CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE ISTITUTO PER I SISTEMI AGRICOLI E FORESTALI DEL MEDITERRANEO SEZIONE DI PERUGIA SOLUZIONI ALTERNATIVE ALLO SPANDIMENTO IN CAMPO DEI SOTTOPRODOTTI DEI FRANTOI RISULTATI DELL’ATTIVITÀ SPERIMENTALE ANNI 2005 - 2007 A CURA DI ROBERTO ALTIERI E ALESSANDRO ESPOSITO Il volume è stato realizzato con il contributo finanziario dell’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione del settore Agricolo-forestale (ARSIA), Regione Toscana, nell’ambito del progetto Soluzioni alternative allo Spandimento in Campo dei Sottoprodotti dei Frantoi relativo al Bando di ricerca per lo sviluppo del settore olivo-oleicolo della Toscana – Bollettino Ufficiale della Regione Toscana n. 25 del 23/06/2004 – Sottoprogetto n. 3; Costo totale del progetto: € 165.255,50 Contributo finanziario erogato dall’ARSIA: € 75.000,00 Coordinamento del progetto: ISAFoM-CNR di Perugia Responsabilità scientifica del progetto: Roberto Altieri, ISAFoM-CNR Autori dei testi: Roberto Altieri e Alessandro Esposito CNR - Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo - Sezione di Perugia Milva Pepi, Arianna Lobianco, Anita Stendardi e Simone Gasperini Università degli Studi di Siena - Dipartimento di Biologia Molecolare Claudia Perini, Lorenzo Pecoraro, Paolo Castagnini Università degli Studi di Siena - Dipartimento di Scienze Ambientali “G. Sarfatti” © 2008 Copyright L’utilizzazione dei contenuti della presente pubblicazione è consentita previa autorizzazione degli autori e citazione della fonte. Stampa: Edizioni Cantagalli S.r.l., Siena Finito di stampare ad Aprile 2008 Edizione fuori commercio, vietata la vendita ISBN 978-88-903354-0-2 INDICE PRESENTAZIONE 3 PREMESSA 5 CAPITOLO 1. CARATTERIZZAZIONE DELLE PROPRIETÀ CHIMICO-FISICHE E MICRO- 9 BIOLOGICHE DI MISCELE SPERIMENTALI CAPITOLO 2. VALUTAZIONE AGRONOMICA DI MISCELE SPERIMENTALI IN AMBITO VI- VAISTICO, COME SURROGATO DELLA TORBA NELLA FORMULAZIONE DEI TERRICCI DI COLTURA, ED IN OLIVETO SPECIALIZZATO 17 2.1 Prove vivaistiche 17 2.2 Prova agronomica in oliveto specializzato 23 CAPITOLO 3. EVOLUZIONE DELLE COMUNITÀ VEGETALI, FUNGINE E MICROBICHE IN SUOLO AMMENDATO CON MISCELE A BASE DI REFLUI OLEARI ED ANALISI DELLE VARIAZIONI DEL CARBONIO ORGANICO DEL SUOLO 27 3.1 Sperimentazione in località Doglio, Montecastello di Vibio (PG) 27 3.2 Sperimentazione presso l’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Siena 30 CAPITOLO 4. SPERIMENTAZIONE IN AMBITO AGRO-INDUSTRIALE DI SUBSTRATI A BASE DI REFLUI OLEARI PER LA COLTIVAZIONE DI FUNGHI EDULI 43 4.1 Sperimentazione di laboratorio 43 4.2 Sperimentazione industriale presso azienda Valfungo, Sansepolcro (AR) 45 4.2.1 Prova coltivazione Pleurotus ostreatus 45 4.2.2 Prova coltivazione Agaricus bisporus 47 CONCLUSIONI 53 ATTIVITÀ DI DIVULGAZIONE DEI RISULTATI OTTENUTI 55 RINGRAZIAMENTI 56 BIBLIOGRAFIA CONSULTATA 57 Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 3 PRESENTAZIONE L’ARSIA, Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricolo-forestale e nei settori dell’Acquacoltura, Pesca e Fauna selvatica della Toscana, è da tempo impegnata in iniziative mirate alla valorizzazione della filiera olivo-oleicola. Nell’ambito della sua missione, l’Agenzia opera secondo una specifica metodologia di promozione della ricerca incentrata sui Tavoli di Filiera: luoghi di concertazione tecnica ai quali partecipano tutti i soggetti del mondo economico, scientifico, associativo e istituzionale interessati alla definizione degli obiettivi di ricerca che l’Agenzia successivamente promuove, o finanzia attraverso lo strumento dei bandi. Dalle richieste emerse dal “tavolo” per il comparto olivo-oleicolo, nasce il progetto “Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi”, finanziato dall’ARSIA nell’ambito del Bando di ricerca per lo sviluppo del settore olivo-oleicolo della Toscana, in risposta alla condivisa esigenza di sperimentare nuovi impieghi dei sottoprodotti dei frantoi e di accrescere il valore economico della filiera. La Legge 574/96 che consente e disciplina lo spandimento in campo dei reflui oleari, e il successivo Regolamento Regionale 45/R del 2006, hanno chiarito i criteri di smaltimento dei reflui sui terreni agrari. Tuttavia le possibilità offerte da questa pratica non sempre sono risultate economicamente vantaggiose. Il Progetto ha inteso perciò verificare sul territorio toscano alcuni impieghi dei reflui oleari alternativi allo spandimento in campo, testandoli sotto il profilo della fattibilità tecnica, con attenzione preliminare anche alla loro potenziale sostenibilità economica. I risultati conseguiti risultano incoraggianti, in particolare nel prospettare la trasformazione dei reflui oleari da residui di lavorazione, coi relativi oneri di smaltimento, a sottoprodotti destinati ad utili impieghi in altri settori come, tra gli altri, quelli floro-vivaistico e della fungicoltura. Nel triennio 2005-2007 in cui si è sviluppato, il Progetto è giunto così a delineare una nuova direzione nella creazione di valore aggiunto per un comparto, quale è quello olivo-oleicolo, che riveste tanta considerevole importanza per la Toscana. Maria Grazia Mammuccini Amministratore ARSIA 4 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 5 Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi PREMESSA Lo sviluppo della tecnologia di estrazione dell’olio dalle olive sta determinando il progressivo abbandono dei sistemi di lavorazione tradizionali (presse idrauliche) a favore di quelli continui ed automatici basati sul sistema centrifugo (decanter). L’introduzione di questi impianti ha aumentato in modo sensibile l’efficienza produttiva e migliorato la qualità dell’olio anche se ha determinato l’aumento consistente del volume dei reflui prodotti vista la necessità di aggiungere acqua al processo. Per attenuare tale inconveniente e ottimizzare ulteriormente il sistema estrattivo continuo negli anni 90 è stato introdotto nel mercato il cosiddetto decanter a “due fasi” in grado di ridurre pressoché a zero i consumi di acqua di processo. Tale sistema, estremamente diffuso in Spagna (> 90%), si caratterizza per la produzione, come unico scarto, di “sansa umida” che ingloba in sé le Acque di Vegetazione (AV). In Tabella 1 si riporta il bilancio di massa nelle diverse tipologie di frantoi oleari oggi esistenti mentre nella Tabella 2 viene riportata una stima delle produzioni di reflui oleari nei diversi contesti d’interesse. Tabella 1. Bilancio di massa nell'estrazione meccanica dell’olio di oliva Acqua Acque Tecnologia di estrazione Sansa Umidità sansa aggiunta di vegetazione Kg/100 Kg olive 3 fasi continuo 3 fasi a risparmio d’acqua 2 fasi 3 fasi tradizionale 50 0 – 20 0 – 10 0 - 10 80 – 110 33 - 35 0 56 - 58 (%) 55 – 57 56 - 60 75 - 80 30 - 35 48 - 54 50 - 52 60 - 64 25 - 30 Tabella 2. Dati sulle produzioni di olio di oliva e stima dei reflui prodotti Produzioni (000 t) Olio Sanse vergini Sansa umide Acqua di vegetazione Toscana 18 50 14 86 Italia 657 1321 289 2241 Unione Europea 2175 2522 4801 5787 Mondo 2787 2522 7248 6552 NOTA: Elaborazione dati Agecontrol per la Toscana (media campagne 2000-04) e dati COI per il resto (media campagne 2000-07). Le stime hanno considerato una resa di estrazione dell’olio pari al 15% per la Toscana e al 20% per il resto. L’utilizzo considerato dei sistemi di estrazione continui a tre fasi, a due fasi e discontinui tradizionali è stato pari rispettivamente al 58%, 15% e 27% della produzione per la Toscana, al 65%, 15% e 20% per il resto d’Italia. Per quanto riguarda il resto del mondo si è considerato come sistema di estrazione più diffuso quello a due fasi, ad eccezione della Grecia dove invece si è valutata la maggiore diffusione del sistema a tre fasi continuo. 6 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 L’elevato quantitativo di reflui, prodotti in un breve periodo dell’anno, impone la necessità di provvedere in modo rapido ed economico al loro corretto smaltimento/gestione. In Italia, le procedure di smaltimento più utilizzate dai frantoiani sono lo spandimento diretto in campo delle AV e delle sanse umide, il conferimento delle AV ai sistemi locali di depurazione e, in maniera sempre meno frequente, il conferimento delle sanse non umide ai sansifici. Tra queste, lo spandimento in campo rappresenta di gran lunga il metodo più adottato anche se, per le caratteristiche geomorfologiche del territorio italiano, non sempre risulta agevole e/o economico il reperimento, in prossimità dei frantoi, di suoli adatti allo spandimento, secondo quanto prescritto dalla norma 574/96 e suoi successivi recepimenti a livello Regionale. Pertanto, gli operatori del settore manifestano un crescente interesse verso sistemi alternativi di smaltimento/valorizzazione dei sottoprodotti del frantoio, anche in considerazione del fatto che l‘estrazione dell’olio residuo dalle sanse non costituisce più un’attività remunerativa né per il frantoiano né per il sansificio, soprattutto nel caso delle sanse umide. Considerando che la biomassa di scarto dei frantoi rappresenta una preziosa fonte di carbonio organico e nutrienti utili per migliorare la fertilità e per contrastare la desertificazione dei suoli, l’ISAFoM-CNR ritiene che l’impiego agronomico dei reflui oleari rappresenti la soluzione più idonea per gestire e valorizzare i sottoprodotti del frantoio oleario. A tal proposito ha recentemente sviluppato e brevettato una tecnologia innovativa per il trattamento dei reflui oleari a fini agronomici denominata MATReFO (Metodo ed Apparato per il Trattamento dei Reflui dei Frantoi Oleari), in grado di superare gli inconvenienti legati allo spargimento diretto in campo dei reflui. La tecnologia è stata sviluppata nell’ambito del progetto LIFE Ambiente TIRSAV (2001-04) (Tecnologie Innovative per il Riciclaggio delle Sanse ed Acque di Vegetazione) durante il quale sono stati realizzati due impianti prototipo operanti presso frantoi ubicati nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. La tecnologia MATReFO (Figura 1) si adatta alle diverse tipologie estrattive ed esigenze gestionali; opera in linea con il frantoio e risulta particolarmente conveniente se associata ai sistemi estrattivi a due fasi; nel caso di frantoi a tre fasi, è prevista la miscelazione delle sanse e delle AV all’uscita dal frantoio affinché sia unico il refluo da trattare. La tecnologia prevede quattro successivi passaggi: la denocciolatura della sansa vergine, la miscelazione del refluo denocciolato con altri componenti organici igroscopici, il confezionamento del prodotto miscelato in sacchi a rete e lo stoccaggio aerobico della massa confezionata. Con la fase di denocciolatura la componente legnosa (endocarpo) viene separata mediante centrifugazione dal refluo oleario, producendo il nocciolino, un sottoprodotto adatto alla combustione o ad altre utilizzazioni industriali. Il refluo oleario residuo viene condotto, attraverso sistemi automatici, in una vasca dove si attua la miscelazione e la triturazione degli additivi igroscopici aggiunti (trucioli e segature provenienti da legname naturale non trattato, paglia di graminacee, cascame di lana). Si riduce in tal modo l’umidità della massa fino ad ottenere un prodotto finale non percolante che viene confezionato in sacchi a rete e stoccato in condizioni aerobiche. Il prodotto finale ottenuto si caratterizza per un più basso rapporto C/N rispetto al refluo oleario d’origine grazie all’aggiunta di materiali organici ricchi di azoto (es. cascame di lana). Lo stoccaggio del prodotto confezionato viene effettuato in modo tale da stratificare i sacchi in una pila al riparo dagli eventi meteorici; tale procedura può essere prolungata senza inconvenienti e consente alla miscela di subire una parziale disidratazione ed una maturazione aerobica operata principalmente da lieviti e batteri, che contribuisce a migliorarne le caratteristiche chimico-fisiche. Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 7 Figura 1. Schema della tecnologia MATReFO La tecnologia MATReFO permette, dunque, di ottenere dai reflui oleari miscele ammendanti caratterizzate dalla presenza di un buon contenuto di elementi della nutrizione vegetale. Gli ammendanti a base di reflui oleari ottenuti possono essere impiegati oltre che in pieno campo anche come surrogato della torba in ambito vivaistico ed agro-industriale. Al termine del progetto TIRSAV la sperimentazione riguardante l’uso agronomico delle miscele a base di reflui oleari ha avuto seguito attraverso le attività svolte nell’ambito del progetto “Soluzione alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi” realizzato dall’ISAFoMCNR in collaborazione con i Dipartimenti di Biologia Molecolare e Scienze Ambientali “G. Sarfatti”, dell’Università degli Studi di Siena, con il contributo finanziario dell’ARSIA Toscana, nell’ambito del bando di ricerca per lo sviluppo del settore olivo-oleicolo toscano, con decreto ARSIA n. 11 del 18/01/2005, pubblicato sul B.U.R.T. n. 7 del 16 febbraio 2005. Il progetto di ricerca, sviluppatosi in tre anni (2005-07) si è proposto l’obiettivo generale di approfondire gli studi relativi alla caratterizzazione e l’impiego agro-industriale di miscele organiche a base di reflui oleari preparate secondo la tecnologia MATReFO. Lo studio ha interessato in particolare le seguenti tematiche: 1) caratterizzazione delle proprietà chimico-fisiche e microbiologiche di miscele sperimentali 2) valutazione agronomica di miscele sperimentali in ambito vivaistico, come surrogato della torba nella formulazione dei terricci di coltura, ed in oliveto specializzato. 3) Evoluzione delle comunità vegetali, fungine e microbiche in suolo ammendato con miscele a base di reflui oleari ed analisi delle variazioni a carico del carbonio organico del suolo 4) sperimentazione in ambito agro-industriale di substrati a base di reflui oleari per la coltivazione di funghi eduli. 8 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 9 CAPITOLO 1. CARATTERIZZAZIONE DELLE PROPRIETÀ CHIMICO-FISICHE E MICROBIOLOGICHE DI MISCELE SPERIMENTALI Inizialmente sono state realizzate due miscele sperimentali, la cui composizione è riportata nella Tabella 3, che differivano tra loro solo per la presenza o meno del cascame di lana. Tabella 3. Composizione delle miscele realizzate, valori espressi in % p/p Componenti delle miscele Miscela B Miscela C Refluo Oleario Denocciolato (ROD) 72 72 Paglia 8,5 14 Segature/trucioli di legno 8,5 14 Cascami di lana 11 0 Tabella 4. Caratteristiche analitiche degli additivi e delle miscele sperimentali al momento della produzione, i valori sono riferiti alla sostanza secca. ROD Cascame lana Paglia Segatura Miscela B Miscela C Umidità % 76 15 33 17 64,3 68,3 pH 4,69 7,08 7,26 6,70 5,39 5,25 -1 CEs dS(m) 1,19 1,20 1,48 0,08 1,87 1,92 Ceneri % 5,6 10,9 9,8 0,6 10,0 9,86 C totale % 47,2 44,6 45,1 49,7 45,0 45,1 N totale % 0,76 5,24 0,34 0,15 2,20 0,95 P totale 0,16 0,14 C/N 61,9 8,5 133,0 331,0 20,6 47,7 Grassi % 3,7 nd nd nd 5,6 7,3 Bio-fenoli % 2,6 nd 0,1 nd 0,7 0,5 -1 nd nd nd nd 56,0 54,3 CSC Cmol(+)Kg K % 2,1 1,4 1,3 0,1 1,91 3,1 Ca % 0,15 0,13 0,2 0,18 0,29 0,46 Mg % 0,07 0,04 0,16 0,04 0,14 0,15 Fe ppm 200 706 170 77 1217 1540 Mn ppm 7 37 45 < dl 32,0 55,8 Zn ppm 21 85 < dl < dl 50,7 28,7 Cu ppm 24 8 3 < dl 15,3 85,4 Pb, Co, Cd, Cr < lsm < lsm < lsm NOTA: ROD = Refluo Oleario Denocciolato; CSC = Capacità di scambio Cationica; nd = non determinato; lsm = limite sensibilità metodo Dall’analisi delle caratteristiche analitiche delle miscele, riportate in Tabella 4, emerge nel Refluo Oleario Denocciolato (ROD) una buona dotazione dei principali elementi della nutrizione vegetale (K, e P). Gli additivi impiegati riducono l’elevato contenuto iniziale di umidità del ROD (76,5%) rendendo la massa non percolante, e risultano privi di metalli pesanti; il cascame di lana, per l’elevato contenuto di azoto (N = 5,24 %) riduce sensibilmente il rapporto C/N della massa nella miscela “B” (20,6) rispetto a quella “C” (47,7). Risultano anche significativi i contenuti di micro- 10 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 elementi (Fe, Mg, Mn, Zn e Cu) in entrambe le miscele sperimentali. Per quanto riguarda il grasso residuo riscontrato nel ROD, esso si attesta su valori intorno al 3,7 %, in linea con quanto riportato in letteratura, mentre il contenuto di bio-fenoli totali passa da 2,6 % nel ROD a valori < 0.7 % nelle miscele, facendo registrare un calo di oltre il 70% durante la fase di miscelazione. Tabella 5. Parametri fisici determinati sulla miscela sperimentale B Densità apparente (sul secco all’aria*) Kg m-3 Densità apparente alla capacità idrica massima Kg m-3 Capacità idrica massima % Ritenzione idrica massima (sul secco all’aria*) Kg Kg-1 Porosità totale (sul secco all’aria*) % Porosità per l’aria (sul secco all’aria*) % 153 499 69,5 2,29 90,5 31,0 *umidità residua = 10% Figura 2. Miscela sperimentale B appena prodotta, confezionata in sacchi a rete e pronta per il trasporto Le caratteristiche fisiche sono state determinate sulla miscela “B” (Figura 2) ritenuta la più interessante dal punto di vista agronomico. I parametri valutati (Tabella 5) indicano compatibilità delle miscele per l’uso vivaistico nella costituzione di substrati di crescita poiché caratterizzati da elevata porosità (>75%), adeguata capacità di ritenzione dell’acqua (>60%) e buona porosità per l’aria (2530% della porosità totale). Allo scopo di monitorare l’evoluzione chimico-fisica e biologica delle miscele sono state prese in esame e confrontate tra loro diverse modalità di stoccaggio. Inizialmente il confronto ha interessato la modalità di stoccaggio denominata stack pile, realizzata in due ambienti diversi, di una massa di circa 200 kg di substrato insaccato e stratificato su pallet di legno (figura 3). In un caso lo stack pile, posizionato in una serra riscaldata con temperatura minima di 20°C, è stato sottoposto ad idratazioni successive della massa (senza produzione di percolato) in modo da bilanciare Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 11 l’evaporazione. Nel secondo caso lo stoccaggio è stato allestito all’esterno, al riparo dalla pioggia, senza procedere al ripristino dell’acqua evaporata dalla massa. L’indagine ha anche interessato il monitoraggio delle temperature. A B Figura 3. Stoccaggio controllato del substrato sperimentale: in ambiente esterno al riparo della pioggia (A) e in ambiente confinato (B). L’andamento delle temperature ha evidenziato, in modo più marcato nell’ambiente confinato, la presenza nella massa in stoccaggio di una attività biologica degradativa che, nel caso dello stack pile esterno, si è esaurita in breve tempo sia per raffreddamento che per disidratazione della massa. Al termine della prova di stoccaggio, durata circa due mesi, in entrambi i casi si è registrato un abbattimento notevole dei polifenoli presenti (> 90%) ed un lieve innalzamento del pH, attestatosi intorno alla neutralità. L’analisi degli anioni in estratti acquosi (1:10 p/v) evidenzia una presenza, sul tal quale, principalmente di solfati (18-36 ppm), fosfati (48-60 ppm), cloruri (300-600 ppm) e nitrati (18-36 ppm). La presenza di nitrati evidenzia un’attività di nitrificazione, seppur esigua, occorsa durante lo stoccaggio. I saggi di fitotossicità, eseguiti col test del crescione (Lepidum sativum) sulle matrici al termine dello stoccaggio, evidenziano, rispetto alla sansa vergine tal quale, una notevole riduzione della fitotossicità in entrambi gli stoccaggi esaminati, con valori di IG % superiori al 60%, limite sotto il quale si potrebbero evidenziare danni alle piante. Figura 4. Stoccaggio controllato del substrato sperimentale in big bag 12 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Nell’ottica di semplificare ulteriormente il sistema di confezionamento e stoccaggio della miscela a base di reflui oleari, nel corso del progetto è stata allestita un’ulteriore prova di stoccaggio ponendo questa volta una massa di circa 1000 kg di substrato in un contenitore flessibile, denominato big bag, adatto all’imballaggio di materiali sfusi, costituito in tessuto di rafia polipropilenica (Figura 4). Il materiale insaccato, lasciato indisturbato per un periodo di circa 3 mesi, è stato sottoposto a monitoraggio della temperatura e delle caratteristiche chimico-fisiche e biologiche. La temperatura dell’intera massa ha rapidamente raggiunto i 60°C, con picchi anche superiori, mantenendo tali valori per circa 5 giorni. Successivamente, la parte esterna della massa si è raffreddata rispetto a quella interna , facendo registrare, dopo circa 15 giorni, uno scarto di circa 15°C rimasto tale per tutto il periodo di monitoraggio effettuato. Dopo 2 mesi di stoccaggio la temperatura interna era ancora intorno ai 50°C, dimostrando un’attività metabolica ancora in corso. Il monitoraggio delle temperature ha evidenziato, dunque, un intenso processo aerobico di maturazione con profili termici assimilabili a quelli di masse organiche in compostaggio. Lo stoccaggio in big bag, rispetto allo stack pile, ha fatto registrare una minore disidratazione della massa dovuta sia alla tipologia di confezionamento che all’acqua di reazione prodotta dall’intenso metabolismo aerobico occorso. La degradazione del carbonio organico occorsa, dimostrata dall’aumento progressivo di ceneri, da valori iniziali di circa 15% a valori superiori al 29 %, insieme all’immobilizzazione dell’azoto da parte della componente microbica presente, ha determinato una notevole riduzione del rapporto C/N della massa, da valori iniziali di circa 17 a valori intorno a 10. La concentrazione di azoto totale riscontrata nel big bag al termine della prova, pari a circa 4 %, di cui circa il 13% in forma minerale, rende il substrato paragonabile ad un concime organico azotato, mentre nello stack pile l’azoto totale è risultato pari a circa 2%, di cui oltre il 99% in forma organica. L’intenso metabolismo degradativo ha avuto ripercussioni anche sul contenuto di polifenoli totali della miscela sperimentale, con valori che si sono quasi dimezzati nel corso della prova. Il pH della miscela in big bag, come nel caso dello stack pile, al termine della prova si è attestato intorno alla neutralità, con valori compatibili con impieghi agronomici anche in ambito vivaistico. Figura 5. Saggio di fitotossicità, test di germinazione con semi di Lepidum sativum Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 13 Il test di germinabilità, eseguito su campioni raccolti durante lo stoccaggio, ha dato risultati negativi (IG < 60%), per i primi campionamenti. Successivamente, la degradazione aerobica occorsa soprattutto nella parte più interna della biomassa, ha ridotto la sua potenziale fitotossicità (IG = 76,6 %) fino a valori accettabili (Figura 5). Allo scopo di valutare differenze nell’evoluzione della sostanza organica riconducibili alle differenti modalità di stoccaggio, si è proceduto all’analisi dei principali parametri di stabilità e maturità della miscela sperimentale I dati, riportati nella Tabella 6, evidenziano come le miscele al termine dello stoccaggio in stack pile non abbiano fatto registrare sostanziali variazioni negli indici di umificazione rispetto alla miscela fresca, appena prodotta. Al contrario, il sistema di stoccaggio in big bag ha determinato una riduzione notevole del carbonio organico solubile ed un aumento del tasso e del grado di umificazione della massa: ciò ha anche determinato la maggiore stabilità della massa ai test respirometrici effettuati, con valori simili a quelli riscontrati in compost maturi. La minore attività biologica occorsa nello stack pile ha invece evidenziato una maggiore reattività dei campioni ai test respirometrici, soprattutto in riferimento a quelli statici (SOUR e OD12-20). Tabella 6. Parametri di stabilità e maturità della miscela in prove di stoccaggio aerobico Miscela fresca Dopo stoccaggio Big Bag Stack Pile Carbonio organico % 44,8 42,3 43,4 Carbonio solubile % nd 0,82 5,03 TEC % 27,0 22,7 21,7 HA+FA % 18,4 18,5 15,9 DH % 68,4 81,4 73,3 HR % 46,8 43,8 36,7 HI % 46,2 22,9 36,5 Sostanze volatili % 90,0 70,3 87,0 -1 -1 IRDP mg O2 Kg SV h nd < lsm 811 -1 -1 nd 4,6 17,0 SOUR mg O2 Kg SV h -1 -1 OD12 mg O2 Kg SV 12 h nd 25,3 106,6 -1 -1 mg O2 Kg SV 20 h nd 35,8 148,9 OD20 TEC = Carbonio organico estratto; DH = Grado di umificazione = (HA+FA)x100/TEC; HR = Tasso di umificazione = (HA+FA)x100/TOC; HI = Indice di umificazione = [TEC – (HA+FA)]/(HA+FA). SOUR = Specific Oxygen Uptake Rate; OD12-20 = Oxygen Demand in 12-20 ore; IRDP = Indice di Respirazione Dinamico Potenziale; SV = Sostenze Volativi; nd = non determinato; lsm = limite sensibilità metodo Entrambi i sistemi di stoccaggio sperimentati si sono dimostrati capaci di stabilizzare almeno in parte le miscele studiate. I dati analitici riscontrati a fine stoccaggio rientrano tra quelli previsti dalla normativa vigente per ammendanti compostati misti. 14 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Le analisi microbiologiche hanno evidenziato la presenza marcata ed omogenea in tutta la massa in stoccaggio, di microrganismi eterotrofi ed attinomiceti (Figura 6), con una prevalenza dei primi dopo un’incubazione di 48 ore; tali differenze si sono annullate dopo una settimana di incubazione, portando il rapporto eterotrofi/attinomiceti intorno all’unità. Figura 6. Colonie batteriche e muffe isolate dalle miscele sperimentali in terreno di coltura TSA. Successivamente si è proceduto all’identificazione genetica dei ceppi isolati dalla miscela sperimentale attraverso la tecnica molecolare PCR per l’amplificazione del gene rRNA 16S. L’indagine, effettuata in particolare su isolati provenienti dal terreno di coltura generale per batteri Tryptic Soy Agar (TSA), ha evidenziato la presenza di batteri appartenenti al genere Renella sp. Si tratta di batteri tipici di animali, non patogeni (non provocano zoonosi), la cui presenza nella miscela è probabilmente da collegare all'utilizzo dei cascami di lana. Le ulteriori ricerche di tipo microbiologico sulle miscele sono state indirizzate verso lo studio di quei ceppi microbici in grado di crescere impiegando bio-fenoli e composti aromatici come unica fonte di carbonio e di energia. Attraverso tecniche standardizzate di laboratorio si è proceduto all’isolamento dei microrganismi cresciuti in presenza di acido tannico e allo loro caratterizzazione biochimica (Tabella 7). Tabella 7. Caratterizzazione delle colonie isolate dalle colture di arricchimento. Ceppo batterico 1a 1b 2a 2b 3 Caratterizzazione colonia Ø 2 mm; opaca; rotonda; margini lisci Ø 1,5 mm; translucida; rotonda; margini lisci Ø 2,5 mm; translucida; margini lisci; ovale Ø 1,5 mm; opaca; rotonda; margini lisci Ø 2 mm; opaca; rotonda; margini lisci Colorazione di Gram Gram-negativo Gram-negativo Gram-negativo Gram-positivo Gram-negativo La presenza di tali microrganismi ha un ruolo determinante nella trasformazione dei reflui oleari in materiale a basso impatto per l’ambiente. Tale indagini sono state approfondite nell’ultimo anno del progetto attraverso l’isolamento dalle miscele sperimentali dei microrganismi capaci di crescere in presenza di acido tannico. Per ottenere ulteriori conferme dei risultati inerenti la degradazione Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 15 dell’acido tannico, i ceppi batterici sopra descritti sono state successivamente caratterizzati e sono stati approfonditi gli aspetti della degradazione dell’acido tannico. Questa molecola è stata utilizzata come esempio di bio-fenolo presente nei reflui oleari. Nella Figura 7 si apprezza bene, nel campione inoculato con la miscela sperimentale, la crescita batterica in presenza come unica fonte di carbonio di acido tannico dove, in particolare, risulta più marcato il cambiamento del colore verso il verde scuro ed il marrone rispetto al controllo. Figura 7. Saggi di crescita in terreno minerale (SM) con acido tannico come unica fonte di carbonio ed inoculato con i campioni prelevati all’esterno (B) e all’interno (C) della massa stoccata in Big Bag. Si noti la forte differenza di colore tra il controllo (A) e le colture allestite con i due campioni. I ceppi batterici cresciuti in presenza di acido tannico sono stati successivamente isolati e conservati in azoto liquido sottoforma di colture liquide in presenza del 30% di glicerolo sterile, per successivi studi di caratterizzazione bio-molecolare e/o applicazioni inerenti un loro possibile impiego come starter microbici in grado di accelerare la degradazione dei composti fenolici, ritenuti fitotossici, presenti nei reflui oleari. 16 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 17 CAPITOLO 2. VALUTAZIONE AGRONOMICA DI MISCELE SPERIMENTALI IN AMBITO VIVAISTICO, COME SURROGATO DELLA TORBA NELLA FORMULAZIONE DEI TERRICCI DI COLTURA, ED IN OLIVETO SPECIALIZZATO 2.1 Prove vivaistiche Le miscele sperimentali a base di reflui oleari dopo un idoneo periodo di stoccaggio (3 mesi) presentano caratteristiche fisiche (porosità e densità apparente) che rendono possibile il loro impiego nella formulazione di substrati per la coltivazione di piante in vaso. Inoltre rispetto ai tradizionali substrati utilizzati in floro-vivaismo (torba) risultano sicuramente più economici ed apportano un notevole contributo di elementi della nutrizione vegetale. Sulla base di tali considerazioni, nel corso del primo anno del progetto sono state avviate diverse prove vivaistiche di impiego delle miscele sperimentali come surrogato della torba nella realizzazione di substrati per la coltivazione di piante in contenitore. La sperimentazione ha avuto lo scopo di saggiare il comportamento di piante ai primi stadi di radicazione trasferite su terricci contenenti diverse percentuali di miscele sperimentali a base di reflui oleari. Si è proceduto a testare l’assenza di fitotossicità, di inquinanti e di condizioni favorevoli allo sviluppo di patogeni; allo stesso tempo si è valutato l’apporto di elementi nutritivi da parte delle miscele sperimentali. Le prove sono state allestite secondo lo schema riportato in Tabella 8. Tabella 8. Riepilogo delle prove sperimentali in vivaio Numero tesi 6 tipologie di terriccio Numero di specie testate 4 (Laurus nobilis, Cupressus spp., Chlorophytum comosum cv, vittatum, Pelargonium sp.) Numero di piante per tesi 30 (6 Substrati a confronto in 5 ripetizioni) Numero totale di piante 720 Durata della prova Un ciclo colturale Altezza delle piantine (su Laurus nobilis e Cupressus spp), altezza foglie e peduncoli fiorali, numero di peduncoli fiorali, numero ramificazioni dei peduncoli (su Chlorophytum comosum (Thumb.) Jacques. cv. vittatum), altezza pianta, altezza foglie, numero fiori, altezza peduncolo più fiore, numero diramazioni basali e copertura verde (su Pelargonium sp.) Peso fresco e secco di parte epigea (5 piante a campione) (su Dati da rilevare Laurus nobilis e Cupressus spp.) Peso fresco e secco dell’apparato radicale (5 piante a campione) (su Laurus nobilis e Cupressus spp.) Analisi chimica del percolato (su Laurus nobilis e Cupressus spp.) Giudizio sintetico sull’aspetto esteriore (su Laurus nobilis, Cupressus spp., Chlorophytum comosum (Thumb.) Jacques. cv. vittatum, Pelargonium sp.) Lo studio dunque ha riguardato specie di interesse forestale e ornamentale: alloro (Laurus nobilis) e cipresso (Cupressus spp.), fatte crescere in tunnel freddo presso il vivaio “il Campino” della Provincia di Siena (Figura 8), clorofito (Chlorophytum comosum cv vittatum) e geranio 18 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 (Pelargonium sp. gruppo orti-colturale detto “zonale”), coltivate inizialmente in serra e poi all’aperto presso l’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Siena (Figura 9), per un totale complessivo di 720 piantine invasate in contenitori da 2 litri. Figura 8. Prova sperimentale realizzata presso il vivaio ”il Campino” – Siena, Cupressus spp. e Laurus nobilis coltivato in contenitore da 2 litri Figura 9. Prova sperimentale realizzata presso la serra dell’Orto Botanico dell’Università di Siena su Chlorophytum comosum cv vittatum e Pelargonium sp. Nella Tabella 9 sono riportate in dettaglio le caratteristiche del substrato relativo alle tesi a confronto, preparate presso il vivaio il Campino con il sistema di miscelazione mostrato in Figura 10; nelle tesi fertilizzate è stato utilizzato, per la concimazione di fondo del terriccio il formulato commerciale “Multicote 8 extra”, un concime minerale composto (N-P-K: 18-6-2) contenente anche magnesio e microelementi a lento rilascio. Il substrato utilizzato come controllo era costituito da 2 parti in volume di terra di fiume e una parte in volume di torba miscelate uniformemente; la frazione di torba nelle tesi sperimentali è stata sostituita per il 50% e il 100% con la miscela sperimentale “B”. Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 19 Tabella 9. Caratteristiche delle tesi (tipologie di terricci) messe a confronto Tesi Concimazione di fondo con Multicote % di torba % di miscela TC SI 30 0 T0 NO 30 0 BC 50 SI 15 15 BNC 50 NO 15 15 BC 100 SI 0 30 BNC 100 NO 0 30 Figura 10. Macchina per la preparazione dei terricci sperimentali presso il vivaio “il Campino”. In Tabella 10 si riportano alcune caratteristiche analitiche dei terricci oggetto del confronto; l’analisi dei dati evidenzia, rispetto al controllo, un aumento della salinità nel terriccio addizionato col substrato sperimentale senza tuttavia raggiungere valori troppo elevati, incompatibili con la coltivazione in contenitore delle specie indagate. L’aggiunta ai terricci della miscela sperimentale non mostra invece particolare influenza sul parametro pH. 20 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Tabella 10. Caratteristiche dei substrati di coltura all’inizio della prova. Tesi umidità % pH CEs a 25°C μS/cm Salinità (me/100 g) TC T0 BC 50 BNC 50 BC 100 BNC 100 27,81 30,47 25,37 29,47 22,26 20,69 7,31 7,54 7,55 7,77 7,70 7,69 364 135 350 211 436 345 4,55 1,68 4,38 2,64 5,45 4,31 Per quanto riguarda i rilievi dell’altezza delle piantine di alloro durante tutto il corso della prova non si è evidenziata alcuna differenza tra le tesi a confronto mentre, al giudizio estetico, tutte le tesi hanno raggiunto valori pienamente soddisfacenti. Le misure effettuate sulle piantine di cipresso hanno invece dimostrato una maggiore performance di crescita della tesi BC 100 rispetto alle altre monitorate, con incrementi di crescita statisticamente superiori al controllo concimato (TC). Positivo anche in questo caso il giudizio estetico per tutte le tesi a confronto. Per quanto riguarda la prova di crescita del clorofito, il controllo non concimato con multicote (T0), come prevedibile, ha reso le piante di un colore verde chiaro, manifestamente sofferenti, con una minore lunghezza delle foglie e dei peduncoli fiorali, un minor numero di getti fiorali scarsamente ramificati. Tutte le tesi realizzate addizionando al terriccio di crescita la miscela sperimentale hanno fatto invece registrare performance di crescita pienamente comparabili al controllo concimato (TC), in alcuni casi addirittura superiori (BC 50), con crescite vigorose e prive di alterazioni ed un colore delle foglie vivace e lucente. Il fatto che un risultato positivo del genere sia stato registrato anche nelle tesi non concimate con multicote (BNC 50 e BNC 100), dimostra un effetto non solo ammendante ma anche fertilizzante della miscela a base di reflui oleari, che, pertanto, può essere assimilata ad un concime organico complesso a lento rilascio. Analoghi risultati a quelli del clorofito sono stati ottenuti nella prova di crescita del geranio; infatti, anche in questo caso si è visto che, dopo poche settimane dal trapianto, le piantine del controllo non concimato (T0) risultavano meno cresciute e con chiari segni di sofferenza mentre tutte le altre tesi, realizzate con l’aggiunta della miscela sperimentale e addizionate o meno con multicote (BC 50, BNC 50, BC 100, BNC 100), hanno fatto registrare crescite vigorose delle piante, con foglie dove era ben evidente la zonatura bicolore e con infiorescenze gonfie ed intensamente colorate, caratteristiche paragonabili a quelle riscontrate nel controllo concimato (TC). In Tabella 11 si riportano le analisi biometriche, effettuate al termine della prova di crescita, relative ad alloro, cipresso e geranio: i dati sostanzialmente confermano le buone performance di crescita evidenziate dai risultati citati in precedenza. Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 21 Tabella 11. Peso espresso in grammi, determinato al termine del ciclo colturale (1 anno), di un campione di piantine di alloro, cipresso, e geranio coltivate su terriccio contenente il substrato sperimentale. I dati seguiti dalla stessa lettera non sono significativamente diversi per p<0,05, secondo il test SNK. Fusto Foglie Radice Alloro peso fresco peso secco peso fresco peso secco peso fresco peso secco TC 38,1 B 14,6 B 28,7 AB 11,4 AB 78,4 AB 32,8 A T0 14,8 A 5,5 A 18,4 A 7,1 A 51,2 A 19,9 A BC 100 30,2 AB 11,8 AB 23,7 AB 9,9 AB 68,4 A 24,5 A BNC100 34,6 B 14,9 B 31,6 AB 12,4 AB 71,2 A 26,7 A BC 50 39,6 B 16,5 B 38,3 B 15,8 B 114,1 B 48,7 B BNC 50 16,9 AB 6,9 A 22,8 AB 9,5 AB 90,2 AB 29,7 A Parte aerea Radice Cipresso peso fresco peso secco peso fresco peso secco TC 138,0 A 24,1 AB 35,3 AB 16,5 ABC T0 43,5 A 16,0 A 36,0 AB 14,9 AB BC 100 87,8 A 30,3 B 41,3 AB 18,7 BC BNC100 94,7 A 33,8 B 44,5 B 22,4 C BC 50 53,0 A 18,2 A 25,6 A 10,5 A BNC 50 46,1 A 15,3 A 32,8 AB 13,1 AB Parte aerea Radice Geranio peso fresco peso secco peso fresco peso secco TC 54,6 BC 11,5 BC 11,1 B 4,1 B T0 11,2 A 3,5 A 7,4 A 2,5 A BC 100 58,7 C 13,4 C 11,5 B 4,7 B BNC100 60,2 C 12,3 BC 11,8 B 5,0 B BC 50 45,7 BC 10,1 B 10,1 B 4,5 B BNC 50 39,5 B 9,8 B 13,0 B 4,3 B In particolare, nell’alloro, per quanto riguarda le tesi addizionate con reflui oleari, le uniche differenze significative rispetto al controllo concimato con multicote (TC) hanno interessato il peso secco del fusto nella tesi BNC 50 (inferiore al TC) e il peso secco della radice nella tesi BC 50 (superiore al TC). Inoltre è da evidenziare come la tesi BNC 100 superi, per i parametri peso secco e fresco del fusto, il controllo non concimato (T0) dimostrando che l’uso della miscela sperimentale migliori le performance del terriccio standard impiegato nella prova. L’indagine biometrica sul cipresso ha evidenziato l’assenza di differenze significative di tutte le tesi ammendate rispetto al controllo concimato (TC), Il confronto tra le tesi ammendate e non concimate (BNC) e il controllo non concimato (T0), mostra invece performance superiori nella tesi BNC 100, ribadendo l’effetto fertilizzante della miscela a base di reflui oleari. I dati biometrici relativi al geranio confermano quanto riportato in precedenza riguardo il minore sviluppo delle piante del controllo non concimato (T0), risultato inferiore a tutte le altre tesi a confronto. Inoltre, si ribadisce il fatto che l’aggiunta della miscela sperimentale al terriccio contribuisca ad uno sviluppo equilibrato delle piante, 22 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 pienamente comparabile al controllo concimato (TC), anche nelle tesi non concimate con multicote (BNC 50 e BNC 100). Al fine di valutare la composizione della soluzione circolante del terriccio di crescita impiegato nella sperimentazione allestita presso il vivaio “il Campino”, si è proceduto all’analisi di percolati raccolti da un campione di vasi contenenti piante di alloro e cipresso. I rilievi, ripetuti a distanza di sei mesi, hanno evidenziato che la miscela sperimentale non influisce in modo evidente sul pH della soluzione circolante mentre ne aumenta in modo sensibile la conducibilità elettrica specifica, indice di una maggiore presenza di soluti. Le ulteriori indagini analitiche effettuate sul percolato hanno, inoltre, messo in particolare evidenza, sia nell’alloro che nel cipresso, un maggiore contenuto di nitrati nelle tesi ammendate, rispetto ad entrambi i controlli (T0 e TC). La più alta concentrazione di nitrato riscontrata è da attribuire, almeno in parte, alla mineralizzazione dell’azoto organico presente nella miscela sperimentale aggiunta al terriccio al posto della torba. Risulta pertanto interessante il contributo, derivante dalla miscela sperimentale, di azoto, elemento chiave della nutrizione vegetale, peraltro in una forma a lento rilascio. Lo studio riguardante il rilascio di azoto è stato effettuato anche attraverso prove microbiologiche volte a valutare l’attività di batteri nitrificanti presenti nei terricci sperimentali impiegati nelle prove agronomiche di vivaio. Colture di arricchimento specifiche, ottenute da inoculo proveniente dalle diverse tesi sperimentali, hanno evidenziato la presenza di nitriti e nitrati (originatisi evidentemente dall’attività microbica dei batteri nitrificanti ammonio-ossidanti e nitritoossidanti presenti) solo nelle tesi ammendate. Anche le indagini microbiologiche, dunque, pur mostrando un’elevata variabilità, sembrano confermare la maggiore presenza (attività) nei terricci ammendati di batteri responsabili della nitrificazione, favoriti nel loro sviluppo dalle componenti presenti nell’ammendante a base di reflui oleari. I risultati incoraggianti delle prove di coltivazione in vivaio consentono di affermare che l’uso delle miscele a base di reflui oleari è stato in grado di surrogare in modo soddisfacente la torba e di ottenere ottime performance di crescita anche con minore impiego di fertilizzanti di sintesi. A tal proposito si segnala che il vivaio il Campino della Provincia di Siena, in virtù degli ottimi risultati ottenuti, si è reso disponibile ad impiegare le matrici organiche fornite dall’ISAFoMCNR come surrogato della torba anche nella coltivazione di altre specie di interesse vivaistico con lo scopo di raggiungere un protocollo di impiego che escluda almeno in parte l’uso di torba e di concimi minerali. Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 23 2.2 Prova agronomica in oliveto specializzato La prova in pieno campo è stata ospitata dall’Azienda Giganti in località Serre di Rapolano (Siena). L’azienda ha messo a disposizione un oliveto semi-intensivo caratterizzato da giovani piante poste ad un sesto di impianto di 5x5 metri (400 piante ad ettaro) il quale già in precedenza era stato oggetto di spandimento controllato di reflui oleari tal quali. La sperimentazione ha riguardato il confronto tra lo spandimento diretto in campo della sansa vergine e l’uso della miscela sperimentale “B” (tabelle 3 e 4), considerando dati biometrici e produttivi delle piante. La prova ha interessato una superficie complessiva di 8640 m2 per un totale di 336 piante, disposte in 21 filari da 16 piante ciascuno. Sulla superficie totale sono state ricavate 27 parcelle da 4 piante (Figura 11), realizzando un classico impianto sperimentale a blocchi randomizzati, con 9 tesi e tre ripetizioni. Le tesi erano costituite da parcelle sottoposte allo spargimento controllato (Figura 12) delle matrici organiche a confronto e dal controllo senza ammendante; ciascuna tesi è stata, inoltre, concimata con tre diversi apporti azotati (0, 100 e 200 kg azoto/ha). Il disegno sperimentale ha consentito di determinare l’eventuale effetto/interferenza dei reflui oleari sulla fertilità del suolo e sulla produttività di piante sottoposte ad un diverso livello di concimazione azotata. Figura 11. Schema sperimentale della prova di campo presso l’Azienda Giganti (Serre di Rapolano, Siena). 24 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Figura 12. Spargimento sottochioma della miscela sperimentale presso azienda Giganti, Serre di Rapolano (SI). Tabella 12. Principali caratteristiche chimiche del suolo campionato presso l’Azienda Giganti Sabbia Grossa % 2 Sabbia Fine % 12 Limo % 58 Argilla % 28 pH 8,1 Calcare Totale % 9 Sostanza organica % 1,8 Azoto Totale % 0,1 Potassio Scambiabile meq/100g 0,47 Capacita di scambio cationico meq/100g 9,5 In Tabella 12 è riportata la caratterizzazione del suolo prelevato dal sito sperimentale all’inizio della prova, Si tratta di un terreno Franco Limoso Argilloso (classificazione USDA), subalcalino, leggermente calcareo, caratterizzato da una sufficiente presenza di sostanza organica ed azoto, una bassa Capacità di Scambio Cationica pur con un’elevata presenza di K+ scambiabile. I risultati della prova, provenienti da un biennio di rilievi, possono essere sintetizzati nella tabella 13. Dall’analisi dei dati non si evidenziano differenze significative in termini di crescita delle piante. Per quanto riguarda invece la produzione emerge molto chiaramente l’effetto positivo dovuto alla concimazione chimica abbinata a quella organica, con particolare riferimento all’ammendante sperimentale a base di reflui oleari (Tesi M). Infatti la tesi M2 ha fatto registrare la massima produzione (14,6 kg per pianta), significativamente superiore al controllo C2. Inoltre, è Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 25 emersa una maggiore efficienza della concimazione ordinaria minerale quando accoppiata all’apporto di sostanza organica al suolo, con particolare riferimento all’ammendante sperimentale, risultato sotto questo aspetto più efficiente della sansa vergine. Le indagini riguardanti la qualità dell’olio ottenuto dalle tesi a confronto non ha evidenziato differenze significative sia per quanto riguarda la resa in olio sia per i principali parametri chimici d’interesse (polifenoli, composizione acidica). Tabella 13. Circonferenza media del tronco di piante di olivo, incremento percentuale calcolato nel periodo 2006-07 e dati di produzione anno 2007 6/11/2007 2006-07 6/11/2007 circonferenza tronco Incremento circonferenza tronco Produzione per pianta cm % kg C0 43,6 a 5,7 a 0,7 a C1 40,2 a 11,4 a 8,0 bc C2 44,4 a 10,1 a 8,1 bc S0 44,6 a 7,2 a 1,8 a S1 41,0 a 10,1 a 4,9 ab S2 50,5 a 5,5 a 11,3 cd M0 41,7 a 4,8 a 3,1 ab M1 45,8 a 7,8 a 10,5 cd M2 44,4 a 8,9 a 14,6 d Alla luce dei dati sopra riportati, anche la prova agronomica di pieno campo, pur nei limiti temporali ristretti in cui è stata condotta, ha dato risultati pienamente soddisfacenti, con performance vegeto-produttive delle tesi ammendate con la miscela sperimentale talvolta anche superiori al controllo ordinario. 26 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 27 CAPITOLO 3. EVOLUZIONE DELLE COMUNITÀ VEGETALI, FUNGINE E MICROBICHE IN SUOLO AMMENDATO CON MISCELE A BASE DI REFLUI OLEARI ED ANALISI DELLE VARIAZIONI DEL CARBONIO ORGANICO DEL SUOLO 3.1 Sperimentazione in località Doglio, Montecastello di Vibio (PG) Nel corso del primo anno del progetto si è proceduto ad uno studio effettuato in un campo sperimentale che in passato aveva subito spargimenti superficiali delle miscele sperimentali “B” e “C” oggetto di studio (Tabella 3 e 4). Lo spargimento era stato effettuato annualmente, dal 2000 al 2004, in primavera alla dose di 9t/ha presso un oliveto inerbito con sesto di impianto 6x3 metri (Figura 13) sito in località Doglio, Montecastello di Vibio (PG), su parcelle di 30 piante replicate in doppio; le parcelle trattate con le miscele non avevano subito ulteriori fertilizzazioni durante la sperimentazione mentre i controlli avevano subito una concimazione annuale ordinaria con urea alla dose di 100 kg N/ha. Figura 13. Veduta dell’oliveto in sperimentazione presso in località Doglio, Montecastello di Vibio (PG). Il rilevamento floristico e vegetazionale è stato effettuato in triplo nel giugno 2005, su parcelle di 4 m2 individuate nelle varie tesi a confronto. Nel corso di questa prima indagine sono state individuate 59 specie vascolari. Le famiglie sono state principalmente rappresentate da una o due specie; solo nel caso di Composite e Graminacee è stato rilevato un picco di 11 e 15 specie, situazione peraltro tipica di terreni agrari coltivati ad olivo. La maggior parte delle specie riscontrate sono comuni sinantropiche. Le differenze fra i singoli plot non sono state significative e hanno rispecchiato più che altro una diversità stazionale, ovvero maggior o minor ombreggiatura o ristagno di umidità o diversità di pendenza, piuttosto che non una reazione ai vari trattamenti ammendanti. Per quanto riguarda il rilievo della comunità fungina non è stata rilevata presenza significativa nei plot a confronto a parte il caso dell’area sottoposta a spargimento della miscela sperimentale “B” dove sono stati rilevati rari esemplari di corpi fruttiferi di Conocybe appendiculata Watl. Data la scarsità di funghi accertata, l’indagine è stata estesa nell’oliveto anche al di fuori delle aree (plot) oggetto di studio, dove è emersa la presenza solo di alcuni esemplari di Psathyrella prona (Fr.) Gillet forma albidula e Lepiota helveola Bres. 28 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Gli studi di tipo microbiologico sono stati condotti su campioni di suolo prelevati dalle parcelle ad una profondità di circa 20 cm. L’indagine, effettuata attraverso tecniche microbiologiche tradizionali, ha riguardato la determinazione dei batteri eterotrofi totali, lieviti e muffe totali; inoltre, sia mediante tecniche tradizionali accoppiate con indagini chimiche, sia attraverso esperimenti di Ibridazione Fluorescente In Situ (FISH analyses, Figura 14), è stata stimata la presenza di batteri chemiolitotrofi nitrificanti, ammonio e nitrito ossidanti. Figura 14. Campione di suolo ammendato con miscela “B” osservato al microscopio in presenza di sonda fluorescente per DNA ed RNA (FISH analyses): il suolo ha assunto una colorazione rossa, i microrganismi nitrificanti giallo-verde. Per quanto riguarda la composizione e il numero di batteri eterotrofi, lieviti e muffe, non si sono riscontrate differenze significative tra le parcelle ammendate con le miscele a base di reflui oleari ed i controlli. Lo studio ha, invece, evidenziato una più marcata presenza ed una sostanziale migliore vitalità dei microrganismi nitrificanti nei siti ammendati: ciò dimostra che l’apporto ripetuto al suolo di ammendati ben dotati di azoto organico, come nel caso della miscela sperimentale “B”, favorisca nel tempo lo sviluppo di tali microrganismi, determinando conseguentemente una maggiore disponibilità per le colture in atto di azoto in forma nitrica. Su terreno di coltura sintetico, specifico per batteri nitrificanti, sono stati successivamente isolati cinque ceppi batterici provenienti da campioni di suolo ammendato con la miscela sperimentale B e C (tabelle 3 e 4) prelevati presso il campo sperimentale sito in località Doglio. Di questi, due (quelli che alla FISH analyses erano risultati maggiormente evidenti) sono stati sottoposti ad analisi molecolari per l’identificazione del genere di appartenenza. Tali indagini hanno previsto Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 29 l’impiego di tecniche PCR (Polymerase Chain Reaction) per l’amplificazione del gene rDNA 16S ed il successivo sequenziamento, effettuato presso il centro di analisi molecolari CRIBI dell’Università degli Studi di Padova dove si è anche proceduto al confronto delle sequenze ottenute con quelle depositate in banca dati attraverso il sistema software BLAST (GenBank, NCBI). L’indagine molecolare ha consentito di identificare due isolati batterici, uno appartenente al genere Arthrobacter sp. E l’altro incluso nella sottoclasse degli Alpha-Proteobacteria entrambi contenenti specie di batteri ammonio-ossidanti eterotrofi. Per quanto riguarda la valutazione delle variazioni a carico del carbonio organico del suolo, si è proceduto alle analisi dei parametri di umificazione in campioni di suolo raccolti in primavera durante il corso della prova, prima dell’annuale spargimento della dose di ammendante sperimentale prevista (Tabella 14). Tabella 14. Media 2001-05 dei parametri di umificazione determinati su campioni di suolo raccolti annualmente presso il campo sperimentale di Montecastello di Vibio (PG). TOC TEC HA+FA DH HI TEC/TOC % % % % % Miscela “B” 1,87b 1,07b 0,69b 64,49 0,36 0,57 Miscela “C” 1,73b 0,93b 0,61b 65,59 0,34 0,54 Controllo 1,40a 0,78a 0,46a 58,97 0,41 0,56 TOC = Carbonio Organico Totale; TEC = Carbonio Estratto Totale; HA = Acidi Umici; FA = Acidi Fulvici; DH = Grado di Umificazione; HI = Indice di Umificazione. I dati contrassegnati con la stessa lettera non sono significativamente differenti. Test Student-Newman-Keuls per p<0.05 Dall’analisi dei dati riportati nella tabella 14 si evidenzia come l’uso delle miscele organiche a base di reflui prodotte con la tecnologia MATReFO influenzi positivamente la componente organica del suolo, con un aumento significativo, nelle tesi ammendate rispetto al controllo, del carbonio organico totale (TOC), di quello estraibile (TEC) e della frazione umificata (HA+FA). Tale tendenza è stata confermata anche dal calcolo degli indici di umificazione: infatti, entrambe le tesi ammendate rispetto al controllo hanno fatto registrare una diminuzione dell’indice di umificazione (HI) ed un aumento del grado di umificazione (DH). 30 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 3.2 Sperimentazione presso l’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Siena Nel corso del secondo anno del progetto è stata allestita una nuova sperimentazione in campo presso l’Orto Botanico, Museo Botanico – Dipartimento Scienze Ambientali dell’Università di Siena. E’ stato utilizzato un appezzamento di terreno incolto di forma quadrata (22x22 metri) sottoposto ad una fresatura superficiale prima dello spargimento controllato dei reflui oleari. NORD 22 metri S3 M4 SS2 MM3 SS4 SS5 MM4 M3 MM5 C5 M2 S2 SS1 C4 M1 C1 S5 C3 C2 MM2 MM1 S4 S1 M5 SS3 Tesi Controllo C S Sansa M Miscela SS Sansa MM Miscela -2 Dose Kg m 0 8 8 40 40 Figura 15. Schema sperimentale della prova di campo presso l’Orto botanico dell’Università di Siena Figura 16. Campo sperimentale presso l’Orto Botanico dell’Università di Siena. Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 31 Nel campo sperimentale sono state individuate 25 parcelle quadrate (2x2 metri), realizzando uno schema sperimentale completamente randomizzato per testare 4 tesi e un controllo, con cinque ripetizioni (parcelle). Le 4 tesi a confronto, riportate schematicamente nella Figura 15, sono state caratterizzate dall’impiego della miscela sperimentale “B” (Tabella 3 e 4) e della sansa vergine tal quale in due dosaggi, rispettivamente 8 e 40 Kg/m2, mentre il controllo non ha subito ammendamenti. Lo spargimento controllato è stato effettuato nel mese di aprile 2006, avendo cura di separare tra loro le parcelle con fasce di suolo non trattate (zone tampone) per evitare effetti indesiderati di sovrapposizione dei trattamenti (Figure 16). Tabella 15. Caratteristiche del suolo campionato all’inizio della prova presso l’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Siena Sabbia Grossa % 3 Sabbia Fine % 49 Limo % 27 Argilla % 21 pH 8,0 Calcare Totale % 19 Sostanza organica % 3,2 Azoto Totale % 0,19 Potassio Scambiabile meq/100g 0,73 Capacita di scambio cationico meq/100g 15,0 In Tabella 15 è riportata la caratterizzazione del suolo prelevato all’inizio della prova. Si tratta di un terreno franco (classificazione USDA), subalcalino, con una dotazione media di calcaree, caratterizzato da una presenza molto buona di sostanza organica e di azoto, con una CSC media. e un’elevata presenza di K+ scambiabile. A metà maggio è stata effettuata la prima valutazione sulla percentuale di copertura e sulla biodiversità vegetale presente (Figura 17), seguendo la metodologia di Braun Blanquette Figura 17. Panoramica dell’area sperimentale situata all’interno dell’Orto Botanico al momento del primo rilievo (metà Maggio 2006) 32 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Dalle prime osservazioni è emerso chiaramente che i minori dosaggi applicati non hanno sostanzialmente determinato grosse variazione né sulla copertura né sulla biodiversità vegetale rispetto al controllo, mentre nelle parcelle sottoposte alla dose più alta della miscela sperimentale (MM) sia la copertura % che il numero di specie rilevate sono state significativamente più basse. Ciò è probabilmente da imputare allo spesso e pesante strato organico distribuito (Figura 18) che ha ostacolato, per semplice azione fisica, lo sviluppo di erbe spontanee (effetto pacciamatura) piuttosto che per un effetto biologico (fitotossicità). La tesi M (spargimento della miscela sperimentale pari a 8 kg/mq) e la tesi SS (spargimento di sansa pari a 40 kg/mq) hanno fatto registrare risultati intermedi. Figura 18. Particolare della tesi MM (dose miscela sperimentale 40 kg/mq) subito dopo lo spargimento (sinistra) e al momento del primo rilievo (destra). Si può osservare la difficoltà delle piantine (principalmente Rumex crispus e Cirsium arvense) ad emergere dallo spesso strato pacciamante. Dal punto di vista floristico-vegetazionale è emerso che Rumex crispus, Cirsium arvense e Convolvulus arvensis, durante il primo mese dall’inizio della prova, hanno giocato un ruolo dominante in tutte le tesi a confronto, seguite dalle due graminacee Poa trivialis e Dactylis glomerata e dalla leguminosa Medicago rigidula. Il secondo rilievo floristico-vegetazionale, effettuato a metà giugno 2006 (Figura 19), ha evidenziato una generale maggiore copertura vegetale del sito sperimentale. Infatti, sia la tesi di controllo sia quelle interessate dallo spargimento degli ammendanti al minor dosaggio (8 kg/mq) hanno mostrato valori di copertura vegetale elevati, comparabili tra loro e compresi tra 80 e 100%. Nelle tesi sottoposte al maggior dosaggio di ammendante (40 kg/mq) è stata invece confermata la difficoltà delle piante ad emergere dallo strato superficiale di sostanza organica, in modo particolare nel caso della miscela sperimentale che, per la sua natura (minore densità apparente rispetto alla sansa vergine), ha determinato la formazione di uno strato pacciamante di maggiori dimensioni. Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 33 Figura 19. Panoramica dell’area sperimentale situata all’interno dell’Orto Botanico al momento del secondo rilievo fitosociologico (metà giugno 2006) Tabella 16. Ripartizione per famiglia delle essenze vegetali rilevate nelle tesi a confronto nel campo sperimentale presso l’Orto Botanico, Università degli Studi di Siena - rilievo giugno 2006. Famiglia Presenze totali Controllo S M SS MM 35 6 7 12 5 5 Graminaceae 22 5 3 6 4 4 Compositae 15 3 3 4 4 1 Leguminosae 9 2 2 2 2 1 Chenopodiaceae 9 2 2 2 1 2 Polygonaceae 8 2 2 2 1 1 Papaveraceae 7 1 2 2 1 1 Euphorbiaceae 7 2 2 2 1 Plantaginaceae 7 2 1 2 1 1 Scrophulariaceae 6 1 1 2 1 1 Geraniaceae 5 1 1 1 1 1 Caryophyllaceae 5 1 1 1 1 1 Convolvulaceae 5 1 1 1 1 1 Primulaceae 3 1 2 Rosaceae 3 1 1 1 Umbelliferae 2 1 1 Amaranthaceae 2 1 1 Malvaceae 2 1 1 Ranuncolaceae 2 1 1 Solanaceae 34 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Inoltre, è stato rilevato rispetto al mese precedente, un incremento generale della biodiversità in tutte le parcelle, con presenza prevalente di specie caratteristiche di incolti e campi coltivati. Solo la tesi miscela sperimentale 40 kg/mq (MM) ha mostrato una minore biodiversità (pari circa a due terzi del controllo e delle altre tesi a confronto) con particolare riferimento alle specie vegetali ad habitus fragile, evidentemente incapaci di penetrare la spessa pacciamatura. Nella Tabella 16 è riepilogata graficamente la diversità specifica a livello di famiglia per le 5 tesi a confronto. La famiglia Graminaceae è risultata quella più rappresentata in tutte le tesi, anche se con copertura % della superficie a volte quasi irrilevante. Anche le famiglie Compositae e Leguminosae sono state riscontrate un po’ ovunque, mentre Amarantaceae e Malvaceae sono state evidenziate solo nella tesi di controllo e in quella con spargimento di miscela sperimentale 8 kg/mq (M), Ranuncolaceae solo in quelle con spargimento di miscela pari a 8 kg/mq (M) e Solanaceae solo in quelle con entrambi i dosaggi di sansa vergine (S e SS). I rilievi floristico-vegetazionali sono stati ripetuti ancora nel mese di maggio 2007 (Figura 20), a 13 mesi di distanza dall’inizio della prova. Al fine di agevolare le osservazioni, durante l’inverno si è proceduto ad un rinettamento delle fasce tampone, lasciando indisturbate le parcelle trattate. Figura 20. Panoramica dell’area sperimentale situata all’interno dell’Orto Botanico al momento del terzo rilievo fitosociologico (maggio 2007) L’ulteriore indagine ha confermato dal punto di vista ecologico la maggiore frequenza e copertura di specie tipiche di ex-coltivi e prati, sinantropiche ed infestanti. La specie più rappresentata è stata la geofita rizomatosa Convolvulus arvensis (Convolvulaceae), seguita in ordine di importanza dalla geofita radici-gemmate Cirsium arvense (Compositae), dalla emicriptofita scaposa, Rumex crispus (Polygonaceae), e dall’annuale scaposa, Medicago rigidula 35 Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 2.5 (Leguminosae). Anche le Graminaceae sono state ben rappresentate sia nella frequenza che nella copertura con le seguenti specie: Avena fatua, Holcus lanatus, Poa trivialis e Dactylis glomerata. Ben rappresentate sono state, oltre a quelle già citate, anche le famiglie: Amarantaceae, Malvaceae, Ranuncolaceae e Solanaceae. Nella Tabella 17 viene riepilogata, per ciascuna tesi a confronto, la florula rinvenuta nel corso dei due anni di osservazioni che ha fatto registrare più del 10% di presenza. Complessivamente sono state classificate un totale di 57 specie (46 nel 2006, 42 nel 2007). Da sottolineare la scomparsa nel 2007 di due infestanti come Chenopodium album e Mercurialis annua risultate molto frequenti nel 2006, mentre allo stesso tempo sono comparse e/o aumentate di frequenza specie caratteristiche di prati più maturi come Ranunculus bulbosus, Avena fatua, Sonchus asper e Medicago rigidula. La fluttuazione della frequenza delle specie, con minime differenze tra controlli e tesi trattate, riscontrata nei due anni di osservazioni hanno indicato che i trattamenti ammendanti non hanno influenzato in modo visibile il naturale sviluppo della comunità vegetale. Si è osservata, invece, una naturale evoluzione della vegetazione: infatti, nel primo anno hanno dominato specie terofitiche e infestanti dei coltivi quali Amaranthus lividus, Chenopodium album e Solanum luteum etc., favorite dal terreno appena fresato e trattato; nel secondo anno si sono invece insediate specie prevalentemente emicriptofitiche legate alla successione post-colturale come Agropyron repens, Dactylis glomerata, Daucus carota che hanno dato luogo ad un aspetto prativo relativamente più maturo. 32 44 50 31 13 21 40 16 25 45 39 48 46 26 18 42 10 30 36 20 22 14 24 34 6 28 23 38 33 3 15 41 43 47 29 1 35 19 27 4 75 11 9 17 37 49 8 12 -0.5 2 -0.5 3.0 rilievi anno 2006 rilievi anno 2007 Figura 21. Detrended Correspondence Analysis: la varianza spiegata dal primo asse dell’ordinamento corrisponde all’11,8 %; il secondo asse spiega invece il 6,4%. 36 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Le differenze emerse tra i due anni sono state confermate dall’analisi statistica effettuata con il metodo Detrended Correspondence Analysis (Figura 21). La varianza spiegata dal primo asse dell’ordinamento corrisponde all’11,8 %, separando abbastanza nettamente i rilievi effettuati nel 2006 rispetti a quelli del 2007; il secondo asse spiega invece il 6,4%. Tabella 17. Florula (presenza > 10% nei plot) rinvenuta nei due anni di osservazioni effettuate presso il campo sperimentale realizzato nell’Orto Botanico dell’Università di Siena. Controllo S M SS MM Totale Specie 2006 2007 2006 2007 2006 2007 2006 2007 2006 2007 2006 2007 5 5 5 5 5 4 5 4 5 5 25 23 Convolvulus arvensis 5 4 5 3 5 4 5 4 4 4 24 19 Cirsium arvense 5 5 5 5 4 5 3 5 1 5 18 25 Medicago rigidula 3 4 5 4 5 3 5 5 5 4 23 20 Rumex crispus 2 1 2 4 4 4 4 5 3 4 15 18 Silene alba 2 5 3 5 1 4 1 5 1 4 8 23 Avena fatua 4 2 2 3 4 4 1 4 4 11 17 Holcus lanatus 2 5 4 1 5 5 5 3 24 Geranium dissectum 2 2 3 3 4 5 1 3 3 13 13 Poa trivialis 2 2 2 3 4 2 4 1 5 7 18 Sonchus asper 4 5 4 1 4 4 2 21 3 Veronica persica 3 1 4 3 2 1 4 1 1 1 14 7 Anagallis arvensis 4 4 5 5 2 20 0 Chenopodium album 2 2 1 1 3 4 1 2 7 9 Dactylis glomerata 1 2 1 2 2 3 1 2 1 5 10 Vicia sativa 3 1 2 1 2 1 2 2 8 6 Beta vulgaris 1 5 2 4 2 13 1 Geranium rotundifolium 2 5 4 2 1 14 0 Mercurialis annua 2 1 2 3 4 1 4 9 Bromus sterilis 2 1 2 1 1 4 1 1 5 8 Lactuca serriola 1 2 1 1 1 1 3 2 5 7 Picris hieracioides 1 4 1 1 3 1 10 1 Fumaria officinalis 1 1 2 2 1 2 1 3 7 Plantago lanceolata 1 2 2 1 2 7 1 Arrenatherum elatius 1 1 1 1 2 1 2 5 Daucus carota 3 1 2 1 6 1 Plantago major 1 1 1 1 2 3 3 Trifolium repens 1 1 1 1 1 1 4 Agropyrum repens 1 1 1 2 2 3 Papaver rhoeas 2 1 1 1 5 0 Polygonum aviculare 1 1 1 2 1 4 Trifolium pratense 2 2 1 5 0 Cynodon dactylon 1 2 2 0 5 Ranunculus bulbosus 37 Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi In conclusione, la prova di distribuzione in campo di ammendanti a base di reflui oleari non ha evidenziato grosse variazioni sulla composizione della comunità vegetale spontanea, con differenze più marcate solo nelle parcelle sottoposte al maggior dosaggio (40 kg/mq); tuttavia tali diversità nel corso della prova, si sono progressivamente rese meno evidenti. In generale, pur considerando una certa variabilità nella crescita, tutte le principali specie caratteristiche del luogo oggetto di studio non hanno subito particolari danni apparenti, conseguenti all’impiego degli ammendanti a base di reflui oleari, se si esclude una certa difficoltà delle giovani piante ad emergere dallo spesso strato pacciamante aggiunto (effetto fisico, non biologico). E’ da rimarcare, a tal proposito, che la dose 40 kg/mq eccede di ben 5 volte quella consentita dalla normativa vigente in tema di spargimento controllato di reflui oleari (Legge 574/96). Al fine di valutare l’influenza dell’impiego agronomico dei reflui oleari sulla flora micologica del suolo, nel corso della sperimentazione si è anche proceduto al monitoraggio, in termini di sviluppo e diffusione, della componente macro e microfungina del suolo. A cadenza settimanale, sono stati effettuati rilievi quali-quantitativi sui macromiceti presenti nelle parcelle, concentrando l’attenzione nel periodo dell’anno particolarmente favorevole alla produzione di carpofori fungini (autunno 2006). A tal proposito, per maggiore completezza, sono state effettuate anche altre due osservazioni nel corso della primavera 2007, entrambe con esito negativo. La componente microfungina è stata invece valutata sia sull’ammendante sperimentale sia su campioni di suolo raccolti nelle parcelle a febbraio e ad aprile 2007 e gli studi sono ancora in corso. Per quanto concerne la componente macrofungina sono state rilevate 8 specie, 6 appartenenti ai basidiomiceti e 2 agli ascomiceti. Si tratta di entità legate perlopiù ad ambienti prativi fortemente concimati e ricchi di humus, in pieno accordo, quindi, con le caratteristiche delle parcelle sperimentali. Sono tutti saprotrofi, due dei quali fimicoli (Peziza vesiculosa e Volvariella gloiocephala), legati in modo preferenziale a letame o paglia marcescente. Come evidenziato dal tortagramma riassuntivo (Figura 22), da un punto di vista qualitativo le parcelle trattate con ammendante sperimentale sono quelle dove si è riscontrato il più alto livello di diversità specifica. 0.0 Controllo SS 20.0 33.3 6.7 S MM M 40.0 Figura 22. Numero di specie, espresso in % sul numero totale, di macro miceti nel periodo di osservazioni effettuate presso il campo sperimentale realizzato nell’Orto Botanico dell’Università di Siena 38 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Nei controlli, invece, non è stata segnalata alcuna specie macro fungina, in nessuno dei campionamenti effettuati, dimostrando che il trattamento del suolo con i reflui oleari, soprattutto nel caso dell’ammendante sperimentale, abbia portato ad un incremento della biodiversità, con riflessi positivi sulla stabilità dell’agro-ecosistema interessato. Miscela MM SS Sansa controllo Volvariella gloiocephala Psathyrella spadiceogrisea Peziza vesiculosa Leucoagaricus leucothites 182 Coprinus plicatilis Coprinus sp. Conocybe lactea Ascomicete n.1 0 15 30 45 60 numero di carpofori Figura 23. Numero di corpi fruttiferi relativi alle specie rilevate nel periodo di osservazioni presso il campo sperimentale realizzato nell’Orto Botanico dell’Università di Siena L’istogramma (Figura 23) riporta il numero di corpi fruttiferi per ciascuna specie rilevati nelle diverse tesi sperimentali. L’alto dosaggio di ammendanti (tesi MM e SS) sembra abbia favorito la diffusione di Coprinus plicatilis. Figure 24. Componente microfungina riscontrata in parcelle ammendate alla dose di 8 kg/mq rispettivamente con la miscela sperimentale (a) e con sansa (b). Per quanto riguarda la componente micro fungina, dai risultati preliminari, non è stata evidenziata alcuna correlazione tra la quantità di miceti rilevata nei campioni di suolo (Figura 24) 39 Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi e il dosaggio di ammendante applicato né è stato possibile evidenziare differenze tra tesi ammendate e controllo, tutto ciò in entrambi i monitoraggi effettuati. L’influenza dei trattamenti ammendanti, tuttavia, è risultata fortemente evidente analizzando la componente microfungina in termini qualitativi. La più alta ricchezza in taxa (19 taxa) è stata riscontrata nelle parcelle trattate con miscela sperimentale alla dose di 8 Kg/mq; la minor ricchezza (5 taxa) è stata, invece, osservata nei suoli di controllo. I suoli ammendati con la miscela sperimentale, in particolare, hanno mostrato una più elevata colonizzazione sia da parte di Mucoraceae che di ceppi appartenenti al genere Trichoderma, microfunghi i cui benefici al complesso pianta-suolo sono ben noti. In generale, infine, il riscontro di taxa potenzialmente patogeni o tossigenici (principalmente appartenenti ai generi Aspergillus e Fusarium) è risultato minimo, soprattutto in termini numerici. Pertanto, anche i dati preliminari relativi alla componente micro fungina hanno confermato un’azione benefica sull’ecosistema suolo dell’impiego di ammendanti a base di reflui oleari, avendo favorito lo sviluppo e diffusione di specie agronomicamente utili a discapito di quelle a carattere fitopatogenico. L’indagine microbiologica, i cui risultati sono riepilogati nella Figura 25, è stata effettuata inizialmente su campioni di suolo prelevati dopo 6 mesi dall’inizio della prova; l’analisi ha evidenziato una maggiore presenza di microrganismi eterotrofi nelle tesi ammendate con reflui oleari (tesi SS e MM) rispetto al controllo nelle prime 48 ore di incubazione, differenza che si è annullata dopo una settimana. Allo stesso tempo si è registrata una minore crescita iniziale degli attinomiceti che successivamente (dopo 1 settimana) si è uniformata in tutte le tesi a confronto. I test microbiologici, dunque, ribadiscono l’effetto positivo sulla crescita dei microrganismi eterotrofi conseguente all’uso degli ammendanti. UFC g-1 (p.f.) 1.E+09 TSA 48 h TSA 1 sett. AIA 48 h AIA 1 sett. 8.E+08 6.E+08 4.E+08 2.E+08 0.E+00 Sansa vergine Miscela Controllo Figura 25. Carica microbica totale e contenuto in attinomiceti rilevati su campioni di suolo in terreno di coltura TSA ed AIA, rispettivamente,. Il contenuto in unità formanti colonia (UFC) si riferisce al grammo di peso fresco sia per la tesi Controllo, sia per quelle al maggiore dosaggio di Sansa vergine (SS) e Miscela sperimentale (MM) 40 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 L’analisi microbiologica, ripetuta a 14 mesi dallo spargimento, ha confermato la maggiore crescita microbica nelle tesi ammendate rispetto ai controlli, anche se meno evidente rispetto al primo prelievo. Tuttavia, mentre nel primo campionamento sono state più chiare le differenze tra controllo e tesi ammendate con sansa vergine, nel secondo prelievo sono state le parcelle ammendate con la miscela sperimentale a mostrare performance di crescita superiori al controllo, testimoniando un effetto positivo sul suolo della miscela sperimentale più duraturo di quello della sansa vergine. Ad Aprile del 2007, a circa un anno dall’inizio della prova, si è proceduto al campionamento di suolo (Figura 26) previsto al fine di determinare le principali modificazioni occorse a carico della componente organica dello strato superficiale del terreno. Figura 26. Campionamento di suolo presso il campo sperimentale dell’Orto Botanico, Università di Siena, aprile 2007 Tabella 18. Analisi del carbonio in campioni superficiali di suolo (0-20 cm) campionati ad un anno di distanza dall’inizio della sperimentazione realizzata presso l’Orto Botanico di Siena. TOC % TEC % HA+FA % DH % HR % HI DOM mg kg-1 Controllo 1,40 1,23 0,90 71,1 65,1 0,46 181,5 a -2 Sansa 8 kg m 1,78 1,46 1,20 82,0 68,0 0,22 190,6ab Sansa 40 kg m-2 1,89 1,49 1,07 72,0 56,6 0,40 238,6 ab Miscela 8 kg m 1,79 1,41 1,03 72,1 58,6 0,41 253,8 a Miscela 40 kg m-2 1,81 1,62 1,18 72,7 65,7 0,42 274,7 b -2 TOC = Carbonio Organico Totale; TEC = Carbonio Organico Estratto; HA+FA = Acidi Umici + Acidi Fulvici; DH = Grado di umificazione = (HA+FA)x100/TEC; HR = Tasso di umificazione = (HA+FA)x100/TOC; HI = Indice di umificazione = [TEC – (HA+FA)]/(HA+FA); DOM = Carbonio Organico Solubile in acqua. I risultati, riportati in Tabella 18, hanno evidenziato, rispetto al controllo, un aumento del carbonio organico totale (TOC), di quello estratto (TEC) e della frazione umica (HA+FA) nelle tesi ammendate sia con sansa vergine tal quale sia con la miscela sperimentale, in entrambi i dosaggi utilizzati, anche se, all’analisi statistica (Student Newman Keuls test per p<0.05), non sono emerse differenze significative per l’elevata variabilità riscontrata. Anche per quanto concerne i parametri di umificazione non si evidenziano differenze significative, ad eccezione del Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 41 valore HI della tesi Sansa 8 kg m-2 (S) risultato più basso (0,22) di tutte le altre tesi a confronto. L’unico parametro analitico che, all’esame della varianza, ha mostrato differenze in alcuni casi significative è stato il contenuto di carbonio organico solubile in acqua (DOM); in particolare, è emerso un maggiore contenuto di DOM nella tesi Miscela 40 kg m-2 (MM) rispetto al controllo e alla tesi Miscela 8 kg m-2 (M); in generale, un valore alto di tale parametro se da un lato può avere conseguenze positive sulla nutrizione delle piante (interazioni chimico-fisiche DOM-nutrienti che ne aumentano la disponibilità per le piante), dall’altro potrebbe generare rischi di inquinamento delle falde acquifere per lisciviazione. Tuttavia è da rilevare che il maggiore contenuto di DOM è stato riscontrato solo sulle parcelle ammendate con una dose molto elevata, 5 volte superiore al livello massimo consentito dalla normativa vigente riguardante lo spandimento in campo dei reflui oleari (Legge n. 574/96). 42 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 43 CAPITOLO 4. SPERIMENTAZIONE IN AMBITO AGRO-INDUSTRIALE DI SUBSTRATI A BASE DI REFLUI OLEARI PER LA COLTIVAZIONE DI FUNGHI EDULI 4.1 Sperimentazione di laboratorio Dopo aver preso in esame gli impieghi agronomici delle miscele a base di reflui oleari è stata valutata la possibilità del loro utilizzo come substrato per la coltivazione dei funghi eduli. La sperimentazione si è sviluppata in due fasi distinte, la prima, esplorativa, ha riguardato una prova di coltivazione in laboratorio mentre nella seconda si è proceduto ad analizzare il comportamento delle miscele in una vera e propria coltivazione industriale eseguita presso l'azienda “Valfungo” di Sansepolcro (AR). Nel corso della prova in laboratorio è stata valutata la compatibilità delle miscele a base di reflui oleari nella composizione di substrati di crescita per il fungo edule Pleurotus ostreatus (Jacq.) P. Kumm. A tale scopo sono stati preparati due substrati di crescita a base di paglia di grano contenenti rispettivamente il 50 % (50P) e il 90 % (10P) della miscela sperimentale “B” descritta in precedenza; il controllo (100P) è stato costituito da un substrato contenente solo paglia di grano. Una volta preparato e miscelato secondo le percentuali sopra descritte, il substrato è stato confezionato in sacchi di plastica e sterilizzato in autoclave ad una temperatura di 121°C per 60 minuti. Sono stati preparati 10 sacchetti da 1,5 Kg per ciascuno dei tre tipi di substrato. Dopo il raffreddamento, in condizioni di sterilità si è proceduto all'inoculo dei sacchi utilizzando semi di grano ricoperti dal micelio fungino. I sacchi sono stati quindi posti in incubazione ad una temperatura costante di circa 28°C ed al buio per una durata complessiva di 40 giorni. Al termine della fase di incubazione i sacchi si sono presentati completamente invasi dal micelio fungino. Quindi sono stati posti in una camera a temperatura ed umidità controllata dove è avvenuto lo sviluppo dei carpofori in tre successive volate (Figura 27 e 28). I dati relativi alla terza volata sono stati accorpati a quelli della seconda in quanto di modesta entità. Figura 27. Sacchi inoculati con P. ostreatus pronti per lo sviluppo di carpofori 44 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Figura 28. Prima volata relativa alla prova di coltivazione di P. ostreatus su substrati a base di reflui oleari Tabella 19. Produzione di carpofori in sacchi contenenti diverse % di substrato sperimentale a base di reflui oleari 10P 50P 100P 1° volata (17-07-2006) g 1990 1630 2790 2° e 3° volata (08-08-2006) g 555 414 1280 Sostanza secca 1° volata % 13,5 10,7 7,7 Sostanza secca 2° e 3° volata % 12,8 11,6 8,5 Totale fresco g 2545 2044 4070 rispetto al controllo % 63 50 100 Totale secco g 339 222 323 rispetto al controllo % 105 69 100 In tabella 19 si è riportata la produzione di carpofori. La produzione della prima volata ha rappresentato circa il 74% del totale dei funghi prodotti. Confrontando le diverse rese in termini di peso fresco, è emersa una produzione minore nelle tesi contenenti reflui oleari rispetto al controllo. Analizzando invece la produzione in termini di sostanza secca tali differenze si sono attenuate per la tesi 50P e completamente annullate, con produzione addirittura superiore rispetto al controllo, nella tesi 10P. I carpofori ottenuti dalle varie tesi sono stati anche sottoposti a prove di assaggio che non hanno mostrato differenze apprezzabili nonostante il loro contenuto in bio-fenoli totali (tabella 20), abbia fatto registrare differenze significative, con valori maggiori nelle tesi contenenti i reflui oleari. Tabella 20. Contenuto di bio-fenoli nei carpofori raccolti; dati espressi sulla sostanza secca. 10P 50P 100P -1 mg kg 1° volata (17-07-2006) 5831 5206 1530 2° e 3° volata (08-08-2006) 4090 4285 3078 Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 45 4.2 Sperimentazione industriale presso azienda Valfungo, Sansepolcro (AR) I risultati incoraggianti della prova di coltivazione in laboratorio di P. ostreatus hanno permesso di progettare ed intraprendere una nuova sperimentazione più ampia, svolta a livello industriale, configurata come attività di trasferimento applicativo della ricerca, coinvolgendo un'azienda leader del settore, la “Valfungo”, situata presso il Comune di Sansepolcro in Provincia di Arezzo. L’azienda “Valfungo” ha pertanto messo a disposizione le proprie strutture ed il proprio personale tecnico in modo tale da ospitare due prove di coltivazione: una riguardante Pleurotus ostreatus, effettuata secondo le indicazioni emerse dalla prova di laboratorio; l’altra con l’utilizzo di Agaricus bisporus (J.E. Lange) Singer, realizzata su più vasta scala, tentando di inserire nella preparazione del substrato di coltivazione, in accordo con standard aziendali ben consolidati, il nuovo ingrediente (miscela sperimentale B a base di reflui oleari) al posto di parte della pollina. 4.2.1 Prova coltivazione Pleurotus ostreatus Anche per questa prova è stata utilizzata la paglia di grano come substrato base (controllo) aggiungendo farina di soia al 10% fino ad un rapporto teorico C/N = 42; le tesi a confronto contenevano rispettivamente il 50% (50P) e l'80% (20P) di miscela “B”. I substrati di crescita sono stati confezionati in sacchi di plastica riempiti ciascuno con circa 15 Kg di materiale. I sacchi sono stati quindi avviati al trattamento termico di pastorizzazione seguendo la metodologia tradizionale. L’inoculazione, effettuata con cariossidi di miglio infungate, è stata praticata in ambiente chiuso, pulito e disinfettato, nel quale è stata immessa aria filtrata ad alta efficienza. I sacchi sono stati poi incubati a 28°C in assenza di luce per un periodo di circa 20 giorni. Terminata la fase di incubazione, i sacchi sono stati trasferiti in un locale, tenuto ad una temperatura di 14-16°C, con umidità dell’aria pari al 95-98% e con una intensità di luce di 150 lux per 12 ore al giorno, dove sono stai tenuti fino al termine della prova per ottenere la produzione dei basidiomi (Figura 29). Figura 29. Incubazione sacchi Pleurotus ostreatus, presso azienda Valfungo; a sinistra: in alto sacchi 100P, al centro 50P, in basso 20P; a destra particolare della produzione di P. ostreatus 46 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Dai dati produttivi della coltivazione sperimentale, riportati Tabella 21, si osserva subito una buona produttività per la tesi (100P) e la tesi 50P con valori paragonabili a quelli di una coltivazione industriale (25-30%) La tesi 20P ha mostrato, invece, rese molto basse e di scarsa qualità soprattutto nella II e III volata. Tale deficit produttivo è stato imputato all’eccessiva compattezza del materiale che ha determinato un rallentamento nella crescita del micelio, durante la fase d’incubazione, rispetto agli altri substrati. Tabella 21. Dati produttivi della prova di coltivazione di P. ostreatus, presso azienda Valfungo 100P 50P Produttività ± dev. std. g kg-1 substrato 325 ± 15 190 ± 25 Produzione I Volata % totale 65,07 76,94 Produzione II e III Volata % totale 34,93 23,06 Efficienza biologica (BE) ± dev. std. % 144,7 ± 6,7 74,5 ± 9,7 BE = (peso fresco carpofori / peso secco substrato) x 100 20P 144 ± 28 43,63 56,37 49,0 ± 9,7 L’analisi qualitativa dei carpofori, riportata in Tabella 22, non ha evidenziato particolari differenze tra le tesi a confronto nell’ambito delle singole volate, tranne che per i polifenoli totali il cui contenuto, nei funghi della prima volata, sembra essere proporzionale all’entità di reflui oleari aggiunti al substrato di crescita. Tabella 22. Caratterizzazione chimica dei carpofori di P. ostreatus Sostanza secca Ceneri Azoto totale Proteine solubili Zuccheri solubili Polifenoli % % % % ss % ss % ss I VOLATA 100P 50P 9,0 11,3 6,6 5,8 4,7 5,1 9,2 12,1 15,4 15,8 0,3 0,4 20P 10,4 7,5 4,8 11,1 19,8 0,5 II e III VOLATA 100P 50P 20P 10,8 11,0 11,4 6,2 6,0 6,5 4,2 4,0 4,1 18,6 19,5 15,9 12,1 15,9 21,4 0,5 0,6 0,6 Complessivamente la prova di coltivazione ha dimostrato la compatibilità dell’uso dei reflui oleari nella formulazione dei substrati di crescita per P. ostreatus, fornendo alcune utili indicazioni tecniche per consentire di migliorare le performance produttive. A tal proposito, è emerso che, per permettere una buona circolazione d’aria durante l’incubazione, è opportuno rimodulare le percentuali di reflui aggiunti, allo scopo di aumentare il più possibile la porosità delle miscele finali. Inoltre, per quanto concerne le fonti di azoto da aggiungere alla miscela, sarebbe utile la sostituzione della lana con materiali organici contenenti forme di azoto più facilmente assimilabili dal micelio. (il fieno di erba medica o la farina di semi di soia). Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 47 4.2.2 Prova coltivazione Agaricus bisporus La prova è stata condotta seguendo i protocolli di produzione messi a punto dall’azienda Valfungo nella sua ultra decennale esperienza produttiva, trattando la miscela sperimentale a base di reflui oleari come un nuovo componente da aggiungere al substrato standard in parziale sostituzione della pollina e adattando, di conseguenza, la presenza delle altre fonti azotate in modo da mantenere il rapporto C/N ad un livello ottimale (circa 22). In Tabella 23 sono state riportate le composizioni delle due tesi a confronto: il substrato sperimentale addizionato con miscela a base di reflui oleari (tesi RO) e il Controllo. Tabella 23. Composizione percentuale dei substrati a confronto per la coltivazione di Agaricus bisporus Miscela sperimentale RO Controllo Paglia 58 65 Miscela sperimentale B 25 Pollina 6 27,7 Gesso agricolo 5 6 Cascami di lana 4 Solfato ammonico 1,5 1 Urea 0,5 0,3 La miscelazione della paglia con gli altri ingredienti è stata realizzata mediante un mulino industriale. La quantità di acqua aggiunta alla paglia è stata valutata nel corso della lavorazione in funzione dell'umidità iniziale della miscela, assicurando l'omogenea incorporazione ed evitando la formazione di percolato. Figura 30. Carico tunnel di fermentazione mediante nastri trasportatori 48 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Dopo la miscelazione il composto è stato avviato alla fase di fermentazione in tunnel (Figura 30) avvenuta a circa 70 °C per un periodo di 11 giorni intervallati da un rimescolamento e un reintegro dell'acqua persa per evaporazione. Successivamente la massa, pari inizialmente a circa 180 tonnellate per ciascuna tesi, è stata trasferita nei tunnel di pastorizzazione e mantenuta ad alta temperatura (60 °C) per 8-9 ore. Successivamente la massa è stata lentamente raffreddata, tenendola a 45-50°C per 5-6 giorni allo scopo di agevolare lo sviluppo di attinomiceti termofili. Questi, trasformando l’azoto ammoniacale in proteine, rendono il substrato selettivo per la crescita dell’Agaricus bisporus. Dopo questa fase il composto raffreddato a 25 °C è stato trasferito nelle stanze di incubazione dove è avvenuta la semina del micelio e la sua crescita. In queste stanze il composto è stato mantenuto per 13 giorni ad una temperatura di 24-26°C permettendo così al micelio di svilupparsi ed invadere tutta la massa. Dopo l’incubazione il composto è stato stratificato nei letti delle stanze di coltivazione e ricoperto con uno strato di circa 5 cm di una miscela di torbe e terra di barbabietola, necessario alla fase di fruttificazione. Le stanze di coltivazione, ciascuna con una superficie utile pari a 500 m2 disposta su più livelli, sono state dotate di sistemi automatici per il controllo ed il monitoraggio dei principali parametri ambientali di interesse: temperatura e umidità relativa dell’aria, concentrazione di CO2 atmosferica. Complessivamente la prova ha interessato 5 stanze di coltivazione: due stanze sono state caricate con la matrice di controllo, altre due con la matrice sperimentale ed una è stata riempita per due terzi (333 m2) con il composto di controllo (C) e per un terzo (166 m2) con il composto sperimentale (RO). In Tabella 24 sono riepilogati i dati complessivi della prova. Tabella 24. Riepilogo complessivo dei dati riguardanti la prova di coltivazione di Agaricus bisporus effettuata presso l’azienda Valfungo. Compost impiegato* Funghi prodotti Scarto tonnellate tonnellate % Compost standard aziendale (C) 118,4 28,27 5,5 Compost sperimentale (RO) 96,9 27,94 8,9 * = peso determinato al momento del carico in stanza di coltivazione L’analisi dei dati complessivi di produzione ha fatto emergere un risultato soddisfacente visto che le produzioni ottenute dal compost sperimentale (RO) sono pienamente rientrate negli standards aziendali. In Tabella 25 sono riportati con maggior dettaglio i dati relativi alla produzione di basidiomi e alla loro qualità merceologica. Dall’analisi dettagliata dei dati quantitativi della produzione ed in considerazione del fatto che in totale è stato impiegato circa il 18% in meno di substrato sperimentale rispetto a quello di controllo, è emerso che la resa media della tesi RO è stata superiore al controllo del 10,3 % o del 19,8 % se riferita rispettivamente alla superficie coltivata o alla quantità di substrato messo dimora. Anche in termini di efficienza biologica la resa della tesi sperimentale (RO) è stata superiore (7%) rispetto al controllo. 49 Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi Tabella 25. Elaborazione dei dati di produzione e qualità merceologica del prodotto ottenuto nella prova di coltivazione di Agaricus bisporus effettuata presso l’azienda Valfungo. 2 Controllo Reflui oleari 21,3 ± 0,9 23,5 ± 0,6 kg 100 kg -1 % totale % totale % 24,2 ± 2,1 71,4 28,6 94,0 ± 2,7 29,0 ± 1,8 62,1 37,9 100,6 ± 3,5 % totale % totale % totale 21,6 33,5 45,0 29,2 29,0 41,8 -2 Resa media ± dev. std. (per m coltivato) kg m Resa media ± dev. std. (su 100 kg di substrato) Produzione I Volata (dal 21/4 al 26/4) Produzione II Volata (dal 27/4 al 8/5) Efficienza biologica (BE) ± dev. std. Qualità merceologica produzione 1° - funghi fioroni oltre i 3 cm 2° - funghi da 1,5 a 3 cm (velo integro e senza macchie) 3° - funghi per l'industria (aperti o macchiati) BE = (peso fresco carpofori / peso secco substrato) x 100 Per quanto riguarda la distribuzione della produzione tra le volate, le differenze sono state in parte da imputare alla strategia di marketing aziendale in grado di determinare modificazioni nei tempi di fruttificazione in base al controllo dei parametri ambientali; infatti, come è riportato in figura 31, la minore fruttificazione della tesi RO nella prima volata è stata ampiamente recuperata nel corso della seconda. Carpofori raccolti in stanze di coltivazione di 500 m2 ciascuna Kg 12000 6-8/5 10000 3-5/5 8000 30/4-2/5 6000 27-29/4 4000 24-26/4 2000 21-23/4 0 Controllo 1 Controllo 2 Reflui oleari 1 Reflui oleari 2 Figura 31. Produzione complessiva e distribuzione temporale della raccolta; i dati si riferiscono alle singole stanze interessate alla coltivazione di A. bisporus. (1° volata dal 21 al 26 aprile; 2° volata dal 27 aprile al 8 maggio). Facendo riferimento agli aspetti merceologici della produzione, legati alla forma, pezzatura e assenza di macchie sui carpofori, è emerso che la tesi RO ha mostrato una maggiore percentuale di 50 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 funghi di prima qualità ed una minore percentuale di quelli di terza qualità (Tabella 24); quest’ultimo dato ha peraltro inciso positivamente anche sulla velocità di raccolta, effettuata a mano, del prodotto ottenuto. In fase di raccolta è stato anche monitorato il livello di infezione da muffe competitrici dell’intera superficie oggetto della prova. In generale è stata registrata una bassa infezione da Tricoderma e Dactilium in entrambe le tesi, mentre si è riscontrata una maggiore presenza di moscerini e infezioni da Verticillium nei controlli rispetto alle tesi RO. Queste differenze, tuttavia, sono state, a giudizio dei tecnici della Valfungo, poco significative ed ascrivibili per la maggior parte alla variabilità insita in talune operazioni aziendali come l’orario di carico delle stanze, le differenze nei lotti di terra utilizzate per la copertura del compost, ecc. Per quanto attiene alla qualità del prodotto è stata condotta anche una prova volta a valutare il cosiddetto “shelf life”, ossia la durata del periodo durante il quale i carpofori mantengono inalterate le caratteristiche organolettiche e visive proprie del momento della raccolta. A tale scopo, campioni di carpofori raccolti in prima volata nella stanza mista (medesime condizioni ambientali) dalle due tesi sono stati conservati a 2-4°C in confezioni destinate al mercato. Dal confronto è emerso che, dopo circa 10 giorni (Figura 32), i corpi fruttiferi della tesi RO hanno presentato un maggiore imbrunimento anche se sono rimaste sostanzialmente invariate le caratteristiche organolettiche e nutrizionali del prodotto. Tale alterazione (ossidazione) è da ascrivere presumibilmente alla maggiore attività polifenolossidasica (PPO) presente nei funghi coltivati sulla matrice addizionata con reflui oleari. L’imbrunimento superficiale dei carpofori è stato, tuttavia, sensibilmente ridotto dalla protezione delle confezioni con film plastico in grado di limitare il contatto con l’ossigeno atmosferico. Nessuna altra differenza rilevante è stata invece riscontrata sulle caratteristiche nutrizionali dei funghi e sul grado di deterioramento microbico del prodotto post-raccolta. Figura 32. Carpofori di prima volata conservati in cella frigo a 2-4°C dopo circa 10/7 giorni dalla raccolta. A dx carpofori cresciuti su substrato da Reflui oleari (RO), a sx carpofori cresciuti su substrato standard (C). Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 51 Poiché al termine della raccolta dei corpi fruttiferi, il residuo di coltivazione (Spent Mushroom Compost) viene in genere impiegato, da aziende specializzate, come materia prima per la formulazione di terricci da florovivaismo, per completare la sperimentazione, sono state anche monitorate e confrontate nel corso della prova le caratteristiche chimico-fisiche e biologiche del substrato di coltivazione. In Tabella 26 sono riportate le principali caratteristiche chimico-fisiche e biologiche, determinate su campioni raccolti durante le varie fasi della prova. Tabella 26. Caratteristiche chimico-fisiche e biologiche del substrato di coltivazione campionato durante le varie fasi della prova sperimentale effettuata presso l’azienda Valfungo. I dati si riferiscono alla sostanza secca. giorni Umidità pH CEs Ceneri TOC N tot. N-NH3 IG polifenoli % dS m-1 % % % % % mg kg-1 Controllo Inizio fermentazione 0 71,3 8,33 4,71 15,0 42,5 nd nd 1,9 2634 Fermentazione 06 78,0 8,18 5,22 18,0 41,0 1,41 0,37 27,9 1369 Pastorizzazione 13 76,6 8,37 6,45 25,2 37,4 1,42 0,41 28,2 1222 Inoculo 20 72,2 6,98 6,71 30,2 34,9 1,83 0,00 37,7 370 Carico stanza produzione 33 76,7 6,05 7,71 27,5 36,3 1,94 0,00 80,5 193 Fine prova 66 71,2 7,37 6,87 36,6 31,7 1,07 0,00 78,1 169 Reflui Oleari Inizio fermentazione 0 73,5 8,24 4,71 11,1 44,5 nd nd 15,9 2959 Fermentazione 06 76,0 7,30 7,30 14,6 42,7 1,85 0,83 29,7 1238 Pastorizzazione 13 76,5 8,27 7,10 17,9 41,1 2,10 0,69 21,9 1323 Inoculo 20 74,3 6,68 7,12 20,8 39,6 2,63 0,03 54,2 653 Carico stanza produzione 33 71,5 5,86 8,14 24,9 37,6 2,79 0,00 68,9 214 Fine prova 66 69,2 6,69 7,95 33,8 33,1 2,54 0,00 70,4 227 Il confronto tra i due compost ha fatto emergere essenzialmente un maggior contenuto di azoto totale nel substrato RO. Tale differenza, ben evidente sin dall’inizio della prova, si è progressivamente rimarcata determinando, al termine della sperimentazione, uno scarto sensibile (pari a 1,47 %. N tot.) La maggiore presenza di azoto in RO non ha però influenzato la crescita del micelio fungino, probabilmente per la sua minore “disponibilità”. In questa miscela, infatti, circa l’80% dell’azoto era considerabile a “lenta cessione”, derivando prevalentemente dal cascame di lana (cheratina), reflui oleari e trucioli (lignina), a differenza del controllo dove, invece, il 100% delle fonti azotate aggiunte alla paglia sono state in una forma prontamente disponibile, derivando da una miscela di pollina, urea e solfato ammonico. A conferma di ciò sta il fatto che, al momento della fase di inoculo, il contenuto di azoto ammoniacale era pressoché inesistente (come necessario) in entrambe le tesi a confronto. Il maggiore contenuto di azoto riscontrato nella miscela RO a fine prova ne ha aumentato il valore agronomico in quanto riutilizzato da aziende specializzate (Euroterriflora) nella formulazione di terricci da vivaio. Dall’analisi dei dati relativi all’Indice di Germinazione (IG), c’è infine da rilevare come il processo di compostaggio prima e la successiva coltivazione di Agaricus bisporus dopo abbiano ridotto notevolmente la fitotossicità dello Spent Mushroom Compost in entrambe le tesi a 52 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 confronto, con valori finali di GI superiori al 70%, ritenuti ottimali dal punto di vista agronomico. Nello stesso tempo il contenuto di polifenoli si è ridotto notevolmente fino a raggiungere valori di assoluta sicurezza per il successivo impiego agronomico dei compost. In conclusione, la prova ha dimostrato una piena compatibilità dell’utilizzo dei reflui oleari nella preparazione di substrati per la coltivazione di A. bisporus nonché la possibilità di un sicuro e più proficuo riutilizzo in ambito florovivaistico dello Spent Mushroom Compost di risulta. Si segnala a tal proposito che, in virtù dei risultati incoraggianti ottenuti con la sperimentazione e sulla base delle indicazioni tecniche emerse, l’Azienda Valfungo sta dando seguito ad ulteriori sperimentazioni con l’obiettivo di riuscire ad integrare nel proprio ciclo produttivo l’uso di sanse vergini denocciolate e cascami di lana grezza, sottoprodotti di scarto facilmente reperibili sul mercato, componenti della miscela sperimentale B che è stata oggetto di studio del presente lavoro. Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 53 CONCLUSIONI L’elevato quantitativo di reflui prodotti in un breve periodo dell’anno dall’industria olearia impone la necessità di provvedere in modo rapido ed economico alla loro corretta gestione. In Italia, la procedura di smaltimento più utilizzata dai frantoiani è lo spandimento diretto in campo, anche se tale opzione, per le caratteristiche geo-morfologiche del territorio italiano, non sempre risulta agevole e/o economica. Considerando che la biomassa di scarto dei frantoi rappresenta una preziosa fonte di carbonio organico e nutrienti utili per migliorare la fertilità e per contrastare la desertificazione dei suoli, l’ISAFoM-CNR propone un sistema, denominato MATReFO (Metodo ed Apparato per il Trattamento dei Reflui dei Frantoi Oleari) in grado di trasformare i reflui oleari in uscita dal frantoio in ottimo ammendante. Il tutto abbattendo i costi di smaltimento, i pericoli di contaminazioni ambientali legati allo spargimento dei reflui oleari in campo ed alle emissioni dei sansifici. La tecnologia MATReFO prevede il recupero del nocciolino dalla sansa vergine in uscita dal decanter, la successiva miscelazione del residuo con matrici organiche igroscopiche, ed, infine, il confezionamento immediato del prodotto in sacchi a rete che consentono una naturale ventilazione della massa. La maturazione della biomassa durante lo stoccaggio, operata prevalentemente da lieviti e batteri, può essere protratta per parecchi mesi, determinando un miglioramento delle proprietà chimiche e fisiche del prodotto finale e consentendo il suo impiego in campo nei periodi più opportuni dell’anno. Il successivo uso in oliveto del prodotto alla dose testata di 9 t/ha all’anno ha determinato un incremento significativo del carbonio organico del suolo, con particolare riferimento a quello umificato, senza interferire negativamente sulla crescita e produzione delle piante. Le prove in campo in campo non hanno evidenziato, inoltre, interferenze sulla composizione della comunità vegetale spontanea ad eccezione di un temporaneo effetto pacciamante, rilevato al dosaggio testato più elevato (40 kg/mq). Effetti benefici, in termini di aumento della biodiversità, sono stati, invece, registrati sulla componente micro e macro fungina del suolo. In modo analogo anche le indagini microbiologiche hanno confermato l’effetto positivo dello spandimento in campo delle miscele sperimentali a base di reflui oleari, soprattutto sulla componente batterica nitrificante del suolo. L’aggiunta della miscela sperimentale nei substrati da vivaio ha determinato, per tutte le specie monitorate (olivo, alloro, cipresso clorofito, geranio) performance di crescita e produzione soddisfacenti, dimostrando l’efficacia del prodotto e le sue proprietà di fertilizzante a lento rilascio. Infine, i reflui oleari trattati con la tecnologia MATReFO hanno dimostrato anche a livello agroindustriale una piena compatibilità d’uso nella formulazione di substrati di crescita per funghi eduli. Infatti, le prove di coltivazione di Pleurotus ostreatus e Agaricus bisporus, sono state pienamente soddisfacenti sia in termini di performance produttive ottenute sia per la migliore qualità del residuo di coltivazione che in genere viene riciclato nella formulazione di terricci per floro-vivaismo I risultati positivi delle prove hanno permesso di passare al trasferimento applicativo in aziende produttive dei protocolli d’impiego messi a punto nella sperimentazione, con particolare riferimento al vivaio il Campino della provincia di Siena e all’azienda agricola Valfungo. 54 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 55 ATTIVITÀ DI DIVULGAZIONE DEI RISULTATI OTTENUTI Si elencano di seguito le principali attività di divulgazione dei risultati (pubblicazioni, contributi a convegni, conferenze e seminari) effettuate nel corso del progetto: - R. Altieri e A. Esposito, Impiego agronomico di biomasse a base di reflui oleari in oliveto: effetto sulla qualità del carbonio organico del suolo, in atti del VI Convegno Nazionale dell’ IHSS (Internazional Humic Substances Society), Perugia 15-16 dicembre 2005, pp 13-15. - M. Pepi, R. Altieri, A. Esposito, A. Stendardi, F. Borghini, S. Gasperini, E. Franchi, S. E. Focardi Isolation of Nitrifying bacteria imaged by “fish” analyses and organic carbon modification in soils amended with olive mills wastes”, in atti del XXV Congresso Nazionale della Società Italiana di Microbiologia Generale & Biotecnologie Microbiche, Orvieto 8-10 giugno 2006, pag. 117. - R. Altieri e A. Esposito, Use of olive mill by-products as peat substitute in the preparation of nursery growth media, in atti del Second International Seminar Olivebioteq on Biotechnology and Quality of Olive Tree Products around Mediterranean Basin, Marsala-Mazara del Vallo (TP) 5-10 Novembre 2006, Vol. I, pp 437-440. - L. Pecoraro, R. Altieri, A. Esposito, C. Perini, E. Salerni, V. De Dominicis, Impiego di substrati sperimentali a base di reflui oleari per la coltivazione di funghi eduli, in atti del XVI Convegno Nazionale di Micologia, Firenze, 4-6 Dicembre 2006, pag. 28. - L. Pecoraro, R. Altieri, A. Esposito, C. Perini, E. Salerni, V. De Dominicis, Impiego di substrati sperimentali a base di reflui oleari per la coltivazione di funghi eduli, Micologia Italiana, in stampa. - Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi, presentazione del progetto alla Conferenza regionale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale della Toscana 2006, Firenze 14-15 Dicembre 2006. - A.M. Picco, M. Rodolfi, S. Chinaglia, L. Pecoraro, E. Salerni and C. Perini, Fungal pathogens of spontaneous grasses grown on soil amended with olive mill waste by-products, in atti del XIV Convegno della Società Italiana di Patologia Vegetale, Perugia, 18-21 Settembre 2007, pag. 77. - L. Pecoraro, R. Altieri, A. Esposito, F. Parati, L. Montesi, E. Salerni, C. Perini Impiego di substrati sperimentali a base di reflui oleari per la coltivazione di Agaricus bisporus e Pleurotus ostreatus, in atti del 102° Congresso della Società Botanica Italiana. Palermo, 26-29 Settembre 2007, pp. 333. - M. Rodolfi, A. Picco, C. Perini, L. Pecoraro, G. Ruocco, E. Salerni, R. Altieri, A. Esposito, Macro e micromiceti in suoli sottoposti a diversi trattamenti con ammendanti a base di reflui oleari, in atti del 102° Congresso della Società Botanica Italiana. Palermo, 26-29 Settembre 2007, pp. 334. - P. Castagnini, C. Perini, F. Biagi, S. Focardi, M. Pepi, A. Lobianco, R. Altieri, A. Esposito Orto Botanico di Siena e sperimentazione agronomica: studio della flora vascolare e microbica spontanea di suoli ammendati con reflui oleari, in atti del 102° Congresso della Società Botanica Italiana. Palermo, 26-29 Settembre 2007, pp.348 - R. Altieri e A. Esposito, Olive mill wastes management: a novel approach working at milling level for recycling in agriculture all kinds of effluents, in atti della Conferenza Internazionale “New 56 Risultati dell’attività sperimentale Anni 2005 - 2007 technologies for the treatment and valorization of agro by-products, Terni 3-5 Ottobre 2007, 21 pagine. - R. Altieri e A. Esposito, Olive orchard amended with two experimental olive mill wastes mixtures: Effects on soil organic carbon, plant growth and yield, Bioresour. Technol., doi: 10.1016/j.biortech.2008.02.048 - G. Ruocco, Aspetti micologici sull’impiego agro-industriale di miscele sperimentali a base di reflui oleari, Tesi di laurea, 2008. - Realizzazione di un sito WEB sul progetto Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi: http://www.iro.pg.cnr.it/arsia_reflui/home.htm RINGRAZIAMENTI Si ringrazia per il contributo offerto nella realizzazione delle prove sperimentali: - il Dott. Giovanni Pacini, il Dott. Luciano Paggetti e il Sig. Massimo Borsi del vivaio “il Campino” della provincia di Siena, località Ruffolo (SI), per l’ospitalità e la collaborazione nelle prove di coltivazione in vaso. - il Sig. Enzo Giganti, Serre di Rapolano (SI), per aver ospitato la sperimentazione agronomica nel proprio oliveto - il Dott. Lorenzo Montesi e la Dott.ssa Francesca Parati dell’Azienda Agricola Valfungo, Frazione Gricignano, 6, 52037, Sansepolcro (AR), per l’ospitalità e la preziosa collaborazione nello svolgimento della prova di coltivazione di funghi eduli. - la Prof. Anna Maria Picco e la Dott.ssa Marinella Rodolfi del Dipartimento di Ecologia del Territorio, Sezione di Micologia, Università degli Studi di Pavia, per il contributo inerente lo studio della componente microfungina del suolo. Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi 57 BIBLIOGRAFIA CONSULTATA Adani F., Confalonieri R. & Tambone F., 2004, Dynamic Respiration Index as a Descriptor of the Biological Stability of Organic Wastes, J. Environ. Qual., 33: 1866-1876. Altieri R., Pepi M., Esposito A. & Fontanazza G., 2005, Chemical and microbiological characterization of olive mill wastes based substrata produced by the (O.Mi.By.P.) technology and their grounds amendment, Proceedings of the International Seminar: “The role and importance of integrated soil and water management for orchards development”, Mosciano S. Angelo (TE) 9-10 May 2004, FAO Land and Water Bulletin n.10 pp. 91-101. Altieri R., Esposito A. & Fontanazza G., 2005, Caratterizzazione chimico-fisica di substrati organici a base di reflui oleari prodotti con una tecnologia innovativa, Atti XXII Convegno SICA, pp. 279-288, Perugia 21-24 settembre 2004. 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COORDINAMENTO E RESPONSABILITÀ SCIENTIFICA Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo (ISAFoM) Via Madonna Alta, 128 - 06128 - PERUGIA Tel. 075-5014540 - Fax 075-5014547 Web site : www.isafom.cnr.it e-mail: [email protected] PARTNER SCIENTIFICI Università degli Studi di Siena Dipartimento di Scienze Ambientali “G. Sarfatti” Via P. A. Mattioli, 4 – 53100 - SIENA Tel. 0577-232871 – Fax 0577-232860 Web site: www.dsa.unisi.it e-mail: [email protected] Dipartimento di Biologia Molecolare Policlinico Le Scotte - III Lotto - I Piano – 53100 - SIENA Tel. 0577-233261 - Fax 0577-233334 Web site: www.unisi.it/ricerca/dip/bio_mol e-mail: [email protected] PARTNER SPONSOR (PRIMO ANNO DI ATTIVITÀ) Unaprol Consorzio Olivicolo Italiano Via Rocca di Papa, 12 00179 – Roma Tel. 06/7846901 – Fax 06/78344373 Web site: www.unaprol.it e-mail: [email protected] Finito di stampare nell’aprile del 2008 da Edizioni Cantagalli S.r.l. di Siena per conto dell’ISAFoM-CNR di Perugia Soluzioni alternative allo spandimento in campo dei sottoprodotti dei frantoi Risultati dell’attività sperimentale - Anni 2005 - 2007 L’elevato quantitativo di reflui prodotti in un breve periodo dell’anno dall’industria olearia impone la necessità di provvedere in modo rapido ed economico alla loro corretta gestione. Lo spandimento diretto in campo per le caratteristiche geo-morfologiche del territorio italiano non sempre risulta praticabile. Tuttavia, la biomassa di scarto dei frantoi rappresenta una preziosa fonte di carbonio organico e nutrienti per la fertilità dei suoli. L’ISAFoM-CNR propone un sistema, denominato MATReFO (Metodo ed Apparato per il Trattamento dei Reflui dei Frantoi Oleari) in grado di trasformare i reflui oleari in una matrice organica utilizzabile in ambito agronomico ed agro-industriale. Il sistema, di semplice gestione, prevede la separazione iniziale del nocciolino dalla sansa vergine e la successiva miscelazione del residuo con matrici organiche igroscopiche. Il prodotto finale, confezionato in sacchi a rete, può essere impiegato dopo un breve periodo di stoccaggio aerobico che ne determina un miglioramento delle proprietà chimico-fisiche e biologiche. Le caratteristiche di stabilità del prodotto finale permettono di svincolare il suo utilizzo dalla stagione di produzione dei reflui con evidente vantaggio in termini di gestione aziendale. L’ampia sperimentazione effettuata nel corso del progetto ha dimostrato la piena compatibilità del prodotto a base di reflui oleari come ammendante in pieno campo, come surrogato della torba nella preparazione di terricci per colture in vaso e nella formulazione di substrati di coltivazione di funghi eduli. L’uso in campo ha prodotto un effetto positivo sulla sostanza organica del suolo con riflessi benefici anche sulla biodiversità degli ecosistemi indagati. In ambito vivaistico la miscela sperimentata ha mostrato proprietà paragonabili a quelle dei fertilizzanti a lento rilascio, determinando ottime performance di crescita e produzione. Infine, anche a livello agro-industriale le prove di coltivazione dei funghi eduli hanno dato risultati soddisfacenti. L’esito positivo delle prove ha permesso di trasferire a livello applicativo in aziende produttive i protocolli d’impiego messi a punto durante il progetto