STAMPA REGGIANA AutoGepy AutoGepy periodico di attualità > cultura > spettacolo > sport www.autogepy-chrysleritalia.it L'OGGI DI BOLOGNA Soc.Coop. a r.l - Direttore Responsabile: Ivano Davoli - Direzione, Redazione Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia - Tel. 0522/337665 - Fax 0522/397794 E-mail: [email protected] sito web: www.stampareggiana.it - Pubblicità: PUBBLI7 Via Pasteur,2 Reggio Emilia Tel.0522/331299 - Fax 0522/392702 Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, DCB Reggio Emilia - Iscrizione al ROC nr.10590 anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 www.autogepy-chrysleritalia.it Euro 3, 00 SIAMO CIRCONDATI DA TROPPI PERICOLI L'On. Angelo Alessandri affronta i temi più scottanti: mafia, camorra e 'ndrangheta. Sono presenze fisse su tutto il territorio. Pericolosi segnali arrivano da frange estreme. Il problema delle moschee e il pericolo del terrorismo islamico. DIFENDIAMO IL PRESEPE POLITICA ENIA - IRIDE ALL'INSEGNA DELLA DISCORDIA di Simone Russo C'E' IN GIOCO IL NOSTRO FUTURO di Angelo Alessandri È cominciata la campagna elettorale per la Regione EmiliaRomagna in questi giorni con Errani e Casini che fanno a gara a chi teme di più la Lega Nord: ma chissà poi perché … È vero che siamo cresciuti tanto e che l’umore che si percepisce tra la gente è di crescita continua, ma dovrebbero a mio avviso chiedersi perché la Lega riesce a stare tra gli emiliani e a rappresentarli invece di continuare ad urlare alla luna. Noi che invece non abbiamo di queste “fobie”, stiamo lavorando seriamente per continuare a costruire quella nuova e giovane segue a a pagina 3 > Gesù Bambino? Il presepe? Anche i più innocenti simboli del Natale, da sempre i più cari all’infanzia, aprono un forte problema di convivenza fra religioni e culture anche nella società reggiana. Tornano a scatenarsi accese polemiche su integrazione e religione da pagina 17 a 19 di Giulio Serri TURISMO TUTTE LE NOVITA' PER CHI AMA SCIARE SULL'APPENNINO Stampa Reggiana augura a tutti voi Buone Feste > Più che un matrimonio una traballante convivenza d’interessi. Sembra questo il destino delle due multiservizi Enìa e Iride alla luce del gioco di picche e ripicche messo in moto ormai da mesi tra Reggio, Genova e Torino. Comunque vada, la fusione sembra nascere all’insegna della discordia: da settimane si hanno notizie di sempre nuovi ostacoli alla creazione della nuova multiservizi, mentre fino ad oggi non è stato ancora reso pubblico lo straccio di un piano industriale in cui si possano leggere i passi futuri dell’azienda. Se la fusione è cosa buona e giusta nell’ottica di una maggiore competitività sui mercati del soggetto nascituro, segue a pagina 3 SPORT NOVANT'ANNI DI STORIA DELLA REGGIANA 1919 Ci ritroviamo in edicola sabato 16 gennaio 2010 > di Donatella Dall'Argine da pagina 6 a 9 TEATRO VALLI L'OPERETTA DI CLAUDIO ABBATI TORNA CON "MY FAIR LADY" di Paolo Borgognone a pagina 26-27 di Mauro Del Bue da pagina 20 a 23 O I R A N I D R O A R T S O T A C R E M rande lia) Emi o i g g e R ( g l a s a C a) i l 06/12 i m E o i egg R ( o i r a l I ’ t n a S 2 1 / 08 lia) i m E o i g (Reg a r e i b u R 12/12 a) i l i m E o i (Regg a e n i b l A 13/12 a) i l i m E o i Regg ( a s s o n a C lia) 13/12 i m E o i g (Reg o n a i d n a c S 2 1 / 0 2 OLTRE 100 BANCHI DI QUALITÀ NEGOZI APERTI IL PIACERE DELLO SHOPPING COL MIGLIOR RAPPORTO QUALITÀ PREZZO in collaborazione con: Comune di Comune di Casalgrande (RE) SantÕIlario (RE) STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 Comune di Rubiera (RE) Comune di Albinea (RE) Comune di Comune di Canossa (RE) Scandiano (RE) Politica > segue dalla prima Angelo Alessandri classe politica che oggi comincia a raccogliere i primi grandi risultati: essere alla guida di comuni come Viano e Guastalla, Fidenza e Sassuolo, Bondeno e Bobbio, Castell’Arquato e Ziano, la Città Storica a Reggio….e avere oggi in regione circa 700 eletti ed adesioni continue ci pone di certo nella condizione di assumere molte responsabilità in più e a farci carico oggi di un ruolo nuovo. Perché la domanda cui stiamo lavorando per dare una risposta responsabile è proprio il nuovo ruolo della Lega in questa Regione. E se è vero, come è vero, che l’11% dei reggiani ha tolto per la prima volta il voto al PD e a Delrio votando stavolta per la Lega, dobbiamo assolutamente porci come forza propositiva e capace di rappresentare una svolta in questa terra parallela agli Appennini ed al Po, come la definiva Guareschi. Bene: dobbiamo ripartire dal territorio, dai reggiani, dal lavoro e dalla nostra identità per costruire tutti insieme un nuovo grande Modello Emiliano non più basato sulla propaganda politica, morto infatti con la morte delle ideologie, ma che invece sappia dare forza decisionale alla nostra gente. Ho già iniziato questo percorso ed è davvero con grande soddisfazione che posso oggi affermare che il cammino ha riscosso tantissime adesioni e vedo l’obiettivo vicino. Ma poco importa l’elezione regionale vicina: questo traguardo va raggiunto a medio termine e deve essere la scossa per superare gli ostacoli che si frappongono in questo momento. Uniti si vince, scriveva Prampolini, ed è questo lo spirito emiliano, quello vero, che dobbiamo riscoprire e con orgoglio rilanciare: sotto la cenere di questa crisi c’è un popolo, quello emiliano e reggiano, capace di fare miracoli e abbiamo il compito di dare una mano a questo progetto. E per fare questo bisogna recuperare la reggianità, l'orgoglio di riscoprire la nostra identità, la nostra storia, i nostri valori. Partendo dal tornare a vivere i centri storici delle città e non spendere nei centri commerciali. Dobbiamo ridimensionare a mi- sura reggiana i servizi senza correre dietro a chimere di aggregazioni multyutilities sempre più lontane dallo spirito con cui i nostri padri e i nostri nonni hanno costruito il sistema integrato, che prima funzionava e che oggi quasi non riconosciamo più. È necessario porre le giuste priorità in un sistema sociale che guardi prima di tutto al reggiano e alla nostra gente, a coloro che questa terra l’hanno costruita, e non forzare in senso razzistico contrario, per facili e dannosi buonismi, privilegiando cittadini di altri paesi. Ed è facile che la logica della chiusura dei centri punti a far sparire la nostra identità, lo stesso espropriandoci dei servizi con operazioni enormi e lo stesso privilegiando astratti mondi multietnici. Alla fine al reggiano frastornato sostituiranno voti extracomunitari senza che, essendo venuta meno l’identità locale, ci si accorga di quello che sta avvenendo. Ma finchè la Lega sarà presente e soprattutto forte ed in crescita come oggi tutto questo non passerà e sempre più cittadini stanno comprendendo quello che avviene e ci danno la forza sufficiente a continuare questa battaglia. C’e’ davvero un grosso lavoro da fare tra i giovani, gli operai, gli artigiani e le Pmi, i pensionati e tutta la nostra gente: e a questo siamo tutti impegnati. In più bisogna contrastare i fenomeni pericolosi che stanno distruggendo le nostre città: mafie, camorra, ‘ndrangheta sono ormai presenze fisse a casa nostra e continuo a pensare che ci voleva maggiore attenzione da parte di tutte le amministrazioni. In più qui da noi più che da altre parti arrivano persone, spesso clandestine, senza futuro e quindi facilmente dedite a pratiche criminali. Un sindaco sceriffo era quello che serviva oggi a Reggio e non un sindaco tentenna che a giorni alterni si sveglia buonista o scopiazzante leghista. Ma non ci si inventa leghisti se non lo si sente dentro e invece della stella al massimo potrà appuntarsi il bollino della banana chiquita. E un silenzio assordante sugli estremismi pericolosi che danno segnali tremendi anche a casa nostra. Tre diverse indagini con blitz nelle moschee reggiane: e silenzio delle istituzioni. Segnali in Emilia di nuovi brigatisti e frange estreme che si richiamano a tensioni che speravamo avessimo superato da tempo: e ancora silenzio assordante delle istituzioni reggiane. La politica delle tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano crea facilmente omertà politica: terreno in cui sguazzano e sopravvivono gli estremismi. Dopo l’omicidio di Marco Biagi a Bologna mi aspettavo una reazione e invece sembrava quasi che a nessuno interessasse: un messaggio allucinante. Io stesso finii nel programma di protezione e ho continuato a lottare contro questi imbecilli, contro i pericoli del terrorismo islamico (e recentemente diversi arresti effettuati dovrebbero fare riflettere), contro le mafie (e ricordo che questo governo ne ha arrestati in media 8 al giorno, un risultato storico enorme, di cui almeno 100 latitanti storici) e contro la clandestinità (in Agosto solo 1900 arrivi contro i 19000 dell’anno scorso, e con i cie di maroni rimandati a casa quasi tutti) e contro la criminalità (grazie al pacchetto Maroni oggi un sindaco può fare tutto, i 400 della Lega lo fanno, gli altri come quello di Reggio invece tentennano). Insomma c’è in gioco molto di più di una campagna elettorale: c’e’ in gioco il futuro di questa terra. E bisogna cominciare a dare segnali chiari e precisi: e secondo me l'esistenza di zone franche nelle nostre città, come AQ16, non sono certo un bel segnale per chi invece le regole le rispetta. E che ha deciso di cambiare finalmente: e noi stiamo con loro, non con gli altri, noi stiamo prima di tutto con la nostra gente! segue dalla prima Simone Russo restano tutti i dubbi che si sono accumulati nel percorso compiuto fin qui: come sarà possibile trovare una mediazione nel governo dell’azienda dopo il durissimo scontro che ha preso forma negli ultimi mesi? Se c’è una cosa chiara in tutta questa vicenda è che Enìa e Iride sono soggetti diversissimi, e definirli complementari pare più un gioco verbale o un auspicio da pronunciarsi a dita incrociate. in Enìa. Il sindaco Delrio ha invitato la Fondazione ad investire in azioni Enìa piuttosto che in ricapitalizzazioni Unicredit. Pronta la risposta del consigliere della Manodori Girolamo Ielo: fu il comune a frenare la partecipazione dell’ente, limitandolo ad investire 5 milioni quando ce ne erano pronti 20. Ad attaccare la fusione, poi anche i sindacati, tra gli altri motivi anche per le scarse garanzie date sul mantenimento della qualità del servizio. Dove si registrano le vere magagne, però, è nel rapporto con Iride, che si trova in difficoltà dopo l’aumento della multa che dovrà pagare allo stato in termini di restituzione del bonus fiscale: si tratta in totale di 100 milioni di euro. Posto che il concambio a questo punto non si può più toc- Il sindaco Graziano Del Rio e l'AD Andrea Viero L’amministrazione comunale in questa fase si trova tra i classici due fuochi. Da un lato, le critiche di chi a Reggio, avrebbe gestito la partita in modo diverso. Dall’altro, ed è di certo il fronte più impegnativo, l’estenuante trattativa con un management, quello di Iride, che punta con ogni tipo di carta, a portare a casa il massimo risultato per sé. Una logica che pare poco costruttiva e che sembra avere pochissima prospettiva; ma d’altra parte chi ha voluto la bicicletta - Iride, ora si trova a dover pedalare. Per non perdere definitivamente la faccia. Partiamo dalle perplessità di terra reggiana. Negli ultimi giorni si è scatenato un bel botta e risposta sulla partecipazione azionaria della Fondazione Manodori care, Reggio chiede una compensazione sotto forma di dividendo straordinario. Iride ha detto subito di no, salvo poi apparentemente cedere dopo la minaccia dell’amministratore delegato Andrea Viero di mandare all’aria tutta l’operazione. Insomma si litiga sulla dote: non il miglior viatico per le nozze. STAMPA REGGIANA periodico di attualità cultura spettacolo sport Proprietario Editore L'Oggi di Bologna Soc.Coop.ar.l - V.le Aldo Moro, 16 - 40127 Bologna - Direttore Responsabile Ivano Davoli - Art Director Roberta Castagnetti Servizi fotografici Stefano Rossi Marco Moratti - Sede e Redazione: Via Pasteur 2 - Reggio Emilia - Tel. O522.337665 Fax O522.397794 Pubblicità: PUBBLI7 Uff. Commerciali: Via Pasteur 2 42100 Reggio Emilia Stampa: Società Editrice Lombarda S.R.L. Via Dè Berenzani 6-26100 Cremona - Autorizzazione del Tribunale di Reggio Emilia n. 1093 del 17/03/2003 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 3 1¡ MANIFESTO DÕAUTORE DEL CARNEVALE DI CASTELVOVO SOTTO, REALIZZATO DALL’ARTISTA AMERICANO LEE BERMEJO. LA GRAFICA È STATA REALIZZATA DALLO STUDIO GRAFICO VINCENTSTUDIO DI REGGIO EMILIA . L’INIZIATIVA SI RIPETERÀ TUTTI GLI ANNI FUTURI, CON DISEGNATORI DI FAMA INTERNAZIONALE. PARTECIPATE AL CARNEVALE.. VI DIVERTIRETE ! Nuova Autofrance Via F.lli Cervi, 89 - Reggo Emilia - Tel. 0522.700411 Nuova Autofrance Via Circonvallazione, 79 - Guastalla - Tel. 0522.219848 Pergetti Guido&Figli s.n.c. - Via A. Gramsci, 7 CORREGGIO - Tel. 0522.637605 Tecnoauto - Via Contarella, 26 - Scandiano - Tel. 0522.856368 4 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 Opinioni > IL GRANDIOSO MARCIAPIEDE di Sebastiano Simonini Parliamo di un tema leggerino e abbastanza divertente. Ed è una cosa che proprio non capisco, o sono “duro” io o è stata spiegata male. Sicuramente roba di poco conto, ma per una città in cui ci si vanta di essere i primi della classe quanto a “ciclabilità” merita forse spenderci qualche riga. Parliamo della Via Emilia, ma non del tratto che collega Masone a Rubiera, in cui una ciclabile faraonica (sempre deserta) ha tolto spazio prezioso alla carreggiata, forse per una “giusta” punizione da infliggere ad automobilisti, motociclisti, scooteristi e camionisti. No, guardiamo al tratto Standa-San Pietro, solo poche decine di metri, come dicevo prima è roba di poco conto. Anche qui la carreggiata è stata sensibilmente ristretta con la costruzione dell’enorme marciapiede che corre di fianco ai portici. Un’originale quanto inutile ed evidentemente sbagliata invenzione urbanistica, pagata da cittadini che non ne sentivano assolutamente la necessità. Ma questa è altra storia, procediamo con ordine. Carreggiata ristretta ed apparente senso unico di marcia, che in realtà unico non è, perché di fatto il flusso di auto, furgoni, bus, biciclette e altri mezzi a vario titolo autorizzati è continuo in entrambi i sensi. Naturalmente manca del tutto la segnaletica orizzontale, le auto, in assenza di alternative, continuano comprensibilmente ad essere parcheggiate lungo la strada e per le biciclette, volendo limitare i rischi, non rimane altro da fare che salire sul nuovo grandioso marciapiede. Ma possono? Sembrerebbe di no, anche perché non esiste alcuna indicazione in tal senso. Ho chiesto a due diversi vigi- siamo o non siamo su di un marciapiede?). Ammettiamolo, non è una pista ciclabile e i rischi sono parecchi. Figuriamoci se dovessi investire un bambino, di chi sarebbe la responsabilità? Mia, del bambino o del Comune? Ma io insisto, rischiando, e continuo imperterrito sul grandioso marciapiede in direzione Standa ma… oddio, il marciapiede LE SCONFITTE DI GINGER ROGERS E DI FRED ASTAIRE di Dario Caselli li, uno perentorio mi ha risposto di “no”, un altro ha ammiccato un “sì” non troppo convinto, un terzo mi ha detto che “non si potrebbe”, ma che in ogni caso non sono al momento previsti divieti espliciti (boh?). In ogni caso anche sul grandioso marciapiede per il ciclista le cose non migliorano, costretto ad evitare le auto parcheggiate a spina di pesce, quattro o cinque distese di bar, panchine, fioriere, passi carrabili, fermate del bus e, comprensibilmente, pedoni che possono uscire dai portici all’improvviso (d’altronde si restringe, schivo due persone, tre panchine, il palo della fermata del bus, zigzago fra i dissuasori e qui? In assenza di segnali contrari posso continuare sul marciapiede fino a Piazza del Monte? Ne dubito e non mi arrischio. Vedo tre vigili fermi proprio all’incrocio con Via Roma, che faccio, chiedo? Ma forse sarebbe l’Assessore Gandolfi a dover chiarire la cosa, e sarebbe onorevole che ammettesse almeno questo errore di progettazione, uno fra tanti. Tutti possono sbagliare, ci mancherebbe… Come Ginger Rogers e Fred Astaire ballano assieme pur non amandosi, però a differenza dei due divi americani, anziché passare di successo in successo, collezionano sconfitte. Parliamo del sindaco di Reggio Graziano Delrio e della presidente della Provincia, Sonia Masini. Sono stati riconfermati per il rotto della cuffia, soprattutto grazie alla candidatura della Spaggiari, che, spaventando l’elettorato di sinistra, lo ha ricompattato. Nessuno si poteva permettere di perdere Reggio, è bastato il ruggito della ex sindaca (sebbene si sia poi visto che la tigre era di carta), per mettere la sordina alla guerra bosniaca che lacerava il Pd. Salvatisi in corner, Ginger e Fred hanno continuato a sgambettarsi fino ad essere estromessi dalla Fondazione Manodori, lo schiaffo è stato forte, anche per chi, come il sindaco dovrebbe porgere l’altra guancia. Confindustria, Api e Curia si sono messe in fila, accusando la Masini di parlare in privato diversamente da come agisce in pubblico ed ignorando la moral suasion di Del Rio. Di fronte a tutto ciò, che fanno le nostre due star? Tacciono. Per fortuna c’è il congresso del Pd, dove entrambi si schierano con Franceschini , sicuri della vittoria almeno in terra reggiana ed invece Bersani vince anche a Reggio, certo non prende il 51%, ma poco manca. Basiti assieme ai vari Castagnetti, Giovanelli, Pignedoli e compagnia, Ginger e Fred sono pronti alla riscossa delle primarie, lì non si scherza, si esprime il popolo, non gli iscritti, notoriamente un po’ “comunisti”. I nostri sono ovviamente capilista, garanzia di vittoria sicura ed invece altra sconfitta pesante, perché gli elettori bocciano i franceschiniani sia a livello locale, che nazionale. Come non bastasse, insorgono pure i costruttori edili, che mollano sberle sul piano regolatore, poi i commercianti dichiarano la morte clinica del centro storico e perfino i sindacati si lamentano della gestione provinciale. Insomma, volano critiche pesanti ed i nostri eroi zitti. Ci sarebbero da riorganizzare le aziende partecipate, diverse delle quali vanno male. Ma come si fa, visti i contrasti con e tra le categorie? E dire che il sindaco si è scelto un industriale come assessore, per comunicare meglio con i poteri economici. Se questi sono i poteri forti della città, è evidente che ognuno è autorizzato a sentirsi Napoleone, occupando il primo giornale che passa ed iniziando un comizio, anche perché ormai nel partito si tirano per i …Capelli e si parlano attraverso le querele. Buona fortuna, Ginger e Fred! AGAVE Via Emilia Ospizio, 51(RE) Tel. 0522 552495 Fax 0522 334696 www.agave.re.it - [email protected] La poesia dell’arredo e la magia dell’abitare. Uno spazio in cui gusto e creatività sono lo specchio dei sentimenti vivere e abitare MOBILI COMPLEMENTI D’ARREDO Arredare come divertimento, passione, piacere per la ricerca OGGETTI PER LA CASA PROFUMI D’AMBIENTE BIJOUX LISTE DI NOZZE Le collezioni di Mauro Burani STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 5 > Turismo monte Cusna (2.120 m), il monte Prado (2.020 m) l'Alpe di Succiso (2.070 m), e altre come il monte La Nuda e il Casarola che sfiorano i duemila metri di altezza. Si può praticare ogni tipo di sport invernale, dallo sci alpino allo sci di fondo, dallo snowboard al pattinaggio su ghiaccio, dal trekking all’alpinismo, ma anche rilassarsi nelle moderne strutture ricettive e ricreative della zona. Cerreto Laghi rende unico il soggiorno invernale anche grazie alla sua ampia e qualificata offerta ricreativa e ricettiva, composta da 13 alberghi con oltre 800 posti letto, 12 ristoranti, 13 bar, negozi e servizi di informazione ed assistenza turistica. Le 11 piste da discesa e le due da fondo, per una lunghezza totale di 29 chilometri, non temono confronti e sono pronte ad accogliere il turista più esigente. Novità di quest’anno al Cerreto è il nuovo skipass elettronico “a mani libere” che funziona un po’ come un telepass tra i percorsi e tante le opportunità per lo snowboard, lo sci alpino, il trekking e l'alpinismo. Gli impianti di risalita contano 3 seggiovie (una bi, una tri e una quadriposto), uno skilift, una manovia e un nastro trasportatore, con una portata totale di 7.000 persone/ora. L'innevamento programmato è garantito da 40 cannoni disposti lungo 15 km di piste. Per i bambini ed i principianti, invece, è attiva la collaudata Scuola Italiana di Sci Cerreto Laghi, affidata a maestri professionisti. Il tutto garantito da un efficiente sistema di sicurezza integrato, che unisce la sorveglianza delle piste, le di Donatella Dall'Argine Con il ponte dell’Immacolata tutti in pista sull’ Appennino reggiano tra novità, proposte, iniziative e curiosità, offerte mirate e diversificate, promozioni per tutti e a tutti i livelli. Le parole d’ordine per questa stagione saranno scegliere, provare e divertirsi : tra laghi, boschi, montagne innevate ed un'atmosfera ovattata che conferisce al paesaggio una dimensione quasi fiabesca gli appassionati degli sport invernali potranno vivere emozioni davvero uniche, indimenticabili e in massima sicurezza. SKIPASS ELETTRONICO AL CERRETO E SNOW-TUBING AL VENTASSO Il comprensorio di Cerreto Laghi è il principale centro sciistico del nostro Appennino collocato al crocevia tra Emilia, Liguria e Toscana. Facilmente raggiungibile dai tre versanti, incastonato nel meraviglioso scenario del Parco Nazionale dell' Appennino Tosco- Emiliano, è racchiuso attorno ad un lago appenninico di origine glaciale ai piedi del monte La Nuda. La sua posizione "strategica" assicura neve abbondante e naturale per molti mesi l'anno. Non a caso, alcune della cime più alte dell'intero Appennino settentrionale si trovano qui: il 6 STAMPA REGGIANA > VIVERE EMOZIONI SCIANDO Tutte le novità per gli appassionati degli sport invernali che frequentano le montagne reggiane infrastrutture di protezione e un costante servizio di soccorso ed assistenza degli sciatori. Per gli amanti dello sci di fondo sono, infine, disponibili due anelli lunghi rispettivamente 5 km (pista Maccagnina) e 7 km (pista Lago Pranda). Accanto alle piste sorge Baby Park Cerreto, dove educatori esperti accolgono i bambini dai due anni, consentendo ai anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 genitori di sciare in tranquillità. Qui, i piccoli, possono giocare con gonfiabili colorati o divertirsi sulla pista da snowtubing, scivolando su morbidi gommoni. Per prolungare il divertimento la pista rimane aperta anche alla sera, dalle 20 alle 22. Il Cerreto è la stazione giusta per i più giovani, grazie all'adrenalinico Zanzipark, un attrezzatissimo snowpark riservato agli amanti della tavola e delle emozioni. I riders più scatenati possono sbizzarrirsi in evoluzione al suono di musica, diffusa da una serie di amplificatori. Anche nella vicina stazione sciistica di Febbio la disciplina dello snowboard trova ampi spazi, soprattutto nella parte alta degli impianti, dove è possibile cimentarsi in favolosi fuori pista con lanchi naturali per gli amanti dell'halfpipe. Per chi ama scivolare sulle lame, Cerreto Laghi offre un modernissimo Palaghiaccio dotato di una pista lunga 60 e larga 30 metri, e di ben 3000 posti. Per le sue caratteristiche, la struttura è pressoché unica in tutto il centro Italia e all' avanguardia in Europa per le attività collegate agli sport del ghiaccio indoor. Chi desidera sperimentare l'emozione di una giornata sulle lame, può contare su un efficiente servizio di noleggio pattini: ben 1000 paia, dal numero 27 a 48. La struttura dispone anche di un punto ristoro, al quale si accede direttamente dalla pista. L'offerta turistica dell' Appennino reggiano include, oltre a Cerreto Laghi, altre quattro stazioni sciistiche, pronte a soddisfare sia lo sciatore più esperto, sia le famiglie con bambini. Febbio è considerato il più alto balcone d'Appennino, grazie alle seggiovie che si inerpicano fino a 2063 metri di quota. La stazione mette a disposizione 5 piste da discesa di varia lunghezza e difficoltà, per un totale di 25 km e due anelli per il fondo da 5 e 3 km. Non mancano nemmeno una scuola di sci, un campo scuola, uno snowpark (con pista illuminata di notte), un baby park ed un noleggio attrezzature. Le piste sono servite da 2 seggiovie biposto ed 1 triposto, per una portata di 3100 persone all'ora. E' presente anche il Centro Neve Natura Pianvallese dove è possibile praticare nordic walking, sci di fondo, sci alpinismo, ciaspole e trekking. La stazione di Ventasso Laghi vanta una posizione invidiabile, tra l'imponente profilo del monte Ventasso, il lago Calamone e fitti boschi di faggi. E' facilmente raggiungibile da Reggio Emilia, da Parma ed è collegata ad Aulla e La Spezia Turismo > O SULL'APPENNINO attraverso il passo del Lagastrello. La stazione è dotata di 4 piste da discesa per un totale di 11 km, un impianto di innevamennto programmato, una scuola di sci, noleggio attrezzature, baby park e diversi alberghi, campeggi e residence. Gli impianti di risalita sono costituiti da 3 skilift, che consentono di trasportare 1800 persone all' ora. Inoltre, nella stazione, sono stati realizzati gli impianti d'illuminazione per due piste: la Pista n.1 e il Campo scuola. Oltre a coloro che desiderano passare una serata di sport, gli impianti ospitano, alla sera, gli allenamenti dei bambini del locale sci club, corsi serali di avviamento allo sci e interessanti proposte per le scuole elementari e medie. Da quest’anno è attivo lo snow-tubing, una nuova pista di discesa con gommoni a valle degli impianti di risalita per una lunghezza di 200 metri cir- ca con ritorno su tapis-roulant. Un’altra esperienza che solo il Ventasso può offrire è la slitta trainata da cavalli lungo la pista del perimetro del Lago Calamone, esperienza unica e indimenticabile. Non lontano dalla stazione, nel comune di Ramiseto, si trova, invece, il centro sci di fondo di Pratizzano. Qui, la rete di piste battute, 3 anelli di 3,5 e 7 km, soddisfa anche le esigenze del fondista più esigente, mentre una locale scuola di sci è disponibile per le prime lezioni di chi desidera approfondire la conoscenza di questa disciplina. La piccola stazione di Civago Appenninia, propone, invece, il circuito sulla neve Appennino Reale, percorribile sia con trekking a piedi sia con sci di fondo e ciaspole. L'itinerario si snoda all'interno dell'Abetina Reale e tra l'Alpe di Cusna e Bosco Reale di Piandelagotti. La stazione offre 6 piste da discesa di varia lunghezza e difficoltà per un totale di 13 km, scuola di sci, campo scuola, baby park, noleggio attrezzature e servizio ristoro. Le piste sono servite da 2 skilift ed 1 manovia, in grado di trasportare 1700 persone all' ora. Infine, Ospitaletto è una piccola e tranquilla stazione sciistica non lontano da Ligonchio, una delle località più belle dell' Appennino reggiano. A poca distanza dal passo Pradarena che consente il collegamento con il versante toscano, la stazione offre 7 km di piste da sci, suddivisi in 4 piste da discesa, serviti da 3 skilift dalla portata di 1900 persone all' ora. La ricettività è costituita da piccoli alberghi a conduzione familiare e diverse trattorie. E' possibile anche effettuare escursioni con le ciaspole e prendere lezioni di sci. Innovazione e tecnologia per un servizio unico al mondo! Technology moves the world..... Le capacità della nostra ingegneria superano la potenza di qualsiasi attrezzatura! HEADQUARTER: Via G.B. FERRARIS, 13 – S. ILARIO D’ENZA (RE) Tel. 0522.6751 – Fax 0522.675202 www.fagioligroup.com - [email protected] Richiedete gratis il DVD con le operazioni di inst allazione dei moduli eseguito da Fagioli per il progetto Adriatic LNG, primo ri-gassificatore off-s hore del mondo. 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Il percorso si snoda lungo la GEA (Grande Escursione Appenninica) ed il Sentiero Italia. Dal Passo di Romecchio si possono ammirare la cresta Sud Est del Monte Cusna e la Catena delle Alpi Apuane. Suggestivo è anche il percorso che conduce al Lago Bargetana, raggiungibile percorrendo la strada che dal rifugio incrocia quella proveniente da Ligonchio lungo la Valle dell'Ozola, percorribile in un'ora, compreso il ritorno. Anche il Monte Cusna offre interessanti alternative per escursioni immerse nell'affascinante natura invernale costeggiando la conca di origine gla- ciale del monte Prad o e il lago della Bargetana fino alla valle di Ozola. Info www.appenninoeverde.org - www.appenninobianco.it ASSICURAZIONE PER CHI SCIA Cerreto e Febbio offrono la possibilità di un’assicurazione volontaria contro gli infortuni sugli sci. A Febbio si comincia quest’anno mentre al Cerreto esiste già da cinque anni. Per chi scierà a Febbio sarà venduta in abbinamento con gli “skipass multipli” e sarà valida dal 1 gennaio 2010. Con 40 euro sarà inclusa una assicurazione tramite l’ente di promozione sportiva Aics, che coprirà infortuni, decessi ed invalidità permanente per danni sia personali che contro altri sciatori. Al Cerreto, invece, sarà possibile ottenere una copertura assicurativa con un euro in più sul prezzo dello skipass. Anche le scuole di sci promuovono assicurazioni giornaliere, coprendendo non solo il tempo della lezione ma tutta la giornata sciistica. LE PROMOZIONI Cerreto Pacchetti speciali per Natale e offerte sugli skipass favoriscono chi sceglie le piste del Cerreto per trascorrere le vacanze. Costa 20 euro lo skipass giornaliero (28 nei giorni festivi) per tutte le piste sulla Nuda. Per le scuole una giornata bianca con pranzo al ristorante e skipass costa 21 euro. Per soggiorni più lunghi, con soggiorno in hotel pensione completa, skipass e due ore di lezione variano dai 165 euro per tre giorni ai 330 per 6 giorni. 39 euro, festivo 25 euro, feriale 20 euro, giornaliero dalle 11, festivo 22 euro, feriale 18 euro. Under 14: festivo 20 euro, feriale 15 euro. Mattiniero fino alle 12.30: festivo 20 euro, feriale 15 euro. Pomeridiano dopo 12.30: festivo 20 euro, feriale 15 euro. Happy hour 10.30-13.30: festivo 18 euro, feriale 13 euro. Informazioni: www.febbio.com Ospitaletto Uno skipass giornaliero per sette chilometri di piste costa 15 euro, 150 euro per gli abbonamenti stagionali per residenti nel comune di Ligonchio e 180 euro per i non residenti. Ventasso Skipass: sabato e domenica euro 18, feriale euro 13. Promozione per gruppi, tra cui scuole, costo skipass da 10 a 13 euro, compreso il pasto euro 18, giornaliero gratis per bambini sotto i 6 anni. Febbio Giornalieri: skipass menu (skipass+menu ai rifugi) 30 euro, skipass completo (pass+pasto+attrezzatura) Nuova e unica concessionaria per Reggio Emilia e Provincia Via F.lli Cervi 81/C Reggio Emilia Tel. 0522 930055 Fax 0522 381290 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 9 > Sanità VIAGGIO NELLA SANITA' REGGIANA: CHIRURGIA TORACICA E' SEMPRE IL FUMO IL MAGGIOR KILLER ONCOLOGICO Il cancro del polmone causa ogni anno più morti che il tumore del colon, della mammella e della prostata insieme ito leggermente la mortalità, ma ad oggi ancora si muore di cancro ai polmoni da fumo. E se prima erano soprattutto uomini, ora in certi paesi europei il tasso di mortalità femminile viaggia alla pari. Questo triste primato raggiunto dalle donne lo si deve anche alla falsa con- di Cristina Bolognesi lati. Indispensabile è la diagnosi precoce con i primi accertamenti clinici come una semplice radiografia del torace; esistono poi esami sempre più specifici come la to- Arcispedale Santa Maria Nuova La chirurgia è la scienza che si occupa di studiare quelle malattie che potendo essere curate con le mani vengono appunto dette chirurgiche. Le documentazioni storiche di circa tremila anni fa ci te- Il carcinoma del polmone è la neoplasia con il più alto tasso di incidenza e di mortalità nel mondo (1,35 milioni di nuovi casi all'anno e 1,18 milioni di morti concentrati soprattutto negli Stati Uniti ed in Europa) diventando il maggior killer oncologico. Si conoscono molti fattori che possono provocare il cancro al polmone (compresi quelli genetici), ma due in particolare rimangono in assoluto i più incidenti: il fattore ambientale ed il fumo. L’ambiente è in continuo degrado (carburanti, emissioni di industrie, combustione di derivati dal petrolio) ed è scientificamente provato che in molti centri urbani l’inquinamento è tale da provocare a chi cammina tra il traffico gli stessi danni prodotti dal fumo di 15 sigarette al giorno. Negli ultimi anni la scienza sta approfondendo alcuni studi sui tumori provocati dall’amianto e dal radion, un gas inodore ed incolore presente nei terreni. Ma il fumo di sigaretta è in assoluto la causa più storicizzata della formazione della malattia tanto che tra gli addetti ai lavori si parla di tumore da tossicodipendenza: la statistica ci dimostra come il fumo, che contiene oltre più di 50 sostanze cancerogene accertate, sia responsabile di circa il 90% dei tumori polmonari mortali nei paesi sviluppati con un'incidenza considerevole se a fumare sono individui di età compresa tra i 18 e 25 anni . Nel 1950 l’introduzione del filtro nelle sigaretta ha generato tumori polmonari più periferici e quindi più subdoli. La politica di prevenzione iniziata gradualmente nel 1960 ha diminu- 10 STAMPA REGGIANA vinzione che fumare aiuti l’immagine di emancipazione ed ancor più grave, che mantenga la linea impedendo di mangiare a dismisura. La prevenzione e lo stile di vita possono ridurre di tanto l’elenco interminabile di ma- mografia computerizzata o la broncoscopia fino alla biopsia. In caso di presenza tumorale la chirurgia è ad oggi l’unico strumento terapeutico in grado di guarire questa malattia anche se esistono già studi su trattamenti radioterapici. stimoniano come sin da allora abilissimi chirurghi utilizzassero già tecniche e strumenti metallici sofisticati. Alcuni teschi del neolitico mostrano fratture con trapanazioni craniche e consolidamento osseo, testimonianza di interventi che hanno portato alla guarigione. Nell’antichità quindi una disciplina che veniva considerata minore in realtà guariva alcune patologie dandone anche una spiegazione certa, a differenza della medicina che a volte diveniva stregoneria. La chirurgia quindi, considerata un tempo solo una branca > delle scienze mediche, in realtà è indubbiamente allo stesso livello della medicina; lo testimonia l’unione in unico corso universitario che conferisce la laurea in Medicina e Chirurgia. Inoltre il progresso della scienza, le nuove tecnologie e l’in- anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 cremento delle malattie hanno portato le strutture sanitarie di tutto il mondo a considerare la Chirurgia Generale a seconda delle diverse specializzazioni: chirurgia ortopedica, cardiochirurgia, chirurgia plastica, chirurgia endoscopica, chirurgia toracica ecc. La chirurgia toracica si occupa di interventi su polmoni e altre grosse formazioni intratoraciche: esofago, vie aeree profonde, trachea, grossi bronchi ed interessa un'infinità di malformazioni, masse tumorali e traumi. Sanità > UN'EQUIPE DI MEDICI GUIDATI DAL DOTT. GIORGIO SGARBI Il reparto di Chirurgia Toraci- ca dell'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, è guidato dal dott. Giorgio Sgarbi in qualità di Direttore di Struttura Complessa. Fanno parte dell'equipe medica i dottori Valerio Annessi, Massimiliano Paci, Cristian Rapicetta, Tommaso Ricchetti mentre il coordinamento infermieristico è di Giovanni Bettuzzi. Nell'Unità Ospedaliera di Chirurgia Toracica vengono trattati ogni giorno con grande professionalità, numerosi pazienti con malattie dei polmoni, dei bronchi, della pleure e della parete toracica; il reparto dispone di 11 letti divisi in aree di Accoglienza e degenza differenziate per consentire l’organizzazione dell’attività chirurgica. Presso l’ambulatorio del reparto vengono eseguite visite specialistiche chirurgiche per patologie polmonari e della parete toracica, consulenze per pazienti inviati da altri ospedali, medicazioni e controllo dei pazienti operati; inoltre l’unità dispone di un te, seguito dall’ equipe della Struttura di Chirurgia Toracica e dal gruppo interdisciplinare di medici specializzati, è stato asportato il tumore e sostituita la vena cava superiore con una protesi in pericardio suino. L'utilizzo di questa tecnica ha permesso di eliminare una neoplasia avanzata e di sostituire una vena fondamentale per la sopravvivenza con una protesi di origine animale. Questo reparto è la testimonianza di come il Santa Maria Nuova di Reggio Emilia confermi quotidianamente il proprio impegno nell'acquisizione costante di innovazioni tecnologiche, cliniche e chirurgiche che permettono passi in avanti nella diagnosi e nella cura di malattie come quella del tumore al polmone, una tra le più gravi malattie sociali. da sx dott. Giorgio Sgarbi, dott. Massimiliano Paci e dott. Valerio Annessi ambulatorio di ecografia (eco, doppler, ecocolor, ago biopsia ecc). Il paziente é l'elemento centrale dell’attività del reparto di chirurgia toracica. La sua valutazione preoperatoria e la gestione postoperatoria viene seguita in prima persona dai medici e dagli specialisti con una particolare attenzione all'aspetto umano, alla valutazione della qualità della vita pre e postoperatoria. Una peculiarità della Struttura Complessa di Chirurgia Toracica è infatti quella di avvalersi della collaborazione di “un gruppo di lavoro aziendale” multidisciplinare di cui fa parte il dott. Guido Guasti (anestesista), nel quale gruppo convergono medici cardiologi, chirurghi, pneumologi, anestesisti, oncologi, radioterapisti, radiologi e medici del servizio di medicina nucleare, tutti operanti all’Arcispedale Santa Maria Nuova. Il percorso diagnostico terapeutico dei pazienti con sospetta neoplasia polmonare è affidato al Day Hospital della pneumologia con il coordinamento del dottor Vincenzo Faraci. Già nel 2007 l’utilizzo di una innovativa tecnica chirurgica ha consentito di trattare con successo una forma avanzata di tumore al polmone in un uomo anziano, caso che fino a poco tempo prima sarebbe stato catalogato come inoperabile. A questo pazien- Dott. Vincenzo Faraci l’ora della qualità lunedì - sabato 8.00 - 20.30 martedì 8.00 - 14.00 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 11 > Ricordi LA STORIA E LA FEDE DI DON ANGELO COCCONCELLI A dieci anni dalla scomparsa il ricordo del ex parroco di San Pellegrino condannato a morte li, presieduti dal S.E. Monsignor Adriano Caprioli, Vescovo di Reggio e Guastalla. Il 2 la salma fu tumulata nella tomba della famiglia, nel cimitero di Cavriago, dov’è ancora oggi. E noi, qui, oggi siamo in pieno decimo anniversario della sua scomparsa. E noi, qui, oggi, lo ricordiamo proprio come eccellenza di uomo e sacerdote. Esemplare figlio di Cavriago, dalla terra rossa. Una vita da romanzo, di fede e di libertà, nel nome di Cristo. di Sergio Masini Più di un quarto di secolo fa. Appoggiati sui gomiti ad una finestra di pianoterra di una scuola media, io Ispettore P.I. e il dott. Carlo Cocconcelli, psichiatra, convocati dal Preside per una consulenza su ragazzi disabili. Una stupenda mattinata di autunno, sole tiepido, alberi belli sul giallo e rosso, romantici. Carlo si sporge, raccoglie una manciata di terra, una zolla lì sotto finestra, la osserva, l’accarezza ed esclama: “Bella, rossa rossa, come quella di Cavriago. Terra generosa con le piante, gli animali e gli uomini. Fantastica. Produce tante eccellenze. Anche umane e sociali e spirituali.” Mi ricordo che Carlo è di Cavriago, che è autunno, che è fratello del famoso don Angelo, morto proprio in un giorno come questo, dieci anni fa, il 29 novembre 1999, nell’Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. Il 1° dicembre seguente, nel Duomo, si svolsero i funera- 12 STAMPA REGGIANA negli anni ’10 e ’20). Tanti animi ribelli, con forte senso della giustizia. Primo sindaco di Cavriago fu eletto il socialista Cesare Arduini del paese più rosso della Provincia. Anche in casa Cocconcelli si parlava di politica qualche volta. I Cocconcelli, cattolici di razza, non furono mai trascinati nel socialismo, come in seguito mai aderito al fascismo. Il piccolo Angelo stava attento e domandava, ma i suoi lo facevano tacere:”la lotta non A 8 km da Reggio, il 27 novembre 1912, nella piccola casa della famiglia Cocconcelli, abbastanza povera, di operai e mezzo contadini, per un fazzoletto di terra, 4 vacche da latte e 1 maiale, nasce Angelo, da Arcangelo e Maria Luisa Magnani. Il 10 dicembre 1912 è battezzato, nel 1920 è cresimato col vestitino nuovo alla marinara e col regalo di un piccolo fischietto metallico a forma di pavone, iridescente, che conserverà sempre come un tesoro. Allora, a Cavriago, c’era miseria. E in famiglia, i Cocconcelli c’erano in otto. In paese c’era una grande passione politica, di contrapposizioni tra contadini e padroni, operai e proprietari, tra cattolici e socialisti (specie > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 è per i bambini!” Angelo purtroppo lo capì da solo, cos’era la lotta politica, il 1° maggio 1921, a 9 anni. C’era la festa dei lavoratori. Tutti rossi, tutti in piazza, tutti con fazzoletto rosso al collo, garofano rosso in mano, bandiere rosse a sventolare, gioiose, cariche di speranza proletaria. Sul sagrato della chiesa il piccolo Angelo vide passare un autobus stracarico di fascisti, neri di camicia e cappuccio con lungo fiocco, Chiesa di San Pellegrino pantaloni militari e stivali minacciosi, con moschetti, pistole e bombe a mano. In piazza ci furono scontri micidiali con i rossi. A piazza deserta, dopo ore, due morti sul selciato: Primo Francescotti e Andrea Barilli, antifascisti. Il piccolo Angelo Cocconcelli capì tutto della “lotta”. E non lo scordò più. Cominciava allora la dittatura fascista. Angelo Cocconcelli fu sempre contro. Nel 1923 finisce le scuole elementari, si mette a lavorare sul Ricordi > piccolo campo di casa, il padre non è contento, il figlio è intelligente, bravo, curioso di sapere, lo vuole fare studiare, il Parroco suggerisce “mettilo in seminario”. Così fu. Prima a Marola (ginnasio 5 anni), poi Albinea (liceo 3 anni) poi corsi di teologia (4 anni). Subito a Marola, per 40 giorni pianse. Poi restò disciplinato, studiò per anni e diventò come volle il Signore: sacerdote. Prima messa solenne il 20 luglio 1936 nella chiesa di S. Terenziano a Cavriago, dove resta come cappellano. Finchè viene nominato Cappellano degli operai italiani in Slesia (Germania). E parte per Breslavia (aprile 1939) dove resta per circa 3 anni. 3 anni e ne vede di ogni infamia. Campi di lavoro e concentramento nazisti con operai italiani e polacchi trattati come bestie, fino alla morte. A migliaia, per la politica e la guerra nazista dilagante con la morte in tutta Europa. La vita di don Angelo fu quella del missionario, portava aiuto e fede tra i condannati all’inferno qui in terra. Faceva giornate intense di assistenza e sostegno spirituale nel nome di Cristo, tra centinaia e centinaia di operai-schiavi, in oltre 300 fabbriche e campi di prigionia. Fece 20.000 km di viaggi di missione. La sofferenza di Angelo fu indicibile, come scrisse più volte, ma la fede lo sostenne sempre. La preghiera e la domanda di tutto il clero cattolico tedesco rimbombava nell’animo: “Ma il Papa sa tutto o no? E cosa fa?”. E’ proprio don Angelo che dal 9 al 12 gennaio 1941 è a Roma per consegnare a Monsignor Tardini i documenti di denuncia delle tragedie dei lavoratori – prigionieri in Germania, affinché il Papa sappia tutto dalle carte preparate dal Cardinale Monsignor Beltram e consegnate a don Angelo, fidatissimo per la missione, avendo egli stesso subito la repressione nazista. Finchè l’8 maggio 1941 viene espulso dalla Germania e ritorna in Italia a fare l’Economo Spirituale della parrocchia di San Pellegrino, a Reggio Emilia. E poi è tutto un lavorare e crescere per la Chiesa. Diventa Parroco di San Pellegrino (26 ottobre 1941) e nella canonica ospita le prime riunioni antifasciste (Comitato di Liberazione nazionale di Reggio). Diventa tesoriere nel CLN col nome di Cassiani. Due brigatisti neri, il 1° novembre 1944, vanno in parrocchia per arrestarlo. Don Angelo si nasconde. Lo cercano. Il comandante tedesco arresta il Parroco di Rivalta: “O ci dici dov’è il tuo amico don Angelo entro 24 ore o noi ti fuciliamo!”. Don Angelo viene a saperlo, non resiste, si presenta Don Giuseppe Dossetti e Don Cocconcelli l'ex Vescovo Beniamino Socche con l'allora parroco di San Pellegrino Da sx: il Vescovo Baroni, Don Cocconcelli e l'ex sindaco Benassi Una storica foto di don Cocconcelli con l'ex ministro Emilio Taviani al Comandante. E’ interrogato da un ufficiale, il traduttore falsifica le risposte, don Angelo si ribella, sa bene la lingua tedesca e si spiega, personalmente. Nella notte l’ufficiale ripensa tutto e decide di lasciare liberi, ma sorvegliati, i due Parroci, perché con le funzioni religiose la popolazione non si eccita e non si ribella, secondo lui. Nel febbraio del 1945 è condannato a morte in contumacia dal Tribunale Speciale Fascista di Brescia. E’ preso da due partigiani “Garibaldini” scambiato per spia e minacciato di fucilazione. E’ salvato in extremis e va a Quara al comando delle Fiamme Verdi, con Giuseppe ed Ermanno Dossetti, con il dott. Pasquale Marconi, don Pallai e altri amici. Finalmente il 24 aprile 1945, don Angelo torna in parrocchia, a San Pellegrino, coi primi partigiani che liberano Reggio. Ed è tutto un “prete da corsa”. Instancabile “costruttore”. (Dico poco): restaura la chiesa, apre un cinema-teatro parrocchiale, fa la sala per il catechismo, l’oratorio, il campo sportivo, la colonia estiva Maria Ausiliatrice a Cesenatico. E poi: nominato Presidente della POA (Pontificia Opera Assistenza), per 12 anni aiuta tanti bisognosi e salva tanta gente durante l’alluvione del Po. Poi “ristruttura” la Parrocchia, vuol dire che la “smembra”: da una fa sette parrocchie, dividendole come bisogna per i fedeli delle comunità. Lavora sempre. Non ce la fa più e cessa l’insegnamento all’Istituto Magistrale “Matilde di Canossa” durato per ben 32 anni! Va in missione in centro Africa e anche in Brasile, diventa Presidente Provinciale della Federazione Scuole Materne Cattoliche. Il 12 ottobre 1986 festeggia il 50° di sacerdozio. Il 26 ottobre 1991 festeggia il 50° anniversario della sua nomina a Parroco di San Pellegrino. Non senza essere stato nominato (meno male!) Cappellano d’Onore di Sua Santità e aver inaugurato la Casa per Anziani (un pezzo di cuore!). Il 7 ottobre 1996 gli succede come Parroco don Giuseppe Dossetti, ma Angelo non molla: rimane in parrocchia come Parroco emerito. Ed è dentro un grande uomo e grande prete. Una storia che raccontiamo qui perché tutta Reggio ricordi STAMPA REGGIANA > e tutta Cavriago esulti. Non diciamo di mettere il busto di don Angelo al posto di quello, esiliato, di Lenin. Ma un bel posto nel cuore e nella storia di Cavriago e di Reggio don Angelo se lo merita sicuramente. Avete letto? Adesso ci riflettiamo. Anche noi che abbiamo scritto. Con l’aiuto del bel libro a cura di Paolo Burani, intitolato “Don Angelo Cocconcelli, Parroco di San Pellegrino. Pagine di fede e di libertà.” Edizioni Bertani & C. Prefazione di don Giuseppe Dossetti, anno 2001. Questo libro così denso e preciso, contiene anche tanti scritti autobiografici, di pugno dello stesso don Angelo che, raccontano, parlava e scriveva da incanto. Intriso proprio di fede e libertà. Merce rara, oggi. anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 13 NUOVA ALUPRES s.r.l. VIA MASACCIO, 1 0 -42100 REGGIO EMILIA - Tel. 0522 /517760 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 Primo Piano > CHOCOLAT, TRA SOGNO E FANTASIA Una serata organizzata da Deanna Ferretti Veroni in onore del profumo di Silvana Casoli Gli uomini potevano chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all'orrore e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non potevano sottrarsi ai profumi. Poiché il profumo è fratello del respiro. Con esso penetrava gli uomini, a esso non potevano resistere, se volevano vivere. E il profumo scendeva in loro, direttamente al cuore e là distingueva categoricamente la simpatia dal disprezzo, il disgusto dal piacere, l'amore dall'odio. "Colui che dominava gli odori, dominava il cuore degli uomini.” Questa citazione è tratta da “Il profumo” il romanzo di Patrick Süskind del 1985 che ha ottenuto un successo mondiale, diventando un bestseller tradotto in più di venti lingue e dal quale nel 2006 ne è derivato un adattamento cinematografico diretto da Tom Tykwer. E le parole di Suskind (grazie all’attrice Monica Morini) hanno riecheggiato nell’Aula Magna dell’Universita di Modena e Reggio Emilia sabato 21 novembre dove una nutrita platea si è riunita per festeggiare i 10 anni di Chocolat, il profumo che Silvana Casoli ha creato nel 1999 e che in pochissimo tempo è diventato un must internazionale; presente nei più importanti mercati del mondo, da Montecarlo a Londra, da New York al Giappone, Chocolat è emozione, sensualità, discrezione raffinatezza e riservatezza. E raffinata e riservata è la sua creatrice, madrina del marchio Il Profumo e che a Reggio Emilia ha un atelier olfattivo nel cuore della sua città, un brand creato nella storica Piazza Fontanesi. Silvana Casoli, che vanta una naturale percezione ed istinto olfattivo fin dall’infanzia, è creatrice esclusiva di essenze e profumi e deve il suo successo alla sua grande esperienza conseguita con gli studi in aromaterapia, in fitoterapia (con conoscenza delle basi tecniche e chimiche) ma anche alla sua grande determinazione nello sperimentare nuove alchimie. La gioia del fare e del saper fare disegnata sul volto di Silvana che considera il profumo “un abbraccio avvolgente, uno stato d’animo” sono i segnali evidenti della sua grande passione, la stessa che ha racchiuso nell’elegante confezio- Roberta Grassi, Laura Lusuardi e Sonia Veroni ne di Chocolat, la stessa che la porta a “costruire” nuovi profumi conservando una qualità altissima per ogni creazione. E’ di questa passione, unita alla professionalità, che si è parlato nel convegno dal titolo “Una serata tra Sogno e Fantasia, odori profumi emozioni” in onore dei 10 anni di questo straordinario profumo; un’evento fortemente voluto ed organizzato da una sempre iperattiva Deanna Ferretti Veroni, presidente del Soroptimist del quale la stessa Casoli è socia. Al tavolo dei relatori, in una sorta di lezione aperta, erano presenti l’esperta di marketing Amelia Liberati, l’essenziere Massimo Novati, il chimico Luigi Larini. Tra il pubblico costituito prevalentemente da donne ma non solo (Chocolat Amére è il profumo creato appositamente per l’uomo) erano presenti ospiti appartenenti alle istituzioni, imprenditrici che quotidianamente coniugano efficienza e femminilità, tanti amici e giovani, per i quali Silvana ha creato nel 2006 Chocolat Frais. Cristina Bolognesi Foto di Stefania Iemmi Massimo Novati, Amelia Liberati, Silvana Casoli, Deanna Ferretti Veroni, Luigi Larini STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 15 > Costume & Società l'essere nati senza invidia di Riccardo Caselli “Dovunque e comunque si manifesti l'eccellenza, subito la generale mediocrità si allea e congiura per soffocarla”, scrisse Arthur Schopenhauer. Se analizziamo la storia del mondo, è inevitabile osservare un susseguirsi di grandi opere dell’intelletto denigrate e prima o poi distrutte da un manipolo di invidiosi mediocri, che non riescono a sopportare quella grandezza. L’eccellenza deve sempre uscire indenne da un lungo cammino, prima di poter essere ammirata, allo stesso modo della verità che, sempre secondo il grande filosofo di Danzica, “passa per tre gradini: viene ridicolizzata, viene contrastata, viene accettata come ovvia”. È singolare dunque che l’invidia sia un sentimento relativamente poco studiato, e costituisca tuttora un’area piuttosto problematica per la psicologia, nonostante abbia un peso decisamente alto nel tirare le fila di ogni società. L’invidia è innanzitutto una fonte d’infelicità per chi la prova e può tradursi in comportamenti nocivi anche nei confronti dell’invidiato: non giovando a nessuno, costituisce dunque un fallimento dell’intelligenza. È infatti normale desiderare ciò che altri possiedono, o qualità personali che manifestano, il problema è come viene gestito un 16 STAMPA REGGIANA > simile sentimento. L’invidioso è colui che vorrebbe privare l’altro di certi attributi o averi, vorrebbe danneggiarlo per ripristinare un’assurda giustizia, o cerca di negarne il valore, come se contraddire la realtà fosse un esercizio in grado di modificarla. L’intelligenza al contrario è capace di mediare un simile senti- tare semplicemente le differenze e i sentimenti spiacevoli connessi alla loro percezione e saper sempre tenere a mente anche quegli aspetti che invece vanno a nostro vantaggio. Per questa ragione, è molto appropriato quel che scrisse La Rochefoucauld: “il segno più sicuro di essere nati con grandi qualità è l’essere nati senza invidia”. Schopenahauer mento, trasformando ad esempio il desiderio delle qualità altrui in ammirazione, e quindi cercando di utilizzare quei modelli come sprone al miglioramento. Oppure è possibile accet- anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 sostenuti da quella che diventa “invidia sociale”. Invece che voler ridefinire le regole per cui gli uomini possano competere per i premi, gli “invidiosi sociali” vorrebbero semplicemente sottrarre a chi ha di più, usando l’ideologia come giustificazione. Se però a livello sociale l’invidia si focalizza maggiormente sul possesso, la cosa si ribalta Un arricchito di scarso intelletto in fondo costituisce per l’invidioso una casualità rimediabile: domani potrebbe toccare a lui di venir baciato dalla fortuna. Un grande spirito è invece un odioso dispetto della natura nei suoi confronti, al quale non esiste alcun rimedio possibile. Per quel che riguarda gli invidiati invece, sebbene debbano La Rochefoucauld Al contrario, ogni società è impestata dell’invidia dei mediocri, che trova rassicurazione solo nel conformismo: quando viene praticata in gruppo dà origine a movimenti ideologici o politici, sul piano individuale: benché le persone invidino pressoché qualsiasi cosa, il sentimento si fa più feroce nei confronti di coloro i quali esibiscano qualche forma di virtù e qualità del carattere. sempre sottostare a questa “imposta da pagare sul merito”, si consolino con le parole di Johan Oxenstierna: “Un mezzo sicuro di non avere gente che c'invidi, è d'essere senza meriti”. Eventi > PRESEPE: CRISI DI UN SIMBOLO CULTURALE? Viaggio tra le rappresentazioni della Natività nella nostra provincia. Dopo sedici anni ai Cappuccini non sarà allestito. Nelle pagine seguenti alcuni "diorami" di Beltrami di Giulio Serri Gesù Bambino? Il presepe? Anche i più innocenti simboli del Natale, da sempre i più cari all’infanzia, aprono un forte problema di convivenza fra religioni e culture anche nella società reggiana. E tornano a scatenarsi le polemiche su integrazione e religione. Si canta in coro, in classe, una canzoncina dello Zecchino d’Oro sul Natale, ma per gli scolaretti islamici il nome Gesù viene cambiato con il sostantivo virtù, per non offendere nessuno. Succede anche nella nostra provincia. Oppure, sempre per non offendere la sensibilità di nessuno, si preferisce rinunciare del tutto al presepe e ai canti di Natale in diverse scuole soprattutto materne statali e comunali. Il risultato è l’opposto delle intenzioni: in molti si offendono, anzi si indignano. Scelte che appaiono motivate da senso di rispetto e tolleranza per le altre religioni (ovviamente l’Islam è in prima fila) vengono interpretate come una resa, una rinuncia alla difesa dei valori cristiani e delle proprie tradizioni. Ma quanto un simbolo, come quello del presepe è messo in discussione? La nostra città, nonostante sia quarta in Italia per numero di immigrati, resta ancora “ancorata” alla rappresentazione della Natività e forse c’è ancora molto di vero nella battuta di Roberto Benigni:” a Gesù vogliamo veramente bene, perché da duemila anni non ci dimentichiamo mai di festeggiarne il compleanno”. Lo amano, in fondo, anche tanti di quelli che non lo credono Dio, ma ogni anno s’incantano come fanciulli davanti ai presepi. Si ripete spesso il luogo comune che il Natale, evento religioso, s’è trasformato in un fenomeno consumistico. Si dimentica, quasi, che la festa continua ad intrecciarsi con genuine espressioni di arte popolare. Tali sono, perlopiù, le rappresentazioni della natività, in cui la devozione passa in secondo piano rispetto alla miniaturistica rievocazione di piccoli mondi antichi. L’esempio tipico nella nostra città è il grandioso diorama di Giancarlo Beltrami, autentico monumento alla civiltà contadina ormai scomparsa, che vi è idealizzata in una miniaturistica, commos- sa descrizione di borgate, personaggi caratteristici, umili attrezzi e suppellettili. Iniziato nel lontano 1967, il presepe è collocato dal 2001 in locali attigui al chiostro di San Nicolò. Si compone di una ventina di scene, realizzate in gesso e poi dipinte, tra cui la Visitazione, l’Annunciazione, la Natività, la Ricerca dell’alloggio, la Fuga in Egitto. Il presepe di Beltrami continua con Gesù tra i fanciulli, la Notte di Natale, l’Annuncio ai pastori, la Visita al presepe, i Primi passi di Gesù, l’Adorazione di Magi, e il Mattino di Natale. Il fascino di questo capolavoro consiste nella felice fusione tra le forme raffinate dell’arte presepistica catalana, che Beltrami ha appreso dallo scultore Martin Castells a Barcellona, e l’ambientazione rustica tipica delle montagne e delle campagne reggiane fra Ottocento e Novecento. L’autore insiste su dettagli che suscitano nei più anziani dolci ricordi: l’arredo delle vecchie cucine, gli strumenti di lavoro dei contadini, le bancarelle nelle piazze, i venditori e gli artigiani con i loro arnesi, i giochi dei bambini fra gli animali da cortile. Certi scorci e particolari fanno venire in mente il divertito realismo del pittore Gaetano Chierici. Come a Napoli Negli ultimi anni ha avuto molto successo, nella nostra città, la proposta di una tradizione diversa, quella del celebre presepe napoletano, espressione di una popolarità intrisa di valenze simboliche e arricchita di sfarzose scenografie settecentesche. Se n’è fatto interprete, soprattutto, Salvatore Carulli, che nel 2003 aveva allestito nella chiesa di San Pietro due grandi composizioni di 18 metri quadri, una delle quali, la Madonna Partoriente. Anche Pellegrino De Risi, in Ghiara, ha sempre gusto e fascino per atmosfere nuove che ricalcano la tradizione. Cappuccini La notizia è di quelle che creano un vuoto culturale e civile difficilmente colmabile: quest’anno il presepe dei Cappuccini non sarà allestito. L’immancabile appuntamento con il presepe dei frati di via Ferrari Bonini, che, prima della creazione beltramiana, era il più ammirato in città per la suggestione dei suoi movimenti e giochi di luce e che richiama all’anno più di mille visitatori non ci sarà. Per anni padre Aldo Bergamaschi, STAMPA REGGIANA > priore del convento reggiano, ne ha fatto una creazione tematica, dedicata di volta in volta a un soggetto biblico, gravido di insegnamenti per l’attualità. Padre Aldo ha sempre interpretato il presepe in senso francescano, auspicando un’equa distribuzione della vita attiva e della vita contemplativa fra gli uomini. «L’attività dell’intelletto - diceva padre Bergamaschi citando Aristotele - è la più alta per dignità perché non mira ad alcun fine all’infuori di se stessa. Nel cristianesimo azione e contemplazione possono diventare sorelle. Il mondo va male perché c’è gente costretta a lavorare per vivere e c’è gente che, fuori da questo ritmo, impiega il tempo per soddisfare desideri oscuri e indegni». “Non abbiamo più le forze necessarie- ci fa sapere amareggiato Nando Cottafavi- sono dispiaciuto perché per sedici anni ho dato tanto, assieme agli altri, tutto me stesso per questa creazione”. Una perdita culturale importante per la nostra città dove, se pur la presenza massiccia di cittadini extracomunitari sia in costante aumento il “presepe” continua ad avere un certo fascino. Quel fascino che racchiude oltre duemila anni di storia dell’Occidente. anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 17 > Eventi IL PRESEPE DI GIANCARLO BELTRA 18 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 Eventi > AMI COMPIE QUARANTATRE ANNI STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 19 > Sport UNA STORIA CHE INIZIA DAL 1919 CARA VECCHIA REGGIANA BR Stalloni di via Dante. Sarà, quella, un’occasione unica per vivere insieme la storia che inizia nel 1919, anno di fondazione della nostra Reggiana, ma in realtà nel 1909, quando per la prima volta a Reggio si disputò una partita di football, al campo Camparini di via Guasco tra le società ginniche “Forti per essere liberi” e “Virtus Reggio”. Rivisitati, questi novant’anni, attraverso la sintesi della ricerca che ho minuziosamente effettuato e pubblicato nei miei tre volumi (di oltre 1200 pagine con 3mila foto, e tutte la partite dei campionati commentati e con protagonisti e aneddoti e chi più ne sa davvero non c’è). Un lavoro quasi maniacale, ossessivo, da malato di calcio e di storia reggiana, perchè il tutto rimanda sempre alle vie di Reggio, alla sue locande e trattorie e bar e chalet estivi e teatri e cinema e alle sue lotte politiche, ai tormentoni musicali del tempo. Rimandano alla Locanda Roma e al Bar Roma e a via Roma e non so perché tutto si chiamava sempre Roma, compresa una squadra che nel 1913 s’era formata a Reggio. I tre volumi saranno per di Mauro Del Bue La Reggiana fa novanta. Novant’anni di storia e di passione, di successi e di sconfitte, di illusioni e delusioni, di promozioni e retrocessioni, di traguardi tagliati a braccia alzate e di altri falliti per un pelo o per un palo. Perchè il calcio è cosi. Dall’inferno al paradiso andata e ritorno, il viaggio è breve e spesso inafferrabile. E gli anonimi attori d’uno sport il più popolare al mondo diventano eroi e poi a volte ritornano fantasmi. Non c’è niente di più volubile del tifoso. L’irrazionale esaltazione affidata a un rigore o a un tiro deviato per caso, la fortuna e la sfortuna, che si ergono a padrone del nostro domenicale umore, attraversano dal 1919 la storia di Reggio. La storia d’un rito Gianni Rivera e Gino Pigozzi fotografati in occasione dell'incontro amichevole tra Reggiana e Milan del 18 agosto 1978, che i granata si aggiudicano per 1 a 0 con gol di Romano. che si ripete sempre uguale e che ha fatto scrivere a un celebre autore un volume dal titolo emblematico, “La tribù del calcio”. E’ un rito che ci accompagna coi suoi colori e canti e slogan e artifici vari, quasi fossero inni alla pioggia o al sole, che son parte integrante della cultura tribale del calcio. Ma non per questo questa dimensione che ci riporta al primitivo è da considerare negativa nella età della telematica e dell’informatica. Da un certo punto di vista si può anzi dire che le due dimensioni, quella reale e quella virtuale, convivono qui e si confrontano e si compenetrano e a volte si contrappongono. E’ meglio una partita allo stadio o alla tivù e oggi anche al computer e cellulare e domani magari sul comò di casa tua? Celebreremo questi novant’anni del calcio di casa nostra, quelli con la maglia granata, con una grande mostra storico-fotografica, composta da 166 pannelli, che verrà inaugurata il 12 dicembre alle ore 18 presso la sala degli ex 20 STAMPA REGGIANA l’occasione raccolti in un cofanetto granata raffigurante la foto della prima squadra del 1919. La prima Reggiana aveva la maglia nera con bordi bianchi (assumerà quella granata l’anno dopo) perché, poco prima dell’unificazione tra il Reggio e l’Audax che diede vita alla nuova società, il Reggio football club, che aveva la maglia granata, s’era unificato con la reggiana e bianconera Juventus, assumendone i colori. Nel cofanetto verrà inserita anche la foto della squadra della storica promozione in serie A del 1993, nonché quella dei quattro più grandi allenatori: Severino Taddei, il fondatore della Reggiana, granata sia a Reggio sia a Torino, Karl Sturnmer, il viennese che insegnò dal 1920 il calcio ai nostri concittadini e che allenò anche il grande Felice Romano (che poteva guadagnare anche mille lire al mese), Luigi Del Grosso, il seminatore d’oro, che ci tolse dall’onta della Quarta serie per condurci fino, ma purtroppo non oltre, il confine della > Da sinistra: Tarabusi, Robba, Crotti, Anceschi, Bottazzi, Casalini, Bietti, Valenzano, Levrini, Guidetti, Boiardi serie A (“Un parmigiano ci ha fatto retrocedere”, disse Visconti dopo la penalizzazione che ci costò la Quarta serie, subita a causa della denuncia del Parma nel 1953 “e un parmigiano, cioè Del Grosso, ci farà risalire). E poi Pippo Marchioro, l’artefice della grande, entusiasmante cavalcata dalla C alla A. La mostra si snoderà lungo tutto il novantennio, passando tra i primi e pionieristici calci di qualche ragazzino reggiano in maglia granata, alla fondazione della Reggiana da parte di Severino Taddei, il 25 settembre del 1919. Poi, dal consolidamento della società e, nel 1924, alla prima promozione in Divisione nazionale (attuale serie A, ma a gironi disputata con gli stranieri Powolny, Huber e Hajos), fino ai cupi anni trenta d’una serie C in camicia nera che pareva eterna. E, ancora, dalla promozione in B durante il primo anno di guerra, alle bombe che convivevano col pallone nel Torneo Alta Italia del 1944, ai primi anni del dopoguerra con i anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 Un'azione d'attacco della Reggiana nella partita tra i granata e il Livorno, che si disputa al Mirabello il 10 ott Sport > perchè si giocano a porte chiuse o senza gli ospiti e dove gli stadi si vuotano per far posto alla televisione. Forse non mi sarei mai appassionato al calcio senza un Reggiana-Parma del 1959, coi parmigiani che lanciavano gli sfottò e i nostri che rispondevano e noi lì ragazzini, anzi bambini, arrampicati sopra un plico di cuscini e prima a disegnare le maglie crociate sull’opaca umidità dei vetri di casa mia. A tifare per il sole contro la pioggia, a soffiare per mandare via la nebbia, per paura che la partita non si potesse disputare e pensando che, come Mike Bongiorno non fosse un uomo vivente, ma un minuscolo lillipuziano che viveva solo dentro la mia tele, anche Pistacchi fosse vivo solo la domenica e chissà perché RINDIAMO AI TUOI 90 ANNI tobre del 1965 e che la Reggiana vince per 1 a 0. nostri tra la B e la C, fino alla retrocessione all’inferno della Quarta serie nel 1953. Poi dai magici anni di Del Grosso che dalla Quarta serie ci portò a sfiorare più volte la A, fino agli anni di Bizzotto e di Dante Crippa con la carbonella del Mirabello che diventò prato verde per pervenire a quelli, davvero unici, di Pippo Marchioro, che arrivò dove nessuno era arrivato mai, alla moderna serie A, per concludere con la inaugurazione del nuovo stadio Giglio, voluto da Dal Cin, e con la seconda promozione in A, con Ancelotti al timone. Poi gli anni più recenti, fino al fallimento e alla rinascita. La mostra si snoderà lungo un percorso. Che è poi la rassegna di un lungo racconto, di un romanzo popolare del secolo che s’è chiuso e dei pochi anni di quello appena aperto, dove le partite sono un pretesto per narrare una storia, che oscilla tra quella dell’Italia, quella di Reggio e forse anche la mia personale. La narrazione, così com’è stata concepita è, credo, unica nel panorama di quelle delle squadre di calcio, comprese le più grandi. La storia scritta con l’amore per una città che è la nostra, così diversa oggi da come era in quei primi anni del secolo scorso, quando tutto ha avuto inizio. E dove solo la nebbia e la neve e il sole e l’afa estiva, ma forse sono mutate anche queste, ci accompagnano senza cambiamento. C’era una volta il Mirabello e oggi c’è il Giglio. C’era una volta il vecchio Mirabello con una tribuna in legno e coi pali dritti e sconnessi da dove non si vedeva quasi niente. E poi il Mirabello con la tribuna in cemento costruita nel 1946 e poi quello coi tubolari, e poi quello con il tribunone che sembra un’incombente, spaventosa minaccia per i passanti della via sottostante. E oggi c’è il Giglio, dove per entrare devi passare due strati di inferriate e dove tutto è militarizzato. Il calcio con le manette, con i tornelli e gli steward che ti mettono le mani in tasca. Lo sport come un pericolo, dove i derby non sono più derby senti e non lo puoi spiegare. Una volta sapeva di fumo speziato perchè un signore fumava la pipa davanti a me, tutte le domeniche e l’odore si diffondeva per tutta la tribuna. Mi sembrava che l’intero stadio emanasse quel magico profumo di tabacco speciale. Guardare la squadra del cuore in tivù è come amare una donna al telefono. Non c’è prova virtuale che valga quella reale. Anche adesso. Eppure adesso la gente diserta lo stadio. Perché è freddo, perché il calcio non è più quello di una volta, perché negli stadi c’è la violenza, perché i calciatori non sono più reggiani e spesso cambiano squadra e oggi sono degli avventurieri e banalità di questo tipo, che nascondono solo una sopravvenuta pigrizia e un’assuefa- Severino Taddei (1897-1956), a cui si deve la fondazione della Reggiana nel settembre del 1919 non potesse neanche parlare. Anche noi facevamo la danza contro la pioggia e contro la nebbia che allora incombevano sovente nel mese di novembre. Per evitare un lunedì a scuola senza una domenica vera. E quando si prende passione, così tanta, per le domeniche col pallone allo stadio, poi non si può smettere. Così è per chi ama i riti e non riesce a disabituarsi mai. Come fumatori di calcio che non ce la fanno a non fumare più. Anche se forse fa male. Oggi è così. Tanti preferiscono la tivù. Ma che odore ha la tivù, che rumore ha la tivù? Lo stadio ha un odore e un rumore. Lo STAMPA REGGIANA > zione da telecomando. Non parlo da assessore. Ho detto più volte che io non sono e non sarò mai un assessore tifoso. Sarò un assessore e un tifoso. Le due cose messe insieme possono produrre guasti. Per quanto mi riguarda sto lavorando attivamente per costruire nuove palestre, nuove piscine, un nuovo e moderno palasport, per dotare gli sport di base di impianti e in particolare per aprire nuovi spazi per gli handicappati che, sorretti da tanti valenti e meritevoli dirigenti, stanno dimostrando che anche a Reggio lo sport non solo non è loro anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 segue a pag. 22 21 &HQWUR&DSHOOL GL0DULQR/D]]DULQL&VQF LA GRANDE NOVITÀ BREVETTATA NEL CAMPO DELLA TRICOLOGIA Progetto TRICOLIGHT 7UDSLDQWRGLFDSHOOLYHULPRELOHFRQLQWHJUD]LRQH JUDGXDOHFKHJDUDQWLVFH 35,0$ '232 0$66,0$75$63$5(1=$(1$785$/(==$ 3(58202('211$ 3HULQIRUPD]LRQLHGLPRVWUD]LRQLSUDWLFKHWHO 9LD*DQGKL5HJJLR(PLOLD7HO)D[ HPDLOFHQWURFDSHOOL#HPDLOLWZZZFHQWURFDSHOOLLW 6H]LRQH(VWHWLFDWHO STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 Sport > Una formazione della Reggiana nel campionato 1922-23. Da sinistra: Boiardi, Marchi, l'ingegnere Pietro Pietranera (seduto), Anceschi, Tarabusi (seduto), Romano, Bottazzi, Cornetti, Terenziani, il ragionier Costa (seduto), Carano, Cagnoli,Vacondio Arriva a Reggio il grande fuoriclasse Paulo Jorge Futre, che debutta con la Cremonese al Mirabello il 21 novembre del 1993, segna un gol stratosferico e poi s'accascia infortunato. Non tornerà mai piu quello di prima. segue da pag.21 inibito, ma è pienamente compatibile con la loro condizione. Ma questo è un altro discorso. Che qui non vale. Una volta, quando parlavi dell’invasione sovietica in Cecoslovacchia, dovevi contestualmente parlare anche del Vietnam, se no venivi considerato di destra. Oggi, se parli solo della Reggiana o anche della Trenkwalder, rischi di essere considerato solo un cultore dello sport spettacolo. Una volta s’era anche teorizzato che esisteva uno sport “democratico” (ho rintracciato un opuscolo del 1951 proprio intitolato così). Era quello di base, che comportava anche, evidentemente, l’esistenza di uno sport antidemocratico, che era quello, appunto, considerato uno spettacolo. E si contrapponevano anche i mega impianti agli impianti di base. Due contrapposizioni superate negli anni. Perché sport spettacolo e sport di base spesso convivono ormai nelle stesse società (anzi le squadre di bambini e di ragazzini e di allievi e di non so cos’altro sono presenti in modo massiccio nelle grandi società). E nei mega impianti si costruiscono palestre, piscine, sale e uffici. L’unica differenza, a mio giudizio, è che gli enti pubblici non devono investire negli impianti per lo sport spettacolo (che ormai sono veri e propri business per i privati), se non eventualmente in riferimento agli spazi riservati allo sport di base. E’ finito, dunque, con la caduta del Muro, anche il muro delle dicotomie. Siamo nell’epoca della compatibilità. E nello sport, anche a Reggio, agiremo su questo versante. Senza timidezze e false ipocrisie. Senza vergognarci di una vecchia passione e sapendo che lo sport fa bene se lo pratichi, ma ti può aiutare anche se lo segui. Sacchetti esulta dopo il gol al Bari, che porta in vantaggio la Reggiana nella gara del 31 gennaio 1993, che termina con una vittoria dei granata per 2 a 1. Collage di foto che ricordano quando nel 1993 la Reggiana si aggiudica la serie A Foto di gruppo di tifosi prima della partenza del treno per Mantova, in occasione della gara dell'8 giugno del 1924. STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 23 > Personaggi Ernesto Colnago Bruno Reverberi COLNAGO-REVERBERI IN COPPIA PER VINCERE IL GIRO D'ITALIA Il team manager reggiano, da quasi trent'anni protagonista del mondo ciclistico, ha stretto un patto sportivo con il più famoso costruttore di bici al mondo di per 27 anni consecutivi, che il tecnico reggiano aveva preso il via al Giro d'Italia, risultando sempre tra i protagonisti con squadre garibaldine. La nuova equipe, quella del 2010, si chiamerà quindi Colnago Csf. Scompare quindi, dopo quasi un ventennio, il marchio "Navigare" anche se l'azienda di Rio Saliceto, che produce abbigliamento sportivo e casual, rimane legata a Reverberi come sponsor tecnico, fornendo nell'occasione il materiale dopo corsa. Una presenza sempre importante. La "Navigare" dal canto suo, si è orientata al Parma calcio. Una scelta risultata più che mai indovinata, dal momento che la squadra Ducale è la rivelazione del campionato della massima categoria. Il compianto Leo Brunetti incontrò Reverberi sulle Dolomiti nel corso del Giro d'Italia del 1989. Da quel giorno tra i due uomini s'instaurò un rapporto di collaborazione e di grande amicizia. La Csf Grup, con l'ingresso di Colnago, passa quindi come se- di Romano Pezzi Con Ernesto Colnago il nostro Bruno Reverberi vuole tornare al Giro d'Italia. Il Team manager reggiano, da quasi trent'anni alla guida della propria squadra di professionisti, si è accordato col più famoso costruttore di bici al mondo, per tornare alla più grande corsa a tappe italiana. Dopo essere stato escluso dall'ultima edizione della corsa rosa, quella del centenario, Bruno Reverberi è stato continuamente alla ricerca di una soluzione per ritornare ancora da protagonista al Giro con la sua squadra. Una esclusione tra l'altro che al tempo, aveva suscitato un notevole scalpore negli ambienti ciclistici. Era dal 1982, anno del suo debutto nel grande ciclismo con la Termolan, e fino ad un anno fa, quin- 24 STAMPA REGGIANA > condo nome. La società di Montecchio, che produce valvole inox per macchine dedite alla produzione di alimentari, dopo il suo esordio nel 2007, rispetta in questo modo il proprio contratto con Reverberi. L'entusiasmo iniziale del presidente della società, soprattutto dopo i successi a raffica ottenuti dalla squadra proprio al Giro d'Italia, pare si siano leggermenti spenti soprattutto dopo i noti episodi inerenti al doping, che ha coinvolto due corridori importanti della squadra, Emanuele Sella e Matteo Priamo. Ora tocca ad Ernesto Colnago riportare la squadra di Reverberi tre le protagoniste della stagione prossima ed al Giro d'Italia. Per una squadra Professional, poter disputare il Giro è un grosso traguardo. Vale l'intera stagione. Sono alcuni anni d’altro canto, che l'artigiano costruttore di Cambiago, fornisce le biciclette per i corridori di Reverberi. Bici speciali, le C40 al carbonio, tra le migliori nel gruppo per tecnologia, bici che vengono chiamate anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 Città del Vaticano 1979: Colnago dona una sua bici speciale a Papa Wojtyla Personaggi > le "Ferrari delle due ruote". Ma ora Colnago rientra anche quale sponsor più importante in una squadra Professional, come del resto si comportano in questo contesto, altri marchi, rivali, Pinarello e De Rosa. Con questa operazione inoltre, Colnago mette in gioco la sua produzione, quindi se stesso. Per questo, il famoso costruttore, ha scelto la squadra condotta da Reverberi confidando del grande bagaglio di esperienza del quale è munito il tecnico reggiano. Ma tra i due uomini li accomuna soprattutto il carattere. Sono intelligenti, ambiziosi, ostinati, entrambi dotati di una volontà di ferro e cresciuti negli anni insieme ad un ciclismo che si evolve, nel quale hanno certamente contribuito a migliorarlo; il primo perché è colui che ha apportato più di tutti, correzioni al modello classico di bicicletta, lavorando con strumenti ad alta tecnologia ed arrivando sempre prima degli altri. Il secondo perché ha sempre saputo allestire una squadra fatta di corridori giovani e combattivi. Inoltre, in rappresentanza dei direttori sportivi, ha sempre lottato in difesa della categoria contro il potere degli organizzatori e delle Federazioni. Colnago, di una decina d'anni d'età in più di Reberberi, è cresciuto nella pianura dell'interland milanese, lavorando perfino gratis per imparare il mestiere, prima da un meccanico di Cambiago, poi alla Gloria, una nota fabbrica di biciclette. A vent'anni era già sull'ammiraglia della Nivea Fuchs di Fiorenzo Magni come meccanico e tre anni dopo, costruì le bici di Gastone Nencini, alla Leo Clorodont, con la quale il Ciclone del Mugello vinse poi il Giro d'Italia. In pochi sapevano però che Colnago presenta la sua C40 Roberto Reverberi a costruire la bici di Nencini era stato Colnago. Il primo campione a salire in sella ad una bici col marchio Colnago però, è stato Motta. "Sono Motta Giovanni di Cascina Motta", così si presentò per la prima volta il biondo campione di Groppello d'Adda, a Colnago, quando voleva comprarsi una bici da corsa da usare per andare dalla nonna, distante 150 chilometri. L'anno dopo, con la stessa bici, Motta divenne campione italiano allievi. Il periodo di maggior successo per Colnago invece, sono stati quando lavorò prima alla bici di Eddy Merckx, poi a quella di Beppe Saronni. Al fuoriclasse belga, l'artigiano costruì un’in- finità di biciclette, compresa quella di 5,750 chilogrammi, usata per il record dell'ora nel 1972 a Città del Messico. Saronni invece correva in sella ad una Colnago fin da dilettante, alla Pozzi. Poi da professionista non ha mai cambiato, instaurando col costruttore un rapporto di vera amicizia, nonché di vincolo professionale. Ernesto ha saputo apprezzare le qualità di Saronni sin dai primi incontri. Per un giovane era la massima aspirazione avere una bici di Colnago che tra l'altro, era costruita su misura e dotata di accessori tra i più prestigiosi. I successi a catena per Colnago, arrivarono poi negli anni novanta con la famosa "Armata Mapei" che comprendeva l'attuale Ct Ballerini, Tafi, Bartoli, Museeuw, Rominger, Tonkov e compagnia. La fama di Ernesto Colnago spazia ormai nei cinque continenti. A lui si rivolgono non solo i campioni ma tanti personaggi della medicina, letteratura, dell'arte compresi principi o Re. Storico l'incontro in Vaticano nel 1979, qundo Colnago donò una bici speciale a Papa Wojtyla. La nuova formazione Colnago Csf di Reverberi sara composta di 16 corridori, in prevalenza giovani. A Pozzovivo, Frapporti, Canuti, Savini, vengono ad aggiungersi Francesco Gavazzi e il cesenate Belletti. Ai cinque neo professionisti del 2009, Bisolti, 0RELOL 3HWWHQDWL LOPRELOHLQFDPSDJQD Stortoni, Gaia, Pavarin e Zen, sono stati ingaggiati gli ex under 23, Pirazzi, Contoli, Modolo e Brambilla. Sull'ammiraglia a scandire il ritmo di questi atleti, sarà ancora Roberto Reberberi, figlio di Bruno. Roberto, 45 anni, è cresciuto in questo ambiente. A 18 anni ha rimesso in un cantuccio la divisa da corridore (è stato juniores al Velo Club Reggio), ed è salito sull'ammiraglia di papà, come meccanico. Era il più giovane componente della carovana al Giro d'Italia del 1982. In tutti gli anni a seguire, ha acquisito una visione di corsa straordinaria. Intuisce le mosse degli avversari ora, in ogni circostanza. Un bagaglio tecnico straordinario. $3(5 /$'20 72 ( 320(5 1,&$ ,**,2 CONTINUA LA VENDITA PROMOZIONALE V.le Umberto 1°, 53 REGGIO EMILIA ( Ponte di S. 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Dall’altro un insolito accordo trasversale fra importanti esponenti della politica reggiana, della maggioranza come dell’opposizione, che presentarono interrogazioni in Consiglio Comunale per chiedere il ritorno della compagnia al Valli, a furor di popolo. Poi, come sempre avviene in questi casi, con il tempo le polemiche si stemperano. Il filo del dialogo, così bruscamente interrotto, viene ripreso e gradualmente l’ipotesi di un ritorno “a casa” della compagnia reggiana ha preso sempre più corpo. Corrado Abbati – capocomico e regista, ma anche musicologo laureato e fine studioso - è parmigiano, di Colorno, però la compagnia è gestita dalla società Inscena, reggiana doc, e amministrata dall’architetto Stefano Maccarini, ancor più reggiano. Per questo il Valli è sempre stato considerato, dagli artisti come dal pubblico, la sede naturale di Paolo Borgognone Il Natale porta un bellissimo regalo a tutti gli appassionati d’operetta e di musical della città: il grande ritorno di Corrado Abbati e della sua compagnia sul palcoscenico del Teatro Valli, dopo un esilio forzato, durato circa cinque anni. La vicenda è nota: dopo 16 anni di proficua collaborazione, che aveva fruttato al Valli una serie infinita di “tutto esaurito”, la direzione artistica dei Teatri decise all’improvviso di interrompere il rapporto con la compagnia Corrado Abbati, leader indiscussa su tutto il territorio nazionale, per provare altre esperienze. Immediate scattarono le proteste: da un lato gli spettatori e gli abbonati, che minacciarono di non tornare al Valli e di seguire Abbati 26 STAMPA REGGIANA > per i debutti degli spettacoli che, anno dopo anno, Corrado Abbati allestisce curandone interamente l’adattamento e la regia, ispirandone le coreografie. E finalmente, domenica 27 dicembre alle 15.30 ed alle 20.30, il pubblico reggiano avrà la possibilità di ritrovare il suo beniamino di sempre, nello spettacolo che sta trionfando in queste settimane in tutta Italia: “My Fair lady”, la celebre commedia musicale resa famosa in tutto il mondo dall’interpretazione cinematografica di Audrey Hepburn e Rex Harrison. Corrado Abbati che si è cimentato questa volta con il compositore di Broadway più vicino allo spirito dell’operetta: Frederick Loewe, musicista che insieme Alan J. Lerner ha firmato il successo mondiale di questo spettacolo. Basti pensare che l’allestimento originale aveva conquistato i “Tony Awards” dell'anno (gli oscar del teatro americano) per il miglior musical, miglior libretto, musica, regia, costumi, scenografia, coreografia e at- anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 1964 Audrey Hepburn, Rex Harrison in My Fair Lady Spettacoli > tore protagonista. E’ lo stesso Abbati ad anticipare i caratteri della sua regia: “Vorrei danzar con te, la notte e il di così e stringerti a me. Vorrei cantar con te, vorrei sognar con te perché sei tu l’amor… Sognare, amare, cantare, danzare: ecco gli elementi distintivi che diventano linea guida di questa nuova edizione di “My Fair Lady”. Nella prefazione a “Pigmalione”, il testo da cui è tratta “My Fair Lady”, G.B. Shaw la presenta come una commedia didattica sull’esistenza e l’importanza della fonetica. “Pigmalione” però è parola, “My Fair Lady” è musica (o quantomeno aggiunge la musica) ed allora l’attenzione, il baricentro di questo adattamento si sposta e si interessa non tanto ai conflitti dialettici bensì a quelli dei personaggi. Certo, si prende atto dell’esistenza della fonetica e della possibilità di far parlare una fioraia come una gran dama, ma per dimenticarsene ben presto e potersi così abbandonare alla “favola possibile” di Eliza, tifare per lei ed attendere il lieto fine. Il ritmo allora si fa più serrato, il dialogo brillante, ricco di aforismi e battute spiritose, i costumi “favolosi”, ricchi, eleganti, raffinati, i movimenti coreografici energici e corali, capaci di amplificare ora i momenti burleschi ora i momenti romantici e su tutto la musica! La musica di Loewe che sa essere sentimentale e romantica, briosa e trascinante, sempre vitale. A lei, probabilmente, spetta una buona parte di quel miracolo che è “My Fair Lady”, uno dei più famosi e popolari “classici” del teatro musicale e che, fra l’altro, ha la fortuna di essere sempre giovane… E adesso lasciatevi travolgere anche voi dalla tempesta dei sentimenti.” Per la realizzazione di questo impegnativo musical oltre ad Abbati, che ne ha curato l'adattamento e la regia, lavora uno staff ormai consolidato formato da Artemio STAMPA REGGIANA > Cabassi costumista, Stefano Maccarini scenografo e Giada Bardelli per le coreografie. Fra gli interpreti ricordiamo Raffaella Montini, nel ruolo della protagonista, Carlo Monopoli (il professor Higgins), Corrado Abbati (Alfred P. Doolittle), Fabrizio Macciantelli (il colonnello Pickering), Antonella Degasperi (Mrs. Pearce) ed il giovane parmigiano Alessandro Pini (Zoltan Karpathy) al suo debutto. anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 27 VENDITA E ASSISTENZA BARCHE, GOMMONI E RIMORCHI LA MODA IN TUTTE LE TAGLIE PATENTI NAUTICHE TRASPORTO IMBARCAZIONI RIPARAZIONI TUBOLARI E RESINE RIMESSAGGIO INVERNALE IMBARCAZIONI LÕeleganza è lÕequilibrio tra proporzioni, emozione e sorpresa. NUOVA SEDE Valentino Via Maiella, 63 Reggio Emilia c/o Centro Commerciale Reggio Sud Tel. 0522.333573 Riparazioni, assistenza ed allestimenti per camper-roulotte Vendita accessori STRADA BARCO 1/C, MONTECCHIO EMILIA - REGGIO EMILIA - Tel./Fax 0522 865849 [email protected] - www.nauticris.it PERFETTA PER STRADE IMPERFETTE. 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A cento anni dalla nascita, la Fondazione Manodori rende omaggio ad un artista reggiano ancora poco noto entro i confini locali, eppure accreditato a livello nazionale e in ambito culturale. La mostra è stata allestita nella Chiesa di San Filippo Neri, nel cuore del centro storico della città e raccoglie un centinaio di sculture, medaglie e gioielli di raffinata esecuzione ed eleganza. L’esposizione è stata realizzata grazie alla disponibilità dei figli dell’artista, Augusto e Maurizio. Opere in bronzo, di ricercata fattura, in legno, che testimoniano come Giuffredi sapesse riscattare la sordità del materiale, in marmo, gesso, terracotta. Giuffredi plasma finemente e con spiccata originalità qualunque materiale. Di straordinaria intensità, i ritratti che sembrano aver fissato, in un attimo, il carattere e l’animo dei personaggi. La mostra è accompagnata da una monografia edita da Federico Motta. All’inaugurazione, sono intervenuti Gianni Borghi e Cristina Carbognani, presidente e vicepresidente della Fondazione Manodori, mons. Tiziano Ghirelli, direttore Ufficio Diocesano Beni Culturali, Massimo Mussini, curatore della mostra e storico dell’arte. “Con questo progetto - ha spiegato Gianni Borghi - la Fondazione Manodori prosegue un percorso di promozione della cultura e dell’arte reggiana, valorizzando in particolare artisti poco conosciuti ma di grande stegno al recupero del Duomo di Reggio Emilia e di tante altre piccole e grandi testimonianze della nostra storia e delle nostre radici culturali. Contributi spesso accompagnati dalla pubblicazione di volumi e di dvd che vengono poi divulgati”. Erano presenti i figli dell’artista che hanno ricordato l’amore del padre per la propria città, dove ha lasciato tante tracce della propria arte: nella chiesa del seminario vescovile, al Mercure Hotel Astoria e presso abitazioni di privati. Tra gli intervenuti all’inaugurazione - circa 400 persone - molti reggiani ritratti da Giuffredi da bambini ad alcuni che furono suoi allievi all’Istituto d’arte di Reggio Emilia. spessore. Questa iniziativa si affianca ad altre di valorizzazione dei beni culturali e del patrimonio artistico ed architettonico di cui è ricca la nostra provincia. Appuntamenti come questo riconsegnano il giusto valore alle espressioni artistiche del territorio e creano nel contempo occasioni di incontro e di crescita culturale e sociale”. “Tra gli interventi di maggiore rilievo della Fondazione Manodori - ha proseguito Cristina Carbognani - il contributo per il restauro di questa chiesa, il so- C.B. STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 29 > Arte e Cultura LE STRENNE DI NATALE IN LIBRERIA di Emanuele Filini Una rapida inchiesta tra le principali librerie cittadine, un’ analisi comparativa tra le ‘top ten’ a livello nazionale e la realtà locale, hanno portato alla conclusione che nella nostra città si legge ancora molto, senza numeri sconvolgenti ben inteso, ma si legge di tutto, abbastanza in linea con ciò che offre il mercato nazionale e internazionale della editorìa, con le solite variabili che riguardano le realtà locali di ogni città. Il romanzo di Dan Brown “Il Simbolo perduto”, che è il seguito di “Angeli e Demoni” e del “Codice Da Vinci”, ci fa trovare il solito protagonista Robert Langdon, professore di Simbologia di Harvard, alle prese con una mano amputata e ricoperta di simboli massonici, che risultava essere appartenuta al suo vecchio amico Peter Solomon, scomparso perché gazzi diciassettenni divisi tra scuola e parrocchia. Il titolo prende spunto dall’episodio del Vangelo in cui due discepoli non riconoscono Gesù risorto sulla strada di Emmaus. Teatro della vicenda una grande città del nord Italia. Godibilissimo per una lettura disincantata e sorridente, “Che la festa cominci”, il nuovo romanzo di Niccolò Ammaniti. Teatro dell’azione : una pizzeria di Oriolo Romano, dove gli Ultimi Cavalieri dell’Apocalisse tengono riunioni sataniste. Altri protagonisti, uno scrittore che non riesce più a scrivere una riga, un palazzinaro che rapito da ignoti, che lasciano al nostro professore solo 12 ore per ritrovarlo vivo. Dodici ore che riempiono un volume grosso come un dizionario. Naturalmente c’è anche la presenza femminile di Katherine, sorella di Solomon, che partecipa alla ricerca. Altrimenti come sarebbe possibile imbastirci sopra il prossimo film? A Reggio, questo romanzo non è più primo in classifica, ma è stato superato da ben tre titoli che elenchiamo di seguito. Di Alessandro Baricco un libro ambientato nel mondo dei giovanissimi dal titolo “Emmaus”, che comincia con queste parole indicative : “Abbiamo tutti sedici, diciassette anni, ma senza saperlo veramente, è l’unica età che possiamo immaginare: a stento sappiamo il passato.” I protagonisti sono quattro ra- 30 STAMPA REGGIANA > ogni costo non sarà più la priorità assoluta, politici e governanti prenderanno decisioni in linea col buon senso, e così via. Non conosco Rampini , ma gli ottimisti sono generalmente delle brave persone! Tra i primi dieci libri più letti troviamo anche due pubblica- si costruisce una specie di reggia dove organizza la festa più esclusiva e imprevedibile. La comicità di Ammaniti coglie vizi (tanti) e virtù (poche) del nostro tempo, e alla fine emerge l’immagine di una civiltà che non sa prendere sul serio nemmeno la propria rovina. Federico Rampini nel suo “Slow Economy” cerca di delineare in modo credibile il nostro futuro, in un viaggio attraverso tre continenti e decine di città. Una lenta ma inesorabile ‘rivoluzione verde’ ci porterà a produrre e consumare in modo più ragionevole. La crescita ad anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 zioni, che, per ragioni diverse, ricordano la nostra Reggio, “L’Italia in vacca” di Riccardo Caselli e “L’Italia a pezzi” di Antonio Roccuzzo. Riccardo Caselli, giovane reggiano, collaboratore assiduo e molto letto di “Stampa Reggiana”, ha pensato bene che, a 25 anni, era ora di esternare, senza limiti di spazio, su una pubblicazione tutta sua, ciò che, se fosse stato tenuto dentro ancora a lungo, gli avrebbe magari provocato il mal di fegato. Così, con ‘complicità’ e ‘istigazione’ di Ivano Davoli (direttore di Stampa Reggiana) e dell’Editore Aliberti (reggiano pure lui), ha visto la luce quella che lo stesso autore definisce “la crisi del Belpaese vista da un giovane arrabbiato”, scritto nel suo solito stile fresco e scorrevole. “L’Italia a pezzi” di Antonio Roccuzzo è invece un’analisi Arte e Cultura > comparata tra due città italiane, Catania e Reggio Emilia, che, pur facendo parte dello stesso stato, non potrebbero essere più diverse. Reggio viene considerata lo stereotipo dell’Italia che funziona, città campione delle cose positive, della convivenza civile e di un circolo virtuoso di buon senso civico. Catania una specie di città perduta, in mano alla mafia, al pensiero unico, dove anche l’assassinio di un giornalista (Fava) non produce che una sterile notizia. Reggio libe- rata dall’ autoritarismo fascista (magari per crearne un altro), Catania portabandiera di una Italia illegale sorta sulle ceneri democristiane. Reggio che vanta quattro testate giornalistiche locali, Catania una sola. Reggio con gli asili più belli del mondo, Catania quasi priva. Reggio con l’amministrazione pubblica gestita come un’impresa, Catania perennemente sull’orlo del fallimento, e così via comparando… Sono cose che ad un reggiano come me, fanno sicuramente piacere, ma non sono sicuro che Roccuzzo conosca a fondo Reggio Emilia se non attraverso l’ufficio Comunicazioni del Comune, o l’ufficio propaganda del Partito Democratico. Questi primi dati sono stati raccolti nelle due librerie All’Arco, in via Emilia S. Stefano e in Via Farini, oltre che da Libri&Libri nell’isolato S. Rocco. Altri dati da questa prima indagine sono: “Scorre la Senna” romanzo di Fred Vargas, “Come mi batte il cuore” di Benedetta Tobagi, figlia di quel Walter Tobagi assassinato nel 1980 da una brigata terroristica di estrema sinistra, quando lei aveva solo tre anni. “Il peso della farfalla” di Erri De Luca, storia che ha per protagonisti il re dei camosci e l’uomo cacciatore, ambedue vecchi e stanchi, contrapposti in un ambiente ecologista e animalista ricco di simbolismi e spunti morali. Poi “La bellezza e l’Inferno” di Roberto Saviano, raccolta di scritti vari dell’autore di Gomorra. Alla Libreria del Teatro, di Nino storia di Reggio e provincia . Tra i libri più richiesti troviamo “La cucina contadina reggiana” di Giuliano Bagnoli e “Medioevo canossiano e la grande Matilde” di Maria e Sandro Nasi, oltre ai due o tre libri della ‘top ten’, tengono banco “Bella gente dell’Appennino” di Giovanni Lindo Ferretti, autore reggiano, montanaro che vive a Cerreto Alpi, ex cantante ‘punk’, poeta e scrittore innamorato della nostra montagna ricca di quei personaggi descritti in questa opera veramente interessante. Per finire in bellezza mi sono recato nella libreria dei fratelli Bizzocchi, specializzati più di altri su pubblicazioni locali, che riguardano usi, costumi, arte, Chesi, oltre al quarto volume di “Reggio Narrata. L’Ottocento” di Mirella Comastri Martinelli, che rappresentano ulteriori tessere da aggiungere al ricco mosaico letterario, gastronomico e storico di questa terra in cui viviamo, che nonostante tutto, mi sembra sicuramente migliorabile, ma difficilmente sostituibile. OSCAR abbigliamento UOMO DONNA Via Monzermone, 10/B Tel. 0522 455663 Via Emilia S. Stefano, 9/L Tel. 0522 432277 Reggio Emilia STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 31 > Arte e Cultura LORENZO CRISCUOLI, PITTOSCULTuRE TRA IRONIA E SOGNO NINO POLI tutto in un candore altrettanto dolce, in una silenziosa e pacata sinfonia. Il profondo, che esala dalle superfici stesse delle tavole, è piu’ vicino al grottesco che al lirismo. Vivendo nel singolare mondo fatto al tempo stesso di assurdo e di vissuto, Criscuoli e’ giunto a vette a cui si puo’ arrivare soltanto attraverso una preparazione di altissimo valore spirituale. Piu’ profondamente di ogni immaginabile fantasia, le opere di Lorenzo Criscuoli rivivono sotto il nostro sguardo, ci prendono, ci emozionano, ci incantano. Comunemente si usa dire che l’arte e’ lunga e la vita breve: in verita’ sarebbe piu’ esatto dire che essa cerca sempre nuove sentieri nei quali ardere. E’ un fuoco di pagina a cura di Gaetano Montanari Lorenzo Criscuoli e’ uno dei piu’ giovani pittiscultori d’oggi. Ha gia’ partecipato a numerose manifestazioni artistiche collettive e personali, suscitando vivo interesse ovunque. La storia dell’uomo si concepisce in lui stesso. Le immagini sono ritmate da un geometrismo volutamente tra l’ironia e il sogno. La contrapposizione fra questo elemento stilistico e i colori squillanti, riesce a fugare quel senso di malinconica dolcezza che emana dalle pittosculture e ad immergersi LA NATURA SIGNIFICANTE Dei pittori e incisori, nati e cresciu- praterie, il quale, per non estinguersi, ha bisogno del vento che lo spinga. Il vento e l’immaginazione. E’ come se nell’anima fosse nato il sole. Gli piacciono gli animali e i clowns e quasi in ogni suo dipinto ce ne fa entrare anche piu’ d’uno, come Il Veronese nei suoi quadri. Ha un lavoro per vivere, perche’ l’arte non da il pane, ed e’ forse bene che sia cosi’: l’arte è al di la della vita; l’arte e’ bellezza pura e la bellezza pura non si vende. Tranneche nel cuore un artista non abbia un pezzo di antracite. PITTORI D'OGGI NOVITA' IN GALLERIA La “Galleria San Francesco”, inau- SILLA DAVOLI: Formatosi alla Piccola Accademia di Regina Pacis, diretta da G. Soriani, Silla Davoli, è un artista, che a nostro avviso, dispone di non poche qualità. E’ la poesia di un pittore che guarda, con infinita tenerezza, alla natura. L’opera dell’artista e’ stata definita: “Versate in gurata nel 2008 in via Bardi, a Reggio Emilia, con una mostra dell’incisore Vainer Marconi, è salita, ben presto, agli onori della cronaca. Gran merito è della sua direttrice che ha deciso di scegliere una formula modernissima, piu’ elastica, sensibile al nostro e aperta ai giovani. ti con il Novecento, Nino Poli, e’ indubbiamente, per nobiltà e profondità d’arte, uno di quelli che sanno suscitare un buon interesse. In pittura, dopo un primo periodo nel quale puntava alla fedele rappresentazione della realta’, ha battuto molto cammino, senza farsi scorgere, senza unirsi ai vari gruppi raccogliticci che fanno tanto chiasso per un pò di tempo e poi finiscono per sbriciolarsi. Prima di ritrarre una sua tecnica mista, Poli la vuole vivere. Studia le meravigliose tecniche miste e tuttociò che vuole fermare sulla tela, ancor prima di impugnare i pennelli. Fra lui e le cose che lo circondano, c’è sempre un’intima comprensione. Le sue tappe procedono prevalentemente per conquiste cromatiche; rievoca un carattere con vera fermezza, dilaga a definire il soggetto. Oggi, Poli, dopo anni di serio lavoro, approda a comporre saldamente e si sta liberando da tutte le incertezze estetiche, pure ancora vivendo nel suo mondo fatto ne. E’ facile notare quanto Marco Spaggiari sia lavoratore in pieno fervore con l’intenzione di cogliere una creazione emotiva, ma non abbia nessuna simpatia per le sculture che sembrano uscite dalla fucina di artisti blenoraggici o da somari scrofolosi. una bottiglia di un po di Gandini e un pizzico di Remo Tamagnini, versate e miscelate il tutto e ne verra’ fuori Silla Davoli. ANDREA VETTORI: Dopo aver fondato la Galleria Alphacentauri di Parma, ha assunto, nel contempo, la direzione del giornale omonimo. Vettori si e’ rifugiato nella pittura dopo aver fatto mestieri piu’ disparati e piu’ disperati, senza aver dimenticato le mille e una difficolta’ di un pittore per riuscire nei suoi intenti. MARCO SPAGGIARI: Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha esposto per la prima volta nel 2005. Allievo di Mario Pavesi, si accontenta di cogliere una figurazione emotiva. L’attivita’ artistica non e’ ne’ imitazione servile, ne’ invenzione arbitraria, ma libera creazio- 32 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 11 > DICEMBRE 2009 ad un tempo di assurdo e di vissuto, e’ arrivato ad uno stile, ad una personalita’ che si raggiungono esclusivamente attraverso una preparazione di alto livello. Cio’ che lo attira, tra l’altro, è anche la poesia, in cio’ che essa contiene di misterioso e di allusivo. Le sue opere sono una raccolta di emozioni, visioni e ricordi. Sono viaggi, sono cronache che a volte per la stessa ragione hanno nell’umano che per elevazione diviene arte. Si e’ poi, quindi, impadronito della tecnica alla punta secca, nonche’ all’acquaforte e all’acquatinta. Importante il suo intervento nell’incisione, fin dal 1972, secondato dal prof. Fiorenzo Giacobini di S. Ilario d’enza, di cui ci siamo occupati in un'altra occasione. Notevole il suo bellissimo catalogo corredato di 10 tavole in nero e 43 illustrazioni a colori a piena pagina, che e’ anche un potente invito per chi voglia intraprendere un suo piu’ approfondito itinerario artistico. ANGELA CERCHIATI: Si tratta di una pittrice ce ebbe delle passioni epidermiche per un pittore divisionista, uno dei tanti geni incompresi. S’accese, quindi, di un capriccio breve come un lampo di magnesio per un pittore indipendente. Si chiamano cosi’ quelli che dipingono una casa che strapiomba, una bottiglia e un pezzo di gamba senza sasso e intitolano tutto “stati d’animo”. “Certe Notti” per tre giorni illumina di successo il Teatro Valli È energia pura quella che è scoppiata con gli applausi alla fine delle tre rappresentazioni al Valli dello spettacolo Certe Notti dal 20 al 22 novembre scorso. Il Teatro gremito fino ai loggioni ha ospitato una tipologia nuova di pubblico che ha applaudito senza fine tra urla e piedi che battevano sul pavimento. Un successo strepitoso che ha consacrato lo spettacolo concepito da tre artisti che rappresentano si la reggianità artistica più qualificata nell’ambito della danza, della musica e delle arti visive ma che sanno spaziare trasversalmente tra le arti. Il coreografo Mauro Bigonzetti, il rocker Luciano Ligabue,il visual artist Angelo Davoli hanno prodotto con la loro collaborazione uno spettacolo emozionante, vibrante che ha incantato anche chi difficilmente sarebbe entrato in un teatro per vedere un balletto. Un successo annunciato che vede lo spettacolo Certe Notti in tournèe nei teatri italiani ogni settimana in una città diversa . Foto di Enrico Rossi Cena di beneficenza per AVD 1 3 2 4 5 6 7 10 8 9 11 A.S.C.M.A.D. 19° pranzo della solidarietà All'appuntamento hanno risposto 430 persone. Tra i presenti il Presidente della Provincia Sonia Masini, la direttrice dell'USL Mariella Martini, l'assessore Laura Salsi, Dott. Grisendi, Dott. Trenti, Dott. Bedogni, Dott. Sassatelli e altri medici dell'Endoscopia Digestiva del Santa Maria Nuova. Cena di beneficenza venerdi' 6 novembre presso l'Agriturismo La Prateria Vialla Bagno a favore di AVD Associazione Volontari Assistenza Domiciliare Onlus che si occupa di assistenza a domicilio di malati in fase avanzata di malattia sul territorio reggiano. L'intrattenimento musicale e' stato con Old River Band. Foto 1: Sandra Cigarini, Rita Gazzini. Foto 2: Dumas Costoli, Ivan Soncini, Lauro Sacchetti, Donatella Tagliati Predieri. Foto 3: Tiziana Vezzani Sacchetti, Anna Prodi Soncini, Paolo Pavarini, Antonella Bulgarelli Trasatti. Foto 4: Old RIver Band: Mazza Pasquale, Omar Paolini, Pierluigi Costi, Maurizio Trasatti, Tiziano Festinese. Foto 5: Enrico Poncemi, Anna Troiso, Pellegrino Alboni, Evelin Magnani. Foto 6: Maurizio Trasatti, Ivetta Costi, Tiziano Festinese, Pasquale Mazza, Omar Paolini, Claudia Borsari, Pierluigi Costi, Giovanna Saccani, Denis Saccani, Antonella Bulgarelli. Foto 7: Maria Brini, Luigi Fornaciari, Leda Caffagni. Foto 8: Gianni Caffagni, Novella Fornaciari, Franco Nicoli. Foto 9: Franca Toschi, Rina Toschi, Linda Spadaccini, Lisetta Marmiroli, Lelia Rossi. Foto 10: Armido Marconi, Mariella Davoli, Gianfranco Mattioli, Guido Marconi, Mirella Mattioli. Foto 11: Leila Montipò, Daniela Fantozzi, Egle Prati, Silvana Baroncini, Achille Grossi. Il "sì" di Annamaria e Walter Sono stati celebrati lo scorso mese, nel Duomo di Varese, dedicato a San Vittore, le nozze tra Walter Caregnato e Annamaria Pezzi figlia di Romano, collaboratore del nostro periodico. Tra i numerosi invitati, presenti alla cerimonia, sono emerse le figure della nonna paterna della sposa, Ave, 98 anni e il nipotino Angelo, di 18 mesi, figlio di Andreina, sorella di Annamaria (nell'ultima foto) . Ovvero un confronto di quattro generazioni. Ai novelli sposi vanno le congratulazioni di "Stampa Reggiana". Gran galà di Velò con i campioni del ciclismo 1 3 2 6 5 4 8 9 12 7 11 10 13 14 Gran Galà di Velò tenuto al Lido Po di Boretto, a bordo della Motonave Stradivari di Giuliano Landini e Pietro Bagnoli, con la presenza di quindici campioni del grande ciclismo. Foto 1: Sabrina e Giuliano Maccarone con l'organizzatore della serata Alfonso Bonin della All Sped; foto 2: Clou della festa con Giuseppe Alai Luciano Armani e Alfonso Bonin; foto 3: Antonella, Germano Frigeri e Ercole Gualazzini; foto 4: l'ex iridato Alessandro Ballan, Claudio Vitali, Alberto Zanettini; foto 5: Ernesto Coppini, Marco Velo e Antonella Dolfini; foto 6: Federico Farinotti, Alessandro e Dante Davoli; foto 7: Amedeo Villa, Giuseppe Alai e Filippo Manelli; foto 8: Carmen, Paolo Oppici e Yaroslav Popovyc: foto 9: Gilberto Simoni e Mattia Gavazzi; foto 10: Marco Velo, Bonin, Laura, Filippo Pozzato, Alex Ballan, Romano Pezzi e Luciano Armani; foto 11: gruppo delle miss, Jessica, Laura, Vera e Federica; foto 12: Simoni, Matteo Tosatto, Luca Mazzanti, le miss e Ballan; foto 13: Claudio Vitali e Alberto Zanettini; foto 14: Daniela Isetti e Luciano Armani; Pranzo Scuba & Sail Adventures in crociera sulla Motonave Stradivari 1 2 3 Domenica 22 novembre, una giornata straordinaria sulla motonave Stradivari per Scuba & Sail Adventures, durante la quale è stato consegnato da Andrea Catellani, responsabile della scuola subacquea, il premio agli allievi del corso Junior Open Water Diver di Giugno 2009 (foto 1), i brevetti agli ultimi allievi (foto 2) e il dvd doppio del corso Open e Advenced by Studio MA.BA (foto 3). Nelle altre immagini alcuni dei cento partecipanti al pranzo tra sub e velisti. ZeroNet il conto corrente online di BPER Taglia ogni costo! gratuito, veloce, semplice... fortissimo! www.contozeronet.it Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Per tutte le condizioni contrattuali si rinvia ai fogli informativi a disposizione della clientela presso ogni filiale della Banca o sul sito web www.bper.it - novembre 2008 ZERO SPACCATO!