roccia
la
«Lavorando per l’eternità tutto diventa umano.
E il lavoro trova continuità nell’opera del Creatore,
che dopo sei giorni lasciò all’uomo la responsabilità
di proseguire ciò che aveva iniziato».
Padre Aldo Trento, «Tempi» , 11 agosto 2010
Anno XII - n. 6 - Ottobre 2010
Il giornale della Diocesi di Acerra
Direzione e Redazione: Piazza Duomo
e-mail: [email protected] - Internet: http://www.diocesiacerra.it
Ridestiamo il cuore dei nostri ragazzi
Il Vescovo risponde ad una lettera arrivata in redazione dopo la tragica morte di due giovani acerrani
DI
Questa mia risposta è rivolta a coloro
che cercano, e spesso, fanno fatica a trovare una risposta alle domande più profonde del loro cuore, e anche a coloro che
non cercano più, rassegnati o delusi.
Mi rivolgo con amicizia e rispetto a tutti coloro che cercano “ragioni” per vivere, perché riteniamo che essi, nel profondo della loro inquietudine e delle loro attese cercano Dio.
Abbiamo l'impressione che
l'interrogativo sul mistero ultimo della nostra esistenza, che tutti ci avvolge, sia veramente diffuso. Questo sogno di felicità
e di futuro certo viene percepito in modi
diversissimi e si manifesta con tanti nomi. Cosa cercarono quella notte Giosuè e
Daniele? Una pienezza di vita, fatta di ebbrezza e di libertà. La cercavano, perdendola, nelle strade degli uomini. Quello
schianto tremendo ha spento soltanto il
sorriso delle loro labbra, ma la corsa è proseguita, sì lo crediamo fermamente, in un
volo di anime splendenti, veloci verso il
cielo immenso e luminoso, verso il Padre
degli uomini, verso la vita che non conosce morte. La morte è l'estrema povertà,
perché priva l'uomo della vita, della felicità. E' la sfida suprema. Il desiderio di
vincere la morte, di vivere per sempre, in
pienezza e in durata, è costitutivo
dell'uomo.
Questo desiderio non può tradursi in
speranza reale per l'uomo, perché è brutalmente spezzato dalla morte. C'era un
detto delfico che diceva: «La Morte è
l'unica immortale, le altre cose sono mortali». Cari giovani, quei cori da stadio,
che compatti lungo il percorso di accompagnamento dei vostri amici al cimitero,
quelle magliette vistose fregiate dei nomi
degli amici scomparsi Giosuè e Daniele,
quasi a garanzia di una comunione da trattenere tra voi per sempre, quel sedervi per
terra per ascoltare, come i discepoli, una
parola di verità e di speranza, stretti attorno ai vostri amici inerti, tutto parlava di
una Invocazione al Cielo, di una domanda di liberazione dalla schiavitù della morte, dell'attesa di Qualcuno che riducesse
all'impotenza Colui che della morte ha il
potere, l' “inimicus homo”, il diavolo, il
male.
Quella sera, come a Nain in Palestina,
anche ad Acerra mentre un corteo di morte e una folla piangente accompagnava i
due giovani amici si è incontrato col corteo del Signore Gesù. La madre del gio-
vane del Vangelo era vedova, quasi immagine di una comunità “vedova”, che ha
perso lo Sposo eterno: Dio. Dio è il vero
partner dell'uomo, che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza. Vedovi di Dio, anche noi, padri e madri, generiamo i nostri
figli per la morte, anche se moriamo vecchissimi. Gesù Cristo, il Dio fatto carne,
era con noi quel pomeriggio e «dopo aver
visto il nostro dolore si è commosso pro-
fondamente».
Egli è un Dio che ha un Cuore, si muove, vede, tocca. La vista di Daniele e Giosuè, dei loro genitori affranti e senza parola, lo smarrimento di tantissima gente, gli
è entrata nel cuore, ed ha toccato la bara.
Ha toccato ed è stato toccato da quel legno di morte, che è diventato la sua croce
di legno, sulla quale Egli si è steso per portare il nostro dolore e vincere la morte.
applausi e cori da stadio. Ci si è potuti allora
rendere conto di quanto quelle morti lambiscono
le porte della nostra coscienza e delle nostre case.
Qualcosa è cambiato in città da quel
E' possibile che i giovani di oggi non amino
drammatico sabato notte in cui Giosuè e più la vita? Seppure lo fosse certo non è
Daniele hanno perso la vita schiantandosi con la accettabile! Soprattutto da parte degli adulti. I
moto contro un palo in Corso Di Vittorio ad giovani hanno nel cuore un desiderio
Acerra.
irrefrenabile di vita, di
Tra il 3 e 4 ottobre,
pienezza, di felicità, che il
due ventenni acerrani,
loro entusiasmo e la loro
Giosué Bruognolo e
forza accrescono a
Daniele Altobelli, sono
dismisura. E anche
morti per le conseguenze
quando imboccano strade
di un gravissimo
sbagliate, con il rischio che
incidente. La moto su
la corsa si trasformi in un
cui viaggiavano ha
baratro verso la morte,
urtato violentemente un
dietro si cela sempre un
palo della luce in una
anelito di vita.
strada periferica della
Gli studiosi ci dicono
città.
che mentre si moltiplicano
In un istante due
gli strumenti di
giovani vite stroncate al
comunicazione, i blog, i
suolo. Sul selciato i
canali virtuali, poi però i
sogni, le difficoltà, le
giovani sono più soli. Se
paure, le bravate, i
analizziamo davvero la
“piccoli” e “grandi”
società oggi, i ragazzi sono
progetti, le speranze per
più incapaci, privi della
un futuro che, a
possibilità di comunicare
vent'anni, certo non si Il corteo funebre di uno dei ragazzi rispetto alle generazioni
immagina di morte.
precedenti.
A p p u n t o. L a
Forse è arrivato il momento in cui noi adulti,
domanda che lacera in questi giorni il cuore di increduli e angosciati, e anche un po' vigliacchi,
ogni adulto che seriamente si interroga su quanto con coraggio ci chiediamo: quanto siamo capaci
accaduto è proprio questa: si può correre a di intercettare la voglia di comunicare nascosta
vent'anni verso la morte? E non basta placare la dietro i cori da stadio che si ripetevano incessanti
coscienza trincerandosi e mascherandosi dietro il ai funerali di Giosué e Daniele? E quanto
solito, borghese e benpensante, ritornello: “Tanto siamo in grado di ridestare, con le parole e con la
se la sono cercata”.
vita, nel cuore di questi nostri ragazzi la voglia
I giorni successivi all'incidente c'è stato un di vivere e il senso della vita? Quanto facciamo
crescendo di manifestazioni spontanee di perché il loro nascosto, a volte mascherato,
centinaia di ragazzi che appendevano striscioni desiderio di una vita autenticamente “più
per le strade, costruivano piccoli altarini sul luogo grande”, imbocchi la giusta direzione e non si
dell'incidente, fino ai funerali, celebrati in due schianti sul selciato in una notte calda di ottobre?
giorni diversi, eppure uguali negli slogans,
LETTERA FIRMATA
Lettera al Direttore
Domenica 31 Ottobre 2010
nella Cattedrale di Acerra
gli accoliti
Raffaele Di Nardo e Marcello Lanza
saranno costituiti Diaconi
per l’imposizione delle mani di S.Ecc. Mons. Giovanni Rinaldi
MONS. GIOVANNI RINALDI*
E Gesù ha ripetuto: «Giovinetto dico a
te alzati» - come dal nulla è nata la vita
nella creazione, dalla morte di Cristo è
scaturita la Vita Vera, quella Buona, Eterna e Felice.
La Croce ci ha generati Figli di Dio, attraverso l'immersione battesimale.
E pur tuttavia facciamo fatica ad accettare la scuola della sofferenza, il dolore e la morte: rimangono un mistero.
La cultura moderna, non sapendo dare
una risposta a queste sfide, cerca di nasconderla con l'ebbrezza del consumismo, del piacere, del divertimento, del
non pensarci. In tal modo si nega il significato profondo della debolezza umana e
se ne ignora il valore e la dignità.
Una giovane acerrana, Rossella Petrellese, nata disabile e morta a 22 anni,
dopo una difficile operazione negli Stati
Uniti, che ha saputo cogliere il valore della sofferenza offrendola per amore, ci ripete: «Voi siete definitivamente amati, e qualunque cosa vi accada, voi siete attesi da
questo amore».
L'esperienza della fragilità, della malattia, della morte ci insegna alcune cose
fondamentali: che non siamo eterni, ma
di passaggio in questo mondo, che non
siamo onnipotenti, nonostante i progressi
delle scienze e delle tecniche.
L'esperienza della fragilità ci insegna
che i beni più importanti sono la Vita e
l'Amore, come ha compreso la giovane
Rossella.
L'esperienza di dolore, che abbiamo
vissuto e che viviamo, periodicamente ad
Acerra ci insegna che non possiamo avere diritti individuali assoluti e che non possiamo rimuovere le limitazioni ai nostri
diritti illimitati. I diritti illimitati sono
esposti ad una degenerazione utopistica.
Essi sono una illusione e una illusione
non poco dannosa. Così, ad esempio, coloro che contestano la legittimità delle
cinture di sicurezza o del casco per le moto, ripetono frequentemente: “è il mio corpo e ho diritto di fare ciò che voglio”.
Tuttavia il paradosso dell'esistenza
umana è che il soggetto “individualista”,
indipendente, senza casco e libero dalla
cintura, lanciato sulla strada a gran velocità; il più indipendente degli individui, diviene il più dipendente degli individui per
incidente alla spina dorsale, o distrugge la
stessa esistenza.
*VESCOVO
Emergenza sarà!
DI GENNARO NIOLA
Le strade della Campania, quelle cittadine e quelle campestri,
sono di nuovo invase dai rifiuti. L'informazione è ancora una
volta impegnata con titoli a tutta pagina a dare notizie di proteste, di scontri con le forze dell'ordine, di difese e di accuse incrociate dei politici e degli amministratori che, lo si voglia o
no, sono responsabili della questione. Ancora una volta un intero popolo è messo alla gogna perché qualificato come incivile,
come peso per la comunità nazionale se non addirittura come
camorrista.
Si dice che è ritornata l'emergenza dei rifiuti. C'è da chiedersi
quando e se è finita.
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Emergenza sarà!
Poteva essere una soluzione duratura quella dell'impiego delle
forze armate per la rimozione dei rifiuti? Non può mancare un
sincero grazie a quelle persone in divisa che obbedirono al comando di imbracciare pala e ramazza per pulire le nostre strade. Chi quel comando diede sapeva che meritoriamente risolveva nell'immediato un problema da affrontare con decisione
e celerità ma che non chiudeva l'emergenza. Altrettanto era noto a tutti, anche a quelli che si atteggiavano a taumaturghi in vena di miracoli, che l'accelerazione dei lavori per l'inceneritore
di Acerra e la sua inaugurazione in pompa magna contrariamente a quanto strombazzato in ogni sede e direzione non erano la soluzione al problema ma una maldestra operazione di
corto respiro.
Quanto maldestra fosse tale operazione lo ricorda il vecchio
adagio della saggezza popolare secondo cui la gatta frettolosa
fece i gattini ciechi. Così non solo l'inceneritore si è rotto dopo
un anno di attività, per altro a scartamento ridotto, ma si è stravolto ogni regola di civile convivenza nel nome
dell'emergenza: si è fatto cartastraccia di ogni norma nazionale
ed internazionale con l'adozione di decreti contingibili ed urgenti, si sono svilite decisioni di organismi statali stessi (vedi
le prescrizioni della Commissione V.I.A.), si sono limitati gli
spazi della vita democratica con la sottrazione alle autorità civili di impianti di pubblica utilità e con l'assegnazione della gestione degli stessi ai militari, si è fatto ricorso alla mistificazione se non alla falsificazione di notizie per condizionare la pubblica opinione (dalla certificazione dell'A.R.P.A.C.
sull'assenza di vento in località Pantano in vista della localizzazione dell'inceneritore ad Acerra alle certificazioni degli
esperti di parte e dei politici sull'affidabilità dell'inceneritore e
sull'efficienza del ciclo di trattamento dei rifiuti fino al mancato rispetto dell'impegno di corresponsione del “ristoro” che dalla legge è definito nella sua natura di diritto e nella sua quantificazione ed invece è fatto passare come graziosa elargizione;
a proposito, consolerebbe sapere che anche per i Comuni del
Nord-Italia che ospitano siti pericolosi non ci sono soldi per il
ristoro).
Ma le emergenze, sia questa presente sia quella conclusa dal
“miracolo”, non erano scoppiate nonostante il regime emergenziale dei “commissari straordinari”?!
Come evidente, i conti non tornano. E non torneranno se si
continua a ragionare in termini emergenziali, se si continua a
pensare che la soluzione a problemi come quello dei rifiuti sia
solo tecnica (lasciamo perdere quella miracolistica). I fatti hanno ampiamente mostrato che impostazioni dirigiste che demandano a centri di potere la individuazione di misure da far
calare sulla testa dei cittadini non sortiscono effetti positivi; al
contrario esse rovinano ancor più un tessuto civile che da queste parti è notoriamente debole. L'effetto è un nuovo allontanamento della gente dalle istituzioni, è un affievolimento del già
debole senso dello Stato, è un'ulteriore riduzione della partecipazione del singolo cittadino alla vita della comunità sia locale
che nazionale.
Il nodo, in altri termini, non è tecnico ma politico.
Nei giorni scorsi, ad Acerra i sindaci campani hanno chiesto di
gestire in proprio il servizio. È una possibilità che si farebbe bene a non lasciar cadere.
Ma è necessario affrontare la questione in modo più ampio.
La diocesi di Acerra, dal canto suo, ritiene sempre più valido il
suo invito a creare un clima di fiducia per generare poi una situazione virtuosa. A tal fine, finora inascoltati, si propone la costituzione di un gruppo di lavoro formato da personalità del
mondo scientifico e da rappresentanti della comunità locale
che, sotto l'egida della diocesi che ne garantisca l'onestà scientifica, monitorizzi l'attività dell'impianto di incenerimento e, fuori da ogni interesse o condizionamento di parte, informi la
pubblica opinione sull'effettivo impatto ambientale
dell'impianto.
Ma si chiede anche di andare oltre la logica emergenziale della
ricerca di una soluzione frettolosa dell'esistente; è necessario,
infatti, reimpostare in sede politica la questione. Bisogna acquisire una nuova impostazione del tema del trattamento dei rifiuti che coinvolga i cittadini con la raccolta differenziata ma
anche il mondo della ricerca e dell'imprenditoria perché, come
avviene altrove, si cerchino altre strade anche più vantaggiose
rispetto a quella frettolosa dell'incenerimento o del conferimento dei rifiuti in discarica.
Appoggiato da tutti gli organismi diocesani, lo scorso anno il
nostro vescovo, mons. Rinaldi, saggiamente non presenziò alla cerimonia di inaugurazione dell'inceneritore ma non per spirito polemico. Al rifiuto, infatti, si accompagnò la proposta poco sopra ricordata. Nonostante non sia venuta alcuna risposta
dalle istituzioni centrali, la diocesi ha operato in quella direzione ed oggi è pronta a mettere in campo il servizio proposto.
Ma il timore è che il malcostume oggi dilagante nelle istituzioni di non ascoltare nessuno e, fuori da ogni critica o autocritica, di ritenere che il proprio operato è comunque e sempre giusto, non farà cambiare modo di affrontare la questione e…
emergenza sarà!
GENNARO NIOLA
Ottobre 2010
Per una rinnovata presenza dei
cattolici nella società italiana
Dal 14 al 17 ottobre, a Reggio
Calabria, si è svolta la 46a settimana sociale dei cattolici italiani. È
questo un appuntamento, ormai
tradizionale soprattutto del laicato
cattolico, che ha acquisito un richiamo particolare, meno scontato di quanto si possa credere.
Se nei decenni scorsi l'unità politica dei cattolici di fatto dettava
metodologia ed agenda della presenza cattolica nella società nazionale, oggi questa si misura senza pregiudizievoli steccati con la realtà italiana.
A Reggio Calabria, infatti, sono accorsi in tanti
(non è stato più possibile iscriversi dopo luglio scorso e ciò a significare l'attesa dell'evento e la massiccia presenza), soprattutto giovani. Stando ai resoconti degli organizzatori, i lavori sono stati tutt'altro
che ingessati; non sono stati un esercizio deduttivo
da assiomi dottrinari, non si sono limitati a individuare le forme più opportune per calare gli insegnamenti della gerarchia nella vita sociale italiana.
Anzi la partecipazione è stata attenta e fattiva a dimostrazione del lavoro preparatorio svolto nelle diocesi e della capacità progettuale esistente oggi tra i
cattolici italiani.
Come ha evidenziato a conclusione dei lavori
Luca Diotallevi, vicepresidente del Comitato scientifico ed organizzatore del convegno, i cattolici italiani possono rivendicare per sé un metodo di lavoro, una specifica passione per il bene comune ed
un'agenda condivisa. Il convegno, infatti, ha mostrato che tra i cattolici il pluralismo è ormai una dimensione matura se è vero che il confronto, il dibattito e la ricerca di una prospettiva unitaria hanno caratterizzato i lavori del convegno tanto da costituire
ormai un efficace metodo assorbito dal mondo cattolico. Tale risultato è reso possibile dalla verace
passione per il bene comune che non può non esse-
re caratteristica della fede cristiana. La passione, infatti, è nemica di ogni tatticismo, di ogni
svilimento del bene comune a
interesse spicciolo e la dimensione autentica del credente non
può che essere contrassegnata
da essa. Dal possesso di queste
due componenti della vita comunitaria scaturisce la possibilità di trovare un impegno comune sulle non poche questioni che l'attualità pone
all'attenzione della società italiana.
Sarebbe riduttivo chiudere questo convegno, come in genere la presenza sociale dei cattolici,
nell'unica prospettiva della politica. Questa certamente è un momento alto della vita sociale ma, se
isolata nel ristretto ambito delle istituzioni, perde la
vitalità che può essere garantita solo dalla realtà dei
rapporti sociali e scade ad autoreferenziale esercizio di potere. Nonostante i segnali contrari che vengono soprattutto dai palazzi del potere, restano validi per i cattolici termini già cari all'Azione Cattolica
quali responsabilità e testimonianza. In tale visione, il convegno ha impegnato i cattolici italiani, attraverso i delegati presenti, a confrontarsi non solo
con l'ambito politico segnato dalla transizione istituzionale ma anche con quello economico circa le
questioni del mondo del lavoro, con quello sociale
relativamente all'immigrazione, alla mobilità sociale, all'educazione.
Il convegno, in conclusione, ha raccolto più che
sollecitato la necessità di una rinnovata presenza
dei cattolici nella vita della società italiana non per
la famigerata “visibilità” né per la tardiva difesa di
privilegi ormai andati ma realmente per la passione
per il bene comune.
G. N.
Chi-ama l’Africa
“Sai, ho fatto un
viaggio” ad una simile
affermazione segue in
automatico la domanda “Dove sei stato?” “
A Parigi, a Sharm el
Sheik, alle Maldive …
per un viaggio di piacere”; “In Senegal, ho
fatto turismo responsabile”: è la risposta di
Alessandro Iannazzo,
un ragazzo di 27 anni,
acerrano, impegnato
nel vivere quotidiano
tra studio, partite di calcetto, famiglia e (tanti) amici. È partito
per un viaggio di 3 settimane in
Senegal organizzato dall' associazione laica di ispirazione missionaria “Chi-ama l'Africa” : tra
le sue attività, che spaziano
dall'informazione sul continente africano alla cooperazione
per lo sviluppo, vi è la promozione del “turismo responsabile” (un modo di viaggiare basato su valori come il rispetto e la
salvaguardia delle popolazioni
locali, delle loro tradizioni,
dell'ambiente riducendo al minimo l'impatto che strutture turistiche vi arrecherebbero …)
Alessandro arriva a Dakar
con il desiderio di vedere
l'Africa e subito rimane impressionato da enormi e rassicuranti
baobab che sono posti sul ciglio
della strada, sterrata : “la gente è
calorosa, colorata, simpatica ma
ti avvertono come un elemento
estraneo e sono diffidenti, tuttavia è una diffidenza latente perché sanno che sei una risorsa.
Infatti molti ti chiedono soldi”.
In quelle zone il turismo è portato dagli occidentali, francesi excoloni soprattutto, molto spesso
è turismo sessuale, non solo maschile.
Il viaggio prosegue alla scoperta di meraviglie naturali, nuotate nell'oceano, esperienze in
orfanatrofi, centri per disabili e
per anziani, visite in villaggi.
Ci sono grandi nuclei familiari affidati alla cura delle donne (che difficilmente riescono
ad emanciparsi); nelle piccole
piazze dei villaggi emerge una
struttura in legno, con una panchina, per le riunioni degli anziani che decidono delle vicende interne (dai matrimoni, alle liti, alle nuove costruzioni …) tra
cui spicca la figura del Capovil-
laggio, l'uomo più anziano
e (davvero) moralmente
più valido.
La sensazione, racconta
Alessandro, è di “semplicità scoraggiante”: ci vuole
coraggio a vivere in condizioni di povertà, ci si sente
impotenti e questo “fa comprendere la dimensione di
sè stessi, offre una maggiore consapevolezza delle cose “serie” della vita quotidiana, comunque da privilegiato”.
Il coraggio e la dignità in
quelle persone non mancano e
molto forte è il sentimento della
comunità: all'interno dei villaggi e tra questi vi è una straordinaria e frenetica collaborazione
affinchè tutti possano beneficiare delle risorse, infatti tra di loro
si chiamano “Fratelli”.
Alessandro è tornato ad Acerra dicendo “è sempre più quello
che ricevi che quello che dai”,
ed è già ripartito alla volta
dell'Estonia, nel comune di Tapa per un' esperienza di lavoro
di 11 mesi organizzata stavolta
dal Servizio Volontario Europeo
per i Giovani (SVE) istituito dalla Commissione Europea con il
programma “Gioventù in Azione”.
Il viaggio continua!
FRANCESCA NIOLA
la
roccia
Ottobre 2010
3
Emergenza Educativa
Dal Convegno diocesano indicazioni operative
Nell'attuale contesto sociale emerge
sempre di più la difficoltà di individuare i punti fermi e condivisi del vivere,
dello stare insieme, del realizzare progetti comuni. Il cosiddetto relativismo
ha permeato così tanto la realtà quotidiana che nessuno può più sostenere
che esso è solo un'idea concettuale utilizzata in confronti culturali, tra l'altro
sempre più rari.
In tale prospettiva si evidenziano diverse emergenze, dalla famiglia al lavoro, dall'impegno sociale alla solidarietà. Tra queste emergenze i Vescovi italiani con forza stanno sottolineando da
tempo quella educativa, perché è in qualche modo un'emergenza primaria che precede ogni altra. Con l'emergenza educativa i vescovi vogliono sottolineare che
ciò che è in gioco è il senso stesso
dell'uomo e delle relazioni che lo costituiscono.
L'educazione non può essere ridotta a
mera attività di socializzazione o a trasmissione tecnica di saperi e di particolari abilità; la vera sfida è determinata soprattutto dal senso che diamo alla vita e
alle interessanti riflessioni proposte dai vari autorevoli relatori, sono state messe a confronto più voci in una stimolante tavola rotonda che ha coinvolto protagonisti,
a vario titolo, del mondo
dell'educazione.
Sono intervenuti Giuseppe Desideri, Presidente
dell'Associazione Italiana Mae-
liana Insegnanti Medi (UCIIM), Davide
Guarneri, Presidente dell'Associazione
Genitori (A.Ge.), Nisia Pacelli, Segretaria nazionale del Movimento Studenti di
Azione Cattolica (MSAC).
Il confronto tra gli intervenuti è stato
particolarmente significativo in quanto,
pur partendo da punti di vista diversi,
espressione delle realtà associative rappresentate, ha evidenziato che quella educativa è una sfida di tale portata che può
essere raccolta ed affrontata solo se si sviluppano le necessarie sinergie convergenti sullo stesso ideale di umanità.
dalla capacità di individuare buoL'educazione è, oggi più di ieri, un lune ragioni per amarla.
ogo privilegiato dove si gioca il destino
della comunità.
Se questa è la sfida che
l'educazione deve saper raccoSe si crede veramente che
gliere, può la famiglia da sola o la
l'educazione è un bene pubblico, allora è
scuola da sola o la chiesa da sola,
fondamentale generare una “alleanza
raccoglierla?
educativa” che sappia coinvolgere il maggior numero possibile di interlocutori,
Una indicazione operativa è
nei
diversi luoghi in cui l'istanza educatiemersa nell'ambito del XXX Conva è cruciale, dalla famiglia alla scuola,
vegno ecclesiale diocesano, svoltosi tra il 17 e il 19 settembre scorstri Cattolici (AIMC), Giovanni Villaros- alla chiesa.
GIOVANNI LA MONTAGNA
si nella Cattedrale di Acerra, dove, oltre sa, Presidente dell'Unione Cattolica Ita-
E’ disponibile il DVD dell’intero Convegno: www.diocesiacerra.it - 0815209329
In piazza per l’educazione
Anche ad Acerra l’iniziativa dei Maestri cattolici italiani
DI ANTONIO PINTAURO
Lo scorso 3 ottobre, l'Aimc
(Associazione italiana maestri cattolici) della nostra diocesi ha presentato la manifestazione “Cento
Piazze per la sfida educativa” nella
centralissima Piazza Duomo ad
Acerra.
Docenti e simpatizzanti
dell'associazione si sono alternati
nell'animazione di un gazebo al
quale si sono rivolte tante persone:
colleghi insegnanti, genitori, nonni, ragazzi, catechisti ed educatori
in genere.
L'educazione, alla quale la Chiesa sta dedicando la sua attenzione
ormai da qualche anno, non è affare privato delle famiglie, né tanto meno è un compito
esclusivo della scuola, ma è una questione che riguarda
tutti. Per questo la piazza, luogo dell'incontro, del confronto e del dialogo. Così, anche ad Acerra è stato distribuito materiale informativo, in particolare l'opuscolo
“Vincere insieme la sfida educativa”, ed è stata lanciata
l'iniziativa “Un quaderno per amico”, al fine di raccogliere fondi da destinare alla costruzione di una scuola
primaria dell'Associazione “Progetto famiglia” in Burkina Faso, Paese del centro Africa; sostenere il progetto
“Adotta un'educatrice in Romania” della Cooperativa
sociale “Il piccolo principe”, promossa dai Frati minori
cappuccini della Custodia di Romania; istituire cinque
borse di studio per giovani laureati su tematiche legate
all'educazione o sulla professione docente.
Alle recenti Settimane sociali di Reggio Calabria è
stata richiamata l'inevitabile alleanza
dell'associazionismo cattolico per affrontare insieme
quella che Benedetto XVI ha definito in una lettera alla
diocesi di Roma l'emergenza educativa, e per tornare ad
essere protagonisti nella scuola. E proprio ad Acerra, durante il XXX Convegno ecclesiale diocesano dedicato
dalla Chiesa locale al tema dell'educazione, domenica
19 settembre si è svolta nella cattedrale una tavola rotonda con i responsabili nazionali di diverse associazioni, ribadendo la necessità di «camminare insieme».
Abbiamo chiesto al presidente dell'Aimc di Acerra,
Angelo Amedeo Caporale, di illustrarci il cammino della giovane associazione nella nostra diocesi.
Preside, partiamo dalle “Cento piazze”, come
sta andando?
«Anche nella nostra città di Acerra, lo scopo principale della manifestazione
era di tornare alle origini.
Ritornare cioè a
quell'impegno che nel
1955 (anno in cui l'Aimc
avrebbe compiuto dieci anni di vita, ndr), valse
all'associazione la medaglia d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione per
“meriti educativi”. Negli
Anni '50, infatti, a bordo di
una Fiat 1100 C, le maestre, i maestri e gli assistenti portavano la scuola popolare in piccoli e grossi centri dell'Italia della ricostruzione fisica, ma soprattutto culturale e valoriale nel dopoguerra. Ricordando i 65 anni di vita dell'Aimc
(l'associazione nasce ad opera di Carlo carretto e Maria Badaloni su incoraggiamento di sua santità Pio XII
che, durante l'udienza del 4 novembre del 1945, diede
ufficialmente avvio alla vita dell'associazione. In sessantacinque anni, l'Aimc, come libera e democratica associazione professionale, ha riunito docenti e dirigenti
della scuola dell'infanzia e del primo ciclo per “operare in solidarietà nella scuola e nella società secondo i
principi del Vangelo”. L'impegno è andato nella direzione di promuovere la formazione umana, professionale, sociale e religiosa dei professionisti della scuola,
ma anche di bambini, ragazzi ed adulti, ndr) vogliamo
gettare un ponte tra l'emergenza educativa di allora e
quella di oggi, rifocalizzando l'attenzione su una scuola
che esce dalle mura per andare a tessere alleanze per la
nuova sfida educativa. Anche ad Acerra il senso del nostro tornare in piazza è stato quello di dialogare ed avere
uno scambio. Vedere il nostro gazebo affollato di genitori ed operatori scolastici ci ha dato la conferma di un
desiderio di camminare insieme, genitori, docenti, alunni e istituzioni. I soci si sono alternati per tenere il gazebo tutta la giornata».
Come procede il cammino dell'Aimc nella Chiesa
e nel territorio della Diocesi di Acerra?
L'appuntamento del 3 ottobre ci ha confermato che
la direzione è quella giusta: la ricerca dello scambio e
dell'arricchimento reciproco. Abbiamo intessuto ottimi
rapporti con l'A.ge. (Associazioni genitori, ndr) di Acerra, i cui associati ci hanno sostenuto concretamente con
la loro presenza nella iniziativa del 3 ottobre. Questo
perché c'è bisogno di agire sinergicamente con le forze
sane e le associazioni presenti sul territorio. Soprattutto
con i genitori, gli alunni e gli operatori scolastici. La scuola e l'intera società attraversano un periodo di transizione delicatissimo. Vedo dei miglioramenti rispetto al
recente passato. C'è maggiore consapevolezza e sensibilità nei genitori rispetto alle problematiche scolastiche
e questo può essere un buon punto di partenza.
Iniziative per il futuro?
«Vede, noi abbiamo la fortuna di avere ad Acerra, un
vescovo, monsignor Giovanni Rinaldi, che ha sposato
interamente la causa dell'emergenza educativa e la missione particolare della nostra associazione. Grazie al
suo sostegno continuo riusciamo ad essere vivi e presenti sul territorio e a brillare anche nell'intero panorama nazionale. Lo scorso settembre abbiamo partecipato
attivamente ad un Convegno ecclesiale bellissimo, interessante e propositivo, sulla questione educativa. Ad
aprile scorso il presidente nazionale in persona, Giuseppe Desideri, è venuto a presentare in diocesi il rapporto
proposta “La sfida educativa”. A dicembre dell'anno
scorso abbiamo organizzato un concerto per la vita nella cattedrale di Acerra i cui proventi abbiamo donato al
locale Movimento per la vita. Quest'anno vorremmo ripetere per Natale l'esperienza e magari durante il 2011
organizzare un convegno sugli orientamenti dei vescovi
per i prossimi dieci anni dedicati all'educazione e pubblicati da qualche giorno. Ma ciò che rimane fondamentale è il lavoro quotidiano al fianco dei docenti, genitori, operatori scolastici, istituzioni civili e religiose
sul fronte dell'educazione. A tal propositi rinnovo anche
l'invio a contribuire all'iniziativa “Un quaderno per amico”. C'è tempo fino a dicembre».
Errata Corrige
Nella didascalia della foto che corredava l'articolo
“Lonergan and Education” a pagina 9 del numero di
settembre, la dott.ssa Maria Pacilio è stata identificata,
erroneamente, come presidente della provincia di Napoli
dell'Aimc. Rettifichiamo che la suddetta dott.ssa è
segretaria provinciale, mentre il ruolo di presidente della
Provincia di Napoli dell'Associazione italiana maestri
cattolici è ricoperto dal dott. Giacomo Zampella.
Ci scusiamo con i lettori, le persone interessate, la
presidenza provinciale e nazionale dell'Aimc.
Redazione “la roccia”
la
roccia
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Spezzare Pane per tutti i Popoli
Carissimi Fratelli nella fede, vi auguro un buon inizio dell'Anno Pastorale con la Vostra comunità parrocchiale.
Quest'anno la Chiesa italiana ha
scelto come tema del mese missionario: “Spezzare pane per tutti i Popoli”.
Come viene attestato dall'Unicef,
24.000 persone del Terzo mondo muoiono ogni giorno per fame, per mancanza di pane; invece, nei Paesi del
Primo mondo, tra cui Milano, come attestano le cronache del Corriere della
Sera, vengono buttati via ogni giorno
180 quintali di pane e i fornai dicono
che nessuno lo vuole, neanche i proprietari dei canili. Distribuirlo o grattugiarlo non conviene.
In base a queste notizie, la nostra
comunità ecclesiale deve seguire
l'esempio di Gesù nel condividere,
prendere a cuore la drammatica situazione della fame nel mondo, condividendo quello che abbiamo sia spiritualmente che materialmente.
Per una buona riuscita della Giornata Mondiale Missionaria di domenica 24 ottobre 2010, venerdì 22 Otto-
bre, presso la parrocchia del Gesù Redentore, abbiamo svolto una Veglia
Missionaria.
La veglia si è aperta con un momento di preghiera presieduto dal no-
stro vescovo Mons. Giovanni Rinaldi.
E' cominciata con il portare all'altare il
mappamondo e la croce missionaria,
abbiamo proiettato il video di un paese che vive in situazioni disagiate, preso dal dvd della giornata mondiale
missionaria. Dopo la proiezione abbiamo avuto la testimonianza di don
Alfonso Raimo, missionario e responsabile regionale delle missioni.
Ha trattato il disagio di alcuni paesi poveri, in particolare la fame nel mondo.
La veglia si è conclusa con la santa
messa. Durante la celebrazione abbiamo portato in processione dei doni, tra
cui un pezzo di pane diviso in cinque
parti, a simboleggiare i continenti. Questo pane è stato spezzato e condiviso
con tutti i presenti alla fine della santa
messa. Esso sta ad indicare che, come
Gesù ci nutre spiritualmente con il Pane Eucaristico, così anche noi siamo
chiamati a sentirci responsabili della
fame nel mondo e quindi come comunità ecclesiale dobbiamo prendere a
cuore questa situazione drammatica
per dare speranza ai fratelli poveri di
tutto il mondo.
Ottobre 2010
A 20 anni dalla
Redemptoris Missio
Quest’anno si svolgerà
nella nostra Diocesi
il Convegno Missionario Regionale
Mercoledì 20 Ottobre, presso il Centro
Missionario della nostra Diocesi, si sono
riunite due commissioni:
La commissione regionale del CEC
(Conferenza Episcopale Campana) formata
da Don Alfonso Raimo (Responsabile
Regionale delle Missioni), Don Michele
Autuoro (Direttore del Centro Missionario
di Napoli) e la signora Fulvia (Delegata
Regionale per le Pontificie Opere
Missionarie).
La nostra commissione Diocesana
formata dal Centro Missionario con Don
Biruk Demissie (Direttore) e i suoi
collaboratori, Don Domenico Cirillo
(Responsabile dell'Ufficio Migrantes),
Mariapia Messina (Responsabile della
Caritas).
Questo primo incontro ha voluto tracciare le
prime linee
per la preparazione del
Convegno Regionale Missionario, che si
svolgerà nei giorni 27 e 28 dicembre 2010
presso la nostra Diocesi ed avrà per titolo “A
20 anni dalla Redemptoris Missio”.
A questo Convegno sono invitati a
partecipare tutte le comunità parrocchiali
della Diocesi.
un convegno missionario itinerante che te il momento di festa vengono pre- Alla fine di Novembre saranno distribuite a
ogni anno viene svolto in una Diocesi di- miati tutti i bambini che sono stati tutte le parrocchie le locandine e i depliants.
versa decisa dal CEC di Pompei. Qu- Seminatori di Stelle.
est'anno è stato proposto alla nostra DioMartiri Missionari: La giornata
cesi, si svolgerà nei giorni 27 e 28 Dicem- di Preghiera e Digiuno per i Martiri
Date degli Incontri:
bre, ed è gestito e organizzato dal nostro Missionari è sempre il 24 Marzo.
Sabato 30 Ottobre 2010 ore 10,00
centro missionario con l'aiuto e la collaboInfine concludiamo le nostre attività Sabato 27 Novembre 2010 ore 10,00
razione della CEC di Pompei.
con un Campo Estivo Missionario dedi- Sabato 18 Dicembre 2010 ore 10,00
Infanzia Missionaria: Ogni anno alla cato a tutti i bambini che vogliono partecifine di novembre si continua con pare. Se vi siete affascinati e incuriositi, leg- Sabato 29 Gennaio 2011 ore 10,00
l'iniziativa dedicata ai più piccoli. Svolge- gendo tutte queste notizie, noi del Centro Sabato 26 Febbraio 2011 ore 10,00
remo la novena di Natale, daremo il man- Missionario vi aspettiamo in tanti ogni ulti- Sabato 26 Marzo 2011 ore 10,0
dato ai seminatori di stelle.
mo sabato del mese alle ore 10,00 del mat- Sabato 30 Aprile 2011 ore 10,00
Festa dei Colori: E' una festa per tutti i tino presso il nostro ufficio.
Sabato 28 Maggio ore 10,00
ragazzi missionari che condividono le neSabato 25 Giugno ore 10,00
cessità e i bisogni dei 5 Continenti. Durana cura del Centro Missionario
Programma annuale
del Centro Missionario Diocesano
Il Centro Missionario Diocesano si muove in stretta collaborazione con il Centro
Missionario Nazionale (Pontificie Opere
Missionarie), ed inoltre con la Commissione Missionaria Regionale (Conferenza
Episcopale Campana) di Pompei. Seguente questa guida, collaborazione e formazione, il nostro Centro Missionario svolge,durante l'anno, le seguenti attività:
Ottobre Missionario: Apertura del
mese missionario con un'Adorazione Eucaristica che si svolge il 1° Ottobre, la
grande Veglia Missionaria, e la chiusura
del mese con un Rosario Missionario il
31 Ottobre.
Convegno Missionario Regionale: E'
Nato per le missioni
400 anni dalla nascita del fondatore delle Suore di San Giuseppe
DI SR MONICA SAMMARTANO
Dal 6 al 9 ottobre 2010, la comunità
delle Suore di San Giuseppe ad Acerra ha
aperto le porte al territorio per festeggiare
insieme i 400 anni di Jean Pierre Médaille sj, fondatore della loro Congregazione.
Proprio il 6 ottobre - data di nascita del gesuita - le suore di San Giuseppe di tutto il
mondo hanno spento all'unisono le 400
candeline, segno di una vita che continua
a donarsi a Dio e al 'caro prossimo' nonostante l'età! Attraverso i secoli, infatti, la
missione di comunione delle suore giuseppine ha cercato, grazie all'esempio di
p. Médaille, nuovi modi per rispondere ai
bisogni dei tempi. In particolare, nella realtà acerrana una mostra itinerante e la testimonianza di suore e laici che hanno vissuto una forte esperienza di missione in
Tanzania, sono state le guide turistiche di
un viaggio che ha condotto tutti a risco-
prire il senso dell'essere missionari nel per il 15 ottobre, giorno in cui si sono rimondo di oggi, percorrendo le strade che trovati a Roma laici e suore del 'Piccolo
p. Jean Pierre ci indica. Il punto di parten- Disegno' (come p. Médaille ama definire
za del viaggio è stato un momento di pre- la congregazione) pronti a cominciare la
ghiera che ha ricalcato la storia del gesui- nuova tappa di un viaggio dagli orizzonti
ta e della sua spiritualità dalle origini ai sempre più ampi. Dal 15 al 17 ottobre, innostri giorni. L'itinerario è continuato
con i bambini della scuola San Giuseppe e di alcune scuole del comune che,
Piccolo ritratto di
attraverso giochi e foto, hanno vissuto
un'esperienza immaginaria di missione in Tanzania, di incontro con i bam- p. Jean Pierre Médaille sj.
bini africani e con la loro terra. E Il gesuita nasce il 6 ottobre 1610 a Carcassonne, città mel'interesse e la partecipazione che han- dioevale a sud della Francia. Sin dai suoi primi passi nella
no dimostrato durante gli incontri, e i Compagnia di Gesù, dal 1626, dimostra un'intelligenza ed una passione che lo distinguono dai suoi confratelli. Grazie a questa intelligenza atloro disegni dopo, confermano che il tenta
più tardi ad intuire il progetto di Dio preparato per lui, e
seme può crescere: i volontari della on- grazie riuscirà
alla
sua
passione sarà in grado di concretizzarlo con forza supelus CSJ Missioni stanno presentando rando ogni ostacolo.
gran parte della sua vita nelle missioni, perciò
in varie scuole d'Italia, tra cui Acerra, si dirà di lui “Nato Vivrà
per le missioni”. Rimanendo fedele ai movimenti delun progetto sulla scia di questa espe- la grazia che sente in lui e nelle donne che volevano consacrarsi ma non
rienza. La concelebrazione eucaristi- nei monasteri, riceve nella preghiera un'illuminazione spirituale che gli da
ca, presieduta dal vescovo Mons. Ri- la certezza di andare avanti a guidare questo gruppo di donne sempre
naldi, è stata una sosta sentita e parteci- più in espansione. P. Médaille sarà il fondatore nascosto anche dopo
pata durante il cammino. Culmine di l'approvazione ufficiale (1650): il suo nome, infatti, non compare nel tequesto tour è stato l'incontro con testi- sto ufficiale di fondazione. Fino alla fine dei suoi giorni (30 dicembre
moni che sono stati missionari in Tan- 1669) caratteristiche essenziali di quest'uomo d'azione e contemplazione
zania al fianco delle suore di San Giu- rimarranno l'umiltà, il nascondimento, l'annientamento: ancora oggi
seppe. Ma non è finita qui! Si, perché non si conosce il luogo della sua sepoltura né il suo vero volto.
la data effettiva dell'arrivo era prevista
fatti, si è tenuto un convegno
nazionale - ma dal respiro internazionale! - dal titolo “Sulle
orme di un fondatore nascosto”. Qui sono convogliati aerei, treni, auto, pullman e persino una roulotte dei viaggiatori che, accanto alle suore giuseppine, hanno vissuto nella
comunione giorni densi di spiritualità, cultura, teologia,
esperienze, arte, per celebrare
insieme lo stesso sogno di Gesù, di p. Médaille, delle suore
di San Giuseppe e dei loro amici: “ Che tutti siano Uno”.
Ott 10
www.rossellapetrellese.it
la
roccia
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Rossella Petrellese è «viva» tra la gente
Cresce l’affetto del popolo verso la giovane Serva di Dio
Rossella torna al Convegno
La nostra vita è la “santa montagna”
I convegnisti riflettono sulla sua testimonianza
Nella storia spirituale della gio- aggiunge – per il nostro percorso
vane serva di Dio Rossella Petrel- verso l'ordinazione diaconale».
lese ha giocato un ruolo importan- Giovanni, altro aspirante diacono,
«Troppe volte siamo tentati di cercare Dio in e morta a soli 19 anni, richiama prepotentemen- tissimo la partecipazione ad un deciso afferma: «Ho partecipato a
luoghi particolari, dimenticandoci della sua vici- te quella di Rossella: Chiara “Luce” – ha detto Convegno della Chiesa di Acerra. quasi tutti i Convegni della Chiesa
nanza nel concreto della nostra vita quotidia- ancora Benedetto XVI «è stata per tutti un ragNel corso della trentesima edi- di Acerra. Non ne ricordo uno che
na». Lo ha detto monsignor Giovanni Rinaldi gio di luce», e i giovani «possono trovare in lei zione del tradizionale appunta- non abbia prodotto frutto. Rosselparlando della serva di Dio Rossella Petrellese un esempio di coerenza cristiana».
mento ecclesiale, tra il 17 e il 19 la, nella sua specifica condizione
settembre
scorsi, abbiamo perciò di laica, è il frutto più bello dei nolunedì 20 settembre.
Rossella, come Chiara “Luce”, ci insegna
chiesto
a
coloro
che vi partecipa- stri Convegni».
Durante la messa in cattedrale per ricordare che la vita è una chiamata che esige una risposta
«Di Rossella ho come una foto16 anni dalla nascita al Cielo della giovane - per coerente e responsabile, un'opportunità da non vano una riflessione su questa giola quale la nostra diocesi ha aperto il processo di sciupare. In poche parole, la vita è Dio che ti in- vane donna sulla cui vita la diocesi grafia stampata nella mia mente e
beatificazione - il vescovo di Acerra ha detto: contra. «Impegnatevi a rispondere con respon- di Acerra sta indagando e per la nel mio cuore - afferma Salvatore,
quale da qualche anno è stato aper- l’ultimo dei quattro candidati al dia«Rossella ha vissuto una vita fragile e preziosa, sabilità alla chiamata di Dio, diventando adulti to
il processo di beatificazione e ca- conato permanente che incontriacapace di accogliere, pur nella sofferenza, la ric- nella fede», ha scritto di recente Benedetto XVI nonizzazione.
mo in Cattedrale durante il Convechezza dei doni di Dio per poi offrirli al Padre rivolgendosi ai giovani. Tutti dobbiamo sforgno. Era il suo primo giorno di for«In
ogni
Convegno
il
Signore
nel nome di Gesù Cristo. Chiediamo la grazia zarci di vivere alla presenza del Signore ogni atdona una manifestazione partico- mazione diocesana e quello fu il
che lo Spirito Santo, che ha permeato totalmen- timo, fino a diventare noi stessi la santa monta- lare
dello Spirito, che se accolta, mio unico incontro con lei. Aveva
te la vita di questa laica morta a soli 22 anni, aiu- gna: «Chiunque mi incontra fa che torni disseta- produce
frutti inimmaginabili». Ne uno sguardo radioso, ed è proprio
ti anche noi ad essere tempio e dimora di Dio, to e assetato di bagnarsi ancora alla Tua sorgen- è convinto Raffaele, uno dei quat- quello sguardo che io considero corendendo piena la nostra esistenza quotidiana». te», diceva Rossella.
tro laici sposati che hanno intrapre- me un dono prezioso per me. La
I luoghi in altura da sempre richiamano simPer fare questo, però, «dobbiamo ritrovare so il cammino per essere i primi sua presenza in Cattedrale è un
bolicamente la presenza di Dio. Non è un caso l'intimità con Dio e imparare a guardare con i diaconi permanenti ordinati nella grande dono per tutti, ma per me
che i giusti della Bibbia abitino la santa monta- Suoi occhi quello che ci capita – ha concluso il nostra diocesi. Al Convegno – con- c’è una presenza particolare: è il
gna. Eppure – ha detto il vescovo – Rossella ha vescovo Rinaldi. Guai a fermarsi in superficie. tinua Raffaele, papà di tre bambini suo sguardo che rivive in me ogni
avuto la grazia di «trovare il Signore vicino a sé, Un cuore fiducioso e attento alle sorprese – «la Chiesa è visibilmente una ma- volta che penso a lei, uno sguardo
nella vita ordinaria, quella che ai nostri occhi di- dell'amore di Dio: è la Grazia che tutti chiedia- dre che genera i figli. Può bastare pieno di tenerezza su di me».
una parola detta, ascoltata e accolIl giovane seminarista Rocco è
stratti può addirittura sembrare banale». Ella ci mo a Rossella».
ta, per trasfor- convinto che «ancora oggi si può
dice che non bisogna necessariamare lo stesso essere giovani e santi, anche se è
mente fare gli eremiti o esperienze
evento in una difficile. Lo si può frequentando soparticolari per trovare Dio. Rosselsemina. Acco- prattutto i luoghi dello spirito: prela – ha detto il vescovo – «ha abitagliendo
la Pa- ghiera, ascolto della Parola, parteto la santa montagna della sua perrola,
che
si ma- cipazione ai Sacramenti, sforzansona. Ha fatto della sua vita, della
nifesta
in
ma- dosi ogni giorno di incarnare il Vansua casa, il luogo della presenza di
niera partico- gelo nel quotidiano».
Dio. “La vita di ogni giorno – ha
lare al ConveClementina è una giovane madetto monsignor Rinaldi citando
gno, ognuno dre di due splendidi bambini. «I noRossella – è la cosa più bella che si
può leggere la stri tempi bui hanno bisogno di
possa avere, il dono più grande, da
storia sotto la esempi come Rossella, dice comaccogliere così come ci viene data
luce di Dio e mossa. Lei ha avuto fede e corage da offrire agli altri anche attraverciò che prima gio nella malattia, mentre tanti gioso un semplice sorriso, perché
poteva consi- vani “sani”, oggi, vivono la vita col'amore è l'unica cosa che donandoderarsi una me “malati”. Ricordo Rossella
la non si perde”». Lo stesso Benecondanna di- sempre con il sorriso sulle labbra.
venta salvezza Da malata ha vissuto una vita piedetto XVI, parlando di Chiara “Luper sé e per gli na. Oggi le persone sono malate
ce” Badano, giovane beata dal 25
altri». La gio- spiritualmente, vuote dentro.
settembre scorso, ha detto che «sovane serva di Anche nelle nostre parrocchie, e
lo l'Amore con la “A” maiuscola
Dio – conclu- tra molti fedeli cristiani, si fa fatica
dona la vera felicità!». La storia di
de Raffaele – a vivere una spiritualità autentica
questa giovane ligure nata nel 1971
ci invita a dalla quale nascono obbedienza e
«partecipare fedeltà alla vita e agli altri. Il nostro
con zelo a questo evento perché vescovo – conclude Clementina –
ognuno accolga quel seme dal qua- va incoraggiato e lodato per aver
le poi possono sbocciare fiori co- offerto come esempio Rossella. La
me lei, fino a trasformare il proprio sua vita è uno sprono, soprattutto
Tanti genitori Le affidano i loro figli
vivere da maledizione in benedi- per i giovani e i malati, a vivere pieDal marzo di quest'anno è possibile imbattersi, profondirne la vita «attraverso il racconto delle zione». «Prendiamo come esem- namente. Tale gesto, illuminato dalentrando nella cattedrale di Acerra, nella tomba di persone che l'hanno incontrata e scaricando noti- pio Rossella – risponde Roberto, la luce di Cristo, ha una valenza
una giovane donna, sulla cui vita la Chiesa di zie da Internet». Per Claudia, Rossella «è un esem- compagno di viaggio di Raffaele profetica nella nostra Chiesa locaAcerra sta indagando per studiarne le virtù eroi- pio, perché non sono i miracoli e le grazie la cosa nel cammino di preparazione al dia- le, come del resto le tante ordinache e la fama di santità. Fermandosi davanti importante bensì la sua capacità di soffrire e spe- conato. Ella è stata capace di porre zioni sacerdotali che si stanno susall'urna che contiene le spoglie della giovane ser- rare». Maddalena spera di usufruire, attraverso la la sua sofferenza al servizio della seguendo».
va di Dio Rossella Petrellese, morta a soli 22 anni vicinanza a Rossella, anche solo di un rivolo che Chiesa e degli altri. Un esempio –
nel 1994, ci si accorge di quanto vada crescendo, procede dal fiume di grazia che il Signore ha donasoprattutto nella gente semplice, la voglia di acco- to a questa giovane ragazza. «Ho i figli giovani - pisce il fatto che da fragile è diventata forte. Lei è passata dalla malattia
starla e di conoscerne la vita. E' così per la giova- racconta - che affido ogni giorno a Rossella e alla non accettata al dono completo della sua vita. Non ha potuto vivere come
ne Marisa, madre di due bimbi, la quale è sicura Madonna insieme a tutti i giovani di Acerra». desiderava e adesso protegge chi, come le mie figlie, ha la possibilità di viche «Rossella mi sente ogni volta che vengo qui e Francesca, 24 anni, ha raccolto l'eredità della vere una vita normale ma non sempre ne coglie il senso profondo. I giovaprego». Luigi è invece un signore di 60 anni. Con mamma Rosamaria, morta nel gennaio del 2008. ni oggi hanno tutto ma sempre più sono lasciati a loro stessi. Hanno tutto,
la voce rotta dall'emozione ci racconta della mo- «Quando mia mamma era viva – afferma – parla- soprattutto la salute, eppure sembrano non avere nulla». Ritornando col
glie, volata in Cielo da poco. «Sono sicuro che lei va di Rossella come se fosse viva e presente. Io pensiero alle figlie gemelle e agli atri due maschi più grandi, Carlo ricorda
e Rossella stanno insieme - ci dice. Non conosco quasi la rimproveravo e adesso mi ritrovo a rac- che 16 anni è «un'età delicata. Cominci a non avere più i figli sotto tiro e
quando pensi in coscienza di aver fatto tutto non ti resta che affidarli a Dio
bene la storia di questa ragazza - aggiunge - ma da coglierne il testimone».
e
a Rossella». Ed è particolarmente emozionante sentirti dire da un brilCarlo
Di
Nardo
lavora
al
Servizio
trasfusionacome ne sento parlare deve avere avuto un animo
nobile e generoso. Ha sofferto in silenzio e adesso le dell'Ospedale civile di Caserta. Lo incontriamo lante signore di 62 anni mentre ti saluta: Grazie di avermi dato la possibisi trova sicuramente in Paradiso. Non ho avuto fi- una domenica mattina sul sagrato della cattedrale. lità di parlare di Rossella.
Enzo Schiavottiello di anni ne ha 72 ed abita vicino alla Cattedrale.
gli - conclude Luigi - ma sono sicuro che una fi- «Pur non avendo conosciuto Rossella - rivela - «Sentendone
parlare il vescovo monsignor Rinaldi e leggendo il libro sulglia come Rossella mi avrebbe reso “padrone del dalla sua storia ho imparato a considerarla una so- la
vita
di
Rossella
- racconta - ho subito percepito come questa ragazza fosrella
maggiore,
speciale,
delle
mie
due
figlie
gemondo”». Claudia ha 18 anni e pur non avendo cose entrata con intensità nella mia vita». Adesso non può fare a meno di enmelle
di
16
anni.
Di
Rossella
aggiunge
mi
colnosciuto di persona Rossella, ha avuto modo di aptrare in Chiesa e pregarla.
Celebrati in cattedrale 16 anni dalla nascita al Cielo di Rossella Petrellese
Rossella «veglia» sui giovani
pagina a cura di ANTONIO PINTAURO
la
roccia
6
Il direttore Scamperti è tornato al Padre
guerra mondiale un gruppo di monelli, poveri e abbandonati sulla
strada, andavano in cerca di un rifugio che li riparasse dal male e
dalla povertà.
Il grido partito dalle labbra del
Papa Pio XII “salviamo i fanciulli
orfani della guerra”, portato di bocca in bocca, accendeva i cuori.
S.E. Mons Nicola Capasso mise a
disposizione il Vecchio Palazzo Vescovile di Arienzo, dove aveva
svernato S. Alfonso Maria Dè Liguori, negli anni del suo Episcopato in San'Agata Dei Goti.
Undici stanze formavano il primo nido che accolse i primi dieci
ragazzi. Il 25 Luglio 1954,
nell'atmosfera solenne ed entusiasta di tutta la città di Arienzo, fu
inaugurata e benedetta dal Vescovo Capasso, un nuovo cantiere di
lavoro, alla presenza di una folla
entusiasta e dell'on. Titomanlio.
Dopo aver aperto il palazzo vescovile, S. E. Mons. Capasso donava ora il suo giardino adiacente,
perché si ampliasse l'edificio per
ospitare una schiera crescente di ragazzi della zona, circa 50. Sotto la
guida vigile, amorevole e appassionata della Direttrice Marietta
Morgillo e del Vice-Direttore ins.
Pasquale Scamperti, questi ragazzi venivano educati attraverso lo
studio e la formazione umana e spirituale, ad affrontare la durezza del-
la vita.
Nel 1983 l'ins. Pasquale Scamperti fu nominato dal Vescovo
Mons. Riboldi Direttore della Casa del Fanciullo, dopo la morte della signorina Morgillo.
Il nuovo Direttore profuse tutte
le sue energie di mente e di cuore
per la formazione di giovani sereni
e forti, ampliò il vecchio edificio e
costruì un nuovo edificio per venire incontro alle sempre numerose
e impellenti domande provenienti
da parte delle famiglie. Verso gli
anni 2000 d. Pasquale, confermato
Direttore dal nuovo Vescovo
Mons G. Rinaldi, ha dovuto ammainare la bandiera dell'orfanotrofio
dietro la legge statale, che chiudeva gli orfanotrofi.
Con la solidarietà del Vescovo
Mons. Rinaldi egli ha potuto chiudere tutte le vertenze con i dipendenti licenziati, e dietro assegno di
un vitalizio, ha donato il nuovo fabbricato alla Diocesi di Acerra. Negli anni della sua illuminata dirigenza, il Direttore Scamperti, non
solo ha tenuto accesa la lampada
della solidarietà verso i bambini,
ma ha illuminato con il suo servizio di Primo Cittadino tutta la vita
civile e religiosa di Arienzo. Nella
notte dell'incontro, il Signore certamente gli ha gridato: “Vieni servo bravo e fedele, entra nella gioia
del tuo Signore”.
Un nuovo anno
“con” e “per” la famiglia
L'Ufficio diocesano e la
Commissione diocesana per la
Pastorale familiare propongono un
incontro programmatico sabato 6
novembre 2010 alle ore 15 e 30
presso il Seminario diocesano di
Acerra.
Dopo l'introduzione del vescovo
monsignor Giovanni Rinaldi, ci sarà
una riflessione sul ruolo della
corresponsabilità educativa Chiesa-famiglia.
Seguiranno proposte e individuazione di probabili
iniziative per l'anno 2010-2011.
Tutti i componenti dell'Ufficio e della Commissione
pastorale sono invitati ad intervenire.
Oratorio Cup 2010/2011
“Giochi all’ombra del campanile”
rale dello Sp
or
sto
Pa
L'Ufficio per la pastorale dello sport ha
presentato ai parroci, con l'autorizzazione
del vescovo, una iniziativa sportiva a vantaggio degli oratori della nostra diocesi,
proposta dal Centro sportivo italiano
(Csi). Il progetto prevede due attività: formativa e sportiva. La prima consiste in corsi di
formazione per “Operatore culturale e sportivo in parrocchia”, al quale possono iscriversi maschi e femmine dai 16
anni in su, consegnando l'apposito modulo presso l'Ufficio
informatico diocesano in Piazza duomo ad Acerra o inviandolo per fax allo 0815209329 e via e-mail all'indirizzo
[email protected] (Termine per le iscrizioni 8 novembre 2010). La fase sportiva comporta l'affiliazione al Csi
comprensiva di 100 tessere assicurative omaggio, per una
quota di 110,00 euro per parrocchia. In questo caso il modulo di iscrizione e la quota per l'affiliazione possono essere consegnati all'Ufficio informatico diocesano entro il 30
novembre 2010.
info: www.diocesiacerra.it
t
“A metà della notte ci fu un
grido: Ecco lo Sposo, uscite per
l'incontro con Lui”. Cosi Gesù
nella Parabola delle dieci vergini.
A metà della notte tra l'11 e il
12 Ottobre, dopo una lunga e penosa malattia, il Direttore Pasquale
Scamperti è uscito incontro al Suo
Sposo, servito e amato per l'intera
vita. “Uscire” per andare incontro
al Signore è la metafora più bella
dell'esistenza umana.
Tutta la nostra vita è una “uscita” finalizzata a questo. Ignoriamo
il giorno e l'ora dell'arrivo, ma sappiamo che ogni giorno e ogni ora è
un passo verso di Lui. Certo, a condizione che ascoltiamo e seguiamo la Parola: questo è l'olio che le
vergini sagge devono portare con
sé per entrare alle nozze. Don Pasquale, nella lunga veglia della notte, ha aperto gli occhi su Dio, Suo
Sposo, con la lampada accesa, perché egli per l'intera esistenza ha
messo nella sua lampada l'olio
dell'amore, comprato dai ragazzi
poveri, servendo i quuali egli ha
servito Cristo, prima come ViceDirettore e poi come Direttore della Casa Del Fanciullo in Arienzo.
L'Istituto Casa Del Fanciullo “S.
Alfonso” di Arienzo è sorto nel
1947, nel Vecchio Palazzo Vescovile di Arienzo, dietro concessione
di S. E. Mons. Nicola Capasso.
All'indomani della seconda
Ottobre 2010
la
roccia
Ottobre 2010
7
Santa Maria a Vico
Nuovo parroco a San Nicola Magno
Il giorno 24 di ottobre a Santa Maria a Vico, presso la Parrocchia San
Nicola Magno, il nostro Vescovo
Mons. Giovanni Rinaldi, ha conferito il possesso canonico della stessa,
al Rev.do sacerdote Don Carmine Pirozzi.
Alla presenza di numerosissimi fedeli, sacerdoti, autorità civili e militari, il vescovo ha evidenziato nella
sua omelia, l'importanza del ministero che «ogni pastore deve svolgere
nella comunità a cui viene affidata».
Innanzitutto si è soffermato sulla
«gratuità che scaturisce dall'offerta
della vita e dalla grazia che deve accompagnare e permeare l'intera
l'attività apostolica del Presbitero».
Tutto ciò «a cominciare
dall'annuncio gioioso dell'Evangelo;
la celebrazione gratuita dei sacramenti; la formazione dei laici, valorizzandoli nella corresponsabilità
della vita ecclesiale, creando il Consiglio Pastorale e il Consiglio per gli
affari economici, previsti dalla legi-
slazione ecclesiastica». A
queste straordinarie parole Mons. Rinaldi ha aggiunto alcuni gesti significativi, accompagnando
il neo parroco al fonte battesimale, al tabernacolo,
al confessionale, luoghi
che per un parroco sono
di immancabile riferimento.
È stata una celebrazione molto sentita, vissuta
all'insegna della rinascita
umana e spirituale. La
Parrocchia San Nicola occupa un posto centrale in
tutta la Valle Suessola e
non può essere assolutamente un luogo di passaggio, dove
molti, forse non cristiani, attingono e
non danno. Una vera Parrocchia deve essere il luogo privilegiato di una
matura e responsabile intimità cristica; non vogliamo, pertanto, ritornare
ai tempi di Gesù, quando Egli stesso
fu costretto a cacciare
mercanti e ladri dal
Tempio. Noi siamo la
Chiesa, il corpo sacramentale di Gesù e dobbiamo vivere avendo
interiorizzato questa
verità, collaborando
nella piena gratuità alla sua crescita. Solo allora vivremo come la
prima Chiesa nascente, mettendo tutto in
comune e spezzando il
pane Eucaristico insieme alla Parola che
da salvezza, divenendo sempre più un cuor
solo e un'anima sola.
Questo è l'augurio che diamo alla Comunità della Parrocchia San Nicola
Magno e al suo nuovo Parroco don
Carmine.
DON ROSARIO ANTIGNANO
CANCELLIERE VESCOVILE
Arienzo
Arienzo
Magistero e territorio
Inaugurato l’Anno pastorale nella parrocchia S. Andrea Apostolo
Domenica 17 ottobre 2010, nella parrocchia S. Andrea Apostolo di Arienzo,
alle ore 16 si è vissuto un forte momento
di preghiera presieduto dall'arciprete
don Mario De Lucia.
Con l'avvio, infatti, dell'Anno pastorale 2010-2011 hanno cominciato a prendere forma, come in altre parrocchie,
quelle che sono le indicazioni dettate dai
documenti del Magistero della Chiesa
universale e della nostra diocesi di Acerra, ma soprattutto con le specifiche che
sono proprie della realtà territoriale e pastorale.
E' appunto l'insieme delle varie attività parrocchiali che ha dato vita a questo strumento prezioso di lavoro, di riflessione e di preghiera, nel quale tutti i
gruppi hanno trovato la loro giusta collocazione per la realizzazione di un cammino comunitario.
Alla funzione hanno preso parte bambini ed adolescenti che si preparano a ricevere i sacramenti dell'Iniziazione cristiana (Prima comunione e Cresima),
nonché coppie di fidanzati in preparazione al matrimonio.
La celebrazione, seguita con intensi-
tà e fervore, è stata articolata in momenti
di preghiera, canti e intenzioni lette da
bambini, adolescenti e dai genitori presenti numerosi.
Il parroco ha dato quindi mandato ai
catechisti e ha consegnato ad un rappresentante di ogni gruppo la Bibbia e il Catechismo.
Sono seguite poi le importanti riflessioni dell'arciprete don Mario De Lucia,
il quale ha sottolineato che la catechesi è
l'anima di ogni comunità, rivolgendo un
invito a tutti, specialmente ai genitori
presenti, ed evidenziando che
l'itinerario catechistico non è fatto soltanto dell'incontro settimanale, ma che
sono occasioni di catechesi anche gli incontri che si effettuano mensilmente e
tutte le celebrazioni straordinarie che si
svolgono durante l'anno.
Don Mario ha sottolineato inoltre il
ruolo fondamentale che la famiglia svolge nell'ambito della catechesi, esortando i genitori ad essere modelli e punti di
riferimento per la formazione cristiana
dei loro figli.
ORNELLA BATTISEGOLA
Due nuovi Vicari parrocchiali
Don Gennaro Garzone
Don Gennaro Garzone, ordinato
presbitero il 7 dicembre 2009, e don
Carlo Petrella, ordinato presbitero il
29 giugno 2010, sono stati nominati
vicari parrocchiali rispettivamente
della Parrocchia di san Giuseppe e
della Parrocchia di Gesù Redentore
entrambe in Acerra.
Svolgeranno la loro «missione, offrendo la debita collaborazione al
parroco» e prendendosi «cura, in modo particolare, dei giovani, dei ragazzi e delle coppie di sposi».
Don Carlo Petrella
Don Antonio Cozzolino
parroco a Crisci
Il neosacerdote dal 1° ottobre svolge il ministero nella
parrocchia san Alfonso Maria de’ Liguori
«In mezzo al nuovo popolo, che Ti
affidiamo renderai presente con la parola e, soprattutto, con l'esempio, Gesù
Cristo. Sii fratello tra fratelli, come Gesù, testimoniando a tutti e a ciascuno
l'amore del Padre. La Comunità Parrocchiale, che Ti è affidata, è cellula
della Diocesi, la famiglia di Dio e il sacerdote vi rende presente il Vescovo
(L. G., 28). Per essa sei chiamato a prodigarti con l'amore del Buon Pastore,
che sacrifica la vita per il suo gregge.
Sii per essa sapiente educatore nella fede, padre sollecito, animatore solerte,
specialmente dei ragazzi e dei giovani.
Riconosci e promuovi il ruolo dei laici
nella missione della Chiesa; [dà chiara
testimonianza di distacco dai tuoi interessi]. […] Non chiudere il tuo orizzonte. Un forte spirito missionario animi il tuo apostolato, affinché la parrocchia “si concentri sulla scelta fondamentale dell'evangelizzazione”».
Sono solo alcune delle indicazioni
poste nella Bolla di nomina con la qua- Alfonso Maria De' Liguori in Crisci di
le il vescovo monsignor Giovanni Ri- Arienzo.
Don Antonio, ordinato sacerdote lo
naldi ha designato don Antonio Cozzoscorso
25 settembre, ha iniziato il prolino come parroco della parrocchia san
prio ministero dal 1 ottobre 2010.
la
roccia
la
roccia
8
Acerra
Ottobre 2010
Ho una Bella Notizia! Io l’ho incontrato
Parrocchia S. Alfonso, 3 - 8 settembre 2010
Dopo un'estate passata all'insegna del servizio, adolescenti e giovanissimi hanno vissuto una breve ma intensa esperienza di «campo» prima dell'inizio del nuovo anno pastorale.
Che cosa raccontare loro? La prima Bella notizia che possiamo narrare alle nuove generazioni è Gesù. Oggi più che mai c'è bisogno di testimoni che trasmettano la
gioia e la bellezza dell'incontro con il Signore. E chi è testimone? Proprio chi trascorre del tempo con loro e si prende cura della loro vita, dei loro sogni, della loro sete di
felicità e della loro storia di salvezza.
Attraverso il loro racconto ecco le “belle notizie” che vogliono regalare a ciascun lettore.
Appena rientrati dalle vacanze si iniziano a raccontare le belle esperienze vissute durante il periodo estivo. Si sta lì a chiacchierare per ore del
posto dove siamo stati e soprattutto di chi abbiamo incontrato, ed è proprio
quella persona, a volte, che ci ha reso speciale il periodo di vacanza.
E' proprio vero: chi incontri cambia il tuo modo di vivere, i tuoi atteggiamenti, il tuo modo di essere.
«Ho una bella notizia, io L'ho incontrato».
Chi? La risposta è semplice: Gesù. Non è stato difficile cercarlo, nemmeno spostarmi tanto, anzi direi senza spostarmi affatto, visto che è stato
Lui a venire da me, è stato Lui a cercarmi.
La settimana in Parrocchia S. Alfonso mi
ha aiutato a capire che a volte quello che cerchiamo veramente ce l'abbiamo lì, sotto il naso, ma non ce ne accorgiamo.
Ed è stata proprio la nostra «guida», suor
Marilena, ad aprirci gli occhi e a farci gustare la gioia di un Dio che è sempre con noi e ci
accompagna passo passo nella vita.
Sono bastati veramente pochi ingredienti
a rendere magico il cammino che ci ha portato a conoscerLo: lo stare insieme, arricchito
da una manciata di emozioni, che hanno reso
i momenti di condivisione indimenticabili e
speciali.
Con-dividere può essere la parola che racchiude l'esperienza vissuta.
Noi ragazzi e ragazze, giovani educatori,
siamo stati lì, insieme, ci siamo raccontati la
vita ed abbiamo scoperto che in ogni situazione non siamo lasciati soli.
MARCO LO TUFO
Solo chi ha veramente incontrato il Signore
può, da autentico testimone della fede, gridare
nel proprio intimo, e a chi ancora non ha fatto
una tale esperienza, «io L'ho davvero incontrato!».
Si tratta infatti di testimoniare l'amore che
Dio ci comunica, e come l'incontro con Gesù
cambia totalmente il corso dell'esistenza.
È una specie di gioco che coinvolge la nostra libertà e ci spinge alla verità dentro di noi.
Dio desidera incontrarci, ma noi fatichiamo,
scappiamo, siamo indifferenti e indaffarati.
Per fortuna diverse sono le strade attraverso cui possiamo lasciarci raggiungere da questo amore incondizionato e senza limiti: Paolo,
per esempio, è chiamato attraverso la testimonianza di quei fratelli che
prima aveva perseguitato; Pietro, il pescatore, trova invece Dio nel caos
della sua vita, alla fine di una giornata andata storta.
Anch'io, con i miei 19 anni, insieme ad altri ragazzi e ragazze più o
meno della stessa età, posso dire di averLo incontrato.
Quando e dove? Nella prima settimana di settembre, a quello stesso
pozzo dove Gesù chiese da bere alla Samaritana, oppure sulla via di Gerico accanto ai due ciechi che volevano riacquistare la vista.
Ritrovatici faccia a faccia con un Padre che si fa bisognoso e mendicante e che prova compassione per i suoi figli, ciascuno si è messo in gioco, condividendo e regalando agli altri quanto di bello aveva dentro, seppur con le proprie fatiche, tristezze e difficoltà. La fiducia, la cooperazione, il rispetto reciproco sono stati gli elementi che ci hanno permesso
di vivere, bene e a pieno, quest'esperienza, e soprattutto ci hanno dato la
possibilità di vedere Gesù nell'altro. Lui non è poi così lontano dalla nostra vita quotidiana: basta guardarsi intorno.
ROSALBA TUFANO
Sembrerà strano come un gruppo di ragazzi e ragazze siano riusciti in cinque giorni
a condividere parte di sé insieme. Nel confronto e nel gioco, arricchiti dall'allegria, siamo riusciti a conoscerci, abbattendo quelle barriere altissime che «accuratamente»
ognuno di noi si era creato per tenere fuori l'altro. In realtà, però, abbiamo capito che
per crescere è importante saper «regalare» le esperienze. Ci siamo sentite attese in un
vero e proprio «rifugio al di fuori del mondo», dove poterci interrogare sugli aspetti
più sottili e nascosti della nostra vita, sentendoci libere di esprimerci senza essere giudicate, ma comprese ed amate. Non è mancato il timore nel metterci in gioco, poiché si
rischiava di andare contro i modelli che la società oggi propone, ma è proprio lì, in
quel piccolo spazio ritagliato all'interno di
una comunità, spesso non preso in considerazione, che abbiamo percepito unità negli
stessi obiettivi e valori. Le tematiche affrontate non erano le solite chiacchierate
tra amici, ma un continuo scavarsi dentro,
nella meravigliosa scoperta che soltanto
conoscendoci bene ed amando noi stessi
per primi è possibile amare gli altri e che la
vera e sorprendente felicità si raggiunge solo nell'incontro con il Signore. Il silenzio e
la riflessione ci hanno aiutato a creare in
noi uno stato di pace e serenità ineguagliabile, non ci siamo sentiti soli, abbandonati, incompresi od inutili, ma accanto a
noi c'è sempre stato e c'è Lui. Le emozioni
provate in quell'«incontro» sono state cosi
forti, profonde e vere da commuovere
l'intero gruppo. Inoltre abbiamo preso coscienza tra gli anziani della Casa di Riposo
“S. Antonio” che un semplice sorriso donato gratuitamente può diventare motivo di
gioia immensa per l'altro ed un dono preziosissimo da custodire come tesoro della
vita per noi. Insomma, ci siamo sentite «uniche» ed «irripetibili»!
Ora custodiamo nel nostro cuore e vogliamo fare nostre queste parole: “Amare
significa comunicare e scoprire nell'altro
una particella di Dio”.
ANNA MASSARO E ANTONELLA FRASCA
Molte volte quando si parla di mettersi
in gioco, tante persone si tirano indietro.
Per noi non è stato così. È da quando siamo piccole che partecipiamo ad incontri
di formazione che ci hanno aiutate a crescere. Ma i regali non si tengono per sé, infatti anche quest'estate con l'esperienza del Gr.Est. abbiamo cercato di regalare agli altri quello
che a nostra volta abbiamo ricevuto. Ci siamo trovate nei panni di educatrici, ma per educare bisogna prima continuare ad essere educate. Infatti all'inizio di settembre nella nostra
parrocchia abbiamo avuto l'opportunità di vivere una nuova esperienza tutta per noi. Sono
entrate in gioco le nostre esperienze, le nostre emozioni, la nostra vita. A volte regalarsi è
difficile: anche noi abbiamo faticato, ma il nostro sforzo è stato compensato dalla gioia di
essere ascoltate e capite, al punto tale da sentirci come a casa, anzi ancor meglio in famiglia. Abbiamo compiuto un viaggio alla riscoperta di noi stessi affrontando le nostre incertezze e le nostre paure, cercando di dare una risposta ai nostri interrogativi e di trovare un
senso alla nostra esistenza. Per noi è stata veramente un'esperienza forte, perché non tutti i
giorni capita di metterci in discussione. Siamo convinte che d'imparare non si finisce mai:
anche Socrate sapeva di non sapere.
Ringraziamo il Signore di averci regalato questa meravigliosa occasione e Gli chiediamo di non farci mai mancare guide sicure, che ci aiutino a crescere e continuino ad indirizzarci sulla Sua strada!
ENZA CRISPO E TANYA ROMANO
Non bastano solo alcuni, ma tutti possiamo diventare «bella notizia», perché «ne abbiamo veramente abbastanza di tutti i banditori di cattive notizie, di tristi notizie: essi fan talmente rumore che la tua parola non risuona più. Fa' esplodere sul loro frastuono il nostro silenzio che palpita del tuo messaggio. Nella ressa confusa senza volto fa' che passi la nostra gioia
raccolta, più risonante che le grida degli strilloni di giornali, più invadente che la tristezza stagnante della massa» (Madeleine Delbrêl).
Ottobre 2010
Voi siete la luce del mondo
L’appello della giovane Nisia Pacelli ai membri
dell’Azione cattolica della nostra diocesi:
«Fidatevi perché è semplicemente bello»
la
roccia
9
Programma per il nuovo anno
Domenica 17 ottobre nella biblioteca del seminario di Acerra l’AC diocesana ha
celebrato la tradizionale Assemblea associativa di inizio anno
«Le persecuzioni fanno crescere la Chiesa. ConL'Azione Cattolica ha presentato
La proposta del settore adulti
stanno loro intorno e lo faranno non da
dividendo il destino del Signore diventiamo sale delai
responsabili
parrocchiali
verterà
su
quattro
obiettivi
formativi:
soli
ma sostenuti dalla Chiesa e dalla
la terra. E'questa l'identità del discepolo». Sono le
Interiorità e cura della spiritualità;
propria comunità parrocchiale.
sferzanti parole con cui il vescovo di Acerra, mon- dell'associazione gli itinerari
Fraternità e pratica del dialogo;
signor Rinaldi, ha introdotto l'annuale assemblea formativi, il calendario delle attività
I giovani, attraverso l'ascolto della
dell'Azione cattolica diocesana sul tema “Voi siete e i diversi testi del cammino annuale Responsabilità ed esercizio della
Parola di Dio potranno diventare
la luce del mondo”, tratto dal Vangelo di Matteo. 2010/2011 sul tema “Voi siete la luce laicità; Ecclesialità e consuetudine
testimoni credibili per pervadere
alla sinodalità.
Dobbiamo tutti imparare – ha detto il vescovo – la del mondo”.
dell'amore di Cristo le fragilità proprie
beatitudine di «essere con Lui e coPer ognuno di questi obiettivi sono e del fratello, il proprio studio, il
me Lui sulla Croce» per divenire «saindicati percorsi, attività formative ed lavoro, la comunità sociale, la vita
le, luce, città posta sopra il monte, luincontri unitari anche con gli altri della Chiesa, sapendo essere in tutti
cerna accesa sopra il lucerniere. Consettori; incontri significativi di questi luoghi una presenza
dividere la Passione di Gesù è la conspiritualità, di fraternità, di responsabile, attiva e missionaria.
dizione per essere il sale della terra e
responsabilità, di ecclesialità, di cura
I ragazzi dell'Acr saranno
resistere agli insulti e alle maldiceneducativa.
accompagnati dai loro educatori a
ze. Il sale è infatti simbolo della diLa proposta dei giovanissimi e dei scoprire la comunità cristiana come
sponibilità al sacrificio e preserva dalgiovani intende aiutare ciascuno ad luogo d'amore e di condivisione. A
la corruzione. Guai allora a diventare
incontrare Gesù e ad essere testimoni partire dalla nostra testimonianza e
insipidi, senza il sapore di Cristo. Un
del Risorto nella comunità civile ed dalle scelte quotidiane, possiamo
discepolo di tal genere non servirebecclesiale.
aiutare i più piccoli a scegliere di
be a nulla e a nessuno. Dobbiamo invivere
nella Chiesa e nel mondo
A partire dal Vangelo di Matteo, i
vece costruire città belle, poste sul
giovanissimi saranno condotti a sentendosi responsabili e protagonisti.
monte, dove le relazioni umane sono
scoprire che la loro vita è illuminata Il cammino ACR sarà diviso in quattro
più belle rispetto alle relazione insendall'incontro con Cristo. Il tema fasi temporali.
sate e di potere delle nostre città meprincipale è quello della speranza. I
tropolitane».
gruppi saranno invitati a impegnarsi a
ENZA VALENTINO
Don
L.
Russo,
E.
Valentino,
Mons.
G.
Rinaldi,
N.
Pacelli
Monsignor Rinaldi ha poi richiadiventare portatori di luce nelle
PRESIDENTE DIOCESANO
mato alcuni «snodi fondamentali»
situazioni di buio e di difficoltà che
per una riforma più profonda dell'Azione cattolica.
Dobbiamo «intensificare l'impegno - ha detto –
e testimoniare una fede incarnata, che trasforma la
vita e genera scelte nuove. Urge cambiare stili di vita, conquistare, con una testimonianza credibile, riAncona, 10-12 settembre 2010
lievo pubblico. La fede non può essere autoreferenziale ma deve stimolarci ad una crescita continua, al
A un anno esatto dal Congresso eucaristico del Set- tà teologica dell'Emilia Romagna e di Paola del Toso, sedi la del sacramento». L'Azione cattolica per fare
questo «ha un vantaggio: può attingere al proprio ca- tembre 2011, l'Azione Cattolica si e' ritrovata per l'ormai gretaria generale della Consulta nazionale delle aggrerattere intergenerazionale e all'immenso patrimonio tradizionale convegno dei presidenti e degli assistenti gazioni laicali.
Nel pomeriggio i laboratori di progettazione associaeducativo di cui dispone. Deve poi fare propria la diocesani.
Il Convegno, dal titolo “Eucaristia e vita quotidiana. tiva.
scelta pastorale della comunità locale ed essere un
La celebrazione eucaristica di sabato mattina nella
elemento di ricchezza per l'intero territorio. Demo- La responsabilità dell'AC verso la XIV Assemblea” è stacraticamente, con passione, competenza e impegno ta l'occasione per riflettere sui legami tra fede e vita di Chiesa di san Domenico in Ancona, presieduta da montutti i giorni.
signor Luigi Conti, arcivescovo di Fermo, è stata
deve cercare e spendersi per il bene comune».
Venerdì
10
settembre,
monsignor
Edoardo
Meniun'ulteriore
momento di preghiera e di riflessione sul
Un altro impegno per l'Azione cattolica è custochelli,
arcivescovo
di
Ancona
–
Osimo,
ha
dato
inizio
a
mandato
missionario
dell'eucarestia.
dire l'interiorità. Un vero discepolo vive infatti «tutI lavori sono terminati domenica 12 settembre con
ta la vita come un culto spirituale». Così anche il so- questo appuntamento con la lectio divina: Signore da
cio di Azione cattolica deve imparare a «pregare in chi andremo? Che è anche il titolo del Congresso Euca- l'intervento del nostro Presidente Franco Miano. Il convegno di Ancona ha così aperto il percorso verso il domaogni momento, vivere ogni gesto alla presenza del ristico del 2011.
Interessante
e
densa
di
significato
la
relazione
“Eucani
dell'AC, della Chiesa e del Paese.
Signore». La preghiera diffusa ha però bisogno delristia
dono
di
comunione…
per
la
vita
quotidiana”,
con
la preghiera specifica, e tra le ante opportunità per il
ENZA VALENTINO
l'intervento di Don Ezio Castellucci, preside della facolcristiano c'è la bellissima preghiera del Rosario.
Infine l'attenzione agli educatori e ai responsabili per una reale corresponsabilità. E' urgente per
l'Azione cattolica della nostra diocesi – secondo il
vescovo - «uscire dalla subalternità e recuperare il
ruolo decisivo degli assistenti».
“Voi siete la luce del mondo”. Testo personale per adulti e giovani che l'Azione Cattolica propoOspite della serata la dott.ssa Nisia Pacelli, Conne
ai suoi aderenti ci accompagnerà lungo l'anno liturgico, condiviso con altre associazioni.
sigliera nazionale e presidente dell'Azione cattolica
Un'esperienza
di comunione ecclesiale che consente di progredire insieme nell'ascolto della Parodella diocesi di Cerreto Sant'Agata De' Goti. Già
la, di realizzare nella vita di ogni giorno un esempio di fraternità e di sostenere
presente lo scorso settembre al nostro Convegno
l'impegno de testimonianza.
diocesano, Pacelli ha focalizzato il suo intervento intorno alla parola Affidamento. «L'impegno con il Signore – ha detto – non è uno tra i tanti nell'agenda
“Compromessi nella storia”. Il testo degli adulti rinvia all'icona del sale e della
ma è affidamento a Dio e ai compagni di viaggio
luce che illumina il prossimo anno associativo. Essere sale e luce, essere cioè segno di una stodell'associazione». Ogni membro dell'Azione catria che insieme chiede segni, ma non li sa leggere. Il cammino dell'anno ci chiama a una visibitolica deve avere una «terra promessa» nel proprio
lità gratuita, luminosa, capace di dare sapore alla storia di tutti, a partire dai contesti di vita quoorizzonte. «Aderire all'associazione è servire la
tidiana.
Chiesa locale con un “si” che prevede tutto il futuro». Così è possibile «costruire l'agenda di speranza
“M'illumino di impegno” è la guida annuale per gli educatori dei gruppi giodella nostra diocesi, rispondendo alle attese della
vanissimi
che si propone di aiutare i destinatari a scoprire il bello che possono donare al mondo.
Chiesa locale che in questo momento storico parla
Nel
testo
vengono
introdotte alcune novità: un maggiore collegamento tra la presentazione dei teattraverso la voce del vescovo Rinaldi, il quale indimi e i percorsi di gruppo concreti, diverse idee per organizzare una celebrazione, il riferimento alca la direzione. Noi siamo luce del mondo “adesso”
la regola di vita spirituale e al testo per la formazione personale dei giovanissimi.
– ha concluso Nisia Pacelli – e abbiamo il dovere di
rimanere saldi nell'amore di Dio per evitare il rischio di diventare insipidi nel mondo e nella Chie“Fammi luce” è il titolo del testo guida per gli educatori giovani 2010/2011, che
sa». La presidente diocesana Enza Valentino ha sotpropone un cammino di formazione che accompagna i giovani nella scoperta di questa identità
tolineato nel suo breve intervento il rischio da parte
di luce, consegnataci da Gesù nel Battesimo, e nel saper dare una risposta piena alla conseguente
degli adulti di «abdicare al nostro ruolo. Chiediamo
chiamata ad essere testimoni credibili e visibili del Vangelo in tutti gli ambiti della
ai giovani di impegnarsi – ha detto – ma noi adulti
propria vita.
abbiamo rinunciato ad educare. La superficialità negli impegni, anche nell'associazione, ne è la ripro“Ciò che conta di più”. E' il mondo dei numeri che accompagna la proposta forva». La stessa presidente ha poi presentato il promativa
dei bambini e dei ragazzi del prossimo anno associativo. I numeri da soli, a volte, non fungramma e le attività del nuovo anno.
zionano,
servono le operazioni. Anche la Chiesa è l'espressione che combina i ragazzi, che li aiuta
ANTONIO PINTAURO
Convegno dei Presidenti diocesani
I testi per l’anno 2010/2011
Ottobre 2010
la
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11
Cari giovani Dio vi ama molto più di quanto voi possiate immaginare e desidera per voi il massimo. E la cosa migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità. Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte. Vi sto chiedendo di non perseguire un obiettivo limitato, ignorando tutti gli altri. Avere soldi rende possibile essere generosi e fare del bene nel mondo, ma, da solo, non è sufficiente a renderci felici. Essere grandemente dotati in alcune attività o professioni è una cosa buona, ma non potrà mai soddisfarci, finché non puntiamo a qualcosa di ancora più grande. Potrà renderci famosi, ma non ci renderà
felici. La felicità è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non
nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore.
Benedetto XVI, discorso agli alunni del St Mary’s University College, Londra, 17 settembre 2010
Maneggiare con cura
DI ROSA DE LAURENTIIS*
Nei giorni scorsi l'intera
cittadinanza acerrana è stata
scossa dalla morte improvvisa di due giovani: un attimo,
uno sbandamento, uno
schianto che ha messo fine la
loro vita.
Sono settimane ormai che
l'intero Paese è sconvolto per
gli avvenimenti di un paesino
pugliese, Avetrana; dove ha
perso la vita una ragazza di
appena 15 anni. Dopo mesi
tra ricerche, confessioni e rivelazioni, ancora non si è fatta luce sulla vicenda e sui reali responsabili. L'unica cosa
certa è che un'altra giovane vita non c'è più e l'attenzione
mediatica è proiettata esclusivamente sugli scandalosi retroscena dell'accaduto: della
piccola non se ne parla più se non come causa della punibilità della famiglia.
Alcuni giorni fa, diverso scenario, ancora la vita al
centro della scena: metropolitana di Roma; un giovane, durante un battibecco con una donna, le tira un pugno che le farà perdere conoscenza riducendola al coma per poi morire pochi giorni dopo.
Se volessimo continuare ci sarebbe un elenco infinito di episodi nei quali la vita, e la morte, sembrano entrare nel regno della banalità, la stessa che abbiamo
quando facciamo la spesa, andiamo a scuola o guardiamo un film. Banalmente si vive… banalmente moriamo.
Che senso prende allora la responsabilità? Chi deve
essere responsabile nei confronti della vita? Chi deve
salvaguardare il diritto della vita di manifestarsi in cia-
scuno? Le istituzioni?
Gli addetti alla pubblica
sicurezza? Le agenzie
educative? NO! Non è attribuendo la responsabilità agli altri, che la vita
ottiene da ciascuno il rispetto che le è dovuto: così come essa si manifesta
allo stesso modo in ogni
creatura così da ogni uomo deve essere accolta,
favorita, sviluppata, salvaguardata, tanto più che
l'essere umano è l'unica
creatura che ha ricevuto
la possibilità e la capacità di avere coscienza che
la vita non è mera esistenza ma qualcosa di
più, un di più che è riconosciuto da tutti gli uomini ragionevoli e che per
noi cristiani è espressione della divinità dell'amore, dell'amicizia, della regalità concessa agli uomini per tramite di Cristo; ma non
c'è regalità senza responsabilità, anzi, tanto più si è coscienti del dono ricevuto tanto più abbiamo il dovere di
prendercene cura, lasciarlo brillare al massimo della
sua espressione.
Non è la velocità a renderci più vivi, né il soddisfacimento dei nostri interessi egoistici, delle nostre gelosie o dei bisogni corporei a saziarci di vita. Il vero brivido della vita riusciremo a sentirlo quando prenderemo coscienza della fragilità della nostra condizione,
perché la vita è tanto preziosa quanto fuggevole, un dono affatto scontato che va premurosamente custodito,
maneggiato con cura, a mani strette per non lasciarne
cadere nemmeno una goccia.
Lo scorso 14 Ottobre è stato inaugurato a Roma
il pub “GP2” dedicato all'indimenticabile
Giovanni Paolo II, situato in vicolo del Grottino,
accanto a via del Corso, nato da una idea
promossa dalla Pastorale giovanile della diocesi
di Roma e dalle Acli di Roma. Un pub che è
anche una proposta religiosa e culturale, dove si
può bere una birra o fare una partita alla
playstation con gli amici. Verranno proposte
serate di divertimento, di cultura e spiritualità,
animate da gruppi musicali dal vivo, mostre,
libri e incontri su vari temi, per far dimenticare
l'idea che essere cattolici significa incapaci di
divertirsi. Il pub “GP2”, con l'esplicito invito
“Venite e vedrete”, sarà aperto dal giovedì alla
domenica dalle 19 sino a mezzanotte ma anche
nelle mattine dei giorni feriali. Se vi capita di
passare per la Capitale, ecco una proposta per le
vostre serate.
* VICEDIRETTORE PG
XXVI GMG Madrid 2011
“In un momento in cui l'Europa ha grande bisogno di ritrovare le sue radici cristiane, ci siamo dati appuntamento a Madrid, con il tema:
“Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”
(cfr Col 2,7). Vi invito pertanto a questo evento così importante per la Chiesa in Europa e
per la Chiesa universale. E vorrei che tutti i
giovani, sia coloro che condividono la nostra
fede in Gesù Cristo, sia quanti esitano, sono
dubbiosi o non credono in Lui, potessero vivere questa esperienza, che può essere decisiva
per la vita: l'esperienza del Signore Gesù risorto e vivo e del suo amore per ciascuno di
noi” (Dal messaggio di Benedetto XVI per la
XXVI GMG).
SONO APERTE LE ISCRIZIONI
[email protected] - www.diocesiacerra.it - sezione PASTORALE GIOVANILE
Un itinerario pensato per accompagnare i giovani verso
la GMG di Madrid, con momenti diu preghiera, riflessioni bibliche e del magistero, proposte… è un sussidio
corposo, a colori e ricco di fotografie, destinato anche a
quanti non andranno a Madrid, ma intendono vivere
l'anno liturgico con una particolare intensità.
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12
la
roccia
Ottobre 2010
Il Santuario di S. Michele illuminato
Una importantissima presenza di Fede dell’intera Valle di Suessola,
risalente al IX secolo d.c., finalmente ha l’energia elettrica
C
ari amici, se affacciandovi dal balcone,
riuscite a vedere il bellissimo paesaggio
delle colline di Cancello e San Felice, vi
potreste accorgere che qualcosa è cambiato;
infatti da pochi mesi, di sera, tra le varie stelle
che brillano nel cielo indorato, ne brilla una
speciale: il Santuario di S. Angelo a Palombara
di S. Felice a Cancello.
Finalmente l’energia elettrica è arrivata anche a
quel luogo di arte e di Fede che per oltre un
millennio ha raccolto le speranze, le gioie e
anche i dolori della popolazione dell’intera
Valle di Suessola.
Ormai diversi anni or sono, affacciandomi
dal balcone di casa, riuscivo a vedere, ben
illuminati, il Duomo, il Santuario di S.
Angelo in Palco e il Seminario nonchè il
Convento dei Padri Cappuccini, tutti a Nola,
e mi chiedevo come mai il nostro
Santuario diocesano fosse nascosto nel
buio delle colline sanfeliciane.
Col tempo poi capii che dietro
Alcune immagini del Santuario di S. Angelo a Palombara, detto di S. Michele, in San Felice
quell’anonimato notturno, c’erano richieste
a Cancello (CE), stemma del Comune di San Felice a Cancello e interno del Santuario.
da decenni da parte dell’Abate Rettore, il
rev. Cioffi don Pietro, alle Amministrazioni
comunali, alla Compagnia dell’energia
elettrica e percorse tutte le strade possibili
ma nulla si era mosso per illuminare il
Santuario e portare l’energia elettrica in
quel luogo sacro.
Sacrifici del sacerdote e dell’intera
collettività che finalmente sono stati
esauditi e attraverso i quali non solo il
Santuario ora è visibile fin da Napoli come
da Nola, Caserta ... ma anche dotato
dell’elettricità che permette con maggiore
facilità l’amministrazione dei riti sacri e
delle ordinarie funzioni religiose.
una piccola comunità monastica ma era
anche Parrocchia della popolazione che
risiedeva sulla collina. Successivamente la
Parrocchia fu spostata alla Chiesa di San
Pietro alle Cave ma sempre viva è rimasta la
devozione popolare all’Arcangelo Michele.
Basti pensare che sino agli anni settanta
molte erano i pellegrini che anche da Acerra
arrivavano a piedi al Santuario e ancora oggi
una festa popolare molto partecipata anima
il giorno dedicato a San Michele, e le
domeniche di maggio e di settembre.
Ringraziamo ancora don Pietro Cioffi,
Abate del Santuario, che non si è mai
stancato di credere in tale sogno e gli Enti
competenti che hanno permesso di risolvere
questo urgente e importante problema.
E’ tra i luoghi di culto più antichi della Diocesi
e la tradizione vuole che esso fu costruito nel
periodo della contesa dell’area tra i
Longobardi e i Napoletani.
Esso sino al secolo XVI era legato non solo ad
Il Santuario risale al X secolo e si trova a quasi 900 m s.l.m.. Ha una pianta a due
navate intorno alle quali si sviluppano piccoli ambienti abbaziali. Poco resta della
Pietà popolare secolare ma sono ancora presenti affreschi del XV secolo nella parte
primitiva dell’Abbazia. Restaurato nell’anno giubilare del 2000, è stato dotato di una
monumentale Via Crucis che si estende tutto intorno al Santuario. Tradizionale il
rintocco delle campane da parte del pellegrino.
Riparte la Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia
Iscrizioni aperte per l’anno 2010/2011 ai tre corsi specialistici della Pontificia Facoltà Teologica
Sono aperte le iscrizioni alla Scuola di Alta Formazione di
Arte e Teologia della Pontificia Facoltà Teologica
dell'Italia Meridionale sezione San Luigi che, per l'anno
accademico 2010-2011, prevede due indirizzi di studio:
1. Percorsi di arte e teologia (arti visive, musica,
cinema, letteratura, teatro, danza)
2. Proposte per una nuova architettura sacra:
l'edificio-chiesa e i luoghi liturgici.
Destinatari della Scuola – che ha il Patrocinio dalla
Conferenza Episcopale Italiana – sono laureati in storia
dell'arte, conservazione dei beni culturali, artisti,
architetti, ingegneri, insegnanti di religione, laureati che a
vario titolo sono chiamati a fornire un servizio nell'ambito
della creazione, promozione e conservazione dell'arte
sacra e a quanti sono interessati, per motivi professionali
o di studio o di prospettiva lavorativa o di aggiornamento
culturale, ad approfondire il rapporto tra arte e teologia.
Le richieste di ammissione vanno indirizzate al Direttore
della Scuola via posta elettronica
([email protected]) e adempiere
successivamente alle formalità di rito contenuto nel
bando completo della scuola. L'iscrizione deve essere
perfezionata presso gli Uffici della Segreteria entro e non
oltre il 30 ottobre
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roccia la roccia - Diocesi di Acerra