www.corriere.it DOMENICA 26 OTTOBRE 2014 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 In Italia EURO 1,40 Servizio Clienti - Tel. 02 63797510 mail: [email protected] FONDATO NEL 1876 Oggi ANNO 139 - N. 254 Il dibattito culturale Campionato Come si forma il carattere letterario Pa della Roma Pari co con la Samp Og Oggi c’è la Juve di Alessandro Piperno nel supplemento Lu Luca Valdiserri a pagina p 40 Parigi, Londra e i nostri interessi Sfida del sindacato: siamo un milione. Il premier alla Leopolda: con noi chi lavora, faccio massimo due mandati GLI ALLEATI IMPROBABILI Cgil in piazza, Renzi va avanti di Angelo Panebianco Camusso parla di sciopero generale. Cuperlo e Fassina: voteremo no al Jobs act Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano «Ci saremo ancora. Anche con lo sciopero generale...». Camusso annuncia le prossime mosse della Cgil al milione di persone giunte a Roma per manifestare contro il Jobs act. Tra loro, Cuperlo e Fassina della minoranza pd fanno sapere che voteranno no alla riforma, se resta così. Da Firenze, Renzi risponde: con noi chi lavora, resto al massimo fino al 2023. da pagina 2 a pagina 5 Alberti Caccia, Guerzoni, Meli Iran Impiccata per aver ucciso chi voleva stuprarla 9 771120 498008 41 0 2 6> Lancio osé Con «Like a Virgin» la religiosa trasforma Madonna in Cristina D’Avena di Aldo Cazzullo L a sinistra del futuro è il mungitore sikh con bandiera rossa o Fabio Volo con telecamera? continua a pagina 2 «Ferrovie, più chiarezza» Messori lascia le deleghe di Daniele Manca Reyhaneh e l’eclissi dei diritti umani di Pierluigi Battista A Teheran Reyhaneh Jabbari (nella foto) è stata impiccata al termine di un processo-farsa, colpevole di aver colpito a morte l’uomo che la stava stuprando. Ci saranno proteste blande, comunicati misurati, prudenti prese di posizione. O forse niente. Con l’Iran, nel turbolento scacchiere medio orientale, bisognerà pur tenere la porta aperta. continua a pagina 13 con un articolo di Viviana Mazza a pagina 13 IL VICEMINISTRO MORANDO M arcello Messori ha deciso di riconsegnare al cda delle Ferrovie dello Stato le sue deleghe di presidente, tranne quelle al controllo interno. Spiega al Corriere: «Nessuna polemica, è un atto di chiarezza. Sta ora al governo e a tutti noi operare affinché la privatizzazione sia avviata e arrivi a compimento nel 2015». a pagina 6 di Aldo Grasso ● LE IDEE ● PADIGLIONE ITALIA RITI DELLE ETÀ SUOR CRISTINA, IL DIAVOLO E L’ACQUA SANTA ITesto, audio e video I I MONDI PARALLELI DELLA SINISTRA L’INTERVISTA IL PRESIDENTE FS E LA PRIVATIZZAZIONE DIFFICILE continua a pagina 29 n principio era il Verbo, ma alla fine sono solo canzonette. Per tutta la settimana ha tenuto banco il lancio del disco di suor Cristina Scuccia: la vincitrice di The Voice of Italy ha scelto Like a Virgin per promuovere il suo album d’esordio. Like a Virgin di Madonna? Quella canzone al cui testo Tarantino ha dedicato un’inequivocabile e molto spinta esegesi nel film «Le iene»? È così. Solo che Sister Cristina, come la chiamano ora i suoi discografici, ha tentato di tra- DUE EPOCHE ● Giannelli ANSA /GOLARA SAJADIEH M atteo Renzi ha fatto la voce grossa con Bruxelles e, salvo sorprese, ha vinto. La Commissione — la nuova, quella di Juncker, che sta per insediarsi — accetterà nella sostanza le correzioni italiane alla nostra legge di Stabilità. Se Renzi ha vinto lo deve non solo alla qualità della manovra ma anche al fatto che aveva l’esplicito sostegno del presidente della Repubblica e del governatore della Banca d’Italia e quello implicito della Banca centrale europea. E al fatto che l’Unione ha accumulato troppe criticità per potersi permettere un conflitto con un Paese-membro dell’importanza dell’Italia. Il socio di maggioranza, la Merkel, lo ha compreso. Bene per l’Italia, possiamo dire, ma possiamo anche aggiungere che ciò migliora lo stato di salute dell’Unione? Non sembra. Soprattutto perché questa vicenda conferma ciò che si sapeva, ossia che è possibile una correzione al margine, politicamente contrattata, ma non lo è una svolta significativa nella politica dell’Unione. Il che rende difficile riassorbire quel malessere così diffuso in Europa che da tempo ne sta corrodendo le istituzioni. Una svolta richiederebbe nuove alleanze, soprattutto quell’intesa stretta fra Francia e Italia in grado, sulla carta, di funzionare da contrappeso rispetto alla forza tedesca: un’alleanza che Renzi ha inseguito fin dal suo arrivo a Palazzo Chigi. Come abbiamo constatato, quell’alleanza non si è realizzata e forse non si realizzerà mai. Per l’indisponibilità della Francia. Essa preferisce trattare sottobanco con la Germania piuttosto che capitanare un’alleanza volta a riequilibrare il peso tedesco. Possiamo anche ritenere che la scelta del presidente Hollande non sia lungimirante: che cos’altro potrebbe bloccare il dilagante nazionalismo antieuropeo di Marine Le Pen se non un’inedita capacità francese, di intesa con l’Italia e altri, di imporre cambiamenti nella politica dell’Unione? Resta che quella scelta non è stata fatta dalla Francia e il governo italiano è costretto a prenderne atto. Se non una intesa, per lo meno una convergenza occasionale l’Italia l’ha comunque realizzata ma con la Gran Bretagna: per la comune opposizione alla richiesta di Bruxelles di maggiori contributi al bilancio comunitario. Si tratta però di un’intesa fragile, soprattutto perché la Gran Bretagna ha un piede ancora nell’Unione e un altro già fuori. Il partito indipendentista (antieuropeo) è in crescita di consensi, l’antieuropeismo è ormai molto diffuso. sformare il diavolo in acqua santa: «Ho voluto restituire un significato nuovo alla canzone, quasi farla diventare una preghiera». Nel video, girato con abilità da Marco Salom, la spregiudicata spigliatezza di Madonna lascia il posto a una specie di Cristina D’Avena che si prende troppo sul serio: si atteggia, cerca ispirazione in una cartolina veneziana per turisti. E la Ciccone cosa dice della Scuccia? Su Twitter Madonna l’ha presa in giro, accusandola prima di aver copiato, poi acco- stando le foto dei due videoclip, infine affidando il commento a un ironico hashtag: «toccata per la prima volta». In passato suor Cristina, la religiosa della comunità di Milano delle Orsoline della Sacra Famiglia, aveva avuto uno strepitoso successo su YouTube. Ma se allora la viralità nasceva dalla sorpresa, oggi la costruzione a tavolino del lancio appare tremendamente scontata. «Signore, perdona loro, perché sanno quello che fanno» (K. Kraus). «Ecco i meriti di Monti e Letta» di Antonella Baccaro «I l compromesso con l’Ue è possibile perché Monti e Letta hanno messo a posto i conti»: l’ammissione è del viceministro Morando. a pagina 9 luxury outerwear Le tre generazioni del cambiamento di Beppe Severgnini a pagina 23 Lancette indietro È tornata l’ora solare Vi siete ricordati di portare l’orologio indietro di un’ora? L’ora legale tornerà nella notte tra il 28 e il 29 marzo 2015 cinziarocca.com 2 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera Primo piano La sinistra divisa La Cgil in piazza San Giovanni sfida il governo. «Siamo un milione» Il leader e la camicia di Renzi: «Noi sventoliamo i nostri abiti da lavoro» Camusso: pronti allo sciopero generale ROMA Lo dice subito, Susanna Camusso, dal palco di San Giovanni ha da poco iniziato l’intervento e sono parole, le sue, rivolte chiaramente a Matteo Renzi: «Se qualcuno pensa che questa sia una fiammata si sbaglia. E non s’illuda che basterà chiedere la fiducia in Parlamento, perché noi ci siamo e ci saremo ancora. Con gli scioperi articolati e anche con lo sciopero generale...». Sciopero generale: ecco la parola che la piazza aspettava. Boato. «Siamo un milione», fanno sapere quelli dell’organizzazione. La Cgil, in questo sabato 25 ottobre, sfida da sola il governo di centrosinistra e le sue politiche del Jobs act. E lo fa — sottolinea il suo segretario — in nome del lavoro, della dignità e dell’uguaglianza, «parola antica — chiosa la Camusso in polemica continua con il premier — ma vero motore della modernità e del futuro». Sono venuti in tanti a Roma, così da riempire due cortei, lavoratori da tutta Italia ma anche pensionati, precari, immigrati, studenti. Con i loro striscioni e le loro storie: i Grandi Salumifici di Modena, la Candy di Brugherio, la Moto Guzzi di Lecco. La penitenziaria di Brescia tira su uno stendardo tagliato a forma di slip: «Polizia in mutande». Fischi per Renzi e un hashtag su Twitter dedicato a lui: #tucamiciabiancaiomagliettarossa. Anche la Camusso se la prende con la camicia del premier: «Noi svento l i a m o i n o s t r i a b i t i d a lavoro...». Poi invoca una tassa sulle grandi ricchezze e difende l’articolo 18: «Non è un totem. Tutto lo Statuto dei lavoratori è fatto di tutele concrete e non di ideologia. Sono le tutele concrete che fanno la differenza tra il lavoro servile e il lavoro moderno. Perciò l’articolo 18 dev’essere esteso, anziché tolto, anche a chi non ce l’ha...». Il segretario della Cgil attacca pure Confindustria: «Perché non va dalla Thyssen di Terni a dire: in questo Paese bisogna investire, non ridurre?». Gli operai dell’acciaieria (500 i tagli annunciati) sono sul palco (insieme al coro licenziato dell’Opera di Roma che intona «All’alba vincerò») e oggi andranno alla Leopolda da Renzi: «Se lui non viene da noi, noi andremo da lui, resisteremo fi- no all’ultimo bullone». Camusso ricorda che il 5 novembre si rivà in piazza con i pensionati, l’8 con i lavoratori pubblici. «E lunedì (domani, ndr) torneremo a incontrare il governo sulla legge di Stabilità. Ma noi non abbiamo rimpianti, noi vogliamo solo confronto e contrattazione. Matteo stai sereno...». Fabrizio Caccia © RIPRODUZIONE RISERVATA ❞ Stai sereno Matteo stai sereno, noi vogliamo solo risposte e soluzioni La legge di Stabilità non cambia verso ❞ Ideologia L’articolo 18 non è una questione ideologica ma fa la differenza tra il lavoro servile e quello moderno ❞ Patrimoni Si deve fare una tassa sulle grandi ricchezze ispirata a principi di giustizia sociale per creare più lavoro ● Tra presente e futuro Le due sinistre parallele che non si appartengono più SEGUE DALLA PRIMA I precari dei trasporti o il finanziere Serra che propone di impedire loro di scioperare? I tipografi dell’Unità con la foto degli occhiali rotti di Gramsci o i nuovi alfieri del made in Italy Bertelli, Farinetti, Cucinelli? La mattinata al corteo della Cgil e il pomeriggio alla Leopolda hanno mostrato che la scissione — anche cromatica — non è nelle volontà, è nelle cose. Mai vista a Roma una manifestazione così rossa, ognuno con la sua pettorina: chimici, tessili, agroindustria, costruzioni e legno, energia e manifattura, trasporti e Nil, Nuove identità di lavoro, che non si sa come chiamare. A Firenze in molti hanno avvertito l’opportunità di indossare la camicia bianca. Contro Berlusconi la Cgil sfilava in un’atmosfera di rabbia e di gioia, si sentivano tensione ed energia. Stavolta il sentimento prevalente è l’angoscia. Certo, si canta e si balla con gli inni tradizionali — Bandiera Rossa, Bella Ciao, Contessa — e la musica etnica. Ma i manifestanti raccontano storie di sconfitte e talora di disperazione, come quelle degli ex lavoratori dell’ex stabilimento Montana di Paliano, Frosinone: «Sono venuti di notte con i Tir, hanno portato via i macchinari e la merce, non abbiamo più trovato nulla. In 36 siamo rimasti senza lavoro». Alla Leopolda si tenta di rappresentare la fiducia e si finisce per esprimere soddisfazione, talora compiacimento. Rituale tra la convention Usa e la seduta degli alcolisti anonimi: «Mi chiamo Alfredo, sono il direttore di una piccola società di biotecnologia…». Slogan: «Il futuro è solo l’inizio». Anche Landini con felpa Fiom dice che «questo corteo è solo l’inizio». Se Renzi ha conquistato il centro, è inevitabile che alla sua sinistra nasca un nuovo partito; e i punti di riferimento non saranno certo D’Alema e Bersani, cui neppure la minoranza Pd obbedisce più, e forse neanche la Camusso, che con tono lamentoso critica la prima manovra espansiva di un governo italiano da tempo. Landini appare il leader predestinato della sinistra che verrà, l’antagonista naturale di Renzi, cui lo avvicina un feeling personale ma da cui lo separa il sospetto di essere stato usato, anche in funzione anti-Cgil. In futuro potranno ancora rendersi utili l’uno all’altro: il premier confermerà di aver rotto con la sinistra tradizionale, il sindacalista di essere l’unico vero oppositore. Per Renzi il corteo non esprime odio ma estraneità, i pensionati della Spi imbacuccati contro il primo freddo ne parlano come di un nipotino deviato, i percussionisti africani in maglietta portano un cartello con la sua caricatura. Renzi si improvvisa conduttore e chiama sul palco i «cortigiani» come li definisce Vendola, in realtà tra i più importanti imprenditori italiani, qualcuno sin troppo entusiasta. Cucinelli vaticina «un grande rinnovamento morale, civile, economico, spirituale». Oggi è atteso Farinetti: «Dirò che sono un renzista, non un renziano; fedele al metodo, non all’uomo». Dall’ultima Leopolda è cambiato tutto, Renzi è andato al governo, ha ricompattato il partito chiudendo l’accordo con Errani in Emilia e Rossi in Toscana, ha messo ai margini gli uomini del rinnovamento come Richetti, che è venuto lo stesso. La sinistra è al potere ma l’Unità ha chiuso, «il voto a tempo indeterminato non esiste più» dice del Il distacco La scissione è anche cromatica: da una parte le bandiere rosse, dall’altra le camicie bianche resto il premier, tra due anni potrebbe avere un Parlamento docile nelle sue mani con Salvini sindaco di Milano e la Meloni di Roma. Patrizio Bertelli, il signor Prada: «Io rispetto gli operai, ho passato la vita con loro, ma questo corteo mi è sembrato una liturgia, come la Pasqua e il Natale». Alla fine si è andati o di qua o di là, nessuno ha osato farsi vedere sia al corteo sia a Firenze, neppure l’ex segretario del sindacato e del partito, Epifani: «Ho scelto Roma, non ce la faccio ad andare alla Leopolda, che comunque considero interessante. Il problema è come il Pd possa tenerla insieme con una piazza in cui la maggioranza l’ha votato». Un problema irrisolvibile. Non è come quando i ministri comunisti di Prodi protestavano contro il loro stesso governo: quella fu una contraddizione, o un’astuzia, subito punita dagli elettori. Ora ci sono due mondi separati, che non si riconoscono e non si appartengono più. Aldo Cazzullo © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 PRIMO PIANO 3 Fassina e Cuperlo alzano il tiro «Voteremo no al Jobs act» Tra Bindi e Serracchiani litigio in diretta tv sulle due anime pd ROMA «Se uno di noi si smarca, Bandiere rosse La piazza della manifestazione contro il governo organizzata dalla Cgil ieri a Roma. Nella pagina accanto Susanna Camusso in piazza San Giovanni (Insidefoto, Granati) si apre un caso disciplinare. Se siamo 40 o 50 e come me non votano Fassina, D’Attorre, Cuperlo, Damiano e altre personalità, è un segnale molto diverso». Sotto al palco della Cgil — mentre la Camusso spedisce alla Leopolda parole di sinistra come diritti, dignità, uguaglianza, libertà — Pippo Civati progetta lo strappo sull’articolo 18: «Spero che le varie anime della minoranza trovino una posizione comune in Parlamento». Nella storica piazza riconquistata, prove di unità a sinistra. Stefano Fassina mostra di crederci: «No alla scissione, ma lavoriamo per costruire un’alternativa». La forza e la voce che fino a ieri non avevano, i dissidenti sentono di averle trovate in quel milione di persone e bandiere rosse, che ha visto sfilare anche Cofferati, Epifani, Damiano, Barbara Pollastrini. «La minoranza è caricata da questa straordinaria piazza — conferma Fassina —. C’è anche chi ci spinge alla rottura». L’imbarazzo per la defezione di Bersani, Speranza e compagni è forte, eppure l’opposizione si prepara a offrire alla folla arrabbiata di San Giovanni una risposta all’altezza delle richieste. Cgil e Fiom annunciano una lunga stagione di lotta, fino allo sciopero generale e oltre? E la minoranza, da una piazza che fischia al nome di Renzi e grida «vaffa» contro il premier, si prepara a combattere. «Con noi dovranno fare i conti», avverte Maurizio Landini. Legge di Stabilità e Jobs act sono le frontiere sulle quali bersaniani e dalemiani indosseranno l’elmetto, pronti anche a bocciare alla Camera la Il corteo Colonna sonora con «Bella ciao» e «Contessa» Artista Paolo Pietrangeli, 69 anni, cantautore e regista Una colonna sonora varia, da «Bella ciao» alle canzoni di Caparezza e dei Modena City Ramblers, ha accompagnato ieri il corteo della Cgil. Dove è stata cantata anche «Contessa», inno sessantottino scritto da Paolo Pietrangeli, con il celebre ritornello che invita i «compagni dai campi e dalle officine» a prendere falce e martello: «Scendete giù in piazza e picchiate con quello». Otto anni fa fu lo stesso Pietrangeli a criticare i Modena City Ramblers, che avevano cantato il pezzo al concerto del Primo maggio, per aver ammorbidito il testo («prendete la falce e portate il martello, scendete giù in piazza per manifestare»). Ma non si sono sentiti solo inni di piazza, ieri al corteo: gli artisti licenziati dell’Opera di Roma, sul palco, hanno intonato l’aria «Nessun dorma», dalla Turandot di Giacomo Puccini. Forse sperando nel celebre «all’alba vincerò». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il capogruppo di FI su Twitter E Brunetta: meglio al corteo che alla Leopolda Azzurro Renato Brunetta, 64 anni, capogruppo di FI alla Camera «Tra la stucchevole e radical chic Leopolda e la piazza di San Giovanni, come non stare con la piazza nonostante Camusso e compagni?». È il giudizio lapidario della giornata di ieri che il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta ha affidato ai 140 caratteri di Twitter. «Renzi — ha aggiunto poi l’esponente azzurro — è un leader gonfio di se stesso e dimezzato, tagliato in due dalla realtà. Le immagini di oggi sono più eloquenti delle cianfrusaglie retoriche e banali della Leopolda. Come fa a essere il capo di un partito in cui si riconoscono centinaia di migliaia di persone che gridano in piazza slogan terrificanti contro di lui, guidati da leader sindacali e parlamentari militanti nelle sue file?». Per Brunetta il premier «non riuscirà a portare a compimento nessuna delle promesse elargite a larghe mani come caramelle a bambini sciocchi. Il popolo italiano non ci casca più. Deve dimettersi». © RIPRODUZIONE RISERVATA La lite Scintille in diretta tv ieri su Sky Tg24 tra Rosy Bindi, reduce dalla piazza Cgil, e il vice segretario del Pd Debora Serracchiani, in collegamento dalla Leopolda ❞ Civati Sono stufo di essere preso per matto. Serve una nostra posizione comune in Parlamento Bisogna decidersi Non si può più essere contro e al tempo stesso mediare delega del lavoro pur di «riportare il Pd sulla retta via», per dirla con Alfredo D’Attorre. «Così com’è, io non la voto» ribadisce Fassina. E anche Gianni Cuperlo si sgancia dalla sinistra che alza la voce e poi si acconcia, per attestarsi sulla linea dura: «Senza questa piazza non c’è il Pd e io mi batterò in Parlamento perché venga ascoltata, non contro il governo ma nell’interesse del Paese». E se la delega resta com’è? «Di certo non la si può votare». Renzi lavora per scrivere nello Statuto che, chi non gli vota la fiducia, si mette fuori. Ma ora i dissidenti si mostrano pronti a correre il rischio. D’altronde Fassina lo aveva detto, quando a Palazzo Madama la sinistra si turò il naso e diede il via libera: «È l’ultima volta, la prossima otteniamo cambiamenti importanti oppure non votiamo». Gli emendamenti bocciati al Senato saranno ripresentati e Pippo Civati ha chiara la traiettoria, o Renzi salva l’articolo 18 per i licenziamenti disciplinari o la minoranza non la vota: «Bisogna decidersi. Non si può più essere contro e al tempo stesso mediare. Rischiamo di consegnare il Pd a Berlusconi». Come voterà sul Jobs act? «Il testo non sarà modificato, quindi mi asterrò sulla fiducia e voterò contro la delega». Col rischio di finire fuori dal Pd? «Quando ci sarà il nuovo Statuto vedremo, se e come si concilia con l’articolo 67 della Costituzione sulla libertà di mandato». E Fassina, intestando ai renziani il fantasma dei 101 franchi tiratori: «La disciplina di partito è saltata nell’aprile del 2013, quando chi oggi la invoca votò in moto difforme sul Quirinale». Due anime diverse, ha detto Renzi. Due anime destinate a litigare come ieri, in diretta tv, Rosy Bindi e Debora Serracchiani. Su Sky Tg 24 la presidente dell’Antimafia definisce la Leopolda «una contro-manifestazione imbarazzante del post Pd». E la vicesegretaria: «Prendi atto che il Pd è diventato qualcosa di diverso da quello a cui eri abituata». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera PRIMO PIANO Primo piano La sinistra divisa Le edizioni ● La prima edizione della kermesse alla Leopolda è del 2010. Ad animare «Prossima fermata: Italia» sono i giovani che lanciano la rottamazione dei dirigenti pd. Con Renzi, Civati e Serracchiani ● Renzi replica l’anno dopo: il titolo è «Big bang». Senza Civati, ma lo spirito è ancora quello della rottamazione ● Nel 2012 lo slogan è «Viva l’Italia viva». È l’anno delle primarie per le Politiche, i renziani sono la minoranza nel Pd di Bersani ● Il 2013 è tempo di congresso, Renzi favorito. Il tema è «diamo un nome al futuro». Enrico Letta è al governo ● Questa è la prima edizione «di governo» della kermesse A Firenze Il presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi, 39 anni, ieri durante il suo intervento di apertura dei lavori alla Stazione Leopolda: questa è la quinta edizione della kermesse Renzi alla Leopolda: qui chi crea lavoro E annuncia che resterà altri nove anni «Al massimo faccio due mandati, fino al 2023. Nel Pd due anime diverse e rispettabili» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI È pronto a farsi da parte. Nel 2023. «Al massimo faccio due mandati come premier. Nello spirito della Leopolda». Per tagliare quel traguardo (a dir poco ambizioso visto il frenetico turnover da sempre in vigore a Palazzo Chigi) bisogna però che i democratici viaggino spediti alle urne. E la strada maestra per Matteo Renzi è soprattutto una: «Se il Pd alle Europee ha preso il 40%, è perché le persone che andavano in tv a fare polemiche sono state messe ai lati: io voglio un partito che vinca ed è quello che succederà alle prossime elezioni». Sarà anche una Leopolda di governo, costruttiva e piena di buoni propositi, ma il verbo originario della rottamazione è sempre lì, pronto a scattare come una lama. Se il premier-segretario è rimasto impressionato dal milione di anime della piazza Cgil, non lo ha fatto trasparire in un sabato interamente trascorso nel garage stile vintage FIRENZE della Leopolda a tirare le fila dei 104 tavoli sull’Italia che sarà, o che perlomeno dovrebbe essere. Di sicuro, più che la ventilata minaccia dello sciopero generale, ciò che ha colpito il premier-segretario è stata «la politicizzazione» della piazza da parte di alcuni esponenti della minoranza dem. Da qui, la scelta di replicare in tre direzioni: grande rispetto per quel mare di persone confluite a Roma («Una piazza bella e 104 i tavoli di discussione al mattino e al pomeriggio alla Leopolda importante da ascoltare»); rilancio dell’azione di governo, determinato a non farsi condizionare («Ci confronteremo, ma poi andremo avanti, non è pensabile che una manifestazione blocchi il Paese»); valorizzazione della Leopolda come simbolo di «un’Italia che crea lavoro». Non è stata una giornata facile, a dispetto dell’ottima audience ottenuta dalla Leopolda numero 5 (più di 12 mila pre- senze, tavoli tematici affollatissimi, magliette anti-gufi andate a ruba e sfilata di ministri e imprenditori di successo). Da Roma, dalla piazza della Cgil è arrivata la fotografia di un Pd sempre più divaricato, dove gli stessi valori costitutivi rischiano di trasformarsi in campo di battaglia. Renzi ne è perfettamente consapevole: «Sono due anime diverse, ma rispettabili» afferma, convinto di poterle fare convivere («Un gran- Il saluto del regista Pif: «Lui con Verdini? Ho i brividi» «Quando vedo Renzi con Verdini mi vengono i brividi. A Renzi gliel’ho detto». Nonostante ciò anche quest’anno Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif (foto), autore tv e regista, è tornato alla Leopolda, come nelle passate edizioni. Pif ha salutato Renzi: i due hanno sorriso e scherzato. Ma anche sulla giustizia, l’autore di La mafia uccide solo d’estate ha avanzato una critica al governo: la legge sull’autoriciclaggio «è venuta male e ora siamo punto e a capo». E ieri era presente un’altra ex Iena, lo scrittore e personaggio della radio e della tv, Fabio Volo, in veste di inviato di Che tempo che fa. © RIPRODUZIONE RISERVATA (Ansa) de partito ha il dovere di avere opinioni diverse»), ma consapevole che i rischi dello strappo non sono poi così remoti («Io stesso sono stato minoranza e non sono scappato e poi, quando ho vinto il congresso, le parti si sono invertite»). Il successo della Leopolda ha consentito al premier-segretario di offrire una risposta visibile all’onda d’urto della protesta sindacale. Sulla scia dei tanti imprenditori che hanno raccontato dal palco le loro storie di successo (l’ex ad di Luxottica, Andrea Guerra, il re del cashmere, Bruno Cucinelli, il patron di Prada, Patrizio Bertelli, l’inventore di Eataly, Oscar Farinetti, l’ad di H3G, Vincenzo Novari), Renzi ha potuto replicare alla Camusso che «i posti di lavoro non si creano con le manifestazioni, ma con aziende capaci di farlo». E i veri nemici sono l’evasione e la corruzione contro le quali, ha annunciato il premier, «metteremo in campo una strategia seria». Una linea confermata dal presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, presente alla Leopolda assieme alla direttrice dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi: «Dopo tante parole, si comincia a fare qualcosa». Francesco Alberti © RIPRODUZIONE RISERVATA Serra apre un caso sul diritto di sciopero Il finanziere chiede di limitarlo nel pubblico, Delrio prende le distanze. L’irritazione del segretario ❞ L’affondo Se volete scioperare, scioperate tutti in un giorno: in caso contrario, chi vuole venire a investire non ci viene DA UNO DEI NOSTRI INVIATI FIRENZE Mai stato un pompiere. Duro, secco, poche subordinate e concetti affilati. Quando il finanziere Davide Serra, 43 anni, un passato nella banca d’affari Morgan Stanley, un presente come amministratore delegato del fondo Algebris, si materializza al fianco di Matteo Renzi (e capita spesso nei momenti nevralgici), l’incendio è garantito. Due anni fa, in piene primarie, ingaggiò una rissa verbale sulle Cayman, condita da minacce di querela, con l’allora segretario pd Pier Luigi Bersa- ni. Ieri, sotto le volte della Leopolda, la giornata pareva partita bene. Al tavolo 50, quello sulle Piccole e medie imprese, la presenza di Serra faceva da catalizzatore. Poi, zac, la scintilla che ha acceso l’incendio. Campo di battaglia: il diritto di sciopero. Roba da scossa elettrica nel giorno in cui la Cgil ha L’iscrizione al partito Serra fa anche sapere che intende iscriversi ai democratici: ho fatto domanda a Londra riempito le piazze. Gli chiedono tra una pausa e l’altra dei lavori: limitare il diritto di sciopero dei lavoratori pubblici? E lui, dritto come un treno: «Esatto, va molto regolato prima che tutti lo facciano random. Se volete scioperare, scioperate tutti in un giorno: in caso contrario, chi vuole venire qui ad investire, non ci viene. Quello che voglio dire è che lo sciopero è un diritto, ma anche un costo». Ed era solo l’antipasto. Il Jobs Act? «Potrebbe essere più aggressivo. In Italia siamo rimasti agli Anni 60: ma che vadano a vedere come funziona in Russia e in Cina!». E Chi è ● Davide Serra, genovese, 43 anni, imprenditore italiano, finanziere, fondatore e amministratore delegato del fondo Algebris sul minacciato sciopero generale: «Se vogliono aumentare i disoccupati, facciano pure». Naturalmente non sono parole dal sen sfuggite. Dicono che Renzi, che dal palco non si perde un sospiro di questa Leopolda, non abbia gradito. In effetti, dalla cerchia attorno al premier sono in tanti a prendere le distanze dal finanziere. La prima è una delle conduttrici della Leopolda, la deputata Silvia Fregolent: «Lo sciopero è un diritto sancito dalla Costituzione». Netto anche il sottosegretario Graziano Delrio: «Non sono d’accordo con Serra, il problema dell’Italia non è limitare il diritto di sciopero, ma creare lavoro». Da Roma arrivano le bordate di Susanna Camusso: «Il costo degli scioperi non è dei finanzieri, ma dei lavoratori che rivendicano i loro diritti». E Pippo Civati: «Forse alla Leopolda c’è anche una delegazione della destra repubblicana statunitense». Lapidaria il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia: «Non aggiungerei altri temi alla riforma». La risposta di Serra? «Mi iscriverò al Pd, ho fatto domanda a Londra…». F. Alb. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 PRIMO PIANO 5 Primo piano La sinistra divisa Il retroscena di Maria Teresa Meli La piazza e la tattica del leader Toni bassi e risposte concrete L’apprezzamento per lo Spi che dice no allo sciopero generale DA UNO DEI NOSTRI INVIATI In agenda ● Oggi, nell’ultimo giorno della kermesse «Il futuro è solo l’inizio» organizzata da Renzi alla stazione Leopolda, i lavori iniziano alle 9.30 ● La kermesse chiuderà alle 13 con il discorso finale del premier Renzi ● L’anno scorso alla Leopolda parteciparono in 16.000, quest’anno le prenotazioni sono arrivate a 10.000 e nella giornata di ieri si sono superate le 12.000 presenze FIRENZE Matteo Renzi non va allo scontro con la Cgil. Non è questa la linea che gli interessa adottare. E dà ai suoi le stesse parole d’ordine: «A noi non interessa il gioco della conta, non interessano gli scontri, noi siamo al governo, noi facciamo proposte che poi diventano leggi dello Stato». Ma il segretario-premier si rende conto che una risposta alla piazza in qualche modo dovrà pur darla, anche per non farsi sommergere mediaticamente dal corteo della Cgil. Perciò, nel primo pomeriggio, all’improvviso, sale sul palco e inverte l’ordine del giorno dei lavori. I tavoli di discussione, ai quali i partecipanti si erano appena seduti, vengono rinviati di quasi due ore. Al loro posto vengono chiamati a parlare una decina di imprenditori italiani di successo che spiegano come creare occupazione e posti di lavoro. «Le migliori risposte sono sempre i fatti concreti e qui stiamo discutendo proprio di fatti concreti», spiega il presidente del Consiglio. Ma il segretario del Partito democrati- La sorella Benedetta partecipa (in piedi): Matteo, che vita dura Quanto può resistere? DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Chi è ● Ieri la sorella del premier si trovava alla Leopolda, a Firenze, interessata ai lavori del tavolo dedicato alla scuola, il numero 38 Dialogo La scelta di concedere un’intervista al Tg3, la testata più seguita da chi ha manifestato co non si limita a questa replica. Pacifica eppure significativa di quel che intende quando parla del suo «governo del fare». Decide anche di concedere un’intervista al Tg3. E la scelta di quella testata giornalistica, ovviamente, non è un caso. È la più seguita da coloro che ieri mattina hanno sfilato per Roma fino a piazza San Giovanni. E a quel popolo, dove c’è anche una parte dell’elettorato del Pd, che si vuole rivolgere Renzi. Per ribadire che rispetta chi manifesta contro l’abolizione dell’articolo 18, ma per sottolineare, per l’ennesima volta, quello che ha detto qual- che ora prima ai suoi collaboratori: «Mi conoscete, non sarà certo una manifestazione a farmi cambiare idea o a farmi arretrare. Io non mollo. Mai. Questo ormai dovrebbero averlo capito tutti i miei interlocutori». Insomma, quello di ieri è stato un Renzi che ha voluto offrire di sé l’immagine dell’uomo di governo, preoccupato di creare la «classe dirigente del futuro» e di «aprire prospettive di crescita e occupazione per l’Italia» e nel contempo di offrire all’esterno il profilo del premier decisionista che non torna «indietro sui suoi passi» perché è «convinto» di quello che sta facendo. Del resto, di quella piazza, oltre agli slogan contro il presidente del Consiglio, spiccavano altre parole, che nello staff renziano sono state lette con grande attenzione. Quelle di Carla Cantone: la potente segretaria della Spi Cgil (il sindacato dei pensionati di quell’organizzazione) ha detto che «è sbagliato arrivare allo sciopero generale». E lo ha detto da quella piazza che manifestava contro il premier. Un segnale di un certo peso. Che un renziano del giro stretto spiega con queste parole: «Sarebbe errato dare l’interpretazione della Cgil come di un monolite riunito attorno a Ca- In Stazione Due momenti della Leopolda: la moglie del premier, Agnese Landini (a sinistra) e Marianna Madia, ministro della Pubblica amministrazione (Ansa e LaPresse) democratico. E infatti l’unica affermazione che ha dato veramente fastidio al premier (oltre a quella di David Serra sul bisogno di limitare il diritto di sciopero nel settore pubblico) è stata la bordata di Rosy Bindi che lo ha accusato di aver fatto un altro partito, alle spalle dei dirigenti e degli elettori. È una critica che il presidente del Consiglio giudica «totalmente infondata», «degna di chi vuole solo un Pd che perde pur di mantenere una sua presunta purezza». Perché «nel Partito democratico devono vivere insieme diverse anime, sensibilità e culture». © RIPRODUZIONE RISERVATA ● La curiosità/1 L’intervista ● Benedetta Renzi, 41 anni, sorella maggiore del presidente del Consiglio Matteo Renzi, è assessore ai Servizi sociali e alla Scuola a Castenaso, un comune del Bolognese. È sposata e ha 3 figli musso. Si tratta un mondo molto più composito, soprattutto per quello che riguarda lo Spi». Ma c’è anche un altro dato che ieri a Renzi interessava sottolineare. Ossia, che, a prescindere dai numeri, che, per ovvi motivi, non possono essere gli stessi, anche alla Leopolda c’è stata e c’è «una partecipazione importante», che, ha voluto sottolineare, «non dipende solo dall’appartenenza». È un’affermazione che riassume il Renzi-pensiero per quello che riguarda il Partito FIRENZE Matteo primattore. Benedetta invisibile. Le due facce della famiglia Renzi. Al tavolo 38, dove si parla di scuola non c’è posto a sedere per la sorella del premier. «Non ha importanza — sorride —, sono qui per ascoltare». Benedetta, 41 anni, sposata, tre figli, è da pochi mesi assessore a Servizi sociali e Scuola a Castenaso, 14 mila anime nel Bolognese. Al tavolo sanno che lei è la sorella del premier? «No, prima sono intervenuta, ma mi sono presentata con il nome di battesimo». Perché tanta riservatezza? «Il mio cognome non conta, si rischia di fare confusione». Riesce ancora a vedere suo fratello Matteo? «Sì, dai miei genitori. Lui è sempre di corsa. Fa una vita durissima. Non so quanto possa resistere a questi ritmi: certo, non per altri 20 anni. Lui è il primo a dire che la politica è servizio e non dura in eterno». Parlate del suo lavoro? «No, dei figli, delle famiglie, come si fa tra fratelli. Facciamo due cose diverse e io, nel mio piccolo Comune, non ho bisogno di un premier (ride)». Il cognome le crea problemi? «Bisogna dare tempo alla gente di conoscerti. Io cerco di essere umile e concreta». F. Alb. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Palazzo Chigi «da campo» e le t-shirt anti gufi Per il premier Matteo Renzi, nel backstage della Leopolda — come racconta il Corriere Fiorentino — hanno allestito un ufficio con tutte le dotazioni tecnologiche possibili, una sorta di «Palazzo Chigi da campo»: telefoni, computer, tavoli e sedie per le riunioni. In questo spazio, protetto da un imponente cordone di sicurezza, il presidente del Consiglio si è ritagliato in questi due giorni il tempo di comunicare con la squadra di governo, seguire gli avvenimenti più importanti, mangiare e riposare su uno dei divanetti. La kermesse, intanto, ha registrato il record di vendite per le magliette «Gufi? No grazie» vendute al banchetto dei gadget. Ieri pomeriggio dal palco è arrivato l’annuncio: t-shirt esaurite, battuto il record di vendite della Leopolda 2011 per la maglietta «Big Bang» con il logo del dinosauro. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● La curiosità/2 Al tavolo numero 26 il confronto su Bergoglio Ieri alla Leopolda la senatrice del Pd Emma Fattorini ha coordinato un tavolo di discussione (il numero 26) dedicato all’opera di pontificato di Bergoglio dal titolo «Dai diritti civili alle persecuzioni nel mondo: tutte le sfide di papa Francesco», un confronto animato su diritti, laicità, adozioni, religioni e unioni civili. Per tutta la durata dell’incontro Aurelio Mancuso, attivista per i diritti Lgbt e componente della commissione nazionale di garanzia del Pd, ha twittato in diretta il dibattito: «La scuola è l’ambito in cui scommettere affinché, oltre alle leggi, si produca cultura del rispetto»; «Lo stato laico è una garanzia per tutte le differenti culture e religioni»; «Le unioni civili sono occasione per tutte le coppie gay e per il sostegno a tutte le forme sociali e familiari». © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera Primo Piano L’ intervista IL PRESIDENTE FS «Poca chiarezza sulla privatizzazione, una società così grande ha bisogno di ruoli ben definiti » Ferrovie, il passo indietro di Messori: «Ho riconsegnato le deleghe» «Nessuna polemica, ma serviva un atto di chiarezza. Sta ora al governo e a tutti noi operare affinché la privatizzazione delle Ferrovie dello Stato possa essere avviata e arrivare a compimento nel 2015». Marcello Messori ha da poche ore riconsegnato al consiglio di amministrazione delle Ferrovie dello Stato (FS) le sue molte deleghe mantenendo solo quelle al controllo interno. Classe 1950, Messori è docente alla Luiss di Roma, un passato al MIT americano, esperto di moneta, banche e governance societaria oltre che dell’Unione Europea. Dal 30 maggio scorso è stato nominato presidente delle FS con l’incarico specifico, conferito dal governo guidato da Matteo Renzi, di arrivare alla parziale cessione di uno dei gruppi più importanti del Paese: 70 mila dipendenti, quasi 37 miliardi di patrimonio netto, una holding e una quarantina di controllate tra società operative e di gestione. «Una società di queste dimensioni e complessità ha bisogno di una chiarezza nei ruoli e nella direzione strategica soprattutto in vista di un’operazione complessa come il processo di privatizzazione». Ma riconsegnare le deleghe è un atto molto forte, solitamente esprime un dissenso sul modo di condurre la società che spesso prelude alle dimissioni. «Nessuna dimissione in vista. Ho tenuto la delega al controllo interno e rimango Presidente dell’organo che prende le decisioni finali proprio perché non ritengo affatto concluso il mio compito; anzi, spero che la mia scelta funga da spinta per l’evoluzione di FS». Allora scusi, dov’è il problema? «In una privatizzazione si deve decidere cosa cedere. Le Ferrovie gestiscono la rete ferroviaria con Rfi, forniscono i servizi ai passeggeri con Trenitalia, controllano molte altre società. Cosa ci si sta avviando a cedere?». Ce lo dica lei quali fossero ❞ La vicenda ● Le Ferrovie dello Stato controllano Rfi( Rete ferroviaria italiana) e Trenitalia, la società per il trasporto passeggeri alla quale fa capo l’Alta Velocità ● Il governo ha annunciato l’intenzione di procedere alla privatizzazione Fs ma non sono stati definiti modalità e tempi della cessione delle quote Decidere cosa cedere In una privatizzazione si deve decidere cosa cedere. Le Ferrovie gestiscono la rete con Rfi, forniscono i servizi ai passeggeri con Trenitalia le intenzioni del governo... «Facciamo l’esempio della rete. Di norma, è bene mantenere la proprietà pubblica della infrastruttura di base». Quindi niente cessione di Rfi ossia della società che gestisce la rete. «E’ questo uno dei punti. Oltre a gestire la rete, Rfi incorpora molte altre attività che possono essere cedute. Pensi al ca- Professore Il presidente delle Ferrovie dello Stato, Marcello Messori so della Germania». La Germania? «Sì, in Germania la gestione pubblica della rete ferroviaria è più circoscritta. In Italia Rfi ha invece un ampio patrimonio immobiliare, che non comprende solo beni funzionali al servizio ferroviario (i cosiddetti beni strumentali); ci sono parti della logistica; ci sono la rete elettrica e quella di telecomu- I poteri al vertice Da presidente, nonostante la delega alla privatizzazione, mi sarei trovato in una condizione di impotenza nicazioni. Se si deve attuare una privatizzazione finalizzata non solo a fare cassa ma anche a rendere più efficiente FS e a sviluppare il mercato e la concorrenza, bisogna scorporare quelle attività: RFI andrebbe asciugata. E problemi di riorganizzazione, anche se diversi, valgono per Trenitalia e per le altre società controllate». E non si poteva fare? «La riorganizzazione è un compito che spetta all’amministratore delegato. Ma processo di privatizzazione e riorganizzazione devono andare insieme. E’ una questione di strategia aziendale». Sarà anche questione di strategia; ma quando ci sono di mezzo immobili e svariate attività, è evidente che si toccano interessi e occorre la massima trasparenza... «Certo, ed è per questo che mantengo la delega sul controllo interno, volto a verificare che ogni operazione risponda a regole rigorose. Ciò è cruciale per una società che ha vissuto forti cambiamenti e ora deve sedimentarli. Negli ultimi anni FS è diventato un gruppo innovativo grazie all’Alta Velocità». Ma come influisce l’Alta velocità in tutto ciò? «Bè, è soprattutto grazie all’Alta velocità e al suo indotto che le FS si sono aperte al mercato e hanno ottenuto risultati positivi. Ora anche gli altri servizi ferroviari devono fare salti di qualità, il gruppo va razionalizzato, la governance diventare efficace. In quest’ottica, la privatizzazione è un’imperdibile occasione di politica e di strategia industriale. Non sarebbe stato possibile portarla avanti in modo isolato». Insomma il suo è anche un invito al governo ad accelerare sulla cessione ma con obiettivi chiari? «Esattamente; e da presidente, nonostante la delega alla privatizzazione, mi sarei trovato in una condizione di impotenza». Daniele Manca © RIPRODUZIONE RISERVATA La gara per Piombino L’accordo con Fintech Acciaio, Cevital difende l’offerta sulla Lucchini: salveremo i posti Telecom, tempi più lunghi per la vendita dell’Argentina L’offerta vincolante per le acciaierie Lucchini di Piombino presentata dal gruppo algerino Cevital «consente di salvaguardare il posto di lavoro di tutti gli addetti dell’impianto», mentre la proposta concorrente degli indiani di Jsw Steel, che prevede l’importazione dal subcontinente di acciaio da laminare, «comporterebbe la delocalizzazione di 500 posti di lavoro». Lo sostiene in una lettera il rappresentante di Cevital, Farid Tidjani. Telecom Italia rivede l’accordo per la vendita dell’Argentina a Fintech allungandola di due anni e mezzo e si tutela da un possibile nulla di fatto con un pegno su un bond da 600,6 milioni di dollari che verrà sottoscritto dal fondo di David Martinez. Se poi al termine di ulteriori 30 mesi Fintech non avrà avuto l’ok dall’antitrust argentina, dovrà pagare una penale di 175 milioni. Le novità sono contenute nella modifica all’intesa sulla vendita di Telecom Argentina. Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 7 8 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera PRIMO PIANO Primo piano Le misure Sconto sull’Irap Tfr in busta paga Assunzioni agevolate Fisco e partite Iva Aumentata ritenuta d’acconto su ristrutturazioni dal 4 all’8%. Viene però confermato il bonus previsto in passato La componente lavoro diventa deducibile dall’imponibile Irap. Viene però annullato il taglio del 10% introdotto nel 2014 Dal marzo 2015 si potrà optare per il Tfr in busta paga, assoggettato a tassazione ordinaria. Esclusi i lavoratori pubblici e agricoli Sale il tetto per l’azzeramento triennale dei contributi sui neoassunti: dai 6.200 euro ipotizzati inizialmente a 8.060 euro Si introduce un regime forfettario unico pari al 15% del reddito che racchiude Irpef, addizionali regionali, comunali e Irap ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA Ristrutturazioni La vicenda ● La legge di Stabilità 2015 è stata depositata giovedì scorso alla Camera, in commissione Bilancio, dove comincerà il suo cammino parlamentare. ● Il calendario di massima prevede l’approdo in Aula, e il primo via libera, entro la terza settimana di novembre, e già la prossima settimana (probabilmente da giovedì) si partirà con le audizioni. ● Il Parlamento ha tempo di esaminarla, emendarla e approvarla entro il 31 dicembre di quest’anno. Manovra, premio fiscale alla ricerca Così il calo delle imposte su investimenti e brevetti. Squinzi: meno Imu sui capannoni ROMA Cambiano con la legge di Stabilità le norme per stimolare la ricerca attraverso bonus per investimenti su personale e attrezzature di laboratorio. E arrivano misure di defiscalizzazione per l’uso di brevetti e marchi. Non si tratta di grosse cifre, infatti ieri il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha chiesto di «sostenere maggiormente la ricerca e l’innovazione», ma è comunque un segnale di attenzione. Che Squinzi reclama anche sul lato della tassazione, perché è vero che la manovra «dà speranza» ma bisogna ancora «tagliare l’Imu su impianti e capannoni». Nuove norme L’esecutivo ha stabilito nuo- ve regole, rispetto al decreto Destinazione Italia del 2013, per il credito d’imposta che verrà applicato dal 2015 al 2019 a tutte le categorie di imprese che effettuano investimenti in attività di ricerca e sviluppo, anche in termini di personale: riguarderà il 25% delle spese sostenute in eccedenza rispetto alla media dei medesimi investimenti realizzati nei tre periodi precedenti al 2015. La mi- Il tetto di 5 milioni La misura si può applicare fino a un importo massimo annuale di 5 milioni sura si può applicare fino a un importo massimo annuale di 5 milioni di euro per ciascun beneficiario, a patto che siano sostenute spese per ricerca e sviluppo almeno pari a 30 mila euro in ciascuno dei periodi d’imposta. Il credito arriva al 50% per le spese relative al personale altamente qualificato in possesso di un titolo di dottore in ricerca (iscritto a un ciclo di dottorato in un ateneo italiano o estero, oppure in possesso di laurea magistrale). Laboratori e contratti Il governo ha così accolto le istanze di chi chiedeva aiuti per investire in nuove attrezzature di laboratorio o contratti con università ed enti di ricerca Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan. Il Tesoro invierà la lettera di risposta all’Ue sulle osservazioni alla legge di Stabilità domani (comprese privative industriali relative a un’invenzione), ma ha accontentato pure chi era interessato a assumere personale altamente qualificato (in una quarantina di discipline: dalle biotecnologie alla sicurezza informatica). Insomma sono stati fusi il bonus investimenti e quello per le assunzioni, previsti nella precedente normativa, ma solo sugli incrementi. Secondo i calcoli dell’esecutivo, e in attesa dei dati ufficiali che saranno pubblicati in Gazzetta Ufficiale dopo l’approvazione in Parlamento della legge di Stabilità, le risorse disponibili per il credito d’imposta dovrebbero raggiungere complessivamente i 256 milioni il prossimo anno, per salire a 429 nel 2016, fino a 520 nel 2017 e 547 nel 2018, per toccare i 580 milioni nel 2019 per un totale di 2,3 miliardi. Beni immateriali Altre agevolazioni e incentivi, su base opzionale, riguardano marchi, brevetti e know how che assumono alla luce della globalizzazione dell’economia un ruolo fondamentale nella creazione di valore aggiunto: il Patent Box defiscalizza del 50% i redditi che derivano dall’utilizzo di alcune tipologie di beni immateriali, sull’esempio di quanto già avviene in altri Paesi europei e in coerenza con standard internazionali condivisi. Si mira così a spingere soprattutto le multinazionali più innovative a investire in Italia. Scelta irrevocabile Le imprese, a prescindere dalla forma giuridica, dalle dimensioni e dal regime contabile, possono scegliere questa opzione che dura per cinque esercizi contabili ed è irrevocabile. Il regime di tassazione agevolata vale per i redditi che derivano dall’uso di brevetti industriali, marchi d’impresa che equivalgono a brevetti, processi, formule e informazioni acquisite in campo industriale, scientifico e commerciale giuridicamente tutelabili. Sono in ogni caso esclusi dall’agevolazione i marchi esclusivamente commerciali. L’uso del regime opzionale è possibile, oltre che per i redditi derivanti dalla concessione in uso a terzi dei beni immateriali, anche nell’ipotesi di utilizzo diretto di brevetti e marchi: in questo caso, però, la defiscalizzazione scatta dopo un apposito accordo di ruling internazionale tra l’azienda interessata e l’amministrazione fiscale per garantire trasparenza ed evitare contenziosi infiniti. Francesco Di Frischia © RIPRODUZIONE RISERVATA Spending Review Il taglio per 30 generali Addio a 15 mila euro annui ROMA Addio buonuscita da 50 mila euro e addio a una pensione aggiuntiva di 15 mila euro l’anno. A questo tesoretto dovranno rinunciare a malincuore il prossimo anno 30 generali di divisione e di brigata che fino a oggi avrebbero potuto beneficiare di questa magnifica promozione il giorno prima di andare in pensione. Tra i 500 milioni di risparmi previsti nel ministero della Difesa dalla legge di Stabilità, ci sono infatti anche i 975 mila euro che sarebbero finiti ai generali nel 2015. E si tratta di stime «in via prudenziale», è scritto a pagina 33 della relazione tecnica della manovra. La fetta più corposa di tagli riguarda ovviamente gli armamenti, ma il governo Renzi ha abrogato pure le norme che fino a oggi hanno regalato a pochi fortunati qualcosa in più di un sorriso alle soglie della meritata pensione. In pratica il provvedimento (articolo 21 comma 4) cancella la buonuscita e il bonus previdenziale che attendevano questi militari. A farne le spese è il personale delle Forze armate e dei corpi di polizia ad ordinamento militare, nonché i dirigenti generali e dirigenti superiori della Polizia di Stato. In prospettiva, grazie a questa norma, lo Stato avrà risparmiato due milioni e 175 mila euro nel 2016, arrivando gradualmente a sfiorare i 4 milioni nel 2020. Non ha conseguenze economiche, invece, la promozione alla vigilia della pensione per gli ufficiali in servizio nelle Forze armate, compresa l’Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza, fino al grado di colonnello e equivalenti: questi ufficiali, per effetto dell’omogeneizzazione dello stipendio, già beneficiano del trattamento economico del grado superiore. F. D. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 PRIMO PIANO 9 # Arriva la lettera alla Ue, segnali di tregua Attesa per domani la risposta del Tesoro. Katainen: bene le riforme strutturali, vediamo che cosa cambia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Giusto sperare, vietato illudersi. Di giorno in giorno, si attende la risposta del governo italiano alla lettera della Commissione europea che ha rosolato il suo piano di Stabilità, descritto più o meno come un colabrodo. La risposta dovrebbe arrivare domani. E altre forche caudine incombono: il 4 novembre, la diffusione delle previsioni economiche d’autunno da parte della stessa Commissione. Intanto la prima fiammata polemica fra Roma e Bruxelles sembra essersi placata, i negoziati fra le due capitali hanno portato al compromesso (riduzione dello 0,3% del deficit strutturale italiano invece BRUXELLES L’intervista di Antonella Baccaro ROMA Viceministro Morando, sinceramente pensa che questo sia l’unico governo italiano coraggioso o il primo a potersi permettere di presentare una manovra in deficit? «È il primo governo che può fare una cosa del genere perché, grazie all’azione in particolare del governo Monti, siamo al 2,2% di indebitamento tendenziale. Possiamo proporre questo compromesso all’Ue perché prima Monti e Letta hanno messo in equilibrio e stabilità i conti del Paese». Un compromesso politico con l’Ue che sembra già raggiunto. Siamo alla svolta? «Siamo a un buon punto: abbiamo presentato una proposta credibile che presenta uno scostamento rispetto al patto di Stabilità definito nel 2014 che ha ragioni molto serie, che l’Europa sta riconoscendo come fondate». La Commissione Ue però ci chiede uno sforzo aggiuntivo in termini di aggiustamento strutturale, pari allo 0,3 del Pil. «Io penso che, riconosciute le nostre buone ragioni, che si faccia un aggiustamento dello 0,1% o dello 0,3% è indifferente. Mi auguro che non sia necessario farlo perché si sottraggono risorse alle riforme. Ma, anche se lo riteniamo irragionevole, siamo nelle condizioni di poterlo fare». Crede che l’Italia abbia dato la spallata decisiva alla politica di austerità dell’Ue? «Più che altro abbiamo portato una proposta di compromesso tra chi crede che bisogna sostenere la domanda, attraverso i consumi, e chi l’offerta, attraverso le riforme. Riconosciamo le ragioni di entrambi senza sposarne nessuna e cerchiamo un compromesso, applicandolo prima di tutto a noi. Tutta la politica espansiva di bilancio compatibile con le regole, cioè sotto il 3%, ma anche riforme strutturali. E infine la sollecitazione agli organismi comunitari perché facciano quella politica espansiva di investimenti che i singoli Paesi non sono in grado di fare». Gli esami però non sono fi- 0,3 per cento La riduzione del deficit che l’Italia dovrà conseguire 15 miliardi I tagli previsti con i piani della spending review dell’originario 0,7% richiesto dalla Ue, e dello 0,1% offerto dall’Italia). L’aria in generale è quella di una chiusura indolore entro giovedì prossimo, grazie appunto a un compromesso in gran parte politico . Ma una cosa sono gli auspici, e un’altra poi i fatti reali. E il fatto più reale di tutti, adesso, è: nessuno sa con certezza se la lettera-risposta firmata da Pier Carlo Padoan, il ministro delle Finanze italiano, riuscirà a placare tutti i dubbi (tradotti alla buona: «ma dov’è che li trovate i soldi?») espressi nell’altra missiva da Jyrki Katainen, il finlandese commissario europeo alla crescita, all’occupazione e agli investimenti. Gli ottimisti pensano deci- samente di sì, che ci riuscirà. Per esempio lo pensa Davide Serra, presidente del Fondo Algebris, intervenuto ieri all’incontro della Leopolda promosso dal premier Matteo Renzi: «So da feedback (commenti, ndr) stranieri, non attraverso canali italiani — ha detto ieri ai giornalisti — che quando il premier ha presentato il suo piano alla Commissione europea, il commissario Katainen gli ha fatto i complimenti dicendo che ha presentato un piano ambizioso». E ancora: Katainen avrebbe lodato il piano dicendo che «per la prima volta fa la cosa giusta, taglia la spesa e taglia le imposte»; e avrebbe detto anche «che c’è un piccolo problema, che per 20 anni come Ita- Scambio ● Il 22 ottobre l’Italia ha ricevuto la lettera con le osservazioni dell’Unione Europea sulla manovra di bilancio appena approvata ● Lunedì 27 ottobre l’Italia risponderà alle osservazioni lia siamo andati là, abbiamo presentato delle cose e non le abbiamo rispettate. Il fatto che poi ci abbiano detto ”va bene, ve la passiamo”, è un segnale che i partner vedono la differenza e hanno fiducia». Non c’è ragione di dubitare dei feedback stranieri del finanziere. Almeno ieri, però non hanno trovato conferme tra le fonti della Commissione europea. Se non questa: resta valida la lettera di Katainen a Padoan. «Vorrei consultarla — diceva fra l’altro — sulle ragioni per cui l’Italia pianifica la non obbedienza al patto di Stabilità e crescita nel 2015…». Giusto sperare, vietato illudersi. Luigi Offeddu © RIPRODUZIONE RISERVATA Morando: le tasse sul Tfr anticipato? È giusto prevedere la riduzione Chi è ● Enrico Morando, 64 anni, piemontese, in gioventù giornalista dell’Unità, esperto di bilanci pubblici, è viceministro dell’Economia. Dirigente del Pd, renziano, è senatore dal 1994 niti: il 3 novembre ci saranno le nuove previsioni europee sulla crescita. La preoccupa? «Quando ci saranno le nuove previsioni, e la nuova commissione, vedremo». Che succederà se, malgrado le buone intenzioni, le cose non andassero bene? Poniamo che ci fosse un aumento dello spread mentre noi sfioriamo già il 3% del rapporto deficit/Pil? «Se realizziamo le riforme che stiamo facendo, il livello di fiducia crescerà. Non ci fasciamo la testa ora». La procedura d’infrazione è scongiurata? «Se lo dicessi, non sarei sincero: corriamo ancora rischi molto seri perché la depressione è pesante, ma sono convin- ❞ Il giudizio europeo «Possiamo proporre una manovra in deficit all’Ue perché prima Monti e Letta hanno messo in equilibrio e stabilità i conti del Paese» to che sia pure con ritardo un processo di cambiamento è in corso. Scommetto che non incorreremo in nuove difficoltà dal lato dello sfondamento della regola del 3% se ripartirà un pochino il prodotto. Almeno, non dico all’1,5%, ma all’1%». Nella manovra il valore della maggiore spesa, 21,5 miliardi, è ancora molto pesante. «Sconta il fatto di contenere i 9,5 miliardi del bonus di 80 euro. Sento come una mia personale sconfitta non essere riuscito tecnicamente a organizzarlo in modo che anche contabilmente fosse valutato come una diminuzione della pressione fiscale per 10 milioni di lavoratori. Una cosa enorme. Un po’ me ne vergogno: se muta il modo di considerare quei 9,5 miliardi, cambia l’equilibrio di tutta la manovra. Certo l’ammontare del deficit, 10,4 miliardi, è considerevole, ma ciò che residua in termini di finanziamento degli interventi è in larga misura riduzione di spesa. Ciò che deriva dal lato delle entrate non raggiunge i 5 miliardi di euro». Quanto è credibile la spending? Dai ministeri ci si attendeva 5 miliardi e sono solo due. «Abbiamo scritto nella Stabilità riduzioni di spesa che consideriamo realizzabili e anzi abbiamo rinunciato a cifrare interventi su cui vogliamo la- 9,5 miliardi il valore del bonus da 80 euro 2 miliardi la spending review attesa dai ministeri 4 miliardi il contributo richiesto alle Regioni L’indagine Fisco e burocrazia: per le imprese un onere da 249 miliardi l’anno Tra tasse, contributi previdenziali e burocrazia le imprese italiane sopportano un costo annuo di 248,8 miliardi di euro. Un peso che non ha eguali nel resto d’Europa. La denuncia viene dalla Cgia di Mestre. «In nessun altro Paese d’Europa – segnala Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia – viene richiesto un simile sforzo fiscale». L’associazione degli artigiani di Mestre stima in 12,5 miliardi l’insieme dei tributi locali comprensivo del prelievo comunale sugli immobili strumentali. Per quanto riguarda i contributi a carico delle imprese versati per la copertura previdenziale dei propri dipendenti, si stima una cifra di circa 95 miliardi. Integrando queste ultime informazioni con le statistiche Eurostat, Cgia arriva a valutare il peso tributario e contributivo complessivo sostenuto dalle imprese italiane in 217,8 miliardi (dati relativi al 2012). Se allo sforzo fiscale aggiungiamo altri 31 miliardi di euro che, secondo la presidenza del Consiglio , sono i costi amministrativi che le Pmi patiscono ogni anno per districarsi tra timbri, certificati, formulari, bolli, moduli e pratiche varie, l’ammontare del carico fiscale e burocratico sale a 248,8 miliardi di euro. Per ciascuna delle piccole e medie imprese italiane si stima che l’onere medio sia di circa 7 mila euro. «E tutto ciò avviene – sottolinea Bortolussi – nonostante la giustizia civile sia lentissima, il credito sia concesso con il contagocce, la burocrazia abbia raggiunto livelli ormai insopportabili. Senza contare che la pubblica amministrazione rimane la peggiore pagatrice d’Europa e il sistema logistico-infrastrutturale registra ritardi spaventosi». © RIPRODUZIONE RISERVATA vorare nel 2015 perché pensiamo che bisogna preparare il lavoro attraverso la riforma della Pubblica amministrazione». Un esempio? «Nella legge delega della P.a. c’è una norma che riguarda la creazione degli uffici territoriali di governo cui non è associato un particolare risparmio. Ma se invece di sei uffici ce ne sarà uno per ogni capoluogo di provincia, arriveranno risparmi importanti». Il negoziato con le Regioni non la turba? «Le Regioni hanno sollevato problemi di ulteriori iniziative sul versante dello Stato centrale per cui avremo orecchie attente. Così come faremo in modo che i carichi vengano distribuiti anche in ragione dell’applicazione dei costi standard». Dobbiamo aspettarci maggiori tasse dal riordino delle agevolazioni fiscali che avete posticipato? «Non ci proponiamo aumenti di pressione fiscale ma operazioni con effetto redistributivo. E utilizzeremo la delega fiscale». Parliamo di Tfr. Cambierà la tassazione in Parlamento o la manovra è blindata? «Se dicessi che è blindata sarebbe clamoroso. Il consenso che si è costruito intorno alla manovra è molto grande e speriamo che il Parlamento voglia rafforzarlo. Per il resto si deve discutere di tutto, compreso l’anticipo del Tfr che abbiamo realizzato non per finanziare il bonus di 80 euro, come si ventilava». Cambierà la tassazione del Tfr? «Credo in questa misura. A me piacerebbe fossero in molti a chiedere l’anticipo: ho detto, e ora ribadisco, che sarebbe stato più ragionevole mantenere lo stesso trattamento fiscale attuale del Tfr. Comprendo bene chi dice che prendere oggi i soldi che si dovrebbero prendere domani, deve costare qualcosa, ma io personalmente prenderei in considerazione l’ipotesi di tornare alla tassazione attuale». © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera Politica Dissidi sulle unioni gay, interviene Berlusconi Piano d’uscita di Verdini La campagna dei 5 Stelle A fine anno dovrebbe abbandonare il ruolo di mediatore 130 i parlamentari di Forza Italia tra Camera e Senato; 58 quelli di Ncd ROMA Le aperture su unioni gay e immigrazione «non sono argomenti di accordo col governo», scrive Silvio Berlusconi in una lettera agli iscritti. E soprattutto, dice sempre l’ex Cavaliere in un collegamento telefonico con un convegno forzista, a Cagliari, sull’Unione Europea, le due svolte «non cambiano il dna di Forza Italia». Ma, dna o non dna, nel partito sta per maturare una «svolta» non meno clamorosa rispetto al cambio di passo sul- le unioni gay e immigrati. E adesso c’è anche un timing, che qualcuno fissa al 31 dicembre e altri al 7 gennaio. Sia come sia, entro due mesi Denis Verdini dovrebbe lasciare l’incarico di uomo-cerniera tra Berlusconi e Renzi. E abbandonare, insomma, il ruolo chiave nella diplomazia tra l’uomo di cui è stato «braccio operativo» e il premier di cui seguì da vicino (per motivi geografici) l’ascesa. Nessuno pensa che Verdini stia per lasciare la casa madre. ❞ Il leader Dopo tanti successi non finirò l’avventura politica da sconfitto Di Maio, sopralluogo tra i tesori di Napoli L’ha fatto trapelare il diretto interessato. E lo lasciano intendere i colleghi a lui più vicini, come il deputato Ignazio Abrignani, convinti che «pensare a Denis che lascia il nostro partito è difficile come immaginare Totti che abbandona la Roma». È partito dallo storico Palazzo Fuga a Napoli, il tour dei 5 Stelle tra i monumenti campani abbandonati. Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, ha visitato i locali coi responsabili dello stabile: «Renderemo i cittadini più consapevoli di questi tesori nascosti» (LaPresse) Eppure qualcosa, nel triangolo Renzi-Berlusconi-Verdini, dev’essersi rotto. O, quantomeno, incrinato. Lo dimostra la nuova versione dell’Italicum a cui il premier tiene tanto e su cui l’ex Cavaliere lancia segnali di apertura, e che invece Verdini considera «un suicidio». E lo dimostra anche quel che è avvenuto dietro le quinte della «svolta» sui diritti civili di FI, su cui è arrivata anche la «bollinatura» berlusconiana. Qualche settimana fa, mentre le aperture di Arcore (leggasi Francesca Pascale) sulle unioni gay iniziano a farsi largo nel dibattito, Verdini chiede a più riprese all’ex Cavaliere di intervenire. Non si tratta di una posizione politica, non foss’altro perché il «ministro delle riforme» di FI è cresciuto all’ombra dell’iper-laico Partito repubblicano. Quanto di una scelta strategica. «Silvio, su questa storia delle unioni gay fermiamoci perché sennò mettiamo in difficoltà Renzi», è il senso del suo ragionamento. Un mese dopo Verdini scopre che non solo la «svolta» sui diritti civili non penalizza Palazzo Chigi, che infatti ha pronto un ddl ad hoc. Ma anche che quello di Berlusconi è un assist a Renzi, che sul dos- sier ha contro un pezzo significativo della maggioranza (l’Ncd di Alfano). La «sorpresa», unita all’accelerazione del nuovo Italicum da lui osteggiato, spinge il senatore toscano a meditare il passo indietro. Non essendo mai stato amato da un pezzo del partito, c’è chi sussurra che dietro il «declassamento» ci sia la voglia dei renziani di non rischiare contraccolpi «di immagine» rispetto all’inchiesta per cui Verdini è stato da poco rinviato a giudizio. E c’è chi comunque ricorda che il dominus dentro FI è l’ex Cavaliere, e quindi tutte le scelte sono in capo a lui. Come quella, che però è tutta da verificare, di promuovere nel ruolo chiave di «ambasciatore con Renzi» il capogruppo al Senato Paolo Romani. Berlusconi, intanto, continua a chiudere a Ncd e ad aprire a un’alleanza «con Lega e Fratelli d’Italia», a precisare che «non terminerò certo la carriera da sconfitto», a sostenere che «la famiglia tradizionale resta alla base dei nostri valori». Ma qualcosa, dentro Forza Italia, sta cambiando. Anzi, è già cambiato. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA Meeting con i giovani di Ncd E Alfano attacca Forza Italia: tradisce ideali e programmi A Roma Il ministro dell’Interno e presidente del Nuovo centrodestra Angelino Alfano, 43 anni, ha incontrato ieri i giovani del partito, circa 200, da tutta Italia REDVALENTINO.COM AVAILABLE AT STORE.REDVALENTINO.COM ROMA Sempre più distanti Silvio Berlusconi e il Nuovo centrodestra. Ieri Angelino Alfano ha approfittato di una riunione con i giovani del partito per attaccare Forza Italia: «Ormai è un movimento politico senza bandiera. Quella del riformismo economico l’ha presa Matteo Renzi con noi di Ncd; quella anti Ue e contro gli immigrati l’hanno imbracciata Salvini e la Meloni. E noi teniamo salda la bandiera della difesa dei valori». E qui il ministro dell’Interno pensa alla svolta azzurra sui diritti civili: «Quando Forza Italia fa un’apertura ai matrimoni gay in libertà noi diciamo che ciò non rientra né nella storia né nel dna di un centrodestra come quello che noi rappre- sentiamo. Questo è il tradimento di valori, ideali e programmi». Anche il vecchio progetto di un centrodestra riunito che veda la partecipazione del Ncd sembra ormai archiviato: «Berlusconi ha abbandonato la riunificazione dei moderati. Ci penseremo noi». Con la fiducia che comunque «al voto si andrà nel 2018». E con i cambiamenti alla legge elettorale richiesti da Matteo Renzi: «Siamo pronti ad andare avanti rapidamente per approvare la legge elettorale. Diremo sì anche al premio di maggioranza alla lista, perché la situazione politica italiana oggi è troppo frammentata». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 I quesiti Rispetto agli immigrati extracomunitari regolari presenti nel nostro Paese, lei direbbe che … di Nando Pagnoncelli R ecentemente la questione dell’immigrazione è ritornata di grande attualità dopo essere finita in secondo piano negli ultimi anni sia nell’agenda politica, sia in quella mediatica, nonché nella gerarchia delle priorità dei cittadini, preoccupati dell’occupazione, dei problemi economici e delle tutele sociali più che degli stranieri presenti in Italia. Il segretario Matteo Salvini ne sta facendo uno dei principali cavalli di battaglia della Lega Nord e sembra essere premiato da questa scelta in termini di popolarità personale e di consenso per il proprio partito. Beppe Grillo ha fatto dichiarazioni che hanno suscitato grande clamore, sostenendo che chi entra in Italia con i barconi debba essere immediatamente identificato: i profughi sono da accogliere mentre i clandestini sono da rispedire a casa. Qualche settimana prima, scrivendo sul suo blog, rifletteva sul rischio di infezioni conseguente all’arrivo crescente di extracomunitari. Salvini e Grillo sono due leader che hanno un grande fiuto riguardo a quanto si sta muovendo nell’opinione pubblica e il sondaggio odierno lo conferma. La maggioranza assoluta degli intervistati (56%), infatti, ritiene che gli immigrati in arrivo siano troppi e bisognerebbe rimandarne indietro molti; il 30% pensa che il loro numero sia adeguato ma si debbano impedire nuovi arrivi mentre il 9% ritiene che tutto sommato gli extracomunitari siano pochi, tenuto conto del contributo che possono dare al nostro Paese in termini di natalità e di lavori umili che gli italiani preferiscono non svolgere. Secondo l’84% l’Europa ha lasciato solo il nostro Paese nel fronteggiare l’emergenza crescente degli sbarchi degli immigrati. Una ristretta minoranza è di parere opposto e pensa che l’Italia si lamenti troppo dato che il numero di immigrati presenti sul nostro suolo è inferiore rispetto a quello di altri Paesi. Le opinioni si dividono nettamente rispetto alla politica adottata dall’Italia sugli sbarchi: un italiano su due è del pa- Sono troppi, bisognerebbe rimandarne indietro molti Sono un numero giusto ma bisogna impedire nuovi arrivi Tutto sommato sono pochi, il nostro Paese ne ha bisogno per aumentare le nascite e per lavori che gli italiani non fanno Non sa Si parla di ius soli, riconoscimento della cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia. Il premier Renzi ha proposto di darla a quanti hanno fatto almeno un ciclo di studi (o la scuola dell'obbligo, elementari e medie, o le superiori). Lei ritiene che... È stata troppo tollerante, bisognava respingere gli sbarchi Si è comportata nel modo giusto, né troppo tollerante né troppo rigida È stata troppo rigida, bisognava essere più solidali e accoglienti Non sa 50% 56% La cittadinanza va data a tutti i figli di immigrati nati in Italia, indipendentemente dalle scuole frequentate È giusto, bisogna allargare la possibilità di avere la cittadinanza, ma solo a chi mostra di volersi integrare È sbagliato, bisogna tenere le norme attuali senza rendere troppo facile avere la cittadinanza Non sa 26% 4% 27% 2% 30% 5% 42% 6% 36 47 Pd 16 0 34 Ncdcentro 43 22 0 14 37 FI 45 5 43% 27 M5S 9% 38 28 7 Sondaggio realizzato da Ipsos PA per Corriere della Sera presso un campione casuale nazionale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza, dimensione del Comune di residenza. Sono state realizzate 990 interviste (su 8.991 contatti), mediante sistema CATI, il 21 e il 22 ottobre 2014. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio sarà inviato ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it. Corriere della Sera Un italiano su due è contro gli sbarchi ma dice sì alla cittadinanza agli immigrati La maggioranza di ogni orientamento ritiene siano troppi gli irregolari e vadano respinti rere che siamo stati troppo tolleranti e avremmo dovuto respingerli, mentre il 42% pensa che ci siamo comportati nel modo giusto, né troppo tolleranti né troppo rigidi; infine il 6% ritiene che siamo stati troppo rigidi, poco solidali e accoglienti. Le critiche all’eccesso di tolleranza prevalgono tra tutti gli elettori con l’eccezione di quelli del Pd. Ed è interessante sottolineare che tra i cattolici la percentuale di coloro che criticano la tolleranza è superiore (oltre 53%), nonostante le posizioni assunte da papa Francesco su questo tema a partire dalla simbolica visita a Lampedusa del luglio 2013. Va tuttavia ricordato che tra i cattolici prevalgono i segmenti più sensibili agli allarmi sociali (persone anziane, meno scolarizzate, residenti nei centri più piccoli, ecc.) e la paura determina spesso reazioni di chiusura. Infine il tema dello ius soli: la proposta avanzata dal premier Renzi di riconoscere la cittadinanza ai figli degli immigrati che sono nati in Italia e hanno completato almeno un ciclo di studi scolastici incontra il favore del 43% degli italiani; un intervistato su quattro (26%) si mostra ancora più aperto, dichiarandosi favorevole a concedere la cittadinanza a tutti i figli di immigrati nati in Italia indipendentemente dalle scuole che hanno frequentato. E, al contrario, una Il convegno a Stresa La sfida di Chiamparino alle Regioni a Statuto speciale Ministri e grand commis, capi d’aziende pubbliche e magistrati. La Leopolda centrista di ieri a Stresa, organizzata dalla Fondazione iniziativa subalpina, aveva, per convitato di pietra, l’organizzatore dell’altra Leopolda, Renzi. «Le riforme: dalle parole ai fatti» va letta come un’esortazione. Ecco allora il governatore del Piemonte Chiamparino augurarsi che «si affronti la questione delle Regioni a Statuto speciale, perché come dice il film di Alain Resnais La guerra è finita», ma pure ammettere di buon grado la possibilità che «alcune competenze tornino allo Stato». Ecco allora il presidente dell’Anm Sabelli stigmatizzare che «il tema della responsabilità ci- E in generale Lei pensa che l'Italia nei confronti degli sbarchi … così per glie elettori di... Scenari 11 POLITICA vile è percepito come uno strumento di riequilibrio» del ruolo dei giudici «con grande superficialità, come la questione delle ferie». Gli risponde il Guardasigilli Orlando: «Ma la legge, così, non funziona». Mentre vari regolatori, da Bortoni dell’Authority per l’energia a Camanzi (Autorità dei trasporti) hanno messo in luce il disagio di regolare in un quadro che continua a cambiare. Tira le somme Vietti, tra gli organizzatori dell’evento e già vicepresidente del Csm: «L’agire non è solo velocità, ma anche confronto e competenza. Se perdiamo la capacità di approfondire, con slogan e titoli di giornale non si va da nessuna parte». © RIPRODUZIONE RISERVATA Le norme ● Con lo ius sanguinis è cittadino di un Paese chi nasce da genitori di quella nazionalità ● Con lo ius soli chi è nato sul territorio di un Paese ne acquisisce la cittadinanza percentuale di cittadini simile (27%) appare più chiusa, ritenendo sbagliato modificare le norme attuali e facilitare l’acquisizione della cittadinanza italiana. Gli atteggiamenti di chiusura prevalgono solo tra gli elettori di Forza Italia (45%), sebbene Silvio Berlusconi in settimana abbia sostenuto che è doveroso dare la cittadinanza ai figli degli immigrati. In sintesi: gli italiani si dividono sul giudizio riguardante la gestione degli sbarchi, pensano che l’arrivo degli immigrati sia eccessivo, ritengono che l’Europa ci abbia lasciati soli ad affrontare il problema, sono prevalentemente favorevoli al riconoscimento della cittadinanza agli immigrati nati in Italia. Il tema dell’immigrazione è molto complesso e suscita nella pubblica opinione reazioni ambivalenti, influenzate dalla prospettiva con cui viene affrontato. I cinque milioni di immigrati presenti in Italia non rappresentano un gruppo omogeneo, basti pensare ai Paesi di provenienza, alle condizioni lavorative, oppure al fatto che si tratti di stranieri di seconda generazione o arrivati Il dibattito ● Renzi ha proposto uno ius soli «morbido»: i figli di immigrati nati nel nostro Paese diventano cittadini italiani dopo aver concluso un ciclo scolastico. Berlusconi ha aperto all’idea da poco. Quanto più l’immigrato viene considerato come un fenomeno sociale indistinto tanto più prevalgono gli atteggiamenti di preoccupazione e di chiusura. Al contrario se si fa riferimento a persone straniere con cui si entra in contatto (dalle badanti ai compagni di scuola dei propri figli) le opinioni cambiano. La politica sembra esserne consapevole e per inseguire il consenso oscilla tra chiusure (i respingimenti) e aperture (ius soli), allo stesso modo dell’opinione pubblica. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera Esteri La regione Gaza I jihadisti incendiano il Sinai L’Egitto ha un fronte di guerra Decapitazioni, bandiere dell’Isis, attentati. Sissi dichiara lo stato d’emergenza Arish zona degli attentati di venerdì ISRAELE Sheikh Zuweid offensiva dell’esercito SINAI EGITTO km 50 Corriere della Sera DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I miliziani con il passamontagna nero fermano le auto, controllano i documenti, ispezionano le borse e i bagagliai. Piazzano i posti di blocco agli stessi incroci di strada che corrono dal deserto verso il nulla dove anche l’esercito egiziano prova a imporre la sua presenza. Gli estremisti vogliono sostituirsi al potere che emana dal Cairo, ne colpiscono i simboli. I due attacchi di venerdì hanno smosso la versione ufficiale del presidente Abdel Fattah Al Sissi, l’ex generale che da sedici mesi (da quando ha deposto il leader islamista Mohammed Morsi) cerca di domare il Sinai, quello che gli israeliani chiamano il «far west alla frontiera sud». L’offensiva militare, l’uso di carrarmati ed elicotteri da combattimento non ha riportato la calma, come ancora poche settimane fa il governo egiziano assicurava ai diplomatici occidentali. La penisola di sabbia, montagne rosse che scendono verso il mare, è fuori controllo e Sissi adesso lo riconosce, in poche ore 31 dei suoi soldati sono stati ammazzati, 28 in un GERUSALEMME Estremisti ● Dopo la deposizione di Mubarak il controllo statale del Sinai si è indebolito. Nella penisola hanno preso piede gruppi armati jihadisti e salafiti: 24 gruppi, stima il governo ● Il più potente è Ansar Bayt al Maqdis (Abm). Nato nel 2011, legato ad al Qaeda, si ispira all’Isis: colpisce i simboli del potere egiziano Ex generale Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sissi, 59 anni, ieri ai funerali dei soldati morti negli attentati di venerdì. L’ex generale ha avuto un ruolo di primo piano nel colpo di stato che ha deposto il leader islamista Mohammed Morsi nel luglio 2013 (Ap) solo attentato. Il consiglio di sicurezza proclama (ancora una volta) lo stato d’emergenza per tre mesi, impone il coprifuoco nelle città più grandi dalle 5 del pomeriggio all’alba, chiude il valico di Rafah con la Striscia di Gaza, sbocco verso il mondo per i palestinesi. I generali al Cairo considerano Hamas — l’hanno dimostrato questa estate durante i cinquanta giorni di guerra tra i fondamentalisti e Israele — in parte complice del caos. Hanno distrutto i tunnel scavati dai trafficanti di armi, progettano di stabilire una fascia cuscinetto fino a tre chilometri tra Gaza e l’Egitto. Anche se le munizioni, i fucili mitragliatori, i lanciarazzi che stanno trasformando i miliziani del Sinai in un esercito a cavallo dei pickup (i cammelli d’acciaio) sembrano arrivare dalla Libia senza governo. In un intervento tv Sissi ha definito gli ultimi attacchi nel Sinai «un’operazione supportata dall’estero». Gli assalti di venerdì sono stati rivendicati da Ansar Bayt Al Maqdis, il gruppo più potente, è legato ad Al Qaeda e al suo leader egiziano Ayman Al Zawahiri, ormai si ispira allo Stato islamico: sventola le ban- diere del Califfo, diffonde su Internet i filmati delle decapitazioni di uomini accusati di passare informazioni a Israele e al Cairo. La prima operazione è la più preoccupante per Sissi: un’autobomba guidata da un kamikaze ha centrato un posto di blocco superdifeso, protetto da tank e veicoli blindati, e ha ucciso 18 soldati. Non era finita: i militari accorsi dopo l’esplosione sono stati falciati dai miliziani emersi dal deserto, altri 10 caduti. «Lo stato d’emergenza e il coprifuoco danneggiano tutta la popolazione — commenta Yezid Sayigh, analista del centro Carnegie per il Medio Oriente all’agenzia France Il presidente «L’attacco al Paese è supportato dall’estero» Presse — e gli abitanti si ritrovano schiacciati tra gli estremisti e l’esercito che li considera nemici. Sissi non riuscirà a sconfiggere i terroristi senza portare la gente del posto dalla sua parte». Prima di essere deposto, Mohammed Morsi aveva pensato di aiutare «i figli del Sinai»: c’è andato due volte, due viaggi presidenziali, le prime visite ufficiali in trent’anni. Sissi per ora pianifica di mandarci l’esercito e di continuare la tradizione dei Faraoni del Cairo come Hosni Mubarak, che aveva promesso sviluppo e garantito solo quello dei villaggi turistici sul Mar Rosso. Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 ESTERI 13 Gli appelli del mondo non salvano Reyhaneh Impiccata in Iran la ragazza condannata per aver ucciso l’uomo che voleva stuprarla L’incontro con la madre la sera prima dell’esecuzione: «Mia figlia danzava sul patibolo» La vicenda ● Secondo «Iran Human Rights», nel 2013 ci sono state oltre 687 esecuzioni in Iran (il numero più alto negli ultimi 15 anni) e almeno 411 nella prima metà del 2014, da gennaio alla fine di giugno. Secondo Amnesty, nel 2013 l’Iran è stato il secondo Paese con più esecuzioni dopo la Cina ● La pena di morte in Iran è prevista per omicidio, adulterio, stupro, omosessualità, reati legati alla prostituzione, alla droga, blasfemia, «insulti al Profeta», estorsione, corruzione, contrabbando d’arte, terrorismo, rapina a mano armata ● Le campagne internazionali contro la pena di morte in Iran sono state a volte efficaci: il caso forse più noto è quello di Sakineh Ashtiani (foto), condannata per adulterio e concorso in omicidio del marito, ma graziata nel 2014. Altre volte la mobilitazione globale non è servita, come per Delara Darabi, condannata con l’accusa di complicità in un omicidio nel 2003 (a 17 anni) e giustiziata nel 2009 «La mia Reyhaneh è stata impiccata. Aveva la febbre mentre danzava sul patibolo». Shole Pakravan piange così la figlia di 26 anni su Facebook, il giorno prima di accompagnare la bara al cimitero di Teheran. «Domani alle 10 del mattino saluterò la sua salma.... Sono un soldato che ha perso il suo comandante e il suo amore, seduto sul mare senza fine della tristezza», continua Shole, un’attrice teatrale. E le sue parole riecheggiano i versi del poeta sufi Mansour Hallaj, un tempo anche lui finito sulla forca. Poco dopo, Shole risponde al telefono dalla sua casa di Il commento di Pierluigi Battista SEGUE DALLA PRIMA I corpi degli impiccati che penzolano sulle piazze di Teheran vanno cancellati, lo impone la sapienza diplomatica. I diritti umani sprofondano nell’oblio. Il realismo politico trionfa. Nessuno verrà in soccorso delle vittime di regimi sanguinari e oppressivi. La fine rovinosa delle «primavere» arabe ha sradicato la difesa dei diritti umani fondamentali dall’agenda politica dei governi. L’opinione pubblica internazionale è stanca e impaurita. Dimentica i 230 mila morti in Siria, e anzi non dissimula nemmeno un certo compiacimento per i massacri compiuti da Assad: mica vogliamo darla vinta agli sgozzatori che praticano la decapitazione rituale degli infedeli? Certo che no. E infatti nessuno obietta se nell’Egitto dei militari, golpisti ma pur sempre laici, le prigioni della tortura son tornate a riempirsi con una frenesia persino sconosciuta ai tempi del dittatore Mubarak, e fioccano le condanne a morte per i membri dei Fratelli musulmani: mica vogliamo rafforzare gli assassini del fondamentalismo fanatico? Certo che no. Poi però dobbiamo accettare che uno strato spesso di ovatta ottunda la percezione di quello che sta accadendo in Pakistan, vulcano che può esplodere in ogni momento, dove una ragazza cristiana, Asia Bibi, viene con- Teheran. «Il vero responsabile di tutto questo — dice al Corriere — è il potere giudiziario iraniano». Non ha voglia di parlare a lungo. Sua figlia Reyhaneh Jabbari, un’arredatrice di interni, è stata giustiziata ieri all’alba per ❞ La madre Il responsabile della sua morte è il potere giudiziario iraniano l’omicidio di un medico ed ex funzionario dell’intelligence, Mortaza Abdolali Sarbandi. Nel 2009 durante il processo, la ragazza aveva sostenuto di averlo pugnalato per legittima difesa. Aveva raccontato di averlo conosciuto in un internet café: lui, sentendola parlare di lavoro, le si era avvicinato e le aveva offerto un impiego (arredare il suo ufficio); poi però l’aveva portata in un appartamento e aveva tentato di stuprarla; e lei l’aveva pugnalato con un coltello tascabile ed era fuggita. Reyhaneh sosteneva che le ferite inflitte non avrebbero da sole potuto ucciderlo, e aveva ad- ditato come assassino un misterioso terzo uomo di nome Sheikhy, giunto mentre lei scappava. Ma i giudici l’hanno giudicata colpevole di omicidio premeditato. Un processo che Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani definiscono «viziato» — tra prove sparite, limitazioni a vedere l’avvocato, confessioni estorte in isolamento. C’è anche chi crede che il caso sia stato insabbiato proprio perché un uomo dell’intelligence era stato additato come stupratore. Per anni, la madre ha condiviso su Facebook l’attesa, la paura, la rabbia. È stato soprattut- In tribunale Reyhaneh Jabbari durante il processo per omicidio nel dicembre 2008 a Teheran. È stata impiccata ieri (Ap) to grazie ai suoi messaggi che è nata la campagna internazionale che chiedeva un nuovo processo, più equo. Una campagna cresciuta negli ultimi mesi, con l’appoggio di diversi artisti iraniani e un totale di 240.000 firme. Ma non è bastata a salvarla. L’ultima speranza era il perdono della famiglia dell’uomo ucciso: poteva rinunciare ad applicare la legge del taglione (qisas). Ma Jalal Sarbandi, il figlio, ha rifiutato. Era in piedi davanti alla forca ieri con due parenti, per far rispettare «il diritto di sangue» di suo padre. Molti commenti su Facebook ieri si scagliavano contro di lui. Ma Shole spiega al telefono di non nutrire astio nei suoi confronti, ma di considerate responsabile il regime. Ha potuto dire addio alla figlia venerdì, faccia a faccia, ma non è stata ammessa all’esecuzione. Ha passato la notte con un’ottantina di sostenitori davanti al carcere, piangendo e chiedendo aiuto a Dio. Per due volte, in passato, la sentenza di morte contro Reyhaneh era stata sospesa: ad aprile e poi a fine settembre. «Mamma, devi lasciarmi andare, basta», l’aveva supplicata la figlia. Shole voleva ascoltarla, tanto che aveva scritto su Facebook: «Da oggi mi siederò in silenzio in un angolo. Non scriverò più nulla». Ma non poteva tacere, doveva cercare di salvarla. (Ha collaborato Sabri Najafi) Viviana Mazza © RIPRODUZIONE RISERVATA Quei diritti umani calpestati che ignoriamo (per pavidità) dannata a morte con l’accusa grottesca di «blasfemia». In Iran hanno anche scatenato la guerra santa contro le donne che avevano osato assistere a una partita di volley e sono state arrestate. Facciamo finta di non vedere l’assurdità. Tra un po’ diremo che bisogna rispettare i costumi dei popoli, Lo stato delle cose Il realismo politico impone il silenzio, persino l’appoggio a regimi impresentabili per metterci in pace con la coscienza. In passato qualcuno si era permesso di stupirsi perché all’Onu la commissione dedicata ai diritti umani risultava presieduta da un esponente del regime poliziesco di Gheddafi. Ce ne siamo pentiti: quel tiranno buffone teneva buone le teste calde, con i metodi che conosciamo. E ora abbiamo smesso di protestare. E anche di cogliere i risvolti grotteschi del realismo politico. L’Arabia Saudita fa parte della coalizione contro l’Isis: davvero dovremmo indignarci perché il possesso di un crocefisso o di un rosario, nasco- Asia Bibi Pachistana, appartenente alla minoranza cristiana, la donna, 43 anni, è in carcere dal 2009 con l’accusa di blasfemia. È stata condannata alla pena di morte da un tribunale del suo Paese sti in casa, è sufficiente per la condanna a morte di un «blasfemo» cristiano? Il realismo politico impone il silenzio, l’accondiscendenza, persino l’appoggio ai regimi che violano senza pudore i diritti umani più elementari. Non dobbiamo scandalizzarci se gli scherani di Hamas ammazzano un po’ di palestinesi con esecuzioni sommarie ed esponendo per strada i corpi martoriati dei «collaborazionisti»: il realismo politico ci consiglia di non esagerare con le parole di condanna, che invece possono essere spese senza ritegno contro Israele, senza nessuna conseguenza Anna Politkovskaja Giornalista russa, aveva 48 anni quando è stata assassinata davanti a casa sua. Nei suoi articoli aveva denunciato la guerra in Cecenia e attaccato duramente Putin Il Dalai Lama La più alta autorità spirituale del buddismo tibetano; sua santità è costretto a vivere in esilio dal 1959, quando l’esercito cinese represse nel sangue una rivolta indipendentista spiacevole per noi. Ma anche se usciamo geograficamente dal mondo incandescente del fondamentalismo religioso, la consegna del silenzio sui diritti umani appare tassativa e intransigente. Il Tibet martoriato, il Dalai Lama che non bisogna nemmeno accogliere nelle visite ufficiali, i dissidenti in galera, la censura, le condanne a morte degli oppositori. Temi molesti, inopportuni, che rischiano di compromettere i buoni affari con un gigante che è meglio non fare arrabbiare. Su Putin, poi, il silenzio è diventato un dogma. Lui sì che conosce il modello per trattare con i fanatici pericolosi: lo ha sperimentato in Cecenia, radendo al suolo Grozny. Oggi Putin deve essere blandito, ci sono ragguardevoli contratti da onorare, figurarsi se è il caso di chiedere all’autocrate come vengono trattati i dissidenti, i gay, gli oppositori, i giornalisti che spariscono e non si adeguano alla stampa di regime. Magari ci dispiace anche, ma non ci conviene manifestare il nostro civile disappunto perché al peggio non c’è mai fine e male abbiamo fatto ad affidarci ai ragazzi della «primavera» e forse ci siamo ficcati nei guai andando a impedire ai talebani di Kabul le lapidazioni delle donne negli stadi. È la legge del realismo. Reyhaneh Jabbari riposi in pace. © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera www.jeanlouisdavid.it Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 Diplomazie di Rocco Cotroneo Dilma o Aécio? Il Brasile riscopre la lotta di classe ESTERI 15 LE ELEZIONI LA SCELTA DI KIEV Oligarchi, falchi ed eroi di Guerre stellari L’Ucraina «divisa» vota all’ombra di Putin DAL NOSTRO INVIATO Alle urne ● Quelle di oggi sono le prime elezioni in Ucraina del dopo Maidan N ella notte di San Paolo, dopo l’ultimo dibattito tra candidati in tv, si alza la rabbia nel quartiere ricco di Jardins: «Fuori Dilma! Basta con il Pt!». Grida dai balconi eleganti, come le pentole antiregime sentite tante volte in Venezuela e Argentina. A Belo Horizonte gli ultras di Dilma Rousseff rispondono coprendo i muri di manifesti: «Aécio cocainomane», a Rio de Janeiro si pagano povere casalinghe per distribuire all’uscita del metrò giornali finti, con le presunte malefatte dell’avversario. Nel Nordest sussidiato dal governo si terrorizzano i più poveri: perderete gli assegni familiari, non avrete le case di Dilma e Lula. Vale tutto in questo finale di campagna elettorale - si vota oggi - e il Brasile esibisce qualcosa che da queste parti non si era mai visto. Una profonda frattura per classi sociali, nordest e sud, noi e loro, permeata di scenari apocalittici. I social network amplificano e radicalizzano, mischiando fatti e opinioni con complotti e bugie di sana pianta. Succede perché l’incertezza del risultato è grande - cosa rara da queste parti - ma è anche il frutto delle decisioni spregiudicate degli uomini marketing dei candidati. Chi è all’opposizione da ormai tre legislature parla di regime: il Pt ha occupato lo Stato, le aziende pubbliche, si finanzia con le mazzette di un Paese che è un enorme cantiere di infrastrutture, sperpera denaro pubblico regalandolo a Cuba, per solidarietà tra vecchi compagni. Sul fronte opposto, passano in tv spot dove il cibo sparisce dai piatti e i libri diventano bianchi se dovessero tornare al potere quelli di sempre. Come dice Lula: noi governiamo da appena dodici anni, prima ci sono stati «loro» per cinque secoli, i ricchi, le oligarchie, i nipotini degli schiavisti. Tutto è esagerato da una parte e dall’altra, perché la continuità nel Brasile degli ultimi 30 anni supera di gran lunga le differenze e i programmi, non esiste un fenomeno in grado di fratturare la società come il chavismo in Venezuela e chiunque dovesse vincere oggi lascerebbe gran parte delle cose come stanno. Ma è stata una compagna elettorale brutta e sgradevole, che gli elettori non meritavano. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Si elegge il nuovo Parlamento, la Rada. Ma la parte orientale del Paese, filorussa, non andrà alle urne ● Tra i partiti in corsa «Forte Ucraina» vicina alle posizioni del presidente Poroshenko per un dialogo con Mosca. Mentre il Partito radicale e «Patria» dell’ex primo ministro Tymoshenko sono contro intese con Putin ● In totale sono 29 i partiti che si presentano alle elezioni KIEV Si vota in Ucraina, ma la partita si gioca anche tra Mosca, Washington e Berlino. Contano il voto di 34 milioni di elettori e le trame dei quattro-cinque oligarchi cui risponde una larga quota dei candidati che si presentano, suddivisi in 29 partiti, nelle prime elezioni politiche del dopo Maidan. Non è in discussione la leadership del presidente Petro Poroshenko. La formazione che porta il suo nome, secondo gli ultimi sondaggi, dovrebbe raggiungere il 30% dei consensi. Quanto basta per diventare il perno della coalizione di governo e designare il nuovo premier. Ma è l’unica certezza in un Paese attraversato da profondi sommovimenti emotivi, prima ancora che politici. Le urne rimangono chiuse nella Crimea «russificata» e nelle regioni di Donetsk e Luhansk, controllate dai separatisti. Guerra o pace: è la prima linea di demarcazione di queste consultazioni. Poroshenko guida lo schieramento favorevole a un accordo stabile e comunque al dialogo. Ha già firmato una legge che concede larga autonomia ai due distretti ribelli; si è dichiarato disponibile ad accettare il risultato delle elezioni locali che dovrebbero tenersi il 7 dicembre, ma che i leader filo Star Wars Tra le liste più «folkloristiche» che si presentano al voto anche il Partito Internet. Nella foto un militante mascherato da Darth Vader, personaggio di Guerre stellari russi hanno messo in calendario per il 2 novembre. Su questa posizione si colloca in modo esplicito solo il partito della «Forte Ucraina», guidato da Sergij Tigipiko, esponente del vecchio regime di Viktor Yanukovich. Le altre forze vanno considerate «a favore del combattimento» o comunque contro una rapida intesa con Putin. Qui il capofila è un ex giornalista di 41 anni, Oleh Lyashko, guida del partito radi- cale, accreditato di un 15% dai sondaggi. Sulla stessa linea «Patria» di Yulia Tymoschenko, ex primo ministro, con un consenso in via di evaporazione stimato tra il 7 e l’8%, mentre la sua ricchezza è tuttora tra le più cospicue dell’Ucraina. Tra i due blocchi si agita uno sciame di nuove realtà, quindici-venti sigle costituite da attivisti di varie organizzazioni, da giovani metropolitani, dagli intellettuali. Il più originale è for- se il Partito Internet, con militanti mascherati da Darth Vader, di Guerre Stellari. Quasi nessuno di questi, però, supererà la soglia minima del 5% richiesta per entrare in Parlamento. Uno dei pochi che dovrebbe farcela è il «Fronte nazionale», capeggiato dal primo ministro dimissionario Arseniy Yatsenyuk. In serata è attesa una prima indicazione dagli exit poll, ma il quadro sarà chiaro solo tra qualche giorno, quando arriveranno i risultati anche dei collegi uninominali. La legge elettorale prevede che metà dei 450 deputati della Rada sia eletta con il sistema proporzionale, l’altra metà con quello maggioritario. E qui bisogna tracciare la seconda linea, questa volta non ufficiale e quindi non visibile. I collegi sono, perlopiù, pertinenza degli oligarchi, i ricchi industriali che L’Est filorusso Nella parte orientale del Paese, filorussa, si andrà alle urne in una data successiva sommano fabbriche, televisioni, servizi finanziari e, appunto, influenza politica. Yanukovich era un oligarca, Tymoshenko, e lo stesso Poroshenko anche. I nomi che più si sono spesi nella campagna sono tre: Igor Kolomoisky, che è anche governatore di Dnipropetrovsk, cui si deve la proposta di costruire un muro al confine con la Russia; Dmitry Firtash, antico sodale di Yanukovich, e Rinat Akhmetov, il padrone del Donbass. Tutti e tre investono in modo trasversale nella politica. Sono una variabile difficile da calcolare. Poroshenko proverà a mettere tutti d’accordo, mantenendo la sostanziale continuità nella strategia del «dialogo armato» con Mosca. Il primo segnale verrà dalla nomina del primo ministro. Il più quotato è il trentaseienne Volodymyr Groisman, premier a interim e uomo direttamente collegato a Poroshenko. Groisman potrebbe essere una scelta che non sia vissuta come ostile da Putin e, nello stesso tempo, gradita da Barack Obama e Angela Merkel. Giuseppe Sarcina [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera 17 Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 Cronache Napolitano risponderà a tutte le domande Alla deposizione come teste il presidente non si sottrarrà neanche ai quesiti dell’avvocato di Riina Nel mirino le minacce della mafia. L’ipotesi di andare a verificare informative e segnalazioni Cos’è ● Per trattativa Stato-mafia si intendono i presunti contatti tra lo Stato italiano, o alcuni suoi rappresentanti, e i vertici di Cosa nostra in seguito alle stragi del 1992 e poi del 1993 ● L’ipotesi dei magistrati è che oggetto dello scambio sia stata l’attenuazione del carcere duro per i boss in cambio della fine della stagione stragista Nessun rifiuto, risponderà a tutti. Ai pubblici ministeri di Palermo, ma anche all’avvocato di Totò Riina. Si lascerà interrogare «tranquillamente», Giorgio Napolitano, nell’udienza convocata per dopodomani al Quirinale, nella quale la Corte d’assise raccoglierà la sua testimonianza per un capitolo in margine al processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. È smentito chi aveva cominciato a montare un giallo su quella specialissima (perché senza precedenti) deposizione, scommettendo su una «indisponibilità» del presidente a lasciarsi interrogare dall’avvocato Luca Cianferoni, difensore del boss dei boss di Cosa nostra. E smentita è pure l’alternativa, ventilata con altrettanta enfasi, di uno slittamento di almeno un anno del confronto. Non sarà così, trapela adesso dal Colle, perché negare quel «controesame» processuale o prendere tempo non conviene a nessuno. In particolare al capo dello Stato, da troppi mesi sotto una forte pressione politico-mediatica per una faccenda in cui è stato tirato dentro per i capelli, e comunque solo da teste. Trascinato, in un primo momento, per alcune telefonate fattegli da Nicola Mancino, preoccu- pato per l’accusa di falso pendente su di lui. E poi per il passaggio sull’ipotesi di «indicibili accordi» accennata in una lettera indirizzatagli dal suo consigliere giuridico, Loris D’Ambrosio, destinatario di gran parte delle chiamate dell’ex ministro dell’Interno, anch’egli bersaglio della stessa campagna di stampa e alla fine stroncato da un infarto nel 2012. Ora, posto che sul punto per il quale è stata ammessa la L’udienza in Vaticano Papa Francesco e le famiglie: mai così ferite ● L’analisi Il processo che qualcuno non vorrebbe e il nodo delle diverse interpretazioni di Giovanni Bianconi A lla vigilia della «storica» testimonianza del presidente della Repubblica — blindata oltre ogni disposizione della corte d’assise e della procedura penale, su indicazione del Quirinale — basta la frase di un pubblico ministero palermitano a riattivare la fibrillazione. «È un momento difficilissimo, questo processo non è voluto da tutti, specie dai rappresentanti dello Stato», dice Francesco Del Bene, uno dei quattro rappresentanti dell’accusa al dibattimento sulla presunta trattativa fra la mafia e uomini delle istituzioni al tempo delle stragi, mentre riceve il premio «Paolo Borsellino» insieme al collega Roberto Tartaglia. Ovvio che tre giorni prima della deposizione di Giorgio Napolitano, foriera di polemiche prima ancora di essere resa, una simile affermazione rischi di provocare nuovi scompigli nei non semplici rapporti tra politica e magistratura (in particolare palermitana). Tanto che lo stesso pm, subito dopo, sente il bisogno di precisare: intendeva riferirsi «a esponenti della politica in senso generale, e nello specifico a nessuna carica istituzionale». Né Napolitano né altri. Probabile che intendesse, piuttosto, quegli esponenti parlamentari — soprattutto del Partito democratico — i quali si scandalizzarono per il parere della Procura favorevole alla presenza degli imputati all’udienza quirinalizia, nel timore di nullità del processo. Di tutti, a partire dall’ex ministro Mancino; ma l’enfatizzazione dell’ipotetica partecipazione in video-collegamento di Totò Riina fece gridare allo sfregio istituzionale. «Quasi che stessimo facendo il gioco del boss», si offesero i pubblici ministeri. Dunque Del Bene voleva sottolineare un clima di ostilità intorno al processo che per i pm è solo un atto dovuto. Ma è inevitabile, oltre che legittimo, che altri abbiano pareri diversi; il problema sono, semmai, le contrapposizioni strumentali o il travisamento dei fatti. In una vicenda giudiziaria in cui gli stessi documenti vengono letti in maniera opposta. L’appunto dei carabinieri datato 20 giugno 1992 su possibili attentati a Borsellino e ai due politici siciliani Mannino e Andò, ad esempio, per l’accusa è la riprova di come Cosa nostra impiantò la trattativa con lo Stato, tra un omicidio e una bomba. Ma quella segnalazione è frutto di un’informativa redatta il giorno precedente dall’allora comandante del Ros Antonio Subranni, che oggi si ritrova imputato di aver rafforzato, coi suoi comportamenti, il ricatto mafioso. Mentre per la difesa è la dimostrazione che gli investigatori dell’Arma non hanno mai nascosto nulla e si sono sempre mossi nel rispetto delle regole, segnalando a chi di dovere ogni informazione utile al contrasto alla mafia. Questione di interpretazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA «La famiglia cristiana, la famiglia e il matrimonio, non è stata mai attaccata come ora, direttamente o indirettamente». Lo ha affermato papa Francesco (foto Ansa) nella udienza al movimento Schoenstatt (fondato in Germania un secolo fa). «È una cosa molto triste e dolorosa», ha aggiunto il Pontefice. © RIPRODUZIONE RISERVATA deposizione (cioè la missiva di D’Ambrosio) il presidente ha già fatto sapere per iscritto ai giudici di non aver nulla da spiegare e che questo è quanto dovrebbe ripetere martedì, è sulle domande del legale di Riina — ammesse come «lecite» dalla corte — che qualcuno almanacca con malizia. Tutto nasce da un rapporto steso dal servizio segreto militare nell’estate 1993, e ricomparso negli archivi della Procura di Firenze appena un paio di settimane fa, nel quale si riferiva la segnalazione di una «sottofonte» in cui si evocava un rischio d’attentati per Spadolini e Napolitano, all’epoca presidenti di Senato e Camera. Ecco su cosa l’avvocato di Riina intende verosimilmente far ruotare le proprie domande. Il retropensiero che risulterebbe amplificato nell’udienza, è ovvio: suggerire (magari senza dirlo con questa brutalità) che, per sottrarsi alla minaccia, Napolitano — e, perché no?, pure Spadolini — possa aver in qualche modo sollecitato, e ottenuto, maggior protezione per sé e misure di favore per i mafiosi al cercare duro. Per cui, chissà: forse una mediazione tra pezzi dello Stato e le cosche potrebbe aver ricevuto anche una simile spinta. Una tesi evidentemente insopportabile, per l’inquilino del Quirinale. Una tesi che, per chiunque conosca la memoria da elefante del Presidente, Napolitano vorrà sgombrare con l’aspro puntiglio di quando si tenta di trascinarlo (senza rispettare la carica costituzionale che ricopre) in polemiche infondate e strumentali. Lo farà, probabilmente, a partire da certi vecchi e dimenticati atti ufficiali, ancorché riservati. Si sa, ad esempio, che in quei mesi il Sismi e il capo della po- Le speculazioni Smentiti sia lo slittamento sia la presunta indisponibilità del capo dello Stato lizia Parisi non risparmiavano segnalazioni di pericolo da parte mafiosa per esponenti politici e delle istituzioni, salvo archiviarle una volta verificata la loro affidabilità. Erano iniziative dovute, d’ufficio, insomma. Tanto che Scalfaro, allora capo dello Stato oltre che amico personale di Parisi, quasi ci scherzava sopra, sdrammatizzando. Marzio Breda © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 19 CRONACHE Schianto in autostrada, bimba tra i 6 morti La piccola aveva 15 mesi. Furgone preso in pieno da un Van. L’A1 è rimasta chiusa per cinque ore Scontro «Me lo sono trovato davanti all’improvviso. Era lì, fermo in mezzo alla strada». L’autista del Mercedes Sprinter ricorda questo e poco altro. Che doveva portare in Romania otto passeggeri saliti alle due di notte sul suo pulmino alla stazione di Eboli (Salerno), che sui sedili di mezzo c’era una bambina piccola (15 mesi) con i genitori. Ma fra le cose che il quarantenne romeno, ricoverato all’ospedale di Palestrina e indagato per omicidio colposo plurimo, non potrà più dimenticare c’è soprattutto quel muro celeste contro il quale è finito all’alba di ieri sulla Napoli-Roma. Uno schianto terribile, un bilancio sanguinoso: sei morti e otto feriti, due dei quali in gravi condizioni. Celeste era il furgone — un vecchio Ducato — sul quale viaggiava una famiglia di marocchini partita venerdì sera dalla provincia di Cosenza. Anche loro, come i romeni sul pullmino, tornavano a casa. Il padre, di 38 anni, venditore ambulante, guidava verso ROMA Anche l’ambulante è indagato per lo stesso reato contestato all’autista romeno: gli agenti della Polstrada sospettano che il trentenne abbia frenato — o rallentato di colpo — allo svincolo per il Raccordo anulare che porta all’Aurelia e quindi a Civitavecchia. Il marocchino era andato dritto, verso Civitavecchia per imbarcarsi sulla nave per Barcellona. Accanto a lui la moglie e quattro bambini, dieci anni il più grande, otto mesi il più piccolo. Si sono salvati tutti, un po’ perché sedevano davanti, un po’ perché il Ducato era strapieno di materassi e confezioni di biancheria che hanno attutito l’urto. Roma 3,05 1.540 47 1.368 35 Incidenti Morti Umbria 2 76 5,04 2,56 Toscana Omicidio colposo 29.007 totale degli incidenti nelle statali 893 37 Abruzzo 203 11 3.175 318,2 km SS 009 Via Emilia (3ª) 4 427,5 km SS 011 774 39 Padana Superiore (4ª) Molise LOMBARDIA Piacenza Modena Parma Bologna Campania Basilicata Milano PIEMONTE Venezia Bologna Rimini INDICE DI MORTALITÀ INDICE DI MORTALITÀ 2,31 607 14 Incidenti Morti Nel determinare l’indice di pericolosità delle strade statali italiane, ACI e Istat hanno tenuto conto degli incidenti stradali e della loro pericolosità. A livello nazionale, inoltre, sono state considerate solo le strade lunghe almeno 100 chilometri. Con il termine statali si fa riferimento alle principali strade extraurbane (anche quelle trasferite a regioni e province dal Dpcm 2-2000) 714,7 km SS 007 Via Appia (5ª) Roma CAMPANIA PUGLIA 3,50 600 21 Incidenti Morti 6 SS 012 Abetone - Brennero (6ª) Passo del TRENTINO Brennero A.A. Brindisi LAZIO Milano BASILICATA Modena Genova Pisa INDICE DI MORTALITÀ 23 374,3 km SS 010 Padana inferiore (7ª) Torino E. ROMAGNA Asti Calabria 1.175 65 8 507,8 km SS 018 Tirrena inferiore (8ª) Milano VENETO Monselice EMILIA ROMAGNA Bologna Potenza BASILICATA Napoli CAMPANIA 9 229,1km Pontebbana (9ª) 419 11 Catanzaro 491,5 Jonica (10ª) Porto di Taranto Cosenza Palmanova VENETO CALABRIA Reggio Calabria Soverato Trieste 394 16 INDICE DI MORTALITÀ 7,32 INDICE DI MORTALITÀ 4,06 Incidenti Morti Tarvisio Venezia INDICE DI MORTALITÀ 2,63 Incidenti Morti Pordenone CALABRIA Reggio Calabria INDICE DI MORTALITÀ FRIULI Belluno V. GIULIA 3,29 Incidenti Morti Fonte: Elaborazione Aci su dati Aci/Istat 2013 Dall’Appia alla Jonica Le 12 statali meno sicure 1.158 totale dei morti nelle statali 10 SS 106 SS 013 Cosenza Piacenza Mantova TOSCANA 511 11 851 62 3.653 totale morti PUGLIA LOMBARDIA 2,15 Incidenti Morti 8 Sicilia 7 VENETO Verona Venezia INDICE DI MORTALITÀ 4,13 557 524,3 km 186.726 totale incidenti 10 VENETO Torino E. ROMAGNA Incidenti Morti 228 23 5,53 Venezia Napoli 1.411 53 Lazio Verona Milano 5 Puglia 5 Sardegna LOMBARDIA 1.500 94 1 11 117 3 345 7 Incidenti Morti Marche 602 28 2.343 2,03 321 3 6,27 1.141 33 INDICE DI MORTALITÀ INDICE DI MORTALITÀ Incidenti Morti Emilia Romagna 18 Liguria Pastorano CAMPANIA 7,29 Foggia LAZIO 1.217 Latina INDICE DI MORTALITÀ 0,93 Incidenti Morti 10,09 Piombino Otranto Piemonte Grosseto 3 Frosinone LAZIO Genova LIGURIA 5,42 TOSCANA 99 Roma Parma INDICE DI MORTALITÀ Veneto 3.031 12 93 Piacenza PIEMONTE 4,14 Ponte San Luigi Pescara Roma La Spezia Firenze 98 3,69 LIGURIA Ancona 7 2.061 Genova Friuli Venezia Giulia 2.521 4 Alessandria 2,89 Padova 6 Lombardia 4,65 Via Aurelia (2ª) Valle d’Aosta 3,27 698,3 km SS 001 25 9 Milano LOMBARDIA Pavia Vercelli 665 3,24 Adriatica (1ª) 2 1,48 955,8km 3,89 Trentino Alto Adige 148 SS 016 Como, Ponte Chiasso 33 4.043 110 6 1 3,76 1.063 Indice di mortalità in % 192,5 11 SS 006 Via Casilina (11ª) Dei Giovi (12ª) 3,76 Numero di morti 169,5 km 12 SS 035 3,66 Alla guida del furgone tamponato c’era un marocchino di 38 anni, venditore ambulante, guidava verso Civitavecchia per imbarcarsi sulla nave per Barcellona Accanto a lui la moglie e quattro bambini, dieci anni il più grande, otto mesi il più piccolo. Si sono salvati tutti 3,10 di Alessio Ribaudo Numero di incidenti Entrambi gli autisti sono sotto accusa per omicidio colposo plurimo. Sia il romeno che guidava il van tamponante sia l’ambulante marocchino che guidava il furgone tamponato: gli agenti della Polstrada sospettano che il trentenne abbia frenato — o rallentato di colpo — allo svincolo © RIPRODUZIONE RISERVATA ● La mappa del rischio Il furgone Ducato 5,45 Guidato da un romeno, portava 8 passeggeri. I genitori della bimba sono morti sul colpo, così come altri tre (due giovani di 25 e 27 anni, e una donna di 40). La piccola di 15 mesi è stata trovata ancora viva dai pompieri, ma è morta nel tragitto verso l’ospedale. Bilancio dell’incidente: 6 morti e 8 feriti la diramazione per Firenze. Dietro di lui arrivava lo Sprinter. Non si esclude che l’autista, dipendente di una delle tante ditte che fanno la spola fra l’Italia e la Romania, andasse oltre il limite di velocità. Avrebbe tentato di sterzare a sinistra per evitare l’impatto, ma non c’è stato niente da fare. I genitori della bambina sono morti sul colpo, così come altri tre passeggeri (due giovani di 25 e 27 anni, e una donna di 40). La piccola è stata trovata ancora viva dai pompieri che con le cesoie idrauliche si sono fatti largo fra le lamiere. La corsa all’ospedale di Tivoli però è stata inutile: la bimba è morta prima dell’arrivo al pronto soccorso. L’Autosole alle porte di Roma è rimasta chiusa al traffico, in direzione nord, per cinque ore. Sulle rampe che portano al Raccordo i curiosi hanno creato un ingorgo che si è sciolto solo all’ora di pranzo. Rinaldo Frignani La scena dell’incidente sull’A1, vicino allo svincolo di Collefferro, dove ieri hanno perso la vita sei persone e otto sono rimaste ferite (Mario Proto) 4,51 Il pulmino romeno 365 12 Incidenti Morti 355 26 Corriere della Sera L’ Adriatica che da Padova arriva sino a Otranto. L’Aurelia che da Roma attraversa la Toscana e arriva sino in Liguria al confine della Francia. La via Emilia che congiunge Milano a Rimini attraversando il cuore pulsante dell’Emilia Romagna. Non sono solo alcune delle arterie più antiche, famose e trafficate del nostro Paese ma rappresentano anche il triste podio delle strade statali più pericolose secondo uno studio realizzato dall’Automobile club d’Italia (su dati Istat) per il Corriere della Sera. Una mappa del rischio in Italia per chi si mette in viaggio. I criteri di calcolo hanno tenuto conto della lunghezza delle strade (almeno 100 chilometri per quelle nazionali) e della pericolosità avendo come faro l’indice di mortalità che esprime il numero dei morti ogni 100 incidenti. Da questa analisi è emerso che nel 2012 nel nostro Paese ci sono stati 186.726 incidenti che hanno provocato 3.653 morti, con un tasso di mortalità medio di 1,96. Nelle strade statali questo indice è più che doppio (3,99) perché i morti sono stati 1.158 in seguito a 29.007 scontri. «Malgrado il calo dei morti di questi anni grazie al miglioramento della sicurezza nelle auto e all’adeguamento di alcune infrastrutture, c’è molto ancora da fare — spiega Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci — perché abbiamo un parco circolante fra i più vecchi d’Europa e fa riflettere che la pericolosità delle strade vari di molto nelle regioni». Infatti in Calabria l’indice di mortalità è del 7,29, in Basilicata è del 10,09 mentre in Liguria scende a 1,48. «Sarebbe importante che nelle statali ci fossero doppie corsie separate per senso di marcia — conclude Sticchi Damiani — ma spesso pur volendo non si può e allora ci vorrebbero più controlli elettronici per la velocità come in autostrada, più rotatorie dove ci sono incroci, più illuminazione e più manutenzione dell’asfalto». © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera CRONACHE «Soffre troppo il carcere» E il boss finisce in una comunità Chi è ● Giulio Lampada è considerato uno dei capi della ‘ndrangheta nella zona di Milano e secondo gli inquirenti è legato al clan Condello. In Appello è stato condannato a 14 anni e 5 mesi. È ritenuto un boss che gestisce i rapporti con i politici locali MILANO Lo avevano definito il moderno rappresentante dell’alleanza tra mafia e zona grigia. Un boss in giacca, cravatta e smartphone capace di gestire a Milano i rapporti con politici, massoni e giudici (compresi i magistrati Vincenzo Giglio e Giancarlo Giusti) per conto del potente clan Condello della ‘ndrangheta. Giulio Lampada, 43 anni, è stato arrestato tre anni fa a Milano e condannato in Appello a 14 anni e 5 mesi per associazione mafiosa. Pena che ora il boss sconterà ai domiciliari in una comunità terapeutica in provincia di Savona. Così ha deciso il Tribunale del riesame di Milano, al termine di una lunghissima battaglia legale sostenuta dai difensori Giuseppe Nardo e Giovanni Aricò. Il motivo? Il boss è terrorizzato dalla galera. Per i giudici, Lampada ha la fobia del carcere e degli ospedali. E visto che in Il summit Giulio Lampada (a sinistra) con due persone inquisite con lui in una foto scattata dagli inquirenti questi anni di detenzione ha manifestato «istinti autolesivi, depressione, stati d’ansia e rifiuto di assumere psicofarmaci», la sola struttura adatta a curarlo è una comunità terapeutica. Struttura dove, come riportato nelle dieci pagine della sentenza, «non ci sono guardie e sbarre» né «corsie, camici bianchi, giro dei medici, odore di medicinali e disinfettanti». Un luogo ideale per «far venir meno gli aspetti persecutori del carcere». Una decisione motivata da una serie di perizie (quelle della difesa affidate alla coppia Bruno-Meluzzi) che hanno certificato «un disturbo depressivo, di conversione somatica, di evitamento a contenuto multiplo» aggravato dal fatto di trovarsi chiuso in una cella. Quando lo scorso luglio Lampada era stato ricoverato all’ospedale di Voghera, sempre su decisione del Tribunale di Milano, si era presentato allo psichiatra su una sedia a rotelle «con espressione quasi allucinata». «Il pensare all’odore dei medicinali, l’essere in mezzo ai malati mi angoscia», aveva raccontato. Poi dopo un tentativo di sciopero della fame durato solo 5 giorni, aveva smesso di lavarsi: «Il suo stato lo spingeva a rimuginare ossessivamente sulla sua vicenda giudiziaria. Il carcere stimolava l’emergere di fantasmi persecutori». Cesare Giuzzi Genova La ricomparsa di Belsito col presidente della Sampdoria GENOVA Che si conoscano è indubbio, sono stati visti più di una volta ai tavolini dello storico caffè Balilla, in via Cesarea, e almeno una volta insieme a cena in un ristorante toscano ma adesso il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero prende le distanze dall’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito. «Lo conosco appena — dice il Viperetta — e comunque da me non ha avuto alcuna delega». È successo infatti che una decina di giorni fa Ferrero si sia presentato a un incontro all’associazione dei commercianti, per parlare delle iniziative a favore degli alluvionati, accompagnato da Belsito che appariva in grande confidenza con il patron della Samp. La notizia è volata per Genova e ha fatto discutere mettendo in imbarazzo Ferrero. © RIPRODUZIONE RISERVATA Asti Né lesioni né ferite sul cadavere di Elena Il mistero dei vestiti Insieme Elena Ceste e Michele Buoninconti il giorno delle nozze DALLA NOSTRA INVIATA COSTIGLIOLE D’ASTI (ASTI) L’autop- sia il giorno del compleanno. In un mondo immaginario ieri Elena Ceste avrebbe compiuto 38 anni, i suoi quattro bambini l’avrebbero abbracciata e baciata un po’ di più, suo marito Michele avrebbe trovato un regalo per lei, ci sarebbero stati una torta e i regali da aprire. E invece ieri è stato un altro giorno nerissimo, a casa Ceste. Il secondo da inquisito per suo marito Michele Buoninconti, 44 anni, accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Su quel che è rimasto del corpo di Elena, ritrovato impigliato fra rovi e fango in un canale vicino casa sua dopo nove mesi di ricerca, i medici legali Francesco Romanazzi (per la Procura di Asti) e Roberto Testi (per la famiglia di Elena) hanno eseguito i primi accertamenti che, date le condizioni del cadavere, non hanno rivelato niente che possa dirsi utile alle indagini. Non ci sono lesioni che, per grandezza o per forma, possano aiutare la ricostruzione di quel che è accaduto e per saperne di più si dovrà aspettare l’esito degli esami tossicologici e istologici, i soli che potranno dire se la mattina del 24 gennaio, quando sparì nel nulla, Elena aveva preso psicofarmaci o veleno. In secondo piano le ipotesi di morte per annegamento (perché in quel canale ci sono pochi centimetri d’acqua e a gennaio nemmeno quelli) oppure per ipotermia. Ma fra tante incertezze si fa strada una prima convinzione, in questi otto giorni di indagini successive al ritrovamento del corpo. E cioè il fatto che Elena non sia morta lì dove è stata ritrovata. Troppo nascosto il punto esatto in cui si era impigliato il corpo, troppa strada fra la casa e quell’angolo del canale per arrivarci a piedi, scalza e nuda (com’è stata trovata), senza che nessuno dalle case vicine la notasse. Per di più senza occhiali, lei che era fortemente miope. I vestiti e gli occhiali li consegnò lui ai carabinieri lo stesso giorno della scomparsa, dicendo di averli trovati vicino al cancello di casa. Erano asciutti anche se quella mattina piovigginava, e lui lo spiegò con il fatto di averli tenuti in macchina per ore. E non è il solo dettaglio ritenuto sospetto. Michele si allarmò subito per la moglie sparita: dopo pochi minuti con una vicina e dopo meno di due ore andando dai carabinieri. Perché tanta fretta? E ancora. Se davvero lei si fosse uccisa, come si era ipotizzato all’inizio, che senso avrebbe avuto farlo a quasi un chilometro da casa arrivandoci nuda? G.Fas. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 CRONACHE 21 «Un suicidio trasformato in spettacolo» L’ultima settimana di Brittany divide gli Usa Polemiche su una foto ritoccata in copertina. Lei: sto solo cercando di morire con dignità DAL NOSTRO INVIATO Un’anima coraggiosa che, trasformando in crociata i suoi ultimi giorni di vita, mette il dramma e i problemi dei malati terminali davanti a un’America che fin qui ha chiuso gli occhi illudendosi di essere immortale o di poter morire come dei film, l’ultimo respiro esalato senza grandi sofferenze? O una ragazza disperata che, nella civiltà della comunicazione e delle immagini, cerca febbrilmente di dare un senso alla fine della sua esistenza trasformandola in spettacolo? Gli ultimi giorni di vita di Brittany Maynard, la ventinovenne di San Francisco che, colpita da un cancro al cervello molto aggressivo, si è trasferita col marito Dan e la famiglia in Oregon per potersi suicidare in modo legale con l’assistenza di un medico, sono stati scossi da polemiche e accuse. Ad attaccare sono le associazioni che si battono per la tutela della vita sempre e comunque e i sanitari convinti che bastino le cure palliative per consentire ai malati terminali di morire con dignità. Attenti a non mettere sul banco degli imputati questa ragazza di rara bellezza che, appena sposata e con la vita davanti, è precipitata in un dramma che ha commosso l’America, trattano tuttavia Brittany da marionetta manovrata ai propagandisti dell’eutanasia. «La discussione non ci spaventa» dice Annie Singer, la portavoce di «Compassion & Choices» che è in contatto quotidiano con Brittany. «La nostra missione è quella di sensibilizzare cittadini e sistema politico. Un dibattito, anche acceso, ci sta. Ma è falso e offensivo parlare di una Brittany telecomandata. È lei che ci ha cercato offrendosi come “testimonial” della nostra causa. E lo ha fatto solo dopo aver preso le sue decisioni, aver sentito i medici, esserci procurata i farmaci letali. Vuole offrire il suo esempio affinché la possibilità di ricorrere al suicidio assistito sia of- NEW YORK ferta a tutti i malati terminali che vogliono morire con dignità e non solo a chi ha i soldi per trasferirsi in Oregon o negli altri tre Stati che ammettono questa pratica». La campagna ha funzionato: il video nel quale Brittany racconta la sua breve vita felice, l’amore per i viaggi, il desiderio di avere figli, il matrimonio con Dan e la scoperta, nel gennaio scorso, di essere condannata a morte da una malattia che le avrebbe devastato il corpo e la mente, è stato visto su YouTube più di otto milioni e mezzo di volte. Le televisioni si sono fatte una guerra spietata per accaparrarsi le ultime interviste con Brittany (solo la CBS ne ha avuta una vera), mentre lei è finita sulla copertina di «People», il settimanale popolare più diffuso d’America. Ma è proprio questa sovraesposizione mediatica, unita al messaggio finale della Maynard — «esauditi i mei ultimi desideri, il primo novembre sa- Bellissima Brittany Maynard, malata terminale, in un’immagine da Facebook lirò in camera da letto e, circondata dai miei cari e dalla musica che amo, porrò fine alla mia esistenza» — che ha scatenato accuse a raffica: «Il suicidio assistito in Oregon esiste da 17 anni: stavolta fa notizia perché Brittany è bella». E ancora: «“People” ha ritoccato la foto della “cover story” per farla apparire ancor più affascinante: qui si cerca di rendere sexy la morte». Brittany non ha replicato, cercando di vivere nel modo meno traumatico possibile il suo ultimo scorcio di vita. Tre giorni fa ha coronato anche il penultimo desiderio: visita al Grand Canyon, nonostante i frequenti mal di testa e gli attacchi quotidiani che le provocano convulsioni e le tolgono per un po’ la parola. Adesso vuole festeggiare il compleanno di Dan, il 30 ottobre. Poi, dice lei, sarà pronta lasciare questo mondo. Lo farà davvero? Kara Tippets, che ha scritto un libro sulla sua esperienza di malata terminale di cancro al seno, ha chiesto a Brittany di ripensarci e lo stesso hanno fatto molti altri pazienti incurabili convinti di poter morire con dignità anche senza eutanasia. Sulla «National Review» Wesley Smith ha scritto che a questo punto Brittany, anche se assalita dai dubbi, non può più tornare indietro, spinta da «Compassion & Choices» e dai media che aspettano la sua morte-spettacolo. Brittany ha taciuto a lungo, ma quando Ira Byock, uno specialista in medicina palliativa, ha sostenuto in tv che lei potrebbe morire con dignità anche con questo tipo di cure se non fosse ormai prigioniera del partito dell’eutanasia, non di Giusi Fasano ● Secondo le statistiche del Telefono rosa nel 48% dei casi di violenze domestiche ai danni delle, donne il responsabile è il marito o il compagno ● Tra spese sociali, sanitarie e di ordine pubblico in Italia la violenza di genere ha un costo annuo che sfiora i 17 miliardi © RIPRODUZIONE RISERVATA Fine vita La donna potrebbe decidere di rinviare la sua morte. «Se starà bene andrà avanti» ancora in condizioni accettabili andrà avanti» dice Annie Singer. «Decide lei. Potrebbe anche non usare mai la medicina che ha in tasca e aspettare la morte naturale: solo 752 dei 1.173 pazienti che in questi anni sono stati autorizzati a togliersi la vita, l’hanno fatto davvero. Quello che conta è dare al paziente la serenità che deriva dal sapere di avere a disposizione questa opzione estrema». Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA riflessisrl.it Lo stratagemma della pizza che salva le donne dalla violenza Cara donna sconosciuta che vivi dall’altra parte del mondo, dobbiamo ringraziarti anche da quaggiù, noi donne italiane. Grazie per aver ordinato quella pizza che ti ha salvata, l’altro giorno, diventando una notizia virale. Perché ci piace immaginare che da oggi in poi ordinare una pizza come la tua sia possibile ovunque. E perché qualunque donna in pericolo che abbia letto di te possa avere la tua stessa prontezza e la fortuna di trovarne altrettanta dall’altro capo del filo. Riassumiamo. America del Nord, una donna è sola in casa con un compagno ubriaco che la sta prendendo a pugni. Lui fa una pausa, lei ha un’idea: «Ordino una pizza» dice. E chiama la polizia. Ecco un estratto della conversazione: «Qual è l’emergenza? ». «Vorrei ordinare una pizza». «Signora, lei ha chiamato il 911». «Sì, lo so. La vorrei grande, coi peperoni» «Mi scusi, lei sa che ha telefonato al 911, giusto?». «Sì. Mi sa dire fra quando arrivate?». «Ok, signora È in pericolo?».«Si».«...C’è qualcuno lì presente?». Pochi minuti dopo l’uomo è stato arrestato. E noi del blog femminile del Corriere «La 27esima ora» proponiamo una nuovo hashtag: #possoavereunapizza? ● La copertina del settimanale «People» che riporta la vicenda di Brittany Maynard, la donna colpita da un tumore al cervello molto aggressivo che ha scelto l’eutanasia. La donna è stata accusata di voler dare eccessiva enfasi alla sua vicenda mentre il settimanale ha ricevuto critiche per aver «ritoccato» l’immagine di copertina. Alle accuse la donna replica: «È una mia scelta» ce l’ha fatta più e ha replicato con un secco messaggio su Internet: «Decido solo io. Avere in tasca il farmaco col quale posso togliermi la vita mi dà un po’ di libertà: non dipendo più totalmente dalla malattia che mi devasta. Amo la vita ma proprio per questo non voglio ridurmi in condizioni miserabili. Voglio morire con dignità». Sapere se Brittany si ucciderà davvero sabato prossimo, in fondo serve solo a confezionare un titolo sulla sua ultima settimana di vita: «Se dopo il compleanno di Dan si sentirà idee per la mia casa ● L’iniziativa Le cifre Copertina SHANGAI Tavolo con base in acciaio e piano in rovere scortecciato. www.facebook.com/Riflessisrl - Tel. (+39) 085 9031054 - [email protected] Store Milano, piazza Velasca 6 - Store Napoli, viale Kennedy 415\ 419 22 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera McCurry Steve O L T R E L O S G U A R D O 30 ottobre 2014 6 aprile 2015 VILLA REALE DI MONZA Un progetto di Organizzazione e servizi Con il contributo di Sponsor tecnico Media partners Viale Brianza, 1 - Monza CULTURA DOMANI Info: 199151140 mostrastevemccurry.it Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 CRONACHE Generazioni Video, Audio e Testo Così siamo cambiati nel tempo Il premio Un milione di seguaci per le recensioni di Lorenzo Dalla naturalezza nell’affrontare una pagina scritta a quella con selfie e YouTube di Beppe Severgnini Portate un ventenne davanti a una telecamera: la sua naturalezza vi sorprenderà. Porgete un microfono a un cinquantenne: difficilmente verrà intimidito (e probabilmente rifiuterà di restituirvelo). Presentate un testo a una ottantenne: lo affronterà senza timori. Come si sono formate la Generazione Video, la Generazione Audio e la Generazione Testo? La Generazione Video è nata dalla metà degli anni 70 in avanti: da quando è adolescente, è abituata a vedersi in faccia. Prima di allora c’erano gli specchi (per tutti), la cinepresa di famiglia (per qualcuno) e l’apparizione in televisione (per pochissimi). Le tv private, negli anni 80, hanno portato volti nuovi dello schermo. Uno ac- cendeva il televisore e poteva trovarci la vicina di casa e Umberto Smaila, magari insieme (lei non del tutto vestita). Ma è stata la fotocamera del cellulare a cambiar tutto: l’immagine di se stessi è diventata cosa quotidiana e prevedibile. Oggi la consuetudine alla propria faccia è quasi una dipendenza. Pensate ai selfie, a Skype, a Facebook, a Instagram, a YouTube (alla Leopolda?). Qualunque sia il mezzo e la circostanza, i nuovi italiani non si spaventano davanti a un obiettivo. La Generazione Audio è nata negli anni 50 e 60. La conosco bene: è la mia. È quella del hifi, degli altoparlanti in camera, dell’autoradio (estraibile) con le audiocassette, quelle con il nastro che s’attorcigliava selvaggiamente. La Generazione Audio ha conosciuto il brivido delle prime «radio libere», con tanto di telefonate in diretta (chiamavano sempre i soliti, presto diventavano persone di famiglia). Linus ha esordito nel 1976 (Radio Hinterland Milano Due); il sottoscritto nel 1977 (Radio Crema Centrale). Chi dei due ha fatto più carriera nel settore lo sapete; ma l’esperienza radiofonica ha segnato tanti, in quegli anni. Così come le assemblee scolastiche: politiche, emotive, spesso illogiche, sempre caotiche. Chi, nel 1974, è riuscito ad afferrare un microfono nella bolgia e pronunciare frasi di senso compiuto, oggi è pronto per qualsiasi palcoscenico e ogni amplificazione. La Generazione Testo è quella dei nostri genitori, cresciuti nell’Italia fascista, segnati dalla guerra, provati dal dopoguerra. Linus, deejay Anni 20, 30 e 40: la celebrazione della parola scritta, della retorica, del motto elegante, del ragionamento articolato. Piccoli d’Annunzio prima e cloni di Fanfani dopo? Forse. Ma anche studenti metodici di scuole monomediali: c’era un libro, e via andare. Date un testo a un novantenne. Se la vista regge, vi stupirà. Vi stupirà la sua naturalezza nell’affrontarlo, l’assenza di timori di fronte alla pagina scritta. Mio padre è uno di loro. È nato il 10 gennaio 1917 («Sono venuto al mondo dieci mesi prima del comunismo, e gli ho già dato 25 anni!»). Legge il Corriere tutti i giorni, da cima a fondo, e dà i voti ai miei pezzi. Chissà come andrà oggi. Mi accontento della sufficienza, perché l’uomo è esigente. Le tappe ● È Johannes Gutenberg l’inventore della stampa a caratteri mobili, a cui dobbiamo l’inizio della tecnica della stampa moderna. Il primo libro che stampa è la Bibbia, tra il 1453 e il 1455 © RIPRODUZIONE RISERVATA Caterina Balivo, conduttrice ILLUSTRAZIONI DI GIANCARLO CALIGARIS Gigi Proietti, attore Testo La «Generazione Testo» riguarda chi è nato negli Anni 20, 30 e 40 Audio Si entra nella «Generazione Audio» negli anni 50 e 60: è quella dell’hi fi e dell’autoradio estraibile Video La Generazione Video nasce a metà degli anni 70: oggi è ancora più forte con i social network «Sono cresciuto con Gian Burrasca» «Mio padre e i drammi ascoltati alla radio» «Ho voluto condividere anche le mie nozze» Gigi Proietti, «Generazione Testo». «Sono cresciuto circondato da adulti che mi dicevano: “Bisogna che tu studi”». Il suo primissimo libro? «Me lo regalarono da bambino, per la Befana: era Il giornalino di Gian Burrasca. Immagini la delusione, per me che desideravo un fuciletto o una pistola... Però poi mi divertì molto». Qual è il libro che ama leggere a voce alta più di tutti? «Don Chisciotte della Mancia: è un po’ il mio testo di riferimento. Fui molto contento di poterlo fare in tivù per la Rai con l’adattamento di Roberto Lerici e la regia di Carlo Quartucci». Il suo romanzo di sempre? «Tutto Saramago, di sicuro. In particolare Cecità e Il Vangelo secondo Gesù Cristo». Linus, «Generazione Audio». Il suo primo ricordo legato alla radio? «Mio padre che ascoltava i radio drammi: ecco perché mi piace tanto parlare in trasmissione». E il secondo? «Lo devo a mia sorella, di tre anni più grande di me, che in radio aveva scoperto i Beatles». Non si è mai stancato del suo lavoro? «Mi piace oggi come e più di 40 anni fa. Però devo riconoscere che se non avessi avuto alle spalle la “Generazione Testo” e se non fossi ancora un grande lettore, non sarei quello che sono, come persona prima che come personaggio». Il momento in cui si è emozionato di più? «Per la morte di Lucio Dalla: era un personaggio pubblico, ma era un amico per me». Con quali programmi è cresciuta Caterina Balivo, «Generazione Video»? «Bim Bum Bam, prima, Non è la Rai, poi. E anche Alle falde del Kilimangiaro». Per lei è stato naturale interagire con il pubblico sui social network ? «Nel 2008 sono stata la prima conduttrice ad avere un blog. Adesso sfrutto le app per pubblicare foto con brevi testi, come cartoline». Ha pubblicato anche alcuni scatti del suo matrimonio, praticamente in diretta. «Ho sempre voluto fare una televisione popolare e trovo che questo sia un modo per essere più vicina a chi mi segue, quando sono in montagna o a casa senza trucco e cucino». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA ● In Italia la radio ha appena compiuto 90 anni. Fu Guglielmo Marconi, nel 1901, a usare le invenzioni di Bose per ricevere il segnale radio nella sua prima comunicazione radio transatlantica su una distanza di 3.200 km da Poldhu, Regno Unito, a St. Johns, Terranova ● Le prime diffusioni televisive non sperimentali iniziano a partire dal 1928 negli Stati Uniti e dal 1929 nel Regno Unito e in Germania. I social network arrivano con Internet © RIPRODUZIONE RISERVATA Interviste di Elvira Serra Videorecensore Lorenzo Ostuni Per dirla con linguaggio high tech, il giovanotto ha un raggio comunicativo di oltre 130 milioni di visualizzazioni su YouTube. Una capitale di clic che tempo fa, pare, gli sia valsa un’offerta di Playstation per un promo pubblicitario. Il suo nome è molto popolare tra i giovanissimi che lo seguono sulla rete: Lorenzo Ostuni, da Borgaro Torinese, star del web. Ora consacrato da YouTube che in occasione di Games Week 2014 gli ha assegnato il Golden Play Button Award, il premio che celebra i canali che superano il milione di iscritti. È il primo riconoscimento assegnato a un canale di Gaming in Italia. L’avventura di Lorenzo, che ha 19 anni, è cominciata nel 2012 con il suo YouTube FavijTV. Quello che fa è molto semplice: filma se stesso mentre gioca ai videogame in cameretta (in soli 22 mesi ha caricato più di 420 video creando una comunità a lui fedele di 1.245.000 iscritti). Tra una presentazione e l’altra infarcisce i discorsi di termini che non si possono definire eleganti ma che devono fare molta presa sui giovani tra i 10 e i 17 anni, considerato il successo di clic su Internet. Frangetta lunga, cuffie sempre in testa, clip artigianali, Lorenzo offre consigli sul mondo dei videogiochi e sui trucchi per affrontarli e uscirne vittoriosi. Modesto, non si aspettava il successo. E ancora oggi non sa spiegarsi il reale motivo. Un giorno ha comunicato al padre di aver 100 fan. Poi saliti a 100 mila. Ora più di un milione. Tra questi numerose teenager che sui social gli inviano dichiarazioni d’amore. E lui non sa spiegarsi il perché. Agostino Gramigna © RIPRODUZIONE RISERVATA UNA MARCIA IN PIÙ ALLE TUE DIFESE? SU CON IMMUNO Per preparare il tuo organismo all’arrivo della stagione fredda e quando le tue difese immunitarie sono messe a dura prova dalle molteplici situazioni di stress, SU con Sustenium Immuno Energy. La sua formula a doppia azione, con GLICINA, GLUTAMMINA, VITAMINE e ZINCO, è studiata per ATTIVARE e RINFORZARE le tue difese immunitarie. Disponibile in FARMACIA. 23 24 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 CRONACHE 25 Il tuffo del manager Voli ● Steve Fossett era un magnate americano delle materie prime e appassionato di imprese ad alto rischio. Il suo sogno era compiere il giro del mondo in mongolfiera. Impresa riuscita nel 2002. Cinque anni dopo Fossett è morto in un incidente aereo. ● Il patron della Virgin Richard Branson ha annunciato di voler inaugurare i primi voli turistici spaziali nel 2016. Si tratta di voli orbitali a un’altitudine di 100 chilometri. Il costo della gita? Almeno 200 mila dollari Senza fanfare, nel silenzio più assoluto, Alan Eustace è diventato l’uomo che ha volato più alto nell’atmosfera protetto solo da una tuta simile a quella degli astronauti. Alan, 57 anni, è un ingegnere informatico salito ai vertici di Google diventandone vicepresidente dopo aver diretto la ricerca. Tre anni fa decise di tentare un’impresa che sembrava impossibile andando oltre il tentativo che stava organizzando l’austriaco Felix Baumgartner e lanciandosi dalla stratosfera protetto solo da una tuta. Il concorrente stava invece pubblicizzando la sua impresa mostrando la capsula nella quale sarebbe salito a grandi altezze appeso ad un pallone e dalla quale si sarebbe poi gettato. Il 14 ottobre 2012 tentava il balzo e arrivato a 39.068 metri usciva allo scoperto tuffandosi verso il basso, diventando il primo uomo a superare la velocità del suono. Alan, segretamente, stava lavorando a qualcosa di più rischioso in compagnia di Taber McCallum, personaggio noto per aver creato Biosphere-2, un luogo in Arizona nel quale si poteva vivere come in una stazione spaziale isolati dal mondo. Con la società di McCallum perfezionava la tuta necessaria inventando diversi marchingegni che avrebbero permesso in sicurezza di tentare la nuova, stratosferica sfida. Ieri da Roswell, nel New Mexico, ha affrontato la salita comunicando il risultato solo una volta conquistata la meta. È salito appeso al pallone riempito di elio sino a 41.425 metri. Passione Alan Eustace poco prima della sua impresa. Da bambino andava a vedere i lanci spaziali a Cape Canaveral Il vicepresidente di Google batte il record in caduta libera dallo spazio ● Il caso Difendendo Beckham (e il ciuccio della piccola) di Mario Garofalo L’ex campione David Beckham e la figlia Harper col ciuccio: l’immagine ha sollevato critiche sul britannico Daily Mail Qualsiasi padre sa che se va in giro con un figlio maggiore di tre anni — e quest’ultimo ha l’orrenda abitudine di tenere un ciuccio tra le labbra — deve sopportare l’intervento di qualunque sconosciuto incontri: in ascensore, al supermercato o nella sala d’attesa del pediatra. Grandi e piccini, maschi e femmine, tutti si sentono in diritto di fare la loro battuta, di solito rivolgendosi direttamente al piccolo (un po’ perché lui non può rispondere e un po’ perché così rendono più difficile la protesta del genitore): «Ma come — chiedono con tono scandalizzato — così grande hai ancora il ciuccio?». Se un papà poi è famoso e si chiama David Beckham gli tocca sorbirsi il dibattito pubblico sul «dummy» concesso alla piccola Harper e sentirsi accusare dall’esperta di bambini Clare Byam-Cook di mettere a rischio l’allineamento dei suoi denti. Il tutto riportato dal Daily Mail sotto il titolo: «È giusto che Harper usi il ciuccio a tre anni?». Ci vorrebbe un po’ più di comprensione. Al tempo dei papà flessibili e delle mamme agnello, l’abbandono del ciuccio avviene seguendo percorsi contorti. C’è chi organizza la festa d’addio dell’amato oggetto, chi si inventa la fatina che dovrà venire la notte a prelevarlo, chi avvia trattative di settimane sul premio che la rinuncia farà ottenere. Sono macchinazioni che richiedono tempo. E poi perché criminalizzare il ciuccio? Non è affatto detto che tre anni siano troppi (molti esperti di dentizione sono meno allarmisti di Byam-Cook). Il «dummy» non è solo una cattiva abitudine, come i signori incontrati in ascensore credono fermamente, è anche una consolazione, magari per l’arrivo di un fratellino o per altre paure e frustrazioni quotidiane: tutti abbiamo diritto ad averne una, soprattutto quando abbiamo tre anni. In fondo, come scrive un lettore del Mail difensore di Beckham, che si è guadagnato i titolo di eroe dei papà disperati: «Harper è sua figlia, lasciate a lui la scelta». garofalo_ma © RIPRODUZIONE RISERVATA Poi ha azionato un bullone esplosivo cadendo rapidamente verso terra. La salita aveva richiesto quasi due ore alla velocità media di 4,8 chilometri al minuto e la discesa si è compiuta in soli 15 minuti arrivando alla velocità di 1.322 chilometri orari, oltre il muro del suono, non superando Baumgartner però in velocità. «Era bellissimo — ha commentato Eustace subito dopo aver toccato il suolo appeso al paracadute — Ammiravo il cielo nero dello spazio e vedevo i diversi strati dell’atmosfera come non avevo mai visto prima». Alan è nato nel 1957 a Pine Hills, un sobborgo di Orlando Il confronto Alan Eustace 2014 41.425 metri Velocità 1.322 km/h Felix Baumgartner 2012 39.068 metri Velocità 1.357 km/h Corriere della Sera in Florida. È figlio di un ingegnere della Martin Marietta, società impegnata già in quegli anni nella nascente era dei razzi nella vicina Cape Canaveral. A l a n d a r a g a z zo ve n d e va popcorn dopo la scuola a Disney World e assisteva con i genitori alle partenze degli storici lanci verso la luna da un camper parcheggiato lungo le vie intorno alla base spaziale. Il fascino di quelle imprese lo ha portato nel mondo dei computer. Nel 2002 Google gli ha offerto la prestigiosa poltrona, subito accettata. Ma in occasione della sua straordinaria avventura ha rifiutato l’appoggio della società per evitare che diventasse motivo di pubblicità. Nonostante la segretezza e la discrezione («Amo pilotare il mio aereo a elica ma non complicati lanci dal paracadute», confida) Alan è conosciuto dagli amici come «un uomo che ama il rischio». Il suo successo ha già spinto la società World View Experience ad offrire ad amanti del turismo estremo esperienze simili al costo di 75 mila dollari. Non solitariamente appesi, però, a palloni ma in comode capsule dotate anche di bar. Negli anni Novanta i miliardari come il britannico Richard Branson o l’americano Steve Fossett ambivano al giro del mondo in pallone (Fossett ci riuscì al sesto tentativo e poi scomparve col suo velivolo). Ora hanno alzato l’asticella della sfida e sognano salite ardite ai limiti del cielo. Più difficile, ma certamente più poetico. Giovanni Caprara © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 CRONACHE Dal «Gurpi» ai «Pupiddi nanau» I 1.500 cibi da salvare raccolti dal Salone del gusto FOTO DI MARCO DEL COMUNE E OLIVER MIGLIORE Sapori Gurpi La produttrice Anne Isabelle Utsi tiene in mano il salame scandinavo «gurpi», fatto con carne di renna e molto affumicato, legato agli indigeni Sami I profumi e i sapori del cibo, il viavai dei visitatori — moltissimi giovani — la didattica alimentare, la missione salvifica dei prodotti contadini, il rilancio dell’agricoltura familiare, gli chef d’avanguardia accanto agli osti della tradizione. Tutto si tiene al Salone del gusto. E Torino, secondo il New York Times, diventa la capitale mondiale della gastronomia. Ognuno TORINO 2015 I prodotti Sono quelli, tra materie prime e trasformati, già inseriti negli anni nell’Arca del gusto per essere tutelati 27 Moringa Stenophetala Alemitu Abebe con questa leguminosa che coltiva in Etiopia: resiste alla siccità, è ricca di vitamine e si mangia fresca o essiccata per trovare l’anima del Salone — secondo il fondatore di Slow Food, Carlin Petrini da Bra — bisogna attraversare i padiglioni regionali e puntare verso il grande Mercato, dove sono rappresentate le comunità del cibo di Terra Madre: mani di tutti i continenti porgono caffè, cacao, vaniglia, marmellate. Ancora avanti, ed ecco l’Arca del gusto. E qui siamo al Mais dente di cavallo La sua farina è ricca di proteine e molto digeribile. Nella foto è tenuto tra le braccia di Franca Papinuto, che lo fa crescere nei campi del Friuli cuore del progetto: la biodiversità che fa vivere il pianeta. È l’agrobiodiversità che si vuole preservare. In che modo? Individuando i prodotti (materie prime e trasformati) che rischiano di estinguersi, facendoli vivere. Negli anni, a bordo dell’Arca sono saliti 2.015 prodotti (schedati). Ma l’appello per questa edizione del Salone era di segnalarne altri e di portarli fisicamente, candidandoli alla salvezza. Oltre 1.500 persone, da tutto il mondo, si sono presentate al Lingotto con il loro «tesoro». Commovente. Da Palermo arriva Mario Indovina (responsabile della condotta Slow Food) con i centenari Pupiddi nanau, biscotti a base di farina e miele, con l’effigie dei santi Cosma e Damiano, oggi prodotti soltanto dai fratelli Rosciglione che detengono i Pupiddi nanau Mario Indovina, responsabile Slow Food a Palermo, tiene in mano i centenari biscotti siciliani a base di farina e miele con l’effigie dei santi Cosma e Damiano 130 Mila I visitatori che fino a ieri avevano partecipato al Salone del gusto di Torino (10a edizione) vecchi stampi. «Un tempo i pupiddi venivano dipinti con colori alimentari», spiega Indovina. Dal Friuli, Franca Papinuto ed Elena Ridolfo con il Mais dente di cavallo, la cui farina è ricca di proteine e molto digeribile. Il Gurpi è un salume legato agli indigeni Sami della Scandinavia, fatto con carne di renna, molto affumicato. Lo ha portato Anne Isabelle Utsi, norvegese. Dal- L’iniziativa Fino a domani Torino capitale gastronomica Da tutto il mondo Da Terra madre cibi e prodotti sostenibili qui trova ciò che cerca: il godimento, la chicca alimentare, il produttore che affabula offrendo la sua specialità. Grandi numeri anche per questa 10° edizione (fino a ieri 130.000 ingressi, domani si chiude) ma ciò che emerge è il tempo dedicato. La gente fa la fila, entra al Lingotto e vi passa la giornata. I più avveduti si sono preiscritti ai Laboratori del gusto (esauriti), frequentati da oltre il 40% di stranieri. Per i nuclei familiari non prenotati sono stati allestiti laboratori aggiuntivi «family friendly». Ma l’Etiopia arriva Alemitu Abebe con la sua Moringa Stenophetala. È una leguminosa che resiste alla siccità. Le foglie, ricche di vitamine, si mangiano fresche, cotte, essiccate. Quattro esempi di una lunghissima lista. Anche Google partecipa al progetto. Nel sito www.google.com/culturalinsitute si possono visualizzare (barra slow food) le mostre digitali fatte per promuovere le biodiversità a rischio. Marisa Fumagalli (ha collaborato Isabella Fantigrossi) Verso il 2015 L’iniziativa Appello di Olmi, don Ciotti e Petrini «Expo non sia senza anima» Il censimento del Liberty in ville e palazzi italiani L’appello è partito da tre amici. «Speriamo che l’Expo non si riduca a un’esposizione senz’anima». La letteraappello è stata firmata da Carlo Petrini di Slow Food, don Luigi Ciotti e dal regista Ermanno Olmi ed è stata letta al Salone del gusto-Terra madre di Torino. «Il pericolo reale» — è scritto — è che l’esposizione sia solamente l’occasione per parlare e promuovere il cibo come merce, senza affrontare questo argomento e le sue implicazioni. Mentre si tace sulla povertà e le ingiustizie che opprimono la vita di milioni di persone». Censire il patrimonio del Liberty italiano, raccogliere immagini di ville, palazzi, affreschi e opere d’arte in giro per il Paese. È l’obiettivo del concorso fotografico indetto da Italia Liberty (www.italialiberty.it, direzione di Andrea Speziali) con il patrocinio del portale Cultura Italia del ministero, dell’Ente nazionale turismo e della Fondazione Cassa del risparmio di Forlì e del Touring club italiano. Le iscrizioni al concorso, giunto alla seconda edizione, sono aperte fino a venerdì prossimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera ● Strategie Le resistenze alle pressioni a fare di più nella lotta all’Isis hanno rivelato il cambiamento di clima nei rapporti tra Ankara e l’Occidente. Che ora deve ricucire senza indugio i fili di una collaborazione necessaria ANALISI & COMMENTI di Luigi Ferrarella Emiliano e la porta girevole dalla politica alla magistratura Per l’ex pm e sindaco di Bari l’impiego diventa un ripiego N on dovrebbe servire una legge per evitare che un avvocato in Parlamento o al governo continui a fare l’avvocato, magari in processi nei quali usa norme che ha contribuito a varare. E nemmeno occorrerebbe una regola per dubitare dell’opportunità che dalla poltrona di sottosegretario di un governo si passi direttamente a quella di vicepresidente dell’organo di autogoverno della magistratura, o che il capo di una corrente di magistratura sia sottosegretario del ministro della Giustizia. Eppure tante cose continuano a non essere ovvie. Ad esempio che, se un magistrato ritiene di esercitare il proprio diritto costituzionale di elettorato passivo, il minimo sarebbe che si candidasse non nella sede dove faceva il magistrato; dopo un congruo periodo di decantazione della notorietà e del patrimonio conoscitivo frutto del proprio lavoro; e soprattutto senza più tornare in magistratura. E invece no: dopo oltre un ventennio di toghe rosse e azzurre affollatesi in politica, il pm barese Michele Emiliano, eletto sindaco di Bari nel 2004 e rieletto nel 2009, segretario del Pd pugliese e candidato alle primarie per le elezioni regionali, annuncia che, «se perdo, chiudo con la politica attiva e torno al mio lavoro». Il proposito del politico-magistrato può fare onore al politico, assai meno al magistrato: il quale sembra disinteressarsi del riverbero della propria scelta sulla credibilità dell’intera categoria, e non interrogarsi sul fatto che, se già il passaggio in politica di un magistrato proietta a ritroso un’ombra sul possibile condizionamento della sua attività giudiziaria, il rientro di un politico in magistratura (qualunque sia lo schieramento di partenza o la sede e funzione di ritorno) di certo appanna nei cittadini l’affidamento nella imparzialità e indipendenza della sua futura attività giudiziaria. Un po’ più nobile, peraltro, di un impiego vissuto come ripiego. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Su Corriere.it Puoi condividere sui social network le analisi dei nostri editorialisti e commentatori: le trovi su www.corriere.it i sono volute le maniere forti di Obama perché il presidente turco Erdogan lasciasse passare i rinforzi curdi diretti a Kobane. Curdi iracheni e non turchi, per i quali rimane il veto. Il cinismo con cui ha lasciato che la tragedia della città assediata si svolgesse sotto lo sguardo indifferente dei carri armati di Ankara ha destato stupore e indignazione. Così come perplessità — a dir poco — ha destato l’ambiguità di un Paese Nato disposto a chiudere gli occhi davanti al passaggio dei «volontari» dell’Isis. Il Kurdistan è l’ultima delle eredità avvelenate della Prima guerra mondiale. Avrebbe dovuto essere ritagliato da Turchia, Siria, Iraq e Iran nel quadro della dissoluzione dell’Impero ottomano; non ha mai vis to l a l u ce e l a p ro m e s s a mancata ha destabilizzato l’intera regione. La tensione si è andata riducendo là dove la minoranza curda era tutto sommato modesta, come in Siria e Iran, e là dove la sostanziale scomparsa dello stato ha permesso una indipendenza di fatto, come in Iraq. Non in Turchia però: la minoranza curda è stata sempre vista come un pericolo mortale per il centralismo nazionalista della repubblica voluta da Ataturk. La guerriglia del Pkk continua ad essere una spina nel fianco e l’impasto di populismo e di intolleranza su cui fonda il suo consenso Erdogan non permette cedimenti, che lui stesso probabilmente non vuole. Che Ankara accetti di comparire come l’anello debole della campagna contro il terrorismo fondamentalista, pur di non correre il rischio di ridare fiato al movimento indipendentista del Pkk, può apparire come un errore al limite dell’autolesio- CONC C ● Il corsivo del giorno TURCHIA, LA UE APRA A UN VICINO PREZIOSO di Antonio Armellini nismo. È possibile che prima o poi si riveli tale, ma sulla posizione turca pesano anche altri fattori. Molta acqua è passata sotto i ponti da quando la Turchia era il baluardo della Nato lungo il fianco sud dell’Alleanza, contro la minaccia posta da repubbliche sovietiche che avevano storicamente fatto parte della sua sfera di influenza. Caduto il muro, la minaccia si è trasformata in opportunità: Ankara ha potuto stabilire un rapporto privilegiato con i nuovi stati emersi dal crollo dell’Urss, giocando sul recupero di un patrimonio di lingua e tradizioni comune. A questo si è aggiunta una crescente attenzione verso l’insieme dell’area mediorientale, in una logica di autonoma proiezione di potenza regionale. La nuova articolazione della politica estera della Turchia — «neo-ottomana» come è stata definita — avrebbe potuto fornire alla Nato degli strumenti importanti rispetto ad aree di grande instabilità, dalle quali proviene il grosso della nuova minaccia. Essa è stata invece vista con diffidenza, quasi come prefigurasse un abbandono delle regole dell’Alleanza per inseguire disegni geopolitici dai contorni incerti quando non proprio antitetici. E tuttavia, se la Turchia può forse sentire meno bisogno della Nato, per la Nato la sinergia rimane preziosa. L’ Unione europea è stata per anni l’altro pilastro della collocazione occidentale del Paese, ma lo stallo infinito del negoziato ha smorzato gli entusiasmi. Una adesione piena della Turchia all’Ue non sarà immaginabile ancora a lungo, ma nell’architettura europea che si va delineando — a gironi, centri concentrici o quant’altro — per la Turchia dovrebbe essere non solo possibile, ma necessario fare posto. Non facendolo, si rinuncerebbe a dotare l’Europa di una chiave di lettura responsabile e di un ponte verso quella dimensione musulmana che, piaccia o non piaccia, ne sta diventando una componente ineliminabile. Ankara si appresta a diventare sempre più un vicino e meno un alleato, mentre sarebbe importante ricucire i fili. Nascono da qui le ambiguità con Siria ed Egitto, la crisi con Israele e i giochi pericolosi con fondamentalismi vari. L’orgoglio offeso, alimentato dalla deriva islamica e anti-occidentale di Erdogan, spinge verso un maggiore isolazionismo. Sta soprattutto a noi contrastare questa evoluzione di cui solo ora cominciamo a valutare le conseguenze: impresa forse non impossibile, ma ogni giorno più difficile. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 LA LENTA RIPRESA SE I «PARTITI DEBOLI» MINANO IL RILANCIO DELLA PRODUTTIVITÀ di Carlo Trigilia Le due vie Il contrasto alla stagnazione passa da formazione, riforma del welfare e coinvolgimento dei sindacati. Ma un quadro politico instabile spinge i leader a cercare consensi immediati C aro direttore, l’indicatore forse più preoccupante della crisi che sta attraversando l’Italia è la lunga stagnazione della produttività del lavoro. Perdiamo contatto con i Paesi più dinamici che investono nel capitale umano e nel progresso tecnico. Tra le cause prossime vi è certo la carenza di investimenti, ma vi è anche la ridotta capacità di valorizzare le conoscenze e l’impegno dei lavoratori, non considerandoli solo come un fattore di costo. Come fare allora per costruire una fiducia vera sul futuro, per rilanciare la volontà di intraprendere, di innovare e di cooperare? Anzitutto, sembra mancare una consapevolezza adeguata delle radici profonde della crisi italiana, che motiverebbe uno sforzo integrato, congiunto e prolungato, una strategia di mediolungo periodo; qualcosa di simile a quel che accade con i problemi di ricostruzione dopo una guerra. Le principali forze politiche, pur condividendo l’obiettivo di una profonda ricostruzione del tessuto istituzionale, non sembrano però consapevoli della necessità di mettere la sordina agli interessi partigiani e alla competizione elettorale a breve; e non sembrano in grado di impegnarsi in uno sforzo congiunto e palese di ricostruzione in cui gli interessi politici contingenti e di parte facciano un passo indietro. A ben vedere, in altri Stati dell’Europa continentale, questo è invece accaduto. Nei Paesi scandinavi e in Germania si è sperimentata, in forme diverse (a volte con «grandi coalizioni»), una «via condivisa» di riorganizzazione basata su tre pilastri: essa ha coinvolto le organizzazioni sindacali, senza delegittimarle come capro espiatorio della crisi, ma spingendole a innovare e a contribuire alla crescita della produttività; ha puntato a una riforma del welfare per ridurne i costi, e del mercato del lavoro per renderlo più flessibile, sperimentando al contempo nuove forme di protezione sociale per chi perde il lavoro; infine, investendo in formazione, ha cercato di legare la mobilità del lavoro al rafforzamento dei nuovi settori ad alta tecnologia e con produzioni di qualità, più protetti dalla concorrenza di costo dei Paesi emergenti. In questo processo il coinvolgimento pieno dei lavoratori nella contrattazione decentrata a livello di azienda per accrescere la produttività ha svolto un ruolo cruciale, come ben mostra l’esempio tedesco. In Italia è soprattutto l’instabilità del sistema partitico che ostacola una soluzione di questo tipo. Entrambe le forze principali sono, in forme diverse, partiti deboli con leader forti che condizionano le scelte ai loro interessi. Dopo la costituzione del governo Letta, che avrebbe potuto e voluto orientarsi nella direzione della «via condivisa», è stato prima il leader di Forza Italia, condizionato in particolare dalle sue vicende giudiziarie, a rendere difficile la collaborazione al governo con il Pd, con una sorta di guerriglia giornaliera. Successivamente, con il rapido e forte successo della nuova leadership del Pd, le difficoltà sono venute proprio da questo versante. Occorreva incassare il risultato. Ma il problema si ripropone ora con l’attuale governo. Persiste infatti l’esigenza di consolidamento elettorale a breve del presidente del Consiglio, che entra in conflitto con i tempi lunghi e con i rischi elevati di realizzazione efficace di una «via condivisa». Ciò sembra riflettersi su due terreni di azione dell’attuale governo. Anzitutto, nella scelta di provvedimenti per rilanciare l’economia che devono tenere sempre d’occhio anche la eventuale resa elettorale immediata, qualora le difficoltà di governare la crisi aumentassero. Da qui la preferenza per interventi distributivi a sostegno della domanda (bonus, sgravi, eccetera) che possono essere utili per agevolare la ripresa ma rischiano di aggravare i conti pubblici e soprattutto n o n to c c a n o i l n o d o c r u c i a l e d e l l a produttività. Da questo punto di vista, sembra invece emergere una sorta di «via thatcheriana» all’aggiustamento, basata sull’idea che bisogna ridurre il peso e il ruolo delle organizzazioni di rappresentanza, soprattutto dei sindacati; e che occorra inoltre riformare il mercato del lavoro specie con ulteriori facilitazioni alla licenziabilità (Jobs act). Anche in questo caso è da tenere presente la spendibilità sul piano elettorale di questa linea: verso il mondo delle piccole imprese, del lavoro autonomo e di un’ampia parte dell’elettorato che vede con favore l’attribuzione ai sindacati delle principali responsabilità per la crisi. Ma può essere questa una strada efficace per il rilancio della produttività e la ripresa dello sviluppo? È lecito dubitarne, e non solo perché essa non sembra congruente con il nostro contesto culturale e istituzionale e con la distribuzione delle forze in campo (del resto nell’Europa continentale nessun Paese l’ha sposata e gli stessi risultati della Gran Bretagna — ormai priva di manifattura — non sono certo incoraggianti). Il dubbio sull’efficacia di quel percorso è lecito perché il rilancio della produttività non dipende solo dal maggiore spazio per il mercato, ma da una fiducia vera, che implica collaborazione e condivisione in una complessa e lunga ricostruzione istituzionale, e richiede la valorizzazione del lavoro non solo come fattore di costo, di cui valersi e disfarsi a seconda del ciclo, ma come chiave stabile per il rilancio della produttività. Professore ordinario all’Università di Firenze ●I EROI ITALIANI DIMENTICATI L’OMAGGIO DEGLI INGLESI COMMENTI DAL MONDO Cameron, la furia (a uso interno) contro l’Europa ● ❞ David Cameron è a suo agio quando può mostrare il volto arrossato dalla furia. Questo il caustico commento di Jonathan Freedland sul Guardian. L’ultimo episodio che ha dato modo al premier britannico di scaricare la sua aggressività è la richiesta dell’Ue perché Londra versi contributi aggiuntivi per 2 miliardi di euro. Difficilmente la Gran Bretagna potrà evitare il balzello. Ma Cameron, strizzando l’occhiolino all’elettorato della destra euroscettica (bacino dell’Ukip), è riuscito intanto ad alienarsi i principali alleati in Europa. La via cinese al «governo della legge» ● ❞ La Cina e la necessità di verificare la pratica delle riforme annunciate. Il South China Morning Post, storico quotidiano in lingua inglese di Hong Kong diretto da Wang Xiangwei, affronta i cambiamenti annunciati dal presidente Xi Jinping al Plenum dei giorni scorsi mettendo in risalto la contraddizione tra teoria e realtà. Se davvero Pechino vorrà costruire fondamenta sociali sui principi del «governo della legge», si legge nell’editoriale, dovrà promuovere un sistema indipendente di «verifica e controllo» con l’autorità di prevenire gli abusi all’ordine del giorno: la ragione prima di corruzione e ingiustizia. PARIGI E LONDRA, ALLEATI IMPROBABILI SEGUE DALLA PRIMA S e la crisi dell’Europa sono connessi. Si vedono luci e ombre nell’azione del presidente del Consiglio. Le luci: Renzi ha rimodulato il discorso italiano sull’Europa, ha imposto un cambiamento di atteggiamenti e di linguaggio. In Europa chiede rispetto, dichiara di non accettare lezioni, cerca di suscitare l’orgoglio italiano. Non ha l’atteggiamento un po’ remissi- ❞ Luci e ombre Il successo di Renzi e la crisi dell’Unione Europea sono connessi vo e complessato di certi governanti italiani del passato. Anche se, va ricordato, quegli atteggiamenti remissivi erano il frutto della cattiva coscienza italiana, segno della nostra incapacità di rimediare alle storture del Paese: un Paese che, dopo la nascita dell’eurozona, aveva fatto il furbo, aveva pensato che fosse possibile ottenere vantaggi dalla moneta unica senza pagare il prezzo di un serio risanamento interno. Dunque Renzi non ha solo cambiato stile, ha anche mostrato di essere pronto al confronto duro: l’episodio della pubblicazione della lettera riservata della Commissione è emblematico. Da giocatore abile quale è si è ancora una volta mostrato pronto a correre ri- l film documentario My Italian Secret. Gli eroi dimenticati di Oren Jacoby, presentato nei giorni scorsi come evento speciale del Festival cinematografico di Roma, ha colpito chi non conosceva l’opera svolta durante l’occupazione tedesca da molti italiani, tra cui il grande ciclista Gino Bartali, per sottrarre ebrei e altri perseguitati alla caccia spietata dei nazisti. Non deve stupire che la pellicola, realizzata su un progetto del finanziere italo-americano Joseph Perrella, abbia destato l’attenzione di un autorevole quotidiano inglese come il Financial Times, che il 18 ottobre le ha dedicato un commento di Gillian Tett. Per comprensibili ragioni, in Gran Bretagna l’Italia non gode di buona fama riguardo alla sua condotta nella Seconda guerra mondiale: solitamente a Londra preferiscono ricordarci i crimini di guerra dei nostri militari, che pure certamente ci furono al pari dei comportamenti rievocati nel film di Jacoby. Ieri tuttavia lo stesso Financial Times ha pubblicato due lettere (una proveniente dagli Stati Uniti, l’altra firmata dall’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi), in cui si sottolinea che anche soldati e funzionari governativi italiani dimostrarono la loro umanità e contribuirono a salvare ebrei dalla Shoah. La formula «italiani brava gente» è un po’ abusata. Spesso è servita a fini autoassolutori, come ha notato lo storico Filippo Focardi nel libro Il cattivo tedesco e il bravo italiano (Laterza). Ma contiene un nocciolo di verità, perché le nostre truppe non commisero mai delitti analoghi a quelli perpetrati dai tedeschi. Ed è confortante che il ruolo svolto da tanti italiani coraggiosi e generosi in circostanze terribili sia sempre più riconosciuto all’estero. Antonio Carioti @A_Carioti © RIPRODUZIONE RISERVATA ACI, LA MISSIONE IMPOSSIBILE DI ELIMINARE UN DOPPIONE L’ Italia s’è desta! Il governo Renzi taglia decenni di dibattiti riformando il Senato e chiudendo il Cnel, organo costituzionale che costava 18 milioni. Un punto fermo va però messo: consola sapere che mai nulla sbaraccherà l’Aci, l’Automobile Club d’Italia, che 18 milioni li incassa solo vendendo dati e con il Pubblico registro automobilistico (Pra), in totale, ne pappa centinaia. Da Bersani in giù tutti volevano chiuderlo, tutti scornati. Anche Renzi ci ha provato: l’articolo 30 della Legge di Stabilità decretava la fine del Pra, inutile e più costoso doppione della Motorizzazione civile, in cui doveva confluire. Nel testo uscito dal Quirinale, però, è tutto sparito. Eppure l’Aci, oltre che un doppione, è un dannoso carrozzone. Dannoso perché, essendo il suo fine promuovere l’automobilismo, vien da dire grazie, basta così. Carrozzone non solo perché elargisce prebende o posizioni locali vantaggiose (800 poltrone dalle Alpi al capo Lilibeo, per Sergio Rizzo del Corriere). Soprattutto perché l’Aci, avendo partecipazioni anche di controllo in più di 150 società, fa i mestieri più vari: l’assicuratore, l’informatico, l’agente di viaggi, l’editore eccetera. Naturalmente non redige un bilancio consolidato, o se lo fa lo tiene sotto chiave. Non aprite quella porta: il perché è un mistero italiano. Davvero chi osa attaccare la Ue per i suoi burocratismi deve arrendersi alla piccola satrapia dell’Aci? Nella sua immortale Don Raffaè Fabrizio De André cantava: «Lo Stato che fa? Si costerna s’affanna s’indigna poi getta la spugna con gran dignità». Quando avremo la forza di sbaraccare le nostre tante Aci, vendendone le proprietà e pulendo l’aria, sapremo che davvero si cambia verso. Salvatore Bragantini © RIPRODUZIONE RISERVATA «CITTADINANZA DIGITALE» LA VIA ESTONE AI CAPITALI a cura di Paolo Salom © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PARTITA EUROPEA E GLI INTERESSI ITALIANI e ci sarà nel 2017 il referendum promesso da Cameron, pochi scommetteranno sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Unione. Per inciso, checché ne pensino coloro che sarebbero contenti di vederla andare via, la defezione britannica darebbe forse il colpo di grazia all’Unione: nessuno vedrebbe più ostacoli che possano impedire il definitivo compimento di un’Europa a misura della Germania, e ci sarebbe probabilmente una crisi di rigetto, una reazione antitedesca ancora più forte di quella oggi in atto in una parte rilevante dell’elettorato europeo. Il successo europeo di Renzi 29 schi calcolati. Ma ci sono anche le ombre. L’azione di Renzi, nei termini in cui si è sviluppata, sarebbe stata impossibile solo pochi anni fa, quando le istituzioni europee erano assai più forti, autorevoli, legittimate. È perché l’Unione è in crisi, perché nelle opinioni pubbliche circola molta insofferenza verso le sue istituzioni, i suoi uomini e i suoi riti, che oggi è più facile fare la voce grossa e spuntarla. È un segno del cattivo stato di salute dell’Unione. Anche quando la nostra squadra vince resta il sospetto di avere contribuito a segare ancora un po’ il ramo su cui noi europei siamo tutti seduti. Angelo Panebianco © RIPRODUZIONE RISERVATA F in dall’800 piccole città come Venezia e Pisa o, più tardi, piccoli Stati come il Portogallo riuscirono a imporsi sul mondo di allora grazie a flotte commerciali e controllo delle rotte marine. La legge era semplice: chi dominava le acque poteva crescere ben oltre i limiti dei propri confini. Il mare era una sorta di realtà aumentata. Oggi, per certi versi, lo stesso fenomeno sta accadendo con la Rete. L’Estonia — 1,3 milioni di abitanti — è uno dei Paesi che lo ha compreso e che andrebbe preso come benchmark. Il parlamento di Tallinn ha votato una legge che permetterà, anche ai non residenti, di avere una cittadinanza digitale. Per cinquanta euro dal 2015 si potrà ottenere — rigorosamente via Internet — una firma digitale, un conto, e l’autorizzazione a una vera e propria business digital life. L’imprenditore potrà rimanere dove vuole ma potrà operare via Rete in Estonia senza limiti. Non è certo la prima volta che uno Stato cerca di attrarre soldi. Basterebbe pensare all’Irlanda, sotto la lente della Commissione europea per aver ingolosito con il cosiddetto double Irish i giganti di Internet (e non solo). Tra le norme ad elevata opacità c’è anche la famigerata «residenza in Gran Bretagna non domiciliata». Materia per legulei ma la cui sostanza è che se paghi 50 mila sterline l’anno entri in un cono d’ombra che ti permette di non pagare diverse tasse. Ma l’Estonia sta facendo qualcosa di più che trovare un grimaldello normativo per muoversi tra le leggi. Ha capito che Internet — anche se è stato spesso paragonato all’arrivo dell’elettricità nell’800 — è come gli oceani per le Repubbliche marinare: permette di allargare i confini. E chi prima conquisterà le rotte più a lungo le potrà dominare. Massimo Sideri © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera Economia Energia e gas per la tua azienda 800.199.978 La Lente di Giuditta Marvelli Quanto costa investire nell’istruzione Fin da piccoli S tudiare è un investimento. Se il valore culturale di questa convinzione non si può calcolare, quello economico invece sì. Ed é decisamente impegnativo per chi si fa carico del progetto, con un piano di risparmio finalizzato dall’infanzia alla maturità. Corriere Economia, in edicola domani con il Corriere della Sera, ha fatto qualche conto e la mappa degli strumenti per costruire il capitale. Per chi ha appena cominciato le elementari la laurea costa anche 100 mila euro, se la meta finale è la Bocconi con sistemazione in affitto. Per chi sceglie matematica alla Sapienza di Roma, vivendo con mamma e papà, il preventivo vale 26 mila euro. Per l’accumulo della somma si può seguire la politica dei piccoli passi. I Buoni postali per i minori oggi rendono più dei Btp: mille euro oggi tra 18 anni ne varranno poco più di 1.700. Ci sono le polizze, anche se possono costare molto, o i piani di accumulo in Borsa con fondi o etf. Sempre stando attenti al Fisco. © RIPRODUZIONE RISERVATA axpo.com Mps e Carige in bilico per gli esami Oggi il verdetto Bce sugli stress test. Ieri i board della banca presieduta da Profumo e della Popolare di Vicenza per le contromisure. Bpm passa grazie ai conteggi Bankitalia Parametri ● Il comprehensive assessment della Banca centrale europea è l’esame della consistenza patrimoniale delle banche destinate a passare sotto la vigilanza unica di Francoforte ● L’esame si compone di due parti: la verifica della qualità degli attivi (asset quality review, aqr) e lo stress test. Per superare l’esame le banche devono avere un patrimonio di vigilanza (al 2013) pari all’8% degli attivi nell’aqr, e del 5,5% nello scenario estremo dello stress test. Se si scende sotto quella soglia, gli istituti devono essere ricapitalizzati MILANO Chi sapeva di essere in bilico si è già portato avanti. Lo ha fatto ieri sera il Montepaschi, lo ha fatto ieri pomeriggio la Popolare di Vicenza, lo farà stamattina Carige. Così questo pomeriggio, subito dopo che a mezzogiorno la Bce avrà reso noti gli esiti degli esami delle 131 banche europee che passeranno alla Vigilanza unica, gli istituti che da giovedì sapevano di non averli passati potranno illustrare al mercato dove troveranno i capitali per colmare il deficit (shortfall) patrimoniale. Tutto in vista del giudizio della Borsa, domani mattina. Mps ha tenuto ieri a Siena il consiglio di amministrazione per discutere dei modi con cui colmare un deficit che dovrebbe aggirarsi sui 600-700 milioni. L’intervento della banca presieduta da Alessandro Profumo e guidata da Fabrizio Viola potrebbe prendere in considerazione un rafforzamento sotto forma di un bond convertibile «additional tier 1» e di cessioni di asset. Per questo sarebbero già state contattate alcune banche d’affari come Ubs (ma non ci sono conferme), che già aveva organizzato l’aumento di capitale da 5 miliardi di giugno insieme con Citi, Mediobanca e Goldman Sachs. Oggi Siena dovrebbe comunicare le decisioni subito dopo la note ufficiali della Banca centrale e della Banca d’Italia, con quest’ultima che darà il quadro più aggiornato con le misure adottate nel 2014. Anche di recente Viola avrebbe sondato alcuni banchieri proponendo asset — forse anche sportelli nel Nordest — anche se i discorsi sarebbero rimasti a livello interlocutorio. La decisione sui «piani di rimedio» è importante anche perché è la prima presa con il contributo dei nuovi soci esteri Fintech Advisory (4,5%) e Btg Pactual (2%) che con la Fondazione Mps (ora al 2,5%) hanno stretto un patto di sindacato che punta alla governance dell’istituto. Anche Banca Carige oggi riunirà il consiglio per rispon- dere all’ammanco patrimoniale che dovrebbe venire fuori dagli stress test. A Genova l’istituto guidato da Piero Luigi Montani dovrebbe varare un aumento da qualche centinaio di milioni e poi cedere il ramo assicurativo (Carige Assicurazioni e Carige Vita) al fondo Usa Apollo per 300 milioni. Ci sarebbe poi secondo alcune indiscrezioni anche la possibilità di vendere la private bank Cesare Ponti. Chi si è portato avanti ieri è stata anche la Popolare di Vicenza, un altro degli istituti che avrebbero mancato il limite patrimoniale fissato dalla Bce del 5,5% nello scenario estremo dello stress test. Per questo motivo il consiglio della banca presieduta da Gianni Zonin e guidata da Samuele Sorato ha ufficializzato ieri la data di conversione — maggio 2015 — del bond da 253 milioni emesso l’anno scorso insieme con un aumento di capitale di pari importo. Inoltre, più 131 gli istituti europei sottoposti agli stress test della Bce 15 le banche italiane che passeranno sotto la vigilanza unica con l’ulteriore aumento da 608 milioni effettuato nel 2014 e con la valorizzazione delle quote di Bankitalia l’istituto veneto ha raccolto in due anni 1,2 miliardi di euro freschi che, come ha detto ieri Zonin, consentono di «affrontare serenamente l’esercizio» Bce. Altra banca che dovrebbe non aver passato l’esame Bce al 2013 ma otterrebbe la promozione grazie alla Banca d’Italia è la Bpm: all’istituto guidato da Giuseppe Castagna Via Nazionale ha tolto di recente il vincolo di cuscinetto supplementare da 750 milioni che va sommato ai 500 di aumento di maggio. I rafforzamenti insomma ci sono già stati, per oltre 10 miliardi di aumenti solo quest’anno: per questo ieri sera il direttore generale di Unicredit Roberto Nicastro poteva dichiarare che dagli esami Bce «uscirà un panorama bancario solido e robusto». Fabrizio Massaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Le mosse di Mps Le attese per CariGenova Per fronteggiare l’asset quality review e gli stress test della Bce, la banca guidata da Fabrizio Viola (foto), già sottoposta agli aiuti di Stato con 4 miliardi di Monti bond, in primavera aveva alzato da 3 a 5 miliardi l’ammontare dell’aumento di capitale, nonostante svalutazioni per vari miliardi di euro. Ora la banca potrebbe ancora avere un deficit patrimoniale di 600-700 milioni L’istituto genovese guidato da Piero Luigi Montani (foto) ha già fatto ricorso nel 2014 a un aumento di capitale da 800 milioni, anche se il mercato stimava una necessità di ricapitalizzazione di circa 1,2 miliardi. Ora dagli esami della Banca centrale europea potrebbe venire fuori un ammanco di circa 400 milioni di euro, da colmare con un nuovo aumento e cessioni di asset ● Il commento Il certificato di solidità e i prestiti (da fare) di Nicola Saldutti Oggi a mezzogiorno accadrà una cosa che finora non era mai accaduta, la Bce e Bankitalia renderanno pubblico l’ elenco delle banche solide e quelle che lo sono meno. In qualche modo è il punto finale della grande crisi simbolicamente iniziata con il crac Lehman nel settembre 2008 con l’immagine degli scatoloni. Un cerchio che si chiude. Finora l’esame lo aveva fatto solo il mercato e il bollino della solidità arrivava dalla compravendita delle azioni, da oggi sarà tutto un po’ diverso: per la prima volta arriverà una certificazione delle autorità di vigilanza che, anche qui si tratta di una prima assoluta, stileranno un elenco nome per nome. Che sgombrerà il campo da incertezze e ambiguità e che soprattutto toglierà ogni alibi agli istituti sul fronte dei prestiti da assicurare a imprese e famiglie. Le banche bocciate dovranno correre ai ripari, gli altri saranno più tranquilli nel far banca. Piccolo aneddoto: ieri circolava la voce che i parametri fossero stati ammorbiditi per dare una mano agli istituti tedeschi. Una cosa è certa: chi supererà gli stress test, con scenari di caduta del Pil del 7%, dovrà tornare a prestare il denaro che riceve a tasso quasi zero dalla stessa Bce che oggi li promuove. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 Agricoltura «Parmesan» e affini valgono 8 volte il vero «made in Italy» ECONOMIA Nel Nord America per ogni euro di alimentari italiani venduti ci sono altri 8 euro di prodotti «italian sounding». Tradotto: merci che sembrano italiane ma non lo sono e fatturano otto volte tanto quelle che possono fregiarsi del tricolore senza timori di smentite. Questo il dato diffuso ieri da Gabriele Canali, direttore del Crefis, centro di ricerche dell’università Cattolica, alle fiere zootecniche internazionali di Cremona. Il confronto dimostra quanto i produttori italiani abbiano all’estero un mercato tutto da riconquistare. Esigenza pressante anche perché il mercato interno è in panne. Un esempio: nell’ultimo anno in Italia sono state vendute 700 mila cosce di suino in meno a fronte di un incremento delle esportazioni che si è fermato a 100 mila pezzi. E’ in questo contesto che si inserisce TTIP, acronimo per Transatlantic Trade and Venerdì Carige 0,16 0,0931 (+3,91%) 0,14 174 miliardi Le sofferenze lorde delle banche italiane (agosto 2014) 0,12 11 miliardi 0,10 0,08 13 ago 2 set 22 set 10 ott Venerdì Mps 1,0 (+10,68%) 1,40 25 miliardi 1,30 1,10 0,90 15 0,80 11 ago 1 set 22 set 13 ott Il numero delle banche italiane sotto esame d’Arco Retroscena di Stefania Tamburello Oggi per le banche sarà un giorno della verità molto articolato, quasi ad ostacoli. Perché in grande sostanza, saranno tre i gradi di giudizio che dovranno superare prima di sapere se hanno passato gli esami (Comprehensive assestment) della Bce. Esami composti da una verifica sugli attivi al 31 dicembre del 2013 condotta direttamente dall’Istituto di Francoforte e dagli stress test definiti con l’Eba, l’autorità di vigilanza europea, sulla base di due scenari, uno disegnato sulle previsioni della commissione europea. L’altro, invece, fortemente avverso e difficilmente realizzabile, che ha messo duramente alla prova le banche italiane facendo sorgere le maggiori preoccupazioni in merito agli esiti del test. Anche perché il quadro su cui misurare la tenuta degli istituti, fatto da Eba e Bce, è stato particolarmente severo e penalizzante per l’Italia per cui è stata ipotizzata una recessione di 5 anni, il riacutizzarsi del rischio sovrano e una contrazione del ROMA La lista dei buoni e dei cattivi con tre giudizi Pil complessiva del 7,5% che, unita a quella già maturata dal Paese dal 2007, arriverebbe vicino ai 12 punti percentuali. Ebbene la prima lista fornita dalla Bce indicherà il risultato peggiore, cioè l’eventuale carenza di capitale più ampia, tra i tre scaturiti dalla verifica dei bilanci (Asset quality review) e dagli stress test suddivisi nei due scenari. Tutti relativi quindi all’esercizio 2013, che è stato un anno particolarmente recessivo per le aziende di credito. Emergeranno certo anche le eccedenze di capitale e i superpromossi ma per gli istituti in bilico sarà importante la successiva segnalazione sulle operazioni più importanti sul capitale avvenute nei mesi successivi, cioè tra gennaio e settembre 2014, che per le banche italiane si aggirano sui 10 miliardi. Ed ecco che si arriva così al secondo giudizio, più avanzato e completo: l’elenco delle banche in rosso si restringerà. Gli istituti italiani che potrebbero trovarsi ancora in lista sarebbero Mps, Carige, Popolare Vicenza e Popolare di Milano. Ma non è finita qui. Anche se dall’ Eurotower non se ne farà cenno, lasciando i dati incompleti, le banche centrali nazionali, e quindi la Banca d’Italia interverranno per aggiungere le altre operazioni patrimoniali autorizzate e fatte nel 2014 ,diverse dagli aumenti tradizionali. Sarà da questa integrazione, riconosciuta in tutto e per tutto anche se non segnalata dalla Bce, che deriverà la pagella finale che dovrebbe indicare solo due segni rossi per le banche italiane: Mps e Carige che dovrebbero peraltro, in tempi strettissimi, annunciare le misure necessarie per colmare le carenze. In ogni caso tutte le banche, anche quelle che si sono messe in regola nel 2014, dovranno presentare alla Bce il loro piano di capitale. Insomma una procedura complessa e una comunicazione a tappe, con i futuribili, differenziati e altamente improbabili stress test a fare da riferimento. © RIPRODUZIONE RISERVATA A gestire gli esami delle banche europee sono due authority: la Banca centrale europea e l’European banking authority Le autorità bancarie nazionali come la Banca d’Italia hanno seguito le verifiche con i propri ispettori e, per la prima volta, con consulenti privati Le 131 banche che passeranno sotto la Vigilanza unica della Bce presieduta da Mario Draghi rappresentano l’82% degli attivi bancari La Costa Diadema, nuova ammiraglia di Costa Crociere, presentata ieri a Marghera Un interesse sempre più spinto nei confronti del mercato cinese, questo hanno dichiarato l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono e quello di Costa Crociere Michael Thamm a bordo della nuova ammiraglia, la Costa Diadema (132.500 tonnellate, 306 metri, 4957 passeggeri e 1253 membri di equipaggio) presentata ieri a Marghera. E Bono ha fatto anche intendere - pur trincerandosi dietro i no comment - che Fincantieri ha messo gli occhi sui cantieri Saint Nazaire, oggi Stx France in maggioranza dei coreani: «Fincantieri - ha detto, rispondendo a una domanda sulla possibile acquisizione di Saint Nazaire - deve crescere. Abbiamo obiettivi importanti. In questo momento i coreani stanno perdendo, sono in difficoltà. Noi siamo l’unico cantiere che cresce e che guadagna, poco, ma guadagna. È il momento di muoversi». Quanto a carico di lavoro ha aggiunto Bono, Fincantieri «sta bene» ma il gruppo «ha bisogno di dieci, quindici commesse l’anno per stare in salute» ed espandersi è necessario. Per questo acquista particolare importanza l’accordo di Carnival con i cantieri Cssc (China State Shipbuilding Corporation) che prevede il coinvolgimento di Fincantieri per la costruzione di navi in Cina. Ancora una volta, ha detto Bono, bisogna giocare d’anticipo: «I cinesi ora non sono in grado di costruire questo tipo di navi, estremamente complesse, ma se vogliono nel giro di cinque, dieci anni, lo saranno, noi dobbiamo essere già li. Certo, Non trasferiremo tutto il nostro know-how, useremo i nostri ac- GENOVA Alitalia, scatta la mobilità per 994 dipendenti Accordo separato, la Filt non firma. Primo esperimento di ricollocazione Via ai licenziamenti in Alitalia per poco meno di mille persone. Da venerdì 31 ottobre l’azienda procederà all’invio delle lettere di risoluzione del rapporto di lavoro a 879 addetti di terra, 61 piloti e 54 assistenti di volo. In tutto 994 dipendenti. Secondo le intenzioni espresse lo scorso luglio dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti, gli ex dipendenti della compagnia di bandiera saranno i primi a sperimentare i contratti di ricollocazione di cui parla il Jobs act. In sostanza, niente ammortizzatori vecchia maniera come la cassintegrazione ma licenziamento tout court. Poi un voucher che dà diritto al supporto delle agenzie private di outplacement durante la ricerca di un nuovo posto. In realtà l’atteso decreto del ministero del Lavoro che dovrebbe mettere a disposizione i fondi per i contratti di ricollocazione ancora non s’è MILANO visto. Eppure i soldi ci sarebbero: la legge di Stabilità dell’anno scorso aveva stanziato 15 milioni per il 2014. La regione Lazio è pronta. E le società di outplacement si sono già accreditate. L’accordo sulla mobilità dei dipendenti Alitalia è stato concluso nella notte tra venerdì e sabato. Manca la firma della Filt, la categoria dei trasporti della Cgil. D’altra parte il sindacato rosso non aveva sottoscritto nemmeno l’intesa del 12 luglio sul Decreto I contratti per i lavoratori in uscita sono già finanziati ma manca un decreto del ministero del Lavoro Ri. Que. © RIPRODUZIONE RISERVATA Bono: pensiamo alla crescita delle commesse Gli aumenti di capitale degli istituti italiani nel 2014 Il deficit di capitale stimato per le 131 banche esaminate dalla Bce Investment Partnership, il negoziato sul commercio Ue-Usa. Trattativa delicata perché va a toccare gli standard di qualità dell’alimentare. «Ritengo fondamentale un accordo con gli Stati Uniti – ha detto il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina(nella foto) –: il patto ci offrirebbe potenzialità di sviluppo elevatissime». Fincantieri guarda verso Saint Nazaire Banche e stress test Tre mesi a Piazza Affari 31 numero complessivo degli esuberi. Quest’ultimo accordo che oltre alla mobilità per 994 dipendenti della compagnia, aveva disposto anche pensionamenti e uscite volontarie per un totale di 713 dipendenti. A luglio la Cgil non firmò perché avrebbe voluto un anno di cassa per i 994 licenziati. Nella prima fase dell’accordo, i «volontari» che hanno accettato di andare in mobilità con un incentivo di 10 mila euro sono stati 570; 143 invece i lavoratori con i requisiti per la pensione. «L’avvio della nuova Alitalia sia in grado di ridare occupazione e speranza ai quasi mille licenziati», dicono in Filt Cgil. Mentre la categoria dei trasporti della Uil promette di vigilare sulla corretta applicazione degli accordi. Rita Querzé [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA corgimenti. Anche per questa sfida, però avremo bisogno di più unità e di un buon Sistema Italia che ci sostenga». Costa ha aperto il mercato cinese delle crociere nel 2006: «Dopo otto anni - ha detto Thamm - copriamo una quota che supera il 40% e abbiamo progetti molto ambiziosi. Abbiamo più di 100 persone che lavorano a terra e intendiamo incrementare la presenza, aggiungeremo intanto la Costa Serena alla Vittoria e all’Atlantica che già sono su questa rotta. I nostri rapporti con la Cina implicano obblighi più ampi del solo aspetto crocieristico». Attualmente i croceristi cinesi sono 4,5 milioni e il ministero del turismo di Pechino prevede di arrivare a 20 milioni nel giro di sei anni, una cifra enorme se si considera che oggi i passeggeri complessivi nel mondo sono 21 milioni. Dopo gli anni di crisi mondiale del settore (sedici navi ordinate nel 2007 è una sola nave nel 2009) la crescita è ripresa con tredici navi ordinate a ottobre del 2014 (5 di Fincantieri) e Thamm non si è sottratto all’ipotesi di un nuovo ordine: «Abbiamo, tre, quattro navi in costruzione per Carnival, ci saranno nuove navi anche per Costa, dipende dallo spirito e dall’energia che Fincantieri metterà nel progetto». Un invito a nozze per Bono che ha risposto «Noi ci siamo». Ma l’amministratore delegato di Fincantieri ha perso il buonumore alla domanda sulla sicurezza della nuova ammiraglia: «Le nostre navi sono sicure a prova di Schettino» ha ribattuto. Erika Dellacasa © RIPRODUZIONE RISERVATA ESEC. IMM. n. 908/11 R.G.E. G.E. Dott.ssa Lydia Deiure. Vendita senza incanto: 16/12/2014 ore 10.30 presso il Tribunale di Roma IV Sez. EE.II. apertura buste ore 09.30. Lotto Unico: Comune di Roma (RM) Via Cassia, 395 e Via di Val Gardena, 3 Villino unifamiliare su tre livelli composta da: camera, cameretta, servizio e sala attrezzata con vasca idromassaggio, al piano seminterrato; ampio salone, camera, cucina, tinello, studio e servizio, al piano terreno; 4 camere e doppi servizi, al piano primo; con annesso giardino privato con piscina esterna, oltre locale garage, lettera G. Nella disponibilità del debitore esecutato. Sussistono difformità. Prezzo base Euro 2.500.000,00 in caso di gara aumento minimo Euro 10.000,00. Deposito offerte entro le ore 12.30 del 15/12/2014 in Cancelleria EE.II. In caso di mancanza di offerte vendita con incanto: 14/01/2015 ore 10.30 allo stesso prezzo base e medesimo aumento. Deposito domande entro le ore 12.30 del 13/01/2015. Custode: Dott. Massimo Demarte tel. 06 72 977 628. Maggiori info in cancelleria IV Sez. EE.II. e su www.tribunale.roma.it, www.giustizia.lazio.it e www.astegiudiziarie.it. (Cod. A245093). Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 Fax 02 2588 6114 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 Fax 081 49 777 12 Via Campania, 59 - 00187 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 32 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera 33 Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 Cultura & Spettacoli 7 giorni di tweet I consigli di Alison Norrington per @La_Lettura. Da oggi tocca a Valentina D’Urbano Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, per la decadenza e gli eccessi degli anni 20 Difficult Men: From the Sopranos and The Wire to... di Brett Martin, per la psicologia dei personaggi maschili La donna che sbatteva nelle porte di Roddy Doyle: storie difficili e problemi reali White Boots di Noel Streatfeild: per i miei sogni di bambina che pattinava sul ghiaccio The Magic Faraway Tree, di Enid Blyton, mi ha insegnato che tutto è in permanente stato di provvisorietà Senza un soldo a Parigi e Londra di George Orwell, mi ha fatto venir voglia di vedere il mondo Il signore delle mosche: da giovane mi ha fatto capire per la prima volta cos’è la natura umana in condizioni di sopravvivenza Il libro denuncia di Ermanno Rea (Feltrinelli) Improvvisi Tutta la verità sul caso Piegari profeta gramsciano umiliato dal Pci di Corrado Stajano N el suo gran libro, Mistero napoletano, Ermanno Rea l’aveva lasciata volutamente nella penna, almeno in parte, la tragica storia di Guido Piegari, uomo di genio, vittima dello stalinismo del Pci degli anni Cinquanta. Ai tempi di quel romanzo-verità pubblicato nel 1995, vincitore l’anno seguente del Premio Viareggio, allora sotto la guida di Cesare Garboli, Piegari era ancora vivo: morì nel 2007 e fu l’umana pietà, il rispetto del dolore, a trattenere lo scrittore dal raccontare compiutamente la vita di quell’uomo di alta qualità intellettuale umiliato e offeso, espulso dal Pci di Togliatti pressato da Giorgio Amendola. Piegari aveva creato a Napoli il gruppo Gramsci che di potere ne possedeva poco, ma di idee molte, dissonanti da quelle del partito e le discuteva nell’affollata aula IV della facoltà di Lettere dell’Università. Davano noia, o meglio erano considerate eversive, pericolose, frazioniste perché contestavano la linea amendoliana di stampo salveminiano che puntava soprattutto sull’alleanza con le forze locali. Piegari e il suo gruppo, nemici di ogni compromissione, nella patria di tutti i trasformismi, erano invece fedeli alla lezione di Gramsci: la Questione meridionale è questione nazionale fondata sulla saldatura tra la classe operaia del Nord e i contadini e i sottoproletari del Sud. Fuori da quei principi si favoriva soltanto la disunità d’Italia. Com’è rispuntato nella mente e nel cuore di Ermanno Rea il fantasma di Guido Piegari? È stata la scoperta di un quaderno nero, con gli angoli e il dorso di tela rosso fiamma — cine- se? — ritrovato nella libreria di casa, pieno di appunti scritti al tempo del suo famoso romanzo, a risvegliare passioni e anche tormenti. E ne è nato un nuovo libro, una lucertola che riannoda la sua coda spezzata: Il caso Piegari. Attualità di una vecchia sconfitta (Feltrinelli). Il libro può anche esser letto come una lezione in quella famosa aula IV: l’attualità cui accenna il sottotitolo è acclarata in questo mezzo secolo e più trascorso da allora, dal localismo compromissorio stalinista al migliorismo, alla compiaciuta attenzione alle pratiche craxiane, alle larghe intese del berlusconismo di oggi. Non fu una sconfitta, si può dire, quella del profetico gruppo Gramsci. Chi era Guido Piegari? Laureato in Medicina, biologo, stimato scienziato dell’oncologia, uditore dell’Istituto di studi storici del Croce che ammirava molto la sua intelligenza, marxista ventenne alla ricerca di una nuova visione della Storia, tra l’Europa delle rivoluzioni ottocentesche e del Romanticismo e il Risorgimento ita- liano. Il fascino del personaggio, la sua capacità di proselitismo erano riconosciuti nell’appassionata Napoli del secondo dopoguerra, avida di saperi, di voglia di capire e di discutere, in misura persino maggiore alla naturale vocazione al ragionamento dei napoletani. Il lunedì sera, in quegli anni, era sommo il fervore nel seguire all’Università le varie relazioni: tra le tante, la Rivoluzione del 1799, l’Unità politica, l’Italia del primo Novecento. I temi si incastravano l’uno nell’altro, ma era il presente, sempre, a far da protagonista — la contemporaneità — anche se gli argomenti parevano lontani. L’autoritarismo, l’ansia di libertà, i sistemi usati dallo stalinismo affioravano di continuo nell’evocare il passato. In quegli anni cupi della Guerra fredda i nodi col Pci vennero rapidamente al pettine. Con brutalità. Non fu neppure concessa una libera discussione coi dissenzienti. Rea racconta quel che allora accadde. Piegari non fu solo Nel Bronx Qui sotto un’immagine del «Gramsci Monument» realizzato da Thomas Hirschhorn a Forest Houses, nel Bronx (New York). L’opera, temporanea, è stata creata dall’artista insieme ai residenti di Forest Houses, uno dei numerosi complessi di case popolari a New York, ed è una sorta di villaggio gramsciano con bar, biblioteca, museo, archivio, una stazione radio, uno spazio per i workshop e uno per le esposizioni espulso dal partito — evento che tacque nel Mistero napoletano — fu insultato, ferito a morte. Commenta ora lo scrittore: «L’eretico va delegittimato, calunniato, vilipeso. Soprattutto va dichiarato pazzo. Piegari è pazzo, dissero infatti gli agit prop della potente macchina da guerra ortodossa. E tanto dissero finché il povero Piegari sentì effettivamente vacillare il proprio equilibrio, scoprendo gli incubi della mania di persecuzione». C’è un’altra storia dolorante nel libro di Rea che provoca accoramento in chi legge. Quella di Gerardo Marotta, il presidente dell’Istituto italiano per gli studi filosofici che fu al fianco di Guido Piegari. Ermanno Rea descrive in belle pagine il volto scavato, l’aria affranta, la grande mal i n c o n i a dell’amico. Avvocato amministrativista di grande talento e successo, finita l’avventura del Gruppo Gramsci, ha dedicato la vita a creare una biblioteca famosa in tutto il mondo di trecentomila volumi, una sorta di ponte culturale con il mai dimenticato Gruppo Gramsci. Si è svenato negli anni, l’avvocato Marotta, a comprar libri (dieci miliardi di lire, secondo i più illustri biblioteconomi). Carlo Azeglio Ciampi, colto presidente del Consiglio, destinò finanziamenti notevoli e necessari all’Istituto, il governo Berlusconi li bloccò del tutto. I libri, che nel Palazzo Serra di Cassano davano lustro e vanto a Napoli e all’intero Paese, sono ora ammucchiati in un capannone di periferia. È «una tragedia antropologica» quella che si consuma sotto i nostri occhi, scrive Ermanno Rea. Una vergogna nazionale, un simbolo dell’irrilevanza della cultura, della memoria, della Storia spazzato via da una furia iconoclasta. © RIPRODUZIONE RISERVATA di Sebastiano Vassalli L’autore ● Ermanno Rea (nella foto sotto) è nato a Napoli nel 1927. Ha pubblicato Il Po si racconta (1990, fuori commercio). L’ultima lezione. La solitudine di Federico Caffè, scomparso e mai più ritrovato (Einaudi, 1992) ● Con Fuochi fiammanti a un’hora di notte (Bur) ha vinto il Campiello nel 1999. Da Rizzoli è uscito nel 2007 Napoli Ferrovia ● La fabbrica dell’obbedienza (2011) è uscito da Feltrinelli che ha ristampato La dismissione (già Rizzoli), Mistero napoletano, Il sorriso di don Giovanni ● Il caso Piegari. Attualità di una vecchia sconfitta è in libreria (Feltrinelli, pp. 135, 11) Benvenuto codista, in fila per mestiere al posto degli altri O gni tanto, nasce una parola nuova. Anche nella lingua italiana: fiocco rosa e azzurro per la parola «codista» che può essere di entrambi i generi, il codista o la codista, e indica una persona, uomo o donna, che si mette in fila davanti a uno sportello al posto di un’altra. All’ufficio postale, al Comune, all’Inps, in Tribunale, al Catasto, dovunque ci sia da «fare una coda». La pratica è antica, la parola è nuova e pare che qualcuno addirittura l’abbia brevettata (facendo la coda agli appositi sportelli) per registrarla come marchio di una professione. I tempi sono difficili, il lavoro scarseggia e bisogna inventarlo; anche se, a dire il vero, i codisti sono sempre esistiti. C’è sempre stato qualcuno che faceva le commissioni o sbrigava le pratiche per chi era impossibilitato a farlo personalmente: per il commerciante impegnato nel suo negozio o al mercato, per l’impiegato impossibilitato a lasciare l’ufficio... Se vado indietro con la memoria fino ai tempi della mia infanzia, ricordo persone che allora si potevano ancora definire «macchiette» e oggi forse si direbbero «borderline», che alla mattina, quando ancora erano sobrie, si guadagnavano qualche soldo in quel modo; e avevano anche sviluppato tecniche, più o meno audaci, per «scavalcare la fila». Oggi è tutto più serio: ci sono apposite agenzie. Auguri ai codisti. La ballata delle acciughe Il primo romanzo di Dario Vergassola Un racconto inaspettato © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera SPETTACOLI Rai Il 31 ottobre di trent’anni fa moriva Eduardo De Filippo. La Rai lo ricorda con una serie di appuntamenti. Il più emozionante domenica 2 novembre: su Rai1 in diretta dal Teatro San Ferdinando di Napoli, «Le voci di dentro» commedia scritta da Eduardo nel 1948 e riproposta da Toni Servillo, regista e interprete, con la regia televisiva di Paolo Sorrentino. Rai 5 dedica i sabato sera (il primo ieri) al meglio della produzione del grande attore, regista, autore Sorrentino e Servillo in ricordo di Eduardo a 30 anni dalla morte napoletano. Sabato 1 novembre «Sabato, domenica e lunedì» film con Toni Servillo, Anna Bonaiuto e la regia di Sorrentino; sabato 8 «Filumena Marturano» con Massimo Ranieri e Mariangela Melato. Un altro ciclo si apre domani, ogni lunedì, intitolato «Eduardo in scena», grandi testi interpretati da lui. Si comincia con «Ditegli sempre di sì». Infine, nel giorno dell’anniversario, venerdì 31, diretta da Palazzo Madama. (ma.vo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Un cast super tra fantascienza e morale Astronauti Ogni grande regista prima o poi ha nel proprio destino la sfida con la fantascienza. È stato così con 2001 Odissea nello spazio, film culto di Kubrick, fino al più recente Gravity del premio Oscar Alfonso Cuarón. Ora tocca a Christopher Nolan — che si è fatto le ossa, a suon di successi, con Memento, Inception e con la trilogia dedicata a Batman — e a suo fratello Jonathan, scrittore e sceneggiatore di fama, che si preparano al lancio mondiale di Interstellar (dal 5 novembre nelle sale Usa e nei cinema italiani dal giorno dopo). Per questo kolossal fantascientifico il regista ha scelto un cast all-star, da Matthew McConaughey ad Anne Hathaway, e poi Jessica Chastain, Matt Damon e i veterani Michael Caine ed Ellen Burstyn. Ieri erano tutti a Los Angeles per spiegare i temi, anche complessi, affrontati nella pellicola della Warner Bros. Sorridendo, con la sua aria da inglese perbene con la scriminatura nei lisci capelli biondi, mentre il fratello ha un taglio alla marine, Christopher Nolan non ha voluto addentrarsi nella trama del film, che affronta, oltre a questioni sociali e economiche, i temi scientifici legati all’universo in grado di appassionare il pubblico: dai buchi neri, alla gravità, ai cambiamenti climatici. Matthew McConaughey, reduce da un anno di successi non solo per l’Oscar, sorride. Nel film è il padre di due bambini piccoli, che vediamo crescere e diventare adulti nell’arco di 23 anni. Lui, Matthew, questo arco di tempo lo trascorre nello spazio (dove apparirà anche un quasi irriconoscibile Matt Damon). A seguirlo da Terra il luminare della scienza Michael Caine e, nel ruolo del padre, il grande attore John Lightow. La musica di Da sinistra Matthew McConaughey (44 anni), Anne Hathaway (31) e David Oyelowo (38) in una scena di «Interstellar» di Christopher Nolan, anche autore con il fratello della sceneggiatura. Il film, prodotto con un budget di 165 milioni di dollari, uscirà nelle sale dal 6 novembre LOS ANGELES Nel cosmo di Nolan Il regista del Cavaliere oscuro svela «Interstellar»: esploro le galassie per capire il legame padre-figlio Hans Zimmer, da tempo fedelissimo di Nolan, ritma suspence e sottolinea i momenti più intensi che riguardano le relazioni sociali, le avventure e gli inaspettati colpi di scena. Nel film di Nolan manca del tutto qualsiasi riferimento a questioni di ordine religioso. Tutti i protagonisti, infatti, si muovono unicamente nell’interesse della scienza. Ma come Sul set Christopher Nolan (44 anni) dietro la macchina da presa. Il regista ha scritto con il fratello Jonathan, diretto e prodotto «Interstellar» sostiene il regista: «Sono le emozioni e i rapporti personali ad avere un ruolo fondamentale. A me interessava in modo particolare il rapporto padre e figli, che è un leit motiv di tutta la storia». Più che parlare della tecnica delle riprese e degli effetti speciali del film — costato, si dice, 165 milioni di dollari — Nolan sottolinea l’umanità che caratterizza ogni relazione, compreso il rapporto professionale che lega i due astronauti, Matthew e Anne, e ricorda quando da ragazzo passava il suo tempo a vedere film di fantascienza, compreso Uomini veri (1983) di Philip Kaufman. Nolan sostiene che sarà interessante capire quanto le nuove generazioni si dimostreranno attratte dai temi scientifici. L’astrofisica, che è il perno ❞ Le emozioni e le vicende private giocano un ruolo decisivo nella storia Il dilemma è: contano di più gli affetti personali o il bene collettivo? centrale della vicenda, vede Matt Damon nel ruolo di un astronauta che ostacola il ritorno sulla Terra dei colleghi McConaughey e Hathaway perché, a suo giudizio, ciò comprometterebbe tutti gl sforzi di future conquiste dello spazio. Dichiara Nolan: «L’esplorazione dell’universo rappresenta l’estremo assoluto, il confine ultimo, dell’esperienza umana tra sogno e realtà. Studiarla o inseguirla significa, per molti aspetti, cercare di definire il nostro ruolo all’interno dell’universo. Considero il mio film un viaggio — prosegue —, mi auguro che gli spettatori lo vivano come se essi stessi fossero stati trasferiti su un’altra galassia». Tutto comincia in una fattoria, segnata dalla Grande depressione che colpisce l’America. Qui vivono Mat- thew, suo padre e i due figli. «La storia di questi rapporti — dice Nolan — è essenziale come per poter rispondere a una domanda: quanto un uomo è disposto a rischiare dei suoi affetti personali per un’impresa che può aiutare l’umanità? Rinunciare alla famiglia, agli affetti più cari, per un fine nobile che cosa significa in termini di dovere sociale e di sacrificio? Dove stiamo andando e chi siamo sono interrogativi eterni, e nel film si riallacciano alle vicende emozionali della famiglia». Il regista fa una pausa, alza lo sguardo, poi aggiunge: «Era importante cercare di rispondere a un interrogativo che mi pongo spesso: cosa significa essere padre? Tutto questo inserito in un quadro complesso e inusuale come quello dell’attività spaziale». Gli fa eco il fratello Jonathan: «La realtà dell’universo ha una sua magnificenza incommensurabile, il titolo Interstellar riguarda ogni movimento del cuore e della ragione. Mi auguro una cosa semplice e importante: che gli spettatori uscendo dalla sala guardino il cielo con occhi più attenti, cercando il loro, il nostro, posto tra le stelle». Giovanna Grassi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 SPETTACOLI In «La spia» «Non esiste più un attore bravo come lui. Allo stesso tempo solido e flessibile tanto da potersi trasformare in qualsiasi ruolo». È quanto ha detto ieri a Roma, visibilmente commosso, Willem Dafoe (59 anni, nella foto) a proposito di Philip Seymour Hoffman, l’attore premio Oscar per Truman Capote - A sangue freddo scomparso per overdose lo scorso 2 febbraio, a 46 anni. Hoffman ha condiviso il set con Dafoe in La spia-A Most Wanted Man diretto da Anton Corbijn (dal 30 ottobre nelle sale), tratto dalla spy story Yssa il buono dello scrittore britannico John Le Carré, e presentato al Festival di Roma. «Non era pretenzioso — ha aggiunto Dafoe — era facile lavorare con lui». L’omaggio di Dafoe: nessuno più bravo di Seymour Hoffman Verdetti ● Premio del Pubblico - Bnl sezione Gala «Trash» di Stephen Daldry ● Cinema d’Oggi « 12 Citizens» di Xu Ang ● Mondo Genere «Haider» di Vishal Bhardwaj ● Cinema Italia (fiction) «Fino a qui tutto bene» di Roan Johnson ● Sezione documentari « Looking for Kadija» di Francesco G. Raganato Domani a Trieste Albanese porta in tour i suoi «Personaggi» Ci saranno Epifanio, L’Ottimista, il Sommelier, Cetto La Qualunque, Alex Drastico e Ivo Perego in Personaggi, il tour teatrale con cui Antonio Albanese farà tappa fino a marzo nei maggiori teatri d’Italia. Il primo appuntamento con l’attore e comico è domani al Politeama Rossetti di Trieste e, il giorno dopo, al Nuovo di Udine. «Vorrei che dopo un mio spettacolo tutti si sentissero un po’ meno soli — ha detto Albanese — un po’ più allegri, un po’ più forti. La risata è un abbraccio, un bisogno che ci sarà sempre». Al Festival vincono i buoni sentimenti della favola «Trash» Il film di Daldry sulle favelas. Müller: ora lascio Premiata anche l’Italia con Di Stefano e Johnson ROMA Il Festival salvato dai ragazzini. Gli sciuscià brasiliani protagonisti di Trash di Stephen Daldry vincono il Premio Bnl del pubblico del Festival Internazionale del Film di Roma e anche quello speciale della giuria di Alice della città, la sezione autonoma e parallela della rassegna che aveva presentato il film in collaborazione con la manifestazione. La storia di Raphael, Gardo e Ratto, i tre ragazzini che sfidano le atroci leggi della favela ispirata al libro di Andy Mulligan ha conquistato il pubblico che, per il primo anno, ha preso il posto della giuria di addetti ai lavori. Raggiante Stephen Daldry: il regista di Billy Elliot e Molto forte, incredibilmente vicino sa come trattare con i giovanissimi, ma questa volta i Roma ● Il Festival di Roma 2014 è stato l’ultimo per Marco Müller (foto, 61 anni): «Torno a fare il professore» ● Al Festival oltre 150.000 partecipanti; 113 film da 23 Paesi e più di 80mila ingressi Addio a Jack Bruce il fondatore dei Cream Aveva 71 anni. Con Clapton cambiò il rock Leggendario Jack Bruce (1943 – 2014) sul palco della Royal Albert Hall di Londra nel 2005, in occasione della reunion dei Cream, gruppo rock di cui era bassista, cantante e anche autore È 35 stato un motore del rock. Jack Bruce, uno dei migliori bassisti di tutti i tempi, è morto ieri all’età di 71 anni. Da tempo lottava contro un cancro al fegato. È riduttivo identificare Bruce solo come un grande bassista. Nei Cream, la mitica rockband che aveva fondato con Eric Clapton e Ginger Baker, era anche la voce e l’autore di tutti i successi da «Sunshine of Your Love» a «White Room». I Cream furono un’esperienza irripetibile: tre anni di attività, quattro album (uno uscito dopo lo scioglimento) e 15 milioni di dischi venduti con un rock-blues immerso nella psichedelia. Irripetibile non solo per i dati, ma anche per i caratteri. Con Baker, il batterista, la relazione fu esplosiva. Non solo per l’intesa ritmica, ma per i contrasti caratteriali che i due si portavano dietro dall’esperienza nella Graham Bond Organization: liti furiose anche sul palco, sabotaggio degli strumenti, tensioni continue. Bruce era nato nella periferia di Glasgow nel 1943. La sua pri- ma band furono i Blues Incorporated, dove alla batteria c’era Charlie Watts (poi nei Rolling Stones). Quindi anche un passaggio nei BluesBreakers di John Mayall. Sciolti i Cream nel 1968, Blake avviò una carriera solista fra alti e bassi. Carattere complicato, vita complicata. I suoi eccessi con la droga lo portarono a bruciare quasi tutti i guadagni e a doversi reinventare come turnista per altri musicisti. Scoprì di avere un tumore al fegato nel 2003: una crisi di rigetto per il conseguente trapianto lo mise in fin di vita. Nel 2005 un ultimo tour di reunion con i Cream e quest’anno il suo ultimo album solista, «Silver Rails». «È con grande tristezza che annunciamo la morte del nostro amato Jack: marito, padre, nonno e leggenda assoluta — ha detto la famiglia in una nota —. Il mondo della musica sarà un posto più triste senza lui, ma lui continua a vivere nella sua musica e sarà per sempre nei nostri cuori». Andrea Laffranchi © RIPRODUZIONE RISERVATA suoi piccoli attori lo hanno conquistato, ha confessato. «Il film è loro, ci hanno insegnato gioia e vitalità». A loro e a «quella meraviglia che è il Brasile» ha dedicato il premio durante la cerimonia in sala Sinopoli. E Universal — che lo manda nelle sale il 27 novembre — ha deciso di devolvere a una onlus attiva nelle favelas l’assegno di diecimila euro. Diventati ventimila, per volere del presidente Bnl Abete. Un assegno di diecimila euro anche per Fino qui tutto bene di Roan Johnson, premiato da Sydney Sibilia in un ideale passaggio di consegne tra il suo Smetto quando voglio e questa commedia generazionale sui fuorisede pisani (esce in gennaio per Microcinema). «Abbiamo incontrato tantissimi Tra la spazzatura Una scena di «Trash», il film di Stephen Daldry ambientato in una favela di Rio de Janeiro studenti che ci hanno regalato aneddoti su quella bolla temporale di passaggio alla vita adulta. Ma soprattutto ci hanno insegnato la volontà di non arrendersi e puntare in alto». Doppio riconoscimento all’Italia dalla giuria del Premio Taodue Camera d’Oro alla migliore opera prima: per la regia ad Andrea Di Stefano e al suo Escobar: Paradise Lost con benicio Del Toro («Sono autodidatta» ha detto l’attore romano, ormai americano d’adozione «tutto quello che so l’ho imparato da registi italiani») e menzione speciale per Last summer di Leonardo Guerra Seràgnoli. Età media piuttosto bassa anche per gli altri premiati dal pubblico: per Cinema d’Oggi a 12 Citizens di Xu Ang, Mondo Genere ad Haider di Vishal Bhardwaj, miglior doc Il regista «È tutto merito di quei ragazzini, ci hanno insegnato che cosa sono gioia e vitalità» italiano a Looking for Kadija di Francesco G. Raganato. E Largo Baracche di Gaetano Di Vaio ha vinto il Doc/It. Marco Müller ha concluso il suo mandato triennale e salutato dopo un accenno alle «istituzioni che scricchiolano» con un «Arrivederci Roma e arrivederci Italia». Torna a fare il professore all’Università della Svizzera italiana. Dove anche il Palacinema e il Centro di culture visive e digitali lo aspettano. Stefania Ulivi © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera Eventi La guida Cento appuntamenti tra parole e note nel segno dell’Europa Alla Fiera del Levante di Bari da giovedì 30 ottobre a sabato 1 novembre 2014 la quarta edizione del Medimex - Salone dell’innovazione musicale. Medimex è un progetto di Puglia Sounds promosso dalla Regione Puglia Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo nell’ambito del Programma Operativo Fesr (Fondo Europeo Sviluppo Regionale) attuato dal Teatro Pubblico Pugliese con il sostegno di Assessorato allo Sviluppo Economico, Area Politiche per lo Sviluppo Economico, il Lavoro e l’Innovazione, Servizio Internazionalizzazione. Medimex si inserisce nell’ambito delle azioni del Teatro Pubblico Pugliese nel progetto «I.C.E. Innovation, Culture and Creativity for a new Economy», Programma di Cooperazione Territoriale Europea Grecia-Italia 2007-2013. Media partner Rai Radio Uno. Oltre 100 appuntamenti in tre giorni tra musica live, incontri d’autore, panel, presentazioni. Informazioni su www.medimex.it L’appuntamento Dal 30 ottobre, alla Fiera del Levante di Bari, al via Medimex. Tra concerti di big della canzone e incontri su temi come il diritto d’autore, si indagheranno le trasformazioni di un mercato sempre in cerca di nuove rotte di Marcello Parilli S ì, d’accordo, il mare pulito, l’olio buono, l’arte e la tradizione, la terra di frontiera, l’incontro tra le culture. Tutti i luoghi comuni che vi possono venire in mente sulla Puglia sono veri, non si discute, ma mai come oggi rischiano di nascondere il vero volto di una regione in piena metamorfosi, per non dire all’avanguardia. Ne è perfetto esempio il Medimex, la più grande fiera musicale in Italia che, da giovedì 30 ottobre a sabato primo novembre, trasformerà la Fiera del Levante di Bari in una sorta di grande piazza del mercato con oltre cento espositori dove una folla di artisti, discografici, direttori di festival, gestori di club, negozianti provenienti da 25 Paesi potranno parlare, curiosare, proporre, ascoltare e acquistare, insomma confrontarsi tra abitanti di un mondo che, sferzato dal vento digitale, sta cambiando pelle alla velocità della luce. Anche perché questo Salone, giunto alla quarta edizione, è figlio di un’intuizione e di una scommessa che si chiama Puglia Sounds: «Si tratta di un progetto pubblico per lo sviluppo del sistema musicale, unico tra le regioni italiane, nato dalla convinzione che la cultura e la musica possano essere un elemento di sviluppo non solo sociale e culturale, ma anche economico di un territorio — dice Antonio Princigalli, coordinatore del progetto e dello stesso Medimex —. Perciò sono stati AL CUORE DELLA MUSICA la crescita in % nei primi sei mesi del 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013 della musica attraverso Spotify, Deezer, Tim Music etc. L’ORGOGLIO DELL’INDUSTRIA DISCOGRAFICA 4,1 E LA SCOMMESSA DELLA PUGLIA SULLA CULTURA Il sistema dello spettacolo In alto, Antonio Princigalli, che coordina il progetto, promosso da Puglia Sounds, una delle realtà di tipo pubblico che, insieme al Teatro Pubblico Pugliese e alla Puglia Film Commission, rappresenta un «cuore vivace» per la cultura della regione. A destra, Fiorella Mannoia al Medimex 2013 (anche foto grande a destra) presi fondi comunitari in genere utilizzati per costruire infrastrutture, ponti, ospedali, centrali elettriche eccetera e si è deciso di investirne una parte sulla cultura come motore per lo sviluppo del territorio e della sua economia. Ne ha beneficiato l’intera filiera musicale, dalle case discografiche, agli artisti, ai service, agli operatori, ma anche l’indotto, cioè chi la musica la stampa fisicamente, la trasporta da una fabbrica a un negozio, la commenta o la trasmette. Poi, prendendo a modello realtà simili a livello internazionale, abbiamo creato anche il Medimex, perché non c’è luogo migliore per costruire nuove relazioni culturali ed economiche di una fiera mercato, proprio come per un qualsiasi altro settore produttivo». Al Medimex si suonerà molto (sono previste esibizioni, tra gli altri, di Brunori Sas, Alessandro Mannarino, Cristina Donà), così come gli Incontri d’autore offriranno le testimonianze di Giorgia, Malika Ayane, Paolo Fresu, Ivano Fossati, Niccolò Amman- niti e del trio Fabi-Silvestri-Gazzè tra gli altri, fino ai confronti con i protagonisti del settore su temi caldi il mercato della musica live o il rapporto tra diritto d’autore e nuove tecnologie. Un grande affresco che ogni anno permette agli organizzatori di fissare il momento storico, di scattare una sorta di fotografia del sistema musicale nazionale, considerando i due ettari occupati dalla mostra come un terreno fertile (e neutrale) dove coltivare il futuro della musica italiana. E ci si chiede, allora: come verrà la foto di quest’anno? «Sarà nitida, più a fuoco che in passato. Nel nostro Paese si è tradizionalmente diffidenti verso gli altri, si sta sempre a testa bassa a innaffiare il proprio orticello. Ma da un paio d’anni nel settore vedo più voglia di collaborare, di fare sistema. Così come percepisco una sorta di rinascita culturale: dopo anni di appiattimento si sente il biso- E Diodato torna sui banchi «A scuola i primi applausi» di Antonio Calitri recento liceali ascoltano il percorso musicale del cantautore Diodato e discutono con lui dei lavori che hanno realizzato sul suo personaggio, dal documentario girato con i telefonini per conoscere la popolarità del musicista tra gli adulti alla rielaborazione dei testi selle sue canzoni. Siamo al liceo scientifico «Enrico Fermi» di Bari, in uno degli appuntamenti di Medimex Kids, un innovativo percorso formativo sulla musica d’autore che coinvolge gli studenti di 12 scuole medie inferiori e superiori della Puglia e che, tra laboratori, incontri e discussioni con nomi come Erica Mou, Diodato, i Sud Sound System, Mama Marjas e Reverendo, si concluderà con la partecipazione di 3.200 studenti al Medimex. Una volta al salone poi, gli studenti parteciperanno a un nuovo percorso incontrando alcuni degli artisti ospiti, del calibro di Giorgia, Malika Ayane, Ivano Fossati, J-Ax e Brunori Sas, per intervistarli e discutere con loro dei lavori realizza- ti sui brani che hanno adottato e rielaborato. Infine, forti delle loro nuove competenze acquisite in questo progetto partito lo scorso 2 ottobre, gli studenti potranno crearsi un proprio percorso personale tra gli stand e approfondire altri aspetti del mondo musicale. «Si tratta di un progetto sperimentale — illustra Antonio Princigalli, ideatore del salone e coordinatore di Puglia Sounds — che speriamo possa diventare stabile e arricchirsi di altri elementi per sviluppare un nuovo modo di approcciarsi alla musica e un nuovo metodo di apprendimento». Sul palco intanto, Diodato racconta come molti gli dicevano che la musica lo avrebbe distolto dagli studi ma che poi «è stata proprio la Il percorso Un progetto per gli alunni di dodici istituti pugliesi che continua al Medimex dove incontreranno anche Giorgia, Ivano Fossati e Malika Ayane gno di arricchire la propria conoscenza per poter vivere meglio — dice Princigalli — In Puglia, poi, stiamo attraversando un momento magico con il boom della cinematografia e la nascita di talenti musicali come Caparezza, Negramaro, Alessandra Amoroso ed Emma Marrone, senza dimenticare il nuovo jazz di Nicola Conte e Gianluca Petrella o tutto il mondo che ruota attorno alla Notte della Taranta». Insomma, una sorta di comunità, come conferma Princigalli: «Soprattutto, c’è stata una comunità, anche politica e istituzionale, che ha saputo intuire le potenzialità di un momento simile e decidere di investirci delle risorse, puntare sulle persone. In fondo con cifre relativamente modeste si possono creare altre strutture come Puglia Sounds, capaci di rimettere in moto tutto il sistema del turismo e della cultura. Che in Italia, non dimentichiamolo, vale il 18% del Pil. Ma soprattutto serve la voglia di fare veramente le cose». © RIPRODUZIONE RISERVATA i milioni di cd venduti in Italia nei primi 6 mesi del 2014. E il ritorno decantato del vinile in Italia è una quota di mercato di appena il 2,6% -18 il calo percentuale registrato dai download: dati della Deloitte per la Fimi (che rappresenta l’industria della musica) nei primi 6 mesi 2014 sul 2013 28 i milioni di abbonati ai servizi di fruizione a pagamento nel 2013: il 40% in più rispetto all’anno prima, mentre solo nel 2010 la cifra era di 8 milioni Sintonia Diodato (1981) durante l’incontro con gli studenti del liceo scientifico «Enrico Fermi» di Bari (Foto Vittorio Arcieri ) Gli studenti a confronto con il giovane cantautore T 134 scuola a farmi iniziare. Un giorno la vicepreside mi chiese di suonare in palestra e accettai subito per saltare filosofia. Fu un boato e quell’emozione mi ha fatto capire che mi sarebbe piaciuto fare questo lavoro». Poi si informa delle competenze musicali degli studenti, chi suona cosa, chi fa rap, hip hop, passa ad analizzare i lavori che quattro classi hanno realizzato su di lui e torna a fare il personaggio dispensando un paio di canzoni e autografi per tutti. Al di là delle giornate-evento, che impatto sta avendo questa iniziativa sugli studenti? «Sono stati loro a sollecitarci per aderire al progetto — racconta Clelia Iacobone, professoressa di italiano e latino al «Fermi», con la sua 4ª F coinvolta in Medimex Kids — e all’inizio poteva sembrare un modo per scansare qualche lezione. Invece è stata un’autentica sorpresa. Sia perché i labora- tori sono avvenuti fuori dall’orario scolastico abituale ma soprattutto perché grazie a un nuovo modo di stimolare i ragazzi, questi hanno mostrato aspetti nuovi della loro personalità e creatività. E poi abbiamo potuto scoprire e discutere i reciproci gusti musicali. Cantanti per noi famosissimi che loro neppure conoscono così come noi fino a qualche giorno fa non conoscevamo i loro idoli. Invece, grazie a questo progetto, ci siamo arricchiti tutti». Alla professoressa fa poi eco Daniele, uno studente della 4ª M che spiega che «al laboratorio abbiamo approfondito alcuni aspetti di Malika Ayane e Ivano Fossati. Io però sono più interessato alla musica reggae e grazie agli spunti che ho avuto, al Medimex andrò a chiedere a Mama Marjas alcuni chiarimenti sui suoi testi». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 EVENTI Gli ospiti Scarica l’«app» Eventi Da sinistra, alcuni dei personaggi attesi al Medimex: Cristina Donà (1967); Ivano Fossati (1951); J-Ax, pseudonimo di Alessandro Aleotti (1972) e Malika Ayane (1984). La IV edizione ospita Medimex Music Up, il primo evento italiano dedicato alle startup e ai makers nella musica Eventi 37 Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. Rockstar Un premio a Vasco alla vigilia del nuovo cd C’è anche Vasco Rossi a Bari ma solo per una conferenza riservata alla stampa il 30 ottobre in cui presenterà il suo nuovo disco che uscirà in novembre. La rockstar è tra i premiati con l’Academy Medimex, riconoscimento assegnato da una giuria di 42 giornalisti, la cui cerimonia si svolge il primo novembre. Tra i premiati presenti, Rocco Hunt. ● Il commento Nell’impegno pubblico la chiave per l’export di Andrea Laffranchi Q uello fra musica e politica è, liti di Fedez con Giovanardi o Gasparri a parte, un non-rapporto. La politica si è sempre rivolta alla canzone per dare una faccia (credibile o giovane, scegliete voi) a una proposta partitica. Il modello è l’identificazione fra cantautorato e sinistra negli anni 70: testi pieni di impegno e Feste dell’Unità piene di artisti schierati. Quando poi si è trattato di dare sostegno al sistema, il portafoglio pubblico è sempre rimasto chiuso. Anche in questi anni di crisi del settore. I fondi pubblici sono stati distribuiti a senso unico finanziando con il Fus, il Fondo unico per lo spettacolo, solo la musica «colta» e quindi le fondazioni liricosinfoniche. Con spesso i risultati di inefficienza (quando va bene) illustrati tempo fa su questo giornale da Sergio Rizzo. Il massimo cui il mondo del pop-rock può aspirare è un credito d’imposta sulle produzioni di artisti esordienti proposto dall’allora ministro Bray ma in attesa di un decreto attuativo. Puglia Sounds, progetto con cui la regione governata da Nichi Vendola ha convogliato fondi europei verso il sistema musica, è quindi un’eccezione. Ha agito su un terreno fertile. Negli anni Zero, con Negramaro, Caparezza, Alessandra Amoroso, Emma e altri, la Puglia è stata il centro più vitale per la nostra canzone. Il successo di Puglia Sounds non saranno altri nomi da classifica, se ne usciranno, ma l’aver aiutato qualche giovane a trovare la propria strada. C’è un’altra esperienza di alleanza fra pubblico e privato. È HitWeek, festival che porta artisti italiani nel mondo, promosso da Fimi, la Confindustria del disco, con l’appoggio dell’Ice, l’agenzia per la promozione all’estero delle imprese italiane. I fondi di Puglia Sounds e HitWeek sono una goccia nel mare se paragonati alle forze messe in campo da altri Paesi. Francia su tutti che ha una rete di sostegno all’export musicale ben strutturata. Ma lì l’impegno pubblico ha una storia che nasce negli anni 80. E poi non sorprendiamoci se i loro gruppi sfondano in tutto il mondo. Nonostante l’accento da ispettore Clouseau. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista di Mario Luzzatto Fegiz «L a creatività culturale dà lavoro a 8 milioni di persone in Europa. Impiega più addetti del settore automobilistico. Dobbiamo difendere questo patrimonio». Parola di Caterina Caselli, da cantante a imprenditrice discografica di successo, che, alle 10.30 del 1 novembre sarà al Medimex, con Dori Ghezzi, sul tema «Come la musica cambierà il mercato». «In 10 anni abbiamo perso il 75% del mercato — spiega Caselli che guida, assieme al figlio Filippo Sugar, una tra le aziende editoriali e discografiche indipendenti più importanti d’Europa —. Ma da noi il disco fisico batte, sul repertorio italiano, il consumo in digitale. Nei primi sei mesi dell’anno il fatturato è stato di 30 milioni; lo streaming in rete dalle piattaforme ha reso 12,5 milioni, il download 10,5. Fra “fisico” e download prevediamo a fine anno un fatturato globale intorno ai 110 milioni. Per i dati del primo semestre 2014 siamo a un +7% rispetto allo stesso semestre del 2013 ». Il repertorio italiano continua a funzionare sul disco fisico, mentre il repertorio straniero stravince sul digitale. Come mai? «Perché noi proponiamo una diversità culturale che andrebbe sostenuta, non solo nella musica ma in tutti i settori, come cinema, arti visive, design. Dobbiamo avere più risorse da investire in ricerca e sviluppo. Il disegno di legge Bray, che prevederà forti agevolazioni fiscali per le opere prime, va in questa direzione, anche se forse non basta. Lavora- «Il disco fisico non è ancora morto e sui talenti si sbaglia sempre meno» re su nuovi talenti è indispensabile, altrimenti si rischia di dare un’offerta poco originale che non compete sul mercato digitale globale dove comandano, in regime di monopolio, i colossi del mondo tecnologico. E il lancio di nuovi artisti è una scommessa rischiosa. Per trovare le risorse bisogna ragionare in termini europei. L’Europa è un mercato da 500 milioni di persone, ma non abbiamo un motore di ricerca nostro (russi ❞ Caterina Caselli L’Europa è un mercato da 500 milioni di persone ma tra noi creatori di contenuti non c’è dialogo e cinesi sì). I grandi come Amazon e Google pagano le tasse dove vogliono. Noi, creatori di contenuti europei, avanziamo in ordine sparso, non ci parliamo. L’Europa deve dotarsi di potenza contrattuale organizzata. Oggi i nostri contenuti, apprezzati sul web, vengono pagati (poco) a discrezione dei colossi tecnologici». Perché lanciare un nuovo talento è una scommessa rischiosa? «Il vero talento è timido. Ha bisogno di tempo. Rispetto a trent’anni fa i giovani arrivano con provini di buona qualità. Ma io preferisco ascoltarli dal vivo. E non sempre la prima impressione è quella giusta. Occorrono pazienza, musicisti, strumentisti, autori, arrangiatori. Il risultato non è garantito. Ma si può sbagliare sempre meno. Ho cominciato a fare la Le note della dolce vita a New York L’auditorium Avery Fisher Hall (2.738 posti, sede della New York Philharmonic) del Lincoln Center a New York, dove la Sugar ha promosso due grandi concerti con il progetto «La dolce vita», format sulla musica del grande cinema italiano Chi è Caterina Caselli (1946) è produttrice discografica di successo. Assieme al figlio Filippo, guida la Sugar. Al Medimex interverrà l'1/11 sul tema del mercato Temi caldi Tra gli interventi anche quelli di Alessandro Massara (Universal), Marco Alboni (Warner) e Andrea Rosi (Sony) e dei rappresentanti di altre etichette Il confronto Si discuterà di nuove frontiere tra diritto d’autore e tecnologie, nei panel con rappresentanti di Fimi, Siae, Google/Youtube, Soundreef e Deezer discografica nel ‘78 con l’etichetta Ascolto. Grazie alle plusvalenze della musica leggera ho potuto permettermi in un anno gli Area con l’album Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!, e i primi dischi di Pagani e di Bertoli. Oggi questo non sarebbe possibile». Ma chi sono i nemici della creatività? «Coloro che la usano senza remunerarla adeguatamente. Si è cominciato con i dischi, poi col download illegale. Adesso sta toccando alla stampa quotidiana. E cosa succederà con le stampanti 3D che potranno sfornare borsette di lusso contraffatte? Il tessuto sociale va salvato da tutto questo». E una grande azienda indipendente come la Sugar come si muove in ciò? «Non ci limitiamo a festeggiare 20 anni di collaborazione con Bocelli, Elisa, gli 11 con i Negramaro, i 6 con Gualazzi e Malika Ayane. Abbiamo messo in piedi un nuovo format musicale intitolato “La dolce vita”, destinato alla divulgazione mondiale, con concerti dal vivo, della musica del grande cinema italiano: Rota, Morricone, Trovajoli. Ci sono stati già due concerti a incasso record al Lincoln Center. Terremo anche un concerto all’Arena di Verona e a Roma. Richieste sono già arrivate alla Russia e dall’Argentina. Ma la nostra creatività deve essere agevolata dalle istituzioni». Guerra a Internet? «Assolutamente no. Ma non è vero che Internet rappresenta la vera democrazia. A comandare sono pochi colossi, quelli che io chiamo i corsari in giacca e cravatta». © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera Lucia, con lamato figlio Pietro, Severina, Vittoria e Pippo con le figlie Vania e Fara, Roberto e Monica con i figli Chiara, Andrea e Arianna piangono straziati la tragica e prematura scomparsa del loro adorato Roberto, Francesca, Camilla e Carolina si stringono con tenerezza e affetto a Lucia e a Pietro e, tristissimi, salutano Carlo Mozzi caro amico entusiasta e serio, forte e gentile, padre e marito eccezionale, che ci ha lasciati troppo presto. - Milano, 25 ottobre 2014. colonna portante della famiglia, uomo unico, di straordinaria generosità.- I funerali si terranno lunedì 27 alle ore 14.30 nel Duomo di Bobbio (Piacenza). - Milano, 25 ottobre 2014. Partecipano al lutto: Margherita Filippi e Carlo Filippi. Rosaria, Vincenzo, Antonella con Giorgio e Paola ricordano con infinito affetto Carlo per la sua eccezionale umanità e generosità danimo e stringono lucia, pietro e tutta la famiglia Mozzi in un forte abbraccio. - Milano, 25 ottobre 2014. Carlo e Cecilia, con Chiara e Matteo, piangono limprovvisa scomparsa dello zio Carlo - Milano, 25 ottobre 2014. Marco Rossetti con Chiara e famiglia abbraccia commosso Lucia, Pietro e tutti i famigliari per la perdita di Carlo amico di una vita. - Milano, 25 ottobre 2014. Danilo Mosca si unisce al dolore della famiglia per la scomparsa di Carlo Mozzi - Arcore, 25 ottobre 2014. Incredulo e sgomento Cosimo ricorda Carlo uomo straordinario e indimenticabile amico di una vita.- Insieme a Marina, Erica e Viola si stringe con affetto a Lucia e Pietro.- Un abbraccio commosso a mamma Severina, Vittoria e Roberto. - Milano, 25 ottobre 2014. Arturo Bastianello ricorda con stima Carlo Mozzi e partecipa commosso al dolore della famiglia. - Milano, 25 ottobre 2014. Ruggero tristissimo abbraccia forte Roberto ricordando con affetto Carlo - Milano, 25 ottobre 2014. Ciao Carlo, per me Forte dei Marmi non sarà più quella di prima.- Edo e Allegra abbracciano forte Lucia e Pietro in ricordo del caro Carlo - Milano, 25 ottobre 2014. Carlo Edward Duval e famiglia partecipano con dolore alla scomparsa del caro amico Carlo Mozzi e si stringono alla moglie Lucia e al figlio Pietro. - Milano, 25 ottobre 2014. Antonio Pasini profondamente commosso, piange la perdita del caro amico Carlo ed è vicino a tutti i suoi cari. - Milano, 25 ottobre 2014. Filippo e Francesca Bettini si stringono affettuosamente a Lucia e Pietro nel dolore per la scomparsa del caro Carlo Mozzi - Milano, 25 ottobre 2014. Pierfrancesco, Valeria Venturi e famiglia, profondamente commossi e addolorati per la tragica perdita dellamico Carlo Mozzi lo ricordano con grande affetto. - Milano, 25 ottobre 2014. Carlone, Fausto, Maurice profondamente colpiti per la perdita di Carlo si stringono affettuosamente ai suoi cari in questo momento di grande dolore. - Milano, 25 ottobre 2014. Un grande uomo e un ancor più grande amico Carlo Filippo, Maria, Francesca e Tommaso abbracciano con affetto Lucia, Pietro e tutta la famiglia Mozzi. - Milano, 25 ottobre 2014. Carlo Luigi, Lorenza, Filippo, Leopoldo e Carlotta si stringono commossi a Lucia e Pietro e non dimenticheranno mai il grande amico Carlo - Milano, 25 ottobre 2014. Achille e Renata con Filippo, Beatrice e Alessandro si stringono con tanto affetto a Lucia e Pietro per la tragica scomparsa del caro amico Carlo - Milano, 25 ottobre 2014. Leopoldo e Irene ricordano con grande affetto lamico Carlo e sono vicini a Lucia. - Pietrasanta, 25 ottobre 2014. Marco Bassoli e Angela si stringono commossi a Lucia e Pietro nel ricordo di Carlo uomo e amico di grande cuore. - Milano, 25 ottobre 2014. Mimmo, Giovanna, Enrico e Rachele nel ricordo dellamico di una vita sono vicini a Lucia, Pietro, alla signora Severina, Vittoria e Roberto per la scomparsa di Carlo - Milano, 25 ottobre 2014. Enza e Gabriele De Angelis partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa di Carlo Mozzi - Milano, 25 ottobre 2014. Carlo Cavalleri partecipa al grande dolore di Lucia e Pietro per la perdita dellamico Carlo - Milano, 25 ottobre 2014. Sesa con Rino abbraccia forte lamica di sempre Lucia e il giovane Pietro per la perdita dellindimenticabile Carlo - Milano, 25 ottobre 2014. Partecipano al lutto: Paolo e Marta con Guido. Gli amici Federico, Aldo, Ruben ed Elena. Ciao Carlo te ne sei andato lasciandoci il ricordo della bella persona che eri e dei bei momenti vissuti insieme.Ti vorremo sempre bene.- Ti sia lieve la terra.- Roberto, Wally e Giulio abbracciano con affetto Lucia e Pietro. - Monza, 25 ottobre 2014. Enrico e Nicoletta Hintermann con Edoardo e Sofia si stringono con affetto a Lucia e Pietro per la perdita del caro Carlo Mozzi - Milano, 25 ottobre 2014. Marco e Ita Klinger piangono lamico Carlo e si stringono con affetto a Lucia e Pietro. - Milano, 25 ottobre 2014. Addolorati dalla tragica scomparsa di Carlo ci stringiamo commossi a Lucia e Pietro.- Marco, Elena, Paolo, Giulio. - Milano, 24 ottobre 2014. Augusto Antonio Calabrò ricorda con grandissimo affetto Augusto Bianchi amico molto caro, una bella persona amante della cultura e dellospitalità.- Mi mancherà moltissimo. - Milano, 25 ottobre 2014. Carissimo Augusto insieme piangiamo in te lamico unico, inventore di felicità, il fratello a cui ci ha unito la vicenda tragica e eroica dei padri in guerra.- Insieme, nel piangerti, ci stringiamo alla tua Rosanna.- Marisa Bulgheroni, Carla Sanguineti. - Milano, 25 ottobre 2014. Ciao Augusto ci mancherai tanto.- Abbracciamo Willy con tenerezza.- Annina e Eleonora. - Milano, 25 ottobre 2014. Ciao Augusto amico indimenticabile, ci mancherai tantissimo.Un abbraccio a Rosanna, Valeria, Lorenzo e Arianna.- Giancarlo, Anna, Federica, Laura. - Milano, 25 ottobre 2014. Umberto e Andrea Tracanella ricorderanno con affetto e tristezza il loro amico Augusto Bianchi Rizzi - Milano, 25 ottobre 2014. Alvise e Paola, Emilio e Raffaella, Gaetano e Angela, Elisabetta, Emma, Gabi, Giovanni e Marisa ricordano con affetto lamico Augusto vicini nel dolore a Willy, Valeria, Lorenzo, Arianna. - Milano, 25 ottobre 2014. Franco e Roberta abbracciano forte Lucia e Pietro e ricorderanno sempre con grande affetto lamico Carlo - Milano, 25 ottobre 2014. Augusto Bianchi Sergio e Vittoria de Vio, con i figli e i nipoti, molto addolorati, sono vicini a Willy, Valeria, Lorenzo e Arianna. - Milano, 25 ottobre 2014. Luca Gioia Kiki e Dodo si stringono a Lucia e Pietro per la perdita di Carlo amico e uomo di grande cuore del quale sentiremo tutti un grande vuoto. - Milano, 25 ottobre 2014. Claudio e Giuliana Dompé si stringono con affetto a Lucia in questo momento di grande dolore per limprovvisa scomparsa dellamato marito Carlo Ciao eri un uomo speciale.- Increduli abbracciamo Lucia e Pietro.- Roberto e Sabine. - Milano, 25 ottobre 2014. Caro un abbraccio dai tuoi cugini Mariarosa, Guido e Paola. - Milano, 25 ottobre 2014. - Forte dei Marmi, 25 ottobre 2014. Davide e Barbara con Micol e Giancarlo addolorati per la tragica scomparsa di Augusto Bianchi Laura e Lorenza Meazza piangono lamico insostituibile. - Milano, 25 ottobre 2014. Caro Augusto per noi del "giovedì" e per tutta Milano senza di te si è aperto un vuoto, improvviso, grande!- Maricò Alessio Ruffo, Patrizia Barassi, Silvana Colucci, Lauretta Coz, Antonia Iacchia, Damiano Iovino, Laura Magni, Elisabetta Saura, Isa Traversi, Gianni Vivi. - Milano, 25 ottobre 2014. Meraviglioso, generoso, grande Carlo abbracciano forte Lucia e Pietro. - Milano, 25 ottobre 2014. I colleghi e amici di UBS in Italia sono vicini a Lucia, Pietro e alla loro famiglia in questo triste momento per la tragica scomparsa di Carlo Mozzi - Milano, 24 ottobre 2014. Francesco Perilli e gli amici di Equita Sim partecipano con dolore alla scomparsa di Carlo Mozzi Augusto grazie per quello che ci hai donato e insegnato.Con tanto amore Anna Adriani. - Milano, 25 ottobre 2014. Caro Augusto il giovedì rimarrà lincontro ideale di tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di entrare nella tua casa.- Grazie.- Milly e Massimo Moratti. - Milano, 25 ottobre 2014. I colleghi di Kepler Cheuvreux si stringono con affetto e commozione a Roberto e alla sua famiglia esprimendo le più sentite condoglianze per la perdita del fratello stringendo in un abbraccio Willy, che tanta felicità gli ha dato e Valeria, Lorenzo e Arianna. - Milano, 25 ottobre 2014. Carlo Mozzi Partecipano al lutto: Alberto Paolo Brielli. Beba Alberto con Angelica. Francesco con Gioia e i figli Marco e Giulia; Flavia con i figli Pierre e Claudia; Fabrizia con Claudio annunciano con profondo dolore la scomparsa del loro amato padre e nonno Conte Marco Bucci Casari degli Atti Un sincero ringraziamento ad Esie per laffetto e la dedizione con cui lo ha seguito in tutti questi anni.Le esequie avranno luogo nella Basilica dei SS. Apostoli lunedì 27 ottobre alle ore 11.- Si prega di non inviare fiori ma opere di bene. - Roma, 26 ottobre 2014. Piero e Nicole con Marina e i loro figli partecipano al dolore dei cugini Francesco, Flavia e Fabrizia per la scomparsa di zio Marco - Lugano, 25 ottobre 2014. Nicoletta, Francesco e Valentina, Sabina e Carlo sono vicini con grande amicizia e affetto a Bucci, Flavia, Bizzi e le loro famiglie nel dolore per la perdita del loro amato padre Marco - Milano, 25 ottobre 2014. Il Presidente del Circolo Nautico e della Vela dellArgentario, Claudio Boccia, il Vice Presidente Giangiacomo Serena di Lapigio, i Consiglieri Maurizio Belloni, Alessandro Forti, Pier Andrea Fre Torelli, Nicola Granati, Massimo Mariotti, Augusto Massaccesi, Romano Soldani, insieme a tutti i soci, e allintero staff dei dipendenti, si stringono intorno a Francesco, Flavia e Fabrizia con profondo e sincero affetto e con grande riconoscenza per il rilevantissimo contributo che il Conte Marco Bucci Casari degli Atti socio benemerito, fondatore del sodalizio e membro del Collegio dei Probiviri ha dato al sodalizio stesso, con le sue grandi qualità di signorilità e saggezza. - Porto Ercole, 25 ottobre 2014. È tornato alla casa del Padre il dott. Vittorio Salvetti marito e padre tanto caro ai nostri cuori e medico devoto ai propri ammalati.- Lo accompagni la Santa Vergine nelleternità.- Le esequie presso la cappella del cimitero di Musocco in Milano il 28 ottobre ore 16.- Lo annuncia la sua grande famiglia tutta. - Milano, 25 ottobre 2014. Ciao Augusto travolgente amico di una vita.- Palmino e Giuliana. - Milano, 24 ottobre 2014. Il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia e la Giunta Comunale sono vicini a quanti gli hanno voluto bene per la scomparsa di Augusto Partecipano al lutto: Alessandro e Francesca Triscornia. Emozionati ricordiamo Augusto abbracciando i suoi cari.- Lucia, Maddalena, Gianni Giovannelli e Giovanni, Lucilla Milani. - Milano, 25 ottobre 2014. Un bacio rosso e infinitamente di più.- Ciao Augusto Mara.- Una carezza a Valeria, Lorenzo, Arianna. - Milano, 24 ottobre 2014. Con Augusto Bianchi scompare un pezzo di Milano.- Ci mancherai.- Un abbraccio a Rosanna, i figli, Armando.- Eliana, Cristina, Lara. - Milano, 24 ottobre 2014. Aurelio Pappalardo partecipa al dolore della famiglia per la perdita di Augusto Bianchi - Bruxelles, 25 ottobre 2014. Profondamente rattristato, Francesco Mucciarelli ricorda Augusto Bianchi spirito intelligente e libero, uomo buono e onesto. - Milano, 25 ottobre 2014. Ciao Augusto sei stato grande e generoso.- Un forte abbraccio a Rosanna, Valeria, Arianna e Lorenzo.- Stefania. - Milano, 25 ottobre 2014. Ti voglio bene, carissimo Augusto Bianca Pitzorno abbraccia con affetto Rosanna, Valeria, Lorenzo e Arianna in questo momento di dolore. - Milano, 25 ottobre 2014. Roberto Brambilla, Roberta e Titti salutano Augusto con grande rimpianto. - Milano, 25 ottobre 2014. Marina e Sergio, Clemente e Francesca, Andrea e Daniela, Mariacristina e Andrea, Tommaso e Shana, Fabio e Chiara, Simona e Simone ricordano con affetto lamico, collega e maestro Augusto Bianchi Rizzi - Milano, 25 ottobre 2014. È mancato allaffetto dei familiari Giovanni Caproni di Taliedo Ne danno lannuncio commossi e addolorati la moglie e i figli.- I funerali si svolgeranno nella Basilica di San Babila.- Per lorario chiamare lo 02.5513026. - Milano, 25 ottobre 2014. Roberta e Raffaele con Valentina e Andrea sono affettuosamente vicini a Raffaella, Marco e Francesca in questo tristissimo momento per la perdita di Giovanni - Milano, 25 ottobre 2014. Paolo e Cristina piangono Augusto Bianchi Cittadino Benemerito, Avvocato, uomo di grande intelligenza, generosità e cultura. - Milano, 25 ottobre 2014. Il Presidente Basilio Rizzo e il Consiglio Comunale di Milano partecipano con profondo cordoglio al lutto della famiglia per la scomparsa di Augusto Bianchi Cittadino Benemerito di Milano. - Milano, 25 ottobre 2014. Augusto Bianchi Partecipano al lutto: Cristina Rossi. Elena Airaldi e Francesco Tagliagambe. Roberto Carusi. Giorgio Giacomini. Magda Esposito. Salvatore Sinagra. Emanuela Brock. Lorenza Salamon e Luigi Vanni. Leo Sisti. Tiziana Riva. Susy e Emilio Morgante. Elisa Borgonovo Moroni. Anna Alderuccio. Ernesto Mauri partecipa con commozione al dolore dellamico Alessandro per la morte del padre Serafino Franzosi Giovanni un amico veramente fraterno. - Milano, 25 ottobre 2014. Eugenio e Giancarlo ricordando lamico di tanti bellissimi viaggi sono vicini a Raffaella e a tutta la famiglia nel dolore per la scomparsa di Giovanni - Milano, 25 ottobre 2014. Gianni e Daria con Franco ed Emi si stringono con affetto a Raffaella, Marco e Francesca nel ricordo luminoso di Giovanni guida e compagno di tante avventure. - Milano, 25 ottobre 2014. Cenzi, Carla e Angelo, Graziella e Bruno, nel ricordo della lunga e bellissima amicizia con Giovanni abbracciano commossi Raffaella Francesca e Marco. - Milano, 25 ottobre 2014. Il Mountain Bike Club Italiano ricordando le eccezionali doti di umanità, simpatia e capacità organizzativa partecipa con grande affetto e rimpianto al dolore della famiglia per limprovvisa scomparsa di Giovanni - Segrate, 25 ottobre 2014. suo fondatore e Presidente Onorario. - Milano, 25 ottobre 2014. Maurizio Costa è vicino con affettuosa partecipazione al dolore di Alessandro per la perdita del papà Partecipano al lutto: Barbara Locatelli de Maestri. Edmondo e Beatrice con Luca e Cristina. Serafino Franzosi - Milano, 25 ottobre 2014. Rossana Peduzzi, con Giovanni, Francesca e Paola, annuncia la scomparsa della sua mamma Il Presidente Marina Berlusconi, lamministratore delegato Pasquale Cannatelli, il direttore generale Danilo Pellegrino, i dipendenti e i collaboratori di Fininvest partecipano al lutto del dottor Alessandro Franzosi e dei suoi familiari per la scomparsa del padre Ti ricorderemo con amore.- Grazie al dottor Francesco Olcelli, a Ivana e Lucia e alla Casa di Riposo Gasparini per laffetto e le cure. - Rivergaro, 25 ottobre 2014. Serafino Franzosi Marina Berlusconi è vicina al dottor Alessandro Franzosi in questo momento di dolore per la scomparsa del padre Serafino Franzosi - Milano, 25 ottobre 2014. Pasquale Cannatelli si unisce al cordoglio di Alessandro e dei suoi familiari per la scomparsa del padre Serafino Franzosi Danilo Pellegrino e Monica Gaiani si stringono con affetto ad Alessandro e alla sua famiglia nel dolore per la perdita del papà Serafino Franzosi Franco Currò e la Direzione Comunicazione di Fininvest partecipano commossi al dolore di Alessandro e dei suoi cari per la perdita del padre Serafino Franzosi - Milano, 25 ottobre 2014. Enrica Mascherpa e la Direzione Legale di Fininvest sono vicini ad Alessandro e alla sua famiglia per la dolorosa perdita del padre Serafino Franzosi - Milano, 25 ottobre 2014. Ha raggiunto nella casa del Padre la sua amatissima Emma il Ciao nonna Pina sei nel nostro cuore.- Francesca e Paola, con Francesco e Andrea. - Rivergaro, 25 ottobre 2014. Un bacio alla nostra nonna bis Pina Proteggici sempre.- Anita, Martina, Ferrante e Cristina. - Rivergaro, 25 ottobre 2014. Sottotenente del V Alpini Campagna di Russia Lo annunciano i figli Guido, Francesca e Michele con le loro famiglie.- Uno speciale ringraziamento a Guadalupe per le amorevoli cure prestate.- Il funerale avrà luogo a Canzo (Como) nella chiesa di Santo Stefano alle ore 14.30 di lunedì 27 ottobre. - Canzo, 24 ottobre 2014. Partecipano al lutto: Gli amici di sempre Balossi con affetto. Zio Piero Gabriele, Patrizia, Jacopo e Daniele sono vicini a Guido, Francesca e Michele e lo ricordano nei momenti migliori. - Milano, 25 ottobre 2014. Davide Vaggi con Ludovica e Domenico Vaggi con Caterina sono vicini a Guido e fratelli per la morte del papà Pier Francesco Sagramoso - Milano, 25 ottobre 2014. Con profondo affetto Carlo con Paola, Sandro con Daniela sono vicini a Guido, Francesca e Michele nel ricordo di Pier Francesco - Milano, 24 ottobre 2014. Elda Longhi Rastello è tragicamente mancata allaffetto dei suoi cari.Ne danno il triste annuncio la sorella Licia, Bianca e Armando, Francesco e Lorella con Benedetta e Federico.- Per i funerali pregasi chiamare da lunedì 27 ottobre il numero 025513027. - Milano, 25 ottobre 2014. Zia Elda ti ricorderemo sempre con la tua energia, intelligenza e positività.- I tuoi nipotini Benedetta e Federico. - Milano, 25 ottobre 2014. Lamministratore, i consiglieri e tutti i condòmini del condominio I Giardini località Pinetina partecipano con profondo cordoglio al lutto dei famigliari per la grave perdita della cara Elda Longhi insostituibile, fattiva e stimata consigliera del condominio. - Carbonate, 25 ottobre 2014. Dott. Daniele Campana Presidente del Collegio Sindacale ed apprezzato consulente del gruppo. - Milano, 25 ottobre 2014. Partecipano al lutto: Gianvittorio Bianchi. Stefano Cagliari. Giovanni Caronia. Luciana con Marina e Nicoletta, Giorgio con Patrizia, Margherita e Vittorio sono vicini a Tini e Anna in questo momento doloroso per la perdita della cara sorella Antonella Finetti Zamarin - Milano, 25 ottobre 2014. Con infinita tristezza e antica amicizia Arturo, Valentina e Valeria abbracciano Gianni, Paola e Rossana nel ricordo di Giuliana Livio Schejola - Milano, 25 ottobre 2014. Ad un anno dalla sua prematura scomparsa, il marito Walter e i figli Paolo e Silvia ricordano con immutato e struggente rimpianto la professoressa Giovanna Massariello Merzagora La messa di suffragio verrà celebrata lunedì 27 ottobre alle ore 18.30 nella chiesa di Santa Croce. - Milano, 26 ottobre 2014. 2013 - 2014 Ancora increduli e profondamente addolorati Lucia, Maria, Paolo e Vittorio con le rispettive famiglie ricordano con affetto e rimpianto infiniti la Prof.ssa Giovanna Massariello Merzagora amatissima sorella. - Milano, 26 ottobre 2014. 26 ottobre 2013 - 26 ottobre 2014 Con grande affetto e immenso rimpianto Giulia Poggi ricorda lamica e collega Giovanna Massariello Merzagora - Pisa, 26 ottobre 2014. 2013 - 2014 Professoressa Giovanna Massariello Merzagora Un anno è trascorso.- Ti ricordo ogni giorno con affetto e rimpianto.- Eleonora Cammareri. - Milano, 26 ottobre 2014. Rossella, Giulia e Vittoria ringraziano di cuore per la partecipazione al loro grande dolore per la perdita del loro amatissimo Giacomo Corsi - Firenze, 26 ottobre 2014. Addolorati per limprovvisa scomparsa di una grande e generosa amica con la quale hanno diviso ore serene Antonia, Patrizia, Claudio, Alessandro ed Elena Macca ricorderanno sempre la Dott.ssa Maria Pia Novelli Noè e sono vicini con affetto a Pino, alla sorella Anna, a Paolo e ai familiari tutti. - Brescia, 25 ottobre 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Cara Maria Pia amica di sempre, ti abbiamo vista sorridere, piangere, lottare con tenacia per tenere con te il tuo adorato Pino, ora sei finalmente in pace.- Luciana e Gianluca. - Milano, 25 ottobre 2014. Palmina, compagna di una vita, annuncia limprovvisa scomparsa di Antonio Favaretto - Milano, 25 ottobre 2014. Partecipano al lutto: Graziella Margiotti. Corrado Ventura. Andrea Amerigo Ventura. Conte Palatino Pier Francesco Sagramoso Il Consiglio di Amministrazione, i dirigenti ed il personale di G.M.I. SpA partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa del Giuseppina Vismara - Milano, 25 ottobre 2014. - Milano, 25 ottobre 2014. Quarantanni di ricordi e di ininterrotta profonda amicizia nonostante le tante diversità.- Enrico Giliberti piange insieme con Matilde il carissimo - Milano, 25 ottobre 2014. Augusto uomo di grandi sentimenti e rare qualità. - Milano, 24 ottobre 2014. - Milano, 25 ottobre 2014. e si stringono alla moglie Lucia e al figlio Pietro. - Milano, 25 ottobre 2014. Carlo Mozzi Mara ed Adolfo partecipano al grande dolore di Willy, dei figli Valeria Lorenzo ed Arianna e di tutti i suoi cari per la perdita di Toni Tel. 02 50984519 Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: PER PAROLA: A MODULO: ti ho amato come un padre.- Mi sento disperatamente sola.- Cristina. - Milano, 25 ottobre 2014. Renato e Stefania, Stefano e Giovanna, Michele e Francesca, Maddalena e Marco, vicini in questo grande dolore per la morte di Laura Fiazza abbracciano con tantissimo affetto Nicoletta, Roberto, Alessandra, Giampaolo, Paolo e Chicca. - Milano, 25 ottobre 2014. I condomini e lamministratore del condominio di viale Beatrice dEste 5 Milano, partecipano con profonda commozione al luttto della famiglia per la scomparsa della signora Laura Fiazza - Milano, 25 ottobre 2014. Ha raggiunto il suo Ubaldo nella casa del Signore Fernanda Mutti Burghignoli La amano e la piangono Vera, Massimo, Aurora.Le esequie saranno tenute presso la cappella della Piccola casa del Rifugio in via Giacomo Antonini, 3, Milano, martedì 28 ottobre alle ore 9. - Milano, 25 ottobre 2014. I soci del Rotary Club Milano Castello sono vicini allamico e socio, Avvocato Massimo Burghignoli, per la scomparsa della cara mamma signora Fernanda Mutti Burghignoli - Milano, 25 ottobre 2014. Ciao mamma!- Con infinita tenerezza Simonetta e Paolo, Angela e Augusto, Silvia e Massimo abbracciano Lia Vico Galassi Un ringraziamento particolare a Meri, a Anna e al dottor Maurizio Picca che con tanto affetto hanno accompagnato la mamma in questi anni. - Milano, 25 ottobre 2014. Ad esequie avvenute la moglie Anna Maria, i figli Edoardo con Fiorenza, Noemi, Camilla e Giacomo e Paola con Claudio, Alessandro e Cristina, annunciano la scomparsa dell Ing. Luciano Bressan - Temù, 26 ottobre 2014. Corriere della Sera Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 300,00 Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 e-mail: [email protected] 39 Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 ● Risponde Sergio Romano WALLENBERG, LO SVEDESE CHE SALVÒ GLI EBREI di Danilo Taino Statistical editor Quella ricetta (inglese) per sfuggire al declino LETTERE AL CORRIERE GIUSTIZIA Complicità dei parenti Caro Romano, nel libro Il dottor morte di Nicholas Kulish e Souad Mekhennet, si afferma: «La legge tedesca non consente di incriminare per complicità i parenti stretti che aiutano i propri familiari a sottrarsi alla giustizia. Da padri, madri, fratelli, sorelle, figli e figlie non si pretende collaborazione. I legami di sangue sono ritenuti più forti della lealtà del cittadino verso lo Stato». Sarebbe possibile mettere a confronto le normative in vigore nei Paesi con i quali abbiamo rapporti? SPESE MILITARI Effetti dei tagli Sono anni che la Difesa si è trasformata in bersaglio privilegiato di tagli, tanto che il nostro Paese è diventato fra quelli con le spese militari più basse d’Europa e della Nato. E i livelli di efficienza ed efficacia delle nostre Forze armate, segnate anche da pesanti squilibri nella ripartizione dei fondi, saranno inesorabilmente destinati a diminuire ancora. Ecco perché, in queste condizioni di abbandono da parte della politica ma anche degli stessi vertici militari, diventa sempre più urgente riflettere su senso e opportunità di conservare uno strumento militare sempre più incapace di operare e, di conseguenza, esso stesso uno spreco di soldi! Giovanni Martinelli [email protected] In biblioteca ho trovato il volume di Domenico Vecchioni Raoul Wallenberg, l’uomo che salvò 100.000 ebrei. Nella prefazione di Giovanni Spadolini, la storia della vita di Wallenberg appare complessa ed enigmatica. Le giro alcuni degli interrogativi posti da Spadolini rimasti senza risposta: «Perché i sovietici arrestarono un diplomatico di un Paese neutrale, un diplomatico che tanto aveva fatto per contrastare la furia omicida dei nazisti?» e «Perché il governo svedese non reagì immediatamente per ottenere la liberazione?». Andrea Sillioni Bolsena (Vt) Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579 @ [email protected] www.corriere.it [email protected] Caro Sillioni, ossiamo fare soltanto qualche supposizione. Wallenberg fu probabilmente vittima del suo coraggio e della sua intraprendenza. Accettò di andare a Budapest nel marzo del 1944 perché una organizzazione umanitaria degli Stati Uniti (il War Refugee Board) era alla ricerca di un cittadino neutrale, possibilmente svedese, a cui affidare il compito di assistere e proteggere ciò che restava della grande comunità ebraica ungherese: 700.000 persone, di cui 230.000 vivevano ancora nella capitale. Wallenberg sembrava perfettamente tagliato per l’incarico. Apparteneva a una ricca famiglia di banchieri e industriali, molto autorevole nel suo Paese e in Europa. Aveva buone conoscenze negli ambienti economici ungheresi. Era energico, efficiente, spregiudicato, pronto a sposare con passione una grande causa umanitaria. Per garantirgli uno status diplomatico il governo svedese lo nominò Primo segretario della sua Legazione a Budapest, ma Wallenberg, non appena cominciò il suo lavoro, scrisse a Stoccolma che non aveva alcuna intenzione di sottostare al trantran della burocrazia diplomatica e che avrebbe agito in piena autonomia. La rappresentanza diplomatica svedese non era la sola che cercava allora di sottrarre gli ebrei P Giovanni Allegri giovanniallegri039@ gmail.com Posso dirle che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto a ciascuno degli sposi la prerogativa di non testimoniare contro l’altro. A questa prerogativa lo sposo interessato, se lo desidera, può rinunciare. ● Più o meno La tua opinione su sonar.corriere.it La decisione di Renzi di rendere pubblica la lettera della Ue non è piaciuta a Barroso. Voi la condividete? SUL WEB Risposte alle 19 di ieri Sì 80% 20% No La domanda di oggi La Cgil pensa a uno sciopero generale contro la riforma del lavoro. È uno strumento efficace? NEONATI Bonus inutile? Dare quattro soldi per un bebè viene presentata come un fatto rivoluzionario. Invece non risolve nulla e anzi innescherà il consueto balletto per dimostrare che il reddito familiare è sotto i 90.000 euro. Se invece i fondi si fossero impegnati per realizzare mini asili, distribuiti nelle case come in Francia, avrebbero creato nuovi posti di lavoro e risolto il problema della ai piani genocidi di Adolf Eichmann. In quella di Spagna un uomo d’affari italiano, Giorgio Perlasca, dette prova in quei mesi di fantasia e di coraggio. Ma Wallenberg non esitava a stampare lasciapassare di dubbia autenticità, a comprare funzionari corrotti, a sfidare le sentinelle tedesche per rincorrere gli ebrei fin sui treni che li avrebbero portati nei campi di concentramento. A Budapest creò trenta case svedesi, con stemma e bandiera del Regno, che servivano da ostelli per ebrei sfuggiti all’arresto. Quando Budapest fu conquistata dall’Armata Rossa, Wallenberg avrebbe potuto attendere nella Legazione di Svezia che la situazione si normalizzasse. Ma sembra che abbia sollecitato un incontro con il comando sovietico e abbia lasciato Budapest con il suo autista per una destinazione da cui non sarebbero ritornato. A una richiesta d’informazioni giunta forse tardivamente da Stoccolma, fu risposto, dopo una lunga attesa, che era stato stroncato da un infarto nel luglio del 1947 mentre era detenuto nel carcere della Lubjanka, sede moscovita del Nkvd, predecessore del Kgb. Secondo altre fonti, invece, sarebbe stato fucilato. È probabile che agli occhi dei suoi carcerieri Wallenberg non appartenesse ad alcuna delle categorie con cui i servizi sovietici avevano familiarità. Sospettarono che fosse una spia degli americani e non poterono dimostrarlo, ma lo trattennero sino al giorno in cui restituirlo vivo sarebbe stato più imbarazzante che farlo scomparire. Nel ricordare questo straordinario personaggio, caro Sillioni, aggiungo che esiste un altro Raoul svedese che operò nello stesso periodo e non fu meno benemerito. È Raoul Nordling, console generale di Svezia a Parigi, l’uomo che riuscì a impedire la distruzione della capitale francese, quando i tedeschi abbandonarono la città nell’agosto 1944, e salvò parecchie migliaia di prigionieri politici dalla deportazione e dalla morte. © RIPRODUZIONE RISERVATA collocazione dei figli dei genitori che lavorano. Sergio Tuzi [email protected] PRIORITÀ Opere pubbliche In Italia ci sono 600 opere pubbliche iniziate e non finite. Renzi dovrebbe per prima cosa dirigere i nuovi investimenti su quelle. Completarle costerebbe meno e toglierebbe di mezzo certe brutture. Franco Dellepiane, Genova CHI FA I SACRIFICI Promemoria per i politici È grazie ai sacrifici ed alle rinunce degli italiani che il nostro Paese riesce a sottrarsi alla procedura d’infrazione, sempre pronta ad abbattersi da Bruxelles. È bene che la classe politica se ne ricordi al fine di evitare di accollarsene il merito oggi o domani! Alessandro Prandi alessandro.prandi51@ gmail.com G eorge Orwell raccontava che in Gran Bretagna ai bambini veniva insegnato che «la classe operaia puzza». Ancora nel dopoguerra, il Paese era in effetti polarizzato in una odiosa divisione di classe. Al polo opposto dei lavoratori — gente di pub — non c’era però una sana borghesia ma una vecchia aristocrazia — gente di club — che viveva nella convinzione che se non ti puoi permettere un maniero di campagna molto meglio vivere da bohémien. In entrambi gli opposti, ciò che veniva definito «trade», fare business, era disprezzato. Era questa la realtà negli anni Settanta: un muro sociale che sembrava rendere definitivo il declino del Regno Unito. Eppure — l’Italia prenda nota — il declino, anche il più radicato nell’anima di un Paese, può essere interrotto e rovesciato. Non è solo che la Gran Bretagna sta crescendo a un ritmo del 3% l’anno, il più alto tra i Paesi del G7. O che la disoccupazione è al 6% (contro l’11,5% dell’Eurozona). Certo, questi sono segni di un Paese che non è in declino. Il fatto interessante, però, è che dalla fine degli anni Settanta gli abitanti del Regno sono stati investiti dallo choc totale del thatcherismo. Sul versante del lavoro, la distruzione di un’ideologia di destino di classe avvenne con l’attacco diretto ai sindacati, che tra l’altro influenzavano fino a bloccarlo il Partito Laburista: gli iscritti alle Trade Unions erano più di 13 milioni nel 1979, anno in cui Margaret Thatcher divenne primo ministro, e sono oggi meno di sette milioni. In parallelo, l’idea e la realtà di una middle class si è affermata: i proprietari di case erano il 50% del totale nel 1971 e al momento della caduta della Iron Lady erano il 69% (un po’ più di oggi). Negli anni Settanta, i britannici possessori di azioni quotate in Borsa erano il 7% del totale, alla fine degli Ottanta, il 25%. Sul versante dei privilegi, è vero che dall’aristocrazia — detta anche «mafia» — Oxbridge (chi ha studiato a Oxford e Cambridge) vengono più del 70% degli alti magistrati, il 50% dei diplomatici del Foreign Office e il 59% dei membri del gabinetto di governo. Ma è anche vero che le percentuali calano, seppur lentamente e, soprattutto, che queste élite non possono più permettersi di snobbare il «trade»; il business, anzi, è ormai la loro prima occupazione. Si è insomma creata e palesata una borghesia, ai vari livelli. Da noi c’è già: per sfuggire al declino occorre liberarla. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA INTERVENTI E REPLICHE Azerbaigian: i diritti umani In relazione all’articolo «Diritti umani in Azerbaigian. Le mani legate dell’Europa» di Giuseppe Sarcina (Corriere, 14 ottobre) segnalo che l’Azerbaigian è un Paese multiconfessionale e multiculturale, esempio di rispetto dei diritti umani, con una Costituzione che pone le etnie e le religioni sullo stesso piano. Ci sono centinaia di istituzioni politiche e partiti, più di 40 quotidiani, circa 200 settimanali e mensili, 9 tv nazionali e 14 regionali, Internet libero, libertà di associazione. Le persone in carcere sono tali per violazioni delle leggi, ma proprio in questi giorni si è avviata l’esecuzione di un ordine di grazia del presidente Aliyev che prevede la scarcerazione di 84 persone. In Azerbaigian esiste una grave violazione di diritti umani, con l’occupazione militare da parte dell’Armenia del 20% del nostro territorio (il Nagorno Karabakh-Regione dell’Azerbaigian e i 7 territori circostanti). L’autore sembra ignorare le 4 risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e documenti di Coe, Ep, Nato, ecc., che stabiliscono la necessità di ripristinare la nostra integrità territoriale. Non sono diritti umani quelli lesi al milione di profughi azerbaigiani dall’Armenia e dai territori sotto occupazione? Questo raramente è accennato dai media e non è stato sollevato come problema © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. 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DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it quando nel 2013 l’Armenia era alla presidenza del Consiglio d’Europa. Stiamo portando, nel Consiglio d’Europa, i principi di una società multietnica e multireligiosa, e crediamo che sia un esempio da apprezzare ed evidenziare. Vaqif Sadiqov, ambasciatore Azerbaigian Il commento era puntato sulle difficoltà sempre maggiori incontrate dai partiti e dai movimenti di opposizione al presidente Aliyev. Ne hanno dato notizia le principali agenzie di stampa internazionali e un’organizzazione indipendente e accreditata come Amnesty International. Ora l’ambasciatore dell’Azerbaigian annuncia che il presidente ha deciso di concedere la grazia a 84 persone: è una prima, buona, notizia. (g. sar.) I ruoli a Material ConneXion Nell’articolo «Material ConneXion. Tra plastiche, tessuti, vetri, in cerca del materiale che verrà» («Corriere Innovazione» del 9 ottobre) è riferito erroneamente che la signora Micol Costi sarebbe direttrice di Material ConneXion e responsabile del Centro ricerca, mentre ricopre la carica di direttrice della library e della ricerca sui materiali e dipende dal presidente Rodrigo Rodriquez, dall’ad Emilio Genovesi e dalla direttrice esecutiva Anna Pellizzari. EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 - USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. 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Viaggio nel tempo” € 8,30; con “I capolavori dell’Arte” € 7,30; con “Ufo Robot” € 11,39; con “James Bond collection” € 11,39; con “Scrivi Vecchioni, scrivi canzoni” € 11,39 40 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera Serie B Sport Sampdoria Roma ❞ Livorno battuto in casa in quattro in testa L’arbitro Pinzani k.o. Grande equilibrio in B. Comandano quattro squadre, con il Carpi che ha segnato 5 gol al Pescara, in una partita dove l’arbitro Pinzani (foto) si è procurato la rottura del tendine d’Achille (sostituito dal quarto uomo Strippoli). Sconfitte per Frosinone (con l’Entella), Livorno (con lo Spezia) e Bari (in casa del Varese). Risultati: Avellino-V. Lanciano 1-1; CataniaVicenza 3-1; Crotone-Cittadella 2-2; EntellaFrosinone 1-0; Latina-Brescia 1-1; Livorno- Spezia 0-1; Pescara-Carpi 0-5; Pro VercelliPerugia 0-0; Varese-Bari 2-1. Venerdì: Modena-Bologna 0-0; Ternana-Trapani 1-2. Classifica: Carpi, Trapani, Frosinone e Bologna p. 18; Livorno 17; Spezia, Avellino e Perugia 16; V. Lanciano e Bari 15; Pro Vercelli 14; Modena 12; Brescia, Varese (-1) e Entella* 11; Ternana* e Vicenza 10; Cittadella, Catania e Pescara 9; Latina 8; Crotone 7. (*) EntellaTernana si recupera il 4 novembre. 0 0 SAMPDORIA (4-3-3): Romero 7; De Silvestri 6, Gastaldello 6, Romagnoli 6,5, Regini 6 (Mesbah 5,5 23’ s.t.); Soriano 6, Palombo 6, Obiang 6,5; Gabbiadini 6 (Bergessio s.v. 41’ s.t.), Okaka 5,5, Eder 5,5. All: Mihajlovic 6,5 ROMA (4-3-3): De Sanctis 6; Torosidis 5,5, Yanga-Mbiwa 6,5, Astori 6, Cholevas 6; Florenzi 6,5 (Iturbe s.v. 38’ s.t.), De Rossi 5,5, Nainggolan 7; Ljajic 6 (Pjanic 6,5 26’ s.t.), Totti 5,5 (Destro s.v. 32’ s.t.), Gervinho 6,5. All: Garcia 6 Arbitro: Rizzoli 7 Ammoniti: De Rossi, Soriano, Astori, Cholevas e Palombo. Recuperi: 0’ più 3’ Mihajlovic Pari giusto ma ai punti abbiamo vinto noi. Fatto il salto di qualità che volevo ❞ Garcia Difficile giocare su un campo così pesante Gara buona, un punto prezioso Sfida Capitan Totti, 38 anni, inseguito da Gastaldello, 31, in una fase di gioco di Samp-Roma (LaPresse) Roma, divieto di sorpasso Fermata dalla Samp affianca per una notte i bianconeri Ma oggi i campioni d’Italia col Palermo possono allungare DAL NOSTRO INVIATO GENOVA Non è il momento della Roma. Lo dicono le cifre: una sola vittoria nelle ultime cinque gare (3-0 al Chievo all’Olimpico) con due pareggi in trasferta (Manchester City e ieri sera la Sampdoria) e due sconfitte (immeritata contro la Juve, fragorosa contro il Bayern). La squadra di Garcia aveva cominciato, tra campionato e coppa, con sei vittorie consecutive, ma la sua forza era anche nel poter pescare in una rosa molto ampia. Ieri, a Marassi, mancavano Maicon, Castan, Manolas (squalificato), Keita e Stroot- man; Pjanic e Iturbe erano in panchina, uno perché affaticato e l’altro perché non ancora al top dopo un problema al ginocchio. Tutto questo, più un palo di Gervinho alla mezzora e una super parata di Romero su Florenzi, nel finale, lasciano i giallorossi per la prima volta in stagione senza gol e senza la possibilità di tenere sotto pressione la Juve, che oggi contro il Palermo può allungare. Il tempo dirà se questo pareggio nella tana della Sampdoria — unica imbattuta in campionato insieme alla Juventus, 4 vittorie su 4 a Marassi fino a ieri sera — sono due punti persi o uno guadagnato. Quello che è certo è che Sinisa Mihajlovic ha fatto fare un salto qualitativo alla squadra, che pressa con continuità e non pensa soltanto a difendersi, come fanno in molti contro la Roma. Anche i blucerchiati hanno avuto le loro occasioni: YangaMbiwa ha salvato a corpo morto su Soriano, che aveva fatto un grande break, al 19’ s.t., e quattro minuti dopo Okaka ha clamorosamente calciato alto, da due metri, una punizione di Gabbiadini filtrata tra quaranta gambe. La Roma ha fatto qualcosa in più, la Sampdoria non ha certo demeritato il pareggio. 1 Vittoria della Roma nelle ultime 5 gare (3-0 al Chievo), 2 pari (ManCity e Samp), 2 sconfitte (Juve, Bayern) C’era chiaramente tanta attenzione sulla Roma, uscita con le ossa rotte dalla sfida di martedì sera con il Bayern Monaco. I più pessimisti ricordavano come il Brasile — dopo il 7-1 subito in semifinale contro la Germania — avesse cominciato la partita dopo, la finale per il terzo posto con l’Olanda, prendendo rigore e gol dopo tre minuti. Le cose non sono state così catastrofiche, per i giallorossi, ma la squadra è sembrata comunque contratta. Nel primo tempo, soprattutto, non ha avuto la velocità necessaria per spostare rapidamente il pallone e la difesa di Mihajlo- vic. Florenzi ha sostituito Pjanic con qualità diverse e il meglio è arrivato quando il bosniaco è finalmente entrato in campo. Ma era tardi. Totti e De Rossi non sono riusciti a dare il loro solito contributo, la coppia di terzini greci (Torosidis e Cholevas) non ha inciso. C’è da dire che a Garcia mancava completamente la linea difensiva titolare: Maicon, Manolas, Castan, Balzaretti (o Cole, in panchina). Si è sentita l’assenza soprattutto del terzino brasiliano. In più Nainggolan, comunque il migliore, è stato costretto ad altri 90’. Il rientro a breve di Keita e quello più lontano di Strootman saranno ossigeno. Adesso la Roma deve tenere duro, cercare di non perdere troppo terreno e recuperare forze e giocatori. A Garcia il compito di far passare il periodo più difficile da quando è arrivato a Roma. Senza dimenticare che, prima di lui, c’erano le macerie della Coppa Italia. Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA Allegri: «Ingiuste le critiche alla mia Juventus» SuperCagliari a Empoli Il tecnico difende la squadra dopo Atene. «Pirlo deve trovare ritmo» In 15 minuti demolisce i toscani In carriera è stato un centrocampista di talento. «Ora sono un allenatore e parlo soltanto di partite». Così Massimiliano Allegri non si sofferma sull’ultimo match verbale tra Juventus e Inter sulle questioni del 2006: «Di polemiche ne sono già state fatte troppe». Per un giorno, però, cambia ruolo e si trasforma in difensore. Dei suoi giocatori. Troppe, secondo il tecnico bianconero, le critiche subite dopo il rovescio europeo di Atene. «La squadra è stata attaccata un po’ troppo ingiustamente — esordisce —: stiamo facendo ottimi risultati in campionato, siamo primi. In coppa, è vero, abbiamo sbagliato il primo tempo di Atene ma 45 minuti non possono generare critiche così feroci e non cambiano la qualità di una squadra. Preparazione Claudio Marchisio, 28 anni, in primo piano durante l’allenamento dei bianconeri in vista della sfida di oggi pomeriggio contro il Palermo (LaPresse) TORINO Abbiamo tutte le possibilità di passare il turno, addirittura la matematica ci permette di arrivare ancora primi nel girone». Ma la sconfitta con l’Olympiacos, unita al pari con il Sassuolo, ha ridato fiato a chi ama guardare indietro e fare paragoni. «Aleggia il fantasma di Conte? È un tema che viaggia da quando sono arrivato, se non viene a noia a quelli che lo scrivono, figurarsi a me — replica Max —. Non si può sempre parlare di passato, ora bisogna guardare avanti». Allegri evidenzia che «in due gare abbiamo tirato 20 volte in porta e i portieri sono stati i migliori in campo; fossero finite diversamente nessuno avrebbe obiettato». Auspica di «migliorare in fase realizzativa e di velocizzare lo sviluppo del gioco». E ribadisce: «La squadra deve restare serena, nell’arco di una stagione un pari e una sconfitta ci possono stare: in una settimana una squadra non perde la sua qualità». Concetto che si adatta bene a Pirlo, uno dei peggiori al Pireo, che oggi contro il Palermo (Stadium di nuovo tutto esaurito) sarà ancora titolare. «Andrea è in buona condizione, ha bisogno di giocare per trovare ritmo. Deve riprendere a far viaggiare la palla come lui sa fare, però lo deve fare nel migliore dei modi altrimenti la squadra ne risente». Ballottaggi per altre tre maglie: Vidal, Marchisio e Llorente appaiono in vantaggio su Pogba, Pereyra e Morata. Filippo Bonsignore EMPOLI «Abbiamo giocato come volevamo e dovevamo» spiega Zeman forte del 4-0 del suo Cagliari. Ovviamente Sarri sull’Empoli avrà un’opinione diversa, soprattutto per quei terribili ultimi 15’ del primo tempo quando il Cagliari ha rifilato 4 gol ai padroni di casa. Al 31’ è Sau che apre la festa sarda. Al 36’ fallo di Tonelli su Sau e Avelar di sinistro supera ancora Bassi con un tiro liftato all’incrocio. Un minuto dopo arriva un rigore (dubbio) per un fallo di Valdifiori su Ekdal in area. Implacabile Avelar dal dischetto. Non è finita l’agonia dell’Empoli: nel recupero, splendida azione del Cagliari, protagonista Ekdal che batte ancora il malcapitato Bassi. L’Empoli è finito. Ma manca ancora un tempo. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Empoli Cagliari 0 4 Marcatori: Sau 31’, Avelar 36’, Avelar 38’ su rigore, Ekdal 46’ p.t. EMPOLI (4-3-1-2): Bassi 5,5; Hysaj 4,5, Tonelli 5, Rugani 5,5, Mario Rui 5,5; Vecino 4,5 (Moro 5 1’ s.t.)), Croce 5; Verdi 4,5 (Pucciarelli 5 1’ s.t.); Maccarone 5 (Mchedlidze 5 23’ s.t.), Tavano 4,5. All. Sarri 5. CAGLIARI (4-3-3): Cragno 6; Balzano 6,5, Rossettini 7, Capuano 6,5, Avelar 7,5; Donsah 7, Crisetig 6,5, Ekdal 7 (Dessena s.v. 20’ s.t.); Cossu 7 (Joao Pedro s.v. 37’ s.t.), Sau 6,5 (Farias s.v. 29’ s.t.), Ibarbo 6,5. All.: Zeman 7. Arbitro: Pairetto 5,5. Ammoniti: Valdifiori, Crisetig, Moro, Farias. Recuperi: 1’ più 2’ Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 Calcio estero Crisi Dortmund Perde il Man City A secco Balotelli Sorride in Champions ma piange in Bundesliga il Borussia Dortmund che ieri ha subito la 4ª sconfitta di fila (la sesta in 9 partite): battuto in casa dall’Hannover, in gol al 96’ con Kiyotake. Borussia quart’ ultimo in classifica , in piena zona retrocessione. Basta traslocare in Premier League per un’altra sconfitta che fa notizia: quella del Manchester City, campione in carica, che nella nona giornata ha perso 2-1 dal West Ham. È rimasto all’asciutto il Liverpool di Balotelli (ammonito), fermato in casa dall’Hull City (0-0). Buone notizie per Conte: va forte Pellé nel Southampton, decisivo il suo assist per il gol vittoria di Mane sullo Stoke, Oggi c’è Manchester United-Chelsea. ● Il commento Noi ai margini del grande calcio di Alberto Costa Al posto del caviale e dello champagne oggi la Premier League offre United-Chelsea e anche se il rosso dei red devils è un po’ sbiadito, la sfida resta comunque una sciccheria. Se è per questo neppure la Liga va per il sottile: ieri ha sparato in mondovisione Real-Barça, El Clasico, una partita che continua ad essere una sorta di applicazione calcistica di Guerre Stellari. Per contro, in attesa che il trust di cervelli coagulato attorno a Tavecchio & Lotito partorisca il famoso volume con cui modernizzare l’Italia (del pallone), la serie A ha pensato bene di replicare con Samp-Roma. C’è poco da ridere: seconda contro terza era quanto di meglio potessimo offrire in questo momento. Così se gli altri ieri hanno proposto Ronaldo e Messi, James Rodriguez e Neymar, noi in vetrina avevamo Okaka, Gabbiadini, Gervinho e nonno Totti: con tutto il rispetto non c’è confronto. L’intensità con cui si è duellato al Bernabeu è stata un crescendo rossiniano, al confronto la musica di Marassi è parsa una versione aggiornata dell’Adagio di Albinoni. Gli altri corrono, noi passeggiamo, Bayern e Olympiacos ce ne hanno fornito la dimostrazione pratica. Il problema è «culturale»: tra falli, sceneggiate, proteste e furbate assortite, le nostre partite sono troppo frammentate. Pure gli arbitraggi da noi non hanno un imprinting europeo: si fischia in eccesso. Ecco perché stiamo diventando comparse e non ne abbiamo la percezione. SPORT ❞ Ancelotti La chiave è stata non perdere la testa e continuare con il nostro piano ❞ Luis Enrique Il Real ha meritato Dobbiamo correggere gli errori commessi oggi © RIPRODUZIONE RISERVATA Sotto di un gol, Ronaldo e compagni rimontano con una partita capolavoro Isco nasconde palla a Iniesta e Mascherano, Cristiano Ronaldo la smista, James Rodriguez rifinisce, Benzema segna, Bale twitta: «Che contropiede, che gol!». L’opera d’arte del Collettivo Blanco chiude 3-1 il Clasico con mezz’ora di anticipo, avvicina il Barcellona a meno uno nella Liga e definisce con esattezza la moderna bellezza del Real Madrid: dentro ci sono furbizia, rapidità, atletismo, Dna tecnico superiore e in più il lusso, praticabile solo dai ricchi sfondati, di potere stendere il nemico storico senza il proprio uomo da 100 milioni, Gareth Bale, il cui sostituto Isco è stato, non per caso, uno dei migliori. Serve altro per definire il Madrid la più forte squadra europea del momento? Forse una sfida spareggio con il Bayern Monaco, l’unico altro gruppo oggi capace di proporre tanta completezza e voglia di eversione ideologica. Quella del Real è questa: un 4-4-2, modulo spesso descritto come il più facile e banale, reinterpretato senza interditori di ruolo, con una mediana di piedi nobili come Modric e Kroos al centro, Isco a sinistra e James Rodriguez a destra, fenomeno esemplare nel vivere la fase difensiva non come una limitazione ma come un’aggiunta preziosa al suo patrimonio tecnico innato. Il calcio è totale solo se funziona la somma della parti e la qualità, come ha spiegato bene Ancelotti alla fine, «non potrà mai penalizzare la difesa se c’è il sacrificio di tutti». Se poi davanti hai Ronaldo (ieri appena «normale») e Benzema (spesso sottovalutato, eppure il prototipo del centravanti del terzo millennio), e dietro Marcelo arriva da sinistra veloce come Marquez sulla Honda, Carvajal blinda la destra, Ramos e Pepe ramazzano e Casillas è decisivo due volte, allora è chiaro perché ieri il Bernabeu PARMA Il Parma è sempre più in ca- Parma Sassuolo 1 3 Marcatori: Floccari 20’, Acerbi 23 p.t., Taider 6’, Cassano 33’ s.t. PARMA (4-5-1): Mirante 5; Mendes 5 (Coda 6 1’ s.t.), Felipe 4, Lucarelli 4, Gobbi 5; Rispoli 5, Acquah 5 (Ristovski s.v. 31’ s.t.), Mauri 6, Sousa 5, De Ceglie 5 (Ghezzal 5 17’ s.t.); Cassano 6. All.: Donadoni 5 SASSUOLO (4-3-3): Consigli 5,5; Vrsaljkov 6, Terranova 6, Acerbi 6,5, Peluso 6; Missiroli 5,5, Magnanelli 6 (Brighi s.v. 34’ s.t.), Taider 7,5; Berardi 6,5 (Biondini s.v. 31’ s.t.), Floccari 6,5 (Pavoletti 6 24’ s.t.), Sansone 6. All.: Di Francesco 6 Arbitro: Tagliavento 6 Ammoniti: Medes, Lucarelli, De Ceglie, Consigli, Acerbi, Ristovsky Recuperi: 1 più 4 Real Madrid Barcellona 3 1 Marcatori: Neymar 4’, C.Ronaldo (rig.) 35’ p.t.; Pepe 5’, Benzema 16’ s.t. REAL MADRID (4-4-2): Casillas 7; Carvajal 6,5, Pepe 7, Ramos 7, Marcelo 7; James Rodriguez 6,5, Modric 7 (Arbeloa s.v. 44’ s.t.), Kroos 6,5, Isco 7 (Illaramendi s.v. 39’ s.t.); , Benzema 8 (Khedira s.v. 42’ s.t.), C. Ronaldo 6,5. All.: Ancelotti 7 BARCELLONA (4-3-3): Bravo 6; Dani Alves 5, Piqué 5, Mascherano 6,5, Mathieu 5; Xavi 5,5 (Rakitic 5 15’ s.t.), Busquets 5, Iniesta 5 (Sergi Roberto s.v. 27’ s.t.); Suarez 5,5 (Pedro 24’ s.t.), Messi 5,5, Neymar 6,5. All.: Luis Enrique 5,5 Arbitro: Gil Manzano 6 Ammoniti: Messi, Neymar, Piqué, Iniesta, Carvajal, C.Ronaldo Recuperi: 0’ più 3’ per il Barça, come racconta il vecchio detto, è stato divertente come 90’ sulla sedia del dentista. Tutto questo ben di dio è esploso nel secondo tempo dopo che nel primo il Barça aveva squarciato il match in 3 minuti con Neymar. Gol bellissimo, con dribbling da sinistra a rientrare dopo cambio di gioco da destra di Suarez (all’esordio, così così, dopo i 4 mesi di squalifica), Carvajal e Pepe storditi e destro perfetto sul lato lontano. Il Real ha reagito di rabbia (traversa di Benzema), ma la squadra Ieri Empoli-Cagliari Parma-Sassuolo Sampdoria-Roma Oggi, ore 15 Chievo-Genoa Juventus-Palermo Udinese-Atalanta Ore 18 Cesena-Inter Lazio-Torino Napoli-Verona Ore 20.45 Milan-Fiorentina 0-4 1-3 0-0 Classifica JUVENTUS ROMA* SAMPDORIA* MILAN UDINESE LAZIO NAPOLI VERONA INTER GENOA FIORENTINA TORINO CAGLIARI* EMPOLI * ATALANTA SASSUOLO* CESENA PALERMO CHIEVO PARMA* *una partita in più di Luis Enrique, tra una buona attenzione difensiva (pure Messi dava zampate da giallo), un possesso al 60% e altre due chance (super Casillas su Messi e Neymar anticipato da Pepe), sembrava in controllo. Qui, ha spiegato Ancelotti, «la chiave è stata non perdere la testa e continuare con il nostro piano». Oltre che sfruttare a fine tempo il fallo di mano in scivolata di Piqué sull’ennesimo affondo di Marcelo là dove Suarez non aiutava mai Dani Alves in copertura: rigore. Che Ronaldo ha tra- Decisivo Pepe, 31 anni, in gol nella sfida di ieri tra il Real Madrid e il Barcellona al Santiago Bernabeu dominata dai «blancos» di Carlo Ancelotti (Getty Images) sformato gelido come sempre. Il Barça prima di ieri nella Liga era imbattuto e non aveva mai subito gol, ma i tre di ieri, più i tre presi dal Psg in Champions, dicono che quando l’avversario sale di livello le cose si complicano. Si è visto a inizio ripresa: corner di Kroos e Pepe, solo, che inzucca. Qui Neymar è scomparso, Messi ha preso a camminare, Xavi è uscito, Piqué si è perso e il Real in contropiede ha fatto 3-1 e avrebbe potuto fare anche il 4 o il 5, mostrando una forma e un ritmo super per chi mercoledì aveva giocato (e vinto 3-0) a Liverpool in Champions. Ma questa è una sorpresa solo per noi italiani, sempre più periferia dell’impero. Altrove invece si corre, si gioca, ci si complimenta con i più forti come ha fatto Luis Enrique, ci si diverte e si diverte il mondo. E se ieri ha applaudito felice pure la gente del Bernabeu — tra i 400 milioni di umani sintonizzati sul match la più schizzinosa per distacco — vuole proprio dire che questo Real è qualcosa di grande. Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA 8a giornata SERIE A Sassuolo vola, il gol di Acerbi-coraggio © RIPRODUZIONE RISERVATA Gascoigne ancora in ospedale su ordine della polizia Paul Gascoigne finisce ancora una volta in ospedale per colpa dell’alcol. Il 47enne ex calciatore di Lazio, Tottenham e Rangers è stato ricoverato venerdì alle 3 del mattino. Qualche ora prima erano stati chiamati i medici che però avevano valutato come stabili le condizioni di Gazza. Altra telefonata, stavolta alla polizia che ha predisposto il ricovero d’urgenza. Gascoigne sarà sottoposto a un programma di disintossicazione. «Lo abbiamo fatto ricoverare per il suo bene — spiega Gary Mabbutt, amico ed ex compagno al Tottenham — Paul ha avuto una grave ricaduta. Speriamo che ce la faccia». Gascoigne è stato in riabilitazione già sette volte. La moderna bellezza del Real Troppo grande per il Barcellona Parma, la crisi è vera duta libera, sconfitto dal Sassuolo. Settimo k.o. in 8 giornate e peggior difesa (20 gol subiti). Ma per ora Donadoni non sembra a rischio («Non penso a queste cose, ma a recuperare i molti infortunati» sottolinea il tecnico). Decisive saranno le prossime due partite, mercoledì con il Torino e sabato sera al Tardini con l’Inter. Più che meritata la prima vittoria in campionato della squadra di Di Francesco: i gol di Floccari e quello di Acerbi, il primo realizzato dal difensore-coraggio (ha sconfitto un tumore) hanno fatto calare in fretta il sipario sulla sfida, con gli ultrà del Parma che si sono messi a fischiare i giocatori oltre a invitare il presidente Ghirardi a metterci la faccia. Ce l’ha messa, invece, Taider con un gran tiro all’incrocio prima di quello nel finale di Cassano. f.fio. Alcolizzato 41 19 19 16 14 13 12 11 11 9 9 9 8 8 7 7 7 6 6 4 3 Cesena Inter 4-3-1-2 3-5-2 1 Leali 1 Handanovic 25 Capelli 23 Ranocchia 8 Lucchini 15 Vidic 14 Volta 5 Juan Jesus 33 Renzetti 20 Obi 34 Cascione 88 Hernanes 8 De Feudis 18 Medel 5 Giorgi 19 Kovacic 61 Garritano 22 Dodò 89 Marilungo 9 Icardi 9 A. Rodriguez 8 Palacio Arbitro: Mazzoleni di Bergamo Tv ore 18, Sky Sport 1 e Calcio 1, Premium Calcio 1 Chievo Genoa 4-3-3 4-3-3 25 Bardi 1 Perin 21 Frey 3 Antonini 3 Dainelli 4 De Maio 12 Cesar 8 Burdisso 34 Biraghi 13 Antonelli 8 Radovanovic 21 Edenilson 14 Cofie 91 Bertolacci 56 Hetemaj 33 Kucka 23 Birsa 10 Perotti 10 Maxi Lopez 32 Matri 43 Paloschi 24 Iago Arbitro: Di Bello di Brindisi Tv ore 15, Sky Calcio 2 Premium Calcio 2 Juventus Palermo 3-5-2 3-5-2 1 Buffon 70 Sorrentino 5 Ogbonna 8 Munoz 19 Bonucci 12 G. Gonzalez 4 Andelkovic 3 Chiellini 26 Lichtsteiner 3 E. Pisano 15 Bolzoni 23 Vidal 27 L. Rigoni 21 Pirlo 8 Barreto 8 Marchisio 33 Daprela 22 Asamoah 11 Llorente 20 Vazquez 10 Tevez 9 Dybala Arbitro: Calvarese di Teramo Tv ore 15 Sky Calcio 1, Premium Calcio 1 Milan Fiorentina 4-3-3 4-3-1-2 32 Abbiati 1 Neto 20 Abate 40 Tomovic 33 Alex 3 G. Rodriguez 13 Rami 15 Savic 2 De Sciglio 28 Alonso 16 Poli 16 Kurtic 34 De Jong 10 Aquilani 4 Muntari 20 Borja Valero 10 Honda 14 M. Fernandez 7 Menez 30 Babacar 92 El Shaarawy 11 Cuadrado Arbitro: Banti di Livorno Tv ore 20.45, Sky Sport 1 e Calcio 1, Premium Calcio Napoli Verona 4-2-3-1 4-3-3 1 C. Rafael 1 D. Rafael 11 Maggio 71 Martic 33 Albiol 18 Moras 26 Koulibaly 25 Marques 18 Zuniga 28 Brivio 88 Inler 30 Campanharo 19 David Lopez 77 Tachtsidis 10 Hallfredsson 7 Callejon 21 N. Lopez 17 Hamsik 24 Insigne 9 Toni 17 J. Gomez 9 Higuain Arbitro: Gervasoni di Mantova Tv ore 18, Sky Calcio 2, Premium Calcio 2 Udinese Atalanta 4-4-2 4-3-3 31 Karnezis 57 Sportiello 27 Widmer 22 Zappacosta 75 Heurtaux 29 Benalouane 5 Danilo 20 Biava 89 Piris 93 Dramé 7 Badu 16 Baselli 6 Allan 21 Cigarini 19 Guilherme 17 Carmona 33 Kone 7 D'Alessandro 77 Thereau 99 Boakye 11 M. Moralez 10 Di Natale Arbitro: Tommasi di Bassano Tv ore 15, Sky Calcio 3, Premium Calcio 1 Lazio Torino 4-3-3 3-5-2 22 Marchetti 1 Gillet 39 Cavanda 19 Maksimovic 3 De Vrij 25 Glik 27 Cana 24 Moretti 28 Radu 33 Peres 16 Parolo 23 Nocerino 20 Biglia 20 Vives 19 Lulic 28 Sanchez Mino 36 Darmian 87 Candreva 9 Djordjevic 22 Amauri 7 F. Anderson 27 Quagliarella Arbitro: Giacomelli di Trieste Tv ore 18, Sky Calcio 3, Premium Calcio 3 Prossimo turno Martedì 28/10, ore 20.45 Sassuolo-Empoli Mercoledì 29/10, ore 20.45 Atalanta-Napoli Cagliari-Milan Fiorentina-Udinese Genoa-Juventus Inter-Sampdoria Palermo-Chievo Roma-Cesena Torino-Parma Giovedì 30/10, ore 20.45 Verona-Lazio 42 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera SPORT Volley Basket Reggio passa a Varese dopo 3 supplementari Piacenza fa sua la Supercoppa femminile Anticipo infinito della terza giornata a Varese tra Openjobmetis e Grissin Bon Reggio Emilia: dopo 3 overtime, vince Reggio 118-112 . Oggi (18.15): Granarolo Bologna-Pasta Reggia Caserta; Sidigas Avellino-Consultinvest Pesaro; Upea Capo d’Orlando-Acea Roma; Giorgio Tesi Pistoia-Vanoli Cremona; Dolomiti Energia Trento-Acqua Vitasnella Cantù; EA7 Milano-Umana Venezia (20.30. Raisport 1); domani : Banco di Sardegna Sassari-Enel Brindisi. Dalla prossima stagione Cantù lascerà il Pianella di Cucciago, che sarà ristrutturato. La Supercoppa femminile è di Piacenza: nella finale di Monza, la Rebecchi ha battuto 3-2 (15-25, 25-16, 25-27, 25-19, 15-11) la Unendo Yamamay Busto Arsizio. Superlega maschile, 2a giornata: la Cmc Ravenna fa suo l’anticipo (3-1 al Top Volley Latina). Oggi: Calzedonia Verona-Revivre Milano; Exprivia Molfetta-Altotevere Città di Castello; Tonazzo Padova-Modena; Vero Volley MonzaCopra Ardelia Piacenza; Sir Safety Perugia-Energy Diatec Trentino (ore 19.30, diretta su Raisport1); riposa: Lube Banca Marche Treia. Tennis Masters femminile, finale Williams-Halep La finale del Masters femminile, a Singapore, sarà tra Serena Williams e Simona Halep. La fuoriclasse americana, finalista per la settima volta, dopo aver rischiato la bocciatura nelle qualificazioni ha piegato la danese Wozniacki per 2-6, 6-3, 7-6; invece la 23enne romena non ha dato scampo alla polacca Radwanska (6-2, 6-2). A Basilea la finale è Federer-Goffin, mentre da Valencia, dove Murray è il primo finalista (battuto Ferrer, 6-4, 7-5), Nadal conferma il forfait al Masters di Londra: il 3 novembre sarà operato di appendicite. Milan, la grande occasione per l’Europa Inzaghi indica la strada per domare la Fiorentina: «Non dobbiamo staccare la spina, voglio San Siro bolgia» nissimo quando è entrato a Verona («Era un po’ timoroso dopo l’infortunio»), Torres si è salvato «per i movimenti». E sarà anche vero che «non si giudica solo dai gol», ma fa impressione sentirlo da Inzaghi. Che ora è allenatore e pure un po’ manager («Un piacere assistere alla riunione del presidente con le aziende, il ruolo di allenatore sta evolvendo ma Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it [email protected] oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ADDETTA amministrazione del personale, assunzioni cessazioni, trasformazioni rapporti con enti programma presenze Word, Excel, posta elettronica. No studi. 346.79.48.352 AIUTO contabile, impiegata commerciale con pluriennale esperienza offresi full/part-time. 340.59.89.168 AIUTO contabile, pluriennale esperienza contabilità generale, fatturazione attiva/passiva, gestione cassa, banca, valuta proposte preferibilmente parttime. 338.74.70.197 COMMERCIALE 50enne, 5 lingue, laureato, vasta esperienza mercati esteri offresi. 347.18.71.431 DISEGNATORE autonomo esperto carpenterie metalliche pesanti e leggere Autocad 2D offresi. 0187.43.99.50 338.84.33.920 IMPIEGATA pluriennale esperienza offerte ordini ddt inglese Word, Excel. Disponibilità immediata. 340.31.46.044 COMMERCIALE 42enne, con partita Iva valuta opportunità lavorative, zona Milano hinterland. 348.38.39.817 ABILE magazziniere custode, ottima presenza, referenziatissimo, libero subito, automunito, non fumatore. 347.13.25.443 AUTISTA esperienza ventennale referenziato cerca lavoro anche part-time. NCC iscritto ruolo. 333.95.76.523 AUTISTA per consegne. 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Strano il destino: Abbiati in estate ha pensato di andarsene, giocherà la sesta partita su otto. Diego Lopez è venuto al Milan per fare il titolare stanco del ballottaggio con Casillas, dopo l’infortunio non riesce a riprendersi il posto. Tra Rami-Zapata il dilemma è (anche) filosofico. Adattarsi agli avversari (quindi sce- CUOCO esperto piatti italiani, ragazzo srilankeser offresi a ristoranti/famiglie. Referenziato. Patente B. 329.89.11.480 AUTISTA, srilankese, 53enne, aiuto cuoco, addetto pulizie, esperienza Italia, Francia offresi a Milano. 333.49.23.845 CERCO lavoro come domestico, custode villa, cameriere. Possesso patente B. Tel. 351.13.23.662 A Milano azienda settore beni di consumo, ricerca per nuova start up, 3 figure per mansioni di vendita, assistenza clienti e controllo qualità. Inserimento immediato. Tel: 02.49.63.71.35 CERCO urgentemente lavoro Milano centro, 8 ore (trattabili). 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Davanti, Inzaghi non farà a meno del capocannoniere Honda (6 gol come Tevez, ma senza rigori) e di El Shaarawy, a cui vuole regalare continuità. Il dubbio è sempre la punta centrale: Menez non ha fatto be- ora voglio farmi apprezzare sul campo»), ma resta bomber dentro. Così se gli fanno notare che Montella gli ha dato del tecnico geniale, ma dell’attaccante non dotato tecnicamente, esce l’Inzaghi di sempre: «Se me ne porta uno da 316 gol mi fa un piacere». Il problema dei n° 9 del Milan forse è che non sono Inzaghi. Arianna Ravelli ACQUISTIAMO Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport con le edizioni stampa e digital offrono quotidianamente agli inserzionisti una audience di oltre 8 milioni di lettori, con una penetrazione sul territorio che nessun altro media è in grado di ottenere. • BRILLANTI, GIOIELLI FIRMATI, orologi marche prestigiose, coralli, argenteria. 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Tutto va bene per evitare che la squadra di Montella banchetti un’altra volta a San Siro (ha vinto negli ultimi tre anni ed è stata proprio la scorsa sconfitta interna con i viola a far scoppiare la lite tra Barbara e Adriano Galliani) e per cogliere quella che Pippo Inzaghi vive come una «grande occasione». Per la classifica, intanto. Quella con la Fiorentina è una sfida con un’avversaria per l’Europa, che — in Europa — è stata una delle poche italiane ad offrire un bello spettacolo. MILANO Data Fissa: +50% Data successiva fissa: +20% Per tutte le rubriche tranne la 21, 22 e 24: Neretto: +20% Capolettera: +20% Neretto riquadrato: +40% Neretto riquadrato negativo: +40% Colore evidenziato giallo: +75% In evidenza: +75% Prima fila: +100% Tablet: + € 100 Tariffa a modulo: € 110 Rubriche Compravendite immobiliari Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica espresso in kWh/mqa o kWh/mca a seconda della destinazione d’uso dell’edificio. Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”. Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 43 SPORT MotoGp Formula 1 Altro record di Marquez: 13esima pole in Malesia Caterham e Marussia, niente Usa e Brasile Ciclismo Nibali ci prova in Giappone, ma vince Kittel Pole position (la 13ª stagionale, un record) per Marc Marquez davanti a Dani Pedrosa e Jorge Lorenzo. È questa la prima fila del Gp di Malesia che si corre a Sepang questa mattina alle 9 (diretta su Sky, repliche alle 11.15 e 14). Su un asfalto bollente (58 gradi), in condizioni limite per poter guidare, Valentino Rossi ha conquistato un sesto posto che lo colloca in seconda fila insieme a Bradl e Dovizioso. In Moto2 (gara alle 7.20) pole position di Rabat, in Moto3 (gara alle 6) pole di Miller. Al Saitama Criterium by Tour de France, corsa in linea giapponese, applausi per Vincenzo Nibali, in gara con la maglia gialla, ma successo del tedesco Kittel: battuti in volata il ceco Sagan e il norvegese Kristoff. Il miglior italiano è stato Agnoli, 7° a 2’’. Nibali ha tentato un attacco ma non si è scrollato i velocisti: ha chiuso 9° a 5’’. SCHERMA — Delusione azzurra nel «Carroccio» di spada a Legnano: l’iridata Fiamingo e la Boscarelli out agli ottavi, vittoria della Pochkalova (Ucr). A Berna male anche i maschi: vince Lucenay (Fra). ● Lunedì All’assemblea, Thohir e Bolingbroke parlano di bilancio in rosso ereditato dalla gestione Moratti ● Giovedì Moratti, suo figlio, Ghelfi e Manzonetto lasciano le cariche nell’Inter. La famiglia Moratti conserva il 29,5% delle azioni. Il sito del club censura il comunicato L’Inter a Cesena deve fare i conti con crisi e infortuni con la tradizione interista, ci sono i numeri. I nerazzurri non vincono in trasferta dal 19 aprile (a Parma); lontano da San Siro hanno collezionato due pareggi (Torino e Palermo) e una sconfitta (Firenze); l’ultimo successo in campionato risale al 24 settembre, 2-0 all’Atalanta in casa (poi due k.o. e un pareggio con il Napoli); a parte i sette gol al Sassuolo, la squadra segna poco: sei reti in sei gare. Thohir-Mazzarri, grazie in ritardo a Moratti MILANO Il sabato delle lacrime di coccodrilli. Walter Mazzarri, smaltiti i pressanti impegni legati alla partita con il St. Etienne, ha trovato il tempo per rompere il silenzio su Moratti: «Non volevo mancargli di rispetto, non ho mai pensato di farlo e lo ringrazio per le sue parole. Con lui e con la sua famiglia il rapporto è stato ottimo. La gente dell’Inter sa quello che ha rappresentato la famiglia Moratti per la società». Dopo aver illustrato lunedì, insieme con il suo braccio destro Michael Bolingbroke, tutti gli errori economico-finanziari della passata gestione, Erick Thohir ha cambiato idea, prima di partire per Giakarta: «Negli anni alla guida del club Massimo ha ottenuto successi straordinari culminati nell’incredibile Triplete del 2010 creando in campo una nuova Grande Inter dopo quella di suo padre Angelo e fuori dal campo realizzando, Paese dopo Paese, un progetto sociale di inestimabile valore come Inter Campus». Il comunicato di giovedì della famiglia Moratti, che resta azionista al 29,5%, ma senza cariche, non ha ancora superato la censura e continua a non apparire sul sito del club, ma questo fa parte degli usi e costumi della nuova Inter. Nel frattempo Bolingbroke ha chiuso per un giorno la ragioneria di stato (nerazzurro) e si gioca, perché, come diceva Rocco, «purtroppo alla domenica ci sono le partite». L’Inter riparte da Cesena, senza Guarin (risentimento ai flessori), sesto infortunato della compagnia, dopo Osvaldo, D’Ambrosio, Jonathan, Nagatomo e M’Vila. Fra tante parole, in una settimana finalmente in linea Anna e Mikaela giganti alla pari Brignone quinta, bene l’Italia dello sci 9 Il presidente (partito) «Massimo ha ottenuto successi straordinari culminati nel triplete incredibile del 2010» i punti raccolti dall’Inter nelle prime sette partite di campionato (cinque in meno di un anno fa): 2 vittorie, 3 pareggi, 2 sconfitte. La proiezione finale: 49 punti Nerazzurri Walter Mazzarri, 53 anni, sulla panchina dell’Inter da due stagioni con Erick Thohir, 44 anni, presidente dal novembre del 2013 Il sintetico di Cesena obbligherà l’Inter a giocare in velocità, non proprio una specialità della casa. Mazzarri ha ammesso che «il momento è difficile» e che «occorre fare punti», ma è convinto di potercela fare, anche se sa di avere poco tempo a disposizione. L’ultima apparizione a Cesena (1-0, Ranocchia, 18 dicembre 2011) ha coinciso con l’ultima maglia con il simbolo del Mondiale vinto un anno prima. Altri tempi Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA MGA GROUP La vicenda La crisi finanziaria del «sistema F1» miete le prime vittime: Bernie Ecclestone ha confermato che Caterham (alle prese con una dura diatriba sulla proprietà) e Marussia non correranno negli Usa e in Brasile: si spera di recuperare i due team ad Abu Dhabi (23/11). BOXE — Clemente Russo si avvicina a Rio 2016: l’argento olimpico dei massimi, a Roma ha sconfitto Golovashenko (Ucr) nel primo torneo di qualificazione. A Mosca, Giacobbe Fragomeni, 45 anni, fallisce l’assalto alla corona dei massimi leggeri: k.o.t. con Chakhkiev. La stagione dello sci comincia nel segno della detentrice della coppa del mondo e di colei che è già una stella ma che sta diventando sempre più popolare e vincente: è parità, nel gigante di Soelden, tra Anna Fenninger e Mikaela Shiffrin (nella foto), un risultato che premia la gran prima manche dell’americana e la zampata dell’austriaca nella seconda. Tra le porte larghe, l’ex aequo mancava dal febbraio 2006 (PaersonRienda): per la Fenninger è il 4° successo di fila in gigante, per la Shiffrin, sempre più vicina all’idea di una superstar alla Vonn, è invece il primo nella specialità: a 19 anni, la ragazza di Vail, che al Mondiale 2015 giocherà in casa, è già olimpionica e iridata, ma soprattutto sta provando la polivalenza e non limitare allo slalom il suo talento. Per le rivali, guai in arrivo. Detto che il podio è stato completato da un’altra austriaca, la Brem, eccoci all’Italia: quinta la Brignone, nona Nadia Fanchini, quattordicesima Irene Curtoni, e primi punti in coppa (21a) per la diciottenne cuneese Marta Bassino, campionessa del mondo juniores della disciplina e interprete della nouvelle vague azzurra. È un buon inizio e nella prima manche erano ben messe pure la Marsaglia e la Moelgg, poi cadute: «Quest’anno ci siamo» è la sintesi della Brignone. Si riferisce a se stessa, ma anche alla squadra. Stamane la parola e gli sci passano ai maschi. f.van. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Gigante femminile: 1. Fenninger (Aut) e Shiffrin (Usa) 2’39’’85; 3. Brem (Aut) a 0’’27; 5. Brignone a 0’’37; 9. N.Fanchini a 1’’83; 14. I. Curtoni a 3’’74; 21. Bassino a 4’’70; out 2a manche: Marsaglia e Moelgg ● Oggi gigante maschile (9.30 e 12.45, Raisport1 ed Eurosport). Per l’Italia: Nani, De Aliprandini, Blardone, Simoncelli, Casse, Eisath, Borsotti, Marsaglia, Maurberger Stufa a pellet modello Doroty colore bianco Risultati 44 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera informazione pubblicitaria E se il Resveratrolo di Vite fosse la migliore molecola anti-età? La vite può vivere più di cento anni grazie al Resveratrolo, sostanza che produce per proteggersi. Pionieri, in Caudalie abbiamo stabilizzato e brevettato questa molecola dalle eccezionali virtù anti-età. Dermatologi convinti 100 DONNE hanno provato sotto il controllo di 5 dermatologi europei indipendenti, per 28 giorni e hanno approvato il programma Vinexpert al Resveratrolo di Vite. Il 91% è soddisfatto. L’81% constata che la pelle risulta più giovane. L’82% dichiara che la pelle risulta più soda. Dr.ssa Marina Romagnoli Dermatologa - Milano “Ciò che mi ha maggiormente sorpreso, è la trasformazione della pelle: più liscia, con un reale miglioramento della texture.” Lo sapevi? Il Resveratrolo di Vite brevettato da Caudalie è stabilizzato mediante un acido grasso vegetale per garantire una perfetta affinità con la pelle e agire in maniera continuativa e a una concentrazione ottimale. Un’eccezionale molecola anti-età L’esperto del rilassamento cutaneo Riconosciuta tra le “migliori molecole antiinvecchiamento” dalla facoltà di Medicina di Harvard, il Resveratrolo di Vite agisce sulle rughe profonde e sulla perdita di tonicità. Ridensifica la pelle aumentando lo spessore dell’epidermide(1). Stimola la fabbricazione di collagene(1) e prolunga la durata di vita delle cellule(2). La sua efficacia e la sua tollerabilità sono state provate scientificamente grazie a test dermatologici. Il Siero Rassodante Vinexpert di Caudalie ha il più alto contenuto di Resveratrolo di Vite di tutta la gamma. L’86% delle utilizzatrici ha riscontrato una pelle più soda e l’81% un effetto levigante(4). Ridisegna l’ovale del viso, leviga i tratti, rimodella i contorni, la pelle è visibilmente più soda, liscia e sembra più giovane. Questo siero oil-free presenta un’elevata tollerabilità ed è adatto alle pelli sensibili. “Cosm-etica”Fedeli alla “Cosm-etica” Caudalie, i trattamenti non contengono parabeni, fenossietanolo, ftalati, oli minerali, sodio laureth sulfate, ingredienti di origine animale. Disponibile in farmacia e su www.caudalie.com (1) Test ex-vivo condotto su espianti di pelle per 3 giorni. (2) DA Sinclair, LE Guarente, Unlocking the Secrets of Longevity Genes, Scientific American, 2006. (3) Test clinico condotto sulla Crema Aspetto Luminoso SPF15 Vinexpert, 28 giorni, 14 volontarie. (4) Test clinici, % di soddisfazione, 28 giorni, 22 volontarie. 45 Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 CorriereSalute Medicina Medicina Come prevenire le infezioni invernali dei bambini Le giuste manovre per la rianimazione cardiopolmonare di Adriana Bazzi di Antonella Sparvoli Le pagine del vivere bene www.corriere.it/salute Insonnia e web Relazione pericolosa Lo spunto di GINO ROBERTO CORAZZA* I MALATI NON VANNO «FATTI A PEZZI» M Lo Speciale Sonno di Corriere.it Una sezione di Corriere.it/ salute interamente dedicata al sonno e ai suoi disturbi all’indirizzo www.corriere.it /salute /speciali/ 2014/sonno ILLUSTRAZIONE DI PAOLA FORMICA olti italiani non sono soddisfatti dei servizi del Servizio sanitario nazionale e uno dei motivi di maggior malcontento è la percezione di una frammentazione assistenziale, che moltiplica le visite, aumenta il numero di farmaci ed esami, allunga i tempi di diagnosi e i periodi di degenza. Ciò che più disturba i pazienti è la sensazione che la loro integrità psicofisica sia scomposta in “pezzetti”, misurati da persone diverse, con unità di misura diverse, dai quali teme di non riuscire a ottenere una sintesi finale chiara e utile. Sebbene tutto ciò abbia ovvie conseguenze negative sullo stato di salute, e anche sull’erario, nel nostro Paese l’assistenza sanitaria continua a configurarsi su un modello specialistico o subspecialistico centrato su singoli apparati e malattie. Ma la realtà è ben diversa: l’emergenza da fronteggiare è l’epidemia di malati complessi, con più malattie croniche, ciascuna delle quali può interferire con le cure e l’andamento delle altre. Quasi la metà dei pazienti adulti ha due o più malattie ed il fenomeno è ancora più vistoso in età geriatrica. Di fronte a queste problematiche è necessario un approccio diverso da quello dello specialista d’organo, la cui funzione rimane insostituibile in casi particolari e procedure specifiche. Si avverte il crescente bisogno di un medico che ponga al centro della sua attenzione non il sintomo, la malattia o l’organo, ma il paziente come persona. Il medico internista, se correttamente formato, ha queste caratteristiche. L’oggetto di studio della medicina interna sono proprio le complesse connessioni tra vari organi e funzioni, nella consapevolezza che il comportamento del tutto sia qualcosa di più e di distinto dalla somma del comportamento delle singole parti. All’internista è richiesto di riconoscere i diversi problemi del paziente, decidere quali siano i più importanti e dirimere, tra essi, quelli da trattare e quelli da cui attendersi un miglioramento indotto dalle altre cure. Il fatto di avere sempre considerato il ragionamento clinico, se non sostitutivo, almeno prioritario rispetto ad indagini strumentali sempre più costose ed invasive, dovrebbe rappresentare un buon biglietto da visita per chi, in tempi di recessione, dovrebbe ridisegnare un sistema sanitario meno ridondante e più efficiente. A fronte di questo in Italia, però, i posti letto di medicina interna dal 2010 al 2013 sono calati del 10% e un’indagine Anaao-Assomed prevede nei prossimi 10 anni un saldo negativo di 1.800 specialisti in medicina interna. *Presidente Soc. italiana medicina interna Chi tende a usare fino a tardi i media elettronici avrebbe già per proprio conto difficoltà a dormire bene. Nuove ricerche mettono in discussione i riscontri di studi precedenti, che avevano attribuito l’aumento dei disturbi del sonno alla difficoltà a separarsi da tablet e smartphone ●Il numero Ictus, le donne cinque volte più a rischio degli uomini 200 mila I casi di ictus che si verificano ogni anno in Italia ictus rappresenta la prima causa di disabilità nel mondo, responsabile di oltre 6 milioni di decessi ogni anno, 650 mila dei quali in Europa. In Italia si stimano 200 mila nuovi casi l’anno. Di questi, 3036 mila sarebbero imputabili alla fibrillazione atriale. In occasione della Giornata mondiale contro l’ictus cerebrale, che si celebra il 29 ottobre, la Federazione A.L.I.Ce Italia Onlus promuove, presso le farmacie delle città italiane (www.aliceitalia.org), il controllo della pressione mediante un nuovo apparecchio che rileva anche l’eventuale presenza di fibrillazione atriale, un’anomalia del ritmo cardiaco che causa ben 3 ictus su 4, che potrebbero, però, essere evitati grazie ad una costante prevenzione e a un’attenta diagnosi precoce. La Giornata è dedicata alle donne, più a rischio rispetto ai maschi in un rapporto di 5 a 1. Più della metà dei decessi causati da ictus avviene, infatti, nelle donne. L’ 46 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera SALUTE Dossier Psicologia Rendimento A letto presto per essere alunni migliori I l rapporto tra sonno e media elettronici sembra essere complesso e le ricerche in questo settore si stanno moltiplicando. Nello stesso tempo ricerche recenti hanno dimostrato che dormire poco (ma anche troppo) può avere conseguenze sulle performance del giorno e perfino essere di danno per la salute psicofisica. Una revisione realizzata da Shelley Hershner e Ronald Chervin del Department of neurology dell’University of Michigan, pubblicata su Nature and Science Sleep, indica che ad esempio tra gli studenti universitari del primo anno i risultati migliori sembrano essere appannaggio di quelli che vanno a letto presto e si alzano presto. Non si sa esattamente perché ci sia tale relazione. Potrebbe dipendere dal fatto che questo è il pattern di sonno più ristoratore, ma potrebbe anche voler dire che chi va a letto presto e si alza presto è già di per sé più organizzato e motivato. D. d. D. Tablet e telefonini non sono necessariamente i colpevoli delle molte nottate in bianco di chi non riesce ad affrancarsi dalla loro seduzione. Potrebbe essere vero il contrario: chi è già predisposto all’insonnia sarebbe anche più vulnerabile a sviluppare un uso compulsivo dei media elettronici «Pisolino» Tirano tardi la sera gli studenti universitari, per studiare e più spesso per divertirsi. Un po’ di sonno utile si può recuperare con un sonnellino diurno. Una ricerca pubblicata su Sleep and Breathing ha dimostrato che il 52 per cento degli studenti con migliori prestazioni scolastiche facevano sonnellini diurni, ris petto al 29 per cento di quelli con prestazioni inferiori. Naturalmente, a patto di non dormire durante le lezioni. S i diventa insonni perché non ci si riesce a staccare da computer, tablet e smartphone, o si è già insonni e allora anche di notte si rimane incollati a schermi e tastiere? Questi strumenti sono importanti mezzi di stimolo cognitivo, ma se il loro uso interferisce con qualità e quantità di sonno, allora potrebbero avere un effetto negativo sull’apprendimento, che invece necessita di un buon riposo. Secondo una ricerca realizzata da psicologi canadesi e pubblicata sul Journal of Sleep Research, chi tende a usare fino a tardi i media elettronici ha già per proprio conto difficoltà a prendere Chi dorme poco è incline all’ internet-dipendenza sonno. La ricerca inverte la tendenza rispetto a studi precedenti, che avevano attribuito l’aumento delle insonnie alla difficoltà a separarsi da Facebook o Twitter, da altri social network, e più in generale dai diversivi offerti dall’elettronica. Dicono gli autori dello studio, Royette Tavernier e Teena Willoughby del Department of Psychology della Brock University di St Catharines, nell’Ontario: «Il nostro studio longitudinale su un campione di universitari è durato tre anni ed è stato il primo a esaminare la direzione dell’effetto tra due importanti caratteristiche del sonno (la sua durata e la pre- senza di disturbi del sonno) e due indici di utilizzo di media (uso di televisione e social network)». A un migliaio di studenti universitari tra i 17 e i 25 anni è stato sottoposto un questionario, rilevando le loro abitudini nel corso della settimana e durante il week end, momenti che hanno differenti pattern sia per il tempo dedicato al sonno sia per le modalità d’uso dei media elettronici. «Lo studio — spiegano gli autori — ha indicato che le preesistenza di problemi del sonno era in grado di predire la quantità di tempo trascorsa guardando la tv o sui social network. Al contrario, il tempo 50% La quota di studenti universitari che, secondo una ricerca, avrebbe un sonno di scarsa qualità trascorso davanti ai media elettronici non era in grado di predire l’eventuale presenza di disturbi del sonno». Ciò a cui la ricerca sembra non rispondere è come se la passassero gli insonni quando ancora non esisteva l’elettronica, quando non ci si poteva collegare su Internet 24 ore su 24. Ad esempio, se un buon libro potesse tenere loro compagnia, ma anche tenere sveglio chi altrimenti avrebbe dormito. «D’altra parte, il periodo degli studi universitari rappresenta per molti il momento in cui ci si allontana dalle abitudini familiari — dice il professor Giuseppe Plazzi, del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna, IRCCS Scienze Neurologiche Ausl di Bologna —. Molti prediligono lo studio notturno e questo potrebbe rappresentare l’espressione di una particolare attitudine circadiana, ossia di un loro specifico cronotipo». Un altro studio ha poi esplorato il rapporto tra l’utilizzo di Facebook e la qualità del sonno. È noto che questo social network può generare forme più o meno intense di dipendenza perché rappresenta una sorta di finestra sui fatti degli altri. Lo studio è stato effettuato da ricercatori della Scuola di Medicina dell’Universitad Peruana de Ciencias Aplicadas di Lima, in Perù, guidati da Isabella Wolniczak, ed è stato pubblicato su PLOS One. Si tratta di uno studio “trasversale”, metodologia che rileva l’associazione tra un fenomeno e un altro, senza che sia possibile capire quale dei due sia la causa. La ricerca ha messo in evidenza che tra gli oltre 400 universitari analizzati, un sonno di scarsa qualità era presente in circa il 50per cento dei soggetti. L’uso smodato di Facebook era invece presente in circa il 9 per cento dei soggetti. Tra questi ultimi la frequenza dei disturbi del sonno era però decisamente superiore. Gli autori propongono diverse possibili spiegazioni di questa associazione: forse alcuni studenti avviano Facebook quando hanno terminato le attività quotidiane, un momento ❞ Cronotipo Molti giovani amano lo studio notturno non per cattive abitudini ma per una reale attitudine «circadiana» che facilmente corrisponde con quello del sonno; oppure si sviluppa dipendenza per alcune attività di Facebook, come i messaggi e i giochi on line. Infine, l’uso smodato di Facebook potrebbe essere responsabile di vissuti di solitudine e isolamento, che già in precedenza altre ricerche hanno dimostrato essere esse stesse causa di insonnia. Danilo di Diodoro © RIPRODUZIONE RISERVATA Computer e tv rubano il sonno ai piccoli iù tempo i bambini passano davanti agli schermi di tv e computer, più è probabile che dormano poco. È la conclusione cui sono giunti alcuni ricercatori guidati da Christopher Magee del Centre for Health Initiatives dell’University of Wollongong in Australia, dopo aver realizzato uno studio, pubblicato su JAMA Pediatrics, su oltre tremila bambini seguiti per cinque anni. Una delle ipotesi avanzate per spiegare questa correlazione è che le ore passate davanti agli schermi possano essere rubate ad attività che potrebbero facilitare il sonno, per esempio l’attività fisica. Un’altra ipotesi è che attraverso gli schermi P si resti esposti più a lungo alla luce artificiale che ha un’azione diretta sui sensibili ritmi circadiani dei bambini, allontanando l’addormentamento. Questi fenomeni potrebbero poi attivare circoli viziosi, come spiegano gli autori dello studio: «Meno sonno vuol dire stanchezza, che può ridurre ulteriormente la motivazione a intraprendere comportamenti attivi, così che nel tempo ci si sposta sempre più verso attività sedentarie, come il guardare la tv o usare il computer, proprio come mezzi per affrontare sonnolenza e stanchezza». Il rischio è più evidente per bambini di famiglie svantaggiate da un punto di vista cultu- Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 SALUTE Sviluppo Crescono bene se fanno «sogni d’oro» Neurofisiologia L’indagine La ricerca «Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani» (anno 2013-2014), della Società Italiana di Pediatria, ha sottoposto un questionario a un campione nazionale di 2.107 studenti (1.073 maschi - 1.034 femmine) di terza media inferiore. Ecco alcune risposte significative QUANTE ORE AL GIORNO GUARDANO LA TV Meno di 1 57% Da 1 a 3 ore 13,6% Più di 3 ore 0 20 40 60 80 QUANTE ORE AL GIORNO PASSANO IN MEDIA IN INTERNET Meno di un’ora 27,4% Da 1 a 3 ore 45,8% Più di 3 ore 26,0% 0 20 40 60 80 IN QUALI MOMENTI DELLA GIORNATA USANO IL PC O SI COLLEGANO A INTERNET La mattina appena sveglio 12,5% 81,5% Nel pomeriggio Dopo cena 56,4% Prima di addormentarsi 34,7% 0 20 40 60 80 A CHE ORA VANNO A LETTO SE IL GIORNO SUCCESSIVO C’È SCUOLA 7,3% Alle 21 36,5% Alle 22 40,6% Alle 23 A mezzanotte o più tardi 14,8% 0 20 40 60 80 A CHE ORA VANNO A LETTO SE IL GIORNO SUCCESSIVO NON C’È SCUOLA Alle 21 0,7% 5,2% Alle 22 Alle 23 28,2% A mezzanotte o più tardi 65,5% 0 20 40 60 80 d’Arco rale e socio-economico. È probabile, secondo l’interpretazione dei ricercatori, che in queste famiglie vigano regole meno stringenti rispetto agli orari di accesso dei bambini a tv e computer. Inoltre, spesso i bambini hanno difficoltà a intraprendere giochi attivi per mancanza di spazi e minori possibilità di accesso ad attività extrascolastiche strutturate. Una sorpresa per i ricercatori è stata aver trovato lo stesso livello di rischio nelle famiglie di strati socioeconomici più elevati. «Maggiori livelli di guadagno sono correlati a più apparecchiature elettroniche in casa, — dicono — il che contribuisce a una minore durata del sonno e a più tempo davanti agli schermi». Anche i bambini sovrappeso hanno una minor qualità di sonno e lunghe permanenze davanti gli schermi: difficile in questo caso tracciare il limite tra cause e conseguenze, anche ambini, dormire dopo aver studiato è un comp o r t a m e n to f u r b o . Mentre uno se ne sta a letto, il cervello lavora, consolidando quanto si è appreso. Lo dimostra una ricerca realizzata da un gruppo di esperti guidati da Anna Ashworth del Department of Psychology and Human Development dell’Institute of Education di Londra, pubblicata sul Journal of Sleep Res e a r c h e re a l i z z a t a s u 3 3 bambini di età fra i 6 e i 12 anni. A migliorare con il sonno è soprattutto la cosiddetta “memoria dichiarativa”, quella legata al sapere, alle informazioni che possono essere riportate verbalmente, come una lezione di storia. Meno suscettibile all’azione benefica del sonno sembra essere invece la “memoria procedurale”, quella del saper fare, ad esempio imparare una sequenza di azioni, come allacciarsi le scarpe. Particolarmente efficace per il consolidamento della memoria dichiarativa è la fase 3 del sonno, detta “a onde lente” per la forma che hanno le onde cerebrali rilevate all’elettroencefalogramma. Questa fase è abbondante durante l’infanzia e tende a diminuire con l’avanzare dell’età. La memoria procedurale è invece aiutata dalla fase REM, quella dei movimenti rapidi degli occhi e dei sogni più vividi. La fase 2, a basso voltaggio, forse gioca una funzione positiva per entrambe le forme di memoria. Il consolidamento della memoria durante il sonno è frutto di un intenso lavoro neurofisiologico. «È un processo coordinato dall’ippocampo, area cerebrale coinvolta nella codifica delle informazioni, nel loro consolidamento e nel processo di recupero delle informazioni — dicono gli autori della ricerca —. Durante il sonno, l’ippocampo riattiva le nuove informazioni, consentendo il rafforzamento dei circuiti neurali e il trasferimento delle memorie nelle sedi di immagazzinamento a lungo termine B 28,9% se gli autori ipotizzano che il sovrappeso possa ridurre la qualità del sonno perché predispone ad attività sedentarie. La perdita di ore di sonno è responsabile di sonnolenza diurna, che può avere ripercussioni sulle funzioni cognitive e sulle prestazioni scolastiche. Una metanalisi di ricerche su Carenze Vengono a mancare ore da dedicare ad attività rilassanti, come l’esercizio fisico Rischi In famiglie benestanti, più apparecchiature aumentano il rischio di «eccessi» questo aspetto è stata realizzata da Julia Dewald del Department of Education della Faculty of Social and Behavior Science, Università di Amsterdam, e pubblicata su Sleep Medicine Reviews. Gli studiosi hanno concluso che bambini, adolescenti, genitori e scuole dovrebbero essere sensibilizzati, anche attraverso specifici programmi, sull’importanza di un sonno di qualità e di giusta durata per poter ottenere buone prestazioni scolastiche. Dice in proposito il professor Giuseppe Plazzi: «È utile far precedere il momento di andare a letto da un rituale rilassante, cenare presto, prima dei genitori, mantenere orari abituali, tenere lontano dalla camera da letto ciò che può interferire con il sonno, tv e dispositivi elettronici. Istruzioni semplici ormai difficili da applicare». D. d. D. © RIPRODUZIONE RISERVATA P er quanto concerne la relazione tra sonno e salute generale, uno studio pubblicato su Sleep da un gruppo guidato da Francesco Cappuccio della Warwick Medical School, Clinical Sciences Research Institute dell’University of Warwick, di Coventry, nel Regno Unito, ha indicato che si dovrebbe dormire non meno di sette ore e soprattutto mai meno di cinque; non più di otto e mai più nove. «I bambini, in particolare, hanno bisogno di dormire più degli 47 adulti — dice Giuseppe Plazzi, del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie Università di Bologna, IRCCS Scienze Neurologiche Ausl di Bologna — per avere valide performance diurne e per una buona crescita e un buon metabolismo. Un’attenzione nell’uso dei media rientra tra le precauzioni che ogni genitore dovrebbe adottare per salvaguardare la qualità del sonno dei figli». D. d. D. Chi di notte si riposa rinforza la memoria che si trovano nelle regioni della corteccia cerebrale». Tra l’altro, sembra che questo trasferimento di informazioni, immagini e ricordi, sia responsabile in parte del contenuto dei sogni, che si generano proprio da questi materiali psichici mentre vengono spostati da una parte all’altra del cervello. Sfortunatamente, il silenzioso meccanismo di consolidamento della memoria durante il sonno perde di efficacia con l’età. Lo indica una ricerca del Laboratoire d’Etude des Mécanismes Cognitifs dell’Université Lumière di Lione. Specifici test mnemonici sono stati somministrati a due gruppi, uno di ventenni e uno di settantenni. In ognuno dei gruppi, ad alcuni soggetti è stato consentito di dormire dopo un test di apprendimento, gli altri sono stati tenuti svegli. Alla fine è risultato che nel gruppo dei settantenni poter dormire dopo l’apprendimento non migliorava la ritenzione mnemonica, il che era invece evidente tra i ventenni. È possibile, spiegano i ricercatori, che la man- Nelle persone anziane dormire dopo un impegno cognitivo non migliora la capacità mnemonica cata azione positiva del sonno dipenda da una riduzione sia della sua quantità sia della sua qualità negli anziani. In particolare, responsabile del fenomeno sarebbe la riduzione di durata della fase 3. «Con l’età — conferma Giuseppe Plazzi, dell’Università di Bologna — il fabbisogno di sonno si riduce e ne peggiora la qualità. Il sonno a onde lente tende a diventare più breve, meno continuativo e più vulnerabile agli stimoli esterni. Numerosi disturbi del sonno, inoltre, insidiano il riposo degli adulti e ancor più degli anziani. Il rischio di sviluppare insonnia, russamento e apnee, disturbi specifici sia del sonno REM, sia di quello profondo, aumenta col passare degli anni. Un buon sonno dipende dalle condizioni di salute, dallo stile di vita, dal non essere sovrappeso, dall’alimentazione, dall’attenzione con cui si affronta il pasto serale e da come si impiega il tempo fra la cena e il momento in cui si va a letto». D. d. D. © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo Speciale Sonno di Corriere.it Una pagina Internet dedicata interamente al sonno e ai metodi per curare i suoi disturbi all’indirizzo www.corriere.it /salute /speciali/ 2014/sonno 48 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera SALUTE Medicina La speranza Forse una nuova terapia genica per i «bubble boys» I bubble boys, i bambini costretti a vivere «sotto una campana», isolati dall’ambiente esterno perché privi di difese immunitarie, hanno una speranza in più: una nuova terapia genica, messa a punto da ricercatori del Dana Farber Cancer Institute di Boston, che, rispetto a quella già sperimentata in Europa, ridurrebbe il rischio di leucemia associata all’impiego di vettori virali come trasportatori del gene sano nei globuli bianchi dei pazienti. Questa immunodeficienza, (Scid) è provocata dal difetto di un gene (IL2RG), che viene sostituito grazie alla terapia genica. I ricercatori americani (che hanno pubblicato il loro studio sul New England Journal of Medicine) hanno usato come vettore del gene un virus chiamato gammaretrovirus che si inattiva da solo e non attiverebbe oncogeni responsabili di leucemie. La nuova terapia genica può essere un’alternativa al trapianto. A. BZ. Quei bambini sempre «raffreddati» La prevenzione delle infezioni respiratorie ricorrenti, che iniziano ai primi freddi e si ripetono con diversi episodi nel corso dell’anno L'esperto risponde Alle domande sulle malattie infettive nei bambini su http://forum. corriere.it/ malattieinfettive-nelbambino ronchiti, otiti, faringiti, raffreddori e, nei casi più complessi, polmoniti, che cominciano con l’arrivo della stagione fredda e si ripetono: i bambini ne soffrono e le mamme si preoccupano. I medici le chiamano infezioni respiratorie ricorrenti e stanno cercando soluzioni di cura. Un bambino su quattro, nei primi cinque anni di vita, può andare incontro a questo tipo di problemi, ma per parlare davvero di «infezioni respiratorie ricorrenti» esiste un criterio clinico: si devono contare almeno otto episodi di infezione, nell’arco dell’anno in bambini sotto i tre anni, e almeno sei infezioni in coloro che hanno superato quell’età (fino ai sette anni). «Questo vale quando l’infezione si presenta in sedi diverse, per esempio una volta all’orecchio e un’altra volta ai bronchi — commenta Susanna Esposito, direttore dell’Unità di pediatria all’ospedale policlinico, Università di Milano, che ne B ha parlato a Palermo all’ultimo congresso nazionale congiunto della Società italiana di pediatria e della Società italiana di infettivologia pediatrica —. Se, invece, il processo infettivo si manifesta sempre nella stessa sede, per esempio se un bambino ha episodi ricorrenti di otite o di faringite, allora il valore soglia per definire l’infezione ricorrente è di quattro episodi l’anno». Ma perché certi bambini si ammalano così spesso? Fattori ambientali Frequenza del nido o della scuola materna, fumo passivo, ciuccio favoriscono le malattie Elementi soggettivi Determinante è anche la capacità di risposta immunitaria contro le aggressioni esterne Esistono fattori ambientali innanzitutto, ma ci sono anche situazioni predisponenti che riguardano la capacità di difesa immunitaria innata nei confronti delle aggressioni esterne. Andiamo con ordine. E partiamo dall’ambiente. «Frequentare l’asilo nido o la scuola materna rappresenta un rischio perché facilita l’esposizione ai germi — commenta Susanna Esposito —. Poi ci si mette l’inquinamento ambientale che comprende anche il fumo di sigaretta. E infine certi comportamenti come l’abitudine al ciuccio». Identificati i fattori di rischio, non è difficile suggerire qualche regola per la prevenzione. E se è evidente che non si può rinunciare all’asilo, almeno si può evitare di esporre i bambini al fumo passivo o si può limitare la loro permanenza in ambienti inquinati. E si può eliminare il ciuccio (che favorisce la comparsa di otiti). È bene anche effettuare lavaggi nasali con soluzione fisiologica per evitare la coloniz- Le caratteristiche 25% La quota di bambini italiani che soffre di infezioni respiratorie ricorrenti Si parla di infezioni ricorrenti quando si verificano età 0 1 2 3 almeno 8 episodi di infezione all'anno 4 5 6 7 6 o più episodi di infezione all'anno Sono più frequenti nel periodo di inserimento all’asilo nido e alla scuola materna dovute a virus nell’80% dei casi localizzate in genere nelle alte vie respiratorie La diffusione stagionale (in %) 40 30 20 10 0 primavera estate autunno inverno Fonte: G. Bona, F. De Rienzo, Clinica Pediatrica Dipartimento di Scienze Mediche Università del Piemonte Orientale, Novara Le infezioni respiratorie ricorrenti motivano 1/3 delle visite pediatriche ambulatoriali l’8-18% dei ricoveri ospedalieri Corriere della Sera zazione del naso da parte dei germi Poi, secondo la professoressa Esposito, sarebbe utile somministrare ai bambini che hanno già avuto questo tipo di problemi, un po’ di vitamina D (1000 Unità al giorno per dieci giorni al mese, per tre-sei mesi) che avrebbe un’attività immunomodulante (aumenterebbe cioè le difese immunitarie nei confronti dei germi). Le difese immunitarie, appunto. Alcuni bambini possono presentare un’alterazione di quella che gli specialisti chiamano «risposta immunitaria innata», cioè quella che entra in azione per prima, quando si tratta di aggredire batteri e virus (la risposta adattiva invece, che presuppone la formazione di anticorpi specifici contro determinati microrganismi, è più tardiva). «Esistono farmaci — continua Susanna Esposito — che sono in grado di stimolare la risposta innata. Il pidotimod, per esempio, è un composto di sintesi che aumenta l’espressione dei cosiddetti toll like receptors, una classe di recettori presenti su alcuni globuli bianchi, capaci di riconoscere strutture tipiche dei microbi e di neutralizzarli. Oppure l’OM 25, un lisato batterico contenente frazioni di sette batteri, che funziona sempre come immunostimolante». Adriana Bazzi [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Una piattaforma internazionale per combattere più efficacemente la tubercolosi multiresistente a storia di Francesco (il nome non è quello vero) è una storia di malattia che finisce bene. Comincia nel settembre scorso quando Francesco, dodici anni, italiano, viene ricoverato alla Clinica pediatrica De Marchi di Milano per una disfonia: una raucedine con abbassamento della voce. Diagnosi: tubercolosi miliare, una delle forme più gravi. Vuol dire che il micobatterio, responsabile dell’infezione, è diffuso in tutto l’organismo. Cominciano le terapie: prima sette farmaci, poi addirittura nove. Ma trascorrono i mesi (si arriva a febbraio) e non si vedono miglioramenti. Anzi, si fanno sentire gli effetti collaterali delle cure. Francesco ha la sfortuna di avere una tubercolosi multiresistente. I pediatri non sanno più che cosa fare, hanno qualche idea su quali potrebbero essere le solu- L Supporto per i casi difficili Il Tuberculosis Consilium è stato voluto dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’European Respiratory Society CAPELLI FORTI grazie all’estratto di Miglio CAPELLI FOLTI grazie alla Serenoa Repens e all’estratto di Ortica CAPELLI NUTRITI E RIGENERATI grazie al Selenio, alla Metionina, al Rame, allo Zinco zioni e si rivolgono al web. O meglio a una piattaforma chiamata Tuberculosis Consilium, un’iniziativa voluta dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’European Respiratory Society proprio per affrontare il problema della multiresistenza e per fornire un supporto ai medici nei casi più difficili da trattare. Gli esperti del Consilium confermano che possono essere utili due nuove molecole: il delamanid e la bedaquilina. Entrambe non disponibili in Europa. Ma i medici milanesi riescono a ottenere dall’azienda produttrice, grazie all’intervento dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) e del Comitato etico dell’ospedale, un farmaco per uso compassionevole: il delamanid. Quest’ultimo, associato ad altri cinque farmaci, funziona: in otto giorni il micobatterio scompare dall’espettorato (il muco che si forma nei bronchi) e il piccolo paziente, nel giro di breve tempo, non è più contagioso. «Francesco si è ripreso lentamente, — com- menta Susanna Esposito, direttore dell’Unità di pediatria, che ha seguito il caso — è riuscito ad assistere alle lezioni di scuola via Skype ed è stato promosso. È ancora in terapia». Il suo caso è finito sulle pagine dell’European Respiratory Journal a firma della ricercatrice milanese. Francesco è un esempio di come la tubercolosi possa costituire una minaccia importante anche a Milano (il ceppo di micobatterio che l’ha infettato proveniva dall’Est europeo dove l’infezione è molto diffusa, e probabilmente il ragazzino si è infettato a scuola), anche se l’Italia è un Paese a bassa endemia. Questo significa che si registrano all’anno meno di 10 casi ogni 100 mila abitanti. Il problema tubercolosi non è risolto e si sta riproponendo, vuoi perché oggi molti malati, grazie ai progressi della medicina sopravvivono in condizione di immunodepressione e quindi sono facile preda dei germi, vuoi perché infezioni come l’Aids hanno contribuito alla diffusione di ceppi multiresistenti, vuoi perché il nostro Paese accoglie immigrati che provengono da aree endemiche (come l’Est europeo, l’Africa e molte zone dell’Asia). E anche i bambini sono a rischio. Così la Società italiana di pediatria e la Società italiana di infettivologia pediatrica hanno stabilito nuove linee guida, discusse all’ultimo congresso congiunto di Palermo, per affrontare la malattia. I bambini quando si infettano hanno una maggiore probabilità rispetto all’adulto di andare incontro alla malattia attiva. Nei due anni successivi all’infezione il rischio di sviluppare malattia è del 15 per cento circa negli adolescenti, del 24 per cento nei bambini fra uno e 5 anni, del 43 per cento in quelli sotto l’anno di età. Il problema è il riconoscimento della malattia che spesso dà sintomi aspecifici. «A questo proposito —sottolinea Alberto Villani, pediatra all’Ospedale Bambino Gesù di Roma — aiutano le nuove metodiche di biologia molecolare che consentono in tempi molto rapidi, cioè nel giro di ore, di identificare il germe della tubercolosi e di valutare anche la sensibilità ai farmaci». A. Bz © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 49 SALUTE Medicina Numeri «bassi» Solo nel 15% dei casi qualcuno interviene Pratica I n Europa l’arresto cardiaco colpisce 400 mila persone ogni anno, di cui 60 mila in Italia. Se l’arresto si verifica al di fuori di un ospedale la sopravvivenza è inferiore al 15%. Nonostante il 70% degli episodi avvenga in presenza di altre persone, che potrebbero iniziare le manovre di soccorso, solo nel 15% dei casi qualcuno pratica la rianimazione cardiopolmonare. Se questa quota si alzasse al 50-60% potrebbero essere salvate 100 mila persone all’anno in Europa. Questo è uno dei motivi per cui è stata di recente promossa l’iniziativa “VIVA!”, una compagna realizzata da Italian Resuscitation Council (IRC) e IRC-Comunità (IRC-Com). Nella settimana dal 13 al 19 ottobre scorsi si sono svolti più di 100 eventi in 80 città, per sensibilizzare sul tema della rianimazione cardiopolmonare. Per informazioni e ulteriori approfondimenti http://www.ircouncil.org/ A. S. Come si fa la rianimazione cardiaca? Lo specialista La rianimazione cardiopolmonare (RCP) è una tecnica di primo soccorso indispensabile in situazioni di emergenza, quando siamo di fronte a un arresto cardiaco. L’obiettivo è prevenire danni al cervello da mancato apporto di ossigeno, in attesa di poter disporre di un defibrillatore e dei soccorsi sanitari Pochi semplici passaggi da imparare Da eseguire subito nell’attesa dell’ambulanza S Daniela Aschieri Responsabile cardiologia territoriale ASL di Piacenza. Responsabile Progetto vita L'esperto risponde alle domande sui problemi di cuore e vasi all’indirizzo http://forum. corriere.it/ cardiologia © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 Se qualcuno vicino a voi sviene all’improvviso, non reagisce alla chiamata (scuotendolo leggermente per le spalle) e non respira normalmente, è possibile che si tratti di un arresto cardiaco 3 Appena avrete a disposizione un defibrillatore (DAE= Defibrillatore semiAutomatico Esterno), accendetelo: lo strumento vi darà le indicazioni vocali su come procedere, guidandovi passo dopo passo nelle semplici manovre del soccorso Fate chiamare subito il 118 e, se possibile, mandate qualcuno a prendere un defibrillatore, indicato da questo logo in tutta Europa 2 Iniziate immediatamente il massaggio cardiaco e continuate fino all’arrivo del defibrillatore o dell’ambulanza. Se non lo sapete praticare potrete essere istruiti al telefono dagli operatori del 118 COME SI FA LA RCP La rianimazione cardiopolmonare prevede una sequenza di 30 compressioni toraciche (massaggio cardiaco) alternate a 2 ventilazioni (respirazione «bocca a bocca» o meglio «bocca-maschera») Massaggio cardiaco Respirazione «bocca-maschera» Le compressioni toraciche determinano un abbassamento dello sterno e la spremitura del cuore contro la colonna vertebrale. Ciò permette al sangue contenuto nelle cavità cardiache di essere spinto in circolo e di arrivare al cervello, rallentando l’insorgenza di danni 30 Va eseguita solo se se ne hanno le competenze, altrimenti si rischia di perdere tempo prezioso: è dimostrato che il solo massaggio cardiaco è altrettanto efficace a mantenere una sufficiente minima ossigenazione COMPRESSIONI al ritmo di 100 OGNI MINUTO Sovrapporre le mani sul centro del torace e a braccia tese comprimere profondamente per raggiungere una profondità di 5-6 cm. Ad ogni compressione deve seguire un completo rilasciamento del torace Completare una serie di 30 compressioni al ritmo di almeno 100 al minuto. Poi effettuare due insufflazioni (vedi a lato) e ricominciare con un’altra serie di 30 compressioni 2 INSUFFLAZIONI 1” DURATA DI OGNI INSUFFLAZIONE Mettere il palmo della mano sulla fronte della persona e spingere la testa all’indietro, sollevando il mento con l’altra mano, per aprire le vie aeree Appoggiare la bocca sulla apposita maschera o su un altro mezzo di protezione (specifico telino, o fazzoletto, o garza) posato su quella della vittima Eseguire 2 insufflazioni lente e progressive della durata di circa 1 secondo, verificando che il torace della vittima si sollevi come durante una respirazione normale IL DEFIBRILLATORE Il solo massaggio cardiaco non basta mai a tenere in vita a lungo una persona. È fondamentale disporre nel più breve tempo possibile di un defibrillatore semiautomatico esterno (DAE), un apparecchio che, somministrando scariche elettriche, può interrompere la fibrillazione cardiaca o la tachicardia ventricolare senza polso (le cause più frequenti di arresto cardiaco) e ripristinare un ritmo e quindi una circolazione efficace Per usare un defibrillatore ricordare alcuni semplici passaggi Elettrodi Piastre adesive da applicare sul torace del paziente come indicato nella figura Posizione sottoclavicolare destra 3 Posizione sottoascellare sinistra 1 Aprire il coperchio (o accendere il tasto on/off) del defibrillatore 1 2 Ascoltare le istruzioni vocali Applicare gli elettrodi adesivi sul torace della vittima 4 3 come indicato nelle figure e continuare ad ascoltare 2 4 A questo punto premere il tasto arancione per erogare la scarica quando il defibrillatore decide che è necessario (solo ed esclusivamente in questo caso il tasto arancione diventa attivo e si può erogare lo shock) 3 La scarica elettrica ripolarizza il sistema di conduzione del cuore ristabilendo il ritmo naturale ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI e siete testimoni di un arresto cardiaco chiamate il 118 e iniziate subito la rianimazione cardiopolmonare: per ogni minuto che passa senza alcun intervento, la percentuale di sopravvivenza si riduce del 10 per cento. «Durante l’arresto cardiaco il cuore smette improvvisamente di pompare, in genere per fibrillazione ventricolare: le contrazioni dei ventricoli perdono il loro ritmo, si fanno scomposte e il cuore non riesce più a spingere il sangue in circolo in modo efficace. In pochi minuti la mancanza di sangue ossigenato può causare danni irreversibili al cervello e la morte può intervenire in 8-10 minuti. Finché non si ha a disposizione un defibrillatore, la rianimazione cardiopolmonare è l’unico modo per far scorrere il sangue verso il cervello e gli altri organi vitali e aumentare le possibilità di salvare la vita» spiega Daniela Aschieri, responsabile della Cardiologia territoriale della ASL di Piacenza e responsabile del Progetto vita. Come si riconosce un arresto cardiaco? «La persona colpita perde improvvisamente conoscenza, non risponde a chi le parla, ha assenza di circolazione, non si muove e non respira. In questi casi solo rianimazione cardiopolmonare e defibrillazione precoce possono evitare il decesso in attesa dell’ambulanza». In che cosa consiste la rianimazione cardiopolmonare? «Consiste in cicli di 30 compressioni toraciche (massaggio cardiaco) ed eventualmente 2 ventilazioni (respirazione “bocca – maschera” o con telini di protezione), ma sono sufficienti anche le sole compressioni toraciche, finché il soccorritore ce la fa e non si ha a disposizione un defibrillatore. In generale, in caso di bisogno, è molto meglio cercare di intervenire, anziché non fare nulla per paura che le proprie conoscenze siano insufficienti. «Il massaggio cardiaco si effettua mettendo il palmo della mano al centro del torace della persona, posandovi poi sopra l’altra mano. Con le spalle in linea con le mani si iniziano le compressioni, cercando di abbassare il torace di circa sei centimetri. Il ritmo delle compressioni dovrebbe arrivare a circa 100 al minuto. Se il soccorritore non ha dimestichezza con la procedura di ventilazione è meglio che continui il massaggio cardiaco finché non arriva il defibrillatore. Se sa fare la ventilazione (e, per quanto possibile, ha a disposizione i “presidi di ventilazione”, cioè la maschera apposita o il telino di protezione), dopo le 30 compressioni, può procedere con la respirazione artificiale (vedi disegno): la prima insufflazione deve durare un secondo, controllando se il torace si alza. Se si alza, significa che l’insufflazione dell’aria è efficace e si procede con la seconda ventilazione». Perché è fondamentale il defibrillatore? «Il tempestivo uso di un defibrillatore serve per interrompere la fibrillazione ventricolare, la causa più comune di arresto cardiaco, e a far ripartire il regolare ritmo del cuore. I defibrillatori oggi sono semiautomatici o automatici e possono essere usati da chiunque. Analizzano il ritmo cardiaco, facendo la diagnosi e avvertendo il soccorritore, con messaggi vocali, se è necessario o no erogare la scarica elettrica: il defibrillatore si predispone a erogare la scarica solo se riconosce la presenza di un ritmo defibrillabile. I passaggi per erogare la scarica sono semplici: il defibrillatore, attraverso messaggi vocali e figure semplici, guida passo dopo passo l’operatore per tutto il processo della rianimazione. I defibrillatori dovrebbero essere a disposizione in tutti i luoghi pubblici, impianti sportivi e scuole». Antonella Sparvoli LE FASI DEL SOCCORSO 50 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera SALUTE Alimentazione L’altra cucina La strana variante andina dal colore viola P iccole e scure, dall’aspetto vagamente inquietante, le patate dalla polpa viola, o «vitelotte» (etimologia incerta), di antica origine andina e oggi coltivate anche in Francia, sono una divertente stranezza gastronomica, con una marcia nutrizionale in più. L’intensa colorazione della polpa è infatti dovuta a una gran quantità di antociani, antiossidanti analoghi a quelli dei mirtilli, dall’azione, tra l’altro, antinvecchiamento. In Francia è facile vedersele Le patate non sono sempre nemiche di chi vuole dimagrire Ma attenti ai condimenti e patate, pur essendo ortaggi (più precisamente tuberi), vengono sempre inserite dalle linee guida nutrizionali nel gruppo dei “cereali e derivati”. E c’è chi ne sottolinea i pregi e chi, invece, si sofferma solo sui “difetti”. Da un lato, infatti, le patate apportano, oltre a carboidrati complessi, anche potassio, magnesio, zinco, fibra, vitamina C. Dall’altro, forniscono più energia degli altri ortaggi (85 L kcal per etto, contro le 9 dei finocchi e le 11 delle zucchine), ma soprattutto — ed è quello che spesso viene indicato come il “difetto” maggiore — hanno un elevato indice glicemico. Questo significa che, a parità di contenuto di carboidrati rispetto ad altri alimenti quali la pasta o l’orzo, le patate comportano un rialzo della glicemia più marcato. E poiché c’è chi considera l’indice glicemico il criterio L'esperto risponde alle domande dei lettori sui temi di nutrizione all’indirizzo http://forum. corriere.it/ nutrizione principale dal quale farsi guidare nella scelta dei cibi anche quando si ha qualche chilo da perdere, le patate finiscono per essere incluse fra i peggiori nemici della linea. Ma è davvero così? Non sono di questo parere gli autori di uno studio, condotto negli Usa e appena pubblicato sul Journal of American College of Nutrition. I ricercatori hanno messo a confronto due interventi diete- servire come insolite patatine fritte, con l’aperitivo. Ma il piatto forte, capace di stupire anche gli ospiti più gourmand, sono gli gnocchi di patate vitelotte (con un kg di patate servono 150 g di farina), che restano viola come un’alba estiva. Proibito, per motivi cromatici, condirli con salsa di pomodoro. Meglio olio e grana, per non guastarne il colore. Roberta Salvadori © RIPRODUZIONE RISERVATA Preparazioni diverse a confronto Valori per etto di alimento Patate Proteine g bollite, senza buccia 1,8 cotte al microonde Grassi g 16,9 0,1 2,1 Carboidrati g Potassio mg Energia kcal 1 fritte in casa 3,9 fritte confezionate in busta 5,4 280 17,9 6,7 29,6 71 570 29,9 660 58,5 1.060 Fonte: Tabelle di composizione degli alimenti INRAN agg.2000 tici che prevedevano entrambi la riduzione delle calorie ed un frequente consumo di patate, abbinato, in un caso, ad alimenti prevalentemente a basso indice glicemico, e nell’altro a cibi con alto indice glicemico. Hanno così verificato che si può perdere peso anche includendo le patate nella dieta, a patto di ridurre le calorie complessivamente introdotte. E sempre a favore delle patate, si può ricordare che in un altro studio, pubblicato dall’European Journal of Clinical Nutrition, le patate bollite sono risultate, fra i 38 cibi esaminati, quelle che, a parità di calorie, avevano il più alto “indice di sazietà”: più che triplo, per esempio, rispetto al pane bianco, e quasi triplo rispetto alle patatine fritte. Ci sono però anche risultati che vanno in senso opposto. Per esempio, in uno studio condotto negli Usa e pubblicato da The New England Journal of Medicine, le patate (prime fra tutte quelle fritte, poi anche quelle preparate in altro modo) sono risultate l’alimento maggiormente associato con l’incremento di peso, nel corso degli anni, negli adulti. 85 188 507 Corriere della Sera Quindi, come è opportuno regolarsi? «Le patate non vanno escluse dalla dieta neppure se si è diabetici o se si deve perdere qualche chilo — dice Maria Grazia Carbonelli, direttore dell’Unità di dietologia e nutrizione-Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma —. Si possono consumare un paio di volte alla settimana, cucinate in modo semplice, non in aggiunta, bensì in sostituzione di altri carboidrati, in modo da contenerne la quantità complessivamente assunta cioè il carico glucidico giornaliero ». «È anche opportuno — continua l’esperta — accompagnarle con una buona dose di proteine e fibre che ne riducono l’impatto sulla glicemia. Per chi è diabetico, un accorgimento utile è quello di consumare le patate bollite raffreddate: riduce l’aumento della glicemia indotto da questi tuberi. E se l’obiettivo è perdere peso, attenzione ai grassi utilizzati per cucinare: spesso sono proprio questi la fonte calorica più rilevante nei piatti a base di patate». Carla Favaro Nutrizionista © RIPRODUZIONE RISERVATA ● La ricetta della salute «Schiacciata» con timo e ripieno di zucchine Ingredienti per 4 persone: 600 g di patate, 2-3 rametti di timo fresco, 3 zucchine, 1 spicchio d’aglio, 40 g di caciocavallo, 3 cucchiai di olio, mezzo cucchiaino di maggiorana secca, sale. Preparazione: lessare le patate con la buccia per 15-20 minuti, pelarle, ridurle in purè, condirle con sale e un cucchiaio d’olio mescolato al timo. Tagliare le zucchine a mezze rondelle; sbucciare e tritare l’aglio, rosolarlo con 2 cucchiai d’olio, aggiungere le zucchine, salare e cuocere per 10 minuti. Poi aromatizzarle con la maggiorana. Stendere le patate formando un cerchio di circa mezzo cm di spessore, mettere sopra le zucchine, cospargere col formaggio grattugiato grosso, passare in forno a 190 gradi per 5 minuti. Valore nutrizionale per porzione: proteine g 8, grassi g 12 (di cui saturi g 3), carboidrati g 29, kcal 249 , colesterolo mg 9. ● Il commento ual è la cottura migliore per le patate? Sono diversi i fattori di cui tener conto. Per esempio, se la cottura al forno è più idonea a mantenere il potassio o a mitigare le perdite di vitamina C rispetto alla bollitura (soprattutto se senza buccia) può però comportare altri problemi. Infatti, la cottura al forno ad alte temperature (come pure l’arrostitura o la frittura) può portare alla formazione di acrilammide, sostanza potenzialmente cancerogena. Per ridurne la formazione, una semplice regola, suggerita da esperti europei, è: “dorare e non bruciare”. Inoltre, è opportuno variare le modalità di cottura e, nel caso delle patate, evitare di conservarle in frigorifero (perché questo aumenta i livelli di zuccheri e potenzialmente anche la formazione, in cottura, di acrilammide, che ad essi è legata). C. F. Q © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 Diritto Valutazioni Tempi di degenza «calibrati» sul singolo caso I l problema delle riammissioni non è solo italiano, come dimostrano i numeri riportati in recenti studi internazionali che hanno stimato anche all’estero un tasso medio di ritorni che riguarda un malato su sei (tra i 12 e il 18% dei ricoveri), con un costo che si aggira attorno ai 7.500 dollari a paziente e che potrebbe essere evitato nel 20-40% dei casi. «Premessa fondamentale per evitare il rientro in ospedale è che i pazienti vengano operati al Troppi rientri in ospedale per problemi dopo un intervento Manca un’organizzazione efficace per seguire chi viene dimesso Per saperne di più Piano nazionale esiti del ministero della Salute, sull’attività degli ospedali www.salute. gov.it Il fenomeno La chiamano la «sindrome della porta girevole» e ha costi alti sia per i malati sia per il servizio sanitario nfezioni, dolori, ematomi, febbre o diarrea che durano un po’ più del solito: problemi che spesso spaventano malati e familiari se si presentano al rientro a casa dopo un intervento chirurgico. Le «riammissioni», in gergo tecnico, sono il fenomeno per cui un paziente torna in ospedale entro 30 giorni dal suo primo ingresso. «Il fenomeno è stato anche definito “sindrome da porta girevole” e ne sono particolarmente a rischio gli anziani — ha detto Francesco Corcione, presidente della Società italiana di chirurgia, durante il congresso appena conclusosi a Roma —. In Italia sono circa 160 mila all’anno le persone che tornano in corsia I In sala operatoria 70% Le probabilità che ciascun italiano ha di dover ricorrere a un intervento chirurgico nel corso della vita 4.200.000 Gli interventi chirurgici effettuati in Italia ogni anno 160.000 Le persone che devono ricorrere a un nuovo ricovero entro 30 giorni da un intervento chirurgico 10% La quota di interventi effettuata con tecniche mininvasive (ma si potrebbe arrivare al 30-40%) Fonte: SIC – Società Italiana di Chirurgia I rimedi Il paziente mandato a casa ha bisogno di istruzioni più chiare e di riferimenti CdS per cause correlate a un’operazione, anche a causa dei tempi di degenza troppo contratti, per la necessità di ottimizzare le spese». Ridurre il numero delle riammissioni è fondamentale sia per i malati, sia per contenere i costi a carico del Servizio sanitario nazionale. Il più delle volte, inoltre, il paziente operato e dimesso che si trova in difficoltà si presenta al Pronto soccorso, dove ha ben poche probabilità di trovare il medico che lo ha seguito o il chirurgo che lo ha operato, mentre sale la possibilità di un nuovo ricovero, anche se non strettamente necessario. «Se da un lato è normale che i pazienti cerchino rassicurazioni, dall’altro ci sono modi più efficaci per gestire il post ricovero — spiega Nicolò de Manzini, presidente del Collegio dei professori universitari di chirurgia —. Servono innanzitutto istruzioni e spiegazioni chiare al momento delle dimissioni. E in caso di problemi gravi o timori sarebbe meglio per il paziente cercare un contatto con il chirurgo di riferimento, che conosce la situazione. Ma bisogna anche migliorare il dialogo tra ospedale e medici di famiglia, che possono essere un primo valido riferimento per il paziente anche nella fase post operatoria». Vera Martinella Ricoveri di un solo giorno o comunque brevi, favoriti da tecniche mininvasive S ❞ La day surgery e la week surgery riducono disagi e costi paroscopia per operare la colecisti, o l’artroscopia per il ginocchio — dice Francesco Corcione, direttore della Divisione di chirurgia generale dell’Azienda ospedaliera ad alta specializzazione Monaldi di Napoli e neopresidente della Società italiana di chirurgia —. Una volta, dopo un intervento sulla colecisti o alle varici si tornava al lavoro anche dopo un mese dall’operazione, oggi con l’intervento in laparoscopia solo dopo qualche settimana. A guadagnarci è il paziente che recupera più velocemente, ma anche il Servizio sanitario perché, diminuendo i giorni di degenza, si riducono i costi diretti a carico degli ospedali. Come pure si risparmia sui costi sociali indiretti per la comunità». Il discorso vale anche per il modello organizzativo chiamato week surgery: il paziente di solito entra in ospedale il lunedì mattina, viene operato e dimesso entro il venerdì pomeriggio. «Questo è il modello, previsto ancora in pochi ospedali, applicabile in caso di interventi più importanti eseguiti con meglio e dimessi al momento giusto — sottolinea Diego Piazza, presidente dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani —. L’evoluzione tecnologica degli ultimi anni ha reso la chirurgia meno temibile e più sicura. Serve comunque un attento controllo durante e dopo l’operazione (oggi esistono scrupolose liste a cui attenersi) e una precisa selezione dei pazienti che necessitano un ricovero più lungo». V. M. IN BREVE Visite gratuite dei reumatologi Per iniziativa dell’Associazione nazionale malati reumatici (Anmar) fino al 31 ottobre sarà attiva la Campagna di prevenzione dei disturbi osteoarticolari. In diversi centri della Penisola unità e ambulatori di reumatologia aderenti al progetto eseguiranno visite gratuite. Per prenotarsi tel. 800.910.625, oppure 340.149.28.57 (dalle ore 9 alle 13). Per informazioni sulla campagna e altre iniziative sulle malattie reumatiche: www.anmar-italia.it. Studio sulla Distrofia di Duchenne La Distrofia muscolare di Duchenne e Becker è una malattia genetica rara che colpisce quasi esclusivamente maschi. Per finanziare uno studio sulla patologia guidato dal professor Eugenio Mercuri del Policlinico Gemelli di Roma e sostenere Parent Project Onlus, fino al 1° novembre si può mandare un sms del valore di 2 euro al numero 45504. Per avere maggiori informazioni: www.parentproject.it. Viaggi sicuri in 5 continenti Quanto mai attuale in tempo di allarme per l’epidemia di Ebola in Africa, il volume «Viaggi e salute nei 5 continenti», di Walter Pasini, presidente della Società italiana di medicina del turismo. Aggiorna i medici sulla situazione epidemiologica nel mondo, per poter dare ai viaggiatori le indicazioni su rischi e profilassi internazionale. Per inf. www.viaggiesalute.it. Iniziativa della Fondazione Ieo © RIPRODUZIONE RISERVATA I nuovi modelli di chirurgia «veloce» e sicura ottoporsi a un intervento chirurgico in day surgery e tornare a casa in giornata o dopo un solo pernottamento in ospedale. Grazie a tecniche chirurgiche sempre meno invasive, che prevedono solo piccole incisioni, si riducono durata della degenza, tempi di recupero del paziente e anche i costi per la sanità. «La day surgery è un modello organizzativo-assistenziale utilizzabile in caso di interventi su patologie “minori” con tecniche mininvasive, quali la la- 51 SALUTE tecniche mininvasive, con decorso presumibilmente veloce. Possono essere interventi ai reni, o al fegato, o l’asportazione di un tumore al colon con la laparoscopia — spiega Corcione —. Con queste tecniche di chirurgia quasi “senza sangue”, in cui si predilige l’uso di strumenti che riducono il rischio di emorragie intra e post operatorie, trattiamo oggi anche pazienti “complessi”, come per esempio cardiopatici con problemi di coagulazione». Maria Giovanna Faiella © RIPRODUZIONE RISERVATA Fino al 1° novembre, Fondazione Ieo, che lavora a fianco dell’Istituto europeo di oncologia di Milano, promuove una raccolta fondi con sms al numero 45597. I fondi contribuiranno all’acquisto di una risonanza magnetica di ultima generazione in grado di individuare i tumori quando sono ancora piccolissimi, non più grandi di 3-4 millimetri, senza radiazioni né mezzo di contrasto. La nuova apparecchiatura permetterà di migliorare la qualità delle diagnosi. Per info www.fondazioneieo.it. Informazioni sulla psoriasi Oggi, 26 ottobre, rappresentanti di Adipso, l’Associazione per la difesa degli psoriasici, di cui quest’anno ricorre il venticinquennale, saranno presenti in diverse città italiane con gazebo informativi. Medici e volontari distribuiranno opuscoli sulla malattia, per comunicare le novità sulle terapie e far conoscere i centri specializzati nella cura della psoriasi e dell’artrite psoriasica. L’elenco dettagliato di tutte le piazze è disponibile sul sito www.adipso.org. APPASSIONATI ALLA VITA CI SONO MOMENTI CHE VALGONO ANNI DI RICERCA. Ogni giorno portiamo la passione per la vita nei nostri laboratori, nei nostri uffici, negli ospedali, nelle vostre case. Lavoriamo per migliorare la salute attraverso la ricerca e lo sviluppo di farmaci e vaccini innovativi. Il nostro impegno raggiunge tutti, anche attraverso programmi umanitari di donazione e distribuzione di farmaci. Per assicurare ad ogni singola persona un futuro migliore. www.univadis.it www.contattamsd.it [email protected] www.msd-italia.it 09-13-MSD-2011-IT5849-J Be well. 52 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014 SALUTE Corriere.it/salute @ Vivere con il web a cura di Daniela Natali Ginecologia Risponde Giorgia Mangili, responsabile Unità di ginecologia oncologica medica, San Raffaele, Milano Ho scoperto che mia figlia, trentenne, da un anno soffre di perdite di sangue tra un ciclo mestruale e l’altro. Dice di averne parlato con la sua ginecologa che l’ha tranquillizzata. Ora mia figlia farà degli esami e poi si vedrà. Sono preoccupata: ricordo d’aver letto che perdite anomale possono essere spia di un tumore. Che cosa può realmente rischiare mia figlia ? Lettera firmata l termine spotting (dall’inglese to spot: macchiare) è utilizzato per indicare perdite ematiche che si manifestano di solito fra un ciclo mestruale e l’altro. Insieme ad altri disordini del ciclo è uno dei motivi più comuni di richiesta di visite ginecologiche. È importante a tutte le età non considerare “normale” la presenza di perdite: il sintomo è molto aspecifico e spesso non associato a malattie gravi, ma può anche essere un campanello d’allarme per diagnosticare malattie serie in tempo utile. Lo spotting può essere determinato da varie cause, che si dividono sostanzialmente in due grandi gruppi: disfunzionali e organiche. Fra le cause disfunzionali ci sono alterazioni ormonali dovute a stress, premenopausa, disturbi del comportamento alimentare (specie bulimia e anoressia), obesità e inserimento scorretto della spirale. Fra quelle organiche possiamo trovare cisti ovariche, vaginiti, polipi e fibromi uterini, endometriosi, lesioni precancerose o tumorali. Si tratta dunque di un fenomeno da tenere sotto controllo e che può, nella stragrande maggioranza dei casi, essere eliminato. Per risolvere il disturbo bisogna prima di tutto escludere la presenza di malattie insorte in altri organi, come l’apparato urinario o gastroenterico o malattie del sangue e, nelle donne in età fertile, una gravidanza con le sue possibili complicanze. Dopo, è necessario escludere, come si accennava, la presenza di cause organiche: processi infiammatori e infettivi possono provocare cerviciti, endometriti, annessiti, fra i cui sintomi può essere riportato lo spotting. Inoltre, fibromi, polipi endometriali o cervicali possono con una certa frequenza determinare delle perdite. Se piccole gocce di sangue si eviden- I Scriveteci Chiedete agli esperti le vostre segnalazioni, i vostri quesiti, i vostri dubbi, all'indirizzo di posta elettronica Oltre 160 medici specialisti rispondono online alle domande dei lettori in 50 forum [email protected] www.corriere.it/salute/forum Il sito della settimana «PERDITE» TRA UN CICLO E L’ALTRO IN UNA TRENTENNE. DA CHE COSA POSSONO DIPENDERE? ziano dopo un rapporto sessuale è invece possibile che la ragione sia la presenza di un ectropion cervicale, la cosiddetta “piaghetta”: un problema non pericoloso e che non richiede cure specifiche. Accade raramente, ma lo spotting può anche essere dovuto ad una neoplasia che origina dal collo dell’utero, e rappresentare uno dei primi sintomi del tumore dell’endometrio (raro in età fertile, ma il cui rischio aumenta dopo la menopausa) o di alcune forme di tumore dell’ovaio, per cui le perdite potrebbero essere una delle prime avvisaglie avvertite dalla paziente. Infine, anche l’assenza di produzione ormonale tipica della menopausa può provocare atrofia degli organi genitali che possono facilmente sanguinare a seguito di traumi anche di lieve entità. Vista l’ampia gamma di possibilità, è fondamentale, nell’iter diagnostico, considerare l’età della donna. Nelle donne più giovani le perdite possono essere determinate sia da cause organiche (malattie dell’utero o del tratto genitale), sia da disfunzioni ormonali o dall’utilizzo di sistemi contraccettivi. La pillola, specie nei primi mesi di assunzione, e la spirale possono provocare perdite ematiche perché il dosaggio di estrogeni è troppo basso. Lo spotting durante l’assunzione della pillola può anche indicare che il farmaco è stato preso in modo scorretto con conseguente riduzione dell’efficacia. Anche le disfunzioni ovulatorie creano disordini ormonali che a livello uterino portano ad alterazioni del ciclo mestruale: sono più frequenti negli anni dopo la prima mestruazione e negli anni prima della menopausa. Infine, alcuni disordini endocrini, come la policistosi ovarica, possono associarsi a perdite ematiche. Di fronte a un quadro così complesso, il ruolo del ginecologo è cruciale: attraverso una attenta anamnesi e la visita ginecologica corredata da eventuale pap-test, è lo specialista a indirizzare la paziente verso il più adeguato iter diagnostico. L’ecografia transvaginale permette di escludere cisti o neoformazioni a carico degli annessi, evidenzia la presenza di miomi uterini e può suggerire patologie a carico dell’ endometrio (come polipi, iperplasia, neoplasie) che saranno poi confermati da isteroscopia e biopsia. Cosa c’è di Nuovo 53 Rene policistico: novità in Rete Dai forum dei nostri esperti MEDICINA DELLO SPORT Meglio correre al mattino o alla sera? Nella corsa, ho sempre ottenuto migliori performance nelle sedute d’allenamenti pomeridiane o serali rispetto a quelle mattutine. Al mattino, infatti, le mie gambe sembrano di piombo, mentre alla sera continuo a migliorare i miei tempi. Come mai? Risponde Sono più di dodici milioni gli italiani che soffrono di rene policistico, malattia genetica che provoca la formazione di cisti in entrambi i reni. Un punto di riferimento in Rete per i malati è il sito dell’Associazione italiana, www.renepolicistico.it. Nella sezione «Il rene policistico» si trovano informazioni sulla malattia, sui sintomi, sulle cause genetiche, sui nuovi approcci terapeutici. Nell’area «Vivere con la malattia», cliccando su «Faq» si possono consultare le risposte alle domande più frequenti (sulla funzione dei reni, sull’importanza dell’alimentazione, sul rischio di insufficienza renale, sulle esenzioni cui si ha diritto). La sezione «Ricerca e Medicina», infine, contiene informazioni sui progressi della ricerca e le sperimentazioni in corso su nuove terapie per contrastare la malattia. La notizia più cliccata Guarita l’infermiera spagnola colpita da Ebola Teresa Romero non mostra più presenza del virus nel sangue. Quattro diversi test hanno dato risultato negativo, dunque il caso può essere considerato chiuso. Gianfranco Beltrami, docente corso di laurea in Scienze motorie, Università di Parma Nuovi farmaci per l’emicrania con aura? Ho quasi 45 anni e da quando ne ho 18 soffro di emicrania con aura visiva, diagnosticata in un Centro cefalee. Da tempo curo il dolore con i triptani, ma i risultati non sono molto soddisfacenti. Vorrei sapere se esistono nuove cure per prevenire l’aura. Risponde Pietro Querzani, responsabile Centro cefalee, Ravenna el trattamento dell’attacco acuto di emicrania con aura, i triptani sono ancora i farmaci più indicati. Occorre però sapere bene quando utilizzarli. I triptani vanno infatti assunti all’inizio della fase dolorosa, cioè della cefalea vera e propria, non all’inizio del disturbo visivo (non mi ha specificato da quale fenomeno è costituita l’aura nel suo caso, ma il disturbo visivo è quello più frequente). All’inizio dell’aura può invece utilizzare aspirina o paracetamolo, con l’obiettivo di ridurre la durata e la “profondità” dell’aura stessa. N GERIATRIA Formicolio alla mano, quale sarà la causa? Ho 65 anni e godo di una discreta salute. Però da un anno al mattino mi sveglio con un forte formicolio alla mano sinistra, disturbo che dopo un po’ sparisce. Ultimamente, qualche volta avverto il formicolio anche durante il giorno (per brevi periodi), accompagnato da un leggero fastidio nella schiena. Sono piuttosto preoccupato. Che consigli può darmi? Risponde © RIPRODUZIONE RISERVATA O MAL DI TESTA Il video I certificati medici per lo sport dei bambini. È il tema di un’intervista con Pietro Chiamenti, presidente della Federazione italiana medici pediatri. Online da domani su Corriere.it/salute gni persona ha ritmi circadiani diversi e per cause genetiche si può essere dei “gufi” oppure delle “ allodole”. Per questo, non c’è nulla di meglio, per determinare il momento più favorevole per la pratica di uno sport, che saper ascoltare il proprio orologio interno. Al pomeriggio, in genere, sono più alti i valori di temperatura e pressione per cui, se non si è accumulata un’eccessiva stanchezza durante la giornata, queste possono essere proprio le ore più favorevoli per ottenere le migliori prestazioni sportive. Niccolò Marchionni, Direttore Struttura di gerontologia e medicina geriatrica, Osp. Careggi, Firenze i faccia visitare dal suo medico, faccia rilevare i valori della pressione arteriosa e prescrivere esami del sangue per misurare le concentrazioni delle lipoproteine circolanti (colesterolo, trigliceridi) e un eco-Doppler dei tronchi sovraortici. Se tutto risulterà “a posto”, stia tranquillo perché è molto probabile che i disturbi della sensibilità che lei lamenta dipendano semplicemente da compressione radicolare per la presenza di artrosi cervicale. S notizie dalle aziende a cura di RCS MediaGroup Pubblicità NEO BOROCILLINA RAFFREDDORE E FEBBRE “UNA BUONA RAGIONE PER PECCARE DI GOLA” NOVITÀ IN CERAMICA DA ABOCA BIOTHYMUS AC ACTIVE PER DONNA E PER UOMO POOL PHARMA PRESENTA INFLUPIRIN VIRAL Da Alfa Wassermann un’assoluta novità per contrastare efficacemente i sintomi di raffreddore e influenza, da oggi disponibile in farmacia: Neo Borocillina Raffreddore e Febbre, medicinale a base di paracetamolo e pseudoefedrina, dalle spiccate proprietà analgesiche e decongestionanti delle vie nasali.Si caratterizza per una formulazione in compresse effervescenti particolarmente efficace, che si basa sull’associazione di paracetamolo (500mg) e pseudoefedrina (60mg). Il paracetamolo, grazie al dosaggio utilizzato, oltre all’azione antifebbrile svolge anche una azione analgesica che allevia mal di testa e dolori articolari. La pseudoefedrina rappresenta un valido decongestionante, per un sollievo immediato e un’azione prolungata. È disponibile in confezione da 16 compresse effervescenti al gusto di limone, s e n z a z u c c h e ro. Si rinnova per il 19° anno “Una buona ragione per peccare di gola”, il mercato enogastronomico organizzato da Amnesty International dal 20 al 24 novembre, (10.30-19.00), presso i locali dell’Unione Femminile Nazionale, in Corso di Porta Nuova 32 a Milano. L’iniziativa, promossa per sostenere il lavoro dell’associazione, che da oltre 50 anni si occupa della denuncia delle violazioni dei Diritti Umani e della difesa delle persone che ne sono vittime in tutto il mondo, raccoglie prodotti eccellenti offerti da aziende artigianali note per gli elevatissimi standard qualitativi. Vini, pasta, olii extravergini di alta qualità, peperoncino e delizie d’autore, fra cui crema di marroni, mostarda di frutta e i marroncini canditi sotto sciroppo di Agrimontana, gelatine, confetture, miele, confettini, le Offelle di Parona, i cantuccini toscani, le caramelle alle erbe di Mera e Longhi, il cioccolato di Modica. Info: tel. 02.43981690, www.amnesty.it/lombardia. Aboca presenta degli oggetti in ceramica esclusivi da abbinare alle sue tisane e ai suoi oli essenziali. Realizzati artigianalmente in Italia e finemente decorati a mano, sono disponibili in 5 bellissimi soggetti, ovvero Zucca, Solanum, Malva, Aquilegia e Anagallis, tratti dagli antichi erbari di Aboca Museum. Le teiere sono suddivise in 2 parti: quella superiore è la teiera vera e propria, quella inferiore è la tazza in cui degustare the e tisane. Vi sono poi gli eleganti contenitori, da usare come portafiltri o per riporre altri oggetti e le tisaniere, con coperchio e piattino. Per la casaAboca propone i diffusori bruciaessenze, da usare con gli oli essenziali per profumare e rendere migliore l’aria domestica,come Arancio amaro,Cannella, Eucalipto o Lavanda Vera. Ideali per i regali di Natale, ad amici, parenti ed anche a se stessi. www.aboca.it Dalla ricerca Rottapharm Madaus nasce la nuova linea di prodotti Biothymus AC Active a base di formulazioni attive studiate per contrastare la caduta temporanea dei capelli. La linea Donna comprende Trattamento Attivo Anticaduta fiale, Lozione Trattante, Shampoo Volumizzante, Shampoo Ristrutturante, Balsamo Nutriente e Protettivo. La linea Uomo comprende Trattamento Attivo Anticaduta fiale, Lozione Trattante, Shampoo Energizzante. In occasione del lancio, Biothymus AC Active propone più offerte speciali: una confezione di fiale, pari a 1 mese di trattamento, a € 49,90 invece che € 59,90; all’acquisto di una confezione di fiale in omaggio un buono sconto da € 5 per l’acquisto di un altro prodotto della linea a scelta e tutti gli Shampoo a solo € 9,90 invece che €13,20. Fino ad esaurimento scorte nelle farmacie e negozi aderenti all’iniziativa. Arriva da Pool Pharma Influpirin Viral, nuovo integratore alimentare a base di estratto secco titolato e standardizzato di Olivello Spinoso (germogli fogliari), con azione di sostegno e ricostituente. Dai germogli fogliari si estraggono sostanze in grado di contrastare diversi ceppi di virus, tra cui quelli influenzali, e di frenarne la diffusione. La sua formula esclusiva apporta Zinco e Vitamina C che contribuiscono alla normale funzione del sistema immunitario e proteggono le cellule dallo stress ossidativo.Può essere assunto preventivamente, come coadiuvante nel contrastare la comparsa dei disturbi da raffreddamento, o in fase di convalescenza per aiutare a favorire il recupero del benessere psicofisico. Indicato anche per i bambini oltre i 3 anni, è disponibile in pratiche compresse da sciogliere in bocca senza bisogno di acqua. 54 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera # Tv .¤ .Õ ¤æ±ææ 3$"$."$ "//.± .×NÂX@ b @ÎÎ×@ÎF kbX@± ¤æ±Ðæ /3 !!"± ÎÎ×@ÎF± ¤æ±zz /"1 !// / !. //± !3. " /1"3$8$ 3" ®$¯± .k~k ¤Õ±ææ . 1 ¿"3/± .k~k ¤Õ±Õæ " 8. ± X×kÎ ¤Ð±Ðæ 1$."± ¤|±ææ ¿."± 8@ÂkÎF± ¤Ê±Ðæ 1 ¤± ¤Ê±ÐÐ 1!,$ ± ¤Ê±Ðz $!" "± 8@ÂkÎF ¤p±zæ ¿.1± -×ä± b×Xk @ ΠÕæ±ææ 1$."± Õæ±Ðz . 13$± 8@ÂkÎF Õ¤±Õz .$/$ .$± X×kÎ Õ¤±Ðæ ./13.1$. 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Nel servizio di stasera parlano i figli di Bruno Lauzi, Enzo Jannacci (nella foto Paolo), di Pierangelo Bertoli e Ivan Graziani. Speciale Tg1 Rai1, ore 23.40 Da Gabanelli i casi Expo e Mose S tasera Milena Gabanelli si occupa di inchieste sui lavori per l’Expo di Milano e la maxi diga del Mose di Venezia. Un sistema trasversale che tocca politici, funzionari di amministrazioni locali, alti ufficiali dello Stato, faccendieri, imprenditori pronti a pagare. A fine puntata Gabanelli intervista Arnaldo Forlani. Report Rai3, ore 21.45 La storia del design negli ultimi 60 anni P untata speciale dedicata al design, all’arredamento, alla storia dell’abitare, visti attraverso il magazine «Interni» che, proprio quest’anno, festeggia 60 anni. X-Style Canale 5, ore 23.30 .| ¤Ê±Ðæ ¤É±¤z ¤p±ææ ¤p±æz ¤p±zæ ¤±Ðz Õæ±Õæ Õ¤±¤æ $"1"33!± /kÂk $"1"33!± /kÂk . 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E così, mentre la scorsa settimana, Floris ha toccato — trainato da sé stesso a «8 e ½» — la quota del milione di spettatori (4,5% di share), Giannini è sceso ancora un po’, raccogliendo 1.364.000 spettatori medi OLYMPIAKOS–JUVENTUS Massimiliano Allegri Vedono il match 6.998.000 spettatori, 24,07% di share. Rai1, 22 ottobre, ore 20.45 NEL CENTRO DEL MIRINO Clint Eastwood Per Eastwood 467.000 spettatori, 2,10% di share. La7, 18 ottobre, ore 21.20 '- ## 0( 05 05 0( 0/ 05 044 05 0( 0: -$'%3 ## (0/ (/( (/(4 (/( (/5/ (/:/ (/(4 (/5: (/54 (/: 6- " (5,7% di share). La differenza fra i due programmi, insomma, è ormai di poco più di 350 mila spettatori, l’1,2% di share. Analizzando i flussi d’ascolto, si nota che i circa 245.000 spettatori guadagnati dal programma di La7 sono gli stessi persi da Rai3: un vero e proprio campanello d’allarme per il direttore Andrea Vianello, anche considerato che «Ballarò» era il programma di punta della rete. Certo è che la somma dei due programmi non eguaglia la media della scorsa stagione del talk Rai: 3.321.000 spettatori, con picchi di 4 milioni e mezzo. Il pubblico di Floris è più compatto ed equilibra- to fra uomini (4,7%) e donne (3,5%), anziani (5,6%) e adulti (5,2%), accomunati dall’ottima istruzione (8,9% fra i laureati). L’audience di «Ballarò» è più mista e popolare, ma è proprio sul pubblico meno colto che Giannini lascia più share (-6%). Nel nuovo «Ballarò» senza copertina pop talvolta il dibattito langue. Del nuovo Floris piace molto la copertina di Crozza (oltre 2 milioni di spettatori), straordinario traino per il resto della trasmissione. (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca su dati Auditel © RIPRODUZIONE RISERVATA -"$' +6-3' #3"$' +6-3' 54 '33'- / %'8$- 6'8 "% 4( '33'- ( %'8$- '"*# '(* #(* "# "0 #'"# # #" "#, "#" '"0 '+ " "'-%3 "% -% )-3 .'# "3 .#8' )"7 %6" +6#! )"'8.' .6# 6 ))%%"%' 6 - % 8.3 "$'%3 $"' -"3"'* '$%" )- " )-"$" "'-%" ## )-'.."$ .33"$% # '--%3" -.! .3 ." "%3%."!-%%' .6## - "'%" "'%"! ".'# $ "'-" '% )"' )"7 "%3%. )"7 %6" )"'8.!" %! .6# $"' -"3"'* #"' '% )"7 .'# .6# -.3' ## - "'%"* "-'#9"'% .$)- -. .33%3-"'%#* &%+ !$#((# ' #6% )-36-9"'%" %'-3#%3"! .)"%3 ## )-''% .. )-.."'% ,.#% - "6% '%' )-3 # %' %"3' ## %"%8" '% %6" )"' "6.* #3- )"' $'-3 %! .6## - "'%" .6'-"%3#" 6-') #'#$%3 .6 %3-'.3 "3--%' +6" )- 6% "-'#9"'% "%.3"# -. " $3-" -6.. #3 )-.."'% # 3$)' .6# -.3' # '%3"%%3* $# #*"0 *"0'# ' '.3 '-"%' "#%' -%3' %9" -".3 %'8 '#' % "-%9 -6 " %'% ,+6"# '$ $)'..' )'#" -" '3%9 3%9-' '!# * #-" 3%" #-$' # !-' #"-" #" ( # + "# #"' '# 68'#' ')-3' "' " '8." $)'-#" 8 " !" )# !#! #*. ) ##! #4!# )* !. 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'8." $$ $$ %3' 10eLotto I numeri vincenti 1 43 10 52 11 57 16 60 22 64 27 75 31 80 38 81 40 89 42 90 16 Numero Oro 5 9 28 44 57 85 88 80 Numero Jolly 33 Numero SuperStar Jackpot indicativo prossimo concorso: 35.200.000,00 Ai 6: Ai 5+ Ai 5: Ai 4: nessuno Ai 3: nessuno Ai 5 stella: 26.832,33 Ai 4 stella: 303,54 16,03 nessuno 30.354 Ai 3 stella: Ai 2 stella: Agli 1 stella: Agli 0 stella: 18 38 1.603 100 10 5 Lotto Svizzero 2 Chance 3 5 7 Joker Replay www.corriere.it/giochiepronostici 407933 10 39 3 4 8 9 1 3 5 6 1 9 4 3 3 2 6 LA SOLUZIONE DI IERI 1 7 8 6 5 4 2 9 3 6 9 4 3 2 8 1 5 7 2 3 5 7 1 9 8 4 6 4 6 7 2 8 5 3 1 9 5 1 3 9 6 7 4 2 8 8 2 9 4 3 1 7 6 5 3 5 2 8 4 6 9 7 1 7 4 6 1 9 3 5 8 2 9 8 1 5 7 2 6 3 4 # Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 Altri giochi su www.corriere.it 050 )#!. )# 0/5 /5/ +"( / )#!. 1*# ( " "*# #( " ( "' '# ! - #' /"/ $05 *" " '"(# ** ((# 6 2 8 Superenalotto - Combinazione vincente 8 1 7 2 3 "#+,' '" #/# !. +'(* "# ' )#!. # $$ $ / " " $5 $5$ "" ' #" (#" ** )**#! GIOCHI E PRONOSTICI SUDOKU DIABOLICO 26 25 17 31 26 69 49 85 72 73 60 5 '( '* !. $, )!# $5 *.!1 $ )13* $$ $ #!) "' " 68'#'.' $)'-# Lotto Estrazioni di sabato 25 ottobre 2014 16 10 52 12 BARI 38 1 80 79 CAGLIARI 81 42 86 85 FIRENZE 22 75 5 54 GENOVA 16 89 48 22 MILANO 60 11 49 5 NAPOLI 40 89 10 64 PALERMO 27 64 33 32 ROMA 43 90 55 9 TORINO 31 57 23 10 VENEZIA 86 7 31 28 NAZIONALE " "# *.) .! "# 5 , '(, #! )'' $'..' '#3' $'..' '#3' "33' 05 " + $0 + $ ) )1 !(*'! '-9 :14 '-9 1 '-9 01/ '-9 1& *## ! #$"" ' "# !+'# . )**#! (" $5 $5 # "'# ' " # # +"#( '( '# #( +" ** $# 56 Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera