ECHI DI MAERNE Settembre 2011 Desideri da risvegliare e purificare! Lettera del Parroco “Risvegliare e purificare il cuore” Cari parrocchiani, si riparte. Il nuovo anno pastorale inizia: ricco di memorie per l’estate trascorsa e di proposte per il nuovo anno che ci attende. Il bilancio del mio primo anno con voi è molto positivo. Certamente grande gioia mi ha dato, tra le tante iniziative intraprese, vedere inaugurata la Casa della Solidarietà. Dedicare una struttura alla Carità come la ex Casa Lucia, ora casa Giovanni Paolo II, rappresenta una sfida e una profezia. La sfida, perché non è facile avventurarsi sul sentiero della carità senza un po’ di timore. Da una parte, infatti, sembra che le forze non siano mai all’altezza di ciò che ci è chiesto; dall’altra che le priorità siano altre, che i poveri, gli stranieri.. possano aspettare..mentre questa è, forse, la profezia: mettere anche la Carità al centro della nostra azione di Chiesa. In comunione con le linee pastorali che il vescovo ha dato alle comunità cristiane anche noi vogliamo mettere tra le nostre priorità la formazione degli adulti. Anche per questo abbiamo dato avvio a due gruppi di giovani famiglie. Mettere al centro del nostro interesse la loro ricerca di senso, sentire il loro bussare alla grande comunità, riuscire a valorizzarne il contributo è un’ulteriore sfida che ci è chiesta. L’entusiasmo non manca, ma come ben sappiamo, non basta. È facile aprire cantieri, difficile è mantenerli aperti e produttivi. La crisi, nostra “cara” compagna di viaggio, non è solo nei Tg dell’economia. Essa intreccia il vissuto della famiglia, della parrocchia, della scuola, dei giovani 2 PAGINE SOLIDARIETA’ e degli adulti, del volontariato e della fede. Ma va anche ricordato che in ogni epoca, i tempi di crisi, ponevano l’umanità ad un bivio: una via incanalava la gente nelle arene, nei circhi o negli stadi; la seconda invitava le persone ad una conversione della vita. Nella crisi dell’impero romano alcuni, i più riempivano il Colosseo, altri nelle catacombe incontravano i testimoni di una nuova fede che li apriva ad una nuova vita. E da lì ogni epoca della storia generò dopo ogni crisi politica o sociale vie nuove di spiritualità. Nei crocevia della storia lo spirito generava santi e nuove testimonianze di scelte evangeliche: e così da Sant’Antonio abate nacque il monachesimo, da San Francesco d’Assisi la scelta di vivere come frati, fratelli o come suore, sorelle. Oggi ci troviamo nella medesima situazione: o prendere la via dello sfogo negli stadi o della frenesia dei centri commerciali oppure dissetare il cuore alle sorgenti vive difendendolo e risvegliandolo dalle anestesie del mondo. Come? Attingendo ai pozzi che riescono a dissetare davvero. Non è mai facile… Però nel vangelo si racconta che un giorno una donna di Samaria, dalla dubbia moralità, al pozzo , dov’era andata per riempire la sua anfora, incontrò Gesù. Il dialogo all’inizio non lasciava dubbi, lei si sarebbe dissetata della sua vecchia acqua, come sempre, e arrivederci. Ed invece, restare a chiacchierare con quel profeta, la cambiò per sempre. L’augurio che faccio a ciascuno è di poter trovare al pozzo il profeta e poter scambiare quelle parole che ci possano cambiare la vita. Buon anno pastorale. Don Paolo ECHI DI MAERNE Don Paolo Magoga, Don Andrea Caratozzolo, Federico Nenzi, Nicoletta Salvalaio Jessica Levorin Giorgio Scaramuzza Federica Busato CASA LUCIA DIVENTA “CASA DELLA SOLIDARIETÁ GIOVANNI PAOLO II” Questo luogo caro ai Maernesi è sempre stato considerato un grande dono che la provvidenza, nel nome di Lucia Povelato, ha voluto donare alla nostra comunità. Tanta era la grazia che per anni non si è trovato un adeguato e stabile indirizzo del bene, utilizzato di volta in volta in maniera occasionale a seconda delle attività ed esigenze parrocchiali. La casa è stata sede del Grest per alcuni anni, ha ospitato per brevi periodi gruppi giovanili delle altre parrocchie, luogo di incontro conviviale nelle ricorrenti occasioni di festa ed altro ancora. Ora una domanda sorge spontanea: “Potevamo rimanere inermi di fronte a tanta generosità ricevuta?”. Certamente no, così come la comunità ha ricevuto, ora è giunto il momento di restituire, a nostra volta, parte di questa generosità, offrendo aiuto a coloro che ne hanno più bisogno. Per fare ciò è stato necessario un lavoro di pulizia, riordino e sistemazione adeguata dei locali; un grazie particolare va a tutte quelle persone che, gratuitamente, hanno voluto collaborare, attraverso il loro lavoro, per la realizzazione del progetto. La provvidenza genera forze inimmaginabili! Sabato 24 Settembre, alla presenza delle autorità e del direttore della Caritas Diocesana, don Davide Schiavon, con il taglio del nastro, Casa Lucia Povelato, è divenuta “Casa della Solidarietà Giovanni Paolo II ”. Ora il suo utilizzo assume connotati importanti e ben definiti, ospitando la Caritas parrocchiale e l’associazione di volontariato IPLA (Insieme per l’altro). La Caritas, oltre a concentrare le proprie attività tradizionali, che da sempre svolge nell’ambito parrocchiale, ha avviato la distribuzione di alimenti alle persone in difficoltà con l’iniziativa del Banco Alimentare. L’Ipla continua la sua attività di raccolta e distribuzione degli indumenti alle persone meno abbienti. Inoltre, si proporrà come punto di ritrovo ed incontro per gli anziani mettendo a disposizione cucina rinnovata, sala da thè, televisione e libreria. Tutto questo è possibile grazie alla generosità di tante persone che hanno aderito al progetto Caritas impegnandosi a portarlo avanti con dedizione. Come diceva Giovanni Paolo II (da cui prende il nome): ”Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Quindi, le porte per questi gesti di bene sono sempre aperte a tutti coloro che desiderano collaborare per il mantenimento di quest’iniziativa abbracciando assieme quanti sono in difficoltà seguendo l’esempio di Cristo. Parrocchia di Maerne Cattedra di San Pietro Tel. 041640555 - 3485671730 [email protected] 3 COMUNIONE AMMALATI L’ UOMO DEGLI OCCHIALI Tra queste pagine della solidarietà merita spazio anche la testimonianza del nostro compaesano Luciano Pasqualetto, da 25 anni conosciuto come “L’UOMO DEGLI OCCHIALI”, che racconta il motivo di questa scelta, portata avanti tuttora con molta gioia. Lavoravo alla Fincantieri a Marghera, quando nell’aprile del 1979, durante una mansione di lavoro, mi entrò, accidentalmente, una scheggia nell’occhio sinistro. Feci una visita ma, lì per lì nessuno si accorse di nulla. Io non accusavo dolori e continuavo a vedere come sempre. Dopo 16 mesi, un mio collega si accorse che in quel mio occhi sinistro la pupilla rimaneva costantemente dilatata. I vari controlli oculistici eseguiti in seguito non dettero nessun esito. Quindi, mi consigliarono di fare una visita neurologica perchè pensavano dipendesse da altri fattori. A quella prima visita mi liquidarono subito dicendomi che non erano cose di loro competenza. Andai da un secondo oculista ma senza trovare alcuna risposta. Quest’ultimo mi mandò ad un’ ulteriore visita neurologica, dove mi diagnosticarono la presenza di un corpo estraneo nell’occhio. Quindi, mi consigliarono di andare a una visita dal Dott. Genisi a Mestre (oculista che faceva parte dell’equipe del Professor Rama), che confermò la presenza di un corpo estraneo. Una volta identificata la posizione esatta di quella scheggia che per tanto tempo era rimasta nel mio occhio, nell’agosto del 1980, subii l’intervento per rimuoverla e tutto andò bene. Io continuavo a vedere. Poi successivamente , nel settembre dell’81, dovetti sottopormi a un secondo intervento per una cataratta traumatica e, anche questa volta, tutto andò per il meglio. In seguito mi diagnosticarono un glaucoma che mi portò alla perdita totale dell’occhio. Da qui mi sono reso veramente conto cosa significa perdere la vista in un occhio e delle difficoltà che ciò comporta. Questo mi ha sensibilizzato maggiormente nei confronti delle necessità dei fratelli più poveri, 4 quindi, mi ha portato ad accettare la proposta fattami nell’85 dal Professor Rama impegnandomi nella raccolta di occhiali da inviare alle missioni e aiutare così chi ne ha più bisogno. MOVIMENTO PER LA VITA E CENTRO AIUTO ALLA VITA Il Movimento per la Vita ed il Centro Aiuto alla Vita di Mestre, anche quest’anno, hanno organizzato una raccolta alimentare nel nostro comune. Tale raccolta era finalizzata, principalmente, per aiutare famiglie con bambini da 0 a 12 mesi di vita. Sono stati raccolti: latte, omogeneizzati e altri alimenti specifici per bambini così piccoli. Qui a Maerne, eravamo in dieci volontarie ed abbiamo seguito la raccolta, per tutto il sabato 16 Aprile, facendo informazione e differenziando i prodotti nei vari scatoloni. La raccolta è stata proficua, trasparente e senza secondi fini. In tutto il territorio comunale sono stati raccolti 150 scatoloni di alimenti. Il C.A.V. segue costantemente un centinaio di mamme in difficoltà con bambini piccoli. Quest’iniziativa è stata molto importante per fornire loro un aiuto concreto. Un ringraziamento a tutti coloro che vi hanno aderito! Caro don e cara comunità di Maerne, quando ho dato la mia adesione a questa iniziativa, non sapevo bene a cosa stavo andando incontro sia sull’atto pratico, che sul piano emozionale. Ora che ho provato questa esperienza per ben due volte (e spero vivamente di continuare), posso provare a raccontarvela, anche se non riuscirò sicuramente fino in fondo. Comunione comunitaria in “parole povere” significa portare l’Eucaristia nelle case delle persone che, per motivi di salute, non possono raggiungere la loro Chiesa, ma in realtà è molto di più. Per chi, come me, anche se solo come semplice “autista”, già la messa dove viene consacrato il pane viene vissuta con la massima intensità, perché sai che qualcuno in quel momento non è li con te, ma con te sta pregando e sta aspettando quell’incontro, allora ti senti un custode responsabile come lo è stato S. Tarcisio che portava l’Eucaristia ai cristiani ammalati. A lui ho chiesto aiuto e a Dio per essere degna di ciò che stavo facendo. Poi, al termine della messa la chiamata sull’altare dei ministri, la consegna loro del Corpo di Cristo e la partenza con i bambini della Prima comunione e qualcuno dei loro genitori. La continuità di quella messa che andava nelle case di questi ammalati per legarsi alla loro preghiera. Ad ogni porta che si apriva si spalancava un sorriso e un: “Vi stavo aspettando!”. La tv sempre accesa con la puntuale messa domenicale trasmessa dalla rai, sul tavolo una tovaglietta bianca, una candela e immagini del Signore e della Madonna, in ogni casa si sentiva che questo incontro era proprio atteso! Mi sembrava quasi irreale la gioia di queste nonnine (soprattutto) che desideravano così ardentemente ricevere questo Pane e pregare insieme, sì perchè insieme abbiamo anche pregato. Un pò tutti : i bambini, il ministro, la famiglia dell’ammalato, dove era presente e, dove non lo era, si sentiva anche una gran voglia di scambiare due parole che probabilmente non facevano tutti i giorni. E quanto erano di conforto le parole che, le due suore con cui ho avuto la possibilità di collaborare, Suor Rita e Suor Angela, usavano dire a queste nonne, l’amore di Dio per queste persone traspariva in ciò che loro dicevano e nei modi che avevano. Poi, quando torni a casa, a questa cosa ci ripensi spesso e pensi soprattutto a quando potrai condividere ancora questa bellissima esperienza con chi l’hai già vissuta, i ministri, i bambini, ma soprattutto la voglia di rivedere queste persone così desiderose di pregare insieme e di ricevere l’Eucaristia. Desiderosi come lo dovremmo essere tutti ogni volta che ci accingiamo a farlo durante la S. Messa. Sono sicura di non aver raccontato a pieno quanto è bella questa esperienza, ma spero di cuore che in più adulti e in più bambini nasca la voglia di condividere la gioia di questo dono! Francesca 5 UNZIONE INFERMI Domenica 5 giugno alle ore 16 la nostra comunità cristiana ha vissuto una esperienza di fede molto commovente e significativa: la celebrazione della S. Messa e l’amministrazione del sacramento dell’Unzione degli Infermi ai nostri anziani malati e sofferenti. In questi momenti la Caritas è sempre presente e disponibile a prestare servizio in forme diverse: chi preparando e servendo il rinfresco, chi facendo da autista per le persone bisognose di essere trasportate, chi accompagnando i malati a prender posto… Infatti è impegno primario della Caritas e gesto di squisita carità condividere con anziani e persone in difficoltà un momento di fede così importante.Al momento del Rito del Sacramento si rinnova sempre una grande emozione nei presenti ed in particolare nei malati: in un silenzio colmo di attese si percepiva appena la formula dell’Unzione accompagnata da una lieve musica soffusa dell’organo. È commovente osservare le mani tese e tremanti dei malati in un gesto di abbandono, gli occhi aperti sull’invisibile: mani e sguardo più eloquenti di tante parole che esprimevano fiducia in un Dio fedele alle sue promesse e consapevolezza che nei semplici gesti del sacerdote, che ungeva quelle mani e quella fronte, si compiva il miracolo dell’incontro di Gesù col malato e la certezza che, quando Lui viene, non si presenta mai a mani vuote. 6 SAGRA DE SAN PIERO Bello e familiare anche il momento del “rinfresco”: tempo di una carezza, di un sorriso, di qualche battuta spiritosa, di semplice ascolto, tempo per rivedersi e raccontarsi, ricordando. Occasione per qualche passo assieme, sostenendosi a vicenda prima di raggiungere la macchina che riporta a casa chi, da solo, non ce la fa più a camminare. È consolante sapere che L’Unzione degli Infermi ci rassicura che Gesù è con noi soprattutto nei momenti della malattia e della sofferenza e ancora che, se il sacramento è dato in forma comunitaria, c’è anche una comunità cristiana che prega e condivide la sofferenza dei malati di turno. Immerso per la prima volta nella “Sagra de San Piero” sento di poter sottolineare come i nostri padri, dal momento in cui legarono al santo patrono questo gioioso incontrarsi di borgate, di famiglie, di generazioni per un po’ di festa insieme, forse non immaginavano quanto, col passare dei secoli, si sarebbe comunque rivelata sempre moderna e importante. Dopo aver passato tutti gli 11 giorni tra le cucine, i tavoli, la pesca, i baracconi, i gonfiabili, la pista del ballo, ecc., nella mia non lunga esperienza di parroco, poche volte ho visto così tanti valori e atteggiamenti caritatevoli come si possono vedere in una sagra. Il primo che spicca è, senza dubbio, tutto il volontariato che decine e decine di persone hanno donato ogni giorno alla comunità perché altri potessero passare alcune ore di serenità e spensieratezza. Sembra banale quanto si fa in una sagra, ma non tutti sanno cosa muove una macchina di non professionisti che sforna oltre 800 coperti a sera. Ma oltre a ciò, vi è il clima che, in questa sagra, ho personalmente respirato … Ogni sera il desiderio che andasse bene come la sera precedente: dove bene non significa subito guadagnare soldi, perché nessuno intasca nulla (tutto va in parrocchia e quindi tutti né godono!!!) ma bene nel senso di gente che accoglie un invito, una proposta di sentirsi partecipi di una festa, di passare e trovare tizio, parlare col tale, ecc. E il bello era, alla sera, nella stanchezza di una giornata passata a servire gli altri nel gioco, nella cena, nel ballo, essere comunque felici. Come abbiamo bisogno di tornare ad essere felici stancandoci per gli altri! Com’è bello che i fratelli si sentano, fratelli appunto, capaci anche se adulti di giocare gli uni con gli altri perché appartenenti alla stessa comunità, al medesimo territorio. Scrivevo nell’opuscolo della sagra che, non a caso, queste feste portavano questo aggettivo: sacra. A ben vedere, se il primo volto della comunità cristiana lo si può vedere nello spezzare il pane della parola e del corpo di Cristo, è pur vero che, se questa memoria, che siamo chiamati ad essere, non si traduce nel pane spezzato per i fratelli nelle vicende della loro vita, rischia di non essere mai davvero compiuto. A completare l’opera manca un ingrediente importante: il rispetto reciproco. La perla che ha dato grande valore alla Sagra, per me, è stato vedere che il servizio era, il più delle volte, senza prevaricazioni o gravi tensioni tra volontari. Avessimo fatto una grande Sagra, cucinato e organizzato ogni cosa a puntino, accontentato ogni minima richiesta, ma senza comunione tra volontari o meglio senza perdonarci eventuali tensioni e senza cercare il molto che unisce a scapito del poco che divide, avremmo mancato di molto l’obbiettivo: essere una testimonianza di una comunità cristiana. Questo siamo, cristiani, sia in chiesa che in Sagra. Don Paolo I GONFIABILI Quest’anno alla Sagra di San Piero c’erano anche i gonfiabili per i bambini: tutto è iniziato da un’idea di don Paolo per finanziare la nostra scuola materna parrocchiale. In un primo momento ci sembrava un’idea un pò difficile da realizzare perchè avrebbe richiesto l’impegno di molte persone; alla fine, però, un bel pò di genitori si sono offerti di prestare servizio. L’affluenza di bambini è stata buona e di sicuro si sono divertiti tantissimo scivolando, saltando e rotolando sui gonfiabili. Pensiamo che anche per i genitori sia stata una bella esperienza perchè hanno potuto sia far divertire i loro bambini in un ambiente sicuro che far beneficenza. Certo, come prima volta, abbiamo riscontrato alcuni problemi nell’organizzazione, ma non ci hanno assolutamente scoraggiati, anzi, per il prossimo anno, abbiamo già delle idee da attuare affinchè le cose si svolgano tutte nel migliore dei modi. Un ringraziamento particolare va a tutti i genitori che hanno prestato servizio e a Denis che, da bravo responsabile dei gonfiabili, ha sempre tenuto l’occhio vigile per il bene dei nostri bambini. Allora a tutti i piccolini: “Ci vediamo l’anno prossimo per saltare di nuovo insieme!!!”. 7 SCUOLA DELL’INFANZIA E NIDO Domenica 22 maggio è stata un’altra giornata memorabile per i bambini, le famiglie, le suore e le maestre della nostra scuola materna. L’appuntamento di fine anno per la “FESTA INSIEME” ci ha raccolto numerosi nella sala del cinema per gustarci i canti e i balli che i nostri bambini del secondo e terzo anno di materna avevano preparato insieme alle loro maestre. L’impegno e la gioia trasmessi dai nostri figli hanno fatto breccia nel cuore di genitori, fratelli e nonni! I bambini del terzo anno hanno ricevuto il diploma della scuola materna e il saluto ufficiale di don Paolo e del nostro Sindaco Sig. Brunello, insieme all’augurio di un passaggio sereno e proficuo alla scuola elementare. Quest’anno, anche i genitori hanno voluto fare una sorpresa ai loro figli: mamme e papà sono saliti sul palco per far divertire tutti con simpatiche canzoni e danze. Partecipare attivamente allo spettacolo, mettendoci un po’ in gioco, non è stata solamente un’occasione di svago per noi genitori: ci siamo conosciuti meglio ed è cresciuta la voglia di costruire relazioni profonde e sincere. Il nostro parroco don Paolo continua a stimolarci su questo argomento. Come già accaduto con i campi famiglie dei mesi scorsi a Gallio e con la gestione dei giochi gonfiabili alla Sagra di San Piero, la strada da percorrere è quella della collaborazione con la scuola materna parrocchiale, luogo di educazione dei nostri figli ma anche luogo di relazione e crescita per i genitori. Per questo ci auguriamo di essere sempre più numerosi e invitiamo tutti a partecipare. La festa è proseguita poi all’aperto, insieme ai bambini del nido, ai piccoli della materna e alle loro famiglie, con la lotteria e il lancio dei palloncini. 8 Ringraziamo tutti quelli che hanno partecipato, in particolare le maestre e le suore per la disponibilità a collaborare con bambini e genitori. Arrivederci alla prossima “FESTA INSIEME”!!! UN SEMPLICE GRAZIE SIGNORE Oggi, nella veste di genitori, siamo qui a testimoniare l’inarrestabile corso della vita. Il primo semplice grazie è a Te rivolto, perché con la tua misericordia, ci hai fatto il più grande regalo terreno: l’essere genitori di splendide e fragili creature. Un semplice grazie, per la gioia che ci hai regalato scoprendo che stavano per arrivare, per la pazienza e la costanza che ci hai donato nell’accompagnarli sino alla loro nascita, per il coraggio che ci hai dato nell’affrontare assieme a loro, il nuovo percorso terreno. È stato un attimo, sì, un attimo prima eravamo solo figli e dopo il loro primo vagito, siamo diventati figli e genitori responsabili e solo grazie a Te. Da quel momento, un susseguirsi di emozioni, ci ha portato pian piano a bussare alla porta, di chi ci avrebbe aiutato, a dar loro i giusti insegnamenti. Anche in questo caso un semplice grazie mio Signore, per averci condotto alla porta di suor Marcellina. Amore, professionalità, pazienza, accoglienza, giorni di festa, educazione, istruzione, dolcezza, sorrisi e sempre le giuste parole, è quanto negli anni, Suor Marcellina, tutte le altre Suore, le Maestre e le collaboratrici, hanno costantemente dato ai nostri figli ed a tutti noi. È proprio a questo gruppo che dedichiamo la nostra preghiera , perché possano continuare a regalare ad altri bambini, lo stesso sorriso che vediamo sui nostri. Ti preghiamo Signore perché i nostri bambini possano serenamente continuare il loro percorso e ringraziare anche loro un domani da genitori, come noi stiamo facendo oggi. Per tutto questo, per la vita, un semplice grazie Signore. Svolta la festa di fine anno della scuola materna, “Insieme per scoprire il dono della vita e della famiglia”, un grande aquilone blu con la scritta “PACE” è stato fatto volare nei cieli di Maerne. Anche quest’anno, si è svolta, come di consueto, la tradizionale festa di fine anno scolastico della scuola materna “A. Volpato” e nido integrato “Nazareth”. Dato il cospicuo numero di bambini, la festa si è divisa in due gruppi: bambini medi e grandi al cinema dell’oratorio, mentre piccoli e nido integrato sono rimasti nei locali della scuola materna. Le due feste sono iniziate con un breve discorso di don Paolo a cui è seguita la consegna dei diplomi ai bambini che quest’anno passeranno alla scuola elementare. Questa festa chiamata “FESTA INSIEME” ha fatto riscoprire il grande dono della vita, della famiglia, della pace e della gioia di stare insieme. Dopodiché via libera a canti, balli, poesie dei bambini che si sono inseriti nella scena e che con il loro impegno, sono riusciti a strappare sonori applausi (e qualche lacri- ma) al numerosissimo pubblico di nonni, zii e parenti presenti in sala. Un ringraziamento particolare va ai genitori che si sono esibiti per la gioia dei loro bambini e di tutti i presenti: con la loro bravura, originalità e impegno hanno dimostrato che famiglia e scuola possono e devono guardarsi con simpatia e fiducia reciproca, perché ognuno durante l’anno ha vissuto con responsabilità la crescita di ciascun bambino, tenendo fede ai valori cristiani ai quali la nostra scuola si ispira. Alla fine, ci siamo ritrovati tutti nel campo da calcio dell’oratorio per il lancio dei palloncini a cui erano appesi disegni fatti dai bambini e un grande aquilone blu con la scritta “PACE” fatto volare nei cieli di Maerne e chissà dove si sarà posato… A seguire il ricco rinfresco e la lotteria. La festa di fine anno della scuola materna è un appuntamento impegnativo per i bambini, educatrici e insegnanti e vede premiato l’impegno e l’allegria di ognuno. Sicuramente dal cuore di ogni persona è partito un grazie rivolto al Signore per il dono di queste crea- ture speciali che stiamo aiutando a crescere con i valori originati dalla Fede, Speranza e Carità. Quindi un arrivederci al prossimo anno con nuovi bambini del Nido e i piccoli di tre anni . Le insegnanti 9 ROSARIO IN PIAZZA Noi non abbiamo un “capitello ufficiale”, il nostro ritrovo è un piazzale… via Guardi. Una famiglia porta un’immagine di Maria, una signora i fiori fatti con le sue mani, chi le sedie, i bambini sgranano le loro “perline”colorate e leggono i misteri dal loro libricino… Ci ospitano le mura di una casa ma si crea un’ isola di pace, di condivisione…il mondo sembra fermarsi per un momento e anche i nostri affanni si placano, i passanti guardano e a volte si fanno un segno di croce. Sono molti anni che si è creato questo piccolo “cenacolo”: abbiamo visto bambini crescere, nonni andare in cielo, abbiamo pregato per gli ammalati; portiamo nel cuore le famiglie del nostro quartiere, abbiamo pregato per le vocazioni e per tutte le intenzioni che bussano ai nostri cuori. Sembra di vivere davvero le parole di Gesù: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono con loro”. Giovedì 26 maggio, il nostro Parroco don Paolo ha evidenziato il valore di testimonianza che la recita del Rosario, anche semplicemente in una piazza, può dare a tutte le persone. PROCESSIONE DELLA “CHIUSURA DI MAGGIO” Martedì 31 maggio la nostra comunità si è raccolta intorno all’immagine di Maria, Regina del Rosario. Qualche anno fa, dopo trent’anni che la statua non usciva dalla chiesa, don Giorgio ha recuperato la tradizione di testimoniare la devozione mariana percorrendo, in preghiera, le strade del nostro paese. La comunità si è ritrovata numerosissima, particolarmente significativa la presenza dei bambini della Prima comunione, dei piccoli della Scuola Materna Parrocchiale e dei loro genitori. Il percorso scelto ha privilegiato il nuovo insediamento di Piazza “Ilaria Alpi” per 10 dare un segnale di accoglienza alle nuove famiglie, affinché sentano la presenza di Maria attraverso la disponibilità umana e la fede cristiana della nostra gente. Il clima di raccoglimento è stato mantenuto dalla recita del Rosario, dalle riflessioni e dai canti delle corali. Tornati sul sagrato, reso ancora più suggestivo dal crepuscolo, il parroco don Paolo ha letto l’atto di “affidamento alla Madonna” dei bambini di prima elementare ed ha consegnato ad ognuno un ricordo. Poi, ha letto anche la Preghiera per la benedizione dell’Italia, nel 150° anniversario della sua unione. Che Maria continui ad intercedere affinché nel nostro Paese viva nella Pace, siano rispettati il lavoro e la dignità delle persone in ogni condizione, la fede animi ogni azione nel bene. PELLEGRINAGGIO AL SANTO Come ogni anno, anche quest’anno la nostra parrocchia ha partecipato al tradizionale pellegrinaggio alla Basilica di Sant’Antonio a Padova, organizzato per l’intera diocesi di Treviso. Mercoledì 8 Giugno, una cinquantina di Maernesi con la loro presenza hanno reso possibile il nostro esserci come parrocchia di Maerne, partecipando alla celebrazione eucaristica presieduta dal nostro PRIMA COMUNIONE vescovo Gianfranco Agostino. Oltre alla visita al Santo, c’è stata l’occasione per una breve sosta alla basilica di San Leopoldo Mandìc: un piccolo fraticello noto per la sua lunga attività nel confessionale dove ascoltava, consigliava e assolveva migliaia di penitenti. Grazie al dono di questa forza spirituale, che gli permise di compiere questa instancabile missione apostolica, alla sua morte, venne subito venerato da molta gente. Da qui, poi, la sua beatificazione e canonizzazione. Questa visita era guidata da un frate che ci ha spiegato la vita di questo santo. Pertanto, è stato un momento oltre che arricchente, anche profondo per la devozione di molte persone che sostavano a pregare e chiedere grazie. Inoltre, chi lo desiderava poteva accostarsi al sacramento della riconciliazione.Successivamente ci siamo spostati alla basilica di Sant’Antonio, dove ci attendeva la Santa Messa. L’eucaristia ha visto la partecipazione di un gran numero di fedeli provenienti dalle varie parrocchie della diocesi. Questo pellegrinaggio ha offerto sia un’opportunità di incontro tra persone e vecchie conoscenze, che un momento di intensa venerazione, in cui le persone, in processione, prima o dopo la Santa Messa, lasciavano le loro preghiere e intenzioni sulla tomba del Santo. La celebrazione della Prima comunione per un bambino riveste sempre un momento particolarmente importante. Finisce il tempo di una partecipazione parziale (senza la comunione) alla messa e si chiude anche il gesto del biscotto che quest’anno don Paolo ha proposto. A questo proposito, alcune mamme riportavano le parole del figlio che diceva: “Mamma io ora ho una cosa molto più importante del biscotto: Gesù!” . La celebrazione del sacramento è stata preparata con i ragazzi in modo tale da far vivere loro la singolarità di questo momento. Qualcuno ha preparato le preghiere, qualcun altro ha letto e altri hanno portato i doni dell’offertorio all’altare. Per questi 70 ragazzi è stato importante ed emozionante il loro primo vero incontro con il corpo di Cristo, incontro che non si è chiuso nella bellezza di una celebrazione e di una comunità in festa o in proponimenti rimasti sulla carta. Infatti, quasi tutti questi bambini hanno avuto la possibilità di vivere il gesto di portare la comunione in casa degli ammalati e anziani della parrocchia accompagnando i ministri dell’eucarestia nella loro missione. Partecipare a questa “missione fuori porta”, accompagnati da una catechista o un genitore è stato come continuare quella catechesi che, in momenti come questo, forma con la vita la fede di queste giovani generazioni. Il desiderio di rendere partecipi i ragazzi ad un tale momento nasce dalla consapevolezza che l’incontro con il Signore è amore verso tutti in particolare per chi è povero e solo. Quindi, chi meglio di coloro che erano nella gioia per l’incontro vivo con Gesù, nella loro Prima comunione, poteva portare agli ammalati della comunità questo sentimento? È stato bello vedere che la gioia dei ragazzi si univa a quella di chi, seppure ammalato o infermo, al sentire Gesù bussare alla sua porta, sorrideva e accoglieva con fede un Gesù atteso e portato da un piccolo gruppo di fedeli che gli confermava, se mai ce ne fosse stato bisogno, la sua comunione con la chiesa di Maerne. Le catechiste 11 GREST 2011 UN’AVVENTURA TUTTA DA PROVARE Io avevo un desiderio da bambina: volevo diventare un’animatrice! Sono sempre stata una grande affezionata del Gr.Est. sin da bambina e fino ad ora non me ne sono mai persa uno!!! Ricordo ancora l’emozione di quando mi svegliavo consapevole che quella sarebbe stata la prima giornata di Gr.Est...per me era in quel giorno che l’estate cominciava per davvero! Le tre settimane di quell’avventura significavano una grande possibilità di giocare assieme, di divertirsi abbattendo la noia che spesso può cogliere i bambini durante le giornate estive, ma era più di tutto un grande momento aggregativo. Un momento aggregativo per i più piccoli e, cosa che avrei scoperto solo molto tempo dopo, momento aggregativo soprattutto per i giovani adolescenti che decidono di spendere parte della loro estate per gli altri. Così appena approdata alle superiori decisi di diventare animatrice, inizialmente perchè vedevo che gli animatori più vecchi si divertivano tanto in queste esperienze poi è iniziato a maturare in me un altro sentimento: volevo essere un’animatrice perchè i miei animatori mi avevano trasmesso talmente tanto in amore, gioia, allegria ed impegno che anch’io volevo essere portatrice di questi valori per i più piccoli e volevo che anche loro avessero la possibilità di vivere l’eseperienza del Gr.Est. Ho dei ricordi molto preziosi anche della mia esperienza come animatrice, anche se forse sono ricordi un pò più faticosi perchè essere animatore cristiano richiede impegno, coerenza e determinazione ed è proprio per questo motivo che ritengo quest’esperienza come formativa al massimo per un ragazzo. Nel fare animazione non basta arrivare, vedere un pò cosa c’è da fare, cercare di imparare qualche danza per far sorridere i bambini ma bensì cooperare assieme ad altri animatori per raggiungere uno scopo visto che il lavoro di gruppo è la base dell’animazione, prendersi degli impegni ben precisi, portarli a termine con serietà ed responsabilità e porre sembre attenzione ai propri bambini e ragazzi, conoscerli, pregare e giocare con loro, imparare i loro nomi e ricordarsi di loro e delle loro particolarità anche finita l’attività del Gr.Est. Penso che queste siano cose fondamentali soprattutto per la crescita personale poichè nell’ambiente dell’oratorio si possono ricreare molti meccanismi di interazione che sono parte della vita di tutti i giorni. La buona riuscita di questo Gr.Est. mi lascerà sempre un bel ricordo di questa e di tutte le altre estati vissute a contatto con i ragazzi e per questo voglio ringraziare tutti gli animatori e i don che sono, nella maggior parte dei casi, prima di tutto degli amici. Credo che queste estati mi abbiano insegnato molto ed è per questo che ritengo il Gr.Est. un’avventura tutta da provare. 12 13 SCOUT IN TERRA DI CAMORRA Quest’anno ci sono state tre proposte su come effettuare il Campo Estivo di Clan: la tradizionale route mobile, la partecipazione alla GMG o la partecipazione ad un campo di servizio. Anche per continuità con il tema ricorrente di quest’anno, la legalità, la scelta è ricaduta sul campo di servizio, organizzato dall’associazione Libera nella città di San Cipriano d’Aversa, in provincia di Caserta. La scelta è stata anche dalla curiosità, poichè era un’esperienza nuova per la maggior parte di noi. Non sapevamo cosa ci avrebbe aspettato, sapevamo solo che si trattava di un campo di volontariato. Siamo partiti l’8 agosto pieni di pregiudizi su quello che avremmo potuto trovare, anche perché negli ultimi anni tutte le notizie che giornali e telegiornali ci danno sulla Campania hanno sempre mostrato il negativo di quella Regione. Dopo dieci ore di viaggio (dovute anche all’inesperienza nel girare per quelle strade, sconosciute anche al navigatore) siamo arrivati in questo bene confiscato, sede della nostra settimana, una vera e propria reggia confrontato con il resto del paese. Subito ci viene incontro Raffaella, organizzatrice del campo, avvertendoci che di lì a poco ci sarebbe stata la presentazione della settimana: subito capiamo che il tempo libero forse non sarà così tanto! Il campo si articolerà in lavori pratici alla mattina, attraverso il lavoro nei campi di Libera Terra, il servizio nel ristorante dell’associazione e la sistemazione della casa e di una piazzetta del paese intitolata a don Beppe Diana, vittima della Camorra, mentre il pomeriggio sarà dedicato a “conferenze” centrate sulla Camorra e ciò che viene fatto per contrastarla. Già alla fine del primo giorno eravamo distrutti dalla stanchezza, condivisa con gli amici del Clan Rovigo 1 che partecipavano con noi a questo campo, ma già si vedeva che quella settimana si sarebbe trasformata in qualcosa di speciale. La gente del luogo ci fermava costantemente per strada, vedendoci con il fazzolettone e la maglietta del campo, per chiederci che cosa stavamo facendo. Inoltre nella piazzetta che stavamo sistemando ricevevamo sempre consigli da parte degli anziani del quartiere su dove sistemare le panchine e le loro promesse che avrebbero controllato quella piazzetta, segno che anche nella popolazione locale c’è il forte desiderio di cambiare quella realtà opprimente. Altri segni della gratitudine che provavano verso di noi sono stati l’offerta di un aperitivo a Casal di Principe e una numerosissima partecipazione di gente locale alle feste che abbiamo organizzato alla fine di questo campo. Sono state proprio queste feste che ci hanno fatto sentire al settimo cielo, una vera e propria coronazione delle fatiche della settimana. La prima festa è stata venerdì sera con una sfilata di abiti stile africano prodotti in un’azienda anch’essa confiscata alla Camorra e una grande cena in cui era invitata tutta la comunità. La seconda festa è avvenuta sabato sera, dedicata all’inaugurazione della piazzetta don Beppe Diana,dove è stato proiettato il film “Benvenuti al Sud”, con un’ulteriore vasta partecipazione di pubblico locale. Questa serata è stata probabilmente la più emozionante, poichè abbiamo visto la gente del luogo usare quello che avevamo costruito durante la settimana, poteva essere una panchina o un cestino, e questo ha rappresentato il più grande segno di gratitudine datoci. Essendo anche l’ultima settimana di campo per il 2011, è stata anche una serata di grandi saluti e grandi pianti tra noi, gli organizzatori e la gente locale. Una settimana in cui ci siamo donati completamente al servizio del prossimo senza chiedere nulla in cambio, ma dove ci sono tornate indietro delle emozioni talmente forti che saranno impossibili da dimenticare, emozioni che possono venire soltanto dalla gente espansiva e solare di quei luoghi, gente che fa di tutto per cambiare la propria situazione e che ci ha aiutati in ogni modo possibile a sistemare le loro terre. Riprendendo una frase dal film “Benvenuti al Sud”: “quando vai al Sud piangi due volte, una volta quando arrivi, e una volta quando devi andare via”. Credo che ciò si sia avverato in tutti noi presenti, che abbiamo lasciato un pezzo del nostro cuore laggiù e che abbiamo portato un pezzo del loro cuore su con noi. Per chi volesse saperne di più, consiglio il sito www. libera.it dove si possono trovare notizie sull’associazione e sui campi di volontariato e la pagina Facebook “Nuova Cucina Organizzata”, dove ci sono le notizie e le foto di quello che abbiamo fatto a San Cipriano in questa settimana e quello che è stato fatto nelle settimane precedenti. LA MAGIA PIÙ BELLA… Vacanze di Branco-Lupetti (Barcis 31 luglio -7 agosto 2011) Credevate che la scuola di Hogwarts si trovasse in Inghilterra? Se non ne siete proprio sicuri forse è meglio che andiate a controllare! Quest’anno l’intero branco del Popolo libero è stato invitato a seguire le lezioni della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts che si trova indovinate un pò… sulle rive del lago di Barcis, un fantastico lago dall’acqua azzurrissima in provincia di Pordenone. Ancora non ci credete? Vi raccontiamo un po’ quello che ci è successo non si sa mai che cambiate idea. Innanzitutto, prima ancora di mettere piede nella casa, il corpo docenti (Silente, la McGrannitt, la professoressa Sprite, la professoressa Cooman e Hagrid) ha voluto assicurarsi che nessun babbano fosse approdato lì neanche per errore facendoci superare un test d’ingresso che abbiamo passato mostrandoci tutti all’altezza della responsabilità che comporta il diventare maghi. Nei giorni seguenti abbiamo capito il perché di queste precauzioni: gli incantesimi sono 14 certo divertenti…quando riescono, e alle volte anche quando non riescono, ma la magia se la usi e la padroneggi con passione ti da più…soddisfazione. Abbiamo seguito un sacco di lezioni, per affinare le nostre capacità, tra ricette ingredienti e calderoni abbiamo imparato a fare il pane con gli ingredienti magici dalle proprietà più disparate, abbiamo costruito con la farina e i palloncini i nostri Patronus mutaforme e abbiamo realizzato i saponi delle fragranze che ci sembravano più adatte a noi. Si sa, però, le lezioni sono importanti ma alle volte ci si stufa a stare sempre in classe chini sui libri, perciò ci siamo anche sfidati in vari giochi ma soprattutto in gran tornei di Quiddich…lo sport più diffuso nel mondo magico…e ora sappiamo il perché: é divertentissimo e alcuni di noi sono stati anche selezionati per la rappresentativa nazionale! Dovevate vedere quando in campo compariva il boccino…tutti, non solo i cercatori, stavamo a naso all’aria per vedere dove andava a finire. Non è stata però una scampagnata far parte della scuola perché il signore oscuro e i mangia morte a più riprese si sono fatti vedere. Abbiamo faticato parecchio a fronteggiarli e a recuperare tutti gli Horcroux, una delle tante parti in cui il Signore oscuro aveva diviso la sua anima per sopravvivere. Alcuni erano nascosti nei posti più impensati, altri ce li siamo conquistati, combattendo lealmente con le forze del male, altri ancora s’erano intrufolati addirittura dentro di noi! Ma alla fine ce l’abbiamo fatta il male è stato sconfitto e per merito della collaborazione di tutti dal più piccolo dei cuccioli al più “anziano“ dei vecchi lupi abbiamo realizzato che la magia più bella che c’è su questa terra SIAMO NOI! I lupi/maghetti del Branco del popolo libero vi danno appuntamento alla prossima avventura! 15 GMG CAMPO REPARTO Quest’anno il campo di Reparto, l’abbiamo trascorso nel Parco dell’Adamello, in località Pracul. Il viaggio per raggiungere il campo è stato lungo (quasi 5 ore), duro da sopportare (soprattutto il rientro!!!) ma il posto ne valeva la pena. Quando siamo arrivati al campo ci siamo messi subito al lavoro: come al solito, ognuno aveva il suo compito: c’era chi montava la tenda, chi montava l’angolo, chi costruiva il tavolo dove dovevamo mangiare, chi si dava da fare per fare la legna e chi girovagava per il campo in cerca di qualche risposta che non si trovava. Vicino al campo è stata subito scoperta la nostra piscina privata: una pozza di acqua gelida che veniva usata come vasca da bagno. Nonostante la temperatura esterna fosse molto alta, ogni volta che entravamo in quell’acqua era uno shock. Le attività che abbiamo fatto sono state molte: segnalo le due uscite, una di reparto e una di squadriglia, tutto sommato, entrambi positive, la costruzione di scope per il gioco del quiddich (infatti il tema dell’anno era basato su Harry Potter) e la costruzione di una rete da pallavolo, usata un po’ di volte anche per una nuova versione di questo sport, chiamata fango volley. Spesso i nostri pensieri andavano ai familiari lasciati a casa e ai compagni di altri viaggi che sono usciti dal reparto.I nuovi esploratori/esploratrici hanno preso i loro posti nel reparto, mettendoci tutto l’impegno 16 possibile sia nel bene che nel male, causando, a volte, qualche scontro che, comunque, rientra nella normalità della vita comune degli scout. Il momento più importante di ogni giornata era comunque il cerchio attorno al fuoco dove ogni squadriglia aveva il compito di presentare una scenetta per divertire tutto il reparto dopo la lunga giornata faticosa. Alla fine di ogni fuoco veniva sempre fatta una riflessione sulla giornata trascorsa e veniva detta una preghiera verso il nostro Padre per ringraziarlo di tutto quello che ci stava intorno e per quello che stavamo facendo. Ritengo che quest’anno il campo, rispetto all’anno scorso, sia stato più positivo in quanto, oltre al bel tempo e al bel posto, ognuno di noi è riuscito a superare le prove per poter ottenere la specialità. Dove ci porteranno i nostri capi l’anno prossimo? Quest’estate, in quel di Madrid, ha avuto luogo la Giornata mondiale della Gioventù o meglio la JMJ. Arrivati a Madrid ci è stato presentato il percorso che avremo svolto in quei giorni a partire dalle catechesi animate dai vescovi, fino ad arrivare alla grande veglia con il Papa all’aeroporto di 4 vientos e poi la Messa finale che concludeva questa esperienza di fede. Molte cose hanno colpito noi giovani! All’arrivo siamo stati accolti da una miriade di gente che cantava, suonava, rideva con gente che non conosceva. Molti ragazzi da paesi diversi, come America, Africa, Germania, erano accumunati da una sola cosa: la fede in Cristo. Gesù era in ognuno di noi. Abbiamo vissuto sensazioni fantastiche: gioia, emozione, felicità, lebertà, ma anche commozione perchè dopo aver vissuto insieme questa stupenda esperienza di fede ed aver legato con tantissima gente ognuno doveva tornare al proprio paese. Abbiamo portato a casa molto, abbiamo imparato che nel momento del bisogno Gesù c’è, c’è sempre e ci sta accanto. Siamo tornati pieni di lui e pronti a testimoniarlo nella vita di tutti i giorni. DALLA VOCE DI CHI C’ ERA… Ho vissuto relazioni straordinarie, non solo gli amici che già conoscevo, non solo i compagni di pullman, non solo i ragazzi della mia diocesi, ma con chiunque incontrassi per strada, mi ha colpito come tutti quanti cantassimo e pregassimo all’unisono, come se fossimo tutti alla fine una cosa sola. Ho scoperto la bellezza del cristianesimo nel fatto che davvero Gesù è di tutti. Noi siamo alla ricerca della verità di noi stessi; la fede cristiana è giovane. Questa GMG è stato un momento importante per potermi riavvicinare a Dio e per fermarmi a riflettere, riscoprendo, tra l’altro, il mio solito punto debole, molto spesso messo in disparte. Sono felice di aver seguito il papa, il nostro pastore. Vengo a casa con tante domande e qualche inizio di risposta… “Signore, cosa vuoi che io faccia per te?” è il fulcro della nostra esistenza. “Non se puede seguir Jesus en solitario”; “Christianus fit, non nascitur” mi conforta e mi aiuta nel mio percorso spirituale. “Paolo non è sempre stato San Paolo”. Terrò nel cuore e ringrazio il Signore per la testimonianza di fede presa da questa esperienza, la gioia nel viverla e trasmetterla. Ringrazio il Signore per il silenzio, per la veglia, le S. Messe, le nuove amicizie, e la forza presa dalla gente che non ha paura di urlare la gioia di essere credente. Ho nel cuore l’invito all’evangelizzazione, a portare ai nostri coetanei la “Buona Novella” di Cristo con il suo comportamento e il mio amore per Gesù. “La felicità è stata più grande perché eravamo insieme. Questo c’è nel mio cuore: Be the change you want see in the world. Chi ha tutto ma non ha Cristo in realtà non ha niente. Non si può essere cristiani senza la Chiesa. Testimoni autentici e moralmente credibili. La tua fede la difendi solo se la diffondi” 17 CAMPI SCUOLA 4° E 5° ELEMENTARE Ormai sono passati due mesi da quella settimana, nel corso della quale i ragazzi di 4ª e 5ª elementare hanno trascorso il campo scuola nella casa parrocchiale di Gallio. Settimana intensa e piena di emozioni, basata sul viaggio che il popolo di Israele ha percorso dalla schiavitù nella terra d’Egitto fino alla libertà nella Terra Promessa . Durante il loro viaggio, durato una settimana, si sono soffermati sulle tappe ed eventi più importanti del cammino degli Israeliti come il passaggio del Mar Rosso e la consegna delle Tavole della legge . Oltre a ciò, ci sono stati molti momenti di svago e divertimento come i giochi notturni, le attività, i tornei, la grigliata e l’immancabile camminata verso la malga della Melette . Indimenticabili anche lo ore trascorse assieme a cantare e ballare attorno a una chitarra, che univa tutte le 50 voci in un’ unica canzone. Per i ragazzi, il tempo passato assieme è statoè sia un’esperienza per conoscersi, convivere con il gruppo, divertirsi e superare situazioni difficili, che un’ulteriore opportunità per continuare il cammino con il Signore che li accompagnerà per tutta la vita. Forse non si ricorderanno tutti i particolari del viaggio, ma rimarrà nei loro cuori un segno permanente di questa breve ma meravigliosa settimana, in compagnia di don Paolo e degli animatori che hanno donato il loro tempo per la felicità e la gioia di questi piccoli. 1° E 2° MEDIA 18 “Travolti dalle acque del Mar Rosso è cominciata la nostra avventura....” Così ci ha detto Giosuè!!! Ed ecco che in un batter d’occhio appena arrivati alla casa di Gallio siamo stati catapultati nell’Egitto di duemila anni fa. Abbiamo rivissuto la storia del popolo d’Israele... la Pasqua e il passaggio del Mar Rosso... ma quanta fretta avevano... e di chi si fidavano? Chi avevano come guida? Mosè!! E noi oggi a chi ci affidiamo?” Questo è stato uno dei temi portanti della fantastica esperienza estiva che ha coinvolto 44 ragazzi di prima e seconda media, dal 25 al 31 Luglio. Attraverso i panni del popolo d’Israele in fuga dall’Egitto, i ragazzi sono stati spinti a riconoscere, non solo negli affetti e nelle persone care, ma anche nei compagni di viaggio come gli animatori e don Andrea, la fiducia verso il prossimo, messa a dura prova durante la camminata verso Asiago, culminata con l’Agility Forest: quanta fatica abbiamo fatto…ma che fantastica esperienza è stata! Molte sono state le provocazioni date ai ragazzi durante le riflessioni e il dialogo con Gesù nei vari momenti di preghiera, dove abbiamo capito quanto importanti e unici siamo, ognuno è indispensabile per la comunità. Ma cosa siamo disposti ad offrire, qual è il nostro dono da mettere a disposizione del prossimo? I ragazzi hanno risposto in vari modi, chi vorrebbe fare l’animatore ai campi estivi, chi al Grest, ma la cosa più importante è vedere tutti questi doni cuciti insieme per formare la grande tovaglia d’altare, simbolo insieme alla maglia data ai ragazzi durante la veglia battesimale di questo camposcuola. Uno dei momenti salienti (e anche uno dei più temuti) del campo è stata la lunga camminata che, nonostante le difficoltà è stata un momento importante per la coesione del gruppo. Anche in questa occasione i riferimenti al tema del campo sono stati evidenti: come Mosè, anche noi siamo saliti in cima alla montagna per ricevere le tavole della legge! In conclusione, il motore di questo camposcuola è stato l’entusiasmo e lo spirito con cui noi tutti abbiamo affrontato le varie prove dateci, formando un gruppo solido e pieno di allegria, facendo nascere nuove amicizie e crescendo insieme. ASSISI 2011 In una calda mattinata di agosto un bel gruppo di 46 ragazzi di prima, seconda superiore e 9 animatori delle parrocchie di maerne e olmo capitanati da don Paolo, è salpato per un’avventura di sei giorni sulle orme di San Francesco d’Assisi. Partendo dal tema conduttore del campo “Ri-prendiamoci i sogni” e seguendo le tappe più importanti della vita del Santo nelle esperienze e nei luoghi che l’hanno caratterizzata, i ragazzi sono stati chiamati a riflettere sulla loro vita: desideri, sogni, aspirazioni, cosa che si è rivelata non sempre facile e scontata. Non è stata quindi un’esperienza “semplice”, dal più banale dettaglio tecnico all’attività più impegnativa in quanto ognuno si è infine confrontato con ambienti, persone, compagni e proposte sicuramente diversi dal solito, dovendosi mettere in gioco nel tentativo di uscire dal guscio super-protettivo e spesso quasi infrangibile che sta loro attorno, un guscio creato dall’abbondanza di “cose” e facili scorciatoie che a volte diventa quasi eccesso. Particolarmente importanti sono state le testimonianze dei religiosi incontrati durante il percorso, che hanno offerto spunti tematici interessanti e soprattutto condiviso parte delle loro esperienze personali di vita e di fede come altrettanto significative sono state le visite ai luoghi sacri francescani e l’incontro con gli altri pellegrini. Il confronto rappresenta quindi una parte fondamentale del percorso, specialmente in questo contesto, e diventa un’occasione unica per provocare, riflettere, discutere e prendere coscienza non solo di se stessi, imparando a conoscersi un po’ più a fondo, ma anche e soprattutto del mondo più “reale” e meno “virtuale” in cui viviamo. Nonostante qualche più o meno divertente “inconveniente tecnico” possiamo dire con certezza che il campo è stato davvero una esperienza importante e soprattutto nuova, specialmente per i ragazzi che hanno dimostrato un grande e positivo spirito di adattamento a 360°. Arrivederci quindi alla prossima avventura! 19 LOURDES 3…2…1… partiti! Sono le 10.00 quando il capotreno fischia la partenza. In stazione a Treviso ci sono circa 600 persone, alle quali se ne uniranno altre 200 arrivate in aereo il giorno dopo, in partenza per Lourdes. Da ore i volontari dell’UNITALSI accolgono pellegrini e ammalati, caricano valigie, attrezzature per la cucina e per il primo soccorso. Il treno è pronto, parte, subito inizia un clima di condivisione, di amicizia, i pellegrini iniziano a conoscersi, i giovani della pastorale giovanile iniziano a far servizio facendo subito amicizia tra loro. Sono pochi, neanche una ventina, il lavoro da fare è molto, ma l’unione fa la forza e diventa subito un bel gruppo che ravviva il pellegrinaggio con scherzi0, battute, risate e moltissimi sorrisi. Dopo quasi 22 ore arriviamo a Lourdes, per molti è la prima volta, si presenta diverso da come molti se lo immaginano: c’è molto silenzio, tanta natura, ma allo stesso tempo c’è tanta gente, tanti ammalati, ma anche tantissimi volontari. Il ruolo con cui siamo partiti è diverso, chi come accompagnatore, chi come volontario, chi come responsabile, chi come infermiere, medico, sacerdote, cuoco, chi come pellegrino, chi come ammalato, ma all’arrivo alla grotta siamo tutti lì,insieme, tutti uguali di fronte alla “Bella Signora”. Sotto una non poi così grande, piccolina rispetto all’immensità del santuario, statua, viene in mente la storia di Bernadette Soubirous, una bambina così poco istruita, malaticcia, povera da essere considerata la “merdosa di Lourdes” da tutti gli abitanti del paese. Ma che proprio per la sua ignoranza (nel senso di non essere proprio minimamente istruita), innocenza e fragilità è stata scelta dall’”Immaculada Councepciou”. Così in qualche modo davanti la grotta ogni uno di noi si ritrova lì davanti con grande umiltà, mettendo a nudo i propri limiti, le proprie debolezze, chi nel fisico, chi nel cuore. Da lì il clima di grande serenità che scandisce ogni anno questo pellegrinaggio. In molti dicono che Lourdes è un luogo di sofferenza, grande dolore, ma onestamente non lo credo. Si, la sofferenza c’è e si vede, ma spessissimo chi incontri a Lourdes non è triste, non è arrabbiato per ciò che sta vivendo, anzi, in molti ringraziano, pregano per altre persone che soffrono più che per la loro guarigione. Lourdes è un luogo di speranza più che di dolore e di pace interiore, una sorta di grande energia, forza, che tramite il sorriso di chi soffre, di chi fa servizio, ti travolge e ti spinge a trasmettere la stessa serenità che gli anni ti danno. Quindi secondo me Lourdes è un luogo di sofferenza si,ma carica di speranza, per cui lo definirei il luogo del sorriso, lo stesso che Maria mostra a Bernadette quando le lancia l’acqua del battistero. Lo stesso sorriso che ti ripaga delle poche 20 TESTIMONIANZE ore di sonno, dei molti chilometri fatti tutti i giorni con le carrozzine e che seppur fisicamente stanco, i calli ai piedi non mancano, ti fa venir voglia di continuare a fare servizio verso il prossimo anche se stai crollando. Lourdes è anche il luogo del Grazie e dell’amicizia. Ogni anno tantissime persone tornano per ringraziare per qualcosa che gli è accaduto a se stessi o ai propri cari. All’idea di pellegrinaggio a Lourdes in molti associano quella di miracoli. Qualcuno mi ha chiesto hai visto miracoli? La risposta corretta sarebbe no, non ho visto nessuno tornare a camminare dopo una vita passata in carrozzina, vedere dopo anni di cecità, eccetera. Accadono si, ma in 5 anni non li ho mai visti perchè non avvengono tutti i giorni a tutte le ore. Eppure io rispondo sempre di si. Si accadono, tutti i giorni, a tutte le ore. Ho visto moltissime amicizie nascere e proseguire dopo il pellegrinaggio, ho visto nascere coppie che dopo un anno si ritrovano a Lourdes sposate e a volte già con un figlio, ho visto sorridere chi non sorrideva più da anni, ho visto persone che non si sono arrese al peso della sofferenza e hanno costruito una loro vita comunque, ho visto tanti occhi lucidi piangere di gioia e non per sofferenza in quella settimana , infine, ho visto sorridere e già questo a volte è un miracolo. Se a sorridere sono migliaia di persone di tutte le lingue, colori e con sofferenze di ogni tipo dentro o fuori dal loro corpo, allora si, i miracoli a Lourdes avvengono. UN’ ESPERIENZA DA VIVERE E RIVIVERE Domenica 28 Agosto ore 14.20 decollo dall’aereoporto di Venezia destinazione Lourdes. Rivivo ancora quegli attimi carichi di emozioni… Un pò di paura per la mia prima volta in aereo mista alla felicità per la mia dodicesima volta a Lourdes. La prova volo viene superata al meglio ed eccomi finalmente davanti alla Grotta con un “bagaglio speciale” colmo di aspettative, tensioni, intenzioni personali e delle persone che mi hanno chiesto una preghiera. È difficile descrivere ciò che sento… Mentre faccio il passaggio dentro la Grotta lascio nell’apposita cassettina le intenzioni di preghiera che mi sono state affidate e, toccando la roccia in alcuni punti bagnata dall’acqua della sorgente, cerco di far scivolare via le preoccupazioni e le tensioni accumulate affidandomi a Lei… Malgrado i miei 12 anni consecutivi di pellegrinaggio, ogni anno è un’esperienza diversa: ciò che vivo quotidianamente prima di ciascun pellegrinaggio cambia di anno in anno e quindi anche la mia predisposizione; poi, si conoscono persone nuove, alcune delle quali vengono per la prima volta. È stato veramente bello ed importante condividere con loro alcuni momenti di questo pellegrinaggio: la Processione “aux flambeaux” (fiaccolata) dove una quantità indescrivibile di persone con la fiaccola in mano si muove seguendo un percorso prestabilito recitando il Rosario e innalzando la fiaccola ogni volta che viene intonato “Ave, Ave, Ave Maria”. Guardandoli, notavo quanto fosse grande lo stupore che traspariva dal loro sguardo; poi, la Processione Eucaristica in cui, volontari e non, ci hanno accompagnato sotto il sole cocente, in segno di unione a Cristo per camminare con Lui sulle diverse e difficili vie del mondo ed infine, la S. Messa Internazionale, che si svolge nella grande Basilica sotterranea San Pio X, molto suggestiva e partecipata da diverse associazioni provenienti da varie parti del mondo, riunite assieme per ascoltare la Parola di Vita ed espressione dell’universalità della Chiesa a Lourdes. Dopo alcuni momenti vissuti assieme ed altri individualmente, ciò che è emerso e che ci accomuna è quel senso di pace e serenità che questo luogo sa donare e, per quel che mi riguarda, mi fa ritornare ogni anno al cospetto di Lei per offrirLe il mio tutto, il mio niente e mi fa rientrare col mio “bagaglio speciale” riempito delle mie aspettative pienamente soddisfatte, di gioia e di una “dose di ricarica” che mi aiuta ad affrontare meglio quello che ritengo “il mio pellegrinaggio del rientro”. Infatti, a Lourdes si partecipa alle varie celebrazioni (a volte una dopo l’altra), ci si aiuta e si cammina assieme ma il ritmo, seppur veloce, è scandito in maniera diversa perché non ci sono alcune preoccupazioni, sicuramente presenti anche in altre persone, che ritrovo una volta rientrata in Italia. È appunto nella frenesia quotidiana che si vede la difficoltà vera di camminare assieme: si cammina davanti o dietro alle persone ma raramente al loro fianco. Intanto si perdono per strada valori, relazioni, affetti… Anche di fronte ad un “Ciao, come stai?”, tante volte la risposta è: “Sono di corsa…”. Bisogna correre perché chi si ferma è perduto… Ma alla fine questa corsa continua dove ci porterà? C’è una preghiera di don Tonino Bello intitolata “Compagni di volo” che trovo molto bella ed inizia così: “Voglio ringraziarti Signore, per il dono della vita; ho letto da qualche parte che gli uomini hanno un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati”. Queste parole racchiudono la mia esperienza a Lourdes: desidero ringraziare i miei “compagni di volo” che con i loro abbracci attenti, sinceri e costanti mi hanno accompagnato in questo pellegrinaggio! TREPPIO, 17 MAGGIO 2011 Martedì 17 Maggio alcuni parrocchiani di Maerne hanno accolto l’invito di partecipare alla festa organizzata a Treppio (Pistoia) per il 150° anniversario di fondazione dell’ordine delle nostre Suore Serve di Maria. Insieme ad altre persone abbiamo “scoperto” un piccolo ma grande paese dell’Appennino toscano dove si trova la Casa Madre dell’Istituto religioso. L’accoglienza fraterna delle suore e la cordialità della popolazione nella giornata dell’inaugurazione del monumento alle Madri Fondatrici, Suor Filomena e Suor Giovanna, ci hanno permesso di vivere una giornata indimenticabile. La festa organizzata per l’occasione ha visto la partecipazione di un centinaio di religiose e di molta gente proveniente dalle tante zone d’Italia dove operano le nostre suore. Abbiamo incontrato molte delle religiose che hanno prestato servizio a Maerne e questo ci ha fatto provare forti emozioni e ricordare momenti intensi e gioiosi passati nella nostra comunità. Partiti con un pullman, siamo arrivati in tarda mattinata, abbiamo atteso l’arrivo della marcia che ha ripercorso l’itinerario verso Treppio dove, nel 1861, le Madri fondatrici hanno istituito la prima comunità. Da allora è stato un susseguirsi di doni alle varie parrocchie attraverso l’educazione dei bambini, l’assistenza ai malati, la dedizione e la catechesi nelle comunità. Dopo un festoso momento conviviale ci siamo ritrovati a ringraziare il Signore nella chiesa parrocchiale e, successivamente, abbiamo partecipato all’inaugurazione del monumento e all’intitolazione della piazza dedicata alle Madri Fondatrici. La giornata si è conclusa con un momento di festa con la popolazione di Treppio. Intenso e commovente è stato il saluto alle suore che abbiamo ritrovato dopo tanto tempo e che ricordano Maerne con immutato affetto e riconoscenza… ma il “Grazie” più sentito è il nostro, a tutte loro ed a Maria Addolorata, la loro patrona, affinché apra il cuore e conceda nuove vocazioni per continuare questa presenza cara ed importante nelle nostre comunità. 21 GRUPPO CICLISTICO SONO TORNATI ALLA CASA DEL SIGNORE Il Gruppo Ciclistico Maerne-Olmo, affiliato alla F.C.I. ed iscritto al registro C.O.N.I., viene fondato dalle ceneri della gloriosa Unione Sportiva Coin di Mestre e, grazie alla passione del compianto presidente Amedeo Munarin, prende vita questa nuova società ciclistica che fa propria la missione ludico/sportiva. IL G.C. Maerne-Olmo inizia la sua storia a partire dall’anno 1989, focalizzando la propria attività nelle formazioni Allievi e Juniores. Con tecnici validi e ben preparati, negli ultimi anni la Società ha prosperato grazie all’attività giovanile, fiore all’occhiello del sodalizio e si prefigge di coinvolgere i giovani ad avvicinarsi allo sport del ciclismo. Con entusiasmo e dedizione i componenti il direttivo del Gruppo Ciclistico, facendo propri i principi di lealtà, correttezza ed amicizia, si impegnano a formare validi atleti e uomini responsabili nel futuro. Nel corso di questi anni, numerose sono state le soddisfazioni che i ciclisti hanno riservato alla nostra società con numerose vittorie sia su strada che su pista. L’organico 2011 comprende tre squadre : Allievi 8 - Esordienti 7 - Giovanissimi 15. Ogni anno, siamo inoltre impegnati nell’organizzazione di eventi ciclistici che coinvolgono centinaia di ragazzi, le istituzioni pubbliche e soprattutto la cittadinanza del comune. Contatti: NerioTorresin Tel. 0415402287 Cell. 3482539396 Cristina Munarin: Cell. 3470027461 Sito: www.gcmaerneolmo.com MATRIMONI Sabato 2 aprile Sabato 11 giugno Maura Grigenti e Daniele Geromin Marianna Tonon e Alberto Milan Sabato 7 maggio Martina Favaron e Andrea Salin Roberta Saccarola e Nicola Reato Luciana Maguolo N. 2/10/1945 M. 1/4/2010 Iole Gasparini N. 10/4/1918 M. 10/4/2011 Giuseppe Cremasco N. 11/8/1937 M. 13/4/2011 Marisa Conte N. 10/7/1931 M. 20/4/2011 Rino Franzoi N. 14/9/1936 M. 21/4/2011 Moira Ghira N. 4/7/1973 M. 7/5/2011 Sergio Libralesso N. 29/8/1928 M. 23/5/2011 Flavia Carbone N. 3/8/1916 M. 27/5/2011 Ruggero Salvalaio N. 30/6/1942 M. 29/5/2011 Erminio Curzio N. 12/4/1938 M. 14/6/2011 Giorgio De Pieri N. 9/8/1949 M. 23/6/2011 Franco Mussato N. 11/11/1962 M. 24/6/2011 Mario Garbin N. 11/2/1932 M. 11/7/2011 Renato Bovo N. 7/1/1933 M. 20/7/2011 Giuseppe Chiriaco N. 30/5/1940 M. 22/7/2011 Luigi Teatini N. 5/7/1927 M. 25/7/2011 Angela Righetto N. 17/6/1926 M. 3/8/2011 Elisa Cagnin N. 11/1/1919 M. 12/8/2011 Bruno Munarin N. 9/3/1928 M. 26/8/2011 Benito Simion N. 8/12/1937 M. 31/8/2011 Ottorina Lugato N. 9/7/1924 M. 1/9/2011 Nazzarena Michelon N. 26/5/1922 M. 10/9/2011 Renzo Vivian N. 10/8/1933 M. 10/9/2011 Marino Pasqualato N. 3/4/1956 M. 17/9/2011 Dalgisa Luise N. 8/9/1913 M. 15/9/2011 Sabato 16 luglio Elisa Semenzato e Alessandro Salis Sabato 3 settembre Sabato 18 giugno Daniela Dei Rossi e Enrico Damian Mendj Casarin e Giuseppe Fardin Alessia Caramello e Davide Gazzetta Sabato 2 luglio Sabato 4 giugno Jenny Milan e Francesco Manente Erika Genovese e Thomas Niero Sabato 24 settembre Francesca Zennaro e Omar Mattiazzo BATTESIMI Domenica 25 aprile Filippo Viale, Matteo Carestiato, Mattia Vigo Domenica 29 maggio Edoardo Tavella, Elisa Maria Zennaro, Alice Zugliani, Beatrice Tacchetto, Greta Gasdia, Gioia Larice, Laura Favaro 22 Domenica 26 giugno Camilla Todaro, Alessandro Sfriso, Giulia Michieletto, Marco Lunardi, Matteo Stevanato, Giacomo e Silvia Momenté Domenica 31 luglio Tommaso Michieletto, Giulia Maria Saccarola Domenica 25 settembre Nicola Lodoli, Emma Concolato, Giulia Zulian, Giada Cerello, Giovanni Maso, Giulia Dei Rossi, Michele Pozzo, Paulos Mondi, Samuele Da Ronche, Edoardo Bon, Matilde Massari 23 AVIS NUOVA CASA