iJfr"L.uiGiAmedeo
Lampoho
di
DELLA VITAE DELLE OPERE
CARLO
BON-COMPAGNI
DI MOMBELLO
Cenni sommari
CASA
DOTT,
BOLOGNA
Farìni,ìO
con
note
auiobio^afiche
EDITRICE
FRAJVCESCO
VALLARDI
MIILi^A^lSrO
15.
Diacìplioi,
iS9t
NAPOLf
70
MoataalWetOf
PKOPRIETÀ
LETTERARIA
(Estratto dell'Opera
dì
Leone
Carpi)
"
Db"
M
PREFAZIONE
Fino dal
del
luglio
1880
avea
Carlo
Bon-Compagniinco-
ininciato a scrivere brevissimi cenni della sua
vita,
promessi
all'autoredi questa Raccolta: dì essi partem'andava
det-
interrotti per la
tandOjparte rimase fra gliautografi
morte
a
cui
:
provvisa
im-
questiio trascrissi per servire allo scopo
destinati.
erano
sentii il dovere di attener la fatta promessa,
Richiestone,
la
quale senza
;
né senza
troppo
fallo avrebbe
il Bon-Corapajfni
stesso adempita
avrei
questa ragione
recente
e
cosi
prestodi Lui scritto,
troppo doloroso essendo tuttavia il lutto
della famiglia.
autobiografici
seguirò
quifedelmente. Li avrei
vi fossero state parecchie
se
non
riportati
per intero,
Quei cenni
^nzi
lacune
e
Autore
i qualirichiedevano opportuni
rimenti
schiapassi,
lo stesso
note, clie probabilmente,
rileggendoli,
alcuni
e
vi avrebbe
Inoltre
introdotti.
quei manoscritti
erano,
come
ho
non
detto,
pinti,
com-
col giugnodel I86I ; era
si terminavano
dappoiché
infino al 1880, conttnuandonf)^
difficile
proseguirli
por me
in prima persona.
inalterato lo stile,
e
parlando
A
/"u
6
PREFAZIONE.
È per queste ragioni,
che
ho
il lavoro ; procurandotuttavia qua
i
e
rifar dal
principia
là riferir integralmente
e non
autobiografia,
luoghipiù importantidi quell'
del mio, se
e
voluto
notizie conservate
Nascondere
cosa
non
in
quanto
m'era
certo
in
questoscritto riputerei
grave alla venerata
indegnae oltraggio
che mi fu amico e padre.
1881.
documenti
famiglia.
od alterare il vero
Torino, 1 settembre
per
giunger
ag-
memoria
l'uomo
del-
?
Csu-b
oDorù
Uoa-CE}Qipa.pi
l'Italia cot
P opera. Chi scriyeràla^ sua
vita p()trà}
correndo al Taro, dire che P^t^rsenno
*
oìtó
k
con
degnamente e eoa rara idódoslm Itr
le relipioaa
i*
puhblicbefì le privale,
virtù
le cÌTili.*
lioiSETicoUiittrTri atV Accademia
dii Lintei
ì\ Ift gftuziaìo
IS"t.
Carlo
Bon-Coinpagnidi Mom bello nacque in Torino addì 25
assai
Luglio 1804 (1).Il padre Ludovico fu dotto ma^istratOj
colto od onestissimo. Deputatoal Corpo Legislativo
pero,
sotto l'imfu poi mandato
Firenze
nel
1809
Procuratore
a
generale
la famiglia
fino
e vi stette con
dell'Arno,
per il Dipartimento
al marzo
del 1814,quando vi fu ritornato il Gran Duca.
Colla ristaurazione della Monarchia
piemontese,reintegrato
difficoltànel grado,fu Procuratore del Re
non
senza
pressa
il Senato di Savoia con residenza a Conflaas: di là fu la famiglia
nuovamente
costretta a fuggire,
degliarmati
per la minaccia
francesi che "i avanzavano
da Chambery in quel tentativo di
rivincita de' memorabili Cento giorni.
Mori quasi improvvisamente
nella età di 41 anni, in Piea
in queld'Asti,
nell'ottobre del 1815.
(1)Netr
ancora
aUo
il cognome
dì
conserraio ne^
nascita,
Compùpm
r
la casita
re
distridella Parrocchia del CarmjDeT $ì
è la stessa dei Com
di
parrai
Jeg|,^c
Firenze. tJn Barla-
lomeo, d]srend«nt« in tlDea dìreUa da Diro, rer^o il 1€00 venne a lìSitare diDcrera in
di Saroia^
decreto di Datar alizzazioits,
e ne oUenno
Uienu^nte: iDtlitòal servìgio del Deca
f
le
^Per
del
d^^H'ordine Maurmanoi.
Il Oglto
Fraoceseo ehb"r pos"^ra il Feudo di AlornbE^llo,
in^efue
dottissima opera di Isidoro
più ampieDotiiìe V. Djno Cùmp^f^nis la èna Prona ra
Kd. LeLnngo. Gap. XX part* II. Voi T, e T app*»dif* I con ralhero genealogico.
UilDoier rirenie
,
ISSO).
8
CARLO
madre, Sara del Conte
La
COMPAGNI.
BON-
gli studi
di umanità
Qui il nostro
Nazionale
della Università,dove in
laurea nel
I. Vita
Politica.
il
lugliodel
Nel
—
Umberto
di
corso
Salaggia(1),
Carlo centinai
del
Carmine,
ove
posciaalunno
I. Fu
s*insegnavanogli elementi
quel tempo
della filosofia
: ivi continuò
seguìla
scuole
retorica nelle
e
risiede il Convitto
ora
Pasioris di
Maurizio
fissò allora il domicilio in Torino.
e vi
giurisprudenza,
con—
1826 entrò Carlo
Bon-
1824.
gennaio del
venendo
uffici,
Compagni n^Ua carriera de' pubblici
ascritto quale
del Senato di Savoia
volontario presso l'avvocato fiscale generale
sedente
in
1828
Chambery: nel
poverisoprannumerario;e
sostituito efiettivo
nel
stipendio
con
del 1830.
novembre
questo tempo cosi egliscrisse :
Di
stetti in Savoia, cominciarono
«
glianni
Durante
in Francia
ne
a
le
ne
occupaianch'io.
Incominciai
lora
al-
:
opinioniultra-monarchiche.
sopra, mi
poi alla
po'colte
giornaliil nostro governo non permetteva si
nel regno se non
i soli giornaliche propugnavano
introducessero
»
assai,me
occupavano
leggerei
in cui
quellediscussioni tra
il governo di Carlo X e la parte liberale,
che riuscirono
rivoluzione del 1830. In Chambery tutte le persone un
se
de'
fu ivi sostituito avvocato
Leggendolie
accorsi che il torto stava
dalla
Quando fu compiuta la rivoluzione
riflettendovi
parte loro.
del 1830
me
ne
grai:
ralle-
gli affari politici
per
quando
le cose
abbastanza
è fondata sul diritto. Non
conoscevo
tiche
polidelle
d
el
di
imperfezioni
Luigi
governo
per accorgermi
al buon senso, quando
Tuttavia credo di essermi inspirato
Filippo.
mi rimasi dall'aderire alla parte Èberalepiù spinta, credendo
non
conoscevo
vedere tutti i
che
male
si servisse alla
popolariod
»
Non
in
fi
abbastanza
ancora
che trae
pericoli
molto
i
causa
seco
una
rivoluzione anche
della libertà secondando
le passioni
democratici.
pregiudizi
del modo
contento
Savoia,chiesi
onde
riera
procedevala mia carprovinciesog-
di venire trasferito nelle
(1)In alcane bìofraOesi accenna
Esso era
BoB-Gompagniassmnse.
anche al titolo di ConU di
stato dei Pastoris di
lamporo,che altimamente
e potevatrasmettersi
Salaggia,
Anco
per finca femmÌBÌle : ne chiese perciòil riconoscimento con facoltàdi trasmetterlo
al genere, e tmi discendenti,
R. R. Patenti del 32 aprile1880.
e l'ottenne con
CAELO
del
^ette alla giurisdizione
^el 1831
"
Italia, Ad
Giomne
in Val
Piemonte,ed
in
settembre
Istruttore in Aosta,
incominciò
a
la
pubblicare
certo avvocato,che di Svizzera
un
passava
,
furono
Italia.
€ipiin
3"
Assessore
di
alcune di quellescritture
sequestrate
di diffondere i suoi prioil grandecospiratore
cercava
d' Aosta
cui
"on
fui nominato
Senato
quei tempi GiuseppeMazzini
In
1J
BON-COMPAiiNJ.
e
Dovettifper ragiond* ufficio,
esaminarle,
vi trovai poco
?costrutto,
»
Siccome
lazione
quegliaffari dipendevanodal Senato,ne feci reFiscale generale.
Era ben naturale che
la cosa fosse riguardata
sotto un altro aspetto.Ad
il giudizio
dato dal Senato non
peccò di eccessivo
air Avvocato
in Torino
-ogni modo
rigore.
» Dopo
un
anno
di
soggiornoin Aosta,fui mandato
Fiscale in Pallanza. Ivi la carica
di affari politici*
Conobbi
ad
r Italia
non
agitarsiMi
poteva durare
H
mi
non
Avvocato
parmi
diede occasione d'occu-
tuttavia che i mazziniani
venni
sempre
tinuavano
con-
persuadendosempre più che
nel sistema politico
imposto
-dai trattati del 1814.
» Ma mi persuadevoaltresì che un altro grave pericolo
poteva
sovrastarle per le improntitudini
delle società segrete,e della
parte rivoluzionaria. Neir agosto 1S34 fui nominato sostituto
avvocato
generalepresso
il Senato
di Piemonte
sedente in Torino.
Durai dieci anni in quell'ufficio^
dove lavorai a conclusioni
e talvolta a pareri su materie o politiche
questioni
giuridiche,
di pubblicaamministrazione,
di cui venivo dal capo
o
^eir ufficio specialmente
incaricato,
1843 mi ebbi il titolo e grado di senatore ; e nel
» Neir aprile
e cosi sedetti giudicein
gennaio successivo l'effettivaanzianità;
che era allora suprema Corte del regno per le provincia
^quella,
che faceva le partidelle odierne Corti di Appello.
e
piemontesi,
«u
»
Dalla residenza in Torino
"!esare Balbo, che io
conoscevo
ebbi occasione di amicarmi
già e
parentela.
di conoscere
» Ebbi così opportunità
liberali
della
nostra
cittàpiù
con
cui
ero
anzi
con
legato
per
-e
»
Persuaso
che le monarchie
gliuomini piùintelligenti
assolute dovessero
scomparireo
10
CARLO
suasione
nelle
stro
In
fosse
menti
lavorio,
il
idee
quelle
più
vedere
che
eletti ;
cui
da
noi
dovesse»
quella
in
mia
per*
incominciava
giacché
dovea
poi procedere
il
no--
quantunque-
feci
gli
qualche-
i divisamenti
tra
la
luogo
liberale.
in
d' Italia
che
massima,
Balbo,
libertà.
di
Speranze
eh' ebbero
coloro
tutti
Cesare
che
trovar
assoluta
di
Monarchia
sanno
la
dovesse
liberale
gramma
le
egli pubblicò
sostenendo
obiezione,
anche
consentiva
d'indipendenza
tenero
Quand'
»
del
delia-
trasformazione
Come
egli soleva,
dimestichezza
lui
con
pro*--
ciò
chesulle-
andò
,
ecclesiastiche
al
ragione
essa
quanto
lite
io
ero
colla
le
tutte
devo
sulle
inclinato
meno
terie
ma-
quel
con
sentivo
Chiesa,
prerogative
va—
dare-
a
che-
pure
nei
acquistate
nelle
le
un
stampe
discorsi
alcuni
fra
noi.
civiltà
antica
Della
moralità
delle
Delle
dottrine
morali
Dei
recenti
studi
Dei
sistemi
di
venni
dello
storico
In
quella
Camillo
e
Dettai
di
in
in
1837.
dottrina
letterato.
di
Commissione
Cavour
gli
nostri
d' Italia.
diritti
di scrivere
vaghezza
prese
articoli
ci6
vano
incomincia-
seguenti:
legislazione.
ancora
secolo.
questo
lingua
nel
del
tempi
giornali letterari, che
istituita
alla
coi
letterati,mi
educazione
che
e
de'
che
pene.
aveva
Manno,
gresso
pro-
moderna.
e
di
aggregato
nel
confidare
a
Balbo-
Cesare
a
egli m'insegnò meglio
Sclopis sulla
dello
Governo
moderne;
coi
in
Della
Il
insegnò
questioni politiche
poco
pubblicarsi
Dei
m'
cogl' interessi
relazione
per
a
società
gratissimo
sono
e
Egli
lui.
delle
Affiatatomi
essere
da
riguardare
a
aveva
»
interamente
lui,
attaccar
conservare
imparai
politico
»
di
complesso
In
che
di
par
Anche
prima.
andati.
tempi
altri
di
Papa.
poteva
non
»
al
voglioso
Non
»
amici
più
consentivo
non
Cattolico
lent'uomo.
fu
l'ira, si
Sbollita
furie.
vi
di
fra
anche
risorgimento.
»
di
lieto
che
gl'ingegni più
consentivano
allora
la speranza
Fui
libertà.
la
penetrare
sorrideva
mi
trasformarsi,
BON-COMPAGNI.
Italia.
•
Italia.
Commissione
una
Ne
era
del
magistrato
di
presidente
statistica
il barone
accoppiava
seppe
Giu-
quella,
»
Statistica
ignoto
ebbe
al
occasione
pubblico.
di
r
scere
cono-
CARLO
Il
»
comune
amore
Egli
alla
Ho
»
trovai
che
pure
nel
tener
conto
alcuni
si
e
anni
di
in
questioni
sociali.
cui
le
rigenerare
stampai
le
delie
L'istituzione
ad
il
Si
influenza
più
essere
pochi
nei
»
della
1851
su
pubblicato
avevo
a.
per
il peso-
ed
e
primo
alunni
a
sare,
pen-
congiungere
gli agiati
del
passo»
avvezzandola,
dovevasi
quella parte
ebbe
il
tassero
eserci-
che
popolo
usati
vita,
e
agli
suole-
l'opera
che,
non
talvolta
dimandai
mia
cospetto
nostro
paese,
a
politici, non
grandi
non
contiene
più
l' esposizione
migliori
«tesso
fatto
se,
meglio
momenti
invece
di
di
dere
spen-
popolare.
seriamente,
questioni
era
tolato
inti-
1' infanzia.
de'
me
libro
altro
un
che
avrei
nell'educazione
riflettendoci
delle
in
alcuni
Generale^
forensi.
affari
nell' istruire
passai
in
improvvisato
dell'Avvocato
Infanzia,
infantili
affari
quasi
1839,
complemento
suo
metodi
scuole
nel
dagli
de'
nel
gli
i ricchi
liberi
pratica
al
il
essere
infantili
all' Ufficio
sulV
Se
dovea
io
Lezioni
mia
ottenere
grave
linguaggio,
suo
affinchè
di
tutta
che
il
Saggio
partecipare
»
fu
che
Nelle
meno
chiamano
adoperarsi
deve
avvezzare
scuole
scrivendolo
giorni,
Nel
si
si
Scuole
derelitta.
momenti
»
Alle
benefica
libro
Quel
»
dovevano
degli alunni,
patrocinio
di
rendere
infantili
scuole
all' infanzia
i fatti.
osservare
debito
vour,
Ca-
Torino.
Delle
che
le-
paese
col
in
quelle
il
i governi
umane.
delle
parlandosi
su
ha
così
nostro
intitolato
rigenerazione
si deve
quella rigenerazione.
a
idee
;.
devono-
cui
conversai
ne
libro
un
nel
voga
Balbo
tempi.
impiantarle
per
agiata
plebi. Questa
disuguaglianze
tribuirono
con-
cui
a
di
ma
de' loro
anch'io;
mie
classe
La
patizzare.
sim-
più
col
Yideaiità,
civiltà
in
adoperarci
dell'educazione,
mezzo
la
occupai
accennai
fece
d'accordo
indebita,
venute
ne
che
uomini
talvolta
secondare
quell'occasione
In
Infantili
»
Me
i due
trovassi
un'influenza
erano
deliberò
mi
non
difettava
per
ci
politica.
parte
dare
costituzionale
sono
educazione
qual
infantili.
libertà
Balbo
Cavour
devono
scuole
»
in
non
Da
»
mia
detto
la
per
Cesare
e
11
BON-COMPAGNI.
lecito
mi
politiche,
ad
un
proprio
pare
che
si
vano
agita-
Italiano
starsene-
articoli
intitolatii
inoperoso.
»
Dal
1840
al
1842
pubblicai
una
serie
di
12
CARLO
Del
Diritto
della
e
BON-COMPAGNI.
legge
-denza, giornalemensile
studi
Erano
»
"lelle supreme
ordinate
ad
assicurarlo.
del diritto ad
fatto di
avrei
Era
-che mi
umane
ciato
comin-
avevo
volevo
non
vere
scri-
me
altro
un
Italiani,
tempo
un
allora
pensiero dell'uso
desiderio di dare alle
vago
fatto TAccademia
aveva
il
Scrivevo
lavoro.
quel
tuttavia in
degV
uso
ad
stampe una
corrispondereall'onore
di Torino
delle Scienze
gandomi
aggre-
ordinari.
ai suoi membri
-e
stesso
me
a
dettare la Introduzione
a
pubblicazionedi qualcheimportanza,per
»
cui
tacerne, se
diodi
mi
concetto
solo, rimettendo
me
»
questionidi
Erano
dovevo
politica:
svolgerne il
"illa Scienza
che
conto
di tutte le istituzioni
e
solo.
me
per
per
di render
cercavo
ragioni del diritto
alla libertà
»
si
di Giurisprunegli Annali
pubblicava allora in Torino.
dei miei studi legali.Nel
occuparmi fino dal principio
il
mio
tinuo
queir argomento
pensiero si portava di con-
ad
trattare
A
che
cui
con
morale
mare
prime ragionidella scienza venni ad afferche il diritto positivodeve fondarsi
sul diritto naturale
i diritti naturali devono
essere
guarentitidalle libertà
Procedendo
che
dalle
-costituzionali.
»
Sentivo
se
scrivevo
e
che
si fondasse
non
inspiratadalla
nell' ordine
libera.
l'opinione
il
a
dichiarare
diritto,sulle quali devono
"Jhiesa
»
Passavo
e
lo Stato
essere
incompetentela
j
la
e
se
come
fosse
non
elementi
senziali
es-
religione,la scienza,
le relazioni tra la morale
modellarsi
le relazioni
tra
la
lo Stato.
Affermavo
Chiesa
-ed alla definizione del
incompetente in
degli animi, né
partipolitiche.
doveva
ordine
al governo
in ordine
diritto: dichiaravo
dev'essere il fondamento
-delle
siano:
libertà costituzionale
morale,
civiltà. Proseguivo dimostrando
della civiltà moderna
ed
gioverebbela
non
della
comune
essere
mai
eziandio
che
concordia
abusata
alla
ligione
re-
dello Stato
la
e
ligione
re-
deratrice
mo-
in servizio
quel libro possono, tranne qual-che particolare,
cui accennerò, riguardarsi
come
espressionedelle
massime
attenni nella mia carriera politica.
a cui mi
scritto
ebbi
tutto ciò, volli pubblicareil mio libro
Quando
»
»
Le
T
cose
scritte da
me
in
CARLO
e
siccome
alle
i revisori ordinar:
stampe,ebbi
del
avrebbero
non
potutolicenziarlo
ricorso al Cavaliere Domenico
Carlo
Alberto,affinchè
me
tecario
Promis, biblioottenesse la
ne
ne—
licenza.
cessarla
»
re
^
BOX-COMPAGNI,
Il
re
aveva
detto ; So che
Bon-Compagni
stampi
pure
un"*annotazione
con
è
galantuomo;
un
il manoscritto
ciò che vuole. Ma
in cui
si
mi
leggeva:FI
la stampa ali*estero. Torino 30
per
revisore. Era quelloil giorno in cui
ottobre
vennero
fu restituito
si permette
Promis-
1847.
bandite
lo fa-
riforme,ch'ebbero pochi mesi di vita,e che precorsero
Il mio libro fu stampatoin
dello Statuto.
pubblicazione
della nostra rivolu—
in
Torino
in
Lugano, e giunse
principio
lettore.Io mi ero lusingato
zìone,onde non ebbe quasinessun
che da
quasidi essere un precursore del gfoverno coslittizioDale,
Strana
condizione
dì
il
libro
fu
tanto tempo vagheggiavo.
cose :
la gpran lite tra il reggimentoasdato alle stampeallorquando
sohito e le instituzioni parlamentari
era
già decìsa.
Buon
mi
»
sono
mai guarilasciato commuovere
per me che non
njose
alla
—
dalla vanità letteraria: onde
dotte le instituzioni che
turbata
amor
dalla
la soddisfazione di vedere
da tanto
piccolaferita che
intro—
tempo desideravo,
potutoricevere il
non
avrebbe
fu
mio-
)?
proprio!
solo per la monarnon
chia,
pericolo9issi;iio,
ma
per la libertà.La corrente della pubblicaopinioneera
trascinata in un lubrico pendio,in fondo al quale si agita
va qo
le passioni
demagogiche.
Il Ro Carlo Alberto era ripugnanteallo Statuto che si reclamava,
invocandosi la costituzione spagnuoladel 1812. Yi
la reazione e la tradizione degliordini asdi più avverse
erano
soluti;
falso liberalismo da piazza,
che gridavacontro quaun
lunque
abbattere quaautorità,e avea di mira specialmente
lunque
credenza ed instituzione religiosa.
Carlo Alberto teneva.
idee di religione
tradizionali nella sua Casa, e di più
a quelle
s'era già separatodalla causa
dei liberali dispotici
o
meglio
Fu
quelloun
momento
,
dei settari.
A
vincere i dubbi
a
e
cui
non
e
la ritrosia del Re
fu estraneo il
del
segretario
Marchese
con corsie
Bon-Compagni
Alfieri,
Capo
,
varie influenze,
amico,
sultore
con-
della R. Se-
14
BON'-COMPAGNI.
CARLO
^reteriadi Slato per là Pubblica Istruzione,instituzione nuova
impiantatasi
dopo essere stato abolito l'ufficiode' Revisori della
stampa (I).
lo Statuto fu
Quando
pubblicato,
gliantichi
ministri si dimisero
:
primo Ministero Costituzionale Presidente Cesare Balbo,
istruzione :
-che nominò
il Bon-Compagni Ministro per la pubblica
fu in quel di
il quale,convocatosi più tardi i collegi
elettorali,
•e
fu del
eletto
€rescentino
Addì
»
Non
23,
di
unanimità
a
scrive
circondato
il momento
mai
la guerra
all'Austria.
di
quellasera, in cui Egli,
alla loggia del Palazzo
sulla piazzaCastello affollata di gente.Mi pareva
prospiciente
del popoloitaliano fosse li per chiederci di
l'anima
che
proprio
liberare la patria.»
»
dimenticherò
suffragi.
intimò
egli,il Re
da' suoi ministri,si tacciò
alla guerra
contro l'Austria e alle condizioni del nu«vo
assetto da darsi alle provincie liberate resesi indipendenti,
o
Ed
tumultuanti
rivolti tutti
gli animi.
Il 2Ì luglio
subentrò il Ministero Casati. Fu in queltempo che
il Bon-Compagni fece il primo discorso politico,
degno di essere
ricordato,
appoggiando la propostadi conferire al governo del
richiesti dalle straordinarie e gravissime
Re i poteri
straordinari,
condizioni
pei^divenir tali,erano
del paese.
io mi
Nell'appoggiarla
«
antichi
colleghi,
ma
Te strema
anche
sinistra,e che
venne
il da farsi. ;" Il Ministero
presiedutodal
Porro
ne
"
Era
^
nominare
Primo
l'Alfierimi
:*
trovarmi
in
per concertare
surrogatoda quello
ca^a
fu
nell'agosto
che lasciò poiluogoal generale
Alfieri,
ed
col quale io
DionigiPinelli,
fatto g;ià
avevo
Ministero d'Istruzione pubblica;
egli
intima
Ufficiale al
richiamarono
In fatto di
non
d'accordo,
pure coi miei
che
Brofferio, sedeva al-
della guerra.
dell'Interno Pier
legatoda antica
era
e
Ministro
a
Casati
Marchese
ministro
trovai
coli'Avvocato
amicizia* Lo
al dicastero tenuto
sotto
il Balbo.
politicami occupai principalmentedella lega
propostadal governo romano^ a cui pre-
italiana ch*era stata
(t)L'ufficiodi
eoa
R
censura
sulla
ottobre 1SI7 :
stampa fu ^ calilocon R H, PaUJDtJ deHO
aìcs^o addo
giifu soaLi(jLU Ja R. Sf^TtUria di Stato
R. Pateoti del 30 uoramtire
B[?condo notizia corLesemeots
favoritami dal
jper la Pn^i^lica litrìtzione.Ma, ì Rey'iiaTÌ,
firiroDeAntonio Manno^ Testarono in Utficio Tinaal R^ Kàìlia ^ulla slampa del ^Q marzo
18i!l.
'
CARLO
15
BON-CaMPAGNI,
nel Consiglio
dei
prevalere
Ministri,e difesi innanzi alla Camera, la massima ehe nessuna
iegrasi accetterebbe da noi,se non quellache assicurasse la
alla guerra di tutti ì confederati,
coopcrazione
alla firma del Re, investito tuttora di po» Addì 4 ottobre portai
deri
T
strazione
amminila
alla
Camera
straordinari,leggegiàproposta
per
Con essa erano
liti
abogeneraledella istruzione pubblica.
in fatto d*insegnamento
tutti i privilegi
;
degliordini religiosi
abolita ogniingerenza
dell*Autorità ecclesiasticanelle scuole
era
dello Stato: la validità deglistudi fattinei Seminari veniva ri-
siedeva
allora
ristretta
RossL
Pellegrino
intendessero
coloro che
a
Feci
dedicarsi al Ministero
clesiastico,
ec-
»
pititardi si riconobbe esser quellala leggepiù importante^meglio studiata ed ordinata che siasifatta per T istruzione
Anche
in
pubblica
In
essa
Italia,
gettatele basi
quando in quando e
erano
di
spizzico
per tutte quelleriforme,che a
coordinamento posciaf\x-
senza
o si tentarono introdurre,
e provvedevaairautonomia
introdotte,
delle Università,
sia colle ìnstituzionidelle varie facoltà,
rono
sia coir impiantodel
Consiglio
Superiore,
la più liberale,
stata ancor
il Bonse
stero
Compagnì,conservando più a lungo la direzione di quel Minialtri
ordinamenti
avesse
con
i quali
potutocompletarla
Era
poìje
sarebbe
,
lasciò per lettera diretta
si conserva.
In
quellalettera
a
S. Maestà
scriveva
doversi
e
che tra le carte di famiglia
instituire
collegi
speciali
ed educandati
così per fanciulli che per donzelle,
a cui fossero
dal
m
aestri
H.
e
maestre
Governo, affinedi
preposti
dipendenti
in Savoia,eran
aglialtri che,specialmente
tenuti da Gesuiti,o gesuitanti.
Presso i collegi
nazionali avea
introdotto un
mento
primo esperid' istruzione tecnica : e per i direttori spirituali
avea
poste
le basi di un insegnamentoreligioso,
de'
mezzo
invigilato,
per
muovere
concorrenza
Rettori,dal Ministero,
I vescovi fecero
a queDa novità;qualcunoa
opposizione
jper volta vi si acquetò;qualcunoanzi suggerì la persona
megliovi potesseessere adatta e preposta.
I
colleginazionali
da lui instituiti
vigono
ancora,
non
poco
che
di
16
CARLO
forse per la quale erano
stati ordinati,
ma
che anche di presenteabbiano de'
quellavita
si può negare
non
i
BON-COMPAGNI.
sarebbero
qualicerto
alunni
vantaggi
maggiori per l'educazione degli
più curati e favoriti.
stati
il governo
li avesse
In quanto alla istruzione religiosa,
ora, almeno
se
in qua, s'è creduta
strana
nelle
superflua
interpretazione,
per
tuttavia,
scuole,e
la formola
da
s'è creduta
del Cavour
^
un
lustra
superflua^
libera Chiesa
in libero Staio!
coltà
e s'è lasciata libera la fapiù obbligatorio,
di richiederlo: non
vi è garanziache sia bene impartito^
il programma
e vi è affatto e palesementeperchè ne manca
Il
corso
estraneo
vi è
non
indifferente il Ministro
e
È questo un
della Pubblica
Istruzione.
è liberale?
progresso?
perchè si crede che a distruggerel'influenzao la ignoranza o la miscredenza.
indifferenza,
Ma
intanto cresce
il numero
degliistituti privati,dove non si
morale
il numero
sa
e
quale
qualereligionesia insegnata;cresce
dai quali,,
degliindifferenti e degliignorantidi religione,
la
sciolta
mai
certo
non
essere
questionepolitico-religiosa,
potrà
tra Stato e Chiesa: giacché con
si può rintracciare
non
l'ignoranza
rore
la verità,ed è assai facile anzi il predominiodell'ere della superstizione.
La digressione,
di questigiorni^
e più i fatti che succedono
valg;onoa provare lo spiritoliberale di quellaleggesulla pubblica
c
he
istruzione, devesi prenderea base, per chiunque sul
serio vogliarialzare gli studi e F educazione delle presenti
vani
giodelle
future.
generazionie
Dicesi di
sì;
dei clero basti la
Quel Ministero
che
avea
Addi
nata
a
22
e
capo
23
di Novara
,
cadde addi 16 dicembre,
Vincenzo
marzo
le successive sconfitte
posero
vi sottentrò T altro
e
Gioberti.
fine alla prima
con
Tinfatista
gìor^
dell' indipendenza
gtierra
italiana.
Fu allora il
del Dabormida
Bon-Compagnimandato
a
Milano
in
compagnia
de
per trattarvi la pace coi generaliau^^triaci RaBruck.
]\fa
Hess e col plenipotenziario
De
per le-
stzkj,De
in
pretesesoverchie dell'Austria che aveva
le trattative furono
interrotte
Alessandria,
,
,
tenziari ricliiamati.
animo
e
di occupare-
i nostri
pletiipo—
CAELO
Dettò allora il
Ì7
BOK-COMPAONI.
Bon-Compa^nila
relazione in data del 3 maggio
ai membri delle
1849, che fu distribuita,
eoglialtri allegati,
due Camere, Essa si con chi«deva con queste memorabili parole,
Oggi la
"
libertà costituzionale gannita dallo Statuto
contrastata da chicchessia. Con
essere
ligiaair Austria ed avversa
Per quanto siano
prevalere.
alla
arrecarono
nel Piemonte
politica
italiana non
potrà più
danni che iglìultimi disastri
causa
i
nazionale
causa
i fondamenti
alla
tremendi
può
non
quellalibertà una
dell'Italia
,
staranno
per sempre
libera.Un
e
indipendente
trattato colF Austria dovrà sempre farsi per modo che il governo
piemontese
mantengaquestasua condizione. Senza nulla pretendere
di contrario ai trattatiche regolanoildirittopubblico
presentemente
il governo dovrà manifestare com'egli
intenda
dell'Europa,
dell'Austria tutta quellaindipendenza
mantenere al cospetto
che
giicompete.
ed al cospetto
della proAl cospetto
deglialtripopoliitaliani,
pria
nazione, il governo piemontesedovrà mantenersi rappresentante
nella penisola
della politica
sinceramente costituzionale
ad opporsicon tutte le forze cosi
e liberale: farsi veder laronto
fare
l'Italiaverso
Tanti co assolutismo,
chi volesse
indietreggiare
a
la Repobblica:
chi volesse precipitarla
fare
come
a
verso
che quando le condizioni d* Europa diano un* occasione opportutti
ttina di rivendicare i diritti della comune
nazionalità,
lui
vindice
naturale
di
Italiani
si
a
come
a
rivolgano
questa
gì'
e
crosanta.
sama
giustissima
causa
pur sempre
oggidìtroppo infelice,
»
restarono sospese fino al 3 giugno: i due
negoziazioni
il conte di Pralormo,
piemontesiebbero a collega
plenipotenziari
Le
già Ministro
;
non
a
rino
Vienna, e capo del dicastero dell'Interno in To-
molto
ma
liberale,
tuttavia riverente osservatore
degli
ordini esistenti.
Il trattato di pace fu conchiuso addì 6 agosto.
la parte
Quando si aperse su quelloalla Camera la discussione,
più spinta,contraria
al trattato, male
impressionataverso
i
si oppose fieramente. I più influenti dì essa
cialmente
speplenipotenziari,
stinta
disi scagliarono
contro il Bon-Compagni per avere
Taltra
col
di
invece
che
con
nome
queUa parte
fazione
s
di
e
partito^
vi volevano trovare
nel
s
Acato
igni
una
ingiuria,
-è
18
BON-COMPAGNI;
CARLO
italiano
del
difese
:
la
validamente
Nel
situazione,
medesimo
di
Fu
ed
solenne
momento
un
col
e
della
fu
camera
le
diedero
Queste
breve
dopo
il
dello
de'
dal
avrebbe
1865,
Civile
fin d'allora
la
che,
più tardi,
quale
criterio
Addì
di
Stato
di
del
d'oltre
Era
quello
In
illiberale;.
stesso
che
s^.
4
la
per
convocò,
ri-
vembre
no-
blica
pub-
il matrimonio
per
e
addì
fu
luglio,
5
fosse
Né
spinta
re-
passata,
dice
Co-
menomare
leggi liberali,
le
reazione
con
nel
di
vantaggio
della
e
è
ancora
1852
anno
la
lenza
preva-
composto
il
avvenne
fu
che
ohe
il
si
stampa
scagliava
i
contro;
i
due
,
di
non
nemici
v
'
colpo
principio
-
impermalissero
ne
al
introdotto
governo,
;
,
si
maggioranza,
promuovere
Piemonte
Ticino.
naturale
Re
approvato.
legge
Napoleone,
luied^l'suo
di
del
quel litigio funesto.
Luigi
Presidente
contro
meno
consulti
in-
Camera
maggio
venne
ecclesiastici.
affari
di
e
della
risentivano
libertà
ampia
2 dicembre
reazione
una
negli
doppio
clero,
del
influenza
Stato
il
dato
la
quella legge
Se
Senato.
Stato
la
Deputati
,
con
turbati
con-
elezioni.
ministro
grande
a
Camera
dicembre
r instituzione
dello
animi
ardimenti
le
24
nuovo
propose
approvata
dalla
plauso
create
tregua,
Giustizia.
e
ch'egli
carica
che
civile,
dal
di
fu
Grazia
di
e
questa
del
tutto
proclama
fu
discussione,
Bon-Compagni
Istruzione
il
quando
D'Azeglio,
Ministero
1852,
il 20
gli
e
il dicembre
per
al Ministero:
vittoria
secondo
pubblico
gli
,
dopo
invadere
a
lasciava
popolari
era
incerta,
reputarsi
combinato
venne
intimate
e
il trattato,
in
guerra
da
era
giacché
passioni
disciolta:
Moncalieri
da
Fu
cordo
ac-
settari.
de'
Nel
ogni
la
pronto
e
non
guerra;
riaccendeva
e
datato
prevalse
sospendere
e
Continuare
vittorioso
,
La
trattato.
ma
la condizione
lungo
a
piemontese,
peggiore
era
più
nemico
territorio
il
terribile.
e
prolungare
sconfìtta,
quanto
soprassedere,
in
posta
era
quel
nonché*
pace.
temerarietà:
una
dove
il Cavour:
volte
tre
vocabolario
colleghi,
necessario
per
dovesse
si
al
dèi
e
discorso
un
dimostrato
parlò
senso
che
r opinione
in
e
riferendosi
parola
l'opera propria
il trattatp,
Ministero
chiaro
la
difese
Bon-Compagni
Il
''^
:
teneri
goy^ni
.
di
tutt' altro
che
4ella
libertà..
"
.
,
,
/v
•
.
2Q
CARLO
sfuggire l'occasione
lasciò
si
non
argomento,
intitolato
articolo
e
di
nella
pubblicò
e
La
quel
trattare
Rivista
portante
im-
Contemporanea
la
politica piemontese,
ed
grave
un
italiana
questione
l'Europa,
del
l'effetto
dacché
in
altri,
di
ne
influenze
Il
di
alle
successi:
si
aggiungeva
Francia
di
Savoia
si
civile:
libertà
La
»
cui
del
Papato,
che
che
del
la
indipendenza
la
«
È
tentativo
parte
di
aprirebbe
Crimea,
dentali.
occi-
potenze
condannati
»
le
dal
la
via
a
nelle
che
temporali
potrebbe
la
assicurata
spirituali,
cose
e
»
in
in
causa
valga
che
a
reazioni,
anziché
mali
questa
ogni
quella
o
liberale.
tente
Impoallo
contrastare
darebbe
alienerebbe
reputare
dei
momento
questo
farsi
della
nuove
meritevoli
modo
il solo
si
fosse
degli assolutisti,
quale,
anche
definire
politico, soggiungeva;
danno
forza,
di
speranze,
umano.
potesse
a
modo
è
che
presente,
che
li terrebbe
modo
lato
lealmente
condizioni
nostre
cattolico
aver
la
così
dalle
ogni potere
tale
il solo
è
Italia
in
cose
enormità
civile;
libertà,
in
riuscirebbe
le
di
monarchia
assicurata,
Chiesa,
turba
rivoluzione
raccogliere
l'Europa
di
da
a
tutte
in
erano
sperare.
come
la
con
questione
Italia,
a
liana.
ita-
causa
La
maggiori
volonterosamente
e
da
d'
straniero,
due
di
Pontificato
soprattutto
tenti
po-
coronato
era
alleati.
Romagna
i motivi
le
azione
Trattando
in
oggi
libera
sua
austriaci
sorge
ordinando
definire,
più
la
compite
valorosissimi
colle
questioni
e
fazioni
delle
accettata,
quella
per
piemontese
collegata
lealmente
altre
le
molti
conchiudeva:
volonterosamente
tutte
divenute
prima;
avvantaggiata
era
prove
indi
quello scritto
In
cose
suffragio di
Gl'interventi
dall'Europa
di
dell'esercito
trovava
in
come
d'Inghilterra.
e
di
splendide
il
fondamento,
l'equilibrioeuropeo.
di assicurare
debole
più
riordinamento
di
trattato
era
le
ravvivate
avesse
mancavano
s'
che
,
condizione
questa
non
non
uscita
era
ciò, che
in
popoli, ma
i
autobiografiche, rilevando
note
speranze
quel Congresso
L'Austria
Da
Le
opprimere
le
nelle
consisteva
Congresso
italiane.
speranze
»
riferi
rallegravo,
Mi
«
e
BON-COMPAONI.
un
da
testo
prenoi
gl'Italiani degni
governi
da
cui
sono
oppressi.
»
Lo
spirito
veramente
liberale
é
il
sólo
correttivo
efficace
(TARLO
21
BON-COMPAGNl.
rivoluzionario. Oggi il Piemonte
spirito
allo
è ilsolo paese
che
la causa
italiana. "
a propugnare
apparecchiato
quelloscritto nell*agosto del 1856: in fin di quell'anno
fu nominato Ministro Plenipotenziario
la
del
corte
presso
Granduca
di Toscana ove si recò ai primi del gennaio1857.
di quel tempo è
A qualunque ha letto opuscoli
o memorie
aflkcci
che
fosse
data a quelsi
carica
Tidea,
quella
probabile
l'insigneliberale per avere
in Firenze chi potesseiniziare un
rivoluzionario ordinato ad uno
moto
quello
scopo premeditato,
dell'unità e redenzione della comune
patria.
intorno alla
In quellememorie, che più volte qui ho trascritto,
missione si legge:
sia
Pubblicò
€
A
io
se
questopunto è naturale che illettore domandi
non
l'unione
fossi stato inviato colà
della
politica
Toscana
a
se
stesso,
(a Firenze)
per apparecchiare
col Piemonte.
la più recisa protesta.
Cavour,solitoper antica consuetudine d'amicizia
detto innanzi ch'io
ad aprirmitutto il suo pensiero,
mi aveva
circoscritte al di qtca
Tutte le nostre ambizioni sono
partissi:
dell'Appennino.
»
All'ipotesi
oppongo
»
Il conte
"
di
fisso nell'animo
In quanto a me, se avevo
cessare
ogni dominazione straniera,non
/
i
veva
che in Italiadoalcun'idea
avevo
sull'assettoda darsi al territorio italiano. Le mie
preconcetta
fissandosi di mano
che
in mano
vennero
idee,incerte allora,
vidi svolgersi
il
derio
desied
il corso
avvenimenti
degli
esplicarsi
dei popoli.
»
Del resto le istrfizioni
scritte o verbali che ilCavour
o
diede
»
non
ad alcuna
accennavano
In Toscana
di
m'ingegnai
far
politica.
questione
conoscere
ed
amare
ed
intesa ad assodare la libertà costituzionale,
rindipendenzaitaliana.
»
Quantunque le mie
fossero sempre
non
cortesi,
mi
a
la
tica
poli-
preparare
col governo
che essi erano
ad accorgermi
indugiai
relazioni
con
la Corte
e
all'Austria perchèpotessimo
andare d'accordo nella
troppolegati
Era
naturale
che
fra
fossero
Toscani
miei amici polii
politica.
tici
liberali
di
nel
i
1848 avevano
partemoderata,che
promosso
moto
un
popolareper la ristaurazione del Granduca sperandone
avrebbero
in tal modo
lo Statuto.
22
nel
Questi
»
1857
alla fedeltà
disprezzo
si
ben
rari
infino
del
1859.
la
del
e
fare
qui potrei
Bon-Compagni
accenna,
ebbe
conferma
Corsini
(1).
probità
avesse
bisogno
lettere
tuttora
Neri
politici
uomini
che
di
riassunto
un
lui
a
Toscana
Gli
affari
Cavour
di altre
io
prove,
da
inedite
chi
parec-
relazioni
sue
di
In
Al
quale,
teneri
delle
parte
che
fé'
opinione,
vi
non
:
dire
per
uffici
doni
sussistere
a
lasciava
(1)
Firenze
erano
di
e
L'Attemblea
Stfria
quattro
di
ore
quattro
To$eana^
ore
(opuscolo
casa
Giglio
eontiderazioni
27
del
M.
Pio
il
stesso
contrari,
sicché
e
Franchi,
aprile
e
sarebbe
magna
Ro-
in
IX
di
pensiero
quello
a
18^9,
Leopoldo
Barbera
Ridolfi).Qarbera
de'
questa
Papa
stesso
frustranei.
la
Si
lasciava
diretta
da
Gesuiti,,
mentre
Gesuitanti,
—
loro
liberale.
Oateottif
1859.
1859.
per
sostenere
d'educazione
di
del
riuscirono
politica
organo
Granduca»
,
apertamente
una
del
cessione
suc-
simigliante
reliquie
condotta
il
Papa
lo
M.
una
pubblicare
della
che
estraneo
i Ministri
osavano
non
seguire
lega
austriaco.
il vero,
di
forse
concordato
dell' Internunzio
^
al
della
e
accurata
del
visita
era
un
il governo
con
riferì
1858
nel
Austria
storia
una
la
Granduca
però
né
alla
pubblica.
avvenne
Firenze
largheggiava
Ministri
il governo
questione
ed
.
I
predisporre
favorevole
e
la
Toscana
leggi Leopoldine,
gli
e
di
1857
riguardavano
cui
per
rendere
col
stabilito
sione,
mis-
renderlo
e
nel
cui
Modena,
Modena,
in
di
che
Parma,
quel frattempo
xonchiudere
già
quelli
utilità
ed
liberali,
idee
altra
aveva
non
quello
non
se
più importanti
tra
molta
ufficio
alle
furono
doganale
ii
scritto
uno
TAustria.
contro
guerra
effettivamente
che
altro
esperì
di
di
risulta
quali
né
—
da
alcune
di
nonché
dirette,
la solita
con
memorie.
Dalle
si
cosi
procedettero
cose
»
cose,
specchiata
sua
Le
pubblico, erano
in
il
di
questo
e
popolazione.
compariva
salutassero.
brevemente
e
Galeotti
Se
del
condizione
modestia
la
tutta
a
lo
sposto
corri-
aveva
l'occupazione austriaca,
con
del Granduca
che
guerra
Questa
sudditi
carrozza
coloro
disprezzo, perchè
in
avevano
comunicato
la
alla
lo
dei
era
Quando
»
e
BON-COMPAGNI.
CARLO
Firense,
Breve
nota
Barbera
ad
una
si'
1859.
ttoria
la
segava
tardi
si
fondatori
e
più
e
avea
a
Campini
lasciava
che
il
era
della
in
Mentre
Storia
di
Re
fatti
a
Gabinetto
lo
lasciarono
la
tipografia
di
ritornare.
la
per
di Trento,
di
il permesso
i moti
per
di
Livorno
stampa
ri-
quasi
rientrare
metteva
al
Con
grande
caricando
dovere,
in
apparato
quiete pubblica
quello
da
e
militari, che
ai
proprio
la
sossopra
d'Austria
Ministro
la
colleghi erano
i suoi
e
decorazioni
malincuore
a
esso
che
Bon-Compagni
popolari.
si
dal
al
diceva
esisteva,
non
distribuire
Napoli
adempiere
si opposero
il
Concilio
aveva
Lenzoni
lasciavano
si
e
sul
che
Toscana.
apprensioni
pei
Sarpi
il Mamiani
d' Italia
qtiestione
ve
di alleanza.
di minori
sono
ne
monte,
Pie-
del
col Granduca,
forse
quali, prima
sossopra
del
liberali
richiedeva
poi
e
ve
I
come
messa
il Ministro
forze
che
Corsi,
Peruzzi,
non
se
ma
;
Ministri.
Firenze,
a
Barbera
dimorare
più gravi
de'
contemporaneamente
di
chi,
Bian-
civile,
Firenze
a
neutralità^
gesuita,
dimorasse
al
di
fatti
Franco
il Padre
continue
Biblioteca
s'intrattenesse
Giulay
incertezza
fatta
e
Celestino
alle mire
di accedere
governo
ai
la
Mentre
da
Ridolfi, Ricasoli,
promessa
accenno
Vienna,
la
processare
redattori
che
ebbe
cui
provano
tentava
quel
Rifiutando
Qui
diretto
Spettatore
Bianchi.
e
da
dello
pubblicazione
23
B0N-C0MPA6NI.
CARLO
del
dovevano
una
lazione
popo-
inerme.
Non
loro
è
a
Gli
suoi
alla
conforto
animi
bene
a
cosi
Maremma
si
si
quando
pronto
per
ordine
segreto
dove
d'
di
mal
disposti
in
accesero
cavalli
; veri
più
principio
e
gnati.
indi-
Cavour,
senza
tennesi
; qua
là
ne
in
buccinavasi
era
evitata,
la salma
revano
cor-
già
tutto
mandatosi
in Firenze
in
pubblico
una
villa.
di
i
in Livorno.
Maria,
venne
e
1859.
segretamente
si facevano
mostrarsi
febbraio
e
pompa
nascosto
dell'anno
principio
Anna
che
osò
non
del
del
conti
il Granduca
verso
arruolamenti
trasportarne
insultato,
in
e
dimostrazione,
il Granduca
essere
Già
una
dei
fossero
liberali
i discorsi
l'Arciduchessa
morì
fin
in
veniva
libertà, i cittadini
preparavano
liste di volontari
Quivi,
onde
dei
Ministri,
quei
sperare.
eccitati
Ministri, vieppiù
di
governo
essi, commentando
Toscana
traevano
mal
doppiezze,
e
oppressione
In
del
quanto
tentennamenti
continua
In
dire
una
per
tema
domanda
;.
24
CARLO
formale
l'alleanza
col
Giravano
negata.
dai
più reputati
più eloquente
queir
addio
che
però
chi,
Il Malenchini
ordinato.
del
Se
in
diffusi, e
ricercati
se
air
Austria
che
ogni
che
reazione
Toscana
che
generale,
Non
al
il Marchese
dove
lo
Costituzione.
Ma
il Granduca
del
meditava
figlio primogenito,
dinastia
d"*un
d'Italia;
meglio
condurre
del
Quale
Fece
che
a
Parigi
fu
grande
la
^rte
firme
dei
dei
caduta
maggiori
e
per
Toscana
dar
cittadini
più
dalla
la questione
agitò
la
:
si diceva
alle
sesto
fosse
dei
punto
favore
potentati
un
cose
testo
pre-
Francesi
prossima
a
pagna.
cam-
l'
al-
cessava:
non
quali
le
adesioni,
procuravano
tal
a
s'
ridare
e
la
ordinati
in
una
in
dall'Imperatore
l'agitazione
si
cose
più probabile
pare
consigli:
liberali
marzo
in
Lorenese.
T abdicazione
la guerra
preparativi già
Bianchi
i
omai
Granduca
quel tempo
fra
impedire
immaginato
partenze
di
verso
posteriori
dalle
rappresentate
le
non
fatti
quel frattempo
opuscolo
fine
nella
di
i
e
leggiwi
di
moto,
al
le
quel
a
favorevole
dinastia
coi
fuga
nemici
i buoni
Giunte
vano.
modo
dilazione
di
In
dai
ma
accordarsi
la
già
Congresso
trovar
per
Se
certa.
era
scrisse
più
sempre
più
quel
alla
gli
migliaia
a
s' intende
Lajatico
fu
tutto
Bianchi
segreto
Ministri
ben
aggiungano
e
ai
di
si
dispotismo
funesto
e
di
tiva,
par-
battaglione
che
soffocare
a
essere
chi
di
così
avidità,
nazionale,
causa
persuadeva
del
in
certo
Granduca
altri
lettera,
del
mirasse
dovea
mancarono
gli
che
alla
non
era
disorganizzazione
catastrofe,
con
insofferenti
apertamente
non
,
addio
muto
un
un
la
Salvagnoli,
letti
e
alla
acclamazione:
volontari
alla
del
con
volti
mostrano
prossima
animi
gli
governo
la
omai
vieppiù
dei
di
avea
quel frattempo,
rendevano
tra
Livorno
volontari
restava.
questi fatti, che
a
granducato
opuscoli,
commozione
y^ìne
accompagnati
qualunque
di
che
dei
favore
salutati
e
fortunato,
meno
in
enti
influ-
più
giornale,
nn
venivano
cittadini
nella
a
che
goveroo
i liberali
pubbliche
e
al
imporre
e
marzo
impiantare
dignitoso
e
espresso
di
d*
Piemonte,
in
di
primi
sottoscrizioni
recavansi
stazione
Ai
facoltà
la
del 48
oo^tituzione
Piemonte.
chiedevano
che
la
riayere
per
BON.-CO^IPilGNI.
influenti
;
e
eran
vano
continua-
volontari.
presa
impressione
dal
Bon-Compagni
allora,
e
ne
in
rimasero
queste
la
faccende?
traccia
e
la
CARLO
anche
memorìa
più tardi,eiò
Ministro
Normamby
25
BON-GOMPA6NI.
che nel
a
inglese
Maming
Firenze
contro
Post
scrisse Lord
il Bon-Gompagni,
il
che
nistro
rivolgimento toscano fu cospirazionedel Mibastò
ad
il
il
né
attenuare
mamby
Norsardo;
queiraccusa sapersi
fieramente arverso
alla politica
nazionale iniziata e sempre
sostenuta con
grande ardore dal goyerno piemontese e dal
asserendo
suo
Ministro.
del moto
rivMuprincipali
di
menti
docunon
a
abbisognano
vivendo
molti che di quel moto
furono
in prova,
ancor
autori
massima
o
o
cooperatori.
parte,o iniziatori,
favoriti i liberali,
Il Ministro sardo in Firenze avea
ma
tamente
apernote
discorsi tenuti ai Ministri,con
con
diplomatiche
coi Catti. Ai Ministri avea
la via
e
più d*una volta persuaso
liberale da seguire:avea
propostaT alleanza col Piemonte contro
r Austria;avea
T opera del propriogoverno
dimostrata
immune
dalle cospirazioni
de* mazziniani, e dei settari. Co*£atti s*era
difensore della libertà di stampa ogni qualvoltai Ministri
mostrato
volevano
le
soffocarla : e così eglisostenne
del Granduca
Qui in breve
zionario
toscano
ho
riportatoi
fatti
tutti noti, e
che
civile,e poi del Barbera, cui volle accompagnare
dal
fu
andò
che
intentato,
quale
gli
giudizio
Biblioteca
ragionidella
al
.assolto.
Come
dopo queifatti confessava
^lla Camera
dei deputatinella seduta del 27 marzo
1801,il Bon'Compagni avrebbe potuto dire: « Sì, per 12 anni fui un cospiratore
ho cospiratocon
tutte le mìe forze;
ho cospirato
T indipendenzaalla mia
a procacciare
patria.Ma
]jer g-iuQgere
ho cospiratoin modo
siurlare : ho cospiratoproclamando nei
intero
^'1
ornali,
proclamando in faccia al Parlamento
quale
lo
della
mìa cospirazione.
erak
scopo
ebbi
^ Cospiraicol cercare
degliadepti,degliaffigliati
adepti in tutte le provincied'Italia* "
Patto è che il Marchese
di Lajatieofaceva al Bon -Compagni
vedere, e glienerilasciava copia,la lotterà diretta al Granduca:
che a lui ricorrevano per consiglioe per aiuto,e ì Ministri del
Granduca, e i capi degliavversari;dai quali tutti glivennero,
fatti compiati,elogidì moderazione.
^
della parte
E nell'assennata
moderazione
sta tutto il vanto
il
suo
amico
Cavour
due anni
.....
.....
•26
CABLÒ
eh'
ebbe
egli
in
quel
fosse
il
contro
opinioni
nel
e
desiderosi
di
reazioni
e
era
Accordare
volere
un
della
Corte
l'accordo
de'
riamente,
va-
le
bitanze
esor-
Ministri
suoi
Bon-
del
opera
per
i
ziniani,
maz-
così
contro
e
fu
ci
i
animi
accordarli
e
nelle
e
gl'indipendenti,
concitati,
eppure
screzi
polo
po-
gli autonomisti,
cioè
in
provocazioni
e
facile;
cosa
v'erano
del
parte
degli
però
erano
Piemonte,
fortemente
eppure
non
col
annessione
repubblicani.
o
v'
governo,
compiersi
potè
la massima
Sebbene
sangue.
dell'opera:
fine
che
rivoluzionario,
moto
di
spargimento
senza
DON-COMPAGNI.
Compagni.
rivoluzione
La
incerti,
il
fece
di
della
di
garanzia
convocò
far
per
buon
di
la
salva
ebbe
gue
san-
Confesso
di
di
e
discorso
sua
casa,
Durante
fu
non
per
governarsi
al
poscia
stranieri,
di
Il
postogli
imaver
ministro
dileggio
con
cui
a
consiglio
suoi.
il solo
:
assegnamento
ripetere,
possibile
che
d'
prima
stupidità
tanta
non
popolo
più
affollatosi
Granduca
a-
viltà
e
sotto
la
e
sua
quale
le
deUa
finestre
corte
in
parlò
partirono
ritornare.
provvisorio
stette
procurato
delicatezza,
sé
della
Bon-Compagni,
Il
avesse
modesta
da
dal
vana.
il governo
quantunque
per
a
quale, presosi
facendo
prometterla,
solea
e
figurava
data
tenuto
salvi
e
parlò
con
programma
raccomandando
e
e
principi. »
garanzia
un
mi
non
un
per
de'
gandolo
pre-
popolazione.
scriveva,
veduta
sua
di Francia
forza
Lajatico
Il
abdicare
partirsi,
persona
quel
della
senso
d'uomini
solo
il
Questi,
Ministri
i
volere
voler
e
di
Granduca.
Pitti
a
la
negò,
del
,
sani
Ferrari
spargere
marchese
Civile, fecero
non
violenza;
Bon-Compagni
La.
Carla
generale
volere
non
contro
l'Arciduca
del
piano
al
l'abdicazione
stava
per
d'Inghilterra
verla.
battersi
non
amministrazione.
Biblioteca
l'intenzione
e
«
il
nuova
una
deliberare,
a
manifestò
sul
gli ufficiali, prima,
quando
promessa,
rivolgeva
si
comporre
quale
del
tempo
;
di
promisero
dichiarando
allora
promotori
capo
aprile
27
cittadini.
Granduca
i
e
conteneva
Firenze,
di
lui
la
plico, che
un
bombardare
Il
mattino
mantennero
e
aprire
dei
del
le 11
verso
popolo;
11 26
scoppiava
liberamente.
quanto
il
Bon-Compagni
di restituirsi
per
lasciare
a
a
Torino,
i Toscani
renze;
Finon
a
2S
BaN^COMPAGNI.
.CARLO
doversi la questione
» Non
ripugnanteal voto de' popoli.
deliberare
in
un
Congresso; ma dall'-^*agitaree
•sémblea^che secondo la legge elettorale del 1848, dovea a
-elezioni coqipiute
convocarsi.
Ma il 24 e 25 luglio
riceveva altri dispacci
in cifra dal Da»ministro
Esteri
cui
con
bormida,
degli
glisi partecipavaTlm*abperatoredei Francesi desiderare che, avendo il Granduca
?dicato in favore del figlio,
fosse
ricevuto in Toscana.
questi
A quei dispaccirispondeva:non
poter appoggiareil ritorno
"lelGranduca,malgrado la costituzione e la bandiera nazionale,
•ch'esso voleva adottare,e conchiudeva
savez
« Vous
que je ne
suis pas assez
diplomatepour dire aujuord'bui le contraire de
•ce que je répètedepuistrois mois. Je pars au
plus tòt. »
Egli infatti partivail 3 agostodopo aver ricevuto il decreto
"ii cittadinanza dal Municipio di Firenze, quellodi naturalizmoltissimi ed affettuosi in"zazione del governo provvisorio,
e
?dirizzidalla Consulta, e dai Municipi,tra cui quellidi Siena,
Terno
in Toscana
,
Pisa
Livorno.
e
quellaoccasione fu dimostrato quanto i Toscani lo amas^
«ero
a qualunquepartito,
a qualunquecondizione appartenessero
:
al
onori
dove
fu
ricevuto
sovrani
: tutto
passaggio con
per ogni
il popologlisi affollava nella via, alle stazioni per acclamarlo
In
•e
salutarlo:
sembravano
patrocinio
presso
ventura
Poco
ripostaogni
in lui
e
speranza.
nel
suo
valido
Né
per
grande
meno.
la Casa
II. Essere
regno
Di
omai
l'Assemblea
appresso, il 16 e il 20 di quel mese
le due
votanti
dei presentie
emetteva all'unanimità
I. Che
«
«
venne
il Re
avere
di Lorena
fermo voto
era
in Toscana.
impossibile
di far parte di un
della Toscana
scana
toliberazioni.
de-
forte
costituzionale sotto lo scettro del Re Vittorio Emanuele.
quelle deliberazioni
richiamavasi
,
quasi turbative
)?
della
de' Francesi, il qualepromiseche
pace, l'Austria all'Imperatore
la reggenza
voluta dai Toscani non
sarebbe stata accettata dal
Piemonte,
acerbo
e
diede effetto alla promessa
Questi radunò a
al nostro Re.
chiamandovi
Oompagni.
a
con
un
dispacciomolto
nistri,
tutti i suoi Miconsiglio
Cavour
prenderneparted'Azeglio,
e
Bon-
CARLO
BON-COMPAGNI.
L'
volesse o no
Imperatore^
il
Eon-Conipagni ed
quaato
bre
in
29
"
effetti
vamente
il Ricasoli
opporsi
dovè
subire
j
il 3 dicem-
convenDero
speciedi
una
trattato j per cui si riconosceva
riamente
provvisoil governo
di Toscana, che entrava in lega
autonomo
gli altri di Modena,
nosce
Bologna: di essa lega ricovasi capo il Bon-Compagni,al qualeil Pi-ìncipe
di Carignano
lettera
del
13
novembre
deferito
i
con
avea
già pienipoteri.
Non
le rimostranze
delr Imperatore che in un
mancarono
pubblicatoda Ni comode Bianchi nella vita di Cavour^
dispaccio,
con
Parma
e
,
si mostrò
alla nomina
avverso
e, almeno
del Governatore
apparentemente,mantenne
dell'ItaliaCentrale,
il broncio al governo
piemontese.
allora sì
Anche
agitòla questionedi un Congresso per deci*
dero se dovesse
farsi luogo ad un regno
indipendente o alTatinessione delle provineiedell*Italia Centrale,
i raggiridiplomatici
valsero la fermezza
del Fa^
A sventare
la
del
del
rinij
Ricasoli,e
Bon-Compagnì,
prudente sagaciadel
Cavour, ritornato in breve al Ministero degliEsteri.
Ma il popolodeve aver
la parte di elogie di gratitudine
ben
del
meritata, che confermò la sua volontà nei solenni plebisciti
^
1860.
marzo
Prima
era
che
ritornato
cbi udore
il
si intimassero
in Torino
e
perìodoprimo
i
il
popolaricomizi
con
della
Bon-Gonipagnì
questo ritorno
sua
definitivo si pu6
nel quale avea^
vita politicEj
coir opera quanto valessero in lui i principi
di
di libertà j al cui culto avea
consacrati i suoi studi
mostrato
e
affetti.Senza
Acati
sagri
anche
esercitati i
odi di
d*amor
far
più
vana
pompa
i domestici interessi
alti uffici
patrio» alla
e
con
scevro
delicati,
e
rara
da
giustizia
e
i suoi
patriaavea
modestia
avea
passione e
da
parte.
JI. Vita
parlamentare,
—
Quando
il Bon-Compagni si partila
prima volta di Toscana, e si ridusse nei suoi ozi dì Roatto^
in quel d^Asti,cooperò, scrivendo, allo scioglimento
a cui,piit
tardi,dovea egli stesso esser presente,delle annessioni. Colla
di quellostesso anno
dava
data di Roatto e del di 10 novembre
suiper titolo « Considerazioni
di riannodare
de' quali
Ivi ebbe cura
i fatti,
che
alla stampa lo scritto,
l'Italia centraìe^
^
ha
30
CARLO
dire
potea
dominio
dette
così
che
allora
egli
i
assemblee
private,
e
valere
eh'
e
egli
la
scrivesse
della
Francesco
a
la
nostra
non
in
che
quando
"
E
da
si
non
nella
mera,
Ca-
tenne
dietro
il Re
nunzi
Corte
alla
occasione
per
sulle
zioni
condi-
questione
il
per
coadiuvar
con
esso
reggimento
nuovo
il
paese:
passato
delle
ministrava
som-
contrario;
dimostrazioni
di miele
se
nale
costituzio-
del
argomentare
il
a
non
collegarci
quelle
dell'unità
questione
alla
unirsi
il governo
che
di
gioia
libertà
e
nuove,
tardò
condizioni
italiana, qualora
Monarchia
del
potesse
politiche
Re
di
dovea
menomare
i
Vittorio
serbarsi
la
tesse
po-
popoli
nuele.
Ema-
libero,
libertà,
sua
quella questione.
affacciarsi
non
quelle
da
come
ogni impégno,
ad
stesso,
alleanza
di
diversamente.
volessero
venisse
la
poi
condussero,
proposta
se
la luna
sempre
sono
la
la
dal
di
nessuna
tali emergenze
guardarsi
in
articolo
un
con
che
presunzioni
inoltre
regno
In
coU'autorità
cui
a
mandar
a
volontariamente
presumere
Osservavo
quel
moti
potevamo
non
sicuri
presente
far
quale oratore;
plebiscisti dell'Emilia
primi
e
di
campo
opuscoli.
di Sicilia,
assicurar
Che
fossimo
emergere
di
cizio
all'eser-
subito
Bon-Compagni
che
egli,
ad
mirava
accettato
nel
I
il
in
o
Contemporanea
scrisse
politica.
fiducia,
»
del
regno.
molte
poteva
istruzione
discorresse
de'
i fatti
Borbonica.
questo
ebbe
non
ratificazione
la
Rivista
quel
fosse
di
nelle
utile
quel tempo
periodici
pigliò
quanto
mentre
usava
,
e
d'accordo
cui
Da
Napoli
di
Re
in
o
casa
Osservavo,
"
di
lo statuto,
nella
di
ad
acquistata
Da
promulgare
Torino.
scrivere
già detto,
circoli
tanto
mantenere
e
succedevano
Toscana,
caduta
di
idee
proprie
s'era
che
importante,
giorni dopo
della
e
le
pubblicista.
come
non
Pochi
delle
tempo
ne*
solo
non
il
del
pubblicisti
discussione
autorità,
congiungere
seppe
questione
0
confermare
parlamentare,
vita
grande
veniva
sollevò
coli' annessione
che
per
politici,
quella
alla
la
gli
che
stione
que-
libertà.
Ricondottosi
far
anche
divulgare
ma
sollevare
per
della
fatti
la
diminuirsi.
migliori
i
come
,
incidenza
per
Papa,
a
scritto
esaminare
popolo,
veniva
questo
a
trattare
e
del
temporale
Legazioni,
Accenno
cioè
fuiy
magna
pars
del
BON-COMPAGNI.
ad
affacciarsi; scomparve
da
Napoli
CARLO
la Monarchia
Borbonica.
31
BON-COMPAGNI.
Stava
da
una
baldi,
parte il generale Gari-
capitanarela guerra contro l'Austria
temporale del papa; e dall'altra incominciavano
che
voleva
la tenza
pofestarsi
mani-
e
a
favorevoli al monarcato.
Intanto
opinionimeno
favorevole
alla
chia
Monarprevalse l'opinione
più
di Savoja.
alle urne, il novantanoye
i comizi generali,
accorse
» Convocati
si ebbero
e nel continente
1,392,064
per cento degli iscritti,
nella Sicilia 432,053; a cui contrastavano
nel
voti favorevoli,
nell'isola
soli
667.
10,312,
regno
delle
assennati
fra i
»
che si affacciavano
Sentivo
eziandio
che
monarchia
quelloil solo
era
sorretta dal
delle
difScoltà; ma
nuove
partitoper cui si
consenso
di tutti
potesseavere
di fronte, non
solamente
partitosi sarebbe messo
assoluta.
ad
m
a
difScoltà,
un'impossibilità
grandi
le elezioni
Si fecero
e
politiche,
una
gl'Italiani
; e che ogni
altro
»
sentivo
riuscirono
delle
a
favorevoli
al
partitomoderato.
»
annesse
Il
stato,in cui si riunivano tutte le provincieitaliane
alla Monarchia
di Vittorio Emanuele, prese ilsolo nome
che
nuovo
all'esserereale delle cose, quello
di i?^^nod'Italia."
corrispondesse
della Sicilia e delle provincienapoletanedel 21
Al plebiscito
dell*Umbria
ottobre 1860
tenne
dietro quello delle Marche
e
del 4 e 5 novembre;
cosicché ai primi del 1861, e eon
quelle
elezioni di cui più sopra è parola,si costituiva quellache meritamente
chiamarsi
Camera
Italiana.
prima
potea
così d'improvvisoe a precipizionon
venute
Quelle novità
faceano tacere, ma
vieppiùdavano alimento a quell'antichissima
de' papi e della
questione e gravissima del dominio
tempoi^ale
,
j
libertà della Chiesa.
Bon-Compa^ni fin dalla giovinezza l'avea studiata: agli
studi storici e giuridici,
e come
a dire teoretici^
avea
congiunto
del mal governo
riconosciuto
] pratici
e di fatto per la esperienza
in Romagna e per la conoscenza
fatta di ecclesiastici
avea
ch'egli
liberali e dotti,
di
devoti
e
superstiziosi
più alla corte pontificia,
che non
al Vangelo,
Il partitoche si diceva d'azione,altrettanto imprudente che
di tradizioni
curante
né di riguardipolitici
e non
ne
inesperto^
storiche,voleva o erodeva mettere a soqquadro tutta Italia e
Il
32
CARLO
il frenò
prendere
unica
Se
governo,
fossero
idee
si proclamava
domini
si
prevenire
avveduti
della
liberali, e
indirettamente
seppe,
che
meta,
lasciarsi
repubblicani
politica
o
imprevisti
e
quanti
da
uomo
redenzione
apparentemente
sùbiti
gli animi^
teocratico.
era
nella
merito
còsi
rovesciando
detti
i così
guidar
e
atterriti, alla
Roma,
non
superstizione
qualunque
da
dispotismo
il Cavour
qualche
aver
il
per
che
non
quantunque
nel
e
pugnare
pro-
opinioni indipendenti
da
religiosa, quell'insigne
o
rovinando
i loro
e
bramosi
e
patria,
;
tista
sta-
progetti, combatterli
vincerli.
Quando
vide
ne
immediatamente
pacifica dell'Italia, e
ed
Il
combinato
Bon-Compagni,
della
principi
assurdo
papi.
nella
Come
nel
compendiarsi
«
Signori
stabilito
pontificio è
"r
In
aborrire
rivoluzione
da
le
ed
dovea
qualunque
era
dai
idee
proprie
ai
discorso
quel
dei
premi
su-
diritti.
suoi
dei
pu6
:
fini
cui
per
è
Il governo-
della
dell'indipendenza nazionale,
libertà,
dell' ordinamento
occasione
in
politico
espresso
ritroso
a
fluenti
in-
poi approvata
il governo
cosi
più
religiose,dimostrò
,
che
coi
astraendo
musicale
decaduto
qualche
in
e
storia
illiberale
fu
quale
istituzioni
vada
è
giorno
svolgere
di un' opera
civile,
negazione
civile
politica e
famiglia.
la
ed
che
governo
consorzio
il
alle
e
periodo,
primo
un
:
quale
liberale, che
del
il
della
conto
giustizia,
sinfonia
di
campo
sostenibile
più
non
e
e
ordine
un
maggioranza,
ebbe
dove, tenendo
discorso,
un
della
unanimità,
quasi
della
governo
religiosa
e
alla
romana,
vere
mo-
oppressione.
parlamentari
alla
del
si fé'
1861,
il carattere
condotta
politica
del
marzo
questione
delineando
la
la libertà
esagerazione
sulla
Audinot
rispose
promuovere
il 25
l'opportunità,
interpellanza
la
della
,
,
»
quell'occasione,
solamente
come
e
religione;
che
popolo
che
il
era
parimenti
mantenersi
morale,
in
ma
onore
le
lasciò
cittadino
convinto
Profondamente
sua
del
quasi
o
doverosa,
e
il papa
avesse
non
mani
commossi,
rivolgimenti
e
dalle
puiò pensarsi eccezionalmente
come
di
BON-OOMPAGNI.
italiano,
convinto
condizioni
ma
memorie,
non
può,
che
modificare,
esteme
vivere
può
deve
ne
il cattolicesimo
non
della
io
cattolico
come
popolo
nessun
italiano
senza
nelle
scritto
le
sue
sua
parlava
sincero.
senza
mutare
ligione,
re-
la
sua
non
poteva
dottrine
o
esistenza.
la
Era
CARLO
convinto che
non
3^
n
33
BON-COMPAONL
eli*
Italiaordinata ad
indipendenzalibertà ed unità,
,
potessepiù sussistere il governo temporale,
Vedevo le difficoltàdeirimpresa,
ma
mi
esse
non
Non
ma
vano.
spaventa-
colVitali
rale;
a libesperavo di conciliare la Curia Romana
mi pareva disperata
di
non
amicare
il
impresaquella
clero italiano alla libertà. Pensavo
e
dicevo
gerarchiacattolica vuole per sé la libertà ma
del privilegio,
perchèò questa la sola che essa
,
la libertà del dirittocomune,
conoscere
e
a
me
stesso: La
vuole la libertà
conosce.
mole
Faccia-
finiràper accettare
imparatoche nei tempinostri non havvi potenza
che valg^a
umana
la libertàdel priv?Iegio.
a far risorgere
»
si aprivafacilmente alla speranza,
^ Del resto il mio cuora
nel più bel momento
della mia vita.
poichémi trovavo
"
Trovavo allora e trovo ancora
ilmodo in
oggimeraviglioso
cui procedela rivoluzione italiana.
3^ Mi
pareva che T Italia fosse predestinata
per dimostrare al
mondo quanto possa la libertà alla rigenerazione
di un popolo.
"
Pur troppoil seguitodegliavvenimenti
non
a
corrispose
quellesperanze!
» In quanto a me
presiad occuparmicome seppimegliodella
e della sistemazione
degliaffariecclesiastici.
questione
romana,
Presi a scrivere il libro SuUcl jpotenza temporale del papa
che ai pubblicò
in Torino in principio
del mese di agosto
del 1861.
Fu riprodotta
in una traduzione in francese nel 1864,a cui feci
molte aggiunfio
lità
per tener dietro e toccare delle varie accidentadella questione.
io pubblicai
il mio libro,
» Quando
grande
pur troppouna
sventura
la nazione ; questasventura fu la morte
venne
a colpire
questa,quando
avrà
del Cavour I
d'una politica
rale
libeEgli Toleva sinceramente Tapplicazione
alle questioni
ecclesiastiche. Non può dubitarne chi legge
il discorso che pronunciò alla Camera
de' deputati
addì 25 e 27
apriledel 18G1. S'eglifosse rimasto ancora
lungamentea capo
dell'amministraziono del regno d'Italia,
sarebbe riuscito in quel»
Tintento?
—
Non
lo credo!
.
.
.
Il suo potenteingegnoaveva
afferratoilprincipio,
che avrebbe
dovuto reggere la politica
ecclesiastica del regno d'Italia;
ma
)^
non
aveva
potutostudiarlo
nelle varie
a
questioni
cui le reìa3
34
BON-COMPAGNI.
CARLO
zioni
gli
lo
tra
Stato
Non
Stati.
sarebbe
magli
Non
domanda,
la
pubblica
cosa
nelle
altre
tener
e
costantemente
è
considerava
Su
di
di
che
Morto
interprete
Cavour,
luogo
libertà
alla
e
la
e
ricca
per
interna
lenocinlo
ed
prendevasi
integrità
intenzione
al
e
per
oltraggio
o
Fu
del
e
parlò
lasciando
Contro
il Rattazzi
a
evitare
per
Per
(1)
La
il
al
dì
od
Ministero
suoi
tica
polialcun
che
ap-
lui, e
la
la virtuosa
e
Poiché
propri
per
non
in
sempre
mai
per
vire
ser-
convincimenti;
di
ambizione
il
cadde
onori
all'estero
e
avea
mosso
fece
scrisse
Rattazzi
ed
all'interno
un
il
pubblica
tranquillità.
si apparecchiava
le dimissioni.
subitamente
e
opuscolo
Parlamento,
e
che, quel ministro,
non
sé
dicembre
in
interpellanza,
se
difender
e
la
una
dette
censura,
Rattazzi
l'amministrazione
disorganizzata
di
i
contro
buoni
di
convinzione
forte
amore
scrisse
e
scritti
ad
ne
per
importanti
più
più
queir
saldo
Camera,
inspiravano.
che
nell'attacco
del
che
vero.
lui
per
Bon-Compagni
rinuncia
lo
e
quella
ma
popolarità
o
egli
voto
proseguire
accuse,
di
forte
agli
e
replicare più fortemente;
un
si
pretendesse
gli riconoscevano,
scrisse
all'interno
compromessa
ralmente
gene-
presente,
,
ch'era
tutti
che
o
giusto
specialmente
1862,
che
amore
al
autorità,
giustizia
partito
giammai
parole
agli avversari,
carattere
la
al
lui ; per
di
questioni
Alle
procurò
pure
del
delle
estera.
d'arte
che
questa,
che
la
non
alla
parlò
esperienza,
discutendo
stampa,
sostenne
raggranellare
Bon-Compagni,
giustizia
,
studi
puossi
digressioni.
dell' opera
coadiutore
a
il
il diritto,
assumerne
né
far
da
quantunque
,
alla
innato
il
è
non
qualsiasi poteva
in
meno
non
lo
che
potuto
concorde
allora,
e
ressero
Parlamento,
nostro
Cavour
e
allora
rilievo.
poco
qui
il
compatta
studiata,
poco
il
fici.
autobiogra-
di
quella maggioranza
avrebbe
questa
a
de' cenni
dopo
agio;
lo secondasse?»
Bon-Compagni
che
nel
sedettero
questioni,
il
lasciato
chi
il manoscritto
difficilmente
che
affermare,
data
di
giorno
a
avessero
trovare
agli uomini,
che
e
pari
n'avrebbe
riguardo
avuto
del
termina
qui
gliene
stato
agevole
riuscito
perchè
di
cure
mettersi
tutti
in
oggidì
occasione
difficile
riuscito
quale risposta
so
Ma
le
se
danno
Chiesa
sarebbe
gli
quelle questioni,
la
e
la
sua
(1)
Torino,
nel
Eredi
parte
quale
Botta
dalle
mo-
1862.
.
36
BOK-COMPAGNI.
CARLO
la
formazione
di
le
della
condizioni
Governo
deliberata
ad
tra
ed
essa
de'
italiana:
credetti
le
non
venissero
a
che
buon
ai fatti
fatti
Io
sono
e
da
fu da
in
vedesse
di Ficuzza
subito
procedessero
come
i fatti
che
al
seri
di
che
chi
ragione
Il
»
ciò
tutto
si disse
più
opporvi
al Ministero
quando
si
si
perchè
la
per
»
ragione
sarebbe
gue
proseNon
le
da
pochi
cosi
il Parlamento
di
al
quei
cause
di
volerlo
:
non
ne
avete
potuto
?
Ma
durava
mentre
la
e
finiti
lotta,,
dovere
era
di
si
doveva
giare
indu-
perturbazione
tanto
grave
non
italiana.
che
risolvetti
si
scritto:
conferii,
pubblicare
tura.
sven-
no
Aspromonte
mentre
frangenti
una
avesse
de' fatti, ch'erano
conto
certo
di
il mio
esecutivo
di
di
il Governo,
innanzi
pubblicai
»
domani
questi pensieri,
giorni
credere
in
legge:
quella grande
prevenire
chieder
costituzionale
monarchia
della
e
voi, conservatore,
Non
fuori
difensore
re,
potere
.
.
risolvere
per
Governo,
del
il
se
faceva
come
:
indebolito
investigar
Camera:
tardi
Aspromonte?
Penetrato
per
mi
potuto
rinvigorirlo:
ad
poteva
Rattazzi
avrebbe
ad
appunto
esaminare
de'fatti
complesso
Mi
tutti
si
che
il
ed
»
riflessi
perplessi,
costituzionale
doversi
bensì
rimanere
Garibaldi
tra
dell'autorità
quell'occasione
fatto
possibile
fosse
non
Ministero.
d'Aspromonte^
e
della
e
quella sentenza;
prima
occasione
tato
depu-
un
incominciare
di contrastare
diedero
me
subalpino
entrai
oppositori
di Sarnico,
mi
ammettevo
pareva
per
ancora
.
mi
li
che-
opportune
governo
non
si
la necessità
chiarire
avesse
damento
an-
inoltre
erano,
si dovesse
Anche
indugiare
atteggiarsi
Quei
«
egli
del
e
il Ministero.
contro
Accennato
al
meno
Rattazzi,
benemeriti
più
opinava
doversi
cose,
:
l'amministrazione
formata
Topposizione
darietà
soli-
quella
pareva
allora
che
stata
pericolo.
piemontese
causa
mi
del
essendo
condizione
è
condizioni
in
quelle impazienze
grave
Appena
»
così
coalizione
rompeva
costituzionali:
trovasse
freno
un
che
il Ministero,
istituzioni
si
Governo
maggioranza,
rassero
peggio-
formazione
coalizione,
questa
e
si
La
la
rappresentava
della
insaputa
delle
oggi,
parlamentare.
sistema
partito d'azione;
col
a
del
che
reputai
perchè
amministrazione
nuova
tenere
quel Ministero,
non
soltanto
di
farli
Il Ministero
ne
ai
scrissi
deputati
pubblica
le sedute
ripigliassero
«
di
della
Rattazzi
a
nessuno
Ara
ed
:
e
nunciai
an-
Guer-
rieri:
ebbe
questi
37
BON-COMPAGNI.
CARLO
di cercarmi
la cortesia
in
stampatore
uno
Milano.
ai stava
che
stampando queiropuscolo ricevetti quall'
dai miei amici dellettera,in cui si parlava di politica,
Emilia 0 della Toscana:
a tutti rispondevo; Leggerete il mio
Mentre
1^
j
iscritto.
i
Quando
»
molti
fecero
deputati incominciarono
a
capo
Pai-lamento,e
in
me
venni
sostenere
la discussione.
tenni
deputatieh' eran
coi
io ricusare
la
combinare
per
invitato
ad
arrivare
in Torino,
la
condotta
da
tenersi
le
e a
interpellanze
Furono
quellii primi concerti ch'io
ad opporsi al Ministero, Potevo
disposti
di sostenere
ciò ch'io
politica,
a
muovere
in faccia
coloro
a
di cui
ravo
censu-
scritto nella solitudine del mio
avea
gabinetto?
questifatti pei quali rimasi diviso
da molti con cui io era concorde prima: ma
ho pur dovuto farlo
avversari
le allegazionidei miei
»
^per ismentire
Dalla narrazione
ch'io feci,e che affermo in parola d'onore,
io non
ciascuno di voi potrà convincersi che in quell'occasione
fui mosso
né dai suggerimenti,né dai consiglidi chicchessia,
da
intima persuasione.Chiunque abbia letto gli scritti
ma
una
?che pubblicai
eie paroleche pronunciaiin quell'
occasione,dovrà
»
M' incresce
di ricordare
,
questa testimonianza,ch'io
^concedermi
principi,se
-e
che
quellisu
non
invocai
non
cui si fonda
delle
alcuna
misi
non
il governo
che
massime
.
,
,
altri
innanzi
costituzionale,
proprie al
sono
partitod'azione.
»
Al
Rattazzi
Minghetti
*?
ce
avversari,attribuendo
'Conto
la
e
non
né
non
a
chicchessìa
a
-d'allora:
chi
durata
sua
derivati
erano
imputa
conosce
era
di cui faceano
quel Ministero
parte
Peruzzi.
e
I miei
Ministero
succedette
a
,
bene
e
la formazione
causa
era
di
quel
de' mali, che
voglioné devo render
mie relazioni private coi Ministri
cusatore,
qui né loro difensore,né loro ac-
delle
voglio farmi
giudice
-
.
-
.
la formazione
o
me
dissero eh' io
questo provincia Non
loro
me
a
Non
supporre
tuttavia
la durata
o
ì fatti. Attendendo
assai naturale
devo
aiie
che
parte principalenell'opposizione
per
dì
tacere
quel Ministero
consuetudini
io, il quale
cui cadde
che
zionali,
costitu-
avevo
il Ministero
avuta
Ratr
38
CARLO
BON-COMPAGNI.
consultato neUe
tazzì,sarei principalmente
in cui si preparò la formazione
Non
fu
così,e
punto
me
ne
di divenire
avrei desiderato
increbbe.
deliberazioni più
del Ministero
Quantunque
Ministro,
anzi
ci
io
avessi
senziali
es-
nuovo.
rassi
deside-
non
ripugnanza,
far sì che la formazione
del nuovo
adoperarmi
Ministero giovassead assicurare la legittimainfluenza del Parlamento
sul potereesecutivo
fermo
ed io tenevo
che V occasione
per
fosse propizia
Avrei voluto esplorarecoloro che
a
,
....
mi
erano
in
stati avversari
dispartele
i modi
sempre
di mantenere
state comuni
Se essi
amici
divisi , invitarli
vigore le massime
alcun pretesto per
miei, che la ma^ggioranzanon
le compete, che
,
che
a
ci
formandosi
certare
conerano
una
ripugnantiagliaccordi^
imputare né a me, né agli
esercitasse
V autorità che
cospettodelle consorterie^
scomparisseqttasi
procedesse secondo
dello stato non
il governo
delle instituzioni costituzionali.
che
discussioni,e lasciando
nell'occasione in cui stava
fosserostati assolutamente
sarebbe rimasto
non
in
avevano
amministrazione.
nuova
»
nelle ultime
questioniche ci
a
lo
spirito
»
quelloscritto continua a rivedere e con saldi argomenti
approvare la propriacondotta,confutando la opinionedegli
avversari,ch'ei fosse ligioa queiramministrazione, e l'avesse
coi discorsi e con
sostenuta
vano
gli ordini del giorno,che suonaaltri
fiducia
Ministero.
Fra
gli
argomenti
sempre
per quel
adduce quellodi fatto della grande maggioranza con
cui quegli
ordini del giorno furono approvati:maggioranza rappresentata
da 100 a 160 e più voti.
die gli fu mossa
Dopo di che tocca dell*accusa
più grave
d'avere cioè propugnato il trasferimento della Capitaleio Firenze.
citazioni
venuto
diSiccome
è
da cut tolgo queste
l'opuscolo
produco
importanza,ne riraro, eia questioneè della massima
le partipiù essenziali.
mi tenne poco
€ Il Ministro
degliEsteri Visconti Venosta
tative
prima della proroga della sessione un lungo colloquiosulle tratcumento
intorno alla questione romana;
mi comunicò
qualchedomi disse: ^ Se ne parleràdi nuovo
quando
diplomatico;
il M. Popoli ritornerà a Parigi:egU ha un suo progettoil quale
agevoleràforse la risoluzione delle difficoltà,y^
In
ad
^
CARLO
Naturalmente
le mie
indovinai
non
parolefurono
straniera
credo
Tale
^
che
a
Mi
«
resto
la liberazione
che
Torino.
queste:
del
Roma;
in
d'Italia
desolarono
desiderassi
Torino
che
questo motivo
una
Un'altra
sgombra
sarebbe
di sangue
scene
d'Italia. Per
quanto io
niera,
ogni occupazione stra-
da
bastato
a
farmi
consentire
al
bene
reputavo contraria
ad accettarla.
quellache m'indusse
provincia del regno si faceva plauso alla
del 15
settembre
rammarico; anzi
alquantoil
della
,
e
che
il trasferimento
vidi
soddisfazione;
che mi opprimeva il cuore,
dava luogo ad
capitalenon
dolore
nuova
municipale.
!^ Allorquando il
con
j
dolore
che
venzione
con-
accettato
era
ciò
e
Vidi
temperava
zione
designa-
la
rivalità
alcuna
vetti
luogo alla riflessione dofarmi capace essere
impossibileche il Parlamento respingesse
la proposizione
del trasferimento della Capitalein Firenze ;
ottenere una maggioranza di alcuni
che, fosse pure stato possibile
la proposizione,
voti che respingesse
ciò non sarebbe stato un bene
per V Italia
né
j
ebbe
ad
d'Italia.
ragione fu
che nelle altre
senza
,
le
neir animo
che
j
io
la mia
benemerita
tanto
non
determinazione
ci andiamo;
si
non
allora
fosse
Roma
egli accennasse; ma
die cessi T occupazione
compirà bene se non da
iniima persuasione,
scuno
ciala notizia
quale animo accog:liessì
il trasferimento
della capitale e
essendo
,
che
cosa
preme
ho furia che
non
potrà comprendere con
protocollo che stabiliva
quanta costernazione mi mettessero
del
39
BON-COMPAGNI.
,
Torino,
né per
un*
opposizionepiemontese non
né
all'Italia, Per
che
viene
me
più
che
più
accettata
Torino
Cosi
V ottima
che è accettata da tutti come
tale unanimità
dato
stando
avrebbe
delle
simbolo
che
le cose, credevo
giovatone
Capitaliè pur
della Patria
al Piemonte^
sempre
comune
quella
; quando
è miglioredi tutte quella
possibile,
contrasti: perciò non
credevo
razione
luogo opportunoper compiervi la libe-
sia
non
minori
con
fosse il
d'Italia,
»
Accettavo,poiché era già
della Capitale
;
ma
convenzione
facevan
da
del 15
correre,
e
settembre.
che
ritornano
stato accettato
accettavo
Trovavo
dall*Italia il trasferimento
la
volonterosamente
assurde
tratto tratto
a
le voci
che
delle
galla,
si
bizioni
am-
napoleonichenel Piemonte, quantunque fossero accolte
Per quanto sia difficilelegassai ragguardevoli
uomini
40
CARLO
nel
BON-COMPAGNI.
dei
regnanti,io trovai sempre che quelprogetto
combinava
a Napoleone III,non
punto con la
avveduta
Quel progettonon
e prudente
sua
binava
compolitica
coli'indirizzo generaledelle opinioni
de' Francesi
nemmeno
che,dal 1815 in poi,aspiraronosempre, o poco o assai,a
confini naturali della loro patria;
che
come
quelliche riguardano
colle
finalmente non
combinava
condizioni generalidell'Europa
la
sarebbe
quale
pronta ad opporsi ad ogni ingrandimento
presente,
le
oltre
Francia
della
e questi
Alpi.Eseluse queste ipotesi
commenti, la convenzione del 15 settembre non era nulla più
del non
che i'applicazionedella massima
intervento. Francia
richiamare
V applicavaobbligandosi
le sue
milizie : V applia
cava
r Italia promettendodi non commettere
né tollerare alcuna
Non
si poteva pretendere
aggressionedel territorio romano.
abbandonassero
che le armi francesi
ilterritorio
ragionevolmente
di
noi
avessimo
entrarci
romano
quando
preteso
per forza.
che dal repentinoannuncio
del trasferimento
Vidi
dai
»
e
cuore
gere
che si attribuiva
....
lutti che lo
avevano
accompagnato,
risultata
era
in
Piemonte
un'
la convenche faceva respingere
zione
impressionedolorosissima,
anch'io
della
Sentivo
dolori
mia
terra
con
sdegno.
quei
nativa
Dal 1859 in poi non
vi fu alcuna amministrazione
che potessedirsi piemontesequanto quellache si era
formata
addi
23
Senza
settembre
entrare
nei
del 1864
con
che
giudizi
a
essa, credo
che tra ì fatti di cui
non
abbia
ve
ne
alcuno
più
anziché
gè
della
un
vieppiùi
bello di questo. Assumendo
incitamento
legami tra
generaleLamarmora.
potranno portaresugliatti di
le antiche provincia,
si onorano
piemontesila proposta del
Firenze,questoatto doloroso per
vano
il
capo
si
trasferimento
loro
della
un*
diveniva^
i Ministri
Capitalein
arra
di
cordia
con-
ai dissensi
i si strin^
municipali
le nuove
provincie
d*
Italia il prestigio
a benefìcio
di Savoja
Per ottenere
il Piemonte
e
Monarchia, si conservava
questa antica sede della Casa
questibenefìci sarebbe stato mestieri che i Ministri fossero se";ondati dai loro paesani.Perciò
io non
mi contentai di appoggiare
col mio voto la propostadel Ministero,volli appoggiarla
nella mìa
anche con la parola.Quanto meno
provincia
tanto più mi premeva
accetta alla moltitudine,
era
quellacausa
che fossero h"u. palesigì'
intendimenti che m' in ducevano
a
sodi
CARLO
41
BON-COMPAGM.
^tenerla. I
dopatati
piemontesicomposero il grosso deglioppocendo
mi venne
che essi così faper la mente il pensiero
fossero
dal
d*Italia.Ma
sincero
amore
a
non
penetrati più
chi considerasse in quel momento
V aspettodella Camera,a chi
i voti,a chi chiedesse qualifossero glioppositori,
numerasse
era
conchindere
che
s
i
non
un
impossibile
partitopiemontese opponeva
TSÌtori.Non
al trasferimento
e
alla convenzione*
"ihiamava
Quella che Gioberti
egemoniapiemontese
potevapiù essere che una
ilPiemonte
divenuto partedel regno
era
storica,
dopoché
d*Italia in cui tutte le provincia
italiane avevano
egualidiritti.
Non perciòera scemata T autorità morale di questo Piemonte
che aveva
dato la prima spinta al riscatto nazionale. Nulla
jaotevacondurre a perderlapik che la formazioned' un partito
che parve d me, e pare ancora^ nuova
e grande
piemontese,
non
memoria
sventura.
"
In questo scritto,
che pure
nei
brani da
o
integralmente,
lo legga
d'occasione,
cTiiunque
razione
modeammirerà
la
me
riportati,
del Ben- Compagni* AL giorninostri,
e la modestia
e
scrivere
crisi
dove
ministeriali,
potrei
quasioggi,avvengono
molti i quali,
al potere,
e concedono
e si acsono
pur di pervenire
"jordano anche contro le proprie convinzioni;
poi,dimentichi delle
del
dianzi
raanife
alla
state
ammessi
non
opinioni
partecipazione
avversari
de*
di
sono
Ministri, cui prima
governo, nuovamente
11 Eon-Compagni che
amici e coadiutori politici.
professavansi
mato
è chiaalla
caduta
del
Ministero
^vea
non
Rattazzi,
cooperato
alla nuova
mentre,
amministrazione,
neppure è consultato;
secondo le norme
avrebbe dovuto o presiedere
parlamentari,
al nuovo
de* dicasteri principali
o aver
uno
Ministero,
; non
perchè
glieneiiicresceper sé,ma per gliordini costitituzionali,
della
convincere
non
ristabilire
accordo
e
un
può
maggioranza
zione
ben consci della situad'errore gliav versar i\ o delusi o non
ma
Formato il Ministero,
politica.
eglinon solo lo appoggia,
il
valido
è
e
V
autorità
della
quasi
ne
difensore,
"jon
parola
più
runico deputatoa cui se ne debba la salvezza, É questo un
veniente,
merito,eh* egliin quelloscritto non si assume, ma che è connulla
la
a
massime
biografìa
giacché
ora, ricpnoscergli,
gioverebbeper un tale nomo, se non fosse di ammaestramento
^i posteri,
era
j
'
'
^
.
42
BON-COMPAGNI.
CARLO
Qui
sia perchè più recenti,sia
riporteròaltri discorsi,
non
di cui si è fatto cenno.
perchèin gran parteconferma deglialtri,
Nelle questioni
religiose,
per Tabolizione degliordini ecclesia-^
delle nostre Università ;
e
stici,
più tardi della facoltà teologica
spirandosi
ininterna ed estera,sempre parlònella Camera
per la politica
sostenendo quelleidee liberali,
che
e
queiprincipi,
nella
in lui furono quasiinnati,
e che nei discorsi precedenti,
di parlamentaree di pubblicista
vita politica
avea
sua
sempre
messi innanzi e validamente
propugnati.
In quanto alle questioni
religiose o meglio ai rapportitra
a
,
Chiesa
Stato,le
e
nel 1866
in
cose
riferite alla Camera
libro,che Chiesa
un
e
Stato
per iscrittiraduna
s'intitola: delle questioni
o
politiche,specialmentedel governo di Francia, in due
che racchiudono, il primo,lettere dirette al direttore
opuscoli,
e
deir
pubblicatenella
Antologia,e intitolò^
Francia e Italia; Taltro Osservazioni sulla Francia
dopo il 24
del
1873:
il
sui
di
è
qualinon
luogo
qui
maggio
dizio,
portaregiubastando osservare
ch'egli,
propugnando i diritti d'Italia
la condotta
nell'uno,i diritti della libertà nell'altro,
stigmatizzò
della Francia, che non
e che si mostrava
politica
sapeva conservare,
Opinione
,
anzi
o
avversa
al viver
Nuova
libero tanto
la
eh'
nominato
Professore
in
casa
che fuori.
egli ebbe nella compilazionedella,
Ognuno
parte
1871 sulle prerogativedel Pontefice
e della
legge del 13 marzo
Santa Sede, Quando fu propostaalla Camera, la difese nel complesso
nei singoliarticoli con
e
quelcorredo di dottrina storica
secolo di
che avea
e di prudenza politica,
acquistatoin mezzo
studi continui e severi e nella lunga praticaparlamentare.
Quella leggefu approvata,fece parte del nostro diritto pubblico,
pedirà
ime
veramente
saranno
liberali,
impedì,e, se gl'Italiani
diretto
od
indiretto
affari
qualunque intervento,
negli
nostri di politica
interna,dei governi stranieri.
In fine dell'anno 1874 cessò dall'ufficio
di deputato,
e fu creatoSenatore. Ma non
al riposoné per la vita politica,,
si condannò
studi
diritto.In
né per i suoi prediletti
di
di quell'anno
principio
sa
scolastico
era
nella R. Università
insegnato,libero docente:
Romano
dettato
degliuditori.
un
corso
di
effettivodi diritto costituzionale
Torino, dove fin dal 1867 avea
già l'anno avanti avea nell'Ateneoch'ebbero ilplausO'
regolaredi lezioni,
e
-44
CARLO
intimi
più
particolari
BON-COMPAGNI.
i domestici
e
privati,
e
non
che
meno
i
jpubblici.
il
Avea
di filosofia
•argomenti
in
che,
cosa,
del
cessato
non
presiedere,
preoccuparsi
avea
Cultore
quale
pubblico,
Quelle
dire
può
discipline
non
mirabil
della
coi
Asili
Pubblica
di
parvoli,
infantili,dove,
il sistema
di
zioni
le-
quelle
al Reale
solo
suo
scritto
si
attengono
Umberto
Principe
la missione
ora
che
di
praticarne
dalla
professò
dove
»
i
cattedra
non
cipi
prinsi
ma
trattasse
ne
o
,
In
";he
o
modo
qual
portasse
gli
se
professo.
ex
e
sollecitudine,
piansero
In
questo
la
Ateneo
tradizione
Invece
alle
furono
lezioni
compendiate
quell'anno
Non
quelle
«corso,
nell'Ateneo
?stampa,
gliene,
^cuni
che
nelle
si
Come
scienziato
^ellasoavita,
prima
Roma
e
a
quei
venerazione,
l'una
ma
rimasero
coi
tipi
oltre
per
del
non
ne
si
che
volumi,
lezioni
contemporaneamente,
per
non
tre
è
in
cooptato
224,
pag.
o
quattro
qui
esame
il
1874
mente
intera-
il
dal
editi
208:
Ba-
restano
stampa.
luogo,
trattandosi
i libri
che
nell* Accademia
nella
progredirono
di
il
ascoltate
erano
2.0apag.
fogli
ultimato
avea
i due
a
nel
Roma
Coltellini.
Finora
il I^.
opera,
pubblicate
e
quinquennio
un
l'altra
e
di
Università
perchè
però,
diritto
incompiute.
degli studenti,
uso
del
storia
quelle politiche, quanto
ad
di passare
d'essere
di
e
nella
terminano
manoscritti
;
piemontese;
stesso
torinese.
come
indirizzo,
della
e
dettate
compiere
potè
di
discepoli
particolare
aveano
dottrine
pubblicazione,
le
gli
ai
bellissimo
un
insegnato
avea
liberale
di
corso
ed
vi
quanto
e
perdita.
"iostituzionaley quanto
alla
che
specialmente,
insegnamento
noto
è
in
grati
mostrarono
ne
all'
dedicasse
si
poi
amore
"li Torino
in
fu
cosi
discipline
non
alcun
esser
incidentalmente
^
ha
delle
scritti.
Precettore
d'Italia
Re
come
fu
ne
vicenda
E
degli
e
delle
reputato
e
mai
giam-
parvolo
Scuole
negli
note
pedagogia:
Ministro
sperimentare
a
rese
insigne
•al diritto
il
andava
di
vari
trattando
varia
studi.
facendosi
delle
di
e
dalla
quegli
disdegnasse,
"iuale maestro,
storia
dall'ufficio
appena
Istruzione,
che
da
carriera
sua
assorbito
distrasse
si
la
diritto, di
seguito, quantunque
politiche,
-cose
esordito
Bon-Compagni
gli
delle
brevemente
meritarono
scienze
di
nore,
l'o-
Torino,
CABLO
(
poi aggregatoper
4^
BON-COMPAONI.
acclamazione
alla facoltà di lettere e filosofia
in questa Università,
Più tardij dal 1850
Società
o
Membro
eademia
in
poi,sì può
letteraria
o
dire
che
politica
vi fosse Accademia
non
lo volesse
non
od effettivo,
od onorario;
o corrispondente,
suo
cosi TAc*
delle scienze di
Napoli,di Brescia, di Urbino, del
altre minori,e nelKanno
1871 quella
di Firenze od
Georg^ofili
de* Lincei (1).
Come pubblicista,
meritarono
alcuno delle
opere la tradu--
sue
ziono in francese: altre furono
onore
mentate.
ramcompendiate,
alla
è a
ch'egli
cooperò
stampa dellfr
lezioni di Pellegrino
Rossi per le qualidettò un' introduzione
in linguafrancese^
essendo e^ligovernatoredella,
e al quale,
T
Itali
fece
deliberare
a Centrale,
un
monumento, il cui
legaper
Ne
e
con
dimenticarsi
,
decreto furono
e
programma
di lui ancora
da
luì stesso
dettati. Per
opera
furono editi alcuni volumi
postumidi Cesare Balbo
studi
di
Per quanto ò degli
storici e
materie ecclesiastiche^
già di alcune opere si ò fatto cenno: restò non compiuta una
in partepubblicata
nella Ehnsta
storia sulle dottrine religiose
sul
dlveiiSL
dal
studio
Concilio
nico
Ecumeuno
Ghiaia;
Conte77ìporanea
del 1^69, che non potèfinireper essere improvvisamente
per
anni atle vicende del 1870 stato quellosospeso. Da fvarecchi
tendeva
alla traduzione dell'opera
del Reichel The see of Rome
in the middle ages^ che finì,
corso
e a cui volea premettere
un disil qualesi trova fra i suoi manoscritti. Meditava
critico,
render conto
ali*Accademia
^
delle scienze di Torino
Della Società politica
suo
e religiosa
deirAudisìo,
ammirava
Come
(1)Fino
la dottrina
e
il carattere
nelle
personaggiopolitico,
diiir11
18IS
aprilo
fu nominalo
deir opera.
amico,dì cui
(:^).
memorie
autobiografichCj.
socio della Società dì S terla Patria
,
di cui
dente.
aprile1B71Ì 1asino alla morte ftipoiTi"^o^p^o5Ì
lardi 6 (ìncliènssc
^talo insi|inLlo
as
Nel UGO
della Croco al iDorilocivilo: pi(i
era
fu coD3]glìorc
dento deirordint; Mauriiiano a ddln Co^
fu cnnstgllBro
: come
e poipr^'si
du'Gran Cordoni dell'Ordine,
Toaa
d'halia.insiguìlo
appena ces^ò dall'uJlictodi Cover-
d»l !0
Datore disilaLfga.
barone Anlaoìo Manno,
{^}L'iigregìo
^
Pa tria.
•iViavrà
resi rf"rniti
do^urnimli
-ili
secondo
ma
tiù
serial
e
tu quij]ubblich"
gliene
nolidtì pur im ditcatso tvUs variazioni ^tetta
di
neila MaKtMrrhia "iltaudù^ e per una
Memoria suqU icrittiiÉgnli
i fUotafici
Itgitìaziùnr
a?rGbL[i j^ubbUcaU
nella Hi^cdlanea di Staritt
Martanianio Natta, ch" il Hi^n-Cooipagni
gratie
o
46
BON-COMPAGNI.
CARLO
tralasciò per modestia di discorrere della
in varie
delicate
e
accennarvi
ititralciaredi soverchio
non
per
parteimportantech'ebbe
difficilissime contingenze
: né
e
io ho voluto
della
la continuità
narrazione.
Come
tale
godè
abile. Quando
andò
dopo
fin dal 1848
di
fama
trattar della pace
la disfatta di Novara , il Ministro
a
esperto,di giustoe
con
d' Azeglio
dare istruzioni,
volergli
perchè sapeva che la
affidataa buone mani. Lontano da Torino dal 1857
non
Cavour
in tutti
delle ribellioni
gli aifari
o
moti
di
l'Austria in Milano
scriveagli
,
causa
al
per la
59, il
questione
più importanti,
a Genova,
e seguaci
come
era
del Mazzini
a
Massa
lui
Carrara,
il da farsi;
o crisi ministeriali,
e così nelle mutazioni
e per la
fatti ad arte,o per
cattura del Cagliari.
Né quei consulti eran
adulazione
giacchédelle rimostranze solca tenere gran conto
riconoscendo nell'amico quelladottrina e prudenza politica]
che
e
Livorno
a
e
con
altrove,per lettera consigliava
,
,
in altri
non
era
facile trovare.
parte ilBon-Compagniche allora e sempre si mostrava
al
sollecito della libertà,spontaneamentedava
avvertimenti
D'altra
glialtri nell'aifare della proposta di leggeper
credeva presentata
del regicidio,
al Parlamento
ch'egli
l'apologia
Cavour
; così tra
per far
Napoleonee
piacereall'Imperatore
alla
qualemostravasi
avverso.
Alle rimostranze
contento
l'illustrestatista dava
di udirle
Bon-Compagni
un
e
ne
lo pregava,
elogiogrande.
Quando si disfece del Rattazzi
ramminis
ceva
e si digiustificazioni
il che è già per il
e
di altri ministri che
vano
guasta-
l'operasua, propose al Bon-Compagni
il Ministero degliEsteri,
deirinternoj
per sé tenendo ilportafogli
e
trazioni
glienescriveva
amichevole
esser
e
confidenzialmente
richiedendone
il prudente e
egli,che già altre volte avea desiderato
in Toscana, rispondeva
Plenipotenziario
lasciar libera qualunquealtra combinazione
parere^ Ma
tolto air ufficio di
accettando,
per
i
n
possibile quei delicati
non
Nel
1864
momenti.
sulla polìtica
sconti
estera al Vispiegazioni
al Ricasoli: vigiledella
dell*indipendenza della politica
nazionale
alle sue
affrettavano
dare
ministri
si
o spiegazioni.
quei
risposta
avea
chiesto
Venosta; nell'ottobre del 1866
libertà
premure
e
,
CA.RLD
47
BON-COMPAGNI*
Quando nel 1S70 si trattò la ^rave questione
deiroccupaztone
fa ilsolo deputatoammesso,
anzi invitato,
a
pare
parteci-
di Roma,
Consigliodei Ministri alla elaborazione della ÌQgge
da darsi al Pontefice ; e in consiglio
le sue
guarentigie
prevalsero.
nel
delle
idee
Qnando
insorsero i dissiditra il Bismarck
dal nastro
fu richiesto di
illustregenerale
ed il Lamarmora,
consiglio.
partìper Firenze;ne ritornò il mattino appresso
sé queidocumenti ohe furono da lui depoeoa
sitati
portando
del Lamarmora
che non
non
presso un notaio a difesa,
carattere
a
ne
avea
superiore qualunquecalunnia,
hisognojper
ma
più del decoro della patria.
Il generale,
ufficioamichevole,
lo consultava
pregandolodi queir
uomini
tale
Nestore
de'nostri
quale
politici: appuntoegli
stato e si manteneva
io seguitosempre.
era
Né solo per la prudenzapolitica,
ma
soprattutto
per la innata
che
onestà,
godeva il
gliera riconosciuta,
pure dagliavversari
Bon -Compagni tanta e cosi ben meritata fiducia ed autorità.
Quanto alla indole e alla naturale educazione,
parve a taluni,
da
debole
c
edesse
soverchia
così
dimostrarsi
ch'egli
benignità
per
fiacco.Vero è che non fu mai battagliero,
«
se non
quando si
la salute o della
trattassero queigrandiaflUri da cui dipendesse
patriao della libertà: quanto al resto,anche oppugnatoreforte,
cedeva alla volontà della maggioranza,
volendo arrogarsi
non
o
il merito, se pure è merito plausibile,
alle
pretendere
d'imporsi
opinioni
degliavversari. Non può per fermo dirsi fiacco chi
faceva rimostranze e chiedeva spiegazioni
di condotta politica
o
di leggeal Cavour,chi sollecitava lui e i suol sucdi progetti
-cessorid'esser richiamato da Firenze piuttosto
che cedere alle
chi
convinzioni
sostenitore
:
finalmente,
proprie
sempre e in qualunque
circostanza dei giustoe del vero
lasciava addensarsi
addosso cumulo di querimonie,
e impopolarità,
altrettanto
censure
che
o
d
incresciose.
sragionevoli ingiuste
Se pot si guardialla sua vita privata,
può il Bou-Compagni
tòrsi ad esempiod*uomo pio,caritatevole,
ed affettuoso.
t"enigno
Di buon
mattino
,
,
Ebbi
la fortuna dì conoscerlo fin dal 1870:
quasidue
mai
anni in Roma,
udir dal
suo
quasiquattroin
una
proferita
labbro
convissi
Torino^
non
con
lui
mi
venne
av-
di disdegno,
parola
48
CAUI.O
BON-COMPAGNI.
contro chicchessia. Molti ricorrevano
di sprezzo , di malevolenza
suole
lui
come
accadere^
a
spesso
per favori;d'ordinario,
del qualeegli
memoria
del beneficio,
i beneficati non conservavano
era
primo
Era
dimenticarsi.
solito difendere
delle
una
a
su
Pinelli,
sue
ultime
gli amici,
scritture fu
di che tenne
tanto
i
che
politici
discorso alla Associazione
un
i
r
privati
appuntola difesa del Ministra
Costitu-^
zionale di Torino
(1).
letto nell*Accademia
delle Scienze
prima avea
soci
innanzi al consiglio
dei
e a numerosa
frequenza
plenario
dello Sclopis,
del quale,quantunque dissentisse
d'invitati,
l'elogio
in alcuni principi,
con
grande delicatezza e maggiore affetto
ridisse la vita e le opere.
E per naturale benignitàe per
dovere era
solito difendere gli amici così politici
che privati
r
giammai ebbe a sospettareche parecchidi essi gli si fossero
manifestati affezionati o devoti altrimenti che]spontaneamente
o per bontà
d'animo, o uniformità,se non di carattere,d'opinioni.
Un
anno
—
Giacché
raramente
giudicavadelle
od intenzioni
opere
altrui;e quando ne giudicasse,specialmentese richiesto,era,
prudentecarità,che ne informava i giudizi.
sempre
Non ambizioso,
modesto
e soverchiamente
rifuggivadalle lodi:
e dagli onori: perciò,anche
meritati,se gli
quando li avesse
nonché
venissero contesi
non
se
ne
s'adoperassea.
lagnava,
o rivendicarli.
conseguirli
all'ufiSicio
di
Del dovere
zelantissimo: giammai mancò
era
deputato:per esser presentealle sedute trasferì il domicilio là.
dove s'era trasferita la Capitale.
rebbe,
si dinel 187^
Anche
fu Professore,come
quando in Roma
limiti
de'
dai
cerchia
misurando
la
doveri
o
non
uflSicioso,
d'un decreto ministeriale o dall'entità d'uno stipendio
(che non'
Mi
lezioni.
dall'uflSicio
alle
mai
mancò
ma
ebbe)
assunto, non
benissimo che, essendo egliandato a Firenze per la.
rammento
missione presso ilLa Marmora
sopra rammentata, avendo passata
la notte in ferrovia,
malgrado i disagidel viaggioe la età ri-^
chiedente un necessario riposo,ritornato in sul mattino a Roma,,
com'era solito e secondo l'ofu subito alla Sapienza a leggervi,
,
,
.
,
(I)Pier DionigiPinelli e
Vincenzo
Oioberti. Torino,GasanoYa
1880.
CARLO
lezione. Ancora
rario, la
sua
air esame
dt titoli e libri
49
BON-COMPAGNI.
mi
ricordo
dedicasse
quante ore
sioni
concorsi^ nelle Commis-
presentatia
parte, e per cattedre universitarie,e per
delF Accademia
delle Scienze o del Municipio
o
premi speciali
di cui
«li Torino,
e
Né
del
per
e
sollecitudine li esaminasse
quanta scrupolosa
con
riferisse.
ne
col
face Tra
commendevole
alla quale
l'operacaritatevole,
Cavour
associati i i"ersonaggi
avea
più influenti e riputati
onde
veniva
viene
alle classi più misere
soccorso
e
Piemonte,
vo*
dire la instituzione degliAsiH infantilLPer promuo:
verli
dovè consultare i migliorìdi allora,T Aporti, che ospìtù
alcun tempo in sua
casa, il Lambruschini,il Gerard,il Rayè
meno
neri ed altri. Dovè
per
lottare contro
i
della
pregiudizi
fautori della reazione, clie sL adombravano
quellaistituzione
non
fosse
difficoltà; fu acclamato
Asili
Pullini
e
di S. Antonino
quantiparentie
infanti vi
conservato
e
alla
amici
ricoverati
sono
i
e
che
diretta da ecclesiastici. Vinse
sempre
delle Setiole Infantili;associò
e
e
Corte
lamentavano
le
presidentedi gli
quela consorte
Barbara
opera degliAsili pei lattanti
poter ne risultò che ora oltre seimila
"
pia
con
tutta
diligenzae paterna
cura
custoditi.
Dairaffetto
e
dimostrò
pietàch'egli
verso
gli amici
può argomentarsiquanta benevolenza
povere,
intimi della
e
le classi
per i suoi
dalla vita chiassosa
avesse
famiglia.
Rifuggendo per
le paretidomestiche
richiesta e
avea
trovata
che
altri
invano
si
studia
e
guire
quellapace,
spera consenelle pubblichefaccende.
Per la consorte, per la figiia,
e per glialtri congiunti
nutriva
richiesto
dal naturale legame del
non
grande afletto,
pure (juel
benevola
e dell'affinità,
ma
altresì,
e
sangue
per Tindole sua
culto
che
dall'amore
che
nasce
non
meno
per Teducazione,quel
dalla reciprocanzadi generosi sensi.
Io davvero
non
sapreidire quantoin lui potesseil eulto della
della
famiglia:
patriasu quello
giacché per Tuna e per l'altra
cosi devoto, e con
tanta
era
passionee con così sincero affetto,
che in essi e per essi viveva ed era tutto. Nella vita politica
trovato motti trionfi,
anche senza
averli o speratio desiderati:
aveva
nella vita privataperù aveva
conforti
sempre provati
più sicuri e più durevoli.
-^^
della società,entro
natura
50
CARLO
tanto
A
fu
amore
1880.
lezione
Costituzionale:
la
nipotina,
sua
Moriva
né
Cessava
di
quella
pace
consorte
di
questa
d'animo,
di
che
Municipi,
cui, fra
d'ordine
appresso,
la
radunò
Il funebre
talvolta
riveste
pietà
mostravasi
per
la
il corteo
i
i bimbi
alunni
giovani
degli
al
Nazionali,
della
sul
la
aveva
libertà
volto
di
del
i Ministri,
Università^
Il
giorno
Università:
salma
la
del
ne
si
fosse
Camposanto
che
e
una
la
aveva
propugnati
i
manca
del
colui
la
e
al
legge
che
sacrosanti
politica.
popolo.
de' lattanti
,
se
quella
che
allora
speciale significato
aveva
Precedevano
ed
infantili,
massima
ricordava
presenza
Asili
di
spesso
sentita,
Asili
loro
per
di
benemerenza
e
che
solennità,
e
pompa
Nazionale,
degli
che
e
desolata
Re,
concittadini,
tutti
negli
Convitto
fondatore
civile
la
compartimenti
spontanea
e
ricoverati
Istruzione,
Pubblica
cattedra
pio
annunzio,
Firenze.
meritamente
e
Universitari:
studenti
cari,
serenità
Alla
il
che
ufficiale,
frequenza
numerosa
di
decretare
quella
vera
dipinta
il triste
chiusa
benemeriti
carattere
un
più
e
Accademie,
rimase
de'
foi-za
condoglianza
quello
uno
lui
forti
con-
la memoria.
commozione
e
di
per
dai
e
a
compianto.
primi,
presentò
corteo
il
varie
ai
riservati
diffuse
generale
Rettore,
in
perpetuasse
ne
si
Deputati,
i
meno,
da
esempio!
morte
Comunale
deposta
monumentale,
lapide
del
Giunta
solennemente
e
privata.
e
consolato
Dio,
quella
del
e
impreveduta-
famiglia
con
dato
telegrammi
Senatori
tra
vita
mente
ed
venuta
era
attività
pubblica
di
della
altri
pubblico
in
e
parecchi
e
gli ultimi
sua
della
virtù
volontà
gli
aveva
inaspettata
mandarono
famiglia
battesimo
a
la
né
la vita
tutta
mai
miglior
a
quando
alla
degli
sempre
della
privato
che
e
passando
in
dell' Associa*
infantili
carezze
improvvisamente
rassegnato
domestica,
Quando
le
cembre
di-
solita
sua
tenuto
aveva
quella
in
ed
giorni,
vivere,
della
fu
affievolita
sostenuto
due
in
mente
giorni prima
con
le
adunanza
una
Bón-Compagni
era
l'aveva
che
cuore,
il
adunque
diminuita,
era
letto
aveva
il 14
sera,
vita!
della
momenti
prima
gli rallegrava
della
cadere
presieduta
e
tre
che
sul
giorni
Università
zione
in
rapito,
Quattro
alla
BON-COMPAGNI.
primo
dato
in
la
vita
della
ai
titudine
gradella
Ministro
Parlamento
diritti
parte
Convitti
e
nella
giustizia
e
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