Anche su internet: www.marche.cgil.it/spi
Spirito di gruppo
ottobre 2010
LiberEtà
Marc he
M
Supplemento a LiberEtà n.10/2010 mensile del Sindacato pensionati italiani
della Cgil direttore responsabile Giorgio Nardinocchi / a cura dello Spi Cgil
regionale Marche Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB Roma
in queste pagine
A
bbiamo dedicato la
parte centrale di
questo numero di
Spirito di gruppo a come,
nella regione, si offre una
risposta ai problemi della
non autosufficienza intervistando il segretario generale dello Spi Cgil delle Marche Emidio Celani sul nuovo
accordo con la Regione sull’allineamento delle tariffe
per le case di cura. Inoltre
sono intervenuti i coordinatori di cinque ambiti territoriali sociali, uno per provincia, in merito all’applicazione della delibera regionale del giugno 2009 sulla
sperimentazione dell’assegno di cura e il potenziamento della Sad , il servizio
di assistenza domiciliare.
L’intervista di apertura
del giornale è dedicata ai
problemi della scuola alle
prese con il (mal)trattamento Gelmini. Risponde
alle nostre domande Daniela Barbaresi, segretaria
generale Flc Cgil Marche.
La ricetta che presentiamo a pagina 15 è un omaggio al prezioso lavoro che il
Coordinamento donne dello
Spi di Pesaro Urbino ha fatto
recuperando, trascrivendo
e pubblicando in un grazioso
opuscolo “le ricette e di
buone pratiche domestiche”
in tempi di crisi.
Le riflessioni sullo stato
dell’organizzazione, le novità sulle pensioni, e, soprattutto, le storie di vita e
le arguzie di Nonno Nello
completano il giornale.
Intervista a Daniela Barbaresi, Flc Cgil Marche
Scuola: «Troppi tagli, siamo al collasso»
■ di Federica Buroni
Sforbiciate pesanti: quali sono i numeri delle Marche?
<Sono 215.000 i bambini e ragazzi marchigiani che sono tornati sui banchi di scuola.
Un nuovo anno scolastico all’insegna dei tagli al personale e alle risorse finanziarie alla
scuola pubblica. Mentre il numero degli alunni continua a crescere, nelle scuole delle
segue a pag. 3
Nonno Nello
di Marco Temperini
sul numero di ottobre di
■ Primo piano: Una famiglia su
dieci affronta il dramma della
disabilità e LO STATO VOLTA
LE SPALLE Il governo cancella
il fondo sulla non
autosufficienza, riduce gli aiuti
alle Regioni e consegna
l’assistenza alle assicurazioni
private.
■ Inchiesta: DONNE A MEZZA
PENSIONE Le pensionate in
media prendono un terzo in
meno rispetto agli uomini.
L’indagine dello Spi mette a
nudo le gravi disuguaglianze
sociali del nostro paese
ORGANIZZAZIONE
Tesseramento, parla Giuseppe Pettinari segretario regionale
«Iscriversi allo Spi? Non è solo appartenenza»
Tempo di crisi, su tutti i fronti.
A proposito, segretario, la gente si
iscrive ancora al sindacato? Parliamo dei pensionati, naturalmente, anche loro alle prese con
ristrettezze economiche e famiglie
sempre piu’ numerose.
<Dalla consistenza delle adesioni,
dal mantenimento e dalla crescita
degli iscritti, si misura il grado di penetrazione dell’organizzazione nel
tessuto sociale, il grado di rappresentanza che è capace di sviluppare, la
legittimazione delle sue politiche sia
sul piano rivendicativo sia su quello
della erogazione dei servizi. Lo Spi
delle Marche, a fine luglio, è giunto a
quota 109.023 iscritti di cui 5.289 arrivati nel 2010: credo di poter dire
che godiamo buona salute>.
pensionati è un motivo di impegno
sempre maggiore. Come Spi siamo
costantemente alla ricerca di migliorare nella qualità e nella quantità il
livello già alto di quello che offriamo.
Intendiamo fare questo in stretto collegamento e in collaborazione non
solo con i servizi ma anche con la
Confederazione e con i sindacati di
categoria della Cgil. La collaborazione con quest’ultime si mostra essere sempre più necessaria e utile al
lavoratori in questi tempi di crisi. Lo
sforzo che tentiamo di compiere con
le categorie e con i singoli servizi è
quello di sviluppare iniziative che ci
portino ad individuare i bisogni dei
lavoratori senza limitarci ad attenderli nei nostri uffici>.
E ancora?
<C’è una ragione legata alla
contrattazione sociale. Al modo con
cui ci rapportiamo al territorio, alla
nostra capacità di farci promotori d’
istanze che mirano a migliorare le
condizioni di vita dei nostri rappresentati. Su questo versante, insieme
alla Confederazione, stiamo avviando un confronto con le categorie
nazionali con l’intenzione di estenderlo anche localmente. Il. tutto
per dar vita ad una fase di contrattazione territoriale che ponga al
centro i servizi sociali: trasporti,
asili nido, sostegno alla non autosufficienza, sono solo alcuni esempi
dei terreni dell’intervento che ci poniamo>.
Quali sono le ragioni che spingono ad iscriversi al sindacato e
a scegliere lo Spi Cgil?
<Alla base della scelta, soprattutto per quanto riguarda la sigla, c’è
senza dubbio una questione di appartenenza. Occorre però considerare
altre due questioni fondamentali. La
prima è il bisogno di aiuto che il sindacato può offrire. Per noi, per il nostro sistema servizi e cioè Inca, Caaf,
Ufficio vertenze e via dicendo, essere in grado di soddisfare al meglio
tutte le esigenze dei lavoratori e dei
Spi Marche
Iscritti al 31.7.2010
Provincia
Totali
Ancona
Ascoli Piceno
Fermo
Macerata
Pesaro
Urbino
TOTALI
31.509
12.483
11.429
22.588
1.400
667
498
1.347
31.194
109.023
1.350
5.262
2
Nel 2010
Offida (Ap): Festa provinciale di Liberetà, tavola rotonda “Gli effetti
della manovra sul Welfare locale”. Nella foto, da sinistra a destra: Antonio Canzian, assessore regionale, Luciano Agostini, parlamentare Pd,
Valerio Lucciarini, sindaco di Offida, Carlo Mestichelli, segretario provinciale Spi Cgil, Giuseppe Pettinari, segretario regionale Spi
DALLA PRIMA PAGINA
Scuola: «Troppi tagli, siamo al collasso»
segue da pag. 1
Marche sono stati tagliati altri 1.061
posti, di cui 635 docenti e 426 ATA,
che si aggiungono a quelli dell’anno
scorso: così in soli due anni sono stati
persi 2.400 posti di lavoro.
Tagli indiscriminati e inaccettabili
che mettono in ginocchio le scuole
compromettendo la tenuta e la qualità del sistema pubblico di istruzione>.
Quali sono le emergenze?
<In particolare, ci sono alcune 3
grandi emergenze da evidenziare. La
prima è rappresentata dalle classi
troppo numerose: a causa della mancanza di organici sono state costituite
classi di 28, 29 e anche 30 alunni sin
dalla primaria mentre nelle superiori
si arriva anche a 34 alunni. Le Marche
sono la terza regione in Italia con il
maggior numero di alunni per classe
(dopo Emilia Romagna e Puglia).
Classi sovraffollate a discapito della
qualità della didattica e della sicurezza. Occorre ricordare che nelle
Marche ci sono 382 edifici scolastici
che, secondo il Ministero dell’Istruzione, presentano situazioni di criticità. L’ulteriore aumento degli alunni
per classe pregiudicherà ulteriormente gli alunni diversamente abili la
cui situazione costituisce la seconda
emergenza marchigiana. Gli alunni
disabili sono 5.389, in continuo aumento ma con un inadeguato numero
di ore e di docenti di sostegno; in particolare ci sarà un docente ogni 2,26
alunni (un rapporto tra i più alti in
Italia). Ciò significa che mancano almeno 300 docenti di sostegno anche
solo per garantire il rapporto medio
di un insegnante ogni 2 alunni disabili. La terza emergenza è rappresentata dai precari: con gli ulteriori tagli
di quest’anno, molti dei 3.555 docenti
e 1.938 ATA precari marchigiani che
nello scorso anno scolastico hanno
avuto una supplenza annuale, potrà
sperare al massimo in qualche breve
supplenza.
Si nega un futuro dignitoso a centinaia di precari che per anni con la
loro professionalità hanno contribuito a far funzionare le nostre
scuole. Prosegue così, in piena crisi
economica, il più grande licenziamento di massa dei precari della
scuola, assieme all’opera di demolizione della scuola pubblica statale.
Purtroppo i problemi non finiscono
qui: nella scuola dell’infanzia sono
lunghe le liste d’attesa mentre crescono sezioni aperte solo la mattina;
il riordino della scuola superiore ha
tagliato interi corsi e ridotto il tempo
scuola, ingenerando grande confusione; permane drammatica la situazione finanziaria delle scuole>.
Di fronte a questa situazione, cosa
pensa di fare la Flc Cgil?
<La Flc Cgil continuerà a battersi
per la difesa della scuola pubblica e
la stabilizzazione del personale precario ma sono necessarie la volontà e
l’unità di tutti i lavoratori e lavoratrici della scuola, delle forze politiche e istituzionali, dei cittadini e
soprattutto dei genitori e delle famiglie. Dopo le mobilitazione dei precari, per il primo giorno di scuola si
sono tenute assemblee provinciali
aperte alla cittadinanza, poi il 18 settembre si è svolto il “sabato della conoscenza” con gazebo allestiti nelle
piazze, volantinaggi e iniziative di informazione per “rompere il silenzio”
sulla scuola. Sono stati poi proclamati gli scioperi a intermittenza di
un’ora a partire dal 1 ottobre e reiterati ogni 15 giorni fino a dicembre,
mentre in autunno si terranno gli
“Stati Generali della conoscenza”.
Occorre fermare lo smantellamento
della scuola pubblica e garantire ai
ragazzi una scuola pubblica di qualità, sicura ed accogliente, che dia a
ognuno di loro la possibilità di formarsi al meglio, nel rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione
italiana. La conoscenza è un bene comune e deve appartenere a tutti>.
3
SPECIALE RIFIUTI
Legambiente: i Comuni ricicloni nelle Marche
egambiente ha pubblicato le graduatorie nazionali
del 2010 dei comuni ricicloni. Così l’associazione
chiama i comuni che nel corso del 2009 hanno superato il 50 % di raccolta differenziata dei rifiuti. L’analisi
non si ferma a questo dato ma offre informazioni e dati
molto più complessi e, data la sua periodicità annuale,
permette di monitorare l’andamento virtuoso, o meno,
delle singole amministrazioni responsabili. Ci limitiamo
ad alcune osservazioni generali, rimandando un’analisi
più complessa di quanto accade sul nostro territorio a
quando Legambiente Marche produrrà elementi di analisi
più particolareggiati in occasione della premiazione dei
Comuni più virtuosi.
Le Marche, con 21 comuni ricicloni sui 246 censiti
(8,50 %, + 0,4 sul 2009), occupa il 9° posto della graduatoria delle regioni, la prima dell’Area centro, che comprende anche Toscana, Lazio e Umbria.
Legambiente stila classifiche distinte, oltre che per
aree (nord, centro e sud) anche relativamente ai Comuni
capoluogo e a quelli al di sopra o al di sotto i 10.000 abitanti. Nessuno dei capoluogo di provincia dell’Area centro
ha superato la soglia del 50% di raccolta differenziata; i
comuni ricicloni sopra i 10.000 abitanti sono 13, di questi
ben 9 sono quelli marchigiani: 6 maceratesi (3° Tolentino,
4° San Severino, 5° Corridonia, 7° Potenza Picena, 9° Recanati, 10° Civitanova), 2 fermani (6° Porto Sant’Elpidio,
12° Porto S.Giorgio) e 1 della Provincia di Ancona (11°
Senigallia).
Su 26 sono 12 i comuni compresi nell’elenco dei comuni ricicloni sotto i 10.000 abitanti: 6 anconetani (3°
Serra dei Conti, 15° Ripe, 21° Monsano, 23° Ostra, 24°
Ostra Vetere e 26° Camerano), 5 maceratesi (2° Montelupone, 6° Appignano, 10° Urbisaglia, 13° Loro Piceno e
19° Camerino), 1 appartiene alla provincia di Fermo (14°
Torre San Patrizio).
Rifiuti: quanto ci costano
a raccolta dei rifiuti solidi è
uno dei servizi al cui costo i
cittadini devono contribuire
attraverso il versamento di una quota
la cui entità viene stabilita dall’amministrazione comunale. Il contributo
può essere una tassa, denominata
Tarsu (Tassa per la gestione dei Rifiuti
Solidi Urbani), se il comune ha scelto
di non hanno scelto di passare ad un
regime di tariffa, la Tia (Tassa Igene
Ambientale).
La differenza tra Tarsu e Tia consiste essenzialmente nel fatto che la
4
prima, essendo essa una tassa, è obbligatoria e viene calcolata a prescindere dall’uso che si fa del servizio,
le amministrazioni la determinano
in quota fissa commisurata alla superficie dell’immobile. In genere i
comuni applicano poi delle riduzioni
a particolari categorie di utenti.
La Tia, invece, viene calcolata, proprio per la sua natura di tariffa, tenendo
conto dell’uso che si fa del servizio: la
sua determinazione tiene conto di una
quota fissa, che dovrebbe contribuire
ai costi di gestione delle spese generali,
e di una quota variabile commisurata
alla quantità della produzione dei
rifiuti da parte del contribuente specifico. Per questo principio i comuni
più efficienti calcolano la bolletta in
base ad una pesatura al momento del
singolo conferimento dei rifiuti. Quando
questo non è possibile, è questa è la
maggioranza dei casi, la tariffa viene
stabilita, per quanto riguarda le utenze
domestiche, in base al numero dei
componenti del nucleo famigliare. Particolari riduzioni sono previste anche
in questo regime.
SPECIALE RIFIUTI
Raccolta: le modalità nelle province
Dove si paga la Tarsu...
elle Marche tre sono i comuni
capoluogo di provincia che
applicano la Tarsu: Ancona,
Ascoli Piceno e Macerata.
Ancona ha stabilito la tassa relativa
alle abitazioni in 1,56 € al metro
quadrato. È prevista l’esenzione per
abitazioni al disotto dei 50 mq, se il
proprietario occupante non ha altre
proprietà e ha un reddito al disotto
dell’imponibile Irpef.
Riduzioni sono previste per abitazioni con un solo occupante (15%),
per utilizzi stagionali (30%), per abitazioni non di lusso occupate da famiglie di ultrasessantacinquenni di
uno o due componenti con basso reddito e per giovani coppie possono ottenere una riduzione 51,65 €/anno
se si sono formate dopo il 1° maggio
1996.
Ad Ascoli Piceno il prelievo è
fissato a 1,47 € al metro quadrato. Il
regolamento comunale prevede la riduzione del 30% per abitazioni con
un unico occupante o per uso stagionale.
Per ultrasessantenni che vivano
solo della loro pensione e abbiano
un Isee sono previste delle “agevolazioni speciali” che arrivano fino alla
esenzione totale se nulla tenenti, del
50% se invece sono proprietari della
sola abitazione dove risiedono. Altri
trattamenti agevolati sono previsti
per non abbienti assistiti anche in
comunità, e per località non servite.
Recentemente l’amministrazione co-
... e dove la Tia
a determinazione della tariffa
di raccolta che le utenze domestiche devono versare in
regime di Tia è complicata, lo spazio
a disposizione in questa occasione
non ci consente una descrizione particolareggiata delle situazioni nei due
comuni marchigiani, Fermo e Pesaro,
che hanno adottato questo metodo;
ci limitiamo, pertanto, ad alcune notizie generali lasciando alla tabella
allegata qualche notizia in più. La
determinazione della tariffa da pagare
è formata di due parti: una quota
fissa che si determina moltiplicando
un coefficiente fissato dall’amministrazione per i metri quadri dell’abitazione, e, sommata a questa, una
quota variabile che dipende dal numero di componenti il nucleo famigliare. Anche in questi comuni sono
stabilite nel regolamento comunale
delle riduzioni e degli esoneri legati
alla condizione economica, valutata
in termini di reddito e di Isee, degli
utenti, in più, e questa è la caratteristica incentivante, sono previste riduzioni legate alla quantità di differenziazione della raccolta, specie se
attuata direttamente presso i Centri
di raccolta.
La tabella che indichiamo ha valore indicativo ed esemplificativo su
due casi abbastanza emblematici.
munale di Ascoli Piceno ha deliberato
di agevolare con riduzioni che vanno
dal 30 al 70 %, differenziate in base
al reddito Isee, dell’intero importo
della Tarsu lavoratori che per motivi
diversi si trovano in condizione di disoccupazione o di cassa integrazione.
Il Comune di Macerata ha stabilito
in 1,57 al mq. la tassa di raccolta dei
rifiuti relativamente alle abitazioni.
Le riduzioni previste dal regolamento
prevedono un abbattimento del 30%
in caso di unico occupante , mentre
è del 20% per occupazione stagionale
o occasionale. Per il 2010 è prevista
inoltre una riduzione del 40% per
soggetti in situazione di reddito Isee
non superiore a 7.500 euro.
Mette a confronto i diversi contributi
che due ipotetiche famiglie, di quattro e due componenti, devono versare, abitando, rispettivamente, in
appartamento di cento e di settantacinque metri quadri. Diverse sentenze hanno dichiarato non
applicabile l’Iva alla Tia, essendo
questa una tariffa ( chi volesse più
informazioni può rivolgersi alla Federconsumatori), anche per questo
abbiamo preferito dare le cifre nette.
Raffronto delle tariffe di raccolta rifiuti
nei Comuni capoluogo*
Comuni
Ancona
Ascoli Piceno
Macerata
Fermo
Pesaro**
Tarsu
Tarsu
Tarsu
Tia
Tia
App. 100mq
4 persone
App. 75 mq
2 persone
156,00 €
147,00 €
157,00 €
153,37 €
191,66 €
117,00 €
110,75 €
117,75 €
97,42 €
116,08 €
* Cifre al netto di Iva e addizionali erariali e provinciali.
** Tariffe 2007
5
NON AUTOSUFFICENZA
Anziani, accordo fatto con la Regione
Ma ci sono ancora questioni aperte
l “protocollo regionale sulla attuazione degli indirizzi programmatici nel settore delle politiche
sociali e socio-sanitarie” sottoscritto il 4 giugno
2008 ha prodotto fino ad ora due importanti accordi: la
delibera regionale del giugno 2009, con cui si avviata la
sperimentazione degli assegni di cura e si è potenziata
la Sad, e il recente accordo firmato il 2 agosto 2010 sull’allineamento delle tariffe per le case di cura. In queste
pagine si dà conto dell’importanza di quest’ultimo con
un’intervista a Emidio Celani, segretario generale Spi
Cgil Marche, mentre sull’applicazione del primo è stato
raccolto il parere di cinque presidenti di altrettanti
Ambiti territoriali sociali, uno per provincia.
Del protocollo rimangono comunque ancora aperte
alcune questioni importanti come quelle inerenti le
esternalizzazioni dei servizi sociali e la costruzione del
tariffario regionale sui servizi socio-sanitari con particolare riferimento all’utilizzo del calcolo Isee fatto a livello di ambito sociale.
Nel frattempo la Regione Marche ha avviato un percorso sul nuovo piano socio-sanitario e la riforma della
legge sul sistema sanitario regionale cui dovrà corrispondere un serrato confronto negoziale e che nelle intenzioni dell’assessore competente dovrà portare ad una
nuova legge sulle politiche sociali che sostituisca la vecchia 43/88 e recepisca le istanze della legge 328/00.
I contenuti
Giuseppe
Migneco
– Mondine
6
o scorso 2 agosto la Regione Marche e le organizzazioni sindacali confederali marchigiane Cgil,
Cisl, Uil e i sindacati pensionati Spi Cgil, Fnp
Cisl, Uilp Uil hanno firmato un accordo il cui obiettivo è
di raggiungere, in quattro anni, dal 2010 al 2013, un
livello assistenziale infermieristico e socio-sanitario di
100 minuti al giorno contro gli attuali 50’, in tutti i posti
letto delle Residenze Protette convenzionati e nello
stesso tempo di ridurre l’importo della retta a carico dei
cittadini al 50 per cento della tariffa giornaliera, come
previsto dalla normativa nazionale. Questo significa che
la Regione Marche si impegna ad aumentare nelle
residenze protette, che attualmente forniscono 50 minuti
di assistenza, le somme necessarie per poterle incrementare nel periodo 2010-2013 dei minuti mancanti,
completando l’assistenza a 100 minuti di tutti i 3.411
posti letto convenzionati. L’incremento dell’assistenza
non comporterà un aumento della compartecipazione
dei cittadini alla retta giornaliera, che anzi si ridurranno
progressivamente. L’accordo prevede che le somme che
eccedano da 41,25 euro al giorno verranno prima ricondotte
a tale cifra e poi ridotte sino ai 33 euro dovuti. La
riduzione arriverà ad un massimo di -247 euro nel 2013.
La Regione impegna così fondi aggiuntivi, rispetto a
quelli già a disposizione delle Zone Asur, per riqualificare
il sistema delle residenze protette per anziani e stanzia
un fondo di 19.276.865,10 euro per il periodo 2010-2013,
di cui 1.517.796,80 euro per l’anno 2010
NON AUTOSUFFICIENZA
Intervista a Emidio Celani, segretario generale Spi Cgil Marche
«Intesa positiva, così si va
incontro alle famiglie povere»
accordo, che dà seguito al
capitolo sulla “non autosufficienza” inserito nel
Protocollo d’Intesa sottoscritto dalla
Regione con le organizzazioni sindacali
“per la difesa del lavoro, la coesione
sociale, il sostegno allo sviluppo”, entrerà in vigore dal 1° ottobre. Ne parliamo con Emidio Celani, segretario
generale dello Spi Cgil delle Marche.
Segretario, un suo giudizio.
<Si tratta di un atto molto importante che conclude una fase di contrattazione con la Regione Marche
raccogliendo concrete volontà e risultati sul problema della non autosufficienza, venendo incontro alle
pressanti attese degli anziani e delle
loro famiglie. Il tutto stanziando
19milioni di euro in tre anni. Ancora
più significativa è questa intesa in
quanto, in controtendenza con
quanto avviene a livello nazionale
con la manovra economica che taglia
pesantemente le risorse alle Regioni
ed agli Enti Locali, che non ripropone il fondo per la non autosufficienza e non riparte quello previsto
di 400 milioni, dimostra una tangibile sensibilità sui problemi reali
delle persone specie quelle più in
difficoltà. Il tema della non autosufficienza è troppo spesso scaricato
sulle famiglie che devono affrontare,
in solitudine, la drammaticità dell’evento con il suo pesante carico
umano ed economico>.
Dunque, il sindacato
è soddisfatto.
“L’accordo, come sempre accade
in questi casi, è l’esito di una trattativa. Ci sembra un parziale ma importante risultato, che si aggiunge alle
altre intese realizzate frutto del-
l’azione negoziale che in questi anni,
con la Regione Marche, abbiamo portato avanti sempre sul tema della non
autosufficienza come all’accordo
sull’assegno di cura e il potenziamento dell’assistenza domiciliare per
i non autosufficienti in ambito sociale. L’intesa sottoscritta ad agosto
definisce molti aspetti importati,
come le risorse da impegnare e le
modalità di erogazione, ma lascia
aperti alcuni aspetti determinanti
che saranno materia di ulteriore confronto nel prossimo periodo a partire
dalle convenzioni che le residenze
protette dovranno sottoscrivere.
Questo accordo, infine, rappresenta la scelta di una maggiore attenzione verso il territorio, sulla
domiciliarità e sulla cronicità, a
fronte di una concentrazione della
fase di cura ad alta specializzazione>.
Maiolati
Spontini –
Un momento
della visita
dei volontari
del Circolo
Auser della
Media
Vallesina
agli ospiti
della casa
di riposo
7
NON AUTOSUFFICIENZA
Accordo 2009, il giudizio dei coordinatori
el giugno 2009 la Regione Marche ha dato esecuzione a parte del “protocollo regionale sulla
attuazione degli indirizzi programmatici nel
settore delle politiche sociali e socio-sanitarie” sottoscritto il 4 giugno 2008 con Cgil Cisl e Uil e i sindacati
dei pensionati ad esse aderenti, Spi, Fnp e Uilp, con
l’istituzione di un fondo per la non autosufficienza riservato esclusivamente alla popolazione con oltre i 64
anni d’età.
Sono stati così finanziati gli “assegni di cura”, del va-
lore di 200 euro il mese, da destinare a famiglie di basso
reddito, e potenziata la Sad (Servizio di assistenza domiciliare) con lo scopo di supportare, anche se ancora
parzialmente, la permanenza di anziani non autosufficienti nel loro ambito familiare e sociale.
Ad un anno circa da quella delibera, i cinque coordinatori degli Ats, uno per ogni provincia, hanno
espresso il loro giudizio su come sono andate le cose e
quali sono stati le criticità e i risultati dell’applicazione
della delibera regionale.
Ascoli Piceno
■ di Carlo Mestichelli
Intervista a
Cesare Rapagnani
coordinatore Ambito sociale
Territoriale XXII comune
capofila Ascoli Piceno
Qual è la sua opinione
sull’assegno di cura?
<Per la prima volta si è posta attenzione sulla non autosufficienza,
da un punto di vista non solo sanitario. Il segnale lanciato è stato significativo ed è stato accolto molto
favorevolmente dalle famiglie>.
Tutte le richieste sono state
soddisfatte?
< E’ stato soddisfatto circa il 20%
delle domande pervenute. Il numero
decisamente elevato di queste evidenziano, in primo luogo, della notevole diffusione della condizione di
non autosufficienza di anziani presso
le famiglie; in secondo luogo, la preferenza di questa tipologia di intervento, rispetto a servizi più
tradizionali quali quello dell’assistenza domiciliare erogato dai comuni (SAD); in terzo luogo, i dati ci
dicono dell’insufficienza delle risorse
messe in campo>.
8
Quali criticità si sono registrate?
<I controlli sulle domande e sulla
relativa documentazione hanno evidenziato frequenti irregolarità, soprattutto nella non coincidenza tra la
composizione del nucleo familiare registrato all’anagrafe e quello utilizzato per il calcolo dell’Isee;la non
chiara formulazione nella deliberazione regionale dei beneficiari dell’iniziativa (la famiglia o l’anziano?)
ha generato qualche perplessità.
Come la mancanza di parametri
chiari e riconosciuti e di strumenti
per definire e verificare l’adeguatezza
della situazione assistenziale in famiglia da parte dell’assistente sociale>
Oltre al sostegno al reddito, il meccanismo di erogazione dell’assegno di cura ha portato altri
benefici?
<È stata l’occasione per un lavoro
di affiancamento, che in alcuni casi
è diventato vero e proprio lavoro di
comunità, laddove l’assistente sociale
ha supportato la famiglia nella ricostruzione di una rete sociale di sostegno, coinvolgendo parenti, vicini,
amici e associazioni.
La sperimentazione ha rappresentato anche l’occasione per conoscere più approfonditamente alcuni
aspetti quantitativi e qualitativi relativi al ricorso di assistenti familiari
Ennio
Calabria
– S.T. 1979
esterne, le cosiddette badanti. È
stata inoltre l’occasione per incentivare, anche se in numero limitato, la
regolarizzazione di alcune assistenti
straniere. Un ultimo aspetto da porre
in risalto riguarda il rafforzamento
dell’integrazione socio-sanitaria: di
fatto, ci si sta avvicinando al funzionamento della equipe integrata più
volte citata nella normativa regionale.
Da ultimo va citato il fatto che,
grazie all’intervento dell’assegno di
cura è stata rilanciata con forza la
necessità di una progettazione operativa relativa al Pua (punto unico di
accesso), anch’esso spesso citato
nella normativa regionale, ma mai
adeguatamente definito in termini
concreti>.
NON AUTOSUFFICIENZA
Macerata
■ di Antonio Marcucci
Intervista a
Valerio Valeriani,
coordinatore di tre Ambiti
territoriali sociali (Ats),
Camerino, San Severino,
San Ginesio.
Qual è il suo parere?
<Positiva, è stato compiuto un
passo in avanti negli Ats di Camerino
e San Severino mentre per San Ginesio occorre tener presente che in
questo momento ci si deve occupare
anche di dare più concretezza all’apparato organizzativo. Resta il fatto,
però, che i Comuni di questi Ats
hanno deciso di darsi criteri omogenei per la regolamentazione dei servizi e ciò ha portato anche alla
creazione di una gestione associata
che permette di abbattere i costi.
Per il SAD, addirittura, si è arrivati ad un aumento delle ore erogate,
mentre l’onere delle rette a carico
degli assistiti è stato alleggerito. Inoltre l’accordo (determinante) fra i Comuni ha permesso di creare un
Ufficio unico che si interessa solo di
questa tipologia di Assistenza, senza
che i costi ricadano sui già esigui
stanziamenti a disposizione>.
Concorda dunque sul passaggio
dell’assegnazione dei fondi Sad
dai Comuni agli Ats.
<Sì, A mio avviso è una scelta necessaria ed in linea con i criteri di
trasparenza ed omogeneità nell’assegnazione dei fondi; ora ci sono elementi di valutazione oggettiva, più
tecnici e meno legati a scelte ad personam>.
Preoccupazioni?
<La più diffusa, in questo periodo
di erosione dei bilanci, è quella legata alla continuità dei finanziamenti per i prossimi anni. Già oggi
possiamo far fronte solo ai casi più
gravi ed urgenti e questi non possono
essere ulteriormente sfrondati>.
Cosa pensa degli assegni di cura?
<L’esperimento è sicuramente interessante e lo valuto positivamente,
specie se si riuscirà a coordinarlo con
le scelte per le Residenze Protette e
l’assegnazione dei posti nelle case di
riposo. Anche in tale settore c’è la
spada di Damocle dei bilanci asfittici:
su circa 2500 domande pervenuteci
complessivamente nei tre Ats (quasi
tutte corredate da fondati elementi
giustificativi), abbiamo potuto dare
una risposta positiva a soli 120 cittadini (il 5% circa)…>.
Pesaro
in collaborazione con la Unità valutativa del distretto sanitario di Fossombrone per favorire la piena integrazione socio-sanitaria e il diretto
coinvolgimento dei medici di base.
al gennaio 2010 hanno bene- Costo annuo dell’intervento €
ficiato dell’assegno di cura 91.200,00.
Dal mese di gennaio è stato avviato
43 nuclei familiari che hanno
assicurato di questi, oltre il 30% con anche il Sad a favore degli ultrasesl’aiuto di assistenti familiari con re- santacinquenni parzialmente/totalgolare contratto di lavoro. Il program- mente non autosufficienti con criteri
ma sperimentale ha visto l’intervento di accesso e modalità di erogazione
al domicilio della assistente sociale del servizio uguali negli otto Comuni
dedicata Pua (punto unico di accesso) dell’ambito. Costo annuo oltre €
che ha effettuato più di una visita ad 150.000,00.
L’assistente sociale si è recata
ognuno dei potenziali beneficiari per
presso
i domicili di coloro (oltre 50
verificare e monitorare gli effettivi
anziani)
che stanno beneficiando di
bisogni. Insieme ai Patti di Assistenza
sottoscritti con le famiglie degli anziani questo importante servizio, la stessa
sono stati redatti i Piani individualizzati ha tenuto contatti con i servizi sociali
delle prestazioni sociali e sanitarie dei comuni di residenza presso i quali
Intervento di
Laura Piombini, coordinatrice
Ats n. 7, Fossombrone
i cittadini possono rivolgersi per le
ammissioni al servizio. Questo servizio
è in raccordo con il Distretto sanitario.
E’ richiesta all’utente una partecipazione alle spese in relazione all’Isee:
max 4 € all’ora. Per gli anziani con
basso reddito il servizio è reso gratuitamente.
L’assistente sociale, che ha effettuato da gennaio fin qui oltre 150
visite a domicilio ha evidenziato alcune
situazioni di abbandono e degrado,
risolte in collaborazione con i servizi
sociali territoriali competenti.
Operativo presso la sede dell’Ats,
sempre da gennaio 2010 anche lo
Sportello per la qualificazione del lavoro degli assistenti familiari che ha
svolto il primo corso di qualificazione
“assistenti familiari” per 18 partecipanti.
9
NON AUTOSUFFICIENZA
Ancona
■ di Franca Ranzuglia
distanza di un anno dall’emanazione del decreto regionale
con cui la Regione Marche
ha istituito il fondo per la non autosufficienza, lo Spi di Ancona, ha incontrato il coordinatore d’Ambito IX
di Jesi, Riccardo Borini, per fare un
bilancio sull’andamento e sugli esiti
di tale provvedimento.
“E’ emerso – sottolinea Borini che si è trattato per l’Ambito territoriale sociale IX di un banco di prova
molto importante, perchè , grazie ai
fondi stanziati, si è potuto procedere
per dare una risposta concreta ad
un settore della nostra società ormai
in continua crescita e con sempre
maggiori difficoltà. Risposta che, grazie anche all’assegno di cura, si è
potuta dare non solo in maniera concreta ma anche immediata a quelle
famiglie che, avendo i requisiti hanno
potuto beneficiare di tale assegno”.
Un risultato tanto piu’ importante,
continua Borini, per “un territorio in
cui le famiglie spesso si attivano personalmente con le assistenti domiciliari
private per evitare il ricovero dell‘anziano in struttura: nel novembre 2008
l’Auser Marche ha stimato la presenza
di 1000 assistenti domiciliari nel solo
territorio dell’Ambito Sociale IX, per
la stragrande maggioranza straniere
proveniente dall’Est Europa”.
Ma c’è anche dell’altro. Tutto questo. È il parere di Borini, “ha fatto
anche emergere il lavoro nero sollecitando le famiglie a regolarizzare il
rapporto di lavoro per evitare di essere
escluse dal beneficio dell’ assegno di
cura.”
Come sindacato pensionati, non
si deve perdere di vista come sia essenziale offrire all’anziano non autosufficiente una maggiore assistenza
domiciliare in grado di soddisfare le
esigenze sia dell’anziano sia della famiglia, con minori costi possibili.
E di ciò è convinto anche il comitato dei Sindaci che ha confermato
le percentuali da destinare ai servizi
Sad e assegno di cura rispettivamente
del 70% e 30%.
Nella tabella riportiamo i primi
risultati sull’assegno di cura.
Ambito sociale territoriale Jesi
Popolazione
> 64 anni
Potenziali
beneficiari (non
autosuff.+ ass.)
n. domande
pervenute
n. assegni
concessi
% domande su
potenziali
beneficiari
% assegni su
domande
pervenute
% assegni su
potenziali
beneficiari
24.938
2.183
343
68
15,71%
19,53%
3,07%
Fermo
Parla il coordinatore
Alessandro Ranieri
dell’ambito XIX
(Porto Sant’Elpidio,
Sant’Elpidio a mare,
Monte Urano).
<Il nostro Ambito possiede un minor numero di anziani con più di 65
anni rispetto alla media regionale.
La rete dei servizi permette la stabilità
del sistema famiglia, ulteriori sono
stati i passi avanti effettuati con la
programmazione del Fondo per la
non-autosufficienza, in particolare è
stato avviato il complesso sistema
degli assegni di cura e consolidato, e
10
rafforzato, il Servizio di assistenza
domiciliare. Il Comitato dei sindaci
dell’Ambito 20 ha implementato l’avvio
della sperimentazione degli assegni
di cura dedicando a questo sistema
il 30% delle risorse del finanziamento
regionale, l’altro 70% è stato utilizzato
per consolidare e potenziare il servizio
di assistenza domiciliare pubblico
istituito dai Comuni. In questo primo
anno di sperimentazione, 302 sono
state le domande ricevute per gli assegni di cura, di queste 271 sono risultate idonee e a 25 di queste, dal
primo gennaio 2010 è stato erogato
l’assegno di cura pari ad € 200 mensili.
Proporzionalmente sono pochi gli assegni erogati in relazione al numero
di domande, ma molti sono gli anziani
che poi vengono supportati tramite
il servizio di assistenza domiciliare o
il sostegno con contributi economici
di altra natura. C’è da mettere in risalto un dato importante: circa 120
sono le domande che hanno un Isee
sotto la soglia dei 7.500 euro mentre
le restanti domande arrivano fino ad
un ISEE pari a 25.000 euro.
Dall’aprile 2010, il Sad è gestito
in maniera associata, con la reale
opportunità di offrire un servizio equo
e omogeneo in tutto il territorio. Nonostante sia trascorso un tempo breve
dall’avvio del servizio, siamo in grado
di leggere già alcuni benefici. E cioè:
il coordinamento unico, il monitoraggio continuo della situazione territoriale, una prima omogeneizzazione
della tipologia degli assistiti. Inoltre,
la verifica delle priorità territoriali,
un interlocutore unico per tutti i
servizi sociali territoriali e piu ‘attenzione alla qualità degli interventi
e alla percezione delle famiglie>.
PREVIDENZA
Novità pensioni: consigli utili
L’età
pensionabile
Lavoratrici
pubbliche
Dal 1° gennaio 2011 si resta al lavoro più a lungo. Spariscono le quattro finestre per la vecchiaia e le due
per l’anzianità. Ne resta una sola per
tutti. Si andrà in pensione dodici
mesi dopo la maturazione del requisito.
Dal 1° gennaio 2012 le donne che
lavorano nel pubblico impiego potranno andare in pensione di vecchiaia a 65 anni più uno. A donne e
uomini del pubblico impiego viene
congelato lo stipendio per altri tre
anni.
Lavoratori
in mobilità
Giovani
lavoratori
Le nuove regole sull’età pensionabile non si applicano agli accordi
stipulati prima del 30 aprile 2010.
Ma questa esenzione vale solo per le
prime diecimila domande di pensione. Un tetto assolutamente insufficiente.
Dal 2015 scatta l’adeguamento
triennale automatico dei requisiti
per andare in pensione all’aspettativa di vita. Si tratta di un indice calcolato dall’Istat che misura la
durata media dell’invecchiamento
di uomini e donne.
L’esperto
Pensione scorrevole
Il primo scatto di tre mesi in più
per l’andata in pensione è fissato
nel 2015. Il secondo nel 2019 e così
via di tre anni in tre anni. Con questa cadenza nel 2050 si dovrebbe
andare in pensione a 68 anni e
mezzo. A meno che non si accorci
la vita media.
Pensioni sociali
Anche l’assegno sociale sarà ritardato di tre mesi con l’aumento
dell’aspettativa di vita. Quindi dal
2015 non basterà compiere 65 anni,
ma ci vorranno tre mesi in più. Poi
a crescere di tre mesi in tre mesi. Lo
Stato risparmia anche su chi fa la
fame.
risponde
Pubblichiamo la risposta che Ottavio di Loreto dà ad un quesito
D. Sono una capo sala presso la
rianimazione di un ospedale. Ho compiuto 56 anni di età il 1° marzo 2010
e alla stessa data ho maturato 38
anni di anzianità contributiva compreso 2 anni di riscatto.
Pertanto, al 31 dicembre 2010 mi
troverò con 38 e 9 mesi di contribuzione utile ai fini pensionistici e 56
anni e 10 mesi di età.
Gradirei conoscere, nel limite del
possibile, la prima data utile per poter
accedere al pensionamento considerando che motivi seri di famiglia mi
impongono questa scelta anticipata.
Lettera firmata
R. Trascurando l’imperfezione nei
dati indicati, possiamo comunque affermare che nel 2010 raggiunge “quota
95” (somma dell’età con l’anzianità
contributiva), prevista dalla Tabella
B di cui al comma 6 della legge n.
243/2004 per l’anno 2010, ma non ha
ancora l’età minima di 59 anni per il
diritto alla pensione di anzianità.
Alle Sue condizioni maturerà il
diritto alla pensione di anzianità a
marzo 2012 quando completerà 40
anni di anzianità contributiva (V. il
comma 6, lettera a), della stessa
legge n. 243/2004) e, in base all’articolo
12, comma 2 lettera a), del DL n.
www.spi.cgil.it
78/2010, potrà avere la pensione trascorsi 12 mesi dalla data nella quale
completerà i 40 anni di anzianità
contributiva.
Per non restare senza retribuzione
e senza pensione dovrà lavorare per
41 anni anche se la pensione sarà
calcolata con riferimento al massimo
dei 40 anni.
La pensione potrà avere decorrenza se risolve il rapporto di lavoro
con effetto almeno dal giorno precedente quello di decorrenza della pensione comunicando il preavviso di dimissioni nei termini stabiliti dal contratto di lavoro.
11
RAPPORTI UNITARI
Presso l’Agriturismo “Il Bacucco” di Montecarotto ospiti di Quartina Chiacchiarini, si è svolto un piacevole
incontro tra coloro che hanno lavorato all’Inca per decenni, oggi pensionati, ma ancora impegnati nel sociale.
Erano presenti per l’Inca di Ancona Fanin e Becci, per Jesi hanno partecipato Zingaretti, Marazzotti e
Chiacchiarini, per Senigallia ,Chiappa, Caldarelli e Lenci, per Osimo Maggiori e Paccamicci. Il momento più
emozionante è stato l’arrivo, nel pomeriggio di Nando Antonucci, lo storico direttore dell’Inca provinciale di
Ancona che, con grande coraggio e sofferenza, ha vinto la sua battaglia più difficile
Crisi: la preoccupazione dei sindacati
ASCOLI PICENO - Come è ormai
evidente l’ultima manovra del governo
di 25 miliardi di euro avrà importanti
ripercussioni sui bilanci delle regioni
e su quelli degli enti locali, con il pericolo di causare una riduzione degli
attuali livelli dei servizi alla persona
e contemporaneamente aumenti di
imposte, tasse e tariffe.
I sindacati dei pensionati Spi Cgil,
Fnp Cisl e Uilp Uil della provincia di
Ascoli sono preoccupati che ancora
una volta a pagare siano i soggetti
più deboli della società e che la manovra possa avere un impatto negativo
sul territorio, già compromesso da
una grave e perdurante crisi occupazionale.
La consapevolezza che al primo
posto della riflessione e dell’azione
sindacale ci siano i problemi reali
delle persone e la ricerca delle soluzioni, le segreterie provinciali hanno
sottoscritto un documento unitario,
12
superando le contrapposizioni pur
esistenti tra i sindacati confederali
nazionali.
Con il documento, che è stato inviato a tutti i Sindaci, ai coordinatori
d’ambito e ai direttori delle Asur territoriali, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil
di Ascoli Piceno sostengono che in
un momento così difficile, la difesa
dei redditi, l’estensione e la qualità
dei servizi sociali e socio sanitari
rappresentano una condizione irrinunciabile per garantire le tutele
dei cittadini dei lavoratori e dei pensionati e ritengono che, per far fronte
all’enorme riduzione delle risorse,
occorra tra l’altro, rendere ancora
più vincolanti e determinanti le
unioni dei comuni e la relativa gestione associata delle funzioni e dei
servizi, prevedere un nuovo modo di
impostare i bilanci comunali rinunciando alla distribuzione delle risorse
in base alla spesa storica di ogni sin-
golo assessorato, ma finanziando solo
progetti preventivamente elaborati
in modo da mantenere costante le
risorse da destinare allo stato sociale.
Occorre inoltre intensificare gli strumenti di contrasto all’evasione fiscale
e contributiva che nel nostro paese
ha raggiunti livelli intollerabili, intensificare la lotta alla criminalità
organizzata, una drastica riduzione
dei costi della politica a partire dall’abolizione di privilegi insostenibili
di parlamentari, consiglieri regionali,
presidenti e consiglieri di enti pubblici.
Il documento si pone quindi come
critica all’impianto della manovra,
fatto di tagli insostenibili alle regioni
e agli enti locali, e della sua assoluta
iniquità, e indica nei contenuti propositivi una comune volontà unitaria
di puntare sulla contrattazione locale
quale strumento per individuare soluzioni condivise.
STORIE DI VITA
Nziatella
■ a cura di Teresa Cirillo
gni mattina all’alba mi alzavo e preparavo la
pasta impastata con acqua e farina tirandola
col matterello per il pranzo.
La nostra famiglia si componeva di 12 persone tra cognati, cognate figli, nipoti e suocera, si viveva tutti insieme in campagna, ognuno aveva il suo compito, gli
uomini ed anche le donne, dopo aver preparato per il desinare ed aver accudito i figli, raggiungevano i mariti per
lavorare nei campi. Un lavoro durissimo sotto il sole cocente d’estate, al freddo d’inverno, eseguito interamente
col lavoro delle braccia ed avvalendosi dei buoi solo per
l’aratura.
Nonostante la fatica e la povertà i volti erano sereni e
sorridenti, a metà mattina le donne preparavano la colazione che veniva posta in una grande cesta coperta da una
tovaglia candida di bucato che si ponevano in testa per
trasportarla in campagna insieme ad acqua e vino freschi
e durante questi momenti di riposo si scherzava e si facevano progetti.
Al calar del sole si tornava a casa e ci si preparava per
la cena poi se era d’estate ci si radunava sull’aia anche
insieme ad altri vicini si suonava l’organetto per creare
un po’ d’allegria se era d’inverno ci si metteva davanti al
fuoco e si narravano storie di vita che i piccoli ascoltavano
con gli occhioni spalancati e facevano volare la loro immaginazione.
Era bello vivere così ci sentivamo uniti ed avevamo
un grande rispetto soprattutto delle persone anziane che
venivano accudite e rispettate per il lavoro che avevano
svolto e per la loro saggezza anche se in casa mancavano
acqua corrente, luce, gas, televisione ed elettrodomestici,
telefono e telefonini ma ci si parlava guardandoci negli
occhi, si condividevano le gioie ed i dolori con la sicurezza
di trovare un valido appoggio nella famiglia.
Il progresso non si può fermare ed è giusto che sia cosi’
ed anche se oggi dall’alto dei miei 80 anni guardo la TV,
uso il forno a microonde, ho in casa l’acqua corrente e non
vado più per l’acqua con la conca di rame in testa (ma
che schiene diritte avevamo) sento un po’ di nostalgia per
quegli attimi in cui nonostante la stanchezza si scambiavano opinioni, confronti, si discuteva a viso aperto e non
affidandosi ad un impersonale telefono infine era bello
andare a riposare nel caldo abbraccio familiare.
Un Natale da “straniero”
■ a cura di Nando Venieri
ra l’8 dicembre 1957 mi trovavo
imbarcato su una petroliera,
lontano da casa migliaia di
chilometri per guadagnarmi da vivere.
Avevo 25 anni, quando all’improvviso
mi sento male.
Il comandante avverte immediatamente via radio il medico fiduciario
che viene a visitarmi e diagnostica
un’appendicite acuta, predisponendo
l’immediato ricovero all’ospedale di
Porto Said per intervenire chirurgicamente.
L’intervento riesce alla perfezione ed io vengo accudito con ogni
premura non solo dal personale dell’ospedale ma anche dai congiunti
degli altri ricoverati che provvedevano persino a lavarmi la biancheria,
sapendo che ero uno straniero lontano dalla famiglia e che non avevo
nessuno che si potesse occupare di
me, anche perché la nave dopo
avermi sbarcato aveva ripreso la sua
rotta.
Nel frattempo si avvicinavano le
feste natalizie ed il dottore che mi
aveva operato, per non lasciarmi da
solo durante le festività, mi ha invitato a trascorrerle nella sua casa insieme ai suoi familiari che mi hanno
accolto come se fossi un amico di
vecchia data.
Non dimenticherò mai l’accoglienza di cui sono stato oggetto e mi
chiedo se noi oggi sapremmo fare altrettanto, qui da noi, per uno straniero.
Remo
Pasetto
– s.t.
13
STORIE DI VITA
Maria
■ a cura di Donatella Cesarini
aria ha avuto una vita infelicissima: un marito
alcolista che la picchiava e che è fuggito
senza lasciare traccia, un figlio invalido fisicamente e mentalmente che è deceduto tre anni fa, ed
una piccolissima pensione di € 406,00 che non le permetteva neanche di vivere.
Maria è analfabeta: il nostro sindacato per lei è tutto:
noi le leggiamo la posta, controlliamo il libretto di risparmio, ecc. oltre alla normale assistenza previdenziale
(Red, Isee).
Viene seguita anche dai Servizi Sociali del distretto,
così che, insieme, abbiamo pensato di provare a rintrac-
Tamara
■ a cura di Tamara
io nonno materno era un socialista con una
vena anarchica, o forse è meglio dire era un
anarchico con una vena socialista. Durante il
fascismo fu un sorvegliato speciale, i fascistelli del piccolo
paese dove viveva, in provincia di Bologna, lo trasformarono
in un pericoloso sovversivo. Quando mia madre s’innamorò
e si venne a sapere che il suo probabile fidanzato era
figlio di un “gran fascista”, suo padre si arrabbiò moltissimo.
Ma mio nonno paterno non fu mai un gran fascista, era
un omaccione, grande e grosso, buono come il pane. I
suoi amici erano fascisti e lui andò dietro alla corrente.
Mia madre e mio padre, nonostante le rivalità familiari,
coronarono il loro sogno d’amore e i miei nonni si mostrarono migliori di Capuleti e Montecchi. Tuttavia nel
paese dei Guelfi e dei Ghibellini sempre ho visto ripetersi
divisioni ed ergersi barricate fra parenti, amici e conoscenti.
Ho cominciato da piccola a tenere per Bartali, contro
quelli che tenevano per Coppi. Poi ci furono i Democristiani
contro i Comunisti, quelli che facevano il Presepe, che
erano migliori di quelli che facevano l’albero di Natale, o
viceversa. Chi teneva per Gina Lollobrigida e chi stava
con Sofia Loren. I bolognesi da sempre contro i modenesi
per via della secchia rapita. Anche nella mia famiglia
sono cresciuti i più accesi rivoluzionari contro i seguaci
di Santa Romana Chiesa, i craxiani contro i berlingueriani
14
ciare il marito per vedere se la pensione di Maria poteva
godere di qualche beneficio in più.
Abbiamo contattato lo Spi della regione dove si supponeva si trovasse quest’uomo e altrettanto hanno fatto
le assistenti sociali con i vari distretti. Siamo così riusciti
ad appurare che l’uomo, ora deceduto, era titolare di un
assegno sociale e quindi a Maria non spettava alcuna reversibilità.
Abbiamo, allora, chiesto ed ottenuto la maggiorazione
sociale incrementata e l’Inps ha corrisposto a Maria gli
arretrati dal 2006. E’ venuta da noi con la lettera dell’Inps
ed il libretto postale, non aveva capito che le erano arrivati quasi 9.000 euro di arretrati, perché sa leggere i numeri solo fino alle centinaia.
Proprio questa mattina è ritornata da noi per farci
contare i soldi e solo in questo momento si è resa conto
che oltre gli arretrati percepiti la sua pensione è aumentata di quasi 200 euro.
Le abbiamo suggerito di comprarsi un bel vestito e un
bel paio di scarpe ed è andata via contenta.
e, più di recente, gli antiberlusconiani viscerali, contro il
partito “dell’amore” e “delle libertà” di fare i propri comodi.
Quando sono venuta ad abitare nelle Marche ero già geneticamente predisposta ad accettare la sfida tra Fano e
Pesaro, due cittadine, distanti 14 chilometri ma che non
riescono a mettersi d’accordo su niente. Eppure, ancora
non avevo visto il meglio poiché a Fano ci sono altri due
partiti, quello del Lido e quello della Sassonia, assolutamente
inconciliabili tra loro. Non esiste la possibilità di
portare avanti amicizie fra chi frequenta il Lido, la
spiaggia sabbiosa di Fano, e quelli che invece si fanno
consumare i piedi dai sassi della spiaggia di Sassonia.
A volte mi chiedo se sia possibile portare avanti una
storia sentimentale fra una ragazza di Sassonia ed un ragazzo del Lido e, nel caso questo avvenisse, dove porteranno
i loro figli quando cominceranno ad andare al mare?
Questo amletico dubbio non ha trovato, fino ad ora,
risposta.
Bruno Canova – L’arte della guerra
CULTURA
“Vuoti a perdere: Le nuove povertà”
Dal convegno organizzato dallo Spi Cgil sul rapporto Caritas
■ a cura di
Elisabetta Gabrielli
orrei parlare di una piccola
pubblicazione in cui sono raccolti gli atti di un convegno
intitolato “Nuove povertà nella società
dell’incertezza’’ che ha organizzato
lo Spi del (ricco?) Nord per approfondire i disagi sociali emersi dal rapporto Caritas e fondazione Zancan
dal titolo “Vuoti a perdere”.
Se i valori di uguaglianza, solidarietà, pari opportunità, se i processi
di emarginazione e le disuguaglianze
hanno le dimensioni e le potenzialità
(in negativo) che emergono dal rapporto la prima riflessione che ne
deriva è che la libertà non è un
valore fruibile per tutti e quindi la
nostra democrazia è esposta ad una
sofferenza reale. Infatti, mentre fino
alla fine degli anni ‘80, i diritti umani
e sociali hanno rappresentato nel nostro paese uno dei principali motori
di crescita, oggi invece sono prospettati
e fatti vivere (sopratutto dai massmedia) come ostacolo nella competizione economica (vedi Pomigliano)
perché è passata una esclusiva visione
liberista che non ha alcuna attenzione
e sensibilità nei confronti del grande
valore sociale della solidarietà. Si
esalta invece l’economia fondata sul
libero mercato e sulla competizione
esasperata dalla globalizzazione che
considera un freno allo sviluppo le
politiche tese a regolare con più giustizia quei mercati che hanno prodotto
le disparità sociali e i disastri ambientali a cui stiamo assistendo. Non
si considera la ricchezza del paese
come un patrimonio comune da ripartire (avendo come riferimento
una maggiore equità fiscale) sulla
base dei bisogni reali della gente per
uno “stare bene comune’’ e non per
l’accrescimento e la ricchezza di pochi. Nell’Italia di oggi, l’Italia della
emarginazione, della non autosufficienza, dei lavoratori flessibili e precari, dei cosiddetti “vuoti a perdere”
i deboli non sono degni di considerazione. Occorrerebbe invertire la tendenza culturale in atto e quindi rivalutare la sfera dei diritti delle persone
“in quanto persone” e non “in quanto
consumatori” così da non far diminuire
la capacità di tutela pubblica dei più
bisognosi e la capacità di inclusione
dei meno difesi per favorire l’ orientamento verso un differente tipo di
sviluppo.
LA RICETTA
Birra con bucce
di piselli
*
ate bollire 2 chilogrammi di tali bucce in 2 litri
d’acqua (anche in 2 volte se non avete un recipiente
grande), dopo 2 ore di lento bollore togliere la
pentola dal fuoco e passare il contenuto attraverso un
setaccio o una mussola pulitissima. Unire quindi 2 foglie
di salvia e 3 grammi di lievito di birra. Ponete il liquido
in una botticella che ne contenga almeno il doppio
perché, fermentando il volume aumenta e lasciate che la
fermentazione si compia per almeno 15 giorni. Saprete
che essa è avvenuta quando, assaggiandola, il sapore assomiglia abbastanza alla birra comune. È una birra che
toglie la sete ed è salubre.
* da “Del fare la birra con le bucce di piselli e altro …”
pubblicato da Coordinamento donne Spi Cgil di Pesaro
Urbino
15
Pensioni: alle donne le più basse
un gap enorme quello che divide le pensioni di uomini e
donne: gli assegni “rosa” lo
scorso anno sono stati del 35,2% inferiori rispetto ai maschi, cioè una
differenza di oltre un terzo. È quanto
emerge dai dati dell’Inps, contenuti
nell’ultimo rapporto annuale dell’Istituto ed elaborati dall’Adnkronos.
Lo scorso anno le donne hanno
percepito in media 758,35 euro al
mese. Il reddito annuale, compresa la
tredicesima, è stato di 9.858,55 euro.
Gli uomini hanno raggiunto i 1.169,55
euro mensili per un importo annuo di
15.204,15 euro.
Considerando le sole pensioni di
vecchiaia (escludendo quindi invalidità, superstiti e assistenziali) il gap
tra donne e uomini cresce ulteriormente.
Dopo una vita di lavoro, magari
con l’aggiunta degli impegni domestici, le donne percepiscono un assegno inferiore del 47,2% rispetto ai
colleghi. Si passa infatti dai 1.305,32
euro degli uomini (16.969 euro
l’anno) a 688,7 euro per le pensioni
rosa (8.953 euro l’anno).
La ripartizione per area geografica mostra una differenza maggiore,
tra redditi di uomini e donne, al Nord
dove le pensioni rosa sono del 38,2%
inferiori. Gli uomini percepiscono
una pensione annua di 17.408 euro,
mentre le donne arrivano a 10.755
euro. Al centro il reddito annuo dei
pensionati arriva a 15.723 euro mentre per le donne si ferma a 9.826
euro, con una differenza del 37,5%.
Differenza inferiore rispetto alla
media nazionale al Sud, dove la pensione media annua per gli uomini arriva a 11.346 euro e per le donne a
8.432 euro, con una differenza del
25,7%. Importanti differenze emergono anche nell’incrocio per sesso e
classe di importo: il 62% delle pensioni erogate alle femmine presenta
importi inferiori ai 500 euro mensili,
a fronte di un 36% per i maschi. Nella
classe di importo immediatamente
successiva, da 500 a 1.000 euro mensili, prevalgono con uno scostamento
del 5% le pensioni rivolte alle donne.
Nelle rimanenti classi di importo
più elevato, invece, le pensioni erogate ai maschi presentano pesi per-
centuali nettamente più significativi:
il 19% tra i 1.000 e i 1.500 euro annui
(contro il 5% per le donne) e il 10%
con importi superiori ai 1.500 euro
mensili (rispetto all’1% delle pensioni di tale classe d’importo erogate
alle femmine).
La forbice che separa le pensioni di
uomini e donne emerge anche dall’ultima relazione del Mef (Ministero
dell’economia e delle finanze) sulla situazione economica del paese, che si
ferma al 2008. Dall’elaborazione dei
dati di tutti gli enti previdenziali, pubblici e privati, che coprono una platea
di 16,8 milioni di persone, emerge che
la differenza delle pensioni tra uomini
e donne penalizza quest’ultime che ricevono un assegno del 30,5% inferiore
rispetto agli uomini e del 17,1% rispetto alla media.
Segreteria regionale
Spi Cgil Marche:
Emidio Celani,
Giuseppe Pettinari,
Comitato di redazione:
Bruno Bravetti,
Federica Buroni,
Emanuela Cingolani,
Marina Druda, Giuseppe Fillich,
Elisabetta Gabrielli,
Gherardo Giglioni,
Carlo Mestichelli, Ivano Pennesi
Franca Ranzuglia
Grafica:
Media Graphics
Collaborazione fotografica:
Daniele Cimino, Giusy Marinelli
Recanati 19 luglio 2010 - “Dibattito sulla costituzione” organizzato nel
giardino del Circolo ’Afar-Auser con la collaborazione dello Spi Cgil di
Macerata
16
Stampa: Puntoweb srl
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Ottobre - CGIL Marche