CONSIGLIO DI STATO DIPARTIMENTO DELLE OPERE SOCIALI PIANO CANTONALE DEGLI INTERVENTI NEL CAMPO DELLE TOSSICOMANIE 2001 - 2004 Bellinzona, febbraio 2001 2 Premessa Il Consiglio di Stato ha ricevuto il Piano cantonale degli interventi elaborato dal Gruppo di esperti in materia di tossicomanie e lo ha fatto proprio nel corso della seduta del 7 febbraio 2001. Si tratta di un documento di impostazione generale con scadenza quadriennale al quale saranno aggiunte in un secondo tempo schede di carattere più tecnico e pianificatorio. Il Consiglio di Stato ritiene questo Piano una importante base di discussione sulle tematiche legate alla tossicomania e, più in generale, alla dipendenza. Esso costituisce una premessa per l'adozione di misure di natura preventiva, terapeutica, di riduzione del danno e repressiva coerenti con i nuovi scenari che già si prospettano sia sul piano cantonale che su quello nazionale. PER IL CONSIGLIO DI STATO La Presidente: Il Cancelliere: M. Masoni G. Gianella Il Consiglio di Stato ringrazia il Gruppo di esperti in materia di tossicomanie per il lavoro svolto. Composizione del Gruppo: lic. psic. Mirko Steiner (Presidente); dr. med. Pierluigi Bernasconi; ass. soc. Silvano Berner; dr. med. Ignazio Cassis; lic. soc. Giacinto Colombo; lic. sc. ed. Stelio Righenzi; dr. med. Giorgio Salvadé; educ. spec. Barbara Stämpfli Broggi; educ. spec. Marcello Tonini (membro da settembre 2000); avv. Fabio Bacchetta-Cattori (membro fino a giugno 2000). Consulenti esterni: ten. Orlando Gnosca; dr. pharm. Pier Franco Livio; avv. Luca Marcellini; dr. med. Silvano Testa. 3 Indice Riassunto e raccomandazioni _____________________________ 5 La prevenzione _____________________________________________________ 5 La terapia _________________________________________________________ 6 La riduzione del danno _______________________________________________ 8 La repressione ______________________________________________________ 9 Io Pilastro: La Prevenzione_______________________________11 1.1 Introduzione ___________________________________________________ 11 1.2 La prevenzione delle dipendenze ___________________________________ 11 1.3 Prevenzione primaria, secondaria e terziaria ___________________________ 13 1.3.1 Prevenzione primaria _________________________________________ 14 1.3.2 Prevenzione secondaria________________________________________ 15 1.3.3 Prevenzione terziaria__________________________________________ 16 1.4 Situazione attuale in Svizzera ______________________________________ 16 1.5 Principali attori di prevenzione in Ticino _____________________________ 16 1.6 Sviluppi futuri __________________________________________________ 17 1.7 Problemi e obiettivi principali ______________________________________ 18 IIo Pilastro: la terapia __________________________________ 20 2.1 Approcci terapeutici _____________________________________________ 20 2.2 Efficacia delle cure ______________________________________________ 21 2.3 Catena terapeutica o rete ? ________________________________________ 22 2.3.1 La catena terapeutica _________________________________________ 22 2.3.2 La rete_____________________________________________________ 24 2.4 Terapie residenziali ______________________________________________ 26 2.4.1 Situazione in Svizzera _________________________________________ 26 2.4.2 Situazione in Ticino __________________________________________ 27 2.4.3 Nuovi modelli di finanziamento (FiSu)____________________________ 30 2.5 Terapie ambulatoriali ____________________________________________ 31 2.5.1 Riferimento concettuale _______________________________________ 31 2.5.2 Antenne ___________________________________________________ 32 4 2.5.3 Terapie sostitutive con metadone ________________________________ 34 2.5.4 Situazione in Svizzera _________________________________________ 35 2.5.5 Situazione in Ticino___________________________________________ 36 2.5.6 Concetto 1997 sulle terapie sostitutive ____________________________ 37 2.5.7 Me Ti Tox __________________________________________________ 38 2.5.8 Altre sostanze sostitutive ______________________________________ 39 2.6 Il trattamento a base di eroina _____________________________________ 39 2.6.1 In Svizzera __________________________________________________ 39 2.6.2 Valutazione globale __________________________________________ 40 2.6.3 Criteri di inclusione nel programma _______________________________ 41 2.6.4 Rapporto del gruppo di esperti designato dall'OMS __________________ 42 2.6.5 Situazione in Ticino___________________________________________ 43 2.7 Sviluppi futuri __________________________________________________ 43 IIIo Pilastro: la riduzione del danno _______________________ 45 3.1 Introduzione ___________________________________________________ 45 3.2 Riferimento concettuale___________________________________________ 45 3.3 Situazione attuale _______________________________________________ 46 3.3.1 Distribuzione di aghi e siringhe __________________________________ 46 3.3.2 Locali d’iniezione ____________________________________________ 46 3.3.3 Il metadone e le altre sostanze sostitutive __________________________ 47 3.4 Questioni etiche_______________________________________________ 47 IV° Pilastro: la repressione ______________________________ 48 4.1 Introduzione ___________________________________________________ 48 4.2 Riferimento concettuale___________________________________________ 48 4.3 Situazione attuale _______________________________________________ 48 4.3.1 Svizzera ____________________________________________________ 49 4.3.2 Cantone Ticino ______________________________________________ 49 4.3.3 Bisogni attuali _______________________________________________ 50 4.4 Sviluppi futuri __________________________________________________ 50 5 RIASSUNTO E RACCOMANDAZIONI LA PREVENZIONE La prevenzione rappresenta un investimento per il futuro di una popolazione. Si intendono quindi sviluppare queste attività assegnando mezzi adeguati ai programmi che più rispondono alle esigenze di una corretta informazione sul tema del consumo di sostanze psicoattive, del consumo nocivo e delle dipendenze e che, allo stesso tempo, puntino sulla prevenzione dei fattori di rischio e sulla promozione di fattori di protezione individuali e ambientali. Esistono sul territorio cantonale diverse attività di prevenzione delle dipendenze, spesso però poco coerenti tra di loro. La difficoltà principale è costituita da una visione eccessivamente analitica della realtà, ciò che porta alla perdita di una visione di insieme. Vi è una prevenzione del tabagismo, dell’alcolismo, delle tossicomanie, della violenza, dei disordini alimentari, del suicidio. Inoltre, a livello di società, l'attenzione cade sempre su quanto appare come straordinario: su quanto sta in mezzo, tra ordinario e straordinario, non si parla o si parla poco. Qui sta quella zona grigia che deve interessare il lavoro di prevenzione. E’ importante disporre di una visione più organica in cui si tenga conto anche delle cause più remote del disagio di una persona e degli eventi che la portano ad effettuare certe scelte piuttosto che altre. Vanno promosse nuove agenzie di socializzazione e sostenute le attività esistenti di modo che le reti sociali possano funzionare anche per le persone più fragili. A una prevenzione centrata sui singoli problemi e sulle sostanze occorre integrare progressivamente una prevenzione che tenga conto di tutti gli elementi che entrano in gioco e che metta al centro la persona e il bisogno di ricercare il senso della propria vita. Raccomandazioni Il Consiglio di Stato intende: 1. sviluppare una strategia di prevenzione in cui siano definiti gli obiettivi generali e le strategie nonché i metodi di valutazione dei singoli interventi (controllo della qualità, ecc.); 2. 3. pianificare le attività proprie e, sulla base di mandati, valorizzare quelle di altri attori in modo da ottenere un risultato di insieme coerente ed efficace nell'intervento nei seguenti settori: a. consumo giovanile di alcol e di tabacco b. consumo ricreativo di sostanze psicoattive da parti dei giovani c. screening precoce del consumo problematico sviluppare una politica efficace di protezione della gioventù; 6 4. mettere in atto una politica giovanile coerente di promozione della salute e del benessere nei luoghi dove i giovani vivono, studiano e lavorano. LA TERAPIA Molteplici sono le cause delle dipendenze e molteplici i percorsi terapeutici verso l’autonomia. Non esiste un percorso universalmente valido, non esiste alcuna terapia di prima scelta. Si tratta in ogni caso di prendersi cura della persona nella sua interezza. Anche questi approcci sociali e psicoeducativi convivono con quelli basati sulla sostituzione farmacologica, sia in soluzione parallela che lineare. In questo pilastro sono comprese tutte le misure atte a migliorare lo stato di salute fisica e psichica del dipendente, a reinserire socialmente lo stesso e a indurlo a cessare il consumo di stupefacenti. L’astinenza da qualsiasi psicofarmaco (legale o illegale) rappresenta l’obiettivo finale, ma non necessariamente il primo obiettivo da raggiungere. Il piano terapeutico è quindi un percorso caratterizzato da traguardi intermedi, da adattare individualmente a ogni soggetto. E' comunque necessario un inquadramento diagnostico iniziale, articolato e competente. Esso deve tenere conto della persona nel suo aspetto fisico, psichico e sociale, e rappresenta la premessa per la definizione di un piano terapeutico e di riabilitazione individualizzato, rispettoso sia delle esigenze del soggetto, sia delle risorse finanziarie collettive. Nuove forme di collaborazione tra i diversi attori (rete terapeutica) sono necessarie per garantire una risposta terapeutica adeguata e di qualità. L'adozione di un sistema di contratti e di mandati di prestazione permette di favorire la costituzione di équipes interdisciplinari. Raccomandazioni Il Consiglio di Stato intende: 1. garantire a ogni persona tossicodipendente in questo Cantone l'accesso a cure di qualità, conformi alle attuali conoscenze scientifiche, indipendentemente dalla sua situazione socio-economica o da altri fattori; 2. vegliare e promuovere costantemente la qualità delle cure, così che ogni operatore del settore sappia comprenderne l'importanza, in particolare, di: a riconoscere la dipendenza e valutare la sua importanza per la persona dipendente: sapere cioè formulare una diagnosi complessiva di tipo medico, sociale, educativo, psicologico, ecc.; b determinare i rischi per la salute in relazione alle modalità di consumo e alle eventuali patologie associate; 7 c chiarire il livello di motivazione dell’individuo, di entrare in un piano terapeutico; d concordare con il paziente un piano terapeutico; e assicurare al paziente la continuità delle cure; f attivare tutte le risorse disponibili nella rete socio-sanitaria per conseguire gli obiettivi fissati con il piano terapeutico; 3. subordinare il finanziamento delle attività al rispetto dei criteri di qualità elencati al punto precedente; 4. promuovere la dimensione interdisciplinare, segnatamente forme di collaborazione, e l’integrazione di professioni diverse all’interno dello stesso progetto terapeutico, sociale, riabilitativo ed educativo; 5. sostenere il programma di formazione curato dal Medico cantonale e dall’Ordine dei medici, così da assicurare un costante miglioramento della qualità delle terapie sostitutive, colmare gli spazi di manovra esistenti e migliorare le sinergie con i farmacisti e gli altri operatori; 6. appoggiare la strategia di formazione dei medici includente progetti ad azione locale (per esempio MeTiTox), aventi finalità aggreganti e di verifica del proprio operato; 7. garantire continuità allo studio di coorte avviato dal Medico cantonale, quale importante strumento di conoscenza e descrizione delle cure sostitutive. I suoi risultati vanno valorizzati e presentati ai medici che vi hanno contribuito, così come a tutti gli altri attori del settore, quale base per una discussione finalizzata al miglioramento della qualità delle cure; 8. considerare la necessità di promuovere strutture di accoglienza per adolescenti che presentano situazioni di rischio specifiche, con consumo di sostanze di intrattenimento quali la canapa e talune sostanze sintetiche. In questo senso è utile verificare la necessità di un adeguamento della missione delle strutture alle nuove forme di abuso e di consumo problematico e patologico di sostanze; 9. garantire una soluzione al finanziamento dei Servizi ambulatoriali e delle Strutture residenziali attive nel campo delle cure ai tossicodipendenti, così come i loro sforzi di definizione e gestione della qualità nell'ambito degli specifici programmi nazionali; sostenere l'introduzione del nuovo modello di finanziamento del settore tossicomanie previsto a livello nazionale (FiSu, Finanzierung Sucht). 10. sostenere con adeguati mezzi lo sviluppo delle Antenne verso Servizi ambulatoriali sociosanitari in grado di garantire alle persone dipendenti un approccio terapeutico interprofessionale (presenza anche di medici qualificati) e provvedere alla scelta della migliore opzione terapeutica (terapia sostituiva, collocamento residenziale o altro). In questo senso le Antenne diverrebbero Servizi di riferimento regionali per le cure; 11. esplorare l’eventualità di istituire un Centro cantonale di riferimento per casi gravi, al quale affidare competenze specialistiche nel settore delle cure e compiti di sostegno alle Antenne, medici e altri servizi, per i chiarimenti dei pazienti più problematici (in analogia agli altri settori della medicina); 8 12. approfondire la questione relativa all'impiego di altri farmaci sostitutivi e la loro complementarietà rispetto alle attuali terapie metadoniche, tenendo conto dei suoi margini di miglioramento; 13. valutare l'esigenza nel Cantone di un bisogno concreto di programmi di prescrizione con eroina. A questo riguardo le strutture di riferimento per la raccolta di informazioni sono in particolare le Antenne e la rete MeTiTox; 14. stabilire in un secondo tempo se esistono strutture adeguate potenzialmente in grado di offrire già ora un trattamento a base di eroina e l’accompagnamento necessario (numero di pazienti, istituzioni, personale necessario, profili professionali, tipo di presa a carico, ubicazione) e, se del caso, valutare i costi di un loro nuovo orientamento nel caso si dovesse offrire questo trattamento anche nel nostro Cantone; 15. costituire quindi un gruppo di tecnici su basi interdisciplinari in grado di seguire tutte le fasi della valutazione e, se del caso, della successiva realizzazione del progetto. Al GE sarà affidato il compito di coordinare l’attività di questo gruppo e redigere un rapporto conoscitivo e operativo. LA RIDUZIONE DEL DANNO In questo pilastro sono comprese tutte le misure volte ad evitare il deterioramento dello stato di salute fisica e psichica del tossicodipendente, e il mantenimento di una situazione sociale accettabile per la persona e per la comunità. Questo nuovo pilastro sconvolge inizialmente un caposaldo della politica di lotta alla droga; fino all’inizio degli anni ’90 l’obiettivo di ogni trattamento della dipendenza era il raggiungimento di una vita autonoma e responsabile senza uso di droghe. Ammettere che possa essere proposto un intervento al cui centro dell’attenzione non è vi è l’astinenza, ma lo stato di salute della persona, presuppone un importante cambio di paradigma. Motivazioni umane, etiche e finanziarie sono alla base dell’opportunità di garantire agli individui dipendenti da eroina l’accesso a trattamenti di qualità, indipendentemente dalla capacità individuale della persona di poter contare, in quel preciso momento, su risorse individuali e sociali. Raccomandazioni Il Consiglio di Stato intende: 1. mettere a disposizione misure di riduzione del danno e di aiuto alla sopravvivenza direttamente là dove sono le persone tossicodipendenti. Si tratta quindi di misure di prossimità o “a bassa soglia”. L’accesso a queste misure dovrà essere facilitato ed universale, senza accertamenti amministrativi e gratuito o, comunque, a un prezzo che non sia dissuasivo. La persona deve poter sempre ottenere un aiuto, un consiglio e soprattutto tutto quanto gli possa essere utile per proteggere la sua salute; 9 2. tra le misure destinate a ridurre le conseguenze negative della tossicodipendenza, il Consiglio di Stato intende promuovere: a. la distribuzione di siringhe sterili, con l’obiettivo principale di evitare la diffusione delle malattie trasmissibili (soprattutto l’HIV e l’epatite B/C); b. la realizzazione, nei principali centri del Cantone, di luoghi di accoglienza in cui le persone tossicodipendenti possano trovare condizioni igieniche migliori di quelle che trovano nella strada e dove vi sia la presenza di operatori con i quali possano parlare. Uno dei compiti di questi operatori sarà quello di tentare di motivare queste persone affinché inizino una terapia per uscire dalla tossicomania. c. la valutazione del bisogno di luoghi (sleep in, appartamenti) in cui le persone possano trovare un alloggio dignitoso; d. l’impegno da parte di enti pubblici e privati di riservare un certo numero di posti di lavoro (più o meno temporaneo) destinati a persone con problemi di tossicodipendenza; e. il conferimento di un mandato ai servizi sociali, in modo particolare alle Antenne, di tenere sul territorio un operatore di prossimità che possa seguire le diverse realtà, avvicinare le persone e facilitare l’accesso di queste alla rete dei servizi e delle terapie; f. lo studio di programmi specifici comuni con particolare attenzione alle donne tossicodipendenti; g. valutare attentamente la necessità e l’opportunità di programmi di prescrizione medica di eroina nella prospettiva della riduzione del danno. LA REPRESSIONE Attualmente in Svizzera è in corso una revisione della legge federale: Cantoni ed ambiti specifici sono stati interpellati in una procedura di consultazione appena conclusa. Il fatto che tale revisione prospetta vari scenari d’allentamento sulla punibilità della detenzione e del consumo di droghe leggere ma anche pesanti, conferma una diminuita pressione sul piccolo consumatore e spacciatore, già in atto da diversi anni. Preoccupazione primaria della Confederazione resta però la repressione ed il traffico di droga con i fenomeni collegati. Essa ha ampliato le proprie capacità in materia di servizio informazioni e di coordinazione e ha emanato nuove disposizioni legali contro il riciclaggio di denaro sporco e contro la criminalità organizzata. 10 Raccomandazioni Il Consiglio di stato: 1. riconosce la necessità di una repressione mirata al traffico e alla produzione di sostanze illecite secondo la legge vigente; 2. sottolinea l’importanza della diminuita pressione penale sul tossicodipendente, al fine di evitare la marginalizzazione e di favorire la presa in carico terapeutica; 3. auspica che anche per la Polizia e per la Magistratura si rafforzino strategie d’intervento in rete con gli altri soggetti (antenne, patronato, servizi sociali, medici, ambiti educativi quali le famiglie, gli insegnanti, i responsabili d’istituti educativi e centri terapeutici) e si migliori il coordinamento con gli altri corpi di polizia; 4. sostiene l'idea di sgravare la Polizia da compiti non propri al suo mandato nel campo della prevenzione. In particolare ritiene che il Corpo debba dedicarsi ad una formazione specifica, di qualità, destinata a sua volta a formatori. Non si trova invece ideale, per una questione d’immagine e di competenza in tutti gli aspetti del problema, che l’agente intervenga direttamente nelle scuole. 11 IO PILASTRO : LA PREVENZIONE 1.1 INTRODUZIONE Prevenire significa intervenire anticipatamente e fare in modo che ogni individuo abbia a disposizione gli strumenti necessari per poter riconoscere eventuali rischi e saperli evitare. La prevenzione è quindi in prima istanza conoscenza e informazione. Far prevenzione delle dipendenze, non significa però solo informare, così che si evitino situazioni che potrebbero portare all'uso di una sostanza, all'abuso e, magari, a una vera e propria forma di dipendenza. Essa va oggi sempre più intesa come promozione di fattori protettivi quali il rinforzo delle competenze individuali, sociali e ambientali nei bambini, nei giovani, ma anche negli adulti. Non è quindi più sufficiente far conoscere le sostanze, le loro proprietà, la pericolosità, lo statuto legale. Occorre trasmettere ai giovani, e in generale alla società intera, modelli di vita sani e significativi gettando i presupposti che rendano possibile vivere senza che si debba ricorrere al consumo di sostanze per far fronte a situazioni personali difficili. La salute, come è stato enunciato dalla Carta di Ottawa, è soprattutto una risorsa di vita quotidiana e come tale va promossa, creando ambienti favorevoli in cui entri in gioco con altri fattori (approccio socio-ecologico alla salute). Il consumo problematico di sostanze, la dipendenza sono solo uno dei modi con cui si manifesta il disagio; ve ne sono altri altrettanto drammatici come la violenza in tutte le sue forme, i disturbi alimentari, il suicidio: occorre agire sulle cause remote che portano un individuo a queste risposte disperate. Prevenire il disagio significa soprattutto promuovere situazioni di agio. 1.2 LA PREVENZIONE DELLE DIPENDENZE La dipendenza (oggi si preferisce a questo riguardo usare il concetto più generale di addiction) è un processo nel quale si produce inizialmente un comportamento che può avere la funzione di procurare piacere e di alleviare un malessere interiore. La dipendenza si caratterizza in seguito per il costante fallimento del suo controllo e per la sua persistenza a dispetto delle conseguenze negative che esso produce. La persona, diventando dipendente, perde il controllo sulla sua vita e, benché desideri uscirne, i tentativi che fa in questo senso si rivelano spesso fallimentari. La dipendenza nasce dal consumo regolare di una sostanza psicoattiva 12 legale (alcol, tabacco, medicamenti) o illegale (eroina, cocaina, droghe sintetiche, ecc.), ma anche da attività sulle quali la persona perde il controllo (gioco d'azzardo, anoressia, bulimia, ecc.). La prevenzione delle dipendenze ha l'obiettivo di agire sui fattori che possono portare a comportamenti a rischio, suscettibili di trasformarsi nel tempo e sotto l'influsso di predisposizioni individuali e di meccanismi sociali, in una forma di dipendenza. Suo compito è quindi quello di influire sulle possibili cause ambientali, culturali, personali, comportamentali. Un modello multicausale della dipendenza influenza della società storia, esperienze +/- dell’individuo persona ambiente comportamenti a rischio consumo problematico/ dipendenza sostanze disponibilità La dipendenza non è tanto una questione di sostanze, ma è soprattutto una questione di individui, di ambiente sociale e culturale, di esperienze individuali, di risorse personali, di società. La dipendenza è un fenomeno complesso che ha spesso origine nel vissuto della persona, nella qualità delle sue esperienze e delle sue relazioni. Vi sono fattori di rischio di natura ereditaria e sociale che influiscono sul comportamento, ma vi sono anche fattori di protezione che possono essere promossi e rafforzati attraverso l’apprendimento individuale e sociale. Una prevenzione efficace deve quindi agire sui molti fattori che entrano in gioco, agendo a due livelli: sulla persona e sulla società. 13 ... sulla persona ... sulla società Promozione Rafforzamento della stima di sé, Miglioramento generale della della salute della capacità di fare e qualità della vita (nel mondo del comunicare (autonomia, rinforzo lavoro, nell'ambiente nel quale si dell'io, solidarietà, disponibilità ad vive) miglioramento del clima aiutare, capacità di ascoltare, sociale, della tolleranza, gestione ecc.) del tempo libero (e prevenzione primaria) (azione sul disagio potenziale che magari non si manifesterà mai) educazione all'affettività. Informazione e sensibilizzazione Legislazione sulle sull'uso e sull'abuso di sostanze sostanze psicoattive che possono portare a dipendenza (droghe legali e illegali); screening Protezione della gioventù precoce; sostegno individuale Politiche a favore dei giovani Prevenzione verso Rinforzo delle competenze Riduzione dei fattori che possono gruppi a rischio specifiche che consentono portare a una situazione di disagio (prevenzione secondaria) (azione sul disagio percepito) all'individuo di meglio resistere alle in modo particolare nella scuola e pressioni del gruppo; capacità di sul posto di lavoro, nel tempo affrontare e gestire i conflitti libero, ecc. (cognitivi, sociali, affettivi, ecc.) La prevenzione è un impegno a lunga scadenza e va messa in atto là dove si vive: nella famiglia, nella scuola, sul posto di lavoro, nel tempo libero. Essa deve agire sull'ambiente sociale e fisico come pure direttamente sull'individuo. E' soprattutto azione sulla normalità (prevenzione primaria) e, in un secondo tempo, sulle situazioni a rischio in cui si trovano talune persone che vanno individuate e sostenute attraverso programmi e attività specifiche (prevenzione secondaria). 1.3 PREVENZIONE PRIMARIA, SECONDARIA E TERZIARIA Si è soliti considerare tre livelli di prevenzione. Questa distinzione comporta il rimando a stili e a metodi di lavoro che perseguono obiettivi diversi. 14 1.3.1 PREVENZIONE PRIMARIA La prevenzione primaria ha come obiettivo quello di mantenere la salute il più a lungo possibile e quindi di impedire o di ritardare l'apparizione di malattie o di problemi di tipo medico-sociale. Nel caso della prevenzione delle dipendenze, le azioni si situano soprattutto a livello culturale, sociale, educativo con lo scopo di fare in modo che i giovani scelgano comportamenti positivi nei confronti della vita ed evitino di avvicinarsi alle droghe e, nel contempo, di rendere minimi, presso giovani e adulti, i rischi legati a un consumo non problematico di sostanze psicoattive. Più che prevenire le dipendenze, a questo livello, si tratta di promuovere quelle competenze, o abilità, sociali e individuali che consentono di gestire le situazioni difficili della vita. Ai fini della prevenzione primaria delle dipendenze, la distinzione tra droghe legali e illegali è fuorviante come lo è quella tra droghe leggere e droghe pesanti. Le cause sono le stesse e occorre quindi lavorare su queste cause comuni. Questi obiettivi si perseguono principalmente e con più efficacia - tramite azioni condotte a livello: Ÿ di popolazione generale, Ÿ di gruppi specifici, Ÿ di individui. • Popolazione generale: si tratta innanzitutto di offrire messaggi informativi generali comprensibili alla maggioranza della popolazione con lo scopo di rendere accessibili programmi, attività, progetti che promuovono l'agio, la qualità della vita, ecc. In un secondo tempo si tratterà di aumentare l'informazione sul fenomeno della tossicodipendenza con l'obiettivo di promuovere e sostenere comportamenti compatibili con la salute o di rischio calcolato. Tra gli obiettivi di queste azioni vi è quello di delegittimare luoghi comuni, pregiudizi, paure nei confronti del mondo della tossicomania anche con l'intento di predisporre politiche adeguate per farvi fronte. Questo tipo di attività avviene in genere attraverso campagne mediatiche (spot televisivi, manifesti sulle strade, opuscoli informativi, contributi di leader, ecc.) gestite congiuntamente da specialisti nel settore della comunicazione, del marketing e della prevenzione. Gli attori principali sono enti pubblici (Confederazione, Cantoni, Comuni) e privati che lavorano per lo più su mandato dell'ente pubblico. • Gruppi specifici: interventi su gruppi particolari di popolazione che condividono un linguaggio o una sottocultura comune (adolescenti, genitori, giovani che frequentano una discoteca, apprendisti, stranieri, ecc.) ma che non sono considerati “a rischio”. Questo livello si avvale 15 del ruolo chiave di mediatori e di moltiplicatori appositamente formati, come pure di materiali destinati a questo tipo di destinatario. • Individui: si gioca a livello della relazione individuale tra operatore e utente. Permette di adattare alle specificità della persona il messaggio preventivo diffuso ai livelli superiori con l'obiettivo di rafforzare le sue risorse personali (conoscenze, volontà, competenze). Ne sono esempio il rapporto individuale docente - allievo, medico - paziente, operatore sociale – utente, genitore – figlio, religioso - fedele. A questo livello è importante ribadire costantemente che fare prevenzione significa soprattutto costruire rapporti significativi con le persone; significa ascolto, attenzione, rispetto, incoraggiamento, sostegno, ma anche chiarezza, fermezza. 1.3.2 PREVENZIONE SECONDARIA La prevenzione secondaria mira a individuare precocemente persone che consumano sostanze da poco tempo o che presentano una situazione personale tale da ritenerle particolarmente a rischio. Le strategie che caratterizzano la prevenzione secondaria puntano quindi sui fattori di vulnerabilità dell'individuo facendo in modo che eventuali comportamenti a rischio, quali il consumo di sostanze psicoattive, non vengano adottati e, nel caso lo fossero, non portino a situazioni problematiche e nocive per la sua salute fisica e psichica e sociale. Gli interventi a questo livello sono destinati a gruppi a rischio (per esempio giovani che frequentano determinati ambienti, o che hanno abbandonato la formazione professionale, disoccupati, ecc.) con proposte sul tempo libero, di formazione, o rivolte direttamente alla singola persona attraverso progetti individuali, l'accompagnamento da parte di educatori, di operatori sociali e/o sanitari o nell'ambito dell'accoglienza all'interno di istituti. Pur partendo dal presupposto che qualsiasi consumo di sostanze psicoattive comporta dei rischi, le modalità di consumo di queste sostanze (setting) possono comunque accrescerne o diminuirne la pericolosità. E' quindi opportuno fare in modo che il consumo di queste sostanze, soprattutto in ambito ricreativo, non produca effetti collaterali indesiderabili e evitabili. Si tratta quindi di informare sistematicamente i potenziali consumatori di determinate sostanze come l'ecstasy, le anfetamine e gli allucinogeni come pure di canapa indiana sui pericoli della sostanza in sé e sui rischi associati. In parte queste misure di natura essenzialmente informativa potranno essere assunte da enti che già si occupano di prevenzione. 16 1.3.3 PREVENZIONE TERZIARIA La prevenzione terziaria si riferisce soprattutto a persone che da tempo consumano regolarmente droghe e ormai soffrono di una sindrome da dipendenza con tutti i sintomi fisici, psichici e spesso anche sociali che questo comporta. Rimandiamo al capitolo specifico: III pilastro: La riduzione del danno. 1.4 SITUAZIONE ATTUALE IN SVIZZERA Il programma di prevenzione adottato dalla Confederazione nell’ambito di ProMeDro (Programme de mesures de santé publique de la Confédération visant à réduire les problèmes des drogues 1997-2002), ha quale obiettivo di impedire che la persona si avvicini al consumo di droghe e di evitare che questo consumo evolva verso una dipendenza duratura. Il programma è rivolto in modo preponderante ai giovani e, in misura sempre più marcata, a coloro che presentano problemi che possono essere considerati fattori di rischio associati al consumo di stupefacenti e alla potenziale evoluzione verso la dipendenza. L'intento è di moltiplicare i progetti di prevenzione e di promozione della salute nell'universo giovanile e, a questo scopo, si propone di sviluppare progetti nazionali che si rivolgono ai luoghi dove i giovani vivono: scuole, foyer, associazioni giovanili, club sportivi, ecc. Il programma mette a disposizione risorse finanziarie, conoscenze come pure la possibilità di scambio delle singole esperienze. Per attuarli la Confederazione collabora con diversi attori a livello nazionale e regionale. Diversi progetti sul piano cantonale hanno potuto beneficiare di questo sostegno e di questa collaborazione. 1.5 PRINCIPALI ATTORI DI PREVENZIONE IN TICINO Nel Cantone esistono diversi progetti che si richiamano esplicitamente alla prevenzione primaria o secondaria. Come già si è osservato, può però essere considerata prevenzione primaria qualsiasi attività che intende, quale obiettivo esplicito o implicito, promuovere qualità di vita, agio, benessere. In questo senso, molte associazioni, enti, gruppi ecc. fanno prevenzione primaria, magari senza saperlo. L'organizzazione di attività giovanili quali colonie, doposcuola, attività di tempo libero manifestazioni che coinvolgono la popolazione, azioni di solidarietà con la popolazione di immigranti, la partecipazione attiva a gruppi di genitori possono essere intese come attività di prevenzione primaria. Da questo punto di vista il nostro Cantone è estremamente ricco di proposte molte delle quali organizzate direttamente o con il concorso degli enti pubblici. L'obiettivo quindi è quello di mantenere la ricchezza di questa imprenditorialità esistente sul territorio cercando di capitalizzarla e di diffonderne le esperienze, senza con questo mettere il cappello della prevenzione delle dipendenze che 17 potrebbe anche essere controproducente (nessuno manda volentieri i figli in un posto dove si fa prevenzione della droga). In particolare In questi ultimi anni programmi di prevenzione primaria, o con un valore aggiunto esplicito nell'ambito della prevenzione primaria, si sono moltiplicati a diversi livelli in seguito all'azione congiunta di Confederazione e Cantone, ma anche su iniziativa di enti riconosciuti o informali. Va ricordata l'esistenza del Centro di documentazione sulle tossicodipendenze, ora ospitato presso la Biblioteca cantonale di Bellinzona. Si tratta di uno strumento indispensabile per l'approfondimento e lo studio delle tematiche relative al mondo della dipendenza e costituisce un supporto educativo per coloro (studenti, docenti, giornalisti, ecc.) che volessero affrontare questi argomenti nell'ambito della loro formazione scolastica, personale o per scopi professionali. Il Centro andrà sicuramente valorizzato e fatto conoscere maggiormente ai potenziali utenti. Per informazioni si rimanda all’opuscolo “Tossicomanie: strutture e servizi”, GOD 1999. 1.6 SVILUPPI FUTURI La prevenzione rappresenta un investimento per il futuro di una popolazione. Si tratterà quindi di sviluppare queste attività assegnando mezzi adeguati ai programmi che più rispondono alle esigenze di una corretta informazione sul tema del consumo di sostanze psicoattive, del consumo nocivo e delle dipendenze e che, allo stesso tempo, puntino sulla prevenzione dei fattori di rischio e sulla promozione di fattori di protezione individuale e ambientali. Esistono sul territorio cantonale diverse attività di prevenzione delle dipendenze, spesso però poco coerenti tra di loro. La difficoltà principale è costituita da una visione eccessivamente analitica della realtà, ciò che porta alla perdita di una visione di insieme. Vi è una prevenzione del tabagismo, dell’alcolismo delle tossicomanie, della violenza, dei disordini alimentari, del suicidio. Inoltre, a livello di società l'attenzione cade sempre su quanto appare come straordinario: su quanto sta in mezzo, tra ordinario e straordinario, non si parla o si parla poco. Qui sta quella zona grigia che deve interessare il lavoro di prevenzione. E’ importante poter disporre di una visione più organica in cui si tenga conto anche delle cause più remote del disagio di una persona e degli eventi che la portano ad effettuare certe scelte piuttosto che altre. Vanno promossi nuovi luoghi di socializzazione e sostenute le attività esistenti di modo che le reti sociali possano funzionare anche per le persone più fragili. 18 A una prevenzione centrata sui singoli problemi e sulle sostanze occorre integrare progressivamente una prevenzione che tenga conto di tutti gli elementi che entrano in gioco e che metta al centro la persona e il bisogno di ricercare il senso della propria vita. 1.7 PROBLEMI E OBIETTIVI PRINCIPALI Nei prossimi anni occorre concentrare le risorse sui seguenti problemi: Ÿ aumento del consumo di alcol e di tabacco nei giovani tra i 12 e i 15 anni: il consumo di alcol e di tabacco nella prima adolescenza desta non poche preoccupazioni.Per quanto riguarda l’alcol la diminuzione sensibile dei prezzi dei superalcolici, la diffusione di nuove bevande con forte attrattiva dal punto di vista dell’immagine (alcolpops e altre designer drink), l’inosservanza generalizzata della norma che impedisce la vendita di alcol ai minori di 18 anni, il prezzo delle bibite analcoliche di maggior richiamo superiore a quello della birra, hanno di fatto portato all’aumento del consumo di alcol anche nella fascia della popolazione più giovane; per quanto riguarda il tabacco occorre dire che dal 1986 al 1998 la percentuale di fumatori, nei minori di 15 anni, è passata dal 15 al 25%. Si tratterà quindi di mettere in atto tutti gli sforzi possibili affinché l’immagine positiva che la sigaretta esercita sui più giovani venga meno; Ÿ abuso di alcol e di altre sostanze (canapa, ecstasy, cocaina, anfetamine, allucinogeni, eroina, ecc.): il consumo pericoloso di alcol e di altre sostanze, spesso assunte contemporaneamente, deve essere oggetto di particolare attenzione. Si tratta di sensibilizzare i giovani sui pericoli relativi all’abuso di sostanze come l’alcol e le altre droghe e di fare in modo che non arrivino al consumo di droghe; di diminuire l’incidenza del consumo a rischio e di facilitare, nei casi più gravi, l’accesso all’offerta terapeutica. Occorrerà sviluppare una strategia coerente nella società nei confronti dei giovani da una parte sviluppando una politica giovanile efficace e rispettosa delle esigenze di questa fascia di età, dei loro bisogni e aspettative; dall'altra mettendo in atto un'efficace politica di protezione in cui tutte le componenti della società (genitori, scuola, istituzioni del tempo libero, esercenti, polizia, ecc.) si fanno parte diligente; Ÿ abuso di medicamenti: il consumo di medicamenti nella popolazione preoccupa da tempo i responsabili della sanità pubblica. Si tratta nel nostro caso di tutti quei medicamenti il cui abuso porta facilmente a una situazione di dipendenza. Particolarmente esposte le donne oltre i 40 anni e gli anziani. Si tratterà di avviare programmi specifici destinati a questi gruppi di popolazione. Ÿ disturbi alimentari: questi disturbi colpiscono soprattutto le donne. Benché si tratti di disturbi ancora poco noti, se non negli stadi più conclamati, si osservano con maggiore frequenza in particolare nel momento della pubertà e possono pregiudicare in modo duraturo il successivo sviluppo. Anche in questo caso vanno sviluppate particolari strategie, soprattutto di prevenzione secondaria; 19 Ÿ violenza: è un’altra forma in cui si manifesta il disagio, spesso correlata al consumo di alcol o droghe e all’incapacità di comunicare e di essere parte intera di una comunità; esistono attività di prevenzione che hanno dato buoni risultati per contenere questo fenomeno o canalizzarlo verso altri esiti; Ÿ suicidio: è la principale causa di morte tra i giovani assieme agli incidenti. Vi sono fattori di rischio e fattori di protezione. Più esposti sono gli apprendisti e coloro che abbandonano anzitempo la formazione professionale. Anche qui occorrerà occuparsi maggiormente delle condizioni dei giovani in formazione professionale che hanno tra l'altro un consumo di sostanze psicoattive significativamente più elevato degli altri gruppi di giovani. 20 IIO PILASTRO : LA TERAPIA In questo pilastro sono comprese tutte le misure atte a migliorare lo stato di salute fisica e psichica del dipendente, a reinserire socialmente lo stesso e a indurlo a cessare il consumo di stupefacenti. L’astinenza da qualsiasi psicofarmaco (legale o illegale) rappresenta l’obiettivo finale, ma non necessariamente il primo da raggiungere. Il piano terapeutico è quindi un percorso caratterizzato da traguardi intermedi, da adattare individualmente a ogni soggetto. Molteplici sono le cause delle dipendenze e molteplici i percorsi terapeutici verso l’autonomia. Non esiste un percorso universalmente valido, non esiste alcuna terapia di prima scelta. Il percorso terapeutico evolve in genere di pari passo con l’evoluzione e la durata della tossicodipendenza. Se nelle fasi iniziali si deve operare il più rapidamente possibile verso l’astinenza totale, nelle fasi più avanzate ciò risulta più difficile e può rivelarsi per certi versi anche controproducente. E’ dunque necessario ricorrere a fasi intermedie di stabilizzazione. Si tratta in ogni caso di prendersi cura della persona nella sua interezza. Anche per questo, approcci sociali e psicoeducativi convivono con quelli basati sulla sostituzione farmacologica, sia in soluzione parallela che lineare. Appare comunque fondamentale la necessità di un inquadramento diagnostico iniziale, articolato e competente, che tenga conto della persona nei suoi aspetti fisici, psichici e sociali, a partire dal quale poter definire un piano terapeutico e di riabilitazione individualizzato, rispettoso sia delle esigenze del soggetto, sia delle risorse finanziarie collettive. 2.1 APPROCCI TERAPEUTICI L’approccio terapeutico attuale, sia in Ticino che in Svizzera, è sostanzialmente caratterizzato da due opzioni principali: • la terapia residenziale: si tratta di un approccio terapeutico caratterizzato da un grande investimento in termini di risorse individuali e di progettualità, anche perché prevede l’abbandono prolungato del contesto sociale. La cura è finalizzata in prima linea all’astinenza totale dal consumo di qualsiasi droga e farmaco sostitutivo. Dopo un primo aggancio ambulatoriale con operatori sociali o sanitari, la persona è di regola ricoverata in un ospedale acuto per la fase della disintossicazione fisica (1-3 settimane), seguita da un collocamento in un centro terapeutico stazionario, dove il soggetto beneficia di interventi socio-educativi (4-24 mesi) e da un conclusivo periodo di reinserimento sociale (alcuni mesi). Durante il trattamento stazionario, il paziente ottiene interventi riabilitativi che spaziano dalle competenze sociali agli aspetti psicologici, educativi e, ove necessario, medicofarmacologici. Questo percorso terapeutico è scelto in Ticino ogni anno da un centinaio di pazienti, ciò che rappresenta circa il 5-8 % della popolazione globale di tossicodipendenti (stimata a circa 1700 persone). 21 • la terapia ambulatoriale: si tratta di un approccio terapeutico che permette al tossicodipendente di rimanere nel suo contesto sociale (famigliare e professionale) senza dover più sottostare al bisogno compulsivo della ricerca quotidiana di droga. Infatti egli assume farmaci in grado di controllare la sindrome d'astinenza, soprattutto da eroina. Il farmaco più utilizzato a questo fine è il metadone, ma anche altri farmaci sono vieppiù utilizzati in Svizzera e all'estero (buprenorfina, LAAM, morfina, ecc.). L'obiettivo è la cessazione del consumo di eroina e la ricerca, a medio-lungo termine, di una stabilità psicofisica imprescindibile per il pieno inserimento sociale, che permetta anche la conclusione della terapia farmacologica sostitutiva (3-5 anni). I farmaci sostitutivi, a differenza dell'eroina, non procurano piacere. Durante la terapia sostitutiva il paziente passa attraverso varie fasi di sostegno psicosociale: dai bisogni fondamentali a quelli legati al reinserimento completo. Il sostegno psicosociale è in gran parte fornito da professionisti: operatori sociali, educatori, psicologi, infermieri che contribuiscono alla presa a carico di molti tossicomani in terapia sostitutiva. Questo percorso terapeutico è scelto ogni anno da circa 900 pazienti, ciò che rappresenta circa il 50% della popolazione globale dei tossicodipendenti. 2.2 EFFICACIA DELLE CURE Per i tossicodipendenti esistono, come per altri malati di dipendenza, diverse terapie, cioè diverse modalità di trattamento. Ogni approccio terapeutico richiama specifici modelli di riferimento teorici, che vedremo più avanti. Tuttavia, una delle questioni di interesse centrale è quella relativa all'efficacia (tasso di successo) e all'efficienza (rapporto tra efficacia e costo) degli approcci terapeutici proposti. Per quanto riguarda il nostro Cantone non disponiamo di studi che permettano di rispondere al quesito, né per le terapie residenziali, né per le terapie ambulatoriali. Si tratta qui di una lacuna che condividiamo con la grande maggioranza dei Cantoni e delle nazioni occidentali. La tossicodipendenza ha infatti avuto un'evoluzione storica caratterizzata dall'assenza di un approccio scientifico e solo negli ultimi anni si è cercato di porre rimedio a queste lacune. Tuttavia bisognerà ancora attendere alcuni anni, prima di poter disporre di risposte fondate anche per il nostro Cantone. La mancanza di studi scientifici in questo settore è il riflesso di un dibattito troppo polarizzato che ha impedito di definire metodi di ricerca adeguati. Per esempio pone diversi problemi la definizione di efficacia: che cosa significa "trattamento efficace" nella cura di una persona tossicodipendente? Che cosa significa "guarigione" ? Studiosi di tutto il mondo hanno tentato di rispondere a questi interrogativi, definendo quali fossero gli indicatori di successo per una terapia. Alcune variabili sono oggi accettate e utilizzate dalla comunità scientifica internazionale: astinenza dal consumo, salute fisica e psichica, mantenimento in terapia, letalità, urine negative ai test di screening, consumo anamnestico di droghe, attività criminale, occupazione professionale, integrazione sociale. Un 22 ulteriore problema sta nel differenziare l'efficacia teorica da quella reale: l'efficacia teorica è quella risultante da studi ben condotti, con partecipazione attiva dei ricercatori e in condizioni ottimali. L'efficacia reale è quella osservata sul territorio, per esempio nel nostro Cantone, in situazioni di quotidiana realtà. A livello internazionale non vi sono più dubbi per esempio circa l'efficacia delle terapie sostitutive con metadone, per la quale disponiamo di un'ampia letteratura scientifica1,2. Resta da vedere se quest'efficacia teorica corrisponde all'efficacia reale nel nostro Cantone. Le attività condotte dal Medico cantonale con l'Ordine dei medici in seno alle terapie sostitutive, così come le attività promosse dalla Confederazione in seno ai Centri residenziali e ai Servizi ambulatoriali socioeducativi (Antenne) porteranno maggiori elementi di comprensione di questa complessa realtà. Non deve sorprendere infine la differenza numerica tra i tossicodipendenti che scelgono la via terapeutica residenziale e quelli che scelgono la via ambulatoriale. Ciò non riflette necessariamente l'efficacia dei diversi interventi, quanto piuttosto altri fattori (la disponibilità di servizi e strutture, l'età, il sesso, lo stato economico, la situazione famigliare, la progettualità individuale, la possibilità di "staccarsi" dal contesto di vita per entrare in un centro residenziale, le credenze circa l'efficacia, la comodità, ecc.). 2.3 CATENA TERAPEUTICA O RETE ? 2.3.1 LA CATENA TERAPEUTICA Qualunque trattamento deve dare avvio a un processo di cura che conduce progressivamente, passo dopo passo e con la possibilità di ricadute, alla guarigione. La guarigione può essere definita come l'uscita dalla situazione di dipendenza e la risoluzione parziale o totale delle problematiche psichiche, biologiche e relazionali soggiacenti. Se le risorse individuali di autoguarigione sono insufficienti e l'obiettivo della guarigione non può dunque essere raggiunto, bisogna fissare un obiettivo che inizialmente sarà finalizzato a combattere gli effetti dannosi e potenzialmente letali della dipendenza. La catena terapeutica rappresenta il modello teorico di riferimento definito dagli esperti negli anni '70, quando la realtà del fenomeno era diversa da quella attuale. Essa suggerisce l’immagine del tragitto lineare, una sorta di percorso a tappe fisse, che ogni tossicodipendente deve compiere per raggiungere la guarigione. Il modello della catena era probabilmente adeguato in quegli anni: esso ha infatti risposto ai bisogni delle persone, delle loro famiglie e ha offerto alla società anche una risposta in termini di sicurezza e di qualità della vita. Tuttavia, con il crescere della complessità sociale e con lo sviluppo, negli anni '90, delle conoscenze scientifiche nel 1 Mattick RP, Breen C, Kimber J, et al. Methadone maintenance versus no methadone maintenance for opioid dependence (Protocol for a Cochrane Review). In: The Cochrane Library, Issue 3, 2000. Oxford: Update Software. 23 campo delle neuroscienze e delle scienze sociali, ha mostrato i suoi limiti, rivelandosi oggi non più conforme alla realtà. L’esperienza degli ultimi 20 anni indica infatti come il cammino terapeutico sia più complesso e tortuoso di quanto sappia proporre una logica binaria di astinenza - consumo. Molti tossicomani passano ripetutamente attraverso molteplici e diverse opzioni terapeutiche, ciò che trasforma il percorso da una retta a un groviglio di proiezioni stabilito da un numero elevato di variabili. La struttura a catena richiama inoltre l’immagine di un percorso in cui ogni parte è legata all’altra: la presuppone e ne è presupposta, ma ogni anello conosce soltanto la fase immediatamente precedente e quella successiva. L’unica persona che riesce dunque ad avere una visione dell’intero processo è il tossicodipendente, mentre coloro che contribuiscono alla sua cura ne hanno solamente una visione parziale (figura 1: catena terapeutica). Figura 1. Catena terapeutica antenne servizi servizi psichiatrici uff. di patronato sociali (art.44 CPS) tutori medici • • • • • • • • riabilitazione centri medio centri termine comunità di terapeutici appartamenti vita protetti carcere ospedale segnalazione di medici, antenne, servizi, magistratura disintossicazione presa a carico (medica, sociale, psicologica, educativa) accompagnamento stabilizzazione collocamento ... • • • • • I limiti principali di questo modello sono i seguenti: • 2 esso è centrato in modo particolare su persone dipendenti da eroina, una dipendenza caratterizzata in origine da forte emarginazione e precarizzazione sociale del soggetto; Farrell M, Ward J, Mattick R, Hall W, Stimson GV, des Jarlais D, Gossop M,. Methadone maintenance treatment in opiate dependence: a review. BMJ 1994;309(6960):997-1001. 24 • introduce una settorializzazione che confina l’attività degli operatori sociali, sanitari, educativi ed altro all’interno di specifiche competenze, impedendo collaborazioni efficaci; • ostacola una proficua comunicazione tra i diversi "anelli" della catena con ripercussioni negative sugli utenti; • è poco duttile e difficilmente può tenere conto degli sviluppi: nuove forme di dipendenza, patologie psichiatriche associate alla dipendenza (doppie diagnosi), ecc; • non tiene sufficientemente conto della politica dei quattro pilastri (prevenzione, cura, riduzione del danno e repressione del traffico). Ad alcuni di questi inconvenienti si è cercato di porre rimedio in modi diversi, per esempio attraverso la formulazione, negli anni '90, del concetto di "ente collocante", attribuendo cioè al servizio socio-sanitario interessato (antenne, servizi psichiatrici, ecc.) il compito di scegliere e seguire, con la persona tossicodipendente, la traiettoria terapeutica attraverso la quale completare il ciclo della "catena". Ciononostante la collaborazione tra i diversi attori (socioeducativi, psicologici, psichiatrici e medici) è rimasta ancora sporadica. 2.3.2 LA RETE Si è quindi passati, verso la fine degli anni '90, a un nuovo modello di organizzazione degli interventi di cura del tossicomane: il modello a rete. Questo nuovo modello tiene conto del passaggio dalla nozione di tossicomania a quella di dipendenza (addiction) così come inteso con la nuova politica federale, comporta anche una nuova definizione delle modalità di collaborazione tra i diversi attori che intervengono nella cura della persona. Intanto la dipendenza non riguarda solo l’eroina, ma implica anche l’uso problematico di altre sostanze e arriva anche a includere i comportamenti compulsivi. E’ però chiaro che, benché all’origine delle diverse forme di dipendenza vi sia spesso il medesimo processo neurologico e siano riscontrabili analoghe situazioni di disagio, la loro fenomenologia non pone gli stessi problemi di individuazione di cura e di terapia. Una corretta presa a carico di una persona dipendente presuppone che il terapeuta: • sappia identificare la dipendenza e valutare la sua importanza per l’individuo interessato: si tratta cioè di formulare una diagnosi complessiva di tipo sociale, psicologico, medico, ecc.; • sappia misurare i rischi per la salute in relazione alle modalità di consumo e alle eventuali patologie associate; • sia in grado di determinare il livello di motivazione dell’individuo di entrare in un programma terapeutico; • possa concordare con il paziente un piano terapeutico; • possa assicurare all’individuo una continuità della cura; • sappia attivare tutte le risorse disponibili nella rete per conseguire gli obiettivi fissati con il piano terapeutico. 25 Da questo cumulo di esigenze si comprende facilmente come sia pressoché impossibile per un singolo terapeuta assicurare tutti questi criteri di qualità. Proprio per questo è necessario definire protocolli collaborativi per agire "in rete" sfruttando appieno le possibilità di cooperazione che la rete offre. Un'esigenza ripetutamente segnalata da tutti gli attori attivi nel settore negli ultimi anni. Il modello a rete presuppone forme di collaborazione tra professionalità diverse all’interno del medesimo progetto terapeutico (operatore sociale, medico, psichiatra, psicologo, infermiere, educatore, ecc.). L'approccio interdisciplinare rappresenta al contempo un'opportunità e una sfida, poiché stimola la condivisione di linguaggi, obiettivi, valori e riferimenti teorici. La struttura a rete mette tutte le parti in relazione tra di loro: la rete richiama le immagini della protezione, del collegamento, della comunicazione. E’ protezione perché sostiene la persona nelle sue scelte e le impedisce di peggiorare la propria situazione; è collegamento perché ogni parte con cui la persona entra in contatto rappresenta una porta attraverso la quale può accedere all’intero insieme delle risorse; è comunicazione perché la proprietà delle reti è quella di interconnettersi e qui l’interconnessione desiderata e auspicabile è quella tra le reti informali degli individui (amici, parenti, conoscenti, ecc.), quelle sociali (mondo del lavoro, sport, associazionismo, politica, ecc.) e quelle professionali (professioni di aiuto). Non dobbiamo però dimenticare che la rete richiama anche l’immagine della trappola e può anche essere tale se essa diventa una possibilità per ingabbiare l’individuo, impedendogli di sviluppare un suo percorso verso l’autonomia. Ci si deve sempre chiedere se l’obiettivo ultimo di una terapia sia l’autonomia, per quanto limitata o residua, o la semplice uscita da una dipendenza. Il pericolo della rete è che possa infatti essere usata come strumento di controllo fine a se stesso con obiettivi che possono essere altri rispetto all’obiettivo principale della riabilitazione (figura 2: modello di rete). ter ap in ie sos titu tiv e dro pi n/s lee p ne zio ica oss int dis diagnosi re ale isu ed / m osp rcere ca i tor cativi a r ope o-edu ali i i soc o-soc c psi operatori dei servizi sociali rid uz ion ed an no 26 io presa a carico ope me ratori dic i, in sanita ferm ri ieri centri terapeutici medio/lungo termine seguito appartamenti protetti astinenza/autonomia Il modello può funzionare se si passa da una collaborazione caratterizzata dalla multidisciplinarietà (in cui ogni disciplina mantiene una sua identità di linguaggio e di punto di vista) a una collaborazione interdisciplinare dove, in relazione al problema della tossicomania, si arriva a una sorta di fusione dei saperi, delle metodologie, delle visioni e del modo di lavorare. Questa fusione epistemologica può essere raggiunta soprattutto mettendo in atto procedure che portano alla ricerca del punto di vista dell’altro e attraverso una formazione specifica. Quindi il passaggio a una struttura di rete richiede che si mettano in atto anche risorse adeguate in termini di formazione e di aggiornamento professionale. Inoltre può essere opportuno – anche per questioni economiche - riunire le diverse competenze sotto il medesimo tetto: nella realtà del nostro Cantone le Antenne potrebbero assumere questo compito ed evolvere quindi verso un Servizio socio-sanitario interprofessionale che offra le migliori premesse per un'ottimale presa a carico della persona dipendente. Un simile Servizio dovrà pure avere la flessibilità sufficiente per adeguarsi ai mutevoli bisogni socio-sanitari provenienti dalle varie dipendenze che appaiono già oggi all'orizzonte. 2.4 TERAPIE RESIDENZIALI 2.4.1 SITUAZIONE IN SVIZZERA La politica della Confederazione si rifà a un concetto che promuove da una parte la diversificazione e la personalizzazione delle offerte terapeutiche in funzione dei bisogni sanitari e 27 sociali delle persone dipendenti e, d'altra parte, punta alla professionalizzazione delle istituzioni e delle persone che si occupano della presa a carico. Il ruolo della Confederazione è quello di un contributo volto a modificare le condizioni e l'ambiente in cui agiscono i principali attori nell'ambito delle tossicomanie. Questo contributo deve agire in modo essenziale sull'offerta e questo a due livelli: favorire lo sviluppo della qualità (inclusa la sua diversità) e migliorare l'accessibilità, quindi agendo anche sugli aspetti legati al finanziamento. La politica della Confederazione nell'ambito delle tossicomanie ha immediate ripercussioni anche su quella dei Cantoni, poiché ne è vincolata sia dal punto di vista concettuale, sia da quello finanziario. Per quanto concerne il settore residenziale occorre dire che è particolarmente arduo dare un quadro omogeneo dell'evoluzione a livello nazionale, poiché i dati a disposizione non si riferiscono alle medesime categorie di strutture. Secondo l'ultima inchiesta effettuata da COSTE 3 sarebbero attualmente attive sul territorio nazionale 126 istituzioni che offrono circa 1950 posti complessivi. Confrontando questi dati con quelli di un precedente rilevamento 4 vi è da rilevare un aumento di 140 posti nei centri residenziali in cinque anni. Questo numero si è poi stabilizzato nel corso degli anni successivi. Nell'ambito di quella che possiamo definire "managerializzazione del settore", la Confederazione è di fatto promotrice di diversi progetti che prenderanno corpo nei prossimi anni e che avranno implicazioni dirette anche per il nostro Cantone: l'introduzione di un sistema di gestione della qualità all'interno delle strutture residenziali (Quathéda), lo sviluppo di un modello di finanziamento alternativo (FiSu) in seguito al prospettato ritiro dell'Assicurazione invalidità dal settore delle tossicomanie e l'unificazione delle statistiche federali del settore in un'unica statistica (progetto Act-Info). 2.4.2 SITUAZIONE IN TICINO La diversità dell'offerta terapeutico-riabilitativa residenziale è necessaria per poter permettere alle differenti istituzioni di adattare i loro concetti terapeutici a gruppi particolari di persone tossicodipendenti. I concetti su cui queste strutture si fondano devono però essere basati su conoscenze derivanti dalle scienze sociali, dalla psicologia, dalle scienze mediche e dell'educazione. Partendo da questo presupposto, gli anni ’90 hanno registrato anche in Ticino un incremento dei posti nelle strutture residenziali per tossicodipendenti in Ticino, come a livello nazionale. Questo fatto si spiega anche con un significativo cambiamento nella qualità e nella quantità del fenomeno delle tossicomanie. Centrale di coordinamento nazionale delle offerte di trattamento residenziale inerenti ai problemi di droga, 1998. 4 Urs Mühle Fachstelle. REHA 2000: Gesamtschweizerische Planungsgrundlagen für die Weiterentwicklung 3 28 Prima del 1990 esisteva nel nostro Cantone unicamente il Centro di Villa Argentina, che sino al 1994 poteva accogliere un massimo di 16 persone. Parallelamente era in funzione la Comunità terapeutica della Fondazione Terra Vecchia, ubicata nelle Centovalli, che accoglieva però in prevalenza tossicodipendenti di lingua tedesca, provenienti dalla Svizzera interna. Nel 1991 è stato aperto il Centro Il Gabbiano, struttura inizialmente predisposta per l’accoglienza di tossicodipendenti e casi sociali adolescenti, successivamente estesa alla casistica di tossicodipendenti maggiorenni. Dal 1994 il Centro di Villa Argentina ha aperto la sua terza sede a Viglio, potenziando la capacità di accoglienza fino ad un massimo di 40 pazienti. Nella prima metà degli anni ’90 l’Associazione Teen Challenge, operante sin dal 1971 in Svizzera interna nella presa a carico di tossicodipendenti, ha aperto un Centro, denominato “Casa Shalom”, ubicato a Locarno Monti. Teen Challenge è basato su principi cristiani e può accogliere un massimo di 10 persone. In ordine cronologico l’ultima struttura entrata sulla scena cantonale è il Centro residenziale a medio termine (CRMT) ubicato a Gerra Piano, dipendente dall’Associazione Comunità familiare che può accogliere fino ad un massimo di 11 utenti, per delle permanenze al massimo di quattro mesi. Prendendo in considerazione i Centri sussidiati dal Cantone - Villa Argentina, Il Gabbiano, Shalom, CRMT - possiamo indicare i posti disponibili per terapie residenziali, che ammontano attualmente a 93 (figura 3: centri residenziali). I cambiamenti in atto a livello federale sul finanziamento delle strutture, assieme 0all'evoluzione delle terapie sostitutive ambulatoriali, potrebbero indurre il Cantone a valutare attentamente l'opportunità del riconoscimento di nuove strutture in quest'ambito ed eventualmente la riduzione dell'offerta già disponibile. Quest'ultima deve in ogni caso essere adeguata e disporre di personale opportunamente formato in campo sociale e psico-educativo (art. 22 della Legge cantonale d'applicazione del 1. novembre 1999). der stationären Drogentherapie. Bern, BAG, Mai 1994 29 Figura 3: Centri residenziali e servizi ambulatoriali Centri residenziali Unità di personale Posti letto AI Tasso di occupazione 1998 1999 1998-2000 1998 1999 Villa Argentina 18,6 19,45 40 84,4 % 98,13 % Teen Challenge 6,5 6,5 10 72,3 % 54.1 % 20,09 20,28 32 92,6 % 91,1 % 7,9 7,9 11 79,25 % 87,79 % Il Gabbiano CRMT (Gerra Piano) Negli ultimi anni i dati relativi ai collocamenti finanziati dal cantone tramite la Commissione per i collocamenti volontari (CCT) sono rimasti costanti: 100-120 disintossicazioni fisiche presso gli ospedali (essenzialmente pubblici), 85-95 collocamenti effettivamente iniziati ogni anno e 25'000-30'000 giornate di presenza all'anno, per un costo annuo a carico del Cantone di 3.5-4.0 mio. di franchi. Si è inoltre assistito ad una stabilizzazione del numero di giornate di presenza in centri terapeutici situati al di fuori del Cantone. Le giornate fuori Cantone sono oggi circa ¼ del totale. Figura 4: Collocamenti terapeutici volontari finanziati dal Cantone (1990 – 1999) 140 in Ticino fuori Cantone Totale Lineare (Totale) 120 100 80 60 40 20 0 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 30 Figura 5: Evoluzione delle giornate di cura Nel Cantone Ticino Fuori Cantone Svizzera Totale Italia Giornate 1993 15’385 57% 8’989 33% 2’749 10% 27’123 100% 1994 19’499 62% 8’356 26% 3’769 12% 31’624 100% 1995 17’815 71% 4’109 16% 3’208 13% 25’132 100% 1996 17’831 67% 4’067 15% 4’652 18% 26’550 100% 1997 19’583 68% 4’634 16% 4’676 16% 28’893 100% 1998 18’810 71% 4’524 17% 3’241 12% 26’575 100% 1999 20’821 74% 4’638 17% 2’531 9% 27’990 100% Occorre ricordare che nei centri ticinesi vengono effettuati anche collocamenti (15 nel 1999) da parte dell'Autorità giudiziaria nel quadro dell'applicazione dell'art. 44 CPS. La retta di questi collocamenti è parimenti assunta interamente dallo Stato (cfr. art. 18 CPP). La nuova legge cantonale sugli stupefacenti prevede un'esplicita autorizzazione per l'esercizio di qualsiasi struttura operante sul territorio cantonale nel settore delle tossicodipendenze. Una simile autorizzazione serve a tutelare la sicurezza degli utenti e non significa perciò ancora un riconoscimento ai fini del finanziamento. Il Cantone potrà riconoscere strutture che rispondono a particolari esigenze e che assicurano prestazioni qualitativamente e finanziariamente adeguate; con queste ultime definirà appositi contratti di prestazioni. Attraverso un Regolamento di applicazione si tratterà dunque di stabilire criteri ed esigenze minime per il regime di autorizzazione, così come parametri per il finanziamento. Occorrerà inoltre valutare attentamente i nuovi bisogni che stanno affiorando e, segnatamente, le nuove tossicodipendenze e i problemi posti da pazienti tossicodipendenti con una diagnosi psichiatrica associata. Anche per le strutture stazionarie dovrà trovare maggior applicazione l'organizzazione a rete, coinvolgendo il più possibile gli altri operatori, i familiari dei tossicodipendenti, i loro datori di lavoro, le scuole e i vari enti e servizi. Infine, come già indicato negli ultimi anni, i ricoveri in strutture residenziali devono, per quanto possibile, essere effettuati nel Cantone e questo con lo scopo di permettere un reinserimento socio-professionale e familiare della persona dipendente. 2.4.3 NUOVI MODELLI DI FINANZIAMENTO (FISU) Il cambiamento della prassi sinora seguita dall'UFAS, nel senso di non ritenere più la tossicodipendenza in sé una malattia invalidante, ha creato un certo smarrimento e posto Confederazione e Cantoni di fronte alla necessità di studiare un nuovo modello di finanziamento per tutte quelle strutture residenziali per le dipendenze che sinora si sono finanziate anche attraverso l'articolo 73 LAI. Il sistema di finanziamento attualmente in vigore ha posto più di una struttura in difficoltà finanziaria per i problemi di previsione e pianificazione. 31 Gli obiettivi che ci si prefigge con il nuovo Sistema FiSu (Finanzierung Sucht) sono, tra gli altri, i seguenti: Ÿ assicurare il finanziamento delle terapie della dipendenza sul lungo termine con lo scopo di garantire un'offerta differenziata, di qualità e adeguata ai bisogni; Ÿ sostituire il sistema di pagamenti retroattivi con un sistema prospettico in cui siano chiaramente definite le prestazioni e i costi relativi (contratto di prestazioni), ciò che permetterebbe al Cantone una migliore possibilità di pianificazione; Ÿ migliorare e rafforzare la collaborazione tra i Cantoni in modo che l'offerta terapeutica possa essere complementare e assicurare alla persona dipendente il trattamento più adatto ai suoi bisogni e alle sue caratteristiche individuali. Si tratta di un modello ancora in elaborazione che verosimilmente non diventerà operativo prima del 2003. Il Cantone sarà quindi confrontato con il rischio di un accresciuto fabbisogno finanziario da parte delle strutture residenziali. I singoli Cantoni sono invitati ad accordare degli anticipi che saranno rimborsati nell'ambito di un ulteriore credito transitorio chiesto dall'Ufficio federale della sanità pubblica al Consiglio federale e al Parlamento per l'esercizio 1999. Già sin d'ora si sa che dal 2000 la Confederazione non parteciperà però più al finanziamento di soluzioni transitorie. E' dunque ipotizzabile che dall'anno prossimo il carico finanziario del Cantone aumenterà in maniera significativa, per lo meno fino all'introduzione del nuovo sistema di finanziamento, che comunque prevede un aumento della partecipazione dei cantoni. Per il 1999 il Cantone ha speso per i collocamenti terapeutici fr. 4'314'493.-Una valutazione finanziaria di queste misure sarà oggetto di una scheda che sarà allegata in un secondo tempo al presente Piano. 2.5 TERAPIE AMBULATORIALI 2.5.1 RIFERIMENTO CONCETTUALE La terapia ambulatoriale del tossicomane, così come quella stazionaria, parte dal presupposto che bisogna rispondere a bisogni individuali eterogenei con specifici approcci terapeutici, che tengano conto della progettualità, delle risorse e del momento motivazionale del paziente. Abbandonata dunque l'idea dell'intervento sequenziale valido per tutti e per ognuno (catena terapeutica) si volge oggi lo sguardo verso un’accurata analisi della sofferenza della persona (diagnosi) e verso la definizione di un piano terapeutico che sappia cogliere, dalla panoplia delle possibilità, la miglior opzione per il paziente specifico, così come avviene in altri ambiti dell'arte medica. La scelta dell'opzione deve avvenire sempre più in base a un approccio scientifico di prova dell'efficacia (evidence-base medecine). 32 Per prima cosa occorre togliere in ogni modo al paziente dipendente la "fame della droga" (craving), con un'adeguata sostituzione farmacologica. Poi, sempre nella fase iniziale, occorre porre una corretta diagnosi di tutti gli aspetti: medici, psichiatrici, psicologici, sociali, educativi. Solo allora è possibile cogliere, con maggior chiarezza, l'opzione terapeutica adeguata: collocamento terapeutico residenziale, terapia ambulatoriale sostitutiva o altro. Per la maggioranza delle forme di grave dipendenza, la sostituzione farmacologica è presupposto indispensabile all'entrata "in materia": è infatti materialmente impossibile iniziare a parlare di progetti e di piani terapeutici con una persona in preda alla crisi d'astinenza. A ogni nuovo contatto qualsiasi operatore deve valutare questo aspetto. La terapia ambulatoriale è caratterizzata dall'approccio sostitutivo, in quanto la persona deve poter organizzare la sua giornata liberandosi dai sintomi d'astinenza. Ciò avviene tramite farmaci che controllano questi sintomi: particolarmente noto a questo fine è il metadone, ma anche altri farmaci sono utilizzati in Svizzera e all'estero (buprenorfina, LAAM, morfina, ecc.). I farmaci sostitutivi, a differenza dell'eroina, non procurano piacere. La sostituzione farmacologica permette alla persona di "rompere" con il bisogno compulsivo di ricercare la droga. L'obiettivo di una cura ambulatoriale è, come per la cura stazionaria, la cessazione del consumo di eroina, l'allontanamento dal “giro" del consumo e la ricerca di una stabilità dal profilo sanitario e sociale. Varie sono le differenze tra l'approccio stazionario e quello ambulatoriale: l'intensità del sostegno psicologico, educativo, sociale, la presenza di una struttura protettiva, il numero dei contatti con personale curante, ecc. Tuttavia la differenza sostanziale è che la terapia sostituiva ambulatoriale "lega" il paziente all'assunzione quotidiana di un farmaco con il rischio di prolungare nel tempo la dipendenza. Questo fatto è stato per molto tempo oggetto di profonde discussioni che hanno polarizzato l'opinione pubblica. Va fatto notare però che anche nei centri terapeutici sono sempre più numerosi i pazienti che assumono psicofarmaci quale medicazione di patologie psichiatriche concomitanti (secondo recenti studi sarebbero presenti in oltre il 70% delle persone tossicodipendenti). Dunque l'astinenza da qualsiasi sostanza intesa come obiettivo prioritario sul quale concentrare ogni sforzo non è un'opzione sempre prioritaria, pertinente, adeguata e fattibile. Ciò non significa certamente affermare il contrario: cioè banalizzare la dipendenza. Significa però tenere conto delle diverse risorse dell'individuo e adattare i propri interventi alle stesse. 2.5.2 ANTENNE Le Antenne sono servizi ambulatoriali di utilità pubblica le cui prestazioni sono essenzialmente pagate dallo Stato ed erogate gratuitamente all'utente. Cinque sedi sono presenti nel territorio: l'Antenna Alice con tre sedi nel Sottoceneri (Lugano, Cagiallo e Chiasso) e l'Antenna Icaro con due sedi nel Sopraceneri (Bellinzona e Locarno). Da un quarto a un terzo dei tossicodipendenti del Cantone sono presi a carico, dal profilo psico-sociale ed educativo, dalle Antenne. Nel 1999 le Antenne hanno infatti complessivamente preso a carico 498 persone e 267 famiglie. Le Antenne si rivolgono in primo luogo a chi consuma sostanze stupefacenti e in secondo luogo a persone coinvolte nel problema per legami familiari, affettivi o professionali. Esse agiscono a livello ambulatoriale e intervengono in quello residenziale in qualità di enti collocanti. In questa 33 funzione, accolgono la persona tossicodipendente, ne valutano la situazione psicosociale, i bisogni, la motivazione e la progettualità. Su questa base l'Antenna sceglie con la persona la migliore opzione di intervento: piano terapeutico riabilitativo o conservativo accompagnando poi la persona in questo suo percorso. Questo accompagnamento si riferisce alla fase della disintossicazione fisica, del collocamento terapeutico in una struttura residenziale, della psicoterapia individuale e familiare, della mediazione del disagio relazionale. Pur non offrendo autonomamente terapie sostitutive, le Antenne offrono ai pazienti in cura sostitutiva (con metadone) il necessario sostegno psicosociale. Tra la loro attività, da segnalare anche il sostegno a livello di prevenzione secondaria accordato a quei giovani che hanno già avuto contatti con le droghe e che presentano una situazione a rischio. I compiti delle Antenne necessitano di essere adattati ai cambiamenti avvenuti nel settore. Il Consiglio di Stato riconosce la necessità di disporre a breve termine nel Cantone Ticino di servizi socio-sanitari interprofessionali, che possano fungere da centri di riferimento per una corretta presa a carico della persona tossicodipendente. Per questo motivo incoraggia le Antenne a evolvere in questa direzione. Per fungere da centro di riferimento, qualsiasi servizio dovrà necessariamente esibire tutte le competenze elencate nel capitolo 2.3.2 (educatore, infermiere, medico, assistente sociale, psicologo), senza le quali verrebbe meno la credibilità e quindi la legittimazione verso terzi. Una simile evoluzione da parte delle Antenne comporta ovviamente una completa ridefinizione del mandato e un finanziamento adeguato. La legge d'applicazione della Legge federale sugli stupefacenti prevede il finanziamento di servizi ambulatoriali mediante l'articolo 31 e 32. A beneficiare di queste disposizioni sono appunto le Antenne Alice – gestita dall'omonima associazione – e Icaro – gestita da Comunità familiare (9 unità di personale per ogni Antenna). Il costo totale delle Antenne sulla base del consuntivo 1999, è così ripartito: Voce Percentuale Importo Assicurazione invalidità 50 % Fr. 1'083'979 Cantone 46 % Fr. 997'260 Comuni 4% Fr. 86'718 100 % Fr. 2'167'958 Totale A queste prestazioni ambulatoriali, come d’altronde a quelle legate alle terapie sostitutive (metadone), vanno aggiunti gli eventuali costi inerenti le assicurazioni sociali, le prestazioni assistenziali o le rendite, ecc. 34 Il sussidio della Confederazione, per il tramite dell'Ufficio federale delle assicurazioni sociali, è attualmente in fase di nuova definizione, in seguito all'introduzione della modalità di finanziamento con "contratto di prestazione". Anche per il nostro Cantone, sulla base del Decreto legislativo concernente la modifica del sistema di sussidio a enti, istituzioni, associazioni, fondazioni e aziende autonome del 16 dicembre 1999, si sta abbandonando il sistema basato sulla copertura del fabbisogno d'esercizio per passare al sistema di finanziamento globale, calcolato annualmente sulla base dei mandati di prestazione e della relativa attività. Anche per le Antenne si è optato per un finanziamento basato su un contributo globale per le spese di esercizio determinato tramite un contratto di prestazione. Si prevede per il momento di mantenere il limite del 75% dei costi di gestione. Il contratto cantonale è opportuno anche in presenza di trattative per il contratto nazionale con l'UFAS. Nell'elaborazione di questo contratto con le Antenne si farà capo ai lavori preparatori già effettuati nelle trattative con l'UFAS. 2.5.3 TERAPIE SOSTITUTIVE CON METADONE La scoperta del metadone risale alla seconda guerra mondiale. La ricerca di un potente analgesico porta alla scoperta di questa sostanza, che è un agonista oppiaceo: un prodotto con azione simile a quella della morfina. Il suo impiego quale succedaneo dell’eroina risale però all’inizio degli anni ’60, grazie ai lavori di un farmacologo - Vincent Dole - e di una psichiatra – Marie Nyswander presso la Rockfeller University di New York, città confrontata con l’emergenza dell’epidemia di tossicodipendenza. L'impiego clinico del metadone non pone particolari problemi: si tratta di un farmaco ben tollerato, la cui azione dura facilmente 24 ore. Il suo effetto si svolge a livello cerebrale, dove riequilibra il complesso sistema neuro-ormonale manomesso dall'eroina. La sua tossicità è molto ridotta ma, come molti psicofarmaci, crea dipendenza. Il lavoro scientifico realizzato dal gruppo di Dole rappresenta ancora oggi la base teorica di riferimento per le cure sostitutive con metadone 5. Nel frattempo vi è un'ampia letteratura scientifica circa l'efficacia del suo impiego nell'ambito di terapie ben strutturate 6. 5 6 Dole V, Nyswander M. Heroin addiction - a metabolic disease. Arch Internal Medicine 1967;120:19-24. Yancovitz S, Des Jarlais D, Peyser, N, Drew E, Friedmann P, Trigg H, Robinson J. A randomized trial of an interim methadone maintenance clinic. Am J Public Health 1991;81:1185-1191. 35 Il metadone si dimostra efficace nel ridurre il consumo di droghe più pericolose e illegali, soprattutto dell’eroina. E’ velocemente integrato con la maggior parte degli stili di vita e, assunto per via orale, non produce nell’individuo effetti sull’umore o sulle funzioni cognitive che si provano con l’eroina. I pazienti in cura metadonica mostrano un netto miglioramento delle condizioni di vita. Cala la criminalità e un numero minore di persone si infetta con i virus dell’epatite e dell’HIV. Molti pazienti sotto metadone mantengono il posto di lavoro, sono genitori responsabili e guidano l’automobile. Con un buon accompagnamento psicologico e sociale, le chances di astinenza definitiva sono buone 7. Inoltre le cure metadoniche hanno dato prova di un favorevole rapporto costo-efficacia 8. 2.5.4 SITUAZIONE IN SVIZZERA La Svizzera conosce un’evoluzione epidemiologica della tossicodipendenza simile a quella degli altri paesi europei, con qualche anno di ritardo rispetto agli Stati Uniti d’America. L’apertura nei confronti dell’approccio sostitutivo con metadone avviene invece con maggior rapidità che negli USA, dove persiste fino agli anni '90 il pregiudizio nato dal fallimento di una generalizzazione grossolana dell'impiego di questo farmaco. I lavori pionieristici di ricerca, effettuati negli anni ’80 presso i servizi sociopsichiatrici dell’Università di Zurigo (prof. A. Uchtenhagen), portano abbastanza rapidamente all'elaborazione di regole terapeutiche. L’impiego del metadone in Svizzera prende piede nella seconda metà degli anni ’70, in coda alla modifica della Legge federale sugli stupefacenti del 1975. Con l’introduzione nella legge federale dell’articolo 15a, cpv. 4, Berna chiede ai Cantoni di subordinare ad autorizzazione speciale l’utilizzo di stupefacenti a fini terapeutici per tossicomani. Prima di quella data ogni singolo medico valutava autonomamente se prescrivere o meno questo o altri stupefacenti ai suoi pazienti tossidipendenti. Per tentare di armonizzare le pratiche di prescrizione Confederazione e Cantoni chiedono che una Commissione federale d’esperti faccia il punto sul metadone. Ciò avviene una prima volta nell’aprile del 1984 con il “Primo rapporto nazionale sul metadone”, al quale fa seguito un secondo rapporto nell’agosto 1989 e, nel dicembre del 1995, il terzo rapporto. Questi rapporti rappresentano vere e proprie “linea guida” nazionali per le terapie sostitutive. L’ultimo rapporto sancisce come la cura metadonica rappresenti una terapia efficace, economica ed adeguata, criteri che ne sanciscono l'assunzione dei costi da parte degli assicuratori malattia. Il testo sottolinea anche la necessità di un approccio e una cooperazione interdisciplinare, di un’apertura verso la sperimentazione, e della necessità di agire con rigore e metodo scientifico. McLellan AT, Arndt IO, Metzger DS, et al. The effects of psychosocial services in substance abuse treatment. JAMA. 1993; 269:1953-9. 8 Kraft MK, Rothbard AB, Hadley TR, McLellan AT, Asch DA. Are supplementary services provided during methadone maintenance really cost-effective? Am J Psychiatry. 1997 Sep;154:1214-9. 7 36 La pratica di prescrizione del metadone si allenta in quasi tutti i Cantoni e Paesi europei nel corso della prima metà degli anni ’90, non da ultimo a causa dell'epidemia di Aids, contro la quale le cure metadoniche hanno dato prova di grande efficacia. Il numero dei tossicodipendenti che possono beneficiare della terapia aumenta fino a raggiungere la quota stabile di 15'000 pazienti circa nella seconda metà degli anni ’90 (figura 6). Figura 6. Evoluzione del numero di pazienti curati con metadone in Svizzera. 18000 16000 14000 12000 10000 8000 6000 4000 2000 0 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2.5.5 SITUAZIONE IN TICINO Il nostro Cantone offre ai propri tossicomani - sin dal 1978 - l’opzione terapeutica con metadone. Fino al 1986 il settore è regolato unicamente dalla normativa federale del 1975 e della legge d’applicazione cantonale del 1978. Il 24 giugno 1986, considerato l’aumento numerico dei pazienti in cura e le preoccupazioni precedentemente descritte, il Governo ticinese si dota di un “Decreto esecutivo concernente il trattamento ambulatoriale di tossicomani con stupefacenti”, che subordina ogni singolo trattamento ad un’esplicita autorizzazione, limitata nel tempo, rilasciata dal Medico cantonale ad personam, dopo avere sentito l’avviso di un’apposita commissione statale. Il clima nel quale la normativa è varata è contraddistinto dall’aspro confronto ideologico tra fautori e contrari del metadone, giunto con circa 10 anni di ritardo dagli Stati Uniti d’America. Questo clima permane tale fino agli anni ’90. Tuttavia nel 1992, per proposta dell’Ordine dei medici, questa laboriosa normativa è abbandonata a favore di un ordinamento più leggero, che restituisce al medico l’esercizio di una maggiore autonomia terapeutica e di una più estesa responsabilità, sia terapeutica che penale. Il Consiglio di Stato (CdS) vara, il 7 ottobre 1992, il nuovo Regolamento sulle cure ambulatoriali con metadone, a tutt’oggi in vigore. Tra le novità del Regolamento ’92 spicca il duplice compito che il CdS attribuisce al Medico cantonale: a) promuovere ed organizzare la formazione dei medici, b) effettuare una valutazione 37 scientifica delle cure. Obiettivo ultimo è il miglioramento della qualità delle cure, considerata deficitaria. La stabilità del numero di soggetti in cura metadonica nel corso degli ultimi anni segna una probabile “saturazione” della domanda. Dei circa 1'700 tossicomani da eroina valutati nel nostro Cantone, circa 900 sono regolarmente in terapia metadonica (53%), mentre 1'300 circa sono stati – almeno una volta – in cura (76%). In altre parole, il rapporto tra pazienti in cura e tossicodipendenti da eroina è di 5 a 10, contro i 6:10 di Amsterdam e i 2:10 degli Stati Uniti, la cui politica è da anni ferma sulle posizioni del passato e sulla strategia definita “zero tolerance”. Figura 7. Evoluzione del numero di pazienti trattati con metadone in Ticino. 1000 900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 1980 1981-89 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2.5.6 CONCETTO 1997 SULLE TERAPIE SOSTITUTIVE Il concetto elaborato nel 1997 congiuntamente dal Medico cantonale e dall'Ordine dei medici propone un pacchetto di misure che ruotano attorno ai due assi della formazione e della valutazione delle cure. Per quanto riguarda l'asse "formazione", il programma, che ha assorbito la maggioranza delle energie nella fase iniziale 1998 e 1999, è attualmente in pieno svolgimento e le misure essenziali (output) sono: • l’organizzazione di due corsi di aggiornamento annuali (di mezza giornata l’uno), • la preparazione di un opuscolo didattico sulle cure, • l’adattamento alla realtà ticinese del Vademecum delle cure dei Cantoni Vaud e Ginevra, • la preparazione di una pagina internet (www.ti.ch/med) per gli operatori del settore. Per quanto attiene all'asse "valutazione", sul quale abbiamo concentrato gli sforzi nel corso di quest'anno, le misure essenziali sono legate alla gestione dello studio di coorte, il cui inizio è 38 avvenuto il 1. febbraio 2000. Si tratta di uno studio epidemiologico prospettico sulla totalità dei pazienti in cura sostitutiva con metadone, che ci permette di descrivere questa popolazione in rapporto a variabili quali l'età, il sesso, la nazionalità, il consumo parallelo di altre sostanze, i trattamenti pregressi, l'integrazione sociale e professionale, così come la stabilità psico-fisica. La gestione di questo studio, per il quale ognuno dei 130 medici attivi nel settore ha fornito i dati relativi al collettivo di circa 900 pazienti, rappresenta contemporaneamente un momento privilegiato di formazione. Infatti il questionario elaborato per lo studio aveva quale obiettivo anche quello di fungere da check-list per il medico di famiglia; una check-list da conservare nella cartella sanitaria. 2.5.7 ME TI TOX I dati che emergono dallo studio permettono di disporre di una "radiografia" della situazione, sulla quale chinarsi sia nell’ambito dei corsi centralizzati, sia nell’ambito degli incontri formativi locali promossi da un apposito progetto denominato "MeTiTox" (medici ticinesi contro la tossicomania). Si tratta di un progetto finalizzato a motivare il maggior numero possibile di medici di famiglia a occuparsi di persone tossicodipendenti ed etiliste, a migliorare la qualità delle cure, a migliorare la collaborazione all'interno dei medici e a favorire i contatti con altri operatori, nell'ottica di un lavoro in rete. MeTiTox s'inserisce dunque nel pacchetto di misure promosse dal Medico cantonale ed è finanziariamente sostenuto, oltre che dal DOS, anche dall'Ufficio federale della sanità pubblica e dall'Ordine dei medici del Cantone Ticino. Il nome "MeTiTox" prende lo spunto da un analogo progetto che ha coinvolto tutta la romandia (MedRoTox) e va dunque visto anche come detonatore di un processo intercantonale/federale – a medio-lungo termine – di promozione continua della qualità. 39 2.5.8 ALTRE SOSTANZE SOSTITUTIVE I progressi delle neuroscienze e la comprensione dei meccanismi legati ai neurotrasmettitori cerebrali aprono costantemente nuove prospettive per l’impiego di altri farmaci psicoattivi con finalità sostitutive. Negli anni ’90 suscitano interesse quali surrogati dall’eroina sostanze già note in campo medico come la buprenorfina, la morfina, il naltrexone, il LAAM. Molti di questi non trovano tuttavia – per ragioni cliniche – un adeguato impiego; la loro diffusione rimane dunque limitata. 2.6 I L TRATTAMENTO A BASE DI EROINA 2.6.1 IN SVIZZERA Con l’adozione del Decreto federale urgente del 9 ottobre del 1998 e, per lo meno, fino al 2004 il trattamento a base di eroina è una realtà ancorata nella politica dei quattro pilastri della Confederazione ed è considerato a tutti gli effetti una terapia. La storia di questa esperienza inizia verso la fine degli anni ‘80 con la nascita delle scene aperte in alcune grandi città che resero palesi le condizioni di disagio, di marginalità e di sofferenza delle persone tossicodipendenti. In queste città ci si trovò confrontati con una nuova miseria sociale con tutto quello che ciò comportava in termini di sicurezza sociale, criminalità, precarietà sanitaria. Nel 1991 la Confederazione tentò di far fronte a questa situazione varando un Pacchetto di misure concrete che conteneva il nucleo dell’attuale politica dei quattro pilastri. Si arrivò così nel 1994 alla proposta di introdurre in via sperimentale, tra le misure di riduzione del danno, i trattamenti a base di eroina. Tra le indicazioni che stavano all’origine di questa scelta, la situazione di miseria in cui si trovano le persone dedite al consumo di eroina, i rischi di infezione (HIV, epatite A, B, C) a cui sono esposte e, non da ultimo, l’insuccesso delle terapie tradizionali sulle persone con una tossicodipendenza più grave. Si tratta in genere di persone difficili da avvicinare e da convincere a entrare in un programma di disintossicazione e di riabilitazione basato sull’astinenza o su terapie sostitutive. 40 Con il proseguire della sperimentazione il programma di prescrizione di eroina si è progressivamente spostato dal pilastro della riduzione del danno a quello del trattamento e della terapia con i seguenti obiettivi: • migliorare lo stato di salute della persona tossicodipendente; • reintegrarla nell’attività lavorativa migliorandone le capacità; • convincerla a rinunciare all’uso di sostanze non prescritte; • eliminare le cause che la portano a delinquere; • giungere all’uscita dalla dipendenza come obiettivo a lungo termine. Questi obiettivi sono poi stati consolidati con il Decreto federale urgente del 9 ottobre 1998, approvato in votazione popolare il 13 giugno del 1999. 2.6.2 VALUTAZIONE GLOBALE Il programma ha consentito di ottenere un miglioramento sensibile e una stabilizzazione dello stato di salute della persona tossicodipendente. Il consumo di sostanze non prescritte nel corso del trattamento è diminuito in modo significativo, mentre il numero dei pazienti con un’attività lavorativa è nettamente aumentato anche se per lo più in ambito protetto. La delinquenza si è ridotta in modo drastico. In un rapporto redatto dall’Institut de police scientifique et de criminologie9, si può leggere tra l’altro: “les données autoréportées des toxicomanes participant à des projets de l’OFSP. Interviewés tous les 6 mois, permettent de conclure à une diminution draconienne de la délinquance. Parmi les personnes traitées, les vols graves et la vente de drogues particulièrement ont diminué de plus de 80%. Par contre, la diminution est faible pour délits peu liés au mode de vie des toxicomanes” e, in conclusione: “par rapport à la prévention de la criminalité le traitement à l’héroïne peut être qualifié d’une des mesures les plus efficaces jamais tentées dans le domaine de la prévention de la criminalité. ” Per quanto riguarda l'ultimo obiettivo, il programma non ha ancora prodotto risultati apprezzabili. Va detto che, sebbene l'uscita dalla dipendenza costituisca un obiettivo a lungo termine, è 9 Killias M. Et al. 1999: Rapport final sur les effets de la prescription de stupéfiants sur la délinquence des toxicomanes établi sur la base de données autoreportées, policiers et du casier judiciaire. Lausanne: Institut de Police scientifique et de criminologie. 41 importante che per un programma che si dica terapeutico e non solo di riduzione del danno, una parte significativa delle persone coinvolte arrivi a una guarigione definitiva. Il rapporto conclusivo dell’Institut für Suchtforschung e dell’Istituto di medicina sociale e preventiva dell’Università di Zurigo10 in relazione agli esperimenti sulla prescrizione medica di stupefacenti, raccomanda la continuazione del programma di prescrizione medica di eroina a condizione che, anche in futuro, continui a essere applicato in modo restrittivo e mirato a particolari gruppi di persone dipendenti da eroina con i quali altre terapie non hanno dato risultati significativi. 2.6.3 CRITERI DI INCLUSIONE NEL PROGRAMMA Le persone che possono beneficiare di un trattamento a base di eroina devono rispondere infatti ai seguenti criteri: Ÿ essere dipendenti dall’eroina da almeno due anni; Ÿ essersi già sottoposte senza successo a due altri tipi trattamento; Ÿ avere almeno 18 anni; Ÿ presentare uno stato fisico, psichico e sociale deficitario, riconducibile al consumo di droga. Nel 1999 le persone in trattamento con eroina sono passate da 747 nel mese di febbraio a 937 alla fine di dicembre (media di 880). 180 pazienti sono usciti dal trattamento. 107 (60% di 180) si sono orientati prevalentemente verso trattamenti con il metadone o una terapia centrata sull’astinenza. I posti offerti nel 1999 erano 1065. Dopo il voto sul Decreto urgente, cinque nuovi Cantoni hanno annunciato il loro interesse a offrire trattamenti a base di eroina a persone gravemente dipendenti da questa sostanza nell'ambito di programmi di presa a carico interdisciplinare. Per quanto riguarda i costi, un paziente trattato con eroina costa in media tra i 50 e i 55 fr. al giorno, ciò che rappresenta un ammontare annuo di fr. 20'000 per paziente; in questa cifra non sono compresi i costi generici quali vitto, alloggio, eventuali ricoveri ospedalieri, trattamenti medico-sociali, ecc. Un'analisi dell'anno di riferimento 199811, ha mostrato che i costi della terapia sono ripartiti tra le casse malati (ca. il 30%), i pazienti (25%), i cantoni e i comuni (26% ca.) così come dalla Confederazione (17% ca.). 10 ISF&ISPMZ. Versuche für eine ärztliche Verschreibung von Betäubungsmitteln: Abschlussbericht der Forschungsbeauftragten / Synthesebericht. ISF&ISPMZ: Zürich (Juni 1997). 11 Frei A., Greiner R.-A. 2000: Analyse des coûts du traitement avec prescription d'heroïne dans des conditions de routine, Health Econ Basel, Mars 42 Dato il sistema di finanziamento previsto dal nostro Cantone in cui i Comuni non sono chiamati a contribuire alla presa a carico della persona tossicodipendente e considerata l'intenzione della Confederazione di ritirarsi progressivamente dal finanziamento diretto in questo ambito, vi è da ritenere che l'onere maggiore di questa terapia sarebbe a carico del Cantone. 2.6.4 RAPPORTO DEL GRUPPO DI ESPERTI DESIGNATO DALL'OMS Nel 1994 è stato chiesto all'OMS di costituire un gruppo di esperti internazionali per valutare il programma di ricerca sulla prescrizione di eroina. Il giudizio uscito da questo gruppo di 23 esperti provenienti da 10 paesi, è globalmente positivo12. Si precisa però che la prescrizione medica di eroina può essere effettuata in maniera sicura e accettabile per la collettività solo in un quadro strettamente controllato dove il paziente si inietta la sua dose all'interno dei locali di un centro terapeutico e che questo contesto ha prodotto un miglioramento della persona dipendente per quanto riguarda la sua salute e il suo inserimento sociale. Le critiche che vengono rivolte al programma sono soprattutto legate alla mancanza di un vero e proprio gruppo di controllo che consentisse di attribuire in maniera certa i miglioramenti intervenuti nelle persone all'uso dell'eroina piuttosto che alle misure di accompagnamento messe in atto. Si fanno inoltre alcune obiezioni sulla mancata diminuzione del consumo di sostanze: per quanto riguarda l’eroina illecita solo supposta sulla base di interviste, per le altre la diminuzione è stata avvalorata da un riscontro sistematico attraverso l'analisi delle urine. La raccomandazione è che vengano studiati ulteriormente tutti i medicamenti sostitutivi e la loro potenzialità in una situazione di effettiva confrontabilità con l'esperimento messo in atto per l'eroina. Inoltre si osserva che: “les possibilités de transposition des résultats des essais à d’autres pays sont faibles du fait de la situation politique et sociale très particulière de la Suisse”13. Ali R. et al.: Report of the External Panel on the Evaluation of the Swiss Scientific Studies of Medically Prescribed Narcotics to Drug Addicts (sintesi dell'UFSP: Berna, 16 aprile 1999). 13 Ali R. et al.: Report of the External Panel on the Evaluation of the Swiss Scientific Studies of Medically Prescribed Narcotics to Drug Addicts (sintesi dell'UFSP: Berna, 16 aprile 1999). 12 43 2.6.5 SITUAZIONE IN TICINO L’esperienza del trattamento a base di eroina è sempre stata seguita con grande attenzione in Ticino. Il 27 aprile 1992, dopo aver consultato il Gruppo operativo droga (GOD) in merito al progetto di Ordinanza federale sulla sperimentazione con eroina, il Consiglio di Stato scriveva: “si ritiene che per il momento il nostro Cantone non è ancora confrontato con un’emergenza tale da indurci a proporre misure particolari sotto forma di progetti pilota. Ciononostante preavvisiamo favorevolmente il progetto di ordinanza anche per questo aspetto, poiché si tratta di offrire opportunità a Cantoni, Comuni e organizzazioni private, che lo ritengono giustificato e opportuno, di effettuare sperimentazioni circoscritte, sotto forma di progetti pilota.” Questa posizione di interesse, ma di sostanziale attesa, è stata ribadita a più riprese dal GOD e dal Consiglio di Stato. Il 31 maggio 1999 in merito alla votazione popolare sul Decreto federale urgente, il GOD così si esprimeva nel comunicato stampa: a) la prescrizione medica di eroina è uno fra i diversi strumenti possibili per la terapia e la riduzione del danno nella tossicodipendenza. Essa è però ammissibile unicamente se accompagnata da un’importante presa a carico psico-sociale; b) in Ticino non esistono al momento progetti intesi a introdurre tale trattamento, ritenuto che sinora sono stati accertati ampi spazi di miglioramento nell’ambito delle attuali terapie; c) in ogni caso il GOD ritiene che il trattamento a base di eroina non debba essere generalizzato, ma restare piuttosto uno strumento da applicare solo nell’ambito delle condizioni previste del Decreto urgente. L’attuale Gruppo Esperti non ha preclusioni ad entrare nel merito di questa forma di trattamento, tuttavia ritiene importante approfondire le indicazioni e valutarne i bisogni e la fattibilità nel modo più oggettivo possibile. Ritiene inoltre più opportuno collocare questo trattamento tra le misure di riduzione del danno piuttosto che considerarlo una terapia vera e propria. 2.7 SVILUPPI FUTURI Nell'ambito delle terapie ambulatoriali sostitutive, che vedono impegnati medici, operatori delle Antenne, servizi di psichiatria e altri singoli professionisti, lo sviluppo necessario e prevedibile è quello finalizzato ad un miglioramento della qualità. Infatti, se nella seconda metà degli anni '90 l'opzione è stata quella di abbassare la soglia d'accesso alla terapia, per permettere di agganciare un numero massimo di persone tossicodipendenti togliendole dal mercato nero (e 44 riducendo così la domanda), con il concetto 1997 si è voluto dare maggior accento alla promozione della qualità. Il pacchetto di misure proposto vuole colmare gli ampi margini di miglioramento presenti in questo settore delle cure che, ricordiamo, è frequentato quotidianamente da un tossicomane su due. Così facendo si rafforza la politica innovativa decisa dal CdS già nel 1992. La sfida che ci attende consiste nel trovare le migliori collaborazioni possibili tra i diversi professionisti coinvolti: medici, farmacisti, psicologi, operatori socio-educativi e altri, affinché si sviluppino appieno le possibili sinergie. Lo sviluppo prospettato nel capitolo relativo alle Antenne potrebbe rappresentare, in quest'ottica, una preziosa opportunità. Gli sforzi di formazione e aggiornamento vanno perseguiti e allargati anche ai farmacisti, in collaborazione con l'Ordine professionale. Il farmacista, testimone diretto della somministrazione quotidiana del metadone in farmacia, rappresenta infatti un importante partner terapeutico, la cui funzione dev'essere valorizzata per esempio nella valutazione circa le interazioni farmacologiche possibili in pazienti con più farmaci e nello sviluppo di contatti personali diretti con il tossicodipendente. L’ambito terapeutico è dunque sempre più caratterizzato dall’improrogabile necessità di un intervento multi- e interdisciplinare, che presuppone tuttavia il non facile superamento di linguaggi, culture e rappresentazioni specifiche alle singole professioni. Appare fondamentale condividere la consapevolezza di non possedere ricette magiche e di dover trovare, tramite la sperimentazione e la ricerca, nuove soluzioni a vecchi ma non risolti problemi. La sperimentazione quale esperienza interprofessionale aggregante richiede inoltre l’esplicito riconoscimento del metodo scientifico, quale assieme di norme esplicite in base alle quali leggere, valutare e interpretare la realtà. La formazione dovrà prestare particolare attenzione a questo aspetto. 45 IIIO PILASTRO : LA RIDUZIONE DEL DANNO 3.1 I NTRODUZIONE La riduzione del danno rappresenta oggi uno dei quattro pilastri sui quali è basata la politica nazionale di “lotta alla droga”, con un ampio sostegno di popolo e Cantoni. In termini concreti la politica della riduzione del danno si propone innanzitutto di modificare i comportamenti dei consumatori di droghe in modo da ridurre i rischi maggiori per la salute fisica, psichica e per il degrado sociale. Questo approccio si rivolge di conseguenza soprattutto ai consumatori più emarginati, quelli cioè che consumano droghe cosiddette “pesanti” (eroina, cocaina), particolarmente dannose per la salute e perniciose per gli aspetti penali. Al centro dell’attenzione terapeutica non vi è quindi prioritariamente il tipo di consumo o la necessità di giungere rapidamente all’astinenza, bensì lo stato di salute della persona dipendente. Poiché il consumo di droghe rappresenta, nella vita della maggioranza delle persone dipendenti, una fase transitoria, attraverso le misure di questo pilastro si vuole aiutare la persona a “transitare” da questa fase, senza riportarne danni duraturi. Non appena la persona riesce a stabilizzare il suo equilibrio di vita, si tenterà di condurlo verso misure appartenenti al secondo pilastro, quello terapeutico. Appartengono classicamente a questo pilastro: • programmi di riduzione del rischio d’infezione • programmi di consegna di materiale d’iniezione nelle carceri • programmi di metadone a bassa soglia • progetti che favoriscono l’integrazione sociale • progetti pilota presso prostitute tossicodipendenti 3.2 RIFERIMENTO CONCETTUALE L’esigenza di un’astinenza assoluta dopo una disintossicazione – fedele al concetto della catena terapeutica – si è rivelata purtroppo fatale per molti tossicodipendenti deceduti in seguito all’overdose, all’Aids o ai suicidi. La medesima esigenza ha condotto altri tossicodipendenti a vivere seriamente handicappati per malattie infettive (epatiti, Aids) o per poli-tossicodipendenza. 46 Il pilastro della riduzione del danno (harm reduction) è certamente l’ultimogenito della famiglia e, come tale, fa fatica per farsi conoscere, apprezzare e accettare negli ultimi 10 anni. In questo pilastro sono comprese tutte le misure volte ad evitare il deterioramento dello stato di salute fisica e psichica del tossicodipendente, e il mantenimento di una situazione sociale accettabile per la persona e per la comunità. È implicito che in ogni programma vi è il rischio del prolungamento dello stato di dipendenza. Questo nuovo pilastro sconvolge inizialmente un caposaldo della politica di lotta alla droga; fino all’inizio degli anni ’90 l’obiettivo di ogni trattamento della dipendenza è il raggiungimento di una vita autonoma e responsabile senza uso di droghe. Ammettere che possa essere proposto un intervento al cui centro dell’attenzione non è vi è l’astinenza, ma lo stato di salute della persona, presuppone un importante cambio di paradigma. Motivazioni umane, etiche e finanziarie sono alla base dell’opportunità di garantire agli individui dipendenti da eroina l’accesso a trattamenti di alta qualità, indipendentemente dalla capacità della persona di far capo, in quel preciso momento, a risorse individuali e sociali. 3.3 S ITUAZIONE ATTUALE 3.3.1 DISTRIBUZIONE DI AGHI E SIRINGHE Il vasto accesso a materiale d’iniezione sterile (aghi e siringhe) era già una realtà nella seconda metà degli anni ’80 nell’ambito della politica di lotta all’Aids. Il Cantone Ticino ha seguito con un certo ritardo ma, verso il 1992-1993, un gran numero di farmacie del nostro Cantone ha accettato, assieme ai Servizi di pronto soccorso degli ospedali dell’Ente ospedaliero, di mettere a disposizione questo materiale alle persone tossicodipendenti. Tra il 1993 e il 1994, durante il periodo della scena aperta del Letten (chiuso nel febbraio 1995), i programmi di distribuzione di siringhe in loco hanno preso piede, principalmente nella Svizzera tedesca, e – ancorché meno vistosi - in Svizzera romanda. Il Ticino non dispone di un vero e proprio programma. Al riguardo sia i servizi socio-educativi specializzati (in particolare le Antenne), sia i farmacisti hanno avuto posizioni spesso contrastanti sulla questione. 3.3.2 LOCALI D’INIEZIONE Uno dei primi interventi concreti nell’ambito di questo pilastro è l’apertura delle cosiddette Gassenzimmer, appositi locali ove il tossicodipendente può iniettarsi la droga senza stress e in buone condizioni igieniche, in quanto vi trova il materiale necessario. Si tratta di locali a bassa 47 soglia diffusi essenzialmente nella Svizzera tedesca. Dei 23 locali che offrono materiale sterile alla fine del 1995 (nei Cantoni AG, BE, BS, GE, LU, SG, SH, SO, ZH), 13 sono provvisti di un apposito locale d’iniezione. In questi locali non ci si preoccupa dell’identità anagrafica del tossicodipendente e neppure vi è un approccio sociale “invasivo”. Tuttavia nel 1993 agli operatori sociosanitari attivi in queste strutture si presentano non meno di 50'000 contatti / mese, con le conseguenti possibilità di aggancio. 3.3.3 IL METADONE E LE ALTRE SOSTANZE SOSTITUTIVE L’impiego del metadone, come pure delle altre sostanze sostitutive illustrate nel capitolo relativo alle terapie (vedi 2.5.3., 2.5.8., 2.6.), può concettualmente rientrare anche in questo pilastro. Infatti non è solo la sostanza a caratterizzare la cura della persona dipendente, ma anche l’assieme delle misure di accompagnamento di tipo riabilitativo. A dipendenza dell’intensità di queste misure il trattamento effettuato con metadone avrà obiettivi terapeutici, nel senso di tendere verso una vita autonoma e responsabile senza uso di droghe, oppure obiettivi di riduzione del danno, nel senso di mantenersi vivi, evitare un deterioramento dello stato di salute fisica e psichica, e favorire un’integrazione socio-professionale, pur senza prospettare un’astinenza a breve termine. 3.4 QUESTIONI ETICHE Il concetto di riduzione del danno pone diverse questioni etiche alla società. Se il consumo di droghe è proibito, come si può accettare che vengano fornite siringhe ecc., spazi adeguati in cui le persone possano anche bucarsi? Come è accettabile che si possano dare informazioni su come assumere delle sostanze illegali senza farsi male? La riduzione del danno non è l’alternativa all’uscita dal problema della tossicodipendenza, né deve essere vista unicamente come espediente per ridurre l’impatto sociale e visivo delle cosiddette scene aperte. Vi è sicuramente un problema di sicurezza collettiva che giustifica e facilita l’adozione di queste misure, ma non bisogna ridursi ad esse. La salute e la rete sociale sono le principali risorse che possono portare una persona fuori dal suo problema di tossicodipendenza. E’ necessario che la prima non venga compromessa e che la seconda continui a funzionare. Chi è già colpito da una situazione di sofferenza, non deve subire un’ulteriore penalizzazione (victim blaming). E’ evidente che le misure della riduzione del danno non devono esaurire l’impegno della società sia nel campo della prevenzione, come pure in quello della terapia. 48 IV° PILASTRO : LA REPRESSIONE 4.1 I NTRODUZIONE Pur riconoscendo che tra i compiti del Gruppo esperti non vi è quello di dare indicazioni sul pilastro della repressione, il Consiglio di Stato fa proprie le osservazioni che seguono. 4.2 RIFERIMENTO CONCETTUALE La repressione ha lo scopo di ridurre l’offerta di droghe, sostanze illecite, sul mercato nero e di conseguenza il numero di nuovi consumatori. La Legge federale sugli stupefacenti, che risale al 3 ottobre del 1951, costituisce la base giuridica della repressione in materia di droga e riflette disposizioni legali contenute in trattati internazionali. La legge regola l’uso medico degli stupefacenti e vieta la fabbricazione, il commercio, l’acquisto ed il consumo di droga. Se la legislazione in materia è compito della Confederazione, l’esecuzione della stessa è compito dei 26 cantoni. A livello europeo va altresì detto che la Svizzera ha aderito nel 1968 alla “Convenzione unica sugli stupefacenti” del 1961, al suo protocollo aggiuntivo del 1972 e alla Convenzione sulle sostanze psicoattive del 1971, tutte disposizioni di carattere restrittivo. Unica Convenzione ONU alla quale l’adesione è ancora sospesa è quella ”contro il traffico illecito di stupefacenti e di sostanze psicoattive “ del 1988. (La Svizzera adempie comunque già alla quasi totalità di queste prescrizioni nel settore della lotta alla criminalità, del riciclaggio e nel campo della vigilanza sulla fabbricazione di droghe). 4.3 SITUAZIONE ATTUALE Attualmente in Svizzera è in corso una revisione della legge federale: Cantoni ed ambiti specifici sono stati interpellati in una procedura di consultazione appena conclusa. Il fatto che tale revisione prospetta vari scenari d’allentamento sulla punibilità della detenzione e del consumo di droghe leggere ma anche pesanti, istituzionalizza maggiormente una diminuita pressione sul piccolo consumatore e spacciatore, già in atto da diversi anni. Negli ultimi anni si è ancora precisata la distinzione tra coloro che producono e commerciano droga illegalmente e i soli consumatori, ciò al fine di evitare la marginalizzazione e quindi il degrado di questi ultimi, costretti alla clandestinità dall’implicazione penale che tuttora, secondo la legge vigente, persegue e punisce anche il semplice consumo. 49 Le persone tossicodipendenti, anche se dedite ad un piccolo spaccio, sono ritenute sempre meno come colpevoli, ma più come testimoni nella lotta contro il traffico, e d’altra parte come persone bisognose d’aiuto cui è offerta la possibilità di beneficiare di misure terapeutiche (art. 44 del codice penale). L’intervento della Polizia e della Magistratura si orienta quindi sempre più verso il grosso commercio con implicazioni internazionali. 4.3.1 SVIZZERA Nel 1991, con l’aggravarsi del problema droga, il Consiglio Federale ha deciso di aumentare notevolmente il proprio impegno in quest’ambito, istituendo una strategia d’azione basata sull’ormai nota differenziazione in quattro pilastri. Con l’ampliamento dell’intervento negli altri settori, in particolar modo con l’apertura verso forme di politica più tollerante, la repressione s’è trovata, con ragione, a non essere più praticamente l’unico argine contro il fenomeno tossicodipendenza e di conseguenza è stato necessario ripararsi dalla critica, pure verosimile, che questo settore fosse diminuito d’importanza. Preoccupazione primaria della Confederazione resta quindi la repressione ed il traffico di droga con i fenomeni collegati. Essa ha ampliato le proprie capacità in materia di servizio informazioni e di coordinazione e ha emanato nuove disposizioni legali contro il riciclaggio di denaro sporco e contro la criminalità organizzata. Per quanto riguarda la repressione del consumo invece, è lecita una riflessione, anche se densa di possibili ripercussioni. Nel 1996 si sono registrate in Svizzera 42.250 infrazioni alla legge sugli stupefacenti. Se si considera che l’80% delle azioni penali riguardava il solo consumo di droga, a fronte del 6,5 per cento nei confronti del traffico (il restante 13,5 sono reati multipli), si può immaginare quanta energia assorba una repressione che ha poi immediati risvolti sull’intero complesso del sistema. Se da una parte quindi la tendenza sopracitata di non perseguire più il semplice consumo potrà liberare nuove valenze per una più incisiva repressione dello spaccio vero, del commercio sino alla produzione, d’altro canto è innegabile che non potendo più fermare il piccolo consumatorespacciatore si perdono molte occasioni propizie all’indagine sui “pesci più grossi” e alla composizione del “mosaico” della scena-droga. 4.3.2 CANTONE TICINO La Polizia Cantonale ci conferma una sostanziale stabilità del traffico d’eroina, mentre si registra un aumento per la cocaina e per le droghe sintetiche (soprattutto Ecstasy). Purtroppo l’errata fama d’essere “droghe leggere” ne favorisce un largo uso soprattutto in relazione a determinate manifestazioni, alle discoteche e alle feste. 50 Sebbene coadiuvata dal resto della Polizia, è la sezione antidroga ad occuparsi più strettamente del fenomeno proprio per la specializzazione che necessita. All’incisività dell’intervento ed all’efficacia dell’argine posto al traffico, si contrappone troppo spesso la scarsità dei mezzi a disposizione. Come aggravio all’azione di polizia si punta il dito su talune mansioni che sovraccaricano ulteriormente l’attività dei responsabili dell’ordine, come ad esempio: Ÿ il ruolo sempre più gravoso affidato agli agenti di polizia giudiziaria, d’allestimento dei dossier nell’ambito della procedura penale; ruolo che, di fatto, competerebbe alla magistratura; Ÿ il compito attivo nella prevenzione che si chiede alle forze dell’ordine. Pur non sentendosi sempre gli interlocutori più preparati, gli agenti sono spesso gli unici a rispondere, sempre presenti ed in tempi rapidi. Il fenomeno dello spaccio in Ticino ha preso nuovo vigore con la presenza degli asilanti. Giovani “single” in effetti arrivano in Svizzera già con lo scopo di immettersi e lucrare in questo traffico. 4.3.3 BISOGNI ATTUALI Andranno attentamente valutati e approfonditi i punti volti a: Ÿ sgravare la Polizia di compiti non propri al suo mandato. In particolare riteniamo che il Corpo debba dedicarsi ad una formazione specifica, di qualità, destinata a sua volta a formatori. Non troviamo invece ideale, per Ÿ una questione d’immagine e di competenza in tutti gli aspetti del problema, che l’agente intervenga direttamente nelle scuole con gli allievi e gli studenti; Ÿ istituire nel Cantone un centro per asilanti pericolosi che permetta l’isolamento e la procedura d’indagine, senza lasciare l’indagato “a piede libero” per poi favorirne la scomparsa nella clandestinità; Ÿ adottare regolamentazioni sulla produzione e sul commercio della canapa. La revisione della legge in corso non deve generare un vuoto giuridico che permetta abusi d’ogni tipo. 4.4 SVILUPPI FUTURI Essi sono legati soprattutto alle conseguenze della revisione della Legge federale sugli stupefacenti. Se s’intravede una certa utilità nella depenalizzazione del consumo delle droghe leggere, malgrado i rischi connessi espressi sopra, il nostro consesso vede con timore la possibilità di una depenalizzazione del consumo delle droghe pesanti e dei relativi atti preparatori, non solo per l’immagine di società permissiva che ne scaturisce, ma anche per il reale rischio d’aumento generalizzato del consumo. Il Consiglio di Stato intende quindi perseguire la linea che ha adottato nella consultazione sulla revisione della Legge.