PRESENTAZIONE SAN PAOLO BOLLETTINO UFFICIALE INTERNO DELLA SOCIETÀ SAN PAOLO Nel presentare ai fratelli questo numero del “San Paolo”, che contiene fra l’altro la seconda lettera del Superiore generale sul tema dell’anno, viene spontaneo invitare il lettore ad andare alle pagine centrali, che riportano cinque testimonianze sul nostro venerabile fondatore, Don Giacomo Alberione, morto trent’anni or sono. È un doveroso omaggio che rendiamo alla memoria del nostro Padre, in questo momento particolarmente delicato e fecondo della nostra storia. Sono pagine che profumano d’affetto e d’ammirazione; che conservano intatta la freschezza che le ha ispirate nei “giorni dell’addio”; pagine vive, familiari, che registrano alcuni frammenti del vissuto e della poliedrica personalità del nostro Fondatore. Esse testimoniano un’esistenza tutta protesa all’“edizione”, nell’accezione ch’egli amava dare a questa parola, cioè dare alla luce il Vangelo come Maria “edidit Salvatorem”, diede alla luce Cristo. Un’esistenza-edizione che ha impregnato la vita personale e si è fatta luce per le anime. G.S. Da dove cominciò il Figlio di Dio? Scendendo dal cielo, Gesù andò a cercarsi la casa più povera che si potesse umanamente immaginare, ma la più significativa a nostro ammaestramento. Beato chi parte dal Presepio! Tutto il resto è cosa che può impressionare, ma vale nulla. Anno 76 – n° 409 – Novembre 2001 1 LETTERA DEL SUPERIORE GENERALE «UNA RINNOVATA DISPONIBILITÀ E OBBEDIENZA» Cari fratelli, la nostra riflessione sul tema dell’anno, iniziata con la lettera del 31 maggio su “Il servizio dell’autorità”, prosegue con la presente per concludersi con la lettera pasquale del prossimo anno. Con questo cammino ci proponiamo di «rafforzare... la coesione congregazionale attraverso una rinnovata disponibilità e obbedienza di tutti i fratelli» (cf Atti del VII Capitolo generale, priorità 4A, pag. 41). Nella precedente lettera avevo ricordato che il primo servizio dell’autorità è l’animazione, cioè il servizio all’anima delle comunità: la riproposta sempre nuova del carisma; l’alimentazione dello “spirito” e delle sorgenti superiori che vivificano l’apostolato. È dunque da questa prospettiva che vogliamo affrontare il presente discorso, partendo dall’alto, dalla dimensione teologale del duplice atteggiamento: disponibilità e obbedienza. E lo faremo nella luce della Incarnazione, il mistero centrale dell’Avvento. I. Il punto di partenza: la disponibilità Non si comprende il senso e il perché della disponibilità umana se non riferendoci al modello originario: la disponibilità di Dio nei nostri riguardi e, di riflesso, la disponibilità dell’uomo a Dio. 1. La disponibilità di Dio è dichiarata sin dalla prima Creazione (Gn 1-3; cf Rm 8,19-23), ma risalta luminosamente nella sua iniziativa sul piano della Redenzione: «Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio...» (Gv 3,16-17; cf Gal 4,4-5; Rm 5,8;). Meditando su tali testi viene spontaneo concludere: «Nonostante tutto, Dio ha detto “sì” al mondo» (C.M. Martini). Eco di quella primordiale disponibilità fu «il fiat salvifico del Verbo incarnato, che entrando nel mondo disse: “Ecco, io vengo, o Dio, per fare la tua volontà” [Eb 10,7; Sal 39,8-9], inizio della indis2 solubile unione della natura divina con la natura umana» (Paolo VI, Marialis cultus, 6). 2. La disponibilità a Dio è significata da quel primo “fiat” del Cristo e, in misura estrema, dal suo “sì” alla volontà del Padre nella notte del Getsemani: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice. Però non come voglio io, ma come vuoi tu» (Mt 26,39; cf Mc 14,36; Lc 22,42). Una anticipazione profetica di tale atteggiamento ammiriamo in Isaia: «Udii la voce del Signore che diceva: “Chi manderò e chi andrà per noi?” E io risposi: “Eccomi, manda me!”» (Is 6,8). E, all’alba del Nuovo Testamento, nella Vergine Maria: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Infine in Saulo, sulla via di Damasco: «Che devo fare, Signore?» (At 22,10). Questi i modelli della radicale disponibilità a Dio e al suo servizio. Disponibilità è dunque autoconsegna della propria facoltà di decisione, della propria autonomia (non della libertà, che è inalienabile), perché altri ne disponga in vista di un progetto che supera la comprensione e i disegni del soggetto. Tale autoconsegna si compie nel momento della Professione religiosa, e si rinnova ogni qualvolta si prende atto della propria appartenenza a Dio in quanto “consacrati”, e si ribadisce la propria appartenenza alla Congregazione nella fedeltà agli impegni assunti: «A questa Società mi offro con tutto il cuore» (formula della professione religiosa, cf Cost. 123). II. Obbedienza: ascolto ed adesione 1. Nel linguaggio biblico il concetto di “obbedienza” coincide con quello di “ascolto”. Il figlio ascolta il padre, o la madre, per eseguire quanto desiderano. Nei confronti di Dio, il credente “iniziato” considera l’ascolto un privilegio: «Ogni mattina il Signore Dio fa attento il mio orecchio, perché io ascolti come gli iniziati...; mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro» (Is 50,4-5). Questo celebre testo messianico riprende oracoli ed esperienze antiche, dove ascoltare Dio e obbedirgli è sorgente di benedizione (cf Gn 22,18; Es 24,7) ed è culto perfetto, poiché «l’obbedienza è più gradita del sacrificio» (1Sam 15,22). 3 L’adesione ai suoi precetti è atto di amore, di gratitudine e di appartenenza a Dio. Si obbedisce perché siamo sue creature (Sal 143,10); perché siamo il suo popolo (Dt 27,9-10); perché la sua volontà è buona (Dt 6,4-5), ci desidera felici (Dt 4,39-40), vuol guidarci alla salvezza e distoglierci dalla rovina (Ger 26,10-15); perché ci ha scelti per grazia (Dt 6,7; 14,12; 26,28), ci chiama alla libertà (Es 3,610; 19,4-5) e desidera una risposta libera, una scelta volontaria (Gs 24,1-15; Sal 40,7-9). La sua guida è indicata nella Legge (Sal 118,1ss; 131,1ss), obbedire alla quale significa essere fedeli a Dio e sicuri nella sua provvidenza. 2. Nel Nuovo Testamento rimane esemplare per i cristiani la figura di Abramo, l’uomo della fede e dell’obbedienza indiscussa (cf Eb 11,8; Rm 4,1s; Gal 3,6s). Ma il modello assoluto è Gesù, l’obbediente per definizione (cf Lc 2,49; Gv 4,34s); la volontà del Padre fu per lui “cibo”; e l’obbedienza una testimonianza di servizio (Lc 10,1; Mc 10,46), di amore sino alla morte di croce (Fil 2,8). Per questo la sua obbedienza fu l’antiveleno alla disobbedienza di Adamo e riveste un valore salvifico universale (Rm 5,1; Eb 12,2). Da lui gli Apostoli hanno imparato che «bisogna obbedire a Dio prima che agli uomini» (At 5,29); che tutti dobbiamo obbedire a Dio Padre (1Pt 1,14) e a Cristo nostra salvezza (2Cor 10,5; Eb 5,9); che la salvezza sta esattamente nell’obbedienza alla Verità mediante l’adesione al vangelo (Rm 10,16; 1Pt 4,17) e all’insegnamento degli Apostoli (Rm 6,17). 3. Non fa dunque meraviglia che una forma privilegiata di “sequela Christi” nella Chiesa sia l’obbedienza professata per “voto”: e che tale voto sia pubblicamente dichiarato con un rito liturgico, che fa dell’obbedienza una consacrazione ecclesiale al servizio di Dio e del suo Regno. In tal senso la vita religiosa apostolica, che ha il suo perno nel voto di obbedienza, è “testimonianza evangelica” (Evangelica testificatio 25). Virtù votata, ma prima vissuta con sincerità, l’obbedienza religiosa consiste essenzialmente nella disposizione a compiere la volontà del Padre, come Gesù e secondo lo Spirito, tramite la mediazione, i sostegni ed anche le ricerche della comunità (“progetto 4 evangelico comunitario”), cui sono tenuti egualmente autorità e membri. Essa fa appello alla fede riguardo al destino individuale, secondo la norma della rinuncia alla propria autonomia e della disponibilità “fino alla morte”. Non è tuttavia, come si è detto, abdicazione alla libertà (inalienabile); non è abbandono cieco e deterministico a un “fato” stabilito una volta per tutte. Ma è adesione sempre vigile, consapevole e appassionata al “sì”, nel discernimento e nella libertà. È dunque atteggiamento dinamico, che rende operante la fede e la carità. È il desiderio di obbedire come Gesù e con Gesù; di essere anzi, qui e adesso, Gesù che obbedisce al Padre. In tal senso Don Alberione, nella direzione spirituale impartita ad alcuni paolini/e, non temeva di suggerire loro di vivere l’obbedienza “fino alla pienezza della vita mistica”; quella che, secondo Giovanni della Croce, «apre l’anima a ricevere la vita di Dio attraverso la piena sottomissione alla sua Volontà, sicché Cristo possa disporre di tali anime generose come delle membra del proprio Corpo» (Cantico Spirituale). III. L’obbedienza in concreto 1. Nella sua verifica della vita paolina – Ariccia 1960 – Don Alberione sottolineò con molto realismo il senso, i meriti e le difficoltà dell’obbedienza nella nostra situazione concreta, di religiosi operanti su frontiere nuove, per vie non ancora battute, al servizio dell’evangelizzazione. Per una sintesi organica del suo discorso rimando alla Istruzione XVI della prima settimana: “Coscienza ed obbedienza” (Ut Perfectus Sit I, 516-527). Accenno qui ad alcune affermazioni sparse in altre parti del libro: – L’obbedienza esige docilità, non infantilismo né gregarismo (UPS I, 291); – è espressione di carità apostolica e va esercitata nella carità fraterna (Ivi); – è concretamente indicata dalle Costituzioni, lette “secondo lo spirito” e nella fedeltà alla loro “anima” (UPS I, 47-49). Più eloquente di ogni parola, sta l’esempio personale di obbedienza, esercitata in grado eroico dal nostro Fondatore fino al ter5 mine dei suoi giorni, e già testimoniata in Abundantes divitiæ (cf nn. 29-30 sulla “duplice obbedienza”: a Dio e all’autorità; nn. 57 e 175 sull’obbedienza al magistero pontificio; ecc.). L’eredità di Don Alberione è stata ben compendiata e riespressa, in conformità con la dottrina del concilio Vaticano II, nei Documenti Capitolari (Cap. Generale Speciale 1971), che ispirarono anche le nuove Costituzioni e il Manuale dell’Autorità. Documenti che al tempo stesso, grazie alla loro apertura verso il futuro, ci offrono spunti molto concreti di integrazione fra le istanze della sensibilità e della cultura moderna e il perenne valore dell’obbedienza evangelica e paolina. 2. La riflessione attuale sull’obbedienza trova una sintesi breve ma illuminante nella esortazione apostolica Vita consecrata di Giovanni Paolo II, che raccoglie a sua volta le esperienze e le analisi di numerosi specialisti (cf VC 91-92). Nella più recente letteratura sulla vita religiosa ritroviamo, espresse in termini diversi, le annotazioni di Don Alberione sui “rischi” di questa virtù, che sembrano accrescere le difficoltà da parte dei giovani ad assumerla come valore evangelico: – Rischio di infantilismo, dipendenza psicologica, irresponsabilità; – mortificazione della creatività e dell’iniziativa personale; – livellamento dei carismi individuali e della molteplicità di situazioni; – difficoltà di conciliare i programmi della congregazione con la progettualità e il profetismo dei religiosi più dotati; – difficoltà di riconoscere mediazioni adeguate in persone prive di competenza specifica, nei settori apostolici di alta specializzazione; – difficoltà di conciliare il “dialogo” con la necessità di decisioni autorevoli; – il peso storico dei danni provocati da forme di obbedienza acritica: p.es. dai gerarchi nazisti di fronte a crimini contro l’umanità, ecc. Tutto ciò riporta il discorso sulla obbedienza autentica e responsabile, che trova la sua salvaguardia in una fede altrettanto autentica, in una rinnovata donazione di sé, ma anche in un sempre vigile uso 6 dell’intelligenza e della libertà, che richiede comunque un discernimento partecipato con l’autorità legittima. Obbedire infatti o è atto libero e responsabile, o non è atto umano. 3. L’elemento nuovo, recepito dal documento Vita Consecrata, è questa forte istanza di conciliare l’obbedienza con la libertà e la responsabilità individuale. Il testo pontificio sottolinea in proposito che l’obbedienza evangelica costituisce oggi una autentica “sfida”: quella appunto di dare una risposta cristiana alla “cultura della libertà”, valore autentico in sé stesso ma abusato fino a limiti aberranti. Ora l’obbedienza dei consacrati «propone in modo particolarmente vivo l’obbedienza di Cristo al Padre e, proprio partendo dal suo mistero, testimonia che non c’è contraddizione tra obbedienza e libertà» (VC 91). La libertà con la quale viene assunto l’impegno di obbedienza all’interno di una comunità religiosa, evidenzia che il soggetto non perde la propria creatività, tanto meno il senso di corresponsabilità, ma intende esprimere l’una e l’altro all’interno di un organismo apostolico. Si tratta infatti di «compiere insieme la volontà del Padre» e, in tal senso, «la vita fraterna è il luogo privilegiato per discernere e accogliere il volere di Dio e camminare insieme [...] nella medesima missione, pur nella diversità dei doni e nel rispetto delle singole individualità». Di più: «Contro lo spirito di discordia e di divisione – tanto devastante nel mondo contemporaneo – autorità e obbedienza risplendono come un segno di quell’unica paternità che viene da Dio, della fraternità nata dallo Spirito, della libertà interiore di chi si fida di Dio...» (VC 92). Conclusione. Ho insistito soprattutto sui principi e sull’aspetto evangelico dell’obbedienza. Le sue manifestazioni pratiche nella realtà della nostra congregazione, e nel momento attuale, faranno parte della prossima mia lettera. Ora non posso fare altro che dar onore al merito di tantissimi fratelli, i quali riconoscono pienamente e vivono generosamente il valore di questa virtù. Essi meritano la gratitudine di tutti, e particolarmente dei responsabili, i quali possono così compiere il loro servizio d’autorità “senza gemere” sotto il peso della croce. 7 A tutti i membri delle singole comunità auguro fraternamente di vivere il tempo dell’Avvento e poi del Natale con l’atteggiamento di Maria e del piccolo Bambino, che per noi è «sceso dal cielo» per fare la volontà del Padre e redimerci con la sua obbedienza. Roma, 22 ottobre 2001 memoria del B. Timoteo Giaccardo _________ DON PIETRO CAMPUS Superiore generale BIBLIOGRAFIA per sviluppi e approfondimenti: TEOLOGIA BIBLICA E SPIRITUALITÀ: 1. Dizionario di Teologia Biblica, di X.L. Dufour, ed. Marietti, Torino 19683: voce Obbedienza, coll. 697-701. 2. Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), di G. Rocca (cur.), Edizioni Paoline, 6° vol., Roma 1980: voce Obbedienza, coll. 491-494; voce Obbedienza (voto), coll. 494-552. 3. Dizionario Teologico della Vita consacrata, di A.A. Rodriguez e J.M. Canals Casas (cur.), ed. Ancora, Milano 1994: voce Obbedienza (I: Fondamento biblico; II. Lettura teologica), pp. 1145-1174. 4. Nuovo Dizionario di Spiritualità, di Stefano de Fiores e Tullo Goffi (cur.), Edizioni Paoline, Alba 1979: voce Obbedienza, pp. 1074-1091. DON G. ALBERIONE: – Appunti di Teologia Pastorale, Torino 1915, pp. 36, 93. – Abundantes divitiæ, nn. 29-30; 57; 82; 175. – Ut perfectus sit homo Dei, I, 516-527: “Coscienza ed obbedienza”. CONCILIO VATICANO II: – Dei Verbum 5; Lumen Gentium 3; 43-44; Perfectæ Caritatis 14. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Vita Consecrata, nn. 91-92. CAPITOLO GENERALE SPECIALE SSP (1969-1971): Documenti capitolari, nn. 460-478. Costituzioni SSP, art. 2; 29; 39-46; 85; 123; 169; 180.9. Manuale dell’Autorità, nn. 010.1-3; 032.1; 035.1; 308ss. Itinerario di Formazione permanente: “Il servizio dell’autorità”, a cura della Équipe Itinerante (presentato dal Superiore Generale con lettera del 31 luglio 2001 ai Superiori Provinciali e Regionali). 8 ATTIVITÀ DEL GOVERNO GENERALE Nel periodo compreso tra luglio e ottobre 2001, il Governo generale si è riunito nelle seguenti date: 18-19 luglio, 24-26 settembre, 22-25 ottobre. 1. AMMISSIONI A norma dei rispettivi articoli 110.1, 146 e 154 delle Costituzioni, sono stati ammessi: − al Noviziato, i postulanti Adam Szczygiel (Regione Polonia) e Stefano Stimamiglio (Provincia Italia); − alla Professione perpetua, gli juniores: ch. Salvador Ruiz Armas e ch. Antonio José Valadez Ramírez (Provincia Messico); ch. Ludovico Tacdoro (Provincia Filippine-Macau); − al Diaconato, i chierici: Saju George Ellickal, Pankaj Kandulna e Stephen Kollamkudy (Provincia India-Nigeria); Rui Miguel Tereso Martins (Regione Portogallo); − al Presbiterato, il diacono Pedro Paz Paz (Provincia Spagna). • A norma dell’art. 142 delle Costituzioni, sono stati riammessi in Congregazione i giovani Hernando González Galeano, Jhon Jairo Mendoza e Ildefonso Rincón, già chierici temporanei della Provincia Colombia-Ecuador-Panamá. 2. DISPENSE, ASSENZE, INDULTI A norma degli artt. 135 e 206.2/2 delle Costituzioni e Direttorio, sono state accolte le richieste dei seguenti confratelli: − dispensa dai voti religiosi temporanei a favore del ch. Carlos Andrés Cortés Martín della Provincia Colombia-Ecuador-Panamá; − proroga di assenza dalla casa dell’istituto a favore di don Elias Guimarães della Provincia Messico (1 anno) e di don Paolo Sae Wan Oh della Regione Corea (1 anno); − indulto di esclaustrazione a favore di don Egidio Trimani della Provincia Italia (1 anno). • Nulla osta a procedere presso la Santa Sede per − indulto di secolarizzazione a favore di don José Eugenio Vinés Alveal della Provincia Argentina-Cile-Perù al fine di incardinarsi nell’Ordinariato militare del Cile. 9 3. VISITE CANONICHE In conformità agli artt. 208-209.4 delle Costituzioni e Direttorio, membri del Governo Generale hanno effettuato la visita canonica alle seguenti Circoscrizioni per procedere alla consultazione in ordine al rinnovo dei rispettivi Governi: – Provincia Colombia-Ecuador-Panamá: Superiore provinciale: Don Martín Alberto Sepúlveda Mora, 25 settembre 2001. − Consiglieri eletti nel Capitolo provinciale (15-20 novembre): D. Jorge Enrique Cortés, D. Andrés Monroy, D. Ildelfonso Rodríguez e D. Ciro Quintero. – Regione Venezuela: Delegato personale del Superiore generale: Fr. Gabriele Celadin, 25 settembre 2001 (riconfermato). − Consiglieri eletti nell’Assemblea regionale (1-3 novembre): Fr. Pedro Dolzani e Don Teotimo Melliza. – Regione Portogallo: Superiore regionale: Don Guillermo Juan Manuel Gándara Estrada, 25 ottobre 2001 (proveniente dalla Provincia Messico). Più avanti viene riportato il prospetto essenziale delle Circoscrizioni e le linee programmatiche affidate dal Superiore generale ai nuovi Governi. 4. REGIONE CONGO In riferimento al “riordinamento della comunità regionale” (cf San Paolo, giugno 2001, p. 14), il Superiore generale ha nominato i due Consiglieri che affiancheranno il Superiore regionale, don Hernando Jaramillo, fino alla scadenza del suo mandato (aprile 2003). Sono: don Francesco Campus e don Dominic Vellaiparambil. Lo Statuto regionale, preparato dall’Assemblea Regionale del luglio del 2000 e approvato dal Superiore Generale e dal suo Consiglio il 26 settembre 2000, è stato confermato nella sua formulazione scritta. Il Superiore generale ha riservato a sé, per i prossimi due anni, l’interpretazione degli articoli relativi ai Consiglieri Regionali e ai Delegati del Superiore regionale per l’Apostolato e per la Formazione. 5. SOCIETÀ BIBLICA CATTOLICA INTERNAZIONALE (SOBICAIN) Il Governo generale sta proseguendo la riflessione sulla Società Biblica Cattolica Internazionale, in applicazione della linea operativa del VII Capitolo generale A 4.4 e di quanto chiesto dall’Assemblea intercapitolare di New Delhi (“chiarire e rafforzare la struttura della SOBICAIN”, Documento finale 10/c). 10 Esponiamo qui di seguito alcune linee allo studio da parte del Governo generale: a) Lo Statuto è il punto di riferimento insostituibile per mantenere lo spirito del Fondatore, Don Alberione, e in vista dell’aggiornamento all’oggi della SOBICAIN. b) È da tenere presente che gli obiettivi della SOBICAIN, contemplati dallo Statuto, vanno ben oltre la traduzione, la stampa e la diffusione del testo biblico; bensì comprendono l’animazione in varie forme, lo studio, la progettazione creativa. c) Essendo la SOBICAIN un’istituzione congregazionale, ogni Circoscrizione deve sentirsi ed essere coinvolta, tramite adeguata mentalizzazione, nella fase creativa, di programmazione, realizzazione, verifica. d) Uno dei compiti della Società è il coordinamento internazionale dell’apostolato biblico. Ciò comporta che esso si estenda a tutte le nazioni (anche dove la SSP non è presente) e che coinvolga l’intera Famiglia Paolina e il laicato. e) Nell’organigramma della SOBICAIN occorre distinguere appropriatamente la struttura commerciale dall’organismo di studio, animazione, progettazione. f) Il Governo generale affiderà ad una commissione di studio il piano di rilancio della SOBICAIN. Avendo presenti gli obiettivi della Società, essa dovrà operare in fedeltà creativa al Fondatore, con apertura all’immediato futuro e coinvolgere i membri dell’intera Congregazione facendo uso delle modalità che riterrà opportune. 6. ALTRI ARGOMENTI − Economato Generale: l’Economo generale, don Antonio Cesaro, ha presentato al Governo generale il bilancio del 1° semestre 2001 del Fondo Paolino; ha dato l’aggiornamento circa i rendiconti, già pervenuti all’Economato generale; ha informato sulle situazioni immobiliari. Ha riferito infine sul progetto “Bibbia per la Cina”. − Incontro del Comitato Tecnico Internazionale per l’Apostolato (CTIA): la riunione dei membri del CTIA (don Abramo Parmeggiani, don Jose Pottayil, don Gilles Collicelli, don Silvio Sassi e don Hernando Vaca Gutiérrez) si è tenuta in Casa generalizia dal 17 al 19 ottobre 2001. Don Abramo Parmeggiani, presidente, ha presentato brevemente gli argomenti principali trattati: 1) l’Anteproyecto estrategico del CIDEP (Centro Iberoamericano de Editores Paulinos). Esso è 11 stato sottoposto a discussione e approvazione durante l’Assemblea generale del CIDEP a São Paulo (Brasile) dal 5 al 10 novembre 2001. 2) Riflessioni sulla Fiera di Francoforte (9-15 ottobre): l’Editore San Paolo rimane un punto di riferimento importante; si tende a dare un’immagine di qualità, attraverso scelte oculate; apprezzamento e interesse ha riscosso la nuova Bibbia in lingua francese, in coedizione Bayard-Médiaspaul/Canada. − Visita in Angola: su incarico del Governo generale, don Mario Santos (Regione Portogallo) ha compiuto una visita in Angola (Africa) dall’8 giugno al 5 luglio 2001, con lo scopo di incontrare alcuni giovani, già in contatto epistolare con il Consigliere generale referente per la Formazione (don Juan Manuel Galaviz). C’è in alcuni di essi desiderio, interesse e disponibilità alla vita e all’apostolato paolino. Dentro una situazione socio-politica e culturale precaria, con alto tasso di analfabetismo, vi sono manifesti fermenti religiosi, promettenti quanto a prospettive vocazionali; l’ambiente ecclesiale percepisce l’importanza e la necessità del carisma paolino per l’evangelizzazione. È forse prematuro pensare ad aprire una comunità, ma i giovani che offrono garanzie vocazionali meritano d’essere seguiti con cura. − Libro delle preghiere della Famiglia Paolina: in adempimento alla raccomandazione capitolare S R.a, ribadita dall’Assemblea intercapitolare (n. 13), il Superiore generale insieme alle Superiore generali delle Congregazioni femminili della Famiglia Paolina ha costituito l’équipe per la revisione. È costituita da cinque membri, uno per Congregazione. 7. AUTORIZZAZIONI Il Governo generale ha autorizzato: − su richiesta del Centro di Spiritualità Paolina (CSP), la preparazione in IntraText dei testi alberioniani, ad opera della Èulogos; − alienazione di parte della proprietà della Società San Paolo in Vicenza (Italia); − acquisto di terreno con rispettivi edifici in Davao (Filippine); − acquisto di immobile in Guayaquil (Ecuador); − acquisto e alienazione di immobile in Madrid (Spagna); − contributo allo Studio Paolino Internazionale della Comunicazione Sociale (SPICS) per le spese della mediateca; − erogazione di prestito a favore della Regione Portogallo. 12 8. ATTI PROPRI DEL SUPERIORE GENERALE Trasferimento di circoscrizione (Cost. 206.4): don Alphonse Lukoki Fulumpinga dalla Regione Congo alla Regione Gran BretagnaIrlanda; don José Ricardo Aguirre Sáinz dalla Provincia Messico alla Regione Venezuela (temporaneamente); don Arthur Palisada e don Andres Inting dalla Provincia Filippine-Macau rispettivamente alla Provincia Stati Uniti e alla Regione Canada (temporaneamente). DON GIULIANO SAREDI Segretario generale VISITE CANONICHE PROVINCIA COLOMBIA-ECUADOR-PANAMA Don Abramo Parmeggiani e Fr. Francesco Chessa 26 luglio-20 agosto 2001 SUPERIORE PROVINCIALE: Don Martín Alberto Sepúlveda Mora, 25 settembre 2001. MEMBRI: 28 sacerdoti, 4 discepoli perpetui; 23 chierici e 1 discepolo temporanei; 10 novizi; 8 postulanti e 29 aspiranti. Età media dei professi: 39 anni. COMUNITÀ E ATTIVITÀ: ° Bogotá (Colombia): nella città risiede e opera la maggioranza dei fratelli della Provincia, la cui presenza è dislocata in diverse sedi e copre i settori formativi e apostolici. Vi ha sede la Casa provinciale (8 sacerdoti), composta soprattutto da confratelli con responsabilità diretta sulla organizzazione provinciale: il Superiore provinciale, l’Economo provinciale, il Direttore generale dell’Apostolato, il Direttore di Produzione e delle Importazioni/Esportazioni, il Responsabile della Distribuzione nazionale, il Responsabile della Redazione centrale del CIDEP; i due Juniorati: uno per gli studenti di filosofia (1 sacerdote e 13 professi temporanei) e l’altro per quelli di teologia (1 sacerdote e 5 professi temporanei); il Vocazionario (6 sacerdoti, 2 discepoli perpetui, il gruppo dei postulanti e degli aspiranti), con annessa tipografia. 13 ° Medellín (Colombia): Sede del noviziato. La comunità si compone di 3 sacerdoti, 1 chierico temporaneo e 10 novizi. Essi, ciascuno per la sua parte, sono impegnati nella formazione, nella redazione del foglietto liturgico El Domingo, nell’amministrazione della casa e nell’animazione dei collaboratori laici che gestiscono le due librerie in città. ° Panamá: La comunità è funzionale alla libreria aperta nel piccolo Stato centroamericano. Vi sono 2 sacerdoti e 1 discepolo perpetuo. Oltre all’impegno diretto nella libreria paolina, i tre fratelli collaborano nell’animazione vocazionale e danno assistenza a due librerie universitarie (Panamá e David) assunte in gestione di recente. ° Quito (Ecuador): La comunità è formata da 5 sacerdoti, 1 discepolo perpetuo e 1 chierico temporaneo, impegnati principalmente nella distribuzione in Ecuador dei prodotti apostolici provenienti da Bogotá, valorizzando una decina di collaboratori in tutti i campi, dal magazzino alla contabilità. Le due librerie operanti nella città sono gestite da personale laico con la supervisione dei paolini. I responsabili dell’apostolato controllano anche la gestione della libreria di Guayaquil, la città con maggiore sviluppo commerciale in tutta la nazione. Un sacerdote è responsabile del Dipartimento Evangelizzazione e Catechesi di Radio Católica Nacional; un altro collabora nell’animazione vocazionale. ° Portoviejo (Ecuador): Sita in un edificio di proprietà della diocesi, la comunità è composta da 2 fratelli (1 sacerdote e 1 chierico temporaneo) ed è funzionale al contratto stipulato con l’archidiocesi per la gestione di Radio Católica Manabí. Nello stesso edificio ha sede anche la libreria gestita da personale esterno. La radio si rivela come un’ottima opportunità per preparare i giovani professi all’apostolato radio. La Provincia, ricca di forze giovani, è vivace ed intraprendente. L’esuberanza giovanile deve essere contemperata mediante un’adeguata struttura formativa; il processo di crescita, non potendo ancora avvalersi di esperienze assodate, deve trovare guida e sostegno nell’attenzione alla normativa congregazionale. La situazione di insicurezza della società civile colombiana è motivo di preoccupazione, ma anche stimolo opportuno a cooperare, mediante l’apostolato specifico, all’opera di pacificazione e di giustizia. 14 AI FRATELLI DELLA PROVINCIA COLOMBIA-ECUADOR-PANAMA Linee programmatiche Cari Fratelli, 0.1 Dopo avere preso in esame la relazione sulla Provincia, fatta dai visitatori Don Abramo Parmeggiani e Fr. Francesco Chessa, e considerate le indicazioni da voi offerte nella consultazione per il nuovo Governo provinciale, ho nominato vostro Superiore Provinciale DON MARTIN SEPÚLVEDA. 0.2 Mentre ringrazio questo fratello per la generosa accettazione del nuovo servizio dell’autorità, sento doveroso rivolgere un pensiero riconoscente a Don Vincenzo Miotto per la sua preziosa opera di animazione, soprattutto negli anni di governo. È sotto gli occhi di tutti il buon cammino fatto dalla Comunità provinciale, in varia misura nei differenti campi. Tale progresso è sicuramente frutto della grazia di Dio: ma non è mancata la vostra laboriosità e l’attento servizio di chi era preposto in autorità. Il mio auspicio più sincero è che la crescita e maturazione continui nei prossimi anni in ciascuno di voi e in tutti gli aspetti della vita religiosa paolina. 0.3 Permettetemi ora di richiamare la vostra attenzione su alcuni elementi che ritengo importanti per vivere il “Mi protendo in avanti” del nostro Venerato Fondatore. Con gli altri documenti congregazionali ed ecclesiali, queste poche note vi potranno essere di aiuto nella celebrazione del Capitolo Provinciale e nella programmazione dei prossimi anni. I. VITA FRATERNA E COMUNITÀ 1.1 Ringraziamo il Signore per la buona armonia delle nostre comunità. È tuttavia opportuno riflettere su quanto trasmessoci dai Documenti del Capitolo Speciale. Sono pensieri che debbono illuminare la giornata della comunità e di ognuno di noi: «Attraverso il carisma del nostro Fondatore, siamo una comunità apostolica profondamente inserita nella Chiesa di Dio e dobbiamo mantenere vivo il nostro senso comunitario. “La vita comune importa il mettere insieme le forze… 15 perché la nostra società è Congregazione. La vita comune è per mettere insieme le forze, l’intelligenza, l’abilità, il consiglio… Si sente il parere degli altri e ci si corregge e ci si aiuta, perché da tutti c’è qualcosa da prendere e qualcosa da togliere. Si annulla la vita comune, quando ognuno fa da sé” [Alberione]» (DC n. 332). 1.2 Frutti di questa riflessione saranno il dialogo concreto per lo studio dei problemi e la partecipazione di tutti alla costruzione del bene comune. 1.3 Già da vari anni il progetto comunitario fa parte della vostra programmazione annuale: fate tesoro dell’esperienza acquisita con l’uso di questo strumento privilegiato per la crescita della comunità locale. II. PROMOZIONE E FORMAZIONE 2.1 In merito alla formazione cito ancora il Capitolo Speciale: «La Società San Paolo, mentre aiuta i suoi futuri membri a raggiungere le mete della formazione generale (umana, cristiana e religiosa), si propone in modo speciale di prepararli all’esercizio dell’apostolato della comunicazione sociale» (DC n. 525). 2.2 Dai colloqui con i visitatori, risulta che il campo della formazione ha bisogno di maggiore attenzione da parte del nuovo Governo Provinciale e di tutta la comunità. Questa considerazione nasce dalla diffusa insoddisfazione per varie carenze che vengono segnalate: • nella preparazione dei formatori; • nella presentazione della vocazione paolina nella sua duplice espressione sacerdote-discepolo; • nelle tappe formative, quando guardano più alla scadenza di calendario che alla reale maturità dei formandi; • nella preparazione all’apostolato futuro durante la formazione dei giovani. Questi e altri problemi denunciati non sono estranei all’alto numero di defezioni registrato negli ultimi anni, soprattutto tra i giovani professi. 2.3 Quali suggerimenti posso proporvi per rispondere alle necessità in questo campo? Ne presento solo alcuni che vi aiuteranno nella ricerca di quelli più adatti alla realtà della vostra Provincia. 16 • Dare più peso al ruolo del Consiglio Provinciale di Promozione e Formazione, come punto di riferimento dei momenti di studio e di verifica del processo formativo, previsto dal Manuale dell’Autorità (nn. 436-438), con la supervisione del Governo Provinciale. • Presentare la vocazione religiosa paolina sempre nella sua duplice espressione sacerdote-discepolo, spiegandone la complementarità, le caratteristiche specifiche e il loro valore. • Rivedere l’Iter nei punti che oggi non rispondono in modo adeguato alle esigenze delle varie tappe formative. Per il periodo che precede il noviziato, puntare ad una maggiore coscientizzazione degli impegni della vita religiosa. L’impronta di integralità deve essere presente sin dai primi giorni di vita in Casa. • Rispettare e accompagnare, in clima di fiducia e dialogo, la singolarità di ogni giovane in formazione, per favorirne la crescita armonica. III. APOSTOLATO 3.1 Nell’apostolato la Provincia ha dimostrato una tangibile crescita negli ultimi anni. Le nuove librerie, l’assunzione di una redazione centrale del CIDEP in Bogotá, il consolidamento delle realtà apostoliche in Ecuador, in Panamá e Costa Rica, sono tutti elementi che testimoniano la benedizione del Maestro Divino oltre che la vostra generosa dedizione. Al riguardo è utile ricordare l’articolo 77 delle nostre Costituzioni: «L’apostolato paolino è realizzato dall’insieme dei membri della Congregazione e ha quindi una dimensione comunitaria». 3.2 Chi ha la responsabilità, soprattutto se di livello provinciale, sappia coinvolgere i confratelli nella ricerca e gestione della attività apostolica, con il sapiente uso dello strumento di delega: è questo uno dei mezzi migliori per favorire la crescita non solo delle attività ma anche della stessa comunità provinciale. Illuminante in materia è il Manuale dell’Autorità (n. 421.2) a cui vi rimando. 3.3 È necessaria particolare attenzione per rispondere, con il contenuto delle nostre opere, all’esigenza di giustizia e di pace dell’area geografica in cui operiamo. 17 3.4 In questa ottica ritengo importante la valorizzazione delle differenti fonti culturali di cui è ricca la Provincia, e il prudente utilizzo degli strumenti neutri (soprattutto radio e TV) per la predicazione del vangelo e la promozione umana; sempre nel rispetto del progetto apostolico provinciale. IV. AMMINISTRAZIONE E SERVIZIO DELL’AUTORITÀ 4.1 Come frutto del vostro lavoro e di fiducia nella Provvidenza, la Provincia ha visto la crescita della realtà patrimoniale, pur operando in un contesto economico non molto favorevole. In questo campo saranno di aiuto le norme che, ai vari livelli, regolano il servizio dell’autorità nella nostra Congregazione. Non dobbiamo considerarle un elemento limitante nello zelo, ma come strumento necessario per il migliore coordinamento della realtà congregazionale. 4.2 Un ruolo importante, per la crescita armonica della Provincia, avrà il dialogo con i fratelli da parte di chi è preposto al servizio dell’autorità. 4.3 Permettetemi di rimandarvi infine, per una riflessione sull’argomento, alla mia lettera del 31 maggio scorso: esprime il magistero congregazionale in materia. V. FAMIGLIA PAOLINA 5.1 La Famiglia Paolina è la eredità più grande che il Fondatore ha lasciato alla Chiesa. Una Famiglia caratterizzata dalla comune spiritualità: «Vivere integralmente il Vangelo; vivere nel Divino Maestro “Pastore” in quanto Egli è Via, Verità e Vita; viverlo come lo ha compreso San Paolo» (G. Alberione, UPS 1,87). 5.2 È nostro dovere adoperarci con attenzione e amore nel proteggere questa preziosa eredità dai pericoli che possano nuocerle, e nel farla crescere come elemento vivo: in altre parole, è nostro dovere vivere il carisma di Famiglia in fedeltà creativa. Vari sono i mezzi che ci possono aiutare in questo compito. Mi limito a presentarne alcuni, certo che il vostro amore al carisma ve ne farà scoprire degli altri. 18 • Dedicare un po’ del nostro tempo alla riflessione e allo studio del carisma unitario della Famiglia e alla conoscenza dello specifico delle altre Istituzioni. • Promuovere lo scambio di elementi comuni nelle tappe della formazione, soprattutto dal noviziato in poi. • Incrementare il dialogo con le altre comunità della Famiglia presenti in Provincia: non dobbiamo lasciarci condizionare da esperienze negative del passato. • Non permettere mai che la preoccupazione di vantaggi economici o d’altro genere in concorrenza con altre istituzioni mettano in ombra lo spirito della Famiglia. Cari fratelli, vi affido alla intercessione di Maria e del venerabile nostro Fondatore, del quale celebreremo prossimamente il 30° anniversario dell’entrata in Cielo. Vogliano essi benedire tutte le vostre persone e le vostre opere. Roma, 1 ottobre 2001 DON PIETRO CAMPUS Superiore generale REGIONE VENEZUELA Don Juan Manuel Galaviz e Fr. Luigi Furcas 1-13 settembre 2001 DELEGATO PERSONALE DEL SUPERIORE GENERALE: Fr. Gabriele Celadin, 25 settembre 2001 (riconfermato). MEMBRI: 6 sacerdoti e 6 discepoli perpetui, di diverse nazioni: Italia (5), Argentina (2), Messico (2), Spagna (1), Filippine (1), Venezuela (1). Età media: 54 anni. Gli aspiranti sono 16. COMUNITÀ E ATTIVITÀ: ° Caracas: Sede regionale (El Paraíso) e casa di formazione. Vi risiedono 5 fratelli (3 sacerdoti e 2 discepoli perpetui). Di essi, un sacerdote è maestro dei postulanti; gli altri fratelli e gli stes19 si giovani svolgono l’apostolato in centro città (La Candelaria), dove si trova la principale libreria della Regione e l’edificio della Sobicain, che funge anche come centro editoriale, di redazione e grafica, di pubblicità, di coordinamento della diffusione e di amministrazione generale. ° El Hatillo: La comunità è composta da 5 fratelli (2 sacerdoti e 3 discepoli perpetui), con mansioni varie: direzione generale dell’apostolato, settore minimedia e pagina Web, diffusione estera, animazione degli Istituti Maria SS. Annunziata e Santa Famiglia, redazione di Ecos bíblicos. La casa, immensa e in posto ameno, è sottoutilizzata. ° Mérida: casa aperta il 29 settembre 2001, con finalità formativovocazionale. Ne fanno parte 1 sacerdote, 1 discepolo perpetuo e 7 giovani aspiranti. L’apostolato paolino è vivace, orientato al servizio del popolo e imperniato sulla liturgia e sulla catechesi: Pan diario de la Palabra (messalino mensile con l’inserto Ecos bíblicos, 50.000 copie); El Domingo (foglietto liturgico settimanale, 300.000 copie); Mi hojita del Domingo (versione liturgica del precedente per i bambini, 15.500 copie). Familia Cristiana esce mensilmente con 9000 copie. La produzione libraria è orientata al grande pubblico; la diffusione è assicurata dai magazzini di Caracas e El Hatillo, e dalle sei librerie della Regione (Caracas, Maracaibo, Maracay, Mérida, Puerto La Cruz, San Cristobal), gestite in prevalenza da collaboratori laici (che nell’insieme delle attività apostoliche e dei servizi vari assommano a 64). Molto attiva la SOBICAIN (Società biblica cattolica internazionale) sia nel campo della diffusione (circa 100.000 Bibbie all’anno e più ampia diffusione del Nuovo Testamento) sia nei corsi biblici (in sede e per corrispondenza). Il settore degli audiovisivi e multimedia, in via di sviluppo, produce audiocassette e qualche video. Un programma radio (10 minuti) è diffuso quotidianamente da 14 emittenti. Nella Regione sono presenti gli Istituti “Santa Famiglia” (8 perpetui, 4 temporanei, 6 novizi) e “Maria SS. Annunziata” (5 perpetue, 3 novizie); il movimento “Jóvenes Paulinos” può diventare fucina di futuri Cooperatori Paolini. 20 AI FRATELLI DELLA REGIONE VENEZUELA Linee programmatiche Cari fratelli, 0.1 Nel riconfermare FR. GABRIELE CELADIN nell’incarico di mio Delegato personale per la Regione Venezuela (cf Decreto del 25 settembre 2001), ho rinnovato pure la mia fiducia nella partecipazione di voi tutti – ognuno nel proprio ruolo e condizione – per il progresso integrale della Circoscrizione. Al medesimo fine vogliono contribuire queste linee programmatiche che vi invio in vista dell’Assemblea regionale che presto celebrerete, per riflettere insieme sulle priorità della Regione e per affidare, al nuovo Governo e alla responsabile partecipazione di tutti, un programma operativo per il prossimo triennio. 0.2 Sarete voi stessi a definire – in relazione con i vari campi della vita paolina – gli obiettivi particolari e le linee di azione che riterrete opportune per il futuro immediato della Circoscrizione. Tuttavia, ci tengo a sottolineare tre punti, che vi chiedo di considerare seriamente e di tradurre in risoluzioni pratiche. I. PRIORITÀ VOCAZIONALE-FORMATIVA 1.1 Nelle Linee programmatiche che vi inviai tre anni fa, definivo la Pastorale Vocazionale e la Formazione «il problema più grave della Regione» e vi esortavo a «non perdervi d’animo e a continuare nello sforzo». Nella corrispondente Assemblea programmatica (ottobre 1998) vi siete proposti di affrontare il problema con iniziative concrete. Ora i frutti del vostro impegno incominciano ad apparire. Mentre mi rallegro con voi per questi segni di ripresa, vi chiedo di continuare nello sforzo, raddoppiando la vostra attenzione su tutti gli aspetti – programmatici, esecutivi e di verifica – riguardanti la pastorale vocazionale e la formazione. Alla luce delle nuove circostan21 ze ed esigenze continuerete l’aggiornamento del vostro Iter formativo, in sintonia sempre con la normativa congregazionale ed evitando ogni sorta di improvvisazione. 1.2 Il periodo che vi sta davanti esige uno sforzo ancora maggiore di quello compiuto negli ultimi anni. Occorrerà perciò che, nella prossima Assemblea della Regione, delineiate bene un progetto di base minimo a cui possa fare riferimento tutta l’opera vocazionale e formativa (criteri fondamentali, tappe, mezzi, strutture, ecc.). Dovrete inoltre garantire un efficace funzionamento del Consiglio per la Pastorale Vocazionale e la Formazione: assemblee più frequenti, in date prestabilite; opportuna notificazione ai partecipanti dei punti da trattare e della finalità stessa dell’assemblea (di approfondimento, o di programmazione, o di verifica...); elaborazione e lettura di verbali da parte del segretario, ecc. E siccome l’impegno vocazionale e formativo non è compito esclusivo del suddetto Consiglio ma priorità di tutta la Circoscrizione, occorre che prevediate le strategie necessarie per promuovere nell’intera Circoscrizione un costante incremento della sensibilità vocazionale e formativa, e che diventi una realtà quanto già vi chiesi nel 1998: «tutti si sentano coinvolti in questa attività e diano il loro contributo, non solo di preghiera e di vita esemplare, ma anche di accoglienza e di partecipazione diretta, ogni qualvolta vengano avanzate delle richieste». II. PARTECIPAZIONE COMUNITARIA 2.1 È normale, nelle Circoscrizioni numericamente piccole, che le stesse persone facciano parte di due o più équipe o consigli. Questa e altre circostanze possono indurre all’errore di sottovalutare l’importanza delle assemblee formali, o di ridurre al minimo la procedura di tali riunioni. Occorre evitare questo rischio e riprendere l’obiettivo che vi eravate imposto tre anni fa: «migliorare il clima di comunicazione all’interno della Regione e favorire la corresponsabilità di tutti i membri». 2.2 L’Assemblea programmatica sarà per voi una grande occasione per rivedere e ridisegnare l’organico della Regione, precisan22 do ruoli e competenze e definendo i meccanismi secondo i quali dovranno funzionare le varie strutture operative, sia quelle in ordine all’animazione comunitaria come quelle al servizio della formazione, dell’apostolato e dell’amministrazione. Tocca a voi stabilire, per il prossimo triennio, le giuste condizioni che garantiscano la compartecipazione nell’andamento della Regione. Vi rimando, in proposito, a quanto afferma il n. 644 dei Documenti del Capitolo Generale Speciale: «Tutti i membri sono chiamati a svolgere un ruolo attivo. Questo sarà facilitato se accettiamo, senza riserva, l’attuale tendenza ad associare il maggior numero di persone nel maggior numero di casi, e nel modo più efficace, alla preparazione delle decisioni e alla loro esecuzione. È necessario perciò che le strutture, a livello locale, regionale, provinciale e generale, come pure settoriale e formativo, prevedano, ordinino e stimolino efficacemente l’apporto dei singoli membri; e questo non solo nella fase esecutiva, ma già in quella di ricerca, programmazione e deliberazione, secondo i casi e le esigenze reali…». III. GESTIONE AMMINISTRATIVA 3.1 A coloro che saranno chiamati a far parte del nuovo Governo della Regione chiedo di stabilire presto e con chiarezza le condizioni per una gestione amministrativa della Circoscrizione ancora più accurata di quanto si è fatto finora e più in armonia con la nostra normativa (cf Costituzioni, nn. 229ss; Manuale dell’Autorità, nn. 131ss e 243ss). Non basta che la figura dell’Economo regionale sia distinta da quella del Superiore Delegato; è necessario che abbia la possibilità concreta di espletare tutte le funzioni di sua competenza in forza del ruolo che gli viene affidato; a lui tocca, tra gli altri suoi doveri, quello di seguire il gruppo che compone lo staff contabile amministrativo. 3.2 Il Superiore e i suoi consiglieri costituiscono il Consiglio di amministrazione ed è loro competenza il piano economico della Circoscrizione, ma agiscono per mezzo dell’Economo. Per quanto riguarda le decisioni più significative, prima di metterle definitivamente in opera, si devono sentire tutti i confratelli della Regione. 23 3.3 Ciò che a tutti deve risultare evidente è che i ruoli amministrativi sono un servizio, mai un esercizio di potere, e che si adempiono sempre in religiosa interdipendenza. REGIONE PORTOGALLO Don Jose Pottayil e Fr. Lorenzo Vezzani 27 settembre-15 ottobre 2001 IV. VERSO IL CINQUANTESIMO 4.1 I tre punti che ho voluto sottolineare non sono svincolati da altri aspetti che giustamente riterrete fondamentali. Nella misura in cui porterete alla pratica i miei suggerimenti, favorirete l’opera di animazione – primo servizio dell’autorità – e conferirete al vostro apostolato – che già svolgete con creatività e dedizione – la consistenza e l’incessante irradiazione alla quale ci spinge il “mi protendo in avanti”. 4.2 Il cinquantesimo anniversario del nostro servizio paolino nel Venezuela ricorre in un momento storico particolarmente carico di sfide e di grazia. Auguro a ognuno di voi, cari fratelli, e a ognuno dei nostri giovani aspiranti, il dono di una piena e gioiosa corrispondenza. L’intercessione del Ven. Don Giacomo Alberione vi ottenga abbondanti benedizioni dal Maestro Divino. Con fraterna cordialità. Roma, 2 ottobre 2001 DON PIETRO CAMPUS Superiore generale SUPERIORE REGIONALE: Don Guillermo Juan Manuel Gándara Estrada, 25 ottobre 2001. MEMBRI: 12 sacerdoti, 2 discepoli perpetui, 1 chierico perpetuo; 2 chierici e 2 discepoli temporanei; 9 aspiranti. Età media dei professi: 52 anni. COMUNITÀ E ATTIVITÀ: ° Apelação: È la comunità più numerosa, composta da 8 fratelli (3 sacerdoti, 2 discepoli perpetui, 2 chierici e 1 discepolo temporanei). È il centro delle attività apostoliche della Regione: editoriale, commerciale, amministrativa; ed è sede dello Juniorato (4 juniores, di cui 1 si trova a Fátima). La rete di diffusione si completa con le librerie di Lisboa, Fátima e Fundão, gestite da collaboratori laici. ° Fátima: I 4 fratelli (2 sacerdoti, 1 chierico perpetuo e 1 discepolo temporaneo) che compongono la comunità sono impegnati nel campo della promozione vocazionale, della formazione degli aspiranti (7) e nella locale libreria. ° Lisboa: Sede regionale. Formano la comunità 5 confratelli con responsabilità organizzativa nella Regione: il Superiore regionale, il Direttore generale dell’Apostolato, il Direttore editoriale e il Direttore di Família Cristã (17.000 copie); un confratello funge da Superiore locale. Vi sono anche 2 giovani aspiranti universitari. Da qualche anno la Regione è testimone di un risveglio vocazionale, che, se ben coltivato, permetterà di guardare con fiducia al futuro. Alle difficoltà apostoliche attuali, non lievi e di vario genere, fanno da sfondo la salute precaria di alcuni membri e la difficoltà a tessere sinergie tra i diversi settori in vista di una collaborazione fraterna ed efficace. 24 25 AI FRATELLI DELLA REGIONE PORTOGALLO Linee programmatiche Cari fratelli, Dopo la visita compiuta alla vostra Regione dai Consiglieri generali P. Jose Pottayil e Fr. Lorenzo Vezzani dal 27 settembre al 15 ottobre 2001, il Governo generale ha ritenuto utile e opportuno affidare l’incarico di Superiore regionale per il prossimo triennio al P. GUILLERMO GÁNDARA. Io sono certo che lo accoglierete con tutta la disponibilità e la collaborazione della vostra fraternità. Al tempo stesso esprimiamo un sincero ringraziamento al P. Ricardo Ares e ai membri del Governo regionale uscente per il loro generoso servizio. In vista della nuova Assemblea regionale, vi propongo alcune linee-guida che vi orienteranno nella programmazione del prossimo triennio. I. PERSONE, COMUNITÀ E ANIMAZIONE SPIRITUALE 1. Preso atto della situazione numerica del personale, provato da problemi di salute, occorre da parte di tutti un sincero sforzo di fraterna accettazione, comprensione e collaborazione reciproca. Una maggiore fiducia fraterna e una visione più ottimistica del futuro imprimeranno nuovo slancio sia alla formazione che all’apostolato della Circoscrizione. 2. Sarà compito speciale dei superiori alimentare un clima di fede nei valori della vita consacrata apostolica, a partire dalle celebrazioni liturgiche e dagli incontri comunitari, previsti dalle Costituzioni. I “ritiri”, in particolare, potranno risultare occasioni di confronto con sé stessi e con Dio, e momenti di contatto diretto con il carisma paolino. La collaborazione con gli altri istituti della Famiglia Paolina in questo settore ha già dimostrato la sua efficacia. II. PASTORALE VOCAZIONALE E FORMAZIONE 3. Un Consiglio di formazione realmente operante è la premessa indispensabile dell’opera vocazionale e formativa. Esso curerà le forme della promozione in uno dei contesti più favorevoli del26 l’Europa e il superamento delle difficoltà che rendono precaria la formazione, specialmente degli juniores. 4. Non può mancare nel programma formativo l’impegno diretto nell’apostolato secondo modalità armonizzate con i corrispondenti impegni della formazione spirituale-carismatica e dello studio, evitando che lavori troppo assorbenti impediscano il regolare curriculum. 5. Occorre inoltre che un chiaro Progetto comunitario ed apostolico a livello di Regione possa offrire prospettive per una formazione chiaramente finalizzata. 6. È soprattutto necessario garantire ai giovani una guida che li aiuti a maturare e vivere in pienezza la consacrazione-missione paolina. Il futuro della Congregazione, e particolarmente della vostra Regione, dipende dalla capacità di offrire alle giovani generazioni una formazione veramente integrale. III. L’OPERA APOSTOLICA 7. Prendiamo atto dei progressi e dei tentativi compiuti nel passato triennio; ma occorre correggere alcune carenze e disfunzioni, specie nel coordinamento dei settori. Vi era stato suggerito, nelle precedenti linee programmatiche, un impegno più mirato nella progettazione e nella organizzazione per superare il calo della produzione e della domanda. Sarà opportuno valutare l’efficienza della nuova impostazione in relazione ai progressi ottenuti. 8. Ho accennato sopra al Progetto apostolico regionale. Esso è indispensabile, per procedere in senso orientato. Ma dev’essere un progetto semplice, concreto e fattibile: commisurato alle persone e alle disponibilità economiche, e tale da non disperdere le forze né creare frustrazioni. 9. Tale progetto apostolico è una priorità, da concordare con il CIDEP. Il beneficio che potete trarne sarà notevole sotto molti punti di vista. Ma impone anche una chiara assunzione di responsabilità per ciò che riguarda il vostro territorio. Intendo il meditato discernimento sulle presenze (apertura o chiusura di centri apostolici) e 27 soprattutto l’adozione di rigorosi criteri di controllo, sia sul personale che sulle attività. IV. SERVIZIO DELL’AUTORITÀ E AMMINISTRAZIONE 10. Al nuovo Superiore regionale viene chiesto, come già in precedenza, un particolare sforzo per garantire una serena intesa fraterna, una buona riuscita vocazionale-formativa e un nuovo slancio apostolico. È ovvio che tale impegno va condiviso da tutti i fratelli, che certamente amano la Congregazione e desiderano un migliore servizio apostolico al proprio paese. 11. Non ignoriamo le difficoltà che possono derivare da eventuali tensioni fra diversi livelli di autorità. Ma la soluzione in linea di principio è offerta da un retto uso del Manuale dell’Autorità e, prima ancora, delle Costituzioni e Direttorio. 12. È positivo che l’amministrazione dell’intera Circoscrizione sia centralizzata e si avvalga anche di consulenti esterni. Ripetiamo tuttavia la raccomandazione di rivedere la situazione attuale, istituendo procedure che permettano di coprire le scelte di gestione e di garantire una presenza paolina in grado di seguire l’andamento generale del settore. 13. Già in precedenza si era constatato che il debito della Regione Portogallo è notevole. Ora è divenuto insostenibile, ed esige un programma di ricupero, riconsiderando non solo i meccanismi contabili, ma soprattutto le politiche decisionali. Un simile programma dovrà far parte degli obiettivi della prossima Assemblea regionale. Cari fratelli, vi scrivo queste note alla vigilia della solennità di Gesù Divino Maestro. A lui affido la speranza che possiate affrontare il nuovo triennio con la sua benedizione e un rinnovato slancio da parte vostra nella fedeltà creativa al carisma del nostro venerabile Don Alberione. E vi saluto con affetto. Roma, 27 ottobre 2001. DON PIETRO CAMPUS Superiore generale 28 INFORMAZIONI E COMUNICAZIONI 1. “DARE AL MONDO GESÙ CRISTO VIA E VERITÀ E VITA” Progetto unitario di Famiglia Paolina Si tratta di uno studio che la Commissione intercongregazionale appositamente istituita nel 1994 dai Governi generali della Famiglia Paolina ha condotto, al fine di rispondere all’interrogativo sorto in quell’anno: La Famiglia Paolina ha un carisma solo o più carismi? Partendo dalla visione teologica di San Paolo sul “carisma” – quale dono dello Spirito che connota e qualifica un globale progetto di vita evangelica – la Commissione ha ripercorso innanzitutto l’itinerario storico-spirituale attraverso il quale il Signore ha condotto Don Alberione. In questo percorso è emersa la convinzione che la storia della Famiglia Paolina è la storia di un “progetto unitario” e insieme composito, raccordato sul nucleo cristocentrico, tratto da Gv 14,6 ed evidenziato dalla Tametsi futura, enciclica di Leone XIII: Gesù Cristo Via e Verità e Vita, da vivere e da donare al mondo. Successivamente, la riflessione è proseguita, passando dal versante storico a quello teologico, per entrare più in profondità nella consegna carismatica “vivere e dare Gesù Cristo” al mondo di oggi. Al centro di tale progetto sta Cristo Via, Verità e Vita: a partire dalla modalità con cui ogni Istituzione della Famiglia Paolina si riferisce a Lui, sono stati individuati gli elementi che ci accomunano e quelli che ci distinguono come Istituti diversi e uniti nella reciprocità fraterna. Infatti, una visione comparata delle componenti essenziali del carisma permette ad ogni Istituto di identificare gli aspetti che ritrova anche nelle altre Istituzioni e gli aspetti che tratteggiano la propria identità e specificità. Pertanto, per “Progetto unitario” si intende l’idea-base, l’ispirazione che ha guidato Don Alberione nel dar vita, sotto l’azione dello Spirito, alla Famiglia Paolina. Il termine “Progetto” va considerato, pertanto, non come orientamento pratico (“cose” da attuare o passi da compiere), quanto come visione-guida cui riferirci costantemente. Da tale “Progetto” nasceranno i programmi operativi, con cui tutta la Famiglia Paolina intenderà tradurre nel concreto la visione unitaria dettata da Dio al Fondatore. 29 Il presente lavoro è soltanto un primo passo nell’impegnativo compito di comprendere ed accogliere con sempre maggior coerenza il nostro essere Famiglia Paolina, nella sua identità carismatica e spirituale. Come è stato condotto insieme, a livello di Famiglia, così è auspicabile che questo testo sia conosciuto e studiato insieme, sempre come Famiglia. Esso, pertanto, può offrire alle Istituzioni della Famiglia Paolina una opportunità per incontrarsi, prendere conoscenza della presente ricerca, e individuare modalità concrete per capire bene e attuare la visione del Fondatore. L’obiettivo è raggiungere una vera mentalità di comunione: partendo dalla convinzione di essere Famiglia, crescere insieme nel sentirci Famiglia e nel trattarci reciprocamente come fratelli/sorelle della medesima Famiglia. 2. OPUSCOLO SUL VEN. GIACOMO ALBERIONE Nella ricorrenza del XXX Anniversario del morte del Fondatore, la Postulazione Generale della Famiglia Paolina ha pubblicato un opuscolo divulgativo dal titolo: Il venerabile Giacomo Alberione. Le note biografiche sono a cura del paolino don Bruno Simonetto. Nella presentazione il Postulatore generale, don Gino Valtorta, sottolinea come l’Autore, pur nella brevità dello scritto, sappia far risaltare “la gigantesca figura dell’uomo di Dio che, nella risposta alla chiamata del Signore, ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per il Vangelo”. Lo scopo dell’opuscolo è quello di intensificare la conoscenza della vita e dell’opera del Ven. Alberione, favorirne la devozione, suscitarne l’imitazione. L’opuscolo si può richiedere al seguente indirizzo: Postulatore Generale della Famiglia Paolina - Via della Fanella, 39 - 00148 Roma. Presso la stessa Postulazione sono disponibili anche le nuove immaginette del Ven. Giacomo Alberione. Riportano una breve biografia, alcune preghiere di Don Alberione, la preghiera per la sua glorificazione. Raccolta a favore della “Bibbia per la Cina Continentale” Le offerte a sostegno dell’iniziativa vanno inviate all’Economo generale, specificando nella motivazione: “Bibbia per la Cina”. Per il versamento si può utilizzare anche il Conto Corrente Postale n° 36790004, intestato a: Società San Paolo, Via della Fanella 39, 00148 Roma, apponendo la causale: Offerta Bibbia per la Cina. 30 Il loro ricordo è in benedizione DON MIGUEL PABLO FERNÁNDEZ DE PRADA nato il 14 giugno 1923 a Sanabria (Spagna) entrato nella Società San Paolo il 25 marzo 1935 defunto il 7 agosto 2001 a Madrid (Spagna) Nato a Otero de Sanabria (Zamora) il 14 giugno 1923, entrò undicenne a Deusto-Bilbao il 25 marzo 1935, per far parte del piccolo gruppo dei primi alunni di Don Desiderio Costa, fondatore della Società San Paolo in Spagna. L’avvento repentino della guerra civile portò Miguel e gli altri aspiranti nella vicina Francia, dove Don Costa e gli altri confratelli italiani si erano rifugiati. Nel dicembre 1942 Miguel giunse ad Alba (Italia) per compiervi il noviziato. Emessa la professione religiosa il 10 dicembre 1943, fece rientro in patria nella casa di Deusto-Bilbao. Qui si consacrò in perpetuo al Signore il 19 marzo 1947 e si preparò all’ordinazione sacerdotale, che ebbe luogo a Vitoria tre mesi dopo, il 29 giugno 1947. Dopo l’ordinazione sacerdotale, Don Miguel si dedicò all’apostolato tipografico e all’insegnamento a Deusto-Bilbao, finché ebbe l’incarico di iniziare una libreria in Madrid. In seguito alternò la sua permanenza a Bilbao, a Zalla (Vizcaya) e a Madrid, secondo le necessità e i compiti che gli venivano affidati di volta in volta: insegnamento, diffusione, economia, rivista Familia Cristiana, libreria, ecc. Un lungo periodo della sua vita egli lo dedicò all’avvio e all’organizzazione della San Pablo Films, l’apostolato cinematografico, dapprima a Bilbao (1954-1963), poi a Madrid nella Direzione nazionale (1963-1984) e nuovamente nell’agenzia di Bilbao (19841988). Il desiderio di sentirsi all’altezza della missione lo portò, malgrado le non poche difficoltà, a conseguire il titolo di Direttore di Produzione nella Scuola ufficiale di Cinematografia. 31 Dal 1988 visse nella casa di Las Rozas, collaborando con la Editoriale San Pablo e al Cooperador Paulino, svolgendo al contempo lavori di ricerca come quello sul Real Monasterio de San Martín de Castañeda. Nel 1996 aveva conseguito il diploma in Teologia della Vita Religiosa. Uomo di grandi ideali, ha mantenuto intatti sino alla fine la sua vitalità e lo spirito paolino, nel quale è sempre stato esemplare ed entusiasticamente fedele. Don Miguel ha creduto fermamente nella bellezza e nella grandezza dell’apostolato paolino, che, attraverso i moderni mezzi di comunicazione sociale, moltiplica immensamente la forza e la diffusione della Parola. È deceduto il 7 agosto nell’ospedale Moncloa di Madrid, a seguito di gravi complicazioni intervenute dopo essere stato operato per un tumore al colon. Ora riposa nel cimitero di Las Rozas (Madrid). FR. PIO DANIELE MANTOVANI nato il 2 dicembre 1956 ad Albaredo d’Adige (Italia) entrato nella Società San Paolo il 12 settembre 1967 defunto l’8 agosto 2001 a Roma (Italia) Ultimo di sette figli, Daniele era entrato nella Società San Paolo a Vicenza il 12 settembre 1967, proveniente da Albaredo d’Adige (Verona) dove era nato il 2 dicembre 1956. La sua famiglia, di sani principi cristiani, è stata feconda di vocazioni religiose, contando due figli tra i Discepoli del Divin Maestro della Società San Paolo e due figlie, suore della Congregazione delle Piccole Figlie di San Giuseppe. Alle soglie della professione perpetua, ricordando i suoi primi anni in Congregazione, Fr. Daniele scriveva: «Ciò che mi ha attratto prima di tutto è l’apostolato paolino, in un secondo momento ho capito l’importanza e il valore della consacrazione... Pressappoco al termine della terza media sono riuscito a capire con chiarezza che la vocazione paolina era la strada che dovevo seguire». 32 La “strada” da Vicenza proseguì ad Alba per gli studi superiori; quindi a Modena per frequentare un corso di arti grafiche, conseguendone il diploma. Nel settembre del 1977 entrò in noviziato ad Albano Laziale (Roma) ed emise la prima professione religiosa a Vicenza il 17 settembre dell’anno seguente. Trascorse gli anni di professione temporanea a Roma presso lo studio grafico delle riviste e frequentando i corsi di Teologia per laici; successivamente fu a Vicenza, addetto alla legatoria. Qui si consacrò in perpetuo al Signore il 12 giugno 1983. Dopo un biennio nella legatoria di Vicenza (1983-1985), fu trasferito ad Alba nel reparto brossura e fotografia (1985-1987). Seguì la tappa romana, la più estesa (1987-2001), interrotta da una breve permanenza nella libreria di Firenze (1999-2000). A Roma disimpegnò varie mansioni apostoliche presso lo stabilimento litotipografico; ebbe incarichi di responsabilità; dal maggio 2000 ne fu il Direttore. L’appuntamento con la sofferenza avvenne, quasi improvvisamente, nel dicembre 2000 quando, operato per un tumore al rene, se ne scoprì la metastasi nell’apparato osseo. Seguirono i mesi della sofferenza, il peso e la fatica dell’accettazione fino all’accoglienza serena. È spirato serenamente l’8 agosto nella comunità di Roma. È sepolto nel cimitero di Michellorie di Albaredo d’Adige, suo paese natale. DON CESARE PIO BRACCHI nato il 30 agosto 1915 a Corpolò di Rimini (Italia) entrato nella Società San Paolo il 30 novembre 1934 defunto il 14 agosto 2001 ad Alba (Italia) La parabola terrena di Don Pio si è conclusa, a seguito di una infezione polmonare, il 14 agosto, vigilia dell’Assunta, nella comunità di Alba, dov’era entrato il 30 novembre 1934, all’età di dician33 nove anni. In Casa Madre vi era ritornato il 30 aprile di quest’anno, già consapevole della imminente fine, e tuttavia sereno e contento di poter trascorrervi il tempo che la Provvidenza gli avrebbe ancora donato. Proveniva da Corpolò di Rimini, dov’era nato il 30 agosto 1915. Aveva già compiuto gli studi ginnasiali presso i Figli della Divina Provvidenza. Chiedendo di essere accolto nella Società San Paolo, così egli scriveva al Superiore di Casa Madre, Don Alberione: «Conoscendo il gran bene che la loro famiglia fa con la buona stampa... chiedo di poter essere ammesso tra i figli suoi, affinché nutrito anch’io del medesimo spirito possa fare del bene all’anima mia e a quella del prossimo» (20 novembre 1934). Alba segnò per intero le tappe della sua formazione paolina. Entrato in noviziato nel febbraio 1935, pochi mesi dopo il suo ingresso in Congregazione, emise la professione religiosa a Sanfré il 21 febbraio 1936; ad Alba, tre anni dopo, il 21 febbraio 1939 si consacrò in perpetuo al Signore e il 29 giugno 1943 venne ordinato sacerdote. Dopo l’ordinazione sacerdotale, Don Pio esercitò il suo ministero in Alba dedicandosi alla formazione e all’apostolato tecnico (1943-1947), in Roma nella Parrocchia del Buon Pastore (19471961) e successivamente a Torino nella amministrazione editoriale (1961-1971). Il 20 maggio 1971 ebbe inizio la sua missione in Congo, che si protrasse per undici anni (1971-1982). Operò dapprima a Kinshasa per sei anni, impegnato nel settore amministrativo; poi a Lubumbashi, dedito alla pastorale nella Parrocchia di San Paolo, allora affidata alla nostra Congregazione. Tornò in Europa nel novembre 1982 e fu destinato in Francia, dove è rimasto fino allo scorso aprile. Nogent-sur-Marne (19821994) e Arpajon (1994-2001) sono le comunità che hanno beneficiato della sua presenza: ora per il servizio dell’autorità, ora per le incombenze varie, di ministero sacerdotale e di apostolato; sempre attivo e lodevolmente disponibile nonostante il declino delle forze. È tumulato nel cimitero di San Martino dei Mulini (Rimini), sua terra natale. 34 DON MARIO RENATO DORIO nato il 29 dicembre 1921 a Vicenza (Italia) entrato nella Società San Paolo il 6 febbraio 1947 defunto il 28 settembre 2001 ad Arpajon (Francia) «L’apostolato paolino mi ha sempre entusiasmato e il ministero sacerdotale sempre appassionato. Che il Signore mi dia la grazia di rendermi ancora utile alla casa di Francia». Così aveva scritto Don Renato il 25 giugno scorso all’indomani della celebrazione del 50° anniversario della sua Ordinazione sacerdotale. Tre mesi dopo, il Signore lo ha chiamato a sé. Nato a Vicenza il 29 dicembre 1921, era entrato nella Società San Paolo a Sacile (Pordenone) nel febbraio 1947, all’età di venticinque anni. Era al quarto anno del corso teologico e proveniva dal Seminario Patriarcale Latino di Gerusalemme, dove aveva compiuto gli studi secondari, filosofici e teologici, e dove aveva ricevuto gli Ordini minori. Nel settembre 1947, a pochi mesi di distanza dal suo ingresso in Congregazione, raggiunse Alba per intraprendervi il noviziato; l’8 settembre 1948 emise la Professione religiosa. A Modena trascorse parte degli anni di professione temporanea, incaricato della propaganda libraria. Raggiunse Roma nel 1950 per frequentarvi il quarto anno di teologia e prepararsi alla Professione perpetua e all’Ordinazione sacerdotale: la prima ebbe luogo il 16 febbraio 1951 a Roma, la seconda il 1° luglio seguente a Milano. Don Renato trascorse i primi anni dopo l’ordinazione sacerdotale nelle case di Cinisello Balsamo (1951-1952) e Pescara (19521956), dedicandosi all’insegnamento e alla formazione degli aspiranti. Fu la Francia a segnare la sua vita futura: vi giunse nel 1956 e vi rimase per il resto della sua vita. Nogent-sur-Marne (1956-1960; 1984-1991) e Arpajon (1960-1984; 1991-2001) beneficiarono alternativamente della sua operosità, dapprima nel settore formativo, poi in quello redazionale e del servizio dell’autorità (Superiore regionale per due mandati e Delegato per la comunità di Arpajon). L’avanzare dell’età e i problemi di salute ridussero le forze, ma non fiaccarono la disponibilità, che egli tenne sempre viva, per il 35 ministero sacerdotale e l’animazione a favore della Famiglia Paolina e per le incombenze comunitarie. Ha detto nella ricorrenza del suo 50° di Sacerdozio: «Cinquant’anni fa sono diventato prete. Perché proprio prete? Per quale scopo? Lo devo dire esplicitamente: sono diventato prete perché non ne potevo più delle contraffazioni che sfiguravano il volto di Dio... Gli uomini attendono che il prete sia l’eco fedele della Parola di Dio, senza tingerla dei colori della loro vita... Ciò che è importante nell’uomo diventato prete non è il legno col quale è stato forgiato: sono le tracce del Divino Scultore... In questo tempo di vuoto spirituale io vorrei che mi si strappassero i beni spirituali che si trovano nella mia bisaccia!... Il prete rivela che Dio dice a ciascuno: Ti ho inciso sul palmo delle mie mani. Io stesso mi chiedo: Sono io inciso nelle mani di Dio? Con fiducia e determinazione rispondo: “Sì”. Anche se avessi maldestramente corrisposto alla sua silenziosa ed amorosa attrazione, certamente il buon Dio ha saputo prendermi con sé» (24 giugno 2001). La morte lo ha colto nell’ospedale di Arpajon, il 28 settembre, dov’era ricoverato in seguito a ictus cerebrale. Riposa nel cimitero di Lissaro di Mestrino (Padova). DON GIOVANNI CANDIDO FERRERO nato il 6 marzo 1920 a Trinità (Italia) entrato nella Società San Paolo il 28 agosto 1946 defunto il 3 ottobre 2001 ad Alba (Italia) Nato a Trinità (Cuneo) il 6 marzo 1920, Don Giovanni era già sacerdote da un paio d’anni, quando nell’agosto 1946 varcava la soglia della Società San Paolo. Proveniva dalla Diocesi di Mondovì, dov’era stato ordinato presbitero il 29 giugno 1944, e svolgeva il ministero pastorale nella parrocchia di Frabosa Soprana. Si presentava così al Primo Maestro: «Bramo di varcare la soglia della Vostra Casa benedetta, per offrire alla causa santa il dono delle mie povere forze 36 spirituali e fisiche... Il Signore ha disposto intorno a me − nella sua Sapienza infinita − un concatenarsi tale di circostanze che m’impone quasi a viva forza di allontanarmi da questo paese, a cui - sì- mi ero affezionato» (8 luglio 1946). Ad Alba entrò subito in noviziato; emise la professione religiosa l’8 settembre 1947; tre anni dopo, nella stessa data, si consacrò in perpetuo al Signore. Dal 1950 al 1962 Don Giovanni rimase in Alba, dedicandosi alla formazione come maestro degli aspiranti e come insegnante di materie letterarie: la preparazione intellettuale e la chiarezza espositiva, unita alla familiarità nei suoi rapporti con i giovani, gli procurarono apprezzamento e stima. Sarà così anche negli anni seguenti, quando insegnerà a Roma e sarà responsabile del Centro delle vocazioni adulte di Albano Laziale. Dal 1962 al 1978 la sua vita si svolse tra Albano Laziale e Roma, impegnata prevalentemente nell’organizzazione del settore discografico, divenendone in seguito il Direttore artistico. Nacque l’idea della Bibbia audiovisiva (dischi accompagnati da fascicoli illustrativi), s’intensificò la prima produzione dei canti liturgici (si era all’inizio della riforma liturgica voluta dal Vaticano II); dotato di spiccato talento musicale, Don Giovanni stesso riversò la sua sensibilità interiore nell’accompagnamento organistico delle funzioni liturgiche e nelle composizioni musicali: alcuni suoi canti sono tuttora eseguiti nelle assemblee liturgiche. Svolse la sua attività anche alla Sampaolo Film (1974-1978), attendendo alla programmazione e produzione degli audiodivisi. Ritornò ad Alba nel 1979 con l’incarico di Superiore della comunità (1979-1982) e vi rimase per il resto della sua vita, collaborando nell’Ufficio Edizioni e impegnato nella animazione e nella predicazione. Don Giovanni fu anche scrittore. Due titoli sono lo specchio della sua dimensione spirituale cristocentrica e mariana: Uno solo è il vostro maestro, il Cristo e Le bellezze del Rosario. Il primo, rivolto a persone consacrate, ebbe questo significativo elogio dal recensore: «L’A. raccoglie in questo libro il frutto della sua formazione, del suo lavoro apostolico, della sua riflessione e studio, della sua sensibilità e spiritualità personale». Il Signore lo ha chiamato al premio eterno il 3 ottobre nella Casa Madre di Alba. È sepolto nel cimitero cittadino. 37 INDICE FR. MATHEW FIDELIS KOTTOOR nato il 29 ottobre 1932 a Udayamperur (India) entrato nella Società San Paolo il 7 luglio 1952 Presentazione 1 Lettera del Superiore generale «Una rinnovata disponibilità e obbedienza» I. Il punto di partenza: la disponibilità II. Obbedienza: ascolto ed adesione III. L’obbedienza in concreto Conclusione 2 2 3 5 7 Attività del Governo generale 9 defunto l’8 novembre 2001 a Mumbai (India) Mathew era entrato nella Società San Paolo ad Allahabad il 7 luglio 1952, proveniente da Udayamperur, Ernakulam (Kerala) dove era nato il 29 ottobre 1932. La sua famiglia, numerosa (nove figli) e di sani principi cristiani, è stata feconda di vocazioni religiose: oltre a lui, abbracciarono la vita religiosa, in Istituti diversi, l’unica sorella e altri tre fratelli. Due anni dopo il suo ingresso, nell’ottobre 1953 entrò in noviziato ad Allahabad, dove emise la prima professione religiosa il 20 ottobre dell’anno seguente. Impiegò gli anni di professione temporanea, oltre che attendendo alla sua formazione e preparazione culturale, nell’apostolato tipografico. Si consacrò in perpetuo al Signore il 20 ottobre 1959 a Mumbai. Esperto linotipista, Fr. Mathew mise la sua attitudine a servizio della tipografia paolina di Mumbai fino al 1964 e poi in quella di Homebush, Sydney (Australia) per un biennio. Nel 1966 riprese il medesimo apostolato in Mumbai fino al 1982. Negli anni seguenti (1982-1994) suo campo di apostolato furono la libreria di New Delhi e quella di Kochi. Visse in seguito nella comunità di Mumbai (19941997) incaricato dei servizi vari per l’apostolato, e infine in quella di Bangalore fino al luglio di quest’anno, quando seri problemi ai reni lo costrinsero al ricovero ospedaliero. Nella sofferenza, che andava gradualmente debilitandolo, Fr. Mathew ha mostrato pazienza e coraggio, accettando l’estrema prova con ferma fiducia in Dio. Ha concluso la sua vita terrena, interamente dedicata alla missione paolina, nel “Holy Family Hospital” di Mumbai l’8 novembre scorso. È sepolto nel cimitero cristiano di Mumbai, Sewry. 38 Visite canoniche Provincia Colombia-Ecuador-Panamá Regione Venezuela Regione Portogallo 13 19 25 Informazioni e comunicazioni 29 Il loro ricordo è in benedizione I nostri defunti 31 Accadde trent’anni fa Cinque testimonianze per la memoria (inserto su Don Giacomo Alberione) 39 Società San Paolo - Casa generalizia Via della Fanella, 39 - 00148 Roma Tel. 06.657.488.11 – Fax 06.657.488.00 E-mail: [email protected] Novembre 2001 – Pro manuscripto