E AH U U HA E AH UE EU HA ISO 9660 FORNASINI MICROFILM SERVICE '5 AH UE HA E U AH U E PROPRIETE EXCLUSIVE DES ARCHIVES HISTORIQUES DE L 'UNION EUROPEENNE. TOUS LES DROITS DE REPRODUCTION El~ D'h-xPLOITATION LEUR SONT ~çTRICTEMENT RESERVES. PROPERTY lJJ? TI-lE HlSTORICAL ARCHIVES OJ-;' TI-L!~ EUROPEAN UNION. ALL THE RIGHTS REGARDING THE USEAND REPRODUCTION OF THESE DOCUMENTS ARE STRl~CTLJT RESERVED. . HA EU l3~~t(YlJSIVE AH UE HA E U AH U *** * * * * * * *** E ARCHIVES HISTORIQUES DE L'UNION EUROPEENNE AS-213 FONDS CODE: DATE: TITLE EU no 000213 HA DOSSIER: 1968- 1969 :Aitiero Spine/li auteur des livres "Il lungo monologo" et "The eurocrats" EU HA AH UE EU HA UE AH \ Q EU HA AH UE EU HA UE AH - - - r l~ lE S Il S T lE INt ·z A L Il l~ Il l ~------~--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- UN BEL LIBRO DI GIUSEPPE FIORI Un saggio sui cattolici e la Resistenza ciologia che in qu"to genere di storie si modo suo. Nel secolo scorso, ogni regio:K;e ~ aveva il suo brigante : il processo d 'uniti. cazione italiana se li trovò sempre tra · piedi, davanti o alle spalle dei suoi es -. citi e dei suoi plebisciti. Per la Sardegna non si scomodarono né i Mille di Garibaldi né le truppe piemontesi : l'Isola fu · italiana prima di tutte le altre regioni, per« Dall'età di vent'anni a quella di trentasei ·mpropr1·o parlare d 1' <', bandito sar- sono stato, per quanto di con trovo gl'1a, semp liCl.o' e' 1 · cur,· con tutto do ''> . E- un band1'to 1·tali'ano· a tutti. gl1· ef- ce spettatore d.1 que1 mon d o m fetti, che eredita e incarna le proteste e le l'impeto di cui ero capace, avrei voluto essere proposte degli altri suoi colleghi briganti attore, e non ho avuto altro da fare fuorché d'altre regioni che la storia d'Italia ha tra- meditare sul significato di quel che accadeva l d fuori del carcere e dentro di me stesso »: con voto e issolto nell 'ombra. Il primo punto . Spme . u·1 nassume . 1.l senparo le Al trero d a constatare, parl ando d i b an d iti sar d i, è l a queste so degli anni nei quali - tra la prigione e il loro compresenza costante, fedele, ininter- confmo fascista - è passato dalla giòvinezza rotta dietro e accanto agli altri attori e pro- alla maturità. tagonisti della vita isolana nel quadro della Anche se lontana, come Spinelli stesso afvicenda storica di questi ultimi due secoli. ferma, dagli orrori e dalle raffinatezze punitive Basterebbe già questo ad avvertirci che il dell'universo « concentrazionario » di marca bandito non è un animale nocivo da cac- nazista e staliniana, la prigione fascista era una ciare con appositi lanciafiamme. Bastereb- cosa grave e dura e non mancava, in essa, il be la continuità del fenomeno ad avvertirci proposito di umiliare la personalità dell'oppo" " . d ll fi sitore politico imprigionato. Bastava fare una ch e sotto c e l 1 dramma e 'uni cazione domandina di grazia o piegarsi al saluto roma. · 1· 11 di 1 tuttora mcompmta a 1ve o popo o . no al momento dell'appello nel cortile del carp·Ion,· g10rna · 1·1sta e scnttore, · · . G mseppe tere, fare insomma atto di sottomtssione, per . f o d i A ntonio G ramsci (ne mise in vedere la pena ri d otta e 1a speranza d'1 tornare b wgra · civr·1e napnrsr. · · · evidenza la radice « sarda», quell'accento all a vita d.1 vent ' anni,· como 1 di vita, · d' an· D n grovane di uomo della frontiera che segnò il suo · , d.1 f orza, d' avventura poteva t emere que1 linguaggio dall'inizio alla fine della sua no- sra ricatto, poteva cedere all'umiliazione. Dal dibile vita), ci presenta ora un altro spicchio battito che, nella sua anima, si svolse allora, della realtà sarda: il bandito, con tutte le appena scomparvero le illusioni che il periodo sue parentele, i suoi amici, coetanei, le di prigione sarebbe stato breve, prende le mosvittime e gli antagonisti. Il nuovo libro di se il « lungo monologo» dell'anima di AltieGiuseppe Fiori .La società del malessere (La- ro Spinelli (gli scritti che riguardano la priterza ed., Collaba «l libri del tempo», 1968, gione subi ta da questo scrittore e leader deL. 1500 ) fornisce alcune meditate rispo- mocratico sono ora raccolti appunto in « Il , , m . Sar d egna esser gt1vr.m . . , p ;1- lungo monologo», Edizioni dell'Ateneo, 1968, s.te a l percne · · · d pp. 1 39). · b · ston e ngant1 non costitUisca, opotutto, Il primo conflitto che, nella solitudine della · al A · · 1 ' ·1 un f a t to eccezion e. nz1, eccez1ona e e l cella e nell'isolamento doloroso dal mon d o ch e contrario : chissà perché, a conti fatti, in pulsava fuori da quei cancelli, Spinelli conobSardegna i briganti sono in tutto qualche be e vinse fu proprio questo: cedere o no ' al decina soltanto. desiderio della libertà, al pensiero della ragazMa le risposte del Fiori non sono gri- za desiderata, ai dolci appelli della famiglia, date. La risposta, anzi, il lettore se la dà allo sfaldamento dell'antica fede comunista, all'amore per la vita da vivere, godere intensada solo, dopo aver passato alcune ore a me- mente? ditate sulle esperienze di vita vissuta che Rarissime volte é dato di leggere una rispol'autore allinea sul suo bancone di lavoro. sta cosi serena e forte, classica diremmo, co« Un uomo secco, un tantino curvo, la me quella che Spinelli dette a se stesso e che barba c?lor pepe, crespa e rada, e un ba- ora racconta «per pura spinta interiore», com rr ·n v me un classico AH imbracciato, commenta la storia d'ltolia a ritrova assai spesso. La società del ma/essere è un libro probo, letterariamente e maralmente, che spezza una tradizione impe- ILvA VACCARI, Il tempo di decidere, Ed. del tante in materia di inchieste su questo o Chiosco, Modena, 1968, pp. 555, L. 5ooo. su quel fenomeno. Per una volta tanto, niente impressionismo, niente sensazionaÈ singolare che le due opere, almeno a mio lismo: fatti, dati concreti, esperienze au- parere, piu valide sui rapporti fra mondo cattentiche. E cosi, Fiori ci ha dato con un tolico e Resistenza abbiano entrambe visto la libro solo due ritratti insieme, quello delluce a Modena, nel cuore dell'« Emilia rossa»: l 'I so1a d i f·ronte all'I ta1ia e que11o d ell'I - e se la prima è stata scritta da un cattolico impegnato, (quell'Ermanno Gorrieri che, con talia di fronte all'Isola. G" . Gh" tf la sua Repubblica di Montefiorino ci ha dato ogo ~un c<cmphrc ,aggio storico-critico ,ulla Rd _ stenza Modenese), la seconda, di cui oggi ci occupiamo, è frutto delle ricerche di Ilva Vaccari, socialista di famiglia e di idee, e che è stata, durante la lotta di liberazione, al centro del movimento di resistenza della sua zona. Ilva Vaccari è nome ben noto a chi si occupa di letteratura resistenziale: a Lei dobbiamo alcuni Quaderni dell'Istituto Storico Insieme al superamento del comunismo lo d il R · di M d ' · . d il d' e a esistenza · o ena; ma questa e msvr1uppo e a rscussione sulla libertà : « que1 1a che mr· ero preso d.1 sottoporre a cntlca . · 1.1 co- dubbiamente la sua opera di maggior rilievo, munismo..... che era svanita in Russia, in Italia frutto di accurata ed approfondita ricerca bae in Germania; per cui cominciava ora una disata su una ricchissima ed in gran parte inedisperata guerra civile in Spagna; che mi era stata documentazione: il suo valore supera largata tolta e che desideravo ». E la conclusione mente i limiti provinciali cui modestamente non poteva non essere questa : «se per nu11a al fa rr'ferr'm ento l'A., per assumere un pr'u' ammondo avrei voluto rinunziare alla mia libertà, pio significato, quale campione di indagine lose l'avevo difesa in me stesso contro i muri di cale che, per la sua accuratezza, si dimostra pietra e contro quelli di idee che mi circondavalido per tutta l'Italia della Resistenza, e vano, se per essa avevo accettato di distrugge- porta un contributo fondamentale allo studio re tanta parte di me, dovevo volerla anche per dei rapporti, talora assai complessi e delicati, il mio prossimo». che si instaurarono allora fra il Clero e la ReCon la discussione interna sulla libertà veni- sistenza. vano a chiarirsi anche i motivi del « laicismo » Forse proprio il fatto di non essere scrittrice e dell'ateismo che Spinelli aveva sempre porta- di parte cattolica ha permesso alla Vaccari di to in sé. Splendide, in proposito, le pagine de- esprimere meglio il suo libero e pieno ricodicate a ritrarre i «Testimoni di Geova» innoscimento per il ruolo che il clero modenese contrati al confino (e che, se non andiamo er(e per esso quello di tutta l'Italia occupata) rati, già comparvero, anni fa, su Il Mondo): « come per l 'umanesimo europeo, come per ha svolto in quel periodo, evitando, data la 0 mero, per me 1a divinità non era l'alto, per- sua chiaramente nota fede politica, l'accusa di f etto e 1mmo · b'l 1 e, verso cu1· occorresse ten d ere farlo per passione di parte : d'altro canto, pro· d a cm· prio questa sua posizione le ha concesso quella ma 1·1 b asso, possente, eterno e caotico, occorreva saper emergere come dalle tenebre totale indipendenza di giudizio che può far diper crearsi un fragile mondo luminoso». Paro- fetto a chi deve fare i conti con la sua fede le che rappresentano un motivo di fondo dalla religiosa e con il rispetto per le gerarchie ecsolida struttura morale e mentale di Spinelli, clesiastiche, per cui le è possibile scrivere a se é vero che anni dopo egli ha svolto gli stestutte lettere che, a Modena, in mezzo alla si concetti, allargandoli e adattandoli alla PO" grande massa dei preti che si sono comportati lemica e alla problematica del « rinnovamennel miglior modo possibile, ve ne sono stati to conciliare» del Cristianesimo. (vedere l'artialtri assai meno vicini a chi resisteva contro colo I--"comparso sul··: fdino dello scorso aprile). l'oppressl·one nazi'sta, e fra ess1· pnm· 0 il vem:ne l'intuiz;ti-J · centrale, quella cui Spi- scovo stesso di Modena, mons. Boccoleri che, nelli ha poi dedicato la sua vita: la crisi delE 1' uropa, il degenerare autoritario e fascista già dichiaratosi pubblicamente e ripetutamenobbediscono sopra ogni altra cosa alla legge te di radicate simpatie fasciste durante il vendella conservazione e dell'affermazione della tennio, filofascista lo è stato ancora, sia pure sovranità nazionale. Democratici o totalitari, meno clamorosamente di prima, dopo 1'8 setgli Stati nazionali europei hanno in sé una lo" tembre, ed ha dimostrato in non poche ocgica che li porta ad essere sempre piu t'lazio- casioni « la sua ostilità verso il partigianato in nalisti, sempre piu militaristi, sempre piu pia- generale e quello dei suoi sacerdoti in partinificatori, sempre piu dispotici. Il rimedio é colare». Sia ben chiaro però, avverte l'A., che nella lotta contro lo Stato nazionale, nella fenon si vuole con ciò tirare ancora una volta in derazione sopranazionale. Federalismo e demo- causa un'arbitraria ed ingiusta divisione fra crazia, insomma, come coincidenza di valori basso clero amico ed alto clero ostile alla Repolitici. sistenza: proprio in provincia di Modena inMentre S inelli rmai so ra i trent'anni. , . l L Lu N G Q M EU alle soglie dell'anno duemila si amministri la giustizia con i criteri che sono gli stessi del marchese di Rivarolo, buonanima? Come mai , per riscattarsi a dignità, lo Stato s'arma come per una spedizione punitiva contro un popolo nemico, al mero scopo di catturare un brigante e alcuni suoi complici? Lo stile di Giuseppe Fiori è asciutto, schivo d i romantic l1e f umisterie, b en sorvegliato qua si temesse l'insidia della fantaso- o N o Lo G o HA Dai primordi dell'unità italiana il bandito sardo tormenta la nostra coscienza nazionale;' contesta l'Italia, i suoi carabinieri, i suoi poliziotti, i suoi prefetti, i suoi giudici, le sue carceri, i suoi retori e i suoi metodi. Crudele, scaltro, tenace, è puntualissimo nelle sue apparizioni. Non c'è svolta di strada cui egli manchi all'appuntamento: prima d'ogni guerra, ad ogni dopoguerra, nel fasci smo, nella democrazia, nel malessere, nel benessere. Schioppo EU AH U E D l A LT l E R O S p l N E L L l HA CHIESA INDIFFERENTE E SACERDOTI PARTIGIANI UE Ritratto della Sardegna scritto da un uomo onesto Resistenza, unendolo allo studio delle particolari caratteristiche dell'ambiente locale: non dimentichiamoci che proprio in queste terre di miseria endemica, dove il fascismo aveva portato alle estreme conseguenze il conflitto sociale, in queste terre dove socialismo e comunismo trovavano logicamente l'ambiente piu idoneo per suscitare speranze ed adesioni nella massa dei diseredati, il cattolicesimo aveva saputo già esprimere sacerdoti come Don Zeno Saltini ed i suoi Piccoli Apostoli che, in pieno regime fascista , non avevano esitato a manifestare la loro ostilità al fascismo e le loro aspirazioni ad una società piu giusta, piu umana e piu progredita. Troviamo nel libro una documentazione precisa e completa dell'attività resistenziale dei sacerdoti modenesi: non si tratta piu di una pura cronaca, come, nel suo riserbo di autrice, dichiara la Vaccari : è vera storia perché, come giustamente dice nella sua prefazione Arrigo Levi, « della storia ha la pensosa essenzialità », è storia perché l'A. non si limita a riferire dati , ma, attraverso la loro analisi, dimostra come l'atteggiamento della maggioranza dei sacerdoti emiliani sia stato determinato proprio dall'inserimento profondo di questi parroci di campagna, di montagna e di città nel contesto della società che li attorniava; dalla comunanza di vita, spesso di miseria, che li univa alla po" polazione sulla cui salute spirituale essi vegliavano, consiglieri richiesti ed ascoltati dai loro parrocchiani, credenti e no, non certo solo su problemi teologici o morali, ma assai piu spesso, di ordine pratico e contingente. Infatti, sulla montagna non pochi nuclei partigiani si vengono formando, soprattutto nei primi tempi, intorno al parroco del paese (anche se certo non tutti i parroci hanno lo spirito avventuroso, il coraggio e le doti di comando e di organizzazione di Don Orlandini, il « Carlo » comandante dei partigiani cattolici di Mon_ tefiorino) e la parrocchia resta sempre il rifugio, la base di tutte le bande partigiane, cattoliche o comuniste che siano. Anche i preti di città e della « bassa » non sono da meno e, per tutti, ricorderemo la figura di Don Elio Monari, già docente al Seminario di Modena, uomo di cultura e di fede, che non esita a contravvenite agli ordini del suo Vescovo, Mons. BoccoJeri, e, in nome di una legge morale piu alta delle disposizioni di un vescovo, si getta con tutto il suo coraggio, la sua intraprendenza, la sua lucida energia nella lotta clandestina e ne diventa uno dei piu attivi animatori ed organizzatori. « Bruciato » in città, va in montagna e diventa « Don Luigi » cappellano dei partigiani : catturato mentre conforta un ferito moribondo, è trasportato a Firenze ed affidato agli aguzzini della banda Carità che lo torturano, lo massacrano di botte e, prima di fuggire verso il Nord, lo fucilano, nel luglio del '44, insieme · ' ad altri r6 arti iani. M ~ p-.a.c:our t::O:"X "- 'l ' ' .L -.....:tuHIDllr nr......-Jcrç'OU·, ...-,r-rrr-- nosctmento per 1 ruo o c e c ero mo enese (e per esso quello di tutta l'Italia occupata) ha svolto in quel periodo, evitando, data la sua chiaramente nota fede politica, l'accusa di farlo per passione di parte: d'altro canto, proprio questa sua posizione le ha concesso quella totale indipendenza di giudizio che può far difetto a chi deve fare i conti con la sua fede religiosa e con il rispetto per le gerarchie ecclesiastiche, per cui le è possibile scrivere a tutte lettere che, a Modena, in mezzo alla grande massa dei preti che si sono comportati nel miglior modo possibile, ve ne sono stati altri assai meno vicini a chi resisteva contro l'oppressione nazista, e fra essi primo il vescovo stesso di Modena, mons. Boccoleri che, già dichiaratosi pubblicamente e ripetutamente di radicare simpatie fasciste durante il ventennio, filofascista lo è stato ancora, sia pure meno clamorosamente di prima, dopo 1'8 settembre, ed ha dimostrato in non poche occasioni « la sua ostilità verso il partigianato in generale e quello dei suoi sacerdoti in particolare». Sia ben chiaro però, avverte l'A., che non si vuole con ciò tirare ancora una volta in causa un'arbitraria ed ingiusta divisione fra basso clero amico ed alto clero ostile alla Resistenza: proprio in provincia di Modena infatti si è avuto l'esempio del Vescovo di Carpi, Mons. Dalla Zuanna, che ha tenuto un atteggiamento del tutto opposto a quello del suo collega modenese ed i cui meriti sono stati riconosciuti unanimemente sia dai partigiani che dalle popolazioni della sua Diocesi cui, per il suo deciso e coraggioso intervento, sono state a volte risparmiate tragiche rappresaglie: e dire che nella sua giurisdizione territoriale c'era il tristemente noto campo di Fossoli ... Il libro della Vaccari, appunto per queste caratteristiche dell'autrice, è quindi serenamente obbiettivo e ci può offrire un quadro veritiero, non agiografico né denigratorio, dell'apporto dato dal Clero alla Resistenza: diciamo subito che è stato un contributo veramente cospicuo: «in quasi tutte le carneficine, in quasi tutte le stragi, in mezzo alla folla dei fucilati, impiccati, arsi vivi, spicca la nera veste di un prete». E davvero è possibile affermare , con Ilva Vaccari, che mai, come durante la Resistenza « il Clero (specie i parroci di campagna e di montagna, religiosi di parecchi ordini ed alcuni ammirevoli Presuli) fu unito con un vincolo cosi sincero ed assoluto al suo popolo». Oggi, a tanti anni di distanza, calmatesi le passioni che durante la lotta, e soprattutto negli anni immediatamente successivi, avevano radicalizzato le posizioni delle diverse correnti antifasciste, levando gli uni contro gli altri, e particolarmente in Emilia, clericali ed anticlericali, e dopo le ripercussioni nel mondo cattolico della ventata vivificatrice giovannea, è possibile che un socialista studi, con un senso di affettuosa amicizia e gratitudine, quanto hanno fatto allora molti sacerdoti, dai piu umili ai piu colti ed insigni. Quanto espone la Vaccari per Modena vale, come ho detto, per tutta l'Italia occupata: ciascuno di noi ricorda qualche prete partigiano che sapeva unire alla piu ferma volontà di lottare contro il fascismo la pietà cristiana anche verso il nemico piu accanito e crudele; tutti ricordiamo quei poveri parroci dei paesini montani, in ogni evenienza nostra « base » e rifugio, preti che hanno dato tutto quel poco che avevano per i partigiani, spesso giovani che avevano tenuto a battesimo e di cui talvolta hanno dovuto benedire la salma matto~ riata dal piombo e dalle torture fasciste: e ricordiamo anche tanti preti massacrati dalle SS e dalle Brigate Nere, rei solo di aver adempiuto ai doveri che la loro fede ed il loro ministero gli imponeva. L'analisi storica della Vaccari è vasta e profonda e parte dallo studio dei moventi lontani che hanno spinto cosi larga parte del clero modenese a schierarsi attivamente dalla parte della AH EU HA E AH U EU stori e briganti non costituisca, dopotutto, un fatto eccezionale. Anzi, eccezionale è il contrario: chissà perché, a conti fatti, in Sardegna i briganti sono in tutto qualche decina soltanto. Ma le risposte del Fiori non sono gridate. La risposta, anzi, il lettore se la dà da solo, dopo aver passato alcune ore a meditare sulle esperienze di vita vissuta che l'autore allinea sul suo bancone di lavoro. « Un uomo secco, un tantino curvo, la barba color pepe, crespa e rada, e un bacucco di orbace marron e un vecchio cappotto militare kaki troppo grande per la su a corporatura, lungo sino a toccare le scarpe ... ». Giuseppe Fiori introduce cosf, con quest'incontro, la sua galleria di personaggi sardi. Niente interviste con questori, vicequestori, gallonati supergiudici e nemmeno briganti con le bombe alla cintola, sullo sfondo del Gennargentu. Si comincia dal basso, terra terra: è 1f che nasce la piantina, in questo deserto di affetti, di religione, di pietà, di società, di civiltà, di storia qualsiasi che non sia di sopraffazione, di inganno o di violenza. È in questo soffocante deserto che fiorisce la piantina assurda che non muore mai, tra sterpi, pietre, sole a picco, pecore sitibonde. È qui che l'uomo scopre che il conto non torna; non merita la fatica d'esser nato questo vivere tra il morso della fame e il morso del sospetto altrui, nell'ignavia di chi sputa sentenze senza essersi mai curvato a vedere che tipo d'Italia sia mai questa, che lascia dimenticata nell'angolino un'Isola intera (se ne ricorda solo al momento della leva e delle elezioni), e poi si stupisce se ne sorge il brigante. Giuseppe Fiori compie quest'operazione con diligente e affettuosa pazienza di ricercatore. Gli elementi. sottoposti alla sua analisi sono l'adulto incolto, l'avvocato, il ragazzo, lo studente, i compagni di scuola di Graziano Mesina , e lo stesso Graziano Mesina ricostruito nelle sue molecole essenziali, le donne, i testimoni, gli ostaggi del brigante . Ognuno, esaminato da vicino, quasi cogliendone il respiro, studiandone il linguaggio, ricreando con fedeltà la struttura di base della sua condizione umana, e cioè risalendo alle origini del fenomeno, alla sua causa prima. Caso nuovo, da salutare con gioiosa meraviglia: Giuseppe Fiori non s'impanca a dar lezioni agli acchiappabriganti. Non ha in tasca la ricetta infallibile per far scomparire dall~ sua Isola questo personaggio sinistro che di tanto in tanto risolleva all'altezza del mito la violenza. Di un Graziano Mesina, che per anni ha fatto palpitare di assurde speranze la Sardegna, dice quel ch'egli era, al di là della leggenda che gli s'era formata intorno. Le conclusioni, stanno a noi : come può darsi che nell'Italia b HA ste al pe-r-ché in Sardegna esser g -'.'J v r.ni , P '-'- ~ no al momento dell'appello nel cortile del car- COlltrati al confino (e che, se non andiamo ercere, fare insomma atto di sottomissione, per rati, già comparvero, anni fa, su Il Mondo): vedere la pena ridotta e la speranza di tornare « come per l'umanesimo europeo, come per alla vita civile riaprirsi. Omero, per me la divinità non era l'alto, perUn giovane di vent'anni, colmo di vita, d'an- fetto e immobile, verso cui occorresse tendere sia, di forza, d'avventura poteva temere quel ma il basso, possente, eterno e caotico, da cui ricatto, poteva cedere all'umiliazione. Dal di- occorreva saper emergere come dalle tenebre battito che, nella sua anima, si svolse allora, per crearsi un fragile mondo luminoso». Paroappena scomparvero le illusioni che il periodo le che rappresentano un motivo di fondo dalla di prigione sarebbe stato breve, prende le mos- solida struttura morale e mentale di Spinelli, se il « lungo monologo» dell'anima di Altie- se é vero che anni dopo egli ha svolto gli stesro Spinelli (gli scritti che riguardano la pri- si concetti, allargandoli e adattandoli alla pogione subita da questo scrittore e leader de- lemica e alla problematica del « rinnovamenmocratico sono ora raccolti appunto in « Il to conciliare» del Cristianesimo (vedere l'artilungo monologo», Edizioni dell'Ateneo, I968, colo comparso sul' :fdino dello scorso aprile). Inf!ne l'intuiz;,•. _, . centrale, quella cui S?ipp. 139). Il primo conflitto che, nella solitudine della nelli ha poi dedicato la sua vita: la crisi delcella e nell'isolamento doloroso dal mondo che l'Europa, il degenerare autoritario e fascista pulsava fuori da quei cancelli, Spinelli conob- obbediscono sopra ogni altra cosa alla legge be e vinse fu proprio questo: cedere o no al della conservazione e dell'affermazione della desiderio della libertà, al pensiero della ragaz- sovranità nazionale. Democratici o totalitari, za desiderata, ai dolci appelli della famiglia, gli Stati nazionali europei hanno in sé una loallo sfaldamento dell'antica fede comunista, gica che li porta ad essere sempre piu nazioall'amore per la vita da vivere, godere intensa- nalisti, sempre piu militaristi, set1;1pre piu pianificatori, sempre piu dispotici. Il rimedio é mente? Rarissime volte é dato di leggere una rispo- nella lotta contro lo Stato nazionale, nella festa cosi serena e forte, classica diremmo, co- derazione sopranazionale. Federalismo e demome quella che Spinelli dette a se stesso e che crazia, insomma, come coinCidenza di valori ora racconta « per pura spinta interiore », co- politici. me un classico. Mentre Spinelli, ormai sopra i trent'anni, giC'erano a dir di no, nell'anima del giovane rovagando tra un carcere e l'altro, metteva a Spinelli, motivi forti eppure astratti che lo punto, con un coraggio e un orgoglio che despingevano all'intransigenza: il convicimento stano ammirazione e affetto, il suo pensiero poantifascista, il senso dell'onore, l'amicizia e la ' litico, venivano gli eventi tragici della guerra, solidarietà con i compagni di prigionia. Ma la riprova, cioé, che quanto egli andava penerano, appunto, argomenti retorici con i qua- sando non era utopia ma lucida analisi. Di qui li era difficile, alla lunga (come ben sanno i fi- la nuova forza attinta per precisare i contenuti losofi), combattere l'istinto vitale. Altrove fu del federalismo, inteso come potere democral'ancora , nel comprendere che scegliere la li- tico europeo, come via d'uscita dalle assurde bertà era un atto impuro che avrebbe « sug- autarchie economiche, come «possibilità per gellato una volta per sempre il carattere oscu- la democrazia di ristabilire il suo controllo su ro e volgare del vivere per vivere» mentre piu quei Leviatani impazziti e scatenati che erano degno era scegliere una vita di successo, che ormai gli Stati nazionali europei ». mirava in alto, che « voleva produrre qualcoEcco, il lungo monologo era finito, un uosa che restasse» anche se lungo e incerto era il mo politico nuovo, con la sua méta era nato cammino nelle tenebre feconde dello spirito, tra le mura delle carceri fasciste. Dell'antica anche se già vacillava la ragione politica stes- ideologia era rimast a la consapevolezza che la sa, la fede comunista per cui Spinelli era finito azione politica è lotta per il potere (quello federale da sostituire a quello nazionale), dalla in prigione. « Io sentivo - scrive Spinelli - con chialunga meditazione sulla libertà veniva fuori rezza assoluta che per poter forse intravede- l'idea che «l'azione politica, per non peccare re, un giorno, 1,1na méta capace di farmi dire di hybris e per essere degna dell'uomo, deve dal fondo del cuore che valeva la pena per es- avere come obbiettivo l'impiego del potere al sa di mirare al successo, dovevo conservarmi servizio della libertà ». puro». Cosi fini l'agonia intima di un giovane Questa non è l'occasione per parlare del politico, cosi Spinelli attinse l'idea della liber- pensiero politico di Spinelli né della lunga' tà, cosi trovò la sua « ragion pratica » e domi- azione che - dal mattino in cui un peschenò quanto di « vitale, libidinoso, volgare » si reccio lo sbarcò con i suoi compagni di confiagitava in lui (e che egli può definire cosi sol- no, sulle spiagge di Gaeta, libero, finalmentanto in virtu di quella superiore « ragion pra- te - egli ha condotto « fra gli uomini, con i suoi amici e i suoi avversari, con le sue spetica ») . Superata questa fase , il lungo monologo po- ranze e le sue sconfitte, con la sua ostinazione té svilupparsi appieno fino alla formazione e le sue metamorfosi» . Si deve invece constatare ancora una veccompleta (intellettuale soprattutto poiché l'esperienza pollitica verrà dopo, negli anni della chia verità: che dalle p_rigioni degli stati autoritari esce sempre rinnovata la forza dell'opbattaglia federalista) di un uomo come Altieposizione: dalle borboniche isolette di confino ro Spinelli. In un dibattito, durato anni, conversando a e dalle carceri di Civitavecchia, di Fossano, di lungo con i morti, con i vivi, con se stesso, con Castelfranco Emilia vennero fuori i Rossi, gli la filosofia e con la storia, componendo e scom- Spinelli, i Gramsci e, per quanto riguarda ponendo infinite volte un'immagine del mon- Spinelli, bisogna dire che, tra tutti, è prodo e un'ideologia politica, Spinelli ha incomin- prio quello che ha consumato la vendetta piu ciato, davvero, a intravedere la méta . Prima il bella contro chi lo ha tenuto in catene per sesuperamento del marxismo: « era la stessa re- dici anni. Infatti è proprio Spinelli che ha elaligione e la stessa politica della Repubblica di borato la demolizione intellettuale dello Stato Platone e della Compagnia di Gesu; era l'idea- nazionale, cioè di uno dei valori piu esasperati le del grande Inquisitore di Dostojevskij; si e fanatici su cui posava il potere fascista. È trattava dell'ordine politico-religioso degli uo- vero che, fin dalla primissima giovinezza, Spimini che sanno e che perciò esigono il potere nelli aveva appreso una « insormontabile anassoluto sui beni, sul corpo e sull'anima del tipatia per le parole stesse di nazione e patria resto dell'umanità, la quale non sa e perciò de- e per la loro pretesa di accaparrare l'anima ve essere guidata con mano ferrea ..... l'opera umana»; ma è certo che q1,1ella antipatia coldi Stalin mi appariva la coerente realizzazione tivò in prigione e, sempre piu consapevoldi quella di Lenin. Se questa realizzazione im- mente, la levò a visione politica. E cosi dette plicava essere spietati verso gli uomini di cui un gran colpo al cuore del nazionalismo fascisi voleva assumere il comando, e inumani ver- sta e - passata la guerr~ - immunizzò molti so i propri stessi capi, i quali dovevano essere di noi dai rischi del contagio nazionalista . divinizzati o uccisi, ebbene, questo era' il coEnnio Ceccarini munismo ». UE .............................. ..::a...;:.c........ tuttora incompiuta a livello di popolo. Giuseppe Fiori, giornalista e scrittore, biografo di Antonio Gramsci (ne mise in evidenza la radice « sarda », quell 'accento di uomo della frontiera che segnò il suo linguaggio dall'inizio alla fine della sua nobile vita), ci presenta ora un altro spicchio della realtà sarda: il bandito, con tutte le sue parentele, i suoi amici, coetanei, le vittime e gli antagonisti. Il nuovo libro di Giuseppe Fiori La società del malessere (Laterza ed., Collana «l libri del tempo» , 1968, L. r 500) fornisce alcune meditate rispo- - -·---j - - - ~~.._.~ . . .-~· .I..I.'V'.I..I. J:'..._. ..... . _ ...... .I..I.U'-.J.'-J. J!tl.l.- tigiani si vengono formando, soprattutto nei primi tempi, intorno al parroco del paese (anche se certo non tutti i parroci hanno lo spirito avventuroso, il coraggio e le doti di comando e di organizzazione di Don Orlandini, il « Carlo» comandante dei partigiani cattolici di Mon. tefiorino} e la parrocchia resta sempre il rifugio! la base di tutte le bande partigiane, cattoliche o comuniste che siano. Anche i preti di città e della « bassa » non sono da meno e, per tutti, ricorderemo la figura di Don Elio Monari, già docente al Seminario di Modena, uomo di cultura e di fede, che non ci;ita a contravvenire agli ordini d l suo Vescovo, Mons. Boccoleri, e, in nome di una legge morale piu alta delle disposizioni di un vescovo, si getta con tutto il suo coraggio, la sua intraprendenza, la sua lucida energia nella lotta clandestina e ne diventa uno dei piu attivi animatori ed organizzatori. « Bruciato» in città, va in montagna e diventa« Don Luigi » cappellano dei partigiani: catturato mentre conforta un ferito moribondo, è trasportato a Firenze ed affidato agli aguzzini della banda Carità che lo torturano, lo massacrano di botte e, prima di fuggire verso il Nord, lo fucilano, nel luglio del '44, insieme ad altri r6 partigiani. Medaglia d'oro alla memoria, è ricordato con stima ed affetto non solo dai combattenti cattolici ma da tutti i partigiani, socialisti, comunisti, atei cui egli aveva sempre indiscriminatamente offerto il conforto del suo entusiasmo, della sua bontà e della sua fede. Non è certo possibile ricordare qui tutti i sacerdoti le cui vicende, spesso tragicamente conclusesi, sono narrate nel libro: quelli che furono uccisi vicino ai loro parrocchiani nelle rabbiose rappresaglie fasciste, gli arrestati, i torturati, i deportati nei campi di sterminio da dove ben pochi sono tornati. E poi quei tanti che, pur senza arrivare alla sublimità del sacrificio, diedero il loro quotidiano appoggio a chi combatteva per la libertà, cercarono di alleviare le sofferenze e le privazioni dei loro parrocchiani e dei partigiani che combattevano nella loro zona. Non tutti certo furono eroi come Don Elio, ma tutti affrontarono coscientemente e serenamente la loro parte di rischio e di questo, oggi, va reso loro quel riconoscimento che qualcuno «dopo» ha voluto negare: si, perché c'è stato anche un «dopo», quando la fiduciosa collaborazione, iniziata durante la Resistenza, fra clero partigiano e forze popolari e democratiche, non è i:iuscita a progredire ulteriormente ed a trascinare con sé gli elementi allora in prudente attesa. Da un lato la Chiesa ufficiale, in posizione conservatrice per non dire reazionaria, diffidava del progressismo e delle aperture sociali proprie dei preti partigiani come dei preti operai, dall'altra i laici militanti nella Resistenza che « avevano compreso come, nel rispetto reciproco e nella reciproca stima, poteva crearsi un clima di collaborazione che, pur conservando aspetti differenziati, si elevasse al di sopra di astiose rivalità, erano pur sempre una minoranza nella popolazione nazionale ». Si andò pertanto incontro ad un periodo in cui l'intolleranza reciproca e la disputa politica assunsero toni sempre piu accesi e veementi. Ma oggi, dopo Papa Giovanni ed il Vaticano II, il clima è, almeno in parte, mutato ed anche l'esperienza dei preti partigiani che, per primi avevano scelto la strada della fruttuosa collaborazione con i laici, comunisti e no, nel nome dei precetti di amore e di comprensione del Vangelo, è stata accolta: dobbiamo solo sperare che questo invito alla fratellanza fra gli uomini, che i preti della Resistenza avevano già tradotto in pratica, sia sinceramente e serenan1ente accolto e mantenuto da tutti. Sergio Pettinati Storia Solzenitsy~ continua CONFESSIONI D.UN DETENUTO rotmco DAl LAGER DI STALINALLA CITTK DEL SOLE l DUE MARX DEL NUOVO CAPITALISMO di LEO .VALJANI di PAOLO MILANO di JIJTTORJO SALTJNJ o • • • UE L capitale monopolistico" degli americani Baran e lSweezy si delinea già, fra i EU AH testi marxisti di critica dell'economia politica, come il contributo forse più importante e innovatore degli ùltimi cinquant'anni. Ma i tutori dell'ortodossia marxi· sta, anche sulle riviste del POI, sono intervenuti menando scandalo per le sostanziali divergenze fra le teorie di Baran e Sweezy e quelle del "Capitale" di Marx. Questi esperti oppongono a Baran e Sweezy non già nu.ovi argomenti, ma le vecchie formule. E parlano di "neo-revisionismo". Ma Baran e Sweezy non sono dei Bernstein: sono rivoluzionari convinti (Sweezy è un "fi· locin~se") . E una radicàle revisione della teoria marxista era urgente, se si vole· va ch'essa s'adeguasse ai fatti nl.lovi intervenuti con la crescita del capitalismo monopolistico. Baran e Sweezy trovano necessario abbandonare alcuni dei concetti fondamentali di Marx: la teoria del valore e queJla del plusvalore, la concezione marxiana della distribuzione del reddito e quella della caduta tendenziale del saggio di profitto: tutte teorie da tempo traballanti. Invece che al concetto di plusvalore, Baran e Sweezy assegnano il ruolo centrale al concetto di "surplus" (o sovrappiù). «Il surplus economico, definito nel modo più conciso possibile, è la differenza fra ciò che la società produce e i costi necessari per produr~ lo. L'ammontare del surplus è un indice della produttivi· tà e della ricchezza di una società, della liber tà di cui dispone per conseguire quegli obiettivi che essa voglia p roporsi. La composizione del surplus mostra in che modo la società usa quella libertà: quanto ne investe per espandere la sua capac ità produttiva; quanto ne consuma ' in varie forme ; quanto ne sperpera e in quali maniere >>. « I modi di utilizzazione del surplus costituiscono l 'indispensabile meccanismo che lega la strut" t ura economica deUa società con ... la sua sovrastruttura politica, culturale e ideologica. In talune società HA E nell' "Espresso" del 12..5.1968), avvertivamo il lettore che quella "prima parte" del romanzo di Aleksandr Solzenitsyn ne supponeva ed esigeva una seconda, Ca detta dell'autore già scritta ma, come l'altra, forzatamente inedita in Russia), nella quale si sarebbe condotta a un punto fermo la storia del protagonista, Olèg Kostoglotov, il trentaouattrenne reduce da una guerra nonché da cinque anni di "lager" staliniano, per il momento, in congedo temporaneo dal suo confino di polizia, internato nel "reparto cancerosi" di una clinica provinciaìe e, malgrado un'eccezionale migliorìa, ancora incerto sulla sua sorte di uomo e di malato. Questa "Divisione cancro - 2a parte", di circa trecento uagine come il primo volume, è ora già sulla nostra scrivani~, nell'altrettanto sollecita che fedele versione di Maria O~sùfieva. Come fatto letterario, questo secondo volume non suscita calore, né procura sorprese : lo si può onestamente dichiarare un Solzenitsyn di ordinaria amministrazione. Ma l'interesse del massimo romanziere sovietico che ci sia dato di leggere, (fra i suoi colleghi inediti, avrà quanti e quali rivali?), esorbita notoriamente, e vorrei dire essenzialmente, dalla cerchia specifica della letteratura. In quell'abbozzo di programma di governo dell'opposizione interna sovietica che è "Progresso, coesistenza e libertà inteUettuale", il manifesto semiclandestino firmato da uno dei maggiori fisici _n ucleari russi, Andrej Dmitrievic Zacharov, si parla due volte di Solzenitsyn: come dell'estensore di un « appassionante appello contro la censura » (che i lettori dell' "Espresso" lessero l'anno scorso), e come autore di alcuni ro~ manzi« scritti con grande forza morale e densi di profonde generalizzazioni artisticne e filosofiche » il cui divieto da p~rte delle autorità Zacnarov stima una vera «disgrazia>>. Solzenitsyn è dunque lo scrittore nel quale i dissidenti sovietici si riconoscono, almeno gli intellettuali e i tecnici, e dal quale si sentono rappresentati. Così, "Divisione cancro" è un romanzo che può anche esser letto come un repertorio dei giudizi correnti, le idee accettate e le aspira;z:ioni diffuse nelle sfere dell'oppo- AH U nel 1943, più di cinquemila persone furono condannate dal Tribuna'le speciale ad un totale di 28 mila anni di reclusione e più di diecimila furono inviate aJl confino . Numerosi antifascisti erano stati incarcerati già in precedenza , per essersi opposti con le armi alla violenza squadristica. Il numero degli arrestati e deportati durante la Resistenza fu ancora molto più alto . Ad eccezione delle lettere di Gramsci e di Ernesto Rossi e di pochi altri scritti, come quelli di Pr,i mo Levi sui campi nazisti, e Je testimonianze di Luciano Bolis, la letteratura carceraria non ha però, da noi, l'importanza che ha neUe letterature di altri paesi o che in Italia stessa ebbe nel Risorgimento. Il fatto ha, probabilmente, due spiegazioni. L'una è la scarsezza, in tutta la recente letteratura italiana, di autobiografie veramente sincere. La altra deriva dalla composizione dei detenuti antifascisti. Si trattava, in prevalenza, di oppositori che avevano la vocazione del militante politico. Erano rarjssimi in carcere e al confino gli scr,i ttori e anche quei pochi erano, allora, salvo alcune eccezioni, come Carlo Levi e Pavese, interamente politicizzati. · Uno studioso di politica come Altiero rS pinelli ci ha dato ora un libro sul carcer e e sul confino che spicca per la sua straordinaria sincerità, per il suo acuto realismo e anche per l'incisiva sobrietà della sua prosa. Aveva appena 17 anni quando, all'indomani dell'assass inio di Matteotti, entrò nelle file della gioventù comunista diventandone ben presto uno degli organizzatori più attiVli. Tre anni dopo proclamò con grande fierezza la sua fede politica davanti al Tribunale speciale. Avendo scontato la pena, UESTO socialismo, Sulubin non lo Qvuol chiamare "democratico" e neanche "cristiano", aggettivi inadeguati e logori, ma piuttosto, sulla guida di Dostoevskij, di Tolstoj e di Kropotkin, «socialismo morale», ( « una società in cui tu t ti i rapporti e tutte le leggi derivino dalla moralità e solo da questa ») . Egli è pronto a dividere la convinzione di un filosofo religioso, il moscovita Vladimir Solov'ev (1853~ 1900), che «perfino l'economia si debba costruire sulla base della moralità»: Una società così fatta guiderà gli uomini non verso la felicità, ( « anch'essa un idolo del mercato »). ma verso la solidarietà umana, il "mutuo appoggio" caro a Kropotkin. CPunto sintomatico: Il "socialismo morale" di Sulubin- Solzenitsyn somiglia molto al "socialismo umanistico" dei cecoslovacchi del "Nuovo corso". I carri armati sovietici dovranno servire di monito anche ai revisionisti di casa). La polemica antiautoritaria e antipositivistica del nostro autore, sempre per bocca di Sulubin, si spinge ben oltre la politica. Egli considera, ad esempio, la stessa scienza «una lunga serie di operazioni egocentriche », poiché si estrania dai valori morali. Al ragazzo, anche lui malato di cancro, che gli chiede di definire quest'ultimo termine, Sulubin . risponde: «I valori morali sono uel- EU C HA EL recensire cinque mesi fa "Di.RA la promulgazione, nel F visione cancro", cfr "Un reparto . 1926, delle leggi eccezionali N d'ospedale, specchio della società", e la caduta del fascismo, decenni si vieta di parlare di quel che succede, i cervelli umani si annebbiano e diventa più difficile capire un connazionale che un marziano ») . O all'opposto, la comprensione improvvisa e segreta che lega in Russia, anche nel più casuale degli incontri, gli ex-detenuti politici, (e sono milioni, « coloro sui quali è caduta, sia anche una volta sola, l'ombra del filo spinato »). Vengono subito poi le riflessioni politiche, dal roman~iere prestate a un tal Sulubin, un lugubre e irsuto paziente che a Olèg ricorda « il mugnaio folle della "Rusalka" ».. In un suo affannoso èlialogo col protagonista, Sulubin chiede a lungo « chi sia stato meglio » nei dec~nni della tirannia: chi, come . Olèg, ha marcito nei "campi", o chi, come lui Sulubin, « ha mentito, ha pie'g ato la testa », ha denunciato, ha rinnegato. Ma dal rimorso della propria· viltà, è nato in Sulubin il bisogno di veder sorgere nel suo paese una società nuova. Socialista, sì, ma di un socialismo redento. dokti bodper essere iMforma! DOKTIBAD è un moderno bagno di pulizia, piacevolmen, te nuovo, incredibilmente vltallzzante. DOKTIBAD, con estratti di erbe, contiene olll vegetali, la preziosa clorofilla èd è ricco di vitamine. cioè un bagno naturale. · DOKTIBAD è detergente (si usa senza sapone) e la sua · azione vi dona le energie della natura. 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Al ragazzo, anche lui malato letto come un repertorio dei giudizi di cancro, che gli chiede di definire correQti, le idee accettate e le aspi- quest'ultimo termine, Sulubin rira;zioni diffuse nelle sfere dell'oppo- sponde: «I valori morali sono quelsizione. Io lo leggerò appunto in li che tendono a rendere sereno l'aquesta chiave, appena sgomberato nimo umano». Il pensiero di Solzeil terren<;> del filo del suo intreccio, nitsyn, o del suo portavoce, gravita una stona d'amore, purtroppo, de- dunque verso un'elevazione tra morale e religiosa. licatamente banale. Quando Kostoglotov, appena diKostoglotov si innamora di Vera, una de.lle dottoresse che lo sotto- messo dalla clinica, passa un'ora pongono a un'audace ormonotera- dinanzi alle gabbie dello zoo cittapia, la quale fra l'altro rischia di dino, due immagini lo colpiscono: repderlo sterile. Due sono i dilemmi quella di un macaco accecato dal puche lo tormeqtano. Infermo qual è, gno di tabacco che un visitatore gli forse condannato, ha diritto di le- ha gettato malvagiamente negli ocgare a sé Vera?; (deciderà, nobil- chi, e « il miracolo della spiritualimente e dolorosamente, per il no). tà » rappresentato, « dopo tanta E quanto alla pericolosa cura che i greve sete di sangue», da « un'anticlinici gli vanno imponendo, «qual lope "nilghau" color nocciola chiaè», (si chiede Olèg), «il prezzo ultimo ro, dalle gambe sottili e la testa tedella vita? Quanto, per conservarla, sa nell'attenzione». Si dirà che tutte queste idee di è lecito pagare, e quanto no? ». Kostoglotov risolverà che, a queste Solzenitsyn non sono peregrine. E' concessioni alla voglia di sopravvi- vero, ma il punto non è essenziale. vere, bisogna fissare un limite. Più . Boris Pasternak parafrasò una volche non morire, infatti, importa co- ta così, in una lettera, un giudizio me si vive. Lo vedremo quindi, alla da lui già accennato nel suo romanchiusa della storia, tornare nel ·vil- zo: « Quel misticismo politico che è lagJ!"iO dov'è confinato, a passarvi di tanti russi, io l'ho in odio ». Un una stagione (magari breve, se il misticismo, c'è da spiegare, che necorpo lo tradirà), nel respiro (libe- g-li oppressori prende in quel paese ro, però) di una mezza sanità e una ~a forma di un fanatismo più o mepo ideologico, mentre negii oppresmezza felicità. pi si esprime, con eguale passione, E parti più fiacche del romanzo so- pome sentimentalità. Solzenitsyn, no queste che riguardano l'indivi- penza dubbio, è di questi ultimi. Ma duo Kostoglotov, (ma è chiaro che Ja scarsa novità e lo scialbo candol'autore pensa il contrario); appena, re delle sue proposte ideali containvece, l'argomento si fa imperso- po infinitamente meno della schietnale, il tono del libro si solleva e si tissima esigenza da cui esse nascoaccende il nostro interesse. Per po. Dice, nel suo romanzo, una donpa a cui nessuna sciagura civile è es~mpio, nelle due o tre filippiche contro la medicina qual è praticata ~tata risparmiata: «Tutte le tragein Russia, (Solzenitsyn non esita a ~ie della letteratura mi sembrano spezzare una lancia per lo scompar- puffe a paragone di quel che viviaso medico di famiglia, contro il re- PlO noi ». E pensando a-ll'esistenza gnante medico di Stato) . O in epi- çoatta dei sudditi di Stalin, un altro sodi esplicativi di certa corruzione :eersonaggio osserva: «La vita più imperante, (con affaristi e profitta- <;lura è di chi ogni giorno, uscendo tori che non hanno niente da invi- c;li casa, _picchia la testa perché la diare ai loro colleghi di altri regi- ~orta è troppo bassa». mi). O nel lamento sui cittadini soAnonimo sovietico, DIVISIONE CANCRO - II PARTE, Il Saggiatore, L. 2.500. vietici murati in se stessi, ( « Se per ~p~L~A~~~~-~~~~~~----~--~~~-u~~~--~~~--~~~~~~~~~~----~~~~--~~ AH EU HA EU AH U E L .~--------·--------------- sa che si svolge nell'animo del coipevole e non dà luogo perciò a vero ravvedimento. Indubb~arnente, la società deve difendersi da chi è pericoloso, da chi ne viola le leggi, ma 11uò farlo, come facevano, all'apice della loro civiltà, gH antichi greci e romani, e per qual- . che tempo anche gli inglesi, relegapdo i rei in cplonie di lavoro in cui, pur essendo in residenza forzata, vivano di vita normale e non della Vlita artificiosa e non riedu- L' ES PRESSO • 6 OTI'OBRE 1968 • PAGINA 21 li maniere 11. «I modi di utiDOKTIBAD si vende esclusivamente nelle migliori Profumerie e Farmacie - In ICatola e ftacone verde • lizzazione del surplus conelle seguenti confezioni : da 1 bagno a L. 150, 6 bagni a L. 75o, 12 bagni a L. 1.300, 20 bagni a L ì .OOO stituiscono l'indispensabile e flacone famiglia da 50 bagni a L. 4.300. meccanismo che lega la strut" tura economica della so- 1--------...-----------.------------~~~~~~---..-cietà con ... la sua sovrastruttura politica, culturale e ideologica. In talune società questo meccanismo è relativamente semplice... In una vera società feudale, per esempio, il sÙrplus è estratto con la violenza dal lavoro dei servi e direttamente consumato dai signori feudali e dai loro seguaci senza una significativa mediazione di mercanti... In altre società il meccanismo che collega i fenomeni economici e non economici è enormemente più complicato e può rappresentare una parte importante del funzionamento sia della struttura che della sovrastruttura. Noi crediamo che il capitalismo monopolistico sia una società di quest'ultimo tipo e che ogni tentativo di comprenderlo che trascuri o sottovaluti i modi di utilizzazione del surplus sia destinato a fallire 11. Baran e Sweezy sostengono che il neo-capitalismo, col controllo monopolistico dei prezzi, fa aumentare il surplus anzitutto nella forma d'accresciuti profitti e risparmi capitalistici. · Ciò produce una tendenza alla depressione economica, che però viene in parte corretta dall'assorbimento del .surplus in investimenti improduttivi: spese aziendali di vendita e pubblicitarie per sostenere la concorrenza fra monopoli e per sedurre i consumatori inducendoli a consumi artificiali. Queste spese senza utilità sociale, che si renderebbero superflue in un sistema più razionale, permettono invece al neo-capitalismo di rimediare in parte alle sue contraddizioni, alle sue tendenze a cri· si di sovrapproduzione. Ma il rimedio ptincipale contro le crisi è la crescita delle _commissioni statali per spese 'militari. Insomma, mentre in un sistema non soggetto al mercato monopolistico il surplus potrebb'essere assorbito diminuendo radicalmente la giornata lavo. rativa e partecipando allo sviluppo dei paesi arretrati; invece il capitalismo monopolistico si salva solo sprecando le risorse e aumentando enormemente le spese militari. Ne segue il rafforzamento delle tendenze militaristiche e imperialistiche, come dimostrano gli Stati Uniti di questi anni. UE "i HA munista diventandone ben presto uno degli organizzatori più attiVJi. Tre anni dopo proclamò con grande fierezza la sua fede politica davanti al Tribunale speciale. Avendo scontato la pena, dopo dieci anni di carcere, invece d'essere rimesso in libertà, fu spedito a1l confino, nell'isola di Ponza e .poi in quella di Ventotene e ivi rimase per sei anni, finché il governo Badogilio non provvide a liberare la maggior parte dei detenuti politici. (La maggior parte perché, come Spinellii oi ragguaglia, molti anarchici, gli sloveni e gli albanesi rimasero in prigione o al confino e poterono evadere solo nel caos sopraggiunto con l'ar-mistizio). A Ventotene, Spinelli redasse, con Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, H manifesto per la Federazione europea, che a nostro avVJi•s o rimane il documento più lucido del pensiero politico dell'ultimo trentennio. Nel 1944, avendo aderito al partito di azione, si batté con chiaroveggenza per impr-imere alla lotta di liberazione, a>lla quale partecipava col suo abituale coraggio, un indirizzo seriamente e non solo verbalmente innovatore. Da allora, neUa buona come nell'avversa congiuntura, continua a dedicare i suoi sforzi al superamento dell'anacronistico sistema degli Stati nazionali. Con questi precedenti, che potrebbero far inorgogUre chiunque, Spinel'li ha scritto un libro autobiografico nel quale non v'è una sola riga di glorificazione dei sacrifici sopportati, non una parola che sappia di retorica. Con la profonda umanità che i condannati politici di regola scoprono nel loro intimo quando sono in carcere, ma che facilmente dimenticano quando sono tornati sulla scena pubblica, Spinelli mostra eguaJle comprensione per i problemi dei detenuti per cause politiche e dei detenuti per reati comuni. Egli sostiene !'-inutilità della carcerazione degl( uni e degli altri. Per gli oppositori d'un regime, la prigione è scuola di pe·rfezionamento della tecnica della lotta iHegale. •P er i detenuti comuni, essa è una v:ia verso la caduta sempre più irrimediabile nel vizio e nella delinquenza. In polemica con un giurista dell'autorevolezza di Carne1utti, Spinelli dimostra che la reclusione non porta quasi mai all'espiazione, se per espiazione s'intende qualche co- cativa del carc~re . Gli episodi di prigioni~ che narra confermano quE}sta sua visione, proprio perché Spinelli non li ha affatto scelti per convaliidare una tesi. Di particolare interesse è la spiegazione c;he Spinelli dà della sua UiSQita dal partito comunista. ~gli riconosce d'avervi ad~rito a suo tempo non tantq per protesta sociale, qu~nto perché approvava razion;disticamente la concezione comunista che fu già dei grandi uto- pisti, che Lenfn r1m1se in onore e che Stalin perfezionò come arte di governo, ossia la teoria d'una é1i te di iniziati che sa dirigere H mondo verso una condizione · superiore. Cessò d'essere comunista quando s'accorse delle conseguenze retrive di questa originariamente superba divinizzazione del potere. Altiero Spinelli, IL LUN· GO MONOLOGO, Edizioni dell'Ateneo •• Lire 1.400. Paul A. Baran e Patù M. Sweezy, IL CAPITALE MONOPOLISTI · 00,, Einaudi, L. 2.500 • ~~ Mercoledì 8 gennaio 1969 UN LIBRO DI AL l/ERO SPIIVELLI UE Altiero Spinelli, oggi il più « rossa », si preoccupava del deciso rappresentante del mo- pericolo di fare il gioco dei reavimento per l'unità federale zionari. europea, ha rievocato in un mosso libro di ricordi- IllunSfumature di temperamento go monologo (ediz. dell'Ate- e di formazione. Ciò che accaneo) - l'itinerario della sua munava, al fondo, Spinelli con fede. Rossi ( e con gli amici della loPunto di partenza: il suo ar- ro limitata cerchia, tra i quali resto, avvenuto nel giugno '27, Carlo Rosselli) era la fede nel e quindi la condanna inflittagli loro comune maestro, Gaetano dal tribunale fascista per co- Salvemini. Come Salvemini, esspirazione contro i poteri del- si erano mossi da una ispiralo Stato. Spinelli era allora zione di timbro religioso a non uno studente di vent'anni, e accettare i compromessi di cui già da tre era entrato nelle fila è materiata la vita quotidiana, del comunismo militante. Pun- per poter meglio illuminare, alto di arrivo: l'agosto 1943, al- la luce della loro intransigenlorchè, alla caduta del fasci- za, le contraddizioni e le misesmo, riacquistò la libertà, dopo rie e le sopraffazioni della medieci anni di prigione e sei di/ sta arena. Questa era la sostanconfino. In questi sedici anni, za del famoso « concretismo » coincidenti col fiore della sua salveminiano. Questo (traduce giovinezza, dibattè con · se stes- nel suo linguaggio Spinelli) « il so il suo problema, in una con- s~sso » di· cui essi erano fatti, tinua martellan~e autocritica, ar- ptù forte delle onde che gli sbatrivando dall'iniziale impegno tevano contro. comunista alla fede nella liberDa tale irremovibile impegno tà, che fu il fondamento primo - che -in Spinelli era confardel suo federalismo. tato anche dall'« influsso moralDi questa vicenda Spinelli mente esaltante » della lettura evoca, in sequenze tra loro di- di Kant - quei compagni di staccate, i momenti che gli si battaglia non -derivavano nessono riaffacciati con maggiore suna forma di org"<>glio. «Le co- FIDANZATO HA EU AH UE HA EU AH * Andrea Dotti, lo psichiatra dell'Università di Roma, che sposerà l'attrice Audrey Hepburn ne sigL di ( .mmm•mm•mnnnmuummmmmm•mmnnnnnm•mmnmnmmnnmlm•m•mnmmmmnmnnnn ì LA SIRIA PAESE vivacità. se - precisa spinem evocando Il primo avvio alla sua con- il suo persistente rifiuto a pre' versione avvenne nel 1937, do- sentare una domanda di grapo dieci anni di solitario mano- zia, da cui dipendeva la sua logo, allorchè egli annunciò ai uscita dal carcere - non sono compagni di lotta e di ·prigio- state svolte così da me, ma sonia . che lasciava il partito per no accadute così, senza alcun passare nel campo di coloro mio merito>~. Egli avverte, cioè, che si proponevano di limitare con l'umiltà propria degli uoil potere · ( « necessari~ ma de- mini ispirati da un'interna cermoniaco ») dei governanti allo tezza, che la sua forza ,gli è scopo di garantire la libertà ai stata, in certo modo, prestata. cittadini. Ma non entrò subito Vale a dire che l'opera sua gli dentro le porte . della città de-· è stata commessa da una formocratica, che si stava sfascian- za superiore - la Grazia (codo proprio in, quei tempi, in m'egli stesso scrive traducendo cui tutti gli Stati europei, di in termini religiosamente ispiorigine liberale o totalitaria che rati l'imperativo kantiano) o lo fossero, erano divenuti « sem- « Spirito » -:- che ha fatto anpre più nazionalisti, sempre più che di lui come dei suoi amici militaristi, sempre più pianifi- similmente impegnati, uno strucatori, sempre più dispotici », mento del corso storico (forse mentre la Russia comunista per tramandare alle nuove gecrollava progressivamente da nerazioni un momento o un risè le soprastrutture internazio- corda o una luce del loro inDamasco, gennaio. naliste, diventando anch'essa terno fremito di purezza). La Siria è nota come il paese nazionalista. Fu allora, di fron. «cattivo» del Me~io C}rien~~· " CATTIVO '· . PROIBITO FO~ IL RIFUGIO 1 Si vive come se s.i fosse perennemente n sfera d.i perpetuo stato d'assedio - Eppv to nazionalismo affiora la possibilità di * . una trasformazione socialista; la instaurazione del socialismo è una delle operazioni più costose che esistano, che richiede più no far ne re. ;:_,_~~~~~~~le~f --~~~a -l~;~~r:_a r.. !:!~ U,:U~~n a;~f!~!!~:~t~u~'~: f!,.n_~:.e;e ;!:J:n7J~ltt n~~:;r_.,~olz~~~ =~::~!!.. ~- pi~-~Ìf!:'2~Z..:'::.n~;~colt, ~ rew••••11111111• l . 1 . . b~razza) t~ >l. a trovahre Il1 ~ono gmsto e ~nea anc e _a v1cenda_ d~l~a vwlen~a fascista. Da prmc1p10 - dice - quando cominciò ad essere applicata era una cosa seria e dura: « indegna d'un paese ci:vile ». E tuttavia col passar degli anni i met0di adottati dai paesi totalitari si perfezionarono fino a far apparire « quasi umana » la repressione fascista. I nazisti miravano alla umiliazione totale e alla distruzione D.sica del nemico. I russi ubbiclienti ·a Stalin riuscivano a tidurre l'avversario ad autodegradarsi fino al punto di chiedere spontaneamente (almeno in apparenza), la propria condanna. In paragone i fascisti appaiono a ·Spinelli « solo moderatamente incivili ». Anche la loro presa sugli italiani rimase assai superficiale. I più si limitarono a HA ~v~ro, In tadl!a e nedl' monddo ClVl :· . « n 1amo accor o quasi m _tutto ( c~nfidava Ern~sto Rossi ancora t1 15 febbraiO 1945 a Gaetano Salvemini); le differenze riguardano principalmente questioni di metodo: lui è un uomo politico; io non lo sono ». E le qualità politiche di Spinelli si rivelavano, a suo giudizio, nel vivo interesse che egli aveva per i « problemi concreti ». Sotto questo aspetto gli pareva « la migliore testa » del Partito d'Azione. Tale impegnativo giudizio non impediva però a Ernesto Rossi di restare « molto scettico» sui risultati possibili della linea di battaglia suggerita dal suo amico. Sopra ttutto temeva che, invece di lavarare per la democrazia, si lavorasse per il totalitarismo comunista. Spinelli, all'opposto, che non celava la sua origine EU AH UE HA EU AH UE te al problema della '"~erra Tale umile atteggiamento per -u~···-- --· ···1-:--- -:-· -·1·~-:·r r:ne ~:rranc:~ c_ne ncnreae_ 'f1Hl .,. . . . . n paese . per ~o te anm po lt.l- energte e p m rzcchezze. PB:colo- m. imminente e del crollo dell'ora- cm egh, «~~n _cr1~t1ano >~, ~y.eva cam~nte. mstabzle, l?er~or~? .da gicamente, ~conomicamente, la so mai inutile· Società delle Na- fatto « dell zmz_tatzo Chrtstz. sen- colp' d' stato ann_uah, e a~lo Siria quanto più è « impegnata » zioni, che Spinelli precisò le ra- za saperlo » gh consentì dt sol- stesso_ tempo orgoglzosamente. m- tanto più finisce fatalmente col gioni interne della sua rivolta lev:are, nel suo lungo monologo, tran,szg~n!e. Un paese estremzsta: idealè incontrandosi col pensie- i veli di retorica moralistica che ::ell opmzone •comune, che_ pero ro federalista, che indicava ne- continuano tuttora ad adu ia- e. scarsamente: presente ne' «ft:}t. · d' · · . gg . tz» della regzone; provoca, mgli Stati Uniti d'Europa l'ordi- re 1 gm 1z1 correnti sul fasci- somma ma si impegna 0 si espOne politico capace di ristabilire smo e sull'antifascismo, deli-- ne soltanto fino ad un certo il controllo su quei « Leviata- neando una spregiudicata inter- punto. ni impazziti » che erano oramai pretazione di questa ancora co- . La Siria, giudicata sulle brevi gli Stati nazionali. cente polemica. informazioni dei corrispondenti Egli venne quindi via via « Non voglio nascondere - in~tallati d Beirut, è « l'uomo_ precisando il suo pensiero a scrive, come sorridendo, a pro- a~zta_to_ >> del blocco arab? e z contatto con altri confinati con posito dello stile dei suoi amici gzudzzz, _sP_ess?, fa._nno regzstrare · . . . . . . . delle opzmonz curzosamente conlui a Ventotene e particolar- ant1fasc1st~, t1C~1amandos1 a una traddittorie. Dicono, di fatti, che mente con Ernesto Rossi. A par- ~nalo~a r1flesswne . ~el D_osto- è il paese del più deciso naziotire dal 1941, i due, divenuti jevski della Casa det mortz sul- nalismo arabo. Ma dicono, anpresto amici, si accordarono cir- la fredda superbia dei prigionie- che, che è il paese dove i russi ca l'assoluta _preminenza della ri politici polacchi - che c'era sarebbero più solidamente inquestione dell'assetto internazio- un atteggiamento negativo nel stallati. Di~on? c~~ ~ il paes~ naie su tutti gli altri problemi, tono degli antifascisti in car- controllato d~~ mzlttarz; ma è zl · d' " f · · .· paese che mzlztarmente ha come qum 1 sulla necessità di de- cere:_ . un c.erto _ar1se1s~o ~~ piuto lo sforzo minore e che dicare ogni sforzo al raggiungi- uomm1 c?e rmgraZl~VaJ?-?, 1l C1e: affronta meno rischi. Dicono che mento di una soluzione federa- lo perche erano gtustl ; e SI è la centrale del movimento dei lista europea, sulla base di un sentivano perciò i prescelti, i partigiani palestinesi. Ma le aziopiano di riforme in senso socia- puri. Fra gli anarchici ( Spi- ni dei fedayeen non partono mai lista-liberale, da sostenere con nelli non cela un interno moto dal territorio siriano e quando un partito rivoluzionario, inteso di simpatia per essi) questo di- h? chiesto, a f!amasco, di .internon come « diretta espressione fetta era probabilmente minore v.zstar~ z.::zo dez coman~antz . par. . . . ' tzgzanz l mcontro non e maz avde11e esigenze popolari », ma fra 1. gtelhstl m~gg~ore, ma co- venuto, mi hanno lasciato cacome « guida della classe lavo- munque era assai d1ffuso ». Era pire che, ufficialmente, i « comratrice verso obbiettivi merite- inoltre largamente sparsa fra battenti della libertà>> non esivoli di essere raggiunti nello tutti una forte ripugnanza a ri- stono in Siria, che bisognava interesse della intera colletti- meditare le proprie idee: non passare la piat~a lin~a di convità ». Sono parole di Ernesto solo fra i comunisti abituati a fine con la Gzordanza, fare la Rossi, tratte da una sua lettera seguire senza disc~tere ogn: lunga c_orsl! notturna sui. !ettifil~ · · d 1 b' d' d · d. l percorst cmquanta e ptu annz a G aetano Salvemm1 e 24 cam 1~mento 1 rotta ec1s? a fa dal famoso colonnello Law~arzo 1944, che bene colgono Cremh~c?> ma an~h~ fra 1 d:- rence e che portano a Amman. 11 fond? dell'ideal~stica alleanza mocratlCl, appogg1a~1 da un m1- La Siria. è difficile da scopri~ Una dimostrazione contro lsraf c~e stnnse allora 1, due confina- n?r~ furore 1deolog~co, ~ tutt~- re: la Siria è difficile da intertl, basa~a sopra un analoga spe- v1a m compenso ammatl da un pretare. Con l'Egitto e l'Algeria ritenersi (e constatarsi) come il ze ranza d1 poter far convergere li-· assai maggior rigore moralisti: l è uno dei focolari della . rivolta paese più minacciato dall'ester- la beralismo e socialismo in Italia co. Gli uni e gli altri tra~tavano araba contro il vecchio occiden- no. La situazione socialdemo- zie e in _Europa. Lo stesso Ernesto gli eretici, cioè quelli che in- te; co~ l'Egftto e . _l':1-lge~ia è c~~tica li_banese, la si~uazion_e sfc Rossi stese poco dopo con Spi- tendevano pensare con la loro u:zo de~ pun_tz « polztzct » d~ una pzu am~zgua dell~ Gzordanza « c nelli, nel giugno del 1941 un testa indipendentemente dalle nvoluzzone m con~uso_movzmen- m01;archzca ~ dell _lrak troppo .' 'f ' d' '· . d · .. · l b to, del contraddzttorzo «terzo faczlmente ncattabzle a causa. stz . mam esto-programma del Mo- uettlve el partltl, come e - mondo» panarabo Ma le sue d Il · l · h · l · . f d l' b . s· l' l 'l l . e a so a rzçc ezza nazzona e un v1mento _e era 1st? _e~ropeo e rosi. « 1_ to~ 1e~a oro 1 sa u- «differenze» dall'Egitto si ac- che è il petrolio, la convincono ml. da allora l due amiCI si dtedero to, erano mv1tat1 ad andarsene crescono di mese in mese: la e la rinchiudono in una men- an a un lavoro clandestino inten- dalla mensa di cui facevano «intransigenza>> siriana ai con- talità. da «stato d'assedio>>. a sissimo, con lettere, opuscoli, parte». ta._tti con l'Occidente, ad _ esemL'atmosfera, a Damasco, ad «l libri, traduzioni, suscitando poSollecitato dallo stesso amore pzo, non , appare ~anto zl pro- Aleppo, ad Horn~ e nel grande, t~ lemiche, stabilendo collegamen- di verità, Spinelli ( pur confes- dotto dell « estremzsmo >~ . (dopo spett~colo~o cantzere della futu- zzc ti; creando la base d'un intenso sando di sentirsi «un po' im- che se '!,e .vede la polztzca m- ra dzga_ dz Rakka, sul lento . Eu- su~ terna, pzu JUgoslava che da oltre cortina) ma risulta psicologicamente e politicamente più complessa. Economicamente autosuffìciente, economicamente quasi ricca (o francamente ricca, rispetto ai fratelli vicini) , la_ S!ria pu~ ~~n: tare con maggzorz posszbzlzta frate e un'atmosfera che rzcorda, ~uriosamente, i complessi e le ·isterie ufficiali italiane, autarchiche e bellicose, degli anni tra la guerra d'Etiopia e l'ultima guerra: il rifugio antiaereo, comunissimo, sorvegliato · in una piaz~etta di Damas~? come se fosse un segreto mzlztare e che ,,,,,,,,//./,,,,,,,,,,,,_,,,,,,,,,«y;,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,//./,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,.zu"'" mett.ere la cimice all'occhiellol Un'approfondita analisi del come si mette la maglietta di fascismo e dell'antifascismo, mezza stagione, e a sfogarsi con condotta in questo tono e su le famose barzellette, spesso dif- queste linee direttive, sarebbt; fuse (ad arte?) dai gerarchi. In certo storicamente illuminante. questa atmosfera di piccole li- Ma non appare ancora possibile bertà private e di servitù pub- liberarci dall'antifascismo finblica, il primo passo verso l'an- chè dura il pericolo di un ritortifascismo militante fu segnato no, se non proprio del fascismo, dalla protesta di pochi uomini di un simulacro di esso, quale liberi non solo contro il regime appare ancor oggi paurosamenma anche contro coloro che si te sospeso sulla vita politica'. e accontentavàno di mormorare civile dell'intero mondo delle in una loro forma di umoristica nazioni. . viltà. Nino Va1eri stz mc ne frc te1 la st' qr. te! m. no re p· fiè s( lz ;~ di bi i sl ~l tzl ne ~f ù \ LONDRA, 29 maggio L'americano Dan Tay. lor è convinto dell'esisten. za del mostro di Loch Ness, in Scozia, e fra circa tre settimane si immerge· rà con il suo sottomarino giallo nelle acque del Loch per iniziare le ricerche. II sottomarino, costrui· to negli Stati Uniti, è stato portato oggi sulle spon· de del lago, da dove si Immergerà per tentare di svelare il mistero. A Dru· mandrochit, dove esiste uno speciale ufficio di ri· cerche del mostro e dove Taylor è di base, l'ameri· cano sta completando in· sieme con l'organizzatore dell'ufficio · comandante Davld James (un ex dçpu· tato) 1 preparativi ed f piani di ricerca. Dan Talor, df 28 anni ed ex marinaio della marina americana, ha dato assicurazioni che non ha alcuna intenzione di fare del male a c Nessie » (il nome dato al vero od Immaginario mostro). E· gli spera di poter prendere foto afte del mo· AH UE na medicina per un giapponese come un dolce per un bambiilo EU Novemila farmacie a Tokio; duemila fabbriche di medicamenti in tutto il Giappone • Basta un momentaneo senso di stanchezza 'perché si corra a comprare il rimedio - 8 il retaggio dei tempi in cui per ogni disturbo c'era un'erba prescritta dalla medicina cinese TOKIO, maggio Un singolare punto d'incontro fra Giappone e Italia, per quanto possa sembrare inverosimile, è dato dall'amore di italiani e giapponesi per le farmacie e i 1~edicinali. Solo in Italia, intatti, le farmacie sono affollate a ogni ora del giorno nella misura che ormai in Giappone è considerata eccessiva, tanto che preoccupa · autorità e competenti del ministero della Sanità (nonché gli scienziati che studiano le condizioni psicologiche della popolazione nell'ambito dei <<piani economici» del governo). I giapponesi vanno in farmacia col senso di delizia dei ragazzi allorché riescono a racimolare i quattrini necessari per una scorpacciata in pasticceria. Non possono trattenersi -dall'usare qualche rimedio per ogni pur minimo distur- HA Milano con una quindicina di reduci dalle carceri, dall'esilio e dalla cospirazione antifascista alla fondazione del Movimento Federalista Europeo e alla decisione di mettersi senza indugio alla ricerca dei federalisti d 'oltre Alpe, che dovevano ben esistere da qualche parte, perché il destino e i problemi dei vari paesi erano diventati ovunque identici. Egli conclude il suo libro riconoscendo che la sua vita di carcerato politico era stata nello stesso tempo una traversia ed una provvidenza, perché era stato afferrato e messo da parte nel momento in cui si era consacrato a un'opera priva di ogni senso di misura ed era restituito tra gli uomini quando ormai era maturo per un lavoro, difficile e ambizioso anche esso, ma di elevata nobiltà. Questo libro dovrebbe esser letto e meditato specialmente dai giovani, oggi pronti alle proteste, che acquisterebbero la conoscenza di una figura di singolare probità e saggezza come quella di Altiero Spinelli e non senza commozione non solo imparerebbero a comP,rendere le situazioni politiche degli stati europei moderni, ma anche ammirerebbero l'esempio e l'insegnamento che l'autore diffonde col suo passaggio dal comunismo al federalismo europeo. AH U di cui aveva pur avuto motivo di lamentare debolezze, contraddizioni e ipocrisie. E purtroppo gli stati dell'Europa obbedivano ancora alla legge della conservazione e all'affermazione della propria sovranità. Essi, democratici o totalitari, erano sempre piu nazionalisti, militaristi e dispotici. Egli era dolente che le democrazie fossero condannate a morte dalla divisione dell'Europa in stati sovrani e fu portato a considerare la Società delle Nazioni e a incontrarsi col pensiero federalista e a vedere negli Stati Uniti d'Europa l'ordine capace di assicurare veramente la pace e la libertà nel vecch,io continente, illuminato sopra tutto dal pensiero dei federalisti inglesi del decennio precedente la seconda guerra mondiale, che proponevano di trapiantare in Europa la grande esperienza politica americana. Solo questa poteva esser la via per combattere il nazionalismo che tornava a imperversare in Europa. Fu ispirato cosi a scrivere con Ernesto Rossi, Eugenio Colorni è Lazar Fundo, alla cui memoria dedica il suo libro, il c Manifesto di Ventotene », che fu il proclama rivo!- to agli italiani per la formazione di un movimento federalista europeo. Il 27 agosto del 1943, appena nove giorni dopo essere stato liberato, alla vigilia dell'occupazione tedesca e dell'inizio della resistenza italiana, partecipò a EU Fra tre settimane il via alle ricerche del mostro di Locb Ness cevuto in misura diversa dalle proprie famiglie, in parti uguali fra tutti con un trattamento di favore per i malati. Le giornate trascorrevano tra ore di silenzio e di studio, ore di conversazioni e di svago, ore di dibattiti organizzati. Dalla condizione di confinati e - con piu difficoltà - da quella di carcerati si poteva esser liberati, facendo atto di sottomissione, riconoscendo la grandezza del fascismo e, soprattutto, del suo duce. Gli antifascisti condannati avevano affrontato coscientemente la prigione col loro rifiuto di riconoscere le leggi fasciste; ma anche volontariamente restavano in carcere con il loro rifiuto di fare atto di sottomissione al regime. E questo esalta i meriti di Altiero Spinelli e degli altri suoi compagni che furono liberati solo dopo la caduta del fascismo. Merita particolare rilievo quanto l'autore ci dice nel capitolo finale che ripete il titolo del libro. L'adesione del giovane Spinelli al partito comunista era dovuta alle conseguenze della prima guerra mondiale e all'acceso naziona-lismo che la segui. Il comunismo di Lenin e di Trotzki era la grande esperienza sovranazionale che veniva incontro allo spontaneo cosmopolitismo del giovane Spinelli. Ma il suo impegno comunista era anche il frutto deHa seduzione di una organizzazione che si vantava depositaria delle segrete leggi che regolano la morte delle vecchie e la nascita delle nuove società umane ed era decisa a prendere il potere assoluto e totale necessario per creare la nuova e perfetta umanità. Ma l'arresto del 1927 e la condanna che lo faceva passare da un carcero all'altro e da un'isola di confino all'altra lo ha portato a meditare a lungo su ciò che accadeva fuori delle mura del carcere e dentro lui stesso. La pri-· gionia si trasformò, quindi, in un periodo di intensa preparazione teorica con lo stu.dio di Kant e Hegel, dei filosofi piu recenti e piO. antichi e con l'esame della filosofia marxista. Egli ha meditato sulla esperienza del collettivismo russo, su epoche e problemi cruciali della storia umana. Nella lunga meditazione, durata ben sedici anni, giunse alla conclusione che tutto HA « II lungo monologo » è il titolo di un libro che Altiero Spinelli, direttore dell'Istituto Affari Internazionali (I. A. I.) ha recentemente pubblic~tO' (Edi,z ioni dell'Ateneo). Altiero Spinelli, nato a Roma nel 1907, a 17 anni si iscrisse al partito comunista. Mentre studiava leggi all'Università di Roma e cercava di organizzare i giovani del suo partito, venne arrestato nel giugno del 1927 e condannato dal tribunale speciale istituito dal fascismo a 10 anni di carcere per c cospirazione contro i poteri dello Stato ». Scol)tati i dieci anni di prigionia, anziché esser liberato, venne mandato al confino e solo alla caduta del fascismo, nell'agosto del 1943 tornò ad esser libero, dopo sedici anni di segregazione. E' un libro, questo, di penose memorie, ma anche di preziosi insegnamenti. Egli non ha inteso di darci una rappresentazione completa e organica di questo doloroso, e pur spiritualmente elevato, periodo della sua vita. Sono ricordi di cose viste, sentite o meditate, che frammentaria. mente, ma vivacemente balza- E I lungo n1onologo LE AUTORITÀ SONO PREOCCUPATE DALLA. MANIA NAZIONALE DEI FARMACI Giuseppe Chiarini bo. Un raffreddore o un momentaneo senso di stanchezza li spinge a maratone in· credibili verso la farmacia piu meina. « Un record » L'Agenzia governativa per la Pianificazione ha condotto un'inchiesta due settimane fa: è risultato che il Giappone ha battuto tutti gli altri paesi del mondo nella proporzione tra le spese per medicinali e il reddito nazio. nale. , Un sondaggio eseguito nel 1968 ha dimostrato che in Giappone si contano 113.327 negozianti di medicinali, comprese le spezierie specializzate in particolari prodotti farmaceutici e i viaggiatori in medicinali. Nella sola Tokio ci sono novemila farmacie. Il prof. Sakutàro Tadokòro dell'università di Gunma propone tre ragioni per spie- ! 1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111_11111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 ·LA «0. E. 1» gare questo fenomeno. La prt. ma va ricercata nella tradizionale, incorreggibile adorazione che i Giapponesi, nel corso della loro storia, hanno sempre avuto per i medicinali. Mentre la scienza medica moderna in Occidente t fondata sulle cure tecniche e terapeutiche delle varie malattie, il popolo giapponese, fino a un secolo fa, non ha conosciuto altro metodo all'infuori del ricorso a medicamenti a base di erbe, succhi vegetali e animali, ecc., secondo i codici della medicina cinese. La tendenza continua ancora a prevalere in tutto il paese e in particolare ·'n ei centri urbani, dove si vanno raccogliendo in gruppi sempre piu cospicui i giovani agricol, tori delle campagne, appena usciti da un mondo di avite superstizioni. Una seconda ragione, secondo tl pro/. Tadokòro, va ricercata nel vorticoso torrente di pubblicità per medicinali da cui giorno per giorno, anzi ora per ora, il giapponese è investito attraverso i giornali, i periodici, il cinema, il teatro, la radio e la televisione. Occorre veramente chiedersi - osserva - come mai sia possibile resistere tetragoni a queste ondate permanenti di attraenti offerte presentate per mezzo di inverosimili, ma affascinanti manifesti, avvisi, scene, episodi teatrali che percuotono senza posa il cervello dei lettori, degli uditori, degli spettatori. Torrente di pubblicità L'ufjicio stampa della presidenza del Consiglio giapponese .recentemente ha invia· to un formulario con varie domande a un milione di cittntU??1 'l'lPr r-rmtrn17nrP nH Pf. opportuna, per chi rogUa crear&t una clientela. Questa tendenza dei medici a fa,. vorire i medicinali e il desiderio quasi superstizioso dei pazienti ài farne uso smodato hanno portato tl GiapPone al secondo posto al mondo, dopo gli Stati Uniti, fra i paesi produttori di medicine. Ventimila tipi di medicina Dello stesso parere è il pmf. Akira Salcima, della Facoltà di medicina ed odontoiatria dell'università di Tokio, il quale ritiene che la situazione potrà essere modificata solo quando si intra,. prenda qualche iniziativa per una vera e propria educazio.. ne sia dei medici che dei clienti. Sul mercato giapponese figurano attualmente piu di ventimila tipi differenti di medicine, prodotti da circa duemila fabbriche. Va da sé che molti di questi tarmaci, anchre se presentatt aZ pubblico in maniere diverse e in àivBrse con.teztom aono su per giu analoghi. i di uguale efficacia o ineffio cacia. I fabbricanti di medicinali in Giappone - _rileva anche il prof. Sakuma spendono troppo per la pubblicità e troppo poco per ricerche ed esperimenti. Moltt fra essi, pur di non spendere a tali scopi, preferiscono importare medicinali stranieri che offrono buone possibilità di smercio. Un'altrtJ piaga della farmaceutica nipponica è quella della spietatCJ concorrenza tra le fabbriche di medicinali. Il Giappone t l'unico paese al mondo nel quale le attraenti insegne cfej « Saldi » possono essere viste non solo nelle vetrine det negozi di manufatti o det grandi magazzini, ma anche in quelle delle farmacie. Siamo alla vigilia di un ricorso alle urne {forse net prossimi mesi). I parlamen. tari dell'opposizione e quelli della maggioranza agitano ora tl problema perché li riferisce, in fondo, alla ~'1.l'Ute degli elettori. Rocco Tigullio La vetrina del · libraio Cultura e miti del nostro tempo La lunghissima frontiera che separa il Canada dagli Stati Uniti, divide due paesi che, pur avendo , in comune per largo tratto le. medesima lingua, nettamente divergono per la storia e Io sviluppo della vita culturale. Il compito che Northrop Frye, eminente studioso di letteratura canadese, si assume in questi tre acuti è relativamente brevi saggi (Città dell'Apocalis· per or1g1ne, per lingue nelle quali s'esprime, per cosmopolitismo dei suoi rappresen· tanti (lo stesso Frye è laureato a Oxford), una cultura europea. Giusto quindi il rincorrere i miti deija cultura europea attraverso 1 suoi esponenti, e fame 11 succo denso della giovane cultura canadese. Giusto anche rinvenire in entrambe (quella giovane, e quella europea sulla quale grava. ormai una «storicità » che la soffoca) l'eco delle pseudo-arti. Non è attra.,,.o .... C'n _,,oco+-; ,,lf~~; c+._n...,....a-!t-4 UE AH •• nese recentemente ha inviato un formulario con varie domande a un milione di vittadini per controllare gli effetti che hanno soprattutto la radio e la televisione sull'opinione pubblica. Alla d~ manda: Qual è la pubblività che piu vi ha · colpito?, settecentocinquanta mila degli intervistati hanno risposto: '« Quella dei medicinali ». La terza ragione - sempre secondo il prof. Tadokòro è che i med!ici in Giappone non possono trarre alcun profitto dalla loro professione se non prescrivono qualche medicina ai pazienti, e ciò non perché ne traggono vantaggi materiali o percentuali dalLe fabbriche di medicinali, bensi il paziente che non si veda prescrivere almeno una medicina finisce col perdere la fiducia nel dottore. Questi, pertanto, visitato il paziente, incomincia immancabilmente la cura con una iniezione, poi estrae dalla sua borsa una, due, talvolta tre scatoline o barattoli o bustine con la prescrizione sull'uso dei farmaci. E' cerimonia indispensabile, anche se non sempre necessaria o nente studioso letteratura canadese, si assume in questi tro acuti e relativamente brevi saggi (Città dell'Apocalisse; Binocoli perfezionati,· Clair de lune intellectuel) è quello di ricercare attraverso un'analisi essenzialmente letteraria, ma pure, e con felice riuscita, sociologica del mondo moderno - inteso nella sua accezione, come egli stesso precisa, di « occidentale» -, le principali aree culturali in cui, durante gli ultimi decenni, si sono verificati i piu proficui ed interessanti scambi. L'analisi, brillantemente impostata sulla presenza e sulla funzione della cultura canadese, rivela cosi una puntuale messa a. fuoco anche delle principali caratteristiche odierne della cultura europea e di quelia nord-americana, nonché dei loro ap. porti e dei reciproci influssi. Alla cultura accademica Northrop Frye deve l'impostazione rigida del proprio lavoro di critico; ma tale impostazione non gli impedisce di cogliere le mille « aperture » che il tema che s'è scelto offre. La cuUura canadese è, EU Ancora sugli • · eS &mi (ed altro) di licenza media HA no alla sua memoria, senza un rigoroso ordine di tempo. 1 Il libro, pur sotto questo aspetto degnissimo <li medita. zione e di studio, ha anche pregi singolari di carattere storico e psicologico. Basterà ricordare il primo capitolo che è una rappresentazione vivace e precisa di come si andava in prigione per motivi politici nell'epoca fascista e come in prigione si viveva, Questo capitolo contiene, quindi, una visione completa delle condizioni politiche in cui il fascismo aveva ridotto l'Italia, dei metodi violenti della sua tirannide e dei tentativi, sia da parte dei comunisti, sia da parte dei democratici e dei cattolici di reazioni per mezzo di giornaletti, volantini ed opuscoli clandestini, che erano, in fondo, una riaffermazione del diritto di pensare, parlare e vivere liberamente. Vi si parla a lungo sia dei tribunali speciali, sia delle commissioni per il confino e l'ammonizione e del trattamento fatto ai condannati politici che, confusi dapprima con i condannati comuni, furono poi separati da questi ultimi e trattati con maggior riguardo dai guardiani e dalle direzioni delle carceri, al punto che, con opportuni accorgimenti era loro possibile ricevere r'iviste e anche libri e giornali proibiti dalla censura carceraria. Era però difficile ottenere la possibilità di scrivere; ma quandq si dava questo permesso, i quaderni dovevano esser conservati dalla direzione ed era difficile il riaverli alla liberazione. Uno dei rari casi in cui tali quaderni si sono salvati fu quello dei quaderni di Gramsci, che per il loro alto livello intellettuale non avevano svegliata l'attenzione del censore carcerario. Può . sembrare stqmo, ma è invece facilmente comprensibile, come fra le mura del carcere dei condannati politi· ci si disponesse di un'a libertà di parola che in Italia non esisteva piu. Tra i condannati politici e'era uha fortissima solidarietà, al punto che si mettevano in comune tutte le ri~ ~il cicmarof ri- E gli spera di poter pren· dere fotografie del mo· stro e di potere inoltre rf. portare a terra un piccolo brano di te,ssuto dell'ani· male. n piccolo sottomarino può In caso di emergen· za restare Immerso fino a tre giorni. « Viper Fish • (cosi si chiama n sotto· marino) può inoltre ri· tornare alla superficie ad una velocità di 50 nodi, questo nel caso n mostro, disturbato dopo secoli dl pace, sia di cattivo umore. Nella lunga meditazione, durata ben sedici anni, aiunse alla conclusione che tutto quello che gli era sembrato verità certa e razionale non reggeva alla critica, ma era solo c un insieme di dogmi i quali .esigevano di essere creduti». Impegnato a diventare uno dei costruttori del comunismo, aveva cercato di mantenere in piedi. la visione in· tellettuale e politica sulla quale aveva fondato la sua vita e la giustificazione morale della prigionia, ma quella visione si andava sfaldando ogni giorno di piu. Prese a sostenere presso i suoi compagni di carcere che la dottrina comunista andava riveduta e aggiornata. Non cercava la confutazione del comunismo, ma la sua verità. E a poco a poco, man mano che la filosofia, e la dottrina economica del comunismo gli risultavano forme acCidentali e FT. LAUDERDALE (Gran Bretagna) - Stando alle notizie provenienti da Ft. Laude;rdale, dove si trova attualmente il · tra11satlantico « Queen Ellzabeth l » della Cunard Line, il futuro della nave è lontano dall'esser~ certo. Mesi orsono si non necessarie, vere e proprie era detto che «l'orgoglio degli inglesi » avrebbe trovato un posto di ormeggio in un porto della Florida, dove la « Q. E. l • soprastrutture, qu~sta verità doveva essere trasformata in un modernissimo albergo per l turisti, servendo anche come importante centro per cdn· emergeva sempre piu chiara. gressi. Ma nuovi problemi assillano ora i probabili acquirenti e circola già la voce che la nave sarà spostata 'dal porto Si convinceva sempre di piu dove si tr~)Va. La Cunard Line, ancora proprietaria della «regina», ha speso trecentocinquantamila dollari solamente per che il comunismo era la rein- dragare n p orto In modo che n transatlantico potesse entrarvi. Come è noto la nave ha fatto n suo ultimo viaggio carnazione, nella nostra epo- partendo dall'Inghilterra 1'8 dicembre 1968. Nella foto: là « Queen Ellzabeth · l• a Ft. Lauderdale in attesa di... novità ca di disordini e di crisi, di una tendenza profonda· e permanente della coscienza politica umana, dell'esigenza, ' cioè, di imporre un potere assoluto sui beni, sul corpo e sull'anima dell'umanità, che deve esser guidata "con mano ferrea. Il comunismo implicava, quindi, l'essere spietati verso gli ·uomini di cui si voRiprendo il tema degli e- differenzianti. Occorre anco· caso eccezionale in cui non tutto vero; ma il mio probleleva assumere il comando e sami e delle valutazioni traen rare... il concetto di valuta- tanto Si pensa che ci siano ma di docente nasce quando inumani - all'occorrenza do spunto, anche questa vol- zione a quello di personali- da sapere le battaglie o i il ragazzo non sappia « eseverso gli stessi propri capi. ta, da quel che né ha scritto tà, e il concetto di persona- condottieri delle guerre pu- guire le espressioni», né mi A.A. su Scuola e Didattica lità a quello di personalità niche, o che si debbano sa- dia affidamento, per motivi Bisognava togliere la libertà del maggio u.s. A.A. crede di concreta (al plurale)». validi, di sapersela poi cavadi pensare non solo agli altri, aver «Circoscritto ai cui dubHo riportato tutto questo per eseguire le espressioni ma anche a se stessi. In fonbi» il «punto critico» del piu per impegno di onestà: vo· dell'qritmetica (quando poi re « in forme magari operatido, ·comunismo, fascismo e o meno di promozioni in ba- levo che i lettori avessero uno potrebbe saper porre e ve ». E' qua, a questo punto, nazismo erano degenerazioni se alle nuove leggi sugli esarisolvere problemi in forme che A.A. mi làscia solo, me mi di licenza. Vero è che per e. disposizione affermazioni magari operative): ma in docente, a cavarmela con lo perfettamente simili. Nessului, «le promozioni dov•·ebbe- autentiche di A. A., non al- cui et siano da recuperare alunno, col padre dell'alunna libertà di parola essi conro essere senz'altro piu nu- terate - poniamo - da fer- lacune.. o per insufficienza ' no, col mondo · circostante, cedono ai singoli Cittadini e merose di quelle... degli anni vore polemico od altro; ed coi predicatori della « comstudiosi, negano la libertà di precedenti, in quanto dovreb· or voglio, una volta fatta di insegnamenti pr.ecedenti stampa e le libere elezioni, bero essere... accresciute da la precisazione, dichiarare o per assenze non recupe- prensione e della personaliquelle da concedere, ora, a esercitano un'oppressione sul. rate... dovute a malattie ... tà, con tutti. coloro che, giudicati ieri da che non ho nulla da toglie- La scuola non deve boccia• • le classi, perseguitano con re, nulla da . ag· g iungere a rimandare a settembre, ogLeggo che i casi del ragazre, lasciando cosi gli 'alunni spietate condanne chi ardigi... si flromuoveranno alla quanto ho già detto recen- al loro destino di ipostimo- zo che non studia, non si apsce opporsi ai loro ordinamenclasse successiva sulla base temente sul tema: se pur plica ecc. ecc. son di quelli ti. Dobbiamo riocnoscere che di un giudizio di maturità... ». ho, evidentemente, confus0 lazione culturale, ma piut- che « pongono i piu difficili tosto procurare provvidencomunismo, fascismo e naSu questo, io non torno; i valori della maturità con problemi ed esigono maggior credo di aver già esposto, in quelli della (meglio: delle) ze, .. ». zismo sono stati perfettamencomprensione »: « nessuno termini chiari, il mio persoChe debbo dire? Chi ancote identici nei loro sistemi di personalità. nale punto di vista. vuole non aver buona volonra insistesse su certa precigoverno. DiCe A. A. che «i giudizi- sa informazione sui condot- tà >>. Leggo anche che « è ac••• Lo Spinelli non intese riPer seconda (o terza) ri- media, i giudizi di sufficien- tieri delle guerre puDiche sa- certato che sempre un incanunciare alla libertà del suo lettura, vedo opportuno ripor za in tutte le materie, (. .) rebbe, quanto meno, fuori raggiamento ... si traduce popensiero. Era, in fondo un tare altri passi ancora di A. perfino i giudizi di maturità sitivamente, e mai una frumonologo sulla libertà q~ello A.; questi: «Scuola orientati- lasciano il posto ai giudizi tempo (certe cose ormai ac- strazione o un castigo... ha cadono all'Università, piu va vuol cUre scuola della e che aveva iniziato· dal momendavvero rimediato a situazioper la personalità ( .. .) Non di personalità, ( ... ) di uma- che altrove); tuttavia, tenteto in cui era stato carcerato. nità e di vera coscienza pe- rebbe di... sfondar porte a- · ni negative ». ci vuol molto a capire che Si era trattato della libertà in una mentalità selettivo-eli- dagogica ... ». Dico che ... suona bene ma, perte chiunque si ostinasse che egli si era preso nel sotminatoria... l'idea di maturi• ad attribuire ai , docenti (le forse, è almeno gratuita la toporre a critica il comunità può combaciare... con Personalmente, iO ho di eccezioni non contano (certi affermazione per cui «nessuquella del possesso e dell'u- A A. (posto che le iniziaili smo, deHa libertà che aveva no vuole non aver buona vometodi di insegnamento e lontà»; non capisco - ecco so di un determinato sapealeggiato nello spirito di tutnon mi ingannino) tutta la certe pretese. Per il resto ... - come uno possa non aver r_e. La maturità non diventa ... ti i grandi, al cui studio egli qualcosa di... corrispondente stima che gli debbo come sf, vedo anch'io che ragazzi buona volontà non volendosi era dedicato, della libertà a una nuova prospettiva a msigne pedagogista, di pri- incapaci di « eseguire lé e· lo: non lo capisco perché che di fatto era svanita in ( ... ) PUr preziosa, questa ma- mo piano; confermo che pro- spressioni dell'aritmetica » - ohimè! - non sono un Russia, in Italia e in Germaturità non si pone... sul pia- prio per questo m.i piace sarebqero poi forse in grado filosofo. E poi non credo ano della orientatività; non gli effetti decisamente - e nia. E cosf, dopo dieci anni conversare con :lui, dal mio di «risolvere problemi in sempre - rositivi degli incatoccalo necessariamente, il di riflessioni, nel 1937, lasciò posto di aavoro e di studio. !orme magari operative »: diraggiament nè a quelli decipro/i della personalittl ... il partito comunista. Dioe : « La bocciatura • Il co che va ,tutto bene, che è samente - e sempre - nenet 8UOi carattert propri • Ora sceglieva como patria ideale la~~ AH U ~d EU -ai·-;;;o- HA ~~~;-dat~ Immaginario mostro). E· • gativi dei castighi. «Uno sarutinio è il luogo dove è messo alla prova l'amore di un insegnante verso i prop1ri alunni; non è cer to il luogo adatto per le piccole e meschine vendette». A questo punto... beh, A. A. può essere, ed è se io ho ben capito, un grande peda· gogista. Ma perché allora, e con che animo ci può parlare di amore e, per contrasto, di «piccole e meschine vendette»? O lui ha le sue cattive esperienze - e allOil'a chiarisca e limiti n valore di certe .affermazioni - o non le ha: e allora... il suo discorso appare, quanto meno, assaJ ~trano; strano almeno a me rche, dacché faccio il preside, non ho mai assunto, nè mai visto assumere, né mai avrei sopportato certe cose, certi modi di fare. E poi aggiungo, seguendo 11 di· scorso di A.A., che quando la scuola respinge, in realtà non «respinge», nel senso lamentato, nes~uno; boccia, in un senso chiaro per tutti e che io stesso, a buon conto ho tentato di chiarire nello articolo precedente. (Ma perché ostinarsi a giocar sulle parole?). La faccenda degli !spettori centrali che dovrebbero « controllare » i consigli di classe in sede di esame di 11· cenza? · Sf, avevo detto che ne avrei riparlato e qua ne ri~ parlo, brevissimamente. M1 ohiedo: chi e che cosa do- vrebbero controllare, costoro, nel nuovo clima degli esami di Stato, che gi~ non controllassero prima, per di- · ritto e dovere di incarico? O dovrebbero venir da noi presidi, da noi commissari per... guardarci con occhio terribile in caso di minacciata bocciatura? Non so. E non capisco davvero l'atteggiamento della seconda sezione del Conslglio Superiore della P. I. la quale dunque poporrebbe (lo ripeto qua per chi non lo sapesse) che « per i controlli servano gli ispettori centrali ma non si alteri il contesto del corpo giudicante, vale a dire il consiglio di classe con il suo preside». Forse ho finito sul tema. Ora m'accingo, per la mia parte, ad affrontare la nuova esperienza degli esami di licenza nello spirito delle piu recenti disposizioni. Va da sé che mi ci accingo con serietà ed onestà di propositi. Scrivendo su A. A., discorrendo con lui dalle colonne di questo giornale, forse almeno questo avrò ottenuto: che altri leggano, fra le molte yirgolette di cui certamente non sono stato avaro, quel che egli ha detto e saritto sul tema. A. A., lo sappiamo, non è Diodato Pigliaru quale grava. ormai una « storicità » che la soffoca) l'eco delle pseudo-arti. Non è attraverso questi ultimi stnimenti, tuttavia, che la nostra società si conosce meglio di quanto non sia mai avvenuto lungo l'arco di tutta. la sua storia? Scrive il Frye: «Culturalmente, il fatto principale riguardan· te il mondo moderno (. .... ),è che ~sa è probabilmente la prima civiltà della storia che abbia tentato di studiarsi obiettivamente, di prendere coscienza dei presupposti di base del suo comportamento, di intenderne la relazione con la storia precedente e di vedere se il suo futuro potrà essere, in qualch'6 misura, r&golato dalla sua volontà ». Strumenti di comunicazione di massa quali la televisione e la pubblicità vanno quindi, almeno formalmente, presi in esame come le vie attraverso le quali la società alla quale apparteniamo si conosce, e decide del proprio avvenire. Anche la. rivoluzione industrial·e (la prima e, piu attentamente, la recente, che piu propriamènte definisce « tecnologica ») è presa in esame dal FÌ'ye per la sua implicazione maggiormente evidenziabile: il tempo libero. Il tempo libero è visto dal Frye per il suo aspetto positivo, vale a dire come fattore pri- · mario dell'educazione; l'accul· turazione delle masse lavoratrici, inarrestabile, e segno di « democrazia » in senso lato, l'interesse « ossessivo » (come l'autore lo definisce) dell'Università americana per il mondo della cultura (fino ad investirsene interamente, mentre, come giustamente osserva il Frye, dovrebbe semplicemente limitarsi a fornire a.lla società la dimensione storica di essa), sono il comprensibile risultato della mag. giare disponibilità di tempo libero da un lato e dell'innal· zamento del livello medio degli studi dall'altro. La società europea, in termini di tempo e di evoluzione storica diff&renti, ha, in un certo senso, risolto il problema; essa in· fatti affida. l'educazione (U· manistica) « a un'educazione sociale che ciascuno si procura per proprio conto e che si affianca a quella accademica». Scritte nel 1967 a Toronto in occasione del centenario del Canada, le pagine del Frye (Cultura e miti del nostro tempo, Rizzoli, 120 pagine, 1400 lire) costituiscono un originale apporto alla cul· tura moderna e offrono, con la loro lucida e piana interpretazione di persone e fatti di importanza mondiale, un solido contributo alla storia letteraria, non soltanto del Canada - i cui confini geogr~ici l'a~tore trascende ma di tutti quei paesi per ou1 ~ matrice culturale europea diventa innegabile. GlOVBilDil . . . o 102 - N urnero 284 A. Galante Garrone (Dal nostro inviato speciale) Roma, dicembre. le Nilde Jotti: « Le donne comuniste sono in generale fav()revoli al divorzio. Questo non esclude che vi siano tuttora zone d'incertezza soprattutto nel Mezzogiorno, nelle campagne venete, piemontesi e lombarde. Sono tuttavia zone di incertezza più limitate che nel passato e superabili con l'opera di convinG~mento e con la esperienza». HA EU AH volte sconvo;,ta dal problema matrimoniale. Sappiamo, sulla base di Le organizzazioni cattoliche e divorziste, i deputati valutazioni non certe, che le impegnati nella battaglia e i donne sono più contrarie algiornali, ricevono ogni gior- l'introduzion(: del divorzio. no decine di lettere. sul pro- I motivi principali: obbegetto parlamentare per la dienza alla Chiesa e diffidensolubilità del matrimonio. za verso una riforma che Soltanto l'onorevole Loris permetta ai mariti di farsi Fortuna, nella prima tase una seconda vita con una della campagna divorzista, compagna p!ù giovane. Abne ha schedate 35 mila. La biamo visto come le cose maggior parte (e non salo non stiano affatto così, in le lettere indirizzate all'ono- quanto l'adulterio, tatto o revole Fortuna) sono tavo· · su_bìto, non sarà considerarevoli alla nuova legge, ma to una cau;w valida per questo dato naturalmente rompere il t.tatrimonio". Conon ha valore di, censimen- munquet il sospetto è diffuto. Chi non ha problemi con so e tenace. « La donna il coniuge è meno interes- osserva l'av'l!ocato specialisato a scrivere. Quasi sem- sta Mario Lu.~zati - è ostile pre sono lettere che narra- at divorzio se non è ancora no casi drammatici, chiedo- sposata o se il suo matrino consiglio, stoganq vecchi monio è anciato bene. Solo rancori. Senza proporre in caso di guai è la più acquindi un reterendurn alla canita nel volerlo sciorovescia sulla base della cor- gliere». Le convin~ioni politiche rispondenza divorzista, possiamo tentare di fissare non sembrano mutare gran qualche aspetto di un'Italia che il tondo di questo atsconosciuta, coinvolta e a teggiamento. Dice t'onotevo- UE Lettere ai giornali e analisi degli specialisti indicano . che non esiste in Italia una vera opposizione femminile aJ divorzio - E' favorevole la maggior parte delle donne che lavorano, comprese le operaie - l problemi che la separazione legale non risolve - Uno dei punti cruciali del dibattito è la · felicità dei figli · Ma essi hanno meno complessi vivendo con un solo genitore anziché in una famiglia disunita E to umanitarismo, utopia, invece che il frutto di un'amara sperimentazione t'n vitro. E se ne ha riprova pensando alle bassezze cui induce la cosiddetta « buona condotta » del carcerato, tant'è che, spesso, proprio l'ergastolano divènta una spia della direzione, un servitore dei guardiani. Bisognerebbe dunque dare sempre alla pena caratteri di brevità e di certezza, con esclusione assoluta di amnistie, condoni, liberazioni con-. dizionali. Al limite, si dovrebbe giungere all'abolizione del carcere penale, così com'è oggi concepito e attuato; e consentire ai reclusi di ricostruirsi una vita . che, pur sottoposta a regole necessariamente e severamente restrittive, sia una vita da uomini, non da cose inerti e avvilite. E a chi pretende di manipolare il recluso, magari con l'assurda pretesa di farlo migliore, << bisogna t-ispondere con un no, secco, n"soluto, assoluto». • J_je d0 n e di fronte al divo fZIO AH U L'uomo nell'assurdo della vita carceraria 3 MATRIMONIO E RIFORMA DEL DIRITTO D .l FAMIGLIA EU I RitJORDI DI ·ALTIERO SPINELLI La · posta che 1·iceve don Paolo Liggieri dal.le . sue lettrici del settimanale femminile Annabella, rispecchia in gran parte la preoccupazione di non mettere i.n tentazioni divorziste il marito; benché, ci dice don Liggieri; s'crivano anche molte donne che vorrebbero risolvere dolorose situa?ioni matrimoniali. Un equivalente laico di don Liggieri è la giornalista Enrica Cantani che ·SU Arianna tiene una rubrica di corrispondenza. « Di lettere anti-divorzio - dice la signora Cantani - ne ho ricevute lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll HA «Intelligenza vivissima, ef- niero politico. Egli aveva alloficacissimo scrittm·e... D.opo ra invitato, con altri, Augusto Carlo Rosselli, è L'uomo nuo- Monti ad affrontare, sulla rivo che più ha, mi sembra, vista, il « terribile problema qualità politiche». Così, il 24 della pena». Gli scriveva: marzo 1944, nella sua prima <<Tu meglio dei teorici puoz lettera a Salvemini dopo tanti dire, pet· quello che hai visto, anni di forzato silenzio, Er- st: veramente la pèna, COf!l'è nesto Rossi parlava di Altie- oggi organizzata, possa set·· ro Spinelli, che aveva cono- vire ai fini individuali e sosciu~o al confino, e col quale ciali ai quali si dice ispimta, aveva lanciato l'idea..._ allora o se al contrario è soltanto solitaria, del federalismo eu- una crudele ipoe1ùia adopraropeo. Non era un'utopia; se J ta per finir di abbrutire le mai, un grido d'allarme, una t~ittime della sciagurata fatalucida, realistica denuncia del- lità. della ingiustizia sociale>>. la vacuità della defunta So- (Traggo la citazione dall'epicietà delle Nazioni, di cui le st lario di imminente pubblidemocrazie erano andate co- cazione). sì fiere, una generosa proteTra gli altri, rispose allora sta contro i nazionalismi an- Altiero Spinelli; e le sue pacora imperversanti, e quei gine, accolte nel presente vo« Leviatani impazzi ti e scate- lume, ci offrono materia di nati » a cui parevano ormai non inutile meditazione. Il ridotti gli Stati nazionali eu- carcere e la pena oggi da noi ropei. sono ancora nonostante A quell'idea Spinelli è ri- qualche timida riforma masto fedele; per essa ha lot- un'assurdità. Se ci si mette, tato fino ad oggi; e, a dire il come si deve, dal punto di vero, la fama di lui è, per vista del delinquente - esquesto, più viva all'estero che sere umano, fornito del diritin Italia.. Il suo ultimo libro to di essere rispettato, mal(Il lungo monologo, Edizio- grado il suo delitto -, il carni dell'Ateneo, Roma) racco- cere, concepito come strumenglie i ricordi e le riflessioni to di pena e di rieducazione, di un uomo che, arrestato ap- è solo una grossolana mistipena ventenne, ha passato ben ficazione. Prima di tutto, il sedici anni fra carcere e con- carcere preventivo ha sempre fino. un'influenza corruttrice, speNon tanto iL rigore un po' cialmente sui giovani, e doastratto di un dovere kantia- vrebbe pertanto essere ridotto namente inteso, quanto l'i- al minimo in ogni caso. stinto di salvare lo scopo delMa anche la pena inflitta la propria esistenza aveva al condannato 'spesso si risolpermesso al giovanissimo Spi- ve in una inutile e dannosa nelli di resistere a ogni ten- e dunque assurda - demolitazione di cedere. Oggi, qua- zione dell'uomo, in un delitsi con umiltà, egli riconosce to contro il delinquente. Essa che le cose in lui si erano può avere efficacia solo se è svolte come per una grazia di breve durata. (Ricordo, in segreta, senza suo merito. Si quel nun1ero speciale del era accorto «che il sasso di Ponte, un bell'articolo di Vitcui et·a fatto era più forte del- torio Foa, che diceva cose non le onde che gli sbattevano dissimili: dopo un certo temèontro »; ed era ·bastato que- po, l'uomo in cella non è più sto a trattenerlo dai passi fal- un uomo, e perde, con la spesi, a dargli un'incrollabile sal- ranza d\ salvezza, ogni fidudezza morale. « çome Mon- 1:1 1 Mercoledì 11 Dicembre 1968 LA STAMPA . La bella olimpionica festegg_ iata a Tokio un paio contro centinaia a favore. Malgrado l'opinione di molti, ritengo che siano più numerosi gli uomini in Italia a non volere il divorzio. La ragione è semplice: le donne separate vivono in condizioni di umiliante inferiorità, e specialmente in provincia il loro problema è drammatico. Sono confinate ai margini della società in una condizione amb~gua, impreparate a vivere sole perché allevate nell'idea del matrimonio come unico. fine della vita. Vorrebbero la libertà di sposarsi di nuovo e sfuggire all'incubo del marito separato che cerca di sorprenderle in adulterio per tagliare gli alimenti. Molte volte sono costrette a tornare nella famiglia paterna per ragioni economiche e, soprattutto nel Sud, per salvare la rispettabilità». tro l'altro, mentre il divorziato non ha ragione di polemizzare perché l'ex coniuge non è l'avversario di tutta la vita. Questa atmosfera di rivalsa e amarezza finisce per risultare assai nociva ai ragazzi. Non parliamo poi dei figli adulterini: la legislazione att~le sembra congegnata apposta per farli crescere con complessi di inferiorità ». Gli antidivorzisti tanno un pr.oblema di numero, sostenendo che i ragazzi sbandati per le rotture di matrimoni potrebbero essere in un domani molti di più. Torniamo al dubbio contronto delle statistiche, da cui ciascuno estrapola il dato più comodo alla propria tesi. « In Europa non conoscono il divorzio - osserva l 'avvocato Ercole Graziadei - Italia, Spagna, Irlanda, Gli antidivorzisti ribatto- Andorra, San Marino e Liechno che si tratta spesso di tenstein. Non risulta che malumori borghesi, tante l'unità della famiglia sia più Bovary di provincia che di- salva da noi con l'istituto latano i problemi per siste- della separazione, piuttosto marsi con un uomo più com- che nelle nazioni confinanti. prensivo e ricco. E' uno sche- E' il solito spauracchio del ma antiquato di giudizio, salto nel buio: fare intravecorretto dalla nuova realtà dere apocalittiche consedella donna che lavora. Ci guenze per evitare le riforsono più matrimoni in crisi •. me». osservano concordi gli esperti, da quando la donna va in ufJìcio o in fabbrica. Meno tempo per la casa, per i figli, meno pazienza con il marito. Le rotture tra coniugi che lavorano sono frequenti, e specialmente nelle classi meno agiate si tormano facilmente nuovi nuclei famigliari con numerosi fi- . gli illegittimi. « Una ricerca nelle fabbriche - dice l'esperta di diritto di famiglia Antonia De Dionigi - dareb- be risultati sorprendenti sul numero dei separati di fatto. Del resto sempre più spesso coppie di operai si rivolgono al tribunale per legalizzare la divisione ». Problema sociale, e delicato problema politico, la legge sul divorzio .è al pun- · to critico di un irrigidimento polemico delle parti. I cattolici, anche quelli che dànno un'impostazione reaUstica del problema, come l'articolista del Regno padre Franchini, sono nella grande maggioranza contrari. AZ loro fianco le donne delle campagne e tutti quelli che, a torto o a ragione, temono una accelerata dissoluzione della famiglia. Sull'altro fronte le vittime di decine di migliaia di matrimoni talliti, quasi tutti i giovani, e quanti propongono il divorzio come problema di libertà individuale e solo rimedio ai drammatici compromessi attuali. Il Parlamento dovrà decidere sulla base democratica della maggioranza. Se un piccolo divorzio verrà, come probabile, sarà una prova di responsabilità accettarlo e coordinarlo. Una legge così importante e discussa ha bisogno della collaborazione di tutti, anche dei cattolici. Giorgio Fattori Vna ragazza a Napoli Rapita dall'innamorato che rifiuta di sposare Napoli, 10 dicembre. Una ragazza di Piazzola, comune a pochi chilometri da Nola, Carrnelina De Nicola di 23 anni è stata rapita dall'innamorato che aveva sdegnosamente rifiutato di sposare. Il giovane Angelo Manzi, penetrato nell'appartamento della ragazza, che si trovava in casa con la madre, con l'aiuto di due complici, l'ha trascinata a forza sull'auto che era in attesa dàvanti a casa. (p. c.) l RIZZO LI· EDITORE Indro Montane/li e Roberto Gervaso -L--~ U~n~'i~n~c~ h~ ie~s~ta~d~e~ll~e~ A~c~ li_t~r_a-L~Ja~~~~-•L-1•~ re al carcere come « sanatorio delle anime », come redenzione. Questo disse allora, e ripete, Spinelli, in aperta polemica con moralisti e giuristi che gli dettero sulla voce, a cominciare da Carnelutti. « In una società fondata sul ,-ispetto della persona umana anche la più abietta anima del più abietto delinquente deve avere l'habeas animam, cioè il sacrosanto diritto di non · essere violata da nessun gtudice, e da nessun ,.r:..arcenere umano». Solo chi non conosce la realtà della vita carceraria può credere che questo sia astrat- il 46 per cento è favorevole al divorzio. Le cifre cambiano nettamente tra le contadine del Nord (l'ottanta per cento contrarie) . « La donna che guadagna il suo stipendio - osserva Enrica Cantani - si sente libera dal ricatto economico ed è la più decisa a rompere un matrimonio fallito. Le lettere che ricevo a favore del divorzio provengono soprattutto da donne, borghesi o operaie, in grado di vivere da sole». La ginnasta Vera Cavslavska, che ha vinto a Città del Messico quattro medaglie d'oro per la Cecoslovacchia, è stata invitata a Tokio dal Comitato olimpico giapponese. L'.olimpionica è stata ricevuta dal primo ministro Eisaku .Sato al quale ha offerto un libro che illustra le sue vittorie . Vera ha 26 anni ed è sposa di Jozef Odlizil, che alle ultime Olimpiadi si è piazzato ottavo nella prova dei 1500 metri (Telefoto Associated Press) llllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllfllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll 8l~&nl8eatlwl e8poneotl del pen81ero eontetnporaneo UE lJno del più AH Morto il teologo protestaate Karl Barth Commento all'epistola ai. Romani, Mozart, ~ilosofia e religione e uno studio su H egel. (Ansa) Con Karl Barth scompare uno dei rappresentanti più eminenti della teologia protestante e, in assoluto, una delle figure più significative de: mondo contemporaneo. E non soltanto per la sua opera, divenuta ormai una delle componenti essenziali della problematica religiosa, al di là HA anche vivace, è il concetto di analogia', il più pericoloso per lui, perchè rischia ad ogni istante la riduzione di Dio all'àmbito razionale umano che è per definizione l'àmbito del nulla e della morte. Era fatale che una tale concezione rendesse Barth ostile alle varie sistemazioni della teologia cattolica, particolarmente a quella scolastica e tomistica, fondata essenzialmente sul principio che la ragione, illuminata dalla fede, è in grado di comprendere, in certo modo , il contenuto dottrinale della fede. Barth, che pure era sensibile come pochi al problema dell'ecumenismo fra i cristiani, non fu certo tra quelli che mirarono a sfumare i punti dottrinali in contrasto tra le varie confessioni cristiane, convinto che il dialogo fosse possibile soltanto tra persone ben consapevoli delle proprie e delle altrui posizioni. Anche dopo il Concilio Vaticano II la sua pÒsizione di vÌ.gile critica delle posizioni cattoliche non venne meno ed egli ebbe il coraggio di formulare, in lucidissimi opuscoli, alcune domande per lui fondamentali, senza risposta alle quali ogni intesa ecumenica rischia di fondarsi sull'equivoco. La sua opera, a un primo E il suo grande maestro Calvino, riteneva essere l'atteggiamento fondamentale dell'uomo religioso: la disperazione di sé per abbandonarsi senza riserve all'Altro, con un atto di fiducia assoluta:. E se egli parla, in consonanza con quel linguaggio, di scacco, di nulla e di morte, tutto ciò è da intendersi come un àl di qua, nell'àmbito cioè della condizione umana stC:>rico-esistenziale; al di là di questa «linea di morte», tutto ciò assume un valore positivo assoluto. Ma all'uomo non è dato scoprire con la sua ragione né i contenuti, né la natura e, a rigore, neppure l'esistenza di tale al di là, che si assomma in Dio, Padre di Cristo, il rivelatore. Per tutta la vita, anche quando il suo linguaggio rifiutò schemi e cadenze propri dell'esistenzialismo per affermarsi sempre ,Più come linguaggio specificamente teologico, Barth non abbandonò mai questa polemica iniziale contro ogni forma di speculazione religiosa che rappresentasse, ai suoi occhi, un compromesso con le esigenze della ragione. Anche nella monumentale Dogmatica, che lo tenne occupato per un trentennio fino alla morte, il nemico capitale contro cui egli non risparmia la sua polemica, talora AH U di ogni distinzione o appartenenza, ma anche per la sua vita di autentica testimonianza in ogni campo, dinanzi a ogni evento, in singolare coerenza con la sua concezione del cristianesimo come « decisione». Si è parlato ' di lui come di un esistenzialista cristiano,· con riferimento soprattutto all'opera che lo rivelò e che è rimasta di gran lunga la più nota, quel Commento all' Epistola ai Romani in cui, riallacciandosi al precedente di Kierkegaard, Barth tradusse negli schemi e nel linguaggio di una filosofia che esplodeva allora sul piano europeo quello che rimase il suo tema centrale: il rapporto dell'uomo, nella sua condizione di peccato, con Dio che manifesta la sua gloria, la sua giustizia, la sua grazia. Ma con l'esistenzialismo Barth aveva forse in comune soltanto questa spietata messa a nudo della miseria della condizione umana, qualcosa che egli peraltro trovava, con ben altra risonanza, nella condanna di ogni presunzione o orgoglio che scaturiva dalla parola rivelata. Nel }inguaggio dell'esistenzialismo, con i suoi atteggiamenti nullificatori dei grandi sogni della filosofia idealistica, Barth trovava la premes· sa ideale per raggiungere quello che, in armonia con EU Ginevra, 10 dicembre. E ' morto la notte scorsa a Basi lea, all'età di 82 anni, il teologo svizzero Karl Barth. «Pastore rivoluzionario>>, come egli stesso si definì, Barth è considerato da molti il più grande t eorico del protestantesimo dopo Lutero e Calvino. Figlio di un teologo di Basilea, Barth studiò a Berna, a Berlino, a Tubinga ed infine a Marburgo . .Aderì al partito socialdemocratico e si adoperò per una politica di ampie riforme sociali. Nel 1933, fu l'animatore della lotta della chiesa evangelica rr confessante>> contro Hitler e si oppose decisamente al movimento dei rr cristiano-tedeschi >> che fondava la propria dottrina sui principi nazisti della nazione e della razza. Pubblicò più di 400 libri, tra i quali la monumentale e incompiuta Dogmatica, il EU Svizzero di nascita, aveva 82 anni -Fu legato alla filosofia esistenzialista, ma pose al centro di essa il problema religioso - Aderì al partito socialdemocratico e nel 1933 si schierò risolutamente contro il nazismo HA la prosa senza saperlo, io, non cristiano, avevo fatto dell'imitatio Christi senza saperlo, perché anche Gesù non ha scelto fra la via della croce e quella della madre, ma ha ' solo lasciato correre contm di sé l'ondata della paura, della voglia di vivere, ed ha infine constatato che egli accettava comunque la volontà del Padre; dopo di che le cose sono andate avanti da sé ». Di qui, da questa sua tranquilla forza interiore, i suoi atteggiamenti e i suoi giudizi sulla dura vita dei condannati e dei confinati politici: l'implacabile necessità di <<non lasciarsi andare », di isolare i deboli e i vinti (i « manciuriani », com'erano chiamati, nelle isole, quelli che si erano piegati), la fortissima solidarietà fra i compagni, il rifiuto caparbio di ogni atto di sottomissione; ma anche un senso di umano compatimento per chi non aveva trovato in sé la forza di resistere e andava alla deriva, e una severità un po' ironica per la << puntigliosità moralistica » di certi vecchi antifascisti, o per la fredda e un po' farisaica superbia di molti che, come i prigionieri politici polacchi descritti da Dostojevskji nella Casa dei mo1·ti, erano inconsapevolmente tratti a ringraziare il cielo perché loro, soltanto loro, erano i giusti. Ma dove il libro di Spinelli tocca un problema aperto ancor oggi, è nelle riflessioni sul carcere e sulla pena detentiva per i delinquen,ti comuni. Sono stati proprio i nostri prigiomeri politici a rendersi conto di tutte le gravi implicazioni di questo problema, che pure non li nguardava se non molto indirettamente (perché la reclusione di solito non serve a nulla contro 1 << politici», non fa che esacerbare la loro volontà di resistenza; come .è stato detto con qualche sembianza di paradosso, contro di loro soltanto la pena di morte può essere efficace). Non è certo un caso che Calamandrei, qualche anno dopo la liberazione, nel preparare un numero speciale del Ponte dedicato ai problemi attualissimi della pena e della riforma carceraria, pensasse. di rivolgersi, prima di tutto, a chi era stato prigio- A Tommaso Landolfì il Premio Pirandello Palermo, 10 dicembre. Il premio teatrale « Luigi Pirandello » di quattro mi· lioni di lire, indetto dalla Cassa Centrale di Risparmio per le provincie siciliane, è stato asseg·nato a Tommaso Landolfi per la commedia «Faust '67 ». La commissione ha inol· tre deciso all'unanimità di segnalare « I cattedratici » di Nello Saito e «La vio· lenza >> di Giuseppe Sava. '(Ag. Italia) (Il Cinquecento) Dopo la Storia dei Greci, la Storia di Roma, L'Italia dei secoli bui, L'Italia dei Comuni (Premio Bancarella 1967) e L'Italia dei secoli d' qro, il secolo più drammatico e ricco di fermenti della storia italiana in una appassionante attualissima e spregiudicata rievocazione Con le mutate condizioni sociali sembra, dunque, affievolirsi la resistenza delle donne a una nuova legge sul matrimonio. Hanno meno paura del futuro e sono più desiderose dell'uomo dt regolarizzare con nuove nozze la posizione sociale. Il pro8 blema dei figli adulterini è spesso alla base de!le loro 592 pagine lire 3500 preoccupazioni. Tutti sanno gli umilianti trucchi legali a cui le separate ricorrono per iscrivere all'anagrafe i fi gli nati fuori dal matrimonio. I cattolici sono convinti, e citano statistiche straniere, che il problema dei figli con il divo rzio si aggraverà. Si modifichi il codice in favore · degli i llegittimi, dicono, ma non dimentichiamo gli altri figli : il divorzio frantumerà le famiglie condannando decine di m i gliaia di bambini a crescere senza la mad1·e o il padre. Opere 1892-1899: Il punto cruciale del diProf!.etto di una psicologia e altri scritti battito rimane questo: è giu·Il periodo cruciale in cui Freud cerca la sua strada e i11 sto per salvare la felicità di cui tenta di esprimere nel linguaggio quantitativo della un coniuge sacrificare i ti· neurofìsiologia una teoria psicologica generale gli? Sarà la linea di difesa dei democristiani nella batRilegato, L. 6ooo taglia parlamen~are: rifiuto del divorzio non per obbedienza religiosa ma per moLe origini della psicoanalisi: Lettere a Wilbelm Fliess, tivi sociali. « Il divorzio dice l'avvocato rotale Fran- 1887- 1902 co Ligi - non è un'amni- L~:· e~-perienze segrete di Freud nel periodo più intenso dei 5 edizione affrettato bilancio, appare di quelle che hanno segnato un'epoca nella sto»ia del cristianesimo: il suo influsso, che è certo destinato a durare gran tempo e a ingrandirsi, non si è esercitato soltanto nel campo protestante ma, al di là delle polemiche, ha fatto sentire il suo potente anelito vivificatore anche nel seno della teologia cattolica e di quella ortodossa. Alla crisi profonda che scuote oggi le varie confessioni cristiane e che sembra preludere a un futuro fecondo di risultati, l'opera pensosa di Karl Barth ha portato un contributo che soltanto l'avvenire potrà va- stia per coniugi infelici, ma lutare. ci coinvolge tutti >>. Eugenio Corsini CONTRORIFORMA .Ascoltiamo il parere di uno psichiatra, il professar Virginio Porta, primario all'ospedale milanese di Niguarda: « I figli di famiglie spezzate rappresentano un problema penoso e fra di loro si riscontra una percentuale più elevata di anomalie di comportamento. Per la salute mentale dei ragazzi è meglio tuttavia crescere con un solo genitore che con due in continue liti. Al limite, meglio che vivano senza genitori, in collegio. Comunque per i figli è meno traumatizzante il divorzio della separazione. I separati spesso infieriscono l'uno con- Opere di Sigmund Freud vol. z Epistolari di Sigmund Freud ruoi lavori, gli anni in cui ebbe "caPacità di introspezione quali un uomo può avere una sola volta nella vita" L. 350G Già pubblicati Opere, vol. 1 e vol. 1: Studi sull'isteria e altri scritti Rilegato, L. 6ooo L'interpretazione dei sogni Rilegato, L. 6ooo Epistolari: · Lettere 187J -1 gj g: lettere alla fidanzata e ad altri corrispondenti Rilegato, L. rooo U HA E UE AH EU HA l l UE AH f l DIRITTO ~ ECONOMIA + SCIENZE SOCIALI SLATER LUCY JOAN - Fortran programs for economists, pp. 160, so, br. (London-New York, 1967) L. 1.925 // /~PINELLI, :?' SMALLEY, R.E. - Theory for social work practice, pp. 32S, in s o, rileg. (New York, 1967) L. 6.160 A. - THE EUROCRATS: CONFLICT AND CRISIS IN THE EUROPEAN COMMUNITY (Trad. dall'italiano) pp. XII-229, in so, rileg. (Ediz. Hopkins, Baltimore, 1966) L. 4.760 Tutti i problemi della Comunità Europea sono qui esposti e studiati. Questa edizione inglese si presenta con l'enunciazione dei sei capitoli: l) The origins of the European Community Idea - 2) The Lesser European Executives - 3) The Commission of the Common Market - 4) The Eurocracy an d National Bureaucracies - 5) The Strenght of interest groups 6) The Community an d the World of Politics. Seguono « Epilogue » e indice. .~ AH UE SNOW, P.G. - Government and politics in latin America, pp. 53S, in so, rileg. (New York, 1967) L. 7.4SO FORUM 1966 (Official proceedings ), pp. 24S, in s o, rileg. ( Ncw York, 1966) L. 4.950 HA EU (the) SOCIAL WELFARE SOCIAL WORK PRACTICE 1966 (Selected papers, National Conference on social welfare), pp. 216, in so, rileg. (New York, 1966) L. 4.950 63 SOPHIAN, T.J. - Taxation of capitai gains ( 2a ediz.), pp. 73S, in s o (Washington, 1967) L. 10.450 UE STANLAKE, G.F.- Introcluctory economics, pp. 372, in so, diagr. (London, 1967) L. 1.650 SOWELM, R.A. - Towards Financial independence in a developing economy, pp. 334, s o, ril. (London, 1967) L. 6.050 AH STANTON, W.J. - Fundamentals of marketing (2" ediz,), pp. 744, in so, rileg. (Maidenheacl, 1967) L. S.360 SPEIGHT, H. - Economics and industriai efficiency, pp. 26S, so, ril. (London, 1967) L. 3.960 U STEINBERG, S.H. - The Statesman's year-book: 1967-196S , pp. 1736, in so, rileg. (London, 1967) L. 6.930 STEPHENSON, W. - The play theory of the mass communication, pp. 224, so, ril. (Chicago, 1967) L. 4.125 STANDINGFORD, O.- Encyclop aedia of business management, pp. 637, L. 13.S60 143 ill. (London, 1967) STERN, R.M. - Foreign trade and economie growth in Italy, pp. 21S, in so, rileg. (New York, 1967) L. 9.900 HA E SPURR, W. & BONINI, CH. - Statistica! analysis for business decisions, pp. 746, S", ril. (Homewood, 1967) L. 7.600 .' r --· - • .f . 1968] BooK REVIEws 245 ; . ' . UE politics ~nd private life (pp. 65 ff.) and a new, essentially political definition of existential anguisb (p. 166n). Mr. Pierce bas read exhaustively and assimilated witb discrimination. For bim, an idea can stili be exciting and powerful. ROGER SHATTUCK Tke Univ~rsity oj Texas at Austin AH \!ke Eurocrats: Conjlict and Crisis in tke European Community. By ALTIERO SPINELLI. Tr. C. GROVE HAINES. (Baltimore: Tbe Johns Hopkins Press, 1966. Pp. viii, 215. $5.95.) HA EU The "functionalists" bave won tbe first leg of tbe race to unite Europe: the limits of "functionalism" bave been reacbed; new politica! decisions are now required to determine wbetber the unification effort will move forward and wbether it will move in a federalistdemocratic or a confederalist-Gaullist direction. That is tbe theme of tbis stimulating essay by Altiero Spinelli, veteran European federalist now on tbe staff of the Bologna Center of tbe Johns Hopkins School of Advanced International Studies. Re finds the functionalist victory demonstrated by tbe vitality of the European Economie Community and especially of tbe Commission_, its supranational execut1ve. Most of the book is devoted to tbis "Europe of supranational offices" and to tbe "Eurocrats" wbo serve it. As tbe products of the functionalist victory, the Eurocrats are bureaucratic in philosophy and background and suspicious of centers of political power sucb as parliaments and politica! parties. Tbese attitudes bave substantially infiuenced the development of relations between the Commission and the otl:J.er European power centers. Tbe Commission has assiduously and successfully cultivated effective working relations with tbe non-political European power centers, sucb as the national bureaucracies and national and supranational interest groups, in such a way as to enbance the power of tbe Commission. Spinelli finds no similar effort to cultivate effective reciproca! relations with the political power centers sucb as the politica! parties, the European Parliament, tbe national governments and the European "movements." Barely adequate for the period of administrative implementation of tbe provisions of the Treaty of Rome, this strategy, if continued, will mean either stagnation of the Community or a confederalist-Gaullist victory~ by default~n the Comrnission's 1965 r--·· .. AH UE • U ;. "' HA E ,. . , . THt~~{{ &1~s 800}\ REViE~'/ J ~) ~'C'Ql !'1'7 l VOL ... ~~ .... -~~..;~~ . . . - . . ~ / l - 246 THE JOURNAL [Vol. 30 OF POLITICS AH UE proposals for financing the Agricultural Fund and in its support of the European Parliament's 1964 request for greater power, Spinelli sees a ray of hope that a functionalist-federalist coalition will emerge to fend off the confederalist-Gaullist attack . Spinelli presents his provocative thesis in a clear, precise and well-written essay. Since it is an essay, he feels free to utilize a number of rather broad and inadequately supported generalizations, some of which will be questioned or disputed by many readers. For example, his criticism of the Commission for not playing a more overtly politica! role and for not seeking alliances with favorably disposed politica! power centers seems questionable to this reviewer. It is difficult to think of Dr. Hallstein's and Mr. Mansholt's activities on the Commission as non-politica! even in the restricted sense in which Spinelli uses the term. Furthermore, Spinelli assumes that greater politica! activity on the part of the Commission would have furthered the development of the federalist-democratic Europe he desires. Such a strategy might have had just the apposite effect, however., by identifying the Commission with one group or faction within the Community and alienating others. Nevertheless, SpineJli has written a good book, one that provides a balanced snapshot of the relations between the various power centers of the European unification movement, a reasoned explanation of their behavior, and a compelling analysis of future options. The book should be suggestive and provocative for the specialist and informative for the generai reader. UE HA EU ·~-- M. _j GLEN ]OHNSON AH Vassar College •· ,. Idealism vs. Realism. By ADAM B " KE. (Cam. $9.95.) U Poland's f• HA E • , . ' to say about the ongo on the merits and merits of idealism and realism 1 the book app s controversia! is in relating policies and g ernment actions t frame of references with a view to their classification as / ( THE REVIEW OF POLITICS VII...J tJ # ~ EU AH UE service, in the manner of Stevenson and King, must come humbly and quietly. Somewhere between the indifference of our commerciai civilization and the discipline of the Communist world lies the hope for a citizenry whose "dedication and selflessness are not confined to private life but are the fundamental principles of their activity in the public sphere." This space between anarchy and authority, the space of civic virtue, is much neglected today. It was in this space that Governor Stevenson had the courage to work, and this explains, perhaps, his two presidential defeats. But his tireless mission to strengthen the citizenship of all Americans also insures that no historian will neglect him, and that he wili assume a prominence in his chosen area of endeavor, the politics of citizenship, alongside a Jefferson, a Tocqueville, a Lippmann, a King. As a historian, Muller has begun the good work of remembering. -ROBERT J. PRANGER THE EUROPEAN COMMUNITY AND THE TECHNICIANS* HA EU AH UE HA Altiero Spinelli is not one of those federalists who denied any validity to the European experiments that have taken piace under the aegis of the technical offices of EEG. Indeed, he often appears to be more in sympathy with the functionalists than with the federalists. Yet, at bottom, he does not reject in any way his originai positions and this book examines critically the shortcomings of the Eurocrats. The main thesis is that whatever exists of a united Europe was the product of the mind of a few enlightened statesmen ( notably Robert Schuman) who were ready to provide the originai impulse and let their technical offices do the job. The statesmen of today are no longer of that caliber and only technicians are left to continue their task. Popular pressures, traditions, institutions, a c.o mmon politica! language, "the very instruments which are necessary to transform sentiment into the substance of politics" were missing in the 1950's and are stili missing today. The greatest shortcoming of the Commission of EEC has been to allow this state of things to continue; and while the Europe of the offices h<J.s promoted and fostered limited economie integration, it has refused to deal with the heart of the matter, politics, thus endangering its own accomplishments. In brief, under the leadership of Walter Hallstein, the Commission has been shortsighted in ignoring the European Parliament ( except when i t was convenient), an d above ali in refusing to seek contacts outside of the national bureaucracies in the politica! parties and integrationist movements, in relying exclusively upon spill-over effects, and neglecting the Europeanminded citizen. One may agree with this thesis, though there is no evidence that the governments, the French in particular, would have allowed the Commission to proselytize for a politica! Europe, or that, had they allowed / * Altiero Spinelli: The Eurocrats> translated by C. Grove Haines. timore: The Johns Hopkins Press, 1966. Pp. xi, 229. $5.95.) (Bai- REVIEWS 515 HA EU AH UE HA EU AH UE it to do so, this movement would have had any effect during the subsequent crisis. Changing national sentiments is more than a longterm process, and economie integration seemed a far more realistic approach in a Europe of states that could not overcome their nationalist feelings, as had been evidenced during the EDC parliamentary debates. This excursus is in no way intended to invalidate the intrinsic qualities of the book. The work covers most of the basic materia! of its subject and more. The first seventy pages dealing with the origins of the Community and its executives are the less originai part, though they do shed a slightly different Iight on the mechanics of the Treaty and, in particular, upon the technocratic illusions of the fathers of ECSC. The last three chapters provide a far more interesting subject of discussion. Immersed in the European adventure from its inception Spinelli has no hesitation in examining and judging the reactions of the national bureaucracies vis-à-vis the Commission and vice versa. He has some rather harsh words for the Italians and shows more understanding for the French. Interest groups, the European Parliament, and the parties are well examined. If these have not played an effective role, Spinelli believes, it is the Commission's fault (with the exception of COPA), but it should also be recognized that in the case of the politica! parties, with the possible exception of the Christian Democrats, the European idea often appeared in their programs for reasons of internai politics. The question is why the politica! parties did not believe in Europe rather than why the Commission did not try to convince them. Some ten pages are devoted to the role of the European movements, which are numerous and overlapping. Here, from a man of the author's experience, one is entitled to expect a greater clarity in presentation. The Epilogue, "The Moment of Truth for the Eurocrats," which sums up the 1965 crisis contains the heart of Spinelli's thesis: the Commission was nearly overturned because it had too long neglected the active politica! forces of Europe. It is ali very well to hope that the lesson will have been learned, but it is only a half-truth that "Community experience continues only because French citizens by their vote on December 5, 1965, forced its continuation upon their reluctant President." - RoBERT EvANS SOCIOLOGY AND POLITICAL SYSTEMS* The marriage between that member of the politica! studies family known as behavioralism and sociology has been in effect for some considerable time. There is, however, no one conclusive contract of marriage to provide an orderly listing of the various assets and liabilities at issue. Compilations in the realm of so-called structural-functional so*H. V. Wiseman: Politica! Systems: Some Sociological Approaches. (New York: Praeger, 1966. Pp. 254. $6.00.) 516 THE REVIEW OF POLITICS HA EU AH UE HA EU AH UE ciology and politica! "science" are rarely or ever a thankful task. This dreary truth becomes no less so, when the intrinsic zestlessness of the whole subject matter is to be melded into some substantive whole to serve the advanced student in the field of politica! sociology. H. V. Wiseman of Exeter University (England) has courageously attempted to provide a précis of system theorists, principally those whose work has been in the United States. His ambition, to draw up a contract of marriage between the two partners, has been largely realized, although a greater concem with communicability to the reading public is desirable. The author has deliberately restricted himself to a faithful inventory, recounting the salient features in the works of those politologists whose aim has been the scientization of the profet;sÌon, or that group of sociologists whose thrust has similar connotations. It is not surprising, therefore, that this book features the gamut of the Hellenistic and Management terminology which delights the heart of behavioralists, without really enlightening anyone accustomed to simpler terms. What, for instance, is "cathectic" orientation to some "input and output" structures and functions vis-à-vis the politica! system? (p. 34) . Those high priests of the cult, Almond an d V erra, inter alia, have of course supplied an explanation which Wiseman conscientiously adduces. That their explanations will be intelligible to a traditionalist politica! scientist or sociologist may be questioned. Wiseman's herculean undertaking calls for recognition and appreciation. Few would have expended the effort to assemble in one book that host of social "scientists" whose concem with the modernization of sociology and politica! science is expressed in exceedingly rarefied pronouncements. Regrettably, the author fails to offer any kind of criticism of his subjects. His work is painstaking and he selects the core issues of his subjects. His method is admirable. Wiseman deserves high praise, too, for his successful and well-motivated experiment in crossbreeding Almondian, Shilsian, and Apterian theoretics with those of Max Weber or Talcott Parson. He attempts tò extend their theories and to expand on them, although the author's interpolations may not always mirror the thinking of the originai theorists. But there is an all too obvious hesitancy to grapple with the propositions being advanced. The prevailing tone is altogether that of a disciple who faithfully propagates the gospels of his masters, whose obsessive quest for the one paradigm continues in the sacred amphitheatres of electronic computer centers. Nevertheless, it must be allowed that the author does not claim to do more than he does: to apply sociological thinking to politica! systems. For all its exhaustive demonstrations of the structural-functional approach in evaluative or comparison analytics, and for ali the careful introduction to the various scholars in the field, this book is not pretentious. -KLAUS J. HERRMANN AH UE HA E U AH UE "· HA EU END F E FORNASINI MICROFILM SERVICE: ISO 9660