E
AH
U
U
HA
E
AH
UE
EU
HA
ISO 9660
FORNASINI MICROFILM SERVICE '5
AH
UE
HA
E
U
AH
U
E
PROPRIETE EXCLUSIVE DES
ARCHIVES HISTORIQUES DE
L 'UNION EUROPEENNE.
TOUS LES DROITS DE
REPRODUCTION El~
D'h-xPLOITATION LEUR SONT
~çTRICTEMENT RESERVES.
PROPERTY lJJ? TI-lE
HlSTORICAL ARCHIVES OJ-;' TI-L!~
EUROPEAN UNION.
ALL THE RIGHTS REGARDING THE
USEAND REPRODUCTION OF
THESE DOCUMENTS ARE STRl~CTLJT
RESERVED. .
HA
EU
l3~~t(YlJSIVE
AH
UE
HA
E
U
AH
U
***
*
*
*
*
*
*
***
E
ARCHIVES HISTORIQUES DE
L'UNION EUROPEENNE
AS-213
FONDS CODE:
DATE:
TITLE
EU
no 000213
HA
DOSSIER:
1968- 1969
:Aitiero Spine/li auteur des
livres "Il lungo monologo" et
"The eurocrats"
EU
HA
AH
UE
EU
HA
UE
AH
\ Q
EU
HA
AH
UE
EU
HA
UE
AH
-
-
-
r
l~
lE S Il S T lE INt ·z A
L Il
l~
Il
l
~------~---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
UN BEL LIBRO DI GIUSEPPE FIORI
Un saggio sui cattolici e la Resistenza
ciologia che in qu"to genere di storie si
modo suo. Nel secolo scorso, ogni regio:K;e
~
aveva il suo brigante : il processo d 'uniti.
cazione italiana se li trovò sempre tra ·
piedi, davanti o alle spalle dei suoi es -.
citi e dei suoi plebisciti. Per la Sardegna
non si scomodarono né i Mille di Garibaldi né le truppe piemontesi : l'Isola fu
·
italiana prima di tutte le altre regioni, per« Dall'età di vent'anni a quella di trentasei
·mpropr1·o parlare d 1' <', bandito sar- sono stato, per quanto di con trovo gl'1a, semp liCl.o' e' 1
· cur,· con tutto
do ''> . E- un band1'to 1·tali'ano· a tutti. gl1· ef- ce spettatore d.1 que1 mon d o m
fetti, che eredita e incarna le proteste e le l'impeto di cui ero capace, avrei voluto essere
proposte degli altri suoi colleghi briganti attore, e non ho avuto altro da fare fuorché
d'altre regioni che la storia d'Italia ha tra- meditare sul significato di quel che accadeva
l
d
fuori del carcere e dentro di me stesso »: con
voto e issolto nell 'ombra. Il primo punto
.
Spme
. u·1 nassume
.
1.l senparo le Al trero
d a constatare, parl ando d i b an d iti sar d i, è l a queste
so degli anni nei quali - tra la prigione e il
loro compresenza costante, fedele, ininter- confmo fascista - è passato dalla giòvinezza
rotta dietro e accanto agli altri attori e pro- alla maturità.
tagonisti della vita isolana nel quadro della
Anche se lontana, come Spinelli stesso afvicenda storica di questi ultimi due secoli. ferma, dagli orrori e dalle raffinatezze punitive
Basterebbe già questo ad avvertirci che il dell'universo « concentrazionario » di marca
bandito non è un animale nocivo da cac- nazista e staliniana, la prigione fascista era una
ciare con appositi lanciafiamme. Bastereb- cosa grave e dura e non mancava, in essa, il
be la continuità del fenomeno ad avvertirci proposito di umiliare la personalità dell'oppo"
" .
d ll
fi
sitore politico imprigionato. Bastava fare una
ch e sotto c e l 1 dramma e 'uni cazione domandina di grazia o piegarsi al saluto roma.
·
1·
11
di
1
tuttora mcompmta a 1ve o
popo o .
no al momento dell'appello nel cortile del carp·Ion,· g10rna
·
1·1sta e scnttore,
·
·
.
G mseppe
tere, fare insomma atto di sottomtssione,
per
.
f o d i A ntonio G ramsci (ne mise in vedere la pena ri d otta e 1a speranza d'1 tornare
b wgra
· civr·1e napnrsr.
· · ·
evidenza la radice « sarda», quell'accento all a vita
d.1 vent ' anni,· como
1
di vita,
· d' an·
D n grovane
di uomo della frontiera che segnò il suo
· , d.1 f orza, d' avventura poteva t emere que1
linguaggio dall'inizio alla fine della sua no- sra
ricatto, poteva cedere all'umiliazione. Dal dibile vita), ci presenta ora un altro spicchio battito che, nella sua anima, si svolse allora,
della realtà sarda: il bandito, con tutte le appena scomparvero le illusioni che il periodo
sue parentele, i suoi amici, coetanei, le di prigione sarebbe stato breve, prende le mosvittime e gli antagonisti. Il nuovo libro di se il « lungo monologo» dell'anima di AltieGiuseppe Fiori .La società del malessere (La- ro Spinelli (gli scritti che riguardano la priterza ed., Collaba «l libri del tempo», 1968, gione subi ta da questo scrittore e leader deL. 1500 ) fornisce alcune meditate rispo- mocratico sono ora raccolti appunto in « Il
, , m
. Sar d egna esser gt1vr.m
.
. , p ;1- lungo monologo», Edizioni dell'Ateneo, 1968,
s.te a l percne
·
· ·
d
pp. 1 39).
· b ·
ston e ngant1 non costitUisca, opotutto,
Il primo conflitto che, nella solitudine della
·
al
A
·
·
1
'
·1
un f a t to eccezion e. nz1, eccez1ona e e l
cella e nell'isolamento doloroso dal mon d o ch e
contrario : chissà perché, a conti fatti, in pulsava fuori da quei cancelli, Spinelli conobSardegna i briganti sono in tutto qualche
be e vinse fu proprio questo: cedere o no ' al
decina soltanto.
desiderio della libertà, al pensiero della ragazMa le risposte del Fiori non sono gri- za desiderata, ai dolci appelli della famiglia,
date. La risposta, anzi, il lettore se la dà allo sfaldamento dell'antica fede comunista,
all'amore per la vita da vivere, godere intensada solo, dopo aver passato alcune ore a me- mente?
ditate sulle esperienze di vita vissuta che
Rarissime volte é dato di leggere una rispol'autore allinea sul suo bancone di lavoro.
sta cosi serena e forte, classica diremmo, co« Un uomo secco, un tantino curvo, la
me quella che Spinelli dette a se stesso e che
barba c?lor pepe, crespa e rada, e un ba- ora racconta «per pura spinta interiore», com rr ·n
v
me un classico
AH
imbracciato, commenta la storia d'ltolia a
ritrova assai spesso. La società del ma/essere è un libro probo, letterariamente e maralmente, che spezza una tradizione impe- ILvA VACCARI, Il tempo di decidere, Ed. del
tante in materia di inchieste su questo o
Chiosco, Modena, 1968, pp. 555, L. 5ooo.
su quel fenomeno. Per una volta tanto,
niente impressionismo, niente sensazionaÈ singolare che le due opere, almeno a mio
lismo: fatti, dati concreti, esperienze au- parere, piu valide sui rapporti fra mondo cattentiche. E cosi, Fiori ci ha dato con un
tolico e Resistenza abbiano entrambe visto la
libro solo due ritratti insieme, quello delluce a Modena, nel cuore dell'« Emilia rossa»:
l 'I so1a d i f·ronte all'I ta1ia e que11o d ell'I - e se la prima è stata scritta da un cattolico
impegnato, (quell'Ermanno Gorrieri che, con
talia di fronte all'Isola.
G" . Gh" tf
la sua Repubblica di Montefiorino ci ha dato
ogo ~un c<cmphrc ,aggio storico-critico ,ulla Rd
_
stenza Modenese), la seconda, di cui oggi ci
occupiamo, è frutto delle ricerche di Ilva Vaccari, socialista di famiglia e di idee, e che è
stata, durante la lotta di liberazione, al centro
del movimento di resistenza della sua zona.
Ilva Vaccari è nome ben noto a chi si occupa di letteratura resistenziale: a Lei dobbiamo alcuni Quaderni dell'Istituto Storico
Insieme al superamento del comunismo lo
d il R ·
di M d
' ·
.
d
il
d'
e a esistenza · o ena; ma questa e msvr1uppo e a rscussione sulla libertà : « que1
1a che mr· ero preso d.1 sottoporre a cntlca
. · 1.1 co- dubbiamente la sua opera di maggior rilievo,
munismo..... che era svanita in Russia, in Italia frutto di accurata ed approfondita ricerca bae in Germania; per cui cominciava ora una disata su una ricchissima ed in gran parte inedisperata guerra civile in Spagna; che mi era stata documentazione: il suo valore supera largata tolta e che desideravo ». E la conclusione mente i limiti provinciali cui modestamente
non poteva non essere questa : «se per nu11a al fa rr'ferr'm ento l'A., per assumere un pr'u' ammondo avrei voluto rinunziare alla mia libertà,
pio significato, quale campione di indagine lose l'avevo difesa in me stesso contro i muri di
cale che, per la sua accuratezza, si dimostra
pietra e contro quelli di idee che mi circondavalido per tutta l'Italia della Resistenza, e
vano, se per essa avevo accettato di distrugge- porta un contributo fondamentale allo studio
re tanta parte di me, dovevo volerla anche per dei rapporti, talora assai complessi e delicati,
il mio prossimo».
che si instaurarono allora fra il Clero e la ReCon la discussione interna sulla libertà veni- sistenza.
vano a chiarirsi anche i motivi del « laicismo »
Forse proprio il fatto di non essere scrittrice
e dell'ateismo che Spinelli aveva sempre porta- di parte cattolica ha permesso alla Vaccari di
to in sé. Splendide, in proposito, le pagine de- esprimere meglio il suo libero e pieno ricodicate a ritrarre i «Testimoni di Geova» innoscimento per il ruolo che il clero modenese
contrati al confino (e che, se non andiamo er(e per esso quello di tutta l'Italia occupata)
rati, già comparvero, anni fa, su Il Mondo):
« come per l 'umanesimo europeo, come per ha svolto in quel periodo, evitando, data la
0 mero, per me 1a divinità non era l'alto, per- sua chiaramente nota fede politica, l'accusa di
f etto e 1mmo
·
b'l
1 e, verso cu1· occorresse ten d ere farlo per passione di parte : d'altro canto, pro·
d a cm· prio questa sua posizione le ha concesso quella
ma 1·1 b asso, possente, eterno e caotico,
occorreva saper emergere come dalle tenebre
totale indipendenza di giudizio che può far diper crearsi un fragile mondo luminoso». Paro- fetto a chi deve fare i conti con la sua fede
le che rappresentano un motivo di fondo dalla
religiosa e con il rispetto per le gerarchie ecsolida struttura morale e mentale di Spinelli, clesiastiche, per cui le è possibile scrivere a
se é vero che anni dopo egli ha svolto gli stestutte lettere che, a Modena, in mezzo alla
si concetti, allargandoli e adattandoli alla PO" grande massa dei preti che si sono comportati
lemica e alla problematica del « rinnovamennel miglior modo possibile, ve ne sono stati
to conciliare» del Cristianesimo. (vedere l'artialtri assai meno vicini a chi resisteva contro
colo
I--"comparso sul··: fdino dello scorso aprile). l'oppressl·one nazi'sta, e fra ess1· pnm· 0 il vem:ne l'intuiz;ti-J · centrale, quella cui Spi- scovo stesso di Modena, mons. Boccoleri che,
nelli ha poi dedicato la sua vita: la crisi delE
1' uropa, il degenerare autoritario e fascista già dichiaratosi pubblicamente e ripetutamenobbediscono sopra ogni altra cosa alla legge te di radicate simpatie fasciste durante il vendella conservazione e dell'affermazione della tennio, filofascista lo è stato ancora, sia pure
sovranità nazionale. Democratici o totalitari,
meno clamorosamente di prima, dopo 1'8 setgli Stati nazionali europei hanno in sé una lo"
tembre, ed ha dimostrato in non poche ocgica che li porta ad essere sempre piu t'lazio- casioni « la sua ostilità verso il partigianato in
nalisti, sempre piu militaristi, sempre piu pia- generale e quello dei suoi sacerdoti in partinificatori, sempre piu dispotici. Il rimedio é colare». Sia ben chiaro però, avverte l'A., che
nella lotta contro lo Stato nazionale, nella fenon si vuole con ciò tirare ancora una volta in
derazione sopranazionale. Federalismo e demo- causa un'arbitraria ed ingiusta divisione fra
crazia, insomma, come coincidenza di valori basso clero amico ed alto clero ostile alla Repolitici.
sistenza: proprio in provincia di Modena inMentre S inelli rmai so ra i trent'anni.
,
.
l L Lu N G Q M
EU
alle soglie dell'anno duemila si amministri
la giustizia con i criteri che sono gli stessi del marchese di Rivarolo, buonanima?
Come mai , per riscattarsi a dignità, lo Stato
s'arma come per una spedizione punitiva
contro un popolo nemico, al mero scopo di
catturare un brigante e alcuni suoi complici?
Lo stile di Giuseppe Fiori è asciutto, schivo d i romantic l1e f umisterie, b en sorvegliato qua si temesse l'insidia della fantaso-
o N o Lo G o
HA
Dai primordi dell'unità italiana il bandito sardo tormenta la nostra coscienza
nazionale;' contesta l'Italia, i suoi carabinieri, i suoi poliziotti, i suoi prefetti, i
suoi giudici, le sue carceri, i suoi retori e
i suoi metodi. Crudele, scaltro, tenace, è
puntualissimo nelle sue apparizioni. Non
c'è svolta di strada cui egli manchi all'appuntamento: prima d'ogni guerra, ad ogni
dopoguerra, nel fasci smo, nella democrazia, nel malessere, nel benessere. Schioppo
EU
AH
U
E
D l A LT l E R O S p l N E L L l
HA
CHIESA INDIFFERENTE
E SACERDOTI PARTIGIANI
UE
Ritratto della Sardegna
scritto da un uomo onesto
Resistenza, unendolo allo studio delle particolari caratteristiche dell'ambiente locale: non
dimentichiamoci che proprio in queste terre
di miseria endemica, dove il fascismo aveva
portato alle estreme conseguenze il conflitto
sociale, in queste terre dove socialismo e comunismo trovavano logicamente l'ambiente piu
idoneo per suscitare speranze ed adesioni nella massa dei diseredati, il cattolicesimo aveva
saputo già esprimere sacerdoti come Don Zeno
Saltini ed i suoi Piccoli Apostoli che, in pieno
regime fascista , non avevano esitato a manifestare la loro ostilità al fascismo e le loro aspirazioni ad una società piu giusta, piu umana
e piu progredita.
Troviamo nel libro una documentazione precisa e completa dell'attività resistenziale dei
sacerdoti modenesi: non si tratta piu di una
pura cronaca, come, nel suo riserbo di autrice,
dichiara la Vaccari : è vera storia perché, come
giustamente dice nella sua prefazione Arrigo
Levi, « della storia ha la pensosa essenzialità »,
è storia perché l'A. non si limita a riferire dati , ma, attraverso la loro analisi, dimostra come l'atteggiamento della maggioranza dei sacerdoti emiliani sia stato determinato proprio
dall'inserimento profondo di questi parroci di
campagna, di montagna e di città nel contesto
della società che li attorniava; dalla comunanza
di vita, spesso di miseria, che li univa alla po"
polazione sulla cui salute spirituale essi vegliavano, consiglieri richiesti ed ascoltati dai
loro parrocchiani, credenti e no, non certo solo
su problemi teologici o morali, ma assai piu
spesso, di ordine pratico e contingente.
Infatti, sulla montagna non pochi nuclei partigiani si vengono formando, soprattutto nei
primi tempi, intorno al parroco del paese (anche se certo non tutti i parroci hanno lo spirito
avventuroso, il coraggio e le doti di comando e
di organizzazione di Don Orlandini, il « Carlo » comandante dei partigiani cattolici di Mon_
tefiorino) e la parrocchia resta sempre il rifugio, la base di tutte le bande partigiane, cattoliche o comuniste che siano.
Anche i preti di città e della « bassa » non
sono da meno e, per tutti, ricorderemo la figura di Don Elio Monari, già docente al Seminario di Modena, uomo di cultura e di fede,
che non esita a contravvenite agli ordini del
suo Vescovo, Mons. BoccoJeri, e, in nome di
una legge morale piu alta delle disposizioni di
un vescovo, si getta con tutto il suo coraggio,
la sua intraprendenza, la sua lucida energia
nella lotta clandestina e ne diventa uno dei
piu attivi animatori ed organizzatori. « Bruciato » in città, va in montagna e diventa « Don
Luigi » cappellano dei partigiani : catturato
mentre conforta un ferito moribondo, è trasportato a Firenze ed affidato agli aguzzini
della banda Carità che lo torturano, lo massacrano di botte e, prima di fuggire verso il
Nord, lo fucilano, nel luglio del '44, insieme
· '
ad altri r6 arti iani. M
~
p-.a.c:our
t::O:"X "-
'l ' '
.L
-.....:tuHIDllr nr......-Jcrç'OU·, ...-,r-rrr--
nosctmento per 1 ruo o c e c ero mo enese
(e per esso quello di tutta l'Italia occupata)
ha svolto in quel periodo, evitando, data la
sua chiaramente nota fede politica, l'accusa di
farlo per passione di parte: d'altro canto, proprio questa sua posizione le ha concesso quella
totale indipendenza di giudizio che può far difetto a chi deve fare i conti con la sua fede
religiosa e con il rispetto per le gerarchie ecclesiastiche, per cui le è possibile scrivere a
tutte lettere che, a Modena, in mezzo alla
grande massa dei preti che si sono comportati
nel miglior modo possibile, ve ne sono stati
altri assai meno vicini a chi resisteva contro
l'oppressione nazista, e fra essi primo il vescovo stesso di Modena, mons. Boccoleri che,
già dichiaratosi pubblicamente e ripetutamente di radicare simpatie fasciste durante il ventennio, filofascista lo è stato ancora, sia pure
meno clamorosamente di prima, dopo 1'8 settembre, ed ha dimostrato in non poche occasioni « la sua ostilità verso il partigianato in
generale e quello dei suoi sacerdoti in particolare». Sia ben chiaro però, avverte l'A., che
non si vuole con ciò tirare ancora una volta in
causa un'arbitraria ed ingiusta divisione fra
basso clero amico ed alto clero ostile alla Resistenza: proprio in provincia di Modena infatti si è avuto l'esempio del Vescovo di Carpi, Mons. Dalla Zuanna, che ha tenuto un atteggiamento del tutto opposto a quello del suo
collega modenese ed i cui meriti sono stati
riconosciuti unanimemente sia dai partigiani
che dalle popolazioni della sua Diocesi cui, per
il suo deciso e coraggioso intervento, sono state a volte risparmiate tragiche rappresaglie: e
dire che nella sua giurisdizione territoriale c'era il tristemente noto campo di Fossoli ...
Il libro della Vaccari, appunto per queste
caratteristiche dell'autrice, è quindi serenamente obbiettivo e ci può offrire un quadro
veritiero, non agiografico né denigratorio, dell'apporto dato dal Clero alla Resistenza: diciamo subito che è stato un contributo veramente cospicuo: «in quasi tutte le carneficine, in quasi tutte le stragi, in mezzo alla folla
dei fucilati, impiccati, arsi vivi, spicca la nera
veste di un prete». E davvero è possibile affermare , con Ilva Vaccari, che mai, come durante la Resistenza « il Clero (specie i parroci
di campagna e di montagna, religiosi di parecchi ordini ed alcuni ammirevoli Presuli) fu
unito con un vincolo cosi sincero ed assoluto
al suo popolo». Oggi, a tanti anni di distanza,
calmatesi le passioni che durante la lotta, e
soprattutto negli anni immediatamente successivi, avevano radicalizzato le posizioni delle
diverse correnti antifasciste, levando gli uni
contro gli altri, e particolarmente in Emilia,
clericali ed anticlericali, e dopo le ripercussioni nel mondo cattolico della ventata vivificatrice giovannea, è possibile che un socialista
studi, con un senso di affettuosa amicizia e
gratitudine, quanto hanno fatto allora molti
sacerdoti, dai piu umili ai piu colti ed insigni.
Quanto espone la Vaccari per Modena vale,
come ho detto, per tutta l'Italia occupata:
ciascuno di noi ricorda qualche prete partigiano che sapeva unire alla piu ferma volontà
di lottare contro il fascismo la pietà cristiana
anche verso il nemico piu accanito e crudele;
tutti ricordiamo quei poveri parroci dei paesini montani, in ogni evenienza nostra « base »
e rifugio, preti che hanno dato tutto quel poco
che avevano per i partigiani, spesso giovani
che avevano tenuto a battesimo e di cui talvolta hanno dovuto benedire la salma matto~
riata dal piombo e dalle torture fasciste: e ricordiamo anche tanti preti massacrati dalle SS
e dalle Brigate Nere, rei solo di aver adempiuto ai doveri che la loro fede ed il loro ministero gli imponeva.
L'analisi storica della Vaccari è vasta e profonda e parte dallo studio dei moventi lontani
che hanno spinto cosi larga parte del clero modenese a schierarsi attivamente dalla parte della
AH
EU
HA
E
AH
U
EU
stori e briganti non costituisca, dopotutto,
un fatto eccezionale. Anzi, eccezionale è il
contrario: chissà perché, a conti fatti, in
Sardegna i briganti sono in tutto qualche
decina soltanto.
Ma le risposte del Fiori non sono gridate. La risposta, anzi, il lettore se la dà
da solo, dopo aver passato alcune ore a meditare sulle esperienze di vita vissuta che
l'autore allinea sul suo bancone di lavoro.
« Un uomo secco, un tantino curvo, la
barba color pepe, crespa e rada, e un bacucco di orbace marron e un vecchio cappotto militare kaki troppo grande per la
su a corporatura, lungo sino a toccare le
scarpe ... ». Giuseppe Fiori introduce cosf,
con quest'incontro, la sua galleria di personaggi sardi. Niente interviste con questori, vicequestori, gallonati supergiudici e
nemmeno briganti con le bombe alla cintola, sullo sfondo del Gennargentu. Si comincia dal basso, terra terra: è 1f che nasce la piantina, in questo deserto di affetti,
di religione, di pietà, di società, di civiltà,
di storia qualsiasi che non sia di sopraffazione, di inganno o di violenza. È in questo
soffocante deserto che fiorisce la piantina
assurda che non muore mai, tra sterpi, pietre, sole a picco, pecore sitibonde. È qui
che l'uomo scopre che il conto non torna;
non merita la fatica d'esser nato questo vivere tra il morso della fame e il morso del
sospetto altrui, nell'ignavia di chi sputa
sentenze senza essersi mai curvato a vedere
che tipo d'Italia sia mai questa, che lascia
dimenticata nell'angolino un'Isola intera
(se ne ricorda solo al momento della leva
e delle elezioni), e poi si stupisce se ne
sorge il brigante.
Giuseppe Fiori compie quest'operazione
con diligente e affettuosa pazienza di ricercatore. Gli elementi. sottoposti alla sua
analisi sono l'adulto incolto, l'avvocato, il
ragazzo, lo studente, i compagni di scuola
di Graziano Mesina , e lo stesso Graziano
Mesina ricostruito nelle sue molecole essenziali, le donne, i testimoni, gli ostaggi
del brigante . Ognuno, esaminato da vicino, quasi cogliendone il respiro, studiandone il linguaggio, ricreando con fedeltà la
struttura di base della sua condizione umana, e cioè risalendo alle origini del fenomeno, alla sua causa prima.
Caso nuovo, da salutare con gioiosa meraviglia: Giuseppe Fiori non s'impanca a
dar lezioni agli acchiappabriganti. Non ha
in tasca la ricetta infallibile per far scomparire dall~ sua Isola questo personaggio sinistro che di tanto in tanto risolleva all'altezza del mito la violenza. Di un Graziano
Mesina, che per anni ha fatto palpitare di
assurde speranze la Sardegna, dice quel
ch'egli era, al di là della leggenda che gli
s'era formata intorno. Le conclusioni, stanno a noi : come può darsi che nell'Italia
b
HA
ste al pe-r-ché in Sardegna esser g -'.'J v r.ni , P '-'-
~
no al momento dell'appello nel cortile del car- COlltrati al confino (e che, se non andiamo ercere, fare insomma atto di sottomissione, per rati, già comparvero, anni fa, su Il Mondo):
vedere la pena ridotta e la speranza di tornare « come per l'umanesimo europeo, come per
alla vita civile riaprirsi.
Omero, per me la divinità non era l'alto, perUn giovane di vent'anni, colmo di vita, d'an- fetto e immobile, verso cui occorresse tendere
sia, di forza, d'avventura poteva temere quel ma il basso, possente, eterno e caotico, da cui
ricatto, poteva cedere all'umiliazione. Dal di- occorreva saper emergere come dalle tenebre
battito che, nella sua anima, si svolse allora, per crearsi un fragile mondo luminoso». Paroappena scomparvero le illusioni che il periodo le che rappresentano un motivo di fondo dalla
di prigione sarebbe stato breve, prende le mos- solida struttura morale e mentale di Spinelli,
se il « lungo monologo» dell'anima di Altie- se é vero che anni dopo egli ha svolto gli stesro Spinelli (gli scritti che riguardano la pri- si concetti, allargandoli e adattandoli alla pogione subita da questo scrittore e leader de- lemica e alla problematica del « rinnovamenmocratico sono ora raccolti appunto in « Il to conciliare» del Cristianesimo (vedere l'artilungo monologo», Edizioni dell'Ateneo, I968, colo comparso sul' :fdino dello scorso aprile).
Inf!ne l'intuiz;,•. _, . centrale, quella cui S?ipp. 139).
Il primo conflitto che, nella solitudine della nelli ha poi dedicato la sua vita: la crisi delcella e nell'isolamento doloroso dal mondo che l'Europa, il degenerare autoritario e fascista
pulsava fuori da quei cancelli, Spinelli conob- obbediscono sopra ogni altra cosa alla legge
be e vinse fu proprio questo: cedere o no al della conservazione e dell'affermazione della
desiderio della libertà, al pensiero della ragaz- sovranità nazionale. Democratici o totalitari,
za desiderata, ai dolci appelli della famiglia, gli Stati nazionali europei hanno in sé una loallo sfaldamento dell'antica fede comunista, gica che li porta ad essere sempre piu nazioall'amore per la vita da vivere, godere intensa- nalisti, sempre piu militaristi, set1;1pre piu pianificatori, sempre piu dispotici. Il rimedio é
mente?
Rarissime volte é dato di leggere una rispo- nella lotta contro lo Stato nazionale, nella festa cosi serena e forte, classica diremmo, co- derazione sopranazionale. Federalismo e demome quella che Spinelli dette a se stesso e che crazia, insomma, come coinCidenza di valori
ora racconta « per pura spinta interiore », co- politici.
me un classico.
Mentre Spinelli, ormai sopra i trent'anni, giC'erano a dir di no, nell'anima del giovane rovagando tra un carcere e l'altro, metteva a
Spinelli, motivi forti eppure astratti che lo punto, con un coraggio e un orgoglio che despingevano all'intransigenza: il convicimento stano ammirazione e affetto, il suo pensiero poantifascista, il senso dell'onore, l'amicizia e la ' litico, venivano gli eventi tragici della guerra,
solidarietà con i compagni di prigionia. Ma la riprova, cioé, che quanto egli andava penerano, appunto, argomenti retorici con i qua- sando non era utopia ma lucida analisi. Di qui
li era difficile, alla lunga (come ben sanno i fi- la nuova forza attinta per precisare i contenuti
losofi), combattere l'istinto vitale. Altrove fu del federalismo, inteso come potere democral'ancora , nel comprendere che scegliere la li- tico europeo, come via d'uscita dalle assurde
bertà era un atto impuro che avrebbe « sug- autarchie economiche, come «possibilità per
gellato una volta per sempre il carattere oscu- la democrazia di ristabilire il suo controllo su
ro e volgare del vivere per vivere» mentre piu quei Leviatani impazziti e scatenati che erano
degno era scegliere una vita di successo, che ormai gli Stati nazionali europei ».
mirava in alto, che « voleva produrre qualcoEcco, il lungo monologo era finito, un uosa che restasse» anche se lungo e incerto era il mo politico nuovo, con la sua méta era nato
cammino nelle tenebre feconde dello spirito,
tra le mura delle carceri fasciste. Dell'antica
anche se già vacillava la ragione politica stes- ideologia era rimast a la consapevolezza che la
sa, la fede comunista per cui Spinelli era finito
azione politica è lotta per il potere (quello federale da sostituire a quello nazionale), dalla
in prigione.
« Io sentivo - scrive Spinelli - con chialunga meditazione sulla libertà veniva fuori
rezza assoluta che per poter forse intravede- l'idea che «l'azione politica, per non peccare
re, un giorno, 1,1na méta capace di farmi dire di hybris e per essere degna dell'uomo, deve
dal fondo del cuore che valeva la pena per es- avere come obbiettivo l'impiego del potere al
sa di mirare al successo, dovevo conservarmi servizio della libertà ».
puro». Cosi fini l'agonia intima di un giovane
Questa non è l'occasione per parlare del
politico, cosi Spinelli attinse l'idea della liber- pensiero politico di Spinelli né della lunga'
tà, cosi trovò la sua « ragion pratica » e domi- azione che - dal mattino in cui un peschenò quanto di « vitale, libidinoso, volgare » si reccio lo sbarcò con i suoi compagni di confiagitava in lui (e che egli può definire cosi sol- no, sulle spiagge di Gaeta, libero, finalmentanto in virtu di quella superiore « ragion pra- te - egli ha condotto « fra gli uomini, con i
suoi amici e i suoi avversari, con le sue spetica ») .
Superata questa fase , il lungo monologo po- ranze e le sue sconfitte, con la sua ostinazione
té svilupparsi appieno fino alla formazione e le sue metamorfosi» .
Si deve invece constatare ancora una veccompleta (intellettuale soprattutto poiché l'esperienza pollitica verrà dopo, negli anni della chia verità: che dalle p_rigioni degli stati autoritari esce sempre rinnovata la forza dell'opbattaglia federalista) di un uomo come Altieposizione: dalle borboniche isolette di confino
ro Spinelli.
In un dibattito, durato anni, conversando a e dalle carceri di Civitavecchia, di Fossano, di
lungo con i morti, con i vivi, con se stesso, con Castelfranco Emilia vennero fuori i Rossi, gli
la filosofia e con la storia, componendo e scom- Spinelli, i Gramsci e, per quanto riguarda
ponendo infinite volte un'immagine del mon- Spinelli, bisogna dire che, tra tutti, è prodo e un'ideologia politica, Spinelli ha incomin- prio quello che ha consumato la vendetta piu
ciato, davvero, a intravedere la méta . Prima il bella contro chi lo ha tenuto in catene per sesuperamento del marxismo: « era la stessa re- dici anni. Infatti è proprio Spinelli che ha elaligione e la stessa politica della Repubblica di borato la demolizione intellettuale dello Stato
Platone e della Compagnia di Gesu; era l'idea- nazionale, cioè di uno dei valori piu esasperati
le del grande Inquisitore di Dostojevskij; si e fanatici su cui posava il potere fascista. È
trattava dell'ordine politico-religioso degli uo- vero che, fin dalla primissima giovinezza, Spimini che sanno e che perciò esigono il potere nelli aveva appreso una « insormontabile anassoluto sui beni, sul corpo e sull'anima del tipatia per le parole stesse di nazione e patria
resto dell'umanità, la quale non sa e perciò de- e per la loro pretesa di accaparrare l'anima
ve essere guidata con mano ferrea ..... l'opera umana»; ma è certo che q1,1ella antipatia coldi Stalin mi appariva la coerente realizzazione tivò in prigione e, sempre piu consapevoldi quella di Lenin. Se questa realizzazione im- mente, la levò a visione politica. E cosi dette
plicava essere spietati verso gli uomini di cui un gran colpo al cuore del nazionalismo fascisi voleva assumere il comando, e inumani ver- sta e - passata la guerr~ - immunizzò molti
so i propri stessi capi, i quali dovevano essere di noi dai rischi del contagio nazionalista .
divinizzati o uccisi, ebbene, questo era' il coEnnio Ceccarini
munismo ».
UE
.............................. ..::a...;:.c........
tuttora incompiuta a livello di popolo.
Giuseppe Fiori, giornalista e scrittore,
biografo di Antonio Gramsci (ne mise in
evidenza la radice « sarda », quell 'accento
di uomo della frontiera che segnò il suo
linguaggio dall'inizio alla fine della sua nobile vita), ci presenta ora un altro spicchio
della realtà sarda: il bandito, con tutte le
sue parentele, i suoi amici, coetanei, le
vittime e gli antagonisti. Il nuovo libro di
Giuseppe Fiori La società del malessere (Laterza ed., Collana «l libri del tempo» , 1968,
L. r 500) fornisce alcune meditate rispo-
- -·---j - - -
~~.._.~
. . .-~·
.I..I.'V'.I..I.
J:'..._. ..... . _ ......
.I..I.U'-.J.'-J.
J!tl.l.-
tigiani si vengono formando, soprattutto nei
primi tempi, intorno al parroco del paese (anche se certo non tutti i parroci hanno lo spirito
avventuroso, il coraggio e le doti di comando e
di organizzazione di Don Orlandini, il « Carlo» comandante dei partigiani cattolici di Mon.
tefiorino} e la parrocchia resta sempre il rifugio! la base di tutte le bande partigiane, cattoliche o comuniste che siano.
Anche i preti di città e della « bassa » non
sono da meno e, per tutti, ricorderemo la figura di Don Elio Monari, già docente al Seminario di Modena, uomo di cultura e di fede,
che non ci;ita a contravvenire agli ordini d l
suo Vescovo, Mons. Boccoleri, e, in nome di
una legge morale piu alta delle disposizioni di
un vescovo, si getta con tutto il suo coraggio,
la sua intraprendenza, la sua lucida energia
nella lotta clandestina e ne diventa uno dei
piu attivi animatori ed organizzatori. « Bruciato» in città, va in montagna e diventa« Don
Luigi » cappellano dei partigiani: catturato
mentre conforta un ferito moribondo, è trasportato a Firenze ed affidato agli aguzzini
della banda Carità che lo torturano, lo massacrano di botte e, prima di fuggire verso il
Nord, lo fucilano, nel luglio del '44, insieme
ad altri r6 partigiani. Medaglia d'oro alla memoria, è ricordato con stima ed affetto non
solo dai combattenti cattolici ma da tutti i
partigiani, socialisti, comunisti, atei cui egli
aveva sempre indiscriminatamente offerto il
conforto del suo entusiasmo, della sua bontà
e della sua fede.
Non è certo possibile ricordare qui tutti i
sacerdoti le cui vicende, spesso tragicamente
conclusesi, sono narrate nel libro: quelli che
furono uccisi vicino ai loro parrocchiani nelle
rabbiose rappresaglie fasciste, gli arrestati, i
torturati, i deportati nei campi di sterminio da
dove ben pochi sono tornati. E poi quei tanti
che, pur senza arrivare alla sublimità del sacrificio, diedero il loro quotidiano appoggio a
chi combatteva per la libertà, cercarono di
alleviare le sofferenze e le privazioni dei loro
parrocchiani e dei partigiani che combattevano
nella loro zona. Non tutti certo furono eroi
come Don Elio, ma tutti affrontarono coscientemente e serenamente la loro parte di rischio
e di questo, oggi, va reso loro quel riconoscimento che qualcuno «dopo» ha voluto negare: si, perché c'è stato anche un «dopo»,
quando la fiduciosa collaborazione, iniziata durante la Resistenza, fra clero partigiano e forze
popolari e democratiche, non è i:iuscita a progredire ulteriormente ed a trascinare con sé gli
elementi allora in prudente attesa.
Da un lato la Chiesa ufficiale, in posizione
conservatrice per non dire reazionaria, diffidava del progressismo e delle aperture sociali
proprie dei preti partigiani come dei preti
operai, dall'altra i laici militanti nella Resistenza che « avevano compreso come, nel rispetto reciproco e nella reciproca stima, poteva crearsi un clima di collaborazione che, pur
conservando aspetti differenziati, si elevasse
al di sopra di astiose rivalità, erano pur sempre una minoranza nella popolazione nazionale ». Si andò pertanto incontro ad un periodo in cui l'intolleranza reciproca e la disputa politica assunsero toni sempre piu accesi e
veementi.
Ma oggi, dopo Papa Giovanni ed il Vaticano II, il clima è, almeno in parte, mutato
ed anche l'esperienza dei preti partigiani che,
per primi avevano scelto la strada della fruttuosa collaborazione con i laici, comunisti e
no, nel nome dei precetti di amore e di comprensione del Vangelo, è stata accolta: dobbiamo solo sperare che questo invito alla fratellanza fra gli uomini, che i preti della Resistenza avevano già tradotto in pratica, sia sinceramente e serenan1ente accolto e mantenuto da
tutti.
Sergio Pettinati
Storia
Solzenitsy~
continua
CONFESSIONI
D.UN DETENUTO
rotmco
DAl LAGER DI STALINALLA CITTK DEL SOLE
l DUE MARX
DEL NUOVO
CAPITALISMO
di LEO .VALJANI
di PAOLO MILANO
di JIJTTORJO SALTJNJ
o
•
•
•
UE
L capitale monopolistico"
degli americani Baran e
lSweezy
si delinea già, fra i
EU
AH
testi marxisti di critica dell'economia politica, come il
contributo forse più importante e innovatore degli ùltimi cinquant'anni. Ma i tutori dell'ortodossia marxi·
sta, anche sulle riviste del
POI, sono intervenuti menando scandalo per le sostanziali divergenze fra le
teorie di Baran e Sweezy e
quelle del "Capitale" di Marx.
Questi esperti oppongono a
Baran e Sweezy non già
nu.ovi argomenti, ma le vecchie formule. E parlano di
"neo-revisionismo". Ma Baran e Sweezy non sono dei
Bernstein: sono rivoluzionari convinti (Sweezy è un "fi·
locin~se") . E una radicàle
revisione della teoria marxista era urgente, se si vole·
va ch'essa s'adeguasse ai fatti nl.lovi intervenuti con la
crescita del capitalismo monopolistico.
Baran e Sweezy trovano
necessario abbandonare alcuni dei concetti fondamentali di Marx: la teoria del
valore e queJla del plusvalore, la concezione marxiana
della distribuzione del reddito e quella della caduta
tendenziale del saggio di
profitto: tutte teorie da tempo traballanti. Invece che
al concetto di plusvalore,
Baran e Sweezy assegnano il
ruolo centrale al concetto di
"surplus" (o sovrappiù). «Il
surplus economico, definito
nel modo più conciso possibile, è la differenza fra ciò
che la società produce e i
costi necessari per produr~
lo. L'ammontare del surplus
è un indice della produttivi·
tà e della ricchezza di una
società, della liber tà di cui
dispone per conseguire quegli obiettivi che essa voglia
p roporsi. La composizione
del surplus mostra in che
modo la società usa quella
libertà: quanto ne investe
per espandere la sua capac ità produttiva; quanto ne
consuma ' in varie forme ;
quanto ne sperpera e in quali maniere >>. « I modi di utilizzazione del surplus costituiscono l 'indispensabile
meccanismo che lega la strut"
t ura economica deUa società con ... la sua sovrastruttura politica, culturale e
ideologica. In talune società
HA
E
nell' "Espresso" del 12..5.1968), avvertivamo il lettore che quella "prima parte" del romanzo di Aleksandr
Solzenitsyn ne supponeva ed esigeva una seconda, Ca detta dell'autore
già scritta ma, come l'altra, forzatamente inedita in Russia), nella quale si sarebbe condotta a un punto
fermo la storia del protagonista,
Olèg Kostoglotov, il trentaouattrenne reduce da una guerra nonché da
cinque anni di "lager" staliniano,
per il momento, in congedo temporaneo dal suo confino di polizia, internato nel "reparto cancerosi" di
una clinica provinciaìe e, malgrado
un'eccezionale migliorìa, ancora incerto sulla sua sorte di uomo e di
malato.
Questa "Divisione cancro - 2a parte", di circa trecento uagine come
il primo volume, è ora già sulla nostra scrivani~, nell'altrettanto sollecita che fedele versione di Maria
O~sùfieva. Come fatto letterario, questo secondo volume non suscita calore, né procura sorprese : lo si può
onestamente dichiarare un Solzenitsyn di ordinaria amministrazione.
Ma l'interesse del massimo romanziere sovietico che ci sia dato di leggere, (fra i suoi colleghi inediti,
avrà quanti e quali rivali?), esorbita
notoriamente, e vorrei dire essenzialmente, dalla cerchia specifica
della letteratura.
In quell'abbozzo di programma di
governo dell'opposizione interna sovietica che è "Progresso, coesistenza
e libertà inteUettuale", il manifesto
semiclandestino firmato da uno dei
maggiori fisici _n ucleari russi, Andrej Dmitrievic Zacharov, si parla
due volte di Solzenitsyn: come dell'estensore di un « appassionante appello contro la censura » (che i lettori dell' "Espresso" lessero l'anno
scorso), e come autore di alcuni ro~
manzi« scritti con grande forza morale e densi di profonde generalizzazioni artisticne e filosofiche » il cui
divieto da p~rte delle autorità Zacnarov stima una vera «disgrazia>>.
Solzenitsyn è dunque lo scrittore nel
quale i dissidenti sovietici si riconoscono, almeno gli intellettuali e i
tecnici, e dal quale si sentono rappresentati. Così, "Divisione cancro"
è un romanzo che può anche esser
letto come un repertorio dei giudizi
correnti, le idee accettate e le aspira;z:ioni diffuse nelle sfere dell'oppo-
AH
U
nel 1943, più di cinquemila
persone furono condannate
dal Tribuna'le speciale ad un
totale di 28 mila anni di reclusione e più di diecimila
furono inviate aJl confino .
Numerosi antifascisti erano
stati incarcerati già in precedenza , per essersi opposti
con le armi alla violenza
squadristica. Il numero degli arrestati e deportati durante la Resistenza fu ancora molto più alto . Ad eccezione delle lettere di Gramsci e di Ernesto Rossi e di
pochi altri scritti, come quelli di Pr,i mo Levi sui campi
nazisti, e Je testimonianze
di Luciano Bolis, la letteratura carceraria non ha però,
da noi, l'importanza che ha
neUe letterature di altri paesi o che in Italia stessa ebbe nel Risorgimento. Il fatto ha, probabilmente, due
spiegazioni. L'una è la scarsezza, in tutta la recente letteratura italiana, di autobiografie veramente sincere. La
altra deriva dalla composizione dei detenuti antifascisti. Si trattava, in prevalenza, di oppositori che avevano la vocazione del militante
politico. Erano rarjssimi in
carcere e al confino gli scr,i ttori e anche quei pochi erano, allora, salvo alcune eccezioni, come Carlo Levi e
Pavese, interamente politicizzati.
·
Uno studioso di politica
come Altiero rS pinelli ci ha
dato ora un libro sul carcer e e sul confino che spicca per la sua straordinaria
sincerità, per il suo acuto
realismo e anche per l'incisiva sobrietà della sua prosa. Aveva appena 17 anni
quando, all'indomani dell'assass inio di Matteotti, entrò
nelle file della gioventù comunista diventandone ben
presto uno degli organizzatori più attiVli. Tre anni dopo proclamò con grande
fierezza la sua fede politica
davanti al Tribunale speciale. Avendo scontato la pena,
UESTO socialismo, Sulubin non lo
Qvuol
chiamare "democratico" e
neanche "cristiano", aggettivi inadeguati e logori, ma piuttosto, sulla
guida di Dostoevskij, di Tolstoj e di
Kropotkin, «socialismo morale»,
( « una società in cui tu t ti i rapporti
e tutte le leggi derivino dalla moralità e solo da questa ») . Egli è pronto a dividere la convinzione di un
filosofo religioso, il moscovita Vladimir Solov'ev (1853~ 1900), che «perfino l'economia si debba costruire
sulla base della moralità»: Una società così fatta guiderà gli uomini
non verso la felicità, ( « anch'essa un
idolo del mercato »). ma verso la solidarietà umana, il "mutuo appoggio" caro a Kropotkin. CPunto sintomatico: Il "socialismo morale" di
Sulubin- Solzenitsyn somiglia molto
al "socialismo umanistico" dei cecoslovacchi del "Nuovo corso". I carri
armati sovietici dovranno servire di
monito anche ai revisionisti di casa).
La polemica antiautoritaria e antipositivistica del nostro autore, sempre per bocca di Sulubin, si spinge
ben oltre la politica. Egli considera,
ad esempio, la stessa scienza «una
lunga serie di operazioni egocentriche », poiché si estrania dai valori
morali. Al ragazzo, anche lui malato
di cancro, che gli chiede di definire
quest'ultimo termine, Sulubin . risponde: «I valori morali sono uel-
EU
C
HA
EL recensire cinque mesi fa "Di.RA la promulgazione, nel
F
visione cancro", cfr "Un reparto
. 1926, delle leggi eccezionali
N
d'ospedale, specchio della società",
e la caduta del fascismo,
decenni si vieta di parlare di quel
che succede, i cervelli umani si annebbiano e diventa più difficile capire un connazionale che un marziano ») . O all'opposto, la comprensione improvvisa e segreta che lega
in Russia, anche nel più casuale degli incontri, gli ex-detenuti politici,
(e sono milioni, « coloro sui quali è
caduta, sia anche una volta sola,
l'ombra del filo spinato »).
Vengono subito poi le riflessioni
politiche, dal roman~iere prestate a
un tal Sulubin, un lugubre e irsuto
paziente che a Olèg ricorda « il mugnaio folle della "Rusalka" ».. In un
suo affannoso èlialogo col protagonista, Sulubin chiede a lungo « chi
sia stato meglio » nei dec~nni della
tirannia: chi, come . Olèg, ha marcito nei "campi", o chi, come lui Sulubin, « ha mentito, ha pie'g ato la
testa », ha denunciato, ha rinnegato.
Ma dal rimorso della propria· viltà,
è nato in Sulubin il bisogno di veder sorgere nel suo paese una società nuova. Socialista, sì, ma di
un socialismo redento.
dokti bodper essere iMforma!
DOKTIBAD è un moderno bagno di pulizia, piacevolmen,
te nuovo, incredibilmente vltallzzante.
DOKTIBAD, con estratti di erbe, contiene olll vegetali, la
preziosa clorofilla èd è ricco di vitamine. cioè un bagno
naturale.
·
DOKTIBAD è detergente (si usa senza sapone) e la sua
·
azione vi dona le energie della natura.
Ecco perchè DOKTIBAD vi fa senttre più freschi, · più ri·posati, ·più vivi e la pelle è più vellutata, più elastica, più
giovane.
DOKTIBAD, il bagno per la ~llezta e la salute di tut•o
il corpo!
DOKTIBAD si vende esclusivamente nelle migliori Profumerie e Farmacie - In acatola e ftacone verde ne:lle seguenti confezioni: da 1 bagno a L. 150, 6 bagni a L. 75o, 12 bagni a L. 1.300, 20 bagni a L. 2.000
e flacone famiglia da 50 bagni a L. 4.300.
t-------------------------.---..---...--111111!11--
u1::>o1uç;ura 60VU::O\.,;I sr rrcuuu-;
en o re la po 1 1ca. g 1 cons1dera,
scono, almeno gli intellettuali e i ad esempio, la stessa scienza «una
tecnici, e dal quale si sentono rap- lunga serie di operazioni egocentripresentati. Così, "Divisione cancro" che», poiché si estrania dai valori
è un romanzo che può anche esser morali. Al ragazzo, anche lui malato
letto come un repertorio dei giudizi di cancro, che gli chiede di definire
correQti, le idee accettate e le aspi- quest'ultimo termine, Sulubin rira;zioni diffuse nelle sfere dell'oppo- sponde: «I valori morali sono quelsizione. Io lo leggerò appunto in li che tendono a rendere sereno l'aquesta chiave, appena sgomberato nimo umano». Il pensiero di Solzeil terren<;> del filo del suo intreccio, nitsyn, o del suo portavoce, gravita
una stona d'amore, purtroppo, de- dunque verso un'elevazione tra morale e religiosa.
licatamente banale.
Quando Kostoglotov, appena diKostoglotov si innamora di Vera,
una de.lle dottoresse che lo sotto- messo dalla clinica, passa un'ora
pongono a un'audace ormonotera- dinanzi alle gabbie dello zoo cittapia, la quale fra l'altro rischia di dino, due immagini lo colpiscono:
repderlo sterile. Due sono i dilemmi quella di un macaco accecato dal puche lo tormeqtano. Infermo qual è, gno di tabacco che un visitatore gli
forse condannato, ha diritto di le- ha gettato malvagiamente negli ocgare a sé Vera?; (deciderà, nobil- chi, e « il miracolo della spiritualimente e dolorosamente, per il no). tà » rappresentato, « dopo tanta
E quanto alla pericolosa cura che i greve sete di sangue», da « un'anticlinici gli vanno imponendo, «qual lope "nilghau" color nocciola chiaè», (si chiede Olèg), «il prezzo ultimo ro, dalle gambe sottili e la testa tedella vita? Quanto, per conservarla, sa nell'attenzione».
Si dirà che tutte queste idee di
è lecito pagare, e quanto no? ». Kostoglotov risolverà che, a queste Solzenitsyn non sono peregrine. E'
concessioni alla voglia di sopravvi- vero, ma il punto non è essenziale.
vere, bisogna fissare un limite. Più . Boris Pasternak parafrasò una volche non morire, infatti, importa co- ta così, in una lettera, un giudizio
me si vive. Lo vedremo quindi, alla da lui già accennato nel suo romanchiusa della storia, tornare nel ·vil- zo: « Quel misticismo politico che è
lagJ!"iO dov'è confinato, a passarvi di tanti russi, io l'ho in odio ». Un
una stagione (magari breve, se il misticismo, c'è da spiegare, che necorpo lo tradirà), nel respiro (libe- g-li oppressori prende in quel paese
ro, però) di una mezza sanità e una ~a forma di un fanatismo più o mepo ideologico, mentre negii oppresmezza felicità.
pi si esprime, con eguale passione,
E parti più fiacche del romanzo so- pome sentimentalità. Solzenitsyn,
no queste che riguardano l'indivi- penza dubbio, è di questi ultimi. Ma
duo Kostoglotov, (ma è chiaro che Ja scarsa novità e lo scialbo candol'autore pensa il contrario); appena, re delle sue proposte ideali containvece, l'argomento si fa imperso- po infinitamente meno della schietnale, il tono del libro si solleva e si tissima esigenza da cui esse nascoaccende il nostro interesse. Per po. Dice, nel suo romanzo, una donpa a cui nessuna sciagura civile è
es~mpio, nelle due o tre filippiche
contro la medicina qual è praticata ~tata risparmiata: «Tutte le tragein Russia, (Solzenitsyn non esita a ~ie della letteratura mi sembrano
spezzare una lancia per lo scompar- puffe a paragone di quel che viviaso medico di famiglia, contro il re- PlO noi ». E pensando a-ll'esistenza
gnante medico di Stato) . O in epi- çoatta dei sudditi di Stalin, un altro
sodi esplicativi di certa corruzione :eersonaggio osserva: «La vita più
imperante, (con affaristi e profitta- <;lura è di chi ogni giorno, uscendo
tori che non hanno niente da invi- c;li casa, _picchia la testa perché la
diare ai loro colleghi di altri regi- ~orta è troppo bassa».
mi). O nel lamento sui cittadini soAnonimo sovietico, DIVISIONE CANCRO - II PARTE, Il Saggiatore, L. 2.500.
vietici murati in se stessi, ( « Se per
~p~L~A~~~~-~~~~~~----~--~~~-u~~~--~~~--~~~~~~~~~~----~~~~--~~
AH
EU
HA
EU
AH
U
E
L
.~--------·---------------
sa che si svolge nell'animo
del coipevole e non dà luogo perciò a vero ravvedimento. Indubb~arnente, la
società deve difendersi da
chi è pericoloso, da chi ne
viola le leggi, ma 11uò farlo,
come facevano, all'apice della loro civiltà, gH antichi
greci e romani, e per qual- .
che tempo anche gli inglesi,
relegapdo i rei in cplonie di
lavoro in cui, pur essendo in
residenza forzata, vivano di
vita normale e non della Vlita artificiosa e non riedu-
L' ES PRESSO • 6 OTI'OBRE 1968 • PAGINA 21
li maniere 11. «I modi di utiDOKTIBAD si vende esclusivamente nelle migliori Profumerie e Farmacie - In ICatola e ftacone verde •
lizzazione del surplus conelle seguenti confezioni : da 1 bagno a L. 150, 6 bagni a L. 75o, 12 bagni a L. 1.300, 20 bagni a L ì .OOO
stituiscono l'indispensabile
e flacone famiglia da 50 bagni a L. 4.300.
meccanismo che lega la strut"
tura economica della so- 1--------...-----------.------------~~~~~~---..-cietà con ... la sua sovrastruttura politica, culturale e
ideologica. In talune società
questo meccanismo è relativamente semplice... In una
vera società feudale, per esempio, il sÙrplus è estratto
con la violenza dal lavoro dei
servi e direttamente consumato dai signori feudali e
dai loro seguaci senza una
significativa mediazione di
mercanti... In altre società il
meccanismo che collega i fenomeni economici e non economici è enormemente più
complicato e può rappresentare una parte importante
del funzionamento sia della
struttura che della sovrastruttura. Noi crediamo che
il capitalismo monopolistico
sia una società di quest'ultimo tipo e che ogni tentativo
di comprenderlo che trascuri
o sottovaluti i modi di utilizzazione del surplus sia destinato a fallire 11.
Baran e Sweezy sostengono che il neo-capitalismo,
col controllo monopolistico
dei prezzi, fa aumentare il
surplus anzitutto nella forma d'accresciuti profitti e risparmi capitalistici. · Ciò produce una tendenza alla depressione economica, che però viene in parte corretta dall'assorbimento del .surplus in investimenti improduttivi: spese aziendali di
vendita e pubblicitarie per
sostenere la concorrenza fra
monopoli e per sedurre i
consumatori inducendoli a
consumi artificiali. Queste
spese senza utilità sociale,
che si renderebbero superflue in un sistema più razionale, permettono invece al
neo-capitalismo di rimediare
in parte alle sue contraddizioni, alle sue tendenze a cri·
si di sovrapproduzione. Ma
il rimedio ptincipale contro
le crisi è la crescita delle
_commissioni statali per spese 'militari. Insomma, mentre in un sistema non soggetto al mercato monopolistico il surplus potrebb'essere assorbito diminuendo radicalmente la giornata lavo. rativa e partecipando allo
sviluppo dei paesi arretrati;
invece il capitalismo monopolistico si salva solo sprecando le risorse e aumentando enormemente le spese militari. Ne segue il rafforzamento delle tendenze militaristiche e imperialistiche, come dimostrano gli Stati Uniti di questi anni.
UE
"i
HA
munista diventandone ben
presto uno degli organizzatori più attiVJi. Tre anni dopo proclamò con grande
fierezza la sua fede politica
davanti al Tribunale speciale. Avendo scontato la pena,
dopo dieci anni di carcere,
invece d'essere rimesso in libertà, fu spedito a1l confino,
nell'isola di Ponza e .poi in
quella di Ventotene e ivi rimase per sei anni, finché il
governo Badogilio non provvide a liberare la maggior
parte dei detenuti politici.
(La maggior parte perché,
come Spinellii oi ragguaglia,
molti anarchici, gli sloveni
e gli albanesi rimasero in
prigione o al confino e poterono evadere solo nel caos
sopraggiunto con l'ar-mistizio). A Ventotene, Spinelli
redasse, con Ernesto Rossi
ed Eugenio Colorni, H manifesto per la Federazione europea, che a nostro avVJi•s o rimane il documento più lucido del pensiero politico dell'ultimo trentennio. Nel 1944,
avendo aderito al partito di
azione, si batté con chiaroveggenza per impr-imere alla lotta di liberazione, a>lla
quale partecipava col suo
abituale coraggio, un indirizzo seriamente e non solo
verbalmente innovatore. Da
allora, neUa buona come nell'avversa congiuntura, continua a dedicare i suoi sforzi al superamento dell'anacronistico sistema degli Stati nazionali.
Con questi precedenti, che
potrebbero far inorgogUre
chiunque, Spinel'li ha scritto un libro autobiografico
nel quale non v'è una sola
riga di glorificazione dei sacrifici sopportati, non una
parola che sappia di retorica. Con la profonda umanità
che i condannati politici di
regola scoprono nel loro intimo quando sono in carcere, ma che facilmente dimenticano quando sono tornati
sulla scena pubblica, Spinelli mostra eguaJle comprensione per i problemi dei detenuti per cause politiche e
dei detenuti per reati comuni. Egli sostiene !'-inutilità
della carcerazione degl( uni
e degli altri. Per gli oppositori d'un regime, la prigione è scuola di pe·rfezionamento della tecnica della
lotta iHegale. •P er i detenuti
comuni, essa è una v:ia verso la caduta sempre più irrimediabile nel vizio e nella
delinquenza. In polemica
con un giurista dell'autorevolezza di Carne1utti, Spinelli dimostra che la reclusione non porta quasi mai
all'espiazione, se per espiazione s'intende qualche co-
cativa del carc~re . Gli episodi di prigioni~ che narra
confermano quE}sta sua visione, proprio perché Spinelli non li ha affatto scelti
per convaliidare una tesi.
Di particolare interesse è
la spiegazione c;he Spinelli
dà della sua UiSQita dal partito comunista. ~gli riconosce d'avervi ad~rito a suo
tempo non tantq per protesta sociale, qu~nto perché
approvava razion;disticamente la concezione comunista
che fu già dei grandi uto-
pisti, che Lenfn r1m1se in
onore e che Stalin perfezionò come arte di governo, ossia la teoria d'una é1i te di
iniziati che sa dirigere H
mondo verso una condizione ·
superiore. Cessò d'essere comunista quando s'accorse
delle conseguenze retrive di
questa originariamente superba divinizzazione del potere.
Altiero Spinelli, IL LUN·
GO MONOLOGO, Edizioni dell'Ateneo •• Lire 1.400.
Paul A. Baran e Patù M.
Sweezy, IL CAPITALE MONOPOLISTI ·
00,, Einaudi, L. 2.500
•
~~
Mercoledì 8 gennaio 1969
UN LIBRO DI AL l/ERO SPIIVELLI
UE
Altiero Spinelli, oggi il più « rossa », si preoccupava del
deciso rappresentante del mo- pericolo di fare il gioco dei reavimento per l'unità federale zionari.
europea, ha rievocato in un
mosso libro di ricordi- IllunSfumature di temperamento
go monologo (ediz. dell'Ate- e di formazione. Ciò che accaneo) - l'itinerario della sua munava, al fondo, Spinelli con
fede.
Rossi ( e con gli amici della loPunto di partenza: il suo ar- ro limitata cerchia, tra i quali
resto, avvenuto nel giugno '27, Carlo Rosselli) era la fede nel
e quindi la condanna inflittagli loro comune maestro, Gaetano
dal tribunale fascista per co- Salvemini. Come Salvemini, esspirazione contro i poteri del- si erano mossi da una ispiralo Stato. Spinelli era allora zione di timbro religioso a non
uno studente di vent'anni, e accettare i compromessi di cui
già da tre era entrato nelle fila è materiata la vita quotidiana,
del comunismo militante. Pun- per poter meglio illuminare, alto di arrivo: l'agosto 1943, al- la luce della loro intransigenlorchè, alla caduta del fasci- za, le contraddizioni e le misesmo, riacquistò la libertà, dopo rie e le sopraffazioni della medieci anni di prigione e sei di/ sta arena. Questa era la sostanconfino. In questi sedici anni, za del famoso « concretismo »
coincidenti col fiore della sua salveminiano. Questo (traduce
giovinezza, dibattè con · se stes- nel suo linguaggio Spinelli) « il
so il suo problema, in una con- s~sso » di· cui essi erano fatti,
tinua martellan~e autocritica, ar- ptù forte delle onde che gli sbatrivando dall'iniziale impegno tevano contro.
comunista alla fede nella liberDa tale irremovibile impegno
tà, che fu il fondamento primo - che -in Spinelli era confardel suo federalismo.
tato anche dall'« influsso moralDi questa vicenda Spinelli mente esaltante » della lettura
evoca, in sequenze tra loro di- di Kant - quei compagni di
staccate, i momenti che gli si battaglia non -derivavano nessono riaffacciati con maggiore suna forma di org"<>glio. «Le co-
FIDANZATO
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
*
Andrea Dotti, lo psichiatra dell'Università di Roma,
che sposerà l'attrice Audrey Hepburn
ne
sigL
di (
.mmm•mm•mnnnmuummmmmm•mmnnnnnm•mmnmnmmnnmlm•m•mnmmmmnmnnnn ì
LA SIRIA PAESE
vivacità.
se - precisa spinem evocando
Il primo avvio alla sua con- il suo persistente rifiuto a pre'
versione avvenne nel 1937, do- sentare una domanda di grapo dieci anni di solitario mano- zia, da cui dipendeva la sua
logo, allorchè egli annunciò ai uscita dal carcere - non sono
compagni di lotta e di ·prigio- state svolte così da me, ma sonia . che lasciava il partito per no accadute così, senza alcun
passare nel campo di coloro mio merito>~. Egli avverte, cioè,
che si proponevano di limitare con l'umiltà propria degli uoil potere · ( « necessari~ ma de- mini ispirati da un'interna cermoniaco ») dei governanti allo tezza, che la sua forza ,gli è
scopo di garantire la libertà ai stata, in certo modo, prestata.
cittadini. Ma non entrò subito Vale a dire che l'opera sua gli
dentro le porte . della città de-· è stata commessa da una formocratica, che si stava sfascian- za superiore - la Grazia (codo proprio in, quei tempi, in m'egli stesso scrive traducendo
cui tutti gli Stati europei, di in termini religiosamente ispiorigine liberale o totalitaria che rati l'imperativo kantiano) o lo
fossero, erano divenuti « sem- « Spirito » -:- che ha fatto anpre più nazionalisti, sempre più che di lui come dei suoi amici
militaristi, sempre più pianifi- similmente impegnati, uno strucatori, sempre più dispotici », mento del corso storico (forse
mentre la Russia comunista per tramandare alle nuove gecrollava progressivamente da nerazioni un momento o un risè le soprastrutture internazio- corda o una luce del loro inDamasco, gennaio.
naliste, diventando anch'essa terno fremito di purezza).
La Siria è nota come il paese
nazionalista. Fu allora, di fron.
«cattivo» del Me~io C}rien~~·
"
CATTIVO
'·
.
PROIBITO FO~
IL RIFUGIO 1
Si vive come se s.i fosse perennemente n
sfera d.i perpetuo stato d'assedio - Eppv
to nazionalismo affiora la possibilità di
* .
una trasformazione socialista; la
instaurazione del socialismo è
una delle operazioni più costose
che esistano, che richiede più
no
far
ne
re.
;:_,_~~~~~~~le~f --~~~a -l~;~~r:_a r.. !:!~ U,:U~~n a;~f!~!!~:~t~u~'~: f!,.n_~:.e;e ;!:J:n7J~ltt n~~:;r_.,~olz~~~ =~::~!!.. ~- pi~-~Ìf!:'2~Z..:'::.n~;~colt, ~
rew••••11111111•
l
.
1
.
.
b~razza) t~ >l. a trovahre Il1 ~ono
gmsto
e ~nea anc e _a v1cenda_ d~l~a vwlen~a fascista. Da
prmc1p10 - dice - quando
cominciò ad essere applicata era
una cosa seria e dura: « indegna d'un paese ci:vile ». E tuttavia col passar degli anni i met0di adottati dai paesi totalitari si perfezionarono fino a
far apparire « quasi umana »
la repressione fascista. I nazisti miravano alla umiliazione totale e alla distruzione D.sica del nemico. I russi ubbiclienti ·a Stalin riuscivano a tidurre l'avversario ad autodegradarsi fino al punto di chiedere
spontaneamente (almeno in apparenza), la propria condanna.
In paragone i fascisti appaiono
a ·Spinelli « solo moderatamente incivili ». Anche la loro presa sugli italiani rimase assai superficiale. I più si limitarono a
HA
~v~ro, In tadl!a e nedl' monddo
ClVl :· . « n 1amo
accor o
quasi m _tutto ( c~nfidava Ern~sto Rossi ancora t1 15 febbraiO
1945 a Gaetano Salvemini); le
differenze riguardano principalmente questioni di metodo: lui
è un uomo politico; io non lo
sono ». E le qualità politiche
di Spinelli si rivelavano, a suo
giudizio, nel vivo interesse che
egli aveva per i « problemi concreti ». Sotto questo aspetto gli
pareva « la migliore testa » del
Partito d'Azione. Tale impegnativo giudizio non impediva
però a Ernesto Rossi di restare
« molto scettico» sui risultati
possibili della linea di battaglia
suggerita dal suo amico. Sopra ttutto temeva che, invece di lavarare per la democrazia, si lavorasse per il totalitarismo comunista. Spinelli, all'opposto,
che non celava la sua origine
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
te al problema della '"~erra
Tale umile atteggiamento per -u~···-- --· ···1-:--- -:-· -·1·~-:·r r:ne ~:rranc:~ c_ne ncnreae_ 'f1Hl
.,.
.
.
. .
n paese . per ~o te anm po lt.l- energte e p m rzcchezze. PB:colo- m.
imminente e del crollo dell'ora- cm egh, «~~n _cr1~t1ano >~, ~y.eva cam~nte. mstabzle, l?er~or~? .da gicamente, ~conomicamente, la so
mai inutile· Società delle Na- fatto « dell zmz_tatzo Chrtstz. sen- colp' d' stato ann_uah, e a~lo Siria quanto più è « impegnata »
zioni, che Spinelli precisò le ra- za saperlo » gh consentì dt sol- stesso_ tempo orgoglzosamente. m- tanto più finisce fatalmente col
gioni interne della sua rivolta lev:are, nel suo lungo monologo, tran,szg~n!e. Un paese estremzsta:
idealè incontrandosi col pensie- i veli di retorica moralistica che ::ell opmzone •comune, che_ pero
ro federalista, che indicava ne- continuano tuttora ad adu ia- e. scarsamente: presente ne' «ft:}t. · d' ·
· .
gg . tz» della regzone; provoca, mgli Stati Uniti d'Europa l'ordi- re 1 gm 1z1 correnti sul fasci- somma ma si impegna 0 si espOne politico capace di ristabilire smo e sull'antifascismo, deli-- ne soltanto fino ad un certo
il controllo su quei « Leviata- neando una spregiudicata inter- punto.
ni impazziti » che erano oramai pretazione di questa ancora co- . La Siria, giudicata sulle brevi
gli Stati nazionali.
cente polemica.
informazioni dei corrispondenti
Egli venne quindi via via
« Non voglio nascondere - in~tallati d Beirut, è « l'uomo_
precisando il suo pensiero a scrive, come sorridendo, a pro- a~zta_to_ >> del blocco arab? e z
contatto con altri confinati con posito dello stile dei suoi amici gzudzzz, _sP_ess?, fa._nno regzstrare
·
.
. . . .
. .
delle opzmonz curzosamente conlui a Ventotene e particolar- ant1fasc1st~, t1C~1amandos1 a una traddittorie. Dicono, di fatti, che
mente con Ernesto Rossi. A par- ~nalo~a r1flesswne . ~el D_osto- è il paese del più deciso naziotire dal 1941, i due, divenuti jevski della Casa det mortz sul- nalismo arabo. Ma dicono, anpresto amici, si accordarono cir- la fredda superbia dei prigionie- che, che è il paese dove i russi
ca l'assoluta _preminenza della ri politici polacchi - che c'era sarebbero più solidamente inquestione dell'assetto internazio- un atteggiamento negativo nel stallati. Di~on? c~~ ~ il paes~
naie su tutti gli altri problemi, tono degli antifascisti in car- controllato d~~ mzlttarz; ma è zl
· d'
"
f · ·
.· paese che mzlztarmente ha come qum 1 sulla necessità di de- cere:_ . un c.erto _ar1se1s~o ~~ piuto lo sforzo minore e che
dicare ogni sforzo al raggiungi- uomm1 c?e rmgraZl~VaJ?-?, 1l C1e: affronta meno rischi. Dicono che
mento di una soluzione federa- lo perche erano gtustl ; e SI è la centrale del movimento dei
lista europea, sulla base di un sentivano perciò i prescelti, i partigiani palestinesi. Ma le aziopiano di riforme in senso socia- puri. Fra gli anarchici ( Spi- ni dei fedayeen non partono mai
lista-liberale, da sostenere con nelli non cela un interno moto dal territorio siriano e quando
un partito rivoluzionario, inteso di simpatia per essi) questo di- h? chiesto, a f!amasco, di .internon come « diretta espressione fetta era probabilmente minore v.zstar~ z.::zo dez coman~antz . par. . .
.
' tzgzanz l mcontro non e maz avde11e esigenze popolari », ma fra 1. gtelhstl
m~gg~ore, ma co- venuto, mi hanno lasciato cacome « guida della classe lavo- munque era assai d1ffuso ». Era pire che, ufficialmente, i « comratrice verso obbiettivi merite- inoltre largamente sparsa fra battenti della libertà>> non esivoli di essere raggiunti nello tutti una forte ripugnanza a ri- stono in Siria, che bisognava
interesse della intera colletti- meditare le proprie idee: non passare la piat~a lin~a di convità ». Sono parole di Ernesto solo fra i comunisti abituati a fine con la Gzordanza, fare la
Rossi, tratte da una sua lettera seguire senza disc~tere ogn: lunga c_orsl! notturna sui. !ettifil~
· · d 1
b'
d'
d · d. l percorst cmquanta e ptu annz
a G aetano Salvemm1 e 24 cam 1~mento 1 rotta ec1s? a fa dal famoso colonnello Law~arzo 1944, che bene colgono Cremh~c?> ma an~h~ fra 1 d:- rence e che portano a Amman.
11 fond? dell'ideal~stica alleanza mocratlCl, appogg1a~1 da un m1- La Siria. è difficile da scopri~
Una dimostrazione contro lsraf
c~e stnnse allora 1, due confina- n?r~ furore 1deolog~co, ~ tutt~- re: la Siria è difficile da intertl, basa~a sopra un analoga spe- v1a m compenso ammatl da un pretare. Con l'Egitto e l'Algeria ritenersi (e constatarsi) come il ze
ranza d1 poter far convergere li-· assai maggior rigore moralisti: l è uno dei focolari della . rivolta paese più minacciato dall'ester- la
beralismo e socialismo in Italia co. Gli uni e gli altri tra~tavano araba contro il vecchio occiden- no. La situazione socialdemo- zie
e in _Europa. Lo stesso Ernesto gli eretici, cioè quelli che in- te; co~ l'Egftto e . _l':1-lge~ia è c~~tica li_banese, la si~uazion_e sfc
Rossi stese poco dopo con Spi- tendevano pensare con la loro u:zo de~ pun_tz « polztzct » d~ una pzu am~zgua dell~ Gzordanza « c
nelli, nel giugno del 1941 un testa indipendentemente dalle nvoluzzone m con~uso_movzmen- m01;archzca ~ dell _lrak troppo .'
'f
'
d' '· . d ·
..
· l b to, del contraddzttorzo «terzo faczlmente ncattabzle a causa. stz .
mam esto-programma del Mo- uettlve el partltl, come e - mondo» panarabo Ma le sue d Il · l
· h
·
l
·
.
f d l'
b . s·
l'
l
'l l
.
e a so a rzçc ezza nazzona e un
v1mento _e era 1st? _e~ropeo e rosi. « 1_ to~ 1e~a oro 1 sa u- «differenze» dall'Egitto si ac- che è il petrolio, la convincono ml.
da allora l due amiCI si dtedero to, erano mv1tat1 ad andarsene crescono di mese in mese: la e la rinchiudono in una men- an
a un lavoro clandestino inten- dalla mensa di cui facevano «intransigenza>> siriana ai con- talità. da «stato d'assedio>>.
a
sissimo, con lettere, opuscoli, parte».
ta._tti con l'Occidente, ad _ esemL'atmosfera, a Damasco, ad «l
libri, traduzioni, suscitando poSollecitato dallo stesso amore pzo, non , appare ~anto zl pro- Aleppo, ad Horn~ e nel grande, t~
lemiche, stabilendo collegamen- di verità, Spinelli ( pur confes- dotto dell « estremzsmo >~ . (dopo spett~colo~o cantzere della futu- zzc
ti; creando la base d'un intenso sando di sentirsi «un po' im- che se '!,e .vede la polztzca m- ra dzga_ dz Rakka, sul lento . Eu- su~
terna, pzu JUgoslava che da oltre cortina) ma risulta psicologicamente e politicamente più
complessa.
Economicamente autosuffìciente, economicamente quasi ricca
(o francamente ricca, rispetto ai
fratelli vicini) , la_ S!ria pu~ ~~n:
tare con maggzorz posszbzlzta
frate e un'atmosfera che rzcorda, ~uriosamente, i complessi e
le ·isterie ufficiali italiane, autarchiche e bellicose, degli anni tra
la guerra d'Etiopia e l'ultima
guerra: il rifugio antiaereo, comunissimo, sorvegliato · in una
piaz~etta di Damas~? come se
fosse un segreto mzlztare e che
,,,,,,,,//./,,,,,,,,,,,,_,,,,,,,,,«y;,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,//./,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,.zu"'"
mett.ere la cimice all'occhiellol Un'approfondita analisi del
come si mette la maglietta di fascismo e dell'antifascismo,
mezza stagione, e a sfogarsi con condotta in questo tono e su
le famose barzellette, spesso dif- queste linee direttive, sarebbt;
fuse (ad arte?) dai gerarchi. In certo storicamente illuminante.
questa atmosfera di piccole li- Ma non appare ancora possibile
bertà private e di servitù pub- liberarci dall'antifascismo finblica, il primo passo verso l'an- chè dura il pericolo di un ritortifascismo militante fu segnato no, se non proprio del fascismo,
dalla protesta di pochi uomini di un simulacro di esso, quale
liberi non solo contro il regime appare ancor oggi paurosamenma anche contro coloro che si te sospeso sulla vita politica'. e
accontentavàno di mormorare civile dell'intero mondo delle
in una loro forma di umoristica nazioni.
.
viltà.
Nino Va1eri
stz
mc
ne
frc
te1
la
st'
qr.
te!
m.
no
re
p·
fiè
s(
lz
;~
di
bi
i
sl
~l
tzl
ne
~f
ù
\
LONDRA, 29 maggio
L'americano Dan Tay.
lor è convinto dell'esisten.
za del mostro di Loch
Ness, in Scozia, e fra circa
tre settimane si immerge·
rà con il suo sottomarino
giallo nelle acque del Loch
per iniziare le ricerche.
II sottomarino, costrui·
to negli Stati Uniti, è stato portato oggi sulle spon·
de del lago, da dove si
Immergerà per tentare di
svelare il mistero. A Dru·
mandrochit, dove esiste
uno speciale ufficio di ri·
cerche del mostro e dove
Taylor è di base, l'ameri·
cano sta completando in·
sieme con l'organizzatore
dell'ufficio · comandante
Davld James (un ex dçpu·
tato) 1 preparativi ed f
piani di ricerca.
Dan Talor, df 28 anni
ed ex marinaio della marina americana, ha dato
assicurazioni che non ha
alcuna intenzione di fare
del male a c Nessie » (il
nome dato al vero od
Immaginario mostro). E·
gli spera di poter prendere foto afte del mo·
AH
UE
na medicina per un giapponese
come un dolce per un bambiilo
EU
Novemila farmacie a Tokio; duemila fabbriche di medicamenti in tutto il Giappone •
Basta un momentaneo senso di stanchezza 'perché si corra a comprare il rimedio - 8 il retaggio dei tempi in cui per ogni disturbo c'era un'erba prescritta dalla medicina cinese
TOKIO, maggio
Un singolare punto d'incontro fra Giappone e Italia, per
quanto possa sembrare inverosimile, è dato dall'amore di
italiani e giapponesi per le
farmacie e i 1~edicinali. Solo
in Italia, intatti, le farmacie
sono affollate a ogni ora del
giorno nella misura che ormai in Giappone è considerata eccessiva, tanto che preoccupa · autorità e competenti
del ministero della Sanità
(nonché gli scienziati che
studiano le condizioni psicologiche della popolazione nell'ambito dei <<piani economici» del governo). I giapponesi vanno in farmacia col
senso di delizia dei ragazzi
allorché riescono a racimolare i quattrini necessari per
una scorpacciata in pasticceria. Non possono trattenersi
-dall'usare qualche rimedio
per ogni pur minimo distur-
HA
Milano con una quindicina
di reduci dalle carceri, dall'esilio e dalla cospirazione
antifascista alla fondazione
del Movimento Federalista
Europeo e alla decisione di
mettersi senza indugio alla ricerca dei federalisti d 'oltre
Alpe, che dovevano ben esistere da qualche parte, perché il destino e i problemi
dei vari paesi erano diventati ovunque identici.
Egli conclude il suo libro
riconoscendo che la sua vita
di carcerato politico era stata nello stesso tempo una
traversia ed una provvidenza,
perché era stato afferrato e
messo da parte nel momento
in cui si era consacrato a
un'opera priva di ogni senso
di misura ed era restituito
tra gli uomini quando ormai
era maturo per un lavoro, difficile e ambizioso anche esso,
ma di elevata nobiltà.
Questo libro dovrebbe esser letto e meditato specialmente dai giovani, oggi pronti alle proteste, che acquisterebbero la conoscenza di una
figura di singolare probità e
saggezza come quella di Altiero Spinelli e non senza
commozione non solo imparerebbero a comP,rendere le
situazioni politiche degli stati europei moderni, ma anche
ammirerebbero l'esempio e
l'insegnamento che l'autore
diffonde col suo passaggio
dal comunismo al federalismo
europeo.
AH
U
di cui aveva pur avuto motivo di lamentare debolezze,
contraddizioni e ipocrisie. E
purtroppo gli stati dell'Europa obbedivano ancora alla
legge della conservazione e
all'affermazione della propria
sovranità. Essi, democratici
o totalitari, erano sempre piu
nazionalisti, militaristi e dispotici. Egli era dolente che
le democrazie fossero condannate a morte dalla divisione
dell'Europa in stati sovrani
e fu portato a considerare
la Società delle Nazioni e a
incontrarsi col pensiero federalista e a vedere negli Stati
Uniti d'Europa l'ordine capace di assicurare veramente la
pace e la libertà nel vecch,io
continente, illuminato sopra
tutto dal pensiero dei federalisti inglesi del decennio precedente la seconda guerra
mondiale, che proponevano di
trapiantare in Europa la grande esperienza politica americana. Solo questa poteva esser la via per combattere il
nazionalismo che tornava a
imperversare in Europa.
Fu ispirato cosi a scrivere
con Ernesto Rossi, Eugenio
Colorni è Lazar Fundo, alla
cui memoria dedica il suo libro, il c Manifesto di Ventotene », che fu il proclama rivo!- to agli italiani per la formazione di un movimento federalista europeo. Il 27 agosto
del 1943, appena nove giorni
dopo essere stato liberato, alla vigilia dell'occupazione tedesca e dell'inizio della resistenza italiana, partecipò a
EU
Fra tre settimane
il via alle ricerche
del mostro
di Locb Ness
cevuto in misura diversa dalle proprie famiglie, in parti
uguali fra tutti con un trattamento di favore per i malati.
Le giornate trascorrevano tra
ore di silenzio e di studio, ore
di conversazioni e di svago,
ore di dibattiti organizzati.
Dalla condizione di confinati
e - con piu difficoltà - da
quella di carcerati si poteva
esser liberati, facendo atto
di sottomissione, riconoscendo la grandezza del fascismo
e, soprattutto, del suo duce.
Gli antifascisti condannati
avevano affrontato coscientemente la prigione col loro rifiuto di riconoscere le leggi
fasciste; ma anche volontariamente restavano in carcere
con il loro rifiuto di fare
atto di sottomissione al regime. E questo esalta i meriti
di Altiero Spinelli e degli altri suoi compagni che furono
liberati solo dopo la caduta
del fascismo.
Merita particolare rilievo
quanto l'autore ci dice nel
capitolo finale che ripete il
titolo del libro. L'adesione del
giovane Spinelli al partito comunista era dovuta alle conseguenze della prima guerra
mondiale e all'acceso naziona-lismo che la segui. Il comunismo di Lenin e di Trotzki
era la grande esperienza sovranazionale che veniva incontro allo spontaneo cosmopolitismo del giovane Spinelli. Ma il suo impegno comunista era anche il frutto deHa
seduzione di una organizzazione che si vantava depositaria delle segrete leggi che
regolano la morte delle vecchie e la nascita delle nuove
società umane ed era decisa
a prendere il potere assoluto
e totale necessario per creare
la nuova e perfetta umanità.
Ma l'arresto del 1927 e la
condanna che lo faceva passare da un carcero all'altro e
da un'isola di confino all'altra lo ha portato a meditare
a lungo su ciò che accadeva
fuori delle mura del carcere
e dentro lui stesso. La pri-·
gionia si trasformò, quindi,
in un periodo di intensa preparazione teorica con lo stu.dio di Kant e Hegel, dei filosofi piu recenti e piO. antichi
e con l'esame della filosofia
marxista. Egli ha meditato
sulla esperienza del collettivismo russo, su epoche e problemi cruciali della storia
umana.
Nella lunga meditazione,
durata ben sedici anni, giunse
alla conclusione che tutto
HA
« II lungo monologo » è il
titolo di un libro che Altiero
Spinelli, direttore dell'Istituto Affari Internazionali (I.
A. I.) ha recentemente pubblic~tO' (Edi,z ioni dell'Ateneo).
Altiero Spinelli, nato a Roma nel 1907, a 17 anni si
iscrisse al partito comunista.
Mentre studiava leggi all'Università di Roma e cercava di
organizzare i giovani del suo
partito, venne arrestato nel
giugno del 1927 e condannato
dal tribunale speciale istituito
dal fascismo a 10 anni di carcere per c cospirazione contro
i poteri dello Stato ». Scol)tati i dieci anni di prigionia,
anziché esser liberato, venne
mandato al confino e solo alla caduta del fascismo, nell'agosto del 1943 tornò ad esser libero, dopo sedici anni
di segregazione.
E' un libro, questo, di penose memorie, ma anche di
preziosi insegnamenti. Egli
non ha inteso di darci una
rappresentazione completa e
organica di questo doloroso,
e pur spiritualmente elevato,
periodo della sua vita. Sono
ricordi di cose viste, sentite
o meditate, che frammentaria.
mente, ma vivacemente balza-
E
I lungo n1onologo
LE AUTORITÀ SONO PREOCCUPATE DALLA. MANIA NAZIONALE DEI FARMACI
Giuseppe Chiarini
bo. Un raffreddore o un momentaneo senso di stanchezza li spinge a maratone in·
credibili verso la farmacia
piu meina.
« Un record »
L'Agenzia governativa per
la Pianificazione ha condotto
un'inchiesta due settimane
fa: è risultato che il Giappone ha battuto tutti gli altri paesi del mondo nella
proporzione tra le spese per
medicinali e il reddito nazio.
nale. , Un sondaggio eseguito
nel 1968 ha dimostrato che in
Giappone si contano 113.327
negozianti di medicinali, comprese le spezierie specializzate in particolari prodotti farmaceutici e i viaggiatori in
medicinali. Nella sola Tokio
ci sono novemila farmacie.
Il prof. Sakutàro Tadokòro dell'università di Gunma
propone tre ragioni per spie-
!
1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111_11111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111
·LA «0. E. 1»
gare questo fenomeno. La prt.
ma va ricercata nella tradizionale, incorreggibile adorazione che i Giapponesi, nel
corso della loro storia, hanno sempre avuto per i medicinali. Mentre la scienza medica moderna in Occidente t
fondata sulle cure tecniche e
terapeutiche delle varie malattie, il popolo giapponese,
fino a un secolo fa, non ha
conosciuto altro metodo all'infuori del ricorso a medicamenti a base di erbe, succhi
vegetali e animali, ecc., secondo i codici della medicina cinese. La tendenza continua
ancora a prevalere in tutto il
paese e in particolare ·'n ei
centri urbani, dove si vanno
raccogliendo in gruppi sempre
piu cospicui i giovani agricol, tori delle campagne, appena
usciti da un mondo di avite
superstizioni.
Una seconda ragione, secondo tl pro/. Tadokòro, va
ricercata nel vorticoso torrente di pubblicità per medicinali da cui giorno per giorno,
anzi ora per ora, il giapponese è investito attraverso i
giornali, i periodici, il cinema, il teatro, la radio e la
televisione. Occorre veramente chiedersi - osserva - come mai sia possibile resistere tetragoni a queste ondate
permanenti di attraenti offerte presentate per mezzo di
inverosimili, ma affascinanti
manifesti, avvisi, scene, episodi teatrali che percuotono
senza posa il cervello dei lettori, degli uditori, degli spettatori.
Torrente
di pubblicità
L'ufjicio stampa della presidenza del Consiglio giapponese .recentemente ha invia·
to un formulario con varie
domande a un milione di cittntU??1 'l'lPr r-rmtrn17nrP nH Pf.
opportuna, per chi rogUa
crear&t una clientela. Questa tendenza dei medici a fa,.
vorire i medicinali e il desiderio quasi superstizioso dei
pazienti ài farne uso smodato hanno portato tl GiapPone al secondo posto al
mondo, dopo gli Stati Uniti,
fra i paesi produttori di medicine.
Ventimila
tipi di medicina
Dello stesso parere è il
pmf. Akira Salcima, della
Facoltà di medicina ed odontoiatria dell'università di Tokio, il quale ritiene che la
situazione potrà essere modificata solo quando si intra,.
prenda qualche iniziativa per
una vera e propria educazio..
ne sia dei medici che dei
clienti.
Sul mercato giapponese figurano attualmente piu di
ventimila tipi differenti di
medicine, prodotti da circa
duemila fabbriche. Va da sé
che molti di questi tarmaci, anchre se presentatt aZ
pubblico in maniere diverse
e in àivBrse con.teztom aono su per giu analoghi. i
di uguale efficacia o ineffio
cacia. I fabbricanti di medicinali in Giappone - _rileva anche il prof. Sakuma spendono troppo per la pubblicità e troppo poco per ricerche ed esperimenti. Moltt
fra essi, pur di non spendere a tali scopi, preferiscono
importare medicinali stranieri che offrono buone possibilità di smercio. Un'altrtJ
piaga della farmaceutica nipponica è quella della spietatCJ
concorrenza tra le fabbriche
di medicinali. Il Giappone t
l'unico paese al mondo nel
quale le attraenti insegne cfej
« Saldi » possono essere viste non solo nelle vetrine det
negozi di manufatti o det
grandi magazzini, ma anche
in quelle delle farmacie.
Siamo alla vigilia di un ricorso alle urne {forse net
prossimi mesi). I parlamen. tari dell'opposizione e quelli della maggioranza agitano
ora tl problema perché li riferisce, in fondo, alla ~'1.l'Ute
degli elettori.
Rocco Tigullio
La vetrina del · libraio
Cultura e miti
del nostro tempo
La lunghissima frontiera
che separa il Canada dagli
Stati Uniti, divide due paesi
che, pur avendo , in comune
per largo tratto le. medesima
lingua, nettamente divergono
per la storia e Io sviluppo
della vita culturale. Il compito che Northrop Frye, eminente studioso di letteratura
canadese, si assume in questi
tre acuti è relativamente brevi saggi (Città dell'Apocalis·
per or1g1ne, per lingue nelle
quali s'esprime, per cosmopolitismo dei suoi rappresen·
tanti (lo stesso Frye è laureato a Oxford), una cultura europea. Giusto quindi il rincorrere i miti deija cultura
europea attraverso 1 suoi esponenti, e fame 11 succo denso della giovane cultura canadese. Giusto anche rinvenire in entrambe (quella giovane, e quella europea sulla
quale grava. ormai una «storicità » che la soffoca) l'eco
delle pseudo-arti. Non è attra.,,.o .... C'n _,,oco+-;
,,lf~~;
c+._n...,....a-!t-4
UE
AH
••
nese recentemente ha inviato un formulario con varie
domande a un milione di vittadini per controllare gli effetti che hanno soprattutto
la radio e la televisione sull'opinione pubblica. Alla d~
manda: Qual è la pubblività
che piu vi ha · colpito?, settecentocinquanta mila degli
intervistati hanno risposto:
'« Quella dei medicinali ».
La terza ragione - sempre
secondo il prof. Tadokòro è che i med!ici in Giappone
non possono trarre alcun profitto dalla loro professione se
non prescrivono qualche medicina ai pazienti, e ciò non
perché ne traggono vantaggi
materiali o percentuali dalLe
fabbriche di medicinali, bensi il paziente che non si veda prescrivere almeno una
medicina finisce col perdere
la fiducia nel dottore. Questi, pertanto, visitato il paziente, incomincia immancabilmente la cura con una
iniezione, poi estrae dalla
sua borsa una, due, talvolta
tre scatoline o barattoli o
bustine con la prescrizione
sull'uso dei farmaci. E' cerimonia indispensabile, anche
se non sempre necessaria o
nente studioso
letteratura
canadese, si assume in questi
tro acuti e relativamente brevi saggi (Città dell'Apocalisse;
Binocoli
perfezionati,·
Clair de lune intellectuel) è
quello di ricercare attraverso
un'analisi essenzialmente letteraria, ma pure, e con felice
riuscita, sociologica del mondo moderno - inteso nella
sua accezione, come egli
stesso precisa, di « occidentale» -, le principali aree culturali in cui, durante gli ultimi decenni, si sono verificati i piu proficui ed interessanti scambi.
L'analisi, brillantemente impostata sulla presenza e sulla funzione della cultura canadese, rivela cosi una puntuale messa a. fuoco anche
delle principali caratteristiche odierne della cultura europea e di quelia nord-americana, nonché dei loro ap.
porti e dei reciproci influssi.
Alla cultura accademica Northrop Frye deve l'impostazione rigida del proprio lavoro
di critico; ma tale impostazione non gli impedisce di
cogliere le mille « aperture »
che il tema che s'è scelto offre. La cuUura canadese è,
EU
Ancora sugli
•
· eS &mi
(ed altro) di licenza media
HA
no alla sua memoria, senza
un rigoroso ordine di tempo.
1
Il libro, pur sotto questo
aspetto degnissimo <li medita.
zione e di studio, ha anche
pregi singolari di carattere
storico e psicologico. Basterà
ricordare il primo capitolo
che è una rappresentazione
vivace e precisa di come si
andava in prigione per motivi politici nell'epoca fascista
e come in prigione si viveva,
Questo capitolo contiene,
quindi, una visione completa
delle condizioni politiche in
cui il fascismo aveva ridotto
l'Italia, dei metodi violenti
della sua tirannide e dei tentativi, sia da parte dei comunisti, sia da parte dei democratici e dei cattolici di
reazioni per mezzo di giornaletti, volantini ed opuscoli
clandestini, che erano, in fondo, una riaffermazione del diritto di pensare, parlare e vivere liberamente. Vi si parla
a lungo sia dei tribunali speciali, sia delle commissioni
per il confino e l'ammonizione e del trattamento fatto ai
condannati politici che, confusi dapprima con i condannati comuni, furono poi separati da questi ultimi e trattati con maggior riguardo dai
guardiani e dalle direzioni delle carceri, al punto che, con
opportuni accorgimenti era
loro possibile ricevere r'iviste
e anche libri e giornali proibiti dalla censura carceraria.
Era però difficile ottenere la
possibilità di scrivere; ma
quandq si dava questo permesso, i quaderni dovevano
esser conservati dalla direzione ed era difficile il riaverli
alla liberazione. Uno dei rari
casi in cui tali quaderni si
sono salvati fu quello dei quaderni di Gramsci, che per il
loro alto livello intellettuale
non avevano svegliata l'attenzione del censore carcerario.
Può . sembrare stqmo, ma è
invece facilmente comprensibile, come fra le mura del
carcere dei condannati politi·
ci si disponesse di un'a libertà di parola che in Italia
non esisteva piu.
Tra i condannati politici
e'era uha fortissima solidarietà, al punto che si mettevano in comune tutte le ri~ ~il cicmarof ri-
E
gli spera di poter pren·
dere fotografie del mo·
stro e di potere inoltre rf.
portare a terra un piccolo
brano di te,ssuto dell'ani·
male.
n piccolo sottomarino
può In caso di emergen·
za restare Immerso fino a
tre giorni. « Viper Fish •
(cosi si chiama n sotto·
marino) può inoltre ri·
tornare alla superficie ad
una velocità di 50 nodi,
questo nel caso n mostro, disturbato dopo secoli dl pace, sia di cattivo umore.
Nella lunga meditazione,
durata ben sedici anni, aiunse
alla conclusione che tutto
quello che gli era sembrato
verità certa e razionale non
reggeva alla critica, ma era
solo c un insieme di dogmi i
quali .esigevano di essere creduti». Impegnato a diventare
uno dei costruttori del comunismo, aveva cercato di mantenere in piedi. la visione in·
tellettuale e politica sulla
quale aveva fondato la sua
vita e la giustificazione morale della prigionia, ma quella visione si andava sfaldando ogni giorno di piu. Prese
a sostenere presso i suoi compagni di carcere che la dottrina comunista andava riveduta e aggiornata. Non cercava
la confutazione del comunismo, ma la sua verità. E a
poco a poco, man mano che
la filosofia, e la dottrina economica del comunismo gli risultavano forme acCidentali e FT. LAUDERDALE (Gran Bretagna) - Stando alle notizie provenienti da Ft. Laude;rdale, dove si trova attualmente il
· tra11satlantico « Queen Ellzabeth l » della Cunard Line, il futuro della nave è lontano dall'esser~ certo. Mesi orsono si
non necessarie, vere e proprie
era detto che «l'orgoglio degli inglesi » avrebbe trovato un posto di ormeggio in un porto della Florida, dove la « Q. E. l •
soprastrutture, qu~sta verità doveva essere trasformata in un modernissimo albergo per l turisti, servendo anche come importante centro per cdn·
emergeva sempre piu chiara. gressi. Ma nuovi problemi assillano ora i probabili acquirenti e circola già la voce che la nave sarà spostata 'dal porto
Si convinceva sempre di piu dove si tr~)Va. La Cunard Line, ancora proprietaria della «regina», ha speso trecentocinquantamila dollari solamente per
che il comunismo era la rein- dragare n p orto In modo che n transatlantico potesse entrarvi. Come è noto la nave ha fatto n suo ultimo viaggio
carnazione, nella nostra epo- partendo dall'Inghilterra 1'8 dicembre 1968. Nella foto: là « Queen Ellzabeth · l• a Ft. Lauderdale in attesa di... novità
ca di disordini e di crisi, di
una tendenza profonda· e permanente della coscienza politica umana, dell'esigenza,
' cioè, di imporre un potere
assoluto sui beni, sul corpo e
sull'anima dell'umanità, che
deve esser guidata "con mano
ferrea. Il comunismo implicava, quindi, l'essere spietati
verso gli ·uomini di cui si voRiprendo il tema degli e- differenzianti. Occorre anco· caso eccezionale in cui non tutto vero; ma il mio probleleva assumere il comando e
sami e delle valutazioni traen rare... il concetto di valuta- tanto Si pensa che ci siano ma di docente nasce quando
inumani - all'occorrenza do spunto, anche questa vol- zione a quello di personali- da sapere le battaglie o i il ragazzo non sappia « eseverso gli stessi propri capi.
ta, da quel che né ha scritto tà, e il concetto di persona- condottieri delle guerre pu- guire le espressioni», né mi
A.A. su Scuola e Didattica lità a quello di personalità niche, o che si debbano sa- dia affidamento, per motivi
Bisognava togliere la libertà
del maggio u.s. A.A. crede di concreta (al plurale)».
validi, di sapersela poi cavadi pensare non solo agli altri,
aver «Circoscritto ai cui dubHo riportato tutto questo per eseguire le espressioni
ma anche a se stessi. In fonbi» il «punto critico» del piu per impegno di onestà: vo· dell'qritmetica (quando poi re « in forme magari operatido, ·comunismo, fascismo e
o meno di promozioni in ba- levo che i lettori avessero uno potrebbe saper porre e ve ». E' qua, a questo punto,
nazismo erano degenerazioni
se alle nuove leggi sugli esarisolvere problemi in forme che A.A. mi làscia solo, me
mi di licenza. Vero è che per e. disposizione affermazioni magari operative): ma in docente, a cavarmela con lo
perfettamente simili. Nessului, «le promozioni dov•·ebbe- autentiche di A. A., non al- cui et siano da recuperare alunno, col padre dell'alunna libertà di parola essi conro essere senz'altro piu nu- terate - poniamo - da fer- lacune.. o per insufficienza ' no, col mondo · circostante,
cedono ai singoli Cittadini e
merose di quelle... degli anni vore polemico od altro; ed
coi predicatori della « comstudiosi, negano la libertà di
precedenti, in quanto dovreb· or voglio, una volta fatta di insegnamenti pr.ecedenti
stampa e le libere elezioni,
bero essere... accresciute da la precisazione, dichiarare o per assenze non recupe- prensione e della personaliquelle da concedere, ora, a
esercitano un'oppressione sul.
rate... dovute a malattie ... tà, con tutti.
coloro che, giudicati ieri da che non ho nulla da toglie- La scuola non deve boccia• •
le classi, perseguitano con
re,
nulla
da
.
ag·
g
iungere
a
rimandare a settembre, ogLeggo che i casi del ragazre, lasciando cosi gli 'alunni
spietate condanne chi ardigi... si flromuoveranno alla quanto ho già detto recen- al loro destino di ipostimo- zo che non studia, non si apsce opporsi ai loro ordinamenclasse successiva sulla base temente sul tema: se pur
plica ecc. ecc. son di quelli
ti. Dobbiamo riocnoscere che
di un giudizio di maturità... ». ho, evidentemente, confus0 lazione culturale, ma piut- che « pongono i piu difficili
tosto
procurare
provvidencomunismo, fascismo e naSu questo, io non torno; i valori della maturità con
problemi ed esigono maggior
credo di aver già esposto, in quelli della (meglio: delle) ze, .. ».
zismo sono stati perfettamencomprensione »:
« nessuno
termini
chiari,
il
mio
persoChe
debbo
dire?
Chi
ancote identici nei loro sistemi di
personalità.
nale
punto
di
vista.
vuole
non
aver
buona
volonra insistesse su certa precigoverno.
DiCe A. A. che «i giudizi- sa informazione sui condot- tà >>. Leggo anche che « è ac•••
Lo Spinelli non intese riPer seconda (o terza) ri- media, i giudizi di sufficien- tieri delle guerre puDiche sa- certato che sempre un incanunciare alla libertà del suo
lettura, vedo opportuno ripor za in tutte le materie, (. .) rebbe, quanto meno, fuori raggiamento ... si traduce popensiero. Era, in fondo un
tare altri passi ancora di A. perfino i giudizi di maturità
sitivamente, e mai una frumonologo sulla libertà q~ello
A.; questi: «Scuola orientati- lasciano il posto ai giudizi tempo (certe cose ormai ac- strazione o un castigo... ha
cadono
all'Università,
piu
va vuol cUre scuola della e
che aveva iniziato· dal momendavvero rimediato a situazioper la personalità ( .. .) Non di personalità, ( ... ) di uma- che altrove); tuttavia, tenteto in cui era stato carcerato.
nità e di vera coscienza pe- rebbe di... sfondar porte a- · ni negative ».
ci
vuol
molto
a
capire
che
Si era trattato della libertà
in una mentalità selettivo-eli- dagogica ... ».
Dico che ... suona bene ma,
perte chiunque si ostinasse
che egli si era preso nel sotminatoria... l'idea di maturi•
ad attribuire ai , docenti (le forse, è almeno gratuita la
toporre a critica il comunità può combaciare... con
Personalmente, iO ho di eccezioni non contano (certi affermazione per cui «nessuquella del possesso e dell'u- A A. (posto che le iniziaili
smo, deHa libertà che aveva
no vuole non aver buona vometodi di insegnamento e lontà»; non capisco - ecco
so
di
un
determinato
sapealeggiato nello spirito di tutnon mi ingannino) tutta la certe pretese. Per il resto ... - come uno possa non aver
r_e.
La
maturità
non
diventa
...
ti i grandi, al cui studio egli
qualcosa di... corrispondente stima che gli debbo come sf, vedo anch'io che ragazzi buona volontà non volendosi era dedicato, della libertà
a una nuova prospettiva a msigne pedagogista, di pri- incapaci di « eseguire lé e· lo: non lo capisco perché
che di fatto era svanita in
( ... ) PUr preziosa, questa ma- mo piano; confermo che pro- spressioni
dell'aritmetica » - ohimè! - non sono un
Russia, in Italia e in Germaturità non si pone... sul pia- prio per questo m.i piace sarebqero poi forse in grado filosofo. E poi non credo ano
della
orientatività;
non
gli effetti decisamente - e
nia. E cosf, dopo dieci anni
conversare con :lui, dal mio di «risolvere problemi in sempre
- rositivi degli incatoccalo necessariamente, il
di riflessioni, nel 1937, lasciò
posto
di
aavoro
e
di
studio.
!orme
magari
operative
»:
diraggiament nè a quelli decipro/i
della personalittl ...
il partito comunista.
Dioe : « La bocciatura • Il co che va ,tutto bene, che è samente - e sempre - nenet 8UOi carattert propri •
Ora sceglieva como patria
ideale la~~
AH
U
~d
EU
-ai·-;;;o-
HA
~~~;-dat~
Immaginario mostro). E·
•
gativi dei castighi.
«Uno sarutinio è il luogo
dove è messo alla prova
l'amore di un insegnante verso i prop1ri alunni; non è cer
to il luogo adatto per le piccole e meschine vendette».
A questo punto... beh, A.
A. può essere, ed è se io ho
ben capito, un grande peda·
gogista. Ma perché allora, e
con che animo ci può parlare di amore e, per contrasto,
di «piccole e meschine vendette»? O lui ha le sue cattive esperienze - e allOil'a
chiarisca e limiti n valore di
certe .affermazioni - o non
le ha: e allora... il suo discorso appare, quanto meno,
assaJ ~trano; strano almeno
a me rche, dacché faccio il
preside, non ho mai assunto, nè mai visto assumere, né
mai avrei sopportato certe
cose, certi modi di fare. E
poi aggiungo, seguendo 11 di·
scorso di A.A., che quando la
scuola respinge, in realtà
non «respinge», nel senso lamentato, nes~uno; boccia, in
un senso chiaro per tutti e
che io stesso, a buon conto
ho tentato di chiarire nello
articolo
precedente.
(Ma
perché ostinarsi a giocar sulle parole?).
La faccenda degli !spettori centrali che dovrebbero
« controllare » i consigli di
classe in sede di esame di 11·
cenza?
· Sf, avevo detto che ne avrei riparlato e qua ne ri~
parlo, brevissimamente. M1
ohiedo: chi e che cosa do-
vrebbero controllare, costoro, nel nuovo clima degli
esami di Stato, che gi~ non
controllassero prima, per di- ·
ritto e dovere di incarico?
O dovrebbero venir da noi
presidi, da noi commissari
per... guardarci con occhio
terribile in caso di minacciata bocciatura? Non so.
E non capisco davvero l'atteggiamento della seconda
sezione del Conslglio Superiore della P. I. la quale
dunque poporrebbe (lo ripeto qua per chi non lo sapesse) che « per i controlli
servano gli ispettori centrali
ma non si alteri il contesto
del corpo giudicante, vale a
dire il consiglio di classe
con il suo preside».
Forse ho finito sul tema.
Ora m'accingo, per la mia
parte, ad affrontare la nuova esperienza degli esami di
licenza nello spirito delle
piu recenti disposizioni. Va
da sé che mi ci accingo con
serietà ed onestà di propositi.
Scrivendo su A. A., discorrendo con lui dalle colonne
di questo giornale, forse almeno questo avrò ottenuto:
che altri leggano, fra le molte yirgolette di cui certamente non sono stato avaro, quel che egli ha detto
e saritto sul tema.
A. A., lo sappiamo, non è
Diodato Pigliaru
quale grava. ormai una « storicità » che la soffoca) l'eco
delle pseudo-arti. Non è attraverso questi ultimi stnimenti,
tuttavia, che la nostra società
si conosce meglio di quanto
non sia mai avvenuto lungo
l'arco di tutta. la sua storia?
Scrive il Frye: «Culturalmente,
il fatto principale riguardan·
te il mondo moderno (. .... ),è
che ~sa è probabilmente la
prima civiltà della storia che
abbia tentato di studiarsi obiettivamente, di prendere
coscienza dei presupposti di
base del suo comportamento,
di intenderne la relazione con
la storia precedente e di vedere se il suo futuro potrà
essere, in qualch'6 misura, r&golato dalla sua volontà ».
Strumenti di comunicazione
di massa quali la televisione
e la pubblicità vanno quindi,
almeno formalmente, presi in
esame come le vie attraverso
le quali la società alla quale
apparteniamo si conosce, e
decide del proprio avvenire.
Anche la. rivoluzione industrial·e (la prima e, piu attentamente, la recente, che piu
propriamènte definisce « tecnologica ») è presa in esame
dal FÌ'ye per la sua implicazione maggiormente evidenziabile: il tempo libero. Il
tempo libero è visto dal Frye
per il suo aspetto positivo,
vale a dire come fattore pri- ·
mario dell'educazione; l'accul·
turazione delle masse lavoratrici, inarrestabile, e segno
di « democrazia » in senso
lato, l'interesse « ossessivo »
(come l'autore lo definisce)
dell'Università americana per
il mondo della cultura (fino
ad investirsene interamente,
mentre, come giustamente osserva il Frye, dovrebbe semplicemente limitarsi a fornire
a.lla società la dimensione
storica di essa), sono il comprensibile risultato della mag.
giare disponibilità di tempo
libero da un lato e dell'innal·
zamento del livello medio degli studi dall'altro. La società
europea, in termini di tempo
e di evoluzione storica diff&renti, ha, in un certo senso,
risolto il problema; essa in·
fatti affida. l'educazione (U·
manistica) « a un'educazione
sociale che ciascuno si procura per proprio conto e che si
affianca a quella accademica».
Scritte nel 1967 a Toronto
in occasione del centenario
del Canada, le pagine del
Frye (Cultura e miti del nostro tempo, Rizzoli, 120 pagine, 1400 lire) costituiscono
un originale apporto alla cul·
tura moderna e offrono, con
la loro lucida e piana interpretazione di persone e fatti
di importanza mondiale, un
solido contributo alla storia
letteraria, non soltanto del
Canada - i cui confini geogr~ici l'a~tore trascende ma di tutti quei paesi per ou1
~ matrice culturale europea
diventa innegabile.
GlOVBilDil . . .
o 102 - N urnero 284
A. Galante Garrone
(Dal nostro inviato speciale)
Roma, dicembre.
le Nilde Jotti: « Le donne
comuniste sono in generale
fav()revoli al divorzio. Questo non esclude che vi siano tuttora zone d'incertezza
soprattutto nel Mezzogiorno,
nelle campagne venete, piemontesi e lombarde. Sono
tuttavia zone di incertezza
più limitate che nel passato e superabili con l'opera
di convinG~mento e con la
esperienza».
HA
EU
AH
volte sconvo;,ta dal problema matrimoniale.
Sappiamo, sulla base di
Le organizzazioni cattoliche e divorziste, i deputati valutazioni non certe, che le
impegnati nella battaglia e i donne sono più contrarie algiornali, ricevono ogni gior- l'introduzion(: del divorzio.
no decine di lettere. sul pro- I motivi principali: obbegetto parlamentare per la dienza alla Chiesa e diffidensolubilità del matrimonio. za verso una riforma che
Soltanto l'onorevole Loris permetta ai mariti di farsi
Fortuna, nella prima tase una seconda vita con una
della campagna divorzista, compagna p!ù giovane. Abne ha schedate 35 mila. La biamo visto come le cose
maggior parte (e non salo non stiano affatto così, in
le lettere indirizzate all'ono- quanto l'adulterio, tatto o
revole Fortuna) sono tavo· · su_bìto, non sarà considerarevoli alla nuova legge, ma to una cau;w valida per
questo dato naturalmente rompere il t.tatrimonio". Conon ha valore di, censimen- munquet il sospetto è diffuto. Chi non ha problemi con so e tenace. « La donna il coniuge è meno interes- osserva l'av'l!ocato specialisato a scrivere. Quasi sem- sta Mario Lu.~zati - è ostile
pre sono lettere che narra- at divorzio se non è ancora
no casi drammatici, chiedo- sposata o se il suo matrino consiglio, stoganq vecchi monio è anciato bene. Solo
rancori.
Senza
proporre in caso di guai è la più acquindi un reterendurn alla canita nel volerlo sciorovescia sulla base della cor- gliere».
Le convin~ioni politiche
rispondenza divorzista, possiamo tentare di fissare non sembrano mutare gran
qualche aspetto di un'Italia che il tondo di questo atsconosciuta, coinvolta e a teggiamento. Dice t'onotevo-
UE
Lettere ai giornali e analisi degli specialisti indicano . che non esiste in Italia una vera opposizione femminile aJ divorzio - E' favorevole
la maggior parte delle donne che lavorano, comprese le operaie - l problemi che la separazione legale non risolve - Uno dei punti cruciali del dibattito è la · felicità dei figli · Ma essi hanno meno complessi vivendo con un solo genitore anziché in una famiglia disunita
E
to umanitarismo, utopia, invece che il frutto di un'amara
sperimentazione t'n vitro. E
se ne ha riprova pensando
alle bassezze cui induce la cosiddetta « buona condotta »
del carcerato, tant'è che, spesso, proprio l'ergastolano divènta una spia della direzione, un servitore dei guardiani. Bisognerebbe dunque dare sempre alla pena caratteri
di brevità e di certezza, con
esclusione assoluta di amnistie, condoni, liberazioni con-.
dizionali.
Al limite, si dovrebbe giungere all'abolizione del carcere penale, così com'è oggi
concepito e attuato; e consentire ai reclusi di ricostruirsi
una vita . che, pur sottoposta
a regole necessariamente e severamente restrittive, sia una
vita da uomini, non da cose
inerti e avvilite. E a chi pretende di manipolare il recluso, magari con l'assurda pretesa di farlo migliore, << bisogna t-ispondere con un no,
secco, n"soluto, assoluto».
•
J_je d0 n e di fronte al divo fZIO
AH
U
L'uomo nell'assurdo
della vita carceraria
3
MATRIMONIO E RIFORMA DEL DIRITTO D .l FAMIGLIA
EU
I RitJORDI DI ·ALTIERO SPINELLI
La · posta che 1·iceve don
Paolo Liggieri dal.le . sue lettrici del settimanale femminile Annabella, rispecchia in
gran parte la preoccupazione di non mettere i.n tentazioni divorziste il marito;
benché, ci dice don Liggieri;
s'crivano anche molte donne
che vorrebbero risolvere dolorose situa?ioni matrimoniali.
Un equivalente laico di
don Liggieri è la giornalista
Enrica Cantani che ·SU Arianna tiene una rubrica di corrispondenza. « Di lettere anti-divorzio - dice la signora Cantani - ne ho ricevute
lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
HA
«Intelligenza vivissima, ef- niero politico. Egli aveva alloficacissimo scrittm·e... D.opo ra invitato, con altri, Augusto
Carlo Rosselli, è L'uomo nuo- Monti ad affrontare, sulla rivo che più ha, mi sembra, vista, il « terribile problema
qualità politiche». Così, il 24 della pena». Gli scriveva:
marzo 1944, nella sua prima <<Tu meglio dei teorici puoz
lettera a Salvemini dopo tanti dire, pet· quello che hai visto,
anni di forzato silenzio, Er- st: veramente la pèna, COf!l'è
nesto Rossi parlava di Altie- oggi organizzata, possa set··
ro Spinelli, che aveva cono- vire ai fini individuali e sosciu~o al confino, e col quale ciali ai quali si dice ispimta,
aveva lanciato l'idea..._ allora o se al contrario è soltanto
solitaria, del federalismo eu- una crudele ipoe1ùia adopraropeo. Non era un'utopia; se J ta per finir di abbrutire le
mai, un grido d'allarme, una t~ittime della sciagurata fatalucida, realistica denuncia del- lità. della ingiustizia sociale>>.
la vacuità della defunta So- (Traggo la citazione dall'epicietà delle Nazioni, di cui le st lario di imminente pubblidemocrazie erano andate co- cazione).
sì fiere, una generosa proteTra gli altri, rispose allora
sta contro i nazionalismi an- Altiero Spinelli; e le sue pacora imperversanti, e quei gine, accolte nel presente vo« Leviatani impazzi ti e scate- lume, ci offrono materia di
nati » a cui parevano ormai non inutile meditazione. Il
ridotti gli Stati nazionali eu- carcere e la pena oggi da noi
ropei.
sono ancora nonostante
A quell'idea Spinelli è ri- qualche timida riforma
masto fedele; per essa ha lot- un'assurdità. Se ci si mette,
tato fino ad oggi; e, a dire il come si deve, dal punto di
vero, la fama di lui è, per vista del delinquente - esquesto, più viva all'estero che sere umano, fornito del diritin Italia.. Il suo ultimo libro to di essere rispettato, mal(Il lungo monologo, Edizio- grado il suo delitto -, il carni dell'Ateneo, Roma) racco- cere, concepito come strumenglie i ricordi e le riflessioni to di pena e di rieducazione,
di un uomo che, arrestato ap- è solo una grossolana mistipena ventenne, ha passato ben ficazione. Prima di tutto, il
sedici anni fra carcere e con- carcere preventivo ha sempre
fino.
un'influenza corruttrice, speNon tanto iL rigore un po' cialmente sui giovani, e doastratto di un dovere kantia- vrebbe pertanto essere ridotto
namente inteso, quanto l'i- al minimo in ogni caso.
stinto di salvare lo scopo delMa anche la pena inflitta
la propria esistenza aveva al condannato 'spesso si risolpermesso al giovanissimo Spi- ve in una inutile e dannosa nelli di resistere a ogni ten- e dunque assurda - demolitazione di cedere. Oggi, qua- zione dell'uomo, in un delitsi con umiltà, egli riconosce to contro il delinquente. Essa
che le cose in lui si erano può avere efficacia solo se è
svolte come per una grazia di breve durata. (Ricordo, in
segreta, senza suo merito. Si quel nun1ero speciale del
era accorto «che il sasso di Ponte, un bell'articolo di Vitcui et·a fatto era più forte del- torio Foa, che diceva cose non
le onde che gli sbattevano dissimili: dopo un certo temèontro »; ed era ·bastato que- po, l'uomo in cella non è più
sto a trattenerlo dai passi fal- un uomo, e perde, con la spesi, a dargli un'incrollabile sal- ranza d\ salvezza, ogni fidudezza morale. « çome Mon- 1:1 1
Mercoledì 11 Dicembre 1968
LA STAMPA
. La bella olimpionica festegg_
iata a Tokio
un paio contro centinaia a
favore. Malgrado l'opinione
di molti, ritengo che siano
più numerosi gli uomini in
Italia a non volere il divorzio. La ragione è semplice:
le donne separate vivono in
condizioni di umiliante inferiorità, e specialmente in
provincia il loro problema
è drammatico. Sono confinate ai margini della società
in una condizione amb~gua,
impreparate a vivere sole
perché allevate nell'idea del
matrimonio come unico. fine della vita. Vorrebbero la
libertà di sposarsi di nuovo
e sfuggire all'incubo del marito separato che cerca di
sorprenderle in adulterio
per tagliare gli alimenti.
Molte volte sono costrette a
tornare nella famiglia paterna per ragioni economiche e,
soprattutto nel Sud, per salvare la rispettabilità».
tro l'altro, mentre il divorziato non ha ragione di polemizzare perché l'ex coniuge non è l'avversario di tutta la vita. Questa atmosfera
di rivalsa e amarezza finisce per risultare assai nociva ai ragazzi. Non parliamo
poi dei figli adulterini: la
legislazione att~le sembra
congegnata apposta per farli crescere con complessi di
inferiorità ».
Gli antidivorzisti tanno
un pr.oblema di numero, sostenendo che i ragazzi sbandati per le rotture di matrimoni potrebbero essere
in un domani molti di più.
Torniamo al dubbio contronto delle statistiche, da
cui ciascuno estrapola il dato più comodo alla propria
tesi. « In Europa non conoscono il divorzio - osserva
l 'avvocato Ercole Graziadei
- Italia, Spagna, Irlanda,
Gli antidivorzisti ribatto- Andorra, San Marino e Liechno che si tratta spesso di tenstein. Non risulta che
malumori borghesi, tante l'unità della famiglia sia più
Bovary di provincia che di- salva da noi con l'istituto
latano i problemi per siste- della separazione, piuttosto
marsi con un uomo più com- che nelle nazioni confinanti.
prensivo e ricco. E' uno sche- E' il solito spauracchio del
ma antiquato di giudizio, salto nel buio: fare intravecorretto dalla nuova realtà dere apocalittiche consedella donna che lavora. Ci guenze per evitare le riforsono più matrimoni in crisi •. me».
osservano concordi gli esperti, da quando la donna va
in ufJìcio o in fabbrica. Meno tempo per la casa, per
i figli, meno pazienza con
il marito. Le rotture tra coniugi che lavorano sono frequenti, e specialmente nelle
classi meno agiate si tormano facilmente nuovi nuclei
famigliari con numerosi fi- .
gli illegittimi. « Una ricerca
nelle fabbriche - dice l'esperta di diritto di famiglia
Antonia De Dionigi - dareb-
be risultati sorprendenti sul
numero dei separati di fatto. Del resto sempre più
spesso coppie di operai si
rivolgono al tribunale per
legalizzare la divisione ».
Problema sociale, e delicato problema politico, la
legge sul divorzio .è al pun- ·
to critico di un irrigidimento polemico delle parti. I
cattolici, anche quelli che
dànno un'impostazione reaUstica del problema, come
l'articolista del Regno padre
Franchini, sono nella grande maggioranza contrari. AZ
loro fianco le donne delle
campagne e tutti quelli che,
a torto o a ragione, temono
una accelerata dissoluzione
della
famiglia.
Sull'altro
fronte le vittime di decine
di migliaia di matrimoni talliti, quasi tutti i giovani, e
quanti propongono il divorzio come problema di libertà individuale e solo rimedio ai drammatici compromessi attuali. Il Parlamento
dovrà decidere sulla base democratica della maggioranza. Se un piccolo divorzio
verrà, come probabile, sarà
una prova di responsabilità
accettarlo
e coordinarlo.
Una legge così importante e
discussa ha bisogno della
collaborazione di tutti, anche dei cattolici.
Giorgio Fattori
Vna ragazza a Napoli
Rapita dall'innamorato
che rifiuta di sposare
Napoli, 10 dicembre.
Una ragazza di Piazzola, comune a pochi chilometri da Nola, Carrnelina De
Nicola di 23 anni è stata rapita dall'innamorato che aveva sdegnosamente rifiutato
di sposare. Il giovane Angelo
Manzi, penetrato nell'appartamento della ragazza, che
si trovava in casa con la madre, con l'aiuto di due complici, l'ha trascinata a forza
sull'auto che era in attesa dàvanti a casa.
(p. c.)
l
RIZZO LI· EDITORE
Indro Montane/li
e Roberto Gervaso
-L--~
U~n~'i~n~c~
h~
ie~s~ta~d~e~ll~e~
A~c~
li_t~r_a-L~Ja~~~~-•L-1•~
re al carcere come « sanatorio
delle anime », come redenzione. Questo disse allora, e ripete, Spinelli, in aperta polemica con moralisti e giuristi
che gli dettero sulla voce, a
cominciare da Carnelutti. « In
una società fondata sul ,-ispetto della persona umana anche la più abietta anima del
più abietto delinquente deve
avere l'habeas animam, cioè
il sacrosanto diritto di non ·
essere violata da nessun gtudice, e da nessun ,.r:..arcenere
umano».
Solo chi non conosce la
realtà della vita carceraria può
credere che questo sia astrat-
il 46 per cento è favorevole al divorzio. Le cifre cambiano nettamente tra le contadine del Nord (l'ottanta
per cento contrarie) . « La
donna che guadagna il suo
stipendio - osserva Enrica
Cantani - si sente libera
dal ricatto economico ed è
la più decisa a rompere un
matrimonio fallito. Le lettere che ricevo a favore del
divorzio provengono soprattutto da donne, borghesi o
operaie, in grado di vivere
da sole».
La ginnasta Vera Cavslavska, che ha vinto a Città del Messico quattro medaglie d'oro per la Cecoslovacchia,
è stata invitata a Tokio dal Comitato olimpico giapponese. L'.olimpionica è stata ricevuta dal primo ministro
Eisaku .Sato al quale ha offerto un libro che illustra le sue vittorie . Vera ha 26 anni ed è sposa di Jozef Odlizil, che alle ultime Olimpiadi si è piazzato ottavo nella prova dei 1500 metri (Telefoto Associated Press)
llllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllfllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
8l~&nl8eatlwl
e8poneotl del pen81ero eontetnporaneo
UE
lJno del più
AH
Morto il teologo protestaate Karl Barth
Commento all'epistola ai. Romani, Mozart, ~ilosofia e religione e uno studio su H egel.
(Ansa)
Con Karl Barth scompare
uno dei rappresentanti più
eminenti della teologia protestante e, in assoluto, una delle figure più significative de:
mondo contemporaneo. E non
soltanto per la sua opera, divenuta ormai una delle componenti essenziali della problematica religiosa, al di là
HA
anche vivace, è il concetto
di analogia', il più pericoloso
per lui, perchè rischia ad
ogni istante la riduzione
di Dio all'àmbito razionale
umano che è per definizione l'àmbito del nulla e della morte.
Era fatale che una tale
concezione rendesse Barth
ostile alle varie sistemazioni della teologia cattolica,
particolarmente a quella scolastica e tomistica, fondata
essenzialmente sul principio
che la ragione, illuminata
dalla fede, è in grado di
comprendere, in certo modo , il contenuto dottrinale
della fede. Barth, che pure
era sensibile come pochi al
problema
dell'ecumenismo
fra i cristiani, non fu certo
tra quelli che mirarono a
sfumare i punti dottrinali in
contrasto tra le varie confessioni cristiane, convinto
che il dialogo fosse possibile soltanto tra persone ben
consapevoli delle proprie e
delle altrui posizioni. Anche
dopo il Concilio Vaticano II
la sua pÒsizione di vÌ.gile
critica delle posizioni cattoliche non venne meno ed
egli ebbe il coraggio di formulare, in lucidissimi opuscoli, alcune domande per
lui fondamentali, senza risposta alle quali ogni intesa
ecumenica rischia di fondarsi sull'equivoco.
La sua opera, a un primo
E
il suo grande maestro Calvino, riteneva essere l'atteggiamento fondamentale dell'uomo religioso: la disperazione
di sé per abbandonarsi senza riserve all'Altro, con un
atto di fiducia assoluta:. E se
egli parla, in consonanza con
quel linguaggio, di scacco, di
nulla e di morte, tutto ciò
è da intendersi come un àl
di qua, nell'àmbito cioè della
condizione umana stC:>rico-esistenziale; al di là di questa
«linea di morte», tutto ciò
assume un valore positivo assoluto.
Ma all'uomo non è dato
scoprire con la sua ragione
né i contenuti, né la natura
e, a rigore, neppure l'esistenza di tale al di là, che
si assomma in Dio, Padre
di Cristo, il rivelatore. Per
tutta la vita, anche quando
il suo linguaggio rifiutò
schemi e cadenze propri
dell'esistenzialismo per affermarsi sempre ,Più come linguaggio specificamente teologico, Barth non abbandonò mai questa polemica iniziale contro ogni forma di
speculazione religiosa che
rappresentasse, ai suoi occhi,
un compromesso con le esigenze della ragione. Anche
nella monumentale Dogmatica, che lo tenne occupato
per un trentennio fino alla
morte, il nemico capitale
contro cui egli non risparmia la sua polemica, talora
AH
U
di ogni distinzione o appartenenza, ma anche per la sua
vita di autentica testimonianza in ogni campo, dinanzi a
ogni evento, in singolare coerenza con la sua concezione
del cristianesimo come « decisione».
Si è parlato ' di lui come di
un esistenzialista cristiano,·
con riferimento soprattutto
all'opera che lo rivelò e che
è rimasta di gran lunga la
più nota, quel Commento all' Epistola ai Romani in cui,
riallacciandosi al precedente
di Kierkegaard, Barth tradusse negli schemi e nel linguaggio di una filosofia che
esplodeva allora sul piano europeo quello che rimase il
suo tema centrale: il rapporto dell'uomo, nella sua condizione di peccato, con Dio
che manifesta la sua gloria,
la sua giustizia, la sua grazia. Ma con l'esistenzialismo
Barth aveva forse in comune soltanto questa spietata
messa a nudo della miseria
della condizione umana, qualcosa che egli peraltro trovava, con ben altra risonanza,
nella condanna di ogni presunzione o orgoglio che scaturiva dalla parola rivelata.
Nel }inguaggio dell'esistenzialismo, con i suoi atteggiamenti nullificatori dei grandi
sogni della filosofia idealistica, Barth trovava la premes·
sa ideale per raggiungere
quello che, in armonia con
EU
Ginevra, 10 dicembre.
E ' morto la notte scorsa a
Basi lea, all'età di 82 anni, il
teologo svizzero Karl Barth.
«Pastore rivoluzionario>>, come egli stesso si definì, Barth
è considerato da molti il più
grande t eorico del protestantesimo dopo Lutero e Calvino.
Figlio di un teologo di Basilea, Barth studiò a Berna,
a Berlino, a Tubinga ed infine a Marburgo . .Aderì al partito socialdemocratico e si
adoperò per una politica di
ampie riforme sociali. Nel
1933, fu l'animatore della lotta della chiesa evangelica
rr confessante>> contro Hitler
e si oppose decisamente al
movimento dei rr cristiano-tedeschi >> che fondava la propria dottrina sui principi nazisti della nazione e della razza. Pubblicò più di 400 libri,
tra i quali la monumentale
e incompiuta Dogmatica, il
EU
Svizzero di nascita, aveva 82 anni -Fu legato alla filosofia esistenzialista, ma pose al centro di essa il problema religioso - Aderì al partito socialdemocratico e nel 1933 si schierò risolutamente contro il nazismo
HA
la prosa senza saperlo, io, non
cristiano, avevo fatto dell'imitatio Christi senza saperlo,
perché anche Gesù non ha
scelto fra la via della croce
e quella della madre, ma ha
' solo lasciato correre contm di
sé l'ondata della paura, della
voglia di vivere, ed ha infine
constatato che egli accettava
comunque la volontà del Padre; dopo di che le cose sono
andate avanti da sé ».
Di qui, da questa sua tranquilla forza interiore, i suoi
atteggiamenti e i suoi giudizi sulla dura vita dei condannati e dei confinati politici:
l'implacabile necessità di <<non
lasciarsi andare », di isolare i
deboli e i vinti (i « manciuriani », com'erano chiamati,
nelle isole, quelli che si erano
piegati), la fortissima solidarietà fra i compagni, il rifiuto caparbio di ogni atto di
sottomissione; ma anche un
senso di umano compatimento per chi non aveva trovato
in sé la forza di resistere e
andava alla deriva, e una severità un po' ironica per la
<< puntigliosità moralistica » di
certi vecchi antifascisti, o per
la fredda e un po' farisaica
superbia di molti che, come
i prigionieri politici polacchi
descritti da Dostojevskji nella Casa dei mo1·ti, erano inconsapevolmente tratti a ringraziare il cielo perché loro,
soltanto loro, erano i giusti.
Ma dove il libro di Spinelli
tocca un problema aperto ancor oggi, è nelle riflessioni sul
carcere e sulla pena detentiva per i delinquen,ti comuni.
Sono stati proprio i nostri prigiomeri politici a rendersi
conto di tutte le gravi implicazioni di questo problema,
che pure non li nguardava
se non molto indirettamente
(perché la reclusione di solito non serve a nulla contro 1
<< politici», non fa che esacerbare la loro volontà di resistenza; come .è stato detto con
qualche sembianza di paradosso, contro di loro soltanto la
pena di morte può essere efficace).
Non è certo un caso che
Calamandrei, qualche anno
dopo la liberazione, nel preparare un numero speciale
del Ponte dedicato ai problemi attualissimi della pena e
della riforma carceraria, pensasse. di rivolgersi, prima di
tutto, a chi era stato prigio-
A Tommaso Landolfì
il Premio Pirandello
Palermo, 10 dicembre.
Il premio teatrale « Luigi
Pirandello » di quattro mi·
lioni di lire, indetto dalla
Cassa Centrale di Risparmio
per le provincie siciliane, è
stato asseg·nato a Tommaso
Landolfi per la commedia
«Faust '67 ».
La commissione ha inol·
tre deciso all'unanimità di
segnalare « I cattedratici »
di Nello Saito e «La vio·
lenza >> di Giuseppe Sava.
'(Ag. Italia)
(Il Cinquecento)
Dopo la Storia dei Greci,
la Storia di Roma,
L'Italia dei secoli bui,
L'Italia dei Comuni
(Premio Bancarella 1967)
e L'Italia dei secoli d' qro,
il secolo più drammatico
e ricco di fermenti della storia italiana
in una appassionante attualissima
e spregiudicata rievocazione
Con le mutate condizioni
sociali sembra, dunque, affievolirsi la resistenza delle
donne a una nuova legge sul
matrimonio. Hanno meno
paura del futuro e sono più
desiderose dell'uomo dt regolarizzare con nuove nozze
la posizione sociale. Il pro8
blema dei figli adulterini è
spesso alla base de!le loro
592 pagine lire 3500
preoccupazioni. Tutti sanno
gli umilianti trucchi legali a
cui le separate ricorrono per
iscrivere all'anagrafe i fi gli
nati fuori dal matrimonio. I
cattolici sono convinti, e citano statistiche straniere,
che il problema dei figli con
il divo rzio si aggraverà. Si
modifichi il codice in favore ·
degli i llegittimi, dicono, ma
non dimentichiamo gli altri
figli : il divorzio frantumerà
le famiglie condannando decine di m i gliaia di bambini
a crescere senza la mad1·e o
il padre.
Opere 1892-1899:
Il punto cruciale del diProf!.etto di una psicologia e altri scritti
battito rimane questo: è giu·Il
periodo cruciale in cui Freud cerca la sua strada e i11
sto per salvare la felicità di
cui tenta di esprimere nel linguaggio quantitativo della
un coniuge sacrificare i ti·
neurofìsiologia una teoria psicologica generale
gli? Sarà la linea di difesa
dei democristiani nella batRilegato, L. 6ooo
taglia parlamen~are: rifiuto
del divorzio non per obbedienza religiosa ma per moLe origini della psicoanalisi: Lettere a Wilbelm Fliess,
tivi sociali. « Il divorzio dice l'avvocato rotale Fran- 1887- 1902
co Ligi - non è un'amni- L~:· e~-perienze segrete di Freud nel periodo più intenso dei
5 edizione
affrettato bilancio, appare di
quelle che hanno segnato
un'epoca nella sto»ia del cristianesimo: il suo influsso,
che è certo destinato a durare gran tempo e a ingrandirsi, non si è esercitato soltanto nel campo protestante
ma, al di là delle polemiche, ha fatto sentire il suo
potente anelito vivificatore
anche nel seno della teologia cattolica e di quella ortodossa. Alla crisi profonda
che scuote oggi le varie confessioni cristiane e che sembra preludere a un futuro
fecondo di risultati, l'opera
pensosa di Karl Barth ha
portato un contributo che
soltanto l'avvenire potrà va- stia per coniugi infelici, ma
lutare.
ci coinvolge tutti >>.
Eugenio Corsini
CONTRORIFORMA
.Ascoltiamo il parere di
uno psichiatra, il professar
Virginio Porta, primario all'ospedale milanese di Niguarda: « I figli di famiglie
spezzate rappresentano un
problema penoso e fra di
loro si riscontra una percentuale più elevata di anomalie di comportamento. Per
la salute mentale dei ragazzi è meglio tuttavia crescere
con un solo genitore che
con due in continue liti. Al
limite, meglio che vivano
senza genitori, in collegio.
Comunque per i figli è meno
traumatizzante il divorzio
della separazione. I separati
spesso infieriscono l'uno con-
Opere di Sigmund Freud vol. z
Epistolari di Sigmund Freud
ruoi lavori, gli anni in cui ebbe "caPacità di introspezione
quali un uomo può avere una sola volta nella vita"
L. 350G
Già pubblicati
Opere, vol. 1 e vol. 1:
Studi sull'isteria e altri scritti
Rilegato, L. 6ooo
L'interpretazione dei sogni
Rilegato, L. 6ooo
Epistolari: ·
Lettere 187J -1 gj g: lettere alla fidanzata e ad altri
corrispondenti
Rilegato, L. rooo
U
HA
E
UE
AH
EU
HA
l
l
UE
AH
f
l
DIRITTO
~
ECONOMIA + SCIENZE SOCIALI
SLATER LUCY JOAN - Fortran programs for economists, pp. 160, so, br.
(London-New York, 1967)
L. 1.925
//
/~PINELLI,
:?'
SMALLEY, R.E. - Theory for social
work practice, pp. 32S, in s o, rileg.
(New York, 1967)
L. 6.160
A. - THE EUROCRATS: CONFLICT AND CRISIS IN THE EUROPEAN COMMUNITY (Trad. dall'italiano)
pp. XII-229, in so, rileg. (Ediz.
Hopkins, Baltimore, 1966)
L. 4.760
Tutti i problemi della Comunità Europea sono qui esposti
e studiati. Questa edizione inglese si presenta con l'enunciazione dei sei capitoli: l) The
origins of the European Community Idea - 2) The Lesser
European Executives - 3) The
Commission of the Common
Market - 4) The Eurocracy an d
National Bureaucracies - 5) The
Strenght of interest groups 6) The Community an d the
World of Politics. Seguono
« Epilogue » e indice.
.~
AH
UE
SNOW, P.G. - Government and politics in latin America, pp. 53S, in so,
rileg. (New York, 1967)
L. 7.4SO
FORUM
1966 (Official proceedings ), pp. 24S,
in s o, rileg. ( Ncw York, 1966)
L. 4.950
HA
EU
(the) SOCIAL WELFARE
SOCIAL WORK PRACTICE 1966 (Selected papers, National Conference
on social welfare), pp. 216, in so, rileg. (New York, 1966)
L. 4.950
63
SOPHIAN, T.J. - Taxation of capitai
gains ( 2a ediz.), pp. 73S, in s o (Washington, 1967)
L. 10.450
UE
STANLAKE, G.F.- Introcluctory economics, pp. 372, in so, diagr. (London, 1967)
L. 1.650
SOWELM, R.A. - Towards Financial
independence in a developing economy, pp. 334, s o, ril. (London, 1967)
L. 6.050
AH
STANTON, W.J. - Fundamentals of
marketing (2" ediz,), pp. 744, in so,
rileg. (Maidenheacl, 1967)
L. S.360
SPEIGHT, H. - Economics and industriai efficiency, pp. 26S, so, ril.
(London, 1967)
L. 3.960
U
STEINBERG, S.H. - The Statesman's
year-book: 1967-196S , pp. 1736, in so,
rileg. (London, 1967)
L. 6.930
STEPHENSON, W. - The play theory of the mass communication, pp.
224, so, ril. (Chicago, 1967) L. 4.125
STANDINGFORD, O.- Encyclop aedia
of business management, pp. 637,
L. 13.S60
143 ill. (London, 1967)
STERN, R.M. - Foreign trade and
economie growth in Italy, pp. 21S, in
so, rileg. (New York, 1967) L. 9.900
HA
E
SPURR, W. & BONINI, CH. - Statistica! analysis for business decisions,
pp. 746, S", ril. (Homewood, 1967)
L. 7.600
.'
r --· -
•
.f .
1968]
BooK REVIEws
245
;
.
' .
UE
politics ~nd private life (pp. 65 ff.) and a new, essentially political
definition of existential anguisb (p. 166n). Mr. Pierce bas read exhaustively and assimilated witb discrimination. For bim, an idea can
stili be exciting and powerful.
ROGER SHATTUCK
Tke Univ~rsity oj Texas at Austin
AH
\!ke Eurocrats: Conjlict and Crisis in tke European Community.
By ALTIERO SPINELLI. Tr. C. GROVE HAINES. (Baltimore: Tbe
Johns Hopkins Press, 1966. Pp. viii, 215. $5.95.)
HA
EU
The "functionalists" bave won tbe first leg of tbe race to unite
Europe: the limits of "functionalism" bave been reacbed; new politica! decisions are now required to determine wbetber the unification
effort will move forward and wbether it will move in a federalistdemocratic or a confederalist-Gaullist direction. That is tbe theme
of tbis stimulating essay by Altiero Spinelli, veteran European federalist now on tbe staff of the Bologna Center of tbe Johns Hopkins
School of Advanced International Studies. Re finds the functionalist
victory demonstrated by tbe vitality of the European Economie
Community and especially of tbe Commission_, its supranational
execut1ve. Most of the book is devoted to tbis "Europe of supranational offices" and to tbe "Eurocrats" wbo serve it. As tbe products
of the functionalist victory, the Eurocrats are bureaucratic in philosophy and background and suspicious of centers of political power
sucb as parliaments and politica! parties. Tbese attitudes bave substantially infiuenced the development of relations between the Commission and the otl:J.er European power centers. Tbe Commission has
assiduously and successfully cultivated effective working relations
with tbe non-political European power centers, sucb as the national
bureaucracies and national and supranational interest groups, in
such a way as to enbance the power of tbe Commission. Spinelli
finds no similar effort to cultivate effective reciproca! relations with
the political power centers sucb as the politica! parties, the European Parliament, tbe national governments and the European "movements." Barely adequate for the period of administrative implementation of tbe provisions of the Treaty of Rome, this strategy, if
continued, will mean either stagnation of the Community or a confederalist-Gaullist victory~ by default~n the Comrnission's 1965
r--·· ..
AH
UE
•
U
;. "'
HA
E
,.
. ,
. THt~~{{ &1~s
800}\ REViE~'/
J ~)
~'C'Ql !'1'7
l
VOL ... ~~
.... -~~..;~~ . . . -
.
.
~
/
l
-
246
THE
JOURNAL
[Vol. 30
OF POLITICS
AH
UE
proposals for financing the Agricultural Fund and in its support
of the European Parliament's 1964 request for greater power, Spinelli
sees a ray of hope that a functionalist-federalist coalition will emerge
to fend off the confederalist-Gaullist attack .
Spinelli presents his provocative thesis in a clear, precise and
well-written essay. Since it is an essay, he feels free to utilize a
number of rather broad and inadequately supported generalizations,
some of which will be questioned or disputed by many readers. For
example, his criticism of the Commission for not playing a more
overtly politica! role and for not seeking alliances with favorably
disposed politica! power centers seems questionable to this reviewer.
It is difficult to think of Dr. Hallstein's and Mr. Mansholt's activities on the Commission as non-politica! even in the restricted sense
in which Spinelli uses the term. Furthermore, Spinelli assumes that
greater politica! activity on the part of the Commission would have
furthered the development of the federalist-democratic Europe he
desires. Such a strategy might have had just the apposite effect,
however., by identifying the Commission with one group or faction
within the Community and alienating others.
Nevertheless, SpineJli has written a good book, one that provides
a balanced snapshot of the relations between the various power
centers of the European unification movement, a reasoned explanation of their behavior, and a compelling analysis of future options.
The book should be suggestive and provocative for the specialist
and informative for the generai reader.
UE
HA
EU
·~--
M.
_j
GLEN ]OHNSON
AH
Vassar College
•· ,.
Idealism vs. Realism. By ADAM B " KE. (Cam. $9.95.)
U
Poland's
f•
HA
E
•
,
. '
to say about the ongo
on the merits and merits of idealism and realism 1
the book app s controversia! is in relating policies and g ernment
actions t
frame of references with a view to their classification as
/
(
THE REVIEW OF POLITICS
VII...J tJ # ~
EU
AH
UE
service, in the manner of Stevenson and King, must come humbly
and quietly.
Somewhere between the indifference of our commerciai civilization and the discipline of the Communist world lies the hope for a
citizenry whose "dedication and selflessness are not confined to private
life but are the fundamental principles of their activity in the public
sphere." This space between anarchy and authority, the space of
civic virtue, is much neglected today. It was in this space that Governor Stevenson had the courage to work, and this explains, perhaps,
his two presidential defeats. But his tireless mission to strengthen
the citizenship of all Americans also insures that no historian will
neglect him, and that he wili assume a prominence in his chosen
area of endeavor, the politics of citizenship, alongside a Jefferson, a
Tocqueville, a Lippmann, a King. As a historian, Muller has begun
the good work of remembering.
-ROBERT J. PRANGER
THE EUROPEAN COMMUNITY AND THE TECHNICIANS*
HA
EU
AH
UE
HA
Altiero Spinelli is not one of those federalists who denied any
validity to the European experiments that have taken piace under
the aegis of the technical offices of EEG. Indeed, he often appears
to be more in sympathy with the functionalists than with the federalists.
Yet, at bottom, he does not reject in any way his originai positions and
this book examines critically the shortcomings of the Eurocrats. The
main thesis is that whatever exists of a united Europe was the product
of the mind of a few enlightened statesmen ( notably Robert Schuman)
who were ready to provide the originai impulse and let their technical
offices do the job. The statesmen of today are no longer of that
caliber and only technicians are left to continue their task. Popular
pressures, traditions, institutions, a c.o mmon politica! language, "the
very instruments which are necessary to transform sentiment into the
substance of politics" were missing in the 1950's and are stili missing
today. The greatest shortcoming of the Commission of EEC has
been to allow this state of things to continue; and while the Europe
of the offices h<J.s promoted and fostered limited economie integration,
it has refused to deal with the heart of the matter, politics, thus
endangering its own accomplishments. In brief, under the leadership
of Walter Hallstein, the Commission has been shortsighted in ignoring
the European Parliament ( except when i t was convenient), an d
above ali in refusing to seek contacts outside of the national bureaucracies in the politica! parties and integrationist movements, in relying
exclusively upon spill-over effects, and neglecting the Europeanminded citizen.
One may agree with this thesis, though there is no evidence that the
governments, the French in particular, would have allowed the Commission to proselytize for a politica! Europe, or that, had they allowed
/
* Altiero Spinelli: The Eurocrats> translated by C. Grove Haines.
timore: The Johns Hopkins Press, 1966. Pp. xi, 229. $5.95.)
(Bai-
REVIEWS
515
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
it to do so, this movement would have had any effect during the
subsequent crisis. Changing national sentiments is more than a longterm process, and economie integration seemed a far more realistic
approach in a Europe of states that could not overcome their nationalist feelings, as had been evidenced during the EDC parliamentary
debates.
This excursus is in no way intended to invalidate the intrinsic
qualities of the book. The work covers most of the basic materia!
of its subject and more. The first seventy pages dealing with the
origins of the Community and its executives are the less originai part,
though they do shed a slightly different Iight on the mechanics of
the Treaty and, in particular, upon the technocratic illusions of the
fathers of ECSC. The last three chapters provide a far more interesting subject of discussion. Immersed in the European adventure from
its inception Spinelli has no hesitation in examining and judging the
reactions of the national bureaucracies vis-à-vis the Commission and
vice versa. He has some rather harsh words for the Italians and shows
more understanding for the French. Interest groups, the European
Parliament, and the parties are well examined. If these have not
played an effective role, Spinelli believes, it is the Commission's fault
(with the exception of COPA), but it should also be recognized that
in the case of the politica! parties, with the possible exception of the
Christian Democrats, the European idea often appeared in their
programs for reasons of internai politics. The question is why the
politica! parties did not believe in Europe rather than why the Commission did not try to convince them. Some ten pages are devoted to
the role of the European movements, which are numerous and overlapping. Here, from a man of the author's experience, one is entitled
to expect a greater clarity in presentation.
The Epilogue, "The Moment of Truth for the Eurocrats," which
sums up the 1965 crisis contains the heart of Spinelli's thesis: the
Commission was nearly overturned because it had too long neglected
the active politica! forces of Europe. It is ali very well to hope that
the lesson will have been learned, but it is only a half-truth that
"Community experience continues only because French citizens by
their vote on December 5, 1965, forced its continuation upon their
reluctant President."
- RoBERT EvANS
SOCIOLOGY AND POLITICAL SYSTEMS*
The marriage between that member of the politica! studies family
known as behavioralism and sociology has been in effect for some
considerable time. There is, however, no one conclusive contract
of marriage to provide an orderly listing of the various assets and
liabilities at issue.
Compilations in the realm of so-called structural-functional so*H. V. Wiseman: Politica! Systems: Some Sociological Approaches. (New
York: Praeger, 1966. Pp. 254. $6.00.)
516
THE REVIEW OF POLITICS
HA
EU
AH
UE
HA
EU
AH
UE
ciology and politica! "science" are rarely or ever a thankful task.
This dreary truth becomes no less so, when the intrinsic zestlessness
of the whole subject matter is to be melded into some substantive
whole to serve the advanced student in the field of politica! sociology.
H. V. Wiseman of Exeter University (England) has courageously
attempted to provide a précis of system theorists, principally those
whose work has been in the United States. His ambition, to draw
up a contract of marriage between the two partners, has been largely
realized, although a greater concem with communicability to the
reading public is desirable.
The author has deliberately restricted himself to a faithful inventory, recounting the salient features in the works of those politologists
whose aim has been the scientization of the profet;sÌon, or that group
of sociologists whose thrust has similar connotations. It is not surprising, therefore, that this book features the gamut of the Hellenistic
and Management terminology which delights the heart of behavioralists, without really enlightening anyone accustomed to simpler
terms. What, for instance, is "cathectic" orientation to some "input
and output" structures and functions vis-à-vis the politica! system?
(p. 34) . Those high priests of the cult, Almond an d V erra, inter alia,
have of course supplied an explanation which Wiseman conscientiously
adduces. That their explanations will be intelligible to a traditionalist
politica! scientist or sociologist may be questioned.
Wiseman's herculean undertaking calls for recognition and appreciation. Few would have expended the effort to assemble in one book
that host of social "scientists" whose concem with the modernization
of sociology and politica! science is expressed in exceedingly rarefied
pronouncements. Regrettably, the author fails to offer any kind of
criticism of his subjects. His work is painstaking and he selects the
core issues of his subjects. His method is admirable. Wiseman deserves high praise, too, for his successful and well-motivated experiment in crossbreeding Almondian, Shilsian, and Apterian theoretics
with those of Max Weber or Talcott Parson. He attempts tò extend
their theories and to expand on them, although the author's interpolations may not always mirror the thinking of the originai theorists.
But there is an all too obvious hesitancy to grapple with the propositions being advanced. The prevailing tone is altogether that of a
disciple who faithfully propagates the gospels of his masters, whose
obsessive quest for the one paradigm continues in the sacred amphitheatres of electronic computer centers. Nevertheless, it must be
allowed that the author does not claim to do more than he does:
to apply sociological thinking to politica! systems. For all its exhaustive
demonstrations of the structural-functional approach in evaluative
or comparison analytics, and for ali the careful introduction to the
various scholars in the field, this book is not pretentious.
-KLAUS
J.
HERRMANN
AH
UE
HA
E
U
AH
UE
"·
HA
EU
END
F
E
FORNASINI MICROFILM SERVICE:
ISO 9660
Scarica

Altiero Spinelli fonds - Historical Archives of the European Union