15 MAGGIO 2014
ARTICOLI DI STUDIO
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7-13 LUGLIO
14-20 LUGLIO
21-27 LUGLIO
28 LUGLIO – 3 AGOSTO
Seguiamo la regola
aurea nel nostro
ministero
Geova, il grande
Organizzatore
Stiamo avanzando
con l’organizzazione
di Geova?
Come possiamo
“dare risposta
a ciascuno”?
PAGINA 6 CANTICI: 96, 93
PAGINA 11 CANTICI: 73, 98
PAGINA 21 CANTICI: 125, 53
PAGINA 26 CANTICI: 45, 27
ARTICOLI DI STUDIO
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Come possiamo “dare risposta a ciascuno”?
Seguiamo la regola aurea nel nostro ministero
SAIPAN
IN COPERTINA: Si predica al mercato
del pesce. Su questa isola si parlano
più di 20 lingue
‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐
POPOLAZIONE
48.220
PROCLAMATORI
201
A volte nel ministero dobbiamo affrontare argomenti spinosi.
Il primo articolo esamina tre modi in cui possiamo dare
risposte convincenti (Col. 4:6). Il secondo mostra come
le parole di Matteo 7:12 influiscono sulla nostra opera
di predicazione.
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Geova, il grande Organizzatore
Stiamo avanzando
con l’organizzazione di Geova?
Geova ha sempre organizzato i suoi servitori. In questi due
articoli vedremo che cosa richiede da noi in quanto parte
del suo popolo e perché è fondamentale che rimaniamo
leali all’organizzazione che sta usando oggi.
PIONIERI REGOLARI
32
PIONIERI AUSILIARI
76
IN QUESTO STESSO NUMERO
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3 ‘Il mio cibo è fare la volontà di Dio’
NEL 2013 I PRESENTI ALLA
COMMEMORAZIONE SONO STATI
570
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16 Geova mi ha davvero aiutato
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31 Dai nostri archivi
May 15, 2014
Vol. 135, No. 10 Semimonthly ITALIAN
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Questa pubblicazione non e in vendita. Viene distribuita nell’ambito di un’opera mondiale di istruzione biblica sostenuta mediante contribuzioni volontarie. Salvo
`
diversa indicazione, la versione biblica usata e la
Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con
riferimenti.
`
La Torre di Guardia e un periodico quindicinale edito in
Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di
Geova, Via della Bufalotta 1281, Roma. Direttore
responsabile: Romolo Dell’Elice. Reg. Trib. Roma
n. 14289 - 10/1/1972. Stampata in Germania da:
Wachtturm Bibel- und Traktat-Gesellschaft der Zeugen
Jehovas, e. V., Selters/Taunus. Druck und Verlag:
Wachtturm Bibel- und Traktat-Gesellschaft der Zeugen
Jehovas, e. V., Selters/Taunus. Verantwortliche Redaktion: Ramon Templeton, Selters/Taunus. 5 2014 Watch
Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania. Printed
in Germany.
‘IL MIO CIBO È
FARE LA
VOLONTÀ DI DIO’
Cos’è che vi dà soddisfazione nella vita?
Si tratta forse di qualcosa che rientra
nella sfera delle relazioni umane, come
il matrimonio, la famiglia o l’amicizia?
È probabile che vi piaccia stare con le
persone che amate, magari per mangiare
qualcosa insieme. Essendo servitori di
Geova, però, non trovate particolarmente
soddisfacente fare la sua volontà, studiare
la sua Parola e predicare la buona notizia?
In un salmo di lode al Creatore, Davide, re dell’antico Israele, cantò: “A fare la tua volontà, o
mio Dio, mi sono dilettato, e la tua legge è dentro le mie parti interiori” (Sal. 40:8). Nonostante
le difficoltà e le pressioni della vita, per Davide
fare la volontà di Geova era un autentico diletto.
Non fu comunque l’unico a provare simili sentimenti nel servire il vero Dio.
Applicando le parole di questo salmo al Messia, o Cristo, l’apostolo Paolo scrisse: “Quando
egli viene nel mondo dice: ‘“Non hai voluto né
sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo. Non hai approvato olocausti e offerta per il
peccato”. Quindi ho detto: “Ecco, io vengo (nel
rotolo del libro è scritto di me) per fare, o Dio, la
tua volontà”’” (Ebr. 10:5-7).
Quando era sulla terra Gesù amava osservare
la creazione, stare con gli amici e mangiare in
compagnia (Matt. 6:26-29; Giov. 2:1, 2; 12:1, 2).
15 MAGGIO 2014
Quello che però gli interessava veramente e che
gli dava maggiore soddisfazione era fare la volontà del suo Padre celeste. Infatti disse: “Il mio cibo
è fare la volontà di colui che mi ha mandato e finire la sua opera” (Giov. 4:34; 6:38). Dal loro Signore i discepoli impararono il segreto della vera
felicità. Pieni di entusiasmo portarono ad altri il
messaggio del Regno, cosa che diede loro molta
gioia (Luca 10:1, 8, 9, 17).
‘ANDATE E FATE DISCEPOLI’
Gesù comandò ai suoi seguaci: “Andate [...] e
fate discepoli di persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello
spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte
le cose che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con
voi tutti i giorni fino al termine del sistema di
cose” (Matt. 28:19, 20). Per assolvere questo incarico occorre predicare alle persone ovunque si
3
trovino, rivisitare quelle che mostrano interesse
e studiare la Bibbia con loro. Svolgere quest’opera può essere fonte di grande soddisfazione.
Che le persone mostrino interesse oppure no,
la soddisfazione che traiamo dal ministero dipende in larga misura dal nostro atteggiamento.
Perché continuiamo a dichiarare la buona notizia
malgrado l’apatia o l’indifferenza che incontriamo? Perché comprendiamo che prendendo parte all’opera di predicare e fare discepoli diamo
prova del nostro amore per Dio come pure per i
nostri simili. Sono in gioco delle vite, la nostra e
la loro (Ezec. 3:17-21; 1 Tim. 4:16). Vediamo dunque alcuni accorgimenti che hanno permesso a
L’amore ci spinge a continuare
a predicare malgrado l’apatia
che incontriamo
molti fratelli di mantenere o rinnovare il proprio
zelo nel ministero nonostante il territorio difficile.
COGLIERE TUTTE LE OPPORTUNITÀ
Spesso nel ministero le domande appropriate
permettono di ottenere buoni risultati. Una mattina, in un parco, Amalia vide un uomo che leggeva il giornale; si avvicinò e gli chiese se aveva
letto qualche buona notizia. Lui rispose di no, al
che Amalia disse: “Ce l’ho io una buona notizia.
Riguarda il Regno di Dio”. Questo incuriosì l’uomo, che accettò di studiare la Bibbia. In quel parco Amalia ha iniziato tre studi biblici.
Janice ha fatto del luogo di lavoro un territorio
in cui predicare. Una volta un addetto alla sicurezza e un’altra collega mostrarono interesse per
un articolo pubblicato nella Torre di Guardia, e Janice si offrì di portare loro le riviste regolarmente. Fece la stessa cosa con una collega affascinata dalla varietà di argomenti trattati nella Torre di
Guardia e in Svegliatevi! Da qui un’altra collega
chiese le riviste. “Geova mi ha davvero benedetto!”, dice Janice. Alla fine portava regolarmente
le riviste a 11 persone sul luogo di lavoro.
ESSERE POSITIVI
Un sorvegliante viaggiante consigliava ai proclamatori di non concludere una conversazione
nel ministero di casa in casa dicendo semplicemente che sarebbero ripassati un altro giorno.
Suggeriva invece di chiedere: “Posso farle vedere
come teniamo uno studio biblico?” Oppure: “C’è
un giorno in particolare in cui posso tornare per
continuare la conversazione? A che ora?” Il sorvegliante riferisce che con questo metodo i componenti di una congregazione che visitava hanno iniziato 44 studi biblici in una settimana.
Fare subito le visite ulteriori, anche dopo pochi giorni dal contatto iniziale, può rivelarsi efficace. Ci permette infatti di dimostrare che ci teniamo davvero ad aiutare le persone sincere a
capire la Bibbia. Alla domanda sul perché avesse accettato uno studio biblico con i Testimoni di
Geova, una donna ha risposto: “Ho iniziato a stuLA TORRE DI GUARDIA
Fare subito le visite ulteriori
dimostra che ci teniamo
davvero ad aiutare chi
desidera capire la Bibbia
diare perché hanno manifestato interesse e amore sinceri nei miei confronti”.
Poco dopo aver frequentato la Scuola del Servizio di Pioniere, Madaí conduceva 15 studi
biblici, e ne aveva passati 5 ad altri proclamatori; diversi suoi studenti, inoltre, assistevano regolarmente alle adunanze. Cosa le aveva permesso
di iniziare tanti studi? Aveva fatto suo il suggerimento, ribadito più volte durante la scuola, di
continuare a tornare dalle persone che mostrano interesse finché non si riesce a ricontattarle.
Un’altra Testimone che ha aiutato molti a trovare le verità bibliche dice: “Ho capito che la costanza nel fare visite ulteriori è il segreto per aiutare chi desidera conoscere Geova”.
Ci vogliono impegno e sforzi per fare visite
ulteriori e condurre studi biblici; i risultati, però,
dimostrano che ne vale davvero la pena! Se ci
diamo da fare nell’opera di predicazione, possiamo aiutare altri a “[venire] all’accurata conoscenza della verità”. Per loro questo può significare
salvezza (1 Tim. 2:3, 4). Per noi, invece, sarà fonte di soddisfazione e gioia senza paragoni.
Potremmo chiedere:
“Posso farle vedere come
teniamo uno studio biblico?”
5
Come possiamo
“dare risposta a ciascuno”?
La vostra espressione sia sempre con grazia,
in modo da sapere come dare risposta a ciascuno
COME RISPONDERESTE?
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Perché dovremmo usare
domande che facciano esprimere il nostro interlocutore?
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Cosa ci aiuterà a ragionare in
modo efficace sulle Scritture?
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Come possiamo fare buon
uso di esempi nel ministero?
(COL. 4:6)
DIVERSI anni fa una sorella stava parlando della Bibbia con
il marito non Testimone, che in passato era stato membro non
praticante di una Chiesa. A un certo punto lui disse di credere nella Trinità. Intuendo che suo marito molto probabilmente non aveva ben chiaro in cosa consistesse questa dottrina,
lei con tatto gli chiese: “Credi che Dio sia Dio, che Gesù sia
Dio e che lo spirito santo sia Dio, ma che comunque c’è un
solo Dio e non tre?” Sorpreso, lui rispose: “No, non è questo
che credo!” Ne seguì una bella conversazione sulla vera natura di Dio.
2Questo episodio illustra l’importanza di fare con tatto
domande ben ponderate. Mette in evidenza anche un altro
aspetto fondamentale: non dobbiamo sentirci a disagio di
fronte ad argomenti spinosi come la Trinità, l’inferno o l’esistenza di un Creatore. Se facciamo affidamento su Geova e
sull’addestramento che ci fornisce, saremo spesso in grado di
dare una risposta convincente, che possa toccare il cuore di
chi ci ascolta (Col. 4:6). Esaminiamo ora in che modo ministri
1, 2. (a) Raccontate un episodio che illustra l’importanza di fare do-
mande ben ponderate. (Vedi l’illustrazione iniziale.) (b) Perché non dobbiamo sentirci a disagio di fronte ad argomenti spinosi?
6
LA TORRE DI GUARDIA
esperti affrontano questi argomenti. Vediamo come (1) fare domande che permettano all’interlocutore di esprimersi,
(2) ragionare su ciò che dicono le Scritture e (3) usare esempi per chiarire il
punto.
DOMANDE PER FAR ESPRIMERE
L’INTERLOCUTORE
Le domande ci aiutano a capire quello in cui crede una persona. Perché questo è importante? “Quando qualcuno risponde a una questione prima di averla
udita, questo da parte sua è stoltezza e
umiliazione”, dice Proverbi 18:13. In effetti, prima di spiegare nel dettaglio cosa
insegna la Bibbia su un certo argomento,
sarebbe meglio scoprire in cosa crede veramente il nostro interlocutore, altrimenti potremmo perdere un sacco di tempo a
confutare un’idea in cui nemmeno credeva (1 Cor. 9:26).
4 Immaginiamo di parlare dell’inferno
con qualcuno. Non tutti credono che esista fisicamente un posto dove si viene
tormentati col fuoco. Molti, ad esempio,
pensano che si tratti di una condizione di separazione da Dio. Perciò potremmo dire qualcosa del tipo: “Visto che le
persone hanno idee diverse sull’inferno,
posso chiederle qual è la sua opinione?”
Dopo aver ascoltato la risposta del nostro interlocutore, ci sarà più facile aiutarlo a capire ciò che la Bibbia dice su
questo argomento.
5 Domande fatte con tatto ci permettono di scoprire perché una persona ha una
certa opinione. Per esempio, quando nel
ministero qualcuno ci dice di non credere
3
3, 4. Perché è importante fare domande che
ci aiutino a sapere in cosa crede una persona?
Fate un esempio.
5. In che modo le domande ci permettono di
scoprire perché una persona ha una certa opinione?
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in Dio, la nostra prima reazione potrebbe essere quella di concludere che è stato influenzato da teorie come l’evoluzione (Sal. 10:4). Alcuni, però, non hanno
più fede in Dio a motivo delle tante sofferenze viste o subite in prima persona.
Hanno difficoltà a conciliare le sofferenze con l’esistenza di un Creatore amorevole. Perciò, se il padrone di casa esprime
dubbi sull’esistenza di Dio, potremmo
chiedere: “È sempre stato di questo parere?” Se dice di no, potremmo aggiungere: “C’è stato un motivo particolare che le
ha fatto cambiare idea?” La sua risposta
ci permetterà di stabilire il modo migliore per aiutarlo a livello spirituale. (Leggi
Proverbi 20:5.)
6Dopo aver posto la domanda dobbiamo ascoltare davvero la risposta del
nostro interlocutore e tenere conto dei
suoi sentimenti. Supponiamo che ci abbia detto di aver messo in dubbio l’esistenza di un Creatore amorevole in
seguito a una tragedia. Prima di fornirgli prove dell’esistenza di Dio, è bene
dire qualcosa che dimostri che capiamo
come si sente e rassicurarlo del fatto che
non è sbagliato chiedersi perché si soffre (Abac. 1:2, 3). La nostra pazienza e i
modi gentili potrebbero spingerlo a volerne sapere di più.
RAGIONIAMO SU CIÒ CHE DICONO
LE SCRITTURE
Vediamo ora come si può ragionare
su ciò che dicono le Scritture. La Bibbia, ovviamente, è lo strumento principale che usiamo nel ministero. Ci rende
7
Vedi l’articolo “È ragionevole avere fede in un
Creatore?”, nella Torre di Guardia del 1° ottobre 2009.
6. Cosa dovremmo fare dopo aver posto la do-
manda?
7. Da cosa dipende in gran parte la nostra efficacia nel ministero?
7
Da cosa dipende in gran parte
la nostra efficacia nel ministero?
(Vedi il paragrafo 7)
‘pienamente competenti, del tutto preparati per ogni opera buona’ (2 Tim. 3:
16, 17). La nostra efficacia dipende non
tanto dal numero di versetti che leggiamo quanto dal modo in cui ragioniamo
su di essi e li spieghiamo. (Leggi Atti 17:
2, 3.) Per capire questo punto, analizziamo tre situazioni ipotetiche.
8 Situazione 1: incontriamo qualcuno
che crede che Gesù sia uguale a Dio.
Quali versetti si possono usare per ragionare su questo argomento? Potremmo invitare la persona a leggere Giovanni 6:38, in cui Gesù dice: “Sono sceso
dal cielo per fare non la mia volontà, ma
la volontà di colui che mi ha mandato”.
Dopo aver letto questo passo chiediamole: “Se Gesù è Dio, chi lo mandò sulla terra? Non doveva essere una Persona
superiore a lui? Dopotutto, chi manda è
superiore a chi viene mandato”.
9 Sulla stessa falsariga potremmo leggere Filippesi 2:9, dove l’apostolo Paolo
descrive ciò che Dio ha fatto dopo aver
risuscitato Gesù. Il versetto afferma:
“Dio lo ha esaltato a una posizione superiore e gli ha benignamente dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome”.
Per aiutarla a ragionare su questo passo
potremmo dire: “Ammettiamo che prima di morire Gesù fosse uguale a Dio.
Ciò vorrebbe dire che, quando questi lo
esaltò a una posizione superiore, Gesù
si trovò al di sopra di Dio. Ma secondo
lei, è mai possibile che qualcuno sia superiore a Dio?” Se la persona rispetta la
Bibbia ed è sincera, queste argomentazioni potrebbero motivarla ad approfondire l’argomento (Atti 17:11).
10Situazione 2: un padrone di casa
molto religioso crede che i malvagi verranno tormentati per sempre all’inferno.
Forse la sua convinzione deriva dal desiderio di vederli pagare per quello che
hanno fatto. Quali argomentazioni possiamo usare? Innanzitutto, assicuriamogli che i malvagi verranno puniti davvero (2 Tess. 1:9). Poi invitiamolo a leggere
Genesi 2:16, 17, secondo cui la pena del
peccato è la morte. Possiamo spiegargli
che, peccando, Adamo condannò l’intera razza umana a nascere nel peccato (Rom. 5:12). Facciamogli notare, però,
che Dio non disse nulla a proposito di
una punizione all’inferno. Quindi chiediamogli: “Se Adamo ed Eva rischiavano
di essere tormentati in eterno, non sa-
8, 9. (a) In che modo possiamo ragionare con
qualcuno che crede che Gesù sia uguale a Dio?
(b) Quali altre argomentazioni su questo soggetto avete trovato efficaci?
8
10. (a) In che modo possiamo ragionare con
chi crede nell’inferno? (b) Cosa avete trovato
pratico per ragionare sull’inferno?
LA TORRE DI GUARDIA
rebbe stato giusto avvertirli?” A questo
punto potremmo leggere Genesi 3:19, in
cui si parla della sentenza emessa nei
loro confronti dopo il peccato. Qui non
si fa alcuna menzione dell’inferno; ad
Adamo, infatti, viene detto che sarebbe tornato alla polvere. Infine potremmo chiedere: “Sarebbe stato giusto dire
ad Adamo che tornava alla terra quando
in realtà lo aspettava un inferno infuocato?” Se il nostro interlocutore è di mente
aperta, questa domanda potrebbe indurlo a continuare a pensare all’argomento.
11Situazione 3: incontriamo qualcuno che crede che tutti i buoni vadano
in cielo. Questa credenza può incidere
sul modo in cui il padrone di casa interpreta la Bibbia. Per esempio, immaginiamo di considerare con lui Rivelazione
21:4. (Leggi.) Il nostro interlocutore potrebbe pensare che le benedizioni qui descritte si riferiscano alla vita in cielo. Su
cosa potremmo farlo ragionare? Anziché
ricorrere ad altri passi, richiamiamo la sua
attenzione su un’espressione contenuta
sempre nello stesso versetto: “la morte
non ci sarà più”. Quindi possiamo aggiungere: “Converrà con me che se una cosa
non c’è più è sottinteso che prima c’era”.
Probabilmente si dirà d’accordo. Mettete
allora in evidenza che in cielo la morte
non c’è mai stata, che le persone muoiono solo sulla terra e che perciò Rivelazione 21:4 non può che riferirsi alle future
benedizioni qui sulla terra (Sal. 37:29).
ESEMPI PER CHIARIRE IL PUNTO
12Oltre alle domande, Gesù si serviva di parabole, esempi o metafore. (Leg-
gi Matteo 13:34, 35.) Le sue parabole
facevano venire a galla i veri motivi di
quelli che lo ascoltavano (Matt. 13:1015). Inoltre rendevano ciò che insegnava avvincente e indimenticabile. In che
modo anche noi possiamo fare uso di
esempi quando insegniamo?
13Spesso gli esempi migliori sono
quelli semplici. Mettiamo il caso che
stiamo spiegando che Dio è superiore a
Gesù. Potremmo far notare che, per descrivere la relazione esistente tra loro,
sia Dio che Gesù fecero riferimento a un
rapporto di parentela: Dio parlò di Gesù
come di suo Figlio, e Gesù parlò di Dio
come di suo Padre (Luca 3:21, 22; Giov.
14:28). Possiamo poi chiedere: “Se lei volesse farmi capire che due persone sono
uguali, che rapporto di parentela userebbe per illustrare il punto?” Forse la persona menzionerà due fratelli, magari due
gemelli. Se è così, mettiamo in risalto
quanto sia calzante il paragone. Infine
chiediamo: “Se per noi questo esempio
è stato così immediato, Gesù, il grande Insegnante, non avrebbe fatto ricorso allo stesso paragone? E invece si riferì a Dio chiamandolo Padre. Quindi ne
parlò come di una Persona che esisteva
da più tempo e che aveva più autorità di
lui”.
14Alcuni credono che l’inferno sia
“affidato” a Satana. Parlando con un genitore si potrebbe fare un esempio per
dimostrare quanto sia assurdo credere
che Dio permetta al Diavolo di tormentare le persone all’inferno. Potremmo dire qualcosa del tipo: “Immagini
che suo figlio cominci a comportarsi
male e diventi ribelle. Come reagirebbe
11. (a) Cosa si può dire a qualcuno che crede
che tutti i buoni vadano in cielo? (b) Quali argomentazioni su questo soggetto avete trovato efficaci?
12. Perché Gesù si serviva di parabole ed
esempi?
15 MAGGIO 2014
13. Quale esempio possiamo fare per illustrare
che Dio è superiore a Gesù?
14. Quale esempio dimostra che è assurdo credere che Dio permetta al Diavolo di tormentare
le persone all’inferno?
9
Un ausilio prezioso
Alcune delle argomentazioni riportate in
questo articolo erano contenute, con delle
varianti, nella rubrica “Una conversazione
amichevole”, che a volte compare nell’edizione per il pubblico della Torre di Guardia.
Riferendosi a come la rubrica l’ha aiutata
nel ministero, una sorella ha scritto: “Questi articoli mi hanno insegnato come far
prendere la giusta piega a una conversazione, come usare domande che inducano
a riflettere e cosa dire quando la persona
risponde. Per imparare come fare qualcosa
ho sempre avuto bisogno di qualcuno che
me lo mostrasse, e questo è proprio ciò
che fa la rubrica”.
“Una conversazione amichevole” è solo
uno dei tanti doni spirituali con cui Geova
ci permette di svolgere l’importante opera
che ci ha affidato (Sal. 32:8). Gli siamo grati perché ci dà davvero tutto ciò di cui abbiamo bisogno per il ministero!
Finora sono stati affrontati questi argomenti: “Che
cos’è lo spirito santo?” (1° ottobre 2010), “Gesù è Dio?”
(1° aprile 2012), “Tutti i buoni vanno in cielo?” (1° agosto 2012), “I peccatori bruceranno all’inferno?” (1° ottobre
2012), “Dio è indifferente alle sofferenze?” (1° luglio 2013)
e “Perché Dio permette le sofferenze?”(1° gennaio 2014).
lei?” È probabile che ci dica che lo sgriderebbe, che tenterebbe più volte di aiutarlo a smettere di comportarsi male
(Prov. 22:15). A questo punto potremmo chiedere: “Cosa farebbe se suo figlio
non volesse cambiare?” Verosimilmente risponderà che alla fine si vedrebbe costretto a punirlo. Quindi domandiamo: “E se invece scoprisse che c’è
un uomo perfido che incita suo figlio
a essere così ribelle?” Sicuramente dirà
che si arrabbierebbe con quell’uomo, al
10
che per chiarire il punto possiamo chiedergli: “Farebbe punire suo figlio proprio
da questa persona?” Senz’ombra di dubbio risponderà di no. Non è possibile
pertanto che Dio si serva di Satana per
punire le stesse persone che quest’ultimo ha manipolato.
MANTENIAMO
UN PUNTO DI VISTA EQUILIBRATO
Sappiamo bene che non tutti accetteranno il messaggio del Regno (Matt.
10:11-14). Succederebbe anche se facessimo le domande più giuste, usassimo
le argomentazioni migliori e ci venissero
in mente gli esempi più calzanti. Dopotutto furono relativamente pochi quelli
che accettarono il messaggio di Gesù,
nonostante fosse il più grande Insegnante che sia mai stato sulla terra (Giov.
6:66; 7:45-48).
16 D’altra parte, anche se pensiamo di
non avere capacità particolari, possiamo
comunque essere efficaci nel ministero.
(Leggi Atti 4:13.) La Parola di Dio ci fornisce valide ragioni per credere che “tutti quelli [...] giustamente disposti per la
vita eterna” accetteranno la buona notizia (Atti 13:48). Continuiamo, quindi, a
coltivare e a mantenere un punto di vista equilibrato su noi stessi e su quelli a cui parliamo. Avvaliamoci appieno
dell’addestramento che Geova fornisce,
certi che servirà sia a noi sia a quelli che
ci ascoltano (1 Tim. 4:16). Geova ci mette in condizione di “dare risposta a ciascuno”. Come vedremo nel prossimo articolo, un modo per avere successo nel
ministero è quello di seguire la cosiddetta regola aurea.
15
15, 16. (a) Perché non possiamo aspettarci che
tutti accettino il messaggio del Regno? (b) Per
poter insegnare con efficacia dobbiamo avere capacità particolari? Spiegate. (Vedi anche il riquadro “Un ausilio prezioso”.)
LA TORRE DI GUARDIA
Seguiamo la regola aurea
nel nostro ministero
Tutte le cose che volete che gli uomini vi facciano,
anche voi dovete similmente farle loro (MATT. 7:12)
QUALCHE anno fa, nelle Figi, una coppia stava partecipando
alla campagna di inviti per la Commemorazione della morte
di Cristo. Mentre conversavano con una signora fuori da casa
sua, cominciò a piovere. Il fratello le passò subito un ombrello, mentre lui si riparò con sua moglie sotto un altro. Che piacere fu per entrambi vedere la donna alla Commemorazione!
La signora disse di non ricordare molto della conversazione
avuta con quei Testimoni, ma di essere stata così colpita dal
modo in cui l’avevano trattata che non aveva potuto fare a
meno di andare. Dietro questo successo ci fu senz’altro il fatto che la coppia aveva messo in pratica la cosiddetta regola
aurea.
2La regola aurea è quella contenuta nella seguente esortazione di Gesù: “Tutte le cose [...] che volete che gli uomini vi facciano, anche voi dovete similmente farle loro” (Matt.
7:12). Per metterla in pratica occorrono fondamentalmente due
cose. Primo, bisogna chiedersi: “Se fossi al posto dell’altra persona, come vorrei essere trattato?” Secondo, si deve agire di
1. È importante il modo in cui trattiamo le persone nel ministero? Fate
un esempio. (Vedi l’illustrazione iniziale.)
2. Cos’è la regola aurea, e come la si mette in pratica?
15 MAGGIO 2014
11
COME RISPONDERESTE?
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Come dovremmo trattare ogni
persona che incontriamo
nel ministero?
___________________________________________________________________________________________________________________________________________
Come influisce Matteo 7:12
su dove, quando e come
contattiamo le persone?
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Quali tra i suggerimenti
di questo articolo pensate
di mettere in pratica?
conseguenza e andare il più possibile incontro alle sue esigenze (1 Cor. 10:24).
3 Di solito seguiamo la regola aurea nei
rapporti con i nostri fratelli. Tuttavia
Gesù non disse che dobbiamo applicarla
solo nei confronti di chi condivide la nostra fede, infatti quando la enunciò stava parlando di come dovremmo trattare
le persone in generale, compresi i nostri
nemici. (Leggi Luca 6:27, 28, 31, 35.) Se
siamo tenuti a seguirla perfino con chi ci
è ostile, tanto più dovremmo farlo quando diamo testimonianza, considerato che
molti di quelli che incontriamo possono
essere “giustamente disposti per la vita
eterna” (Atti 13:48).
4Prendiamo perciò in esame quattro
domande che è bene farci quando svolgiamo il ministero: Chi sono le persone a
cui predico? Dove le contatto? Quando è il
momento migliore per contattarle? Come
dovrei contattarle? La risposta a questi interrogativi può aiutarci a tenere conto dei
sentimenti delle persone a cui predichiamo e ad adattare di conseguenza il nostro
approccio (1 Cor. 9:19-23).
CHI SONO LE PERSONE A CUI PREDICO?
5Ogni persona che incontriamo nel
ministero è unica, nel senso che ha il suo
bagaglio di esperienza e i suoi problemi
(2 Cron. 6:29). Quando cerchiamo di parlare a qualcuno della buona notizia, chiediamoci: “Se i ruoli fossero invertiti, come
vorrei essere considerato io? Sarei contento se mi vedesse come uno dei tanti
che abitano da queste parti? Oppure preferirei che si sforzasse di conoscermi?”
Farci queste domande ci ricorderà l’importanza di considerare ognuno come un
individuo a sé.
6A nessuno piace essere giudicato in
modo negativo e superficiale. Fermiamoci un momento a riflettere. Noi cristiani facciamo di tutto perché “la [nostra]
espressione sia sempre con grazia” (Col.
4:6). Comunque, essendo imperfetti, a
volte diciamo cose di cui poi ci pentiamo (Giac. 3:2). Se dovesse capitarci di
apostrofare qualcuno in maniera sgarbata, magari perché è una giornata storta,
di certo non vorremmo essere etichettati come persone scortesi o irrispettose;
piuttosto spereremmo nella comprensione del nostro interlocutore. Non dovremmo quindi mostrare anche noi la stessa
tolleranza?
7Quando nel ministero incontriamo
una persona dall’atteggiamento aggressivo, sarebbe giusto concederle il beneficio
del dubbio. Potrebbe essere sotto pressione al lavoro o a scuola, o forse ha un grave problema di salute. Molti padroni di
casa si sono calmati quando i servitori di
Geova hanno risposto in maniera mite e
rispettosa alla loro ostilità iniziale (Prov.
15:1; 1 Piet. 3:15).
8Nel ministero veniamo in contatto
con persone dalle esperienze più disparate. Negli ultimi anni, ad esempio, nella rubrica della Torre di Guardia “La Bibbia ha cambiato la loro vita” sono state
raccontate oltre 60 storie di vita vissuta. Alcuni dei protagonisti in passato rubavano, si ubriacavano, erano membri di
una banda o si drogavano; altri facevano
politica, erano esponenti religiosi o erano
ossessionati dalla carriera; altri ancora vivevano nel disprezzo della moralità. Eppure tutti loro hanno udito la buona notizia, iniziato a studiare la Bibbia, cambiato
6, 7. Cosa dobbiamo fare se nel ministero in-
3, 4. (a) Spiegate perché la regola aurea non si
applica solo ai rapporti con i compagni di fede.
(b) Di cosa parleremo in questo articolo?
5. Quali domande possiamo farci?
12
contriamo una persona dall’atteggiamento aggressivo?
8. Perché non dobbiamo esitare a portare il
messaggio del Regno a “persone di ogni sorta”?
LA TORRE DI GUARDIA
vita e abbracciato la verità. Perciò non dovremmo mai partire dal presupposto che
alcuni non accetteranno mai il messaggio del Regno. (Leggi 1 Corinti 6:9-11.)
Al contrario, siamo ben consapevoli che
“persone di ogni sorta” possono reagire in
modo positivo alla buona notizia (1 Cor.
9:22).
DOVE CONTATTO LE PERSONE?
9Dov’è che contattiamo le persone?
Spesso a casa loro (Matt. 10:11-13). Ovviamente quando si tratta di casa nostra e
delle nostre cose apprezziamo che gli altri abbiano rispetto; la nostra abitazione è
il luogo dove vogliamo goderci un po’ di
privacy e sentirci sicuri. È giusto perciò
che abbiamo lo stesso rispetto per gli altri, e che nel ministero stiamo attenti a
come ci comportiamo quando ci presentiamo a casa loro (Atti 5:42).
10 Con tutta la criminalità che c’è oggi,
di solito la gente diffida degli estranei
(2 Tim. 3:1-5). Cerchiamo dunque di non
dare adito a ulteriori sospetti. Immaginiamo per esempio di bussare a una porta e di non ricevere risposta; potremmo essere tentati di sbirciare dentro o di
fare un giro attorno all’abitazione in cerca del proprietario. Nella vostra zona
cose del genere darebbero fastidio al padrone di casa? Cosa penserebbero i vicini? Certo, quando predichiamo vogliamo essere scrupolosi (Atti 10:42). Siamo
ansiosi di trasmettere un messaggio positivo, e siamo animati dalle migliori intenzioni (Rom. 1:14, 15). D’altra parte, è
saggio evitare di fare qualsiasi cosa possa
infastidire inutilmente le persone del territorio. L’apostolo Paolo scrisse: “In nessun modo noi diamo alcun motivo d’in-
ciampo, affinché non si trovi da ridire sul
nostro ministero” (2 Cor. 6:3). Mostrare
rispetto per la casa e tutto ciò che appartiene a quelli che cerchiamo di contattare potrebbe spingere qualcuno di loro
a interessarsi della verità. (Leggi 1 Pietro
2:12.)
QUANDO CONTATTO LE PERSONE?
11La maggior parte di noi cristiani ha
una vita molto piena. Per rispettare tutti i
nostri impegni stabiliamo cos’ha la precedenza e ci programmiamo con cura (Efes.
5:16; Filip. 1:10). Se succede qualcosa che
scombina i nostri piani, è facile che ci irritiamo. Perciò apprezziamo chi mostra rispetto per il nostro tempo e i nostri impegni essendo ragionevole nella scelta del
momento in cui contattarci e non trattenendosi troppo a lungo. E noi, tenendo
conto della regola aurea, come possiamo
avere la stessa considerazione nel ministero?
12 Dobbiamo cercare di capire qual è il
momento migliore per fare visita alle persone del nostro territorio. Quand’è che
sono a casa di solito? Quando saranno
più disposte ad ascoltarci? È bene che
cerchiamo di organizzarci di conseguenza. In alcune zone i migliori risultati nella predicazione di casa in casa si ottengono nel tardo pomeriggio o nelle prime
ore della sera. Se è così anche nella nostra zona, non potremmo svolgere almeno parte del nostro servizio di casa in casa
in questa fascia oraria? (Leggi 1 Corinti 10:24.) Possiamo star certi che Geova
benedirà qualsiasi sacrificio facciamo per
partecipare al ministero negli orari più indicati per il territorio.
11. Perché apprezziamo chi ha rispetto per il
9. Perché dobbiamo avere rispetto per la casa
di coloro a cui predichiamo?
10. Come possiamo evitare di irritare le persone quando predichiamo?
15 MAGGIO 2014
nostro tempo?
12. Come possiamo capire qual è il momento
migliore per contattare le persone del territorio?
13
Mostriamo sempre rispetto per la privacy e la proprietà di coloro che contattiamo
(Vedi il paragrafo 10)
Cos’altro possiamo fare per mostrare
rispetto al nostro interlocutore? Se si dimostra interessato, possiamo dargli testimonianza senza però trattenerci troppo a
lungo; è possibile infatti che quel tempo
lo avesse destinato a fare qualcosa che riteneva importante. Se dice di essere occupato assicuriamogli che saremo brevi,
e poi manteniamo la parola (Matt. 5:37).
Prima di congedarci non dimentichiamo
di chiedergli qual è un momento adatto per riprendere la conversazione. Alcuni proclamatori hanno riscontrato utile
dire qualcosa del genere: “Mi farebbe piacere tornare a trovarla. Preferisce che la
chiami o le mandi un messaggio prima di
passare?” Quando ci adattiamo agli orari
13
13. Cosa possiamo fare per mostrare rispetto al
nostro interlocutore?
14
delle persone del territorio seguiamo l’esempio di Paolo, il quale ‘non cercava il
proprio vantaggio, ma quello di molti, affinché fossero salvati’ (1 Cor. 10:33).
COME DOVREI CONTATTARE
LE PERSONE?
14 Immaginiamo di ricevere una telefonata e di non riconoscere la voce di chi
ci chiama. Mentre lo sconosciuto ci domanda cosa ci piace mangiare, ci chiediamo chi è e cosa vuole. Magari scambiamo
qualche parola con lui per pura cortesia,
ma poi con tutta probabilità gli facciamo capire che vorremmo porre fine alla
conversazione. Supponiamo invece che
14-16. (a) Spiegate perché dobbiamo dire al
padrone di casa qual è la ragione della nostra visita. (b) Quale approccio ha trovato pratico un
sorvegliante viaggiante?
LA TORRE DI GUARDIA
si presenti e ci dica di lavorare nel campo della nutrizione e di avere delle informazioni utili da darci: saremmo senz’altro più propensi a dargli retta. In buona
sostanza, apprezziamo che chi ci contatta dica, con le dovute maniere ma chiaramente, cosa vuole. Come possiamo avere
lo stesso riguardo per quelli a cui ci rivolgiamo nel ministero?
15In molti territori è necessario che
spieghiamo espressamente al padrone di
casa il motivo della nostra visita. È vero
che abbiamo delle preziose informazioni che lui non conosce, ma pensiamo a
cosa succederebbe se invece di presentarci ci introducessimo bruscamente con
una domanda del tipo: “Se potesse risolvere uno dei problemi che affliggono l’umanità, quale sceglierebbe?” Per quanto
noi sappiamo che lo scopo della domanda è capire cosa pensa per poi portare
la conversazione sulla Bibbia, il nostro
interlocutore potrebbe chiedersi: “E questo chi è? Perché mi sta facendo questa
domanda? Cosa vuole da me?” Perciò è
importante che lo mettiamo a suo agio
(Filip. 2:3, 4). Ma come si fa?
16 Un sorvegliante viaggiante ha trovato pratico il seguente approccio. Dopo lo
scambio di saluti iniziale, porge alla persona un volantino Vorreste conoscere la verità? e dice: “Ne stiamo dando uno a tutti
quelli della zona. Prende in esame sei domande che si fanno in molti. Ecco la sua
copia”. Il fratello riferisce che la maggior
parte si tranquillizza quando capisce qual
è la ragione della visita, e spesso è più facile proseguire la conversazione. A questo
punto chiede: “Si è mai fatto una di queste domande?” Se l’interlocutore ne sceglie una, il fratello apre il volantino e gli
mostra ciò che la Bibbia dice in merito;
altrimenti la sceglie lui e va avanti senza
mettere l’altro in imbarazzo. Ovviamente
sono diversi i modi in cui si può comin15 MAGGIO 2014
ciare una conversazione. In alcune zone
è consuetudine rispettare certe formalità
prima di spiegare il motivo della propria
visita. Il punto è che dobbiamo adeguare il nostro approccio alle abitudini di chi
vive nel territorio.
CONTINUIAMO A SEGUIRE
LA REGOLA AUREA NEL MINISTERO
17In conclusione, quali sono alcuni
modi in cui applichiamo la regola aurea
nel ministero? Consideriamo ogni interlocutore come un individuo a sé; mostriamo rispetto per la casa e tutto ciò che
appartiene a coloro che contattiamo; cerchiamo di svolgere il ministero quando è
più probabile che le persone siano a casa
e siano propense ad ascoltarci; e infine,
presentiamo il messaggio in modo che
possa essere accolto positivamente nel
nostro territorio.
18Trattare le persone del territorio
come vorremmo essere trattati noi produce molti risultati positivi. Comportandoci con gentilezza e considerazione facciamo ‘risplendere la nostra luce’, mettiamo
in evidenza il valore dei princìpi biblici e diamo gloria al nostro Padre celeste
(Matt. 5:16). Il nostro approccio può spingere più persone a interessarsi della verità
(1 Tim. 4:16). Che il messaggio del Regno
sia accettato o no, abbiamo la soddisfazione di sapere che stiamo facendo del nostro
meglio per compiere il ministero (2 Tim.
4:5). Ognuno di noi, perciò, abbia la stessa determinazione dell’apostolo Paolo, che
scrisse: “Faccio tutto per amore della buona notizia, per divenirne partecipe con altri” (1 Cor. 9:23). Continuiamo pertanto a
seguire la regola aurea nel ministero.
17. Come abbiamo visto in questo articolo,
quali sono alcuni modi in cui possiamo applicare la regola aurea?
18. Quali risultati otteniamo quando trattiamo
le persone del territorio come vorremmo essere
trattati noi?
15
BIOGRAFIA
Era mattino presto e faceva molto
freddo quando io e mia moglie Evelyn
scendemmo dal treno che ci aveva portato
a Hornepayne, in una regione rurale
e isolata dell’Ontario settentrionale,
in Canada. Un fratello del posto venne
a prenderci; facemmo una bella colazione
con lui, sua moglie e suo figlio, e poi
andammo a predicare di casa in casa
avanzando nella neve. Quel pomeriggio
pronunciai il mio primo discorso pubblico
in veste di sorvegliante di circoscrizione.
C’eravamo solo noi cinque, e nessun altro.
Geova
mi ha davvero
aiutato
NARRATO DA
Canada Science and Technology Museum
KENNETH LITTLE
TUTTO sommato, non mi dispiacque poi tanto che a
quel discorso che pronunciai nel 1957 ci fossero così
pochi presenti. Il fatto è che sono sempre stato terribilmente timido. Addirittura, quando ero piccolo, se
venivano degli ospiti correvo subito a nascondermi,
anche se si trattava di qualcuno che conoscevo.
Eppure, paradossalmente, la maggior parte degli
incarichi che ho avuto nell’organizzazione di Geova
mi ha portato a interagire con molte persone, sia conosciute che no. Ma non ho mai smesso di combattere con la timidezza e l’insicurezza; perciò il merito di
tutto ciò che sono riuscito a fare non va certo a me. Ho
visto piuttosto realizzarsi questa promessa di Geova:
“Di sicuro ti fortificherò. Sì, realmente ti aiuterò. Sì,
davvero ti sorreggerò fermamente con la mia destra
di giustizia” (Isa. 41:10). Per aiutarmi Geova si è servito in special modo dei fratelli. Voglio raccontarvi di
alcuni di loro, cominciando dalla mia infanzia.
USAVA SOLO LA BIBBIA E UN LIBRICCINO NERO
Erano gli anni ’40. Una soleggiata domenica mattina alla nostra fattoria, nella parte sud-occidentale
dell’Ontario, si presentò Elsie Huntingford. Mia madre andò alla porta mentre mio padre, anche lui tiLA TORRE DI GUARDIA
Nella fattoria
dei miei,
nell’Ontario
I miei genitori
accettarono la verità
e si battezzarono
nel ’48
Fu una sorpresa essere invitato alla Betel nel ’52
mido, rimase seduto dentro con me ad ascoltare. Poi, pensando che la sorella Huntingford fosse
una venditrice ambulante e che mia madre avrebbe finito per comprare qualcosa di cui non avevamo bisogno, papà si fece avanti e disse che non
eravamo interessati. “Non vi interessa studiare la
Bibbia?”, chiese lei. A quel punto lui replicò: “No,
questo ci interessa eccome!”
La sorella Huntingford non poteva capitare da
noi in un momento migliore. Fino a qualche tempo prima, infatti, i miei genitori erano stati fedeli praticanti della Chiesa Unita del Canada, ma
da poco avevano smesso di frequentarla. Come
mai? Il pastore aveva iniziato ad affiggere all’entrata della chiesa una lista con il nome di tutti i donatori, elencandoli sulla base di quanto avevano
dato. Dal momento che la nostra era una famiglia
di pochi mezzi, il nome dei miei era praticamente sempre tra gli ultimi, e gli anziani della chiesa facevano pressione su di loro perché donassero di più. Inoltre, un altro pastore ammise che, per
paura di perdere il posto, non insegnava quello in
cui credeva veramente. Di conseguenza lasciammo la Chiesa, anche se continuammo a chiederci
15 MAGGIO 2014
come potevamo soddisfare il nostro bisogno spirituale.
All’epoca l’opera dei Testimoni di Geova era
vietata in Canada, perciò la sorella Huntingford
studiava con noi usando solo la Bibbia e alcuni appunti che teneva in un libriccino nero. Ma quando capì che non l’avremmo mai denunciata alle
autorità cominciò a utilizzare anche pubblicazioni bibliche. Dopo aver studiato, però, dovevamo
sempre nasconderle per bene.
Nonostante l’opposizione e altre difficoltà, la
sorella Huntingford rimase una zelante proclamatrice della buona notizia. Il suo zelo mi colpì molto e mi spinse a schierarmi dalla parte della verità.
Il 27 febbraio 1949, un anno dopo i miei genitori,
simboleggiai la mia dedicazione a Dio e mi battezzai in un abbeveratoio di metallo. Avevo 17 anni,
e da quel momento mi prefissi di iniziare il ministero a tempo pieno.
GEOVA MI HA AIUTATO A ESSERE CORAGGIOSO
Comunque esitavo a iniziare subito a fare il pioniere. Mi ero convinto che avrei prima dovuto
Il governo canadese revocò il divieto il 22 maggio 1945.
17
mettere da parte qualcosa per sostenermi nel servizio, e così avevo iniziato a lavorare in banca e in
un ufficio. Ma essendo giovane e inesperto spendevo tutti i miei soldi con la stessa velocità con
cui li guadagnavo. Il fratello Ted Sargent però mi
esortò a essere coraggioso e a confidare in Geova
(1 Cron. 28:10). Quel consiglio garbato fu lo stimolo di cui avevo bisogno, e nel novembre del ’51 iniziai il servizio di pioniere. Avevo solo 40 dollari,
una bicicletta usata e una borsa nuova. Ciò nonostante, Geova ha sempre fatto in modo che avessi
il necessario. Sono davvero grato a Ted per l’incoraggiamento che mi diede! Quella fu solo la prima di una lunga serie di benedizioni.
Una sera, verso la fine di agosto del ’52, ricevetti una telefonata da Toronto: la filiale canadese dei
Testimoni di Geova mi invitava a servire alla Betel a partire da settembre. Sebbene fossi timido e
non l’avessi mai visitata, ero felicissimo perché altri pionieri mi avevano raccontato cose entusiasmanti sulla Betel. Mi sentii subito a casa.
“I FRATELLI DEVONO VEDERE
CHE TI INTERESSI DI LORO”
Due anni dopo il mio arrivo, sostituii Bill Yacos
come servitore di congregazione (chiamato ora
coordinatore del corpo degli anziani) dell’unità
Shaw di Toronto. Avevo solo 23 anni e mi sentivo
un ingenuo ragazzo di campagna, ma il fratello
Yacos con amore e umiltà mi mostrò cosa fare.
Geova mi stava davvero aiutando.
Bill era un uomo robusto sempre col sorriso sulle labbra e che aveva davvero a cuore gli altri.
Amava i fratelli, e i fratelli amavano lui; spesso faceva loro visita, e non solo quando avevano dei
problemi. Bill mi incoraggiò a fare lo stesso e a impegnarmi nel ministero di campo con la congregazione. “Ken”, mi disse, “i fratelli devono vedere
che ti interessi di loro. In questo modo ti farai perdonare molti difetti”.
MIA MOGLIE DÀ PROVA DI AMORE LEALE
Dal gennaio del ’57 Geova mi è stato d’aiuto in
A quel tempo, se in una città c’erano più congregazioni,
ognuna veniva chiamata “unità”.
18
un modo particolare. In quel mese sposai Evelyn,
diplomata della 14a classe della Scuola di Galaad.
Prima del matrimonio aveva servito nella provincia francofona del Québec, che a quel tempo era
perlopiù sotto il controllo della Chiesa Cattolica.
Era un territorio difficile, ma Evelyn tenne duro e
rimase lealmente stretta a Geova.
Evelyn si è dimostrata leale anche nei miei confronti (Efes. 5:31). La sua lealtà fu messa alla prova subito dopo il nostro matrimonio. Per la luna di
miele avevamo deciso di andare in Florida, negli
Stati Uniti, ma proprio il giorno dopo le nozze la
filiale del Canada mi invitò a frequentare un corso di una settimana. Questo ovviamente interferiva con i nostri piani, ma volevamo entrambi fare
qualunque cosa Geova ci chiedesse, perciò cancellammo la luna di miele. Durante quella settimana Evelyn predicò nel territorio vicino alla Betel;
era molto diverso dal Québec, ma lei fece del suo
meglio.
Evelyn e io ci sposammo nel ’57
Conduco l’adorazione
mattutina alla Betel
del Canada
Alla fine della settimana accadde qualcosa di
inaspettato: fui invitato a servire come sorvegliante di circoscrizione nell’Ontario settentrionale. Mi ero appena sposato, avevo solo 25 anni ed
ero piuttosto inesperto; ciò nondimeno, partimmo
pieni di fiducia in Geova. Nel bel mezzo del gelido inverno canadese, salimmo su un treno notturno insieme a diversi sorveglianti viaggianti di lunga data che tornavano nei luoghi dove prestavano
servizio. Che incoraggiamento fu per noi! Uno di
loro volle a tutti i costi che, invece di passare la
notte seduti nel vagone, dormissimo nella cuccetta che aveva prenotato per sé. Il mattino seguente, appena 15 giorni dopo il nostro matrimonio,
arrivammo a Hornepayne, come ho raccontato all’inizio, per visitare il piccolo gruppo che c’era lì.
Ma c’erano altri cambiamenti in serbo per noi.
Sul finire del 1960, mentre servivamo nel distretto, fui invitato a frequentare la 36a classe della
Scuola di Galaad, un corso di 10 mesi che si sarebbe tenuto a Brooklyn a partire dai primi di febbraio dell’anno seguente. Ero emozionato! L’unica cosa che velava il mio entusiasmo era il fatto
che Evelyn non fosse stata invitata. Come alle altre mogli nella stessa situazione, le fu chiesto di
scrivere una lettera in cui accettava che restassimo
lontani per almeno 10 mesi. Evelyn pianse molto, ma eravamo entrambi dell’idea che dovessi frequentare la scuola, e lei era contenta che io ricevessi quel prezioso addestramento.
15 MAGGIO 2014
Nel frattempo Evelyn servì presso la filiale del
Canada, dove ebbe il privilegio di dividere la stanza con Margaret Lovell, una cara sorella unta.
Sentimmo moltissimo la mancanza l’uno dell’altra, ma con l’aiuto di Geova ci adattammo a quella situazione temporanea. La sua prontezza a rinunciare a trascorrere del tempo insieme perché
fossimo impiegati maggiormente da Geova e dalla sua organizzazione mi colpì molto.
Dopo tre mesi di scuola il fratello Nathan
Knorr, il quale all’epoca dirigeva l’opera mondiale, mi fece un invito straordinario: lasciare subito Galaad per tornare in Canada e servire temporaneamente presso la filiale come istruttore della
Scuola di Ministero del Regno. Specificò che non
ero costretto ad accettare: avrei potuto terminare
Galaad e poi magari partire come missionario. Aggiunse che se avessi deciso di andare forse non sarei stato invitato una seconda volta a Galaad e che
poi probabilmente sarei stato assegnato nel campo in Canada. Mi disse anche di parlarne con mia
moglie prima di decidere.
Dal momento che Evelyn mi aveva già detto
come la pensava in merito agli incarichi teocratici, risposi subito al fratello Knorr: “Faremo con
gioia qualunque cosa l’organizzazione di Geova
ci chieda!” Siamo sempre stati del parere che,
indipendentemente dalle nostre preferenze, dobbiamo andare ovunque l’organizzazione ci assegni.
19
E così, nell’aprile del ’61, lasciai Brooklyn per
tornare in Canada e insegnare alla Scuola di Ministero del Regno. In seguito io ed Evelyn entrammo a far parte della famiglia Betel. Che sorpresa quando poi ricevetti l’invito a frequentare la
40a classe della Scuola di Galaad che sarebbe iniziata nel 1965! Ancora una volta Evelyn dovette
scrivere una lettera in cui acconsentiva a restare
in Canada. Ma poche settimane dopo anche lei ricevette l’invito a frequentare Galaad con me. Eravamo felicissimi!
Durante la scuola, il fratello Knorr disse che gli
studenti che come noi frequentavano le lezioni di
francese sarebbero stati mandati in Africa. Invece
al conferimento dei diplomi ci fu detto che saremmo tornati in Canada! Fui nominato sorvegliante
di filiale (ora coordinatore del Comitato di Filiale).
Siccome avevo solo 34 anni, dissi al fratello Knorr
che mi sentivo troppo giovane, ma lui mi rassicurò. Sin dall’inizio ho sempre cercato di consultare
i fratelli più grandi e con più esperienza prima di
prendere decisioni importanti.
LA BETEL, UN LUOGO IN CUI SI IMPARA
E SI INSEGNA
Servire alla Betel mi ha offerto meravigliose oc-
casioni per imparare da altri. Ho grande rispetto e
stima per gli altri membri del Comitato di Filiale.
Devo dire che ho imparato molto anche dalle centinaia di fedeli fratelli e sorelle, di tutte le età, che
ho conosciuto alla Betel e nelle varie congregazioni in cui ho servito.
La Betel mi ha anche dato la possibilità di insegnare ad altri e di rafforzare la loro fede. L’apostolo
Paolo esortò Timoteo: “Rimani nelle cose che hai
imparato”. Gli disse anche: “Le cose che hai udito
da me col sostegno di molti testimoni, queste cose
affidale a uomini fedeli, che, a loro volta, siano
adeguatamente qualificati per insegnare ad altri”
(2 Tim. 2:2; 3:14). Quando mi chiedono cosa mi
abbiano insegnato i miei 57 anni alla Betel, io rispondo: “A fare sempre e prontamente quello che
l’organizzazione ci chiede e a confidare nell’aiuto
di Geova”.
Mi sembra solo ieri che quel ragazzo timido e
inesperto è arrivato alla Betel. Ma in tutti questi
anni Geova ha ‘afferrato la mia destra’. E soprattutto tramite l’aiuto dei miei compagni di fede,
dato in modo gentile e al momento giusto, continua a dirmi: “Non aver timore. Io stesso di sicuro
ti aiuterò” (Isa. 41:13).
Geova, il grande Organizzatore
“Dio non è un Dio di disordine, ma di pace”
(1 COR. 14:33)
GEOVA, il Creatore dell’universo, fa ogni cosa in modo ben
organizzato. La sua prima creazione fu il suo unigenito Figlio
spirituale, che è chiamato “la Parola” in quanto suo principale
portavoce. Egli serve Geova da tempo incalcolabile, infatti la
Bibbia afferma: “In principio era la Parola, e la Parola era con
Dio”. E aggiunge: “Tutte le cose son venute all’esistenza per
mezzo di lui, e senza di lui neppure una cosa è venuta all’esistenza”. Poco più di duemila anni fa, la Parola fu mandata da
Dio sulla terra, dove, nella veste del perfetto uomo Gesù Cristo, fece fedelmente la Sua volontà (Giov. 1:1-3, 14).
2 Durante la sua vita preumana, Gesù servì lealmente Dio
in qualità di “artefice” (Prov. 8:30). Per mezzo di lui, Geova
portò all’esistenza in cielo molti altri milioni di creature spirituali (Col. 1:16). Riferendosi a loro, un passo della Bibbia rivela: “C’erano mille migliaia che lo servivano, e diecimila volte
diecimila stavano in piedi proprio davanti a lui” (Dan. 7:10).
Tutte queste creature angeliche sono anche descritte come gli
“eserciti” di Geova, a indicare che sono ben organizzate (Sal.
103:21).
3E che dire della creazione materiale, come lo sterminato
1, 2. (a) Chi fu la prima creazione di Dio, e come venne impiegato?
(b) Da cosa comprendiamo che la creazione angelica è una struttura organizzata?
3. Quanti sono i pianeti e le stelle, e come sono organizzati?
15 MAGGIO 2014
21
COME RISPONDERESTE?
___________________________________________________________________________________________________________________________________________
Che organizzazione si riscontra
in cielo?
___________________________________________________________________________________________________________________________________________
Perché Geova benedisse
Noè e Raab?
___________________________________________________________________________________________________________________________________________
In che modo la storia dell’antico
Israele e del cristianesimo del
I secolo mostra che Geova è
un grande organizzatore?
numero di stelle e pianeti? In relazione alle
stelle, un quotidiano riferiva che secondo
i dati di un recente studio ce ne sarebbero “300 sestilioni, tre volte di più rispetto alle precedenti stime degli scienziati”.
L’articolo spiegava: “Si tratta di un 3 seguito da 23 zeri, ovvero 3 trilioni di volte
100 miliardi” (Houston Chronicle, 15 dicembre 2010). Le stelle sono raggruppate in galassie, ognuna delle quali ne contiene miliardi o addirittura trilioni, oltre a un gran
numero di pianeti. La maggior parte delle
galassie poi è organizzata in ammassi e superammassi ancora più grandi.
4 Le fedeli creature spirituali sono quindi perfettamente organizzate, e lo stesso
vale per i cieli fisici (Isa. 40:26). Pertanto, è logico concludere che Geova voglia
che anche i suoi servitori sulla terra siano
ben organizzati. Questo è fondamentale,
visto che hanno un’opera davvero importante da compiere. Lo splendido esempio di fedele servizio svolto dagli adoratori di Geova antichi e moderni ci fornisce
la prova inconfutabile del suo sostegno,
e conferma che egli “non è un Dio di disordine, ma di pace”. (Leggi 1 Corinti 14:
33, 40.)
DIO ORGANIZZA UN POPOLO
NELL’ANTICHITÀ
Quando creò la prima coppia di esseri
umani, Geova disse loro: “Siate fecondi e
moltiplicatevi e riempite la terra e soggiogatela, e tenete sottoposti i pesci del mare
e le creature volatili dei cieli e ogni creatura vivente che si muove sopra la terra”
(Gen. 1:28). La famiglia umana doveva crescere in modo organizzato, così da popolare la terra ed estendere il Paradiso fino
5
4. Perché è ragionevole concludere che i servi-
tori di Dio sulla terra debbano essere ben organizzati?
5. Da cosa fu interrotta la realizzazione del proposito di Dio per la famiglia umana?
22
a coprire l’intero pianeta. La realizzazione
di questo preciso proposito fu però temporaneamente interrotta dalla disubbidienza
di Adamo ed Eva (Gen. 3:1-6). In seguito
“Geova vide che la cattiveria dell’uomo era
abbondante sulla terra e che ogni inclinazione dei pensieri del suo cuore era solo
cattiva in ogni tempo”. Di conseguenza “la
terra si rovinò” ai suoi occhi e “si riempì di
violenza”. Egli decise perciò di portare un
diluvio universale per distruggere i malvagi (Gen. 6:5, 11-13, 17).
6Tuttavia “Noè trovò favore agli occhi
di Geova” perché “fu uomo giusto” e “si
mostrò senza difetto fra i suoi contemporanei”. Dal momento che “camminò con
il vero Dio”, fu da lui istruito nella costruzione di un’arca gigantesca (Gen. 6:8,
9, 14-16). L’arca era progettata così da garantire la sopravvivenza della vita umana
e animale. Mostrando ubbidienza, Noè
fece “secondo tutto ciò che Geova gli aveva comandato” e, con la collaborazione
della sua famiglia, portò a termine i lavori in modo organizzato. Una volta che
uomini e animali furono entrati nell’arca,
“Geova chiuse la porta” (Gen. 7:5, 16).
7 Nel 2370 a.E.V. venne il Diluvio. Geova “cancellò ogni cosa esistente che era
sulla superficie del suolo” ma preservò in
vita il fedele Noè e la sua famiglia (Gen.
7:23). Tutti noi oggi sulla terra discendiamo da Noè, dai suoi figli e dalle loro mogli. Le persone prive di fede rimaste fuori
dall’arca, invece, morirono per aver rifiutato di ascoltare “Noè, predicatore di giustizia” (2 Piet. 2:5).
8Più di otto secoli dopo il Diluvio,
6, 7. (a) Perché “Noè trovò favore agli occhi di
Geova”? (Vedi l’illustrazione iniziale.) (b) Che
fine fecero tutte le persone prive di fede dei
giorni di Noè?
8. Cosa dimostra che il popolo di Israele era
ben organizzato quando Dio gli comandò di entrare nella Terra Promessa?
LA TORRE DI GUARDIA
La buona organizzazione permise a otto persone di sopravvivere al Diluvio
(Vedi i paragrafi 6 e 7)
Dio organizzò gli israeliti facendone una
nazione. Ogni aspetto della loro vita, e
in particolare l’adorazione, doveva essere ben organizzato. Per menzionare un
esempio, oltre ai tanti sacerdoti e leviti, c’erano “servitrici che facevano servizio organizzato all’ingresso della tenda
di adunanza” (Eso. 38:8). Comunque,
benché Geova Dio avesse dato istruzioni al popolo perché entrasse in Canaan,
gli israeliti si rivelarono infedeli. Egli perciò disse loro: “In quanto a voi, non entrerete nel paese in cui alzai la mano in
giuramento per risiedere con voi, eccetto Caleb figlio di Iefunne e Giosuè figlio di Nun”. Questi ultimi, infatti, dopo
aver esplorato la Terra Promessa, avevano fatto un rapporto favorevole (Num.
14:30, 37, 38). Successivamente, in armonia con quanto stabilito da Dio, Mosè affidò a Giosuè l’incarico di suo successore
(Num. 27:18-23). A Giosuè, in procinto di
introdurre gli israeliti in Canaan, fu detto: “Sii coraggioso e forte. Non provare
spavento e non ti atterrire, poiché Geo15 MAGGIO 2014
va tuo Dio è con te dovunque tu vada”
(Gios. 1:9).
9Geova Dio fu davvero con Giosuè
‘dovunque andasse’. Vediamo, ad esempio, cosa accadde mentre gli israeliti erano accampati nei pressi della città cananea di Gerico. Era il 1473 a.E.V.; Giosuè
inviò nella città due spie, le quali incontrarono la prostituta Raab. Per evitare che
gli uomini mandati dal re di Gerico catturassero le spie, lei le nascose sul tetto
della sua casa. “In effetti so”, disse Raab
ai due israeliti, “che Geova vi darà certamente il paese [...]. Poiché abbiamo udito
come Geova prosciugò le acque del Mar
Rosso d’innanzi a voi [...], e ciò che faceste ai due re degli amorrei”. Poi aggiunse:
“Geova vostro Dio è Dio nei cieli di sopra e sulla terra di sotto” (Gios. 2:9-11).
Dato che Raab si schierò con l’organizzazione che Geova aveva a quel tempo, egli
fece in modo che lei e quelli della sua casa
avessero salva la vita quando gli israeliti
9. Quali sentimenti nutriva Raab per Geova e
il suo popolo?
23
conquistarono Gerico (Gios. 6:25). Raab
esercitò fede, mostrò devozione a Dio, ed
ebbe rispetto per il suo popolo.
LA DINAMICA ORGANIZZAZIONE
DEL I SECOLO
10Sotto la guida di Giosuè, il popolo
di Israele conquistò una città dopo l’altra fino a occupare il paese di Canaan.
Ma cosa accadde poi? Nel corso dei secoli gli israeliti violarono più volte le
leggi divine. Quando Geova mandò suo
Figlio sulla terra, la loro disubbidienza e il
loro rifiuto di ascoltare i suoi rappresentanti erano ormai così sfacciati da spingere Gesù a esclamare: “Gerusalemme,
Gerusalemme, che uccidi i profeti!” (Leggi Matteo 23:37, 38.) Dio rigettò i capi religiosi giudaici a motivo della loro infedeltà. Gesù perciò disse loro: “Il regno di Dio
vi sarà tolto e sarà dato a una nazione che
ne produca i frutti” (Matt. 21:43).
11 Nel I secolo Geova rigettò l’infedele
nazione di Israele. Questo però non significava che non avrebbe più avuto un’organizzazione di leali servitori sulla terra.
Infatti, egli concesse la sua benedizione
a una nuova e dinamica organizzazione
che aveva i suoi cardini in Gesù Cristo e
nei suoi insegnamenti, e che venne alla
luce il giorno di Pentecoste del 33. Circa 120 discepoli di Gesù erano riuniti a
Gerusalemme. “Improvvisamente si fece
dal cielo un rumore proprio come quello di una forte brezza che soffia, e riempì tutta la casa”. A quel punto “divennero loro visibili lingue come di fuoco che
si distribuirono, posandosi una su ciascuno di loro, e furono tutti pieni di spiri10. Cosa disse Gesù ai capi religiosi del suo
tempo, e perché?
11, 12. (a) Come sappiamo che nel I secolo
Geova tolse la sua benedizione a Israele per
concederla a un’altra organizzazione? (b) Da
chi era formata la nuova organizzazione approvata da Dio?
24
to santo e cominciarono a parlare diverse
lingue, come lo spirito concedeva loro di
esprimersi” (Atti 2:1-4). Questo spettacolare avvenimento fornì la prova inequivocabile che Geova sosteneva quella nuova
organizzazione composta dai discepoli di
Cristo.
12 In quella giornata memorabile, ai discepoli di Gesù “si aggiunsero circa tremila anime”. Inoltre, si legge, “Geova
continuava a unire loro ogni giorno quelli che erano salvati” (Atti 2:41, 47). L’opera svolta nel I secolo fu così efficace che
“la parola di Dio cresceva, e il numero
dei discepoli si moltiplicava moltissimo
a Gerusalemme”; persino “una gran folla
di sacerdoti ubbidiva alla fede” (Atti 6:7).
Molte persone dal cuore sincero accettarono così le verità proclamate dai membri di quella nuova organizzazione. Successivamente Geova diede ancora prova
del suo sostegno quando iniziò a far affluire nella congregazione cristiana “persone
delle nazioni”. (Leggi Atti 10:44, 45.)
13 Non c’era alcun dubbio su quale fosse l’opera affidata da Dio ai seguaci di
Cristo. Gesù stesso aveva dato l’esempio;
infatti, subito dopo il battesimo aveva iniziato a predicare: “Pentitevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato” (Matt. 4:17).
Gesù insegnò ai suoi discepoli a compiere la medesima opera. “Mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e
la Samaria”, disse, “e fino alla più distante parte della terra” (Atti 1:8). Quei primi
seguaci capirono perfettamente che cosa
ci si aspettava da loro. Ad Antiochia di Pisidia — per citare un caso — Paolo e Barnaba dissero con coraggio ai loro oppositori ebrei: “Era necessario che la parola
di Dio fosse annunciata per prima a voi.
Siccome la respingete e non vi giudica13. Quale opera fu affidata alla nuova organiz-
zazione di Dio?
LA TORRE DI GUARDIA
te degni della vita eterna, ecco, noi ci rivolgiamo alle nazioni. Infatti, Geova ci ha
imposto comandamento con queste parole: ‘Ti ho costituito come luce di nazioni,
affinché tu sia una salvezza fino all’estremità della terra’” (Atti 13:14, 45-47). Sin
dal I secolo, la parte terrena dell’organizzazione di Dio fa conoscere ciò che egli ha
disposto per la salvezza dell’umanità.
I SERVITORI DI DIO SOPRAVVIVONO
A UNA GRANDE CATASTROFE
Nel complesso gli ebrei non accettarono la buona notizia, e questo ebbe conseguenze catastrofiche. Gesù aveva avvertito i suoi discepoli: “Quando vedrete
Gerusalemme circondata da eserciti accampati, allora sappiate che la sua desolazione si è avvicinata. Quindi quelli che
sono nella Giudea fuggano ai monti, e
quelli che sono in mezzo ad essa si ritirino, e quelli che sono nelle campagne
non vi entrino” (Luca 21:20, 21). Questo è
proprio ciò che accadde. A seguito di una
rivolta ebraica, nel 66 gli eserciti romani
guidati da Cestio Gallo circondarono Gerusalemme. All’improvviso però si ritirarono. Questo diede ai seguaci di Gesù la
possibilità di lasciare Gerusalemme e la
Giudea. Stando allo storico Eusebio, molti passarono il Giordano e fuggirono a
Pella, in Perea. Nel 70 gli eserciti romani, stavolta al comando del generale Tito,
tornarono e devastarono Gerusalemme.
I cristiani fedeli, però, sopravvissero perché avevano prestato ascolto all’avvertimento di Gesù.
15Nonostante le difficoltà, la persecuzione e altre prove di fede affrontate dai
seguaci di Gesù, nel I secolo il cristianesimo conobbe una grande espansione
14
(Atti 11:19-21; 19:1, 19, 20). I primi cristiani prosperarono spiritualmente perché avevano la benedizione di Dio (Prov.
10:22).
16 Per essere spiritualmente forte, ogni
cristiano doveva fare la sua parte. Era
fondamentale studiare diligentemente le
Scritture, frequentare con regolarità le
adunanze in cui si adorava Dio e partecipare in modo attivo e zelante all’opera
di predicazione. Tutto questo contribuiva alla salute spirituale e all’unità del popolo di Geova di quel tempo, esattamente come oggi. Le congregazioni dell’epoca
erano ben organizzate; chi ne faceva parte poteva contare sul prezioso aiuto e i
volenterosi sforzi di sorveglianti e servitori di ministero (Filip. 1:1; 1 Piet. 5:1-4).
E che gioia doveva essere ricevere la visita di ministri viaggianti come Paolo! (Atti
15:36, 40, 41). Le analogie tra l’adorazione resa dai cristiani del I secolo e la nostra
sono dunque rilevanti. Siamo profondamente grati a Geova per aver organizzato
i suoi servitori sia in passato che nei nostri giorni!
17In questi ultimi giorni, man mano
che il mondo di Satana si avvicina alla
sua fine, la parte terrena dell’organizzazione universale di Geova continua ad
avanzare a velocità sempre più sostenuta.
Che dire di noi? Stiamo tenendo il passo?
Nel corso degli anni, siamo cresciuti spiritualmente? Nel prossimo articolo vedremo come possiamo farlo.
Vedi gli articoli “I cristiani adorano con spirito
e verità” e “Continuano a camminare nella verità”,
pubblicati nel numero del 15 luglio 2002 della Torre
di Guardia. Inoltre un’esposizione esauriente relativa
alla parte terrena dell’organizzazione di Dio si trova
nel libro I Testimoni di Geova, proclamatori del Regno di
Dio.
14. Cosa accadde nel I secolo a Gerusalemme,
e chi sopravvisse?
15. Quali ostacoli dovette superare il cristianesimo?
15 MAGGIO 2014
16. Cosa doveva fare ogni cristiano per essere
spiritualmente forte?
17. Di cosa parlerà il prossimo articolo?
25
Stiamo avanzando con
l’organizzazione di Geova?
“Gli occhi di Geova sono sopra i giusti”
COME RISPONDERESTE?
________________________________________________________________________________________________________________________________
Come reagirà Geova
all’offensiva satanica volta
a distruggere i suoi servitori?
________________________________________________________________________________________________________________________________
Quali sono alcune cose che
Dio richiede da noi in quanto
parte del suo popolo?
________________________________________________________________________________________________________________________________
Perché dobbiamo
continuare ad avanzare
con l’organizzazione
di Geova?
(1 PIET. 3:12)
A GEOVA va giustamente riconosciuto il merito di aver fondato la congregazione cristiana nel I secolo e ristabilito la
vera adorazione in tempi recenti. Come evidenziato nell’articolo precedente, l’organizzazione formata dai primi seguaci di Cristo prese il posto dell’apostata nazione di Israele
quale popolo per il nome di Geova. Questa nuova organizzazione, che godeva del favore divino, sopravvisse alla distruzione di Gerusalemme del 70 (Luca 21:20, 21). Tali avvenimenti preannunciavano sviluppi che avrebbero riguardato
gli odierni servitori di Geova. Ben presto il sistema di cose di
Satana finirà, ma l’organizzazione di Geova supererà indenne gli ultimi giorni (2 Tim. 3:1). Perché possiamo esserne
certi?
2 In merito alla sua presenza invisibile e al termine del sistema di cose, Gesù disse: “Ci sarà grande tribolazione come
non è accaduta dal principio del mondo fino ad ora, no, né
accadrà più” (Matt. 24:3, 21). Questa tribolazione senza precedenti avrà inizio quando Geova si servirà delle potenze politiche per distruggere “Babilonia la Grande”, l’impero mon1. Quale organizzazione prese il posto dell’apostata nazione di Israele
come popolo per il nome di Geova? (Vedi l’illustrazione iniziale.)
2. Cosa disse Gesù in merito alla “grande tribolazione”? Come inizierà?
26
LA TORRE DI GUARDIA
diale della falsa religione (Riv. 17:
3-5, 16). E poi cosa accadrà?
L’ATTACCO DI SATANA
PORTA AD ARMAGHEDON
Dopo l’annientamento della falsa religione, Satana e vari elementi del suo
mondo attaccheranno i servitori di Geova. Per esempio, a proposito di “Gog del
paese di Magog” le Scritture predicono:
“Verrai come una bufera. Sarai come nuvole per coprire il paese, tu e tutte le tue
schiere e molti popoli con te”. Dal momento che i Testimoni di Geova non hanno un esercito e sono le persone più pacifiche al mondo, sembreranno essere un
facile bersaglio. Ma attaccarli si rivelerà
un grave errore (Ezec. 38:1, 2, 9-12).
4 Come reagirà Geova all’offensiva satanica volta a distruggere i suoi servitori?
Interverrà in loro difesa facendo valere
il suo diritto di Sovrano universale. Per
Geova un attacco sferrato al suo popolo
equivale a un attacco contro di lui. (Leggi Zaccaria 2:8.) Pertanto, il nostro Padre
celeste agirà rapidamente per salvarci.
Il suo intervento raggiungerà il culmine
con l’annientamento del mondo di Satana ad Armaghedon, la “guerra del gran
giorno dell’Iddio Onnipotente” (Riv. 16:
14, 16).
5Riguardo ad Armaghedon la profezia biblica dichiara: “‘Geova ha una controversia con le nazioni. Si deve mettere
personalmente in giudizio con ogni carne. Riguardo ai malvagi, li deve dare alla
spada’, è l’espressione di Geova. Geova degli eserciti ha detto questo: ‘Ecco,
una calamità esce di nazione in nazione, e una gran tempesta stessa si leverà
3
3. Dopo l’annientamento della falsa religio-
ne, di quale attacco sarà oggetto il popolo di
Geova?
4, 5. Come reagirà Geova all’offensiva satanica
volta a distruggere i suoi servitori?
15 MAGGIO 2014
dalle più remote parti della terra. E gli
uccisi da Geova certamente saranno in
quel giorno da un’estremità all’altra della terra. Su di essi non si farà lamento, né
saranno raccolti o seppelliti. Diverranno
come letame sulla superficie del suolo’”
(Ger. 25:31-33). Armaghedon porrà fine
all’attuale sistema di cose. Il mondo di
Satana sarà così eliminato, ma la parte
terrena dell’organizzazione di Geova sopravvivrà.
A COSA SI DEVE LA CRESCITA
DELL’ORGANIZZAZIONE DI GEOVA?
L’organizzazione di Dio sopravvive e
prospera sulla terra perché è composta
da persone che godono della sua approvazione. La Bibbia ci assicura: “Gli occhi di Geova sono sopra i giusti, e i suoi
orecchi sono volti alla loro supplicazione” (1 Piet. 3:12). Dei giusti fa parte “una
grande folla” di esseri umani “che vengono dalla grande tribolazione” (Riv. 7:
9, 14). Non si tratta semplicemente di
una folla, sono “una grande folla”, un numero enorme di persone. Ci vediamo tra
questi superstiti della “grande tribolazione”?
7 I componenti della grande folla vengono radunati grazie a un’opera che
Gesù predisse come parte del segno della sua presenza. “Questa buona notizia
del regno”, disse, “sarà predicata in tutta
la terra abitata, in testimonianza a tutte
le nazioni; e allora verrà la fine” (Matt.
24:14). Si tratta dell’attività principale in
cui è impegnata l’organizzazione di Dio
in questi ultimi giorni. Grazie all’opera
di predicazione e insegnamento svolta
dai Testimoni di Geova, in tutto il mondo
sono stati milioni a imparare ad adorare
Dio “con spirito e verità” (Giov. 4:23, 24).
6
6, 7. (a) Da chi è composta la grande folla?
(b) Quali aumenti si sono riscontrati negli ultimi anni?
27
Per esempio, nei 10 anni di servizio dal
2003 al 2012 più di 2.707.000 persone
si sono battezzate in simbolo della loro
dedicazione a Dio. Attualmente a livello mondiale ci sono più di 7.900.000 Testimoni, a cui si aggiungono, specie in
occasione della ricorrenza annuale della Commemorazione, altri milioni di persone. Non che questi numeri siano per
noi ragione di vanto, dato che è “Dio che
fa crescere” (1 Cor. 3:5-7). Comunque è
evidente che anno dopo anno la grande
folla continua ad aumentare.
8 Lo straordinario aumento nel numero dei servitori di Dio è dovuto al sostegno che lui stesso dà ai suoi Testimoni.
(Leggi Isaia 43:10-12.) Tutto ciò era stato predetto da queste parole: “Il piccolo
stesso diverrà mille, e l’esiguo una nazione potente. Io stesso, Geova, l’affretterò al suo proprio tempo” (Isa. 60:22).
Inizialmente il rimanente degli unti era
costituito da pochi elementi, ma il loro
numero crebbe man mano che altri israeliti spirituali entravano a far parte dell’organizzazione di Dio (Gal. 6:16). Grazie alla benedizione che egli ha concesso
nel corso degli anni, la crescita è continuata con il radunamento della grande
folla.
COSA RICHIEDE DA NOI GEOVA
9Sia che siamo unti o che facciamo
parte della grande folla, la Parola di Dio
ci offre un futuro luminoso. Ma perché
questa prospettiva si concretizzi dobbiamo fare ciò che Geova richiede (Isa. 48:
17, 18). Prendiamo il caso degli israeliti, che erano soggetti alla Legge mosai-
ca. Uno dei suoi obiettivi era quello di
proteggere la nazione dandole sane norme sulla condotta in campo sessuale,
sui rapporti commerciali, sull’educazione dei figli, sui rapporti con gli altri e così
via (Eso. 20:14; Lev. 19:18, 35-37; Deut. 6:
6-9). Adeguarsi alle norme di Dio è utile anche per noi, e di certo non è un
peso farlo. (Leggi 1 Giovanni 5:3.) Proprio come il rispetto della Legge proteggeva gli israeliti, l’osservanza delle leggi
e dei princìpi di Geova ci salvaguarda e ci
permette di mantenerci “sani nella fede”
(Tito 1:13).
10La parte terrena dell’organizzazione di Geova continua ad avanzare in vari
modi. Per esempio, la nostra comprensione delle verità bibliche diventa sempre più chiara. Questo non sorprende,
visto che “il sentiero dei giusti è come
la fulgida luce che risplende sempre più
finché il giorno è fermamente stabilito”
(Prov. 4:18). Ma ognuno di noi farebbe
bene a chiedersi: “Mi sto tenendo al passo con i raffinamenti dottrinali? Ho l’abitudine di leggere la Bibbia tutti i giorni? Sono un avido lettore delle nostre
pubblicazioni? Tengo settimanalmente
l’adorazione in famiglia?” La maggioranza di noi sarà d’accordo che non è difficile fare queste cose; spesso si tratta
semplicemente di riservare del tempo
per queste attività. È davvero importante conoscere sempre meglio le Scritture, metterle in pratica e crescere spiritualmente, soprattutto ora che la grande
tribolazione è così vicina.
11 È per il nostro bene che l’organizzazione di Geova ci esorta a seguire questo
8. Come si spiega lo straordinario aumento che
10. Perché dovremmo riservare del tempo per
si è verificato nell’odierna organizzazione di
Geova?
9. Cosa dobbiamo fare se vogliamo che il luminoso futuro promesso nella Parola di Dio sia
anche il nostro?
studiare la Bibbia e tenere settimanalmente l’adorazione in famiglia?
11. In quali modi le adunanze e le assemblee
odierne sono utili come lo erano le feste del
passato?
28
LA TORRE DI GUARDIA
consiglio dell’apostolo Paolo: “Consideriamoci a vicenda per incitarci all’amore
e alle opere eccellenti, non abbandonando la nostra comune adunanza, come alcuni ne hanno l’abitudine, ma incoraggiandoci l’un l’altro e tanto più mentre
vedete avvicinarsi il giorno” (Ebr. 10:
24, 25). Le feste annuali e altre occasioni
che vedevano gli israeliti riuniti per l’adorazione servivano a rafforzarli spiritualmente. Anche eventi come la speciale festa delle capanne ai giorni di Neemia
erano momenti gioiosi (Eso. 23:15, 16;
Nee. 8:9-18). Adunanze e assemblee producono in noi effetti simili. Avvaliamocene pienamente per il nostro benessere spirituale e per la nostra felicità! (Tito
2:2).
12Facendo parte dell’organizzazione
di Dio, abbiamo la gioia di partecipare alla “santa opera della buona notizia
di Dio” (Rom. 15:16). Quando svolgiamo
questa “santa opera” diveniamo “collaboratori” di Geova, “il Santo” (1 Cor. 3:9;
1 Piet. 1:15). La predicazione della buona notizia contribuisce alla santificazione del suo nome. E il fatto che ci sia stata
affidata “la gloriosa buona notizia del felice Dio” è senz’altro un privilegio inestimabile! (1 Tim. 1:11).
13Dio vuole che ci manteniamo sani
in senso spirituale stringendoci a lui e
sostenendo le molteplici attività svolte
dalla sua organizzazione. Mosè disse agli
israeliti: “Prendo oggi a testimoni contro
di voi i cieli e la terra, che ti ho messo
davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; e devi scegliere la
vita per continuare a vivere, tu e la tua
progenie, amando Geova tuo Dio, ascoltando la sua voce e tenendoti stretto a
12. Come dovremmo considerare l’opera di
predicare il Regno?
13. Da cosa dipendono la nostra salute spirituale e la nostra stessa vita?
15 MAGGIO 2014
lui; poiché egli è la tua vita e la lunghezza dei tuoi giorni, affinché tu dimori sul
suolo che Geova giurò ai tuoi antenati
Abraamo, Isacco e Giacobbe di dar loro”
(Deut. 30:19, 20). La nostra vita dipende
dal compiere la volontà di Geova, dall’amarlo, dall’ascoltare ubbidientemente la
sua voce e dal tenersi stretti a lui.
14 Il fratello Pryce Hughes, che con tenacia rimase stretto a Dio e si tenne al
passo con la Sua organizzazione, una
volta scrisse: “Sono tanto grato di aver
vissuto nella conoscenza dei propositi di
Geova fin da quei lontani giorni che precedettero il 1914 [...]. Se vi è una cosa cui
ho dato la massima importanza, è quella di rimanere unito alla visibile organizzazione di Geova. Le mie prime esperienze mi hanno insegnato quanto sia
stolto confidare nei ragionamenti umani. Quando fui certo di questo, presi la
risoluzione di rimanere unito alla fedele organizzazione. In quale altro modo si
possono ottenere l’approvazione e la benedizione di Geova?”
CONTINUIAMO AD AVANZARE
CON L’ORGANIZZAZIONE DI DIO
15Se vogliamo avere l’approvazione
e la benedizione di Geova, dobbiamo
sostenere la sua organizzazione e accettare i raffinamenti dottrinali. Riflettiamo: dopo la morte di Gesù migliaia di
cristiani ebrei “zelanti nella Legge” trovavano difficile smettere di seguirla (Atti
21:17-20). Comunque, grazie alla lettera di Paolo agli Ebrei, accettarono il fatto
che non erano stati santificati per mezzo dei sacrifici “offerti secondo la Legge”,
14. Che sentimenti nutriva un fratello nei con-
fronti della parte visibile dell’organizzazione di
Dio?
15. Fate un esempio scritturale che indichi
come dovremmo considerare i raffinamenti
dottrinali.
29
Vi vedete nel Paradiso?
(Vedi il paragrafo 16)
bensì “per mezzo dell’offerta del corpo di
Gesù Cristo una volta per sempre” (Ebr.
10:5-10). Senza dubbio la maggioranza
di quei cristiani di origine ebraica modificò il proprio modo di pensare e avanzò in senso spirituale. Anche noi dobbiamo studiare diligentemente ed essere di
mente aperta quando ci sono dei raffinamenti che riguardano la nostra comprensione della Parola di Dio o l’opera di predicazione.
16Tutti quelli che rimangono leali a
Geova e alla sua organizzazione continueranno a godere delle sue benedizioni. Gli unti fedeli avranno grandi pri16. (a) Cosa renderà meravigliosa la vita nel
nuovo mondo? (b) Quale promessa che si realizzerà nel nuovo mondo attendete con impazienza?
30
vilegi in qualità di coeredi di Cristo in
cielo (Rom. 8:16, 17). Se abbiamo la speranza di vivere sulla terra, immaginiamo
quanto sarà meraviglioso vivere nel Paradiso. Facendo parte dell’organizzazione di Geova, già ora abbiamo la gioia di
parlare ad altri del nuovo mondo che ha
promesso (2 Piet. 3:13). “I mansueti stessi possederanno la terra”, afferma Salmo
37:11, “e in realtà proveranno squisito
diletto nell’abbondanza della pace”. Le
persone “edificheranno case e le occuperanno”, e si godranno i frutti dell’“opera
delle loro proprie mani” (Isa. 65:21, 22).
Non ci saranno più né oppressione, né
povertà, né fame (Sal. 72:13-16). Babilonia la Grande non svierà più nessuno, in
quanto sarà solo un ricordo del passato
(Riv. 18:8, 21). I morti saranno risuscitati e sarà data loro l’opportunità di vivere per sempre (Isa. 25:8; Atti 24:15). Che
prospettive elettrizzanti per i milioni di
persone che si sono dedicate a Geova! Se
vogliamo che queste promesse scritturali divengano realtà anche per noi, dobbiamo continuare a crescere in senso spirituale, ad avanzare con l’organizzazione
di Dio e a tenerne il passo.
17 Ora che la fine di questo sistema di
cose è così vicina, rimaniamo saldi nella
fede e mostriamo gratitudine per tutto
ciò che Dio ha disposto per permetterci di adorarlo. Questo era l’atteggiamento del salmista Davide, che cantò: “Una
cosa ho chiesto a Geova, è ciò che cercherò: Che io possa dimorare nella casa di
Geova per tutti i giorni della mia vita, per
contemplare la piacevolezza di Geova e
per guardare con apprezzamento il suo
tempio” (Sal. 27:4). Continuiamo dunque a tenerci stretti a Geova e al suo popolo e ad avanzare con la sua organizzazione.
17. Come dovremmo considerare l’adorazione
di Geova e la sua organizzazione?
LA TORRE DI GUARDIA
DAI NOSTRI ARCHIVI
“C’è ancora tanto da mietere”
È IL 1923. La sala da concerto del Conservatorio
Drammatico e Musicale di San Paolo del Brasile è
gremita. Il discorso pronunciato con voce ferma
da George Young viene tradotto frase per frase in
portoghese. Tutti i 585 presenti lo ascoltano con
grande attenzione mentre brani biblici in portoghese vengono proiettati su uno schermo. A degna conclusione dell’evento si distribuiscono 100
copie dell’opuscolo Milioni or viventi non morranno mai!, oltre ad alcune copie in inglese, italiano e
tedesco. La conferenza è un successo, e la notizia
si sparge: due sere più tardi la sala è di nuovo piena. Ma come si è arrivati fin qui?
Nel 1867 Sarah Bellona Ferguson si era trasferita con la famiglia in Brasile dagli Stati Uniti. Nel 1899 aveva capito di aver trovato la verità dopo aver letto alcune pubblicazioni bibliche
che suo fratello minore aveva portato dagli Stati
Uniti. Avida lettrice, si era abbonata alla Torre di
Guardia in inglese, e spinta dall’entusiasmo per
il messaggio della Bibbia aveva scritto al fratello
Russell, definendosi “una prova chiara, vivente
che nessuno è così lontano da non poter essere
raggiunto”.
Sarah Ferguson aveva cercato in ogni modo di
parlare della verità ad altri, ma si era spesso chiesta chi avrebbe aiutato lei, la sua famiglia e tutte
le brave persone del Brasile. Nel 1912 era stata informata dalla Betel di Brooklyn che a San Paolo
sarebbe arrivato qualcuno con migliaia di volantini in portoghese intitolati Dove sono i morti? Nel
1915 aveva detto che le era sempre parso strano
che molti Studenti Biblici si aspettassero di essere presto portati in cielo, e in una lettera aveva
espresso così le sue perplessità: “E il Brasile e tutto il Sudamerica? [...] Quando si pensa a quanta
parte del mondo rappresenti il Sudamerica, è facile capire che c’è ancora tanto da mietere”. E in
effetti si sarebbe mietuto ancora tanto!
15 MAGGIO 2014
Acervo
Fotográfico
da Light
George Young arrivò a
Rio de Janeiro nel marzo
del 1923
Durante le
conferenze del
fratello Young
brani biblici
venivano
proiettati su uno
schermo
Milioni or viventi
non morranno mai!
(portoghese)
Possono i viventi
parlare con i morti?
(portoghese)
Intorno al 1920 otto giovani marinai brasiliani avevano assistito ad alcune adunanze a New
York, dove la loro corazzata era all’ancora per riparazioni. Al ritorno a Rio de Janeiro avevano
raccontato quello che avevano appreso sulla Bibbia. Non molto tempo dopo, nel marzo del 1923,
un pellegrino (o sorvegliante viaggiante) di nome
George Young era arrivato a Rio, dove aveva trovato delle persone interessate. Il fratello Young
aveva fatto tradurre in portoghese diverse pubblicazioni, e ben presto si era recato a San Paolo,
che all’epoca contava circa 600.000 abitanti. Là
pronunciò la conferenza e distribuì gli opuscoli cui si accennava all’inizio. “Essendo da solo”,
scrisse in seguito, “dovetti affidarmi esclusivamente alla pubblicità sui giornali”, aggiungendo
poi che quelle erano state “le prime conferenze
Puoi scaricare
gratuitamente questa
rivista e altre
pubblicazioni da
www.jw.org
L’acronimo I.B.S.A. sta per International Bible Students
Association (Associazione Internazionale degli Studenti Biblici).
Puoi anche leggere la
Traduzione del Nuovo
Mondo online
Visita www.jw.org
o scansiona
il codice
w14 05/15-I
140210
Sarah Bellona Ferguson,
la prima abbonata alla
Torre di Guardia inglese
in Brasile
a essere pubblicizzate in Brasile sotto gli auspici
dell’I.B.S.A.”.
In un rapporto sul Brasile La Torre di Guardia
del 15 dicembre 1923 (inglese) osservava: “Quando si pensa che l’opera ebbe là inizio il 1° giugno
e che allora non vi erano pubblicazioni disponibili, è notevole come il Signore abbia benedetto l’opera”. Stando ancora al rapporto, i due discorsi
pronunciati a San Paolo facevano parte di una serie di 21 conferenze pubbliche tenute dal fratello
Young tra il 1° giugno e il 30 settembre, con un totale di 3.600 presenti. A Rio de Janeiro il messaggio del Regno si stava gradualmente diffondendo.
In pochi mesi furono distribuite oltre 7.000 nostre
pubblicazioni in portoghese, e con il numero di
novembre-dicembre 1923 nacque l’edizione portoghese della Torre di Guardia.
La nostra rivista riferiva inoltre della visita che
il fratello Young fece a Sarah Ferguson: “La sorella venne in salotto, e per un po’ rimase senza parole. Infine prese la mano del fratello Young
e, guardandolo intensamente in volto, esclamò:
‘Siete davvero un pellegrino in carne ed ossa?’”
Presto la sorella si battezzò insieme ad alcuni dei
suoi figli: aveva atteso quel momento per 25 anni!
La Torre di Guardia del 1° agosto 1924 (inglese)
menzionava che in Brasile si erano battezzate
50 persone, la maggior parte delle quali a Rio de
Janeiro.
A novant’anni di distanza non c’è più bisogno
di chiedere: “E il Brasile e tutto il Sudamerica?”
Oggi ci sono oltre 760.000 testimoni di Geova impegnati a predicare la buona notizia in Brasile, e
per quanto riguarda il Sudamerica il messaggio
del Regno viene diffuso in portoghese, spagnolo e
molte lingue indigene. Sarah Ferguson aveva ragione quando nel 1915 disse che c’era ancora tanto da mietere! (Dai nostri archivi in Brasile.)
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