Rete dei Servizi di informazione e comunicazione ______________ Benemeriti 2010 - Tino Stefanoni - Aroldo Benini (alla memoria) - Alba Pasini Caprile (alla memoria) - Casa Giovanni Mazzucconi del PIME - Centro di Solidarietà “La Fonte” - ANMIL (Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro) - Giuseppe Panzeri (alla memoria) - Roberto Rotasperti (alla memoria) - Corpo Musicale “Giuseppe Verdi” Tino Stefanoni Nato a Lecco nel 1937, ha studiato al Liceo artistico Beato Angelico e alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Il lavoro di Tino Stefanoni, pur non appartenendo in senso stretto a quello dell’arte concettuale, di fatto si è sempre sviluppato nella stessa area di ricerca. Ha sempre guardato al mondo delle cose e degli oggetti del quotidiano, proponendoli nella loro più disarmante ovvietà, come tavole di un abbecedario visivo o pagine di un libretto d’istruzioni dove le immagini sostituiscono le parole. Le sue prime mostre personali partono dal 1963 e assommano a molte decine. La sua attività espositiva lo ha portato a conseguire significativi apprezzamenti nelle maggiori città e capitali d’Europa, con esperienze estese anche al Brasile (San Paolo) e al Giappone (Kyoto). È ricordato con grande stima dall’Associazione Ex Alunni Liceo Ginnasio A. Manzoni di Lecco. Motivazione Da quasi cinquant’anni Tino Stefanoni è presente nel mondo internazionale dell’arte, dove ha saputo conquistarsi una solida reputazione presso il pubblico e la critica. Ad un’ispirazione decisamente originale, Stefanoni ha associato un costante lavoro di ricerca che gli ha consentito, attraverso l’uso di un linguaggio artistico “internazionale”, di varcare i limiti di una conoscenza soltanto locale o anche nazionale. Le mostre, i cataloghi e i libretti monografici hanno fatto conoscere e apprezzare la sua produzione artistica ben oltre i confini dell’Europa. Ovunque Tino Stefanoni ha saputo diffondere il messaggio artistico, accompagnandolo con la sua presenza personale discreta e sobria, secondo la migliore tradizione del carattere lecchese. Durante mezzo secolo di attività Stefanoni – raffinato ambasciatore – ha contribuito notevolmente a innalzare il prestigio della Città e della sua comunità. 1 Aroldo Benini (alla memoria) Nato a Lecco il 26 novembre 1931, si laurea a Pavia in Scienze Politiche. Per moti anni impegnato nell’industria lecchese, Benini diventa insegnate quasi per caso, chiamato negli anni Sessanta a fare una sostituzione che durerà oltre vent’anni, prima all’Istituto Badoni, quindi all’Istituto Fiocchi di Lecco. Nel 1972, grazie alla disponibilità del compianto ingegner Angelo Beretta, realizza il sogno di aprire una libreria, che resterà attiva per oltre trent’anni. Con un talento naturale per la scrittura e la curiosità dello storico, benché tale non si dichiarasse, Benini inizia la sua carriera di pubblicista prima ancora degli studi universitari. Da allora si produrrà in una sterminata mole libri, giornali e articoli. Tra le sue creature vale la pena citare “Il nuovo Giornale di Lecco”, “L’Informatore”, “Terzo Ponte” e la rivista di studi storici “Archivi di Lecco”, che viene ancor oggi pubblicata. (Il n.1/2010 della rivista pubblica gli atti del convegno tenutosi a Lecco il 31 gennaio 2009 a un anno dalla sua scomparsa. Vi troviamo in esso interventi e testimonianze oltre a un saggio di bibliografia degli scritti di Aroldo Benini). Ma numerose e prestigiose sono anche le testate nazionali che vantano sue collaborazioni, dal quotidiano “Il Giorno” alle riviste “Il Ponte” di Firenze e “Nuova antologia”. Per tutta la sua vita Benini è stato, inoltre, attivo esponente di circoli culturali e politici, dal centro di cultura di don Ticozzi di cui fu giovane fruitore fino al Circolo Calamandrei, al Circolo Salvemini e al Circolo di Cultura presieduto da Carla Pistone, senza dimenticare l’Associazione di studi storici dedicata a Giuseppe Bovara e la collaborazione con Aldo Paramatti nella fondazione e nei primi anni del nuovo Centro di Cultura. Aroldo Benini muore, dopo lunga malattia, il 4 novembre 2007. Motivazione Aroldo Benini ha rappresentato un punto di riferimento culturale e politico per oltre mezzo secolo di vita lecchese. La “libreria dell’Angelo” è stata per molti anni il punto di incontro per un gran numero di studenti, studiosi, appassionati di storia locale, che in Benini trovavano un uomo di vasta cultura sempre disposto ad aiutare, consigliare, ad offrire generosamente il suo sapere e la sua esperienza di storico, di uomo di scuola, di giornalista. Benini ha segnato la storia culturale, civile e politica della nostra città nella seconda metà del Novecento, e, per i suoi contributi sul Risorgimento e sul movimento repubblicano, socialista e operaio, si è segnalato come studioso a livello nazionale. In sintesi, è stato umanissimo insegnante, consigliere comunale, pubblicista e, soprattutto, un operatore culturale significativo per il territorio lecchese. Alba Pasini Caprile (alla memoria) Nata il 7 giugno 1940 a Mandello del Lario, si laurea a pieno voti in Materie letterarie all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Diventa titolare della cattedra di Latino e Storia all’Istituto Magistrale Bertacchi di Lecco nell’anno scolastico 1964/65, incarico che mantiene fino al 1984. Iscritta dal 1965 al Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, ne è stata consigliera dal 1989 al 2005. Nel 1970 aderisce e partecipa attivamente alle iniziative dell’Associazione Genitori. Nel 1982 è tra i soci fondatori del Circolo culturale “Giorgio La Pira”, di cui diventa presidente dal 1994 al 1997. Dal 1993 al 1995 è Consigliera di Parità provinciale (in base alla legge 125/90); dal 1999 al 2000 è membro della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Lecco in rappresentanza del Cif (Centro italiano femminile). 2 Dal 1994 al 2000, come Presidente regionale dei Cif Lombardia, si è occupata di attivare 70 gruppi comunali e i 9 gruppi provinciali con seminari di formazione per le politiche sociali in ambito locale, per la progettualità, la comunicazione, la cultura di Pari Opportunità. Dal 2000 al 2004 è Consigliera di Parità della Provincia di Lecco. Ha realizzato l’opuscolo informativo “Donna e lavoro. Diritti, percorsi, opportunità” all’interno della Commissione Pari Opportunità. Ha curato la pubblicazione delle poesie di Piera Badoni “Felicità, che pure esisti”, Periplo edizioni, 1998. Dal 1985 al 2003 è responsabile del comitato scientifico dell’Università degli Anziani promossa da FNP-CISL e relatrice ogni anno del Corso autunnale di Letteratura. Ha curato la pubblicazione delle relazioni tenute nel 1998 all’Università degli Anziani “La difficile libertà della donna nella storia culturale dell’Ottocento”. Alba Pasini Caprile ci ha lasciato l’8 ottobre 2008. Motivazione Dotata di lucida intelligenza, profonda cultura, capacità di tessere relazioni fondate sulla comunanza di interessi nel rispetto delle differenze, Alba Caprile ha messo tanta passione in tutto ciò in cui si è impegnata. Chi la conobbe come insegnante trovò in lei una collega profondamente convinta del valore del lavoro di squadra e dell’importanza di coinvolgere gli studenti nel loro cammino di crescita umana e culturale. Chi fu suo preside l’apprezzò “per la preparazione culturale, la serietà e l’assiduità nello svolgere il mestiere di insegnante, che lei viveva come una missione a cui dedicare mente e cuore: era esigente verso se stessa prima che verso le sue alunne, alle quali si dedicava con attenzione premurosa” (Lamberto Riva). Fin dall’inizio di una vita famigliare intensamente vissuta, ha saputo aprirsi all’impegno per le componenti più deboli della società: le donne, i bambini, i giovani. Il Punto Gioco, lo Sportello Scuola Volontariato sono nati a Lecco per la sua ostinata volontà. La promozione della donna è stata la sua peculiare preoccupazione, per l’affermazione del ruolo attivo delle donne nella società: dall’ambito ecclesiale a quello civile e politico. In questo impegno era sempre discreta, ma assolutamente decisa. Casa Giovanni Mazzucconi del PIME Il Pontificio Istituto Missioni estere (Pime) è il primo istituto missionario nato in Italia. Fondato da monsignor Angelo Ramazzotti nel 1850, è una comunità di sacerdoti e laici che dedicano la loro vita all’annuncio del Vangelo e alla promozione umana presso altri popoli e culture. I missionari del Pime hanno lavorato nei Paesi più disparati del globo. Oggi sono presenti in Algeria, Bangladesh, Brasile, Cambogia, Camerun, Cina e Hong Kong, Costa d’Avorio, Filippine, Giappone, Guinea Bissau, India, Italia, Messico, Myanmar (Birmania), Papua Nuova Guinea, Taiwan, Thailandia e Stati Uniti. La “Casa Giovanni Mazzucconi” del Pime a Rancio è una vera e propria “oasi missionaria” in città, immersa com’è nel verde di un parco ben curato, ma rappresenta soprattutto un serbatoio di umanità e un “polmone” di apertura al mondo e alla missione per l’intera popolazione di Lecco. Intitolata al primo martire dell’istituto, originario proprio del rione lecchese di Rancio, la casa è stata ufficialmente aperta il 5 aprile 1950 da padre Carlo Meroni e fratel Giuseppe Volontè con l’intento di accogliere i missionari, preti e laici, rientrati dalla missione. Pertanto essa è luogo di cura (specialmente per i non autosufficienti) e casa di riposo. Motivazione Non pochi dei padri che si alternano nella Casa di Rancio del Pime, quando le condizioni psicofisiche e l’età lo permettano, offrono un prezioso servizio alla pastorale nella città di Lecco e nella vicina Valsassina, collaborando con le parrocchie. 3 Con la loro parola e la loro presenza, negli anni i missionari di Rancio hanno tenuto alta la tensione missionaria nella Chiesa locale e ispirato molti giovani nelle loro scelte di vita e di volontariato internazionale. Anche per questa ragione, fra la Casa di Rancio e la città si è creato un solido rapporto, sulla scia della significativa storia missionaria di lecco (ancora oggi vari padri del Pime originari di Lecco operano nel mondo). Tra le figure di spicco passate da Rancio nel corso di questi sessant’anni, da segnalare Padre Cesare Colombo, l’apostolo dei lebbrosi in Myanmar, originario di Acquate, monsignor Gaetano Pollio, già missionario in Cina e successivamente vescovo di Otranto, e il noto scrittore e poeta padre David Maria Turoldo, che a Rancio ha trascorso alcuni mesi dell’ultimo periodo della sua vita. La Casa del Pime di Rancio è un prezioso patrimonio per tutta la città, poiché dà “lustro a Lecco e alla sua comunità, rendendone più alto il prestigio”. Centro di Solidarietà “La Fonte” Nasce nel 1990 come risposta concreta alle sollecitazioni del cardinale Martini contenute nella lettera pastorale “Farsi prossimo”. La sede è nel rione di Maggianico, ma i servizi che presta coinvolgono anche la popolazione di Chiuso. Primo coordinatore è stato Silvano Comi, l’attuale responsabile è Carla Mora. Il Centro conta su circa 50 volontari ed è frequentato da un centinaio di persone. Le prestazioni erogate spaziano dall’ambulatorio infermieristico alla ginnastica dolce, al disbrigo di pratiche fiscali, amministrative e pensionistiche, all’accompagnamento in luoghi di cura, all’organizzazione di momenti culturali, pellegrinaggi, attività teatrali e di animazione. Il Centro La Fonte sbriga una cinquantina di pratiche e circa 400 prestazioni in sede e 250 a domicilio in un anno. I parroci e il Consiglio pastorale di Maggianico hanno sempre sostenuto il Centro, a partire da don Gabriele Sala che ha condiviso i primi passi. Con don Gaudenzio Corno il Centro si è consolidato nell’attuale sede e il parroco don Adriano Bertocchi continua l’opera dei suoi predecessori. Nel ringraziare i volontari per il ventesimo anno di attività, ha ricordato che il Centro “La Fonte”, come ogni fonte naturale, zampilla ancora dando alle persone la percezione di una grande freschezza, con servizi utili e di qualità per gli anziani di Maggianico e Chiuso. Motivazione Esempio di sussidiarietà attiva, il Centro diurno per anziani “ La Fonte” è diventato la “seconda casa” per tanti “nonni”, dove trascorrere in serenità qualche ora in compagnia, con molteplici attività culturali, formative, ricreative e aggregative. La sede del Centro dispone di una sala polifunzionale dove due volta la settimana si svolge attività libera, con momenti di animazione e svago spesso gestiti dagli stessi anziani: il locale si trasforma il mercoledì in una grande sala riunioni dove si dà spazio ad approfondimenti di carattere culturale e sociale, con interventi di medici e specialisti e a proiezioni di filmati e diapositive. In occasione della sua ultima visita pastorale, il cardinale Carlo Maria Martini commentò: “Questo Centro è un segno di carità e mi auguro sia davvero un luogo di conforto, di serenità, di consolazione per tante persone anziane sole e sofferenti”. 4 A.N.M.I.L. – Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro L’Associazione è Ente morale a cui è affidata la tutela e la rappresentanza di coloro che sono rimasti vittime di infortuni sul lavoro, delle vedove e degli orfani. L’Associazione tutela gli invalidi del lavoro da oltre 60 anni, promuovendo iniziative tese a migliorare la legislazione in materia di infortuni sul lavoro e i reinserimento lavorativo, offrendo alla categoria numerosi servizi di sostegno personalizzati in campo previdenziale e assistenziale. Inoltre è impegnata a sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi, con particolare riferimento alla prevenzione infortunistica. Quest’anno l’A.N.M.I.L. ha celebrato la 60^ Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. Motivazione Con l’istituzione della Provincia di Lecco anche l’A.N.M.I.L. divenne indipendente da Como e gli invalidi lecchesi iscritti all’associazione - allora circa 1200, oggi raddoppiati - elessero Presidente provinciale Giuseppe Barlassina. Questi, negli anni, si adoperò non solo per porre su basi solide l'associazione di Lecco ma per progettare e stimolare interventi più ampi di sensibilizzazione e ricerca. Con entusiasmo, sorretta da tanti amici, l’ANMIL provinciale infatti si organizzò per operare nella nostra città in ordine a diverse urgenze: disporre di una sede adeguata; intervenire presso le istituzioni per rendere più facile la vita dell’infortunato sul lavoro con i vari enti (come Inail, Asl, Ospedale, Ufficio di collocamento); organizzare il servizio di consulenza legale e di Medicina legale e infine per coinvolgere le istituzioni, le parti sociali e i cittadini su un progetto culturale per una visione nuova del lavoro come opportunità di crescita e non come occasione di sofferenza. Dal contatto con i disagi e le sofferenze delle persone invalide maturò l’idea di partecipare a un bando nazionale per la realizzazione di un monumento che rappresentasse una idealizzazione della “Civiltà e Cultura del Lavoro Lecchese”. Il monumento, posizionato in un punto strategico della città, da alcuni anni funge da monito per tutti noi: ci ricorda l’importanza dell’impegno quotidiano volto ad evitare gli infortuni, i morti e le invalidità sul lavoro. Giuseppe Panzeri (alla memoria) Fu per il suo impulso che nel 1974, quando era Sindaco di Galbiate, i Comuni di Lecco, Galbiate, Valmadrera, Malgrate, Pescate, Comunità Montana Lario Orientale e Provincia di Como adottarono lo statuto del Consorzio per la salvaguardia del Monte Barro” al quale ben presto aderirono anche i Comuni di Oggiono e di Garlate. Sotto di lui nel 1976 il Monte Barro venne riconosciuto “Riserva naturale locale” e Panzeri, non pago di questo riconoscimento, si impegnò affinché diventasse Parco Regionale, la qual cosa si concretizzò nel 1983 quando il Consiglio Regionale istituì il “Parco Regionale Naturale del Monte Barro”, un parco che a differenza di tutti gli altri parchi regionali lombardi non fu imposto dall’alto ma voluto dalle popolazioni locali tramite l’unanime espressione dei rispettivi Consigli comunali. Motivazione Giuseppe Panzeri era una persona veramente speciale. Senza di lui e senza la sua intraprendenza, infatti, non ci sarebbe stato il Parco del Monte Barro. Negli anni ha compiuto scelte che altri ritenevano temerarie con coraggio, lungimiranza, intelligenza e una sensibilità non comuni tra gli amministratori pubblici. Tutte doti che gli venivano certamente anche dai suoi studi: prima che un amministratore, era infatti un uomo di cultura, con la passione per la filologia, per la storia e per la musica. Ce lo ricordano le sue numerose 5 pubblicazioni e i convegni a cui aveva portato contributi puntuali e originali. Senza di lui non ci sarebbe stato neanche il Museo Etnografico dell’Alta Brianza, immaginato sentendo di avere un debito di riconoscenza verso i suoi antenati. Camporeso era il suo rifugio, con l’uliveto e la vista sui laghi, e il Museo lì a due passi diventato una delle sue dimore nel Parco, dove tornava spesso anche quando gli uffici si erano trasferiti nella Villa Bertarelli. L’amore per il suo paese e per il suo territorio si coniugava con una visione universalistica della cultura e dell’umanità; una visione che si nutriva della fede ma anche della lezione dell’illuminismo lombardo, per cui l’impegno politico e culturale deve essere messo al servizio della comunità, del suo sviluppo e della sua crescita civile. Roberto Rotasperti (alla memoria) Se il nuovo Ospedale di Lecco esiste, gran parte del merito va a Roberto Rotasperti. Classe 1949, la sua carriera si costruisce tutta all’interno della sanità lecchese: ragioniere tecnico, laurea in Economia e Commercio, ragioniere capo, direttore amministrativo e nel 1995 nomina a direttore generale. Nel 1986 viene nominato membro della commissione di studio incaricata di elaborare i parametri per il finanziamento della spesa regionale corrente per gli anni 1986 e 1987 e successivamente membro della Commissione per l’elaborazione degli schemi di capitolato generale per la stipula dei contratti delle Unità socio-sanitarie locali.. Dal 1995 al 1999 è Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera di Lecco, confermato per il triennio 2000-2002. Successivamente è Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera “Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi” di Varese per il triennio 2003-2005 e Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna per il biennio 2006-2007. dal febbraio 2008 dirige il settore “Qualità e accreditamento” dell’Ospedale Valduce di Como. È doveroso ricordare anche il suo impegno civico nel Comune di Lecco: è stato Consigliere comunale dal febbraio al luglio 1979 e successivamente dall’ottobre 1979 al giugno 1983. Motivazione L’ospedale Alessandro Manzoni di Germanedo, inaugurato il 5 febbraio 2000, è stata la sua scommessa e in qualche modo la sua vita. Attaccato al suo ospedale come fosse un figlio, innamorato della vita, del suo lavoro, di tutto quel che succedeva nella sanità lecchese. Il ricordo di Roberto Rotasperti è indissolubilmente legato alla storia recente dell’Ospedale di Lecco, che lui volle intitolare al grande scrittore per marcare ancor di più il legame con la città. E più in generale l’ospedale è stato l’orizzonte di tutta la sua attività professionale, in cui ha saputo interpretare con passione e competenza le innovazioni organizzative e sanitarie. Corpo Musicale “G. Verdi” Non sono molti i sodalizi che possano vantare, al pari del Corpo Musicale Giuseppe Verdi di San Giovanni di Lecco una così singolare longevità. La fondazione del Corpo Musicale risale infatti all’anno 1809 quando il parroco don Carlo Scuri e l’avvocato Antonio Agliati, già addetto allo Stato Maggiore dell’Armata Italiana al seguito di Napoleone I e insignito da quest’ultimo del cavalierato della Corona Ferrea, pensarono di dar vita a una banda formata da un gruppo di musicanti reduci dei reggimenti napoleonici e da alcuni allievi appassionati di musica del seminario di Castello. 6 Da allora si sono succeduti 23 Presidenti e 3 Presidenti Onorari, 20 Maestri, decine di persone nei consigli di amministrazione. L’attuale organico è composto di 60 strumentisti e il Corpo Musicale si avvale della collaborazione di decine di cantanti, cori, orchestre, balletti e voci recitanti. Dal 1998 la direzione artistica è affidata al Maestro Giacomo Mologni. Dal 2007 è Presidente Giovanni Mauri e Presidente Onorario Giuseppe Crippa. I migliori brani degli ultimi anni sono stati raccolti in un cofanetto per celebrare il bicentenario e nel libro “Si fa presto a dire banda” sono richiamati i passaggi più significativi della storia vissuta dal corpo Musicale. Motivazione Il Corpo Musicale Giuseppe Verdi di San Giovanni di Lecco ha compiuto nel 2009 il suo bicentenario. È stato prima per il Comune di San Giovanni e poi per quello di Lecco motivo di vanto cittadino: non a caso da 37 anni offre alla cittadinanza gratuitamente proprio il concerto di San Nicolò. Coinvolgendo sempre giovani e anziani del rione come musicanti, oltre che decine di volontari, partendo dalla sua vena risorgimentale (venne sciolto per moti anti austriaci nell’800), ha promosso non solo la conoscenza e la diffusione della musica operistica, lirica e sinfonica, ma anche la coesione sociale nel nome della cultura. Ha recentemente allestito diverse opere liriche in piazza, organizzato convegni, serate di studio e concerti, ponendo sempre in primo piano la valorizzazione della musica come strumento di promozione dell’intelletto umano e della socializzazione. Lecco, 5 dicembre 2010 7