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Il primo passo di ogni
grande sapere è sapere
di non sapere
Tiziano Terzani
Siamo un’organizzazione
in grande crescita
Intervista a Salvatore Mattia
Intervista a Giovacchino
Olimpieri
Le nostre rubriche
Direttore Editoriale
Roberto di Maulo
Direttore
Responsabile
Vincenzo Bacarani
Progetto Grafico
e redazione
Vealeria Di Maulo
Segreteria Redazione
Simona Esposito
[email protected]
Tel. 06.71588847
SIAMO UN'ORGANIZZAZIONE IN GRANDE CRESCITA
Mentre la crisi economica, sociale e soprattutto
politica e morale del nostro Paese continua a fare
sentire i suoi effetti negativi, si vanno concludendo
i Congressi Territoriali del
nostro Sindacato e ci si
appresta a percorrere l'ultimo tratto di strada che ci
porterà dal 14 al 17 Novembre c.a. a Montesilvano (PE) a tenere il XV
Congresso Nazionale della FISMIC - CONFSAL.
Si sono svolti 51 Congressi Territoriali e qui possiamo iniziare a trarre delle
prime conclusioni. Anzitutto un grande ringraziamento alle migliaia di
donne, uomini, delegati
ed invitati che hanno partecipato alle nostre riunioni dimostrando grandissima attenzione, passione e
volontà di partecipare attivamente alla vita del nostro Sindacato. Senza di
loro questo miracolo di
longevità e di forza che è
la FISMIC oggi non sarebbe mai stato possibile.
Una parola che è ricorsa
più spesso nelle nostre discussioni è stata CRESCITA. Il sottoscritto esce
fuori da questa che è stata
una splendida esperienza
anche umana e non solo
politica con questa impressione netta: SIAMO
UN'ORGANIZZAZIONE
IN GRANDE CRESCITA.
Crescita non solo numerica, ma di qualità!
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SIAMO UN'ORGANIZZAZIONE IN GRANDE CRESCITA
Segue dalla prima
Le relazioni svolte dalle Segreterie
Territoriali uscenti le pubblicheremo tutte in un opuscolo in occasione del Congresso Nazionale che
vi invito a leggere con calma e con attenzione.
Denotano un grande sforzo,
un impegno costante volto a
migliorare e a migliorarsi
veramente encomiabile se
raffrontate con la precedente
tornata congressuale del
2007 e se pensiamo che a
svolgerle sono state persone
con una scolarità di base
spesso molto bassa. Impegno, passione, direi quasi
amore per il ruolo che si è
chiamati a esercitare. Quanta distanza esiste tra i nostri congressi e la politica! Qua c'è spirito
di militanza, là un professionismo
lontano dalla gente e troppo spesso vicino al malaffare, alla malversazione, al ladrocinio.
La seconda impressione è stata la
grande unità dimostrata dall'Organizzazione, dalla Sicilia alla
Lombardia. Eppure sono state numerose le novità introdotte da
questo Congresso: la regionalizzazione, la nuova importanza che
rivestiranno le Zone come nuova
sede congressuale nei grandi territori, a partire da Torino, il riconoscimento del peso delle donne
negli organismi dirigenti, l'ingresso di tanti nuovi amici che
hanno arricchito il nostro dibattito
portando la loro esperienza matuA U T O N O M I ,
L I B E R I ,
rata in altre Organizzazioni Sindacali, numerosi cambi di Segreteria, l'annuncio della Conferenza
d'Organizzazione a metà mandato
congressuale, il sempre crescente
peso che assumono coloro che
portano avanti con tanta bravura
ed impegno i Servizi Fismic al
cittadino, le nuove attività sindacali, oltre i metalmeccanici, svolte
dalla FILCOM FISMIC. Tante
novità ma portate avanti con Congressi tutti con approvazione
all'unanimità o quasi.
Un caso di maggioranze bulgare,
direbbero i nostri detrattori...Noi
che i Congressi li abbiamo vissuti
fin dalla fase di preparazione possiamo dire con fierezza che non si
è trattato di questo, ma che, grazie
al lavoro svolto in questi anni, alla
fiducia crescente che c'è stata tra
di noi, possiamo ben dire che si
tratta invece di un rinnovamento
nella continuità e che oggi
nell'Organizzazione si respira un
clima di famiglia, che riesce anche a coinvolgere da subito anche
i nuovi arrivati.
Nessuno si sente ospite nella nostra casa, ma a tutti gli uomini e le
donne di buona volontà viene subito offerto uno spazio per lavorare sindacalmente in serenità e con
profitto.
M O D E R N I
Siamo forse perfetti??? Chiaramente no, bisogna sempre tendere al
miglioramento e c'è sempre spazio
per fare meglio e lo faremo.
Subito dopo il Congresso Nazionale ci impegneremo da subito, nel
migliorare i nostri strumenti di informazione dal TG FISMIC alla
nostra Newsletter INLINEA, partiremo con Corsi di Formazione per
delegati e delegate, utilizzeremo
ancora meglio le nuove tecnologie,
per arrivare ancora più capillarmente e celermente con notizie che
permettano ai nostri Quadri
sindacali di operare ancora
meglio di quanto stiano già
facendo oggi.
Il mondo che ci aspetta là
fuori non è bellissimo, come dimostrano efficacemente gli articoli di Mattia
e Olimpieri su ILVA e acciaierie di Terni nelle pagine che seguono. Un mondo
duro per il nostro sistema
Italia ma che i Congressi ci
dimostrano che potremo
affrontare con una squadra
in grado di giocare la partita e di
ritornare a casa con grande onore.
VIVA LA FISMIC!
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INTERVISTA A SALVATORE MATTIA
di Simona Esposito
Siamo qui oggi ad intervistare Salvatore Mattia, segretario territoriale di Taranto, ex dipendente Ilva.
Quale migliore campana da ascoltare se non quella infatti di chi
l’azienda l’ha vissuta sulla propria
pelle? Salvatore è stato dipendente
Ilva dal 1972 al 2001. Sono tante
le cose che ci ha raccontato nel
corso dell’intervista. Ma andiamole a scoprire insieme.
Buongiorno Salvatore. Ci racconteresti come nasce l’Ilva di
Taranto?
L’Ilva, in origine “Italsider” è un
azienda che nasce con una logistica errata già dalle sue fondamenta. Gli impianti vengono costruiti
frettolosamente su un area pianeggiante, scelta appositamente sul
mare e che finisce a ridosso della
città. L’impianto sotto controllo
del comparto siderurgico Finsider, viene inaugurato con orgoglio
nel 10 Aprile del ’65 dal Presidente della Repubblica Saragat.
L’azienda garantirà all’Italia due
terzi del fabbisogno nazionale di
acciaio. L’ubicazione nel Mezzogiorno, afflitto dalla povertà più
assoluta e dalla disoccupazione,
viene scelta con la cinica consapevolezza di reperire facilmente manodopera. Il territorio di Taranto
in nome dell’occupazione e nel
sogno di uno sviluppo ai fini di un
riconoscimento nazionale come
polo industriale, rinuncia per sempre ad un area naturalistica e paesaggistica che sarà lesa e tradita
nelle aspettative di occupazione,
paventate in origine.
L’Italsider costituirà uno degli
investimenti più convenienti mai
realizzati per un ampliamento industriale. Essa costituì un prolungamento degli esistenti impianti di
Piombino e Vado Ligure. I numeri
dell’area compresa, sono impresA U T O N O M I ,
L I B E R I ,
sionanti: vanno tra la statale 7 Via
Appia, la superstrada PortoGrottaglie, la strada Provinciale
49 Taranto-Statte e la Provinciale
47, una superficie di 15.450,000
mq un estensione che doppia la
città, un mostro di capannoni, ferraglia e parchi minerali: 12 batterie di forni, 5 altiforni, 2 impianti
di agglomerazione minerale, 2 acciaierie, 5 colate continue a 2 linee per bramme, 2 treni nastri di
laminazione a caldo, 2 decapaggi
ad acido cloridrico, 1 decatreno, 1
impianto di rigenerazione di acido
cloridrico con 3 forni di arrostimento, 1 linea di elettro zincatura.
Un colosso siderurgico nato proprio a ridosso della città di taranto, come questi due mondi
sono potuti convivere?:
Paradossalmente è proprio a ridosso del polo siderurgico che si
sviluppa l’area con la più forte
densità di famiglie di operai, “la
Zona Tamburi” in quanto gli stessi trovavano comodo l’accesso
alla fabbrica, quando all’inizi degli anni ’70 erano del tutto sconosciuti gli effetti dell’inquinamento.
E’ questo il “quartiere simbolo”,
in cui si svilupperà un forte degrado di salute e vivibilità.
M O D E R N I
Furono proprio tali disumane
condizioni a spingermi ad entrare
nell’esecutivo di fabbrica, di ambiente
e
sicurezza,
come
“rappresentante sindacale”.
Furono numerose infatti, le denunce in Procura nel 1987 presso
l’allora Pretore Sebastio, per il
degradante stato lavorativo e per
l’alto numero di “morti bianche”.
Tali e tanti esposti che per il
pressing effettuato ed il fastidio
arrecato “all’apparente buon nome dell’azienda”, subii la ritorsione del licenziamento. Provvedimento revocato esclusivamente
per il forte supporto dei lavoratori, che cominciarono finalmente a
maturare in quel frangente storico, la cultura del “diritto lavorativo”.
La vita degli operai, non veniva
infatti, né rappresentata, né tutelata, ma anzi lesa da sindacati consenzienti con la gestione aziendale
ed appiattiti nelle iniziative di contrasto con la dirigenza.
Qual è l’equilibrio tra l’azienda
e la città?
L’Italsider ha inghiottito vite e
ambiente della città di Taranto e
la salute dei suoi abitanti per
un’area vastissima che coinvolge
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INTERVISTA A SALVATORE MATTIA
anche la sua provincia.
La situazione è andata peggiorando con la privatizzazione avvenuta
nel 1995, quando con la gestione
Riva, la fabbrica venne ceduta satura di problematiche stratificate,
oramai all’apice del suo impatto
ambientale. Una mossa politica
furba da parte dello Stato, che dopo aver depauperato le risorse
della città, scaricava il fardello
nelle mani dei privati.
Il mancato piano di reinvestimento
sul risanamento del territorio,
complice una politica locale
inerte e corrotta e quella nazionale cieca ed irresponsabile, ha
fatto sì che oggi il caso ILVA esplodesse in tutta la sua drammaticità, anche a seguito delle denunce dei Periti della Repubblica
per la grave situazione Sanitaria
di Taranto, evidenziate da prove
scientifiche inconfutabili, come
“disastro ecologico”.
Omissioni perpetrate per 50 anni,
“da me segnalate assiduamente”
a personaggi autorevoli che sono
intervenuti negli incontri, congressi e convegni, anche presso la camera dei deputati, quando nel
2000 come presidente del Comitato Consultivo dell’ INAIL si lottava per
il
“riconoscimento
dell’indennità” sul mesotelioma
pleurico, causato dalla forte presenza di amianto nello stabilimento.
Qual è la situazione attuale ai
giorni nostri, Salvatore?
Oggi abbiamo una perizia epidemiologica pari ad un bollettino di
morte. L’esposizione continua agli
inquinanti, liquidi, polveri ed emissioni atmosferiche hanno causato nella popolazione fenomeni
degenerativi di diversi apparati
che si traducono in: mortalità per
patologie respiratorie, asma agA U T O N O M I ,
L I B E R I ,
gressivo sui bambini, tumori in età
pediatrica, tumori maligni dello
stomaco, della laringe, del polmone di reni e vescica, leucemie e
linfomi,
malattie
neurologiche...senza dimenticare l’alto tasso di diossina, negli esseri viventi
come nel latte materno delle neo
mamme, e i valori spropositati
presenti negli animali, caprini,
ovini recentemente abbattuti con
un decreto e nei pesci e mitili, di
cui
viene
smantellato
l’allevamento nel mar piccolo, altamente inquinato.
Per i motivi sopracitati il 26 luglio
2012 il GIP di Taranto dispone il
sequestro senza facoltà d’uso
dell’area a caldo, i parchi minerali, le cokerie, l’area di agglomerazione, altiforni ed acciaierie, con
arresto disposto per Emilio Riva e
il figlio Nicola Riva ed altri vari
dirigenti.
L’accusa è “gestione con volontà
inquinante perpetrata coscientemente e sulla volontà della logica
del profitto, calpestando le più
elementari regole di sicurezza”
Quali pensi che saranno le misure da adottare?
M O D E R N I
Oggi in queste condizioni disperate, diverse ipotesi vengono avanzate; ad esempio quella dei GIP di
bloccare definitivamente tutta la
produzione per bonificare e ricostruire un’azienda che abbia caratteristiche legali di compatibilità
ambientali e mano al portafoglio
dell’ILVA. Spetta infatti in maggioranza all’azienda il risanamento, sotto il profilo economico, visti
gli introiti ricavati per decenni da
una popolazione che ha pagato e
paga con il prezzo della vita.
Attualmente questa proposta, viene purtroppo strumentalizzata dalla stessa azienda “per intimidire”
la magistratura e l’opinione pubblica, ma soprattutto gli operai,
che mal rappresentati, si lasciano
andare a scontri ideologici con
altri gruppi di pensiero, presenti
altresì numerosi nella popolazione. In effetti il presidente Ferrante
non si è speso molto per rilanciare
delle proposte argute e ferme,
bensì ponendosi, in modo molle e
conseguenziale
in
merito
all’annosa questione.
E’ necessario oggi più che mai
evitare queste spaccature sociali
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INTERVISTA A SALVATORE MATTIA
e proteggere i lavoratori, garantendo loro un supporto economico e progettuale realistico e coscienzioso. Inoltre i fondi stanziati dallo Stato, nella persona del Ministro Clini siano nettamente superiori a quelli proposti,
sinceramente inadeguati per disporre una bonifica seria di un così vasto territorio e dall’altra parte, la magistratura protegga la legalità venendo incontro ad altre proposte che non ledano la possibilità del lavoratore di
poter continuare a sostenere la propria famiglia.
Salvatore una riflessione conclusiva...
Di fatto la questione ILVA non è semplice e ci attendiamo ancora forti sviluppi, mi auguro che quantomeno si
inizi a “sopprimere realmente l’emissione di sostanze inquinanti”, su questo povero territorio offeso, nei tempi
passivi in cui si discute del futuro dell’impianto.
Grazie Salvatore per quest’interessantissima intervista e per il tempo che ci hai voluto dedicare, ci auguriamo
che ora i nostri lettori possano avere una visione più chiara di quest’annosa questione che ci auguriamo possa
presto districarsi e consentire ai tanti lavoratori ed alle proprie famiglie di riprendere a vivere e lavorare con la
dovuta serenità..
C’è soltanto da sperare che
anche il Governo comprenda che, per tutte queste persone che lavorano e vivono
qui, l’unico soluzione possibile non sia quella di chiudere uno stabilimento del
genere, ma di prendere invece coscienza del fatto che
un tale polo siderurgico vada preservato e reso piuttosto ecocompatibile affinchè
non si debbano più sacrificare vite umane.
Questa l’unica vera soluzione possibile a favore
dell’ambiente, degli abitanti
di Taranto e dell’economia
del nostro Paese.
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Intervista a Giovacchino Olimpieri
di Simona Esposito
In questo nostro numero vorremmo anche affrontare la delicata questione della
Inox, insieme al nostro segretario territoriale di Terni Giovacchino Olimpieri.
Buongiorno Giovacchino, potresti innanzitutto farci un quadro generale
della situazione?
Facciamo qualche passo indietro nel tempo. Con qualche settimana di anticipo dalla chiusura dell’anno finanziario del 2011, la multinazionale tedesca
Thyssenkrupp, tramite l’AD Heinrich Hiesinger, annunciò di aver chiuso
l’anno fiscale 2010-2011 con una perdita netta di 1.29 miliardi di euro, contro
un utile di 824 milioni nell’anno precedente.
Tale risultato, oltre che pesante ed inatteso, era strettamente legato a svalutazioni, per ben 2,9 miliardi, derivate soprattutto dagli investimenti delle attività in Brasile e Stati Uniti.
Per salvare il buco creato dai fallimentari investimenti americani, fu scorporata, dalla Thyssenkrupp, la divisione acciaio inossidabile, ribattezzata INOXUM.
Quale doveva essere quindi il ruolo della Inoxum?
L’INOXUM fu messa quasi immediatamente sul mercato, dalla Thyssenkrupp, con ipotesi di cessioni o quotazioni da concludersi entro il 2012.
Della INOXUM fa parte il sito italiano Acciai Speciali Terni, da sempre sito “scomodo” per l’industria siderurgica tedesca, che con il suo valore di circa un miliardo di euro è da sempre un sito siderurgico integrato di
altissimo interesse mondiale.
Tuttavia la scelta della multinazionale Thyssekrupp, nei confronti della sua INOXUM, fu quella di vendere tutto
il comparto mondiale, Europa-America-Asia in una unica soluzione.
Nel mese di Gennaio 2012, dopo avere superato lo scoglio del potente sindacato tedesco, riguardo la chiusura
di due centri fusori di Bochum e Krefeld, fu raggiunto un accordo di fusione con i Finlandesi della OUTOKUMPU, i quali offrirono 2.7 miliardi di euro per l’acquisto dell’INOXUM, compresa la Acciai Speciali Terni.
Il successivo scoglio da superare, per il buon fine della fusione, sarebbe stata l’antitrust europea.
La fusione INOXUM-OUTOKUPU, in questa situazione, consentirebbe al gruppo finlandese di diventare il primo fornitore mondiale di acciaio inox, con una capacità di 5.5 milioni di tonnellate l’anno e oltre 10 miliardi di
euro di fatturato.
Quali le prospettive della fusione INOXUM-OUTOKUPU?
Con l’iter dell’antitrust europea avviata si sono addensate le prime nubi sulla fattibilità dell’operazione.
Infatti, la capacità produttiva derivata dalla fusione INOXUM-OUTOKUMPU, copriva il 52% del mercato europeo e per questo violando le normative europee e quindi dell’antitrust.
Non sufficienti le chiusure di Bochum e Krefeld, la multinazionale OUTOKUMPU con l’INOXUM hanno avviato iniziative alternative per correggere tale predominio per portare a buon fine l’operazione.
Considerate quindi le difficoltà che hai illustrato, quali i correttivi?
Dopo un primo rinvio al 24 ottobre 2012 della commissione antitrust ne è seguito un secondo al 16 novembre
2012 a causa delle proposte da parte della Finlandia,
ed in ombra della Germania, per risolvere tale scoglio.
Il giorno 24 settembre 2012 l’AD Marco Pucci della
INOXUM Acciai Speciali Terni, convocò le segreterie
territoriali per annunciare le proposte Finlandesi
(Tedesche?) sull’intenzione di cedere tre linee di produzione a freddo dello stabilimento di Terni unite ad
altri impianti svedesi per consentire la riduzione del
52% e quindi consentire il via libera della commissione
antitrust.
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Intervista a Giovacchino Olimpieri
(continua)
Il giorno 01 ottobre 2012 lo stesso AD Marco Pucci si è trovato costretto a
riconvocare quadri e dirigenti aziendali nonché le parti sociali per annunciare il
cambiamento di strategia della multinazionale finlandese, con l’avvallo della
multinazionale tedesca Thyssenkrupp, fin dall’inizio, silente dall’annuncio della
possibile fusione.
In cosa consisterebbe esattamente questo “cambio di strategia”?
Il cambio strategia riguarda la vendita di tutto il sito italiano Acciai Speciali Terni
e tre centri di servizio “scomodi” perché non proficui, in Inghilterra, Francia,
Germania entro sei mesi dalla fusione.
Qualora ciò dovesse avvenire, quali sarebbero le conseguenze?
Per come oggi il sito è strutturato -vi ricordo che si tratta di un sito integrato che
nel giro di 2/3 km conduce dal centro fusorio direttamente al centro di finitura,
ossia al prodotto finito- le conseguenze sarebbero drammatiche. Vista la sua
particolarità
significherebbe la perdita di quello che è da considerarsi un vero e proprio
gioiello del settore manifatturiero, unico nel suo genere ed un enorme danno per
l’economia italiana considerando che la produzione copre il 60% del fabbisogno
nazionale.
La Fismic si batterà affinchè ciò non accada!!
Grazie Giovacchino per averci fatto comprendere i rischi di un’operazione di tale
genere, ci auguriamo anche in questo caso che il Governo possa adeguatamente
ponderare le proprie scelte ed i rischi che comporterebbe la decisione di chiudere
un tale sito siderurgico.
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J.R.R. Tolkien
Non necessita di alcuna presentazione.
Pubblicato per la prima volta fra il 1954 e il 1955, è stato uno dei fenomeni letterari della
seconda metà del XX secolo e rappresenta ancora oggi la quintessenza del genere fantasy.
La storia riprende dove si era interrotto il precedente romanzo di Tolkien, Lo Hobbit, ma la
storia di “Frodo dalle Nove Dita e dell’Anello del Fato” si inserisce in un contesto più ampio
nell’universo che l’autore, John Ronald Reuel Tolkien, ha impiegato tutta la vita a creare. Narra
le vicende di Nove Compagni (la Compagnia dell’Anello), i quali rappresentano tutti i Popoli
Liberi della Terra di Mezzo, partiti per distruggere l’Anello del Potere, che renderebbe
invincibile il suo padrone, Sauron, se soltanto riuscisse a tornarne in possesso.
Il romanzo ha ispirato, e continua ad ispirare, libri, videogiochi, illustrazioni, composizioni musicali, ed è stato adattato
per la radio, il teatro ed il cinema, come nel caso della trilogia diretta da Peter Jackson (che ha vinto, nel complesso, 17
Premi Oscar, 11 dei quali vinti solo dall’ultimo film, Il Ritorno del Re).
Il Signore degli Anelli, come le altre opere di Tolkien, nasce direttamente dalla sua passione da filologo per la lingua e la
letteratura anglosassone («Iniziai con il linguaggio e mi ritrovai ad inventare leggende dello stesso sapore») e dal
desiderio di creare una mitologia originale inglese che, pur artificiale, colmasse, nell'immaginario collettivo, la carenza
che ravvisava in quella storica: «Fin da quando ero piccolo la povertà del mio amato paese mi rattristava: non possedeva
delle storie veramente sue. [...] Desideravo creare un insieme di leggende più o meno connesse fra loro, dalle più compli-
Film Consigliato
Ribelle
The Brave
La principessa Merida è tutta suo
padre e poco sua madre. Coraggiosa,
audace e insofferente alle regole di
corte preferisce cavalcare e tirare con
l'arco piuttosto che sedere a tavola
composta o curare i suoi immensi
capelli rossi. Costretta a sposare uno tra i pretendenti che si
scontrano per la sua mano decide di sovvertire le regole e
rinnegare la tradizione, subendo la conseguente ira materna.
Fuggita nei boschi per la disperazione incontra una vecchia
strega che le offre un rimedio magico ai suoi problemi.
Tutto ciò che Ribelle ha da dire di originale e affascinante sui
suoi personaggi, lo afferma nei primissimi minuti, in quel
segmento che anticipa la comparsa improvvisa del titolo e
che, come ogni prologo che si rispetti, oltre a narrare un
antefatto fondamentale, mette anche in scena un livello di
lettura più profondo della trama. Si tratta di quell'idea
allargata di coraggio intesa come l'unione di forza, ardore e
sentimentalismo che esprime il titolo originale (Brave) e che
in italiano dovrebbe diventare sinonimo, non si sa bene
perché, di ribellione. Quello del prologo è un luogo comune
del cinema e delle favole che la Pixar ama riproporre dilatandolo, modificandolo, tradendolo e deformandolo. L'ha
esteso a quasi mezz'ora in Wall-E, l'ha reso muto e dilaniante in Up ma in Ribelle (come era accaduto per Alla
ricerca di Nemo) torna a una versione classica, come classico sarà tutto il resto del film.
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La trama de Il Signore degli Anelli nasce dal precedente
romanzo, Lo Hobbit, e, in maniera meno diretta, dalla storia
de Il Silmarillion, che contiene eventi ai quali i personaggi del
capolavoro di Tolkien fanno riferimento in tutto il corso della
vicenda; questi collegamenti tra diverse opere sono una
costante nel lavoro dell'autore inglese: gli Hobbit si ritrovano
coinvolti in avventure più grandi di loro, che coinvolgono
l'intero mondo fantastico, quando l'Oscuro Signore Sauron,
servo del male, cerca di ritornare in possesso dell'Unico
Anello, da lui forgiato, che gli restituirà il potere totale.
Non è semplice riassumere la trama del
libro (e neppure può essere considerato
utile farlo).
Il Signore degli Anelli trascende dalla
trama. Ne sfrutta i semplici e, perché
no, scontati contenuti per raccontarci
qualcosa di più, qualcosa che non può
essere facilmente schedato. Ci racconta
un viaggio, un’epopea che fa camminare noi stessi in un
mondo incredibile, costellato da boschi magici ed esseri
fantastici, dove dame dalla bellezza angelica e guerrieri muniti
di cotte e spade s’intrecciano nella strada che ci porterà fin
sulle pendici del Monte Fato.
In questo senso Tolkien ci regala una storia per ragazzi-adulti,
che trova nel simbolismo dell’anello e nella lotta fra bene e
male i perni di una lettura più profonda, ma che rimane
un’avventura apprezzabile anche dall’animo del lettore
occasionale che non cerca significati nascosti ma si lascia
guidare dalla storia.
Il quesito non è quindi se Frodo riuscirà a distruggere l’anello,
ma semmai come Frodo distruggerà l’anello. E grazie a chi? E
chi incontrerà nel farlo?
Insomma, una storia a tutto tondo, che non a caso Tolkien ha
impiegato circa 15 anni a scrivere, con una precisione
incredibilmente reale – incredibilmente “storica” – che rende
l’intero libro così vero.
Valeria Di Maulo
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Newsletter 5 ottobre 2012