5. INQUADRAMENTO FISICO GEOGRAFICO La Provincia di Avellino ha una superficie territoriale pari a 2792 Kmq di cui il 68% è classificato come montagna. La parte occidentale del territorio è caratterizzata da rilevanti massicci quali il Partenio ed il Terminio, mentre la parte orientale si sviluppa su un altopiano argilloso di altezza contenuta. Il centro urbano ubicato a quota altimetrica più alta è il Comune di Trevico (1094 m.s.l.m.), 10 Comuni si collocano tra gli 800 ed i 1000 m.s.l.m. , 14 tra i 700 e gli 800 m.s.l.m. , mente i Comuni a quota inferiore i 300 m.s.l.m. si collocano nell’area occidentale del territorio, nel bacino dei Regi Lagni. La fascia orientale del territorio e caratterizzata dai Bacini dei T.ti Calaggio e Cervaro e del Fiume Ofanto che sversano le acque di scorrimento superficiale sul versante Adriatico, mente i corsi d’acqua del Fiume Sele, del fiume Sarno, dei Regi Lagni, del Fiume Calore e dei sui principali affluenti in sinistra e destra orografica, rispettivamente Fiume Sabato e Fiume Ufita, sversano le acque di scorrimento superficiale sul versante Tirrenico. 5.1 Bacini idrografici I corpi idrici superficiali e significativi, così come definiti da decreto legislativo 152/2006 sono stati individuati dal Piano di Tutela delle Acque della Regione Campania adottato con Delibera di G.R. n. 1220 del 06/07/2007 . Ogni corso d'acqua ha degli "affluenti" ed è a sua volta "confluente" in un altro corso d'acqua; è logico quindi che man mano che si prendono in considerazione corsi d'acqua via via più grandi, si va ad ampliare anche la superficie del "bacino idrografico" corrispondente e che il "bacino" di un grande fiume contenga al suo interno anche i bacini idrografici di tutti i suoi affluenti secondo un chiaro e preciso ordine gerarchico. Nella tabella 4, in allegato, per ogni corso d’acqua è indicata l’Autorità di Bacino territorialmente competente, nonché i principali affluenti nel territorio della Provincia di Avellino (vedi anche tavola 5). 32 Inquadramento fisico-geografico 5.1.1 Bacino idrografico del Fiume Calore Il fiume Calore Irpino, affluente in sinistra del Volturno, nasce ai piedi del Varco Colle Finestra nel massiccio dell'Accellica (ad una quota di circa 1000 m.s.l.m.) a pochissima distanza (ma sul versante opposto) dalle sorgenti del Sabato. Per i primi chilometri e fino a Montella, il Calore attraversa l'area del Parco dei Monti Picentini ed ha le caratteristiche morfologiche di un torrente montano. Da Montella a Ponteromito (Nusco) il fiume attraversa una prima piana dell'estensione di circa 1.200 ha ed in essa incontra due aree PIP di recente realizzazione nei territori comunali di Montella e Cassano Irpino. In questo tratto, il Calore scorre all'interno di sponde per lo più naturali e nel corso degli anni ha profondamente mutato la sua morfologia mutando, in alcuni punti, anche sensibilmente il suo corso. Ad accentuare questo fenomeno sono i continui prelievi di acqua ad uso idro-potabile che vengono effettuati nella parte alta del bacino, sicché il fiume, pur risultando sempre vitale anche nei periodi di magra, presenta un alveo di piena ordinaria ridotto rispetto al passato e la sua portata varia notevolmente al variare delle precipitazioni atmosferiche. Solo all'altezza del depuratore di Cassano Irpino il fiume comincia ad acquisire parte di quest'acqua destinata agli usi potabili soprattutto della Puglia, grazie al rilascio in alveo dell'esubero delle captazioni del gruppo sorgentizio denominato "Pollentina". Comunque, nel periodo estivo, detti apporti risultano praticamente nulli. Da Nusco e fino a Luogosano, ad eccezione del piccolo nucleo abitativo di Ponteromito, il fiume Calore scorre ben incassato senza attraversare centri abitati. Dal punto di vista naturalistico, il tratto assume una rilevanza notevole risultando per lunghi tratti ancora incontaminato ed essendo meta di diverse attività turistico-ricreative tra cui la pesca sportiva. A valle di Luogosano il Calore attraversa il nucleo industriale di San Mango, zona ASI realizzata alla fine degli anni '80 che ha comportato una rettifica sostanziale del corso del fiume, ora arginato all'interno di "palancolate" con sezioni idriche rettangolari di larghezza superiore a 40 m. ed altezza superiore ai 4,00 m. A partire dalla confluenza con il vallone Uccello (in agro di Lapio) e fino a Torre le Nocelle, il fiume Calore riacquista il suo notevole pregio naturalistico risultando habitat ideale anche per diverse specie dell'avifauna, tra cui l'airone cinerino di cui sono stati notati diversi esemplari che nidificano costantemente e, quindi, trovando abbondanza di cibo, popolano tutta l'asta fluviale da monte a valle. 33 Inquadramento fisico-geografico Tra San Mango e Venticano-Mirabella, il Calore attraversa anche aree archeologiche di notevole pregio tra cui ricordiamo quella di "Ponte Annibale" tra San Mango e Lapio e quella di "Ponterotto" a Mirabella Eclano. Nell'ultimo tratto, nell'attraversare i territori comunali di Torre le Nocelle e Venticano, in sinistra idraulica, e di Taurasi e Mirabella, in destra idraulica, il Calore attraversa una piana alluvionale con terreni dediti soprattutto alla coltivazione del Tabacco, coltura che necessita di notevoli quantità di acqua per l'irrigazione soprattutto nel periodo che va da maggio a settembre. In questo tratto il fiume risulta ben incassato con altezze d'acqua, mediamente, superiori al metro risultando ricco di fauna ittica (carpe, cavedani, trote ecc.). Lo spartiacque topografico del Bacino del Calore è definito nella parte alta dai Monti Picentini, mentre, procedendo verso valle, a ovest corre lungo le linee di cresta del Monte Tuoro per poi proseguire lungo le dorsali collinari che si trovano più a nord fin nei pressi dell'abitato di Benevento. Ad est, invece, tale spartiacque, da monte verso valle, corre verso nord lungo le creste dei monti Montagnone, Iuremito e Gugliano, per poi proseguire in direzione est fino al pizzo Serra Caterina a Guardia di Lombardi. Per comprendere l'area di accumulo competente al sottobacino del torrente Fredane, lo spartiacque prosegue in direzione Nord-Ovest lungo la cresta del Monte Cerreto e del Monte Forcuso solcata dalla ex S.S. 303 fino al passo di Mirabella, per poi raccordarsi con l'ultima sezione del fiume Sabato in corrispondenza della confluenza con il torrente Mele in agro di Venticano. Dal punto di vista cartografico il sottobacino ricade nei fogli IGM scala 1:25.000, 432 Benevento e 433 Grottaminarda, 449 Avellino e 450 Lioni-Sant'Angelo dei Lombardi. Amministrativamente ricade per circa il 70% nella provincia di Avellino e per la restante parete nella provincia di Benevento. Attraversa i seguenti territori comunali: Montella, Cassano Irpino, Montemarano, Nusco, Castelfranci, Castelvetere Sul Calore, San Mango Sul Calore, Paternopoli, Luogosano, Lapio, Taurasi, Montemiletto, Torre Le Nocelle Mirabella Eclano e Venticano per poi immettersi nel fiume Volturno in territorio di Benevento. Inoltre, rientra nel comprensorio della Comunità Montana "Terminio-Cervialto". 34 Inquadramento fisico-geografico Fiume Calore Irpino a LAPIO (AV) Fiume Calore Irpino in piena a Mirabella Eclano (AV). Il bacino del fiume Calore Irpino, ricade quasi per intero in una zona a clima di tipo "continentale" con estati calde ed inverni rigidi, e con una piovosità media di circa 1400 mm ripartita in circa 150 giorni. Le precipitazioni sono concentrate soprattutto nel periodo autunnale e primaverile. In inverno si hanno precipitazioni nevose che sono particolarmente abbondanti e frequenti sui rilievi dell'alta valle, mentre risultano piuttosto scarse nella media valle. I periodi di piena cadono in coincidenza di forti piogge, 35 Inquadramento fisico-geografico soprattutto in autunno, qualche volta con effetti deleteri; quello di maggiore portata media è la primavera, mentre quello di magra corrisponde alla tarda estate o ai principi dell'autunno. Il regime del fiume è di tipo "pluviale", e tale carattere è stato accentuato a seguito della captazione dei grossi gruppi sorgentizi che mitigavano questa caratteristica fornendo cospicue portate anche in periodi di magra. Tale andamento esalta nel periodo estivo, ovviamente, i fenomeni di inquinamento delle acque superficiali: infatti, spesso, in tale periodo, la portata defluente nel fiume è da attribuirsi soprattutto alle acque in esso sversate, piuttosto che ai contributi sorgentizi. Piovosità media zone montuose Piovosità media alta valle Piovosità media alla Stazione pluviometrica di Montella 1920 1350 1450 mm/anno mm/anno mm/anno Caratteristiche pluviometriche del bacino del fiume Calore 5.1.2 Bacino idrografico del Fiume Ufita Ad Apice (BN), il fiume Calore Irpino riceve in destra il fiume Ufita, con una portata media Q=11 m3/s. Il fiume Ufita, affluente in destra del Calore Irpino, nasce dalle colline ai piedi dei comuni della Baronia, in particolare nel territorio del comune di Vallata (ad una quota di circa 800 m.s.l.m.). Nel primo tratto, fino a Grottaminarda il fiume attraversa una piana alluvionale a destinazione irrigua (soprattutto tabacco) che contrasta solo con l'area industriale di Flumeri. Lo stesso fiume risulta essere la principale fonte di approvvigionamento irriguo della zona tant'è che anche i prelievi da pozzo finiscono per depauperare notevolmente la sua portata pescando direttamente dalla subalvea. Anche per questo motivo, associato allo scarso apporto sorgentizio, l'Ufita, soprattutto nel primo tratto presenta una portata ordinaria estremamente ridotta che rasenta lo zero nel periodo estivo. In questo tratto, il fiume Ufita scorre all'interno di sponde non ben definite e per lo più naturali e la sua portata varia notevolmente al variare delle precipitazioni atmosferiche. Solo all'altezza del nucleo industriale di Flumeri il suo corso, che nel passato è stato rettificato, presenta ben individuabili sponde in terra sistemate a scarpata e un breve tratto (ponte delle Doganelle) arginato in cemento armato. 36 Inquadramento fisico-geografico Fiume Ufita a Flumeri A partire dalla confluenza con il torrente Fiumarella, ini agro di ariano Irpino, l'Ufita comincia ad acquisire acqua in modo costante e ad assumere il carattere più di fiume che di torrente. Il suo alveo risulta ben incavato tra versanti acclivi su cui sono segnalati diversi dissesti. A valle dei nuclei di Melito Irpino e Bonito il fiume Ufita comincia un lungo tratto in cui funge anche da confine amministrativo tra le province di Avellino e Benevento. In questa zona l'andamento dell'alveo è estremamente sinuoso fino ad incontrare una seconda valle (località Isca delle Rose, in agro di Montecalvo), alla confluenza coon il t.te Miscano anch'essa a forte vocazione irrigua. Lo spartiacque topografico del Bacino dell'Ufita è definito da rilievi montuosi non eccessivamente alti (altezza max Trevico 1043 m s.l.m.) e nella sua parte meridionale confina con il bacino del fiume Calore Irpino lungo la cresta del Monte Cerreto e del Monte Forcuso solcata dalla ex S.S. 303 fino al passo di Mirabella. La parte settentrionale del bacino sconfina in territorio pugliese comprendendo i rilievi intorno ad Anzano di Puglia (Fg) con altezze medie tra gli 800 e i 900 m s.l.m. Procedendo verso valle corre lungo le linee di cresta disegnate dai colli dei territori comunali di Ariano Irpino e Montecalvo Irpino, per poi degradare dolcemente lungo le dorsali collinari che si costeggiano il torrente Mescano fino alla sua confluenza con l'Ufita che segna il limite a valle del tratto di competenza provinciale sul fiume Ufita, nonché il confine con la provincia di Benevento. 37 Inquadramento fisico-geografico Fiume Ufita a Grottaminarda Dal punto di vista cartografico il sottobacino ricade nei fogli IGM scala 1:50.000, 432 Benevento, 433 Grottaminarda e 450 LioniSant'Angelo dei Lombardi. Amministrativamente ricade per circa il 95% nella provincia di Avellino e per la restante parte nella provincia di Benevento prima della confluenza nel Calore alla località Iscalonga di Apice. Attraversa i seguenti territori comunali: Vallata, Guardia Lombardi, Carife, Castelbaronia, Sturno, Frigento, Flumeri, Grttaminarda, Ariano Irpino, Melito Irpino, Bonito, Apice (BN) e Montecalvo Irpino per poi immettersi nel fiume Calore Irpino nel comune di Apice in provincia di Benevento. Inoltre, rientra nel comprensorio della Comunità Montana dell'Ufita. Fiume Ufita a Melito Irpino 38 Inquadramento fisico-geografico 5.1.3 Bacino idrografico del Fiume Sabato Ricevuto il Fiume Ufita il fiume Calore prosegue in direzione Nord - Ovest verso Benevento, attraversando la Piana di Ponte Valentino e ricevendo, ad Ovest della città di Benevento, in sinistra, la confluenza del F. Sabato. Il Fiume Sabato nasce dal versante settentrionale dell’Accellica e riceve i principali contributi sorgentizi delle scaturigini di Acquaro Pelosi ed Urciuoli, in prossimità di Serino, e confluisce nel Calore ad Ovest dell’abitato di Benevento. Il F. Sabato alla confluenza con il Calore sottende una superficie pari 456 km2. Le portate caratteristiche dell’intera asta sono circa pari, per la piena, a Q=1000 m3/s per T=100 anni, e a Q=2.3 m3/s per le portate medie (a Ceppaloni). Il fiume Sabato, nasce ai piedi del Varco Colle Finestra nel massiccio dell'Accellica (ad una quota di circa 1000 m.s.l.m.) ed attraversa per i primi chilometri una valle montana priva di insediamenti; in questo tratto ha le caratteristiche morfologiche di un torrente montano. Fiume Sabato – Comune di Serino – tratto montano Più a valle, nella zona dei boschi di Serino, vi confluiscono numerosi valloni provenienti dai vari versanti del Massiccio del Terminio senza, però, fargli assumere il carattere del fiume perenne in quanto, in realtà, non più alimentato da sorgenti continue a causa dello sfruttamento delle stesse per gli usi idropotabili. 39 Inquadramento fisico-geografico Dalla Cività di Serino e fino all’abitatodi S. Lucia di Serino, infatti, il Sabato risulta pressocchè asciutto con una portata fortemente influenzata dalle precipitazioni atmosferiche. Solo a ridosso del comune di S. Michele di Serino il fiume comincia ad acquistare il carattere di temporaneità grazie al rilascio in alveo dell'esubero delle captazioni delle sorgenti "Acquaro-Pelosi" da parte dell'A.R.I.N.. Comunque nel periodo estivo, risulta praticamente asciutto anche in questo tratto,defluendo in subalvea anche grazie al fatto che scorre su alluvioni estremamente permeabili. A valle dell'abitato di S. Michele di Serino, il fiume Sabato comincia ad essere perenne grazie all'apporto del torrente Barre ma, comunque, con portate ordinarie relative a pochi centimetri di altezza d'acqua. Piena del fiume Sabato a Prata P.U. (AV) Da Serino ad Atripalda il fiume attraversala prima delle due ampie valli del suo corso, ed in esso incontra i primi in sediamenti industriali e attraversa i centri abitati di Serino, San Michele diSerino ed Atripalda. In questo tratto, già nella parte pedemontana in agro di Serino, il Sabato scorre all'interno di sponde per lo più artificiali costituite da gabbionate e muri in cemento armato non di recente realizzazione e spesso soggette a gravi fenomeni di erosione e/o scalzamento al piede. Dette sponde artificiali appaiono in più punti insufficienti a contenere le portate di piena che, essendo legate esclusivamente alle precipitazioni atmosferiche, possono assumere il carattere violento ed improvviso di ondate con velocità anche sostenuta dovuta alle forti pendenze del vicino tratto montano. 40 Inquadramento fisico-geografico Dopo la strettoia di Atripalda il fiume entra nella seconda valle ove si trova il nucleo industriale di Avellino e dove le portate cominciano ad essere più costanti nel tempo per l'apporto di numerosi affluenti minori (Torrente S. Lorenzo, Rio Vergine, torrente Salzola,etc.). Lo spartiacque topografico del Bacino del Sabato corre ad est lungo le linee di cresta dei Monti Picentini (M. Accellica,M. Terminio, M. Faggeto) per poi proseguire lungo le dorsali collinari che si trovano più a nord fin nei pressi dell'abitato di Benevento. Ad ovest, invece, a partire da Benevento,tale spartiacque corre lungo la dorsale San Leuco-Arpaise, poi più a sud lungo le linee di cresta del massiccio del Partenio ed infine a sud-ovest lungo la dorsale M. Esca-M. Faliesi-M. Peluso per ritornare sui M. Picentini (M.Vellizzano, M. Mai) nei pressi di Serino. Dal punto di vista cartografico il sottobacino ricade nei fogli IGM 173 (quadrante II tavoletta sud-ovest,Altavilla Irpina), 185 (quadranti I e II) e 186 (quadranteIII). Amministrativamente ricade per circa il 90% nella Provincia di Avellino e per la restante parete nella provincia di Benevento. Attraversa i seguenti territori comunali:Serino, S. Michele di Serino, S. Lucia di Serino, S. Stefano del Sole, Cesinali, Atripalda, Avellino, Manocalzati, Montefredane, Prata Principato Ultra, Pratola Serra, Tufo, Altavilla Irpina, Chiande e Petruro Irpino per poi immettersi nel fiume Calore in territorio di Benevento. Inoltre, rientra nei comprensori delle Comunità Montane Serinese-Solofrana e del Partenio. Fiume Sabato in prossimità delle sorgenti Urciuoli (Comune di Santo Stefano del Sole (AV). 41 Inquadramento fisico-geografico 5.1.4 Bacino idrografico del Torrente Solofrana Il bacino idrografico del Torrente Solofrana, affluente in sinistra del fiume Sarno, si estende per una superficie di circa 260 Kmq, dei quali circa 75 ricadono nel territorio della Provincia di Avellino, ed è lungo circa 20 Km. Nasce alla confluenza delle acque del Vallone Spirito Santo e del Vallone dei Grangi in località Sant'Agata Irpina del Comune di Solofra. Le sorgenti sono captate per uso idropotabile e il torrente, ormai quasi artificiale, è sostanzialmente alimentato dagli scarichi delle industrie locali e dai reflui dei paesi attraversati. Il Torrente ed i suo affluenti, attraversano i Comuni di Solfora, Contrada, Forino, Mercogliano, Monteforte Irpino, Serino, Quindici, Montoro Inferiore e Montoro Superiore. 5.1.5 Bacino idrografico del Fiume Sele Il fiume nasce dal Monte Paflagone (contrafforte del monte Cervialto) in agro di Caposele, ad una quota di 420 m.s.l.m.. La sorgente Sanità, avente una portata media di circa 4.000 l/s, che alimentava il Fiume Sele nel tratto irpino della sua defluenza, è stata captata dall’Acquedotto Pugliese, per i fabbisogni idrico potabili della Regione Puglia, con notevole decremento del deflusso minimo vitale del fiume nei periodi estivi. Nell'avellinese i maggiori affluenti del Sele sono il Temete (in sinistra orografica), la fiumara di Calabritto e la Piceglia (in destra orografica). Il fiume, scorre per circa 15 Km in Irpinia, attraversando i Comuni di Caposele e Calabritto. 5.1.6 Bacino Idrografico del Fiume Ofanto La sua sorgente si trova sull'Altopiano Irpino a 715 m sul livello del mare, sotto il Piano dell'Angelo, a sud di Torella dei Lombardi, in Provincia di Avellino. L’Autorità di bacino competente è quella della Puglia ed i paesi attraversati in provincia di Avellino sono: Andretta, Aquilonia, Bisaccia, Cairano, Calitri, Caposele, Conza della Campania, Guardia Lombardi, Lacedonia, Lioni, Monteverde, Morra De Sanctis, Nusco, Sant'Andrea di Conza, Sant'Angelo dei Lombardi, Teora, Torella dei Lombardi (sorgente), per un totale di 17 Comuni e una popolazione di 54.984 abitanti. All'interno del bacino dell'Ofanto sono presenti alcuni invasi idrici sfruttati dall’Ente Irrigazione per lo sviluppo della Campania Lucania e 42 Inquadramento fisico-geografico Puglia e dalla Capitanata per le esigenze irrigue della Regione Puglia. Il primo è l’Invaso di Conza della Campania, visibile nella foto di seguito riportata, sfruttato al momento per i fabbisogni irrigui della Puglia, ma per il quale sono in corso le azioni tecniche ed amministrative per lo sfruttamento delle acque dell’Invaso per i fabbisogni idrico – potabili della popolazione pugliese. Il secondo invaso è rappresentata dalla Diga San Pietro, sul T.te Osento, affluente in sinistra orografica del Fiume Ofanto, in agro di Monteverde, sfruttato dal Consorzio di Bonifica della capitanata per le esigenze irrigue della Puglia. Diga di Conza della Campania 5.1.7 Bacini idrografici dei T.ti Cervaro e Calaggio Il Bacini idrografici dei Torrenti Calaggio e Carvaro sono di competenza dell’Autorità di bacino della Puglia. Il Torrente Cervaro nasce dal monte Le Felci (m 853), presso Monteleone di Puglia. Entra in provincia di Avellino e rientra in quella di Foggia fra Panni e Montaguto. Il bacino del Torrente comprende, in parte, i territori dei comuni di Ariano Irpino, Montaguto, Svignano, Vallesaccarda e Zungoli. Il Torrente Calaggio nasce nel Vallone della Toppa, presso il monte La Forma (m 864) in agro di Vallata. Il Bacino del Calaggio comprende, in parte i territori di Ariano Irpino, Bisaccia, Lacedonia, Scampitella e Vallata. 43 Inquadramento fisico-geografico 5.1.8 Bacino idrografico dei Regi Lagni Il bacino dei Regi Lagni, delimitato a nord dall’argine sinistro del fiume Volturno e dai monti Tifatini, a sud dai Campi Flegrei e dal massiccio Somma-Vesuvio e ad est dalle pendici dei monti Avella, sottende una superficie di circa 1300 kmq, dei quali circa 160 in Provincia di Avellino. I sottobacini di maggiore interesse, nel territorio della Provincia di Avellino, sono quelli del Clanio, Sciminaro e Quindici. 5.2 Risorse idriche sotterranee La risorsa idrica sotterranea dipende dall’infiltrazione delle acque atmosferiche nel sottosuolo, grazie alla permeabilità della roccia. L’infiltrazione è legata ad una serie di fattori meteorologici, morfologici, geologici, biologici. La provincia di Avellino viene attraversata, con direzione sud-est nord-ovest dalla catena appenninica. Dal punto di vista geologico-strutturale la catena appenninica è caratterizzata da una complessa struttura a coltri di ricoprimento derivanti dallo scollamento e raccorciamento delle coperture sedimentarie di domini paleogeografici appartenenti al margine settentrionale della placca africano-padana, trasportati verso l’avampaese padano-adriatico-ionico, a partire dall’Oligocene superiore (D’Argenio et al., 1986; Patacca e Scandone, 1989). Il settore di catena ricadente nel territorio della Provincia è caratterizzato da una struttura riferibile ad un sistema duplex, in cui un complesso di thrusts sheets carbonatici, derivanti dalla deformazione della piattaforma apula, è sepolto al disotto di una serie di coltri di ricoprimento di provenienza interna derivanti dalla deformazione di domini di piattaforma carbonatica, di domini di transizione tra piattaforma e bacino, di domini bacinali avvenuta tra il Miocene superiore ed il Pliocene superiore-Pleistocene inferiore. Sulle unità tettoniche che costituiscono l’ossatura della catena appenninica giacciono, con contatto stratigrafico discordante, successioni argillose, sabbiose e conglomeratiche mioplioceniche di ambiente marino, di ambiente transizionale da marino a continentale e di ambiente continentale, che rappresentano il riempimento di bacini che si impostavano sulle coltri di ricoprimento della catena (thrust top basin) durante le fasi di strutturazione della catena stessa. Pertanto i settori di catena inclusi in entrambi i bacini sono caratterizzati dalla sovrapposizione di thrust-sheets costituiti da differenti tipi di successione: calcaree, dolomitiche, calcareoclastiche- 44 Inquadramento fisico-geografico argilloso-marnose, marnoso-argillose, arenaceo-argillose, su cui si rinvengono depositi argillosi, sabbiosi e conglomeratici, e prodotti vulcanici (lave, tufi, piroclastiti). L’assetto idrogeologico è condizionato dall’assetto stratigraficostrutturale del settore di catena in esame. I complessi litologici a maggiore permeabilità sono quelli costituiti da successioni calcaree e da successioni dolomitiche. I primi sono contraddistinti da elevata permeabilità per fratturazione e per carsismo, i secondi da permeabilità medio-alta per fratturazione. I complessi litologici calcareo-marnosi-argillosi presentano permeabilità variabile da media ad alta laddove prevalgono i termini carbonatici in relazione al grado di fatturazione e di carsismo, da media a bassa ove prevalgono i termini pelitici. In quest’ultimo caso tali successioni svolgono un ruolo di impermeabile relativo a contatto con le strutture idrogeologiche carbonatiche. I complessi litologici arenaceo-argillosi presentano permeabilità variabile da media a bassa, in relazione alla prevalenza dei termini pelitici. Al loro interno la circolazione idrica è modesta e avviene in corrispondenza dei livelli a permeabilità maggiore. Questo complesso litologico, a contatto con le strutture idrogeologiche carbonatiche svolge un ruolo di impermeabile. Nell’area in esame sono presenti, inoltre complessi litologici conglomeratici e sabbiosi, caratterizzati da permeabilità da media a bassa in relazione alla granulometria ed allo stato di addensamento e/o di cementazione del deposito. Questi complessi litologici presentano una circolazione idrica in genere modesta, frammentata in più falde con recapito in sorgenti di importanza locale. A questi vanno aggiunti complessi litologici delle ghiaie, sabbie ed argille alluvionali, e dei detriti, che presentano un grado di permeabilità estremamente variabile da basso ad alto in relazione alle caratteristiche granulometriche, allo stato di addensamento e/o di cementazione del deposito. Il deflusso idrico ha luogo in corrispondenza dei livelli a permeabilità maggiore. Questi, allorquando sono a contatto con idrostrutture carbonatiche possono ricevere cospicui travasi da queste ultime. In corrispondenza dei complessi vulcanici si rinvengono il complesso delle lave, il complesso dei tufi e quello delle piroclastiti. Il complesso delle lave è caratterizzato da permeabilità da medie ad alte in relazione al grado di fessurazione; nel complesso dei tufi la permeabilità assume valori da bassi a medio bassi in relazione allo stato di fessurazione e/o allo stato di addensamento 45 Inquadramento fisico-geografico Gli acquiferi di rilevanza nazionale e regionale per l’elevata potenzialità idrica sono allocati nelle idrostrutture carbonatiche (vedi in allegato, idrostrutture tavola 6 e derivazioni per uso potabile tavola 7 e tabella 7): - Idrostruttura del Monti Terminio-Tuoro. Occupa circa 140 Kmq nella fascia sud-ovest del territorio provinciale. I recapiti principali della falda di base, che alimenta acquedotti regionali e non, sono ubicati sia lungo il margine orientale (sorgenti Pollentina, Peschiera, Prete Bagno della Regina) che settentrionale (sorgenti Baiardo, Sauceto) che occidentale (Sogenti Acquaro-Pelosi e Urciuoli). Altre sorgenti (Scorzella, candraloni) presenti all’interno del massiccio - Massiccio del Monte Cervialto: ricade nella fascia meridionale del territorio della Provincia, tra il Fiume Sele ed il Fiume Calore. Il recapito prevalente del deflusso della falda di base alimenta le sorgenti di Caposele (Sanita’, Cerasuolo, cannotto e Acqua delle Brecce). - Monte Polveracchio: la parte settentrionale del massiccio montuoso ricade nella fascia meridionale della Provincia, in destra orografica del Fiume Sele. Numerose sono le sorgenti, immesse in rete acquedottisca, presenti nei territori di Senerchia (Sorgenti, Caccia, Acquabianca, Piceglie e Forma) e Calabritto (sorgenti Ponticchio-Acquara, Botte e Noce). - Monte Marzano-Ogna. Di tale gruppo Montuoso, solo il blocco calcareo di Quaglietta, in agro di Calabritto, ricade in provincia di Avellino. Le sorgenti di Quaglietta (Celico et alii, 1979 a,b,c) risultano alimentate dal rilievo carbonatico del Monte Marzano. - Monte Acellica-Licinici-Mai p.p: solo parte del gruppo montuoso ricade in provincia di Avellino: Monti di Solfora e una piccola parte del Monte Acellica. Le sorgenti della falda di base ricadono fuori del territorio provinciale, dove sono presenti solo alcune sorgenti di alta quota (sorgenti Bocche Lapazzeta in agro di Solfora e il gruppo Raio Ferriera e Sorgente Madonna della Neve in agro di Montella) - Dorsale dei Monti di Avella: ricade nella fascia occidentale del territorio Provinciale dove recapita solo parte del deflusso della falda di base e tra le scaturigini solo una, sorgente bocca dell’acqua, immessa in rete acquedottistica. Altri acquiferi di importanza locale sono allocati in idrostrutture costituite da successioni successioni conglomeratiche e sabbiose (idrostrutture dell’area di Ariano Irpino,) localizzate nel settore sudorientale del bacino del Volturno (area dei monti dell’Irpinia). Acquiferi di importanza regionale e locale sono quelli contenuti nei depositi clastici più permeabili presenti nel sottosuolo delle aree di piana, come l’alta valle del Sabato, con circolazione idrica connessa a quella dell’idrostruttura del Terminio-Tuoro. 46 6. ATTIVITA’ SVOLTE DAL SETTORE GOVERNO DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA La Provincia di Avellino, è tra le Province del meridione con i principali acquiferi, con sorgenti aventi portate anche superiori i 1000 lit/sec, che purtroppo sono stati oggetto di captazione sia da parte di altre Regioni (Puglia) che di altre Province (Salerno e Napoli) La maggior parte delle acque (Grandi Derivazioni – Autorità Concedente Regione Campania) trasferite dalla Provincia di Avellino alla Regione Puglia, vengono laminate dalle sorgenti del massiccio del Terminio-Tuoro, propaggine settentrionale dei Monti Picentini, costituente uno dei maggiori acquiferi carbonatici dell’Italia Meridionale. Sempre dal citato massiccio nascono i tre maggiori fiumi della Provincia, ovvero il Fiume Calore Irpino, il Fiume Sabato ed il fiume Sele. Nella seguente tabella si riportano le portate medie derivabili dall’Acqedotto Pugliese delle seguenti sorgenti alimentanti il Fiume Calore: SORGENTE BACINO COMUNE Bagno della Regina Peschiera Prete 1 e 2 Pollentina Calore Calore Calore Calore Montella Cassano Cassano Cassano PORTATA CONCESSA MEDIA 2.450 l/s Sorgente Pollentina a Cassano Irpino – inizio ‘900 47 _______________________Attività svolte dal settore governo del territorio Sempre dai Monti Picentini, ed in particolare dal Montagnone di Nusco, anche se le sorgente più ricca è nel Comune di Caposele dal Monte Plafagone, nasce il Fiume Sele la cui maggiore sorgente è captata dall’Acquedotto Pugliese, per il trasferimento in Puglia della risorsa come dalla tabella che segue: L ’ SORGENTE BACINO COMUNE A Sanità c Sele Caposele PORTATA MEDIA CONCESSA 363 l/s PORTATA MEDIA RICHIESTA 4.363 l/s L’Aquedotto Pugliese ha inoltre richiesto, nell’anno 2000, una derivazione per una portata media di circa 1,0 mc/a per consumo umano, dalla Diga di Conza della Campania sul Fiume Ofanto. Le acque della stessa diga sono allo stato derivate, per uso irriguo, dall’Ente Irrigazione con una portata media di circa 2,0 mc/s. Altri trasferimenti di acque sono quelli dell’A.R.I.N. (azienda risorsa idriche di Napoli) che trasferisce dal bacino del Fiume Sabato, alla provincia di Napoli, circa 2000 l/s SORGENTE BACINO COMUNE Acquaro Pelosi Urciuoli Sabato Sabato Serino Cesinali PORTATA MEDIA 800 l/s 1.200 l/s 2.000 l/s e quelli che dal bacino del Sele vengono trasferiti alla Provincia di Salerno da parte dell’Azienda Speciale Idrica Salernitana (A.S.I.S.) DERIVAZIONE BACINO COMUNE Sorgente Acquabianca Sorgente Ponticchio - Acquara Sorgente Piceglie Alta Sorgente Piceglie Bassa Pozzo Acquabianca Pozzo Piceglia Sele Sele Sele Sele Sele Sele Senerchia Calabritto Senerchia Senerchia Senerchia Senerchia PORTATA MEDIA 54 l/s 127 l/s 122 l/s 42 l/s 40 l/s 80 l/s 465 l/s Tutti i trasferimenti di cui innanzi hanno innescato nel tempo un circuito vizioso in quanto le derivazioni delle sorgenti, sottraendo acqua 48 _______________________Attività svolte dal settore governo del territorio ai fiumi, ne hanno modificato il deflusso che nei periodi estivi, talora, non raggiunge il minimo vitale. Gli operatori locali sia per le attività irrigue che produttive, non essendoci più acqua nei fiumi nei periodi estivi, hanno iniziato a derivare tramite pozzi con ulteriore depauperamento delle falde di subalveo e sfruttamento delle falde sotterranee. Nella Tabella 5 sono riportate, le piccole derivazioni denunciate, ai sensi dell’art. 10 del decreto legislativo 275/’93 e s.m.i., dagli utenti di acqua; dalla Tabella è possibile osservare che la maggior parte delle derivazioni di acqua vengono utilizzate per finalità domestiche, seguono gli usi irrigui e poi gli industriali. Le derivazioni non utilizzate rappresentano, per la maggior parte, pozzi di piccola profondità che, a causa dell’abbassamento delle falde sotterranee, hanno perso la loro funzione. Nella tabella 6 sono riportate le grandi derivazioni di acque pubbliche che per la maggior parte sono destinate al consumo umano e come detto in precedenza trasferite fuori Provincia. Nella tabella 7 sono riportate tutte le grandi e piccole derivazioni di acqua destinate al consumo umano. Le stesse sono localizzate nella tavola 7 riportata in allegato. Per tutto quanto innanzi l’attenzione dell’Ente, attraverso il Settore Governo del Territorio, alla problematica della risorsa idrica si è esplicata sia attraverso il controllo del territorio, che attraverso regolamenti delle derivazioni ed informazioni sia nelle scuole che negli enti locali. Sin dal 1993, con delibera di G.P. n. 574 del 28 luglio 2003 veniva regolamentata la derivazione da fiume, restringendola a due soli giorni a settimana per Comune. Altri progetti sono stati promossi dalla Provincia per sensibilizzare sia cittadini che i tecnici degli Enti competenti sul territorio in materia di acque. Detti progetti di salvaguardia e monitoraggio della risorsa idrica, realizzati con l’ausilio degli obiettori di coscienza (ex legge n. 230/96), hanno riguardato: 1 - la redazione di un opuscolo informativo dal titolo “Acqua Bene Prezioso”, distribuito in tutte le scuole che ne hanno fatto richiesto. Nelle citate scuole sono stati tenuti anche seminari e sono stati consegnati ai docenti i CD contenenti il seminario stesso in moda poter ripetere l’esperienza, autonomamente negli anni successivi; 2 – la pubblicazione di un opuscolo, diretto agli Enti territoriali e agli organi di controllo, avente ad oggetto “Salvaguardia delle risorse 49 _______________________Attività svolte dal settore governo del territorio idriche – Norme Generali e vincoli ambientali”, per una migliore conoscenza della normativa di settore. Altro impegno, derivato dal trasferimento delle funzioni di cui al d. l.vo 112/98, del Settore è stato quello di attivare programmi ed azioni per il ripristino della funzionalità fluviale dei corsi d’acqua Calore, Sabato ed Ufita, le cui competenze sono state trasferite dallo Stato alle Province. 50 7. LE CRISI IDRICHE La deficienza, o crisi idrica si verifica quando l’ordinaria domanda d’acqua da parte degli utenti non può più essere corrisposta, sia per eventi di siccità, inquinamento o errata gestione delle fonti di alimentazione, sia per carenza degli impianti (DPCM 4 marzo1996). Il citato D.P.C.M. , per le acque destinate al consumo umano e distribuite a terzi mediante acquedotto, definisce sia le principali cause di deficienza che le principali misure di emergenza e di prevenzione. Le misure di emergenza sono orientate alla riduzione degli impatti negativi di un particolare evento di deficienza idrica e sono prevalentemente affidate alle strutture di protezione civile; esse comprendono gli interventi di soccorso e le azioni volte al superamento dell'emergenza. Le misure di prevenzione sono orientate a ridurre la vulnerabilità del sistema sia nella fase di progettazione, sviluppo e adeguamento degli impianti attuali, sia nella fase di esercizio e manutenzione ordinaria degli stessi; generalmente esse sono affidate agli enti responsabili della pianificazione ed ai soggetti responsabili della gestione ordinaria degli impianti. La pianificazione degli interventi per fronteggiare le crisi idriche, è affidata essenzialmente all’Autorità d’Ambito attraverso il Piano D’Ambito, alle Autorità di Bacino attraverso il Piano di Gestione ed alla Regione Campania attraverso il Piano di Tutela delle Acque ed il Piano Regolatore degli Acquedotti (PRGA). 7.1 Le crisi idriche per consumo umano Le crisi idriche per consumo umano, ai sensi del DPCM 4 marzo 1996 e del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 aprile 1999 “Schema generale di riferimento per la predisposizione del servizio idrico integrato” devono essere valutate dal gestore del ciclo integrato delle acque secondo le direttive del punto 6 e ss dell’allegato al D.P.C.M. 04 marzo 199 6 che ben dettaglia i parametri tecnici per l’individuazione delle aree a rischio di crisi idrica con finalità di prevenzione delle emergenze idriche in attuazione all’art. 4. comma 1, lett.e) della legge 5 gennaio 1994, n.36. Il legislatore, ha individuato le seguenti misure contro il rischio di deficienza idrica legata ad eventi siccitosi : 51 Le crisi idriche Misure contro il rischio di deficienza idrica CARENZE CAUSE MISURE DI MISURE DI EMERGENZA PREVENZIONE nelle fonti di eventi di siccità alimentazione approvvigioname nto con risorse integrative riduzione della vulnerabilità del sistema alla siccità In particolare il gestore della risorsa idrica è tenuto, qualora si dovessero verificare carenze o sospensioni del servizio idropotabile per un tempo limite superiore alle 48 ore, è tenuto ad attivare un servizio sostitutivo di emergenza, nel rispetto delle disposizioni della competente Autorità sanitaria. 7.2 Le crisi idriche diverse dal consumo umano Le direttive del D.P.C.M. del 4 marzo 1996, costituiscono i criteri fondamentali per il corretto esercizio del servizio idrico integrato e per la prevenzione delle situazioni di crisi idrica, di competenza dell’Autorità D’Ambito, ma le crisi idriche, oltre al complesso sistema del consumo umano coinvolge anche gli approvvigionamenti autonomi, per usi diversi dal potabile, che necessitano di Pianificazione attraverso il Piano di Bacino delle Autorità di Bacino ed attraverso il Piano di Tutela delle Acque della Regione. Per usi delle risorse idriche si intendono sia quelli che ne presuppongono il prelievo (usi civili, irrigui, industriali, idroelettrici, etc.) sia quelli che consistono in attività svolte nel corpo idrico (navigazione, balneazione, pesca). Il soddisfacimento dei fabbisogni, attuali e futuri, si intende ottimale allorché esso venga esplicato tramite il ricorso a risorse idriche in quantità e qualità commisurate alla specifica tipologia d'uso. Nei periodi di siccità e, comunque nei casi di scarsità di risorse idriche, durante i quali si procede alla regolazione delle derivazioni in atto, deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell’uso agricolo ivi compresa l’attività di acquicoltura di cui alla legge 5 febbraio 1992 n. 102 (comma 1 art. 167 d. lvo 152/2006). Il bilancio idrico potrà evidenziare, per ciascuna tipologia d'uso, situazioni di deficit di risorsa a livello quantitativo e/o qualitativo. Con priorità per l'uso per il consumo umano, l'equilibrio del bilancio idrico va perseguito adottando tra le soluzioni di seguito elencate quella più 52 Le crisi idriche efficiente sotto il profilo economico-sociale, verificata con tecniche di analisi costi-benefici: • utilizzo di risorse potenzialmente disponibili; • utilizzo di risorse attualmente destinate ad altri usi, ove questi ultimi siano soddisfacibili con risorse di qualità inferiore (usi a cascata, usi di acque trattate, etc.); • minimizzazione delle perdite; • introduzione di misure per il risparmio idrico; • trasferimenti temporanei di risorse all'interno del bacino; • trasferimento di risorse da bacini idrografici contigui; • ridefinizione dei moduli di concessione. Particolare attenzione va posta ai trasferimenti di acqua (vedi paragrafo 6) dagli acquiferi dei Monti Picentini, ed in particolare dai monti Terminio, Tuoro e Cervialto, alle Province di Salerno e Napoli ed alla Regione Puglia che sottraggono consistenti aliquote di acque al bilancio idrico dei bacini sottesi (Calore, Sabato e Sele). 53 8. PROGRAMMA PROVINCIALE PER LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO Per la mitigazione del rischio il Settore Governo del Territorio, attraverso la sua struttura, ed in particolare con il Servizio Acque e Difesa Suolo, intende procede sia con azioni non strutturali che strutturali. 8.1 Azioni non strutturali - promuovere la cultura delle acque nelle scuole e tra la popolazione tutta con l’ausilio dei docenti, dei funzionari e delle strutture di volontariato; - promuovere intese con gli enti locali (comunità montane, comuni) e con gli enti di controllo (forestale, carabinieri, polizia) per agire sinergicamente per la tutela del patrimonio idrico; - essere promotori e attori, presso il Ministero dell’Ambiente, dell’accordo di programma Campania-Puglia per il trasferimento di acqua dai bacini idrografici dell’Ofanto e del Calore. L’Ente si pone l’obiettivo principale di far rivedere le concessioni di grandi derivazioni rilasciate all’Acquedotto Pugliese in modo che nei fiumi venga rilasciato, oltre al minimo deflusso vitale, la portata corrispondente al fabbisogno irriguo del territorio irpinio. 8.2 Azioni strutturali Per il triennio 2009-2011, nella programmazione delle opere idrauliche, oltre a tener conto della manutenzione ordinaria delle aste fluviali di competenza della Provincia (Fiumi Calore, Sabato e Ufita), si è avviato un progetto di verifica della fattibilità dei laghetti di collina, o micro-invasi, esistenti o da realizzare. Dette opere hanno la finalità di garantire il minimo deflusso vitale nei fiumi nonché di fungere da serbatoi di riserva da utilizzare nei periodi di magra o crisi idriche. Per la realizzazione dei laghetti collinari realizzati o direttamente dall’Ente o attraverso intese con consorzi di bonifica, comunità montane, comuni etc è prevista la spesa di circa 4.000.000,00 € (quattromilioni di euro – annualità 2009 e 20010 – trasferimenti statali). 54 9. PROGRAMMA REGIONALE DEGLI INTERVENTI Il Settore Protezione Civile della Regione Campania, con nota acquisita in data 29 aprile 2008, ha trasmesso il programma regionale degli interventi che di seguito si riporta. La pianificazione degli interventi di prevenzione delle crisi idriche non può prescindere da una analisi approfondita di numerosi aspetti, che riguardano la quantità e la qualità delle risorse idriche disponibili, la dinamica della domanda della risorsa idrica per gli usi plurimi e le caratteristiche funzionali dei sistemi di accumulo, approvvigionamento e distribuzione della risorsa. Si tratta di uno studio che richiede la collaborazione dei soggetti istituzionalmente preposti all’attività di monitoraggio quali-quantitatvo delle risorse idriche e di controllo sull’uso della risorsa, nonché soggetti (spesso di diritto privato) preposti alla gestione e alla distribuzione della risorsa per usi plurimi. Questo studio è particolarmente complesso in Regione Campania, le cui fonti di approvvigionamento sono molteplici e costituite da corpi idrici sotterranei e superficiali distribuiti lungo i rilievi appenninici dell’intera Regione Campania e nelle Regioni limitrofe. A queste risorse competono utenze diverse per tipologia e collocazione geografica, con contrasti che tendono ad acuirsi proprio nei periodi di maggior carenza. Il Settore Protezione Civile della Regione Campania, tenuto conto delle proprie competenze nell’ambito del monitoraggio, della previsione e prevenzione degli eventi meteoidropluviometrici, ha predisposto un programma per lo sviluppo di un sistema per il monitoraggio dello stato quantitativo dei principali corpi idrici e di un sistema per l’analisi di bilancio idrico ai fini della previsione delle possibili condizioni di crisi connesse alla scarsità della risorsa idrica utilizzabile rispetto al fabbisogno idrico totale. Tali sistemi di monitoraggio e di bilancio dovrebbero integrarsi con i sistemi di monitoraggio e previsione degli eventi meteoidropluviometrici estremi già adottati presso il Settore, in modo da garantire efficaci sinergie ed economie di realizzazione e gestione. Di seguito si illustrano i punti salienti del programma regionale. 9.1 Manutenzione e gestione delle sezioni di monitoraggio idrometrico Il Settore Protezione Civile della Regione Campania dispone di una rete di stazioni automatiche con trasmissione dati in tempo reale per la misura dei livelli idrici dei principali corsi d’acqua della Regione. 55 Programma regionale degli interventi Questa rete di stazioni automatiche è parte integrante della più vasta rete di stazioni di monitoraggio meteopluvioidrometrico con trasmissione dei dati in tempo reale. Il Settore intende avviare un servizio permanente di manutenzione e gestione delle sezioni di monitoraggio idrometrico, inteso come quel complesso di prestazioni ed azioni finalizzate alla corretta misura delle portate, secondo un cronoprogramma che si sviluppa nell’intero anno idrologico, nei periodi di piena e di magra, nonché azioni finalizzate all’interpretazione delle misure di portata stesse e di livello idrometrico per la costruzione delle scale di deflusso. Questa attività consente di migliorare l’analisi della risposta di bacino in occasione delle piene principali e di valutare in modo più accurato il bilancio idrologico stagionale a scala di bacino. 9.2 Monitoraggio dei principali corpi idrici sotterranei Sulla base dei documenti allegati al Piano di Tutela delle Acque di recente pubblicato dalla Regione Campania, è stata avviata una ricognizione dei principali corpi idrici sotterranei utilizzati a scopo potabile, industriale e irriguo. In particolare sono stati individuati: • le principali sorgenti e gruppi sorgivi; • i principali pozzi e campi pozzi; Nel caso delle sorgenti, sono stati esaminati: il regime sorgentizio, il livello di captazione e la tipologia di destinazione d’uso dell’acqua captata, l’Ente gestore della captazione. Nel caso dei pozzi, sono stati esaminati: tipologia dei pozzi, destinazione d’uso dell’acqua captata, Ente proprietario ed Ente gestore del pozzo. Di concerto con gli Enti proprietari e/o Gestori e con il Settore Ciclo Integrato delle Acque della Regione, saranno individuati le grandezze idrologiche da monitorare più rappresentative dello stato dei corpi idrici sotterranei (principalmente portate agli affioramenti sorgivi e livelli di falda). Per tali grandezze si prevede un monitoraggio mediante stazioni automatiche dedicate con sistema di trasmissione dati alla Centrale di Controllo del Centro Funzionale del Settore. I valori di queste grandezze, integrati con gli altri dati derivanti dalla rete di monitoraggio meteo-pluviometrica in tempo reale, nonché i dati degli Enti Gestori sul regime di utilizzazione, dovrebbero essere sufficienti ad elaborare stime di bilancio, ai fini della valutazione delle risorse utilizzabili ed il loro raffronto con il relativo fabbisogno idrico totale. 56 Programma regionale degli interventi 9.3 Sistema per il riconoscimento e la previsione di possibili condizioni di crisi idrica E’ necessario sviluppare idonei modelli di bilancio per l’interpretazione dell’insieme dei dati derivanti dalla rete di monitoraggio meteo-idropluviometrica (vedi tavola 8) e dei corpi idrici sotterranei. Attraverso i modelli di bilancio saranno individuati idonei precursori ed indicatori sulle possibilità di utilizzazione dei principali corpi idrici. Sulla base del raffronto fra risorse idriche utilizzabili e fabbisogno idrico totale, saranno individuati i valori di soglia di questo sistema di precursori ed indicatori, rappresentative di possibili crisi idriche previste o in atto. Tale sistema di indicatori e di precursori, applicati ai principali corpi idrici superficiali e sotterranei, saranno assunti rappresentativi delle generali condizioni di disponibilità della risorsa idrica anche presso gli altri corpi idrici minori, ricadenti in ambiti omogenei dal punto di vista idrogeologico e meteoclimatico (vedi, in allegato, Zone di Allerta Meteo - Tavola 9). Specifici protocolli saranno definiti affinché le informazioni circa le crisi idriche previste o in atto possano essere tempestivamente diramate al Dipartimento di Protezione Civile, al Settore Ciclo di Integrate della Regione, ai soggetti gestori dei servizi idrici ed alle associazioni di categoria rappresentative dei principali utenti della risorsa idrica in ambito agricolo ed industriale. Si ritiene che le azioni sopradescritte, costituiscano le premesse essenziali e prioritarie per la predisposizione di idonee misure di prevenzione per possibili crisi idriche. 57 4. GESTIONE DELLE EMERGENZE Nel tempo ordinario ogni Ente o Società con competenze in materia di acqua, come esplicitato nei precedenti paragrafi, svolge la propria funzione che si riporta in sintesi: FUNZIONE NEL TEMPO ORDINARIO ENTE/SOCIETA’ • • • • • STATO DIPARTIMENTO REGIONE AUTORITA’ BACINO • DI • • • A.P.A.T. AUTORITA’ D’AMBITO ENTE GESTORE DEL SERVIZIO IDRICO PROVINCIA CONSORZIO BONIFICA DI COMUNE GESTORE PROTETTE AREE • Emana norme, direttive, criteri Emana direttive, analizza i fenomeni a scala vasta Redige il piano di tutela delle acque Gestisce le grandi derivazioni Regola le derivazioni di acqua, incluso l’uso domestico Svolge attività di previsione e preannuncio delle condizioni meteo avverse attraverso il Centro Funzionale Redige il Piano di Bacino Redige il Piano di Gestione Elabora tutte le informazioni che vengono ad esso trasmesse dalle Regioni e le elabora a livello nazionale nell’ambito del Sistema Informativo Nazionale dell’Ambiente (S.I.N.A.) Redige il Piano D’ambito • Gestisce le captazioni, reti di distribuzioni, di acCumulo e di scarico delle acque pubbliche • Attiva il servizio sostitutivo di emergenza • Gestisce le piccole derivazioni di acque pubbliche • Gestisce le reti di approvvigionamento idrico per uso agricolo nei comprensori di competenza • Rilascia autorizzazioni, licenze • Redige il PUC • Definisce le acque sorgive, fluenti e sotterranee necessarie alla conservazione degli ecosistemi, che non possono essere captate. Il presente piano prevede la gestione di emergenze di tipo “b” (ex art. 2 legge 225/92) ovvero emergenze connesse ad eventi naturali o all'attività dell'uomo, che per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria. 58 __________________________________________Gestione dell’emergenza Sono escluse le emergenze di tipo “a” e “c” così come di seguito definite dall’art. 2 della legge 225/92: a) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria; c) calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari. Nel caso in cui i valori di soglia degli indicatori di condizioni di crisi per squilibrio tra disponibilità e domanda raggiungano i valori di soglia predeterminati dalla Regione Campania a seguito del programma innanzi descritto, la Sala Operativa Regionale Unificata (SORU) attiva le fasi di attenzione, preallarme ed allarme con specifici avvisi alle strutture responsabili di protezione civile. Sarebbe opportuno che la Regione Campania, in virtù dei redatti Piani di Tutela delle Autorità di Bacino, utilizzasse quale indicatore base delle soglie di emergenza il deflusso minimo vitale (DMV), ovvero la portata minima necessaria per ogni tronco del corpo idrico e chimicofisiche delle acque, nonché per mantenere le biocenosi tipiche delle condizioni naturali locali 10.1 Attenzione Le seguenti strutture, visto il bollettino di attenzione, emanato dalla SORU attivano le seguenti azioni: - l’Autorità di Bacino adotta misure di salvaguardia (art. 65 d.l.vo 152/06); - la Regione, sentite le Autorità di bacino, disciplina forme di regolazione dei prelievi delle acque sotterranee per gli usi domestici laddove sia necessario garantire l’equilibrio del bilancio idrico (comma 11, art. 96 d. l.vo 152/06) ed attiva la procedure per prescrizioni o limitazioni temporali o quantitative delle grandi derivazioni d’acqua (comma 5 art. 95 d.l.vo 152/06); - la Provincia attiva la procedure per prescrizioni o limitazioni temporali o quantitative delle piccole derivazioni d’acqua (comma 5 art. 95 d.l.vo 152/06); - la Provincia trasmette alla Prefettura-UTG l’elenco delle derivazioni in atto ed allerta la Polizia Provinciale; 59 __________________________________________Gestione dell’emergenza - - - 10.2 le Autorità d’Ambito allerta gli Enti Gestori del Servizio Idrico Integrato per l’attivazione del proprio Piano di Emergenza per il consumo umano; l’Ente Gestore attiva il proprio Piano di Emergenza la Prefettura allerta le forze dell’ordine perché vigilino sul territorio su eventuali abusi (es.. utilizzo di acqua per lavaggio piazzali o macchine, derivazioni non autorizzate etcc..) i Sindaci promuovono il monitoraggio del territorio per la vigilanza sul corretto uso della risorsa idrica Preallarme Il Prefetto visto il bollettino di preallarme, emanato dalla SORU, allerta, per i controlli sul territorio, le Forze dell’Ordine e determina l’opportunità di attivare la Sala Operativa Congiunta UTG-Prefettuta Provincia (S.O.C.U.P.) 10.3 Allarme Il Prefetto visto il bollettino di allarme, emanato dalla SORU (Sala Operativa Regionale Unificata) determina l’eventuale: - convocazione del CCS (Centro Coordinamento Soccorso) ed attivazione dei Centri Operativi Misti (C.O.M. – vedi tavola 10 in allegato). - attivazione della Sala Operativa Congiunta UTG-Prefettura Provincia (S.O.C.U.P.) La S.O.C.U.P. è la struttura tecnica-operativa di supporto al C.C.S. e, ai sensi del protocollo d’intesa siglato in data 05 febbraio 2003 tra la Provincia e la Prefettura, viene coordinata dal dirigente responsabile dell’Area V - Protezione Civile della Prefettura. Quest’ultimo determina le funzioni da attivare e convoca i responsabili delle funzioni di supporto o loro sostituti formalmente nominati dagli Enti di appertenenza: F1 Funzione tecnica e di pianificazione A questa funzione partecipano i funzionari delle Strutture Tecniche e di Pianificazione quali Autorità di Bacino di rilievo Nazionale, Interregionali e Regionali, Regione Campania, Autorità D’Ambito etc; 60 __________________________________________Gestione dell’emergenza Responsabile della funzione: Funzionario Responsabile del Servizio Protezione Civile dell’Ente Provincia F2 Funzione sanità, assistenza sociale e veterinaria Tale funzione è espletata dai responsabili del Servizio Sanitario locale: azienda Ospedaliera Moscati, 118, A.S.L AV1 e A.S.L. AV2, la C.R.I., le Organizzazioni di volontariato che operano nel settore sanitario. Responsabile della funzione: Funzionario Responsabile del 118 F3 Funzione mass-media ed informazione Sarà cura dell’addetto stampa stabilire il programma e le modalità degli incontri con i giornalisti e le procedere alla divulgazione della notizia per mezzo dei mass-media. Scopi principali sono: • informare e sensibilizzare la popolazione; • far conoscere le attività; • realizzare spot, creare annunci, fare comunicati; • organizzare tavole rotonde e conferenze stampa Responsabile della funzione: Responsabile servizio comunicazione istituzionale ed intersettoriale dell’Ente Provincia F4 Funzione volontariato Le Organizzazioni di volontariato saranno attivate dalla Regione Campania ed avranno l’onere sia di informare la popolazione che di prestare ad essa soccorso. Responsabile della funzione: Funzionario Area V – Protezione Civile della Prefettura F5 F6 F8 F11 Funzione materiali e mezzi Funzione trasporto, circolazione e viabilità Funzione servizi essenziali Funzione Enti locali Queste funzioni di supporto sono connesse alla localizzazione delle fonti di approvvigionamento, dei serbatoi di acqua e delle autobotti per il trasporto dell’acqua in casi estremi. A questa funzione partecipano i rappresentanti della Regione Campania, delle Autorità d’Ambito, della Provincia, i gestori del Ciclo Integrato delle Acque, dell’A.S.I. e dei Consorzi di Bonifica; Responsabile della funzione: Funzionario responsabile del Sevizio Acqua e difesa suolo dell’Ente Provincia. 61 __________________________________________Gestione dell’emergenza F7 F9 F12 Funzione telecomunicazioni Funzione censimento danni a persone e cose Funzione materiali pericolosi Il presente piano è inerente alle crisi idriche connesse ad un prolungato periodo di siccità e pertanto non è necessaria l’attivazione delle funzioni F7, F9, e F 12. F10 Funzione strutture operative Il responsabile di detta funzione dovrà coordinare le varie strutture operative, forze dell’ordine, polizia provinciale, polizia municipale, vigili del fuoco etc presenti presso il CCS ed i COM Responsabile della funzione: Funzionario Area V- Protezione Civile della Prefettura-UTG F13 Assistenza alla popolazione Detta funzione, in caso di crisi idriche è assorbita dalla funzione n. 4 e dalla funzione n. 8 F14 Funzione coordinamento centri operativi Il coordinatore della Sala Operativa che gestisce le 14 funzioni di supporto, sarà anche responsabile di questa funzione in quanto dovrà conoscere le operatività degli altri centri operativi dislocati sul territorio al fine di garantire nell’area dell’emergenza il massimo coordinamento delle operazioni di soccorso razionalizzando risorse di uomini e materiali. Responsabile della funzione: Dirigente Area V- Protezione Civile della Prefettura-UTG I responsabili di funzione, nominati con decreto del Prefetto, hanno il compito, con l’ausilio della struttura sia provinciale che prefettizia, di aggiornare i dati inerenti le risorse umane e strumentali. 62