UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA
FACOLTA’ DI SCIENZE MATEMATICHE FISICHE E
NATURALI
TESI SPERIMENTALE DI LAUREA
IN SCIENZE AMBIENTALI
ANALISI SOCIO-ECONOMICA DELLA
FRUIBILITA’ DELL’AREA MARINA PROTETTA
“SECCHE DI TOR PATERNO”
RELATORE
PROF. LORENZO VENZI
CANDITATO
BARBARA CASENTINI
ANNO ACCADEMICO 2002/2003
Introduzione
Motivazioni ed Obiettivi
Per l’Italia, situata al centro del Mediterraneo e con più di 8.000 chilometri di
sviluppo costiero, il mare è una risorsa inestimabile, data la ricchezza e la varietà di
specie animali e vegetali, la straordinaria presenza di testimonianze archeologiche,
storiche ed architettoniche, la peculiarità paesaggistica, la diffusa influenza sugli usi
e costumi della sua popolazione
Da quando si è presa coscienza dei rischi a cui tale meraviglioso ambiente,
considerato per anni imperdibile, andava pericolosamente incontro o aveva già subito
dei danni talvolta irreparabili, si sono decise misure speciali di protezione e sono nate
le Riserve Marine. Una realtà che purtroppo ancora in Italia non è insita nella cultura
comune, in quanto l’istituzione di una riserva viene interpretata dalla stragrande
maggioranza
della
popolazione
come
un
elenco
di
divieti,
imposti
dall’amministrazione statale o regionale, con effetti negativi sullo sviluppo
economico; al contrario, essa, attraverso le molteplici attività compatibili, può e deve
costituire un importante strumento di benessere economico e sociale, in cui i vincoli
hanno solamente lo scopo di gestire in modo ottimale le risorse naturali, per la
conservazione dell’ambiente e in definitiva di noi stessi. A tutto questo vanno
aggiunti i ritardi burocratici e l’inadeguatezza di strutture preposte a specifiche
funzioni; così da completare un quadro non molto agevole per le Aree Marine ma
che comunque anche se lentamente e a fatica stanno emergendo imponendosi nella
crescente sensibilità sociale.
L’analisi effettuata in questi anni sull’ Area Marina Protetta “ Secche di Tor Paterno”
ha avuto lo scopo di verificare gli interventi concreti, effettivamente portati a
termine, nell’arco dei primi tre anni di attività, e valutare le azioni gestionali che a
mio parere possono essere considerate complesse e difficili in quanto la
pianificazione ambientale del mare e delle coste costituisce un’esperienza nuova
1
Fonti e Bibliografia
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Siti Internet:
www.minambiente.it
www.ampsecchetorpaterno.it
www.parchi-marini.it
www.infoparco.it
www.parks.it
www.infondoalmar.it
www.lanuovaecologia.it
www.parchilazio.it
iv
v
Appendice A
Questionario Informativo sull’AMP
“Secche di Tor Paterno”
Codice Intervistato:
Situato a:
Tipologia di interlocutore:
Proprietario
Gestore
Dipendente
Familiare
1) È a conoscenza dell’istituzione dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor
Paterno”?
[1a ]Æ SI
[2a] Æ NO
2) Se si come ne è venuto a conoscenza?
[2a] Æ Esperienza personale
[2b] ÆTramite volantini
[2c] ÆTramite pubblicità locale
[2d]Æ Tramite opuscoli
[2e] ÆAltro ………
3) Ci sono degli inconvenienti per lei dovuti all’istituzione dell’Area Marina
Protetta?
[3a] Æ Peggioramento delle condizioni economiche per l’impossibilità di svolgere
determinate attività
[3b] ÆDifficoltà nel sostare l’automobile a causa dell’incremento dei visitatori
[3c] ÆPeggioramento della qualità della vita in seguito alle possibili limitazioni
delle attività ricreative
[3d] ÆAltro…
4) Ci sono dei vantaggi?
[4a] ÆMaggior numero di clienti
[4b] ÆIncremento del fatturato di circa…%
[4c]ÆValorizzazione turistica dell’area
[4d] ÆMiglioramento della qualità della vita dovuto ad una migliore protezione della
natura
[4e] Æ Altro
Per accertare il livello di conoscenza della popolazione della popolazione del litorale
antistante all’Area Marina “Secche di Tor Paterno”, e gli effetti derivanti
dall’istituzione di tale area marina sull’assetto economico e sociale, si sono effettuate
una serie di interviste ad interlocutori debitamente selezionati, scelti in base a
categorie di tipo economico.
Si è quindi elaborato un questionario e, come area interessante da indagare, è stata
scelta il tratto del litorale che va da Ostia e Torvajanica, successivamente, sono state
individuate le categorie economiche da intervistare quali:
1. Stabilimenti balneari
2. Ristoratori: bar, pizzerie, ristoranti, tavole calde
3. Alberghi – Hotel
4. Pescatori
5. Centri d’immersione
Per una corretta valutazione delle risposte del questionario si è reso necessario
tornare più volte nell’area interessata per ottenere un numero considerevole di
risposte.
Ad Ostia si sono effettuate 58 interviste, così suddivise:
- 9 stabilimenti balneari
- 27 ristoratori
- 3 hotel
- 14 pescatori
- 5 centri di immersione
Invece per Torvajanica se ne sono effettuate 45:
- 10 stabilimenti balneari
- 17 ristoratori
- 3 hotel
- 12 pescatori
- 3 centri di immersione
RISULTATI
Si ritiene interessante mostrare e commentare i risultati ottenuti delle interviste.
Il nostro campione è stato suddiviso nel modo seguente:
Categorie Economiche Intervistate
(Ostia)
9%
5%
16%
46%
24%
Hotel
Stabilimenti Balneari
Pescatori
Ristoratori
Centri d'immersione
Categorie Economiche Intervistate
(Torvajanica)
7%
7%
22%
37%
27%
Hotel
Stabilimenti Balneari
Pescatori
Ristoratori
Centri d'immersione
Ciò che è emerso dalle risposte ottenute è una disinformazione, o meglio una cattiva
informazione, sull’esistenza dell’istituzione dell’area marina protetta “Secche di Tor
Paterno”, solo dai colloqui con i pescatori, centri d’immersione e con alcuni
interlocutori delle categorie economiche selezionati, amanti dell’attività subacquea, è
stata riscontrata una conoscenza dell’area marina in questione.
Conoscenza Area Marina Protetta
(Ostia)
100%
50%
0%
64%
36%
Si
No
1
Si
36%
No
64%
Conoscenza Area Marina Protetta (Torvajanica)
55%
45%
60%
40%
Si
No
20%
0%
1
Si
45%
No
55%
Per quanto riguarda il concetto generale sulla conoscenza dell’area marina “Secche
di Tor Paterno”, la maggior parte delle classi economiche selezionate ha dimostrato
una completa assenza di conoscenza, sia sulla posizione geografica dell’area che sul
significato di “Area Marina Protetta”, i pochi ristoratori che erano al corrente
dell’area non si sono pronunciati sui benefici economici che l’area potrebbe portare o
che gia ha portato, ma hanno sottolineato tra i vantaggi, un miglioramento della
qualità della vita dovuto ad una migliore protezione della natura. Tra gli
inconvenienti hanno evidenziato la difficoltà di sostare l’automobile a causa
dell’incremento dei visitatori.
Dalle interviste ai pescatori è emerso che essi, pur ritenendo potenzialmente utile
l’area marina protetta per la conservazione della risorsa, non hanno osservato alcun
effetto positivo sulle rese di pesca in seguito all’istituzione, forse molto
probabilmente per i pochi anni di attività.
Dalle risposte sembra trasparire un interesse dei pescatori per un coinvolgimento
maggiore nella gestione dell’area marina protetta e nel controllo delle attività che in
essa si svolgono. Appare, quindi, evidente la necessità di aumentare il
coinvolgimento
degli
operatori
della
pesca
nella
gestione,
incentivando
l’informazione e la formazione per l’avviamento a nuove attività economiche
Dalle interviste ai centri d’immersione si è valutato un incremento nel numero di
subacquei interessato alla riserva, portando quindi un incremento di fatturato che non
è stato possibile quantificare per una mancata disponibilità degli operatori, si può
facilmente supporre che con un adeguata informazione lungo tutto il litorale romano
il numero dei visitatori potrebbe facilmente aumentare con i suoi pro e contro.
I vantaggi sarebbero sicuramente economici, mentre i svantaggi potrebbero essere
verso l’ambiente marino, ma cosa che un’adeguata disciplinare potrebbe
egregiamente marginare.
Il problema emergente da queste interviste è una mancata attività informativa ampia
e corretta sui diversi concetti di conservazione attiva che evidenzi gli aspetti
propositivi della riserva, e di conseguenza una cattiva informazione della
popolazione della zona interessata.
L’informazione e quindi la conoscenza è il primo passo verso una cooperazione tra
l’ente gestore e le categorie economiche interessate e la popolazione locale; in questo
modo si ha uno scambio di indicazioni e critiche costruttive, importanti per il
successo dell’area marina, che hanno lo scopo di migliorare e rendere la gestione più
adeguata possibile alle esigenze locali.
Tabulazione dei risultati di Ostia
1a
1b
2a
2b
2c
2d
2e
3a
3b
3c
3d
4a
4b
4c
4d
R1
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R6
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R8
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R9
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No _
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R10 _
No _
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R11 _
No _
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R12 _
No _
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R13 _
No _
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R14 _
No _
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R15 _
No _
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R16 _
No _
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R17 _
No _
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R18 _
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R19 _
No _
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R20 _
No _
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R21 _
No _
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R22 _
No _
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R23 _
No _
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R24 _
No _
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R25 _
No _
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R26 _
No _
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R27 _
No _
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No _
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S2
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No _
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Tabulazione dei risultati di Torvajanica
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2d
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4a
4b
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Legenda:
R = Ristoratori
S = Stabilimenti balneari
P = Pescatori
H = Hotel
D = Diving
nell’ordinamento giuridico, ed una prova altamente impegnativa nell’ambito della
gestione delle risorse naturali.
Approccio Metodologico
Si è ritenuto necessario sviluppare un grosso lavoro di documentazione, per poter
conoscere a fondo la realtà emergente della neo Area Marina Protetta “Secche di Tor
Paterno”.
Si consulteranno diversi testi di “management” , documenti e riviste riguardanti lo
sviluppo e la fruizione nelle aree marine italiane già esistenti da anni e funzionanti;
sono stati analizzati gli atti e le disciplinari riguardanti la riserva interessata, i siti
internet hanno completato la ricerca con dati aggiornati, rendendo il tutto più attuale.
Per effettuare la ricerca sperimentale di campo si utilizzeranno questionari ad hoc,
successivamente sottoposti ad alcune categorie economiche selezionate, sul litorale
romano interessato alla mia analisi (Ostia - Torvajanica), si dovranno realizzare
colloqui non solo direttamente con il Responsabile della riserva, per conoscere i
documenti redatti, ma anche con pescatori del litorale, con il responsabile della pesca
della Regione e con diverse associazioni per la pesca operanti sul litorale, così da
comprendere appieno una realtà significativa per la nostra economia.
Si dovrà successivamente verificare sul campo ogni intervento previsto nel piano di
gestione della area marina e valutare l’efficacia.
Si passerà ad un confronto incrociato su ciò che si prevedeva di fare e su ciò che è
stato effettivamente realizzato, e solo dopo aver messo in luce le potenzialità e i
fattori limitanti mediante un’analisi SWOT, effettueremo un’analisi economica delle
attività che si stanno sviluppando.
In questo modo il quadro sarà completo, così da poter avanzare non solo delle ipotesi
di sviluppo nell’immediato futuro ma saremo anche in grado di evidenziare gli sforzi
che l’Ente Gestore sta effettuando per raggiungere una gestione attiva ed integrata
nel contesto globale della pianificazione e dell’amministrazione del sistema costiero
2
Schema della Tesi
Questo studio può considerarsi diviso in un due parti essenziali.
La prima parte, più generale, si occupa sostanzialmente di inquadrare gli aspetti
comuni alle Aree Marine Protette, considerando non solo quelli normativi ed
amministrativi, ma anche quelli gestionali e inerenti alla pianificazione.
La seconda parte, invece, si propone di studiare, in modo attento e specifico, l’Area
Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”, inquadrandola prima nel contesto biologico
– ecologico e successivamente passeremo ad un analisi dei Piani di Gestione e dei
Rendiconti dei primi tre anni di attività, redatti dallo stesso Ente gestore: Roma
Natura, per poi andare a verificare gli interventi concreti con un’appropriata indagine
sul campo. Effettueremo un’analisi SWOT per mettere in luce i fattori limitanti e le
potenzialità dell’area, e solo successivamente effettueremo un’analisi delle attività
sviluppatesi.
Otterremo, così, un quadro non solo relativo al contesto socio-economico in cui tale
realtà si sta affacciando, ma anche l’impegno e gli sforzi che lo stesso Ente Gestore
sta dimostrando al fine di condurre una gestione che potrebbe contribuire in modo
determinante ad un impiego efficiente delle risorse ed alla protezione dell’ambiente.
3
Capitolo 1
Aree Marine Protette
La gestione razionale dell’ambiente costiero e marino, è fondamentale per poter
utilizzare efficacemente le sue risorse, conservandolo per le generazioni future saper
amministrare un patrimonio significa utilizzare ed investire proficuamente gli
interessi, mantenendo intatto il capitale,1 in linea con i principi dello sviluppo
sostenibile. Si deve purtroppo constatare che tali risorse sono sempre più minacciate
da numerose attività antropiche proprio per la carenza, spesso assai marcata, di una
politica gestionale adeguata, sia a livello centrale, sia quello locale.
Il Mar Mediterraneo, al centro del quale, si pone la penisola italiana, possiede
caratteristiche ambientali peculiari, a cui è dovuta una notevole ricchezza di specie
viventi, animali e vegetali.
Trattandosi di un bacino in gran parte chiuso, il cui ricambio idrico avviene molto
lentamente, il Mediterraneo è particolarmente vulnerabile all’inquinamento ed ad
altre alterazioni locali.2
Proprio per sopperire a tali lacune, o per rafforzare le azioni di gestione
dell’ambiente costiero, è di estrema importanza istituire aree naturali protette, cioè
zone in cui la natura venga conservata nel miglior modo possibile. Tali azioni di
salvaguardia si rendono necessarie sia per non depauperare le risorse biologiche,
sia a fini turistico-ricreativi, sempre più condizionati dalla ricerca di “naturalità”.
1
G. Diviacco. 1990. Aree protette marine: Pianificazione e tutela. FINES II.
I.U.C.N. 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management of
Mediterranean marine and coastal protected areas.
2
4
1.1 Importanza delle Aree Marine Protette
L’esperienza pluridecennale acquisita dai ricercatori a livello internazionale
permette di affermare che le Aree Protette Marine rivestono un ruolo molto
importante nella gestione dell’ambiente costiero, per tutta una serie di motivi: esse
possono favorire il mantenimento e l’integrità della produttività degli ecosistemi
marini, possono salvaguardare habitat critici, preservare la diversità genetica, e
contribuire anche all’uso sostenibile delle zone costiere;3 è quindi di fondamentale
importanza che la loro istituzione diviene parte integrante di un programma per la
gestione delle risorse, avente quali obiettivi la conservazione della ricchezza
biologica e la definizione di una nuova relazione tra uomo e ambiente.
In particolare, l’IUCN (International Union for the Conservation of the Nature) così
riassume le funzioni principali delle Aree Marine Protette:4
•
Protezione dei valori biologici ed ecologici: questo è lo scopo principale
dell’istituzione
di
un’Area
Marina
Protetta
e
comprende
il
mantenimento di:
- diversità genetica attraverso la protezione degli habitat di specie,
sottospecie e varietà, siano stanziali o migratrici, commerciali o non
commerciali, minacciate o comuni, animali o piante;
- aree di riproduzione, specialmente per specie commerciali o
minacciate;
- aree di alta produttività biologica;
- processi ecologici;
•
Ripristino, mantenimento ed incremento dei valori biologici ed ecologici
che sono stati ridotti o comunque perturbati da attività umane.
3
Salm, 1986. Coral Reefs and tourist carrying capacity: The Indian Ocean experience.
4
I.U.C.N., 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management of
Mediterranean marine and coastal protected areas.
5
•
Promozione dell’uso sostenibile delle risorse, con speciale riguardo a
quelle che sono state sovra o sottoutilizzate.
•
Monitoraggio, ricerca, educazione e addestramento, per approfondire le
conoscenze sull’ambiente marino costiero.
•
Forme di ricreazione e turismo compatibili dal punto di vista
ambientale.
Tutte queste funzioni permettono, inoltre, il raggiungimento di alcuni benefici sociali
ed economici, i quali non sono facili a dimostrare. Un’area protetta può essere fonte
di diversi benefici di tipo ambientale, non necessariamente, anche di tipo economico
e sociale.
La valutazione dei benefici economici delle aree marine è assai complessa, poiché
uno dei problemi nella stima dei valori di un area protetta risiede nel fatto che gran
parte dei benefici apportati non hanno un valore monetario e pertanto sono difficili
da quantificare.
Infatti è più facile descrivere i valori delle aree protette, piuttosto che quantificarli. Si
sa, infatti, che i parchi marini e costieri sono utili per la riproduzione e per
l’accrescimento di specie di interesse commerciale, o per la conservazione di specie
minacciate, sono fonte di ricreazione e di divertimento e di altre attività, ma è molto
difficile assegnare un valore monetario tutti questi benefici.
Questi ultimi, comunque, possono essere in qualche modo quantificati, in termini di
vantaggi economici e di fruizione delle Aree Protette Marine.
6
1.2 Istituzione e Legislazione
L’istituzione di un are protetta marina, deve avvenire, come ricordato nel documento
dell’IUCN, 5 su basi sicure.
Questo processo prevede due fasi:
1. La creazione delle basi istituzionali e legali per assicurare che le aree
protette possono essere istituite e gestite i modo da raggiungere i loro
obiettivi.
2. I passi necessari per realizzare praticamente ogni singola area protetta.
Per il primo punto bisogna affermare che, sebbene la legislazione nel campo della
protezione dell’ambiente sia differente da Paese a Paese, esistono tuttavia delle linee
comuni di azione, che possono essere validi per tutti.
Ogni Stato dovrebbe quindi individuare una ben precisa Autorità che abbia il
compito di seguire tutte le fasi relative all’istituzione e alla gestione delle aree
protette, senza che vi siano conflitti di competenza tra Organismi governativi diversi,
ma al contrario, assicurando il necessario coordinamento tra essi, attraverso
l’applicazione di regole e normative ben precise.
La legge dovrebbe inoltre contenere norme che regolino le attività antropiche, anche
all’esterno dell’area protetta, ma con un impatto potenziale all’interno di essa, come
ad esempio l’inquinamento proveniente da terra o prodotto da mezzi nautici, il
sovrasfruttamento delle risorse di pesca nelle zone circostanti, ecc.
Per quanto riguarda il secondo punto, l’istituzione di un area protetta dovrebbe
costituire, in presenza di un’idonea legislazione, la logica e immediata conseguenza
dello studio progettuale, senza intoppi e con tempi morti ridotti secondo la sequenza:
5
I.U.C.N., 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management
of Mediterranean marine and coastal protected areas.
7
elaborazione progetto Æ discussione locale Æ approvazione Æ individuazione
gestore Æ istituzione Æ gestione.
La discussione del progetto con i rappresentanti della comunità del posto e delle
categorie economiche interessate è importante perché permette di accogliere
eventuali indicazioni e critiche costruttive, con lo scopo di migliorarlo e di renderlo il
più adeguato possibile alle esigenze locali, favorendone quindi l’accettazione.
L’approvazione da parte dell’Autorità governativa centrale, l’individuazione
dell’Ente gestore e l’istituzione ufficiale sono atti che dovrebbero avvenire in
maniera quasi contestuale, o comunque molto ravvicinata, per non compromettere da
un lato la qualità dell’ambiente da salvaguardare e dall’altro il buon esito di tutta
l’operazione, in quanto lunghe attese possono provocare o accentuare conflitti tra
Autorità centrali e Comunità locali.
È ancora più importante, la tempestività dell’avviamento delle procedure gestionali
subito dopo l’istituzione, mediante l’elaborazione e l’approvazione di un
regolamento di gestione o piano di gestione, il quale rappresenta l’unico vero
strumento
a
disposizione
dell’Ente,
per
poter
attuare
a
pieno
regime
l’amministrazione dell’area protetta e condurre tutte le iniziative previste. Lunghi
intervalli di tempo tra l’istituzione e l’approvazione del regolamento possono
provocare un diffuso malcontento nelle comunità interessate, le quali vedono
applicare solo divieti, senza che si realizzino le opportunità di sviluppo promesse e si
incentivano attività alternative compatibili.6
6
I.U.C.N., 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment d management of
Mediterranean marine and coastal protected areas.
8
1.2.1 Aree Protette nel Diritto dell’UE
Per completare il quadro normativo, è necessario fare un accenno a quelle norme
adottate dalla Comunità Europea sotto forma di direttive in materia di lotta contro
l’inquinamento marino, nell’ambito della sua competenza in materia ambientale. Al
momento della costituzione della Comunità economica europea (Trattato di Roma
del 25 marzo 1957) non si è pensato di attribuirle competenze specifiche in materia
di ambiente: il fine principale era quello di creare un mercato unico e promuovere
l'armonizzazione e il riavvicinamento graduale delle politiche economiche. E' inoltre
da considerare che negli anni cinquanta non si pensava alle interconnessioni esistenti
tra crescita economica e salvaguardia degli equilibri ecologici. Tuttavia, quando nel
1972 la Conferenza di Stoccolma sull'ambiente umano organizzata dalle Nazioni
Unite ha attirato l'attenzione internazionale sul problema della tutela ambientale, la
Comunità, attraverso un interpretazione estensiva di alcuni articoli relativi agli scopi
generali, aveva già adottato i suoi primi atti in questa materia. Negli anni successivi
si è fatta strada l'esigenza di un'azione comunitaria, progressivamente realizzata sia
attraverso atti tipici, previsti dall'Art.189 del Trattato CE (raccomandazioni,
decisioni, direttive e, in seguito alle modifiche apportate ai Trattati istitutivi in
materia ambientale, anche regolamenti), sia, a partire dal 1973, attraverso i cosiddetti
programmi di azione in materia ambientale. Già i primi tre Programmi (1973, 1977,
1983) prevedevano l'elaborazione di norme per la conservazione degli habitat e della
diversità biologica e affermavano alcuni principi fondamentali del diritto comunitario
dell'ambiente, quali il principio di “prevenzione” e il principio di “chi inquina
paga”.
E' da osservare, al riguardo, che i menzionati principi hanno diverso rilievo in
materia di aree protette. Il principio di “prevenzione” dell'inquinamento è infatti tra i
principi ispiratori della normativa vigente e in genere in tutte le Direttive più recenti
viene ribadito che, nelle zone di protezione speciali, gli Stati debbono adottare tutte
le misure idonee a prevenire l'inquinamento e il deterioramento degli habitat.
Meno idoneo ad assicurare la realizzazione degli obiettivi di conservazione che
costituiscono uno dei tratti fondamentali della disciplina delle aree protette è, invece,
9
il principio “chi inquina paga”, al quale fa riferimento il Regolamento del 21 maggio
1992, n. 1973/92/CEE, istitutivo di uno strumento finanziario per l'ambiente (LIFE).
Non a caso il Preambolo della Direttiva del 21 maggio 1992, n. 92/43/CEE, relativa
alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna
selvatiche (Direttiva “Habitat”), afferma che tale principio è “di applicazione
limitata” nel settore della conservazione della natura.
La Comunità inoltre è stata ammessa come parte contraente in tutti gli strumenti
internazionali per la protezione del Mediterraneo, ha aderito alla Convenzione di
Barcellona nel 1977 e al protocollo di Ginevra nel 1984, e ha dedicato un’attenzione
crescente alla tutela dell'ambiente marino e in particolare di quello Mediterraneo.
La salvaguardia del mare Mediterraneo quale patrimonio comune dei Paesi della
regione, già indicata tra gli obiettivi del Terzo Programma d'azione in materia
ambientale (1982-1986), è stata oggetto della Comunicazione della Commissione del
24 aprile 1984 (approvata dal Consiglio nel 1988) relativa ad un progetto di
Mediterranean Strategy and Action Plan (MEDSPA).
Il Quarto Programma d'azione in materia ambientale (1987-1992) ha ribadito
l'impegno della Comunità per l'attuazione delle rilevanti convenzioni internazionali e
ha favorito la definitiva adozione del MEDSPA, intervenuta con il Regolamento del
4 marzo 1991, n. 563/91/CEE, relativo ad un'azione comune per la protezione
dell'ambiente nella regione mediterranea. Il Regolamento, che predisponeva una serie
di strumenti finanziari a sostegno delle misure prioritarie da adottare nel territorio
degli Stati membri, nonché aiuti ed assistenza tecnica a favore delle politiche
ambientali dei Paesi terzi del Mediterraneo, è stato peraltro abrogato solo un anno
dopo dal Regolamento del 21 maggio 1992, n. 1973/92/CEE, istitutivo del LIFE, nel
quale sono confluiti tutti gli stanziamenti comunitari finalizzati alla tutela
dell'ambiente.
Parallelamente, la protezione comunitaria delle aree marine e costiere del
Mediterraneo è stata assorbita in quella più generale concernente le zone speciali di
conservazione introdotte dalla Direttiva del 21 maggio 1992, n. 92/43/CEE, relativa
10
alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna
selvatiche.
Lo scopo della Direttiva 92/43/CEE è quello di “contribuire a salvaguardare la
biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché la flora e la
fauna selvatiche, nel territorio europeo degli Stati membri”. Questa direttiva prevede
due diversi tipi di azione: da un lato la conservazione degli habitat; e dall'altro la
tutela delle specie. Mentre quest'ultima si realizza attraverso misure di protezione ex
situ volte a tutelare le specie animali indipendentemente dal luogo in cui esse
stazionano, il ripristino o il mantenimento degli habitat naturali in uno stato di
conservazione soddisfacente richiede, al contrario, la creazione di zone di
conservazione speciali, quindi l'istituzione di aree protette da parte degli Stati
membri.
L'individuazione del sito di importanza comunitaria (area o zona) costituisce
l'indispensabile premessa alla creazione delle zone speciali di conservazione, e cioè
dei siti di importanza comunitaria designati dagli Stati membri in cui vanno applicate
le misure di conservazione.
Date le minacce che incombono su taluni tipi di habitat naturali e la necessità di
favorire la rapida attuazione di misure volte a garantire la conservazione, la Direttiva
definisce inoltre “habitat naturali prioritari” i tipi di habitat che rischiano di
scomparire nel territorio europeo degli Stati membri e per la cui conservazione la
Comunità ha una responsabilità particolare. La Direttiva istituisce quindi una “rete
ecologica europea di zone speciali di conservazione”, denominata “Natura 2000”, al
fine di garantire il mantenimento e, all'occorrenza, il ripristino degli habitat naturali
di interesse comunitario in uno stato di conservazione soddisfacente.
La Direttiva persegue obiettivi di salvaguardia della biodiversità non solo mediante
la conservazione, ma anche mediante il ripristino ambientale degli habitat di
interesse comunitario compromessi dal degrado.
Le fasi attraverso le quali si giunge alla costituzione della rete “Natura 2000”,
partono dalla designazione da parte degli Stati di alcune zone speciali di
conservazione, a cui fa seguito un’analisi iniziale della Commissione; solo dopo
11
viene elaborato un progetto di elenco dei siti selezionati come zone d’importanza
comunitaria, che poi è approvato dalla Commissione entro sei anni dalla notifica del
decreto.
Le aree così selezionate devono essere designate, dagli Stati membri, come siti di
importanza comunitaria il più rapidamente possibile, in modo tale da poter stabilire
le priorità ai fini del mantenimento o ripristino di uno o più tipi di habitat.
In conclusione, pur riconoscendo che il “sistema” di Barcellona ha contribuito
all’adozione di una politica comune in materia di protezione dell’ambiente marino,
bisogna anche evidenziare che ad essere vincolati sono solo gli Stati costieri,
lasciando impregiudicata la posizione dei terzi e ciò non contribuisce certo alla
effettività della tutela.
1.2.2 Legislazione Ambientale in Italia: Evoluzione
Storica
Il diritto dell’ambiente è passato in Italia attraverso tre fasi principali. La prima,
durata fino alla metà degli anni sessanta, è caratterizzata per la completa assenza di
disposizioni che tutelino, in maniera diretta e immediata l’interesse ambientale.
Il legislatore si preoccupa di tutelare interessi pubblici attigui a quello ambientale
oppure interessi che sono interferenti con quello, ma mai direttamente l’ambiente. Si
hanno così norme per la tutela di interessi commerciali e industriali connessi allo
sfruttamento di determinate risorse ambientali, sulle bellezze paesaggistiche,
sull’assetto urbanistico del territorio, etc. L’organizzazione pubblica è caratterizzata
dalla notevole dispersione delle competenze al centro tra i vari ministeri e
dall’unificazione nell’amministrazione comunale, in periferia.
Nella seconda fase (1966-1986), si iniziano a tenere in maggiore considerazione i
singoli fattori ambientali specificamente considerati. Diventano così oggetto di tutela
l’aria (c.d. legge “antismog” del 13 luglio 1966, n. 615) le acque interne e marine , il
paesaggio.
12
La dispersione dei poteri al centro non si riduce, anzi se possibile si accresce ancora
con l’istituzione del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali (1974) e con
l’attribuzione di particolari funzioni al Ministero della Marina Mercantile. Con il
D.P.R. 616/1977 vengono attribuite delle funzioni alle Regioni, alle Province e ai
Comuni. Il compito della prevenzione e del controllo degli inquinanti viene affidato
al Servizio sanitario nazionale.
Nella terza fase, che va dal 1986 ad oggi si inizia a considerare l’ambiente
unitariamente ed autonomamente. Di tutto ciò sono segno evidente sotto il profilo
organizzativo, l’istituzione di un apposito Ministero dell’Ambiente (Legge 349/1986)
e dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA) (D.L. 496/1993);
sotto il profilo amministrativo, vengono creati istituti e procedimenti che prendono in
considerazione l’ambiente nella sua globalità (programmazione ambientale,
valutazione di impatto ambientale VIA, diritto all’informazione ambientale).
Vengono inoltre istituite delle nuove amministrazioni pubbliche (autorità di bacino,
agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, enti parco), vengono attribuite
delle nuove competenze ambientali a preesistenti autorità (al centro: Ministero dei
lavori pubblici, Dipartimento di protezione civile ecc; in periferia Province e Camere
di commercio).
In seguito all’influenza della normativa comunitaria, è di questo periodo l’adozione
di strumenti di carattere economico e fiscale, che vanno ad aggiungersi al sistema del
command and control, come mezzi per influenzare il mercato. In particolare con
l’ecoaudit e con l’ecolabel si assegna una certificazione di qualità ambientale a
impianti e processi produttivi ovvero a prodotti, al fine di indirizzare il consumatore
verso prodotti o imprese “verdi”, inoltre vengono istituite le cosiddette “tasse
ambientali”.
13
1.2.3 Quadro Legislativo Italiano
La normativa italiana nel campo della protezione di aree marine prevede l’istituzione
di zone di tutela biologica, di zone in concessione demaniale, di riserve marine e di
parchi marini.
La legge 963 del 1965 e il DPR 1639 del 1968, che ne costituisce il regolamento di
attuazione, indicano la possibilità di proteggere alcune zone per la tutela delle risorse
biologiche, nel contesto della gestione delle risorse di pesca, mediante l’istituzione di
zone di tutela biologica da parte del Ministero della Marina Mercantile. Nelle zone
di tutela biologica, lo scopo della protezione non è la conservazione degli ecosistemi
naturali, bensì la salvaguardia delle risorse di pesca ed in esse non si prevede una
gestione attiva, comprendente anche azioni di attività didattiche e produttive
compatibili, ma solamente il divieto di effettuarvi l’esercizio di pesca.
Sino al 1982 l’alternativa alle zone di tutela biologica era, in Italia, la concessione
demaniale in aree costiere di limitata estensione, ai sensi dell’articolo 36 del Codice
della navigazione, secondo il quale “ l’Amministrazione marittima, compatibilmente
con le esigenze di pubblico uso, può concedere l’occupazione e l’uso, anche
esclusivo, di beni demaniali e di zone di mare territoriale per un determinato
periodo di tempo”.
Un ulteriore passo avanti nella realizzazione pratica di questa possibilità è stato
compiuto grazie all’emanazione della Circolare 237 del 27.10.1987, da parte del
Ministero della Marina Mercantile, con la quale le Capitanerie di Porto vengono
invitate a facilitare le procedure per la concessione demaniale di aree marine per
l’istituzione di zone protette.
È però con la legge 31 dicembre 1982, n. 979 (Disposizione per la difesa del mare)
che l’Italia si dota, per la prima volta , di uno strumento giuridico che prevede
l’istituzione di aree marine in cui proteggere e salvaguardare l’ambiente naturale in
quanto tale, e non per finalità di gestione delle risorse ittiche di interesse economico.
Le riserve marine da istituire sono comprese in un elenco di venti aree, distribuite
lungo tutta la costa italiana e per ognuna di essa è prevista l’attivazione di un
istruttoria atta a verificare la fattibilità dell’area protetta. Tale legge ha costituito un
14
importante strumento per attuare una politica di protezione dell’ambiente marino nel
suo insieme e per prevenire danni alle risorse del mare.7
Il testo di legge è articolato in sette titoli, le aree protette marine sono trattate in
maniera specifica nel Titolo Quinto; queste secondo la legge sono definite,
nell’art.25 come: “Le riserve naturali marine sono costituite da ambienti marini, dati
dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti che presentano un
particolare interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche,
biochimiche con particolare riguardo alla flora e alla fauna marina costiera e per
l’importanza scientifica, ecologica, culturale educativa ed economica che
rivestono”.
La legge 979 ha costituito un fatto altamente positivo nonostante alcuni limiti; inoltre
la sua applicazione ha subito ritardi a causa della complessità del iter burocratico ed
alla difficoltà di far accettare in tempi brevi, situazioni nuove e per alcuni aspetti
scomodi a livello centrale e locale8.
La legge affida alla Consulta per la difesa del mare dagli inquinamenti (soppressa
con la legge 426/98 art14) il compito di effettuare le istruttorie finalizzate
all’istituzione delle venti riserve marine previste, oltre a quello di individuare
eventuali altre aree meritevoli di tutela; per far ciò la consulta si può avvalere dei
pareri di altri istituti scientifici, laboratori ed enti di ricerca,ed in ogni caso deve
richiedere il parere all’Istituto centrale per le ricerca scientifica e tecnologica
applicata al mare (ICRAM). Ottenuti anche i pareri delle Regioni e dei Comuni
interessati territorialmente si può procedere all’istituzione della riserva marina Nel
testo originario, il Decreto Ministeriale istitutivo doveva essere emesso dal Ministero
della Marina Mercantile, una modifica ha introdotto il “concerto” di tale Ministero
con quello Ambientale, istituito nel 1986. Nel 1993, in seguito alla soppressione del
Ministero della Marina Mercantile, la competenza è rimasta solamente al Ministero
dell’Ambiente. Per quanto riguarda lo svolgimento delle attività previste ed il
7
G. Diviacco e L. Tunesi., 1992. Criteri naturalistici nella realizzazione di aree protette marine.
“Pianificazione e progettazione delle riserve marine”.
15
raggiungimento delle finalità di ogni riserva , e quindi la gestione il Ministero opera
attraverso l’Ispettorato centrale per la difesa del mare; la legge prevede inoltre che la
gestione possa essere concessa ad enti pubblici, istituzioni scientifiche ed
associazioni riconosciute, attraverso la stipula di una concessione pluriennale. Infine,
presso le Capitanerie di porto competenti territorialmente, il Ministero costituisce
una Commissione di riserva, che affianca l’ente gestore nell’attività istituzionali, le
quali vengono definite e programmate nell’ambito del Regolamento di gestione della
Riserva
marina.
La
Commissione
è
costituita
da
rappresentanti
dell’Amministrazione centrale, sia da quelle locali e da rappresentanti
sia
delle
associazioni ambientali e delle categorie economiche. Anche il Regolamento di
gestione deve essere emanato mediante un apposito Decreto Ministeriale
(originariamente del Ministero della Marina Mercantile, ma attualmente del
Ministero dell’Ambiente), dopo aver ottenuto il parere della Consulta ( oggi con il
parere della Commissione di Riserva, in quanto la Consulta è stata soppressa con
426/98 ).
Solamente a questo punto l’area protetta, esistente ufficialmente dal momento
dell’istituzione, può iniziare la sua attività, con il sostegno istituzionale e finanziario
dello Stato, previsto dalla legge, ed è per questo motivo che l’approvazione del
regolamento dovrebbe seguire rapidamente l’atto istitutivo; poiché il decreto
istitutivo sancisce ufficialmente la nascita dell’ area protetta marina ma non può
essere considerato un punto d’arrivo, in quanto essa può esistere come tale solo
quando inizia a funzionare tecnicamente ed amministrativamente, in seguito
all’approvazione del Piano di gestione.
Purtroppo ciò non avviene quasi mai e, per restare in ambito italiano, il regolamento
di alcune aree istituite è stato approvato solamente dopo alcuni anni, ed in alcuni casi
ancora non esiste una gestione a distanza di diversi anni,ma si ha solamente un
elenco di vincoli e divieti.9
8
9
G. Diviacco, 1990. Aree protette marine: Pianificazione e tutela . FINES II
G. Diviacco, 1990. Aree protette marine: Pianificazione e tutela. FINES II
16
Verso la fine del 1991 accade un evento storico per la protezione della natura in
Italia: l’approvazione della tanto attesa Legge Quadro sulle aree marine protette
(legge 6 dicembre 1991, n. 394).
La legge 394/1991 è caratterizzata dal fatto che essa mira a realizzare un approccio
globale nei confronti dell’area protetta, cercando di promuovere e garantire, in forma
coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese.
Il vincolo di tutela e di gestione, pertanto, viene introdotto al fine di perseguire non
solo la conservazione delle specie animali e vegetali, delle loro associazioni, delle
formazioni geologiche, paleontologiche, ma altresì, contestualmente, la tutela dei
processi culturali, degli equilibri idraulici, idrogeologici ed ecologici .
Si passa quindi da una visione settoriale di tutela dell’ambiente ad una visione
complessiva dei problemi relativi.
Altro obiettivo che la legge si pone è quello del restauro ambientale. Si mira cioè
attraverso una serie di interventi mirati ed integrati a creare una protezione che
potremmo definire “dinamica”, la quale accanto ai valori più strettamente
naturalistici, tuteli quelli antropologici, archeologici, storici e architettonici, nonché
le attività tradizionali del luogo, aspetto quest’ultimo fondamentale per superare uno
degli ostacoli più rilevanti alla effettiva realizzazione di un parco e di una riserva
naturale, la mancanza di collaborazione e, addirittura, la tenace opposizione delle
popolazioni locali.
Per quanto riguarda l’ambiente marino le novità più evidenti rispetto alla 979/82
riguardano la distinzione tra i concetti di parco nazionale, parco regionale, riserva
naturale statale e riserva naturale regionale; per le aree naturali protette e marine la
legge rimanda alla definizione del Protocollo di Ginevra relativo alle aree del
Mediterraneo particolarmente protette, tradotta in Italia dalla legge 979/82. Le aree
vengono definite come: “luoghi che presentino un valore biologico ed ecologico,
diversità genetiche nonché livelli soddisfacenti per le loro popolazioni, zone di
riproduzione ed habitat, tipi rappresentativi di ecosistemi ed i progetti ecologici,
luoghi che rivestono un interesse particolare per valore estetico, ecologico, culturale
ed educativo”.
17
Vengono individuate altri 26 siti di reperimento, due dei quali in parte sovrapponibili
con altrettante aree delle 20 individuate dalla 979/82.
Aree Marine Protette istituite e previste in Italia ai
sensi della Legge 979/82 e 394/91
18
Aree reperimento Legge 979/82
Aree reperimento Legge 394/91
21 Isola Gallinara
22 Isola di Bergeggi
23 Monti dell'Uccellina
24 Secche di Tor Paterno
25 Monte di Scauri
26 Isola di Capri
27 Ischia, Vivara, Procida
28 Santa Maria di Castellabate
29 Costa degli Infreschi
30 Costa di Maratea
31 Penisola Salentina
32 Piceno
33 Costa del Monte Conero
34 Arcipelago della Maddalena
35 Capo Testa - Punta Falcone
36 Isola dell'Asinara
37 Isola di San Pietro
38 Capo Spartivento - Capo Teulada
39 Capo Carbonara
40 Capo Gallo - Isola delle Femmine
41 Monte Cofano - Golfo di Custonaci
42 Stagnone di Marsala
43 Isola di Pantelleria
44 Pantani di Vendicari
45 Capo Passero
46 Grotte di Aci Castello
1 Golfo di Portofino
2 Cinque Terre
3 Secche della Meloria
4 Arcipelago Toscano
5 Isole Pontine
6 Punta Campanella
7 Capo Rizzuto
8 Porto Cesareo
9 Torre Guaceto
10 Isole Tremiti
11 Miramare
12 Capo Caccia - Isola Piana
13 Penisola del Sinis - Isola Mal di Ventre
14 Golfo di Orosei - Capo Monte Santu
15 Tavolara, Molara, Capo Coda Cavallo
16 Isola di Ustica
17 Isole Eolie
18 Isole Egadi
19 Isole Pelagie
20 Isole Ciclopi
Bisogna sottolineare che la Legge Quadro pur non innovando le tipologie di riserve
marine previste dal legislatore del 1982, ha contribuito ad innovare la definizione;
infatti la legge 979/82 parla di “rilevante interesse per le caratteristiche naturali e
di importanza scientifica ed economica” mentre la legge 394/91 considera soltanto
“il valore naturalistico ed ambientale” e le attività scientifico e ricreative sono
“promosse”, mentre la valorizzazione e la sperimentazione dell’attività economiche
19
possono essere promosse solo se compatibili. Dunque dalla definizione di area
protetta marina va sottolineata “l’importanza economica”, intendendo, cioè, che le
eventuali attività economiche nell’area sono valorizzate solo in quanto riconosciute
compatibili e promosse dall’Autorità di gestione nell’interesse naturalistico.
La legge prevede un attenta analisi delle aree indicate come di “reperimento” fatto
questo che presuppone un’approfondita ricerca e studi di fattibilità. Si deve inoltre
rilevare che ai problemi collegati all’effettiva realizzazione sono correlati gli
interessi economici strettamente legati alla sorte economica delle località protette.
Questi possono essere considerati sia sotto il profilo turistico che sotto il profilo di
insediamenti industriali presenti sulla costa. Si tratta di individuare, quindi, le attività
compatibili con l’istituzione di un parco o di una riserva, tenuto conto non soltanto
dello spazio ambientale e delle sue caratteristiche, ma anche delle attività presenti
nello spazio considerato, prevedendo uno sviluppo compatibile con l’ambiente
esistente.
In seguito alla soppressione del Ministero della Marina Mercantile, la competenza
del settore delle aree protette marine risulta totalmente affidata al Ministero
dell’Ambiente, il quale,
è quindi preposto sia alle procedure concernenti i
provvedimenti istitutivi, sia alle azioni riguardanti le aree protette già istituite.
È opportuno citare altre due leggi, emanate successivamente alla 394/91, riguardanti
anche se in misura diversa le aree protette marine. Esse sono la legge 8 ottobre 1997,
n. 344 (Disposizione per lo sviluppo e la qualificazione degli interventi e
dell’occupazione in campo ambientale) e la legge 9 dicembre 1998, n. 426 (Nuovi
interventi in campo ambientale) .
La legge n. 344 del 1997 integra l’elenco dei siti di reperimento, aggiungendo la
voce “Parco marino Torre del Cerrano”, dal nome di un’antica torre, situata in riva al
mare, sulla costa abruzzese. “Sulla base delle informazioni disponibili non sono
chiare le motivazioni dell’istituzione dell’area marina protetta in quanto non sono
presenti specie o ecosistemi minacciati. Ricordiamo che le aree protette marine
20
costituiscono una forma di gestione dell’ambiente, richiedendo quindi impegni e
risorse speciali, proporre quindi forme particolari di tutela in siti privi di sensibilità
ambientali, può avere solo l’effetto di sminuire e non far comprendere il vero ruolo
delle aree protette”10.
La legge n. 426 del 1998 contiene una nuova integrazione all’elenco delle aree
protette marine, costituita dal “Santuario dei cetacei” dell’alto Tirreno - Mar Ligure.
Inoltre essa sopprime la consulta per la difesa del mare per gli inquinamenti, le cui
funzioni vengono trasferiti ai competenti uffici del Ministero dell’Ambiente. Per
l’istruttoria preliminare la legge, all’art. 14, prevede la costituzione di una Segreteria
tecnica scientifica per le aree protette marine, “composta da dieci esperti di elevata
qualificazione” presso il competente Servizio del Ministero, cioè l’ispettorato
centrale per la difesa del Mare. Questa legge introduce altre modifiche alla normativa
vigente, prevedendo che la Commissione di Riserva non sia più costituita presso la
Capitaneria di Porto competente, ma presso l’ente gestore dell’area protetta, e che sia
presieduta da un rappresentante del Ministero dell’Ambiente piuttosto che del
Comandante della Capitaneria di Porto. Inoltra la sorveglianza potrà essere effettuata
non solo dalla Capitaneria di Porto, ma anche dalle Polizie degli Enti locali delegati
alla gestione.
Possiamo citare un’ultima recente norma che riguarda, anche se solo marginalmente,
le aree protette marine, per l’importanza che riveste dal punto di vista del
decentramento amministrativo e della semplificazione delle procedure. Si tratta del
Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti
amministrativi dello stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della
legge 15 marzo 1997, n. 59), attuativo cioè della cosiddetta “Legge Bassanini”.
Tale decreto legislativo, all’articolo 77 afferma che i compiti e le funzioni in materia
dei parchi e riserve statali anche marini, hanno rilievo nazionale e quindi rimangono
10
G. Diviacco., 1999. Aree Protette Marine: finalità e gestione.
21
dello Stato. Però lo stesso articolo, al comma 2, afferma che l’individuazione,
l’istituzione e la disciplina generale dei parchi e delle riserve naturali, comprese
quelle marine, e le relative misure di salvaguardia sulla base della Carta della natura,
sono operati sentita la Conferenza unificata, istituita ai sensi del D.L. 28 agosto 1997,
n. 281, e cioè sentite le regioni interessate.
22
Le Aree Marine Protette Istituite
23
1.3 Organi Amministrativi e Gestionali
Gli organi amministrativi e le rispettive funzioni sono state individuate dalle leggi
979/82 e dalla 394/91 e successivamente modificate dalla legge 426/98 come visto in
precedenza.
Analizziamo in dettaglio i compiti e la strutturazione dei vari organi istituzionali:
Il Responsabile dell’Area Marina Protetta è nominato dall’ente gestore. A questi
compete
l’attuazione
delle
direttive
del
Ministero
dell’Ambiente
per
il
raggiungimento delle finalità proprie dell’area marina protetta. In particolare, cura la
gestione amministrativa e contabile dell’area ed è responsabile dell’organizzazione e
della disciplina per quanto riguarda le attività consentite nelle diverse zone di tutela.
La Commissione della Riserva è sempre istituita presso l’ente gestore (Legge 31
dicembre 1982, n. 979; Legge 9 dicembre 1998, n. 426). Questa partecipa nel
formulare proposte e suggerimenti per quello che attiene al funzionamento della
riserva. In particolare dà il proprio parere alla proposta del regolamento di
esecuzione del decreto istitutivo, di organizzazione della riserva ed alle previsioni
relative alle spese di gestione. La Commissione della Riserva è presieduta da un
rappresentante designato dal Ministero dell’Ambiente ed è composta da: a) il
comandante della locale Capitaneria di Porto o un suo delegato; b) due rappresentanti
dei Comuni rivieraschi designati dai comuni medesimi; c) un rappresentante delle
regioni territorialmente interessate; d) un rappresentante delle categorie economicoproduttive interessate designato dalla camera di commercio per ciascuna delle
province comprese nei confini della riserva; e) due esperti designati dal Ministero
dell’Ambiente in relazione alle particolari finalità per cui è stata istituita la riserva;
f) un rappresentante delle associazioni naturalistiche maggiormente rappresentative
scelto dal Ministero dell’Ambiente tra una terna di nomi designati dalle associazioni
medesime; g) un rappresentate del provveditorato agli studi; h) un rappresentante
dell’amministrazione per i beni culturali e ambientali; i) un rappresentante del
Ministero dell’Ambiente.
24
Il Comitato Consultivo Tecnico-Scientifico predispone di ricerca scientifica e
propone programmi concernenti le attività didattiche e divulgative.
Inoltre, rappresenta un punto di riferimento costante per gli organi di gestione
dell’area protetta in quanto si occupa dell’informazione sui programmi di
salvaguardia dell’ambiente. Il Comitato esprime pareri in merito ad atti di
straordinaria amministrazione inerenti problematiche tecniche e scientifiche,
didattico-educative e di divulgazione della conoscenza del mare.
La Segreteria Tecnica per le aree protette marine, istituita dalla legge n. 426 del 9
dicembre 1998 è composta da dieci esperti di elevata qualificazione cui spettano
diversi compiti tra i quali: l’istruttoria preliminare relativa all’istituzione e
all’aggiornamento delle riserve marine, il supporto alla gestione, al funzionamento
nonché alla progettazione degli interventi da realizzare anche attraverso
finanziamenti comunitari nelle aree marine protette. La Segreteria Tecnica opera dal
dicembre 1998 e sostituisce la precedente Consulta per la difesa del mare.
La Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali è un’associazione
culturale e di promozione sociale non commerciale costituito per rappresentare gli
Enti ed i soggetti pubblici e privati gestori delle aree protette italiane.
L’Associazione, nel rispetto dell’autonomia dei soci, rappresenta gli enti gestori delle
aree naturali protette nei confronti degli organi centrali dello Stato, degli organismi
dell’Unione Europea e, d’intesa con i Coordinamenti regionali, nei confronti delle
Regioni e degli Enti locali. L’Associazione cura tutti i problemi che investono gli
associati, ricercando le opportune intese con gli organismi rappresentativi delle
autonomie locali e con gli altri soggetti gestori di aree protette.
L’Associazione favorisce la collaborazione, la circolazione delle informazioni, lo
scambio delle conoscenze e delle esperienze tra le aree protette e promuove il
recepimento delle indicazioni degli organismi nazionali ed internazionali per la tutela
delle risorse naturali e per lo sviluppo sostenibile del pianeta.
Per il raggiungimento degli scopi indicati ai commi precedenti l’Associazione svolge
25
tutte le attività di studio, di ricerca, di divulgazione e di educazione ambientale,
anche su incarico di altri soggetti pubblici e privati, che permettano di stimolare e
promuovere lo sviluppo del sistema nazionale delle aree protette e dei singoli enti
gestori dei parchi e delle riserve, favorendo altresì metodi di gestione improntati
all’allargamento della democrazia e della partecipazione.
1.4 Iter Istituzionale di un’Area Marina
Nell’ambito dell’elenco di aree di reperimento stabilito dalle leggi, per l’effettiva
istituzione di un area marina protetta occorre innanzitutto disporre di un aggiornato
quadro di conoscenze sull’ambiente naturale d’interesse, oltre ai dati necessari sulle
attività socio-economiche che si svolgono nell’area.
Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Servizio Difesa del Mare,
per l’acquisizione di tali conoscenze e dati può anche avvalersi di Istituti scientifici,
laboratori ed enti di ricerca.
Gli studi sono generalmente distinti in due fasi:
-
nella prima viene esaminata la letteratura già esistente sull’area;
-
nella seconda fase vengono effettuati gli approfondimenti necessari per un
quadro conoscitivo concreto ed esaustivo.
Successivamente gli esperti della Segreteria Tecnica possono avviare l’istruttoria
istitutiva. Al fine di delineare una proposta della futura area marina protetta che ne
rispetti le caratteristiche naturali e socio-economiche, gli esperti della Segreteria
Tecnica arricchiscono l’indagine conoscitiva fornita dagli studi con sopralluoghi
mirati e con confronti con gli Enti e le comunità locali.
L’articolo 28 della legge 979/82 prescrive inoltre l’acquisizione obbligatoria, non
vincolante, da parte dell’ICRAM.
Sullo schema di decreto vengono sentite la Regione e gli enti locali interessati
dall’istituenda area marina protetta, per l’ottenimento di un concreto ed armonico
consenso locale.
Infine, come stabilito dal Decreto Legislativo n. 112/98 art. 77, occorre acquisire il
parere della Conferenza Unificata su tale schema di DM.
26
A questo punto, il Ministro dell’Ambiente, d’intesa con il Ministro del Tesoro,
procede all’effettiva istituzione dell’area Marina Protetta, autorizzando anche il
finanziamento per far fronte alle prime spese relative all’istituzione (Legge n. 394/91
art. 18 e Legge n. 93/01 art. 18).
Il Decreto Ministeriale, se non diversamente specificato, entra in vigore il giorno
successivo dalla pubblicazione della Gazzetta Ufficiale.
All’approvazione da parte dell’Autorità governativa centrale deve seguire
tempestivamente l’individuazione dell’ente gestore.
La gestione delle aree marine protette è affidata ad enti pubblici, scientifici o
associazioni ambientaliste riconosciute, anche consorziati tra di loro.
L’affidamento avviene con decreto del Ministero dell’ ambiente, sentiti la regione e
gli enti locali territorialmente interessati.
27
L’Ente Gestore delle Aree Marine Protette
Area Marina Protetta
Isola di Ustica
Capo Carbonara
Penisola del Sinis - Isola Mal di Ventre
Isole Egadi
Isole di Ventotene e Santo Stefano
Punta Campanella
Capo Rizzuto
Isole Ciclopi
Portofino
Torre Guaceto
Cinque Terre
Isole Tremiti
Miramare
Secche di Tor Paterno
Porto Cesareo
Tavolara – Punta Coda Cavallo
Capo Gallo - Isola delle Femmine
Capo Caccia - Isola Piana
Isola dell'Asinara
Isole Pelagie
Ente gestore
Gestione provvisoria della Capitaneria di Porto:
Palermo
Comune interessato: Villasimius
Comune interessato: Cabras
Comune interessato: Favignana
Comune interessato: In affidamento a Ventotene
(Ente gestore della Riservanaturale a terra)
Consorzio fra 6 Comuni: Massa
Lubrense,Positano, Sorrento, Piano di Sorrento, S.
Agnello e Vico Equense
Provincia: Crotone
Consorzio fra Comune e Università: Comune di
Aci Castello e Università di Catania
Consorzio fra 3 Comuni, Provincia e Università:
Portofino, S. Margherita Ligure e Camogli,
Provincia di Genova e Università di Genova
Consorzio fra 2 Comuni e associazione
ambientalista: Comuni di Brindisi e Carovigno e
WWF Italia (Ente gestore della Riserva naturale a
terra)
Ente Parco Nazionale a terra: Parco Nazionale
delle Cinque Terre
Parco Naturale del Gargano: Parco Nazionale del
Gargano
Associazione ambientalista: WWF Italia
Ente pubblico: Ente Roma Natura
Consorzio tra i Comuni di Porto Cesareo, Nardò e la
Provincia di Lecce (gestione provvisoria)
Consorzio tra i Comuni di Olbia, San Teodoro e
Loiri San Paolo (gestione provvisoria)
Gestione provvisoria della Capitaneria di Porto:
Palermo
Comune di Alghero (gestione provvisoria)
Comitato di gestione provvisoria
Comune di Lampedusa e Linosa (gestione
provvisoria)
28
Capitolo 2
Fase Conoscitiva
Gli studi relativi all’istituzione di un area protetta marina devono necessariamente
prevedere varie fasi, secondo un processo di assimilabile a quello proprio di un
Bilancio di Impatto Ambientale e Sociale (BIAS)1.
In base a questo tipo di approccio “l’istituzione deve prevedere due momenti ben
distinti”2, in cui vengono presi in esame i molteplici temi di indagine:
La fase conoscitiva: comprensiva delle analisi delle situazioni ambientale,
urbanistica e socio-economica, per la quale sono stati elaborati
da tempo
standards.3 In sintesi essa prevede:
a. L’analisi della bibliografia disponibile per l’area in oggetto;
b. L’indagine sull’urbanizzato (presente e futuro), sulle principali attività
economiche dell’area (turismo, pesca, ecc.), sulla situazione vincolistica
in atto;
c. La verifica delle informazioni riportate dalla bibliografia sulle emergenze
ambientali e sui popolamenti bentici, con specifiche campagne di
rilevamento in mare;
La fase progettuale, nella quale devono essere affrontate:
a. La definizione del parco (identificazione dei confini, zonazione) e delle
sue strutture;
b. Le ipotesi di sviluppo dei settori congruenti con le finalità del parco, allo
scopo di arrivare all’elaborazione di un analisi costi/benefici;
In questo capitolo analizzeremo in dettaglio la fase conoscitiva.
1
A. Zattera, 1990. L’istituzione di aree marine protette: elementi conoscitivi e progettuali. Parchi
marini del Mediterraneo
2
L. Tunesi e G. Diviacco, 1991. Importanza dell’identificazione di standard per la realizzazione delle
proposte di zonazione dei parchi marini costieri
3
A. Zattera, G. Zurlino e E. Politano, 1988. Metodologia di approccio all’istituzione di aree marine
protette
29
2.1 Metodologia ed Indagine
Nella fase conoscitiva bisogna raccogliere tutte la informazioni utili per avere un
quadro dettagliato dell’area in esame, così da poter elaborare il progetto dell’area
protetta e del suo contorno.
Si analizzerà per prima cosa la bibliografia disponibile, pianificando indagini di
campo specifiche, qualora fosse carente od obsoleta.
Tale fase quindi consiste in una presa di contatto con il territorio oggetto di studio
per l’individuazione delle sue caratteristiche ambientali generali, non soltanto
ecologico-naturalistico, ma anche storico-culturale.
Le operazioni da effettuare possono essere sinteticamente descritte come segue:
a. Definizione dei limiti dell’area oggetto di studio. Sarà opportuno
distinguere i confini amministrativi dai limiti del territorio da esaminare.
Quest’ultimo probabilmente oltrepasserà i confini previsti dal Decreto
Istitutivo ed includerà quei territori limitrofi che si rapportano e spesso
completano gli ecosistemi presenti nell’Area Protetta. Tale allargamento
dell’area è utile anche al fine di mettere in contatto i sistemi di particolare
valore naturale interni al parco con quelli del territorio circostante.4
b. Inquadramento biogeografico dell’area oggetto di studio. Allo scopo di
precisare le caratteristiche ambientali generali del territorio ove è stato
istituito il parco è necessario precisarne le caratteristiche biogeografiche.
Cioè può essere fatto in via preliminare riconoscendo a quale unità
biogeografica appartiene il parco, a partire dalle unità di rango superiore
(regioni), fino a quelle inferiori (province, distretti e settori). Il territorio
dell’Italia appartiene a due regioni biogeografiche e, precisamente, alla
Regione Eurosiberiana e alle Regione Mediterranea, a sua volta suddivise
in diverse province, distretti e settori. Ogni regione biogeografica presenta
problemi ecologici specifici, non soltanto relativamente alla flora e alla
4
A. Zattera, G. Zurlino, E. Politano, 1988. Metodologia di approccio all’istituzione di aree marine
protette
30
fauna, ma anche alla stessa presenza del uomo, ai tipi di paesaggio, e ai
processi ecologici e cosi via.5
c. Raccolta di studi e ricerche scientifiche, utile ai fini del Piano, svolte
sull’area oggetto d’intervento. La maggior parte delle aree protette sono
ricche di indagini e studi realizzati da enti di ricerca e da singoli studiosi.
Pertanto ogni futura attività conoscitiva non potrà ricominciare da zero
dilapidando tempo e risorse economiche per rifare quanto già esiste. Un
esame critico degli studi esistenti permette di vagliare la completezza o la
parzialità delle indagini di cui si potrà disporre6. Particolare interesse
acquistano anche le notizie relative alla proposte di carattere
conservazionistico che hanno preceduto l’istituzione del parco (resoconti
di congressi, relazioni ordini del giorno, articoli e contributi sulla stampa
e sulle riviste specializzate), dalle quali si possono trarre utili indicazioni
sui vari problemi di carattere ambientale che interessano il territorio del
parco.
d. Prima ricognizione dell’area. Prima di studiare in modo sistematico un
territorio ai fini della pianificazione sarà necessario percorrerlo, osservare
ogni cosa e annotare quei segni e contenuti che emergono sin dal primo
contatto con l’area oggetto di studio al fine di riconoscerne le
caratteristiche ambientali generali.
e. Stesura di una scheda delle specificità dell’area, capace di evidenziare
risorse, caratteristiche e problematiche. Ogni azione conoscitiva,
valutativa e decisionale è infatti costruita su misura per i caratteri specifici
dell’area e, quindi, per le sue problematiche più rilevanti.
5
A. Zattera, G. Zurlino, E. Politano, 1988. Metodologia di approccio all’istituzione di aree marine
protette
6
A. Zattera, G. Zurlino, E. Politano, 1988. Metodologia di approccio all’istituzione di aree marine
protette
31
2.2 Raccolta e prima Elaborazione Dati
Nel processo complesso ed iterativo di elaborazione del Piano di un parco marino gli
studi scientifici sono del tutto indispensabili, sia nella fase di approccio conoscitivo,
che in quello degli approfondimenti successivi. L’intervallo di tempo, relativamente
corto nel quale deve emergere la prima ipotesi di zonazione, non permette lo
svolgimento di indagini esaustive. Pertanto esse dovrebbero sfruttare, in primo luogo
tutti i dati bibliografici relativi al territorio del parco e, successivamente, completare
ed aggiornare le conoscenze, in modo da cogliere tutti gli aspetti essenziali e
importanti ai fini di una corretta pianificazione e gestione.
Si procede, quindi, all’analisi dei diversi settori disciplinari, ordinati in tre sistemi
(fisico, biologico, antropico) correlati tra loro.
Questi studi riguardano l’intero sistema ambientale costituito dai bacini imbriferi
nella porzione continentale e, per quanto riguarda la parte a mare, da adeguate
porzioni dei bacini di sedimentazione afferenti.
Ciò in ragione della strettissima interdipendenza dei parametri chimici, fisici,
biologici ed ecologici dell’ambiente marino dai fenomeni naturali e dalle attività
antropiche che si svolgono lungo le coste e nell’entroterra.
Pertanto è necessario non solo definire il reticolo idrografico, ma anche la quantità e
la qualità delle acque che giungono nel tratto di mare interessato, consentendo le più
opportune azioni di prevenzione e di risanamento dagli inquinanti.
È poi necessario descrivere le caratteristiche naturali ed i fenomeni antropici più
rilevanti nella zona prospiciente alla istituenda riserva naturale marina.
Si ritiene che gli aspetti relativi all’istituzione ed alla successiva gestione delle
riserve non possono essere definiti senza aver prima individuato e definito, almeno
in linea di massima, le interrelazioni tra le aree marine interessate e l’ambiente
terrestre circostante.
32
In sintesi quindi la fase conoscitiva prevede:
-
L’analisi della bibliografia disponibile per l’area in oggetto;
-
L’indagine sull’urbanizzato (presente e futuro), sulle principali
attività economiche dell’area (turismo,pesca,ecc.) e sulla situazione
vincolistica in atto;
-
Saranno
contattate
l’amministrazione
centrale
e
locale,
i
rappresentanti delle categorie del turismo e della pesca e le
Capitaneria di Porto, per ottenere un quadro aggiornato e completo
della situazione;
-
La verifica delle informazioni riportate dalla bibliografia sulle
emergenze ambientali e sui popolamenti bentici, con specifiche
campagne di rilevamento a mare;7
7
A. Zattera, G. Zurlino, 1988. Alcune problematiche per la gestione della fascia costiera
33
Inquadramento
ambientale
AMBIENTE
NATURALE
Descrizione
dell'ambiente
TEMI
DI
ANALISI
Stato
dell'ambiente
costiero
SITUAZIONE
ANTROPICA
Usi
dell'ambiente
costiero
Strumenti
normativi ed
organizzativi
Localizzazione geografica
Caratteristiche ecosistemi principali
Topografia
Geomorfologia
Morfotipi costieri
Caratteristiche fondali
Chimica e fisica
Distribuzione S,T,pH,O2
di acque e
Nutrienti
sedimenti
Livelli geochimici naturali
Dinamica masse d'acqua
Maggiori
Produttori primari
componenti
Consumatori
biotiche
Decomposti
Relazioni
Reti trofiche
trofiche
Ciclo nutrienti
Relazioni tra componenti fisiche e biotiche
Relazioni tra ecosistemi e sistemi contigui
Aree urbane con/senza insediamenti
industriali
Insediamenti industriali, non compresi
in aree urbane
Insediamenti turistici (alberghi, porti, ecc.)
Insediamenti agricoli
Ambiente geologico (dissesti, erosione)
Ambiente floro-faunistico e sua alterazione
antropica
Insediamenti urbani
(tendenze demografiche, conflitti)
Insediamenti industriali
(attività, mercato, conflitti)
Pesca (consistenza stock, sovrasfruttamento)
Rifiuti
(raccolta, trattamento e controllo inquinamento)
Insediamenti infrastrutturali
Disciplina demanio marittimo, normative
Piani dei porti, tutela acque da inquinamento
Disciplina urbanistica e territoriale,
vincoli militari, traffico marittimo,
trasporto sostanze pericolose
Tutela bellezze naturali
34
Più in particolare dovrà eseguire:
•
L’analisi della situazione ambientale: permette di individuare i dati
scientifici ed i parametri di valutazione dell’ambiente naturale, relativi a
numerose discipline, anche riguardanti più strettamente l’ambiente
terrestre, per i stretti legami e le interazioni esistenti con quello marino.
•
L’analisi della situazione territoriale ed urbanistica: permette di
inquadrare l’area dal punto di vista dell’utilizzo del territorio.
•
L’analisi della situazione socio-economica: prevede la conoscenza della
popolazione, delle attività economiche e dei redditi, utili per la definizione
delle scelte progettuali della futura area protetta.
•
Indagini integrative e suppletive di campo: si riferiscono a campagne di
ricerca e completamento dei dati bibliografici riguardanti sia l’ambiente
naturale
che l’ambiente antropico; per quest’ultimo vengono utilizzati
delle interviste ad interlocutori privilegiati per ottenere delle informazioni
di maggior dettaglio sullo stato dell’economia locale.
•
Produzione cartografica e di G.I.S. (Geographic Information System): se
possibile al posto delle carte elaborate con tecnica manuale, è preferibile
l’utilizzo di G.I.S. con i quali si può trasformare in tempo reale una carta
tematica in una banca dati ricchissima di informazioni georeferenziate. I
parametri da inserire nei sistemi informativi possono essere molteplici nel
campo dell’oceanografia, dell’ecologia, della sistematica. Inoltre i GIS
permettono di supportare la redazione del Piano del parco, e possono
divenire lo strumento base per la gestione del Piano stesso.
35
Analisi della Situazione
Ambientale
FASE CONOSCITIVA
Analisi della Situazione
Territoriale
Analisi della Situazione
Socio-Economica
Climatologia
Geomorfologia
Geologia
Sedimentologia
Idrogeologia
Oceanografia
Vegetazione marina
Vegetazione terrestre
Fauna marina
Fauna terrestre
Pianificazione
Vincoli
Congruità
Utilizzazione del territorio
Elementi di zonazione
Aspetti demografici
Aspetti occupazionali
Attività agrosilvopastorali
Attività industriali e artigianali
Attività turistiche
Attività di pesca
Attività commerciali
Trasporti
Con il completamento della fase conoscitiva, basata sia su dati esistenti, sia su
specifiche indagini in campo, può aver inizio la fase progettuale.
36
Capitolo 3
Fase Progettuale
La fase progettuale prevede la realizzazione del progetto di area protetta, secondo
due linee ben precise:
a. la definizione del parco intesa come:
-
identificazione dei confini.
-
Proposta di zonazione
-
Definizione ed ubicazione delle strutture
b. La ipotesi di sviluppo dei settori congruenti con le finalità del parco.
Definizione
Area Protetta e Strutture
FASE PROGETTUALE
Confini
Zonazione
Infrastrutture
Sviluppo dei settori congruenti con
l'Area Protetta
Nel primo punto la zonazione costituisce un processo molto delicato, sia dal punto di
vista ambientale, in quanto una delimitazione poco appropriata può vanificare gli
interventi di tutela , sia dal punto di vista socioeconomico, per evitare conflitti con le
comunità locali, per cui è estremamente importante utilizzare al meglio le
informazioni raccolte nel corso della fase conoscitiva.
37
3.1 Identificazione dei confini
La definizione dei confini delle Aree Marine Protette risulta spesso di estrema
importanza per la riuscita del progetto. I criteri di scelta non dovrebbero basarsi
esclusivamente su divisioni amministrative o su considerazioni economico-sociali,
ma devono assicurare la massima protezione, tenendo conto dell’impossibilità,
nell’ambiente marino, della creazione di barriere che impediscano gli scambi con
l’ambiente circostante.
Salm e Clark propongono che la dimensione minima per un Parco Marino Nazionale
sia di 1.000 ettari. Pare evidente, a questo punto, la difficoltà di applicazione di
questo principio nella realtà delle coste ed acque italiane.1 Le dimensioni delle attuali
riserve nel mondo sono molto varie, andando, per esempio, dal Parco Nazionale
Marino di Malindi-Wantamu in Kenya, che occupa 19.000 ettari, al Parco di
Miramare, che ricopre soli 30 ettari.
Per quanto riguarda i confini in mare aperto, generalmente la protezione si spinge
fino alla batimetrica dei 200 metri, riconosciuta come limite della piattaforma
continentale. Tale limite, comunque, può notevolmente variare in funzione della
realtà geografica di ogni singola area. In Italia viene generalmente considerato come
limite esterno delle Aree Marine Protette la batimetrica dei 50 metri o il limite di tre
miglia dalla costa, in modo da permettere una completa fruibilità della zona ed un
miglior controllo.
1
R.V.Salm, G.R.Clark,1989. Marine and protected areas: a guide for planners and managers.
38
3.2 Proposta e Livelli di Zonazione
L’elaborazione della proposta di zonazione, costituisce un processo molto delicato
sia dal punto di vista ambientale, in quanto una delimitazione poco appropriata può
vanificare gli interventi di tutela, sia dal punto di vista socio-economico, per evitare
conflitti con le comunità locali, per cui è estremamente importante utilizzare al
meglio le informazioni raccolte nel corso della fase conoscitiva.
La proposta di zonazione costituisce il momento di sintesi delle analisi ambientali,
socioeconomiche ed urbanistiche, permettendo di quantificare le principali variabili
ambientali ed antropiche che connotano la funzione di equilibrio tra salvaguardia e
valorizzazione.
Il problema del rapporto tra conservazione e fruibilità delle aree protette viene risolto
con la divisione in zone in cui siano regolate attività tra loro compatibili e per le
quali vengono previsti diversi gradi di protezione. La zonazione è il metodo più
diffuso per allocare le risorse, per regolare le attività nelle aree più sensibili dal punto
di vista ambientale e limitare l'impatto dei visitatori, e riveste un ruolo fondamentale,
sia perché da essa dipende la correttezza delle successive analisi delle ipotesi di
sviluppo dei settori congruenti con le finalità dell'Area Marina Protetta, sia perché
rappresenta un importante momento di confronto con le realtà locali.
In generale, ogni Area Marina Protetta è divisibile in almeno due zone: quella
centrale, comprendente il settore più importante ai fini della conservazione, e quella
che viene usualmente definita cuscinetto, che circonda la prima e la protegge da
eccessive pressioni esterne. Negli ambienti terrestri, dove viene applicato lo stesso
principio, è possibile determinare un gradiente ecologico che si dirama da un'area,
che costituirà la zona centrale, definendo un sistema di protezione pressoché
concentrico. Nell'ambiente marino, a causa della complessità dei sistemi biologici,
l'ecosistema costiero tende a raccogliere le zone secondo un gradiente che, in genere,
va dalla costa verso il mare aperto; pertanto nello scegliere la zona più idonea alla
conservazione dell'ambiente marino e costiero sarà opportuno includere tutte le
biocenosi dal litorale verso il largo. In tal modo la zonazione sarà effettuata in bande
39
perpendicolari alla linea di costa, in cui le zone centrali saranno fiancheggiate da
zone cuscinetto. Il principio della zonazione concentrica trova applicazione per le
Aree Protette Marine e costiere di entità insulare. In questo caso la zona centrale può
essere rappresentata dall'intera isola e da una fascia costiera più o meno ampia,
mentre la zona cuscinetto risulterà più esterna. Attualmente non si osserva più una
divisione in due zone ma, generalmente, viene inserita un'ulteriore area di protezione,
esterna alle prime due, detta di Riserva parziale.
Pertanto la zonazione si articola su tre livelli:
1. Zone di Riserva Integrale A: è il luogo con i più alti valori ai fini
conservativi; è sensibile ai disturbi di origine antropica e non può tollerare
alcuna forma di utilizzo da parte dell'uomo. Quest'area dovrebbe essere
abbastanza estesa da includere il maggior numero possibile di habitat e
mantenere una popolazione di specie chiave, sia ai fini di conservazione, che
per il recupero di stock depauperati. In queste aree è permesso l'accesso al
solo personale scientifico per lo svolgimento di ricerche autorizzate.
2. Zone di Riserva Generale B: è la zona limitrofa alla zona centrale e contiene
luoghi di particolare valore per la conservazione e che sono in stretta
relazione con le aree precedenti. Tale zona può tollerare diversi usi umani che
vanno dalla ricerca ad alcune forme di attività ricreative e di pesca
professionale, se pure in modo controllato. Queste zone sono, infatti, sedi di
attività turistiche per una fruizione rispettosa dell'ambiente marino mediante
lo sviluppo di percorsi subacquei guidati, di itinerari didattici e con l'impiego
di natanti appropriati. Sono permesse attività quali la balneazione, attività
subacquea esercitata in modo compatibile con la tutela delle caratteristiche
naturali, accesso a remi e a vela di imbarcazioni di lunghezza ridotta e la
pesca professionale esercitata con attrezzi selettivi autorizzati dall' Ente
Gestore.
3. Zone di Riserva Parziale C: tali zone circondano le precedenti e sono
stabilite in modo da compiere un'azione di controllo delle attività che in
40
qualche modo possano incidere negativamente sulle due zone precedenti
(apporti di vario tipo dall'esterno, dragaggi, attività di diporto, pesca
professionale e sportiva, ecc.); sono finalizzate a regolamentare le presenze
nelle aree a maggiore vocazione turistica attraverso la creazione di zone
cuscinetto tra quelle soggette a maggiori vincoli e l'area esterna al parco.
Queste aree ospitano le strutture d'accoglienza delle Aree Marine Protette,
quali centri per visitatori, museo didattico, acquario, ecc. In generale è
consentita la navigazione da diporto, l'accesso a motore a velocità ridotta, la
pesca professionale e la pesca sportiva opportunamente regolamentata.
La classificazione qui riportata può ovviamente subire delle modificazioni dettate
dalle diverse condizioni ambientali e socioeconomiche delle zone in cui si vuole
creare un'Area Marina Protetta .
Una zonazione articolata in questo modo manca di un livello, che può essere
considerato uno dei principali motivi di successo delle Aree Marine Protette
internazionali, ovvero zone nelle quali sia vietata ogni forma di prelievo, ma sia
consentito l’accesso pubblico in modo regolamentato e controllato. Solo in questo
modo è possibile permettere ad un visitatore di cogliere uno degli aspetti più
importanti e meglio apprezzabili di un parco marino, l’effetto riserva, caratterizzato
dalla presenza di un popolamento ittico assimilabile a quello naturale, unico per
composizione di specie e di taglie. Questo costituisce un notevole plus-valore per
l’area protetta stessa, sia perché in grado di polarizzare il turismo subacqueo verso il
parco, sia per il suo valore di stimolo allo sviluppo di una coscienza ambientale nei
visitatori della riserva.
Per tali motivi, la proposta formulata dall'I.C.R.A.M. (Istituto Centrale per la Ricerca
scientifica e tecnologica Applicata al Mare) relativa all'area marina protetta dell'Isola
dell'Asinara prevede una zonazione a 4 livelli. Il nuovo livello (entry - no take), per
il quale si propone la sigla A2, prevede l’assenza di ogni forma di prelievo ma la
possibilità di ospitare visite guidate, allineando la zonazione italiana a quella già in
essere nella maggior parte delle Aree Marine Protette mondiali. La scelta della sigla
41
A2 per questo tipo di zona può essere motivata dal fatto che la A viene associata al
concetto di assenza di prelievo (no take zone). La zona A, a sua volta, è composta da
un ambito A1 (no entry – no take) nel quale è permesso solo l’accesso di personale
scientifico autorizzato e da un ambito A2 (entry – no take) nel quale è consentito
l’accesso anche a visitatori, nei modi indicati dall’Ente Gestore.
Quindi la proposta di zonazione a 4 livelli risulta così articolata:
-
Zone di Riserva Integrale A (no take) suddivisa in:
zona A1 (no entry - no take) nel quale è permesso solo l’accesso di
personale scientifico autorizzato
zona A2 (entry - no take) che prevede l'assenza di ogni forma di prelievo
ma la possibilità di ospitare visite guidate nei modi indicati dall'Ente
Gestore, allineando la zonazione italiana a quella esistente nella maggior
parte delle A.M.P. mondiali.
-
Zone di Riserva Generale B
-
Zone di Riserva Parziale C
Nella Riserva Naturale delle Isole Egadi, notiamo,invece, la suddivisione in 4 zone:
-
Zona A di riserva integrale
-
Zona B di riserva generale
-
Zona C di riserva parziale
-
Zona D di protezione
Nella Zona D sono consentite: la pesca sportiva, la balneazione, le immersioni con o
senza apparecchi autorespiratori, la pesca professionale,ivi compresa quella
esercitata con reti da traino, fatte salve le limitazioni stabilite dalle autorità
competenti in relazione alla necessità di effettuare il fermo biologico.
Nel processo di zonazione si può tener presente la possibilità di effettuare una
rotazione delle utilizzazioni delle varie zone, soprattutto tra aree di Riserva Generale
e di Riserva Parziale; in tal modo la conservazione degli habitat può risultare
maggiore, permettendo l'isolamento, almeno periodico, di tutta la superficie dell'area
protetta.
42
ATTIVITA'
Attività di studio
Ricerca scientifica
Accesso
Diporto - vela
Diporto - a motore
A1
A2
B
C
autorizzata
autorizzata
consentita
consentita
vietato
vietato
autorizzato
vietato
consentito
autorizzato e
regolamentato
consentito
regolamentato
Balneazione
Sosta
Ancoraggio
vietata
vietata
consentita
vietato
vietato
Ormeggio
vietato
autorizzato
solo per attività
di fruizione
consentite
autorizzato e
regolamentato
autorizzato
vietate
autorizzate e
regolamentate
autorizzate e
regolamentate
autorizzate e
regolamentate
regolamentate
consentite
Attività di fruizione
Attività subacquee
(ARA e snorkeling)
Visite guidate
vietate
consentita
regolamentato
consentito
consentite
Pescaturismo
Attività di prelievo
Pesca a strascico
e a circuizione
Pesca artigianale
vietata
vietata
regolamentata
consentita
vietate
vietate
vietate
vietate
vietata
vietata
Pesca sportiva
vietata
vietata
autorizzata e
regolamentata
vietata
Pesca subacquea
vietata
vietata
vietata
autorizzata e
regolamentata
autorizzata e
regolamentata
vietata
Tabella 1- Guida delle attività nell’ambito di un’Area Marina Protetta.
43
Legenda:
Attività autorizzata: attività permessa previa autorizzazione da parte dell’Ente
Gestore; l’autorizzazione permette la raccolta dei dati relativi ad una specifica
attività, consentendo di disporre di informazioni atte alla sua gestione;
Attività regolamentata: attività soggetta a specifiche disposizioni dell’Ente Gestore.
Nel processo di zonazione si può tener presente la possibilità di effettuare una
rotazione delle utilizzazioni delle varie zone, soprattutto tra aree di Riserva Generale
e di Riserva Parziale; in tal modo la conservazione degli habitat può risultare
maggiore, permettendo l'isolamento, almeno periodico, di tutta la superficie dell'area
protetta.
3.3 Metodologia per elaborare la Proposta di
Zonazione
In Italia non esistono dei criteri metodologici standard per effettuare la proposta di
zonazione: si dovrà, però utilizzare un tipo di Multi Criteria Analysis (MCA), poiché
permette di combinare informazioni eterogenee (misure quantitative possono essere
combinate ed usate insieme ad informazioni semi-quantitative, qualitative e con
informazione classificata in ranghi).
Esistono diversi metodi di valutazione MCA sviluppati per sopportare la
pianificazione urbana e regionale.2 La tecnica si basa su sull’analisi di concordanza
(o discordanza) con un set di priorità esprimenti l’importanza di ogni attributo
all’interno di un particolare scenario. A questo proposito è pratica comune comparare
scenari d’uso sulla base di punteggi di concordanza calcolati in funzione di una
situazione esistente o pianificata.
Finora in Italia è stato molto utilizzato (Portofino, Cinque Terre, Isole Ciclopi) un
modello concepito da Salm e Clark per la zonazione delle Bunaken Islands, in
2
P. Nijkamp, P. Rietveld, H.Voogd, 1990.Multicriteria evaluation in phisical planning.
44
Indonesia, che impiega matrici a punteggio semplificate sulla pianificazione di aree
protette, ed in base alle quali è possibile il confronto del valore economico-ricreativo
delle diverse aree con il valore naturalistico3. Tale modello è stato, successivamente
adattato per il Mediterraneo4 che permette di classificare le diverse aree del parco in
base all’analisi dei valori (ambientali, territoriali ed economici) in esse racchiuse,
calcolati attraverso l’impiego di matrici a punteggio.
La MCA, però non considera direttamente gli aspetti spaziali, la cui analisi viene di
solito svolta attraverso i GIS. Per questo, recentemente, l’ICRAM per effettuare la
proposta di zonazione dell’isola dell’Asinara, ha scelto, seguendo l’esempio di
quanto utilizzato da Villa,5 di applicare uno specifico subset della MCA al contesto
GIS, producendo mappe di concordanza dell’area di studio con scenari d’uso
identificati attraverso schemi di priorità corrispondenti ai diversi obiettivi della
zonazione. Tale metodo è definito Spatial Multiple Criteria Analysis o SMCA .
3.3.1 Matrici a Punteggio
Nel descrivere questa metodologia usata nell’elaborazione di una proposta di
zonazione relativa all’ambiente sommerso, si farà riferimento all’Area Marina
Protetta di Portofino6, per la quale si è operato nel modo seguente:
a. Identificazione dei confini dell’area, individuata in base a criteri
geomorfologici, naturalistici ed ecologici;
3
R.V. Salm e G.R. Clark, 1989. Marine and coastal protected areas: a guide for planners and
managers.
4
L. Marini, 1991. Il processo di zonazione di aree marine protette mediante l’applicazione di matrici
di valutazione.
G. Diviacco, L. Marini, L. Tunesi, 1992. Parco marino di Portofino: criteri metodologici per la stesura
della proposta di zonazione.
G. Diviacco, L. Tunesi, 1992. Criteri naturalistici nella realizzazione di aree protette marine.
“Pianificazione e progettazione delle riserve marine”
5
F. Villa,1996. A GIS-based method for multi-objective evaluation of park vegetation. Landscape and
Urban Planning
6
G.Diviacco, L. Marini, L. Tunesi, 1992. Parco marino di Portofino: criteri metodologici per la
stesura della proposta di zonazione.
45
b. Suddivisione della fascia marina in settori distinguibili per aspetti
oceanografici e sedimentologici;
c. Identificazione di unità ambientali sub-omogenee all’interno dei settori
identificati al punto (b) (insenature o tratti di mare);
d. Classificazione delle diverse aree,in base a criteri di valutazione oggettiva
delle peculiarità delle singole zone;
Per l’area di Portofino, lo sviluppo del punto (d) è stato affrontato impiegando il
modello a matrici a punteggio semplificate elaborato per il Mediterraneo.7
Questo modello impiega matrici a punteggio semplificate, in base alle quali è
possibile il confronto del valore economico-ricreativo delle diverse aree con il valore
naturalistico.
I parametri scelti per sintetizzare il valore economico-ricreativo sono i seguenti:
Valore paesaggistico Æ che implica un’elevata copertura di popolamenti
vistosi,varietà ed interesse dei fondali e delle coste, trasparenza delle
acque(valori compresi tra 0=basso e 2=alto valore paesaggistico).
Sicurezza Æ che implica una ridotta ondazione, l’assenza di correnti pericolose,
di problemi per la balneazione e per la navigazione di piccole imbarcazioni
(valori compresi tra 0=basso e 2=alto fattore di sicurezza ).
Accessibilità Æ definita dalla presenza o distanza di strutture turistiche, strade o
approdi (valori comprese tra 0=basso e 3=alta).
Attività di pesca Æ indicata dal numero di pescatori professionisti locali,operanti
nell’area (0=alta e 1=bassa attività);
7
L. Marini, 1991. Il processo di zonazione di aree marine protette mediante l’applicazione di matrici
di valutazione.
G.Diviacco, L. Marini, L. Tunesi, 1992. Parco marino di Portofino: criteri metodologici per la stesura
della proposta di zonazione.
46
I parametri proposti per sintetizzare il valore naturalistico sono i seguenti:
Varietà di popolamenti Æ data dal numero di popolamenti marini di grande
interesse biologico censiti nell’area; questi sono: Coralligeno, scogliera a
Cladocora caespitosa, praterie di Fanerogame marine, cornice a Lithophyllum
lichenoides, “Trottoir” a Vermetidi, popolamento delle grotte sommerse, facies a
Corallium rubrum
Unicità Æ (valore di 1 = presenza o 0 = assenza), assegnato all’area che ospita
uno dei popolamenti sopra considerati, assente però nelle altre zone.
Copertura Æ come stima del ricoprimento percentuale dei popolamenti
considerati al primo punto (varietà di popolamenti) (0 per R<40%, 1per
40%<R<75%, 2per R >75%).
Criticità Æ data dalla presenza nell’area di specie rare o minacciate ; esse sono le
seguenti: alga bruna Fucus virsoides, il crostaceo decapode Scyllarides latus, il
mollusco gasteropode Patella ferruginea, la cernia Epinephelus marginatus, le
tartarughe marine, la foca monaca Monachus monachus.
47
Criteri
Valori Paesaggistici
Sicurezza
Accessibilità
Attività di pesca
TOTALE
Valore economico ricreativo %
Varietà popolamenti
Unicità
Copertura
Criticità
TOTALE
Valore naturalistico
1
2
3
Unità Ambientali
4
5
6
7
1
2
3
1
7
100
2
1
2
1
5
71
2
0
1
1
4
57
2
0
0
1
3
43
2
1
0
0
3
43
2
1
2
0
5
71
2
1
0
0
3
43
2
1
1
0
4
57
1
1
1
0
3
43
1
1
0
0
2
28
1
1
1
1
4
57
2
0
1
1
4
57
2
0
1
1
4
57
1
0
1
2
4
57
1
0
1
2
4
57
3
0
1
2
6
86
2
0
1
2
5
71
3
0
2
2
7
100
1
0
2
2
5
71
2
0
1
1
4
57
1
0
1
1
3
43
0
0
0
1
1
14
8
9
10
11
%
Tabella 2 - Matrice per il calcolo speditivi dei valori economico-ricreativi e di
conservazione per l’area marina del Promontorio di Portofino.
Il confronto dei valori economici-ricreativi con quelli naturalistici (calcolati come
percentuale del totale più elevato ottenuto da ciascuna matrice ) fornisce una stima
semi-quantitativa della vocazione delle singole aree; le aree per le quali risultano
valori naturalistici più elevati andranno gestite in modo da proteggere le emergenze
naturali, compatibilmente con quanto indicato dai valori economici-ricreativi; are
con valore naturalistico minore di quello economico-ricreativo andranno invece
gestite in modo da combinare la conservazione con livelli accettabili di pressione
turistica.
Questa stima, supportata dall’analisi della situazione naturale e di quella antropica
dell’area in oggetto, permette l’elaborazione di una prima bozza di zonazione,
successivamente affinabile grazie ad incontri con interlocutori privilegiati.
48
Per quanto riguarda la proposta di zonazione, si possono formulare tre differenti
livelli di tutela, questi a loro volta possono essere ulteriormente graduati in funzione
delle specifiche caratteristiche delle diverse aree costiere marine. Per l’area di
Portofino sono state previste: 8
-
Un’area di Riserva Integrale a Cala dell’Oro, in cui generalmente si consente
l’accesso solo a personale scientifico per lo svolgimento di ricerche
debitamente autorizzate;
-
Due aree di Riserva Generale, che coprono il versante sud del promontorio e
parte di quello occidentale;sede ideale di attività turistiche, che permettano
una fruizione rispettosa per l’ambiente marino; ciò è ottenibile con lo
sviluppo di percorsi subacquei guidati, di itinerari didattici e con l’impiego di
natanti appropriati;
-
Due aree di Riserva Parziale,per i versanti orientali ed occidentali. Per
regolamentare la presenza nelle aree a maggiore vocazione turistica,
attraverso la creazione di zone cuscinetto tra quelle soggette a maggiori
vincoli e l’area esterna del parco; nelle aree così classificate dovrebbero
essere consentite tutte le attività che non arrechino danno o disturbo
all’ambiente naturale.
8
G.Diviacco, L. Marini, L. Tunesi, 1992. Parco marino di Portofino: criteri metodologici per la
stesura della proposta di zonazione
49
Figura 1 - Zonazione di Portofino
ATTIVITA'
Strascico
Piccola pesca
Pesca sportiva
Barche a vela o a remi
Barche a motore (1< 6m)
Immersioni sub
Ricerca
ZONE DI RISERVA
INTEGRALE
GENERALE
PARZIALE
No
No
No
No
Permessa
Permessa
No
No
Permessa
No
Permesse
Permesse
No
Permesse
Permesse
No
Permesse
Permesse
Permessa
Permessa
Permessa
Tabella 3 - Guida delle attività nell'ambito dell'area marina protetta del Promontorio
di Portofino.
50
3.3.2 Spatial Multiple Criteria Analysis
La MCA non considera gli aspetti spaziali. Per sopperire a tale carenza,Villa et al.9
svilupparono un MCA che prende in considerazione gli aspetti spaziali SMCA, che
può essere usata per valutare la concordanza tra la conformazione territoriale già
esistente o pianificata e un set di obbiettivi stabiliti. Questa tecnica produce mappe di
concordanza di una particolare area con uno o più scenari d’uso.
La definizione quantitativa di ogni scenario o livello di zonazione viene definita sotto
forma di un set di pesi numerici per ogni variabile presa in considerazione.
Per applicare tale metodo sono necessari le seguenti informazioni:
-
misure quantitative o semi-quantitative di ogni variabile che si ritiene
importante prendere in considerazione o che si considera strategica ai fini
degli obiettivi dell’Area Marina Protetta. Queste prendono la forma di una
carta delle distribuzione dei valori che descrivono ciascuna variabile;
-
I valori di importanza o di priorità di ogni variabile, in forma quantitativa o
semi-quantitativa. Il valore assoluto del peso esprime l’importanza relativa di
ogni variabile ed il segno indica l’influenza (positiva o negativa), della
variabile all’interno dello scenario specificato;
L’analisi si svolge attraverso le seguenti tappe:
a. Definizione delle variabili: in questa fase bisogna identificare le classi
tematiche maggiormente significative per l’area in esame e fornire una
loro valutazione;
b. Identificazione degli obiettivi: questo costituisce uno degli aspetti più
importanti nel lavori di valutazione. Il prodotto di questo processo è
9
F. Villa,1996. A GIS-based method for multi-objective evaluation of park vegetation. Landscape and
Urban Planning.
51
costituito dalla definizione di scenari sotto forma di vettori numerici,
descrizione quantitativa delle priorità relative ad ogni variabile
considerata per ogni utilizzo delle zone in cui è stata ripartita l’Area
Marina Protetta. Nonostante non sia possibile una analisi delle decisioni
interamente obiettiva, la formalizzazione delle priorità consente di
“incapsulare” la soggettività in un passaggio preciso del processo,
lasciando l’elaborazione del risultato alle rimanenti fase tecniche. In
generale sono possibili due tipi di approccio: l’assegnazione diretta dei
pesi.; il loro calcolo sulla base di una matrice di confronto per coppie;
c. Calcolo delle mappe di concordanza: arrivati al set di variabili e di pesi di
priorità, i punteggi di concordanza o discordanza devono essere calcolati
per ogni differente unità di valutazione, consistente in una diversa
configurazione di valori per ogni variabile considerata. I punteggi di
concordanza e discordanza sono calcolati per ogni unità di valutazione
all’interno dello scenario considerato. I punteggi di concordanza,
opportunamente standardizzati, costituiscono una carta della concordanza,
che fornisce un’immagine sintetica dell’accordo tra le caratteristiche
dell’area considerata e la sua vocazione ad essere oggetto di uno specifico
livello di salvaguardia;
3.4 Sviluppo dei Settori congruenti con le
finalità dell’Area Marina
Dopo aver elaborato una prima proposta di zonazione si dovrà individuare, anche
sulla base dei dati acquisiti durante la fase conoscitiva, tutta quella serie di attività
economiche il cui sviluppo sia pienamente realizzabile entro i vincoli determinati
dall'istituzione dell'Area Marina Protetta.
Tali attività si articolano su due livelli ben distinti. Un primo livello che raggruppa
quelle attività che nascono insieme all'istituzione del parco stesso e che sono gestite e
52
promosse dall'Ente preposto (ricerca scientifica, acquisizione e divulgazione dei
risultati, informazione per i diversi livelli di pubblico, visite guidate lungo itinerari
naturalistici terrestri e marini, ecc.), tutte supportate da strutture di ricezione e
informazione; un secondo livello che riguarda le attività legate allo sviluppo di un
turismo controllato e sostenibile e delle relative strutture ricettive e di ristorazione
(agriturismo, attività espositive e di promozione dell'artigianato locale, ecc.). Un'area
protetta può offrire diverse forme di attività di tipo ricreazionale o di tipo didattico
che spesso si integrano tra loro, in modo che quelle del primo tipo acquisiscano una
connotazione educativa. In altri termini un visitatore dovrebbe uscire da un parco
sapendone di più di quando vi è entrato, avendo appreso senza essersene accorto e
con divertimento.10
E' opportuno, comunque, distinguere le attività a scopo strettamente turisticoricreativo da quelle didattico-educative, in quanto programmate per utenze diverse.
I programmi turistico-ricreativi sono rivolti a coloro che vogliono usufruire del
parco senza particolari impegni o esigenze. Il proposito di queste attività non deve
essere quello di concentrare turisti in luoghi che sono già affollati, ma incoraggiare e
promuovere un turismo a scopo culturale.
I programmi didattico-educativi tendono, invece, a far comprendere il significato
della conservazione della natura, stimolando il rispetto per essa. In questo caso
l'interpreting e l'educazione ambientale divengono efficaci solo se riescono ad
attrarre contemporaneamente le attività cognitive - in modo che i visitatori
acquisiscano conoscenze e capiscano nuovi concetti - ed emotive, con l'adozione di
valori e comportamenti nuovi. In alcune aree si è creato uno specifico servizio
didattico-pedagogico che fornisce vari moduli educativi con lezioni, laboratori e
visite ormai sperimentate, organizzati per diverse durate di permanenza (mezza e una
giornata, settimane di studio). In tal modo le scolaresche hanno la possibilità di
visitare il museo e il centro visite del parco e di usufruire di sentieri-natura,
10
G. Diviacco, L. Marini, 1990. La fruizione dei parchi: Problemi e prospettive. FINES II.
53
laboratori, acquari e imbarcazioni con il fondo trasparente, sempre con l'assistenza di
personale specializzato.
Si distingue l'educazione ambientale dall'educazione naturalistica: con il primo
termine viene indicato il processo che, partendo dallo studio dell'ambiente come
ecosistema, ossia come insieme delle relazioni esistenti tra gli organismi e tra questi
e le caratteristiche fisiche e chimiche del sito in cui vivono, si propone di far
acquisire la consapevolezza che l'uomo e i suoi interventi sono elemento di tali
relazioni. 11
L'educazione ambientale utilizza, quindi, la conoscenza scientifica per far capire le
potenzialità progettuali dell'uomo come elemento attivo dell'ambiente.
L'educazione naturalistica, invece, attraverso la conoscenza dei metodi e dei
contenuti propri delle scienze della natura, fornisce gli strumenti per capire i delicati
equilibri che condizionano l'esistenza di tutti gli esseri viventi.
11
G. Diviacco, L. Marini, 1990. La fruizione dei parchi: problemi e prospettive. FINES II
54
Capitolo 4
Pianificazione e Gestione delle Aree
Marine Protette
L’istituzione di aree marine protette deve essere considerata parte integrante di un
più generale programma per la gestione delle risorse costiere e marine e deve essere
il programma simbolo per la conservazione delle risorse rinnovabili.
La creazione di aree protette marine può, e deve, portare al raggiungimento di
benefici economici per l’area interessata, oltre che naturalistici. Tutti gli interventi
finalizzati alla protezione dell’ambiente marino devono essere quindi inseriti in un
contesto d’azioni opportunamente programmate e coordinate tra di loro, mirate ala
gestione razionale ed integrata della fascia costiera. In pratica devono essere
elaborati programmi gestionali, i quali permettono la convivenza delle esigenze
naturalistiche con quelle socio-economiche, e non per singole sporadiche aree, ma
per tutto l’ambiente costiero: non ha infatti molto senso proteggere piccole zone
consentendo l’alterazione di tutto il resto. Il “Piano per la difesa del mare e delle
coste dall’inquinamento”, previsto dalla Legge 979/82, e mai stato realizzato nella
sua versione definitiva, nonostante l’esecuzione di numerosi studi propedeutici,
avrebbe proprio lo scopo di rispondere a queste esigenze1.
È importante distinguere tra “pianificazione” e “gestione” di un area come
evidenziato dall’IUCN 2. La pianificazione fornisce le basi per le decisioni su come
le risorse dovranno essere allocate, per esempio attraverso l’analisi dei dati a
disposizione, il disegno di zonazione ed un programma di gestione. La gestione,
invece, indirizza le operazioni giornaliere necessarie a soddisfare gli obiettivi del
piano di gestione. Come suggerito dall’IUCN, questo Piano non deve essere
1
G. Diviacco, 1992. La progettazione delle aree protette marine. Atti Conv. “Piani per i parchi”,
Torino, Ottobre 1992
2
IUCN, 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management of
Mediteranean marine and coastal protected areas.
55
considerato come la meta finale; l’esperienza e le nuove conoscenze, così come gli
errori di pianificazione, riveleranno nuovi argomenti per ulteriori risoluzioni. Sono
molto importanti, quindi quei meccanismi di feed-back che permettono di seguire
nuove esigenze gestionali.
4.1 Criteri per l’Istituzione nell’Ambito Italiano
Nel caso delle aree protette, ed in particolare di quelle italiane, bisogna considerare
l’elevata antropizzazione della costa per cui appare spesso difficile effettuare
confronti con situazioni diverse, come quelli di alcuni ambienti extramediterranei.
La pianificazione deve inoltre coinvolgere anche la fascia del litorale emersa, a cui è
legato, sia per le caratteristiche naturali, sia per quelle antropiche e socioeconomiche,
il destino dell’ambiente marino costiero.
Secondo Salm e Clark3 un programma di pianificazione di aree naturali protette
dovrebbe prevedere nell’ordine, le seguenti azioni:
1. la politica e la legislazione formalizzano la decisione del Governo di
sviluppare il programma e di definire gli obiettivi per la sue attuazione;
2. la pianificazione preliminare interpreta la politica e la legislazione,
organizza lo schema e i tempi d’azione, identifica le competenze necessarie
e definisce gli obiettivi;
3. la pianificazione del sistema esamina gli obiettivi del programma e fornisce
i criteri per identificare e scegliere i siti;
4. la pianificazione del sito fornisce il progetto iniziale, compresa la
zonazione, ed il piano di gestione per ogni area protetta;
5. l’istituzione e la gestione sviluppano, amministrano ed attuano la
conduzione dell’area protetta;
In condizioni ideali tale sequenza dovrebbe essere rispettata, ma, in realtà, ciò
succede raramente, in quanto, spesso, una di queste fasi viene evitata o spostata
rispetto all’ordine citato.
3
R.V. Salm, G.R. Clark, 1989. Marine and coastal protected areas: a guide for planners and managers
56
Sino ad ora, nel mondo, si sono usati vari criteri di scelta dei siti in cui istituire aree
protette; considerata la realtà italiana, il processo di identificazione non potrà essere
mirato solamente alle scelte di siti in cui non vi siano insediamenti o conflittualità di
tipo socio-economico, dovendosi prestare invece, la massima attenzione a quegli
interventi protettivi che valgono a limitare e controllare le attività umane aggressive
delle risorse naturali in un’area particolare. La concreta pianificazione delle attività
antropiche dovrà così giungere a risultati di protezione proprio in forza dello
svolgimento regolato e controllato di tali attività. In Italia, infatti. non esiste una
codificazione dei siti, ma questi sono stati indicati nei rispettivi testi di legge (979/82
e 394/91), in seguito ai lavori delle Commissioni Parlamentari, sulla base di
documentate proposte effettuate da Enti, Ricercatori ed Associazioni Ambientaliste,
in cui si teneva conto dell’alto interesse naturalistico dei siti.4
Secondo il documento redatto dall’I.U.C.N.
5
la scelta dei siti in cui istituire aree
protette marine dovrebbe essere effettuata in maniera scientifica e sistematica,
tenendo conto di tutti i molteplici fattori in gioco.
Per giungere a ciò bisognerebbe:
-
identificare le aree critiche che possono richiedere forme di protezione;
-
applicare dei criteri per determinare quali di tali aree necessitano
maggiormente dello status di area protetta;
Volendo entrare maggiormente nello specifico, possiamo rappresentare l’iter
proposto dall’I.U.C.N. come segue:
-
identificazione di aree critiche;
-
identificazione dei processi chimico-fisici ed ecologici;
-
indicazione dei fattori socio-economici;
-
criteri di selezione delle aree;
4
G. Diviacco, 1990. Aree protette marine: Pianificazione e tutela.
IUCN, 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management of
Mediterranean marine and coastal protected areas.
5
57
IDENTIFICAZIONE DELLE AREE CRITICHE
Il metodo proposto dall’I.U.C.N.,6 applicabile sia a scala locale che a quella
nazionale, o perfino mediterranea, ha lo scopo di permettere l’individuazione di aree
critiche dal punto di vista delle aree marine e costiere. I dati esistenti in bibliografia o
presso Enti ed Istituzioni, nonché quelli raccolti mediante indagini sul campo,
devono essere trattati in modo da essere facilmente utilizzati per l’ elaborazione di
carte tematiche.
Le indagini hanno lo scopo di:
-
identificare le aree critiche per la riproduzione, deposizione, nutrizione,
sopravvivenza di specie economicamente importanti;
-
identificare eventuali specie in pericolo ed importanti specie migratrici,
fornendo informazioni sul loro ciclo biologico;
-
compilare un elenco di habitat marini e costieri comprendente struttura e
composizione specifica;
Al termine di tali attività si dovrebbe poter ottenere un elenco delle specie e degli
habitat principali, secondo una scala di priorità, per poter stabilire la
rappresentatività delle aree in studio.
IDENTIFICAZIONE DEI PROCESSI CHIMICO – FISICI ED ECOLOGICI
È importante conoscere i processi chimico-fisici ed ecologici, per identificare
eventuali habitat critici. L’esame di tali processi è molto complesso, a causa della
carenza di informazioni sulla dinamica degli ecosistemi marini e costieri del
Mediterraneo.
L’identificazione dei siti importanti dal punto di vista ecologico fornisce un
indicazione di cosa gestire, mentre la conoscenza dei fenomeni e delle relazioni
coinvolte permette di indicarne le modalità.
6
IUCN, 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management of
Mediterranean marine and coastal protected areas.
58
INDICAZIONE DEI FATTORI SOCIO - ECONOMICI
Sebbene le situazioni ambientali critiche derivano essenzialmente da attività socioeconomiche, queste ultime, nei limiti del possibile, non dovrebbero essere
completamente eliminati in un’area protetta, bensì regolamentate e disciplinate, così
da trarre beneficio dalla presenza del parco o della riserva.
A tale scopo si dovrebbero valutare i fattori socio-economici in grado di influire
sull’ambiente naturale dell’area in esame, sia mediante un adeguata conoscenza della
situazione esistente, sia attraverso modelli che permettono di effettuare stime e
valutazioni per il futuro. Tali indagini ci permettono così di individuare le potenziali
conflittualità nell’uso del territorio e delle risorse naturali, nonché eventuali effetti
dannosi delle attività umane sull’ambiente.
CRITERI DI SELEZIONE DELLE AREE
Tutti i dati raccolti devono essere opportunamente elaborati e utilizzati per avere un
quadro ambientale e socio-economico mediante la realizzazione di carte tematiche,
che possiedono una notevole capacità di sintesi e di comprensione anche da parte dei
non addetti ai lavori e degli amministratori pubblici.
Una volta conosciuta la situazione ambientale ed antropica, bisogna stabilire i criteri
per selezionare le aree più meritevoli di tutela secondo una scala di priorità. Per tale
scopo si sono elaborati diversi criteri riunite in alcune categorie7 da applicare a tutte
le aree meritevoli di tutela, a livello nazionale, per stabilire le priorità con cui operare
nella fase successiva, cioè quella dell’istituzione
Per ogni area individuata si individuano delle categorie alle quali vengono associati
indici numerici, in funzione dei risultati degli studi eseguiti da un equipe
interdisciplinare di esperti nei vari settori, è possibile stilare una graduatoria, utile per
pianificare tali priorità di intervento.
7
IUCN, 1981. Principles, criteria and guidelines for the selection, establishment and management of
Mediterranean marine and coastal protected areas.
R.V. Salm, G.R. Clark, 1989. Marine and coastal protected areas: a guide for planners and managers.
59
Le categorie, in cui sono stati suddivisi i criteri sono le seguenti:
Criteri pratici: tengono conto delle azioni da compiere
Urgenza: indica la priorità delle azioni di tutela da intraprendere, prima
che le peculiarità ambientali vengono minacciate o modificate;
Opportunità: indica la possibilità di agire con nuovi interventi laddove le
condizioni preesistenti lo consentono;
Facilità di protezione: rappresenta la capacità di proteggere un’area senza
difficoltà;
Difendibilità: è legata alla possibilità di protezione sulla base di
regolamentazione esistente;
Accessibilità: indica il grado con cui l’area è accessibile a coloro che la
gestiscono;
Ripristinabilità: rappresenta il grado con cui l’area può essere riportata
alla condizione naturale originaria;
Compensazioni monetarie o in natura per gli interessi deviati, o pribiti
nel loro svolgimento
Criteri ecologici: sono legati al valore naturalistico degli ecosistemi e delle specie.
Dipendenza: costituisce il grado con cui una specie dipende dall’area, o il
grado cui un ecosistema dipende dai processi ecologici dell’area;
Naturalità: rappresenta il grado con cui l’area non è disturbata o alterata
dalle attività umane;
Rappresentatività: indica il modo in cui l’area è rappresentativa di un
determinato abitato di particolari caratteristiche ecologiche;
Unicità: indica la presenza di specie rare o minacciate;
Diversità: rappresenta il grado di ricchezza di habitat, comunità o specie
rare;
60
Autonomia: è legata alla possibilità,per un area, di funzionare come
un’entità ecologica autosufficiente, quindi con maggiore facilità di
protezione;
Produttività: costituisce il livello in cui i processi produttivi dell’area
contribuiscono al benessere dell’uomo ed alla sopravvivenza delle
specie;
Criteri legati a ricerca, educazione ed addestramento:
Accessibilità: la facilità di accesso per attività di ricerca,educazione ed
addestramento;
Area di riferimento: il grado in cui una zona può servire come
”controllo” in senso scientifico, cioè come un’area intatta e non alterata
per poter valutare le modificazioni ecologiche che avvengono altrove;
Interesse scientifico;
Criteri legati a benefici economici e sociali.
Benefici economici:indicano il grado in cui la protezione può arrecare
benefici all’economia locale a lungo termine;
accettabilità sociale: rappresenta il livello di sostegno delle popolazioni
locali;
Salute pubblica:il grado in cui la protezione dell’area può contribuire a
ridurre l’inquinamento;
Ricreazione: la capacità di un’area di fornire opportunità di svago e di
divertimento, legate alle sue caratteristiche naturali;
Turismo: possibilità di forme di turismo compatibili con le finalità di
conservazione;
Criteri paesaggistici e culturali.
Proprietà paesaggistiche;
Proprietà culturali;
61
Ad ogni criterio può essere assegnato un punteggio, secondo lo schema seguente:
1 punto Æ valore basso. L’area non è significativa per un determinato
criterio o esistono esempi maggiormente validi in altre zone.
2 punti Æ v
62
Capitolo 5
Analisi dell’Area Marina Protetta
“Secche di Tor Paterno”
Le Secche di Tor Paterno devono il loro nome, così vuole la tradizione, a una
vecchia torre oggi scomparsa che si trova all’interno dell’attuale riserva della
tenuta di Castel Porziano e che serviva ai pescatori per individuare i ricchi e pescosi
fondali della zona. È questo, infatti, l’unico riferimento alla terraferma di tutta
l’area protetta, una riserva insolita perché lontana circa 5 miglia da una costa bassa
e sabbiosa, meta prediletta dei bagnanti della Capitale, e senza alcun punto di
riferimento visibile se si eccettuano le quattro boe che oggi ne delimitano il
perimetro e i rilievi degli ecoscandagli
delle imbarcazioni dei pescatori e dei
subacquei che in questo punto segnalano la presenza di una secca che risale fino a
18-20 metri dalla superficie.
5.1 Cenni sull’Istituzione del Area Marina
Le secche di Tor Paterno, sono situate al largo di Torvajanica, 6 miglia a sud del
Lido di Ostia, lungo il litorale laziale. Si tratta di formazioni rocciose che si
estendono da pochi metri di profondità fino alla batimetria dei 50 metri (circa 7
miglia dalla costa), per una lunghezza di poco meno di 2 miglia, nella zona antistante
il litorale tra Tor Paterno e Villa Campello.
Nel 1998, per quest’area, ci fu l’emanazione di un provvedimento di tutela biologica
(D.M. n. 402 del 30 Agosto 1988), emanato in base all’articolo 98 del regolamento
d’esecuzione della legge 963/65.
Il Decreto consentiva per un triennio sulla Secca di Tor Paterno solamente l’attività
di pesca ai professionisti con tramagli e nasse e agli sportivi con lenze.
68
Lo stesso Decreto prevedeva anche (Art.3) che un istituto scientifico sarebbe stato
incaricato di svolgere rilevazioni d’indagini nella zona di tutela biologica e sugli
effetti derivanti dal regime di tutela. In data 15 Luglio 1990 prese avvio l’indagine:
“Caratteristiche Ambientali e Risorse da Pesca della Secca di Tor Paterno”
finanziata dal Ministero Marina Mercantile nell’ambito della legge 41/82 al
Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università di Roma “La
Sapienza”.
Alla sua scadenza, in data 4 Settembre 1991, il provvedimento che prevedeva la
tutela biologica non è stato rinnovato e nell’attesa di un eventuale nuovo
provvedimento non vigeva alcun divieto nella zona.
L’indagine: “Caratteristiche Ambientali e Risorse da Pesca della Secca di Tor
Paterno”, dopo uno studio sulle principali biocenosi bentoniche dell’area e
sull’attività di pesca, conclude lo studio effettuato proponendo tre scenari
d’intervento, che corrispondono a tre diversi livelli di protezione:
-
Scenario A: divieto di tutte le attività di pesca.
-
Scenario B: limitazioni alle attività di pesca professionali e sportive.
-
Scenario C: divieto alle attività di pesca sportiva.
L’indagine fu terminata nel Luglio 1993, l’istituzione dell’area marina protetta
“Secche di Tor Paterno” è avvenuta con il Decreto Ministeriale del 29 Novembre
2000.
5.2 Aspetti Geografici e Biologici
L’area marina protetta delle Secche di Tor Paterno è stata istituita con Decreto
Ministeriale del 29 Novembre 2000, ed è forse la più atipica in Italia, in quanto è
l’unica a non confinare con terre emerse ed è l’unica a non presentare la classica
distinzione in zone
L’area marina protetta delle secche di Tor Paterno si trova di fronte la costa romana,
a 7 chilometri al largo delle Tenuta Presidenziale di Castel Porziano tra i comuni di
Roma e Pomezia.
69
Con un’estensione di 1200 ettari, le Secche di Tor Paterno è un’area anomala perché
si tratta di un affioramento roccioso che emerge come una montagna da una pianura
sabbio-fangosa creata dall’incessante apporto dei sedimenti che dal delta del Tevere
si riversano in mare. La massa rocciosa fa parte di un complesso di secche che si
estende poco oltre la località di Capocotta con orientamento ovest-sud-ovest. I rilievi
eseguiti hanno rivelato che si tratta di due secche, la prima della quali, molto ampia e
prossima alla costa, è nota come Secchitella. La vera Secca di Paterno, separata dalla
prima da un canalone roccioso, si trova più al largo e arriva a toccare i 60 metri di
profondità in corrispondenza dell’area protetta, prima di terminare a 120 metri di
profondità. Oltre tale limite e fino a 140 metri, la roccia perde di compattezza
lasciando il posto a formazioni rocciose via via sempre più basse e più rade che
finiscono per perdersi nei fondi molli creati dai sedimenti portati da millenni dal
vicino Tevere.
70
Nulla di questa montagna sottomarina emerge dall’acqua, né è visibile dalla
superficie, anche perché le acque della zona sono spesso piuttosto torbide per la
prossimità della foce del fiume Tevere solo pochi chilometri a nord.
D’altronde sono proprio i materiali trasportati dal fiume a costituire un’importante
base per lo sviluppo della vegetazione marina e dell’alta “produttività ecologica”
dell’area dove si concentra una sorprendente quantità di vita animale.
Questa scogliera, lunga circa 8 km e larga circa 3 km, ha una morfologia molto
complessa e variata. Essa appare costituita da rocce alte e frastagliate miste a grossi
massi che creano un ambiente quanto mai movimentato e con interessanti
popolamenti animali.
L’aspetto che più colpisce è la presenza della Posidonia Oceanica, la più grande
fanerogama marina del Mediterraneo, che si sviluppa rigogliosa tra i 18 e i 30-35
metri lungo il versante più esterno del massiccio sommerso. È un incontro non
frequente in questa zona e testimonia della vitalità di questi fondali che, nonostante i
sedimenti del Tevere, conservano una trasparenza più che sufficiente per consentire
la crescita di una pianta così esigente.
Più in profondità le rocce sono ricoperte da organismi che, crescendo e cementandosi
tra loro o scavando e costruendo le loro “tane” nel corso dei secoli, ne hanno
modificato l’aspetto.
Tra le specie più appariscenti vanno segnalate le Gorgonie rosse, i cui ventagli
sporgono dalla parete su cui si insediano spugne, briozoi, ascidie, attinie, madrepori e
altri antozoi.
Lo studio effettuato dall’università di Roma “La Sapienza”1 nel 1993 sulle
popolazioni bentoniche nell’area: “Caratteristiche Ambientali e Risorse da Pesca
della Secca di Tor Paterno”, riporta la presenza di Gerardia Savaglia un raro
celenterato coloniale noto come “Corallo Nero”.
1
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, 1993. Caratteristiche ambientali e risorse da pesca
della Secca di Tor Paterno.
71
L’area rocciosa, così come la colonna d’acqua, offrono rifugio a specie ittiche sia di
passo che residenti, talune anche di discreta importanza economica.
Nelle fessure si nascondono aragoste, ombrine e polpi. Sono numerose e consistenti
le specie di pesci, sia di fondale come la murena, il gronco, le triglie e la rana
pescatrice , che di acque libere, come la spigola, il cefalo, l’occhiata e il sarago.
In superficie, in alcune stagioni, non è difficile ad avvistare i delfini e talvolta una
tartaruga di passaggio oltre a rare specie di uccelli marini come le sule e i labbi che
qui si spingono in cerca di cibo.2
Il rilievo appare di notevole ricchezza, soprattutto se confrontato con la diversità,
relativamente scarsa, di specie dei fondali morbidi, tipici del litorale laziale tra
S.Severa, al nord, ed Anzio, al sud.
5.2.1 Aspetti Naturalistici ed Ecologici
Le Secche di Tor Paterno costituiscono le uniche formazioni rocciose della zona
costiera antistante alla foce del Tevere (Torre Astura - Ladispoli), dove prevalgono
nettamente i fondi mobili. Dal punto di vista naturalistico, pertanto, queste Secche
rappresentano un ambiente molto particolare ed ospitano due biocenosi tra le più
altamente diversificate e biologicamente complesse del Mediterraneo: la prateria di
Posidonia Oceanica ed il Coralligeno. Tali biocenosi, intercalate l’una nell’altra,
formano un mosaico biocenotico di particolare pregio naturalistico.
Il sedimento dei fondali circostanti la Secca è arricchito di materiale bioclastico
derivato dall’attività biocostruttrice degli organismi del Coralligeno (Corallinacee a
tallo calcareo, Cnidari, Briozoi, Policheti; Molluschi). A questi si aggiungono altri
elementi organogeni provenienti dalle chiazze di Posidonia presenti sulla Secca.
Questo tipo di sedimento, pertanto, risulta ben distinto da quello circostante, sia
come composizione che come granulometria. Al di là di questa fascia, che si estende
per circa 200 m intorno alla Secca, il sedimento è caratterizzato da una granulometria
2
Touring Club Italiano; Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio, 2003. Guida delle aree
marine protette.
72
più fine, tipicamente fangosa, e per almeno 1 km in ogni direzione appare non
perturbato.
Oltre questa zona, i sedimenti risultano soggetti all’azione delle reti a strascico,
configurandosi quindi, come tipici “terreni di pesca”.
73
5.2.2 Aspetti Oceanografici
L’ unico studio sull’aspetto oceanografico dell’area in esame è stato effettuato
dall’Università di Roma “La Sapienza” nel 1993 e fa parte della ricerca:
“Caratteristiche Ambientali e Risorse da Pesca della Secca di Tor Paterno”.
Le correnti che lambiscono la zona hanno direzioni caratteristiche nel corso
dell’anno da Sud Est a Nord Ovest. A Gennaio sono le acque provenienti dalla
Sardegna meridionale e della zona ciclonica della Sicilia settentrionale a bagnare
l’area di Tor Paterno. Da Febbraio a Maggio sono le acque del vortice poste nel
Tirreno meridionale che, dopo aver lambito la Sicilia settentrionale e la costa calabra
tirrenica, toccano Tor Paterno. A Giugno il vortice ciclonico si sposta più a
settentrione, ponendosi proprio di fronte la costa del Lazio meridionale. Da Luglio a
Settembre inizia nuovamente la circolazione delle acque provenienti dal vortice della
Sicilia settentrionale. In Ottobre le acque che lambiscono Tor Paterno provengono
sia dal vortice localizzato tra la costa del Lazio settentrionale e la Sardegna
settentrionale sia da acque più meridionali provenienti da un vortice a circolazione
oraria localizzato nella Sicilia settentrionale. In Novembre e Dicembre il vortice che
si forma nel Tirreno centrale fa si che Tor Paterno venga lambito da acque
provenienti dalla Sardegna, Sicilia e Tirreno meridionale.( I.I.M. 1982)3
3
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, 1993. Caratteristiche ambientali e risorse da pesca
della Secca di Tor Paterno.
74
75
5.3 Inquadramento Turistico dell’Area
La riserva marina di Tor Paterno si inserisce in un contesto decisamente favorevole
per la sua valorizzazione turistica. Le sue caratteristiche naturalistiche, caratterizzate
dalla presenza di un panorama subacqueo estremamente interessante, si inseriscono
infatti in un ambiente turistico in grado di garantire elevati livelli di domanda sia
potenziale che effettiva
Ci si riferisce in particolari ai seguenti elementi che costituiscono altrettanti punti di
forza:
-
La prossimità ad una grande città come Roma
-
La vicinanza a località di forte interesse balneare già fortemente attrezzata ed
attualmente in fase di sviluppo e valorizzazione.
-
La relativa vicinanza a zone di interesse turistico di tipo culturale.
-
La presenza di una rete di aree protette terrestri che presentano un notevole
potenziale di sviluppo.
-
La relativa vicinanza a strutture portuali destinate al diportismo.
-
La mancanza di alternative di forte richiamo per il turismo subacqueo e per la
pesca sportiva nel raggio di almeno 150 chilometri.
La Riserva Marina è situata in prossimità di un’area densamente popolata e può
pertanto contare su un bacino potenziale di utenza molto ampio, costituito sia dalla
popolazione residente dell’area metropolitana romana che sia pure in misura minore,
dagli stessi turisti di provenienza italiana e soprattutto straniera che interessano la
capitale. Secondo i recenti dati provvisori del Censimento ISTAT sulla popolazione,
nel 2001 la popolazione residente nel Comune di Roma ammontava a 2.459.776
unità, a cui si aggiungono le 44.074 unità del Comune di Fiumicino, mentre
nell’insieme della provincia di Roma si superano i 3.500.000 residenti. Si tenga
presente nella sola municipalità di Ostia, situata in prossimità della riserva marina si
registrano ben 192.000 residenti.
76
Popolazione residente e densità della popolazione al 2001
COMUNI
Fiumicino
Roma
Totale Provincia
POPOLAZIONE RESIDENTE
M
F
MF
Densità per Km2
21.661
22.413
44.074
206,5
1.155.247
1.304.529
2.459.776
1.913,8
1.700.299
1.878.485
3.578.784
668,7
FONTE: Censimento della popolazione 2001. Dati provvisori
La riserva marina presenta un elevata integrazione con l’area metropolitana romana e
risulta fortemente infrastrutturata, sia per quel che riguarda i collegamenti ferroviari
di tipo metropolitano, che per quel che
riguarda la rete stradale. La modalità
prevalente di fruizione del Litorale Romano, da parte dell’area metropolitana è
infatti, l’escursionismo (domanda turistica giornaliera) .Ostia è la località balneare
per eccellenza della Capitale: le presenze estive sulla spiaggia di Ostia vanno dalle
70-85.000nei giorni feriali alle 100-140.000 nei giorni festivi.
Tuttavia, la ricostruzione di un quadro preciso della domanda turistica sul Litorale
Romano presenta notevoli difficoltà dovute alla carenza, se non all’assoluta
inesistenza, di dati disaggregati.
Lungo il solo litorale di Ostia vi sono 57 stabilimenti balneari di cui 44 associati
all’Assobalneari. Questi ultimi che si sviluppano su un estensione di 9 chilometri,
dispongono di circa 5.500 cabine e realizzano circa 100.000 abbonamenti annuali.
Secondo le stime dell’Assobalneari le stime stagionali complessive ammonterebbero
nei soli stabilimenti associati a circa 10.000.000. Questo significa che nel totale degli
stabilimenti è possibile stimare circa 13.000.000 presenze complessive. A questo
valore si aggiungono infine gli escursionisti che si dirigono verso la spiaggia di
Castelporziano, che possono essere stimati, in misura assolutamente prudenziale, in
ulteriori 13.000.000 di presenze annue.
Se il fenomeno dell’escursionismo assume pertanto notevoli dimensioni, scarsa
risulta la capacità ricettiva alberghiera e extralberghiera della zona. Per quel riguarda
la ricettività alberghiera si registrano nell’area di Ostia 15 alberghi, per lo più a tre e
77
due stelle, e 11 Bed&Breakfast. La ricettività extralberghiera consta, invece di due
campeggi: al Camping Castelfusano e il Country Club Castelfusano.4
5.4 Valutazioni delle Risorse
Dopo la descrizione degli aspetti naturalistici e geografici dell’area è importante
andare a constatare l’importanza ambientale delle risorse contenute all’interno
dell’area protetta, così per poter valutare gli obiettivi proposti dall’Ente Gestore che
hanno lo scopo di valorizzare al meglio tali risorse nell’interesse tanto della
conservazione ambientale quanto dell’utilizzazione sostenibile delle medesime.
Risorse ittiche di interesse commerciale:
Le secche rocciose ed i fondali sabbio-fangosi che esse racchiudono rappresentano
aree di riproduzione o di accrescimento di specie marine (ad es. sparidi e scorpenidi)
e quindi meritevoli di qualche attenzione. Le specie attualmente catturate ed i loro
rendimenti sembrano in linea con quelli delle altre marinerie italiane, anche se le
catture effettuate proprio sulla secca di mezzo mostrano valori leggermente più
bassi.5
Risorse ambientali di interesse per la conservazione:
-
prateria di Posidonia oceanica,
-
colonie di Paramuricea clavata,
-
più in generale, fondale a coralligeno,
-
presenza di specie ittiche particolarmente interessanti anche da punto di vista
“totemico”, quali la Cernia bruna e l’Ippocampo,
-
presenza, almeno saltuaria, del delfino costiero, Tursiops truncatus;
4
Roma Natura, 2002. studio di fattibilità economica finanziaria per il recupero di uno stabile e la
realizzazione del nuovo centro polifunzionale dell’area marina protetta “Secche di Tor Paterno”.
5
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, 1993 Caratteristiche ambientali e risorse da pesca
della Secca di Tor Paterno.
78
Condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo turistico:
-
panorama subacqueo assai interessante per le attività subacquee,
-
vicinanza a località di forte interesse balneare già fortemente attrezzate ed
attualmente in fase di sviluppo e valorizzazione,
-
relativa vicinanza a zone di interesse turistico culturale,
-
prossimità ad una grande città,
-
grande bacino di utenza per le attività legate alla didattica ambientale,
-
presenza di una rete di aree protette terrestri vicine, con un notevole
potenziale di sviluppo,
-
relativa vicinanza a strutture portuali destinate al diportismo,
-
mancanza di alternative di forte richiamo per il turismo subacqueo nel raggio
di almeno 150 chilometri e per la pesca sportiva.
5.5 Ente Gestore
L’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno” è stata affidata in gestione da parte
del Ministero dell’Ambiente a Roma Natura, nel Novembre 2000.
Roma Natura, Ente di diritto pubblico dotato di autonomia amministrativa, viene
istituito con Legge della Regione Lazio n.29 del 1997, per la gestione del sistema
delle aree naturali protette indicate nella stessa legge, con la possibilità di estendere
le proprie competenze territoriali in adeguamento all’affidamento di altre aree
protette. Dalle 11 aree inizialmente avute in gestione, si è passati a 13 negli anni
successivi, con la creazione di due “monumenti naturali” ed a 14 con l’area marina in
questione.
Roma Natura gestisce oltre 15.000 ettari di territorio protetto, interamente ricadente
nel Comune di Roma, dall’altopiano della Marcigliana alla Macchia Mediterranea di
Decima-Malafede.
Ha recuperato e gestisce alcuni edifici di importanza storico-ambientale, destinandoli
a sedi distaccate all’interno delle aree protette (“Case nel parco”). Ha affidato la
gestione di alcuni servizi sostenibili ad associazioni locali promuovendo lo sviluppo
79
dell’imprenditoria locale ed al contempo assicurando la realizzazione di attività di
didattica ambientale, fruizione e conservazione.
Sono organi dell’Ente: il Presidente, il Consiglio Direttivo ed il Collegio dei Revisori
dei Conti.
Oltre al direttore, la pianta organica dell’ente approvata dalla Regione prevede 27
dipendenti, compresi 12 guardiaparco. Tra il personale in servizio figurano biologi,
naturalisti, architetti e figure amministrative. (vedi Funzionigramma alla pagina
seguente)
L’ente è dotato di un Consiglio tecnico-scientifico.6
L’esercizio finanziario, il bilancio di previsione, il rendiconto generale, le entrate, il
patrimonio ed ogni altro aspetto della gestione finanziaria, contrattuale e
patrimoniale dell’Ente sono disciplinati dalla L.R. 29/97 e dalla ulteriore normativa
vigente per gli enti pubblici non economici dipendenti dalla Regione. Un apposito
regolamento disciplina l’attività di programmazione, previsione e gestione
finanziaria, la gestione patrimoniale, l’attività di controllo interno, l’attività
contrattuale, le convenzioni.
L’Ente ha la propria sede in Villa Mazzanti, via Gomenizza, 81-00195 Roma
6
Roma Natura. Piano di Gestione Triennale 2001-2003
80
Capitolo 6
Analisi Gestionale delle
“Secche di Tor Paterno”
6.1 Istituzione
L’area marina protetta delle Secche di Tor Paterno è stata istituita con Decreto
Ministeriale del 29 novembre 2000, ed è forse la più atipica in Italia, in quanto è
l’unica a non confinare con terre emerse ed è l’unica a non presentare la classica
distinzione in zone.
La gestione è stata affidata da parte del Ministero dell’Ambiente all’Ente Roma
Natura, Ente di diritto pubblico dotato di autonomia amministrativa, il quale ha il
compito di gestire oltre 15.000 ettari di territorio protetto, interamente ricadenti nel
Comune di Roma.
L’Ente Gestore ha individuato come sede dell’area uno stabile localizzato presso il
Borghetto dei Pescatori di Ostia, la così detta “Casa del Mare”.
Gli obiettivi istitutivi non si riducono a una semplice gestione conservativa dell’area,
ma riguardano, accanto alla protezione ambientale e alla tutela e valorizzazione delle
risorse biologiche e geomorfologiche della zona, anche finalità di più ampio respiro.
Gli obiettivi dell’area marina protetta “Secche di Tor Paterno”, come previsti
dall’art.3 del Decreto Ministeriale 29 Novembre 2000 sono:
“Nell’ambito delle finalità di cui all’art.27, comma 3, della legge 31 dicembre 1982,
n.979, e all’art.18, comma 2, della legge 6 dicembre 1991, n.394, l’area marina
protetta “Secche di Tor Paterno”, in particolare, persegue:1
1
Decreto Ministeriale 29 Novembre 2000. Istituzione dell’area marina protetta denominata “Secche di
Tor Paterno”.
81
1. la protezione ambientale dell’area marina interessata.
2. la tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche della
zona e il ripopolamento ittico.
3. la diffusione e la divulgazione della conoscenza dell’ecologia e della biologia
degli ambienti marini e costieri dell’area naturale marina protetta e delle
peculiari caratteristiche ambientali e geomorfologiche della zona.
4. l’effettuazione di programmi di carattere educativo per il miglioramento della
cultura generale nel campo dell’ecologia e della biologia marina.
5. la realizzazione dei programmi di studio e ricerca scientifica nei settori
dell’ecologia, della biologia marina e della tutela ambientale, al fine di
assicurare la conoscenza sistematica dell’area.
6. la promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile con la rilevanza
naturalistica dell’area”.
Obiettivi che possono essere espressi sinteticamente, nei seguenti punti:2
-
Conservazione delle caratteristiche naturali dell’area sul lungo periodo
-
Aumento del pescato anche nelle aree circostanti e valorizzazione dei sistemi
di pesca tradizionali a basso impatto.
-
Nuova offerta di turismo sostenibile (subacquea“consapevole”, pescaturismo,
ecc.) anche in stagione diversa da quella estiva
-
Avvicinamento della popolazione alle tematiche marine e della sua
conservazione, sia per le nuove generazioni che per gli adulti.
2
Roma Natura. Piano di Gestione Triennale 2001 - 2003.
82
6.2 Normative
Generalmente le aree marine protette sono divise in settori a diverso grado di tutela,
nel caso delle Secche di Tor Paterno, l’area protetta comprende un'unica zona B di
riserva generale nella quale: 3
sono vietate :
-
La caccia la cattura, la raccolta, al danneggiamento, e, in genere,qualunque
attività che possa costituire pericolo o turbamento delle specie animali e
vegetali,ivi compresa l’immissione di specie estranee.
-
L’alterazione con qualunque mezzo, diretta o indiretta, dell’ambiente
geofisico e delle caratteristiche biochimiche dell’acqua, nonche la discarica di
rifiuti solidi e liquidi e, in genere, l’immissione di qualsiasi sostanza che
possa modificare,anche transitoriamente, le caratteristiche dell’ambiente
marino.
-
L’introduzione di armi, esplosivi e di qualsiasi mezzo distruttivo o di cattura,
nonche di sostanze tossiche o inquinanti.
-
Le attività che possono comunque arrecare danno, intralcio e turbativa alla
realizzazione dei programmi di studio e di ricerca scientifica da attuarsi
nell’area.
-
La pesca subacquea.
-
L’ancoraggio.
sono consentite
-
L’accesso alle imbarcazioni di servizio con compiti di sorveglianza e
soccorso e quelle di appoggio ai programmi di ricerca scientifica e di
fruizione, nei modi esplicitamente disciplinati e autorizzati dall’ente gestore
dell’area marina protetta.
3
Decreto Ministeriale 29 Novembre 2000. Istituzione dell’area marina protetta denominata “Secche di
Tor Paterno”.
83
-
L’accesso alle imbarcazioni per l’esercizio della piccola pesca professionale,
come definita dall’art.19 del decreto ministeriale 26 luglio 1995”disciplina
del rilascio delle licenze di pesca” riservata alle imprese di pesca, ivi
comprese le cooperative costituite ai sensi della legge 13 marzo 1958, n.250,
con imbarcazioni iscritte nei RR.NN.MM.GG.degli uffici afferenti al
compartimento marittimo di Roma e aventi sede nei comuni di
Fiumicino,Roma ( circoscrizione di Ostia ), Pomezia, ( Torvajanica ), Anzio e
Nettuno alla data del decreto istitutivo dell’area marina protetta. I limiti
temporali dell’esercizio, il numero e la tipologia delle imbarcazioni e degli
attrezzi ammessi verranno definiti periodicamente dall’ente gestore, anche
sulla base di appositi monitoraggi.
-
L’accesso alle imbarcazioni per la pesca sportiva espressamente autorizzate
dall’ente gestore; il numero, la tipologia degli attrezzi, i limiti temporali e di
cattura verranno determinati dall’ente gestore anche sulla base di appositi
monitoraggi;
-
L’ormeggio alle strutture galleggianti appositamente predisposte dall’ente
gestore.
-
La balneazione.
-
Le attività subacquee compatibili con la tutela delle specie viventi e la
conservazione dei fondali ( fotografia, riprese, turismo subacqueo, ecc.)
esercitate per mezzo di imbarcazioni appoggio espressamente autorizzate
dall’ente gestore; il numero di dette imbarcazioni e i limiti temporali
dell’esercizio delle attività subacquee verranno parimenti disciplinati
dall’ente gestore.
-
Il prelievo di organismi e minerali per motivi di studio da parte di istituzioni
scientifiche, espressamente autorizzato dall’ente gestore.
84
Come afferma l’ente gestore l’attività subacquea è libera, mentre per il futuro sono in
corso di programmazione itinerari anche perché, a causa delle correnti, della
profondità e della visibilità non sempre ottimali, le immersioni non sono agevoli.
Dal punto di vista dell’offerta, Roma Natura tiene anche in considerazione, come
completamento alla
visita della riserva marina, anche l’escursione alla Tenuta
Presidenziale di Castel Porziano, dove è possibile l’incontro con cinghiali,
caprioli,cervi e numerosi altri animali.
Le principali attività umane ricollegabili all’aria protetta sono rappresentate :
-
dall’escursionismo subacqueo
-
dalla pesca professionale
-
dalla pesca sportiva.
Le uniche forme di pesca professionale consentite dal Decreto Istitutivo nell’area
marina protetta sono quelle definite come “tradizionali”. Secondo un recente lavoro
svolto dall’UNIMAR per il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, nell’area
sarebbero attive 75 imbarcazioni per la pesca tradizionali, svolta essenzialmente con
reti da posta, palamiti e nasse. Tali imbarcazioni fanno capo al porto di Ostia
(principalmente Canale dei Pescatori) alla spiaggia di Torvajanica, che non dispone
di un porto, ed a quelli di Fiumicino, Anzio e Nettuno. Gli studi di fattibilità
effettuati dall’Università di Roma “La Sapienza”
nel 1993,4 riportano circa un
quindicina di imbarcazioni attive ad Ostia e non più di cinque a Torvajanica, che
lavorano, comunque anche al di fuori dell’area marina protetta. Le conclusioni di tale
studio rilevavano come “le attività di pesca professionale non sembrano influire né
sui popolamenti bentonici che su quelli ittici, grazie a un naturale controllo dello
4
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, 1993. Caratteristiche ambientali e risorse da pesca
della Secca di Tor Paterno.
85
sforzo di pesca esercitato dalle condizione meteomarine e dai cicli stagionali delle
diverse specie d’interesse commerciale”.
Le imbarcazioni che utilizzano sistemi ad alto impatto ecologico (strascicanti,
turbosoffianti, cianciali) non sono ammesse nell’area secondo il Decreto Istitutivo:
tuttavia, è stata ripetutamente segnalata la presenza di alcune strascicanti anche
nell’immediata vicinanza del rilievo roccioso, all’interno del perimetro protetto, oggi
segnalato da grandi boe luminose e dunque facilmente individuabile.
Alcune piccole imbarcazioni di pesca tradizionale, collegate a LegaPesca, svolgano
servizio di pesca turismo anche all’interno dall’area marina protetta, con partenza da
Ostia-Canale dei Pescatori.
Tutt’oggi mancano dati quali – quantitativi, successivi al 1993, su prelievo ittico sia
da parte dei professionisti che dei diportisti.
Per quando riguarda la pesca sportiva l’area viene frequentata durante tutto il corso
dell’anno, con evidenti concentrazioni del periodo estivo. Le prime procedure di
regolamentazione di attività realizzate dall’Ente gestore hanno evidenziato un
altissimo numero di richieste di autorizzazione da parte dei pescatori sportivi,
l’utilizzo di imbarcazioni di dimensione disparate (la maggior parte è comunque
inferiore ai 7,5 metri), l’utilizzo di sistemi di pesca diversi (essenzialmente bolentino
e traina, con qualche richiesta per l’impiego di palamiti – vietati dall’Ente gestore – e
di polpare) e in tutte le fasce orarie (poche tuttavia le richieste per la notte).
Le attività subacquee sono svolte da 5 strutture per l’attività subacquea ( Diving )
attivi presenti lungo il litorale romano, dal nuovo porto di Ostia a Torvajanica.
Alcuni di essi compaiano nel censimento effettuato dall’Ente gestore come vere e
proprie società commerciali, mentre altri svolgano la propria attività come
Associazione Sportive. Almeno un paio sono organizzati per attività lungo tutto il
corso dell’anno, mentre altri sembrano avere un giro di affari più ridotto e
concentrato in alcuni periodi.
86
Oltre a tali gruppi e a singoli subacqui, l’area è frequentata da alcuni gruppi più o
meno organizzati afferenti a circoli sportivi della capitale o di Pomezia, alcuni dei
quali collegati ad Associazioni Ambientaliste quali Legambiente e Marevivo.
E stata inoltre segnalata, la presenza di alcuni pescatori subacquei che operano
illegalmente con autorespiratori: lo stesso Ente ha ricevuto, ovviamente
respingendole, alcune domande di autorizzazione per la pesca subacquea da parte di
apneisti.
6.3 Attività previste nel Piano Triennale
Le principali attività previste dall’Ente Gestore, per il triennio 2001-2003, sono in
pieno accordo con le finalità e le priorità dell’Area Marina.
In seguito verranno puntualmente descritte le attività definendone le finalità previste.
Analisi delle Azioni Operative
Per l’Area Marina Protetta “Secche di tor Paterno”per il triennio 2001-2003, è
prevedibile la realizzazione delle seguenti azioni operative:5
a. Divulgazione dell’esistenza dell’area marina protetta e realizzazione di
accordi strategici con le realtà locali.
b. Riduzione sostanziale delle attività di pesca illegale dell’area:sorveglianza
c. Riduzione degli impatti delle altre attività umane che è possibile definire
“ordinarie”(ancoraggio, attività subacquee dannose per l’ambiente, alcuni tipi
di pesca sportiva, discariche)
d. Creazione e miglioramento dei servizi per la fruizione
e. Creazione o ampliamento di fonti di reddito ecocompatibile. Promozione
delle attività di pesca tradizionale
f. Attivazione di iniziative di didattica ambientale.
g. Miglioramento delle conoscenze scientifiche degli aspetti ambientali dell’area
soprattutto ai fini gestionali: monitoraggio ambientale e ricerca
5
Roma Natura. Piano di Gestione Triennale 2001 - 2003
87
h. Acquisizione strutture mezzi e attrezzature necessari per la messa a regime
dell’Area Marina Protetta
i. Messa a regime dei processi amministrativi dell’Ente per quanto riguarda la
gestione dell’Area Marina Protetta.
Ciascuna azione è, a sua volta, suddivisa in una serie di piccoli interventi specifici,
che nel loro complesso, porteranno alla realizzazione dell’azione stessa.
L’insieme delle attività verrà impostata all’inizio di ogni triennio per concludersi con
l’analisi dei risultati ottenuti attraverso il monitoraggio delle azioni intraprese.
La parte operativa del piano di gestione è rappresentato dal piano di lavoro. Questo
piano mette in pratica quanto pianificato attraverso specifici interventi, dei quali
vengono definiti durata, personale e costi di attrezzature, mezzi e servizi.
Il piano di lavoro:
-
Identifica le professionalità necessarie
-
Quantifica il costo del personale e dei mezzi tecnici
-
Pianifica l’impiego delle squadre di lavoro
-
Trasforma gli obiettivi in atti pratici e definiti
Il piano di lavoro rappresenta, in sintesi, l’implementazione pratica e pianificata di
una serie di azioni utili al raggiungimento degli obiettivi operativi. Fornisce al
gestore una visione d’insieme degli impegni tecnici ed economici che l’Area Marina
Protetta affronterà nel triennio.
In seguito verranno puntualmente descritti tali attività definendone le attività
previste.
88
Analisi degli interventi componenti le azioni operative
a. Divulgazione dell’esistenza dell’area marina protetta e realizzazione di
accordi strategici con le realtà locali.
-
Posizionamento boe perimetrali, ciò rappresenta l’equivalente della
“tabellazione”delle are protette terrestri. Il posizionamento delle boe
rappresenta un primo passo verso la visibilità dell’area protetta.
-
Attivazione di un protocollo di intesa con istituti universitari per lo
svolgimento di un piano per la realizzazione di progetti di ricerca che
abbiano il fine di fornire strumenti per migliorare la gestione dell’area
marina.
-
Contatti con le Associazioni di Categoria della Pesca per la
regolamentazione delle attività di pesca e lo sviluppo delle attività di
“pescaturismo”.
-
Attivazioni di un protocollo di intesa con la Capitaneria di Porto di
Fiumicino per le attività legate alla sorveglianza.
-
Attivazione
di un protocollo di intesa con le Associazioni
Ambientaliste attive per la realizzazione della formazione ed
educazione relative alle attività subacquee all’interno dell’area marina
protetta.
-
Attivazione di un protocollo di intesa con le Associazioni
rappresentanti i gestori delle strutture balneari del litorale, al fine di
iniziare un processo di diffusione delle informazioni sull’area marina
destinate ad un amplio pubblico tramite iniziative mirate da realizzarsi
soprattutto nella stagione estiva.
-
Divulgazione dell’esistenza dell’area protetta:produzione di materiale
divulgativi (logo dell’area marina protetta, poster, depliant, video)
-
Presentazione ufficiale dell’area marina, delle strutture e dei progetti
nel corso di manifestazioni pubbliche.
89
-
Realizzazione e gestione di un sito Internet specificamente dedicato
all’area marina.
b. Riduzione sostanziale delle attività di pesca illegale dell’area : sorveglianza
-
Attivazione di un protocollo di intesa con la Capitaneria di Porto di
Fiumicino per le attività legate alla sorveglianza (Legge 394/91,
art.19).
-
Individuazione ed acquisizione di attrezzature tecnologiche atte a
migliorare le capacità di sorveglianza dell’area: - Sistema RADAR
per il monitoraggio h24 da parte della sala operativa della Capitaneria
di Porto. - Aumento dotazione mezzi nautici Capitaneria di Porto. Dotazione imbarcazione per l’Ente gestore da destinarsi alla
sorveglianza, al trasporto del personale ,alla manutenzione ordinaria
delle boe, alla ricerca, alla rappresentanza.
-
Addestramento dei guardiaparco in servizio per l’Ente per lo
svolgimento dei compiti di sorveglianza all’interno dell’area marina
protetta, quali “polizie degli enti locali delegati nella gestione delle
medesime aree protette”, ai sensi della Legge 426/88.
c. Riduzione degli impatti delle altre attività umane che è possibile definire
“ordinarie”:
-
Prima valutazione degli impatti delle attività ed eventuale limitazione
degli accessi.
-
Realizzazione di uno o più itinerari subacqui vincolati. Individuazione
dei limiti di utilizzo sostenibile per le attività subacquee;scelta di
percorsi subacquei attrezzati.
d. Creazione e miglioramento dei servizi per la fruizione:
- Posizionamento di boe di ormeggio esclusivo per le imbarcazioni. La
messa in opera delle boe per l’ormeggio delle imbarcazioni è un
90
fattore determinante nella riduzione dei danni al coralligeno ed alla
Posidonia, e nella limitazione delle presenze nella zona. Difatti
l’ormeggio, che non dovrà essere consentito che a tali strutture, sarà
limitato ad un certo numero di imbarcazioni per boa.
- Realizzazione di uno o più itinerari subacquei vincolati. Individuazione
dei limiti di utilizzo sostenibile per le attività subacquee; scelta di
percorsi subacquei attrezzati.
- Acquisizione di particolari attrezzature tecnologiche per lo svolgimento
di visite alla riserva da parte di frequentatori diversi dai subacquei.
- Attivazione di convenzioni per la fruizione con imprese già attive
nell’area. Individuazione dei soggetti quali associazioni ambientaliste,
agenzie di supporto per i subacquei, imbarcazioni per il trasporto
collettivo di pescatori amatoriali, per l’affidamento di servizi
autorizzati di fruizione: l’intenzione è quella di affidare la gestione dei
servizi più complessi, come ad esempio la gestione della sede, a
Società costituite ad hoc che integrino le diverse competenze
e
capacità e che siano in grado di sviluppare, con l’assistenza e il
supporto dell’Ente gestore e nel rispetto delle direttive da esso
emanate, un piano di gestione economica che sia in grado di creare
nuovo occupazione e di sgravare l’Ente gestore dall’incombenze
connesse alla cura delle cose ed al organizzazione delle persone.
e. Creazione o ampliamento di fonti di reddito ecocompatibile. Promozione
delle attività di pesca tradizionale.
-
Attivazione di convenzioni per la fruizione con imprese già attive
nell’aria.
-
Incentivazione delle attività di pescaturismo. Scopo degli interventi e
di diminuire lo sforzo di pesca professionale offrendo al contempo un
reddito alternative o complementare agli operatori del settore. La
realizzazione dell’intervento può inoltre limitare la presenza
91
d’imbarcazioni da diporto per la pesca sportiva nell’area. Rappresenta
un primo intervento concreto da parte dell’area marina protetta
d’interesse diretto per gli operatori del settore pesca che operano
nell’area vasta. Obbiettivo del progetto è incentivare la riconversione
delle attività di pesca professionale verso attività legate al turismo
sostenibile.
-
Qualificazione di prodotti ittici provenienti dall’area marina protetta.
Un passaggio obbligato e consequenziale alle azione innovative nel
settore turistico delle marinerie presenti nell’area marina protetta è la
valorizzazione dei prodotti ittici locali, e in particolare di quelli
trasformati con metodologie tradizionali e destinati alle richieste dei
visitatori dell’area marina protetta, che richiedano prodotti tipici non
deperibili e facilmente trasportabili. L’adozione di un marchio
collettivo di qualità, registrato e controllato da appositi enti
competenti ed ufficialmente riconosciuti, è l’unico strumento che
garantisce la conformità dei prodotti a standard qualitativi definiti da
appositi regolamenti, nei quali si fissano i criteri cui un prodotto deve
conformarsi per rispettare la tipicità e l’unicità della tradizione
artigianale. Ai produttori artigianali offre la riconoscibilità e quindi la
valorizzazione del proprio pescato. Il marchio che certifica la natura
ecocompatibile delle attività di pesca serve a garantire che siano stati
rispettati precisi standard di qualità ambientale: l’uso di attrezzi
selettivi, la riduzione degli stress di cattura, il contenimento dei
consumi energetici attraverso l’ottimizzazione dell’efficienza dei
motori di bordo.
f. Attivazione di iniziative di didattica e formazione ambientale:
-
Acquisizioni
di
particolari
attrezzature
tecnologiche
per
lo
svolgimento di visite alla riserva da parte di frequentatori diversi dai
subacquei.
92
-
Individuazione di un soggetto (o associazioni di soggetti)in grado di
realizzare, con il supporto e le direttive dell’Ente gestore le seguenti
attività: realizzazione di materiale didattico, realizzazione di
campagne invernali di educazione ambientale presso le scuole
elementari e medie del litorale, formazione specifica per gli operatori.
g. Miglioramento delle conoscenze scientifiche degli aspetti ambientali dell’area
soprattutto ai fini gestionali: monitoraggio ambientale e ricerca:
-
Sviluppo ed avvio di un piano di monitoraggio dell’area. Il
programma mira a sostenere logiche multifunzionali appropriate alla
realtà ecologica e socio-economica delle Secche di Tor Paterno. Da un
lato il programma di monitoraggio delle biocenosi, dall’altro gli
interventi attivi che sono utili alla ricerca ed al processo di
partecipazione del pubblico, comprendente sia subacquei che semplici
bagnanti, che potranno osservare con sola maschera e boccaglio, la
vita nella colonna d’acqua. La capacità di integrare le attività in mare
con programmi di educazione ambientale a terra potrà dare risultati
eccellenti sul piano della partecipazione anche da parte dei pescatori e
degli utenti non necessariamente subacquei. Le finalità possono essere
così sintetizzate: Continuare la caratterizzazione degli aspetti
naturalistici ed ecologici delle secche attraverso lo studio delle
biocenosi per valutare gli “effetti degli interventi di protezione e
conservazione”; Conoscere gli effetti della pesca e delle attività
subacquea sullo stato di conservazione delle comunità biotiche;
Identificare gli interventi a favore della fruizione e delle strategie di
conservazione.
93
h. Acquisizione strutture mezzi e attrezzature necessari per la messa a regime
dell’Area Marina Protetta:
-
Identificazione,
acquisizione
ed
allestimento
di
una
Sede
polifunzionale.
-
Acquisizione imbarcazione. Elemento imprescindibile al corretto
funzionamento e gestione dell’area marina protetta è costituito dal
reperimento di un’imbarcazione indipendente, da destinarsi alla
sorveglianza, al trasporto del personale, alla manutenzione ordinaria
delle boe, alla ricerca, alla rappresentanza.
-
Attrezzature informatiche per la gestione dei dati riguardanti l’area
marina protetta: informazioni quali-quantitative e cartografiche.
-
Attrezzatura subacquee destinate ad attività di sorveglianza, ricerca,
didattica, documentazione e rappresentanza.
i. Messa a regime dei processi amministrativi dell’Ente per quanto riguarda la
gestione dell’Area Marina Protetta:
-
Stesura del regolamento di esecuzione e di organizzazione dell’area
marina protetta da sottoporre all’approvazione del Ministero
dell’Ambiente.
-
Avvio procedure di rilascio autorizzazioni per attività compatibili
(pesca sportiva, attività subacquee). Informatizzazione dati.
-
Interventi per l’ottenimento della certificazione del Sistema di
Gestione Ambientale EMAS II.
94
Capitolo 7
Interventi per la Valorizzazione del Sito
7.1 Analisi Dati Anno 2001
Il materiale, a nostra disposizione per il primo anno di gestione 2001, concessoci
dall’ Ente gestore“Roma Natura”, è il Rendiconto Generale:
INTERVENTI
IMPORTO IMPEGNATO RESIDUO
Perimetrazione con boe
87 615,80
87 615,80
0.00
Radar controllo area
79 534,36
74 239,36
5 295,00
Materiale divulgativo
15 442,06
15 442,06
0.00
Evento inaugurale
10 329,14
10 329,14
0.00
Promozione scuole
25 822,84
0.00
25 822,84
Realizzazione video
36 151,98
36 151,98
0.00
Realizzazione sito web
20 760,00
20 760,00
0.00
Evento autunnale
8 366,60
8 366,60
0.00
Acquisto hardware
14 511,41
14 511,41
0.00
Acquisto software
22 724,10
22 724,10
0.00
Acquisto attrezzature subacquee 4 729,92
4 729,92
0.00
Acquisto binocoli
766,27
766,27
0.00
Acquisto sistema audio video
sub
3 873,43
3 873,43
0.00
Acquisto mobilio
4 234,95
4 234,95
0.00
Spese personale
22 859,42
22 859,42
0.00
Spese ordinarie
3 797,56
3 797,56
0.00
Totale
361 519,83
330 343,58
31 176,25
%
SPESO
100%
93,35%
100%
100%
0%
100%
100%
100%
100%
100%
100%
100%
100%
100%
100%
100%
91,38%
Fonte: Roma Natura, Rendiconto Generale 2001
Come previsto dalla le Legge n. 394/91 art. 18 e Legge n. 93/01 art. 18 , il Ministero
dell’Ambiente ha concesso il finanziamento per far fronte alle prime spese relative
all’istituzione. Tale somma equivale, per tale area marina, a 361 519,83 Euro che è
95
stata ripartita dall’Ente Gestore nei vari interventi, come esposto nella tabella
precedente.
7.1.2 Considerazioni
Da un’attenta analisi del rendiconto precedente, riferitosi all’anno 2001, si nota un
residuo di 25 822,84 Euro che equivalgono alla somma del finanziamento inerente
alla “promozione scuole”, la quale non è stata ancora effettuata sul litorale romano,
ma si prevede la sua attuazione per la Primavera 2004; e di 5 295,00 Euro inerente
alla differenza tra il finanziamento ottenuto per l’istallazione radar e quello
effettivamente speso. Per un totale di 31 117,84 Euro.
7.2 Analisi Dati Anno 2002
Il quadro del 2002 è più documentato. Non solo abbiamo a disposizione per la nostra
analisi il Rendiconto Generale, ma possediamo un utile strumento quale il Piano di
Gestione riferito a tale anno, successivamente non è mancata un’attenta analisi sul
luogo, come si è fatta per le attività previste nell’anno precedente.
7.2.1 Piano di Gestione 2002
Dall’analisi del Piano di Gestione 2002 emergono diversi Obiettivi ognuno articolato
in ulteriori Azioni con un preciso piano temporale di attuazione.
a. Protezione Ambientale. “Uno dei maggiori problemi evidenziati nel primo anno
di gestione dell’Area Marina Protetta nel settore della protezione ambientale è
quello costituito dalla necessità di regolamentare e gestire le attività di fruizione
che tendono ad impoverire il patrimonio delle biocenosi bentoniche che
arricchiscono la zona. Difatti da una parte l’ancoraggio delle imbarcazioni
appoggio alle attività subacquee, ancora attivo nonostante il divieto stabilito dal
Decreto Istitutivo, soprattutto per motivi di sicurezza legati alla natura stessa
delle attività e della peculiarità del sito, in mare aperto e in presenza di forti
96
correnti e di scarsa visibilità, dall’altra la presenza dei subacquei stessi che,
seppur involontariamente, possono disturbare alcuni forme viventi, suggeriscono
misure gestionali atte a ridurre tali impatti”1. L’importo del finanziamento
richiesto è di 137 500 Euro, che rientrano nell’ambito del bando del Ministero
dell’Ambiente e del Territorio “Interventi Prioritari nelle Aree Marine Protette”.
A tale scopo l’Azione che viene proposta è :
-
Ormeggi e sentieri subacquei. Tale azione prevede un campo boe di
ormeggio e una serie di percorsi naturalistici destinati ai subacquei.
L’importo del finanziamento richiesto è 137 500 Euro. “La necessità di
avere un ormeggio è requisito fondamentale per lo svolgimento delle attività
legate alle subacquea, soprattutto in termini di sicurezza personale dei
fruitori. La necessità di convogliare visitatori subacquei in aree dove sia
possibile limitarne gli impatti, e la possibilità di dare, nel contempo
informazioni sulla biologia dei fondali, suggerisce l’opportunità di creare
sentieri guidati sui fondali”2. Il soggetto attuatore è stato individuato tramite
gara pubblica e si prevede che entro Giugno 2004 sarà posizionato almeno
una delle cinque boe previste.
Piano di Attuazione degli Interventi
Ormeggi e sentieri subacquei
100% Ministero dell'Ambiente
Data di attivazione
Data di completamento
Finanziamento richiesto
Finanziamento RomaNatura
Costo Totale
Fonte: Roma Natura, Piano di Gestione 2002.
1
2
Roma Natura. Piano di Gestione 2002.
Roma Natura. Piano do Gestione 2002.
97
Ottobre 2002
Settembre 2003
€ 137 500
€ 0,00
€ 137 500
b. La diffusione dell’ecologia e la conoscenza degli ambienti marini e delle
caratteristiche ambientali dell’Area Marina Protetta. Un’attenta opera di
difesa e conservazione dell’ambiente deve basarsi sull’informazione delle
caratteristiche ecologiche e biologiche degli ecosistemi. Solo mediante il
completo coinvolgimento di chi frequenta le aree protette, per lavoro o per
diletto, si possono ottenere risultati efficaci nell’opera di gestione dell’area
protetta. È dunque necessario portare a conoscenza il pubblico delle dinamiche
che regolano i processi ambientali e dei riflessi che gli scompensi causati dalle
attività antropiche possono avere, oltre che sull’ambiente, sulla collettività.3 La
copertura finanziaria è dipartita in: 89,6% dal Ministro dell’Ambiente e Territorio
10,4% dell’Ente Gestore. Il finanziamento richiesto equivale ad un totale di
32000 Euro.
-
Realizzazione di materiali divulgativi. Nella prima fase di gestione dell’area
marina appare opportuno, innanzitutto, portare a conoscenza il maggior
numero di persone dell’esistenza stessa dell’area protetta, creando un motivo
di curiosità e di interesse verso la stessa. È dunque importante individuare un
logo accattivante, con una diffusione dell’immagine dell’area marina protetta
che possa risultare positivo ed attraente. Facendo seguito all’iniziative
intraprese dall’Ente gestore l’anno precedente in questo campo (realizzazione
del logo, accordi con alcuni importanti realtà locali per la diffusione dei
materiali informativi prodotti, realizzazione dei primi materiali divulgativi), è
necessario aumentare lo sforzo in questo settore, producendo nuovi materiali
“pubblicitari” in grado di aumentare l’interesse verso l’esistenza dell’area
marina.4 Il soggetto attuatore è stato l’Ente Gestore, ma per la produzione del
materiale informativo è stato indetta una gara pubblica. L’importo del
finanziamento richiesto al Ministero dell’Ambiente e del Territorio, per tale
intervento è di 12 000 Euro. Il logo e il materiale divulgativo sono stati
realizzati.
3
4
Roma Natura. Piano di Gestione 2002.
Roma Natura. Piano di Gestione 2002.
98
-
Tabelloni segnaletici ed informativi: I punti informativi saranno costituiti da
tabelloni segnaletici, realizzati in legno, che riporteranno dati su:
caratteristiche ambientali dall’area, processi ecologici dominanti, specie
animali e vegetali. I tabelloni conterranno inoltre informazioni sulla gestione
dell’area marina protetta configurandosi cosi anche come “bacheche
informative” dinamiche. I cartelloni verranno collocati presso gli stabilimenti
balneari di Ostia, presso le spiagge libere di Castelporziano e di Capocotta e
lungo il litorale di Torvajanica, coprendo tutta la fascia litorale prospiciente
l’area marina protetta.5 Per quanto riguarda il soggetto attuatore sarà l’Ente
Gestore e soggetti esterni selezionati mediante gara pubblica. L’importo del
finanziamento richiesto per tale intervento è di 20 000 Euro.
Il
soggetto
attuatore è stato selezionato tramite gara pubblica e l’ubicazione dei tabelloni
è prevista per la Primavera 2004 .
Piano di Attuazione degli Interventi
Realizzazione
del materiale divulgativo
17% Roma Natura
83% Ministero dell'Ambiente
Data di attivazione
Data di completamento
Finanziamento richiesto
Finanziamento RomaNatura
Costo Totale
Data di attivazione
Data di completamento
Finanziamento richiesto
10,7% Roma Natura
Finanziamento RomaNatura
89,3% Ministero dell'Ambiente
Costo Totale
c. Lo Studio e la Ricerca Scientifica. Tale obbiettivo ha come
Tabelloni
segnaletici ed informativi
Settembre 2002
Settembre 2003
€ 12 000
€ 1 295
€ 13 295
Novembre 2002
Aprile 2003
€ 20 000
€ 2 400
€ 22 400
scopo l’attivazione
di un protocollo d’intesa con istituti universitari o consorzi interuniversitari per lo
svolgimento di un piano per la realizzazione di progetti di ricerca che abbiano il
5
Roma Natura. Piano di Gestione 2002.
99
fine di fornire strumenti per migliorare le Gestione dell’area marina protetta.
L’Area marina protetta “Secche di Tor Paterno” si colloca in un quadro
assolutamente originale, essendo l’unica area marina protetta italiana a carattere
“pelagico” e con relativamente pochi impatti umani. Inoltre, essendo l’unica in
Italia a non avere zone “A” previsto dal Decreto Istitutivo, non è interessata dal
Progetto di monitoraggio e ricerca “Afrodite”, in corso in tutte le altre aree
marine protette e quindi, al momento attuale non dispone di alcun piano di
ricerca scientifica.6 Tale accordo è stato firmato con l’università degli studi di
Roma “Tor Vergata”. La copertura finanziaria è sostenuta per 98,9% dal
Ministero dell’Ambiente e per l’1,1% dall’Ente Roma Natura. L’importo del
finanziamento richiesto è di 141 400,88 Euro. che vengono ripartiti nei seguenti
interventi:
-
Monitoraggio delle comunità bentoniche. L’importo del finanziamento
richiesto per questo primo studio è 56 792,12 Euro. L’intervento è articolato
in quattro linee di monitoraggio, su specie particolarmente minacciate e su
ambienti critici:
- la Posidonia oceanica, specie simbolo dell’importanza delle
biocenosi bentoniche, fortemente minacciata dalle attività umane
ed ancora presente nell’area marina protetta.
- I Fondi mobili, poco conosciuti ma fortemente aggrediti da alcune
attività pescherecce (strascicanti e turbosoffianti), oggi proibite
nell’area marina protetta.
- Il Coralligeno, ambiente complesso e diversificato, maggiormente
rappresentato nell’area marina e prezioso indice sul successo delle
attività di tutela ambientale.
- La Comunità ittica, sottoposta al prelievo anche dopo l’istituzione
dell’area marina protetta, merita un monitoraggio per conoscere le
6
Roma Natura. Piano di Gestione 2002.
100
reali necessità di protezione e per valutare la variazione negli
stocks.
-
Effetti della pesca professionale e sportiva. Lo studio della pesca sportiva e
delle attività di pesca professionale ha un funzione strategica nella gestione
conservativa delle “Secche di Tor Paterno”. Queste attività infatti
rappresentano una delle utenze più intense per quanto riguarda l’impatto da
prelievo sulle Comunità dell’area marina protetta. Lo studio prevede di
valutare gli aspetti socio-economici ed ecologici delle attività di prelievo, la
loro sostenibilità rispetto alle finalità dell’azione di conservazione. Tale
studio inoltre consente di approvvigionare materiale per ricerche sulla
biologia riproduttiva e sull’ecologia trofica di alcune specie ittiche
“bersaglio”, aspetti utili per definire regole e divieti.7 L’importo del
finanziamento richiesto per tale intervento è di 35 949,38 Euro.
-
Interventi per la fruizione e strategie di conservazione. Tali interventi saranno
collegati con un sistema di informazione a terra, costantemente aggiornato
con i dati del programma di monitoraggio, ma anche dalle osservazioni dei
visitatori subacquei. A ciò si aggiunge la possibilità di estendere a largo
pubblico l’osservazione dei fondali e di alcuni aspetti degli interventi
attraverso l’uso del ROV attivato a mezzo di natanti di superficie. Per quanto
riguarda le strategie di conservazione si prevede la realizzazione di FAD
(Fish Aggregation Device) galleggianti per la costruzione di ”zone d’ombra”
per l’aggregazione temporanea di specie nectoniche; percorso didattico e
sperimentale con parcelle ripiantumate di Fanerogame marine; localizzazione
di alcune unità FAD per l’insediamento di specie necto – bentoniche, unità
che saranno seguite dai ricercatori e dai visitatori subacquei.8 Per tale
intervento l’importo finanziario equivale a 48 654,38 Euro. Tale intervento
non è stato finanziato dal Ministero dell’ambiente.
7
8
Roma Natura. Piano di Gestione 2002.
Roma Natura. Piano di Gestione 2002.
101
Piano Temporale di Attuazione degli Interventi
Data di attivazione
Data di completamento
Finanziamento richiesto
Finanziamento RomaNatura
Costo Totale
Ottobre 2002
Dicembre 2003
€ 56 797,12
€ 730
€ 57 497,12
Data di attivazione
Data di completamento
Finanziamento richiesto
Finanziamento RomaNatura
Costo Totale
Ottobre 2002
Dicembre 2003
€ 35 949,38
€ 350
€ 36 299,38
Interventi per la fruizione Data di attivazione
e strategie di conservazione Data di completamento
Finanziamento richiesto
1,1% Roma Natura
Finanziamento RomaNatura
98,9% Ministero Ambiente
Costo Totale
Ottobre 2002
Dicembre 2003
€ 48 654,38
€ 560
€ 49 214,38
Monitoraggio delle
comunità bentoniche
1,2% Roma Natura
98,8% Ministero Ambiente
Effetti della pesca
professionale e sportiva
1% Roma Natura
99% Ministero Ambiente
Fonte: Roma Natura, Piano di Gestione 2002
d. Educazione Ambientale. Tale obiettivo ha come scopo una serie di interventi
mirati a raggiungere le classi elementari e medie delle scuole del litorale romano,
con la realizzazione di iniziative che riescono a coinvolgere sia i docenti che gli
allievi in un avvicinamento delle tematiche legate alla conservazione degli
ambienti marini.9.
L’ente attuatore è stato individuato, tramite gara pubblica tra le Associazioni di
Protezione Ambientale riconosciute ai sensi dell’art. 13 della legge n. 349/86.la
copertura finanziaria è sostenuta per il 98,4% dal Ministero dell’Ambiente e per
il 1,6% da Roma Natura Il finanziamento richiesto è di 30 000 Euro. Tale
9
Roma Natura. Piano di Gestione 2002.
102
intervento non è stato ancora effettuato, ma si prevede l’inizio delle lezioni per la
Primavera 2004.
Piano Temporale di Attuazione degli Interventi
Data di attivazione
Educazione ambientale Data di completamento
Finanziamento richiesto
1,6% Roma Natura
Finanziamento RomaNatura
98,4% Ministero Ambiente
Costo Totale
Ottobre 2002
Maggio 2003
€ 30 000
€ 500
€ 30 500
Fonte: Roma Natura, Piano di Gestione 2002
e. La promozione dello sviluppo socio-economico ecosostenibile. Nel presente
obiettivo si intende avviare e sviluppare un quadro di attività coordinate con gli
operatori della pesca, al fine di diminuire il carico delle attività alieutiche
sull’area, senza provocare conflitti né con i pescatori né con quelli sportivi che
oggi frequentano in gran numero l’area marina protetta.10 La copertura
finanziaria è suddivisa nel: 98,24% per il Ministero dell’Ambiente e del
Territorio e per l’!,76% per l’ente gestore Roma Natura.
L’importo finanziario totale richiesto al Ministero dell’Ambiente e del Territorio
nell’ambito del bando “Interventi Prioritari nelle aree marine protette” è di
335.000 euro da ripartire nei due interventi:
-
Pescaturismo. Tale intervento ha lo scopo di diminuire lo sforzo di pesca
professionale, offrendo al contempo un reddito alternativo o complementare
agli operatori del settore. È un primo intervento concreto da parte dell’area
marina protetta di interesse diretto verso gli operatori del settore della pesca
che operano nell’area vasta.11 Per tale intervento sono stati richiesti 203 000
Euro, ma il Ministero dell’Ambiente non ha concesso tale finanziamento,
10
Roma Natura. Piano di Gestione 2002.
103
nonostante ciò alcuni pescatori del litorale stanno adibendo le loro
imbarcazioni per svolgere tale attività.
-
Certificazione EMAS scopo di tale intervento è di ottenere uno strumento di
gestione ambientale riconosciuto a livello europeo. Attraverso l’EMAS è
possibile raggiungere il miglioramento continuo della gestione dei servizi
ambientali, la dimostrazione della conformità alla legislazione ambientale
vigente e le comunicazione al pubblico degli obiettivi raggiunti.12 L’importo
del finanziamento richiesto al Ministero dell’ambiente è di 135 500 Euro. La
gara di appalto è stata vinta dall’Università di Bologna in collaborazione con
altre due società nel Ottobre 2003.
Piano Temporale di Attuazione degli Interventi
Data di attivazione
Data di completamento
Pescaturismo
Finanziamento richiesto
1,5% Roma Natura
FinanziamentoRomaNatura
98,5% Ministero Ambiente
Costo Totale
Ottobre 2002
Settembre 2003
€ 203 000
€ 3 000
€ 206 000
Data di attivazione
Certificazione EMAS Data di completamento
Finanziamento richiesto
2,2% Roma Natura
FinanziamentoRomaNatura
97,8% Ministero Ambiente
Costo Totale
Ottobre 2002
Settembre 2003
€ 132 500
€ 3 000
€ 135 500
Fonte: Roma Natura, Piano di Gestione 2002
f. Funzionamento
dell’Area Protetta – Spese Straordinarie. Per questo
obiettivo sono stato richiesti 165 996 Euro per acquisto, installazione e
manutenzione di beni durevoli. La copertura finanziaria è così suddivisa: il
11
Roma Natura. Piano di Gestione 2002.
104
99,5% dal Ministero dell’Ambiente e Territorio e lo 0,5% dall’ente gestore Roma
Natura.
-
Acquisizione dell’imbarcazione per le necessità gestionali. L’acquisizione di
un imbarcazione indipendente per le attività dell’Ente verrà utilizzata ai
seguenti fini: sorveglianza dell’area da parte del personale guardiaparco
dell’ente; manutenzione speditivi delle strutture galleggianti e sommerse;
monitoraggio; rilievi scientifici; rappresentanza.
L’imbarcazione servirà a
dare ai fruitori dell’area marina una visibilità efficace e costante delle attività
gestionali e della presenza sul territorio.13 L’imbarcazione è stata acquistato
nel Novembre 2003 ed è ormeggiata
direttamente presso il Canale dei
Pescatori ad Ostia. L’importo del finanziamento richiesto è di 102 000 Euro.
-
Strumenti e Attrezzature. Acquisizione di mezzi strumentali per permettere
all’ente gestore di svolgere al meglio i propri compiti gestionali istitutivi e di
sviluppare in proprio attività varie, quali ad esempio, l’acquisizione e la
gestione di dati georeferenziati o di presentare nel corso di stage, convegni e
manifestazioni immagini, dati ed informazioni. In particolare, l’acquisizione
di programmi software, l’utilizzo di sistemi hardware particolarmente
dedicati allo sviluppo di cartografie georeferenziate, che hanno già portato
alla realizzazione di alcune mappe tematiche realizzate direttamente dall’ente
gestore e pubblicate sul sito internet dell’area marina protetta. È previsto
l’acquisto di attrezzature subacquee che verranno utilizzate dal personale
dell’ente nel corso dei sopralluoghi nell’area o messi a disposizione di
visitatori privilegiati (ricercatori, colleghi provenienti da altre aree,
giornalisti).14 L’importo del finanziamento richiesto è di 17 600 Euro.
-
Manutenzione
straordinaria dei beni durevoli. La
sede definitiva delle
attività “terrestri” dell’area marina protetta, che costituirà il centro primario
per le visite alla riserva e per le attività ad essa collegate, dovrà contenere
12
Roma Natura. Piano di Gestione 2002.
Roma Natura. Piano di Gestione 2002.
14
Roma Natura. Piano di Gestione 2002.
13
105
spazi sufficienti alla realizzazione di strutture museali, seppur “leggere”, e
didattiche, oltre a costituire un centro che offra, dotato di adeguate
attrezzature tecniche e scientifiche, possibilità di ricerca ad Enti di ricerca
dell’area romana e nazionale.15 L’ente gestore ha ottenuto, in concessione
gratuita dal Comune di Roma, uno stabile di notevole interesse architettonico,
che rappresenta la soluzione ideale come centro polifunzionale per le attività
dell’area marina protetta. L’azione è articolata nei seguenti interventi:
- studio di fattibilità economica – finanziaria
- fattibilità tecnica, architettonica e urbanistica e progettazione
- recupero ed allestimento definitivo dell’immobile
I primi due interventi sono stati effettuati nell’anno 2002, mentre il terzo è
previsto nel Piano di Gestione del 2003, ma che si presume verrà effettuato solo
nel 2004, in quanto il Ministero dell’Ambiente ha concesso i fondi a dicembre
2003. Nel 2002 si sono effettuati alcuni interventi di manutenzione ordinaria al
fine di rendere immediatamente operativa, almeno in parte, l’immobile.
L’importo del finanziamento richiesto è 47 000 Euro.
15
Roma Natura. Piano di Gestione 2002.
106
Piano Temporale di Attuazione degli Interventi
Data di attivazione
Data di completamento
Finanziamento richiesto
Finanziamento RomaNatura
Costo Totale
Ottobre 2002
Febbraio 2003
€ 102 000
€ 500,00
€ 102 500
Data di attivazione
Data di completamento
Finanziamento richiesto
Finanziamento RomaNatura
Costo Totale
Ottobre 2002
Febbraio 2003
Euro 17 600
Euro 400,00
Euro 18 000
100% Ministero dell'Ambiente
Data di attivazione
Data di completamento
Finanziamento richiesto
Finanziamento RomaNatura
Costo Totale
Aprile 2002
Luglio 2002
€ 12 396
€ 0,00
€ 12 396
Fattibilità tecnica,
architettonica e
urbanistica e progettazione
del Centro Visite
100% Ministero dell'Ambiente
Data di attivazione
Data di completamento
Finanziamento richiesto
Finanziamento RomaNatura
Costo Totale
Settembre 2002
Dicembre 2002
€ 34 000
€ 0,00
€ 34 000
Acquisto imbarcazione
0,5% Roma Natura
100% Ministero dell'Ambiente
Strumenti ed attrezzature
2% Roma Natura
98% Ministero dell'ambiente
Studio di Fattibilità
economica-finanziaria
del Centro Visite
Fonte: Roma Natura, Piano di Gestione 2002
7.2.2 Rendiconto Generale Anno 2002
Dall’analisi del Rendiconto Generale dell’anno 2002 si osserva chiaramente che è
suddiviso in: interventi di gestione ordinaria e spese di investimento.
La somma dell’ investimento ottenuto è 425 968,05 Euro.
Tra le spese di investimento riscontriamo gli interventi, già analizzati, dell’Ente
Gestore proposti nel Piano di Gestione.
107
OBIETTIVO
INTERVENTO
Materiale
La diffusione dell'ecologia
divulgativo
e la conoscenza degli
ambienti marini e delle
caratteristiche ambientali Tabelloni
segnaletici
dell'area.
Monitoraggio
comunità
bentoniche
Studio e ricerca
Effetti pesca
scientifica
professionale e
sportiva
Interventi per la
fruizione, strategie
di conservazione
Acquisto
imbarcazione
Fattibilità tecnica
architettonica e
Spese straordinarie
urbanistica
Studio di fattibilità
economico
finanziaria
Strumenti ed
attrezzature
Incontri con il mare
Lezioni ad istituti
del litorale romano
La ricerca in tempo reale Programma per
Internet
Totale
IMPORTO IMPEGNATO RESIDUO % SPESO
12 000,00
8 856,00
3 144,00
73,80%
20 000,00
0
20 000,00
0%
56 797,12
56 797,12
0
100%
0
100%
35 949,38
0
102 000,00
35 949,38
0
0
94 057,93 7 942,07
92,22%
20 000,00
19 900,00
100
99,50%
8 000,00
7 860,00
104
98,70%
17 600,00
6 878,40
10 721,60
39,08%
30 000,00
0
30 000,00
0%
10 000,00
10 000,00
0
100%
312 346,50 240 298,83 72 011,67 76,93%
Fonte: Roma Natura, Rendiconto Generale 2002
108
7.2.3 Considerazioni
Si nota chiaramente che nel Rendiconto Generale non sono presenti alcuni interventi
previsti nel piano di gestione; queste voci coincidono con le “boe di ormeggi e
sentieri subacquei” e “Pescaturismo ed EMAS”, poiché queste azioni rientrano negli
“Interventi prioritari nelle aree marine protette”, ovvero il Ministero dell’Ambiente
mette a disposizione particolari stanziamenti per determinate iniziative.
Mentre l’importo nullo per gli “Interventi per la fruizione e strategie di
conservazione” è dovuto al fatto che non è stato proprio approvato dal Ministero
dell’Ambiente; anche il finanziamento per il Pescaturismo non è stato concesso. Il
residuo di 20 000 Euro corrispondente ai Tabelloni segnaletici, è dovuto al fatto che
sono stati impegnati ma spesi nella primavera 2004. Vi è anche un ritardo per quanto
riguarda l’intervento “Incontri ad istituti del litorale romano”, infatti dal rendiconto
emerge che i 30 000 Euro non sono stati impegnati. Dal colloquio avvenuto nel
Gennaio 2004 con il presidente della Riserva il dottor Luca Marini, questi ultimi due
interventi sono previsti per la Primavera 2004.
7.3 Analisi Dati Anno 2003
Per quanto riguarda i documenti a disposizione per tale anno, abbiamo solo il Piano
di Gestione 2003, in quanto il Rendiconto Generale ancora non è stato redatto.
7.3.1 Piano di Gestione 2003
Come il Piano di Gestione 2002 anche quello riferito all’anno 2003 è suddiviso in
diversi obiettivi, i quali a loro volta sono composti da diversi interventi. Con ognuno
un proprio Piano Temporale d’Azione. Da un’attenta analisi possiamo elencare i
diversi obiettivi e spiegarne i relativi interventi.
109
a.
La tutela e la valorizzazione delle risorse ambientali. Tale obiettivo ha come
scopo quello di formare un nucleo di operatori in grado di valorizzare e tutelare
l’area marina protetta attraverso l’accompagnamento e la vigilanza sui principali
fruitori: i subacquei. L’intervento proposto è:
-
Formazione degli accompagnatori dei Diving. “Attraverso un corso che ha
come obiettivo primario la formazione degli operatori economici dei Diving
presenti nell’Area Marina Protetta, in possesso di brevetto di Dive Master o
equivalente, che potranno così essere messi in condizione di lavorare con
particolari modalità”16. Il corso è stato articolato in 5 incontri di due ore
ciascuno. La partecipazione al corso ed il superamento di un esame finale è il
requisiti indispensabili all’iscrizione dei Diving nel Registro degli organismi
autorizzati ad operare all’interno dell’Area Marina Protetta. Tale corso è stato
tenuto dallo stesso responsabile dell’Area Marina Protetta, il dottor Luca
Marini, nei mesi di Febbraio – Marzo 2004. I costi, calcolati circa 2 000
Euro, sono stati sostenuti dallo stesso Ente gestore.
Piano Temporale di Attuazione degli Interventi
Data di attivazione
Formazione accompagnatori Data di completamento
Finanziamento richiesto
dei diving
Finanziamento Roma Natura
100% Roma Natura
Costo Totale
Ottobre 2003
Novembre 2003
€ 0,00
€ 2 000
€ 2 000
Fonte: Roma Natura, Piano di Gestione 2003
b. La diffusione dell’ecologia e la conoscenza degli ambienti marini e delle
caratteristiche dell’Area Marina Protetta. “Un’attenta opera di difesa e
conservazione dell’ambiente deve basarsi sull’informazione delle caratteristiche
16
Roma Natura. Piano di Gestione 2003.
110
ecologiche e biologiche degli ecosistemi. Solo mediante il completo
coinvolgimento di chi frequenta le aree protette, per lavoro o per diletto, si
possono ottenere risultati efficaci nell’opera di gestione dell’area protetta. È
dunque necessario portare a conoscenza il pubblico delle dinamiche che regolano
i processi ambientali e dei riflessi che gli scompensi causati dalle attività
antropiche possono avere, oltre che sull’ambiente, sulla collettività”17.la
copertura finanziaria è cosi suddivisa: 85,45% dal Ministero dell’Ambiente e del
Territorio, 14,55% dall’Ente Gestore Roma Natura. Tale obiettivo lo avevamo
già riscontrato nel piano di gestione 2002, ma vengono proposti nuovi interventi:
-
Il sito web accessibile: lo scopo è quello di realizzare una versione del sito
web dell’area marina protetta destinata ai disabili. Per l’attuazione del
progetto si prevedono consulenze esterne. L’importo del finanziamento
richiesto al Ministero dell’Ambiente è di 16 000 Euro
-
Tabelloni segnaletici ed informativi: lo scopo è quello di portare un maggior
numero di cittadini a conoscenza dell’esistenza dell’area marina protetta e dei
servizi ad essa collegati; si prevede la realizzazione di segnaletica stradale ad
hoc da collocarsi ad Ostia e Pomezia (Torvajanica) per indicare la
dislocazione della sede, l’avvio di una campagna pubblicitaria a scala locale e
l’affitto di spazi pubblicitari presso le stazioni ferroviarie della linea RomaOstia e presso il Porto di Ostia.18 L’importo del finanziamento richiesto al
Ministero dell’Ambiente è di 10 000 Euro.
-
Guida alla scoperta dell’Area Marina Protetta: lo scopo è quello di realizzare
una collana di pubblicazioni sull’area marina protetta, destinata alla
divulgazione delle sue caratteristiche naturali, storiche, economiche e sociali.
La finalità è quella di portare un maggior numero di cittadini a conoscenza
dell’esistenza dell’area marina protetta, della sua storia e dei servizi ad essa
collegati.19la copertura finanziaria è così suddivisa: 75% Ministero ambiente
17
Roma Natura. Piano di Gestione 2003.
Roma Natura. Piano di Gestione 2003.
19
Roma Natura. Piano di Gestione 2003.
18
111
e Territorio- Direzione Difesa del Mare e il 25% Ente Gestore Roma Natura.
Per il primo volume della collana l’importo richiesto è di 15 000 Euro. Tale
volume dovrà essere di carattere generale ed introduttivo, che prenda in
esame le caratteristiche complessive dell’area marina protetta, il suo
ambiente, la sua storia, i servizi offerti anche nelle aree vicine, ecc.
c. Funzionamento dell’area Protetta – Spese straordinarie. Tale obiettivo
prevede i costi di investimento per acquisto, istallazione e manutenzione
straordinaria di beni durevoli. L’intervento proposto è:
-
Ristrutturazione ed adeguamento del centro polifunzionale grazie agli studi
condotti nell’anno precedente inerenti la fattibilità economica-finanziaria per
il recupero dell’immobile e la fattibilità tecnica, architettonica ed urbanistica
per il recupero dell’immobile anche attraverso specifici sondaggi tecnici, è
stato sviluppato un progetto di recupero che, corredato a tavole grafiche,
stima dei lavori e relativo quadro economico è stato trasmesso al Ministero
dell’Ambiente nel mese di Maggio 2003 per opportune valutazioni. Il
progetto finale prevede la ristrutturazione completa dell’edificio seguendo la
sua architettura originale e la realizzazione di acquari, centri espositivi e
didattici, con una particolare attenzione alla fruizione anche da parte di un
pubblico disabile e la successiva apertura alle attività di gestione dell’area
marina protetta.20 Come soggetto attuatore viene indicato lo stesso Ente
gestore ed imprese edili da individuarsi attraverso procedure di gara europea.
Il finanziamento richiesto è di 460 000 Euro.
20
Roma Natura. Piano di Gestione 2003.
112
Piano Temporale di Attuazione degli Interventi
Data di attivazione
Data di completamento
Finanziamento richiesto
Finanziamento RomaNatura
100% Ministero dell'Ambiente
Costo Totale
Ristrutturazione ed
adeguamento del
centro polifunzionale
Novembre 2003
Giugno 2004
€ 460 000
€ 0,00
€ 460 000
Fonte: Roma Natura, Piano di Gestione 2003.
7.3.2 Considerazioni
È da notare che tutti gli interventi elencati nel Piano di Gestione 2003 sono stati
approvati e accettati solo a Dicembre 2003 da parte del Ministero del Ambiente,
quindi è ovvio che la realizzazione di questi avverrà nelle migliori delle ipotesi nel
2004.
7.4 Analisi in Loco e Riscontro al Presente delle
Attività
Dopo aver analizzato i documenti redatti dall’Ente Gestore per questi primi 3 anni di
attività , lo studio ha proceduto andando a verificare di persona l’operato effettuato.
A tale scopo riprenderemo tutti gli interventi proposti e li confronteremo con la realtà
esistente. Si è passati, quindi ad un confronto attento e diretto di ciò che si è portato a
termine, andando a valutare sul posto gli interventi effettivamente portati a termine e
i tempi di intervento.
Le boe di perimetrazione dell’area sono state posizionate immediatamente dopo
l’istituzione.
Il Radar per il controllo a distanza dell’area marina protetta è stato inaugurato nel
luglio 2003. tale innovativo sistema, realizzato dalla DATAMAT per conto dell’ente
gestore, ed unico in Italia consentirà alla Capitaneria di Porto di Fiumicino di
monitorare 24 ore al giorno l’area protetta e di poter intervenire in caso di
spostamento di boe perimetrali o di presenza di naviglio non autorizzato all’interno
dell’area.
113
Il Sistema di Sorveglianza Remota di DATAMAT si basa sull’utilizzo di un radar
installato sulla Torre di Controllo del Porto di Roma (Roma), che riceve i segnali dai
riflettori posizionati sulla sommità delle boe. Questi segnali vengono poi trasmessi
alla sede di Fiumicino della Capitaneria di Porto, che può inviare rapidamente le
proprie motovedette in caso di violazione della riserva. Il Sistema contribuisce in
modo efficace sia alla lotta a fenomeni quali la navigazione non autorizzata, o la
pesca di frodo, sia alle misure per garantire la sicurezza dei natanti. Infatti le boe
sono soggette a deriva dalla posizione propria a causa della variabilità delle
condizioni meteo (stato del mare, venti), per cui le dimensioni dell’area protetta
possono subire modifiche notevoli, con conseguente pericolo per la navigazione.
Il sito web è stato attivato nel 2002 e corrisponde all’indirizzo:
www.ampsecchetorpaterno.it.
Tale sito è continuamente aggiornato sulle novità e sugli eventi della riserva, con
relative foto e filmati i quali danno la possibilità di conoscere questo mondo
sommerso, privilegio ancora per pochi.
L’ interesse e la curiosità riscontrata è in continuo aumento, come appare dal
seguente diagramma:
500
400
300
200
100
0
Numero Visite
M
ag
gi
G o
iu
gn
o
Lu
gl
i
A o
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M
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zo
A
pr
ile
Numero visite
Visite al sito web 2003/04
Periodo
Tabella 1: Visite al sito web negli ultimi 12 mesi 2003-2004
114
Dal rendiconto dell’anno 2001, si nota chiaramente che non sono stati usufruiti i
soldi relativi alla promozione nelle scuole e di conseguenza la verifica in loco ha
affermato la carenza informativa non solo nelle scuole del litorale, ma anche della
maggior parte della popolazione di Ostia e Torvajanica. Infatti abbiamo sottoposto
determinate categorie economiche (Ristoranti, Bar, Hotel, Stabilimenti balneari,
Pescatori) ad un questionario (vedi Appendice A) riguardante proprio la conoscenza
dell’area marina prospiciente alla loro costa, e ciò che è emerso chiaramente è una
carente
publicizzazione
dell’istituzione
dell’area
con
una
conseguente
disinformazione dell’esistenza di questa. Le uniche categorie che hanno dimostrato
una discreta conoscenza della riserva sono stati ovviamente i subacquei e i pescatori,
i diretti interessati alle normative emesse dopo l’istituzione.
Il piano di gestione 2002 prevedeva:
I sentieri subacquei e le boe di ormeggio, indispensabili all’ancoraggio delle
imbarcazioni al fine di eliminare le azioni distruttive sul fondo dovute a tale azione,
non sono ancora
state posizionate, ma l’appalto è stato vinto e si prevede la
realizzazione di uno dei cinque ormeggi destinati alle imbarcazioni per Giugno 2004.
Le boe saranno fissati sul fondo con innovativi sistemi ecologici, per evitare di
danneggiare i fondali, e faranno capo a un sistema di “sentieri” sommersi che
porteranno i subacquei alla scoperta degli angoli più interessanti dell’area marina
protetta.
I dieci tabelloni segnaletici ed informativi lungo le spiagge del litorale romano non
sono stati ancora collocati e ciò comporta non solo un ritardo dell’intervento in sé,
ma anche una ulteriore carenza di publicizzazione e diffusione dell’esistenza
dell’area marina protetta “Secche di Tor Paterno”. Il soggetto attuatore è stato
definito tramite gara pubblica e si prevede la loro disposizione per la Primavera
2004.
Il logo è stato ideato ed è identificato nel cavalluccio marino (Hippocampus
Guttulatus) che è riportato sui diversi materiali divulgativi resi disponibili nelle
diverse manifestazioni organizzate dall’Ente in collaborazione con gli Assobalneari,
115
e, in occasione della II Conferenza Nazionale sulle Aree Marine Protette che si è
tenuta a Torino nell’Ottobre 2002.
La ricerca scientifica è stata affidata all’Università degli studi di Roma “Tor
Vergata” nel Dicembre 2003. Il protocollo d’intesa tra Roma Natura e l’Università
di Tor Vergata è stato firmato al fine di realizzare studi sugli ambienti e sulle specie
presenti nell’area protetta e sugli impatti che le attività umane, quali pesca e attività
subacquee hanno su di esse. Questi studi avranno una funzione strategica e di
orientamento determinante nello svolgimento delle prossime attività gestionali
dell’area .
Il Ministero dell’Ambiente non ha reso disponibile i fondi per il Pescaturismo, ma
come dice un pescatore di Ostia Franco D’Arenzio in un intervista sul periodico “Blu
Mare” del mese di giugno 2003: “..quattro barche hanno già iniziato l’attività di
pescaturismo. Io stesso sto sistemando la barca adattandola ai requisiti previsti dalla
legge. L’esperienza che abbiamo fatto è molto positiva : i turisti vengono a bordo,
imparano le tecniche di pesca, mangiano il pesce appena preso e fritto all’istante. E
ritornano volentieri.”. da ciò si deduce che nonostante il Ministero dell’Ambiente
non abbia concesso i fondi necessari, alcuni pescatori stanno adibendo la loro
imbarcazione per un settore economico indubbiamente innovativo per la nostra costa.
La gara riguardante l’affidamento degli studi per l’ottenimento della prestigiosa
certificazione europea EMAS II è stata vinta dall’Università di Bologna in
collaborazione con altri due enti esterni nel l’Ottobre 2003. L’importanza di tale
certificazione sta nel fatto che la registrazione EMAS è il riconoscimento ufficiale a
livello europeo del raggiungimento di una eccellenza attribuito per una gestione
dell’area protetta, sia per quanto riguarda la conservazione degli ambienti naturali
che per il coinvolgimento e la partecipazione delle realtà locali nei processi
decisionali. L’imbarcazione per il monitoraggio e vigilanza è stata comprata ed è
entrata in funzione nel mese di Novembre 2003. Tale imbarcazione è stata sistemata
lungo il canale dei pescatori, ad Ostia, a ridosso dello stabile adibito a centro
polifunzionale per le attività gestionali dell’area marina. L’imbarcazione ha le
seguenti caratteristiche, in base alle necessità operative a cui è destinata:
116
-
Lunghezza fuori tutto massimo 8 mt.
-
Larghezza massima: 2,9 mt.
-
Omologata al trasporto di 8 persone.
-
Carena e ponte in VTR stratificata
-
Ponte tipo “walkaround”
-
Pulpito di prua.
-
Gavone dell’ancora autosvuotante.
-
Cabina per la sistemazione di attrezzature tecniche elettroniche e
cartografiche, con oblò in vetro infrangibile.
-
Doppio posto di pilotaggio
-
Timone idraulico.
-
Serbatoio di acqua dolce
-
Motore entrobordo diesel 200 CV, 4 cilindri ad indiretta, raffreddamento con
scambiatore di calore, modelli turbo ed intercooler.
-
Motore fuoribordo di emergenza 10 CV, quattro tempi.
-
Trasmissione in linea d’asse.
-
Elica protetta.
-
Sala macchina insonorizzata.
-
Carburante di almeno 200 litri.
-
Dotazione di strumentazione per navigazione (bussola di governo, GPS ,
ecoscandaglio e fishfinder).
-
Pilota automatico interfacciato con il GPS.
-
Predisposizione apparato VHF ed antenna adattabile.
-
Dotazione di sicurezza completa secondo le normative vigenti.
-
Otto parabordi..
-
Ancora galleggiante.
-
Personalizzazione dell’imbarcazione con logo e dicitura dell’AMP.
È stato fatto anche un prospetto dei costi annuali presunti per l’esercizio e la
manutenzione dell’imbarcazione:
117
Costi Annuali per l'Esercizio e la Manutenzione dell'Imbarcazione
INTERVENTI
Consumo Carburante
Manutenzione: alaggio e varo, carena, mano
d'opera, sostituzione parti usurate..
Tasse: stazionamento, VHF
Assicurazione
Ormeggio
TOTALE
COSTO PRESUNTO
Euro 3 000
Euro 2 000
Euro 500
Euro 1 500
Euro 3 000
Euro 10 000
Il terreno e lo stabile per il centro polifunzionale, sono stati concessi ad uso gratuito
dal Comune di Roma per dodici anni (rinnovabili) per la gestione delle attività
legate all’Area Marina Protetta e finalizzate alla realizzazione di un centro per
attività di tipo amministrativo, formativo, divulgativo e di ricerca sulle tematiche
legate alla tutela e valorizzazione dell’ambiente marino. Si prevede in particolare la
realizzazione di un centro visite, di un museo e acquario didattico, di un laboratorio
per le attività di ricerca, nonché della stessa sede dell’Ente. La ristrutturazione e
rifunzionalizzazione dello stabile che si rende a tale scopo necessaria, prevede in
particolare interventi di sistemazione e di adeguamento strutturale, oltre che di
allestimento e arredo dei locali. A tale scopo si è resa necessaria in via preliminare
procedere ad un analisi e valutazione di fattibilità dell’opera con riferimento ai
seguenti
ambiti
principali:
economico-finanziaria
tecnica,
architettonica
e
urbanistica. Queste due analisi sono state effettuate e una prima ristrutturazione ha
permesso di rendere agibile lo stabile, che da Novembre 2003 è aperto una volta a
settimana, con un esperto che dà informazioni sull’Area Marina Protetta. La gestione
dell’immobile sarà affidata ad un Ente esterno. Il recupero ed allestimento definitivo
dell’immobile, indicato nel piano di gestione 2003, è prevista per Novembre 2004,
così l’intera gestione potrà partire da tale sito e non più da Villa Mazzanti a Roma.
118
Un altro aspetto che siamo andati a verificare è l’ipotesi già accennata di escursioni
a bordo di barconi nel corso delle quali sarà possibile collegarsi via audio e video
con un guida subacquea in immersione per osservare insieme le stesse cose che il
subacqueo vede e per parlare direttamente con lui ponendogli, in questo modo,
domande e curiosità. Dopo aver parlato con Ubaldo Ranucci, si è appreso una
mancanza lungo l’intero litorale romano di imbarcazioni che siano abbastanza sicure
e capienti in grado di effettuare escursioni a così grande distanza dalla costa, e lui è
l’unico a Ostia in possesso di barconi per il trasporto passeggeri, già utilizzate per le
famose “Gite sul Tevere”, ed idonee per tali escursioni alle Secche, ma ancora sta
aspettando l’autorizzazione da parte del RINA ( Registro Navale Italiano). Roma
Natura ha acquistato e concederà gratuitamente le attrezzature tecniche in grado di
trasmettere le immagini degli ambienti sottomarini.
7.5 Pesca e Attività Subacquee
Tale paragrafo ha come scopo l’analisi delle categorie economiche maggiormente
coinvolte nell’istituzioni dell’area marina protetta: i pescatori e le attività subacquee,
entrambi disciplinati da precisi regolamenti redatti dall’Ente gestore.
Pesca Sportiva e professionale
Come previsto dal Art. 4 del Decreto Ministeriale: “ l’accesso alle imbarcazioni per
la pesca sportiva sono espressamente autorizzate dall’ente gestore, anche il numero,
la tipologia degli attrezzi, i limiti temporali e di cattura verranno determinati
dall’Ente Gestore anche sulla base di appositi monitoraggi”21. Cosi Roma Natura ha
stilato la Disciplinare inerente alla attività di pesca sportiva (vedi Appendice B),
disponibile anche sul sito internet dell’area marina protetta, nella quale non vi sono
solo informazioni su come ricevere ed ottenere l’autorizzazione, ma anche le diverse
norme da dover rispettare all’interno di tale area, i limiti di cattura (lunghezza
minima e massima dei pesci) , e le attrezzature consentite.
21
Decreto Ministeriale 29 Novembre 2000
119
Rimane vietata, ai sensi dell’art. 4, qualsiasi forma di pesca subacquea, sono inoltre
vietate, secondo la disciplinare, la cattura di esemplari di cernia di qualsiasi specie, di
qualunque misura, al fine di permettere il ripopolamento naturale dell’area protetta
anche alle profondità minori. Il titolare della licenza non può catturare, giornalmente,
più di 5 kg di pesci e molluschi (cefalopodi, seppie, polpi e calamari).
Le licenze rilasciate in questi tre anni di attività sono state circa 1100. (Fonte: Roma
Natura)
Per quanto invece riguarda la Pesca Professionale, l’istituzione di questa riserva non
ha posto limitazioni, ma dai diversi colloqui con i pescatori di Ostia e Torvajanica, è
emerso il mancato coinvolgimento di questa classe economica, sottolineano anche un
mancato controllo sulle modalità di pesca, ed inoltre vedono come una limitazione le
eccessive licenze concesse, in quanto più pescatori hanno il permesso di cattura più
le loro reti potrebbero essere vuote. Parlandone successivamente con il responsabile
della riserva il dott. Luca Marini ha sottolineato che è irrilevante la quantità del
pescato concessa ai titolari della licenza rispetto alla portata della rete.
Dal colloquio con Massimo Bongarzoni, responsabile regionale della pesca nel
Lazio, è emerso che la piccola pesca non ha avuto limitazioni, e come portavoce dei
pescatori del litorale interessato, ha ribadito l’importanza dell’istituzione di tale
riserva sia a livello ecologico- biologico, ma soprattutto come zona di ripopolamento
futuro, ma ha fortemente sottolineato la mancata cooperazione tra i pescatori e l’Ente
gestore.
I risultati ottenuti da queste interviste mi portano ad affermare che i pescatori, pur
ritenendo potenzialmente utile l’area marina protetta per la conservazione della
risorsa, non hanno osservato alcun effetto positivo sulle rese di pesca in seguito
all’istituzione, forse molto probabilmente per i pochi anni di attività.
Dalle risposte sembra trasparire un interesse dei pescatori per un coinvolgimento
maggiore nella gestione dell’area marina protetta e nel controllo delle attività che in
essa si svolgono. Appare, quindi, evidente la necessità di aumentare il
coinvolgimento
degli
operatori
della
pesca
nella
gestione,
incentivando
l’informazione e la formazione per l’avviamento a nuove attività economiche
120
Attività subacquee
Le attività subacquee all’interno dell’area marina protetta “ Secche di Tor Paterno”
sono regolamentate ed autorizzate, come prevede il Decreto Istitutivo del Ministero
dell’Ambiente, il quale all’art. 4 dichiara che nella zona di riserva generale sono
consentite “le attività subacquee compatibili con la tutela delle specie viventi e la
conservazione dei fondali (fotografia, riprese, turismo subacqueo, ecc) esercitate per
mezzo di imbarcazioni appoggio espressamente autorizzate dall’ente gestore; il
numero di dette imbarcazioni e i limiti temporali dell’esercizio delle attività
subacquee verranno parimenti disciplinati dall’ente gestore”.22
In attesa del completamento degli studi e dei monitoraggi che consentiranno di
valutare gli eventuali impatti sull’ambiente nel suo complesso derivanti dalle attività
subacquee ed in attesa di una legge quadro nazionale o regionale sulla disciplina
delle attività subacquee, Roma Natura ha stilato la disciplinare delle immersioni
subacquee e delle visite guidate all’interno dell’area marina protetta “Secche di Tor
Paterno” (Vedi Appendice C) che disciplina il numero e le modalità delle visite
subacquee inoltre vengono allegate le Norme di Comportamento da mantenere in
immersione nel rispetto dell’ambiente circostante. Un adeguato opuscolo riassuntivo
di tale norme è disponibile in qualsiasi centro diving autorizzato alle visite subacquee
nella riserva,con lo scopo di informare i subacquei dell’adeguato comportamento da
seguire durante la visita.
Le immersioni possono essere effettuate sia da privati previa autorizzazione
dell’Ente, sia dalle associazioni ed imprese iscritte all’Albo che Roma Natura abilita
ad operare all’interno dell’Area Marina Protetta in quanto rispondono a particolari
criteri di eccellenza. A tale scopo nel mese di Febbraio – Marzo 2004 il responsabile
dell’Area Marina Protetta, dott. Luca Marini ha effettuato delle lezioni agli operatori
economici dei Diving operanti nella zona di riserva, così da formare un personale
avente delle conoscenze di biologia marina e capace di tenere un comportamento
22
Decreto Ministeriale 29 Novembre 2000
121
idoneo durante l’intera immersione. Il superamento di un esame finale è il requisiti
indispensabili all’iscrizione dei Diving nel Registro degli organismi autorizzati ad
operare all’interno dell’Area Marina Protetta. Tutto ciò è previsto nel Piano di
Gestione 2003.
Si è valutato un incremento nel numero di subacquei interessato alla riserva,
portando quindi un incremento di fatturato che non è stato possibile quantificare per
una mancata disponibilità degli operatori, si può facilmente supporre che con un
adeguata informazione lungo tutto il litorale romano il numero dei visitatori potrebbe
facilmente aumentare con i suoi pro e contro. I vantaggi sarebbero sicuramente
economici, mentre i svantaggi potrebbero essere verso l’ambiente marino, ma cosa
che un’adeguata disciplinare potrebbe egregiamente marginare.
122
Capitolo 8
Potenzialità e Sviluppi delle “Secche
di Tor Paterno”
In questo capitolo useremo i dati fin qui raccolti per formulare l’ Analisi SWOT per
l’Area Marina Protetta le “ Secche di Tor Paterno” e completeremo il quadro delle
attività economiche che si sono in questi anni sviluppate, mediante analisi
economiche specifiche.
8.1 L’Analisi SWOT
L'analisi SWOT è una delle metodologie attualmente più diffuse per la valutazione di
situazioni. Si tratta di un procedimento di tipo logico, specifico dall'economia
aziendale, che consente di rendere sistematiche e fruibili le informazioni raccolte
circa un tema specifico e fornisce informazioni fondamentali per la definizione di
politiche e linee di intervento.
SWOT è un acronimo formato dalle iniziali delle parole inglesi:
Strengths Æ Punti di Forza.
Weaknesses Æ Punti di Debolezza.
Opportunities Æ Opportunità.
Threats Æ Rischi.
La valutazione condotta con metodologia SWOT, quindi, è funzione
della
completezza dell'analisi "preliminare". Il fenomeno, oggetto di valutazione, infatti,
deve essere approfonditamente studiato al fine di mettere in luce tutte le loro
caratteristiche, strutturali e congiunturali, ed evidenziare eventuali relazioni e
sinergie con altre proposte e situazioni. Per fare ciò non è sufficiente conoscere nel
dettaglio il futuro progetto specifico, ma si rende necessaria la piena conoscenza
del contesto all'interno del quale questo si collocherà.
123
Quindi, attraverso l'analisi SWOT, è possibile evidenziare i punti di forza e di
debolezza al fine di far emergere quelli che vengono ritenuti capaci di favorire,
ovvero ostacolare o ritardare, il perseguimento di determinati obiettivi. Più
specificamente nell'analisi SWOT si distinguono fattori endogeni ed esogeni.
La terminologia consueta distingue i fattori endogeni tra punti di forza e punti di
debolezza e quelli esogeni tra opportunità e rischi. Tra i primi si considerano tutte
quelle variabili che fanno parte integrante del sistema stesso, sulle quali è possibile
intervenire per perseguire obiettivi prefissati. Tra i secondi, invece, si trovano
variabili esterne al sistema che però possono condizionarlo, sia positivamente che
negativamente. In quest'ultimo caso non è possibile intervenire direttamente sul
fenomeno ma è opportuno predisporre strutture di controllo che individuino gli
agenti esogeni e ne analizzino l'evoluzione al fine di prevenire gli eventi negativi e
sfruttare quelli positivi. L'efficacia di questa metodologia d'indagine dipende, in
modo cruciale, dalla capacità di effettuare una lettura "incrociata" di tutti i fattori
individuati nel momento in cui si definiscono le politiche. E' necessario, infatti,
appoggiarsi sui punti di forza e smussare i difetti per massimizzare le opportunità e
ridurre i rischi.
Per rendere più agevole tale lettura "incrociata" i risultati dell'analisi vengono,
solitamente, presentati in forma di diagramma sintetico e poi descritti più
diffusamente. Il diagramma è estremamente semplice, la Figura 1 mostra una
struttura elementare di base.
PUNTI DI FORZA
…..
…..
…..
PUNTI DI DEBOLEZZA
…..
…..
…..
OPPORTUNITÀ
…..
…..
…..
RISCHI
…..
…..
…..
Figura 1 – Diagramma sintetico di rappresentazione dei risultati dell’analisi SWOT
124
L'analisi, dunque, attraverso l'individuazione delle opportunità e dei rischi connessi
all'adozione di un determinato progetto o di una particolare politica, si offre al
decisore la possibilità di fare leva su aspetti sinergici o su opportunità esogene e di
individuare le azioni preventive da attuare per limitare l'impatto di eventuali fattori di
rischio.
Nel complesso, dunque, la valutazione SWOT è un utile strumento a sostegno delle
attività operative di soggetti pubblici e privati.
8.2 SWOT per le “ Secche di Tor Paterno”
Prendendo in esame i dati ottenuti è possibile effettuare un’analisi SWOT relativa
all’Area Marina Protetta da noi presa in esame, ovvero per le “Secche di Tor
Paterno”.
Abbiamo precedentemente differenziato i quattro fattori in endogeni e esogeni.
I Punti di debolezza e i Punti di forza sono fattori endogeni, cioè consideriamo tutte
quelle variabili che fanno parte del sistema stesso.
Mentre le Opportunità e i Rischi, sono i fattori esogeni, cioè sono variabili esterne al
sistema che però possono condizionarlo sia positivamente che negativamente.
Detto ciò, possiamo elencare per le “Secche di Tor Paterno” i diversi fattori facenti
parte delle quattro categorie.
PUNTI DI FORZA – STRENGTHS -
Geograficamente è in prossimità ad una grande bacino d’utenza quale è
Roma.
-
Vicinanza a località (Ostia, Torvajanica) di forte interesse balneare gia
fortemente attrezzate.
-
Presenza di risorse ittiche di interesse commerciale.
-
Specie e popolamenti di interesse per la conservazione.
-
Panorama subacqueo interessante per le attività subacquee.
-
Relativa vicinanza a strutture portuali destinate al diportismo.
125
-
Mancanza di alternative per il turismo subacqueo nel raggio di almeno 150
Km e per la pesca sportiva.
PUNTI DI DEBOLEZZA – WEAKNESSES –
-
Difficoltà di un attento monitoraggio a causa di assenza di strutture fisse in
situ e della distanza dalla costa.
-
Mancanza di paesaggi emersi in grado di costituire motivo di riferimento per
la fruizione.
-
Visibilità sottomarina spesso ridotta per torbide.
-
Correnti talvolta forti e, comunque, variabili.
-
Profondità elevata, limitante quindi ad un pubblico esperto.
-
Pesca di frodo sia subacquea che professionale (questa con tecniche non
consentite).
-
Possibilità di inquinamento dovuta a correnti e alla vicinanza della foce del
Tevere.
OPPORTUNITÀ – OPPORTUNITIES –
-
Crescente sensibilità ambientale verso la fruizione di nuove aree protette.
-
Turismo in crescita e in via di differenziazione.
-
Presa di coscienza di un nuovo modello di sviluppo che porti all’integrazione
tra esigenze naturalistiche con quelle socioeconomiche.
-
Educazione,
ricerca,
monitoraggio
per
approfondire
le
conoscenze
sull’ambiente.
-
Ripristino dei valori ecologici e biologici che sono stati ridotti o perturbati
dalle attività umane.
-
Conservazione della diversità genetica con la creazione di aree di
ripopolamento.
126
RISCHI – THREATS -
Difficoltà nel completamento della pianta organica dell’Ente Gestore,
essenzialmente per le figure di sorveglianza.
-
Conoscenze ancora incomplete e frammentarie del sistema morfologico,
biologico ed ecologico dell’area marina protetta.
-
Lento avvio delle attività dovuti ai ritardi nell’erogazione annua dei Fondi
Ministeriali ed i Bilanci Annui sia del Ministero che dell’Ente Gestore.
-
L’incompleto coinvolgimento dei pescatori nella gestione dell’area marina
protetta e nel controllo delle attività che in essa si svolgono.
L’analisi SWOT effettuata ci permette di aver chiari sia i fattori limitanti che
possono essere sia endogeni che esogeni, sia le potenzialità dell’area che dovrebbero
essere al meglio sfruttate per un inequivocabile successo.
8.3 Fruizione dell’Area Marina Protetta
Dall’analisi SWOT eseguita per le “Secche di Tor Paterno”, emergono
inequivocabilmente le potenzialità dell’area, le quali con un’appropriata gestione,
capace di superare, nel possibile, i fattori limitanti e far emergere i punti di forza,
potrebbero rendere tale area marina una tra le più interessanti in Italia.
Per l’Ente Gestore è estremamente importante programmare l’accessibilità e la
funzionalità dell’area marina protetta al pubblico, aspetto che vogliamo sottolineare
per avere un quadro completo dell’area presa in esame.
La caratteristica fondamentale di quest’area marina è che è completamente
sommersa, e questo come risulta dall’analisi SWOT può essere considerato sia un
punto di debolezza, per quello che riguarda il monitoraggio e le difficoltà legate alla
fruibilità del sito, sia un punto di forza in quanto è una caratteristica talmente
peculiare che se sfruttata in modo adeguato può avere ripercussioni non solo
sull’economia locale, ma anche, sulla valorizzazione del patrimonio naturale,
considerando anche la promozione di forme di fruizione e la volontà di rendere
fruttifero un bene potenziale, in termini scientifici, culturali e sociali.
127
Il Piano di Gestione, in accordo con le priorità dell’Ente Gestore, comprende una
serie di servizi, strutture ed attività che rendano possibile direttamente o
indirettamente l’osservazione.
Le attività previsti dall’Ente Gestore possono essere distinte in turistico - ricreative e
didattico - ricreative, in quanto programmate per utenze diverse, ma spesso si
integrano fra di loro in modo che quelle del primo tipo acquisiscano una
connotazione educativa.
I programmi DIDATTICO – EDUCATIVI tendono a far comprendere il significato
della conservazione della natura, stimolando il rispetto per essa; in tale programma,
come abbiamo analizzato nel capitolo precedente, l’educazione ambientale rivolta
agli istituti del litorale romano, con lo scopo di coinvolgere sia docenti che allievi
alle tematiche legate alla conservazione dell’ambiente marino, è prevista nei Piani di
Gestione del 2001 e del 2002. Tale intervento prenderà avvio solo nella primavera
2004.
In un programma educativo ed informativo rientra, anche, il funzionamento del
Centro Visite, previsto sia nel Piano di Gestione 2002 che in quello del 2003.nel
Rendiconto Generale del 2001 è presente l’importo necessario per le spese del
mobilio del centro.
Il Centro Visite è indispensabile per:
-
Fornire accoglienza e documentazione dei visitatori.
-
Focal Point per ottenere notizie sugli aspetti naturali e sulle strutture e servizi
dell’area.
-
Acquistare pubblicazioni.
-
Assistere a proiezioni di diapositive, film e altri programmi educativi.
Il recupero ed allestimento definitivo dell’immobile, indicato nel piano di gestione
2003, è prevista per Novembre 2004, ritardo dovuto all’emanazione dei fondi
necessari per tale intervento.
I programmi TURISTICO - RICREATIVI sono rivolti a coloro che vogliono
usufruire della riserva senza particolari impegni o esigenze.
128
In questo programma rientrano:
-
Attività subacquea.
-
Telecamera subacquea manovrata da sommozzatori e collegata in video e
audio con un imbarcazione.
Dall’analisi in loco è emerso che questo intervento ancora non è attivato, infatti,
nonostante l’Ente Gestore si sia impegnato a concedere gratuitamente le attrezzature
tecniche in grado di trasmettere le immagini degli ambienti sottomarini, il ritardo è
dovuto essenzialmente alle mancate autorizzazioni da parte degli organi preposti.
L’attività subacquea è l’unica che si sta sviluppando in modo efficace.
Roma Natura ha anche effettuato delle lezioni di biologia marina per gli
accompagnatori delle immersioni con lo scopo di formare un nucleo di operatori in
grado di valorizzare e tutelare l’Area Marina Protetta attraverso l’accompagnamento
e la vigilanza sui principali fruitori: i subacquei.
L’osservazione del mondo marino mediante immersione subacquea , è diventata un
importante fenomeno di massa, con cui si può sviluppare un tipo di eco – turismo
intelligente, costituendo da un lato un nuovo approccio di fruizione del mare e
dall’altro un’alternativa di sviluppo sostenibile per le economie locali.
Confrontando gli interventi di fruizione programmate e attivate nell’area marina
protetta con la precedente analisi SWOT, emergono chiaramente sia i gia elencati
punti di forza che i punti di debolezza legati essenzialmente ai ritardi nell’erogazione
annua dei Fondi Ministeriali ed i Bilanci Annui sia del Ministero che dell’Ente
Gestore, in questo modo le attività programmate subiscono dei forti ritardi
nell’essere rese operative.
Alla luce di ciò possiamo concludere dicendo che lo sforzo dell’Ente Gestore per
un’efficacia fruizione dell’area dovrà essere senza dubbio maggiore, capace di
rendere l’area protetta
una finestra sul mondo naturale per il visitatore e nel
contempo un adeguato compromesso tra sviluppo economico-sociale e tutela
ambientale.
129
8.4 Schema dell’Attività Subacquea
Dagli studi effettuati è emerso che, tra le diverse attività economiche in programma
per l’immediato futuro della Area Marina Protetta, l’unica che attualmente si sta
sviluppando con eccellenti risultati è quella dell’Attività Subacquea.
A livello prettamente regolamentare l’Ente Gestore ha stilato una disciplinare delle
immersioni subacquee e delle visite guidate all’interno dell’Area Marina Protetta
“Secche di Tor Paterno”(vedi allegato C).
Ciò che in questo paragrafo vogliamo effettuare è un’analisi delle attività,inclusi i
costi di un centro diving e successivamente una stima del numero di visitatori che
dovrebbero avere per sostenere i costi di tale attività e vedere quindi la sostenibilità
dell’iniziativa..
A tale scopo siamo andati ad intervistare centri diving che operano sul litorale e che
differenziano solo per il mezzo utilizzato come trasporto passeggeri.
In questo modo siamo riusciti a mettere a confronto un centro che usufruisce di un
barcone ed un altro che utilizza un gommone.
È da tener presente che sono dei diving in piena regola sia a livello di sicurezza che a
livello fiscale, cosa che non sempre avviene.
Le ipotesi che consideriamo costanti per i due casi-studio sono:
-
Affitto della sede dell’attività sportiva, e le spese legate ad un ufficio.
-
Strumentazione di bordo.
-
Manutenzione dell’attrezzatura subacquea: gav, bombole, erogatore e
compressore.
-
Compressore adatto al caricamento delle bombole.
-
Attività di vendita sia di attrezzature legate alla subacquea che articoli
sportivi. Questa attività è differente da quelle attività che effettuano
esclusivamente visite subacquee.
130
1° CASO
Il centro diving preso in esame, ha sede lungo il litorale e oltre ad effettuare visite
guidate all’interno dell’Area Marina Protetta, effettua anche un’attività commerciale
sia di articoli per la subacquea che articoli sportivi nautici.
Per il trasporto il centro utilizza un barcone di 9,5 mt, con una potenza di 315 CV,
che consente il trasporto di 12 visitatori, 1 barcaiolo e 2 accompagnatori.
L’escursione ha una durata complessiva di circa 2 ore, l’immersione circa 30 minuti
e comporta una tariffa di 30 €, compreso l’affitto bombole, docce calde e pizza.
Il barcaiolo viene pagato per ogni uscita, per quanto riguarda le guide, una è proprio
la responsabile del centro l’altro, solitamente è una “guida apprendista” al quale gli
viene permesso di fare esperienza senza pagare l’immersione, in quanto presso il
centro si effettuano anche i vari corsi di sub.
A bordo non c’è un telefono ma vengono usati i cellulari.
I Centri Diving devono essere registrati come un’azienda e quindi ci sono delle Tasse
da considerare che dipendono dalle ricevute effettuate per ogni immersione.
131
SPESE PER DIVING CON BARCONE
Sede del diving
Barcone
Compressore
Manutenzione
Affitto / mese = 500 €
Spese varie (luce, telefono,ecc) /mese = 200 €
Valore a nuovo +dotazioni di bordo = 70 000 €
Manutenzione /anno = 2 000 €
Strumentazioni di bordo = 2 000 €
Tasse di rinnovo licenza / anno = 600 €
Assicurazione barca / anno = 2 000 €
Posto barca 12mt / anno = 4 000 €
Valore a nuovo = 16 000 €
1 Bombole / 2 anni = 30 €
1Giubbetto equilibratore = 10 €
Filtri Compressore / 50 hr = 100 €
Erogatore = 40 €
Carburante
20 € / uscita
Minuteria
200 € / anno
Barcaiolo Qualificato
50 € / uscita
Tasse di Attività
ca 10 000 € /anno
2° CASO
Anche questo centro diving ha sede lungo il litorale ed oltre ad effettuare escursioni
alle “Secche di Tor Paterno” effettua un’attività commerciale sia di articoli per la
subacquea che articoli sportivi nautici.
Per le visite all’area Marina usufruisce di un gommone di 9,5 mt, per circa 20
passeggeri, con una potenza di 285 CV.
Le modalità dell’escursione sono le stesse del 1° CASO .
Anche tale centro paga le tasse di attività del diving.
132
SPESE DI UN DIVING CON GOMMONE
Sede del diving
Gommone
Compressore
Manutenzione
Affitto /mese = 500 €
Spese varie(luce, telefono,ecc)/mese = 200 €
Valore a nuovo + dotazioni di bordo = 50 000 €
Manutenzione / anno = 500 €
Strumentazioni di bordo = 2 000 €
Assicurazione gommone / anno = 500 €
Posto barca 12mt/anno = 4 000 €
Valore a nuovo = 16 000 €
1 Bombole / 2 anni = 30 €
1 Giubbetto equilibratore = 10 €
Filtri Compressore/50 hr = 100 €
Erogatore = 40 €
Carburante
20 € / uscita
Minuteria
200 € / anno
Conducente Qualificato
50 € / uscita
Tasse di Attività
ca 10 000 € / anno
Dopo aver considerato i costi sia per un centro che utilizza un barcone che per quello
che usufruisce un gommone, andiamo a calcolare gli ammortamenti per i beni
strumentali.
133
Beni Strumentali
Valore a Nuovo Tempo ammortamento Quota di Ammortamento
Barcone
70 000 €
10 anni
7 000 €
Gommone
50 000 €
10 anni
5 000 €
Minuteria
200 €
5 anni
40 €
16 000 €
5 anni
3 200 €
2 000 €
5 anni
400 €
Compressore
Strumentazione di bordo
CONSIDERAZIONI
Dall’analisi dei dati ottenuti possiamo affermare che, a parità di strumentazioni, di
locazione e tipologia del centro diving i costi di un’attività che utilizza il barcone,
rispetto a quella che, invece, usufruisce di un gommone, sono nettamente superiori.
Abbiamo considerato l’ipotesi che:
- Entrambi i centri diving hanno le stesse spese sia di affitto che quelle più generiche
riguardanti il mantenimento di un negozio: luce, telefono elettricità; tuttavia,
operando oltre all’attività sportiva anche quella commerciale si attribuisce a questa
iniziativa solo 6/12 dell’intero costo dell’affitto.
- Entrambi hanno gli stessi costi per la manutenzione dell’attrezzatura subacquea:
gav, bombole, erogatore e compressore
- Entrambi pagano le Tasse di Attività, in quanto un centro diving deve essere
registrato come Azienda Diving, ma non tutti i centri effettuano tale pagamento.
Andando ora, invece, ad analizzare in dettaglio le spese relative ai diversi mezzi di
trasporto si nota non solo la ovvia differenza di costo a nuovo dell’imbarcazione,
nonostante abbiamo considerato mezzi con uguale lunghezza, ma anche i costi di
manutenzione sono nettamente diversi.
Per la manutenzione del barcone si prevede un costo di circa 2 000 Euro che
comprende: motore, carena, antivegetativo.
Per la manutenzione del gommone invece sono previste circa 500 Euro.
Anche l’assicurazione per un barcone è maggiore rispetto a quella di un gommone.
134
Dobbiamo sottolineare che il barcone essendo considerato una barca da lavoro è
soggetto a Tasse per il rinnovo annuale della licenza, invece il gommone non è
soggetto a tale imposta.
È importante, inoltre, tener presente che, nonostante le immersioni sono concentrate
in 5 mesi l’anno, entrambi i centri considerati effettuano anche attività di negozio di
articoli per la subacquea e sportivi, quindi hanno un guadagno annuale costante.
8.5 Analisi Economica dell’Attività Subacquea
Lo scopo della nostra analisi economica, è quello di stimare il numero di visitatori
che un centro diving dovrebbe avere per rientrare nei costi.
I costi dell’attività considerata, sono stati divisi in: costi fissi e costi variabili.
I costi fissi sono quelli che non possono essere evitati non attivando il processo
produttivo nel periodo considerato. Essi sono costituiti dai costi di ammortamento
relative al periodo, dai costi di manutenzione, dai premi assicurativi, ecc.
I costi variabili, invece, sono quelli associati con l’attività che variano con la quantità
di output.
Ciò che viene considerato, in questa analisi, è che l’attività subacquea si svolge per
150 giorni l’anno ovvero per circa 5 mesi, come affermano i responsabili dei centri
diving.
I Costi Fissi consistono in:
-
Manutenzione dell’attrezzatura e del mezzo di trasporto. I costi dell’
attrezzatura, che consiste in: bombole, erogatore, giubbetti equilibratori e
filtri compressore, sono moltiplicati per 25 in quanto esso è la quantità
presente in negozio.
-
Spese del negozio: i costi sono stati divisi per 2, in quanto i centri considerati
effettuano anche un’attività di vendita oltre che quella subacquea.
-
Posto barca.
-
Assicurazione del mezzo di trasporto.
-
Tasso di interesse del 5% sulla strumentazioni e sul mezzo nautico.
135
-
Ammortamento non finanziario su base 1/n dell’ammontare complessivo,
dove n è la durata effettiva del cespite. Per il barcone/gommone si sono
considerati 10 anni di vita utile, mentre per le attrezzature 5 anni.
-
Tasse per il rinnovo della licenza del barcone come mezzo di lavoro.
I Costi Variabili consistono in:
-
Carburante
-
Conducente
-
Responsabile Attività
-
Tasse di attività.
Questi costi devono essere moltiplicati per 150 giorni, ossia i 5 mesi di piena attività
di un centro diving.
Per il centro diving che usufruisce del barcone si è stilato il seguente prospetto:
PROSPETTO ANNUALE COSTI FISSI
Ammortamento Barcone -10 anniAmmortamento Minuteria -5 anniAmmortamento Compressore -5 anniAmmortamento Strumentazione di bordo -5 anniPosto Barca -annuoAssicurazione Barca -annuoManutenzione Barca -annuoTasse Rinnovo Licenza -annuoSpese Negozio: affitto, luce… -6/12 mesiManutenzione Attrezzature -annuo5% Minuteria
5%Strumentazione di Bordo
5% Compressore
5% Barcone
Responsabile Impresa - annuoTOTALE
136
7 000 €
40 €
3 200 €
400 €
4 000 €
3 000 €
2 000 €
1 000 €
4 200 €
2 050 €
10 €
100 €
800 €
3 500 €
15 000 €
46 300 €
PROSPETTO ANNUALE COSTI VARIABILI
Carburante - 20 € / uscita
Conducente - 50 €/uscitaTasse attività - annuoTOTALE
3 000 €
7 500 €
10 000 €
20 500 €
Per il centro diving che usufruisce del gommone si è stilato il seguente prospetto:
PROSPETTO ANNUALE COSTI FISSI
Ammortamento Gommone - 10 annuoAmmortamento Minuteria -5 annuoAmmortamento Compressore -5 anniAmmortamento Strumentazione -5 anniPosto Barca -annuoAssicurazione Gommone -annuoManutenzione Gommone -annuoSpese Negozio: affitto, luce… -6/12 mesiManutenzione Attrezzature -annuo5% Minuteria
5%Strumentazione di Bordo
5% Compressore
5% Gommone
Responsabile Impresa
TOTALE
5 000 €
40 €
3 200 €
400 €
4 000 €
500 €
500 €
4 200 €
2 050 €
10 €
100 €
800 €
2 500 €
15 000 €
38 300 €
PROSPETTO ANNUALE COSTI VARIABILI
Carburante -20€/uscitaConducente -50€/uscitaTasse attività -annuoTOTALE
3 000 €
7 500 €
10 000 €
20 500 €
137
Per calcolare quanti visitatori il centro dovrebbe avere, durante la stagione
favorevole, dobbiamo dividere la somma dei costi per il costo della singola visita.
Sappiamo che l’immersione subacquea alle “Secche di Tor Paterno” comporta una
tariffa di 30 € comprese solo le bombole, e che nei giorni favorevoli vengono
effettuate più di una immersione al giorno.
Non è stato calcolato l’affitto della attrezzatura poiché ovviamente dipende dalle
disponibilità del subacqueo ed è un fatto aleatorio finora.
Ci si è posti, allora, il quesito della “sostenibilità” economica di queste iniziative
anche nel caso che queste vengono intraprese dalla Riserva.
Si è calcolato il numero dei visitatori necessario a riequilibrare i costi per l’attività
subacquea che utilizza il barcone:
C T = CF + CV Æ 66 300 €
N° Visitatori Totale = C T / Tariffa Æ 2 210
N° Visitatori a giornata = N° visitatori Totale / 150gg Æ ca 15
Quindi se il centro riesce a fare per lo meno un’uscita a giornata rientra nei costi
totali spesi.
Invece per quanto riguarda il centro diving che utilizza il gommone :
CT = CF + CV Æ 58 800 €
N° Visitatori Totale = CT / Tariffa Æ 1 960
N° Visitatori a giornata = N° Visitatori Totale /150gg Æ ca 13
Essendo i costi fissi più bassi rispetto a quelli di un centro diving che usufruisce di
un barcone, il rientro nei costi è più semplice.
138
Capitolo 9
Conclusioni
Lo studio effettuato, si è sviluppato in modo conforme agli obiettivi prefissati
all’inizio dell’analisi.
Nella prima parte della tesi si è reso necessario un’escursus non solo sugli aspetti
normative ed amministrativi, ma anche su quelli gestionali ed inerenti alla
pianificazione, aspetti comuni alle Aree Marine Protette Italiane. Questo è stato
effettuato tramite uno studio approfondito di diversi testi, documenti, siti internet e
periodici specifici.
La seconda parte dello studio si è concentrato maggiormente sulla Riserva presa in
esame: “Secche di Tor Paterno”, attraverso contatti, sopralluoghi, interviste.
Dopo un primo inquadramento geografico e un’analisi delle caratteristiche
biologiche–ecologiche dell’Area si è passati ad una più attenta valutazione
dell’aspetto socio-economico e di fruizione dell’Riserva.
Quest’ultima parte è stata così sviluppata:
inizialmente si è stilato un questionario (vedi appendice A), che è stato sottoposto ad
alcune categorie economiche selezionate del litorale interessato (Ostia-Torvajanica)
con lo scopo di accertarsi della “popolarità” di questa neo-Area Marina Protetta.
Purtroppo i risultati di questa indagine hanno evidenziato una carente
publicizzazione da parte dell’Ente Gestore con una conseguente disinformazione
dell’esistenza di tale area. Le uniche categorie che hanno dimostrato una discreta
conoscenza della riserva sono stati ovviamente i subacquei e i pescatori, i diretti
interessati alle normative emesse dopo l’istituzione.
In contemporanea si sono sostenuti colloqui con diverse figure del mondo della
pesca, con i proprietari dei centri diving, nonche con il responsabile della riserva, il
dott Luca Marini, il quale ha reso disponibile il materiale gestionale per un’analisi
delle azioni programmate dall’Ente Gestore e dei finanziamenti richiesti e preposti
dalla stessa Roma Natura. Si è successivamente verificato sul campo la realizzazione
139
e l’impatto di ogni intervento previsto e si è valutata l’efficacia, non dimenticando di
sottolineare gli eventuali ritardi nonche le motivazioni di questi.
Si è effettuata un’analisi SWOT specifica per le “Secche di Tor Paterno”, così da
avere ben chiari sia le potenzialità che i fattori limitanti dell’Area, successivamente
abbiamo esaminato le attività previste dall’Ente Gestore per rendere accessibile e
funzionale l’Area Marina Protetta al pubblico. In fine, dopo aver accertato che
l’attività subacquea è l’unica che in questo momento si sta sviluppando con
eccellenti risultati, si è effettuata l’analisi di questa attività, per valutare la
sostenibilità dell’iniziativa.
9.1 Considerazioni sulla Gestione
Per poter avanzare un parere sulla gestione durante i primi tre anni di attività
dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno” non posso che prendere, ancora
una volta, in esame le funzioni principali delle Aree Marine Protette, previste
dall’IUCN, che possono essere così riassunte:
•
Protezione dei valori biologici ed ecologici: scopo principale
dell’istituzione di un’Area Marina Protetta,
comprendente il
mantenimento di:
- diversità genetica attraverso la protezione degli habitat di specie,
sottospecie e varietà, siano stanziali o migratrici, commerciali o non
commerciali, minacciate o comuni, animali o piante;
- aree di riproduzione, specialmente per specie commerciali o
minacciate;
- aree di alta produttività biologica;
- processi ecologici;
•
Ripristino, mantenimento ed incremento dei valori biologici ed ecologici
che sono stati ridotti o comunque perturbati da attività umane.
•
Promozione dell’uso sostenibile delle risorse, con speciale riguardo a
quelle che sono state sovra o sottoutilizzate.
140
•
Monitoraggio, ricerca, educazione e addestramento, per approfondire le
conoscenze sull’ambiente marino costiero.
•
Forme di ricreazione e turismo compatibili dal punto di vista
ambientale.
Da tale elenco siamo in grado di sintetizzare la duplice importanza delle Aree
Marine: sia a livello biologico che a livello socio-economico.
Per quanto riguarda le “Secche di Tor Paterno”, i dati strettamente ambientali sono
ancora scarsi a causa della sua recente istituzione, seppure lo studio e le ricerche
scientifiche siano stati gia finanziati e attivati, come prevede l’accordo tra Roma
Natura e l’Università di Tor Vergata.
Il nostro studio si è maggiormente concentrato sull’aspetto socio – economico
dell’Area Marina ed alla luce dei risultati ottenuti siamo in grado di evidenziare non
solo i successi ma anche i ritardi delle attuazione delle attività con le eventuali cause.
Le cause dei ritardi delle attività, non sono solo da cercare nei ritardi nell’erogazione
dei Bilanci Annui dell’Ente Gestore, ma anche nella concessione dei finanziamenti
del Ministero dell’Ambiente, e nel fatto che il soggetto attuatore, per la maggior
parte delle attività, deve essere individuato tramite gara pubblica.
Ricordiamo, quindi, i progetti di maggior spessore e gli eventuali ritardi, che il Piano
di Gestione triennale 2001-2003 prevedeva:
-
Ormeggi e sentieri
subacquei: erano previsti per Settembre 2003. Il
soggetto attuatore è stato individuato tramite gara pubblica e si prevede che
entro Giugno 2004 sarà posizionato almeno una delle cinque boe previste..
-
Tabelloni
Segnaletici ed Informativi: L’Ente Gestore, Roma natura,
prevedeva il loro posizionamento nell’Aprile 2003. Il soggetto attuatore è
stato selezionato tramite gara pubblica e l’ubicazione dei tabelloni è prevista
per la Primavera 2004 .
-
Studio e Ricerca Scientifica: si prevedeva la firma dell’accordo tra Roma
Natura e l’Università di Roma Tor Vergata nell’Ottobre 2002. Ma il
141
protocollo d’intesa, quindi il monitoraggio della comunità bentonica e gli
effetti della pesca professionale e sportiva, e stato firmato nel Dicembre 2003
-
Certificazione EMAS: La gara di appalto è stata vinta nel Ottobre 2003
dall’Università di Bologna in collaborazione con altre due società, con solo
un mese di ritardo dalle previsioni dell’Ente Gestore..
-
Educazione Ambientale nelle scuole del litorale: le lezioni dovevano essere
effettuate nel Maggio 2003, ma verranno impartite, probabilmente, nella
Primavera 2004.
-
Imbarcazione: l’acquisto era previsto per febbraio 2003, ma è stato
effettuato nel Novembre 2003 ed è ormeggiata presso il Canale dei Pescatori
ad Ostia.
-
Ristrutturazione Centro Visite: gli studi di fattibilità economica-finanziaria
e una prima ristrutturazione dell’immobile è stata effettuata nel Settembre
2003. Ciò era previsto per Dicembre 2002 ma i finanziamenti sono stati
disponibile soltanto dopo un anno dalla richiesta.
-
Formazione degli accompagnatori dei diving: effettuata e finanziata dallo
stesso Ente Gestore è stata effettuata nel Febbraio 2004 con solo 3 mesi di
ritardo.
-
Allestimento definitivo del Centro Visite: il finanziamento è stato richiesto
nel Piano di Gestione del 2003 ma i finanziamenti per tale anno sono arrivati
a Dicembre 2003, è quindi difficile prevedere la data di realizzo di questi
interventi, ma l’Ente Gestore supporne che Dicembre 2004 dovrà essere
effettuato.
Si ha in questo modo un quadro completo che ci permette di affermare non solo che
Roma Natura sta cercando di superare, nei limiti del possibile, i fattori limitanti, per
permettere l’attuazione degli obiettivi preposti, ma anche che, l’Ente Gestore sta
operando per raggiungere una gestione dinamica ed integrata in un contesto del tutto
innovativo. Non è da sottovalutare che è la prima riserva in Italia ad essere
completamente sommersa.
142
Dopo aver preso coscienza delle problematiche, sia di origine naturale che quelle
legate ad un contesto istituzionale e amministrativo, non posso che sottolineare le
carenze dal punto di vista di publicizzazione e di coinvolgimento sia dei pescatori
che della popolazione locale. Ciò è emerso chiaramente dal questionario effettuato
lungo il litorale.
Solo mediante il completo coinvolgimento del pubblico, infatti, si possono ottenere
risultati efficaci nell’opera di gestione, bisogna infatti ricordare, che un’area protetta
non deve essere vista solamente come un elenco di divieti, pur se necessari, con
effetti negativi sullo sviluppo socio-economico nel contesto in cui si colloca. Al
contrario essa, attraverso le molteplici attività compatibili, può e deve costituire
un’importante strumento per realizzare il benessere economico e sociale, in cui i
vincoli hanno solamente lo scopo di gestire in modo ottimale le risorse naturali per la
conservazione dell’ambiente e non la sua mera preservazione..
Si può affermare, comunque, che l’Ente Gestore sta effettuando vari sforzi per
raggiungere una gestione attiva ed integrata nel contesto globale della pianificazione
e dell’amministrazione del sistema costiero
Ne consegue quindi, confrontandoci con i quesiti originari, che hanno dato luogo a
questa tesi, queste conclusioni:
1. La Riserva, pur nelle sue minute dimensioni e nella difficoltà oggettiva della
sua esistenza, giustifica un interesse diffuso.
2. La struttura di gestione, pur tra mille difficoltà burocratiche, sta operando in
modo confacente, da un lato agli obiettivi stabiliti dal suo mandato e
dall’altro pur con forti carenze di organico sta lavorando nel migliore dei
modi.
3. Per ora l’unico segno di dinamismo per una più adeguata fruizione è
costituita dai centri diving, strutture private che operano sul litorale.
4. C’è da sottolineare che il fine scientifico-didattico dell’Area Marina Protetta
non è ancora soddisfatto, mentre quello sportivo-ricreativo risulta molto più
attivo e dinamico.
143
Prevista
Effettiva
Settembre '03
Aprile '03
Ottobre '02
Maggio '03
Settembre '03
Febbraio '03
Dicembre '02
Novembre '03
Giugno '04
Maggio '04
Dicembre '03
Maggio '04
Ottobre '03
Novembre '03
Settembre '03
Febbraio '04
Giugno '04
Dicembre '04
Prospetto delle attività dell'Ente Gestore
feb-05
ago-04
gen-04
giu-03
dic-02
mag-02
nov-01
apr-01
rm
eg
gi
Ta
be
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Periodo
1
2
3
4
5
6
7
8
9
LISTA ATTIVITA'
Ormeggi e sentieri subacquei
Tabelloni segnaletici ed informativi
Studio e ricerca scientifica
Educazione Ambientale nelle scuole del litorale
Certificazione EMAS
Acquisizioni delle imbarcazioni per le necessità gestionali
Ristrutturazione centro visite
Formazione degli Accompagnatori Subacquei
Allestimento Definitivo Centro Visite
Tipo di attività
144
Prospetto delle attività dell'Ente Gestore
feb-05
ago-04
Periodo
gen-04
giu-03
dic-02
mag-02
nov-01
apr-01
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Attività
Prevista
Effettiva
9.2 Prospettive per il Futuro
L’Area Marina “Secche di Tor Paterno” ha diverse potenzialità che solo una gestione
attenta e integrata potrebbe indubbiamente rendere una tra le più interessanti in
Italia.
Un’opportuna publicizzazione, e un immediato sviluppo di determinati interventi
quali le visite su barconi, l’allestimento del centro visite, ecc., porterebbero da un
lato ad un incremento nel numero di visitatori sia subacquei che di semplici turisti,
dall’altro si supererebbe, in parte, il “problema” della particolare collocazione di tale
area, rendendo più agevole il collegamento dell’immaginario collettivo ad una realtà
del tutto nuova e fondamentale per uno sviluppo sostenibile.
L’Ente gestore sta operando velocemente nel colmare questi ritardi in quanto è
anch’esso convinto che il coinvolgimento della popolazione locale e delle categorie
economiche interessate è importante per il successo della Riserva marina, perché è
solo in questo modo che si può accogliere eventuali indicazioni e critiche costruttive,
145
che hanno lo scopo di migliorare e rendere la gestione più adeguata possibile alle
esigenze locali.
Appare, quindi, evidente la necessità di aumentare il coinvolgimento degli operatori
della pesca nella gestione, incentivando l’informazione e la formazione per
l’avviamento a nuove attività economiche.
Prendendo coscienza di ciò, l’Ente Gestore propone, tra gli interventi da realizzare
nell’immediato futuro non solo il pescaturismo ma anche la qualificazione dei
prodotti ittici provenienti dall’area marina protetta.
L’adozione di un marchio collettivo di qualità, registrato e controllato da appositi
enti competenti, potrebbe offrire, ai produttori artigianali la riconoscibilità e quindi la
valorizzazione del proprio pescato. Tale intervento rientra nella creazione di fonti di
reddito ecocompatibile, proposti nel piano triennale.
Comunque gli interventi fin qui realizzati dall’Ente Gestore sono finalizzati non solo
alla protezione dell’ambiente marino ma anche e soprattutto sono inseriti in un
contesto di azioni opportunamente programmate e coordinate tra di loro, mirate alla
gestione razionale ed integrata della fascia costiera; Roma Natura si sta
effettivamente impegnando ad elaborare programmi gestionali, che permettono la
convivenza delle esigenze naturalistiche con quelle socioeconomiche.
L’area protetta dovrà riuscire ad essere per il visitatore una finestra sul mondo
naturale e fargli acquisire la consapevolezza che l’uomo può trarre molti benefici
dall’ambiente senza distruggerlo, solo a patto che ne conosca le complesse relazioni
che lo regolano.
L’area protetta dovrà anche costituire, un modo razionale di gestione del territorio, in
maniera concreta, dinamica, e garantire nel rispetto della legge, e dei diritti di tutti i
cittadini, un adeguato compromesso tra sviluppo economico-sociali e tutela
ambientale. Solamente in questo modo, sviluppando ed attuando realmente progetti
integrati di fruizione dell’ambiente, l’Ente Gestore potrà far accettare la riserva a
livello locale, e garantirne così il funzionamento.
146
Appendice A
Questionario Informativo sull’AMP
“Secche di Tor Paterno”
Codice Intervistato:
Situato a:
Tipologia di interlocutore:
Proprietario
Gestore
Dipendente
Familiare
1) È a conoscenza dell’istituzione dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor
Paterno”?
[1a ]Æ SI
[2a] Æ NO
2) Se si come ne è venuto a conoscenza?
[2a] Æ Esperienza personale
[2b] ÆTramite volantini
[2c] ÆTramite pubblicità locale
[2d]Æ Tramite opuscoli
[2e] ÆAltro ………
3) Ci sono degli inconvenienti per lei dovuti all’istituzione dell’Area Marina
Protetta?
[3a] Æ Peggioramento delle condizioni economiche per l’impossibilità di svolgere
determinate attività
[3b] ÆDifficoltà nel sostare l’automobile a causa dell’incremento dei visitatori
[3c] ÆPeggioramento della qualità della vita in seguito alle possibili limitazioni
delle attività ricreative
[3d] ÆAltro…
4) Ci sono dei vantaggi?
[4a] ÆMaggior numero di clienti
[4b] ÆIncremento del fatturato di circa…%
[4c]ÆValorizzazione turistica dell’area
[4d] ÆMiglioramento della qualità della vita dovuto ad una migliore protezione della
natura
[4e] Æ Altro
Per accertare il livello di conoscenza della popolazione della popolazione del litorale
antistante all’Area Marina “Secche di Tor Paterno”, e gli effetti derivanti
dall’istituzione di tale area marina sull’assetto economico e sociale, si sono effettuate
una serie di interviste ad interlocutori debitamente selezionati, scelti in base a
categorie di tipo economico.
Si è quindi elaborato un questionario e, come area interessante da indagare, è stata
scelta il tratto del litorale che va da Ostia e Torvajanica, successivamente, sono state
individuate le categorie economiche da intervistare quali:
1. Stabilimenti balneari
2. Ristoratori: bar, pizzerie, ristoranti, tavole calde
3. Alberghi – Hotel
4. Pescatori
5. Centri d’immersione
Per una corretta valutazione delle risposte del questionario si è reso necessario
tornare più volte nell’area interessata per ottenere un numero considerevole di
risposte.
Ad Ostia si sono effettuate 58 interviste, così suddivise:
- 9 stabilimenti balneari
- 27 ristoratori
- 3 hotel
- 14 pescatori
- 5 centri di immersione
Invece per Torvajanica se ne sono effettuate 45:
- 10 stabilimenti balneari
- 17 ristoratori
- 3 hotel
- 12 pescatori
- 3 centri di immersione
RISULTATI
Si ritiene interessante mostrare e commentare i risultati ottenuti delle interviste.
Il nostro campione è stato suddiviso nel modo seguente:
Categorie Economiche Intervistate
(Ostia)
9%
5%
16%
46%
24%
Hotel
Stabilimenti Balneari
Pescatori
Ristoratori
Centri d'immersione
Categorie Economiche Intervistate
(Torvajanica)
7%
7%
22%
37%
27%
Hotel
Stabilimenti Balneari
Pescatori
Ristoratori
Centri d'immersione
Ciò che è emerso dalle risposte ottenute è una disinformazione, o meglio una cattiva
informazione, sull’esistenza dell’istituzione dell’area marina protetta “Secche di Tor
Paterno”, solo dai colloqui con i pescatori, centri d’immersione e con alcuni
interlocutori delle categorie economiche selezionati, amanti dell’attività subacquea, è
stata riscontrata una conoscenza dell’area marina in questione.
Conoscenza Area Marina Protetta
(Ostia)
100%
50%
0%
64%
36%
Si
No
1
Si
36%
No
64%
Conoscenza Area Marina Protetta (Torvajanica)
55%
45%
60%
40%
Si
No
20%
0%
1
Si
45%
No
55%
Per quanto riguarda il concetto generale sulla conoscenza dell’area marina “Secche
di Tor Paterno”, la maggior parte delle classi economiche selezionate ha dimostrato
una completa assenza di conoscenza, sia sulla posizione geografica dell’area che sul
significato di “Area Marina Protetta”, i pochi ristoratori che erano al corrente
dell’area non si sono pronunciati sui benefici economici che l’area potrebbe portare o
che gia ha portato, ma hanno sottolineato tra i vantaggi, un miglioramento della
qualità della vita dovuto ad una migliore protezione della natura. Tra gli
inconvenienti hanno evidenziato la difficoltà di sostare l’automobile a causa
dell’incremento dei visitatori.
Dalle interviste ai pescatori è emerso che essi, pur ritenendo potenzialmente utile
l’area marina protetta per la conservazione della risorsa, non hanno osservato alcun
effetto positivo sulle rese di pesca in seguito all’istituzione, forse molto
probabilmente per i pochi anni di attività.
Dalle risposte sembra trasparire un interesse dei pescatori per un coinvolgimento
maggiore nella gestione dell’area marina protetta e nel controllo delle attività che in
essa si svolgono. Appare, quindi, evidente la necessità di aumentare il
coinvolgimento
degli
operatori
della
pesca
nella
gestione,
incentivando
l’informazione e la formazione per l’avviamento a nuove attività economiche
Dalle interviste ai centri d’immersione si è valutato un incremento nel numero di
subacquei interessato alla riserva, portando quindi un incremento di fatturato che non
è stato possibile quantificare per una mancata disponibilità degli operatori, si può
facilmente supporre che con un adeguata informazione lungo tutto il litorale romano
il numero dei visitatori potrebbe facilmente aumentare con i suoi pro e contro.
I vantaggi sarebbero sicuramente economici, mentre i svantaggi potrebbero essere
verso l’ambiente marino, ma cosa che un’adeguata disciplinare potrebbe
egregiamente marginare.
Il problema emergente da queste interviste è una mancata attività informativa ampia
e corretta sui diversi concetti di conservazione attiva che evidenzi gli aspetti
propositivi della riserva, e di conseguenza una cattiva informazione della
popolazione della zona interessata.
L’informazione e quindi la conoscenza è il primo passo verso una cooperazione tra
l’ente gestore e le categorie economiche interessate e la popolazione locale; in questo
modo si ha uno scambio di indicazioni e critiche costruttive, importanti per il
successo dell’area marina, che hanno lo scopo di migliorare e rendere la gestione più
adeguata possibile alle esigenze locali.
Tabulazione dei risultati di Ostia
1a
1b
2a
2b
2c
2d
2e
3a
3b
3c
3d
4a
4b
4c
4d
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Si
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_
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Si
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R2
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R10 _
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R11 _
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R12 _
No _
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R13 _
No _
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R14 _
No _
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R15 _
No _
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R16 _
No _
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R17 _
No _
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Si
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R18 _
No _
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R19 _
No _
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R20 _
No _
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R21 _
No _
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R22 _
No _
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R23 _
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R24 _
No _
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R25 _
No _
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R26 _
No _
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R27 _
No _
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S1
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No _
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S2
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No _
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Tabulazione dei risultati di Torvajanica
1a
1b
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2b
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2d
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3a
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3d
4a
4b
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Legenda:
R = Ristoratori
S = Stabilimenti balneari
P = Pescatori
H = Hotel
D = Diving
Fonti e Bibliografia
Bontempi R., 1992. Parchi e riserve marine: Il quadro normativo –
Principi generali. “Pianificazione e progettazione delle riserve
marine”. Consorzio Pelagos, Roma: 90-108
Diviacco G., 1990. Aree Protette Marine: Pianificazione e Tutela,
Fines II : 60–64
Diviacco G.; Marini L., 1990. La fruizione dei parchi: Problemi e
prospettive. FINES II – Rivista di studi territoriali e ambientali.
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Tesi di Laurea – *Analisi socio-economica della fruibilità dell`AMP