Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 3 VII COMMISSIONE PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIETRO FOLENA La seduta comincia alle 14,10. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Sulla pubblicità dei lavori. PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l’attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati. Audizione di rappresentanti di Accademie d’arte. PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle problematiche connesse al settore delle arti figurative, l’audizione di rappresentanti di Accademie d’arte. Nel dare il benvenuto ai nostri ospiti, desidero ribadire che stiamo concludendo un’indagine conoscitiva sull’arte contemporanea che ha affrontato diversi temi. Entro il 31 luglio concluderemo le audizioni e a settembre discuteremo e approveremo un documento conclusivo fornendo alcune indicazioni al Governo, al Parlamento e alle diverse istituzioni, su questi aspetti. Siamo, quindi, interessati, nell’ambito delle audizioni, a sentire anche la voce delle Accademie, certo non di tutte, ma di alcune di esse, dal momento che abbiamo affrontato anche il tema della formazione Indagine conoscitiva – 9 — — SEDUTA DEL 18 LUGLIO 2007 e del ruolo che oggi queste importantissime istituzioni svolgono e che domani potranno continuare a svolgere. Come già preannunciatovi, chiederei di svolgere delle brevi illustrazioni, a cui seguiranno eventuali quesiti da parte delle colleghe e dei colleghi parlamentari presenti. Do la parola ai nostri ospiti per lo svolgimento delle relazioni. EUGENIO CARLOMAGNO, Presidente della Conferenza dei direttori delle Accademia di belle arti. Signor Presidente, innanzitutto la ringraziamo per il suo interessamento verso le Accademie di belle arti e il mondo dell’arte in genere. In qualità di presidente della Conferenza dei direttori, in questa fase di passaggio caratterizzata dall’approvazione di una legge a cui ha fatto seguito l’adozione di alcuni provvedimenti, desidero rilevare che le nostre istituzioni sono in grande difficoltà (poi, i miei colleghi, se lo riterranno, avranno l’opportunità di entrare nelle problematiche dei settori dell’arte). Comunque, la difficoltà deriva dal fatto che abbiamo una legge che non viene applicata da nove anni ed è dallo stesso periodo che attendiamo i regolamenti attuativi. Sono stati adottati alcuni decreti « tampone » e la formazione è diventata sperimentale ormai da cinque o sei anni. Tutto questo comporta un’insicurezza del titolo di studio, della formazione, del corpo docente, per quanto riguarda tutte le problematiche che sono oggi di attualità, quali l’insegnamento e l’evoluzione a livello europeo di una nuova formazione. Sarò brevissimo, come spero i miei colleghi, però credo che ognuno di noi abbia redatto un documento che vi sarà poi consegnato. Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 4 VII COMMISSIONE È importante che si sappia che le Accademie di belle arti italiane statali – sono ben venti – hanno una formazione d’eccellenza, partendo da Torino, passando per Milano, Bologna, fino ad arrivare a Reggio Calabria, Palermo e Sassari. Siamo 1.300 docenti, dotati di una grande capacità. In questa fase di grande difficoltà, abbiamo dimostrato di voler realmente portare la formazione nelle Accademie delle belle arti a un livello europeo. Negli ultimi cinque anni, insieme all’ex Ministro Moratti, siamo riusciti a imprimere una forte spinta in direzione di una formazione agile, che potesse rappresentare le istanze che l’Europa ci sta chiedendo, ovvero quella formazione che le altre Accademie nazionali europee (tedesche, spagnole e via elencando) ci stanno copiando. Vorrei sottolineare che da dodici anni gli organici delle Accademie delle belle arti sono fermi. Abbiamo una popolazione di quasi 22.000 allievi, con 1.240 docenti, di cui 350 di seconda fascia e 890 di prima fascia. È importante che per le Accademie, in questo testo definitivo della legge, si possa prevedere la figura del ricercatore e quella dell’associato, allo scopo di armonizzare questo nuovo tipo di formazione. Noi non vogliamo dimenticare che le Accademie delle belle arti hanno una tradizione storica, sulla quale dobbiamo basarci. Essa ci consentirà di guardare al futuro, tenendo presente, allo stesso tempo, che il nostro passato è fondamentale nelle discipline che sono tuttora parte fondamentale delle Accademie. Questo è solo un breve excursus e ritengo ci sia ancora molto ancora da dire. Spero che i colleghi abbiano maggiore capacità della mia di esprimere il nostro disappunto. GAETANO CASTELLI, Direttore dell’Accademia di belle arti di Roma. Se il Presidente lo consente, vorrei far leggere due brevi relazioni ai due docenti e poi intervenire. PRESIDENTE. È preferibile, per ragioni di sintesi, che ci sia una sola illu- Indagine conoscitiva – 9 — — SEDUTA DEL 18 LUGLIO 2007 strazione per ognuna delle Accademie, anche perché i testi possono essere allegati agli atti. I colleghi e le colleghe porranno alcune domande a cui potranno eventualmente rispondere i professori ed esponenti delle Accademie che non hanno parlato nella prima fase, per un’organizzazione migliore dei nostri lavori. GAETANO CASTELLI, Direttore dell’Accademia di belle arti di Roma. Sono Gaetano Castelli e ho insegnato scenografia per trentacinque anni presso l’Accademia di belle arti di Roma, con la cattedra di scenografia. A Roma questa era ed è una cattedra importante, perché c’è Cinecittà e tutto il settore della televisione. Abbiamo cosı̀ formato molti giovani scenografi che adesso lavorano in tutto il mondo, soprattutto in Italia, nel settore della televisione (a Cinecittà). Ero andato via perché non avevo più spazi e non potevo più esprimermi didatticamente. Sono stato richiamato due anni fa dal Ministro e nominato per chiara fama; nonostante non volessi accettare, alla fine l’ho fatto per amore verso i ragazzi e verso l’Accademia. Nel mio Dna c’è l’Accademia di belle arti e il liceo artistico, perché a 23 anni sono entrato come titolare nel liceo artistico, che si trova di fronte, per poi entrare in Accademia sempre come titolare, vincendo un concorso nazionale. Dico questo per far capire a tutti quanto mi stia a cuore: non sono solo un direttore che è stato nominato, ma mi sento anche docente. Devo dire con molto dolore che l’Accademia di belle arti di Roma – parlo per quella che rappresento – è stata abbandonata a se stessa: le istituzioni non hanno provato minimamente a darci una mano e non abbiamo spazi. Avevamo 1.700 allievi, oggi ne contiamo 1.400, con quasi quaranta nazioni rappresentate, ma non abbiamo laboratori. L’Accademia di belle arti nasce – mi scusi lo sfogo, ma sarò breve – nel 1500 e alla fine dell’800 diventa Istituto di belle arti di Roma, comprendendo la facoltà di architettura. Successivamente, nel 1940, è stato diviso in liceo artistico da una parte Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 5 VII COMMISSIONE e Accademia di belle arti dall’altra. Attualmente nel liceo artistico ci sono 300400 allievi e nell’Accademia 1.400. Premetto che con la direttrice ho instaurato un ottimo rapporto, quindi non voglio dire che ho intenzione di mandare via qualcuno. Il problema è che non abbiamo spazi e questo rappresenta il nostro primo dramma. Il secondo dramma riguarda le possibili modalità di azione. Prima esistevano dei corsi chiari (scenografia, pittura, decorazione e scultura) e i ragazzi vantavano – come ora – i migliori docenti in campo internazionale; cito Fazzini, Emilio Greco per la scultura, Scialoja, Guttuso. Adesso abbiamo grandi docenti, ma non abbiamo spazi, non abbiamo più laboratori. Io mi occupavo di scenografia e lavoravamo a plastici che rimanevano sul tavolo; adesso, dopo due ore nella stessa aula subentra l’insegnamento di un’altra materia. Porto ad esempio la materia scultura: non possono essere portate vie le sculture sulle quali si lavora, ma, di fatto, negli stessi spazi deve svolgersi l’insegnamento delle altre materie. Abbiamo istituito più di cento corsi, ma lo spazio è rimasto uguale. Io parlo come professionista, come una persona abituata a fare cose concrete: stiamo perdendo la manualità e quello che forse era lo scopo principale dell’Accademia, ossia la pittura e la scultura. Tutto il resto ben venga, ma se mancano gli spazi è utopia pensare di poter fare tutto. Riguardo al titolo di studio, in quattro anni si poteva ottenere un diploma spendibile per vari concorsi. Ultimamente, si sono presentati a un concorso a Rossignano alcuni ragazzi di Brera, ai quali il diploma è stato respinto, tolto dalle graduatorie, trattandosi di un titolo di studio non spendibile. Occorre, quindi, capire di che titolo di studio si tratta, perché l’Accademia non è un’università. Ad esempio, un direttore di liceo artistico è un dirigente, quindi percepisce uno stipendio in quanto tale; un direttore di Accademia, invece, percepisce semplicemente una gratifica in più. Quindi, anche il ruolo del direttore – non Indagine conoscitiva – 9 — — SEDUTA DEL 18 LUGLIO 2007 parlo per me – è assurdo, non si capisce bene di che cosa si tratti; se non si sa cosa siano i vertici, immaginiamoci tutto il resto ! La ringrazio per averci ricevuto e vorrei – parlando da persona che ama l’Accademia, altrimenti non avrei accettato – che qualcuno prendesse a cuore le sorti dell’Accademia. Io vado in giro per il mondo e ho aperto, da quando sono qui, l’Accademia di belle arti di Roma al mondo (Cina, Iran): abbiamo realizzato Arteinterrazza e ospitato i sedici artisti più famosi; ho tenuto, inoltre, conferenze in Cina; gli stessi cinesi volevano venire in Italia, ma non abbiamo i soldi per ospitarli (avrebbero dovuto pagare loro il viaggio e poi avrei dovuto inventare qualcosa per la sistemazione). Abbiamo questi scambi culturali, ma se ci hanno tagliato il 40 per cento dei fondi – che già erano pochi – di cosa possiamo parlare ? Io mi riferisco alla nostra situazione: tutti vogliono venire a Roma, ma io, che dirigo l’Accademia di belle arti di Roma – anche se non intendo usare un brutto termine e dire che mi vergogno – non ho le attrezzature e le strutture per realizzare quello che viene fatto in tutta Europa. Lavorando in tutto il mondo, posso assicurare che, se ci si reca a Parigi o in Germania (a Monaco), si trovano Accademie che sono dei musei, con pochi allievi e laboratori favolosi. In Italia, in tutte le Accademie e in particolare a Roma – dove tutti vogliono venire – nessuno ci aiuta. Ho chiesto a Gasparri, che forse entrerà nel consiglio di amministrazione, e a Veltroni, col quale ho un rapporto abbastanza amichevole. Sono tutti sensibili, ma io sto chiedendo al comune, alla regione e alla provincia di aiutarmi a portare avanti l’Accademia di belle arti di Roma, che è la più prestigiosa. Sono romano ed è quella dove tutti vorrebbero venire. In questo momento, non voglio dire che c’è da vergognarsi, ma – mi creda – non so come fare: quando arrivano le delegazioni, non abbiamo un’aula Magna e non abbiamo un laboratorio. Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 6 VII COMMISSIONE Il mio è un grido di dolore: datemi una mano ! ALFREDO SCOTTI, Direttore dell’Accademia di belle arti di Napoli. L’Accademia di Napoli è anch’essa storica, avendo oltre 250 anni di vita, e ha una popolazione di oltre 2.500 studenti. Abbiamo una serie di grandi laboratori, pur avendo senza dubbio anche noi delle carenze strutturali per quanto riguarda gli spazi e i finanziamenti (quindi le risorse); tuttavia, riusciamo a conciliare bene le risorse con le nostre esigenze, poiché i nostri laboratori sono abbastanza ben attrezzati. Naturalmente, soffriamo anche di carenze di organico, per quanto riguarda la parte dell’amministrazione. Determina alcuni problemi la carenza non tanto di docenti – in numero adeguato a quello degli iscritti –, ma di personale amministrativo, la cui insufficienza comporta una minore efficienza. Da quando le Accademie sono state riformate, abbiamo introdotto nuove figure professionali, realizzando un corso sul restauro, che sta ottenendo un consistente riscontro anche in campo regionale, per problematiche legate al microclima. Abbiamo stipulato una convenzione con Metronapoli, la nuova metropolitana napoletana, che presenta le stazioni dell’arte. Grazie a questa convenzione, con il corso suddetto, stiamo procedendo al restauro perché, pur essendo le stazioni abbastanza recenti, le opere d’arte – si tratta di arte contemporanea – necessitano di interventi di questo tipo. La convenzione ci porta ad avere un « cantiere-scuola » direttamente nelle stazioni, con interventi all’aperto, alla presenza del pubblico che le frequenta. Naturalmente, tutto questo ci sta aprendo maggiormente alla città, mentre prima l’Accademia era un po’ in ombra, visto che essa rappresentava un mondo di élite ed era chiusa nei confronti della città. Anche noi offriamo una serie di laboratori con nuovi corsi, come ad esempio il corso di fotografia in un biennio di secondo livello, e siamo del parere, come chi Indagine conoscitiva – 9 — — SEDUTA DEL 18 LUGLIO 2007 ci ha preceduto, che occorre pensare maggiormente alle necessità di queste istituzioni che rappresentano un luogo di grande formazione per i giovani. PRESIDENTE. Avete posto principalmente – e vi ringrazio, perché questa è per noi un’occasione generale di presa di contatto con le Accademie – problemi di strutture, di funzionamento, di organico, di risorse e di attenzione istituzionale, su cui, evidentemente, anche la nostra indagine conoscitiva potrà dire qualcosa, vincolando il Governo a lavorare con molta determinazione sul futuro delle Accademie di belle arti. Mi interessa però, rivolgendomi a voi non solo come direttori e dirigenti di questi istituti, anche un vostro giudizio sul panorama dei giovani artisti in formazione. In questa indagine, nel corso dei mesi, abbiamo sentito giudizi difformi. Abbiamo audito diverse persone e rappresentanti di varie istituzioni, dal mondo pubblico a quello privato, dal mondo dei critici a quello degli assessori. La mia personale impressione è che ci sia un grande fermento. Si tratta di capire cosa effettivamente è possibile imparare dal punto di vista strettamente tecnico – problema che mi pare abbia posto il professor Castelli – se c’è, a vostro parere, un dinamismo incoraggiante e su quali aspetti si possono sollecitare le istituzioni, per quanto riguarda il percorso antecedente all’ingresso alle Accademie e in rapporto alle relazioni esistenti con la facoltà di architettura. È molto interessante l’esperienza di cui parlava il professor Scotti, a proposito degli interventi di restauro della metropolitana di Napoli, perché uno dei grandi temi del contemporaneo nel nostro Paese riguarda il fatto che una parte delle opere pubbliche sono state realizzate, pensate e progettate senza tener conto dei paesaggi culturali e dei contesti. Non dico tutti, ma una parte dei problemi, che nascono da come sono percepite dall’opinione pubblica alcune di queste opere, deriva tante volte anche dalla loro bruttezza – se posso dirlo in modo Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 7 VII COMMISSIONE rozzo – o comunque dalla loro decontestualizzazione. In sostanza, pongo una questione di carattere generale: vorrei capire, se voi foste nell’ottica del Governo, del Ministro referente, delle AFAM (Istituzioni di Alta Formazione Artistica e Musicale) e delle Accademie di belle arti, cosa suggerireste sul piano della formazione artistica dei giovani e nei rapporti con questo mondo giovanile in formazione. Alcuni assessorati alla cultura di municipalità importanti hanno attuato delle iniziative significative: ci sono nuovi spazi espositivi, nuovi musei; vi è la prospettiva – ancora non vicinissima – del MAXXI (Museo nazionale delle Arti del XXI secolo) a Roma. Che rapporto avete con la DARC (Direzione generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee) che dovrebbe essere, nell’ambito del Ministero per i beni e le attività culturali, essendo voi dipendenti al Ministero dell’università e della ricerca, il luogo più avanzato, di guida istituzionale, dell’arte contemporanea ? Ci interessa capire questo, perché abbiamo l’impressione che ci sia un’incredibile mancanza di coordinamento, una dispersione di forze e di energie, che rende il sistema dell’arte contemporanea italiano più debole di quello che potenzialmente potrebbe essere e fa pagare un certo prezzo. Può darsi che sia solo un’impressione personale e superficiale. Do parola ai deputati che intendono porre quesiti o formulare osservazioni. MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, innanzitutto, desidero ringraziare i nostri ospiti che cosı̀ numerosi hanno accolto il nostro invito. Credo che quanto ci hanno detto ora e quanto ci proporranno in replica sarà molto utile alle nostre finalità. Desidero sottoporre alla vostra attenzione alcune questioni in linea con il contesto tracciato dal Presidente. Abbiamo riflettuto con chi vi ha preceduto nelle audizioni svolte e abbiamo approfondito il tema del rapporto con le altre istituzioni e con le altre agenzie educative di formazione, alle quali ho quasi sempre rivolto la Indagine conoscitiva – 9 — — SEDUTA DEL 18 LUGLIO 2007 stessa domanda: quale rapporto proficuo può essere da voi instaurato, al di là delle difficoltà economiche e finanziarie, con gli enti locali (soprattutto i comuni e le province) ? Non mi riferisco solo ai grandi comuni delle città metropolitane che solitamente ospitano sul proprio territorio le vostre prestigiose istituzioni; esistono anche molti comuni di piccole dimensioni delle province italiane, che hanno una grande vivacità – perché hanno sedi espositive importanti – e che potrebbero proficuamente realizzare, con voi e con gli artisti che formate, attività di scambi culturali, di promozione e diffusione delle opere dei giovani. È, infatti, molto difficile per i giovani potere esporre e trovare spazi di confronto con il pubblico. Questo è un primo filone; si è fatto riferimento all’esperienza di Napoli e pensavo a come poter prefigurare rapporti di questo tipo. Un altro tema, su cui abbiamo riflettuto nelle precedenti audizioni, è quello della creazione di un pubblico che per quanto riguarda l’arte contemporanea è certamente meno diffuso sul nostro territorio rispetto all’attenzione che generalmente il grande pubblico presta nei confronti del Rinascimento italiano o di altri filoni di espressione artistica. Poiché voi avete una relazione importante con il mondo della scuola, essendovi affidata la formazione degli esperti e formatori, che possano andare, a loro volta, a lavorare negli istituti scolastici, volevo capire che tipo di rapporto stretto si può allacciare con tale settore, attraverso i vari corsi abilitanti. Infine, esprimo due considerazioni, non si tratta di domande (solitamente, durante le audizioni, poniamo delle domande, proprio per raccogliere elementi che ci aiutino a capire e a circoscrivere il problema che stiamo affrontando). Comprendo e condivido il vostro grido di dolore che si riferisce a due situazioni: una è quella descritta soprattutto dal direttore dell’Accademia di Roma, il professor Castelli, relativamente all’angustia di spazi e di risorse economiche; l’altra è rappresentata da una situazione di stallo determinata Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — VII COMMISSIONE dalla mancanza di una normativa che faccia chiarezza in via definitiva, essendo, purtroppo, passati diversi anni da una riforma importante e dall’adozione di alcuni decreti attuativi, che sono stati altrettanto importanti ma non completi . Devo dire che la nostra Commissione si è occupata molto di scuola, di università, ma ammetto – facciamo ammenda, i colleghi saranno concordi con me – che ci occupiamo un pochino meno dell’AFAM. Credo che potrebbe essere opportuno – lo chiedo al Presidente – rimandare a un’occasione di ulteriore approfondimento insieme a voi, ai conservatori, agli istituti musicali pareggiati, all’Accademia di danza e via dicendo, sui temi specifici di questa riforma il cui avvio, paradossalmente, non è ancora concluso; infatti, siamo ancora in una fase sperimentale procrastinata a lungo. La mia ultima considerazione: a fronte delle difficoltà economiche di cui parlavamo, voglio ricordare il comma 1145 della legge finanziaria, che ha previsto 20 milioni di risorse aggiuntive per queste finalità. Sicuramente sono pochi, ma si tratta comunque di un segnale di attenzione a un sistema che è stato profondamente trascurato. DOMENICO VOLPINI. Anch’io vi ringrazio per essere venuti. Vorrei porvi due brevissime domande, la prima delle quali è relativa ai problemi della validità del titolo di studio. Quando elaborammo la riforma con il Ministro Berlinguer, la legge – per quello che mi ricordo – era abbastanza chiara, essendo prevista l’equiparazione al titolo universitario. GIOVANNA CASSESE, Vicedirettrice dell’Accademia di belle arti di Napoli. Equipollenza ! DOMENICO cosa... VOLPINI. 8 È la stessa GIOVANNA CASSESE, Vicedirettrice dell’Accademia di belle arti di Napoli. No ! DOMENICO VOLPINI. C’è l’equipollenza... Indagine conoscitiva – 9 — — SEDUTA DEL 18 LUGLIO 2007 PRESIDENTE. Vi prego di non interrompere, parlerete successivamente. DOMENICO VOLPINI. Poi mi darete le vostre risposte e soprattutto i vostri suggerimenti affinché ci sia possibile intervenire. Comunque, ricordo bene tutte le discussioni che facemmo; il concetto fondamentale era che le Accademie e i conservatori non sono università; infatti – questa era l’idea anche di Berlinguer – non li si è voluti ingabbiare nelle leggi universitarie, in quanto i professori delle Accademie e dei conservatori sono considerati artisti. Una persona può benissimo essere in possesso della licenza elementare ed essere un grande artista, un genio, ed insegnare all’Accademia. Quella riforma aveva una sua ratio e ora, se deve essere conclusa, portiamola a termine: dateci le indicazioni in modo tale che si possa intervenire a modificare la legislazione, affinché abbiate la possibilità di operare alla stessa stregua di tutte le altre Accademie europee. L’idea era, infatti, quella di mettere le Accademie italiane alla stessa stregua di quelle europee, poiché stiamo costruendo, appunto, delle Accademie europee (non più tedesche, italiane e cosı̀ via ). È importante che voi, che avete sperimentato direttamente la riforma, ci diate indicazioni concrete per migliorare la legislazione e quanto ne consegue. Come deputato romano, sono venuto in quegli anni all’Accademia della mia città e ho interesse che la stessa si sviluppi. Nel caso dell’Accademia di belle arti cinese, Alfio Mongelli, di ritorno dalla Cina – non so se siate andati insieme – mi ha raccontato quello che avete trovato in quel Paese e in altre parti del mondo. Penso che sia difficile avere un’Accademia di quel genere, però vi chiedo se avete individuato degli stabili, perché in quel caso, possiamo fare un discorso tutti insieme, deputati e senatori romani, per mobilitarci e convincere l’amministrazione comunale, regionale e provinciale, a seconda dell’appartenenza degli stabili, a cederli. Mia figlia ha studiato nella sede distaccata del liceo artistico, vicino a Regina Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 9 VII COMMISSIONE Coeli, che deve essere sicuramente migliorata. Individuate gli stabili e teniamoci in contatto, in modo che si crei questo gruppo di parlamentari che lavorino per ottenerli. LAURA FRONER. Saluto anch’io volentieri tutti gli ospiti e riprendo due punti trattati in parte dall’onorevole Ghizzoni. Il primo punto riguarda il discorso della formazione artistica dei giovani e le eventuali attività di promozione degli allievi migliori. A questo proposito, mi ricollego alla domanda che è stata già posta: in che rapporti siete – alcuni lo hanno detto, altri no – con gli enti locali, i comuni, le province e le regioni ? Ci sono possibilità di svolgere con essi delle attività promozionali che possano servire per far conoscere gli allievi migliori sul territorio e dare loro l’opportunità di fare degli scambi attraverso i rapporti che gli enti locali hanno tra di loro ? Inoltre, vorrei sapere meglio, in generale con riferimento a tutte le vostre sedi, che opportunità ci sono di promuovere gli scambi internazionali, oltre a quelli di cui avete già parlato. Infine, riguardo alla possibilità di introdurre nuove figure professionali che vengono richieste dalle nuove tecnologie – credo ne abbia parlato il direttore dell’Accademia di Napoli – che opportunità ci sono presso le vostre sedi o presso le sedi delle Accademie in Italia ? PAOLA GOISIS. Porgo un saluto ai convenuti. Mi riallaccio alle domande già poste dalle colleghe perché sono sempre molto attenta alla questione dei ragazzi, degli studenti. Mi sembra – se non ho capito male – che vi sia una situazione di confusione (uso un termine forse non appropriato) all’interno delle professionalità, o comunque una situazione caratterizzata dalla mancanza di una particolare specificità. La mia domanda è questa: c’è il rischio di creare illusioni in questi ragazzi, il cui numero è molto elevato ? Questa è la mia paura, che è determinata dal fatto che ho sentito nominare delle professionalità spe- Indagine conoscitiva – 9 — — SEDUTA DEL 18 LUGLIO 2007 cifiche – si è parlato delle attività di restauro a Napoli o delle opere di scenografia – ma non si è fatta menzione di altre professionalità alle quali questi studenti possono rivolgersi. Esiste il rischio dell’illusione ? Come ritenente che questo sia risolvibile ? Quali ulteriori possibilità si possono dare a questi ragazzi ? Un’altra considerazione emersa riguarda la preparazione precedente, perché l’Accademia – cosı̀ mi pare di aver capito – svolge la funzione di università dell’arte. Quali sono gli studi che questi ragazzi devono svolgere, in modo adeguato ? Spero che non si tratti degli istituti professionali d’arte; affermo questo perché da noi questi esistono e, purtroppo, sono frequentati da coloro che non hanno ottenuto risultati negli altri istituti. Vi chiedo se la questione possa rappresentare un problema ed eventualmente quali soluzioni e suggerimenti avete per poter indirizzare questi ragazzi. PRESIDENTE. Do ora la parola ai nostri ospiti per la replica. GIUSEPPE BONINI, Docente di estetica dell’Accademia di belle arti di Milano. Signor Presidente, ringrazio tutti i parlamentari per averci ricevuto. I problemi delle Accademie, come già si è visto da queste poche note, sono vari, complessi e molto articolati. Riprenderei l’appello dell’onorevole Ghizzoni di affrontare questi temi in maniera analitica perché se ne stanno sommando diversi. La legge di riforma n. 508 del 1999 ha equiparato il titolo delle Accademie alla laurea, ma ai fini concorsuali, ovvero in caso di concorso. Non è mai stato emanato un decreto che stabilisse delle vere equipollenze, per cui si è determinato il problema che veniva prima segnalato. Il successivo decreto del Presidente della Repubblica n. 212 del 2005 ha creato una struttura ben precisa all’intero delle Accademie, aprendole a tutte le nuove esperienze e tecnologie. Ai quattro corsi fondamentali, ricordati prima dal profes- Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 10 VII COMMISSIONE sor Castelli, si sono aggiunti quei corsi legati alla realtà contemporanea, alle nuove tecnologie dell’arte e a tutti gli aspetti multimediali. È stato aperto il restauro, come è stato ricordato per Napoli, il disegno per l’impresa, oltre alla didattica e alla comunicazione per l’arte. Le scuole previste dal decreto del Presidente della Repubblica n. 212 del 2005 sono dieci; prima avevamo quattro corsi tradizionali, oggi abbiamo dieci scuole raccolte in tre diversi dipartimenti. Mi sembra utile ricordarlo per chiarezza. Vengono rilasciati, quindi, dieci diversi titoli, almeno di primo livello. Poi, ci sono i corsi di secondo livello perché, in buona parte, il citato decreto prevede che sia già istituzionale il primo livello e sperimentale il secondo livello (quindi avremo poi altri titoli da spendere). Questo pone una serie di problemi molto seri, poiché l’organico è rimasto quello dei corsi tradizionali, con la presenza però di corsi complementari legati ai corsi tradizionali. I nuovi corsi sono tenuti da docenti a contratto, pertanto le Accademie, attraverso concorsi pubblici, assumono docenti, il cui contratto viene rinnovato di anno in anno. Sorgono, quindi, problemi di finanziamento, di rapporti con i docenti e via dicendo. Un altro aspetto della questione è quello per cui vengono ricordati i rapporti con la città. I nuovi corsi, come sottolineato per Napoli, sono molto importanti per il legame con la città, perché creano nuove professioni e possibilità di realizzare opere di restauro, di accedere al settore multimediale, oltre alla possibilità, offerta dalla comunicazione e dalla didattica per l’arte, di lavorare con le istituzioni locali proprio nell’ambito della comunicazione del museo, delle mostre d’arte e via dicendo. In altre parole, la legge n. 508/1999 ha dato all’Accademia grandi opportunità, ma a questo non ha fatto seguito una legislazione che la mettesse in condizione di lavorare al di là della volontarietà di noi docenti. Abbiamo attuato questa riforma a costo zero, pagando sulla nostra pelle. Indagine conoscitiva – 9 — — SEDUTA DEL 18 LUGLIO 2007 Ho seguito, come coordinatore, la nascita del restauro e oggi coordino il dipartimento arte visive. Il tutto viene svolto a livello di volontariato; infatti, se prima con quattro corsi c’era un determinato impegno, oggi, con dieci scuole e tre dipartimenti, l’impegno è raddoppiato, ma – come ricordava il professor Castelli – le risorse, gli spazi, i finanziamenti e l’organico non sono cambiati. Questa è la difficoltà, oltre a un’altra serie di problemi che sono stati ricordati dai diversi onorevoli e che meritano ognuno un approfondimento. Non vorrei rubare spazio agli interventi dei colleghi, però vorrei sottolineare che da un lato la riforma ha consentito una grande apertura , dall’altro sono venuti a mancare, in questi otto anni, i supporti legislativi, finanziari e di organico in grado di attuarla a pieno titolo . RAFFAELLA PULEIO, Rappresentante del Consiglio accademico dell’Accademia di belle arti di Roma. Sono Raffaella Puleio e insegno storia dell’arte moderna all’Accademia di Brera. Vorrei fare solo una chiosa alle considerazioni del signor Bonini. Ho afferrato il senso delle domande dei parlamentari rispetto alla promozione delle arti contemporanee nel nostro Paese e del nostro Paese, arti di cui vantiamo un’antica e prestigiosa tradizione. Tuttavia, di fatto – questa è l’esperienza vissuta nell’Accademia di Brera, che credo sia la più grande Accademia italiana, quantomeno per il numero degli iscritti, con poco meno di 4.000 studenti – abbiamo messo in piedi una macchina infernale. Abbiamo, infatti, avviato anche in fase sperimentale tutti gli indirizzi e i corsi che la legge ci consentiva di avviare, per vedere quali funzionassero, quali, ad esempio, ci consentissero di non creare illusioni e quali offrissero reali opportunità di lavoro sul territorio. Ebbene, sono emersi tre problemi, dei quali il primo è che probabilmente ogni Accademia deve utilizzare un’istituzione e sviluppare al massimo le vocazioni territoriali. In questo, la prospettiva dei politecnici delle arti è certamente una strada Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 11 VII COMMISSIONE opportunamente pensata, attraverso la quale differenziare le varie istituzioni. Un secondo problema, rispetto al quale desideriamo sensibilizzare i parlamentari, riguarda il fatto che la promozione delle arti contemporanee, per quanto concerne l’aspetto della formazione e le Accademie, è in questo momento indissolubilmente legata all’attuazione completa della legge n. 508/1999, vista la disparità tra il progetto di formazione che abbiamo messo in atto e le difficoltà dell’organico. Oggettivamente le Accademie non sono più né carne né pesce, non facendo parte né della scuola secondaria, né dell’università. Apro una parentesi nella parentesi. Credo che ci si sia impantanati in un falso problema sul tema del riconoscimento giuridico universitario dei docenti delle Accademie o dei conservatori. Ogni linguaggio e ogni disciplina ha sicuramente le sue specificità e, per quanto riguarda il passato, molti prestigiosi artisti non avevano bisogno di formazione universitaria o, comunque, di alta formazione universitaria per accedere a livelli di prestigio. Stiamo ora formando una classe di artisti a livello universitario, ma mi sembra esagerato aspettare venti anni che un’intera classe dirigente si formi per poter adeguare l’organico di queste istituzioni al titolo di studio che esse rilasciano. Riguardo al titolo di studio – credo che sia già stato detto dal professor Bonini – deve essere portato a compimento tutto l’iter legislativo che porti alla piena equiparazione dei titoli Accademici ai titoli universitari. Infine, per quanto riguarda l’introduzione delle nuove figure istituzionali – tema che mi sembra interessante – a Brera siamo particolarmente sensibili, poiché l’aver messo in piedi una mole di lavoro cosı̀ importante, impegnativa, differenziata e articolata su vari settori e su vari aspetti della politica della città porta anche alla necessità di una gestione economica dell’istituzione completamente diversa dal passato. Nel documento con il quale sono stata invitata all’odierna audizione ho letto dell’introduzione della figura dell’addetto al found raising o dell’istituzione di uffici di Indagine conoscitiva – 9 — — SEDUTA DEL 18 LUGLIO 2007 development sulle politiche dell’Accademia. Questo è certamente uno spazio che deve essere aperto per sperimentare politiche di gestione nuove di questi istituti che stanno passando, mi sembra di capire dalla nostra esperienza, da una situazione di totale assistenzialismo a una situazione in cui possiamo cominciare a produrre profitti da reinvestire nella politica culturale. Noi, da artisti o storici, non siamo forse in grado di farlo, però sarebbe assolutamente auspicabile fornirci strumenti legislativi per poter creare degli uffici che ci aiutino in questo. ANDREA VOLO. Rappresentante dell’Accademia di belle arti di Roma. Di mestiere faccio il pittore e ho una lunga esperienza, come si può capire dai miei capelli bianchi, nell’ambito della docenza, prima nei licei artistici, poi negli istituti d’arte e, infine, nell’Accademia. È stato sollevato il problema della formazione secondaria superiore, ossia di come arrivano questi ragazzi nelle Accademie. Essi arrivano oggi nelle peggiori condizioni possibili, per un semplice motivo. Ho partecipato a tutte le stazioni di questa via crucis, nel senso che ho fatto parte di ogni commissione relativa alla Brocca, alla sperimentazione Michelangelo, Raffaello, e a tutti questi fenomenali prodotti dell’ingegno umano. Ho partecipato anche alla commissione dei cosiddetti « Trecento » della gestione Berlinguer-De Mauro, cosı̀ come alla commissione istituita dal Ministro Moratti. Ebbene, in tutte queste commissioni che hanno elaborato i nuovi piani di studio, la tendenza era quella di ridurre drasticamente le ore che riguardavano l’esperienza didattica legata al fare e al saper fare, nel nome del fatto che i poveri studenti non possono « stare al chiodo » per 42 ore, ma devono raggiungere un tetto massimo di 30 o 32 ore. Dietro questa nobile insegna – è chiaro che gli studenti non possono essere sovraccaricati ! – mi chiedo quando dovranno essere caricati di competenze specifiche, legate anche a una formazione precoce. Da questo non si può sfuggire. Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 12 VII COMMISSIONE Dietro a questo, si nascondono problemi di banale risparmio e, quindi, di abbassamento del numero delle ore , che corrisponde ad un risparmio sul numero delle cattedre. Ignorare questo problema significa non capire la situazione dei licei artistici e degli istituti d’arte. Fino alla conferenza di Bregenz, alla quale ho partecipato, il nostro sistema di formazione artistico era considerato un esempio per l’Europa. Non so quanto questo esempio oggi possa reggere, considerato che, quando va bene, si prevede solo un’informazione sui problemi dell’arte e che i ragazzi hanno perso i fondamentali per accedere alla formazione di livello universitario. Se il Presidente me ne dà la facoltà, vorrei aggiungere brevemente altre considerazioni in risposta – in seguito, consegnerò alla Commissione un documento – alle ulteriori domande che sono state poste. Ad esempio, per quanto riguarda i rapporti con gli enti locali, essi sono previsti dalla legge n. 508/1999, ma il tetto che viene posto per l’accesso ai consigli di amministrazione è talmente alto che non c’è nessun ente locale che sborsa cifre nell’ordine di 700.000 euro per avere un rappresentante nel consiglio di amministrazione. Constatato questo, formulo una semplice proposta: perché non abbassare la soglia per l’accesso ? Questo consentirebbe a molti enti locali di avere un rapporto organico nei consigli di amministrazione. Si tratta di problemi che, naturalmente, si accompagnano a una certa distrazione – se mi è consentito dirlo in questa sede – da parte di coloro che hanno varato la legge n. 508/1999, che se ben ricordo, fu approvata all’unanimità, salvo l’astensione della Lega nord, per cui questi meccanismi non sono stati adeguatamente rivisti. Infatti, è evidente che ci sono degli ingorghi che non permettono una piena attuazione di questa legge, che è stata bloccata per i rilievi del Consiglio di Stato. Sembra che i decreti siano in via di determinazione – mantengo tutte le riserve sulla qualità del lavoro svolto – ma mi sembra opportuno Indagine conoscitiva – 9 — — SEDUTA DEL 18 LUGLIO 2007 che si arrivi a una soluzione, perché poi venga eventualmente modificata la suddetta disciplina. Quanto alla domanda sull’eventuale confusione delle professionalità posta dall’onorevole, occorre dire che essa certamente esiste. Tuttavia, anche da questo punto di vista, è necessario decidere che cosa si vuole, ossia se si desidera, ad esempio, una formazione di massa più o meno indistinta in modo da coprire le difficoltà economiche. Con i numeri, infatti, si coprono le difficoltà di finanziamento che incontriamo. Le risorse ci vengono ridotte ogni anno del 20 per cento, il che significa che ogni Accademia cerca di incamerare il maggior numero di iscritti; l’esatto contrario di ciò che avviene in Europa. I miei colleghi europei hanno classi di 20-25 ragazzi, mentre in Italia la quantità di partenza per quanto riguarda il vecchio ordinamento raggiunge la cifra di 80 ragazzi. Ad ogni modo, al di là di rivendicazioni pseudo-sindacali, il problema riguarda la selezione, ossia quando cominciamo a mettere le persone che si affidano ai nostri piani di studio nella condizione di poter decidere del loro futuro. Tale assunzione di responsabilità – il cui significato è mettere all’ordine del giorno il problema della qualità, che non può consistere solo nel riempirsi la bocca con i numeri – deve essere posta all’attenzione di chi ci governa. Da ultimo, vorrei esporre le richieste, che ritengo si possano sintetizzare in questo elenco: un immediato completamento della legge n. 508 del 1999 con i necessari correttivi, per venire incontro alle contraddizioni più evidenti; l’avvio di un nuovo progetto di riforma che separi le Accademie dai conservatori musicali; il passaggio immediato della docenza delle Accademie a contratti di livello universitario (oggi gli stipendi dei docenti sono talvolta più bassi di quelli dei docenti della scuola secondaria superiore, per cui i docenti al massimo della carriera non raggiungono i 2.000 euro netti mensili); la destinazione di risorse per la costruzione Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 13 VII COMMISSIONE di nuove aule e laboratori; la ristrutturazione a norma degli spazi preesistenti. Raccomando, a tal proposito, una visita all’Accademia di belle arti di Monaco che, pur avendo una magnifica sede storica, accanto a quella esistente, ha creato una nuova struttura tanto bella da lasciarci gli occhi. Un’ulteriore richiesta è quella di risolvere la contraddizione tra la necessità di far cassa – come ho detto – e i problemi della qualità, oltre all’istituzione di nuovi percorsi di eccellenza, con la garanzia effettiva di autonomia di gestione. PRESIDENTE. Grazie professor Volo. Se ci lascia il documento completo, sarà utile per il nostro lavoro. Vi chiedo il massimo della collaborazione, perché siamo già oltre ai tempi che erano previsti. MARCO BUSSAGLI, Rappresentante dell’Accademia di belle arti di Roma. Sarò rapidissimo. Intanto ringrazio, ovviamente, per la vostra attenzione che – tengo a sottolineare – fa bene a noi che operiamo nell’ambito delle Accademie di belle arti. I problemi che sono stati posti dai signori onorevoli sono in realtà collegati, nel senso che l’aspetto fondamentale per garantire ai giovani una formazione e un’attenzione all’arte contemporanea passa, purtroppo, per la riconoscibilità del titolo di studio. Infatti, nella migliore delle ipotesi, una persona frequenta quattro anni del corso ordinamentale per avere un diploma equiparato ad una laurea universitaria triennale. Questo è assurdo ! Personalmente sono laureato in storia dell’arte, oltre a essere professore all’Accademia: ho frequentato per quattro anni ed il mio titolo è stato equiparato a una laurea quinquennale. Quindi, non si capisce questo aspetto, dal quale discende tutto il resto. Infatti, nel momento in cui lo studente ha la possibilità di intraprendere con serenità un certo percorso, nell’ambito delle Accademie troverà professionalità di altissimo livello. Se percorrete questo corridoio, vedrete almeno quattro quadri, presenti in questo Parlamento, dipinti da professori delle Accademie. Indagine conoscitiva – 9 — — SEDUTA DEL 18 LUGLIO 2007 Non si tratta, quindi, di una questione di qualità dei docenti, ma di attrezzatura e, soprattutto, di investimento. Lo Stato italiano deve pensare che non si tratterebbe di soldi buttati, ma di fondi investiti nella formazione; sarebbe come metterli in banca, perché l’arte ha la capacità di restituirli con gli interessi. GIOVANNA CASSESE, Vicedirettrice dell’Accademia di belle arti di Napoli. Sono una storica dell’arte e concordo con quanto è stato detto prima. Sarò brevissima. Mi preme aggiungere a quanto già sottolineato dai miei colleghi alcuni punti essenziali. Ringrazio per l’attenzione della Camera, perché per una volta viene messo al centro della questione dell’arte contemporanea il tema delle Accademie. Non esiste una questione delle Accademie, ma del contemporaneo. Vorrei riportare l’attenzione sulla specificità del sapere dell’Accademia. Non mi associo, perché credo che abbiamo ancora un futuro, alla storia del pianto antico, anche se chiaramente lo farei – vengo da un sapere universitario – ma mi affascina profondamente e trovo anche più intrigante il sapere dell’Accademia, il modo di conoscere dell’Accademia che oggi le università ci vogliono imitare. Personalmente vengo dall’università, ho un dottorato e credo che il sapere laboratoriale dell’Accademia – l’imparare facendo, il saper fare imparando, il pensiero della mano, per ricordare Focillon – è quello che ci può salvare. Ricollegandomi all’invito del Presidente, occorre riportare l’attenzione sul fatto che quella dell’arte contemporanea in Italia è una questione anche di formazione, cercando di evitare di ricondurre il discorso delle Accademie soltanto su questioni – giustissime e che sento in prima persona, lavorando dalla mattina alla sera in un’Accademia – legate a rivendicazioni salariali, agli spazi e via dicendo. Voi avete questo compito e ciò va assolutamente fatto, tuttavia, bisogna restituire alle Accademie quella dignità che esse necessariamente devono avere. Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 14 VII COMMISSIONE Camillo Boito nel 1861 propose di chiuderle. Noi oggi – lo dicono i numeri delle iscrizioni – non possiamo chiuderle per moltissimi motivi, primo fra tutti il fatto che ci dobbiamo attestare sul modello europeo della Hochschule di Berlino o delle facoltà di Bellas artes di Madrid che, in tempi più brevi, hanno attuato una riforma portandola fino in fondo. È chiaro, quindi, che bisogna riconoscere il ruolo universitario, cosı̀ come il titolo, e rivendicare il nostro ruolo di docenti universitari – perché noi, di fatto, svolgiamo tale ruolo – tuttavia, riconoscere in modo definitivo l’importanza del sapere laboratoriale, del knowhow, significa definire un campo paradigmatico di formazione alle Accademie. Troppo spesso in Italia ci si ruba il campo di formazione. Vorrei portare solo qualche esempio, perché non vorrei abusare della vostra attenzione. C’è un problema molto preciso nel campo dell’arte contemporanea – mi rifaccio sempre all’invito del presidente – ossia quello della conservazione dell’arte pubblica del contemporaneo. Abbiamo firmato questa convenzione d’avanguardia sulla salvaguardia del contemporaneo, ma non si può non ricordare in questa sede che è necessario riconoscere che sono proprio le Accademie il luogo per eccellenza della formazione del restauro e tanto più del moderno e del contemporaneo. Sono le Accademie perché il knowhow dei laboratori, del fare, del vedere l’arte è essenziale nella formazione di un restauratore del contemporaneo, che significa anche valorizzazione del contemporaneo. La didattica dell’arte, ad esempio, la comunicazione nel contemporaneo, la figura del curator sono altri campi precisi in cui l’Accademia deve avere il suo spazio formativo, riconosciuto a tutti gli effetti, non continuamente rubato all’università. Abbiamo il grande problema del riconoscimento del titolo per il Ministero per i beni e le attività culturali e in questo chiediamo il vostro aiuto. Mi associo all’Accademia di Brera in questo senso. L’Accademia di Napoli è l’unica nel centro meridione ad avere un biennio speciali- Indagine conoscitiva – 9 — — SEDUTA DEL 18 LUGLIO 2007 stico in restauro del contemporaneo. Manca ancora un decreto interministeriale che riconosca alle Accademie di belle arti la possibilità di diplomare restauratori tout court, poiché ci viene riconosciuto il titolo di collaboratore restauratore, ma non quello di restauratore finito. Tuttavia, la formazione europea ci richiede il quinquennio e le Accademie si sono attrezzate per aprire in tutta Italia corsi perfettamente all’avanguardia con docenti a contratto anche di chimica e via dicendo. Vorrei dire ancora due parole. Le Accademie non sono semplici scuole, né semplici università, ma sono luoghi complessi. Le Accademie storiche italiane – che qui rappresentiamo – hanno un grande patrimonio d’arte. L’Accademia di Napoli ha una galleria con oltre 1.000 opere fra dipinti, sculture e via dicendo, e archivi storici che sono essenziali per la storia dell’arte moderna e contemporanea. Abbiamo una grandissima gipsoteca, ma non siamo gli unici: ci sono quella di Bologna e quella di Brera, ad esempio. Inoltre, Napoli sta per riaprire la nuova sede nel 2007. Ci sono, inoltre, le biblioteche. Pensate che molti dei materiali bibliografici come cataloghi, cataloghini, opuscoli e quant’altro si trovano solo nelle biblioteche delle Accademie, perché sono la memoria storica della nostra storia dell’arte, perlomeno dal XVIII secolo ad oggi. Mancano totalmente figure professionali che devono curare questi aspetti e manca il sostegno alle amministrazioni che si devono interessare di un patrimonio, che, oltre ad assumere rilevanza per la sua stessa conservazione, è essenziale e parte integrante di una moderna didattica del contemporaneo. Senza comprendere questo, non si può fare nulla. Ecco la differenza fra imparare il restauro in un’Accademia, all’ICR (Istituto Centrale del Restauro) o all’università. Noi abbiamo il materiale su cui intervenire, molte volte all’interno delle stesse Accademie. È necessario, inoltre – e con questo concludo – promuovere la ricerca. È vero che c’è un’equipollenza del titolo, ma non Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 15 VII COMMISSIONE ci sono fondi nell’Accademia per la ricerca. Nelle Accademie, ricerca significa produzione, esposizione della produzione e, quindi, poter realizzare gli spettacoli e organizzare le mostre. Peraltro, è di questi giorni a Napoli l’apertura della Galleria del giardino. Napoli è fortunata perché ha una sede molto bella, destinata soltanto all’esposizione delle opere dei migliori studenti. Tuttavia, è necessaria un’attenzione alla produzione e alla ricerca, perché ricerca e didattica sono indissolubili. PRESIDENTE. La ringrazio professoressa Cassese, anche per la nota di ottimismo, se cosı̀ posso dire, senza voler affermare che i suoi colleghi siano stati pessimisti. Ne approfitto, perché non succede spesso che le Accademie vengano ricevute in Parlamento. Tramite il presidente della Conferenza dei direttori, professor Carlomagno, vorrei Indagine conoscitiva – 9 — — SEDUTA DEL 18 LUGLIO 2007 che venisse trasmessa la forte e unanime determinazione di questa Commissione, al di là delle differenze politiche, a puntare moltissimo sul vostro lavoro. Ringrazio i docenti, spesso retribuiti in un modo scandaloso, per quanto stanno facendo, insieme al personale e agli stessi studenti, per tenere vivo questo importantissimo settore. Nel ringraziare i nostri ospiti, dichiaro conclusa l’audizione. La seduta termina alle 15,10. IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO RESOCONTI ESTENSORE DEL PROCESSO VERBALE DOTT. COSTANTINO RIZZUTO Licenziato per la stampa l’11 settembre 2007. STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO