ALLE PAGG. 6/7/8 Catania - anno XXXI - n. 24 - 21 giugno 2015 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 CONTIENE I.P. (conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 settimanale regionale di attualità SPECIALE VISITA PASTORALE “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” XXIV Rapporto Immigrazione 2014 Caritas e Migrantes SICILIA terra di accoglienza e SOLIDARIETÀ “La Sicilia sta accogliendo 16.500 persone nella recente emergenza migranti, 260 persone ogni 100 mila abitanti, contrariamente al Veneto e alla Lombardia che ne stanno accogliendo 60 ogni 100mila abitanti. L’Isola ne accoglie almeno quattro volte in più rispetto ad altre regioni italiane. L’Italia paga la mancanza di un piano di accoglienza per chi chiede protezione internazionale (protezione sussidiaria, asilo e protezione umanitaria) non previsto dalla legge Bossi-Fini: una carenza che ha prodotto solo emergenza e malaffare”. Lo ha detto Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes, a margine della presentazione regionale del XXIV Rapporto Immigrazione 2014 realizzato da Caritas e Migrantes, che si è svolta, venerdì 12 giugno, al Museo Diocesano di Catania, dal titolo “Migranti, attori di sviluppo”. L a giornata promossa dall’Ufficio Migrantes e dalla Caritas Diocesana è stata aperta dall’intervento dei due direttori, rispettivamente, il diacono Giuseppe Cannizzo e Don Piero Galvano. Il direttore dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale dei migranti nel salutare i presenti in a pagina 4 PER IL FESTIVAL I ART “PETRA” sala ha ricordato come bisogna guardare al fenomeno migratorio con un’altra prospettiva uscendo dalla globalizzazione dell’indifferenza e valorizzare i migranti come risorsa. “Senza di essi – ha ricordato il diacono Cannizzo – dei settori economici in Italia sarebbero in crisi visto che i migranti contribuisco- no attivamente a sostenere l’Italia ancora in difficoltà economica e culturale. Cosi come accade a Catania, dove a partire dagli anni settanta e ottanta vivono diverse comunità etniche che si sono perfettamente integrate in città. È il caso delle comunità mauriziane e srilankesi (di lingua tamil e cingalese) arrivate alla seconda e forse anche terza generazione, che si distinguono per laboriosità nelle diverse mansioni dei settori lavorativi, in particolare quello dell’assistenza alla persona”. Significativo anche l’intervento di don Piero Galvano. “Voglio condi(segue a pag. 2) 20 giugno a Roma manifestazione a San Giovanni su Gender nelle scuole e ddl Cirinnà Difendiamo i nostri figli er promuovere il diritto del bambino a crescere con mamma e papà, vogliamo difendere la famiglia naturale dall assalto a cui è costantemente sottoposta da questo Parlamento, vogliamo difendere i nostri figli dalla propaganda delle teorie gender che sta avanzando surrettiziamente e in maniera sempre più preoccupante nelle scuole”. Il comitato Difendiamo i nostri figli , spiega così la convazione a Roma per il 20 giugno, di una manifestazione imponente a difesa dell istituto del matrimonio, della famiglia composta da un uomo e da una donna, del diritto del bambino ad avere una figura materna e una paterna, senza dover subire già dalla scuola dell infanzia la propaganda dell ideologia gender definita da Papa Francesco un errore della mente umana . Spiegano i promotori: Chiamiamo alla mobilitazione nazionale tutte le persone di buona volontà, cattolici e laici, credenti e non credenti, per dire no all avanzata di progetti di legge come il ddl Cirinnà che dell ideologia gender sono il coronamento e arrivano fino alla legittimazione della pratica dell utero in affitto. Ci troveremo tutti in piazza a Roma, schierati a difesa della famiglia e dei soggetti “P XII EDIZIONE del CONCORSO “ILARIA E LUCIA” Ricevendo in visita ad limina i vescovi di Estonia e Lettonia, Papa Francesco si sofferma sulle problematiche della famiglia di oggi ed esorta ad affrontare le insidie del “secolarismo” e del “relativismo”. La famiglia, “quale dono di Dio per la realizzazione dell’uomo e della donna creati a sua immagine e quale cellula fondamentale della società”, laddove, al contrario, “il matrimonio è spesso considerato una forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno”. Tale “concezione riduttiva”, ha osservato Francesco, influisce anche “sulla mentalità dei cristiani, causando una facilità nel ricorrere al divorzio o alla separazione di fatto”. «Riaffermare il diritto di mamma e papà a educare i figli e fermare la ‘colonizzazione ideologica’ della teoria gender nelle scuole» è l’appello che si rinnova al Governo per non distruggere l’istituto della famiglia, “patrimonio e tesoro dell’umanità”. Padre Étienne Roze, autore del saggio ‘Verità e splendore della differenza sessuale’, tracciando un’analisi dell’ideologia di genere scrive che “La complementarità tra l’uomo e la donna, vertice della creazione divina, è oggi messa in discussione dalla cosiddetta ideologia di genere”. La gender theory che si affaccia alla storia nel 1995 a Pechino. Essa ha a che fare con una deriva dell’intelligenza che trova nel nichilismo la sua massima espressione, dove al realismo subentra l’idealismo. La natura diventa un non senso, cioè è l’uomo che si fa Dio e può plasmare la realtà e la verità a suo piacimento. Quindi, nella misura in cui la realtà che ci circonda non è più un dato originario che ci precede e ci dà dei significati, si pretende di ridefinire anche la differenza sessuale. Questo regresso culturale matura attraverso le applicazioni moderne del nichilismo, l’esistenzialismo, il costruttivismo e lo strutturalismo studiate, assorbite e reinterpretate dalle femministe attive nelle università americane negli anni ’70 Il condottiero (segue a pag. 2) a pagina 11 SICUREZZA STRADALE: “UNA GUIDA ...PER LA VITA” a pagina 12 2 Prospettive - 21 giugno 2015 sommario al n. 24 PRIMO PIANO La singolarità della Maternità e della Paternità nell’educazione ___________3 Indietro nel tempo intervistando Giuseppe Cirincione _______3 Salviamo la Famiglia di Mons. Antonino Legname __5 Paternò: Celebrata la II Festa del Dono 2015 ___5 INFORMADIOCESI Notizie in breve ___________8 Scuola per operatori di pastorale familiare_______8 DIOCESI In ricordo di Mons. Giosuè Chisari ____9 Concerto musica sacra liturgica a San Nicolò l’Arena ______9 Verso Firenze. Riunione fra parrocchie IX Vicariato ____11 Diversamente amabili di Nunziatella Cavalieri____12 La storia dei Carabinieri tra carta e piombo ________12 Direzione amministrazione e redazione: via Etnea, 8 95121 Catania Redazione e amministrazione: tel. 095 2500220 fax 095 8992039 www.prospettiveonline.it E-mail: [email protected] [email protected] [email protected] Editrice ARCA s.r.l. via Etnea, 8 95121 Catania Iscritta al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) n. 7858 Direttore responsabile Giuseppe Longo Grafica e impaginazione: Vera Cannavò Abbonamenti: ordinario Euro 40,00 ridotto (scuole, associazioni, confraternite, etc.) Euro 30,00 versamento su c/c postale n. 12442935 intestato a: ARCA s.r.l. via San Giuseppe al Duomo 2/4 95124 Catania Pubblicità: a mod. (1 colonna x 41mm). Commerciali Euro 27,11 a mod. Redazionali Euro 1,55 a mm Annunci immobiliari e R.P.Q. 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Hanno concelebrato l’Abate Ildebrando Scicolone, il Vescovo emerito di Noto, Giuseppe Malandrino e molti sacerdoti del vicariato. Alla cerimonia religiosa per ricordare la pia giovinetta di Pedara, morta in odore di santità, anche molte personalità del mondo civile, fra cui il neo eletto sindaco di Pedara Antonio Fallica. Presenti pure molte rappresentanze delle confraternite di Pedara e di Trecastagni. Hanno animato la liturgia le corali polifoniche riunite di Pedara “G. Recupero” e “S. Antonio Abate, dirette rispettivamente da Antonio Pappalardo e Fania La Spina. Nella omelia Mons. Gristina, dopo aver tratteggiato le virtù di Giuseppina Faro che, centocinquant’anni fa, praticò con fede e generosità le virtù della solidarietà e dell’aiuto concreto dove nel 1847 nacque la serva di Dio Giuseppina Faro. Il Comitato, promotore della causa, si è già attivato per allestire nella casa museale spazi di accoglienza e un corredo, il più ricco possibile, di oggetti e arredi appartenuti a Giuseppina Faro e tutta la successiva documentazione, proveniente “da ogni parte”, che parla delle virtù eroiche di Giuseppina Faro. verso i più bisognosi, ha riferito sullo stato del processo di canonizzazione attualmente incardinato presso la santa sede. L’Arcivescovo ha aggiunto che da Roma il postulatore ha chiesto un supplemento di indagine istruttoria, in considerazione anche del lungo tempo trascorso dalla vita terrena di Giuseppina Faro e a tale scopo ha ricostituito il tribunale presieduto dal suo delegato sacerdote Giuseppe Putrino. A conclusione della liturgia si è svolta la processione al santuario dell’Annunziata, con l’offerta floreale sulla tomba di Giuseppina Faro cui hanno partecipato, oltre i numerosi fedeli accorsi nell’occasione, anche gli alunni dell’istituto comprensivo “S. Casella” di Pedara, che hanno aderito, come ogni anno, al progetto di “Educazione alla solidarietà sulle orme di Giuseppina Faro”. Questa bella iniziativa, che si rinnova ogni anno, è coordinata dalla presidente del Comitato “Pro serva di Dio Giuseppina Faro”, prof.ssa Maria Rapisarda, e dal Dirigente scolastico prof. Fernando Rizza. La festa in ricordo di Giuseppina Faro, quest’anno ha una valenza e un sapore particolare. Qualche settimana fa, infatti, alla presenza dell’Arcivescovo Mons. Gristina, delle autorità comunali e di tanti cittadini “devoti” di Giuseppina Faro, è stata inaugurata la casa museo “Domus caritatis”, allocata nel “caseggiato Faro”, Poi, la presentazione è entrata nel vivo, grazie alla competenza e all’estrema accuratezza con cui mons. Perego ha esposto i dati riguardanti i cittadini stranieri residenti in Sicilia, tra le regioni meridionali, dopo la Campania, con la maggiore quota nazionale di stranieri sulla popolazione (3,3%). Sull’Isola rispetto all’anno scorso è aumentato il numero degli stranieri residenti: da circa 140mila a 162.408 presenze rilevate al 1° gennaio 2014, che corrispondono al 3,2% della popolazione regionale. Ovvero al 31,7% del loro totale presente nelle regioni del Sud. Palermo (20,3%), Catania (18%), e Messina (17,0%) si confermano le città con la maggiore concentrazione di cittadini stranieri. Rimane stabile la presenza delle donne che si attesta al 50,3%, e si diversificano le nazionalità visto che oltre alla storica presenza dei tunisini (17.876), aumentano rumeni (48.014), marocchini (14.398), e srilankesi (13.554). L’incidenza della forza lavoro di cittadini stranieri nel 2014 rappresenta il 5,4% del totale regionale degli occupati (70.823 lavoratori) stando alle fonti Istat. E provengono da Romania (32,5%) Tunisia (11,7%) Sri Lanka (8,4%) e Marocco (8,1%). Quanto alle rimesse, strumento importante per la cooperazione dello sviluppo, purtroppo, sono in calo del 21%: segno della precarietà e della disoccupazione in cui versano i cittadini stranieri della Sicilia. Nel 2013 i titolari di imprese nati in un paese extra-Ue sono 17.351 (Fonte Ministero del Lavoro Unioncamere). Queste imprese costituiscono il 5,5% del totale nazionale, e sono aumentate rispetto all’anno precedente del 4,6%, valore molto prossimo al dato nazionale. Infine, altro dato importante, nell’anno scolastico 2013/2014, gli alunni stranieri presenti nelle scuole siciliane sono aumentati del 2,7%, per un totale di 24.132 alunni con cittadinanza straniera concentrati soprattutto nelle primarie. (Fonte Miur). Il Rapporto 2014 - presentato in ambito nazionale lo scorso 4 giugno all’Expo Milano 2015 - delinea la situazione della mobilità internazionale e nazionale, per poi soffermarsi, quest’anno nella specifica sezione dedicata all’Expo, su due argomenti: il cibo come causa delle migrazioni e il cibo come occasione di sviluppo. Soprattutto è la mancanza di cibo a creare povertà e disuguaglianza. Ogni anno 51 fuori di un corpo femminile. A questo punto l’essere donna non avrà più a che fare con il dato reale della maternità, che invece verrà completamente assorbita dalla biotecnica. Come scrive il card. Elio Sgreccia nell’introduzione al libro: “La migliore confutazione della filosofia decostruttiva del gender sta nella presentazione della positività racchiusa nell’antropologia cristiana”, interpretando l’espressione di Fedor Dostoevskij, “la bellezza salverà il mondo”. Nel corso dei secoli, le varie eresie hanno consentito alla Chiesa di svolgere un’opera di approfondimento per confutarle. Oggi il gender, pur non essendo un’eresia bensì un’ideologia, dà la possibilità di approfondire la dimensione creaturale della dif- ferenza sessuale. Come ha detto Papa Francesco: “Tutta la Chiesa è chiamata a testimoniare la bellezza della differenza sessuale dinanzi al proliferare di un’ideologia che pretende di corrodere il bagaglio biologico e antropologico che ha accompagnato per secoli l’umanità”. “Nessuno nella chiesa cattolica italiana in questo momento, né vescovi né sacerdoti né laici si sognano di dire di “sì”, alzare bandiera bianca rispetto all’equiparazione di forme di convivenza con la famiglia costituzionale, rispetto all’introduzione subdola della gender theory nella scuola”. Occorre far sentire la propria voce e non si dica che “chi tace acconsente”. ® milioni di bambini al di sotto dei cinque anni deperiscono a causa della malnutrizione, e quasi 7 milioni muoiono. La più alta concentrazione vive nell’Africa Subsahariana, dove 1 bambino su 3 è sottoalimentato. Un caso emblematico del rapporto tra crisi ambientale – con la conseguente carenza di cibo e acqua – e movimenti migratori di massa riguarda il Corno d’Africa e, in particolare, la zona di confine tra Kenya e Somalia. Le popolazioni del Corno d’Africa sono tra coloro che al mondo soffrono maggiormente l’insicurezza alimentare, a causa del continuo crescere dell’aridità del suolo, della frequenza della siccità, della dipenden za alimentare dall’esterno e di un’economia paralizzata da conflitti e ingiustizie sociali. In queste e altre regioni dell’Africa le politiche economiche degli ultimi anni, infatti, sono state rivolte a soddisfare gli interessi di grandi compagnie commerciali, principalmente nel settore alimentare e dell’agro business, che hanno occupato grandi appezzamenti di terreno fertile a discapito della popolazione locale (fenomeno del land grabbing) e hanno attivato strategie di deforestazione e sfruttamento intensivo delle risorse naturali, per una produzione agricola finalizzata all’esportazione. Ciò ha condotto all’estrema dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di beni alimentari, spesso donati alla popolazione locale da agenzie umanitarie che tuttavia, cosi facendo, hanno alimentato una mentalità basata sulla dipendenza invece che accrescere la resilenza e l’autosufficienza. Inoltre il mancato intervento dei governi sui prezzi degli alimenti ha contributo a trasformare la siccità in una catastrofe umanitaria, rendendo irreperibili le due principali fonti di vita: l’acqua e il cibo. È l’Africa delle migrazioni. Sono anche i volti dei migranti, che dopo un primo viaggio alla ricerca di una vita migliore nel Nord Africa, attraversano il Mediterraneo sui barconi, nei cosiddetti “viaggi della speranza”. ® M (continua da pag. 1) SICILIA... videre con voi la mia esperienza di sacerdote – ha esordito il direttore della Caritas dopo aver salutato i presenti - che vive insieme ad altri sacerdoti, provenienti da diversi paesi del mondo, alla Casa del Clero di Catania: ho incontrato chi veniva dal Congo, dalla Tanzania, dall’Egitto, dall’Ucraina, dall’India, dallo Sri Lanka. Posso testimoniare e affermare che la conoscenza e il confronto con le altre culture – ha continuato don Piero Galvano modi di pensare e di vivere, è stato e continua ad essere per me e per tutti quelli che vivono alla Casa del Clero un arricchimento umano e cristiano: aiuta sia a vivere in questo mondo nel rispetto e nell’accoglienza di ogni uomo e di ogni donna, sia a valorizzare la “novità” che porta con sé l’altro, perché in ogni uomo, in ogni cultura c’è qualcosa di bello, di buono e di giusto, che puoi ricevere e donare”. Intervento che si è concluso con l’auspicio di vedere presto realizzato il sogno di una Chiesa ed una società sempre aperte, non chiuse in sé stesse, in cui tutti siano accolti e valorizzati e si adoperino a costruire un mondo migliore. (continua da pag. 1) DIFENDIAMO... e ’80. Oggi, nella reinterpretazione femminista del metodo di Marx, il capitale è rappresentato dall’eterosessualità e il proletariato da tutti i generi fluidi e in continua evoluzione, che in lingua inglese vengono indicati con il termine queer. Essi sono una cinquantina, oltre alle identità raggruppate sotto l’acronimo Lgbt. Secondo le congetture di queste femministe, la storia è stata dominata per secoli dall’oppressione dell’eterosessualità come condizione necessaria per la riproduzione dell’essere umano, ma è finalmente giunta l’ora in cui le catene della schiavitù verranno spezzate, attraverso l’ectogenesi, ossia la possibilità di avere dei bambini al di Alfio Nicolosi Fondaz. Beato Card. Dusmet Fondo di Solidarietà Antiusura Via Porticello 10 95131 Catania (CT) Tel. Segreteria 095 7169067 Tel. Primo Ascolto 345 2995483 3 Prospettive - 21 giugno 2015 Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia La singolarità della Maternità e della Paternità nell’EDUCAZIONE uando Enea abbandona Troia, egli porta sulle sue spalle il padre Anchise e tiene per mano il figlio Julo. Tale immagine attesta in modo semplice e al contempo efficace come il genitore rimarrà sempre figlio, come il figlio diventa, a sua volta, genitore, e, infine, come è genitore autentico solo chi è vero figlio. In altre parole, nella relazione fondamentale genitorefiglio si gioca la dignità stessa della persona. Che cosa si può dire allora di chi non ha genitori o di chi non ha figli. Forse sarà sempre mancante di qualcosa di fondamentale nella sua vita? Certamente la figliolanza e la genitorialità sono relazioni che fanno parte della natura stessa della persona, però chi non ha genitori troverà e cercherà sempre dei punti di riferimento genitoriali; allo stesso tempo chi non ha figli vivrà sempre una relazione di genitorialità nei confronti di persone che non sono suoi figli naturali. Una vera figliolanza è sempre a fondamento di una vera genitorialità. Inoltre, la genitorialità non è mai un evento di una sola persona. La stessa natura umana mostra come per generare un essere umano sono fondamentali un uomo e una donna. Anche qualora l’uomo relativizzasse tale verità fondamentale tramite le nuove tecniche scientifiche, egli dovrà sempre seguire la natura perché si servirà sempre di qualcosa che è maschile e di qualcosa che è femminile per dar vita ad una persona umana. Tale discorso non si esaurisce chiaramente al solo generare fisiologico, perché esiste anche un generare che riguarda tutta la vita. A tale generare si dà il nome di educazione, perché l’educazione è il generare continuo della persona. Educare non significa soltanto insegnare delle norme comportamentali o dei valori. Educare significa, dal latino ex ducere, aiutare la persona a uscire da sé e portare in pienezza ciò che lui è. Per educare, infatti, bisogna prima di tutto ascoltare e conoscere la persona. Diversamente si rischierebbe di dare alla persona un abito o un volto che non è suo. Essendo allora tale missione molto complessa, essa riguarda non un solo genitore ma entrambi, un uomo e una donna. La sinergia tra un padre e una madre garantisce una completa e armonica educazione al proprio figlio. Mancando o l’uno o l’altra, mancherà qualcosa di fondamentale Q nella crescita del proprio figlio. La madre e il padre hanno delle caratteristiche relazionali al figlio che l’altro coniuge non potrà mai avere. Ogni singolo genitore è sempre insostituibile. Ad esempio solo e soltanto la madre porta il figlio dentro il grembo materno. Ciò attesta un elemento fondamentale della relazione materna, suo singolare che non ha la paternità: portare sempre dentro di sé il figlio. Quando il Vangelo parla di Maria, dinanzi ad alcuni eventi dice che “Maria serbava dentro di sé tutte queste cose”. Ciò afferma la singolarità unica della madre: portare dentro sempre suo figlio. La madre ha un’interiorità che il padre non può mai avere, perché lei è colei che sa entrare dentro gli eventi della vita, dentro le persone, a maggior ragione entra dentro la vita del proprio figlio, che porta sempre dentro di sé. Proprio perché la madre porta il figlio dentro il suo corpo per nove mesi, lo porterà sempre dentro di sé per tutta la vita. Inoltre, la madre è colei che si prende cura del proprio figlio accompagnandolo sempre in tutte le fasi della vita. È chiaro che nel tempo le modalità di cura mutano, ma mai la sostanza. Una madre, anche quando si trova a letto senza forze e paralizzata, con il cuore si prenderà sempre cura del proprio figlio. E non finisce qui: una madre continuerà anche dal cielo a prendersi cura del proprio figlio. Non a caso in tutte le parti del mondo il nome più invocato dei santi è quello della Vergine Maria, perché lei è la madre celeste che si prende sempre cura di tutti i suoi figli. Infine, proprio perché una madre custodisce e custodirà sempre suo figlio dentro di sé, non avrai mai bisogno di trattenerlo. Anzi, il trattenere soffocherebbe il figlio stesso, mentre lasciarlo volare in alto custodendolo sempre dentro, è la cosa più santa che una madre potrebbe fare. Mentre la madre porta dentro sé il figlio, il padre invece è colui che per primo guarda di fronte il figlio, perché è esterno a lui. Il padre è il primo altro dalla madre ed è colui che per primo lo aiuta ad uscire dalla madre. Lui è per il figlio il vero ponte con tutto il mondo esterno diverso dalla madre. Se la madre è il simbolo per eccellenza della casa, il padre è il simbolo per eccellenza del mondo ester- no alla casa, spronando il figlio a uscire fuori di casa per costruire relazioni con l’esterno. Il padre è anche il segno del Padre celeste. Ciò non significa che la madre non abbia riferimento al Padre celeste; però come con il padre il figlio ha sempre uno scarto di relazione, così anche col Padre celeste c’è tale scarto che diventa per noi mistero. Infine i figli non sono né dei genitori né per i genitori. In Genesi si afferma che Adamo ed Eva lasceranno padre e madre, quando non hanno né un padre né una madre. Significa che i figli sono per un progetto molto più grande. Certamente i genitori danno il meglio di sé per la realizzazione dei figli, ma poi devono lasciarli liberi di vivere la loro unica e singolare vita. Qual è, allora, la gioia vera dei genitori se non quella che un giorno anche i loro figli diventino a loro volta dei veri genitori: questa è la ragione per cui i nonni interagiscono spesso con i loro nipotini con tanta fierezza e con profonda gioia. Su tali fondamenti si può costruire la vera impalcatura per la sana relazione tra figli e padre e madre. Don Salvatore Bucolo l’intervista Indietro nel tempo intervistando Giuseppe Cirincione Molte malattie derivano dai guasti dell’anima ra stata costituita l’Unità d’Italia da appena due anni e la Sicilia aveva contribuito con i suoi sforzi umani e pecuniari all’aggregazione politica del paese! Mi viene da ridere quando penso a questa parolona, “Unità”. Si, certamente sulla carta del “grande tessitore”, Camillo Benso conte di Cavour c’era una nazione, ma la realtà ci mostrava tante regioni con propri dialetti e i propri problemi! E che dire del popolo siciliano che da Garibaldi e le sue settecento camice rosse (non erano neanche mille e molti di questi erano bergamaschi) si aspettava giustizia e terre con la fine di soprusi e angherie. Questo è quello che mi si mostrò in una delle mie esplorazioni nel tempo, attività che mi viene spontanea durante la fase onirica, quando si allenta la coscienza vigile e la mente viaggia in una dimensione cronologica regressiva. Vidi un signore anziano dai vestiti logori ma puliti che bofonchiava: <<Si campava megghiu n’to tempu di Borbone, c’era pani e companaticu pi tutti e travagghiavamu a nostra terra, c’era na flotta cu centinaia di navi e n’ta città c’eranu teatri e jardini fioriti e scoli pi picciriddi. Ah, si stava megghiu prima! Ora cu sta Unità semu chini di tassi di pagari: l’addizionali, a proviniciali, u focatico, a tassa pa famigghia e persino a tassa di successioni! Semu divintati parenti do re? E pi sta Sicilia, sta terra biniditta nenti c’è, perchi chiddi do Continenti cchi nostri dinari s’anu fattu ponti, strati, scoli, ferrovie, spitali>>. Aveva ragione quell’anima vagante, voce di un sentimento collettivo offeso da tanta ignominia! E fu in quella circostanza che incontrai il nostro perso- E naggio. Un uomo sulla cinquantina d’anni, uno sguardo profondo come di chi ha raggiunto una saggezza interiore e non ostentata e che conosce le umane miserie. Mi portò nella sua terra natia: Bagheria. Mi mostrò i campi in periferia al paese e proferì queste parole: <<Sono figlio di contadini e venni al mondo il 19 marzo del 1863. Fino a quattordici anni lavorai la terra dando solido aiuto a mio padre. Il mio nome è Giuseppe Cirincione>>. Avevo sentito parlare dal professore Santi Correnti, mio maestro di vita, di un noto oculista di Bagheria che divenne un luminare della scienza oftalmica a livello europeo. Quando sogni è tutto possibile, così senza stupirmi eccessivamente per questo incontro straordinario, invitai il mio interlocutore a parlarmi di sé. Costui facendo un cenno col capo in segno di assenso, così continuò: <<Frequentavo le scuole elementari, quando il mio insegnante, il sacerdote Francesco Castronovo, accortosi del mio ingegno, stimolò i miei genitori a farmi proseguire gli studi. E con molti sacrifici mio padre mi iscrisse alla Scuola Normale di Palermo e poi all’Istituto Nautico. In seguito intrapresi anche gli studi classici. Superata brillantemente la licenza liceale m’iscrissi alla Facoltà di Medicina dell’Ateneo di Palermo, poi a quella di Parigi, di Genova e di Napoli ove mi laureai nel 1888. L’anno successivo vinsi il premio di perfezionamento in medicina all’Accademia di Torino e così mi specializzai in oculistica. Prestai la mia opera in cliniche tedesche e francesi e tenni cattedra di oftalmologia all’Università di Siena, Palermo e Roma. Ero molto stimato tra i colleghi europei e arabo israeliti>>. Lo conobbero anche gli arabi? <<Si, perchè mi ero trasferito in Tunisia per problemi di salute e la mia fama si diffuse rapidamente anche tra insigni oculisti di quel territorio. Le mie ricerche sulla disciplina le pubblicai su riviste scientifiche da me stesso fondate e stampate in una tipografia che aveva sede negli scantinati della mia clinica a Roma>>. Mi parli di qualche suo contributo a livello scientifico, sicuramente la sua eredità è stata accolta da tanti studenti e scienziati? <<Mi chiamavano “il mago degli occhi” e assistenti e colleghi rimasero stupiti quando nel 1913 feci un intervento chirurgico di trapianto della cornea, ridando la vista a un cieco. Mia cara, la scienza deve essere applicata a servizio dell’umanità, deve migliorare la condizione di tutti gli uomini indistintamente dal ceto di appartenenza, per questa ragione ho voluto non solo nella Capitale ma anche nella mia piccola Bagheria un centro oftalmico di prestigio che prodigava cure e assistenza anche ai più bisognosi. Nostro Signore, non guarì forse un cieco? Non guariva forse gli storpi? La salute fisica e mentale è un bene fondamentale e tutti ne devono fruire!>> Professore, lei ha avuto un forte ascendente sui suoi concittadini! Non ha mai temuto invidie e rivalità? <<Non me ne sono curato o forse non me ne sono accorto. Sono stato sempre un medico a tempo pieno, pronto a intervenire anche nei casi di malattie sociali>>. Malattie sociali? Non capisco? <<A Bagheria la tranquillità del paese sovente era disturbata da rapporti rivali tra cosche mafiose. Ebbene, nella veranda della mia villa ho invitato i capi di queste sette e li ho fatti rappacificare, ponendo fine a episodi delittuosi che mietevano vittime al suon di lupara>>. Professore, quello che lei mi rivela è meraviglioso! Cosa direbbe ai medici di oggi? <<Operare guarigioni nel corpo e nello spirito, molte malattie derivano dai guasti dell’anima>> Detto questo scomparve. Vidi in lontananza la campagna di Bagheria e da quella terra un buon seme che ha generato molto frutto: Giuseppe Cirincione. Stefania Bonifacio 4 Prospettive - 21 giugno 2015 PRIMOPIANO Premiazione della XII edizione del Concorso Artistico - Letterario “Ilaria e Lucia” Empatia sentimentale n un clima gioioso, alla presenza di un foltissimo pubblico di allievi, genitori, docenti, amici e familiari, nell’Auditorium Monastero dei Benedettini di Catania, lunedì 8 giugno, nell’ambito del Progetto “La Pace s’impara. Per una vita degna di essere vissuta”, si è svolta la cerimonia di premiazione della XII edizione del Concorso Artistico - Letterario “Ilaria e Lucia”, sul tema, tratto da una citazione di Papa Francesco, “Piangere con coloro che piangono e gioire con coloro che gioiscono”. I lavori della giornata sono stati introdotti dalla dirigente, dell’ICS “Diaz-Manzoni”, Pina Barone e dai saluti del prof. Giancarlo Magnano San Lio, direttore del Dipartimento Scienze Umanistiche, consapevole curatore, nell’Università, del concorso e delle iniziative ad esso collegate; dell’assessore alla Bellezza Condivisa prof. Orazio Licandro, in rappresentanza del sindaco Enzo Bianco; del prof. Nunzio Famoso, storico sostenitore della iniziativa sin dalle prime fasi. A seguire hanno rivolto il loro saluto i rappresentanti dei vari partner al concorso (Liceo Scientifico “Boggio Lera” Ct; I Dipartimenti della Università di Catania, Scienze Umanistiche, Scienze della Formazione, Scienze Politiche e Sociali; il Comitato provinciale UNICEF Ct; Asses- I sorati del Comune e Provincia di Ct; Comunità S. Egidio; COPE; Movimento per la Vita; AIMC Sicilia). Brani musicali, eseguiti dalla Orchestra della scuola - sotto la guida dei docenti M.Grosso, L.Dalì, G.Lisani, A.Moscato, P.Musumarra – hanno aperto la sessione della consegna dei premi. Anche quest’anno la partecipazione al Concorso è stata ampia, con adesioni regionali e nazionali. Notevole è stato il lavoro della Commissione esaminatrice (composta da: Zina Bianca, dirigente, presidente provinciale AIMC; Rita Crimì, segretaria del concorso; M.A. Marino, doc. Ed. Artistica; R.Vitale, doc. Ed. Artistica; A. Las Casas, doc. Scienze Matematiche; C. Scuderi Doc.Sostegno; J.Y. Le Lèap, Lettore L.Francese, Università Ct; Genievieve Pesenti, Lettrice L.Francese, Univeristà CT; E.Sagone, doc. Scienze della Formazione, Università Ct; A.M. Battiato, dirigente; A. Bellino Favara, “Fondazione Ilaria e Lucia”) che ha assegnato, per le varie sezioni - compresi gli elaborati meritevoli di “Menzione” ben 65 premi, consegnati tra un fragore di applausi e partecipazione festosa. Vincitori dei primi premi sono stati: Sezione Poesia, Primo premio: Federica Lo Presti, IC “Carducci” Ct; Alessia Nocera, Liceo “N.Spedalieri” Ct; “G.Verga” Scordia; Riccardo Anfuso, Liceo Sc. “G:Galilei” Ct; Carmen L.Longo, Dip. Sc, Umanistiche, Ct; Secondo premio: Elisabetta Scuderi, S.M. “C.B. Cavour”, Ct; Federica S.Giuffida, Liceo “Gorgia-Vittorini”, Lentini, Sr; Maria V.Barresi, Dip. Sc. Umanistiche, Ct; Terzo Premio: Walter Blanciforti, I.C. “Capuana”, Mineo Ct; Laura M.Gambera, Liceo Sc. “E.Maiorana”, Scordia Ct; Giovanni Cristaldi, D.P. Scienze Umanistiche, Ct; Sezione Racconto breve, Primo Premio: Teresa D’Agosta Ministeri, IC Secondo Premio: Simone Scarlata, I.C. “Diaz-Manzoni”; Lisa Leggio, Liceo Classico, “B.Secusio”, Caltagirone, Ct; Sebastiano Cristaudo, Facoltà Teologica di Sicilia; Terzo Premio: Margherita Catalano, C.D. “S.Giuffrida”, Ct; Serena Monaco, “Liceo “Don Bosco”, Ct; Sonia G. Scardaci, Dip. Sc. Umanistiche, Ct; Sezione Disegno, Primo Premio: Francesca Conti, S.M. “Q. Maiora- na” Ct. Secondo Premio: Jennifer Perniciaro e Camilla Cannilla, I.C. “A.Narbone”, Caltagirone, Ct; Terzo Premio: Karim Kabadou, I.C. “Diaz-Manzoni”, Ct; Agli altri premiati sono stati consegnati, Attestati, targhe e medaglie. Un premio speciale è andato ai bambini ed ai ragazzi della “Scuola della Pace” della Comunità S.Egidio, Ct, ritirato insieme a loro, festosamente coinvolti, dal responsabile Sebastian Intelisano. Infine va sottolineato il momento di grande commozione e partecipazione per la esecuzione straordinaria del dott. Maestro, poeta e musicista, Gesuele Sciacca, della versione musicale, da lui composta, delle poesie di Ilaria - “Vita” e “Tempo soffia su di me” - da lei scritte appena sulla soglia della adolescenza. Ha chiuso i lavori della cerimonia, Amelia Bellino, mamma di Ilaria, che ha ricordato le azioni in Italia e all’estero (Madagascar, Ski Lanka, Perù, Kenia, Egitto) della “Fondazione Ilaria e Lucia” nata dal Concorso, conferma ulteriore che si può guarire dalla malattia del “cuore di pietra” (cfr Papa Francesco), e avviare cammini di aiuto solidale e speranza anche dalle situazioni più buie e dolorose. Zina Bianca 5 Prospettive - 21 giugno 2015 PRIMOPIANO Vede la luce l’ultima fatica editoriale di Mons. Antonino Legname Salviamo la famiglia l recente lavoro di ricerca prodotto dal Mons. Antonino Legname, parroco della Chiesa Cuore Immacolato al Viale Vittorio Veneto ha come titolo “Salviamo la famiglia, tesoro e patrimonio dell’umanità e come sottotitolo Dialogando con Papa Francesco sull’ecologia umana dell’ambiente familiare. Un titolo che sintetizza l’emergenza e l’ansia dell’oggi nel vedere il lento disgregarsi del nucleo centrale della vita sociale e civile che si fonda sulla famiglia. I verbi esortativi che risuonano come monito e appello sociale: “salviamo, difendiamo” sono indicativi di un forte bisogno di recupero dei valori essenziali che si teme di perdere in modo irreparabile se viene meno lo spazio di realizzazione del progetto di vita, garanzia del futuro della società. Senza famiglia, infatti non c’è società e quindi non c’è futuro per l’umanità. La mobilitazione nazionale in difesa della famiglia, indetta a Roma dal Comitato di liberi cittadini “Difendiamo i nostri figli” per sabato 20 giugno , tende a «Riaffermare il diritto di mamma e papà a educare i figli e fermare la ‘colonizzazione ideologica’ della teoria gender nelle scuole» Due sono i momenti che caratterizzano la storia di questi giorni sul tema della famiglia, forme nuove, totalmente distruttive e limitative della grandezza dell’amore del matrimonio: la discussione in Parlamento sul disegno di legge Cirinnà, che propone il riconoscimento giuridico delle unioni gay; e ad ottobre la sessione ordinaria del Sinodo dei Vescovi sull’“apertura” ai divorziati risposati e alle coppie omosessuali, “In entrambi i casi, è al centro della discussione un tema di primaria importanza: il futuro della famiglia e del matrimonio, aggrediti da lobby politiche e mediatiche che all’insegna della laicità e della libertà soffocano quei valori fondanti di umanità che cresce anticristiane. Alla luce del Magistero, più volte citato nel volume di Mons. Legname, edito da “Le nove muse” con la presentazione dell’Arcivescovo Gristina, la prospettiva di soluzione non potrà limitarsi agli aspetti puramente sociologici, né si deve trovare la soluzione soltanto per “ridurre o limitare il danno”. Occorre una visione ampia di valorizzazione della famiglia, come “tesoro e patrimonio dell’umanità” che non va disperso nei mille rivoli I dell’ordinaria consuetudine che diventa modello di assuefazione “perché tutti fanno così”. Il tema della recente enciclica di papa Francesco, la prima con un titolo non in lingua latina, avvicina l’etica all’ecologia e nello specifico all’ecologia umana dell’ambiente familiare, luogo di educazione di ricerca dei valori testimoniati e incarnati nelle azioni, perché “i bambini hanno il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva”. L’ecologia del cuore e l’ecologia del creato, temi già trattati da Papa Benedetto XVI nella “Caritas in veritate” si incarnano nell’umanità che cresce e si moltiplica attraverso l’unione che genera nuova vita. Le nuove, per alcuni, “moderne” sfaccettature della famiglia che diventa “civile”, aperta, allargata, libera, e “arcobaleno” vengono analizzate nel volume di Mons. Legname, autore del libro “Francesco, il traghettatore di Dio”, attraverso un originale e coinvolgente dialogo immaginario e virtuale tra il giovane Thomas e Papa Francesco. Thomas, da piccolo chiedeva alla sua mamma perché non si accostava alla comunione e la mamma rispondeva: “chiedilo al Papa”. Ecco lo stile dialogico, quasi un’intervista virtuale a Papa Francesco, che caratterizza i trenta capitoli dell’intensa ricerca che nella prima parte esalta la bellezza e la verità del matrimonio cristiano, e la famiglia “scuola di fede e di memoria”. Anche i suggerimenti pedagogici di Papa Francesco: “Permesso, Grazie, Scusa” vengono commentate nel capitolo intitolato “Il navigatore familiare”, quasi un PGS che accompagna il viaggio nel meraviglioso pianeta della famiglia. La seconda parte è dedicata alla comunione della discordia e quindi al “tempo delle misericordia” che diventa “chiave” e “zattera” per non annegare nella crisi di oggi e nella quarta parte si sviluppa la tematica connessa alla giustizia, ai matrimoni facili, al divorzio breve, ai casi di nullità “tra diritto e pastorale”. Dopo l’ampia conclusione articolata in quindici punti, considerati dall’Autore provocazioni, prospettive, auspici, nuovi orizzonti culturali e pastorali, una lunga Appendice viene dedicata a due temi molto controversi e dibattuti nel panorama culturale odierno: «accompagnamento pastorale delle persone omosessuali e delle loro famiglie» e la «teoria del gender» che minacciano la famiglia di oggi, completa il volume che condensa le sfide pastorali e culturali della società post moderna e globalizzata. Giuseppe Adernò Paternò: Celebrata la II Festa del Dono 2015 a Pentecoste è ormai alle nostre spalle e la seconda Festa del Dono dello Spirito Santo è ormai un ricordo. Un ricordo bello e significativo. Quest’anno l’evento è stata dedicato a S.Giovanni Bosco nel 200° centenario dalla nascita. La “location” è stata la collina storica di Paternò, uno scorcio di storia medievale: la Chiesa di Santa Maria dell’Alto e il Torrione ci riportano indietro nel tempo e ci fanno gustare il panorama di una Paternò di oggi senza che questo stoni minimamente con lo scenario offerto da questo luogo suggestivo. Vento, tanto vento… qualche laboratorio è stato un po’ penalizzato, tuttavia ci sono veramente state delle bellissime testimonianze di fede nel Signore e di attività che coinvolgono il popolo di Dio e in particolare i giovani. Rappresentanti della zona della Città, i vicariati dei paesi, la presidenza di Azione Cattolica, il Centro Diocesano Vocazioni insieme al Seminario Arcivescovile, all’Ufficio Missionario, alla Pastorale Familiare e ad alcune rappresentanti di famiglie religiose e di consacrate, il Santuario della Madonna della Sciara di Mompileri e il nostro stand UPG con le informazioni per la prossima GMG di Cracovia hanno dato ai giovani l’opportunità di vivere questa festa come arricchimento umano; la preparazione alle confessioni, il sacramento della Riconciliazione, l’Adorazione Eucaristica e la S.Messa con l’Arcivescovo li hanno ricaricati dal punto di vista spirituale. Molte le Associazioni laicali presenti, dall’Azione Cattolica agli Scout d’Europa, dai membri del Movimento Giovanile Salesiano a quelli della Gioventù Francescana, dal Rinnovamento nello Spirito Santo ai giovani che aderiscono alla spiritualità Carmelitana, da Ginestra Bianca agli indispensabili Giovani e Riconciliazione, un pur sparuto gruppetto di Scout dell’AGESCI e tanti altri che magari hanno partecipato a titolo personale. Il nostro Arcivescovo ha fatto gli L onori di casa salutando l’Ispettore del Salesiani di Sicilia don Pippo Ruta e la vice ispettrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice; immediatamente dopo ha lanciato il tema dell’evento, già introdotto dai gruppi giovanili salesiani. Successivamente, ha voluto fare il giro completo di tutti i laboratori, soffermandosi in ognuno di essi, anche se il percorso è stato spesso felicemente ostacolato dai giovani che hanno voluto farsi immortalare con il loro Pastore. Al termine del giro, Mons. Gristina si è unito ai sacerdoti presenti per confessare, provocando immediatamente la solita fila di giovani dietro la sua postazione. Infine, la S.Messa: celebrata nello spiazzale antistante il Santuario della Consolazione, ha Catania, se solo non ci fosse stato chi ha ritenuto di non aderire – o di non fare aderire i propri giovani - per fare altro. Peccato! In questo tempo nel quale è essenziale, più che in altre epoche, mostrare che i cristiani sono uniti tra di loro si può rischiare, anche in buona fede, di far passare il messaggio contrario. E soprattutto, il fatto che i giovani di una diocesi possano dimostrare tutti insieme ai loro coetanei “lontani” di professare la propria fede gioendo e pregando insieme al loro Arcivescovo, che in quella porzione di territorio rappresenta la Chiesa, diventa una testimonianza viva, e in questo senso la rappresentatività, ma anche il numero dei partecipanti, diventano motivo di sprone per altri, trasmettono un sen- visto all’opera un centinaio di coristi sotto la direzione del Maestro Nino Lombardo, volontari e volontarie dei gruppi giovanili di Paternò, il gruppo di animazione liturgica, un congruo numero di sacerdoti nonché i tanti giovani (censiti circa mille e cento, ma si sa che non tutti si registrano in Segreteria) che hanno partecipato attivamente alla celebrazione presieduta dall’Arcivescovo. Una bella festa che avrebbe potuto ancora di più dare il segno dell’unità dei giovani appartenenti alla diocesi di so di sicurezza e di appartenenza, ci danno il vero senso, come ho già detto, dell’unità della Chiesa. E un’ultima cosa: la pastorale giovanile diocesana è impegno di tutti, tutti possono – e vorrei dire, devono – dare il loro contributo e la loro impronta da protagonisti per realizzarne lo scopo ultimo: l’abbraccio dei giovani della diocesi con il loro Vescovo. Ora che il sipario sulla II Festa del Dono è calato lasciando le sue tantissime luci e qualche ombra causata dagli assenti, ci possiamo dare l’ulti- mo appuntamento di questo anno 2014/2015: l’arrivo della Croce della GMG, che girerà per la diocesi il 17/18 luglio prossimi. Le modalità saranno comunicate nei prossimi giorni. GRAZIE A TUTTI PER LA REALIZZAZIONE DELLA FESTA DEL DONO 2015, GRAZIE A TUTTI I GIOVANI, in primo luogo a quelli di Paternò, specialmente tutti quelli che si sono impegnati a fondo – la “maglietta rossa” per intenderci - e tra loro un grande grazie ad Alfio Parisi, che dal mese di aprile ha tenuto i contatti anche più volte al giorno con me e con gli altri responsabili; quelli degli Oratori Salesiani di Catania che si sono prodigati per questa Festa del Dono dello Spirito Santo che abbiamo dedicato a S.Giovanni Bosco, ma che anche lo scorso anno hanno partecipato attivamente all’evento; ai giovani che hanno dato vita con impegno ed entusiasmo ai laboratori; a Giovani e Riconciliazione e alla corale vicariale, arricchita di qualche elemento proveniente da altri vicariati della diocesi. Tra i sacerdoti, il Vicario Foraneo P.Enzo Algeri e particolarmente don Vito Mandarano sono stati i nostri principali interlocutori; ma voglio ringraziare anche don Salvatore Alì, il parroco di S.M. dell’Alto e don Alessandro Ronsisvalle per la collaborazione. Grazie alle consacrate della Pro-Sanctitate e al Seminario Arcivescovile. Un grande grazie all’Arcivescovo, come sempre, e al Vicario Generale, don Salvatore Genchi, che, a sua volta, in questi mesi ha ricevuto giornalmente le mie telefonate… A titolo personale, non posso non ringraziare P.Alfio Bonanno e Rosario Ragusa, i due indispensabili vicedirettori UPG. Don Salvo Gulisano Direttore UPG 6 Prospettive - 21 giugno 2015 DOCUMENTI E INFORMAZIONI dell’Ufficio di Segreteria per la Visita Pastorale Non dobbiamo vergognarci di essere cristiani. “Fervida testimonianza evangelica” significa comportarci come il Signore ci insegna. Tutti dobbiamo rispettare non soltanto la dignità umana ma anche la bellezza spirituale che il Signore ci dà. Siamo aiutati ad incontrare Gesù, dobbiamo aiutare gli altri ad incontrare Gesù: è l’impegno che LA VISITA PASTORALE in flash tutte le Chiese in Italia stiamo cercando di vivere in questi anni secondo il programma “Educare alla vita buona del Vangelo”. È importante pure la testimonianza che ciascuno dà. Noi non pos- siamo agire senza una profonda, una convinta testimonianza. Se uno non può per un motivo o per un altro svolgere una specifica attività, c’è la possibilità della testimonianza. La Visita pastorale è un dono del Signore perché ci permette di riflettere di più e di impegnarci su quello che veramente conta. Lo Spirito Santo ci spinge, ne abbiamo bisogno perché qualche volta preferiamo stare fermi. Il sacerdote è responsabile della comunità, non per sé, ma perché è segno e sacramento di Cristo. Coltiviamo nella comunione e nella missione tanti gruppi e associazioni per far capire che appartenere alla Chiesa non significa essere tutti delle “fotocopie”. Lo scopo delle nostre iniziative non è di chi fa più bella figura, ma è quello di mettersi nelle migliori disponibilità per svolgere la missione che il Signore affida alla Chiesa e a ciascuno. Dobbiamo metterci accanto ai giovani e avere pazienza, essere credibili e di buon esempio. Il cambiamento, seppur difficile, è normale e può essere vivificante per la comunità. Come Chiesa non prevalga il nostro sentimento ma l’azione dello Spirito del Signore. Le attese della Vita Consacrata secondo Papa Francesco e il nostro Arcivescovo ella lettera Apostolica di Papa Francesco a tutti i Consacrati sono elencate le attese del Papa nell’anno della Vita Consacrata in ben cinque punti: 1. Che sia sempre vero quello che ho detto una volta: «Dove ci sono i religiosi c’è gioia». Siamo chiamati a sperimentare e mostrare che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici, senza bisogno di cercare altrove la nostra felicità; che l’autentica fraternità vissuta nelle nostre comunità alimenta la nostra gioia; che il nostro dono totale nel servizio della Chiesa, delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei poveri ci realizza come persone e dà pienezza alla nostra vita. In queste parole c’è un concentrato di riflessione sulla vita reale dei religiosi secondo il Vangelo e le Regole dei vari Ordini religiosi; non che essi siano esenti da debolezze o fragilità, da malattie o dal dolore, ma la gioia e la felicità sono legate solo alla convinzione profonda di appartenere totalmente a Dio, di vivere e operare come sale della terra e luce del mondo, di essere lievito del Regno di Dio. Il nostro Arcivescovo, nell’incontro con i Religiosi e le Religiose del X Vicariato, a questo proposito ci mette sull’avviso: se la luce della gioia non rifulge sul viso delle persone consacrate, se il lievito non fermenta la massa, se con lo stile della nostra vita non facciamo sorgere delle domande, non è forse perché ci siamo appiattiti nella normalità, o perchè il mimetismo ci ha confusi con la massa al punto da non farci più riconoscere come tali? 2. Mi attendo che “svegliate il mondo”, perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia. È questa la priorità che adesso è richiesta: «essere profeti che testimoniano come Gesù ha vissuto su questa terra … Mai un religioso deve rinunciare alla profezia. (...) Il profeta sta abitualmente dalla parte dei poveri e degli indifesi, perché sa che Dio stesso è dalla loro parte. Mi attendo dunque non che teniate vive delle “utopie”, ma che sappiate creare “altri luoghi”, dove si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza della diversità, dell’amore reciproco. Già nel marzo del 2012 il nostro Arcivescovo nell’incontro con le persone di Vita Consacrata del IV Vicariato, con anticipo sui tempi della pubblicazione della lettera del Papa, sottolinea che nella vita consacrata ciò che caratterizza la nostra azione non è la solidarietà, la filantropia o il volontariato, ma la testimonianza di come Gesù ha vissuto sulla terra, e come la religiosa non N La fantasia dello Spirito genera modi di vita diversi trae forza se non da Lui, e cita a questo proposito Madre Teresa di Calcutta, che, occupandosi degli ultimi, attinge riguardi della vita consacrata, come collaborare e cosa attendere da essa. 3. Mi aspetto inoltre che cresca la uscire da se stessi per andare nelle periferie esistenziali. «Andate in tutto il mondo» fu l’ultima parola che Gesù Nessuno costruisce il futuro isolandosi, né solo con le proprie forze, ma riconoscendosi nella verità di una comunione che sempre si apre all’incontro, al dialogo, all’ascolto, all’aiuto reciproco e ci preserva dalla malattia dell’autoreferenzialità la sua forza dalla preghiera, dall’Adorazione Eucaristica, dall’offerta della sua vita. Le opere certamente sono importanti, qualificate, apprezzate in tutti gli ambiti, ma non sono le opere che svegliano il mondo. La vita di una religiosa anziana o ammalata, che non è più idonea a fare opere di apostolato, perderebbe significato se la misura fossero le opere. Per la vita religiosa non è così, la preghiera e l’offerta sono una fortissima testimonianza, la consacrazione al Signore è profezia perché testimonia di non dover rispondere ad altri padroni se non a Dio, non ha altri interessi che quelli di Dio. Inoltre il nostro Arcivescovo sottolinea che nelle parrocchie, nella diocesi si era abituati ad avere dai/le religiosi/e un servizio catechistico, liturgico, caritativo più ampio rispetto ad oggi. La riduzione numerica ha dato motivo non solo ai religiosi di interrogarsi su quello che Dio e l’umanità di oggi domandano, su come vivere la logica evangelica del dono, della fraternità e dell’appartenenza alla Chiesa, dell’accoglienza, ma anche su come formare i seminaristi e i giovani sacerdoti nei comunione tra i membri dei diversi Istituti. Non potrebbe essere quest’Anno l’occasione per uscire con maggior coraggio dai confini del proprio Istituto per elaborare insieme, a livello locale e globale, progetti comuni di formazione, di evangelizzazione, di interventi sociali? In questo modo potrà essere offerta più efficacemente una reale testimonianza profetica. La comunione e l’incontro fra differenti carismi e vocazioni è un cammino di speranza. Nessuno costruisce il futuro isolandosi, né solo con le proprie forze, ma riconoscendosi nella verità di una comunione che sempre si apre all’incontro, al dialogo, all’ascolto, all’aiuto reciproco e ci preserva dalla malattia dell’autoreferenzialità. Su questo punto il nostro Arcivescovo più volte nei diversi incontri di Vicariato ha esortato a rafforzare la conoscenza reciproca dei vari istituti Religiosi perché da essa scaturisce la condivisione e la comunione tra le persone e tra i diversi carismi a servizio della Chiesa. 4. Attendo ancora da voi quello che chiedo a tutti i membri della Chiesa: Vaticano, 30 novembre: apertura dell’Anno per la vita consacrata Foto Siciliani-Gennari/SIR rivolse ai suoi e che continua a rivolgere oggi a tutti noi (cfr Mc 16,15). C’è un’umanità intera che aspetta: persone che hanno perduto ogni speranza, famiglie in difficoltà, bambini abbandonati, giovani ai quali è precluso ogni futuro, ammalati e vecchi abbandonati, ricchi sazi di beni e con il vuoto nel cuore, uomini e donne in cerca del senso della vita, assetati di divino… Non ripiegatevi su voi stessi, non lasciatevi asfissiare dalle piccole beghe di casa, non rimanete prigionieri dei vostri problemi. Questi si risolveranno se andrete fuori ad aiutare gli altri a risolvere i loro problemi e ad annunciare la buona novella. Troverete la vita dando la vita, la speranza dando speranza, l’amore amando. Il nostro Arcivescovo apprezza la presenza della Vita Consacrata in ogni Vicariato, stima e ama i vari Istituti Religiosi, li sostiene con la sua gratitudine, e li stimola ad una testimonianza con la specifica identità che li caratte- rizza; infatti nell’incontro con i religiosi del X Vicariato li ha esortati ad una presenza stimolante, qualificata, specifica, in quanto la Chiesa ha bisogno della loro specificità per raggiungere le varie periferie esistenziali: la malattia, l’ignoranza, l’abbandono, la povertà, ecc. Inoltre ha esortato ad agire in sinergia per rispondere con maggiore efficacia ai vari bisogni presenti nel territorio. 5. Mi aspetto che ogni forma di vita consacrata si interroghi su quello che Dio e l’umanità di oggi domandano. […] La fantasia dello Spirito ha generato modi di vita e opere così diversi che non possiamo facilmente catalogarli o inserirli in schemi prefabbricati. Non mi è quindi possibile riferirmi ad ogni singola forma carismatica. Nessuno tuttavia in questo Anno dovrebbe sottrarsi ad una seria verifica sulla sua presenza nella vita della Chiesa e sul suo modo di rispondere alle continue e nuove domande che si levano attorno a noi, al grido dei poveri. L’incisività della Vita Consacrata è legata al volto missionario di ogni Istituto. Agli inizi i Fondatori dei vari Istituti sono stati mossi dallo Spirito a dare una risposta concreta alla santificazione dei suoi membri e ai bisogni del tempo, oggi siamo chiamati tutti a una seria verifica sulla presenza nella vita della Chiesa e sul modo di rispondere alle continue e nuove domande che si levano attorno a noi, al grido dei poveri. Tutti gli Istituti Religiosi nei vari Capitoli Generali hanno fatto e stanno facendo questa seria revisione, alla luce del carisma e dei segni dei tempi. L’Arcivescovo ci ha esortato a studiare la nostra significatività oggi nella Chiesa, al dovere di rileggere il nostro carisma specifico alla luce delle nuove domande che si levano attorno a noi, nelle chiese locali, a sperare in un futuro che esalta il carisma con nuove risposte ai nuovi bisogni, ma soprattutto ci ha esortato a non far dipendere l’efficacia della nostra azione nella Chiesa dalle “opere”, ma dalla consapevolezza della grandezza della nostra vocazione e dalla nostra fedeltà alla chiamata di Dio. Sr Rosaria Ventura Segreteria per la Visita Pastorale 7 Prospettive - 21 giugno 2015 SPECIALE VISITA PASTORALE La Visita Pastorale di S.E. Rev.ma Mons. Salvatore Gristina al IX Vicariato La Parrocchia San Bernardo di Chiaravalle in Gravina di CT l 21 maggio u.s., accolto dal Parroco Don Rino Arcidiacono e dal suono festoso delle campane, S.E. Rev.ma l’Arcivescovo Salvatore Gristina ha fatto il suo ingresso nel sagrato della chiesa dove ha cele- I brato la S. Messa aprendo così la Visita Pastorale nella Parrocchia San Bernardo di Chiaravalle. Erano presenti al rito assieme al Sindaco di Gravina di Catania, la numerosissima comunità parrocchiale, i giovani oratoriani, i fanciulli del catechismo e i loro genitori. La Visita Pastorale si è svolta, come da programma, in diversi contesti e momenti che hanno delineato l’essenza e il significato di un evento così particolare e straordinario. L’Arcivescovo venuto a visitare il suo popolo si è mostrato, infatti, nella duplice veste del Samaritano misericordioso e del buon Pastore. Come Samaritano umile e dolce ha somministrato l’Unzione degli Infermi agli ospiti delle strutture presenti nel territorio, “Residenza Serena” e “Villa Giorgia”, lasciando in tutti gli ospiti e non il ricordo di un sorriso, una carezza affettuosa, parole di conforto e speranza. Questo gesto di amorevole carità lo ha ripetuto nelle case di alcuni ammalati tra i quali la Signora Graziella Peri di 105 anni che, commossa, ha detto al Vescovo: “Oggi Gesù è venuto da me”. L’immagine del Buon Pastore l’ha data e vissuta nell’incontro gioioso con gli alunni dell’Istituto Comprensivo “G. Tomasi di Lampedusa”. Qui, infatti, si è aperto all’abbraccio non solo della Dirigente, dei docenti e dei genitori ma, LA PARROCCHIA di S. Antonio di Padova in Gravina di Catania ello scorso mese di maggio, la parrocchia di San Antonio di Padova in Gravina di Catania, ha avuto la gioia di ricevere in visita il proprio Pastore Mons. Salvatore Gristina: guida certa e sicura per un autentico cammino di crescita nella Fede. La settimana della Visita Pastorale è stata fitta di appuntamenti con le diverse realtà ecclesiali proprie della parrocchia, ma anche con le maggiori attività politiche, sociali e culturali di Gravina. Infatti ai consueti incontri con i fedeli si sono aggiunti quelli con le istituzioni civili quali: il Consiglio Comunale di Gravina, la Casa di Cura per anziani “San Giuseppe” e la vicina Scuola elementare “Giovanni Paolo II”; dalla visita l’Arcivescovo non ha trascurato le istituzioni militari locali come la Compagnia dell’Arma dei Carabinieri, che si è distinta per un’accoglienza particolarmente calorosa. Particolarmente curata è stata la visita all’interno della vita parrocchiale. Sua Eccellenza ha voluto incontrare e sentire ogni realtà della parrocchia, cominciando dagli organismi di partecipazione e cioè il Consiglio Pastorale Parrocchiale ed il Consiglio per gli Affari Economici che, per loro intrinseca caratteristica, forniscono già uno specchio rappresentativo dell’andamento ecclesiale della parrocchia. In tutti e due egli, dopo un attento ascolto dei rispettivi segretari, ha dispensato consigli ed esortazioni specifiche per ciascuno, al fine di ottimizzare le energie profuse, auspicando così doverose correzioni di atteggiamento che tutti i fedeli dovranno osservare, per non lavorare invano. Quale padre sensibile e attento verso i propri figli, il nostro Arcivescovo ha conosciuto nello specifico ciascun gruppo ecclesiale parrocchiale cominciando dalle due associazioni N scout: AGESCI e MASCI che, nel complesso, coinvolgono più di duecento tra ragazzi ed adulti e altrettante famiglie ad essi correlati; a seguire ha incontrato alcuni componenti del Rinnovamento nello Spirito, della Caritas parrocchiale, del Gruppo di preghiera Padre Pio, del Gruppo Francescano Secolare, del Circolo di Sant’Antonio, della Corale Parrocchiale, il gruppo dei ministranti ed infine i catechisti. Molto toccante è stato l’incontro avvenuto l’ultimo giorno tra il nostro Arcivescovo ed i bambini del catechismo. In questo frangente infatti attraverso le domande provenienti dalla giovanissima assemblea, è emersa una figura dell’Arcivescovo ai più sconosciuta: affabile e informale, timido e quasi timoroso nel rispondere alle ingenue domande ricevute. L’ultimo incontro si è svolto con l’intera Assemblea Pastorale che ha visto il nostro parroco don Antonino Galvagno sintetizzare al vescovo l’intero lavoro di preparazione. Nella sua relazione il parroco ha disegnato un quadro storiografico della nostra Chiesa Madre di Gravina dal 1700 ad oggi e attraverso i sette obiettivi del questionario pastorale ha fornito una chiara fotografia della nostra comunità parrocchiale che, in sintesi, è molto ricca di talenti ma timorosa di investirli nelle “periferie spirituali” della parrocchia. soprattutto, dei bambini che con canti festosi hanno inneggiato alla pace e alla fratellanza universale. Ancora si è lasciato intervistare dai fanciulli del catechismo rispondendo alle loro domande e lasciandosi coinvolgere nei canti liturgici che hanno accompagnato i momenti di preghiera e riflessione. I giovani e gli animatori dell’oratorio sono stati un’ondata di freschezza e di entusiasmo che per l’Arcivescovo ha rappresentato uno dei momenti più esaltanti ed edificanti. Tale realtà è stata voluta con forza dal Parroco, coadiuvato dagli animatori formati allo scopo. La Visita Pastorale così attesa dalla comunità ha lasciato nel cuore di tutti il ricordo di un Pastore vicino al suo popolo, attento all’ascolto, pronto all’incoraggiamento, che ha saputo donare a chi lo ha incontrato nel sorriso di un padre quando avvicina i figli. Alla insistente richiesta della comunità di avere dopo 40 anni di attesa finalmente una chiesa, Mons. Gristina ha risposto: “A volte, dove ci sono i grandi templi non c’è la presenza del popolo di Dio; spesso, invece, nei luoghi di culto limitati c’è tanto fervore per il Signore e partecipazione”. Parole importanti e uniche per colmare una mancanza strutturale. Paolo Frenna Segretario del C.P.P. Barbara Accardo Un frutto spirituale della Visita pastorale lla fine delle considerazioni proposte per ricordare il senso spirituale della visita pastorale, presento qui una riflessione che, più che una conclusione, è un congedo. Nella spiritualità biblica c’è una circolarità teologale tra memoria e profezia che in Cristo si presentano come realtà collegate e inseparabili. Quando una spiritualità separa ciò che Dio ha congiunto e si mostra attenta solo alla memoria, senza essere attratta dalla profezia, non attende più nulla e allora la vita spirituale diventa abitudine noiosa e pedante, Ci si limita a perpetuare le spente tradizioni degli uomini in un conformismo clericale che facilmente scade nel fariseismo religioso di chi censura «ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (Ap 2,7 e parall.). Se invece la tensione verso la profezia tende a obliare o deprezzare il ricordo, allora una spiritualità senza memoria, sconfina facilmente nell’irrequietezza e nell’instabilità fino a giustificare ogni eccesso e sregolatezza. Dio ha per noi aspirazioni grandi mentre noi ci accontentiamo di poco: dove i nostri progetti finiscono, lì iniziano i suoi. E il suo inarrivabile progetto è di volerci perfetti, cioè completi «come completo è il Padre che è nei cieli» (cf. Mt 5,48). Qui è il senso della scommessa divina: non A La spiritualità è frutto dello Spirito e si dispiega nel vissuto e nella storia, assecondando il duplice movimento della memoria e della profezia, del ricordo e dell’attesa verso la conoscenza piena dell’amore di Dio siamo noi a dover fare qualcosa per Lui, è Lui che ha già operato per noi. Andando avanti con gli anni ci si rende conto che nella vita spirituale ciò che veramente conta non consiste nel «fare qualcosa per Dio», ma solo nel lasciarsi fare da Lui. Alla fine non ci è nemmeno chiesto di amarlo, perché, anche nei nostri atti di amore più puri, si insinua il nostro stolto orgoglio, il nostro insonne bisogno di auto-realizzazione che, come la mosca nell’unguento del profumiere, rovina la nostra vita spi- rituale (vedi Qo 10,1). Ci è chiesto soltanto di credere nel suo amore e nel lasciarci amare. Gli antichi maestri insegnano che questa santa passività, vera opera di vigilanza del cuore, è tutto. Certo «per ogni cosa c’è un tempo sotto il sole» (Qo 3,1) e nella vita spirituale c’è un tempo per osare e uno per attendere. Tempi che i santi hanno saputo discernere e che noi apprendiamo a conoscere in quella sapienza che il Signore non manca di concedere a chi la chiede con cuore sincero (Gc 1,5-6). Anche Maria è mostrata da Luca nell’esercizio paziente di chi si addestra a imparare questa difficile arte del discernere secondo Dio. La Vergine non era dissimile in questo da noi e l’evangelo lucano ce la mostra ripetutamente come colei che accoglie e custodisce quanto non era in grado di comprendere (Lc 2,19). La spiritualità è frutto dello Spirito e si dispiega nel vissuto e nella storia, come si è detto, assecondando il duplice movimento della memoria e della profezia, del ricordo e dell’attesa verso la conoscenza piena dell’amore di quel Dio che non s’impone al nostro cuore con l’evidenza della sua onnipotenza, ma si degna di venire a noi con l’inevidenza discreta della parola, dell’eucaristia, dei poveri (Mc 4,14). Un’ultima notazione. Il frutto spirituale di una sana Visita pastorale dovrebbe impegnare tutti, visitati e visitatore, a cogliere, tra l’imprevedibile scorrere della vita e la maestosa libertà di Dio, quel legame inevidente che fa del mondo il luogo di un’interrotta e quotidiana storia di salvezza. Preziosa intelligenza del misterioso agire divino che sotto l’azione dello Spirito riempie di senso l’ordinarietà del vivere, congiungendo la memoria ricca di benedizione della fede con la libera, inevitabile e cangiante lezione dello Spirito. Don Giuseppe Bellia Avviso ai lettori Archivio Prospettive È possibile consultare l’archivio completo dei numeri precedenti di Prospettive inerenti all’intero anno 2012, del 2013, 2014, e parte del 2015 direttamente sul sito del settimanale diocesano ww.prospettiveonline.it. Mentre l’acquisto di copie in archivio avviene solo nella sede del periodico. Inoltre l’abbonamento può effettuarsi anche online. 8 Prospettive - 21 giugno 2015 SPECIALE VISITA PASTORALE Conclusione della Visita al IX Vicariato LE CARITAS IN PRIMA LINEA nelle emergenze del territorio iovedì, 4 giugno 2015, nella Chiesa Madre di S. G. La Punta, si è conclusa la Visita Pastorale nell’IX Vicariato. Prima della celebrazione Eucaristica, presso l’Oratorio della Chiesa Madre, S.E. Mons. Gristina ha incontrato i rappresentanti delle Caritas Parrocchiali del IX Vicaria- G to. Accanto all’Arcivescovo erano presenti il suo Segretario, padre Massimiliano Parisi, padre Nino Galvagno, Vicario Foraneo, padre Pietro Longo, Vicario Episcopale per la Pastorale, e il diacono don Gino Licitra, Vice Direttore della Caritas Diocesana. C’erano quasi tutti i parroci del Vicariato. Notizie in breve dal 22 al 27 giugno Dall’Agenda dell’Arcivescovo Lunedì 22 Ore 9.00Catania, P.I.M.E.: prende parte ad un incontro organizzato dall’Ufficio di Pastorale Familiare e tenuto da Don Carlo Rocchetta, responsabile del Centro familiare “Casa della Tenerezza” di Perugia. Ore 18.30 Paternò, Chiesa S. Margherita: prende parte ad una conferenza organizzata dal Club Madri Cristiane e celebra la S. Messa. Martedì 23 Ore 11.00 Catania, Chiesa Badia S. Agata: prende parte all’incontro dell’UAC. Mercoledì 24 Ore 18.00 Catania, Chiesa S. Giovannuzzo: celebra la S. Messa. Giovedì 25 Ore 10.00 Curia, Salone dell’Economato: presiede la riunione dei Vicari foranei. Ore 19.00 Catania, Cattedrale: celebra la S. Messa per l’Opus Dei. Catania, chiesa S. Giuliano: incon- tra i Cavalieri e le Dame del S. Sepolcro. Venerdì 26 Ore 18.30 Mascalucia, Santuario dell’Addolorata: celebra la S. Messa e ordina presbitero P. Aloysius Dapu Kola della Vergine Addolorata CP. Sabato 27 Ore 9.00Arcivescovado: udienze. Ore 19.00 Palermo, Concattedrale dell’Eparchia in S. Nicolò dei Greci alla Martorana: concelebra alla Professione di Fede del nuovo Eparca Papas Giorgio Demetrio Gallaro. Domenica 28 Piana degli Albanesi, Cattedrale di S. Demetrio Megalomartire: prende parte all’ordinazione del Nuovo Eparca. Ore 19.30 Catania, parrocchia S. Francesco di Paola: celebra la S. Messa ed amministra il sacramento della Confermazione. Ha dato il benvenuto padre Nino Galvagno, formulando l’augurio che, a conclusione dell’incontro, possa avere inizio un nuovo cammino, con la nascita di una commissione vicariale che organizzi le modalità di intervento coordinato tra le Caritas. Quindi i rappresentanti delle 14 parrocchie del Vicariato hanno presentato una breve relazione sull’impegno caritativo della propria comunità nei confronti delle emergenze nel territorio. Pur essendo tutte impegnate con fervore nel messaggio d’amore cristiano, diverse sono risultate le tipologie di servizio. In nove parrocchie è stato attivato il Centro Caritas, con relativo Statuto e Centro di ascolto, secondo le linee guida delle Caritas Nazionale e Diocesana. Alcune di esse sono attive da tanti anni: hanno maturato ampia esperienza, sono in relazione con gli Enti pubblici e godono dell’apporto di professionisti; altre sono all’inizio delle loro attività. Sono stati anche riferiti alcuni casi di coordinamento spontaneo tra Caritas di differenti parrocchie. Nelle rimanenti cinque parrocchie la carità viene esercitata con interventi diretti e personali verso i bisognosi, come aiuto di tipo alimentare o finanziario, come aiuto morale e spirituale, grazie ai parrocchiani e ai giovani, che collaborano, a volte, con le strutture presenti nel territorio. Dopo gli interventi, l’Arcivescovo ha elogiato l’impegno profuso dalle singole parrocchie nel dare risposta ai disagi delle persone bisognose, ma ha raccomandato di impegnarsi sempre più per affrontare le antiche e le nuove povertà, vivendo l’amore del prossimo come risposta per quello che il Signore ha fatto per noi. Ha quindi invitato ad impegnarsi soprattutto a livello vicariale: fare un passo avanti, mettendo insieme tutta la ricchezza delle AVVISO AI SACERDOTI Non esiste alcuna convenzione ne accordo da parte della diocesi che accrediti rivenditori di protesi acustiche. IL VICARIO GENERALE esperienze evidenziate, tenendo conto delle realtà territoriali del IX Vicariato. È importante, nella formazione degli operatori, tenere presente lo stile di comunione evidenziato in questo incontro. Indispensabile, inoltre, è un coordinamento operativo per favorire l’accordo con la Caritas Diocesana e per sintonizzare lo stile degli interventi. È bene sfruttare le competenze specifiche delle varie Caritas per coprire nel modo migliore tutte le esigenze del territorio. Più in generale è fondamentale il coinvolgimento dei giovani nel volontariato, nella Caritas, nell’assistenza agli ammalati. Educarli a questo iniziando dai percorsi di preparazione alla prima comunione e cresima e durante il periodo della mistagogia. Felice Zuccarello Membro della Caritas della Parrocchia S. Paolo di Gravina Scuola Interdiocesana per operatori di pastorale familiare arissimi confratelli presbiteri e diaconi, vi comunichiamo che in collaborazione con lo Studio Teologico S. Paolo e a sevizio di tutte le Chiese di Sicilia parte, per l’anno accademico 2015-16, una Scuola Interdiocesana per operatori di pastorale familiare. In un momento storico, in cui si sottolineano spesso le fragilità della famiglia, urge far emergere le ricchezze e le potenzialità che questo bene fondamentale per eccellenza dell’umanità conserva connaturate in sé. Per raggiungere tale obiettivo diventa necessaria una formazione qualificata, approfondita e competente rivolta a tutti coloro che sono già impegnati nella pastorale della famiglia e a quanti desiderano iniziare questo prezioso servizio a favore della famiglia e della comunità ecclesiale. Per questa ragione proponiamo, alla vostra attenzione, tale Scuola di cui trovate in allegato la brochure con il programma, la struttura e le modalità di iscrizioni, che saranno aperte a partire da Martedì 12 Maggio p.v. Per ogni chiarificazione la segreteria del S. Paolo è a vostra disposizione. Con cordiali saluti Don Salvatore Bucolo, Rosetta e Giorgio Amantia Direttori dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia C 9 Prospettive - 21 giugno 2015 DIOCESI In ricordo di Mons. Giosuè Chisari Una vita tra celestiali armonie ra parsa una stagione serena, senza fulmini e senza improvvise tempeste. Il registro dei defunti era da tempo inusato. Alcuni Confratelli, pochi in verità, erano stati toccati da qualche malore, ma avevano reagito bene; fortunatamente! E quando meno, però, te l’aspetti, il 4 giugno 2015 giunge, dolorosa, la notizia della dipartita del carissimo Confratello Mons. Giosuè Chisari, Canonico Maggiore del Capitolo metropolitano e già Organista e Maestro di Cappella della Basilica Cattedrale di Catania. Una vita fatta per la musica: Non era, in verità, un genio musicale, era piuttosto un brillantissimo tecnico musicale. Un orecchio da diapason. Se tu con la tua voce emettevi un suono, Padre Giosuè con l’organo o il piano, a primo colpo, t’azzeccava la nota. Non ne sbagliava una! Era nato a Biancavilla il 28 giugno 1928 e come gli altri banbinetti, figli di buone e cristiane famiglie era stato affidato alle mani paterne dell’indimenticabile Can. Placido Caselli e del suo inseparabile Collaboratore, Mons. Giosuè Calaciura, presso il Piccolo Seminario. Ultimate le elementari e il primo triennio di ginnasio in quell’Istituto, entrò – come era di norma – al Seminario maggiore. Anche lui provò, quindi, sulla sua pelle il grigiore del periodo bellico. Il Maestro Don Salvatore Nicolosi gli infuse un grande amore per la musica. Fu ordinato presbitero da S.E. Mons. Guido Luigi Bentivoglio del Sacro Ordine Circestense il 2 luglio 1951, nella Chiesa Madre di Biancavilla. Una decisione da poco adottata dal nuovo Arcivescovo Benedettino di celebrare le sacre ordinazioni nei paesi di origine, contro l’abitudine del suo Ecc:mo Predecessore che soleva celebrarle sempre nella Cappella del Seminario. Com’era da aspettarsi, considerata l’età ormai avanzata del Titolare di musica in Seminario, M°, Don Salvatore Nicolosi, Padre Giosuè Chisari, pur novello Sacerdote, rimase in Seminario con l’incarico di nuovo Professore, insegnante di Musica. Ma non fu questo l’unico incarico che ebbe P.Chisari; con l’andar degli anni, se ne aggiunsero tanti altri. Dal 1955 al 1957 fu Rettore, a Catania, della chiesa di S.Francesco di Paola. Contemporaneamente fu Rettore a Biancavilla della chiesa Maria Immacolata che resse fino al 1995. In Diocesi, fu quindi chiamato a lavorare nella G.I.A.C. e fu membro dell’Ufficio Liturgico Diocesano – Sez- Musica Sacra. Fu docente al Liceo Musicale Vincenzo Bellini, Direttore del Museo Civico Belliniano; Bibliotecario dell’Istituto Vincenzo Bellini, Direttore della Scuola d’arte Organaria, Presidente dell’Associazione S. Cecilia. Ebbe quindi l’incarico di collaborare, a Biancavilla, nella Parrocchia Beata Maria Vergine dell’Angelo Annunziata e frattanto, come Maestro d’organo fu nominato Canonico Maggiore del Capitolo Metropolitano di Catania. Rimase Maestro organista fin quando le mani e i piedi E l’accompagnarono agevolmente. Poi preferì ritirarsi al suo paesello, per essere di aiuto ai Confratelli che lo chiamavano per le sacre celebrazioni. Per natura sempre accondiscendente, con le sue gambe d’atleta e con quel suo passo lungo e svelto correva dov’era desiderato, amava il silenzio ed il raccoglimento e con molta umiltà confessava e a lungo. Poi i malori dell’età cominciarono a bussare furiosi alla sua porta. Pensò, quindi, giustamente di chiedere alloggio alla Casa di riposo “Cenacolo Cristo Re” di Biancavilla: Vi trovò sollievo e serenità. Fino all’ultimo giorno. Dimenticavo: Fra le tante sue iniziative, ebbe Don Giosuè, alla fine, il bernoccolo, la forza, e l’intraprendenza, a Biancavilla, di fondare e dirigere lui, Sacerdote, nientedimeno che la Banda Musicale cittadina, la quale, ancora oggi, è ben ricercata e, per le feste, gira per i paesi suonando e mettendo in allegria gli immancabili festaioli. Ora Don Giosuè non dirige più. È diretto: dall’Eterno, infinito, Maestro Divino. Siamo certi che Mons. Chisari, entrando in cielo, sarà stato accolto solennemente dai santi sacerdoti che gli avranno cantato l “ECCE SACERDOS MAGNUS” quell’inno di ingresso che, chissà quante volte egli stesso avrà intonato, vita natural duramte, all’organo della Cattedrale. Mons. Mauro Licciardello Concerto musica sacra liturgica corale a SAN NICOLÒ L’ARENA a sera di venerdì 5 giugno, nel vasto presbiterio del monumentale tempio benedettino di San Nicolò l’Arena con grande successo di pubblico è stato eseguito nel 25° di fondazione dalla Cappella Musicale del Duomo, diretta dal m° Nunzio Schilirò, con all’organo il can. Giuseppe Maieli e solisti Sandra Fallica soprano e Alessandro Fiascaro basso, con la partecipazione del Vicario generale mons. Salvatore Genchi, il concerto di canti mariani ed eucaristici “A Cristo per Maria”, il primo del 2° ciclo di concerti di musica classica ospitati nella grandiosa chiesa abbaziale per volontà del rettore e Vicario episcopale per la cultura mons. Gaetano Zito il quale, nel presentare il repertorio e gli esecutori, ha spiegato le ragioni catechetiche, spirituali ed evangelizzatrici dei concerti: la valorizzazione della chiesa prima che come monumento come luogo di ascolto e di riflessione segnato dalla musica sacra, dimensione cara al carisma monastico per renderla un’opportunità per la città oltre che per gli studenti universitari dei dipartimenti allogati nel contiguo monastero. Concerti, dunque, ha precisato il prof. Zito, non come esercizio virtuosistico del bel canto ma come occasione per meditare tematiche religiose sviluppate dall’esecuzione di musica sacra. I temi del concerto hanno fatto riferimento alla devozione popolare alla Madonna soprattutto nel mese di maggio e alla solennità del Corpus Domini proprio nella chiesa che fu dell’abate Giuseppe Benedetto Dusmet divenuto nel 1867, dopo la chiusura dell’abbazia cassinese, arcivescovo di Catania molto devoto della Madre di Dio e dell’Eucaristìa. Anche mons. Schilirò ha evidenziato la tematica dominante nei canti mariani: l’Annunciazione, L’Ave Maria, l’Aiuto dei cristiani, Stella del mare, la bellezza della Vergine; mentre nei canti eucaristici domina un doppio riconoscimento: del pane reso Corpo di Cristo, della Sua presenza reale e della necessità di questo pane per la vita, che è la necessità della sua compagnia lungo il nostro cammino. Sono riecheggiate lungo le navate del più grande tempio cattolico della Sicilia diversi tra i più bei canti cora- L li del repertorio classico, sacro e liturgico, rivolti alla Beata Vergine Maria, in gran parte rielaborati o composti dal maestro di Cappella del Duomo anche in dialetto, tra cui uno rivolto al cuore verginale dell’Immacolata e una dolcissima ninna nanna a Gesù Bambino. Le potenti note del magnifico organo di Donato del Piano hanno accompagnato tutti i brani eseguiti per la prima volta a San Nicola e in modo struggente il canto della Salve Regina del giovanissimo Vincenzo Bellini che assieme al nonno paterno e al grande Giuseppe Geremia ebbe modo di rimanere incantato dalle melodie eseguite in occasione della fastosa ricorrenza del Santo Chiodo. Nella seconda parte del concerto, dedicata alla solennità liturgica del Corpus Domini, sono stati eseguiti oltre a “La mia carne è vero cibo, il mio sangue è vera bevanda” dello stesso fondatore e direttore Schilirò, canti di celebri autori: come W. A. Mozart “Ave verum” di W. A. Mozart,“Ego sum panis” di M. Haller, “Panis angelicus” di C. Franck affidata alla calda voce del soprano, “Resta con noi” tratta dalla cantata 147 del “grande protestante” J. S. Bach , “Anima Christi” e “Pane di vita nuova” del maestro M. Frisina,. Ha chiuso la rassegna in onore di Gesù Eucarestìa il potente e commovente “Cantate Domino” di mons. Valentino Miserachs Grau, il noto compositore spagnolo maestro direttore della Cappella Musicale Liberiana e preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra de Urbe. Un gradito fuori programma conclusivo è stato proposto dal prof. Schilirò che ha guidato tutti gli emozionati presenti nel canto corale del popolarissimo inno mariano “Dell’aurora tu sorgi più bella”, testo del padre gesuita Francesco Saverio D’Aria e musica di Luigi Guida, rielaborato a polifonia dal m° Schilirò. Antonino Blandini Presentato il fumetto “C’era una volta... San Nicolò” ei giorni 13 e 14 Maggio nella Chiesa Madre di Adrano, si è svolta la presentazione del fumetto “C’era una volta... San Nicolò” sulla vita del santo concittadino Nicolò Politi: un regalo che l’Amministrazione Comunale ha voluto fare agli alunni delle classi terze, quarte e quinte delle scuole primarie di Adrano consegnando ad ognuno l’opuscolo con l’invito fatto dal Sindaco, Giuseppe Ferrante, di leggere il fumetto e poi di raccontare la storia del Santo Eremita ai propri genitori. Il fumetto, nato dai testi di don Alfio Conti e dalle illustrazioni della Prof.ssa Giuseppina Vera Maria Siciliano, con un linguaggio vicino ai bambini vuole essere, secondo le parole di Padre Conti, N “un flash per partire da cui può venire l’energia;…fatto per i bambini, perché gli adulti comprendano”. La giornata, presentata da Francesca Politi, ha avuto inizio con una processione all’interno della chiesa della reliquia del Sacro Teschio portata da Mons. Alfio Reina e attorniata da alcuni bambini recanti un fiore bianco in mano, mentre tutti intonavano il canto “Ballata del deserto rifiorito” accompagnati dalle note della Banda musicale di Adrano; è proseguita con la visione di un bel video, realizzato dall’emittente televisiva locale TVA, che ha catturato l’attenzione dei presenti e, dopo i vari interventi, si è conclusa con l’esecuzione di alcuni canti tradizionali dedicati al Santo e con la Benedizione finale. Questa lodevole iniziativa corona ciò che già da alcuni anni gli insegnanti progettano con gli alunni, ma è anche un punto di inizio perché dal fumetto si possono trarre parecchi spunti per approfondire i fatti e la storia di Nicolò Politi in modo che, come ha detto chiaramente Mons. Benedetto Currao nel suo intervento, possiamo sentirci sempre più non “devoti” di San Nicolò Politi bensì “innamorati”. Agatina Licari Ins. di Religione Cattolica 10 Prospettive - 21 giugno 2015 DIOCESI Riflessioni sul Vangelo LA MANIERA NUOVA DI GUARDARE XII DOM T.O. / B - Gb 38,1.8-11; Sal 106,23-26.28-31; 2 Cor 5,14-17; Mc 4,35-41 La risposta di Dio alla domanda di Giobbe è eloquente. La natura è possente, il mare potente e distruttivo. Ma chi ha messo un argine al mare chiudendolo fra due porte quando “usciva impetuoso dal seno materno, quando io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una nuvola oscura, quando gli ho fissato un limite, gli ho messo un chiavistello e due porte dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde?”. C’è sempre uno più potente per cui c’è da pensare. Anche i discepoli si trovano in difficoltà. E si lamentano con Gesù, il quale dorme su un cuscino durante una tempesta. “Non ti importa che siamo perduti?” gli dicono. Plausibile la preoccupazione dei discepoli…siamo perduti… La risposta di Gesù è articolata, prima calma il mare “Taci, calmati!” Poi invita alla riflessione i discepoli: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. L’accostamento della paura e della fede mi sembrano le coordinate attraverso le quali si vive. La paura secondo Gesù ha una origine ben chiara: la solitudine. Si è soli quando si vive come se Dio non ci fosse. Si vive come se in questo mondo oltre noi non ci fosse nessuno. Questo dipende dalla mancanza di fede. Gesù spinge a guardare l’esistenza con l’occhio della fede. La natura sarà anche potente, ma c’è uno che ha messo dei limiti a madre natura, c’è uno che è venuto ad insegnare come si deve guardare la natura e come si deve vivere in questo mondo. Chi ha trasformato il modo di essere e di vivere è Gesù. “L’amore del Cristo ci possiede e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro”. Da qui scaturisce il modo di vivere: “Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana”. “Se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così”. Conclude Paolo “se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco ne sono nate di nuove”, che si vedono, se siamo in Dio e se guardiamo il tutto con la fede. Leone Calambrogio San Paolo in briciole Comportamenti adeguati Tt 2,1-9 Di fronte ai falsi dottori Tito deve insegnare “quello che è conforme alla sana dottrina”. Anche i comportamenti devono essere adeguati. Gli uomini anziani siano sobri, dignitosi, saggi nella fede, nella carità e nella pazienza. Le donne anziane abbiano un comportamento santo: non siano maldicenti né schiave del vino, sappiano piuttosto insegnare il bene, per formare le giovani all’amore del marito e dei figli, a essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio non venga screditata. Deve esortare i giovani a esse- re prudenti, offrendo se stesso come esempio di opere buone: integrità nella dottrina, dignità, linguaggio sano e irreprensibile, “perché il nostro avversario resti svergognato, non avendo nulla di male da dire contro di noi”. Deve esortare in modo particolare gli schiavi ad essere sottomessi ai loro padroni in tutto: “li accontentino e non li contraddicano, non rubino, ma dimostrino fedeltà assoluta, per fare onore in tutto alla dottrina di Dio, nostro salvatore”. L.C. Il Signore non è estraneo a noi, non dorme, ma sta nel riflesso più profondo delle tue lacrime Un granello di luce nel buio della paura Non dorme Troppo spesso la religione può ridursi a una gestione della paura. Dio non vuole entrare in questo gioco. Egli non è estraneo e non dorme, sta nel riflesso più profondo delle tue lacrime. Sta nelle braccia dei marinai forti sui remi, sta nella presa sicura del timoniere, nelle mani che svuotano l’acqua, negli occhi che scrutano la riva, che forzano il venire dell’aurora. Occorre aggrapparsi alla Parola di Do. Nella Chiesa veneriamo grandemente le sacre Scritture, pur non essendo la fede cristiana una «religione del Libro»: il cristianesimo è la religione della Parola di Dio, non di una parola scritta e muta, ma vivente. La Scrittura è proclamata, ascoltata, letta, accolta e vissuta come Parola di Dio, nel solco della Tradizione apostolica. Consapevoli del significato fondamentale della Parola di Dio in riferimento al Signore Gesù fatto carne, unico salvatore e mediatore tra Dio e l’uomo, ed in ascolto di questa Parola, siamo condotti dalla rivelazione biblica a riconoscere che essa è il fondamento di tutta la realtà. San Giovanni afferma, in riferimento alla Parola di Dio, che «tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste»; anche nella Lettera ai Colossesi si afferma in riferimento a Cristo, «primogenito di tutta la creazione», che «tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui». I mondi E l’autore della Lettera agli Ebrei ricorda che «per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla Parola di Dio, sicché dall’invisibile ha preso origine il mondo visibile» . Questo annuncio è per noi una parola liberante. Infatti, le affermazioni scritturistiche indicano che tutto ciò che esiste non è frutto di un caso irrazionale, ma è voluto da Dio, è dentro il suo disegno, al cui centro sta l’offerta di partecipare alla vita divina in Cristo. Il creato nasce dalla Parola di Dio e porta in modo indelebile la traccia della Ragione creatrice che ordina e guida. Di questa certezza gioiosa cantano i salmi: «Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera» ; ed ancora: «egli parlò e tutto fu creato, comandò e tutto fu compiuto» . L’intera realtà esprime questo mistero: «I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento». Per questo è la stessa sacra Scrittura che ci invita a conoscere il Creatore osservando il creato . La tradizione del pensiero cristiano ha saputo approfon- dire questo elemento-chiave della sinfonia della Parola, quando, ad esempio, san Bonaventura, che insieme alla grande tradizione dei Padri greci vede tutte le possibilità della creazione nella Parola di Dio, afferma che «ogni creatura è parola di Dio, poiché proclama Dio». La realtà nasce dalla Parola di Dio come creatura. La creazione è luogo in cui si sviluppa tutta la storia dell’amore tra Dio e la sua creatura; pertanto la salvezza dell’uomo è il movente di tutto. Contemplando il cosmo nella prospettiva della storia della salvezza siamo portati a scoprire la posizione unica e singolare occupata dall’uomo nella creazione: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò». I doni preziosi Questo ci consente di riconoscere pienamente i doni preziosi ricevuti dal Creatore: il valore del proprio corpo, il dono della ragione, della libertà e della coscienza. In effetti, ogni essere umano che accede alla coscienza e alla responsabilità fa l’esperienza di una chiamata interiore a compiere il bene e, dunque, ad evitare il male. L’ascolto della Parola di Dio ci porta innanzitutto a stimare l’esigenza di vivere secondo questa legge «scritta nel cuore». Gesù Cristo, poi, dà agli uomini la Legge nuova, la Legge del Vangelo, la quale assume e realizza in modo eminente la legge naturale, liberandoci dalla legge del peccato, a causa del quale, come dice san Paolo, «in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo» , e dona agli uomini, mediante la grazia, la partecipazione alla vita divina e la capacità di superare l’egoismo. Chi conosce la divina Parola conosce pienamente anche il significato di ogni creatura. Se tutte le cose, infatti, «sussistono» in Colui che è «prima di tutte le cose» , allora chi costruisce la propria vita sulla sua Parola edifica veramente in modo solido e duraturo. La Parola di Dio ci spinge a cambiare il nostro concetto di realismo: realista è chi riconosce nella Parola di Dio il fondamento di tutto. Di ciò abbiamo particolarmente bisogno nel nostro tempo, in cui molte cose su cui si fa affidamento per costruire la vita, su cui si è tentati di riporre la propria speranza, rivelano il loro carattere effimero. L’avere, il piacere e il potere si manifestano prima o poi incapaci di compiere le aspirazioni più profonde del cuore dell’uomo. Egli per edificare la propria vita ha bisogno di fondamenta solide. In realtà, poiché «per sempre, o Signore, la tua parola è stabile nei cieli» e la fedeltà del Signore dura «di generazione in generazione» , chi costruisce su questa Parola edifica la casa della propria vita sulla roccia. Che il nostro cuore possa dire ogni giorno a Dio: «Tu sei mio rifugio e mio scudo: spero nella Tua parola». P. Angelico Savarino 11 Prospettive - 21 giugno 2015 Verso Firenze. Riunione fra le parrocchie del IX Vicariato L’invincibile tentazione di dire se stessi i risiamo. Ancora una volta abbiamo ceduto alla tentazione di raccontare noi stessi. Così infatti è stato nella riunione fra le parrocchie del IX Vicariato, tenutasi il giorno successivo all’Assemblea Pastorale diocesana di lunedì 16 giugno a Mompileri. In questa prima riunione serale, tutta incentrata sulla preparazione al Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze, il vescovo Calogero Peri ci aveva offerto con magistrale abilità una miriade di suggestioni affinché ogni Vicariato potesse poi affrontare la lettura della Traccia, per stimolare «la consapevolezza ecclesiale, e cercare insieme vie nuove per affrontare le sfide [della società contemporanea] coltivando la pienezza della nostra umanità, più che formulare teorie umanistiche astratte o offrire programmi e schemi pastorali precostituiti.» Bisognava rispondere, con proposte concrete se possibile, a domande cruciali nella rovente attualità della Chiesa, per esempio: Le comunità cristiane stanno rivedendo la propria forma per essere comunità di annuncio del Vangelo? Sono capaci di testimoniare e motivare le proprie scelte di vita, rendendole luogo in cui la luce dell’umano si manifesta al C mondo? Sono in grado di esprimere con umiltà ma anche con fermezza la propria fede nello spazio pubblico, senza arroganza ma anche senza paure e falsi pudori? Insomma, siamo ancora in grado di porre gesti e parole che indirizzino a Dio lo sguardo e i desideri della gente? La riflessione del momento vicariale si è mossa invece su ambiti piuttosto lontani dai veri obiettivi che con tanta sapienza ci erano stati indicati. E questo mi sembra che sia un segno molto eloquente che, al di là della solita retorica e delle frasi ad effetto, che abbondano sulla bocca di tutti alla vigilia dei grandi eventi ecclesiali, non abbiamo realmente capito il cuore del problema che il Convegno di Firenze vorrebbe affrontare, umilmente ma decisamente. Infatti il nuovo scenario del mondo, che ha avuto una grande svolta secolaristica e in molti aspetti antiumanistica, chiede alla Chiesa di trovare il modo per proporre positivamente una visione dell’umano secondo la natura profonda della persona e della comunità degli uomini (card. Giuseppe Betori). È necessario pertanto avviare la ricostruzione delle grammatiche educative, ma anche la capacità di immagina- re nuove «sintassi», afferma la Traccia. Non si tratta perciò di inventare una nuova strategia pastorale per avvicinare — come si dice — i lontani, ma soprattutto di scoprire con urgenza, se ne siamo ancora capaci, un nuovo linguaggio — ovviamente non fatto di sole parole — per presentare il Cristo di sempre all’uomo di oggi, specialmente a quella grande, sempre più grande fetta di umanità che già da tempo ha rigettato la Chiesa e i suoi insegnamenti (umanesimo compreso), perché non sa andare oltre, purtroppo, il suo passato pesante. «Sappiamo bene infatti che non mancano motivi per rimproverarle di aver tradito il messaggio del rabbino Gesù di Nazareth, il messaggio più rivoluzionario di tutti i tempi», afferma Emmanuel Carrère in una sua recente pubblicazione di grande successo. La riflessione del brillante scrittore francese è una conferma che il problema della Chiesa oggi è quello di ricostruire una mentalità di fede per essere poi una fede operante nel tempo, capace di interlocuzione con la cul- tura di oggi. In un mondo secolarizzato, dove l’unica religione sembra il monoteismo dell’io e il messianesimo della tecnica, come tornare a parlare di Dio in un modo che non sia solo nostalgico e difensivo? (Chiara Giaccardi). Allora mi chiedo cosa significhino realmente espressioni correnti quali Per il festival I Art a Scenario Pubblico “Petra”, dance calling, valanga Danze pervase dalla dialettica di caos e di ordine Viaggio nello scorrere del tempo per appropriarsene, senza paura, con uno stile costante e con disinvolto gioco di opposti; una danza che narra emozioni, attraverso la sua terra fonte di ispirazione, ridando vita ai rapporti, alle identità siciliane, autentiche ricchezze, in senso antropologico ed estetico. È quanto offre “Petra”, produzione esclusiva di Scenario Pubblico – Compagnia Zappalà Danza per il festival I Art. Lo spettacolo ha debuttato in ‘prima’ assoluta allo Scenario Pubblico, l’atout è stata la capacità di suscitare nel pubblico quella benevola empatia che è la miccia di successo di una pièce. Fondamento tematico di questo progetto coreografico è una fase di scrittura nella quale il coreografo Davide Sportelli ha realizzato la creazione “Petra” con la compagnia in scena MoDem, collettivo giovane formato da danzatori selezionati dal corso di perfezionamento prodotto dalla compagnia Zappalà Danza, a cui accedono tramite le audizioni che si tengono in tutta Europa, instaurando un dialogo epistolare con ognuno degli interpreti. Lo scopo è stato il rinvenimento di sensazioni proprie del rapporto dei giovani danzatori con la Sicilia, terra che li ha ospitati durante il loro percorso formativo. Tali campioni di senso e sensi formano un catalogo di luoghi fisici del sentire e dell’agire. Davide Sportelli e un artista della danza attivo in Europa e oltreoceano; si forma come danzatore a Roma e presso l’Accademia Isoladanza della Biennale di Venezia, con insegnanti e coreografi quali Carolyn Carlson, Malou Airaudo, Raffaella Giordano, Nigel Charnock, Bill T. Jones, Iñaki Azpillaga, Frey Faust, Ivan Wolfe, Susanne Linke, David Zambrano. Coltiva da sempre una pratica di scrittura creativa, che di quella coreutica è specchio e complemento. Negli ultimi quindici anni ha collaborato con Sasha Waltz, ta delle diverse accezioni del tempo, Sportelli legge lo spettacolo sottolineando, è superficie percorribile e scalabile; è solidificarsi dei moti sotterranei e cristallo; è valanga. Petra è il tentativo di tradurre in musica di corpi gli irriducibili paradossi del tempo. Il tempo che ci vuole, il tempo del silenzio, quello della pazienza e del lento emergere. E il momento Foto di Serena Nicoletti Sostapalmizi, Caterina Sagna, Michäel D’Auzon, P.A.R.T.S, Amaraoui Burner Project, Micha Purucker, incluso William Forsythe per l’installazione coreografica “Human Writes”. Al centro dei suoi interessi coreografici ci sono la relazione tra linguaggi verbali e non verbali, l’approccio al corpo come luogo della visione e visione del luogo, il tentativo di fare della danza una musica palpabile. “Mi è parso che ‘la pietra’ fosse una metafora perfet- dell’improvviso manifestarsi, l’immediatezza del tuffo. I moti opposti della presa di distanza e dell’avvinghiarsi dei desideri, la materia urlante che fonde e s’infonde per poi placarsi in un nuovo inesorabile distacco. Dobbiamo figurarci un paesaggio di muscoli e sensi su cui s’imprimano note aeree o terree, danze accurate o deliranti pervase dalla dialettica di caos e ordine, di formazione e disfacimento . Passaggi, incroci, incontri, un percorso variegato ma coerente riportandoci fra il teatro di Brecht e Beckett un corridoio orizzontale dove si incrociano scambi continui e proficui, fenomeni culturali e di costume dei nostri tempi. Il coreografo accosta i simboli della cultura popolare, calandosi nella complessità dei linguaggi, delle forme e dell’aporia del comportamento, sperimentando nuovi testi e nuove musiche. Il tutto al servizio di una gestualità dinamica e allusiva e attraverso il caos della materia ritrovare il senso dell’esistenza e la luce nel buio della nostra “società liquida”. Il Festival I ART, è il grande contenitore di eventi pluridisciplinari inserito nel più ampio progetto I ART. Ideatore e direttore generale è Lucio Tambuzzo; direttore artistico del Festival è il regista Giovanni Anfuso; Comune di Catania ente capofila di una lunga squadra di partner, fra enti pubblici, associazioni e cooperative culturali della Sicilia orientale e occidentale e si svolge in Sicilia da maggio a settembre; è un progetto dell’associazione I WORLD, ha per obiettivo la rilettura delle identità locali attraverso le forme ibride, innovative e plurali delle arti contemporanee, e la Compagnia Zappalà Danza sarà poi in scena il 24 e 25 luglio in Piazza Università Catania con lo spettacolo “Lava Bubbles”. Artemisia parlare in modo semplice come faceva Gesù (suggerimento pressante che ultimamente viene rivolto con insistenza soprattutto ai presbiteri). Sono d’accordo, ma allora tiriamo le necessarie conseguenze… Ho l’impressione ci sfugga, per citare due soli esempi, che, per quanto possa sembrare sorprendente, nei Vangeli Gesù, proprio per essere semplice ed essenziale, ha parlato con insistenza solo del «regno di Dio» e praticamente mai della «Chiesa», termine che si legge solo in Mt 16, 18 e 18, 17 ma chiaramente — ci assicurano gli esegeti — non impiegato da lui. E non facciamo fatica a crederlo conoscendo tutto il resto. C’è ancora dell’altro. Gesù, a differenza del suo più austero parente, non solo scelse di non predicare il Regno ai grandi e ai potenti della terra — è nota a tutti la sua scena muta addirittura davanti a Pilato! — ma nella regione dove lui invece ripetutamente lo annunciava, disertò volutamente e sistematicamente le grandi città, come Tiberiade e Seffora, frequentando soprattutto piccole borgate e povera gente. A Gerusalemme, in particolare, fece solo qualche puntata soprattutto in occasione delle grandi feste… E poi tutto il resto…, che ci dà la misura di quanto realmente oggi siamo difformi da quel cristianesimo che all’inizio conquistò con fulminea rapidità il cuore di una moltitudine di genti. Certo, «la Chiesa non ha mai dimenticato le sue origini. Ne ha sempre riconosciuto la superiorità e cercato di farvi ritorno come se la verità si trovasse là, come se la parte migliore dell’adulto stesse in ciò che resta del bambino.» E ancora oggi continua a pensare che quei due o tre anni in cui Gesù ha predicato in Galilea e poi è morto a Gerusalemme rappresentino il momento della sua verità assoluta, senza la quale la Chiesa è priva della sua vitalità. Ma al tempo stesso non possiamo dimenticarci, poiché la storia ce lo impone, che sono trascorsi duemila anni i quali hanno aggiunto tutto ciò che Gesù non aveva neppure pensato: «il Santo Sepolcro di Gerusalemme, il Sacro romano Impero, il cattolicesimo, i roghi dell’Inquisizione, gli ebrei massacrati perché ritenuti di aver ucciso il Signore, il Vaticano, la condanna dei preti operai, l’infallibilità del papa, e anche Mastro Eckhart, Simone Weil, Édit Stein, Etty Hillesum…» (Carrère). Così, al punto in cui siamo, non abbiamo più la possibilità di ritornare all’età dell’oro, ma solo l’obbligo di andare avanti con coraggio e audacia, svecchiandoci e rinnovandoci profondamente nello spirito della nostra mente, come oltre a Paolo sembra esortarci decisamente il Convegno di Firenze. Signorello Carmelo parroco 12 Prospettive - 21 giugno 2015 RUBRICHE Incontro formativo con gli studenti dell’Istituto Alberghiero “Karol Wojtyla” di Catania “Una guida...per la vita ’aula magna dell’Istituto Alberghiero “Karol Wojtyla” di Catania via Lizio Bruno, nell’ambito degli obiettivi educativi POF, finalizzati all’educazione stradale, alla salute e legalità ha ospitato un interessante conferenza tenuta il giornalista Agatino Zizzo, esperto di cronaca stradale del giornale La Sicilia, Maria Rosa Zinna funzionario della Polizia Stradale, l’assistente Luca Orsini e il dott. Alessandro Conti, anestesista - rianimatore dell’ospedale “V. Emanuele” e medico del 118. La scuola ha fornito ai ragazzi un importante momento di riflessione sui temi del rispetto del Codice della strada, della sicurezza stradale e dei rischi della guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti; e il dirigente scolastico Daniela Di Piazza ha offerto agli studenti un’opportunità di confronto con esperti qualificati che, nell’ottica della prevenzione e del rispetto delle regole, hanno contribuito a sviluppare in loro un maggiore senso civico. Una giornata importante per i giovanissimi alunni che hanno ascoltato con attenzione i temi trattati dalla Dott. Zinna che ha sottolineato le sanzioni penali e amministrative del Codice Stradale nell’ambito delle sue competenze, la tolleranza zero per quanto riguarda i minorenni, nell’uso dell’alcol, in quanto la legge impone che si pongono alla guida senza fare uso di queste sostanze, rispettando le regole per salvaguardare i più deboli e i giovani devono essere consapevoli sulla propria e altrui salute, riflettendo sui danni che possono provocare agli altri “la legge 186 bis del Codice della Strada introdotto per sanzionare in maniera efficace i minorenni e i neopatentati è complessa e molto articolata, e i giovani oltre ad avere una sanzione economica da pagare avranno un ritardo nel conseguimento della patente di guida”. Ha tratteggiato, come avvengono i controlli con l’obbligazione della prova a cui si va incontro; nel primo step si usa un precursore, che non spiega il quantitativo, ma se si è assunto alcol risulterà positivo e allora successivamente sarà sottoposto all’etilometro, che dà la percentuale di sostanza alcolica esistente nel sangue. Con un linguaggio molto comprensibile ha risposto alle tante domande che sono state poste dagli alunni. Affascinante, provocatorio e contenitore è stato l’intervento di Zizzo, giornalista accreditato presso il compartimento della Polizia Stradale della Sicilia Orientale, che si è soffermato sul problema sicurezza stradale, evidenziando i problemi emergenti e sottolineando che non sono i giovani a creare i maggiori problemi stradali, come si evince dai dati statistici della Sicilia Orientale del mese di aprile, ed ha chiarito “la Polizia Stradale ha beccato in stato di ebbrezza ben 24 conducenti. Un dato, ha rimarcato Zizzo, nella nostra zona che non crea molti problemi, poiché gli utenti monitorati con gli etilometri e precursori sono stati ben 6.703, solo 24, è un dato positivo da non sottovalutare”. Il dott. Conti con l’ausilio di slide utili ed efficaci, e con le sue testimonianze ogni giorno che vive sul posto di lavoro si è avvicinato ai giovani allievi portando informazioni utili e sottolineando l’importanza della pre- L venzione attraverso anche l’uso del casco e della visiera, poiché la mancanza di questo ausilio può provocare danni invalidanti al viso e alla funzionalità della masticazione “maloculazione”. In maniera efficace ha parlato di prevenzione, distrazione, cattive abitudini, assunzione di sostanza, atteggiamenti scorretti in strada e inoltre ha tratteggiato la biomeccanica dei traumi, il rapporto tra velocità e compressione con il nostro corpo e quindi come ci si comporta durante un incidente, poiché aumenta il peso del nostro corpo all’urto; come prestare aiuto in attesa dell’arrivo dei soccorsi. All’impatto i decessi possono essere mortali, preco- ci e tardivi: un intervento tempestivo con manipolazione cardio-polmonare e immobilizzazione con assistenza avanzata immediata può salvare vite umane. In Sicilia nel 2013 si sono verificati 11.821 incidenti che hanno causato la morte di 254 persone e il ferimento di 17.724. Gli incidenti avvenuti nell’isola rappresentano il 6,5% del totale nazionale, i deceduti il 7,5%, i feriti il 6,9%. Il maggior numero di incidenti è avvenuto nella provincia di Palermo dove risiede il 25% della popolazione regionale e sono più frequenti gli incidenti con lesioni, mentre il numero maggiore di decessi si registra nella provincia di Catania. La provincia di Trapani presenta il maggior incremento del numero di sinistri e di persone infortunate, ma una diminuzione della mortalità, mentre Enna registra un tasso particolarmente marcato, a Messina Pubblicato il libro di Nunziatella Cavalieri Diversamente amabili DARE VOCE all’umanità scartata iversamente amabili è il libro di Nunziatella Cavalieri, edito da Europa Edizioni di Roma e presentato nei giorni scorsi, presso la biblioteca civica “Riccardo da Lentini”, a Lentini sua città natale. L’autrice, ora residente a Catania da oltre trent’anni, fa parte dei “volontari del lunedì”, gruppo di amiche che prestano la loro opera presso la casa delle suore di Madre Teresa di Calcutta a Catania, per la preparazione dei pasti agli abituali frequentatori. Diversamente amabili si legge tutto d’un fiato, anche se occorrerebbe in verità dare più tempo alle parole e alle storie raccontate dai tanti personaggi, italiani e non, dell’estEuropa e del nord-Africa, frequentatori della mensa e di “senzatetto”. Storie nate da appunti, come di un diario, che l’autrice ha raccolto e trascritto per dare voce a quella parte di umanità scartata, sola – che la solitudine è spesso la più grande povertà, come dicono alcuni dei protagonisti! -, vagabonda, che si trascina la coperta per ripararsi dal freddo della notte o l’immancabile “sacchetto di plastica” contenente quel poco e niente che si ha e che viene, tante volte, “rubato”, certamente per necessità, da altri “poveri”. Storie da leggere per vedere in faccia, come dal vivo, la realtà che spesso si finge di non vedere perché fa male quando è calpestata la dignità della persona umana. Storie intrise di vissuti particolari del luogo di origine, colorite dal linguaggio e dalle parlate locali, in cui - e per fortuna - si fanno luce anche gesti di speranza, come quando avviene lo “scambio” di un qualche oggetto fra i personaggi delle varie storie, oggetti anche insignificanti e di poco valore, a suggellare il senso di solidarietà che ancora sopravvive nell’animo umano e il comune anelito di amore per la vita. L’intento dell’autrice, in fondo, è proprio quello di dare voce a chi voce in questa società non ha, ma anche di sollecitare alla riflessione e, in ultima analisi, le coscienze dei lettori a guardare con occhi nuovi questa particolare fetta di umanità che ci sta vicino e, attraverso le D significative citazioni introduttive ad ogni storia che la Cavalieri prende in prestito da autori vari, creare ancora semi di speranza, oggi, per un futuro migliore. S.C. rimane stazionaria la mortalità. In Italia nel 2013 si sono registrati in Italia 181.227 incidenti stradali con lesioni a persone. Il numero dei morti (entro il 30° giorno) ammonta a 3.385, quello dei feriti a 257.421. L’Italia ha registrato un valore pari a 56,2, collocandosi al 14° posto nella graduatoria europea, dietro Regno Unito, Spagna, Germania e Francia. Gli incidenti più gravi avvengono sulle strade extraurbane (escluse le autostrade), dove si sono verificati 4,63 decessi ogni 100 incidenti. L’indice di mortalità raggiunge il valore massimo tra le 3 e le 6 del mattino. La domenica è il giorno della settimana nel quale si registra il livello più elevato dell’indicatore, 3,1 morti per 100 incidenti. Nella fascia oraria notturna, l’indice è più elevato fuori città, il lunedì e la domenica notte. Tra i 2.297 conducenti deceduti a seguito di incidente stradale, il 42,1% aveva un’età compresa tra i 20 e i 44 anni, con valori massimi registrati soprattutto tra i giovani 20-24enni e tra gli adulti nella classe 40-44 anni. La categoria di veicolo più coinvolta in incidente stradale è quella delle autovetture; seguono motocicli anche se sono la categoria più a rischio, autocarri, biciclette e i ciclomotori. Lella Battiato Duecento anni e oltre. La storia dei Carabinieri tra carta e piombo edeli nei secoli” È il loro motto e la loro virtù. E chi non sa delle loro imprese di guerra e di pace? Recita così l’album dei soldati del Corriere dei Piccoli n. 12- 1932, appeso sulla parete a sinistra, all’ingresso della redazione di Sicilia journal, in Corso Sicilia 56, accanto al calendario storico dell’Arma dei Carabinieri. Proprio a loro, infatti, è stata dedicata, nella sede suddetta, la mostra inaugurata alla vigilia del 201° anniversario della nascita dell’Istituzione che suscita la maggiore fiducia da parte degli italiani, come si è espresso in proposito il direttore di Sicilia journal Daniele Lo Porto, specificando che l’intento è quello di arricchire la redazione, affinchè sia promotrice di cultura, oltre che tradizionale fonte di notizie. La mostra dal titolo “Duecento anni e oltre. La storia dei Carabinieri tra carta e piombo” è la terza iniziativa di tal genere, organizzata con la collaborazione del- “F l’associazione culturale Leaf e inaugurata dal tenente colonnello Mario Pantano, del comando provinciale di Catania (in rappresentanza del comandante Alessandro Casarsa), e dall’editore di Sicilia journal Nino Ferro, alla presenza della docente Liliana Nigro dell’Accademia di Belle Arti di Catania e dei soci dell’Anc di Gravina di Catania, come Giuseppe Giansiracusa, presidente di Legacoop Catania. Tantissime figure esposte, che, vera chicca per tutte le età, tra pose impettite e divise autorevoli facevano bella mostra di sé, dagli esempi riconducibili alle guerre mondiali, ai corazzieri del Quirinale: Marca Stella e Marca Scaligera, Cartoccino, Publidar e La Sorgente, tra le più rinomate marche del Novecento. Ed esemplari della collezione di Caporlingua (associazione internazionale soldatini di carta) con diversi fogli degli Anni Trenta, le 150 tempere di Alessandro Degai, che riproducono le uniformi dell’Arma dal 1814 al 1931, sino alle pregiate statuine di piombo, della collezione di Enrico De Maria, collocate in una teca di vetro, tra vari modelli: Regno di Sardegna, Regno d’Italia, Nord Africa, Ufficiali Sciumbasci della Libia, ufficiale in piccola tenuta estiva con berretto alla polacca e Reggimento Cavalleria di Sardegna. Ancora un connubio di storia e tradizione, con una vivace pennellata di fantasia. Anna Rita Fontana