Anche su internet: www.marche.cgil.it/spi Spirito di gruppo ottobre 2010 LiberEtà Marc he M Supplemento a LiberEtà n.10/2010 mensile del Sindacato pensionati italiani della Cgil direttore responsabile Giorgio Nardinocchi / a cura dello Spi Cgil regionale Marche Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB Roma in queste pagine A bbiamo dedicato la parte centrale di questo numero di Spirito di gruppo a come, nella regione, si offre una risposta ai problemi della non autosufficienza intervistando il segretario generale dello Spi Cgil delle Marche Emidio Celani sul nuovo accordo con la Regione sull’allineamento delle tariffe per le case di cura. Inoltre sono intervenuti i coordinatori di cinque ambiti territoriali sociali, uno per provincia, in merito all’applicazione della delibera regionale del giugno 2009 sulla sperimentazione dell’assegno di cura e il potenziamento della Sad , il servizio di assistenza domiciliare. L’intervista di apertura del giornale è dedicata ai problemi della scuola alle prese con il (mal)trattamento Gelmini. Risponde alle nostre domande Daniela Barbaresi, segretaria generale Flc Cgil Marche. La ricetta che presentiamo a pagina 15 è un omaggio al prezioso lavoro che il Coordinamento donne dello Spi di Pesaro Urbino ha fatto recuperando, trascrivendo e pubblicando in un grazioso opuscolo “le ricette e di buone pratiche domestiche” in tempi di crisi. Le riflessioni sullo stato dell’organizzazione, le novità sulle pensioni, e, soprattutto, le storie di vita e le arguzie di Nonno Nello completano il giornale. Intervista a Daniela Barbaresi, Flc Cgil Marche Scuola: «Troppi tagli, siamo al collasso» ■ di Federica Buroni Sforbiciate pesanti: quali sono i numeri delle Marche? <Sono 215.000 i bambini e ragazzi marchigiani che sono tornati sui banchi di scuola. Un nuovo anno scolastico all’insegna dei tagli al personale e alle risorse finanziarie alla scuola pubblica. Mentre il numero degli alunni continua a crescere, nelle scuole delle segue a pag. 3 Nonno Nello di Marco Temperini sul numero di ottobre di ■ Primo piano: Una famiglia su dieci affronta il dramma della disabilità e LO STATO VOLTA LE SPALLE Il governo cancella il fondo sulla non autosufficienza, riduce gli aiuti alle Regioni e consegna l’assistenza alle assicurazioni private. ■ Inchiesta: DONNE A MEZZA PENSIONE Le pensionate in media prendono un terzo in meno rispetto agli uomini. L’indagine dello Spi mette a nudo le gravi disuguaglianze sociali del nostro paese ORGANIZZAZIONE Tesseramento, parla Giuseppe Pettinari segretario regionale «Iscriversi allo Spi? Non è solo appartenenza» Tempo di crisi, su tutti i fronti. A proposito, segretario, la gente si iscrive ancora al sindacato? Parliamo dei pensionati, naturalmente, anche loro alle prese con ristrettezze economiche e famiglie sempre piu’ numerose. <Dalla consistenza delle adesioni, dal mantenimento e dalla crescita degli iscritti, si misura il grado di penetrazione dell’organizzazione nel tessuto sociale, il grado di rappresentanza che è capace di sviluppare, la legittimazione delle sue politiche sia sul piano rivendicativo sia su quello della erogazione dei servizi. Lo Spi delle Marche, a fine luglio, è giunto a quota 109.023 iscritti di cui 5.289 arrivati nel 2010: credo di poter dire che godiamo buona salute>. pensionati è un motivo di impegno sempre maggiore. Come Spi siamo costantemente alla ricerca di migliorare nella qualità e nella quantità il livello già alto di quello che offriamo. Intendiamo fare questo in stretto collegamento e in collaborazione non solo con i servizi ma anche con la Confederazione e con i sindacati di categoria della Cgil. La collaborazione con quest’ultime si mostra essere sempre più necessaria e utile al lavoratori in questi tempi di crisi. Lo sforzo che tentiamo di compiere con le categorie e con i singoli servizi è quello di sviluppare iniziative che ci portino ad individuare i bisogni dei lavoratori senza limitarci ad attenderli nei nostri uffici>. E ancora? <C’è una ragione legata alla contrattazione sociale. Al modo con cui ci rapportiamo al territorio, alla nostra capacità di farci promotori d’ istanze che mirano a migliorare le condizioni di vita dei nostri rappresentati. Su questo versante, insieme alla Confederazione, stiamo avviando un confronto con le categorie nazionali con l’intenzione di estenderlo anche localmente. Il. tutto per dar vita ad una fase di contrattazione territoriale che ponga al centro i servizi sociali: trasporti, asili nido, sostegno alla non autosufficienza, sono solo alcuni esempi dei terreni dell’intervento che ci poniamo>. Quali sono le ragioni che spingono ad iscriversi al sindacato e a scegliere lo Spi Cgil? <Alla base della scelta, soprattutto per quanto riguarda la sigla, c’è senza dubbio una questione di appartenenza. Occorre però considerare altre due questioni fondamentali. La prima è il bisogno di aiuto che il sindacato può offrire. Per noi, per il nostro sistema servizi e cioè Inca, Caaf, Ufficio vertenze e via dicendo, essere in grado di soddisfare al meglio tutte le esigenze dei lavoratori e dei Spi Marche Iscritti al 31.7.2010 Provincia Totali Ancona Ascoli Piceno Fermo Macerata Pesaro Urbino TOTALI 31.509 12.483 11.429 22.588 1.400 667 498 1.347 31.194 109.023 1.350 5.262 2 Nel 2010 Offida (Ap): Festa provinciale di Liberetà, tavola rotonda “Gli effetti della manovra sul Welfare locale”. Nella foto, da sinistra a destra: Antonio Canzian, assessore regionale, Luciano Agostini, parlamentare Pd, Valerio Lucciarini, sindaco di Offida, Carlo Mestichelli, segretario provinciale Spi Cgil, Giuseppe Pettinari, segretario regionale Spi DALLA PRIMA PAGINA Scuola: «Troppi tagli, siamo al collasso» segue da pag. 1 Marche sono stati tagliati altri 1.061 posti, di cui 635 docenti e 426 ATA, che si aggiungono a quelli dell’anno scorso: così in soli due anni sono stati persi 2.400 posti di lavoro. Tagli indiscriminati e inaccettabili che mettono in ginocchio le scuole compromettendo la tenuta e la qualità del sistema pubblico di istruzione>. Quali sono le emergenze? <In particolare, ci sono alcune 3 grandi emergenze da evidenziare. La prima è rappresentata dalle classi troppo numerose: a causa della mancanza di organici sono state costituite classi di 28, 29 e anche 30 alunni sin dalla primaria mentre nelle superiori si arriva anche a 34 alunni. Le Marche sono la terza regione in Italia con il maggior numero di alunni per classe (dopo Emilia Romagna e Puglia). Classi sovraffollate a discapito della qualità della didattica e della sicurezza. Occorre ricordare che nelle Marche ci sono 382 edifici scolastici che, secondo il Ministero dell’Istruzione, presentano situazioni di criticità. L’ulteriore aumento degli alunni per classe pregiudicherà ulteriormente gli alunni diversamente abili la cui situazione costituisce la seconda emergenza marchigiana. Gli alunni disabili sono 5.389, in continuo aumento ma con un inadeguato numero di ore e di docenti di sostegno; in particolare ci sarà un docente ogni 2,26 alunni (un rapporto tra i più alti in Italia). Ciò significa che mancano almeno 300 docenti di sostegno anche solo per garantire il rapporto medio di un insegnante ogni 2 alunni disabili. La terza emergenza è rappresentata dai precari: con gli ulteriori tagli di quest’anno, molti dei 3.555 docenti e 1.938 ATA precari marchigiani che nello scorso anno scolastico hanno avuto una supplenza annuale, potrà sperare al massimo in qualche breve supplenza. Si nega un futuro dignitoso a centinaia di precari che per anni con la loro professionalità hanno contribuito a far funzionare le nostre scuole. Prosegue così, in piena crisi economica, il più grande licenziamento di massa dei precari della scuola, assieme all’opera di demolizione della scuola pubblica statale. Purtroppo i problemi non finiscono qui: nella scuola dell’infanzia sono lunghe le liste d’attesa mentre crescono sezioni aperte solo la mattina; il riordino della scuola superiore ha tagliato interi corsi e ridotto il tempo scuola, ingenerando grande confusione; permane drammatica la situazione finanziaria delle scuole>. Di fronte a questa situazione, cosa pensa di fare la Flc Cgil? <La Flc Cgil continuerà a battersi per la difesa della scuola pubblica e la stabilizzazione del personale precario ma sono necessarie la volontà e l’unità di tutti i lavoratori e lavoratrici della scuola, delle forze politiche e istituzionali, dei cittadini e soprattutto dei genitori e delle famiglie. Dopo le mobilitazione dei precari, per il primo giorno di scuola si sono tenute assemblee provinciali aperte alla cittadinanza, poi il 18 settembre si è svolto il “sabato della conoscenza” con gazebo allestiti nelle piazze, volantinaggi e iniziative di informazione per “rompere il silenzio” sulla scuola. Sono stati poi proclamati gli scioperi a intermittenza di un’ora a partire dal 1 ottobre e reiterati ogni 15 giorni fino a dicembre, mentre in autunno si terranno gli “Stati Generali della conoscenza”. Occorre fermare lo smantellamento della scuola pubblica e garantire ai ragazzi una scuola pubblica di qualità, sicura ed accogliente, che dia a ognuno di loro la possibilità di formarsi al meglio, nel rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione italiana. La conoscenza è un bene comune e deve appartenere a tutti>. 3 SPECIALE RIFIUTI Legambiente: i Comuni ricicloni nelle Marche egambiente ha pubblicato le graduatorie nazionali del 2010 dei comuni ricicloni. Così l’associazione chiama i comuni che nel corso del 2009 hanno superato il 50 % di raccolta differenziata dei rifiuti. L’analisi non si ferma a questo dato ma offre informazioni e dati molto più complessi e, data la sua periodicità annuale, permette di monitorare l’andamento virtuoso, o meno, delle singole amministrazioni responsabili. Ci limitiamo ad alcune osservazioni generali, rimandando un’analisi più complessa di quanto accade sul nostro territorio a quando Legambiente Marche produrrà elementi di analisi più particolareggiati in occasione della premiazione dei Comuni più virtuosi. Le Marche, con 21 comuni ricicloni sui 246 censiti (8,50 %, + 0,4 sul 2009), occupa il 9° posto della graduatoria delle regioni, la prima dell’Area centro, che comprende anche Toscana, Lazio e Umbria. Legambiente stila classifiche distinte, oltre che per aree (nord, centro e sud) anche relativamente ai Comuni capoluogo e a quelli al di sopra o al di sotto i 10.000 abitanti. Nessuno dei capoluogo di provincia dell’Area centro ha superato la soglia del 50% di raccolta differenziata; i comuni ricicloni sopra i 10.000 abitanti sono 13, di questi ben 9 sono quelli marchigiani: 6 maceratesi (3° Tolentino, 4° San Severino, 5° Corridonia, 7° Potenza Picena, 9° Recanati, 10° Civitanova), 2 fermani (6° Porto Sant’Elpidio, 12° Porto S.Giorgio) e 1 della Provincia di Ancona (11° Senigallia). Su 26 sono 12 i comuni compresi nell’elenco dei comuni ricicloni sotto i 10.000 abitanti: 6 anconetani (3° Serra dei Conti, 15° Ripe, 21° Monsano, 23° Ostra, 24° Ostra Vetere e 26° Camerano), 5 maceratesi (2° Montelupone, 6° Appignano, 10° Urbisaglia, 13° Loro Piceno e 19° Camerino), 1 appartiene alla provincia di Fermo (14° Torre San Patrizio). Rifiuti: quanto ci costano a raccolta dei rifiuti solidi è uno dei servizi al cui costo i cittadini devono contribuire attraverso il versamento di una quota la cui entità viene stabilita dall’amministrazione comunale. Il contributo può essere una tassa, denominata Tarsu (Tassa per la gestione dei Rifiuti Solidi Urbani), se il comune ha scelto di non hanno scelto di passare ad un regime di tariffa, la Tia (Tassa Igene Ambientale). La differenza tra Tarsu e Tia consiste essenzialmente nel fatto che la 4 prima, essendo essa una tassa, è obbligatoria e viene calcolata a prescindere dall’uso che si fa del servizio, le amministrazioni la determinano in quota fissa commisurata alla superficie dell’immobile. In genere i comuni applicano poi delle riduzioni a particolari categorie di utenti. La Tia, invece, viene calcolata, proprio per la sua natura di tariffa, tenendo conto dell’uso che si fa del servizio: la sua determinazione tiene conto di una quota fissa, che dovrebbe contribuire ai costi di gestione delle spese generali, e di una quota variabile commisurata alla quantità della produzione dei rifiuti da parte del contribuente specifico. Per questo principio i comuni più efficienti calcolano la bolletta in base ad una pesatura al momento del singolo conferimento dei rifiuti. Quando questo non è possibile, è questa è la maggioranza dei casi, la tariffa viene stabilita, per quanto riguarda le utenze domestiche, in base al numero dei componenti del nucleo famigliare. Particolari riduzioni sono previste anche in questo regime. SPECIALE RIFIUTI Raccolta: le modalità nelle province Dove si paga la Tarsu... elle Marche tre sono i comuni capoluogo di provincia che applicano la Tarsu: Ancona, Ascoli Piceno e Macerata. Ancona ha stabilito la tassa relativa alle abitazioni in 1,56 € al metro quadrato. È prevista l’esenzione per abitazioni al disotto dei 50 mq, se il proprietario occupante non ha altre proprietà e ha un reddito al disotto dell’imponibile Irpef. Riduzioni sono previste per abitazioni con un solo occupante (15%), per utilizzi stagionali (30%), per abitazioni non di lusso occupate da famiglie di ultrasessantacinquenni di uno o due componenti con basso reddito e per giovani coppie possono ottenere una riduzione 51,65 €/anno se si sono formate dopo il 1° maggio 1996. Ad Ascoli Piceno il prelievo è fissato a 1,47 € al metro quadrato. Il regolamento comunale prevede la riduzione del 30% per abitazioni con un unico occupante o per uso stagionale. Per ultrasessantenni che vivano solo della loro pensione e abbiano un Isee sono previste delle “agevolazioni speciali” che arrivano fino alla esenzione totale se nulla tenenti, del 50% se invece sono proprietari della sola abitazione dove risiedono. Altri trattamenti agevolati sono previsti per non abbienti assistiti anche in comunità, e per località non servite. Recentemente l’amministrazione co- ... e dove la Tia a determinazione della tariffa di raccolta che le utenze domestiche devono versare in regime di Tia è complicata, lo spazio a disposizione in questa occasione non ci consente una descrizione particolareggiata delle situazioni nei due comuni marchigiani, Fermo e Pesaro, che hanno adottato questo metodo; ci limitiamo, pertanto, ad alcune notizie generali lasciando alla tabella allegata qualche notizia in più. La determinazione della tariffa da pagare è formata di due parti: una quota fissa che si determina moltiplicando un coefficiente fissato dall’amministrazione per i metri quadri dell’abitazione, e, sommata a questa, una quota variabile che dipende dal numero di componenti il nucleo famigliare. Anche in questi comuni sono stabilite nel regolamento comunale delle riduzioni e degli esoneri legati alla condizione economica, valutata in termini di reddito e di Isee, degli utenti, in più, e questa è la caratteristica incentivante, sono previste riduzioni legate alla quantità di differenziazione della raccolta, specie se attuata direttamente presso i Centri di raccolta. La tabella che indichiamo ha valore indicativo ed esemplificativo su due casi abbastanza emblematici. munale di Ascoli Piceno ha deliberato di agevolare con riduzioni che vanno dal 30 al 70 %, differenziate in base al reddito Isee, dell’intero importo della Tarsu lavoratori che per motivi diversi si trovano in condizione di disoccupazione o di cassa integrazione. Il Comune di Macerata ha stabilito in 1,57 al mq. la tassa di raccolta dei rifiuti relativamente alle abitazioni. Le riduzioni previste dal regolamento prevedono un abbattimento del 30% in caso di unico occupante , mentre è del 20% per occupazione stagionale o occasionale. Per il 2010 è prevista inoltre una riduzione del 40% per soggetti in situazione di reddito Isee non superiore a 7.500 euro. Mette a confronto i diversi contributi che due ipotetiche famiglie, di quattro e due componenti, devono versare, abitando, rispettivamente, in appartamento di cento e di settantacinque metri quadri. Diverse sentenze hanno dichiarato non applicabile l’Iva alla Tia, essendo questa una tariffa ( chi volesse più informazioni può rivolgersi alla Federconsumatori), anche per questo abbiamo preferito dare le cifre nette. Raffronto delle tariffe di raccolta rifiuti nei Comuni capoluogo* Comuni Ancona Ascoli Piceno Macerata Fermo Pesaro** Tarsu Tarsu Tarsu Tia Tia App. 100mq 4 persone App. 75 mq 2 persone 156,00 € 147,00 € 157,00 € 153,37 € 191,66 € 117,00 € 110,75 € 117,75 € 97,42 € 116,08 € * Cifre al netto di Iva e addizionali erariali e provinciali. ** Tariffe 2007 5 NON AUTOSUFFICENZA Anziani, accordo fatto con la Regione Ma ci sono ancora questioni aperte l “protocollo regionale sulla attuazione degli indirizzi programmatici nel settore delle politiche sociali e socio-sanitarie” sottoscritto il 4 giugno 2008 ha prodotto fino ad ora due importanti accordi: la delibera regionale del giugno 2009, con cui si avviata la sperimentazione degli assegni di cura e si è potenziata la Sad, e il recente accordo firmato il 2 agosto 2010 sull’allineamento delle tariffe per le case di cura. In queste pagine si dà conto dell’importanza di quest’ultimo con un’intervista a Emidio Celani, segretario generale Spi Cgil Marche, mentre sull’applicazione del primo è stato raccolto il parere di cinque presidenti di altrettanti Ambiti territoriali sociali, uno per provincia. Del protocollo rimangono comunque ancora aperte alcune questioni importanti come quelle inerenti le esternalizzazioni dei servizi sociali e la costruzione del tariffario regionale sui servizi socio-sanitari con particolare riferimento all’utilizzo del calcolo Isee fatto a livello di ambito sociale. Nel frattempo la Regione Marche ha avviato un percorso sul nuovo piano socio-sanitario e la riforma della legge sul sistema sanitario regionale cui dovrà corrispondere un serrato confronto negoziale e che nelle intenzioni dell’assessore competente dovrà portare ad una nuova legge sulle politiche sociali che sostituisca la vecchia 43/88 e recepisca le istanze della legge 328/00. I contenuti Giuseppe Migneco – Mondine 6 o scorso 2 agosto la Regione Marche e le organizzazioni sindacali confederali marchigiane Cgil, Cisl, Uil e i sindacati pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil hanno firmato un accordo il cui obiettivo è di raggiungere, in quattro anni, dal 2010 al 2013, un livello assistenziale infermieristico e socio-sanitario di 100 minuti al giorno contro gli attuali 50’, in tutti i posti letto delle Residenze Protette convenzionati e nello stesso tempo di ridurre l’importo della retta a carico dei cittadini al 50 per cento della tariffa giornaliera, come previsto dalla normativa nazionale. Questo significa che la Regione Marche si impegna ad aumentare nelle residenze protette, che attualmente forniscono 50 minuti di assistenza, le somme necessarie per poterle incrementare nel periodo 2010-2013 dei minuti mancanti, completando l’assistenza a 100 minuti di tutti i 3.411 posti letto convenzionati. L’incremento dell’assistenza non comporterà un aumento della compartecipazione dei cittadini alla retta giornaliera, che anzi si ridurranno progressivamente. L’accordo prevede che le somme che eccedano da 41,25 euro al giorno verranno prima ricondotte a tale cifra e poi ridotte sino ai 33 euro dovuti. La riduzione arriverà ad un massimo di -247 euro nel 2013. La Regione impegna così fondi aggiuntivi, rispetto a quelli già a disposizione delle Zone Asur, per riqualificare il sistema delle residenze protette per anziani e stanzia un fondo di 19.276.865,10 euro per il periodo 2010-2013, di cui 1.517.796,80 euro per l’anno 2010 NON AUTOSUFFICIENZA Intervista a Emidio Celani, segretario generale Spi Cgil Marche «Intesa positiva, così si va incontro alle famiglie povere» accordo, che dà seguito al capitolo sulla “non autosufficienza” inserito nel Protocollo d’Intesa sottoscritto dalla Regione con le organizzazioni sindacali “per la difesa del lavoro, la coesione sociale, il sostegno allo sviluppo”, entrerà in vigore dal 1° ottobre. Ne parliamo con Emidio Celani, segretario generale dello Spi Cgil delle Marche. Segretario, un suo giudizio. <Si tratta di un atto molto importante che conclude una fase di contrattazione con la Regione Marche raccogliendo concrete volontà e risultati sul problema della non autosufficienza, venendo incontro alle pressanti attese degli anziani e delle loro famiglie. Il tutto stanziando 19milioni di euro in tre anni. Ancora più significativa è questa intesa in quanto, in controtendenza con quanto avviene a livello nazionale con la manovra economica che taglia pesantemente le risorse alle Regioni ed agli Enti Locali, che non ripropone il fondo per la non autosufficienza e non riparte quello previsto di 400 milioni, dimostra una tangibile sensibilità sui problemi reali delle persone specie quelle più in difficoltà. Il tema della non autosufficienza è troppo spesso scaricato sulle famiglie che devono affrontare, in solitudine, la drammaticità dell’evento con il suo pesante carico umano ed economico>. Dunque, il sindacato è soddisfatto. “L’accordo, come sempre accade in questi casi, è l’esito di una trattativa. Ci sembra un parziale ma importante risultato, che si aggiunge alle altre intese realizzate frutto del- l’azione negoziale che in questi anni, con la Regione Marche, abbiamo portato avanti sempre sul tema della non autosufficienza come all’accordo sull’assegno di cura e il potenziamento dell’assistenza domiciliare per i non autosufficienti in ambito sociale. L’intesa sottoscritta ad agosto definisce molti aspetti importati, come le risorse da impegnare e le modalità di erogazione, ma lascia aperti alcuni aspetti determinanti che saranno materia di ulteriore confronto nel prossimo periodo a partire dalle convenzioni che le residenze protette dovranno sottoscrivere. Questo accordo, infine, rappresenta la scelta di una maggiore attenzione verso il territorio, sulla domiciliarità e sulla cronicità, a fronte di una concentrazione della fase di cura ad alta specializzazione>. Maiolati Spontini – Un momento della visita dei volontari del Circolo Auser della Media Vallesina agli ospiti della casa di riposo 7 NON AUTOSUFFICIENZA Accordo 2009, il giudizio dei coordinatori el giugno 2009 la Regione Marche ha dato esecuzione a parte del “protocollo regionale sulla attuazione degli indirizzi programmatici nel settore delle politiche sociali e socio-sanitarie” sottoscritto il 4 giugno 2008 con Cgil Cisl e Uil e i sindacati dei pensionati ad esse aderenti, Spi, Fnp e Uilp, con l’istituzione di un fondo per la non autosufficienza riservato esclusivamente alla popolazione con oltre i 64 anni d’età. Sono stati così finanziati gli “assegni di cura”, del va- lore di 200 euro il mese, da destinare a famiglie di basso reddito, e potenziata la Sad (Servizio di assistenza domiciliare) con lo scopo di supportare, anche se ancora parzialmente, la permanenza di anziani non autosufficienti nel loro ambito familiare e sociale. Ad un anno circa da quella delibera, i cinque coordinatori degli Ats, uno per ogni provincia, hanno espresso il loro giudizio su come sono andate le cose e quali sono stati le criticità e i risultati dell’applicazione della delibera regionale. Ascoli Piceno ■ di Carlo Mestichelli Intervista a Cesare Rapagnani coordinatore Ambito sociale Territoriale XXII comune capofila Ascoli Piceno Qual è la sua opinione sull’assegno di cura? <Per la prima volta si è posta attenzione sulla non autosufficienza, da un punto di vista non solo sanitario. Il segnale lanciato è stato significativo ed è stato accolto molto favorevolmente dalle famiglie>. Tutte le richieste sono state soddisfatte? < E’ stato soddisfatto circa il 20% delle domande pervenute. Il numero decisamente elevato di queste evidenziano, in primo luogo, della notevole diffusione della condizione di non autosufficienza di anziani presso le famiglie; in secondo luogo, la preferenza di questa tipologia di intervento, rispetto a servizi più tradizionali quali quello dell’assistenza domiciliare erogato dai comuni (SAD); in terzo luogo, i dati ci dicono dell’insufficienza delle risorse messe in campo>. 8 Quali criticità si sono registrate? <I controlli sulle domande e sulla relativa documentazione hanno evidenziato frequenti irregolarità, soprattutto nella non coincidenza tra la composizione del nucleo familiare registrato all’anagrafe e quello utilizzato per il calcolo dell’Isee;la non chiara formulazione nella deliberazione regionale dei beneficiari dell’iniziativa (la famiglia o l’anziano?) ha generato qualche perplessità. Come la mancanza di parametri chiari e riconosciuti e di strumenti per definire e verificare l’adeguatezza della situazione assistenziale in famiglia da parte dell’assistente sociale> Oltre al sostegno al reddito, il meccanismo di erogazione dell’assegno di cura ha portato altri benefici? <È stata l’occasione per un lavoro di affiancamento, che in alcuni casi è diventato vero e proprio lavoro di comunità, laddove l’assistente sociale ha supportato la famiglia nella ricostruzione di una rete sociale di sostegno, coinvolgendo parenti, vicini, amici e associazioni. La sperimentazione ha rappresentato anche l’occasione per conoscere più approfonditamente alcuni aspetti quantitativi e qualitativi relativi al ricorso di assistenti familiari Ennio Calabria – S.T. 1979 esterne, le cosiddette badanti. È stata inoltre l’occasione per incentivare, anche se in numero limitato, la regolarizzazione di alcune assistenti straniere. Un ultimo aspetto da porre in risalto riguarda il rafforzamento dell’integrazione socio-sanitaria: di fatto, ci si sta avvicinando al funzionamento della equipe integrata più volte citata nella normativa regionale. Da ultimo va citato il fatto che, grazie all’intervento dell’assegno di cura è stata rilanciata con forza la necessità di una progettazione operativa relativa al Pua (punto unico di accesso), anch’esso spesso citato nella normativa regionale, ma mai adeguatamente definito in termini concreti>. NON AUTOSUFFICIENZA Macerata ■ di Antonio Marcucci Intervista a Valerio Valeriani, coordinatore di tre Ambiti territoriali sociali (Ats), Camerino, San Severino, San Ginesio. Qual è il suo parere? <Positiva, è stato compiuto un passo in avanti negli Ats di Camerino e San Severino mentre per San Ginesio occorre tener presente che in questo momento ci si deve occupare anche di dare più concretezza all’apparato organizzativo. Resta il fatto, però, che i Comuni di questi Ats hanno deciso di darsi criteri omogenei per la regolamentazione dei servizi e ciò ha portato anche alla creazione di una gestione associata che permette di abbattere i costi. Per il SAD, addirittura, si è arrivati ad un aumento delle ore erogate, mentre l’onere delle rette a carico degli assistiti è stato alleggerito. Inoltre l’accordo (determinante) fra i Comuni ha permesso di creare un Ufficio unico che si interessa solo di questa tipologia di Assistenza, senza che i costi ricadano sui già esigui stanziamenti a disposizione>. Concorda dunque sul passaggio dell’assegnazione dei fondi Sad dai Comuni agli Ats. <Sì, A mio avviso è una scelta necessaria ed in linea con i criteri di trasparenza ed omogeneità nell’assegnazione dei fondi; ora ci sono elementi di valutazione oggettiva, più tecnici e meno legati a scelte ad personam>. Preoccupazioni? <La più diffusa, in questo periodo di erosione dei bilanci, è quella legata alla continuità dei finanziamenti per i prossimi anni. Già oggi possiamo far fronte solo ai casi più gravi ed urgenti e questi non possono essere ulteriormente sfrondati>. Cosa pensa degli assegni di cura? <L’esperimento è sicuramente interessante e lo valuto positivamente, specie se si riuscirà a coordinarlo con le scelte per le Residenze Protette e l’assegnazione dei posti nelle case di riposo. Anche in tale settore c’è la spada di Damocle dei bilanci asfittici: su circa 2500 domande pervenuteci complessivamente nei tre Ats (quasi tutte corredate da fondati elementi giustificativi), abbiamo potuto dare una risposta positiva a soli 120 cittadini (il 5% circa)…>. Pesaro in collaborazione con la Unità valutativa del distretto sanitario di Fossombrone per favorire la piena integrazione socio-sanitaria e il diretto coinvolgimento dei medici di base. al gennaio 2010 hanno bene- Costo annuo dell’intervento € ficiato dell’assegno di cura 91.200,00. Dal mese di gennaio è stato avviato 43 nuclei familiari che hanno assicurato di questi, oltre il 30% con anche il Sad a favore degli ultrasesl’aiuto di assistenti familiari con re- santacinquenni parzialmente/totalgolare contratto di lavoro. Il program- mente non autosufficienti con criteri ma sperimentale ha visto l’intervento di accesso e modalità di erogazione al domicilio della assistente sociale del servizio uguali negli otto Comuni dedicata Pua (punto unico di accesso) dell’ambito. Costo annuo oltre € che ha effettuato più di una visita ad 150.000,00. L’assistente sociale si è recata ognuno dei potenziali beneficiari per presso i domicili di coloro (oltre 50 verificare e monitorare gli effettivi anziani) che stanno beneficiando di bisogni. Insieme ai Patti di Assistenza sottoscritti con le famiglie degli anziani questo importante servizio, la stessa sono stati redatti i Piani individualizzati ha tenuto contatti con i servizi sociali delle prestazioni sociali e sanitarie dei comuni di residenza presso i quali Intervento di Laura Piombini, coordinatrice Ats n. 7, Fossombrone i cittadini possono rivolgersi per le ammissioni al servizio. Questo servizio è in raccordo con il Distretto sanitario. E’ richiesta all’utente una partecipazione alle spese in relazione all’Isee: max 4 € all’ora. Per gli anziani con basso reddito il servizio è reso gratuitamente. L’assistente sociale, che ha effettuato da gennaio fin qui oltre 150 visite a domicilio ha evidenziato alcune situazioni di abbandono e degrado, risolte in collaborazione con i servizi sociali territoriali competenti. Operativo presso la sede dell’Ats, sempre da gennaio 2010 anche lo Sportello per la qualificazione del lavoro degli assistenti familiari che ha svolto il primo corso di qualificazione “assistenti familiari” per 18 partecipanti. 9 NON AUTOSUFFICIENZA Ancona ■ di Franca Ranzuglia distanza di un anno dall’emanazione del decreto regionale con cui la Regione Marche ha istituito il fondo per la non autosufficienza, lo Spi di Ancona, ha incontrato il coordinatore d’Ambito IX di Jesi, Riccardo Borini, per fare un bilancio sull’andamento e sugli esiti di tale provvedimento. “E’ emerso – sottolinea Borini che si è trattato per l’Ambito territoriale sociale IX di un banco di prova molto importante, perchè , grazie ai fondi stanziati, si è potuto procedere per dare una risposta concreta ad un settore della nostra società ormai in continua crescita e con sempre maggiori difficoltà. Risposta che, grazie anche all’assegno di cura, si è potuta dare non solo in maniera concreta ma anche immediata a quelle famiglie che, avendo i requisiti hanno potuto beneficiare di tale assegno”. Un risultato tanto piu’ importante, continua Borini, per “un territorio in cui le famiglie spesso si attivano personalmente con le assistenti domiciliari private per evitare il ricovero dell‘anziano in struttura: nel novembre 2008 l’Auser Marche ha stimato la presenza di 1000 assistenti domiciliari nel solo territorio dell’Ambito Sociale IX, per la stragrande maggioranza straniere proveniente dall’Est Europa”. Ma c’è anche dell’altro. Tutto questo. È il parere di Borini, “ha fatto anche emergere il lavoro nero sollecitando le famiglie a regolarizzare il rapporto di lavoro per evitare di essere escluse dal beneficio dell’ assegno di cura.” Come sindacato pensionati, non si deve perdere di vista come sia essenziale offrire all’anziano non autosufficiente una maggiore assistenza domiciliare in grado di soddisfare le esigenze sia dell’anziano sia della famiglia, con minori costi possibili. E di ciò è convinto anche il comitato dei Sindaci che ha confermato le percentuali da destinare ai servizi Sad e assegno di cura rispettivamente del 70% e 30%. Nella tabella riportiamo i primi risultati sull’assegno di cura. Ambito sociale territoriale Jesi Popolazione > 64 anni Potenziali beneficiari (non autosuff.+ ass.) n. domande pervenute n. assegni concessi % domande su potenziali beneficiari % assegni su domande pervenute % assegni su potenziali beneficiari 24.938 2.183 343 68 15,71% 19,53% 3,07% Fermo Parla il coordinatore Alessandro Ranieri dell’ambito XIX (Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a mare, Monte Urano). <Il nostro Ambito possiede un minor numero di anziani con più di 65 anni rispetto alla media regionale. La rete dei servizi permette la stabilità del sistema famiglia, ulteriori sono stati i passi avanti effettuati con la programmazione del Fondo per la non-autosufficienza, in particolare è stato avviato il complesso sistema degli assegni di cura e consolidato, e 10 rafforzato, il Servizio di assistenza domiciliare. Il Comitato dei sindaci dell’Ambito 20 ha implementato l’avvio della sperimentazione degli assegni di cura dedicando a questo sistema il 30% delle risorse del finanziamento regionale, l’altro 70% è stato utilizzato per consolidare e potenziare il servizio di assistenza domiciliare pubblico istituito dai Comuni. In questo primo anno di sperimentazione, 302 sono state le domande ricevute per gli assegni di cura, di queste 271 sono risultate idonee e a 25 di queste, dal primo gennaio 2010 è stato erogato l’assegno di cura pari ad € 200 mensili. Proporzionalmente sono pochi gli assegni erogati in relazione al numero di domande, ma molti sono gli anziani che poi vengono supportati tramite il servizio di assistenza domiciliare o il sostegno con contributi economici di altra natura. C’è da mettere in risalto un dato importante: circa 120 sono le domande che hanno un Isee sotto la soglia dei 7.500 euro mentre le restanti domande arrivano fino ad un ISEE pari a 25.000 euro. Dall’aprile 2010, il Sad è gestito in maniera associata, con la reale opportunità di offrire un servizio equo e omogeneo in tutto il territorio. Nonostante sia trascorso un tempo breve dall’avvio del servizio, siamo in grado di leggere già alcuni benefici. E cioè: il coordinamento unico, il monitoraggio continuo della situazione territoriale, una prima omogeneizzazione della tipologia degli assistiti. Inoltre, la verifica delle priorità territoriali, un interlocutore unico per tutti i servizi sociali territoriali e piu ‘attenzione alla qualità degli interventi e alla percezione delle famiglie>. PREVIDENZA Novità pensioni: consigli utili L’età pensionabile Lavoratrici pubbliche Dal 1° gennaio 2011 si resta al lavoro più a lungo. Spariscono le quattro finestre per la vecchiaia e le due per l’anzianità. Ne resta una sola per tutti. Si andrà in pensione dodici mesi dopo la maturazione del requisito. Dal 1° gennaio 2012 le donne che lavorano nel pubblico impiego potranno andare in pensione di vecchiaia a 65 anni più uno. A donne e uomini del pubblico impiego viene congelato lo stipendio per altri tre anni. Lavoratori in mobilità Giovani lavoratori Le nuove regole sull’età pensionabile non si applicano agli accordi stipulati prima del 30 aprile 2010. Ma questa esenzione vale solo per le prime diecimila domande di pensione. Un tetto assolutamente insufficiente. Dal 2015 scatta l’adeguamento triennale automatico dei requisiti per andare in pensione all’aspettativa di vita. Si tratta di un indice calcolato dall’Istat che misura la durata media dell’invecchiamento di uomini e donne. L’esperto Pensione scorrevole Il primo scatto di tre mesi in più per l’andata in pensione è fissato nel 2015. Il secondo nel 2019 e così via di tre anni in tre anni. Con questa cadenza nel 2050 si dovrebbe andare in pensione a 68 anni e mezzo. A meno che non si accorci la vita media. Pensioni sociali Anche l’assegno sociale sarà ritardato di tre mesi con l’aumento dell’aspettativa di vita. Quindi dal 2015 non basterà compiere 65 anni, ma ci vorranno tre mesi in più. Poi a crescere di tre mesi in tre mesi. Lo Stato risparmia anche su chi fa la fame. risponde Pubblichiamo la risposta che Ottavio di Loreto dà ad un quesito D. Sono una capo sala presso la rianimazione di un ospedale. Ho compiuto 56 anni di età il 1° marzo 2010 e alla stessa data ho maturato 38 anni di anzianità contributiva compreso 2 anni di riscatto. Pertanto, al 31 dicembre 2010 mi troverò con 38 e 9 mesi di contribuzione utile ai fini pensionistici e 56 anni e 10 mesi di età. Gradirei conoscere, nel limite del possibile, la prima data utile per poter accedere al pensionamento considerando che motivi seri di famiglia mi impongono questa scelta anticipata. Lettera firmata R. Trascurando l’imperfezione nei dati indicati, possiamo comunque affermare che nel 2010 raggiunge “quota 95” (somma dell’età con l’anzianità contributiva), prevista dalla Tabella B di cui al comma 6 della legge n. 243/2004 per l’anno 2010, ma non ha ancora l’età minima di 59 anni per il diritto alla pensione di anzianità. Alle Sue condizioni maturerà il diritto alla pensione di anzianità a marzo 2012 quando completerà 40 anni di anzianità contributiva (V. il comma 6, lettera a), della stessa legge n. 243/2004) e, in base all’articolo 12, comma 2 lettera a), del DL n. www.spi.cgil.it 78/2010, potrà avere la pensione trascorsi 12 mesi dalla data nella quale completerà i 40 anni di anzianità contributiva. Per non restare senza retribuzione e senza pensione dovrà lavorare per 41 anni anche se la pensione sarà calcolata con riferimento al massimo dei 40 anni. La pensione potrà avere decorrenza se risolve il rapporto di lavoro con effetto almeno dal giorno precedente quello di decorrenza della pensione comunicando il preavviso di dimissioni nei termini stabiliti dal contratto di lavoro. 11 RAPPORTI UNITARI Presso l’Agriturismo “Il Bacucco” di Montecarotto ospiti di Quartina Chiacchiarini, si è svolto un piacevole incontro tra coloro che hanno lavorato all’Inca per decenni, oggi pensionati, ma ancora impegnati nel sociale. Erano presenti per l’Inca di Ancona Fanin e Becci, per Jesi hanno partecipato Zingaretti, Marazzotti e Chiacchiarini, per Senigallia ,Chiappa, Caldarelli e Lenci, per Osimo Maggiori e Paccamicci. Il momento più emozionante è stato l’arrivo, nel pomeriggio di Nando Antonucci, lo storico direttore dell’Inca provinciale di Ancona che, con grande coraggio e sofferenza, ha vinto la sua battaglia più difficile Crisi: la preoccupazione dei sindacati ASCOLI PICENO - Come è ormai evidente l’ultima manovra del governo di 25 miliardi di euro avrà importanti ripercussioni sui bilanci delle regioni e su quelli degli enti locali, con il pericolo di causare una riduzione degli attuali livelli dei servizi alla persona e contemporaneamente aumenti di imposte, tasse e tariffe. I sindacati dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil della provincia di Ascoli sono preoccupati che ancora una volta a pagare siano i soggetti più deboli della società e che la manovra possa avere un impatto negativo sul territorio, già compromesso da una grave e perdurante crisi occupazionale. La consapevolezza che al primo posto della riflessione e dell’azione sindacale ci siano i problemi reali delle persone e la ricerca delle soluzioni, le segreterie provinciali hanno sottoscritto un documento unitario, 12 superando le contrapposizioni pur esistenti tra i sindacati confederali nazionali. Con il documento, che è stato inviato a tutti i Sindaci, ai coordinatori d’ambito e ai direttori delle Asur territoriali, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil di Ascoli Piceno sostengono che in un momento così difficile, la difesa dei redditi, l’estensione e la qualità dei servizi sociali e socio sanitari rappresentano una condizione irrinunciabile per garantire le tutele dei cittadini dei lavoratori e dei pensionati e ritengono che, per far fronte all’enorme riduzione delle risorse, occorra tra l’altro, rendere ancora più vincolanti e determinanti le unioni dei comuni e la relativa gestione associata delle funzioni e dei servizi, prevedere un nuovo modo di impostare i bilanci comunali rinunciando alla distribuzione delle risorse in base alla spesa storica di ogni sin- golo assessorato, ma finanziando solo progetti preventivamente elaborati in modo da mantenere costante le risorse da destinare allo stato sociale. Occorre inoltre intensificare gli strumenti di contrasto all’evasione fiscale e contributiva che nel nostro paese ha raggiunti livelli intollerabili, intensificare la lotta alla criminalità organizzata, una drastica riduzione dei costi della politica a partire dall’abolizione di privilegi insostenibili di parlamentari, consiglieri regionali, presidenti e consiglieri di enti pubblici. Il documento si pone quindi come critica all’impianto della manovra, fatto di tagli insostenibili alle regioni e agli enti locali, e della sua assoluta iniquità, e indica nei contenuti propositivi una comune volontà unitaria di puntare sulla contrattazione locale quale strumento per individuare soluzioni condivise. STORIE DI VITA Nziatella ■ a cura di Teresa Cirillo gni mattina all’alba mi alzavo e preparavo la pasta impastata con acqua e farina tirandola col matterello per il pranzo. La nostra famiglia si componeva di 12 persone tra cognati, cognate figli, nipoti e suocera, si viveva tutti insieme in campagna, ognuno aveva il suo compito, gli uomini ed anche le donne, dopo aver preparato per il desinare ed aver accudito i figli, raggiungevano i mariti per lavorare nei campi. Un lavoro durissimo sotto il sole cocente d’estate, al freddo d’inverno, eseguito interamente col lavoro delle braccia ed avvalendosi dei buoi solo per l’aratura. Nonostante la fatica e la povertà i volti erano sereni e sorridenti, a metà mattina le donne preparavano la colazione che veniva posta in una grande cesta coperta da una tovaglia candida di bucato che si ponevano in testa per trasportarla in campagna insieme ad acqua e vino freschi e durante questi momenti di riposo si scherzava e si facevano progetti. Al calar del sole si tornava a casa e ci si preparava per la cena poi se era d’estate ci si radunava sull’aia anche insieme ad altri vicini si suonava l’organetto per creare un po’ d’allegria se era d’inverno ci si metteva davanti al fuoco e si narravano storie di vita che i piccoli ascoltavano con gli occhioni spalancati e facevano volare la loro immaginazione. Era bello vivere così ci sentivamo uniti ed avevamo un grande rispetto soprattutto delle persone anziane che venivano accudite e rispettate per il lavoro che avevano svolto e per la loro saggezza anche se in casa mancavano acqua corrente, luce, gas, televisione ed elettrodomestici, telefono e telefonini ma ci si parlava guardandoci negli occhi, si condividevano le gioie ed i dolori con la sicurezza di trovare un valido appoggio nella famiglia. Il progresso non si può fermare ed è giusto che sia cosi’ ed anche se oggi dall’alto dei miei 80 anni guardo la TV, uso il forno a microonde, ho in casa l’acqua corrente e non vado più per l’acqua con la conca di rame in testa (ma che schiene diritte avevamo) sento un po’ di nostalgia per quegli attimi in cui nonostante la stanchezza si scambiavano opinioni, confronti, si discuteva a viso aperto e non affidandosi ad un impersonale telefono infine era bello andare a riposare nel caldo abbraccio familiare. Un Natale da “straniero” ■ a cura di Nando Venieri ra l’8 dicembre 1957 mi trovavo imbarcato su una petroliera, lontano da casa migliaia di chilometri per guadagnarmi da vivere. Avevo 25 anni, quando all’improvviso mi sento male. Il comandante avverte immediatamente via radio il medico fiduciario che viene a visitarmi e diagnostica un’appendicite acuta, predisponendo l’immediato ricovero all’ospedale di Porto Said per intervenire chirurgicamente. L’intervento riesce alla perfezione ed io vengo accudito con ogni premura non solo dal personale dell’ospedale ma anche dai congiunti degli altri ricoverati che provvedevano persino a lavarmi la biancheria, sapendo che ero uno straniero lontano dalla famiglia e che non avevo nessuno che si potesse occupare di me, anche perché la nave dopo avermi sbarcato aveva ripreso la sua rotta. Nel frattempo si avvicinavano le feste natalizie ed il dottore che mi aveva operato, per non lasciarmi da solo durante le festività, mi ha invitato a trascorrerle nella sua casa insieme ai suoi familiari che mi hanno accolto come se fossi un amico di vecchia data. Non dimenticherò mai l’accoglienza di cui sono stato oggetto e mi chiedo se noi oggi sapremmo fare altrettanto, qui da noi, per uno straniero. Remo Pasetto – s.t. 13 STORIE DI VITA Maria ■ a cura di Donatella Cesarini aria ha avuto una vita infelicissima: un marito alcolista che la picchiava e che è fuggito senza lasciare traccia, un figlio invalido fisicamente e mentalmente che è deceduto tre anni fa, ed una piccolissima pensione di € 406,00 che non le permetteva neanche di vivere. Maria è analfabeta: il nostro sindacato per lei è tutto: noi le leggiamo la posta, controlliamo il libretto di risparmio, ecc. oltre alla normale assistenza previdenziale (Red, Isee). Viene seguita anche dai Servizi Sociali del distretto, così che, insieme, abbiamo pensato di provare a rintrac- Tamara ■ a cura di Tamara io nonno materno era un socialista con una vena anarchica, o forse è meglio dire era un anarchico con una vena socialista. Durante il fascismo fu un sorvegliato speciale, i fascistelli del piccolo paese dove viveva, in provincia di Bologna, lo trasformarono in un pericoloso sovversivo. Quando mia madre s’innamorò e si venne a sapere che il suo probabile fidanzato era figlio di un “gran fascista”, suo padre si arrabbiò moltissimo. Ma mio nonno paterno non fu mai un gran fascista, era un omaccione, grande e grosso, buono come il pane. I suoi amici erano fascisti e lui andò dietro alla corrente. Mia madre e mio padre, nonostante le rivalità familiari, coronarono il loro sogno d’amore e i miei nonni si mostrarono migliori di Capuleti e Montecchi. Tuttavia nel paese dei Guelfi e dei Ghibellini sempre ho visto ripetersi divisioni ed ergersi barricate fra parenti, amici e conoscenti. Ho cominciato da piccola a tenere per Bartali, contro quelli che tenevano per Coppi. Poi ci furono i Democristiani contro i Comunisti, quelli che facevano il Presepe, che erano migliori di quelli che facevano l’albero di Natale, o viceversa. Chi teneva per Gina Lollobrigida e chi stava con Sofia Loren. I bolognesi da sempre contro i modenesi per via della secchia rapita. Anche nella mia famiglia sono cresciuti i più accesi rivoluzionari contro i seguaci di Santa Romana Chiesa, i craxiani contro i berlingueriani 14 ciare il marito per vedere se la pensione di Maria poteva godere di qualche beneficio in più. Abbiamo contattato lo Spi della regione dove si supponeva si trovasse quest’uomo e altrettanto hanno fatto le assistenti sociali con i vari distretti. Siamo così riusciti ad appurare che l’uomo, ora deceduto, era titolare di un assegno sociale e quindi a Maria non spettava alcuna reversibilità. Abbiamo, allora, chiesto ed ottenuto la maggiorazione sociale incrementata e l’Inps ha corrisposto a Maria gli arretrati dal 2006. E’ venuta da noi con la lettera dell’Inps ed il libretto postale, non aveva capito che le erano arrivati quasi 9.000 euro di arretrati, perché sa leggere i numeri solo fino alle centinaia. Proprio questa mattina è ritornata da noi per farci contare i soldi e solo in questo momento si è resa conto che oltre gli arretrati percepiti la sua pensione è aumentata di quasi 200 euro. Le abbiamo suggerito di comprarsi un bel vestito e un bel paio di scarpe ed è andata via contenta. e, più di recente, gli antiberlusconiani viscerali, contro il partito “dell’amore” e “delle libertà” di fare i propri comodi. Quando sono venuta ad abitare nelle Marche ero già geneticamente predisposta ad accettare la sfida tra Fano e Pesaro, due cittadine, distanti 14 chilometri ma che non riescono a mettersi d’accordo su niente. Eppure, ancora non avevo visto il meglio poiché a Fano ci sono altri due partiti, quello del Lido e quello della Sassonia, assolutamente inconciliabili tra loro. Non esiste la possibilità di portare avanti amicizie fra chi frequenta il Lido, la spiaggia sabbiosa di Fano, e quelli che invece si fanno consumare i piedi dai sassi della spiaggia di Sassonia. A volte mi chiedo se sia possibile portare avanti una storia sentimentale fra una ragazza di Sassonia ed un ragazzo del Lido e, nel caso questo avvenisse, dove porteranno i loro figli quando cominceranno ad andare al mare? Questo amletico dubbio non ha trovato, fino ad ora, risposta. Bruno Canova – L’arte della guerra CULTURA “Vuoti a perdere: Le nuove povertà” Dal convegno organizzato dallo Spi Cgil sul rapporto Caritas ■ a cura di Elisabetta Gabrielli orrei parlare di una piccola pubblicazione in cui sono raccolti gli atti di un convegno intitolato “Nuove povertà nella società dell’incertezza’’ che ha organizzato lo Spi del (ricco?) Nord per approfondire i disagi sociali emersi dal rapporto Caritas e fondazione Zancan dal titolo “Vuoti a perdere”. Se i valori di uguaglianza, solidarietà, pari opportunità, se i processi di emarginazione e le disuguaglianze hanno le dimensioni e le potenzialità (in negativo) che emergono dal rapporto la prima riflessione che ne deriva è che la libertà non è un valore fruibile per tutti e quindi la nostra democrazia è esposta ad una sofferenza reale. Infatti, mentre fino alla fine degli anni ‘80, i diritti umani e sociali hanno rappresentato nel nostro paese uno dei principali motori di crescita, oggi invece sono prospettati e fatti vivere (sopratutto dai massmedia) come ostacolo nella competizione economica (vedi Pomigliano) perché è passata una esclusiva visione liberista che non ha alcuna attenzione e sensibilità nei confronti del grande valore sociale della solidarietà. Si esalta invece l’economia fondata sul libero mercato e sulla competizione esasperata dalla globalizzazione che considera un freno allo sviluppo le politiche tese a regolare con più giustizia quei mercati che hanno prodotto le disparità sociali e i disastri ambientali a cui stiamo assistendo. Non si considera la ricchezza del paese come un patrimonio comune da ripartire (avendo come riferimento una maggiore equità fiscale) sulla base dei bisogni reali della gente per uno “stare bene comune’’ e non per l’accrescimento e la ricchezza di pochi. Nell’Italia di oggi, l’Italia della emarginazione, della non autosufficienza, dei lavoratori flessibili e precari, dei cosiddetti “vuoti a perdere” i deboli non sono degni di considerazione. Occorrerebbe invertire la tendenza culturale in atto e quindi rivalutare la sfera dei diritti delle persone “in quanto persone” e non “in quanto consumatori” così da non far diminuire la capacità di tutela pubblica dei più bisognosi e la capacità di inclusione dei meno difesi per favorire l’ orientamento verso un differente tipo di sviluppo. LA RICETTA Birra con bucce di piselli * ate bollire 2 chilogrammi di tali bucce in 2 litri d’acqua (anche in 2 volte se non avete un recipiente grande), dopo 2 ore di lento bollore togliere la pentola dal fuoco e passare il contenuto attraverso un setaccio o una mussola pulitissima. Unire quindi 2 foglie di salvia e 3 grammi di lievito di birra. Ponete il liquido in una botticella che ne contenga almeno il doppio perché, fermentando il volume aumenta e lasciate che la fermentazione si compia per almeno 15 giorni. Saprete che essa è avvenuta quando, assaggiandola, il sapore assomiglia abbastanza alla birra comune. È una birra che toglie la sete ed è salubre. * da “Del fare la birra con le bucce di piselli e altro …” pubblicato da Coordinamento donne Spi Cgil di Pesaro Urbino 15 Pensioni: alle donne le più basse un gap enorme quello che divide le pensioni di uomini e donne: gli assegni “rosa” lo scorso anno sono stati del 35,2% inferiori rispetto ai maschi, cioè una differenza di oltre un terzo. È quanto emerge dai dati dell’Inps, contenuti nell’ultimo rapporto annuale dell’Istituto ed elaborati dall’Adnkronos. Lo scorso anno le donne hanno percepito in media 758,35 euro al mese. Il reddito annuale, compresa la tredicesima, è stato di 9.858,55 euro. Gli uomini hanno raggiunto i 1.169,55 euro mensili per un importo annuo di 15.204,15 euro. Considerando le sole pensioni di vecchiaia (escludendo quindi invalidità, superstiti e assistenziali) il gap tra donne e uomini cresce ulteriormente. Dopo una vita di lavoro, magari con l’aggiunta degli impegni domestici, le donne percepiscono un assegno inferiore del 47,2% rispetto ai colleghi. Si passa infatti dai 1.305,32 euro degli uomini (16.969 euro l’anno) a 688,7 euro per le pensioni rosa (8.953 euro l’anno). La ripartizione per area geografica mostra una differenza maggiore, tra redditi di uomini e donne, al Nord dove le pensioni rosa sono del 38,2% inferiori. Gli uomini percepiscono una pensione annua di 17.408 euro, mentre le donne arrivano a 10.755 euro. Al centro il reddito annuo dei pensionati arriva a 15.723 euro mentre per le donne si ferma a 9.826 euro, con una differenza del 37,5%. Differenza inferiore rispetto alla media nazionale al Sud, dove la pensione media annua per gli uomini arriva a 11.346 euro e per le donne a 8.432 euro, con una differenza del 25,7%. Importanti differenze emergono anche nell’incrocio per sesso e classe di importo: il 62% delle pensioni erogate alle femmine presenta importi inferiori ai 500 euro mensili, a fronte di un 36% per i maschi. Nella classe di importo immediatamente successiva, da 500 a 1.000 euro mensili, prevalgono con uno scostamento del 5% le pensioni rivolte alle donne. Nelle rimanenti classi di importo più elevato, invece, le pensioni erogate ai maschi presentano pesi per- centuali nettamente più significativi: il 19% tra i 1.000 e i 1.500 euro annui (contro il 5% per le donne) e il 10% con importi superiori ai 1.500 euro mensili (rispetto all’1% delle pensioni di tale classe d’importo erogate alle femmine). La forbice che separa le pensioni di uomini e donne emerge anche dall’ultima relazione del Mef (Ministero dell’economia e delle finanze) sulla situazione economica del paese, che si ferma al 2008. Dall’elaborazione dei dati di tutti gli enti previdenziali, pubblici e privati, che coprono una platea di 16,8 milioni di persone, emerge che la differenza delle pensioni tra uomini e donne penalizza quest’ultime che ricevono un assegno del 30,5% inferiore rispetto agli uomini e del 17,1% rispetto alla media. Segreteria regionale Spi Cgil Marche: Emidio Celani, Giuseppe Pettinari, Comitato di redazione: Bruno Bravetti, Federica Buroni, Emanuela Cingolani, Marina Druda, Giuseppe Fillich, Elisabetta Gabrielli, Gherardo Giglioni, Carlo Mestichelli, Ivano Pennesi Franca Ranzuglia Grafica: Media Graphics Collaborazione fotografica: Daniele Cimino, Giusy Marinelli Recanati 19 luglio 2010 - “Dibattito sulla costituzione” organizzato nel giardino del Circolo ’Afar-Auser con la collaborazione dello Spi Cgil di Macerata 16 Stampa: Puntoweb srl Sede: Via Primo Maggio, 142/a Ancona Tel. 071/285741 Fax 071/2857400 e-mail [email protected] dalla pagina 1 strilli di LiberEtà 17