STAMPA REGGIANA
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periodico di attualità > cultura > spettacolo > sport
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L'OGGI DI BOLOGNA Soc.Coop. a r.l - Direttore Responsabile: Ivano Davoli - Direzione, Redazione Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia - Tel. 0522/337665 - Fax 0522/397794
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anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
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SIAMO CIRCONDATI DA TROPPI PERICOLI
L'On. Angelo Alessandri affronta i temi più scottanti: mafia, camorra e 'ndrangheta. Sono presenze fisse su tutto il
territorio. Pericolosi segnali arrivano da frange estreme. Il problema delle moschee e il pericolo del terrorismo islamico.
DIFENDIAMO IL PRESEPE
POLITICA
ENIA - IRIDE
ALL'INSEGNA
DELLA DISCORDIA
di Simone Russo
C'E' IN GIOCO
IL NOSTRO FUTURO
di Angelo Alessandri
È cominciata la campagna
elettorale per la Regione EmiliaRomagna in questi giorni con
Errani e Casini che fanno a gara
a chi teme di più la Lega Nord:
ma chissà poi perché …
È vero che siamo cresciuti tanto
e che l’umore che si percepisce
tra la gente è di crescita continua, ma dovrebbero a mio avviso chiedersi perché la Lega riesce
a stare tra gli emiliani e a rappresentarli invece di continuare
ad urlare alla luna. Noi che invece non abbiamo di queste “fobie”, stiamo lavorando seriamente per continuare a costruire quella nuova e giovane
segue a a pagina 3
>
Gesù Bambino? Il presepe? Anche i più innocenti simboli del Natale, da sempre
i più cari all’infanzia, aprono un forte problema di convivenza fra religioni e
culture anche nella società reggiana. Tornano a scatenarsi accese polemiche su
integrazione e religione
da pagina 17 a 19
di Giulio Serri
TURISMO
TUTTE LE NOVITA' PER CHI
AMA SCIARE SULL'APPENNINO
Stampa Reggiana
augura a tutti voi
Buone Feste
>
Più che un matrimonio
una traballante convivenza
d’interessi. Sembra questo
il destino delle due multiservizi Enìa e Iride alla luce
del gioco di picche e ripicche messo in moto ormai da
mesi tra Reggio, Genova e
Torino. Comunque vada, la
fusione sembra nascere
all’insegna della discordia:
da settimane si hanno notizie di sempre nuovi ostacoli alla creazione della nuova
multiservizi, mentre fino ad
oggi non è stato ancora
reso pubblico lo straccio di
un piano industriale in cui
si possano leggere i passi
futuri dell’azienda. Se la
fusione è cosa buona e giusta nell’ottica di una maggiore competitività sui mercati del soggetto nascituro,
segue a pagina 3
SPORT
NOVANT'ANNI DI STORIA
DELLA REGGIANA 1919
Ci ritroviamo in edicola
sabato 16 gennaio 2010
>
di Donatella Dall'Argine
da pagina 6 a 9
TEATRO VALLI
L'OPERETTA DI
CLAUDIO ABBATI
TORNA CON
"MY FAIR LADY"
di Paolo
Borgognone
a pagina 26-27
di Mauro Del Bue
da pagina 20 a 23
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OLTRE 100 BANCHI DI QUALITÀ
NEGOZI APERTI
IL PIACERE DELLO SHOPPING COL MIGLIOR RAPPORTO QUALITÀ PREZZO
in collaborazione con:
Comune di
Comune di
Casalgrande (RE) SantÕIlario (RE)
STAMPA REGGIANA
>
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
Comune di
Rubiera (RE)
Comune di
Albinea (RE)
Comune di
Comune di
Canossa (RE) Scandiano (RE)
Politica >
segue dalla prima
Angelo Alessandri
classe politica che oggi comincia
a raccogliere i primi grandi risultati: essere alla guida di comuni come Viano e Guastalla, Fidenza e
Sassuolo, Bondeno e Bobbio, Castell’Arquato e Ziano, la Città Storica a Reggio….e avere oggi in
regione circa 700 eletti ed adesioni
continue ci pone di certo nella
condizione di assumere molte responsabilità in più e a farci carico
oggi di un ruolo nuovo.
Perché la domanda cui stiamo
lavorando per dare una risposta
responsabile è proprio il nuovo
ruolo della Lega in questa Regione.
E se è vero, come è vero, che
l’11% dei reggiani ha tolto per la
prima volta il voto al PD e a Delrio
votando stavolta per la Lega, dobbiamo assolutamente porci
come forza propositiva e
capace di rappresentare una
svolta in questa terra parallela agli Appennini ed al Po,
come la definiva Guareschi.
Bene: dobbiamo ripartire
dal territorio, dai reggiani,
dal lavoro e dalla nostra
identità per costruire tutti
insieme un nuovo grande
Modello Emiliano non più
basato sulla propaganda
politica, morto infatti con la
morte delle ideologie, ma
che invece sappia dare forza decisionale alla nostra gente.
Ho già iniziato questo percorso
ed è davvero con grande soddisfazione che posso oggi affermare
che il cammino ha riscosso tantissime adesioni e vedo l’obiettivo
vicino.
Ma poco importa l’elezione regionale vicina: questo traguardo
va raggiunto a medio termine e
deve essere la scossa per superare
gli ostacoli che si frappongono in
questo momento. Uniti si vince,
scriveva Prampolini, ed è questo lo
spirito emiliano, quello vero, che
dobbiamo riscoprire e con orgoglio
rilanciare: sotto la cenere di questa
crisi c’è un popolo, quello emiliano
e reggiano, capace di fare miracoli e abbiamo il compito di dare una
mano a questo progetto.
E per fare questo bisogna recuperare la reggianità, l'orgoglio di
riscoprire la nostra identità, la
nostra storia, i nostri valori. Partendo dal tornare a vivere i centri
storici delle città e non spendere
nei centri commerciali.
Dobbiamo ridimensionare a mi-
sura reggiana i servizi senza correre dietro a chimere di aggregazioni multyutilities sempre più lontane dallo spirito con cui i nostri
padri e i nostri nonni hanno costruito il sistema integrato, che prima
funzionava e che oggi quasi non
riconosciamo più.
È necessario porre le giuste priorità in un sistema sociale che guardi prima di tutto al reggiano e alla
nostra gente, a coloro che questa
terra l’hanno costruita, e non forzare in senso razzistico contrario,
per facili e dannosi buonismi, privilegiando cittadini di altri paesi.
Ed è facile che la logica della
chiusura dei centri punti a far sparire la nostra identità, lo stesso
espropriandoci dei servizi con operazioni enormi e lo stesso privilegiando astratti mondi multietnici.
Alla fine al reggiano frastornato
sostituiranno voti extracomunitari
senza che, essendo venuta meno
l’identità locale, ci si accorga di
quello che sta avvenendo.
Ma finchè la Lega sarà presente
e soprattutto forte ed in crescita
come oggi tutto questo non passerà e sempre più cittadini stanno
comprendendo quello che avviene
e ci danno la forza sufficiente a
continuare questa battaglia.
C’e’ davvero un grosso lavoro da
fare tra i giovani, gli operai, gli
artigiani e le Pmi, i pensionati e
tutta la nostra gente: e a questo
siamo tutti impegnati.
In più bisogna contrastare i fenomeni pericolosi che stanno distruggendo le nostre città: mafie, camorra, ‘ndrangheta sono ormai
presenze fisse a casa nostra e continuo a pensare che ci voleva maggiore attenzione da parte di tutte
le amministrazioni.
In più qui da noi più che da altre
parti arrivano persone, spesso clandestine, senza futuro e quindi facilmente dedite a pratiche criminali.
Un sindaco sceriffo era quello che
serviva oggi a Reggio e non un
sindaco tentenna che a giorni alterni si sveglia buonista o scopiazzante leghista. Ma non ci si inventa leghisti se non lo si sente dentro
e invece della stella al massimo
potrà appuntarsi il bollino della
banana chiquita.
E un silenzio assordante sugli
estremismi pericolosi che danno
segnali tremendi anche a casa nostra.
Tre diverse indagini con blitz
nelle moschee reggiane: e silenzio
delle istituzioni.
Segnali in Emilia di nuovi brigatisti e frange estreme che si richiamano a tensioni che speravamo
avessimo superato da tempo: e
ancora silenzio assordante delle
istituzioni reggiane.
La politica delle tre scimmiette
che non vedono, non sentono e
non parlano crea facilmente omertà politica: terreno in cui
sguazzano e sopravvivono gli estremismi.
Dopo l’omicidio di Marco Biagi a Bologna mi
aspettavo una reazione
e invece sembrava quasi
che a nessuno interessasse: un messaggio allucinante.
Io stesso finii nel programma di protezione e
ho continuato a lottare
contro questi imbecilli,
contro i pericoli del terrorismo islamico (e recentemente diversi arresti effettuati dovrebbero fare riflettere), contro le mafie (e ricordo
che questo governo ne ha arrestati in media 8 al giorno, un risultato
storico enorme, di cui almeno 100
latitanti storici) e contro la clandestinità (in Agosto solo 1900 arrivi
contro i 19000 dell’anno scorso, e
con i cie di maroni rimandati a
casa quasi tutti) e contro la criminalità (grazie al pacchetto Maroni
oggi un sindaco può fare tutto, i
400 della Lega lo fanno, gli altri
come quello di Reggio invece tentennano).
Insomma c’è in gioco molto di più
di una campagna elettorale: c’e’ in
gioco il futuro di questa terra.
E bisogna cominciare a dare segnali chiari e precisi: e secondo me
l'esistenza di zone franche nelle
nostre città, come AQ16, non sono
certo un bel segnale per chi invece
le regole le rispetta.
E che ha deciso di cambiare finalmente: e noi stiamo con loro, non
con gli altri, noi stiamo prima di
tutto con la nostra gente!
segue dalla prima
Simone Russo
restano tutti i dubbi che si sono
accumulati nel percorso compiuto
fin qui: come sarà possibile trovare una mediazione nel governo
dell’azienda dopo il durissimo
scontro che ha preso forma negli
ultimi mesi? Se c’è una cosa chiara in tutta questa vicenda è che
Enìa e Iride sono soggetti diversissimi, e definirli complementari
pare più un gioco verbale o un
auspicio da pronunciarsi a dita
incrociate.
in Enìa. Il sindaco Delrio ha invitato la Fondazione ad investire in
azioni Enìa piuttosto che in ricapitalizzazioni Unicredit. Pronta la
risposta del consigliere della Manodori Girolamo Ielo: fu il comune a frenare la partecipazione
dell’ente, limitandolo ad investire
5 milioni quando ce ne erano
pronti 20. Ad attaccare la fusione,
poi anche i sindacati, tra gli altri
motivi anche per le scarse garanzie date sul mantenimento della
qualità del servizio.
Dove si registrano le vere magagne, però, è nel rapporto con
Iride, che si trova in difficoltà
dopo l’aumento della multa che
dovrà pagare allo stato in termini
di restituzione del bonus fiscale:
si tratta in totale di 100 milioni di
euro. Posto che il concambio a
questo punto non si può più toc-
Il sindaco Graziano Del Rio e l'AD Andrea Viero
L’amministrazione
comunale in questa fase si trova tra i classici
due fuochi. Da un lato,
le critiche di chi a Reggio, avrebbe gestito la
partita in modo diverso. Dall’altro, ed è di
certo il fronte più impegnativo, l’estenuante trattativa con un
management, quello
di Iride, che punta con
ogni tipo di carta, a
portare a casa il massimo risultato per sé.
Una logica che pare
poco costruttiva e che sembra
avere pochissima prospettiva; ma
d’altra parte chi ha voluto la bicicletta - Iride, ora si trova a dover
pedalare. Per non perdere definitivamente la faccia.
Partiamo dalle perplessità di
terra reggiana. Negli ultimi giorni
si è scatenato un bel botta e risposta sulla partecipazione azionaria della Fondazione Manodori
care, Reggio chiede una compensazione sotto forma di dividendo
straordinario. Iride ha detto subito di no, salvo poi apparentemente cedere dopo la minaccia
dell’amministratore delegato Andrea Viero di mandare all’aria
tutta l’operazione. Insomma si
litiga sulla dote: non il miglior
viatico per le nozze.
STAMPA REGGIANA
periodico di attualità cultura spettacolo sport
Proprietario Editore L'Oggi di Bologna Soc.Coop.ar.l - V.le Aldo Moro, 16 - 40127 Bologna - Direttore Responsabile Ivano Davoli - Art Director Roberta Castagnetti
Servizi fotografici Stefano Rossi Marco Moratti - Sede e Redazione: Via Pasteur 2 - Reggio Emilia - Tel. O522.337665 Fax O522.397794 Pubblicità: PUBBLI7 Uff. Commerciali: Via Pasteur 2 42100 Reggio Emilia
Stampa: Società Editrice Lombarda S.R.L. Via Dè Berenzani 6-26100 Cremona - Autorizzazione del Tribunale di Reggio Emilia n. 1093 del 17/03/2003
STAMPA REGGIANA
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anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
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DEL CARNEVALE
DI CASTELVOVO SOTTO,
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LA GRAFICA È STATA REALIZZATA
DALLO STUDIO GRAFICO VINCENTSTUDIO
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TUTTI GLI ANNI FUTURI,
CON DISEGNATORI
DI FAMA INTERNAZIONALE.
PARTECIPATE AL CARNEVALE..
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Tecnoauto - Via Contarella, 26 - Scandiano - Tel. 0522.856368
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anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
Opinioni >
IL GRANDIOSO MARCIAPIEDE
di Sebastiano Simonini
Parliamo di un tema leggerino e
abbastanza divertente. Ed è una
cosa che proprio non capisco, o sono
“duro” io o è stata spiegata male.
Sicuramente roba di poco conto, ma
per una città in cui ci si vanta di
essere i primi della classe quanto a
“ciclabilità” merita forse spenderci
qualche riga.
Parliamo della Via Emilia, ma non
del tratto che collega Masone a
Rubiera, in cui una ciclabile faraonica (sempre deserta) ha tolto spazio
prezioso alla carreggiata, forse per
una “giusta” punizione da infliggere ad automobilisti, motociclisti,
scooteristi e camionisti. No, guardiamo al tratto Standa-San Pietro, solo
poche decine di metri, come dicevo
prima è roba di poco conto.
Anche qui la carreggiata è stata
sensibilmente ristretta con la costruzione dell’enorme marciapiede che
corre di fianco ai portici. Un’originale quanto inutile ed evidentemente sbagliata invenzione urbanistica, pagata da cittadini che non ne
sentivano assolutamente la necessità. Ma questa è altra storia, procediamo con ordine.
Carreggiata ristretta ed apparente senso unico di marcia, che in realtà unico non è, perché di fatto il
flusso di auto, furgoni, bus, biciclette e altri mezzi a vario titolo autorizzati è continuo in entrambi i
sensi. Naturalmente manca del tutto la segnaletica orizzontale, le
auto, in assenza di alternative, continuano comprensibilmente ad essere parcheggiate lungo la strada e
per le biciclette, volendo limitare i
rischi, non rimane altro da fare che
salire sul nuovo grandioso marciapiede. Ma possono?
Sembrerebbe di no, anche perché
non esiste alcuna indicazione in tal
senso. Ho chiesto a due diversi vigi-
siamo o non siamo su di un marciapiede?). Ammettiamolo, non è una
pista ciclabile e i rischi sono parecchi. Figuriamoci se dovessi investire
un bambino, di chi sarebbe la responsabilità? Mia, del bambino o
del Comune? Ma io insisto, rischiando, e continuo imperterrito sul
grandioso marciapiede in direzione
Standa ma… oddio, il marciapiede
LE SCONFITTE
DI GINGER
ROGERS E DI
FRED ASTAIRE
di Dario Caselli
li, uno perentorio mi ha risposto di
“no”, un altro ha ammiccato un “sì”
non troppo convinto, un terzo mi
ha detto che “non si potrebbe”, ma
che in ogni caso non sono al momento previsti divieti espliciti
(boh?).
In ogni caso anche sul grandioso
marciapiede per il ciclista le cose
non migliorano, costretto ad evitare
le auto parcheggiate a spina di pesce, quattro o cinque distese di bar,
panchine, fioriere, passi carrabili,
fermate del bus e, comprensibilmente, pedoni che possono uscire
dai portici all’improvviso (d’altronde
si restringe, schivo due persone, tre
panchine, il palo della fermata del
bus, zigzago fra i dissuasori e qui?
In assenza di segnali contrari posso
continuare sul marciapiede fino a
Piazza del Monte? Ne dubito e non
mi arrischio.
Vedo tre vigili fermi proprio all’incrocio con Via Roma, che faccio,
chiedo?
Ma forse sarebbe l’Assessore Gandolfi a dover chiarire la cosa, e sarebbe onorevole che ammettesse
almeno questo errore di progettazione, uno fra tanti. Tutti possono
sbagliare, ci mancherebbe…
Come Ginger Rogers e Fred
Astaire ballano assieme pur non
amandosi, però a differenza dei
due divi americani, anziché passare di successo in successo, collezionano sconfitte. Parliamo del
sindaco di Reggio Graziano Delrio e della presidente della Provincia, Sonia Masini. Sono stati
riconfermati per il rotto della
cuffia, soprattutto grazie alla
candidatura della Spaggiari, che,
spaventando l’elettorato di sinistra, lo ha ricompattato. Nessuno
si poteva permettere di perdere
Reggio, è bastato il ruggito della
ex sindaca (sebbene si sia poi visto che la tigre era di carta), per
mettere la sordina alla guerra
bosniaca che lacerava il Pd. Salvatisi in corner, Ginger e Fred
hanno continuato a sgambettarsi fino ad essere estromessi dalla
Fondazione Manodori, lo schiaffo è stato forte, anche per chi,
come il sindaco dovrebbe porgere l’altra guancia. Confindustria,
Api e Curia si sono messe in fila,
accusando la Masini di parlare in
privato diversamente da come
agisce in pubblico ed ignorando
la moral suasion di Del Rio. Di
fronte a tutto ciò, che fanno le
nostre due star? Tacciono. Per
fortuna c’è il congresso del Pd,
dove entrambi si schierano con
Franceschini , sicuri della vittoria
almeno in terra reggiana ed invece Bersani vince anche a Reggio, certo non prende il 51%, ma
poco manca. Basiti assieme ai
vari Castagnetti, Giovanelli, Pignedoli e compagnia, Ginger e
Fred sono pronti alla riscossa
delle primarie, lì non si scherza,
si esprime il popolo, non gli iscritti, notoriamente un po’ “comunisti”. I nostri sono ovviamente
capilista, garanzia di vittoria sicura ed invece altra sconfitta
pesante, perché gli elettori bocciano i franceschiniani sia a livello locale, che nazionale. Come
non bastasse, insorgono pure i
costruttori edili, che mollano
sberle sul piano regolatore, poi i
commercianti dichiarano la morte clinica del centro storico e
perfino i sindacati si lamentano
della gestione provinciale. Insomma, volano critiche pesanti
ed i nostri eroi zitti. Ci sarebbero
da riorganizzare le aziende partecipate, diverse delle quali vanno male. Ma come si fa, visti i
contrasti con e tra le categorie?
E dire che il sindaco si è scelto un
industriale come assessore, per
comunicare meglio con i poteri
economici. Se questi sono i poteri forti della città, è evidente che
ognuno è autorizzato a sentirsi
Napoleone, occupando il primo
giornale che passa ed iniziando
un comizio, anche perché ormai
nel partito si tirano per i …Capelli e si parlano attraverso le querele. Buona fortuna, Ginger e
Fred!
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LISTE DI NOZZE
Le collezioni di Mauro Burani
STAMPA REGGIANA
>
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
5
> Turismo
monte Cusna (2.120 m), il monte Prado (2.020 m) l'Alpe di
Succiso (2.070 m), e altre come
il monte La Nuda e il Casarola
che sfiorano i duemila metri
di altezza.
Si può praticare ogni tipo di
sport invernale, dallo sci alpino allo sci di fondo, dallo
snowboard al pattinaggio su
ghiaccio, dal trekking all’alpinismo, ma anche rilassarsi nelle moderne strutture ricettive
e ricreative della zona. Cerreto
Laghi rende unico il soggiorno
invernale anche grazie alla sua
ampia e qualificata offerta ricreativa e ricettiva, composta
da 13 alberghi con oltre 800
posti letto, 12 ristoranti, 13 bar,
negozi e servizi di informazione ed assistenza turistica.
Le 11 piste da discesa e le due
da fondo, per una lunghezza
totale di 29 chilometri, non temono confronti e sono pronte
ad accogliere il turista più esigente. Novità di quest’anno
al Cerreto è il nuovo skipass
elettronico “a mani libere” che
funziona un po’ come un telepass tra i percorsi e tante le
opportunità per lo snowboard,
lo sci alpino, il trekking e l'alpinismo. Gli impianti di risalita
contano 3 seggiovie (una bi,
una tri e una quadriposto), uno
skilift, una manovia e un nastro
trasportatore, con una portata
totale di 7.000 persone/ora.
L'innevamento
programmato è garantito da 40 cannoni
disposti lungo 15 km di piste.
Per i bambini ed i principianti,
invece, è attiva la collaudata
Scuola Italiana di Sci Cerreto
Laghi, affidata a maestri professionisti. Il tutto garantito
da un efficiente sistema di sicurezza integrato, che unisce
la sorveglianza delle piste, le
di Donatella Dall'Argine
Con il ponte dell’Immacolata
tutti in pista sull’ Appennino
reggiano tra novità, proposte,
iniziative e curiosità, offerte
mirate e diversificate, promozioni per tutti e a tutti i livelli.
Le parole d’ordine per questa
stagione saranno scegliere,
provare e divertirsi : tra laghi,
boschi, montagne innevate
ed un'atmosfera ovattata che
conferisce al paesaggio una
dimensione quasi fiabesca gli
appassionati degli sport invernali potranno vivere emozioni
davvero uniche, indimenticabili e in massima sicurezza.
SKIPASS ELETTRONICO AL
CERRETO E SNOW-TUBING
AL VENTASSO
Il comprensorio di Cerreto Laghi è il principale centro sciistico del nostro Appennino
collocato al crocevia tra Emilia,
Liguria e Toscana. Facilmente
raggiungibile dai tre versanti,
incastonato nel meraviglioso
scenario del Parco Nazionale
dell' Appennino Tosco- Emiliano, è racchiuso attorno ad un
lago appenninico di origine
glaciale ai piedi del monte La
Nuda. La sua posizione "strategica" assicura neve abbondante e naturale per molti mesi
l'anno.
Non a caso, alcune della cime
più alte dell'intero Appennino
settentrionale si trovano qui: il
6
STAMPA REGGIANA
>
VIVERE EMOZIONI SCIANDO
Tutte le novità per gli
appassionati degli sport
invernali che frequentano
le montagne reggiane
infrastrutture di protezione e
un costante servizio di soccorso ed assistenza degli sciatori.
Per gli amanti dello sci di fondo sono, infine, disponibili due
anelli lunghi rispettivamente 5
km (pista Maccagnina) e 7 km
(pista Lago Pranda).
Accanto alle piste sorge Baby
Park Cerreto, dove educatori
esperti accolgono i bambini
dai due anni, consentendo ai
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
genitori di sciare in tranquillità. Qui, i piccoli, possono giocare con gonfiabili colorati o
divertirsi sulla pista da snowtubing, scivolando su morbidi
gommoni. Per prolungare il
divertimento la pista rimane
aperta anche alla sera, dalle 20
alle 22.
Il Cerreto è la stazione giusta per i più giovani, grazie
all'adrenalinico
Zanzipark,
un attrezzatissimo snowpark
riservato agli amanti della tavola e delle emozioni. I riders
più scatenati possono sbizzarrirsi in evoluzione al suono di
musica, diffusa da una serie di
amplificatori.
Anche nella vicina stazione sciistica di Febbio la disciplina dello snowboard trova ampi spazi, soprattutto nella parte alta
degli impianti, dove è possibile
cimentarsi in favolosi fuori pista con lanchi naturali per gli
amanti dell'halfpipe.
Per chi ama scivolare sulle
lame, Cerreto Laghi offre un
modernissimo
Palaghiaccio
dotato di una pista lunga 60 e
larga 30 metri, e di ben 3000
posti. Per le sue caratteristiche,
la struttura è pressoché unica
in tutto il centro Italia e all'
avanguardia in Europa per le
attività collegate agli sport del
ghiaccio indoor. Chi desidera
sperimentare l'emozione di
una giornata sulle lame, può
contare su un efficiente servizio di noleggio pattini: ben
1000 paia, dal numero 27 a 48.
La struttura dispone anche di
un punto ristoro, al quale si accede direttamente dalla pista.
L'offerta turistica dell' Appennino reggiano include, oltre
a Cerreto Laghi, altre quattro
stazioni sciistiche, pronte a
soddisfare sia lo sciatore più
esperto, sia le famiglie con
bambini.
Febbio è considerato il più
alto balcone d'Appennino,
grazie alle seggiovie che si
inerpicano fino a 2063 metri
di quota. La stazione mette a
disposizione 5 piste da discesa
di varia lunghezza e difficoltà,
per un totale di 25 km e due
anelli per il fondo da 5 e 3 km.
Non mancano nemmeno una
scuola di sci, un campo scuola,
uno snowpark (con pista illuminata di notte), un baby park
ed un noleggio attrezzature.
Le piste sono servite da 2 seggiovie biposto ed 1 triposto,
per una portata di 3100 persone all'ora. E' presente anche
il Centro Neve Natura Pianvallese dove è possibile praticare
nordic walking, sci di fondo, sci
alpinismo, ciaspole e trekking.
La stazione di Ventasso Laghi
vanta una posizione invidiabile, tra l'imponente profilo del
monte Ventasso, il lago Calamone e fitti boschi di faggi.
E' facilmente raggiungibile da
Reggio Emilia, da Parma ed è
collegata ad Aulla e La Spezia
Turismo >
O SULL'APPENNINO
attraverso il passo del Lagastrello. La stazione è dotata
di 4 piste da discesa per un totale di 11 km, un impianto di
innevamennto programmato,
una scuola di sci, noleggio attrezzature, baby park e diversi
alberghi, campeggi e residence. Gli impianti di risalita sono
costituiti da 3 skilift, che consentono di trasportare 1800
persone all' ora. Inoltre, nella
stazione, sono stati realizzati gli impianti d'illuminazione
per due piste: la Pista n.1 e il
Campo scuola. Oltre a coloro
che desiderano passare una serata di sport, gli impianti ospitano, alla sera, gli allenamenti
dei bambini del locale sci club,
corsi serali di avviamento allo
sci e interessanti proposte per
le scuole elementari e medie. Da quest’anno è attivo lo
snow-tubing, una nuova pista
di discesa con gommoni a valle degli impianti di risalita per
una lunghezza di 200 metri cir-
ca con ritorno su tapis-roulant.
Un’altra esperienza che solo il
Ventasso può offrire è la slitta trainata da cavalli lungo la
pista del perimetro del Lago
Calamone, esperienza unica e
indimenticabile. Non lontano
dalla stazione, nel comune di
Ramiseto, si trova, invece, il
centro sci di fondo di Pratizzano. Qui, la rete di piste battute,
3 anelli di 3,5 e 7 km, soddisfa
anche le esigenze del fondista
più esigente, mentre una locale scuola di sci è disponibile per
le prime lezioni di chi desidera
approfondire la conoscenza di
questa disciplina.
La piccola stazione di Civago
Appenninia, propone, invece,
il circuito sulla neve Appennino
Reale, percorribile sia con trekking a piedi sia con sci di fondo
e ciaspole. L'itinerario si snoda
all'interno dell'Abetina Reale e
tra l'Alpe di Cusna e Bosco Reale di Piandelagotti. La stazione
offre 6 piste da discesa di varia
lunghezza e difficoltà per un
totale di 13 km, scuola di sci,
campo scuola, baby park, noleggio attrezzature e servizio
ristoro. Le piste sono servite da
2 skilift ed 1 manovia, in grado
di trasportare 1700 persone all'
ora.
Infine, Ospitaletto è una piccola e tranquilla stazione sciistica
non lontano da Ligonchio, una
delle località più belle dell' Appennino reggiano. A poca distanza dal passo Pradarena che
consente il collegamento con
il versante toscano, la stazione
offre 7 km di piste da sci, suddivisi in 4 piste da discesa, serviti
da 3 skilift dalla portata di 1900
persone all' ora. La ricettività è
costituita da piccoli alberghi a
conduzione familiare e diverse trattorie. E' possibile anche
effettuare escursioni con le ciaspole e prendere lezioni di sci.
Innovazione e tecnologia per un servizio unico al mondo!
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anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
Turismo >
CIASPOLATE NEL
PARCO NAZIONALE…
Il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano offre
un'ampia scelta di itinerari da
percorrere con le ciaspole ai
piedi. Una vera e propria full
immersion nella natura. Uno
dei percorsi più interessanti,
che arriva al Passo di Romecchio, è quello che ripercorre
l'antica via dei pellegrini, diretti a San Pellegrino in Alpe
e al Volto Santo di Lucca. Il
percorso si snoda lungo la GEA
(Grande Escursione Appenninica) ed il Sentiero Italia. Dal
Passo di Romecchio si possono
ammirare la cresta Sud Est del
Monte Cusna e la Catena delle
Alpi Apuane. Suggestivo è anche il percorso che conduce al
Lago Bargetana, raggiungibile
percorrendo la strada che dal
rifugio incrocia quella proveniente da Ligonchio lungo la
Valle dell'Ozola, percorribile
in un'ora, compreso il ritorno.
Anche il Monte Cusna offre
interessanti alternative per
escursioni immerse nell'affascinante natura invernale costeggiando la conca di origine gla-
ciale del monte Prad o e il lago
della Bargetana fino alla valle
di Ozola. Info www.appenninoeverde.org - www.appenninobianco.it
ASSICURAZIONE
PER CHI SCIA
Cerreto e Febbio offrono la
possibilità di un’assicurazione
volontaria contro gli infortuni
sugli sci. A Febbio si comincia
quest’anno mentre al Cerreto
esiste già da cinque anni. Per
chi scierà a Febbio sarà venduta in abbinamento con gli “skipass multipli” e sarà valida dal
1 gennaio 2010. Con 40 euro
sarà inclusa una assicurazione
tramite l’ente di promozione
sportiva Aics, che coprirà infortuni, decessi ed invalidità permanente per danni sia personali che contro altri sciatori. Al
Cerreto, invece, sarà possibile
ottenere una copertura assicurativa con un euro in più sul
prezzo dello skipass. Anche le
scuole di sci promuovono assicurazioni giornaliere, coprendendo non solo il tempo della
lezione ma tutta la giornata
sciistica.
LE PROMOZIONI
Cerreto
Pacchetti speciali per Natale e
offerte sugli skipass favoriscono chi sceglie le piste del Cerreto per trascorrere le vacanze.
Costa 20 euro lo skipass giornaliero (28 nei giorni festivi) per
tutte le piste sulla Nuda. Per le
scuole una giornata bianca con
pranzo al ristorante e skipass
costa 21 euro. Per soggiorni più
lunghi, con soggiorno in hotel
pensione completa, skipass e
due ore di lezione variano dai
165 euro per tre giorni ai 330
per 6 giorni.
39 euro, festivo 25 euro, feriale 20 euro, giornaliero dalle 11,
festivo 22 euro, feriale 18 euro.
Under 14: festivo 20 euro, feriale 15 euro. Mattiniero fino
alle 12.30: festivo 20 euro,
feriale 15 euro. Pomeridiano
dopo 12.30: festivo 20 euro,
feriale 15 euro. Happy hour
10.30-13.30: festivo 18 euro,
feriale 13 euro. Informazioni:
www.febbio.com
Ospitaletto
Uno skipass giornaliero per sette chilometri di piste costa 15
euro, 150 euro per gli abbonamenti stagionali per residenti
nel comune di Ligonchio e 180
euro per i non residenti.
Ventasso
Skipass: sabato e domenica
euro 18, feriale euro 13. Promozione per gruppi, tra cui
scuole, costo skipass da 10 a 13
euro, compreso il pasto euro
18, giornaliero gratis per bambini sotto i 6 anni.
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rifugi) 30 euro, skipass completo (pass+pasto+attrezzatura)
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STAMPA REGGIANA
>
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
9
> Sanità
VIAGGIO NELLA SANITA' REGGIANA: CHIRURGIA TORACICA
E' SEMPRE IL FUMO
IL MAGGIOR KILLER
ONCOLOGICO
Il cancro del polmone causa ogni anno
più morti che il tumore del colon, della
mammella e della prostata insieme
ito leggermente la mortalità,
ma ad oggi ancora si muore di
cancro ai polmoni da fumo. E
se prima erano soprattutto uomini, ora in certi paesi europei
il tasso di mortalità femminile
viaggia alla pari. Questo triste
primato raggiunto dalle donne
lo si deve anche alla falsa con-
di Cristina Bolognesi
lati. Indispensabile
è la diagnosi precoce con i primi
accertamenti clinici
come una semplice
radiografia del torace; esistono poi
esami sempre più
specifici come la to-
Arcispedale Santa Maria Nuova
La chirurgia è la scienza che si
occupa di studiare quelle malattie che potendo essere curate con le mani vengono appunto dette chirurgiche.
Le documentazioni storiche
di circa tremila anni fa ci te-
Il carcinoma del polmone è la
neoplasia con il più alto tasso
di incidenza e di mortalità nel
mondo (1,35 milioni di nuovi
casi all'anno e 1,18 milioni di
morti concentrati soprattutto
negli Stati Uniti ed in Europa)
diventando il maggior killer
oncologico. Si conoscono molti
fattori che possono provocare
il cancro al polmone (compresi
quelli genetici), ma due in particolare rimangono in assoluto
i più incidenti: il fattore ambientale ed il fumo. L’ambiente è in continuo degrado (carburanti, emissioni di industrie,
combustione di derivati dal
petrolio) ed è scientificamente
provato che in molti centri urbani l’inquinamento è tale da
provocare a chi cammina tra
il traffico gli stessi danni prodotti dal fumo di 15 sigarette
al giorno. Negli ultimi anni la
scienza sta approfondendo alcuni studi sui tumori provocati
dall’amianto e dal radion, un
gas inodore ed incolore presente nei terreni. Ma il fumo di
sigaretta è in assoluto la causa
più storicizzata della formazione della malattia tanto che tra
gli addetti ai lavori si parla di
tumore da tossicodipendenza:
la statistica ci dimostra come
il fumo, che contiene oltre più
di 50 sostanze cancerogene accertate, sia responsabile di circa il 90% dei tumori polmonari
mortali nei paesi sviluppati con
un'incidenza considerevole se
a fumare sono individui di età
compresa tra i 18 e 25 anni .
Nel 1950 l’introduzione del filtro nelle sigaretta ha generato
tumori polmonari più periferici
e quindi più subdoli. La politica di prevenzione iniziata gradualmente nel 1960 ha diminu-
10
STAMPA REGGIANA
vinzione che fumare aiuti l’immagine di emancipazione ed
ancor più grave, che mantenga
la linea impedendo di mangiare a dismisura.
La prevenzione e lo stile di
vita possono ridurre di tanto
l’elenco interminabile di ma-
mografia computerizzata o la
broncoscopia fino alla biopsia.
In caso di presenza tumorale la
chirurgia è ad oggi l’unico strumento terapeutico in grado di
guarire questa malattia anche
se esistono già studi su trattamenti radioterapici.
stimoniano come sin da allora
abilissimi chirurghi utilizzassero già tecniche e strumenti metallici sofisticati. Alcuni
teschi del neolitico mostrano
fratture con trapanazioni craniche e consolidamento osseo,
testimonianza di interventi che
hanno portato alla guarigione.
Nell’antichità quindi una disciplina che veniva considerata
minore in realtà guariva alcune
patologie dandone anche una
spiegazione certa, a differenza
della medicina che a volte diveniva stregoneria.
La chirurgia quindi, considerata un tempo solo una branca
>
delle scienze mediche, in realtà è indubbiamente allo stesso
livello della medicina; lo testimonia l’unione in unico corso
universitario che conferisce la
laurea in Medicina e Chirurgia.
Inoltre il progresso della scienza, le nuove tecnologie e l’in-
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
cremento delle malattie hanno
portato le strutture sanitarie di
tutto il mondo a considerare la
Chirurgia Generale a seconda
delle diverse specializzazioni:
chirurgia ortopedica, cardiochirurgia, chirurgia plastica,
chirurgia endoscopica, chirurgia toracica ecc.
La chirurgia toracica si occupa
di interventi su polmoni e altre
grosse formazioni intratoraciche: esofago, vie aeree profonde, trachea, grossi bronchi
ed interessa un'infinità di malformazioni, masse tumorali e
traumi.
Sanità >
UN'EQUIPE DI MEDICI GUIDATI DAL DOTT. GIORGIO SGARBI
Il reparto di Chirurgia Toraci-
ca dell'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia,
è guidato dal dott. Giorgio
Sgarbi in qualità di Direttore
di Struttura Complessa. Fanno parte dell'equipe medica i
dottori Valerio Annessi, Massimiliano Paci, Cristian Rapicetta, Tommaso Ricchetti mentre
il coordinamento infermieristico è di Giovanni Bettuzzi.
Nell'Unità Ospedaliera di Chirurgia Toracica vengono trattati ogni giorno con grande
professionalità, numerosi pazienti con malattie dei polmoni, dei bronchi, della pleure e
della parete toracica; il reparto dispone di 11 letti divisi in
aree di Accoglienza e degenza
differenziate per consentire
l’organizzazione dell’attività
chirurgica.
Presso l’ambulatorio del reparto vengono
eseguite visite specialistiche
chirurgiche per patologie polmonari e della parete toracica,
consulenze per pazienti inviati
da altri ospedali, medicazioni
e controllo dei pazienti operati; inoltre l’unità dispone di un
te, seguito dall’ equipe della
Struttura di Chirurgia Toracica
e dal gruppo interdisciplinare
di medici specializzati, è stato
asportato il tumore e sostituita la vena cava superiore con
una protesi in pericardio suino. L'utilizzo di questa tecnica
ha permesso di eliminare una
neoplasia avanzata e di sostituire una vena fondamentale
per la sopravvivenza con una
protesi di origine animale.
Questo reparto è la testimonianza di come il Santa Maria
Nuova di Reggio Emilia confermi quotidianamente il proprio
impegno nell'acquisizione costante di innovazioni tecnologiche, cliniche e chirurgiche
che permettono passi in avanti nella diagnosi e nella cura
di malattie come quella del
tumore al polmone, una tra le
più gravi malattie sociali.
da sx dott. Giorgio Sgarbi, dott. Massimiliano Paci e dott. Valerio Annessi
ambulatorio di ecografia (eco,
doppler, ecocolor, ago biopsia
ecc). Il paziente é l'elemento
centrale dell’attività del reparto di chirurgia toracica. La
sua valutazione preoperatoria
e la gestione postoperatoria viene seguita
in prima persona dai
medici e dagli specialisti con una particolare
attenzione all'aspetto
umano, alla valutazione della qualità della
vita pre e postoperatoria.
Una peculiarità della
Struttura Complessa
di Chirurgia Toracica
è infatti quella di avvalersi della collaborazione di “un gruppo
di lavoro aziendale”
multidisciplinare di cui
fa parte il dott. Guido Guasti
(anestesista), nel quale gruppo convergono medici cardiologi, chirurghi, pneumologi,
anestesisti, oncologi, radioterapisti, radiologi e medici del
servizio di medicina nucleare,
tutti operanti all’Arcispedale
Santa Maria Nuova. Il percorso diagnostico terapeutico dei
pazienti con sospetta neoplasia polmonare è affidato al
Day Hospital della pneumologia con il coordinamento del
dottor Vincenzo Faraci.
Già nel 2007 l’utilizzo di una
innovativa tecnica chirurgica
ha consentito di trattare con
successo una forma avanzata di tumore al polmone in
un uomo anziano, caso che
fino a poco tempo prima sarebbe stato catalogato come
inoperabile. A questo pazien-
Dott. Vincenzo Faraci
l’ora della
qualità
lunedì - sabato 8.00 - 20.30
martedì 8.00 - 14.00
STAMPA REGGIANA
>
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
11
> Ricordi
LA STORIA E LA FEDE
DI DON ANGELO
COCCONCELLI
A dieci anni dalla scomparsa il
ricordo del ex parroco di San
Pellegrino condannato a morte
li, presieduti dal S.E. Monsignor
Adriano Caprioli, Vescovo di
Reggio e Guastalla. Il 2 la salma
fu tumulata nella tomba della
famiglia, nel cimitero di Cavriago, dov’è ancora oggi. E noi,
qui, oggi siamo in pieno decimo
anniversario della sua scomparsa. E noi, qui, oggi, lo ricordiamo proprio come eccellenza di
uomo e sacerdote. Esemplare
figlio di Cavriago, dalla terra
rossa.
Una vita da romanzo, di fede e
di libertà, nel nome di Cristo.
di Sergio Masini
Più di un quarto di secolo fa.
Appoggiati sui gomiti ad una
finestra di pianoterra di una
scuola media, io Ispettore P.I. e il
dott. Carlo Cocconcelli, psichiatra, convocati dal Preside per
una consulenza su ragazzi disabili. Una stupenda mattinata
di autunno, sole tiepido, alberi
belli sul giallo e rosso, romantici. Carlo si sporge, raccoglie una
manciata di terra, una zolla lì
sotto finestra, la osserva, l’accarezza ed esclama: “Bella, rossa
rossa, come quella di Cavriago.
Terra generosa con le piante,
gli animali e gli uomini. Fantastica. Produce tante eccellenze.
Anche umane e sociali e spirituali.” Mi ricordo che Carlo è di
Cavriago, che è autunno, che è
fratello del famoso don Angelo, morto proprio in un giorno
come questo, dieci anni fa, il 29
novembre 1999, nell’Ospedale
Santa Maria Nuova di Reggio
Emilia. Il 1° dicembre seguente,
nel Duomo, si svolsero i funera-
12
STAMPA REGGIANA
negli anni ’10 e ’20). Tanti animi ribelli, con forte senso della
giustizia. Primo sindaco di Cavriago fu eletto il socialista Cesare Arduini del paese più rosso
della Provincia. Anche in casa
Cocconcelli si parlava di politica
qualche volta. I Cocconcelli, cattolici di razza, non furono mai
trascinati nel socialismo, come
in seguito mai aderito al fascismo. Il piccolo Angelo stava attento e domandava, ma i suoi
lo facevano tacere:”la lotta non
A 8 km da Reggio, il 27 novembre 1912, nella piccola casa della
famiglia Cocconcelli, abbastanza povera, di operai e mezzo
contadini, per un fazzoletto di
terra, 4 vacche da latte e 1 maiale, nasce Angelo, da Arcangelo e Maria Luisa Magnani. Il
10 dicembre 1912 è battezzato,
nel 1920 è cresimato col vestitino nuovo alla marinara e col
regalo di un piccolo fischietto
metallico a forma di pavone,
iridescente, che conserverà
sempre come un tesoro.
Allora, a Cavriago, c’era miseria. E in famiglia, i Cocconcelli
c’erano in otto. In paese c’era
una grande passione politica, di
contrapposizioni tra contadini
e padroni, operai e proprietari,
tra cattolici e socialisti (specie
>
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
è per i bambini!”
Angelo purtroppo lo capì da
solo, cos’era la lotta politica, il
1° maggio 1921, a 9 anni. C’era
la festa dei lavoratori. Tutti rossi, tutti in piazza, tutti con fazzoletto rosso al collo, garofano
rosso in mano, bandiere rosse a
sventolare, gioiose, cariche di
speranza proletaria. Sul sagrato della chiesa il piccolo Angelo
vide passare un autobus stracarico di fascisti, neri di camicia
e cappuccio con lungo fiocco,
Chiesa di San Pellegrino
pantaloni militari e stivali minacciosi, con moschetti, pistole
e bombe a mano. In piazza ci furono scontri micidiali con i rossi.
A piazza deserta, dopo ore, due
morti sul selciato: Primo Francescotti e Andrea Barilli, antifascisti. Il piccolo Angelo Cocconcelli
capì tutto della “lotta”. E non
lo scordò più. Cominciava allora la dittatura fascista. Angelo
Cocconcelli fu sempre contro.
Nel 1923 finisce le scuole elementari, si mette a lavorare sul
Ricordi >
piccolo campo di casa, il padre
non è contento, il figlio è intelligente, bravo, curioso di sapere,
lo vuole fare studiare, il Parroco suggerisce “mettilo in seminario”. Così fu. Prima a Marola
(ginnasio 5 anni), poi Albinea
(liceo 3 anni) poi corsi di teologia (4 anni). Subito a Marola,
per 40 giorni pianse. Poi restò
disciplinato, studiò per anni e
diventò come volle il Signore:
sacerdote. Prima messa solenne
il 20 luglio 1936 nella chiesa di
S. Terenziano a Cavriago, dove
resta come cappellano. Finchè
viene nominato Cappellano
degli operai italiani in Slesia
(Germania). E parte per Breslavia (aprile 1939) dove resta per
circa 3 anni.
3 anni e ne vede di ogni infamia. Campi di lavoro e concentramento nazisti con operai
italiani e polacchi trattati come
bestie, fino alla morte. A migliaia, per la politica e la guerra
nazista dilagante con la morte
in tutta Europa. La vita di don
Angelo fu quella del missionario, portava aiuto e fede tra i
condannati all’inferno qui in
terra. Faceva giornate intense di
assistenza e sostegno spirituale
nel nome di Cristo, tra centinaia e centinaia di operai-schiavi,
in oltre 300 fabbriche e campi
di prigionia. Fece 20.000 km di
viaggi di missione. La sofferenza di Angelo fu indicibile, come
scrisse più volte, ma la fede lo
sostenne sempre. La preghiera
e la domanda di tutto il clero
cattolico tedesco rimbombava
nell’animo: “Ma il Papa sa tutto
o no? E cosa fa?”. E’ proprio don
Angelo che dal 9 al 12 gennaio
1941 è a Roma per consegnare
a Monsignor Tardini i documenti di denuncia delle tragedie dei
lavoratori – prigionieri in Germania, affinché il Papa sappia
tutto dalle carte preparate dal
Cardinale Monsignor Beltram e
consegnate a don Angelo, fidatissimo per la missione, avendo
egli stesso subito la repressione
nazista. Finchè l’8 maggio 1941
viene espulso dalla Germania e
ritorna in Italia a fare l’Economo Spirituale della parrocchia
di San Pellegrino, a Reggio Emilia. E poi è tutto un lavorare e
crescere per la Chiesa. Diventa
Parroco di San Pellegrino (26
ottobre 1941) e nella canonica
ospita le prime riunioni antifasciste (Comitato di Liberazione
nazionale di Reggio). Diventa
tesoriere nel CLN col nome di
Cassiani. Due brigatisti neri,
il 1° novembre 1944, vanno in
parrocchia per arrestarlo. Don
Angelo si nasconde. Lo cercano. Il comandante tedesco arresta il Parroco di Rivalta: “O
ci dici dov’è il tuo amico don
Angelo entro 24 ore o noi ti fuciliamo!”. Don Angelo viene a
saperlo, non resiste, si presenta
Don Giuseppe Dossetti e Don Cocconcelli
l'ex Vescovo Beniamino Socche con l'allora parroco di San Pellegrino
Da sx: il Vescovo Baroni, Don Cocconcelli e l'ex sindaco Benassi
Una storica foto di don Cocconcelli con l'ex ministro Emilio Taviani
al Comandante. E’ interrogato
da un ufficiale, il traduttore falsifica le risposte, don Angelo si
ribella, sa bene la lingua tedesca e si spiega, personalmente.
Nella notte l’ufficiale ripensa
tutto e decide di lasciare liberi, ma sorvegliati, i due Parroci,
perché con le funzioni religiose
la popolazione non si eccita e
non si ribella, secondo lui.
Nel febbraio del 1945 è condannato a morte in contumacia
dal Tribunale Speciale Fascista
di Brescia. E’ preso da due partigiani “Garibaldini” scambiato
per spia e minacciato di fucilazione. E’ salvato in extremis e
va a Quara al comando delle
Fiamme Verdi, con Giuseppe ed
Ermanno Dossetti, con il dott.
Pasquale Marconi, don Pallai
e altri amici. Finalmente il 24
aprile 1945, don Angelo torna
in parrocchia, a San Pellegrino,
coi primi partigiani che liberano Reggio.
Ed è tutto un “prete da corsa”. Instancabile “costruttore”.
(Dico poco): restaura la chiesa,
apre un cinema-teatro parrocchiale, fa la sala per il catechismo, l’oratorio, il campo sportivo, la colonia estiva Maria
Ausiliatrice a Cesenatico. E poi:
nominato Presidente della POA
(Pontificia Opera Assistenza),
per 12 anni aiuta tanti bisognosi e salva tanta gente durante
l’alluvione del Po. Poi “ristruttura” la Parrocchia, vuol dire che
la “smembra”: da una fa sette
parrocchie, dividendole come
bisogna per i fedeli delle comunità. Lavora sempre. Non ce la
fa più e cessa l’insegnamento
all’Istituto Magistrale “Matilde
di Canossa” durato per ben 32
anni! Va in missione in centro
Africa e anche in Brasile, diventa Presidente Provinciale della
Federazione Scuole Materne
Cattoliche.
Il 12 ottobre 1986 festeggia il
50° di sacerdozio. Il 26 ottobre
1991 festeggia il 50° anniversario della sua nomina a Parroco
di San Pellegrino. Non senza
essere stato nominato (meno
male!) Cappellano d’Onore di
Sua Santità e aver inaugurato
la Casa per Anziani (un pezzo
di cuore!).
Il 7 ottobre 1996 gli succede
come Parroco don Giuseppe
Dossetti, ma Angelo non molla: rimane in parrocchia come
Parroco emerito. Ed è dentro
un grande uomo e grande prete. Una storia che raccontiamo
qui perché tutta Reggio ricordi
STAMPA REGGIANA
>
e tutta Cavriago esulti. Non diciamo di mettere il busto di don
Angelo al posto di quello, esiliato, di Lenin. Ma un bel posto
nel cuore e nella storia di Cavriago e di Reggio don Angelo
se lo merita sicuramente. Avete letto? Adesso ci riflettiamo.
Anche noi che abbiamo scritto.
Con l’aiuto del bel libro a cura
di Paolo Burani, intitolato “Don
Angelo Cocconcelli, Parroco di
San Pellegrino. Pagine di fede
e di libertà.” Edizioni Bertani &
C. Prefazione di don Giuseppe
Dossetti, anno 2001. Questo libro così denso e preciso, contiene anche tanti scritti autobiografici, di pugno dello stesso
don Angelo che, raccontano,
parlava e scriveva da incanto.
Intriso proprio di fede e libertà.
Merce rara, oggi.
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STAMPA REGGIANA
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anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
Primo Piano >
CHOCOLAT,
TRA
SOGNO
E
FANTASIA
Una serata organizzata da Deanna Ferretti Veroni in onore del profumo di Silvana Casoli
Gli uomini potevano chiudere
gli occhi davanti alla grandezza, davanti all'orrore e turarsi
le orecchie davanti a melodie
o a parole seducenti. Ma non
potevano sottrarsi ai profumi.
Poiché il profumo è fratello del
respiro. Con esso penetrava gli
uomini, a esso non potevano
resistere, se volevano vivere. E
il profumo scendeva in loro, direttamente al cuore e là distingueva categoricamente la simpatia dal disprezzo, il disgusto
dal piacere, l'amore dall'odio.
"Colui che dominava gli
odori, dominava il cuore
degli uomini.”
Questa citazione è tratta da “Il
profumo” il romanzo di Patrick
Süskind del 1985 che ha ottenuto un successo mondiale,
diventando un bestseller tradotto in più di venti lingue e
dal quale nel 2006 ne è derivato un adattamento cinematografico diretto da Tom Tykwer.
E le parole di Suskind (grazie
all’attrice Monica Morini)
hanno riecheggiato nell’Aula
Magna dell’Universita di Modena e Reggio Emilia sabato
21 novembre dove una nutrita
platea si è riunita per festeggiare i 10 anni di Chocolat, il
profumo che Silvana Casoli ha
creato nel 1999 e che in pochissimo tempo è diventato un
must internazionale; presente
nei più importanti mercati del
mondo, da Montecarlo a Londra, da New York al Giappone,
Chocolat è emozione, sensualità, discrezione raffinatezza e
riservatezza. E raffinata e riservata è la sua creatrice, madrina del marchio Il Profumo
e che a Reggio Emilia ha un
atelier olfattivo nel cuore della sua città, un brand creato
nella storica Piazza Fontanesi.
Silvana Casoli, che vanta una
naturale percezione ed istinto olfattivo fin dall’infanzia, è
creatrice esclusiva di essenze e
profumi e deve il suo successo alla sua grande esperienza
conseguita con gli studi in aromaterapia, in fitoterapia (con
conoscenza delle basi tecniche
e chimiche) ma anche alla sua
grande determinazione nello
sperimentare nuove alchimie.
La gioia del fare e del saper
fare disegnata sul volto di Silvana che considera il profumo
“un abbraccio avvolgente,
uno stato d’animo” sono i segnali evidenti della sua grande
passione, la stessa che ha racchiuso nell’elegante confezio-
Roberta Grassi, Laura Lusuardi e Sonia Veroni
ne di Chocolat, la stessa che la
porta a “costruire” nuovi profumi conservando una qualità
altissima per ogni creazione.
E’ di questa passione, unita
alla professionalità, che si è
parlato nel convegno dal titolo “Una serata tra Sogno e
Fantasia, odori profumi emozioni” in onore dei 10 anni di
questo straordinario profumo;
un’evento fortemente voluto
ed organizzato da una sempre iperattiva Deanna Ferretti
Veroni, presidente del Soroptimist del quale la stessa Casoli
è socia. Al tavolo dei relatori,
in una sorta di lezione aperta, erano presenti l’esperta
di marketing Amelia Liberati,
l’essenziere Massimo Novati, il
chimico Luigi Larini.
Tra il pubblico costituito prevalentemente da donne ma
non solo (Chocolat Amére è
il profumo creato appositamente per l’uomo) erano presenti ospiti appartenenti alle
istituzioni, imprenditrici che
quotidianamente coniugano
efficienza e femminilità, tanti
amici e giovani, per i quali Silvana ha creato nel 2006 Chocolat Frais.
Cristina Bolognesi
Foto di Stefania Iemmi
Massimo Novati, Amelia Liberati, Silvana Casoli, Deanna Ferretti Veroni, Luigi Larini
STAMPA REGGIANA
>
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
15
> Costume & Società
l'essere nati senza invidia
di Riccardo Caselli
“Dovunque
e comunque si
manifesti l'eccellenza, subito la
generale mediocrità si allea e
congiura per soffocarla”, scrisse
Arthur Schopenhauer. Se analizziamo la storia del mondo, è inevitabile osservare un susseguirsi
di grandi opere dell’intelletto
denigrate e prima o poi distrutte
da un manipolo di invidiosi mediocri, che non riescono a sopportare quella grandezza.
L’eccellenza deve sempre uscire
indenne da un lungo cammino,
prima di poter essere ammirata,
allo stesso modo della verità che,
sempre secondo il grande filosofo di Danzica, “passa per tre
gradini: viene ridicolizzata, viene contrastata, viene accettata
come ovvia”.
È singolare dunque che l’invidia
sia un sentimento relativamente
poco studiato, e costituisca tuttora un’area piuttosto problematica per la psicologia, nonostante
abbia un peso decisamente alto
nel tirare le fila di ogni società.
L’invidia è innanzitutto una fonte d’infelicità per chi la prova e
può tradursi in comportamenti nocivi anche nei confronti
dell’invidiato: non giovando a
nessuno, costituisce dunque un
fallimento dell’intelligenza. È infatti normale desiderare ciò che
altri possiedono, o qualità personali che manifestano, il problema è come viene gestito un
16
STAMPA REGGIANA
>
simile sentimento.
L’invidioso è colui che vorrebbe
privare l’altro di certi attributi
o averi, vorrebbe danneggiarlo
per ripristinare un’assurda giustizia, o cerca di negarne il valore, come se contraddire la realtà
fosse un esercizio in grado di
modificarla.
L’intelligenza al contrario è capace di mediare un simile senti-
tare semplicemente le differenze
e i sentimenti spiacevoli connessi
alla loro percezione e saper sempre tenere a mente anche quegli
aspetti che invece vanno a nostro vantaggio.
Per questa ragione, è molto appropriato quel che scrisse La Rochefoucauld: “il segno più sicuro
di essere nati con grandi qualità
è l’essere nati senza invidia”.
Schopenahauer
mento, trasformando ad esempio il desiderio delle qualità
altrui in ammirazione, e quindi
cercando di utilizzare quei modelli come sprone al miglioramento. Oppure è possibile accet-
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
sostenuti da quella che diventa
“invidia sociale”. Invece che voler ridefinire le regole per cui gli
uomini possano competere per i
premi, gli “invidiosi sociali” vorrebbero semplicemente sottrarre
a chi ha di più, usando l’ideologia come giustificazione.
Se però a livello sociale l’invidia si focalizza maggiormente
sul possesso, la cosa si ribalta
Un arricchito di scarso intelletto
in fondo costituisce per l’invidioso una casualità rimediabile:
domani potrebbe toccare a lui di
venir baciato dalla fortuna. Un
grande spirito è invece un odioso dispetto della natura nei suoi
confronti, al quale non esiste alcun rimedio possibile.
Per quel che riguarda gli invidiati invece, sebbene debbano
La Rochefoucauld
Al contrario, ogni società è impestata dell’invidia dei mediocri, che trova rassicurazione solo
nel conformismo: quando viene
praticata in gruppo dà origine a
movimenti ideologici o politici,
sul piano individuale: benché le
persone invidino pressoché qualsiasi cosa, il sentimento si fa più
feroce nei confronti di coloro i
quali esibiscano qualche forma
di virtù e qualità del carattere.
sempre sottostare a questa “imposta da pagare sul merito”, si
consolino con le parole di Johan
Oxenstierna: “Un mezzo sicuro
di non avere gente che c'invidi,
è d'essere senza meriti”.
Eventi >
PRESEPE: CRISI DI UN
SIMBOLO CULTURALE?
Viaggio tra le rappresentazioni della Natività nella nostra provincia. Dopo sedici anni
ai Cappuccini non sarà allestito. Nelle pagine seguenti alcuni "diorami" di Beltrami
di Giulio Serri
Gesù Bambino? Il presepe? Anche i più innocenti simboli del
Natale, da sempre i più cari all’infanzia, aprono un forte problema di convivenza fra religioni e
culture anche nella società reggiana. E tornano a scatenarsi le
polemiche su integrazione e religione. Si canta in coro, in classe, una canzoncina dello Zecchino d’Oro sul Natale, ma per gli
scolaretti islamici il nome Gesù
viene cambiato con il sostantivo
virtù, per non offendere nessuno. Succede anche nella nostra
provincia. Oppure, sempre per
non offendere la sensibilità di
nessuno, si preferisce rinunciare
del tutto al presepe e ai canti di
Natale in diverse scuole soprattutto materne statali e comunali. Il risultato è l’opposto delle
intenzioni: in molti si offendono, anzi si indignano. Scelte che
appaiono motivate da senso di
rispetto e tolleranza per le altre
religioni (ovviamente l’Islam è in
prima fila) vengono interpretate
come una resa, una rinuncia alla
difesa dei valori cristiani e delle proprie tradizioni. Ma quanto un simbolo, come quello del
presepe è messo in discussione?
La nostra città, nonostante sia
quarta in Italia per numero di
immigrati, resta ancora “ancorata” alla rappresentazione della
Natività e forse c’è ancora molto
di vero nella battuta di Roberto
Benigni:” a Gesù vogliamo veramente bene, perché da duemila
anni non ci dimentichiamo mai
di festeggiarne il compleanno”.
Lo amano, in fondo, anche tanti
di quelli che non lo credono Dio,
ma ogni anno s’incantano come
fanciulli davanti ai presepi. Si
ripete spesso il luogo comune
che il Natale, evento religioso,
s’è trasformato in un fenomeno consumistico. Si dimentica,
quasi, che la festa continua ad
intrecciarsi con genuine espressioni di arte popolare. Tali sono,
perlopiù, le rappresentazioni
della natività, in cui la devozione
passa in secondo piano rispetto
alla miniaturistica rievocazione
di piccoli mondi antichi. L’esempio tipico nella nostra città è il
grandioso diorama di Giancarlo
Beltrami, autentico monumento alla civiltà contadina ormai
scomparsa, che vi è idealizzata
in una miniaturistica, commos-
sa descrizione di borgate, personaggi caratteristici, umili attrezzi e suppellettili. Iniziato nel
lontano 1967, il presepe è collocato dal 2001 in locali attigui al
chiostro di San Nicolò. Si compone di una ventina di scene, realizzate in gesso e poi dipinte,
tra cui la Visitazione, l’Annunciazione, la Natività, la Ricerca
dell’alloggio, la Fuga in Egitto.
Il presepe di Beltrami continua
con Gesù tra i fanciulli, la Notte
di Natale, l’Annuncio ai pastori,
la Visita al presepe, i Primi passi
di Gesù, l’Adorazione di Magi,
e il Mattino di Natale. Il fascino
di questo capolavoro consiste
nella felice fusione tra le forme
raffinate dell’arte presepistica
catalana, che Beltrami ha appreso dallo scultore Martin Castells
a Barcellona, e l’ambientazione
rustica tipica delle montagne e
delle campagne reggiane fra
Ottocento e Novecento. L’autore insiste su dettagli che suscitano nei più anziani dolci ricordi:
l’arredo delle vecchie cucine, gli
strumenti di lavoro dei contadini, le bancarelle nelle piazze,
i venditori e gli artigiani con i
loro arnesi, i giochi dei bambini
fra gli animali da cortile. Certi
scorci e particolari fanno venire
in mente il divertito realismo del
pittore Gaetano Chierici.
Come a Napoli
Negli ultimi anni ha avuto molto successo, nella nostra città,
la proposta di una tradizione
diversa, quella del celebre presepe napoletano, espressione di
una popolarità intrisa di valenze
simboliche e arricchita di sfarzose scenografie settecentesche.
Se n’è fatto interprete, soprattutto, Salvatore Carulli, che nel
2003 aveva allestito nella chiesa
di San Pietro due grandi composizioni di 18 metri quadri, una
delle quali, la Madonna Partoriente. Anche Pellegrino De Risi,
in Ghiara, ha sempre gusto e fascino per atmosfere nuove che
ricalcano la tradizione.
Cappuccini
La notizia è di quelle che creano
un vuoto culturale e civile difficilmente colmabile: quest’anno
il presepe dei Cappuccini non
sarà allestito.
L’immancabile appuntamento
con il presepe dei frati di via Ferrari Bonini, che, prima della creazione beltramiana, era il più ammirato in città per la suggestione
dei suoi movimenti e giochi di
luce e che richiama all’anno più
di mille visitatori non ci sarà. Per
anni padre Aldo Bergamaschi,
STAMPA REGGIANA
>
priore del convento reggiano,
ne ha fatto una creazione tematica, dedicata di volta in volta a
un soggetto biblico, gravido di
insegnamenti per l’attualità. Padre Aldo ha sempre interpretato
il presepe in senso francescano,
auspicando un’equa distribuzione della vita attiva e della vita
contemplativa fra gli uomini.
«L’attività dell’intelletto - diceva
padre Bergamaschi citando Aristotele - è la più alta per dignità
perché non mira ad alcun fine
all’infuori di se stessa. Nel cristianesimo azione e contemplazione possono diventare sorelle. Il
mondo va male perché c’è gente
costretta a lavorare per vivere
e c’è gente che, fuori da questo ritmo, impiega il tempo per
soddisfare desideri oscuri e indegni». “Non abbiamo più le forze
necessarie- ci fa sapere amareggiato Nando Cottafavi- sono dispiaciuto perché per sedici anni
ho dato tanto, assieme agli altri,
tutto me stesso per questa creazione”. Una perdita culturale
importante per la nostra città
dove, se pur la presenza massiccia di cittadini extracomunitari sia in costante aumento il
“presepe” continua ad avere un
certo fascino. Quel fascino che
racchiude oltre duemila anni di
storia dell’Occidente.
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
17
> Eventi
IL PRESEPE DI GIANCARLO BELTRA
18
STAMPA REGGIANA
>
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
Eventi >
AMI COMPIE QUARANTATRE ANNI
STAMPA REGGIANA
>
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
19
> Sport
UNA STORIA CHE INIZIA DAL 1919
CARA VECCHIA REGGIANA BR
Stalloni di via Dante. Sarà, quella,
un’occasione unica per vivere insieme la storia che inizia nel 1919,
anno di fondazione della nostra
Reggiana, ma in realtà nel 1909,
quando per la prima volta a Reggio
si disputò una partita di football, al
campo Camparini di via Guasco tra
le società ginniche “Forti per essere
liberi” e “Virtus Reggio”. Rivisitati,
questi novant’anni, attraverso la
sintesi della ricerca che ho minuziosamente effettuato e pubblicato
nei miei tre volumi (di oltre 1200
pagine con 3mila foto, e tutte la
partite dei campionati commentati
e con protagonisti e aneddoti e chi
più ne sa davvero non c’è). Un lavoro quasi maniacale, ossessivo, da
malato di calcio e di storia reggiana, perchè il tutto rimanda sempre
alle vie di Reggio, alla sue locande
e trattorie e bar e chalet estivi e teatri e cinema e alle sue lotte politiche, ai tormentoni musicali del
tempo. Rimandano alla Locanda
Roma e al Bar Roma e a via Roma e
non so perché tutto si chiamava
sempre Roma, compresa una squadra che nel 1913 s’era formata a
Reggio. I tre volumi saranno per
di Mauro Del Bue
La Reggiana fa novanta.
Novant’anni di storia e di passione,
di successi e di sconfitte, di illusioni
e delusioni, di promozioni e retrocessioni, di traguardi tagliati a
braccia alzate e di altri falliti per un
pelo o per un palo. Perchè il calcio
è cosi. Dall’inferno al paradiso andata e ritorno, il viaggio è breve e
spesso inafferrabile. E gli anonimi
attori d’uno sport il più popolare al
mondo diventano eroi e poi a volte
ritornano fantasmi. Non c’è niente
di più volubile del tifoso. L’irrazionale esaltazione affidata a un rigore o a un tiro deviato per caso, la
fortuna e la sfortuna, che si ergono
a padrone del nostro domenicale
umore, attraversano dal 1919 la
storia di Reggio. La storia d’un rito
Gianni Rivera e Gino Pigozzi fotografati in occasione dell'incontro amichevole tra Reggiana e Milan del 18 agosto 1978, che i granata si aggiudicano per 1 a 0 con gol di Romano.
che si ripete sempre uguale e che
ha fatto scrivere a un celebre autore un volume dal titolo emblematico, “La tribù del calcio”. E’ un rito
che ci accompagna coi suoi colori e
canti e slogan e artifici vari, quasi
fossero inni alla pioggia o al sole,
che son parte integrante della cultura tribale del calcio. Ma non per
questo questa dimensione che ci
riporta al primitivo è da considerare negativa nella età della telematica e dell’informatica. Da un certo
punto di vista si può anzi dire che le
due dimensioni, quella reale e
quella virtuale, convivono qui e si
confrontano e si compenetrano e a
volte si contrappongono. E’ meglio
una partita allo stadio o alla tivù e
oggi anche al computer e cellulare
e domani magari sul comò di casa
tua? Celebreremo questi novant’anni del calcio di casa nostra,
quelli con la maglia granata, con
una grande mostra storico-fotografica, composta da 166 pannelli,
che verrà inaugurata il 12 dicembre
alle ore 18 presso la sala degli ex
20
STAMPA REGGIANA
l’occasione raccolti in un cofanetto
granata raffigurante la foto della
prima squadra del 1919. La prima
Reggiana aveva la maglia nera con
bordi bianchi (assumerà quella granata l’anno dopo) perché, poco prima dell’unificazione tra il Reggio e
l’Audax che diede vita alla nuova
società, il Reggio football club, che
aveva la maglia granata, s’era unificato con la reggiana e bianconera
Juventus, assumendone i colori.
Nel cofanetto verrà inserita anche
la foto della squadra della storica
promozione in serie A del 1993,
nonché quella dei quattro più
grandi allenatori: Severino Taddei,
il fondatore della Reggiana, granata sia a Reggio sia a Torino, Karl
Sturnmer, il viennese che insegnò
dal 1920 il calcio ai nostri concittadini e che allenò anche il grande
Felice Romano (che poteva guadagnare anche mille lire al mese), Luigi Del Grosso, il seminatore d’oro,
che ci tolse dall’onta della Quarta
serie per condurci fino, ma purtroppo non oltre, il confine della
>
Da sinistra: Tarabusi, Robba, Crotti, Anceschi, Bottazzi, Casalini, Bietti, Valenzano, Levrini, Guidetti, Boiardi
serie A (“Un parmigiano ci ha fatto
retrocedere”, disse Visconti dopo la
penalizzazione che ci costò la Quarta serie, subita a causa della denuncia del Parma nel 1953 “e un parmigiano, cioè Del Grosso, ci farà
risalire). E poi Pippo Marchioro,
l’artefice della grande, entusiasmante cavalcata dalla C alla A. La
mostra si snoderà lungo tutto il novantennio, passando tra i primi e
pionieristici calci di qualche ragazzino reggiano in maglia granata,
alla fondazione della Reggiana da
parte di Severino Taddei, il 25 settembre del 1919. Poi, dal consolidamento della società e, nel 1924,
alla prima promozione in Divisione
nazionale (attuale serie A, ma a gironi disputata con gli stranieri
Powolny, Huber e Hajos), fino ai
cupi anni trenta d’una serie C in camicia nera che pareva eterna. E,
ancora, dalla promozione in B durante il primo anno di guerra, alle
bombe che convivevano col pallone nel Torneo Alta Italia del 1944,
ai primi anni del dopoguerra con i
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
Un'azione d'attacco della Reggiana nella partita tra i granata e il Livorno, che si disputa al Mirabello il 10 ott
Sport >
perchè si giocano a porte chiuse o
senza gli ospiti e dove gli stadi si
vuotano per far posto alla televisione. Forse non mi sarei mai appassionato al calcio senza un Reggiana-Parma del 1959, coi parmigiani
che lanciavano gli sfottò e i nostri
che rispondevano e noi lì ragazzini,
anzi bambini, arrampicati sopra un
plico di cuscini e prima a disegnare
le maglie crociate sull’opaca umidità dei vetri di casa mia. A tifare per
il sole contro la pioggia, a soffiare
per mandare via la nebbia, per
paura che la partita non si potesse
disputare e pensando che, come
Mike Bongiorno non fosse un
uomo vivente, ma un minuscolo lillipuziano che viveva solo dentro la
mia tele, anche Pistacchi fosse vivo
solo la domenica e chissà perché
RINDIAMO AI TUOI 90 ANNI
tobre del 1965 e che la Reggiana vince per 1 a 0.
nostri tra la B e la C, fino alla retrocessione all’inferno della Quarta
serie nel 1953. Poi dai magici anni
di Del Grosso che dalla Quarta serie
ci portò a sfiorare più volte la A,
fino agli anni di Bizzotto e di Dante
Crippa con la carbonella del Mirabello che diventò prato verde per
pervenire a quelli, davvero unici, di
Pippo Marchioro, che arrivò dove
nessuno era arrivato mai, alla moderna serie A, per concludere con
la inaugurazione del nuovo stadio
Giglio, voluto da Dal Cin, e con la
seconda promozione in A, con Ancelotti al timone. Poi gli anni più
recenti, fino al fallimento e alla rinascita. La mostra si snoderà lungo
un percorso. Che è poi la rassegna
di un lungo racconto, di un romanzo popolare del secolo che s’è chiuso e dei pochi anni di quello appena aperto, dove le partite sono un
pretesto per narrare una storia, che
oscilla tra quella dell’Italia, quella
di Reggio e forse anche la mia personale. La narrazione, così com’è
stata concepita è, credo, unica nel
panorama di quelle delle squadre
di calcio, comprese le più grandi. La
storia scritta con l’amore per una
città che è la nostra, così diversa
oggi da come era in quei primi anni
del secolo scorso, quando tutto ha
avuto inizio. E dove solo la nebbia
e la neve e il sole e l’afa estiva, ma
forse sono mutate anche queste, ci
accompagnano senza cambiamento. C’era una volta il Mirabello e
oggi c’è il Giglio. C’era una volta il
vecchio Mirabello con una tribuna
in legno e coi pali dritti e sconnessi
da dove non si vedeva quasi niente.
E poi il Mirabello con la tribuna in
cemento costruita nel 1946 e poi
quello coi tubolari, e poi quello con
il tribunone che sembra un’incombente, spaventosa minaccia per i
passanti della via sottostante. E
oggi c’è il Giglio, dove per entrare
devi passare due strati di inferriate
e dove tutto è militarizzato. Il calcio con le manette, con i tornelli e
gli steward che ti mettono le mani
in tasca. Lo sport come un pericolo,
dove i derby non sono più derby
senti e non lo puoi spiegare. Una
volta sapeva di fumo speziato perchè un signore fumava la pipa davanti a me, tutte le domeniche e
l’odore si diffondeva per tutta la
tribuna. Mi sembrava che l’intero
stadio emanasse quel magico profumo di tabacco speciale. Guardare
la squadra del cuore in tivù è come
amare una donna al telefono. Non
c’è prova virtuale che valga quella
reale. Anche adesso. Eppure adesso
la gente diserta lo stadio. Perché è
freddo, perché il calcio non è più
quello di una volta, perché negli
stadi c’è la violenza, perché i calciatori non sono più reggiani e spesso
cambiano squadra e oggi sono degli avventurieri e banalità di questo
tipo, che nascondono solo una sopravvenuta pigrizia e un’assuefa-
Severino Taddei (1897-1956), a cui si deve la fondazione della Reggiana nel settembre del 1919
non potesse neanche parlare. Anche noi facevamo la danza contro
la pioggia e contro la nebbia che
allora incombevano sovente nel
mese di novembre. Per evitare un
lunedì a scuola senza una domenica vera. E quando si prende passione, così tanta, per le domeniche col
pallone allo stadio, poi non si può
smettere. Così è per chi ama i riti e
non riesce a disabituarsi mai. Come
fumatori di calcio che non ce la fanno a non fumare più. Anche se forse fa male. Oggi è così. Tanti preferiscono la tivù. Ma che odore ha la
tivù, che rumore ha la tivù? Lo stadio ha un odore e un rumore. Lo
STAMPA REGGIANA
>
zione da telecomando. Non parlo
da assessore. Ho detto più volte
che io non sono e non sarò mai un
assessore tifoso. Sarò un assessore e
un tifoso. Le due cose messe insieme possono produrre guasti. Per
quanto mi riguarda sto lavorando
attivamente per costruire nuove
palestre, nuove piscine, un nuovo e
moderno palasport, per dotare gli
sport di base di impianti e in particolare per aprire nuovi spazi per gli
handicappati che, sorretti da tanti
valenti e meritevoli dirigenti, stanno dimostrando che anche a Reggio lo sport non solo non è loro
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
segue a pag. 22
21
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LA GRANDE NOVITÀ BREVETTATA NEL CAMPO DELLA TRICOLOGIA
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STAMPA REGGIANA
>
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
Sport >
Una formazione della Reggiana nel campionato 1922-23. Da sinistra: Boiardi, Marchi, l'ingegnere Pietro Pietranera (seduto), Anceschi, Tarabusi (seduto), Romano, Bottazzi, Cornetti, Terenziani, il ragionier Costa (seduto), Carano, Cagnoli,Vacondio
Arriva a Reggio il grande fuoriclasse Paulo Jorge Futre, che debutta con la
Cremonese al Mirabello il 21 novembre del 1993, segna un gol stratosferico
e poi s'accascia infortunato. Non tornerà mai piu quello di prima.
segue da pag.21
inibito, ma è pienamente compatibile con la loro condizione.
Ma questo è un altro discorso.
Che qui non vale. Una volta,
quando parlavi dell’invasione
sovietica in Cecoslovacchia, dovevi contestualmente parlare
anche del Vietnam, se no venivi
considerato di destra. Oggi, se
parli solo della Reggiana o anche
della Trenkwalder, rischi di essere considerato solo un cultore
dello sport spettacolo. Una volta
s’era anche teorizzato che esisteva uno sport “democratico”
(ho rintracciato un opuscolo del
1951 proprio intitolato così). Era
quello di base, che comportava
anche, evidentemente, l’esistenza di uno sport antidemocratico,
che era quello, appunto, considerato uno spettacolo. E si contrapponevano anche i mega impianti agli impianti di base. Due
contrapposizioni superate negli
anni. Perché sport spettacolo e
sport di base spesso convivono
ormai nelle stesse società (anzi le
squadre di bambini e di ragazzini
e di allievi e di non so cos’altro
sono presenti in modo massiccio
nelle grandi società). E nei mega
impianti si costruiscono palestre,
piscine, sale e uffici. L’unica differenza, a mio giudizio, è che gli
enti pubblici non devono investire negli impianti per lo sport
spettacolo (che ormai sono veri
e propri business per i privati), se
non eventualmente in riferimento agli spazi riservati allo sport
di base. E’ finito, dunque, con la
caduta del Muro, anche il muro
delle dicotomie. Siamo nell’epoca della compatibilità. E nello
sport, anche a Reggio, agiremo
su questo versante. Senza timidezze e false ipocrisie. Senza vergognarci di una vecchia passione
e sapendo che lo sport fa bene se
lo pratichi, ma ti può aiutare anche se lo segui.
Sacchetti esulta dopo il gol al Bari, che porta in vantaggio la Reggiana nella gara del 31 gennaio 1993, che
termina con una vittoria dei granata per 2 a 1.
Collage di foto che ricordano quando nel 1993 la Reggiana si aggiudica la serie A
Foto di gruppo di tifosi prima della partenza del treno per Mantova, in occasione della gara dell'8 giugno del 1924.
STAMPA REGGIANA
>
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
23
> Personaggi
Ernesto Colnago
Bruno Reverberi
COLNAGO-REVERBERI IN COPPIA
PER VINCERE IL GIRO D'ITALIA
Il team manager reggiano, da quasi trent'anni protagonista del mondo ciclistico,
ha stretto un patto sportivo con il più famoso costruttore di bici al mondo
di per 27 anni consecutivi, che
il tecnico reggiano aveva preso
il via al Giro d'Italia, risultando
sempre tra i protagonisti con
squadre garibaldine.
La nuova equipe, quella del
2010, si chiamerà quindi Colnago Csf. Scompare quindi, dopo
quasi un ventennio, il marchio
"Navigare" anche se l'azienda
di Rio Saliceto, che produce
abbigliamento sportivo e casual, rimane legata a Reverberi
come sponsor tecnico, fornendo nell'occasione il materiale
dopo corsa. Una presenza sempre importante. La "Navigare"
dal canto suo, si è orientata al
Parma calcio. Una scelta risultata più che mai indovinata, dal
momento che la squadra Ducale è la rivelazione del campionato della massima categoria.
Il compianto Leo Brunetti incontrò Reverberi sulle Dolomiti
nel corso del Giro d'Italia del
1989. Da quel giorno tra i due
uomini s'instaurò un rapporto
di collaborazione e di grande
amicizia.
La Csf Grup, con l'ingresso di
Colnago, passa quindi come se-
di Romano Pezzi
Con Ernesto Colnago il nostro
Bruno Reverberi vuole tornare
al Giro d'Italia. Il Team manager
reggiano, da quasi trent'anni
alla guida della propria squadra
di professionisti, si è accordato
col più famoso costruttore di
bici al mondo, per tornare alla
più grande corsa a tappe italiana. Dopo essere stato escluso
dall'ultima edizione della corsa rosa, quella del centenario,
Bruno Reverberi è stato continuamente alla ricerca di una
soluzione per ritornare ancora
da protagonista al Giro con la
sua squadra. Una esclusione
tra l'altro che al tempo, aveva
suscitato un notevole scalpore
negli ambienti ciclistici. Era dal
1982, anno del suo debutto nel
grande ciclismo con la Termolan, e fino ad un anno fa, quin-
24
STAMPA REGGIANA
>
condo nome. La società di Montecchio, che produce valvole
inox per macchine dedite alla
produzione di alimentari, dopo
il suo esordio nel 2007, rispetta in questo modo il proprio
contratto con Reverberi. L'entusiasmo iniziale del presidente
della società, soprattutto dopo
i successi a raffica ottenuti dalla
squadra proprio al Giro d'Italia,
pare si siano leggermenti spenti
soprattutto dopo i noti episodi
inerenti al doping, che ha coinvolto due corridori importanti
della squadra, Emanuele Sella e
Matteo Priamo.
Ora tocca ad Ernesto Colnago
riportare la squadra di Reverberi tre le protagoniste della
stagione prossima ed al Giro
d'Italia. Per una squadra Professional, poter disputare il Giro è
un grosso traguardo. Vale l'intera stagione.
Sono alcuni anni d’altro canto,
che l'artigiano costruttore di
Cambiago, fornisce le biciclette
per i corridori di Reverberi. Bici
speciali, le C40 al carbonio, tra le
migliori nel gruppo per tecnologia, bici che vengono chiamate
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
Città del Vaticano 1979: Colnago dona una sua bici speciale a Papa Wojtyla
Personaggi >
le "Ferrari delle due ruote". Ma
ora Colnago rientra anche quale sponsor più importante in
una squadra Professional, come
del resto si comportano in questo contesto, altri marchi, rivali,
Pinarello e De Rosa. Con questa
operazione inoltre, Colnago
mette in gioco la sua produzione, quindi se stesso. Per questo,
il famoso costruttore, ha scelto
la squadra condotta da Reverberi confidando del grande bagaglio di esperienza del quale è
munito il tecnico reggiano. Ma
tra i due uomini li accomuna
soprattutto il carattere. Sono
intelligenti, ambiziosi, ostinati,
entrambi dotati di una volontà
di ferro e cresciuti negli anni
insieme ad un ciclismo che si
evolve, nel quale hanno certamente contribuito a migliorarlo; il primo perché è colui che
ha apportato più di tutti, correzioni al modello classico di bicicletta, lavorando con strumenti
ad alta tecnologia ed arrivando
sempre prima degli altri. Il secondo perché ha sempre saputo allestire una squadra fatta di
corridori giovani e combattivi.
Inoltre, in rappresentanza dei
direttori sportivi, ha sempre
lottato in difesa della categoria
contro il potere degli organizzatori e delle Federazioni.
Colnago, di una decina d'anni d'età in più di Reberberi, è
cresciuto nella pianura dell'interland milanese, lavorando
perfino gratis per imparare il
mestiere, prima da un meccanico di Cambiago, poi alla Gloria,
una nota fabbrica di biciclette.
A vent'anni era già sull'ammiraglia della Nivea Fuchs di Fiorenzo Magni come meccanico e
tre anni dopo, costruì le bici di
Gastone Nencini, alla Leo Clorodont, con la quale il Ciclone del
Mugello vinse poi il Giro d'Italia. In pochi sapevano però che
Colnago presenta la sua C40
Roberto Reverberi
a costruire la bici di Nencini era
stato Colnago. Il primo campione a salire in sella ad una bici
col marchio Colnago però, è
stato Motta. "Sono Motta Giovanni di Cascina Motta", così si
presentò per la prima volta il
biondo campione di Groppello d'Adda, a Colnago, quando
voleva comprarsi una bici da
corsa da usare per andare dalla
nonna, distante 150 chilometri.
L'anno dopo, con la stessa bici,
Motta divenne campione italiano allievi.
Il periodo di maggior successo
per Colnago invece, sono stati
quando lavorò prima alla bici
di Eddy Merckx, poi a quella di
Beppe Saronni. Al fuoriclasse
belga, l'artigiano costruì un’in-
finità di biciclette, compresa
quella di 5,750 chilogrammi,
usata per il record dell'ora nel
1972 a Città del Messico. Saronni invece correva in sella ad una
Colnago fin da dilettante, alla
Pozzi. Poi da professionista non
ha mai cambiato, instaurando
col costruttore un rapporto di
vera amicizia, nonché di vincolo professionale. Ernesto ha
saputo apprezzare le qualità
di Saronni sin dai primi incontri. Per un giovane era la massima aspirazione avere una bici
di Colnago che tra l'altro, era
costruita su misura e dotata di
accessori tra i più prestigiosi. I
successi a catena per Colnago,
arrivarono poi negli anni novanta con la famosa "Armata
Mapei" che comprendeva l'attuale Ct Ballerini, Tafi, Bartoli,
Museeuw, Rominger, Tonkov e
compagnia. La fama di Ernesto
Colnago spazia ormai nei cinque continenti. A lui si rivolgono non solo i campioni ma tanti personaggi della medicina,
letteratura, dell'arte compresi
principi o Re. Storico l'incontro
in Vaticano nel 1979, qundo
Colnago donò una bici speciale
a Papa Wojtyla.
La nuova formazione Colnago
Csf di Reverberi sara composta
di 16 corridori, in prevalenza
giovani. A Pozzovivo, Frapporti,
Canuti, Savini, vengono ad aggiungersi Francesco Gavazzi e il
cesenate Belletti. Ai cinque neo
professionisti del 2009, Bisolti,
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Stortoni, Gaia, Pavarin e Zen,
sono stati ingaggiati gli ex under 23, Pirazzi, Contoli, Modolo
e Brambilla. Sull'ammiraglia a
scandire il ritmo di questi atleti,
sarà ancora Roberto Reberberi,
figlio di Bruno.
Roberto, 45 anni, è cresciuto in
questo ambiente. A 18 anni ha
rimesso in un cantuccio la divisa
da corridore (è stato juniores al
Velo Club Reggio), ed è salito
sull'ammiraglia di papà, come
meccanico. Era il più giovane
componente della carovana al
Giro d'Italia del 1982. In tutti gli
anni a seguire, ha acquisito una
visione di corsa straordinaria.
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STAMPA REGGIANA
>
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
25
> Spettacoli
TEATRO VALLI: CORRADO ABBATI
RITORNA CON “MY FAIR LADY"
Il 27 dicembre il popolare regista e attore sarà di
nuovo protagonista al Valli, dopo cinque anni di assenza. In scena il capolavoro di Loewe, reso immortale al cinema da Audrey Hepburn e Rex Harrison
nelle tante tappe alternative
della sua lunghissima tournée
(Correggio, Parma, Carpi, Modena e molte altre). Dall’altro
un insolito accordo trasversale fra importanti esponenti
della politica reggiana, della
maggioranza come dell’opposizione, che presentarono
interrogazioni in Consiglio Comunale per chiedere il ritorno
della compagnia al Valli, a furor di popolo.
Poi, come sempre avviene in
questi casi, con il tempo le polemiche si stemperano. Il filo
del dialogo, così bruscamente interrotto, viene ripreso e
gradualmente l’ipotesi di un
ritorno “a casa” della compagnia reggiana ha preso sempre più corpo. Corrado Abbati – capocomico e regista, ma
anche musicologo laureato e
fine studioso - è parmigiano,
di Colorno, però la compagnia
è gestita dalla società Inscena,
reggiana doc, e amministrata
dall’architetto Stefano Maccarini, ancor più reggiano. Per
questo il Valli è sempre stato
considerato, dagli artisti come
dal pubblico, la sede naturale
di Paolo Borgognone
Il
Natale porta un bellissimo
regalo a tutti gli appassionati
d’operetta e di musical della
città: il grande ritorno di Corrado Abbati e della sua compagnia sul palcoscenico del Teatro
Valli, dopo un esilio forzato,
durato circa cinque anni.
La vicenda è nota: dopo 16
anni di proficua collaborazione, che aveva fruttato al Valli una serie infinita di “tutto
esaurito”, la direzione artistica
dei Teatri decise all’improvviso
di interrompere il rapporto con
la compagnia Corrado Abbati,
leader indiscussa su tutto il territorio nazionale, per provare
altre esperienze. Immediate
scattarono le proteste: da un
lato gli spettatori e gli abbonati, che minacciarono di non tornare al Valli e di seguire Abbati
26
STAMPA REGGIANA
>
per i debutti degli spettacoli
che, anno dopo anno, Corrado Abbati allestisce curandone
interamente l’adattamento e
la regia, ispirandone le coreografie.
E finalmente, domenica 27
dicembre alle 15.30 ed alle
20.30, il pubblico reggiano
avrà la possibilità di ritrovare
il suo beniamino di sempre,
nello spettacolo che sta trionfando in queste settimane in
tutta Italia: “My Fair lady”, la
celebre commedia musicale
resa famosa in tutto il mondo
dall’interpretazione cinematografica di Audrey Hepburn e
Rex Harrison. Corrado Abbati
che si è cimentato questa volta con il compositore di Broadway più vicino allo spirito
dell’operetta: Frederick Loewe, musicista che insieme Alan
J. Lerner ha firmato il successo
mondiale di questo spettacolo.
Basti pensare che l’allestimento originale aveva conquistato
i “Tony Awards” dell'anno (gli
oscar del teatro americano) per
il miglior musical, miglior libretto, musica, regia, costumi,
scenografia, coreografia e at-
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
1964 Audrey Hepburn, Rex Harrison in My Fair Lady
Spettacoli >
tore protagonista. E’ lo stesso
Abbati ad anticipare i caratteri
della sua regia: “Vorrei danzar con te, la notte e il di così
e stringerti a me. Vorrei cantar
con te, vorrei sognar con te
perché sei tu l’amor… Sognare, amare, cantare, danzare:
ecco gli elementi distintivi che
diventano linea guida di questa nuova edizione di “My Fair
Lady”. Nella prefazione a “Pigmalione”, il testo da cui è tratta “My Fair Lady”, G.B. Shaw la
presenta come una commedia
didattica sull’esistenza e l’importanza della fonetica. “Pigmalione” però è parola, “My
Fair Lady” è musica (o quantomeno aggiunge la musica) ed
allora l’attenzione, il baricentro di questo adattamento si
sposta e si interessa non tanto
ai conflitti dialettici bensì a
quelli dei personaggi. Certo,
si prende atto dell’esistenza
della fonetica e della possibilità di far parlare una fioraia
come una gran dama, ma per
dimenticarsene ben presto e
potersi così abbandonare alla
“favola possibile” di Eliza, tifare per lei ed attendere il lieto
fine. Il ritmo allora si fa più serrato, il dialogo brillante, ricco
di aforismi e battute spiritose,
i costumi “favolosi”, ricchi, eleganti, raffinati, i movimenti
coreografici energici e corali,
capaci di amplificare ora i momenti burleschi ora i momenti
romantici e su tutto la musica!
La musica di Loewe che sa essere sentimentale e romantica,
briosa e trascinante, sempre
vitale. A lei, probabilmente,
spetta una buona parte di quel
miracolo che è “My Fair Lady”,
uno dei più famosi e popolari
“classici” del teatro musicale
e che, fra l’altro, ha la fortuna
di essere sempre giovane… E
adesso lasciatevi travolgere anche voi dalla tempesta dei sentimenti.” Per la realizzazione
di questo impegnativo musical
oltre ad Abbati, che ne ha curato l'adattamento e la regia,
lavora uno staff ormai consolidato formato da Artemio
STAMPA REGGIANA
>
Cabassi costumista, Stefano
Maccarini scenografo e Giada
Bardelli per le coreografie.
Fra gli interpreti ricordiamo
Raffaella Montini, nel ruolo
della protagonista, Carlo Monopoli (il professor Higgins),
Corrado Abbati (Alfred P. Doolittle), Fabrizio Macciantelli (il
colonnello Pickering), Antonella Degasperi (Mrs. Pearce) ed il
giovane parmigiano Alessandro Pini (Zoltan Karpathy) al
suo debutto.
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
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anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
Arte e Cultura >
OMAGGIO DELLA MANODORI
ALLO SCULTORE GIUFFREDI
E’ in corso a Reggio Emilia la
mostra ‘Armando Giuffredi scultore’. A cento anni dalla nascita,
la Fondazione Manodori rende
omaggio ad un artista reggiano
ancora poco noto entro i confini locali, eppure accreditato a
livello nazionale e in ambito
culturale.
La mostra è stata allestita nella Chiesa di San Filippo Neri, nel
cuore del centro storico della
città e raccoglie un centinaio di
sculture, medaglie e gioielli di
raffinata esecuzione ed eleganza.
L’esposizione è stata realizzata
grazie alla disponibilità dei figli
dell’artista, Augusto e Maurizio.
Opere in bronzo, di ricercata
fattura, in legno, che testimoniano come Giuffredi sapesse
riscattare la sordità del materiale, in marmo, gesso, terracotta.
Giuffredi plasma finemente e
con spiccata originalità qualunque materiale. Di straordinaria
intensità, i ritratti che sembrano
aver fissato, in un attimo, il carattere e l’animo dei personaggi. La mostra è accompagnata
da una monografia edita da
Federico Motta.
All’inaugurazione, sono intervenuti Gianni Borghi e Cristina
Carbognani, presidente e vicepresidente della Fondazione
Manodori, mons. Tiziano Ghirelli, direttore Ufficio Diocesano
Beni Culturali, Massimo Mussini,
curatore della mostra e storico
dell’arte.
“Con questo progetto - ha
spiegato Gianni Borghi - la Fondazione Manodori prosegue un
percorso di promozione della
cultura e dell’arte reggiana, valorizzando in particolare artisti
poco conosciuti ma di grande
stegno al recupero del Duomo
di Reggio Emilia e di tante altre
piccole e grandi testimonianze
della nostra storia e delle nostre
radici culturali. Contributi spesso accompagnati dalla pubblicazione di volumi e di dvd che
vengono poi divulgati”.
Erano presenti i figli dell’artista
che hanno ricordato l’amore del
padre per la propria città, dove
ha lasciato tante tracce della
propria arte: nella chiesa del seminario vescovile, al Mercure Hotel Astoria e presso abitazioni di
privati.
Tra gli intervenuti all’inaugurazione - circa 400 persone - molti
reggiani ritratti da Giuffredi da
bambini ad alcuni che furono
suoi allievi all’Istituto d’arte di
Reggio Emilia.
spessore. Questa iniziativa si
affianca ad altre di valorizzazione dei beni culturali e del patrimonio artistico ed architettonico di cui è ricca la nostra provincia.
Appuntamenti come questo
riconsegnano il giusto valore
alle espressioni artistiche del
territorio e creano nel contempo occasioni di incontro e di
crescita culturale e sociale”.
“Tra gli interventi di maggiore
rilievo della Fondazione Manodori - ha proseguito Cristina
Carbognani - il contributo per il
restauro di questa chiesa, il so-
C.B.
STAMPA REGGIANA
>
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
29
> Arte e Cultura
LE STRENNE DI NATALE IN LIBRERIA
di Emanuele Filini
Una
rapida inchiesta tra le
principali librerie cittadine,
un’ analisi comparativa tra le
‘top ten’ a livello nazionale e
la realtà locale, hanno portato
alla conclusione che nella nostra città si legge ancora molto, senza numeri sconvolgenti
ben inteso, ma si legge di tutto, abbastanza in linea con ciò
che offre il mercato nazionale
e internazionale della editorìa, con le solite variabili che
riguardano le realtà locali di
ogni città.
Il romanzo di Dan Brown “Il
Simbolo perduto”, che è il seguito di “Angeli e Demoni”
e del “Codice Da Vinci”, ci fa
trovare il solito protagonista
Robert Langdon, professore
di Simbologia di Harvard, alle
prese con una mano amputata
e ricoperta di simboli massonici, che risultava essere appartenuta al suo vecchio amico Peter
Solomon, scomparso perché
gazzi diciassettenni divisi tra
scuola e parrocchia. Il titolo
prende spunto dall’episodio
del Vangelo in cui due discepoli non riconoscono Gesù risorto
sulla strada di Emmaus. Teatro
della vicenda una grande città
del nord Italia.
Godibilissimo per una lettura disincantata e sorridente,
“Che la festa cominci”, il nuovo
romanzo di Niccolò Ammaniti.
Teatro dell’azione : una pizzeria di Oriolo Romano, dove gli
Ultimi Cavalieri dell’Apocalisse
tengono riunioni sataniste. Altri protagonisti, uno scrittore
che non riesce più a scrivere
una riga, un palazzinaro che
rapito da ignoti, che lasciano al
nostro professore solo 12 ore
per ritrovarlo vivo. Dodici ore
che riempiono un volume grosso come un dizionario. Naturalmente c’è anche la presenza
femminile di Katherine, sorella
di Solomon, che partecipa alla
ricerca. Altrimenti come sarebbe possibile imbastirci sopra il
prossimo film?
A Reggio, questo romanzo non
è più primo in classifica, ma è
stato superato da ben tre titoli
che elenchiamo di seguito.
Di Alessandro Baricco un libro
ambientato nel mondo dei giovanissimi dal titolo “Emmaus”,
che comincia con queste parole indicative : “Abbiamo tutti
sedici, diciassette anni, ma senza saperlo veramente, è l’unica
età che possiamo immaginare:
a stento sappiamo il passato.”
I protagonisti sono quattro ra-
30
STAMPA REGGIANA
>
ogni costo non sarà più la priorità assoluta, politici e governanti prenderanno decisioni in
linea col buon senso, e così via.
Non conosco Rampini , ma gli
ottimisti sono generalmente
delle brave persone!
Tra i primi dieci libri più letti
troviamo anche due pubblica-
si costruisce una specie di reggia dove organizza la festa più
esclusiva e imprevedibile. La
comicità di Ammaniti coglie
vizi (tanti) e virtù (poche) del
nostro tempo, e alla fine emerge l’immagine di una civiltà
che non sa prendere sul serio
nemmeno la propria rovina.
Federico Rampini
nel suo
“Slow Economy” cerca di delineare in modo credibile il nostro futuro, in un viaggio attraverso tre continenti e decine di
città. Una lenta ma inesorabile
‘rivoluzione verde’ ci porterà a
produrre e consumare in modo
più ragionevole. La crescita ad
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
zioni, che, per ragioni diverse,
ricordano la nostra Reggio,
“L’Italia in vacca” di Riccardo
Caselli e “L’Italia a pezzi” di
Antonio Roccuzzo. Riccardo Caselli, giovane reggiano, collaboratore assiduo e
molto letto di “Stampa Reggiana”, ha pensato bene che,
a 25 anni, era ora di esternare,
senza limiti di spazio, su una
pubblicazione tutta sua, ciò
che, se fosse stato tenuto dentro ancora a lungo, gli avrebbe magari provocato il mal di
fegato. Così, con ‘complicità’
e ‘istigazione’ di Ivano Davoli
(direttore di Stampa Reggiana)
e dell’Editore Aliberti (reggiano pure lui), ha visto la luce
quella che lo stesso autore definisce “la crisi del Belpaese vista da un giovane arrabbiato”,
scritto nel suo solito stile fresco
e scorrevole.
“L’Italia a pezzi” di Antonio
Roccuzzo è invece un’analisi
Arte e Cultura >
comparata tra due città italiane, Catania e Reggio Emilia,
che, pur facendo parte dello
stesso stato, non potrebbero
essere più diverse. Reggio viene considerata lo stereotipo
dell’Italia che funziona, città
campione delle cose positive,
della convivenza civile e di un
circolo virtuoso di buon senso civico. Catania una specie
di città perduta, in mano alla
mafia, al pensiero unico, dove
anche l’assassinio di un giornalista (Fava) non produce che
una sterile notizia. Reggio libe-
rata dall’ autoritarismo fascista
(magari per crearne un altro),
Catania portabandiera di una
Italia illegale sorta sulle ceneri democristiane. Reggio che
vanta quattro testate giornalistiche locali, Catania una sola.
Reggio con gli asili più belli del
mondo, Catania quasi priva.
Reggio con l’amministrazione
pubblica gestita come un’impresa, Catania perennemente
sull’orlo del fallimento, e così
via comparando… Sono cose
che ad un reggiano come me,
fanno sicuramente piacere, ma
non sono sicuro che Roccuzzo
conosca a fondo Reggio Emilia se non attraverso l’ufficio
Comunicazioni del Comune, o
l’ufficio propaganda del Partito Democratico.
Questi primi dati sono stati raccolti nelle due librerie All’Arco,
in via Emilia S. Stefano e in Via
Farini, oltre che da Libri&Libri
nell’isolato S. Rocco.
Altri dati da questa prima indagine sono: “Scorre la Senna” romanzo di Fred Vargas,
“Come mi batte il cuore” di Benedetta Tobagi, figlia di quel
Walter Tobagi assassinato nel
1980 da una brigata terroristica di estrema sinistra, quando
lei aveva solo tre anni.
“Il peso della farfalla” di Erri
De Luca, storia che ha per protagonisti il re dei camosci e
l’uomo cacciatore, ambedue
vecchi e stanchi, contrapposti
in un ambiente ecologista e
animalista ricco di simbolismi e
spunti morali.
Poi “La bellezza e l’Inferno”
di Roberto Saviano, raccolta
di scritti vari dell’autore di Gomorra.
Alla Libreria del Teatro, di Nino
storia di Reggio e provincia .
Tra i libri più richiesti troviamo
“La cucina contadina reggiana” di Giuliano Bagnoli e “Medioevo canossiano e la grande
Matilde” di Maria e Sandro
Nasi, oltre ai due o tre libri della ‘top ten’, tengono banco
“Bella gente dell’Appennino”
di Giovanni Lindo Ferretti, autore reggiano, montanaro che
vive a Cerreto Alpi, ex cantante
‘punk’, poeta e scrittore innamorato della nostra montagna ricca di quei personaggi
descritti in questa opera veramente interessante.
Per finire in bellezza mi sono
recato nella libreria dei fratelli
Bizzocchi, specializzati più di
altri su pubblicazioni locali, che
riguardano usi, costumi, arte,
Chesi, oltre al quarto volume di
“Reggio Narrata. L’Ottocento”
di Mirella Comastri Martinelli, che rappresentano ulteriori
tessere da aggiungere al ricco
mosaico letterario, gastronomico e storico di questa terra
in cui viviamo, che nonostante
tutto, mi sembra sicuramente
migliorabile, ma difficilmente
sostituibile.
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STAMPA REGGIANA
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anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
31
> Arte e Cultura
LORENZO CRISCUOLI, PITTOSCULTuRE TRA IRONIA E SOGNO
NINO POLI
tutto in un candore altrettanto dolce, in una silenziosa e pacata sinfonia. Il profondo, che esala dalle superfici stesse delle tavole, è piu’
vicino al grottesco che al lirismo. Vivendo nel singolare
mondo fatto al tempo stesso di assurdo e di vissuto,
Criscuoli e’ giunto a vette a
cui si puo’ arrivare soltanto
attraverso una preparazione
di altissimo valore spirituale.
Piu’ profondamente di
ogni immaginabile fantasia,
le opere di Lorenzo Criscuoli rivivono sotto il nostro
sguardo, ci prendono, ci
emozionano, ci incantano.
Comunemente si usa dire
che l’arte e’ lunga e la vita
breve: in verita’ sarebbe piu’
esatto dire che essa cerca
sempre nuove sentieri nei
quali ardere. E’ un fuoco di
pagina a cura
di Gaetano Montanari
Lorenzo Criscuoli e’ uno dei
piu’ giovani pittiscultori d’oggi.
Ha gia’ partecipato a numerose
manifestazioni artistiche collettive e personali, suscitando vivo
interesse ovunque. La storia
dell’uomo si concepisce in lui
stesso. Le immagini sono ritmate
da un geometrismo volutamente
tra l’ironia e il sogno. La contrapposizione fra questo elemento
stilistico e i colori squillanti, riesce a fugare quel senso di malinconica dolcezza che emana dalle
pittosculture e ad immergersi
LA NATURA SIGNIFICANTE
Dei pittori e incisori, nati e cresciu-
praterie, il quale, per non estinguersi, ha bisogno del vento che
lo spinga. Il vento e l’immaginazione. E’ come se nell’anima
fosse nato il sole. Gli piacciono
gli animali e i clowns e quasi in
ogni suo dipinto ce ne fa entrare
anche piu’ d’uno, come Il Veronese nei suoi quadri. Ha un lavoro per vivere, perche’ l’arte non
da il pane, ed e’ forse bene che
sia cosi’: l’arte è al di la della vita;
l’arte e’ bellezza pura e la bellezza pura non si vende. Tranneche nel cuore un artista non
abbia un pezzo di antracite.
PITTORI D'OGGI
NOVITA' IN GALLERIA
La “Galleria San Francesco”, inau-
SILLA DAVOLI: Formatosi alla
Piccola Accademia di Regina Pacis, diretta da G. Soriani, Silla
Davoli, è un artista, che a nostro
avviso, dispone di non poche
qualità. E’ la poesia di un pittore
che guarda, con infinita tenerezza, alla natura. L’opera dell’artista e’ stata definita: “Versate in
gurata nel 2008 in via Bardi, a Reggio
Emilia, con una mostra dell’incisore
Vainer Marconi, è salita, ben presto,
agli onori della cronaca. Gran merito
è della sua direttrice che ha deciso di
scegliere una formula modernissima,
piu’ elastica, sensibile al nostro e
aperta ai giovani.
ti con il Novecento, Nino Poli, e’ indubbiamente, per nobiltà e profondità d’arte, uno di quelli che sanno
suscitare un buon interesse.
In pittura, dopo un primo periodo
nel quale puntava alla fedele rappresentazione della realta’, ha battuto
molto cammino, senza farsi scorgere,
senza unirsi ai vari gruppi raccogliticci che fanno tanto chiasso per un
pò di tempo e poi finiscono per sbriciolarsi. Prima di ritrarre una sua
tecnica mista, Poli la vuole vivere.
Studia le meravigliose tecniche miste e tuttociò che vuole fermare
sulla tela, ancor prima di impugnare
i pennelli. Fra lui e le cose che lo
circondano, c’è sempre un’intima
comprensione. Le sue tappe procedono prevalentemente per conquiste cromatiche; rievoca un carattere
con vera fermezza, dilaga a definire
il soggetto. Oggi, Poli, dopo anni di
serio lavoro, approda a comporre
saldamente e si sta liberando da
tutte le incertezze estetiche, pure
ancora vivendo nel suo mondo fatto
ne.
E’ facile notare quanto Marco
Spaggiari sia lavoratore in pieno
fervore con l’intenzione di cogliere una creazione emotiva,
ma non abbia nessuna simpatia
per le sculture che sembrano
uscite dalla fucina di artisti blenoraggici o da somari scrofolosi.
una bottiglia di un po di Gandini e un pizzico di Remo Tamagnini, versate e miscelate il tutto
e ne verra’ fuori Silla Davoli.
ANDREA VETTORI: Dopo aver
fondato la Galleria Alphacentauri di Parma, ha assunto, nel
contempo, la direzione del giornale omonimo. Vettori si e’ rifugiato nella pittura dopo aver
fatto mestieri piu’ disparati e
piu’ disperati, senza aver dimenticato le mille e una difficolta’ di
un pittore per riuscire nei suoi
intenti.
MARCO SPAGGIARI: Diplomato all’Accademia di Belle Arti
di Bologna, ha esposto per la
prima volta nel 2005. Allievo di
Mario Pavesi, si accontenta di
cogliere una figurazione emotiva. L’attivita’ artistica non e’ ne’
imitazione servile, ne’ invenzione arbitraria, ma libera creazio-
32
STAMPA REGGIANA
>
anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009
ad un tempo di assurdo e di vissuto,
e’ arrivato ad uno stile, ad una personalita’ che si raggiungono esclusivamente attraverso una preparazione di alto livello.
Cio’ che lo attira, tra l’altro, è anche la poesia, in cio’ che essa contiene di misterioso e di allusivo.
Le sue opere sono una raccolta di
emozioni, visioni e ricordi. Sono
viaggi, sono cronache che a volte
per la stessa ragione hanno nell’umano che per elevazione diviene arte.
Si e’ poi, quindi, impadronito della
tecnica alla punta secca, nonche’
all’acquaforte e all’acquatinta. Importante il suo intervento nell’incisione, fin dal 1972, secondato dal
prof. Fiorenzo Giacobini di S. Ilario
d’enza, di cui ci siamo occupati in
un'altra occasione.
Notevole il suo bellissimo catalogo
corredato di 10 tavole in nero e 43
illustrazioni a colori a piena pagina,
che e’ anche un potente invito per
chi voglia intraprendere un suo piu’
approfondito itinerario artistico.
ANGELA CERCHIATI: Si tratta
di una pittrice ce ebbe delle
passioni epidermiche per un pittore divisionista, uno dei tanti
geni incompresi. S’accese, quindi, di un capriccio breve come un
lampo di magnesio per un pittore indipendente. Si chiamano
cosi’ quelli che dipingono una
casa che strapiomba, una bottiglia e un pezzo di gamba senza
sasso e intitolano tutto “stati
d’animo”.
“Certe Notti” per tre giorni illumina
di successo il Teatro Valli
È energia pura quella che è scoppiata con gli applausi alla fine
delle tre rappresentazioni al Valli dello spettacolo Certe Notti dal
20 al 22 novembre scorso. Il Teatro gremito fino ai loggioni ha
ospitato una tipologia nuova di pubblico che ha applaudito senza
fine tra urla e piedi che battevano sul pavimento.
Un successo strepitoso che ha consacrato lo spettacolo concepito
da tre artisti che rappresentano si la reggianità artistica più qualificata nell’ambito della danza, della musica e delle arti visive ma
che sanno spaziare trasversalmente tra le arti. Il coreografo Mauro
Bigonzetti, il rocker Luciano Ligabue,il visual artist Angelo Davoli
hanno prodotto con la loro collaborazione uno spettacolo emozionante, vibrante che ha incantato anche chi difficilmente sarebbe
entrato in un teatro per vedere un balletto. Un successo annunciato che vede lo spettacolo Certe Notti in tournèe nei teatri italiani
ogni settimana in una città diversa .
Foto di Enrico Rossi
Cena di beneficenza per AVD
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A.S.C.M.A.D. 19° pranzo della solidarietà
All'appuntamento hanno risposto 430 persone. Tra i presenti il Presidente della
Provincia Sonia Masini, la direttrice
dell'USL Mariella Martini, l'assessore Laura Salsi, Dott. Grisendi, Dott. Trenti, Dott.
Bedogni, Dott. Sassatelli e altri medici
dell'Endoscopia Digestiva del Santa Maria
Nuova.
Cena di beneficenza venerdi' 6 novembre
presso l'Agriturismo La Prateria Vialla Bagno
a favore di AVD Associazione Volontari Assistenza Domiciliare Onlus che si occupa di
assistenza a domicilio di malati in fase avanzata di malattia sul territorio reggiano. L'intrattenimento musicale e' stato con Old River
Band.
Foto 1: Sandra Cigarini, Rita Gazzini. Foto 2:
Dumas Costoli, Ivan Soncini, Lauro Sacchetti,
Donatella Tagliati Predieri. Foto 3: Tiziana
Vezzani Sacchetti, Anna Prodi Soncini, Paolo
Pavarini, Antonella Bulgarelli Trasatti. Foto 4:
Old RIver Band: Mazza Pasquale, Omar Paolini, Pierluigi Costi, Maurizio Trasatti, Tiziano
Festinese. Foto 5: Enrico Poncemi, Anna Troiso, Pellegrino Alboni, Evelin Magnani. Foto 6:
Maurizio Trasatti, Ivetta Costi, Tiziano Festinese, Pasquale Mazza, Omar Paolini, Claudia
Borsari, Pierluigi Costi, Giovanna Saccani,
Denis Saccani, Antonella Bulgarelli. Foto 7:
Maria Brini, Luigi Fornaciari, Leda Caffagni.
Foto 8: Gianni Caffagni, Novella Fornaciari,
Franco Nicoli. Foto 9: Franca Toschi, Rina
Toschi, Linda Spadaccini, Lisetta Marmiroli,
Lelia Rossi. Foto 10: Armido Marconi, Mariella
Davoli, Gianfranco Mattioli, Guido Marconi,
Mirella Mattioli. Foto 11: Leila Montipò, Daniela Fantozzi, Egle Prati, Silvana Baroncini,
Achille Grossi.
Il "sì" di Annamaria e Walter
Sono stati celebrati lo scorso mese, nel Duomo di Varese, dedicato a San Vittore, le
nozze tra Walter Caregnato e Annamaria Pezzi figlia di Romano, collaboratore del
nostro periodico. Tra i numerosi invitati, presenti alla cerimonia, sono emerse le figure della nonna paterna della sposa, Ave, 98 anni e il nipotino Angelo, di 18 mesi, figlio
di Andreina, sorella di Annamaria (nell'ultima foto) . Ovvero un confronto di quattro
generazioni. Ai novelli sposi vanno le congratulazioni di "Stampa Reggiana".
Gran galà di Velò con i campioni del ciclismo
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Gran Galà di Velò tenuto al Lido Po di Boretto, a bordo della Motonave Stradivari di Giuliano Landini e Pietro Bagnoli, con la presenza di quindici campioni del
grande ciclismo.
Foto 1: Sabrina e Giuliano Maccarone con l'organizzatore della serata Alfonso
Bonin della All Sped; foto 2: Clou della festa con Giuseppe Alai Luciano Armani
e Alfonso Bonin; foto 3: Antonella, Germano Frigeri e Ercole Gualazzini; foto 4:
l'ex iridato Alessandro Ballan, Claudio Vitali, Alberto Zanettini; foto 5: Ernesto
Coppini, Marco Velo e Antonella Dolfini; foto 6: Federico Farinotti, Alessandro e
Dante Davoli; foto 7: Amedeo Villa, Giuseppe Alai e Filippo Manelli; foto 8: Carmen,
Paolo Oppici e Yaroslav Popovyc: foto 9: Gilberto Simoni e Mattia Gavazzi; foto
10: Marco Velo, Bonin, Laura, Filippo Pozzato, Alex Ballan, Romano Pezzi e
Luciano Armani; foto 11: gruppo delle miss, Jessica, Laura, Vera e Federica;
foto 12: Simoni, Matteo Tosatto, Luca Mazzanti, le miss e Ballan; foto 13: Claudio
Vitali e Alberto Zanettini; foto 14: Daniela Isetti e Luciano Armani;
Pranzo Scuba & Sail Adventures
in crociera sulla Motonave Stradivari
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Domenica 22 novembre, una giornata straordinaria sulla motonave Stradivari per Scuba & Sail Adventures, durante la quale è stato consegnato da
Andrea Catellani, responsabile della scuola subacquea, il premio agli allievi
del corso Junior Open Water Diver di Giugno 2009 (foto 1), i brevetti agli
ultimi allievi (foto 2) e il dvd doppio del corso Open e Advenced by Studio
MA.BA (foto 3). Nelle altre immagini alcuni dei cento partecipanti al pranzo
tra sub e velisti.
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dicembre 2009 - Stampa Reggiana