PRESENTAZIONE
SAN PAOLO
BOLLETTINO UFFICIALE INTERNO
DELLA SOCIETÀ SAN PAOLO
Nel presentare ai fratelli questo numero del “San Paolo”,
che contiene fra l’altro la seconda lettera del Superiore generale sul tema dell’anno, viene spontaneo invitare il lettore ad
andare alle pagine centrali, che riportano cinque testimonianze sul nostro venerabile fondatore, Don Giacomo Alberione,
morto trent’anni or sono. È un doveroso omaggio che rendiamo alla memoria del nostro Padre, in questo momento
particolarmente delicato e fecondo della nostra storia.
Sono pagine che profumano d’affetto e d’ammirazione; che
conservano intatta la freschezza che le ha ispirate nei “giorni
dell’addio”; pagine vive, familiari, che registrano alcuni frammenti del vissuto e della poliedrica personalità del nostro
Fondatore.
Esse testimoniano un’esistenza tutta protesa all’“edizione”,
nell’accezione ch’egli amava dare a questa parola, cioè dare
alla luce il Vangelo come Maria “edidit Salvatorem”, diede alla
luce Cristo. Un’esistenza-edizione che ha impregnato la vita
personale e si è fatta luce per le anime.
G.S.
Da dove cominciò il Figlio di Dio? Scendendo dal cielo, Gesù andò a cercarsi la casa più povera che si potesse umanamente immaginare, ma la più significativa a nostro ammaestramento.
Beato chi parte dal Presepio! Tutto il resto è cosa che può
impressionare, ma vale nulla.
Anno 76 – n° 409 – Novembre 2001
1
LETTERA DEL SUPERIORE GENERALE
«UNA RINNOVATA DISPONIBILITÀ E OBBEDIENZA»
Cari fratelli, la nostra riflessione sul tema dell’anno, iniziata con
la lettera del 31 maggio su “Il servizio dell’autorità”, prosegue con la
presente per concludersi con la lettera pasquale del prossimo anno.
Con questo cammino ci proponiamo di «rafforzare... la coesione
congregazionale attraverso una rinnovata disponibilità e obbedienza di tutti i fratelli» (cf Atti del VII Capitolo generale, priorità 4A, pag.
41).
Nella precedente lettera avevo ricordato che il primo servizio
dell’autorità è l’animazione, cioè il servizio all’anima delle comunità:
la riproposta sempre nuova del carisma; l’alimentazione dello
“spirito” e delle sorgenti superiori che vivificano l’apostolato. È
dunque da questa prospettiva che vogliamo affrontare il presente
discorso, partendo dall’alto, dalla dimensione teologale del duplice
atteggiamento: disponibilità e obbedienza. E lo faremo nella luce
della Incarnazione, il mistero centrale dell’Avvento.
I. Il punto di partenza: la disponibilità
Non si comprende il senso e il perché della disponibilità umana
se non riferendoci al modello originario: la disponibilità di Dio nei
nostri riguardi e, di riflesso, la disponibilità dell’uomo a Dio.
1. La disponibilità di Dio è dichiarata sin dalla prima Creazione
(Gn 1-3; cf Rm 8,19-23), ma risalta luminosamente nella sua iniziativa sul piano della Redenzione: «Dio ha tanto amato il mondo da
mandare il suo Figlio...» (Gv 3,16-17; cf Gal 4,4-5; Rm 5,8;). Meditando su tali testi viene spontaneo concludere: «Nonostante tutto,
Dio ha detto “sì” al mondo» (C.M. Martini).
Eco di quella primordiale disponibilità fu «il fiat salvifico del
Verbo incarnato, che entrando nel mondo disse: “Ecco, io vengo, o
Dio, per fare la tua volontà” [Eb 10,7; Sal 39,8-9], inizio della indis2
solubile unione della natura divina con la natura umana» (Paolo VI,
Marialis cultus, 6).
2. La disponibilità a Dio è significata da quel primo “fiat” del Cristo e, in misura estrema, dal suo “sì” alla volontà del Padre nella
notte del Getsemani: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo
calice. Però non come voglio io, ma come vuoi tu» (Mt 26,39; cf Mc 14,36;
Lc 22,42). Una anticipazione profetica di tale atteggiamento ammiriamo in Isaia: «Udii la voce del Signore che diceva: “Chi manderò e
chi andrà per noi?” E io risposi: “Eccomi, manda me!”» (Is 6,8). E,
all’alba del Nuovo Testamento, nella Vergine Maria: «Eccomi, sono la
serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Infine in Saulo, sulla via di Damasco: «Che devo fare, Signore?» (At 22,10).
Questi i modelli della radicale disponibilità a Dio e al suo servizio.
Disponibilità è dunque autoconsegna della propria facoltà di decisione, della propria autonomia (non della libertà, che è inalienabile),
perché altri ne disponga in vista di un progetto che supera la comprensione e i disegni del soggetto. Tale autoconsegna si compie nel
momento della Professione religiosa, e si rinnova ogni qualvolta si
prende atto della propria appartenenza a Dio in quanto “consacrati”,
e si ribadisce la propria appartenenza alla Congregazione nella fedeltà
agli impegni assunti: «A questa Società mi offro con tutto il cuore»
(formula della professione religiosa, cf Cost. 123).
II. Obbedienza: ascolto ed adesione
1. Nel linguaggio biblico il concetto di “obbedienza” coincide con
quello di “ascolto”. Il figlio ascolta il padre, o la madre, per eseguire
quanto desiderano. Nei confronti di Dio, il credente “iniziato” considera l’ascolto un privilegio: «Ogni mattina il Signore Dio fa attento
il mio orecchio, perché io ascolti come gli iniziati...; mi ha aperto
l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro» (Is
50,4-5). Questo celebre testo messianico riprende oracoli ed esperienze antiche, dove ascoltare Dio e obbedirgli è sorgente di benedizione (cf Gn 22,18; Es 24,7) ed è culto perfetto, poiché «l’obbedienza è più gradita del sacrificio» (1Sam 15,22).
3
L’adesione ai suoi precetti è atto di amore, di gratitudine e di
appartenenza a Dio. Si obbedisce perché siamo sue creature (Sal
143,10); perché siamo il suo popolo (Dt 27,9-10); perché la sua volontà è buona (Dt 6,4-5), ci desidera felici (Dt 4,39-40), vuol guidarci
alla salvezza e distoglierci dalla rovina (Ger 26,10-15); perché ci ha
scelti per grazia (Dt 6,7; 14,12; 26,28), ci chiama alla libertà (Es 3,610; 19,4-5) e desidera una risposta libera, una scelta volontaria (Gs
24,1-15; Sal 40,7-9). La sua guida è indicata nella Legge (Sal 118,1ss;
131,1ss), obbedire alla quale significa essere fedeli a Dio e sicuri nella sua provvidenza.
2. Nel Nuovo Testamento rimane esemplare per i cristiani la figura
di Abramo, l’uomo della fede e dell’obbedienza indiscussa (cf Eb
11,8; Rm 4,1s; Gal 3,6s). Ma il modello assoluto è Gesù, l’obbediente
per definizione (cf Lc 2,49; Gv 4,34s); la volontà del Padre fu per lui
“cibo”; e l’obbedienza una testimonianza di servizio (Lc 10,1; Mc
10,46), di amore sino alla morte di croce (Fil 2,8). Per questo la sua
obbedienza fu l’antiveleno alla disobbedienza di Adamo e riveste
un valore salvifico universale (Rm 5,1; Eb 12,2).
Da lui gli Apostoli hanno imparato che «bisogna obbedire a Dio
prima che agli uomini» (At 5,29); che tutti dobbiamo obbedire a Dio
Padre (1Pt 1,14) e a Cristo nostra salvezza (2Cor 10,5; Eb 5,9); che la
salvezza sta esattamente nell’obbedienza alla Verità mediante l’adesione al vangelo (Rm 10,16; 1Pt 4,17) e all’insegnamento degli Apostoli (Rm 6,17).
3. Non fa dunque meraviglia che una forma privilegiata di
“sequela Christi” nella Chiesa sia l’obbedienza professata per “voto”: e
che tale voto sia pubblicamente dichiarato con un rito liturgico, che
fa dell’obbedienza una consacrazione ecclesiale al servizio di Dio e del
suo Regno. In tal senso la vita religiosa apostolica, che ha il suo perno nel voto di obbedienza, è “testimonianza evangelica” (Evangelica
testificatio 25).
Virtù votata, ma prima vissuta con sincerità, l’obbedienza religiosa consiste essenzialmente nella disposizione a compiere la
volontà del Padre, come Gesù e secondo lo Spirito, tramite la mediazione, i sostegni ed anche le ricerche della comunità (“progetto
4
evangelico comunitario”), cui sono tenuti egualmente autorità e
membri.
Essa fa appello alla fede riguardo al destino individuale, secondo
la norma della rinuncia alla propria autonomia e della disponibilità
“fino alla morte”. Non è tuttavia, come si è detto, abdicazione alla
libertà (inalienabile); non è abbandono cieco e deterministico a un
“fato” stabilito una volta per tutte. Ma è adesione sempre vigile,
consapevole e appassionata al “sì”, nel discernimento e nella libertà.
È dunque atteggiamento dinamico, che rende operante la fede e la
carità. È il desiderio di obbedire come Gesù e con Gesù; di essere anzi,
qui e adesso, Gesù che obbedisce al Padre.
In tal senso Don Alberione, nella direzione spirituale impartita
ad alcuni paolini/e, non temeva di suggerire loro di vivere
l’obbedienza “fino alla pienezza della vita mistica”; quella che, secondo Giovanni della Croce, «apre l’anima a ricevere la vita di Dio
attraverso la piena sottomissione alla sua Volontà, sicché Cristo
possa disporre di tali anime generose come delle membra del proprio
Corpo» (Cantico Spirituale).
III. L’obbedienza in concreto
1. Nella sua verifica della vita paolina – Ariccia 1960 – Don Alberione sottolineò con molto realismo il senso, i meriti e le difficoltà
dell’obbedienza nella nostra situazione concreta, di religiosi operanti su frontiere nuove, per vie non ancora battute, al servizio
dell’evangelizzazione. Per una sintesi organica del suo discorso rimando alla Istruzione XVI della prima settimana: “Coscienza ed obbedienza” (Ut Perfectus Sit I, 516-527). Accenno qui ad alcune affermazioni sparse in altre parti del libro:
– L’obbedienza esige docilità, non infantilismo né gregarismo
(UPS I, 291);
– è espressione di carità apostolica e va esercitata nella carità
fraterna (Ivi);
– è concretamente indicata dalle Costituzioni, lette “secondo lo
spirito” e nella fedeltà alla loro “anima” (UPS I, 47-49).
Più eloquente di ogni parola, sta l’esempio personale di obbedienza, esercitata in grado eroico dal nostro Fondatore fino al ter5
mine dei suoi giorni, e già testimoniata in Abundantes divitiæ (cf nn.
29-30 sulla “duplice obbedienza”: a Dio e all’autorità; nn. 57 e 175
sull’obbedienza al magistero pontificio; ecc.).
L’eredità di Don Alberione è stata ben compendiata e riespressa,
in conformità con la dottrina del concilio Vaticano II, nei Documenti
Capitolari (Cap. Generale Speciale 1971), che ispirarono anche le nuove Costituzioni e il Manuale dell’Autorità. Documenti che al tempo stesso, grazie alla loro apertura verso il futuro, ci offrono spunti molto
concreti di integrazione fra le istanze della sensibilità e della cultura
moderna e il perenne valore dell’obbedienza evangelica e paolina.
2. La riflessione attuale sull’obbedienza trova una sintesi breve ma
illuminante nella esortazione apostolica Vita consecrata di Giovanni
Paolo II, che raccoglie a sua volta le esperienze e le analisi di numerosi specialisti (cf VC 91-92).
Nella più recente letteratura sulla vita religiosa ritroviamo, espresse in termini diversi, le annotazioni di Don Alberione sui “rischi” di
questa virtù, che sembrano accrescere le difficoltà da parte dei giovani ad assumerla come valore evangelico:
– Rischio di infantilismo, dipendenza psicologica, irresponsabilità;
– mortificazione della creatività e dell’iniziativa personale;
– livellamento dei carismi individuali e della molteplicità di situazioni;
– difficoltà di conciliare i programmi della congregazione con la
progettualità e il profetismo dei religiosi più dotati;
– difficoltà di riconoscere mediazioni adeguate in persone prive
di competenza specifica, nei settori apostolici di alta specializzazione;
– difficoltà di conciliare il “dialogo” con la necessità di decisioni
autorevoli;
– il peso storico dei danni provocati da forme di obbedienza
acritica: p.es. dai gerarchi nazisti di fronte a crimini contro l’umanità, ecc.
Tutto ciò riporta il discorso sulla obbedienza autentica e responsabile,
che trova la sua salvaguardia in una fede altrettanto autentica, in
una rinnovata donazione di sé, ma anche in un sempre vigile uso
6
dell’intelligenza e della libertà, che richiede comunque un discernimento partecipato con l’autorità legittima. Obbedire infatti o è
atto libero e responsabile, o non è atto umano.
3. L’elemento nuovo, recepito dal documento Vita Consecrata, è
questa forte istanza di conciliare l’obbedienza con la libertà e la responsabilità individuale. Il testo pontificio sottolinea in proposito
che l’obbedienza evangelica costituisce oggi una autentica “sfida”:
quella appunto di dare una risposta cristiana alla “cultura della libertà”, valore autentico in sé stesso ma abusato fino a limiti aberranti. Ora l’obbedienza dei consacrati «propone in modo particolarmente vivo l’obbedienza di Cristo al Padre e, proprio partendo
dal suo mistero, testimonia che non c’è contraddizione tra obbedienza e
libertà» (VC 91).
La libertà con la quale viene assunto l’impegno di obbedienza
all’interno di una comunità religiosa, evidenzia che il soggetto non
perde la propria creatività, tanto meno il senso di corresponsabilità,
ma intende esprimere l’una e l’altro all’interno di un organismo
apostolico. Si tratta infatti di «compiere insieme la volontà del Padre» e,
in tal senso, «la vita fraterna è il luogo privilegiato per discernere e
accogliere il volere di Dio e camminare insieme [...] nella medesima missione, pur nella diversità dei doni e nel rispetto delle singole individualità». Di più: «Contro lo spirito di discordia e di divisione – tanto
devastante nel mondo contemporaneo – autorità e obbedienza risplendono come un segno di quell’unica paternità che viene da
Dio, della fraternità nata dallo Spirito, della libertà interiore di chi si
fida di Dio...» (VC 92).
Conclusione. Ho insistito soprattutto sui principi e sull’aspetto
evangelico dell’obbedienza. Le sue manifestazioni pratiche nella
realtà della nostra congregazione, e nel momento attuale, faranno
parte della prossima mia lettera. Ora non posso fare altro che dar
onore al merito di tantissimi fratelli, i quali riconoscono pienamente
e vivono generosamente il valore di questa virtù. Essi meritano la
gratitudine di tutti, e particolarmente dei responsabili, i quali possono così compiere il loro servizio d’autorità “senza gemere” sotto il
peso della croce.
7
A tutti i membri delle singole comunità auguro fraternamente di
vivere il tempo dell’Avvento e poi del Natale con l’atteggiamento di
Maria e del piccolo Bambino, che per noi è «sceso dal cielo» per fare
la volontà del Padre e redimerci con la sua obbedienza.
Roma, 22 ottobre 2001
memoria del B. Timoteo Giaccardo
_________
DON PIETRO CAMPUS
Superiore generale
BIBLIOGRAFIA
per sviluppi e approfondimenti:
TEOLOGIA BIBLICA E SPIRITUALITÀ:
1. Dizionario di Teologia Biblica, di X.L. Dufour, ed. Marietti, Torino
19683: voce Obbedienza, coll. 697-701.
2. Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), di G. Rocca (cur.), Edizioni Paoline, 6° vol., Roma 1980: voce Obbedienza, coll. 491-494; voce
Obbedienza (voto), coll. 494-552.
3. Dizionario Teologico della Vita consacrata, di A.A. Rodriguez e J.M.
Canals Casas (cur.), ed. Ancora, Milano 1994: voce Obbedienza (I:
Fondamento biblico; II. Lettura teologica), pp. 1145-1174.
4. Nuovo Dizionario di Spiritualità, di Stefano de Fiores e Tullo Goffi
(cur.), Edizioni Paoline, Alba 1979: voce Obbedienza, pp. 1074-1091.
DON G. ALBERIONE:
– Appunti di Teologia Pastorale, Torino 1915, pp. 36, 93.
– Abundantes divitiæ, nn. 29-30; 57; 82; 175.
– Ut perfectus sit homo Dei, I, 516-527: “Coscienza ed obbedienza”.
CONCILIO VATICANO II:
– Dei Verbum 5; Lumen Gentium 3; 43-44; Perfectæ Caritatis 14.
GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Vita Consecrata, nn. 91-92.
CAPITOLO GENERALE SPECIALE SSP (1969-1971): Documenti capitolari, nn.
460-478.
Costituzioni SSP, art. 2; 29; 39-46; 85; 123; 169; 180.9.
Manuale dell’Autorità, nn. 010.1-3; 032.1; 035.1; 308ss.
Itinerario di Formazione permanente: “Il servizio dell’autorità”, a cura della
Équipe Itinerante (presentato dal Superiore Generale con lettera del 31
luglio 2001 ai Superiori Provinciali e Regionali).
8
ATTIVITÀ DEL GOVERNO GENERALE
Nel periodo compreso tra luglio e ottobre 2001, il Governo generale
si è riunito nelle seguenti date: 18-19 luglio, 24-26 settembre, 22-25
ottobre.
1. AMMISSIONI
A norma dei rispettivi articoli 110.1, 146 e 154 delle Costituzioni, sono stati ammessi:
− al Noviziato, i postulanti Adam Szczygiel (Regione Polonia) e
Stefano Stimamiglio (Provincia Italia);
− alla Professione perpetua, gli juniores: ch. Salvador Ruiz Armas e
ch. Antonio José Valadez Ramírez (Provincia Messico); ch. Ludovico Tacdoro (Provincia Filippine-Macau);
− al Diaconato, i chierici: Saju George Ellickal, Pankaj Kandulna e
Stephen Kollamkudy (Provincia India-Nigeria); Rui Miguel Tereso Martins (Regione Portogallo);
− al Presbiterato, il diacono Pedro Paz Paz (Provincia Spagna).
• A norma dell’art. 142 delle Costituzioni, sono stati riammessi in
Congregazione i giovani Hernando González Galeano, Jhon Jairo
Mendoza e Ildefonso Rincón, già chierici temporanei della Provincia Colombia-Ecuador-Panamá.
2. DISPENSE, ASSENZE, INDULTI
A norma degli artt. 135 e 206.2/2 delle Costituzioni e Direttorio, sono state accolte le richieste dei seguenti confratelli:
− dispensa dai voti religiosi temporanei a favore del ch. Carlos Andrés
Cortés Martín della Provincia Colombia-Ecuador-Panamá;
− proroga di assenza dalla casa dell’istituto a favore di don Elias Guimarães della Provincia Messico (1 anno) e di don Paolo Sae Wan
Oh della Regione Corea (1 anno);
− indulto di esclaustrazione a favore di don Egidio Trimani della
Provincia Italia (1 anno).
• Nulla osta a procedere presso la Santa Sede per
− indulto di secolarizzazione a favore di don José Eugenio Vinés Alveal della Provincia Argentina-Cile-Perù al fine di incardinarsi
nell’Ordinariato militare del Cile.
9
3. VISITE CANONICHE
In conformità agli artt. 208-209.4 delle Costituzioni e Direttorio,
membri del Governo Generale hanno effettuato la visita canonica
alle seguenti Circoscrizioni per procedere alla consultazione in ordine al rinnovo dei rispettivi Governi:
– Provincia Colombia-Ecuador-Panamá: Superiore provinciale: Don Martín Alberto Sepúlveda Mora, 25 settembre 2001. − Consiglieri eletti
nel Capitolo provinciale (15-20 novembre): D. Jorge Enrique Cortés,
D. Andrés Monroy, D. Ildelfonso Rodríguez e D. Ciro Quintero.
– Regione Venezuela: Delegato personale del Superiore generale: Fr.
Gabriele Celadin, 25 settembre 2001 (riconfermato). − Consiglieri
eletti nell’Assemblea regionale (1-3 novembre): Fr. Pedro Dolzani
e Don Teotimo Melliza.
– Regione Portogallo: Superiore regionale: Don Guillermo Juan
Manuel Gándara Estrada, 25 ottobre 2001 (proveniente dalla
Provincia Messico).
Più avanti viene riportato il prospetto essenziale delle Circoscrizioni e le
linee programmatiche affidate dal Superiore generale ai nuovi Governi.
4. REGIONE CONGO
In riferimento al “riordinamento della comunità regionale” (cf San
Paolo, giugno 2001, p. 14), il Superiore generale ha nominato i due
Consiglieri che affiancheranno il Superiore regionale, don Hernando Jaramillo, fino alla scadenza del suo mandato (aprile 2003). Sono:
don Francesco Campus e don Dominic Vellaiparambil.
Lo Statuto regionale, preparato dall’Assemblea Regionale del luglio del
2000 e approvato dal Superiore Generale e dal suo Consiglio il 26
settembre 2000, è stato confermato nella sua formulazione scritta. Il
Superiore generale ha riservato a sé, per i prossimi due anni, l’interpretazione degli articoli relativi ai Consiglieri Regionali e ai Delegati
del Superiore regionale per l’Apostolato e per la Formazione.
5. SOCIETÀ BIBLICA CATTOLICA INTERNAZIONALE (SOBICAIN)
Il Governo generale sta proseguendo la riflessione sulla Società Biblica Cattolica Internazionale, in applicazione della linea operativa
del VII Capitolo generale A 4.4 e di quanto chiesto dall’Assemblea
intercapitolare di New Delhi (“chiarire e rafforzare la struttura della
SOBICAIN”, Documento finale 10/c).
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Esponiamo qui di seguito alcune linee allo studio da parte del Governo generale:
a) Lo Statuto è il punto di riferimento insostituibile per mantenere
lo spirito del Fondatore, Don Alberione, e in vista dell’aggiornamento all’oggi della SOBICAIN.
b) È da tenere presente che gli obiettivi della SOBICAIN, contemplati
dallo Statuto, vanno ben oltre la traduzione, la stampa e la diffusione del testo biblico; bensì comprendono l’animazione in varie
forme, lo studio, la progettazione creativa.
c) Essendo la SOBICAIN un’istituzione congregazionale, ogni Circoscrizione deve sentirsi ed essere coinvolta, tramite adeguata mentalizzazione, nella fase creativa, di programmazione, realizzazione, verifica.
d) Uno dei compiti della Società è il coordinamento internazionale
dell’apostolato biblico. Ciò comporta che esso si estenda a tutte
le nazioni (anche dove la SSP non è presente) e che coinvolga
l’intera Famiglia Paolina e il laicato.
e) Nell’organigramma della SOBICAIN occorre distinguere appropriatamente la struttura commerciale dall’organismo di studio,
animazione, progettazione.
f) Il Governo generale affiderà ad una commissione di studio il piano di rilancio della SOBICAIN. Avendo presenti gli obiettivi della
Società, essa dovrà operare in fedeltà creativa al Fondatore, con
apertura all’immediato futuro e coinvolgere i membri dell’intera
Congregazione facendo uso delle modalità che riterrà opportune.
6. ALTRI ARGOMENTI
− Economato Generale: l’Economo generale, don Antonio Cesaro, ha
presentato al Governo generale il bilancio del 1° semestre 2001 del
Fondo Paolino; ha dato l’aggiornamento circa i rendiconti, già
pervenuti all’Economato generale; ha informato sulle situazioni
immobiliari. Ha riferito infine sul progetto “Bibbia per la Cina”.
− Incontro del Comitato Tecnico Internazionale per l’Apostolato (CTIA): la
riunione dei membri del CTIA (don Abramo Parmeggiani, don Jose Pottayil, don Gilles Collicelli, don Silvio Sassi e don Hernando
Vaca Gutiérrez) si è tenuta in Casa generalizia dal 17 al 19 ottobre
2001. Don Abramo Parmeggiani, presidente, ha presentato brevemente gli argomenti principali trattati: 1) l’Anteproyecto estrategico del CIDEP (Centro Iberoamericano de Editores Paulinos). Esso è
11
stato sottoposto a discussione e approvazione durante l’Assemblea generale del CIDEP a São Paulo (Brasile) dal 5 al 10 novembre
2001. 2) Riflessioni sulla Fiera di Francoforte (9-15 ottobre): l’Editore
San Paolo rimane un punto di riferimento importante; si tende a
dare un’immagine di qualità, attraverso scelte oculate; apprezzamento e interesse ha riscosso la nuova Bibbia in lingua francese, in
coedizione Bayard-Médiaspaul/Canada.
− Visita in Angola: su incarico del Governo generale, don Mario
Santos (Regione Portogallo) ha compiuto una visita in Angola
(Africa) dall’8 giugno al 5 luglio 2001, con lo scopo di incontrare
alcuni giovani, già in contatto epistolare con il Consigliere generale referente per la Formazione (don Juan Manuel Galaviz). C’è
in alcuni di essi desiderio, interesse e disponibilità alla vita e all’apostolato paolino. Dentro una situazione socio-politica e culturale precaria, con alto tasso di analfabetismo, vi sono manifesti
fermenti religiosi, promettenti quanto a prospettive vocazionali;
l’ambiente ecclesiale percepisce l’importanza e la necessità del
carisma paolino per l’evangelizzazione. È forse prematuro pensare ad aprire una comunità, ma i giovani che offrono garanzie
vocazionali meritano d’essere seguiti con cura.
− Libro delle preghiere della Famiglia Paolina: in adempimento alla
raccomandazione capitolare S R.a, ribadita dall’Assemblea intercapitolare (n. 13), il Superiore generale insieme alle Superiore
generali delle Congregazioni femminili della Famiglia Paolina ha
costituito l’équipe per la revisione. È costituita da cinque membri, uno per Congregazione.
7. AUTORIZZAZIONI
Il Governo generale ha autorizzato:
− su richiesta del Centro di Spiritualità Paolina (CSP), la preparazione in IntraText dei testi alberioniani, ad opera della Èulogos;
− alienazione di parte della proprietà della Società San Paolo in Vicenza (Italia);
− acquisto di terreno con rispettivi edifici in Davao (Filippine);
− acquisto di immobile in Guayaquil (Ecuador);
− acquisto e alienazione di immobile in Madrid (Spagna);
− contributo allo Studio Paolino Internazionale della Comunicazione Sociale (SPICS) per le spese della mediateca;
− erogazione di prestito a favore della Regione Portogallo.
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8. ATTI PROPRI DEL SUPERIORE GENERALE
Trasferimento di circoscrizione (Cost. 206.4): don Alphonse Lukoki
Fulumpinga dalla Regione Congo alla Regione Gran BretagnaIrlanda; don José Ricardo Aguirre Sáinz dalla Provincia Messico alla
Regione Venezuela (temporaneamente); don Arthur Palisada e don
Andres Inting dalla Provincia Filippine-Macau rispettivamente alla
Provincia Stati Uniti e alla Regione Canada (temporaneamente).
DON GIULIANO SAREDI
Segretario generale
VISITE CANONICHE
PROVINCIA COLOMBIA-ECUADOR-PANAMA
Don Abramo Parmeggiani e Fr. Francesco Chessa
26 luglio-20 agosto 2001
SUPERIORE PROVINCIALE: Don Martín Alberto Sepúlveda Mora,
25 settembre 2001.
MEMBRI: 28 sacerdoti, 4 discepoli perpetui; 23 chierici e 1 discepolo temporanei; 10 novizi; 8 postulanti e 29 aspiranti. Età media
dei professi: 39 anni.
COMUNITÀ E ATTIVITÀ:
° Bogotá (Colombia): nella città risiede e opera la maggioranza dei
fratelli della Provincia, la cui presenza è dislocata in diverse sedi
e copre i settori formativi e apostolici. Vi ha sede la Casa provinciale (8 sacerdoti), composta soprattutto da confratelli con responsabilità diretta sulla organizzazione provinciale: il Superiore provinciale, l’Economo provinciale, il Direttore generale
dell’Apostolato, il Direttore di Produzione e delle Importazioni/Esportazioni, il Responsabile della Distribuzione nazionale, il
Responsabile della Redazione centrale del CIDEP; i due Juniorati:
uno per gli studenti di filosofia (1 sacerdote e 13 professi temporanei) e l’altro per quelli di teologia (1 sacerdote e 5 professi
temporanei); il Vocazionario (6 sacerdoti, 2 discepoli perpetui, il
gruppo dei postulanti e degli aspiranti), con annessa tipografia.
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° Medellín (Colombia): Sede del noviziato. La comunità si compone di 3 sacerdoti, 1 chierico temporaneo e 10 novizi. Essi,
ciascuno per la sua parte, sono impegnati nella formazione,
nella redazione del foglietto liturgico El Domingo, nell’amministrazione della casa e nell’animazione dei collaboratori
laici che gestiscono le due librerie in città.
° Panamá: La comunità è funzionale alla libreria aperta nel piccolo Stato centroamericano. Vi sono 2 sacerdoti e 1 discepolo
perpetuo. Oltre all’impegno diretto nella libreria paolina, i tre
fratelli collaborano nell’animazione vocazionale e danno assistenza a due librerie universitarie (Panamá e David) assunte in
gestione di recente.
° Quito (Ecuador): La comunità è formata da 5 sacerdoti, 1 discepolo
perpetuo e 1 chierico temporaneo, impegnati principalmente
nella distribuzione in Ecuador dei prodotti apostolici provenienti da Bogotá, valorizzando una decina di collaboratori in
tutti i campi, dal magazzino alla contabilità. Le due librerie operanti nella città sono gestite da personale laico con la supervisione dei paolini. I responsabili dell’apostolato controllano anche la gestione della libreria di Guayaquil, la città con maggiore
sviluppo commerciale in tutta la nazione. Un sacerdote è responsabile del Dipartimento Evangelizzazione e Catechesi di Radio
Católica Nacional; un altro collabora nell’animazione vocazionale.
° Portoviejo (Ecuador): Sita in un edificio di proprietà della diocesi, la comunità è composta da 2 fratelli (1 sacerdote e 1 chierico
temporaneo) ed è funzionale al contratto stipulato con l’archidiocesi per la gestione di Radio Católica Manabí. Nello stesso
edificio ha sede anche la libreria gestita da personale esterno.
La radio si rivela come un’ottima opportunità per preparare i
giovani professi all’apostolato radio.
La Provincia, ricca di forze giovani, è vivace ed intraprendente. L’esuberanza giovanile deve essere contemperata mediante
un’adeguata struttura formativa; il processo di crescita, non
potendo ancora avvalersi di esperienze assodate, deve trovare
guida e sostegno nell’attenzione alla normativa congregazionale. La situazione di insicurezza della società civile colombiana è motivo di preoccupazione, ma anche stimolo opportuno
a cooperare, mediante l’apostolato specifico, all’opera di pacificazione e di giustizia.
14
AI FRATELLI DELLA PROVINCIA
COLOMBIA-ECUADOR-PANAMA
Linee programmatiche
Cari Fratelli,
0.1 Dopo avere preso in esame la relazione sulla Provincia, fatta
dai visitatori Don Abramo Parmeggiani e Fr. Francesco Chessa, e
considerate le indicazioni da voi offerte nella consultazione per il
nuovo Governo provinciale, ho nominato vostro Superiore Provinciale DON MARTIN SEPÚLVEDA.
0.2 Mentre ringrazio questo fratello per la generosa accettazione
del nuovo servizio dell’autorità, sento doveroso rivolgere un pensiero riconoscente a Don Vincenzo Miotto per la sua preziosa opera
di animazione, soprattutto negli anni di governo. È sotto gli occhi di
tutti il buon cammino fatto dalla Comunità provinciale, in varia misura nei differenti campi. Tale progresso è sicuramente frutto della
grazia di Dio: ma non è mancata la vostra laboriosità e l’attento servizio di chi era preposto in autorità. Il mio auspicio più sincero è
che la crescita e maturazione continui nei prossimi anni in ciascuno
di voi e in tutti gli aspetti della vita religiosa paolina.
0.3 Permettetemi ora di richiamare la vostra attenzione su alcuni
elementi che ritengo importanti per vivere il “Mi protendo in avanti”
del nostro Venerato Fondatore. Con gli altri documenti congregazionali ed ecclesiali, queste poche note vi potranno essere di aiuto
nella celebrazione del Capitolo Provinciale e nella programmazione
dei prossimi anni.
I. VITA FRATERNA E COMUNITÀ
1.1 Ringraziamo il Signore per la buona armonia delle nostre comunità. È tuttavia opportuno riflettere su quanto trasmessoci dai Documenti del Capitolo Speciale. Sono pensieri che debbono illuminare la
giornata della comunità e di ognuno di noi: «Attraverso il carisma del
nostro Fondatore, siamo una comunità apostolica profondamente inserita nella Chiesa di Dio e dobbiamo mantenere vivo il nostro senso
comunitario. “La vita comune importa il mettere insieme le forze…
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perché la nostra società è Congregazione. La vita comune è per mettere insieme le forze, l’intelligenza, l’abilità, il consiglio… Si sente il
parere degli altri e ci si corregge e ci si aiuta, perché da tutti c’è qualcosa da prendere e qualcosa da togliere. Si annulla la vita comune,
quando ognuno fa da sé” [Alberione]» (DC n. 332).
1.2 Frutti di questa riflessione saranno il dialogo concreto per lo
studio dei problemi e la partecipazione di tutti alla costruzione del
bene comune.
1.3 Già da vari anni il progetto comunitario fa parte della vostra
programmazione annuale: fate tesoro dell’esperienza acquisita con
l’uso di questo strumento privilegiato per la crescita della comunità
locale.
II. PROMOZIONE E FORMAZIONE
2.1 In merito alla formazione cito ancora il Capitolo Speciale:
«La Società San Paolo, mentre aiuta i suoi futuri membri a raggiungere le mete della formazione generale (umana, cristiana e religiosa), si propone in modo speciale di prepararli all’esercizio dell’apostolato della comunicazione sociale» (DC n. 525).
2.2 Dai colloqui con i visitatori, risulta che il campo della formazione ha bisogno di maggiore attenzione da parte del nuovo Governo Provinciale e di tutta la comunità. Questa considerazione nasce dalla diffusa insoddisfazione per varie carenze che vengono segnalate:
• nella preparazione dei formatori;
• nella presentazione della vocazione paolina nella sua duplice
espressione sacerdote-discepolo;
• nelle tappe formative, quando guardano più alla scadenza di
calendario che alla reale maturità dei formandi;
• nella preparazione all’apostolato futuro durante la formazione
dei giovani.
Questi e altri problemi denunciati non sono estranei all’alto numero di defezioni registrato negli ultimi anni, soprattutto tra i giovani professi.
2.3 Quali suggerimenti posso proporvi per rispondere alle necessità in questo campo? Ne presento solo alcuni che vi aiuteranno
nella ricerca di quelli più adatti alla realtà della vostra Provincia.
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• Dare più peso al ruolo del Consiglio Provinciale di Promozione e
Formazione, come punto di riferimento dei momenti di studio e
di verifica del processo formativo, previsto dal Manuale dell’Autorità (nn. 436-438), con la supervisione del Governo Provinciale.
• Presentare la vocazione religiosa paolina sempre nella sua duplice espressione sacerdote-discepolo, spiegandone la complementarità, le caratteristiche specifiche e il loro valore.
• Rivedere l’Iter nei punti che oggi non rispondono in modo adeguato alle esigenze delle varie tappe formative. Per il periodo
che precede il noviziato, puntare ad una maggiore coscientizzazione degli impegni della vita religiosa. L’impronta di integralità
deve essere presente sin dai primi giorni di vita in Casa.
• Rispettare e accompagnare, in clima di fiducia e dialogo, la singolarità di ogni giovane in formazione, per favorirne la crescita
armonica.
III. APOSTOLATO
3.1 Nell’apostolato la Provincia ha dimostrato una tangibile crescita negli ultimi anni. Le nuove librerie, l’assunzione di una redazione centrale del CIDEP in Bogotá, il consolidamento delle realtà
apostoliche in Ecuador, in Panamá e Costa Rica, sono tutti elementi
che testimoniano la benedizione del Maestro Divino oltre che la vostra generosa dedizione. Al riguardo è utile ricordare l’articolo 77
delle nostre Costituzioni: «L’apostolato paolino è realizzato dall’insieme dei membri della Congregazione e ha quindi una dimensione
comunitaria».
3.2 Chi ha la responsabilità, soprattutto se di livello provinciale,
sappia coinvolgere i confratelli nella ricerca e gestione della attività
apostolica, con il sapiente uso dello strumento di delega: è questo
uno dei mezzi migliori per favorire la crescita non solo delle attività
ma anche della stessa comunità provinciale.
Illuminante in materia è il Manuale dell’Autorità (n. 421.2) a cui vi
rimando.
3.3 È necessaria particolare attenzione per rispondere, con il contenuto delle nostre opere, all’esigenza di giustizia e di pace dell’area
geografica in cui operiamo.
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3.4 In questa ottica ritengo importante la valorizzazione delle
differenti fonti culturali di cui è ricca la Provincia, e il prudente utilizzo degli strumenti neutri (soprattutto radio e TV) per la predicazione del vangelo e la promozione umana; sempre nel rispetto del
progetto apostolico provinciale.
IV. AMMINISTRAZIONE E SERVIZIO DELL’AUTORITÀ
4.1 Come frutto del vostro lavoro e di fiducia nella Provvidenza, la Provincia ha visto la crescita della realtà patrimoniale, pur
operando in un contesto economico non molto favorevole. In questo campo saranno di aiuto le norme che, ai vari livelli, regolano il
servizio dell’autorità nella nostra Congregazione. Non dobbiamo
considerarle un elemento limitante nello zelo, ma come strumento
necessario per il migliore coordinamento della realtà congregazionale.
4.2 Un ruolo importante, per la crescita armonica della Provincia, avrà il dialogo con i fratelli da parte di chi è preposto al servizio
dell’autorità.
4.3 Permettetemi di rimandarvi infine, per una riflessione sull’argomento, alla mia lettera del 31 maggio scorso: esprime il magistero congregazionale in materia.
V. FAMIGLIA PAOLINA
5.1 La Famiglia Paolina è la eredità più grande che il Fondatore
ha lasciato alla Chiesa. Una Famiglia caratterizzata dalla comune
spiritualità: «Vivere integralmente il Vangelo; vivere nel Divino
Maestro “Pastore” in quanto Egli è Via, Verità e Vita; viverlo come
lo ha compreso San Paolo» (G. Alberione, UPS 1,87).
5.2 È nostro dovere adoperarci con attenzione e amore nel proteggere questa preziosa eredità dai pericoli che possano nuocerle, e
nel farla crescere come elemento vivo: in altre parole, è nostro dovere vivere il carisma di Famiglia in fedeltà creativa. Vari sono i
mezzi che ci possono aiutare in questo compito. Mi limito a presentarne alcuni, certo che il vostro amore al carisma ve ne farà scoprire
degli altri.
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• Dedicare un po’ del nostro tempo alla riflessione e allo studio del
carisma unitario della Famiglia e alla conoscenza dello specifico
delle altre Istituzioni.
• Promuovere lo scambio di elementi comuni nelle tappe della formazione, soprattutto dal noviziato in poi.
• Incrementare il dialogo con le altre comunità della Famiglia presenti in Provincia: non dobbiamo lasciarci condizionare da esperienze negative del passato.
• Non permettere mai che la preoccupazione di vantaggi economici o d’altro genere in concorrenza con altre istituzioni mettano
in ombra lo spirito della Famiglia.
Cari fratelli, vi affido alla intercessione di Maria e del venerabile
nostro Fondatore, del quale celebreremo prossimamente il 30° anniversario dell’entrata in Cielo. Vogliano essi benedire tutte le vostre persone e le vostre opere.
Roma, 1 ottobre 2001
DON PIETRO CAMPUS
Superiore generale
REGIONE VENEZUELA
Don Juan Manuel Galaviz e Fr. Luigi Furcas
1-13 settembre 2001
DELEGATO PERSONALE DEL SUPERIORE GENERALE: Fr. Gabriele
Celadin, 25 settembre 2001 (riconfermato).
MEMBRI: 6 sacerdoti e 6 discepoli perpetui, di diverse nazioni:
Italia (5), Argentina (2), Messico (2), Spagna (1), Filippine (1), Venezuela (1). Età media: 54 anni. Gli aspiranti sono 16.
COMUNITÀ E ATTIVITÀ:
° Caracas: Sede regionale (El Paraíso) e casa di formazione. Vi risiedono 5 fratelli (3 sacerdoti e 2 discepoli perpetui). Di essi,
un sacerdote è maestro dei postulanti; gli altri fratelli e gli stes19
si giovani svolgono l’apostolato in centro città (La Candelaria),
dove si trova la principale libreria della Regione e l’edificio
della Sobicain, che funge anche come centro editoriale, di redazione e grafica, di pubblicità, di coordinamento della diffusione e di amministrazione generale.
° El Hatillo: La comunità è composta da 5 fratelli (2 sacerdoti e 3
discepoli perpetui), con mansioni varie: direzione generale
dell’apostolato, settore minimedia e pagina Web, diffusione
estera, animazione degli Istituti Maria SS. Annunziata e Santa
Famiglia, redazione di Ecos bíblicos. La casa, immensa e in posto ameno, è sottoutilizzata.
° Mérida: casa aperta il 29 settembre 2001, con finalità formativovocazionale. Ne fanno parte 1 sacerdote, 1 discepolo perpetuo
e 7 giovani aspiranti.
L’apostolato paolino è vivace, orientato al servizio del popolo
e imperniato sulla liturgia e sulla catechesi: Pan diario de la
Palabra (messalino mensile con l’inserto Ecos bíblicos, 50.000
copie); El Domingo (foglietto liturgico settimanale, 300.000
copie); Mi hojita del Domingo (versione liturgica del precedente per i bambini, 15.500 copie). Familia Cristiana esce mensilmente con 9000 copie.
La produzione libraria è orientata al grande pubblico; la diffusione è assicurata dai magazzini di Caracas e El Hatillo, e dalle
sei librerie della Regione (Caracas, Maracaibo, Maracay, Mérida, Puerto La Cruz, San Cristobal), gestite in prevalenza da
collaboratori laici (che nell’insieme delle attività apostoliche e
dei servizi vari assommano a 64).
Molto attiva la SOBICAIN (Società biblica cattolica internazionale) sia nel campo della diffusione (circa 100.000 Bibbie
all’anno e più ampia diffusione del Nuovo Testamento) sia nei
corsi biblici (in sede e per corrispondenza).
Il settore degli audiovisivi e multimedia, in via di sviluppo,
produce audiocassette e qualche video. Un programma radio
(10 minuti) è diffuso quotidianamente da 14 emittenti.
Nella Regione sono presenti gli Istituti “Santa Famiglia” (8
perpetui, 4 temporanei, 6 novizi) e “Maria SS. Annunziata” (5
perpetue, 3 novizie); il movimento “Jóvenes Paulinos” può diventare fucina di futuri Cooperatori Paolini.
20
AI FRATELLI DELLA REGIONE VENEZUELA
Linee programmatiche
Cari fratelli,
0.1 Nel riconfermare FR. GABRIELE CELADIN nell’incarico di mio
Delegato personale per la Regione Venezuela (cf Decreto del 25
settembre 2001), ho rinnovato pure la mia fiducia nella partecipazione di voi tutti – ognuno nel proprio ruolo e condizione – per il
progresso integrale della Circoscrizione. Al medesimo fine vogliono
contribuire queste linee programmatiche che vi invio in vista dell’Assemblea regionale che presto celebrerete, per riflettere insieme
sulle priorità della Regione e per affidare, al nuovo Governo e alla
responsabile partecipazione di tutti, un programma operativo per il
prossimo triennio.
0.2 Sarete voi stessi a definire – in relazione con i vari campi
della vita paolina – gli obiettivi particolari e le linee di azione che
riterrete opportune per il futuro immediato della Circoscrizione.
Tuttavia, ci tengo a sottolineare tre punti, che vi chiedo di considerare seriamente e di tradurre in risoluzioni pratiche.
I. PRIORITÀ VOCAZIONALE-FORMATIVA
1.1 Nelle Linee programmatiche che vi inviai tre anni fa, definivo
la Pastorale Vocazionale e la Formazione «il problema più grave della
Regione» e vi esortavo a «non perdervi d’animo e a continuare nello sforzo». Nella corrispondente Assemblea programmatica (ottobre 1998)
vi siete proposti di affrontare il problema con iniziative concrete.
Ora i frutti del vostro impegno incominciano ad apparire. Mentre
mi rallegro con voi per questi segni di ripresa, vi chiedo di continuare nello sforzo, raddoppiando la vostra attenzione su tutti gli
aspetti – programmatici, esecutivi e di verifica – riguardanti la pastorale vocazionale e la formazione. Alla luce delle nuove circostan21
ze ed esigenze continuerete l’aggiornamento del vostro Iter formativo, in sintonia sempre con la normativa congregazionale ed evitando ogni sorta di improvvisazione.
1.2 Il periodo che vi sta davanti esige uno sforzo ancora maggiore di quello compiuto negli ultimi anni. Occorrerà perciò che, nella
prossima Assemblea della Regione, delineiate bene un progetto di base minimo a cui possa fare riferimento tutta l’opera vocazionale e
formativa (criteri fondamentali, tappe, mezzi, strutture, ecc.). Dovrete inoltre garantire un efficace funzionamento del Consiglio per la
Pastorale Vocazionale e la Formazione: assemblee più frequenti, in date
prestabilite; opportuna notificazione ai partecipanti dei punti da
trattare e della finalità stessa dell’assemblea (di approfondimento, o
di programmazione, o di verifica...); elaborazione e lettura di verbali
da parte del segretario, ecc. E siccome l’impegno vocazionale e formativo non è compito esclusivo del suddetto Consiglio ma priorità
di tutta la Circoscrizione, occorre che prevediate le strategie necessarie per promuovere nell’intera Circoscrizione un costante incremento della sensibilità vocazionale e formativa, e che diventi una realtà
quanto già vi chiesi nel 1998: «tutti si sentano coinvolti in questa attività e diano il loro contributo, non solo di preghiera e di vita esemplare, ma
anche di accoglienza e di partecipazione diretta, ogni qualvolta vengano
avanzate delle richieste».
II. PARTECIPAZIONE COMUNITARIA
2.1 È normale, nelle Circoscrizioni numericamente piccole, che
le stesse persone facciano parte di due o più équipe o consigli. Questa e altre circostanze possono indurre all’errore di sottovalutare l’importanza delle assemblee formali, o di ridurre al minimo la procedura di tali riunioni. Occorre evitare questo rischio e riprendere
l’obiettivo che vi eravate imposto tre anni fa: «migliorare il clima di
comunicazione all’interno della Regione e favorire la corresponsabilità di
tutti i membri».
2.2 L’Assemblea programmatica sarà per voi una grande occasione per rivedere e ridisegnare l’organico della Regione, precisan22
do ruoli e competenze e definendo i meccanismi secondo i quali
dovranno funzionare le varie strutture operative, sia quelle in ordine all’animazione comunitaria come quelle al servizio della formazione, dell’apostolato e dell’amministrazione. Tocca a voi stabilire,
per il prossimo triennio, le giuste condizioni che garantiscano la
compartecipazione nell’andamento della Regione. Vi rimando, in
proposito, a quanto afferma il n. 644 dei Documenti del Capitolo
Generale Speciale: «Tutti i membri sono chiamati a svolgere un ruolo attivo. Questo sarà facilitato se accettiamo, senza riserva, l’attuale tendenza
ad associare il maggior numero di persone nel maggior numero di casi, e
nel modo più efficace, alla preparazione delle decisioni e alla loro esecuzione. È necessario perciò che le strutture, a livello locale, regionale, provinciale e generale, come pure settoriale e formativo, prevedano, ordinino e
stimolino efficacemente l’apporto dei singoli membri; e questo non solo
nella fase esecutiva, ma già in quella di ricerca, programmazione e deliberazione, secondo i casi e le esigenze reali…».
III. GESTIONE AMMINISTRATIVA
3.1 A coloro che saranno chiamati a far parte del nuovo Governo
della Regione chiedo di stabilire presto e con chiarezza le condizioni per una gestione amministrativa della Circoscrizione ancora più
accurata di quanto si è fatto finora e più in armonia con la nostra
normativa (cf Costituzioni, nn. 229ss; Manuale dell’Autorità, nn. 131ss
e 243ss). Non basta che la figura dell’Economo regionale sia distinta
da quella del Superiore Delegato; è necessario che abbia la possibilità concreta di espletare tutte le funzioni di sua competenza in forza del ruolo che gli viene affidato; a lui tocca, tra gli altri suoi doveri, quello di seguire il gruppo che compone lo staff contabile amministrativo.
3.2 Il Superiore e i suoi consiglieri costituiscono il Consiglio di
amministrazione ed è loro competenza il piano economico della
Circoscrizione, ma agiscono per mezzo dell’Economo. Per quanto
riguarda le decisioni più significative, prima di metterle definitivamente in opera, si devono sentire tutti i confratelli della Regione.
23
3.3 Ciò che a tutti deve risultare evidente è che i ruoli amministrativi sono un servizio, mai un esercizio di potere, e che si adempiono sempre in religiosa interdipendenza.
REGIONE PORTOGALLO
Don Jose Pottayil e Fr. Lorenzo Vezzani
27 settembre-15 ottobre 2001
IV. VERSO IL CINQUANTESIMO
4.1 I tre punti che ho voluto sottolineare non sono svincolati da
altri aspetti che giustamente riterrete fondamentali. Nella misura in
cui porterete alla pratica i miei suggerimenti, favorirete l’opera di
animazione – primo servizio dell’autorità – e conferirete al vostro
apostolato – che già svolgete con creatività e dedizione – la consistenza e l’incessante irradiazione alla quale ci spinge il “mi protendo
in avanti”.
4.2 Il cinquantesimo anniversario del nostro servizio paolino nel
Venezuela ricorre in un momento storico particolarmente carico di
sfide e di grazia. Auguro a ognuno di voi, cari fratelli, e a ognuno
dei nostri giovani aspiranti, il dono di una piena e gioiosa corrispondenza.
L’intercessione del Ven. Don Giacomo Alberione vi ottenga abbondanti benedizioni dal Maestro Divino.
Con fraterna cordialità.
Roma, 2 ottobre 2001
DON PIETRO CAMPUS
Superiore generale
SUPERIORE REGIONALE: Don Guillermo Juan Manuel Gándara
Estrada, 25 ottobre 2001.
MEMBRI: 12 sacerdoti, 2 discepoli perpetui, 1 chierico perpetuo; 2
chierici e 2 discepoli temporanei; 9 aspiranti. Età media dei professi: 52 anni.
COMUNITÀ E ATTIVITÀ:
° Apelação: È la comunità più numerosa, composta da 8 fratelli (3
sacerdoti, 2 discepoli perpetui, 2 chierici e 1 discepolo temporanei). È il centro delle attività apostoliche della Regione: editoriale, commerciale, amministrativa; ed è sede dello Juniorato
(4 juniores, di cui 1 si trova a Fátima). La rete di diffusione si
completa con le librerie di Lisboa, Fátima e Fundão, gestite da
collaboratori laici.
° Fátima: I 4 fratelli (2 sacerdoti, 1 chierico perpetuo e 1 discepolo temporaneo) che compongono la comunità sono impegnati nel campo della promozione vocazionale, della formazione degli aspiranti (7) e nella locale libreria.
° Lisboa: Sede regionale. Formano la comunità 5 confratelli con
responsabilità organizzativa nella Regione: il Superiore regionale, il Direttore generale dell’Apostolato, il Direttore editoriale e il Direttore di Família Cristã (17.000 copie); un confratello funge da Superiore locale. Vi sono anche 2 giovani aspiranti universitari.
Da qualche anno la Regione è testimone di un risveglio vocazionale, che, se ben coltivato, permetterà di guardare con fiducia al futuro. Alle difficoltà apostoliche attuali, non lievi e di
vario genere, fanno da sfondo la salute precaria di alcuni
membri e la difficoltà a tessere sinergie tra i diversi settori in
vista di una collaborazione fraterna ed efficace.
24
25
AI FRATELLI DELLA REGIONE PORTOGALLO
Linee programmatiche
Cari fratelli,
Dopo la visita compiuta alla vostra Regione dai Consiglieri generali P. Jose Pottayil e Fr. Lorenzo Vezzani dal 27 settembre al 15 ottobre 2001, il Governo generale ha ritenuto utile e opportuno affidare
l’incarico di Superiore regionale per il prossimo triennio al P.
GUILLERMO GÁNDARA. Io sono certo che lo accoglierete con tutta la
disponibilità e la collaborazione della vostra fraternità. Al tempo stesso esprimiamo un sincero ringraziamento al P. Ricardo Ares e ai
membri del Governo regionale uscente per il loro generoso servizio.
In vista della nuova Assemblea regionale, vi propongo alcune linee-guida che vi orienteranno nella programmazione del prossimo
triennio.
I. PERSONE, COMUNITÀ E ANIMAZIONE SPIRITUALE
1. Preso atto della situazione numerica del personale, provato
da problemi di salute, occorre da parte di tutti un sincero sforzo di
fraterna accettazione, comprensione e collaborazione reciproca.
Una maggiore fiducia fraterna e una visione più ottimistica del futuro imprimeranno nuovo slancio sia alla formazione che all’apostolato della Circoscrizione.
2. Sarà compito speciale dei superiori alimentare un clima di fede nei valori della vita consacrata apostolica, a partire dalle celebrazioni liturgiche e dagli incontri comunitari, previsti dalle Costituzioni. I “ritiri”, in particolare, potranno risultare occasioni di confronto con sé stessi e con Dio, e momenti di contatto diretto con il
carisma paolino. La collaborazione con gli altri istituti della Famiglia
Paolina in questo settore ha già dimostrato la sua efficacia.
II. PASTORALE VOCAZIONALE E FORMAZIONE
3. Un Consiglio di formazione realmente operante è la premessa
indispensabile dell’opera vocazionale e formativa. Esso curerà le
forme della promozione in uno dei contesti più favorevoli del26
l’Europa e il superamento delle difficoltà che rendono precaria la
formazione, specialmente degli juniores.
4. Non può mancare nel programma formativo l’impegno diretto
nell’apostolato secondo modalità armonizzate con i corrispondenti
impegni della formazione spirituale-carismatica e dello studio, evitando
che lavori troppo assorbenti impediscano il regolare curriculum.
5. Occorre inoltre che un chiaro Progetto comunitario ed apostolico a
livello di Regione possa offrire prospettive per una formazione chiaramente finalizzata.
6. È soprattutto necessario garantire ai giovani una guida che li
aiuti a maturare e vivere in pienezza la consacrazione-missione
paolina. Il futuro della Congregazione, e particolarmente della vostra Regione, dipende dalla capacità di offrire alle giovani generazioni una formazione veramente integrale.
III. L’OPERA APOSTOLICA
7. Prendiamo atto dei progressi e dei tentativi compiuti nel passato triennio; ma occorre correggere alcune carenze e disfunzioni,
specie nel coordinamento dei settori. Vi era stato suggerito, nelle
precedenti linee programmatiche, un impegno più mirato nella
progettazione e nella organizzazione per superare il calo della produzione e della domanda. Sarà opportuno valutare l’efficienza della
nuova impostazione in relazione ai progressi ottenuti.
8. Ho accennato sopra al Progetto apostolico regionale. Esso è indispensabile, per procedere in senso orientato. Ma dev’essere un progetto semplice, concreto e fattibile: commisurato alle persone e alle disponibilità economiche, e tale da non disperdere le forze né creare
frustrazioni.
9. Tale progetto apostolico è una priorità, da concordare con il
CIDEP. Il beneficio che potete trarne sarà notevole sotto molti punti
di vista. Ma impone anche una chiara assunzione di responsabilità
per ciò che riguarda il vostro territorio. Intendo il meditato discernimento sulle presenze (apertura o chiusura di centri apostolici) e
27
soprattutto l’adozione di rigorosi criteri di controllo, sia sul personale che sulle attività.
IV. SERVIZIO DELL’AUTORITÀ E AMMINISTRAZIONE
10. Al nuovo Superiore regionale viene chiesto, come già in precedenza, un particolare sforzo per garantire una serena intesa fraterna, una buona riuscita vocazionale-formativa e un nuovo slancio
apostolico. È ovvio che tale impegno va condiviso da tutti i fratelli,
che certamente amano la Congregazione e desiderano un migliore
servizio apostolico al proprio paese.
11. Non ignoriamo le difficoltà che possono derivare da eventuali tensioni fra diversi livelli di autorità. Ma la soluzione in linea
di principio è offerta da un retto uso del Manuale dell’Autorità e,
prima ancora, delle Costituzioni e Direttorio.
12. È positivo che l’amministrazione dell’intera Circoscrizione
sia centralizzata e si avvalga anche di consulenti esterni. Ripetiamo
tuttavia la raccomandazione di rivedere la situazione attuale, istituendo procedure che permettano di coprire le scelte di gestione e
di garantire una presenza paolina in grado di seguire l’andamento
generale del settore.
13. Già in precedenza si era constatato che il debito della Regione
Portogallo è notevole. Ora è divenuto insostenibile, ed esige un programma di ricupero, riconsiderando non solo i meccanismi contabili,
ma soprattutto le politiche decisionali. Un simile programma dovrà
far parte degli obiettivi della prossima Assemblea regionale.
Cari fratelli, vi scrivo queste note alla vigilia della solennità di
Gesù Divino Maestro. A lui affido la speranza che possiate affrontare il nuovo triennio con la sua benedizione e un rinnovato slancio
da parte vostra nella fedeltà creativa al carisma del nostro venerabile Don Alberione. E vi saluto con affetto.
Roma, 27 ottobre 2001.
DON PIETRO CAMPUS
Superiore generale
28
INFORMAZIONI E COMUNICAZIONI
1. “DARE AL MONDO GESÙ CRISTO VIA E VERITÀ E VITA”
Progetto unitario di Famiglia Paolina
Si tratta di uno studio che la Commissione intercongregazionale
appositamente istituita nel 1994 dai Governi generali della Famiglia
Paolina ha condotto, al fine di rispondere all’interrogativo sorto in
quell’anno: La Famiglia Paolina ha un carisma solo o più carismi?
Partendo dalla visione teologica di San Paolo sul “carisma” – quale
dono dello Spirito che connota e qualifica un globale progetto di vita
evangelica – la Commissione ha ripercorso innanzitutto l’itinerario
storico-spirituale attraverso il quale il Signore ha condotto Don Alberione. In questo percorso è emersa la convinzione che la storia della
Famiglia Paolina è la storia di un “progetto unitario” e insieme composito, raccordato sul nucleo cristocentrico, tratto da Gv 14,6 ed evidenziato dalla Tametsi futura, enciclica di Leone XIII: Gesù Cristo Via
e Verità e Vita, da vivere e da donare al mondo.
Successivamente, la riflessione è proseguita, passando dal versante storico a quello teologico, per entrare più in profondità nella
consegna carismatica “vivere e dare Gesù Cristo” al mondo di oggi.
Al centro di tale progetto sta Cristo Via, Verità e Vita: a partire
dalla modalità con cui ogni Istituzione della Famiglia Paolina si riferisce a Lui, sono stati individuati gli elementi che ci accomunano e
quelli che ci distinguono come Istituti diversi e uniti nella reciprocità
fraterna. Infatti, una visione comparata delle componenti essenziali
del carisma permette ad ogni Istituto di identificare gli aspetti che
ritrova anche nelle altre Istituzioni e gli aspetti che tratteggiano la
propria identità e specificità.
Pertanto, per “Progetto unitario” si intende l’idea-base, l’ispirazione che ha guidato Don Alberione nel dar vita, sotto l’azione dello
Spirito, alla Famiglia Paolina. Il termine “Progetto” va considerato,
pertanto, non come orientamento pratico (“cose” da attuare o passi
da compiere), quanto come visione-guida cui riferirci costantemente. Da tale “Progetto” nasceranno i programmi operativi, con cui
tutta la Famiglia Paolina intenderà tradurre nel concreto la visione
unitaria dettata da Dio al Fondatore.
29
Il presente lavoro è soltanto un primo passo nell’impegnativo
compito di comprendere ed accogliere con sempre maggior coerenza il nostro essere Famiglia Paolina, nella sua identità carismatica e
spirituale. Come è stato condotto insieme, a livello di Famiglia, così
è auspicabile che questo testo sia conosciuto e studiato insieme,
sempre come Famiglia. Esso, pertanto, può offrire alle Istituzioni
della Famiglia Paolina una opportunità per incontrarsi, prendere
conoscenza della presente ricerca, e individuare modalità concrete
per capire bene e attuare la visione del Fondatore.
L’obiettivo è raggiungere una vera mentalità di comunione:
partendo dalla convinzione di essere Famiglia, crescere insieme nel
sentirci Famiglia e nel trattarci reciprocamente come fratelli/sorelle
della medesima Famiglia.
2. OPUSCOLO SUL VEN. GIACOMO ALBERIONE
Nella ricorrenza del XXX Anniversario del morte del Fondatore,
la Postulazione Generale della Famiglia Paolina ha pubblicato un
opuscolo divulgativo dal titolo: Il venerabile Giacomo Alberione. Le
note biografiche sono a cura del paolino don Bruno Simonetto.
Nella presentazione il Postulatore generale, don Gino Valtorta,
sottolinea come l’Autore, pur nella brevità dello scritto, sappia far
risaltare “la gigantesca figura dell’uomo di Dio che, nella risposta
alla chiamata del Signore, ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per il
Vangelo”. Lo scopo dell’opuscolo è quello di intensificare la conoscenza della vita e dell’opera del Ven. Alberione, favorirne la devozione, suscitarne l’imitazione.
L’opuscolo si può richiedere al seguente indirizzo: Postulatore
Generale della Famiglia Paolina - Via della Fanella, 39 - 00148 Roma.
Presso la stessa Postulazione sono disponibili anche le nuove
immaginette del Ven. Giacomo Alberione. Riportano una breve
biografia, alcune preghiere di Don Alberione, la preghiera per la
sua glorificazione.
Raccolta a favore della “Bibbia per la Cina Continentale”
Le offerte a sostegno dell’iniziativa vanno inviate all’Economo generale, specificando nella motivazione: “Bibbia per la Cina”.
Per il versamento si può utilizzare anche il Conto Corrente Postale
n° 36790004, intestato a: Società San Paolo, Via della Fanella 39,
00148 Roma, apponendo la causale: Offerta Bibbia per la Cina.
30
Il loro ricordo è in benedizione
DON MIGUEL PABLO FERNÁNDEZ DE PRADA
nato il 14 giugno 1923 a Sanabria (Spagna)
entrato nella Società San Paolo il 25 marzo 1935
defunto il 7 agosto 2001 a Madrid (Spagna)
Nato a Otero de Sanabria (Zamora) il 14 giugno 1923, entrò undicenne a Deusto-Bilbao il 25 marzo 1935, per far parte del piccolo
gruppo dei primi alunni di Don Desiderio Costa, fondatore della
Società San Paolo in Spagna. L’avvento repentino della guerra civile
portò Miguel e gli altri aspiranti nella vicina Francia, dove Don Costa e gli altri confratelli italiani si erano rifugiati.
Nel dicembre 1942 Miguel giunse ad Alba (Italia) per compiervi
il noviziato. Emessa la professione religiosa il 10 dicembre 1943,
fece rientro in patria nella casa di Deusto-Bilbao. Qui si consacrò
in perpetuo al Signore il 19 marzo 1947 e si preparò all’ordinazione sacerdotale, che ebbe luogo a Vitoria tre mesi dopo, il 29
giugno 1947.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, Don Miguel si dedicò all’apostolato tipografico e all’insegnamento a Deusto-Bilbao, finché ebbe
l’incarico di iniziare una libreria in Madrid. In seguito alternò la
sua permanenza a Bilbao, a Zalla (Vizcaya) e a Madrid, secondo le
necessità e i compiti che gli venivano affidati di volta in volta: insegnamento, diffusione, economia, rivista Familia Cristiana, libreria, ecc.
Un lungo periodo della sua vita egli lo dedicò all’avvio e all’organizzazione della San Pablo Films, l’apostolato cinematografico, dapprima a Bilbao (1954-1963), poi a Madrid nella Direzione nazionale (1963-1984) e nuovamente nell’agenzia di Bilbao (19841988). Il desiderio di sentirsi all’altezza della missione lo portò, malgrado le non poche difficoltà, a conseguire il titolo di Direttore di
Produzione nella Scuola ufficiale di Cinematografia.
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Dal 1988 visse nella casa di Las Rozas, collaborando con la Editoriale San Pablo e al Cooperador Paulino, svolgendo al contempo lavori di ricerca come quello sul Real Monasterio de San Martín de Castañeda. Nel 1996 aveva conseguito il diploma in Teologia della Vita
Religiosa.
Uomo di grandi ideali, ha mantenuto intatti sino alla fine la sua
vitalità e lo spirito paolino, nel quale è sempre stato esemplare ed
entusiasticamente fedele. Don Miguel ha creduto fermamente nella
bellezza e nella grandezza dell’apostolato paolino, che, attraverso i
moderni mezzi di comunicazione sociale, moltiplica immensamente
la forza e la diffusione della Parola.
È deceduto il 7 agosto nell’ospedale Moncloa di Madrid, a seguito di gravi complicazioni intervenute dopo essere stato operato
per un tumore al colon. Ora riposa nel cimitero di Las Rozas (Madrid).
FR. PIO DANIELE MANTOVANI
nato il 2 dicembre 1956 ad Albaredo d’Adige (Italia)
entrato nella Società San Paolo il 12 settembre 1967
defunto l’8 agosto 2001 a Roma (Italia)
Ultimo di sette figli, Daniele era entrato nella Società San Paolo a
Vicenza il 12 settembre 1967, proveniente da Albaredo d’Adige (Verona) dove era nato il 2 dicembre 1956. La sua famiglia, di sani principi cristiani, è stata feconda di vocazioni religiose, contando due figli
tra i Discepoli del Divin Maestro della Società San Paolo e due figlie,
suore della Congregazione delle Piccole Figlie di San Giuseppe.
Alle soglie della professione perpetua, ricordando i suoi primi anni in Congregazione, Fr. Daniele scriveva: «Ciò che mi ha attratto prima di tutto è l’apostolato paolino, in un secondo momento ho capito
l’importanza e il valore della consacrazione... Pressappoco al termine della
terza media sono riuscito a capire con chiarezza che la vocazione paolina
era la strada che dovevo seguire».
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La “strada” da Vicenza proseguì ad Alba per gli studi superiori;
quindi a Modena per frequentare un corso di arti grafiche, conseguendone il diploma. Nel settembre del 1977 entrò in noviziato ad
Albano Laziale (Roma) ed emise la prima professione religiosa a
Vicenza il 17 settembre dell’anno seguente. Trascorse gli anni di
professione temporanea a Roma presso lo studio grafico delle riviste e frequentando i corsi di Teologia per laici; successivamente fu
a Vicenza, addetto alla legatoria. Qui si consacrò in perpetuo al Signore il 12 giugno 1983.
Dopo un biennio nella legatoria di Vicenza (1983-1985), fu trasferito ad Alba nel reparto brossura e fotografia (1985-1987). Seguì la
tappa romana, la più estesa (1987-2001), interrotta da una breve
permanenza nella libreria di Firenze (1999-2000). A Roma disimpegnò varie mansioni apostoliche presso lo stabilimento litotipografico; ebbe incarichi di responsabilità; dal maggio 2000 ne fu il
Direttore.
L’appuntamento con la sofferenza avvenne, quasi improvvisamente, nel dicembre 2000 quando, operato per un tumore al rene,
se ne scoprì la metastasi nell’apparato osseo. Seguirono i mesi
della sofferenza, il peso e la fatica dell’accettazione fino all’accoglienza serena.
È spirato serenamente l’8 agosto nella comunità di Roma. È sepolto nel cimitero di Michellorie di Albaredo d’Adige, suo paese
natale.
DON CESARE PIO BRACCHI
nato il 30 agosto 1915 a Corpolò di Rimini (Italia)
entrato nella Società San Paolo il 30 novembre 1934
defunto il 14 agosto 2001 ad Alba (Italia)
La parabola terrena di Don Pio si è conclusa, a seguito di una
infezione polmonare, il 14 agosto, vigilia dell’Assunta, nella comunità di Alba, dov’era entrato il 30 novembre 1934, all’età di dician33
nove anni. In Casa Madre vi era ritornato il 30 aprile di quest’anno,
già consapevole della imminente fine, e tuttavia sereno e contento
di poter trascorrervi il tempo che la Provvidenza gli avrebbe ancora
donato.
Proveniva da Corpolò di Rimini, dov’era nato il 30 agosto 1915.
Aveva già compiuto gli studi ginnasiali presso i Figli della Divina
Provvidenza. Chiedendo di essere accolto nella Società San Paolo,
così egli scriveva al Superiore di Casa Madre, Don Alberione: «Conoscendo il gran bene che la loro famiglia fa con la buona stampa... chiedo
di poter essere ammesso tra i figli suoi, affinché nutrito anch’io del medesimo spirito possa fare del bene all’anima mia e a quella del prossimo» (20
novembre 1934).
Alba segnò per intero le tappe della sua formazione paolina.
Entrato in noviziato nel febbraio 1935, pochi mesi dopo il suo ingresso in Congregazione, emise la professione religiosa a Sanfré il
21 febbraio 1936; ad Alba, tre anni dopo, il 21 febbraio 1939 si consacrò in perpetuo al Signore e il 29 giugno 1943 venne ordinato sacerdote.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, Don Pio esercitò il suo ministero in Alba dedicandosi alla formazione e all’apostolato tecnico
(1943-1947), in Roma nella Parrocchia del Buon Pastore (19471961) e successivamente a Torino nella amministrazione editoriale (1961-1971).
Il 20 maggio 1971 ebbe inizio la sua missione in Congo, che si
protrasse per undici anni (1971-1982). Operò dapprima a Kinshasa
per sei anni, impegnato nel settore amministrativo; poi a Lubumbashi, dedito alla pastorale nella Parrocchia di San Paolo, allora affidata alla nostra Congregazione.
Tornò in Europa nel novembre 1982 e fu destinato in Francia,
dove è rimasto fino allo scorso aprile. Nogent-sur-Marne (19821994) e Arpajon (1994-2001) sono le comunità che hanno beneficiato della sua presenza: ora per il servizio dell’autorità, ora per
le incombenze varie, di ministero sacerdotale e di apostolato;
sempre attivo e lodevolmente disponibile nonostante il declino
delle forze.
È tumulato nel cimitero di San Martino dei Mulini (Rimini), sua
terra natale.
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DON MARIO RENATO DORIO
nato il 29 dicembre 1921 a Vicenza (Italia)
entrato nella Società San Paolo il 6 febbraio 1947
defunto il 28 settembre 2001 ad Arpajon (Francia)
«L’apostolato paolino mi ha sempre entusiasmato e il ministero sacerdotale
sempre appassionato. Che il Signore mi dia la grazia di rendermi ancora utile
alla casa di Francia». Così aveva scritto Don Renato il 25 giugno scorso
all’indomani della celebrazione del 50° anniversario della sua Ordinazione sacerdotale. Tre mesi dopo, il Signore lo ha chiamato a sé.
Nato a Vicenza il 29 dicembre 1921, era entrato nella Società San
Paolo a Sacile (Pordenone) nel febbraio 1947, all’età di venticinque
anni. Era al quarto anno del corso teologico e proveniva dal Seminario Patriarcale Latino di Gerusalemme, dove aveva compiuto gli
studi secondari, filosofici e teologici, e dove aveva ricevuto gli Ordini minori.
Nel settembre 1947, a pochi mesi di distanza dal suo ingresso in
Congregazione, raggiunse Alba per intraprendervi il noviziato; l’8
settembre 1948 emise la Professione religiosa. A Modena trascorse
parte degli anni di professione temporanea, incaricato della propaganda libraria. Raggiunse Roma nel 1950 per frequentarvi il quarto
anno di teologia e prepararsi alla Professione perpetua e all’Ordinazione sacerdotale: la prima ebbe luogo il 16 febbraio 1951 a Roma,
la seconda il 1° luglio seguente a Milano.
Don Renato trascorse i primi anni dopo l’ordinazione sacerdotale nelle case di Cinisello Balsamo (1951-1952) e Pescara (19521956), dedicandosi all’insegnamento e alla formazione degli aspiranti. Fu la Francia a segnare la sua vita futura: vi giunse nel 1956 e
vi rimase per il resto della sua vita. Nogent-sur-Marne (1956-1960;
1984-1991) e Arpajon (1960-1984; 1991-2001) beneficiarono alternativamente della sua operosità, dapprima nel settore formativo, poi in
quello redazionale e del servizio dell’autorità (Superiore regionale
per due mandati e Delegato per la comunità di Arpajon).
L’avanzare dell’età e i problemi di salute ridussero le forze, ma
non fiaccarono la disponibilità, che egli tenne sempre viva, per il
35
ministero sacerdotale e l’animazione a favore della Famiglia Paolina
e per le incombenze comunitarie.
Ha detto nella ricorrenza del suo 50° di Sacerdozio: «Cinquant’anni fa sono diventato prete. Perché proprio prete? Per quale
scopo? Lo devo dire esplicitamente: sono diventato prete perché
non ne potevo più delle contraffazioni che sfiguravano il volto di
Dio... Gli uomini attendono che il prete sia l’eco fedele della Parola
di Dio, senza tingerla dei colori della loro vita... Ciò che è importante nell’uomo diventato prete non è il legno col quale è stato forgiato: sono le tracce del Divino Scultore... In questo tempo di vuoto
spirituale io vorrei che mi si strappassero i beni spirituali che si trovano nella mia bisaccia!... Il prete rivela che Dio dice a ciascuno: Ti
ho inciso sul palmo delle mie mani. Io stesso mi chiedo: Sono io inciso nelle mani di Dio? Con fiducia e determinazione rispondo: “Sì”.
Anche se avessi maldestramente corrisposto alla sua silenziosa ed
amorosa attrazione, certamente il buon Dio ha saputo prendermi
con sé» (24 giugno 2001).
La morte lo ha colto nell’ospedale di Arpajon, il 28 settembre,
dov’era ricoverato in seguito a ictus cerebrale. Riposa nel cimitero
di Lissaro di Mestrino (Padova).
DON GIOVANNI CANDIDO FERRERO
nato il 6 marzo 1920 a Trinità (Italia)
entrato nella Società San Paolo il 28 agosto 1946
defunto il 3 ottobre 2001 ad Alba (Italia)
Nato a Trinità (Cuneo) il 6 marzo 1920, Don Giovanni era già sacerdote da un paio d’anni, quando nell’agosto 1946 varcava la soglia della Società San Paolo. Proveniva dalla Diocesi di Mondovì,
dov’era stato ordinato presbitero il 29 giugno 1944, e svolgeva il ministero pastorale nella parrocchia di Frabosa Soprana. Si presentava
così al Primo Maestro: «Bramo di varcare la soglia della Vostra Casa
benedetta, per offrire alla causa santa il dono delle mie povere forze
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spirituali e fisiche... Il Signore ha disposto intorno a me − nella sua
Sapienza infinita − un concatenarsi tale di circostanze che m’impone quasi a viva forza di allontanarmi da questo paese, a cui - sì- mi
ero affezionato» (8 luglio 1946).
Ad Alba entrò subito in noviziato; emise la professione religiosa
l’8 settembre 1947; tre anni dopo, nella stessa data, si consacrò in
perpetuo al Signore.
Dal 1950 al 1962 Don Giovanni rimase in Alba, dedicandosi alla
formazione come maestro degli aspiranti e come insegnante di
materie letterarie: la preparazione intellettuale e la chiarezza espositiva, unita alla familiarità nei suoi rapporti con i giovani, gli procurarono apprezzamento e stima. Sarà così anche negli anni seguenti,
quando insegnerà a Roma e sarà responsabile del Centro delle vocazioni adulte di Albano Laziale.
Dal 1962 al 1978 la sua vita si svolse tra Albano Laziale e Roma,
impegnata prevalentemente nell’organizzazione del settore discografico, divenendone in seguito il Direttore artistico. Nacque l’idea
della Bibbia audiovisiva (dischi accompagnati da fascicoli illustrativi), s’intensificò la prima produzione dei canti liturgici (si era
all’inizio della riforma liturgica voluta dal Vaticano II); dotato di
spiccato talento musicale, Don Giovanni stesso riversò la sua sensibilità interiore nell’accompagnamento organistico delle funzioni liturgiche e nelle composizioni musicali: alcuni suoi canti sono tuttora eseguiti nelle assemblee liturgiche. Svolse la sua attività anche
alla Sampaolo Film (1974-1978), attendendo alla programmazione e
produzione degli audiodivisi.
Ritornò ad Alba nel 1979 con l’incarico di Superiore della comunità (1979-1982) e vi rimase per il resto della sua vita, collaborando nell’Ufficio Edizioni e impegnato nella animazione e nella predicazione.
Don Giovanni fu anche scrittore. Due titoli sono lo specchio
della sua dimensione spirituale cristocentrica e mariana: Uno solo è il
vostro maestro, il Cristo e Le bellezze del Rosario. Il primo, rivolto a persone consacrate, ebbe questo significativo elogio dal recensore:
«L’A. raccoglie in questo libro il frutto della sua formazione, del suo
lavoro apostolico, della sua riflessione e studio, della sua sensibilità
e spiritualità personale».
Il Signore lo ha chiamato al premio eterno il 3 ottobre nella Casa
Madre di Alba. È sepolto nel cimitero cittadino.
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INDICE
FR. MATHEW FIDELIS KOTTOOR
nato il 29 ottobre 1932 a Udayamperur (India)
entrato nella Società San Paolo il 7 luglio 1952
Presentazione
1
Lettera del Superiore generale
«Una rinnovata disponibilità e obbedienza»
I. Il punto di partenza: la disponibilità
II. Obbedienza: ascolto ed adesione
III. L’obbedienza in concreto
Conclusione
2
2
3
5
7
Attività del Governo generale
9
defunto l’8 novembre 2001 a Mumbai (India)
Mathew era entrato nella Società San Paolo ad Allahabad il 7 luglio 1952, proveniente da Udayamperur, Ernakulam (Kerala) dove
era nato il 29 ottobre 1932. La sua famiglia, numerosa (nove figli) e
di sani principi cristiani, è stata feconda di vocazioni religiose: oltre
a lui, abbracciarono la vita religiosa, in Istituti diversi, l’unica sorella
e altri tre fratelli.
Due anni dopo il suo ingresso, nell’ottobre 1953 entrò in noviziato
ad Allahabad, dove emise la prima professione religiosa il 20 ottobre
dell’anno seguente. Impiegò gli anni di professione temporanea,
oltre che attendendo alla sua formazione e preparazione culturale,
nell’apostolato tipografico. Si consacrò in perpetuo al Signore il 20
ottobre 1959 a Mumbai.
Esperto linotipista, Fr. Mathew mise la sua attitudine a servizio
della tipografia paolina di Mumbai fino al 1964 e poi in quella di
Homebush, Sydney (Australia) per un biennio. Nel 1966 riprese il
medesimo apostolato in Mumbai fino al 1982. Negli anni seguenti
(1982-1994) suo campo di apostolato furono la libreria di New Delhi
e quella di Kochi. Visse in seguito nella comunità di Mumbai (19941997) incaricato dei servizi vari per l’apostolato, e infine in quella di
Bangalore fino al luglio di quest’anno, quando seri problemi ai reni
lo costrinsero al ricovero ospedaliero.
Nella sofferenza, che andava gradualmente debilitandolo, Fr.
Mathew ha mostrato pazienza e coraggio, accettando l’estrema
prova con ferma fiducia in Dio.
Ha concluso la sua vita terrena, interamente dedicata alla missione paolina, nel “Holy Family Hospital” di Mumbai l’8 novembre
scorso.
È sepolto nel cimitero cristiano di Mumbai, Sewry.
38
Visite canoniche
Provincia Colombia-Ecuador-Panamá
Regione Venezuela
Regione Portogallo
13
19
25
Informazioni e comunicazioni
29
Il loro ricordo è in benedizione
I nostri defunti
31
Accadde trent’anni fa
Cinque testimonianze per la memoria
(inserto su Don Giacomo Alberione)
39
Società San Paolo - Casa generalizia
Via della Fanella, 39 - 00148 Roma
Tel. 06.657.488.11 – Fax 06.657.488.00
E-mail: [email protected]
Novembre 2001 – Pro manuscripto
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