GIALLO ROSSO BLU BLU ROSSO GIALLO NERO Un po’ meno soldi, un po’ più cultura NERO GIALLO ROSSO BLU NERO GIALLO ROSSO tri distrutti allo Scientifico e nemmeno il più recente incendio dei registri scolastici… Per chi da anni vive e sente il pulsare delle emozioni e dell’aggressività latente che di tanto in tanto affiora, non sono una novità i comportamenti distruttivi recenti dei nostri ragazzi, se pur si risale con la memoria agli allagamenti della Toscano ed i molteplici atti vandalici all’Auditorium. Ora la cosa si impone all’attenzione di tutti, sollecitata dai quotidiani, perché vengono a ripetersi in maniera spettacolare i saccheggi alla Madonna della Catena o, sorpresa!, alla Leonetti di Schiavonea. La novità, a dire il vero, è costituita non tanto dall’estendersi dei comportamenti distruttivi, ma dal fatto che, finalmente, le forze dell’ordine, oltre che a registrare il fatto attribuito ai soliti ignoti, sono riuscite a risalire ai protagonisti dell’azione vandalica o a pescarli, come dire, offre per alcune discussioni che scavino più in profondità, di tipo culturale ed educativo-preventivo e, perché no, anche politico. Le enucleo brevemente, ma sarebbe bello sollecitare un dibattito per ognuna: - I nostri ragazzi covano dentro di sé un’aggressività negativa ed un potenziale distruttivo che ci sorprende, soprattutto se ci rendiamo conto che non si tratta più di adolescenti, di studenti delle secondarie, ma di ragazzi della scuola media, di preadolescenti. Non solo si è abbassata la soglia dell’età, ma si viene estendendo a macchia d’olio, quasi un contagio, la riproduzione di comportamenti che recano rilevante danno alla cittadinanza (Quanti progetti di prevenzione verso i soggetti a rischio o verso i disabili si sarebbero potuti attivare con i soldi (continua a pag. 2) tari. Inoltre, ci sono stati alcuni incontri con i sostenitori della proposta di legge di istituzione di una nuova provincia con capoluogo Castrovillari che hanno fatto registrare importanti aperture seguite da successive rinchiusure”. Dalle popolazioni del Pollino pervengono aperture interessate per l’unificazione delle proposte di Castrovillari e Sibari. Come le valuta? “Il mutato atteggiamento di Castrovillari e degli altri Comuni del Pollino che sostengono la proposta di legge che prevede una nuova provincia in quel territorio, con capoluogo la stessa città di Castrovillari, potrebbe rappresentare, ammesso che non ci siano ripensamenti, una novità importante sul cammino della istituzione di una sesta provincia calabrese, che abbia lo scopo di una riorganizzazione amministrativa dell’attuale provincia di Cosenza. L’eventuale convergenza dei Comuni del Pollino con (continua a pag. 7) Un commento alla legge regionale n. 23 MARIO REDA GRAZIELLA BATTAGLIA* I tanti episodi di questi ultimi tempi, a dire il vero non edificanti se non addirittura sconvolgenti, verificatisi nella nostra comunità, impongono alcune riflessioni a tutti coloro che, per un motivo o per un altro, hanno a cuore le sorti della nostra città ed il suo divenire sociale, civile, culturale. I segnali di un diffuso malessere sono sotto gli occhi di tutti. Ed allora che fare per cercare di porre rimedio a queste situazioni? È fuori dubbio che la società consumistica ed individualista crea questi momenti che, il più delle volte, esprimono un forte disagio che è a monte. È il disagio del rapporto tra generazioni: non solo tra nonni e nipoti ma anche e soprattutto tra genitori e figli. È vero che ancora oggi vi sono genitori costretti ad emigrare all’estero per dare da mangiare ai propri figli, delegando, così L’ interesse degli operatori e degli amministratori verso la legge attuativa calabrese che porta il n. 23 ed è stata approvata il 5 dicembre 2003, quindi a poco più di tre anni dall’approvazione della legge n. 328 dell’8 novembre 2000, nota come legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, si concentra sulla capacità ed affidabilità della stessa a realizzare in Calabria quel sistema di interventi e servizi che la legge nazionale illustra tanto bene. Chi opera da più anni in Calabria e conosce il sistema in cui ci si muove, almeno dall’approvazione della legge n. 5 del 1987, nota come legge di riordino dei servizi sociali attuativa del Decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977, sa che ciò che è nato in questi anni sul territorio è riferibile, a grandi linee, a tre grossi filoni normativi e di finanziamento: la già citata legge n. 5 del 1987, il cui riparto, almeno nei primi anni di (continua a pag. 5) (continua a pag. 4) GIALLO ROSSO Dott. Genova, la recente votazione a favore della istituzione di nuove province da parte della Camera dei Deputati ha riaperto nel nostro territorio il dibattito su questi temi. Lo scorso mese di novembre si è tenuto a Corigliano un importante Consiglio comunale che ha richiamato le Istituzioni locali ed i parlamentari ad una mobilitazione. Di concreto cosa è accaduto? “Sono state fatte alcune riunioni della Consulta, c’è stata un’importante riunione a Roma, alla quale hanno partecipato i Comitati promotori di tutte le proposte di legge per la istituzione di nuove province e numerosi parlamentari, nel corso del quale si è votato un documento, successivamente inviato al Presidente del Senato della Repubblica, con il quale si richiede di discutere in aula tutte le proposte di istituzione di nuove province che possiedano i requisiti previsti dalla legge e che è stata sottoscritta da oltre 120 parlamen- BLU con le dita nel barattolo della marmellata. Ci uniamo con soddisfazione al plauso generale, mentre manifestiamo solidarietà ai dirigenti scolastici ed alle autorità pubbliche per i segnali, finalmente, rivelatori di un certo controllo del territorio e di una celerità inaspettata nel giungere all’origine di fatti dolosi, identificando i baldanzosi protagonisti delle azioni vandaliche. Perché, a dire il vero, si era giunti all’assurdità che i protagonisti di tali gesti vandalici apparissero, agli occhi dei coetanei, quali “eroi invincibili ed inafferrabili”, meritevoli di plauso e di essere assunti a capi e modelli di cittadinanza negativa, veri primule nere. Questa occasione, tuttavia, si NERO a cura di FABIO PISTOIA Intervista al Sindaco di Corigliano, Giovanni Battista Genova GIALLO Don MARIO DELPIANO ROSSO PROVINCIA, AREA URBANA, SVILUPPO DEL TERRITORIO BLU LO SCANDALO DEI BABY VANDALI? NERO PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE ONLUS “MONDIVERSI” I quotidiani locali di questi ultimi giorni hanno dedicato titoloni e facciate al problema dei baby vandali della nostra città. I colpi bassi dei nostri minorenni, saccheggiatori di scuole non più solo in Centro storico, ma anche allo Scalo ed a Schiavonea, hanno forse aperto a più di qualche osservatore insonnolito gli occhi e richiamato l’attenzione dei cittadini su di un fenomeno che certo non va sottovalutato, ma è da tempo presente sul nostro territorio. Esso è il sintomo che rivela una certa carica distruttiva ed anti-istituzionale di una parte minoritaria delle nuove generazioni coriglianesi. Non ci scordiamo le “notti brave” dell’incendio doloso al vecchio Liceo Classico Garopoli, i ve- BLU NERO DISTRIBUZIONE GRATUITA ANNO II - N. 2 - MARZO 2004 2 DALLA PRIMA PAGINA LO SCANDALO DEI BABY VANDALI? che la cittadinanza è costretta a spendere per riparare vetri, porte e suppellettili?). Questi gesti, poi, contribuiscono ad estendere a macchia d’olio il senso di insicurezza nel vivere sociale. Mi chiedo: donde proviene tanta distruttività dei nostri ragazzi? - Non possiamo prescindere dalla cattiva immagine che della scuola questi soggetti hanno interiorizzato. Il gesto, inutile nasconderselo, è simbolico. I ragazzi se la prendono con la scuola, e non solo con essa, perché non la sentono casa loro, perché in essa vivono e soffrono un disagio ed una frustrazione insanabile, che scatena ulteriore aggressività e che devono poter scaricare in qualche modo. Certo, non si può fare un discorso qualunquistico: per tanti ragazzi ed adolescenti la scuola è vissuta positivamente, per una parte anche il rapporto con gli insegnanti; il fenomeno non riguarda tutti, anche se si scarica su tutti. Ma questo sta ad indicare che proprio i soggetti più a “rischio di esplosione della loro marginalità e devianza” sono ancora oggi i soggetti che più di tutti accumulano, anche a scuola, frustrazione e rabbia. Questo non giustifica prendersela con la scuola, con il suo sistema ed il suo organico; ce ne guardiamo, sprovvisti come sono di risorse e risucchiati da progetti a mitraglia. Una cosa, però, appare chiara: la scuola deve cercare alleati, deve entrare in rete, deve cercare sinergie con l’extrascuola e con il territorio. Spesso appare ancora prigioniera dei suoi “programmi” e dei suoi “vecchi contenuti”. C’è ben altro di prioritario: il ragazzo con tutte le sue risorse ed i suoi problemi. I ragazzi, ed in prima fila quelli che non riescono a sopportare le sue cinque noiose ore di lezione, chiedono che siano relativizzati, rispetto alla loro vita, alla loro rabbia, alla loro frustrazione, alla loro noia di non riuscire ad imparare e del non venire mai gratificati. Ed allora perché non inventare interventi prioritari con questi ragazzi e, meglio ancora, per le loro classi? - Questi fatti interpellano però anche la famiglia: i genitori. Non è possibile disinteressarsi di quello che i figli fanno quando varcano la soglia di casa, a 11, 14, 17 anni: anche a quell’età i figli vanno seguiti, accompagnati; soprattutto ascoltati e capiti. Mi colpisce, quando contatto genitori per i problemi evidenziati dai loro figli, il fatto che, di fronte a certi atti, comportamenti, gesti che loro descrivo, essi cascano dalle nuvole ed immediatamente reagiscono sullo stile: “No, questo mio figlio non può averlo fatto e non lo farà mai! L’educazione che abbiamo dato in famiglia non è questa!”. E non capiscono, tanti genitori, che proprio i loro figli preadolescenti o adolescenti, a volte, fuori dalla porta di casa gettano la “maschera” (quella che ancora sentono come “maschera” della buona educazione, perché non hanno ancora interiorizzato le regole sociali ed i valori) ed agiscono esattamente, spesso anche solo “per scherzo”, o per sfogo, al contrario dell’educazione che hanno ricevuto, trascinati dalle regole del gruppo dei pari. Non si tratta di allarmarsi, ma di rendersi conto di quello che è il tortuoso percorso di ricerca dell’autonomia e dell’identità personale nel tempo della preadolescenza e di adolescenza. Ci siamo passati di lì anche noi! Per questo non si possono capire i propri figli da soli: occorre allearsi tra genitori, mettersi insieme e cercare l’aiuto per capire i loro gesti folli, i loro comportamenti incomprensibili, per guardare e capire la loro sofferenza ed il loro grido che tali gesti contengono. Anche i genitori devono capire che è importante per loro trovare alleati nell’educazione dei loro figli, ad ogni età. E la scuola, la società civile, le altre istituzione educative sono degli alleati potenziali. - Ma tutto questo ha anche un risvolto di politica sociale. Proprio in quest’anno, sarà dovuto certo ai tagli madornali ed irresponsabili del Governo “Berlusca” alle politiche sociali, anche la nostra locale Amministrazione si è trovata costretta a tagliare fondi a progetti di prevenzione, forse per contingenza e, speriamo, momentaneamente. Da alcuni anni era Autorizzazione Tribunale di Rossano Registro Periodici N. 02/03 del 25 marzo 2003 Direttore Responsabile: MARIO DELPIANO Redazione: FABIO BUONOFIGLIO, MARIA CALOROSO, LUIGI CHIARO, LOREDANA MERINGOLO, FABIO PISTOIA, ADALGISA REDA, MARIO REDA Stampa: TECNOSTAMPA - Largo Deledda - Tel. 0983.885307 - Corigliano Scalo stata avviata la sperimentazione di un progetto quanto mai originale ed innovativo, in rete con altri a livello nazionale, proprio con i soggetti più a rischio di evasione, di abbandono scolastico, di marginalità sociale nell’età della preadolescenza. Mi risulta che alcuni di essi, abbandonati a se stessi, siano anche protagonisti delle gloriose vicende distruttive! Si tratta di un percorso innovativo che cercava di collegare scuola ed extrascuola, dimensione di animazione e dimensione didattica, ed assicurare una continuità vitale nell’esperienza disorganizzata del preadolescente. Naturalmente non soddisfaceva nessuno a sufficienza: troppo esiguo il numero degli educatori, ridotto il totale di ore settimanali a disposizione dei ragazzi, carenza di ambienti e strumenti alternativi, esiguità delle risorse: una goccia in un oceano! Quest’anno l’iniziativa, al terzo anno, è stata bloccata per ragioni di bilancio, con dispiacere di tutti e disappunto dei dirigenti. Ebbene, la somma per le riparazioni degli atti vandalici coprirà certamente al 200% dei costi del progetto! Questo semplicemente per asserire un dato di politica preventiva: quanto meno si investe anche in termini di risorse e di prevenzione, tanto più la società dovrà pagare in termini di riparazione e di repressione. È una vecchia regola dei sistemi… non si può dimenticare! Una politica che è chiamata a sfrondare ed a ricuperare risorse è costretta a scegliere dove e come tagliare. Forse si potrà asfaltare una strada in meno (anche se quelle essenziali e di percorso quotidiano non dovrebbero essere lasciate nello stato in cui sono!), cancellare una sfilata, programmare un ciclo culturale più ridotto, curare una sponsorizzazione di immagine più modesta, o ritardare il completamento della via-salotto, o della “piazza di città”, ma credo sia elemento di qualità di ogni politica non ridurre e sacrificare quelle direzioni dell’intervento sociale che hanno a che fare con i soggetti più deboli: gli svantaggiati, i disabili, i soggetti e le famiglie al margine, le fasce non garantite della nostra comunità. Credo, tuttavia, occorra fare passi da gigante in direzione della “città educativa” evocata tra noi, due anni fa, da un profeta e sognatore come don Luigi Ciotti. - Infine una riflessione per quelli del Terzo Settore, il “pubblico sociale non statalizzato”. Lungi dal collocarci in contrapposizione alle Istituzioni, perché ci siamo dentro e sentiamo di esserci con il nostro peso ed i nostri limiti, mi chiedo: davvero quando si fanno ristrette le risorse devono pagare sempre quelli che ne sono deprivati? Non è il caso di solidarizzare e concentrare la nostra azione verso i soggetti senza paracadute e non garantiti ed invece “scucire” nuove risorse da chi se lo può permettere con fondi propri? Il tutto gratis a tutti è populismo becero. Ed ancora: se dal lavoro frammentato e segmentato a compartimenti stagno cominciassimo a sperimentare canali sempre più intensi di comunicazione, di collaborazione, anche immaginando la circolazione degli utenti, oltre che dell’informazione, forse che non giungeremmo a scoprire che, condividendole, le risorse vengono, stranamente, moltiplicate? È una logica a tanti di noi non sconosciuta! - E poi una parola ai cittadini scandalizzati che stigmatizzano i gesti distruttivi ed i soggetti insieme: cosa siamo disposti a fare ed a donare di nostro per migliorare la situazione? Speriamo di aver elaborato l’antidoto per non cedere alla tentazione bieca di erigere “muri e barriere” tra le persone e nel territorio. Alla follia di un popolo che erige sulla propria terra un muro di separazione tra cultura e tradizioni differenti, rispondiamo invece aprendo le porte di casa ed invitando l’“altro” a varcare la nostra soglia. Fuor di metafora: cercansi famiglie disponibili ad accogliere temporaneamente “i figli degli altri”, per offrire loro un messaggio di accoglienza e di calore che, in certi momenti di crisi o di dissoluzione del tessuto, alcune famiglie oggi non sono in grado, almeno per il momento, di garantire. La cultura dell’affido e dell’accoglienza sarà il nostro futuro. E poi… la legittimazione della guerra non conclusa, perché “i grandi” possono distruggere tutto dei civili, non potrebbe essere legata da un filo invisibile alla “esplosione” della distruttività dei nostri ragazzi? Dall’“in grande all’“in piccolo”, perché no? 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 Un’iniziativa promossa dalla 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 Cooperativa Sociale SINERGIE 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 in collaborazione con il Comune di Corigliano Calabro 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 Ti staremo vicino tutti i giorni, tranne la domenica, presso 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 l’Asilo Nido comunale - Via G. Maradea, 1 - Corigliano Scalo 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 Per informazioni ed iscrizioni: 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 Piazza V. Emanuele, 1/2 - Corigliano Cal. - Tel. 0983.81430 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 “PICCOLE PESTI” BABY PARKING dal mondo 3 11 settembre New York - 11 marzo Madrid Giovedì 11 marzo alle 7,39 una stazione a Madrid e due negli immediati dintorni sono state investite da dieci violente esplosioni che hanno causato una strage: 200 morti. Alla stazione Atocha a Madrid le esplosioni hanno devastato due treni di pendolari ed un treno ad alta velocità in partenza. Altre esplosioni sono avvenute in due località vicino a Madrid: El Pozo del Tio Raimundo e Santa Eugenia. Negli attentati sono stati utilizzati in tutto tredici ordigni che hanno colpito quattro convogli di pen- dolari e che sono esplosi nel giro di pochi minuti l’uno dall’altro. In un treno fermo alla stazione di Atocha sono esplosi tre ordigni (30 morti), quattro in un treno in movimento verso Atocha (59 morti), uno in un treno nella stazione di Santa Eugenia (17 morti) e due in un treno in quella di El Pozo (67 morti). Altre tre bombe sono state localizzate e fatte brillare dagli artificieri. Tutte le esplosioni sono avvenute a pochi minuti di distanza a partire dalle 7,39. Le vittime sono state soprattutto operai dei sobborghi di Gua- Madrid dalajara e Alacalà de Henares che andavano al lavoro. La linea colpita è frequentata da 900 mila passeggeri ogni giorno, tra cui molti studenti. In particolare la stazione di Santa Eugenia è utilizzata dagli studenti di tre istituti tecnici e da quelli del Politecnico di Madrid. Il quartiere di El Pozo del Tio Raimundo è uno dei più poveri della città. Il giorno successivo una grande manifestazione nella capitale ed in tutte le principali città spagnole è stata una vera e propria chiamata a raccolta non solo del popolo spagnolo, ma anche di quello europeo. In Spagna la stima è stata di oltre 11 milioni di persone in marcia. Ma analoghe manifestazioni si sono svolte in tante città europee. Oltre alle due manifestazioni più grandi, quelle della capitale e di Barcellona, 400 mila persone hanno manifestato il loro sdegno a Saragozza, 700 mila a Siviglia, 300 mila a Murcia (la più grande manifestazione mai vista nel capoluogo dell’omonima regione) e 180 mila nelle Baleari. Dalle 12 alle 12.03 gli italiani si sono stretti agli spagnoli. Per ricordare quei 200 morti straziati sui treni di Madrid. Insieme a Barcellona tutta l’Europa per 180 secondi. È stato l’11 settembre dell’Europa. Le bandiere europee sono state a mezz’asta. È stata la giornata peggiore nella storia dell’Unione europea. Sotto attacco non c’è solo la Spagna, ma un’idea di democrazia e di convivenza civile comune a tutti i popoli dell’Unione. Come ha detto la vice presidente della Commissione europea, Loyola De Palacio, “insieme alla Spagna piange tutta l’Europa”. Il MONDO SCENDE IN PIAZZA PER DIRE “NO” ALLA GUERRA 21 MARZO 2004: MANIFESTAZIONE MONDIALE PER LA PACE 21 marzo 2004: Manifestazione mondiale per la PACE. La prima a scendere in piazza nella giornata internazionale contro la guerra, ad un anno dall’attacco all’Iraq, è stata Sydney. Ed al grido di “vogliamo la pace” in migliaia hanno sfilato in Nuova Zelanda, a Bangkok, Hong Kong e Manila. Ed anche a Bombay diverse migliaia di persone hanno parte- Budapest cipato ad un corteo. In Kashmir ed in Bangladesh centinaia di manifestanti sono scesi in piazza per chiedere il ritiro delle truppe, ma sono stati bloccati dalla polizia ed alcuni di loro arrestati. In tanti hanno marciato contro la guerra anche ad Atene e Salonicco. Un grande corteo, diecimila persone circa, ha marciato per le strade della capitale greca fino a raggiungere l’ambasciata americana. Roma A Londra la giornata si è aperta con un gesto clamoroso: prima del corteo: due attivisti di Greenpeace hanno scalato la torre del Big Ben, hanno raggiunto il celebre orologio ed hanno steso uno striscione con la scritta “Time for truth” (letteralmente “È tempo di verità”). Anche i tedeschi sono scesi in piazza per dire “no” alla guerra. Il raduno più consistente è stato quello davanti alla base aerea americana di Ramstein, la più grande base dell’aeronautica Usa in Europa. Cortei e meeting pacifisti anche a Berlino, Amburgo, Stoccarda, Heidelberg (città sede di importanti basi Usa e Nato), Mannheim, Karlsruhe. Grandi cortei anche in Spagna. Migliaia di persone si sono radunate nella Plaza de Neptuno di Madrid, a Siviglia, Santander e Gerona. Migliaia i pacifisti francesi che hanno sfilato per le strade, guidati da una cinquantina di sindacati ed associazioni. Il più grande è stato il corteo di Parigi, ma altre manifestazioni si sono tenute a Rennes, ad Anger ed a Marsiglia. Più di 250 le manifestazioni negli Stati Uniti. Almeno 100 mila persone hanno sfilato a Midtown Manhattan, nel centro di New York, uno dei punti forti della protesta insieme a San Francisco. Molta gente anche a Chicago, mentre a Washington si è conclusa una marcia di pacifisti partita una settimana prima a Dover, nel Delaware. Infine, l’Italia. Con la Città eterna, Roma, che ha fatto da magico scenario ad un’imponente manifestazione, registrando la presenza di ben 2 milioni di persone d’ogni età e provenienti da tutte le località della nazione. Le strade della capitale hanno così ospitato la kermesse italiana della Manifestazione mondiale per la PACE, sicuramente una delle più partecipate. 4 DALLA PRIMA PAGINA Un commento alla legge regionale n. 23 applicazione, è stato destinato in buona parte ai Comuni che hanno aperto inizialmente Centri di aggregazione per anziani e per diversi abili e qualche servizio di Assistenza domiciliare: ormai tutti inesistenti, poiché questa legge negli ultimi anni finanzia soprattutto rette di ricovero; la legge n. 285 del 1999, che ha avviato la crescita di nuovi servizi pensati per la totalità dell’infanzia; il Testo Unico n. 309 del 1990 modificato con la legge n. 45 del 1999, finanziante servizi ed interventi sulle tossicodipendenze e la loro prevenzione, che sebbene afferente all’Assessorato regionale alla Sanità consente la realizzazione di servizi in alta percentuale proposti dai Comuni. Fra la legge regionale 5/87 da una parte e le leggi 285/97 e 45/99 dall’altra vi è una sostanziale differenza. La prima, mentre enunciava che il riparto del fondo sociale regionale doveva essere suddiviso ai Comuni in base ai criteri del numero degli abitanti ed all’ampiezza del territorio, di fatto condizionò, prima l’individuazione e poi l’assegnazione dei finanziamenti, all’approvazione dei piani comunali da parte della Regione. C’è da sottolineare che i Comuni, non essendo stato assegnato loro un budget in base ai criteri poc’anzi ricordati, ma progettando al buio, presentavano piani sovradimensionati e sproporzionati rispetto alle risorse della legge, in una sorta di mercanteggiamento con la Regione. La progettualità svincolata dalla sostenibilità della spesa, non contenuta in limiti finanziari, ingigantita ed irreale, finiva per produrre deresponsabilizzazione da parte dei Comuni rispetto ad un settore amministrativo, i Servizi Sociali, tradizionalmente collegato, nell’immaginario degli amministratori, più con la beneficenza che ai diritti di cittadinanza. Nel sistema delle coordinate in cui si sviluppa la 5/87 i Comuni non hanno mai approfondito la natura dei loro rapporti con la Regione, al punto che spesso, per atti gestionali di loro competenza, e frequentemente per gli affidi familiari consensuali, si relazionavano alla Regione per una sorta di approvazione-autorizzazione-copertura di spesa ed una volta avutala l’espressione in uso era ed è ancora: “Tanto paga la Regione”. Ciò sta a significare che molti Comuni non sono edotti di aver delegato alla Regione la gestione delle proprie competenze e di aver rinunciato ad una prerogativa propria in quanto Autonomie Locali. La Regione, dal canto suo, da un lato in tutti questi anni ha gestito direttamente gli interventi, sostituendosi ai Comuni, e dall’altro non ha adempiuto alle sue competenze,come la definizione e l’approvazione della legge di piano che non è mai stato varata. Il Piano Sociale Regionale, articolato nei progetti Obiettivo minori, Obiettivo anziani, Obiettivo disabili mentali, eccetera avrebbe dovuto garantire lo sviluppo sul territorio di interventi e servizi semiresidenziali e diurni parametrati. Per i Comuni i finanziamenti della 5/87 negli anni si sono progressivamente prosciugati. I primi servizi di aggregazione e di assistenza domiciliare per mancanza di fondi sono stati chiusi. Per i cittadini che si trovavano in stato di parziale non autosufficienza o di non autosufficienza, non essendoci servizi diurni né per anziani né per minori né per disabili – anche il Servizio Sanitario Regionale non ha finanziato dal 1992 in poi sull’ intero territorio regionale l’ assistenza sanitaria domiciliare –, si apriva nella stragrande maggioranza dei casi come unico rimedio la struttura residenziale, l’intervento più costoso che ha assorbito tutti i finanziamenti e non solo quelli della 5/87 ma anche quelli degli esercizi 2000 e 2001 della legge n. 328del 2000. In questi anni, sulla gestione della 5/ 87, si sono viste nascere forme di coesione quasi esclusivamente fra i soggetti privati,mentre non si ricordano forme organizzative fra i Comuni che abbiano interloquito con la Regione per riportare la realizzazione della 5/87 nel suo alveo. Con le leggi nn. 285 e 45, pur prevedendo queste dei regolamenti regionali e non delle leggi regionali attuative, è cambiato qualcosa di sostanziale nel rapporto fra i Comuni e la Regione, poiché queste leggi nazionali prevedono un sistema organizzativo secondo il quale il momento decisionale ed il riparto, strettamente intrecciati, sono stati finalmente affidati ai Comuni associati fra loro e/ o con gli altri Enti territoriali. Nella 285/97 l’approvazione dei progetti da realizzare è appannaggio dei Comuni facenti parte di un ambito – in un’Azienda Sanitaria di 180.000 abitanti vi sono circa cinque ambiti parametrati sui 30-50 mila abitanti che possono non coincidere con i distretti sanitari –, sulla base di un budget prioritariamente assegnato: le scelte sono fatte su un finanziamento certo e concreto. Nella 45/99 il momento decisionale è decentrato a livello di ASL ed è affidato ad una commissione mista formata da rappresentanti dei soggetti assegnatari dei finanziamenti, cioè ANCI, UNCEM, UPI, Forum III Settore – cooperative e volontariato –, per l’ASL dai Ser.T. Anche in questo caso la commissione ragiona in base al finanziamento assegnato ed agli eventuali co-finanziamenti. Per sintetizzare questa analisi, si potrebbe dire circa la 5/87 che sul piano teorico è stata una legge innovativa ma è caduta nella sua realizzazione per alcuni difetti di fondo: la gestione delle competenze data ai singoli Comuni e sono troppi in Calabria i piccoli Comuni, privi di personale e di formazione, per non farli associare in forma obbligatoria come fecero l’Emilia Romagna e la Toscana, il che ha favorito il permanere di un centralismo regionale e di una dispersione locale. Sulle altre leggi, principalmente la 285 e 45, si riscontrano l’inizio di una inversione dei rapporti fra gli attori pubblici delle leggi e l’ingresso ufficiale del III Settore che entra nella co-progettazione e nella condivisione decisionale. Altri luoghi amministrativi da segnalare dove i Comuni hanno sperimentato un lavoro, in associazione di progettazione partecipata con i soggetti privati, sono stati i PIS che hanno dato risultati non omogenei ma incoraggianti. Dal 1997 queste leggi sono state finanziate con continuità e ciò ha consentito il crescere di servizi sul territorio, la loro stabilità negli anni, il crearsi di competenze negli operatori, una cultura nuova negli amministratori. A mio parere prioritariamente ciò che va indagato nella 23/03, prima di approfondire tutti gli altri aspetti, è se, dati i punti critici esistenti in Calabria, sono garantite quelle condizioni che, se realizzate, potranno mettere in moto la legge, se bloccate la faranno fallire. Credo che siamo tutti consapevoli di come il processo di attuazione della legge sia più vasto del testo normativo. Poiché il meccanismo di finanziamento ai Comuni è stato determinante per la fortuna delle leggi analizzate, andiamo subito a verificare al Titolo V – Sistema di finanziamento – gli artt. 33 e 34, Il finanziamento del sistema integrato e Fondo regionale per le politiche sociali. È degno di nota che all’art. 33 si parli dell’individuazione del fondo 2004 e nell’art. 34 si menzionino gli esercizi 2002 e 2003, mentre sugli esercizi 2000 e 2001 si sorvoli come se anch’essi non finanziassero la 23/03. Si tratta di _ 32.123.541 ed _ 31.724.898. Anche queste somme dovevano essere ripartite ai Comuni in base all’art. 6 della 328/00, che stabilisce che i Comuni sono titolari delle funzioni amministrative, che però la legge non nomina. Ma come sono state utilizzate? Pare per sanare situazione debitorie della Regione verso le strutture residenziali .Quindi c’è una spesa storica per le residenzialità che eccede la capacità di spesa della Regione. Ed una volta sanati i debiti pregressi, possiamo immaginare che i disavanzi si riproporranno negli anni a venire. Ancora degno di nota è l’art. 36 – Norme transitorie – che stabilisce che in via transitoria e fino all’ adozione dei piani di zona, di cui all’art. 20 della presente legge, la Regione provvederà alla gestione diretta del Fondo Regionale Sociale di cui agli artt. 33 e 34 della presente legge per il funzionamento delle strutture residenziali socio-assistenziali già operanti all’entrata in vigore della presente legge. Ma quale sarà l’ input che darà avvio ai piani di zona? Sicuramente sono collegati agli ambiti territoriali ed esercizio associato, come previsto dall’art. 17 che stabilisce che i Comuni hanno tempo 90 giorni (da quando? dall’approvazione della legge?) per individuare autonomamente i soggetti, le forme, le metodologie di eser- cizio associato. Decorso inutilmente il termine di 90 giorni la Regione esercita il potere sostitutivo nei confronti di Comuni inadempienti. All’art. 18 – Il piano regionale degli interventi e dei Servizi Sociali – la Regione adotta il piano regionale riportando le seguenti indicazioni: alla lettera g) le modalità per il raccordo tra la pianificazione regionale e quella zonale, definendo in particolare linee di indirizzo e strumenti per la pianificazione di zona. Il Consiglio regionale adotta il piano entro 120 giorni dall’approvazione della presente legge e lo approva definitivamente entro 60 giorni dalla scadenza del termine per la presentazione di osservazioni e proposte. Quindi il piano deve essere adottato entro il 23 aprile 2004 ed un mese è il termine per presentare osservazioni e proposte, 23 maggio, ed il Consiglio lo approva entro il 23 luglio. A questo punto si avranno le linee guida per la stesura dei piani di zona. Quanto tempo darà la Giunta regionale per la loro presentazione? 45, 60, 90 giorni? Poi dovranno essere approvati. I Comuni nel 2005 spenderanno gli esercizi 2003/2004. Un pensiero ci accompagna in queste considerazioni. E quei debiti della residenzialità pagati con gli esercizi 2000/2001 che la Regione, finché non saranno approvati i piani di zona, pagherà direttamente, quanto lasceranno ai Comuni dei fondi della 328? Sull’esercizio 2004 peseranno i finanziamenti della 285, ci saranno ancora? Questo è lo sfondo sul quale si delineano gli articoli della norma, queste sono le pesanti eredità che si accolla la neonata 23/03. I problemi che questa legge regionale pone alla sua lettura ed analisi sono ancora tanti ed affascinanti come per esempio sulla possibilità, contenuta in altre leggi, di associazione fra distretti oppure sulla durata del piano di zona che in altre regioni è di tre anni, sulla Azienda pubblica di servizi alla persona ed ancora sulle Norme transitorie dove valeva la pena inserire altre importanti questioni come le competenze delle Province, ed ancora i rapporti Enti Locali e III Settore fra terzietà, concertazione e controllo, autorizzazione ed accreditamento. Sarà un problema, insomma, la governance. Per ora ci fermiamo qui .Come andrà a finire? Sembra una storia infinita. Avrà il sopravvento il Nulla, cioè sarà la residenzialità ad inghiottire ogni speranza di creare servizi alla persona in Calabria all’altezza delle altre regioni italiane oppure i Comuni, con l’esperienza della 285/97 e della 45/99, non vorranno più rinunciare ai loro servizi e troveranno soluzioni metodologiche che consentano di riconvertire il Fondo Sociale Regionale verso servizi che garantiscano finalmente i cittadini a rimanere presso la loro abitazione senza emigrare ancora e sempre lontani da casa? *Assistente sociale Azienda Sanitaria Locale n. 3 Rossano Pagine Culturalia cura di Fabio Pistoia ANGELA NOBILE LAVORATO PREMIATA DAL KIWANIS CLUB Il Premio We Build assegnato ad una illustre coriglianese FABIO PISTOIA Si è tenuta lo scorso 13 marzo a Corigliano, presso lo splendido Salone degli Specchi del Castello ducale, un’importante ed interessante manifestazione di alto profilo socioculturale. Si tratta della consegna del Premio We Build (Noi Costruiamo), ambito riconoscimento assegnato ogni anno dal Kiwanis International, Distretto Italia – San Marino, Terza Divisione, a calabresi che si sono distinti con il loro impegno, in Italia e nel mondo intero, nella cultura, nell’arte, nella scienza, nella medicina, nello sport e nell’imprenditoria. Il Premio, inserito nelle attività del Service distrettuale 2003–2004 “Somalia oltre la guerra”, è giunto alla sua decima edizione. La manifestazione di consegna è avvenuta alla presenza di una platea attenta e qualificata e delle maggiori autorità kiwaniane. Prestigiose personalità sono state premiate dai singoli clubs della Calabria per l’edizione 2004 del We Build. Il club di Corigliano ha assegnato il Premio alla dott.ssa Angela Nobile Lavorato, giovane e brillante concittadina che con il suo impegno sta contribuendo a far conoscere l’immagine della terra natia e della regione intera in Italia e nel mondo. La bella e brava Angela, che vive ed opera a Roma, è vice questore aggiunto della Polizia di Stato ed è attualmente in servizio presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale, Servizio Polizia Scientifica all’Unità di Analisi del Crimine Violento. L’illustre coriglianese ha così commentato la consegna del Premio: “Sono molto contenta di ricevere questo riconoscimento, che si aggiunge a tutti gli altri finora ricevuti, perché riveste un forte valore simbolico, in quanto mi fa sentire ancora più vicina alla mia città d’origine. È un bel gesto che apprezzo tanto”. DALLA PRIMA PAGINA Un po’ meno soldi, un po’ più cultura facendo, ad altri l’educazione degli stessi ed, il più delle volte, gli altri, per un motivo o per un altro, non hanno i mezzi per farlo ed i risultati diventano scarsissimi se non addirittura controproducenti. Accanto a queste situazioni, ce ne sono altre che, apparentemente, non hanno alcuna giustificazione, ma che, in realtà, nascondono altre problematiche: ad esempio, l’eccesso di valore che si dà al consumismo ed al dio denaro. Il denaro è visto, così, come l’unica e la sola meta da perseguire nella vita e ad ogni costo, anche a scapito del rapporto con i propri figli, con gli affetti, con la famiglia. Quest’ultima diventa un luogo di transito e non più di discussione e, conseguentemente, di espressione di valori positivi condivisi, di quei valori che hanno fatto, nei secoli, la storia dell’uomo e della sua civiltà. La famiglia, oggi, non è più comunità educante. Si impone, più che mai, un ritorno a quei valori ed a quella configurazione di famiglia come unica, forse, possibilità di salvezza per le giovani e future generazioni. La scuola, per altro, può e deve fare, insieme agli altri riferimenti istituzionali, la sua parte, ma non può e non deve essere la sola delegata all’istruzione ed all’educazione dei figli degli altri. A ciascuno la sua parte e le sue responsabilità. Maggiore denaro, in genere, non significa più felicità. Il più delle volte, al contrario, significa avere più problemi. Ed allora trovare più armonia tra il tempo da dedicare a fare denaro ed il tempo da dedicare all’educazione dei propri figli diventa momento cruciale e significativo nella vita di ognuno di noi nonché espressione di una nuova sensibilità che può permettere di fare quel salto culturale di cui si ha bisogno per crescere veramente. Non possiamo e non dobbiamo più abdicare al ruolo, e quindi al diritto-dovere, di essere genitori nel senso più pieno del termine. 5 IL PRIMATO DELLA CULTURA NUCCIA GRISPO* Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. Si riconosce ai versi del XXVI Canto dell’Inferno dantesco una eccezionale modernità ed un inesauribile vigore che spinge ad una pulsante meditazione quanti si attardano sul senso della natura umana e sull’importanza che per essa hanno la conoscenza, il sapere, la cultura. La forza contenuta in questi versi che suonano, per bocca di Ulisse, come un monito all’Umanità ci portano a considerare il Poeta Vate, il padre della Divina Commedia, presago di destini che in forma ciclica coinvolgono l’uomo segnando capitoli della sua storia riconducendolo ad una forma degenerata e ad una dimensione bruta. Guerre intestine, distruzioni, povertà, fame, catastrofi ambientali rappresentano l’humus all’interno del quale si dipana il filo della storia di intere generazioni e moltitudini. È altrettanto ineludibile affermare che, quando l’uomo si pone in sintonia con la natura, quando cioè ascolta se stesso, è capace di raggiungere forme alte di elevazione del pensiero e dell’azione, che si canalizzano e si palesano nelle manifestazioni dell’Arte: colori, forme, suoni, movimento, fino alla dimensione più sacra rappresentata dalla condizione estatica. Come l’Ulisse dantesco ci chiediamo: quale rotta l’Umanità ha deciso di intraprendere in questo millennio di era globalizzata? Alcuni tragici segnali affiorano quotidianamente attraverso la miriade di immagini televisive, la sterminata giungla di informazioni della rete telematica, le pagine dei giornali. È una sorta di fiume in piena che, spesso, travolge e sommerge le riserve di ottimismo, di fiducia nell’uomo e nei potenti che decidono delle possibilità e del diritto alla vita dei propri simili. Come uscire da questa gabbia che l’uomo stesso ha costruito intorno a sé? È necessario cambiare il paradigma scientifico, un’intera concezione storico-sociale, abituarsi a ragionare diversamente. La questione diventa, perciò, culturale. Se è vero che il piccolo riflette il grande, l’alto il basso e viceversa, allora bisogna cominciare ad agire tutti, a diversi livelli, contemporaneamente, per tendere al raggiungimento di un unico obiettivo: la tutela, la salvaguardia, la centralità dell’uomo. In quest’ottica il bisogno di cultura assume un ruolo primario. Questo bisogno lo ha recepito e ben compreso il Parlamento Europeo approvando la risoluzione sulla cooperazione culturale all’interno dell’Unione, in difesa del principio dell’accesso di ogni cittadino alla cultura che, insieme al diritto di espressione ed al plurali- smo dell’informazione, rappresentano diritti fondamentali conquistati dalla democrazie europee nel corso della loro storia. La cultura, insomma, è la nostra ricchezza, il nostro passato, il nostro futuro. Essa è il fine ed il mezzo attraverso il quale l’uomo raggiunge la sua natura di Uomo libero. In coerenza con quanto espresso, i Governi centrali e periferici hanno l’obbligo di attivare strategie che pongano in uno stato di centralità e di fruibilità generalizzata le opportunità culturali. Tali opportunità, lungi dal rivestire carattere di occasionalità, mera spettacolarizzazione, strumentalizzazione merceologica e commerciale, devono, al contrario, armonizzare con i soggetti e le collettività, devono operare quelle modifiche nella geografia stessa dell’essere, valorizzandone la sua dimensione etica, democratica, civile. Chi opera in difesa e per l’affermazione del primato della cultura deve essere disposto a dare del suo, anche a costo di grosse rinunce. Le Istituzioni, dunque, hanno il compito ed il dovere di rimuovere gli ostacoli che impediscono il libero accesso alla cultura, alla fruizione del Bello e dell’Arte. Preoccupano alcune affermazioni di quanti ritengono che tali opportunità debbano essere prerogative di pochi, di quanti, anche rappresentanti istituzionali, credono che l’accesso ai musei, l’accesso alla fruizione del Bello e dell’Arte sia appannaggio di pochi, teorizzando, persino, l’esclusione delle scuole e, quindi, delle giovani generazioni. Non si comprende chi, nella sua veste di responsabile istituzionale, pensa addirittura di erogare forme di clonazione pura dell’Arte. Le Istituzioni, al contrario, devono rendere leggibili i luoghi, i tempi, le forme di espressione della cultura. Questo importante processo deve essere attivato in un’azione osmotica che integri, in un continuo scambio sinergico, le azioni messe in atto dalle Istituzioni e la società civile: scuole, comunità, associazioni. L’azione deve originarsi e radicarsi nel contesto suscitando reattività e formazione del Pensiero divergente. Se si riesce ad acquisire gli strumenti culturali idonei alla lettura delle differenze e delle diversità si impedirà ogni forma di segregazione, omologazione, discriminazione e pregiudizio. La diversità dall’altro sarà acquisita, al contrario, come ricchezza e non come oggetto ignoto da cui bisogna necessariamente difendersi per affermare supremazie di razze, di origini, di censo, i cui effetti devastanti sono marcati a lettere di fuoco sulle pagine della nostra Storia. *Presidente Commissione Pubblica Istruzione e Cultura Comune di Corigliano Calabro 6 Pagine Culturalia cura di Fabio Pistoia Il libro del mese DOMENICO CASSIANO Risorgimento in Calabria Figure e pensiero dei protagonisti Italo-Albanesi In un angolo della Calabria citeriore le correnti della storia civile e politica spiravano con l’impeto e la generosità dei grandi fenomeni epocali. I migliori uomini dell’Arberia ne furono scossi e coinvolti, dando seguito ad una straordinaria stagione intellettuale da Domenico Cassiano magistralmente documentata. L’Autore Domenico Cassiano, nato a San Cosmo Albanese (Cosenza) nel 1935, è tra i maggiori studiosi Ar- breshë contemporanei e, senza dubbio, colui che più di tutti si è dedicato alla storia civile e sociale degli Italo-Albanesi in età moderna. Avvocato, è stato docente di Storia e Filosofia al Liceo Classico di San Demetrio Corone, già sede del famoso Collegio di studi, di cui Cassiano è il maggiore storico. Le sue ricerche hanno contribuito ad inserire la storia locale nel contesto ideale di quella regionale e nazionale, contro ogni sterile chiusura etnicistica e folkloristica, sollevandone quella patina romanticistica che ne alterava la più verace fisionomia storica. Redattore di Coscienza Storica, dirige la “Collana di Studi sugli Italo-Albanesi” per Costantino Marco Editore. I suoi principali lavori sono: Barlaam Calabro. L’umana avventura di un Greco d’Occidente (Marco, 1994), S. Adriano Vol. I: La Badia e il Collegio (Marco, 1997), S. Adriano Vol. II : Educazione e politica (Marco, 1999), Attanasio Dramis. Democrazia e socialismo nella comunità albanese (in corso di stampa). LO S C A F FA L E I dieci libri più venduti in Italia CODICE DA VINCI 1 IL Dan Brown Parigi, Museo del Louvre. Il vecchio curatore Saunière viene ferito a morte. La scena che si presenta agli occhi dei primi soccorritori è agghiacciante: il vecchio è riuscito, prima di morire, a scrivere poche parole ed un nome... Euro 18,60 2 LA RAGAZZA CON L’ORECCHINO DI PERLA Tracy Chevalier Nell’Olanda del XVII secolo, Griet, una bella ragazza di sedici anni, viene assunta come domestica in casa del celebre pittore Johannes Vermeer. Un romanzo appassionante che racconta la nascita di un famoso capolavoro della storia dell’Arte. Euro 14,50 TI MUOVERE 3 NON Margaret Mazzantini In una giornata di pioggia, una ragazza di quindici anni scivola e cade dal motorino. Una corsa in ambulanza verso l’ospedale. Lo stesso dove il padre lavora come chirurgo. Da Margaret Mazzantini un romanzo capace di toccare il cuore. Euro 16,53 SERVIZIO DELLA MIA 4 AL REGINA. A ROYAL DUTY Paul Burrel Un racconto che illumina le zone più oscure di quelle vicende, ma che ci consegna anche il ritratto più fedele delle gioie, dei segreti, dei tormenti e dello spirito unico della Principessa Diana. Euro 12,00 SMETTERE DI 5 COME FARSI LE SEGHE MENTALI E GODERSI LA VITA Giulio Cesare Giacobbe Dietro a questo libro si nasconde un manuale che utilizza tecniche yoga, buddhiste e zen. Eliminando il pensiero nevrotico (le seghe mentali) e ritornando a quella realtà da cui esso ci allontana, possiamo imparare a godere della vita. Euro 9,00 VIVA 6 BRUCIATA Suad Bruciare viva. È questa la punizione inflitta alla giovane cisgiordana Suad per aver commesso il peggiore dei peccati: essere rimasta incinta prima del matrimonio. La donna riesce a salvarsi ed a fuggire in Europa. Ora racconta al mondo la sua storia. Euro 14,90 L’Opera Il presente lavoro di Domenico Cassiano raccoglie in volume brevi monografie e profili critici dei maggiori protagonisti Italo-Albanesi del periodo risorgimentale, che con la loro attività politica o di pensiero hanno promosso la cultura moderna tra le comunità albanofone di Calabria, collegandole idealmente alle contemporanee vicende meridionali ed italiane. Con sapiente dosaggio di ricca informazione e pregevole scrittura letteraria, l’Autore ci consegna una panoramica pressoché esaustiva sul clima intellettuale e le ragioni etico-politiche dell’impegno delle generazioni risorgimentali che operarono in nome degli stessi valori ideali che animarono la migliore gioventù europea del tempo. Il contributo di passione ideale e politica offerto dai personaggi trattati in quest’opera è quanto di meglio la Calabria ha potuto esprimere nel secolo XIX nel campo della modernizzazione della società civile e dell’impegno unitario nazionale. L’Opera si avvale di un’introduzione dell’editore Costantino Marco METRI SOPRA IL CIELO 7 TRE Federico Moccia Un microcosmo di giovani vite arrabbiate che cerca di staccarsi da terra. Il libro di Federico Moccia è una grande storia d’amore ed un ritratto del mondo degli adolescenti di oggi. Euro 10,00 TEMPORA 8 MALA Giovanni Sartori Dieci anni di “malfare” politico nelle analisi lucide e graffianti di uno dei massimi studiosi della politica del nostro tempo. Un libro che raccoglie gli articoli scritti da Giovanni Sartori tra il 1994 ed il 2003. Euro 19,00 COLPI DI SPAZZOLA 9 CENTO PRIMA DI ANDARE A DORMIRE Melissa P. Un viaggio alla ricerca di se stes- dal titolo Il risorgimento degli Arbreshë nella lettura di Domenico Cassiano ed è suddivisa nei seguenti capitoli: I. L’avventura di “un povero sacerdote” poeta; II. Alessandro Marini (1733-1796) e la formazione di una coscienza liberale; III. L’umanesimo giacobino di Pasquale Baffi e la rivoluzione napoletana del 1799; IV. Domenico Mauro e la democrazia nel Mezzogiorno; V. Attanasio Dramis: dal mazzinianesimo al socialismo; VI. Gennaro Placco; VII. Guglielmo Tocci tra politica e cultura; VIII. I fratelli Pasquale e Paolo Scura e la ragione giuridica borghese; IX. Tra patrioti, parlamentari e clienti: i fratelli Vincenzo e Francesco Sprovieri; X. Vincenzo Dorsa e la tradizione greco-latina della Calabria; XI. Girolamo De Rada (1814-1903) tra rivoluzione e reazione. Il volume di Domenico Cassiano Risorgimento in Calabria – Figure e pensiero dei protagonisti Italo-Albanesi è parte integrante di “Nuova Arberia – Collana di cultura sugli Italo-Albanesi e le minoranze” diretta dallo stesso Autore. Pubblicato dalla Costantino Marco Editore di Lungro (Cosenza), consta di 408 pagine ed è in vendita presso la libreria Albatros di Corigliano Scalo a soli 25 euro. sa e del proprio posto nel mondo. Il libro si presenta sotto forma di diario raccontando le precoci esperienze erotiche di Melissa P., la giovanissima autrice. Euro 9,50 LO ZAR DEGLI OCEANI C. Cussler – P. Kemprecos Il nuovo romanzo d’azione scritto da Clive Cussler con Paul Kemprecos. In cui il fascino della Russia zarista si fonde perfettamente con l’adrenalina di un’avventura tecnologica raccontata con visionaria abilità. Euro 18,00 10 La classifica è realizzata dall’Istituto DEMOSKOPEA di Milano analizzando i dati delle copie vendute ogni settimana, raccolti in un campione di 120 librerie a rotazione, di cui 80 effettive. LIBRERIA CARTOLERIA ART. DA REGALO di Santo Polino & C. Via N. Machiavelli, 4 Tel. e Fax 0983.885846 CORIGLIANO CAL. 7 DALLA PRIMA PAGINA PROVINCIA, AREA URBANA, SVILUPPO DEL TERRITORIO quelli che sostengono l’altra proposta in campo, quella con capoluogo Sibari, costituirebbe senza ombra di dubbio un rafforzamento della proposta stessa. Senza contare che una provincia siffatta, in caso di effettiva istituzione, avrebbe una forza economica ed un peso politico davvero rilevante. Detto ciò, credo che vadano chiarite alcune cose! Bisogna sottolineare, innanzitutto, che, ad oggi, esistono solo due proposte in campo: quella che prevede il capoluogo a Castrovillari e l’altra che prevede il capoluogo a Sibari. Delle due, solo la proposta di provincia della Sibaritide e del Pollino con capoluogo Sibari ha i requisiti richiesti dalla legge ed è, pertanto, la sola che nutre speranze di essere accolta. Un eventuale accordo, che preveda la presentazione di un’unica proposta, deve nascere dal confronto fra i rappresentanti dei due territori interessati e deve avere come obiettivo l’interesse reale di tutta la popolazione coinvolta e non le esigenze della classe politica. Un confronto che, proprio per gli obiettivi che si prefigge, deve essere improntato all’equilibrio ed al senso di responsabilità. Se devo essere sincero, il recente Consiglio comunale di Castrovillari, che ha trattato l’argomento, non mi sembra che abbia imboccato la strada giusta. Io sono convinto che, se le esigenze dei due territori non trovano una sintesi, non è affatto un dramma. Vorrà dire che le due proposte continueranno, legittimamente, il loro iter, ognuna per la propria strada, con l’augurio, per ciò che mi riguarda, che entrambe possano essere accolte”. Come valuta l’ipotesi, avanzata da alcuni, di prendere esempio da Andria-Barletta-Trani e proporre la provincia di Corigliano-Rossano-Castrovillari? “Guardi, io sono disponibile a discutere qualsiasi proposta che aiuti questo territorio ad avere un decentramento amministrativo, a condizione che ci siano elementi concreti per poterle valutare. Le dicevo che l’unica proposta sulla quale oggi si possa discutere concretamente, che rispetta i criteri richiesti dalla legge e che ha già percorso una buona parte dell’iter procedurale previsto, è la proposta di istituzione della provincia della Sibaritide e del Pollino con capoluogo Sibari. Ogni altra proposta dovrebbe ricominciare il percorso da capo con l’acquisizione delle delibere di Consiglio comunale dei Comuni che vi aderiscono, il parere della Regione Calabria, l’iter parlamentare, prima nelle Commissioni e, quindi, nelle aule di Camera e Senato, Un iter lungo e complicato che sicuramente, in caso si scegliesse questa opzione, allontanerebbe, anziché avvicinare, la prospettiva di istituzione della sesta provincia calabrese in questa parte di territorio. Ma, a prescindere da tutto, mi sembra che da parte di qualcuno si voglia ridurre questa questione ad un affare da regolare fra due o tre Municipi senza tenere conto del resto del territorio. Io non sono di questo avviso! Certo, rivendico il peso e la centralità della Città di Corigliano, ma non credo sia giusto, né possibile, decidere prescindendo dalla volontà e dalle aspirazioni di tutti gli attori del territorio che hanno dato vita al progetto di decentramento. Da quanto mi risulta, a tutt’oggi, fatta eccezione per la Città di Rossano, tutti gli altri Comuni che aderiscono al progetto di decentramento sono d’accordo sulla proposta che prevede l’istituzione della provincia della Sibaritide e del Pollino con capoluogo Sibari: io non faccio che prendere atto di questo!”. Altre proposte che coinvolgono le Città di Corigliano e Rossano riguardano le ipotesi di area urbana e di fusione dei due Comuni in un’unica Municipalità. Quale è il suo pensiero? “Anche su questi argomenti vige la confusione più completa! La questione area urbana è strettamente connessa al Por Calabria ed, in particolare, alla misura 5.1, azione 5.1a – asse città. La Regione Calabria non ha inteso, nonostante gli sforzi e le richieste pressanti e risolute di Corigliano e Rossano, inserire le due Città fra le aree calabresi che possono accedere ai bandi per l’ottenimento dei consistenti finanziamenti previsti da quella misura del Por. Questo fatto certifica una debolezza di rappresentanza politica di questo territorio che, certo, non si può imputare alle due Città, la cui azione, in questa circostanza, è stata risoluta. Resta il fatto che l’inserimento nella misura 5.1a dipende solo dalla Regione Calabria e non dalle due Città che, per il resto, quando c’è stato da intraprendere azioni comuni nell’interesse dei due Municipi hanno sempre agito di comune accordo. Questa vicenda, co- munque, sottolinea ancora di più l’esigenza di decentramento amministrativo nell’area del versante jonico cosentino. Per ciò che concerne altre questioni, credo che bisogni pesare tutte le proposte, commisurandole con la realtà e con le effettive esigenze, volontà ed interessi delle due comunità. Io credo che le fughe in avanti siano controproducenti e non giovano a nessuno. Obiettivi così importanti devono essere conseguenza di un processo che veda un’effettiva integrazione delle due comunità. Oggi siamo all’avvio di un dialogo fra le due Città che in passato hanno conosciuto lunghi periodi di incomprensione e di arroccamento su posizioni contrapposte. Recentemente la società civile si sta impadronendo di queste tematiche e ciò non può che essere positivo per il futuro delle due Città. Ho l’impressione, però, che si voglia arrivare alla meta ignorando i preliminari e le tappe intermedie che necessariamente bisogna rispettare. Per quanto mi riguarda, le due Città, oggi, farebbero bene, piuttosto che pensare a costruire castelli in aria, a cercare, invece, una posizione comune su molte questioni che riguardano il nostro territorio. Ne cito alcune a mo’ di esempio: la scontata vicenda relativa alla istituzione della provincia, il porto, le infrastrutture, lo sviluppo, la centrale Enel, le questioni ambientali, la gestione dei servizi, eccetera. Ecco, nella definizione di questi argomenti la società civile può dare un contributo notevole! Per il resto, sono fermamente convinto che questioni di questa importanza non si affrontano con qualche articolo sulla stampa, ma con un lungo, meticoloso, attento lavoro che badi, più che ai fronzoli, alla sostanza delle cose”. Le nuove droghe: un’indagine conoscitiva di MONDIVERSI LOREDANA MERINGOLO - LIDIA GENOVA L’Amministrazione comunale di Corigliano Calabro ha sentito l’esigenza di monitorare la diffusione del consumo di sostanze da parte dei giovani nell’area cittadina e di arricchire il materiale di studio, attualmente piuttosto scarso, avvalendosi della compartecipazione dell’Associazione di Promozione Sociale Onlus MONDIVERSI. L’indagine conoscitiva ha come obiettivo la conoscenza del livello di diffusione delle nuove droghe tra gli studenti delle scuole superiori ed i giovani che frequentano la scuola guida. Lo strumento utilizzato nell’indagine è il questionario, che si apre con la richiesta di alcuni dati anagrafici per poi diramarsi in tre sezioni: – Cosa sai delle sostanze? (items 1-12); – Alcool (items 13-17); – Fumo (items 18-21). La prima batteria (items 1- 12) vuole esplorare il grado di conoscenza tra i ragazzi dei vari tipi di sostanze in circolazione. La seconda batteria (items 13– 17) comprende una serie di domande tendenti ad evidenziare l’atteggiamento dei giovani nei confronti dell’alcool e la sua diffusione tra gli intervistati o conoscenti. La terza batteria (items 18–21) tende a stabilire quanto sia diffuso il fumo di sigarette nella fascia adolescenziale e fino a che punto si è coscienti della sua pericolosità. La scelta del campione è avvenuta sorteggiando due corsi per ogni scuola media superiore ed un corso di patente di guida per ogni scuola guida. Si è arrivati, così, ad avere un campione rappresentativo di 849 ragazzi. Il questionario è stato somministrato ad un campione formato da 750 studenti delle scuole medie superiori di età compresa tra i 15 ed i 19 anni (vedi tabella n. 1) ed un secondo campione formato da 99 giovani che frequentano la scuola guida di età compresa tra i 18 ed i 24 anni (vedi tabella n. 2) al fine di consentirci di avere una panoramica piuttosto realistica del rapporto dei giovani con le sostanze. Il questionario è stato somministrato in ogni singola classe in orario scolastico. Alla consegna hanno provveduto gli stessi operatori dell’Associazione MONDIVERSI, che poi li hanno anche ritirati. Lo stesso procedimento è stato seguito nelle scuole guida durante i corsi pomeridiani. Per garantire la riservatezza del campione preso in esame i questionari sono stati ideati in modo da risultare anonimi, fatto questo che ha permesso ai partecipanti una maggiore sincerità nel compilare la scheda. La percentuale delle schede valide per la valutazione si può ritenere abbastanza elevata: a questo risultato ha contribuito l’agilità del questionario e la sua consegna diretta. Contestualmente è stato distribuito un opuscolo informativo con la descrizione di alcuni tipi di sostanze dannose ed i rischi che derivano dalla loro assunzione. Per quanto riguarda la metodologia usata, è stato fatto riferimento alla ricerca Espad, pubblicata all’interno della relazione annuale consegnata al Parlamento da parte del Ministero del Welfare. Attualmente abbiamo rilevato solo il numero dei questionari compilati; il passo successivo sarà quello di analizzare il rapporto adolescenti–droga, considerando gli elementi di dinamicità che caratterizzano sia il consumo che gli stili di vita ad esso correlati. Tab. 1 – I maschi sono 349 (46,53%), le femmine 401 (53,46%). Tutti questi soggetti fanno parte di 5 scuole medie superiori. Tab. 2 – I maschi sono 49 (49,49%), le femmine 50 (50,50%). Tutti questi soggetti fanno parte di sei scuole guida. GIALLO NERO 8 ROSSO Il Centro di Aggregazione mobile dell’AGSS nelle frazioni BLU ROSSO GIALLO NERO BLU ROSSO GIALLO NERO del territorio. Due operatori si recano, perciò, una volta a settimana in ogni frazione del territorio disponibile a farsi coinvolgere nel progetto e agiscono da supporto di qualsiasi attività aggregativa che le parrocchie intendono realizzare, con l’obiettivo di sostenere e incrementare l’iniziativa dei parroci e dei volontari sul territorio, in ordine alla creazione dei punti di aggregazione per i giovani. Le frazioni che finora si sono rese disponibili a collaborare sono Fabrizio Grande e Villaggio Frassa, ma siamo in attesa di trovare delle modalità di collaborazione anche con gli altri parroci. Per questo servizio l’Associazione si è dotata di un pulmino che serve a spostarsi sul territorio ed a trasportare il materiale occorrente per i giochi. I risultati finora raggiunti sono molto positivi, nel senso che si è creato un buon livello di collaborazione con i parroci e con gli animatori parrocchiali: a Fabrizio sono stati lanciati e proposti diversi pomeriggi di giochi all’aperto, che hanno riscosso molto successo tra i ragazzi sia dal punto di vista della partecipazione che dell’entusiasmo. In questa frazione gli animatori si recano al giovedì pomeriggio e lì propongono ai ragazzi partite di calcio e di pallavolo, mini tornei di calcio o giochi di sala che per il momento vengono svolti nella sacrestia della Chiesa, ma il parroco don Maurizio Biondino è in attesa di un piccolo locale da adibire ad Oratorio parrocchiale. Un elemento molto interessante che è stato riscontrato è il coinvolgimento, nell’animazione e nella preparazione dei giochi, di molti adolescenti o giovani del luogo: si tratta di animatori o di ragazzi che fanno parte dei gruppi parrocchiali e che sono disponibili a collaborare ed a fare nuove esperienze. A Villaggio Frassa esistono alcuni ambienti al chiuso, ossia i locali in cui fino a poco tempo fa risiedevano le suore, che il parroco don Natale Caruso ha rimesso a nuovo ed attrezzato con calcio balilla e giochi vari. E lì, dove gli animatori si recano ogni lunedì pomeriggio, si propongono ai ragazzi giochi di sala o di squadra. I ragazzi si dimostrano molto fedeli a questi nuovi appuntamenti: partecipano numerosi a tutte le attività che vengono loro proposte, esprimono un grande interesse e si divertono tantissimo. BLU Nel mese di maggio 2003 ha preso il via la seconda triennalità dei progetti finanziati dalla legge n. 285 del 1997, conosciuta anche come legge Turco. Sono dunque ripresi i progetti che erano stati attuati mediante l’ausilio di questa legge nei tre anni precedenti. L’AGSS – Associazione Giovanile Salesiana di Solidarietà – ha proposto il progetto Interventi integrati di educativa territoriale, finalizzato alla prevenzione primaria del rischio del disagio e della devianza minorile. Il progetto, che è ormai al suo quarto anno di attuazione, prevede molteplici interventi, realizzati in diverse zone del territorio: – Affido pedagogico: esso consiste in una serie di interventi personalizzati nei confronti dei minori individuati e concordati con i Servizi Sociali o segnalati dai referenti scolastici. L’affido pedagogico in tempo extrascolastico è realizzato di pomeriggio e consiste nell’aiutare i minori nello svolgimento dei compiti e nell’accompagnamento all’inserimento nel Centro di Aggregazione. A Corigliano Centro esso viene realizzato presso l’Oratorio San Domenico Savio, allo Scalo presso l’Oratorio Salesiano ed a Schiavonea le animatrici si recano a casa dei singoli ragazzi; – Contatto con le famiglie dei minori conosciuti e segnalati; – Lavoro di rete con il Comune e le altre Agenzie del territorio; – Animazione di strada: a Schiavonea le animatrici trascorrono un pomeriggio a settimana in strada, nei luoghi di ritrovo e di aggregazione informali dei ragazzi, quali la Piazzetta, le sale giochi, il viale Salerno. Il progetto per questa seconda triennalità è stato implementato, ossia si è aggiunto un nuovo intervento: l’attivazione di punti di aggregazione per ragazzi nelle frazioni (Centro di Aggregazione mobile). Obiettivo di tale intervento è quello di creare una sinergia con le realtà esistenti sulle frazioni, fondamentalmente le realtà parrocchiali, per creare dei momenti di aggregazione educativi nel tempo libero dei ragazzi e degli adolescenti che vivono nelle frazioni o nelle periferie BLU ROSSO GIALLO NERO BLU ROSSO GIALLO NERO MARIA CALOROSO BLU ROSSO GIALLO NERO LA La Profumeria di Via Nazionale LA Via Nazionale, 72/a - Corigliano Scalo (Cs) - Tel. 0983.886444 PROFUMI E COSMETICA MARCHI NAZIONALI ED ESTERI OFFERTA! per la cura del tuo corpo prodotti rassodanti ed anticellulite SCONTO DEL 25%