iJfr"L.uiGiAmedeo Lampoho di DELLA VITAE DELLE OPERE CARLO BON-COMPAGNI DI MOMBELLO Cenni sommari CASA DOTT, BOLOGNA Farìni,ìO con note auiobio^afiche EDITRICE FRAJVCESCO VALLARDI MIILi^A^lSrO 15. Diacìplioi, iS9t NAPOLf 70 MoataalWetOf PKOPRIETÀ LETTERARIA (Estratto dell'Opera dì Leone Carpi) " Db" M PREFAZIONE Fino dal del luglio 1880 avea Carlo Bon-Compagniinco- ininciato a scrivere brevissimi cenni della sua vita, promessi all'autoredi questa Raccolta: dì essi partem'andava det- interrotti per la tandOjparte rimase fra gliautografi morte a cui : provvisa im- questiio trascrissi per servire allo scopo destinati. erano sentii il dovere di attener la fatta promessa, Richiestone, la quale senza ; né senza troppo fallo avrebbe il Bon-Corapajfni stesso adempita avrei questa ragione recente e cosi prestodi Lui scritto, troppo doloroso essendo tuttavia il lutto della famiglia. autobiografici seguirò quifedelmente. Li avrei vi fossero state parecchie se non riportati per intero, Quei cenni ^nzi lacune e Autore i qualirichiedevano opportuni rimenti schiapassi, lo stesso note, clie probabilmente, rileggendoli, alcuni e vi avrebbe Inoltre introdotti. quei manoscritti erano, come ho non detto, pinti, com- col giugnodel I86I ; era si terminavano dappoiché infino al 1880, conttnuandonf)^ difficile proseguirli por me in prima persona. inalterato lo stile, e parlando A /"u 6 PREFAZIONE. È per queste ragioni, che ho il lavoro ; procurandotuttavia qua i e rifar dal principia là riferir integralmente e non autobiografia, luoghipiù importantidi quell' del mio, se e voluto notizie conservate Nascondere cosa non in quanto m'era certo in questoscritto riputerei grave alla venerata indegnae oltraggio che mi fu amico e padre. 1881. documenti famiglia. od alterare il vero Torino, 1 settembre per giunger ag- memoria l'uomo del- ? Csu-b oDorù Uoa-CE}Qipa.pi l'Italia cot P opera. Chi scriyeràla^ sua vita p()trà} correndo al Taro, dire che P^t^rsenno * oìtó k con degnamente e eoa rara idódoslm Itr le relipioaa i* puhblicbefì le privale, virtù le cÌTili.* lioiSETicoUiittrTri atV Accademia dii Lintei ì\ Ift gftuziaìo IS"t. Carlo Bon-Coinpagnidi Mom bello nacque in Torino addì 25 assai Luglio 1804 (1).Il padre Ludovico fu dotto ma^istratOj colto od onestissimo. Deputatoal Corpo Legislativo pero, sotto l'imfu poi mandato Firenze nel 1809 Procuratore a generale la famiglia fino e vi stette con dell'Arno, per il Dipartimento al marzo del 1814,quando vi fu ritornato il Gran Duca. Colla ristaurazione della Monarchia piemontese,reintegrato difficoltànel grado,fu Procuratore del Re non senza pressa il Senato di Savoia con residenza a Conflaas: di là fu la famiglia nuovamente costretta a fuggire, degliarmati per la minaccia francesi che "i avanzavano da Chambery in quel tentativo di rivincita de' memorabili Cento giorni. Mori quasi improvvisamente nella età di 41 anni, in Piea in queld'Asti, nell'ottobre del 1815. (1)Netr ancora aUo il cognome dì conserraio ne^ nascita, Compùpm r la casita re distridella Parrocchia del CarmjDeT $ì è la stessa dei Com di parrai Jeg|,^c Firenze. tJn Barla- lomeo, d]srend«nt« in tlDea dìreUa da Diro, rer^o il 1€00 venne a lìSitare diDcrera in di Saroia^ decreto di Datar alizzazioits, e ne oUenno Uienu^nte: iDtlitòal servìgio del Deca f le ^Per del d^^H'ordine Maurmanoi. Il Oglto Fraoceseo ehb"r pos"^ra il Feudo di AlornbE^llo, in^efue dottissima opera di Isidoro più ampieDotiiìe V. Djno Cùmp^f^nis la èna Prona ra Kd. LeLnngo. Gap. XX part* II. Voi T, e T app*»dif* I con ralhero genealogico. UilDoier rirenie , ISSO). 8 CARLO madre, Sara del Conte La COMPAGNI. BON- gli studi di umanità Qui il nostro Nazionale della Università,dove in laurea nel I. Vita Politica. il lugliodel Nel — Umberto di corso Salaggia(1), Carlo centinai del Carmine, ove posciaalunno I. Fu s*insegnavanogli elementi quel tempo della filosofia : ivi continuò seguìla scuole retorica nelle e risiede il Convitto ora Pasioris di Maurizio fissò allora il domicilio in Torino. e vi giurisprudenza, con— 1826 entrò Carlo Bon- 1824. gennaio del venendo uffici, Compagni n^Ua carriera de' pubblici ascritto quale del Senato di Savoia volontario presso l'avvocato fiscale generale sedente in 1828 Chambery: nel poverisoprannumerario;e sostituito efiettivo nel stipendio con del 1830. novembre questo tempo cosi egliscrisse : Di stetti in Savoia, cominciarono « glianni Durante in Francia ne a le ne occupaianch'io. Incominciai lora al- : opinioniultra-monarchiche. sopra, mi poi alla po'colte giornaliil nostro governo non permetteva si nel regno se non i soli giornaliche propugnavano introducessero » assai,me occupavano leggerei in cui quellediscussioni tra il governo di Carlo X e la parte liberale, che riuscirono rivoluzione del 1830. In Chambery tutte le persone un se de' fu ivi sostituito avvocato Leggendolie accorsi che il torto stava dalla Quando fu compiuta la rivoluzione riflettendovi parte loro. del 1830 me ne grai: ralle- gli affari politici per quando le cose abbastanza è fondata sul diritto. Non conoscevo tiche polidelle d el di imperfezioni Luigi governo per accorgermi al buon senso, quando Tuttavia credo di essermi inspirato Filippo. mi rimasi dall'aderire alla parte Èberalepiù spinta, credendo non conoscevo vedere tutti i che male si servisse alla popolariod » Non in fi abbastanza ancora che trae pericoli molto i causa seco una rivoluzione anche della libertà secondando le passioni democratici. pregiudizi del modo contento Savoia,chiesi onde riera procedevala mia carprovinciesog- di venire trasferito nelle (1)In alcane bìofraOesi accenna Esso era BoB-Gompagniassmnse. anche al titolo di ConU di stato dei Pastoris di lamporo,che altimamente e potevatrasmettersi Salaggia, Anco per finca femmÌBÌle : ne chiese perciòil riconoscimento con facoltàdi trasmetterlo al genere, e tmi discendenti, R. R. Patenti del 32 aprile1880. e l'ottenne con CAELO del ^ette alla giurisdizione ^el 1831 " Italia, Ad Giomne in Val Piemonte,ed in settembre Istruttore in Aosta, incominciò a la pubblicare certo avvocato,che di Svizzera un passava , furono Italia. €ipiin 3" Assessore di alcune di quellescritture sequestrate di diffondere i suoi prioil grandecospiratore cercava d' Aosta cui "on fui nominato Senato quei tempi GiuseppeMazzini In 1J BON-COMPAiiNJ. e Dovettifper ragiond* ufficio, esaminarle, vi trovai poco ?costrutto, » Siccome lazione quegliaffari dipendevanodal Senato,ne feci reFiscale generale. Era ben naturale che la cosa fosse riguardata sotto un altro aspetto.Ad il giudizio dato dal Senato non peccò di eccessivo air Avvocato in Torino -ogni modo rigore. » Dopo un anno di soggiornoin Aosta,fui mandato Fiscale in Pallanza. Ivi la carica di affari politici* Conobbi ad r Italia non agitarsiMi poteva durare H mi non Avvocato parmi diede occasione d'occu- tuttavia che i mazziniani venni sempre tinuavano con- persuadendosempre più che nel sistema politico imposto -dai trattati del 1814. » Ma mi persuadevoaltresì che un altro grave pericolo poteva sovrastarle per le improntitudini delle società segrete,e della parte rivoluzionaria. Neir agosto 1S34 fui nominato sostituto avvocato generalepresso il Senato di Piemonte sedente in Torino. Durai dieci anni in quell'ufficio^ dove lavorai a conclusioni e talvolta a pareri su materie o politiche questioni giuridiche, di pubblicaamministrazione, di cui venivo dal capo o ^eir ufficio specialmente incaricato, 1843 mi ebbi il titolo e grado di senatore ; e nel » Neir aprile e cosi sedetti giudicein gennaio successivo l'effettivaanzianità; che era allora suprema Corte del regno per le provincia ^quella, che faceva le partidelle odierne Corti di Appello. e piemontesi, «u » Dalla residenza in Torino "!esare Balbo, che io conoscevo ebbi occasione di amicarmi già e parentela. di conoscere » Ebbi così opportunità liberali della nostra cittàpiù con cui ero anzi con legato per -e » Persuaso che le monarchie gliuomini piùintelligenti assolute dovessero scomparireo 10 CARLO suasione nelle stro In fosse menti lavorio, il idee quelle più vedere che eletti ; cui da noi dovesse» quella in mia per* incominciava giacché dovea poi procedere il no-- quantunque- feci gli qualche- i divisamenti tra la luogo liberale. in d' Italia che massima, Balbo, libertà. di Speranze eh' ebbero coloro tutti Cesare che trovar assoluta di Monarchia sanno la dovesse liberale gramma le egli pubblicò sostenendo obiezione, anche consentiva d'indipendenza tenero Quand' » del delia- trasformazione Come egli soleva, dimestichezza lui con pro*-- ciò chesulle- andò , ecclesiastiche al ragione essa quanto lite io ero colla le tutte devo sulle inclinato meno terie ma- quel con sentivo Chiesa, prerogative va— dare- a che- pure nei acquistate nelle le un stampe discorsi alcuni fra noi. civiltà antica Della moralità delle Delle dottrine morali Dei recenti studi Dei sistemi di venni dello storico In quella Camillo e Dettai di in in 1837. dottrina letterato. di Commissione Cavour gli nostri d' Italia. diritti di scrivere vaghezza prese articoli ci6 vano incomincia- seguenti: legislazione. ancora secolo. questo lingua nel del tempi giornali letterari, che istituita alla coi letterati,mi educazione che e de' che pene. aveva Manno, gresso pro- moderna. e di aggregato nel confidare a Balbo- Cesare a egli m'insegnò meglio Sclopis sulla dello Governo moderne; coi in Della Il insegnò questioni politiche poco pubblicarsi Dei m' cogl' interessi relazione per a società gratissimo sono e Egli lui. delle Affiatatomi essere da riguardare a aveva » interamente lui, attaccar conservare imparai politico » di complesso In che di par Anche prima. andati. tempi altri di Papa. poteva non » al voglioso Non » amici più consentivo non Cattolico lent'uomo. fu l'ira, si Sbollita furie. vi di fra anche risorgimento. » di lieto che gl'ingegni più consentivano allora la speranza Fui libertà. la penetrare sorrideva mi trasformarsi, BON-COMPAGNI. Italia. • Italia. Commissione una Ne era del magistrato di presidente statistica il barone accoppiava seppe Giu- quella, » Statistica ignoto ebbe al occasione pubblico. di r scere cono- CARLO Il » comune amore Egli alla Ho » trovai che pure nel tener conto alcuni si e anni di in questioni sociali. cui le rigenerare stampai le delie L'istituzione ad il Si influenza più essere pochi nei » della 1851 su pubblicato avevo a. per il peso- ed e primo alunni a sare, pen- congiungere gli agiati del passo» avvezzandola, dovevasi quella parte ebbe il tassero eserci- che popolo usati vita, e agli suole- l'opera che, non talvolta dimandai mia cospetto nostro paese, a politici, non grandi non contiene più l' esposizione migliori «tesso fatto se, meglio momenti invece di di dere spen- popolare. seriamente, questioni era tolato inti- 1' infanzia. de' me libro altro un che avrei nell'educazione riflettendoci delle in alcuni Generale^ forensi. affari nell' istruire passai in improvvisato dell'Avvocato Infanzia, infantili affari quasi 1839, complemento suo metodi scuole nel dagli de' nel gli i ricchi liberi pratica al il essere infantili all' Ufficio sulV Se dovea io Lezioni mia ottenere grave linguaggio, suo affinchè di tutta che il Saggio partecipare » fu che Nelle meno chiamano adoperarsi deve avvezzare scuole scrivendolo giorni, Nel si si Scuole derelitta. momenti » Alle benefica libro Quel » dovevano degli alunni, patrocinio di rendere infantili scuole all' infanzia i fatti. osservare debito vour, Ca- Torino. Delle che le- paese col in quelle il i governi umane. delle parlandosi su ha così nostro intitolato rigenerazione si deve quella rigenerazione. a idee ;. devono- cui conversai ne libro un nel voga Balbo tempi. impiantarle per agiata plebi. Questa disuguaglianze tribuirono con- cui a di ma de' loro anch'io; mie classe La patizzare. sim- più col Yideaiità, civiltà in adoperarci dell'educazione, mezzo la occupai accennai fece d'accordo indebita, venute ne che uomini talvolta secondare quell'occasione In Infantili » Me i due trovassi un'influenza erano deliberò mi non difettava per ci politica. parte dare costituzionale sono educazione qual infantili. libertà Balbo Cavour devono scuole » in non Da » mia detto la per Cesare e 11 BON-COMPAGNI. lecito mi politiche, ad un proprio pare che si vano agita- Italiano starsene- articoli intitolatii inoperoso. » Dal 1840 al 1842 pubblicai una serie di 12 CARLO Del Diritto della e BON-COMPAGNI. legge -denza, giornalemensile studi Erano » "lelle supreme ordinate ad assicurarlo. del diritto ad fatto di avrei Era -che mi umane ciato comin- avevo volevo non vere scri- me altro un Italiani, tempo un allora pensiero dell'uso desiderio di dare alle vago fatto TAccademia aveva il Scrivevo lavoro. quel tuttavia in degV uso ad stampe una corrispondereall'onore di Torino delle Scienze gandomi aggre- ordinari. ai suoi membri -e stesso me a dettare la Introduzione a pubblicazionedi qualcheimportanza,per » cui tacerne, se diodi mi concetto solo, rimettendo me » questionidi Erano dovevo politica: svolgerne il "illa Scienza che conto di tutte le istituzioni e solo. me per per di render cercavo ragioni del diritto alla libertà » si di Giurisprunegli Annali pubblicava allora in Torino. dei miei studi legali.Nel occuparmi fino dal principio il mio tinuo queir argomento pensiero si portava di con- ad trattare A che cui con morale mare prime ragionidella scienza venni ad afferche il diritto positivodeve fondarsi sul diritto naturale i diritti naturali devono essere guarentitidalle libertà Procedendo che dalle -costituzionali. » Sentivo se scrivevo e che si fondasse non inspiratadalla nell' ordine libera. l'opinione il a dichiarare diritto,sulle quali devono "Jhiesa » Passavo e lo Stato essere incompetentela j la e se come fosse non elementi senziali es- religione,la scienza, le relazioni tra la morale modellarsi le relazioni tra la lo Stato. Affermavo Chiesa -ed alla definizione del incompetente in degli animi, né partipolitiche. doveva ordine al governo in ordine diritto: dichiaravo dev'essere il fondamento -delle siano: libertà costituzionale morale, civiltà. Proseguivo dimostrando della civiltà moderna ed gioverebbela non della comune essere mai eziandio che concordia abusata alla ligione re- dello Stato la e ligione re- deratrice mo- in servizio quel libro possono, tranne qual-che particolare, cui accennerò, riguardarsi come espressionedelle massime attenni nella mia carriera politica. a cui mi scritto ebbi tutto ciò, volli pubblicareil mio libro Quando » » Le T cose scritte da me in CARLO e siccome alle i revisori ordinar: stampe,ebbi del avrebbero non potutolicenziarlo ricorso al Cavaliere Domenico Carlo Alberto,affinchè me tecario Promis, biblioottenesse la ne ne— licenza. cessarla » re ^ BOX-COMPAGNI, Il re aveva detto ; So che Bon-Compagni stampi pure un"*annotazione con è galantuomo; un il manoscritto ciò che vuole. Ma in cui si mi leggeva:FI la stampa ali*estero. Torino 30 per revisore. Era quelloil giorno in cui ottobre vennero fu restituito si permette Promis- 1847. bandite lo fa- riforme,ch'ebbero pochi mesi di vita,e che precorsero Il mio libro fu stampatoin dello Statuto. pubblicazione della nostra rivolu— in Torino in Lugano, e giunse principio lettore.Io mi ero lusingato zìone,onde non ebbe quasinessun che da quasidi essere un precursore del gfoverno coslittizioDale, Strana condizione dì il libro fu tanto tempo vagheggiavo. cose : la gpran lite tra il reggimentoasdato alle stampeallorquando sohito e le instituzioni parlamentari era già decìsa. Buon mi » sono mai guarilasciato commuovere per me che non njose alla — dalla vanità letteraria: onde dotte le instituzioni che turbata amor dalla la soddisfazione di vedere da tanto piccolaferita che intro— tempo desideravo, potutoricevere il non avrebbe fu mio- )? proprio! solo per la monarnon chia, pericolo9issi;iio, ma per la libertà.La corrente della pubblicaopinioneera trascinata in un lubrico pendio,in fondo al quale si agita va qo le passioni demagogiche. Il Ro Carlo Alberto era ripugnanteallo Statuto che si reclamava, invocandosi la costituzione spagnuoladel 1812. Yi la reazione e la tradizione degliordini asdi più avverse erano soluti; falso liberalismo da piazza, che gridavacontro quaun lunque abbattere quaautorità,e avea di mira specialmente lunque credenza ed instituzione religiosa. Carlo Alberto teneva. idee di religione tradizionali nella sua Casa, e di più a quelle s'era già separatodalla causa dei liberali dispotici o meglio Fu quelloun momento , dei settari. A vincere i dubbi a e cui non e la ritrosia del Re fu estraneo il del segretario Marchese con corsie Bon-Compagni Alfieri, Capo , varie influenze, amico, sultore con- della R. Se- 14 BON'-COMPAGNI. CARLO ^reteriadi Slato per là Pubblica Istruzione,instituzione nuova impiantatasi dopo essere stato abolito l'ufficiode' Revisori della stampa (I). lo Statuto fu Quando pubblicato, gliantichi ministri si dimisero : primo Ministero Costituzionale Presidente Cesare Balbo, istruzione : -che nominò il Bon-Compagni Ministro per la pubblica fu in quel di il quale,convocatosi più tardi i collegi elettorali, •e fu del eletto €rescentino Addì » Non 23, di unanimità a scrive circondato il momento mai la guerra all'Austria. di quellasera, in cui Egli, alla loggia del Palazzo sulla piazzaCastello affollata di gente.Mi pareva prospiciente del popoloitaliano fosse li per chiederci di l'anima che proprio liberare la patria.» » dimenticherò suffragi. intimò egli,il Re da' suoi ministri,si tacciò alla guerra contro l'Austria e alle condizioni del nu«vo assetto da darsi alle provincie liberate resesi indipendenti, o Ed tumultuanti rivolti tutti gli animi. Il 2Ì luglio subentrò il Ministero Casati. Fu in queltempo che il Bon-Compagni fece il primo discorso politico, degno di essere ricordato, appoggiando la propostadi conferire al governo del richiesti dalle straordinarie e gravissime Re i poteri straordinari, condizioni pei^divenir tali,erano del paese. io mi Nell'appoggiarla « antichi colleghi, ma Te strema anche sinistra,e che venne il da farsi. ;" Il Ministero presiedutodal Porro ne " Era ^ nominare Primo l'Alfierimi :* trovarmi in per concertare surrogatoda quello ca^a fu nell'agosto che lasciò poiluogoal generale Alfieri, ed col quale io DionigiPinelli, fatto g;ià avevo Ministero d'Istruzione pubblica; egli intima Ufficiale al richiamarono In fatto di non d'accordo, pure coi miei che Brofferio, sedeva al- della guerra. dell'Interno Pier legatoda antica era e Ministro a Casati Marchese ministro trovai coli'Avvocato amicizia* Lo al dicastero tenuto sotto il Balbo. politicami occupai principalmentedella lega propostadal governo romano^ a cui pre- italiana ch*era stata (t)L'ufficiodi eoa R censura sulla ottobre 1SI7 : stampa fu ^ calilocon R H, PaUJDtJ deHO aìcs^o addo giifu soaLi(jLU Ja R. Sf^TtUria di Stato R. Pateoti del 30 uoramtire B[?condo notizia corLesemeots favoritami dal jper la Pn^i^lica litrìtzione.Ma, ì Rey'iiaTÌ, firiroDeAntonio Manno^ Testarono in Utficio Tinaal R^ Kàìlia ^ulla slampa del ^Q marzo 18i!l. ' CARLO 15 BON-CaMPAGNI, nel Consiglio dei prevalere Ministri,e difesi innanzi alla Camera, la massima ehe nessuna iegrasi accetterebbe da noi,se non quellache assicurasse la alla guerra di tutti ì confederati, coopcrazione alla firma del Re, investito tuttora di po» Addì 4 ottobre portai deri T strazione amminila alla Camera straordinari,leggegiàproposta per Con essa erano liti abogeneraledella istruzione pubblica. in fatto d*insegnamento tutti i privilegi ; degliordini religiosi abolita ogniingerenza dell*Autorità ecclesiasticanelle scuole era dello Stato: la validità deglistudi fattinei Seminari veniva ri- siedeva allora ristretta RossL Pellegrino intendessero coloro che a Feci dedicarsi al Ministero clesiastico, ec- » pititardi si riconobbe esser quellala leggepiù importante^meglio studiata ed ordinata che siasifatta per T istruzione Anche in pubblica In essa Italia, gettatele basi quando in quando e erano di spizzico per tutte quelleriforme,che a coordinamento posciaf\x- senza o si tentarono introdurre, e provvedevaairautonomia introdotte, delle Università, sia colle ìnstituzionidelle varie facoltà, rono sia coir impiantodel Consiglio Superiore, la più liberale, stata ancor il Bonse stero Compagnì,conservando più a lungo la direzione di quel Minialtri ordinamenti avesse con i quali potutocompletarla Era poìje sarebbe , lasciò per lettera diretta si conserva. In quellalettera a S. Maestà scriveva doversi e che tra le carte di famiglia instituire collegi speciali ed educandati così per fanciulli che per donzelle, a cui fossero dal m aestri H. e maestre Governo, affinedi preposti dipendenti in Savoia,eran aglialtri che,specialmente tenuti da Gesuiti,o gesuitanti. Presso i collegi nazionali avea introdotto un mento primo esperid' istruzione tecnica : e per i direttori spirituali avea poste le basi di un insegnamentoreligioso, de' mezzo invigilato, per muovere concorrenza Rettori,dal Ministero, I vescovi fecero a queDa novità;qualcunoa opposizione jper volta vi si acquetò;qualcunoanzi suggerì la persona megliovi potesseessere adatta e preposta. I colleginazionali da lui instituiti vigono ancora, non poco che di 16 CARLO forse per la quale erano stati ordinati, ma che anche di presenteabbiano de' quellavita si può negare non i BON-COMPAGNI. sarebbero qualicerto alunni vantaggi maggiori per l'educazione degli più curati e favoriti. stati il governo li avesse In quanto alla istruzione religiosa, ora, almeno se in qua, s'è creduta strana nelle superflua interpretazione, per tuttavia, scuole,e la formola da s'è creduta del Cavour ^ un lustra superflua^ libera Chiesa in libero Staio! coltà e s'è lasciata libera la fapiù obbligatorio, di richiederlo: non vi è garanziache sia bene impartito^ il programma e vi è affatto e palesementeperchè ne manca Il corso estraneo vi è non indifferente il Ministro e È questo un della Pubblica Istruzione. è liberale? progresso? perchè si crede che a distruggerel'influenzao la ignoranza o la miscredenza. indifferenza, Ma intanto cresce il numero degliistituti privati,dove non si morale il numero sa e quale qualereligionesia insegnata;cresce dai quali,, degliindifferenti e degliignorantidi religione, la sciolta mai certo non essere questionepolitico-religiosa, potrà tra Stato e Chiesa: giacché con si può rintracciare non l'ignoranza rore la verità,ed è assai facile anzi il predominiodell'ere della superstizione. La digressione, di questigiorni^ e più i fatti che succedono valg;onoa provare lo spiritoliberale di quellaleggesulla pubblica c he istruzione, devesi prenderea base, per chiunque sul serio vogliarialzare gli studi e F educazione delle presenti vani giodelle future. generazionie Dicesi di sì; dei clero basti la Quel Ministero che avea Addi nata a 22 e capo 23 di Novara , cadde addi 16 dicembre, Vincenzo marzo le successive sconfitte posero vi sottentrò T altro e Gioberti. fine alla prima con Tinfatista gìor^ dell' indipendenza gtierra italiana. Fu allora il del Dabormida Bon-Compagnimandato a Milano in compagnia de per trattarvi la pace coi generaliau^^triaci RaBruck. ]\fa Hess e col plenipotenziario De per le- stzkj,De in pretesesoverchie dell'Austria che aveva le trattative furono interrotte Alessandria, , , tenziari ricliiamati. animo e di occupare- i nostri pletiipo— CAELO Dettò allora il Ì7 BOK-COMPAONI. Bon-Compa^nila relazione in data del 3 maggio ai membri delle 1849, che fu distribuita, eoglialtri allegati, due Camere, Essa si con chi«deva con queste memorabili parole, Oggi la " libertà costituzionale gannita dallo Statuto contrastata da chicchessia. Con essere ligiaair Austria ed avversa Per quanto siano prevalere. alla arrecarono nel Piemonte politica italiana non potrà più danni che iglìultimi disastri causa i nazionale causa i fondamenti alla tremendi può non quellalibertà una dell'Italia , staranno per sempre libera.Un e indipendente trattato colF Austria dovrà sempre farsi per modo che il governo piemontese mantengaquestasua condizione. Senza nulla pretendere di contrario ai trattatiche regolanoildirittopubblico presentemente il governo dovrà manifestare com'egli intenda dell'Europa, dell'Austria tutta quellaindipendenza mantenere al cospetto che giicompete. ed al cospetto della proAl cospetto deglialtripopoliitaliani, pria nazione, il governo piemontesedovrà mantenersi rappresentante nella penisola della politica sinceramente costituzionale ad opporsicon tutte le forze cosi e liberale: farsi veder laronto fare l'Italiaverso Tanti co assolutismo, chi volesse indietreggiare a la Repobblica: chi volesse precipitarla fare come a verso che quando le condizioni d* Europa diano un* occasione opportutti ttina di rivendicare i diritti della comune nazionalità, lui vindice naturale di Italiani si a come a rivolgano questa gì' e crosanta. sama giustissima causa pur sempre oggidìtroppo infelice, » restarono sospese fino al 3 giugno: i due negoziazioni il conte di Pralormo, piemontesiebbero a collega plenipotenziari Le già Ministro ; non a rino Vienna, e capo del dicastero dell'Interno in To- molto ma liberale, tuttavia riverente osservatore degli ordini esistenti. Il trattato di pace fu conchiuso addì 6 agosto. la parte Quando si aperse su quelloalla Camera la discussione, più spinta,contraria al trattato, male impressionataverso i si oppose fieramente. I più influenti dì essa cialmente speplenipotenziari, stinta disi scagliarono contro il Bon-Compagni per avere Taltra col di invece che con nome queUa parte fazione s di e partito^ vi volevano trovare nel s Acato igni una ingiuria, -è 18 BON-COMPAGNI; CARLO italiano del difese : la validamente Nel situazione, medesimo di Fu ed solenne momento un col e della fu camera le diedero Queste breve dopo il dello de' dal avrebbe 1865, Civile fin d'allora la che, più tardi, quale criterio Addì di Stato di del d'oltre Era quello In illiberale;. stesso che s^. 4 la per convocò, ri- vembre no- blica pub- il matrimonio per e addì fu luglio, 5 fosse Né spinta re- passata, dice Co- menomare leggi liberali, le reazione con nel di vantaggio della e è ancora 1852 anno la lenza preva- composto il avvenne fu che ohe il si stampa scagliava i contro; i due , di non nemici v ' colpo principio - impermalissero ne al introdotto governo, ; , si maggioranza, promuovere Piemonte Ticino. naturale Re approvato. legge Napoleone, luied^l'suo di del quel litigio funesto. Luigi Presidente contro meno consulti in- Camera maggio venne ecclesiastici. affari di e della risentivano libertà ampia 2 dicembre reazione una negli doppio clero, del influenza Stato il dato la quella legge Se Senato. Stato la Deputati , con turbati con- elezioni. ministro grande a Camera dicembre r instituzione dello animi ardimenti le 24 nuovo propose approvata dalla plauso create tregua, Giustizia. e ch'egli carica che civile, dal di fu Grazia di e questa del tutto proclama fu discussione, Bon-Compagni Istruzione il quando D'Azeglio, Ministero 1852, il 20 gli e il dicembre per al Ministero: vittoria secondo pubblico gli , dopo invadere a lasciava popolari era incerta, reputarsi combinato venne intimate e il trattato, in guerra da era giacché passioni disciolta: Moncalieri da Fu cordo ac- settari. de' Nel ogni la pronto e non guerra; riaccendeva e datato prevalse sospendere e Continuare vittorioso , La trattato. ma la condizione lungo a piemontese, peggiore era più nemico territorio il terribile. e prolungare sconfìtta, quanto soprassedere, in posta era quel nonché* pace. temerarietà: una dove il Cavour: volte tre vocabolario colleghi, necessario per dovesse si al dèi e discorso un dimostrato parlò senso che r opinione in e riferendosi parola l'opera propria il trattatp, Ministero chiaro la difese Bon-Compagni Il ''^ : teneri goy^ni . di tutt' altro che 4ella libertà.. " . , , /v • . 2Q CARLO sfuggire l'occasione lasciò si non argomento, intitolato articolo e di nella pubblicò e La quel trattare Rivista portante im- Contemporanea la politica piemontese, ed grave un italiana questione l'Europa, del l'effetto dacché in altri, di ne influenze Il di alle successi: si aggiungeva Francia di Savoia si civile: libertà La » cui del Papato, che che del la indipendenza la « È tentativo parte di aprirebbe Crimea, dentali. occi- potenze condannati » le dal la via a nelle che temporali potrebbe la assicurata spirituali, cose e » in in causa valga che a reazioni, anziché mali questa ogni quella o liberale. tente Impoallo contrastare darebbe alienerebbe reputare dei momento questo farsi della nuove meritevoli modo il solo si fosse degli assolutisti, quale, anche definire politico, soggiungeva; danno forza, di speranze, umano. potesse a modo è che presente, che li terrebbe modo lato lealmente condizioni nostre cattolico aver la così dalle ogni potere tale il solo è Italia in cose enormità civile; libertà, in riuscirebbe le di monarchia assicurata, Chiesa, turba rivoluzione raccogliere l'Europa di da a tutte in erano sperare. come la con questione Italia, a liana. ita- causa La maggiori volonterosamente e da d' straniero, due di Pontificato soprattutto tenti po- coronato era alleati. Romagna i motivi le azione Trattando in oggi libera sua austriaci sorge ordinando definire, più la compite valorosissimi colle questioni e fazioni delle accettata, quella per piemontese collegata lealmente altre le molti conchiudeva: volonterosamente tutte divenute prima; avvantaggiata era prove indi quello scritto In cose suffragio di Gl'interventi dall'Europa di dell'esercito trovava in come d'Inghilterra. e di splendide il fondamento, l'equilibrioeuropeo. di assicurare debole più riordinamento di trattato era le ravvivate avesse mancavano s' che , condizione questa non non uscita era ciò, che in popoli, ma i autobiografiche, rilevando note speranze quel Congresso L'Austria Da Le opprimere le nelle consisteva Congresso italiane. speranze » riferi rallegravo, Mi « e BON-COMPAONI. un da testo prenoi gl'Italiani degni governi da cui sono oppressi. » Lo spirito veramente liberale é il sólo correttivo efficace (TARLO 21 BON-COMPAGNl. rivoluzionario. Oggi il Piemonte spirito allo è ilsolo paese che la causa italiana. " a propugnare apparecchiato quelloscritto nell*agosto del 1856: in fin di quell'anno fu nominato Ministro Plenipotenziario la del corte presso Granduca di Toscana ove si recò ai primi del gennaio1857. di quel tempo è A qualunque ha letto opuscoli o memorie aflkcci che fosse data a quelsi carica Tidea, quella probabile l'insigneliberale per avere in Firenze chi potesseiniziare un rivoluzionario ordinato ad uno moto quello scopo premeditato, dell'unità e redenzione della comune patria. intorno alla In quellememorie, che più volte qui ho trascritto, missione si legge: sia Pubblicò € A io se questopunto è naturale che illettore domandi non l'unione fossi stato inviato colà della politica Toscana a se stesso, (a Firenze) per apparecchiare col Piemonte. la più recisa protesta. Cavour,solitoper antica consuetudine d'amicizia detto innanzi ch'io ad aprirmitutto il suo pensiero, mi aveva circoscritte al di qtca Tutte le nostre ambizioni sono partissi: dell'Appennino. » All'ipotesi oppongo » Il conte " di fisso nell'animo In quanto a me, se avevo cessare ogni dominazione straniera,non / i veva che in Italiadoalcun'idea avevo sull'assettoda darsi al territorio italiano. Le mie preconcetta fissandosi di mano che in mano vennero idee,incerte allora, vidi svolgersi il derio desied il corso avvenimenti degli esplicarsi dei popoli. » Del resto le istrfizioni scritte o verbali che ilCavour o diede » non ad alcuna accennavano In Toscana di m'ingegnai far politica. questione conoscere ed amare ed intesa ad assodare la libertà costituzionale, rindipendenzaitaliana. » Quantunque le mie fossero sempre non cortesi, mi a la tica poli- preparare col governo che essi erano ad accorgermi indugiai relazioni con la Corte e all'Austria perchèpotessimo andare d'accordo nella troppolegati Era naturale che fra fossero Toscani miei amici polii politica. tici liberali di nel i 1848 avevano partemoderata,che promosso moto un popolareper la ristaurazione del Granduca sperandone avrebbero in tal modo lo Statuto. 22 nel Questi » 1857 alla fedeltà disprezzo si ben rari infino del 1859. la del e fare qui potrei Bon-Compagni accenna, ebbe conferma Corsini (1). probità avesse bisogno lettere tuttora Neri politici uomini che di riassunto un lui a Toscana Gli affari Cavour di altre io prove, da inedite chi parec- relazioni sue di In Al quale, teneri delle parte che fé' opinione, vi non : dire per uffici doni sussistere a lasciava (1) Firenze erano di e L'Attemblea Stfria quattro di ore quattro To$eana^ ore (opuscolo casa Giglio eontiderazioni 27 del M. Pio il stesso contrari, sicché e Franchi, aprile e sarebbe magna Ro- in IX di pensiero quello a 18^9, Leopoldo Barbera Ridolfi).Qarbera de' questa Papa stesso frustranei. la Si lasciava diretta da Gesuiti,, mentre Gesuitanti, — loro liberale. Oateottif 1859. 1859. per sostenere d'educazione di del riuscirono politica organo Granduca» , apertamente una del cessione suc- simigliante reliquie condotta il Papa lo M. una pubblicare della che estraneo i Ministri osavano non seguire lega austriaco. il vero, di forse concordato dell' Internunzio ^ al della e accurata del visita era un il governo con riferì 1858 nel Austria storia una la Granduca però né alla pubblica. avvenne Firenze largheggiava Ministri il governo questione ed . I predisporre favorevole e la Toscana leggi Leopoldine, gli e di 1857 riguardavano cui per rendere col stabilito sione, mis- renderlo e nel cui Modena, Modena, in di che Parma, quel frattempo xonchiudere già quelli utilità ed liberali, idee altra aveva non quello non se più importanti tra molta ufficio alle furono doganale ii scritto uno TAustria. contro guerra effettivamente che altro esperì di di risulta quali né — da alcune di nonché dirette, la solita con memorie. Dalle si cosi procedettero cose » cose, specchiata sua Le pubblico, erano in il di questo e popolazione. compariva salutassero. brevemente e Galeotti Se del condizione modestia la tutta a lo sposto corri- aveva l'occupazione austriaca, con del Granduca che guerra Questa sudditi carrozza coloro disprezzo, perchè in avevano comunicato la alla lo dei era Quando » e BON-COMPAGNI. CARLO Firense, Breve nota Barbera ad una si' 1859. ttoria la segava tardi si fondatori e più e avea a Campini lasciava che il era della in Mentre Storia di Re fatti a Gabinetto lo lasciarono la tipografia di ritornare. la per di Trento, di il permesso i moti per di Livorno stampa ri- quasi rientrare metteva al Con grande caricando dovere, in apparato quiete pubblica quello da e militari, che ai proprio la sossopra d'Austria Ministro la colleghi erano i suoi e decorazioni malincuore a esso che Bon-Compagni popolari. si dal al diceva esisteva, non distribuire Napoli adempiere si opposero il Concilio aveva Lenzoni lasciavano si e sul che Toscana. apprensioni pei Sarpi il Mamiani d' Italia qtiestione ve di alleanza. di minori sono ne monte, Pie- del col Granduca, forse quali, prima sossopra del liberali richiedeva poi e ve I come messa il Ministro forze che Corsi, Peruzzi, non se ma ; Ministri. Firenze, a Barbera dimorare più gravi de' contemporaneamente di chi, Bian- civile, Firenze a neutralità^ gesuita, dimorasse al di fatti Franco il Padre continue Biblioteca s'intrattenesse Giulay incertezza fatta e Celestino alle mire di accedere governo ai la Mentre da Ridolfi, Ricasoli, promessa accenno Vienna, la processare redattori che ebbe cui provano tentava quel Rifiutando Qui diretto Spettatore Bianchi. e da dello pubblicazione 23 B0N-C0MPA6NI. CARLO del dovevano una lazione popo- inerme. Non loro è a Gli suoi alla conforto animi bene a cosi Maremma si si quando pronto per ordine segreto dove d' di mal disposti in accesero cavalli ; veri più principio e gnati. indi- Cavour, senza tennesi ; qua là ne in buccinavasi era evitata, la salma revano cor- già tutto mandatosi in Firenze in pubblico una villa. di i in Livorno. Maria, venne e 1859. segretamente si facevano mostrarsi febbraio e pompa nascosto dell'anno principio Anna che osò non del del conti il Granduca verso arruolamenti trasportarne insultato, in e dimostrazione, il Granduca essere Già una dei fossero liberali i discorsi l'Arciduchessa morì fin in veniva libertà, i cittadini preparavano liste di volontari Quivi, onde dei Ministri, quei sperare. eccitati Ministri, vieppiù di governo essi, commentando Toscana traevano mal doppiezze, e oppressione In del quanto tentennamenti continua In dire una per tema domanda ;. 24 CARLO formale l'alleanza col Giravano negata. dai più reputati più eloquente queir addio che però chi, Il Malenchini ordinato. del Se in diffusi, e ricercati se air Austria che ogni che reazione Toscana che generale, Non al il Marchese dove lo Costituzione. Ma il Granduca del meditava figlio primogenito, dinastia d"*un d'Italia; meglio condurre del Quale Fece che a Parigi fu grande la ^rte firme dei dei caduta maggiori e per Toscana dar cittadini più dalla la questione agitò la : si diceva alle sesto fosse dei punto favore potentati un cose testo pre- Francesi prossima a pagna. cam- l' al- cessava: non quali le adesioni, procuravano tal a s' ridare e la ordinati in una in dall'Imperatore l'agitazione si cose più probabile pare consigli: liberali marzo in Lorenese. T abdicazione la guerra preparativi già Bianchi i omai Granduca quel tempo fra impedire immaginato partenze di verso posteriori dalle rappresentate le non fatti quel frattempo opuscolo fine nella di i e leggiwi di moto, al le quel a favorevole dinastia coi fuga nemici i buoni Giunte vano. modo dilazione di In dai ma accordarsi la già Congresso trovar per Se certa. era scrisse più sempre più quel alla gli migliaia a s' intende Lajatico fu tutto Bianchi segreto Ministri ben aggiungano e ai di si dispotismo funesto e di tiva, par- battaglione che soffocare a essere chi di così avidità, nazionale, causa persuadeva del in certo Granduca altri lettera, del mirasse dovea mancarono gli che alla non era disorganizzazione catastrofe, con insofferenti apertamente non , addio muto un un la Salvagnoli, letti e alla acclamazione: volontari alla del con volti mostrano prossima animi gli governo la omai vieppiù dei di avea quel frattempo, rendevano tra Livorno volontari restava. questi fatti, che a granducato opuscoli, commozione y^ìne accompagnati qualunque di che dei favore salutati e fortunato, meno in enti influ- più giornale, nn venivano cittadini nella a che goveroo i liberali pubbliche e al imporre e marzo impiantare dignitoso e espresso di d* Piemonte, in di primi sottoscrizioni recavansi stazione Ai facoltà la del 48 oo^tituzione Piemonte. chiedevano che la riayere per BON.-CO^IPilGNI. influenti ; e eran vano continua- volontari. presa impressione dal Bon-Compagni allora, e ne in rimasero queste la faccende? traccia e la CARLO anche memorìa più tardi,eiò Ministro Normamby 25 BON-GOMPA6NI. che nel a inglese Maming Firenze contro Post scrisse Lord il Bon-Gompagni, il che nistro rivolgimento toscano fu cospirazionedel Mibastò ad il il né attenuare mamby Norsardo; queiraccusa sapersi fieramente arverso alla politica nazionale iniziata e sempre sostenuta con grande ardore dal goyerno piemontese e dal asserendo suo Ministro. del moto rivMuprincipali di menti docunon a abbisognano vivendo molti che di quel moto furono in prova, ancor autori massima o o cooperatori. parte,o iniziatori, favoriti i liberali, Il Ministro sardo in Firenze avea ma tamente apernote discorsi tenuti ai Ministri,con con diplomatiche coi Catti. Ai Ministri avea la via e più d*una volta persuaso liberale da seguire:avea propostaT alleanza col Piemonte contro r Austria;avea T opera del propriogoverno dimostrata immune dalle cospirazioni de* mazziniani, e dei settari. Co*£atti s*era difensore della libertà di stampa ogni qualvoltai Ministri mostrato volevano le soffocarla : e così eglisostenne del Granduca Qui in breve zionario toscano ho riportatoi fatti tutti noti, e che civile,e poi del Barbera, cui volle accompagnare dal fu andò che intentato, quale gli giudizio Biblioteca ragionidella al .assolto. Come dopo queifatti confessava ^lla Camera dei deputatinella seduta del 27 marzo 1801,il Bon'Compagni avrebbe potuto dire: « Sì, per 12 anni fui un cospiratore ho cospiratocon tutte le mìe forze; ho cospirato T indipendenzaalla mia a procacciare patria.Ma ]jer g-iuQgere ho cospiratoin modo siurlare : ho cospiratoproclamando nei intero ^'1 ornali, proclamando in faccia al Parlamento quale lo della mìa cospirazione. erak scopo ebbi ^ Cospiraicol cercare degliadepti,degliaffigliati adepti in tutte le provincied'Italia* " Patto è che il Marchese di Lajatieofaceva al Bon -Compagni vedere, e glienerilasciava copia,la lotterà diretta al Granduca: che a lui ricorrevano per consiglioe per aiuto,e ì Ministri del Granduca, e i capi degliavversari;dai quali tutti glivennero, fatti compiati,elogidì moderazione. ^ della parte E nell'assennata moderazione sta tutto il vanto il suo amico Cavour due anni ..... ..... •26 CABLÒ eh' ebbe egli in quel fosse il contro opinioni nel e desiderosi di reazioni e era Accordare volere un della Corte l'accordo de' riamente, va- le bitanze esor- Ministri suoi Bon- del opera per i ziniani, maz- così contro e fu ci i animi accordarli e nelle e gl'indipendenti, concitati, eppure screzi polo po- gli autonomisti, cioè in provocazioni e facile; cosa v'erano del parte degli però erano Piemonte, fortemente eppure non col annessione repubblicani. o v' governo, compiersi potè la massima Sebbene sangue. dell'opera: fine che rivoluzionario, moto di spargimento senza DON-COMPAGNI. Compagni. rivoluzione La incerti, il fece di della di garanzia convocò far per buon di la salva ebbe gue san- Confesso di di e discorso sua casa, Durante fu non per governarsi al poscia stranieri, di Il postogli imaver ministro dileggio con cui a consiglio suoi. il solo : assegnamento ripetere, possibile che d' prima stupidità tanta non popolo più affollatosi Granduca a- viltà e sotto la e sua quale le deUa finestre corte in parlò partirono ritornare. provvisorio stette procurato delicatezza, sé della Bon-Compagni, Il avesse modesta da dal vana. il governo quantunque per a quale, presosi facendo prometterla, solea e figurava data tenuto salvi e parlò con programma raccomandando e e principi. » garanzia un mi non un per de' gandolo pre- popolazione. scriveva, veduta sua di Francia forza Lajatico Il abdicare partirsi, persona quel della senso d'uomini solo il Questi, Ministri i volere voler e di Granduca. Pitti a la negò, del , sani Ferrari spargere marchese Civile, fecero non violenza; Bon-Compagni La. Carla generale volere non contro l'Arciduca del piano al l'abdicazione stava per d'Inghilterra verla. battersi non amministrazione. Biblioteca l'intenzione e « il nuova una deliberare, a manifestò sul gli ufficiali, prima, quando promessa, rivolgeva si comporre quale del tempo ; di promisero dichiarando allora promotori capo aprile 27 cittadini. Granduca i e conteneva Firenze, di lui la plico, che un bombardare Il mattino mantennero e aprire dei del le 11 verso popolo; 11 26 scoppiava liberamente. quanto il Bon-Compagni di restituirsi per lasciare a a Torino, i Toscani renze; Finon a 2S BaN^COMPAGNI. .CARLO doversi la questione » Non ripugnanteal voto de' popoli. deliberare in un Congresso; ma dall'-^*agitaree •sémblea^che secondo la legge elettorale del 1848, dovea a -elezioni coqipiute convocarsi. Ma il 24 e 25 luglio riceveva altri dispacci in cifra dal Da»ministro Esteri cui con bormida, degli glisi partecipavaTlm*abperatoredei Francesi desiderare che, avendo il Granduca ?dicato in favore del figlio, fosse ricevuto in Toscana. questi A quei dispaccirispondeva:non poter appoggiareil ritorno "lelGranduca,malgrado la costituzione e la bandiera nazionale, •ch'esso voleva adottare,e conchiudeva savez « Vous que je ne suis pas assez diplomatepour dire aujuord'bui le contraire de •ce que je répètedepuistrois mois. Je pars au plus tòt. » Egli infatti partivail 3 agostodopo aver ricevuto il decreto "ii cittadinanza dal Municipio di Firenze, quellodi naturalizmoltissimi ed affettuosi in"zazione del governo provvisorio, e ?dirizzidalla Consulta, e dai Municipi,tra cui quellidi Siena, Terno in Toscana , Pisa Livorno. e quellaoccasione fu dimostrato quanto i Toscani lo amas^ «ero a qualunquepartito, a qualunquecondizione appartenessero : al onori dove fu ricevuto sovrani : tutto passaggio con per ogni il popologlisi affollava nella via, alle stazioni per acclamarlo In •e salutarlo: sembravano patrocinio presso ventura Poco ripostaogni in lui e speranza. nel suo valido Né per grande meno. la Casa II. Essere regno Di omai l'Assemblea appresso, il 16 e il 20 di quel mese le due votanti dei presentie emetteva all'unanimità I. Che « « venne il Re avere di Lorena fermo voto era in Toscana. impossibile di far parte di un della Toscana scana toliberazioni. de- forte costituzionale sotto lo scettro del Re Vittorio Emanuele. quelle deliberazioni richiamavasi , quasi turbative )? della de' Francesi, il qualepromiseche pace, l'Austria all'Imperatore la reggenza voluta dai Toscani non sarebbe stata accettata dal Piemonte, acerbo e diede effetto alla promessa Questi radunò a al nostro Re. chiamandovi Oompagni. a con un dispacciomolto nistri, tutti i suoi Miconsiglio Cavour prenderneparted'Azeglio, e Bon- CARLO BON-COMPAGNI. L' volesse o no Imperatore^ il Eon-Conipagni ed quaato bre in 29 " effetti vamente il Ricasoli opporsi dovè subire j il 3 dicem- convenDero speciedi una trattato j per cui si riconosceva riamente provvisoil governo di Toscana, che entrava in lega autonomo gli altri di Modena, nosce Bologna: di essa lega ricovasi capo il Bon-Compagni,al qualeil Pi-ìncipe di Carignano lettera del 13 novembre deferito i con avea già pienipoteri. Non le rimostranze delr Imperatore che in un mancarono pubblicatoda Ni comode Bianchi nella vita di Cavour^ dispaccio, con Parma e , si mostrò alla nomina avverso e, almeno del Governatore apparentemente,mantenne dell'ItaliaCentrale, il broncio al governo piemontese. allora sì Anche agitòla questionedi un Congresso per deci* dero se dovesse farsi luogo ad un regno indipendente o alTatinessione delle provineiedell*Italia Centrale, i raggiridiplomatici valsero la fermezza del Fa^ A sventare la del del rinij Ricasoli,e Bon-Compagnì, prudente sagaciadel Cavour, ritornato in breve al Ministero degliEsteri. Ma il popolodeve aver la parte di elogie di gratitudine ben del meritata, che confermò la sua volontà nei solenni plebisciti ^ 1860. marzo Prima era che ritornato cbi udore il si intimassero in Torino e perìodoprimo i il popolaricomizi con della Bon-Gonipagnì questo ritorno sua definitivo si pu6 nel quale avea^ vita politicEj coir opera quanto valessero in lui i principi di di libertà j al cui culto avea consacrati i suoi studi mostrato e affetti.Senza Acati sagri anche esercitati i odi di d*amor far più vana pompa i domestici interessi alti uffici patrio» alla e con scevro delicati, e rara da giustizia e i suoi patriaavea modestia avea passione e da parte. JI. Vita parlamentare, — Quando il Bon-Compagni si partila prima volta di Toscana, e si ridusse nei suoi ozi dì Roatto^ in quel d^Asti,cooperò, scrivendo, allo scioglimento a cui,piit tardi,dovea egli stesso esser presente,delle annessioni. Colla di quellostesso anno dava data di Roatto e del di 10 novembre suiper titolo « Considerazioni di riannodare de' quali Ivi ebbe cura i fatti, che alla stampa lo scritto, l'Italia centraìe^ ^ ha 30 CARLO dire potea dominio dette così che allora egli i assemblee private, e valere eh' e egli la scrivesse della Francesco a la nostra non in che quando " E da si non nella mera, Ca- tenne dietro il Re nunzi Corte alla occasione per sulle zioni condi- questione il per coadiuvar con esso reggimento nuovo il paese: passato delle ministrava som- contrario; dimostrazioni di miele se nale costituzio- del argomentare il a non collegarci quelle dell'unità questione alla unirsi il governo che di gioia libertà e nuove, tardò condizioni italiana, qualora Monarchia del potesse politiche Re di dovea menomare i Vittorio serbarsi la tesse po- popoli nuele. Ema- libero, libertà, sua quella questione. affacciarsi non quelle da come ogni impégno, ad stesso, alleanza di diversamente. volessero venisse la poi condussero, proposta se la luna sempre sono la la dal di nessuna tali emergenze guardarsi in articolo un con che presunzioni inoltre regno In coU'autorità cui a mandar a volontariamente presumere Osservavo quel moti potevamo non sicuri presente far quale oratore; plebiscisti dell'Emilia primi e di campo opuscoli. di Sicilia, assicurar Che fossimo emergere di cizio all'eser- subito Bon-Compagni che egli, ad mirava accettato nel I il in o Contemporanea scrisse politica. fiducia, » del regno. molte poteva istruzione discorresse de' i fatti Borbonica. questo ebbe non ratificazione la Rivista quel fosse di nelle utile quel tempo periodici pigliò quanto mentre usava , e d'accordo cui Da Napoli di Re in o casa Osservavo, " di lo statuto, nella di ad acquistata Da promulgare Torino. scrivere già detto, circoli tanto mantenere e succedevano Toscana, caduta di idee proprie s'era che importante, giorni dopo della e le pubblicista. come non Pochi delle tempo ne* solo non il del pubblicisti discussione autorità, congiungere seppe questione 0 confermare parlamentare, vita grande veniva sollevò coli' annessione che per politici, quella alla la gli che stione que- libertà. Ricondottosi far anche divulgare ma sollevare per della fatti la diminuirsi. migliori i come , incidenza per Papa, a scritto esaminare popolo, veniva questo a trattare e del temporale Legazioni, Accenno cioè fuiy magna pars del BON-COMPAGNI. ad affacciarsi; scomparve da Napoli CARLO la Monarchia Borbonica. 31 BON-COMPAGNI. Stava da una baldi, parte il generale Gari- capitanarela guerra contro l'Austria temporale del papa; e dall'altra incominciavano che voleva la tenza pofestarsi mani- e a favorevoli al monarcato. Intanto opinionimeno favorevole alla chia Monarprevalse l'opinione più di Savoja. alle urne, il novantanoye i comizi generali, accorse » Convocati si ebbero e nel continente 1,392,064 per cento degli iscritti, nella Sicilia 432,053; a cui contrastavano nel voti favorevoli, nell'isola soli 667. 10,312, regno delle assennati fra i » che si affacciavano Sentivo eziandio che monarchia quelloil solo era sorretta dal delle difScoltà; ma nuove partitoper cui si consenso di tutti potesseavere di fronte, non solamente partitosi sarebbe messo assoluta. ad m a difScoltà, un'impossibilità grandi le elezioni Si fecero e politiche, una gl'Italiani ; e che ogni altro » sentivo riuscirono delle a favorevoli al partitomoderato. » annesse Il stato,in cui si riunivano tutte le provincieitaliane alla Monarchia di Vittorio Emanuele, prese ilsolo nome che nuovo all'esserereale delle cose, quello di i?^^nod'Italia." corrispondesse della Sicilia e delle provincienapoletanedel 21 Al plebiscito dell*Umbria ottobre 1860 tenne dietro quello delle Marche e del 4 e 5 novembre; cosicché ai primi del 1861, e eon quelle elezioni di cui più sopra è parola,si costituiva quellache meritamente chiamarsi Camera Italiana. prima potea così d'improvvisoe a precipizionon venute Quelle novità faceano tacere, ma vieppiùdavano alimento a quell'antichissima de' papi e della questione e gravissima del dominio tempoi^ale , j libertà della Chiesa. Bon-Compa^ni fin dalla giovinezza l'avea studiata: agli studi storici e giuridici, e come a dire teoretici^ avea congiunto del mal governo riconosciuto ] pratici e di fatto per la esperienza in Romagna e per la conoscenza fatta di ecclesiastici avea ch'egli liberali e dotti, di devoti e superstiziosi più alla corte pontificia, che non al Vangelo, Il partitoche si diceva d'azione,altrettanto imprudente che di tradizioni curante né di riguardipolitici e non ne inesperto^ storiche,voleva o erodeva mettere a soqquadro tutta Italia e Il 32 CARLO il frenò prendere unica Se governo, fossero idee si proclamava domini si prevenire avveduti della liberali, e indirettamente seppe, che meta, lasciarsi repubblicani politica o imprevisti e quanti da uomo redenzione apparentemente sùbiti gli animi^ teocratico. era nella merito còsi rovesciando detti i così guidar e atterriti, alla Roma, non superstizione qualunque da dispotismo il Cavour qualche aver il per che non quantunque nel e pugnare pro- opinioni indipendenti da religiosa, quell'insigne o rovinando i loro e bramosi e patria, ; tista sta- progetti, combatterli vincerli. Quando vide ne immediatamente pacifica dell'Italia, e ed Il combinato Bon-Compagni, della principi assurdo papi. nella Come nel compendiarsi « Signori stabilito pontificio è "r In aborrire rivoluzione da le ed dovea qualunque era dai idee proprie ai discorso quel dei premi su- diritti. suoi dei pu6 : fini cui per è Il governo- della dell'indipendenza nazionale, libertà, dell' ordinamento occasione in politico espresso ritroso a fluenti in- poi approvata il governo cosi più religiose,dimostrò , che coi astraendo musicale decaduto qualche in e storia illiberale fu quale istituzioni vada è giorno svolgere di un' opera civile, negazione civile politica e famiglia. la ed che governo consorzio il alle e periodo, primo un : quale liberale, che del il della conto giustizia, sinfonia di campo sostenibile più non e e ordine un maggioranza, ebbe dove, tenendo discorso, un della unanimità, quasi della governo religiosa e alla romana, vere mo- oppressione. parlamentari alla del si fé' 1861, il carattere condotta politica del marzo questione delineando la la libertà esagerazione sulla Audinot rispose promuovere il 25 l'opportunità, interpellanza la della , , » quell'occasione, solamente come e religione; che popolo che il era parimenti mantenersi morale, in ma onore le lasciò cittadino convinto Profondamente sua del quasi o doverosa, e il papa avesse non mani commossi, rivolgimenti e dalle puiò pensarsi eccezionalmente come di BON-OOMPAGNI. italiano, convinto condizioni ma memorie, non può, che modificare, esteme vivere può deve ne il cattolicesimo non della io cattolico come popolo nessun italiano senza nelle scritto le sue sua parlava sincero. senza mutare ligione, re- la sua non poteva dottrine o esistenza. la Era CARLO convinto che non 3^ n 33 BON-COMPAONL eli* Italiaordinata ad indipendenzalibertà ed unità, , potessepiù sussistere il governo temporale, Vedevo le difficoltàdeirimpresa, ma mi esse non Non ma vano. spaventa- colVitali rale; a libesperavo di conciliare la Curia Romana mi pareva disperata di non amicare il impresaquella clero italiano alla libertà. Pensavo e dicevo gerarchiacattolica vuole per sé la libertà ma del privilegio, perchèò questa la sola che essa , la libertà del dirittocomune, conoscere e a me stesso: La vuole la libertà conosce. mole Faccia- finiràper accettare imparatoche nei tempinostri non havvi potenza che valg^a umana la libertàdel priv?Iegio. a far risorgere » si aprivafacilmente alla speranza, ^ Del resto il mio cuora nel più bel momento della mia vita. poichémi trovavo " Trovavo allora e trovo ancora ilmodo in oggimeraviglioso cui procedela rivoluzione italiana. 3^ Mi pareva che T Italia fosse predestinata per dimostrare al mondo quanto possa la libertà alla rigenerazione di un popolo. " Pur troppoil seguitodegliavvenimenti non a corrispose quellesperanze! » In quanto a me presiad occuparmicome seppimegliodella e della sistemazione degliaffariecclesiastici. questione romana, Presi a scrivere il libro SuUcl jpotenza temporale del papa che ai pubblicò in Torino in principio del mese di agosto del 1861. Fu riprodotta in una traduzione in francese nel 1864,a cui feci molte aggiunfio lità per tener dietro e toccare delle varie accidentadella questione. io pubblicai il mio libro, » Quando grande pur troppouna sventura la nazione ; questasventura fu la morte venne a colpire questa,quando avrà del Cavour I d'una politica rale libeEgli Toleva sinceramente Tapplicazione alle questioni ecclesiastiche. Non può dubitarne chi legge il discorso che pronunciò alla Camera de' deputati addì 25 e 27 apriledel 18G1. S'eglifosse rimasto ancora lungamentea capo dell'amministraziono del regno d'Italia, sarebbe riuscito in quel» Tintento? — Non lo credo! . . . Il suo potenteingegnoaveva afferratoilprincipio, che avrebbe dovuto reggere la politica ecclesiastica del regno d'Italia; ma )^ non aveva potutostudiarlo nelle varie a questioni cui le reìa3 34 BON-COMPAGNI. CARLO zioni gli lo tra Stato Non Stati. sarebbe magli Non domanda, la pubblica cosa nelle altre tener e costantemente è considerava Su di di che Morto interprete Cavour, luogo libertà alla e la e ricca per interna lenocinlo ed prendevasi integrità intenzione al e per oltraggio o Fu del e parlò lasciando Contro il Rattazzi a evitare per Per (1) La il al dì od Ministero suoi tica polialcun che ap- lui, e la la virtuosa e Poiché propri per non in sempre mai per vire ser- convincimenti; di ambizione il cadde onori all'estero e avea mosso fece scrisse Rattazzi ed all'interno un il pubblica tranquillità. si apparecchiava le dimissioni. subitamente e opuscolo Parlamento, e che, quel ministro, non sé dicembre in interpellanza, se difender e la una dette censura, Rattazzi l'amministrazione disorganizzata di i contro buoni di convinzione forte amore scrisse e scritti ad ne per importanti più più queir saldo Camera, inspiravano. che nell'attacco del che vero. lui per Bon-Compagni rinuncia lo e quella ma popolarità o egli voto proseguire accuse, di forte agli e replicare più fortemente; un si pretendesse gli riconoscevano, scrisse all'interno compromessa ralmente gene- presente, , ch'era tutti che o giusto specialmente 1862, che amore al autorità, giustizia partito giammai parole agli avversari, carattere la al lui ; per di questioni Alle procurò pure del delle estera. d'arte che questa, che la non alla parlò esperienza, discutendo stampa, sostenne raggranellare Bon-Compagni, giustizia , studi puossi digressioni. dell' opera coadiutore a il il diritto, assumerne né far da quantunque , alla innato il è non qualsiasi poteva in meno non lo che potuto concorde allora, e ressero Parlamento, nostro Cavour e allora rilievo. poco qui il compatta studiata, poco il fici. autobiogra- di quella maggioranza avrebbe questa a de' cenni dopo agio; lo secondasse?» Bon-Compagni che nel sedettero questioni, il lasciato chi il manoscritto difficilmente che affermare, data di giorno a avessero trovare agli uomini, che e pari n'avrebbe riguardo avuto del termina qui gliene stato agevole riuscito perchè di cure mettersi tutti in oggidì occasione difficile riuscito quale risposta so Ma le se danno Chiesa sarebbe gli quelle questioni, la e la sua (1) Torino, nel Eredi parte quale Botta dalle mo- 1862. . 36 BOK-COMPAGNI. CARLO la formazione di le della condizioni Governo deliberata ad tra ed essa de' italiana: credetti le non venissero a che buon ai fatti fatti Io sono e da fu da in vedesse di Ficuzza subito procedessero come i fatti che al seri di che chi ragione Il » ciò tutto si disse più opporvi al Ministero quando si si perchè la per » ragione sarebbe gue proseNon le da pochi cosi il Parlamento di al quei cause di volerlo : non ne avete potuto ? Ma durava mentre la e finiti lotta,, dovere era di si doveva giare indu- perturbazione tanto grave non italiana. che risolvetti si scritto: conferii, pubblicare tura. sven- no Aspromonte mentre frangenti una avesse de' fatti, ch'erano conto certo di il mio esecutivo di di il Governo, innanzi pubblicai » domani questi pensieri, giorni credere in legge: quella grande prevenire chieder costituzionale monarchia della e voi, conservatore, Non fuori difensore re, potere . . risolvere per Governo, del il se faceva come : indebolito investigar Camera: tardi Aspromonte? Penetrato per mi potuto rinvigorirlo: ad poteva Rattazzi avrebbe ad appunto esaminare de'fatti complesso Mi tutti si che il ed » riflessi perplessi, costituzionale doversi bensì rimanere Garibaldi tra dell'autorità quell'occasione fatto possibile fosse non Ministero. d'Aspromonte^ e della e quella sentenza; prima occasione tato depu- un incominciare di contrastare diedero me subalpino entrai oppositori di Sarnico, mi ammettevo pareva per ancora . mi li che- opportune governo non si la necessità chiarire avesse damento an- inoltre erano, si dovesse Anche indugiare atteggiarsi Quei « egli del e il Ministero. contro Accennato al meno Rattazzi, benemeriti più opinava doversi cose, : l'amministrazione formata Topposizione darietà soli- quella pareva allora che stata pericolo. piemontese causa mi del essendo condizione è condizioni in quelle impazienze grave Appena » così coalizione rompeva costituzionali: trovasse freno un che il Ministero, istituzioni si Governo maggioranza, rassero peggio- formazione coalizione, questa e si La la rappresentava della insaputa delle oggi, parlamentare. sistema partito d'azione; col a del che reputai perchè amministrazione nuova tenere quel Ministero, non soltanto di farli Il Ministero ne ai scrissi deputati pubblica le sedute ripigliassero « di della Rattazzi a nessuno Ara ed : e nunciai an- Guer- rieri: ebbe questi 37 BON-COMPAGNI. CARLO di cercarmi la cortesia in stampatore uno Milano. ai stava che stampando queiropuscolo ricevetti quall' dai miei amici dellettera,in cui si parlava di politica, Emilia 0 della Toscana: a tutti rispondevo; Leggerete il mio Mentre 1^ j iscritto. i Quando » molti fecero deputati incominciarono a capo Pai-lamento,e in me venni sostenere la discussione. tenni deputatieh' eran coi io ricusare la combinare per invitato ad arrivare in Torino, la condotta da tenersi le e a interpellanze Furono quellii primi concerti ch'io ad opporsi al Ministero, Potevo disposti di sostenere ciò ch'io politica, a muovere in faccia coloro a di cui ravo censu- scritto nella solitudine del mio avea gabinetto? questifatti pei quali rimasi diviso da molti con cui io era concorde prima: ma ho pur dovuto farlo avversari le allegazionidei miei » ^per ismentire Dalla narrazione ch'io feci,e che affermo in parola d'onore, io non ciascuno di voi potrà convincersi che in quell'occasione fui mosso né dai suggerimenti,né dai consiglidi chicchessia, da intima persuasione.Chiunque abbia letto gli scritti ma una ?che pubblicai eie paroleche pronunciaiin quell' occasione,dovrà » M' incresce di ricordare , questa testimonianza,ch'io ^concedermi principi,se -e che quellisu non invocai non cui si fonda delle alcuna misi non il governo che massime . , , altri innanzi costituzionale, proprie al sono partitod'azione. » Al Rattazzi Minghetti *? ce avversari,attribuendo 'Conto la e non né non a chicchessìa a -d'allora: chi durata sua derivati erano imputa conosce era di cui faceano quel Ministero parte Peruzzi. e I miei Ministero succedette a , bene e la formazione causa era di quel de' mali, che voglioné devo render mie relazioni private coi Ministri cusatore, qui né loro difensore,né loro ac- delle voglio farmi giudice - . - . la formazione o me dissero eh' io questo provincia Non loro me a Non supporre tuttavia la durata o ì fatti. Attendendo assai naturale devo aiie che parte principalenell'opposizione per dì tacere quel Ministero consuetudini io, il quale cui cadde che zionali, costitu- avevo il Ministero avuta Ratr 38 CARLO BON-COMPAGNI. consultato neUe tazzì,sarei principalmente in cui si preparò la formazione Non fu così,e punto me ne di divenire avrei desiderato increbbe. deliberazioni più del Ministero Quantunque Ministro, anzi ci io avessi senziali es- nuovo. rassi deside- non ripugnanza, far sì che la formazione del nuovo adoperarmi Ministero giovassead assicurare la legittimainfluenza del Parlamento sul potereesecutivo fermo ed io tenevo che V occasione per fosse propizia Avrei voluto esplorarecoloro che a , .... mi erano in stati avversari dispartele i modi sempre di mantenere state comuni Se essi amici divisi , invitarli vigore le massime alcun pretesto per miei, che la ma^ggioranzanon le compete, che , che a ci formandosi certare conerano una ripugnantiagliaccordi^ imputare né a me, né agli esercitasse V autorità che cospettodelle consorterie^ scomparisseqttasi procedesse secondo dello stato non il governo delle instituzioni costituzionali. che discussioni,e lasciando nell'occasione in cui stava fosserostati assolutamente sarebbe rimasto non in avevano amministrazione. nuova » nelle ultime questioniche ci a lo spirito » quelloscritto continua a rivedere e con saldi argomenti approvare la propriacondotta,confutando la opinionedegli avversari,ch'ei fosse ligioa queiramministrazione, e l'avesse coi discorsi e con sostenuta vano gli ordini del giorno,che suonaaltri fiducia Ministero. Fra gli argomenti sempre per quel adduce quellodi fatto della grande maggioranza con cui quegli ordini del giorno furono approvati:maggioranza rappresentata da 100 a 160 e più voti. die gli fu mossa Dopo di che tocca dell*accusa più grave d'avere cioè propugnato il trasferimento della Capitaleio Firenze. citazioni venuto diSiccome è da cut tolgo queste l'opuscolo produco importanza,ne riraro, eia questioneè della massima le partipiù essenziali. mi tenne poco € Il Ministro degliEsteri Visconti Venosta tative prima della proroga della sessione un lungo colloquiosulle tratcumento intorno alla questione romana; mi comunicò qualchedomi disse: ^ Se ne parleràdi nuovo quando diplomatico; il M. Popoli ritornerà a Parigi:egU ha un suo progettoil quale agevoleràforse la risoluzione delle difficoltà,y^ In ad ^ CARLO Naturalmente le mie indovinai non parolefurono straniera credo Tale ^ che a Mi « resto la liberazione che Torino. queste: del Roma; in d'Italia desolarono desiderassi Torino che questo motivo una Un'altra sgombra sarebbe di sangue scene d'Italia. Per quanto io niera, ogni occupazione stra- da bastato a farmi consentire al bene reputavo contraria ad accettarla. quellache m'indusse provincia del regno si faceva plauso alla del 15 settembre rammarico; anzi alquantoil della , e che il trasferimento vidi soddisfazione; che mi opprimeva il cuore, dava luogo ad capitalenon dolore nuova municipale. !^ Allorquando il con j dolore che venzione con- accettato era ciò e Vidi temperava zione designa- la rivalità alcuna vetti luogo alla riflessione dofarmi capace essere impossibileche il Parlamento respingesse la proposizione del trasferimento della Capitalein Firenze ; ottenere una maggioranza di alcuni che, fosse pure stato possibile la proposizione, voti che respingesse ciò non sarebbe stato un bene per V Italia né j ebbe ad d'Italia. ragione fu che nelle altre senza , le neir animo che j io la mia benemerita tanto non determinazione ci andiamo; si non allora fosse Roma egli accennasse; ma die cessi T occupazione compirà bene se non da iniima persuasione, scuno ciala notizia quale animo accog:liessì il trasferimento della capitale e essendo , che cosa preme ho furia che non potrà comprendere con protocollo che stabiliva quanta costernazione mi mettessero del 39 BON-COMPAGNI. , Torino, né per un* opposizionepiemontese non né all'Italia, Per che viene me più che più accettata Torino Cosi V ottima che è accettata da tutti come tale unanimità dato stando avrebbe delle simbolo che le cose, credevo giovatone Capitaliè pur della Patria al Piemonte^ sempre comune quella ; quando è miglioredi tutte quella possibile, contrasti: perciò non credevo razione luogo opportunoper compiervi la libe- sia non minori con fosse il d'Italia, » Accettavo,poiché era già della Capitale ; ma convenzione facevan da del 15 correre, e settembre. che ritornano stato accettato accettavo Trovavo dall*Italia il trasferimento la volonterosamente assurde tratto tratto a le voci che delle galla, si bizioni am- napoleonichenel Piemonte, quantunque fossero accolte Per quanto sia difficilelegassai ragguardevoli uomini 40 CARLO nel BON-COMPAGNI. dei regnanti,io trovai sempre che quelprogetto combinava a Napoleone III,non punto con la avveduta Quel progettonon e prudente sua binava compolitica coli'indirizzo generaledelle opinioni de' Francesi nemmeno che,dal 1815 in poi,aspiraronosempre, o poco o assai,a confini naturali della loro patria; che come quelliche riguardano colle finalmente non combinava condizioni generalidell'Europa la sarebbe quale pronta ad opporsi ad ogni ingrandimento presente, le oltre Francia della e questi Alpi.Eseluse queste ipotesi commenti, la convenzione del 15 settembre non era nulla più del non che i'applicazionedella massima intervento. Francia richiamare V applicavaobbligandosi le sue milizie : V applia cava r Italia promettendodi non commettere né tollerare alcuna Non si poteva pretendere aggressionedel territorio romano. abbandonassero che le armi francesi ilterritorio ragionevolmente di noi avessimo entrarci romano quando preteso per forza. che dal repentinoannuncio del trasferimento Vidi dai » e cuore gere che si attribuiva .... lutti che lo avevano accompagnato, risultata era in Piemonte un' la convenche faceva respingere zione impressionedolorosissima, anch'io della Sentivo dolori mia terra con sdegno. quei nativa Dal 1859 in poi non vi fu alcuna amministrazione che potessedirsi piemontesequanto quellache si era formata addi 23 Senza settembre entrare nei del 1864 con che giudizi a essa, credo che tra ì fatti di cui non abbia ve ne alcuno più anziché gè della un vieppiùi bello di questo. Assumendo incitamento legami tra generaleLamarmora. potranno portaresugliatti di le antiche provincia, si onorano piemontesila proposta del Firenze,questoatto doloroso per vano il capo si trasferimento loro della un* diveniva^ i Ministri Capitalein arra di cordia con- ai dissensi i si strin^ municipali le nuove provincie d* Italia il prestigio a benefìcio di Savoja Per ottenere il Piemonte e Monarchia, si conservava questa antica sede della Casa questibenefìci sarebbe stato mestieri che i Ministri fossero se";ondati dai loro paesani.Perciò io non mi contentai di appoggiare col mio voto la propostadel Ministero,volli appoggiarla nella mìa anche con la parola.Quanto meno provincia tanto più mi premeva accetta alla moltitudine, era quellacausa che fossero h"u. palesigì' intendimenti che m' in ducevano a sodi CARLO 41 BON-COMPAGM. ^tenerla. I dopatati piemontesicomposero il grosso deglioppocendo mi venne che essi così faper la mente il pensiero fossero dal d*Italia.Ma sincero amore a non penetrati più chi considerasse in quel momento V aspettodella Camera,a chi i voti,a chi chiedesse qualifossero glioppositori, numerasse era conchindere che s i non un impossibile partitopiemontese opponeva TSÌtori.Non al trasferimento e alla convenzione* "ihiamava Quella che Gioberti egemoniapiemontese potevapiù essere che una ilPiemonte divenuto partedel regno era storica, dopoché d*Italia in cui tutte le provincia italiane avevano egualidiritti. Non perciòera scemata T autorità morale di questo Piemonte che aveva dato la prima spinta al riscatto nazionale. Nulla jaotevacondurre a perderlapik che la formazioned' un partito che parve d me, e pare ancora^ nuova e grande piemontese, non memoria sventura. " In questo scritto, che pure nei brani da o integralmente, lo legga d'occasione, cTiiunque razione modeammirerà la me riportati, del Ben- Compagni* AL giorninostri, e la modestia e scrivere crisi dove ministeriali, potrei quasioggi,avvengono molti i quali, al potere, e concedono e si acsono pur di pervenire "jordano anche contro le proprie convinzioni; poi,dimentichi delle del dianzi raanife alla state ammessi non opinioni partecipazione avversari de* di sono Ministri, cui prima governo, nuovamente 11 Eon-Compagni che amici e coadiutori politici. professavansi mato è chiaalla caduta del Ministero ^vea non Rattazzi, cooperato alla nuova mentre, amministrazione, neppure è consultato; secondo le norme avrebbe dovuto o presiedere parlamentari, al nuovo de* dicasteri principali o aver uno Ministero, ; non perchè glieneiiicresceper sé,ma per gliordini costitituzionali, della convincere non ristabilire accordo e un può maggioranza zione ben consci della situad'errore gliav versar i\ o delusi o non ma Formato il Ministero, politica. eglinon solo lo appoggia, il valido è e V autorità della quasi ne difensore, "jon parola più runico deputatoa cui se ne debba la salvezza, É questo un veniente, merito,eh* egliin quelloscritto non si assume, ma che è connulla la a massime biografìa giacché ora, ricpnoscergli, gioverebbeper un tale nomo, se non fosse di ammaestramento ^i posteri, era j ' ' ^ . 42 BON-COMPAGNI. CARLO Qui sia perchè più recenti,sia riporteròaltri discorsi, non di cui si è fatto cenno. perchèin gran parteconferma deglialtri, Nelle questioni religiose, per Tabolizione degliordini ecclesia-^ delle nostre Università ; e stici, più tardi della facoltà teologica spirandosi ininterna ed estera,sempre parlònella Camera per la politica sostenendo quelleidee liberali, che e queiprincipi, nella in lui furono quasiinnati, e che nei discorsi precedenti, di parlamentaree di pubblicista vita politica avea sua sempre messi innanzi e validamente propugnati. In quanto alle questioni religiose o meglio ai rapportitra a , Chiesa Stato,le e nel 1866 in cose riferite alla Camera libro,che Chiesa un e Stato per iscrittiraduna s'intitola: delle questioni o politiche,specialmentedel governo di Francia, in due che racchiudono, il primo,lettere dirette al direttore opuscoli, e deir pubblicatenella Antologia,e intitolò^ Francia e Italia; Taltro Osservazioni sulla Francia dopo il 24 del 1873: il sui di è qualinon luogo qui maggio dizio, portaregiubastando osservare ch'egli, propugnando i diritti d'Italia la condotta nell'uno,i diritti della libertà nell'altro, stigmatizzò della Francia, che non e che si mostrava politica sapeva conservare, Opinione , anzi o avversa al viver Nuova libero tanto la eh' nominato Professore in casa che fuori. egli ebbe nella compilazionedella, Ognuno parte 1871 sulle prerogativedel Pontefice e della legge del 13 marzo Santa Sede, Quando fu propostaalla Camera, la difese nel complesso nei singoliarticoli con e quelcorredo di dottrina storica secolo di che avea e di prudenza politica, acquistatoin mezzo studi continui e severi e nella lunga praticaparlamentare. Quella leggefu approvata,fece parte del nostro diritto pubblico, pedirà ime veramente saranno liberali, impedì,e, se gl'Italiani diretto od indiretto affari qualunque intervento, negli nostri di politica interna,dei governi stranieri. In fine dell'anno 1874 cessò dall'ufficio di deputato, e fu creatoSenatore. Ma non al riposoné per la vita politica,, si condannò studi diritto.In né per i suoi prediletti di di quell'anno principio sa scolastico era nella R. Università insegnato,libero docente: Romano dettato degliuditori. un corso di effettivodi diritto costituzionale Torino, dove fin dal 1867 avea già l'anno avanti avea nell'Ateneoch'ebbero ilplausO' regolaredi lezioni, e -44 CARLO intimi più particolari BON-COMPAGNI. i domestici e privati, e non che meno i jpubblici. il Avea di filosofia •argomenti in che, cosa, del cessato non presiedere, preoccuparsi avea Cultore quale pubblico, Quelle dire può discipline non mirabil della coi Asili Pubblica di parvoli, infantili,dove, il sistema di zioni le- quelle al Reale solo suo scritto si attengono Umberto Principe la missione ora che di praticarne dalla professò dove » i cattedra non cipi prinsi ma trattasse ne o , In ";he o modo qual portasse gli se professo. ex e sollecitudine, piansero In questo la Ateneo tradizione Invece alle furono lezioni compendiate quell'anno Non quelle «corso, nell'Ateneo ?stampa, gliene, ^cuni che nelle si Come scienziato ^ellasoavita, prima Roma e a quei venerazione, l'una ma rimasero coi tipi oltre per del non ne si che volumi, lezioni contemporaneamente, per non tre è in cooptato 224, pag. o quattro qui esame il 1874 mente intera- il dal editi 208: Ba- restano stampa. luogo, trattandosi i libri che nell* Accademia nella progredirono di il ascoltate erano 2.0apag. fogli ultimato avea i due a nel Roma Coltellini. Finora il I^. opera, pubblicate e quinquennio un l'altra e di Università perchè però, diritto incompiute. degli studenti, uso del storia quelle politiche, quanto ad di passare d'essere di e nella terminano manoscritti ; piemontese; stesso torinese. come indirizzo, della e dettate compiere potè di discepoli particolare aveano dottrine pubblicazione, le gli ai bellissimo un insegnato avea liberale di corso ed vi quanto e perdita. "iostituzionaley quanto alla che specialmente, insegnamento noto è in grati mostrarono ne all' dedicasse si poi amore "li Torino in fu cosi discipline non alcun esser incidentalmente ^ ha delle scritti. Precettore d'Italia Re come fu ne vicenda E degli e delle reputato e mai giam- parvolo Scuole negli note pedagogia: Ministro sperimentare a rese insigne •al diritto il andava di vari trattando varia studi. facendosi delle di e dalla quegli disdegnasse, "iuale maestro, storia dall'ufficio appena Istruzione, che da carriera sua assorbito distrasse si la diritto, di seguito, quantunque politiche, -cose esordito Bon-Compagni gli delle brevemente meritarono scienze di nore, l'o- Torino, CABLO ( poi aggregatoper 4^ BON-COMPAONI. acclamazione alla facoltà di lettere e filosofia in questa Università, Più tardij dal 1850 Società o Membro eademia in poi,sì può letteraria o dire che politica vi fosse Accademia non lo volesse non od effettivo, od onorario; o corrispondente, suo cosi TAc* delle scienze di Napoli,di Brescia, di Urbino, del altre minori,e nelKanno 1871 quella di Firenze od Georg^ofili de* Lincei (1). Come pubblicista, meritarono alcuno delle opere la tradu-- sue ziono in francese: altre furono onore mentate. ramcompendiate, alla è a ch'egli cooperò stampa dellfr lezioni di Pellegrino Rossi per le qualidettò un' introduzione in linguafrancese^ essendo e^ligovernatoredella, e al quale, T Itali fece deliberare a Centrale, un monumento, il cui legaper Ne e con dimenticarsi , decreto furono e programma di lui ancora da luì stesso dettati. Per opera furono editi alcuni volumi postumidi Cesare Balbo studi di Per quanto ò degli storici e materie ecclesiastiche^ già di alcune opere si ò fatto cenno: restò non compiuta una in partepubblicata nella Ehnsta storia sulle dottrine religiose sul dlveiiSL dal studio Concilio nico Ecumeuno Ghiaia; Conte77ìporanea del 1^69, che non potèfinireper essere improvvisamente per anni atle vicende del 1870 stato quellosospeso. Da fvarecchi tendeva alla traduzione dell'opera del Reichel The see of Rome in the middle ages^ che finì, corso e a cui volea premettere un disil qualesi trova fra i suoi manoscritti. Meditava critico, render conto ali*Accademia ^ delle scienze di Torino Della Società politica suo e religiosa deirAudisìo, ammirava Come (1)Fino la dottrina e il carattere nelle personaggiopolitico, diiir11 18IS aprilo fu nominalo deir opera. amico,dì cui (:^). memorie autobiografichCj. socio della Società dì S terla Patria , di cui dente. aprile1B71Ì 1asino alla morte ftipoiTi"^o^p^o5Ì lardi 6 (ìncliènssc ^talo insi|inLlo as Nel UGO della Croco al iDorilocivilo: pi(i era fu coD3]glìorc dento deirordint; Mauriiiano a ddln Co^ fu cnnstgllBro : come e poipr^'si du'Gran Cordoni dell'Ordine, Toaa d'halia.insiguìlo appena ces^ò dall'uJlictodi Cover- d»l !0 Datore disilaLfga. barone Anlaoìo Manno, {^}L'iigregìo ^ Pa tria. •iViavrà resi rf"rniti do^urnimli -ili secondo ma tiù serial e tu quij]ubblich" gliene nolidtì pur im ditcatso tvUs variazioni ^tetta di neila MaKtMrrhia "iltaudù^ e per una Memoria suqU icrittiiÉgnli i fUotafici Itgitìaziùnr a?rGbL[i j^ubbUcaU nella Hi^cdlanea di Staritt Martanianio Natta, ch" il Hi^n-Cooipagni gratie o 46 BON-COMPAGNI. CARLO tralasciò per modestia di discorrere della in varie delicate e accennarvi ititralciaredi soverchio non per parteimportantech'ebbe difficilissime contingenze : né e io ho voluto della la continuità narrazione. Come tale godè abile. Quando andò dopo fin dal 1848 di fama trattar della pace la disfatta di Novara , il Ministro a esperto,di giustoe con d' Azeglio dare istruzioni, volergli perchè sapeva che la affidataa buone mani. Lontano da Torino dal 1857 non Cavour in tutti delle ribellioni gli aifari o moti di l'Austria in Milano scriveagli , causa al per la 59, il questione più importanti, a Genova, e seguaci come era del Mazzini a Massa lui Carrara, il da farsi; o crisi ministeriali, e così nelle mutazioni e per la fatti ad arte,o per cattura del Cagliari. Né quei consulti eran adulazione giacchédelle rimostranze solca tenere gran conto riconoscendo nell'amico quelladottrina e prudenza politica] che e Livorno a e con altrove,per lettera consigliava , , in altri non era facile trovare. parte ilBon-Compagniche allora e sempre si mostrava al sollecito della libertà,spontaneamentedava avvertimenti D'altra glialtri nell'aifare della proposta di leggeper credeva presentata del regicidio, al Parlamento ch'egli l'apologia Cavour ; così tra per far Napoleonee piacereall'Imperatore alla qualemostravasi avverso. Alle rimostranze contento l'illustrestatista dava di udirle Bon-Compagni un e ne lo pregava, elogiogrande. Quando si disfece del Rattazzi ramminis ceva e si digiustificazioni il che è già per il e di altri ministri che vano guasta- l'operasua, propose al Bon-Compagni il Ministero degliEsteri, deirinternoj per sé tenendo ilportafogli e trazioni glienescriveva amichevole esser e confidenzialmente richiedendone il prudente e egli,che già altre volte avea desiderato in Toscana, rispondeva Plenipotenziario lasciar libera qualunquealtra combinazione parere^ Ma tolto air ufficio di accettando, per i n possibile quei delicati non Nel 1864 momenti. sulla polìtica sconti estera al Vispiegazioni al Ricasoli: vigiledella dell*indipendenza della politica nazionale alle sue affrettavano dare ministri si o spiegazioni. quei risposta avea chiesto Venosta; nell'ottobre del 1866 libertà premure e , CA.RLD 47 BON-COMPAGNI* Quando nel 1S70 si trattò la ^rave questione deiroccupaztone fa ilsolo deputatoammesso, anzi invitato, a pare parteci- di Roma, Consigliodei Ministri alla elaborazione della ÌQgge da darsi al Pontefice ; e in consiglio le sue guarentigie prevalsero. nel delle idee Qnando insorsero i dissiditra il Bismarck dal nastro fu richiesto di illustregenerale ed il Lamarmora, consiglio. partìper Firenze;ne ritornò il mattino appresso sé queidocumenti ohe furono da lui depoeoa sitati portando del Lamarmora che non non presso un notaio a difesa, carattere a ne avea superiore qualunquecalunnia, hisognojper ma più del decoro della patria. Il generale, ufficioamichevole, lo consultava pregandolodi queir uomini tale Nestore de'nostri quale politici: appuntoegli stato e si manteneva io seguitosempre. era Né solo per la prudenzapolitica, ma soprattutto per la innata che onestà, godeva il gliera riconosciuta, pure dagliavversari Bon -Compagni tanta e cosi ben meritata fiducia ed autorità. Quanto alla indole e alla naturale educazione, parve a taluni, da debole c edesse soverchia così dimostrarsi ch'egli benignità per fiacco.Vero è che non fu mai battagliero, « se non quando si la salute o della trattassero queigrandiaflUri da cui dipendesse patriao della libertà: quanto al resto,anche oppugnatoreforte, cedeva alla volontà della maggioranza, volendo arrogarsi non o il merito, se pure è merito plausibile, alle pretendere d'imporsi opinioni degliavversari. Non può per fermo dirsi fiacco chi faceva rimostranze e chiedeva spiegazioni di condotta politica o di leggeal Cavour,chi sollecitava lui e i suol sucdi progetti -cessorid'esser richiamato da Firenze piuttosto che cedere alle chi convinzioni sostenitore : finalmente, proprie sempre e in qualunque circostanza dei giustoe del vero lasciava addensarsi addosso cumulo di querimonie, e impopolarità, altrettanto censure che o d incresciose. sragionevoli ingiuste Se pot si guardialla sua vita privata, può il Bou-Compagni tòrsi ad esempiod*uomo pio,caritatevole, ed affettuoso. t"enigno Di buon mattino , , Ebbi la fortuna dì conoscerlo fin dal 1870: quasidue mai anni in Roma, udir dal suo quasiquattroin una proferita labbro convissi Torino^ non con lui mi venne av- di disdegno, parola 48 CAUI.O BON-COMPAGNI. contro chicchessia. Molti ricorrevano di sprezzo , di malevolenza suole lui come accadere^ a spesso per favori;d'ordinario, del qualeegli memoria del beneficio, i beneficati non conservavano era primo Era dimenticarsi. solito difendere delle una a su Pinelli, sue ultime gli amici, scritture fu di che tenne tanto i che politici discorso alla Associazione un i r privati appuntola difesa del Ministra Costitu-^ zionale di Torino (1). letto nell*Accademia delle Scienze prima avea soci innanzi al consiglio dei e a numerosa frequenza plenario dello Sclopis, del quale,quantunque dissentisse d'invitati, l'elogio in alcuni principi, con grande delicatezza e maggiore affetto ridisse la vita e le opere. E per naturale benignitàe per dovere era solito difendere gli amici così politici che privati r giammai ebbe a sospettareche parecchidi essi gli si fossero manifestati affezionati o devoti altrimenti che]spontaneamente o per bontà d'animo, o uniformità,se non di carattere,d'opinioni. Un anno — Giacché raramente giudicavadelle od intenzioni opere altrui;e quando ne giudicasse,specialmentese richiesto,era, prudentecarità,che ne informava i giudizi. sempre Non ambizioso, modesto e soverchiamente rifuggivadalle lodi: e dagli onori: perciò,anche meritati,se gli quando li avesse nonché venissero contesi non se ne s'adoperassea. lagnava, o rivendicarli. conseguirli all'ufiSicio di Del dovere zelantissimo: giammai mancò era deputato:per esser presentealle sedute trasferì il domicilio là. dove s'era trasferita la Capitale. rebbe, si dinel 187^ Anche fu Professore,come quando in Roma limiti de' dai cerchia misurando la doveri o non uflSicioso, d'un decreto ministeriale o dall'entità d'uno stipendio (che non' Mi lezioni. dall'uflSicio alle mai mancò ma ebbe) assunto, non benissimo che, essendo egliandato a Firenze per la. rammento missione presso ilLa Marmora sopra rammentata, avendo passata la notte in ferrovia, malgrado i disagidel viaggioe la età ri-^ chiedente un necessario riposo,ritornato in sul mattino a Roma,, com'era solito e secondo l'ofu subito alla Sapienza a leggervi, , , . , (I)Pier DionigiPinelli e Vincenzo Oioberti. Torino,GasanoYa 1880. CARLO lezione. Ancora rario, la sua air esame dt titoli e libri 49 BON-COMPAGNI. mi ricordo dedicasse quante ore sioni concorsi^ nelle Commis- presentatia parte, e per cattedre universitarie,e per delF Accademia delle Scienze o del Municipio o premi speciali di cui «li Torino, e Né del per e sollecitudine li esaminasse quanta scrupolosa con riferisse. ne col face Tra commendevole alla quale l'operacaritatevole, Cavour associati i i"ersonaggi avea più influenti e riputati onde veniva viene alle classi più misere soccorso e Piemonte, vo* dire la instituzione degliAsiH infantilLPer promuo: verli dovè consultare i migliorìdi allora,T Aporti, che ospìtù alcun tempo in sua casa, il Lambruschini,il Gerard,il Rayè meno neri ed altri. Dovè per lottare contro i della pregiudizi fautori della reazione, clie sL adombravano quellaistituzione non fosse difficoltà; fu acclamato Asili Pullini e di S. Antonino quantiparentie infanti vi conservato e alla amici ricoverati sono i e che diretta da ecclesiastici. Vinse sempre delle Setiole Infantili;associò e e Corte lamentavano le presidentedi gli quela consorte Barbara opera degliAsili pei lattanti poter ne risultò che ora oltre seimila " pia con tutta diligenzae paterna cura custoditi. Dairaffetto e dimostrò pietàch'egli verso gli amici può argomentarsiquanta benevolenza povere, intimi della e le classi per i suoi dalla vita chiassosa avesse famiglia. Rifuggendo per le paretidomestiche richiesta e avea trovata che altri invano si studia e guire quellapace, spera consenelle pubblichefaccende. Per la consorte, per la figiia, e per glialtri congiunti nutriva richiesto dal naturale legame del non grande afletto, pure (juel benevola e dell'affinità, ma altresì, e sangue per Tindole sua culto che dall'amore che nasce non meno per Teducazione,quel dalla reciprocanzadi generosi sensi. Io davvero non sapreidire quantoin lui potesseil eulto della della famiglia: patriasu quello giacché per Tuna e per l'altra cosi devoto, e con tanta era passionee con così sincero affetto, che in essi e per essi viveva ed era tutto. Nella vita politica trovato motti trionfi, anche senza averli o speratio desiderati: aveva nella vita privataperù aveva conforti sempre provati più sicuri e più durevoli. -^^ della società,entro natura 50 CARLO tanto A fu amore 1880. lezione Costituzionale: la nipotina, sua Moriva né Cessava di quella pace consorte di questa d'animo, di che Municipi, cui, fra d'ordine appresso, la radunò Il funebre talvolta riveste pietà mostravasi per la il corteo i i bimbi alunni giovani degli al Nazionali, della sul la aveva libertà volto di del i Ministri, Università^ Il giorno Università: salma la del ne si fosse Camposanto che e una la aveva propugnati i manca del colui la e al legge che sacrosanti politica. popolo. de' lattanti , se quella che allora speciale significato aveva Precedevano ed infantili, massima ricordava presenza Asili di spesso sentita, Asili loro per di benemerenza e che solennità, e pompa Nazionale, degli che e desolata Re, concittadini, tutti negli Convitto fondatore civile la compartimenti spontanea e ricoverati Istruzione, Pubblica cattedra pio annunzio, Firenze. meritamente e Universitari: studenti cari, serenità Alla il che ufficiale, frequenza numerosa di decretare quella vera dipinta il triste chiusa benemeriti carattere un più e Accademie, rimase de' foi-za condoglianza quello uno lui forti con- la memoria. commozione e di per dai e a compianto. primi, presentò corteo il varie ai riservati diffuse generale Rettore, in perpetuasse ne si Deputati, i meno, da esempio! morte Comunale deposta monumentale, lapide del Giunta solennemente e privata. e consolato Dio, quella del e impreveduta- famiglia con dato telegrammi Senatori tra vita mente ed venuta era attività pubblica di della altri pubblico in e parecchi e gli ultimi sua della virtù volontà gli aveva inaspettata mandarono famiglia battesimo a la né la vita tutta mai miglior a quando alla degli sempre della privato che e passando in dell' Associa* infantili carezze improvvisamente rassegnato domestica, Quando le cembre di- solita sua tenuto aveva quella in ed giorni, vivere, della fu affievolita sostenuto due in mente giorni prima con le adunanza una Bón-Compagni era l'aveva che cuore, il adunque diminuita, era letto aveva il 14 sera, vita! della momenti prima gli rallegrava della cadere presieduta e tre che sul giorni Università zione in rapito, Quattro alla BON-COMPAGNI. primo dato in la vita della ai titudine gradella Ministro Parlamento diritti parte Convitti e nella giustizia e