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DOMENICA 26 OTTOBRE 2014
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FONDATO NEL 1876
Oggi
ANNO 139 - N. 254
Il dibattito culturale
Campionato
Come si forma
il carattere letterario
Pa della Roma
Pari
co
con la Samp
Og
Oggi c’è la Juve
di Alessandro Piperno
nel supplemento
Lu
Luca Valdiserri
a pagina
p
40
Parigi, Londra e i nostri interessi Sfida del sindacato: siamo un milione. Il premier alla Leopolda: con noi chi lavora, faccio massimo due mandati
GLI ALLEATI
IMPROBABILI
Cgil in piazza, Renzi va avanti
di Angelo Panebianco
Camusso parla di sciopero generale. Cuperlo e Fassina: voteremo no al Jobs act
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
«Ci saremo ancora. Anche
con lo sciopero generale...».
Camusso annuncia le prossime
mosse della Cgil al milione di
persone giunte a Roma per manifestare contro il Jobs act. Tra
loro, Cuperlo e Fassina della
minoranza pd fanno sapere
che voteranno no alla riforma,
se resta così. Da Firenze, Renzi
risponde: con noi chi lavora,
resto al massimo fino al 2023.
da pagina 2 a pagina 5 Alberti
Caccia, Guerzoni, Meli
Iran Impiccata per aver ucciso chi voleva stuprarla
9 771120 498008
41 0 2 6>
Lancio osé
Con «Like
a Virgin»
la religiosa
trasforma
Madonna
in Cristina
D’Avena
di Aldo Cazzullo
L
a sinistra del futuro è il
mungitore sikh con bandiera rossa o Fabio Volo con telecamera?
continua a pagina 2
«Ferrovie, più chiarezza»
Messori lascia le deleghe
di Daniele Manca
Reyhaneh e l’eclissi dei diritti umani
di Pierluigi Battista
A
Teheran Reyhaneh Jabbari (nella foto) è stata impiccata al termine di un
processo-farsa, colpevole di aver colpito a morte l’uomo che la stava
stuprando. Ci saranno proteste blande, comunicati misurati, prudenti prese di
posizione. O forse niente. Con l’Iran, nel turbolento scacchiere medio
orientale, bisognerà pur tenere la porta aperta.
continua a pagina 13
con un articolo di Viviana Mazza a pagina 13
IL VICEMINISTRO MORANDO
M
arcello Messori ha deciso
di riconsegnare al cda
delle Ferrovie dello Stato le sue
deleghe di presidente, tranne
quelle al controllo interno.
Spiega al Corriere: «Nessuna
polemica, è un atto di chiarezza. Sta ora al governo e a tutti
noi operare affinché la privatizzazione sia avviata e arrivi a
compimento nel 2015».
a pagina 6
di Aldo Grasso ● LE IDEE
● PADIGLIONE ITALIA
RITI DELLE ETÀ
SUOR CRISTINA, IL DIAVOLO E L’ACQUA SANTA ITesto,
audio e video
I
I MONDI PARALLELI
DELLA SINISTRA
L’INTERVISTA IL PRESIDENTE FS E LA PRIVATIZZAZIONE DIFFICILE
continua a pagina 29
n principio era il Verbo, ma
alla fine sono solo canzonette. Per tutta la settimana
ha tenuto banco il lancio del disco di suor Cristina Scuccia: la
vincitrice di The Voice of Italy
ha scelto Like a Virgin per promuovere il suo album d’esordio. Like a Virgin di Madonna?
Quella canzone al cui testo Tarantino ha dedicato un’inequivocabile e molto spinta esegesi
nel film «Le iene»?
È così. Solo che Sister Cristina, come la chiamano ora i suoi
discografici, ha tentato di tra-
DUE EPOCHE
● Giannelli
ANSA /GOLARA SAJADIEH
M
atteo Renzi ha fatto la voce
grossa con Bruxelles e, salvo
sorprese, ha vinto. La
Commissione — la nuova, quella
di Juncker, che sta per insediarsi
— accetterà nella sostanza le correzioni
italiane alla nostra legge di Stabilità. Se Renzi
ha vinto lo deve non solo alla qualità della
manovra ma anche al fatto che aveva
l’esplicito sostegno del presidente della
Repubblica e del governatore della Banca
d’Italia e quello implicito della Banca centrale
europea. E al fatto che l’Unione ha accumulato
troppe criticità per potersi permettere un
conflitto con un Paese-membro
dell’importanza dell’Italia. Il socio di
maggioranza, la Merkel, lo ha compreso.
Bene per l’Italia, possiamo dire, ma
possiamo anche aggiungere che ciò migliora
lo stato di salute dell’Unione? Non sembra.
Soprattutto perché questa vicenda conferma
ciò che si sapeva, ossia che è possibile una
correzione al margine, politicamente
contrattata, ma non lo è una svolta
significativa nella politica dell’Unione. Il che
rende difficile riassorbire quel malessere così
diffuso in Europa che da tempo ne sta
corrodendo le istituzioni.
Una svolta richiederebbe nuove alleanze,
soprattutto quell’intesa stretta fra Francia e
Italia in grado, sulla carta, di funzionare da
contrappeso rispetto alla forza tedesca:
un’alleanza che Renzi ha inseguito fin dal suo
arrivo a Palazzo Chigi. Come abbiamo
constatato, quell’alleanza non si è realizzata e
forse non si realizzerà mai. Per
l’indisponibilità della Francia. Essa preferisce
trattare sottobanco con la Germania piuttosto
che capitanare un’alleanza volta a riequilibrare
il peso tedesco. Possiamo anche ritenere che
la scelta del presidente Hollande non sia
lungimirante: che cos’altro potrebbe bloccare
il dilagante nazionalismo antieuropeo di
Marine Le Pen se non un’inedita capacità
francese, di intesa con l’Italia e altri, di
imporre cambiamenti nella politica
dell’Unione? Resta che quella scelta non è
stata fatta dalla Francia e il governo italiano è
costretto a prenderne atto.
Se non una intesa, per lo meno una
convergenza occasionale l’Italia l’ha
comunque realizzata ma con la Gran
Bretagna: per la comune opposizione alla
richiesta di Bruxelles di maggiori contributi al
bilancio comunitario. Si tratta però di
un’intesa fragile, soprattutto perché la Gran
Bretagna ha un piede ancora nell’Unione e un
altro già fuori. Il partito indipendentista
(antieuropeo) è in crescita di consensi,
l’antieuropeismo è ormai molto diffuso.
sformare il diavolo in acqua
santa: «Ho voluto restituire un
significato nuovo alla canzone,
quasi farla diventare una preghiera». Nel video, girato con
abilità da Marco Salom, la spregiudicata spigliatezza di Madonna lascia il posto a una specie di Cristina D’Avena che si
prende troppo sul serio: si atteggia, cerca ispirazione in una
cartolina veneziana per turisti.
E la Ciccone cosa dice della
Scuccia? Su Twitter Madonna
l’ha presa in giro, accusandola
prima di aver copiato, poi acco-
stando le foto dei due videoclip, infine affidando il commento a un ironico hashtag:
«toccata per la prima volta».
In passato suor Cristina, la
religiosa della comunità di Milano delle Orsoline della Sacra
Famiglia, aveva avuto uno strepitoso successo su YouTube.
Ma se allora la viralità nasceva
dalla sorpresa, oggi la costruzione a tavolino del lancio appare tremendamente scontata.
«Signore, perdona loro, perché sanno quello che fanno»
(K. Kraus).
«Ecco i meriti
di Monti e Letta»
di Antonella Baccaro
«I
l compromesso con l’Ue è
possibile perché Monti e
Letta hanno messo a posto i
conti»: l’ammissione è del viceministro Morando. a pagina 9
luxury outerwear
Le tre generazioni
del cambiamento
di Beppe Severgnini
a pagina 23
Lancette indietro
È tornata l’ora solare
Vi siete ricordati di portare
l’orologio indietro di un’ora?
L’ora legale tornerà nella notte
tra il 28 e il 29 marzo 2015
cinziarocca.com
2
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Primo piano La sinistra divisa
La Cgil in piazza San Giovanni sfida il governo. «Siamo un milione»
Il leader e la camicia di Renzi: «Noi sventoliamo i nostri abiti da lavoro»
Camusso: pronti allo sciopero generale
ROMA Lo dice subito, Susanna
Camusso, dal palco di San Giovanni ha da poco iniziato l’intervento e sono parole, le sue,
rivolte chiaramente a Matteo
Renzi: «Se qualcuno pensa che
questa sia una fiammata si sbaglia. E non s’illuda che basterà
chiedere la fiducia in Parlamento, perché noi ci siamo e ci
saremo ancora. Con gli scioperi articolati e anche con lo sciopero generale...». Sciopero generale: ecco la parola che la
piazza aspettava. Boato. «Siamo un milione», fanno sapere
quelli dell’organizzazione.
La Cgil, in questo sabato 25
ottobre, sfida da sola il governo
di centrosinistra e le sue politiche del Jobs act. E lo fa — sottolinea il suo segretario — in nome del lavoro, della dignità e
dell’uguaglianza, «parola antica — chiosa la Camusso in polemica continua con il premier
— ma vero motore della modernità e del futuro».
Sono venuti in tanti a Roma,
così da riempire due cortei, lavoratori da tutta Italia ma anche pensionati, precari, immigrati, studenti. Con i loro striscioni e le loro storie: i Grandi
Salumifici di Modena, la Candy
di Brugherio, la Moto Guzzi di
Lecco. La penitenziaria di Brescia tira su uno stendardo tagliato a forma di slip: «Polizia
in mutande». Fischi per Renzi
e un hashtag su Twitter dedicato a lui: #tucamiciabiancaiomagliettarossa. Anche la Camusso se la prende con la camicia del premier: «Noi svento l i a m o i n o s t r i a b i t i d a
lavoro...». Poi invoca una tassa
sulle grandi ricchezze e difende l’articolo 18: «Non è un totem. Tutto lo Statuto dei lavoratori è fatto di tutele concrete e
non di ideologia. Sono le tutele
concrete che fanno la differenza tra il lavoro servile e il lavoro
moderno. Perciò l’articolo 18
dev’essere esteso, anziché tolto, anche a chi non ce l’ha...».
Il segretario della Cgil attacca pure Confindustria: «Perché
non va dalla Thyssen di Terni a
dire: in questo Paese bisogna
investire, non ridurre?». Gli
operai dell’acciaieria (500 i tagli annunciati) sono sul palco
(insieme al coro licenziato dell’Opera di Roma che intona
«All’alba vincerò») e oggi andranno alla Leopolda da Renzi:
«Se lui non viene da noi, noi
andremo da lui, resisteremo fi-
no all’ultimo bullone». Camusso ricorda che il 5 novembre si
rivà in piazza con i pensionati,
l’8 con i lavoratori pubblici. «E
lunedì (domani, ndr) torneremo a incontrare il governo sulla legge di Stabilità. Ma noi non
abbiamo rimpianti, noi vogliamo solo confronto e contrattazione. Matteo stai sereno...».
Fabrizio Caccia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
❞
Stai sereno
Matteo stai
sereno, noi
vogliamo
solo
risposte
e soluzioni
La legge
di Stabilità
non cambia
verso
❞
Ideologia
L’articolo 18
non è una
questione
ideologica
ma fa la
differenza
tra il lavoro
servile
e quello
moderno
❞
Patrimoni
Si deve fare
una tassa
sulle grandi
ricchezze
ispirata
a principi
di giustizia
sociale
per creare
più lavoro
● Tra presente e futuro
Le due sinistre parallele
che non si appartengono più
SEGUE DALLA PRIMA
I precari dei trasporti o il finanziere
Serra che propone di impedire loro di
scioperare? I tipografi dell’Unità con la
foto degli occhiali rotti di Gramsci o i
nuovi alfieri del made in Italy Bertelli,
Farinetti, Cucinelli?
La mattinata al corteo della Cgil e il
pomeriggio alla Leopolda hanno mostrato che la scissione — anche cromatica — non è nelle volontà, è nelle cose.
Mai vista a Roma una manifestazione
così rossa, ognuno con la sua pettorina:
chimici, tessili, agroindustria, costruzioni e legno, energia e manifattura,
trasporti e Nil, Nuove identità di lavoro,
che non si sa come chiamare. A Firenze
in molti hanno avvertito l’opportunità
di indossare la camicia bianca. Contro
Berlusconi la Cgil sfilava in un’atmosfera di rabbia e di gioia, si sentivano tensione ed energia. Stavolta il sentimento
prevalente è l’angoscia. Certo, si canta e
si balla con gli inni tradizionali — Bandiera Rossa, Bella Ciao, Contessa — e la
musica etnica. Ma i manifestanti raccontano storie di sconfitte e talora di disperazione, come quelle degli ex lavoratori dell’ex stabilimento Montana di Paliano, Frosinone: «Sono venuti di notte
con i Tir, hanno portato via i macchinari
e la merce, non abbiamo più trovato
nulla. In 36 siamo rimasti senza lavoro». Alla Leopolda si tenta di rappresentare la fiducia e si finisce per esprimere
soddisfazione, talora compiacimento.
Rituale tra la convention Usa e la seduta
degli alcolisti anonimi: «Mi chiamo Alfredo, sono il direttore di una piccola
società di biotecnologia…». Slogan: «Il
futuro è solo l’inizio».
Anche Landini con felpa Fiom dice
che «questo corteo è solo l’inizio». Se
Renzi ha conquistato il centro, è inevitabile che alla sua sinistra nasca un nuovo
partito; e i punti di riferimento non saranno certo D’Alema e Bersani, cui neppure la minoranza Pd obbedisce più, e
forse neanche la Camusso, che con tono
lamentoso critica la prima manovra
espansiva di un governo italiano da
tempo. Landini appare il leader predestinato della sinistra che verrà, l’antagonista naturale di Renzi, cui lo avvicina
un feeling personale ma da cui lo separa
il sospetto di essere stato usato, anche
in funzione anti-Cgil. In futuro potranno ancora rendersi utili l’uno all’altro: il
premier confermerà di aver rotto con la
sinistra tradizionale, il sindacalista di
essere l’unico vero oppositore. Per Renzi il corteo non esprime odio ma estraneità, i pensionati della Spi imbacuccati
contro il primo freddo ne parlano come
di un nipotino deviato, i percussionisti
africani in maglietta portano un cartello
con la sua caricatura.
Renzi si improvvisa conduttore e
chiama sul palco i «cortigiani» come li
definisce Vendola, in realtà tra i più importanti imprenditori italiani, qualcuno
sin troppo entusiasta. Cucinelli vaticina
«un grande rinnovamento morale, civile, economico, spirituale». Oggi è atteso
Farinetti: «Dirò che sono un renzista,
non un renziano; fedele al metodo, non
all’uomo». Dall’ultima Leopolda è cambiato tutto, Renzi è andato al governo,
ha ricompattato il partito chiudendo
l’accordo con Errani in Emilia e Rossi in
Toscana, ha messo ai margini gli uomini del rinnovamento come Richetti, che
è venuto lo stesso. La sinistra è al potere
ma l’Unità ha chiuso, «il voto a tempo
indeterminato non esiste più» dice del
Il distacco
La scissione è anche
cromatica: da una parte
le bandiere rosse, dall’altra
le camicie bianche
resto il premier, tra due anni potrebbe
avere un Parlamento docile nelle sue
mani con Salvini sindaco di Milano e la
Meloni di Roma. Patrizio Bertelli, il signor Prada: «Io rispetto gli operai, ho
passato la vita con loro, ma questo corteo mi è sembrato una liturgia, come la
Pasqua e il Natale».
Alla fine si è andati o di qua o di là,
nessuno ha osato farsi vedere sia al corteo sia a Firenze, neppure l’ex segretario
del sindacato e del partito, Epifani: «Ho
scelto Roma, non ce la faccio ad andare
alla Leopolda, che comunque considero
interessante. Il problema è come il Pd
possa tenerla insieme con una piazza in
cui la maggioranza l’ha votato». Un problema irrisolvibile. Non è come quando
i ministri comunisti di Prodi protestavano contro il loro stesso governo: quella
fu una contraddizione, o un’astuzia, subito punita dagli elettori. Ora ci sono
due mondi separati, che non si riconoscono e non si appartengono più.
Aldo Cazzullo
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Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
PRIMO PIANO
3
Fassina e Cuperlo alzano il tiro
«Voteremo no al Jobs act»
Tra Bindi e Serracchiani litigio in diretta tv sulle due anime pd
ROMA «Se uno di noi si smarca,
Bandiere rosse La piazza della manifestazione contro il governo organizzata dalla Cgil ieri a
Roma. Nella pagina accanto Susanna Camusso in piazza San Giovanni (Insidefoto, Granati)
si apre un caso disciplinare. Se
siamo 40 o 50 e come me non
votano Fassina, D’Attorre, Cuperlo, Damiano e altre personalità, è un segnale molto diverso». Sotto al palco della Cgil
— mentre la Camusso spedisce alla Leopolda parole di sinistra come diritti, dignità,
uguaglianza, libertà — Pippo
Civati progetta lo strappo sull’articolo 18: «Spero che le varie anime della minoranza trovino una posizione comune in
Parlamento».
Nella storica piazza riconquistata, prove di unità a sinistra. Stefano Fassina mostra di
crederci: «No alla scissione,
ma lavoriamo per costruire
un’alternativa». La forza e la
voce che fino a ieri non avevano, i dissidenti sentono di
averle trovate in quel milione
di persone e bandiere rosse,
che ha visto sfilare anche Cofferati, Epifani, Damiano, Barbara Pollastrini. «La minoranza è caricata da questa straordinaria piazza — conferma
Fassina —. C’è anche chi ci
spinge alla rottura».
L’imbarazzo per la defezione
di Bersani, Speranza e compagni è forte, eppure l’opposizione si prepara a offrire alla folla
arrabbiata di San Giovanni una
risposta all’altezza delle richieste. Cgil e Fiom annunciano
una lunga stagione di lotta, fino allo sciopero generale e oltre? E la minoranza, da una
piazza che fischia al nome di
Renzi e grida «vaffa» contro il
premier, si prepara a combattere. «Con noi dovranno fare i
conti», avverte Maurizio Landini. Legge di Stabilità e Jobs
act sono le frontiere sulle quali
bersaniani e dalemiani indosseranno l’elmetto, pronti anche a bocciare alla Camera la
Il corteo
Colonna sonora con «Bella ciao» e «Contessa»
Artista Paolo
Pietrangeli, 69
anni, cantautore
e regista
Una colonna sonora varia, da «Bella
ciao» alle canzoni di Caparezza e dei
Modena City Ramblers, ha
accompagnato ieri il corteo della Cgil.
Dove è stata cantata anche
«Contessa», inno sessantottino scritto
da Paolo Pietrangeli, con il celebre
ritornello che invita i «compagni dai
campi e dalle officine» a prendere
falce e martello: «Scendete giù in
piazza e picchiate con quello». Otto
anni fa fu lo stesso Pietrangeli a
criticare i Modena City Ramblers, che
avevano cantato il pezzo al concerto
del Primo maggio, per aver
ammorbidito il testo («prendete la
falce e portate il martello, scendete
giù in piazza per manifestare»). Ma
non si sono sentiti solo inni di piazza,
ieri al corteo: gli artisti licenziati
dell’Opera di Roma, sul palco, hanno
intonato l’aria «Nessun dorma», dalla
Turandot di Giacomo Puccini. Forse
sperando nel celebre «all’alba
vincerò».
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Il capogruppo di FI su Twitter
E Brunetta: meglio al corteo che alla Leopolda
Azzurro Renato
Brunetta, 64 anni,
capogruppo
di FI alla Camera
«Tra la stucchevole e radical chic
Leopolda e la piazza di San Giovanni,
come non stare con la piazza
nonostante Camusso e compagni?». È
il giudizio lapidario della giornata di
ieri che il capogruppo di Forza Italia
alla Camera Renato Brunetta ha
affidato ai 140 caratteri di Twitter.
«Renzi — ha aggiunto poi l’esponente
azzurro — è un leader gonfio di se
stesso e dimezzato, tagliato in due
dalla realtà. Le immagini di oggi sono
più eloquenti delle cianfrusaglie
retoriche e banali della Leopolda.
Come fa a essere il capo di un partito
in cui si riconoscono centinaia di
migliaia di persone che gridano in
piazza slogan terrificanti contro di lui,
guidati da leader sindacali e
parlamentari militanti nelle sue file?».
Per Brunetta il premier «non riuscirà
a portare a compimento nessuna
delle promesse elargite a larghe mani
come caramelle a bambini sciocchi. Il
popolo italiano non ci casca più. Deve
dimettersi».
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La lite
Scintille
in diretta tv ieri
su Sky Tg24
tra Rosy Bindi,
reduce dalla
piazza Cgil, e il
vice segretario
del Pd Debora
Serracchiani, in
collegamento
dalla Leopolda
❞
Civati
Sono stufo
di essere
preso per
matto.
Serve una
nostra
posizione
comune in
Parlamento
Bisogna
decidersi
Non si può
più essere
contro
e al tempo
stesso
mediare
delega del lavoro pur di «riportare il Pd sulla retta via», per
dirla con Alfredo D’Attorre.
«Così com’è, io non la voto»
ribadisce Fassina. E anche
Gianni Cuperlo si sgancia dalla
sinistra che alza la voce e poi si
acconcia, per attestarsi sulla linea dura: «Senza questa piazza
non c’è il Pd e io mi batterò in
Parlamento perché venga
ascoltata, non contro il governo ma nell’interesse del Paese». E se la delega resta com’è?
«Di certo non la si può votare».
Renzi lavora per scrivere nello
Statuto che, chi non gli vota la
fiducia, si mette fuori. Ma ora i
dissidenti si mostrano pronti a
correre il rischio. D’altronde
Fassina lo aveva detto, quando
a Palazzo Madama la sinistra si
turò il naso e diede il via libera:
«È l’ultima volta, la prossima
otteniamo cambiamenti importanti oppure non votiamo».
Gli emendamenti bocciati al
Senato saranno ripresentati e
Pippo Civati ha chiara la traiettoria, o Renzi salva l’articolo 18
per i licenziamenti disciplinari
o la minoranza non la vota:
«Bisogna decidersi. Non si
può più essere contro e al tempo stesso mediare. Rischiamo
di consegnare il Pd a Berlusconi». Come voterà sul Jobs act?
«Il testo non sarà modificato,
quindi mi asterrò sulla fiducia
e voterò contro la delega». Col
rischio di finire fuori dal Pd?
«Quando ci sarà il nuovo Statuto vedremo, se e come si
concilia con l’articolo 67 della
Costituzione sulla libertà di
mandato». E Fassina, intestando ai renziani il fantasma dei
101 franchi tiratori: «La disciplina di partito è saltata nell’aprile del 2013, quando chi
oggi la invoca votò in moto difforme sul Quirinale». Due anime diverse, ha detto Renzi.
Due anime destinate a litigare
come ieri, in diretta tv, Rosy
Bindi e Debora Serracchiani.
Su Sky Tg 24 la presidente dell’Antimafia definisce la Leopolda «una contro-manifestazione imbarazzante del post
Pd». E la vicesegretaria: «Prendi atto che il Pd è diventato
qualcosa di diverso da quello a
cui eri abituata».
Monica Guerzoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
4
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
PRIMO PIANO
Primo piano La sinistra divisa
Le edizioni
● La prima
edizione della
kermesse alla
Leopolda è del
2010. Ad
animare
«Prossima
fermata: Italia»
sono i giovani
che lanciano la
rottamazione
dei dirigenti pd.
Con Renzi,
Civati e
Serracchiani
● Renzi replica
l’anno dopo: il
titolo è «Big
bang». Senza
Civati, ma lo
spirito è ancora
quello della
rottamazione
● Nel 2012 lo
slogan è «Viva
l’Italia viva». È
l’anno delle
primarie per le
Politiche, i
renziani sono la
minoranza nel
Pd di Bersani
● Il 2013 è
tempo di
congresso,
Renzi favorito.
Il tema è
«diamo un
nome al
futuro». Enrico
Letta è al
governo
● Questa è la
prima edizione
«di governo»
della kermesse
A Firenze Il presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi, 39 anni, ieri durante il suo intervento di apertura dei lavori alla Stazione Leopolda: questa è la quinta edizione della kermesse
Renzi alla Leopolda: qui chi crea lavoro
E annuncia che resterà altri nove anni
«Al massimo faccio due mandati, fino al 2023. Nel Pd due anime diverse e rispettabili»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
È pronto a farsi da parte. Nel 2023. «Al massimo faccio due mandati come premier. Nello spirito della Leopolda». Per tagliare quel traguardo (a dir poco ambizioso
visto il frenetico turnover da
sempre in vigore a Palazzo Chigi) bisogna però che i democratici viaggino spediti alle urne. E la strada maestra per
Matteo Renzi è soprattutto
una: «Se il Pd alle Europee ha
preso il 40%, è perché le persone che andavano in tv a fare
polemiche sono state messe ai
lati: io voglio un partito che
vinca ed è quello che succederà alle prossime elezioni». Sarà
anche una Leopolda di governo, costruttiva e piena di buoni
propositi, ma il verbo originario della rottamazione è sempre lì, pronto a scattare come
una lama.
Se il premier-segretario è rimasto impressionato dal milione di anime della piazza
Cgil, non lo ha fatto trasparire
in un sabato interamente trascorso nel garage stile vintage
FIRENZE
della Leopolda a tirare le fila
dei 104 tavoli sull’Italia che sarà, o che perlomeno dovrebbe
essere. Di sicuro, più che la
ventilata minaccia dello sciopero generale, ciò che ha colpito il premier-segretario è stata «la politicizzazione» della
piazza da parte di alcuni esponenti della minoranza dem. Da
qui, la scelta di replicare in tre
direzioni: grande rispetto per
quel mare di persone confluite
a Roma («Una piazza bella e
104
i tavoli
di discussione
al mattino
e al pomeriggio
alla Leopolda
importante da ascoltare»); rilancio dell’azione di governo,
determinato a non farsi condizionare («Ci confronteremo,
ma poi andremo avanti, non è
pensabile che una manifestazione blocchi il Paese»); valorizzazione della Leopolda come simbolo di «un’Italia che
crea lavoro».
Non è stata una giornata facile, a dispetto dell’ottima audience ottenuta dalla Leopolda
numero 5 (più di 12 mila pre-
senze, tavoli tematici affollatissimi, magliette anti-gufi andate a ruba e sfilata di ministri e
imprenditori di successo). Da
Roma, dalla piazza della Cgil è
arrivata la fotografia di un Pd
sempre più divaricato, dove gli
stessi valori costitutivi rischiano di trasformarsi in campo di
battaglia. Renzi ne è perfettamente consapevole: «Sono
due anime diverse, ma rispettabili» afferma, convinto di poterle fare convivere («Un gran-
Il saluto del regista
Pif: «Lui con Verdini? Ho i brividi»
«Quando vedo Renzi con Verdini mi vengono i brividi. A
Renzi gliel’ho detto». Nonostante ciò anche quest’anno
Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif (foto), autore tv e
regista, è tornato alla Leopolda, come nelle passate
edizioni. Pif ha salutato Renzi: i due hanno sorriso e
scherzato. Ma anche sulla giustizia, l’autore di La mafia
uccide solo d’estate ha avanzato una critica al governo: la
legge sull’autoriciclaggio «è venuta male e ora siamo
punto e a capo». E ieri era presente un’altra ex Iena, lo
scrittore e personaggio della radio e della tv, Fabio Volo,
in veste di inviato di Che tempo che fa. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(Ansa)
de partito ha il dovere di avere
opinioni diverse»), ma consapevole che i rischi dello strappo non sono poi così remoti
(«Io stesso sono stato minoranza e non sono scappato e
poi, quando ho vinto il congresso, le parti si sono invertite»).
Il successo della Leopolda
ha consentito al premier-segretario di offrire una risposta
visibile all’onda d’urto della
protesta sindacale. Sulla scia
dei tanti imprenditori che hanno raccontato dal palco le loro
storie di successo (l’ex ad di
Luxottica, Andrea Guerra, il re
del cashmere, Bruno Cucinelli,
il patron di Prada, Patrizio Bertelli, l’inventore di Eataly,
Oscar Farinetti, l’ad di H3G,
Vincenzo Novari), Renzi ha potuto replicare alla Camusso
che «i posti di lavoro non si
creano con le manifestazioni,
ma con aziende capaci di farlo». E i veri nemici sono l’evasione e la corruzione contro le
quali, ha annunciato il premier, «metteremo in campo
una strategia seria». Una linea
confermata dal presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, presente alla
Leopolda assieme alla direttrice dell’Agenzia delle Entrate,
Rossella Orlandi: «Dopo tante
parole, si comincia a fare qualcosa».
Francesco Alberti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Serra apre un caso sul diritto di sciopero
Il finanziere chiede di limitarlo nel pubblico, Delrio prende le distanze. L’irritazione del segretario
❞
L’affondo
Se volete
scioperare,
scioperate
tutti in
un giorno:
in caso
contrario,
chi vuole
venire
a investire
non ci viene
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
FIRENZE Mai stato un pompiere.
Duro, secco, poche subordinate e concetti affilati. Quando il
finanziere Davide Serra, 43 anni, un passato nella banca d’affari Morgan Stanley, un presente come amministratore
delegato del fondo Algebris, si
materializza al fianco di Matteo
Renzi (e capita spesso nei momenti nevralgici), l’incendio è
garantito.
Due anni fa, in piene primarie, ingaggiò una rissa verbale
sulle Cayman, condita da minacce di querela, con l’allora
segretario pd Pier Luigi Bersa-
ni. Ieri, sotto le volte della Leopolda, la giornata pareva partita bene. Al tavolo 50, quello
sulle Piccole e medie imprese,
la presenza di Serra faceva da
catalizzatore. Poi, zac, la scintilla che ha acceso l’incendio.
Campo di battaglia: il diritto di
sciopero. Roba da scossa elettrica nel giorno in cui la Cgil ha
L’iscrizione al partito
Serra fa anche sapere
che intende iscriversi
ai democratici: ho fatto
domanda a Londra
riempito le piazze. Gli chiedono tra una pausa e l’altra dei lavori: limitare il diritto di sciopero dei lavoratori pubblici? E
lui, dritto come un treno:
«Esatto, va molto regolato prima che tutti lo facciano random. Se volete scioperare,
scioperate tutti in un giorno: in
caso contrario, chi vuole venire
qui ad investire, non ci viene.
Quello che voglio dire è che lo
sciopero è un diritto, ma anche
un costo». Ed era solo l’antipasto. Il Jobs Act? «Potrebbe essere più aggressivo. In Italia siamo rimasti agli Anni 60: ma
che vadano a vedere come funziona in Russia e in Cina!». E
Chi è
● Davide Serra,
genovese,
43 anni,
imprenditore
italiano,
finanziere,
fondatore e
amministratore
delegato del
fondo Algebris
sul minacciato sciopero generale: «Se vogliono aumentare i
disoccupati, facciano pure».
Naturalmente non sono parole dal sen sfuggite. Dicono
che Renzi, che dal palco non si
perde un sospiro di questa Leopolda, non abbia gradito. In
effetti, dalla cerchia attorno al
premier sono in tanti a prendere le distanze dal finanziere.
La prima è una delle conduttrici della Leopolda, la deputata
Silvia Fregolent: «Lo sciopero
è un diritto sancito dalla Costituzione». Netto anche il sottosegretario Graziano Delrio:
«Non sono d’accordo con Serra, il problema dell’Italia non è
limitare il diritto di sciopero,
ma creare lavoro». Da Roma
arrivano le bordate di Susanna
Camusso: «Il costo degli scioperi non è dei finanzieri, ma
dei lavoratori che rivendicano i
loro diritti». E Pippo Civati:
«Forse alla Leopolda c’è anche
una delegazione della destra
repubblicana statunitense».
Lapidaria il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia: «Non aggiungerei altri temi alla riforma». La
risposta di Serra? «Mi iscriverò
al Pd, ho fatto domanda a Londra…».
F. Alb.
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Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
PRIMO PIANO
5
Primo piano La sinistra divisa
Il retroscena
di Maria Teresa Meli
La piazza e la tattica del leader
Toni bassi e risposte concrete
L’apprezzamento per lo Spi che dice no allo sciopero generale
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
In agenda
● Oggi,
nell’ultimo
giorno della
kermesse «Il
futuro è solo
l’inizio»
organizzata da
Renzi alla
stazione
Leopolda, i
lavori iniziano
alle 9.30
● La kermesse
chiuderà alle
13 con il
discorso finale
del premier
Renzi
● L’anno
scorso alla
Leopolda
parteciparono
in 16.000,
quest’anno le
prenotazioni
sono arrivate a
10.000 e nella
giornata di ieri
si sono
superate le
12.000
presenze
FIRENZE Matteo Renzi non va allo scontro con la Cgil. Non è
questa la linea che gli interessa
adottare. E dà ai suoi le stesse
parole d’ordine: «A noi non interessa il gioco della conta,
non interessano gli scontri,
noi siamo al governo, noi facciamo proposte che poi diventano leggi dello Stato».
Ma il segretario-premier si
rende conto che una risposta
alla piazza in qualche modo
dovrà pur darla, anche per non
farsi sommergere mediaticamente dal corteo della Cgil.
Perciò, nel primo pomeriggio, all’improvviso, sale sul
palco e inverte l’ordine del
giorno dei lavori. I tavoli di discussione, ai quali i partecipanti si erano appena seduti,
vengono rinviati di quasi due
ore. Al loro posto vengono
chiamati a parlare una decina
di imprenditori italiani di successo che spiegano come creare occupazione e posti di lavoro.
«Le migliori risposte sono
sempre i fatti concreti e qui
stiamo discutendo proprio di
fatti concreti», spiega il presidente del Consiglio. Ma il segretario del Partito democrati-
La sorella Benedetta
partecipa (in piedi):
Matteo, che vita dura
Quanto può resistere?
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Chi è
● Ieri la sorella
del premier
si trovava
alla Leopolda,
a Firenze,
interessata
ai lavori del
tavolo dedicato
alla scuola,
il numero 38
Dialogo
La scelta di concedere
un’intervista al Tg3,
la testata più seguita
da chi ha manifestato
co non si limita a questa replica. Pacifica eppure significativa di quel che intende quando
parla del suo «governo del fare».
Decide anche di concedere
un’intervista al Tg3. E la scelta
di quella testata giornalistica,
ovviamente, non è un caso. È
la più seguita da coloro che ieri mattina hanno sfilato per
Roma fino a piazza San Giovanni. E a quel popolo, dove c’è
anche una parte dell’elettorato
del Pd, che si vuole rivolgere
Renzi. Per ribadire che rispetta
chi manifesta contro l’abolizione dell’articolo 18, ma per
sottolineare, per l’ennesima
volta, quello che ha detto qual-
che ora prima ai suoi collaboratori: «Mi conoscete, non sarà certo una manifestazione a
farmi cambiare idea o a farmi
arretrare. Io non mollo. Mai.
Questo ormai dovrebbero
averlo capito tutti i miei interlocutori».
Insomma, quello di ieri è
stato un Renzi che ha voluto offrire di sé l’immagine dell’uomo di governo, preoccupato di
creare la «classe dirigente del
futuro» e di «aprire prospettive di crescita e occupazione
per l’Italia» e nel contempo di
offrire all’esterno il profilo del
premier decisionista che non
torna «indietro sui suoi passi»
perché è «convinto» di quello
che sta facendo. Del resto, di
quella piazza, oltre agli slogan
contro il presidente del Consiglio, spiccavano altre parole,
che nello staff renziano sono
state lette con grande attenzione. Quelle di Carla Cantone: la
potente segretaria della Spi
Cgil (il sindacato dei pensionati di quell’organizzazione) ha
detto che «è sbagliato arrivare
allo sciopero generale». E lo ha
detto da quella piazza che manifestava contro il premier. Un
segnale di un certo peso. Che
un renziano del giro stretto
spiega con queste parole: «Sarebbe errato dare l’interpretazione della Cgil come di un
monolite riunito attorno a Ca-
In Stazione
Due momenti
della Leopolda:
la moglie
del premier,
Agnese Landini
(a sinistra) e
Marianna Madia,
ministro della
Pubblica
amministrazione
(Ansa e LaPresse)
democratico. E infatti l’unica
affermazione che ha dato veramente fastidio al premier (oltre a quella di David Serra sul
bisogno di limitare il diritto di
sciopero nel settore pubblico)
è stata la bordata di Rosy Bindi
che lo ha accusato di aver fatto
un altro partito, alle spalle dei
dirigenti e degli elettori. È una
critica che il presidente del
Consiglio giudica «totalmente
infondata», «degna di chi vuole solo un Pd che perde pur di
mantenere una sua presunta
purezza». Perché «nel Partito
democratico devono vivere insieme diverse anime, sensibilità e culture».
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● La curiosità/1
L’intervista
● Benedetta
Renzi, 41 anni,
sorella
maggiore
del presidente
del Consiglio
Matteo Renzi,
è assessore
ai Servizi sociali
e alla Scuola a
Castenaso,
un comune
del Bolognese.
È sposata
e ha 3 figli
musso. Si tratta un mondo
molto più composito, soprattutto per quello che riguarda lo
Spi».
Ma c’è anche un altro dato
che ieri a Renzi interessava sottolineare. Ossia, che, a prescindere dai numeri, che, per ovvi
motivi, non possono essere gli
stessi, anche alla Leopolda c’è
stata e c’è «una partecipazione
importante», che, ha voluto
sottolineare, «non dipende solo dall’appartenenza».
È un’affermazione che riassume il Renzi-pensiero per
quello che riguarda il Partito
FIRENZE Matteo primattore. Benedetta invisibile. Le due facce
della famiglia Renzi. Al tavolo
38, dove si parla di scuola non
c’è posto a sedere per la sorella
del premier. «Non ha importanza — sorride —, sono qui
per ascoltare». Benedetta, 41
anni, sposata, tre figli, è da pochi mesi assessore a Servizi sociali e Scuola a Castenaso, 14
mila anime nel Bolognese.
Al tavolo sanno che lei è la
sorella del premier?
«No, prima sono intervenuta, ma mi sono presentata con
il nome di battesimo».
Perché tanta riservatezza?
«Il mio cognome non conta,
si rischia di fare confusione».
Riesce ancora a vedere suo
fratello Matteo?
«Sì, dai miei genitori. Lui è
sempre di corsa. Fa una vita durissima. Non so quanto possa
resistere a questi ritmi: certo,
non per altri 20 anni. Lui è il
primo a dire che la politica è
servizio e non dura in eterno».
Parlate del suo lavoro?
«No, dei figli, delle famiglie,
come si fa tra fratelli. Facciamo
due cose diverse e io, nel mio
piccolo Comune, non ho bisogno di un premier (ride)».
Il cognome le crea problemi?
«Bisogna dare tempo alla
gente di conoscerti. Io cerco di
essere umile e concreta».
F. Alb.
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Il Palazzo Chigi «da campo»
e le t-shirt anti gufi
Per il premier Matteo Renzi, nel backstage
della Leopolda — come racconta il Corriere
Fiorentino — hanno allestito un ufficio con
tutte le dotazioni tecnologiche possibili, una
sorta di «Palazzo Chigi da campo»: telefoni,
computer, tavoli e sedie per le riunioni. In
questo spazio, protetto da un imponente
cordone di sicurezza, il presidente del
Consiglio si è ritagliato in questi due giorni il
tempo di comunicare con la squadra di
governo, seguire gli avvenimenti più
importanti, mangiare e riposare su uno dei
divanetti. La kermesse, intanto, ha registrato
il record di vendite per le magliette «Gufi?
No grazie» vendute al banchetto dei gadget.
Ieri pomeriggio dal palco è arrivato
l’annuncio: t-shirt esaurite, battuto il record
di vendite della Leopolda 2011 per la
maglietta «Big Bang» con il logo del
dinosauro.
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● La curiosità/2
Al tavolo numero 26
il confronto su Bergoglio
Ieri alla Leopolda la senatrice del Pd
Emma Fattorini ha coordinato un tavolo di
discussione (il numero 26) dedicato all’opera
di pontificato di Bergoglio dal titolo «Dai
diritti civili alle persecuzioni nel mondo:
tutte le sfide di papa Francesco», un
confronto animato su diritti, laicità,
adozioni, religioni e unioni civili. Per tutta la
durata dell’incontro Aurelio Mancuso,
attivista per i diritti Lgbt e componente della
commissione nazionale di garanzia del Pd,
ha twittato in diretta il dibattito: «La scuola
è l’ambito in cui scommettere affinché, oltre
alle leggi, si produca cultura del rispetto»;
«Lo stato laico è una garanzia per tutte le
differenti culture e religioni»; «Le unioni
civili sono occasione per tutte le coppie gay e
per il sostegno a tutte le forme sociali e
familiari».
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6
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Primo Piano L’ intervista
IL PRESIDENTE FS
«Poca chiarezza sulla privatizzazione, una società così grande ha bisogno di ruoli ben definiti »
Ferrovie, il passo indietro di Messori:
«Ho riconsegnato le deleghe»
«Nessuna polemica, ma serviva un atto di chiarezza. Sta
ora al governo e a tutti noi operare affinché la privatizzazione
delle Ferrovie dello Stato possa
essere avviata e arrivare a compimento nel 2015».
Marcello Messori ha da poche ore riconsegnato al consiglio di amministrazione delle
Ferrovie dello Stato (FS) le sue
molte deleghe mantenendo solo quelle al controllo interno.
Classe 1950, Messori è docente
alla Luiss di Roma, un passato
al MIT americano, esperto di
moneta, banche e governance
societaria oltre che dell’Unione
Europea. Dal 30 maggio scorso
è stato nominato presidente
delle FS con l’incarico specifico, conferito dal governo guidato da Matteo Renzi, di arrivare alla parziale cessione di uno
dei gruppi più importanti del
Paese: 70 mila dipendenti, quasi 37 miliardi di patrimonio
netto, una holding e una quarantina di controllate tra società operative e di gestione.
«Una società di queste dimensioni e complessità ha bisogno di una chiarezza nei ruoli e nella direzione strategica
soprattutto in vista di un’operazione complessa come il processo di privatizzazione».
Ma riconsegnare le deleghe è un atto molto forte, solitamente esprime un dissenso sul modo di condurre la
società che spesso prelude alle dimissioni.
«Nessuna dimissione in vista. Ho tenuto la delega al controllo interno e rimango Presidente dell’organo che prende
le decisioni finali proprio perché non ritengo affatto concluso il mio compito; anzi, spero
che la mia scelta funga da spinta per l’evoluzione di FS».
Allora scusi, dov’è il problema?
«In una privatizzazione si
deve decidere cosa cedere. Le
Ferrovie gestiscono la rete ferroviaria con Rfi, forniscono i
servizi ai passeggeri con Trenitalia, controllano molte altre
società. Cosa ci si sta avviando
a cedere?».
Ce lo dica lei quali fossero
❞
La vicenda
● Le Ferrovie
dello Stato
controllano Rfi(
Rete ferroviaria
italiana) e
Trenitalia, la
società per il
trasporto
passeggeri alla
quale fa capo
l’Alta Velocità
● Il governo
ha annunciato
l’intenzione di
procedere alla
privatizzazione
Fs ma non
sono stati
definiti
modalità e
tempi della
cessione delle
quote
Decidere cosa cedere
In una privatizzazione si
deve decidere cosa
cedere. Le Ferrovie
gestiscono la rete con Rfi,
forniscono i servizi ai
passeggeri con Trenitalia
le intenzioni del governo...
«Facciamo l’esempio della
rete. Di norma, è bene mantenere la proprietà pubblica della
infrastruttura di base».
Quindi niente cessione di
Rfi ossia della società che gestisce la rete.
«E’ questo uno dei punti. Oltre a gestire la rete, Rfi incorpora molte altre attività che possono essere cedute. Pensi al ca-
Professore
Il presidente
delle Ferrovie
dello Stato,
Marcello
Messori
so della Germania».
La Germania?
«Sì, in Germania la gestione
pubblica della rete ferroviaria è
più circoscritta. In Italia Rfi ha
invece un ampio patrimonio
immobiliare, che non comprende solo beni funzionali al
servizio ferroviario (i cosiddetti
beni strumentali); ci sono parti
della logistica; ci sono la rete
elettrica e quella di telecomu-
I poteri al vertice
Da presidente,
nonostante la delega
alla privatizzazione,
mi sarei trovato
in una condizione
di impotenza
nicazioni. Se si deve attuare
una privatizzazione finalizzata
non solo a fare cassa ma anche
a rendere più efficiente FS e a
sviluppare il mercato e la concorrenza, bisogna scorporare
quelle attività: RFI andrebbe
asciugata. E problemi di riorganizzazione, anche se diversi,
valgono per Trenitalia e per le
altre società controllate».
E non si poteva fare?
«La riorganizzazione è un
compito che spetta all’amministratore delegato. Ma processo
di privatizzazione e riorganizzazione devono andare insieme. E’ una questione di strategia aziendale».
Sarà anche questione di
strategia; ma quando ci sono
di mezzo immobili e svariate
attività, è evidente che si toccano interessi e occorre la
massima trasparenza...
«Certo, ed è per questo che
mantengo la delega sul controllo interno, volto a verificare che ogni operazione risponda a regole rigorose. Ciò è cruciale per una società che ha
vissuto forti cambiamenti e
ora deve sedimentarli. Negli
ultimi anni FS è diventato un
gruppo innovativo grazie all’Alta Velocità».
Ma come influisce l’Alta velocità in tutto ciò?
«Bè, è soprattutto grazie all’Alta velocità e al suo indotto
che le FS si sono aperte al mercato e hanno ottenuto risultati
positivi. Ora anche gli altri servizi ferroviari devono fare salti
di qualità, il gruppo va razionalizzato, la governance diventare
efficace. In quest’ottica, la privatizzazione è un’imperdibile
occasione di politica e di strategia industriale. Non sarebbe
stato possibile portarla avanti
in modo isolato».
Insomma il suo è anche un
invito al governo ad accelerare sulla cessione ma con
obiettivi chiari?
«Esattamente; e da presidente, nonostante la delega alla privatizzazione, mi sarei trovato in una condizione di impotenza».
Daniele Manca
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La gara per Piombino
L’accordo con Fintech
Acciaio, Cevital
difende l’offerta
sulla Lucchini:
salveremo i posti
Telecom, tempi
più lunghi
per la vendita
dell’Argentina
L’offerta vincolante per le
acciaierie Lucchini di
Piombino presentata dal
gruppo algerino Cevital
«consente di salvaguardare il
posto di lavoro di tutti gli
addetti dell’impianto», mentre
la proposta concorrente degli
indiani di Jsw Steel, che
prevede l’importazione dal
subcontinente di acciaio da
laminare, «comporterebbe la
delocalizzazione di 500 posti
di lavoro». Lo sostiene in una
lettera il rappresentante di
Cevital, Farid Tidjani.
Telecom Italia rivede l’accordo
per la vendita dell’Argentina a
Fintech allungandola di due
anni e mezzo e si tutela da un
possibile nulla di fatto con un
pegno su un bond da 600,6
milioni di dollari che verrà
sottoscritto dal fondo di David
Martinez. Se poi al termine di
ulteriori 30 mesi Fintech non
avrà avuto l’ok dall’antitrust
argentina, dovrà pagare una
penale di 175 milioni. Le novità
sono contenute nella modifica
all’intesa sulla vendita di
Telecom Argentina.
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
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Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
PRIMO PIANO
Primo piano
Le misure
Sconto sull’Irap
Tfr in busta paga
Assunzioni agevolate
Fisco e partite Iva
Aumentata ritenuta d’acconto
su ristrutturazioni dal 4 all’8%.
Viene però confermato il bonus
previsto in passato
La componente lavoro diventa
deducibile dall’imponibile Irap.
Viene però annullato il taglio del 10%
introdotto nel 2014
Dal marzo 2015 si potrà optare
per il Tfr in busta paga, assoggettato
a tassazione ordinaria.
Esclusi i lavoratori pubblici e agricoli
Sale il tetto per l’azzeramento
triennale dei contributi sui neoassunti:
dai 6.200 euro ipotizzati inizialmente
a 8.060 euro
Si introduce un regime forfettario
unico pari al 15% del reddito
che racchiude Irpef, addizionali
regionali, comunali e Irap
ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA
Ristrutturazioni
La vicenda
● La legge di
Stabilità 2015 è
stata
depositata
giovedì scorso
alla Camera, in
commissione
Bilancio, dove
comincerà il
suo cammino
parlamentare.
● Il calendario
di massima
prevede
l’approdo in
Aula, e il primo
via libera, entro
la terza
settimana di
novembre, e
già la prossima
settimana
(probabilmente
da giovedì) si
partirà con le
audizioni.
● Il
Parlamento ha
tempo di
esaminarla,
emendarla e
approvarla
entro il 31
dicembre di
quest’anno.
Manovra, premio fiscale alla ricerca
Così il calo delle imposte su investimenti e brevetti. Squinzi: meno Imu sui capannoni
ROMA Cambiano con la legge di
Stabilità le norme per stimolare la ricerca attraverso bonus
per investimenti su personale e
attrezzature di laboratorio. E
arrivano misure di defiscalizzazione per l’uso di brevetti e
marchi. Non si tratta di grosse
cifre, infatti ieri il presidente di
Confindustria Giorgio Squinzi
ha chiesto di «sostenere maggiormente la ricerca e l’innovazione», ma è comunque un segnale di attenzione. Che Squinzi reclama anche sul lato della
tassazione, perché è vero che la
manovra «dà speranza» ma bisogna ancora «tagliare l’Imu su
impianti e capannoni».
Nuove norme
L’esecutivo ha stabilito nuo-
ve regole, rispetto al decreto
Destinazione Italia del 2013,
per il credito d’imposta che
verrà applicato dal 2015 al 2019
a tutte le categorie di imprese
che effettuano investimenti in
attività di ricerca e sviluppo,
anche in termini di personale:
riguarderà il 25% delle spese
sostenute in eccedenza rispetto
alla media dei medesimi investimenti realizzati nei tre periodi precedenti al 2015. La mi-
Il tetto di 5 milioni
La misura si può
applicare fino a un
importo massimo
annuale di 5 milioni
sura si può applicare fino a un
importo massimo annuale di 5
milioni di euro per ciascun beneficiario, a patto che siano sostenute spese per ricerca e sviluppo almeno pari a 30 mila
euro in ciascuno dei periodi
d’imposta. Il credito arriva al
50% per le spese relative al personale altamente qualificato in
possesso di un titolo di dottore
in ricerca (iscritto a un ciclo di
dottorato in un ateneo italiano
o estero, oppure in possesso di
laurea magistrale).
Laboratori e contratti
Il governo ha così accolto le
istanze di chi chiedeva aiuti per
investire in nuove attrezzature
di laboratorio o contratti con
università ed enti di ricerca
Il ministro
dell’Economia e
delle Finanze,
Pier Carlo
Padoan. Il Tesoro
invierà la lettera
di risposta all’Ue
sulle
osservazioni alla
legge di Stabilità
domani
(comprese privative industriali
relative a un’invenzione), ma
ha accontentato pure chi era
interessato a assumere personale altamente qualificato (in
una quarantina di discipline:
dalle biotecnologie alla sicurezza informatica). Insomma
sono stati fusi il bonus investimenti e quello per le assunzioni, previsti nella precedente
normativa, ma solo sugli incrementi. Secondo i calcoli dell’esecutivo, e in attesa dei dati
ufficiali che saranno pubblicati
in Gazzetta Ufficiale dopo l’approvazione in Parlamento della
legge di Stabilità, le risorse disponibili per il credito d’imposta dovrebbero raggiungere
complessivamente i 256 milioni il prossimo anno, per salire a
429 nel 2016, fino a 520 nel
2017 e 547 nel 2018, per toccare
i 580 milioni nel 2019 per un totale di 2,3 miliardi.
Beni immateriali
Altre agevolazioni e incentivi, su base opzionale, riguardano marchi, brevetti e know how
che assumono alla luce della
globalizzazione dell’economia
un ruolo fondamentale nella
creazione di valore aggiunto: il
Patent Box defiscalizza del 50%
i redditi che derivano dall’utilizzo di alcune tipologie di beni
immateriali, sull’esempio di
quanto già avviene in altri Paesi
europei e in coerenza con standard internazionali condivisi.
Si mira così a spingere soprattutto le multinazionali più innovative a investire in Italia.
Scelta irrevocabile
Le imprese, a prescindere
dalla forma giuridica, dalle dimensioni e dal regime contabile, possono scegliere questa
opzione che dura per cinque
esercizi contabili ed è irrevocabile. Il regime di tassazione
agevolata vale per i redditi che
derivano dall’uso di brevetti industriali, marchi d’impresa che
equivalgono a brevetti, processi, formule e informazioni acquisite in campo industriale,
scientifico e commerciale giuridicamente tutelabili. Sono in
ogni caso esclusi dall’agevolazione i marchi esclusivamente
commerciali. L’uso del regime
opzionale è possibile, oltre che
per i redditi derivanti dalla
concessione in uso a terzi dei
beni immateriali, anche nell’ipotesi di utilizzo diretto di
brevetti e marchi: in questo caso, però, la defiscalizzazione
scatta dopo un apposito accordo di ruling internazionale tra
l’azienda interessata e l’amministrazione fiscale per garantire trasparenza ed evitare contenziosi infiniti.
Francesco Di Frischia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Spending Review
Il taglio per 30 generali
Addio a 15 mila euro annui
ROMA Addio buonuscita da 50
mila euro e addio a una
pensione aggiuntiva di 15 mila
euro l’anno. A questo tesoretto
dovranno rinunciare a
malincuore il prossimo anno
30 generali di divisione e di
brigata che fino a oggi
avrebbero potuto beneficiare
di questa magnifica
promozione il giorno prima di
andare in pensione. Tra i 500
milioni di risparmi previsti nel
ministero della Difesa dalla
legge di Stabilità, ci sono
infatti anche i 975 mila euro
che sarebbero finiti ai generali
nel 2015. E si tratta di stime «in
via prudenziale», è scritto a
pagina 33 della relazione
tecnica della manovra. La fetta
più corposa di tagli riguarda
ovviamente gli armamenti, ma
il governo Renzi ha abrogato
pure le norme che fino a oggi
hanno regalato a pochi
fortunati qualcosa in più di un
sorriso alle soglie della
meritata pensione. In pratica il
provvedimento (articolo 21
comma 4) cancella la
buonuscita e il bonus
previdenziale che attendevano
questi militari. A farne le spese
è il personale delle Forze
armate e dei corpi di polizia ad
ordinamento militare, nonché
i dirigenti generali e dirigenti
superiori della Polizia di Stato.
In prospettiva, grazie a questa
norma, lo Stato avrà
risparmiato due milioni e 175
mila euro nel 2016, arrivando
gradualmente a sfiorare i 4
milioni nel 2020. Non ha
conseguenze economiche,
invece, la promozione alla
vigilia della pensione per gli
ufficiali in servizio nelle Forze
armate, compresa l’Arma dei
carabinieri e la Guardia di
finanza, fino al grado di
colonnello e equivalenti:
questi ufficiali, per effetto
dell’omogeneizzazione dello
stipendio, già beneficiano del
trattamento economico del
grado superiore.
F. D. F.
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Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
PRIMO PIANO
9
#
Arriva la lettera alla Ue, segnali di tregua
Attesa per domani la risposta del Tesoro. Katainen: bene le riforme strutturali, vediamo che cosa cambia
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Giusto sperare, vietato illudersi. Di giorno in
giorno, si attende la risposta
del governo italiano alla lettera della Commissione europea che ha rosolato il suo piano di Stabilità, descritto più o
meno come un colabrodo. La
risposta dovrebbe arrivare domani. E altre forche caudine
incombono: il 4 novembre, la
diffusione delle previsioni
economiche d’autunno da
parte della stessa Commissione. Intanto la prima fiammata
polemica fra Roma e Bruxelles
sembra essersi placata, i negoziati fra le due capitali hanno portato al compromesso
(riduzione dello 0,3% del deficit strutturale italiano invece
BRUXELLES
L’intervista
di Antonella Baccaro
ROMA Viceministro Morando,
sinceramente pensa che questo sia l’unico governo italiano coraggioso o il primo a potersi permettere di presentare una manovra in deficit?
«È il primo governo che può
fare una cosa del genere perché, grazie all’azione in particolare del governo Monti, siamo al 2,2% di indebitamento
tendenziale. Possiamo proporre questo compromesso all’Ue
perché prima Monti e Letta
hanno messo in equilibrio e
stabilità i conti del Paese».
Un compromesso politico
con l’Ue che sembra già raggiunto. Siamo alla svolta?
«Siamo a un buon punto: abbiamo presentato una proposta credibile che presenta uno
scostamento rispetto al patto
di Stabilità definito nel 2014
che ha ragioni molto serie, che
l’Europa sta riconoscendo come fondate».
La Commissione Ue però ci
chiede uno sforzo aggiuntivo
in termini di aggiustamento
strutturale, pari allo 0,3 del
Pil.
«Io penso che, riconosciute
le nostre buone ragioni, che si
faccia un aggiustamento dello
0,1% o dello 0,3% è indifferente.
Mi auguro che non sia necessario farlo perché si sottraggono
risorse alle riforme. Ma, anche
se lo riteniamo irragionevole,
siamo nelle condizioni di poterlo fare».
Crede che l’Italia abbia dato la spallata decisiva alla politica di austerità dell’Ue?
«Più che altro abbiamo portato una proposta di compromesso tra chi crede che bisogna sostenere la domanda, attraverso i consumi, e chi l’offerta, attraverso le riforme.
Riconosciamo le ragioni di entrambi senza sposarne nessuna
e cerchiamo un compromesso,
applicandolo prima di tutto a
noi. Tutta la politica espansiva
di bilancio compatibile con le
regole, cioè sotto il 3%, ma anche riforme strutturali. E infine
la sollecitazione agli organismi
comunitari perché facciano
quella politica espansiva di investimenti che i singoli Paesi
non sono in grado di fare».
Gli esami però non sono fi-
0,3
per cento
La riduzione
del deficit che
l’Italia dovrà
conseguire
15
miliardi
I tagli previsti
con i piani
della spending
review
dell’originario 0,7% richiesto
dalla Ue, e dello 0,1% offerto
dall’Italia). L’aria in generale è
quella di una chiusura indolore entro giovedì prossimo,
grazie appunto a un compromesso in gran parte politico .
Ma una cosa sono gli auspici,
e un’altra poi i fatti reali. E il
fatto più reale di tutti, adesso,
è: nessuno sa con certezza se
la lettera-risposta firmata da
Pier Carlo Padoan, il ministro
delle Finanze italiano, riuscirà
a placare tutti i dubbi (tradotti
alla buona: «ma dov’è che li
trovate i soldi?») espressi nell’altra missiva da Jyrki Katainen, il finlandese commissario europeo alla crescita, all’occupazione e agli investimenti.
Gli ottimisti pensano deci-
samente di sì, che ci riuscirà.
Per esempio lo pensa Davide
Serra, presidente del Fondo
Algebris, intervenuto ieri all’incontro della Leopolda promosso dal premier Matteo
Renzi: «So da feedback (commenti, ndr) stranieri, non attraverso canali italiani — ha
detto ieri ai giornalisti — che
quando il premier ha presentato il suo piano alla Commissione europea, il commissario
Katainen gli ha fatto i complimenti dicendo che ha presentato un piano ambizioso».
E ancora: Katainen avrebbe
lodato il piano dicendo che
«per la prima volta fa la cosa
giusta, taglia la spesa e taglia le
imposte»; e avrebbe detto anche «che c’è un piccolo problema, che per 20 anni come Ita-
Scambio
● Il 22 ottobre
l’Italia ha
ricevuto la
lettera con le
osservazioni
dell’Unione
Europea sulla
manovra di
bilancio
appena
approvata
● Lunedì 27
ottobre l’Italia
risponderà alle
osservazioni
lia siamo andati là, abbiamo
presentato delle cose e non le
abbiamo rispettate. Il fatto che
poi ci abbiano detto ”va bene,
ve la passiamo”, è un segnale
che i partner vedono la differenza e hanno fiducia».
Non c’è ragione di dubitare
dei feedback stranieri del finanziere. Almeno ieri, però
non hanno trovato conferme
tra le fonti della Commissione
europea. Se non questa: resta
valida la lettera di Katainen a
Padoan. «Vorrei consultarla
— diceva fra l’altro — sulle ragioni per cui l’Italia pianifica
la non obbedienza al patto di
Stabilità e crescita nel
2015…». Giusto sperare, vietato illudersi.
Luigi Offeddu
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Morando: le tasse sul Tfr anticipato?
È giusto prevedere la riduzione
Chi è
● Enrico
Morando, 64
anni,
piemontese, in
gioventù
giornalista
dell’Unità,
esperto di
bilanci pubblici,
è viceministro
dell’Economia.
Dirigente del
Pd, renziano, è
senatore dal
1994
niti: il 3 novembre ci saranno
le nuove previsioni europee
sulla crescita. La preoccupa?
«Quando ci saranno le nuove previsioni, e la nuova commissione, vedremo».
Che succederà se, malgrado le buone intenzioni, le cose non andassero bene? Poniamo che ci fosse un aumento dello spread mentre noi
sfioriamo già il 3% del rapporto deficit/Pil?
«Se realizziamo le riforme
che stiamo facendo, il livello di
fiducia crescerà. Non ci fasciamo la testa ora».
La procedura d’infrazione
è scongiurata?
«Se lo dicessi, non sarei sincero: corriamo ancora rischi
molto seri perché la depressione è pesante, ma sono convin-
❞
Il giudizio europeo
«Possiamo proporre una
manovra in deficit all’Ue
perché prima Monti e
Letta hanno messo in
equilibrio
e stabilità i conti del
Paese»
to che sia pure con ritardo un
processo di cambiamento è in
corso. Scommetto che non incorreremo in nuove difficoltà
dal lato dello sfondamento
della regola del 3% se ripartirà
un pochino il prodotto. Almeno, non dico all’1,5%, ma all’1%».
Nella manovra il valore
della maggiore spesa, 21,5
miliardi, è ancora molto pesante.
«Sconta il fatto di contenere
i 9,5 miliardi del bonus di 80
euro. Sento come una mia personale sconfitta non essere
riuscito tecnicamente a organizzarlo in modo che anche
contabilmente fosse valutato
come una diminuzione della
pressione fiscale per 10 milioni
di lavoratori. Una cosa enorme.
Un po’ me ne vergogno: se muta il modo di considerare quei
9,5 miliardi, cambia l’equilibrio di tutta la manovra. Certo
l’ammontare del deficit, 10,4
miliardi, è considerevole, ma
ciò che residua in termini di finanziamento degli interventi è
in larga misura riduzione di
spesa. Ciò che deriva dal lato
delle entrate non raggiunge i 5
miliardi di euro».
Quanto è credibile la spending? Dai ministeri ci si attendeva 5 miliardi e sono solo due.
«Abbiamo scritto nella Stabilità riduzioni di spesa che
consideriamo realizzabili e anzi abbiamo rinunciato a cifrare
interventi su cui vogliamo la-
9,5
miliardi
il valore
del bonus
da 80 euro
2
miliardi
la spending
review attesa
dai ministeri
4
miliardi
il contributo
richiesto
alle Regioni
L’indagine
Fisco e burocrazia: per le imprese un onere da 249 miliardi l’anno
Tra tasse, contributi previdenziali e
burocrazia le imprese italiane sopportano
un costo annuo di 248,8 miliardi di euro.
Un peso che non ha eguali nel resto
d’Europa. La denuncia viene dalla
Cgia di Mestre. «In nessun altro Paese
d’Europa – segnala Giuseppe Bortolussi
segretario della Cgia – viene richiesto un
simile sforzo fiscale». L’associazione degli
artigiani di Mestre stima in 12,5 miliardi
l’insieme dei tributi locali comprensivo
del prelievo comunale sugli immobili
strumentali. Per quanto riguarda i
contributi a carico delle imprese versati
per la copertura previdenziale dei propri
dipendenti, si stima una cifra di circa 95
miliardi. Integrando queste ultime
informazioni con le statistiche Eurostat,
Cgia arriva a valutare il peso tributario e
contributivo complessivo sostenuto dalle
imprese italiane in 217,8 miliardi (dati
relativi al 2012). Se allo sforzo fiscale
aggiungiamo altri 31 miliardi di euro che,
secondo la presidenza del Consiglio , sono
i costi amministrativi che le Pmi
patiscono ogni anno per districarsi tra
timbri, certificati, formulari, bolli, moduli
e pratiche varie, l’ammontare del carico
fiscale e burocratico sale a 248,8 miliardi
di euro. Per ciascuna delle piccole e medie
imprese italiane si stima che l’onere
medio sia di circa 7 mila euro.
«E tutto ciò avviene – sottolinea Bortolussi
– nonostante la giustizia civile sia
lentissima, il credito sia concesso con il
contagocce, la burocrazia abbia raggiunto
livelli ormai insopportabili. Senza contare
che la pubblica amministrazione rimane
la peggiore pagatrice d’Europa e il sistema
logistico-infrastrutturale registra ritardi
spaventosi».
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vorare nel 2015 perché pensiamo che bisogna preparare il lavoro attraverso la riforma della
Pubblica amministrazione».
Un esempio?
«Nella legge delega della
P.a. c’è una norma che riguarda la creazione degli uffici territoriali di governo cui non è
associato un particolare risparmio. Ma se invece di sei uffici
ce ne sarà uno per ogni capoluogo di provincia, arriveranno
risparmi importanti».
Il negoziato con le Regioni
non la turba?
«Le Regioni hanno sollevato
problemi di ulteriori iniziative
sul versante dello Stato centrale per cui avremo orecchie attente. Così come faremo in
modo che i carichi vengano distribuiti anche in ragione dell’applicazione dei costi standard».
Dobbiamo aspettarci maggiori tasse dal riordino delle
agevolazioni fiscali che avete
posticipato?
«Non ci proponiamo aumenti di pressione fiscale ma
operazioni con effetto redistributivo. E utilizzeremo la delega fiscale».
Parliamo di Tfr. Cambierà
la tassazione in Parlamento o
la manovra è blindata?
«Se dicessi che è blindata
sarebbe clamoroso. Il consenso che si è costruito intorno alla manovra è molto grande e
speriamo che il Parlamento voglia rafforzarlo. Per il resto si
deve discutere di tutto, compreso l’anticipo del Tfr che abbiamo realizzato non per finanziare il bonus di 80 euro,
come si ventilava».
Cambierà la tassazione del
Tfr?
«Credo in questa misura. A
me piacerebbe fossero in molti
a chiedere l’anticipo: ho detto,
e ora ribadisco, che sarebbe
stato più ragionevole mantenere lo stesso trattamento fiscale attuale del Tfr. Comprendo bene chi dice che prendere
oggi i soldi che si dovrebbero
prendere domani, deve costare
qualcosa, ma io personalmente prenderei in considerazione
l’ipotesi di tornare alla tassazione attuale».
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10
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Politica
Dissidi sulle unioni gay,
interviene Berlusconi
Piano d’uscita di Verdini
La campagna dei 5 Stelle
A fine anno dovrebbe abbandonare il ruolo di mediatore
130
i parlamentari
di Forza Italia
tra Camera
e Senato;
58 quelli di Ncd
ROMA Le aperture su unioni gay
e immigrazione «non sono argomenti di accordo col governo», scrive Silvio Berlusconi in
una lettera agli iscritti. E soprattutto, dice sempre l’ex Cavaliere in un collegamento telefonico con un convegno forzista, a Cagliari, sull’Unione
Europea, le due svolte «non
cambiano il dna di Forza Italia».
Ma, dna o non dna, nel partito sta per maturare una
«svolta» non meno clamorosa
rispetto al cambio di passo sul-
le unioni gay e immigrati. E
adesso c’è anche un timing,
che qualcuno fissa al 31 dicembre e altri al 7 gennaio. Sia come sia, entro due mesi Denis
Verdini dovrebbe lasciare l’incarico di uomo-cerniera tra
Berlusconi e Renzi. E abbandonare, insomma, il ruolo chiave
nella diplomazia tra l’uomo di
cui è stato «braccio operativo»
e il premier di cui seguì da vicino (per motivi geografici)
l’ascesa.
Nessuno pensa che Verdini
stia per lasciare la casa madre.
❞
Il leader
Dopo tanti
successi
non finirò
l’avventura
politica
da sconfitto
Di Maio, sopralluogo
tra i tesori di Napoli
L’ha fatto trapelare il diretto interessato. E lo lasciano intendere i colleghi a lui più vicini,
come il deputato Ignazio Abrignani, convinti che «pensare a
Denis che lascia il nostro partito è difficile come immaginare
Totti che abbandona la Roma».
È partito dallo storico Palazzo Fuga a Napoli, il tour dei 5
Stelle tra i monumenti campani abbandonati. Luigi Di
Maio, vicepresidente della Camera, ha visitato i locali coi
responsabili dello stabile: «Renderemo i cittadini più
consapevoli di questi tesori nascosti»
(LaPresse)
Eppure qualcosa, nel triangolo Renzi-Berlusconi-Verdini,
dev’essersi rotto. O, quantomeno, incrinato. Lo dimostra
la nuova versione dell’Italicum
a cui il premier tiene tanto e su
cui l’ex Cavaliere lancia segnali
di apertura, e che invece Verdini considera «un suicidio». E
lo dimostra anche quel che è
avvenuto dietro le quinte della
«svolta» sui diritti civili di FI,
su cui è arrivata anche la «bollinatura» berlusconiana.
Qualche settimana fa, mentre le aperture di Arcore (leggasi Francesca Pascale) sulle
unioni gay iniziano a farsi largo nel dibattito, Verdini chiede
a più riprese all’ex Cavaliere di
intervenire. Non si tratta di una
posizione politica, non foss’altro perché il «ministro delle riforme» di FI è cresciuto all’ombra dell’iper-laico Partito repubblicano. Quanto di una
scelta strategica. «Silvio, su
questa storia delle unioni gay
fermiamoci perché sennò mettiamo in difficoltà Renzi», è il
senso del suo ragionamento.
Un mese dopo Verdini scopre che non solo la «svolta» sui
diritti civili non penalizza Palazzo Chigi, che infatti ha
pronto un ddl ad hoc. Ma anche che quello di Berlusconi è
un assist a Renzi, che sul dos-
sier ha contro un pezzo significativo della maggioranza
(l’Ncd di Alfano).
La «sorpresa», unita all’accelerazione del nuovo Italicum
da lui osteggiato, spinge il senatore toscano a meditare il
passo indietro. Non essendo
mai stato amato da un pezzo
del partito, c’è chi sussurra che
dietro il «declassamento» ci
sia la voglia dei renziani di non
rischiare contraccolpi «di immagine» rispetto all’inchiesta
per cui Verdini è stato da poco
rinviato a giudizio. E c’è chi comunque ricorda che il dominus dentro FI è l’ex Cavaliere, e
quindi tutte le scelte sono in
capo a lui. Come quella, che
però è tutta da verificare, di
promuovere nel ruolo chiave
di «ambasciatore con Renzi» il
capogruppo al Senato Paolo
Romani.
Berlusconi, intanto, continua a chiudere a Ncd e ad aprire a un’alleanza «con Lega e
Fratelli d’Italia», a precisare
che «non terminerò certo la
carriera da sconfitto», a sostenere che «la famiglia tradizionale resta alla base dei nostri
valori». Ma qualcosa, dentro
Forza Italia, sta cambiando.
Anzi, è già cambiato.
Tommaso Labate
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Meeting con i giovani di Ncd
E Alfano attacca Forza Italia:
tradisce ideali e programmi
A Roma
Il ministro
dell’Interno
e presidente
del Nuovo
centrodestra
Angelino
Alfano, 43 anni,
ha incontrato
ieri i giovani
del partito,
circa 200,
da tutta Italia
REDVALENTINO.COM
AVAILABLE AT STORE.REDVALENTINO.COM
ROMA Sempre più distanti Silvio Berlusconi e il Nuovo centrodestra. Ieri Angelino Alfano
ha approfittato di una riunione
con i giovani del partito per attaccare Forza Italia: «Ormai è
un movimento politico senza
bandiera. Quella del riformismo economico l’ha presa Matteo Renzi con noi di Ncd; quella
anti Ue e contro gli immigrati
l’hanno imbracciata Salvini e la
Meloni. E noi teniamo salda la
bandiera della difesa dei valori». E qui il ministro dell’Interno pensa alla svolta azzurra sui
diritti civili: «Quando Forza Italia fa un’apertura ai matrimoni
gay in libertà noi diciamo che
ciò non rientra né nella storia
né nel dna di un centrodestra
come quello che noi rappre-
sentiamo. Questo è il tradimento di valori, ideali e programmi».
Anche il vecchio progetto di
un centrodestra riunito che veda la partecipazione del Ncd
sembra ormai archiviato: «Berlusconi ha abbandonato la riunificazione dei moderati. Ci
penseremo noi». Con la fiducia
che comunque «al voto si andrà nel 2018». E con i cambiamenti alla legge elettorale richiesti da Matteo Renzi: «Siamo pronti ad andare avanti rapidamente per approvare la
legge elettorale. Diremo sì anche al premio di maggioranza
alla lista, perché la situazione
politica italiana oggi è troppo
frammentata».
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Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
I quesiti
Rispetto agli immigrati extracomunitari regolari
presenti nel nostro Paese, lei direbbe che …
di Nando Pagnoncelli
R
ecentemente la questione dell’immigrazione è ritornata di
grande attualità dopo
essere finita in secondo piano
negli ultimi anni sia nell’agenda politica, sia in quella mediatica, nonché nella gerarchia
delle priorità dei cittadini, preoccupati dell’occupazione, dei
problemi economici e delle tutele sociali più che degli stranieri presenti in Italia.
Il segretario Matteo Salvini
ne sta facendo uno dei principali cavalli di battaglia della
Lega Nord e sembra essere
premiato da questa scelta in
termini di popolarità personale e di consenso per il proprio
partito. Beppe Grillo ha fatto
dichiarazioni che hanno suscitato grande clamore, sostenendo che chi entra in Italia
con i barconi debba essere immediatamente identificato: i
profughi sono da accogliere
mentre i clandestini sono da
rispedire a casa. Qualche settimana prima, scrivendo sul suo
blog, rifletteva sul rischio di
infezioni conseguente all’arrivo crescente di extracomunitari. Salvini e Grillo sono due
leader che hanno un grande
fiuto riguardo a quanto si sta
muovendo nell’opinione pubblica e il sondaggio odierno lo
conferma.
La maggioranza assoluta degli intervistati (56%), infatti, ritiene che gli immigrati in arrivo siano troppi e bisognerebbe
rimandarne indietro molti; il
30% pensa che il loro numero
sia adeguato ma si debbano
impedire nuovi arrivi mentre il
9% ritiene che tutto sommato
gli extracomunitari siano pochi, tenuto conto del contributo che possono dare al nostro
Paese in termini di natalità e di
lavori umili che gli italiani preferiscono non svolgere.
Secondo l’84% l’Europa ha
lasciato solo il nostro Paese nel
fronteggiare l’emergenza crescente degli sbarchi degli immigrati. Una ristretta minoranza è di parere opposto e pensa
che l’Italia si lamenti troppo
dato che il numero di immigrati presenti sul nostro suolo
è inferiore rispetto a quello di
altri Paesi.
Le opinioni si dividono nettamente rispetto alla politica
adottata dall’Italia sugli sbarchi: un italiano su due è del pa-
Sono troppi, bisognerebbe rimandarne
indietro molti
Sono un numero giusto ma bisogna
impedire nuovi arrivi
Tutto sommato sono pochi, il nostro Paese
ne ha bisogno per aumentare le nascite
e per lavori che gli italiani non fanno
Non sa
Si parla di ius soli, riconoscimento della cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia. Il premier Renzi ha proposto di darla
a quanti hanno fatto almeno un ciclo di studi (o la scuola dell'obbligo, elementari e medie, o le superiori). Lei ritiene che...
È stata troppo tollerante, bisognava
respingere gli sbarchi
Si è comportata nel modo giusto,
né troppo tollerante né troppo rigida
È stata troppo rigida, bisognava essere
più solidali e accoglienti
Non sa
50%
56%
La cittadinanza va data a tutti i figli di immigrati nati
in Italia, indipendentemente dalle scuole frequentate
È giusto, bisogna allargare la possibilità di avere la
cittadinanza, ma solo a chi mostra di volersi integrare
È sbagliato, bisogna tenere le norme attuali senza
rendere troppo facile avere la cittadinanza
Non sa
26%
4%
27%
2%
30%
5%
42%
6%
36
47
Pd
16
0
34
Ncdcentro
43
22
0
14
37
FI
45
5
43%
27
M5S
9%
38
28
7
Sondaggio realizzato da Ipsos PA per Corriere della Sera presso un campione casuale nazionale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza,
dimensione del Comune di residenza. Sono state realizzate 990 interviste (su 8.991 contatti), mediante sistema CATI, il 21 e il 22 ottobre 2014. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio sarà inviato
ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it.
Corriere della Sera
Un italiano su due è contro gli sbarchi
ma dice sì alla cittadinanza agli immigrati
La maggioranza di ogni orientamento ritiene siano troppi gli irregolari e vadano respinti
rere che siamo stati troppo tolleranti e avremmo dovuto respingerli, mentre il 42% pensa
che ci siamo comportati nel
modo giusto, né troppo tolleranti né troppo rigidi; infine il
6% ritiene che siamo stati troppo rigidi, poco solidali e accoglienti. Le critiche all’eccesso
di tolleranza prevalgono tra
tutti gli elettori con l’eccezione
di quelli del Pd. Ed è interessante sottolineare che tra i cattolici la percentuale di coloro
che criticano la tolleranza è superiore (oltre 53%), nonostante le posizioni assunte da papa
Francesco su questo tema a
partire dalla simbolica visita a
Lampedusa del luglio 2013. Va
tuttavia ricordato che tra i cattolici prevalgono i segmenti
più sensibili agli allarmi sociali
(persone anziane, meno scolarizzate, residenti nei centri più
piccoli, ecc.) e la paura determina spesso reazioni di chiusura.
Infine il tema dello ius soli:
la proposta avanzata dal premier Renzi di riconoscere la
cittadinanza ai figli degli immigrati che sono nati in Italia e
hanno completato almeno un
ciclo di studi scolastici incontra il favore del 43% degli italiani; un intervistato su quattro
(26%) si mostra ancora più
aperto, dichiarandosi favorevole a concedere la cittadinanza a tutti i figli di immigrati nati in Italia indipendentemente
dalle scuole che hanno frequentato. E, al contrario, una
Il convegno a Stresa
La sfida di Chiamparino
alle Regioni a Statuto speciale
Ministri e grand commis, capi d’aziende pubbliche e magistrati. La Leopolda centrista di
ieri a Stresa, organizzata dalla
Fondazione iniziativa subalpina, aveva, per convitato di pietra, l’organizzatore dell’altra
Leopolda, Renzi. «Le riforme:
dalle parole ai fatti» va letta come un’esortazione. Ecco allora
il governatore del Piemonte
Chiamparino augurarsi che «si
affronti la questione delle Regioni a Statuto speciale, perché
come dice il film di Alain Resnais La guerra è finita», ma
pure ammettere di buon grado
la possibilità che «alcune competenze tornino allo Stato».
Ecco allora il presidente dell’Anm Sabelli stigmatizzare che
«il tema della responsabilità ci-
E in generale Lei pensa che l'Italia
nei confronti degli sbarchi …
così per glie elettori di...
Scenari
11
POLITICA
vile è percepito come uno strumento di riequilibrio» del ruolo dei giudici «con grande superficialità, come la questione
delle ferie». Gli risponde il
Guardasigilli Orlando: «Ma la
legge, così, non funziona».
Mentre vari regolatori, da Bortoni dell’Authority per l’energia
a Camanzi (Autorità dei trasporti) hanno messo in luce il
disagio di regolare in un quadro che continua a cambiare.
Tira le somme Vietti, tra gli
organizzatori dell’evento e già
vicepresidente del Csm: «L’agire non è solo velocità, ma anche confronto e competenza.
Se perdiamo la capacità di approfondire, con slogan e titoli
di giornale non si va da nessuna parte».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le norme
● Con lo ius
sanguinis è
cittadino di un
Paese chi
nasce da
genitori di
quella
nazionalità
● Con lo ius
soli chi è nato
sul territorio di
un Paese ne
acquisisce la
cittadinanza
percentuale di cittadini simile
(27%) appare più chiusa, ritenendo sbagliato modificare le
norme attuali e facilitare l’acquisizione della cittadinanza
italiana. Gli atteggiamenti di
chiusura prevalgono solo tra
gli elettori di Forza Italia (45%),
sebbene Silvio Berlusconi in
settimana abbia sostenuto che
è doveroso dare la cittadinanza
ai figli degli immigrati.
In sintesi: gli italiani si dividono sul giudizio riguardante
la gestione degli sbarchi, pensano che l’arrivo degli immigrati sia eccessivo, ritengono
che l’Europa ci abbia lasciati
soli ad affrontare il problema,
sono prevalentemente favorevoli al riconoscimento della
cittadinanza agli immigrati nati in Italia.
Il tema dell’immigrazione è
molto complesso e suscita nella pubblica opinione reazioni
ambivalenti, influenzate dalla
prospettiva con cui viene affrontato. I cinque milioni di
immigrati presenti in Italia
non rappresentano un gruppo
omogeneo, basti pensare ai
Paesi di provenienza, alle condizioni lavorative, oppure al
fatto che si tratti di stranieri di
seconda generazione o arrivati
Il dibattito
● Renzi ha
proposto uno
ius soli
«morbido»: i
figli di
immigrati nati
nel nostro
Paese
diventano
cittadini italiani
dopo aver
concluso un
ciclo scolastico.
Berlusconi ha
aperto all’idea
da poco. Quanto più l’immigrato viene considerato come
un fenomeno sociale indistinto tanto più prevalgono gli atteggiamenti di preoccupazione e di chiusura. Al contrario
se si fa riferimento a persone
straniere con cui si entra in
contatto (dalle badanti ai compagni di scuola dei propri figli)
le opinioni cambiano. La politica sembra esserne consapevole e per inseguire il consenso
oscilla tra chiusure (i respingimenti) e aperture (ius soli), allo stesso modo dell’opinione
pubblica.
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12
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Esteri
La regione
Gaza
I jihadisti incendiano il Sinai
L’Egitto ha un fronte di guerra
Decapitazioni, bandiere dell’Isis, attentati. Sissi dichiara lo stato d’emergenza
Arish
zona degli
attentati
di venerdì
ISRAELE
Sheikh Zuweid
offensiva dell’esercito
SINAI
EGITTO
km
50
Corriere della Sera
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
I miliziani con il
passamontagna nero fermano
le auto, controllano i documenti, ispezionano le borse e i
bagagliai. Piazzano i posti di
blocco agli stessi incroci di
strada che corrono dal deserto
verso il nulla dove anche l’esercito egiziano prova a imporre la
sua presenza. Gli estremisti vogliono sostituirsi al potere che
emana dal Cairo, ne colpiscono
i simboli.
I due attacchi di venerdì hanno smosso la versione ufficiale
del presidente Abdel Fattah Al
Sissi, l’ex generale che da sedici
mesi (da quando ha deposto il
leader islamista Mohammed
Morsi) cerca di domare il Sinai,
quello che gli israeliani chiamano il «far west alla frontiera
sud». L’offensiva militare, l’uso
di carrarmati ed elicotteri da
combattimento non ha riportato la calma, come ancora poche
settimane fa il governo egiziano assicurava ai diplomatici
occidentali.
La penisola di sabbia, montagne rosse che scendono verso il mare, è fuori controllo e
Sissi adesso lo riconosce, in
poche ore 31 dei suoi soldati
sono stati ammazzati, 28 in un
GERUSALEMME
Estremisti
● Dopo la
deposizione di
Mubarak il
controllo
statale del Sinai
si è indebolito.
Nella penisola
hanno preso
piede gruppi
armati jihadisti
e salafiti: 24
gruppi, stima
il governo
● Il più
potente è
Ansar Bayt al
Maqdis (Abm).
Nato nel 2011,
legato ad al
Qaeda, si ispira
all’Isis: colpisce
i simboli del
potere egiziano
Ex generale
Il presidente
egiziano Abdel
Fattah Al Sissi,
59 anni, ieri ai
funerali dei
soldati morti
negli attentati di
venerdì. L’ex
generale ha
avuto un ruolo di
primo piano nel
colpo di stato
che ha deposto
il leader islamista
Mohammed
Morsi nel luglio
2013 (Ap)
solo attentato. Il consiglio di sicurezza proclama (ancora una
volta) lo stato d’emergenza per
tre mesi, impone il coprifuoco
nelle città più grandi dalle 5 del
pomeriggio all’alba, chiude il
valico di Rafah con la Striscia di
Gaza, sbocco verso il mondo
per i palestinesi.
I generali al Cairo considerano Hamas — l’hanno dimostrato questa estate durante i
cinquanta giorni di guerra tra i
fondamentalisti e Israele — in
parte complice del caos. Hanno
distrutto i tunnel scavati dai
trafficanti di armi, progettano
di stabilire una fascia cuscinetto fino a tre chilometri tra Gaza
e l’Egitto. Anche se le munizioni, i fucili mitragliatori, i lanciarazzi che stanno trasformando i miliziani del Sinai in
un esercito a cavallo dei pickup (i cammelli d’acciaio) sembrano arrivare dalla Libia senza
governo. In un intervento tv
Sissi ha definito gli ultimi attacchi nel Sinai «un’operazione
supportata dall’estero».
Gli assalti di venerdì sono
stati rivendicati da Ansar Bayt
Al Maqdis, il gruppo più potente, è legato ad Al Qaeda e al suo
leader egiziano Ayman Al
Zawahiri, ormai si ispira allo
Stato islamico: sventola le ban-
diere del Califfo, diffonde su
Internet i filmati delle decapitazioni di uomini accusati di
passare informazioni a Israele
e al Cairo. La prima operazione
è la più preoccupante per Sissi:
un’autobomba guidata da un
kamikaze ha centrato un posto
di blocco superdifeso, protetto
da tank e veicoli blindati, e ha
ucciso 18 soldati. Non era finita: i militari accorsi dopo
l’esplosione sono stati falciati
dai miliziani emersi dal deserto, altri 10 caduti.
«Lo stato d’emergenza e il
coprifuoco danneggiano tutta
la popolazione — commenta
Yezid Sayigh, analista del centro Carnegie per il Medio
Oriente all’agenzia France
Il presidente
«L’attacco al Paese è
supportato dall’estero»
Presse — e gli abitanti si ritrovano schiacciati tra gli estremisti e l’esercito che li considera
nemici. Sissi non riuscirà a
sconfiggere i terroristi senza
portare la gente del posto dalla
sua parte». Prima di essere deposto, Mohammed Morsi aveva
pensato di aiutare «i figli del
Sinai»: c’è andato due volte,
due viaggi presidenziali, le prime visite ufficiali in trent’anni.
Sissi per ora pianifica di mandarci l’esercito e di continuare
la tradizione dei Faraoni del
Cairo come Hosni Mubarak,
che aveva promesso sviluppo e
garantito solo quello dei villaggi turistici sul Mar Rosso.
Davide Frattini
@dafrattini
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Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
ESTERI
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Gli appelli del mondo non salvano Reyhaneh
Impiccata in Iran la ragazza condannata per aver ucciso l’uomo che voleva stuprarla
L’incontro con la madre la sera prima dell’esecuzione: «Mia figlia danzava sul patibolo»
La vicenda
● Secondo
«Iran Human
Rights», nel
2013 ci sono
state oltre 687
esecuzioni in
Iran (il numero
più alto negli
ultimi 15 anni)
e almeno 411
nella prima
metà del 2014,
da gennaio alla
fine di giugno.
Secondo
Amnesty, nel
2013 l’Iran è
stato il
secondo Paese
con più
esecuzioni
dopo la Cina
● La pena di
morte in Iran è
prevista per
omicidio,
adulterio,
stupro,
omosessualità,
reati legati alla
prostituzione,
alla droga,
blasfemia,
«insulti al
Profeta»,
estorsione,
corruzione,
contrabbando
d’arte,
terrorismo,
rapina a mano
armata
● Le
campagne
internazionali
contro la pena
di morte in Iran
sono state a
volte efficaci: il
caso forse più
noto è quello di
Sakineh
Ashtiani (foto),
condannata
per adulterio e
concorso in
omicidio del
marito, ma
graziata nel
2014. Altre
volte la
mobilitazione
globale non è
servita, come
per Delara
Darabi,
condannata
con l’accusa di
complicità in un
omicidio nel
2003 (a 17
anni) e
giustiziata nel
2009
«La mia Reyhaneh è stata
impiccata. Aveva la febbre
mentre danzava sul patibolo».
Shole Pakravan piange così la
figlia di 26 anni su Facebook, il
giorno prima di accompagnare
la bara al cimitero di Teheran.
«Domani alle 10 del mattino saluterò la sua salma.... Sono un
soldato che ha perso il suo comandante e il suo amore, seduto sul mare senza fine della tristezza», continua Shole, un’attrice teatrale. E le sue parole
riecheggiano i versi del poeta
sufi Mansour Hallaj, un tempo
anche lui finito sulla forca.
Poco dopo, Shole risponde
al telefono dalla sua casa di
Il commento
di Pierluigi Battista
SEGUE DALLA PRIMA
I
corpi degli impiccati che
penzolano sulle piazze di
Teheran vanno cancellati,
lo impone la sapienza diplomatica. I diritti umani sprofondano nell’oblio. Il realismo
politico trionfa. Nessuno verrà
in soccorso delle vittime di regimi sanguinari e oppressivi.
La fine rovinosa delle «primavere» arabe ha sradicato la
difesa dei diritti umani fondamentali dall’agenda politica
dei governi. L’opinione pubblica internazionale è stanca e
impaurita. Dimentica i 230
mila morti in Siria, e anzi non
dissimula nemmeno un certo
compiacimento per i massacri
compiuti da Assad: mica vogliamo darla vinta agli sgozzatori che praticano la decapitazione rituale degli infedeli?
Certo che no. E infatti nessuno
obietta se nell’Egitto dei militari, golpisti ma pur sempre
laici, le prigioni della tortura
son tornate a riempirsi con
una frenesia persino sconosciuta ai tempi del dittatore
Mubarak, e fioccano le condanne a morte per i membri
dei Fratelli musulmani: mica
vogliamo rafforzare gli assassini del fondamentalismo fanatico? Certo che no. Poi però
dobbiamo accettare che uno
strato spesso di ovatta ottunda
la percezione di quello che sta
accadendo in Pakistan, vulcano che può esplodere in ogni
momento, dove una ragazza
cristiana, Asia Bibi, viene con-
Teheran. «Il vero responsabile
di tutto questo — dice al Corriere — è il potere giudiziario
iraniano». Non ha voglia di
parlare a lungo.
Sua figlia Reyhaneh Jabbari,
un’arredatrice di interni, è stata
giustiziata ieri all’alba per
❞
La madre
Il responsabile della sua
morte è il potere
giudiziario iraniano
l’omicidio di un medico ed ex
funzionario dell’intelligence,
Mortaza Abdolali Sarbandi. Nel
2009 durante il processo, la ragazza aveva sostenuto di averlo
pugnalato per legittima difesa.
Aveva raccontato di averlo conosciuto in un internet café:
lui, sentendola parlare di lavoro, le si era avvicinato e le aveva
offerto un impiego (arredare il
suo ufficio); poi però l’aveva
portata in un appartamento e
aveva tentato di stuprarla; e lei
l’aveva pugnalato con un coltello tascabile ed era fuggita.
Reyhaneh sosteneva che le ferite inflitte non avrebbero da sole potuto ucciderlo, e aveva ad-
ditato come assassino un misterioso terzo uomo di nome
Sheikhy, giunto mentre lei
scappava. Ma i giudici l’hanno
giudicata colpevole di omicidio premeditato. Un processo
che Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti
umani definiscono «viziato»
— tra prove sparite, limitazioni
a vedere l’avvocato, confessioni
estorte in isolamento. C’è anche chi crede che il caso sia stato insabbiato proprio perché
un uomo dell’intelligence era
stato additato come stupratore.
Per anni, la madre ha condiviso su Facebook l’attesa, la paura, la rabbia. È stato soprattut-
In tribunale
Reyhaneh
Jabbari durante
il processo per
omicidio nel
dicembre 2008
a Teheran. È
stata impiccata
ieri (Ap)
to grazie ai suoi messaggi che è
nata la campagna internazionale che chiedeva un nuovo
processo, più equo. Una campagna cresciuta negli ultimi
mesi, con l’appoggio di diversi
artisti iraniani e un totale di
240.000 firme. Ma non è bastata a salvarla.
L’ultima speranza era il perdono della famiglia dell’uomo
ucciso: poteva rinunciare ad
applicare la legge del taglione
(qisas). Ma Jalal Sarbandi, il figlio, ha rifiutato. Era in piedi
davanti alla forca ieri con due
parenti, per far rispettare «il
diritto di sangue» di suo padre.
Molti commenti su Facebook
ieri si scagliavano contro di lui.
Ma Shole spiega al telefono di
non nutrire astio nei suoi confronti, ma di considerate responsabile il regime.
Ha potuto dire addio alla figlia venerdì, faccia a faccia, ma
non è stata ammessa all’esecuzione. Ha passato la notte con
un’ottantina di sostenitori davanti al carcere, piangendo e
chiedendo aiuto a Dio. Per due
volte, in passato, la sentenza di
morte contro Reyhaneh era
stata sospesa: ad aprile e poi a
fine settembre. «Mamma, devi
lasciarmi andare, basta», l’aveva supplicata la figlia. Shole voleva ascoltarla, tanto che aveva
scritto su Facebook: «Da oggi
mi siederò in silenzio in un angolo. Non scriverò più nulla».
Ma non poteva tacere, doveva
cercare di salvarla.
(Ha collaborato Sabri Najafi)
Viviana Mazza
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Quei diritti umani calpestati
che ignoriamo (per pavidità)
dannata a morte con l’accusa
grottesca di «blasfemia». In
Iran hanno anche scatenato la
guerra santa contro le donne
che avevano osato assistere a
una partita di volley e sono
state arrestate. Facciamo finta
di non vedere l’assurdità. Tra
un po’ diremo che bisogna rispettare i costumi dei popoli,
Lo stato delle cose
Il realismo politico
impone il silenzio,
persino l’appoggio a
regimi impresentabili
per metterci in pace con la coscienza. In passato qualcuno
si era permesso di stupirsi
perché all’Onu la commissione dedicata ai diritti umani risultava presieduta da un esponente del regime poliziesco di
Gheddafi. Ce ne siamo pentiti:
quel tiranno buffone teneva
buone le teste calde, con i metodi che conosciamo. E ora
abbiamo smesso di protestare. E anche di cogliere i risvolti
grotteschi del realismo politico.
L’Arabia Saudita fa parte
della coalizione contro l’Isis:
davvero dovremmo indignarci
perché il possesso di un crocefisso o di un rosario, nasco-
Asia Bibi Pachistana, appartenente alla
minoranza cristiana, la donna, 43 anni, è
in carcere dal 2009 con l’accusa di
blasfemia. È stata condannata alla pena
di morte da un tribunale del suo Paese
sti in casa, è sufficiente per la
condanna a morte di un «blasfemo» cristiano? Il realismo
politico impone il silenzio,
l’accondiscendenza, persino
l’appoggio ai regimi che violano senza pudore i diritti umani più elementari.
Non dobbiamo scandalizzarci se gli scherani di Hamas
ammazzano un po’ di palestinesi con esecuzioni sommarie
ed esponendo per strada i corpi martoriati dei «collaborazionisti»: il realismo politico
ci consiglia di non esagerare
con le parole di condanna, che
invece possono essere spese
senza ritegno contro Israele,
senza nessuna conseguenza
Anna Politkovskaja Giornalista russa,
aveva 48 anni quando è stata
assassinata davanti a casa sua. Nei suoi
articoli aveva denunciato la guerra in
Cecenia e attaccato duramente Putin
Il Dalai Lama La più alta autorità
spirituale del buddismo tibetano; sua
santità è costretto a vivere in esilio dal
1959, quando l’esercito cinese represse
nel sangue una rivolta indipendentista
spiacevole per noi. Ma anche
se usciamo geograficamente
dal mondo incandescente del
fondamentalismo religioso, la
consegna del silenzio sui diritti umani appare tassativa e
intransigente. Il Tibet martoriato, il Dalai Lama che non bisogna nemmeno accogliere
nelle visite ufficiali, i dissidenti in galera, la censura, le
condanne a morte degli oppositori. Temi molesti, inopportuni, che rischiano di compromettere i buoni affari con un
gigante che è meglio non fare
arrabbiare. Su Putin, poi, il silenzio è diventato un dogma.
Lui sì che conosce il modello per trattare con i fanatici
pericolosi: lo ha sperimentato
in Cecenia, radendo al suolo
Grozny. Oggi Putin deve essere blandito, ci sono ragguardevoli contratti da onorare, figurarsi se è il caso di chiedere
all’autocrate come vengono
trattati i dissidenti, i gay, gli
oppositori, i giornalisti che
spariscono e non si adeguano
alla stampa di regime. Magari
ci dispiace anche, ma non ci
conviene manifestare il nostro civile disappunto perché
al peggio non c’è mai fine e
male abbiamo fatto ad affidarci ai ragazzi della «primavera»
e forse ci siamo ficcati nei guai
andando a impedire ai talebani di Kabul le lapidazioni delle
donne negli stadi.
È la legge del realismo.
Reyhaneh Jabbari riposi in pace.
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Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
Diplomazie
di Rocco Cotroneo
Dilma o Aécio?
Il Brasile riscopre
la lotta di classe
ESTERI
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LE ELEZIONI LA SCELTA DI KIEV
Oligarchi, falchi ed eroi di Guerre stellari
L’Ucraina «divisa» vota all’ombra di Putin
DAL NOSTRO INVIATO
Alle urne
● Quelle di
oggi sono le
prime elezioni
in Ucraina del
dopo Maidan
N
ella notte di San
Paolo, dopo l’ultimo
dibattito tra
candidati in tv, si alza la
rabbia nel quartiere ricco di
Jardins: «Fuori Dilma! Basta
con il Pt!». Grida dai
balconi eleganti, come le
pentole antiregime sentite
tante volte in Venezuela e
Argentina. A Belo
Horizonte gli ultras di
Dilma Rousseff rispondono
coprendo i muri di
manifesti: «Aécio
cocainomane», a Rio de
Janeiro si pagano povere
casalinghe per distribuire
all’uscita del metrò giornali
finti, con le presunte
malefatte dell’avversario.
Nel Nordest sussidiato dal
governo si terrorizzano i
più poveri: perderete gli
assegni familiari, non
avrete le case di Dilma e
Lula. Vale tutto in questo
finale di campagna
elettorale - si vota oggi - e il
Brasile esibisce qualcosa
che da queste parti non si
era mai visto. Una profonda
frattura per classi sociali,
nordest e sud, noi e loro,
permeata di scenari
apocalittici. I social
network amplificano e
radicalizzano, mischiando
fatti e opinioni con
complotti e bugie di sana
pianta.
Succede perché l’incertezza
del risultato è grande - cosa
rara da queste parti - ma è
anche il frutto delle
decisioni spregiudicate
degli uomini marketing dei
candidati.
Chi è all’opposizione da
ormai tre legislature parla
di regime: il Pt ha occupato
lo Stato, le aziende
pubbliche, si finanzia con
le mazzette di un Paese che
è un enorme cantiere di
infrastrutture, sperpera
denaro pubblico
regalandolo a Cuba, per
solidarietà tra vecchi
compagni. Sul fronte
opposto, passano in tv spot
dove il cibo sparisce dai
piatti e i libri diventano
bianchi se dovessero
tornare al potere quelli di
sempre. Come dice Lula:
noi governiamo da appena
dodici anni, prima ci sono
stati «loro» per cinque
secoli, i ricchi, le oligarchie,
i nipotini degli schiavisti.
Tutto è esagerato da una
parte e dall’altra, perché la
continuità nel Brasile degli
ultimi 30 anni supera di
gran lunga le differenze e i
programmi, non esiste un
fenomeno in grado di
fratturare la società come il
chavismo in Venezuela e
chiunque dovesse vincere
oggi lascerebbe gran parte
delle cose come stanno. Ma
è stata una compagna
elettorale brutta e
sgradevole, che gli elettori
non meritavano.
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● Si elegge il
nuovo
Parlamento, la
Rada. Ma la
parte orientale
del Paese,
filorussa, non
andrà alle urne
● Tra i partiti in
corsa «Forte
Ucraina» vicina
alle posizioni
del presidente
Poroshenko
per un dialogo
con Mosca.
Mentre il
Partito radicale
e «Patria»
dell’ex primo
ministro
Tymoshenko
sono contro
intese con
Putin
● In totale
sono 29 i partiti
che si
presentano alle
elezioni
KIEV Si vota in Ucraina, ma la
partita si gioca anche tra Mosca, Washington e Berlino. Contano il voto di 34 milioni di elettori e le trame dei quattro-cinque oligarchi cui risponde una
larga quota dei candidati che si
presentano, suddivisi in 29 partiti, nelle prime elezioni politiche del dopo Maidan.
Non è in discussione la leadership del presidente Petro
Poroshenko. La formazione
che porta il suo nome, secondo
gli ultimi sondaggi, dovrebbe
raggiungere il 30% dei consensi. Quanto basta per diventare il
perno della coalizione di governo e designare il nuovo premier. Ma è l’unica certezza in
un Paese attraversato da profondi sommovimenti emotivi,
prima ancora che politici. Le
urne rimangono chiuse nella
Crimea «russificata» e nelle regioni di Donetsk e Luhansk,
controllate dai separatisti.
Guerra o pace: è la prima linea di demarcazione di queste
consultazioni. Poroshenko guida lo schieramento favorevole a
un accordo stabile e comunque
al dialogo. Ha già firmato una
legge che concede larga autonomia ai due distretti ribelli; si
è dichiarato disponibile ad accettare il risultato delle elezioni
locali che dovrebbero tenersi il
7 dicembre, ma che i leader filo
Star Wars
Tra le liste più
«folkloristiche»
che si
presentano al
voto anche il
Partito
Internet. Nella
foto un
militante
mascherato da
Darth Vader,
personaggio di
Guerre stellari
russi hanno messo in calendario per il 2 novembre. Su questa
posizione si colloca in modo
esplicito solo il partito della
«Forte Ucraina», guidato da
Sergij Tigipiko, esponente del
vecchio regime di Viktor
Yanukovich. Le altre forze vanno considerate «a favore del
combattimento» o comunque
contro una rapida intesa con
Putin. Qui il capofila è un ex
giornalista di 41 anni, Oleh
Lyashko, guida del partito radi-
cale, accreditato di un 15% dai
sondaggi. Sulla stessa linea
«Patria» di Yulia Tymoschenko,
ex primo ministro, con un consenso in via di evaporazione stimato tra il 7 e l’8%, mentre la
sua ricchezza è tuttora tra le più
cospicue dell’Ucraina.
Tra i due blocchi si agita uno
sciame di nuove realtà, quindici-venti sigle costituite da attivisti di varie organizzazioni, da
giovani metropolitani, dagli intellettuali. Il più originale è for-
se il Partito Internet, con militanti mascherati da Darth Vader, di Guerre Stellari. Quasi
nessuno di questi, però, supererà la soglia minima del 5% richiesta per entrare in Parlamento. Uno dei pochi che dovrebbe farcela è il «Fronte nazionale», capeggiato dal primo
ministro dimissionario Arseniy Yatsenyuk.
In serata è attesa una prima
indicazione dagli exit poll, ma
il quadro sarà chiaro solo tra
qualche giorno, quando arriveranno i risultati anche dei collegi uninominali. La legge elettorale prevede che metà dei
450 deputati della Rada sia
eletta con il sistema proporzionale, l’altra metà con quello
maggioritario. E qui bisogna
tracciare la seconda linea, questa volta non ufficiale e quindi
non visibile. I collegi sono, perlopiù, pertinenza degli oligarchi, i ricchi industriali che
L’Est filorusso
Nella parte orientale
del Paese, filorussa, si
andrà alle urne in una
data successiva
sommano fabbriche, televisioni, servizi finanziari e, appunto, influenza politica. Yanukovich era un oligarca, Tymoshenko, e lo stesso Poroshenko
anche. I nomi che più si sono
spesi nella campagna sono tre:
Igor Kolomoisky, che è anche
governatore di Dnipropetrovsk, cui si deve la proposta di
costruire un muro al confine
con la Russia; Dmitry Firtash,
antico sodale di Yanukovich, e
Rinat Akhmetov, il padrone del
Donbass. Tutti e tre investono
in modo trasversale nella politica. Sono una variabile difficile da calcolare. Poroshenko
proverà a mettere tutti d’accordo, mantenendo la sostanziale
continuità nella strategia del
«dialogo armato» con Mosca. Il
primo segnale verrà dalla nomina del primo ministro. Il più
quotato è il trentaseienne Volodymyr Groisman, premier a interim e uomo direttamente collegato a Poroshenko.
Groisman potrebbe essere
una scelta che non sia vissuta
come ostile da Putin e, nello
stesso tempo, gradita da Barack Obama e Angela Merkel.
Giuseppe Sarcina
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Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
Cronache
Napolitano risponderà a tutte le domande
Alla deposizione come teste il presidente non si sottrarrà neanche ai quesiti dell’avvocato di Riina
Nel mirino le minacce della mafia. L’ipotesi di andare a verificare informative e segnalazioni
Cos’è
● Per trattativa
Stato-mafia si
intendono i
presunti
contatti tra lo
Stato italiano, o
alcuni suoi
rappresentanti,
e i vertici di
Cosa nostra in
seguito alle
stragi del 1992
e poi del 1993
● L’ipotesi dei
magistrati è
che oggetto
dello scambio
sia stata
l’attenuazione
del carcere
duro per i boss
in cambio della
fine della
stagione
stragista
Nessun rifiuto, risponderà a
tutti. Ai pubblici ministeri di
Palermo, ma anche all’avvocato di Totò Riina. Si lascerà interrogare «tranquillamente»,
Giorgio Napolitano, nell’udienza convocata per dopodomani al Quirinale, nella
quale la Corte d’assise raccoglierà la sua testimonianza per
un capitolo in margine al processo sulla presunta trattativa
Stato-mafia. È smentito chi
aveva cominciato a montare
un giallo su quella specialissima (perché senza precedenti)
deposizione, scommettendo
su una «indisponibilità» del
presidente a lasciarsi interrogare dall’avvocato Luca Cianferoni, difensore del boss dei
boss di Cosa nostra. E smentita è pure l’alternativa, ventilata
con altrettanta enfasi, di uno
slittamento di almeno un anno del confronto.
Non sarà così, trapela adesso dal Colle, perché negare
quel «controesame» processuale o prendere tempo non
conviene a nessuno. In particolare al capo dello Stato, da
troppi mesi sotto una forte
pressione politico-mediatica
per una faccenda in cui è stato
tirato dentro per i capelli, e comunque solo da teste. Trascinato, in un primo momento,
per alcune telefonate fattegli
da Nicola Mancino, preoccu-
pato per l’accusa di falso pendente su di lui. E poi per il passaggio sull’ipotesi di «indicibili accordi» accennata in una
lettera indirizzatagli dal suo
consigliere giuridico, Loris
D’Ambrosio, destinatario di
gran parte delle chiamate dell’ex ministro dell’Interno, anch’egli bersaglio della stessa
campagna di stampa e alla fine
stroncato da un infarto nel
2012. Ora, posto che sul punto
per il quale è stata ammessa la
L’udienza in Vaticano
Papa Francesco
e le famiglie:
mai così ferite
● L’analisi
Il processo che qualcuno non vorrebbe
e il nodo delle diverse interpretazioni
di Giovanni Bianconi
A
lla vigilia della «storica» testimonianza del presidente
della Repubblica — blindata oltre ogni disposizione
della corte d’assise e della procedura penale, su
indicazione del Quirinale — basta la frase di un pubblico
ministero palermitano a riattivare la fibrillazione. «È un
momento difficilissimo, questo processo non è voluto da
tutti, specie dai rappresentanti dello Stato», dice Francesco
Del Bene, uno dei quattro rappresentanti dell’accusa al
dibattimento sulla presunta trattativa fra la mafia e uomini
delle istituzioni al tempo delle stragi, mentre riceve il premio
«Paolo Borsellino» insieme al collega Roberto Tartaglia.
Ovvio che tre giorni prima della deposizione di Giorgio
Napolitano, foriera di polemiche prima ancora di essere resa,
una simile affermazione rischi di provocare nuovi scompigli
nei non semplici rapporti tra politica e magistratura (in
particolare palermitana). Tanto che lo stesso pm, subito
dopo, sente il bisogno di precisare: intendeva riferirsi «a
esponenti della politica in senso generale, e nello specifico a
nessuna carica istituzionale». Né Napolitano né altri.
Probabile che intendesse, piuttosto, quegli esponenti
parlamentari — soprattutto del Partito democratico — i quali
si scandalizzarono per il parere della Procura favorevole alla
presenza degli imputati all’udienza quirinalizia, nel timore di
nullità del processo. Di tutti, a partire dall’ex ministro
Mancino; ma l’enfatizzazione dell’ipotetica partecipazione in
video-collegamento di Totò Riina fece gridare allo sfregio
istituzionale. «Quasi che stessimo facendo il gioco del boss»,
si offesero i pubblici ministeri. Dunque Del Bene voleva
sottolineare un clima di ostilità intorno al processo che per i
pm è solo un atto dovuto. Ma è inevitabile, oltre che legittimo,
che altri abbiano pareri diversi; il problema sono, semmai, le
contrapposizioni strumentali o il travisamento dei fatti. In
una vicenda giudiziaria in cui gli stessi documenti vengono
letti in maniera opposta. L’appunto dei carabinieri datato 20
giugno 1992 su possibili attentati a Borsellino e ai due politici
siciliani Mannino e Andò, ad esempio, per l’accusa è la
riprova di come Cosa nostra impiantò la trattativa con lo
Stato, tra un omicidio e una bomba. Ma quella segnalazione è
frutto di un’informativa redatta il giorno precedente
dall’allora comandante del Ros Antonio Subranni, che oggi si
ritrova imputato di aver rafforzato, coi suoi comportamenti, il
ricatto mafioso. Mentre per la difesa è la dimostrazione che
gli investigatori dell’Arma non hanno mai nascosto nulla e si
sono sempre mossi nel rispetto delle regole, segnalando a chi
di dovere ogni informazione utile al contrasto alla mafia.
Questione di interpretazioni.
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«La famiglia cristiana, la famiglia e il
matrimonio, non è stata mai attaccata come
ora, direttamente o indirettamente». Lo ha
affermato papa Francesco (foto Ansa) nella
udienza al movimento Schoenstatt (fondato in
Germania un secolo fa). «È una cosa molto
triste e dolorosa», ha aggiunto il Pontefice.
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deposizione (cioè la missiva di
D’Ambrosio) il presidente ha
già fatto sapere per iscritto ai
giudici di non aver nulla da
spiegare e che questo è quanto
dovrebbe ripetere martedì, è
sulle domande del legale di Riina — ammesse come «lecite»
dalla corte — che qualcuno almanacca con malizia.
Tutto nasce da un rapporto
steso dal servizio segreto militare nell’estate 1993, e ricomparso negli archivi della Procura di Firenze appena un paio
di settimane fa, nel quale si riferiva la segnalazione di una
«sottofonte» in cui si evocava
un rischio d’attentati per Spadolini e Napolitano, all’epoca
presidenti di Senato e Camera.
Ecco su cosa l’avvocato di Riina
intende verosimilmente far
ruotare le proprie domande.
Il retropensiero che risulterebbe amplificato nell’udienza, è ovvio: suggerire (magari
senza dirlo con questa brutalità) che, per sottrarsi alla minaccia, Napolitano — e, perché no?, pure Spadolini —
possa aver in qualche modo
sollecitato, e ottenuto, maggior protezione per sé e misure di favore per i mafiosi al cercare duro. Per cui, chissà: forse
una mediazione tra pezzi dello
Stato e le cosche potrebbe aver
ricevuto anche una simile
spinta.
Una tesi evidentemente insopportabile, per l’inquilino
del Quirinale. Una tesi che, per
chiunque conosca la memoria
da elefante del Presidente, Napolitano vorrà sgombrare con
l’aspro puntiglio di quando si
tenta di trascinarlo (senza rispettare la carica costituzionale che ricopre) in polemiche
infondate e strumentali. Lo farà, probabilmente, a partire da
certi vecchi e dimenticati atti
ufficiali, ancorché riservati. Si
sa, ad esempio, che in quei
mesi il Sismi e il capo della po-
Le speculazioni
Smentiti sia
lo slittamento sia la
presunta indisponibilità
del capo dello Stato
lizia Parisi non risparmiavano
segnalazioni di pericolo da
parte mafiosa per esponenti
politici e delle istituzioni, salvo archiviarle una volta verificata la loro affidabilità. Erano
iniziative dovute, d’ufficio, insomma. Tanto che Scalfaro, allora capo dello Stato oltre che
amico personale di Parisi,
quasi ci scherzava sopra,
sdrammatizzando.
Marzio Breda
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Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
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CRONACHE
Schianto in autostrada, bimba tra i 6 morti
La piccola aveva 15 mesi. Furgone preso in pieno da un Van. L’A1 è rimasta chiusa per cinque ore
Scontro
«Me lo sono trovato davanti all’improvviso. Era lì, fermo in mezzo alla strada».
L’autista del Mercedes Sprinter ricorda questo e poco altro. Che doveva portare in Romania otto passeggeri saliti alle due di notte
sul suo pulmino alla stazione di Eboli (Salerno), che sui sedili di mezzo c’era una bambina piccola (15 mesi) con i genitori. Ma fra le
cose che il quarantenne romeno, ricoverato
all’ospedale di Palestrina e indagato per
omicidio colposo plurimo, non potrà più dimenticare c’è soprattutto quel muro celeste
contro il quale è finito all’alba di ieri sulla
Napoli-Roma. Uno schianto terribile, un bilancio sanguinoso: sei morti e otto feriti,
due dei quali in gravi condizioni.
Celeste era il furgone — un vecchio Ducato — sul quale viaggiava una famiglia di marocchini partita venerdì sera dalla provincia
di Cosenza. Anche loro, come i romeni sul
pullmino, tornavano a casa. Il padre, di 38
anni, venditore ambulante, guidava verso
ROMA
Anche l’ambulante è indagato per lo stesso
reato contestato all’autista romeno: gli
agenti della Polstrada sospettano che il
trentenne abbia frenato — o rallentato di
colpo — allo svincolo per il Raccordo anulare che porta all’Aurelia e quindi a Civitavecchia. Il marocchino era andato dritto, verso
Civitavecchia per imbarcarsi sulla nave per
Barcellona. Accanto a lui la moglie e quattro
bambini, dieci anni il più grande, otto mesi
il più piccolo. Si sono salvati tutti, un po’
perché sedevano davanti, un po’ perché il
Ducato era strapieno di materassi e confezioni di biancheria che hanno attutito l’urto.
Roma
3,05
1.540
47
1.368
35
Incidenti
Morti
Umbria
2
76
5,04
2,56
Toscana
Omicidio
colposo
29.007
totale degli
incidenti
nelle statali
893
37
Abruzzo 203
11
3.175
318,2 km
SS 009
Via Emilia (3ª)
4
427,5 km
SS 011
774
39
Padana Superiore (4ª)
Molise
LOMBARDIA
Piacenza
Modena
Parma
Bologna
Campania
Basilicata
Milano
PIEMONTE
Venezia
Bologna
Rimini
INDICE DI MORTALITÀ
INDICE DI MORTALITÀ
2,31
607
14
Incidenti
Morti
Nel determinare l’indice di pericolosità delle
strade statali italiane, ACI e Istat hanno tenuto
conto degli incidenti stradali e della loro
pericolosità. A livello nazionale, inoltre, sono
state considerate solo le strade lunghe
almeno 100 chilometri. Con il termine statali
si fa riferimento alle principali strade
extraurbane (anche quelle trasferite a regioni
e province dal Dpcm 2-2000)
714,7 km
SS 007
Via Appia (5ª)
Roma
CAMPANIA
PUGLIA
3,50
600
21
Incidenti
Morti
6
SS 012
Abetone - Brennero (6ª)
Passo del
TRENTINO Brennero
A.A.
Brindisi
LAZIO
Milano
BASILICATA
Modena
Genova
Pisa
INDICE DI MORTALITÀ
23
374,3 km
SS 010
Padana inferiore (7ª)
Torino
E. ROMAGNA
Asti
Calabria
1.175
65
8
507,8 km
SS 018
Tirrena inferiore (8ª)
Milano
VENETO
Monselice
EMILIA
ROMAGNA
Bologna
Potenza
BASILICATA
Napoli
CAMPANIA
9
229,1km
Pontebbana (9ª)
419
11
Catanzaro
491,5
Jonica (10ª)
Porto di Taranto
Cosenza
Palmanova
VENETO
CALABRIA
Reggio
Calabria
Soverato
Trieste
394
16
INDICE DI MORTALITÀ
7,32
INDICE DI MORTALITÀ
4,06
Incidenti
Morti
Tarvisio
Venezia
INDICE DI MORTALITÀ
2,63
Incidenti
Morti
Pordenone
CALABRIA
Reggio
Calabria
INDICE DI MORTALITÀ
FRIULI
Belluno V. GIULIA
3,29
Incidenti
Morti
Fonte: Elaborazione Aci su dati Aci/Istat 2013
Dall’Appia
alla Jonica
Le 12 statali
meno sicure
1.158
totale dei morti
nelle statali
10 SS 106
SS 013
Cosenza
Piacenza Mantova
TOSCANA
511
11
851
62
3.653
totale morti
PUGLIA
LOMBARDIA
2,15
Incidenti
Morti
8
Sicilia
7
VENETO
Verona
Venezia
INDICE DI MORTALITÀ
4,13
557
524,3 km
186.726
totale
incidenti
10
VENETO
Torino
E. ROMAGNA
Incidenti
Morti
228
23
5,53
Venezia
Napoli
1.411
53
Lazio
Verona
Milano
5
Puglia
5
Sardegna
LOMBARDIA
1.500
94
1
11
117
3
345
7
Incidenti
Morti
Marche
602
28
2.343
2,03
321
3
6,27
1.141
33
INDICE DI MORTALITÀ
INDICE DI MORTALITÀ
Incidenti
Morti
Emilia Romagna
18
Liguria
Pastorano
CAMPANIA
7,29
Foggia
LAZIO
1.217
Latina
INDICE DI MORTALITÀ
0,93
Incidenti
Morti
10,09
Piombino
Otranto
Piemonte
Grosseto
3
Frosinone
LAZIO
Genova
LIGURIA
5,42
TOSCANA
99
Roma
Parma
INDICE DI MORTALITÀ
Veneto
3.031
12
93
Piacenza
PIEMONTE
4,14
Ponte
San Luigi
Pescara
Roma
La Spezia
Firenze
98
3,69
LIGURIA
Ancona
7
2.061
Genova
Friuli
Venezia
Giulia
2.521
4
Alessandria
2,89
Padova
6
Lombardia
4,65
Via Aurelia (2ª)
Valle
d’Aosta
3,27
698,3 km
SS 001
25
9
Milano
LOMBARDIA
Pavia
Vercelli
665
3,24
Adriatica (1ª)
2
1,48
955,8km
3,89
Trentino
Alto Adige
148
SS 016
Como,
Ponte Chiasso
33
4.043
110
6
1
3,76
1.063
Indice di mortalità in %
192,5
11 SS 006
Via Casilina (11ª)
Dei Giovi (12ª)
3,76
Numero di morti
169,5 km
12 SS 035
3,66
Alla guida del
furgone
tamponato
c’era un
marocchino di
38 anni,
venditore
ambulante,
guidava verso
Civitavecchia
per imbarcarsi
sulla nave per
Barcellona
Accanto a lui
la moglie e
quattro
bambini, dieci
anni il più
grande, otto
mesi il più
piccolo. Si sono
salvati tutti
3,10
di Alessio Ribaudo
Numero di incidenti
Entrambi gli
autisti sono
sotto accusa
per omicidio
colposo
plurimo. Sia il
romeno che
guidava il van
tamponante
sia l’ambulante
marocchino
che guidava il
furgone
tamponato: gli
agenti della
Polstrada
sospettano che
il trentenne
abbia frenato
— o rallentato
di colpo — allo
svincolo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● La mappa del rischio
Il furgone
Ducato
5,45
Guidato da un
romeno,
portava 8
passeggeri. I
genitori della
bimba sono
morti sul colpo,
così come altri
tre (due giovani
di 25 e 27 anni,
e una donna di
40). La piccola
di 15 mesi è
stata trovata
ancora viva dai
pompieri, ma è
morta nel
tragitto verso
l’ospedale.
Bilancio
dell’incidente: 6
morti e 8 feriti
la diramazione per Firenze. Dietro di lui arrivava lo Sprinter. Non si esclude che l’autista, dipendente di una delle tante ditte che
fanno la spola fra l’Italia e la Romania, andasse oltre il limite di velocità. Avrebbe tentato di sterzare a sinistra per evitare l’impatto, ma non c’è stato niente da fare.
I genitori della bambina sono morti sul
colpo, così come altri tre passeggeri (due
giovani di 25 e 27 anni, e una donna di 40).
La piccola è stata trovata ancora viva dai
pompieri che con le cesoie idrauliche si sono fatti largo fra le lamiere. La corsa all’ospedale di Tivoli però è stata inutile: la
bimba è morta prima dell’arrivo al pronto
soccorso. L’Autosole alle porte di Roma è rimasta chiusa al traffico, in direzione nord,
per cinque ore. Sulle rampe che portano al
Raccordo i curiosi hanno creato un ingorgo
che si è sciolto solo all’ora di pranzo.
Rinaldo Frignani
La scena
dell’incidente
sull’A1, vicino
allo svincolo di
Collefferro, dove
ieri hanno perso
la vita sei persone
e otto sono
rimaste ferite
(Mario Proto)
4,51
Il pulmino
romeno
365
12
Incidenti
Morti
355
26
Corriere della Sera
L’
Adriatica che da Padova arriva sino a
Otranto. L’Aurelia che da Roma attraversa
la Toscana e arriva sino in Liguria al
confine della Francia. La via Emilia che
congiunge Milano a Rimini attraversando il
cuore pulsante dell’Emilia Romagna. Non sono
solo alcune delle arterie più antiche, famose e
trafficate del nostro Paese ma rappresentano
anche il triste podio delle strade statali più
pericolose secondo uno studio realizzato
dall’Automobile club d’Italia (su dati Istat) per il
Corriere della Sera. Una mappa del rischio in
Italia per chi si mette in viaggio. I criteri di
calcolo hanno tenuto conto della lunghezza
delle strade (almeno 100 chilometri per quelle
nazionali) e della pericolosità avendo come faro
l’indice di mortalità che esprime il numero dei
morti ogni 100 incidenti. Da questa analisi è
emerso che nel 2012 nel nostro Paese ci sono
stati 186.726 incidenti che hanno provocato
3.653 morti, con un tasso di mortalità medio di
1,96. Nelle strade statali questo indice è più che
doppio (3,99) perché i morti sono stati 1.158 in
seguito a 29.007 scontri.
«Malgrado il calo dei morti di questi anni grazie
al miglioramento della sicurezza nelle auto e
all’adeguamento di alcune infrastrutture, c’è
molto ancora da fare — spiega Angelo Sticchi
Damiani, presidente dell’Aci — perché abbiamo
un parco circolante fra i più vecchi d’Europa e fa
riflettere che la pericolosità delle strade vari di
molto nelle regioni». Infatti in Calabria l’indice
di mortalità è del 7,29, in Basilicata è del 10,09
mentre in Liguria scende a 1,48. «Sarebbe
importante che nelle statali ci fossero doppie
corsie separate per senso di marcia — conclude
Sticchi Damiani — ma spesso pur volendo non
si può e allora ci vorrebbero più controlli
elettronici per la velocità come in autostrada,
più rotatorie dove ci sono incroci, più
illuminazione e più manutenzione dell’asfalto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
20
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
CRONACHE
«Soffre troppo il carcere»
E il boss finisce in una comunità
Chi è
● Giulio
Lampada è
considerato
uno dei capi
della
‘ndrangheta
nella zona di
Milano e
secondo gli
inquirenti è
legato al clan
Condello. In
Appello è stato
condannato a
14 anni e 5
mesi. È ritenuto
un boss che
gestisce i
rapporti con i
politici locali
MILANO Lo avevano definito il
moderno rappresentante dell’alleanza tra mafia e zona grigia. Un boss in giacca, cravatta
e smartphone capace di gestire
a Milano i rapporti con politici,
massoni e giudici (compresi i
magistrati Vincenzo Giglio e
Giancarlo Giusti) per conto del
potente clan Condello della
‘ndrangheta.
Giulio Lampada, 43 anni, è
stato arrestato tre anni fa a Milano e condannato in Appello a
14 anni e 5 mesi per associazione mafiosa. Pena che ora il
boss sconterà ai domiciliari in
una comunità terapeutica in
provincia di Savona. Così ha
deciso il Tribunale del riesame
di Milano, al termine di una
lunghissima battaglia legale
sostenuta dai difensori Giuseppe Nardo e Giovanni Aricò. Il
motivo? Il boss è terrorizzato
dalla galera. Per i giudici, Lampada ha la fobia del carcere e
degli ospedali. E visto che in
Il summit
Giulio Lampada
(a sinistra) con
due persone
inquisite con lui
in una foto
scattata dagli
inquirenti
questi anni di detenzione ha
manifestato «istinti autolesivi,
depressione, stati d’ansia e rifiuto di assumere psicofarmaci», la sola struttura adatta a
curarlo è una comunità terapeutica. Struttura dove, come
riportato nelle dieci pagine
della sentenza, «non ci sono
guardie e sbarre» né «corsie,
camici bianchi, giro dei medici, odore di medicinali e disinfettanti». Un luogo ideale per
«far venir meno gli aspetti persecutori del carcere».
Una decisione motivata da
una serie di perizie (quelle della difesa affidate alla coppia
Bruno-Meluzzi) che hanno certificato «un disturbo depressivo, di conversione somatica, di
evitamento a contenuto multiplo» aggravato dal fatto di trovarsi chiuso in una cella.
Quando lo scorso luglio
Lampada era stato ricoverato
all’ospedale di Voghera, sempre su decisione del Tribunale
di Milano, si era presentato allo
psichiatra su una sedia a rotelle
«con espressione quasi allucinata». «Il pensare all’odore dei
medicinali, l’essere in mezzo ai
malati mi angoscia», aveva raccontato. Poi dopo un tentativo
di sciopero della fame durato
solo 5 giorni, aveva smesso di
lavarsi: «Il suo stato lo spingeva
a rimuginare ossessivamente
sulla sua vicenda giudiziaria. Il
carcere stimolava l’emergere di
fantasmi persecutori».
Cesare Giuzzi
Genova
La ricomparsa
di Belsito
col presidente
della Sampdoria
GENOVA Che si conoscano è
indubbio, sono stati visti più
di una volta ai tavolini dello
storico caffè Balilla, in via
Cesarea, e almeno una volta
insieme a cena in un ristorante
toscano ma adesso il
presidente della Sampdoria
Massimo Ferrero prende le
distanze dall’ex tesoriere della
Lega Francesco Belsito. «Lo
conosco appena — dice il
Viperetta — e comunque da
me non ha avuto alcuna
delega». È successo infatti che
una decina di giorni fa Ferrero
si sia presentato a un incontro
all’associazione dei
commercianti, per parlare
delle iniziative a favore degli
alluvionati, accompagnato da
Belsito che appariva in grande
confidenza con il patron della
Samp. La notizia è volata per
Genova e ha fatto discutere
mettendo in imbarazzo
Ferrero.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Asti
Né lesioni né ferite
sul cadavere di Elena
Il mistero dei vestiti
Insieme Elena Ceste e Michele Buoninconti il giorno delle nozze
DALLA NOSTRA INVIATA
COSTIGLIOLE D’ASTI (ASTI) L’autop-
sia il giorno del compleanno.
In un mondo immaginario ieri
Elena Ceste avrebbe compiuto
38 anni, i suoi quattro bambini
l’avrebbero abbracciata e baciata un po’ di più, suo marito Michele avrebbe trovato un regalo
per lei, ci sarebbero stati una
torta e i regali da aprire. E invece ieri è stato un altro giorno
nerissimo, a casa Ceste. Il secondo da inquisito per suo marito Michele Buoninconti, 44
anni, accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Su quel che è rimasto del
corpo di Elena, ritrovato impigliato fra rovi e fango in un canale vicino casa sua dopo nove
mesi di ricerca, i medici legali
Francesco Romanazzi (per la
Procura di Asti) e Roberto Testi
(per la famiglia di Elena) hanno eseguito i primi accertamenti che, date le condizioni
del cadavere, non hanno rivelato niente che possa dirsi utile
alle indagini. Non ci sono lesioni che, per grandezza o per
forma, possano aiutare la ricostruzione di quel che è accaduto e per saperne di più si dovrà
aspettare l’esito degli esami
tossicologici e istologici, i soli
che potranno dire se la mattina
del 24 gennaio, quando sparì
nel nulla, Elena aveva preso
psicofarmaci o veleno. In secondo piano le ipotesi di morte
per annegamento (perché in
quel canale ci sono pochi centimetri d’acqua e a gennaio nemmeno quelli) oppure per ipotermia.
Ma fra tante incertezze si fa
strada una prima convinzione,
in questi otto giorni di indagini
successive al ritrovamento del
corpo. E cioè il fatto che Elena
non sia morta lì dove è stata ritrovata. Troppo nascosto il
punto esatto in cui si era impigliato il corpo, troppa strada
fra la casa e quell’angolo del canale per arrivarci a piedi, scalza
e nuda (com’è stata trovata),
senza che nessuno dalle case
vicine la notasse. Per di più
senza occhiali, lei che era fortemente miope.
I vestiti e gli occhiali li consegnò lui ai carabinieri lo stesso
giorno della scomparsa, dicendo di averli trovati vicino al
cancello di casa. Erano asciutti
anche se quella mattina piovigginava, e lui lo spiegò con il fatto di averli tenuti in macchina
per ore. E non è il solo dettaglio
ritenuto sospetto. Michele si
allarmò subito per la moglie
sparita: dopo pochi minuti con
una vicina e dopo meno di due
ore andando dai carabinieri.
Perché tanta fretta? E ancora.
Se davvero lei si fosse uccisa,
come si era ipotizzato all’inizio,
che senso avrebbe avuto farlo a
quasi un chilometro da casa arrivandoci nuda?
G.Fas.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
CRONACHE
21
«Un suicidio trasformato in spettacolo»
L’ultima settimana di Brittany divide gli Usa
Polemiche su una foto ritoccata in copertina. Lei: sto solo cercando di morire con dignità
DAL NOSTRO INVIATO
Un’anima coraggiosa
che, trasformando in crociata i
suoi ultimi giorni di vita, mette
il dramma e i problemi dei malati terminali davanti a
un’America che fin qui ha chiuso gli occhi illudendosi di essere immortale o di poter morire
come dei film, l’ultimo respiro
esalato senza grandi sofferenze? O una ragazza disperata
che, nella civiltà della comunicazione e delle immagini, cerca
febbrilmente di dare un senso
alla fine della sua esistenza trasformandola in spettacolo? Gli
ultimi giorni di vita di Brittany
Maynard, la ventinovenne di
San Francisco che, colpita da
un cancro al cervello molto aggressivo, si è trasferita col marito Dan e la famiglia in Oregon
per potersi suicidare in modo
legale con l’assistenza di un
medico, sono stati scossi da
polemiche e accuse. Ad attaccare sono le associazioni che si
battono per la tutela della vita
sempre e comunque e i sanitari
convinti che bastino le cure
palliative per consentire ai malati terminali di morire con dignità. Attenti a non mettere sul
banco degli imputati questa ragazza di rara bellezza che, appena sposata e con la vita davanti, è precipitata in un dramma che ha commosso l’America, trattano tuttavia Brittany da
marionetta manovrata ai propagandisti dell’eutanasia.
«La discussione non ci spaventa» dice Annie Singer, la
portavoce di «Compassion &
Choices» che è in contatto quotidiano con Brittany. «La nostra missione è quella di sensibilizzare cittadini e sistema politico. Un dibattito, anche acceso, ci sta. Ma è falso e offensivo
parlare di una Brittany telecomandata. È lei che ci ha cercato
offrendosi come “testimonial”
della nostra causa. E lo ha fatto
solo dopo aver preso le sue decisioni, aver sentito i medici,
esserci procurata i farmaci letali. Vuole offrire il suo esempio
affinché la possibilità di ricorrere al suicidio assistito sia of-
NEW YORK
ferta a tutti i malati terminali
che vogliono morire con dignità e non solo a chi ha i soldi per
trasferirsi in Oregon o negli altri tre Stati che ammettono
questa pratica».
La campagna ha funzionato:
il video nel quale Brittany racconta la sua breve vita felice,
l’amore per i viaggi, il desiderio
di avere figli, il matrimonio con
Dan e la scoperta, nel gennaio
scorso, di essere condannata a
morte da una malattia che le
avrebbe devastato il corpo e la
mente, è stato visto su YouTube
più di otto milioni e mezzo di
volte. Le televisioni si sono fatte una guerra spietata per accaparrarsi le ultime interviste con
Brittany (solo la CBS ne ha avuta una vera), mentre lei è finita
sulla copertina di «People», il
settimanale popolare più diffuso d’America.
Ma è proprio questa sovraesposizione mediatica, unita al
messaggio finale della Maynard — «esauditi i mei ultimi
desideri, il primo novembre sa-
Bellissima
Brittany
Maynard,
malata
terminale, in
un’immagine
da Facebook
lirò in camera da letto e, circondata dai miei cari e dalla
musica che amo, porrò fine alla
mia esistenza» — che ha scatenato accuse a raffica: «Il suicidio assistito in Oregon esiste
da 17 anni: stavolta fa notizia
perché Brittany è bella». E ancora: «“People” ha ritoccato la
foto della “cover story” per farla
apparire ancor più affascinante: qui si cerca di rendere sexy
la morte».
Brittany non ha replicato,
cercando di vivere nel modo
meno traumatico possibile il
suo ultimo scorcio di vita. Tre
giorni fa ha coronato anche il
penultimo desiderio: visita al
Grand Canyon, nonostante i
frequenti mal di testa e gli attacchi quotidiani che le provocano convulsioni e le tolgono
per un po’ la parola. Adesso
vuole festeggiare il compleanno di Dan, il 30 ottobre. Poi, dice lei, sarà pronta lasciare questo mondo. Lo farà davvero?
Kara Tippets, che ha scritto un
libro sulla sua esperienza di
malata terminale di cancro al
seno, ha chiesto a Brittany di ripensarci e lo stesso hanno fatto
molti altri pazienti incurabili
convinti di poter morire con dignità anche senza eutanasia.
Sulla «National Review» Wesley Smith ha scritto che a questo punto Brittany, anche se assalita dai dubbi, non può più
tornare indietro, spinta da
«Compassion & Choices» e dai
media che aspettano la sua
morte-spettacolo.
Brittany ha taciuto a lungo,
ma quando Ira Byock, uno specialista in medicina palliativa,
ha sostenuto in tv che lei potrebbe morire con dignità anche con questo tipo di cure se
non fosse ormai prigioniera
del partito dell’eutanasia, non
di Giusi Fasano
● Secondo le
statistiche del
Telefono rosa
nel 48% dei
casi di
violenze
domestiche
ai danni delle,
donne il
responsabile
è il marito o il
compagno
● Tra spese
sociali,
sanitarie e di
ordine
pubblico in
Italia la
violenza di
genere ha un
costo annuo
che sfiora i 17
miliardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fine vita
La donna potrebbe
decidere di rinviare la
sua morte. «Se starà
bene andrà avanti»
ancora in condizioni accettabili andrà avanti» dice Annie Singer. «Decide lei. Potrebbe anche non usare mai la medicina
che ha in tasca e aspettare la
morte naturale: solo 752 dei
1.173 pazienti che in questi anni
sono stati autorizzati a togliersi
la vita, l’hanno fatto davvero.
Quello che conta è dare al paziente la serenità che deriva dal
sapere di avere a disposizione
questa opzione estrema».
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
riflessisrl.it
Lo stratagemma della pizza
che salva le donne dalla violenza
Cara donna sconosciuta che vivi dall’altra
parte del mondo, dobbiamo ringraziarti anche
da quaggiù, noi donne italiane. Grazie per
aver ordinato quella pizza che ti ha salvata,
l’altro giorno, diventando una notizia virale.
Perché ci piace immaginare che da oggi in poi
ordinare una pizza come la tua sia possibile
ovunque. E perché qualunque donna in
pericolo che abbia letto di te possa avere la tua
stessa prontezza e la fortuna di trovarne
altrettanta dall’altro capo del filo.
Riassumiamo. America del Nord, una donna è
sola in casa con un compagno ubriaco che la
sta prendendo a pugni. Lui fa una pausa, lei ha
un’idea: «Ordino una pizza» dice. E chiama la
polizia. Ecco un estratto della conversazione:
«Qual è l’emergenza? ». «Vorrei ordinare una
pizza». «Signora, lei ha chiamato il 911». «Sì,
lo so. La vorrei grande, coi peperoni» «Mi
scusi, lei sa che ha telefonato al 911, giusto?».
«Sì. Mi sa dire fra quando arrivate?». «Ok,
signora È in pericolo?».«Si».«...C’è qualcuno lì
presente?». Pochi minuti dopo l’uomo è stato
arrestato. E noi del blog femminile del
Corriere «La 27esima ora» proponiamo una
nuovo hashtag: #possoavereunapizza?
● La copertina
del settimanale
«People» che
riporta la
vicenda di
Brittany
Maynard, la
donna colpita
da un tumore
al cervello
molto
aggressivo che
ha scelto
l’eutanasia. La
donna è stata
accusata di
voler dare
eccessiva
enfasi alla sua
vicenda mentre
il settimanale
ha ricevuto
critiche per
aver
«ritoccato»
l’immagine di
copertina. Alle
accuse la
donna replica:
«È una mia
scelta»
ce l’ha fatta più e ha replicato
con un secco messaggio su Internet: «Decido solo io. Avere
in tasca il farmaco col quale
posso togliermi la vita mi dà un
po’ di libertà: non dipendo più
totalmente dalla malattia che
mi devasta. Amo la vita ma proprio per questo non voglio ridurmi in condizioni miserabili.
Voglio morire con dignità».
Sapere se Brittany si ucciderà davvero sabato prossimo, in
fondo serve solo a confezionare un titolo sulla sua ultima settimana di vita: «Se dopo il
compleanno di Dan si sentirà
idee per la mia casa
● L’iniziativa
Le cifre
Copertina
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22
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
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30 ottobre 2014
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Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
CRONACHE
Generazioni Video, Audio e Testo
Così siamo cambiati nel tempo
Il premio
Un milione
di seguaci
per le recensioni
di Lorenzo
Dalla naturalezza nell’affrontare una pagina scritta a quella con selfie e YouTube
di Beppe Severgnini
Portate un ventenne davanti
a una telecamera: la sua naturalezza vi sorprenderà. Porgete
un microfono a un cinquantenne: difficilmente verrà intimidito (e probabilmente rifiuterà
di restituirvelo). Presentate un
testo a una ottantenne: lo affronterà senza timori. Come si
sono formate la Generazione
Video, la Generazione Audio e
la Generazione Testo?
La Generazione Video è nata
dalla metà degli anni 70 in
avanti: da quando è adolescente, è abituata a vedersi in faccia.
Prima di allora c’erano gli specchi (per tutti), la cinepresa di
famiglia (per qualcuno) e l’apparizione in televisione (per
pochissimi). Le tv private, negli
anni 80, hanno portato volti
nuovi dello schermo. Uno ac-
cendeva il televisore e poteva
trovarci la vicina di casa e Umberto Smaila, magari insieme
(lei non del tutto vestita). Ma è
stata la fotocamera del cellulare a cambiar tutto: l’immagine
di se stessi è diventata cosa
quotidiana e prevedibile. Oggi
la consuetudine alla propria
faccia è quasi una dipendenza.
Pensate ai selfie, a Skype, a Facebook, a Instagram, a YouTube (alla Leopolda?). Qualunque
sia il mezzo e la circostanza, i
nuovi italiani non si spaventano davanti a un obiettivo.
La Generazione Audio è nata
negli anni 50 e 60. La conosco
bene: è la mia. È quella del hifi, degli altoparlanti in camera,
dell’autoradio (estraibile) con
le audiocassette, quelle con il
nastro che s’attorcigliava selvaggiamente. La Generazione
Audio ha conosciuto il brivido
delle prime «radio libere», con
tanto di telefonate in diretta
(chiamavano sempre i soliti,
presto diventavano persone di
famiglia). Linus ha esordito nel
1976 (Radio Hinterland Milano
Due); il sottoscritto nel 1977
(Radio Crema Centrale). Chi
dei due ha fatto più carriera nel
settore lo sapete; ma l’esperienza radiofonica ha segnato
tanti, in quegli anni. Così come
le assemblee scolastiche: politiche, emotive, spesso illogiche, sempre caotiche. Chi, nel
1974, è riuscito ad afferrare un
microfono nella bolgia e pronunciare frasi di senso compiuto, oggi è pronto per qualsiasi palcoscenico e ogni amplificazione.
La Generazione Testo è quella dei nostri genitori, cresciuti
nell’Italia fascista, segnati dalla
guerra, provati dal dopoguerra.
Linus, deejay
Anni 20, 30 e 40: la celebrazione della parola scritta, della retorica, del motto elegante, del
ragionamento articolato. Piccoli d’Annunzio prima e cloni
di Fanfani dopo? Forse. Ma anche studenti metodici di scuole
monomediali: c’era un libro, e
via andare.
Date un testo a un novantenne. Se la vista regge, vi stupirà.
Vi stupirà la sua naturalezza
nell’affrontarlo, l’assenza di timori di fronte alla pagina scritta. Mio padre è uno di loro. È
nato il 10 gennaio 1917 («Sono
venuto al mondo dieci mesi
prima del comunismo, e gli ho
già dato 25 anni!»). Legge il
Corriere tutti i giorni, da cima a
fondo, e dà i voti ai miei pezzi.
Chissà come andrà oggi. Mi
accontento della sufficienza,
perché l’uomo è esigente.
Le tappe
● È Johannes
Gutenberg
l’inventore
della stampa a
caratteri mobili,
a cui dobbiamo
l’inizio della
tecnica della
stampa
moderna. Il
primo libro che
stampa è la
Bibbia, tra il
1453 e il 1455
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Caterina Balivo, conduttrice
ILLUSTRAZIONI DI GIANCARLO CALIGARIS
Gigi Proietti, attore
Testo
La «Generazione Testo»
riguarda chi è
nato negli Anni
20, 30 e 40
Audio
Si entra nella
«Generazione
Audio» negli
anni 50 e 60: è
quella dell’hi fi
e dell’autoradio estraibile
Video
La Generazione
Video nasce a
metà degli anni
70: oggi è
ancora più
forte con i
social network
«Sono cresciuto
con Gian Burrasca»
«Mio padre e i drammi
ascoltati alla radio»
«Ho voluto condividere
anche le mie nozze»
Gigi Proietti, «Generazione
Testo».
«Sono cresciuto circondato da
adulti che mi dicevano:
“Bisogna che tu studi”».
Il suo primissimo libro?
«Me lo regalarono da
bambino, per la Befana: era Il
giornalino di Gian Burrasca. Immagini la
delusione, per me che desideravo un fuciletto o
una pistola... Però poi mi divertì molto».
Qual è il libro che ama leggere a voce alta più
di tutti?
«Don Chisciotte della Mancia: è un po’ il mio
testo di riferimento. Fui molto contento di
poterlo fare in tivù per la Rai con l’adattamento
di Roberto Lerici e la regia di Carlo Quartucci».
Il suo romanzo di sempre?
«Tutto Saramago, di sicuro. In particolare
Cecità e Il Vangelo secondo Gesù Cristo».
Linus, «Generazione Audio».
Il suo primo ricordo legato
alla radio?
«Mio padre che ascoltava i
radio drammi: ecco perché mi
piace tanto parlare in
trasmissione».
E il secondo?
«Lo devo a mia sorella, di tre anni più grande di
me, che in radio aveva scoperto i Beatles».
Non si è mai stancato del suo lavoro?
«Mi piace oggi come e più di 40 anni fa. Però
devo riconoscere che se non avessi avuto alle
spalle la “Generazione Testo” e se non fossi
ancora un grande lettore, non sarei quello che
sono, come persona prima che come
personaggio».
Il momento in cui si è emozionato di più?
«Per la morte di Lucio Dalla: era un personaggio
pubblico, ma era un amico per me».
Con quali programmi è
cresciuta Caterina Balivo,
«Generazione Video»?
«Bim Bum Bam, prima, Non è
la Rai, poi. E anche Alle falde
del Kilimangiaro».
Per lei è stato naturale
interagire con il pubblico sui
social network ?
«Nel 2008 sono stata la prima conduttrice ad
avere un blog. Adesso sfrutto le app per
pubblicare foto con brevi testi, come cartoline».
Ha pubblicato anche alcuni scatti del suo
matrimonio, praticamente in diretta.
«Ho sempre voluto fare una televisione
popolare e trovo che questo sia un modo per
essere più vicina a chi mi segue, quando sono
in montagna o a casa senza trucco e cucino».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● In Italia la
radio ha
appena
compiuto 90
anni. Fu
Guglielmo
Marconi, nel
1901, a usare
le invenzioni di
Bose per
ricevere il
segnale radio
nella sua prima
comunicazione
radio
transatlantica
su una distanza
di 3.200 km da
Poldhu, Regno
Unito, a St.
Johns,
Terranova
● Le prime
diffusioni
televisive non
sperimentali
iniziano a
partire dal
1928 negli
Stati Uniti e dal
1929 nel
Regno Unito e
in Germania. I
social network
arrivano con
Internet
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Interviste di Elvira Serra
Videorecensore Lorenzo Ostuni
Per dirla con linguaggio high
tech, il giovanotto ha un raggio
comunicativo di oltre 130
milioni di visualizzazioni su
YouTube. Una capitale di clic
che tempo fa, pare, gli sia valsa
un’offerta di Playstation per un
promo pubblicitario. Il suo
nome è molto popolare tra i
giovanissimi che lo seguono
sulla rete: Lorenzo Ostuni, da
Borgaro Torinese, star del web.
Ora consacrato da YouTube
che in occasione di Games
Week 2014 gli ha assegnato il
Golden Play Button Award, il
premio che celebra i canali che
superano il milione di iscritti.
È il primo riconoscimento
assegnato a un canale di
Gaming in Italia. L’avventura di
Lorenzo, che ha 19 anni, è
cominciata nel 2012 con il suo
YouTube FavijTV. Quello che fa
è molto semplice: filma se
stesso mentre gioca ai
videogame in cameretta (in
soli 22 mesi ha caricato più di
420 video creando una
comunità a lui fedele di
1.245.000 iscritti). Tra una
presentazione e l’altra
infarcisce i discorsi di termini
che non si possono definire
eleganti ma che devono fare
molta presa sui giovani tra i 10
e i 17 anni, considerato il
successo di clic su Internet.
Frangetta lunga, cuffie sempre
in testa, clip artigianali,
Lorenzo offre consigli sul
mondo dei videogiochi e sui
trucchi per affrontarli e
uscirne vittoriosi. Modesto,
non si aspettava il successo. E
ancora oggi non sa spiegarsi il
reale motivo. Un giorno ha
comunicato al padre di aver
100 fan. Poi saliti a 100 mila.
Ora più di un milione. Tra
questi numerose teenager che
sui social gli inviano
dichiarazioni d’amore. E lui
non sa spiegarsi il perché.
Agostino Gramigna
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
CRONACHE
25
Il tuffo del manager
Voli
● Steve
Fossett era un
magnate
americano
delle materie
prime e
appassionato
di imprese ad
alto rischio. Il
suo sogno era
compiere il giro
del mondo in
mongolfiera.
Impresa
riuscita nel
2002. Cinque
anni dopo
Fossett è
morto in un
incidente
aereo.
● Il patron
della Virgin
Richard
Branson ha
annunciato di
voler
inaugurare i
primi voli
turistici spaziali
nel 2016. Si
tratta di voli
orbitali a
un’altitudine di
100 chilometri.
Il costo della
gita? Almeno
200 mila dollari
Senza fanfare, nel silenzio
più assoluto, Alan Eustace è diventato l’uomo che ha volato
più alto nell’atmosfera protetto
solo da una tuta simile a quella
degli astronauti. Alan, 57 anni,
è un ingegnere informatico salito ai vertici di Google diventandone vicepresidente dopo
aver diretto la ricerca. Tre anni
fa decise di tentare un’impresa
che sembrava impossibile andando oltre il tentativo che stava organizzando l’austriaco Felix Baumgartner e lanciandosi
dalla stratosfera protetto solo
da una tuta. Il concorrente stava invece pubblicizzando la sua
impresa mostrando la capsula
nella quale sarebbe salito a
grandi altezze appeso ad un
pallone e dalla quale si sarebbe
poi gettato.
Il 14 ottobre 2012 tentava il
balzo e arrivato a 39.068 metri
usciva allo scoperto tuffandosi
verso il basso, diventando il
primo uomo a superare la velocità del suono. Alan, segretamente, stava lavorando a qualcosa di più rischioso in compagnia di Taber McCallum, personaggio noto per aver creato
Biosphere-2, un luogo in Arizona nel quale si poteva vivere come in una stazione spaziale
isolati dal mondo. Con la società di McCallum perfezionava la
tuta necessaria inventando diversi marchingegni che avrebbero permesso in sicurezza di
tentare la nuova, stratosferica
sfida.
Ieri da Roswell, nel New
Mexico, ha affrontato la salita
comunicando il risultato solo
una volta conquistata la meta. È
salito appeso al pallone riempito di elio sino a 41.425 metri.
Passione Alan Eustace poco prima della sua impresa. Da bambino andava a vedere i lanci spaziali a Cape Canaveral
Il vicepresidente
di Google
batte il record
in caduta libera
dallo spazio
● Il caso
Difendendo Beckham
(e il ciuccio della piccola)
di Mario Garofalo
L’ex campione
David Beckham
e la figlia Harper
col ciuccio:
l’immagine ha
sollevato critiche
sul britannico
Daily Mail
Qualsiasi padre sa che se va in giro con un figlio maggiore
di tre anni — e quest’ultimo ha l’orrenda abitudine di tenere
un ciuccio tra le labbra — deve sopportare l’intervento di
qualunque sconosciuto incontri: in ascensore, al
supermercato o nella sala d’attesa del pediatra. Grandi e
piccini, maschi e femmine, tutti si sentono in diritto di fare la
loro battuta, di solito rivolgendosi direttamente al piccolo (un
po’ perché lui non può rispondere e un po’ perché così
rendono più difficile la protesta del genitore): «Ma come —
chiedono con tono scandalizzato — così grande hai ancora il
ciuccio?». Se un papà poi è famoso e si chiama David
Beckham gli tocca sorbirsi il dibattito pubblico sul «dummy»
concesso alla piccola Harper e sentirsi accusare dall’esperta di
bambini Clare Byam-Cook di mettere a rischio l’allineamento
dei suoi denti. Il tutto riportato dal Daily Mail sotto il titolo:
«È giusto che Harper usi il ciuccio a tre anni?».
Ci vorrebbe un po’ più di comprensione. Al tempo dei papà
flessibili e delle mamme agnello, l’abbandono del ciuccio
avviene seguendo percorsi contorti. C’è chi organizza la festa
d’addio dell’amato oggetto, chi si inventa la fatina che dovrà
venire la notte a prelevarlo, chi avvia trattative di settimane
sul premio che la rinuncia farà ottenere. Sono macchinazioni
che richiedono tempo. E poi perché criminalizzare il ciuccio?
Non è affatto detto che tre anni siano troppi (molti esperti di
dentizione sono meno allarmisti di Byam-Cook). Il «dummy»
non è solo una cattiva abitudine, come i signori incontrati in
ascensore credono fermamente, è anche una consolazione,
magari per l’arrivo di un fratellino o per altre paure e
frustrazioni quotidiane: tutti abbiamo diritto ad averne una,
soprattutto quando abbiamo tre anni. In fondo, come scrive
un lettore del Mail difensore di Beckham, che si è guadagnato
i titolo di eroe dei papà disperati: «Harper è sua figlia, lasciate
a lui la scelta».
garofalo_ma
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Poi ha azionato un bullone
esplosivo cadendo rapidamente verso terra. La salita aveva richiesto quasi due ore alla velocità media di 4,8 chilometri al
minuto e la discesa si è compiuta in soli 15 minuti arrivando alla velocità di 1.322 chilometri orari, oltre il muro del
suono, non superando Baumgartner però in velocità. «Era
bellissimo — ha commentato
Eustace subito dopo aver toccato il suolo appeso al paracadute
— Ammiravo il cielo nero dello
spazio e vedevo i diversi strati
dell’atmosfera come non avevo
mai visto prima».
Alan è nato nel 1957 a Pine
Hills, un sobborgo di Orlando
Il confronto
Alan
Eustace
2014
41.425
metri
Velocità
1.322
km/h
Felix
Baumgartner
2012
39.068
metri
Velocità
1.357
km/h
Corriere della Sera
in Florida. È figlio di un ingegnere della Martin Marietta,
società impegnata già in quegli
anni nella nascente era dei razzi nella vicina Cape Canaveral.
A l a n d a r a g a z zo ve n d e va
popcorn dopo la scuola a Disney World e assisteva con i genitori alle partenze degli storici
lanci verso la luna da un camper parcheggiato lungo le vie
intorno alla base spaziale. Il fascino di quelle imprese lo ha
portato nel mondo dei computer. Nel 2002 Google gli ha offerto la prestigiosa poltrona,
subito accettata. Ma in occasione della sua straordinaria avventura ha rifiutato l’appoggio
della società per evitare che diventasse motivo di pubblicità.
Nonostante la segretezza e la
discrezione («Amo pilotare il
mio aereo a elica ma non complicati lanci dal paracadute»,
confida) Alan è conosciuto dagli amici come «un uomo che
ama il rischio».
Il suo successo ha già spinto
la società World View Experience ad offrire ad amanti del
turismo estremo esperienze simili al costo di 75 mila dollari.
Non solitariamente appesi, però, a palloni ma in comode capsule dotate anche di bar. Negli
anni Novanta i miliardari come
il britannico Richard Branson o
l’americano Steve Fossett ambivano al giro del mondo in pallone (Fossett ci riuscì al sesto
tentativo e poi scomparve col
suo velivolo). Ora hanno alzato
l’asticella della sfida e sognano
salite ardite ai limiti del cielo.
Più difficile, ma certamente
più poetico.
Giovanni Caprara
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26
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
CRONACHE
Dal «Gurpi» ai «Pupiddi nanau»
I 1.500 cibi da salvare
raccolti dal Salone del gusto
FOTO DI MARCO DEL COMUNE E OLIVER MIGLIORE
Sapori
Gurpi La produttrice Anne Isabelle Utsi tiene in mano
il salame scandinavo «gurpi», fatto con carne di
renna e molto affumicato, legato agli indigeni Sami
I profumi e i sapori del
cibo, il viavai dei visitatori —
moltissimi giovani — la didattica alimentare, la missione salvifica dei prodotti contadini, il rilancio dell’agricoltura familiare, gli chef d’avanguardia accanto agli osti della
tradizione. Tutto si tiene al
Salone del gusto. E Torino, secondo il New York Times, diventa la capitale mondiale
della gastronomia. Ognuno
TORINO
2015
I prodotti
Sono quelli, tra
materie prime
e trasformati,
già inseriti negli
anni nell’Arca
del gusto per
essere tutelati
27
Moringa Stenophetala Alemitu Abebe con questa
leguminosa che coltiva in Etiopia: resiste alla siccità,
è ricca di vitamine e si mangia fresca o essiccata
per trovare l’anima del Salone
— secondo il fondatore di
Slow Food, Carlin Petrini da
Bra — bisogna attraversare i
padiglioni regionali e puntare
verso il grande Mercato, dove
sono rappresentate le comunità del cibo di Terra Madre:
mani di tutti i continenti porgono caffè, cacao, vaniglia,
marmellate.
Ancora avanti, ed ecco l’Arca del gusto. E qui siamo al
Mais dente di cavallo La sua farina è ricca di proteine
e molto digeribile. Nella foto è tenuto tra le braccia di
Franca Papinuto, che lo fa crescere nei campi del Friuli
cuore del progetto: la biodiversità che fa vivere il pianeta.
È l’agrobiodiversità che si vuole preservare. In che modo?
Individuando i prodotti (materie prime e trasformati) che
rischiano di estinguersi, facendoli vivere. Negli anni, a
bordo dell’Arca sono saliti
2.015 prodotti (schedati). Ma
l’appello per questa edizione
del Salone era di segnalarne
altri e di portarli fisicamente,
candidandoli alla salvezza. Oltre 1.500 persone, da tutto il
mondo, si sono presentate al
Lingotto con il loro «tesoro».
Commovente. Da Palermo arriva Mario Indovina (responsabile della condotta Slow Food) con i centenari Pupiddi
nanau, biscotti a base di farina e miele, con l’effigie dei
santi Cosma e Damiano, oggi
prodotti soltanto dai fratelli
Rosciglione che detengono i
Pupiddi nanau Mario Indovina, responsabile Slow Food a
Palermo, tiene in mano i centenari biscotti siciliani a base
di farina e miele con l’effigie dei santi Cosma e Damiano
130
Mila
I visitatori che
fino a ieri
avevano
partecipato al
Salone del
gusto di Torino
(10a edizione)
vecchi stampi. «Un tempo i
pupiddi venivano dipinti con
colori alimentari», spiega Indovina. Dal Friuli, Franca Papinuto ed Elena Ridolfo con il
Mais dente di cavallo, la cui farina è ricca di proteine e molto digeribile. Il Gurpi è un salume legato agli indigeni Sami della Scandinavia, fatto
con carne di renna, molto affumicato. Lo ha portato Anne
Isabelle Utsi, norvegese. Dal-
L’iniziativa
Fino a domani Torino
capitale gastronomica
Da tutto il mondo
Da Terra madre cibi
e prodotti sostenibili
qui trova ciò che cerca: il godimento, la chicca alimentare, il
produttore che affabula offrendo la sua specialità. Grandi numeri anche per questa
10° edizione (fino a ieri
130.000 ingressi, domani si
chiude) ma ciò che emerge è il
tempo dedicato.
La gente fa la fila, entra al
Lingotto e vi passa la giornata.
I più avveduti si sono preiscritti ai Laboratori del gusto
(esauriti), frequentati da oltre
il 40% di stranieri. Per i nuclei
familiari non prenotati sono
stati allestiti laboratori aggiuntivi «family friendly». Ma
l’Etiopia arriva Alemitu Abebe
con la sua Moringa Stenophetala. È una leguminosa che resiste alla siccità. Le foglie, ricche di vitamine, si mangiano
fresche, cotte, essiccate. Quattro esempi di una lunghissima lista. Anche Google partecipa al progetto. Nel sito
www.google.com/culturalinsitute si possono visualizzare
(barra slow food) le mostre
digitali fatte per promuovere
le biodiversità a rischio.
Marisa Fumagalli
(ha collaborato
Isabella Fantigrossi)
Verso il 2015
L’iniziativa
Appello di Olmi,
don Ciotti e Petrini
«Expo non sia
senza anima»
Il censimento
del Liberty
in ville
e palazzi italiani
L’appello è partito da tre amici.
«Speriamo che l’Expo non si
riduca a un’esposizione
senz’anima». La letteraappello è stata firmata da Carlo
Petrini di Slow Food, don Luigi
Ciotti e dal regista Ermanno
Olmi ed è stata letta al Salone
del gusto-Terra madre di
Torino. «Il pericolo reale» — è
scritto — è che l’esposizione
sia solamente l’occasione per
parlare e promuovere il cibo
come merce, senza affrontare
questo argomento e le sue
implicazioni. Mentre si tace
sulla povertà e le ingiustizie
che opprimono la vita di
milioni di persone».
Censire il patrimonio del
Liberty italiano, raccogliere
immagini di ville, palazzi,
affreschi e opere d’arte in giro
per il Paese. È l’obiettivo del
concorso fotografico indetto
da Italia Liberty
(www.italialiberty.it,
direzione di Andrea Speziali)
con il patrocinio del portale
Cultura Italia del ministero,
dell’Ente nazionale turismo e
della Fondazione Cassa del
risparmio di Forlì e del
Touring club italiano.
Le iscrizioni al concorso,
giunto alla seconda edizione,
sono aperte fino a venerdì
prossimo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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28
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
●
Strategie Le resistenze alle pressioni a fare di più nella
lotta all’Isis hanno rivelato il cambiamento di clima nei
rapporti tra Ankara e l’Occidente. Che ora deve ricucire
senza indugio i fili di una collaborazione necessaria
ANALISI
& COMMENTI
di Luigi Ferrarella
Emiliano e la porta girevole
dalla politica alla magistratura
Per l’ex pm e sindaco di Bari
l’impiego diventa un ripiego
N
on dovrebbe servire una legge per
evitare che un avvocato in
Parlamento o al governo continui a
fare l’avvocato, magari in processi
nei quali usa norme che ha contribuito a
varare. E nemmeno occorrerebbe una regola
per dubitare dell’opportunità che dalla
poltrona di sottosegretario di un governo si
passi direttamente a quella di vicepresidente
dell’organo di autogoverno della
magistratura, o che il capo di una corrente di
magistratura sia sottosegretario del
ministro della Giustizia. Eppure tante cose
continuano a non essere ovvie. Ad esempio
che, se un magistrato ritiene di esercitare il
proprio diritto costituzionale di elettorato
passivo, il minimo sarebbe che si candidasse
non nella sede dove faceva il magistrato;
dopo un congruo periodo di decantazione
della notorietà e del patrimonio conoscitivo
frutto del proprio lavoro; e soprattutto senza
più tornare in magistratura. E invece no:
dopo oltre un ventennio di toghe rosse e
azzurre affollatesi in politica, il pm barese
Michele Emiliano, eletto sindaco di Bari nel
2004 e rieletto nel 2009, segretario del Pd
pugliese e candidato alle primarie per le
elezioni regionali, annuncia che, «se perdo,
chiudo con la politica attiva e torno al mio
lavoro». Il proposito del politico-magistrato
può fare onore al politico, assai meno al
magistrato: il quale sembra disinteressarsi
del riverbero della propria scelta sulla
credibilità dell’intera categoria, e non
interrogarsi sul fatto che, se già il passaggio
in politica di un magistrato proietta a
ritroso un’ombra sul possibile
condizionamento della sua attività
giudiziaria, il rientro di un politico in
magistratura (qualunque sia lo
schieramento di partenza o la sede e
funzione di ritorno) di certo appanna nei
cittadini l’affidamento nella imparzialità e
indipendenza della sua futura attività
giudiziaria. Un po’ più nobile, peraltro, di un
impiego vissuto come ripiego.
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i sono volute le maniere forti di
Obama perché il presidente
turco Erdogan lasciasse passare i rinforzi curdi diretti a Kobane. Curdi iracheni e non turchi,
per i quali rimane il veto. Il cinismo con cui ha lasciato che la
tragedia della città assediata si
svolgesse sotto lo sguardo indifferente dei carri armati di
Ankara ha destato stupore e indignazione. Così come perplessità — a dir poco — ha destato l’ambiguità di un Paese
Nato disposto a chiudere gli occhi davanti al passaggio dei
«volontari» dell’Isis.
Il Kurdistan è l’ultima delle
eredità avvelenate della Prima
guerra mondiale. Avrebbe dovuto essere ritagliato da Turchia, Siria, Iraq e Iran nel quadro della dissoluzione dell’Impero ottomano; non ha mai vis to l a l u ce e l a p ro m e s s a
mancata ha destabilizzato l’intera regione. La tensione si è
andata riducendo là dove la minoranza curda era tutto sommato modesta, come in Siria e
Iran, e là dove la sostanziale
scomparsa dello stato ha permesso una indipendenza di
fatto, come in Iraq. Non in Turchia però: la minoranza curda è
stata sempre vista come un pericolo mortale per il centralismo nazionalista della repubblica voluta da Ataturk. La
guerriglia del Pkk continua ad
essere una spina nel fianco e
l’impasto di populismo e di intolleranza su cui fonda il suo
consenso Erdogan non permette cedimenti, che lui stesso
probabilmente non vuole. Che
Ankara accetti di comparire come l’anello debole della campagna contro il terrorismo fondamentalista, pur di non correre il rischio di ridare fiato al
movimento indipendentista
del Pkk, può apparire come un
errore al limite dell’autolesio-
CONC
C
● Il corsivo del giorno
TURCHIA, LA UE APRA
A UN VICINO PREZIOSO
di Antonio Armellini
nismo. È possibile che prima o
poi si riveli tale, ma sulla posizione turca pesano anche altri
fattori.
Molta acqua è passata sotto i
ponti da quando la Turchia era
il baluardo della Nato lungo il
fianco sud dell’Alleanza, contro la minaccia posta da repubbliche sovietiche che avevano
storicamente fatto parte della
sua sfera di influenza. Caduto il
muro, la minaccia si è trasformata in opportunità: Ankara
ha potuto stabilire un rapporto
privilegiato con i nuovi stati
emersi dal crollo dell’Urss, giocando sul recupero di un patrimonio di lingua e tradizioni
comune. A questo si è aggiunta
una crescente attenzione verso
l’insieme dell’area mediorientale, in una logica di autonoma
proiezione di potenza regionale.
La nuova articolazione della
politica estera della Turchia —
«neo-ottomana» come è stata
definita — avrebbe potuto fornire alla Nato degli strumenti
importanti rispetto ad aree di
grande instabilità, dalle quali
proviene il grosso della nuova
minaccia. Essa è stata invece vista con diffidenza, quasi come
prefigurasse un abbandono
delle regole dell’Alleanza per
inseguire disegni geopolitici
dai contorni incerti quando
non proprio antitetici. E tuttavia, se la Turchia può forse sentire meno bisogno della Nato,
per la Nato la sinergia rimane
preziosa.
L’ Unione europea è stata per
anni l’altro pilastro della collocazione occidentale del Paese,
ma lo stallo infinito del negoziato ha smorzato gli entusiasmi. Una adesione piena della
Turchia all’Ue non sarà immaginabile ancora a lungo, ma
nell’architettura europea che si
va delineando — a gironi, centri concentrici o quant’altro —
per la Turchia dovrebbe essere
non solo possibile, ma necessario fare posto. Non facendolo, si rinuncerebbe a dotare
l’Europa di una chiave di lettura responsabile e di un ponte
verso quella dimensione musulmana che, piaccia o non
piaccia, ne sta diventando una
componente ineliminabile.
Ankara si appresta a diventare sempre più un vicino e meno un alleato, mentre sarebbe
importante ricucire i fili. Nascono da qui le ambiguità con
Siria ed Egitto, la crisi con Israele e i giochi pericolosi con
fondamentalismi vari. L’orgoglio offeso, alimentato dalla
deriva islamica e anti-occidentale di Erdogan, spinge verso
un maggiore isolazionismo.
Sta soprattutto a noi contrastare questa evoluzione di cui solo
ora cominciamo a valutare le
conseguenze: impresa forse
non impossibile, ma ogni giorno più difficile.
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Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
LA LENTA RIPRESA
SE I «PARTITI DEBOLI»
MINANO IL RILANCIO
DELLA PRODUTTIVITÀ
di Carlo Trigilia
Le due vie Il contrasto
alla stagnazione passa da
formazione, riforma del
welfare e coinvolgimento
dei sindacati. Ma un
quadro politico instabile
spinge i leader a cercare
consensi immediati
C
aro direttore, l’indicatore forse più preoccupante della crisi che sta attraversando l’Italia è la lunga stagnazione
della produttività del lavoro. Perdiamo
contatto con i Paesi più dinamici che
investono nel capitale umano e nel progresso
tecnico. Tra le cause prossime vi è certo la carenza di investimenti, ma vi è anche la ridotta capacità di valorizzare le conoscenze e l’impegno dei
lavoratori, non considerandoli solo come un fattore di costo. Come fare allora per costruire una
fiducia vera sul futuro, per rilanciare la volontà
di intraprendere, di innovare e di cooperare?
Anzitutto, sembra mancare una consapevolezza adeguata delle radici profonde della crisi
italiana, che motiverebbe uno sforzo integrato,
congiunto e prolungato, una strategia di mediolungo periodo; qualcosa di simile a quel che accade con i problemi di ricostruzione dopo una
guerra. Le principali forze politiche, pur condividendo l’obiettivo di una profonda ricostruzione del tessuto istituzionale, non sembrano però
consapevoli della necessità di mettere la sordina
agli interessi partigiani e alla competizione elettorale a breve; e non sembrano in grado di impegnarsi in uno sforzo congiunto e palese di ricostruzione in cui gli interessi politici contingenti
e di parte facciano un passo indietro.
A ben vedere, in altri Stati dell’Europa continentale, questo è invece accaduto. Nei Paesi
scandinavi e in Germania si è sperimentata, in
forme diverse (a volte con «grandi coalizioni»),
una «via condivisa» di riorganizzazione basata
su tre pilastri: essa ha coinvolto le organizzazioni sindacali, senza delegittimarle come capro
espiatorio della crisi, ma spingendole a innovare e a contribuire alla crescita della produttività;
ha puntato a una riforma del welfare per ridurne i costi, e del mercato del lavoro per renderlo
più flessibile, sperimentando al contempo nuove forme di protezione sociale per chi perde il
lavoro; infine, investendo in formazione, ha cercato di legare la mobilità del lavoro al rafforzamento dei nuovi settori ad alta tecnologia e con
produzioni di qualità, più protetti dalla concorrenza di costo dei Paesi emergenti. In questo
processo il coinvolgimento pieno dei lavoratori
nella contrattazione decentrata a livello di
azienda per accrescere la produttività ha svolto
un ruolo cruciale, come ben mostra l’esempio
tedesco.
In Italia è soprattutto l’instabilità del sistema
partitico che ostacola una soluzione di questo
tipo. Entrambe le forze principali sono, in forme diverse, partiti deboli con leader forti che
condizionano le scelte ai loro interessi. Dopo la
costituzione del governo Letta, che avrebbe potuto e voluto orientarsi nella direzione della «via
condivisa», è stato prima il leader di Forza Italia,
condizionato in particolare dalle sue vicende
giudiziarie, a rendere difficile la collaborazione
al governo con il Pd, con una sorta di guerriglia
giornaliera. Successivamente, con il rapido e
forte successo della nuova leadership del Pd, le
difficoltà sono venute proprio da questo versante. Occorreva incassare il risultato. Ma il problema si ripropone ora con l’attuale governo. Persiste infatti l’esigenza di consolidamento elettorale a breve del presidente del Consiglio, che entra
in conflitto con i tempi lunghi e con i rischi elevati di realizzazione efficace di una «via condivisa».
Ciò sembra riflettersi su due terreni di azione
dell’attuale governo. Anzitutto, nella scelta di
provvedimenti per rilanciare l’economia che devono tenere sempre d’occhio anche la eventuale
resa elettorale immediata, qualora le difficoltà
di governare la crisi aumentassero. Da qui la preferenza per interventi distributivi a sostegno della domanda (bonus, sgravi, eccetera) che possono essere utili per agevolare la ripresa ma rischiano di aggravare i conti pubblici e soprattutto n o n to c c a n o i l n o d o c r u c i a l e d e l l a
produttività. Da questo punto di vista, sembra
invece emergere una sorta di «via thatcheriana»
all’aggiustamento, basata sull’idea che bisogna
ridurre il peso e il ruolo delle organizzazioni di
rappresentanza, soprattutto dei sindacati; e che
occorra inoltre riformare il mercato del lavoro
specie con ulteriori facilitazioni alla licenziabilità (Jobs act). Anche in questo caso è da tenere
presente la spendibilità sul piano elettorale di
questa linea: verso il mondo delle piccole imprese, del lavoro autonomo e di un’ampia parte dell’elettorato che vede con favore l’attribuzione ai
sindacati delle principali responsabilità per la
crisi.
Ma può essere questa una strada efficace per il
rilancio della produttività e la ripresa dello sviluppo? È lecito dubitarne, e non solo perché essa
non sembra congruente con il nostro contesto
culturale e istituzionale e con la distribuzione
delle forze in campo (del resto nell’Europa continentale nessun Paese l’ha sposata e gli stessi risultati della Gran Bretagna — ormai priva di manifattura — non sono certo incoraggianti). Il
dubbio sull’efficacia di quel percorso è lecito
perché il rilancio della produttività non dipende
solo dal maggiore spazio per il mercato, ma da
una fiducia vera, che implica collaborazione e
condivisione in una complessa e lunga ricostruzione istituzionale, e richiede la valorizzazione
del lavoro non solo come fattore di costo, di cui
valersi e disfarsi a seconda del ciclo, ma come
chiave stabile per il rilancio della produttività.
Professore ordinario all’Università di Firenze
●I
EROI ITALIANI DIMENTICATI
L’OMAGGIO DEGLI INGLESI
COMMENTI
DAL MONDO
Cameron, la furia
(a uso interno)
contro l’Europa
●
❞
David Cameron è a suo
agio quando può mostrare il
volto arrossato dalla furia.
Questo il caustico
commento di Jonathan
Freedland sul Guardian.
L’ultimo episodio che ha
dato modo al premier
britannico di scaricare la sua
aggressività è la richiesta
dell’Ue perché Londra versi
contributi aggiuntivi per 2
miliardi di euro. Difficilmente
la Gran Bretagna potrà
evitare il balzello. Ma
Cameron, strizzando
l’occhiolino all’elettorato
della destra euroscettica
(bacino dell’Ukip), è riuscito
intanto ad alienarsi i
principali alleati in Europa.
La via cinese
al «governo
della legge»
●
❞
La Cina e la necessità di
verificare la pratica delle
riforme annunciate. Il South
China Morning Post, storico
quotidiano in lingua inglese di
Hong Kong diretto da Wang
Xiangwei, affronta i
cambiamenti annunciati dal
presidente Xi Jinping al Plenum
dei giorni scorsi mettendo in
risalto la contraddizione tra
teoria e realtà. Se davvero
Pechino vorrà costruire
fondamenta sociali sui principi
del «governo della legge», si
legge nell’editoriale, dovrà
promuovere un sistema
indipendente di «verifica e
controllo» con l’autorità di
prevenire gli abusi all’ordine
del giorno: la ragione prima
di corruzione e ingiustizia.
PARIGI E LONDRA, ALLEATI IMPROBABILI
SEGUE DALLA PRIMA
S
e la crisi dell’Europa sono connessi. Si vedono luci e ombre
nell’azione del presidente del
Consiglio. Le luci: Renzi ha rimodulato il discorso italiano
sull’Europa, ha imposto un
cambiamento di atteggiamenti
e di linguaggio. In Europa chiede rispetto, dichiara di non accettare lezioni, cerca di suscitare l’orgoglio italiano. Non ha
l’atteggiamento un po’ remissi-
❞
Luci e ombre
Il successo di Renzi
e la crisi dell’Unione
Europea sono connessi
vo e complessato di certi governanti italiani del passato. Anche se, va ricordato, quegli atteggiamenti remissivi erano il
frutto della cattiva coscienza
italiana, segno della nostra incapacità di rimediare alle storture del Paese: un Paese che,
dopo la nascita dell’eurozona,
aveva fatto il furbo, aveva pensato che fosse possibile ottenere vantaggi dalla moneta unica
senza pagare il prezzo di un serio risanamento interno.
Dunque Renzi non ha solo
cambiato stile, ha anche mostrato di essere pronto al confronto duro: l’episodio della
pubblicazione della lettera riservata della Commissione è
emblematico. Da giocatore abile quale è si è ancora una volta
mostrato pronto a correre ri-
l film documentario My
Italian Secret. Gli eroi dimenticati di Oren Jacoby,
presentato nei giorni
scorsi come evento speciale del Festival cinematografico di Roma, ha colpito chi
non conosceva l’opera svolta
durante l’occupazione tedesca
da molti italiani, tra cui il grande ciclista Gino Bartali, per sottrarre ebrei e altri perseguitati
alla caccia spietata dei nazisti.
Non deve stupire che la pellicola, realizzata su un progetto
del finanziere italo-americano
Joseph Perrella, abbia destato
l’attenzione di un autorevole
quotidiano inglese come il Financial Times, che il 18 ottobre
le ha dedicato un commento di
Gillian Tett. Per comprensibili
ragioni, in Gran Bretagna l’Italia non gode di buona fama riguardo alla sua condotta nella
Seconda guerra mondiale: solitamente a Londra preferiscono
ricordarci i crimini di guerra
dei nostri militari, che pure
certamente ci furono al pari dei
comportamenti rievocati nel
film di Jacoby.
Ieri tuttavia lo stesso Financial Times ha pubblicato due
lettere (una proveniente dagli
Stati Uniti, l’altra firmata dall’ex
ministro degli Esteri Giulio
Terzi), in cui si sottolinea che
anche soldati e funzionari governativi italiani dimostrarono
la loro umanità e contribuirono a salvare ebrei dalla Shoah.
La formula «italiani brava
gente» è un po’ abusata. Spesso
è servita a fini autoassolutori,
come ha notato lo storico Filippo Focardi nel libro Il cattivo
tedesco e il bravo italiano (Laterza). Ma contiene un nocciolo di verità, perché le nostre
truppe non commisero mai delitti analoghi a quelli perpetrati
dai tedeschi. Ed è confortante
che il ruolo svolto da tanti italiani coraggiosi e generosi in
circostanze terribili sia sempre
più riconosciuto all’estero.
Antonio Carioti
@A_Carioti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ACI, LA MISSIONE IMPOSSIBILE
DI ELIMINARE UN DOPPIONE
L’
Italia s’è desta! Il governo Renzi taglia
decenni di dibattiti
riformando il Senato e chiudendo il
Cnel, organo costituzionale
che costava 18 milioni. Un punto fermo va però messo: consola sapere che mai nulla sbaraccherà l’Aci, l’Automobile Club
d’Italia, che 18 milioni li incassa
solo vendendo dati e con il
Pubblico registro automobilistico (Pra), in totale, ne pappa
centinaia. Da Bersani in giù tutti volevano chiuderlo, tutti
scornati. Anche Renzi ci ha
provato: l’articolo 30 della Legge di Stabilità decretava la fine
del Pra, inutile e più costoso
doppione della Motorizzazione
civile, in cui doveva confluire.
Nel testo uscito dal Quirinale,
però, è tutto sparito.
Eppure l’Aci, oltre che un
doppione, è un dannoso carrozzone. Dannoso perché, essendo il suo fine promuovere
l’automobilismo, vien da dire
grazie, basta così. Carrozzone
non solo perché elargisce prebende o posizioni locali vantaggiose (800 poltrone dalle Alpi al capo Lilibeo, per Sergio
Rizzo del Corriere). Soprattutto
perché l’Aci, avendo partecipazioni anche di controllo in più
di 150 società, fa i mestieri più
vari: l’assicuratore, l’informatico, l’agente di viaggi, l’editore
eccetera. Naturalmente non redige un bilancio consolidato, o
se lo fa lo tiene sotto chiave.
Non aprite quella porta: il
perché è un mistero italiano.
Davvero chi osa attaccare la Ue
per i suoi burocratismi deve arrendersi alla piccola satrapia
dell’Aci? Nella sua immortale
Don Raffaè Fabrizio De André
cantava: «Lo Stato che fa? Si costerna s’affanna s’indigna poi
getta la spugna con gran dignità». Quando avremo la forza di
sbaraccare le nostre tante Aci,
vendendone le proprietà e pulendo l’aria, sapremo che davvero si cambia verso.
Salvatore Bragantini
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«CITTADINANZA DIGITALE»
LA VIA ESTONE AI CAPITALI
a cura di Paolo Salom
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LA PARTITA EUROPEA E GLI INTERESSI ITALIANI
e ci sarà nel 2017 il referendum promesso da
Cameron, pochi scommetteranno sulla permanenza della Gran
Bretagna nell’Unione. Per inciso, checché ne pensino coloro
che sarebbero contenti di vederla andare via, la defezione
britannica darebbe forse il colpo di grazia all’Unione: nessuno vedrebbe più ostacoli che
possano impedire il definitivo
compimento di un’Europa a
misura della Germania, e ci sarebbe probabilmente una crisi
di rigetto, una reazione antitedesca ancora più forte di quella
oggi in atto in una parte rilevante dell’elettorato europeo.
Il successo europeo di Renzi
29
schi calcolati.
Ma ci sono anche le ombre.
L’azione di Renzi, nei termini
in cui si è sviluppata, sarebbe
stata impossibile solo pochi
anni fa, quando le istituzioni
europee erano assai più forti,
autorevoli, legittimate. È perché l’Unione è in crisi, perché
nelle opinioni pubbliche circola molta insofferenza verso le
sue istituzioni, i suoi uomini e i
suoi riti, che oggi è più facile
fare la voce grossa e spuntarla.
È un segno del cattivo stato di
salute dell’Unione. Anche
quando la nostra squadra vince
resta il sospetto di avere contribuito a segare ancora un po’ il
ramo su cui noi europei siamo
tutti seduti.
Angelo Panebianco
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F
in dall’800 piccole città
come Venezia e Pisa o,
più tardi, piccoli Stati
come il Portogallo riuscirono a imporsi sul
mondo di allora grazie a flotte
commerciali e controllo delle
rotte marine. La legge era semplice: chi dominava le acque
poteva crescere ben oltre i limiti dei propri confini. Il mare era
una sorta di realtà aumentata.
Oggi, per certi versi, lo stesso
fenomeno sta accadendo con
la Rete. L’Estonia — 1,3 milioni
di abitanti — è uno dei Paesi
che lo ha compreso e che andrebbe preso come benchmark. Il parlamento di Tallinn
ha votato una legge che permetterà, anche ai non residenti, di avere una cittadinanza digitale. Per cinquanta euro dal
2015 si potrà ottenere — rigorosamente via Internet — una
firma digitale, un conto, e l’autorizzazione a una vera e propria business digital life. L’imprenditore potrà rimanere dove vuole ma potrà operare via
Rete in Estonia senza limiti.
Non è certo la prima volta
che uno Stato cerca di attrarre
soldi. Basterebbe pensare all’Irlanda, sotto la lente della Commissione europea per aver ingolosito con il cosiddetto double Irish i giganti di Internet (e
non solo). Tra le norme ad elevata opacità c’è anche la famigerata «residenza in Gran Bretagna non domiciliata». Materia per legulei ma la cui sostanza è che se paghi 50 mila
sterline l’anno entri in un cono
d’ombra che ti permette di non
pagare diverse tasse. Ma l’Estonia sta facendo qualcosa di più
che trovare un grimaldello normativo per muoversi tra le leggi. Ha capito che Internet —
anche se è stato spesso paragonato all’arrivo dell’elettricità
nell’800 — è come gli oceani
per le Repubbliche marinare:
permette di allargare i confini.
E chi prima conquisterà le rotte
più a lungo le potrà dominare.
Massimo Sideri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
30
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Economia
Energia e gas
per la tua azienda
800.199.978
La Lente
di Giuditta Marvelli
Quanto costa
investire
nell’istruzione
Fin da piccoli
S
tudiare è un
investimento. Se il
valore culturale di
questa convinzione non si
può calcolare, quello
economico invece sì. Ed é
decisamente impegnativo
per chi si fa carico del
progetto, con un piano di
risparmio finalizzato
dall’infanzia alla maturità.
Corriere Economia, in
edicola domani con il
Corriere della Sera, ha fatto
qualche conto e la mappa
degli strumenti per
costruire il capitale. Per chi
ha appena cominciato le
elementari la laurea costa
anche 100 mila euro, se la
meta finale è la Bocconi con
sistemazione in affitto. Per
chi sceglie matematica alla
Sapienza di Roma, vivendo
con mamma e papà, il
preventivo vale 26 mila
euro. Per l’accumulo della
somma si può seguire la
politica dei piccoli passi. I
Buoni postali per i minori
oggi rendono più dei Btp:
mille euro oggi tra 18 anni
ne varranno poco più di
1.700. Ci sono le polizze,
anche se possono costare
molto, o i piani di
accumulo in Borsa con
fondi o etf. Sempre stando
attenti al Fisco.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
axpo.com
Mps e Carige in bilico per gli esami
Oggi il verdetto Bce sugli stress test. Ieri i board della banca presieduta da Profumo
e della Popolare di Vicenza per le contromisure. Bpm passa grazie ai conteggi Bankitalia
Parametri
● Il
comprehensive
assessment
della Banca
centrale
europea è
l’esame della
consistenza
patrimoniale
delle banche
destinate a
passare sotto
la vigilanza
unica di
Francoforte
● L’esame si
compone di
due parti: la
verifica della
qualità degli
attivi (asset
quality review,
aqr) e lo stress
test. Per
superare
l’esame le
banche devono
avere un
patrimonio di
vigilanza (al
2013) pari
all’8% degli
attivi nell’aqr, e
del 5,5% nello
scenario
estremo dello
stress test. Se
si scende sotto
quella soglia, gli
istituti devono
essere
ricapitalizzati
MILANO Chi sapeva di essere in
bilico si è già portato avanti. Lo
ha fatto ieri sera il Montepaschi, lo ha fatto ieri pomeriggio
la Popolare di Vicenza, lo farà
stamattina Carige. Così questo
pomeriggio, subito dopo che a
mezzogiorno la Bce avrà reso
noti gli esiti degli esami delle
131 banche europee che passeranno alla Vigilanza unica, gli
istituti che da giovedì sapevano
di non averli passati potranno
illustrare al mercato dove troveranno i capitali per colmare il
deficit (shortfall) patrimoniale.
Tutto in vista del giudizio della
Borsa, domani mattina.
Mps ha tenuto ieri a Siena il
consiglio di amministrazione
per discutere dei modi con cui
colmare un deficit che dovrebbe aggirarsi sui 600-700 milioni. L’intervento della banca
presieduta da Alessandro Profumo e guidata da Fabrizio Viola potrebbe prendere in considerazione un rafforzamento
sotto forma di un bond convertibile «additional tier 1» e di
cessioni di asset. Per questo sarebbero già state contattate alcune banche d’affari come Ubs
(ma non ci sono conferme),
che già aveva organizzato l’aumento di capitale da 5 miliardi
di giugno insieme con Citi,
Mediobanca e Goldman Sachs.
Oggi Siena dovrebbe comunicare le decisioni subito dopo
la note ufficiali della Banca
centrale e della Banca d’Italia,
con quest’ultima che darà il
quadro più aggiornato con le
misure adottate nel 2014. Anche di recente Viola avrebbe
sondato alcuni banchieri proponendo asset — forse anche
sportelli nel Nordest — anche
se i discorsi sarebbero rimasti
a livello interlocutorio. La decisione sui «piani di rimedio» è
importante anche perché è la
prima presa con il contributo
dei nuovi soci esteri Fintech
Advisory (4,5%) e Btg Pactual
(2%) che con la Fondazione
Mps (ora al 2,5%) hanno stretto
un patto di sindacato che punta alla governance dell’istituto.
Anche Banca Carige oggi
riunirà il consiglio per rispon-
dere all’ammanco patrimoniale che dovrebbe venire fuori
dagli stress test. A Genova
l’istituto guidato da Piero Luigi
Montani dovrebbe varare un
aumento da qualche centinaio
di milioni e poi cedere il ramo
assicurativo (Carige Assicurazioni e Carige Vita) al fondo
Usa Apollo per 300 milioni. Ci
sarebbe poi secondo alcune indiscrezioni anche la possibilità
di vendere la private bank Cesare Ponti.
Chi si è portato avanti ieri è
stata anche la Popolare di Vicenza, un altro degli istituti
che avrebbero mancato il limite patrimoniale fissato dalla
Bce del 5,5% nello scenario
estremo dello stress test. Per
questo motivo il consiglio della banca presieduta da Gianni
Zonin e guidata da Samuele
Sorato ha ufficializzato ieri la
data di conversione — maggio
2015 — del bond da 253 milioni emesso l’anno scorso insieme con un aumento di capitale
di pari importo. Inoltre, più
131
gli istituti
europei
sottoposti
agli stress test
della Bce
15
le banche
italiane che
passeranno
sotto la
vigilanza unica
con l’ulteriore aumento da 608
milioni effettuato nel 2014 e
con la valorizzazione delle quote di Bankitalia l’istituto veneto
ha raccolto in due anni 1,2 miliardi di euro freschi che, come
ha detto ieri Zonin, consentono di «affrontare serenamente
l’esercizio» Bce.
Altra banca che dovrebbe
non aver passato l’esame Bce al
2013 ma otterrebbe la promozione grazie alla Banca d’Italia è
la Bpm: all’istituto guidato da
Giuseppe Castagna Via Nazionale ha tolto di recente il vincolo di cuscinetto supplementare
da 750 milioni che va sommato
ai 500 di aumento di maggio. I
rafforzamenti insomma ci sono già stati, per oltre 10 miliardi di aumenti solo quest’anno:
per questo ieri sera il direttore
generale di Unicredit Roberto
Nicastro poteva dichiarare che
dagli esami Bce «uscirà un panorama bancario solido e robusto».
Fabrizio Massaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le mosse di Mps
Le attese per CariGenova
Per fronteggiare l’asset quality review e gli
stress test della Bce, la banca guidata da
Fabrizio Viola (foto), già sottoposta agli aiuti
di Stato con 4 miliardi di Monti bond, in
primavera aveva alzato da 3 a 5 miliardi
l’ammontare dell’aumento di capitale,
nonostante svalutazioni per vari miliardi di
euro. Ora la banca potrebbe ancora avere
un deficit patrimoniale di 600-700 milioni
L’istituto genovese guidato da Piero Luigi
Montani (foto) ha già fatto ricorso nel 2014
a un aumento di capitale da 800 milioni,
anche se il mercato stimava una necessità
di ricapitalizzazione di circa 1,2 miliardi. Ora
dagli esami della Banca centrale europea
potrebbe venire fuori un ammanco di circa
400 milioni di euro, da colmare con un
nuovo aumento e cessioni di asset
● Il commento
Il certificato
di solidità
e i prestiti (da fare)
di Nicola Saldutti
Oggi a mezzogiorno
accadrà una cosa che finora
non era mai accaduta, la
Bce e Bankitalia
renderanno pubblico l’
elenco delle banche solide
e quelle che lo sono meno.
In qualche modo è il punto
finale della grande crisi
simbolicamente iniziata
con il crac Lehman nel
settembre 2008 con
l’immagine degli scatoloni.
Un cerchio che si chiude.
Finora l’esame lo aveva
fatto solo il mercato e il
bollino della solidità
arrivava dalla
compravendita delle
azioni, da oggi sarà tutto
un po’ diverso: per la prima
volta arriverà una
certificazione delle autorità
di vigilanza che, anche qui
si tratta di una prima
assoluta, stileranno un
elenco nome per nome.
Che sgombrerà il campo da
incertezze e ambiguità e
che soprattutto toglierà
ogni alibi agli istituti sul
fronte dei prestiti da
assicurare a imprese e
famiglie. Le banche
bocciate dovranno correre
ai ripari, gli altri saranno
più tranquilli nel far banca.
Piccolo aneddoto: ieri
circolava la voce che i
parametri fossero stati
ammorbiditi per dare una
mano agli istituti tedeschi.
Una cosa è certa: chi
supererà gli stress test, con
scenari di caduta del Pil del
7%, dovrà tornare a prestare
il denaro che riceve a tasso
quasi zero dalla stessa Bce
che oggi li promuove.
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Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
Agricoltura
«Parmesan» e affini
valgono 8 volte
il vero «made in Italy»
ECONOMIA
Nel Nord America per ogni euro di alimentari
italiani venduti ci sono altri 8 euro di prodotti
«italian sounding». Tradotto: merci che
sembrano italiane ma non lo sono e
fatturano otto volte tanto quelle che
possono fregiarsi del tricolore senza timori
di smentite. Questo il dato diffuso ieri da
Gabriele Canali, direttore del Crefis, centro di
ricerche dell’università Cattolica, alle fiere
zootecniche internazionali di Cremona. Il
confronto dimostra quanto i produttori
italiani abbiano all’estero un mercato tutto
da riconquistare. Esigenza pressante anche
perché il mercato interno è in panne. Un
esempio: nell’ultimo anno in Italia sono state
vendute 700 mila cosce di suino in meno a
fronte di un incremento delle esportazioni
che si è fermato a 100 mila pezzi. E’ in
questo contesto che si inserisce TTIP,
acronimo per Transatlantic Trade and
Venerdì Carige
0,16
0,0931 (+3,91%)
0,14
174
miliardi
Le sofferenze lorde
delle banche italiane
(agosto 2014)
0,12
11
miliardi
0,10
0,08
13 ago
2 set
22 set
10 ott
Venerdì Mps
1,0 (+10,68%)
1,40
25
miliardi
1,30
1,10
0,90
15
0,80
11 ago
1 set
22 set
13 ott
Il numero delle banche
italiane sotto esame
d’Arco
Retroscena
di Stefania Tamburello
Oggi per le banche sarà
un giorno della verità molto articolato, quasi ad ostacoli. Perché in grande sostanza, saranno tre i gradi di giudizio che
dovranno superare prima di
sapere se hanno passato gli
esami (Comprehensive assestment) della Bce. Esami composti da una verifica sugli attivi al
31 dicembre del 2013 condotta
direttamente dall’Istituto di
Francoforte e dagli stress test
definiti con l’Eba, l’autorità di
vigilanza europea, sulla base di
due scenari, uno disegnato
sulle previsioni della commissione europea. L’altro, invece,
fortemente avverso e difficilmente realizzabile, che ha
messo duramente alla prova le
banche italiane facendo sorgere le maggiori preoccupazioni
in merito agli esiti del test. Anche perché il quadro su cui misurare la tenuta degli istituti,
fatto da Eba e Bce, è stato particolarmente severo e penalizzante per l’Italia per cui è stata
ipotizzata una recessione di 5
anni, il riacutizzarsi del rischio
sovrano e una contrazione del
ROMA
La lista dei buoni
e dei cattivi
con tre giudizi
Pil complessiva del 7,5% che,
unita a quella già maturata dal
Paese dal 2007, arriverebbe vicino ai 12 punti percentuali.
Ebbene la prima lista fornita
dalla Bce indicherà il risultato
peggiore, cioè l’eventuale carenza di capitale più ampia, tra
i tre scaturiti dalla verifica dei
bilanci (Asset quality review) e
dagli stress test suddivisi nei
due scenari. Tutti relativi quindi all’esercizio 2013, che è stato
un anno particolarmente recessivo per le aziende di credito. Emergeranno certo anche
le eccedenze di capitale e i superpromossi ma per gli istituti
in bilico sarà importante la
successiva segnalazione sulle
operazioni più importanti sul
capitale avvenute nei mesi successivi, cioè tra gennaio e settembre 2014, che per le banche
italiane si aggirano sui 10 miliardi. Ed ecco che si arriva così
al secondo giudizio, più avanzato e completo: l’elenco delle
banche in rosso si restringerà.
Gli istituti italiani che potrebbero trovarsi ancora in lista sarebbero Mps, Carige, Popolare
Vicenza e Popolare di Milano.
Ma non è finita qui. Anche
se dall’ Eurotower non se ne
farà cenno, lasciando i dati incompleti, le banche centrali
nazionali, e quindi la Banca
d’Italia interverranno per aggiungere le altre operazioni
patrimoniali autorizzate e fatte nel 2014 ,diverse dagli aumenti tradizionali. Sarà da
questa integrazione, riconosciuta in tutto e per tutto anche se non segnalata dalla Bce,
che deriverà la pagella finale
che dovrebbe indicare solo
due segni rossi per le banche
italiane: Mps e Carige che dovrebbero peraltro, in tempi
strettissimi, annunciare le misure necessarie per colmare le
carenze. In ogni caso tutte le
banche, anche quelle che si
sono messe in regola nel 2014,
dovranno presentare alla Bce il
loro piano di capitale. Insomma una procedura complessa
e una comunicazione a tappe,
con i futuribili, differenziati e
altamente improbabili stress
test a fare da riferimento.
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A gestire gli
esami delle
banche
europee sono
due authority:
la Banca
centrale
europea e
l’European
banking
authority
Le autorità
bancarie
nazionali come
la Banca d’Italia
hanno seguito
le verifiche con
i propri
ispettori e, per
la prima volta,
con consulenti
privati
Le 131 banche
che
passeranno
sotto la
Vigilanza unica
della Bce
presieduta da
Mario Draghi
rappresentano
l’82% degli
attivi bancari
La Costa Diadema, nuova ammiraglia di Costa Crociere, presentata ieri a Marghera
Un interesse sempre più spinto
nei confronti del mercato cinese, questo hanno dichiarato l’amministratore
delegato di Fincantieri Giuseppe Bono e
quello di Costa Crociere Michael
Thamm a bordo della nuova ammiraglia, la Costa Diadema (132.500 tonnellate, 306 metri, 4957 passeggeri e 1253
membri di equipaggio) presentata ieri a
Marghera. E Bono ha fatto anche intendere - pur trincerandosi dietro i no
comment - che Fincantieri ha messo gli
occhi sui cantieri Saint Nazaire, oggi Stx
France in maggioranza dei coreani:
«Fincantieri - ha detto, rispondendo a
una domanda sulla possibile acquisizione di Saint Nazaire - deve crescere.
Abbiamo obiettivi importanti. In questo momento i coreani stanno perdendo, sono in difficoltà. Noi siamo l’unico
cantiere che cresce e che guadagna, poco, ma guadagna. È il momento di muoversi». Quanto a carico di lavoro ha aggiunto Bono, Fincantieri «sta bene» ma
il gruppo «ha bisogno di dieci, quindici
commesse l’anno per stare in salute» ed
espandersi è necessario. Per questo acquista particolare importanza l’accordo
di Carnival con i cantieri Cssc (China
State Shipbuilding Corporation) che
prevede il coinvolgimento di Fincantieri
per la costruzione di navi in Cina.
Ancora una volta, ha detto Bono, bisogna giocare d’anticipo: «I cinesi ora
non sono in grado di costruire questo
tipo di navi, estremamente complesse,
ma se vogliono nel giro di cinque, dieci
anni, lo saranno, noi dobbiamo essere
già li. Certo, Non trasferiremo tutto il
nostro know-how, useremo i nostri ac-
GENOVA
Alitalia, scatta la mobilità per 994 dipendenti
Accordo separato, la Filt non firma. Primo esperimento di ricollocazione
Via ai licenziamenti in Alitalia per
poco meno di mille persone. Da venerdì 31
ottobre l’azienda procederà all’invio delle
lettere di risoluzione del rapporto di lavoro
a 879 addetti di terra, 61 piloti e 54 assistenti di volo. In tutto 994 dipendenti.
Secondo le intenzioni espresse lo scorso
luglio dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti, gli ex dipendenti della compagnia di
bandiera saranno i primi a sperimentare i
contratti di ricollocazione di cui parla il
Jobs act. In sostanza, niente ammortizzatori vecchia maniera come la cassintegrazione ma licenziamento tout court. Poi un
voucher che dà diritto al supporto delle
agenzie private di outplacement durante la
ricerca di un nuovo posto. In realtà l’atteso
decreto del ministero del Lavoro che dovrebbe mettere a disposizione i fondi per i
contratti di ricollocazione ancora non s’è
MILANO
visto. Eppure i soldi ci sarebbero: la legge
di Stabilità dell’anno scorso aveva stanziato 15 milioni per il 2014. La regione Lazio è
pronta. E le società di outplacement si sono già accreditate.
L’accordo sulla mobilità dei dipendenti
Alitalia è stato concluso nella notte tra venerdì e sabato. Manca la firma della Filt, la
categoria dei trasporti della Cgil. D’altra
parte il sindacato rosso non aveva sottoscritto nemmeno l’intesa del 12 luglio sul
Decreto
I contratti per
i lavoratori in uscita sono già
finanziati ma manca un decreto
del ministero del Lavoro
Ri. Que.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Bono: pensiamo alla crescita delle commesse
Gli aumenti di capitale
degli istituti italiani
nel 2014
Il deficit di capitale
stimato per le 131
banche esaminate
dalla Bce
Investment Partnership, il negoziato sul
commercio Ue-Usa. Trattativa delicata
perché va a toccare gli standard di qualità
dell’alimentare. «Ritengo fondamentale un
accordo con gli Stati Uniti – ha detto il
ministro dell’Agricoltura, Maurizio
Martina(nella foto) –: il patto ci offrirebbe
potenzialità di sviluppo elevatissime».
Fincantieri guarda
verso Saint Nazaire
Banche e stress test
Tre mesi a Piazza Affari
31
numero complessivo degli esuberi. Quest’ultimo accordo che oltre alla mobilità
per 994 dipendenti della compagnia, aveva
disposto anche pensionamenti e uscite volontarie per un totale di 713 dipendenti. A
luglio la Cgil non firmò perché avrebbe voluto un anno di cassa per i 994 licenziati.
Nella prima fase dell’accordo, i «volontari» che hanno accettato di andare in mobilità con un incentivo di 10 mila euro sono
stati 570; 143 invece i lavoratori con i requisiti per la pensione. «L’avvio della nuova
Alitalia sia in grado di ridare occupazione
e speranza ai quasi mille licenziati», dicono in Filt Cgil. Mentre la categoria dei trasporti della Uil promette di vigilare sulla
corretta applicazione degli accordi.
Rita Querzé
[email protected]
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corgimenti. Anche per questa sfida, però avremo bisogno di più unità e di un
buon Sistema Italia che ci sostenga».
Costa ha aperto il mercato cinese delle
crociere nel 2006: «Dopo otto anni - ha
detto Thamm - copriamo una quota che
supera il 40% e abbiamo progetti molto
ambiziosi. Abbiamo più di 100 persone
che lavorano a terra e intendiamo incrementare la presenza, aggiungeremo intanto la Costa Serena alla Vittoria e all’Atlantica che già sono su questa rotta. I
nostri rapporti con la Cina implicano
obblighi più ampi del solo aspetto crocieristico».
Attualmente i croceristi cinesi sono
4,5 milioni e il ministero del turismo di
Pechino prevede di arrivare a 20 milioni
nel giro di sei anni, una cifra enorme se
si considera che oggi i passeggeri complessivi nel mondo sono 21 milioni. Dopo gli anni di crisi mondiale del settore
(sedici navi ordinate nel 2007 è una sola
nave nel 2009) la crescita è ripresa con
tredici navi ordinate a ottobre del 2014
(5 di Fincantieri) e Thamm non si è sottratto all’ipotesi di un nuovo ordine:
«Abbiamo, tre, quattro navi in costruzione per Carnival, ci saranno nuove navi anche per Costa, dipende dallo spirito e dall’energia che Fincantieri metterà
nel progetto». Un invito a nozze per Bono che ha risposto «Noi ci siamo». Ma
l’amministratore delegato di Fincantieri
ha perso il buonumore alla domanda
sulla sicurezza della nuova ammiraglia:
«Le nostre navi sono sicure a prova di
Schettino» ha ribattuto.
Erika Dellacasa
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ESEC. IMM. n. 908/11 R.G.E.
G.E. Dott.ssa Lydia Deiure. Vendita senza incanto: 16/12/2014
ore 10.30 presso il Tribunale di Roma IV Sez. EE.II. apertura
buste ore 09.30. Lotto Unico: Comune di Roma (RM) Via Cassia,
395 e Via di Val Gardena, 3 Villino unifamiliare su tre livelli composta da: camera, cameretta, servizio e sala attrezzata con
vasca idromassaggio, al piano seminterrato; ampio salone, camera, cucina, tinello, studio e servizio, al piano terreno; 4 camere
e doppi servizi, al piano primo; con annesso giardino privato con
piscina esterna, oltre locale garage, lettera G. Nella disponibilità
del debitore esecutato. Sussistono difformità. Prezzo base Euro
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Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
33
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
Cultura
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Da oggi tocca
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D’Urbano
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Il grande
Gatsby di
Francis Scott
Fitzgerald, per
la decadenza
e gli eccessi
degli anni 20
Difficult Men:
From the
Sopranos and
The Wire to...
di Brett Martin,
per la
psicologia dei
personaggi
maschili
La donna
che sbatteva
nelle porte
di Roddy
Doyle: storie
difficili e
problemi reali
White Boots
di Noel
Streatfeild: per
i miei sogni
di bambina
che pattinava
sul ghiaccio
The Magic
Faraway Tree,
di Enid Blyton,
mi ha
insegnato
che tutto è in
permanente
stato di
provvisorietà
Senza un
soldo a Parigi
e Londra di
George Orwell,
mi ha fatto
venir voglia
di vedere
il mondo
Il signore delle
mosche: da
giovane mi ha
fatto capire
per la prima
volta cos’è la
natura umana
in condizioni di
sopravvivenza
Il libro denuncia di Ermanno Rea (Feltrinelli)
Improvvisi
Tutta la verità sul caso Piegari
profeta gramsciano umiliato dal Pci
di Corrado Stajano
N
el suo gran libro, Mistero napoletano, Ermanno Rea l’aveva lasciata volutamente
nella penna, almeno in parte, la
tragica storia di Guido Piegari,
uomo di genio, vittima dello
stalinismo del Pci degli anni
Cinquanta. Ai tempi di quel romanzo-verità pubblicato nel
1995, vincitore l’anno seguente
del Premio Viareggio, allora
sotto la guida di Cesare Garboli, Piegari era ancora vivo: morì
nel 2007 e fu l’umana pietà, il
rispetto del dolore, a trattenere
lo scrittore dal raccontare compiutamente la vita di quell’uomo di alta qualità intellettuale
umiliato e offeso, espulso dal
Pci di Togliatti pressato da
Giorgio Amendola.
Piegari aveva creato a Napoli
il gruppo Gramsci che di potere ne possedeva poco, ma di
idee molte, dissonanti da quelle del partito e le discuteva nell’affollata aula IV della facoltà
di Lettere dell’Università. Davano noia, o meglio erano considerate eversive, pericolose, frazioniste perché contestavano la
linea amendoliana di stampo
salveminiano che puntava soprattutto sull’alleanza con le
forze locali. Piegari e il suo
gruppo, nemici di ogni compromissione, nella patria di
tutti i trasformismi, erano invece fedeli alla lezione di Gramsci: la Questione meridionale è
questione nazionale fondata
sulla saldatura tra la classe operaia del Nord e i contadini e i
sottoproletari del Sud. Fuori da
quei principi si favoriva soltanto la disunità d’Italia.
Com’è rispuntato nella mente e nel cuore di Ermanno Rea il
fantasma di Guido Piegari? È
stata la scoperta di un quaderno nero, con gli angoli e il dorso di tela rosso fiamma — cine-
se? — ritrovato nella libreria di
casa, pieno di appunti scritti al
tempo del suo famoso romanzo, a risvegliare passioni e anche tormenti. E ne è nato un
nuovo libro, una lucertola che
riannoda la sua coda spezzata:
Il caso Piegari. Attualità di una
vecchia sconfitta (Feltrinelli). Il
libro può anche esser letto come una lezione in quella famosa aula IV: l’attualità cui accenna il sottotitolo è acclarata in
questo mezzo secolo e più trascorso da allora, dal localismo
compromissorio stalinista al
migliorismo, alla compiaciuta
attenzione alle pratiche craxiane, alle larghe intese del berlusconismo di oggi. Non fu una
sconfitta, si può dire, quella del
profetico gruppo Gramsci.
Chi era Guido Piegari? Laureato in Medicina, biologo, stimato scienziato dell’oncologia,
uditore dell’Istituto di studi
storici del Croce che ammirava
molto la sua intelligenza,
marxista ventenne alla ricerca
di una nuova visione della Storia, tra l’Europa delle rivoluzioni ottocentesche e del Romanticismo e il Risorgimento ita-
liano. Il fascino del personaggio, la sua capacità di
proselitismo erano riconosciuti nell’appassionata Napoli del
secondo dopoguerra, avida di
saperi, di voglia di capire e di
discutere, in misura persino
maggiore alla naturale vocazione al ragionamento dei napoletani.
Il lunedì sera, in quegli anni,
era sommo il fervore nel seguire all’Università le varie relazioni: tra le tante, la Rivoluzione
del 1799, l’Unità politica, l’Italia
del primo Novecento. I temi si
incastravano l’uno nell’altro,
ma era il presente, sempre, a
far da protagonista — la contemporaneità — anche se gli
argomenti parevano lontani.
L’autoritarismo, l’ansia di libertà, i sistemi usati dallo stalinismo affioravano di continuo
nell’evocare il passato. In quegli anni cupi della Guerra fredda i nodi col Pci vennero rapidamente al pettine. Con brutalità. Non fu neppure concessa
una libera discussione coi dissenzienti.
Rea racconta quel che allora
accadde. Piegari non fu solo
Nel Bronx
Qui sotto
un’immagine
del «Gramsci
Monument»
realizzato da
Thomas
Hirschhorn a
Forest Houses,
nel Bronx (New
York). L’opera,
temporanea, è
stata creata
dall’artista
insieme ai
residenti di
Forest Houses,
uno dei
numerosi
complessi di
case popolari a
New York, ed è
una sorta di
villaggio
gramsciano
con bar,
biblioteca,
museo, archivio,
una stazione
radio, uno spazio
per i workshop
e uno per le
esposizioni
espulso dal partito — evento
che tacque nel Mistero napoletano — fu insultato, ferito a
morte. Commenta ora lo scrittore: «L’eretico va delegittimato, calunniato, vilipeso. Soprattutto va dichiarato pazzo. Piegari è pazzo, dissero infatti gli
agit prop della potente macchina da guerra ortodossa. E tanto
dissero finché il povero Piegari
sentì effettivamente vacillare il
proprio equilibrio, scoprendo
gli incubi della mania di persecuzione».
C’è un’altra storia dolorante
nel libro di Rea che provoca accoramento in chi legge. Quella
di Gerardo Marotta, il presidente dell’Istituto italiano per
gli studi filosofici
che fu al fianco di
Guido Piegari.
Ermanno Rea descrive in belle pagine il volto scavato, l’aria affranta, la grande mal i n c o n i a
dell’amico. Avvocato amministrativista di grande talento e successo, finita
l’avventura del Gruppo Gramsci, ha dedicato la vita a creare
una biblioteca famosa in tutto
il mondo di trecentomila volumi, una sorta di ponte culturale
con il mai dimenticato Gruppo
Gramsci. Si è svenato negli anni, l’avvocato Marotta, a comprar libri (dieci miliardi di lire,
secondo i più illustri biblioteconomi). Carlo Azeglio Ciampi,
colto presidente del Consiglio,
destinò finanziamenti notevoli
e necessari all’Istituto, il governo Berlusconi li bloccò del tutto. I libri, che nel Palazzo Serra
di Cassano davano lustro e vanto a Napoli e all’intero Paese,
sono ora ammucchiati in un
capannone di periferia.
È «una tragedia antropologica» quella che si consuma sotto
i nostri occhi, scrive Ermanno
Rea. Una vergogna nazionale,
un simbolo dell’irrilevanza della cultura, della memoria, della
Storia spazzato via da una furia
iconoclasta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Sebastiano Vassalli
L’autore
● Ermanno
Rea (nella foto
sotto) è nato a
Napoli nel
1927. Ha
pubblicato Il Po
si racconta
(1990, fuori
commercio).
L’ultima
lezione. La
solitudine di
Federico Caffè,
scomparso e
mai più
ritrovato
(Einaudi, 1992)
● Con Fuochi
fiammanti a
un’hora di notte
(Bur) ha vinto il
Campiello nel
1999. Da
Rizzoli è uscito
nel 2007
Napoli Ferrovia
● La fabbrica
dell’obbedienza
(2011) è uscito
da Feltrinelli
che ha
ristampato
La dismissione
(già Rizzoli),
Mistero
napoletano, Il
sorriso di don
Giovanni
● Il caso
Piegari.
Attualità di una
vecchia
sconfitta
è in libreria
(Feltrinelli, pp.
135, 11)
Benvenuto codista,
in fila per mestiere
al posto degli altri
O
gni tanto, nasce
una parola nuova.
Anche nella lingua
italiana: fiocco rosa
e azzurro per la parola
«codista» che può essere di
entrambi i generi, il codista
o la codista, e indica una
persona, uomo o donna,
che si mette in fila davanti a
uno sportello al posto di
un’altra. All’ufficio postale,
al Comune, all’Inps, in
Tribunale, al Catasto,
dovunque ci sia da «fare una
coda». La pratica è antica, la
parola è nuova e pare che
qualcuno addirittura l’abbia
brevettata (facendo la coda
agli appositi sportelli) per
registrarla come marchio di
una professione. I tempi
sono difficili, il lavoro
scarseggia e bisogna
inventarlo; anche se, a dire il
vero, i codisti sono sempre
esistiti. C’è sempre stato
qualcuno che faceva le
commissioni o sbrigava le
pratiche per chi era
impossibilitato a farlo
personalmente: per il
commerciante impegnato
nel suo negozio o al
mercato, per l’impiegato
impossibilitato a lasciare
l’ufficio... Se vado indietro
con la memoria fino ai
tempi della mia infanzia,
ricordo persone che allora si
potevano ancora definire
«macchiette» e oggi forse si
direbbero «borderline», che
alla mattina, quando ancora
erano sobrie, si
guadagnavano qualche
soldo in quel modo; e
avevano anche sviluppato
tecniche, più o meno
audaci, per «scavalcare la
fila». Oggi è tutto più serio:
ci sono apposite agenzie.
Auguri ai codisti.
La ballata delle acciughe
Il primo romanzo di
Dario Vergassola
Un racconto inaspettato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
34
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
SPETTACOLI
Rai
Il 31 ottobre di trent’anni fa moriva Eduardo De
Filippo. La Rai lo ricorda con una serie di
appuntamenti. Il più emozionante domenica 2
novembre: su Rai1 in diretta dal Teatro San
Ferdinando di Napoli, «Le voci di dentro»
commedia scritta da Eduardo nel 1948 e
riproposta da Toni Servillo, regista e interprete, con
la regia televisiva di Paolo Sorrentino. Rai 5 dedica
i sabato sera (il primo ieri) al meglio della
produzione del grande attore, regista, autore
Sorrentino e Servillo
in ricordo di Eduardo
a 30 anni dalla morte
napoletano. Sabato 1 novembre «Sabato,
domenica e lunedì» film con Toni Servillo, Anna
Bonaiuto e la regia di Sorrentino; sabato 8
«Filumena Marturano» con Massimo Ranieri e
Mariangela Melato. Un altro ciclo si apre domani,
ogni lunedì, intitolato «Eduardo in scena», grandi
testi interpretati da lui. Si comincia con «Ditegli
sempre di sì». Infine, nel giorno dell’anniversario,
venerdì 31, diretta da Palazzo Madama. (ma.vo.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista
Un cast super
tra fantascienza
e morale
Astronauti
Ogni grande regista prima o poi ha nel proprio
destino la sfida con la fantascienza. È stato così con 2001 Odissea nello spazio, film culto
di Kubrick, fino al più recente
Gravity del premio Oscar Alfonso Cuarón. Ora tocca a Christopher Nolan — che si è fatto
le ossa, a suon di successi, con
Memento, Inception e con la
trilogia dedicata a Batman — e
a suo fratello Jonathan, scrittore e sceneggiatore di fama, che
si preparano al lancio mondiale di Interstellar (dal 5 novembre nelle sale Usa e nei cinema
italiani dal giorno dopo).
Per questo kolossal fantascientifico il regista ha scelto
un cast all-star, da Matthew
McConaughey ad Anne Hathaway, e poi Jessica Chastain,
Matt Damon e i veterani Michael Caine ed Ellen Burstyn. Ieri
erano tutti a Los Angeles per
spiegare i temi, anche complessi, affrontati nella pellicola
della Warner Bros.
Sorridendo, con la sua aria
da inglese perbene con la scriminatura nei lisci capelli biondi, mentre il fratello ha un taglio alla marine, Christopher
Nolan non ha voluto addentrarsi nella trama del film, che
affronta, oltre a questioni sociali e economiche, i temi
scientifici legati all’universo in
grado di appassionare il pubblico: dai buchi neri, alla gravità, ai cambiamenti climatici.
Matthew McConaughey, reduce da un anno di successi
non solo per l’Oscar, sorride.
Nel film è il padre di due bambini piccoli, che vediamo crescere e diventare adulti nell’arco di 23 anni. Lui, Matthew,
questo arco di tempo lo trascorre nello spazio (dove apparirà anche un quasi irriconoscibile Matt Damon). A seguirlo
da Terra il luminare della
scienza Michael Caine e, nel
ruolo del padre, il grande attore John Lightow. La musica di
Da sinistra
Matthew
McConaughey
(44 anni), Anne
Hathaway (31)
e David
Oyelowo (38)
in una scena
di «Interstellar»
di Christopher
Nolan, anche
autore con il
fratello della
sceneggiatura.
Il film, prodotto
con un budget
di 165 milioni
di dollari, uscirà
nelle sale
dal 6 novembre
LOS ANGELES
Nel cosmo di Nolan
Il regista del Cavaliere oscuro svela «Interstellar»:
esploro le galassie per capire il legame padre-figlio
Hans Zimmer, da tempo fedelissimo di Nolan, ritma suspence e sottolinea i momenti più
intensi che riguardano le relazioni sociali, le avventure e gli
inaspettati colpi di scena.
Nel film di Nolan manca del
tutto qualsiasi riferimento a
questioni di ordine religioso.
Tutti i protagonisti, infatti, si
muovono unicamente nell’interesse della scienza. Ma come
Sul set
Christopher
Nolan (44 anni)
dietro la
macchina
da presa.
Il regista
ha scritto
con il fratello
Jonathan, diretto
e prodotto
«Interstellar»
sostiene il regista: «Sono le
emozioni e i rapporti personali
ad avere un ruolo fondamentale. A me interessava in modo
particolare il rapporto padre e
figli, che è un leit motiv di tutta
la storia».
Più che parlare della tecnica
delle riprese e degli effetti speciali del film — costato, si dice,
165 milioni di dollari — Nolan
sottolinea l’umanità che caratterizza ogni relazione, compreso il rapporto professionale
che lega i due astronauti, Matthew e Anne, e ricorda quando
da ragazzo passava il suo tempo a vedere film di fantascienza, compreso Uomini veri
(1983) di Philip Kaufman. Nolan sostiene che sarà interessante capire quanto le nuove
generazioni si dimostreranno
attratte dai temi scientifici.
L’astrofisica, che è il perno
❞
Le emozioni
e le vicende
private
giocano
un ruolo
decisivo
nella storia
Il dilemma
è: contano
di più
gli affetti
personali
o il bene
collettivo?
centrale della vicenda, vede
Matt Damon nel ruolo di un
astronauta che ostacola il ritorno sulla Terra dei colleghi McConaughey e Hathaway perché, a suo giudizio, ciò comprometterebbe tutti gl sforzi di
future conquiste dello spazio.
Dichiara Nolan: «L’esplorazione dell’universo rappresenta l’estremo assoluto, il confine
ultimo, dell’esperienza umana
tra sogno e realtà. Studiarla o
inseguirla significa, per molti
aspetti, cercare di definire il
nostro ruolo all’interno dell’universo. Considero il mio
film un viaggio — prosegue —,
mi auguro che gli spettatori lo
vivano come se essi stessi fossero stati trasferiti su un’altra
galassia». Tutto comincia in
una fattoria, segnata dalla
Grande depressione che colpisce l’America. Qui vivono Mat-
thew, suo padre e i due figli.
«La storia di questi rapporti
— dice Nolan — è essenziale
come per poter rispondere a
una domanda: quanto un uomo è disposto a rischiare dei
suoi affetti personali per
un’impresa che può aiutare
l’umanità? Rinunciare alla famiglia, agli affetti più cari, per
un fine nobile che cosa significa in termini di dovere sociale e
di sacrificio? Dove stiamo andando e chi siamo sono interrogativi eterni, e nel film si riallacciano alle vicende emozionali della famiglia».
Il regista fa una pausa, alza lo
sguardo, poi aggiunge: «Era
importante cercare di rispondere a un interrogativo che mi
pongo spesso: cosa significa
essere padre? Tutto questo inserito in un quadro complesso
e inusuale come quello dell’attività spaziale».
Gli fa eco il fratello Jonathan:
«La realtà dell’universo ha una
sua magnificenza incommensurabile, il titolo Interstellar riguarda ogni movimento del
cuore e della ragione. Mi auguro una cosa semplice e importante: che gli spettatori uscendo dalla sala guardino il cielo
con occhi più attenti, cercando
il loro, il nostro, posto tra le
stelle».
Giovanna Grassi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
SPETTACOLI
In «La spia»
«Non esiste più un attore bravo come lui. Allo stesso tempo solido e
flessibile tanto da potersi trasformare in qualsiasi ruolo». È quanto
ha detto ieri a Roma, visibilmente commosso, Willem Dafoe (59 anni,
nella foto) a proposito di Philip Seymour Hoffman, l’attore premio
Oscar per Truman Capote - A sangue freddo scomparso per overdose
lo scorso 2 febbraio, a 46 anni. Hoffman ha condiviso il set con Dafoe
in La spia-A Most Wanted Man diretto da Anton Corbijn (dal 30
ottobre nelle sale), tratto dalla spy story Yssa il buono dello scrittore
britannico John Le Carré, e presentato al Festival di Roma. «Non era
pretenzioso — ha aggiunto Dafoe — era facile lavorare con lui».
L’omaggio di Dafoe:
nessuno più bravo
di Seymour Hoffman
Verdetti
● Premio del
Pubblico - Bnl
sezione Gala
«Trash»
di Stephen
Daldry
● Cinema
d’Oggi
« 12 Citizens»
di Xu Ang
● Mondo
Genere
«Haider»
di Vishal
Bhardwaj
● Cinema
Italia (fiction)
«Fino a qui
tutto bene»
di Roan
Johnson
● Sezione
documentari
« Looking for
Kadija»
di Francesco
G. Raganato
Domani a Trieste
Albanese porta in tour i suoi «Personaggi»
Ci saranno Epifanio, L’Ottimista, il Sommelier, Cetto La Qualunque,
Alex Drastico e Ivo Perego in Personaggi, il tour teatrale con cui
Antonio Albanese farà tappa fino a marzo nei maggiori teatri d’Italia.
Il primo appuntamento con l’attore e comico è domani al Politeama
Rossetti di Trieste e, il giorno dopo, al Nuovo di Udine. «Vorrei che
dopo un mio spettacolo tutti si sentissero un po’ meno soli — ha
detto Albanese — un po’ più allegri, un po’ più forti. La risata è un
abbraccio, un bisogno che ci sarà sempre».
Al Festival vincono
i buoni sentimenti
della favola «Trash»
Il film di Daldry sulle favelas. Müller: ora lascio
Premiata anche l’Italia con Di Stefano e Johnson
ROMA Il Festival salvato dai ragazzini. Gli sciuscià brasiliani
protagonisti di Trash di Stephen Daldry vincono il Premio
Bnl del pubblico del Festival Internazionale del Film di Roma
e anche quello speciale della
giuria di Alice della città, la sezione autonoma e parallela
della rassegna che aveva presentato il film in collaborazione con la manifestazione.
La storia di Raphael, Gardo e
Ratto, i tre ragazzini che sfidano le atroci leggi della favela
ispirata al libro di Andy Mulligan ha conquistato il pubblico
che, per il primo anno, ha preso il posto della giuria di addetti ai lavori. Raggiante Stephen
Daldry: il regista di Billy Elliot e
Molto forte, incredibilmente vicino sa come trattare con i giovanissimi, ma questa volta i
Roma
● Il Festival
di Roma 2014
è stato l’ultimo
per Marco
Müller (foto,
61 anni):
«Torno a fare
il professore»
● Al Festival
oltre 150.000
partecipanti;
113 film da 23
Paesi e più di
80mila ingressi
Addio a Jack Bruce
il fondatore dei Cream
Aveva 71 anni. Con Clapton cambiò il rock
Leggendario
Jack Bruce (1943
– 2014) sul palco
della Royal
Albert Hall di
Londra nel 2005,
in occasione
della reunion
dei Cream,
gruppo rock di
cui era bassista,
cantante
e anche autore
È
35
stato un motore del rock.
Jack Bruce, uno dei migliori
bassisti di tutti i tempi, è morto
ieri all’età di 71 anni. Da tempo
lottava contro un cancro al fegato.
È riduttivo identificare Bruce
solo come un grande bassista.
Nei Cream, la mitica rockband
che aveva fondato con Eric
Clapton e Ginger Baker, era anche la voce e l’autore di tutti i
successi da «Sunshine of Your
Love» a «White Room».
I Cream furono un’esperienza irripetibile: tre anni di attività, quattro album (uno uscito
dopo lo scioglimento) e 15 milioni di dischi venduti con un
rock-blues immerso nella psichedelia. Irripetibile non solo
per i dati, ma anche per i caratteri. Con Baker, il batterista, la
relazione fu esplosiva. Non solo per l’intesa ritmica, ma per i
contrasti caratteriali che i due
si portavano dietro dall’esperienza nella Graham Bond Organization: liti furiose anche
sul palco, sabotaggio degli
strumenti, tensioni continue.
Bruce era nato nella periferia
di Glasgow nel 1943. La sua pri-
ma band furono i Blues Incorporated, dove alla batteria c’era
Charlie Watts (poi nei Rolling
Stones). Quindi anche un passaggio nei BluesBreakers di
John Mayall. Sciolti i Cream nel
1968, Blake avviò una carriera
solista fra alti e bassi. Carattere
complicato, vita complicata.
I suoi eccessi con la droga lo
portarono a bruciare quasi tutti
i guadagni e a doversi reinventare come turnista per altri musicisti. Scoprì di avere un tumore al fegato nel 2003: una crisi
di rigetto per il conseguente
trapianto lo mise in fin di vita.
Nel 2005 un ultimo tour di reunion con i Cream e quest’anno
il suo ultimo album solista,
«Silver Rails».
«È con grande tristezza che
annunciamo la morte del nostro amato Jack: marito, padre,
nonno e leggenda assoluta —
ha detto la famiglia in una nota
—. Il mondo della musica sarà
un posto più triste senza lui,
ma lui continua a vivere nella
sua musica e sarà per sempre
nei nostri cuori».
Andrea Laffranchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
suoi piccoli attori lo hanno
conquistato, ha confessato. «Il
film è loro, ci hanno insegnato
gioia e vitalità». A loro e a
«quella meraviglia che è il Brasile» ha dedicato il premio durante la cerimonia in sala Sinopoli. E Universal — che lo manda nelle sale il 27 novembre —
ha deciso di devolvere a una
onlus attiva nelle favelas l’assegno di diecimila euro. Diventati ventimila, per volere del presidente Bnl Abete.
Un assegno di diecimila euro
anche per Fino qui tutto bene
di Roan Johnson, premiato da
Sydney Sibilia in un ideale passaggio di consegne tra il suo
Smetto quando voglio e questa
commedia generazionale sui
fuorisede pisani (esce in gennaio per Microcinema). «Abbiamo incontrato tantissimi
Tra la spazzatura Una scena di «Trash», il film di Stephen Daldry ambientato in una favela di Rio de Janeiro
studenti che ci hanno regalato
aneddoti su quella bolla temporale di passaggio alla vita
adulta. Ma soprattutto ci hanno insegnato la volontà di non
arrendersi e puntare in alto».
Doppio riconoscimento all’Italia dalla giuria del Premio
Taodue Camera d’Oro alla migliore opera prima: per la regia
ad Andrea Di Stefano e al suo
Escobar: Paradise Lost con benicio Del Toro («Sono autodidatta» ha detto l’attore romano, ormai americano d’adozione «tutto quello che so l’ho imparato da registi italiani») e
menzione speciale per Last
summer di Leonardo Guerra
Seràgnoli. Età media piuttosto
bassa anche per gli altri premiati dal pubblico: per Cinema
d’Oggi a 12 Citizens di Xu Ang,
Mondo Genere ad Haider di
Vishal Bhardwaj, miglior doc
Il regista
«È tutto merito di quei
ragazzini, ci hanno
insegnato che cosa
sono gioia e vitalità»
italiano a Looking for Kadija di
Francesco G. Raganato. E Largo
Baracche di Gaetano Di Vaio ha
vinto il Doc/It.
Marco Müller ha concluso il
suo mandato triennale e salutato dopo un accenno alle
«istituzioni che scricchiolano» con un «Arrivederci Roma
e arrivederci Italia». Torna a
fare il professore all’Università
della Svizzera italiana. Dove
anche il Palacinema e il Centro
di culture visive e digitali lo
aspettano.
Stefania Ulivi
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36
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Eventi
La guida
Cento appuntamenti
tra parole e note
nel segno dell’Europa
Alla Fiera del Levante di Bari da giovedì 30 ottobre
a sabato 1 novembre 2014 la quarta edizione del
Medimex - Salone dell’innovazione musicale.
Medimex è un progetto di Puglia Sounds
promosso dalla Regione Puglia Assessorato al
Mediterraneo, Cultura e Turismo nell’ambito del
Programma Operativo Fesr (Fondo Europeo
Sviluppo Regionale) attuato dal Teatro Pubblico
Pugliese con il sostegno di Assessorato allo
Sviluppo Economico, Area Politiche per lo Sviluppo
Economico, il Lavoro e l’Innovazione, Servizio
Internazionalizzazione. Medimex si inserisce
nell’ambito delle azioni del Teatro Pubblico
Pugliese nel progetto «I.C.E. Innovation, Culture
and Creativity for a new Economy», Programma
di Cooperazione Territoriale Europea Grecia-Italia
2007-2013. Media partner Rai Radio Uno.
Oltre 100 appuntamenti in tre giorni tra musica
live, incontri d’autore, panel, presentazioni.
Informazioni su www.medimex.it
L’appuntamento Dal 30 ottobre, alla Fiera del Levante di Bari, al via Medimex.
Tra concerti di big della canzone e incontri su temi come il diritto d’autore,
si indagheranno le trasformazioni di un mercato sempre in cerca di nuove rotte
di Marcello Parilli
S
ì, d’accordo, il mare
pulito, l’olio buono,
l’arte e la tradizione, la
terra di frontiera, l’incontro tra le culture.
Tutti i luoghi comuni
che vi possono venire in mente
sulla Puglia sono veri, non si discute, ma mai come oggi rischiano di nascondere il vero
volto di una regione in piena
metamorfosi, per non dire all’avanguardia.
Ne è perfetto esempio il Medimex, la più grande fiera musicale in Italia che, da giovedì 30
ottobre a sabato primo novembre, trasformerà la Fiera del Levante di Bari in una sorta di
grande piazza del mercato con
oltre cento espositori dove una
folla di artisti, discografici, direttori di festival, gestori di
club, negozianti provenienti da
25 Paesi potranno parlare, curiosare, proporre, ascoltare e
acquistare, insomma confrontarsi tra abitanti di un mondo
che, sferzato dal vento digitale,
sta cambiando pelle alla velocità della luce.
Anche perché questo Salone,
giunto alla quarta edizione, è figlio di un’intuizione e di una
scommessa che si chiama Puglia Sounds: «Si tratta di un
progetto pubblico per lo sviluppo del sistema musicale, unico
tra le regioni italiane, nato dalla
convinzione che la cultura e la
musica possano essere un elemento di sviluppo non solo sociale e culturale, ma anche economico di un territorio — dice
Antonio Princigalli, coordinatore del progetto e dello stesso
Medimex —. Perciò sono stati
AL CUORE
DELLA MUSICA
la crescita in %
nei primi sei
mesi del 2014
rispetto allo
stesso periodo
del 2013 della
musica
attraverso
Spotify, Deezer,
Tim Music etc.
L’ORGOGLIO DELL’INDUSTRIA DISCOGRAFICA
4,1
E LA SCOMMESSA DELLA PUGLIA SULLA CULTURA
Il sistema dello
spettacolo
In alto, Antonio
Princigalli,
che coordina
il progetto,
promosso da
Puglia Sounds,
una delle realtà
di tipo pubblico
che, insieme
al Teatro
Pubblico Pugliese
e alla Puglia Film
Commission,
rappresenta un
«cuore vivace»
per la cultura
della regione. A
destra, Fiorella
Mannoia al
Medimex 2013
(anche foto
grande a destra)
presi fondi comunitari in genere utilizzati per costruire infrastrutture, ponti, ospedali, centrali elettriche eccetera e si è deciso di investirne una parte sulla
cultura come motore per lo sviluppo del territorio e della sua
economia. Ne ha beneficiato
l’intera filiera musicale, dalle
case discografiche, agli artisti,
ai service, agli operatori, ma anche l’indotto, cioè chi la musica
la stampa fisicamente, la trasporta da una fabbrica a un negozio, la commenta o la trasmette. Poi, prendendo a modello realtà simili a livello internazionale, abbiamo creato
anche il Medimex, perché non
c’è luogo migliore per costruire
nuove relazioni culturali ed economiche di una fiera mercato,
proprio come per un qualsiasi
altro settore produttivo».
Al Medimex si suonerà molto
(sono previste esibizioni, tra gli
altri, di Brunori Sas, Alessandro
Mannarino, Cristina Donà), così
come gli Incontri d’autore offriranno le testimonianze di Giorgia, Malika Ayane, Paolo Fresu,
Ivano Fossati, Niccolò Amman-
niti e del trio Fabi-Silvestri-Gazzè tra gli altri, fino ai confronti
con i protagonisti del settore su
temi caldi il mercato della musica live o il rapporto tra diritto
d’autore e nuove tecnologie.
Un grande affresco che ogni
anno permette agli organizzatori di fissare il momento storico,
di scattare una sorta di fotografia del sistema musicale nazionale, considerando i due ettari
occupati dalla mostra come un
terreno fertile (e neutrale) dove
coltivare il futuro della musica
italiana. E ci si chiede, allora:
come verrà la foto di quest’anno? «Sarà nitida, più a fuoco
che in passato. Nel nostro Paese
si è tradizionalmente diffidenti
verso gli altri, si sta sempre a testa bassa a innaffiare il proprio
orticello. Ma da un paio d’anni
nel settore vedo più voglia di
collaborare, di fare sistema. Così come percepisco una sorta di
rinascita culturale: dopo anni di
appiattimento si sente il biso-
E Diodato torna sui banchi
«A scuola i primi applausi»
di Antonio Calitri
recento liceali ascoltano il percorso musicale del cantautore Diodato e discutono con lui dei lavori che hanno realizzato
sul suo personaggio, dal documentario
girato con i telefonini per conoscere la popolarità del musicista tra gli adulti alla rielaborazione
dei testi selle sue canzoni.
Siamo al liceo scientifico «Enrico Fermi» di
Bari, in uno degli appuntamenti di Medimex Kids, un innovativo percorso formativo sulla musica d’autore che coinvolge gli studenti di 12 scuole medie inferiori e superiori della Puglia e che,
tra laboratori, incontri e discussioni con nomi
come Erica Mou, Diodato, i Sud Sound System,
Mama Marjas e Reverendo, si concluderà con la
partecipazione di 3.200 studenti al Medimex.
Una volta al salone poi, gli studenti parteciperanno a un nuovo percorso incontrando alcuni
degli artisti ospiti, del calibro di Giorgia, Malika
Ayane, Ivano Fossati, J-Ax e Brunori Sas, per intervistarli e discutere con loro dei lavori realizza-
ti sui brani che hanno adottato e rielaborato. Infine, forti delle loro nuove competenze acquisite
in questo progetto partito lo scorso 2 ottobre, gli
studenti potranno crearsi un proprio percorso
personale tra gli stand e approfondire altri
aspetti del mondo musicale.
«Si tratta di un progetto sperimentale — illustra Antonio Princigalli, ideatore del salone e coordinatore di Puglia Sounds — che speriamo
possa diventare stabile e arricchirsi di altri elementi per sviluppare un nuovo modo di approcciarsi alla musica e un nuovo metodo di apprendimento».
Sul palco intanto, Diodato racconta come
molti gli dicevano che la musica lo avrebbe distolto dagli studi ma che poi «è stata proprio la
Il percorso
Un progetto per gli alunni di dodici
istituti pugliesi che continua al
Medimex dove incontreranno anche
Giorgia, Ivano Fossati e Malika Ayane
gno di arricchire la propria conoscenza per poter vivere meglio — dice Princigalli — In Puglia, poi, stiamo attraversando
un momento magico con il
boom della cinematografia e la
nascita di talenti musicali come
Caparezza, Negramaro, Alessandra Amoroso ed Emma Marrone, senza dimenticare il nuovo jazz di Nicola Conte e Gianluca Petrella o tutto il mondo che
ruota attorno alla Notte della
Taranta». Insomma, una sorta
di comunità, come conferma
Princigalli: «Soprattutto, c’è
stata una comunità, anche politica e istituzionale, che ha saputo intuire le potenzialità di un
momento simile e decidere di
investirci delle risorse, puntare
sulle persone. In fondo con cifre relativamente modeste si
possono creare altre strutture
come Puglia Sounds, capaci di
rimettere in moto tutto il sistema del turismo e della cultura.
Che in Italia, non dimentichiamolo, vale il 18% del Pil. Ma soprattutto serve la voglia di fare
veramente le cose».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
i milioni di cd
venduti in Italia
nei primi 6
mesi del 2014.
E il ritorno
decantato del
vinile in Italia
è una quota
di mercato di
appena il 2,6%
-18
il calo
percentuale
registrato dai
download: dati
della Deloitte
per la Fimi (che
rappresenta
l’industria della
musica) nei
primi 6 mesi
2014 sul 2013
28
i milioni
di abbonati
ai servizi di
fruizione a
pagamento nel
2013: il 40%
in più rispetto
all’anno prima,
mentre solo nel
2010 la cifra
era di 8 milioni
Sintonia
Diodato (1981)
durante
l’incontro con
gli studenti del
liceo scientifico
«Enrico Fermi»
di Bari
(Foto Vittorio
Arcieri )
Gli studenti a confronto con il giovane cantautore
T
134
scuola a farmi iniziare. Un giorno la vicepreside
mi chiese di suonare in palestra e accettai subito
per saltare filosofia. Fu un boato e quell’emozione mi ha fatto capire che mi sarebbe piaciuto fare questo lavoro». Poi si informa delle competenze musicali degli studenti, chi suona cosa, chi
fa rap, hip hop, passa ad analizzare i lavori che
quattro classi hanno realizzato su di lui e torna a
fare il personaggio dispensando un paio di canzoni e autografi per tutti.
Al di là delle giornate-evento, che impatto sta
avendo questa iniziativa sugli studenti? «Sono
stati loro a sollecitarci per aderire al progetto —
racconta Clelia Iacobone, professoressa di italiano e latino al «Fermi», con la sua 4ª F coinvolta
in Medimex Kids — e all’inizio poteva sembrare
un modo per scansare qualche lezione. Invece è
stata un’autentica sorpresa. Sia perché i labora-
tori sono avvenuti fuori dall’orario scolastico
abituale ma soprattutto perché grazie a un nuovo modo di stimolare i ragazzi, questi hanno
mostrato aspetti nuovi della loro personalità e
creatività. E poi abbiamo potuto scoprire e discutere i reciproci gusti musicali. Cantanti per
noi famosissimi che loro neppure conoscono
così come noi fino a qualche giorno fa non conoscevamo i loro idoli. Invece, grazie a questo progetto, ci siamo arricchiti tutti».
Alla professoressa fa poi eco Daniele, uno studente della 4ª M che spiega che «al laboratorio
abbiamo approfondito alcuni aspetti di Malika
Ayane e Ivano Fossati. Io però sono più interessato alla musica reggae e grazie agli spunti che ho
avuto, al Medimex andrò a chiedere a Mama
Marjas alcuni chiarimenti sui suoi testi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
EVENTI
Gli ospiti
Scarica
l’«app»
Eventi
Da sinistra, alcuni dei personaggi
attesi al Medimex: Cristina Donà
(1967); Ivano Fossati (1951);
J-Ax, pseudonimo di Alessandro
Aleotti (1972) e Malika Ayane
(1984). La IV edizione ospita
Medimex Music Up, il primo
evento italiano dedicato alle
startup e ai makers nella musica
Eventi
37
Informazione,
approfondimenti, gallery
fotografiche e la mappa
degli appuntamenti più
importanti in Italia.
È disponibile sull’App Store
di Apple la nuova
applicazione culturale del
«Corriere della Sera Eventi».
È gratis per 7 giorni.
Rockstar
Un premio a Vasco
alla vigilia del nuovo cd
C’è anche Vasco Rossi a Bari ma
solo per una conferenza
riservata alla stampa il 30
ottobre in cui presenterà il suo
nuovo disco che uscirà in
novembre. La rockstar è tra i
premiati con l’Academy
Medimex, riconoscimento
assegnato da una giuria di 42
giornalisti, la cui cerimonia si
svolge il primo novembre. Tra i
premiati presenti, Rocco Hunt.
● Il commento
Nell’impegno pubblico
la chiave per l’export
di Andrea Laffranchi
Q
uello fra musica e politica è, liti di
Fedez con Giovanardi o Gasparri a
parte, un non-rapporto. La politica
si è sempre rivolta alla canzone per
dare una faccia (credibile o giovane,
scegliete voi) a una proposta partitica. Il
modello è l’identificazione fra cantautorato
e sinistra negli anni 70: testi pieni di
impegno e Feste dell’Unità piene di artisti
schierati. Quando poi si è trattato di dare
sostegno al sistema, il portafoglio pubblico è
sempre rimasto chiuso. Anche in questi anni
di crisi del settore. I fondi pubblici sono stati
distribuiti a senso unico finanziando con il
Fus, il Fondo unico per lo spettacolo, solo la
musica «colta» e quindi le fondazioni liricosinfoniche. Con spesso i risultati di
inefficienza (quando va bene) illustrati
tempo fa su questo giornale da Sergio Rizzo.
Il massimo cui il mondo del pop-rock può
aspirare è un credito d’imposta sulle
produzioni di artisti esordienti proposto
dall’allora ministro Bray ma in attesa di un
decreto attuativo. Puglia Sounds, progetto
con cui la regione governata da Nichi
Vendola ha convogliato fondi europei verso il
sistema musica, è quindi un’eccezione. Ha
agito su un terreno fertile. Negli anni Zero,
con Negramaro, Caparezza, Alessandra
Amoroso, Emma e altri, la Puglia è stata il
centro più vitale per la nostra canzone. Il
successo di Puglia Sounds non saranno altri
nomi da classifica, se ne usciranno, ma
l’aver aiutato qualche giovane a trovare la
propria strada. C’è un’altra esperienza di
alleanza fra pubblico e privato. È HitWeek,
festival che porta artisti italiani nel mondo,
promosso da Fimi, la Confindustria del
disco, con l’appoggio dell’Ice, l’agenzia per
la promozione all’estero delle imprese
italiane. I fondi di Puglia Sounds e HitWeek
sono una goccia nel mare se paragonati alle
forze messe in campo da altri Paesi. Francia
su tutti che ha una rete di sostegno
all’export musicale ben strutturata. Ma lì
l’impegno pubblico ha una storia che nasce
negli anni 80. E poi non sorprendiamoci se i
loro gruppi sfondano in tutto il mondo.
Nonostante l’accento da ispettore Clouseau.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista
di Mario Luzzatto Fegiz
«L
a creatività
culturale
dà lavoro a
8 milioni
di persone
in Europa.
Impiega più addetti del settore
automobilistico. Dobbiamo difendere questo patrimonio».
Parola di Caterina Caselli, da
cantante a imprenditrice discografica di successo, che, alle
10.30 del 1 novembre sarà al
Medimex, con Dori Ghezzi, sul
tema «Come la musica cambierà il mercato». «In 10 anni abbiamo perso il 75% del mercato
— spiega Caselli che guida, assieme al figlio Filippo Sugar,
una tra le aziende editoriali e
discografiche indipendenti più
importanti d’Europa —. Ma da
noi il disco fisico batte, sul repertorio italiano, il consumo in
digitale. Nei primi sei mesi dell’anno il fatturato è stato di 30
milioni; lo streaming in rete
dalle piattaforme ha reso 12,5
milioni, il download 10,5. Fra
“fisico” e download prevediamo a fine anno un fatturato
globale intorno ai 110 milioni.
Per i dati del primo semestre
2014 siamo a un +7% rispetto allo stesso semestre del 2013 ».
Il repertorio italiano continua a funzionare sul disco fisico, mentre il repertorio
straniero stravince sul digitale. Come mai?
«Perché noi proponiamo
una diversità culturale che andrebbe sostenuta, non solo
nella musica ma in tutti i settori, come cinema, arti visive, design. Dobbiamo avere più risorse da investire in ricerca e
sviluppo. Il disegno di legge
Bray, che prevederà forti agevolazioni fiscali per le opere prime, va in questa direzione, anche se forse non basta. Lavora-
«Il disco fisico non è ancora morto
e sui talenti si sbaglia sempre meno»
re su nuovi talenti è indispensabile, altrimenti si rischia di
dare un’offerta poco originale
che non compete sul mercato
digitale globale dove comandano, in regime di monopolio, i
colossi del mondo tecnologico.
E il lancio di nuovi artisti è una
scommessa rischiosa. Per trovare le risorse bisogna ragionare in termini europei. L’Europa
è un mercato da 500 milioni di
persone, ma non abbiamo un
motore di ricerca nostro (russi
❞
Caterina Caselli
L’Europa è un mercato
da 500 milioni di persone
ma tra noi creatori di
contenuti non c’è dialogo
e cinesi sì). I grandi come Amazon e Google pagano le tasse
dove vogliono. Noi, creatori di
contenuti europei, avanziamo
in ordine sparso, non ci parliamo. L’Europa deve dotarsi di
potenza contrattuale organizzata. Oggi i nostri contenuti,
apprezzati sul web, vengono
pagati (poco) a discrezione dei
colossi tecnologici».
Perché lanciare un nuovo
talento è una scommessa rischiosa?
«Il vero talento è timido. Ha
bisogno di tempo. Rispetto a
trent’anni fa i giovani arrivano
con provini di buona qualità.
Ma io preferisco ascoltarli dal
vivo. E non sempre la prima
impressione è quella giusta.
Occorrono pazienza, musicisti,
strumentisti, autori, arrangiatori. Il risultato non è garantito.
Ma si può sbagliare sempre
meno. Ho cominciato a fare la
Le note della dolce vita a New York
L’auditorium Avery Fisher Hall (2.738 posti, sede della New
York Philharmonic) del Lincoln Center a New York, dove la
Sugar ha promosso due grandi concerti con il progetto «La
dolce vita», format sulla musica del grande cinema italiano
Chi è
Caterina
Caselli (1946)
è produttrice
discografica
di successo.
Assieme al
figlio Filippo,
guida la Sugar.
Al Medimex
interverrà
l'1/11 sul tema
del mercato
Temi caldi
Tra gli interventi
anche quelli
di Alessandro
Massara
(Universal),
Marco Alboni
(Warner) e
Andrea Rosi
(Sony) e dei
rappresentanti
di altre etichette
Il confronto
Si discuterà
di nuove
frontiere tra
diritto d’autore
e tecnologie,
nei panel con
rappresentanti
di Fimi, Siae,
Google/Youtube, Soundreef
e Deezer
discografica nel ‘78 con l’etichetta Ascolto. Grazie alle plusvalenze della musica leggera
ho potuto permettermi in un
anno gli Area con l’album Gli
dei se ne vanno, gli arrabbiati
restano!, e i primi dischi di Pagani e di Bertoli. Oggi questo
non sarebbe possibile».
Ma chi sono i nemici della
creatività?
«Coloro che la usano senza
remunerarla adeguatamente.
Si è cominciato con i dischi,
poi col download illegale.
Adesso sta toccando alla stampa quotidiana. E cosa succederà con le stampanti 3D che potranno sfornare borsette di lusso contraffatte? Il tessuto sociale va salvato da tutto questo».
E una grande azienda indipendente come la Sugar come
si muove in ciò?
«Non ci limitiamo a festeggiare 20 anni di collaborazione
con Bocelli, Elisa, gli 11 con i
Negramaro, i 6 con Gualazzi e
Malika Ayane. Abbiamo messo
in piedi un nuovo format musicale intitolato “La dolce vita”,
destinato alla divulgazione
mondiale, con concerti dal vivo, della musica del grande cinema italiano: Rota, Morricone, Trovajoli. Ci sono stati già
due concerti a incasso record al
Lincoln Center. Terremo anche
un concerto all’Arena di Verona
e a Roma. Richieste sono già
arrivate alla Russia e dall’Argentina. Ma la nostra creatività
deve essere agevolata dalle istituzioni».
Guerra a Internet?
«Assolutamente no. Ma non
è vero che Internet rappresenta
la vera democrazia. A comandare sono pochi colossi, quelli
che io chiamo i corsari in giacca e cravatta».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
38
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Lucia, con l’amato figlio Pietro, Severina, Vittoria
e Pippo con le figlie Vania e Fara, Roberto e Monica
con i figli Chiara, Andrea e Arianna piangono straziati la tragica e prematura scomparsa del loro
adorato
Roberto, Francesca, Camilla e Carolina si stringono con tenerezza e affetto a Lucia e a Pietro e,
tristissimi, salutano
Carlo Mozzi
caro amico entusiasta e serio, forte e gentile, padre
e marito eccezionale, che ci ha lasciati troppo presto. - Milano, 25 ottobre 2014.
colonna portante della famiglia, uomo unico, di
straordinaria generosità.- I funerali si terranno lunedì 27 alle ore 14.30 nel Duomo di Bobbio (Piacenza). - Milano, 25 ottobre 2014.
Partecipano al lutto:
– Margherita Filippi e Carlo Filippi.
Rosaria, Vincenzo, Antonella con Giorgio e Paola
ricordano con infinito affetto
Carlo
per la sua eccezionale umanità e generosità d’animo e stringono lucia, pietro e tutta la famiglia Mozzi in un forte abbraccio.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Carlo e Cecilia, con Chiara e Matteo, piangono
l’improvvisa scomparsa dello
zio Carlo
- Milano, 25 ottobre 2014.
Marco Rossetti con Chiara e famiglia abbraccia
commosso Lucia, Pietro e tutti i famigliari per la
perdita di
Carlo
amico di una vita. - Milano, 25 ottobre 2014.
Danilo Mosca si unisce al dolore della famiglia
per la scomparsa di
Carlo Mozzi
- Arcore, 25 ottobre 2014.
Incredulo e sgomento Cosimo ricorda
Carlo
uomo straordinario e indimenticabile amico di una
vita.- Insieme a Marina, Erica e Viola si stringe con
affetto a Lucia e Pietro.- Un abbraccio commosso
a mamma Severina, Vittoria e Roberto.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Arturo Bastianello ricorda con stima
Carlo Mozzi
e partecipa commosso al dolore della famiglia.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Ruggero tristissimo abbraccia forte Roberto ricordando con affetto
Carlo
- Milano, 25 ottobre 2014.
Ciao Carlo, per me Forte dei Marmi non sarà più
quella di prima.- Edo e Allegra abbracciano forte
Lucia e Pietro in ricordo del caro
Carlo
- Milano, 25 ottobre 2014.
Carlo
Edward Duval e famiglia partecipano con dolore
alla scomparsa del caro amico
Carlo Mozzi
e si stringono alla moglie Lucia e al figlio Pietro.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Antonio Pasini profondamente commosso, piange la perdita del caro amico
Carlo
ed è vicino a tutti i suoi cari.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Filippo e Francesca Bettini si stringono affettuosamente a Lucia e Pietro nel dolore per la scomparsa del caro
Carlo Mozzi
- Milano, 25 ottobre 2014.
Pierfrancesco, Valeria Venturi e famiglia, profondamente commossi e addolorati per la tragica perdita dell’amico
Carlo Mozzi
lo ricordano con grande affetto.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Carlone, Fausto, Maurice profondamente colpiti
per la perdita di
Carlo
si stringono affettuosamente ai suoi cari in questo
momento di grande dolore.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Un grande uomo e un ancor più grande amico
Carlo
Filippo, Maria, Francesca e Tommaso abbracciano
con affetto Lucia, Pietro e tutta la famiglia Mozzi.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Carlo
Luigi, Lorenza, Filippo, Leopoldo e Carlotta si
stringono commossi a Lucia e Pietro e non dimenticheranno mai il grande amico
Carlo
- Milano, 25 ottobre 2014.
Achille e Renata con Filippo, Beatrice e Alessandro si stringono con tanto affetto a Lucia e Pietro
per la tragica scomparsa del caro amico
Carlo
- Milano, 25 ottobre 2014.
Leopoldo e Irene ricordano con grande affetto
l’amico
Carlo
e sono vicini a Lucia.
- Pietrasanta, 25 ottobre 2014.
Marco Bassoli e Angela si stringono commossi a
Lucia e Pietro nel ricordo di
Carlo
uomo e amico di grande cuore.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Mimmo, Giovanna, Enrico e Rachele nel ricordo
dell’amico di una vita sono vicini a Lucia, Pietro,
alla signora Severina, Vittoria e Roberto per la
scomparsa di
Carlo
- Milano, 25 ottobre 2014.
Enza e Gabriele De Angelis partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa di
Carlo Mozzi
- Milano, 25 ottobre 2014.
Carlo Cavalleri partecipa al grande dolore di Lucia e Pietro per la perdita dell’amico
Carlo
- Milano, 25 ottobre 2014.
Sesa con Rino abbraccia forte l’amica di sempre
Lucia e il giovane Pietro per la perdita dell’indimenticabile
Carlo
- Milano, 25 ottobre 2014.
Partecipano al lutto:
– Paolo e Marta con Guido.
– Gli amici Federico, Aldo, Ruben ed Elena.
Ciao
Carlo
te ne sei andato lasciandoci il ricordo della bella
persona che eri e dei bei momenti vissuti insieme.Ti vorremo sempre bene.- Ti sia lieve la terra.- Roberto, Wally e Giulio abbracciano con affetto Lucia
e Pietro. - Monza, 25 ottobre 2014.
Enrico e Nicoletta Hintermann con Edoardo e Sofia si stringono con affetto a Lucia e Pietro per la
perdita del caro
Carlo Mozzi
- Milano, 25 ottobre 2014.
Marco e Ita Klinger piangono l’amico
Carlo
e si stringono con affetto a Lucia e Pietro.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Addolorati dalla tragica scomparsa di
Carlo
ci stringiamo commossi a Lucia e Pietro.- Marco,
Elena, Paolo, Giulio. - Milano, 24 ottobre 2014.
Augusto
Antonio Calabrò ricorda con grandissimo affetto
Augusto Bianchi
amico molto caro, una bella persona amante della
cultura e dell’ospitalità.- Mi mancherà moltissimo.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Carissimo
Augusto
insieme piangiamo in te l’amico unico, inventore
di felicità, il fratello a cui ci ha unito la vicenda
tragica e eroica dei padri in guerra.- Insieme, nel
piangerti, ci stringiamo alla tua Rosanna.- Marisa
Bulgheroni, Carla Sanguineti.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Ciao
Augusto
ci mancherai tanto.- Abbracciamo Willy con tenerezza.- Annina e Eleonora.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Ciao
Augusto
amico indimenticabile, ci mancherai tantissimo.Un abbraccio a Rosanna, Valeria, Lorenzo e Arianna.- Giancarlo, Anna, Federica, Laura.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Umberto e Andrea Tracanella ricorderanno con
affetto e tristezza il loro amico
Augusto Bianchi Rizzi
- Milano, 25 ottobre 2014.
Alvise e Paola, Emilio e Raffaella, Gaetano e Angela, Elisabetta, Emma, Gabi, Giovanni e Marisa
ricordano con affetto l’amico
Augusto
vicini nel dolore a Willy, Valeria, Lorenzo, Arianna.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Franco e Roberta abbracciano forte Lucia e Pietro e ricorderanno sempre con grande affetto
l’amico
Carlo
- Milano, 25 ottobre 2014.
Augusto Bianchi
Sergio e Vittoria de Vio, con i figli e i nipoti, molto
addolorati, sono vicini a Willy, Valeria, Lorenzo e
Arianna. - Milano, 25 ottobre 2014.
Luca Gioia Kiki e Dodo si stringono a Lucia e
Pietro per la perdita di
Carlo
amico e uomo di grande cuore del quale sentiremo
tutti un grande vuoto.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Claudio e Giuliana Dompé si stringono con affetto a Lucia in questo momento di grande dolore
per l’improvvisa scomparsa dell’amato marito
Carlo
Ciao
eri un uomo speciale.- Increduli abbracciamo Lucia
e Pietro.- Roberto e Sabine.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Caro
un abbraccio dai tuoi cugini Mariarosa, Guido e
Paola. - Milano, 25 ottobre 2014.
- Forte dei Marmi, 25 ottobre 2014.
Davide e Barbara con Micol e Giancarlo addolorati per la tragica scomparsa di
Augusto Bianchi
Laura e Lorenza Meazza piangono l’amico insostituibile. - Milano, 25 ottobre 2014.
Caro
Augusto
per noi del "giovedì" e per tutta Milano senza di te
si è aperto un vuoto, improvviso, grande!- Maricò
Alessio Ruffo, Patrizia Barassi, Silvana Colucci, Lauretta Coz, Antonia Iacchia, Damiano Iovino, Laura
Magni, Elisabetta Saura, Isa Traversi, Gianni Vivi.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Meraviglioso, generoso, grande
Carlo
abbracciano forte Lucia e Pietro.
- Milano, 25 ottobre 2014.
I colleghi e amici di UBS in Italia sono vicini a
Lucia, Pietro e alla loro famiglia in questo triste momento per la tragica scomparsa di
Carlo Mozzi
- Milano, 24 ottobre 2014.
Francesco Perilli e gli amici di Equita Sim partecipano con dolore alla scomparsa di
Carlo Mozzi
Augusto
grazie per quello che ci hai donato e insegnato.Con tanto amore Anna Adriani.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Caro
Augusto
il giovedì rimarrà l’incontro ideale di tutti noi che
abbiamo avuto la fortuna di entrare nella tua casa.- Grazie.- Milly e Massimo Moratti.
- Milano, 25 ottobre 2014.
I colleghi di Kepler Cheuvreux si stringono con
affetto e commozione a Roberto e alla sua famiglia
esprimendo le più sentite condoglianze per la perdita del fratello
stringendo in un abbraccio Willy, che tanta felicità
gli ha dato e Valeria, Lorenzo e Arianna.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Carlo Mozzi
Partecipano al lutto:
– Alberto Paolo Brielli.
– Beba Alberto con Angelica.
Francesco con Gioia e i figli Marco e Giulia; Flavia con i figli Pierre e Claudia; Fabrizia con Claudio
annunciano con profondo dolore la scomparsa del
loro amato padre e nonno
Conte
Marco Bucci Casari degli Atti
Un sincero ringraziamento ad Esie per l’affetto e la
dedizione con cui lo ha seguito in tutti questi anni.Le esequie avranno luogo nella Basilica dei SS.
Apostoli lunedì 27 ottobre alle ore 11.- Si prega di
non inviare fiori ma opere di bene.
- Roma, 26 ottobre 2014.
Piero e Nicole con Marina e i loro figli partecipano al dolore dei cugini Francesco, Flavia e Fabrizia per la scomparsa di
zio Marco
- Lugano, 25 ottobre 2014.
Nicoletta, Francesco e Valentina, Sabina e Carlo
sono vicini con grande amicizia e affetto a Bucci,
Flavia, Bizzi e le loro famiglie nel dolore per la perdita del loro amato padre
Marco
- Milano, 25 ottobre 2014.
Il Presidente del Circolo Nautico e della Vela
dell’Argentario, Claudio Boccia, il Vice Presidente
Giangiacomo Serena di Lapigio, i Consiglieri Maurizio Belloni, Alessandro Forti, Pier Andrea Fre’ Torelli, Nicola Granati, Massimo Mariotti, Augusto
Massaccesi, Romano Soldani, insieme a tutti i soci,
e all’intero staff dei dipendenti, si stringono intorno
a Francesco, Flavia e Fabrizia con profondo e sincero affetto e con grande riconoscenza per il rilevantissimo contributo che il
Conte
Marco Bucci Casari degli Atti
socio benemerito, fondatore del sodalizio e membro del Collegio dei Probiviri ha dato al sodalizio
stesso, con le sue grandi qualità di signorilità e saggezza. - Porto Ercole, 25 ottobre 2014.
È tornato alla casa del Padre il
dott. Vittorio Salvetti
marito e padre tanto caro ai nostri cuori e medico
devoto ai propri ammalati.- Lo accompagni la Santa Vergine nell’eternità.- Le esequie presso la cappella del cimitero di Musocco in Milano il 28 ottobre ore 16.- Lo annuncia la sua grande famiglia
tutta. - Milano, 25 ottobre 2014.
Ciao
Augusto
travolgente amico di una vita.- Palmino e Giuliana.
- Milano, 24 ottobre 2014.
Il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia e la Giunta
Comunale sono vicini a quanti gli hanno voluto bene per la scomparsa di
Augusto
Partecipano al lutto:
– Alessandro e Francesca Triscornia.
Emozionati ricordiamo
Augusto
abbracciando i suoi cari.- Lucia, Maddalena, Gianni Giovannelli e Giovanni, Lucilla Milani.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Un bacio rosso e infinitamente di più.- Ciao
Augusto
Mara.- Una carezza a Valeria, Lorenzo, Arianna.
- Milano, 24 ottobre 2014.
Con
Augusto Bianchi
scompare un pezzo di Milano.- Ci mancherai.- Un
abbraccio a Rosanna, i figli, Armando.- Eliana, Cristina, Lara. - Milano, 24 ottobre 2014.
Aurelio Pappalardo partecipa al dolore della famiglia per la perdita di
Augusto Bianchi
- Bruxelles, 25 ottobre 2014.
Profondamente rattristato, Francesco Mucciarelli
ricorda
Augusto Bianchi
spirito intelligente e libero, uomo buono e onesto.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Ciao
Augusto
sei stato grande e generoso.- Un forte abbraccio a
Rosanna, Valeria, Arianna e Lorenzo.- Stefania.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Ti voglio bene, carissimo
Augusto
Bianca Pitzorno abbraccia con affetto Rosanna, Valeria, Lorenzo e Arianna in questo momento di dolore. - Milano, 25 ottobre 2014.
Roberto Brambilla, Roberta e Titti salutano
Augusto
con grande rimpianto.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Marina e Sergio, Clemente e Francesca, Andrea
e Daniela, Mariacristina e Andrea, Tommaso e
Shana, Fabio e Chiara, Simona e Simone ricordano con affetto l’amico, collega e maestro
Augusto Bianchi Rizzi
- Milano, 25 ottobre 2014.
È mancato all’affetto dei familiari
Giovanni Caproni di Taliedo
Ne danno l’annuncio commossi e addolorati la moglie e i figli.- I funerali si svolgeranno nella Basilica
di San Babila.- Per l’orario chiamare lo
02.5513026. - Milano, 25 ottobre 2014.
Roberta e Raffaele con Valentina e Andrea sono
affettuosamente vicini a Raffaella, Marco e Francesca in questo tristissimo momento per la perdita
di
Giovanni
- Milano, 25 ottobre 2014.
Paolo e Cristina piangono
Augusto Bianchi
Cittadino Benemerito, Avvocato, uomo di grande
intelligenza, generosità e cultura.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Il Presidente Basilio Rizzo e il Consiglio Comunale di Milano partecipano con profondo cordoglio
al lutto della famiglia per la scomparsa di
Augusto Bianchi
Cittadino Benemerito di Milano.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Augusto Bianchi
Partecipano al lutto:
– Cristina Rossi.
– Elena Airaldi e Francesco Tagliagambe.
– Roberto Carusi.
– Giorgio Giacomini.
– Magda Esposito.
– Salvatore Sinagra.
– Emanuela Brock.
– Lorenza Salamon e Luigi Vanni.
– Leo Sisti.
– Tiziana Riva.
– Susy e Emilio Morgante.
– Elisa Borgonovo Moroni.
– Anna Alderuccio.
Ernesto Mauri partecipa con commozione al dolore dell’amico Alessandro per la morte del padre
Serafino Franzosi
Giovanni
un amico veramente fraterno.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Eugenio e Giancarlo ricordando l’amico di tanti
bellissimi viaggi sono vicini a Raffaella e a tutta la
famiglia nel dolore per la scomparsa di
Giovanni
- Milano, 25 ottobre 2014.
Gianni e Daria con Franco ed Emi si stringono
con affetto a Raffaella, Marco e Francesca nel ricordo luminoso di
Giovanni
guida e compagno di tante avventure.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Cenzi, Carla e Angelo, Graziella e Bruno, nel ricordo della lunga e bellissima amicizia con
Giovanni
abbracciano commossi Raffaella Francesca e Marco. - Milano, 25 ottobre 2014.
Il Mountain Bike Club Italiano ricordando le eccezionali doti di umanità, simpatia e capacità organizzativa partecipa con grande affetto e rimpianto al dolore della famiglia per l’improvvisa
scomparsa di
Giovanni
- Segrate, 25 ottobre 2014.
suo fondatore e Presidente Onorario.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Maurizio Costa è vicino con affettuosa partecipazione al dolore di Alessandro per la perdita del
papà
Partecipano al lutto:
– Barbara Locatelli de Maestri.
– Edmondo e Beatrice con Luca e Cristina.
Serafino Franzosi
- Milano, 25 ottobre 2014.
Rossana Peduzzi, con Giovanni, Francesca e Paola, annuncia la scomparsa della sua mamma
Il Presidente Marina Berlusconi, l’amministratore
delegato Pasquale Cannatelli, il direttore generale
Danilo Pellegrino, i dipendenti e i collaboratori di
Fininvest partecipano al lutto del dottor Alessandro
Franzosi e dei suoi familiari per la scomparsa del
padre
Ti ricorderemo con amore.- Grazie al dottor Francesco Olcelli, a Ivana e Lucia e alla Casa di Riposo
Gasparini per l’affetto e le cure.
- Rivergaro, 25 ottobre 2014.
Serafino Franzosi
Marina Berlusconi è vicina al dottor Alessandro
Franzosi in questo momento di dolore per la scomparsa del padre
Serafino Franzosi
- Milano, 25 ottobre 2014.
Pasquale Cannatelli si unisce al cordoglio di
Alessandro e dei suoi familiari per la scomparsa
del padre
Serafino Franzosi
Danilo Pellegrino e Monica Gaiani si stringono
con affetto ad Alessandro e alla sua famiglia nel
dolore per la perdita del papà
Serafino Franzosi
Franco Currò e la Direzione Comunicazione di
Fininvest partecipano commossi al dolore di Alessandro e dei suoi cari per la perdita del padre
Serafino Franzosi
- Milano, 25 ottobre 2014.
Enrica Mascherpa e la Direzione Legale di Fininvest sono vicini ad Alessandro e alla sua famiglia
per la dolorosa perdita del padre
Serafino Franzosi
- Milano, 25 ottobre 2014.
Ha raggiunto nella casa del Padre la sua amatissima Emma il
Ciao
nonna Pina
sei nel nostro cuore.- Francesca e Paola, con Francesco e Andrea. - Rivergaro, 25 ottobre 2014.
Un bacio alla nostra
nonna bis Pina
Proteggici sempre.- Anita, Martina, Ferrante e Cristina. - Rivergaro, 25 ottobre 2014.
Sottotenente del V Alpini
Campagna di Russia
Lo annunciano i figli Guido, Francesca e Michele
con le loro famiglie.- Uno speciale ringraziamento
a Guadalupe per le amorevoli cure prestate.- Il funerale avrà luogo a Canzo (Como) nella chiesa di
Santo Stefano alle ore 14.30 di lunedì 27 ottobre.
- Canzo, 24 ottobre 2014.
Partecipano al lutto:
– Gli amici di sempre Balossi con affetto.
Zio Piero
Gabriele, Patrizia, Jacopo e Daniele sono vicini a
Guido, Francesca e Michele e lo ricordano nei momenti migliori. - Milano, 25 ottobre 2014.
Davide Vaggi con Ludovica e Domenico Vaggi
con Caterina sono vicini a Guido e fratelli per la
morte del papà
Pier Francesco Sagramoso
- Milano, 25 ottobre 2014.
Con profondo affetto Carlo con Paola, Sandro
con Daniela sono vicini a Guido, Francesca e Michele nel ricordo di
Pier Francesco
- Milano, 24 ottobre 2014.
Elda Longhi Rastello
è tragicamente mancata all’affetto dei suoi cari.Ne danno il triste annuncio la sorella Licia, Bianca
e Armando, Francesco e Lorella con Benedetta e
Federico.- Per i funerali pregasi chiamare da lunedì
27 ottobre il numero 025513027.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Zia Elda
ti ricorderemo sempre con la tua energia, intelligenza e positività.- I tuoi nipotini Benedetta e Federico. - Milano, 25 ottobre 2014.
L’amministratore, i consiglieri e tutti i condòmini
del condominio I Giardini località Pinetina partecipano con profondo cordoglio al lutto dei famigliari
per la grave perdita della cara
Elda Longhi
insostituibile, fattiva e stimata consigliera del condominio. - Carbonate, 25 ottobre 2014.
Dott. Daniele Campana
Presidente del Collegio Sindacale ed apprezzato
consulente del gruppo.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Partecipano al lutto:
– Gianvittorio Bianchi.
– Stefano Cagliari.
– Giovanni Caronia.
Luciana con Marina e Nicoletta, Giorgio con Patrizia, Margherita e Vittorio sono vicini a Tini e Anna in questo momento doloroso per la perdita della cara sorella
Antonella Finetti Zamarin
- Milano, 25 ottobre 2014.
Con infinita tristezza e antica amicizia Arturo,
Valentina e Valeria abbracciano Gianni, Paola e
Rossana nel ricordo di
Giuliana Livio Schejola
- Milano, 25 ottobre 2014.
Ad un anno dalla sua prematura scomparsa, il
marito Walter e i figli Paolo e Silvia ricordano con
immutato e struggente rimpianto la professoressa
Giovanna Massariello
Merzagora
La messa di suffragio verrà celebrata lunedì 27 ottobre alle ore 18.30 nella chiesa di Santa Croce.
- Milano, 26 ottobre 2014.
2013 - 2014
Ancora increduli e profondamente addolorati Lucia, Maria, Paolo e Vittorio con le rispettive famiglie
ricordano con affetto e rimpianto infiniti la
Prof.ssa Giovanna
Massariello Merzagora
amatissima sorella. - Milano, 26 ottobre 2014.
26 ottobre 2013 - 26 ottobre 2014
Con grande affetto e immenso rimpianto Giulia
Poggi ricorda l’amica e collega
Giovanna Massariello
Merzagora
- Pisa, 26 ottobre 2014.
2013 - 2014
Professoressa
Giovanna Massariello
Merzagora
Un anno è trascorso.- Ti ricordo ogni giorno con
affetto e rimpianto.- Eleonora Cammareri.
- Milano, 26 ottobre 2014.
Rossella, Giulia e Vittoria ringraziano di cuore
per la partecipazione al loro grande dolore per la
perdita del loro amatissimo
Giacomo Corsi
- Firenze, 26 ottobre 2014.
Addolorati per l’improvvisa scomparsa di una
grande e generosa amica con la quale hanno diviso ore serene Antonia, Patrizia, Claudio, Alessandro ed Elena Macca ricorderanno sempre la
Dott.ssa Maria Pia Novelli Noè
e sono vicini con affetto a Pino, alla sorella Anna,
a Paolo e ai familiari tutti.
- Brescia, 25 ottobre 2014.
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Cara
Maria Pia
amica di sempre, ti abbiamo vista sorridere, piangere, lottare con tenacia per tenere con te il tuo
adorato Pino, ora sei finalmente in pace.- Luciana
e Gianluca. - Milano, 25 ottobre 2014.
Palmina, compagna di una vita, annuncia l’improvvisa scomparsa di
Antonio Favaretto
- Milano, 25 ottobre 2014.
Partecipano al lutto:
– Graziella Margiotti.
– Corrado Ventura.
– Andrea Amerigo Ventura.
Conte Palatino
Pier Francesco Sagramoso
Il Consiglio di Amministrazione, i dirigenti ed il
personale di G.M.I. SpA partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa del
Giuseppina Vismara
- Milano, 25 ottobre 2014.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Quarant’anni di ricordi e di ininterrotta profonda
amicizia nonostante le tante diversità.- Enrico Giliberti piange insieme con Matilde il carissimo
- Milano, 25 ottobre 2014.
Augusto
uomo di grandi sentimenti e rare qualità.
- Milano, 24 ottobre 2014.
- Milano, 25 ottobre 2014.
e si stringono alla moglie Lucia e al figlio Pietro.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Carlo Mozzi
Mara ed Adolfo partecipano al grande dolore di
Willy, dei figli Valeria Lorenzo ed Arianna e di tutti
i suoi cari per la perdita di
Toni
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ti ho amato come un padre.- Mi sento disperatamente sola.- Cristina.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Renato e Stefania, Stefano e Giovanna, Michele
e Francesca, Maddalena e Marco, vicini in questo
grande dolore per la morte di
Laura Fiazza
abbracciano con tantissimo affetto Nicoletta, Roberto, Alessandra, Giampaolo, Paolo e Chicca.
- Milano, 25 ottobre 2014.
I condomini e l’amministratore del condominio
di viale Beatrice d’Este 5 Milano, partecipano con
profonda commozione al luttto della famiglia per
la scomparsa della signora
Laura Fiazza
- Milano, 25 ottobre 2014.
Ha raggiunto il suo Ubaldo nella casa del Signore
Fernanda Mutti Burghignoli
La amano e la piangono Vera, Massimo, Aurora.Le esequie saranno tenute presso la cappella della
Piccola casa del Rifugio in via Giacomo Antonini,
3, Milano, martedì 28 ottobre alle ore 9.
- Milano, 25 ottobre 2014.
I soci del Rotary Club Milano Castello sono vicini
all’amico e socio, Avvocato Massimo Burghignoli,
per la scomparsa della cara mamma signora
Fernanda Mutti Burghignoli
- Milano, 25 ottobre 2014.
Ciao mamma!- Con infinita tenerezza Simonetta
e Paolo, Angela e Augusto, Silvia e Massimo abbracciano
Lia Vico Galassi
Un ringraziamento particolare a Meri, a Anna e al
dottor Maurizio Picca che con tanto affetto hanno
accompagnato la mamma in questi anni.
- Milano, 25 ottobre 2014.
Ad esequie avvenute la moglie Anna Maria, i figli
Edoardo con Fiorenza, Noemi, Camilla e Giacomo
e Paola con Claudio, Alessandro e Cristina, annunciano la scomparsa dell’
Ing. Luciano Bressan
- Temù, 26 ottobre 2014.
Corriere della Sera
Necrologie: € 5,00
Adesioni al lutto: € 10,00
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti:
€ 300,00
Gazzetta dello Sport
PER PAROLA:
Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
A MODULO:
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti:
€ 258,00
Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67
pagamento differito € 5,00
L’accettazione delle adesioni è subordinata
al pagamento con carta di credito
Servizio fatturazione necrologie:
tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30
fax 02 25886632
e-mail: [email protected]
39
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
●
Risponde Sergio Romano
WALLENBERG, LO SVEDESE
CHE SALVÒ GLI EBREI
di Danilo Taino Statistical editor
Quella ricetta (inglese)
per sfuggire al declino
LETTERE
AL CORRIERE
GIUSTIZIA
Complicità dei parenti
Caro Romano, nel libro Il
dottor morte di Nicholas
Kulish e Souad Mekhennet, si
afferma: «La legge tedesca non
consente di incriminare per
complicità i parenti stretti che
aiutano i propri familiari a
sottrarsi alla giustizia. Da
padri, madri, fratelli, sorelle,
figli e figlie non si pretende
collaborazione. I legami di
sangue sono ritenuti più forti
della lealtà del cittadino verso
lo Stato». Sarebbe possibile
mettere a confronto le
normative in vigore nei Paesi
con i quali abbiamo rapporti?
SPESE MILITARI
Effetti dei tagli
Sono anni che la Difesa si è
trasformata in bersaglio
privilegiato di tagli, tanto che
il nostro Paese è diventato fra
quelli con le spese militari più
basse d’Europa e della Nato. E
i livelli di efficienza ed
efficacia delle nostre Forze
armate, segnate anche da
pesanti squilibri nella
ripartizione dei fondi, saranno
inesorabilmente destinati a
diminuire ancora. Ecco perché,
in queste condizioni di
abbandono da parte della
politica ma anche degli stessi
vertici militari, diventa
sempre più urgente riflettere
su senso e opportunità di
conservare uno strumento
militare sempre più incapace
di operare e, di conseguenza,
esso stesso uno spreco di
soldi!
Giovanni Martinelli
[email protected]
In biblioteca ho trovato il volume di Domenico
Vecchioni Raoul Wallenberg, l’uomo che salvò
100.000 ebrei. Nella prefazione di Giovanni
Spadolini, la storia della vita di Wallenberg
appare complessa ed enigmatica. Le giro alcuni
degli interrogativi posti da Spadolini rimasti
senza risposta: «Perché i sovietici arrestarono
un diplomatico di un Paese neutrale, un
diplomatico che tanto aveva fatto per
contrastare la furia omicida dei nazisti?» e
«Perché il governo svedese non reagì
immediatamente per ottenere la liberazione?».
Andrea Sillioni
Bolsena (Vt)
Le lettere firmate con
nome, cognome e
città, vanno inviate a
«Lettere al Corriere»
Corriere della Sera
via Solferino, 28
20121 Milano
Fax: 02-62827579
@
[email protected]
www.corriere.it
[email protected]
Caro Sillioni,
ossiamo fare soltanto qualche supposizione. Wallenberg fu probabilmente vittima del suo coraggio e della sua intraprendenza. Accettò di andare a Budapest
nel marzo del 1944 perché una organizzazione
umanitaria degli Stati Uniti (il War Refugee Board) era alla ricerca di un cittadino neutrale, possibilmente svedese, a cui affidare il compito di
assistere e proteggere ciò che restava della grande comunità ebraica ungherese: 700.000 persone, di cui 230.000 vivevano ancora nella capitale.
Wallenberg sembrava perfettamente tagliato per
l’incarico. Apparteneva a una ricca famiglia di
banchieri e industriali, molto autorevole nel suo
Paese e in Europa. Aveva buone conoscenze negli ambienti economici ungheresi. Era energico,
efficiente, spregiudicato, pronto a sposare con
passione una grande causa umanitaria. Per garantirgli uno status diplomatico il governo svedese lo nominò Primo segretario della sua Legazione a Budapest, ma Wallenberg, non appena
cominciò il suo lavoro, scrisse a Stoccolma che
non aveva alcuna intenzione di sottostare al
trantran della burocrazia diplomatica e che
avrebbe agito in piena autonomia.
La rappresentanza diplomatica svedese non
era la sola che cercava allora di sottrarre gli ebrei
P
Giovanni Allegri
giovanniallegri039@
gmail.com
Posso dirle che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto a ciascuno degli sposi
la prerogativa di non testimoniare contro l’altro. A questa
prerogativa lo sposo interessato, se lo desidera, può rinunciare.
● Più o meno
La tua
opinione su
sonar.corriere.it
La decisione di
Renzi di
rendere
pubblica la
lettera della Ue
non è piaciuta a
Barroso. Voi la
condividete?
SUL WEB
Risposte
alle 19 di ieri
Sì
80%
20%
No
La domanda
di oggi
La Cgil pensa
a uno sciopero
generale
contro
la riforma
del lavoro. È
uno strumento
efficace?
NEONATI
Bonus inutile?
Dare quattro soldi per un bebè
viene presentata come un fatto
rivoluzionario. Invece non
risolve nulla e anzi innescherà
il consueto balletto per
dimostrare che il reddito
familiare è sotto i 90.000 euro.
Se invece i fondi si fossero
impegnati per realizzare mini
asili, distribuiti nelle case
come in Francia, avrebbero
creato nuovi posti di lavoro e
risolto il problema della
ai piani genocidi di Adolf Eichmann. In quella di
Spagna un uomo d’affari italiano, Giorgio Perlasca, dette prova in quei mesi di fantasia e di coraggio. Ma Wallenberg non esitava a stampare
lasciapassare di dubbia autenticità, a comprare
funzionari corrotti, a sfidare le sentinelle tedesche per rincorrere gli ebrei fin sui treni che li
avrebbero portati nei campi di concentramento.
A Budapest creò trenta case svedesi, con stemma
e bandiera del Regno, che servivano da ostelli
per ebrei sfuggiti all’arresto. Quando Budapest
fu conquistata dall’Armata Rossa, Wallenberg
avrebbe potuto attendere nella Legazione di Svezia che la situazione si normalizzasse. Ma sembra che abbia sollecitato un incontro con il comando sovietico e abbia lasciato Budapest con il
suo autista per una destinazione da cui non sarebbero ritornato. A una richiesta d’informazioni giunta forse tardivamente da Stoccolma, fu risposto, dopo una lunga attesa, che era stato
stroncato da un infarto nel luglio del 1947 mentre era detenuto nel carcere della Lubjanka, sede
moscovita del Nkvd, predecessore del Kgb. Secondo altre fonti, invece, sarebbe stato fucilato.
È probabile che agli occhi dei suoi carcerieri
Wallenberg non appartenesse ad alcuna delle
categorie con cui i servizi sovietici avevano familiarità. Sospettarono che fosse una spia degli
americani e non poterono dimostrarlo, ma lo
trattennero sino al giorno in cui restituirlo vivo
sarebbe stato più imbarazzante che farlo scomparire.
Nel ricordare questo straordinario personaggio, caro Sillioni, aggiungo che esiste un altro
Raoul svedese che operò nello stesso periodo e
non fu meno benemerito. È Raoul Nordling,
console generale di Svezia a Parigi, l’uomo che
riuscì a impedire la distruzione della capitale
francese, quando i tedeschi abbandonarono la
città nell’agosto 1944, e salvò parecchie migliaia
di prigionieri politici dalla deportazione e dalla
morte.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
collocazione dei figli dei
genitori che lavorano.
Sergio Tuzi
[email protected]
PRIORITÀ
Opere pubbliche
In Italia ci sono 600 opere
pubbliche iniziate e non finite.
Renzi dovrebbe per prima cosa
dirigere i nuovi investimenti
su quelle. Completarle
costerebbe meno e toglierebbe
di mezzo certe brutture.
Franco Dellepiane, Genova
CHI FA I SACRIFICI
Promemoria per i politici
È grazie ai sacrifici ed alle
rinunce degli italiani che il
nostro Paese riesce a
sottrarsi alla procedura
d’infrazione, sempre pronta
ad abbattersi da Bruxelles. È
bene che la classe politica se
ne ricordi al fine di evitare di
accollarsene il merito oggi o
domani!
Alessandro Prandi
alessandro.prandi51@
gmail.com
G
eorge Orwell raccontava che in Gran
Bretagna ai bambini veniva insegnato
che «la classe operaia puzza». Ancora
nel dopoguerra, il Paese era in effetti
polarizzato in una odiosa divisione di classe.
Al polo opposto dei lavoratori — gente di
pub — non c’era però una sana borghesia
ma una vecchia aristocrazia — gente di club
— che viveva nella convinzione che se non ti
puoi permettere un maniero di campagna
molto meglio vivere da bohémien. In
entrambi gli opposti, ciò che veniva definito
«trade», fare business, era disprezzato. Era
questa la realtà negli anni Settanta: un muro
sociale che sembrava rendere definitivo il
declino del Regno Unito. Eppure — l’Italia
prenda nota — il declino, anche il più
radicato nell’anima di un Paese, può essere
interrotto e rovesciato.
Non è solo che la Gran Bretagna sta
crescendo a un ritmo del 3% l’anno, il più
alto tra i Paesi del G7. O che la
disoccupazione è al 6% (contro l’11,5%
dell’Eurozona). Certo, questi sono segni di
un Paese che non è in declino. Il fatto
interessante, però, è che dalla fine degli anni
Settanta gli abitanti del Regno sono stati
investiti dallo choc totale del thatcherismo.
Sul versante del lavoro, la distruzione di
un’ideologia di destino di classe avvenne con
l’attacco diretto ai sindacati, che tra l’altro
influenzavano fino a bloccarlo il Partito
Laburista: gli iscritti alle Trade Unions erano
più di 13 milioni nel 1979, anno in cui
Margaret Thatcher divenne primo ministro,
e sono oggi meno di sette milioni. In
parallelo, l’idea e la realtà di una middle
class si è affermata: i proprietari di case
erano il 50% del totale nel 1971 e al
momento della caduta della Iron Lady erano
il 69% (un po’ più di oggi). Negli anni
Settanta, i britannici possessori di azioni
quotate in Borsa erano il 7% del totale, alla
fine degli Ottanta, il 25%.
Sul versante dei privilegi, è vero che
dall’aristocrazia — detta anche «mafia» —
Oxbridge (chi ha studiato a Oxford e
Cambridge) vengono più del 70% degli alti
magistrati, il 50% dei diplomatici del
Foreign Office e il 59% dei membri del
gabinetto di governo. Ma è anche vero che le
percentuali calano, seppur lentamente e,
soprattutto, che queste élite non possono
più permettersi di snobbare il «trade»; il
business, anzi, è ormai la loro prima
occupazione. Si è insomma creata e palesata
una borghesia, ai vari livelli. Da noi c’è già:
per sfuggire al declino occorre liberarla.
@danilotaino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
INTERVENTI E REPLICHE
Azerbaigian: i diritti umani
In relazione all’articolo «Diritti umani in
Azerbaigian. Le mani legate dell’Europa» di
Giuseppe Sarcina (Corriere, 14 ottobre) segnalo
che l’Azerbaigian è un Paese multiconfessionale
e multiculturale, esempio di rispetto dei diritti
umani, con una Costituzione che pone le etnie e
le religioni sullo stesso piano. Ci sono centinaia di
istituzioni politiche e partiti, più di 40 quotidiani,
circa 200 settimanali e mensili, 9 tv nazionali e
14 regionali, Internet libero, libertà di
associazione. Le persone in carcere sono tali per
violazioni delle leggi, ma proprio in questi giorni
si è avviata l’esecuzione di un ordine di grazia del
presidente Aliyev che prevede la scarcerazione di
84 persone. In Azerbaigian esiste una grave
violazione di diritti umani, con l’occupazione
militare da parte dell’Armenia del 20% del nostro
territorio (il Nagorno Karabakh-Regione
dell’Azerbaigian e i 7 territori circostanti). L’autore
sembra ignorare le 4 risoluzioni del Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite, e documenti di
Coe, Ep, Nato, ecc., che stabiliscono la necessità
di ripristinare la nostra integrità territoriale. Non
sono diritti umani quelli lesi al milione di profughi
azerbaigiani dall’Armenia e dai territori sotto
occupazione? Questo raramente è accennato dai
media e non è stato sollevato come problema
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FONDATO NEL 1876
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Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962
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quando nel 2013 l’Armenia era alla presidenza
del Consiglio d’Europa. Stiamo portando, nel
Consiglio d’Europa, i principi di una società
multietnica e multireligiosa, e crediamo che sia
un esempio da apprezzare ed evidenziare.
Vaqif Sadiqov, ambasciatore Azerbaigian
Il commento era puntato sulle difficoltà sempre
maggiori incontrate dai partiti e dai movimenti di
opposizione al presidente Aliyev. Ne hanno dato
notizia le principali agenzie di stampa
internazionali e un’organizzazione indipendente e
accreditata come Amnesty International. Ora
l’ambasciatore dell’Azerbaigian annuncia che il
presidente ha deciso di concedere la grazia a 84
persone: è una prima, buona, notizia. (g. sar.)
I ruoli a Material ConneXion
Nell’articolo «Material ConneXion. Tra
plastiche, tessuti, vetri, in cerca del materiale che
verrà» («Corriere Innovazione» del 9 ottobre) è
riferito erroneamente che la signora Micol Costi
sarebbe direttrice di Material ConneXion e
responsabile del Centro ricerca, mentre ricopre la
carica di direttrice della library e della ricerca sui
materiali e dipende dal presidente Rodrigo
Rodriquez, dall’ad Emilio Genovesi e dalla
direttrice esecutiva Anna Pellizzari.
EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l.
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Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina •
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La tiratura di sabato 25 ottobre è stata di 433.113 copie
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40
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Serie B
Sport
Sampdoria
Roma
❞
Livorno battuto in casa
in quattro in testa
L’arbitro Pinzani k.o.
Grande equilibrio in B. Comandano quattro
squadre, con il Carpi che ha segnato 5 gol al
Pescara, in una partita dove l’arbitro Pinzani
(foto) si è procurato la rottura del tendine
d’Achille (sostituito dal quarto uomo Strippoli).
Sconfitte per Frosinone (con l’Entella), Livorno
(con lo Spezia) e Bari (in casa del Varese).
Risultati: Avellino-V. Lanciano 1-1; CataniaVicenza 3-1; Crotone-Cittadella 2-2; EntellaFrosinone 1-0; Latina-Brescia 1-1; Livorno-
Spezia 0-1; Pescara-Carpi 0-5; Pro VercelliPerugia 0-0; Varese-Bari 2-1. Venerdì:
Modena-Bologna 0-0; Ternana-Trapani 1-2.
Classifica: Carpi, Trapani, Frosinone e Bologna
p. 18; Livorno 17; Spezia, Avellino e Perugia
16; V. Lanciano e Bari 15; Pro Vercelli 14;
Modena 12; Brescia, Varese (-1) e Entella* 11;
Ternana* e Vicenza 10; Cittadella, Catania e
Pescara 9; Latina 8; Crotone 7. (*) EntellaTernana si recupera il 4 novembre.
0
0
SAMPDORIA (4-3-3): Romero 7; De
Silvestri 6, Gastaldello 6, Romagnoli 6,5,
Regini 6 (Mesbah 5,5 23’ s.t.); Soriano 6,
Palombo 6, Obiang 6,5; Gabbiadini 6
(Bergessio s.v. 41’ s.t.), Okaka 5,5, Eder
5,5. All: Mihajlovic 6,5
ROMA (4-3-3): De Sanctis 6; Torosidis
5,5, Yanga-Mbiwa 6,5, Astori 6, Cholevas
6; Florenzi 6,5 (Iturbe s.v. 38’ s.t.), De
Rossi 5,5, Nainggolan 7; Ljajic 6 (Pjanic
6,5 26’ s.t.), Totti 5,5 (Destro s.v. 32’ s.t.),
Gervinho 6,5. All: Garcia 6
Arbitro: Rizzoli 7
Ammoniti: De Rossi, Soriano, Astori,
Cholevas e Palombo.
Recuperi: 0’ più 3’
Mihajlovic
Pari giusto
ma ai punti
abbiamo
vinto noi.
Fatto il salto
di qualità
che volevo
❞
Garcia
Difficile
giocare su
un campo
così pesante
Gara buona,
un punto
prezioso
Sfida Capitan
Totti, 38 anni,
inseguito da
Gastaldello, 31,
in una fase
di gioco
di Samp-Roma
(LaPresse)
Roma, divieto di sorpasso
Fermata dalla Samp affianca per una notte i bianconeri
Ma oggi i campioni d’Italia col Palermo possono allungare
DAL NOSTRO INVIATO
GENOVA Non è il momento della
Roma. Lo dicono le cifre: una
sola vittoria nelle ultime cinque gare (3-0 al Chievo all’Olimpico) con due pareggi in
trasferta (Manchester City e ieri
sera la Sampdoria) e due sconfitte (immeritata contro la Juve,
fragorosa contro il Bayern). La
squadra di Garcia aveva cominciato, tra campionato e coppa,
con sei vittorie consecutive, ma
la sua forza era anche nel poter
pescare in una rosa molto ampia. Ieri, a Marassi, mancavano
Maicon, Castan, Manolas
(squalificato), Keita e Stroot-
man; Pjanic e Iturbe erano in
panchina, uno perché affaticato e l’altro perché non ancora al
top dopo un problema al ginocchio. Tutto questo, più un
palo di Gervinho alla mezzora e
una super parata di Romero su
Florenzi, nel finale, lasciano i
giallorossi per la prima volta in
stagione senza gol e senza la
possibilità di tenere sotto pressione la Juve, che oggi contro il
Palermo può allungare.
Il tempo dirà se questo pareggio nella tana della Sampdoria — unica imbattuta in
campionato insieme alla Juventus, 4 vittorie su 4 a Marassi
fino a ieri sera — sono due
punti persi o uno guadagnato.
Quello che è certo è che Sinisa
Mihajlovic ha fatto fare un salto
qualitativo alla squadra, che
pressa con continuità e non
pensa soltanto a difendersi, come fanno in molti contro la Roma. Anche i blucerchiati hanno
avuto le loro occasioni: YangaMbiwa ha salvato a corpo morto su Soriano, che aveva fatto
un grande break, al 19’ s.t., e
quattro minuti dopo Okaka ha
clamorosamente calciato alto,
da due metri, una punizione di
Gabbiadini filtrata tra quaranta
gambe. La Roma ha fatto qualcosa in più, la Sampdoria non
ha certo demeritato il pareggio.
1
Vittoria della
Roma nelle
ultime 5 gare
(3-0 al Chievo),
2 pari (ManCity
e Samp), 2
sconfitte (Juve,
Bayern)
C’era chiaramente tanta attenzione sulla Roma, uscita
con le ossa rotte dalla sfida di
martedì sera con il Bayern Monaco. I più pessimisti ricordavano come il Brasile — dopo il
7-1 subito in semifinale contro
la Germania — avesse cominciato la partita dopo, la finale
per il terzo posto con l’Olanda,
prendendo rigore e gol dopo
tre minuti. Le cose non sono
state così catastrofiche, per i
giallorossi, ma la squadra è
sembrata comunque contratta.
Nel primo tempo, soprattutto,
non ha avuto la velocità necessaria per spostare rapidamente
il pallone e la difesa di Mihajlo-
vic. Florenzi ha sostituito Pjanic con qualità diverse e il meglio è arrivato quando il bosniaco è finalmente entrato in
campo. Ma era tardi.
Totti e De Rossi non sono
riusciti a dare il loro solito contributo, la coppia di terzini greci (Torosidis e Cholevas) non
ha inciso. C’è da dire che a Garcia mancava completamente la
linea difensiva titolare: Maicon, Manolas, Castan, Balzaretti (o Cole, in panchina). Si è
sentita l’assenza soprattutto
del terzino brasiliano. In più
Nainggolan, comunque il migliore, è stato costretto ad altri
90’. Il rientro a breve di Keita e
quello più lontano di Strootman saranno ossigeno. Adesso
la Roma deve tenere duro, cercare di non perdere troppo terreno e recuperare forze e giocatori. A Garcia il compito di far
passare il periodo più difficile
da quando è arrivato a Roma.
Senza dimenticare che, prima
di lui, c’erano le macerie della
Coppa Italia.
Luca Valdiserri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Allegri: «Ingiuste le critiche alla mia Juventus»
SuperCagliari a Empoli
Il tecnico difende la squadra dopo Atene. «Pirlo deve trovare ritmo»
In 15 minuti demolisce i toscani
In carriera è stato un
centrocampista di talento.
«Ora sono un allenatore e parlo
soltanto di partite». Così Massimiliano Allegri non si sofferma sull’ultimo match verbale
tra Juventus e Inter sulle questioni del 2006: «Di polemiche
ne sono già state fatte troppe».
Per un giorno, però, cambia
ruolo e si trasforma in difensore. Dei suoi giocatori. Troppe,
secondo il tecnico bianconero,
le critiche subite dopo il rovescio europeo di Atene.
«La squadra è stata attaccata
un po’ troppo ingiustamente
— esordisce —: stiamo facendo ottimi risultati in campionato, siamo primi. In coppa, è
vero, abbiamo sbagliato il primo tempo di Atene ma 45 minuti non possono generare critiche così feroci e non cambiano la qualità di una squadra.
Preparazione
Claudio
Marchisio, 28
anni, in primo
piano durante
l’allenamento
dei bianconeri
in vista della
sfida di oggi
pomeriggio
contro
il Palermo
(LaPresse)
TORINO
Abbiamo tutte le possibilità di
passare il turno, addirittura la
matematica ci permette di arrivare ancora primi nel girone».
Ma la sconfitta con l’Olympiacos, unita al pari con il Sassuolo, ha ridato fiato a chi ama
guardare indietro e fare paragoni. «Aleggia il fantasma di
Conte? È un tema che viaggia
da quando sono arrivato, se
non viene a noia a quelli che lo
scrivono, figurarsi a me — replica Max —. Non si può sempre parlare di passato, ora bisogna guardare avanti».
Allegri evidenzia che «in due
gare abbiamo tirato 20 volte in
porta e i portieri sono stati i
migliori in campo; fossero finite diversamente nessuno
avrebbe obiettato». Auspica di
«migliorare in fase realizzativa
e di velocizzare lo sviluppo del
gioco». E ribadisce: «La squadra deve restare serena, nell’arco di una stagione un pari e
una sconfitta ci possono stare:
in una settimana una squadra
non perde la sua qualità».
Concetto che si adatta bene a
Pirlo, uno dei peggiori al Pireo,
che oggi contro il Palermo (Stadium di nuovo tutto esaurito)
sarà ancora titolare. «Andrea è
in buona condizione, ha bisogno di giocare per trovare ritmo. Deve riprendere a far viaggiare la palla come lui sa fare,
però lo deve fare nel migliore
dei modi altrimenti la squadra
ne risente». Ballottaggi per altre tre maglie: Vidal, Marchisio
e Llorente appaiono in vantaggio su Pogba, Pereyra e Morata.
Filippo Bonsignore
EMPOLI «Abbiamo giocato come volevamo e dovevamo»
spiega Zeman forte del 4-0 del
suo Cagliari. Ovviamente Sarri
sull’Empoli avrà un’opinione
diversa, soprattutto per quei
terribili ultimi 15’ del primo
tempo quando il Cagliari ha
rifilato 4 gol ai padroni di casa.
Al 31’ è Sau che apre la festa
sarda. Al 36’ fallo di Tonelli su
Sau e Avelar di sinistro supera
ancora Bassi con un tiro liftato
all’incrocio. Un minuto dopo
arriva un rigore (dubbio) per
un fallo di Valdifiori su Ekdal
in area. Implacabile Avelar dal
dischetto. Non è finita l’agonia
dell’Empoli: nel recupero,
splendida azione del Cagliari,
protagonista Ekdal che batte
ancora il malcapitato Bassi.
L’Empoli è finito. Ma manca
ancora un tempo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Empoli
Cagliari
0
4
Marcatori: Sau 31’, Avelar 36’, Avelar
38’ su rigore, Ekdal 46’ p.t.
EMPOLI (4-3-1-2): Bassi 5,5; Hysaj 4,5,
Tonelli 5, Rugani 5,5, Mario Rui 5,5;
Vecino 4,5 (Moro 5 1’ s.t.)), Croce 5;
Verdi 4,5 (Pucciarelli 5 1’ s.t.); Maccarone
5 (Mchedlidze 5 23’ s.t.), Tavano 4,5. All.
Sarri 5.
CAGLIARI (4-3-3): Cragno 6; Balzano
6,5, Rossettini 7, Capuano 6,5, Avelar 7,5;
Donsah 7, Crisetig 6,5, Ekdal 7 (Dessena
s.v. 20’ s.t.); Cossu 7 (Joao Pedro s.v. 37’
s.t.), Sau 6,5 (Farias s.v. 29’ s.t.), Ibarbo
6,5. All.: Zeman 7.
Arbitro: Pairetto 5,5.
Ammoniti: Valdifiori, Crisetig, Moro,
Farias.
Recuperi: 1’ più 2’
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
Calcio estero
Crisi Dortmund
Perde il Man City
A secco Balotelli
Sorride in Champions ma piange in Bundesliga il Borussia Dortmund
che ieri ha subito la 4ª sconfitta di fila (la sesta in 9 partite): battuto
in casa dall’Hannover, in gol al 96’ con Kiyotake. Borussia quart’
ultimo in classifica , in piena zona retrocessione. Basta traslocare in
Premier League per un’altra sconfitta che fa notizia: quella del
Manchester City, campione in carica, che nella nona giornata ha
perso 2-1 dal West Ham. È rimasto all’asciutto il Liverpool di Balotelli
(ammonito), fermato in casa dall’Hull City (0-0). Buone notizie per
Conte: va forte Pellé nel Southampton, decisivo il suo assist per il gol
vittoria di Mane sullo Stoke, Oggi c’è Manchester United-Chelsea.
● Il commento
Noi ai margini
del grande calcio
di Alberto Costa
Al posto del caviale e
dello champagne oggi la
Premier League offre
United-Chelsea e anche se il
rosso dei red devils è un po’
sbiadito, la sfida resta
comunque una sciccheria.
Se è per questo neppure la
Liga va per il sottile: ieri ha
sparato in mondovisione
Real-Barça, El Clasico, una
partita che continua ad
essere una sorta di
applicazione calcistica di
Guerre Stellari. Per contro,
in attesa che il trust di
cervelli coagulato attorno a
Tavecchio & Lotito
partorisca il famoso volume
con cui modernizzare
l’Italia (del pallone), la serie
A ha pensato bene di
replicare con Samp-Roma.
C’è poco da ridere: seconda
contro terza era quanto di
meglio potessimo offrire in
questo momento. Così se
gli altri ieri hanno proposto
Ronaldo e Messi, James
Rodriguez e Neymar, noi in
vetrina avevamo Okaka,
Gabbiadini, Gervinho e
nonno Totti: con tutto il
rispetto non c’è confronto.
L’intensità con cui si è
duellato al Bernabeu è stata
un crescendo rossiniano, al
confronto la musica di
Marassi è parsa una
versione aggiornata
dell’Adagio di Albinoni. Gli
altri corrono, noi
passeggiamo, Bayern e
Olympiacos ce ne hanno
fornito la dimostrazione
pratica. Il problema è
«culturale»: tra falli,
sceneggiate, proteste e
furbate assortite, le nostre
partite sono troppo
frammentate. Pure gli
arbitraggi da noi non
hanno un imprinting
europeo: si fischia in
eccesso. Ecco perché
stiamo diventando
comparse e non ne
abbiamo la percezione.
SPORT
❞
Ancelotti
La chiave
è stata non
perdere
la testa e
continuare
con il nostro
piano
❞
Luis Enrique
Il Real ha
meritato
Dobbiamo
correggere
gli errori
commessi
oggi
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Sotto di un gol, Ronaldo e compagni rimontano con una partita capolavoro
Isco nasconde palla a Iniesta e
Mascherano, Cristiano Ronaldo
la smista, James Rodriguez rifinisce, Benzema segna, Bale
twitta: «Che contropiede, che
gol!». L’opera d’arte del Collettivo Blanco chiude 3-1 il Clasico
con mezz’ora di anticipo, avvicina il Barcellona a meno uno nella Liga e definisce con esattezza
la moderna bellezza del Real
Madrid: dentro ci sono furbizia,
rapidità, atletismo, Dna tecnico
superiore e in più il lusso, praticabile solo dai ricchi sfondati, di
potere stendere il nemico storico senza il proprio uomo da 100
milioni, Gareth Bale, il cui sostituto Isco è stato, non per caso,
uno dei migliori.
Serve altro per definire il Madrid la più forte squadra europea del momento? Forse una sfida spareggio con il Bayern Monaco, l’unico altro gruppo oggi
capace di proporre tanta completezza e voglia di eversione
ideologica. Quella del Real è
questa: un 4-4-2, modulo spesso descritto come il più facile e
banale, reinterpretato senza interditori di ruolo, con una mediana di piedi nobili come Modric e Kroos al centro, Isco a sinistra e James Rodriguez a destra, fenomeno esemplare nel
vivere la fase difensiva non come una limitazione ma come
un’aggiunta preziosa al suo patrimonio tecnico innato.
Il calcio è totale solo se funziona la somma della parti e la
qualità, come ha spiegato bene
Ancelotti alla fine, «non potrà
mai penalizzare la difesa se c’è il
sacrificio di tutti». Se poi davanti hai Ronaldo (ieri appena «normale») e Benzema (spesso sottovalutato, eppure il prototipo del
centravanti del terzo millennio),
e dietro Marcelo arriva da sinistra veloce come Marquez sulla
Honda, Carvajal blinda la destra,
Ramos e Pepe ramazzano e Casillas è decisivo due volte, allora
è chiaro perché ieri il Bernabeu
PARMA Il Parma è sempre più in ca-
Parma
Sassuolo
1
3
Marcatori: Floccari 20’, Acerbi 23 p.t., Taider
6’, Cassano 33’ s.t.
PARMA (4-5-1): Mirante 5; Mendes 5
(Coda 6 1’ s.t.), Felipe 4, Lucarelli 4, Gobbi 5;
Rispoli 5, Acquah 5 (Ristovski s.v. 31’ s.t.),
Mauri 6, Sousa 5, De Ceglie 5 (Ghezzal 5 17’
s.t.); Cassano 6. All.: Donadoni 5
SASSUOLO (4-3-3): Consigli 5,5; Vrsaljkov
6, Terranova 6, Acerbi 6,5, Peluso 6; Missiroli
5,5, Magnanelli 6 (Brighi s.v. 34’ s.t.), Taider
7,5; Berardi 6,5 (Biondini s.v. 31’ s.t.), Floccari
6,5 (Pavoletti 6 24’ s.t.), Sansone 6. All.: Di
Francesco 6
Arbitro: Tagliavento 6
Ammoniti: Medes, Lucarelli, De Ceglie,
Consigli, Acerbi, Ristovsky
Recuperi: 1 più 4
Real Madrid
Barcellona
3
1
Marcatori: Neymar 4’, C.Ronaldo (rig.)
35’ p.t.; Pepe 5’, Benzema 16’ s.t.
REAL MADRID (4-4-2): Casillas 7;
Carvajal 6,5, Pepe 7, Ramos 7, Marcelo 7;
James Rodriguez 6,5, Modric 7 (Arbeloa
s.v. 44’ s.t.), Kroos 6,5, Isco 7 (Illaramendi
s.v. 39’ s.t.); , Benzema 8 (Khedira s.v. 42’
s.t.), C. Ronaldo 6,5. All.: Ancelotti 7
BARCELLONA (4-3-3): Bravo 6; Dani
Alves 5, Piqué 5, Mascherano 6,5,
Mathieu 5; Xavi 5,5 (Rakitic 5 15’ s.t.),
Busquets 5, Iniesta 5 (Sergi Roberto s.v.
27’ s.t.); Suarez 5,5 (Pedro 24’ s.t.),
Messi 5,5, Neymar 6,5. All.: Luis Enrique
5,5
Arbitro: Gil Manzano 6
Ammoniti: Messi, Neymar, Piqué,
Iniesta, Carvajal, C.Ronaldo
Recuperi: 0’ più 3’
per il Barça, come racconta il
vecchio detto, è stato divertente
come 90’ sulla sedia del dentista.
Tutto questo ben di dio è
esploso nel secondo tempo dopo che nel primo il Barça aveva
squarciato il match in 3 minuti
con Neymar. Gol bellissimo,
con dribbling da sinistra a rientrare dopo cambio di gioco da
destra di Suarez (all’esordio, così così, dopo i 4 mesi di squalifica), Carvajal e Pepe storditi e destro perfetto sul lato lontano. Il
Real ha reagito di rabbia (traversa di Benzema), ma la squadra
Ieri
Empoli-Cagliari
Parma-Sassuolo
Sampdoria-Roma
Oggi, ore 15
Chievo-Genoa
Juventus-Palermo
Udinese-Atalanta
Ore 18
Cesena-Inter
Lazio-Torino
Napoli-Verona
Ore 20.45
Milan-Fiorentina
0-4
1-3
0-0
Classifica
JUVENTUS
ROMA*
SAMPDORIA*
MILAN
UDINESE
LAZIO
NAPOLI
VERONA
INTER
GENOA
FIORENTINA
TORINO
CAGLIARI*
EMPOLI *
ATALANTA
SASSUOLO*
CESENA
PALERMO
CHIEVO
PARMA*
*una partita in più
di Luis Enrique, tra una buona
attenzione difensiva (pure Messi dava zampate da giallo), un
possesso al 60% e altre due
chance (super Casillas su Messi
e Neymar anticipato da Pepe),
sembrava in controllo. Qui, ha
spiegato Ancelotti, «la chiave è
stata non perdere la testa e continuare con il nostro piano». Oltre che sfruttare a fine tempo il
fallo di mano in scivolata di Piqué sull’ennesimo affondo di
Marcelo là dove Suarez non aiutava mai Dani Alves in copertura: rigore. Che Ronaldo ha tra-
Decisivo
Pepe, 31 anni,
in gol nella
sfida di ieri tra
il Real Madrid
e il Barcellona
al Santiago
Bernabeu
dominata dai
«blancos» di
Carlo Ancelotti
(Getty Images)
sformato gelido come sempre.
Il Barça prima di ieri nella Liga era imbattuto e non aveva
mai subito gol, ma i tre di ieri,
più i tre presi dal Psg in Champions, dicono che quando l’avversario sale di livello le cose si
complicano. Si è visto a inizio ripresa: corner di Kroos e Pepe,
solo, che inzucca. Qui Neymar è
scomparso, Messi ha preso a
camminare, Xavi è uscito, Piqué
si è perso e il Real in contropiede ha fatto 3-1 e avrebbe potuto
fare anche il 4 o il 5, mostrando
una forma e un ritmo super per
chi mercoledì aveva giocato (e
vinto 3-0) a Liverpool in Champions. Ma questa è una sorpresa
solo per noi italiani, sempre più
periferia dell’impero. Altrove invece si corre, si gioca, ci si complimenta con i più forti come ha
fatto Luis Enrique, ci si diverte e
si diverte il mondo. E se ieri ha
applaudito felice pure la gente
del Bernabeu — tra i 400 milioni
di umani sintonizzati sul match
la più schizzinosa per distacco
— vuole proprio dire che questo
Real è qualcosa di grande.
Alessandro Pasini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
8a giornata
SERIE A
Sassuolo vola, il gol di Acerbi-coraggio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gascoigne ancora
in ospedale
su ordine della polizia
Paul Gascoigne finisce ancora una volta in ospedale per colpa
dell’alcol. Il 47enne ex calciatore di Lazio, Tottenham e Rangers è
stato ricoverato venerdì alle 3 del mattino. Qualche ora prima erano
stati chiamati i medici che però avevano valutato come stabili le
condizioni di Gazza. Altra telefonata, stavolta alla polizia che ha
predisposto il ricovero d’urgenza. Gascoigne sarà sottoposto a un
programma di disintossicazione. «Lo abbiamo fatto ricoverare per il
suo bene — spiega Gary Mabbutt, amico ed ex compagno al
Tottenham — Paul ha avuto una grave ricaduta. Speriamo che ce la
faccia». Gascoigne è stato in riabilitazione già sette volte.
La moderna bellezza del Real
Troppo grande per il Barcellona
Parma, la crisi è vera
duta libera, sconfitto dal Sassuolo.
Settimo k.o. in 8 giornate e peggior
difesa (20 gol subiti). Ma per ora
Donadoni non sembra a rischio
(«Non penso a queste cose, ma a
recuperare i molti infortunati» sottolinea il tecnico). Decisive saranno
le prossime due partite, mercoledì
con il Torino e sabato sera al Tardini
con l’Inter. Più che meritata la prima
vittoria in campionato della squadra
di Di Francesco: i gol di Floccari e
quello di Acerbi, il primo realizzato
dal difensore-coraggio (ha sconfitto
un tumore) hanno fatto calare in
fretta il sipario sulla sfida, con gli
ultrà del Parma che si sono messi a
fischiare i giocatori oltre a invitare il
presidente Ghirardi a metterci la
faccia. Ce l’ha messa, invece, Taider
con un gran tiro all’incrocio prima di
quello nel finale di Cassano.
f.fio.
Alcolizzato
41
19
19
16
14
13
12
11
11
9
9
9
8
8
7
7
7
6
6
4
3
Cesena
Inter
4-3-1-2
3-5-2
1 Leali
1 Handanovic
25 Capelli
23 Ranocchia
8 Lucchini
15 Vidic
14 Volta
5 Juan Jesus
33 Renzetti
20 Obi
34 Cascione
88 Hernanes
8 De Feudis
18 Medel
5 Giorgi
19 Kovacic
61 Garritano
22 Dodò
89 Marilungo
9 Icardi
9 A. Rodriguez 8 Palacio
Arbitro: Mazzoleni di Bergamo
Tv ore 18, Sky Sport 1 e Calcio 1,
Premium Calcio 1
Chievo
Genoa
4-3-3
4-3-3
25 Bardi
1 Perin
21 Frey
3 Antonini
3 Dainelli
4 De Maio
12 Cesar
8 Burdisso
34 Biraghi
13 Antonelli
8 Radovanovic 21 Edenilson
14 Cofie
91 Bertolacci
56 Hetemaj
33 Kucka
23 Birsa
10 Perotti
10 Maxi Lopez 32 Matri
43 Paloschi
24 Iago
Arbitro: Di Bello di Brindisi
Tv ore 15, Sky Calcio 2
Premium Calcio 2
Juventus
Palermo
3-5-2
3-5-2
1 Buffon
70 Sorrentino
5 Ogbonna
8 Munoz
19 Bonucci
12 G. Gonzalez
4 Andelkovic
3 Chiellini
26 Lichtsteiner 3 E. Pisano
15 Bolzoni
23 Vidal
27 L. Rigoni
21 Pirlo
8 Barreto
8 Marchisio
33 Daprela
22 Asamoah
11 Llorente
20 Vazquez
10 Tevez
9 Dybala
Arbitro: Calvarese di Teramo
Tv ore 15 Sky Calcio 1,
Premium Calcio 1
Milan
Fiorentina
4-3-3
4-3-1-2
32 Abbiati
1 Neto
20 Abate
40 Tomovic
33 Alex
3 G. Rodriguez
13 Rami
15 Savic
2 De Sciglio
28 Alonso
16 Poli
16 Kurtic
34 De Jong
10 Aquilani
4 Muntari
20 Borja Valero
10 Honda
14 M. Fernandez
7 Menez
30 Babacar
92 El Shaarawy 11 Cuadrado
Arbitro: Banti di Livorno
Tv ore 20.45, Sky Sport 1 e
Calcio 1, Premium Calcio
Napoli
Verona
4-2-3-1
4-3-3
1 C. Rafael
1 D. Rafael
11 Maggio
71 Martic
33 Albiol
18 Moras
26 Koulibaly
25 Marques
18 Zuniga
28 Brivio
88 Inler
30 Campanharo
19 David Lopez 77 Tachtsidis
10 Hallfredsson
7 Callejon
21 N. Lopez
17 Hamsik
24 Insigne
9 Toni
17 J. Gomez
9 Higuain
Arbitro: Gervasoni di Mantova
Tv ore 18, Sky Calcio 2,
Premium Calcio 2
Udinese
Atalanta
4-4-2
4-3-3
31 Karnezis
57 Sportiello
27 Widmer
22 Zappacosta
75 Heurtaux
29 Benalouane
5 Danilo
20 Biava
89 Piris
93 Dramé
7 Badu
16 Baselli
6 Allan
21 Cigarini
19 Guilherme
17 Carmona
33 Kone
7 D'Alessandro
77 Thereau
99 Boakye
11 M. Moralez
10 Di Natale
Arbitro: Tommasi di Bassano
Tv ore 15, Sky Calcio 3,
Premium Calcio 1
Lazio
Torino
4-3-3
3-5-2
22 Marchetti
1 Gillet
39 Cavanda
19 Maksimovic
3 De Vrij
25 Glik
27 Cana
24 Moretti
28 Radu
33 Peres
16 Parolo
23 Nocerino
20 Biglia
20 Vives
19 Lulic
28 Sanchez Mino
36 Darmian
87 Candreva
9 Djordjevic
22 Amauri
7 F. Anderson 27 Quagliarella
Arbitro: Giacomelli di Trieste
Tv ore 18, Sky Calcio 3, Premium
Calcio 3
Prossimo turno
Martedì 28/10, ore 20.45
Sassuolo-Empoli
Mercoledì 29/10, ore 20.45
Atalanta-Napoli
Cagliari-Milan
Fiorentina-Udinese
Genoa-Juventus
Inter-Sampdoria
Palermo-Chievo
Roma-Cesena
Torino-Parma
Giovedì 30/10, ore 20.45
Verona-Lazio
42
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
SPORT
Volley
Basket
Reggio passa a Varese dopo 3 supplementari Piacenza fa sua la Supercoppa femminile
Anticipo infinito della terza giornata a Varese tra Openjobmetis e
Grissin Bon Reggio Emilia: dopo 3 overtime, vince Reggio 118-112 .
Oggi (18.15): Granarolo Bologna-Pasta Reggia Caserta; Sidigas
Avellino-Consultinvest Pesaro; Upea Capo d’Orlando-Acea Roma;
Giorgio Tesi Pistoia-Vanoli Cremona; Dolomiti Energia Trento-Acqua
Vitasnella Cantù; EA7 Milano-Umana Venezia (20.30. Raisport 1);
domani : Banco di Sardegna Sassari-Enel Brindisi. Dalla prossima
stagione Cantù lascerà il Pianella di Cucciago, che sarà ristrutturato.
La Supercoppa femminile è di Piacenza: nella finale di Monza, la
Rebecchi ha battuto 3-2 (15-25, 25-16, 25-27, 25-19, 15-11) la
Unendo Yamamay Busto Arsizio. Superlega maschile, 2a giornata: la
Cmc Ravenna fa suo l’anticipo (3-1 al Top Volley Latina). Oggi:
Calzedonia Verona-Revivre Milano; Exprivia Molfetta-Altotevere
Città di Castello; Tonazzo Padova-Modena; Vero Volley MonzaCopra Ardelia Piacenza; Sir Safety Perugia-Energy Diatec Trentino
(ore 19.30, diretta su Raisport1); riposa: Lube Banca Marche Treia.
Tennis
Masters femminile, finale Williams-Halep
La finale del Masters femminile, a Singapore, sarà tra Serena
Williams e Simona Halep. La fuoriclasse americana, finalista per la
settima volta, dopo aver rischiato la bocciatura nelle qualificazioni ha
piegato la danese Wozniacki per 2-6, 6-3, 7-6; invece la 23enne
romena non ha dato scampo alla polacca Radwanska (6-2, 6-2). A
Basilea la finale è Federer-Goffin, mentre da Valencia, dove Murray è
il primo finalista (battuto Ferrer, 6-4, 7-5), Nadal conferma il forfait al
Masters di Londra: il 3 novembre sarà operato di appendicite.
Milan, la grande occasione per l’Europa
Inzaghi indica la strada per domare la Fiorentina: «Non dobbiamo staccare la spina, voglio San Siro bolgia»
nissimo quando è entrato a Verona («Era un po’ timoroso dopo l’infortunio»), Torres si è
salvato «per i movimenti». E
sarà anche vero che «non si
giudica solo dai gol», ma fa impressione sentirlo da Inzaghi.
Che ora è allenatore e pure un
po’ manager («Un piacere assistere alla riunione del presidente con le aziende, il ruolo di
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Abbiati ruba il posto a
Diego Lopez, in attacco
dubbio tra Menez
(favorito) e Torres
«E con uno solo dei titolari che
giocheranno contro di noi», ricorda Inzaghi. Dopo aver preso
lo scalpo alla Lazio, all’esordio,
vincere un altro scontro diretto
sarebbe fondamentale. Per
l’autostima. «Non possono più
passare nel nostro stadio». Per
la crescita del Milan. «Con il
Verona è stata la nostra miglior
partita, niente passi indietro».
In porta ci sarà Abbiati, confermato dopo le parate di Vero-
na. Perché le gerarchie in teoria
sono precise, «ma poi decide
sempre il campo». Strano il destino: Abbiati in estate ha pensato di andarsene, giocherà la
sesta partita su otto. Diego Lopez è venuto al Milan per fare il
titolare stanco del ballottaggio
con Casillas, dopo l’infortunio
non riesce a riprendersi il posto. Tra Rami-Zapata il dilemma è (anche) filosofico. Adattarsi agli avversari (quindi sce-
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339.46.02.896
gliere il colombiano) o confermare chi ha fatto bene (Rami)?
«Io penso agli avversari, ma poi
siamo noi che dobbiamo fare la
partita», la frase che non svela
l’arcano.
Davanti, Inzaghi non farà a
meno del capocannoniere
Honda (6 gol come Tevez, ma
senza rigori) e di El Shaarawy, a
cui vuole regalare continuità. Il
dubbio è sempre la punta centrale: Menez non ha fatto be-
ora voglio farmi apprezzare sul
campo»), ma resta bomber
dentro. Così se gli fanno notare
che Montella gli ha dato del
tecnico geniale, ma dell’attaccante non dotato tecnicamente, esce l’Inzaghi di sempre:
«Se me ne porta uno da 316 gol
mi fa un piacere». Il problema
dei n° 9 del Milan forse è che
non sono Inzaghi.
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specialisti: € 7,92; n. 15 Scuole corsi
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Con
il Verona
è stata
la miglior
partita,
niente passi
indietro
Spettacoli
❞
Pressione tutta sugli altri, che nello specifico sono
rappresentati dalla Fiorentina
non a caso esaltata («Giocano
un grandissimo calcio, sono a
livello di Juve e Roma, sono
dietro 5 punti, se non dovessero vincere si complicherebbe la
loro corsa al terzo posto»), barriera protettiva dagli elogi, che
dopo la vittoria a Verona sono
stati molti («Se molliamo la
spina possiamo prendere gol
da chiunque»), continui appelli ai tifosi («Voglio un San Siro
bolgia»), dubbi veri e pretattica
(ma pare che Menez abbia scavalcato Torres, e Rami sia insidiato dal piè veloce Zapata).
Tutto va bene per evitare che
la squadra di Montella banchetti un’altra volta a San Siro
(ha vinto negli ultimi tre anni
ed è stata proprio la scorsa
sconfitta interna con i viola a
far scoppiare la lite tra Barbara
e Adriano Galliani) e per cogliere quella che Pippo Inzaghi
vive come una «grande occasione». Per la classifica, intanto. Quella con la Fiorentina è
una sfida con un’avversaria per
l’Europa, che — in Europa — è
stata una delle poche italiane
ad offrire un bello spettacolo.
MILANO
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22 e 24:
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Nel testo dell’inserzione è obbligatorio
indicare la classe energetica di appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica espresso
in kWh/mqa o kWh/mca a seconda
della destinazione d’uso dell’edificio.
Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile
non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”.
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
43
SPORT
MotoGp
Formula 1
Altro record di Marquez: 13esima pole in Malesia Caterham e Marussia, niente Usa e Brasile
Ciclismo
Nibali ci prova in Giappone, ma vince Kittel
Pole position (la 13ª stagionale, un record) per Marc Marquez
davanti a Dani Pedrosa e Jorge Lorenzo. È questa la prima fila del Gp
di Malesia che si corre a Sepang questa mattina alle 9 (diretta su Sky,
repliche alle 11.15 e 14). Su un asfalto bollente (58 gradi),
in condizioni limite per poter guidare, Valentino Rossi ha conquistato
un sesto posto che lo colloca in seconda fila insieme a Bradl e
Dovizioso. In Moto2 (gara alle 7.20) pole position di Rabat, in Moto3
(gara alle 6) pole di Miller.
Al Saitama Criterium by Tour de France, corsa in linea giapponese,
applausi per Vincenzo Nibali, in gara con la maglia gialla, ma
successo del tedesco Kittel: battuti in volata il ceco Sagan e il
norvegese Kristoff. Il miglior italiano è stato Agnoli, 7° a 2’’. Nibali ha
tentato un attacco ma non si è scrollato i velocisti: ha chiuso 9° a 5’’.
SCHERMA — Delusione azzurra nel «Carroccio» di spada a Legnano:
l’iridata Fiamingo e la Boscarelli out agli ottavi, vittoria della
Pochkalova (Ucr). A Berna male anche i maschi: vince Lucenay (Fra).
● Lunedì
All’assemblea,
Thohir e
Bolingbroke
parlano di
bilancio in
rosso ereditato
dalla gestione
Moratti
● Giovedì
Moratti, suo
figlio, Ghelfi e
Manzonetto
lasciano le
cariche
nell’Inter.
La famiglia
Moratti
conserva il
29,5% delle
azioni. Il sito del
club censura il
comunicato
L’Inter a Cesena
deve fare i conti
con crisi e infortuni
con la tradizione interista, ci
sono i numeri. I nerazzurri non
vincono in trasferta dal 19 aprile (a Parma); lontano da San Siro hanno collezionato due pareggi (Torino e Palermo) e una
sconfitta (Firenze); l’ultimo
successo in campionato risale
al 24 settembre, 2-0 all’Atalanta
in casa (poi due k.o. e un pareggio con il Napoli); a parte i sette
gol al Sassuolo, la squadra segna poco: sei reti in sei gare.
Thohir-Mazzarri, grazie in ritardo a Moratti
MILANO Il sabato delle lacrime
di coccodrilli. Walter Mazzarri,
smaltiti i pressanti impegni legati alla partita con il St. Etienne, ha trovato il tempo per
rompere il silenzio su Moratti:
«Non volevo mancargli di rispetto, non ho mai pensato di
farlo e lo ringrazio per le sue
parole. Con lui e con la sua famiglia il rapporto è stato ottimo. La gente dell’Inter sa quello che ha rappresentato la famiglia Moratti per la società».
Dopo aver illustrato lunedì,
insieme con il suo braccio destro Michael Bolingbroke, tutti
gli errori economico-finanziari
della passata gestione, Erick
Thohir ha cambiato idea, prima di partire per Giakarta:
«Negli anni alla guida del club
Massimo ha ottenuto successi
straordinari culminati nell’incredibile Triplete del 2010 creando in campo una nuova
Grande Inter dopo quella di
suo padre Angelo e fuori dal
campo realizzando, Paese dopo Paese, un progetto sociale
di inestimabile valore come Inter Campus». Il comunicato di
giovedì della famiglia Moratti,
che resta azionista al 29,5%, ma
senza cariche, non ha ancora
superato la censura e continua
a non apparire sul sito del club,
ma questo fa parte degli usi e
costumi della nuova Inter.
Nel frattempo Bolingbroke
ha chiuso per un giorno la ragioneria di stato (nerazzurro) e
si gioca, perché, come diceva
Rocco, «purtroppo alla domenica ci sono le partite». L’Inter
riparte da Cesena, senza Guarin (risentimento ai flessori),
sesto infortunato della compagnia, dopo Osvaldo, D’Ambrosio, Jonathan, Nagatomo e
M’Vila. Fra tante parole, in una
settimana finalmente in linea
Anna e Mikaela
giganti alla pari
Brignone quinta, bene l’Italia dello sci
9
Il presidente (partito)
«Massimo ha ottenuto
successi straordinari
culminati nel triplete
incredibile del 2010»
i punti
raccolti
dall’Inter nelle
prime sette
partite di
campionato
(cinque in
meno di un
anno fa): 2
vittorie, 3
pareggi, 2
sconfitte. La
proiezione
finale: 49 punti
Nerazzurri Walter Mazzarri, 53 anni, sulla panchina dell’Inter da due
stagioni con Erick Thohir, 44 anni, presidente dal novembre del 2013
Il sintetico di Cesena obbligherà l’Inter a giocare in velocità, non proprio una specialità
della casa. Mazzarri ha ammesso che «il momento è difficile»
e che «occorre fare punti», ma
è convinto di potercela fare, anche se sa di avere poco tempo a
disposizione. L’ultima apparizione a Cesena (1-0, Ranocchia,
18 dicembre 2011) ha coinciso
con l’ultima maglia con il simbolo del Mondiale vinto un anno prima. Altri tempi
Fabio Monti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MGA GROUP
La vicenda
La crisi finanziaria del «sistema F1» miete le prime vittime: Bernie
Ecclestone ha confermato che Caterham (alle prese con una dura
diatriba sulla proprietà) e Marussia non correranno negli Usa e in
Brasile: si spera di recuperare i due team ad Abu Dhabi (23/11).
BOXE — Clemente Russo si avvicina a Rio 2016: l’argento olimpico
dei massimi, a Roma ha sconfitto Golovashenko (Ucr) nel primo
torneo di qualificazione. A Mosca, Giacobbe Fragomeni, 45 anni,
fallisce l’assalto alla corona dei massimi leggeri: k.o.t. con Chakhkiev.
La stagione dello sci comincia nel segno della
detentrice della coppa del mondo e di colei che
è già una stella ma che sta diventando sempre
più popolare e vincente: è parità, nel gigante di
Soelden, tra Anna Fenninger e Mikaela Shiffrin
(nella foto), un risultato che premia la gran
prima manche dell’americana e la zampata dell’austriaca nella seconda. Tra le porte larghe,
l’ex aequo mancava dal febbraio 2006 (PaersonRienda): per la Fenninger è il 4° successo di fila
in gigante, per la Shiffrin, sempre più vicina
all’idea di una superstar alla Vonn, è invece il
primo nella specialità: a 19 anni, la ragazza di
Vail, che al Mondiale 2015 giocherà in casa, è già
olimpionica e iridata, ma soprattutto sta provando la polivalenza e non limitare allo slalom
il suo talento. Per le rivali, guai in arrivo. Detto
che il podio è stato completato da un’altra austriaca, la Brem, eccoci all’Italia: quinta la Brignone, nona Nadia Fanchini, quattordicesima
Irene Curtoni, e primi punti in coppa (21a) per la
diciottenne cuneese Marta Bassino, campionessa del mondo juniores della disciplina e interprete della nouvelle vague azzurra. È un buon
inizio e nella prima manche erano ben messe
pure la Marsaglia e la Moelgg, poi cadute: «Quest’anno ci siamo» è la sintesi della Brignone. Si
riferisce a se stessa, ma anche alla squadra. Stamane la parola e gli sci passano ai maschi.
f.van.
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● Gigante
femminile: 1.
Fenninger (Aut)
e Shiffrin (Usa)
2’39’’85; 3.
Brem (Aut) a
0’’27; 5.
Brignone a
0’’37; 9.
N.Fanchini a
1’’83; 14. I.
Curtoni a 3’’74;
21. Bassino a
4’’70; out 2a
manche:
Marsaglia e
Moelgg
● Oggi gigante
maschile (9.30
e 12.45,
Raisport1 ed
Eurosport). Per
l’Italia: Nani, De
Aliprandini,
Blardone,
Simoncelli,
Casse, Eisath,
Borsotti,
Marsaglia,
Maurberger
Stufa a pellet modello Doroty colore bianco
Risultati
44
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
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E se il Resveratrolo di Vite fosse
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per proteggersi. Pionieri, in Caudalie abbiamo stabilizzato e brevettato
questa molecola dalle eccezionali virtù anti-età.
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convinti
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constata che la pelle risulta più giovane. L’82%
dichiara che la pelle risulta più soda.
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Dermatologa - Milano
“Ciò che mi ha maggiormente
sorpreso, è la trasformazione della pelle:
più liscia, con un reale miglioramento
della texture.”
Lo sapevi? Il Resveratrolo di Vite brevettato
da Caudalie è stabilizzato mediante un acido grasso
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e agire in maniera continuativa e a una concentrazione
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L’esperto
del rilassamento cutaneo
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Resveratrolo di Vite agisce sulle rughe profonde e sulla
perdita di tonicità. Ridensifica la pelle aumentando lo
spessore dell’epidermide(1). Stimola la fabbricazione di
collagene(1) e prolunga la durata di vita delle cellule(2).
La sua efficacia e la sua tollerabilità sono state provate
scientificamente grazie a test dermatologici.
Il Siero Rassodante Vinexpert di Caudalie ha il più alto
contenuto di Resveratrolo di Vite di tutta la gamma.
L’86% delle utilizzatrici ha riscontrato una pelle più
soda e l’81% un effetto levigante(4). Ridisegna l’ovale
del viso, leviga i tratti, rimodella i contorni, la pelle
è visibilmente più soda, liscia e sembra più giovane.
Questo siero oil-free presenta un’elevata tollerabilità ed
è adatto alle pelli sensibili.
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(3) Test clinico condotto sulla Crema Aspetto Luminoso SPF15 Vinexpert, 28 giorni, 14 volontarie. (4) Test clinici, % di soddisfazione, 28 giorni, 22 volontarie.
45
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
CorriereSalute
Medicina
Medicina
Come prevenire
le infezioni invernali
dei bambini
Le giuste manovre
per la rianimazione
cardiopolmonare
di Adriana Bazzi
di Antonella Sparvoli
Le pagine del vivere bene
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Insonnia e web
Relazione pericolosa
Lo spunto
di GINO ROBERTO CORAZZA*
I MALATI NON VANNO
«FATTI A PEZZI»
M
Lo Speciale
Sonno
di Corriere.it
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salute
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al sonno e ai
suoi disturbi
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2014/sonno
ILLUSTRAZIONE DI PAOLA FORMICA
olti italiani non sono soddisfatti dei
servizi del Servizio sanitario nazionale e uno dei motivi di maggior
malcontento è la percezione di una
frammentazione assistenziale, che moltiplica
le visite, aumenta il numero di farmaci ed esami, allunga i tempi di diagnosi e i periodi di
degenza. Ciò che più disturba i pazienti è la
sensazione che la loro integrità psicofisica sia
scomposta in “pezzetti”, misurati da persone
diverse, con unità di misura diverse, dai quali
teme di non riuscire a ottenere una sintesi
finale chiara e utile.
Sebbene tutto ciò abbia ovvie conseguenze
negative sullo stato di salute, e anche sull’erario, nel nostro Paese l’assistenza sanitaria continua a configurarsi su un modello specialistico o subspecialistico centrato su singoli apparati e malattie. Ma la realtà è ben diversa:
l’emergenza da fronteggiare è l’epidemia di
malati complessi, con più malattie croniche,
ciascuna delle quali può interferire con le cure
e l’andamento delle altre. Quasi la metà dei
pazienti adulti ha due o più malattie ed il fenomeno è ancora più vistoso in età geriatrica.
Di fronte a queste problematiche è necessario un approccio diverso da quello dello specialista d’organo, la cui funzione rimane insostituibile in casi particolari e procedure specifiche. Si avverte il crescente bisogno di un
medico che ponga al centro della sua attenzione non il sintomo, la malattia o l’organo, ma il
paziente come persona. Il medico internista,
se correttamente formato, ha queste caratteristiche. L’oggetto di studio della medicina interna sono proprio le complesse connessioni
tra vari organi e funzioni, nella consapevolezza
che il comportamento del tutto sia qualcosa di
più e di distinto dalla somma del comportamento delle singole parti.
All’internista è richiesto di riconoscere i
diversi problemi del paziente, decidere quali
siano i più importanti e dirimere, tra essi,
quelli da trattare e quelli da cui attendersi un
miglioramento indotto dalle altre cure. Il fatto
di avere sempre considerato il ragionamento
clinico, se non sostitutivo, almeno prioritario
rispetto ad indagini strumentali sempre più
costose ed invasive, dovrebbe rappresentare
un buon biglietto da visita per chi, in tempi di
recessione, dovrebbe ridisegnare un sistema
sanitario meno ridondante e più efficiente. A
fronte di questo in Italia, però, i posti letto di
medicina interna dal 2010 al 2013 sono calati
del 10% e un’indagine Anaao-Assomed prevede
nei prossimi 10 anni un saldo negativo di 1.800
specialisti in medicina interna.
*Presidente Soc. italiana medicina interna
Chi tende a usare fino a tardi i media elettronici avrebbe
già per proprio conto difficoltà a dormire bene. Nuove
ricerche mettono in discussione i riscontri di studi precedenti,
che avevano attribuito l’aumento dei disturbi del sonno
alla difficoltà a separarsi da tablet e smartphone
●Il numero
Ictus, le donne cinque volte
più a rischio degli uomini
200
mila
I casi di ictus
che si
verificano
ogni anno
in Italia
ictus rappresenta la prima causa di disabilità nel mondo, responsabile di
oltre 6 milioni di decessi ogni anno, 650
mila dei quali in Europa. In Italia si stimano 200 mila nuovi casi l’anno. Di questi, 3036 mila sarebbero imputabili alla fibrillazione
atriale. In occasione della Giornata mondiale
contro l’ictus cerebrale, che si celebra il 29 ottobre, la Federazione A.L.I.Ce Italia Onlus promuove, presso le farmacie delle città italiane
(www.aliceitalia.org), il controllo della pressione mediante un nuovo apparecchio che rileva
anche l’eventuale presenza di fibrillazione atriale, un’anomalia del ritmo cardiaco che causa
ben 3 ictus su 4, che potrebbero, però, essere
evitati grazie ad una costante prevenzione e a
un’attenta diagnosi precoce. La Giornata è dedicata alle donne, più a rischio rispetto ai maschi
in un rapporto di 5 a 1. Più della metà dei decessi causati da ictus avviene, infatti, nelle donne.
L’
46
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
SALUTE
Dossier
Psicologia
Rendimento
A letto presto
per essere
alunni migliori
I
l rapporto tra sonno e media elettronici sembra
essere complesso e le ricerche in questo settore
si stanno moltiplicando. Nello stesso tempo
ricerche recenti hanno dimostrato che dormire
poco (ma anche troppo) può avere conseguenze
sulle performance del giorno e perfino essere
di danno per la salute psicofisica.
Una revisione realizzata da Shelley Hershner
e Ronald Chervin del Department of neurology
dell’University of Michigan, pubblicata su Nature
and Science Sleep, indica che ad esempio tra gli
studenti universitari del primo anno i risultati
migliori sembrano essere appannaggio di quelli
che vanno a letto presto e si alzano presto.
Non si sa esattamente perché ci sia tale relazione.
Potrebbe dipendere dal fatto che questo è
il pattern di sonno più ristoratore, ma potrebbe
anche voler dire che chi va a letto presto e si alza
presto è già di per sé più organizzato e motivato.
D. d. D.
Tablet e telefonini non sono necessariamente i colpevoli delle molte nottate
in bianco di chi non riesce ad affrancarsi dalla loro seduzione. Potrebbe
essere vero il contrario: chi è già predisposto all’insonnia sarebbe anche più
vulnerabile a sviluppare un uso compulsivo dei media elettronici
«Pisolino»
Tirano tardi la
sera gli studenti
universitari, per
studiare e più
spesso per
divertirsi.
Un po’ di sonno
utile si può
recuperare con
un sonnellino
diurno.
Una ricerca
pubblicata
su Sleep and
Breathing ha
dimostrato che
il 52 per cento
degli studenti
con migliori
prestazioni
scolastiche
facevano
sonnellini diurni,
ris petto al 29
per cento di
quelli con
prestazioni
inferiori.
Naturalmente,
a patto di non
dormire durante
le lezioni.
S
i diventa insonni perché non ci
si riesce a staccare da computer, tablet e smartphone, o si è
già insonni e allora anche di
notte si rimane incollati a
schermi e tastiere?
Questi strumenti sono importanti mezzi di stimolo cognitivo, ma se il loro uso interferisce con qualità e quantità di
sonno, allora potrebbero avere
un effetto negativo sull’apprendimento, che invece necessita
di un buon riposo. Secondo
una ricerca realizzata da psicologi canadesi e pubblicata sul
Journal of Sleep Research, chi
tende a usare fino a tardi i media elettronici ha già per proprio conto difficoltà a prendere
Chi dorme poco è incline
all’ internet-dipendenza
sonno. La ricerca inverte la tendenza rispetto a studi precedenti, che avevano attribuito
l’aumento delle insonnie alla
difficoltà a separarsi da Facebook o Twitter, da altri social
network, e più in generale dai
diversivi offerti dall’elettronica.
Dicono gli autori dello studio, Royette Tavernier e Teena
Willoughby del Department of
Psychology della Brock University di St Catharines, nell’Ontario: «Il nostro studio longitudinale su un campione di universitari è durato tre anni ed è stato il primo a esaminare la
direzione dell’effetto tra due
importanti caratteristiche del
sonno (la sua durata e la pre-
senza di disturbi del sonno) e
due indici di utilizzo di media
(uso di televisione e social
network)». A un migliaio di
studenti universitari tra i 17 e i
25 anni è stato sottoposto un
questionario, rilevando le loro
abitudini nel corso della settimana e durante il week end,
momenti che hanno differenti
pattern sia per il tempo dedicato al sonno sia per le modalità
d’uso dei media elettronici.
«Lo studio — spiegano gli
autori — ha indicato che le preesistenza di problemi del sonno era in grado di predire la
quantità di tempo trascorsa
guardando la tv o sui social
network. Al contrario, il tempo
50%
La quota
di studenti
universitari
che, secondo
una ricerca,
avrebbe
un sonno
di scarsa
qualità
trascorso davanti ai media elettronici non era in grado di predire l’eventuale presenza di disturbi del sonno». Ciò a cui la
ricerca sembra non rispondere
è come se la passassero gli insonni quando ancora non esisteva l’elettronica, quando non
ci si poteva collegare su Internet 24 ore su 24. Ad esempio,
se un buon libro potesse tenere
loro compagnia, ma anche tenere sveglio chi altrimenti
avrebbe dormito.
«D’altra parte, il periodo degli studi universitari rappresenta per molti il momento in
cui ci si allontana dalle abitudini familiari — dice il professor
Giuseppe Plazzi, del Dipartimento di Scienze Biomediche e
Neuromotorie dell’Università
di Bologna, IRCCS Scienze Neurologiche Ausl di Bologna —.
Molti prediligono lo studio
notturno e questo potrebbe
rappresentare l’espressione di
una particolare attitudine circadiana, ossia di un loro specifico cronotipo».
Un altro studio ha poi esplorato il rapporto tra l’utilizzo di
Facebook e la qualità del sonno. È noto che questo social
network può generare forme
più o meno intense di dipendenza perché rappresenta una
sorta di finestra sui fatti degli
altri. Lo studio è stato effettuato da ricercatori della Scuola di
Medicina dell’Universitad Peruana de Ciencias Aplicadas di
Lima, in Perù, guidati da Isabella Wolniczak, ed è stato
pubblicato su PLOS One.
Si tratta di uno studio “trasversale”, metodologia che rileva l’associazione tra un fenomeno e un altro, senza che sia
possibile capire quale dei due
sia la causa.
La ricerca ha messo in evidenza che tra gli oltre 400 universitari analizzati, un sonno di
scarsa qualità era presente in
circa il 50per cento dei soggetti. L’uso smodato di Facebook
era invece presente in circa il 9
per cento dei soggetti. Tra questi ultimi la frequenza dei disturbi del sonno era però decisamente superiore.
Gli autori propongono diverse possibili spiegazioni di questa associazione: forse alcuni
studenti avviano Facebook
quando hanno terminato le attività quotidiane, un momento
❞
Cronotipo
Molti giovani
amano lo studio
notturno non
per cattive abitudini
ma per una reale
attitudine
«circadiana»
che facilmente corrisponde
con quello del sonno; oppure si
sviluppa dipendenza per alcune attività di Facebook, come i
messaggi e i giochi on line. Infine, l’uso smodato di Facebook potrebbe essere responsabile di vissuti di solitudine e
isolamento, che già in precedenza altre ricerche hanno dimostrato essere esse stesse
causa di insonnia.
Danilo di Diodoro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Computer e tv rubano
il sonno ai piccoli
iù tempo i bambini passano davanti agli schermi di tv e computer, più
è probabile che dormano poco. È la conclusione cui
sono giunti alcuni ricercatori
guidati da Christopher Magee
del Centre for Health Initiatives
dell’University of Wollongong
in Australia, dopo aver realizzato uno studio, pubblicato su JAMA Pediatrics, su oltre tremila
bambini seguiti per cinque anni. Una delle ipotesi avanzate
per spiegare questa correlazione è che le ore passate davanti
agli schermi possano essere
rubate ad attività che potrebbero facilitare il sonno, per esempio l’attività fisica. Un’altra ipotesi è che attraverso gli schermi
P
si resti esposti più a lungo alla
luce artificiale che ha un’azione
diretta sui sensibili ritmi circadiani dei bambini, allontanando l’addormentamento. Questi
fenomeni potrebbero poi attivare circoli viziosi, come spiegano gli autori dello studio:
«Meno sonno vuol dire stanchezza, che può ridurre ulteriormente la motivazione a intraprendere comportamenti
attivi, così che nel tempo ci si
sposta sempre più verso attività sedentarie, come il guardare
la tv o usare il computer, proprio come mezzi per affrontare
sonnolenza e stanchezza».
Il rischio è più evidente per
bambini di famiglie svantaggiate da un punto di vista cultu-
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
SALUTE
Sviluppo
Crescono bene
se fanno
«sogni d’oro»
Neurofisiologia
L’indagine
La ricerca «Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani»
(anno 2013-2014), della Società Italiana di Pediatria,
ha sottoposto un questionario a un campione nazionale
di 2.107 studenti (1.073 maschi - 1.034 femmine) di terza
media inferiore. Ecco alcune risposte significative
QUANTE ORE AL GIORNO
GUARDANO LA TV
Meno di 1
57%
Da 1 a 3 ore
13,6%
Più di 3 ore
0
20
40
60
80
QUANTE ORE AL GIORNO PASSANO
IN MEDIA IN INTERNET
Meno di un’ora
27,4%
Da 1 a 3 ore
45,8%
Più di 3 ore
26,0%
0
20
40
60
80
IN QUALI MOMENTI DELLA GIORNATA
USANO IL PC O SI COLLEGANO A INTERNET
La mattina
appena sveglio
12,5%
81,5%
Nel pomeriggio
Dopo cena
56,4%
Prima
di addormentarsi
34,7%
0
20
40
60
80
A CHE ORA VANNO A LETTO SE IL GIORNO
SUCCESSIVO C’È SCUOLA
7,3%
Alle 21
36,5%
Alle 22
40,6%
Alle 23
A mezzanotte
o più tardi
14,8%
0
20
40
60
80
A CHE ORA VANNO A LETTO SE IL GIORNO
SUCCESSIVO NON C’È SCUOLA
Alle 21 0,7%
5,2%
Alle 22
Alle 23
28,2%
A mezzanotte
o più tardi
65,5%
0
20
40
60
80
d’Arco
rale e socio-economico. È probabile, secondo l’interpretazione dei ricercatori, che in queste
famiglie vigano regole meno
stringenti rispetto agli orari di
accesso dei bambini a tv e computer. Inoltre, spesso i bambini
hanno difficoltà a intraprendere giochi attivi per mancanza di
spazi e minori possibilità di accesso ad attività extrascolastiche strutturate. Una sorpresa
per i ricercatori è stata aver trovato lo stesso livello di rischio
nelle famiglie di strati socioeconomici più elevati. «Maggiori livelli di guadagno sono
correlati a più apparecchiature
elettroniche in casa, — dicono
— il che contribuisce a una minore durata del sonno e a più
tempo davanti agli schermi».
Anche i bambini sovrappeso
hanno una minor qualità di
sonno e lunghe permanenze
davanti gli schermi: difficile in
questo caso tracciare il limite
tra cause e conseguenze, anche
ambini, dormire dopo
aver studiato è un comp o r t a m e n to f u r b o .
Mentre uno se ne sta a
letto, il cervello lavora, consolidando quanto si è appreso. Lo
dimostra una ricerca realizzata
da un gruppo di esperti guidati
da Anna Ashworth del Department of Psychology and Human Development dell’Institute of Education di Londra, pubblicata sul Journal of Sleep Res e a r c h e re a l i z z a t a s u 3 3
bambini di età fra i 6 e i 12 anni.
A migliorare con il sonno è
soprattutto la cosiddetta “memoria dichiarativa”, quella legata al sapere, alle informazioni che possono essere riportate
verbalmente, come una lezione
di storia. Meno suscettibile all’azione benefica del sonno
sembra essere invece la “memoria procedurale”, quella del
saper fare, ad esempio imparare una sequenza di azioni, come allacciarsi le scarpe.
Particolarmente efficace per
il consolidamento della memoria dichiarativa è la fase 3
del sonno, detta “a onde lente”
per la forma che hanno le onde
cerebrali rilevate all’elettroencefalogramma. Questa fase è
abbondante durante l’infanzia
e tende a diminuire con l’avanzare dell’età. La memoria procedurale è invece aiutata dalla
fase REM, quella dei movimenti rapidi degli occhi e dei sogni
più vividi. La fase 2, a basso voltaggio, forse gioca una funzione positiva per entrambe le forme di memoria.
Il consolidamento della memoria durante il sonno è frutto
di un intenso lavoro neurofisiologico. «È un processo coordinato dall’ippocampo, area
cerebrale coinvolta nella codifica delle informazioni, nel loro consolidamento e nel processo di recupero delle informazioni — dicono gli autori
della ricerca —. Durante il sonno, l’ippocampo riattiva le nuove informazioni, consentendo
il rafforzamento dei circuiti
neurali e il trasferimento delle
memorie nelle sedi di immagazzinamento a lungo termine
B
28,9%
se gli autori ipotizzano che il
sovrappeso possa ridurre la
qualità del sonno perché predispone ad attività sedentarie.
La perdita di ore di sonno è
responsabile di sonnolenza
diurna, che può avere ripercussioni sulle funzioni cognitive e
sulle prestazioni scolastiche.
Una metanalisi di ricerche su
Carenze
Vengono a mancare
ore da dedicare
ad attività rilassanti,
come l’esercizio fisico
Rischi
In famiglie benestanti,
più apparecchiature
aumentano il rischio
di «eccessi»
questo aspetto è stata realizzata
da Julia Dewald del Department of Education della Faculty of Social and Behavior Science, Università di Amsterdam, e
pubblicata su Sleep Medicine
Reviews. Gli studiosi hanno
concluso che bambini, adolescenti, genitori e scuole dovrebbero essere sensibilizzati,
anche attraverso specifici programmi, sull’importanza di un
sonno di qualità e di giusta durata per poter ottenere buone
prestazioni scolastiche.
Dice in proposito il professor
Giuseppe Plazzi: «È utile far
precedere il momento di andare a letto da un rituale rilassante, cenare presto, prima dei genitori, mantenere orari abituali, tenere lontano dalla camera
da letto ciò che può interferire
con il sonno, tv e dispositivi
elettronici. Istruzioni semplici
ormai difficili da applicare».
D. d. D.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
P
er quanto concerne la relazione tra sonno
e salute generale, uno studio pubblicato su
Sleep da un gruppo guidato da Francesco
Cappuccio della Warwick Medical School,
Clinical Sciences Research Institute
dell’University of Warwick, di Coventry, nel Regno
Unito, ha indicato che si dovrebbe dormire non
meno di sette ore e soprattutto mai meno di
cinque; non più di otto e mai più nove. «I bambini,
in particolare, hanno bisogno di dormire più degli
47
adulti — dice Giuseppe Plazzi, del Dipartimento di
Scienze Biomediche e Neuromotorie Università di
Bologna, IRCCS Scienze Neurologiche Ausl di
Bologna — per avere valide performance diurne
e per una buona crescita e un buon metabolismo.
Un’attenzione nell’uso dei media rientra tra le
precauzioni che ogni genitore dovrebbe adottare
per salvaguardare la qualità del sonno dei figli».
D. d. D.
Chi di notte si riposa
rinforza la memoria
che si trovano nelle regioni della corteccia cerebrale». Tra l’altro, sembra che questo trasferimento di informazioni, immagini e ricordi, sia responsabile
in parte del contenuto dei sogni, che si generano proprio da
questi materiali psichici mentre vengono spostati da una
parte all’altra del cervello.
Sfortunatamente, il silenzioso meccanismo di consolidamento della memoria durante
il sonno perde di efficacia con
l’età. Lo indica una ricerca del
Laboratoire d’Etude des Mécanismes Cognitifs dell’Université Lumière di Lione. Specifici
test mnemonici sono stati
somministrati a due gruppi,
uno di ventenni e uno di settantenni. In ognuno dei gruppi, ad alcuni soggetti è stato
consentito di dormire dopo un
test di apprendimento, gli altri
sono stati tenuti svegli. Alla fine è risultato che nel gruppo
dei settantenni poter dormire
dopo l’apprendimento non migliorava la ritenzione mnemonica, il che era invece evidente
tra i ventenni. È possibile, spiegano i ricercatori, che la man-
Nelle persone
anziane
dormire dopo
un impegno
cognitivo
non migliora
la capacità
mnemonica
cata azione positiva del sonno
dipenda da una riduzione sia
della sua quantità sia della sua
qualità negli anziani. In particolare, responsabile del fenomeno sarebbe la riduzione di
durata della fase 3.
«Con l’età — conferma Giuseppe Plazzi, dell’Università di
Bologna — il fabbisogno di
sonno si riduce e ne peggiora la
qualità. Il sonno a onde lente
tende a diventare più breve,
meno continuativo e più vulnerabile agli stimoli esterni. Numerosi disturbi del sonno,
inoltre, insidiano il riposo degli adulti e ancor più degli anziani. Il rischio di sviluppare
insonnia, russamento e apnee,
disturbi specifici sia del sonno
REM, sia di quello profondo,
aumenta col passare degli anni. Un buon sonno dipende
dalle condizioni di salute, dallo
stile di vita, dal non essere sovrappeso, dall’alimentazione,
dall’attenzione con cui si affronta il pasto serale e da come
si impiega il tempo fra la cena e
il momento in cui si va a letto».
D. d. D.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo Speciale
Sonno
di Corriere.it
Una pagina
Internet
dedicata
interamente
al sonno
e ai metodi
per curare
i suoi disturbi
all’indirizzo
www.corriere.it
/salute
/speciali/
2014/sonno
48
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
SALUTE
Medicina
La speranza
Forse una nuova
terapia genica
per i «bubble boys»
I
bubble boys, i bambini costretti a vivere «sotto
una campana», isolati dall’ambiente esterno
perché privi di difese immunitarie, hanno una
speranza in più: una nuova terapia genica,
messa a punto da ricercatori del Dana Farber
Cancer Institute di Boston, che, rispetto a quella già
sperimentata in Europa, ridurrebbe il rischio di
leucemia associata all’impiego di vettori virali
come trasportatori del gene sano nei globuli
bianchi dei pazienti. Questa immunodeficienza,
(Scid) è provocata dal difetto di un gene (IL2RG),
che viene sostituito grazie alla terapia genica.
I ricercatori americani (che hanno pubblicato il loro
studio sul New England Journal of Medicine)
hanno usato come vettore del gene un virus
chiamato gammaretrovirus che si inattiva da solo
e non attiverebbe oncogeni responsabili
di leucemie. La nuova terapia genica può essere
un’alternativa al trapianto.
A. BZ.
Quei bambini sempre «raffreddati»
La prevenzione delle infezioni respiratorie ricorrenti, che iniziano
ai primi freddi e si ripetono con diversi episodi nel corso dell’anno
L'esperto
risponde
Alle domande
sulle malattie
infettive nei
bambini su
http://forum.
corriere.it/
malattieinfettive-nelbambino
ronchiti, otiti, faringiti,
raffreddori e, nei casi
più complessi, polmoniti, che cominciano
con l’arrivo della stagione fredda e si ripetono: i bambini ne
soffrono e le mamme si preoccupano. I medici le chiamano
infezioni respiratorie ricorrenti
e stanno cercando soluzioni di
cura.
Un bambino su quattro, nei
primi cinque anni di vita, può
andare incontro a questo tipo
di problemi, ma per parlare
davvero di «infezioni respiratorie ricorrenti» esiste un criterio
clinico: si devono contare almeno otto episodi di infezione,
nell’arco dell’anno in bambini
sotto i tre anni, e almeno sei infezioni in coloro che hanno superato quell’età (fino ai sette
anni).
«Questo vale quando l’infezione si presenta in sedi diverse, per esempio una volta all’orecchio e un’altra volta ai
bronchi — commenta Susanna
Esposito, direttore dell’Unità di
pediatria all’ospedale policlinico, Università di Milano, che ne
B
ha parlato a Palermo all’ultimo
congresso nazionale congiunto
della Società italiana di pediatria e della Società italiana di
infettivologia pediatrica —. Se,
invece, il processo infettivo si
manifesta sempre nella stessa
sede, per esempio se un bambino ha episodi ricorrenti di
otite o di faringite, allora il valore soglia per definire l’infezione ricorrente è di quattro
episodi l’anno».
Ma perché certi bambini si
ammalano così spesso?
Fattori ambientali
Frequenza del nido
o della scuola materna,
fumo passivo, ciuccio
favoriscono le malattie
Elementi soggettivi
Determinante è anche
la capacità di risposta
immunitaria contro
le aggressioni esterne
Esistono fattori ambientali
innanzitutto, ma ci sono anche
situazioni predisponenti che
riguardano la capacità di difesa
immunitaria innata nei confronti delle aggressioni esterne. Andiamo con ordine. E partiamo dall’ambiente.
«Frequentare l’asilo nido o la
scuola materna rappresenta un
rischio perché facilita l’esposizione ai germi — commenta
Susanna Esposito —. Poi ci si
mette l’inquinamento ambientale che comprende anche il fumo di sigaretta. E infine certi
comportamenti come l’abitudine al ciuccio».
Identificati i fattori di rischio, non è difficile suggerire
qualche regola per la prevenzione. E se è evidente che non
si può rinunciare all’asilo, almeno si può evitare di esporre i
bambini al fumo passivo o si
può limitare la loro permanenza in ambienti inquinati.
E si può eliminare il ciuccio
(che favorisce la comparsa di
otiti). È bene anche effettuare
lavaggi nasali con soluzione fisiologica per evitare la coloniz-
Le caratteristiche
25%
La quota di bambini italiani che soffre
di infezioni respiratorie ricorrenti
Si parla di infezioni ricorrenti quando si verificano
età 0
1
2
3
almeno 8 episodi
di infezione
all'anno
4
5
6
7
6 o più episodi
di infezione
all'anno
Sono
più frequenti nel periodo di inserimento
all’asilo nido e alla scuola materna
dovute a virus nell’80% dei casi
localizzate in genere nelle alte vie respiratorie
La diffusione stagionale (in %)
40
30
20
10
0
primavera
estate
autunno
inverno
Fonte: G. Bona, F. De Rienzo, Clinica Pediatrica Dipartimento
di Scienze Mediche Università del Piemonte Orientale, Novara
Le infezioni respiratorie ricorrenti motivano
1/3 delle visite pediatriche ambulatoriali
l’8-18% dei ricoveri ospedalieri
Corriere della Sera
zazione del naso da parte dei
germi Poi, secondo la professoressa Esposito, sarebbe utile
somministrare ai bambini che
hanno già avuto questo tipo di
problemi, un po’ di vitamina D
(1000 Unità al giorno per dieci
giorni al mese, per tre-sei mesi) che avrebbe un’attività immunomodulante (aumenterebbe cioè le difese immunitarie nei confronti dei germi).
Le difese immunitarie, appunto. Alcuni bambini possono presentare un’alterazione di
quella che gli specialisti chiamano «risposta immunitaria
innata», cioè quella che entra
in azione per prima, quando si
tratta di aggredire batteri e virus (la risposta adattiva invece,
che presuppone la formazione
di anticorpi specifici contro determinati microrganismi, è più
tardiva).
«Esistono farmaci — continua Susanna Esposito — che
sono in grado di stimolare la risposta innata. Il pidotimod, per
esempio, è un composto di sintesi che aumenta l’espressione
dei cosiddetti toll like receptors, una classe di recettori presenti su alcuni globuli bianchi,
capaci di riconoscere strutture
tipiche dei microbi e di neutralizzarli. Oppure l’OM 25, un lisato batterico contenente frazioni di sette batteri, che funziona sempre come immunostimolante».
Adriana Bazzi
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Una piattaforma internazionale
per combattere più efficacemente
la tubercolosi multiresistente
a storia di Francesco (il nome non è quello
vero) è una storia di malattia che finisce
bene. Comincia nel settembre scorso
quando Francesco, dodici anni, italiano,
viene ricoverato alla Clinica pediatrica De Marchi
di Milano per una disfonia: una raucedine con
abbassamento della voce. Diagnosi: tubercolosi
miliare, una delle forme più gravi. Vuol dire che
il micobatterio, responsabile dell’infezione, è
diffuso in tutto l’organismo.
Cominciano le terapie: prima sette farmaci,
poi addirittura nove. Ma trascorrono i mesi (si
arriva a febbraio) e non si vedono miglioramenti. Anzi, si fanno sentire gli effetti collaterali delle cure. Francesco ha la sfortuna di avere una tubercolosi multiresistente.
I pediatri non sanno più che cosa fare, hanno
qualche idea su quali potrebbero essere le solu-
L
Supporto per i casi difficili
Il Tuberculosis Consilium
è stato voluto dall’Organizzazione
mondiale della sanità
e dall’European Respiratory Society
CAPELLI FORTI
grazie all’estratto di Miglio
CAPELLI FOLTI
grazie alla Serenoa Repens e all’estratto di Ortica
CAPELLI NUTRITI E RIGENERATI
grazie al Selenio, alla Metionina, al Rame, allo Zinco
zioni e si rivolgono al web. O meglio a una piattaforma chiamata Tuberculosis Consilium, un’iniziativa voluta dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’European Respiratory Society
proprio per affrontare il problema della multiresistenza e per fornire un supporto ai medici nei
casi più difficili da trattare.
Gli esperti del Consilium confermano che
possono essere utili due nuove molecole: il delamanid e la bedaquilina. Entrambe non disponibili in Europa. Ma i medici milanesi riescono a
ottenere dall’azienda produttrice, grazie all’intervento dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) e del Comitato etico dell’ospedale, un farmaco per uso compassionevole: il delamanid. Quest’ultimo, associato ad altri cinque farmaci, funziona: in otto giorni il micobatterio scompare
dall’espettorato (il muco che si forma nei bronchi) e il piccolo paziente, nel giro di breve tempo, non è più contagioso.
«Francesco si è ripreso lentamente, — com-
menta Susanna Esposito, direttore dell’Unità di
pediatria, che ha seguito il caso — è riuscito ad
assistere alle lezioni di scuola via Skype ed è stato promosso. È ancora in terapia». Il suo caso è
finito sulle pagine dell’European Respiratory
Journal a firma della ricercatrice milanese.
Francesco è un esempio di come la tubercolosi possa costituire una minaccia importante anche a Milano (il ceppo di micobatterio che l’ha
infettato proveniva dall’Est europeo dove l’infezione è molto diffusa, e probabilmente il ragazzino si è infettato a scuola), anche se l’Italia è un
Paese a bassa endemia. Questo significa che si
registrano all’anno meno di 10 casi ogni 100 mila
abitanti.
Il problema tubercolosi non è risolto e si sta
riproponendo, vuoi perché oggi molti malati,
grazie ai progressi della medicina sopravvivono
in condizione di immunodepressione e quindi
sono facile preda dei germi, vuoi perché infezioni come l’Aids hanno contribuito alla diffusione
di ceppi multiresistenti, vuoi perché il nostro
Paese accoglie immigrati che provengono da
aree endemiche (come l’Est europeo, l’Africa e
molte zone dell’Asia).
E anche i bambini sono a rischio. Così la Società italiana di pediatria e la Società italiana di
infettivologia pediatrica hanno stabilito nuove
linee guida, discusse all’ultimo congresso congiunto di Palermo, per affrontare la malattia.
I bambini quando si infettano hanno una
maggiore probabilità rispetto all’adulto di andare incontro alla malattia attiva. Nei due anni successivi all’infezione il rischio di sviluppare malattia è del 15 per cento circa negli adolescenti,
del 24 per cento nei bambini fra uno e 5 anni, del
43 per cento in quelli sotto l’anno di età. Il problema è il riconoscimento della malattia che
spesso dà sintomi aspecifici.
«A questo proposito —sottolinea Alberto Villani, pediatra all’Ospedale Bambino Gesù di Roma — aiutano le nuove metodiche di biologia
molecolare che consentono in tempi molto rapidi, cioè nel giro di ore, di identificare il germe
della tubercolosi e di valutare anche la sensibilità ai farmaci».
A. Bz
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
49
SALUTE
Medicina
Numeri «bassi»
Solo nel 15%
dei casi qualcuno
interviene
Pratica
I
n Europa l’arresto cardiaco colpisce 400 mila
persone ogni anno, di cui 60 mila in Italia. Se
l’arresto si verifica al di fuori di un ospedale la
sopravvivenza è inferiore al 15%. Nonostante il
70% degli episodi avvenga in presenza di altre
persone, che potrebbero iniziare le manovre di
soccorso, solo nel 15% dei casi qualcuno pratica la
rianimazione cardiopolmonare. Se questa quota si
alzasse al 50-60% potrebbero essere salvate 100
mila persone all’anno in Europa. Questo è uno dei
motivi per cui è stata di recente promossa
l’iniziativa “VIVA!”, una compagna realizzata da
Italian Resuscitation Council (IRC) e IRC-Comunità
(IRC-Com). Nella settimana dal 13 al 19 ottobre
scorsi si sono svolti più di 100 eventi in 80 città,
per sensibilizzare sul tema della rianimazione
cardiopolmonare. Per informazioni e ulteriori
approfondimenti http://www.ircouncil.org/
A. S.
Come si fa la rianimazione cardiaca?
Lo specialista
La rianimazione cardiopolmonare (RCP) è una tecnica di primo soccorso
indispensabile in situazioni di emergenza, quando siamo
di fronte a un arresto cardiaco. L’obiettivo è prevenire danni
al cervello da mancato apporto di ossigeno, in attesa di poter
disporre di un defibrillatore e dei soccorsi sanitari
Pochi semplici passaggi
da imparare
Da eseguire subito
nell’attesa dell’ambulanza
S
Daniela
Aschieri
Responsabile
cardiologia
territoriale
ASL
di Piacenza.
Responsabile
Progetto vita
L'esperto
risponde
alle domande
sui problemi
di cuore e vasi
all’indirizzo
http://forum.
corriere.it/
cardiologia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
1 Se qualcuno vicino a voi sviene
all’improvviso, non reagisce
alla chiamata (scuotendolo leggermente
per le spalle) e non respira
normalmente, è possibile che si tratti
di un arresto cardiaco
3
Appena avrete a disposizione
un defibrillatore (DAE= Defibrillatore
semiAutomatico Esterno), accendetelo:
lo strumento vi darà le indicazioni vocali
su come procedere, guidandovi
passo dopo passo nelle semplici
manovre del soccorso
Fate chiamare subito il 118
e, se possibile, mandate
qualcuno a prendere
un defibrillatore, indicato
da questo logo in tutta Europa
2 Iniziate immediatamente
il massaggio cardiaco e continuate
fino all’arrivo del defibrillatore
o dell’ambulanza. Se non lo sapete
praticare potrete essere istruiti
al telefono dagli operatori del 118
COME SI FA LA RCP
La rianimazione cardiopolmonare prevede una sequenza di 30 compressioni toraciche (massaggio cardiaco)
alternate a 2 ventilazioni (respirazione «bocca a bocca» o meglio «bocca-maschera»)
Massaggio cardiaco
Respirazione «bocca-maschera»
Le compressioni toraciche determinano un abbassamento
dello sterno e la spremitura del cuore contro la colonna
vertebrale. Ciò permette al sangue contenuto nelle cavità
cardiache di essere spinto in circolo e di arrivare
al cervello, rallentando l’insorgenza di danni
30
Va eseguita solo se se ne hanno le competenze, altrimenti
si rischia di perdere tempo prezioso: è dimostrato che il solo
massaggio cardiaco è altrettanto efficace a mantenere
una sufficiente minima ossigenazione
COMPRESSIONI
al ritmo di
100
OGNI
MINUTO
Sovrapporre le mani sul centro del torace e a braccia tese comprimere
profondamente per raggiungere una profondità di 5-6 cm.
Ad ogni compressione deve seguire un completo rilasciamento
del torace
Completare una serie di 30 compressioni al ritmo di almeno 100
al minuto. Poi effettuare due insufflazioni (vedi a lato) e ricominciare
con un’altra serie di 30 compressioni
2
INSUFFLAZIONI
1”
DURATA DI OGNI
INSUFFLAZIONE
Mettere il palmo della mano sulla fronte della persona e spingere
la testa all’indietro, sollevando il mento con l’altra mano, per aprire
le vie aeree
Appoggiare la bocca sulla apposita maschera o su un altro mezzo
di protezione (specifico telino, o fazzoletto, o garza) posato su quella
della vittima
Eseguire 2 insufflazioni lente e progressive della durata di circa
1 secondo, verificando che il torace della vittima si sollevi come
durante una respirazione normale
IL DEFIBRILLATORE
Il solo massaggio cardiaco non basta mai a tenere in vita a lungo una persona.
È fondamentale disporre nel più breve tempo possibile di un defibrillatore
semiautomatico esterno (DAE), un apparecchio che, somministrando scariche
elettriche, può interrompere la fibrillazione cardiaca o la tachicardia ventricolare
senza polso (le cause più frequenti di arresto cardiaco) e ripristinare un ritmo
e quindi una circolazione efficace
Per usare un defibrillatore ricordare alcuni
semplici passaggi
Elettrodi
Piastre adesive
da applicare sul torace
del paziente come
indicato nella figura
Posizione
sottoclavicolare destra
3
Posizione
sottoascellare sinistra
1 Aprire il coperchio (o accendere il tasto on/off)
del defibrillatore
1
2 Ascoltare le istruzioni vocali
Applicare
gli
elettrodi
adesivi
sul
torace
della
vittima
4
3 come indicato nelle figure e continuare ad ascoltare
2
4 A questo punto premere il tasto arancione
per erogare la scarica quando il defibrillatore decide
che è necessario (solo ed esclusivamente in questo
caso il tasto arancione diventa attivo e si può erogare lo shock)
3
La scarica elettrica
ripolarizza il sistema
di conduzione del cuore
ristabilendo il ritmo
naturale
ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI
e siete testimoni di un arresto cardiaco
chiamate il 118 e iniziate subito la rianimazione cardiopolmonare: per ogni
minuto che passa senza alcun intervento, la percentuale di sopravvivenza si riduce del
10 per cento. «Durante l’arresto cardiaco il cuore
smette improvvisamente di pompare, in genere
per fibrillazione ventricolare: le contrazioni dei
ventricoli perdono il loro ritmo, si fanno scomposte e il cuore non riesce più a spingere il sangue in circolo in modo efficace. In pochi minuti
la mancanza di sangue ossigenato può causare
danni irreversibili al cervello e la morte può
intervenire in 8-10 minuti. Finché non si ha
a disposizione un defibrillatore, la rianimazione
cardiopolmonare è l’unico modo per far scorrere il sangue verso il cervello e gli altri organi
vitali e aumentare le possibilità di salvare
la vita» spiega Daniela Aschieri, responsabile
della Cardiologia territoriale della ASL di Piacenza e responsabile del Progetto vita.
Come si riconosce un arresto cardiaco?
«La persona colpita perde improvvisamente
conoscenza, non risponde a chi le parla, ha
assenza di circolazione, non si muove e non
respira. In questi casi solo rianimazione cardiopolmonare e defibrillazione precoce possono
evitare il decesso in attesa dell’ambulanza».
In che cosa consiste la rianimazione cardiopolmonare?
«Consiste in cicli di 30 compressioni toraciche (massaggio cardiaco) ed eventualmente 2
ventilazioni (respirazione “bocca – maschera” o
con telini di protezione), ma sono sufficienti
anche le sole compressioni toraciche, finché il
soccorritore ce la fa e non si ha a disposizione
un defibrillatore. In generale, in caso di bisogno, è molto meglio cercare di intervenire, anziché non fare nulla per paura che le proprie conoscenze siano insufficienti.
«Il massaggio cardiaco si effettua mettendo
il palmo della mano al centro del torace della
persona, posandovi poi sopra l’altra mano. Con
le spalle in linea con le mani si iniziano le compressioni, cercando di abbassare il torace di
circa sei centimetri. Il ritmo delle compressioni
dovrebbe arrivare a circa 100 al minuto. Se il
soccorritore non ha dimestichezza con la procedura di ventilazione è meglio che continui il
massaggio cardiaco finché non arriva il defibrillatore. Se sa fare la ventilazione (e, per quanto
possibile, ha a disposizione i “presidi di ventilazione”, cioè la maschera apposita o il telino di
protezione), dopo le 30 compressioni, può procedere con la respirazione artificiale (vedi disegno): la prima insufflazione deve durare un
secondo, controllando se il torace si alza. Se si
alza, significa che l’insufflazione dell’aria è efficace e si procede con la seconda ventilazione».
Perché è fondamentale il defibrillatore?
«Il tempestivo uso di un defibrillatore serve per
interrompere la fibrillazione ventricolare, la
causa più comune di arresto cardiaco, e a far
ripartire il regolare ritmo del cuore. I defibrillatori oggi sono semiautomatici o automatici e
possono essere usati da chiunque. Analizzano il
ritmo cardiaco, facendo la diagnosi e avvertendo il soccorritore, con messaggi vocali, se è necessario o no erogare la scarica elettrica: il defibrillatore si predispone a erogare la scarica solo
se riconosce la presenza di un ritmo defibrillabile. I passaggi per erogare la scarica sono semplici: il defibrillatore, attraverso messaggi vocali
e figure semplici, guida passo dopo passo l’operatore per tutto il processo della rianimazione.
I defibrillatori dovrebbero essere a disposizione
in tutti i luoghi pubblici, impianti sportivi e
scuole».
Antonella Sparvoli
LE FASI
DEL SOCCORSO
50
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
SALUTE
Alimentazione
L’altra cucina
La strana variante
andina
dal colore viola
P
iccole e scure, dall’aspetto vagamente
inquietante, le patate dalla polpa viola,
o «vitelotte» (etimologia incerta), di antica
origine andina e oggi coltivate anche
in Francia, sono una divertente stranezza
gastronomica, con una marcia nutrizionale in più.
L’intensa colorazione della polpa è infatti dovuta
a una gran quantità di antociani, antiossidanti
analoghi a quelli dei mirtilli, dall’azione, tra l’altro,
antinvecchiamento. In Francia è facile vedersele
Le patate non sono sempre
nemiche di chi vuole dimagrire
Ma attenti ai condimenti
e patate, pur essendo ortaggi (più precisamente
tuberi), vengono sempre
inserite dalle linee guida
nutrizionali nel gruppo dei “cereali e derivati”. E c’è chi ne sottolinea i pregi e chi, invece, si
sofferma solo sui “difetti”.
Da un lato, infatti, le patate
apportano, oltre a carboidrati
complessi, anche potassio, magnesio, zinco, fibra, vitamina C.
Dall’altro, forniscono più
energia degli altri ortaggi (85
L
kcal per etto, contro le 9 dei finocchi e le 11 delle zucchine),
ma soprattutto — ed è quello
che spesso viene indicato come
il “difetto” maggiore — hanno
un elevato indice glicemico.
Questo significa che, a parità
di contenuto di carboidrati rispetto ad altri alimenti quali la
pasta o l’orzo, le patate comportano un rialzo della glicemia più marcato.
E poiché c’è chi considera
l’indice glicemico il criterio
L'esperto
risponde
alle domande
dei lettori
sui temi
di nutrizione
all’indirizzo
http://forum.
corriere.it/
nutrizione
principale dal quale farsi guidare nella scelta dei cibi anche
quando si ha qualche chilo da
perdere, le patate finiscono per
essere incluse fra i peggiori nemici della linea.
Ma è davvero così? Non sono
di questo parere gli autori di
uno studio, condotto negli Usa
e appena pubblicato sul Journal of American College of Nutrition.
I ricercatori hanno messo a
confronto due interventi diete-
servire come insolite patatine fritte, con l’aperitivo.
Ma il piatto forte, capace di stupire anche gli ospiti
più gourmand, sono gli gnocchi di patate vitelotte
(con un kg di patate servono 150 g di farina),
che restano viola come un’alba estiva.
Proibito, per motivi cromatici, condirli con salsa
di pomodoro. Meglio olio e grana, per non
guastarne il colore.
Roberta Salvadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Preparazioni diverse a confronto
Valori per etto di alimento
Patate
Proteine g
bollite,
senza
buccia
1,8
cotte
al microonde
Grassi g
16,9
0,1
2,1
Carboidrati g Potassio mg Energia kcal
1
fritte
in casa
3,9
fritte
confezionate
in busta
5,4
280
17,9
6,7
29,6
71
570
29,9
660
58,5
1.060
Fonte: Tabelle di composizione degli alimenti INRAN agg.2000
tici che prevedevano entrambi
la riduzione delle calorie ed un
frequente consumo di patate,
abbinato, in un caso, ad alimenti prevalentemente a basso
indice glicemico, e nell’altro a
cibi con alto indice glicemico.
Hanno così verificato che si
può perdere peso anche includendo le patate nella dieta, a
patto di ridurre le calorie complessivamente introdotte.
E sempre a favore delle patate, si può ricordare che in un altro studio, pubblicato dall’European Journal of Clinical Nutrition, le patate bollite sono risultate, fra i 38 cibi esaminati,
quelle che, a parità di calorie,
avevano il più alto “indice di sazietà”: più che triplo, per esempio, rispetto al pane bianco, e
quasi triplo rispetto alle patatine fritte.
Ci sono però anche risultati
che vanno in senso opposto.
Per esempio, in uno studio
condotto negli Usa e pubblicato da The New England Journal
of Medicine, le patate (prime
fra tutte quelle fritte, poi anche
quelle preparate in altro modo)
sono risultate l’alimento maggiormente associato con l’incremento di peso, nel corso degli anni, negli adulti.
85
188
507
Corriere della Sera
Quindi, come è opportuno
regolarsi?
«Le patate non vanno escluse dalla dieta neppure se si è
diabetici o se si deve perdere
qualche chilo — dice Maria
Grazia Carbonelli, direttore
dell’Unità di dietologia e nutrizione-Azienda ospedaliera San
Camillo Forlanini di Roma —.
Si possono consumare un paio
di volte alla settimana, cucinate
in modo semplice, non in aggiunta, bensì in sostituzione di
altri carboidrati, in modo da
contenerne la quantità complessivamente assunta cioè il
carico glucidico giornaliero ».
«È anche opportuno — continua l’esperta — accompagnarle con una buona dose di
proteine e fibre che ne riducono l’impatto sulla glicemia. Per
chi è diabetico, un accorgimento utile è quello di consumare le patate bollite raffreddate: riduce l’aumento della
glicemia indotto da questi tuberi. E se l’obiettivo è perdere
peso, attenzione ai grassi utilizzati per cucinare: spesso sono proprio questi la fonte calorica più rilevante nei piatti a base di patate».
Carla Favaro Nutrizionista
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● La ricetta della salute
«Schiacciata» con timo
e ripieno di zucchine
Ingredienti per 4 persone: 600 g
di patate, 2-3 rametti di timo fresco,
3 zucchine, 1 spicchio d’aglio,
40 g di caciocavallo, 3 cucchiai di olio,
mezzo cucchiaino di maggiorana secca,
sale.
Preparazione: lessare le patate con la buccia per 15-20
minuti, pelarle, ridurle in purè, condirle con sale e un
cucchiaio d’olio mescolato al timo. Tagliare le zucchine a
mezze rondelle; sbucciare e tritare l’aglio, rosolarlo con 2
cucchiai d’olio, aggiungere le zucchine, salare e cuocere per 10
minuti. Poi aromatizzarle con la maggiorana. Stendere le
patate formando un cerchio di circa mezzo cm di spessore,
mettere sopra le zucchine, cospargere col formaggio
grattugiato grosso, passare in forno a 190 gradi per 5 minuti.
Valore nutrizionale per porzione: proteine g 8, grassi g 12
(di cui saturi g 3), carboidrati g 29, kcal 249 , colesterolo mg 9.
● Il commento
ual è la cottura migliore per le patate? Sono diversi
i fattori di cui tener conto. Per esempio, se la cottura
al forno è più idonea a mantenere il potassio
o a mitigare le perdite di vitamina C rispetto alla
bollitura (soprattutto se senza buccia) può però comportare
altri problemi. Infatti, la cottura al forno ad alte temperature
(come pure l’arrostitura o la frittura) può portare
alla formazione di acrilammide, sostanza potenzialmente
cancerogena. Per ridurne la formazione, una semplice regola,
suggerita da esperti europei, è: “dorare e non bruciare”.
Inoltre, è opportuno variare le modalità di cottura e, nel caso
delle patate, evitare di conservarle in frigorifero (perché
questo aumenta i livelli di zuccheri e potenzialmente anche la
formazione, in cottura, di acrilammide, che ad essi è legata).
C. F.
Q
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
Diritto
Valutazioni
Tempi di degenza
«calibrati»
sul singolo caso
I
l problema delle riammissioni non è solo
italiano, come dimostrano i numeri riportati in
recenti studi internazionali che hanno stimato
anche all’estero un tasso medio di ritorni che
riguarda un malato su sei (tra i 12 e il 18% dei
ricoveri), con un costo che si aggira attorno ai
7.500 dollari a paziente e che potrebbe essere
evitato nel 20-40% dei casi.
«Premessa fondamentale per evitare il rientro
in ospedale è che i pazienti vengano operati al
Troppi rientri in ospedale
per problemi dopo un intervento
Manca un’organizzazione efficace per seguire chi viene dimesso
Per saperne
di più
Piano
nazionale esiti
del ministero
della Salute,
sull’attività
degli ospedali
www.salute.
gov.it
Il fenomeno
La chiamano
la «sindrome della
porta girevole»
e ha costi alti sia
per i malati sia per
il servizio sanitario
nfezioni, dolori, ematomi,
febbre o diarrea che durano
un po’ più del solito: problemi che spesso spaventano
malati e familiari se si presentano al rientro a casa dopo un
intervento chirurgico.
Le «riammissioni», in gergo
tecnico, sono il fenomeno per
cui un paziente torna in ospedale entro 30 giorni dal suo primo ingresso. «Il fenomeno è
stato anche definito “sindrome
da porta girevole” e ne sono
particolarmente a rischio gli
anziani — ha detto Francesco
Corcione, presidente della Società italiana di chirurgia, durante il congresso appena conclusosi a Roma —. In Italia sono circa 160 mila all’anno le
persone che tornano in corsia
I
In sala operatoria
70%
Le probabilità che ciascun italiano
ha di dover ricorrere a un intervento chirurgico
nel corso della vita
4.200.000
Gli interventi chirurgici effettuati
in Italia ogni anno
160.000
Le persone che devono ricorrere
a un nuovo ricovero entro 30 giorni
da un intervento chirurgico
10%
La quota di interventi effettuata
con tecniche mininvasive
(ma si potrebbe arrivare al 30-40%)
Fonte: SIC – Società Italiana di Chirurgia
I rimedi
Il paziente mandato
a casa ha bisogno
di istruzioni più chiare
e di riferimenti
CdS
per cause correlate a un’operazione, anche a causa dei tempi
di degenza troppo contratti,
per la necessità di ottimizzare
le spese».
Ridurre il numero delle
riammissioni è fondamentale
sia per i malati, sia per contenere i costi a carico del Servizio
sanitario nazionale. Il più delle
volte, inoltre, il paziente operato e dimesso che si trova in difficoltà si presenta al Pronto
soccorso, dove ha ben poche
probabilità di trovare il medico
che lo ha seguito o il chirurgo
che lo ha operato, mentre sale
la possibilità di un nuovo ricovero, anche se non strettamente necessario.
«Se da un lato è normale che
i pazienti cerchino rassicurazioni, dall’altro ci sono modi
più efficaci per gestire il post
ricovero — spiega Nicolò de
Manzini, presidente del Collegio dei professori universitari
di chirurgia —. Servono innanzitutto istruzioni e spiegazioni
chiare al momento delle dimissioni. E in caso di problemi
gravi o timori sarebbe meglio
per il paziente cercare un contatto con il chirurgo di riferimento, che conosce la situazione. Ma bisogna anche migliorare il dialogo tra ospedale e
medici di famiglia, che possono essere un primo valido riferimento per il paziente anche
nella fase post operatoria».
Vera Martinella
Ricoveri di un solo giorno o comunque brevi, favoriti da tecniche mininvasive
S
❞
La day
surgery
e la week
surgery
riducono
disagi
e costi
paroscopia per operare la colecisti, o l’artroscopia per il ginocchio — dice Francesco Corcione, direttore della Divisione
di chirurgia generale dell’Azienda ospedaliera ad alta
specializzazione Monaldi di
Napoli e neopresidente della
Società italiana di chirurgia —.
Una volta, dopo un intervento
sulla colecisti o alle varici si tornava al lavoro anche dopo un
mese dall’operazione, oggi con
l’intervento in laparoscopia solo dopo qualche settimana. A
guadagnarci è il paziente che
recupera più velocemente, ma
anche il Servizio sanitario perché, diminuendo i giorni di degenza, si riducono i costi diretti
a carico degli ospedali. Come
pure si risparmia sui costi sociali indiretti per la comunità».
Il discorso vale anche per il
modello organizzativo chiamato week surgery: il paziente di
solito entra in ospedale il lunedì mattina, viene operato e dimesso entro il venerdì pomeriggio.
«Questo è il modello, previsto ancora in pochi ospedali,
applicabile in caso di interventi
più importanti eseguiti con
meglio e dimessi al momento giusto — sottolinea
Diego Piazza, presidente dell’Associazione
chirurghi ospedalieri italiani —. L’evoluzione
tecnologica degli ultimi anni ha reso la chirurgia
meno temibile e più sicura. Serve comunque un
attento controllo durante e dopo l’operazione (oggi
esistono scrupolose liste a cui attenersi) e una
precisa selezione dei pazienti che necessitano
un ricovero più lungo».
V. M.
IN BREVE
Visite gratuite dei reumatologi
Per iniziativa dell’Associazione nazionale malati
reumatici (Anmar) fino al 31 ottobre sarà attiva
la Campagna di prevenzione dei disturbi
osteoarticolari. In diversi centri della Penisola
unità e ambulatori di reumatologia aderenti
al progetto eseguiranno visite gratuite. Per
prenotarsi tel. 800.910.625, oppure
340.149.28.57 (dalle ore 9 alle 13). Per
informazioni sulla campagna e altre iniziative
sulle malattie reumatiche: www.anmar-italia.it.
Studio sulla Distrofia di Duchenne
La Distrofia muscolare di Duchenne e Becker
è una malattia genetica rara che colpisce quasi
esclusivamente maschi. Per finanziare uno
studio sulla patologia guidato dal professor
Eugenio Mercuri del Policlinico Gemelli di
Roma e sostenere Parent Project Onlus, fino
al 1° novembre si può mandare un sms del
valore di 2 euro al numero 45504. Per avere
maggiori informazioni: www.parentproject.it.
Viaggi sicuri in 5 continenti
Quanto mai attuale in tempo di
allarme per l’epidemia di Ebola in
Africa, il volume «Viaggi e salute
nei 5 continenti», di Walter Pasini,
presidente della Società italiana di
medicina del turismo. Aggiorna
i medici sulla situazione
epidemiologica nel mondo, per poter dare ai
viaggiatori le indicazioni su rischi e profilassi
internazionale. Per inf. www.viaggiesalute.it.
Iniziativa della Fondazione Ieo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I nuovi modelli di chirurgia «veloce» e sicura
ottoporsi a un intervento chirurgico in day surgery e tornare a casa in
giornata o dopo un solo
pernottamento in ospedale.
Grazie a tecniche chirurgiche
sempre meno invasive, che
prevedono solo piccole incisioni, si riducono durata della degenza, tempi di recupero del
paziente e anche i costi per la
sanità.
«La day surgery è un modello organizzativo-assistenziale
utilizzabile in caso di interventi
su patologie “minori” con tecniche mininvasive, quali la la-
51
SALUTE
tecniche mininvasive, con decorso presumibilmente veloce.
Possono essere interventi ai reni, o al fegato, o l’asportazione
di un tumore al colon con la laparoscopia — spiega Corcione
—. Con queste tecniche di chirurgia quasi “senza sangue”, in
cui si predilige l’uso di strumenti che riducono il rischio di
emorragie intra e post operatorie, trattiamo oggi anche pazienti “complessi”, come per
esempio cardiopatici con problemi di coagulazione».
Maria Giovanna Faiella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fino al 1° novembre, Fondazione Ieo, che lavora
a fianco dell’Istituto europeo di oncologia di
Milano, promuove una raccolta fondi con sms al
numero 45597. I fondi contribuiranno
all’acquisto di una risonanza magnetica di
ultima generazione in grado di individuare i
tumori quando sono ancora piccolissimi, non
più grandi di 3-4 millimetri, senza radiazioni né
mezzo di contrasto. La nuova apparecchiatura
permetterà di migliorare la qualità delle
diagnosi. Per info www.fondazioneieo.it.
Informazioni sulla psoriasi
Oggi, 26 ottobre, rappresentanti di Adipso,
l’Associazione per la difesa degli psoriasici,
di cui quest’anno ricorre il venticinquennale,
saranno presenti in diverse città italiane
con gazebo informativi. Medici e volontari
distribuiranno opuscoli sulla malattia, per
comunicare le novità sulle terapie e far
conoscere i centri specializzati nella cura della
psoriasi e dell’artrite psoriasica.
L’elenco dettagliato di tutte le piazze
è disponibile sul sito www.adipso.org.
APPASSIONATI ALLA VITA
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52
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
SALUTE
Corriere.it/salute
@
Vivere con il web
a cura di Daniela Natali
Ginecologia
Risponde
Giorgia Mangili,
responsabile
Unità
di ginecologia
oncologica
medica,
San Raffaele,
Milano
Ho scoperto che mia figlia, trentenne,
da un anno soffre di perdite di sangue
tra un ciclo mestruale e l’altro.
Dice di averne parlato con la sua ginecologa che l’ha tranquillizzata. Ora
mia figlia farà degli esami e poi si vedrà. Sono preoccupata: ricordo d’aver
letto che perdite anomale possono essere spia di un tumore.
Che cosa può realmente rischiare mia
figlia ?
Lettera firmata
l termine spotting (dall’inglese to
spot: macchiare) è utilizzato per indicare perdite ematiche che si manifestano di solito fra un ciclo mestruale e l’altro. Insieme ad altri disordini del ciclo è uno dei motivi più comuni
di richiesta di visite ginecologiche. È
importante a tutte le età non considerare “normale” la presenza di perdite: il
sintomo è molto aspecifico e spesso
non associato a malattie gravi, ma può
anche essere un campanello d’allarme
per diagnosticare malattie serie in tempo utile.
Lo spotting può essere determinato da
varie cause, che si dividono sostanzialmente in due grandi gruppi: disfunzionali e organiche. Fra le cause disfunzionali ci sono alterazioni ormonali dovute
a stress, premenopausa, disturbi del
comportamento alimentare (specie bulimia e anoressia), obesità e inserimento scorretto della spirale. Fra quelle organiche possiamo trovare cisti ovariche, vaginiti, polipi e fibromi uterini,
endometriosi, lesioni precancerose o
tumorali.
Si tratta dunque di un fenomeno da
tenere sotto controllo e che può, nella
stragrande maggioranza dei casi, essere
eliminato. Per risolvere il disturbo bisogna prima di tutto escludere la presenza
di malattie insorte in altri organi, come
l’apparato urinario o gastroenterico o
malattie del sangue e, nelle donne in
età fertile, una gravidanza con le sue
possibili complicanze.
Dopo, è necessario escludere, come
si accennava, la presenza di cause organiche: processi infiammatori e infettivi
possono provocare cerviciti, endometriti, annessiti, fra i cui sintomi può essere riportato lo spotting. Inoltre, fibromi, polipi endometriali o cervicali possono con una certa frequenza determinare delle perdite.
Se piccole gocce di sangue si eviden-
I
Scriveteci
Chiedete agli esperti
le vostre segnalazioni, i vostri
quesiti, i vostri dubbi, all'indirizzo
di posta elettronica
Oltre 160 medici specialisti
rispondono online alle domande
dei lettori in 50 forum
[email protected]
www.corriere.it/salute/forum
Il sito della settimana
«PERDITE» TRA UN CICLO E L’ALTRO
IN UNA TRENTENNE.
DA CHE COSA POSSONO DIPENDERE?
ziano dopo un rapporto sessuale è invece possibile che la ragione sia la presenza di un ectropion cervicale, la cosiddetta “piaghetta”: un problema non pericoloso e che non richiede cure specifiche.
Accade raramente, ma lo spotting può
anche essere dovuto ad una neoplasia
che origina dal collo dell’utero, e rappresentare uno dei primi sintomi del
tumore dell’endometrio (raro in età fertile, ma il cui rischio aumenta dopo la
menopausa) o di alcune forme di tumore dell’ovaio, per cui le perdite potrebbero essere una delle prime avvisaglie
avvertite dalla paziente.
Infine, anche l’assenza di produzione
ormonale tipica della menopausa può
provocare atrofia degli organi genitali
che possono facilmente sanguinare a
seguito di traumi anche di lieve entità.
Vista l’ampia gamma di possibilità, è
fondamentale, nell’iter diagnostico,
considerare l’età della donna.
Nelle donne più giovani le perdite
possono essere determinate sia da cause organiche (malattie dell’utero o del
tratto genitale), sia da disfunzioni ormonali o dall’utilizzo di sistemi contraccettivi. La pillola, specie nei primi
mesi di assunzione, e la spirale possono
provocare perdite ematiche perché il
dosaggio di estrogeni è troppo basso.
Lo spotting durante l’assunzione della
pillola può anche indicare che il farmaco è stato preso in modo scorretto con
conseguente riduzione dell’efficacia.
Anche le disfunzioni ovulatorie creano
disordini ormonali che a livello uterino
portano ad alterazioni del ciclo mestruale: sono più frequenti negli anni
dopo la prima mestruazione e negli anni prima della menopausa.
Infine, alcuni disordini endocrini,
come la policistosi ovarica, possono associarsi a perdite ematiche.
Di fronte a un quadro così complesso, il ruolo del ginecologo è cruciale: attraverso una attenta anamnesi e la visita
ginecologica corredata da eventuale
pap-test, è lo specialista a indirizzare la
paziente verso il più adeguato iter diagnostico.
L’ecografia transvaginale permette di
escludere cisti o neoformazioni a carico
degli annessi, evidenzia la presenza di
miomi uterini e può suggerire patologie
a carico dell’ endometrio (come polipi,
iperplasia, neoplasie) che saranno poi
confermati da isteroscopia e biopsia.
Cosa c’è di Nuovo
53
Rene policistico:
novità in Rete
Dai forum dei nostri esperti
MEDICINA DELLO SPORT
Meglio correre al mattino o alla sera?
Nella corsa, ho sempre ottenuto migliori performance nelle sedute d’allenamenti pomeridiane o
serali rispetto a quelle mattutine. Al mattino, infatti, le mie gambe sembrano di piombo, mentre
alla sera continuo a migliorare i miei tempi. Come mai?
Risponde
Sono più di dodici milioni gli
italiani che soffrono di rene
policistico, malattia genetica
che provoca la formazione
di cisti in entrambi i reni.
Un punto di riferimento
in Rete per i malati è il sito
dell’Associazione italiana,
www.renepolicistico.it.
Nella sezione «Il rene
policistico» si trovano
informazioni sulla malattia,
sui sintomi, sulle cause
genetiche, sui nuovi approcci
terapeutici.
Nell’area «Vivere con
la malattia», cliccando
su «Faq» si possono
consultare le risposte alle
domande più frequenti
(sulla funzione dei reni,
sull’importanza
dell’alimentazione, sul rischio
di insufficienza renale,
sulle esenzioni cui si ha
diritto). La sezione «Ricerca
e Medicina», infine,
contiene informazioni
sui progressi della ricerca
e le sperimentazioni in corso
su nuove terapie per
contrastare la malattia.
La notizia più cliccata
Guarita l’infermiera
spagnola colpita da Ebola
Teresa Romero non mostra
più presenza del virus
nel sangue. Quattro diversi
test hanno dato risultato
negativo, dunque il caso può
essere considerato chiuso.
Gianfranco
Beltrami,
docente
corso di laurea
in Scienze
motorie,
Università
di Parma
Nuovi farmaci per l’emicrania con aura?
Ho quasi 45 anni e da quando ne ho 18 soffro di
emicrania con aura visiva, diagnosticata in un
Centro cefalee. Da tempo curo il dolore con i triptani, ma i risultati non sono molto soddisfacenti. Vorrei sapere se esistono nuove cure per prevenire l’aura.
Risponde
Pietro
Querzani,
responsabile
Centro
cefalee,
Ravenna
el trattamento dell’attacco acuto di emicrania con aura, i triptani sono ancora i
farmaci più indicati. Occorre però sapere
bene quando utilizzarli. I triptani vanno
infatti assunti all’inizio della fase dolorosa, cioè
della cefalea vera e propria, non all’inizio del disturbo visivo (non mi ha specificato da quale fenomeno è costituita l’aura nel suo caso, ma il disturbo visivo è quello più frequente).
All’inizio dell’aura può invece utilizzare aspirina
o paracetamolo, con l’obiettivo di ridurre la durata e la “profondità” dell’aura stessa.
N
GERIATRIA
Formicolio alla mano, quale sarà la causa?
Ho 65 anni e godo di una discreta salute. Però da
un anno al mattino mi sveglio con un forte formicolio alla mano sinistra, disturbo che dopo un
po’ sparisce. Ultimamente, qualche volta avverto il formicolio anche durante il giorno (per brevi
periodi), accompagnato da un leggero fastidio
nella schiena. Sono piuttosto preoccupato. Che
consigli può darmi?
Risponde
© RIPRODUZIONE RISERVATA
O
MAL DI TESTA
Il video
I certificati medici
per lo sport dei bambini.
È il tema di un’intervista
con Pietro Chiamenti,
presidente della Federazione
italiana medici pediatri.
Online da domani
su Corriere.it/salute
gni persona ha ritmi circadiani diversi e
per cause genetiche si può essere dei
“gufi” oppure delle “ allodole”. Per questo, non c’è nulla di meglio, per determinare il momento più favorevole per la pratica di
uno sport, che saper ascoltare il proprio orologio interno. Al pomeriggio, in genere, sono più
alti i valori di temperatura e pressione per cui, se
non si è accumulata un’eccessiva stanchezza durante la giornata, queste possono essere proprio
le ore più favorevoli per ottenere le migliori prestazioni sportive.
Niccolò
Marchionni,
Direttore
Struttura
di gerontologia
e medicina
geriatrica,
Osp. Careggi,
Firenze
i faccia visitare dal suo medico, faccia rilevare i valori della pressione arteriosa e
prescrivere esami del sangue per misurare le concentrazioni delle lipoproteine circolanti (colesterolo, trigliceridi) e un eco-Doppler dei tronchi sovraortici. Se tutto risulterà “a
posto”, stia tranquillo perché è molto probabile
che i disturbi della sensibilità che lei lamenta dipendano semplicemente da compressione radicolare per la presenza di artrosi cervicale.
S
notizie dalle aziende
a cura di RCS MediaGroup Pubblicità
NEO BOROCILLINA
RAFFREDDORE E FEBBRE
“UNA BUONA RAGIONE
PER PECCARE DI GOLA”
NOVITÀ IN CERAMICA
DA ABOCA
BIOTHYMUS AC ACTIVE
PER DONNA E PER UOMO
POOL PHARMA PRESENTA
INFLUPIRIN VIRAL
Da Alfa Wassermann un’assoluta novità
per contrastare efficacemente i sintomi
di raffreddore e influenza, da oggi disponibile in farmacia: Neo Borocillina Raffreddore e Febbre, medicinale a base di
paracetamolo e pseudoefedrina, dalle
spiccate proprietà analgesiche e decongestionanti delle vie nasali.Si caratterizza
per una formulazione in compresse effervescenti particolarmente efficace, che si
basa sull’associazione di paracetamolo
(500mg) e pseudoefedrina (60mg). Il paracetamolo, grazie al dosaggio utilizzato,
oltre all’azione antifebbrile svolge anche
una azione analgesica che allevia mal di
testa e dolori articolari. La pseudoefedrina rappresenta un valido decongestionante, per un sollievo immediato e un’azione prolungata. È
disponibile in confezione da 16 compresse effervescenti
al gusto di limone,
s e n z a z u c c h e ro.
Si rinnova per il 19° anno “Una buona
ragione per peccare di gola”, il mercato
enogastronomico organizzato da Amnesty International dal 20 al 24 novembre,
(10.30-19.00), presso i locali dell’Unione
Femminile Nazionale, in Corso di Porta
Nuova 32 a Milano. L’iniziativa, promossa per sostenere il lavoro dell’associazione, che da oltre 50 anni si occupa
della denuncia delle violazioni dei Diritti Umani e della difesa delle persone
che ne sono vittime in tutto il mondo,
raccoglie prodotti eccellenti offerti da
aziende artigianali note per gli elevatissimi standard qualitativi. Vini, pasta, olii
extravergini di alta qualità, peperoncino
e delizie d’autore, fra cui crema di marroni, mostarda di frutta e i marroncini
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gelatine, confetture, miele, confettini, le
Offelle di Parona, i cantuccini toscani,
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02.43981690, www.amnesty.it/lombardia.
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suddivise in 2 parti: quella superiore è la
teiera vera e propria, quella inferiore è
la tazza in cui degustare the e tisane. Vi
sono poi gli eleganti contenitori, da usare
come portafiltri o per riporre altri oggetti
e le tisaniere, con coperchio e piattino.
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benessere psicofisico. Indicato anche per
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anni, è disponibile
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bisogno di acqua.
54
Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
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di Maria Volpe
Quando i figli
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come i padri
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ortano il loro nome e
hanno parte del loro
genio. Ma ricevono
un’eredità difficile. Sono i
figli dei cantautori famosi
che hanno deciso di
intraprendere la strada dei
propri padri. Un cognome
famoso, ma anche il
bisogno di dimostrare di
essere all’altezza. In che
misura il talento si eredita?
Nel servizio di stasera
parlano i figli di Bruno
Lauzi, Enzo Jannacci (nella
foto Paolo), di Pierangelo
Bertoli e Ivan Graziani.
Speciale Tg1
Rai1, ore 23.40
Da Gabanelli
i casi Expo e Mose
S
tasera Milena Gabanelli
si occupa di inchieste
sui lavori per l’Expo di
Milano e la maxi diga del
Mose di Venezia. Un
sistema trasversale che
tocca politici, funzionari di
amministrazioni locali, alti
ufficiali dello Stato,
faccendieri, imprenditori
pronti a pagare. A fine
puntata Gabanelli intervista
Arnaldo Forlani.
Report
Rai3, ore 21.45
La storia del design
negli ultimi 60 anni
P
untata speciale dedicata
al design,
all’arredamento, alla storia
dell’abitare, visti attraverso
il magazine «Interni» che,
proprio quest’anno,
festeggia 60 anni.
X-Style
Canale 5, ore 23.30
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Corriere della Sera Domenica 26 Ottobre 2014
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Sul web
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Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
LA TELEVISIONE IN NUMERI
Floris intravede l’aggancio a «Ballarò», ma resta la crisi dei talk
C
Top & Flop
resce Floris, perde terreno Giannini, il sorpasso è dietro l’angolo. Lo scontro più diretto della stagione è quello del martedì
fra i talk «cloni», l’originario «Ballarò»
condotto dal «nuovo» Massimo Giannini
e il nuovo «Di Martedì» condotto dal «navigato»
Giovanni Floris. I talk politici sono, in generale, in
ribasso, e dividere il pubblico non aiuta. E così,
mentre la scorsa settimana, Floris ha toccato —
trainato da sé stesso a «8 e ½» — la quota del milione di spettatori (4,5% di share), Giannini è sceso ancora un po’, raccogliendo 1.364.000 spettatori medi
OLYMPIAKOS–JUVENTUS
Massimiliano Allegri
Vedono il match 6.998.000
spettatori, 24,07% di share.
Rai1, 22 ottobre, ore 20.45
NEL CENTRO DEL MIRINO
Clint Eastwood
Per Eastwood 467.000
spettatori, 2,10% di share.
La7, 18 ottobre, ore 21.20
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(5,7% di share). La differenza fra i due programmi,
insomma, è ormai di poco più di 350 mila spettatori, l’1,2% di share. Analizzando i flussi d’ascolto, si
nota che i circa 245.000 spettatori guadagnati dal
programma di La7 sono gli stessi persi da Rai3: un
vero e proprio campanello d’allarme per il direttore
Andrea Vianello, anche considerato che «Ballarò»
era il programma di punta della rete.
Certo è che la somma dei due programmi non
eguaglia la media della scorsa stagione del talk Rai:
3.321.000 spettatori, con picchi di 4 milioni e mezzo. Il pubblico di Floris è più compatto ed equilibra-
to fra uomini (4,7%) e donne (3,5%), anziani (5,6%) e
adulti (5,2%), accomunati dall’ottima istruzione
(8,9% fra i laureati). L’audience di «Ballarò» è più
mista e popolare, ma è proprio sul pubblico meno
colto che Giannini lascia più share (-6%). Nel nuovo
«Ballarò» senza copertina pop talvolta il dibattito
langue. Del nuovo Floris piace molto la copertina di
Crozza (oltre 2 milioni di spettatori), straordinario
traino per il resto della trasmissione. (a.g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni,
elaborazione Geca su dati Auditel
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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80 Numero Jolly
33 Numero SuperStar
Jackpot indicativo prossimo concorso: 35.200.000,00
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Domenica 26 Ottobre 2014 Corriere della Sera
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