Quellen und Forschungen aus italienischen
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72
Bd. 59
1972
1979
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LORENZO VALLA A PAVIA:
IL LIBELLUS CONTRO BARTOLO
di
MARIO SPERONI
SOMMARIO: 1. Il soggiorno pavese del Valla. Suoi rapporti con il
circolo degli umanisti e gli ambienti dello studio. La nomina alla lettura di
retorica. Reazioni alla pubblicazione dell'epistola contro Bartolo: la testimonianza inedita di Francesco Oca. - 2. Il libéllus antibartoliano : nuova
datazione ed esame del suo contenuto. - 3. Significato storico del libello. Sua
fortuna. L'evoluzione del pensiero del Valla: la prefazione al terzo libro
delle Elegantiae.
Appendice : La lettera di Francesco Oca ad Andrea Carpano.
1. Lorenzo Valla compare per la prima volta tra i lettori dello studio
pavese nel rotulo del 29 novembre 14311). Il breve soggiorno2) nella
città lombarda si rivela particolarmente importante per la sua formazione.
Qui attende alla seconda redazione dei dialoghi De vólwptate, il De vero falsoque borio, che ha per scena Pavia e per personaggi gli esponenti più noti del
circolo umanistico pavese-milanese8). Dall'insegnamento e dalle discussioni
*) Codice diplomatico dell'Università di Pavia, a cura di R. M a i o c c h i , Pavia
1913, I I , 1 (1401-1440), n. 431, p . 293.
a
) Secondo il S a b b a d i n i (Cronologia documentata della vita del Panormita e
del Valla in: L. B a r o z z i - R . S a b b a d i n i , Studi sul Panormita e sul Valla,
Firenze 1891, pp. 60 s.) Lorenzo Valla era già a Pavia nel 1430, dove insegnava
privatamente. La stessa ipotesi di un insegnamento privato pavese, prima df
ottenere la lettura di retorica nello studio, è sostenuta anche da G. M a n c i n i
(Vita di Lorenzo Valla, Firenze 1891, p . 23), che però colloca la venuta del Valla
nella primavera del 1431. Secondo A. C o r b e l l i n i (Note di vita cittadina e
universitaria pavese del Quattrocento, Boll. soc. pav. stor. patr. 30 [1930]
p p . 196 ss.), che esamina ampiamente la questione, il Valla giunse a Pavia,
cessata la peste dell'estate del 1431, dopo un probabile soggiorno a Milano, dove
avrebbe tenuto scuola privata. Così anche E. G a r i n , La cultura milanese nella
metà del X V secolo, in: Storia di Milano, 6, Milano 1955, p . 600.
8
) Del De vero falsoque borio v. redizione critica a cura di M. D e P a n i z z a
L o r c h , Bari 1970. Sulla seconda edizione del dialogo cf. Fintroduzione, p p .
454
MARIO SPERONI
pavesi deriva eertamente p a r t e del materiale poi raccolto nelle Elegantiae*),
come dall'influsso dell'antiaristotelismo e dell'antiscolasticismo di quell'ambiente risentono certi t e m i della Dialectica5). A P a v i a il Valla pubblica il
X L ss. Una traduzione italiana, con introduzione e note, in L. V a l l a , Scritti
filosofici e religiosi, a cura di G. R a d e t t i , Firenze, p p . 3 ss. (l'introduzione è a
pp. X V I I I ss.). I personaggi del dialogo sono il giureconsulto Catone Sacco, gli
umanisti Pier Candido Decembrio, Maffeo Vegio, Antonio da Rho, il Valla, che è
in compagnia del giovane discepolo Antonio Bossi, Giuseppe Brivio, il vicario
arcivescovile Antonio Bernieri ed il medico Giovanni Marchi. Tutti fanno corona
al maggior maestro vivente, Guarino Veronese, che il Valla immagina essere
venuto a Pavia per aiutare una cugina in una causa relativa ad una grossa eredità
e di cui era patrocinatore Catone Sacco (cf. L. V a l l a , Scritti, pp. 9 ss. e l'edizione
della D e P a n i z z a L o r c h , p p . 30).
4
) Sulla questione cf. D. M a f f e i , Gli inizi dell'umanesimo giuridico, Milano
1972 4 , pp. 99; il quale, per la prima volta, imposta correttamente il problema dei
rapporti e della reciproca influenza t r a Lorenzo Valla ed il gruppo umanistico
pavese; G a r i n , La cultura milanese, p p . 602; C. V a s o l i , La dialettica e la
retorica dell'Umanesimo. „Invenzione** e „metodo** nella cultura del XV e XVI
secolo, Milano 1968, pp. 37 ss.; M. F o i s , Il pensiero cristiano di Lorenzo Valla
nel quadro storico-culturale del suo ambiente, Analecta Gregoriana 174, Roma
1969, p . 88; M. S p e r o n i , Il primo vocabolario giuridico umanistico: il „De
verborum significatione** di Maffeo Vegio, Studi Senesi 88 (1976) p p . 20 ss.
6
) Per l'influenza delle discussioni pavesi sull'antiaristotelismo e l'antiscolasticismo del Valla nella Dialectica cf. le argomentazioni di V a s o l i , La dialettica,
pp. 37 ss. Identità testuali e di contenuto t r a il t r a t t a t o antiaristotelico Originum
liber primus del Sacco ed il proemio della Dialectica sono state rilevate da F .
A d o r n o (Catonis Sacci Originum liber primus in Aristotelem, Rinascimento,
seconda serie, 2 [1962] p p . 159 e 166-69). Ai rilievi dell'Adorno vanno ora
aggiunte le osservazioni di F o i s , Il pensiero cristiano di L. Valla, pp. 68 ss. e
soprattutto quanto dice S. I. C a m p o r e a l e , Lorenzo Valla. Umanesimo e
Teologia, Firenze 1972, p p . 216 s. e 405 ss., sulla scorta della prima edizione
(1439) del proemium dell'opera valliana, di cui dà anche il testo (pp. 405—408).
Qui i raffronti fra i due autori appaiono ancora più evidenti e significativi. Nello
stesso volger d'anni il Decembrio, nel dialogo De vite ignorantia dava questo
giudizio della dialettica scolastica: Loquacium est ista doctrina, parve utilitatis,
ostentationis magne ac iactantie, litigiosa, insolens, iniuriis referta plurimis (cf.
l'ed., a cura di E . D i t t , in: Pier Candido Decembrio. Contributo alla storia
dell'Umanesimo italiano, Memorie del Reale Istituto Lombardo di scienze e
lettere, Classe di lett., se. mor. e stor., s. 3, X X I V , fase. I I [1931] pp. 102 s.).
Maffeo Vegio ci testimonia la sua avversione alla scolastica in un testo che risale
ad u n decennio dopo gli incontri pavesi (cf. Dialogus Veritatis et Philalethis ad
Eustachium fratrem [1444 e ] , in: M. V e g i i Opera, Laudae, ex Typographia
Paulli Bertoeti, 1613, p. 181), ma che rispecchia impressioni risalenti addirittura
LORENZO VALLA A PAVIA : IL LIBELLUS CONTRO BARTOLO
455
primo pamphlet famoso, Vepistola antibartoliana a Catone Sacco, suscitando
le clamorose reazioni dei giuristi dello studio che porteranno al suo allontanamento dalla cattedra e dalla città.
Inizialmente i rapporti tra il giovane professore di retorica e l'università dei giuristi dovevano essere buoni, se, come leggiamo nel rotulo legere
debentium . . . pro Medicis et Artistis del novembre del 1431, il suo nome è (
indicato come posto in Rotulo porrecto per Rectorem luristarum*). Si potrebbe
pensare che il P a n o r m i t a , nel patrocinare la nomina di Lorenzo alla publica
lectura di retorica, si sia rivolto, oltre che ai segretari ducali Marcolino Barb a v a r a ed Antonio Cremona, anche alPinfluente Catone Sacco, lettore d i
diritto civile nello studio, e che quest'ultimo sia intervenuto presso il rettore
dei giuristi 7 ). Comunque, dopo poco più di u n anno, questi buoni r a p p o r t i
dovevano irrimediabilmente guastarsi.
Sulle reazioni dell'ambiente pavese alla pubblicazione del libellus
contro Bartolo erano n o t e finora due versioni. D a u n lato il Fazio 8 ), nelle sue
invettive contro il Valla, afferma, basandosi sul racconto fattogli dal Panormita, che Lorenzo Valla sarebbe stato fatto letteralmente a pezzi dai giuristi,
dopo che era fuggito di chiesa ed a n d a v a gridando di voler morire, se non si
fosse infrapposto il Beccadelli stesso, strappandolo loro di mano 9 ). D'altro
a quando egli era giovane studente (cf. ibid., De educatione liberorum, 4, 2) e
che la frequentazione degli amici pavesi non aveva potuto che rafforzare.
«) Cod. dipi. Univ. Pavia I I , 1 (1401-1440), n. 431, p. 293.
7
) Sugli interventi del Panormita a favore del Valla cf. C o r b e l l i n i , Note,
pp. 198 s. - Quanto al Sacco, su questo importante personaggio del circolo
umanistico pavese, cf. S p e r o n i , Il primo vocabolario, pp. 10 ss. e la bibliografia ivi citata a nota 11.
8
) Su Bartolomeo Fazio cf. F . G a b o t t o , U n nuovo contributo alla storia dell'Umanesimo ligure, Atti della soc. lig. di Stor. patr. 24 (1891), pp. 129 ss.; U.
M a z z i n i , Appunti e notizie per servire alla bibliografia di B. Facio, Giornale
storico e letterario della Liguria 4 (1903), p p . 400 ss.; R. S a b b a d i n i , Bartolomeo Facio, scolaro a Verona, maestro a Venezia, in: Scritti vari in memoria del_
prof. G. Monticolo, Venezia 1913, p p . 29 ss.; P . O. K r i s t e l l e r , The Humanist
Bartolomeo Facio and His Unknown Correspondence, in : From the Renaissance
to the Counter-Reformation. Essays in Honour of Garrett Mattingly, (ed. Ch. H .
C a r t e r ) , New York 1965, pp. 56 ss. ; Ch. T r i n k a u s , In Our Image and Likeness.
Humanity and Divinity in Italian Humanist Thought, 2 voli., London 1970;
C. M a r c h i o r i , Bartolomeo Facio. Tra letteratura e vita, Milano 1971.
9
) Le invettive di B. Facio contro Lorenzo Valla t r a t t e dal cod. Vat. lat. 7179 e
Oxoniense C X X X I , a cura di R. V a l e n t i n i , Rendiconti della Reale Accademia
dei Lincei, Classe di scienze mor., stor. e fil., s. 5, XV (1906), p . 523: Nec ab
jurisconsultis quoque abstinuisti. Bartholum virum sapientissimum
evistimatum,
incessene, et tua civile ab eo perperam interpretatum asserens, in quem cum invecti-
456
MARIO SPEBONI
canto il Valla sostiene che vi fu soltanto u n o scontro t r a il rettore dei giuristi
e quello dei filosofi, a causa della soddisfazione m o s t r a t a d a questi ultimi per
i suoi attacchi alla fazione opposta. I filosofi, che p u r l'avevano considerato
u n nemico, lo abbracciavano trionfanti, come se fosse d i v e n t a t o u n o di loro.
Dopo che si fu composto il diverbio, seguì la tacita indignazione dei giuristi
e l'aperta letizia degli altri 1 0 ). Va n o t a t o che anche il Valla parla di rissa
(Ma rixa), p u r cercando di ridimensionare nel complesso la gravità dell'episodio. I temi d r a m m a t i c i del racconto del Fazio sono confermati d a u n a
testimonianza non sospetta, quella dell'umanista bergamasco Francesco
Oca 11 ), allora studente di diritto a Pavia 1 2 ). L'Oca, scrivendo a d Andrea Carvam quamdam papié edidisses, ab iis quibus (corr. qui) legibus operam dabant
dÌ8certu8 (sic) fuisses, nisi te e tempio quodam elapsum et mori velie clamitatem
(corr. clamitantem), Antonius Panormita eius intercursu ex illorum manibus
eripuisset.
10
) L. V a l l a , Recriminationes in Facium, in Opera, Basileae, apud Henricum
Petrum, 1540 (rist. an. a cura di E. G a r i n , Torino 1962), p . 630: An non illa
certatio fuit rectori iuris studentium, cum rectore philosophantium, quod aegre
ferret illum, cum omni caterva philosophorum complectentem me, quasi posthac
suarum partium futurum, quam diversam factionem scripsissem et ipsis insultantem ? . . . quod kostem philosophorum me appellarunt, hi fphilosophi] iam nulla de
me accepta satisfactione, quod ad se transissem triumpharent, alteri sic aegre
ferrent . . . sedata illa rixa, quid amplius sequutum est, nisi alterius partis tacita
indignätio, alterius aperta laetitia?
" ) Su Francesco Oca (1403 c-1480) cf. C. Cr e m a s c h i , Francesco Oca umanista
bergamasco ignoto, Bergomum, Bollettino della Civica Biblioteca 39 (1965),
fase. 3-4, pp. 97 ss.; T. F o f f a n o , Charles d'Orleans e un gruppo di umanisti
lombardi in Normandia, Aevum 41 (1967), p . 454 nota 17 e bibl. ivi citata; A.
S o t t i l i , Zur Biographie Giuseppe Brivios und Maffeo Vegios, Mittellateinisches
Jahrbuch, 4 (1967), p . 230; ID., L'università e la diffusione deirUmanesimo nei
paesi tedeschi, Journal of Neo-latin Studies 20 (1971), p . 5 s. - La lettera dell'Oca è pubblicata in appendice p . 467.
18
) L'Oca, rivolgendosi al Carpano, destinatario della lettera, parla di università^
nostra, l'università dei legisti, in contrapposizione ad una università^ tua, quella
degli artisti. Egli era studente di diritto già dal 1425, secondo una testimonianza
da lui stesso fornita : . . . haec fuit mea vita ut in vigesimo primo [primae Ms. Bergamo] aetatis meae Donatum apud te [Gasparino da Barsizza] didicerim. Sexto
autem mense te Terentium et Officia Giceronis legentem audire coepi et preter eos
sex menses sub lectura tua toto anno perseveravi. Supravenit infectio illa quae, ut
ante dixi, me a te separavit. Quo factum est ut te Papiae quinque menses audirem;
dehinc me ad logicam transtuli. Seguenti anno leges audivi, quae mihi, tum inopia
facultatum, tum librorum, magis detrahere visae sunt quam fuerint ornamento (cf.
Epistolae, I I I , 9, Bergamo, Bibl. Civica, cod. Gamma IV 26, pp. 64 s. e Berlin,
LORENZO VALLA A PAVIA: IL LIBELLUS CONTRO BARTOLO
457
pano 13 ), narra come Lorenzo quodam suo in Bartholum dicendi genere et invertiva quaderni si fosse inimicato gravemente tutta l'università dei giuristi,
tanto che durante una cerimonia di laurea in duomo, mentre veniva schernito da tutti, Daniele Pagani, vescovo di Bobbio 14 ), che rappresentava il
vescovo Pizolpasso, lontano, al concilio di Basilea, ordinò di metterlo in
carcere. A causa del suo scritto - informa Francesco Oca l'amico - Lorenzo
venne poi rimosso dalla lettura di retorica 15 ). La versione del Panormita,
diffusa dal Fazio, sembra dunque trovare riscontro e completamento nella
narrazione dell'umanista bergamasco. I fatti potrebbero essersi svolti in
questo modo : dopo l'ordine di arresto dato dal vescovo, il Valla fugge dalla
cattedrale, invocando la morte (e tempio quodam elapsum et mori velie clamitantem), per evitare l'onta del carcere, inseguito dagli scolari di diritto che
lo vogliono fermare. Se stessero così le cose, la versione che egli stesso
fornisce, dello scontro limitato ai due rettori, non sarebbe più sostenibile.
Ciò che rimarrebbe dubbio nel racconto di Bartolomeo Fazio sarebbe solo il
ruolo svolto nella vicenda dal Panormita. Il suo intervento a difesa del Valla
potrebbe essere una fanfaronata da miles gloriosus, come sostiene Lorenzo16),
ma è anche vero che egli non smentisce che il Beccadelli fosse presente alla
scena.
2. La testimonianza dell'Oca è importante anche per una più precisa
datazione dell'invettiva antibartoliana. Essa, secondo la tesi corrente, sarebbe stata scritta all'approssimarsi della primavera, fra il 4 marzo 1433, giorno
della donazione alla sorella della metà della casa di Roma, ed il 19 marzo,
data della ducale di Filippo Maria Visconti con la quale si provvede alla
sostituzione del Valla 17 ). La composizione del libellus va invece anticipata
Staatsbibliothek Preussischer Kulturbesitz, Ms. lat. fol. 643, if. 22v-23v.) In un
altro luogo l'Oca ricorda come . . . in lege civili in qua plures annos versatus 8umt
in Senatus consulto aut principum decreto intelligendo aliquid valere soleo. Egli era
stato allievo di Catone Sacco, che chiama doctor et praeceptor suus amatissimus
(Ep. 6,18 =. cod. Gamma IV *6, p. 238).
18
) Andrea Carpano, che l'Oca chiama „scolaro di medicina" e „scolaro di filosofia", è probabilmente lo stesso personaggio deputato ad lecturam prognosticorum in festis nel rotulo del 1441 (cf. Cod. dipi. Univ. Pavia II, 2 [1441-50],
Pavia 1915, n. 564, p. 433).
14
) Cf. C. Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevii2 I (1198-1431), Monasterii
1913, p. 139.
16
) Qua sua compositione vpse Laurentius, inquam, a rhetoricorum lectura semotus
est.
18
) L. Vallae, Recriminationes (Opera, p. 630).
17
) Cf. Mancini, Vita di Lorenzo Valla, p. 81 e Corbellini, Note, p. 251. Per
la ducale, vedila in Cod. dipi. Univ. Pavia, 11,1 (1401-1440) n. 457, p. 310.
458
MABIO SPEBONI
al febbraio. I n f a t t i la lettera al Carpano, che n a r r a la disavventura occorsa al
Valla, riferisce fatti a v v e n u t i la domenica22 febbraio 1433 18 ). La pubblicazione
dell'epistola contro Bartolo è quindi sicuramente antecedente a quella d a t a .
L'opuscolo venne scritto di getto in u n a sola n o t t e ed inviato a Catone
Sacco, come il Valla stesso ricorda: Etenim Uli - de quorum reprehensione
scrissi - Ciceroni ut loquaci et verborum non rerum amatori Bartolum praeponebant, eumque miris laudibus ferebant, quos ut confutarem, libello ad amicissimum oc facundissimum
iurisconsultum Catonem Sancium scripto, probavi
Bartolum longe abesse a facultate veterum iurisconsultorum; quod nequaquam
iis doctrinis, quae humanitatem informarent, ut Uli, fuisset excultus19). P i ù
t a r d i Lorenzo cambiò la dedica, indirizzandolo al clarissimo et eloquentissimo
viro Pier Candido Decembrio 2 0 ), probabilmente perchè il nome di quest'ultim o era più noto di quello del Sacco, e ciò facilitava la diffusione dello scritto.
18
) L'Oca scrive di sabato, il 28 febbraio, e si riferisce a fatti avvenuti la domenica precedente (superiore dominica).
19
) Recriminationes (Opera, p . 629). - L'epistola contro Bartolo si trova pubblicata, oltre che negli Opera, (Basileae, apud Henricum Petrum, 1540 [e 1543]),
nella raccolta, curata da Joachim von Watt, comprendente anche il De libero
arbitrio e VApologia pro se et contra calumniatores (Viennae Austriae, per Ioannem
Singrenium, 1516; Basileae, apud Andream Cratandrum, 1518 e 1526). Ho visto
la lettera nella rist. an., a cura di E. G a r i n , cit., delFed. di Basilea 1540 e nell'ed.
apud Andream Cratandrum, Basileae 1518. - Sul significato storico del libellus
antibartoliano cf. Maffei, Gli inizi, pp. 37 ss., 63 ss. e G. K i s c h , Amerbach und
Vadian als Verteidiger des Bartolus, in : Gestalten und Probleme aus Humanismus und Jurisprudenz, Berlin 1969, pp. 114 ss. Sostanzialmente privi di interesse sono i due articoli di E. S o l m i , Lorenzo Valla a Pavia, Boll. soc. pav. stor.
patr. 12 (1912) pp. 298 ss. e di P . V a c c a r i , Lorenzo Valla e la scienza giuridica
del suo tempo, Arch. stor. per le Prov. Parmensi, IV s., v. 9 (1957) pp. 253 ss.
*°) Sul Decembrio (1399-1477) cf. M. B o r s a , Pier Candido Decembri e l'Umanesimo in Lombardia, Arch. stor. Lombardo 20 (Serie I I , voi. 10) (1893) pp. 5 ss.
e 358 ss.; F . G a b o t t o , L'attività politica di Pier Candido Decembrio, Giornale
ligustico 20 (1893) p p . 161 ss. e 241 ss.; A. C o r b e l l i n i , Appunti sull'Umanesimo
in Lombardia, Boll. soc. pav. stor. patr. 16 (1916) pp. 109 ss. ; D i t t , Pier Candido
Decembrio, pp. 21 ss.; A. M o n t e v e r d i , Pier Candido Decembrio, in: Italia Romana-Lombardia Romana, Istituto di Studi Romani, sez. lombarda, I, Milano
1938, pp. 169 ss. ; V. Z a c c a r i a , Sulle opere di Pier Candido Decembrio, Rinascimento 7 (1956) pp. 13 ss.; P . O. K r i s t e l l e r , Pier Candido Decembrio and His
Unpublished Treatise on the Immortality of the Soul, in : The Classical Tradition.
Literary and Historical Studies in Honor of Harry Caplan, Ithaca, New York
1966, pp. 536 ss. Dello Z a c c a r i a , che da anni attende all'edizione critica
dell'epistolario dell'umanista lombardo, si vedano pure: L'epistolario di P . C.
Decembrio, Rinascimento 3 (1952) pp. 35 ss.; P . C. Decembrio traduttore della
LOBENZO VALLA A PAVIA : IL LIBELLUS CONTRO BARTOLO
459
L'occasione che spinse il Valla a comporre il libello, fu l'affermazione
,,pazzesca" di un giurista non parvae existimationis et autoritatis, secondo
cui „nessuna opera di Cicerone poteva paragonarsi al più breve trattatello
di Bartolo, quale era il De insigniis et armis". La prima critica che il Valla
muove all'opera bartoliana è squisitamente di tipo filologico-grammaticsle.
„Io che non sono del tutto digiuno dell'arte del comprendere il significato
delle parole, . . . capisco che cosa voglia dire arma et insignia, ma armae et
insigniis non saprei proprio" 20a . E' un tema che l'umanista riprende anche
nell'Apologus, dove rimprovera a Poggio Bracciolini di essere caduto nello
stesso errore di un „tale", autore di un libro De insigniis et armis21). „Ho
paura che tu ti prenda gioco di me, sottoponendo alla mia attenzione non
un'opera di Bartolo, ma un libro sibillino, che io ignorante non posso capire.
Infatti, se non riesco ad intendere facilmente neppure il titolo, senza l'ausilio
di un interprete, che cosa debbo pensare che mi accadrà in quei luoghi in cui
l'autore è immerso in alte e profonde questioni V'21a>). Se il primato di Bartolo
è un primato di oscurità, non sorge problema, il Valla è pronto a cedere la palma.
Infatti Cicerone si è preoccupato soprattutto che gli altri vincessero l'oscurità
di linguaggio, che egli, per conto suo, evita come una Sirte od una Cariddi.
E' la rivincita deìYorator che, dopo aver sentito disprezzare il maestro
della sua arte, ora può, attraverso le armi della filologia, confondere l'orgoglioso legista. E qui un accenno all'astrologia, che tanto influsso ha sulla
cultura degli umanisti 22 ) : „coloro che parlano della misura del cielo e scrivono
del corso degli astri, cose difficilissime ed astruse, tuttavia scrivono i loro
libri in modo che, qualunque materia trattino, sia comprensibile. Perciò mi
atterrisce più questo tuo libello che tutti i trattati di astrologia"22»). Ma,
subito la risposta sdegnosa dell'altro: „Noi non ci curiamo di vocaboli, ma
del loro contenuto, non delle fronde degli alberi, ma dei frutti. Voi oratores
date la caccia alle parole, ma trascurate il significato pratico delle proposizioni, e siete sempre occupati in cose ridicole ed inani, come fai tu ora, che,
Repubblica di Platone, Italia Medievale e Umanistica 2 (1959) pp. 504 ss. I più
importanti Opuseula historica sono pubblicati, con vastissima erudizione nelle
note, da A. B u t t i , F. F o s s a t i e G. P e t r a g l i o n e nei RR. II. SS.2, XX, 1,
Bologna 1925-58.
20a
) L. Vallae In Bartholi de Insigniis et Armis libellum ad Candidum Decembrem epistola (Opera, p. 634).
21
) Cf. l'edizione dell'Apologus curata da C a m p o r e a l e , Lorenzo Valla, p . 491.
») Cf. nota 20 a.
22
) Sull'astrologia nella cultura degli umanisti cf. da ultimo E . G a r i n , Lo zodiaco
della vita. La polemica sull'astrologia dal Trecento al Cinquecento, U L 349,
Bari 1976.
8a
») Cf. nota 20 a.
21
460
MARIO SPERONI
mentre non ignori che significhi insignia, tuttavia me lo chiedi, e, non avendo
nulla di solido, e che valga la pena di oppormi, cavilli sulle inezie, come se non
avesti nient'altro da fare" 22b ).
Appare qui, per la prima volta, uno dei temi della polemica tra umanisti e legisti, e più tardi, tra i culti ed i seguaci del mos italicus. Gli umanisti,
nella loro lotta per una lingua chiara ed elegante, scevra della artificiosità e
della pesantezza del latino medievale, vengono ad attaccare anche il linguaggio dei commentatori, irto di tecnicismi e lontanissimo dalla naturalezza
della lingua classica. Dall'altra parte, questi ultimi oppongono che il loro
latino, anche se goffo e impuro, risponde benissimo alle esigenze della vita pratica, di chi bada alla vis atque utilitas sententiarum, più che all'elegantia del dettato. Per gli scopi a cui serve, il latino di Bartolo si fa intendere alla perfezione.
Scrive il Valla a Catone Sacco, dopo aver letto il librettino, perpusillus
libellus, di Bartolo 220 ): „Non è cosa indegna ed a fatica sopportabile che
tanti libri senza dottrina e pieni di sciocchezze, non solo non vengono gettati
alle fiamme pubblicamente, come facevano i nostri padri, ma abbiano pure
molti amatori ed estimatori, che non arrossiscono, non dico a paragonarli,
ma a preferirli ai grandi autori ? Questo avviene in quasi tutte le arti e
discipline liberali, ma delle altre parlerò un'altra volta. Ora mi propongo di
parlare un poco degli scrittori di diritto civile . . . Di questi giurisperiti, non
v'è quasi nessuno che non sia assolutamente ridicolo e spregevole. E' tale in
essi l'ignoranza di tutte le cognizioni che sono degne di un uomo libero, e
soprattutto dell'eloquenza, che fu particolarmente curata dagli antichi giureconsulti, e senza le quali i loro stessi libri non si possono comprendere;
tale è l'ottusità dell'ingegno, la vacuità della mente, e la stoltezza, che mi
dolgo per la sorte dello stesso diritto civile, poiché esso manca, pressoché del
tutto, di interpreti, e non riesce d'altra parte, a liberarsi di quelli che ora
ha". Segue l'attacco violentissimo a Giustiniano ed alla sua compilazione:
„Gli Dei ti maledicano, ingiustissimo Giustiniano, che abusasti della potenza dell'impero romano per la rovina dei Romani, dei cittadini buoni ed
illustri. Infatti, quale maggiore esempio di ingiustizia del voler abrogare
quegli insigni giureconsulti, perchè desideravi che non superassimo Costantinopoli, dove era stata trasportata la capitale del nostro impero, neppure con
la ricchezza dei libri e l'autorità degli scrittori; quale maggior esempio di
imprevidenza dello sperare che i secoli futuri si sarebbero astenuti dai commentari ? Guarda quel che hai fatto, e, dovunque tu sia, confessa di aver
agito male e sconsideratamente, a meno che tu non goda dei nostri mali. Al
posto di Sulpicio, di Scevola, di Paolo, di Ulpiano e degli altri - mi sia per22l
>) Cf. nota 20a (Opera, p. 634 s.).
) Per le seguenti citazioni cf. nota 20a (Opera, p. 633 s.).
22c
LORENZO VALLA A PAVIA: TL LIBELLTJS CONTRO BARTOLO
461
messa l'espressione - cigni, che la tua aquila ha ucciso così crudelmente,
sono seguite le oche: Bartolo, Baldo, Accursio, Dino 28 ), e tutti gli altri di
questa specie, che non parlano la lingua di Roma, ma una lingua barbara,
che non fanno mostra di civile urbanità di costumi, ma di una rozzezza rustica e contadina, non cigni, ma oche. Oche non di quelle che custodiscono il
Campidoglio, ma di quelle che vanno starnazzando per le vie, disturbando
tutta la città, e che, per di più, credono di avere il canto dei cigni. . . . Esse
osano anche alzare la testa e mordere . . . e bisogna frenarle col piede, anziché colla mano". Forse qualcuno si domanderà se anche egli non sia stato
beccato da quegli uccelli insolenti, per reagire così contro di essi: „ma che,
forse un uomo onesto si preoccupa solo di una causa privata e non di una
pubblica ? Se offendono altri, offendono anche me : infatti chi commette ingiuria contro un cittadino, offende tutti gli altri, e tutti gli onesti vengono
ingiuriati, quando si offende uno qualunque di loro".
Il Valla affronta poi Fanalisi del testo bartoliano, Bartolinus Über.
Bartolo afferma che l'arte deve imitare, per quanto è possibile, la natura,
e perciò le insegne debbano essere secondo la natura delle cose che rappresentano e non altrimenti, argomentando da Dig. 1, 7, 41-42 (1. si pater
filium et 1. etiam infanterà ff. de adoptionibus) e da Dig. 1, 5, 14 (1. non sunt
liberi ff. de statu hominum). „Ora, per la natura del vessillo, quando viene portato su di un'asta, secondo Fuso a cui è destinato il vessillo, Fasta deve precedere ed il vessillo seguire. Perciò tutte le volte che un animale deve essere
disegnato sul vessillo la sua testa deve essere rivolta verso Fasta, perchè è
nella natura della testa lo stare davanti" 24 ). L'umanista contesta, ridicolizzandola, la logicità del sillogismo e delle conseguenze che Bartolo ne trae.
Egli non dice chiaramente se le figure debbano essere dipinte da una parte
sola o da tutte e due ; sembrerebbe da una sola, per quel che se ne può capire.
Ma, a questo punto, Bartolo confonde la destra con la sinistra, in una grande
oscurità di linguaggio. Sembra pensare che le insegne siano in funzione
dell'asta, e non viceversa. Il Valla si domanda perchè le figure degli animali
non debbano invece essere rappresentate partendo dall'asta verso l'estremità
dell'insegna, soprattutto quando non troverebbero spazio, se fossero rivolte
verso Fasta. Si sofferma poi a considerare l'effetto del sole e del vento, dello
23
) Nell'edizione di Basilea 1540 (e 1543) cit. si legge Dinus (p. 633); in quella,
pure di Basilea, 1518 (e 1526), Lynus (f. 24 r). Il K i s c h , Amerbach und Vadian,
p p . 117 s., nota 6a, propone la lettura Cinus.
24
) B a r t oli a S a x o f e r r a t o Tractatus de insigniis et armis, nr. 14 i n : Omnia
quae extant opera. Sexta ed. iuntarum, Venetiis, apud Iuntas, 1590, T. X . f.
125 r a ; L. V a l l a e I n Bartholi de Insigniis et Armis libellum ad Candidum
Decembrem epistola (Opera, p . 635 = ed. Basileae 1518, f. 26 r).
462
MARIO SPERONI
andare e dello star fermi sulla posizione dell'insegna. Gli animali dipinti,
non devono essere rivolti verso l'asta, ma dove le insegne, in cui sono contenuti, vengono spiegate dal vento. Non v'è nulla che giustifichi il fatto che
gli animali debbano guardare l'asta. L'umanista immagina, a questo punto,
che sia il re di Boemia ed imperatore, Carlo IV, dal quale Bartolo si vanta
di aver ricevuto il proprio stemma, ad interrogarlo 25 ) : „insegna tu, così gran
giureconsulto e consigliere imperiale, in che modo si dipingano le insegne".
Bartolo risponde, osando appena alzare gli occhi verso l'imperatore, che „il
Diritto Civile, la Geometria, l'Aritmetica e la Filosofia, comandono che ogni
figura deve essere rivolta verso l'asta, né è lecito prevaricare da questa
legge*'. Ma allora come andranno scritte le antiche insegne imperiali, con
l'abbreviazione S. P. Q. R. ? Se esse dovranno essere rivolte verso l'asta, si
scriverà non in latino, ma in ebraico, cominciando da destra verso sinistra.
„Nessuno capirà, all'infuori di te, che sai leggere all'incontrano' '. Bartolo,
infatti, narra nel suo trattatello di aver avuto una discussione con alcuni
Ebrei, quando studiava la loro lingua, se fosse più opportuno scrivere da
sinistra a destra o viceversa 26 ). Ed il Valla, più avanti 27 ), gli rimprovera di
essere ricorso alle distinzioni tradizionali della scolastica, se sia la vista un
agere o un pati, e se i colori vengano percepiti prima dall'occhio destro o dal
sinistro, „come se gli Ebrei dessero grande importanza ai nostri filosofi".
„Bartolo, in questo luogo, si è mostrato scellerato ed empio, condannando
il modo di ordinare le lettere, che solo usò il Figlio di Dio, non soltanto nel
leggere, ma anche nello scrivere, e persino col suo dito" 28 ). Meglio avrebbe
fatto se si fosse attenuto al solo diritto, e se, invece di studiare l'ebraico,
avesse imparato bene il latino. Lorenzo Valla continua poi rimproverando a
Bartolo di volere tutte le insegne ad imitazione della natura : „Se è un leone,
morda, se è un cavallo, corra, se è un toro, minacci con le corna. Non c'è da
meravigliarsi se, essendo un asino, non si rivolti nella polvere" 29 ). Ma bisognerebbe allora correggere insegne antichissime, come il leone dalla doppia
coda del suo re di Boemia, i gigli di Francia, i leopardi aurei d'Inghilterra,
il biscione del duca di Milano, tutte figure immaginarie, o, come si dice in
araldica, ideali.
a5
) B a r t o l i Tractatus de insigniis, nr. 3 (Opera T. X., f. 124 v b).
) Ibid., nr. 29: f. 125 rb. Secondo C. R o t h , The Jews in the Renaissance,
Philadelphia 1959, p. 138, il maestro di ebraico di Bartolo si chiamava Guido o
Judah da Perugia.
*7) L. Vallae In Bartoli libellum (Opera, p. 642 = ed. Basileae, 1518, f. 32 v).
*8) Ibid. p. 642 = ed. Basileae 1518, f. 33 r.
i9
) Ibid., p. 638 = ed. Basileae 1518, f. 29 r; B a r t o l i Tractatus de insigniis,
nn. 16-18 (Opera, T. X., f. 125 va).
28
LORENZO VALLA A PAVIA: IL LIBBLLUS CONTRO BARTOLO
463
,,0 tempi, o costumi, ecco chi ha preso il posto di Servio Sulpicio!
Quegli aveva una ammirevole ed incredibile e quasi divina equità nell'interpretare le leggi, e scienza nello spiegarle ; costui una incredibile iniquità ed
ingiustizia. Quegli preferiva por fine alle controversie, piuttosto che crearne
delle nuove. . . . Quegli si rifaceva, per ciò che atteneva alle leggi ed al
diritto civile, all'equità ed alla chiarezza; costui, al contrario, alla iniquità
ed all'oscurità". Servio fu non tanto un giureconsulto, quanto un maestro di
giustizia; Bartolo non iustitiae, sed iuris, hoc est . . . brodii consultus est continua il Valla, giocando nel doppio significato di ius, diritto, ma anche
brodo39). La scala di nobiltà dei colori è artificiosa, e neppure Bartolo vi si
attiene. Il bianco non è il colore più nobile, ma il più semplice, e tutti i colori
hanno una loro dignità, per cui ognuno preferisce quello che gli pare.
L'umanista termina Yinvettiva*1) con alcune affermazioni che possono
essere considerate un giudizio complessivo su Bartolo: ,,. . . ignaro della
lingua latina, comprese male le leggi, ne diede interpretazioni distorte e prive
di valore scientifico".
3. Nell'epistola valliana troviamo, per la prima volta organicamente
esposti, alcuni temi della polemica umanistica, e poi dei culti, contro la
giurisprudenza medievale e contro la compilazione giustinianea 32 ). Sono
temi discussi nel circolo umanistico pavese, che ritroviamo nella prefazione
ad un'opera uscita circa un mese dopo la pubblicazione del pamphlet valliano, il De verborum significatione di Maffeo Vegio33). Ad essi attingeranno,
per ben tre secoli, gli autori di un'infinita serie di opere contro Yitalicus mos
interpretandi. Nella sua Literatura juris, pubblicata nel 1761, il giurista
tedesco e storico del diritto Karl Ferdinand Hommel 34 ), trattando della con30
) Ibid., p . 639 = ed. Basileae 1518, f. 30 r.
) Il Valla, nelle Recriminationes in Factum (Opera, p . 629), respinge per il suo
scritto la qualifica invettiva. I motivi che egli adduce sono squisitamente filologici: l'invettiva attacca i costumi dell'avversario vivente, e non si riferisce ai
morti. Anche questa giustificazione è indice di una mentalità.
32
) Cf. Maffei, Gli inizi, pp. 33 ss. e 60 ss.
33
) Sul De verborum significatione cf. S p e r o n i , Il primo vocabolario giuridico
umanistico (cf. n. 4).
31
34
) Su K. F. Hommel (1722-81) cf. E. L a n d s b e r g , Geschichte der Deutschen
Rechtswissenschaft 3,1, München u. Leipzig 1898, Text, pp. 386 ss., Noten, pp.
253 ss. e la bibl. cit. in G. Kisch, Recht und Gerechtigkeit in der Medaillenkunst,
Heidelberg 1955, p. 20 nota 6. Si veda inoltre la voce Hommel, a cura di H.
Holzhauer, in Handwörterbuch zur deutschen Rechtsgeschichte 2, Berlin 1972,
pp. 230b-233a ed altra bibl. ivi cit. In italiano cf. il breve profilo inL. P a l a z z i n i
F i n e t t i , Storia della ricerca delle interpolazioni nel Corpus Iuris giustinianeo,
Milano 1953, p. 257, ed. ora M. A. C a t t a n e o , Karl Ferdinand Hommel, il Bec-
464
MABIO SPERONI
troversia iureconsultorum, scriverà ancora dei bartolisti: . . . verborum potestates coniunctionesque ignorarti, iis, pro lubitu, verbum quodlibet significai
quicquid vólunt, ex quo quidem celeres et expediti fiunt, sed miserabiles legum
interprete, seu potius veri Iuris Utriusque tortores**). Come si vede, non
siamo lontani e dagli argomenti del Valla e dalla sua asprezza di tono. Si
spiega così la fortuna del libello dell'umanista romano, fin dai primi tempi
della sua pubblicazione, come testimonia l'elogio di Guarino : Laurenti laurea
et Valla vallari ornandus es38). E si trattava veramente per la mentalità degli
umanisti, di una corona vallaris, cioè di quelle che si attribuiscono a chi per
primo abbia superato le trincee nemiche. Non ci si può quindi attendere da
Lorenzo quell'equanimità storica, la cui mancanza gli è stata spesso rimproverata. Chi deve rompere con una tradizione consolidata da secoli per affermare un metodo nuovo, non può fare opera di storico, ma di polemista. Non
pare perciò esatto il giudizio del Kisch, secondo cui il libello manca di ogni
valore scientifico37). Esso ebbe, al suo apparire, un preciso significato eversivo, che non può essere trascurato, ed anche dopo fu il costante punto di
riferimento di una polemica plurisecolare, che, se fini col passare del tempo
per isterilirsi, non si può tuttavia cancellare con un tratto di penna dalla
storia della giurisprudenza.
Le ragioni del contrasto tra il Valla ed il giurista elogiatore di Bartolo
non sono solo formali, ma di fondo. Non è una semplice questione grammaticale che li divide. Per l'umanista, alla base di ogni sapere concreto vi è la
retorica, come „scienza comprensiva dell'intera dottrina e studio analitico
di tutte le modalità del linguaggio umano". Essa comprende ,,ogni altra
disciplina e formazione culturale" 38 ). Ogni questione giuridica, filosofica,
caria tedesco, in: Materiali per una storia della cultura giuridica, raccolti da G.
Tarello, 5, Bologna 1975, pp. 261 ss.
85
) C. F. H o m m e l i i Literatura juris, Lipsiae 1761, p. 242.
36
) L. Vallae In Bartolemaeum Facium Ligurem Invectivarum seu Recriminationum über primus (Opera, p. 473), e liber quartus (Opera, p. 629). ~NelYApologus il Valla mette in bocca a Guarino la sua stessa critica al titolo del De insigniis
et armis, facendogli rimproverare a Poggio Bracciolini il medesimo errore grammaticale di Bartolo : Eodem modo locutus es [Pogi] quo quidam qui librum suum
inscripsit De insigniis
et armis, cum dicere deberet „insignibus" (cf. Ted.,
a cura di Camporeale, Lorenzo Valla, p. 491 = Opera, p. 371).
87
) Scrive il K i s c h : „Die wissenschaftliche Wertlosigkeit und Unwirksamkeit
der Attacke ist so klar, daß eine reehtsgesehiehtliche Widerlegung nicht lohnen
würde und man über den Zweck ausführlicher Wiedergabe vielleicht Zweifel
hegen konnte" (Amerbach und Vadian, p. 124).
88
) Camporeale, Lorenzo Valla, p. 80. Sul significato della retorica nel Valla
cf., oltre al Camporeale, Vasoli, La dialettica, pp. 28 ss.; H.-B. Gerì, Rhetorik
LORENZO VALLA A PAVIA: IL LIBBLLUS CONTRO BARTOLO
465
teologica è una questione di linguaggio. Non si tratta però del linguaggio
artificiale dei calculatores, dominante tra i filosofi dello studio pavese 89 ),
ma del linguaggio storico, della loquendi consuetudo, il parlare quotidiano,
quale si realizza soprattutto nel discorso argomentativo. La riforma della
giurisprudenza del proprio tempo non è perciò per il Valla possibile, se non
con un ritorno alYeloquentia, cui omnes iurisconsuUi diligentissime studuerunt
et sine qua ipsorum libri intelligi non possunt*0). Qui doctores iuris vocantur,
cum advocati sint et patroni causarum, nihil aliud sint quam oratores . . . 4 1 ).
A fondamento delYeloquentia è la ÌMinitas iuris civilis12). Senza la latinitas e
Yelegantia ogni dottrina, specie nella scienza giuridica, è cacca et iUiberalis**).
Come insegna il suo maestro Quintiliano „tutto il diritto consiste o nell'interpretazione dei termini o nella distinzione del bene e del male" 44 ). Il giurista
deve perciò essere filologo ed orator. Deve sapere interpretare il testo, restituendolo alla concretezza storica in cui è sorto, e deve anche possedere le
qualità tecniche e morali dell'oratore, inteso come vir bonus dicendi peritusAb).
Il Valla considera la sua stessa polemica antibartoliana come una causa
publica, da affrontare quindi anch'essa con le arti dell'oratoria.
La lettera contro il De insigniis et armis va quindi interpretata in
questa prospettiva. Opporre alle critiche del Valla l'importanza del trattatello bartoliano per il diritto araldico, di cui pose i fondamenti teorici46), o la
sua modernità nell'affrontare la disciplina giuridica del marchio di fabbrica 47 ), vuol dire non cogliere il significato storico della polemica. Il problema non
als Philosophie. Lorenzo Valla, Humanistische Bibliothek I, 13, München 1974.
Del Vasoli è pure da vedersi „La dialettica umanistica e la metodologia giuridica
nel secolo XVI**, in: La formazione storica del diritto moderno in Europa, Atti
del terzo Congresso Intern, della Soc. ital. di stor. del diritto 1, Firenze 1977,
alle pp. 239 ss. sui rapporti tra dialettica e retorica degli umanisti quattrocenteschi e gli studi di diritto (per il Valla, in particolare, cf. pp. 243 s.).
39
) Sulla cultura filosofica nello studio pavese cf. Garin, La cultura milanese,
pp. 570 ss. e Fois, Il pensiero, pp. 46 ss.
40
) L. V a l l a e I n Bartoli libellum (Opera, p . 633 = ed. Basileae 1518, f. 23 v>.
) Cf. le Annotazioni a Quintiliani Institutiones oratoriae, Venetiis, per Peregrinum de Pasqualibus, 1494, f. 3 v.
42
) L. V a l l a e Antidota in Pogium (Opera, p . 273).
*8) L. V a l l a e Elegantiae (Opera, p . 80).
44
) Q u i n t i l i a n i Institutiones oratoriae X I I , 3, 7, citato in L. V a l l a e Elegantiae (Opera, p. 80).
46
) Ibid. X I I , 1, 1.
41
46
) Cf. Kisch, Amerbach und Vadian, p. 124.
47
) Cf. le osservazioni di M. A. B e n e d e t t o , Marchi di fabbrica e società in
Bartolo da Sassoferrato, in: Bartolo da Sassoferrato. Studi e documenti per il
V I centenario, I I , Milano 1962, p p . 27-35.
466
MARIO SPERONI
è di accertare se queste critiche fossero più o meno fondate, ma di cogliere
Patteggiamento, così profondamente diverso, nei confronti del diritto romano.
Alcune delle questioni trattate nell'epistola contro Bartolo vengono
riprese dal Valla nel suo capolavoro, le Elegantiae. L'elaborazione di questa
opera, come si è ricordato, inizia durante il soggiorno pavese ed egli non dovette dimenticare l'importanza delle discussioni con gli umanisti dell'ambiente lombardo per la sua composizione, se, ad undici anni dall'allontanamento dalle rive del Ticino, ne inviava una copia a Pier Candido Decembrio,
uno degli esponenti più in vista di quel circolo, accompagnandola con una
lettera significativa, nella quale gli manifestava tutta la propria stima : Nam,
ut et sentio et saepe in coetu hominum dixi, nemo Utteratorum est quem tibi
anteponam, nemo amicorum meorum quem non tibi posthabeam. Itaque unius
tuo iudicio atque Consilio contentum me esse existimabam oc fore existimo;
nondum enim opus edidi nec edam nisi arbitratu tuo*8). Nella prefazione al
terzo libro il Valla ritorna sulla polemica antigiustinianea e contro i giuristi
medievali; ma una maggiore consapevolezza ed un maggior equilibrio gli
consentono di unire alla pars destruens un elogio, tra i più caldi e sinceri, del
valore e della funzione civilizzatrice del Digesto: „Ho letto di recente i
cinquanta libri del Digesto, tratti da molte opere di giuristi, e li ho riletti
con piacere e ammirazione. In primo luogo, infatti, non sai se sia maggiore
e più degna di lode la diligenza o la gravità, la prudenza o l'equità, la cognizione della materia o l'eleganza del dettato. In secondo luogo, essendo
ugualmente egregi e perfetti questi meriti in ognuno di essi, non sai quale
preferire". Il Digesto si può paragonare all'epistolario di Cicerone, per l'unità
dello stile, cosa ancor più mirabile nei giuristi che vi sono raccolti, in quanto
hanno vissuto anche in secoli diversi. Non v'è disciplina „adorna" ed „aurea"
come il diritto civile: non il diritto canonico, „che in gran parte è gotico";
non i libri dei filosofi aristotelici che il Valla ha attaccato nella ancora inedita Dialettica; non le opere dei grammatici e dei retori, ignoranti finora di
latino. „Resta . . . il diritto civile, unica scienza ancora santa e inviolata,
che sembra la rocca tarpeia nella città devastata". La prefazione termina
con l'esaltazione del Digesto per l'opera di difesa della romanità nel Medioeevo : „Fu infatti per la quotidiana lettura del Digesto che la lingua di Roma
sopravvisse sempre in qualche modo e fu onorata, e potrà tra breve recuperare tutta la sua dignità e la sua diffusione"49).
48
) Cf. S a b b a d i n i , Cronologia, p. 101.
) L. Vallae Elegantiae (Opera, pp. 79 ss.). Le citazioni tra virgolette sono
tratte dalla traduzione di E. Garin, in: Prosatori latini del Quattrocento,
Milano-Napoli 1952, pp. 607 ss.
49
LORENZO VALLA A PAVIA: IL LIBELLUS CONTRO BARTOLO
467
APPENDICE
Do qui il testo della lettera di Francesco Oca ad Andrea Carpano
(Epistolae, I I , 12) sulle reazioni dell'ambiente giuridico pavese al libellus
antibartoliano del Valla, basandomi sui due manoscritti in cui essa è contenuta :
1) Cod. Gamma IV 26 della Biblioteca Civica di Bergamo, f. 19
(v. n. pp. XXXVII-XXXVTII) (A)
2) Ms. lat. fol. 643 della Staatsbibliothek Preussischer Kulturbesitz di
Berlino, f. 14 r (B)
Franciscus Ocha optimo viro et apud philosophos disertissimo Carpano S. P. D.
Credo, mi Andrea, se fortuna nobis offerat, si mecum censes. Laurentius Valla quodam suo in Bartholum dicendi genere et invectiva quadam,
ut aiunt omnem universitatem nostrani inimicissimam habet, adeo ut quasi
superiore dominica in sacra aede tempio vetustissimo, dum comitia laureandi cuiusdam celebrarentur, ab omnibus delusus, eum in carcerem mitti
iusserit Pontifex noster vel qui eius sacram sedem repraesentat dominus
Daniel Bobiensis episcopus. Qua sua compositione ipse Laurentius, inquam,
a rhetoricorum lectura semotus est et se apud illic praetorem tuum locavit.
Hac nova igitur re hic omnes amici tui te admonent, hortantur, rogant, ut
ad nos citior transvoles, ut te ei lecturae praeferamus, nee dubitamus quin
in causa ista tuae sint potissimae partes. Fautores habemus tuam universitatem ; auditores quoque eius artis dicendi non a te alieni sunt. Pro eorum
humanitate apud Vicomercatum et Calcaterram, nobilissimos auditores et
patricios adolescentes, aliquid possum, ac etiam ceteros omnes competitores
habes, quantum ego habere possum, M. Antonium de Pironio, M. Antonium
Astensem, quos satis homines nosti. Quare, si nobiscum iudicas, suadendo
oramus ut ad nos plus quam acceleres, etiam antequam has perlegeris. Ego
solus tibi auditorum benivolentiam et ex his quos apud me habeo locupletem
scolam construam, et hospiciolum et quicquid in eo est non devoveo, sed
iam diu fecisti tuum. Vale et ad nos transcurre. Ex Papia pridie kalendas
Martias.
1 Occha A disertissime^ B
2 P.] pi. A S.P.D.] Missiva non mala add. B
3 offerat] afferrat B censos A
4 quoddam A quaddam A
6 ede B
7 eum] cum AB
8 pontiffex A
10 a rhetoricorum ora. B
12 ad] ed A
citius A lecture B
13 tue B potissime AB
15 Vicemercatum B et]
ut A calcaterra A
16 adolescentos B cum petitores B
19 accelleres A
20 benivolentia B his] iis A
21 est ora. A divoveo AB
22 transcure B
23 Martias 1432 A
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Bd. 72 1972 Quellen und Forschungen aus