LE MEMORIE DI FEDERICA BRUNO
La memoria è la capacità di conservare nel tempo le
informazioni apprese e di recuperarle quando servono in modo
pertinente.
Essa va considerata come un processo attivo e dinamico,
dipendente dalla storia di ciascun individuo. E’ un percorso
inarrestabile che dura tutta la vita.
Per certi aspetti si può dire che noi siamo la nostra memoria.
Tale aspetto evidenzia che la memoria non è la fotocopia della
realtà. Non è la fotografia della storia. Essa implica diversi
processi come quello di elaborazione, conservazione e
ricostruzione attiva delle informazioni.
Implica anche un certo grado di distorsione rispetto ad una
ripresa oggettiva dei fatti.
Infatti la memoria è soggetta a suggestioni e a processi di
rielaborazione personale.
Effettivamente, quando mi capita personalmente di sentire un
certo odore tipo quello del risotto appena pronto, mi viene
subito in mente mia nonna che lo cucinava sempre quando ero
bambina e ricordo subito la disposizione delle stanze nella sua
casa vicino al lago di Lugano.
Ricordo anche la forma dei mobili e il colore chiaro e delicato
delle pareti.
Solitamente quando collego un certo fatto o evento a situazioni
passate, riesco a ricordarlo più facilmente, perché lo collego a
ciò che ho già memorizzato nella memoria a lungo termine.
Tuttavia la memoria pur essendo molto estesa, non è infinita.
Essa è limitata sia in termini quantitativi che di durata, perciò
parliamo appunto di memoria a breve e a lungo termine. Le
informazioni immagazzinate nella memoria a breve termine sono
soggette ad oblio.
Infatti se lasciamo trascorrere molto tempo dall’acquisizione di
tali infomazioni, avremo molta più difficoltà a ricordare, visto
che la nostra mente fa sempre una selezione dei dati. Quelli
meno ripetuti tendono ad essere automaticamente cancellati
per lasciare posto ad altre possibili informazioni.
Pertanto dimenticare non è sempre uno svantaggio.
Più che di memoria al singolare, bisognerebbe parlare di
memorie o di tipi di memoria.
Occorre distinguere innanzitutto la memoria procedurale dalla
memoria dichiarativa. La memoria procedurale riguarda la
conservazione delle abilità e delle procedure con cui fare le
cose. Essa è attivata da compiti come andare in bicicletta e
concerne il modo in cui svolgere le diverse attività.
E’ una forma implicita di memoria (in particolare negli aspetti
motori) che ha sede prevalente nei gangli basali del cervello.
Personalmente mi piace sviluppare tale tipo di memoria perché
mi consente di svolgere attività seguendo una sequenza finita di
passi, in modo sempre più veloce , quasi automatico.
La memoria procedurale ha valore ostensivo, nel senso che le
procedure effettuate sono più mostrate che spiegate.
Per contro la memoria dichiarativa concerne la conservazione
delle conoscenze circa fatti che possono essere acquisiti in una
volta sola e che sono direttamente accessibili alla conoscenza.
E’ una memoria esplicita che ha sede nell’ippocampo e nella
corteccia temporale.
La distinzione tra questi due tipi di memoria equivale alla
differenza tra Knowing how e Knowing that. (sapere come e
sapere cosa).
La memoria può essere propriocettiva, tattile, iconica, ecoica,
gustativa, olfattiva.
Solitamente tendiamo a memorizzare più informazioni visive e
uditive che informazioni sensomotorie, gustative o olfattive.
Tuttavia ogni persona è distinta dall’altra e a seconda della
propria storia di vita, associa maggiormente alcune
informazioni piuttosto che altre.
Nell’esempio di prima del risotto, in questo caso associo il
sapore e l’odore di questa pietanza a dei ricordi relativi alla mia
infanzia, come faceva anche Proust, quando si ricordava la sua
vita da giovane, intingendo le maddelaine, dei dolcetti francesi,
nel tè e assaporandoli.
Ricordo anche molto a livello uditivo. Infatti avendo studiato
dieci anni di pianoforte, ho sviluppato la memoria ecoica, poiché
quando mi dovevo esercitare per fare il saggio di fine anno, ero
solita ascoltare sempre la musica che dovevo imparare al
registratore, in modo da prendere esempio dal concertista. Una
volta che avevo memorizzato i passaggi più importanti, il tempo
da rispettare, il ritmo e la melodia, iniziavo a suonarla, cercando
di interiorizzare il più possibile i ricordi e di personalizzare
l’esecuzione, in modo tale che non fosse una procedura
automatica ma un’interpretazione personale.
Lo studio della musica mi è servito anche per studiare le
materie e per insegnare. Infondo anche il parlare è una forma
d’arte! Una buona insegnante deve sapere esporre in modo
appropriato i concetti di fronte alla classe, ascoltandosi, mentre
ripete.
In ogni caso la memoria che più utilizzo è quella iconica ovvero
visiva.
Ricordo che da bambina mi piacevano le attività manuali e i
rompicapo. Passavo ore e ore a creare, eseguire lavoretti a mano
e risolvere enigmi.
In particolare mi piacevano molto gli origami. Mia nonna mi
aveva regalato un libro che conteneva tutte le spiegazioni delle
forme più belle.
Anche nella costruzione delle forme, mi sono sempre basata
sulla memoria visiva. Oggi per costruire origami, non si utilizza
più il libro, ma si possono visionare dei filmati molto carini su
You Tube, in cui più che apprendere leggendo, si osservano i
movimenti delle mani e la manipolazione del foglio.
Anche questo è un esempio di procedura. Più memorizziamo i
passi per creare la forma, più velocemente sappiamo riprodurla,
quasi in modo automatico.
Gli origami sono molto belli perché sono giochi semplici ma
intelligenti. I bambini partendo da un semplice foglio di carta
imparano attraverso la geometria delle forme a rappresentare
in modo personale la realtà.
Un altro settore in cui è molto utile la memoria visiva è il
settore artistico.
Infatti se noi vogliamo riprodurre un paesaggio, dobbiamo prima
di tutto imparare ad osservarne gli aspetti più salienti, poiché
l’arte non è la fotocopia della realtà, ma ne è la sua percezione.
Essendo mancina, mi piace sviluppare la parte creativa della mia
personalità (uso molto l’emisfero destro). Mi sento portata per
il disegno e cerco sempre di ricordarmi le proporzioni mentre
dipingo.
La memoria è un processo di elaborazione delle informazioni che
implica delle fasi:
- la fase di codifica (o registrazione) nella quale l’informazione
si aggiunge ad una rete di informazioni già esistente.
- La seconda fase è quella della fissazione, che dipende dal
grado di attenzione rivolto allo stimolo e dallo stato emotivo.
- La terza fase è quella di ritenzione, grazie alla quale
conserviamo in un magazzino mnestico le informazioni acquisite.
- La quarta fase è quella del recupero (o rievocazione) di tali
informazioni.
Secondo Atkinson e Shiffrin l’informazione sensoriale viene
conservata molto brevemente nel registro sensoriale.
Parte di essa viene poi immagazinata nella memoria a breve
termine, dove può essere conservata per reiterazione.
Più a lungo l’informazione rimane dentro la memoria a breve
termine, più è probabile che si trasferisca nella memoria a lungo
termine.
Mentre l’informazione sensoriale contenuta nella memoria a
breve termine può andare perduta, come precedentemente
accennato, la ritenzione dell’informazione nella memoria a lungo
termine sembra essere sostanzialmente permanente.
Spesso mi capita, ad esempio, di memorizzare un numero di
telefono che comporrò successivamente per chiamare qualcuno.
In questo caso, effettivamente, riesco a ricordare le cifre del
numero solo per un breve periodo di tempo. Una volta chiamata
la persona, automaticamente dimentico il suo numero.
Per ricordarlo in un momento successivo, devo ripeterlo, magari
ad alta voce più volte.
Alcune volte anche la semplice ripetizione non mi è sufficiente.
Infatti si parla anche di “volatilità” della memoria a breve
termine.
Ci sono inoltre dei compiti o delle operazioni, che interferiscono
con la memorizzazione.
Ad esempio, se mentre sto ripetendo un certo numero di
telefono, per poi andare a comporlo, ricevo un’altra telefonata e
mi metto a parlare di altro o a fare altro, dopo che avrò finito,
mi sarà molto più difficile rievocare il ricordo, perché nel
mentre sono stata distratta da altre azioni o procedure che
hanno interferito con il ricordo medesimo.
Come ho detto esistono tanti tipi di memoria. Esiste ad esempio
la memoria episodica, che si riferisce alla capacità di
memorizzare e recuperare eventi specifici (nostri e altrui) e
contiene informazioni spaziali e temporali che definiscono dove
e quando l’evento ha avuto luogo.
E’ sufficiente una sola esposizione a un episodio per ricordarlo.
La memoria episodica talvolta è caratterizzata da ricordi
particolari, denominati flashbulb memories. Si tratta di ricordi
particolarmente vivi, dettagliati e concreti di eventi
sorprendenti che ci hanno colpito in modo profondo a livello
emotivo e cognitivo.
Ricordo che quando ero molto piccola, se venivo portata in
qualche luogo di villeggiatura, non prestavo attenzione a tutto
quello che succedeva intorno a me, ma solo a certi particolari
dell’ambiente che mi colpivano maggiormente e che
caratterizzavano in modo indelebile il mio ricordo.
Alcune informazioni venivano poi cancellate, altre come ad
esempio particolari odori, sapori o colori restavano impresse.
Quest’anno, ad esempio, vivendo in una città piccola, mi è
capitato di fare il mio percorso di tirocinio nella scuola in cui
ero andata da bambina.
Ovviamente tutto era cambiato: le maestre, le segretarie, le
aule non erano più le stesse.
Eppure quando sono entrata a scuola quest’anno, anche se tante
cose erano cambiate, ho avuto dei flashback su cose particolari,
anche insignificanti, che allora mi avevano colpito, come ad
esempio i disegni delle mattonelle, simili a delle tassellazioni, i
poster appesi alle pareti, simili a dei frattali, il colore delle
scale e una statua particolare esposta all’ingresso, che
rappresenta la fondatrice dell’ Istituto.
Tali ricordi sembravano cancellati per sempre dalla mia mente,
ma quando sono entrata a scuola e ho salito quelle scale, sono
improvvisamente ritornata bambina e tutto intorno a me è
cambiato come in un sogno: vedevo in quei bambini di nuovo i
volti dei miei compagni (ormai trentenni!), sentivo salendo su per
i piani ancora la pesantezza di quell’enorme cartella rosa , quasi
più grande di me che portavo dietro le spalle, carica di libri e
udivo la voce della mia maestra, ormai in pensione, che ci
riprendeva dicendo :”piano, piano quando salite le scale, non fate
rumore, in fila per due!”
La memoria è una componente essenziale della nostra identità
personale e sociale.
Essa collega ciò che siamo stati, ciò che siamo e ciò che
intendiamo essere domani in un intreccio unitario e coerente.
A questo proposito si parla di memoria autobiografica per
indicare la capacità di conservare informazioni e conoscenze
legate al sé a partire dagli inizi della seconda infanzia (verso i
tre anni).
Chissà quanto ancora scriveremo nella nostra mente e cosa in
futuro ricorderemo di più del nostro presente!
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