giovedì
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Libro su Scolopi a Rieti
Pagina a cura
dell'Ufficio Comunicazioni Sociali
RIETI
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12
S
arà presentato giovedì 26 febbraio alle 16
nella Sala Calasanzio di via Sant’Agnese il
volume Gli Scolopi a Rieti e in Sabina, un progetto editoriale voluto da Gianfranco Paris (ex
allievo delle Scuole Pie ed ex istitutore del Collegio Conti Gentili di Alatri). L’iniziativa è della Fondazione Varrone con l’Associazione culturale Amici della Sabina e l’Archivio di Stato.
Interverranno Roberto Lorenzetti, Goffredo
Cianfrocca, Luciano Tribiani, Felice Paniconi.
Domenica, 22 febbraio 2015
In seguito al progressivo esautoramento delle Province,
fortemente a rischio anche il futuro dell’Università
Conservatorio,
la città in piazza
DI
OTTORINO PASQUETTI
A
La manifestazione in piazza degli studenti del Conservatorio
Quaresima in carità,
rinfrancare i cuori
n invito a confidare nel Signore, secondo il tema
su cui è incentrato il messaggio del Santo Padre per
la Quaresima: la frase della Lettera di san Giacomo
“Rinfrancate i vostri cuori”. Parte da qui la sottolineatura
del tempo quaresimale secondo la dimensione caritativa,
che la Caritas propone anche quest’anno. Il riferimento
sono dunque le parole di papa Francesco che «esorta i credenti a non cedere alla “tentazione dell’indifferenza” e a
non lasciarsi “assorbire” dalla “spirale di spavento e di impotenza”, “saturi” come siamo “di notizie e immagini
sconvolgenti che ci narrano la sofferenza umana”»: un appello alle parrocchie, scrive la Caritas diocesana nella circolare inviata per la Quaresima di carità citando il messaggio pontificio, «a diventare “isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza”». La tentazione più grande
che nel “deserto” quaresimale deve spingere a esercitare la
capacità di resistenza, è proprio quella di essere indifferenti sia a Dio sia ai bisogni del prossimo. Di qui l’importanza che le parrocchie possano davvero cogliere l’occasione del tempo quaresimale per rafforzare l’impegno
a farsi punti di riferimento “controcorrente” in un mondo che sembra rassegnato. «“Che cosa fare per non lasciarci assorbire da questa spirale di spavento e di impotenza?”, si chiede Francesco: la risposta viene dalla preghiera
e dalla carità», che insieme alla penitenza costituiscono le
“armi” per la vittoria contro il male. Sull’impegno di condivisione si concentra in particolare la giornata fissata a livello diocesano, come sempre, per la terza domenica di
Quaresima: in tale giorno, in tutte le parrocchie «la raccolta di offerte, come segno del digiuno e condivisione,
andranno alla Caritas diocesana e parrocchiale per stare
accanto ed alleviare le situazioni di bisogno a persone e
famiglie in difficoltà». Inoltre l’invito a raccogliere alimenti
per rifornire l’emporio alimentare di via Terenzio Varrone. Presso gli uffici Caritas di via Varrone sono disponibili i sussidi necessari: l’opuscolo per le famiglie, con cui
proporre ai nuclei familiari gravitanti in parrocchia un percorso sul tema della condivisione fatto di esperienze di accoglienza, riflessioni e preghiere per approfondire i temi
della campagna “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro” (promossa a livello nazionale da Caritas insieme a diversi organismi), il poster della Quaresima di carità, le buste per la raccolta.
U
ppare inarrestabile il processo
involutivo che da più di un
quinquennio ha investito
Rieti. In questi giorni la regressione
ferisce e travolge le sue più
prestigiose istituzioni culturali, che
sono il Conservatorio musicale,
attivato dall’Amministrazione
provinciale quale sezione staccata
di quello romano di Santa Cecilia, e
l’Università, che mosse i primi passi
nel 1994 con i corsi di diploma e
poi nel Duemila, con la
sottoscrizione di una convenzione
con le Università di Roma e di
Viterbo. Il Polo di Rieti nacque da
qui, con i primi corsi di laurea
dipendenti dal Consorzio della
Sabina Universitas presieduto
adesso dal dottor Maurizio
Chiarinelli. Nel Consorzio
affluirono le necessarie risorse
finanziarie degli enti locali che si
stabilizzarono in 2,4 milioni di
euro di spesa annua complessiva. Il
pericolo di sospensione delle
attività s’è fatto grande, anzi
grandissimo, per il mancato
versamento delle quote di alcuni
enti fondatori. Tutto insieme lo
spauracchio ha preso corpo. È
divenuto gigantesco e persino
incombente. La realtà che la
sezione distaccata del
Conservatorio di Musica possa
cessare le proprie lezioni e i relativi
tirocini addirittura a metà del
prossimo mese di marzo non è più
una minaccia. Tale disgraziata
evenienza – che ha visto gli
studenti scendere in piazza a
suonare in una manifestazione che
ha visto l’appoggio di molti
cittadini – rischia, con il passare dei
pochi giorni rimasti, di perdere i
contorni del solo fantasma che fino
ad ora s’aggirava nei vialetti e nelle
Tagliati i fondi,
solidarietà agli studenti
dell’istituto musicale
«Fondazione Varrone»:
«Il nostro intervento
soltanto sussidiario,
la politica agisca»
stanze del Parco della Musica e
nella villa di Collebaccaro, che era
stata del baritono Mattia Battistini,
per assumere adesso le fattezze di
ben affilate e ciclopiche forbici con
cui i dirigenti del Conservatorio
romano verranno a tagliare le
funzioni operative e a rimandare a
casa i 150 studenti che frequentano
le classi. Motivo?
L’Amministrazione provinciale non
ha più le competenze di spesa che
prima sosteneva, cosicché non
pagherà il contributo di 250 mila
euro che si era impegnata a versare
per tenere in piedi l’istituzione. Far
fronte ai carichi assunti durante il
tempo di vacche grasse è divenuto
illegittimo. La decisione di abolire
le Province e di togliere loro
innanzitutto le risorse residue per
svolgere tali tipi di opzioni culturali
comincia – così come intendeva il
Parlamento – a far sentire i suoi
effetti che sono la revisione della
spesa. L’Unione Europea ha
imposto all’Italia di risparmiare:
«Fate i compiti a casa e stringete la
cinghia voi italiani per ridurre
l’enorme debito pubblico che
affligge il bilancio e zavorra le
vostre economie». A Rieti si è
cominciato: così, per le stesse
ragioni del Conservatorio, identica
minaccia pende sul Polo della
Antonacci: «Neanche più un euro»
«R
ecentemente ho partecipato ad una riunione d’urgenza di tutti i rappresentanti degli enti facenti parte del Consorzio Sabina Universitas a cui è intervenuto il
magnifico rettore della “Sapienza” Eugenio Gaudio per discutere ed esaminare la situazione in cui ci siamo venuti
a trovare dopo la riduzione delle competenze della provincia ed in vista della loro soppressione di cui si discute
in Parlamento e per quanto riguarda le spese sostenute
per l’istruzione superiore»: è la dichiarazione rilasciata a
Lazio Sette da Enzo Antonacci (nella foto), già assessore al
ramo nella giunta Melilli ed ora eletto nell’esecutivo di Palazzo d’Oltre Velino, presieduto da Giuseppe Rinaldi. «È toccato a me comunicare ai convenuti che dal 1° gennaio 2015 la Provincia non potrà più sostenere spese né
per il Conservatorio, né per il Polo universitario. I finanziamenti che disponevamo per l’istituzione musicale ammontavano a quasi 300mila euro annui, 250mila fissi e gli altri per attivare progetti speciali. Per l’Università la
quota provinciale da versare al Consorzio è di 610 mila euro annui, simile a
quella del Comune di Rieti e della Fondazione bancaria Varrone. Poi c’è il
sostegno della Cassa di Risparmio di Rieti, che ha espresso la volontà di uscire dal Consorzio e lo farà al più presto, quello del Comune di Cittaducale
che ospita la facoltà di agraria e scienze forestali e di altri piccoli enti di minor forza economica». Da tener presente che, tra Conservatorio e Polo universitario, il personale amministrativo impiegato è di 30 unità. (o.p.)
Sabina Universitas. Palazzo
d’Oltrevelino, sede della Provincia,
non ha più soldi per sostenere
l’istruzione universitaria e quindi
s’appresta ad alzare bandiera bianca
anche in questo campo. In gravi
condizioni finanziarie versa il
Comune capoluogo. Per cui anche
i nove corsi di laurea funzionanti e
frequentati da oltre 1.600 studenti e
i numerosi master di laureati
provenienti da tutta Italia rischiano
la sorte del Conservatorio, almeno
a partire dal prossimo anno. Le
speranze, il cuore e gli occhi di tutta
la città e la provincia sono ora
appuntati sull’unico ente che ha
risorse finanziarie disponibili per
sostituirsi alle istituzioni che vi
erano tenute, che è la Fondazione
Varrone. Essa è stata chiamata in
causa dai responsabili regionali,
provinciali e dei restanti enti locali
che hanno inviato una “Lettera
aperta” sollecitatoria ad intervenire
e a cui ha risposto il cda della
Fondazione esprimendo
«perplessità in merito al testo... e,
soprattutto, al messaggio che
attraverso essa si è inteso veicolare,
alla luce dell’impegno che la
Fondazione ha sempre profuso nel
sostenere “l’economia della
conoscenza” nel nostro territorio» .
La fondazione bancaria ha
puntualizzato che «può svolgere
solo funzioni di sussidiarietà e in
via autonoma senza assumere
carattere sostitutivo nei confronti
dell’attività ordinaria ed
istituzionale degli enti pubblici».
Davanti all’appello delle istituzioni,
interpretato forse come volontà di
forzare l’autonomia decisionale del
consiglio di amministrazione della
Fondazione, l’organo stesso ha
reagito rivendicando il proprio
ruolo d’indipendenza ed ha
richiamato l’attenzione generale
sull’obbligo a cui è tenuta che è
quello di non poter assumere il
totale finanziamento delle attività
del Conservatorio come ha capito
che si vorrebbe. Quindi ha fatto
intendere di non poter sorvolare
«sul divieto di potersi sostituire
completamente alle attività
precipue delle istituzioni» ma non
ha mancato di rendersi
responsabilmente «disponibile ad
un esame congiunto delle istanze
rappresentate» lasciando aperta la
porta della collaborazione. In
omaggio alla massima trasparenza
e rafforzando la propria posizione,
la Fondazione ha messo in rete
notizie da cui si ricava che, negli
ultimi cinque anni, essa ha erogati
al Consorzio universitario ben 4
milioni e 500 mila euro e di aver
operato già un primo salvataggio
del Conservatorio assegnando alla
Provincia «un contributo
straordinario di 50 mila euro
finalizzato ad evitarne la chiusura e
quindi la perdita di un’offerta
formativa d’eccellenza per i giovani,
la città e l’intero territorio».
A Borgo San Pietro un ulivo di pace
Nel giorno di santa
Filippa Mareri, la
piantumazione con gli
scolari del Cicolano
u donna di pace, ai suoi
tempi, Filippa Mareri. Ispirata da colui che con
le uniche armi della dolcezza e della letizia «in guerra /
del padre corse», per dirla con
Dante, lei, tra le prime seguaci al femminile del Francesco mite e umile sposo di
Madonna povertà, combatté
la sua battaglia contro le rigide regole feudali scegliendo la via del carisma serafico
F
per divenire la “baronessa
santa” del Cicolano e creando nel feudo dei Mareri
un’oasi di pace e spiritualità.
Nel giorno della ricorrenza
liturgica che, nel calendario
serafico e nel Proprio della
diocesi reatina, fa memoria
di santa Filippa, si è voluto
piantare nella piazza di Borgo San Pietro l’albero da
sempre emblema della pace.
La messa a dimora di un ulivo nel paese in riva al lago
del Salto ha chiamato a raccolta gli alunni di tutte le
scuole del Cicolano: da Petrella Salto, Fiamignano, Pescorocchiano e Borgorose i
ragazzi sono convenuti a
Borgo, insieme ai rappresen-
tanti istituzionali e delle forze dell’ordine per una mattinata dedicata alla pace nel ricordo della santa, che era stata degnamente festeggiata alla vigilia, nella giornata domenicale che aveva visto la
Messa solenne celebrata dai
vescovi Lucarelli, Molinari e
De Falco con diversi sacerdoti e la processione conclusa con il classico omaggio
floreale che la superiora generale delle suore francescane di Santa Filippa Mareri ha
compiuto sul lago artificiale
che ha ricoperto l’antico borgo con il primitivo monastero. La giornata, nel dies natalis della santa, si aperta nel
teatro dell’istituto delle suo-
re con i saluti del sindaco di
Petrella e di madre Margherita Pascalizi a nome della
congregazione religiosa. Poi
è toccato all’ispettore Paolo
Murino della Forestale intrattenere i ragazzi con un’interessante lezione dedicata a
“L’ulivo nella storia”: con
l’aiuto delle slide, l’ispettore
ha illustrato gli aspetti botanico–naturalistici, culturali e
religiosi della pianta da sempre identificata come simbolo di pace. E a piantarlo, l’ulivo della pace, vicino al monumento ai caduti che si erge sulla piazza dirimpetto alla chiesa (e alla statua di santa Filippa), sono stati proprio
gli alunni, dopo aver parte-
la parola del vescovo
«La speranza
tra le dune
del male»
DI DELIO LUCARELLI *
I
nizia il tempo di quaresima, durante il quale il Signore ci invita all’ascolto della Parola, alla condivisione con i poveri e gli esclusi, ad uno
stile di vita sobrio, ad avere minori
“pretese”. Sono tempi non facili, almeno per alcune categorie di persone,
ma sono difficili per tutti. Anche sul
piano internazionale sembra che il livello di “conflittualità” si sia alzato parecchio.
Ricordiamoci di essere polvere, non
siamo eterni, non siamo migliori degli altri, non siamo indispensabili, non
siamo più forti. Impegniamoci per un
mondo più giusto e più umano, più
fraterno e solidale, ma ricordiamoci di
essere polvere. Le tentazioni a cui Gesù si sottopone sono le tentazioni che
si ripropongono a noi nel “deserto”
del mondo. Oggi Satana porterebbe
Gesù nella “terra dei fuochi”, nelle
stanze del potere dove si decidono le
sorti dei popoli e soprattutto dei poveri; a vedere quanto male ci accerchia,
quanta violenza gratuita e inaudita,
quanta fame a fronte di sprechi colossali. E gli direbbe: “Ecco, sei morto per
questo!”.
In ambito politico e sociale vediamo
che l’austerità e la sobrietà vengono associate ai tagli di spesa, che ricadono
come macigni sulle famiglie e sul cosiddetto “stato sociale”. Ma è necessario che l’austerità diventi uno stile di
vita. È una rivoluzione che deve partire da una profonda consapevolezza interiore che si dovrebbe tradurre in prassi e leggi giuste, per un’equa ridistribuzione, secondo i princìpi della giustizia e del bene comune, alle persone
e alle categorie dei meno abbienti. Non
è solo e semplicemente una legge morale, un imperativo etico, ma una via
“economica”, per una migliore e duratura ripresa. L’ascolto della Parola di
Dio ci conduce per questo deserto, ci
fa vedere che non è facile orientarsi tra
le dune del male, ma ci indica il sentiero del bene come una speranza di
salvezza. Gesù non risponde né con
disperazione, né con saccenza. Egli sa
che c’è da lottare “contro lo spirito del
male”, tenendo fisso lo sguardo su ciò
che Dio dice all’uomo.
Un rabbino ebreo, David Flusser, studioso del cristianesimo, ha sottolineato che il cristianesimo si distingue dall’ebraismo e altre esperienze religiose
proprio per aver intuito che la medicina che tutto guarisce e tutto risolve è
l’amore, addirittura l’amore per il nemico e il peccatore. Nella misura in cui
sapremo essere contagiosi con l’amore, che mai deve rinunziare alla giustizia, allora cambieranno le nostre relazioni e si risolveranno tanti drammi.
La Quaresima non è il tempo della malinconia e dello sconforto, ma il tempo in cui prendiamo coscienza della
nostra caducità e della nostra insufficienza. È il tempo, però, in cui sappiamo dove andare ad attingere la linfa vitale per irrigare questo deserto: opere di carità, cambiamento interiore,
ascolto della Parola, accoglienza del
fratello che ci chiede ascolto, vicinanza, sostegno. All’orizzonte di questo
tempo si profila la crocifissione, a cui
farà seguito la luce del Risorto, di una
vita nuova che non muore più. Facciamoci coraggio, dunque, tra queste
dune, e sconfiggeremo il male!
* vescovo
pastorale giovanile. Martedì
prende il via l’équipe Gmg
iornate della gioventù, appuntamenti diocesani (quelli
annuali per la Domenica delle Palme) e internazionali
(il prossimo a Cracovia nell’estate 2016) da condividere insieme: a tal scopo si sta costituendo un apposito gruppo
di lavoro: l’équipe Gmg, «che si pone come obiettivo il render
conto della speranza cristiana nei modi, nei tempi e nei luoghi
propri alla realtà giovanile del nostro tempo», scrive il vicario
generale nella lettera inviata alle varie realtà ecclesiali. A tale équipe, spiega don Jarek, sono invitati a far parte «tutti coloro
che sono interessati all’universo giovanile e che vogliono vivere da protagonisti questa particolare avventura di comunione
e esperienza di fede, nel segno del significativo vissuto ecclesiale già sperimentato in altre occasioni». Un primo incontro
è in programma per martedì 24 alle 16 alla Sala S. Nicola. Come coordinatori sono stati individuati l’assistente unitario dell’Azione Cattolica don Zdenek Kopriva e l’ex presidente Alessio Valloni, che assieme ad altre persone (di Ac, dell’Unitalsi,
scout, sacerdoti, suore…) hanno già avviato un nucleo di “apripista” che, nel novembre scorso, si era recato in “perlustrazione” a Cracovia in vista del raduno mondiale del 2016.
G
cipato alla Messa celebrata
dal guardiano del santuario
francescano di Poggio Bustone, padre Renzo Cocchi.
Messa a dimora la pianta (dedicata a papa Francesco), tra
gli applausi dei presenti, la
manifestazione si è conclusa
con la recita di poesie sulla
pace da parte degli scolari.
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22 febbraio 2015 - Frontiera Rieti