Il quaderno delle olimpiadi
1
Una storia
appassionante
La lunga strada da Atene 1896 ad Atene 2004
di Augusto Rosati
Pur nella convinzione che
ogni edizione dei Giochi
abbia una propria storia a
se stante, e come tale
debba essere letta e
vissuta, vi proponiamo con
questo opuscolo un breve
“excursus” (osiamo
definirlo una sorta di
“piccolo Bignami”) su quello
che i ciclisti italiani hanno
saputo offrire nel corso
delle ventotto olimpiadi, da
Atene 1896 a Sydney 2000.
Potrà servire per entrare in
quel clima agonistico che
fra pochissimi giorni si
riproporrà, di nuovo dopo
108 anni, nella capitale
ellenica, con l’auspicio che i
tredici azzurri chiamati in
questa nuova occasione a
rappresentare l’Italia della
bicicletta, sappiano
confermare ancora
una volta il ruolo di
protagonista del nostro
movimento ciclistico.
il quaderno delle olimpiadi
La storia siamo noi... del ciclismo
CICLISMO ONNIPRESENTE
te fu alle Olimpiadi di Atlanta (siamo nel 1996), ove fu dato spazio alle due gare, maschile e femminile, del MTB, con l’introduzione della specialità del crosscountry. Questi due eventi
l ciclismo è una delle pochissime discipline che hanno fatto
I
hanno subito riscontrato il massimo successo, sia in termini di
parte da sempre del programma delle Olimpiadi moderne: la
spettatori presenti sul circuito, sia per quanto concerne l’au-
storia, che molto brevemente riporteremo nelle righe succes-
dience televisiva.
sive, mette in risalto che, almeno nelle prime edizioni, e comun-
Facciamo ora un breve excursus su quanto accadde nelle va-
que fino al 1920, le specialità in programma, in particolare quel-
rie edizioni per quanto concerne il nostro sport.
le della pista, non furono sempre le stesse, ma addirittura si
ATENE 1896
svolsero gare su distanze diverse e con regole tra le più disparate. La stessa prova su strada (che però non si effettuò nella seconda, terza e quarta edizione dei Giochi) si propose spesso in
Il primo atleta a vincere una prova di ciclismo alle Olimpiadi
modo “ballerino”, qualche volta secondo la modalità classica in
(era una gara in linea) fu il greco Aristidis Konstantinidis. La
linea, altre volte come gara contro il tempo. Anche la cronome-
medaglia d’argento fu del tedesco August Goedrich, mentre il
tro a squadre non si svolse subito così come
bronzo fu dell’inglese Edward Battel.
oggi la conosciamo (vale a dire quattro corri-
Interessante sapere che il percorso di
dori per team impegnati in modo contempo-
gara si articolò da Atene a Maratona e
raneo e tempo preso sul terzo concorrente):
ritorno, per un totale di 84 km e 390
fino al 1956 compreso (parliamo quindi di
metri (ndr: l’omonima storica gara di
Melbourne) la classifica era stilata tenuto
corsa misura infatti 42 chilometri e
conto della sommatoria dei tempi fatti regi-
195 metri). L’arrivo era fissato al velo-
strare da ciascun atleta di ciascuna nazione
dromo Phaliron, impianto a quel tem-
nella gara individuale.
po esistente nella capitale greca.
Altra annotazione interessante riguarda la
Oltre alla gara su strada anche alcune
pista, le cui gare in assoluto vantano la mag-
prove su pista: innanzitutto due spe-
giore presenza nel programma delle Olim-
cialità cosiddette “canoniche” per il
piadi: infatti solo nell’edizione di Stoccolma
mondo dei velodromi, vale a dire la ve-
(1912) non si svolsero le prove del “tondino”. E
locità individuale ed il chilometro da
sempre su questo argomento, altra curiosità
fermo (entrambe vinte dal francese
storica riguarda le prove che per tantissime
Paul Masson). Ci furono poi anche la
edizioni (da quella del 1924 fino a quella del 1992) sono state pun-
100 km (la vinse il francese Leon Flameng sull’atleta di casa
ti di riferimento di questa disciplina: ci riferiamo alla velocità in-
Georgios Colettis), la 10 km (la vinse ancora Paul Masson, che
dividuale, alla velocità tandem, al chilometro da fermo ed all’in-
fu quindi l’eroe di questa edizione), ed ancora una “Dodici ore”,
seguimento individuale, anche se di tanto in tanto non mancò
vinta dall’austriaco Adolf Schmal. Nessuna informazione di ri-
qualche inserimento, come ad esempio fu l’inseguimento indivi-
lievo sugli azzurri.
duale, che fece la sua comparsa da Tokyo 1964, o il depennamento del tandem a partire dal 1972.
PARIGI 1900 – ST LOUIS 1904
E’ a partire dalle ultime due edizioni che il programma fu ampliato e soprattutto adeguato alle rinnovate esigenze di questo
Dall’edizione successiva di Parigi (1900) fino a quella di Lon-
sempre affascinante e spettacolare segmento del ciclismo.
dra, come abbiamo accennato nelle righe precedenti, non ci fu
Discorso a parte merita poi il settore femminile, che fece il suo
alcuna prova su strada, ma solo la pista ebbe concentrata la
ingresso nel mondo olimpico delle due ruote solo a partire dai
luce dei “riflettori” olimpici. Nella capitale francese si svolse
Giochi di Los Angeles nel 1984: fino all’edizione di Barcellona
infatti la velocità individuale e la “25 km” (specialità dominata
del 1992 in programma era solo la gara su strada. Poi, a par-
dal francese Louis Bastien), mentre quattro anni dopo, a
tire dal 1996, si aggiunsero altre specialità.
St.Louis, negli States, oltre alla velocità si svolsero una serie
Altro momento importante della storia olimpica delle due ruo-
di prove su distanza crescente (1/4 miglio pari a 402,3 mt;1/3
numero 32
Il
Mondo del Ciclismo
III
il quaderno delle olimpiadi
miglio, 536,5 mt; 1/2 miglio,
mentre la classifica a
804,7 mt; 1 miglio, 1609,3 mt; 2
squadre assegnò l’oro
miglia, 3.218 mt; 5 miglia,
alla Svezia.
8046 mt; 25 miglia 40.232 mt).
Nell’edizione succes-
Al momento non sappiamo di-
siva, ad Anversa nel
re se fu un’unica gara con tra-
1920 (ndr: per via della
guardi intermedi o furono tan-
prima Guerra Mondia-
te prove specifiche. Nessuna
le saltò la manifesta-
informazione di rilievo sugli
zione del 1916) ancora
azzurri.
le due prove su strada
contro il tempo: nella
LONDRA 1908
individuale vinse lo
svedese Harry Stenq-
A Londra, nel 1908, ci fu nuo-
vist, mentre nell’altra
vamente la 100 km su pista,
si registrò il primo po-
ma anche altre nuove specia-
sto dei francesi. Ma le
lità. Ci riferiamo all’inseguimento a squadre, che si articolò
Olimpiadi di Anversa
sulla strana distanza di 1980 yards, pari a 1810 mt, e che vide
sono care all’Italia cicli-
primeggiare la squadra inglese (composta da Kingsbury, Pay-
stica, poiché fu in pista,
ne, Meredith e Jones) sulla Germania ed il Canada. Poi fece la
più precisamente nel-
sua comparsa per la
l’inseguimento a squa-
prima volta nel pro-
dre, che quattro azzurri,
gramma olimpico la ve-
Ferrario,
locità tandem, e subito i
Magnani e Giorgetti,
francesi si dimostraro-
inaugurarono la prima
no all’avanguardia: vin-
delle trentadue meda-
sero
infatti
Maurice
glie d’oro vinte dagli ita-
Schilles ed Andrè Auf-
liani nelle gare dei “cin-
fray. Quindi furono pro-
que cerchi” svoltesi fino
poste altre due specia-
alla scorsa edizione di Sydney 2000. Nella città belga, sempre
lità, la cui distanza cer-
in pista, si svolsero anche le gare di velocità individuale, del
tamente non può esse-
tandem, nonché della 50 km.
re considerata canonica:
parliamo
della
PARIGI 1924
20km e dei 5000 mt. Si
svolse anche una stra-
Di nuovo a Parigi, siamo
na “velocità individuale”, sulla distanza di un giro, che in quel
nel 1924, e per le due ruo-
Velodromo corrispondeva a 660 yards, misura che con il siste-
te vengono confermate le
ma metrico decimale significa 603,55 metri. Nessuna infor-
due gare su strada, ma
mazione di rilievo sugli azzurri.
per quella individuale si
ritorna all’antico, vale a
STOCCOLMA 1912
ANVERSA 1920
dire con la prova in linea,
ove si registra la vittoria
del corridore di casa Armand Blanchonnet (ma
IV
Carli,
A Stoccolma nel 1912 ritornarono le gare su strada, individua-
anche nella crono a squa-
le ed a squadre, mentre, come avevamo già accennato, non ci
dre il gradino più alto del
fu alcuna prova su pista. Ambedue gli eventi furono contro il
podio va ai transalpini). In
tempo: la prova single fu vinta dal sudafricano Rudolph Lewis,
pista ci sono le gare di ve-
Il
Mondo del Ciclismo numero 32
il quaderno delle olimpiadi
locità individuale e tandem, nonchè la 50 km (tutte e tre appan-
sari) le quattro prove in pro-
naggio dei francesi) e l’inseguimento a squadre, ove con l’oro
gramma.
azzurro di De Martino, Dinale, Menegazzi e Zucchetti, l’Italia
BERLINO 1936
conferma la sua supremazia in questa specialità.
AMSTERDAM 1928
LOS ANGELES 1932
Siamo nel 1936, a Berlino,
evento che nell’intenzione degli organizzatori tedeschi doveva avere ben altro significa-
Ad Amsterdam, nel 1928,
to oltre a quello sportivo, con
ambedue le gare su
la presenza del Furher, o dei
strada sono nuovamente
suoi più “qualificati” rappre-
contro il tempo (ed am-
sentanti nelle tribune di molti
bedue sono appannag-
campi di gara. Nel ciclismo,
gio di atleti danesi),
nelle sei medaglie in palio, si
mentre su pista il pro-
registrò il personale successo
gramma prevede chilo-
del transalpino Rober Charpentier, che vinse ben tre titoli, va-
metro da fermo, velocità
le a dire i due della strada più quello dell’inseguimento a
individuale e velocità
squadre. Olimpiade magra per gli azzurri, che riuscirono a
tandem, ed infine inse-
conquistare l’argento proprio in quest’ultima specialità con
guimento a squadre, ove
Bianco Bianchi, Mario Latini, Mario Gentili e Armando Latini.
si registra il terzo suc-
LONDRA 1948
cesso consecutivo della
squadra azzurra, stavolta rappresentata da Tas-
La seconda, terribile Guerra Mondiale, bloccò ben due edizioni
selli, Cattaneo, Facciani e Lusiani.
dei Giochi Olimpici: il festival dei cinque cerchi riprese nel 1948,
A Los Angeles, è il 1932, en plein azzurro nelle due gare su
a Londra, in un clima di rinnovata speranza e fiducia tra i po-
strada ed anche stavolta la prova individuale è contro il tempo,
poli. Quella Olimpiade, e così anche quelle successive fino al
ove trionfa Attilio Pavesi, che con la sua prestazione, assieme
1960 nella Città Eterna, furono davvero testimonianza eloquen-
a quella di Guglielmo Segato, medaglia d’argento e di Olmo,
te di quello che doveva (e dovrebbe essere) lo spirito olimpico,
contribuisce anche alla conquista dell’oro nella classifica a
fondato sulla lealtà, l’amicizia ed il rispetto tra le persone.
squadre.
A Londra nella prova in linea il successo arrise al francese Jo-
Da questa Olimpiade la pista sembra assumere un assetto de-
se Beyaert, mentre ai belgi andò l’oro della classifica a squa-
finitivo con le prove co-
dre. Tre gli allori vinti
sidette “canoniche” e
dall’Italia: due meda-
non si è più, quindi, in
glie d’oro nella veloci-
balia della decisione
tà
estemporanea
degli
Mario Ghella) e nella
organizzatori: chilome-
velocità tandem (Fer-
tro a cronometro, velo-
dinando Terruzzi, che
cità individuale (ndr:
poi si rivelò il più
segnaliamo il bronzo
grande
del nostro Bruno Pel-
italiano di tutti i tem-
lizzari), velocità tan-
pi, e Renato Perona),
dem ed inseguimento a
ed una d’argento nel-
squadre (e qui ancora
l’inseguimento
altro magnifico oro ita-
squadre, con Benfe-
liano, con Cimatti, Pe-
nati, Bernardi, Citterio
dretti, Ghilardi e Bor-
e Pucci.
numero 32
Il
individuale
(con
seigiornista
a
Mondo del Ciclismo
V
il quaderno delle olimpiadi
HELSINKI 1952
MELBOURNE 1956
ROMA 1960
Arriviamo al 1960, all’O-
VI
Nel 1952 fu ancora l’Europa,
limpiade romana, vera e
con la città di Helsinky, ad
propria apoteosi della
ospitare i Giochi Estivi, ed an-
storia del ciclismo italia-
cora una volta i nostri conna-
no. Pensate che in questi
zionali si mettono in buona
Giochi della Città Eterna,
evidenza. Il bottino è di cinque
gli azzurri delle due ruo-
medaglie: due d’oro, una nel-
te conquistarono ben
la velocità individuale, con
cinque medaglie d’oro su
Enzo Sacchi, l’altra nell’inse-
sei specialità in pro-
guimento a squadre, con Mo-
gramma. E per il classi-
rettini, Messina, De Rossi e
co …pelo non fu vinta la
Campana; due d’argento, una
sesta medaglia d’oro, co-
nel chilometro da fermo, an-
me vedremo più avanti. Il
cora con Morettini, l’altra nel-
bottino fu inoltre arric-
la gara a squadre della stra-
chito da altre due meda-
da, con Bruni, Zucconelli e
glie, una d’argento, l’altra di bronzo. La parte del leone la recitò
Ghidini; infine una di bronzo
il settore della pista, allora guidato da un tecnico che ci era invi-
con il tandem, composto dal grande Antonio Maspes in compa-
diato da tutto il mondo, Guido Costa, da tutti soprannominato “il
gnia di Cesare Pinarello.
mago” per l’alto numero di vittorie che i suoi atleti, non solo ita-
Quattro anni dopo l’evento dei “cinque cerchi” sbarca nell’altro
liani, conquistarono nel corso della sua lunghissima ed itineran-
emisfero, l’Australia, a Melbourne. Siamo nel 1956, ed in questa
te carriera di allenatore. I pistards azzurri vinsero in tutte le spe-
edizione l’Italia si aggiu-
cialità: Sante Gaiardoni si aggiudicò sia la velocità individuale
dicò tre medaglie del
(con una volata al cardiopalmo sul belga Leo Sterk) che il chilo-
metallo più prestigioso,
metro da fermo. Il tempo segnato in quella occasione,
una d’argento ed una di
1’07”23/100, fu record del mondo per diversi anni. Nel tandem
bronzo. Andiamo nell’or-
vinsero Sergio Bianchetto e Giuseppe Beghetto, una coppia en-
dine: nella gara in linea
trata nella storia dello sport italiano, e non solo per l’assonanza
su strada uno strepitoso
dei due cognomi. Poi ci fu la vittoria nell’inseguimento a squadre:
Ercole Baldini stravinse
il team era composto da Arienti, Testa, Vallotto e Vigna. Ad arric-
la sua prova, anticipando
chire il formidabile en plein il bronzo di Valentino Gasparella, an-
quello che avrebbe fatto
cora nella velocità individuale.
nei due anni successivi,
Ed arriviamo alle due gare su strada: per la prima volta erano in
vale a dire la conquista
programma due discipline: oltre alla canonica prova in linea fu
del Giro d’Italia, del titolo
inserita una new entry, la “cronometro a squadre”. Finalmente il
italiano, del record del-
CIO, su proposta della Federazione Internazionale, decise che
l’ora e del campionato
non era più il caso di assegnare una medaglia stilando una clas-
del mondo professionisti.
sifica a squadre sulla base dei singoli piazzamenti di ciascun
Nel chilometro da fermo
team nella prova individuale, ma volle inventarsi una vera e pro-
vinse un altro grande del ciclismo tricolore: il padovano Leandro
pria cronometro per equipes di quattro corridori, sulla pesantis-
Faggin. Infine il quartetto dell’inseguimento, composto ancora da
sima ed impegnativa distanza di 100 chilometri. Il percorso pre-
Faggin, e poi da Gasparella, Domenicali e Gandini. L’argento fu
disposto dagli organizzatori romani si articolava su un circuito da
appannaggio di Guglielmo Pesenti, nella velocità individuale (die-
ripetersi due volte, un tragitto disegnato interamente su una pa-
tro ad uno dei re dello sprint, il francese Michel Rousseau), men-
noramicissima arteria a quattro corsie, la Cristoforo Colombo,
tre Cesare Pinarello e Giuseppe Ogna conquistarono un sempre
che dal Palazzo dello Sport dell’EUR porta ad Ostia, il quartiere
“onesto” ed allettante bronzo nella gara tandem.
marino di Roma, e ritorno. Questa prova mise in luce la forza e la
Il
Mondo del Ciclismo numero 32
il quaderno delle olimpiadi
preparazione di quattro ragazzi italiani, Bailetti, Cogliati, Fornoni
tandem, da Giovanni Pettenella nella velocità. Le medaglie
e Trapè, che stravinsero sulla Germania (una squadra che in
d’argento furono conquistate da Giorgio Ursi nell’inseguimento
quella occasione la diplomazia sportiva internazionale riuscì a
individuale (altra prova “new entry”), da Andreoli, Dalla Bona,
proporre come equipe “mista”, composta da tedeschi ovest e te-
Guerra e Manza nella 100 km a squadre, ancora da Pettenella
deschi est, sotto bandiera olimpica e senza inno nazionale), e
nel chilometro da fermo, da Sergio Bianchetto nella velocità
sull’Unione Sovietica. Questo successo fu un autentico capolavo-
individuale, ed infine da Roncaglia, Mantovani, Rancati e Testa
ro del CT dell’epoca, Elio Rimedio, un personaggio che per primo
nell’inseguimento a squadre.
diede un’impronta scientifica alla teoria dell’allenamento nel ciclismo, che si trasformò come sintesi di più materie amalgama-
MEXICO CITY 1968
te tra loro: medicina, psicologia, biomeccanica, tecnica, alimentazione, e via dicendo.
L’altura fu l’elemento carat-
Passiamo ora alla gara “beffa”, la prova in linea, ove la frenesia
terizzante di questa edizio-
di vincere fece sì che un azzurro, Livio Trapè, sprecò ogni sua
ne, per tutti gli sport, ma in
energia in una inutile volata al penultimo passaggio sul traguar-
specie quelli definiti “di re-
do, nella convinzione che fosse invece l’arrivo conclusivo, e man-
sistenza”. L’altitudine media
dando all’aria l’opportunità dell’en plein, con una una sesta me-
ove si svolsero le gare fu at-
daglia d’oro per i nostri colori. Ne approfittò invece un atleta pos-
torno a quota 2000 e le con-
sente e freddo, Viktor Kapitanov, dell’allora Unione Sovietica.
seguenze che avrebbe potu-
Questo ragazzone, che, come molti altri suoi compatrioti di altri
to avere la rarefazione del-
sport, era soldato dell’Armata Rossa, colse al volo l’assurda gaf-
l’aria sulle prestazioni (ma
fe del giovane azzurro, e nella volata decisiva, questa volta dav-
anche sul fisico) dei concor-
vero quella vera, stracciò l’avvilitissimo Trapè, che dovette ac-
renti era la preoccupazione
contentarsi, è proprio il caso di dirlo, della medaglia d’argento!
maggiore. La partecipazione a questi Giochi impose
TOKYO 1964
quindi, soprattutto alle nazioni più avanzate sul piano
Con Tokyo inizia una nuova era per le Olimpiadi: a partire da
economico, una lunga e pro-
questa edizione verrà sempre meno il clima festoso ed amica-
pedeutica serie di studi e di
le che aveva caratterizzato gli appuntamenti precedenti e si
ricerche in campo medico e scientifico per fare in modo che si
esalta di contro la tecnologia: delle comunicazioni, degli im-
riducesse ogni rischio per gli atleti. Fu così dunque anche per
pianti di gara, della stessa organizzazione. Ed anche nella pri-
l’Italia, ove si posero in particolare evidenza i medici e gli scien-
ma Olimpiade “avveniristica”, il ciclismo italiano esce ancora
ziati dell’allora Centro di Medicina dello Sport del CONI (oggi
una volta a testa alta. Anche se non al livello dei risultati ro-
Istituto di Scienza dello Sport). Sul piano dei risultati il ciclismo
mani, Tokyo ci pro-
azzurro ne uscì ridimensionato rispetto al passato: quattro le
pose una equipe
medaglie conquistate, di cui una d’oro nella prova in linea, gra-
ben solida e deci-
zie ad una performance davvero eccezionale di Pierfranco Via-
sa a vincere. E co-
nelli, una d’argento, nella velocità individuale, con Giordano
sì fu anche questa
Turrini, e due di bronzo: la prima nella davvero massacrante, in
volta: 3 medaglie
questo caso, 100 km cronometro a squadre, con Marcelli, Simo-
d’oro e 5 d’argento
netti, Vianelli e Bramucci (la prova fu dominata dagli olandesi e
il bottino azzurro
dai quattro fratelli svedesi Pettersson), l’altra nell’inseguimen-
delle due ruote. Il
to a squadre, con Bosisio, Roncaglia, Chemello e Morbiato.
metallo più pregiato fu conquista-
DA MONACO 1972 A SEUL 1988
to da Mario Zanin
nella gara su stra-
I sedici anni intercorsi tra l’Olimpiade “maledetta” del capoluogo
da, da Angelo Da-
bavarese (ndr: il pesante aggettivo è in relazione alla tragedia
miano e Sergio
subita dalla squadra israeliana ad opera di un commando di ter-
Bianchetto
roristi arabi), fino ai Giochi di Seul in terra di Korea, ci proposero
nel
numero 32
Il
Mondo del Ciclismo
VII
il quaderno delle olimpiadi
un Italia del ciclismo quasi total-
Tornando al ciclismo, per l’ambiente dilettantistico azzurro delle
mente opaca. Solo due “perle”, una
due ruote furono anni di transizione, durante i quali si registrò in
d’argento di Giuseppe Martinelli
modo sempre più evidente una crisi strutturale del settore della
(ndr: oggi tra i più apprezzati DS
pista. Ultima annotazione: come accennammo in apertura, i Gio-
professionistici) a Montreal, nella
chi di Los Angeles del 1984 sancirono l’ingresso delle donne nel
gara in linea, ed una d’oro, a Los An-
programma olimpico del ciclismo, con la prova su strada.
geles, nella 100 km a cronometro
(con Bartalini, Giovannetti, Poli e
BARCELLONA 1992
Vandelli) diedero un minimo di luce
ai nostri colori.
Nel capoluogo catalano
Fu un periodo indubbiamente pe-
assistemmo alla riscos-
sante, caratterizzato dalla contem-
sa del mondo italiano
poranea crescita di due autentici
della bicicletta, in parti-
“giganti” del blocco comunista del-
colare nelle due speciali-
l’Est Europeo, l’Unione Sovietica e la
tà della strada, le cui
DDR, veri e propri “assi pigliatutto”
equipes erano gestite in
(ed in tutti gli sport), sui quali però
modo
ancora grava l’ombra ed il sospetto
maestro di sport Giosuè
di pratiche al limite (…o oltre il limi-
Zenoni, oggi componente
te?) del lecito adottate nelle loro se-
del Consiglio Federale
grete e misteriose metodiche d’alle-
della FCI, eletto in rap-
namento. In questo periodo, ma in
presentanza della com-
esemplare
dal
ponente dei tecnici. Tre
particolare tra l’edizione del 1980 e
quella del 1984, i Giochi furono an-
le medaglie azzurre, due d’oro ed una d’argento.
che “vittima” del cruento scontro
La gara in linea ci diede l’alloro più prezioso, grazie al compian-
politico tra i due blocchi mondiali
to Fabio Casartelli, che vinse davanti all’olandese Dekker ed al
dell’occidente e dell’Est, aspetto
lettone Ozols: purtroppo il giovane campione, ultimo vincitore di
che, nelle sue modalità più evidenti,
una gara olimpica esclusivamente riservata ai dilettanti, il 18 lu-
condizionò molto la partecipazione
glio del 1995, a soli 24 anni, perse la vita in una drammatica ca-
delle squadre dell’uno e dell’altro
duta sulle strade del Tour de France.
segmento e si registrarono quindi
Nella crono a squadre, ultima volta inserita nel programma dei
pesanti defezioni. Secondo questa
cinque cerchi, il nostro team, composto da Anastasia, Colombo,
logica, in nome dell’Alleanza Atlanti-
Contri e Peron, conquistò la medaglia d’argento, alle spalle del-
ca, l’Italia non avrebbe dovuto esse-
la squadra tedesca, che con la caduta del Muro si proponeva fi-
re presente a Mosca, ma il nostro
nalmente “unificata”, ma pur sempre “infarcita” di elementi cre-
Paese, con una fantasia ed una
sciuti nella vecchia DDR. Terza l’equipe dei francesi.
creatività tutta mediterranea, “in
Il secondo oro venne dalla pista, in una gara “new entry”, la cor-
nome dello sport” riusci a garantire
sa a punti (voluta dall’UCI per “stimolare” gli stradirsi ad affac-
la sua partecipazione nella capitale
ciarsi nel mondo dei velodromi). A dare all’Italia questa soddisfa-
sovietica.
zione fu Giovanni Lombardi, fino ad oggi sprinter di grandissimo
valore, preziosissimo “capo treno” delle squadre professionistiche più accreditate.
ATLANTA 1996
L’edizione del centenario, che per un colpo magistrale e
strategico (in termini soprattutto economici) del gigante
Coca Cola si svolse nel capoluogo georgiano degli States
anziché ad Atene, come la logica e la storia avrebbe voluto,
VIII
Il
Mondo del Ciclismo numero 32
il quaderno delle olimpiadi
SYDNEY 2000
fu per il ciclismo azzurro occasione davvero di rinascita: si tornò a
vincere ben quattro medaglie d’oro
L’ultima edizione, che ha inaugurato il ciclo olimpico del “terzo
ed una d’argento, impensabile bot-
millennio”, rientra certamente tra quelle più calorose e vivaci
tino dopo tanti anni di magra!
degli ultimi tempi: il modello di vita e l’entusiasmo australiano,
Questi Giochi furono importanti,
l’efficienza organizzativa, e la stessa altissima tecnologia sono
perché per la prima volta il CIO,
riusciti, in un mixer favoloso, a proporre spettacoli davvero affa-
sulla spinta dei rinnovati equilibri
scinanti, che hanno stimolato gli atleti di ogni disciplina a dare
internazionali e del peso sempre
il meglio di se stessi. Basta scorrere la classifica delle due ga-
più invadente dell’evoluzione me-
re di ciclismo su strada per avere l’idea di cosa possono essere
diatica, abbandonò totalmente l’i-
state
pocrita dicotomia “dilettantismo –
Sydney: la crono fu appan-
professionismo” (e le conseguenti
naggio del russo Ekimov,
farisaiche e false remore su ogni
davanti a Jan Ullrich ed a
le
Olimpiadi
di
aspetto economico nello sport) di-
Lance Armstrong: la cor-
chiarando le Olimpiadi manifestazione “aperta” a tutti gli effetti.
sa in linea ha visto invece
In questo modo fu consentito all’aspetto spettacolo, specie nelle
trionfare il “kaiser” Ull-
discipline a grande influenza professionistica come il basket ed il
rich, grande favorito an-
ciclismo, di esplodere in misura impensabile.
che per le prossime gare
E così, da questa edizione, la manifestazione dei cinque cerchi
ateniesi.
rappresenterà davvero il top degli eventi sportivi.
I nostri azzurri ci propo-
Parlavamo di “rinascita azzurra”: ed infatti ad Atlanta (ove il pro-
sero solo tre medaglie,
gramma di gare riguardanti il gentil sesso si ampliava in modo
ma in questo contesto
esponenziale, e dove fece il suo ingresso il mountainbike) si regi-
brillano i due ori conquistati dalle due grandissime Paola Pez-
strarono le performances d’oro di Antonella Bellutti, nell’inse-
zo (ancora nel crosscountry) e Antonella Bellutti, che grazie al
guimento individuale femminile, di Paola Pezzo nel crosscountry,
suo ecletticismo, diede stavolta il meglio di se stessa nella
di Silvio Martinello nella corsa a punti, e di Andrea Collinelli nel-
corsa a punti, superando con intelligenza e potenza tutte le av-
l’inseguimento individuale maschile. Anche Imelda Chiappa, nel-
versarie. La terza medaglia, di bronzo, arrivava dalla coppia
la prova su strada donne, contribuì ad impinguire il bottino italia-
Silvio Martinello – Marco Villa nell’americana su pista, un’al-
no con uno splendido argento, alle spalle della intramontabile
tra specialità che proprio da questa edizione diventa parte in-
asso francese, Jeannie Longo.
tegrante del programma olimpico.
Parlavamo di coinvolgimento del settore professionistico: ebbene l’ambiente (anche quello italiano, che propose in campo i suoi
ED ATENE 2004?
gioielli più preziosi, come ad esempio Mario
Cipollini) rispose con entusiasmo, ed anche
se una strana prova in linea designò sul podio
bravi atleti (non campioni assoluti conclamati) come lo svizzero Richard Pascal (oro), il
danese Rolf Soresen (argento) e l’italo-britannico (ma che optò per la maglia dell’Inghilterra) Max Sciandri (bronzo), nella cronometro individuale (anche questa importante
new entry, o quanto meno “gradito ritorno”
vista la storia delle prime edizioni) l’ordine di
arrivo fu dei più prestigiosi, visto che medaglia d’oro fu il grandissimo Miguel Indurain,
davanti al suo connazionale Abraham Olano
ed al recormen dell’ora, l’inglese Chris
Boardman.
numero 32
Il
Mondo del Ciclismo
IX
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Quaderno delle Olimpiadi" a cura di Augusto Rosati