roccia la «Lavorando per l’eternità tutto diventa umano. E il lavoro trova continuità nell’opera del Creatore, che dopo sei giorni lasciò all’uomo la responsabilità di proseguire ciò che aveva iniziato». Padre Aldo Trento, «Tempi» , 11 agosto 2010 Anno XII - n. 6 - Ottobre 2010 Il giornale della Diocesi di Acerra Direzione e Redazione: Piazza Duomo e-mail: [email protected] - Internet: http://www.diocesiacerra.it Ridestiamo il cuore dei nostri ragazzi Il Vescovo risponde ad una lettera arrivata in redazione dopo la tragica morte di due giovani acerrani DI Questa mia risposta è rivolta a coloro che cercano, e spesso, fanno fatica a trovare una risposta alle domande più profonde del loro cuore, e anche a coloro che non cercano più, rassegnati o delusi. Mi rivolgo con amicizia e rispetto a tutti coloro che cercano “ragioni” per vivere, perché riteniamo che essi, nel profondo della loro inquietudine e delle loro attese cercano Dio. Abbiamo l'impressione che l'interrogativo sul mistero ultimo della nostra esistenza, che tutti ci avvolge, sia veramente diffuso. Questo sogno di felicità e di futuro certo viene percepito in modi diversissimi e si manifesta con tanti nomi. Cosa cercarono quella notte Giosuè e Daniele? Una pienezza di vita, fatta di ebbrezza e di libertà. La cercavano, perdendola, nelle strade degli uomini. Quello schianto tremendo ha spento soltanto il sorriso delle loro labbra, ma la corsa è proseguita, sì lo crediamo fermamente, in un volo di anime splendenti, veloci verso il cielo immenso e luminoso, verso il Padre degli uomini, verso la vita che non conosce morte. La morte è l'estrema povertà, perché priva l'uomo della vita, della felicità. E' la sfida suprema. Il desiderio di vincere la morte, di vivere per sempre, in pienezza e in durata, è costitutivo dell'uomo. Questo desiderio non può tradursi in speranza reale per l'uomo, perché è brutalmente spezzato dalla morte. C'era un detto delfico che diceva: «La Morte è l'unica immortale, le altre cose sono mortali». Cari giovani, quei cori da stadio, che compatti lungo il percorso di accompagnamento dei vostri amici al cimitero, quelle magliette vistose fregiate dei nomi degli amici scomparsi Giosuè e Daniele, quasi a garanzia di una comunione da trattenere tra voi per sempre, quel sedervi per terra per ascoltare, come i discepoli, una parola di verità e di speranza, stretti attorno ai vostri amici inerti, tutto parlava di una Invocazione al Cielo, di una domanda di liberazione dalla schiavitù della morte, dell'attesa di Qualcuno che riducesse all'impotenza Colui che della morte ha il potere, l' “inimicus homo”, il diavolo, il male. Quella sera, come a Nain in Palestina, anche ad Acerra mentre un corteo di morte e una folla piangente accompagnava i due giovani amici si è incontrato col corteo del Signore Gesù. La madre del gio- vane del Vangelo era vedova, quasi immagine di una comunità “vedova”, che ha perso lo Sposo eterno: Dio. Dio è il vero partner dell'uomo, che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza. Vedovi di Dio, anche noi, padri e madri, generiamo i nostri figli per la morte, anche se moriamo vecchissimi. Gesù Cristo, il Dio fatto carne, era con noi quel pomeriggio e «dopo aver visto il nostro dolore si è commosso pro- fondamente». Egli è un Dio che ha un Cuore, si muove, vede, tocca. La vista di Daniele e Giosuè, dei loro genitori affranti e senza parola, lo smarrimento di tantissima gente, gli è entrata nel cuore, ed ha toccato la bara. Ha toccato ed è stato toccato da quel legno di morte, che è diventato la sua croce di legno, sulla quale Egli si è steso per portare il nostro dolore e vincere la morte. applausi e cori da stadio. Ci si è potuti allora rendere conto di quanto quelle morti lambiscono le porte della nostra coscienza e delle nostre case. Qualcosa è cambiato in città da quel E' possibile che i giovani di oggi non amino drammatico sabato notte in cui Giosuè e più la vita? Seppure lo fosse certo non è Daniele hanno perso la vita schiantandosi con la accettabile! Soprattutto da parte degli adulti. I moto contro un palo in Corso Di Vittorio ad giovani hanno nel cuore un desiderio Acerra. irrefrenabile di vita, di Tra il 3 e 4 ottobre, pienezza, di felicità, che il due ventenni acerrani, loro entusiasmo e la loro Giosué Bruognolo e forza accrescono a Daniele Altobelli, sono dismisura. E anche morti per le conseguenze quando imboccano strade di un gravissimo sbagliate, con il rischio che incidente. La moto su la corsa si trasformi in un cui viaggiavano ha baratro verso la morte, urtato violentemente un dietro si cela sempre un palo della luce in una anelito di vita. strada periferica della Gli studiosi ci dicono città. che mentre si moltiplicano In un istante due gli strumenti di giovani vite stroncate al comunicazione, i blog, i suolo. Sul selciato i canali virtuali, poi però i sogni, le difficoltà, le giovani sono più soli. Se paure, le bravate, i analizziamo davvero la “piccoli” e “grandi” società oggi, i ragazzi sono progetti, le speranze per più incapaci, privi della un futuro che, a possibilità di comunicare vent'anni, certo non si Il corteo funebre di uno dei ragazzi rispetto alle generazioni immagina di morte. precedenti. A p p u n t o. L a Forse è arrivato il momento in cui noi adulti, domanda che lacera in questi giorni il cuore di increduli e angosciati, e anche un po' vigliacchi, ogni adulto che seriamente si interroga su quanto con coraggio ci chiediamo: quanto siamo capaci accaduto è proprio questa: si può correre a di intercettare la voglia di comunicare nascosta vent'anni verso la morte? E non basta placare la dietro i cori da stadio che si ripetevano incessanti coscienza trincerandosi e mascherandosi dietro il ai funerali di Giosué e Daniele? E quanto solito, borghese e benpensante, ritornello: “Tanto siamo in grado di ridestare, con le parole e con la se la sono cercata”. vita, nel cuore di questi nostri ragazzi la voglia I giorni successivi all'incidente c'è stato un di vivere e il senso della vita? Quanto facciamo crescendo di manifestazioni spontanee di perché il loro nascosto, a volte mascherato, centinaia di ragazzi che appendevano striscioni desiderio di una vita autenticamente “più per le strade, costruivano piccoli altarini sul luogo grande”, imbocchi la giusta direzione e non si dell'incidente, fino ai funerali, celebrati in due schianti sul selciato in una notte calda di ottobre? giorni diversi, eppure uguali negli slogans, LETTERA FIRMATA Lettera al Direttore Domenica 31 Ottobre 2010 nella Cattedrale di Acerra gli accoliti Raffaele Di Nardo e Marcello Lanza saranno costituiti Diaconi per l’imposizione delle mani di S.Ecc. Mons. Giovanni Rinaldi MONS. GIOVANNI RINALDI* E Gesù ha ripetuto: «Giovinetto dico a te alzati» - come dal nulla è nata la vita nella creazione, dalla morte di Cristo è scaturita la Vita Vera, quella Buona, Eterna e Felice. La Croce ci ha generati Figli di Dio, attraverso l'immersione battesimale. E pur tuttavia facciamo fatica ad accettare la scuola della sofferenza, il dolore e la morte: rimangono un mistero. La cultura moderna, non sapendo dare una risposta a queste sfide, cerca di nasconderla con l'ebbrezza del consumismo, del piacere, del divertimento, del non pensarci. In tal modo si nega il significato profondo della debolezza umana e se ne ignora il valore e la dignità. Una giovane acerrana, Rossella Petrellese, nata disabile e morta a 22 anni, dopo una difficile operazione negli Stati Uniti, che ha saputo cogliere il valore della sofferenza offrendola per amore, ci ripete: «Voi siete definitivamente amati, e qualunque cosa vi accada, voi siete attesi da questo amore». L'esperienza della fragilità, della malattia, della morte ci insegna alcune cose fondamentali: che non siamo eterni, ma di passaggio in questo mondo, che non siamo onnipotenti, nonostante i progressi delle scienze e delle tecniche. L'esperienza della fragilità ci insegna che i beni più importanti sono la Vita e l'Amore, come ha compreso la giovane Rossella. L'esperienza di dolore, che abbiamo vissuto e che viviamo, periodicamente ad Acerra ci insegna che non possiamo avere diritti individuali assoluti e che non possiamo rimuovere le limitazioni ai nostri diritti illimitati. I diritti illimitati sono esposti ad una degenerazione utopistica. Essi sono una illusione e una illusione non poco dannosa. Così, ad esempio, coloro che contestano la legittimità delle cinture di sicurezza o del casco per le moto, ripetono frequentemente: “è il mio corpo e ho diritto di fare ciò che voglio”. Tuttavia il paradosso dell'esistenza umana è che il soggetto “individualista”, indipendente, senza casco e libero dalla cintura, lanciato sulla strada a gran velocità; il più indipendente degli individui, diviene il più dipendente degli individui per incidente alla spina dorsale, o distrugge la stessa esistenza. *VESCOVO Emergenza sarà! DI GENNARO NIOLA Le strade della Campania, quelle cittadine e quelle campestri, sono di nuovo invase dai rifiuti. L'informazione è ancora una volta impegnata con titoli a tutta pagina a dare notizie di proteste, di scontri con le forze dell'ordine, di difese e di accuse incrociate dei politici e degli amministratori che, lo si voglia o no, sono responsabili della questione. Ancora una volta un intero popolo è messo alla gogna perché qualificato come incivile, come peso per la comunità nazionale se non addirittura come camorrista. Si dice che è ritornata l'emergenza dei rifiuti. C'è da chiedersi quando e se è finita. continua a pag. 2 la roccia 2 continua dalla prima pagina Emergenza sarà! Poteva essere una soluzione duratura quella dell'impiego delle forze armate per la rimozione dei rifiuti? Non può mancare un sincero grazie a quelle persone in divisa che obbedirono al comando di imbracciare pala e ramazza per pulire le nostre strade. Chi quel comando diede sapeva che meritoriamente risolveva nell'immediato un problema da affrontare con decisione e celerità ma che non chiudeva l'emergenza. Altrettanto era noto a tutti, anche a quelli che si atteggiavano a taumaturghi in vena di miracoli, che l'accelerazione dei lavori per l'inceneritore di Acerra e la sua inaugurazione in pompa magna contrariamente a quanto strombazzato in ogni sede e direzione non erano la soluzione al problema ma una maldestra operazione di corto respiro. Quanto maldestra fosse tale operazione lo ricorda il vecchio adagio della saggezza popolare secondo cui la gatta frettolosa fece i gattini ciechi. Così non solo l'inceneritore si è rotto dopo un anno di attività, per altro a scartamento ridotto, ma si è stravolto ogni regola di civile convivenza nel nome dell'emergenza: si è fatto cartastraccia di ogni norma nazionale ed internazionale con l'adozione di decreti contingibili ed urgenti, si sono svilite decisioni di organismi statali stessi (vedi le prescrizioni della Commissione V.I.A.), si sono limitati gli spazi della vita democratica con la sottrazione alle autorità civili di impianti di pubblica utilità e con l'assegnazione della gestione degli stessi ai militari, si è fatto ricorso alla mistificazione se non alla falsificazione di notizie per condizionare la pubblica opinione (dalla certificazione dell'A.R.P.A.C. sull'assenza di vento in località Pantano in vista della localizzazione dell'inceneritore ad Acerra alle certificazioni degli esperti di parte e dei politici sull'affidabilità dell'inceneritore e sull'efficienza del ciclo di trattamento dei rifiuti fino al mancato rispetto dell'impegno di corresponsione del “ristoro” che dalla legge è definito nella sua natura di diritto e nella sua quantificazione ed invece è fatto passare come graziosa elargizione; a proposito, consolerebbe sapere che anche per i Comuni del Nord-Italia che ospitano siti pericolosi non ci sono soldi per il ristoro). Ma le emergenze, sia questa presente sia quella conclusa dal “miracolo”, non erano scoppiate nonostante il regime emergenziale dei “commissari straordinari”?! Come evidente, i conti non tornano. E non torneranno se si continua a ragionare in termini emergenziali, se si continua a pensare che la soluzione a problemi come quello dei rifiuti sia solo tecnica (lasciamo perdere quella miracolistica). I fatti hanno ampiamente mostrato che impostazioni dirigiste che demandano a centri di potere la individuazione di misure da far calare sulla testa dei cittadini non sortiscono effetti positivi; al contrario esse rovinano ancor più un tessuto civile che da queste parti è notoriamente debole. L'effetto è un nuovo allontanamento della gente dalle istituzioni, è un affievolimento del già debole senso dello Stato, è un'ulteriore riduzione della partecipazione del singolo cittadino alla vita della comunità sia locale che nazionale. Il nodo, in altri termini, non è tecnico ma politico. Nei giorni scorsi, ad Acerra i sindaci campani hanno chiesto di gestire in proprio il servizio. È una possibilità che si farebbe bene a non lasciar cadere. Ma è necessario affrontare la questione in modo più ampio. La diocesi di Acerra, dal canto suo, ritiene sempre più valido il suo invito a creare un clima di fiducia per generare poi una situazione virtuosa. A tal fine, finora inascoltati, si propone la costituzione di un gruppo di lavoro formato da personalità del mondo scientifico e da rappresentanti della comunità locale che, sotto l'egida della diocesi che ne garantisca l'onestà scientifica, monitorizzi l'attività dell'impianto di incenerimento e, fuori da ogni interesse o condizionamento di parte, informi la pubblica opinione sull'effettivo impatto ambientale dell'impianto. Ma si chiede anche di andare oltre la logica emergenziale della ricerca di una soluzione frettolosa dell'esistente; è necessario, infatti, reimpostare in sede politica la questione. Bisogna acquisire una nuova impostazione del tema del trattamento dei rifiuti che coinvolga i cittadini con la raccolta differenziata ma anche il mondo della ricerca e dell'imprenditoria perché, come avviene altrove, si cerchino altre strade anche più vantaggiose rispetto a quella frettolosa dell'incenerimento o del conferimento dei rifiuti in discarica. Appoggiato da tutti gli organismi diocesani, lo scorso anno il nostro vescovo, mons. Rinaldi, saggiamente non presenziò alla cerimonia di inaugurazione dell'inceneritore ma non per spirito polemico. Al rifiuto, infatti, si accompagnò la proposta poco sopra ricordata. Nonostante non sia venuta alcuna risposta dalle istituzioni centrali, la diocesi ha operato in quella direzione ed oggi è pronta a mettere in campo il servizio proposto. Ma il timore è che il malcostume oggi dilagante nelle istituzioni di non ascoltare nessuno e, fuori da ogni critica o autocritica, di ritenere che il proprio operato è comunque e sempre giusto, non farà cambiare modo di affrontare la questione e… emergenza sarà! GENNARO NIOLA Ottobre 2010 Per una rinnovata presenza dei cattolici nella società italiana Dal 14 al 17 ottobre, a Reggio Calabria, si è svolta la 46a settimana sociale dei cattolici italiani. È questo un appuntamento, ormai tradizionale soprattutto del laicato cattolico, che ha acquisito un richiamo particolare, meno scontato di quanto si possa credere. Se nei decenni scorsi l'unità politica dei cattolici di fatto dettava metodologia ed agenda della presenza cattolica nella società nazionale, oggi questa si misura senza pregiudizievoli steccati con la realtà italiana. A Reggio Calabria, infatti, sono accorsi in tanti (non è stato più possibile iscriversi dopo luglio scorso e ciò a significare l'attesa dell'evento e la massiccia presenza), soprattutto giovani. Stando ai resoconti degli organizzatori, i lavori sono stati tutt'altro che ingessati; non sono stati un esercizio deduttivo da assiomi dottrinari, non si sono limitati a individuare le forme più opportune per calare gli insegnamenti della gerarchia nella vita sociale italiana. Anzi la partecipazione è stata attenta e fattiva a dimostrazione del lavoro preparatorio svolto nelle diocesi e della capacità progettuale esistente oggi tra i cattolici italiani. Come ha evidenziato a conclusione dei lavori Luca Diotallevi, vicepresidente del Comitato scientifico ed organizzatore del convegno, i cattolici italiani possono rivendicare per sé un metodo di lavoro, una specifica passione per il bene comune ed un'agenda condivisa. Il convegno, infatti, ha mostrato che tra i cattolici il pluralismo è ormai una dimensione matura se è vero che il confronto, il dibattito e la ricerca di una prospettiva unitaria hanno caratterizzato i lavori del convegno tanto da costituire ormai un efficace metodo assorbito dal mondo cattolico. Tale risultato è reso possibile dalla verace passione per il bene comune che non può non esse- re caratteristica della fede cristiana. La passione, infatti, è nemica di ogni tatticismo, di ogni svilimento del bene comune a interesse spicciolo e la dimensione autentica del credente non può che essere contrassegnata da essa. Dal possesso di queste due componenti della vita comunitaria scaturisce la possibilità di trovare un impegno comune sulle non poche questioni che l'attualità pone all'attenzione della società italiana. Sarebbe riduttivo chiudere questo convegno, come in genere la presenza sociale dei cattolici, nell'unica prospettiva della politica. Questa certamente è un momento alto della vita sociale ma, se isolata nel ristretto ambito delle istituzioni, perde la vitalità che può essere garantita solo dalla realtà dei rapporti sociali e scade ad autoreferenziale esercizio di potere. Nonostante i segnali contrari che vengono soprattutto dai palazzi del potere, restano validi per i cattolici termini già cari all'Azione Cattolica quali responsabilità e testimonianza. In tale visione, il convegno ha impegnato i cattolici italiani, attraverso i delegati presenti, a confrontarsi non solo con l'ambito politico segnato dalla transizione istituzionale ma anche con quello economico circa le questioni del mondo del lavoro, con quello sociale relativamente all'immigrazione, alla mobilità sociale, all'educazione. Il convegno, in conclusione, ha raccolto più che sollecitato la necessità di una rinnovata presenza dei cattolici nella vita della società italiana non per la famigerata “visibilità” né per la tardiva difesa di privilegi ormai andati ma realmente per la passione per il bene comune. G. N. Chi-ama l’Africa “Sai, ho fatto un viaggio” ad una simile affermazione segue in automatico la domanda “Dove sei stato?” “ A Parigi, a Sharm el Sheik, alle Maldive … per un viaggio di piacere”; “In Senegal, ho fatto turismo responsabile”: è la risposta di Alessandro Iannazzo, un ragazzo di 27 anni, acerrano, impegnato nel vivere quotidiano tra studio, partite di calcetto, famiglia e (tanti) amici. È partito per un viaggio di 3 settimane in Senegal organizzato dall' associazione laica di ispirazione missionaria “Chi-ama l'Africa” : tra le sue attività, che spaziano dall'informazione sul continente africano alla cooperazione per lo sviluppo, vi è la promozione del “turismo responsabile” (un modo di viaggiare basato su valori come il rispetto e la salvaguardia delle popolazioni locali, delle loro tradizioni, dell'ambiente riducendo al minimo l'impatto che strutture turistiche vi arrecherebbero …) Alessandro arriva a Dakar con il desiderio di vedere l'Africa e subito rimane impressionato da enormi e rassicuranti baobab che sono posti sul ciglio della strada, sterrata : “la gente è calorosa, colorata, simpatica ma ti avvertono come un elemento estraneo e sono diffidenti, tuttavia è una diffidenza latente perché sanno che sei una risorsa. Infatti molti ti chiedono soldi”. In quelle zone il turismo è portato dagli occidentali, francesi excoloni soprattutto, molto spesso è turismo sessuale, non solo maschile. Il viaggio prosegue alla scoperta di meraviglie naturali, nuotate nell'oceano, esperienze in orfanatrofi, centri per disabili e per anziani, visite in villaggi. Ci sono grandi nuclei familiari affidati alla cura delle donne (che difficilmente riescono ad emanciparsi); nelle piccole piazze dei villaggi emerge una struttura in legno, con una panchina, per le riunioni degli anziani che decidono delle vicende interne (dai matrimoni, alle liti, alle nuove costruzioni …) tra cui spicca la figura del Capovil- laggio, l'uomo più anziano e (davvero) moralmente più valido. La sensazione, racconta Alessandro, è di “semplicità scoraggiante”: ci vuole coraggio a vivere in condizioni di povertà, ci si sente impotenti e questo “fa comprendere la dimensione di sè stessi, offre una maggiore consapevolezza delle cose “serie” della vita quotidiana, comunque da privilegiato”. Il coraggio e la dignità in quelle persone non mancano e molto forte è il sentimento della comunità: all'interno dei villaggi e tra questi vi è una straordinaria e frenetica collaborazione affinchè tutti possano beneficiare delle risorse, infatti tra di loro si chiamano “Fratelli”. Alessandro è tornato ad Acerra dicendo “è sempre più quello che ricevi che quello che dai”, ed è già ripartito alla volta dell'Estonia, nel comune di Tapa per un' esperienza di lavoro di 11 mesi organizzata stavolta dal Servizio Volontario Europeo per i Giovani (SVE) istituito dalla Commissione Europea con il programma “Gioventù in Azione”. Il viaggio continua! FRANCESCA NIOLA la roccia Ottobre 2010 3 Emergenza Educativa Dal Convegno diocesano indicazioni operative Nell'attuale contesto sociale emerge sempre di più la difficoltà di individuare i punti fermi e condivisi del vivere, dello stare insieme, del realizzare progetti comuni. Il cosiddetto relativismo ha permeato così tanto la realtà quotidiana che nessuno può più sostenere che esso è solo un'idea concettuale utilizzata in confronti culturali, tra l'altro sempre più rari. In tale prospettiva si evidenziano diverse emergenze, dalla famiglia al lavoro, dall'impegno sociale alla solidarietà. Tra queste emergenze i Vescovi italiani con forza stanno sottolineando da tempo quella educativa, perché è in qualche modo un'emergenza primaria che precede ogni altra. Con l'emergenza educativa i vescovi vogliono sottolineare che ciò che è in gioco è il senso stesso dell'uomo e delle relazioni che lo costituiscono. L'educazione non può essere ridotta a mera attività di socializzazione o a trasmissione tecnica di saperi e di particolari abilità; la vera sfida è determinata soprattutto dal senso che diamo alla vita e alle interessanti riflessioni proposte dai vari autorevoli relatori, sono state messe a confronto più voci in una stimolante tavola rotonda che ha coinvolto protagonisti, a vario titolo, del mondo dell'educazione. Sono intervenuti Giuseppe Desideri, Presidente dell'Associazione Italiana Mae- liana Insegnanti Medi (UCIIM), Davide Guarneri, Presidente dell'Associazione Genitori (A.Ge.), Nisia Pacelli, Segretaria nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica (MSAC). Il confronto tra gli intervenuti è stato particolarmente significativo in quanto, pur partendo da punti di vista diversi, espressione delle realtà associative rappresentate, ha evidenziato che quella educativa è una sfida di tale portata che può essere raccolta ed affrontata solo se si sviluppano le necessarie sinergie convergenti sullo stesso ideale di umanità. dalla capacità di individuare buoL'educazione è, oggi più di ieri, un lune ragioni per amarla. ogo privilegiato dove si gioca il destino della comunità. Se questa è la sfida che l'educazione deve saper raccoSe si crede veramente che gliere, può la famiglia da sola o la l'educazione è un bene pubblico, allora è scuola da sola o la chiesa da sola, fondamentale generare una “alleanza raccoglierla? educativa” che sappia coinvolgere il maggior numero possibile di interlocutori, Una indicazione operativa è nei diversi luoghi in cui l'istanza educatiemersa nell'ambito del XXX Conva è cruciale, dalla famiglia alla scuola, vegno ecclesiale diocesano, svoltosi tra il 17 e il 19 settembre scorstri Cattolici (AIMC), Giovanni Villaros- alla chiesa. GIOVANNI LA MONTAGNA si nella Cattedrale di Acerra, dove, oltre sa, Presidente dell'Unione Cattolica Ita- E’ disponibile il DVD dell’intero Convegno: www.diocesiacerra.it - 0815209329 In piazza per l’educazione Anche ad Acerra l’iniziativa dei Maestri cattolici italiani DI ANTONIO PINTAURO Lo scorso 3 ottobre, l'Aimc (Associazione italiana maestri cattolici) della nostra diocesi ha presentato la manifestazione “Cento Piazze per la sfida educativa” nella centralissima Piazza Duomo ad Acerra. Docenti e simpatizzanti dell'associazione si sono alternati nell'animazione di un gazebo al quale si sono rivolte tante persone: colleghi insegnanti, genitori, nonni, ragazzi, catechisti ed educatori in genere. L'educazione, alla quale la Chiesa sta dedicando la sua attenzione ormai da qualche anno, non è affare privato delle famiglie, né tanto meno è un compito esclusivo della scuola, ma è una questione che riguarda tutti. Per questo la piazza, luogo dell'incontro, del confronto e del dialogo. Così, anche ad Acerra è stato distribuito materiale informativo, in particolare l'opuscolo “Vincere insieme la sfida educativa”, ed è stata lanciata l'iniziativa “Un quaderno per amico”, al fine di raccogliere fondi da destinare alla costruzione di una scuola primaria dell'Associazione “Progetto famiglia” in Burkina Faso, Paese del centro Africa; sostenere il progetto “Adotta un'educatrice in Romania” della Cooperativa sociale “Il piccolo principe”, promossa dai Frati minori cappuccini della Custodia di Romania; istituire cinque borse di studio per giovani laureati su tematiche legate all'educazione o sulla professione docente. Alle recenti Settimane sociali di Reggio Calabria è stata richiamata l'inevitabile alleanza dell'associazionismo cattolico per affrontare insieme quella che Benedetto XVI ha definito in una lettera alla diocesi di Roma l'emergenza educativa, e per tornare ad essere protagonisti nella scuola. E proprio ad Acerra, durante il XXX Convegno ecclesiale diocesano dedicato dalla Chiesa locale al tema dell'educazione, domenica 19 settembre si è svolta nella cattedrale una tavola rotonda con i responsabili nazionali di diverse associazioni, ribadendo la necessità di «camminare insieme». Abbiamo chiesto al presidente dell'Aimc di Acerra, Angelo Amedeo Caporale, di illustrarci il cammino della giovane associazione nella nostra diocesi. Preside, partiamo dalle “Cento piazze”, come sta andando? «Anche nella nostra città di Acerra, lo scopo principale della manifestazione era di tornare alle origini. Ritornare cioè a quell'impegno che nel 1955 (anno in cui l'Aimc avrebbe compiuto dieci anni di vita, ndr), valse all'associazione la medaglia d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione per “meriti educativi”. Negli Anni '50, infatti, a bordo di una Fiat 1100 C, le maestre, i maestri e gli assistenti portavano la scuola popolare in piccoli e grossi centri dell'Italia della ricostruzione fisica, ma soprattutto culturale e valoriale nel dopoguerra. Ricordando i 65 anni di vita dell'Aimc (l'associazione nasce ad opera di Carlo carretto e Maria Badaloni su incoraggiamento di sua santità Pio XII che, durante l'udienza del 4 novembre del 1945, diede ufficialmente avvio alla vita dell'associazione. In sessantacinque anni, l'Aimc, come libera e democratica associazione professionale, ha riunito docenti e dirigenti della scuola dell'infanzia e del primo ciclo per “operare in solidarietà nella scuola e nella società secondo i principi del Vangelo”. L'impegno è andato nella direzione di promuovere la formazione umana, professionale, sociale e religiosa dei professionisti della scuola, ma anche di bambini, ragazzi ed adulti, ndr) vogliamo gettare un ponte tra l'emergenza educativa di allora e quella di oggi, rifocalizzando l'attenzione su una scuola che esce dalle mura per andare a tessere alleanze per la nuova sfida educativa. Anche ad Acerra il senso del nostro tornare in piazza è stato quello di dialogare ed avere uno scambio. Vedere il nostro gazebo affollato di genitori ed operatori scolastici ci ha dato la conferma di un desiderio di camminare insieme, genitori, docenti, alunni e istituzioni. I soci si sono alternati per tenere il gazebo tutta la giornata». Come procede il cammino dell'Aimc nella Chiesa e nel territorio della Diocesi di Acerra? L'appuntamento del 3 ottobre ci ha confermato che la direzione è quella giusta: la ricerca dello scambio e dell'arricchimento reciproco. Abbiamo intessuto ottimi rapporti con l'A.ge. (Associazioni genitori, ndr) di Acerra, i cui associati ci hanno sostenuto concretamente con la loro presenza nella iniziativa del 3 ottobre. Questo perché c'è bisogno di agire sinergicamente con le forze sane e le associazioni presenti sul territorio. Soprattutto con i genitori, gli alunni e gli operatori scolastici. La scuola e l'intera società attraversano un periodo di transizione delicatissimo. Vedo dei miglioramenti rispetto al recente passato. C'è maggiore consapevolezza e sensibilità nei genitori rispetto alle problematiche scolastiche e questo può essere un buon punto di partenza. Iniziative per il futuro? «Vede, noi abbiamo la fortuna di avere ad Acerra, un vescovo, monsignor Giovanni Rinaldi, che ha sposato interamente la causa dell'emergenza educativa e la missione particolare della nostra associazione. Grazie al suo sostegno continuo riusciamo ad essere vivi e presenti sul territorio e a brillare anche nell'intero panorama nazionale. Lo scorso settembre abbiamo partecipato attivamente ad un Convegno ecclesiale bellissimo, interessante e propositivo, sulla questione educativa. Ad aprile scorso il presidente nazionale in persona, Giuseppe Desideri, è venuto a presentare in diocesi il rapporto proposta “La sfida educativa”. A dicembre dell'anno scorso abbiamo organizzato un concerto per la vita nella cattedrale di Acerra i cui proventi abbiamo donato al locale Movimento per la vita. Quest'anno vorremmo ripetere per Natale l'esperienza e magari durante il 2011 organizzare un convegno sugli orientamenti dei vescovi per i prossimi dieci anni dedicati all'educazione e pubblicati da qualche giorno. Ma ciò che rimane fondamentale è il lavoro quotidiano al fianco dei docenti, genitori, operatori scolastici, istituzioni civili e religiose sul fronte dell'educazione. A tal propositi rinnovo anche l'invio a contribuire all'iniziativa “Un quaderno per amico”. C'è tempo fino a dicembre». Errata Corrige Nella didascalia della foto che corredava l'articolo “Lonergan and Education” a pagina 9 del numero di settembre, la dott.ssa Maria Pacilio è stata identificata, erroneamente, come presidente della provincia di Napoli dell'Aimc. Rettifichiamo che la suddetta dott.ssa è segretaria provinciale, mentre il ruolo di presidente della Provincia di Napoli dell'Associazione italiana maestri cattolici è ricoperto dal dott. Giacomo Zampella. Ci scusiamo con i lettori, le persone interessate, la presidenza provinciale e nazionale dell'Aimc. Redazione “la roccia” la roccia 4 Spezzare Pane per tutti i Popoli Carissimi Fratelli nella fede, vi auguro un buon inizio dell'Anno Pastorale con la Vostra comunità parrocchiale. Quest'anno la Chiesa italiana ha scelto come tema del mese missionario: “Spezzare pane per tutti i Popoli”. Come viene attestato dall'Unicef, 24.000 persone del Terzo mondo muoiono ogni giorno per fame, per mancanza di pane; invece, nei Paesi del Primo mondo, tra cui Milano, come attestano le cronache del Corriere della Sera, vengono buttati via ogni giorno 180 quintali di pane e i fornai dicono che nessuno lo vuole, neanche i proprietari dei canili. Distribuirlo o grattugiarlo non conviene. In base a queste notizie, la nostra comunità ecclesiale deve seguire l'esempio di Gesù nel condividere, prendere a cuore la drammatica situazione della fame nel mondo, condividendo quello che abbiamo sia spiritualmente che materialmente. Per una buona riuscita della Giornata Mondiale Missionaria di domenica 24 ottobre 2010, venerdì 22 Otto- bre, presso la parrocchia del Gesù Redentore, abbiamo svolto una Veglia Missionaria. La veglia si è aperta con un momento di preghiera presieduto dal no- stro vescovo Mons. Giovanni Rinaldi. E' cominciata con il portare all'altare il mappamondo e la croce missionaria, abbiamo proiettato il video di un paese che vive in situazioni disagiate, preso dal dvd della giornata mondiale missionaria. Dopo la proiezione abbiamo avuto la testimonianza di don Alfonso Raimo, missionario e responsabile regionale delle missioni. Ha trattato il disagio di alcuni paesi poveri, in particolare la fame nel mondo. La veglia si è conclusa con la santa messa. Durante la celebrazione abbiamo portato in processione dei doni, tra cui un pezzo di pane diviso in cinque parti, a simboleggiare i continenti. Questo pane è stato spezzato e condiviso con tutti i presenti alla fine della santa messa. Esso sta ad indicare che, come Gesù ci nutre spiritualmente con il Pane Eucaristico, così anche noi siamo chiamati a sentirci responsabili della fame nel mondo e quindi come comunità ecclesiale dobbiamo prendere a cuore questa situazione drammatica per dare speranza ai fratelli poveri di tutto il mondo. Ottobre 2010 A 20 anni dalla Redemptoris Missio Quest’anno si svolgerà nella nostra Diocesi il Convegno Missionario Regionale Mercoledì 20 Ottobre, presso il Centro Missionario della nostra Diocesi, si sono riunite due commissioni: La commissione regionale del CEC (Conferenza Episcopale Campana) formata da Don Alfonso Raimo (Responsabile Regionale delle Missioni), Don Michele Autuoro (Direttore del Centro Missionario di Napoli) e la signora Fulvia (Delegata Regionale per le Pontificie Opere Missionarie). La nostra commissione Diocesana formata dal Centro Missionario con Don Biruk Demissie (Direttore) e i suoi collaboratori, Don Domenico Cirillo (Responsabile dell'Ufficio Migrantes), Mariapia Messina (Responsabile della Caritas). Questo primo incontro ha voluto tracciare le prime linee per la preparazione del Convegno Regionale Missionario, che si svolgerà nei giorni 27 e 28 dicembre 2010 presso la nostra Diocesi ed avrà per titolo “A 20 anni dalla Redemptoris Missio”. A questo Convegno sono invitati a partecipare tutte le comunità parrocchiali della Diocesi. un convegno missionario itinerante che te il momento di festa vengono pre- Alla fine di Novembre saranno distribuite a ogni anno viene svolto in una Diocesi di- miati tutti i bambini che sono stati tutte le parrocchie le locandine e i depliants. versa decisa dal CEC di Pompei. Qu- Seminatori di Stelle. est'anno è stato proposto alla nostra DioMartiri Missionari: La giornata cesi, si svolgerà nei giorni 27 e 28 Dicem- di Preghiera e Digiuno per i Martiri Date degli Incontri: bre, ed è gestito e organizzato dal nostro Missionari è sempre il 24 Marzo. Sabato 30 Ottobre 2010 ore 10,00 centro missionario con l'aiuto e la collaboInfine concludiamo le nostre attività Sabato 27 Novembre 2010 ore 10,00 razione della CEC di Pompei. con un Campo Estivo Missionario dedi- Sabato 18 Dicembre 2010 ore 10,00 Infanzia Missionaria: Ogni anno alla cato a tutti i bambini che vogliono partecifine di novembre si continua con pare. Se vi siete affascinati e incuriositi, leg- Sabato 29 Gennaio 2011 ore 10,00 l'iniziativa dedicata ai più piccoli. Svolge- gendo tutte queste notizie, noi del Centro Sabato 26 Febbraio 2011 ore 10,00 remo la novena di Natale, daremo il man- Missionario vi aspettiamo in tanti ogni ulti- Sabato 26 Marzo 2011 ore 10,0 dato ai seminatori di stelle. mo sabato del mese alle ore 10,00 del mat- Sabato 30 Aprile 2011 ore 10,00 Festa dei Colori: E' una festa per tutti i tino presso il nostro ufficio. Sabato 28 Maggio ore 10,00 ragazzi missionari che condividono le neSabato 25 Giugno ore 10,00 cessità e i bisogni dei 5 Continenti. Durana cura del Centro Missionario Programma annuale del Centro Missionario Diocesano Il Centro Missionario Diocesano si muove in stretta collaborazione con il Centro Missionario Nazionale (Pontificie Opere Missionarie), ed inoltre con la Commissione Missionaria Regionale (Conferenza Episcopale Campana) di Pompei. Seguente questa guida, collaborazione e formazione, il nostro Centro Missionario svolge,durante l'anno, le seguenti attività: Ottobre Missionario: Apertura del mese missionario con un'Adorazione Eucaristica che si svolge il 1° Ottobre, la grande Veglia Missionaria, e la chiusura del mese con un Rosario Missionario il 31 Ottobre. Convegno Missionario Regionale: E' Nato per le missioni 400 anni dalla nascita del fondatore delle Suore di San Giuseppe DI SR MONICA SAMMARTANO Dal 6 al 9 ottobre 2010, la comunità delle Suore di San Giuseppe ad Acerra ha aperto le porte al territorio per festeggiare insieme i 400 anni di Jean Pierre Médaille sj, fondatore della loro Congregazione. Proprio il 6 ottobre - data di nascita del gesuita - le suore di San Giuseppe di tutto il mondo hanno spento all'unisono le 400 candeline, segno di una vita che continua a donarsi a Dio e al 'caro prossimo' nonostante l'età! Attraverso i secoli, infatti, la missione di comunione delle suore giuseppine ha cercato, grazie all'esempio di p. Médaille, nuovi modi per rispondere ai bisogni dei tempi. In particolare, nella realtà acerrana una mostra itinerante e la testimonianza di suore e laici che hanno vissuto una forte esperienza di missione in Tanzania, sono state le guide turistiche di un viaggio che ha condotto tutti a risco- prire il senso dell'essere missionari nel per il 15 ottobre, giorno in cui si sono rimondo di oggi, percorrendo le strade che trovati a Roma laici e suore del 'Piccolo p. Jean Pierre ci indica. Il punto di parten- Disegno' (come p. Médaille ama definire za del viaggio è stato un momento di pre- la congregazione) pronti a cominciare la ghiera che ha ricalcato la storia del gesui- nuova tappa di un viaggio dagli orizzonti ta e della sua spiritualità dalle origini ai sempre più ampi. Dal 15 al 17 ottobre, innostri giorni. L'itinerario è continuato con i bambini della scuola San Giuseppe e di alcune scuole del comune che, Piccolo ritratto di attraverso giochi e foto, hanno vissuto un'esperienza immaginaria di missione in Tanzania, di incontro con i bam- p. Jean Pierre Médaille sj. bini africani e con la loro terra. E Il gesuita nasce il 6 ottobre 1610 a Carcassonne, città mel'interesse e la partecipazione che han- dioevale a sud della Francia. Sin dai suoi primi passi nella no dimostrato durante gli incontri, e i Compagnia di Gesù, dal 1626, dimostra un'intelligenza ed una passione che lo distinguono dai suoi confratelli. Grazie a questa intelligenza atloro disegni dopo, confermano che il tenta più tardi ad intuire il progetto di Dio preparato per lui, e seme può crescere: i volontari della on- grazie riuscirà alla sua passione sarà in grado di concretizzarlo con forza supelus CSJ Missioni stanno presentando rando ogni ostacolo. gran parte della sua vita nelle missioni, perciò in varie scuole d'Italia, tra cui Acerra, si dirà di lui “Nato Vivrà per le missioni”. Rimanendo fedele ai movimenti delun progetto sulla scia di questa espe- la grazia che sente in lui e nelle donne che volevano consacrarsi ma non rienza. La concelebrazione eucaristi- nei monasteri, riceve nella preghiera un'illuminazione spirituale che gli da ca, presieduta dal vescovo Mons. Ri- la certezza di andare avanti a guidare questo gruppo di donne sempre naldi, è stata una sosta sentita e parteci- più in espansione. P. Médaille sarà il fondatore nascosto anche dopo pata durante il cammino. Culmine di l'approvazione ufficiale (1650): il suo nome, infatti, non compare nel tequesto tour è stato l'incontro con testi- sto ufficiale di fondazione. Fino alla fine dei suoi giorni (30 dicembre moni che sono stati missionari in Tan- 1669) caratteristiche essenziali di quest'uomo d'azione e contemplazione zania al fianco delle suore di San Giu- rimarranno l'umiltà, il nascondimento, l'annientamento: ancora oggi seppe. Ma non è finita qui! Si, perché non si conosce il luogo della sua sepoltura né il suo vero volto. la data effettiva dell'arrivo era prevista fatti, si è tenuto un convegno nazionale - ma dal respiro internazionale! - dal titolo “Sulle orme di un fondatore nascosto”. Qui sono convogliati aerei, treni, auto, pullman e persino una roulotte dei viaggiatori che, accanto alle suore giuseppine, hanno vissuto nella comunione giorni densi di spiritualità, cultura, teologia, esperienze, arte, per celebrare insieme lo stesso sogno di Gesù, di p. Médaille, delle suore di San Giuseppe e dei loro amici: “ Che tutti siano Uno”. Ott 10 www.rossellapetrellese.it la roccia 5 Rossella Petrellese è «viva» tra la gente Cresce l’affetto del popolo verso la giovane Serva di Dio Rossella torna al Convegno La nostra vita è la “santa montagna” I convegnisti riflettono sulla sua testimonianza Nella storia spirituale della gio- aggiunge – per il nostro percorso vane serva di Dio Rossella Petrel- verso l'ordinazione diaconale». lese ha giocato un ruolo importan- Giovanni, altro aspirante diacono, «Troppe volte siamo tentati di cercare Dio in e morta a soli 19 anni, richiama prepotentemen- tissimo la partecipazione ad un deciso afferma: «Ho partecipato a luoghi particolari, dimenticandoci della sua vici- te quella di Rossella: Chiara “Luce” – ha detto Convegno della Chiesa di Acerra. quasi tutti i Convegni della Chiesa nanza nel concreto della nostra vita quotidia- ancora Benedetto XVI «è stata per tutti un ragNel corso della trentesima edi- di Acerra. Non ne ricordo uno che na». Lo ha detto monsignor Giovanni Rinaldi gio di luce», e i giovani «possono trovare in lei zione del tradizionale appunta- non abbia prodotto frutto. Rosselparlando della serva di Dio Rossella Petrellese un esempio di coerenza cristiana». mento ecclesiale, tra il 17 e il 19 la, nella sua specifica condizione settembre scorsi, abbiamo perciò di laica, è il frutto più bello dei nolunedì 20 settembre. Rossella, come Chiara “Luce”, ci insegna chiesto a coloro che vi partecipa- stri Convegni». Durante la messa in cattedrale per ricordare che la vita è una chiamata che esige una risposta «Di Rossella ho come una foto16 anni dalla nascita al Cielo della giovane - per coerente e responsabile, un'opportunità da non vano una riflessione su questa giola quale la nostra diocesi ha aperto il processo di sciupare. In poche parole, la vita è Dio che ti in- vane donna sulla cui vita la diocesi grafia stampata nella mia mente e beatificazione - il vescovo di Acerra ha detto: contra. «Impegnatevi a rispondere con respon- di Acerra sta indagando e per la nel mio cuore - afferma Salvatore, quale da qualche anno è stato aper- l’ultimo dei quattro candidati al dia«Rossella ha vissuto una vita fragile e preziosa, sabilità alla chiamata di Dio, diventando adulti to il processo di beatificazione e ca- conato permanente che incontriacapace di accogliere, pur nella sofferenza, la ric- nella fede», ha scritto di recente Benedetto XVI nonizzazione. mo in Cattedrale durante il Convechezza dei doni di Dio per poi offrirli al Padre rivolgendosi ai giovani. Tutti dobbiamo sforgno. Era il suo primo giorno di for«In ogni Convegno il Signore nel nome di Gesù Cristo. Chiediamo la grazia zarci di vivere alla presenza del Signore ogni atdona una manifestazione partico- mazione diocesana e quello fu il che lo Spirito Santo, che ha permeato totalmen- timo, fino a diventare noi stessi la santa monta- lare dello Spirito, che se accolta, mio unico incontro con lei. Aveva te la vita di questa laica morta a soli 22 anni, aiu- gna: «Chiunque mi incontra fa che torni disseta- produce frutti inimmaginabili». Ne uno sguardo radioso, ed è proprio ti anche noi ad essere tempio e dimora di Dio, to e assetato di bagnarsi ancora alla Tua sorgen- è convinto Raffaele, uno dei quat- quello sguardo che io considero corendendo piena la nostra esistenza quotidiana». te», diceva Rossella. tro laici sposati che hanno intrapre- me un dono prezioso per me. La I luoghi in altura da sempre richiamano simPer fare questo, però, «dobbiamo ritrovare so il cammino per essere i primi sua presenza in Cattedrale è un bolicamente la presenza di Dio. Non è un caso l'intimità con Dio e imparare a guardare con i diaconi permanenti ordinati nella grande dono per tutti, ma per me che i giusti della Bibbia abitino la santa monta- Suoi occhi quello che ci capita – ha concluso il nostra diocesi. Al Convegno – con- c’è una presenza particolare: è il gna. Eppure – ha detto il vescovo – Rossella ha vescovo Rinaldi. Guai a fermarsi in superficie. tinua Raffaele, papà di tre bambini suo sguardo che rivive in me ogni avuto la grazia di «trovare il Signore vicino a sé, Un cuore fiducioso e attento alle sorprese – «la Chiesa è visibilmente una ma- volta che penso a lei, uno sguardo nella vita ordinaria, quella che ai nostri occhi di- dell'amore di Dio: è la Grazia che tutti chiedia- dre che genera i figli. Può bastare pieno di tenerezza su di me». una parola detta, ascoltata e accolIl giovane seminarista Rocco è stratti può addirittura sembrare banale». Ella ci mo a Rossella». ta, per trasfor- convinto che «ancora oggi si può dice che non bisogna necessariamare lo stesso essere giovani e santi, anche se è mente fare gli eremiti o esperienze evento in una difficile. Lo si può frequentando soparticolari per trovare Dio. Rosselsemina. Acco- prattutto i luoghi dello spirito: prela – ha detto il vescovo – «ha abitagliendo la Pa- ghiera, ascolto della Parola, parteto la santa montagna della sua perrola, che si ma- cipazione ai Sacramenti, sforzansona. Ha fatto della sua vita, della nifesta in ma- dosi ogni giorno di incarnare il Vansua casa, il luogo della presenza di niera partico- gelo nel quotidiano». Dio. “La vita di ogni giorno – ha lare al ConveClementina è una giovane madetto monsignor Rinaldi citando gno, ognuno dre di due splendidi bambini. «I noRossella – è la cosa più bella che si può leggere la stri tempi bui hanno bisogno di possa avere, il dono più grande, da storia sotto la esempi come Rossella, dice comaccogliere così come ci viene data luce di Dio e mossa. Lei ha avuto fede e corage da offrire agli altri anche attraverciò che prima gio nella malattia, mentre tanti gioso un semplice sorriso, perché poteva consi- vani “sani”, oggi, vivono la vita col'amore è l'unica cosa che donandoderarsi una me “malati”. Ricordo Rossella la non si perde”». Lo stesso Benecondanna di- sempre con il sorriso sulle labbra. venta salvezza Da malata ha vissuto una vita piedetto XVI, parlando di Chiara “Luper sé e per gli na. Oggi le persone sono malate ce” Badano, giovane beata dal 25 altri». La gio- spiritualmente, vuote dentro. settembre scorso, ha detto che «sovane serva di Anche nelle nostre parrocchie, e lo l'Amore con la “A” maiuscola Dio – conclu- tra molti fedeli cristiani, si fa fatica dona la vera felicità!». La storia di de Raffaele – a vivere una spiritualità autentica questa giovane ligure nata nel 1971 ci invita a dalla quale nascono obbedienza e «partecipare fedeltà alla vita e agli altri. Il nostro con zelo a questo evento perché vescovo – conclude Clementina – ognuno accolga quel seme dal qua- va incoraggiato e lodato per aver le poi possono sbocciare fiori co- offerto come esempio Rossella. La me lei, fino a trasformare il proprio sua vita è uno sprono, soprattutto Tanti genitori Le affidano i loro figli vivere da maledizione in benedi- per i giovani e i malati, a vivere pieDal marzo di quest'anno è possibile imbattersi, profondirne la vita «attraverso il racconto delle zione». «Prendiamo come esem- namente. Tale gesto, illuminato dalentrando nella cattedrale di Acerra, nella tomba di persone che l'hanno incontrata e scaricando noti- pio Rossella – risponde Roberto, la luce di Cristo, ha una valenza una giovane donna, sulla cui vita la Chiesa di zie da Internet». Per Claudia, Rossella «è un esem- compagno di viaggio di Raffaele profetica nella nostra Chiesa locaAcerra sta indagando per studiarne le virtù eroi- pio, perché non sono i miracoli e le grazie la cosa nel cammino di preparazione al dia- le, come del resto le tante ordinache e la fama di santità. Fermandosi davanti importante bensì la sua capacità di soffrire e spe- conato. Ella è stata capace di porre zioni sacerdotali che si stanno susall'urna che contiene le spoglie della giovane ser- rare». Maddalena spera di usufruire, attraverso la la sua sofferenza al servizio della seguendo». va di Dio Rossella Petrellese, morta a soli 22 anni vicinanza a Rossella, anche solo di un rivolo che Chiesa e degli altri. Un esempio – nel 1994, ci si accorge di quanto vada crescendo, procede dal fiume di grazia che il Signore ha donasoprattutto nella gente semplice, la voglia di acco- to a questa giovane ragazza. «Ho i figli giovani - pisce il fatto che da fragile è diventata forte. Lei è passata dalla malattia starla e di conoscerne la vita. E' così per la giova- racconta - che affido ogni giorno a Rossella e alla non accettata al dono completo della sua vita. Non ha potuto vivere come ne Marisa, madre di due bimbi, la quale è sicura Madonna insieme a tutti i giovani di Acerra». desiderava e adesso protegge chi, come le mie figlie, ha la possibilità di viche «Rossella mi sente ogni volta che vengo qui e Francesca, 24 anni, ha raccolto l'eredità della vere una vita normale ma non sempre ne coglie il senso profondo. I giovaprego». Luigi è invece un signore di 60 anni. Con mamma Rosamaria, morta nel gennaio del 2008. ni oggi hanno tutto ma sempre più sono lasciati a loro stessi. Hanno tutto, la voce rotta dall'emozione ci racconta della mo- «Quando mia mamma era viva – afferma – parla- soprattutto la salute, eppure sembrano non avere nulla». Ritornando col glie, volata in Cielo da poco. «Sono sicuro che lei va di Rossella come se fosse viva e presente. Io pensiero alle figlie gemelle e agli atri due maschi più grandi, Carlo ricorda e Rossella stanno insieme - ci dice. Non conosco quasi la rimproveravo e adesso mi ritrovo a rac- che 16 anni è «un'età delicata. Cominci a non avere più i figli sotto tiro e quando pensi in coscienza di aver fatto tutto non ti resta che affidarli a Dio bene la storia di questa ragazza - aggiunge - ma da coglierne il testimone». e a Rossella». Ed è particolarmente emozionante sentirti dire da un brilCarlo Di Nardo lavora al Servizio trasfusionacome ne sento parlare deve avere avuto un animo nobile e generoso. Ha sofferto in silenzio e adesso le dell'Ospedale civile di Caserta. Lo incontriamo lante signore di 62 anni mentre ti saluta: Grazie di avermi dato la possibisi trova sicuramente in Paradiso. Non ho avuto fi- una domenica mattina sul sagrato della cattedrale. lità di parlare di Rossella. Enzo Schiavottiello di anni ne ha 72 ed abita vicino alla Cattedrale. gli - conclude Luigi - ma sono sicuro che una fi- «Pur non avendo conosciuto Rossella - rivela - «Sentendone parlare il vescovo monsignor Rinaldi e leggendo il libro sulglia come Rossella mi avrebbe reso “padrone del dalla sua storia ho imparato a considerarla una so- la vita di Rossella - racconta - ho subito percepito come questa ragazza fosrella maggiore, speciale, delle mie due figlie gemondo”». Claudia ha 18 anni e pur non avendo cose entrata con intensità nella mia vita». Adesso non può fare a meno di enmelle di 16 anni. Di Rossella aggiunge mi colnosciuto di persona Rossella, ha avuto modo di aptrare in Chiesa e pregarla. Celebrati in cattedrale 16 anni dalla nascita al Cielo di Rossella Petrellese Rossella «veglia» sui giovani pagina a cura di ANTONIO PINTAURO la roccia 6 Il direttore Scamperti è tornato al Padre guerra mondiale un gruppo di monelli, poveri e abbandonati sulla strada, andavano in cerca di un rifugio che li riparasse dal male e dalla povertà. Il grido partito dalle labbra del Papa Pio XII “salviamo i fanciulli orfani della guerra”, portato di bocca in bocca, accendeva i cuori. S.E. Mons Nicola Capasso mise a disposizione il Vecchio Palazzo Vescovile di Arienzo, dove aveva svernato S. Alfonso Maria Dè Liguori, negli anni del suo Episcopato in San'Agata Dei Goti. Undici stanze formavano il primo nido che accolse i primi dieci ragazzi. Il 25 Luglio 1954, nell'atmosfera solenne ed entusiasta di tutta la città di Arienzo, fu inaugurata e benedetta dal Vescovo Capasso, un nuovo cantiere di lavoro, alla presenza di una folla entusiasta e dell'on. Titomanlio. Dopo aver aperto il palazzo vescovile, S. E. Mons. Capasso donava ora il suo giardino adiacente, perché si ampliasse l'edificio per ospitare una schiera crescente di ragazzi della zona, circa 50. Sotto la guida vigile, amorevole e appassionata della Direttrice Marietta Morgillo e del Vice-Direttore ins. Pasquale Scamperti, questi ragazzi venivano educati attraverso lo studio e la formazione umana e spirituale, ad affrontare la durezza del- la vita. Nel 1983 l'ins. Pasquale Scamperti fu nominato dal Vescovo Mons. Riboldi Direttore della Casa del Fanciullo, dopo la morte della signorina Morgillo. Il nuovo Direttore profuse tutte le sue energie di mente e di cuore per la formazione di giovani sereni e forti, ampliò il vecchio edificio e costruì un nuovo edificio per venire incontro alle sempre numerose e impellenti domande provenienti da parte delle famiglie. Verso gli anni 2000 d. Pasquale, confermato Direttore dal nuovo Vescovo Mons G. Rinaldi, ha dovuto ammainare la bandiera dell'orfanotrofio dietro la legge statale, che chiudeva gli orfanotrofi. Con la solidarietà del Vescovo Mons. Rinaldi egli ha potuto chiudere tutte le vertenze con i dipendenti licenziati, e dietro assegno di un vitalizio, ha donato il nuovo fabbricato alla Diocesi di Acerra. Negli anni della sua illuminata dirigenza, il Direttore Scamperti, non solo ha tenuto accesa la lampada della solidarietà verso i bambini, ma ha illuminato con il suo servizio di Primo Cittadino tutta la vita civile e religiosa di Arienzo. Nella notte dell'incontro, il Signore certamente gli ha gridato: “Vieni servo bravo e fedele, entra nella gioia del tuo Signore”. Un nuovo anno “con” e “per” la famiglia L'Ufficio diocesano e la Commissione diocesana per la Pastorale familiare propongono un incontro programmatico sabato 6 novembre 2010 alle ore 15 e 30 presso il Seminario diocesano di Acerra. Dopo l'introduzione del vescovo monsignor Giovanni Rinaldi, ci sarà una riflessione sul ruolo della corresponsabilità educativa Chiesa-famiglia. Seguiranno proposte e individuazione di probabili iniziative per l'anno 2010-2011. Tutti i componenti dell'Ufficio e della Commissione pastorale sono invitati ad intervenire. Oratorio Cup 2010/2011 “Giochi all’ombra del campanile” rale dello Sp or sto Pa L'Ufficio per la pastorale dello sport ha presentato ai parroci, con l'autorizzazione del vescovo, una iniziativa sportiva a vantaggio degli oratori della nostra diocesi, proposta dal Centro sportivo italiano (Csi). Il progetto prevede due attività: formativa e sportiva. La prima consiste in corsi di formazione per “Operatore culturale e sportivo in parrocchia”, al quale possono iscriversi maschi e femmine dai 16 anni in su, consegnando l'apposito modulo presso l'Ufficio informatico diocesano in Piazza duomo ad Acerra o inviandolo per fax allo 0815209329 e via e-mail all'indirizzo [email protected] (Termine per le iscrizioni 8 novembre 2010). La fase sportiva comporta l'affiliazione al Csi comprensiva di 100 tessere assicurative omaggio, per una quota di 110,00 euro per parrocchia. In questo caso il modulo di iscrizione e la quota per l'affiliazione possono essere consegnati all'Ufficio informatico diocesano entro il 30 novembre 2010. info: www.diocesiacerra.it t “A metà della notte ci fu un grido: Ecco lo Sposo, uscite per l'incontro con Lui”. Cosi Gesù nella Parabola delle dieci vergini. A metà della notte tra l'11 e il 12 Ottobre, dopo una lunga e penosa malattia, il Direttore Pasquale Scamperti è uscito incontro al Suo Sposo, servito e amato per l'intera vita. “Uscire” per andare incontro al Signore è la metafora più bella dell'esistenza umana. Tutta la nostra vita è una “uscita” finalizzata a questo. Ignoriamo il giorno e l'ora dell'arrivo, ma sappiamo che ogni giorno e ogni ora è un passo verso di Lui. Certo, a condizione che ascoltiamo e seguiamo la Parola: questo è l'olio che le vergini sagge devono portare con sé per entrare alle nozze. Don Pasquale, nella lunga veglia della notte, ha aperto gli occhi su Dio, Suo Sposo, con la lampada accesa, perché egli per l'intera esistenza ha messo nella sua lampada l'olio dell'amore, comprato dai ragazzi poveri, servendo i quuali egli ha servito Cristo, prima come ViceDirettore e poi come Direttore della Casa Del Fanciullo in Arienzo. L'Istituto Casa Del Fanciullo “S. Alfonso” di Arienzo è sorto nel 1947, nel Vecchio Palazzo Vescovile di Arienzo, dietro concessione di S. E. Mons. Nicola Capasso. All'indomani della seconda Ottobre 2010 la roccia Ottobre 2010 7 Santa Maria a Vico Nuovo parroco a San Nicola Magno Il giorno 24 di ottobre a Santa Maria a Vico, presso la Parrocchia San Nicola Magno, il nostro Vescovo Mons. Giovanni Rinaldi, ha conferito il possesso canonico della stessa, al Rev.do sacerdote Don Carmine Pirozzi. Alla presenza di numerosissimi fedeli, sacerdoti, autorità civili e militari, il vescovo ha evidenziato nella sua omelia, l'importanza del ministero che «ogni pastore deve svolgere nella comunità a cui viene affidata». Innanzitutto si è soffermato sulla «gratuità che scaturisce dall'offerta della vita e dalla grazia che deve accompagnare e permeare l'intera l'attività apostolica del Presbitero». Tutto ciò «a cominciare dall'annuncio gioioso dell'Evangelo; la celebrazione gratuita dei sacramenti; la formazione dei laici, valorizzandoli nella corresponsabilità della vita ecclesiale, creando il Consiglio Pastorale e il Consiglio per gli affari economici, previsti dalla legi- slazione ecclesiastica». A queste straordinarie parole Mons. Rinaldi ha aggiunto alcuni gesti significativi, accompagnando il neo parroco al fonte battesimale, al tabernacolo, al confessionale, luoghi che per un parroco sono di immancabile riferimento. È stata una celebrazione molto sentita, vissuta all'insegna della rinascita umana e spirituale. La Parrocchia San Nicola occupa un posto centrale in tutta la Valle Suessola e non può essere assolutamente un luogo di passaggio, dove molti, forse non cristiani, attingono e non danno. Una vera Parrocchia deve essere il luogo privilegiato di una matura e responsabile intimità cristica; non vogliamo, pertanto, ritornare ai tempi di Gesù, quando Egli stesso fu costretto a cacciare mercanti e ladri dal Tempio. Noi siamo la Chiesa, il corpo sacramentale di Gesù e dobbiamo vivere avendo interiorizzato questa verità, collaborando nella piena gratuità alla sua crescita. Solo allora vivremo come la prima Chiesa nascente, mettendo tutto in comune e spezzando il pane Eucaristico insieme alla Parola che da salvezza, divenendo sempre più un cuor solo e un'anima sola. Questo è l'augurio che diamo alla Comunità della Parrocchia San Nicola Magno e al suo nuovo Parroco don Carmine. DON ROSARIO ANTIGNANO CANCELLIERE VESCOVILE Arienzo Arienzo Magistero e territorio Inaugurato l’Anno pastorale nella parrocchia S. Andrea Apostolo Domenica 17 ottobre 2010, nella parrocchia S. Andrea Apostolo di Arienzo, alle ore 16 si è vissuto un forte momento di preghiera presieduto dall'arciprete don Mario De Lucia. Con l'avvio, infatti, dell'Anno pastorale 2010-2011 hanno cominciato a prendere forma, come in altre parrocchie, quelle che sono le indicazioni dettate dai documenti del Magistero della Chiesa universale e della nostra diocesi di Acerra, ma soprattutto con le specifiche che sono proprie della realtà territoriale e pastorale. E' appunto l'insieme delle varie attività parrocchiali che ha dato vita a questo strumento prezioso di lavoro, di riflessione e di preghiera, nel quale tutti i gruppi hanno trovato la loro giusta collocazione per la realizzazione di un cammino comunitario. Alla funzione hanno preso parte bambini ed adolescenti che si preparano a ricevere i sacramenti dell'Iniziazione cristiana (Prima comunione e Cresima), nonché coppie di fidanzati in preparazione al matrimonio. La celebrazione, seguita con intensi- tà e fervore, è stata articolata in momenti di preghiera, canti e intenzioni lette da bambini, adolescenti e dai genitori presenti numerosi. Il parroco ha dato quindi mandato ai catechisti e ha consegnato ad un rappresentante di ogni gruppo la Bibbia e il Catechismo. Sono seguite poi le importanti riflessioni dell'arciprete don Mario De Lucia, il quale ha sottolineato che la catechesi è l'anima di ogni comunità, rivolgendo un invito a tutti, specialmente ai genitori presenti, ed evidenziando che l'itinerario catechistico non è fatto soltanto dell'incontro settimanale, ma che sono occasioni di catechesi anche gli incontri che si effettuano mensilmente e tutte le celebrazioni straordinarie che si svolgono durante l'anno. Don Mario ha sottolineato inoltre il ruolo fondamentale che la famiglia svolge nell'ambito della catechesi, esortando i genitori ad essere modelli e punti di riferimento per la formazione cristiana dei loro figli. ORNELLA BATTISEGOLA Due nuovi Vicari parrocchiali Don Gennaro Garzone Don Gennaro Garzone, ordinato presbitero il 7 dicembre 2009, e don Carlo Petrella, ordinato presbitero il 29 giugno 2010, sono stati nominati vicari parrocchiali rispettivamente della Parrocchia di san Giuseppe e della Parrocchia di Gesù Redentore entrambe in Acerra. Svolgeranno la loro «missione, offrendo la debita collaborazione al parroco» e prendendosi «cura, in modo particolare, dei giovani, dei ragazzi e delle coppie di sposi». Don Carlo Petrella Don Antonio Cozzolino parroco a Crisci Il neosacerdote dal 1° ottobre svolge il ministero nella parrocchia san Alfonso Maria de’ Liguori «In mezzo al nuovo popolo, che Ti affidiamo renderai presente con la parola e, soprattutto, con l'esempio, Gesù Cristo. Sii fratello tra fratelli, come Gesù, testimoniando a tutti e a ciascuno l'amore del Padre. La Comunità Parrocchiale, che Ti è affidata, è cellula della Diocesi, la famiglia di Dio e il sacerdote vi rende presente il Vescovo (L. G., 28). Per essa sei chiamato a prodigarti con l'amore del Buon Pastore, che sacrifica la vita per il suo gregge. Sii per essa sapiente educatore nella fede, padre sollecito, animatore solerte, specialmente dei ragazzi e dei giovani. Riconosci e promuovi il ruolo dei laici nella missione della Chiesa; [dà chiara testimonianza di distacco dai tuoi interessi]. […] Non chiudere il tuo orizzonte. Un forte spirito missionario animi il tuo apostolato, affinché la parrocchia “si concentri sulla scelta fondamentale dell'evangelizzazione”». Sono solo alcune delle indicazioni poste nella Bolla di nomina con la qua- Alfonso Maria De' Liguori in Crisci di le il vescovo monsignor Giovanni Ri- Arienzo. Don Antonio, ordinato sacerdote lo naldi ha designato don Antonio Cozzoscorso 25 settembre, ha iniziato il prolino come parroco della parrocchia san prio ministero dal 1 ottobre 2010. la roccia la roccia 8 Acerra Ottobre 2010 Ho una Bella Notizia! Io l’ho incontrato Parrocchia S. Alfonso, 3 - 8 settembre 2010 Dopo un'estate passata all'insegna del servizio, adolescenti e giovanissimi hanno vissuto una breve ma intensa esperienza di «campo» prima dell'inizio del nuovo anno pastorale. Che cosa raccontare loro? La prima Bella notizia che possiamo narrare alle nuove generazioni è Gesù. Oggi più che mai c'è bisogno di testimoni che trasmettano la gioia e la bellezza dell'incontro con il Signore. E chi è testimone? Proprio chi trascorre del tempo con loro e si prende cura della loro vita, dei loro sogni, della loro sete di felicità e della loro storia di salvezza. Attraverso il loro racconto ecco le “belle notizie” che vogliono regalare a ciascun lettore. Appena rientrati dalle vacanze si iniziano a raccontare le belle esperienze vissute durante il periodo estivo. Si sta lì a chiacchierare per ore del posto dove siamo stati e soprattutto di chi abbiamo incontrato, ed è proprio quella persona, a volte, che ci ha reso speciale il periodo di vacanza. E' proprio vero: chi incontri cambia il tuo modo di vivere, i tuoi atteggiamenti, il tuo modo di essere. «Ho una bella notizia, io L'ho incontrato». Chi? La risposta è semplice: Gesù. Non è stato difficile cercarlo, nemmeno spostarmi tanto, anzi direi senza spostarmi affatto, visto che è stato Lui a venire da me, è stato Lui a cercarmi. La settimana in Parrocchia S. Alfonso mi ha aiutato a capire che a volte quello che cerchiamo veramente ce l'abbiamo lì, sotto il naso, ma non ce ne accorgiamo. Ed è stata proprio la nostra «guida», suor Marilena, ad aprirci gli occhi e a farci gustare la gioia di un Dio che è sempre con noi e ci accompagna passo passo nella vita. Sono bastati veramente pochi ingredienti a rendere magico il cammino che ci ha portato a conoscerLo: lo stare insieme, arricchito da una manciata di emozioni, che hanno reso i momenti di condivisione indimenticabili e speciali. Con-dividere può essere la parola che racchiude l'esperienza vissuta. Noi ragazzi e ragazze, giovani educatori, siamo stati lì, insieme, ci siamo raccontati la vita ed abbiamo scoperto che in ogni situazione non siamo lasciati soli. MARCO LO TUFO Solo chi ha veramente incontrato il Signore può, da autentico testimone della fede, gridare nel proprio intimo, e a chi ancora non ha fatto una tale esperienza, «io L'ho davvero incontrato!». Si tratta infatti di testimoniare l'amore che Dio ci comunica, e come l'incontro con Gesù cambia totalmente il corso dell'esistenza. È una specie di gioco che coinvolge la nostra libertà e ci spinge alla verità dentro di noi. Dio desidera incontrarci, ma noi fatichiamo, scappiamo, siamo indifferenti e indaffarati. Per fortuna diverse sono le strade attraverso cui possiamo lasciarci raggiungere da questo amore incondizionato e senza limiti: Paolo, per esempio, è chiamato attraverso la testimonianza di quei fratelli che prima aveva perseguitato; Pietro, il pescatore, trova invece Dio nel caos della sua vita, alla fine di una giornata andata storta. Anch'io, con i miei 19 anni, insieme ad altri ragazzi e ragazze più o meno della stessa età, posso dire di averLo incontrato. Quando e dove? Nella prima settimana di settembre, a quello stesso pozzo dove Gesù chiese da bere alla Samaritana, oppure sulla via di Gerico accanto ai due ciechi che volevano riacquistare la vista. Ritrovatici faccia a faccia con un Padre che si fa bisognoso e mendicante e che prova compassione per i suoi figli, ciascuno si è messo in gioco, condividendo e regalando agli altri quanto di bello aveva dentro, seppur con le proprie fatiche, tristezze e difficoltà. La fiducia, la cooperazione, il rispetto reciproco sono stati gli elementi che ci hanno permesso di vivere, bene e a pieno, quest'esperienza, e soprattutto ci hanno dato la possibilità di vedere Gesù nell'altro. Lui non è poi così lontano dalla nostra vita quotidiana: basta guardarsi intorno. ROSALBA TUFANO Sembrerà strano come un gruppo di ragazzi e ragazze siano riusciti in cinque giorni a condividere parte di sé insieme. Nel confronto e nel gioco, arricchiti dall'allegria, siamo riusciti a conoscerci, abbattendo quelle barriere altissime che «accuratamente» ognuno di noi si era creato per tenere fuori l'altro. In realtà, però, abbiamo capito che per crescere è importante saper «regalare» le esperienze. Ci siamo sentite attese in un vero e proprio «rifugio al di fuori del mondo», dove poterci interrogare sugli aspetti più sottili e nascosti della nostra vita, sentendoci libere di esprimerci senza essere giudicate, ma comprese ed amate. Non è mancato il timore nel metterci in gioco, poiché si rischiava di andare contro i modelli che la società oggi propone, ma è proprio lì, in quel piccolo spazio ritagliato all'interno di una comunità, spesso non preso in considerazione, che abbiamo percepito unità negli stessi obiettivi e valori. Le tematiche affrontate non erano le solite chiacchierate tra amici, ma un continuo scavarsi dentro, nella meravigliosa scoperta che soltanto conoscendoci bene ed amando noi stessi per primi è possibile amare gli altri e che la vera e sorprendente felicità si raggiunge solo nell'incontro con il Signore. Il silenzio e la riflessione ci hanno aiutato a creare in noi uno stato di pace e serenità ineguagliabile, non ci siamo sentiti soli, abbandonati, incompresi od inutili, ma accanto a noi c'è sempre stato e c'è Lui. Le emozioni provate in quell'«incontro» sono state cosi forti, profonde e vere da commuovere l'intero gruppo. Inoltre abbiamo preso coscienza tra gli anziani della Casa di Riposo “S. Antonio” che un semplice sorriso donato gratuitamente può diventare motivo di gioia immensa per l'altro ed un dono preziosissimo da custodire come tesoro della vita per noi. Insomma, ci siamo sentite «uniche» ed «irripetibili»! Ora custodiamo nel nostro cuore e vogliamo fare nostre queste parole: “Amare significa comunicare e scoprire nell'altro una particella di Dio”. ANNA MASSARO E ANTONELLA FRASCA Molte volte quando si parla di mettersi in gioco, tante persone si tirano indietro. Per noi non è stato così. È da quando siamo piccole che partecipiamo ad incontri di formazione che ci hanno aiutate a crescere. Ma i regali non si tengono per sé, infatti anche quest'estate con l'esperienza del Gr.Est. abbiamo cercato di regalare agli altri quello che a nostra volta abbiamo ricevuto. Ci siamo trovate nei panni di educatrici, ma per educare bisogna prima continuare ad essere educate. Infatti all'inizio di settembre nella nostra parrocchia abbiamo avuto l'opportunità di vivere una nuova esperienza tutta per noi. Sono entrate in gioco le nostre esperienze, le nostre emozioni, la nostra vita. A volte regalarsi è difficile: anche noi abbiamo faticato, ma il nostro sforzo è stato compensato dalla gioia di essere ascoltate e capite, al punto tale da sentirci come a casa, anzi ancor meglio in famiglia. Abbiamo compiuto un viaggio alla riscoperta di noi stessi affrontando le nostre incertezze e le nostre paure, cercando di dare una risposta ai nostri interrogativi e di trovare un senso alla nostra esistenza. Per noi è stata veramente un'esperienza forte, perché non tutti i giorni capita di metterci in discussione. Siamo convinte che d'imparare non si finisce mai: anche Socrate sapeva di non sapere. Ringraziamo il Signore di averci regalato questa meravigliosa occasione e Gli chiediamo di non farci mai mancare guide sicure, che ci aiutino a crescere e continuino ad indirizzarci sulla Sua strada! ENZA CRISPO E TANYA ROMANO Non bastano solo alcuni, ma tutti possiamo diventare «bella notizia», perché «ne abbiamo veramente abbastanza di tutti i banditori di cattive notizie, di tristi notizie: essi fan talmente rumore che la tua parola non risuona più. Fa' esplodere sul loro frastuono il nostro silenzio che palpita del tuo messaggio. Nella ressa confusa senza volto fa' che passi la nostra gioia raccolta, più risonante che le grida degli strilloni di giornali, più invadente che la tristezza stagnante della massa» (Madeleine Delbrêl). Ottobre 2010 Voi siete la luce del mondo L’appello della giovane Nisia Pacelli ai membri dell’Azione cattolica della nostra diocesi: «Fidatevi perché è semplicemente bello» la roccia 9 Programma per il nuovo anno Domenica 17 ottobre nella biblioteca del seminario di Acerra l’AC diocesana ha celebrato la tradizionale Assemblea associativa di inizio anno «Le persecuzioni fanno crescere la Chiesa. ConL'Azione Cattolica ha presentato La proposta del settore adulti stanno loro intorno e lo faranno non da dividendo il destino del Signore diventiamo sale delai responsabili parrocchiali verterà su quattro obiettivi formativi: soli ma sostenuti dalla Chiesa e dalla la terra. E'questa l'identità del discepolo». Sono le Interiorità e cura della spiritualità; propria comunità parrocchiale. sferzanti parole con cui il vescovo di Acerra, mon- dell'associazione gli itinerari Fraternità e pratica del dialogo; signor Rinaldi, ha introdotto l'annuale assemblea formativi, il calendario delle attività I giovani, attraverso l'ascolto della dell'Azione cattolica diocesana sul tema “Voi siete e i diversi testi del cammino annuale Responsabilità ed esercizio della Parola di Dio potranno diventare la luce del mondo”, tratto dal Vangelo di Matteo. 2010/2011 sul tema “Voi siete la luce laicità; Ecclesialità e consuetudine testimoni credibili per pervadere alla sinodalità. Dobbiamo tutti imparare – ha detto il vescovo – la del mondo”. dell'amore di Cristo le fragilità proprie beatitudine di «essere con Lui e coPer ognuno di questi obiettivi sono e del fratello, il proprio studio, il me Lui sulla Croce» per divenire «saindicati percorsi, attività formative ed lavoro, la comunità sociale, la vita le, luce, città posta sopra il monte, luincontri unitari anche con gli altri della Chiesa, sapendo essere in tutti cerna accesa sopra il lucerniere. Consettori; incontri significativi di questi luoghi una presenza dividere la Passione di Gesù è la conspiritualità, di fraternità, di responsabile, attiva e missionaria. dizione per essere il sale della terra e responsabilità, di ecclesialità, di cura I ragazzi dell'Acr saranno resistere agli insulti e alle maldiceneducativa. accompagnati dai loro educatori a ze. Il sale è infatti simbolo della diLa proposta dei giovanissimi e dei scoprire la comunità cristiana come sponibilità al sacrificio e preserva dalgiovani intende aiutare ciascuno ad luogo d'amore e di condivisione. A la corruzione. Guai allora a diventare incontrare Gesù e ad essere testimoni partire dalla nostra testimonianza e insipidi, senza il sapore di Cristo. Un del Risorto nella comunità civile ed dalle scelte quotidiane, possiamo discepolo di tal genere non servirebecclesiale. aiutare i più piccoli a scegliere di be a nulla e a nessuno. Dobbiamo invivere nella Chiesa e nel mondo A partire dal Vangelo di Matteo, i vece costruire città belle, poste sul giovanissimi saranno condotti a sentendosi responsabili e protagonisti. monte, dove le relazioni umane sono scoprire che la loro vita è illuminata Il cammino ACR sarà diviso in quattro più belle rispetto alle relazione insendall'incontro con Cristo. Il tema fasi temporali. sate e di potere delle nostre città meprincipale è quello della speranza. I tropolitane». gruppi saranno invitati a impegnarsi a ENZA VALENTINO Don L. Russo, E. Valentino, Mons. G. Rinaldi, N. Pacelli Monsignor Rinaldi ha poi richiadiventare portatori di luce nelle PRESIDENTE DIOCESANO mato alcuni «snodi fondamentali» situazioni di buio e di difficoltà che per una riforma più profonda dell'Azione cattolica. Dobbiamo «intensificare l'impegno - ha detto – e testimoniare una fede incarnata, che trasforma la vita e genera scelte nuove. Urge cambiare stili di vita, conquistare, con una testimonianza credibile, riAncona, 10-12 settembre 2010 lievo pubblico. La fede non può essere autoreferenziale ma deve stimolarci ad una crescita continua, al A un anno esatto dal Congresso eucaristico del Set- tà teologica dell'Emilia Romagna e di Paola del Toso, sedi la del sacramento». L'Azione cattolica per fare questo «ha un vantaggio: può attingere al proprio ca- tembre 2011, l'Azione Cattolica si e' ritrovata per l'ormai gretaria generale della Consulta nazionale delle aggrerattere intergenerazionale e all'immenso patrimonio tradizionale convegno dei presidenti e degli assistenti gazioni laicali. Nel pomeriggio i laboratori di progettazione associaeducativo di cui dispone. Deve poi fare propria la diocesani. Il Convegno, dal titolo “Eucaristia e vita quotidiana. tiva. scelta pastorale della comunità locale ed essere un La celebrazione eucaristica di sabato mattina nella elemento di ricchezza per l'intero territorio. Demo- La responsabilità dell'AC verso la XIV Assemblea” è stacraticamente, con passione, competenza e impegno ta l'occasione per riflettere sui legami tra fede e vita di Chiesa di san Domenico in Ancona, presieduta da montutti i giorni. signor Luigi Conti, arcivescovo di Fermo, è stata deve cercare e spendersi per il bene comune». Venerdì 10 settembre, monsignor Edoardo Meniun'ulteriore momento di preghiera e di riflessione sul Un altro impegno per l'Azione cattolica è custochelli, arcivescovo di Ancona – Osimo, ha dato inizio a mandato missionario dell'eucarestia. dire l'interiorità. Un vero discepolo vive infatti «tutI lavori sono terminati domenica 12 settembre con ta la vita come un culto spirituale». Così anche il so- questo appuntamento con la lectio divina: Signore da cio di Azione cattolica deve imparare a «pregare in chi andremo? Che è anche il titolo del Congresso Euca- l'intervento del nostro Presidente Franco Miano. Il convegno di Ancona ha così aperto il percorso verso il domaogni momento, vivere ogni gesto alla presenza del ristico del 2011. Interessante e densa di significato la relazione “Eucani dell'AC, della Chiesa e del Paese. Signore». La preghiera diffusa ha però bisogno delristia dono di comunione… per la vita quotidiana”, con la preghiera specifica, e tra le ante opportunità per il ENZA VALENTINO l'intervento di Don Ezio Castellucci, preside della facolcristiano c'è la bellissima preghiera del Rosario. Infine l'attenzione agli educatori e ai responsabili per una reale corresponsabilità. E' urgente per l'Azione cattolica della nostra diocesi – secondo il vescovo - «uscire dalla subalternità e recuperare il ruolo decisivo degli assistenti». “Voi siete la luce del mondo”. Testo personale per adulti e giovani che l'Azione Cattolica propoOspite della serata la dott.ssa Nisia Pacelli, Conne ai suoi aderenti ci accompagnerà lungo l'anno liturgico, condiviso con altre associazioni. sigliera nazionale e presidente dell'Azione cattolica Un'esperienza di comunione ecclesiale che consente di progredire insieme nell'ascolto della Parodella diocesi di Cerreto Sant'Agata De' Goti. Già la, di realizzare nella vita di ogni giorno un esempio di fraternità e di sostenere presente lo scorso settembre al nostro Convegno l'impegno de testimonianza. diocesano, Pacelli ha focalizzato il suo intervento intorno alla parola Affidamento. «L'impegno con il Signore – ha detto – non è uno tra i tanti nell'agenda “Compromessi nella storia”. Il testo degli adulti rinvia all'icona del sale e della ma è affidamento a Dio e ai compagni di viaggio luce che illumina il prossimo anno associativo. Essere sale e luce, essere cioè segno di una stodell'associazione». Ogni membro dell'Azione catria che insieme chiede segni, ma non li sa leggere. Il cammino dell'anno ci chiama a una visibitolica deve avere una «terra promessa» nel proprio lità gratuita, luminosa, capace di dare sapore alla storia di tutti, a partire dai contesti di vita quoorizzonte. «Aderire all'associazione è servire la tidiana. Chiesa locale con un “si” che prevede tutto il futuro». Così è possibile «costruire l'agenda di speranza “M'illumino di impegno” è la guida annuale per gli educatori dei gruppi giodella nostra diocesi, rispondendo alle attese della vanissimi che si propone di aiutare i destinatari a scoprire il bello che possono donare al mondo. Chiesa locale che in questo momento storico parla Nel testo vengono introdotte alcune novità: un maggiore collegamento tra la presentazione dei teattraverso la voce del vescovo Rinaldi, il quale indimi e i percorsi di gruppo concreti, diverse idee per organizzare una celebrazione, il riferimento alca la direzione. Noi siamo luce del mondo “adesso” la regola di vita spirituale e al testo per la formazione personale dei giovanissimi. – ha concluso Nisia Pacelli – e abbiamo il dovere di rimanere saldi nell'amore di Dio per evitare il rischio di diventare insipidi nel mondo e nella Chie“Fammi luce” è il titolo del testo guida per gli educatori giovani 2010/2011, che sa». La presidente diocesana Enza Valentino ha sotpropone un cammino di formazione che accompagna i giovani nella scoperta di questa identità tolineato nel suo breve intervento il rischio da parte di luce, consegnataci da Gesù nel Battesimo, e nel saper dare una risposta piena alla conseguente degli adulti di «abdicare al nostro ruolo. Chiediamo chiamata ad essere testimoni credibili e visibili del Vangelo in tutti gli ambiti della ai giovani di impegnarsi – ha detto – ma noi adulti propria vita. abbiamo rinunciato ad educare. La superficialità negli impegni, anche nell'associazione, ne è la ripro“Ciò che conta di più”. E' il mondo dei numeri che accompagna la proposta forva». La stessa presidente ha poi presentato il promativa dei bambini e dei ragazzi del prossimo anno associativo. I numeri da soli, a volte, non fungramma e le attività del nuovo anno. zionano, servono le operazioni. Anche la Chiesa è l'espressione che combina i ragazzi, che li aiuta ANTONIO PINTAURO Convegno dei Presidenti diocesani I testi per l’anno 2010/2011 Ottobre 2010 la roccia 11 Cari giovani Dio vi ama molto più di quanto voi possiate immaginare e desidera per voi il massimo. E la cosa migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità. Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte. Vi sto chiedendo di non perseguire un obiettivo limitato, ignorando tutti gli altri. Avere soldi rende possibile essere generosi e fare del bene nel mondo, ma, da solo, non è sufficiente a renderci felici. Essere grandemente dotati in alcune attività o professioni è una cosa buona, ma non potrà mai soddisfarci, finché non puntiamo a qualcosa di ancora più grande. Potrà renderci famosi, ma non ci renderà felici. La felicità è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore. Benedetto XVI, discorso agli alunni del St Mary’s University College, Londra, 17 settembre 2010 Maneggiare con cura DI ROSA DE LAURENTIIS* Nei giorni scorsi l'intera cittadinanza acerrana è stata scossa dalla morte improvvisa di due giovani: un attimo, uno sbandamento, uno schianto che ha messo fine la loro vita. Sono settimane ormai che l'intero Paese è sconvolto per gli avvenimenti di un paesino pugliese, Avetrana; dove ha perso la vita una ragazza di appena 15 anni. Dopo mesi tra ricerche, confessioni e rivelazioni, ancora non si è fatta luce sulla vicenda e sui reali responsabili. L'unica cosa certa è che un'altra giovane vita non c'è più e l'attenzione mediatica è proiettata esclusivamente sugli scandalosi retroscena dell'accaduto: della piccola non se ne parla più se non come causa della punibilità della famiglia. Alcuni giorni fa, diverso scenario, ancora la vita al centro della scena: metropolitana di Roma; un giovane, durante un battibecco con una donna, le tira un pugno che le farà perdere conoscenza riducendola al coma per poi morire pochi giorni dopo. Se volessimo continuare ci sarebbe un elenco infinito di episodi nei quali la vita, e la morte, sembrano entrare nel regno della banalità, la stessa che abbiamo quando facciamo la spesa, andiamo a scuola o guardiamo un film. Banalmente si vive… banalmente moriamo. Che senso prende allora la responsabilità? Chi deve essere responsabile nei confronti della vita? Chi deve salvaguardare il diritto della vita di manifestarsi in cia- scuno? Le istituzioni? Gli addetti alla pubblica sicurezza? Le agenzie educative? NO! Non è attribuendo la responsabilità agli altri, che la vita ottiene da ciascuno il rispetto che le è dovuto: così come essa si manifesta allo stesso modo in ogni creatura così da ogni uomo deve essere accolta, favorita, sviluppata, salvaguardata, tanto più che l'essere umano è l'unica creatura che ha ricevuto la possibilità e la capacità di avere coscienza che la vita non è mera esistenza ma qualcosa di più, un di più che è riconosciuto da tutti gli uomini ragionevoli e che per noi cristiani è espressione della divinità dell'amore, dell'amicizia, della regalità concessa agli uomini per tramite di Cristo; ma non c'è regalità senza responsabilità, anzi, tanto più si è coscienti del dono ricevuto tanto più abbiamo il dovere di prendercene cura, lasciarlo brillare al massimo della sua espressione. Non è la velocità a renderci più vivi, né il soddisfacimento dei nostri interessi egoistici, delle nostre gelosie o dei bisogni corporei a saziarci di vita. Il vero brivido della vita riusciremo a sentirlo quando prenderemo coscienza della fragilità della nostra condizione, perché la vita è tanto preziosa quanto fuggevole, un dono affatto scontato che va premurosamente custodito, maneggiato con cura, a mani strette per non lasciarne cadere nemmeno una goccia. Lo scorso 14 Ottobre è stato inaugurato a Roma il pub “GP2” dedicato all'indimenticabile Giovanni Paolo II, situato in vicolo del Grottino, accanto a via del Corso, nato da una idea promossa dalla Pastorale giovanile della diocesi di Roma e dalle Acli di Roma. Un pub che è anche una proposta religiosa e culturale, dove si può bere una birra o fare una partita alla playstation con gli amici. Verranno proposte serate di divertimento, di cultura e spiritualità, animate da gruppi musicali dal vivo, mostre, libri e incontri su vari temi, per far dimenticare l'idea che essere cattolici significa incapaci di divertirsi. Il pub “GP2”, con l'esplicito invito “Venite e vedrete”, sarà aperto dal giovedì alla domenica dalle 19 sino a mezzanotte ma anche nelle mattine dei giorni feriali. Se vi capita di passare per la Capitale, ecco una proposta per le vostre serate. * VICEDIRETTORE PG XXVI GMG Madrid 2011 “In un momento in cui l'Europa ha grande bisogno di ritrovare le sue radici cristiane, ci siamo dati appuntamento a Madrid, con il tema: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (cfr Col 2,7). Vi invito pertanto a questo evento così importante per la Chiesa in Europa e per la Chiesa universale. E vorrei che tutti i giovani, sia coloro che condividono la nostra fede in Gesù Cristo, sia quanti esitano, sono dubbiosi o non credono in Lui, potessero vivere questa esperienza, che può essere decisiva per la vita: l'esperienza del Signore Gesù risorto e vivo e del suo amore per ciascuno di noi” (Dal messaggio di Benedetto XVI per la XXVI GMG). SONO APERTE LE ISCRIZIONI [email protected] - www.diocesiacerra.it - sezione PASTORALE GIOVANILE Un itinerario pensato per accompagnare i giovani verso la GMG di Madrid, con momenti diu preghiera, riflessioni bibliche e del magistero, proposte… è un sussidio corposo, a colori e ricco di fotografie, destinato anche a quanti non andranno a Madrid, ma intendono vivere l'anno liturgico con una particolare intensità. IN VENDITA IN TUTTE LE LIBRERIE CATTOLICHE 12 la roccia Ottobre 2010 Il Santuario di S. Michele illuminato Una importantissima presenza di Fede dell’intera Valle di Suessola, risalente al IX secolo d.c., finalmente ha l’energia elettrica C ari amici, se affacciandovi dal balcone, riuscite a vedere il bellissimo paesaggio delle colline di Cancello e San Felice, vi potreste accorgere che qualcosa è cambiato; infatti da pochi mesi, di sera, tra le varie stelle che brillano nel cielo indorato, ne brilla una speciale: il Santuario di S. Angelo a Palombara di S. Felice a Cancello. Finalmente l’energia elettrica è arrivata anche a quel luogo di arte e di Fede che per oltre un millennio ha raccolto le speranze, le gioie e anche i dolori della popolazione dell’intera Valle di Suessola. Ormai diversi anni or sono, affacciandomi dal balcone di casa, riuscivo a vedere, ben illuminati, il Duomo, il Santuario di S. Angelo in Palco e il Seminario nonchè il Convento dei Padri Cappuccini, tutti a Nola, e mi chiedevo come mai il nostro Santuario diocesano fosse nascosto nel buio delle colline sanfeliciane. Col tempo poi capii che dietro Alcune immagini del Santuario di S. Angelo a Palombara, detto di S. Michele, in San Felice quell’anonimato notturno, c’erano richieste a Cancello (CE), stemma del Comune di San Felice a Cancello e interno del Santuario. da decenni da parte dell’Abate Rettore, il rev. Cioffi don Pietro, alle Amministrazioni comunali, alla Compagnia dell’energia elettrica e percorse tutte le strade possibili ma nulla si era mosso per illuminare il Santuario e portare l’energia elettrica in quel luogo sacro. Sacrifici del sacerdote e dell’intera collettività che finalmente sono stati esauditi e attraverso i quali non solo il Santuario ora è visibile fin da Napoli come da Nola, Caserta ... ma anche dotato dell’elettricità che permette con maggiore facilità l’amministrazione dei riti sacri e delle ordinarie funzioni religiose. una piccola comunità monastica ma era anche Parrocchia della popolazione che risiedeva sulla collina. Successivamente la Parrocchia fu spostata alla Chiesa di San Pietro alle Cave ma sempre viva è rimasta la devozione popolare all’Arcangelo Michele. Basti pensare che sino agli anni settanta molte erano i pellegrini che anche da Acerra arrivavano a piedi al Santuario e ancora oggi una festa popolare molto partecipata anima il giorno dedicato a San Michele, e le domeniche di maggio e di settembre. Ringraziamo ancora don Pietro Cioffi, Abate del Santuario, che non si è mai stancato di credere in tale sogno e gli Enti competenti che hanno permesso di risolvere questo urgente e importante problema. E’ tra i luoghi di culto più antichi della Diocesi e la tradizione vuole che esso fu costruito nel periodo della contesa dell’area tra i Longobardi e i Napoletani. Esso sino al secolo XVI era legato non solo ad Il Santuario risale al X secolo e si trova a quasi 900 m s.l.m.. Ha una pianta a due navate intorno alle quali si sviluppano piccoli ambienti abbaziali. Poco resta della Pietà popolare secolare ma sono ancora presenti affreschi del XV secolo nella parte primitiva dell’Abbazia. Restaurato nell’anno giubilare del 2000, è stato dotato di una monumentale Via Crucis che si estende tutto intorno al Santuario. Tradizionale il rintocco delle campane da parte del pellegrino. Riparte la Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia Iscrizioni aperte per l’anno 2010/2011 ai tre corsi specialistici della Pontificia Facoltà Teologica Sono aperte le iscrizioni alla Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale sezione San Luigi che, per l'anno accademico 2010-2011, prevede due indirizzi di studio: 1. Percorsi di arte e teologia (arti visive, musica, cinema, letteratura, teatro, danza) 2. Proposte per una nuova architettura sacra: l'edificio-chiesa e i luoghi liturgici. Destinatari della Scuola – che ha il Patrocinio dalla Conferenza Episcopale Italiana – sono laureati in storia dell'arte, conservazione dei beni culturali, artisti, architetti, ingegneri, insegnanti di religione, laureati che a vario titolo sono chiamati a fornire un servizio nell'ambito della creazione, promozione e conservazione dell'arte sacra e a quanti sono interessati, per motivi professionali o di studio o di prospettiva lavorativa o di aggiornamento culturale, ad approfondire il rapporto tra arte e teologia. Le richieste di ammissione vanno indirizzate al Direttore della Scuola via posta elettronica ([email protected]) e adempiere successivamente alle formalità di rito contenuto nel bando completo della scuola. L'iscrizione deve essere perfezionata presso gli Uffici della Segreteria entro e non oltre il 30 ottobre