UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA FACOLTA’ DI SCIENZE MATEMATICHE FISICHE E NATURALI TESI SPERIMENTALE DI LAUREA IN SCIENZE AMBIENTALI ANALISI SOCIO-ECONOMICA DELLA FRUIBILITA’ DELL’AREA MARINA PROTETTA “SECCHE DI TOR PATERNO” RELATORE PROF. LORENZO VENZI CANDITATO BARBARA CASENTINI ANNO ACCADEMICO 2002/2003 Introduzione Motivazioni ed Obiettivi Per l’Italia, situata al centro del Mediterraneo e con più di 8.000 chilometri di sviluppo costiero, il mare è una risorsa inestimabile, data la ricchezza e la varietà di specie animali e vegetali, la straordinaria presenza di testimonianze archeologiche, storiche ed architettoniche, la peculiarità paesaggistica, la diffusa influenza sugli usi e costumi della sua popolazione Da quando si è presa coscienza dei rischi a cui tale meraviglioso ambiente, considerato per anni imperdibile, andava pericolosamente incontro o aveva già subito dei danni talvolta irreparabili, si sono decise misure speciali di protezione e sono nate le Riserve Marine. Una realtà che purtroppo ancora in Italia non è insita nella cultura comune, in quanto l’istituzione di una riserva viene interpretata dalla stragrande maggioranza della popolazione come un elenco di divieti, imposti dall’amministrazione statale o regionale, con effetti negativi sullo sviluppo economico; al contrario, essa, attraverso le molteplici attività compatibili, può e deve costituire un importante strumento di benessere economico e sociale, in cui i vincoli hanno solamente lo scopo di gestire in modo ottimale le risorse naturali, per la conservazione dell’ambiente e in definitiva di noi stessi. A tutto questo vanno aggiunti i ritardi burocratici e l’inadeguatezza di strutture preposte a specifiche funzioni; così da completare un quadro non molto agevole per le Aree Marine ma che comunque anche se lentamente e a fatica stanno emergendo imponendosi nella crescente sensibilità sociale. L’analisi effettuata in questi anni sull’ Area Marina Protetta “ Secche di Tor Paterno” ha avuto lo scopo di verificare gli interventi concreti, effettivamente portati a termine, nell’arco dei primi tre anni di attività, e valutare le azioni gestionali che a mio parere possono essere considerate complesse e difficili in quanto la pianificazione ambientale del mare e delle coste costituisce un’esperienza nuova 1 Fonti e Bibliografia Bontempi R., 1992. Parchi e riserve marine: Il quadro normativo – Principi generali. “Pianificazione e progettazione delle riserve marine”. Consorzio Pelagos, Roma: 90-108 Diviacco G., 1990. Aree Protette Marine: Pianificazione e Tutela, Fines II : 60–64 Diviacco G.; Marini L., 1990. La fruizione dei parchi: Problemi e prospettive. FINES II – Rivista di studi territoriali e ambientali. Diviacco G., 1992. La progettazione delle aree protette marine. Atti Conv. “Piani per i parchi”. Torino, Ottobre 1992: 157-167 Diviacco G.; Tunesi L., 1992. Criteri naturalistici nella realizzazione di aree protette marine. “Pianificazione e progettazione delle riserve marine”, Consorzio Pelagos, Roma: 33-43 Diviacco G.; Marini L.; Tunesi L., 1992. Parco marino di Portofino: criteri metodologici per la stesura della proposta di zonazione. Oebalia, suppl.17: 503-507 Diviacco G.; Pulcini M.; Virno Lamberti C., 1995. Le aree protette come strumento per lo sviluppo sostenibile e per la biodiversità secondo le indicazioni dell’agenda 21. Atti 4° Semin int. st. amb. Marino, Sperlonga giugno 1995: 23-32 Diviacco G., 1999. Aree protette marine: Finalità e gestione. Comunicazione Edizione, Forlì FAO/UNEP, 1981. Conservation of genetic resources of fishes: problems and recommendations. FAO Fisheries Technical Paper, 217 i Franceschetti; Pulcini; Diviacco, 1999. Alla scoperta del mare protetto: le riserve e i parchi marini italiani. F.Muzzio ed., Padova. Gambino R., 1992. I parchi naturali, problemi ed esperienze di pianificazione nel contesto ambientale. Nuova Italia Scientifica, Roma. Gazetta Ufficiale, 1994b. Piano nazionale per lo sviluppo sostenibile in attuazione dell’agenda XXI. Suppl. ord. N. 47 del 26 febbraio 1994, serie generale. I.U.C.N., 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management of Mediterranean marine and coastal protected areas. UNEP/IG.23/Inf. 7.: 1-39 Marini L., 1991. Il processo di zonazione di aree marine protette mediante l’applicazione di matrici di valutazione. V.I.A.Progettare l’Ambiente, 17: 62-65 Moschini R., 1992. La Legge Quadro sui Parchi. Maggioli Ed. Meschini R., 1994. Parchi ed Economia. Parchi, 11: 27-31 Nijkamp P.; Rietveld P.; Voogd H., 1990. Multicriteria evaluation in phisical planning. Holland Publishers Press. The Netherlands Osti G., 1996. Parco e comunità locali: scambio o mobilitazione di valori? Ambiente, Risorse, Salute, 49: 21-26 Paolella A., 1992. 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Atti Conv. Internaz. “V.I.A. – Situazione e Prospettive in Europa”, Genova: 401-403 Tunesi L.; Diviacco G., 1993. Environmental and socio-economic criteria for the establishment of marine coastal parks. Intern. J. Environmental Studies, 43: 253-259 UNEP, 1984. Protocol concerning mediterranean specially protected areas. United Nations. New York: 1-9 Università degli Studi di Roma “La Sapienza, 1993. Caratteristiche ambientali e risorse da pesca della Secca di Tor Paterno. Vallega A., 1991. La gestione del mare. Il binomio “sviluppo e protezione ambientale”. La difesa del mare e delle coste – metodologie, obiettivi, attività. Consorzio Pelagos: 127-133 Vellutini A.; Landi L., 1991. L’educazione ambientale. Parchi, 4: 65-68 Villa F., 1996. A GIS-based method for multi-objective evaluation of park vegetation. Landscape and Urban Planning, 35: 203-212 iii WWF, 1992. Aree proterve: come, dove, perché? Quaderno di educazione ambientale (18): 19-20 Zattera A..; Zurlino G.; Politano E., 1988. Metodologia di approccio all’istituzione di aree marine protette. Acqua Aria, speciale: 35-41 Zattera A..; Zurlino G., 1988. Alcune problematiche per la gestione della fascia costiera. Acqua Aria, 4: 27-34 Zattera A., 1990. L’istituzione di aree marine protette elementi conoscitivi e progettuali. Parchi marini del Mediterraneo (Atti I Conv. Internaz., San Teodoro Aprile 1989): 39-50 Zoppi C., 1993. Aree protette marine e costiere: questioni di pianificazioni del territorio. Gangemi Editore, Roma Siti Internet: www.minambiente.it www.ampsecchetorpaterno.it www.parchi-marini.it www.infoparco.it www.parks.it www.infondoalmar.it www.lanuovaecologia.it www.parchilazio.it iv v Appendice A Questionario Informativo sull’AMP “Secche di Tor Paterno” Codice Intervistato: Situato a: Tipologia di interlocutore: Proprietario Gestore Dipendente Familiare 1) È a conoscenza dell’istituzione dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”? [1a ]Æ SI [2a] Æ NO 2) Se si come ne è venuto a conoscenza? [2a] Æ Esperienza personale [2b] ÆTramite volantini [2c] ÆTramite pubblicità locale [2d]Æ Tramite opuscoli [2e] ÆAltro ……… 3) Ci sono degli inconvenienti per lei dovuti all’istituzione dell’Area Marina Protetta? [3a] Æ Peggioramento delle condizioni economiche per l’impossibilità di svolgere determinate attività [3b] ÆDifficoltà nel sostare l’automobile a causa dell’incremento dei visitatori [3c] ÆPeggioramento della qualità della vita in seguito alle possibili limitazioni delle attività ricreative [3d] ÆAltro… 4) Ci sono dei vantaggi? [4a] ÆMaggior numero di clienti [4b] ÆIncremento del fatturato di circa…% [4c]ÆValorizzazione turistica dell’area [4d] ÆMiglioramento della qualità della vita dovuto ad una migliore protezione della natura [4e] Æ Altro Per accertare il livello di conoscenza della popolazione della popolazione del litorale antistante all’Area Marina “Secche di Tor Paterno”, e gli effetti derivanti dall’istituzione di tale area marina sull’assetto economico e sociale, si sono effettuate una serie di interviste ad interlocutori debitamente selezionati, scelti in base a categorie di tipo economico. Si è quindi elaborato un questionario e, come area interessante da indagare, è stata scelta il tratto del litorale che va da Ostia e Torvajanica, successivamente, sono state individuate le categorie economiche da intervistare quali: 1. Stabilimenti balneari 2. Ristoratori: bar, pizzerie, ristoranti, tavole calde 3. Alberghi – Hotel 4. Pescatori 5. Centri d’immersione Per una corretta valutazione delle risposte del questionario si è reso necessario tornare più volte nell’area interessata per ottenere un numero considerevole di risposte. Ad Ostia si sono effettuate 58 interviste, così suddivise: - 9 stabilimenti balneari - 27 ristoratori - 3 hotel - 14 pescatori - 5 centri di immersione Invece per Torvajanica se ne sono effettuate 45: - 10 stabilimenti balneari - 17 ristoratori - 3 hotel - 12 pescatori - 3 centri di immersione RISULTATI Si ritiene interessante mostrare e commentare i risultati ottenuti delle interviste. Il nostro campione è stato suddiviso nel modo seguente: Categorie Economiche Intervistate (Ostia) 9% 5% 16% 46% 24% Hotel Stabilimenti Balneari Pescatori Ristoratori Centri d'immersione Categorie Economiche Intervistate (Torvajanica) 7% 7% 22% 37% 27% Hotel Stabilimenti Balneari Pescatori Ristoratori Centri d'immersione Ciò che è emerso dalle risposte ottenute è una disinformazione, o meglio una cattiva informazione, sull’esistenza dell’istituzione dell’area marina protetta “Secche di Tor Paterno”, solo dai colloqui con i pescatori, centri d’immersione e con alcuni interlocutori delle categorie economiche selezionati, amanti dell’attività subacquea, è stata riscontrata una conoscenza dell’area marina in questione. Conoscenza Area Marina Protetta (Ostia) 100% 50% 0% 64% 36% Si No 1 Si 36% No 64% Conoscenza Area Marina Protetta (Torvajanica) 55% 45% 60% 40% Si No 20% 0% 1 Si 45% No 55% Per quanto riguarda il concetto generale sulla conoscenza dell’area marina “Secche di Tor Paterno”, la maggior parte delle classi economiche selezionate ha dimostrato una completa assenza di conoscenza, sia sulla posizione geografica dell’area che sul significato di “Area Marina Protetta”, i pochi ristoratori che erano al corrente dell’area non si sono pronunciati sui benefici economici che l’area potrebbe portare o che gia ha portato, ma hanno sottolineato tra i vantaggi, un miglioramento della qualità della vita dovuto ad una migliore protezione della natura. Tra gli inconvenienti hanno evidenziato la difficoltà di sostare l’automobile a causa dell’incremento dei visitatori. Dalle interviste ai pescatori è emerso che essi, pur ritenendo potenzialmente utile l’area marina protetta per la conservazione della risorsa, non hanno osservato alcun effetto positivo sulle rese di pesca in seguito all’istituzione, forse molto probabilmente per i pochi anni di attività. Dalle risposte sembra trasparire un interesse dei pescatori per un coinvolgimento maggiore nella gestione dell’area marina protetta e nel controllo delle attività che in essa si svolgono. Appare, quindi, evidente la necessità di aumentare il coinvolgimento degli operatori della pesca nella gestione, incentivando l’informazione e la formazione per l’avviamento a nuove attività economiche Dalle interviste ai centri d’immersione si è valutato un incremento nel numero di subacquei interessato alla riserva, portando quindi un incremento di fatturato che non è stato possibile quantificare per una mancata disponibilità degli operatori, si può facilmente supporre che con un adeguata informazione lungo tutto il litorale romano il numero dei visitatori potrebbe facilmente aumentare con i suoi pro e contro. I vantaggi sarebbero sicuramente economici, mentre i svantaggi potrebbero essere verso l’ambiente marino, ma cosa che un’adeguata disciplinare potrebbe egregiamente marginare. Il problema emergente da queste interviste è una mancata attività informativa ampia e corretta sui diversi concetti di conservazione attiva che evidenzi gli aspetti propositivi della riserva, e di conseguenza una cattiva informazione della popolazione della zona interessata. L’informazione e quindi la conoscenza è il primo passo verso una cooperazione tra l’ente gestore e le categorie economiche interessate e la popolazione locale; in questo modo si ha uno scambio di indicazioni e critiche costruttive, importanti per il successo dell’area marina, che hanno lo scopo di migliorare e rendere la gestione più adeguata possibile alle esigenze locali. Tabulazione dei risultati di Ostia 1a 1b 2a 2b 2c 2d 2e 3a 3b 3c 3d 4a 4b 4c 4d R1 Si _ Si _ _ _ Si _ Si _ _ _ Si Si _ R2 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R3 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R4 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ R5 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R6 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R7 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ Si _ Si _ _ R8 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R9 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ R10 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R11 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R12 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R13 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R14 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R15 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R16 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R17 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R18 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R19 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R20 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R21 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R22 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R23 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R24 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R25 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R26 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R27 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ S1 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ S2 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ S3 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ S4 Si _ S5 _ S6 Si _ _ _ Si _ Si _ _ _ Si Si _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ Si _ _ S7 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ Si _ _ S8 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ _ S9 Si _ Si Si _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ _ P1 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P2 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ _ P3 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si P4 Si _ Si _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si Si _ P5 Si _ Si _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ _ P6 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P7 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P8 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ _ P9 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P10 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P11 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P12 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P13 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P14 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si Si H1 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ Si _ _ H2 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ H3 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ D1 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ Si _ Si Si _ D2 Si _ Si _ _ _ _ _ Si _ Si _ Si Si Si D3 Si _ Si _ _ _ _ _ Si _ Si _ _ Si _ D4 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ Si _ Si _ _ D5 Si _ Si _ _ _ _ _ Si _ Si _ Si Si _ Tabulazione dei risultati di Torvajanica 1a 1b 2a 2b 2c 2d 2e 3a 3b 3c 3d 4a 4b 4c 4e R1 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R2 Si _ Si _ _ _ _ _ Si _ _ _ Si _ _ R3 _ No _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ _ _ _ R4 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ R5 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R6 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R7 _ No _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ _ Si _ R8 Si _ Si Si _ _ _ _ Si _ _ _ Si Si _ R9 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ R10 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R11 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si Si R12 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ _ _ R13 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R14 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R15 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R16 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R17 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ S1 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ S2 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ S3 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ S4 Si _ Si _ _ _ Si _ Si _ _ _ Si Si _ S5 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ S6 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ Si _ _ S7 Si _ Si _ _ _ Si _ Si _ _ _ Si _ _ S8 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ _ S9 No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ _ S10 No _ _ _: _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ P1 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P2 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P3 Si _ Si _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si Si Si P4 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P5 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P6 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ _ P7 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P8 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P9 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P10 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P11 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P12 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ H1 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ H2 Si _ Si Si _ _ _ Si _ _ _ _ Si Si _ H3 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ D1 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ Si _ Si Si _ D2 Si _ Si Si _ _ _ _ Si _ Si _ _ Si Si D3 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ Si _ Si Si Si Legenda: R = Ristoratori S = Stabilimenti balneari P = Pescatori H = Hotel D = Diving nell’ordinamento giuridico, ed una prova altamente impegnativa nell’ambito della gestione delle risorse naturali. Approccio Metodologico Si è ritenuto necessario sviluppare un grosso lavoro di documentazione, per poter conoscere a fondo la realtà emergente della neo Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”. Si consulteranno diversi testi di “management” , documenti e riviste riguardanti lo sviluppo e la fruizione nelle aree marine italiane già esistenti da anni e funzionanti; sono stati analizzati gli atti e le disciplinari riguardanti la riserva interessata, i siti internet hanno completato la ricerca con dati aggiornati, rendendo il tutto più attuale. Per effettuare la ricerca sperimentale di campo si utilizzeranno questionari ad hoc, successivamente sottoposti ad alcune categorie economiche selezionate, sul litorale romano interessato alla mia analisi (Ostia - Torvajanica), si dovranno realizzare colloqui non solo direttamente con il Responsabile della riserva, per conoscere i documenti redatti, ma anche con pescatori del litorale, con il responsabile della pesca della Regione e con diverse associazioni per la pesca operanti sul litorale, così da comprendere appieno una realtà significativa per la nostra economia. Si dovrà successivamente verificare sul campo ogni intervento previsto nel piano di gestione della area marina e valutare l’efficacia. Si passerà ad un confronto incrociato su ciò che si prevedeva di fare e su ciò che è stato effettivamente realizzato, e solo dopo aver messo in luce le potenzialità e i fattori limitanti mediante un’analisi SWOT, effettueremo un’analisi economica delle attività che si stanno sviluppando. In questo modo il quadro sarà completo, così da poter avanzare non solo delle ipotesi di sviluppo nell’immediato futuro ma saremo anche in grado di evidenziare gli sforzi che l’Ente Gestore sta effettuando per raggiungere una gestione attiva ed integrata nel contesto globale della pianificazione e dell’amministrazione del sistema costiero 2 Schema della Tesi Questo studio può considerarsi diviso in un due parti essenziali. La prima parte, più generale, si occupa sostanzialmente di inquadrare gli aspetti comuni alle Aree Marine Protette, considerando non solo quelli normativi ed amministrativi, ma anche quelli gestionali e inerenti alla pianificazione. La seconda parte, invece, si propone di studiare, in modo attento e specifico, l’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”, inquadrandola prima nel contesto biologico – ecologico e successivamente passeremo ad un analisi dei Piani di Gestione e dei Rendiconti dei primi tre anni di attività, redatti dallo stesso Ente gestore: Roma Natura, per poi andare a verificare gli interventi concreti con un’appropriata indagine sul campo. Effettueremo un’analisi SWOT per mettere in luce i fattori limitanti e le potenzialità dell’area, e solo successivamente effettueremo un’analisi delle attività sviluppatesi. Otterremo, così, un quadro non solo relativo al contesto socio-economico in cui tale realtà si sta affacciando, ma anche l’impegno e gli sforzi che lo stesso Ente Gestore sta dimostrando al fine di condurre una gestione che potrebbe contribuire in modo determinante ad un impiego efficiente delle risorse ed alla protezione dell’ambiente. 3 Capitolo 1 Aree Marine Protette La gestione razionale dell’ambiente costiero e marino, è fondamentale per poter utilizzare efficacemente le sue risorse, conservandolo per le generazioni future saper amministrare un patrimonio significa utilizzare ed investire proficuamente gli interessi, mantenendo intatto il capitale,1 in linea con i principi dello sviluppo sostenibile. Si deve purtroppo constatare che tali risorse sono sempre più minacciate da numerose attività antropiche proprio per la carenza, spesso assai marcata, di una politica gestionale adeguata, sia a livello centrale, sia quello locale. Il Mar Mediterraneo, al centro del quale, si pone la penisola italiana, possiede caratteristiche ambientali peculiari, a cui è dovuta una notevole ricchezza di specie viventi, animali e vegetali. Trattandosi di un bacino in gran parte chiuso, il cui ricambio idrico avviene molto lentamente, il Mediterraneo è particolarmente vulnerabile all’inquinamento ed ad altre alterazioni locali.2 Proprio per sopperire a tali lacune, o per rafforzare le azioni di gestione dell’ambiente costiero, è di estrema importanza istituire aree naturali protette, cioè zone in cui la natura venga conservata nel miglior modo possibile. Tali azioni di salvaguardia si rendono necessarie sia per non depauperare le risorse biologiche, sia a fini turistico-ricreativi, sempre più condizionati dalla ricerca di “naturalità”. 1 G. Diviacco. 1990. Aree protette marine: Pianificazione e tutela. FINES II. I.U.C.N. 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management of Mediterranean marine and coastal protected areas. 2 4 1.1 Importanza delle Aree Marine Protette L’esperienza pluridecennale acquisita dai ricercatori a livello internazionale permette di affermare che le Aree Protette Marine rivestono un ruolo molto importante nella gestione dell’ambiente costiero, per tutta una serie di motivi: esse possono favorire il mantenimento e l’integrità della produttività degli ecosistemi marini, possono salvaguardare habitat critici, preservare la diversità genetica, e contribuire anche all’uso sostenibile delle zone costiere;3 è quindi di fondamentale importanza che la loro istituzione diviene parte integrante di un programma per la gestione delle risorse, avente quali obiettivi la conservazione della ricchezza biologica e la definizione di una nuova relazione tra uomo e ambiente. In particolare, l’IUCN (International Union for the Conservation of the Nature) così riassume le funzioni principali delle Aree Marine Protette:4 • Protezione dei valori biologici ed ecologici: questo è lo scopo principale dell’istituzione di un’Area Marina Protetta e comprende il mantenimento di: - diversità genetica attraverso la protezione degli habitat di specie, sottospecie e varietà, siano stanziali o migratrici, commerciali o non commerciali, minacciate o comuni, animali o piante; - aree di riproduzione, specialmente per specie commerciali o minacciate; - aree di alta produttività biologica; - processi ecologici; • Ripristino, mantenimento ed incremento dei valori biologici ed ecologici che sono stati ridotti o comunque perturbati da attività umane. 3 Salm, 1986. Coral Reefs and tourist carrying capacity: The Indian Ocean experience. 4 I.U.C.N., 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management of Mediterranean marine and coastal protected areas. 5 • Promozione dell’uso sostenibile delle risorse, con speciale riguardo a quelle che sono state sovra o sottoutilizzate. • Monitoraggio, ricerca, educazione e addestramento, per approfondire le conoscenze sull’ambiente marino costiero. • Forme di ricreazione e turismo compatibili dal punto di vista ambientale. Tutte queste funzioni permettono, inoltre, il raggiungimento di alcuni benefici sociali ed economici, i quali non sono facili a dimostrare. Un’area protetta può essere fonte di diversi benefici di tipo ambientale, non necessariamente, anche di tipo economico e sociale. La valutazione dei benefici economici delle aree marine è assai complessa, poiché uno dei problemi nella stima dei valori di un area protetta risiede nel fatto che gran parte dei benefici apportati non hanno un valore monetario e pertanto sono difficili da quantificare. Infatti è più facile descrivere i valori delle aree protette, piuttosto che quantificarli. Si sa, infatti, che i parchi marini e costieri sono utili per la riproduzione e per l’accrescimento di specie di interesse commerciale, o per la conservazione di specie minacciate, sono fonte di ricreazione e di divertimento e di altre attività, ma è molto difficile assegnare un valore monetario tutti questi benefici. Questi ultimi, comunque, possono essere in qualche modo quantificati, in termini di vantaggi economici e di fruizione delle Aree Protette Marine. 6 1.2 Istituzione e Legislazione L’istituzione di un are protetta marina, deve avvenire, come ricordato nel documento dell’IUCN, 5 su basi sicure. Questo processo prevede due fasi: 1. La creazione delle basi istituzionali e legali per assicurare che le aree protette possono essere istituite e gestite i modo da raggiungere i loro obiettivi. 2. I passi necessari per realizzare praticamente ogni singola area protetta. Per il primo punto bisogna affermare che, sebbene la legislazione nel campo della protezione dell’ambiente sia differente da Paese a Paese, esistono tuttavia delle linee comuni di azione, che possono essere validi per tutti. Ogni Stato dovrebbe quindi individuare una ben precisa Autorità che abbia il compito di seguire tutte le fasi relative all’istituzione e alla gestione delle aree protette, senza che vi siano conflitti di competenza tra Organismi governativi diversi, ma al contrario, assicurando il necessario coordinamento tra essi, attraverso l’applicazione di regole e normative ben precise. La legge dovrebbe inoltre contenere norme che regolino le attività antropiche, anche all’esterno dell’area protetta, ma con un impatto potenziale all’interno di essa, come ad esempio l’inquinamento proveniente da terra o prodotto da mezzi nautici, il sovrasfruttamento delle risorse di pesca nelle zone circostanti, ecc. Per quanto riguarda il secondo punto, l’istituzione di un area protetta dovrebbe costituire, in presenza di un’idonea legislazione, la logica e immediata conseguenza dello studio progettuale, senza intoppi e con tempi morti ridotti secondo la sequenza: 5 I.U.C.N., 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management of Mediterranean marine and coastal protected areas. 7 elaborazione progetto Æ discussione locale Æ approvazione Æ individuazione gestore Æ istituzione Æ gestione. La discussione del progetto con i rappresentanti della comunità del posto e delle categorie economiche interessate è importante perché permette di accogliere eventuali indicazioni e critiche costruttive, con lo scopo di migliorarlo e di renderlo il più adeguato possibile alle esigenze locali, favorendone quindi l’accettazione. L’approvazione da parte dell’Autorità governativa centrale, l’individuazione dell’Ente gestore e l’istituzione ufficiale sono atti che dovrebbero avvenire in maniera quasi contestuale, o comunque molto ravvicinata, per non compromettere da un lato la qualità dell’ambiente da salvaguardare e dall’altro il buon esito di tutta l’operazione, in quanto lunghe attese possono provocare o accentuare conflitti tra Autorità centrali e Comunità locali. È ancora più importante, la tempestività dell’avviamento delle procedure gestionali subito dopo l’istituzione, mediante l’elaborazione e l’approvazione di un regolamento di gestione o piano di gestione, il quale rappresenta l’unico vero strumento a disposizione dell’Ente, per poter attuare a pieno regime l’amministrazione dell’area protetta e condurre tutte le iniziative previste. Lunghi intervalli di tempo tra l’istituzione e l’approvazione del regolamento possono provocare un diffuso malcontento nelle comunità interessate, le quali vedono applicare solo divieti, senza che si realizzino le opportunità di sviluppo promesse e si incentivano attività alternative compatibili.6 6 I.U.C.N., 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment d management of Mediterranean marine and coastal protected areas. 8 1.2.1 Aree Protette nel Diritto dell’UE Per completare il quadro normativo, è necessario fare un accenno a quelle norme adottate dalla Comunità Europea sotto forma di direttive in materia di lotta contro l’inquinamento marino, nell’ambito della sua competenza in materia ambientale. Al momento della costituzione della Comunità economica europea (Trattato di Roma del 25 marzo 1957) non si è pensato di attribuirle competenze specifiche in materia di ambiente: il fine principale era quello di creare un mercato unico e promuovere l'armonizzazione e il riavvicinamento graduale delle politiche economiche. E' inoltre da considerare che negli anni cinquanta non si pensava alle interconnessioni esistenti tra crescita economica e salvaguardia degli equilibri ecologici. Tuttavia, quando nel 1972 la Conferenza di Stoccolma sull'ambiente umano organizzata dalle Nazioni Unite ha attirato l'attenzione internazionale sul problema della tutela ambientale, la Comunità, attraverso un interpretazione estensiva di alcuni articoli relativi agli scopi generali, aveva già adottato i suoi primi atti in questa materia. Negli anni successivi si è fatta strada l'esigenza di un'azione comunitaria, progressivamente realizzata sia attraverso atti tipici, previsti dall'Art.189 del Trattato CE (raccomandazioni, decisioni, direttive e, in seguito alle modifiche apportate ai Trattati istitutivi in materia ambientale, anche regolamenti), sia, a partire dal 1973, attraverso i cosiddetti programmi di azione in materia ambientale. Già i primi tre Programmi (1973, 1977, 1983) prevedevano l'elaborazione di norme per la conservazione degli habitat e della diversità biologica e affermavano alcuni principi fondamentali del diritto comunitario dell'ambiente, quali il principio di “prevenzione” e il principio di “chi inquina paga”. E' da osservare, al riguardo, che i menzionati principi hanno diverso rilievo in materia di aree protette. Il principio di “prevenzione” dell'inquinamento è infatti tra i principi ispiratori della normativa vigente e in genere in tutte le Direttive più recenti viene ribadito che, nelle zone di protezione speciali, gli Stati debbono adottare tutte le misure idonee a prevenire l'inquinamento e il deterioramento degli habitat. Meno idoneo ad assicurare la realizzazione degli obiettivi di conservazione che costituiscono uno dei tratti fondamentali della disciplina delle aree protette è, invece, 9 il principio “chi inquina paga”, al quale fa riferimento il Regolamento del 21 maggio 1992, n. 1973/92/CEE, istitutivo di uno strumento finanziario per l'ambiente (LIFE). Non a caso il Preambolo della Direttiva del 21 maggio 1992, n. 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (Direttiva “Habitat”), afferma che tale principio è “di applicazione limitata” nel settore della conservazione della natura. La Comunità inoltre è stata ammessa come parte contraente in tutti gli strumenti internazionali per la protezione del Mediterraneo, ha aderito alla Convenzione di Barcellona nel 1977 e al protocollo di Ginevra nel 1984, e ha dedicato un’attenzione crescente alla tutela dell'ambiente marino e in particolare di quello Mediterraneo. La salvaguardia del mare Mediterraneo quale patrimonio comune dei Paesi della regione, già indicata tra gli obiettivi del Terzo Programma d'azione in materia ambientale (1982-1986), è stata oggetto della Comunicazione della Commissione del 24 aprile 1984 (approvata dal Consiglio nel 1988) relativa ad un progetto di Mediterranean Strategy and Action Plan (MEDSPA). Il Quarto Programma d'azione in materia ambientale (1987-1992) ha ribadito l'impegno della Comunità per l'attuazione delle rilevanti convenzioni internazionali e ha favorito la definitiva adozione del MEDSPA, intervenuta con il Regolamento del 4 marzo 1991, n. 563/91/CEE, relativo ad un'azione comune per la protezione dell'ambiente nella regione mediterranea. Il Regolamento, che predisponeva una serie di strumenti finanziari a sostegno delle misure prioritarie da adottare nel territorio degli Stati membri, nonché aiuti ed assistenza tecnica a favore delle politiche ambientali dei Paesi terzi del Mediterraneo, è stato peraltro abrogato solo un anno dopo dal Regolamento del 21 maggio 1992, n. 1973/92/CEE, istitutivo del LIFE, nel quale sono confluiti tutti gli stanziamenti comunitari finalizzati alla tutela dell'ambiente. Parallelamente, la protezione comunitaria delle aree marine e costiere del Mediterraneo è stata assorbita in quella più generale concernente le zone speciali di conservazione introdotte dalla Direttiva del 21 maggio 1992, n. 92/43/CEE, relativa 10 alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Lo scopo della Direttiva 92/43/CEE è quello di “contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché la flora e la fauna selvatiche, nel territorio europeo degli Stati membri”. Questa direttiva prevede due diversi tipi di azione: da un lato la conservazione degli habitat; e dall'altro la tutela delle specie. Mentre quest'ultima si realizza attraverso misure di protezione ex situ volte a tutelare le specie animali indipendentemente dal luogo in cui esse stazionano, il ripristino o il mantenimento degli habitat naturali in uno stato di conservazione soddisfacente richiede, al contrario, la creazione di zone di conservazione speciali, quindi l'istituzione di aree protette da parte degli Stati membri. L'individuazione del sito di importanza comunitaria (area o zona) costituisce l'indispensabile premessa alla creazione delle zone speciali di conservazione, e cioè dei siti di importanza comunitaria designati dagli Stati membri in cui vanno applicate le misure di conservazione. Date le minacce che incombono su taluni tipi di habitat naturali e la necessità di favorire la rapida attuazione di misure volte a garantire la conservazione, la Direttiva definisce inoltre “habitat naturali prioritari” i tipi di habitat che rischiano di scomparire nel territorio europeo degli Stati membri e per la cui conservazione la Comunità ha una responsabilità particolare. La Direttiva istituisce quindi una “rete ecologica europea di zone speciali di conservazione”, denominata “Natura 2000”, al fine di garantire il mantenimento e, all'occorrenza, il ripristino degli habitat naturali di interesse comunitario in uno stato di conservazione soddisfacente. La Direttiva persegue obiettivi di salvaguardia della biodiversità non solo mediante la conservazione, ma anche mediante il ripristino ambientale degli habitat di interesse comunitario compromessi dal degrado. Le fasi attraverso le quali si giunge alla costituzione della rete “Natura 2000”, partono dalla designazione da parte degli Stati di alcune zone speciali di conservazione, a cui fa seguito un’analisi iniziale della Commissione; solo dopo 11 viene elaborato un progetto di elenco dei siti selezionati come zone d’importanza comunitaria, che poi è approvato dalla Commissione entro sei anni dalla notifica del decreto. Le aree così selezionate devono essere designate, dagli Stati membri, come siti di importanza comunitaria il più rapidamente possibile, in modo tale da poter stabilire le priorità ai fini del mantenimento o ripristino di uno o più tipi di habitat. In conclusione, pur riconoscendo che il “sistema” di Barcellona ha contribuito all’adozione di una politica comune in materia di protezione dell’ambiente marino, bisogna anche evidenziare che ad essere vincolati sono solo gli Stati costieri, lasciando impregiudicata la posizione dei terzi e ciò non contribuisce certo alla effettività della tutela. 1.2.2 Legislazione Ambientale in Italia: Evoluzione Storica Il diritto dell’ambiente è passato in Italia attraverso tre fasi principali. La prima, durata fino alla metà degli anni sessanta, è caratterizzata per la completa assenza di disposizioni che tutelino, in maniera diretta e immediata l’interesse ambientale. Il legislatore si preoccupa di tutelare interessi pubblici attigui a quello ambientale oppure interessi che sono interferenti con quello, ma mai direttamente l’ambiente. Si hanno così norme per la tutela di interessi commerciali e industriali connessi allo sfruttamento di determinate risorse ambientali, sulle bellezze paesaggistiche, sull’assetto urbanistico del territorio, etc. L’organizzazione pubblica è caratterizzata dalla notevole dispersione delle competenze al centro tra i vari ministeri e dall’unificazione nell’amministrazione comunale, in periferia. Nella seconda fase (1966-1986), si iniziano a tenere in maggiore considerazione i singoli fattori ambientali specificamente considerati. Diventano così oggetto di tutela l’aria (c.d. legge “antismog” del 13 luglio 1966, n. 615) le acque interne e marine , il paesaggio. 12 La dispersione dei poteri al centro non si riduce, anzi se possibile si accresce ancora con l’istituzione del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali (1974) e con l’attribuzione di particolari funzioni al Ministero della Marina Mercantile. Con il D.P.R. 616/1977 vengono attribuite delle funzioni alle Regioni, alle Province e ai Comuni. Il compito della prevenzione e del controllo degli inquinanti viene affidato al Servizio sanitario nazionale. Nella terza fase, che va dal 1986 ad oggi si inizia a considerare l’ambiente unitariamente ed autonomamente. Di tutto ciò sono segno evidente sotto il profilo organizzativo, l’istituzione di un apposito Ministero dell’Ambiente (Legge 349/1986) e dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA) (D.L. 496/1993); sotto il profilo amministrativo, vengono creati istituti e procedimenti che prendono in considerazione l’ambiente nella sua globalità (programmazione ambientale, valutazione di impatto ambientale VIA, diritto all’informazione ambientale). Vengono inoltre istituite delle nuove amministrazioni pubbliche (autorità di bacino, agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, enti parco), vengono attribuite delle nuove competenze ambientali a preesistenti autorità (al centro: Ministero dei lavori pubblici, Dipartimento di protezione civile ecc; in periferia Province e Camere di commercio). In seguito all’influenza della normativa comunitaria, è di questo periodo l’adozione di strumenti di carattere economico e fiscale, che vanno ad aggiungersi al sistema del command and control, come mezzi per influenzare il mercato. In particolare con l’ecoaudit e con l’ecolabel si assegna una certificazione di qualità ambientale a impianti e processi produttivi ovvero a prodotti, al fine di indirizzare il consumatore verso prodotti o imprese “verdi”, inoltre vengono istituite le cosiddette “tasse ambientali”. 13 1.2.3 Quadro Legislativo Italiano La normativa italiana nel campo della protezione di aree marine prevede l’istituzione di zone di tutela biologica, di zone in concessione demaniale, di riserve marine e di parchi marini. La legge 963 del 1965 e il DPR 1639 del 1968, che ne costituisce il regolamento di attuazione, indicano la possibilità di proteggere alcune zone per la tutela delle risorse biologiche, nel contesto della gestione delle risorse di pesca, mediante l’istituzione di zone di tutela biologica da parte del Ministero della Marina Mercantile. Nelle zone di tutela biologica, lo scopo della protezione non è la conservazione degli ecosistemi naturali, bensì la salvaguardia delle risorse di pesca ed in esse non si prevede una gestione attiva, comprendente anche azioni di attività didattiche e produttive compatibili, ma solamente il divieto di effettuarvi l’esercizio di pesca. Sino al 1982 l’alternativa alle zone di tutela biologica era, in Italia, la concessione demaniale in aree costiere di limitata estensione, ai sensi dell’articolo 36 del Codice della navigazione, secondo il quale “ l’Amministrazione marittima, compatibilmente con le esigenze di pubblico uso, può concedere l’occupazione e l’uso, anche esclusivo, di beni demaniali e di zone di mare territoriale per un determinato periodo di tempo”. Un ulteriore passo avanti nella realizzazione pratica di questa possibilità è stato compiuto grazie all’emanazione della Circolare 237 del 27.10.1987, da parte del Ministero della Marina Mercantile, con la quale le Capitanerie di Porto vengono invitate a facilitare le procedure per la concessione demaniale di aree marine per l’istituzione di zone protette. È però con la legge 31 dicembre 1982, n. 979 (Disposizione per la difesa del mare) che l’Italia si dota, per la prima volta , di uno strumento giuridico che prevede l’istituzione di aree marine in cui proteggere e salvaguardare l’ambiente naturale in quanto tale, e non per finalità di gestione delle risorse ittiche di interesse economico. Le riserve marine da istituire sono comprese in un elenco di venti aree, distribuite lungo tutta la costa italiana e per ognuna di essa è prevista l’attivazione di un istruttoria atta a verificare la fattibilità dell’area protetta. Tale legge ha costituito un 14 importante strumento per attuare una politica di protezione dell’ambiente marino nel suo insieme e per prevenire danni alle risorse del mare.7 Il testo di legge è articolato in sette titoli, le aree protette marine sono trattate in maniera specifica nel Titolo Quinto; queste secondo la legge sono definite, nell’art.25 come: “Le riserve naturali marine sono costituite da ambienti marini, dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti che presentano un particolare interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche con particolare riguardo alla flora e alla fauna marina costiera e per l’importanza scientifica, ecologica, culturale educativa ed economica che rivestono”. La legge 979 ha costituito un fatto altamente positivo nonostante alcuni limiti; inoltre la sua applicazione ha subito ritardi a causa della complessità del iter burocratico ed alla difficoltà di far accettare in tempi brevi, situazioni nuove e per alcuni aspetti scomodi a livello centrale e locale8. La legge affida alla Consulta per la difesa del mare dagli inquinamenti (soppressa con la legge 426/98 art14) il compito di effettuare le istruttorie finalizzate all’istituzione delle venti riserve marine previste, oltre a quello di individuare eventuali altre aree meritevoli di tutela; per far ciò la consulta si può avvalere dei pareri di altri istituti scientifici, laboratori ed enti di ricerca,ed in ogni caso deve richiedere il parere all’Istituto centrale per le ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (ICRAM). Ottenuti anche i pareri delle Regioni e dei Comuni interessati territorialmente si può procedere all’istituzione della riserva marina Nel testo originario, il Decreto Ministeriale istitutivo doveva essere emesso dal Ministero della Marina Mercantile, una modifica ha introdotto il “concerto” di tale Ministero con quello Ambientale, istituito nel 1986. Nel 1993, in seguito alla soppressione del Ministero della Marina Mercantile, la competenza è rimasta solamente al Ministero dell’Ambiente. Per quanto riguarda lo svolgimento delle attività previste ed il 7 G. Diviacco e L. Tunesi., 1992. Criteri naturalistici nella realizzazione di aree protette marine. “Pianificazione e progettazione delle riserve marine”. 15 raggiungimento delle finalità di ogni riserva , e quindi la gestione il Ministero opera attraverso l’Ispettorato centrale per la difesa del mare; la legge prevede inoltre che la gestione possa essere concessa ad enti pubblici, istituzioni scientifiche ed associazioni riconosciute, attraverso la stipula di una concessione pluriennale. Infine, presso le Capitanerie di porto competenti territorialmente, il Ministero costituisce una Commissione di riserva, che affianca l’ente gestore nell’attività istituzionali, le quali vengono definite e programmate nell’ambito del Regolamento di gestione della Riserva marina. La Commissione è costituita da rappresentanti dell’Amministrazione centrale, sia da quelle locali e da rappresentanti sia delle associazioni ambientali e delle categorie economiche. Anche il Regolamento di gestione deve essere emanato mediante un apposito Decreto Ministeriale (originariamente del Ministero della Marina Mercantile, ma attualmente del Ministero dell’Ambiente), dopo aver ottenuto il parere della Consulta ( oggi con il parere della Commissione di Riserva, in quanto la Consulta è stata soppressa con 426/98 ). Solamente a questo punto l’area protetta, esistente ufficialmente dal momento dell’istituzione, può iniziare la sua attività, con il sostegno istituzionale e finanziario dello Stato, previsto dalla legge, ed è per questo motivo che l’approvazione del regolamento dovrebbe seguire rapidamente l’atto istitutivo; poiché il decreto istitutivo sancisce ufficialmente la nascita dell’ area protetta marina ma non può essere considerato un punto d’arrivo, in quanto essa può esistere come tale solo quando inizia a funzionare tecnicamente ed amministrativamente, in seguito all’approvazione del Piano di gestione. Purtroppo ciò non avviene quasi mai e, per restare in ambito italiano, il regolamento di alcune aree istituite è stato approvato solamente dopo alcuni anni, ed in alcuni casi ancora non esiste una gestione a distanza di diversi anni,ma si ha solamente un elenco di vincoli e divieti.9 8 9 G. Diviacco, 1990. Aree protette marine: Pianificazione e tutela . FINES II G. Diviacco, 1990. Aree protette marine: Pianificazione e tutela. FINES II 16 Verso la fine del 1991 accade un evento storico per la protezione della natura in Italia: l’approvazione della tanto attesa Legge Quadro sulle aree marine protette (legge 6 dicembre 1991, n. 394). La legge 394/1991 è caratterizzata dal fatto che essa mira a realizzare un approccio globale nei confronti dell’area protetta, cercando di promuovere e garantire, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese. Il vincolo di tutela e di gestione, pertanto, viene introdotto al fine di perseguire non solo la conservazione delle specie animali e vegetali, delle loro associazioni, delle formazioni geologiche, paleontologiche, ma altresì, contestualmente, la tutela dei processi culturali, degli equilibri idraulici, idrogeologici ed ecologici . Si passa quindi da una visione settoriale di tutela dell’ambiente ad una visione complessiva dei problemi relativi. Altro obiettivo che la legge si pone è quello del restauro ambientale. Si mira cioè attraverso una serie di interventi mirati ed integrati a creare una protezione che potremmo definire “dinamica”, la quale accanto ai valori più strettamente naturalistici, tuteli quelli antropologici, archeologici, storici e architettonici, nonché le attività tradizionali del luogo, aspetto quest’ultimo fondamentale per superare uno degli ostacoli più rilevanti alla effettiva realizzazione di un parco e di una riserva naturale, la mancanza di collaborazione e, addirittura, la tenace opposizione delle popolazioni locali. Per quanto riguarda l’ambiente marino le novità più evidenti rispetto alla 979/82 riguardano la distinzione tra i concetti di parco nazionale, parco regionale, riserva naturale statale e riserva naturale regionale; per le aree naturali protette e marine la legge rimanda alla definizione del Protocollo di Ginevra relativo alle aree del Mediterraneo particolarmente protette, tradotta in Italia dalla legge 979/82. Le aree vengono definite come: “luoghi che presentino un valore biologico ed ecologico, diversità genetiche nonché livelli soddisfacenti per le loro popolazioni, zone di riproduzione ed habitat, tipi rappresentativi di ecosistemi ed i progetti ecologici, luoghi che rivestono un interesse particolare per valore estetico, ecologico, culturale ed educativo”. 17 Vengono individuate altri 26 siti di reperimento, due dei quali in parte sovrapponibili con altrettante aree delle 20 individuate dalla 979/82. Aree Marine Protette istituite e previste in Italia ai sensi della Legge 979/82 e 394/91 18 Aree reperimento Legge 979/82 Aree reperimento Legge 394/91 21 Isola Gallinara 22 Isola di Bergeggi 23 Monti dell'Uccellina 24 Secche di Tor Paterno 25 Monte di Scauri 26 Isola di Capri 27 Ischia, Vivara, Procida 28 Santa Maria di Castellabate 29 Costa degli Infreschi 30 Costa di Maratea 31 Penisola Salentina 32 Piceno 33 Costa del Monte Conero 34 Arcipelago della Maddalena 35 Capo Testa - Punta Falcone 36 Isola dell'Asinara 37 Isola di San Pietro 38 Capo Spartivento - Capo Teulada 39 Capo Carbonara 40 Capo Gallo - Isola delle Femmine 41 Monte Cofano - Golfo di Custonaci 42 Stagnone di Marsala 43 Isola di Pantelleria 44 Pantani di Vendicari 45 Capo Passero 46 Grotte di Aci Castello 1 Golfo di Portofino 2 Cinque Terre 3 Secche della Meloria 4 Arcipelago Toscano 5 Isole Pontine 6 Punta Campanella 7 Capo Rizzuto 8 Porto Cesareo 9 Torre Guaceto 10 Isole Tremiti 11 Miramare 12 Capo Caccia - Isola Piana 13 Penisola del Sinis - Isola Mal di Ventre 14 Golfo di Orosei - Capo Monte Santu 15 Tavolara, Molara, Capo Coda Cavallo 16 Isola di Ustica 17 Isole Eolie 18 Isole Egadi 19 Isole Pelagie 20 Isole Ciclopi Bisogna sottolineare che la Legge Quadro pur non innovando le tipologie di riserve marine previste dal legislatore del 1982, ha contribuito ad innovare la definizione; infatti la legge 979/82 parla di “rilevante interesse per le caratteristiche naturali e di importanza scientifica ed economica” mentre la legge 394/91 considera soltanto “il valore naturalistico ed ambientale” e le attività scientifico e ricreative sono “promosse”, mentre la valorizzazione e la sperimentazione dell’attività economiche 19 possono essere promosse solo se compatibili. Dunque dalla definizione di area protetta marina va sottolineata “l’importanza economica”, intendendo, cioè, che le eventuali attività economiche nell’area sono valorizzate solo in quanto riconosciute compatibili e promosse dall’Autorità di gestione nell’interesse naturalistico. La legge prevede un attenta analisi delle aree indicate come di “reperimento” fatto questo che presuppone un’approfondita ricerca e studi di fattibilità. Si deve inoltre rilevare che ai problemi collegati all’effettiva realizzazione sono correlati gli interessi economici strettamente legati alla sorte economica delle località protette. Questi possono essere considerati sia sotto il profilo turistico che sotto il profilo di insediamenti industriali presenti sulla costa. Si tratta di individuare, quindi, le attività compatibili con l’istituzione di un parco o di una riserva, tenuto conto non soltanto dello spazio ambientale e delle sue caratteristiche, ma anche delle attività presenti nello spazio considerato, prevedendo uno sviluppo compatibile con l’ambiente esistente. In seguito alla soppressione del Ministero della Marina Mercantile, la competenza del settore delle aree protette marine risulta totalmente affidata al Ministero dell’Ambiente, il quale, è quindi preposto sia alle procedure concernenti i provvedimenti istitutivi, sia alle azioni riguardanti le aree protette già istituite. È opportuno citare altre due leggi, emanate successivamente alla 394/91, riguardanti anche se in misura diversa le aree protette marine. Esse sono la legge 8 ottobre 1997, n. 344 (Disposizione per lo sviluppo e la qualificazione degli interventi e dell’occupazione in campo ambientale) e la legge 9 dicembre 1998, n. 426 (Nuovi interventi in campo ambientale) . La legge n. 344 del 1997 integra l’elenco dei siti di reperimento, aggiungendo la voce “Parco marino Torre del Cerrano”, dal nome di un’antica torre, situata in riva al mare, sulla costa abruzzese. “Sulla base delle informazioni disponibili non sono chiare le motivazioni dell’istituzione dell’area marina protetta in quanto non sono presenti specie o ecosistemi minacciati. Ricordiamo che le aree protette marine 20 costituiscono una forma di gestione dell’ambiente, richiedendo quindi impegni e risorse speciali, proporre quindi forme particolari di tutela in siti privi di sensibilità ambientali, può avere solo l’effetto di sminuire e non far comprendere il vero ruolo delle aree protette”10. La legge n. 426 del 1998 contiene una nuova integrazione all’elenco delle aree protette marine, costituita dal “Santuario dei cetacei” dell’alto Tirreno - Mar Ligure. Inoltre essa sopprime la consulta per la difesa del mare per gli inquinamenti, le cui funzioni vengono trasferiti ai competenti uffici del Ministero dell’Ambiente. Per l’istruttoria preliminare la legge, all’art. 14, prevede la costituzione di una Segreteria tecnica scientifica per le aree protette marine, “composta da dieci esperti di elevata qualificazione” presso il competente Servizio del Ministero, cioè l’ispettorato centrale per la difesa del Mare. Questa legge introduce altre modifiche alla normativa vigente, prevedendo che la Commissione di Riserva non sia più costituita presso la Capitaneria di Porto competente, ma presso l’ente gestore dell’area protetta, e che sia presieduta da un rappresentante del Ministero dell’Ambiente piuttosto che del Comandante della Capitaneria di Porto. Inoltra la sorveglianza potrà essere effettuata non solo dalla Capitaneria di Porto, ma anche dalle Polizie degli Enti locali delegati alla gestione. Possiamo citare un’ultima recente norma che riguarda, anche se solo marginalmente, le aree protette marine, per l’importanza che riveste dal punto di vista del decentramento amministrativo e della semplificazione delle procedure. Si tratta del Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59), attuativo cioè della cosiddetta “Legge Bassanini”. Tale decreto legislativo, all’articolo 77 afferma che i compiti e le funzioni in materia dei parchi e riserve statali anche marini, hanno rilievo nazionale e quindi rimangono 10 G. Diviacco., 1999. Aree Protette Marine: finalità e gestione. 21 dello Stato. Però lo stesso articolo, al comma 2, afferma che l’individuazione, l’istituzione e la disciplina generale dei parchi e delle riserve naturali, comprese quelle marine, e le relative misure di salvaguardia sulla base della Carta della natura, sono operati sentita la Conferenza unificata, istituita ai sensi del D.L. 28 agosto 1997, n. 281, e cioè sentite le regioni interessate. 22 Le Aree Marine Protette Istituite 23 1.3 Organi Amministrativi e Gestionali Gli organi amministrativi e le rispettive funzioni sono state individuate dalle leggi 979/82 e dalla 394/91 e successivamente modificate dalla legge 426/98 come visto in precedenza. Analizziamo in dettaglio i compiti e la strutturazione dei vari organi istituzionali: Il Responsabile dell’Area Marina Protetta è nominato dall’ente gestore. A questi compete l’attuazione delle direttive del Ministero dell’Ambiente per il raggiungimento delle finalità proprie dell’area marina protetta. In particolare, cura la gestione amministrativa e contabile dell’area ed è responsabile dell’organizzazione e della disciplina per quanto riguarda le attività consentite nelle diverse zone di tutela. La Commissione della Riserva è sempre istituita presso l’ente gestore (Legge 31 dicembre 1982, n. 979; Legge 9 dicembre 1998, n. 426). Questa partecipa nel formulare proposte e suggerimenti per quello che attiene al funzionamento della riserva. In particolare dà il proprio parere alla proposta del regolamento di esecuzione del decreto istitutivo, di organizzazione della riserva ed alle previsioni relative alle spese di gestione. La Commissione della Riserva è presieduta da un rappresentante designato dal Ministero dell’Ambiente ed è composta da: a) il comandante della locale Capitaneria di Porto o un suo delegato; b) due rappresentanti dei Comuni rivieraschi designati dai comuni medesimi; c) un rappresentante delle regioni territorialmente interessate; d) un rappresentante delle categorie economicoproduttive interessate designato dalla camera di commercio per ciascuna delle province comprese nei confini della riserva; e) due esperti designati dal Ministero dell’Ambiente in relazione alle particolari finalità per cui è stata istituita la riserva; f) un rappresentante delle associazioni naturalistiche maggiormente rappresentative scelto dal Ministero dell’Ambiente tra una terna di nomi designati dalle associazioni medesime; g) un rappresentate del provveditorato agli studi; h) un rappresentante dell’amministrazione per i beni culturali e ambientali; i) un rappresentante del Ministero dell’Ambiente. 24 Il Comitato Consultivo Tecnico-Scientifico predispone di ricerca scientifica e propone programmi concernenti le attività didattiche e divulgative. Inoltre, rappresenta un punto di riferimento costante per gli organi di gestione dell’area protetta in quanto si occupa dell’informazione sui programmi di salvaguardia dell’ambiente. Il Comitato esprime pareri in merito ad atti di straordinaria amministrazione inerenti problematiche tecniche e scientifiche, didattico-educative e di divulgazione della conoscenza del mare. La Segreteria Tecnica per le aree protette marine, istituita dalla legge n. 426 del 9 dicembre 1998 è composta da dieci esperti di elevata qualificazione cui spettano diversi compiti tra i quali: l’istruttoria preliminare relativa all’istituzione e all’aggiornamento delle riserve marine, il supporto alla gestione, al funzionamento nonché alla progettazione degli interventi da realizzare anche attraverso finanziamenti comunitari nelle aree marine protette. La Segreteria Tecnica opera dal dicembre 1998 e sostituisce la precedente Consulta per la difesa del mare. La Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali è un’associazione culturale e di promozione sociale non commerciale costituito per rappresentare gli Enti ed i soggetti pubblici e privati gestori delle aree protette italiane. L’Associazione, nel rispetto dell’autonomia dei soci, rappresenta gli enti gestori delle aree naturali protette nei confronti degli organi centrali dello Stato, degli organismi dell’Unione Europea e, d’intesa con i Coordinamenti regionali, nei confronti delle Regioni e degli Enti locali. L’Associazione cura tutti i problemi che investono gli associati, ricercando le opportune intese con gli organismi rappresentativi delle autonomie locali e con gli altri soggetti gestori di aree protette. L’Associazione favorisce la collaborazione, la circolazione delle informazioni, lo scambio delle conoscenze e delle esperienze tra le aree protette e promuove il recepimento delle indicazioni degli organismi nazionali ed internazionali per la tutela delle risorse naturali e per lo sviluppo sostenibile del pianeta. Per il raggiungimento degli scopi indicati ai commi precedenti l’Associazione svolge 25 tutte le attività di studio, di ricerca, di divulgazione e di educazione ambientale, anche su incarico di altri soggetti pubblici e privati, che permettano di stimolare e promuovere lo sviluppo del sistema nazionale delle aree protette e dei singoli enti gestori dei parchi e delle riserve, favorendo altresì metodi di gestione improntati all’allargamento della democrazia e della partecipazione. 1.4 Iter Istituzionale di un’Area Marina Nell’ambito dell’elenco di aree di reperimento stabilito dalle leggi, per l’effettiva istituzione di un area marina protetta occorre innanzitutto disporre di un aggiornato quadro di conoscenze sull’ambiente naturale d’interesse, oltre ai dati necessari sulle attività socio-economiche che si svolgono nell’area. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Servizio Difesa del Mare, per l’acquisizione di tali conoscenze e dati può anche avvalersi di Istituti scientifici, laboratori ed enti di ricerca. Gli studi sono generalmente distinti in due fasi: - nella prima viene esaminata la letteratura già esistente sull’area; - nella seconda fase vengono effettuati gli approfondimenti necessari per un quadro conoscitivo concreto ed esaustivo. Successivamente gli esperti della Segreteria Tecnica possono avviare l’istruttoria istitutiva. Al fine di delineare una proposta della futura area marina protetta che ne rispetti le caratteristiche naturali e socio-economiche, gli esperti della Segreteria Tecnica arricchiscono l’indagine conoscitiva fornita dagli studi con sopralluoghi mirati e con confronti con gli Enti e le comunità locali. L’articolo 28 della legge 979/82 prescrive inoltre l’acquisizione obbligatoria, non vincolante, da parte dell’ICRAM. Sullo schema di decreto vengono sentite la Regione e gli enti locali interessati dall’istituenda area marina protetta, per l’ottenimento di un concreto ed armonico consenso locale. Infine, come stabilito dal Decreto Legislativo n. 112/98 art. 77, occorre acquisire il parere della Conferenza Unificata su tale schema di DM. 26 A questo punto, il Ministro dell’Ambiente, d’intesa con il Ministro del Tesoro, procede all’effettiva istituzione dell’area Marina Protetta, autorizzando anche il finanziamento per far fronte alle prime spese relative all’istituzione (Legge n. 394/91 art. 18 e Legge n. 93/01 art. 18). Il Decreto Ministeriale, se non diversamente specificato, entra in vigore il giorno successivo dalla pubblicazione della Gazzetta Ufficiale. All’approvazione da parte dell’Autorità governativa centrale deve seguire tempestivamente l’individuazione dell’ente gestore. La gestione delle aree marine protette è affidata ad enti pubblici, scientifici o associazioni ambientaliste riconosciute, anche consorziati tra di loro. L’affidamento avviene con decreto del Ministero dell’ ambiente, sentiti la regione e gli enti locali territorialmente interessati. 27 L’Ente Gestore delle Aree Marine Protette Area Marina Protetta Isola di Ustica Capo Carbonara Penisola del Sinis - Isola Mal di Ventre Isole Egadi Isole di Ventotene e Santo Stefano Punta Campanella Capo Rizzuto Isole Ciclopi Portofino Torre Guaceto Cinque Terre Isole Tremiti Miramare Secche di Tor Paterno Porto Cesareo Tavolara – Punta Coda Cavallo Capo Gallo - Isola delle Femmine Capo Caccia - Isola Piana Isola dell'Asinara Isole Pelagie Ente gestore Gestione provvisoria della Capitaneria di Porto: Palermo Comune interessato: Villasimius Comune interessato: Cabras Comune interessato: Favignana Comune interessato: In affidamento a Ventotene (Ente gestore della Riservanaturale a terra) Consorzio fra 6 Comuni: Massa Lubrense,Positano, Sorrento, Piano di Sorrento, S. Agnello e Vico Equense Provincia: Crotone Consorzio fra Comune e Università: Comune di Aci Castello e Università di Catania Consorzio fra 3 Comuni, Provincia e Università: Portofino, S. Margherita Ligure e Camogli, Provincia di Genova e Università di Genova Consorzio fra 2 Comuni e associazione ambientalista: Comuni di Brindisi e Carovigno e WWF Italia (Ente gestore della Riserva naturale a terra) Ente Parco Nazionale a terra: Parco Nazionale delle Cinque Terre Parco Naturale del Gargano: Parco Nazionale del Gargano Associazione ambientalista: WWF Italia Ente pubblico: Ente Roma Natura Consorzio tra i Comuni di Porto Cesareo, Nardò e la Provincia di Lecce (gestione provvisoria) Consorzio tra i Comuni di Olbia, San Teodoro e Loiri San Paolo (gestione provvisoria) Gestione provvisoria della Capitaneria di Porto: Palermo Comune di Alghero (gestione provvisoria) Comitato di gestione provvisoria Comune di Lampedusa e Linosa (gestione provvisoria) 28 Capitolo 2 Fase Conoscitiva Gli studi relativi all’istituzione di un area protetta marina devono necessariamente prevedere varie fasi, secondo un processo di assimilabile a quello proprio di un Bilancio di Impatto Ambientale e Sociale (BIAS)1. In base a questo tipo di approccio “l’istituzione deve prevedere due momenti ben distinti”2, in cui vengono presi in esame i molteplici temi di indagine: La fase conoscitiva: comprensiva delle analisi delle situazioni ambientale, urbanistica e socio-economica, per la quale sono stati elaborati da tempo standards.3 In sintesi essa prevede: a. L’analisi della bibliografia disponibile per l’area in oggetto; b. L’indagine sull’urbanizzato (presente e futuro), sulle principali attività economiche dell’area (turismo, pesca, ecc.), sulla situazione vincolistica in atto; c. La verifica delle informazioni riportate dalla bibliografia sulle emergenze ambientali e sui popolamenti bentici, con specifiche campagne di rilevamento in mare; La fase progettuale, nella quale devono essere affrontate: a. La definizione del parco (identificazione dei confini, zonazione) e delle sue strutture; b. Le ipotesi di sviluppo dei settori congruenti con le finalità del parco, allo scopo di arrivare all’elaborazione di un analisi costi/benefici; In questo capitolo analizzeremo in dettaglio la fase conoscitiva. 1 A. Zattera, 1990. L’istituzione di aree marine protette: elementi conoscitivi e progettuali. Parchi marini del Mediterraneo 2 L. Tunesi e G. Diviacco, 1991. Importanza dell’identificazione di standard per la realizzazione delle proposte di zonazione dei parchi marini costieri 3 A. Zattera, G. Zurlino e E. Politano, 1988. Metodologia di approccio all’istituzione di aree marine protette 29 2.1 Metodologia ed Indagine Nella fase conoscitiva bisogna raccogliere tutte la informazioni utili per avere un quadro dettagliato dell’area in esame, così da poter elaborare il progetto dell’area protetta e del suo contorno. Si analizzerà per prima cosa la bibliografia disponibile, pianificando indagini di campo specifiche, qualora fosse carente od obsoleta. Tale fase quindi consiste in una presa di contatto con il territorio oggetto di studio per l’individuazione delle sue caratteristiche ambientali generali, non soltanto ecologico-naturalistico, ma anche storico-culturale. Le operazioni da effettuare possono essere sinteticamente descritte come segue: a. Definizione dei limiti dell’area oggetto di studio. Sarà opportuno distinguere i confini amministrativi dai limiti del territorio da esaminare. Quest’ultimo probabilmente oltrepasserà i confini previsti dal Decreto Istitutivo ed includerà quei territori limitrofi che si rapportano e spesso completano gli ecosistemi presenti nell’Area Protetta. Tale allargamento dell’area è utile anche al fine di mettere in contatto i sistemi di particolare valore naturale interni al parco con quelli del territorio circostante.4 b. Inquadramento biogeografico dell’area oggetto di studio. Allo scopo di precisare le caratteristiche ambientali generali del territorio ove è stato istituito il parco è necessario precisarne le caratteristiche biogeografiche. Cioè può essere fatto in via preliminare riconoscendo a quale unità biogeografica appartiene il parco, a partire dalle unità di rango superiore (regioni), fino a quelle inferiori (province, distretti e settori). Il territorio dell’Italia appartiene a due regioni biogeografiche e, precisamente, alla Regione Eurosiberiana e alle Regione Mediterranea, a sua volta suddivise in diverse province, distretti e settori. Ogni regione biogeografica presenta problemi ecologici specifici, non soltanto relativamente alla flora e alla 4 A. Zattera, G. Zurlino, E. Politano, 1988. Metodologia di approccio all’istituzione di aree marine protette 30 fauna, ma anche alla stessa presenza del uomo, ai tipi di paesaggio, e ai processi ecologici e cosi via.5 c. Raccolta di studi e ricerche scientifiche, utile ai fini del Piano, svolte sull’area oggetto d’intervento. La maggior parte delle aree protette sono ricche di indagini e studi realizzati da enti di ricerca e da singoli studiosi. Pertanto ogni futura attività conoscitiva non potrà ricominciare da zero dilapidando tempo e risorse economiche per rifare quanto già esiste. Un esame critico degli studi esistenti permette di vagliare la completezza o la parzialità delle indagini di cui si potrà disporre6. Particolare interesse acquistano anche le notizie relative alla proposte di carattere conservazionistico che hanno preceduto l’istituzione del parco (resoconti di congressi, relazioni ordini del giorno, articoli e contributi sulla stampa e sulle riviste specializzate), dalle quali si possono trarre utili indicazioni sui vari problemi di carattere ambientale che interessano il territorio del parco. d. Prima ricognizione dell’area. Prima di studiare in modo sistematico un territorio ai fini della pianificazione sarà necessario percorrerlo, osservare ogni cosa e annotare quei segni e contenuti che emergono sin dal primo contatto con l’area oggetto di studio al fine di riconoscerne le caratteristiche ambientali generali. e. Stesura di una scheda delle specificità dell’area, capace di evidenziare risorse, caratteristiche e problematiche. Ogni azione conoscitiva, valutativa e decisionale è infatti costruita su misura per i caratteri specifici dell’area e, quindi, per le sue problematiche più rilevanti. 5 A. Zattera, G. Zurlino, E. Politano, 1988. Metodologia di approccio all’istituzione di aree marine protette 6 A. Zattera, G. Zurlino, E. Politano, 1988. Metodologia di approccio all’istituzione di aree marine protette 31 2.2 Raccolta e prima Elaborazione Dati Nel processo complesso ed iterativo di elaborazione del Piano di un parco marino gli studi scientifici sono del tutto indispensabili, sia nella fase di approccio conoscitivo, che in quello degli approfondimenti successivi. L’intervallo di tempo, relativamente corto nel quale deve emergere la prima ipotesi di zonazione, non permette lo svolgimento di indagini esaustive. Pertanto esse dovrebbero sfruttare, in primo luogo tutti i dati bibliografici relativi al territorio del parco e, successivamente, completare ed aggiornare le conoscenze, in modo da cogliere tutti gli aspetti essenziali e importanti ai fini di una corretta pianificazione e gestione. Si procede, quindi, all’analisi dei diversi settori disciplinari, ordinati in tre sistemi (fisico, biologico, antropico) correlati tra loro. Questi studi riguardano l’intero sistema ambientale costituito dai bacini imbriferi nella porzione continentale e, per quanto riguarda la parte a mare, da adeguate porzioni dei bacini di sedimentazione afferenti. Ciò in ragione della strettissima interdipendenza dei parametri chimici, fisici, biologici ed ecologici dell’ambiente marino dai fenomeni naturali e dalle attività antropiche che si svolgono lungo le coste e nell’entroterra. Pertanto è necessario non solo definire il reticolo idrografico, ma anche la quantità e la qualità delle acque che giungono nel tratto di mare interessato, consentendo le più opportune azioni di prevenzione e di risanamento dagli inquinanti. È poi necessario descrivere le caratteristiche naturali ed i fenomeni antropici più rilevanti nella zona prospiciente alla istituenda riserva naturale marina. Si ritiene che gli aspetti relativi all’istituzione ed alla successiva gestione delle riserve non possono essere definiti senza aver prima individuato e definito, almeno in linea di massima, le interrelazioni tra le aree marine interessate e l’ambiente terrestre circostante. 32 In sintesi quindi la fase conoscitiva prevede: - L’analisi della bibliografia disponibile per l’area in oggetto; - L’indagine sull’urbanizzato (presente e futuro), sulle principali attività economiche dell’area (turismo,pesca,ecc.) e sulla situazione vincolistica in atto; - Saranno contattate l’amministrazione centrale e locale, i rappresentanti delle categorie del turismo e della pesca e le Capitaneria di Porto, per ottenere un quadro aggiornato e completo della situazione; - La verifica delle informazioni riportate dalla bibliografia sulle emergenze ambientali e sui popolamenti bentici, con specifiche campagne di rilevamento a mare;7 7 A. Zattera, G. Zurlino, 1988. Alcune problematiche per la gestione della fascia costiera 33 Inquadramento ambientale AMBIENTE NATURALE Descrizione dell'ambiente TEMI DI ANALISI Stato dell'ambiente costiero SITUAZIONE ANTROPICA Usi dell'ambiente costiero Strumenti normativi ed organizzativi Localizzazione geografica Caratteristiche ecosistemi principali Topografia Geomorfologia Morfotipi costieri Caratteristiche fondali Chimica e fisica Distribuzione S,T,pH,O2 di acque e Nutrienti sedimenti Livelli geochimici naturali Dinamica masse d'acqua Maggiori Produttori primari componenti Consumatori biotiche Decomposti Relazioni Reti trofiche trofiche Ciclo nutrienti Relazioni tra componenti fisiche e biotiche Relazioni tra ecosistemi e sistemi contigui Aree urbane con/senza insediamenti industriali Insediamenti industriali, non compresi in aree urbane Insediamenti turistici (alberghi, porti, ecc.) Insediamenti agricoli Ambiente geologico (dissesti, erosione) Ambiente floro-faunistico e sua alterazione antropica Insediamenti urbani (tendenze demografiche, conflitti) Insediamenti industriali (attività, mercato, conflitti) Pesca (consistenza stock, sovrasfruttamento) Rifiuti (raccolta, trattamento e controllo inquinamento) Insediamenti infrastrutturali Disciplina demanio marittimo, normative Piani dei porti, tutela acque da inquinamento Disciplina urbanistica e territoriale, vincoli militari, traffico marittimo, trasporto sostanze pericolose Tutela bellezze naturali 34 Più in particolare dovrà eseguire: • L’analisi della situazione ambientale: permette di individuare i dati scientifici ed i parametri di valutazione dell’ambiente naturale, relativi a numerose discipline, anche riguardanti più strettamente l’ambiente terrestre, per i stretti legami e le interazioni esistenti con quello marino. • L’analisi della situazione territoriale ed urbanistica: permette di inquadrare l’area dal punto di vista dell’utilizzo del territorio. • L’analisi della situazione socio-economica: prevede la conoscenza della popolazione, delle attività economiche e dei redditi, utili per la definizione delle scelte progettuali della futura area protetta. • Indagini integrative e suppletive di campo: si riferiscono a campagne di ricerca e completamento dei dati bibliografici riguardanti sia l’ambiente naturale che l’ambiente antropico; per quest’ultimo vengono utilizzati delle interviste ad interlocutori privilegiati per ottenere delle informazioni di maggior dettaglio sullo stato dell’economia locale. • Produzione cartografica e di G.I.S. (Geographic Information System): se possibile al posto delle carte elaborate con tecnica manuale, è preferibile l’utilizzo di G.I.S. con i quali si può trasformare in tempo reale una carta tematica in una banca dati ricchissima di informazioni georeferenziate. I parametri da inserire nei sistemi informativi possono essere molteplici nel campo dell’oceanografia, dell’ecologia, della sistematica. Inoltre i GIS permettono di supportare la redazione del Piano del parco, e possono divenire lo strumento base per la gestione del Piano stesso. 35 Analisi della Situazione Ambientale FASE CONOSCITIVA Analisi della Situazione Territoriale Analisi della Situazione Socio-Economica Climatologia Geomorfologia Geologia Sedimentologia Idrogeologia Oceanografia Vegetazione marina Vegetazione terrestre Fauna marina Fauna terrestre Pianificazione Vincoli Congruità Utilizzazione del territorio Elementi di zonazione Aspetti demografici Aspetti occupazionali Attività agrosilvopastorali Attività industriali e artigianali Attività turistiche Attività di pesca Attività commerciali Trasporti Con il completamento della fase conoscitiva, basata sia su dati esistenti, sia su specifiche indagini in campo, può aver inizio la fase progettuale. 36 Capitolo 3 Fase Progettuale La fase progettuale prevede la realizzazione del progetto di area protetta, secondo due linee ben precise: a. la definizione del parco intesa come: - identificazione dei confini. - Proposta di zonazione - Definizione ed ubicazione delle strutture b. La ipotesi di sviluppo dei settori congruenti con le finalità del parco. Definizione Area Protetta e Strutture FASE PROGETTUALE Confini Zonazione Infrastrutture Sviluppo dei settori congruenti con l'Area Protetta Nel primo punto la zonazione costituisce un processo molto delicato, sia dal punto di vista ambientale, in quanto una delimitazione poco appropriata può vanificare gli interventi di tutela , sia dal punto di vista socioeconomico, per evitare conflitti con le comunità locali, per cui è estremamente importante utilizzare al meglio le informazioni raccolte nel corso della fase conoscitiva. 37 3.1 Identificazione dei confini La definizione dei confini delle Aree Marine Protette risulta spesso di estrema importanza per la riuscita del progetto. I criteri di scelta non dovrebbero basarsi esclusivamente su divisioni amministrative o su considerazioni economico-sociali, ma devono assicurare la massima protezione, tenendo conto dell’impossibilità, nell’ambiente marino, della creazione di barriere che impediscano gli scambi con l’ambiente circostante. Salm e Clark propongono che la dimensione minima per un Parco Marino Nazionale sia di 1.000 ettari. Pare evidente, a questo punto, la difficoltà di applicazione di questo principio nella realtà delle coste ed acque italiane.1 Le dimensioni delle attuali riserve nel mondo sono molto varie, andando, per esempio, dal Parco Nazionale Marino di Malindi-Wantamu in Kenya, che occupa 19.000 ettari, al Parco di Miramare, che ricopre soli 30 ettari. Per quanto riguarda i confini in mare aperto, generalmente la protezione si spinge fino alla batimetrica dei 200 metri, riconosciuta come limite della piattaforma continentale. Tale limite, comunque, può notevolmente variare in funzione della realtà geografica di ogni singola area. In Italia viene generalmente considerato come limite esterno delle Aree Marine Protette la batimetrica dei 50 metri o il limite di tre miglia dalla costa, in modo da permettere una completa fruibilità della zona ed un miglior controllo. 1 R.V.Salm, G.R.Clark,1989. Marine and protected areas: a guide for planners and managers. 38 3.2 Proposta e Livelli di Zonazione L’elaborazione della proposta di zonazione, costituisce un processo molto delicato sia dal punto di vista ambientale, in quanto una delimitazione poco appropriata può vanificare gli interventi di tutela, sia dal punto di vista socio-economico, per evitare conflitti con le comunità locali, per cui è estremamente importante utilizzare al meglio le informazioni raccolte nel corso della fase conoscitiva. La proposta di zonazione costituisce il momento di sintesi delle analisi ambientali, socioeconomiche ed urbanistiche, permettendo di quantificare le principali variabili ambientali ed antropiche che connotano la funzione di equilibrio tra salvaguardia e valorizzazione. Il problema del rapporto tra conservazione e fruibilità delle aree protette viene risolto con la divisione in zone in cui siano regolate attività tra loro compatibili e per le quali vengono previsti diversi gradi di protezione. La zonazione è il metodo più diffuso per allocare le risorse, per regolare le attività nelle aree più sensibili dal punto di vista ambientale e limitare l'impatto dei visitatori, e riveste un ruolo fondamentale, sia perché da essa dipende la correttezza delle successive analisi delle ipotesi di sviluppo dei settori congruenti con le finalità dell'Area Marina Protetta, sia perché rappresenta un importante momento di confronto con le realtà locali. In generale, ogni Area Marina Protetta è divisibile in almeno due zone: quella centrale, comprendente il settore più importante ai fini della conservazione, e quella che viene usualmente definita cuscinetto, che circonda la prima e la protegge da eccessive pressioni esterne. Negli ambienti terrestri, dove viene applicato lo stesso principio, è possibile determinare un gradiente ecologico che si dirama da un'area, che costituirà la zona centrale, definendo un sistema di protezione pressoché concentrico. Nell'ambiente marino, a causa della complessità dei sistemi biologici, l'ecosistema costiero tende a raccogliere le zone secondo un gradiente che, in genere, va dalla costa verso il mare aperto; pertanto nello scegliere la zona più idonea alla conservazione dell'ambiente marino e costiero sarà opportuno includere tutte le biocenosi dal litorale verso il largo. In tal modo la zonazione sarà effettuata in bande 39 perpendicolari alla linea di costa, in cui le zone centrali saranno fiancheggiate da zone cuscinetto. Il principio della zonazione concentrica trova applicazione per le Aree Protette Marine e costiere di entità insulare. In questo caso la zona centrale può essere rappresentata dall'intera isola e da una fascia costiera più o meno ampia, mentre la zona cuscinetto risulterà più esterna. Attualmente non si osserva più una divisione in due zone ma, generalmente, viene inserita un'ulteriore area di protezione, esterna alle prime due, detta di Riserva parziale. Pertanto la zonazione si articola su tre livelli: 1. Zone di Riserva Integrale A: è il luogo con i più alti valori ai fini conservativi; è sensibile ai disturbi di origine antropica e non può tollerare alcuna forma di utilizzo da parte dell'uomo. Quest'area dovrebbe essere abbastanza estesa da includere il maggior numero possibile di habitat e mantenere una popolazione di specie chiave, sia ai fini di conservazione, che per il recupero di stock depauperati. In queste aree è permesso l'accesso al solo personale scientifico per lo svolgimento di ricerche autorizzate. 2. Zone di Riserva Generale B: è la zona limitrofa alla zona centrale e contiene luoghi di particolare valore per la conservazione e che sono in stretta relazione con le aree precedenti. Tale zona può tollerare diversi usi umani che vanno dalla ricerca ad alcune forme di attività ricreative e di pesca professionale, se pure in modo controllato. Queste zone sono, infatti, sedi di attività turistiche per una fruizione rispettosa dell'ambiente marino mediante lo sviluppo di percorsi subacquei guidati, di itinerari didattici e con l'impiego di natanti appropriati. Sono permesse attività quali la balneazione, attività subacquea esercitata in modo compatibile con la tutela delle caratteristiche naturali, accesso a remi e a vela di imbarcazioni di lunghezza ridotta e la pesca professionale esercitata con attrezzi selettivi autorizzati dall' Ente Gestore. 3. Zone di Riserva Parziale C: tali zone circondano le precedenti e sono stabilite in modo da compiere un'azione di controllo delle attività che in 40 qualche modo possano incidere negativamente sulle due zone precedenti (apporti di vario tipo dall'esterno, dragaggi, attività di diporto, pesca professionale e sportiva, ecc.); sono finalizzate a regolamentare le presenze nelle aree a maggiore vocazione turistica attraverso la creazione di zone cuscinetto tra quelle soggette a maggiori vincoli e l'area esterna al parco. Queste aree ospitano le strutture d'accoglienza delle Aree Marine Protette, quali centri per visitatori, museo didattico, acquario, ecc. In generale è consentita la navigazione da diporto, l'accesso a motore a velocità ridotta, la pesca professionale e la pesca sportiva opportunamente regolamentata. La classificazione qui riportata può ovviamente subire delle modificazioni dettate dalle diverse condizioni ambientali e socioeconomiche delle zone in cui si vuole creare un'Area Marina Protetta . Una zonazione articolata in questo modo manca di un livello, che può essere considerato uno dei principali motivi di successo delle Aree Marine Protette internazionali, ovvero zone nelle quali sia vietata ogni forma di prelievo, ma sia consentito l’accesso pubblico in modo regolamentato e controllato. Solo in questo modo è possibile permettere ad un visitatore di cogliere uno degli aspetti più importanti e meglio apprezzabili di un parco marino, l’effetto riserva, caratterizzato dalla presenza di un popolamento ittico assimilabile a quello naturale, unico per composizione di specie e di taglie. Questo costituisce un notevole plus-valore per l’area protetta stessa, sia perché in grado di polarizzare il turismo subacqueo verso il parco, sia per il suo valore di stimolo allo sviluppo di una coscienza ambientale nei visitatori della riserva. Per tali motivi, la proposta formulata dall'I.C.R.A.M. (Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare) relativa all'area marina protetta dell'Isola dell'Asinara prevede una zonazione a 4 livelli. Il nuovo livello (entry - no take), per il quale si propone la sigla A2, prevede l’assenza di ogni forma di prelievo ma la possibilità di ospitare visite guidate, allineando la zonazione italiana a quella già in essere nella maggior parte delle Aree Marine Protette mondiali. La scelta della sigla 41 A2 per questo tipo di zona può essere motivata dal fatto che la A viene associata al concetto di assenza di prelievo (no take zone). La zona A, a sua volta, è composta da un ambito A1 (no entry – no take) nel quale è permesso solo l’accesso di personale scientifico autorizzato e da un ambito A2 (entry – no take) nel quale è consentito l’accesso anche a visitatori, nei modi indicati dall’Ente Gestore. Quindi la proposta di zonazione a 4 livelli risulta così articolata: - Zone di Riserva Integrale A (no take) suddivisa in: zona A1 (no entry - no take) nel quale è permesso solo l’accesso di personale scientifico autorizzato zona A2 (entry - no take) che prevede l'assenza di ogni forma di prelievo ma la possibilità di ospitare visite guidate nei modi indicati dall'Ente Gestore, allineando la zonazione italiana a quella esistente nella maggior parte delle A.M.P. mondiali. - Zone di Riserva Generale B - Zone di Riserva Parziale C Nella Riserva Naturale delle Isole Egadi, notiamo,invece, la suddivisione in 4 zone: - Zona A di riserva integrale - Zona B di riserva generale - Zona C di riserva parziale - Zona D di protezione Nella Zona D sono consentite: la pesca sportiva, la balneazione, le immersioni con o senza apparecchi autorespiratori, la pesca professionale,ivi compresa quella esercitata con reti da traino, fatte salve le limitazioni stabilite dalle autorità competenti in relazione alla necessità di effettuare il fermo biologico. Nel processo di zonazione si può tener presente la possibilità di effettuare una rotazione delle utilizzazioni delle varie zone, soprattutto tra aree di Riserva Generale e di Riserva Parziale; in tal modo la conservazione degli habitat può risultare maggiore, permettendo l'isolamento, almeno periodico, di tutta la superficie dell'area protetta. 42 ATTIVITA' Attività di studio Ricerca scientifica Accesso Diporto - vela Diporto - a motore A1 A2 B C autorizzata autorizzata consentita consentita vietato vietato autorizzato vietato consentito autorizzato e regolamentato consentito regolamentato Balneazione Sosta Ancoraggio vietata vietata consentita vietato vietato Ormeggio vietato autorizzato solo per attività di fruizione consentite autorizzato e regolamentato autorizzato vietate autorizzate e regolamentate autorizzate e regolamentate autorizzate e regolamentate regolamentate consentite Attività di fruizione Attività subacquee (ARA e snorkeling) Visite guidate vietate consentita regolamentato consentito consentite Pescaturismo Attività di prelievo Pesca a strascico e a circuizione Pesca artigianale vietata vietata regolamentata consentita vietate vietate vietate vietate vietata vietata Pesca sportiva vietata vietata autorizzata e regolamentata vietata Pesca subacquea vietata vietata vietata autorizzata e regolamentata autorizzata e regolamentata vietata Tabella 1- Guida delle attività nell’ambito di un’Area Marina Protetta. 43 Legenda: Attività autorizzata: attività permessa previa autorizzazione da parte dell’Ente Gestore; l’autorizzazione permette la raccolta dei dati relativi ad una specifica attività, consentendo di disporre di informazioni atte alla sua gestione; Attività regolamentata: attività soggetta a specifiche disposizioni dell’Ente Gestore. Nel processo di zonazione si può tener presente la possibilità di effettuare una rotazione delle utilizzazioni delle varie zone, soprattutto tra aree di Riserva Generale e di Riserva Parziale; in tal modo la conservazione degli habitat può risultare maggiore, permettendo l'isolamento, almeno periodico, di tutta la superficie dell'area protetta. 3.3 Metodologia per elaborare la Proposta di Zonazione In Italia non esistono dei criteri metodologici standard per effettuare la proposta di zonazione: si dovrà, però utilizzare un tipo di Multi Criteria Analysis (MCA), poiché permette di combinare informazioni eterogenee (misure quantitative possono essere combinate ed usate insieme ad informazioni semi-quantitative, qualitative e con informazione classificata in ranghi). Esistono diversi metodi di valutazione MCA sviluppati per sopportare la pianificazione urbana e regionale.2 La tecnica si basa su sull’analisi di concordanza (o discordanza) con un set di priorità esprimenti l’importanza di ogni attributo all’interno di un particolare scenario. A questo proposito è pratica comune comparare scenari d’uso sulla base di punteggi di concordanza calcolati in funzione di una situazione esistente o pianificata. Finora in Italia è stato molto utilizzato (Portofino, Cinque Terre, Isole Ciclopi) un modello concepito da Salm e Clark per la zonazione delle Bunaken Islands, in 2 P. Nijkamp, P. Rietveld, H.Voogd, 1990.Multicriteria evaluation in phisical planning. 44 Indonesia, che impiega matrici a punteggio semplificate sulla pianificazione di aree protette, ed in base alle quali è possibile il confronto del valore economico-ricreativo delle diverse aree con il valore naturalistico3. Tale modello è stato, successivamente adattato per il Mediterraneo4 che permette di classificare le diverse aree del parco in base all’analisi dei valori (ambientali, territoriali ed economici) in esse racchiuse, calcolati attraverso l’impiego di matrici a punteggio. La MCA, però non considera direttamente gli aspetti spaziali, la cui analisi viene di solito svolta attraverso i GIS. Per questo, recentemente, l’ICRAM per effettuare la proposta di zonazione dell’isola dell’Asinara, ha scelto, seguendo l’esempio di quanto utilizzato da Villa,5 di applicare uno specifico subset della MCA al contesto GIS, producendo mappe di concordanza dell’area di studio con scenari d’uso identificati attraverso schemi di priorità corrispondenti ai diversi obiettivi della zonazione. Tale metodo è definito Spatial Multiple Criteria Analysis o SMCA . 3.3.1 Matrici a Punteggio Nel descrivere questa metodologia usata nell’elaborazione di una proposta di zonazione relativa all’ambiente sommerso, si farà riferimento all’Area Marina Protetta di Portofino6, per la quale si è operato nel modo seguente: a. Identificazione dei confini dell’area, individuata in base a criteri geomorfologici, naturalistici ed ecologici; 3 R.V. Salm e G.R. Clark, 1989. Marine and coastal protected areas: a guide for planners and managers. 4 L. Marini, 1991. Il processo di zonazione di aree marine protette mediante l’applicazione di matrici di valutazione. G. Diviacco, L. Marini, L. Tunesi, 1992. Parco marino di Portofino: criteri metodologici per la stesura della proposta di zonazione. G. Diviacco, L. Tunesi, 1992. Criteri naturalistici nella realizzazione di aree protette marine. “Pianificazione e progettazione delle riserve marine” 5 F. Villa,1996. A GIS-based method for multi-objective evaluation of park vegetation. Landscape and Urban Planning 6 G.Diviacco, L. Marini, L. Tunesi, 1992. Parco marino di Portofino: criteri metodologici per la stesura della proposta di zonazione. 45 b. Suddivisione della fascia marina in settori distinguibili per aspetti oceanografici e sedimentologici; c. Identificazione di unità ambientali sub-omogenee all’interno dei settori identificati al punto (b) (insenature o tratti di mare); d. Classificazione delle diverse aree,in base a criteri di valutazione oggettiva delle peculiarità delle singole zone; Per l’area di Portofino, lo sviluppo del punto (d) è stato affrontato impiegando il modello a matrici a punteggio semplificate elaborato per il Mediterraneo.7 Questo modello impiega matrici a punteggio semplificate, in base alle quali è possibile il confronto del valore economico-ricreativo delle diverse aree con il valore naturalistico. I parametri scelti per sintetizzare il valore economico-ricreativo sono i seguenti: Valore paesaggistico Æ che implica un’elevata copertura di popolamenti vistosi,varietà ed interesse dei fondali e delle coste, trasparenza delle acque(valori compresi tra 0=basso e 2=alto valore paesaggistico). Sicurezza Æ che implica una ridotta ondazione, l’assenza di correnti pericolose, di problemi per la balneazione e per la navigazione di piccole imbarcazioni (valori compresi tra 0=basso e 2=alto fattore di sicurezza ). Accessibilità Æ definita dalla presenza o distanza di strutture turistiche, strade o approdi (valori comprese tra 0=basso e 3=alta). Attività di pesca Æ indicata dal numero di pescatori professionisti locali,operanti nell’area (0=alta e 1=bassa attività); 7 L. Marini, 1991. Il processo di zonazione di aree marine protette mediante l’applicazione di matrici di valutazione. G.Diviacco, L. Marini, L. Tunesi, 1992. Parco marino di Portofino: criteri metodologici per la stesura della proposta di zonazione. 46 I parametri proposti per sintetizzare il valore naturalistico sono i seguenti: Varietà di popolamenti Æ data dal numero di popolamenti marini di grande interesse biologico censiti nell’area; questi sono: Coralligeno, scogliera a Cladocora caespitosa, praterie di Fanerogame marine, cornice a Lithophyllum lichenoides, “Trottoir” a Vermetidi, popolamento delle grotte sommerse, facies a Corallium rubrum Unicità Æ (valore di 1 = presenza o 0 = assenza), assegnato all’area che ospita uno dei popolamenti sopra considerati, assente però nelle altre zone. Copertura Æ come stima del ricoprimento percentuale dei popolamenti considerati al primo punto (varietà di popolamenti) (0 per R<40%, 1per 40%<R<75%, 2per R >75%). Criticità Æ data dalla presenza nell’area di specie rare o minacciate ; esse sono le seguenti: alga bruna Fucus virsoides, il crostaceo decapode Scyllarides latus, il mollusco gasteropode Patella ferruginea, la cernia Epinephelus marginatus, le tartarughe marine, la foca monaca Monachus monachus. 47 Criteri Valori Paesaggistici Sicurezza Accessibilità Attività di pesca TOTALE Valore economico ricreativo % Varietà popolamenti Unicità Copertura Criticità TOTALE Valore naturalistico 1 2 3 Unità Ambientali 4 5 6 7 1 2 3 1 7 100 2 1 2 1 5 71 2 0 1 1 4 57 2 0 0 1 3 43 2 1 0 0 3 43 2 1 2 0 5 71 2 1 0 0 3 43 2 1 1 0 4 57 1 1 1 0 3 43 1 1 0 0 2 28 1 1 1 1 4 57 2 0 1 1 4 57 2 0 1 1 4 57 1 0 1 2 4 57 1 0 1 2 4 57 3 0 1 2 6 86 2 0 1 2 5 71 3 0 2 2 7 100 1 0 2 2 5 71 2 0 1 1 4 57 1 0 1 1 3 43 0 0 0 1 1 14 8 9 10 11 % Tabella 2 - Matrice per il calcolo speditivi dei valori economico-ricreativi e di conservazione per l’area marina del Promontorio di Portofino. Il confronto dei valori economici-ricreativi con quelli naturalistici (calcolati come percentuale del totale più elevato ottenuto da ciascuna matrice ) fornisce una stima semi-quantitativa della vocazione delle singole aree; le aree per le quali risultano valori naturalistici più elevati andranno gestite in modo da proteggere le emergenze naturali, compatibilmente con quanto indicato dai valori economici-ricreativi; are con valore naturalistico minore di quello economico-ricreativo andranno invece gestite in modo da combinare la conservazione con livelli accettabili di pressione turistica. Questa stima, supportata dall’analisi della situazione naturale e di quella antropica dell’area in oggetto, permette l’elaborazione di una prima bozza di zonazione, successivamente affinabile grazie ad incontri con interlocutori privilegiati. 48 Per quanto riguarda la proposta di zonazione, si possono formulare tre differenti livelli di tutela, questi a loro volta possono essere ulteriormente graduati in funzione delle specifiche caratteristiche delle diverse aree costiere marine. Per l’area di Portofino sono state previste: 8 - Un’area di Riserva Integrale a Cala dell’Oro, in cui generalmente si consente l’accesso solo a personale scientifico per lo svolgimento di ricerche debitamente autorizzate; - Due aree di Riserva Generale, che coprono il versante sud del promontorio e parte di quello occidentale;sede ideale di attività turistiche, che permettano una fruizione rispettosa per l’ambiente marino; ciò è ottenibile con lo sviluppo di percorsi subacquei guidati, di itinerari didattici e con l’impiego di natanti appropriati; - Due aree di Riserva Parziale,per i versanti orientali ed occidentali. Per regolamentare la presenza nelle aree a maggiore vocazione turistica, attraverso la creazione di zone cuscinetto tra quelle soggette a maggiori vincoli e l’area esterna del parco; nelle aree così classificate dovrebbero essere consentite tutte le attività che non arrechino danno o disturbo all’ambiente naturale. 8 G.Diviacco, L. Marini, L. Tunesi, 1992. Parco marino di Portofino: criteri metodologici per la stesura della proposta di zonazione 49 Figura 1 - Zonazione di Portofino ATTIVITA' Strascico Piccola pesca Pesca sportiva Barche a vela o a remi Barche a motore (1< 6m) Immersioni sub Ricerca ZONE DI RISERVA INTEGRALE GENERALE PARZIALE No No No No Permessa Permessa No No Permessa No Permesse Permesse No Permesse Permesse No Permesse Permesse Permessa Permessa Permessa Tabella 3 - Guida delle attività nell'ambito dell'area marina protetta del Promontorio di Portofino. 50 3.3.2 Spatial Multiple Criteria Analysis La MCA non considera gli aspetti spaziali. Per sopperire a tale carenza,Villa et al.9 svilupparono un MCA che prende in considerazione gli aspetti spaziali SMCA, che può essere usata per valutare la concordanza tra la conformazione territoriale già esistente o pianificata e un set di obbiettivi stabiliti. Questa tecnica produce mappe di concordanza di una particolare area con uno o più scenari d’uso. La definizione quantitativa di ogni scenario o livello di zonazione viene definita sotto forma di un set di pesi numerici per ogni variabile presa in considerazione. Per applicare tale metodo sono necessari le seguenti informazioni: - misure quantitative o semi-quantitative di ogni variabile che si ritiene importante prendere in considerazione o che si considera strategica ai fini degli obiettivi dell’Area Marina Protetta. Queste prendono la forma di una carta delle distribuzione dei valori che descrivono ciascuna variabile; - I valori di importanza o di priorità di ogni variabile, in forma quantitativa o semi-quantitativa. Il valore assoluto del peso esprime l’importanza relativa di ogni variabile ed il segno indica l’influenza (positiva o negativa), della variabile all’interno dello scenario specificato; L’analisi si svolge attraverso le seguenti tappe: a. Definizione delle variabili: in questa fase bisogna identificare le classi tematiche maggiormente significative per l’area in esame e fornire una loro valutazione; b. Identificazione degli obiettivi: questo costituisce uno degli aspetti più importanti nel lavori di valutazione. Il prodotto di questo processo è 9 F. Villa,1996. A GIS-based method for multi-objective evaluation of park vegetation. Landscape and Urban Planning. 51 costituito dalla definizione di scenari sotto forma di vettori numerici, descrizione quantitativa delle priorità relative ad ogni variabile considerata per ogni utilizzo delle zone in cui è stata ripartita l’Area Marina Protetta. Nonostante non sia possibile una analisi delle decisioni interamente obiettiva, la formalizzazione delle priorità consente di “incapsulare” la soggettività in un passaggio preciso del processo, lasciando l’elaborazione del risultato alle rimanenti fase tecniche. In generale sono possibili due tipi di approccio: l’assegnazione diretta dei pesi.; il loro calcolo sulla base di una matrice di confronto per coppie; c. Calcolo delle mappe di concordanza: arrivati al set di variabili e di pesi di priorità, i punteggi di concordanza o discordanza devono essere calcolati per ogni differente unità di valutazione, consistente in una diversa configurazione di valori per ogni variabile considerata. I punteggi di concordanza e discordanza sono calcolati per ogni unità di valutazione all’interno dello scenario considerato. I punteggi di concordanza, opportunamente standardizzati, costituiscono una carta della concordanza, che fornisce un’immagine sintetica dell’accordo tra le caratteristiche dell’area considerata e la sua vocazione ad essere oggetto di uno specifico livello di salvaguardia; 3.4 Sviluppo dei Settori congruenti con le finalità dell’Area Marina Dopo aver elaborato una prima proposta di zonazione si dovrà individuare, anche sulla base dei dati acquisiti durante la fase conoscitiva, tutta quella serie di attività economiche il cui sviluppo sia pienamente realizzabile entro i vincoli determinati dall'istituzione dell'Area Marina Protetta. Tali attività si articolano su due livelli ben distinti. Un primo livello che raggruppa quelle attività che nascono insieme all'istituzione del parco stesso e che sono gestite e 52 promosse dall'Ente preposto (ricerca scientifica, acquisizione e divulgazione dei risultati, informazione per i diversi livelli di pubblico, visite guidate lungo itinerari naturalistici terrestri e marini, ecc.), tutte supportate da strutture di ricezione e informazione; un secondo livello che riguarda le attività legate allo sviluppo di un turismo controllato e sostenibile e delle relative strutture ricettive e di ristorazione (agriturismo, attività espositive e di promozione dell'artigianato locale, ecc.). Un'area protetta può offrire diverse forme di attività di tipo ricreazionale o di tipo didattico che spesso si integrano tra loro, in modo che quelle del primo tipo acquisiscano una connotazione educativa. In altri termini un visitatore dovrebbe uscire da un parco sapendone di più di quando vi è entrato, avendo appreso senza essersene accorto e con divertimento.10 E' opportuno, comunque, distinguere le attività a scopo strettamente turisticoricreativo da quelle didattico-educative, in quanto programmate per utenze diverse. I programmi turistico-ricreativi sono rivolti a coloro che vogliono usufruire del parco senza particolari impegni o esigenze. Il proposito di queste attività non deve essere quello di concentrare turisti in luoghi che sono già affollati, ma incoraggiare e promuovere un turismo a scopo culturale. I programmi didattico-educativi tendono, invece, a far comprendere il significato della conservazione della natura, stimolando il rispetto per essa. In questo caso l'interpreting e l'educazione ambientale divengono efficaci solo se riescono ad attrarre contemporaneamente le attività cognitive - in modo che i visitatori acquisiscano conoscenze e capiscano nuovi concetti - ed emotive, con l'adozione di valori e comportamenti nuovi. In alcune aree si è creato uno specifico servizio didattico-pedagogico che fornisce vari moduli educativi con lezioni, laboratori e visite ormai sperimentate, organizzati per diverse durate di permanenza (mezza e una giornata, settimane di studio). In tal modo le scolaresche hanno la possibilità di visitare il museo e il centro visite del parco e di usufruire di sentieri-natura, 10 G. Diviacco, L. Marini, 1990. La fruizione dei parchi: Problemi e prospettive. FINES II. 53 laboratori, acquari e imbarcazioni con il fondo trasparente, sempre con l'assistenza di personale specializzato. Si distingue l'educazione ambientale dall'educazione naturalistica: con il primo termine viene indicato il processo che, partendo dallo studio dell'ambiente come ecosistema, ossia come insieme delle relazioni esistenti tra gli organismi e tra questi e le caratteristiche fisiche e chimiche del sito in cui vivono, si propone di far acquisire la consapevolezza che l'uomo e i suoi interventi sono elemento di tali relazioni. 11 L'educazione ambientale utilizza, quindi, la conoscenza scientifica per far capire le potenzialità progettuali dell'uomo come elemento attivo dell'ambiente. L'educazione naturalistica, invece, attraverso la conoscenza dei metodi e dei contenuti propri delle scienze della natura, fornisce gli strumenti per capire i delicati equilibri che condizionano l'esistenza di tutti gli esseri viventi. 11 G. Diviacco, L. Marini, 1990. La fruizione dei parchi: problemi e prospettive. FINES II 54 Capitolo 4 Pianificazione e Gestione delle Aree Marine Protette L’istituzione di aree marine protette deve essere considerata parte integrante di un più generale programma per la gestione delle risorse costiere e marine e deve essere il programma simbolo per la conservazione delle risorse rinnovabili. La creazione di aree protette marine può, e deve, portare al raggiungimento di benefici economici per l’area interessata, oltre che naturalistici. Tutti gli interventi finalizzati alla protezione dell’ambiente marino devono essere quindi inseriti in un contesto d’azioni opportunamente programmate e coordinate tra di loro, mirate ala gestione razionale ed integrata della fascia costiera. In pratica devono essere elaborati programmi gestionali, i quali permettono la convivenza delle esigenze naturalistiche con quelle socio-economiche, e non per singole sporadiche aree, ma per tutto l’ambiente costiero: non ha infatti molto senso proteggere piccole zone consentendo l’alterazione di tutto il resto. Il “Piano per la difesa del mare e delle coste dall’inquinamento”, previsto dalla Legge 979/82, e mai stato realizzato nella sua versione definitiva, nonostante l’esecuzione di numerosi studi propedeutici, avrebbe proprio lo scopo di rispondere a queste esigenze1. È importante distinguere tra “pianificazione” e “gestione” di un area come evidenziato dall’IUCN 2. La pianificazione fornisce le basi per le decisioni su come le risorse dovranno essere allocate, per esempio attraverso l’analisi dei dati a disposizione, il disegno di zonazione ed un programma di gestione. La gestione, invece, indirizza le operazioni giornaliere necessarie a soddisfare gli obiettivi del piano di gestione. Come suggerito dall’IUCN, questo Piano non deve essere 1 G. Diviacco, 1992. La progettazione delle aree protette marine. Atti Conv. “Piani per i parchi”, Torino, Ottobre 1992 2 IUCN, 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management of Mediteranean marine and coastal protected areas. 55 considerato come la meta finale; l’esperienza e le nuove conoscenze, così come gli errori di pianificazione, riveleranno nuovi argomenti per ulteriori risoluzioni. Sono molto importanti, quindi quei meccanismi di feed-back che permettono di seguire nuove esigenze gestionali. 4.1 Criteri per l’Istituzione nell’Ambito Italiano Nel caso delle aree protette, ed in particolare di quelle italiane, bisogna considerare l’elevata antropizzazione della costa per cui appare spesso difficile effettuare confronti con situazioni diverse, come quelli di alcuni ambienti extramediterranei. La pianificazione deve inoltre coinvolgere anche la fascia del litorale emersa, a cui è legato, sia per le caratteristiche naturali, sia per quelle antropiche e socioeconomiche, il destino dell’ambiente marino costiero. Secondo Salm e Clark3 un programma di pianificazione di aree naturali protette dovrebbe prevedere nell’ordine, le seguenti azioni: 1. la politica e la legislazione formalizzano la decisione del Governo di sviluppare il programma e di definire gli obiettivi per la sue attuazione; 2. la pianificazione preliminare interpreta la politica e la legislazione, organizza lo schema e i tempi d’azione, identifica le competenze necessarie e definisce gli obiettivi; 3. la pianificazione del sistema esamina gli obiettivi del programma e fornisce i criteri per identificare e scegliere i siti; 4. la pianificazione del sito fornisce il progetto iniziale, compresa la zonazione, ed il piano di gestione per ogni area protetta; 5. l’istituzione e la gestione sviluppano, amministrano ed attuano la conduzione dell’area protetta; In condizioni ideali tale sequenza dovrebbe essere rispettata, ma, in realtà, ciò succede raramente, in quanto, spesso, una di queste fasi viene evitata o spostata rispetto all’ordine citato. 3 R.V. Salm, G.R. Clark, 1989. Marine and coastal protected areas: a guide for planners and managers 56 Sino ad ora, nel mondo, si sono usati vari criteri di scelta dei siti in cui istituire aree protette; considerata la realtà italiana, il processo di identificazione non potrà essere mirato solamente alle scelte di siti in cui non vi siano insediamenti o conflittualità di tipo socio-economico, dovendosi prestare invece, la massima attenzione a quegli interventi protettivi che valgono a limitare e controllare le attività umane aggressive delle risorse naturali in un’area particolare. La concreta pianificazione delle attività antropiche dovrà così giungere a risultati di protezione proprio in forza dello svolgimento regolato e controllato di tali attività. In Italia, infatti. non esiste una codificazione dei siti, ma questi sono stati indicati nei rispettivi testi di legge (979/82 e 394/91), in seguito ai lavori delle Commissioni Parlamentari, sulla base di documentate proposte effettuate da Enti, Ricercatori ed Associazioni Ambientaliste, in cui si teneva conto dell’alto interesse naturalistico dei siti.4 Secondo il documento redatto dall’I.U.C.N. 5 la scelta dei siti in cui istituire aree protette marine dovrebbe essere effettuata in maniera scientifica e sistematica, tenendo conto di tutti i molteplici fattori in gioco. Per giungere a ciò bisognerebbe: - identificare le aree critiche che possono richiedere forme di protezione; - applicare dei criteri per determinare quali di tali aree necessitano maggiormente dello status di area protetta; Volendo entrare maggiormente nello specifico, possiamo rappresentare l’iter proposto dall’I.U.C.N. come segue: - identificazione di aree critiche; - identificazione dei processi chimico-fisici ed ecologici; - indicazione dei fattori socio-economici; - criteri di selezione delle aree; 4 G. Diviacco, 1990. Aree protette marine: Pianificazione e tutela. IUCN, 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management of Mediterranean marine and coastal protected areas. 5 57 IDENTIFICAZIONE DELLE AREE CRITICHE Il metodo proposto dall’I.U.C.N.,6 applicabile sia a scala locale che a quella nazionale, o perfino mediterranea, ha lo scopo di permettere l’individuazione di aree critiche dal punto di vista delle aree marine e costiere. I dati esistenti in bibliografia o presso Enti ed Istituzioni, nonché quelli raccolti mediante indagini sul campo, devono essere trattati in modo da essere facilmente utilizzati per l’ elaborazione di carte tematiche. Le indagini hanno lo scopo di: - identificare le aree critiche per la riproduzione, deposizione, nutrizione, sopravvivenza di specie economicamente importanti; - identificare eventuali specie in pericolo ed importanti specie migratrici, fornendo informazioni sul loro ciclo biologico; - compilare un elenco di habitat marini e costieri comprendente struttura e composizione specifica; Al termine di tali attività si dovrebbe poter ottenere un elenco delle specie e degli habitat principali, secondo una scala di priorità, per poter stabilire la rappresentatività delle aree in studio. IDENTIFICAZIONE DEI PROCESSI CHIMICO – FISICI ED ECOLOGICI È importante conoscere i processi chimico-fisici ed ecologici, per identificare eventuali habitat critici. L’esame di tali processi è molto complesso, a causa della carenza di informazioni sulla dinamica degli ecosistemi marini e costieri del Mediterraneo. L’identificazione dei siti importanti dal punto di vista ecologico fornisce un indicazione di cosa gestire, mentre la conoscenza dei fenomeni e delle relazioni coinvolte permette di indicarne le modalità. 6 IUCN, 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management of Mediterranean marine and coastal protected areas. 58 INDICAZIONE DEI FATTORI SOCIO - ECONOMICI Sebbene le situazioni ambientali critiche derivano essenzialmente da attività socioeconomiche, queste ultime, nei limiti del possibile, non dovrebbero essere completamente eliminati in un’area protetta, bensì regolamentate e disciplinate, così da trarre beneficio dalla presenza del parco o della riserva. A tale scopo si dovrebbero valutare i fattori socio-economici in grado di influire sull’ambiente naturale dell’area in esame, sia mediante un adeguata conoscenza della situazione esistente, sia attraverso modelli che permettono di effettuare stime e valutazioni per il futuro. Tali indagini ci permettono così di individuare le potenziali conflittualità nell’uso del territorio e delle risorse naturali, nonché eventuali effetti dannosi delle attività umane sull’ambiente. CRITERI DI SELEZIONE DELLE AREE Tutti i dati raccolti devono essere opportunamente elaborati e utilizzati per avere un quadro ambientale e socio-economico mediante la realizzazione di carte tematiche, che possiedono una notevole capacità di sintesi e di comprensione anche da parte dei non addetti ai lavori e degli amministratori pubblici. Una volta conosciuta la situazione ambientale ed antropica, bisogna stabilire i criteri per selezionare le aree più meritevoli di tutela secondo una scala di priorità. Per tale scopo si sono elaborati diversi criteri riunite in alcune categorie7 da applicare a tutte le aree meritevoli di tutela, a livello nazionale, per stabilire le priorità con cui operare nella fase successiva, cioè quella dell’istituzione Per ogni area individuata si individuano delle categorie alle quali vengono associati indici numerici, in funzione dei risultati degli studi eseguiti da un equipe interdisciplinare di esperti nei vari settori, è possibile stilare una graduatoria, utile per pianificare tali priorità di intervento. 7 IUCN, 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management of Mediterranean marine and coastal protected areas. R.V. Salm, G.R. Clark, 1989. Marine and coastal protected areas: a guide for planners and managers. 59 Le categorie, in cui sono stati suddivisi i criteri sono le seguenti: Criteri pratici: tengono conto delle azioni da compiere Urgenza: indica la priorità delle azioni di tutela da intraprendere, prima che le peculiarità ambientali vengono minacciate o modificate; Opportunità: indica la possibilità di agire con nuovi interventi laddove le condizioni preesistenti lo consentono; Facilità di protezione: rappresenta la capacità di proteggere un’area senza difficoltà; Difendibilità: è legata alla possibilità di protezione sulla base di regolamentazione esistente; Accessibilità: indica il grado con cui l’area è accessibile a coloro che la gestiscono; Ripristinabilità: rappresenta il grado con cui l’area può essere riportata alla condizione naturale originaria; Compensazioni monetarie o in natura per gli interessi deviati, o pribiti nel loro svolgimento Criteri ecologici: sono legati al valore naturalistico degli ecosistemi e delle specie. Dipendenza: costituisce il grado con cui una specie dipende dall’area, o il grado cui un ecosistema dipende dai processi ecologici dell’area; Naturalità: rappresenta il grado con cui l’area non è disturbata o alterata dalle attività umane; Rappresentatività: indica il modo in cui l’area è rappresentativa di un determinato abitato di particolari caratteristiche ecologiche; Unicità: indica la presenza di specie rare o minacciate; Diversità: rappresenta il grado di ricchezza di habitat, comunità o specie rare; 60 Autonomia: è legata alla possibilità,per un area, di funzionare come un’entità ecologica autosufficiente, quindi con maggiore facilità di protezione; Produttività: costituisce il livello in cui i processi produttivi dell’area contribuiscono al benessere dell’uomo ed alla sopravvivenza delle specie; Criteri legati a ricerca, educazione ed addestramento: Accessibilità: la facilità di accesso per attività di ricerca,educazione ed addestramento; Area di riferimento: il grado in cui una zona può servire come ”controllo” in senso scientifico, cioè come un’area intatta e non alterata per poter valutare le modificazioni ecologiche che avvengono altrove; Interesse scientifico; Criteri legati a benefici economici e sociali. Benefici economici:indicano il grado in cui la protezione può arrecare benefici all’economia locale a lungo termine; accettabilità sociale: rappresenta il livello di sostegno delle popolazioni locali; Salute pubblica:il grado in cui la protezione dell’area può contribuire a ridurre l’inquinamento; Ricreazione: la capacità di un’area di fornire opportunità di svago e di divertimento, legate alle sue caratteristiche naturali; Turismo: possibilità di forme di turismo compatibili con le finalità di conservazione; Criteri paesaggistici e culturali. Proprietà paesaggistiche; Proprietà culturali; 61 Ad ogni criterio può essere assegnato un punteggio, secondo lo schema seguente: 1 punto Æ valore basso. L’area non è significativa per un determinato criterio o esistono esempi maggiormente validi in altre zone. 2 punti Æ v 62 Capitolo 5 Analisi dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno” Le Secche di Tor Paterno devono il loro nome, così vuole la tradizione, a una vecchia torre oggi scomparsa che si trova all’interno dell’attuale riserva della tenuta di Castel Porziano e che serviva ai pescatori per individuare i ricchi e pescosi fondali della zona. È questo, infatti, l’unico riferimento alla terraferma di tutta l’area protetta, una riserva insolita perché lontana circa 5 miglia da una costa bassa e sabbiosa, meta prediletta dei bagnanti della Capitale, e senza alcun punto di riferimento visibile se si eccettuano le quattro boe che oggi ne delimitano il perimetro e i rilievi degli ecoscandagli delle imbarcazioni dei pescatori e dei subacquei che in questo punto segnalano la presenza di una secca che risale fino a 18-20 metri dalla superficie. 5.1 Cenni sull’Istituzione del Area Marina Le secche di Tor Paterno, sono situate al largo di Torvajanica, 6 miglia a sud del Lido di Ostia, lungo il litorale laziale. Si tratta di formazioni rocciose che si estendono da pochi metri di profondità fino alla batimetria dei 50 metri (circa 7 miglia dalla costa), per una lunghezza di poco meno di 2 miglia, nella zona antistante il litorale tra Tor Paterno e Villa Campello. Nel 1998, per quest’area, ci fu l’emanazione di un provvedimento di tutela biologica (D.M. n. 402 del 30 Agosto 1988), emanato in base all’articolo 98 del regolamento d’esecuzione della legge 963/65. Il Decreto consentiva per un triennio sulla Secca di Tor Paterno solamente l’attività di pesca ai professionisti con tramagli e nasse e agli sportivi con lenze. 68 Lo stesso Decreto prevedeva anche (Art.3) che un istituto scientifico sarebbe stato incaricato di svolgere rilevazioni d’indagini nella zona di tutela biologica e sugli effetti derivanti dal regime di tutela. In data 15 Luglio 1990 prese avvio l’indagine: “Caratteristiche Ambientali e Risorse da Pesca della Secca di Tor Paterno” finanziata dal Ministero Marina Mercantile nell’ambito della legge 41/82 al Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università di Roma “La Sapienza”. Alla sua scadenza, in data 4 Settembre 1991, il provvedimento che prevedeva la tutela biologica non è stato rinnovato e nell’attesa di un eventuale nuovo provvedimento non vigeva alcun divieto nella zona. L’indagine: “Caratteristiche Ambientali e Risorse da Pesca della Secca di Tor Paterno”, dopo uno studio sulle principali biocenosi bentoniche dell’area e sull’attività di pesca, conclude lo studio effettuato proponendo tre scenari d’intervento, che corrispondono a tre diversi livelli di protezione: - Scenario A: divieto di tutte le attività di pesca. - Scenario B: limitazioni alle attività di pesca professionali e sportive. - Scenario C: divieto alle attività di pesca sportiva. L’indagine fu terminata nel Luglio 1993, l’istituzione dell’area marina protetta “Secche di Tor Paterno” è avvenuta con il Decreto Ministeriale del 29 Novembre 2000. 5.2 Aspetti Geografici e Biologici L’area marina protetta delle Secche di Tor Paterno è stata istituita con Decreto Ministeriale del 29 Novembre 2000, ed è forse la più atipica in Italia, in quanto è l’unica a non confinare con terre emerse ed è l’unica a non presentare la classica distinzione in zone L’area marina protetta delle secche di Tor Paterno si trova di fronte la costa romana, a 7 chilometri al largo delle Tenuta Presidenziale di Castel Porziano tra i comuni di Roma e Pomezia. 69 Con un’estensione di 1200 ettari, le Secche di Tor Paterno è un’area anomala perché si tratta di un affioramento roccioso che emerge come una montagna da una pianura sabbio-fangosa creata dall’incessante apporto dei sedimenti che dal delta del Tevere si riversano in mare. La massa rocciosa fa parte di un complesso di secche che si estende poco oltre la località di Capocotta con orientamento ovest-sud-ovest. I rilievi eseguiti hanno rivelato che si tratta di due secche, la prima della quali, molto ampia e prossima alla costa, è nota come Secchitella. La vera Secca di Paterno, separata dalla prima da un canalone roccioso, si trova più al largo e arriva a toccare i 60 metri di profondità in corrispondenza dell’area protetta, prima di terminare a 120 metri di profondità. Oltre tale limite e fino a 140 metri, la roccia perde di compattezza lasciando il posto a formazioni rocciose via via sempre più basse e più rade che finiscono per perdersi nei fondi molli creati dai sedimenti portati da millenni dal vicino Tevere. 70 Nulla di questa montagna sottomarina emerge dall’acqua, né è visibile dalla superficie, anche perché le acque della zona sono spesso piuttosto torbide per la prossimità della foce del fiume Tevere solo pochi chilometri a nord. D’altronde sono proprio i materiali trasportati dal fiume a costituire un’importante base per lo sviluppo della vegetazione marina e dell’alta “produttività ecologica” dell’area dove si concentra una sorprendente quantità di vita animale. Questa scogliera, lunga circa 8 km e larga circa 3 km, ha una morfologia molto complessa e variata. Essa appare costituita da rocce alte e frastagliate miste a grossi massi che creano un ambiente quanto mai movimentato e con interessanti popolamenti animali. L’aspetto che più colpisce è la presenza della Posidonia Oceanica, la più grande fanerogama marina del Mediterraneo, che si sviluppa rigogliosa tra i 18 e i 30-35 metri lungo il versante più esterno del massiccio sommerso. È un incontro non frequente in questa zona e testimonia della vitalità di questi fondali che, nonostante i sedimenti del Tevere, conservano una trasparenza più che sufficiente per consentire la crescita di una pianta così esigente. Più in profondità le rocce sono ricoperte da organismi che, crescendo e cementandosi tra loro o scavando e costruendo le loro “tane” nel corso dei secoli, ne hanno modificato l’aspetto. Tra le specie più appariscenti vanno segnalate le Gorgonie rosse, i cui ventagli sporgono dalla parete su cui si insediano spugne, briozoi, ascidie, attinie, madrepori e altri antozoi. Lo studio effettuato dall’università di Roma “La Sapienza”1 nel 1993 sulle popolazioni bentoniche nell’area: “Caratteristiche Ambientali e Risorse da Pesca della Secca di Tor Paterno”, riporta la presenza di Gerardia Savaglia un raro celenterato coloniale noto come “Corallo Nero”. 1 Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, 1993. Caratteristiche ambientali e risorse da pesca della Secca di Tor Paterno. 71 L’area rocciosa, così come la colonna d’acqua, offrono rifugio a specie ittiche sia di passo che residenti, talune anche di discreta importanza economica. Nelle fessure si nascondono aragoste, ombrine e polpi. Sono numerose e consistenti le specie di pesci, sia di fondale come la murena, il gronco, le triglie e la rana pescatrice , che di acque libere, come la spigola, il cefalo, l’occhiata e il sarago. In superficie, in alcune stagioni, non è difficile ad avvistare i delfini e talvolta una tartaruga di passaggio oltre a rare specie di uccelli marini come le sule e i labbi che qui si spingono in cerca di cibo.2 Il rilievo appare di notevole ricchezza, soprattutto se confrontato con la diversità, relativamente scarsa, di specie dei fondali morbidi, tipici del litorale laziale tra S.Severa, al nord, ed Anzio, al sud. 5.2.1 Aspetti Naturalistici ed Ecologici Le Secche di Tor Paterno costituiscono le uniche formazioni rocciose della zona costiera antistante alla foce del Tevere (Torre Astura - Ladispoli), dove prevalgono nettamente i fondi mobili. Dal punto di vista naturalistico, pertanto, queste Secche rappresentano un ambiente molto particolare ed ospitano due biocenosi tra le più altamente diversificate e biologicamente complesse del Mediterraneo: la prateria di Posidonia Oceanica ed il Coralligeno. Tali biocenosi, intercalate l’una nell’altra, formano un mosaico biocenotico di particolare pregio naturalistico. Il sedimento dei fondali circostanti la Secca è arricchito di materiale bioclastico derivato dall’attività biocostruttrice degli organismi del Coralligeno (Corallinacee a tallo calcareo, Cnidari, Briozoi, Policheti; Molluschi). A questi si aggiungono altri elementi organogeni provenienti dalle chiazze di Posidonia presenti sulla Secca. Questo tipo di sedimento, pertanto, risulta ben distinto da quello circostante, sia come composizione che come granulometria. Al di là di questa fascia, che si estende per circa 200 m intorno alla Secca, il sedimento è caratterizzato da una granulometria 2 Touring Club Italiano; Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio, 2003. Guida delle aree marine protette. 72 più fine, tipicamente fangosa, e per almeno 1 km in ogni direzione appare non perturbato. Oltre questa zona, i sedimenti risultano soggetti all’azione delle reti a strascico, configurandosi quindi, come tipici “terreni di pesca”. 73 5.2.2 Aspetti Oceanografici L’ unico studio sull’aspetto oceanografico dell’area in esame è stato effettuato dall’Università di Roma “La Sapienza” nel 1993 e fa parte della ricerca: “Caratteristiche Ambientali e Risorse da Pesca della Secca di Tor Paterno”. Le correnti che lambiscono la zona hanno direzioni caratteristiche nel corso dell’anno da Sud Est a Nord Ovest. A Gennaio sono le acque provenienti dalla Sardegna meridionale e della zona ciclonica della Sicilia settentrionale a bagnare l’area di Tor Paterno. Da Febbraio a Maggio sono le acque del vortice poste nel Tirreno meridionale che, dopo aver lambito la Sicilia settentrionale e la costa calabra tirrenica, toccano Tor Paterno. A Giugno il vortice ciclonico si sposta più a settentrione, ponendosi proprio di fronte la costa del Lazio meridionale. Da Luglio a Settembre inizia nuovamente la circolazione delle acque provenienti dal vortice della Sicilia settentrionale. In Ottobre le acque che lambiscono Tor Paterno provengono sia dal vortice localizzato tra la costa del Lazio settentrionale e la Sardegna settentrionale sia da acque più meridionali provenienti da un vortice a circolazione oraria localizzato nella Sicilia settentrionale. In Novembre e Dicembre il vortice che si forma nel Tirreno centrale fa si che Tor Paterno venga lambito da acque provenienti dalla Sardegna, Sicilia e Tirreno meridionale.( I.I.M. 1982)3 3 Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, 1993. Caratteristiche ambientali e risorse da pesca della Secca di Tor Paterno. 74 75 5.3 Inquadramento Turistico dell’Area La riserva marina di Tor Paterno si inserisce in un contesto decisamente favorevole per la sua valorizzazione turistica. Le sue caratteristiche naturalistiche, caratterizzate dalla presenza di un panorama subacqueo estremamente interessante, si inseriscono infatti in un ambiente turistico in grado di garantire elevati livelli di domanda sia potenziale che effettiva Ci si riferisce in particolari ai seguenti elementi che costituiscono altrettanti punti di forza: - La prossimità ad una grande città come Roma - La vicinanza a località di forte interesse balneare già fortemente attrezzata ed attualmente in fase di sviluppo e valorizzazione. - La relativa vicinanza a zone di interesse turistico di tipo culturale. - La presenza di una rete di aree protette terrestri che presentano un notevole potenziale di sviluppo. - La relativa vicinanza a strutture portuali destinate al diportismo. - La mancanza di alternative di forte richiamo per il turismo subacqueo e per la pesca sportiva nel raggio di almeno 150 chilometri. La Riserva Marina è situata in prossimità di un’area densamente popolata e può pertanto contare su un bacino potenziale di utenza molto ampio, costituito sia dalla popolazione residente dell’area metropolitana romana che sia pure in misura minore, dagli stessi turisti di provenienza italiana e soprattutto straniera che interessano la capitale. Secondo i recenti dati provvisori del Censimento ISTAT sulla popolazione, nel 2001 la popolazione residente nel Comune di Roma ammontava a 2.459.776 unità, a cui si aggiungono le 44.074 unità del Comune di Fiumicino, mentre nell’insieme della provincia di Roma si superano i 3.500.000 residenti. Si tenga presente nella sola municipalità di Ostia, situata in prossimità della riserva marina si registrano ben 192.000 residenti. 76 Popolazione residente e densità della popolazione al 2001 COMUNI Fiumicino Roma Totale Provincia POPOLAZIONE RESIDENTE M F MF Densità per Km2 21.661 22.413 44.074 206,5 1.155.247 1.304.529 2.459.776 1.913,8 1.700.299 1.878.485 3.578.784 668,7 FONTE: Censimento della popolazione 2001. Dati provvisori La riserva marina presenta un elevata integrazione con l’area metropolitana romana e risulta fortemente infrastrutturata, sia per quel che riguarda i collegamenti ferroviari di tipo metropolitano, che per quel che riguarda la rete stradale. La modalità prevalente di fruizione del Litorale Romano, da parte dell’area metropolitana è infatti, l’escursionismo (domanda turistica giornaliera) .Ostia è la località balneare per eccellenza della Capitale: le presenze estive sulla spiaggia di Ostia vanno dalle 70-85.000nei giorni feriali alle 100-140.000 nei giorni festivi. Tuttavia, la ricostruzione di un quadro preciso della domanda turistica sul Litorale Romano presenta notevoli difficoltà dovute alla carenza, se non all’assoluta inesistenza, di dati disaggregati. Lungo il solo litorale di Ostia vi sono 57 stabilimenti balneari di cui 44 associati all’Assobalneari. Questi ultimi che si sviluppano su un estensione di 9 chilometri, dispongono di circa 5.500 cabine e realizzano circa 100.000 abbonamenti annuali. Secondo le stime dell’Assobalneari le stime stagionali complessive ammonterebbero nei soli stabilimenti associati a circa 10.000.000. Questo significa che nel totale degli stabilimenti è possibile stimare circa 13.000.000 presenze complessive. A questo valore si aggiungono infine gli escursionisti che si dirigono verso la spiaggia di Castelporziano, che possono essere stimati, in misura assolutamente prudenziale, in ulteriori 13.000.000 di presenze annue. Se il fenomeno dell’escursionismo assume pertanto notevoli dimensioni, scarsa risulta la capacità ricettiva alberghiera e extralberghiera della zona. Per quel riguarda la ricettività alberghiera si registrano nell’area di Ostia 15 alberghi, per lo più a tre e 77 due stelle, e 11 Bed&Breakfast. La ricettività extralberghiera consta, invece di due campeggi: al Camping Castelfusano e il Country Club Castelfusano.4 5.4 Valutazioni delle Risorse Dopo la descrizione degli aspetti naturalistici e geografici dell’area è importante andare a constatare l’importanza ambientale delle risorse contenute all’interno dell’area protetta, così per poter valutare gli obiettivi proposti dall’Ente Gestore che hanno lo scopo di valorizzare al meglio tali risorse nell’interesse tanto della conservazione ambientale quanto dell’utilizzazione sostenibile delle medesime. Risorse ittiche di interesse commerciale: Le secche rocciose ed i fondali sabbio-fangosi che esse racchiudono rappresentano aree di riproduzione o di accrescimento di specie marine (ad es. sparidi e scorpenidi) e quindi meritevoli di qualche attenzione. Le specie attualmente catturate ed i loro rendimenti sembrano in linea con quelli delle altre marinerie italiane, anche se le catture effettuate proprio sulla secca di mezzo mostrano valori leggermente più bassi.5 Risorse ambientali di interesse per la conservazione: - prateria di Posidonia oceanica, - colonie di Paramuricea clavata, - più in generale, fondale a coralligeno, - presenza di specie ittiche particolarmente interessanti anche da punto di vista “totemico”, quali la Cernia bruna e l’Ippocampo, - presenza, almeno saltuaria, del delfino costiero, Tursiops truncatus; 4 Roma Natura, 2002. studio di fattibilità economica finanziaria per il recupero di uno stabile e la realizzazione del nuovo centro polifunzionale dell’area marina protetta “Secche di Tor Paterno”. 5 Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, 1993 Caratteristiche ambientali e risorse da pesca della Secca di Tor Paterno. 78 Condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo turistico: - panorama subacqueo assai interessante per le attività subacquee, - vicinanza a località di forte interesse balneare già fortemente attrezzate ed attualmente in fase di sviluppo e valorizzazione, - relativa vicinanza a zone di interesse turistico culturale, - prossimità ad una grande città, - grande bacino di utenza per le attività legate alla didattica ambientale, - presenza di una rete di aree protette terrestri vicine, con un notevole potenziale di sviluppo, - relativa vicinanza a strutture portuali destinate al diportismo, - mancanza di alternative di forte richiamo per il turismo subacqueo nel raggio di almeno 150 chilometri e per la pesca sportiva. 5.5 Ente Gestore L’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno” è stata affidata in gestione da parte del Ministero dell’Ambiente a Roma Natura, nel Novembre 2000. Roma Natura, Ente di diritto pubblico dotato di autonomia amministrativa, viene istituito con Legge della Regione Lazio n.29 del 1997, per la gestione del sistema delle aree naturali protette indicate nella stessa legge, con la possibilità di estendere le proprie competenze territoriali in adeguamento all’affidamento di altre aree protette. Dalle 11 aree inizialmente avute in gestione, si è passati a 13 negli anni successivi, con la creazione di due “monumenti naturali” ed a 14 con l’area marina in questione. Roma Natura gestisce oltre 15.000 ettari di territorio protetto, interamente ricadente nel Comune di Roma, dall’altopiano della Marcigliana alla Macchia Mediterranea di Decima-Malafede. Ha recuperato e gestisce alcuni edifici di importanza storico-ambientale, destinandoli a sedi distaccate all’interno delle aree protette (“Case nel parco”). Ha affidato la gestione di alcuni servizi sostenibili ad associazioni locali promuovendo lo sviluppo 79 dell’imprenditoria locale ed al contempo assicurando la realizzazione di attività di didattica ambientale, fruizione e conservazione. Sono organi dell’Ente: il Presidente, il Consiglio Direttivo ed il Collegio dei Revisori dei Conti. Oltre al direttore, la pianta organica dell’ente approvata dalla Regione prevede 27 dipendenti, compresi 12 guardiaparco. Tra il personale in servizio figurano biologi, naturalisti, architetti e figure amministrative. (vedi Funzionigramma alla pagina seguente) L’ente è dotato di un Consiglio tecnico-scientifico.6 L’esercizio finanziario, il bilancio di previsione, il rendiconto generale, le entrate, il patrimonio ed ogni altro aspetto della gestione finanziaria, contrattuale e patrimoniale dell’Ente sono disciplinati dalla L.R. 29/97 e dalla ulteriore normativa vigente per gli enti pubblici non economici dipendenti dalla Regione. Un apposito regolamento disciplina l’attività di programmazione, previsione e gestione finanziaria, la gestione patrimoniale, l’attività di controllo interno, l’attività contrattuale, le convenzioni. L’Ente ha la propria sede in Villa Mazzanti, via Gomenizza, 81-00195 Roma 6 Roma Natura. Piano di Gestione Triennale 2001-2003 80 Capitolo 6 Analisi Gestionale delle “Secche di Tor Paterno” 6.1 Istituzione L’area marina protetta delle Secche di Tor Paterno è stata istituita con Decreto Ministeriale del 29 novembre 2000, ed è forse la più atipica in Italia, in quanto è l’unica a non confinare con terre emerse ed è l’unica a non presentare la classica distinzione in zone. La gestione è stata affidata da parte del Ministero dell’Ambiente all’Ente Roma Natura, Ente di diritto pubblico dotato di autonomia amministrativa, il quale ha il compito di gestire oltre 15.000 ettari di territorio protetto, interamente ricadenti nel Comune di Roma. L’Ente Gestore ha individuato come sede dell’area uno stabile localizzato presso il Borghetto dei Pescatori di Ostia, la così detta “Casa del Mare”. Gli obiettivi istitutivi non si riducono a una semplice gestione conservativa dell’area, ma riguardano, accanto alla protezione ambientale e alla tutela e valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche della zona, anche finalità di più ampio respiro. Gli obiettivi dell’area marina protetta “Secche di Tor Paterno”, come previsti dall’art.3 del Decreto Ministeriale 29 Novembre 2000 sono: “Nell’ambito delle finalità di cui all’art.27, comma 3, della legge 31 dicembre 1982, n.979, e all’art.18, comma 2, della legge 6 dicembre 1991, n.394, l’area marina protetta “Secche di Tor Paterno”, in particolare, persegue:1 1 Decreto Ministeriale 29 Novembre 2000. Istituzione dell’area marina protetta denominata “Secche di Tor Paterno”. 81 1. la protezione ambientale dell’area marina interessata. 2. la tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche della zona e il ripopolamento ittico. 3. la diffusione e la divulgazione della conoscenza dell’ecologia e della biologia degli ambienti marini e costieri dell’area naturale marina protetta e delle peculiari caratteristiche ambientali e geomorfologiche della zona. 4. l’effettuazione di programmi di carattere educativo per il miglioramento della cultura generale nel campo dell’ecologia e della biologia marina. 5. la realizzazione dei programmi di studio e ricerca scientifica nei settori dell’ecologia, della biologia marina e della tutela ambientale, al fine di assicurare la conoscenza sistematica dell’area. 6. la promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile con la rilevanza naturalistica dell’area”. Obiettivi che possono essere espressi sinteticamente, nei seguenti punti:2 - Conservazione delle caratteristiche naturali dell’area sul lungo periodo - Aumento del pescato anche nelle aree circostanti e valorizzazione dei sistemi di pesca tradizionali a basso impatto. - Nuova offerta di turismo sostenibile (subacquea“consapevole”, pescaturismo, ecc.) anche in stagione diversa da quella estiva - Avvicinamento della popolazione alle tematiche marine e della sua conservazione, sia per le nuove generazioni che per gli adulti. 2 Roma Natura. Piano di Gestione Triennale 2001 - 2003. 82 6.2 Normative Generalmente le aree marine protette sono divise in settori a diverso grado di tutela, nel caso delle Secche di Tor Paterno, l’area protetta comprende un'unica zona B di riserva generale nella quale: 3 sono vietate : - La caccia la cattura, la raccolta, al danneggiamento, e, in genere,qualunque attività che possa costituire pericolo o turbamento delle specie animali e vegetali,ivi compresa l’immissione di specie estranee. - L’alterazione con qualunque mezzo, diretta o indiretta, dell’ambiente geofisico e delle caratteristiche biochimiche dell’acqua, nonche la discarica di rifiuti solidi e liquidi e, in genere, l’immissione di qualsiasi sostanza che possa modificare,anche transitoriamente, le caratteristiche dell’ambiente marino. - L’introduzione di armi, esplosivi e di qualsiasi mezzo distruttivo o di cattura, nonche di sostanze tossiche o inquinanti. - Le attività che possono comunque arrecare danno, intralcio e turbativa alla realizzazione dei programmi di studio e di ricerca scientifica da attuarsi nell’area. - La pesca subacquea. - L’ancoraggio. sono consentite - L’accesso alle imbarcazioni di servizio con compiti di sorveglianza e soccorso e quelle di appoggio ai programmi di ricerca scientifica e di fruizione, nei modi esplicitamente disciplinati e autorizzati dall’ente gestore dell’area marina protetta. 3 Decreto Ministeriale 29 Novembre 2000. Istituzione dell’area marina protetta denominata “Secche di Tor Paterno”. 83 - L’accesso alle imbarcazioni per l’esercizio della piccola pesca professionale, come definita dall’art.19 del decreto ministeriale 26 luglio 1995”disciplina del rilascio delle licenze di pesca” riservata alle imprese di pesca, ivi comprese le cooperative costituite ai sensi della legge 13 marzo 1958, n.250, con imbarcazioni iscritte nei RR.NN.MM.GG.degli uffici afferenti al compartimento marittimo di Roma e aventi sede nei comuni di Fiumicino,Roma ( circoscrizione di Ostia ), Pomezia, ( Torvajanica ), Anzio e Nettuno alla data del decreto istitutivo dell’area marina protetta. I limiti temporali dell’esercizio, il numero e la tipologia delle imbarcazioni e degli attrezzi ammessi verranno definiti periodicamente dall’ente gestore, anche sulla base di appositi monitoraggi. - L’accesso alle imbarcazioni per la pesca sportiva espressamente autorizzate dall’ente gestore; il numero, la tipologia degli attrezzi, i limiti temporali e di cattura verranno determinati dall’ente gestore anche sulla base di appositi monitoraggi; - L’ormeggio alle strutture galleggianti appositamente predisposte dall’ente gestore. - La balneazione. - Le attività subacquee compatibili con la tutela delle specie viventi e la conservazione dei fondali ( fotografia, riprese, turismo subacqueo, ecc.) esercitate per mezzo di imbarcazioni appoggio espressamente autorizzate dall’ente gestore; il numero di dette imbarcazioni e i limiti temporali dell’esercizio delle attività subacquee verranno parimenti disciplinati dall’ente gestore. - Il prelievo di organismi e minerali per motivi di studio da parte di istituzioni scientifiche, espressamente autorizzato dall’ente gestore. 84 Come afferma l’ente gestore l’attività subacquea è libera, mentre per il futuro sono in corso di programmazione itinerari anche perché, a causa delle correnti, della profondità e della visibilità non sempre ottimali, le immersioni non sono agevoli. Dal punto di vista dell’offerta, Roma Natura tiene anche in considerazione, come completamento alla visita della riserva marina, anche l’escursione alla Tenuta Presidenziale di Castel Porziano, dove è possibile l’incontro con cinghiali, caprioli,cervi e numerosi altri animali. Le principali attività umane ricollegabili all’aria protetta sono rappresentate : - dall’escursionismo subacqueo - dalla pesca professionale - dalla pesca sportiva. Le uniche forme di pesca professionale consentite dal Decreto Istitutivo nell’area marina protetta sono quelle definite come “tradizionali”. Secondo un recente lavoro svolto dall’UNIMAR per il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, nell’area sarebbero attive 75 imbarcazioni per la pesca tradizionali, svolta essenzialmente con reti da posta, palamiti e nasse. Tali imbarcazioni fanno capo al porto di Ostia (principalmente Canale dei Pescatori) alla spiaggia di Torvajanica, che non dispone di un porto, ed a quelli di Fiumicino, Anzio e Nettuno. Gli studi di fattibilità effettuati dall’Università di Roma “La Sapienza” nel 1993,4 riportano circa un quindicina di imbarcazioni attive ad Ostia e non più di cinque a Torvajanica, che lavorano, comunque anche al di fuori dell’area marina protetta. Le conclusioni di tale studio rilevavano come “le attività di pesca professionale non sembrano influire né sui popolamenti bentonici che su quelli ittici, grazie a un naturale controllo dello 4 Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, 1993. Caratteristiche ambientali e risorse da pesca della Secca di Tor Paterno. 85 sforzo di pesca esercitato dalle condizione meteomarine e dai cicli stagionali delle diverse specie d’interesse commerciale”. Le imbarcazioni che utilizzano sistemi ad alto impatto ecologico (strascicanti, turbosoffianti, cianciali) non sono ammesse nell’area secondo il Decreto Istitutivo: tuttavia, è stata ripetutamente segnalata la presenza di alcune strascicanti anche nell’immediata vicinanza del rilievo roccioso, all’interno del perimetro protetto, oggi segnalato da grandi boe luminose e dunque facilmente individuabile. Alcune piccole imbarcazioni di pesca tradizionale, collegate a LegaPesca, svolgano servizio di pesca turismo anche all’interno dall’area marina protetta, con partenza da Ostia-Canale dei Pescatori. Tutt’oggi mancano dati quali – quantitativi, successivi al 1993, su prelievo ittico sia da parte dei professionisti che dei diportisti. Per quando riguarda la pesca sportiva l’area viene frequentata durante tutto il corso dell’anno, con evidenti concentrazioni del periodo estivo. Le prime procedure di regolamentazione di attività realizzate dall’Ente gestore hanno evidenziato un altissimo numero di richieste di autorizzazione da parte dei pescatori sportivi, l’utilizzo di imbarcazioni di dimensione disparate (la maggior parte è comunque inferiore ai 7,5 metri), l’utilizzo di sistemi di pesca diversi (essenzialmente bolentino e traina, con qualche richiesta per l’impiego di palamiti – vietati dall’Ente gestore – e di polpare) e in tutte le fasce orarie (poche tuttavia le richieste per la notte). Le attività subacquee sono svolte da 5 strutture per l’attività subacquea ( Diving ) attivi presenti lungo il litorale romano, dal nuovo porto di Ostia a Torvajanica. Alcuni di essi compaiano nel censimento effettuato dall’Ente gestore come vere e proprie società commerciali, mentre altri svolgano la propria attività come Associazione Sportive. Almeno un paio sono organizzati per attività lungo tutto il corso dell’anno, mentre altri sembrano avere un giro di affari più ridotto e concentrato in alcuni periodi. 86 Oltre a tali gruppi e a singoli subacqui, l’area è frequentata da alcuni gruppi più o meno organizzati afferenti a circoli sportivi della capitale o di Pomezia, alcuni dei quali collegati ad Associazioni Ambientaliste quali Legambiente e Marevivo. E stata inoltre segnalata, la presenza di alcuni pescatori subacquei che operano illegalmente con autorespiratori: lo stesso Ente ha ricevuto, ovviamente respingendole, alcune domande di autorizzazione per la pesca subacquea da parte di apneisti. 6.3 Attività previste nel Piano Triennale Le principali attività previste dall’Ente Gestore, per il triennio 2001-2003, sono in pieno accordo con le finalità e le priorità dell’Area Marina. In seguito verranno puntualmente descritte le attività definendone le finalità previste. Analisi delle Azioni Operative Per l’Area Marina Protetta “Secche di tor Paterno”per il triennio 2001-2003, è prevedibile la realizzazione delle seguenti azioni operative:5 a. Divulgazione dell’esistenza dell’area marina protetta e realizzazione di accordi strategici con le realtà locali. b. Riduzione sostanziale delle attività di pesca illegale dell’area:sorveglianza c. Riduzione degli impatti delle altre attività umane che è possibile definire “ordinarie”(ancoraggio, attività subacquee dannose per l’ambiente, alcuni tipi di pesca sportiva, discariche) d. Creazione e miglioramento dei servizi per la fruizione e. Creazione o ampliamento di fonti di reddito ecocompatibile. Promozione delle attività di pesca tradizionale f. Attivazione di iniziative di didattica ambientale. g. Miglioramento delle conoscenze scientifiche degli aspetti ambientali dell’area soprattutto ai fini gestionali: monitoraggio ambientale e ricerca 5 Roma Natura. Piano di Gestione Triennale 2001 - 2003 87 h. Acquisizione strutture mezzi e attrezzature necessari per la messa a regime dell’Area Marina Protetta i. Messa a regime dei processi amministrativi dell’Ente per quanto riguarda la gestione dell’Area Marina Protetta. Ciascuna azione è, a sua volta, suddivisa in una serie di piccoli interventi specifici, che nel loro complesso, porteranno alla realizzazione dell’azione stessa. L’insieme delle attività verrà impostata all’inizio di ogni triennio per concludersi con l’analisi dei risultati ottenuti attraverso il monitoraggio delle azioni intraprese. La parte operativa del piano di gestione è rappresentato dal piano di lavoro. Questo piano mette in pratica quanto pianificato attraverso specifici interventi, dei quali vengono definiti durata, personale e costi di attrezzature, mezzi e servizi. Il piano di lavoro: - Identifica le professionalità necessarie - Quantifica il costo del personale e dei mezzi tecnici - Pianifica l’impiego delle squadre di lavoro - Trasforma gli obiettivi in atti pratici e definiti Il piano di lavoro rappresenta, in sintesi, l’implementazione pratica e pianificata di una serie di azioni utili al raggiungimento degli obiettivi operativi. Fornisce al gestore una visione d’insieme degli impegni tecnici ed economici che l’Area Marina Protetta affronterà nel triennio. In seguito verranno puntualmente descritti tali attività definendone le attività previste. 88 Analisi degli interventi componenti le azioni operative a. Divulgazione dell’esistenza dell’area marina protetta e realizzazione di accordi strategici con le realtà locali. - Posizionamento boe perimetrali, ciò rappresenta l’equivalente della “tabellazione”delle are protette terrestri. Il posizionamento delle boe rappresenta un primo passo verso la visibilità dell’area protetta. - Attivazione di un protocollo di intesa con istituti universitari per lo svolgimento di un piano per la realizzazione di progetti di ricerca che abbiano il fine di fornire strumenti per migliorare la gestione dell’area marina. - Contatti con le Associazioni di Categoria della Pesca per la regolamentazione delle attività di pesca e lo sviluppo delle attività di “pescaturismo”. - Attivazioni di un protocollo di intesa con la Capitaneria di Porto di Fiumicino per le attività legate alla sorveglianza. - Attivazione di un protocollo di intesa con le Associazioni Ambientaliste attive per la realizzazione della formazione ed educazione relative alle attività subacquee all’interno dell’area marina protetta. - Attivazione di un protocollo di intesa con le Associazioni rappresentanti i gestori delle strutture balneari del litorale, al fine di iniziare un processo di diffusione delle informazioni sull’area marina destinate ad un amplio pubblico tramite iniziative mirate da realizzarsi soprattutto nella stagione estiva. - Divulgazione dell’esistenza dell’area protetta:produzione di materiale divulgativi (logo dell’area marina protetta, poster, depliant, video) - Presentazione ufficiale dell’area marina, delle strutture e dei progetti nel corso di manifestazioni pubbliche. 89 - Realizzazione e gestione di un sito Internet specificamente dedicato all’area marina. b. Riduzione sostanziale delle attività di pesca illegale dell’area : sorveglianza - Attivazione di un protocollo di intesa con la Capitaneria di Porto di Fiumicino per le attività legate alla sorveglianza (Legge 394/91, art.19). - Individuazione ed acquisizione di attrezzature tecnologiche atte a migliorare le capacità di sorveglianza dell’area: - Sistema RADAR per il monitoraggio h24 da parte della sala operativa della Capitaneria di Porto. - Aumento dotazione mezzi nautici Capitaneria di Porto. Dotazione imbarcazione per l’Ente gestore da destinarsi alla sorveglianza, al trasporto del personale ,alla manutenzione ordinaria delle boe, alla ricerca, alla rappresentanza. - Addestramento dei guardiaparco in servizio per l’Ente per lo svolgimento dei compiti di sorveglianza all’interno dell’area marina protetta, quali “polizie degli enti locali delegati nella gestione delle medesime aree protette”, ai sensi della Legge 426/88. c. Riduzione degli impatti delle altre attività umane che è possibile definire “ordinarie”: - Prima valutazione degli impatti delle attività ed eventuale limitazione degli accessi. - Realizzazione di uno o più itinerari subacqui vincolati. Individuazione dei limiti di utilizzo sostenibile per le attività subacquee;scelta di percorsi subacquei attrezzati. d. Creazione e miglioramento dei servizi per la fruizione: - Posizionamento di boe di ormeggio esclusivo per le imbarcazioni. La messa in opera delle boe per l’ormeggio delle imbarcazioni è un 90 fattore determinante nella riduzione dei danni al coralligeno ed alla Posidonia, e nella limitazione delle presenze nella zona. Difatti l’ormeggio, che non dovrà essere consentito che a tali strutture, sarà limitato ad un certo numero di imbarcazioni per boa. - Realizzazione di uno o più itinerari subacquei vincolati. Individuazione dei limiti di utilizzo sostenibile per le attività subacquee; scelta di percorsi subacquei attrezzati. - Acquisizione di particolari attrezzature tecnologiche per lo svolgimento di visite alla riserva da parte di frequentatori diversi dai subacquei. - Attivazione di convenzioni per la fruizione con imprese già attive nell’area. Individuazione dei soggetti quali associazioni ambientaliste, agenzie di supporto per i subacquei, imbarcazioni per il trasporto collettivo di pescatori amatoriali, per l’affidamento di servizi autorizzati di fruizione: l’intenzione è quella di affidare la gestione dei servizi più complessi, come ad esempio la gestione della sede, a Società costituite ad hoc che integrino le diverse competenze e capacità e che siano in grado di sviluppare, con l’assistenza e il supporto dell’Ente gestore e nel rispetto delle direttive da esso emanate, un piano di gestione economica che sia in grado di creare nuovo occupazione e di sgravare l’Ente gestore dall’incombenze connesse alla cura delle cose ed al organizzazione delle persone. e. Creazione o ampliamento di fonti di reddito ecocompatibile. Promozione delle attività di pesca tradizionale. - Attivazione di convenzioni per la fruizione con imprese già attive nell’aria. - Incentivazione delle attività di pescaturismo. Scopo degli interventi e di diminuire lo sforzo di pesca professionale offrendo al contempo un reddito alternative o complementare agli operatori del settore. La realizzazione dell’intervento può inoltre limitare la presenza 91 d’imbarcazioni da diporto per la pesca sportiva nell’area. Rappresenta un primo intervento concreto da parte dell’area marina protetta d’interesse diretto per gli operatori del settore pesca che operano nell’area vasta. Obbiettivo del progetto è incentivare la riconversione delle attività di pesca professionale verso attività legate al turismo sostenibile. - Qualificazione di prodotti ittici provenienti dall’area marina protetta. Un passaggio obbligato e consequenziale alle azione innovative nel settore turistico delle marinerie presenti nell’area marina protetta è la valorizzazione dei prodotti ittici locali, e in particolare di quelli trasformati con metodologie tradizionali e destinati alle richieste dei visitatori dell’area marina protetta, che richiedano prodotti tipici non deperibili e facilmente trasportabili. L’adozione di un marchio collettivo di qualità, registrato e controllato da appositi enti competenti ed ufficialmente riconosciuti, è l’unico strumento che garantisce la conformità dei prodotti a standard qualitativi definiti da appositi regolamenti, nei quali si fissano i criteri cui un prodotto deve conformarsi per rispettare la tipicità e l’unicità della tradizione artigianale. Ai produttori artigianali offre la riconoscibilità e quindi la valorizzazione del proprio pescato. Il marchio che certifica la natura ecocompatibile delle attività di pesca serve a garantire che siano stati rispettati precisi standard di qualità ambientale: l’uso di attrezzi selettivi, la riduzione degli stress di cattura, il contenimento dei consumi energetici attraverso l’ottimizzazione dell’efficienza dei motori di bordo. f. Attivazione di iniziative di didattica e formazione ambientale: - Acquisizioni di particolari attrezzature tecnologiche per lo svolgimento di visite alla riserva da parte di frequentatori diversi dai subacquei. 92 - Individuazione di un soggetto (o associazioni di soggetti)in grado di realizzare, con il supporto e le direttive dell’Ente gestore le seguenti attività: realizzazione di materiale didattico, realizzazione di campagne invernali di educazione ambientale presso le scuole elementari e medie del litorale, formazione specifica per gli operatori. g. Miglioramento delle conoscenze scientifiche degli aspetti ambientali dell’area soprattutto ai fini gestionali: monitoraggio ambientale e ricerca: - Sviluppo ed avvio di un piano di monitoraggio dell’area. Il programma mira a sostenere logiche multifunzionali appropriate alla realtà ecologica e socio-economica delle Secche di Tor Paterno. Da un lato il programma di monitoraggio delle biocenosi, dall’altro gli interventi attivi che sono utili alla ricerca ed al processo di partecipazione del pubblico, comprendente sia subacquei che semplici bagnanti, che potranno osservare con sola maschera e boccaglio, la vita nella colonna d’acqua. La capacità di integrare le attività in mare con programmi di educazione ambientale a terra potrà dare risultati eccellenti sul piano della partecipazione anche da parte dei pescatori e degli utenti non necessariamente subacquei. Le finalità possono essere così sintetizzate: Continuare la caratterizzazione degli aspetti naturalistici ed ecologici delle secche attraverso lo studio delle biocenosi per valutare gli “effetti degli interventi di protezione e conservazione”; Conoscere gli effetti della pesca e delle attività subacquea sullo stato di conservazione delle comunità biotiche; Identificare gli interventi a favore della fruizione e delle strategie di conservazione. 93 h. Acquisizione strutture mezzi e attrezzature necessari per la messa a regime dell’Area Marina Protetta: - Identificazione, acquisizione ed allestimento di una Sede polifunzionale. - Acquisizione imbarcazione. Elemento imprescindibile al corretto funzionamento e gestione dell’area marina protetta è costituito dal reperimento di un’imbarcazione indipendente, da destinarsi alla sorveglianza, al trasporto del personale, alla manutenzione ordinaria delle boe, alla ricerca, alla rappresentanza. - Attrezzature informatiche per la gestione dei dati riguardanti l’area marina protetta: informazioni quali-quantitative e cartografiche. - Attrezzatura subacquee destinate ad attività di sorveglianza, ricerca, didattica, documentazione e rappresentanza. i. Messa a regime dei processi amministrativi dell’Ente per quanto riguarda la gestione dell’Area Marina Protetta: - Stesura del regolamento di esecuzione e di organizzazione dell’area marina protetta da sottoporre all’approvazione del Ministero dell’Ambiente. - Avvio procedure di rilascio autorizzazioni per attività compatibili (pesca sportiva, attività subacquee). Informatizzazione dati. - Interventi per l’ottenimento della certificazione del Sistema di Gestione Ambientale EMAS II. 94 Capitolo 7 Interventi per la Valorizzazione del Sito 7.1 Analisi Dati Anno 2001 Il materiale, a nostra disposizione per il primo anno di gestione 2001, concessoci dall’ Ente gestore“Roma Natura”, è il Rendiconto Generale: INTERVENTI IMPORTO IMPEGNATO RESIDUO Perimetrazione con boe 87 615,80 87 615,80 0.00 Radar controllo area 79 534,36 74 239,36 5 295,00 Materiale divulgativo 15 442,06 15 442,06 0.00 Evento inaugurale 10 329,14 10 329,14 0.00 Promozione scuole 25 822,84 0.00 25 822,84 Realizzazione video 36 151,98 36 151,98 0.00 Realizzazione sito web 20 760,00 20 760,00 0.00 Evento autunnale 8 366,60 8 366,60 0.00 Acquisto hardware 14 511,41 14 511,41 0.00 Acquisto software 22 724,10 22 724,10 0.00 Acquisto attrezzature subacquee 4 729,92 4 729,92 0.00 Acquisto binocoli 766,27 766,27 0.00 Acquisto sistema audio video sub 3 873,43 3 873,43 0.00 Acquisto mobilio 4 234,95 4 234,95 0.00 Spese personale 22 859,42 22 859,42 0.00 Spese ordinarie 3 797,56 3 797,56 0.00 Totale 361 519,83 330 343,58 31 176,25 % SPESO 100% 93,35% 100% 100% 0% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 91,38% Fonte: Roma Natura, Rendiconto Generale 2001 Come previsto dalla le Legge n. 394/91 art. 18 e Legge n. 93/01 art. 18 , il Ministero dell’Ambiente ha concesso il finanziamento per far fronte alle prime spese relative all’istituzione. Tale somma equivale, per tale area marina, a 361 519,83 Euro che è 95 stata ripartita dall’Ente Gestore nei vari interventi, come esposto nella tabella precedente. 7.1.2 Considerazioni Da un’attenta analisi del rendiconto precedente, riferitosi all’anno 2001, si nota un residuo di 25 822,84 Euro che equivalgono alla somma del finanziamento inerente alla “promozione scuole”, la quale non è stata ancora effettuata sul litorale romano, ma si prevede la sua attuazione per la Primavera 2004; e di 5 295,00 Euro inerente alla differenza tra il finanziamento ottenuto per l’istallazione radar e quello effettivamente speso. Per un totale di 31 117,84 Euro. 7.2 Analisi Dati Anno 2002 Il quadro del 2002 è più documentato. Non solo abbiamo a disposizione per la nostra analisi il Rendiconto Generale, ma possediamo un utile strumento quale il Piano di Gestione riferito a tale anno, successivamente non è mancata un’attenta analisi sul luogo, come si è fatta per le attività previste nell’anno precedente. 7.2.1 Piano di Gestione 2002 Dall’analisi del Piano di Gestione 2002 emergono diversi Obiettivi ognuno articolato in ulteriori Azioni con un preciso piano temporale di attuazione. a. Protezione Ambientale. “Uno dei maggiori problemi evidenziati nel primo anno di gestione dell’Area Marina Protetta nel settore della protezione ambientale è quello costituito dalla necessità di regolamentare e gestire le attività di fruizione che tendono ad impoverire il patrimonio delle biocenosi bentoniche che arricchiscono la zona. Difatti da una parte l’ancoraggio delle imbarcazioni appoggio alle attività subacquee, ancora attivo nonostante il divieto stabilito dal Decreto Istitutivo, soprattutto per motivi di sicurezza legati alla natura stessa delle attività e della peculiarità del sito, in mare aperto e in presenza di forti 96 correnti e di scarsa visibilità, dall’altra la presenza dei subacquei stessi che, seppur involontariamente, possono disturbare alcuni forme viventi, suggeriscono misure gestionali atte a ridurre tali impatti”1. L’importo del finanziamento richiesto è di 137 500 Euro, che rientrano nell’ambito del bando del Ministero dell’Ambiente e del Territorio “Interventi Prioritari nelle Aree Marine Protette”. A tale scopo l’Azione che viene proposta è : - Ormeggi e sentieri subacquei. Tale azione prevede un campo boe di ormeggio e una serie di percorsi naturalistici destinati ai subacquei. L’importo del finanziamento richiesto è 137 500 Euro. “La necessità di avere un ormeggio è requisito fondamentale per lo svolgimento delle attività legate alle subacquea, soprattutto in termini di sicurezza personale dei fruitori. La necessità di convogliare visitatori subacquei in aree dove sia possibile limitarne gli impatti, e la possibilità di dare, nel contempo informazioni sulla biologia dei fondali, suggerisce l’opportunità di creare sentieri guidati sui fondali”2. Il soggetto attuatore è stato individuato tramite gara pubblica e si prevede che entro Giugno 2004 sarà posizionato almeno una delle cinque boe previste. Piano di Attuazione degli Interventi Ormeggi e sentieri subacquei 100% Ministero dell'Ambiente Data di attivazione Data di completamento Finanziamento richiesto Finanziamento RomaNatura Costo Totale Fonte: Roma Natura, Piano di Gestione 2002. 1 2 Roma Natura. Piano di Gestione 2002. Roma Natura. Piano do Gestione 2002. 97 Ottobre 2002 Settembre 2003 € 137 500 € 0,00 € 137 500 b. La diffusione dell’ecologia e la conoscenza degli ambienti marini e delle caratteristiche ambientali dell’Area Marina Protetta. Un’attenta opera di difesa e conservazione dell’ambiente deve basarsi sull’informazione delle caratteristiche ecologiche e biologiche degli ecosistemi. Solo mediante il completo coinvolgimento di chi frequenta le aree protette, per lavoro o per diletto, si possono ottenere risultati efficaci nell’opera di gestione dell’area protetta. È dunque necessario portare a conoscenza il pubblico delle dinamiche che regolano i processi ambientali e dei riflessi che gli scompensi causati dalle attività antropiche possono avere, oltre che sull’ambiente, sulla collettività.3 La copertura finanziaria è dipartita in: 89,6% dal Ministro dell’Ambiente e Territorio 10,4% dell’Ente Gestore. Il finanziamento richiesto equivale ad un totale di 32000 Euro. - Realizzazione di materiali divulgativi. Nella prima fase di gestione dell’area marina appare opportuno, innanzitutto, portare a conoscenza il maggior numero di persone dell’esistenza stessa dell’area protetta, creando un motivo di curiosità e di interesse verso la stessa. È dunque importante individuare un logo accattivante, con una diffusione dell’immagine dell’area marina protetta che possa risultare positivo ed attraente. Facendo seguito all’iniziative intraprese dall’Ente gestore l’anno precedente in questo campo (realizzazione del logo, accordi con alcuni importanti realtà locali per la diffusione dei materiali informativi prodotti, realizzazione dei primi materiali divulgativi), è necessario aumentare lo sforzo in questo settore, producendo nuovi materiali “pubblicitari” in grado di aumentare l’interesse verso l’esistenza dell’area marina.4 Il soggetto attuatore è stato l’Ente Gestore, ma per la produzione del materiale informativo è stato indetta una gara pubblica. L’importo del finanziamento richiesto al Ministero dell’Ambiente e del Territorio, per tale intervento è di 12 000 Euro. Il logo e il materiale divulgativo sono stati realizzati. 3 4 Roma Natura. Piano di Gestione 2002. Roma Natura. Piano di Gestione 2002. 98 - Tabelloni segnaletici ed informativi: I punti informativi saranno costituiti da tabelloni segnaletici, realizzati in legno, che riporteranno dati su: caratteristiche ambientali dall’area, processi ecologici dominanti, specie animali e vegetali. I tabelloni conterranno inoltre informazioni sulla gestione dell’area marina protetta configurandosi cosi anche come “bacheche informative” dinamiche. I cartelloni verranno collocati presso gli stabilimenti balneari di Ostia, presso le spiagge libere di Castelporziano e di Capocotta e lungo il litorale di Torvajanica, coprendo tutta la fascia litorale prospiciente l’area marina protetta.5 Per quanto riguarda il soggetto attuatore sarà l’Ente Gestore e soggetti esterni selezionati mediante gara pubblica. L’importo del finanziamento richiesto per tale intervento è di 20 000 Euro. Il soggetto attuatore è stato selezionato tramite gara pubblica e l’ubicazione dei tabelloni è prevista per la Primavera 2004 . Piano di Attuazione degli Interventi Realizzazione del materiale divulgativo 17% Roma Natura 83% Ministero dell'Ambiente Data di attivazione Data di completamento Finanziamento richiesto Finanziamento RomaNatura Costo Totale Data di attivazione Data di completamento Finanziamento richiesto 10,7% Roma Natura Finanziamento RomaNatura 89,3% Ministero dell'Ambiente Costo Totale c. Lo Studio e la Ricerca Scientifica. Tale obbiettivo ha come Tabelloni segnaletici ed informativi Settembre 2002 Settembre 2003 € 12 000 € 1 295 € 13 295 Novembre 2002 Aprile 2003 € 20 000 € 2 400 € 22 400 scopo l’attivazione di un protocollo d’intesa con istituti universitari o consorzi interuniversitari per lo svolgimento di un piano per la realizzazione di progetti di ricerca che abbiano il 5 Roma Natura. Piano di Gestione 2002. 99 fine di fornire strumenti per migliorare le Gestione dell’area marina protetta. L’Area marina protetta “Secche di Tor Paterno” si colloca in un quadro assolutamente originale, essendo l’unica area marina protetta italiana a carattere “pelagico” e con relativamente pochi impatti umani. Inoltre, essendo l’unica in Italia a non avere zone “A” previsto dal Decreto Istitutivo, non è interessata dal Progetto di monitoraggio e ricerca “Afrodite”, in corso in tutte le altre aree marine protette e quindi, al momento attuale non dispone di alcun piano di ricerca scientifica.6 Tale accordo è stato firmato con l’università degli studi di Roma “Tor Vergata”. La copertura finanziaria è sostenuta per 98,9% dal Ministero dell’Ambiente e per l’1,1% dall’Ente Roma Natura. L’importo del finanziamento richiesto è di 141 400,88 Euro. che vengono ripartiti nei seguenti interventi: - Monitoraggio delle comunità bentoniche. L’importo del finanziamento richiesto per questo primo studio è 56 792,12 Euro. L’intervento è articolato in quattro linee di monitoraggio, su specie particolarmente minacciate e su ambienti critici: - la Posidonia oceanica, specie simbolo dell’importanza delle biocenosi bentoniche, fortemente minacciata dalle attività umane ed ancora presente nell’area marina protetta. - I Fondi mobili, poco conosciuti ma fortemente aggrediti da alcune attività pescherecce (strascicanti e turbosoffianti), oggi proibite nell’area marina protetta. - Il Coralligeno, ambiente complesso e diversificato, maggiormente rappresentato nell’area marina e prezioso indice sul successo delle attività di tutela ambientale. - La Comunità ittica, sottoposta al prelievo anche dopo l’istituzione dell’area marina protetta, merita un monitoraggio per conoscere le 6 Roma Natura. Piano di Gestione 2002. 100 reali necessità di protezione e per valutare la variazione negli stocks. - Effetti della pesca professionale e sportiva. Lo studio della pesca sportiva e delle attività di pesca professionale ha un funzione strategica nella gestione conservativa delle “Secche di Tor Paterno”. Queste attività infatti rappresentano una delle utenze più intense per quanto riguarda l’impatto da prelievo sulle Comunità dell’area marina protetta. Lo studio prevede di valutare gli aspetti socio-economici ed ecologici delle attività di prelievo, la loro sostenibilità rispetto alle finalità dell’azione di conservazione. Tale studio inoltre consente di approvvigionare materiale per ricerche sulla biologia riproduttiva e sull’ecologia trofica di alcune specie ittiche “bersaglio”, aspetti utili per definire regole e divieti.7 L’importo del finanziamento richiesto per tale intervento è di 35 949,38 Euro. - Interventi per la fruizione e strategie di conservazione. Tali interventi saranno collegati con un sistema di informazione a terra, costantemente aggiornato con i dati del programma di monitoraggio, ma anche dalle osservazioni dei visitatori subacquei. A ciò si aggiunge la possibilità di estendere a largo pubblico l’osservazione dei fondali e di alcuni aspetti degli interventi attraverso l’uso del ROV attivato a mezzo di natanti di superficie. Per quanto riguarda le strategie di conservazione si prevede la realizzazione di FAD (Fish Aggregation Device) galleggianti per la costruzione di ”zone d’ombra” per l’aggregazione temporanea di specie nectoniche; percorso didattico e sperimentale con parcelle ripiantumate di Fanerogame marine; localizzazione di alcune unità FAD per l’insediamento di specie necto – bentoniche, unità che saranno seguite dai ricercatori e dai visitatori subacquei.8 Per tale intervento l’importo finanziario equivale a 48 654,38 Euro. Tale intervento non è stato finanziato dal Ministero dell’ambiente. 7 8 Roma Natura. Piano di Gestione 2002. Roma Natura. Piano di Gestione 2002. 101 Piano Temporale di Attuazione degli Interventi Data di attivazione Data di completamento Finanziamento richiesto Finanziamento RomaNatura Costo Totale Ottobre 2002 Dicembre 2003 € 56 797,12 € 730 € 57 497,12 Data di attivazione Data di completamento Finanziamento richiesto Finanziamento RomaNatura Costo Totale Ottobre 2002 Dicembre 2003 € 35 949,38 € 350 € 36 299,38 Interventi per la fruizione Data di attivazione e strategie di conservazione Data di completamento Finanziamento richiesto 1,1% Roma Natura Finanziamento RomaNatura 98,9% Ministero Ambiente Costo Totale Ottobre 2002 Dicembre 2003 € 48 654,38 € 560 € 49 214,38 Monitoraggio delle comunità bentoniche 1,2% Roma Natura 98,8% Ministero Ambiente Effetti della pesca professionale e sportiva 1% Roma Natura 99% Ministero Ambiente Fonte: Roma Natura, Piano di Gestione 2002 d. Educazione Ambientale. Tale obiettivo ha come scopo una serie di interventi mirati a raggiungere le classi elementari e medie delle scuole del litorale romano, con la realizzazione di iniziative che riescono a coinvolgere sia i docenti che gli allievi in un avvicinamento delle tematiche legate alla conservazione degli ambienti marini.9. L’ente attuatore è stato individuato, tramite gara pubblica tra le Associazioni di Protezione Ambientale riconosciute ai sensi dell’art. 13 della legge n. 349/86.la copertura finanziaria è sostenuta per il 98,4% dal Ministero dell’Ambiente e per il 1,6% da Roma Natura Il finanziamento richiesto è di 30 000 Euro. Tale 9 Roma Natura. Piano di Gestione 2002. 102 intervento non è stato ancora effettuato, ma si prevede l’inizio delle lezioni per la Primavera 2004. Piano Temporale di Attuazione degli Interventi Data di attivazione Educazione ambientale Data di completamento Finanziamento richiesto 1,6% Roma Natura Finanziamento RomaNatura 98,4% Ministero Ambiente Costo Totale Ottobre 2002 Maggio 2003 € 30 000 € 500 € 30 500 Fonte: Roma Natura, Piano di Gestione 2002 e. La promozione dello sviluppo socio-economico ecosostenibile. Nel presente obiettivo si intende avviare e sviluppare un quadro di attività coordinate con gli operatori della pesca, al fine di diminuire il carico delle attività alieutiche sull’area, senza provocare conflitti né con i pescatori né con quelli sportivi che oggi frequentano in gran numero l’area marina protetta.10 La copertura finanziaria è suddivisa nel: 98,24% per il Ministero dell’Ambiente e del Territorio e per l’!,76% per l’ente gestore Roma Natura. L’importo finanziario totale richiesto al Ministero dell’Ambiente e del Territorio nell’ambito del bando “Interventi Prioritari nelle aree marine protette” è di 335.000 euro da ripartire nei due interventi: - Pescaturismo. Tale intervento ha lo scopo di diminuire lo sforzo di pesca professionale, offrendo al contempo un reddito alternativo o complementare agli operatori del settore. È un primo intervento concreto da parte dell’area marina protetta di interesse diretto verso gli operatori del settore della pesca che operano nell’area vasta.11 Per tale intervento sono stati richiesti 203 000 Euro, ma il Ministero dell’Ambiente non ha concesso tale finanziamento, 10 Roma Natura. Piano di Gestione 2002. 103 nonostante ciò alcuni pescatori del litorale stanno adibendo le loro imbarcazioni per svolgere tale attività. - Certificazione EMAS scopo di tale intervento è di ottenere uno strumento di gestione ambientale riconosciuto a livello europeo. Attraverso l’EMAS è possibile raggiungere il miglioramento continuo della gestione dei servizi ambientali, la dimostrazione della conformità alla legislazione ambientale vigente e le comunicazione al pubblico degli obiettivi raggiunti.12 L’importo del finanziamento richiesto al Ministero dell’ambiente è di 135 500 Euro. La gara di appalto è stata vinta dall’Università di Bologna in collaborazione con altre due società nel Ottobre 2003. Piano Temporale di Attuazione degli Interventi Data di attivazione Data di completamento Pescaturismo Finanziamento richiesto 1,5% Roma Natura FinanziamentoRomaNatura 98,5% Ministero Ambiente Costo Totale Ottobre 2002 Settembre 2003 € 203 000 € 3 000 € 206 000 Data di attivazione Certificazione EMAS Data di completamento Finanziamento richiesto 2,2% Roma Natura FinanziamentoRomaNatura 97,8% Ministero Ambiente Costo Totale Ottobre 2002 Settembre 2003 € 132 500 € 3 000 € 135 500 Fonte: Roma Natura, Piano di Gestione 2002 f. Funzionamento dell’Area Protetta – Spese Straordinarie. Per questo obiettivo sono stato richiesti 165 996 Euro per acquisto, installazione e manutenzione di beni durevoli. La copertura finanziaria è così suddivisa: il 11 Roma Natura. Piano di Gestione 2002. 104 99,5% dal Ministero dell’Ambiente e Territorio e lo 0,5% dall’ente gestore Roma Natura. - Acquisizione dell’imbarcazione per le necessità gestionali. L’acquisizione di un imbarcazione indipendente per le attività dell’Ente verrà utilizzata ai seguenti fini: sorveglianza dell’area da parte del personale guardiaparco dell’ente; manutenzione speditivi delle strutture galleggianti e sommerse; monitoraggio; rilievi scientifici; rappresentanza. L’imbarcazione servirà a dare ai fruitori dell’area marina una visibilità efficace e costante delle attività gestionali e della presenza sul territorio.13 L’imbarcazione è stata acquistato nel Novembre 2003 ed è ormeggiata direttamente presso il Canale dei Pescatori ad Ostia. L’importo del finanziamento richiesto è di 102 000 Euro. - Strumenti e Attrezzature. Acquisizione di mezzi strumentali per permettere all’ente gestore di svolgere al meglio i propri compiti gestionali istitutivi e di sviluppare in proprio attività varie, quali ad esempio, l’acquisizione e la gestione di dati georeferenziati o di presentare nel corso di stage, convegni e manifestazioni immagini, dati ed informazioni. In particolare, l’acquisizione di programmi software, l’utilizzo di sistemi hardware particolarmente dedicati allo sviluppo di cartografie georeferenziate, che hanno già portato alla realizzazione di alcune mappe tematiche realizzate direttamente dall’ente gestore e pubblicate sul sito internet dell’area marina protetta. È previsto l’acquisto di attrezzature subacquee che verranno utilizzate dal personale dell’ente nel corso dei sopralluoghi nell’area o messi a disposizione di visitatori privilegiati (ricercatori, colleghi provenienti da altre aree, giornalisti).14 L’importo del finanziamento richiesto è di 17 600 Euro. - Manutenzione straordinaria dei beni durevoli. La sede definitiva delle attività “terrestri” dell’area marina protetta, che costituirà il centro primario per le visite alla riserva e per le attività ad essa collegate, dovrà contenere 12 Roma Natura. Piano di Gestione 2002. Roma Natura. Piano di Gestione 2002. 14 Roma Natura. Piano di Gestione 2002. 13 105 spazi sufficienti alla realizzazione di strutture museali, seppur “leggere”, e didattiche, oltre a costituire un centro che offra, dotato di adeguate attrezzature tecniche e scientifiche, possibilità di ricerca ad Enti di ricerca dell’area romana e nazionale.15 L’ente gestore ha ottenuto, in concessione gratuita dal Comune di Roma, uno stabile di notevole interesse architettonico, che rappresenta la soluzione ideale come centro polifunzionale per le attività dell’area marina protetta. L’azione è articolata nei seguenti interventi: - studio di fattibilità economica – finanziaria - fattibilità tecnica, architettonica e urbanistica e progettazione - recupero ed allestimento definitivo dell’immobile I primi due interventi sono stati effettuati nell’anno 2002, mentre il terzo è previsto nel Piano di Gestione del 2003, ma che si presume verrà effettuato solo nel 2004, in quanto il Ministero dell’Ambiente ha concesso i fondi a dicembre 2003. Nel 2002 si sono effettuati alcuni interventi di manutenzione ordinaria al fine di rendere immediatamente operativa, almeno in parte, l’immobile. L’importo del finanziamento richiesto è 47 000 Euro. 15 Roma Natura. Piano di Gestione 2002. 106 Piano Temporale di Attuazione degli Interventi Data di attivazione Data di completamento Finanziamento richiesto Finanziamento RomaNatura Costo Totale Ottobre 2002 Febbraio 2003 € 102 000 € 500,00 € 102 500 Data di attivazione Data di completamento Finanziamento richiesto Finanziamento RomaNatura Costo Totale Ottobre 2002 Febbraio 2003 Euro 17 600 Euro 400,00 Euro 18 000 100% Ministero dell'Ambiente Data di attivazione Data di completamento Finanziamento richiesto Finanziamento RomaNatura Costo Totale Aprile 2002 Luglio 2002 € 12 396 € 0,00 € 12 396 Fattibilità tecnica, architettonica e urbanistica e progettazione del Centro Visite 100% Ministero dell'Ambiente Data di attivazione Data di completamento Finanziamento richiesto Finanziamento RomaNatura Costo Totale Settembre 2002 Dicembre 2002 € 34 000 € 0,00 € 34 000 Acquisto imbarcazione 0,5% Roma Natura 100% Ministero dell'Ambiente Strumenti ed attrezzature 2% Roma Natura 98% Ministero dell'ambiente Studio di Fattibilità economica-finanziaria del Centro Visite Fonte: Roma Natura, Piano di Gestione 2002 7.2.2 Rendiconto Generale Anno 2002 Dall’analisi del Rendiconto Generale dell’anno 2002 si osserva chiaramente che è suddiviso in: interventi di gestione ordinaria e spese di investimento. La somma dell’ investimento ottenuto è 425 968,05 Euro. Tra le spese di investimento riscontriamo gli interventi, già analizzati, dell’Ente Gestore proposti nel Piano di Gestione. 107 OBIETTIVO INTERVENTO Materiale La diffusione dell'ecologia divulgativo e la conoscenza degli ambienti marini e delle caratteristiche ambientali Tabelloni segnaletici dell'area. Monitoraggio comunità bentoniche Studio e ricerca Effetti pesca scientifica professionale e sportiva Interventi per la fruizione, strategie di conservazione Acquisto imbarcazione Fattibilità tecnica architettonica e Spese straordinarie urbanistica Studio di fattibilità economico finanziaria Strumenti ed attrezzature Incontri con il mare Lezioni ad istituti del litorale romano La ricerca in tempo reale Programma per Internet Totale IMPORTO IMPEGNATO RESIDUO % SPESO 12 000,00 8 856,00 3 144,00 73,80% 20 000,00 0 20 000,00 0% 56 797,12 56 797,12 0 100% 0 100% 35 949,38 0 102 000,00 35 949,38 0 0 94 057,93 7 942,07 92,22% 20 000,00 19 900,00 100 99,50% 8 000,00 7 860,00 104 98,70% 17 600,00 6 878,40 10 721,60 39,08% 30 000,00 0 30 000,00 0% 10 000,00 10 000,00 0 100% 312 346,50 240 298,83 72 011,67 76,93% Fonte: Roma Natura, Rendiconto Generale 2002 108 7.2.3 Considerazioni Si nota chiaramente che nel Rendiconto Generale non sono presenti alcuni interventi previsti nel piano di gestione; queste voci coincidono con le “boe di ormeggi e sentieri subacquei” e “Pescaturismo ed EMAS”, poiché queste azioni rientrano negli “Interventi prioritari nelle aree marine protette”, ovvero il Ministero dell’Ambiente mette a disposizione particolari stanziamenti per determinate iniziative. Mentre l’importo nullo per gli “Interventi per la fruizione e strategie di conservazione” è dovuto al fatto che non è stato proprio approvato dal Ministero dell’Ambiente; anche il finanziamento per il Pescaturismo non è stato concesso. Il residuo di 20 000 Euro corrispondente ai Tabelloni segnaletici, è dovuto al fatto che sono stati impegnati ma spesi nella primavera 2004. Vi è anche un ritardo per quanto riguarda l’intervento “Incontri ad istituti del litorale romano”, infatti dal rendiconto emerge che i 30 000 Euro non sono stati impegnati. Dal colloquio avvenuto nel Gennaio 2004 con il presidente della Riserva il dottor Luca Marini, questi ultimi due interventi sono previsti per la Primavera 2004. 7.3 Analisi Dati Anno 2003 Per quanto riguarda i documenti a disposizione per tale anno, abbiamo solo il Piano di Gestione 2003, in quanto il Rendiconto Generale ancora non è stato redatto. 7.3.1 Piano di Gestione 2003 Come il Piano di Gestione 2002 anche quello riferito all’anno 2003 è suddiviso in diversi obiettivi, i quali a loro volta sono composti da diversi interventi. Con ognuno un proprio Piano Temporale d’Azione. Da un’attenta analisi possiamo elencare i diversi obiettivi e spiegarne i relativi interventi. 109 a. La tutela e la valorizzazione delle risorse ambientali. Tale obiettivo ha come scopo quello di formare un nucleo di operatori in grado di valorizzare e tutelare l’area marina protetta attraverso l’accompagnamento e la vigilanza sui principali fruitori: i subacquei. L’intervento proposto è: - Formazione degli accompagnatori dei Diving. “Attraverso un corso che ha come obiettivo primario la formazione degli operatori economici dei Diving presenti nell’Area Marina Protetta, in possesso di brevetto di Dive Master o equivalente, che potranno così essere messi in condizione di lavorare con particolari modalità”16. Il corso è stato articolato in 5 incontri di due ore ciascuno. La partecipazione al corso ed il superamento di un esame finale è il requisiti indispensabili all’iscrizione dei Diving nel Registro degli organismi autorizzati ad operare all’interno dell’Area Marina Protetta. Tale corso è stato tenuto dallo stesso responsabile dell’Area Marina Protetta, il dottor Luca Marini, nei mesi di Febbraio – Marzo 2004. I costi, calcolati circa 2 000 Euro, sono stati sostenuti dallo stesso Ente gestore. Piano Temporale di Attuazione degli Interventi Data di attivazione Formazione accompagnatori Data di completamento Finanziamento richiesto dei diving Finanziamento Roma Natura 100% Roma Natura Costo Totale Ottobre 2003 Novembre 2003 € 0,00 € 2 000 € 2 000 Fonte: Roma Natura, Piano di Gestione 2003 b. La diffusione dell’ecologia e la conoscenza degli ambienti marini e delle caratteristiche dell’Area Marina Protetta. “Un’attenta opera di difesa e conservazione dell’ambiente deve basarsi sull’informazione delle caratteristiche 16 Roma Natura. Piano di Gestione 2003. 110 ecologiche e biologiche degli ecosistemi. Solo mediante il completo coinvolgimento di chi frequenta le aree protette, per lavoro o per diletto, si possono ottenere risultati efficaci nell’opera di gestione dell’area protetta. È dunque necessario portare a conoscenza il pubblico delle dinamiche che regolano i processi ambientali e dei riflessi che gli scompensi causati dalle attività antropiche possono avere, oltre che sull’ambiente, sulla collettività”17.la copertura finanziaria è cosi suddivisa: 85,45% dal Ministero dell’Ambiente e del Territorio, 14,55% dall’Ente Gestore Roma Natura. Tale obiettivo lo avevamo già riscontrato nel piano di gestione 2002, ma vengono proposti nuovi interventi: - Il sito web accessibile: lo scopo è quello di realizzare una versione del sito web dell’area marina protetta destinata ai disabili. Per l’attuazione del progetto si prevedono consulenze esterne. L’importo del finanziamento richiesto al Ministero dell’Ambiente è di 16 000 Euro - Tabelloni segnaletici ed informativi: lo scopo è quello di portare un maggior numero di cittadini a conoscenza dell’esistenza dell’area marina protetta e dei servizi ad essa collegati; si prevede la realizzazione di segnaletica stradale ad hoc da collocarsi ad Ostia e Pomezia (Torvajanica) per indicare la dislocazione della sede, l’avvio di una campagna pubblicitaria a scala locale e l’affitto di spazi pubblicitari presso le stazioni ferroviarie della linea RomaOstia e presso il Porto di Ostia.18 L’importo del finanziamento richiesto al Ministero dell’Ambiente è di 10 000 Euro. - Guida alla scoperta dell’Area Marina Protetta: lo scopo è quello di realizzare una collana di pubblicazioni sull’area marina protetta, destinata alla divulgazione delle sue caratteristiche naturali, storiche, economiche e sociali. La finalità è quella di portare un maggior numero di cittadini a conoscenza dell’esistenza dell’area marina protetta, della sua storia e dei servizi ad essa collegati.19la copertura finanziaria è così suddivisa: 75% Ministero ambiente 17 Roma Natura. Piano di Gestione 2003. Roma Natura. Piano di Gestione 2003. 19 Roma Natura. Piano di Gestione 2003. 18 111 e Territorio- Direzione Difesa del Mare e il 25% Ente Gestore Roma Natura. Per il primo volume della collana l’importo richiesto è di 15 000 Euro. Tale volume dovrà essere di carattere generale ed introduttivo, che prenda in esame le caratteristiche complessive dell’area marina protetta, il suo ambiente, la sua storia, i servizi offerti anche nelle aree vicine, ecc. c. Funzionamento dell’area Protetta – Spese straordinarie. Tale obiettivo prevede i costi di investimento per acquisto, istallazione e manutenzione straordinaria di beni durevoli. L’intervento proposto è: - Ristrutturazione ed adeguamento del centro polifunzionale grazie agli studi condotti nell’anno precedente inerenti la fattibilità economica-finanziaria per il recupero dell’immobile e la fattibilità tecnica, architettonica ed urbanistica per il recupero dell’immobile anche attraverso specifici sondaggi tecnici, è stato sviluppato un progetto di recupero che, corredato a tavole grafiche, stima dei lavori e relativo quadro economico è stato trasmesso al Ministero dell’Ambiente nel mese di Maggio 2003 per opportune valutazioni. Il progetto finale prevede la ristrutturazione completa dell’edificio seguendo la sua architettura originale e la realizzazione di acquari, centri espositivi e didattici, con una particolare attenzione alla fruizione anche da parte di un pubblico disabile e la successiva apertura alle attività di gestione dell’area marina protetta.20 Come soggetto attuatore viene indicato lo stesso Ente gestore ed imprese edili da individuarsi attraverso procedure di gara europea. Il finanziamento richiesto è di 460 000 Euro. 20 Roma Natura. Piano di Gestione 2003. 112 Piano Temporale di Attuazione degli Interventi Data di attivazione Data di completamento Finanziamento richiesto Finanziamento RomaNatura 100% Ministero dell'Ambiente Costo Totale Ristrutturazione ed adeguamento del centro polifunzionale Novembre 2003 Giugno 2004 € 460 000 € 0,00 € 460 000 Fonte: Roma Natura, Piano di Gestione 2003. 7.3.2 Considerazioni È da notare che tutti gli interventi elencati nel Piano di Gestione 2003 sono stati approvati e accettati solo a Dicembre 2003 da parte del Ministero del Ambiente, quindi è ovvio che la realizzazione di questi avverrà nelle migliori delle ipotesi nel 2004. 7.4 Analisi in Loco e Riscontro al Presente delle Attività Dopo aver analizzato i documenti redatti dall’Ente Gestore per questi primi 3 anni di attività , lo studio ha proceduto andando a verificare di persona l’operato effettuato. A tale scopo riprenderemo tutti gli interventi proposti e li confronteremo con la realtà esistente. Si è passati, quindi ad un confronto attento e diretto di ciò che si è portato a termine, andando a valutare sul posto gli interventi effettivamente portati a termine e i tempi di intervento. Le boe di perimetrazione dell’area sono state posizionate immediatamente dopo l’istituzione. Il Radar per il controllo a distanza dell’area marina protetta è stato inaugurato nel luglio 2003. tale innovativo sistema, realizzato dalla DATAMAT per conto dell’ente gestore, ed unico in Italia consentirà alla Capitaneria di Porto di Fiumicino di monitorare 24 ore al giorno l’area protetta e di poter intervenire in caso di spostamento di boe perimetrali o di presenza di naviglio non autorizzato all’interno dell’area. 113 Il Sistema di Sorveglianza Remota di DATAMAT si basa sull’utilizzo di un radar installato sulla Torre di Controllo del Porto di Roma (Roma), che riceve i segnali dai riflettori posizionati sulla sommità delle boe. Questi segnali vengono poi trasmessi alla sede di Fiumicino della Capitaneria di Porto, che può inviare rapidamente le proprie motovedette in caso di violazione della riserva. Il Sistema contribuisce in modo efficace sia alla lotta a fenomeni quali la navigazione non autorizzata, o la pesca di frodo, sia alle misure per garantire la sicurezza dei natanti. Infatti le boe sono soggette a deriva dalla posizione propria a causa della variabilità delle condizioni meteo (stato del mare, venti), per cui le dimensioni dell’area protetta possono subire modifiche notevoli, con conseguente pericolo per la navigazione. Il sito web è stato attivato nel 2002 e corrisponde all’indirizzo: www.ampsecchetorpaterno.it. Tale sito è continuamente aggiornato sulle novità e sugli eventi della riserva, con relative foto e filmati i quali danno la possibilità di conoscere questo mondo sommerso, privilegio ancora per pochi. L’ interesse e la curiosità riscontrata è in continuo aumento, come appare dal seguente diagramma: 500 400 300 200 100 0 Numero Visite M ag gi G o iu gn o Lu gl i A o go Se sto tte m b O re tt N obr e ov em D br e ic em b G re en n Fe aio bb ra io M ar zo A pr ile Numero visite Visite al sito web 2003/04 Periodo Tabella 1: Visite al sito web negli ultimi 12 mesi 2003-2004 114 Dal rendiconto dell’anno 2001, si nota chiaramente che non sono stati usufruiti i soldi relativi alla promozione nelle scuole e di conseguenza la verifica in loco ha affermato la carenza informativa non solo nelle scuole del litorale, ma anche della maggior parte della popolazione di Ostia e Torvajanica. Infatti abbiamo sottoposto determinate categorie economiche (Ristoranti, Bar, Hotel, Stabilimenti balneari, Pescatori) ad un questionario (vedi Appendice A) riguardante proprio la conoscenza dell’area marina prospiciente alla loro costa, e ciò che è emerso chiaramente è una carente publicizzazione dell’istituzione dell’area con una conseguente disinformazione dell’esistenza di questa. Le uniche categorie che hanno dimostrato una discreta conoscenza della riserva sono stati ovviamente i subacquei e i pescatori, i diretti interessati alle normative emesse dopo l’istituzione. Il piano di gestione 2002 prevedeva: I sentieri subacquei e le boe di ormeggio, indispensabili all’ancoraggio delle imbarcazioni al fine di eliminare le azioni distruttive sul fondo dovute a tale azione, non sono ancora state posizionate, ma l’appalto è stato vinto e si prevede la realizzazione di uno dei cinque ormeggi destinati alle imbarcazioni per Giugno 2004. Le boe saranno fissati sul fondo con innovativi sistemi ecologici, per evitare di danneggiare i fondali, e faranno capo a un sistema di “sentieri” sommersi che porteranno i subacquei alla scoperta degli angoli più interessanti dell’area marina protetta. I dieci tabelloni segnaletici ed informativi lungo le spiagge del litorale romano non sono stati ancora collocati e ciò comporta non solo un ritardo dell’intervento in sé, ma anche una ulteriore carenza di publicizzazione e diffusione dell’esistenza dell’area marina protetta “Secche di Tor Paterno”. Il soggetto attuatore è stato definito tramite gara pubblica e si prevede la loro disposizione per la Primavera 2004. Il logo è stato ideato ed è identificato nel cavalluccio marino (Hippocampus Guttulatus) che è riportato sui diversi materiali divulgativi resi disponibili nelle diverse manifestazioni organizzate dall’Ente in collaborazione con gli Assobalneari, 115 e, in occasione della II Conferenza Nazionale sulle Aree Marine Protette che si è tenuta a Torino nell’Ottobre 2002. La ricerca scientifica è stata affidata all’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” nel Dicembre 2003. Il protocollo d’intesa tra Roma Natura e l’Università di Tor Vergata è stato firmato al fine di realizzare studi sugli ambienti e sulle specie presenti nell’area protetta e sugli impatti che le attività umane, quali pesca e attività subacquee hanno su di esse. Questi studi avranno una funzione strategica e di orientamento determinante nello svolgimento delle prossime attività gestionali dell’area . Il Ministero dell’Ambiente non ha reso disponibile i fondi per il Pescaturismo, ma come dice un pescatore di Ostia Franco D’Arenzio in un intervista sul periodico “Blu Mare” del mese di giugno 2003: “..quattro barche hanno già iniziato l’attività di pescaturismo. Io stesso sto sistemando la barca adattandola ai requisiti previsti dalla legge. L’esperienza che abbiamo fatto è molto positiva : i turisti vengono a bordo, imparano le tecniche di pesca, mangiano il pesce appena preso e fritto all’istante. E ritornano volentieri.”. da ciò si deduce che nonostante il Ministero dell’Ambiente non abbia concesso i fondi necessari, alcuni pescatori stanno adibendo la loro imbarcazione per un settore economico indubbiamente innovativo per la nostra costa. La gara riguardante l’affidamento degli studi per l’ottenimento della prestigiosa certificazione europea EMAS II è stata vinta dall’Università di Bologna in collaborazione con altri due enti esterni nel l’Ottobre 2003. L’importanza di tale certificazione sta nel fatto che la registrazione EMAS è il riconoscimento ufficiale a livello europeo del raggiungimento di una eccellenza attribuito per una gestione dell’area protetta, sia per quanto riguarda la conservazione degli ambienti naturali che per il coinvolgimento e la partecipazione delle realtà locali nei processi decisionali. L’imbarcazione per il monitoraggio e vigilanza è stata comprata ed è entrata in funzione nel mese di Novembre 2003. Tale imbarcazione è stata sistemata lungo il canale dei pescatori, ad Ostia, a ridosso dello stabile adibito a centro polifunzionale per le attività gestionali dell’area marina. L’imbarcazione ha le seguenti caratteristiche, in base alle necessità operative a cui è destinata: 116 - Lunghezza fuori tutto massimo 8 mt. - Larghezza massima: 2,9 mt. - Omologata al trasporto di 8 persone. - Carena e ponte in VTR stratificata - Ponte tipo “walkaround” - Pulpito di prua. - Gavone dell’ancora autosvuotante. - Cabina per la sistemazione di attrezzature tecniche elettroniche e cartografiche, con oblò in vetro infrangibile. - Doppio posto di pilotaggio - Timone idraulico. - Serbatoio di acqua dolce - Motore entrobordo diesel 200 CV, 4 cilindri ad indiretta, raffreddamento con scambiatore di calore, modelli turbo ed intercooler. - Motore fuoribordo di emergenza 10 CV, quattro tempi. - Trasmissione in linea d’asse. - Elica protetta. - Sala macchina insonorizzata. - Carburante di almeno 200 litri. - Dotazione di strumentazione per navigazione (bussola di governo, GPS , ecoscandaglio e fishfinder). - Pilota automatico interfacciato con il GPS. - Predisposizione apparato VHF ed antenna adattabile. - Dotazione di sicurezza completa secondo le normative vigenti. - Otto parabordi.. - Ancora galleggiante. - Personalizzazione dell’imbarcazione con logo e dicitura dell’AMP. È stato fatto anche un prospetto dei costi annuali presunti per l’esercizio e la manutenzione dell’imbarcazione: 117 Costi Annuali per l'Esercizio e la Manutenzione dell'Imbarcazione INTERVENTI Consumo Carburante Manutenzione: alaggio e varo, carena, mano d'opera, sostituzione parti usurate.. Tasse: stazionamento, VHF Assicurazione Ormeggio TOTALE COSTO PRESUNTO Euro 3 000 Euro 2 000 Euro 500 Euro 1 500 Euro 3 000 Euro 10 000 Il terreno e lo stabile per il centro polifunzionale, sono stati concessi ad uso gratuito dal Comune di Roma per dodici anni (rinnovabili) per la gestione delle attività legate all’Area Marina Protetta e finalizzate alla realizzazione di un centro per attività di tipo amministrativo, formativo, divulgativo e di ricerca sulle tematiche legate alla tutela e valorizzazione dell’ambiente marino. Si prevede in particolare la realizzazione di un centro visite, di un museo e acquario didattico, di un laboratorio per le attività di ricerca, nonché della stessa sede dell’Ente. La ristrutturazione e rifunzionalizzazione dello stabile che si rende a tale scopo necessaria, prevede in particolare interventi di sistemazione e di adeguamento strutturale, oltre che di allestimento e arredo dei locali. A tale scopo si è resa necessaria in via preliminare procedere ad un analisi e valutazione di fattibilità dell’opera con riferimento ai seguenti ambiti principali: economico-finanziaria tecnica, architettonica e urbanistica. Queste due analisi sono state effettuate e una prima ristrutturazione ha permesso di rendere agibile lo stabile, che da Novembre 2003 è aperto una volta a settimana, con un esperto che dà informazioni sull’Area Marina Protetta. La gestione dell’immobile sarà affidata ad un Ente esterno. Il recupero ed allestimento definitivo dell’immobile, indicato nel piano di gestione 2003, è prevista per Novembre 2004, così l’intera gestione potrà partire da tale sito e non più da Villa Mazzanti a Roma. 118 Un altro aspetto che siamo andati a verificare è l’ipotesi già accennata di escursioni a bordo di barconi nel corso delle quali sarà possibile collegarsi via audio e video con un guida subacquea in immersione per osservare insieme le stesse cose che il subacqueo vede e per parlare direttamente con lui ponendogli, in questo modo, domande e curiosità. Dopo aver parlato con Ubaldo Ranucci, si è appreso una mancanza lungo l’intero litorale romano di imbarcazioni che siano abbastanza sicure e capienti in grado di effettuare escursioni a così grande distanza dalla costa, e lui è l’unico a Ostia in possesso di barconi per il trasporto passeggeri, già utilizzate per le famose “Gite sul Tevere”, ed idonee per tali escursioni alle Secche, ma ancora sta aspettando l’autorizzazione da parte del RINA ( Registro Navale Italiano). Roma Natura ha acquistato e concederà gratuitamente le attrezzature tecniche in grado di trasmettere le immagini degli ambienti sottomarini. 7.5 Pesca e Attività Subacquee Tale paragrafo ha come scopo l’analisi delle categorie economiche maggiormente coinvolte nell’istituzioni dell’area marina protetta: i pescatori e le attività subacquee, entrambi disciplinati da precisi regolamenti redatti dall’Ente gestore. Pesca Sportiva e professionale Come previsto dal Art. 4 del Decreto Ministeriale: “ l’accesso alle imbarcazioni per la pesca sportiva sono espressamente autorizzate dall’ente gestore, anche il numero, la tipologia degli attrezzi, i limiti temporali e di cattura verranno determinati dall’Ente Gestore anche sulla base di appositi monitoraggi”21. Cosi Roma Natura ha stilato la Disciplinare inerente alla attività di pesca sportiva (vedi Appendice B), disponibile anche sul sito internet dell’area marina protetta, nella quale non vi sono solo informazioni su come ricevere ed ottenere l’autorizzazione, ma anche le diverse norme da dover rispettare all’interno di tale area, i limiti di cattura (lunghezza minima e massima dei pesci) , e le attrezzature consentite. 21 Decreto Ministeriale 29 Novembre 2000 119 Rimane vietata, ai sensi dell’art. 4, qualsiasi forma di pesca subacquea, sono inoltre vietate, secondo la disciplinare, la cattura di esemplari di cernia di qualsiasi specie, di qualunque misura, al fine di permettere il ripopolamento naturale dell’area protetta anche alle profondità minori. Il titolare della licenza non può catturare, giornalmente, più di 5 kg di pesci e molluschi (cefalopodi, seppie, polpi e calamari). Le licenze rilasciate in questi tre anni di attività sono state circa 1100. (Fonte: Roma Natura) Per quanto invece riguarda la Pesca Professionale, l’istituzione di questa riserva non ha posto limitazioni, ma dai diversi colloqui con i pescatori di Ostia e Torvajanica, è emerso il mancato coinvolgimento di questa classe economica, sottolineano anche un mancato controllo sulle modalità di pesca, ed inoltre vedono come una limitazione le eccessive licenze concesse, in quanto più pescatori hanno il permesso di cattura più le loro reti potrebbero essere vuote. Parlandone successivamente con il responsabile della riserva il dott. Luca Marini ha sottolineato che è irrilevante la quantità del pescato concessa ai titolari della licenza rispetto alla portata della rete. Dal colloquio con Massimo Bongarzoni, responsabile regionale della pesca nel Lazio, è emerso che la piccola pesca non ha avuto limitazioni, e come portavoce dei pescatori del litorale interessato, ha ribadito l’importanza dell’istituzione di tale riserva sia a livello ecologico- biologico, ma soprattutto come zona di ripopolamento futuro, ma ha fortemente sottolineato la mancata cooperazione tra i pescatori e l’Ente gestore. I risultati ottenuti da queste interviste mi portano ad affermare che i pescatori, pur ritenendo potenzialmente utile l’area marina protetta per la conservazione della risorsa, non hanno osservato alcun effetto positivo sulle rese di pesca in seguito all’istituzione, forse molto probabilmente per i pochi anni di attività. Dalle risposte sembra trasparire un interesse dei pescatori per un coinvolgimento maggiore nella gestione dell’area marina protetta e nel controllo delle attività che in essa si svolgono. Appare, quindi, evidente la necessità di aumentare il coinvolgimento degli operatori della pesca nella gestione, incentivando l’informazione e la formazione per l’avviamento a nuove attività economiche 120 Attività subacquee Le attività subacquee all’interno dell’area marina protetta “ Secche di Tor Paterno” sono regolamentate ed autorizzate, come prevede il Decreto Istitutivo del Ministero dell’Ambiente, il quale all’art. 4 dichiara che nella zona di riserva generale sono consentite “le attività subacquee compatibili con la tutela delle specie viventi e la conservazione dei fondali (fotografia, riprese, turismo subacqueo, ecc) esercitate per mezzo di imbarcazioni appoggio espressamente autorizzate dall’ente gestore; il numero di dette imbarcazioni e i limiti temporali dell’esercizio delle attività subacquee verranno parimenti disciplinati dall’ente gestore”.22 In attesa del completamento degli studi e dei monitoraggi che consentiranno di valutare gli eventuali impatti sull’ambiente nel suo complesso derivanti dalle attività subacquee ed in attesa di una legge quadro nazionale o regionale sulla disciplina delle attività subacquee, Roma Natura ha stilato la disciplinare delle immersioni subacquee e delle visite guidate all’interno dell’area marina protetta “Secche di Tor Paterno” (Vedi Appendice C) che disciplina il numero e le modalità delle visite subacquee inoltre vengono allegate le Norme di Comportamento da mantenere in immersione nel rispetto dell’ambiente circostante. Un adeguato opuscolo riassuntivo di tale norme è disponibile in qualsiasi centro diving autorizzato alle visite subacquee nella riserva,con lo scopo di informare i subacquei dell’adeguato comportamento da seguire durante la visita. Le immersioni possono essere effettuate sia da privati previa autorizzazione dell’Ente, sia dalle associazioni ed imprese iscritte all’Albo che Roma Natura abilita ad operare all’interno dell’Area Marina Protetta in quanto rispondono a particolari criteri di eccellenza. A tale scopo nel mese di Febbraio – Marzo 2004 il responsabile dell’Area Marina Protetta, dott. Luca Marini ha effettuato delle lezioni agli operatori economici dei Diving operanti nella zona di riserva, così da formare un personale avente delle conoscenze di biologia marina e capace di tenere un comportamento 22 Decreto Ministeriale 29 Novembre 2000 121 idoneo durante l’intera immersione. Il superamento di un esame finale è il requisiti indispensabili all’iscrizione dei Diving nel Registro degli organismi autorizzati ad operare all’interno dell’Area Marina Protetta. Tutto ciò è previsto nel Piano di Gestione 2003. Si è valutato un incremento nel numero di subacquei interessato alla riserva, portando quindi un incremento di fatturato che non è stato possibile quantificare per una mancata disponibilità degli operatori, si può facilmente supporre che con un adeguata informazione lungo tutto il litorale romano il numero dei visitatori potrebbe facilmente aumentare con i suoi pro e contro. I vantaggi sarebbero sicuramente economici, mentre i svantaggi potrebbero essere verso l’ambiente marino, ma cosa che un’adeguata disciplinare potrebbe egregiamente marginare. 122 Capitolo 8 Potenzialità e Sviluppi delle “Secche di Tor Paterno” In questo capitolo useremo i dati fin qui raccolti per formulare l’ Analisi SWOT per l’Area Marina Protetta le “ Secche di Tor Paterno” e completeremo il quadro delle attività economiche che si sono in questi anni sviluppate, mediante analisi economiche specifiche. 8.1 L’Analisi SWOT L'analisi SWOT è una delle metodologie attualmente più diffuse per la valutazione di situazioni. Si tratta di un procedimento di tipo logico, specifico dall'economia aziendale, che consente di rendere sistematiche e fruibili le informazioni raccolte circa un tema specifico e fornisce informazioni fondamentali per la definizione di politiche e linee di intervento. SWOT è un acronimo formato dalle iniziali delle parole inglesi: Strengths Æ Punti di Forza. Weaknesses Æ Punti di Debolezza. Opportunities Æ Opportunità. Threats Æ Rischi. La valutazione condotta con metodologia SWOT, quindi, è funzione della completezza dell'analisi "preliminare". Il fenomeno, oggetto di valutazione, infatti, deve essere approfonditamente studiato al fine di mettere in luce tutte le loro caratteristiche, strutturali e congiunturali, ed evidenziare eventuali relazioni e sinergie con altre proposte e situazioni. Per fare ciò non è sufficiente conoscere nel dettaglio il futuro progetto specifico, ma si rende necessaria la piena conoscenza del contesto all'interno del quale questo si collocherà. 123 Quindi, attraverso l'analisi SWOT, è possibile evidenziare i punti di forza e di debolezza al fine di far emergere quelli che vengono ritenuti capaci di favorire, ovvero ostacolare o ritardare, il perseguimento di determinati obiettivi. Più specificamente nell'analisi SWOT si distinguono fattori endogeni ed esogeni. La terminologia consueta distingue i fattori endogeni tra punti di forza e punti di debolezza e quelli esogeni tra opportunità e rischi. Tra i primi si considerano tutte quelle variabili che fanno parte integrante del sistema stesso, sulle quali è possibile intervenire per perseguire obiettivi prefissati. Tra i secondi, invece, si trovano variabili esterne al sistema che però possono condizionarlo, sia positivamente che negativamente. In quest'ultimo caso non è possibile intervenire direttamente sul fenomeno ma è opportuno predisporre strutture di controllo che individuino gli agenti esogeni e ne analizzino l'evoluzione al fine di prevenire gli eventi negativi e sfruttare quelli positivi. L'efficacia di questa metodologia d'indagine dipende, in modo cruciale, dalla capacità di effettuare una lettura "incrociata" di tutti i fattori individuati nel momento in cui si definiscono le politiche. E' necessario, infatti, appoggiarsi sui punti di forza e smussare i difetti per massimizzare le opportunità e ridurre i rischi. Per rendere più agevole tale lettura "incrociata" i risultati dell'analisi vengono, solitamente, presentati in forma di diagramma sintetico e poi descritti più diffusamente. Il diagramma è estremamente semplice, la Figura 1 mostra una struttura elementare di base. PUNTI DI FORZA ….. ….. ….. PUNTI DI DEBOLEZZA ….. ….. ….. OPPORTUNITÀ ….. ….. ….. RISCHI ….. ….. ….. Figura 1 – Diagramma sintetico di rappresentazione dei risultati dell’analisi SWOT 124 L'analisi, dunque, attraverso l'individuazione delle opportunità e dei rischi connessi all'adozione di un determinato progetto o di una particolare politica, si offre al decisore la possibilità di fare leva su aspetti sinergici o su opportunità esogene e di individuare le azioni preventive da attuare per limitare l'impatto di eventuali fattori di rischio. Nel complesso, dunque, la valutazione SWOT è un utile strumento a sostegno delle attività operative di soggetti pubblici e privati. 8.2 SWOT per le “ Secche di Tor Paterno” Prendendo in esame i dati ottenuti è possibile effettuare un’analisi SWOT relativa all’Area Marina Protetta da noi presa in esame, ovvero per le “Secche di Tor Paterno”. Abbiamo precedentemente differenziato i quattro fattori in endogeni e esogeni. I Punti di debolezza e i Punti di forza sono fattori endogeni, cioè consideriamo tutte quelle variabili che fanno parte del sistema stesso. Mentre le Opportunità e i Rischi, sono i fattori esogeni, cioè sono variabili esterne al sistema che però possono condizionarlo sia positivamente che negativamente. Detto ciò, possiamo elencare per le “Secche di Tor Paterno” i diversi fattori facenti parte delle quattro categorie. PUNTI DI FORZA – STRENGTHS - Geograficamente è in prossimità ad una grande bacino d’utenza quale è Roma. - Vicinanza a località (Ostia, Torvajanica) di forte interesse balneare gia fortemente attrezzate. - Presenza di risorse ittiche di interesse commerciale. - Specie e popolamenti di interesse per la conservazione. - Panorama subacqueo interessante per le attività subacquee. - Relativa vicinanza a strutture portuali destinate al diportismo. 125 - Mancanza di alternative per il turismo subacqueo nel raggio di almeno 150 Km e per la pesca sportiva. PUNTI DI DEBOLEZZA – WEAKNESSES – - Difficoltà di un attento monitoraggio a causa di assenza di strutture fisse in situ e della distanza dalla costa. - Mancanza di paesaggi emersi in grado di costituire motivo di riferimento per la fruizione. - Visibilità sottomarina spesso ridotta per torbide. - Correnti talvolta forti e, comunque, variabili. - Profondità elevata, limitante quindi ad un pubblico esperto. - Pesca di frodo sia subacquea che professionale (questa con tecniche non consentite). - Possibilità di inquinamento dovuta a correnti e alla vicinanza della foce del Tevere. OPPORTUNITÀ – OPPORTUNITIES – - Crescente sensibilità ambientale verso la fruizione di nuove aree protette. - Turismo in crescita e in via di differenziazione. - Presa di coscienza di un nuovo modello di sviluppo che porti all’integrazione tra esigenze naturalistiche con quelle socioeconomiche. - Educazione, ricerca, monitoraggio per approfondire le conoscenze sull’ambiente. - Ripristino dei valori ecologici e biologici che sono stati ridotti o perturbati dalle attività umane. - Conservazione della diversità genetica con la creazione di aree di ripopolamento. 126 RISCHI – THREATS - Difficoltà nel completamento della pianta organica dell’Ente Gestore, essenzialmente per le figure di sorveglianza. - Conoscenze ancora incomplete e frammentarie del sistema morfologico, biologico ed ecologico dell’area marina protetta. - Lento avvio delle attività dovuti ai ritardi nell’erogazione annua dei Fondi Ministeriali ed i Bilanci Annui sia del Ministero che dell’Ente Gestore. - L’incompleto coinvolgimento dei pescatori nella gestione dell’area marina protetta e nel controllo delle attività che in essa si svolgono. L’analisi SWOT effettuata ci permette di aver chiari sia i fattori limitanti che possono essere sia endogeni che esogeni, sia le potenzialità dell’area che dovrebbero essere al meglio sfruttate per un inequivocabile successo. 8.3 Fruizione dell’Area Marina Protetta Dall’analisi SWOT eseguita per le “Secche di Tor Paterno”, emergono inequivocabilmente le potenzialità dell’area, le quali con un’appropriata gestione, capace di superare, nel possibile, i fattori limitanti e far emergere i punti di forza, potrebbero rendere tale area marina una tra le più interessanti in Italia. Per l’Ente Gestore è estremamente importante programmare l’accessibilità e la funzionalità dell’area marina protetta al pubblico, aspetto che vogliamo sottolineare per avere un quadro completo dell’area presa in esame. La caratteristica fondamentale di quest’area marina è che è completamente sommersa, e questo come risulta dall’analisi SWOT può essere considerato sia un punto di debolezza, per quello che riguarda il monitoraggio e le difficoltà legate alla fruibilità del sito, sia un punto di forza in quanto è una caratteristica talmente peculiare che se sfruttata in modo adeguato può avere ripercussioni non solo sull’economia locale, ma anche, sulla valorizzazione del patrimonio naturale, considerando anche la promozione di forme di fruizione e la volontà di rendere fruttifero un bene potenziale, in termini scientifici, culturali e sociali. 127 Il Piano di Gestione, in accordo con le priorità dell’Ente Gestore, comprende una serie di servizi, strutture ed attività che rendano possibile direttamente o indirettamente l’osservazione. Le attività previsti dall’Ente Gestore possono essere distinte in turistico - ricreative e didattico - ricreative, in quanto programmate per utenze diverse, ma spesso si integrano fra di loro in modo che quelle del primo tipo acquisiscano una connotazione educativa. I programmi DIDATTICO – EDUCATIVI tendono a far comprendere il significato della conservazione della natura, stimolando il rispetto per essa; in tale programma, come abbiamo analizzato nel capitolo precedente, l’educazione ambientale rivolta agli istituti del litorale romano, con lo scopo di coinvolgere sia docenti che allievi alle tematiche legate alla conservazione dell’ambiente marino, è prevista nei Piani di Gestione del 2001 e del 2002. Tale intervento prenderà avvio solo nella primavera 2004. In un programma educativo ed informativo rientra, anche, il funzionamento del Centro Visite, previsto sia nel Piano di Gestione 2002 che in quello del 2003.nel Rendiconto Generale del 2001 è presente l’importo necessario per le spese del mobilio del centro. Il Centro Visite è indispensabile per: - Fornire accoglienza e documentazione dei visitatori. - Focal Point per ottenere notizie sugli aspetti naturali e sulle strutture e servizi dell’area. - Acquistare pubblicazioni. - Assistere a proiezioni di diapositive, film e altri programmi educativi. Il recupero ed allestimento definitivo dell’immobile, indicato nel piano di gestione 2003, è prevista per Novembre 2004, ritardo dovuto all’emanazione dei fondi necessari per tale intervento. I programmi TURISTICO - RICREATIVI sono rivolti a coloro che vogliono usufruire della riserva senza particolari impegni o esigenze. 128 In questo programma rientrano: - Attività subacquea. - Telecamera subacquea manovrata da sommozzatori e collegata in video e audio con un imbarcazione. Dall’analisi in loco è emerso che questo intervento ancora non è attivato, infatti, nonostante l’Ente Gestore si sia impegnato a concedere gratuitamente le attrezzature tecniche in grado di trasmettere le immagini degli ambienti sottomarini, il ritardo è dovuto essenzialmente alle mancate autorizzazioni da parte degli organi preposti. L’attività subacquea è l’unica che si sta sviluppando in modo efficace. Roma Natura ha anche effettuato delle lezioni di biologia marina per gli accompagnatori delle immersioni con lo scopo di formare un nucleo di operatori in grado di valorizzare e tutelare l’Area Marina Protetta attraverso l’accompagnamento e la vigilanza sui principali fruitori: i subacquei. L’osservazione del mondo marino mediante immersione subacquea , è diventata un importante fenomeno di massa, con cui si può sviluppare un tipo di eco – turismo intelligente, costituendo da un lato un nuovo approccio di fruizione del mare e dall’altro un’alternativa di sviluppo sostenibile per le economie locali. Confrontando gli interventi di fruizione programmate e attivate nell’area marina protetta con la precedente analisi SWOT, emergono chiaramente sia i gia elencati punti di forza che i punti di debolezza legati essenzialmente ai ritardi nell’erogazione annua dei Fondi Ministeriali ed i Bilanci Annui sia del Ministero che dell’Ente Gestore, in questo modo le attività programmate subiscono dei forti ritardi nell’essere rese operative. Alla luce di ciò possiamo concludere dicendo che lo sforzo dell’Ente Gestore per un’efficacia fruizione dell’area dovrà essere senza dubbio maggiore, capace di rendere l’area protetta una finestra sul mondo naturale per il visitatore e nel contempo un adeguato compromesso tra sviluppo economico-sociale e tutela ambientale. 129 8.4 Schema dell’Attività Subacquea Dagli studi effettuati è emerso che, tra le diverse attività economiche in programma per l’immediato futuro della Area Marina Protetta, l’unica che attualmente si sta sviluppando con eccellenti risultati è quella dell’Attività Subacquea. A livello prettamente regolamentare l’Ente Gestore ha stilato una disciplinare delle immersioni subacquee e delle visite guidate all’interno dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”(vedi allegato C). Ciò che in questo paragrafo vogliamo effettuare è un’analisi delle attività,inclusi i costi di un centro diving e successivamente una stima del numero di visitatori che dovrebbero avere per sostenere i costi di tale attività e vedere quindi la sostenibilità dell’iniziativa.. A tale scopo siamo andati ad intervistare centri diving che operano sul litorale e che differenziano solo per il mezzo utilizzato come trasporto passeggeri. In questo modo siamo riusciti a mettere a confronto un centro che usufruisce di un barcone ed un altro che utilizza un gommone. È da tener presente che sono dei diving in piena regola sia a livello di sicurezza che a livello fiscale, cosa che non sempre avviene. Le ipotesi che consideriamo costanti per i due casi-studio sono: - Affitto della sede dell’attività sportiva, e le spese legate ad un ufficio. - Strumentazione di bordo. - Manutenzione dell’attrezzatura subacquea: gav, bombole, erogatore e compressore. - Compressore adatto al caricamento delle bombole. - Attività di vendita sia di attrezzature legate alla subacquea che articoli sportivi. Questa attività è differente da quelle attività che effettuano esclusivamente visite subacquee. 130 1° CASO Il centro diving preso in esame, ha sede lungo il litorale e oltre ad effettuare visite guidate all’interno dell’Area Marina Protetta, effettua anche un’attività commerciale sia di articoli per la subacquea che articoli sportivi nautici. Per il trasporto il centro utilizza un barcone di 9,5 mt, con una potenza di 315 CV, che consente il trasporto di 12 visitatori, 1 barcaiolo e 2 accompagnatori. L’escursione ha una durata complessiva di circa 2 ore, l’immersione circa 30 minuti e comporta una tariffa di 30 €, compreso l’affitto bombole, docce calde e pizza. Il barcaiolo viene pagato per ogni uscita, per quanto riguarda le guide, una è proprio la responsabile del centro l’altro, solitamente è una “guida apprendista” al quale gli viene permesso di fare esperienza senza pagare l’immersione, in quanto presso il centro si effettuano anche i vari corsi di sub. A bordo non c’è un telefono ma vengono usati i cellulari. I Centri Diving devono essere registrati come un’azienda e quindi ci sono delle Tasse da considerare che dipendono dalle ricevute effettuate per ogni immersione. 131 SPESE PER DIVING CON BARCONE Sede del diving Barcone Compressore Manutenzione Affitto / mese = 500 € Spese varie (luce, telefono,ecc) /mese = 200 € Valore a nuovo +dotazioni di bordo = 70 000 € Manutenzione /anno = 2 000 € Strumentazioni di bordo = 2 000 € Tasse di rinnovo licenza / anno = 600 € Assicurazione barca / anno = 2 000 € Posto barca 12mt / anno = 4 000 € Valore a nuovo = 16 000 € 1 Bombole / 2 anni = 30 € 1Giubbetto equilibratore = 10 € Filtri Compressore / 50 hr = 100 € Erogatore = 40 € Carburante 20 € / uscita Minuteria 200 € / anno Barcaiolo Qualificato 50 € / uscita Tasse di Attività ca 10 000 € /anno 2° CASO Anche questo centro diving ha sede lungo il litorale ed oltre ad effettuare escursioni alle “Secche di Tor Paterno” effettua un’attività commerciale sia di articoli per la subacquea che articoli sportivi nautici. Per le visite all’area Marina usufruisce di un gommone di 9,5 mt, per circa 20 passeggeri, con una potenza di 285 CV. Le modalità dell’escursione sono le stesse del 1° CASO . Anche tale centro paga le tasse di attività del diving. 132 SPESE DI UN DIVING CON GOMMONE Sede del diving Gommone Compressore Manutenzione Affitto /mese = 500 € Spese varie(luce, telefono,ecc)/mese = 200 € Valore a nuovo + dotazioni di bordo = 50 000 € Manutenzione / anno = 500 € Strumentazioni di bordo = 2 000 € Assicurazione gommone / anno = 500 € Posto barca 12mt/anno = 4 000 € Valore a nuovo = 16 000 € 1 Bombole / 2 anni = 30 € 1 Giubbetto equilibratore = 10 € Filtri Compressore/50 hr = 100 € Erogatore = 40 € Carburante 20 € / uscita Minuteria 200 € / anno Conducente Qualificato 50 € / uscita Tasse di Attività ca 10 000 € / anno Dopo aver considerato i costi sia per un centro che utilizza un barcone che per quello che usufruisce un gommone, andiamo a calcolare gli ammortamenti per i beni strumentali. 133 Beni Strumentali Valore a Nuovo Tempo ammortamento Quota di Ammortamento Barcone 70 000 € 10 anni 7 000 € Gommone 50 000 € 10 anni 5 000 € Minuteria 200 € 5 anni 40 € 16 000 € 5 anni 3 200 € 2 000 € 5 anni 400 € Compressore Strumentazione di bordo CONSIDERAZIONI Dall’analisi dei dati ottenuti possiamo affermare che, a parità di strumentazioni, di locazione e tipologia del centro diving i costi di un’attività che utilizza il barcone, rispetto a quella che, invece, usufruisce di un gommone, sono nettamente superiori. Abbiamo considerato l’ipotesi che: - Entrambi i centri diving hanno le stesse spese sia di affitto che quelle più generiche riguardanti il mantenimento di un negozio: luce, telefono elettricità; tuttavia, operando oltre all’attività sportiva anche quella commerciale si attribuisce a questa iniziativa solo 6/12 dell’intero costo dell’affitto. - Entrambi hanno gli stessi costi per la manutenzione dell’attrezzatura subacquea: gav, bombole, erogatore e compressore - Entrambi pagano le Tasse di Attività, in quanto un centro diving deve essere registrato come Azienda Diving, ma non tutti i centri effettuano tale pagamento. Andando ora, invece, ad analizzare in dettaglio le spese relative ai diversi mezzi di trasporto si nota non solo la ovvia differenza di costo a nuovo dell’imbarcazione, nonostante abbiamo considerato mezzi con uguale lunghezza, ma anche i costi di manutenzione sono nettamente diversi. Per la manutenzione del barcone si prevede un costo di circa 2 000 Euro che comprende: motore, carena, antivegetativo. Per la manutenzione del gommone invece sono previste circa 500 Euro. Anche l’assicurazione per un barcone è maggiore rispetto a quella di un gommone. 134 Dobbiamo sottolineare che il barcone essendo considerato una barca da lavoro è soggetto a Tasse per il rinnovo annuale della licenza, invece il gommone non è soggetto a tale imposta. È importante, inoltre, tener presente che, nonostante le immersioni sono concentrate in 5 mesi l’anno, entrambi i centri considerati effettuano anche attività di negozio di articoli per la subacquea e sportivi, quindi hanno un guadagno annuale costante. 8.5 Analisi Economica dell’Attività Subacquea Lo scopo della nostra analisi economica, è quello di stimare il numero di visitatori che un centro diving dovrebbe avere per rientrare nei costi. I costi dell’attività considerata, sono stati divisi in: costi fissi e costi variabili. I costi fissi sono quelli che non possono essere evitati non attivando il processo produttivo nel periodo considerato. Essi sono costituiti dai costi di ammortamento relative al periodo, dai costi di manutenzione, dai premi assicurativi, ecc. I costi variabili, invece, sono quelli associati con l’attività che variano con la quantità di output. Ciò che viene considerato, in questa analisi, è che l’attività subacquea si svolge per 150 giorni l’anno ovvero per circa 5 mesi, come affermano i responsabili dei centri diving. I Costi Fissi consistono in: - Manutenzione dell’attrezzatura e del mezzo di trasporto. I costi dell’ attrezzatura, che consiste in: bombole, erogatore, giubbetti equilibratori e filtri compressore, sono moltiplicati per 25 in quanto esso è la quantità presente in negozio. - Spese del negozio: i costi sono stati divisi per 2, in quanto i centri considerati effettuano anche un’attività di vendita oltre che quella subacquea. - Posto barca. - Assicurazione del mezzo di trasporto. - Tasso di interesse del 5% sulla strumentazioni e sul mezzo nautico. 135 - Ammortamento non finanziario su base 1/n dell’ammontare complessivo, dove n è la durata effettiva del cespite. Per il barcone/gommone si sono considerati 10 anni di vita utile, mentre per le attrezzature 5 anni. - Tasse per il rinnovo della licenza del barcone come mezzo di lavoro. I Costi Variabili consistono in: - Carburante - Conducente - Responsabile Attività - Tasse di attività. Questi costi devono essere moltiplicati per 150 giorni, ossia i 5 mesi di piena attività di un centro diving. Per il centro diving che usufruisce del barcone si è stilato il seguente prospetto: PROSPETTO ANNUALE COSTI FISSI Ammortamento Barcone -10 anniAmmortamento Minuteria -5 anniAmmortamento Compressore -5 anniAmmortamento Strumentazione di bordo -5 anniPosto Barca -annuoAssicurazione Barca -annuoManutenzione Barca -annuoTasse Rinnovo Licenza -annuoSpese Negozio: affitto, luce… -6/12 mesiManutenzione Attrezzature -annuo5% Minuteria 5%Strumentazione di Bordo 5% Compressore 5% Barcone Responsabile Impresa - annuoTOTALE 136 7 000 € 40 € 3 200 € 400 € 4 000 € 3 000 € 2 000 € 1 000 € 4 200 € 2 050 € 10 € 100 € 800 € 3 500 € 15 000 € 46 300 € PROSPETTO ANNUALE COSTI VARIABILI Carburante - 20 € / uscita Conducente - 50 €/uscitaTasse attività - annuoTOTALE 3 000 € 7 500 € 10 000 € 20 500 € Per il centro diving che usufruisce del gommone si è stilato il seguente prospetto: PROSPETTO ANNUALE COSTI FISSI Ammortamento Gommone - 10 annuoAmmortamento Minuteria -5 annuoAmmortamento Compressore -5 anniAmmortamento Strumentazione -5 anniPosto Barca -annuoAssicurazione Gommone -annuoManutenzione Gommone -annuoSpese Negozio: affitto, luce… -6/12 mesiManutenzione Attrezzature -annuo5% Minuteria 5%Strumentazione di Bordo 5% Compressore 5% Gommone Responsabile Impresa TOTALE 5 000 € 40 € 3 200 € 400 € 4 000 € 500 € 500 € 4 200 € 2 050 € 10 € 100 € 800 € 2 500 € 15 000 € 38 300 € PROSPETTO ANNUALE COSTI VARIABILI Carburante -20€/uscitaConducente -50€/uscitaTasse attività -annuoTOTALE 3 000 € 7 500 € 10 000 € 20 500 € 137 Per calcolare quanti visitatori il centro dovrebbe avere, durante la stagione favorevole, dobbiamo dividere la somma dei costi per il costo della singola visita. Sappiamo che l’immersione subacquea alle “Secche di Tor Paterno” comporta una tariffa di 30 € comprese solo le bombole, e che nei giorni favorevoli vengono effettuate più di una immersione al giorno. Non è stato calcolato l’affitto della attrezzatura poiché ovviamente dipende dalle disponibilità del subacqueo ed è un fatto aleatorio finora. Ci si è posti, allora, il quesito della “sostenibilità” economica di queste iniziative anche nel caso che queste vengono intraprese dalla Riserva. Si è calcolato il numero dei visitatori necessario a riequilibrare i costi per l’attività subacquea che utilizza il barcone: C T = CF + CV Æ 66 300 € N° Visitatori Totale = C T / Tariffa Æ 2 210 N° Visitatori a giornata = N° visitatori Totale / 150gg Æ ca 15 Quindi se il centro riesce a fare per lo meno un’uscita a giornata rientra nei costi totali spesi. Invece per quanto riguarda il centro diving che utilizza il gommone : CT = CF + CV Æ 58 800 € N° Visitatori Totale = CT / Tariffa Æ 1 960 N° Visitatori a giornata = N° Visitatori Totale /150gg Æ ca 13 Essendo i costi fissi più bassi rispetto a quelli di un centro diving che usufruisce di un barcone, il rientro nei costi è più semplice. 138 Capitolo 9 Conclusioni Lo studio effettuato, si è sviluppato in modo conforme agli obiettivi prefissati all’inizio dell’analisi. Nella prima parte della tesi si è reso necessario un’escursus non solo sugli aspetti normative ed amministrativi, ma anche su quelli gestionali ed inerenti alla pianificazione, aspetti comuni alle Aree Marine Protette Italiane. Questo è stato effettuato tramite uno studio approfondito di diversi testi, documenti, siti internet e periodici specifici. La seconda parte dello studio si è concentrato maggiormente sulla Riserva presa in esame: “Secche di Tor Paterno”, attraverso contatti, sopralluoghi, interviste. Dopo un primo inquadramento geografico e un’analisi delle caratteristiche biologiche–ecologiche dell’Area si è passati ad una più attenta valutazione dell’aspetto socio-economico e di fruizione dell’Riserva. Quest’ultima parte è stata così sviluppata: inizialmente si è stilato un questionario (vedi appendice A), che è stato sottoposto ad alcune categorie economiche selezionate del litorale interessato (Ostia-Torvajanica) con lo scopo di accertarsi della “popolarità” di questa neo-Area Marina Protetta. Purtroppo i risultati di questa indagine hanno evidenziato una carente publicizzazione da parte dell’Ente Gestore con una conseguente disinformazione dell’esistenza di tale area. Le uniche categorie che hanno dimostrato una discreta conoscenza della riserva sono stati ovviamente i subacquei e i pescatori, i diretti interessati alle normative emesse dopo l’istituzione. In contemporanea si sono sostenuti colloqui con diverse figure del mondo della pesca, con i proprietari dei centri diving, nonche con il responsabile della riserva, il dott Luca Marini, il quale ha reso disponibile il materiale gestionale per un’analisi delle azioni programmate dall’Ente Gestore e dei finanziamenti richiesti e preposti dalla stessa Roma Natura. Si è successivamente verificato sul campo la realizzazione 139 e l’impatto di ogni intervento previsto e si è valutata l’efficacia, non dimenticando di sottolineare gli eventuali ritardi nonche le motivazioni di questi. Si è effettuata un’analisi SWOT specifica per le “Secche di Tor Paterno”, così da avere ben chiari sia le potenzialità che i fattori limitanti dell’Area, successivamente abbiamo esaminato le attività previste dall’Ente Gestore per rendere accessibile e funzionale l’Area Marina Protetta al pubblico. In fine, dopo aver accertato che l’attività subacquea è l’unica che in questo momento si sta sviluppando con eccellenti risultati, si è effettuata l’analisi di questa attività, per valutare la sostenibilità dell’iniziativa. 9.1 Considerazioni sulla Gestione Per poter avanzare un parere sulla gestione durante i primi tre anni di attività dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno” non posso che prendere, ancora una volta, in esame le funzioni principali delle Aree Marine Protette, previste dall’IUCN, che possono essere così riassunte: • Protezione dei valori biologici ed ecologici: scopo principale dell’istituzione di un’Area Marina Protetta, comprendente il mantenimento di: - diversità genetica attraverso la protezione degli habitat di specie, sottospecie e varietà, siano stanziali o migratrici, commerciali o non commerciali, minacciate o comuni, animali o piante; - aree di riproduzione, specialmente per specie commerciali o minacciate; - aree di alta produttività biologica; - processi ecologici; • Ripristino, mantenimento ed incremento dei valori biologici ed ecologici che sono stati ridotti o comunque perturbati da attività umane. • Promozione dell’uso sostenibile delle risorse, con speciale riguardo a quelle che sono state sovra o sottoutilizzate. 140 • Monitoraggio, ricerca, educazione e addestramento, per approfondire le conoscenze sull’ambiente marino costiero. • Forme di ricreazione e turismo compatibili dal punto di vista ambientale. Da tale elenco siamo in grado di sintetizzare la duplice importanza delle Aree Marine: sia a livello biologico che a livello socio-economico. Per quanto riguarda le “Secche di Tor Paterno”, i dati strettamente ambientali sono ancora scarsi a causa della sua recente istituzione, seppure lo studio e le ricerche scientifiche siano stati gia finanziati e attivati, come prevede l’accordo tra Roma Natura e l’Università di Tor Vergata. Il nostro studio si è maggiormente concentrato sull’aspetto socio – economico dell’Area Marina ed alla luce dei risultati ottenuti siamo in grado di evidenziare non solo i successi ma anche i ritardi delle attuazione delle attività con le eventuali cause. Le cause dei ritardi delle attività, non sono solo da cercare nei ritardi nell’erogazione dei Bilanci Annui dell’Ente Gestore, ma anche nella concessione dei finanziamenti del Ministero dell’Ambiente, e nel fatto che il soggetto attuatore, per la maggior parte delle attività, deve essere individuato tramite gara pubblica. Ricordiamo, quindi, i progetti di maggior spessore e gli eventuali ritardi, che il Piano di Gestione triennale 2001-2003 prevedeva: - Ormeggi e sentieri subacquei: erano previsti per Settembre 2003. Il soggetto attuatore è stato individuato tramite gara pubblica e si prevede che entro Giugno 2004 sarà posizionato almeno una delle cinque boe previste.. - Tabelloni Segnaletici ed Informativi: L’Ente Gestore, Roma natura, prevedeva il loro posizionamento nell’Aprile 2003. Il soggetto attuatore è stato selezionato tramite gara pubblica e l’ubicazione dei tabelloni è prevista per la Primavera 2004 . - Studio e Ricerca Scientifica: si prevedeva la firma dell’accordo tra Roma Natura e l’Università di Roma Tor Vergata nell’Ottobre 2002. Ma il 141 protocollo d’intesa, quindi il monitoraggio della comunità bentonica e gli effetti della pesca professionale e sportiva, e stato firmato nel Dicembre 2003 - Certificazione EMAS: La gara di appalto è stata vinta nel Ottobre 2003 dall’Università di Bologna in collaborazione con altre due società, con solo un mese di ritardo dalle previsioni dell’Ente Gestore.. - Educazione Ambientale nelle scuole del litorale: le lezioni dovevano essere effettuate nel Maggio 2003, ma verranno impartite, probabilmente, nella Primavera 2004. - Imbarcazione: l’acquisto era previsto per febbraio 2003, ma è stato effettuato nel Novembre 2003 ed è ormeggiata presso il Canale dei Pescatori ad Ostia. - Ristrutturazione Centro Visite: gli studi di fattibilità economica-finanziaria e una prima ristrutturazione dell’immobile è stata effettuata nel Settembre 2003. Ciò era previsto per Dicembre 2002 ma i finanziamenti sono stati disponibile soltanto dopo un anno dalla richiesta. - Formazione degli accompagnatori dei diving: effettuata e finanziata dallo stesso Ente Gestore è stata effettuata nel Febbraio 2004 con solo 3 mesi di ritardo. - Allestimento definitivo del Centro Visite: il finanziamento è stato richiesto nel Piano di Gestione del 2003 ma i finanziamenti per tale anno sono arrivati a Dicembre 2003, è quindi difficile prevedere la data di realizzo di questi interventi, ma l’Ente Gestore supporne che Dicembre 2004 dovrà essere effettuato. Si ha in questo modo un quadro completo che ci permette di affermare non solo che Roma Natura sta cercando di superare, nei limiti del possibile, i fattori limitanti, per permettere l’attuazione degli obiettivi preposti, ma anche che, l’Ente Gestore sta operando per raggiungere una gestione dinamica ed integrata in un contesto del tutto innovativo. Non è da sottovalutare che è la prima riserva in Italia ad essere completamente sommersa. 142 Dopo aver preso coscienza delle problematiche, sia di origine naturale che quelle legate ad un contesto istituzionale e amministrativo, non posso che sottolineare le carenze dal punto di vista di publicizzazione e di coinvolgimento sia dei pescatori che della popolazione locale. Ciò è emerso chiaramente dal questionario effettuato lungo il litorale. Solo mediante il completo coinvolgimento del pubblico, infatti, si possono ottenere risultati efficaci nell’opera di gestione, bisogna infatti ricordare, che un’area protetta non deve essere vista solamente come un elenco di divieti, pur se necessari, con effetti negativi sullo sviluppo socio-economico nel contesto in cui si colloca. Al contrario essa, attraverso le molteplici attività compatibili, può e deve costituire un’importante strumento per realizzare il benessere economico e sociale, in cui i vincoli hanno solamente lo scopo di gestire in modo ottimale le risorse naturali per la conservazione dell’ambiente e non la sua mera preservazione.. Si può affermare, comunque, che l’Ente Gestore sta effettuando vari sforzi per raggiungere una gestione attiva ed integrata nel contesto globale della pianificazione e dell’amministrazione del sistema costiero Ne consegue quindi, confrontandoci con i quesiti originari, che hanno dato luogo a questa tesi, queste conclusioni: 1. La Riserva, pur nelle sue minute dimensioni e nella difficoltà oggettiva della sua esistenza, giustifica un interesse diffuso. 2. La struttura di gestione, pur tra mille difficoltà burocratiche, sta operando in modo confacente, da un lato agli obiettivi stabiliti dal suo mandato e dall’altro pur con forti carenze di organico sta lavorando nel migliore dei modi. 3. Per ora l’unico segno di dinamismo per una più adeguata fruizione è costituita dai centri diving, strutture private che operano sul litorale. 4. C’è da sottolineare che il fine scientifico-didattico dell’Area Marina Protetta non è ancora soddisfatto, mentre quello sportivo-ricreativo risulta molto più attivo e dinamico. 143 Prevista Effettiva Settembre '03 Aprile '03 Ottobre '02 Maggio '03 Settembre '03 Febbraio '03 Dicembre '02 Novembre '03 Giugno '04 Maggio '04 Dicembre '03 Maggio '04 Ottobre '03 Novembre '03 Settembre '03 Febbraio '04 Giugno '04 Dicembre '04 Prospetto delle attività dell'Ente Gestore feb-05 ago-04 gen-04 giu-03 dic-02 mag-02 nov-01 apr-01 rm eg gi Ta be llo St ni .e Ri c.s ci en t. Ed uc .am b. Ce rt . EM A Im S ba rc az io ne Ri st. ce nt .v is. Fo rm az io A ne de gu am en to Prevista Effettiva O Periodo 1 2 3 4 5 6 7 8 9 LISTA ATTIVITA' Ormeggi e sentieri subacquei Tabelloni segnaletici ed informativi Studio e ricerca scientifica Educazione Ambientale nelle scuole del litorale Certificazione EMAS Acquisizioni delle imbarcazioni per le necessità gestionali Ristrutturazione centro visite Formazione degli Accompagnatori Subacquei Allestimento Definitivo Centro Visite Tipo di attività 144 Prospetto delle attività dell'Ente Gestore feb-05 ago-04 Periodo gen-04 giu-03 dic-02 mag-02 nov-01 apr-01 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Attività Prevista Effettiva 9.2 Prospettive per il Futuro L’Area Marina “Secche di Tor Paterno” ha diverse potenzialità che solo una gestione attenta e integrata potrebbe indubbiamente rendere una tra le più interessanti in Italia. Un’opportuna publicizzazione, e un immediato sviluppo di determinati interventi quali le visite su barconi, l’allestimento del centro visite, ecc., porterebbero da un lato ad un incremento nel numero di visitatori sia subacquei che di semplici turisti, dall’altro si supererebbe, in parte, il “problema” della particolare collocazione di tale area, rendendo più agevole il collegamento dell’immaginario collettivo ad una realtà del tutto nuova e fondamentale per uno sviluppo sostenibile. L’Ente gestore sta operando velocemente nel colmare questi ritardi in quanto è anch’esso convinto che il coinvolgimento della popolazione locale e delle categorie economiche interessate è importante per il successo della Riserva marina, perché è solo in questo modo che si può accogliere eventuali indicazioni e critiche costruttive, 145 che hanno lo scopo di migliorare e rendere la gestione più adeguata possibile alle esigenze locali. Appare, quindi, evidente la necessità di aumentare il coinvolgimento degli operatori della pesca nella gestione, incentivando l’informazione e la formazione per l’avviamento a nuove attività economiche. Prendendo coscienza di ciò, l’Ente Gestore propone, tra gli interventi da realizzare nell’immediato futuro non solo il pescaturismo ma anche la qualificazione dei prodotti ittici provenienti dall’area marina protetta. L’adozione di un marchio collettivo di qualità, registrato e controllato da appositi enti competenti, potrebbe offrire, ai produttori artigianali la riconoscibilità e quindi la valorizzazione del proprio pescato. Tale intervento rientra nella creazione di fonti di reddito ecocompatibile, proposti nel piano triennale. Comunque gli interventi fin qui realizzati dall’Ente Gestore sono finalizzati non solo alla protezione dell’ambiente marino ma anche e soprattutto sono inseriti in un contesto di azioni opportunamente programmate e coordinate tra di loro, mirate alla gestione razionale ed integrata della fascia costiera; Roma Natura si sta effettivamente impegnando ad elaborare programmi gestionali, che permettono la convivenza delle esigenze naturalistiche con quelle socioeconomiche. L’area protetta dovrà riuscire ad essere per il visitatore una finestra sul mondo naturale e fargli acquisire la consapevolezza che l’uomo può trarre molti benefici dall’ambiente senza distruggerlo, solo a patto che ne conosca le complesse relazioni che lo regolano. L’area protetta dovrà anche costituire, un modo razionale di gestione del territorio, in maniera concreta, dinamica, e garantire nel rispetto della legge, e dei diritti di tutti i cittadini, un adeguato compromesso tra sviluppo economico-sociali e tutela ambientale. Solamente in questo modo, sviluppando ed attuando realmente progetti integrati di fruizione dell’ambiente, l’Ente Gestore potrà far accettare la riserva a livello locale, e garantirne così il funzionamento. 146 Appendice A Questionario Informativo sull’AMP “Secche di Tor Paterno” Codice Intervistato: Situato a: Tipologia di interlocutore: Proprietario Gestore Dipendente Familiare 1) È a conoscenza dell’istituzione dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”? [1a ]Æ SI [2a] Æ NO 2) Se si come ne è venuto a conoscenza? [2a] Æ Esperienza personale [2b] ÆTramite volantini [2c] ÆTramite pubblicità locale [2d]Æ Tramite opuscoli [2e] ÆAltro ……… 3) Ci sono degli inconvenienti per lei dovuti all’istituzione dell’Area Marina Protetta? [3a] Æ Peggioramento delle condizioni economiche per l’impossibilità di svolgere determinate attività [3b] ÆDifficoltà nel sostare l’automobile a causa dell’incremento dei visitatori [3c] ÆPeggioramento della qualità della vita in seguito alle possibili limitazioni delle attività ricreative [3d] ÆAltro… 4) Ci sono dei vantaggi? [4a] ÆMaggior numero di clienti [4b] ÆIncremento del fatturato di circa…% [4c]ÆValorizzazione turistica dell’area [4d] ÆMiglioramento della qualità della vita dovuto ad una migliore protezione della natura [4e] Æ Altro Per accertare il livello di conoscenza della popolazione della popolazione del litorale antistante all’Area Marina “Secche di Tor Paterno”, e gli effetti derivanti dall’istituzione di tale area marina sull’assetto economico e sociale, si sono effettuate una serie di interviste ad interlocutori debitamente selezionati, scelti in base a categorie di tipo economico. Si è quindi elaborato un questionario e, come area interessante da indagare, è stata scelta il tratto del litorale che va da Ostia e Torvajanica, successivamente, sono state individuate le categorie economiche da intervistare quali: 1. Stabilimenti balneari 2. Ristoratori: bar, pizzerie, ristoranti, tavole calde 3. Alberghi – Hotel 4. Pescatori 5. Centri d’immersione Per una corretta valutazione delle risposte del questionario si è reso necessario tornare più volte nell’area interessata per ottenere un numero considerevole di risposte. Ad Ostia si sono effettuate 58 interviste, così suddivise: - 9 stabilimenti balneari - 27 ristoratori - 3 hotel - 14 pescatori - 5 centri di immersione Invece per Torvajanica se ne sono effettuate 45: - 10 stabilimenti balneari - 17 ristoratori - 3 hotel - 12 pescatori - 3 centri di immersione RISULTATI Si ritiene interessante mostrare e commentare i risultati ottenuti delle interviste. Il nostro campione è stato suddiviso nel modo seguente: Categorie Economiche Intervistate (Ostia) 9% 5% 16% 46% 24% Hotel Stabilimenti Balneari Pescatori Ristoratori Centri d'immersione Categorie Economiche Intervistate (Torvajanica) 7% 7% 22% 37% 27% Hotel Stabilimenti Balneari Pescatori Ristoratori Centri d'immersione Ciò che è emerso dalle risposte ottenute è una disinformazione, o meglio una cattiva informazione, sull’esistenza dell’istituzione dell’area marina protetta “Secche di Tor Paterno”, solo dai colloqui con i pescatori, centri d’immersione e con alcuni interlocutori delle categorie economiche selezionati, amanti dell’attività subacquea, è stata riscontrata una conoscenza dell’area marina in questione. Conoscenza Area Marina Protetta (Ostia) 100% 50% 0% 64% 36% Si No 1 Si 36% No 64% Conoscenza Area Marina Protetta (Torvajanica) 55% 45% 60% 40% Si No 20% 0% 1 Si 45% No 55% Per quanto riguarda il concetto generale sulla conoscenza dell’area marina “Secche di Tor Paterno”, la maggior parte delle classi economiche selezionate ha dimostrato una completa assenza di conoscenza, sia sulla posizione geografica dell’area che sul significato di “Area Marina Protetta”, i pochi ristoratori che erano al corrente dell’area non si sono pronunciati sui benefici economici che l’area potrebbe portare o che gia ha portato, ma hanno sottolineato tra i vantaggi, un miglioramento della qualità della vita dovuto ad una migliore protezione della natura. Tra gli inconvenienti hanno evidenziato la difficoltà di sostare l’automobile a causa dell’incremento dei visitatori. Dalle interviste ai pescatori è emerso che essi, pur ritenendo potenzialmente utile l’area marina protetta per la conservazione della risorsa, non hanno osservato alcun effetto positivo sulle rese di pesca in seguito all’istituzione, forse molto probabilmente per i pochi anni di attività. Dalle risposte sembra trasparire un interesse dei pescatori per un coinvolgimento maggiore nella gestione dell’area marina protetta e nel controllo delle attività che in essa si svolgono. Appare, quindi, evidente la necessità di aumentare il coinvolgimento degli operatori della pesca nella gestione, incentivando l’informazione e la formazione per l’avviamento a nuove attività economiche Dalle interviste ai centri d’immersione si è valutato un incremento nel numero di subacquei interessato alla riserva, portando quindi un incremento di fatturato che non è stato possibile quantificare per una mancata disponibilità degli operatori, si può facilmente supporre che con un adeguata informazione lungo tutto il litorale romano il numero dei visitatori potrebbe facilmente aumentare con i suoi pro e contro. I vantaggi sarebbero sicuramente economici, mentre i svantaggi potrebbero essere verso l’ambiente marino, ma cosa che un’adeguata disciplinare potrebbe egregiamente marginare. Il problema emergente da queste interviste è una mancata attività informativa ampia e corretta sui diversi concetti di conservazione attiva che evidenzi gli aspetti propositivi della riserva, e di conseguenza una cattiva informazione della popolazione della zona interessata. L’informazione e quindi la conoscenza è il primo passo verso una cooperazione tra l’ente gestore e le categorie economiche interessate e la popolazione locale; in questo modo si ha uno scambio di indicazioni e critiche costruttive, importanti per il successo dell’area marina, che hanno lo scopo di migliorare e rendere la gestione più adeguata possibile alle esigenze locali. Tabulazione dei risultati di Ostia 1a 1b 2a 2b 2c 2d 2e 3a 3b 3c 3d 4a 4b 4c 4d R1 Si _ Si _ _ _ Si _ Si _ _ _ Si Si _ R2 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R3 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R4 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ R5 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R6 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R7 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ Si _ Si _ _ R8 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R9 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ R10 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R11 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R12 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R13 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R14 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R15 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R16 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R17 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R18 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R19 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R20 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R21 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R22 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R23 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R24 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R25 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R26 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R27 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ S1 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ S2 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ S3 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ S4 Si _ S5 _ S6 Si _ _ _ Si _ Si _ _ _ Si Si _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ Si _ _ S7 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ Si _ _ S8 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ _ S9 Si _ Si Si _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ _ P1 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P2 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ _ P3 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si P4 Si _ Si _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si Si _ P5 Si _ Si _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ _ P6 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P7 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P8 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ _ P9 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P10 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P11 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P12 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P13 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P14 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si Si H1 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ Si _ _ H2 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ H3 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ D1 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ Si _ Si Si _ D2 Si _ Si _ _ _ _ _ Si _ Si _ Si Si Si D3 Si _ Si _ _ _ _ _ Si _ Si _ _ Si _ D4 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ Si _ Si _ _ D5 Si _ Si _ _ _ _ _ Si _ Si _ Si Si _ Tabulazione dei risultati di Torvajanica 1a 1b 2a 2b 2c 2d 2e 3a 3b 3c 3d 4a 4b 4c 4e R1 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R2 Si _ Si _ _ _ _ _ Si _ _ _ Si _ _ R3 _ No _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ _ _ _ R4 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ R5 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R6 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R7 _ No _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ _ Si _ R8 Si _ Si Si _ _ _ _ Si _ _ _ Si Si _ R9 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ R10 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R11 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si Si R12 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ _ _ R13 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R14 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R15 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ R16 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ R17 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ S1 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ S2 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ S3 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si _ S4 Si _ Si _ _ _ Si _ Si _ _ _ Si Si _ S5 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ S6 _ No _ _ _ _ _ _ Si _ _ _ Si _ _ S7 Si _ Si _ _ _ Si _ Si _ _ _ Si _ _ S8 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ _ S9 No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ _ S10 No _ _ _: _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ P1 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P2 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P3 Si _ Si _ _ _ _ Si _ _ _ _ Si Si Si P4 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P5 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P6 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ _ P7 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P8 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P9 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P10 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ P11 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ P12 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ H1 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si Si _ H2 Si _ Si Si _ _ _ Si _ _ _ _ Si Si _ H3 _ No _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Si _ D1 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ Si _ Si Si _ D2 Si _ Si Si _ _ _ _ Si _ Si _ _ Si Si D3 Si _ Si _ _ _ _ _ _ _ Si _ Si Si Si Legenda: R = Ristoratori S = Stabilimenti balneari P = Pescatori H = Hotel D = Diving Fonti e Bibliografia Bontempi R., 1992. 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