Il quaderno delle olimpiadi 1 Una storia appassionante La lunga strada da Atene 1896 ad Atene 2004 di Augusto Rosati Pur nella convinzione che ogni edizione dei Giochi abbia una propria storia a se stante, e come tale debba essere letta e vissuta, vi proponiamo con questo opuscolo un breve “excursus” (osiamo definirlo una sorta di “piccolo Bignami”) su quello che i ciclisti italiani hanno saputo offrire nel corso delle ventotto olimpiadi, da Atene 1896 a Sydney 2000. Potrà servire per entrare in quel clima agonistico che fra pochissimi giorni si riproporrà, di nuovo dopo 108 anni, nella capitale ellenica, con l’auspicio che i tredici azzurri chiamati in questa nuova occasione a rappresentare l’Italia della bicicletta, sappiano confermare ancora una volta il ruolo di protagonista del nostro movimento ciclistico. il quaderno delle olimpiadi La storia siamo noi... del ciclismo CICLISMO ONNIPRESENTE te fu alle Olimpiadi di Atlanta (siamo nel 1996), ove fu dato spazio alle due gare, maschile e femminile, del MTB, con l’introduzione della specialità del crosscountry. Questi due eventi l ciclismo è una delle pochissime discipline che hanno fatto I hanno subito riscontrato il massimo successo, sia in termini di parte da sempre del programma delle Olimpiadi moderne: la spettatori presenti sul circuito, sia per quanto concerne l’au- storia, che molto brevemente riporteremo nelle righe succes- dience televisiva. sive, mette in risalto che, almeno nelle prime edizioni, e comun- Facciamo ora un breve excursus su quanto accadde nelle va- que fino al 1920, le specialità in programma, in particolare quel- rie edizioni per quanto concerne il nostro sport. le della pista, non furono sempre le stesse, ma addirittura si ATENE 1896 svolsero gare su distanze diverse e con regole tra le più disparate. La stessa prova su strada (che però non si effettuò nella seconda, terza e quarta edizione dei Giochi) si propose spesso in Il primo atleta a vincere una prova di ciclismo alle Olimpiadi modo “ballerino”, qualche volta secondo la modalità classica in (era una gara in linea) fu il greco Aristidis Konstantinidis. La linea, altre volte come gara contro il tempo. Anche la cronome- medaglia d’argento fu del tedesco August Goedrich, mentre il tro a squadre non si svolse subito così come bronzo fu dell’inglese Edward Battel. oggi la conosciamo (vale a dire quattro corri- Interessante sapere che il percorso di dori per team impegnati in modo contempo- gara si articolò da Atene a Maratona e raneo e tempo preso sul terzo concorrente): ritorno, per un totale di 84 km e 390 fino al 1956 compreso (parliamo quindi di metri (ndr: l’omonima storica gara di Melbourne) la classifica era stilata tenuto corsa misura infatti 42 chilometri e conto della sommatoria dei tempi fatti regi- 195 metri). L’arrivo era fissato al velo- strare da ciascun atleta di ciascuna nazione dromo Phaliron, impianto a quel tem- nella gara individuale. po esistente nella capitale greca. Altra annotazione interessante riguarda la Oltre alla gara su strada anche alcune pista, le cui gare in assoluto vantano la mag- prove su pista: innanzitutto due spe- giore presenza nel programma delle Olim- cialità cosiddette “canoniche” per il piadi: infatti solo nell’edizione di Stoccolma mondo dei velodromi, vale a dire la ve- (1912) non si svolsero le prove del “tondino”. E locità individuale ed il chilometro da sempre su questo argomento, altra curiosità fermo (entrambe vinte dal francese storica riguarda le prove che per tantissime Paul Masson). Ci furono poi anche la edizioni (da quella del 1924 fino a quella del 1992) sono state pun- 100 km (la vinse il francese Leon Flameng sull’atleta di casa ti di riferimento di questa disciplina: ci riferiamo alla velocità in- Georgios Colettis), la 10 km (la vinse ancora Paul Masson, che dividuale, alla velocità tandem, al chilometro da fermo ed all’in- fu quindi l’eroe di questa edizione), ed ancora una “Dodici ore”, seguimento individuale, anche se di tanto in tanto non mancò vinta dall’austriaco Adolf Schmal. Nessuna informazione di ri- qualche inserimento, come ad esempio fu l’inseguimento indivi- lievo sugli azzurri. duale, che fece la sua comparsa da Tokyo 1964, o il depennamento del tandem a partire dal 1972. PARIGI 1900 – ST LOUIS 1904 E’ a partire dalle ultime due edizioni che il programma fu ampliato e soprattutto adeguato alle rinnovate esigenze di questo Dall’edizione successiva di Parigi (1900) fino a quella di Lon- sempre affascinante e spettacolare segmento del ciclismo. dra, come abbiamo accennato nelle righe precedenti, non ci fu Discorso a parte merita poi il settore femminile, che fece il suo alcuna prova su strada, ma solo la pista ebbe concentrata la ingresso nel mondo olimpico delle due ruote solo a partire dai luce dei “riflettori” olimpici. Nella capitale francese si svolse Giochi di Los Angeles nel 1984: fino all’edizione di Barcellona infatti la velocità individuale e la “25 km” (specialità dominata del 1992 in programma era solo la gara su strada. Poi, a par- dal francese Louis Bastien), mentre quattro anni dopo, a tire dal 1996, si aggiunsero altre specialità. St.Louis, negli States, oltre alla velocità si svolsero una serie Altro momento importante della storia olimpica delle due ruo- di prove su distanza crescente (1/4 miglio pari a 402,3 mt;1/3 numero 32 Il Mondo del Ciclismo III il quaderno delle olimpiadi miglio, 536,5 mt; 1/2 miglio, mentre la classifica a 804,7 mt; 1 miglio, 1609,3 mt; 2 squadre assegnò l’oro miglia, 3.218 mt; 5 miglia, alla Svezia. 8046 mt; 25 miglia 40.232 mt). Nell’edizione succes- Al momento non sappiamo di- siva, ad Anversa nel re se fu un’unica gara con tra- 1920 (ndr: per via della guardi intermedi o furono tan- prima Guerra Mondia- te prove specifiche. Nessuna le saltò la manifesta- informazione di rilievo sugli zione del 1916) ancora azzurri. le due prove su strada contro il tempo: nella LONDRA 1908 individuale vinse lo svedese Harry Stenq- A Londra, nel 1908, ci fu nuo- vist, mentre nell’altra vamente la 100 km su pista, si registrò il primo po- ma anche altre nuove specia- sto dei francesi. Ma le lità. Ci riferiamo all’inseguimento a squadre, che si articolò Olimpiadi di Anversa sulla strana distanza di 1980 yards, pari a 1810 mt, e che vide sono care all’Italia cicli- primeggiare la squadra inglese (composta da Kingsbury, Pay- stica, poiché fu in pista, ne, Meredith e Jones) sulla Germania ed il Canada. Poi fece la più precisamente nel- sua comparsa per la l’inseguimento a squa- prima volta nel pro- dre, che quattro azzurri, gramma olimpico la ve- Ferrario, locità tandem, e subito i Magnani e Giorgetti, francesi si dimostraro- inaugurarono la prima no all’avanguardia: vin- delle trentadue meda- sero infatti Maurice glie d’oro vinte dagli ita- Schilles ed Andrè Auf- liani nelle gare dei “cin- fray. Quindi furono pro- que cerchi” svoltesi fino poste altre due specia- alla scorsa edizione di Sydney 2000. Nella città belga, sempre lità, la cui distanza cer- in pista, si svolsero anche le gare di velocità individuale, del tamente non può esse- tandem, nonché della 50 km. re considerata canonica: parliamo della PARIGI 1924 20km e dei 5000 mt. Si svolse anche una stra- Di nuovo a Parigi, siamo na “velocità individuale”, sulla distanza di un giro, che in quel nel 1924, e per le due ruo- Velodromo corrispondeva a 660 yards, misura che con il siste- te vengono confermate le ma metrico decimale significa 603,55 metri. Nessuna infor- due gare su strada, ma mazione di rilievo sugli azzurri. per quella individuale si ritorna all’antico, vale a STOCCOLMA 1912 ANVERSA 1920 dire con la prova in linea, ove si registra la vittoria del corridore di casa Armand Blanchonnet (ma IV Carli, A Stoccolma nel 1912 ritornarono le gare su strada, individua- anche nella crono a squa- le ed a squadre, mentre, come avevamo già accennato, non ci dre il gradino più alto del fu alcuna prova su pista. Ambedue gli eventi furono contro il podio va ai transalpini). In tempo: la prova single fu vinta dal sudafricano Rudolph Lewis, pista ci sono le gare di ve- Il Mondo del Ciclismo numero 32 il quaderno delle olimpiadi locità individuale e tandem, nonchè la 50 km (tutte e tre appan- sari) le quattro prove in pro- naggio dei francesi) e l’inseguimento a squadre, ove con l’oro gramma. azzurro di De Martino, Dinale, Menegazzi e Zucchetti, l’Italia BERLINO 1936 conferma la sua supremazia in questa specialità. AMSTERDAM 1928 LOS ANGELES 1932 Siamo nel 1936, a Berlino, evento che nell’intenzione degli organizzatori tedeschi doveva avere ben altro significa- Ad Amsterdam, nel 1928, to oltre a quello sportivo, con ambedue le gare su la presenza del Furher, o dei strada sono nuovamente suoi più “qualificati” rappre- contro il tempo (ed am- sentanti nelle tribune di molti bedue sono appannag- campi di gara. Nel ciclismo, gio di atleti danesi), nelle sei medaglie in palio, si mentre su pista il pro- registrò il personale successo gramma prevede chilo- del transalpino Rober Charpentier, che vinse ben tre titoli, va- metro da fermo, velocità le a dire i due della strada più quello dell’inseguimento a individuale e velocità squadre. Olimpiade magra per gli azzurri, che riuscirono a tandem, ed infine inse- conquistare l’argento proprio in quest’ultima specialità con guimento a squadre, ove Bianco Bianchi, Mario Latini, Mario Gentili e Armando Latini. si registra il terzo suc- LONDRA 1948 cesso consecutivo della squadra azzurra, stavolta rappresentata da Tas- La seconda, terribile Guerra Mondiale, bloccò ben due edizioni selli, Cattaneo, Facciani e Lusiani. dei Giochi Olimpici: il festival dei cinque cerchi riprese nel 1948, A Los Angeles, è il 1932, en plein azzurro nelle due gare su a Londra, in un clima di rinnovata speranza e fiducia tra i po- strada ed anche stavolta la prova individuale è contro il tempo, poli. Quella Olimpiade, e così anche quelle successive fino al ove trionfa Attilio Pavesi, che con la sua prestazione, assieme 1960 nella Città Eterna, furono davvero testimonianza eloquen- a quella di Guglielmo Segato, medaglia d’argento e di Olmo, te di quello che doveva (e dovrebbe essere) lo spirito olimpico, contribuisce anche alla conquista dell’oro nella classifica a fondato sulla lealtà, l’amicizia ed il rispetto tra le persone. squadre. A Londra nella prova in linea il successo arrise al francese Jo- Da questa Olimpiade la pista sembra assumere un assetto de- se Beyaert, mentre ai belgi andò l’oro della classifica a squa- finitivo con le prove co- dre. Tre gli allori vinti sidette “canoniche” e dall’Italia: due meda- non si è più, quindi, in glie d’oro nella veloci- balia della decisione tà estemporanea degli Mario Ghella) e nella organizzatori: chilome- velocità tandem (Fer- tro a cronometro, velo- dinando Terruzzi, che cità individuale (ndr: poi si rivelò il più segnaliamo il bronzo grande del nostro Bruno Pel- italiano di tutti i tem- lizzari), velocità tan- pi, e Renato Perona), dem ed inseguimento a ed una d’argento nel- squadre (e qui ancora l’inseguimento altro magnifico oro ita- squadre, con Benfe- liano, con Cimatti, Pe- nati, Bernardi, Citterio dretti, Ghilardi e Bor- e Pucci. numero 32 Il individuale (con seigiornista a Mondo del Ciclismo V il quaderno delle olimpiadi HELSINKI 1952 MELBOURNE 1956 ROMA 1960 Arriviamo al 1960, all’O- VI Nel 1952 fu ancora l’Europa, limpiade romana, vera e con la città di Helsinky, ad propria apoteosi della ospitare i Giochi Estivi, ed an- storia del ciclismo italia- cora una volta i nostri conna- no. Pensate che in questi zionali si mettono in buona Giochi della Città Eterna, evidenza. Il bottino è di cinque gli azzurri delle due ruo- medaglie: due d’oro, una nel- te conquistarono ben la velocità individuale, con cinque medaglie d’oro su Enzo Sacchi, l’altra nell’inse- sei specialità in pro- guimento a squadre, con Mo- gramma. E per il classi- rettini, Messina, De Rossi e co …pelo non fu vinta la Campana; due d’argento, una sesta medaglia d’oro, co- nel chilometro da fermo, an- me vedremo più avanti. Il cora con Morettini, l’altra nel- bottino fu inoltre arric- la gara a squadre della stra- chito da altre due meda- da, con Bruni, Zucconelli e glie, una d’argento, l’altra di bronzo. La parte del leone la recitò Ghidini; infine una di bronzo il settore della pista, allora guidato da un tecnico che ci era invi- con il tandem, composto dal grande Antonio Maspes in compa- diato da tutto il mondo, Guido Costa, da tutti soprannominato “il gnia di Cesare Pinarello. mago” per l’alto numero di vittorie che i suoi atleti, non solo ita- Quattro anni dopo l’evento dei “cinque cerchi” sbarca nell’altro liani, conquistarono nel corso della sua lunghissima ed itineran- emisfero, l’Australia, a Melbourne. Siamo nel 1956, ed in questa te carriera di allenatore. I pistards azzurri vinsero in tutte le spe- edizione l’Italia si aggiu- cialità: Sante Gaiardoni si aggiudicò sia la velocità individuale dicò tre medaglie del (con una volata al cardiopalmo sul belga Leo Sterk) che il chilo- metallo più prestigioso, metro da fermo. Il tempo segnato in quella occasione, una d’argento ed una di 1’07”23/100, fu record del mondo per diversi anni. Nel tandem bronzo. Andiamo nell’or- vinsero Sergio Bianchetto e Giuseppe Beghetto, una coppia en- dine: nella gara in linea trata nella storia dello sport italiano, e non solo per l’assonanza su strada uno strepitoso dei due cognomi. Poi ci fu la vittoria nell’inseguimento a squadre: Ercole Baldini stravinse il team era composto da Arienti, Testa, Vallotto e Vigna. Ad arric- la sua prova, anticipando chire il formidabile en plein il bronzo di Valentino Gasparella, an- quello che avrebbe fatto cora nella velocità individuale. nei due anni successivi, Ed arriviamo alle due gare su strada: per la prima volta erano in vale a dire la conquista programma due discipline: oltre alla canonica prova in linea fu del Giro d’Italia, del titolo inserita una new entry, la “cronometro a squadre”. Finalmente il italiano, del record del- CIO, su proposta della Federazione Internazionale, decise che l’ora e del campionato non era più il caso di assegnare una medaglia stilando una clas- del mondo professionisti. sifica a squadre sulla base dei singoli piazzamenti di ciascun Nel chilometro da fermo team nella prova individuale, ma volle inventarsi una vera e pro- vinse un altro grande del ciclismo tricolore: il padovano Leandro pria cronometro per equipes di quattro corridori, sulla pesantis- Faggin. Infine il quartetto dell’inseguimento, composto ancora da sima ed impegnativa distanza di 100 chilometri. Il percorso pre- Faggin, e poi da Gasparella, Domenicali e Gandini. L’argento fu disposto dagli organizzatori romani si articolava su un circuito da appannaggio di Guglielmo Pesenti, nella velocità individuale (die- ripetersi due volte, un tragitto disegnato interamente su una pa- tro ad uno dei re dello sprint, il francese Michel Rousseau), men- noramicissima arteria a quattro corsie, la Cristoforo Colombo, tre Cesare Pinarello e Giuseppe Ogna conquistarono un sempre che dal Palazzo dello Sport dell’EUR porta ad Ostia, il quartiere “onesto” ed allettante bronzo nella gara tandem. marino di Roma, e ritorno. Questa prova mise in luce la forza e la Il Mondo del Ciclismo numero 32 il quaderno delle olimpiadi preparazione di quattro ragazzi italiani, Bailetti, Cogliati, Fornoni tandem, da Giovanni Pettenella nella velocità. Le medaglie e Trapè, che stravinsero sulla Germania (una squadra che in d’argento furono conquistate da Giorgio Ursi nell’inseguimento quella occasione la diplomazia sportiva internazionale riuscì a individuale (altra prova “new entry”), da Andreoli, Dalla Bona, proporre come equipe “mista”, composta da tedeschi ovest e te- Guerra e Manza nella 100 km a squadre, ancora da Pettenella deschi est, sotto bandiera olimpica e senza inno nazionale), e nel chilometro da fermo, da Sergio Bianchetto nella velocità sull’Unione Sovietica. Questo successo fu un autentico capolavo- individuale, ed infine da Roncaglia, Mantovani, Rancati e Testa ro del CT dell’epoca, Elio Rimedio, un personaggio che per primo nell’inseguimento a squadre. diede un’impronta scientifica alla teoria dell’allenamento nel ciclismo, che si trasformò come sintesi di più materie amalgama- MEXICO CITY 1968 te tra loro: medicina, psicologia, biomeccanica, tecnica, alimentazione, e via dicendo. L’altura fu l’elemento carat- Passiamo ora alla gara “beffa”, la prova in linea, ove la frenesia terizzante di questa edizio- di vincere fece sì che un azzurro, Livio Trapè, sprecò ogni sua ne, per tutti gli sport, ma in energia in una inutile volata al penultimo passaggio sul traguar- specie quelli definiti “di re- do, nella convinzione che fosse invece l’arrivo conclusivo, e man- sistenza”. L’altitudine media dando all’aria l’opportunità dell’en plein, con una una sesta me- ove si svolsero le gare fu at- daglia d’oro per i nostri colori. Ne approfittò invece un atleta pos- torno a quota 2000 e le con- sente e freddo, Viktor Kapitanov, dell’allora Unione Sovietica. seguenze che avrebbe potu- Questo ragazzone, che, come molti altri suoi compatrioti di altri to avere la rarefazione del- sport, era soldato dell’Armata Rossa, colse al volo l’assurda gaf- l’aria sulle prestazioni (ma fe del giovane azzurro, e nella volata decisiva, questa volta dav- anche sul fisico) dei concor- vero quella vera, stracciò l’avvilitissimo Trapè, che dovette ac- renti era la preoccupazione contentarsi, è proprio il caso di dirlo, della medaglia d’argento! maggiore. La partecipazione a questi Giochi impose TOKYO 1964 quindi, soprattutto alle nazioni più avanzate sul piano Con Tokyo inizia una nuova era per le Olimpiadi: a partire da economico, una lunga e pro- questa edizione verrà sempre meno il clima festoso ed amica- pedeutica serie di studi e di le che aveva caratterizzato gli appuntamenti precedenti e si ricerche in campo medico e scientifico per fare in modo che si esalta di contro la tecnologia: delle comunicazioni, degli im- riducesse ogni rischio per gli atleti. Fu così dunque anche per pianti di gara, della stessa organizzazione. Ed anche nella pri- l’Italia, ove si posero in particolare evidenza i medici e gli scien- ma Olimpiade “avveniristica”, il ciclismo italiano esce ancora ziati dell’allora Centro di Medicina dello Sport del CONI (oggi una volta a testa alta. Anche se non al livello dei risultati ro- Istituto di Scienza dello Sport). Sul piano dei risultati il ciclismo mani, Tokyo ci pro- azzurro ne uscì ridimensionato rispetto al passato: quattro le pose una equipe medaglie conquistate, di cui una d’oro nella prova in linea, gra- ben solida e deci- zie ad una performance davvero eccezionale di Pierfranco Via- sa a vincere. E co- nelli, una d’argento, nella velocità individuale, con Giordano sì fu anche questa Turrini, e due di bronzo: la prima nella davvero massacrante, in volta: 3 medaglie questo caso, 100 km cronometro a squadre, con Marcelli, Simo- d’oro e 5 d’argento netti, Vianelli e Bramucci (la prova fu dominata dagli olandesi e il bottino azzurro dai quattro fratelli svedesi Pettersson), l’altra nell’inseguimen- delle due ruote. Il to a squadre, con Bosisio, Roncaglia, Chemello e Morbiato. metallo più pregiato fu conquista- DA MONACO 1972 A SEUL 1988 to da Mario Zanin nella gara su stra- I sedici anni intercorsi tra l’Olimpiade “maledetta” del capoluogo da, da Angelo Da- bavarese (ndr: il pesante aggettivo è in relazione alla tragedia miano e Sergio subita dalla squadra israeliana ad opera di un commando di ter- Bianchetto roristi arabi), fino ai Giochi di Seul in terra di Korea, ci proposero nel numero 32 Il Mondo del Ciclismo VII il quaderno delle olimpiadi un Italia del ciclismo quasi total- Tornando al ciclismo, per l’ambiente dilettantistico azzurro delle mente opaca. Solo due “perle”, una due ruote furono anni di transizione, durante i quali si registrò in d’argento di Giuseppe Martinelli modo sempre più evidente una crisi strutturale del settore della (ndr: oggi tra i più apprezzati DS pista. Ultima annotazione: come accennammo in apertura, i Gio- professionistici) a Montreal, nella chi di Los Angeles del 1984 sancirono l’ingresso delle donne nel gara in linea, ed una d’oro, a Los An- programma olimpico del ciclismo, con la prova su strada. geles, nella 100 km a cronometro (con Bartalini, Giovannetti, Poli e BARCELLONA 1992 Vandelli) diedero un minimo di luce ai nostri colori. Nel capoluogo catalano Fu un periodo indubbiamente pe- assistemmo alla riscos- sante, caratterizzato dalla contem- sa del mondo italiano poranea crescita di due autentici della bicicletta, in parti- “giganti” del blocco comunista del- colare nelle due speciali- l’Est Europeo, l’Unione Sovietica e la tà della strada, le cui DDR, veri e propri “assi pigliatutto” equipes erano gestite in (ed in tutti gli sport), sui quali però modo ancora grava l’ombra ed il sospetto maestro di sport Giosuè di pratiche al limite (…o oltre il limi- Zenoni, oggi componente te?) del lecito adottate nelle loro se- del Consiglio Federale grete e misteriose metodiche d’alle- della FCI, eletto in rap- namento. In questo periodo, ma in presentanza della com- esemplare dal ponente dei tecnici. Tre particolare tra l’edizione del 1980 e quella del 1984, i Giochi furono an- le medaglie azzurre, due d’oro ed una d’argento. che “vittima” del cruento scontro La gara in linea ci diede l’alloro più prezioso, grazie al compian- politico tra i due blocchi mondiali to Fabio Casartelli, che vinse davanti all’olandese Dekker ed al dell’occidente e dell’Est, aspetto lettone Ozols: purtroppo il giovane campione, ultimo vincitore di che, nelle sue modalità più evidenti, una gara olimpica esclusivamente riservata ai dilettanti, il 18 lu- condizionò molto la partecipazione glio del 1995, a soli 24 anni, perse la vita in una drammatica ca- delle squadre dell’uno e dell’altro duta sulle strade del Tour de France. segmento e si registrarono quindi Nella crono a squadre, ultima volta inserita nel programma dei pesanti defezioni. Secondo questa cinque cerchi, il nostro team, composto da Anastasia, Colombo, logica, in nome dell’Alleanza Atlanti- Contri e Peron, conquistò la medaglia d’argento, alle spalle del- ca, l’Italia non avrebbe dovuto esse- la squadra tedesca, che con la caduta del Muro si proponeva fi- re presente a Mosca, ma il nostro nalmente “unificata”, ma pur sempre “infarcita” di elementi cre- Paese, con una fantasia ed una sciuti nella vecchia DDR. Terza l’equipe dei francesi. creatività tutta mediterranea, “in Il secondo oro venne dalla pista, in una gara “new entry”, la cor- nome dello sport” riusci a garantire sa a punti (voluta dall’UCI per “stimolare” gli stradirsi ad affac- la sua partecipazione nella capitale ciarsi nel mondo dei velodromi). A dare all’Italia questa soddisfa- sovietica. zione fu Giovanni Lombardi, fino ad oggi sprinter di grandissimo valore, preziosissimo “capo treno” delle squadre professionistiche più accreditate. ATLANTA 1996 L’edizione del centenario, che per un colpo magistrale e strategico (in termini soprattutto economici) del gigante Coca Cola si svolse nel capoluogo georgiano degli States anziché ad Atene, come la logica e la storia avrebbe voluto, VIII Il Mondo del Ciclismo numero 32 il quaderno delle olimpiadi SYDNEY 2000 fu per il ciclismo azzurro occasione davvero di rinascita: si tornò a vincere ben quattro medaglie d’oro L’ultima edizione, che ha inaugurato il ciclo olimpico del “terzo ed una d’argento, impensabile bot- millennio”, rientra certamente tra quelle più calorose e vivaci tino dopo tanti anni di magra! degli ultimi tempi: il modello di vita e l’entusiasmo australiano, Questi Giochi furono importanti, l’efficienza organizzativa, e la stessa altissima tecnologia sono perché per la prima volta il CIO, riusciti, in un mixer favoloso, a proporre spettacoli davvero affa- sulla spinta dei rinnovati equilibri scinanti, che hanno stimolato gli atleti di ogni disciplina a dare internazionali e del peso sempre il meglio di se stessi. Basta scorrere la classifica delle due ga- più invadente dell’evoluzione me- re di ciclismo su strada per avere l’idea di cosa possono essere diatica, abbandonò totalmente l’i- state pocrita dicotomia “dilettantismo – Sydney: la crono fu appan- professionismo” (e le conseguenti naggio del russo Ekimov, farisaiche e false remore su ogni davanti a Jan Ullrich ed a le Olimpiadi di aspetto economico nello sport) di- Lance Armstrong: la cor- chiarando le Olimpiadi manifestazione “aperta” a tutti gli effetti. sa in linea ha visto invece In questo modo fu consentito all’aspetto spettacolo, specie nelle trionfare il “kaiser” Ull- discipline a grande influenza professionistica come il basket ed il rich, grande favorito an- ciclismo, di esplodere in misura impensabile. che per le prossime gare E così, da questa edizione, la manifestazione dei cinque cerchi ateniesi. rappresenterà davvero il top degli eventi sportivi. I nostri azzurri ci propo- Parlavamo di “rinascita azzurra”: ed infatti ad Atlanta (ove il pro- sero solo tre medaglie, gramma di gare riguardanti il gentil sesso si ampliava in modo ma in questo contesto esponenziale, e dove fece il suo ingresso il mountainbike) si regi- brillano i due ori conquistati dalle due grandissime Paola Pez- strarono le performances d’oro di Antonella Bellutti, nell’inse- zo (ancora nel crosscountry) e Antonella Bellutti, che grazie al guimento individuale femminile, di Paola Pezzo nel crosscountry, suo ecletticismo, diede stavolta il meglio di se stessa nella di Silvio Martinello nella corsa a punti, e di Andrea Collinelli nel- corsa a punti, superando con intelligenza e potenza tutte le av- l’inseguimento individuale maschile. Anche Imelda Chiappa, nel- versarie. La terza medaglia, di bronzo, arrivava dalla coppia la prova su strada donne, contribuì ad impinguire il bottino italia- Silvio Martinello – Marco Villa nell’americana su pista, un’al- no con uno splendido argento, alle spalle della intramontabile tra specialità che proprio da questa edizione diventa parte in- asso francese, Jeannie Longo. tegrante del programma olimpico. Parlavamo di coinvolgimento del settore professionistico: ebbene l’ambiente (anche quello italiano, che propose in campo i suoi ED ATENE 2004? gioielli più preziosi, come ad esempio Mario Cipollini) rispose con entusiasmo, ed anche se una strana prova in linea designò sul podio bravi atleti (non campioni assoluti conclamati) come lo svizzero Richard Pascal (oro), il danese Rolf Soresen (argento) e l’italo-britannico (ma che optò per la maglia dell’Inghilterra) Max Sciandri (bronzo), nella cronometro individuale (anche questa importante new entry, o quanto meno “gradito ritorno” vista la storia delle prime edizioni) l’ordine di arrivo fu dei più prestigiosi, visto che medaglia d’oro fu il grandissimo Miguel Indurain, davanti al suo connazionale Abraham Olano ed al recormen dell’ora, l’inglese Chris Boardman. numero 32 Il Mondo del Ciclismo IX