giovedì www.rieti.chiesacattolica.it Libro su Scolopi a Rieti Pagina a cura dell'Ufficio Comunicazioni Sociali RIETI Via Cintia 83 02100 Rieti Tel.: 0746.25361 Fax: 0746.200228 e-mail [email protected] 12 S arà presentato giovedì 26 febbraio alle 16 nella Sala Calasanzio di via Sant’Agnese il volume Gli Scolopi a Rieti e in Sabina, un progetto editoriale voluto da Gianfranco Paris (ex allievo delle Scuole Pie ed ex istitutore del Collegio Conti Gentili di Alatri). L’iniziativa è della Fondazione Varrone con l’Associazione culturale Amici della Sabina e l’Archivio di Stato. Interverranno Roberto Lorenzetti, Goffredo Cianfrocca, Luciano Tribiani, Felice Paniconi. Domenica, 22 febbraio 2015 In seguito al progressivo esautoramento delle Province, fortemente a rischio anche il futuro dell’Università Conservatorio, la città in piazza DI OTTORINO PASQUETTI A La manifestazione in piazza degli studenti del Conservatorio Quaresima in carità, rinfrancare i cuori n invito a confidare nel Signore, secondo il tema su cui è incentrato il messaggio del Santo Padre per la Quaresima: la frase della Lettera di san Giacomo “Rinfrancate i vostri cuori”. Parte da qui la sottolineatura del tempo quaresimale secondo la dimensione caritativa, che la Caritas propone anche quest’anno. Il riferimento sono dunque le parole di papa Francesco che «esorta i credenti a non cedere alla “tentazione dell’indifferenza” e a non lasciarsi “assorbire” dalla “spirale di spavento e di impotenza”, “saturi” come siamo “di notizie e immagini sconvolgenti che ci narrano la sofferenza umana”»: un appello alle parrocchie, scrive la Caritas diocesana nella circolare inviata per la Quaresima di carità citando il messaggio pontificio, «a diventare “isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza”». La tentazione più grande che nel “deserto” quaresimale deve spingere a esercitare la capacità di resistenza, è proprio quella di essere indifferenti sia a Dio sia ai bisogni del prossimo. Di qui l’importanza che le parrocchie possano davvero cogliere l’occasione del tempo quaresimale per rafforzare l’impegno a farsi punti di riferimento “controcorrente” in un mondo che sembra rassegnato. «“Che cosa fare per non lasciarci assorbire da questa spirale di spavento e di impotenza?”, si chiede Francesco: la risposta viene dalla preghiera e dalla carità», che insieme alla penitenza costituiscono le “armi” per la vittoria contro il male. Sull’impegno di condivisione si concentra in particolare la giornata fissata a livello diocesano, come sempre, per la terza domenica di Quaresima: in tale giorno, in tutte le parrocchie «la raccolta di offerte, come segno del digiuno e condivisione, andranno alla Caritas diocesana e parrocchiale per stare accanto ed alleviare le situazioni di bisogno a persone e famiglie in difficoltà». Inoltre l’invito a raccogliere alimenti per rifornire l’emporio alimentare di via Terenzio Varrone. Presso gli uffici Caritas di via Varrone sono disponibili i sussidi necessari: l’opuscolo per le famiglie, con cui proporre ai nuclei familiari gravitanti in parrocchia un percorso sul tema della condivisione fatto di esperienze di accoglienza, riflessioni e preghiere per approfondire i temi della campagna “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro” (promossa a livello nazionale da Caritas insieme a diversi organismi), il poster della Quaresima di carità, le buste per la raccolta. U ppare inarrestabile il processo involutivo che da più di un quinquennio ha investito Rieti. In questi giorni la regressione ferisce e travolge le sue più prestigiose istituzioni culturali, che sono il Conservatorio musicale, attivato dall’Amministrazione provinciale quale sezione staccata di quello romano di Santa Cecilia, e l’Università, che mosse i primi passi nel 1994 con i corsi di diploma e poi nel Duemila, con la sottoscrizione di una convenzione con le Università di Roma e di Viterbo. Il Polo di Rieti nacque da qui, con i primi corsi di laurea dipendenti dal Consorzio della Sabina Universitas presieduto adesso dal dottor Maurizio Chiarinelli. Nel Consorzio affluirono le necessarie risorse finanziarie degli enti locali che si stabilizzarono in 2,4 milioni di euro di spesa annua complessiva. Il pericolo di sospensione delle attività s’è fatto grande, anzi grandissimo, per il mancato versamento delle quote di alcuni enti fondatori. Tutto insieme lo spauracchio ha preso corpo. È divenuto gigantesco e persino incombente. La realtà che la sezione distaccata del Conservatorio di Musica possa cessare le proprie lezioni e i relativi tirocini addirittura a metà del prossimo mese di marzo non è più una minaccia. Tale disgraziata evenienza – che ha visto gli studenti scendere in piazza a suonare in una manifestazione che ha visto l’appoggio di molti cittadini – rischia, con il passare dei pochi giorni rimasti, di perdere i contorni del solo fantasma che fino ad ora s’aggirava nei vialetti e nelle Tagliati i fondi, solidarietà agli studenti dell’istituto musicale «Fondazione Varrone»: «Il nostro intervento soltanto sussidiario, la politica agisca» stanze del Parco della Musica e nella villa di Collebaccaro, che era stata del baritono Mattia Battistini, per assumere adesso le fattezze di ben affilate e ciclopiche forbici con cui i dirigenti del Conservatorio romano verranno a tagliare le funzioni operative e a rimandare a casa i 150 studenti che frequentano le classi. Motivo? L’Amministrazione provinciale non ha più le competenze di spesa che prima sosteneva, cosicché non pagherà il contributo di 250 mila euro che si era impegnata a versare per tenere in piedi l’istituzione. Far fronte ai carichi assunti durante il tempo di vacche grasse è divenuto illegittimo. La decisione di abolire le Province e di togliere loro innanzitutto le risorse residue per svolgere tali tipi di opzioni culturali comincia – così come intendeva il Parlamento – a far sentire i suoi effetti che sono la revisione della spesa. L’Unione Europea ha imposto all’Italia di risparmiare: «Fate i compiti a casa e stringete la cinghia voi italiani per ridurre l’enorme debito pubblico che affligge il bilancio e zavorra le vostre economie». A Rieti si è cominciato: così, per le stesse ragioni del Conservatorio, identica minaccia pende sul Polo della Antonacci: «Neanche più un euro» «R ecentemente ho partecipato ad una riunione d’urgenza di tutti i rappresentanti degli enti facenti parte del Consorzio Sabina Universitas a cui è intervenuto il magnifico rettore della “Sapienza” Eugenio Gaudio per discutere ed esaminare la situazione in cui ci siamo venuti a trovare dopo la riduzione delle competenze della provincia ed in vista della loro soppressione di cui si discute in Parlamento e per quanto riguarda le spese sostenute per l’istruzione superiore»: è la dichiarazione rilasciata a Lazio Sette da Enzo Antonacci (nella foto), già assessore al ramo nella giunta Melilli ed ora eletto nell’esecutivo di Palazzo d’Oltre Velino, presieduto da Giuseppe Rinaldi. «È toccato a me comunicare ai convenuti che dal 1° gennaio 2015 la Provincia non potrà più sostenere spese né per il Conservatorio, né per il Polo universitario. I finanziamenti che disponevamo per l’istituzione musicale ammontavano a quasi 300mila euro annui, 250mila fissi e gli altri per attivare progetti speciali. Per l’Università la quota provinciale da versare al Consorzio è di 610 mila euro annui, simile a quella del Comune di Rieti e della Fondazione bancaria Varrone. Poi c’è il sostegno della Cassa di Risparmio di Rieti, che ha espresso la volontà di uscire dal Consorzio e lo farà al più presto, quello del Comune di Cittaducale che ospita la facoltà di agraria e scienze forestali e di altri piccoli enti di minor forza economica». Da tener presente che, tra Conservatorio e Polo universitario, il personale amministrativo impiegato è di 30 unità. (o.p.) Sabina Universitas. Palazzo d’Oltrevelino, sede della Provincia, non ha più soldi per sostenere l’istruzione universitaria e quindi s’appresta ad alzare bandiera bianca anche in questo campo. In gravi condizioni finanziarie versa il Comune capoluogo. Per cui anche i nove corsi di laurea funzionanti e frequentati da oltre 1.600 studenti e i numerosi master di laureati provenienti da tutta Italia rischiano la sorte del Conservatorio, almeno a partire dal prossimo anno. Le speranze, il cuore e gli occhi di tutta la città e la provincia sono ora appuntati sull’unico ente che ha risorse finanziarie disponibili per sostituirsi alle istituzioni che vi erano tenute, che è la Fondazione Varrone. Essa è stata chiamata in causa dai responsabili regionali, provinciali e dei restanti enti locali che hanno inviato una “Lettera aperta” sollecitatoria ad intervenire e a cui ha risposto il cda della Fondazione esprimendo «perplessità in merito al testo... e, soprattutto, al messaggio che attraverso essa si è inteso veicolare, alla luce dell’impegno che la Fondazione ha sempre profuso nel sostenere “l’economia della conoscenza” nel nostro territorio» . La fondazione bancaria ha puntualizzato che «può svolgere solo funzioni di sussidiarietà e in via autonoma senza assumere carattere sostitutivo nei confronti dell’attività ordinaria ed istituzionale degli enti pubblici». Davanti all’appello delle istituzioni, interpretato forse come volontà di forzare l’autonomia decisionale del consiglio di amministrazione della Fondazione, l’organo stesso ha reagito rivendicando il proprio ruolo d’indipendenza ed ha richiamato l’attenzione generale sull’obbligo a cui è tenuta che è quello di non poter assumere il totale finanziamento delle attività del Conservatorio come ha capito che si vorrebbe. Quindi ha fatto intendere di non poter sorvolare «sul divieto di potersi sostituire completamente alle attività precipue delle istituzioni» ma non ha mancato di rendersi responsabilmente «disponibile ad un esame congiunto delle istanze rappresentate» lasciando aperta la porta della collaborazione. In omaggio alla massima trasparenza e rafforzando la propria posizione, la Fondazione ha messo in rete notizie da cui si ricava che, negli ultimi cinque anni, essa ha erogati al Consorzio universitario ben 4 milioni e 500 mila euro e di aver operato già un primo salvataggio del Conservatorio assegnando alla Provincia «un contributo straordinario di 50 mila euro finalizzato ad evitarne la chiusura e quindi la perdita di un’offerta formativa d’eccellenza per i giovani, la città e l’intero territorio». A Borgo San Pietro un ulivo di pace Nel giorno di santa Filippa Mareri, la piantumazione con gli scolari del Cicolano u donna di pace, ai suoi tempi, Filippa Mareri. Ispirata da colui che con le uniche armi della dolcezza e della letizia «in guerra / del padre corse», per dirla con Dante, lei, tra le prime seguaci al femminile del Francesco mite e umile sposo di Madonna povertà, combatté la sua battaglia contro le rigide regole feudali scegliendo la via del carisma serafico F per divenire la “baronessa santa” del Cicolano e creando nel feudo dei Mareri un’oasi di pace e spiritualità. Nel giorno della ricorrenza liturgica che, nel calendario serafico e nel Proprio della diocesi reatina, fa memoria di santa Filippa, si è voluto piantare nella piazza di Borgo San Pietro l’albero da sempre emblema della pace. La messa a dimora di un ulivo nel paese in riva al lago del Salto ha chiamato a raccolta gli alunni di tutte le scuole del Cicolano: da Petrella Salto, Fiamignano, Pescorocchiano e Borgorose i ragazzi sono convenuti a Borgo, insieme ai rappresen- tanti istituzionali e delle forze dell’ordine per una mattinata dedicata alla pace nel ricordo della santa, che era stata degnamente festeggiata alla vigilia, nella giornata domenicale che aveva visto la Messa solenne celebrata dai vescovi Lucarelli, Molinari e De Falco con diversi sacerdoti e la processione conclusa con il classico omaggio floreale che la superiora generale delle suore francescane di Santa Filippa Mareri ha compiuto sul lago artificiale che ha ricoperto l’antico borgo con il primitivo monastero. La giornata, nel dies natalis della santa, si aperta nel teatro dell’istituto delle suo- re con i saluti del sindaco di Petrella e di madre Margherita Pascalizi a nome della congregazione religiosa. Poi è toccato all’ispettore Paolo Murino della Forestale intrattenere i ragazzi con un’interessante lezione dedicata a “L’ulivo nella storia”: con l’aiuto delle slide, l’ispettore ha illustrato gli aspetti botanico–naturalistici, culturali e religiosi della pianta da sempre identificata come simbolo di pace. E a piantarlo, l’ulivo della pace, vicino al monumento ai caduti che si erge sulla piazza dirimpetto alla chiesa (e alla statua di santa Filippa), sono stati proprio gli alunni, dopo aver parte- la parola del vescovo «La speranza tra le dune del male» DI DELIO LUCARELLI * I nizia il tempo di quaresima, durante il quale il Signore ci invita all’ascolto della Parola, alla condivisione con i poveri e gli esclusi, ad uno stile di vita sobrio, ad avere minori “pretese”. Sono tempi non facili, almeno per alcune categorie di persone, ma sono difficili per tutti. Anche sul piano internazionale sembra che il livello di “conflittualità” si sia alzato parecchio. Ricordiamoci di essere polvere, non siamo eterni, non siamo migliori degli altri, non siamo indispensabili, non siamo più forti. Impegniamoci per un mondo più giusto e più umano, più fraterno e solidale, ma ricordiamoci di essere polvere. Le tentazioni a cui Gesù si sottopone sono le tentazioni che si ripropongono a noi nel “deserto” del mondo. Oggi Satana porterebbe Gesù nella “terra dei fuochi”, nelle stanze del potere dove si decidono le sorti dei popoli e soprattutto dei poveri; a vedere quanto male ci accerchia, quanta violenza gratuita e inaudita, quanta fame a fronte di sprechi colossali. E gli direbbe: “Ecco, sei morto per questo!”. In ambito politico e sociale vediamo che l’austerità e la sobrietà vengono associate ai tagli di spesa, che ricadono come macigni sulle famiglie e sul cosiddetto “stato sociale”. Ma è necessario che l’austerità diventi uno stile di vita. È una rivoluzione che deve partire da una profonda consapevolezza interiore che si dovrebbe tradurre in prassi e leggi giuste, per un’equa ridistribuzione, secondo i princìpi della giustizia e del bene comune, alle persone e alle categorie dei meno abbienti. Non è solo e semplicemente una legge morale, un imperativo etico, ma una via “economica”, per una migliore e duratura ripresa. L’ascolto della Parola di Dio ci conduce per questo deserto, ci fa vedere che non è facile orientarsi tra le dune del male, ma ci indica il sentiero del bene come una speranza di salvezza. Gesù non risponde né con disperazione, né con saccenza. Egli sa che c’è da lottare “contro lo spirito del male”, tenendo fisso lo sguardo su ciò che Dio dice all’uomo. Un rabbino ebreo, David Flusser, studioso del cristianesimo, ha sottolineato che il cristianesimo si distingue dall’ebraismo e altre esperienze religiose proprio per aver intuito che la medicina che tutto guarisce e tutto risolve è l’amore, addirittura l’amore per il nemico e il peccatore. Nella misura in cui sapremo essere contagiosi con l’amore, che mai deve rinunziare alla giustizia, allora cambieranno le nostre relazioni e si risolveranno tanti drammi. La Quaresima non è il tempo della malinconia e dello sconforto, ma il tempo in cui prendiamo coscienza della nostra caducità e della nostra insufficienza. È il tempo, però, in cui sappiamo dove andare ad attingere la linfa vitale per irrigare questo deserto: opere di carità, cambiamento interiore, ascolto della Parola, accoglienza del fratello che ci chiede ascolto, vicinanza, sostegno. All’orizzonte di questo tempo si profila la crocifissione, a cui farà seguito la luce del Risorto, di una vita nuova che non muore più. Facciamoci coraggio, dunque, tra queste dune, e sconfiggeremo il male! * vescovo pastorale giovanile. Martedì prende il via l’équipe Gmg iornate della gioventù, appuntamenti diocesani (quelli annuali per la Domenica delle Palme) e internazionali (il prossimo a Cracovia nell’estate 2016) da condividere insieme: a tal scopo si sta costituendo un apposito gruppo di lavoro: l’équipe Gmg, «che si pone come obiettivo il render conto della speranza cristiana nei modi, nei tempi e nei luoghi propri alla realtà giovanile del nostro tempo», scrive il vicario generale nella lettera inviata alle varie realtà ecclesiali. A tale équipe, spiega don Jarek, sono invitati a far parte «tutti coloro che sono interessati all’universo giovanile e che vogliono vivere da protagonisti questa particolare avventura di comunione e esperienza di fede, nel segno del significativo vissuto ecclesiale già sperimentato in altre occasioni». Un primo incontro è in programma per martedì 24 alle 16 alla Sala S. Nicola. Come coordinatori sono stati individuati l’assistente unitario dell’Azione Cattolica don Zdenek Kopriva e l’ex presidente Alessio Valloni, che assieme ad altre persone (di Ac, dell’Unitalsi, scout, sacerdoti, suore…) hanno già avviato un nucleo di “apripista” che, nel novembre scorso, si era recato in “perlustrazione” a Cracovia in vista del raduno mondiale del 2016. G cipato alla Messa celebrata dal guardiano del santuario francescano di Poggio Bustone, padre Renzo Cocchi. Messa a dimora la pianta (dedicata a papa Francesco), tra gli applausi dei presenti, la manifestazione si è conclusa con la recita di poesie sulla pace da parte degli scolari.