, gli esperti sono tornati
a rivalutare la netta definizione
di ruoli; più bastoni che carote,
insomma. Il lettore, un po’ frastornato da una psicologia che
fa e disfa quanto detto nel giro
di pochi anni, mi chiede se sia
possibile che la psicologia
educativa sia così contraddittoria. Gli rispondo, sereno, che
è così per ogni scienza. Le teorie scientifiche possono modificarsi per successivi cambiamenti dovuti alla ricerca sperimentale che, per ipotesi ed errori, si corregge e adotta nuovi
metodi e tecniche (es. la chirurgia), oppure per rivoluzioni
che cambiano radicalmente il
paradigma di riferimento (es. la
rivoluzione copernicana).
Quando vediamo trasmissioni
televisive in cui intervengono
esperti in psicologia e psichiatria, dobbiamo prendere quello
che dicono con i guanti, le pinze e una tuta protettiva. I tempi
televisivi, i palinsesti e i format
di informazione non sono assolutamente adatti per la divulgazione di una psicologia seria,
pertanto i personaggi famosi
che popolano i noti salotti esprimono spesso pareri personali
più che professionali, forti del
loro potere dialettico creando
confusione assoluta nello spettatore e scredito per la comunità scientifica di riferimento
(quante diagnosi irrispettose
azzardate!).
Tornando a bomba, lo stile
educativo nel tempo è destinato a cambiare a seconda del
momento culturale, politico,
economico e scientifico. Mi
vien da dire: lasciamo che l’uomo esplori! A noi interessa che
esistano teorie da sperimentare
sul campo, che dobbiamo adottare con cognizione di causa e
senso di responsabilità
educativa. Io la penso così:
come genitori possiamo sbagliare, sbaglieremo, ma lo faremo con coscienza e con il
massimo dell’onestà intellettuale e della coerenza. Scegliamo
un modello educativo, facciamolo nostro e portiamolo fino
Stefano Rigoni, Psicologo
Psicoterapeuta Cognitivo
Comportamentale
Tel. 338.2919597 – E-mail:
[email protected]
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Sabato 13 dicembre 2008
l’Altopiano
Anno internazionalewww.giornalealtopiano.it
dell’Astronomia 19
Le comete nell’arte
e nella scienza
CONCO: ORSOLINA BAGNARA
Da Conco dove sono nata, il
Trenino dell’Altopiano è sempre stato molto lontano, un po’
come i ricordi di quelle poche
occasioni che ho avuto per vederlo, salirci e finalmente viaggiare.
Nel mio paese non passava
nemmeno uno scassato
torpedone che ci collegasse alla
pianura.
Per frequentare le scuole professionali di Taglio e Cucito
Martini Segato a Marostica,
con le mie coetanee ero costretta a percorrere a piedi circa sedici chilometri per scendere e
altrettanti a salire verso casa.
Noi che venivamo dalla montagna, avevamo avuto la possibilità di frequentare la scuola
tre soli giorni la settimana, a
“tempo pieno” come si direbbe oggi. Così per cinque anni
ci siamo alzate all’alba e quando rientravamo a casa sembrava già notte fonda.
La corriera tanto desiderata arrivò solo dopo la guerra, ormai troppo tardi per me che
avevo già ottenuto il diploma di
sarta.
Risale a quegli anni anche il mio
primo viaggio con il Trenino.
Dovevo averne 15 o 16 quando con mia madre siamo partite da Piovene Rocchette per tornare a casa. Abitavamo ancora
a Conco, ma d’estate ci trasferivamo a Campomezzavia dove
lei gestiva una piccola pensione. Non ricordo come fossimo scese in pianura, sicuramente non sulla via ferrata. Prima di salire, mia madre che aveva fatto spesso quella tratta,
perché da giovane viveva ad
Asiago e per commissioni collegate al suo lavoro si recava di
frequente alla Filatura Rossi, mi
fece indossare una specie di
vecchio spolverino e coprì la
mia testa con un foulard. Il motivo per il quale ero stata così
addobbata, l’avrei scoperto
solo una volta arrivata alla stazione di Asiago.
Salimmo
sul
Trenino, un mezzo di
trasporto caratteristico ma per niente comodo, prendemmo
posto su panche di legno altrettanto scomode. I finestrini erano spalancati e l’aria
faceva sventolare
tende nere di fuliggine. Dopo il primo
tratto pianeggiante,
una volta superata la
stazione di Cogollo
del Cengio, mi colpì
il rumore di ferraglia
quando la locomotiva
salì
sulla
cremagliera. Da quel
momento in poi mi
sono sentita partecipe di una smisurata
fatica, molto coinvolgente. Percepivo il Trenino non solo
come un mezzo meccanico inanimato, ma come un vero e proprio animale, come un bovino,
la Vaca Mora appunto, che ansimava e sembrava non ce
l’avrebbe mai fatta ad arrivare
in cima. A Campiello, dopo la
sosta per tirare il fiato e fare
scorta d’acqua, il Trenino pareva avesse buttato alle spalle
tutta la fatica pazientemente
sopportata fino a quel momento, cosicché la sua corsa a tutt’altra velocità poteva riprendere annunciata da un fischio
intermittente. Ad Asiago mia
mamma mi tolse spolverino e
foulard che nel frattempo avevano assunto lo stesso colore
delle tende ai finestrini. Un dito
di polvere nera si era depositata sui sedili e sul mio naso,
come scoprii dopo essermi
guardata allo specchio.
Una volta sposata rimasi a vivere a Conco, troppo lontana
dalla ferrovia, così diventarono rare le occasioni di salire in
vettura. Riuscii però a portarci
Giuseppe, il mio primogenito.
Con mio marito Carlo Girardi
non usammo il Trenino per il
viaggio di nozze, cosa che allora facevano in molti. Anche
mia cugina Osvalda Rigoni, la
nonna di Enrico Fabris,
l’olimpionico di pattinaggio. Si
sposò così presto ad Asiago
quella mattina del 29 dicembre
1945, che la sera precedente il
suo matrimonio fui costretta a
dormire a casa di un’altra cugina alla Contrada Pennar, per
essere pronta prima dell’alba ad
accompagnarla all’altare. Come
capitava spesso, il matrimonio
veniva celebrato alle prime ore
del giorno, per dare modo agli
sposi di festeggiare con gli invitati, prima di correre in stazione per il tanto sospirato viaggio di nozze. Le mete più
gettonate erano la Basilica di
Monte Berico a Vicenza o quella di Sant’Antonio a Padova.
Osvalda e Vittorio prima di salire sul vagone, ci invitarono a
scaldarci davanti ad una fumante cioccolata al bar “Alla
Torre” situato all’angolo di corso IV Novembre. I festeggiati
partirono vestiti come si erano
sposati. Erano anni molto difficili. Appena finita la guerra
non ci si poteva certo permettere un matrimonio in bianco.
Era più probabile si
fosse invece costretti ad indossare
un cappotto, magari rivoltato.
In quelle condizioni,
il viaggio di nozze
era tale anche se la
stazione di arrivo era
quella di Piovene
Rocchette e se il
pranzo del giorno
più importante consisteva solo in qualche fetta di formaggio con la polenta.
Con la fine del conflitto e l’arrivo degli
americani, si voleva
dimenticare prima
possibile la tragedia
vissuta, gettare alle
spalle tutto ciò che
ricordava quel passato così doloroso. Stava prendendo piede
una certa mania del nuovo a
scapito del vecchio o presunto
tale. Anche il Trenino faceva
parte di quel passato e andava
eliminato. D’altro canto tutto
quel materiale faceva gola ai tanti recuperanti che sull’Altopiano
sbarcavano il lunario rischiandola vita.
Via la rotaia, semmai sostituita
da qualcosa di più moderno,
magari su gomma.
Tra i contrari a questa scelta
anche mio zio Umberto Rigoni,
che aveva lavorato con
Guglielmo Marconi, il quale,
pur riconoscendo la necessità di un ammodernamento
degli impianti e delle vetture,
non trovava giusto distruggere
una ricchezza di così grande
valore storico. Per difendere
le sue idee si diede molto da
fare, fino a compromettere
anche la salute. Quando nell’ultima seduta del Consiglio
Comunale, quella decisiva, si
capì che non c’erano davvero più speranze, venne addirittura insultato ed umiliato
per la scelta che aveva sempre strenuamente difeso.
La festa del Natale è da sempre indissolubilmente legata ed abbinata all’apparizione della stella cometa.
Proprio durante il periodo natalizio verrà riproposta ad Asiago
una mostra iconografica dal titolo “Comete nell’arte e nella scienza: da Giotto a Giotto”, già realizzata nel maggio 2007 in occasione de “La nuit des musées”, la celebre iniziativa proposta ogni
anno a tutta Europa dai Musei di Francia a cui allora aderì anche
il Museo La Specola dell’Osservatorio Astronomico di Padova.
La mostra, curata da Luisa Pigatto, Antonello Satta e Valeria Zanini,
propone le immagini di comete dipinte nell’arte a partire da quella
affrescata da Giotto nell’adorazione dei Magi nella Cappella degli
Scrovegni di Padova nel 1304 (il dipinto nel quale per la prima
volta si trova la rappresentazione naturalistica della famosa stella), assieme ai disegni incisi in libri antichi, fino a quelle della
cometa di Halley riprese nel 1986 dalla sonda spaziale Giotto.
Con l’occasione verrà anche messo in vendita un opuscolo all’interno del quale saranno allegati gli occhiali anaglifi necessari
per osservare in 3D le immagini stereoscopiche riportate sui pannelli. La mostra, con ingresso gratuito, verrà esposta al Museo
“Le Carceri” di Asiago dal 21 dicembre al 1 gennaio (10-12.30 e
16.00 -20). Dal giorno successivo e per tutto il 2009 la rassegna
sarà ospitata nei locali dell’Osservatorio Astronomico di Asiago,
in località Pennar, visitabile da turisti e studenti che parteciperanno agli incontri di astronomia programmati durante l’anno (0424/
462221-464081). Un
La cometa Donati
evento importante per
raffigurata a
annunciare come il
Parigi il
5 ottobre 1852
nuovo anno sia stato
proclamato dall’ONU
già nel dicembre 2007,
Anno Internazionale
dell’Astronomia. La
proposta è arrivata fin
dal
2003
dall’International
Astronomical Union
(IAU) che intendeva
celebrare i 400 anni del
primo uso astronomico del cannocchiale da
parte di Galileo Galilei
che nel 1609, sotto i
cieli veneti, rivolse lo
strumento da lui costruito verso la Luna, portando a quelle rivoluzionarie scoperte
celesti che offrirono all’umanità una nuova visione dell’universo,
impensabile fino ad allora.
All’evento reso possibile grazie alla collaborazione del Comune di
Asiago, dell’Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica (IAT)
della Provincia di Vicenza, sede di Asiago, e del Consorzio “Vicenza
è”, è abbinata la conferenza di Cesare Barbieri, professore ordinario di Astronomia all’Università di Padova “Navigando tra comete, pianeti e asteroidi: novità dallo spazio” in programma sabato 3 gennaio alle ore 18 nell’aula magna delle scuole elementari di
Asiago in via Bertacchi.
A partire da domenica 28 dicembre alle ore 21e per tutta la settimana successiva, presso la Sala Multimediale dell’Osservatorio
in località Pennar, proseguiranno gli incontri di astronomia per il
pubblico e le osservazioni guidate del cielo. Ingresso solo su prenotazione (0424/462221-464081).
Giovanni Rattini
8
Sabato 13 dicembre 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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DALL’EUROPA ALL’ITALIA E’
ANCORA DOMINIO VIPERS
Asiago ancora una volta riscrive la storia dell’hockey inline. Per la terza volta è campione
d’Europa. Nove giorni più tardi alza al cielo pure la Coppa Italia (la quarta)
Pagina a cura
di Stefano Angonese
Foto: di Marco Guariglia
Da una coppa all’altra, da due
anni a questa parte, senza soluzione di continuità. Ormai
diventa sempre più difficile
trovare le parole per narrare
le gesta degli Asiago Vipers,
che, dopo l’ultima stagione
perfetta, hanno iniziato quella
che coincide con il decimo
compleanno del club ripartendo da dove avevano lasciato
qualche mese prima. Vincendo. Anzi meglio ancora, confermandosi. In Europa. E poi
pure in Italia. Tanto per far
capire che la “fame” non si
placa.
L’Europa. L’ennesima impresa. C’è poco da fare. Anche stavolta capitan Sartori e
compagni ce l’hanno fatta. In
barba a tutto e a tutti. Campioni d’Europa! Ancora una
volta. La terza. La seconda di
fila.
L’ennesima impresa, perché,
parliamoci chiaro, alla vigilia
non c’erano poi tutte queste
certezze di riportar subito a
casa la “coppa dalle grandi
orecchie”. Arrivare in finale
sì, vista la corsia preferenziale
guadagnata con la vittoria dell’anno precedente, ma vincere era tutta un’altra storia.
Ma questa squadra è abituata
a scrivere e a riscrivere la storia di questa disciplina. Una
volta di più ha dimostrato di
non fallire gli appuntamenti
che contano. Mica roba da
poco, questa. Ma vi ricordate quel naufragio in riva all’Atlantico, ad Anglet (Francia), nel dicembre di due anni
fa? Beh, da allora questa squadra non ha più perso una sola
finale (incluse le serie scudetto
con l’Edera Trieste). Una marcia inarrestabile, come quella
verso la finale di Champions.
I campioni di Svizzera (Zugo)
e Germania (Kaufungen) erano ben poca cosa e sono stati
spazzati via senza particolari
problemi. Troppo il divario,
nonostante le “vipere” non
fossero al meglio e neppure
nella loro versione più forte,
come nel 2007. In pratica,
quarti di finale e semifinale si
sono tramutati in un paio di
allenamenti in vista della finale dove ci si attendeva la super
sfida con i campioni di Francia, e storici rivali, del Rethel,
che avevano organizzato la
“Final Eight” a domicilio con
l’obiettivo (quasi un’ossessione per loro) di tornare in cima
all’Europa. Niente da fare. I
“diavoli” sono stati spediti all’inferno, in semifinale, dal
Valladolid campione di Spagna, anch’esso in versione
“light” rispetto alla precedente edizione, ma pur sempre
una signora squadra.
E così, per il secondo anno
consecutivo, a contendersi la
“Champions” c’erano ancora
loro, Asiago e Valladolid. Ma
la rivincita non ha avuto storia. << Una volta fuori Rethel
sapevamo
che
la
“Champions” sarebbe tornata sull’Altopiano. Valladolid
aveva speso moltissimo in semifinale >>. Onesta e sincera l’analisi nell’immediato
dopo gara di capitan Cristiano Sartori. Asiago non ha sbagliato praticamente nulla, dall’approccio alla gestione, ipotecando il trionfo già nel primo tempo chiuso avanti di tre
reti. << Grande partenza –
racconta al cellulare il capitano – “a razzo russo” (e ride
di gusto insieme all’amico
Jimmy Canei, nell’occasione
vice allenatore) e primo tempo perfetto >>. Nel secondo,
invece, la formazione diretta
da Roberto Varotto (che bel
debutto continentale per lui!)
ha dapprima fallito il colpo del
ko, quindi controllato il tentativo di ritorno degli iberici,
calati alla distanza complici gli
sforzi del giorno prima, e, infine, “sprintato” in solitaria
verso il traguardo (5-1).
<< E’ stata la vittoria del
cuore Vipers >>. Questa la
definizione, a caldo, del pres
Fabio Forte, che una volta
rientrato alla base ha poi aggiunto: << Alla vigilia non ci
avrei scommesso, sono sincero. Arrivare in finale sì, ma
vincere ancora… . E’ la consacrazione di una squadra che
ha acquisito ed affinato la
mentalità giusta, quella vincente, che ci ha permesso di
conquistare sedici trofei in dieci anni (poi in bacheca è arrivata pure un’altra Coppa
Italia ndr). Sono felice, sia
chiaro: vincere porta prestigio, accresce la nostra immagine, ma non posso perdere di
vista la quotidianità ed i pro-
blemi che ancora ci sono.
Come ho già detto prima di
partire per la Francia non è
semplice mandare avanti questa realtà. Spero che tutto que-
8
Sabato 13 dicembre 2008
sto possa dare nuovo impulso >>. Ma questa è anche la
vittoria del gruppo, o del
blocco Vipers (per la solidità)
se preferite, ed anche di quei
giocatori meno appariscenti,
ma preziosi e pronti alla “chiamata” quando serve (vedi alla
voce terza linea, con Luca e
Filippo Tessari, Mirko
Ceschini, Paolo De Luca). <<
Sono contento per chi ha saputo prendersi delle belle soddisfazioni – aggiunge Forte –
sapendo anche aspettare il
momento per farlo, cogliendo l’attimo. Credo che alla
fine le scelte operate fino a
questo momento abbiano
sempre dato ragione >>.
Una vittoria come sempre
diversa dalle altre. << Nel
2005 – dice il capitano
Sartori – fu particolare, unica, perché era la prima volta e perché si trattava di un
successo collettivo, di tutte
le persone che avevano contribuito all’organizzazione
di quell’evento. L’anno
scorso è stato bellissimo,
perché il livello della competizione era davvero elevato. In finale abbiamo superato un avversario forse più
forte di noi. Quest’anno,
invece, è stato un po’ strano: la vigilia diversa dal
solito e poi la formula, assolutamente da rivedere se
si vuol far crescere l’inline,
che non garantiva lo stesso
spettacolo; il divario tra le
prime tre e le altre era
abissale. Ma alla fine
quando alzi al cielo quella
coppa, beh…ogni volta è
speciale! >>.
L’Italia. Giusto il tempo di
rientrare a casa, stravincere
due partite di campionato
con Forlì (11-1) e Ferrara
(13-2) e poi sotto con un’altra finale. Quella di ritorno
della Coppa Italia contro i
Diavoli Vicenza. All’andata
vittoria risicata (4-5). Bastava non perdere, ma vi immaginate una partita con i
Vipers a fare calcoli? Non
esiste. Altra partenza “a razzo russo” per dirla alla
Sartori e per gli avversari è
l’inizio della fine. Pochi secondi per capire che non c’è
spazio per l’ipotesi ribaltone,
non stavolta. Vicenza fa che
quel può per arginare lo strapotere di Asiago, anche se
non ci mette la stessa intensità (anche emotiva) dell’andata. Immarcabile la prima
linea dei “gemelli diversi”
Mantese-Comencini dietro,
Mosele (Ricky)-Frigo davanti. Al 12’ è già 4-0 ed il
trofeo della coccarda prende già la via dell’Altopiano.
A guastare il derby ci pensano purtroppo gli arbitri,
azzoppando lo spettacolo di
un
secondo
tempo
ammorbato dalle loro decisioni. Alla fine è 6-2 per i
Vipers, con i Diavoli che
escono comunque a testa
alta dal doppio confronto.
Per la Rigoni di Asiago Vipers
dei record si tratta della
quarta Coppa Italia, la terza
consecutiva (mai nessuno
c’era riuscito) e del trofeo
numero 17 o per gli
scaramantici (e ce ne sono
molti tra gli arancioneri) il
16°+1.
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
21
Il sindaco di Asiago sul trionfo
europeo dei Vipers. E non solo
Il 22 dicembre previsto un incontro in Comune per celebrare i successi delle “vipere”
Passeggiando per il centro di
Asiago, in questi giorni, non
passano certo inosservati i manifesti che il Comune ha realizzato per celebrare il trionfo continentale dei “bravissimi”
Asiago Vipers, attesi proprio
dall’amministrazione per un
momento “ufficiale” lunedì 22
dicembre alle ore 18.30. Ormai la voce “spese tipografia”
è entrata direttamente nel bilancio comunale, vista la cadenza
regolare dei successi di questa
realtà sportiva del nostro
Altopiano. Ma cosa significa
questa squadra per l’Altopiano?
L’abbiamo chiesto al primo cittadino, il sindaco Andrea Gios,
che parla a ruota libera di hockey inline, toccando anche la
spinosa questione “palasport”.
<< E’ motivo di orgoglio e prestigio per la nostra comunità.
Quello che emerge, al di là dei
risultati ottenuti in questi anni
e paragonabili solamente a
quelli di squadre di grandi città, sono la forza e la coesione
di questo gruppo, che nel corso degli anni ha saputo credere
in quello che stava portando
avanti con sacrificio e passione, superare ostacoli, diventando un esempio, anche per
aspetti che vanno oltre l’ambito sportivo. Una realtà che ha
davvero fatto miracoli >>.
Già, anche pensando ad un passato fatto di chilometri (e spese) in giro per mezza provincia
alla ricerca di spazi dove poter
esprimere le proprie passione
ed abilità, giocando e vincendo
sempre lontano da casa. Un vero
peccato, per i Vipers e per
l’Altopiano. E il futuro? Da anni
si parla di un palasport, che ad
Asiago farebbe comodo, anche
per aprire nuovi percorsi legati al
turismo.
Una
struttura
polifunzionale, ad ampio respiro
per idee ed attività connesse, in
cui anche i neocampioni d’Europa potrebbero finalmente trovare
adeguata collocazione. C’è speranza? << Al momento – dice il
sindaco – c’è una situazione da
risolvere in quanto lo studio di
fattibilità che abbiamo commissionato è stato effettuato per una
struttura che prevede una pista
di 20 metri per 40. Qui la copertura finanziaria di 4 milioni di
euro è già disponibile. Per ospitare manifestazioni a carattere
internazionale, però, servono una
pista più grande ed anche altri 2
milioni di euro >>. In pratica un
bel bivio. << Nel primo caso –
precisa Gios – si potrebbe iniziare anche subito; nel secondo, invece, temo che si potrebbe finire
anche dopo le elezioni. La zona
del Millepini dovrà essere un polo
dei giovani, dove sport e cultura
possano trovare la loro ideale
dimensione. Si tratta di un progetto che ci sta particolarmente
a cuore e per questo riteniamo
sia giusto effettuare valutazioni
precise, senza lasciar nulla al caso
>>. Da una struttura che (ancora) non c’è ad una, invece, che
già esiste e che secondo il sindaco potrebbe essere la soluzione
alternativa per far arrivare subito
l’hockey inline ad Asiago. <<
Dopo pasquetta – spiega Gios
– lo stadio del ghiaccio sarà
chiuso per i consueti lavori di
manutenzione, ma l’idea sarebbe quella di sistemarlo (traslocando “mattonelle” e balaustre
che compongono la pista attualmente in Via Cinque) per
poter ospitare gli incontri dei
playoff dei Vipers. L’ho proposto a Fabio Forte, sarei felice
di vederli giocare qui ad Asiago
>>. Un Odegar che, sempre secondo il sindaco, potrebbe essere pronto anche ad ospitare
eventi internazionali come un
Mondiale. << Asiago ha tutti i
requisiti per organizzare una rassegna iridata di hockey inline
e l’amministrazione comunale,
per un’operazione del genere sia
di promozione turistica che di
promozione dello sport tra i giovani, sarebbe pronta a scendere in campo con un sostanzioso
contributo, facendosi, inoltre,
parte attiva per coinvolgere
anche Regione e Provincia. Un
evento simile, in un periodo
come quello compreso tra fine
giugno ed inizio luglio, potrebbe essere di notevole
rilevanza turistica ed avere
importanti ritorni anche sull’economia del territorio stesso >>. Il problema, però, è
che per il 2009 i Mondiali sono
già stati assegnati a Varese.
Sarà per la prossima.
Nel fine settimana inizia la Serie A2. ll “farm team” dei Vipers è pronto a stupire
Nel weekend prende il via anche il campionato di Serie A2, per
la prima volta a girone unico composto da dieci compagini. Un
campionato impegnativo, sotto il profilo tecnico ed economico, con trasferte importanti, a cominciare da quella d’esordio
(13 dicembre) che vedrà gli Asiago Vipers a Roma contro il
Latina. Quella che affronterà la Serie A2 sarà una squadra che
nelle intenzioni dovrà far crescere i giocatori più giovani al
fianco di alcune “chiocce”. Il classico “farm team”, insomma,
da cui la linea verde possa compiere il salto di categoria. Un
progetto ed una squadra fortemente voluti dal tecnico Riccardo
Marobin, che, dopo aver guidato i Black Vipers alla promozione in A1 nella scorsa stagione (poi ci fu la rinuncia), riparte da
zero (o quasi) con rinnovati entusiasmo ed ambizioni.
<< Questa esperienza mi sta dando già grosse soddisfazioni –
attacca il “Maro” – e dalle prime amichevoli ho avuto indicazioni importanti. Sono convinto che si possa lavorare bene
con questo gruppo. Gli obiettivi sono semplici: vincere e far
sì che il tecnico della A1, Roberto Varotto, possa, se lo riterrà
opportuno, convocare in prima squadra i nostri giocatori. La
filosofia del progetto è questa >>.
A dare una mano al tecnico asiaghese ci sarà anche il “suo”
capitano del biennio Asiago Black Vipers: Andrea Benetti, uno
dei “men in black” che ha sposato questo nuovo progetto.
<< Sarà una bellissima esperienza. Un gruppo nuovo tutto da
scoprire con tanti giovani che già stanno facendo molto bene e
si sono meritati qualche apparizione in A1. Forse all’inizio pagheremo un po’ il fatto di non conoscerci a fondo, di aver
giocato poco assieme, ma credo che con il passare del tempo il
nostro valore uscirà. Possiamo contare su tre linee di ottimo
livello per il campionato di A2 e quindi credo che anche quest’anno la seconda squadra di “casa Vipers” potrà lottare per le
prime posizioni >>.
Il capitano indica poi le principali favorite: << Latina, Monleale,
Modena. Hanno l’esperienza ed i nomi per puntare alla promozione. Poi sicuramente qualche altra compagine che si rafforzerà quando i campionati su ghiaccio saranno terminati >>.
E proprio il Latina sarà l’avversario all’esordio. << Purtroppo
il debutto non sarà come speravo – afferma Riccardo Marobin
– e andremo a Roma a giocare una partita delicata con gli
uomini contati. E’ un peccato che questo confronto arrivi così
presto, ma cercheremo di fare del nostro meglio. In ogni caso ci
aspetta una lunga stagione >>.
Riccardo Marobin allenatore
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l’Altopiano
Sabato 13 dicembre 2008
www.giornalealtopiano.it
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Dopo 6 stop consecutivi
CALCIO
Orgogliosa impennata
dell’Asiago col Fassa
L’Asiago rinforza l’attacco
arrivano Sterchele e Schivo
Intanto per potenziare l’attacco è arrivato Luciano Aquino
“Nelle prossime quattro partite – dice il ds Longhini – dovremo cercare di
raggranellare almeno 8 o 9 punti. L’ambiente è sereno e fiducioso”
Si avvicina ormai
l’ultimo quarta della regular season e
l’Asiago continua a
vestire la maglia
nera dell’ultimo posto in classifica, nonostante nell’ultima
gara di cui rendiamo conto, il 19° turno, sia riuscito a
spezzare la striscia
negativa che durava da ben sei turni,
strappando una probante
e
beneaugurante vittoria in casa del
Fassa. Di fatto la
situazione di classifica è di per sé molto fluida e consente ancora
ampi margini di miglioramento se si considera che, alle
spalle delle ormai indiscusse
prime tre (Cortina, Bolzano
e Renon) in cinque punti ci
sono tutte le altre cinque
squadre all’inseguimento di
quel quarto posto che vale la
qualificazione alle semifinali
dei play-off.
Intanto mercoledì 3 dicembre con un comunicato ufficiale l’Asiago ha reso noto
di aver ingaggiato “a termine” il 23enne attaccante
Luciano Aquino che prenderà dunque il posto di Ryan
Menei, tornato a giocare con
la sua ex squadra, i
Mississippi Sea Wolves
(ECHL). Dopo qualche rallentamento nell’iter burocratico Aquino, fratello più giovane di quel Tony che gioca
a Pontebba, che da una settimana ormai si sta allenando con i nuovi compagni, farà
finalmente il suo esordio
(scriviamo alla vigilia di quella
gara) nel match esterno del
20° turno, in casa del
Bolzano. “Luciano è un giocatore di esperienza nonostante la giovane età – così
lo fotografa Renato Tessari
– più tecnico ma
forse meno veloce
del fratello, che dovrebbe garantire
una buona concretezza realizzativa”
ed aggiunge “certo
bisognerà concedergli un paio di settimane per ambientarsi e riprendere la forma migliore”; da lui,
è ovvio, ci si attende
una sferzata al reparto offensivo e quelle
reti che finora mancano al tabellino
giallorosso.
Sarà importante vedere se Camazzola riuscirà a dare una svolta alla sua conduzione tecnica, trovando per questa squadra soluzioni e gioco accettabili ed efficaci in tempi brevi,
brevissimi. Ma se la squadra è
stata fin qui portata sulle spalle
dalla grande qualità e costanza
di rendimento di un eccellente
estremo come Daniel Bellissimo, ora è giunto il momento di
dare una prova corale di carattere, determinazione, concentrazione ed orgoglio. Serve vedere
che tutti, e non solo i soliti, diano
appieno il proprio contributo per
ritrovare risultati e, con essi, anche la fiducia, il rispetto e l’affetto dei tifosi. Cesare Pivotto
La scheda.
Luciano Aquino è nato il 26 gennaio 1985 a Mississauga (Ontario), è un’ala destra (che può giocare
anche centro) di stecca sinistra, 178 cm x 90 kg, draftato dai New York Islanders al 7° giro del 2005.
Il suo esordio nell’hockey che conta avviene nella stagione 2001/02 quando nell’OPJHL difende i
colori dei Wexford Raiders: dopo un, tutto sommato, buon primo anno da matricola (21+26) viene
confermato dalla squadra dove vincerà il titolo di capocannoniere interno con 48 reti e 54 assists
nonché la 4° piazza nella graduatoria della lega.
Dopo un anno di transizione in NCAA (Università del Maine con 4 reti e 5 assists in 20 partite)
affronta un biennio in OHL: in entrambe si classifica secondo nella classifica marcatori interna
(70 partite giocate con 30 reti e 50 assists nel primo anno mentre la seconda stagione segna 36 reti
con 57 assists in sole 43 uscite) ed entrambe le volte alle spalle di quel Woktek Wolski, da tre anni
solida ala dei Colorado Avalanche nella NHL. Terminati i playoff della OHL per Luciano c’è
l’approdo al professionismo: infatti nel 2005/06 scende in campo per tre volte in ECHL con la
maglia dei “Titani” di Trenton e nove volte in AHL con la maglia dei Bridgeport.
Nella stagione 2006/07 si divide tra Pensacola (ECHL – 2 presenze con 1 assists), Utah (ECHL – 31
presenze con 8 reti e 20 assists) e Bridgeport (AHL - 13 presenze con 2 reti e 1 assist)
Nell’ultima stagione ha firmato con i Fort Wayne Komets, formazione militante nella IHL. Con la
squadra dell’Indiana ha segnato ben 41 reti e servito 50 assists: in regular season meglio di lui
solo Kory Karlander che lo ha staccato di sole 3 assistenze. Luciano, però, può vantare, rispetto
al suo avversario, anche 6 reti e 7 assists segnati nei playoffs nonché la vittoria finale del
campionato.
La missione salvezza per
l’Asiago CalcioAltopiano continua, ma da questa settimana
potrà affrontarla con due elementi in più, i due giocatori che
nelle intenzioni dei dirigenti
giallorossi dovranno colmare quel
gap in zona gol che ha fin qui
complicato un po’ i piani della
matricola altopianese.
I due innesti sono stati prelevati
dal Canove e sono David
Sterchele, classe ’87, e Roberto
Schivo, classe ’85. <<
Sterchele era già stato con noi
qualche stagione fa – spiega il
d.s. Federico Longhini – e quindi conosciamo bene le sue caratteristiche. Si tratta di un
centrocampista, che all’occorrenza può ricoprire ruoli
prettamente offensivi. Schivo,
invece, è alla prima esperienza con noi. E’ un attaccante
puro, forte fisicamente e dotato di buona tecnica. E’ in
grado di garantire maggior
profondità e peso ad un reparto che fin qui ha accusato
troppa leggerezza. Da lui ci
aspettiamo, dunque, quei gol
che ancora non siamo riusciti
a realizzare con regolarità.
Ora la squadra è davvero al
completo. Ora dobbiamo solo
pensare a lottare per tirarci
fuori dal pantano in cui ci siamo arenati >>.
L’Asiago, infatti, è ancora nello
scomodo ruolo di fanalino di coda
del girone “E”, anche se domenica scorsa è riuscito a smuovere la classifica uscendo indenne (e dimostrando carattere) dal primo scontro salvezza in casa del
Montecchio
Precalcino, acciuffato sul 2-2
proprio allo
scadere.
<< Onestamente –
prosegue
Longhini – non credo che la
nostra formazione sia da ultimo posto, anche se i numeri
per ora indicano così. Sono
convinto che la squadra possa fare bene ed ottenere la
salvezza anche senza transitare per i playout. E’ chiaro,
però, che adesso dobbiamo
veramente cambiare passo e
cercare di fare più punti possibile >>.
Da qui al giro di boa del campionato ci sono quattro appuntamenti importantissimi. Domenica un altro faccia a faccia per la
permanenza in seconda categoria sul campo del S. Tomio ed il
21 dicembre l’impegno con il S.
Vitale Castelnovo. Il 2009 si aprirà, invece, con il recupero dell’11°
turno con il Careciupan, programmato per il 4 gennaio ed una
settimana più tardi l’ultima di andata contro il Torre Valli.
<< Partite fondamentali – afferma il d.s. altopianese – ed in
cui dovremo cercare di raggranellare otto,
nove punti.
Una “riserva”
che possa lanciarci verso un
girone di ritorno
sui
li-
velli di quello della scorsa stagione. L’ambiente è sereno e
fiducioso, ma adesso dobbiamo davvero stringere i denti,
fare tutti qualche sacrificio in
più, proprio in questi mesi decisivi per delineare il futuro del
nostro torneo. La neve, come
al solito, ci complica i piani.
Prima ci allenavamo in campo tre volte alla settimana; ora
al massimo una (a
Cartigliano), a cui comunque
si aggiunge il lavoro in palestra. Non siamo al top della
condizione, ma dobbiamo aiutarci l’un l’altro per raggiungere il nostro obiettivo finale
>>.
Dalla prima squadra alle giovanili. << Tutto sta procedendo
secondo le previsioni – afferma Longhini – ed anzi colgo
l’occasione per sottolineare
l’ottimo lavoro svolto da Romano Basso e Marco
Fraccaro con i ragazzi della
“juniores” (anni 1989, 1990
e 1991), partiti tra tante difficoltà (anche numeriche) e che
dall’ultimo posto sono riusciti a risalire fino a metà classifica grazie al lavoro che ha
portato ad un trend positivo
importante. Tra gli “juniores”
figurano prospetti interessanti
per la prima squadra; qualcuno di loro, come il portiere
Luca Rela, ha già giocato in
seconda categoria. Rela, ad
esempio, domenica scorsa ha
difeso la nostra porta,
sfoderando una buona prova e personalità >>.
I campionati giovanili, dopo il
weekend del 13 e 14 dicembre,
si fermeranno per la sosta invernale (si riprenderà a fine gennaio), ma l’attività proseguirà con
gli allenamenti sul terreno di gioco di Cogollo del Cengio e quelli
al coperto previsti nelle palestre
di Via Cinque e delle scuole elementari.
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Sabato 13 dicembre 2008
l’Altopiano
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Vent’anni di calcio a Canove
Martedì 23 dicembre al palazzetto dello sport di Mezzaselva la grande festa per il
ventennale della società fondata nel 1988 da Gianfranco Pesavento Pas e Davide Bolzon
Un traguardo da festeggiare e
da ricordare. E’ il ventennale
del Canove Calcio nato nel
1988 da una costola
dell’Asiago Calcio, su iniziativa di Gianfranco Pesavento
Pasc che era allora presidente dei giallorossi e che, per
dissidi interni al consiglio,
come spesso succede, si è
staccato dalla società
asiaghese decidendo, per sfida, per orgoglio e per passione, di dare vita ad una nuova
realtà calcistica. Con lui, a
dare avvio a questa avventura condividendo finalità e
obiettivi di questo progetto
c’era Davide Bolzon che, in
varie vesti, da consigliere, da
presidente, da sindaco, ha
sempre sostenuto questa realtà sportiva.
E’ proprio Davide Bolzon a raccontare le circostanze in cui si
è costituita la società che negli
anni, contrariamente a tante
funeste previsioni, non solo ha
saputo resistere, superando
una montagna di difficoltà, ma
è riuscita a crescere e migliorarsi sempre più. “Partiti con
questa idea – dice – abbiamo
coinvolto alcune persone del
paese che sapevamo appassionate di questo sport e abbiamo
indetto un’assemblea pubblica
con una cinquantina di partecipanti. Costituita la società e
nominato il consiglio direttivo,
con tantissimo entusiasmo, siamo partiti dalla terza categoria”.
Il primo consiglio era formato
da Davide Bolzon (presidente),
Gianfranco Pesavento, vice
presidente, Silvio Ferrari, Ivano
Frigo, Gastone Frigo, Vittorino
Frigo (tuttora nel consiglio),
Roberto Santarossa, Roberto
Frigo, Stefano Frigo, Leone
Slaviero, Orlando Fontana e
Vittorio Magnabosco. Una compagine poi modificata nel tempo. Il primo allenatore è stato
Vincere Frigo. “L’anno dopo –
continua Bolzon – Gianfranco
è venuto purtroppo a mancare
in un incidente stradale. C’è stato un momento di grande smarrimento, ma abbiamo deciso di
andare avanti anche in suo onore. Io sono rimasto alla guida
della società fino al 1995 anno
in cui sono stato eletto sindaco”.
Per due anni è stato presidente
Silvio Ferrari, poi, per un anno,
il 1997, Stefano Frigo, quindi
ancora Silvio Ferrari, a cui e
subentrato, nel 2003, Fabio
Rebeschini.
“All’inizio avevamo veramente
poco, solo la prima squadra e
tanta voglia di fare. Nel “92 si è
cominciato a dare avvio al settore giovanile con un paio di formazioni. Anche come strutture
non eravamo messi bene. Il
campo di Canove era senza
spogliatoi e ci si andava a cambiare nell’edifico del bar
Sgrebani. In occasione dei lavori per l’allungamento del campo, necessari per avere una
struttura a norma, abbiamo cercato di coinvolgere l’amministrazione comunale perché ci
Il Canove Calcio del 1990
desse una mano, con pochi risultati. Ricordo che un giorno,
stanco di quella situazione di
precarietà, ho portato i ragazzi,
pronti per l’allenamento, che indossavano già le scarpe da calcio, in municipio e abbiamo fatto irruzione in giunta chiedendo a sindaco e assessori di assumersi l’impegno ufficiale e
solenne ad aiutarci”. Il primo,
minimo contributo dell’amministrazione comunale per il calcio è arrivato nel 1993. “Si trattava per l’esattezza di 150 mila
lire” precisa Bolzon. Col tempo, il Comune ha provveduto a
creare strutture idonee con la
sistemazione dei campi di
Canove, Roana e Treschè Conca, con la costruzione del
palazzetto dello sport a
Mezzaselva che consente di
svolgere allenamenti nei periodi invernali. Dopo 6 anni in terza categoria, c’è stata, nel
1994, la promozione in seconda e l’anno successivo, il salto
in prima categoria da dove il
Canove non è mai retrocesso.
“Prima di accedere alla seconda categoria – racconta ancora Bolzon – avevamo chiesto
all’Asiago di fare una fusione e
di creare un’unica società, ma
i nostri “cugini” non ne han
voluto sapere, trattandoci quasi con aria di sufficienza. Non
nascondiamo che è stata la
scintilla che ci ha fatto tirar fuori
gli artigli e iniziare la scalata.
Vogliamo a questo proposito
sottolineare, ancora una volta,
che il Canove auspica sempre
che si arrivi ad avere un’unica
società in Altopiano con una
CLASSIFICHE E PROSSIMI IMPEGNI
Prima categoria Girone “C” (aggiornata alla 12a giornata di andata): S. Fortunato punti 24, S. Vito di Leguzzano 22, Pove 20, Scledum,
Azzurra Sandrigo e Canove 19, Elleesse 18, Dueville e S. Eusebio 17, Breganze 16, Summania 13, Travettore 12, Mussolente 10,
Cassola S. Marco 9, Angarano Azzurra 8, Poleo Aste 7.
Prossimi turni: 14 dicembre (ore 14.30) Canove-S.Fortunato; 21 dicembre Azzurra Sandrigo-Canove (ore 14.30) .
Seconda categoria Girone “E” (aggiornata alla 12a giornata di andata): Alto Astico Posina punti 25, Lugo Calvene 24, Malo e Costabissara
20, S. Vitale Castelnovo 19, Orsiana e S. Giorgio Perlena 18, Careciupan e Torre Valli 16, Cà Trenta 15, Valdastico 13, Concordia 12,
Montecchio Precalcino 11, Cosfara e S. Tomio 9, Asiago 7.
Prossimi turni: 14 dicembre (ore 14.30) S.Tomio-Asiago; 21 dicembre (ore 14.30) S. Vitale Castelnovo-Asiago.
Seconda categoria Girone “F” (aggiornata alla 12a giornata di andata): S. Anna punti 29, Cartigliano 28, Campese e Carmenta 23, Juventina
Laghi e Vallonara 22, Bp ‘93 21, Giovanile Ezzelina 20, S. Croce Bassano 17, Lusiana Conco 11, Spf e Campolongo 10, S. Vito
Bassano 9, Arsenal Cusinati e Junior Valbrenta 8, Colceresa MPM 4.
Prossimi turni: 14 dicembre (ore 14.30) Lusiana Conco-Campese; 21 dicembre (ore 14.30) S.Croce Bassano-Lusiana Conco.
Terza categoria Girone “Bassano” (aggiornata alla 12a giornata di andata): Union 98 Borso ed Eurocalcio punti 30, Quinto Vicentino 27,
Longa 90 25, Cusinati 22, Fellette 19, Palladiana Vigardolo 15, Aurora S. Giuseppe 14, Real Stroppari, Colceresa, Gallio 13, Eagles
Pedemontana 12, Marchesane 10, Villaggio S. Lazzaro e S. Pietro Rosà 7, Fortitudo Bassano 5.
Prossimi turni: 14 dicembre (ore 14.30) Gallio-Palladiana Vigardolo; 21 dicembre (ore 14.30) Quinto Vicentino-Gallio.
Nota: le partite delle formazioni altopianesi potrebbero subire variazioni di luogo.
squadra che potrebbe esprimersi ad alti livelli, con un sicuro
vantaggio sotto l’aspetto economico e organizzativo. Unirsi
vorrebbe dire avviare un sistema in grado di dare ossigeno e
linfa al movimento calcistico in
Altopiano con conseguenti belle
soddisfazioni. Ne approfitto per
lanciare l’ennesimo appello in
questo senso a tutti coloro che
nel nostro territorio operano in
quest’ambito sportivo”.
Negli anni, il Canove ha saputo
esprimere talenti che sono entrati in formazioni prestigiose di
categorie superiori; Michel
Cappellari ha giocato nella Primavera del Milan, Stefano Pozza è in forza alla Giacomense
in serie C2, Alberto Rubbo è col
Bassano, Alberto Frigo in Eccellenza e tanti altri che militano a ridosso dei campionati
professionistici.
“A proposito di giocatori –
dice il presidente Fabio
Rebeschini – in occasione dei
vent’anni vogliamo esprimere una nota di merito per il
nostro portiere Giorgio Baù
che gioca nel Canove da ben
17 anni. Ringraziamo inoltre
tutti coloro che in qualsiasi
modo e nei vari ruoli, societari
e di gioco, hanno partecipato
e dato un contributo alla vita
delle nostre squadre e della
nostra società. Ringraziamo
tutti gli sponsor che ci hanno
sostenuto in modo particolare l’Erredierre, Frigo Tetti,
Nuova Same e Gecos
Marostica”.
Oggi il Canove Calcio rappresenta una realtà consolidata,
la sua storia è anche diventata
argomento di una tesi di laurea e costituisce uno dei capitoli della ricerca effettuata da
Claudia Frigo, recentemente
laureatasi in Scienze motorie.
La grande famiglia del Canove
si riunirà per festeggiare i
vent’anni di vita e di sport
martedì 23 dicembre al
palazzetto dello sport (ore
19.30). Tutti coloro che in
qualche modo ne hanno fatto
parte in questo lungo arco di
tempo sono invitati a partecipare.
Stefania Longhini
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Sabato 13 dicembre 2008
l’Altopiano
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Il Cesuna Caseificio Pennar al giro di boa
VOLLEY
Campionato di seconda divisione maschile che si avvia
al giro di boa della prima fase
a gironi con l’anticipo della
6^ giornata in programma per
il Cesuna-Caseificio Pennar
per venerdì 12. La sfida in
trasferta contro la formazione del Volley Bassano fisserà la classifica di andata nella quale sono già state delineate le forze in campo con
la Polisportiva S.Croce di
Bassano che, dopo aver
smontato le ambizioni del
Cesuna nella partita dello
scorso 3 dicembre, vince al
tie-break contro la Fulgor
Thiene ipotecando la testa
della classifica con la presumibile vittoria contro
l’A.C.S. Povolaro.
Trasferta difficile quella di
mercoledì 3 al Fermi di
Bassano per il Cesuna che,
soffrendo una ricezione imprecisa, non riesce a passare con efficacia il muro sempre piazzato del S. Croce. A
complicare le possibilità di
rimonta un arbitraggio
perlomeno discutibile, anche
se il Cesuna ci mette del suo
facendosi recuperare ben 4
palle set nel secondo parziale, l’unico giocato alla pari. 3
a 0 il finale a favore del S.
Croce, parziali di 25-13, 2725 e 25-17. Di tutt’altro spessore ed intensità la partita casalinga di sabato 6 contro la
matricola Pallavolo Belvedere ancora alla ricerca del primo risultato positivo. La vittoria 3 a 0 per il Cesuna, parziali 25-13, 25-7 e 25-18, consente ai locali di raggiungere
al terzo posto l’A.S.D. Nove
che però osserverà il turno
di riposo dando quindi al
Cesuna, se saprà sfruttare
favorevolmente la sorte, la
possibilità di allungare in classifica.
Dopo uno stop forzato di due
settimane consecutive, lo
scorso sabato 6 dicembre è
Prosegue senza intoppi il cammino dell’Under 20 impegnato nel Campionato provinciale
A.I.C.S., altalenanti i risultati dell’Under 16, bene invece l’Under 14, sempre vittorioso
ritornata alle gare
anche
l’Holz
Volley Cesuna nel
campionato di seconda Divisione
femminile. Oltre
all’incognita della
prolungata interruzione ad acuire il timore del pre-partita è l’avversario di
turno: la temibile
formazione
dell’U.S. Angarano
Azzurra posizionata al secondo posto
in classifica. Un timido Cesuna parte
contratto lasciando
all’Angarano decidere a proprio favore la sorte del primo set. Ricomposta determinazione e sicurezza, anche
grazie
ad
opportuni
inserimenti del coach
Corrado Pesavento, la squadra riesce nel secondo a recuperare morale e fa proprio
un combattuto set; a questo
punto emerge ancora una
volta la peculiarità di questo
sport che condanna puntualmente ogni minimo calo di
concentrazione: quando le
sorti della partita sembrerebbero già decise la situazione
cambia bruscamente. Così
dopo un terzo set fotocopia
del primo in cui prevale la formazione ospite, nel quarto è
il Cesuna ad avere la meglio
riproponendo quanto già visto nel secondo set. A ripetere ancora una volta il filo
conduttore del match, e quasi ad esserne una sintesi, arriva il tie-break: partenza fulminante del Cesuna che si
porta sul 6 a 1 lasciando
sopite
le
speranze
dell’Angarano di apporre la
propria firma alla partita. Incredibilmente però i favori del
fato mutano repentinamente
ed il Cesuna al cambio campo si trova sotto 6 – 8; la
mazzata a questo punto è tal-
mente dura da minare la fiducia della squadra che
soccombe nel finale 10-15.
Un punticino comunque prezioso per le “Tigers” che,
quinte nell’attuale classifica,
cercheranno di scalare le avversarie nei due recuperi ancora da disputare. Classifica
capeggiata dal Cogollo a 15
punti, segue Angarano a 13,
Rosà a 10, Lugo a 9 e
Cesuna a 7 poi tutte le altre.
Inarrestabile il cammino del
Volley Cesuna U20, impegnato nel Campionato provinciale A.I.C.S., che prima
strappa due preziosi punti
andando ad ottenere una
splendida vittoria al tie-break contro l’Antares nella trasferta di sabato 29 a Vicenza,
poi domina un caparbio
Molina nella sfida interna di
mercoledì 3 dicembre. Uno
scontro alla pari, quello giocato nell’insidioso campo
dell’Antares per far proprio
il vertice della classifica nel
campionato Open dell’AICS.
Il successo, maturato anche
grazie a due azzeccate sostituzioni del tecnico Bruno Frigo, è frutto di una grande prova di carattere di tutta la
squadra capace di rimontare
dal 0 a 2 iniziale. 3 a 2 il finale per il Cesuna, parziali di
23-25, 9-25, 25-16, 25-17 e
15-4. Contro il Volley Molina
(Molina di Malo), anche se
le premesse erano diverse, il
Cesuna fa valere al meglio il
fattore campo padroneggiando l’incontro in maniera che
il risultato non sia mai in discussione; solo nel terzo set
un po’ di apprensione per un
momentaneo rilassamento
della squadra che comunque
ha la meglio ai
vantaggi. 3 a 0 il finale, parziali di 2518, 25-19 e 26-24,
con il Cesuna U20
che si porta a 11
punti, uno solo dietro al travolgente
Sporting
Alto
Vicentino
di
Chiampo che affronterà in settimana.
Continuano ad essere contraddistinte da
un andamento
altalenante le prestazioni dell’U16
femminile che dopo
essersi imposta 1-3
(15-25 / 17-25 / 16-25 / 2519) nella trasferta contro
l’Usd Altair disputata il 29 novembre scorso, deve soccombere 3 a 0 nella successiva trasferta di Arzignano
contro il Real S. Zeno, disputata lo scorso sabato 6
dicembre, che riesce così a
scavalcare la formazione
nostrana in classifica portandosi al terzo posto a 7
punti dietro Antares e Real
Recoaro, Cesuna fermo a
6. Per concludere, sempre
vittorioso l’U14 Happy
Hippo Team Cesuna che,
prima impegnato nella trasferta di Lugo Vicentino
contro l’U.s.astico, si impone 0-3 (23-25 / 20-25 / 2527) regalandosi il momentaneo 2° posto solitario in
classifica, poi si ripete nella partita casalinga contro
l’ASD Volley Nove terminata ancora 3 a 0 per il
Cesuna.
Prossimi impegni casalinghi
in calendario:
·U 16 sabato 13 dicembre
alle 18,30 contro l’Antares
di Vicenza
·U20 mercoledì 17 dicembre alle 21,00 contro il
Santorso
·2^ Divisione femminile sabato 20 dicembre alle 16,30
contro il Riviera Volley
·U14 sabato 20 dicembre
alle 18,30 contro il
Brogliano
Sandro Dalle Ave
Les Etoiles de la danse
allo stage di Mauro Astolfi
Le stelle della danza altopianese hanno brillato agli occhi del noto
coreografo oggi insegnante all’accademia televisiva di “Amici”
Ha fatto ancora centro la
scuola di danza Les
Etoiles de la danse, diretta da Elena Rigoni; lo
scorso 23 novembre, infatti, tre delle allieve della
scuola si sono recate a
Vicenza presso il centro
stage&art per uno stage
tenuto da Mauro Astolfi,
nuovo acquisto dell’accademia televisiva di Amici
come insegnante di danza
contemporanea.
Glenda Gheller, Anna
Grigiante e Roberta
Rigoni, tutte giovanissime,
hanno partecipato alla lezione del noto coreografo, durata quattro ore, con una tenacia ammirabile: Astolfi si è
infatti complimentato con le
insegnanti della scuola che
curano la parte contemporanea (Pigato-Nardi e Giulia
Vidale) e anche con le ragazze, che, nonostante la loro
giovane età, non hanno faticato a tener testa a ballerini
più grandi e con più esperienza. Le ragazze sono state
soddisfatte di poter lavorare
per una giornata con il grande coreografo, che è già diventato uno dei beniamini del
programma di Maria De
Filippi per la sua competenza e il suo rapporto diretto,
severo e al contempo solida-
le con i suoi allievi.
Questa è stata soltanto la
prima di una serie di iniziative che la scuola sta curando
per quest’anno. Altri stage,
infatti, sono in programma già
dal mese di dicembre: una
volta al mese saranno proposti, a seconda delle inclinazioni dei 97 allievi della scuola, stage di danza classica (di
repertorio o libera) e laboratori coreografici di danza
contemporanea e di danza
creativa per bambini curati
dalla Compagnia Segnale.It
di Stefania Pigato e Laura
Nardi.
Saranno attivi anche quest’anno i corsi di preparazione agli esami della Royal
Academy of Dance (RAD),
che si terranno a marzo. Il
corpo insegnanti della scuola si è allargato per ampliare
gli insegnamenti e poter andare incontro alle inclinazioni degli allievi, per una scuola aperta alle novità e alle
esigenze di chi la frequenta,
di primaria importanza per la
direttrice artistica asiaghese,
Elena Rigoni. La novità più
importante dell’anno accademico è l’aggiunta nella rosa
delle scelte, di un’altra disciplina (oltre alla danza classica, modern e lyrical-jazz ,
contemporanea, hip hop e
musical): per la prima volta
ad Asiago, è attivo anche il
corso di breakdance, danza
di strada che sta trovando la
sua codificazione e dignità
tra i generi contemporanei.
Martina Rossi
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Sabato 13 dicembre 2008
l’Altopiano
Piccole riflessioni sui grandi sistemi
L’invito a visitare durante le feste la casetta del volontariato ai mercatini di Natale presso i giardini di Asiago
Piccole riflessioni e pensieri
critici. Su grandi sistemi.
Anche qui. Anche nel frastuono telematico e ridondante del crollo dell’economia
americana. Sulla paura che
arrivi anche qui. Sui difficili
segnali di precarietà del mondo del lavoro. Anche qui.
Sulle banche da sostenere
per evitare la disfatta. Tutte.
Indifferentemente. Anche
“quelle”. Quelle che l’anno
scorso hanno fatto da intermediarie per un giro d’affari
di 1 miliardo e 224 milioni di
euro su un export italiano di
armi pari a 2 miliardi e 369
milioni di euro. Fra le esportazioni autorizzate emerge
l’importante commessa verso il Pakistan (il 20% del totale pari a 471 milioni di euro)
per sistemi di difesa antiaerea di punto e le commesse
per pattugliatori ed artiglierie
navali per la Turchia.
Allora ho pensato che il nostro è un mondo difficile da
capire. Un mondo, il nostro,
che avanza 2.600 miliardi di
dollari dai miserabili della terra. Un debito impagabile.
Un mondo traballante il no-
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l’Altopiano
Sabato 13 dicembre 2008
L’Altopiano srl - Società unipersonale
Registrazione n. 10/02 del 04/12/2002
presso il tribunale di Bassano del Grappa
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Direttore responsabile: Stefania Longhini
Segretaria di redazione: Silvana Bortoli
In redazione:
Cesare Pivotto, Luigi Frigo Bettinado, Egidio Zampese,
Martina Rossi, Gerardo Rigoni, Stefano Angonese,
Stefania Simi, Giovanni Rattini, Beppa Rigoni Scit
stro. Dicono. Siamo circa un
miliardo di persone e utilizziamo l’83% delle risorse del
pianeta.
Un mondo traballante anche
l’altro. Difficile da capire. Un
mondo, l’altro dove un miliardo di persone utilizzano
l’1,4% delle risorse del mondo. E dove altri 2 miliardi di
persone vivono con meno di
2 euro al giorno.
Un mondo traballante. Il nostro. Difficile da capire. Un
mondo, il nostro, che mantiene ogni singola mucca europea con 2,5 euro al giorno.
Una americana con 5 dollari
I neolaureati dell’Altopiano
Frigo Giovanni, di Canove, figlio di Frigo
Renato e Basso Gloria.
Nato ad Asiago l'1.03.1985.
Laureato il 21.10.2008 c/o l'Università degli
Studi di Verona in filosofia.
Voto: 109/110. Titolo della tesi:
"La processione campestre in una prospettiva
storico-religiosa occidentale.
Il giro del mondo di Asiago".
e una giapponese con 7 dollari.
Un mondo che si permette di
buttare via il 50% del cibo
che produciamo mentre 40
milioni di persone ogni anno
muoiono per fame e problemi correlati alla fame.
E’ proprio un mondo particolare il nostro, dove secondo
la banca mondiale, con 13
miliardi di dollari si potrebbero risolvere i problemi della
sanità in tutto il mondo per
un anno intero.
Un mondo particolare anche
il loro. Però. Dove ogni anno
muoiono quattordici milioni di
bambini per fame e malattie…
Allora ho finito di pensare ed
ho immaginato. Ho immaginato il mondo economico
come una grandissima moneta sostenuta da 6 miliardi di
piccoli stuzzicadenti. Noi.
Tutti. Fragili e delicati. Chi più
chi meno. E sopra questa
enorme moneta ho immaginato seduti su piccoli e grandi troni i potenti della terra.
E “quelle” banche. E li ho
immaginati indaffarati ad assottigliare sempre di più i già
piccoli e fragili stuzzicadenti. Che li sorreggono e li fi-
22-12-2008
Sperando che tutti i momenti passati assieme diventeranno un giorno dei meravigliosi ricordi!Buon compleanno ad
un'amica speciale!
Elisa S.
Responsabile grafico e impaginazione: Fabrizio Favaro
Impaginazione: Davide Degiampietro - Grafica Altopiano
Foto: Foto Bergamaschi - Archivio Giornale
Stampa: Centro Stampa delle Venezie
Via Austria, 19/b - 35217 Padova
nanziano. Con il loro piccolo
risparmio. Che “quelle” banche usano per le armi. Il loro
piccolo risparmio.
E ingozzandosi sempre di più
continuano a far cedere uno
a uno i loro piccoli sostenitori. E creano la crisi. Il cedimento del mondo economico. E solo allora ho finito di
pensare e di immaginare.
Ed ho capito. Ho capito la
natura assurda di questa
enorme economia. Un’economia che senza alcun problema potrebbe benissimo
eliminare la fame in tutto il
mondo. E invece la produce! Nella perversione totale. Chiedo scusa per la durezza delle riflessioni e dei
commenti che non vogliono esprimere giudizi ma
La festa dei sessant’anni
13 dicembre 2008
Maurizio Frezza e Ivetta Baù festeggiano 28 anni di matrimonio. “In un giorno così non possiamo che augurarvi tanta felicità.” I vostri figli
Hanno collaborato:
don Marco Pozza, Daniel Finco, Ilario De Guio,
Serena Baù, Sergio Bonato, Stefano Rigoni,
Giulia Panozzo, Virginia Gianello, Aurora Carli
Ritrovo della classe del 1948 nei
giorni scorsi per festeggiare tutti
assieme i 60 anni di vita. Tra un
ricordo ed un aneddoto, e qualche incontro tra amici che si
sono persi di vista con gli anni,
la serata è stata memorabile. I
classe si sono lasciati con la promessa di ritrovarsi l’anno prossimo ancora più numerosi per
consolidare l’amicizia che lì lega
da 6 decenni.
semplicemente rapportarsi
con la forza e la drammaticità dei dati espressi. Sono
piccole riflessioni e pensieri
critici, iniziati solo per coinvolgere e invitare tutti a visitare la casetta del
volontariato in piazza durante le festività. Tutti i
gruppi la useranno con le
loro proposte, vendite e
promozioni all’agio sociale.
Anche i giovani dell’associazione “Occhi aperti . .
per costruire giustizia” saranno presenti i giorni 26,
27 e 31 dicembre per la
vendita dei prodotti delle
cooperative di “Libera Terra” che gestiscono i beni
confiscati alla mafia. Venite e conosciamoci. Arrivederci.
Gianni Bordin
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l’Altopiano
Sabato 13 dicembre 2008
Erano giorni gelidi e la neve
aveva già onorato la terra.
Mancava poco a Natale e il
freddo intenso provava la fede
degli uomini che rintanati nelle loro case assaporavano la
serenità di quell’anno senza
guerra. Erano passati solo tredici mesi dalla pace che era
giunta in un’ Europa distrutta; alla guerra si era aggiunta
anche l’epidemia di spagnola
e tanti si erano aggiunti a coloro che erano rimasti sui
campi di battaglia. Nello era
tornato dopo un anno di prigionia, a marzo, come le rondini che puntuali tornavano a
cercare il loro nido. Aveva ritrovato sua moglie e il piccolo Mario che non aveva quasi
mai visto. Lo ritrovò che
sgambettava incerto sulle sue
gambette mentre si avventurava nella grande cucina tenendosi alle sedie o al focolare. Ma non aveva ritrovato il
suo mondo, non era ad aspettarlo. Tanti compagni non erano tornati e in fabbrica il lavoro scarseggiava perciò al
lavoro si andava due giorni a
settimana mentre lo stomaco
reclamava il pane ogni giorno. Così Nello sentiva crescere dentro la rabbia antica,
quella stessa che gli aveva
aperto gli occhi là sul Carso
quando aveva capito che il
nemico era un’invenzione dei
potenti in quanto di fronte trovava solo dei disgraziati come
lui costretti ad uccidere altri
disgraziati pieni di pidocchi e
di fame. Aveva condiviso con
i suoi compagni queste sue riflessioni, ma aveva trovato
solo silenzio. E’ proprio dei
poveri tacere ed ingoiare anche i bocconi più amari come
l’asino dei Corda che sopportava la frusta del padrone. I
poveri, pensava Nello, portavano il peso della storia ma i
loro nomi non ricorrevano nei
libri, erano dei fantasmi che
cercavano un buco dove nascondersi.
Suo padre, abituato da sempre a chinare la testa, non lo
capiva più e cominciava a balbettare quando lui gli esponeva le sue teorie.
Ora era a casa ma non trovava pace. Aveva combattuto,
aveva sofferto, ingoiato fango ed erba, aveva visto l’orrore della morte e provato la
prigionia e la crudeltà dei suoi
carcerieri. Era tornato a casa
e sperava che qualcosa sarebbe cambiato anche per loro,
ma a casa non era nessuno per
coloro che lo avevano costretto a combattere. “Altro che
terra! Neanche più il posto di
lavoro aveva ritrovato!” Questi erano i suoi pensieri che
davano voce alla sua rabbia e
lo portavano a cercare conforto tra i suoi compagni di
sventura, che come lui, si riconoscevano dallo sguardo
carico di odio o assente perché rimasto là sulle pietraie
dell’Isonzo dove li uccideva
più la pietra che il cannone.
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I RACCONTI DEI LETTORI
Un Natale di pace
Neanche la chiesa aveva avuto una parola per chi era tornato. Le loro rivendicazioni, ai
preti, suonavano come proteste bolsceviche e quindi diffidavano di loro, e Nello dopo
aver sentito un’omelia in cui
si paventava il pericolo dei
rossi e aver colto i toni di alleanza tra trono ed altare, aveva chiuso con la religione anche se continuava a credere
in Dio e a togliersi il cappello
davanti ai capitelli che segnavano il cammino.
In quei giorni che precedevano il Natale, Nello lavorava
nella stalla o faceva piccoli lavori in casa. Cercava di essere vicino a Francesca poiché
ormai era vicina al parto. Il
piccolo avrebbe dovuto nascere per la fine dell’anno, ma
lei era così in forze che sembrava di pochi mesi nonostante il pancione che un po’ la
impediva nei movimenti. La
neve caduta da poco non era
riuscita a chiamarne altra perché il freddo intenso impediva al cielo di nevicare, così
gratuitamente tutti potevano
assistere a quel grande spettacolo che la natura ricamava
sugli alberi o sui vetri delle finestre dove merletti di ghiaccio contendevano alle tende il
primato della bellezza.
Nei campi ghiacciati, sotto
uno strato di neve, dormiva il
grano e attendeva la sua stagione. Come Nello che attendeva tempi migliori dove sarebbe stato riconosciuto loro
ciò che avevano dato alla Patria. Talvolta provava un senso di sarcasmo mentre seguiva le roboanti parole di qualche
imboscato
che
presenziava cerimonie pubbliche per l’inaugurazione di una
lapide dove ritornavano i nomi
di coloro che erano rimasti a
guardare l’erba dalla parte delle radici.
Nello andava a queste “sagre”
della memoria e puntualmente s’arrabbiava per essere andato perché era un continuo
rinvangare ciò che avevano
vissuto.
Al mercato che precedeva le
feste, in piazza, trovò alcuni
suoi amici disoccupati come
lui che si trascinavano da
un’osteria all’altra per attendere la sera e nascondersi agli
occhi del mondo che li voleva
vincitori. Chi aveva vinto?
Nello non lo sapeva ma immaginava che anche gli austriaci non se la passassero
tanto bene visto che la loro
fame già, durante la guerra,
aveva un alone leggendario.
Comunque, neanche i riconosciuti vincitori avevano ragioni per festeggiare la vittoria,
ne sapevano qualcosa quelli
che abitavano nelle contrade
o nei paesi invasi durante la
Strafexpedition. Quando erano tornati avevano trovato
solo topi che indisturbati avevano preso possesso di ciò
che rimaneva delle loro case.
Almeno lui aveva trovato la
casa in piedi e i suoi cari in
salute, ma nulla, nonostante
ciò, sarebbe stato come prima, perché lui non era più lo
stesso e non riusciva più a
sperare.
Passò tra i banchi e notò che
poca merce era esposta, inoltre i prezzi erano proibitivi e
la sua carta moneta che stringeva in mano valeva ogni
giorno di meno. Voleva comperare uno scialle per Francesca, pensando che sarebbe
tornato utile anche per il bimbo che stava per nascere, ma
rigirava i suoi pochi soldi e
imprecava contro la guerra.
Andò allora a prendere il sussidio di disoccupazione alla
fabbrica e trovò una fila di disgraziati che già dalle prime
ore dell’alba attendevano quelle poche lire per riprendere fiato. Si mise in fila paziente deciso a restare per comperare
poi lo scialle da regalare a
Natale. A Mario avrebbe costruito lui un carrettino per
giocare e a suo padre un po’
di tabacco da presa.
Ricevuti i soldi tornò verso il
campanile e fece i suoi acquisti, poi emozionato se andò
alla cantina sociale dove ordinò una scodella di trippe e
mezzo litro di vino rosso. Seduto al tavolo venne raggiunto da compagni di lavoro che
gli proposero di entrare nel
partito socialista per dare forza ai lavoratori. Nello aveva
militato prima della guerra nel
partito ma ora non aveva più
tanta fede nelle lotte operaie,
quando avevano alzato la testa qualcuno si era preoccupato di imbastire una bella
guerra perché i poveri si scannassero tra loro. Quindi rifiutò la proposta e ritornò verso
casa più leggero di soldi e di
pensieri.
La vigilia di Natale, come da
tradizione, sua madre cucinò
le lumache e il loro profumo
si diffondeva per tutta la casa.
Nello andò nel bosco e tornò
con un piccolo abete che
avrebbe addobbato per la festa. Non aveva avuto cuore di
segarlo ma lo aveva sradicato
con le radici pensando che
avrebbe fatto bella mostra di
sé sulla riva tra i ciliegi e i rosai.
Sua sorella Amelia attaccò ai
rami del piccolo abete dei biscotti e della frutta secca,
mentre la Francesca aveva
preparato con del cotone dei
fiocchi di neve per richiamare il candore del Natale.
Per tutto il giorno Nello era
rimasto accanto al fuoco a
guardare la legna che bruciava con una danza di faville.
Decisero che sarebbero andati
alla “messa in alba” perché si
sarebbero ritrovati con i cugini dei Massignani Alti. Per
loro venire alla messa di mezzanotte sarebbe stato troppo
gravoso ora che il sentiero attraverso i boschi era gravato
anche da rami piegati sotto il
peso della neve. Alle 7 di sera
andarono tutti al circolo Concordia a mangiare le lumache.
Si ritrovavano intere famiglie
dei Ruari e dei Campassi per
far festa almeno in tre occasioni dell’anno: in autunno a
mangiare l’arrosto di uccelli,
a pasquetta a mangiare le uova
con i primi radicchi del campo e a Natale con le lumache
poiché questa festa richiedeva un certo riguardo.
Anche Nello con Francesca e
il piccolo Mario, i suoi genitori, le sorelle, si portarono al
circolo operaio e trovarono gli
amici di sempre, i Pagna che
erano ancora in lutto per la
perdita del figlio disperso in
guerra. Dopo la cena e più litri di vino, qualcuno intonò le
canzoni di Natale e come i
pastori, su quelle note presero la via del ritorno.
Tornarono attraverso la salita
del Martarello ghiacciata e insidiosa e si tenevano ridendo
e scherzando mentre in cielo
un tripudio di stelle sembrava
accogliere il Salvatore.
Era da poco passata la mezzanotte, quando Francesca
avvertì le doglie. Nello chia-
mò sua madre e le sorelle
mentre suo padre di corsa
andò a chiamare la Menega
Feltrina che da sempre aiutava la vita a farsi strada. Ma
non ci fu bisogno di nessuno
perché Francesca, tra una
doglia e l’altra, cercò il vaso
da notte e partorì da sola in
mezzo alla stanza. Un tonfo e
una bambina vispa gridò al
mondo la sua presenza. Al rumore, tutti si precipitarono di
sopra e videro con grande stupore che anche loro avevano
il loro Natale. Nello s’inginocchiò vicino a Francesca e le
baciò le mani mentre la
Menega Feltrina lavava la neonata e le tagliava il cordone
ombelicale. Alle 5 del mattino
ancora non si erano spente le
luci nella casa dei Jerba; una
lanterna illuminava la porta di
casa e il fuoco continuava ad
ardere nel camino. Giuseppe,
il vecchio patriarca aveva ri-
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passato tutti i riti della notte
Santa: sul fuoco bruciava il
ceppo di Natale e le bestie avevano avuto durante la notte la
loro razione di sale. Ora, nascosti nei loro mantelli, in fila
indiana, sul piccolo sentiero
s’inoltrarono i Jerba per andare alla messa di Natale. A casa
la piccola dormiva accanto a
sua madre, custodita dalla nonna che era rimasta con loro.
Quando furono sui campi della
Fontanella videro scendere dai
monti processioni di gente con
le loro torce e Nello provò una
commozione profonda. Aveva
pensato di accompagnare i suoi
fino alla chiesa, ma poi decise
di entrare per ringraziare quel
Signore che aveva indicato il
valore più grande. Anche lui
aveva avuto il suo Natale, sua
figlia era nata proprio come il
figlio di Dio nella notte più magica e cara. Pensava che quelle
torce non rischiaravano solo
il cammino, ma illuminavano
i cuori degli uomini di pace e
di buona volontà.
Anche lui, per i suoi cari, sarebbe stato tra questi.
Annalisa Castagna
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Sabato 13 dicembre 2008
l’Altopiano
Almanacco per 2 settimane
Almanacco per 15 giorni
Da sabato 13 a venerdì 26 dicembre
Il 13 dicembre è il 347° giorno del Calendario Gregoriano
(il 348° negli anni bisestili). Mancano 18 giorni alla fine dell’anno.
Ai primi di dicembre il sole sorge alle 07.40 e tramonta alle 16.30
Sabato 13 S. Lucia v.m.
Domenica 14 III di Avvento - S. Giovanni di Croce
Lunedì 15 S. Cristiana
martedì 16 S. Adelaide
Mercoledì 17 S. Lazzaro
Giovedì 18 S. Graziano
Venerdì 19 SS. Dario e Atanasio
Sabato 20 S. Liberato
Domenica 21 IV di Avvento - S. Pietro Canisio
Lunedì 22 S. Remo
Martedì 23 S. Giovanni Kety
Mercoledì 24 SS. Tarsilia e Irma
Giovedì 25 S. Natale
Venerdì 26 S. Stefano. Ultimo quarto di Luna ore 11,31
Un santo per volta: Santa Lucia: nacque a Siracusa, ma non si conosce con certezza la data. La sua vita d’altra parte è intessuta di
elementi leggendari, che stanno a testimoniare l’enorme venerazione di cui la santa ha goduto e gode. La tradizione vuole che Lucia
subì il martirio sotto Diocleziano, per cui si è voluto fissare la data
di nascita al 283. Il più antico documento che la riguarda è un’iscrizione del V secolo in cui si parla di una certa Euskia, morta il giorno
“della mia patrona Lucia”. La giovane apparteneva a una ricca famiglia siracusana, promessa sposa a un pagano. Per una malattia
della madre compì un viaggio a Catania, per visitare il sepolcro di S.
Agata, sul quale pronunciò il voto di conservare la verginità. Distribuì perciò i beni ai poveri e rinunciò al matrimonio. Arrestata su
denuncia del fidanzato, fu sottoposta a diverse torture: condotta in
un lupanare, trascinata da una coppia di buoi, cosparsa di pece
bollente, posta sulla brace ardente. Per sfuggire al carnefice si strappo gli occhi. Solo dopo questi tremendi tormenti cadde sfinita e
morì. Le sue ossa non si trovano a Siracusa in quanto, come pare,
trafugate dai bizantini, Furono portate a Costantinopoli, da dove
furono saccheggiate dai Veneziani. L’iconografia risente fortemente dell’episodio dello strappo volontario degli occhi
in quanto la santa i raffigurata con una tazza in mano
su cui sono posti gli occhi.
Santa Lucia
Successe “oggi”: il 25 dicembre di 31 anni fa
(1977) moriva il grande Charlie Chaplin,
attore, regista, sceneggiatore, produttore e musicista. Iniziò la sua carriera ancora bambino nel varietà comico e, nel 1910
andò in tournè negli USA ove rimase per
molti anni. Venne notato dal regista Mack
Sennett ed iniziò così l’avventura cinematografica. Era il 1913. Inventò il personaggio che
lo rese famoso (vagabondo, bombetta, bastone e scarpe grosse) e lo fece debuttare nel film
Charlot si distingue del 1914. Da allora, innumerevoli furono i successi. Con l’avvento del
sonoro ebbe un momento di crisi rifiutando di
adottarlo nei suoi film per qualche tempo. Poi
abbandonò il personaggio che lo rese celebre
e nei film successivi (da Il grande dittatore del
1940 in poi) utilizzò anche il sonoro. Nel 1952 si
trasferì in svizzera. Scrisse molte colonne
sonore dei suoi film e vinse un Oscar alla
carriera.
Frutti di stagione: non manca sulle nostre
tavole in questo periodo il mandarancio, è,
dopo l’arancio, il secondo agrume più prodotto in Italia ed è noto anche con l’altro nome di
clementina. È un ibrido naturale
(dal mandarino e dall’arancio)
proveniente dalla Tunisia. Per alcune varietà la raccolta dura tre
mesi (da ottobre a fine dicembre).
Come tutti gli agrumi, è ricco di vitamina C. Esiste una varietà a succo
rosso, frutto dell’incrocio con l’arancio
tarocco. Essendo meno calorico, è decisamente da preferirsi al mandarino. Il mandarino (Citrus nobilis),
invece, è un arbusto sempreverde originario della Cina. Il frutto è
simile all’arancia, ma più piccolo e dolce. Anch’esso ricco di vitamina C. La buccia è utilizzata anche nella produzione di liquori. In
Italia si coltiva in Sicilia e Calabria (la raccolta va da dicembre a
gennaio), ma attualmente la sua importanza è stata sminuita dall’ingresso sul mercato del mandarancio, meno calorico e con meno
scarto.
Ricette stagionali – Prima delle gelate invernali si usa raccogliere
dagli orti le verze, un vegetale alquanto semplice, che però se cotto
secondo tradizione può degnamente competere con pietanze ben
più nobili. Nel Basso Vicentino e in buona parte della zona montana
era propria la pratica di fare le vèrze strofinà, un modo per variare
un po’ la verdura nei pasti dei mesi freddi, tanto da diventare monotona. Si prendono le verze lessate, si tagliano e si mettono a cuocere entro una padella di ferro in un soffritto di lardo, aggiungendo,
dopo insaporite, dei pezzi di polenta fredda che, prendendo il sapore dell’ortaggio, diventa più gustosa.
Due proverbi – due lingue
Haüte roat, un morgen toat.(trad. Oggi rosso e domain morto).
‘In narren, un’ in kindern ist net zu boroazenrok. (trad. Non si
promette ai pazzi e ai bambini)
Proverbi legati a questo periodo dell’anno: . Da Santa Lucia a
Nadal cressi el zorno un piè de gal, de Nadal a Pasqueta cressi
un’oreta, de Pasqueta a Candelora ghe vol un’altr’ora.
Da Santa Lucia a Natale / cresce il giorno un piede di gallo, / da
Natale a Pasquetta (Epifania) / cresce un’oretta, / da Pasquetta alla
Candelora / ci vuole un’altra ora. Un proverbio artigiano sentenzia:
Natal senza luna chi l’ha due vache, ne mangia una. Secondo la
credenza popolare, se Natale viene in periodo di novilunio sarà un
anno poco produttivo. Mentre ad Ascoli si ricorda che: Se Natale
vien de giove / vinni vacche e bove / pe’ campà lu pover omu. Se
Natale viene di giovedì / vendi le bestie / per campare il pover’uomo. Uno dei tanti proverbi legati alle credenze popolari riguardanti
il giorno della settimana in cui cade Natale, e quest’anno cade
proprio di Giovedì!
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Cappa grigia di nuvole basse.
Sopra s’intravede l’azzurro.
Ognuno s’inventa la sua cappa grigia
Tra anziani, ci salutiamo
Anche fra sconosciuti.
Non c’è più tanto tempo.
Sole di settembre.
Luminoso, caldo.
Non più passione, ma affetto.
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Sabato 13 dicembre 2008
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Natale con la crisi, attenti alle spese ma i regali non mancheranno