8 Anno 2 numero 4 – Dicembre 2011 Il cliente è sempre al Centro... ma anche al Nord, al Sud e nelle Isole: diversità di territorio e di modi di operare La parità di trattamento diventa vademecum: creato con l’impegno di Open Access e dedicato ai tecnici on field Il nostro business Come cambia l’organizzazione del lavoro? Luciano Pero: le quattro metafore della trasformazione Due anni della nostra rivista attraverso le facce dei colleghi che hanno scritto e fotografato SINCRONIZZANDO L’EDITORIALE I Luciano Capanna l Gruppo Telecom Italia è oggi un Gruppo vivace, solido, un Gruppo che guarda al futuro. Abbiamo affrontato situazioni difficili, riducendo il debito, rilanciando la presenza internazionale e ridando credibilità e fiducia all'interno e aumentando la nostra reputazione all’esterno. La consapevolezza delle difficoltà con cui ci siamo dovuti confrontare e della complessità delle sfide che ci aspettano ci ha fatto compiere un salto di qualità, un vero e proprio cambio di mentalità che riscontro quotidianamente a tutti i livelli. Non abbiamo però ancora espresso tutto il nostro potenziale. I T talia, Brasile e Argentina hanno dato prova di una straordinaria capacità di reazione e di una incredibile voglia di confrontarsi con il mercato e proporre soluzioni innovative. utto ciò è stato possibile perché abbiamo scelto di essere una vera organizzazione multinazionale. Telecom Italia, TIM Brasil, Telecom Argentina sono società con capi-azienda e leve per gestire il business, organizzate con strutture di corporate molto leggere. Che cosa accomuna culturalmente i tre Paesi? Innanzitutto il fatto che le persone mostrano sempre una gran voglia di risolvere e superare le criticità, di lottare, di trovare soluzioni innovative. Sono caratteristiche che pochi Paesi al mondo possono vantare. Direi che la fantasia, l’attitudine a dare risposte, la creatività sono atteggiamenti tipicamente latini: abbiamo in mano, quindi, un enorme vantaggio competitivo su cui far leva. L’agenda 2012 Il nostro illustratore Per il 2012 l’agenda Telecom Italia si propone di raccontare per immagini la presenza multiforme e capillare delle telecomunicazioni nel tessuto sociale, imprenditoriale e tecnologico del nostro Paese, nelle nostre città, negli uffici e nelle case, nella vita di tutti noi. Il racconto trae spunto dalle foto realizzate dai nostri colleghi e pubblicate su Sincronizzando che l’illustratore Alberto Ruggieri ha rielaborato con la suggestione dei suoi disegni. Come per gli anni passati, ci auguriamo che possa essere un valido e piacevole strumento di lavoro che accompagni il nostro lavoro e la nostra vita in questo nuovo anno. È in consegna contestualmente a Sincronizzando 8, ma non in allegato, attraverso i consueti canali di distribuzione della rivista. Alberto Ruggieri è nato a Roma dove si è diplomato all’Accademia di Belle Arti. Dal 1989 lavora come illustratore collaborando con molte testate e agenzie pubblicitarie in Italia e all'estero. Ha realizzato copertine di libri e illustrato pubblicazioni per ragazzi con diversi editori. Al lavoro di illustratore affianca quello di coordinatore di progetti editoriali. Ha anche ricoperto il ruolo di responsabile per le illustrazioni del settimanale Liberal e dell’immagine di copertina del settimanale Avvenimenti. Negli anni Novanta è autore di storie a fumetti pubblicate su i mensili Frigidaire e Il Grifo. Ha esposto i suoi lavori in mostre personali e collettive in italia e all’estero. È docente di illustrazione presso lo IED di Roma. In copertina, la famiglia del collega Riccardo Adelini, autore della foto, in visita al negozio Media World di Shopville Gran Reno a Casalecchio di Reno (Bologna), a tu per tu con il nostro business S ta a noi saper offrire soluzioni, sta alla nostra intelligenza anticipare le esigenze per essere in grado di confrontarci e competere anche nel mondo dei servizi offerti dagli over the top, che non hanno e non possono avere la nostra esperienza, la nostra conoscenza del territorio e la nostra dedizione e attenzione al cliente. La rivoluzione dei servizi offerti attraverso internet offre incredibili opportunità, bisogna saperle cogliere. Aspetti come la tutela della privacy, la sicurezza delle reti, le performance di rete differenziate per rispondere alle esigenze dei singoli servizi sono tutti punti di forza degli operatori di telecomunicazioni, punti sui quali possiamo e dobbiamo dare il nostro importante contributo. Per tutto il comparto ICT queste nuove sfide si traducono in un’opportunità straordinaria per cambiare e reinventare un nuovo modello di business. I l fattore chiave è agire tenendo sempre presenti i principi che ci guidano e che il Codice Etico contiene e valorizza, principi che sono alla base del nostro operare e che devono essere radicati profondamente nei comportamenti comuni. E che soprattutto ci devono qualificare e far riconoscere come cittadini orgogliosi di appartenere al Gruppo Telecom Italia. Franco Bernabè 4 / 2011 3 4 Fabrizio Ignesti SINCRONIZZANDO 4 / 2011 5 RICOSTRUIAMO L’AQUILA Il Gruppo Telecom Italia partecipa alla ricostruzione della città: è un segnale forte per il rilancio della sua economia, come dichiarato da Franco Bernabè: “... il particolare legame di Telecom Italia con L’Aquila, dove sorgeva la scuola di formazione della Stet; era un punto di aggregazione importante e non poteva rimanere chiusa troppo a lungo” (L’Aquila, 26 settembre 2011). Questa è una grande speranza per tutti noi e per i nostri figli. Con una parte di HRS (ossia noi 48 cittadini aquilani), Telecom Italia sta anche contribuendo al recupero del senso di appartenenza di una comunità dispersa. Il terremoto del 6 aprile 2009 ha lasciato segni indelebili in ognuno di noi, tutti hanno perso qualcuno e qualcosa. Il percorso per il ripristino della “vita normale” è ancora difficile, sarà ancora lungo e faticoso... intanto noi ripartiamo da qui! “Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che mi importa. Polo risponde: Senza pietre non c’è arco”. Le città invisibili, Italo Calvino Barbara Vaccarelli 6 SINCRONIZZANDO INDICE n n n PERSONE Uniti contro le frodi PUNTI DI VISTA Un’impresa, mille volti 8 n n UNO DI NOI Per noi il cliente è sempre al Centro... ma anche al Nord, al Sud e nelle Isole 14 n n 18 n TECNOLOGIA AL QUOTIDIANO n 22 n FACCIAMO IL PUNTO SU... QUESTIONE DI STILE Oltre l’intreccio 24 n n PERCHÉ L’HO SCELTO Yes, we care 28 LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA Due anni di Sincronizzando 30 n Si chiama Azienda Tuttocompreso la soluzione integrata internet e voce per le esigenze di comunicazione delle piccole e medie imprese 60 ... lavorano in Mobile Customer Operations, dove il caring si unisce con l’operatività per un servizio al cliente sempre migliore n VENITE DA NOI La forza del made in Italy 64 Riprendiamo il nostro viaggio attraverso la Penisola, raccontando le eccellenze che ci contraddistinguono. Protagonisti: il Piemonte, la Lombardia, la Sicilia IN COSA POSSO ESSERLE UTILE? Comunicare tutto compreso 58 MESTIERI IERI OGGI DOMANI Quelli che... Ecco alcune “facce” di chi ha scritto gli articoli e li ha arricchiti di splendide immagini. Un universo di circa ottanta colleghi per una rivista delle persone e per le persone n ECOSISTEMA Continuano a essere in prima linea i colleghi di Open Access per diffondere la cultura della parità di trattamento: ecco un vademecum dedicato ai tecnici on field Volti, mestieri, metafore nelle campagne di cartellonistica dei nostri uffici realizzate per comunicare valori e temi operativi alle persone sempre a contatto con il cliente n MONDO Impegni a portata di mano 26 I colleghi di Mobile, Customer Operation e Marketing progettano e realizzano un nuovo modello di caring per fidelizzare e potenziare la relazione con i clienti più pregiati del Mobile, i Premium In bella mostra 56 I Nodi Manageriali: un programma di formazione per gestire il cambiamento Parliamo di sponsorizzazioni: ecco come opera il team di Sponsorship Management di Telecom Italia nell’ambito della funzione Domestic Media n 52 Ma ricchi d’informazione. Sono i primi elenchi degli abbonati al telefono, che fecero qua e là in Italia la loro comparsa nel corso degli anni Ottanta del XIX secolo BUSINESS Dalla brand awareness alla brand reputation C’ERA UNA VOLTA Poveri e non belli Le persone di Telecom Italia vengono coinvolte in iniziative per vagliare offerte e servizi prima del lancio sul mercato: Il Faro e Chi-ama Telecom n n 46 Una energia speciale che porta speranza, che porta cambiamento, che porta gioia. E che spesso modifica il corso della storia STRUMENTI DI LAVORO Ascolto e sperimentazione 42 REPORTAGE Giovani in movimento 20 Varato un portale intranet per prenotare direttamente dalla propria scrivania audio e videoconferenze n SCENARIO I risultati del Global Talent Index 2011 collocano l’Italia al 23° posto. Quale può essere la ricetta per migliorare? INNOVAZIONE VAI online 40 COMMENTI A caccia di cervelli Il ruolo di Telecom Italia per l’economia digitale fondamentale per lo sviluppo del Paese n n LO SPECCHIO DELL’AZIENDA Il modello Italia, la lean production, le quattro metafore della trasformazione SESTANTE Passione e determinazione LA PAROLA ALL’ESPERTO Come cambia l’organizzazione del lavoro Come le diversità del territorio condizionano il nostro rapporto con la clientela e il business. Si confrontano i responsabili delle aree territoriali consumer n 38 Il rilancio dell’attività di Fraud Management & Revenue Assurance per un presidio completo dei processi che tutelano l’azienda da vari tipi di perdite economiche Il Diversity Management in Telecom Italia: una necessità e un’opportunità per crescere n A CARTE SCOPERTE n 36 IL RACCONTO Storytelling 66 Michela Murgia, vincitrice del Campiello 2010, in esclusiva per Sincronizzando ci propone in questo numero un racconto ambientato in un’aula universitaria 4 / 2011 7 8 PERSONE SINCRONIZZANDO PUNTI DI VISTA 4 / 2011 9 UN’IMPRESA, MILLE VOLTI Il Diversity Management in Telecom Italia: una necessità e un’opportunità per crescere. U na giraffa aveva costruito una casa per la sua famiglia, con soffitti, porte e finestre altissimi e strette anticamere. Un giorno la giraffa vide passare un elefante che conosceva e lo invitò a entrare. L’elefante rimase però incastrato nella porta. La giraffa allora rimosse cardini e pannelli per farlo passare. I due amici stavano chiacchierando quando squillò il telefono. “Vado a rispondere di sopra – disse la giraffa – fai come se fossi a casa tua”. L’elefante allora si avviò verso le scale ma immediatamente i gradini cominciarono a sgretolarsi; saltò giù e cadde contro il muro. Anche questo cominciò a cedere. “Cosa diavolo stai Sopra, Andrea Rubera, Marina Di Cosmo, Boris Moltchanov, Raffaella Ester Sabatino facendo?”, chiese la giraffa all’elefante. “Stavo cercando di fare come a casa mia. Ma non sono sicuro che una casa pensata per una giraffa possa ospitare un elefante senza modifiche sostanziali”. Questa favola di Thomas Roosevelt introduce efficacemente il tema della diversity. Nella gestione della diversità la domanda è infatti: come possiamo costruire insieme una casa – la nostra impresa – dove tutte le diversità di genere, etnia, disabilità, età, orientamento sessuale e religione siano rispettate, trovino il loro posto e siano sfruttate positivamente? Nel corso degli ultimi decenni è andata aumentando la partecipazione di donne, minoranze, giovani, senior e appartenenti a diverse nazionalità nel mondo del business e alla composizione della forza lavoro. L’emergere di questi gruppi pone altrettante sfide perché ciascuno di loro esprime esigenze nuove e diverse. ANDREA APOSTOLO, 31 anni, analista di organizzazione di Human Resources and Organization. “Attualmente sono impegnato nel gruppo di lavoro dedicato alle disabilità, che svolge un’attività di ricerca tesa a sviluppare programmi aziendali rivolti alle risorse diversamente abili. Ritengo siano maturi i tempi per passare dal concetto di tolleranza al concetto di accettazione, ma è un percorso che deve essere guidato perché le derive di segno opposto possono essere all’ordine del giorno. Sul tema disabilità non vi sono i comportamenti discriminatori di un tempo, ma questi hanno assunto nuove forme, più sottili, ambigue, difficili da etichettare, purtroppo sempre con effetti nocivi. Nell’ambito delle attuali attività di studio, è stata preliminarmente 10 PERSONE SINCRONIZZANDO PUNTI DI VISTA 4 / 2011 11 DIREZIONE DONNA Oltre a essere partner di Valore D, associazione che promuove la rappresentanza femminile ai vertici delle aziende, Telecom Italia ha lanciato Direzione Donna: un progetto per aumentare la presenza dei talenti femminili in azienda, anche in posizioni di leadership oggi prevalentemente appannaggio degli uomini. Direzione Donna lavorerà su quattro filoni: • valorizzare la “leadership al femminile”, le competenze e specificità individuali; • porre attenzione ai percorsi di carriera professionale/manageriale delle donne, introducendo mentoring e training specifici per le donne; • attuare politiche di conciliazione tra vita privata e lavorativa (work-life balance) per consentire alle donne una maggiore flessibilità; ridisegnare al femminile ruoli più prettamente maschili; • cambiare l’immagine della donna nella nostra comunicazione. Ulteriori proposte e stimoli sono venuti dalle stesse donne nel forum del numero 7 di Sincronizzando, altri sono nati nel blog dedicato al progetto Direzione Donna. Tra questi: Gaia Spinella: “Le iniziative da mettere in campo possono essere molte. Tra queste c’è l’esigenza di avere maggiore elasticità degli orari e smontare, almeno per alcuni livelli e professionalità particolari, il meccanismo della presenza fisica continuativa, gestendo i risultati delle persone per prodotto/progetto. In una fase iniziale si potrebbe dare a persone che svolgono mestieri specifici, la libertà di scegliersi la sede dove lavorare.”. Rosa Sarti: “Proporrei alla Fondazione Telecom Italia di portare avanti progetti per il sostegno/valorizzazione delle donne e, per quanto riguarda le nostre campagne pubblicitarie, si potrebbero realizzare internamente, con un contenimento dei costi aziendali e un conseguente incremento della motivazione/soddisfazione delle nostre persone, con un particolare coinvolgimento delle donne, visto che tutte le nostre principali pubblicità sono caratterizzate da importanti presenze femminili.”. Roberta Nicchiarelli: “Le donne devono prendersi il cambiamento: sono abituate a conquistarsi tutto e a non avere le agevolazioni gratuite. L’età pensionabile è stata equiparata a quella degli uomini, e allora perché non equiparare anche tutto il resto?”. Silvia Luciani: “Assegnare a tutti, uomini e donne, obiettivi misurabili e raggiungibili. In base ai risultati i premi potrebbero essere di natura diversa, da utilizzare in base alle proprie esigenze, anche in termini di ore da potere spendere come si vuole”. Barbara Sanguigni: “Lavorare sull’immagine della donna in pubblicità e attribuire un peso maggiore al contenuto del messaggio piuttosto che all’immagine femminile”. Altre idee: • aprire uno spazio S.O.S. per i temi al femminile su intranet; • Working Capital potrebbe dedicare un capitolo all’imprenditorialità al femminile. Ida Sirolli Molte imprese si chiedono: perché ci dovremmo preoccupare delle diversità? La risposta più comune è che la discriminazione è sbagliata, legalmente e moralmente. Tuttavia, una nuova nozione sta guadagnando sempre più terreno: una forza lavoro che integra e valorizza le sue componenti diverse può aumentare l’efficacia delle imprese nel raggiungimento dei loro obiettivi. Può migliorare il morale, la motivazione e l’efficienza della forza lavoro, potenziare la creatività e l’innovazione oltre a consentire l’accesso a nuovi segmenti di mercato e incrementare la produttività. UN NUOVO PUNTO DI FORZA Il passo successivo è il Diversity Management: come fa un’impresa a occuparsi della diversità in modo attivo e strategico, facendone un punto di forza per la sua stessa identità? Il Diversity Management integra le idee e le pratiche di diversità nei processi manageriali e nell’organizzazione, in modo da imparare e crescere grazie a loro. Le aziende che accettano e promuovono la diversità devono mettere in discussione la loro struttura organizzativa, la flessibilità in relazione alle esigenze dei collaboratori e la capacità di valorizzarne le diverse caratteristiche; decidono insomma di investire nel capitale umano e soprattutto comprendono che la complessità organizzativa ha bisogno di risposte diversificate. Il passaggio da una logica di non discriminazione a individuata un’ipotesi di azione di sensibilizzazione, finalizzata al rinnovamento dell’approccio culturale collegato alla disabilità, e di sostegno alle politiche di People Caring, in ottica di Sustainability. Idee per il futuro? Sono sicuro che Telecom Italia continuerà a porre le condizioni per far lavorare con serenità e profitto il personale disabile (vedi box sul Progetto Comunico-IO, ndr), ma dobbiamo pensare anche a ciò che può fare ciascuno di noi. Promuovere la consapevolezza dei problemi collegati alla disabilità (e come, assai spesso, basti poco per risolverli) e riuscire a infondere un nuovo impulso alla cultura del rispetto di tutte le diversità, possono essere impegni concreti. Alla portata di tutti”. ANDREA RUBERA, in Telecom Italia dal 1990, opera in External Relations: “Sono di natura curioso e incline a esplorare nuovi territori. Per questo ho accettato con entusiasmo di partecipare al Comitato. È lungimirante un’azienda che esplora la frontiera della diversità, non come una semplice operazione informativo/culturale ma come un progetto di valorizzazione dell’altro per la creazione sia di un clima interno migliore sia di un nuovo lievito Sopra e nella pagina accanto, i colleghi Cinzia Filippone e Massimo Benedetti mentre dialogano con le mani COMUNICO-IO una di gestione positiva delle diversità implica la modifica della cultura aziendale e l’avvio di un processo graduale per dotarsi di una sensibilità diversa e di strumenti adeguati per sviluppare azioni e interventi in questa direzione. Oggi – come scrive Maria Cristina Bombelli nel suo libro Management plurale – vi sono due tendenze che coesistono nei contesti organizzativi: da un lato una complessità strutturale, dovuta a fenomeni imprescindibili quali la globalizzazione e il continuo mutamento della conoscenza utilizzata nei processi di produzione, dall’altro un’articolazione molto più specifica e ampia della soggettività personale che entra in relazione con il contesto organizzativo. COSA SUCCEDE DA NOI Il Diversity Management nasce in Telecom Italia nel 2009 e si colloca attualmente nell’ambito in grado di far germinare idee e stimoli. Il progetto che seguo è relativo alla diversità di tipo etnico/culturale. L’Italia è un Paese in cui i non Italiani convivono con gli Italiani, ma senza una reale integrazione. I segnali di cambiamento sono però evidenti, soprattutto se diamo uno sguardo all’uscita di una qualsiasi scuola: i ragazzi italiani si mescolano alla prima generazione di figli di immigrati in modo naturale. Anche Telecom Italia comincia a impregnarsi di questo nuovo tessuto sociale e il fatto di lavorare con persone nate in altre parti del mondo non è più così raro. Guardare al mondo, al business, con gli occhi di chi proviene da esperienze, culture e contesti diversi, può essere un agente importantissimo di cambiamento e di Telecom Italia aderisce alla fondazione ASPHI onlus che promuove la partecipazione delle persone diversamente abili in tutti i contesti di vita, attraverso l’uso della tecnologia ICT. Su questa scia è partito il progetto Comunico-IO, una collaborazione tra Open Access e Human Resources, per individuare strumenti adatti a facilitare la comunicazione in ufficio dei 92 colleghi affetti da sordità. Il progetto si è concretizzato in una dotazione standard comprendente un telefonino e una webcam ad alta definizione collegati con la postazione fissa Griffon, con i quali i colleghi possono interagire utilizzando la chat e la LIS (Lingua Italiana dei Segni). È stato inoltre aperto un sito web personalizzato con i link utili (enti nazionali di categoria, il blog, area di supporto tecnico con documentazione online) ed è stata distribuita la brochure Permessi e congedi a tutela dell’handicap, che illustra tutte le agevolazioni previste dalla ex lege 104 del 1992 a tutela dei portatori di handicap; l’assessment per il personale diversamente abile e i rimborsi Assilt per adeguare l’auto privata del portatore di handicap. È infine in fase di sviluppo un software che verrà installato sui cellulari dei colleghi ipovedenti per facilitare l’impiego del telefonino e il rilascio di un’applicazione rivolta ai colleghi sordi che consentirà la conversione del testo scritto in parole e viceversa. Andrea Coco 12 PERSONE SINCRONIZZANDO PUNTI DI VISTA della funzione Sviluppo e Comunicazione/People Caring. Proprio per dare maggiore forza a una nuova cultura d’impresa nel novembre di quell’anno si è svolto un corso di formazione per il management HRO: l’agenda era dedicata alla diversità e successivamente per un mese in intranet si è continuato a trattare questo tema attraverso articoli, spezzoni di film e brani tratti da libri, proponendo alcuni quesiti ai colleghi. Cento colleghi hanno fatto un bagno nella diversità a Trieste, città di frontiera, crogiolo e incrocio di varie comunità e saperi. Si sono svolti vari focus group sull’età, il genere e l’etnia (in Telecom Italia operano circa ottocento colleghi nati all’estero) e incontri con colleghi che hanno espresso il desiderio di confrontarsi sulla propria diversità. Nel giugno del 2010 si è riunito per la prima volta il Comitato Diversity, che raccoglieva l’eredità del precedente Comitato delle Pari Opportunità, cui si sono aggiunti altri colleghi, in tutto 31, di varie provenienze aziendali in rappresentanza delle principali aree della diversity. Il Comitato ha funzione di audit sulla base dei programmi presentati dal settore competente, si occupa della diffusione della cultura del Diversity Management e della presentazione di progetti e azioni volti a valorizzare le diversità e il contributo che ciascun dipendente potenzialmente può portare per il raggiungimento degli obiettivi aziendali. Alcuni dei componenti ci spiegano, in queste pagine, perché ritengono essenziale curare la diversità. q Francesca Impecora fotografie di Domenico Giampà NUOVAMENTE IN PISTA Nuovamente in pista, realizzato con la collaborazione dei colleghi di HR Services Formazione e del Consorzio Elis, propone un modello per gestire il rientro da lunghe assenze, indipendentemente dai motivi (maternità, studio, malattia), per rafforzare un clima organizzativo positivo che possa aumentare la motivazione delle persone. Nella fase preliminare sono state realizzate interviste semi-strutturate su un campione di dipendenti delle quattro divisioni territoriali e di funzioni organizzative differenti, con i responsabili diretti e i key account HR di riferimento. La maggior parte degli intervistati ha indicato la necessità di una “formalizzazione del rientro” per consentire un positivo reinserimento e per riprendere il lavoro nel più breve tempo possibile. I principali interventi previsti da Nuovamente in pista riguardano infatti: • l’aggiornamento sui vari cambiamenti avvenuti in azienda durante il periodo di assenza con particolare attenzione alla struttura, ai processi, alle procedure; • la programmazione di un piano di lavoro con iniziale affiancamento di un tutor “dedicato” e di corsi di formazione. Il progetto prevede il coinvolgimento attivo della funzione HR e in particolare del key account. Completa la fase del rientro, quale segno di attenzione, la consegna del kit di benvenuto: uno zainetto con il logo identificativo del progetto contenente due libri a tema (in base alla specifica tipologia della lunga assenza) gadget per i bambini, schede informative sulle iniziative presenti in azienda per i neo genitori, kit da lavoro (blocco, penna, portapenne). Da luglio è iniziata la fase sperimentale che durerà un anno con 25 colleghi scelti su tutto il territorio nazionale. A luglio 2012, con un report di sintesi, si chiederà alle risorse coinvolte nella sperimentazione di fornire i loro spunti di miglioramento affinché il desiderio di “rimettersi in pista” sia mantenuto vivo da azioni organizzative e di caring mirate. Rossella Spinelli potenziamento della visione sistemica, pur facendo i conti con l’innata tendenza italiana a guardare con sospetto tutto ciò che stride con le nostre abitudini consolidate. Le mie speranze per lo sviluppo del lavoro di questo Comitato riguardano la capacità Sopra in senso orario, Andrea Rubera, Marina Di Cosmo, Boris Moltchanov e Raffaella Ester Sabatino dell’azienda di tramutare la fase di riflessione, studio, proposizione, in progetti reali, in iniziative concrete. La valorizzazione della diversità può diventare una leva competitiva se sapremo realmente crederci e farne uno strumento di sviluppo”. FEDERICA FRAGNI, in Telecom Italia dal 1988, squadra Business Nord-Est, partecipa al gruppo sulla diversità di genere. “Credo fermamente che la realtà del Diversity Management (DM) non stia solo nel rispetto di nuove normative modaiole, ma che si tratti di un solido modello manageriale che permette una vera strategia di business capace di ottenere il massimo da tutti i collaboratori a ogni livello. La diversità non ha un significato astratto, ma si riferisce a caratteristiche concrete delle persone, innate o acquisite, che si manifestano negli stili di lavoro. Credo che adottare la prospettiva del DM significhi innanzitutto riconoscere queste differenze e gestirle attivamente in modo trasparente, fare leva su di esse migliorando la motivazione delle persone, il clima aziendale e senza dubbio le performance dell’intera azienda”. RAFFAELLA SABATINO, responsabile di Customer Care Mobile Area Centro, partecipa al gruppo della diversità di orientamento religioso. “Arrivo dall’esperienza del gruppo delle Pari Opportunità e 4 / 2011 13 considero la mia partecipazione al Comitato Diversity come l’evoluzione naturale di questa esperienza, dal punto di vista sia professionale sia personale. Sono fermamente convinta che la diversity sia necessaria in quanto stimola e attiva scambi e sinergie, che sia un valore che crea a sua volta valore, anche in termini di business per l’azienda. Un’azienda che si propone come garante delle diversità guadagna in termini d’immagine nei confronti delle istituzioni e verso il suo mercato di clientela; si pone come esempio per le altre aziende, ma soprattutto crea un clima aziendale migliore. Io lavoro in un contesto che, come una vera e propria comunità, reca in sé tutte le diversità tipiche della nostra società, alcune visibili altre no. Nel mio lavoro quotidiano di gestore di risorse, lo sforzo è costantemente quello di trovare un giusto equilibrio tra il riconoscimento, il rispetto e la valorizzazione delle diversità delle persone e gli obiettivi di business”. 14 PERSONE UNO DI NOI SINCRONIZZANDO 4 / 2011 15 PER NOI IL CLIENTE È SEMPRE AL CENTRO... MA ANCHE AL NORD, AL SUD E NELLE ISOLE Come le diversità del territorio condizionano il nostro rapporto con la clientela e influiscono sul nostro business. Si confrontano sul tema i responsabili delle aree territoriali consumer. L’ appuntamento è a Roma e all’incontro proposto per dibattere su un argomento tanto strategico per il nostro business arrivano i quattro responsabili Area Territoriale Sales: Michele Corcione, NordOvest, Renato Santucci, Nord-Est, Franco Frasca, Centro, e Massimiliano Losito, Sud. La conversazione parte da un assunto che apparirà scontato, ma è tuttavia determinante per affrontare in modo compiuto il faccia a faccia che la redazione ha organizzato. La realtà del territorio nazionale è molto diversificata, ogni area è caratterizzata da specifiche diversità geografiche, sociali e, quindi, di mercato. Come trasversali e altrettanto articolate sono le esperienze dei manager che ora si trovano a gestire questa realtà. Quanto è stato fatto e si continua a fare, i risultati ottenuti, così come le mete da raggiungere, sono proprio la conseguenza della nostra capacità, da un lato, di continuare a essere leader – difendendo e mantenendo le quote di mercato acquisite – e di lavorare per tornare a esserlo, laddove invece la concorrenza è stata più agguerrita. Renato Santucci. Se consideriamo quanto accade nel Nord-Est si comprende come, pur mantenendo Telecom Italia una posizione da leader sul mercato della telefonia fissa, in ambito mobile, invece, quelle che erano roccaforti della nostra azienda sono ora sotto attacco da parte dei nostri maggiori competitor e ciò comporta una quotidiana guerra senza quartiere. La diversa conformazione del territorio ha determina- to una differente evoluzione della tecnologia e copertura della rete e la difforme evoluzione delle quote di mercato deriva proprio da questo presupposto. In un mercato maturo, la clientela negli anni ha fatto una scelta che è comunque soggetta a possibili cambiamenti, che spetta a noi orientare e guidare. Questo ci spinge a combattere per difendere la nostra leadership in regioni come l’Emilia Romagna e parte del Trentino, o per recuperare quote e riconquistarla, come avviene in Veneto e, in alcune provincie, in Friuli-Venezia Giulia. Michele Corcione. Come nel Nord-Est anche nel Nord-Ovest paghiamo un dazio all’aggressione dei concorrenti che, analogamente, hanno minato la nostra leadership. Massimiliano Losito. Nell’Area Sud, Telecom Italia si conferma leader di mercato. Qui il cliente è particolarmente attento al fattore spesa e valuta bene le diverse offerte tariffarie. Ma se scindiamo l’area e guardiamo più a fondo le singole regioni e province ci rendiamo conto che in alcune di esse non siamo più leader di mercato, come per esempio in parte del Salento in Puglia. Bisogna quindi riconquistare quote, partendo dall’assunto che il nostro Paese è composto da realtà diverse tra loro, che presentano differenze sociali, culturali ed economiche a volte sostanziali, da non sottovalutare e verso le quali è necessario un confronto quotidiano. In queste zone è fondamentale ottimizzare e gestire in modo sinergico tutte le leve messe a disposizione dall’azienda, non solo quelle relative al marketing mix. È necessario lavorare in sinergia con la parte tecnologica (network e IT), ma anche e soprattutto con le risorse umane. Quindi, in sintesi, per riconquistare la nostra leadership in tutte le zone dove abbiamo perso quote di mercato, bisogna lavorare in sinergia esaltando le differenze e approcciando in maniera differenziata aree e segmenti diversi. Vedi per esempio i segmenti di mercato in crescita come l’etnico e il segmento young. 16 PERSONE UNO DI NOI Franco Frasca. Concordo con quanto detto dai colleghi, sulle analisi fatte, sull’importanza di considerare il territorio come un mondo altamente complesso, diversificato. Ogni mercato territoriale si distingue per caratteristiche socio-economiche, di business, per tendenze localistiche e specifiche, per usi e consuetudini diversi. La nostra bravura sta nel saperli interpretare, esaltando le differenze, e cogliere le grandi opportunità che ci sono offerte. Il denominatore comune e, sotto altri aspetti, la discriminante è la velocità di azione nel fare e realizzare le politiche commerciali, il time to market. In questi ultimi mesi ci sono evidenti segnali di ripresa: per la prima volta il numero delle nostre attivazioni è superiore alle cessazioni e questo trend è diffuso su tutti e quattro i mercati. Tale risultato ritengo sia ascrivibile all’offerta commerciale, alla rete di vendita, fortemente rinnovata e riposizionata su tutto il territorio nazionale. Altro driver di successo è la diversificazione del presidio commerciale nel canale distributivo: negozi specialisti in franchisee e monobrand, negozi multi marca e negozi di ampie superfici della grande distribuzione. Su questi ultimi, il confronto giornaliero ci porta a diretto contatto con i nostri concorrenti e misura i punti di forza e le aree di miglioramento della nostra organizzazione. In altre parole, gli elementi del marketing mix assumono una rilevanza fondamentale per capire se stiamo andando nella giusta direzione. L’offerta e la rete commerciale sono gli strumenti che ci permettono di ribaltare la situazione e passare dalla fase di difesa alla fase di attacco, anche in zone da tempo critiche come la Sardegna. Oggi la sfida più importante è frantumare le criticità, semplificarle, rispondere sul campo ai nostri competitor, con la giusta grinta e la necessaria determinazione. Losito. Sì a una strategia di multicanalità in funzione dei singoli territori e segmenti, ma è soprattutto fondamentale lavorare per migliorare e rendere più fluidi e veloci i flussi di comunicazione tra Direzione Generale e Territori. È basilare avvicinare il pensiero all’azione rafforzando l’interazione e la collaborazione. SINCRONIZZANDO 4 / 2011 17 Corcione. Concordo sul superamento della dicotomia tra centro e periferia e ribadisco che fondamentale è la motivazione delle persone che stanno in frontiera sul territorio, rese coscienti dell’impatto che ha il loro operato sulle strategie di business aziendale. Il mercato è un organismo vivo ed è indispensabile affrontarlo coinvolgendo tutte le persone, a tutti i livelli, mantenendo la squadra corta, coesa, con un forte e maturo uso della delega. Le sfide quotidiane che abbiamo davanti si possono vincere solo grazie al coinvolgimento attivo a 360 gradi dell’azienda: recuperare quote di mercato vuol dire non solo aver usato bene il marketing mix, ma abbattere le distanze, attraverso un coinvolgimento interfunzionale, consci di avere un unico comune obiettivo. È basilare ritrovare un forte senso d’appartenenza, che superi le divisioni a favore invece della consapevolezza della nostra forza, delle nostre molteplici professionalità. Santucci. La quotidianità del territorio è proprio questa: il dialogo continuo con i venditori, con le persone che lavorano nelle strutture di supporto commerciale, con i partner esterni – imprenditori che gestiscono i punti vendita – in un clima di condivisione delle cose da fare e del loro perché. Il territorio è il luogo dove le cose possono accadere e accadono. Grazie a tutte le strategie messe in campo dall’azienda, i risultati in termini di riconquista del mercato si cominciano a vedere. Corcione. Penso di interpretare il sentire comune, affermando che, valorizzare le realtà territoriali, significa riconoscere il grande valore del lavoro di tutte le persone coinvolte insieme ai venditori, dal sales support al trade marketing, dalla programmazione commerciale ai negozi diretti. A tutti loro, che rendono concrete le nostre attese, va il merito dei successi che stiamo ottenendo. q Barbara Lucangeli fotografie di Katia Carota Sopra, da sinistra, in senso orario, Michele Corcione, Massimiliano Losito, Franco Frasca e Renato Santucci 18 PERSONE SESTANTE SINCRONIZZANDO PASSIONE E DETERMINAZIONE a cura di Paolo Priolo LTE: LA SOLUZIONE AL DIGITAL DIVIDE l digital divide sarà colmato dalle reti mobili di ultima generazione. La recente acquisizione delle frequenze 4G, che ha rappresentato per Telecom Italia un investimento oneroso, ci consente di sviluppare una rete mobile capace di coprire efficacemente tutto il territorio e di rispondere a una domanda di connettività crescente, domanda che riflette la straordinaria diffusione di smartphone e tablet nel nostro Paese. I Il ruolo di Telecom Italia per l’economia digitale fondamentale per lo sviluppo del Paese. LA RILEVANZA DEGLI INVESTIMENTI A ll’Italia serve un massiccio piano di sostegno agli investimenti. Il Paese crescerà solo aumentando il suo peso tecnologico e migliorando le infrastrutture digitali sul territorio. Noi investiamo ormai da tempo sulle reti circa tre miliardi di euro all’anno che si traducono in dieci miliardi di spese correnti. Per il personale spendiamo circa tre miliardi. Il nostro impegno sul fronte delle infrastrutture tecnologiche del Paese, nonostante la crisi, continuerà a essere molto forte. Oltre il 70 per cento dei nostri acquisti riguarda aziende italiane. L’ICT E LA CRESCITA D obbiamo liberare energie, produrre idee, investire nell’innovazione, sviluppare infrastrutture, creare un sistema di condizioni politiche, economiche, sociali e culturali capace di rimettere davvero in moto l’Italia, a ogni livello. L’ICT gioca un ruolo da protagonista nella sfida più importante del nostro tempo: quella della crescita. L’economia digitale è determinante per lo sviluppo del Paese e va sostenuta affinché possa esprimere tutto il suo potenziale. PER CRESCERE BISOGNA PARTIRE DAI BISOGNI P er supportare la crescita dobbiamo prima di tutto concentrare gli investimenti in funzione dei bisogni. Questo significa dotare il Paese di reti a banda larga e ultra-larga fissa e mobile a partire dalle diverse esigenze che hanno imprese e individui: la rete fissa PUBBLICA AMMINISTRAZIONE DIGITALE D sarà strategica per i distretti industriali e le PMI, quella mobile risolverà il problema del digital divide. Poi, bisogna fornire nuovi servizi ai consumatori e alle imprese, sviluppando tutte le potenzialità del cloud computing. Infine, si deve accelerare il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, in un’ottica di efficienza e semplificazione. igitalizzare la Pubblica Amministrazione vuol dire compiere il passo più importante nel processo d’innovazione del nostro Paese, perché tra tutte le operazioni legate al rinnovamento digitale quella che riguarda la Pubblica Amministrazione ha l’impatto numericamente più rilevante sui cittadini. Riguarda tutti: anche coloro che al momento non Fonte: discorsi tenuti da Marco Patuano giugno-ottobre 2011 fanno uso di internet, della banda larga e di tutti i servizi correlati. La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione è uno degli strumenti più efficaci per modernizzare il Paese in modo equanime. Il processo potrà dirsi compiuto quando tutti i cittadini e tutte le imprese potranno ricavare benefici concreti da un’interazione veloce e quotidiana con il settore pubblico. Quando tutta la macchina amministrativa che regola le nostre abitudini, le nostre vite, sarà a portata di click e tutto funzionerà in modo semplice ed efficiente. Un settore pubblico digitalizzato costa meno allo Stato, ai cittadini, e produce di più. GIOVANI E INNOVAZIONE I nnovare per me significa avere la capacità di immaginare e realizzare soluzioni e progetti radicalmente nuovi. Significa avere visione e saperla tradurre nei fatti, sul piano concreto. Per innovare ci vogliono entusiasmo, passione e determinazione. In questo senso, l’apporto dei giovani è fondamentale. L’innovazione non nasce all’interno di un sistema chiuso, al contrario si manifesta e si diffonde liberamente nel tessuto di un ecosistema allargato. Ma ha bisogno di essere favorita e intercettata: va fatta emergere, bisogna selezionarla e supportarla, occorre farla conoscere, immetterla in un circuito di relazioni e avvicinarla al mercato. Working Capital risponde a questa esigenza. 4 / 2011 19 20 INNOVAZIONE SINCRONIZZANDO TECNOLOGIA AL QUOTIDIANO zione del servizio di audio e videoconferenza con l’obiettivo di rendere agevole e accessibile a tutti i dipendenti l’organizzazione di meeting indipendentemente dalla sede di ubicazione e dal terminale utilizzato dai partecipanti. Perché questa scelta? L’integrazione, sempre più spinta, tra pc e tablet nell’architettura di videocomunicazione (Unified Communication), consentirà nei prossimi mesi lo sviluppo di nuove opportunità di mercato e di applicazioni, favorendo la comunicazione a distanza e abilitando il telelavoro, tramite la partecipazione ai meeting e agli eventi aziendali persino da casa, purché dotati di connessione a larga banda fissa o mobile. In questo scenario l’applicazione di tali tecnologie nel proprio contesto aziendale, oltre agli indubbi benefici diretti sui processi interni, rende di fatto Telecom Italia un demo lab reale per testare la customer experience dei nuovi servizi e diventare così la principale referenza per i propri clienti. Abbiamo quindi varato il portale intranet VAI online (vedi box a pagina 21) che consente la prenotazione direttamente dalla propria scrivania di audioconferenze e videoconferenze. Varato un portale intranet per prenotare direttamente dalla propria scrivania audio e videoconferenze. I servizi di audio e videoconferenza stanno evidenziando trend interessanti di crescita su scala globale: +3 per cento per l’audio e +21 per cento per la videoconferenza sul fatturato del primo trimestre 2011 rispetto allo stesso periodo del 2010. È indubbio che l’attuale crisi economica e la conseguente maggiore attenzione ai costi da parte delle aziende vedano in questi servizi la possibilità di garantire incrementi di produttività, di ridurre le spese di trasferta e le emissioni di CO2, parametro fondamentale in termini di sostenibilità ambientale. Fattore chiave per la diffusione di un qualunque servizio è comunque la semplicità di impiego che ne estende potenzialmente l’accesso a una larga platea di utilizzatori. Questo principio ci ha guidato nella ristruttura- LA SPERIMENTAZIONE La validità dell’impostazione è stata confermata da una sperimentazione di alcuni mesi su alcune centinaia di colleghi (Telecom Italia e aziende del Gruppo) per il servizio di audioconferenza, che ha generato un incremento dell’80 per cento delle sessioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente con evidente gradimento da parte degli utilizzatori, misurato da un apposito sondaggio. Tra agosto e settembre, è stata pertanto avviata la sperimentazione del nuovo modello di erogazione del servizio anche sulla videoconferenza, COME FUNZIONA? Il servizio di Video Audio Interconnection online (acronimo VAI online) prevede un portale di Prenotazione Automatica Integrata di audio e videoconferenze aziendali (Portale PAI – https://vaionline.telecomitalia.it), sviluppato in collaborazione con la società del Gruppo SSC, attraverso il quale il dipendente è in grado di prenotare in totale autonomia audio e videoconferenze. Il portale PAI consente inoltre l'integrazione dei diversi sistemi di audio e videocomunicazione esistenti per consentire la partecipazione alle riunioni e condividere una presentazione (servizio di “Presentation Sharing”) con uno qualunque dei seguenti terminali: • postazione video tradizionale a definizione standard; • postazione video ad alta definizione (HD e FULL HD); • postazione di Telepresence ad altissima definizione; • telefono tradizionale o cellulare; • pc o tablet equipaggiato di microfono e webcam. PORTALE PAI https://vaionline.telecomitalia.it coinvolgendo oltre mille colleghi, con analoga modalità di rilevazione del gradimento. Per il lancio di questo nuovo servizio di videoconferenza aziendale, oltre a integrare le differenti piattaforme presenti in azienda, si è previsto di intervenire anche sulla qualità delle sessioni. È stata creata una rete virtuale dedicata su quella di Gruppo per l’erogazione del servizio di videoconferenza (rete Unified VDC), in modo da garantire un’adeguata qualità di servizio (QoS) anche a fronte di picchi di traffico generati dall’attività di office automation nell’ambito della stessa sede. La nuova modalità, oltre a rendere semplice e rapida per gli utilizzatori la prenotazione delle sessioni di videocomunicazione, svincola il Centro Nazionale di Audio & Videoconferenza dall’attività di predisposizione delle sessioni consentendo di dedicare maggior energia all’assistenza tecnica nei confronti dei clienti interni ed esterni. Per loro il servizio di videocomunicazione (noto con il brand Nuvola IT IntoucHD lanciato sul mercato all’inizio del 2011) sta crescendo con un ritmo decisamente interessante (il numero dei clienti configurati a oggi in piatSopra, il collega Luca Francesca consulta il portale di Prenotazione Automatica Integrata taforma è di 60 dei quali ben 17 attivati nel solo mese di agosto 2011). IL FUTURO A BREVE TERMINE Un altro passo che verrà fatto nel breve termine per l’evoluzione dei servizi di videoconferenza è la creazione di una community internazionale tramite la federazione tra i centri servizi dei di- versi clienti di Telecom Italia (scenario intercompany) e di altri carrier interconnessi a Telecom Italia (scenario intercarrier) in modo da garantire videocomunicazioni ad alta e altissima qualità su scala geografica sempre maggiore, riducendo i lunghi e onerosi spostamenti aerei solo ai casi effettivamente necessari. q Danilo Decaroli Stefano De Fazio Alessandro Monti fotografie di Bruno Spiezia Numero sessioni di VDC mercato Italia gestite da Telecom Italia 300 250 N. Sessioni VAI ONLINE MEETING FACILE Il principio di base del portale intranet di Prenotazione Automatica Integrata è di consentire al dipendente che organizza il meeting, autenticato tramite le credenziali di posta elettronica, la prenotazione autonoma di audio e videoconferenze impostando, con pochi click di mouse, il numero di partecipanti, la data, l’ora di inizio e la durata del meeting. A conferma dell’avvenuta prenotazione, il promotore del meeting riceve una email di notifica con il riepilogo delle informazioni del meeting prenotato e le possibili modalità di partecipazione. 4 / 2011 21 200 2009 150 2010 100 2011 50 0 Gen Fonte: Telecom Italia Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic 22 INNOVAZIONE SINCRONIZZANDO STRUMENTI DI LAVORO 4 / 2011 23 ASCOLTO E SPERIMENTAZIONE Le persone di Telecom Italia vengono di volta in volta coinvolte in iniziative per vagliare offerte e servizi prima del lancio sul mercato. Le esperienze di Il Faro e il nuovo progetto Chi-ama Telecom. N el linguaggio comune, per popolazione s’intende generalmente un insieme di persone abitanti in uno stesso luogo. Il termine viene poi usato in un significato diverso, intendendo un insieme di persone che hanno uno o più attributi in comune. In tal senso, possiamo essere classificati noi di Telecom Italia. Una popolazione sparsa su tutto il territorio nazionale, una parte dell’Italia che vive e lavora immersa nel proprio quotidiano unita dal sottile, ma fortissimo filo rosso (anzi tre visto il logo) dell’appartenenza a un Gruppo storico, radicato nel Paese a tal punto da connotarla come gente Telecom Italia. Essere una sorta di tribù profondamente permeata nel tessuto sociale, dal più assolato paesino della nostra Sicilia alle montagne trentine, ci offre una ghiotta opportunità nello stimolare ognuno di noi a dare il proprio contributo per migliorare l’immagine e la qualità della nostra squadra. Opportunità che da tempo stiamo cogliendo creando panel stabili di colleghi che qualificano nuovi servizi, prodotti e portali prima del loro lancio commerciale, verificandone il funzionamento, l’usabilità e il valore percepito, talvolta nell’ottica del confronto. Il tutto per effettuare puntuali azioni di miglioramento. LA COMMUNITY IL FARO L’individuazione dei colleghi sperimentatori avviene attraverso la realizzazione di un panel denominato Il Faro (vedi Sincronizzando 1 pagg. 18-19). I colleghi sono suddivisi secondo profili che vanno dai Tecno Fan agli appassionati del Social Networking, ai patiti del Gaming online... per disporre di una mappatura il più aderente possibile alla segmentazione della nostra clientela di mercato. Inoltre un panel di cento colleghi sperimentatori di smartphone e un panel di circa cinquanta colleghi sperimentatori Adsl monitorano costantemente, per confronti costruttivi l’end-to-end rispettivamente dell’offerta smartphone e dell’offerta Adsl (prodotto, servizi commerciali e performance tecniche). Tutto questo ha portato al perfezionamento dei servizi e dei processi industriali nelle loro componenti principali, dalla logistica all’acquisto presso i negozi e i customer care, dal delivery all’assurance, passando per la fatturazione/erosione del credito residuo anche se, in alcuni casi, è stato necessario bloccare/ritardare il lancio commerciale del servizio o prodotto per garantirne la conformità con le attese del cliente. Solo recentemente, solo per citare qualche esempio, grazie ai nostri colleghi sono stati qualificati, tra gli altri, il servizio HD - High Definition Voice, l’offerta Adsl Super Internet, il Cubo e i suoi contenuti, i portali commerciali e di assistenza tecnica. CHI-AMA TELECOM Ora il passo successivo è rendere noi dipendenti portatori sani della volontà di Telecom Italia di essere veramente quello che il cliente si aspetta da noi, un supporto quando ha un problema, un riferimento per risposte coerenti con le sue aspettative. Insomma, un impegno in più a mantenere fede alla customer promise. Per questo abbiamo pensato di avviare un progetto per sviluppare e rendere disponibile sulla nostra intranet, attraverso il sito Quality, una modalità strutturata per raccogliere e gestire richieste dei clienti che provengono da tutti noi colleghi di Telecom Italia attraverso le nostre relazioni personali. È il progetto Chi-ama Telecom. Qualcosa in più sull’iniziativa lo racconta Maria Letizia Di Marco che, nella funzione Qualità, coordina il progetto mettendo insieme tutte le funzioni aziendali che concorrono all’iniziativa. “Quante volte ci è capitato di ascoltare le lamentele di conoscenti e amici rivolte a Telecom Italia e non sapere cosa rispondere o cosa fare per aiutarli? Eppure il tuo amico è anche un cliente e, in quanto tale, dobbiamo prenderci cura di lui, sempre, non rinunciando mai all’orgoglio di essere Telecom Italia in tutte le circostanze, anche in quelle informali. Adesso vogliamo, adesso possiamo, metterci la faccia, sempre. Oltre che per l’esperienza di TIM Brasil Fale pelo cliente, la scintilla è nata da un biglietto da visita che ci ha presentato un manager della Toyota, azienda leader nella cura del cliente e della qualità in generale, dove c’era scritto, dopo nome e qualifica (ne riporto il senso) che, qualora ci fossero stati problemi con una Toyota, di fare riferimento a lui attraverso un preciso numero di cellulare. A prescindere dalla specifica attività/responsabilità ricoperta dallo stesso manager (nel caso particolare si trattava di un responsabile che curava tematiche commerciali)... Chi-ama Telecom non vuole in alcun modo sostituirsi ai canali istituzionalmente preposti a dare risposte alle esigenze del cliente (come Customer Care - Open Access) bensì vuole rappresentare lo strumento attraverso il quale il dipendente può supportare il cliente nella risoluzione di richieste che hanno avuto particolari criticità di lavorazione. Il progetto riguarda, a partire dal 2011, le segnalazioni relative al mondo consumer fisso, legate a problematiche tecniche o commerciali. La progressiva estensione del progetto agli altri ambiti di business è prevista nel corso del 2012. Al fine di garantire il corretto funzionamento della funzionalità e l’efficace predisposizione della macchina operativa, abbiamo previsto di effettuare un trial prima di estendere l’iniziativa a tutta la popolazione dei dipendenti Telecom Italia, a partire dal primo trimestre 2012. La sperimentazione interesserà le realtà territoriali di Napoli, Torino e a Roma le funzioni Legal Affairs e Qualità”. E quindi... scusate, ma ora devo proprio andare, sapete ho un biglietto da visita da modificare! q Luciano Montaldo fotografie di Domenico Giampà SINCRONIZZANDO 24 BUSINESS FACCIAMO IL PUNTO SU... 4 / 2011 25 DALLA BRAND AWARENESS ALLA BRAND REPUTATION Ne sentiamo spesso parlare in modo generico, ma cosa sono tecnicamente le sponsorizzazioni? Ecco come opera il team di Sponsorship Management di Telecom Italia nell’ambito della funzione Domestic Media. tradizionali cercando di accrescerne la brand awareness (la notorietà di marca), oggi, le azioni del team della funzione Sponsorship Management, in assoluta sinergia con le evoluzioni dei media, le esigenze aziendali e il mercato sono mirate allo sviluppo della brand reputation (la reputazione aziendale online). DAL TARGET ALLE COMMUNITY In un mercato come quello attuale, dove internet è uno dei fattori chiave per la scelta finale di consumo dei nuovi e dei vecchi clienti, lavorare sull’immagine, la reputazione dell’azienda può essere un momento importante per la conservazione del fatturato. Ciò determina un inevitabile spostamento dal target (in senso pubblicitario, il segmento di pubblico cui è diretta una determinata comunicazione commerciale) alle community (le comunità, i gruppi di persone che condividono uno stesso interesse e in esso e per esso interagiscono tra di loro). Tale spostamento ci deve spingere costantemente alla realizzazione di attività di engagement (di coinvolgimento della comunità cui intendiamo rivolgerci), a forte impatto emozionale, attraverso dei contest con premi esperienziali money can’t buy. In questo senso le attività di supporto alla sponsorizzazione del calcio (TIM ti porta in campo, Bimbi in campo, Bimbi in campo con TIM, Junior TIM Cup) e di Ducati (TIM Ducati Social Experience), tutte realizzate con comunicazione via web e social network, hanno consentito il raggiungimento di una fan base ampia e hanno contri- S econdo letteratura, la sponsorizzazione può essere considerata “un’attività di comunicazione attraverso la quale un’azienda lega il proprio nome e la propria immagine a un avvenimento sportivo, culturale, sociale o d’intrattenimento, sfruttandone la notorietà e l’immagine, con finalità di natura commerciale o istituzionale”. Come si è evoluto il modo di comunicare e quindi di fare sponsorship in questi anni...? Già nell’antichità esistevano forme di finanziamento di attività culturali e sportive; si trattava soprattutto di mecenatismo, dove un finanzia- tore (il mecenate appunto) sosteneva la causa e assumeva il patrocinio disinteressato nei confronti di attività artistiche e culturali e, più nello specifico, nei confronti degli stessi artisti coinvolti in tali attività. Più vicino ai giorni nostri, il mecenate d’impresa è un finanziatore d’iniziative imprenditoriali con caratteristiche innovative e di rischio dalle quali non si aspetta un ritorno finanziario diretto. Con questo tipo di approccio, anche TIM si è inizialmente avvicinata al mondo delle sponsorship. La startup di un’azienda necessita di una grande visibilità del brand. Proprio in quest’ottica, TIM dal 1998 ha promosso la comunicazione del proprio marchio attraverso la sponsorizzazione della Lega Calcio, utilizzando così lo sport più seguito dagli Italiani per affermare l’immagine e i valori del proprio brand. Ma la sponsorizzazione è un’attività in continua evoluzione, come in evoluzione è la comunicazione e l’azienda che ne deve fare uso. Se infatti, in una prima fase, il focus principale è stato quello di diffondere, promuovere, posizionare il marchio sul mercato, attraverso i media Sopra, il team di Sponsorship Management, da sinistra, Lorenzo Teramo, Andrea d’Antonio, Cristiano Habetswallner, Enrico Novari, Claudio Valentini e Paolo Costantini. Nella pagina accanto, in alto, l’iniziativa Bimbi in campo. Sotto, Claudio Valentini e Paolo Costantini allo Stadio Olimpico di Roma buito ad aprire un canale di dialogo costante con le comunità di clienti coinvolte. Per attuare questo cambiamento nell’approccio alle sponsorship, è stata necessaria la collaborazione costante di diverse aree aziendali, da Consumer Communication al Customer Care, da Supply Chain and Real Estate a Legal Affairs, dalle diverse divisioni di business ai social network appunto, per fare solo alcuni nomi. FONDAMENTALI LE COMPONENTI EMOZIONALI Si evolvono quindi sia le strategie sia i media per veicolare i marchi (dal cinema in bianco e nero, alla tv generalista ai social network), ma le componenti emozionali rimangono il cuore delle sponsorizzazioni, la materia prima per costruire un legame empatico con il destinatario finale. Il nostro obiettivo principale è occupare uno spazio mentale nell’immaginario dei nostri clienti, cercando sempre la massima coerenza con il Piano di comunicazione dell’azienda e in sinergia con le nostre direzioni per contri- buire alla promozione delle offerte, rinforzando il legame con il territorio e incentivando la forza vendita. Da TIM a Telecom Italia, da TIM Young a Cubovision®, il “vestito” di proposizione cambia di volta in volta, per consentire il massimo feeling con il target da raggiungere. Nel realizzare queste operazioni, teniamo sempre ben presenti gli indicatori di performance (KPI) che ci permettono di comprendere la bontà (o meno) dell’iniziativa svolta e ci consentono di definire eventuali interventi migliorativi, talvolta anche “in corso d’opera”. Attenti all’innovazione, abbiamo la possibilità di avvalerci anche delle più nuove tecnologie di ricerca. LE TECNICHE DI RICERCA L’eye tracking, tra tutte, è una tecnica di registrazione e analisi dei movimenti oculari, da noi utilizzata per comprendere il miglior posizionamento dei marchi, anche in fase negoziale e trasferirne i risultati nella realizzazione dei supporti di comunicazione (come tappeti sinottici lato porte, carene moto). Beneficiari dei benefit dei nostri accordi di sponsorizzazione (inviti per sport, concerti, spettacoli) sono anche tutti i dipendenti del Gruppo attraverso iniziative curate dai colleghi di Risorse Umane, nel settore People Caring che, oltre a riscuotere il tutto esaurito e un alto consenso, creano occasioni d’incontro e d’integrazione tra i colleghi. Un esempio è il progetto Entra in campo, vivi da protagonista! grazie al quale nel 2010 ben 180 figli di nostri colleghi hanno avuto la straordinaria occasione di accompagnare per mano i campioni di Serie A TIM al loro ingresso in campo, vestiti con le divise da gioco. Attualmente calcio (Nazionale, Serie A TIM e i relativi accordi con le squadre), MotoGP (Dorna e Team Ducati) e cinema (attraverso il product placement) costituiscono i tre principali ambiti di presidio, ai quali si aggiungono numerose attività in ambito socio-culturale e dell’entertainment in generale. q Cristiano Habetswallner Andrea d’Antonio fotografie di Sergio Fallucca 26 BUSINESS PERCHÉ L’HO SCELTO SINCRONIZZANDO 4 / 2011 27 YES, WE CARE I colleghi di Mobile, Customer Operation e Marketing insieme per progettare e realizzare un nuovo modello di caring che fidelizzi e potenzi la relazione con i clienti più pregiati del Mobile, i Premium. L a conoscenza dei nostri migliori clienti è l’elemento imprescindibile per sviluppare una relazione proficua e basata sulla fiducia. Stiamo infatti operando per capire sempre meglio le esigenze, espresse e inespresse, dei nostri clienti, mediante un approccio sistemico e innovativo che faccia della conoscenza lo strumento necessario per consentire azioni mirate, tempestive e che portino valore al cliente e all’azienda. Siamo convinti che ogni cliente sia IRRAZIONALE MA PREVEDIBILE L’approccio dell’irrational customer si basa sul concetto che al momento dell’acquisto spesso siamo irrazionali, ma in modo prevedibile; ci facciamo guidare da alcuni bias (preconcetti), che gli studiosi del comportamento hanno studiato e codificato. La conoscenza di tali bias può essere utilizzata per facilitare la vendita, come dimostrato da numerose applicazioni in molti settori e avere un approccio verso il cliente che ne anticipa e risolve i dubbi. L’applicazione di questi concetti richiede un approccio rigoroso e un processo di vendita basato sul miglioramento continuo, utile per accrescere la loyalty. Alcuni esempi di bias che emergono durante l’acquisto, utilizzati nel Progetto Premium: • scarsità: si dà valore particolarmente a ciò che è scarso; • autorevolezza: ci si fida delle persone esperte o che appaiono tali; • reciprocità: si ottiene aiuto più facilmente da qualcuno che ci ha aiutato per primo; • similitudine: si trovano più persuasive le persone che ci piacciono e sono simili a noi; • semplicità: si preferisce effettuare scelte semplici; • avversione alla perdita: si dà più valore a una perdita che all’equivalente conquista; • social proof: si tende a seguire l’opinione più diffusa; • breakpoint: la percezione non è lineare, esistono soglie (es. 9,99 euro); • paura del definitivo: si preferisce prendere decisioni non irreversibili. una figura a sé stante, con la propria storia, le proprie motivazioni, le proprie necessità ed è questa unicità e identità specifica che va valorizzata, perché un cliente soddisfatto è un cliente che rimane e acquista ancora, rinnovando il suo rapporto con l’azienda giorno dopo giorno. I principi ispiratori di questo progetto sono: la loyalty per ottenere la fiducia del cliente dimostrandogliene altrettanta; l’equity per costruire un rapporto duraturo attraverso una relazione chiara e trasparente; la revenue per curare il valore del cliente e accrescere i ricavi aziendali. IL PILOTA A settembre è stata avviata la prima fase del progetto dedicata a testare, sui clienti Premium, l’efficacia di un primo portafoglio di offerta. Il Pilota è stato strutturato in 18 campagne multicanali, ciascuna delle quali dedicata a un sottosegmento di interesse. Ciascuna campagna ha permesso di testare l’efficacia di offerte già esistenti, ma veicolate in modo mirato su micro cluster e offerte sviluppate ad hoc utili per rispondere a specifiche esigenze espresse dai clienti. Le offerte sono state presentate alla clientela con un nuovo approccio comunicazionale basato sui principi dell’irrational behaviour (vedi box a sinistra). Pertanto gli script di comunicazione utilizzati dagli agenti sono stati elaborati utilizzando alcuni dei principi fondamentali dell’irrational customer, metodo utilizzato con successo negli ultimi anni, che vuole indurre il cliente all’acquisto, facendo leva su concetti quali l’autorevolezza, l’esclusività, la conservazione dello status quo, il vantaggio esclusivo e limitato nel tempo, il senso di unicità del proprio valore. L’applicazione del Pilota è stata affidata, nell’ambito dell’area Sud, a un gruppo dedicato di agenti della sede di Napoli, scelti su base volontaria, altamente specializzati e formati ad hoc per le attività e le finalità del progetto. Sopra, dal centro in senso orario, Alessandra Cau (MKTG), Giulia Piermattei (MKTG), Ilaria Potito (MKTG), Paola Panella (COP), Maria Gabriella Guerra (COP), Giuseppe Sgrò (COP), Egle De Vito (COP), Tiziana Pironti (MKTG) e Marco Campana (COP). Nella pagina accanto, i colleghi di Napoli che hanno partecipato all’edizione pilota del progetto La centralizzazione delle attività, l’approccio integrato inbound-outbound (circolarità), il grande lavoro di squadra svolto da tutto il team di progetto hanno consentito di creare un clima di forte motivazione e passione che si è tradotto in un approccio convincente e vincente verso il cliente, piacevolmente sorpreso e spesso stupito delle attenzioni di cui è fatto oggetto. UNICITÀ E DISTINZIONE La fase pilota del progetto ci ha confermato e ulteriormente convinti dell’importanza della focalizzazione sul valore del cliente e sulla sua unicità. Occorre insomma curare il cliente per creare valore. Per curare i nostri clienti pregiati si sta ora analizzando la realizzazione di servizi innovativi che possano aiutarci a recuperare o consolidare una relazione di fiducia e reciproca convenienza. Fattori abilitanti saranno il nuovo sistema di knowledge, che ci consentirà di migliorare la conoscenza della nostra customer base e un approccio multicanale utile a seguire e a gestire il cliente nel modo più appropriato ed efficiente. Questi nuovi servizi costituiranno quindi la base per un nuovo modello di caring che, se sarà efficace, potrà in futuro essere esteso anche ad altri segmenti di clientela. Le linee guida del modello saranno quindi ispirate ai concetti di unicità e distinzione utili a riconoscere al cliente ad alto valore lo status che merita. ll mix di fattori chiave per il successo dell’iniziativa? Il costante ascolto del cliente durante il suo ciclo di vita, lo sviluppo di una strategia di offerta da parte del Marketing, basata su un sistema di knowledge sofisticato e la messa in opera, da parte di COP, di un modello di caring di assoluta eccellenza. q Alessandra Cau Giuseppe Sgrò fotografie di Hildegard Adelheid Kuss e Domenico Giampà 28 BUSINESS PERCHÉ L’HO SCELTO SINCRONIZZANDO IN BELLA MOSTRA Volti, mestieri, metafore nelle campagne di cartellonistica dei nostri uffici realizzate per comunicare valori e temi operativi alle persone sempre a contatto con il cliente. T ra i mezzi tradizionali della comunicazione quello del manifesto affianca, al linguaggio verbale, la suggestione delle immagini, parla al cuore delle persone, ne colpisce in profondo i sentimenti e le emozioni, trasferisce e consente di condividere modi di essere e di pensare, leggendo in trasparenza esperienze che sono contemporaneamente individuali e collettive. Un mezzo di comunicazione potente cui associamo abitualmente messaggi prevalentemente commerciali e meno quelli centrati sulla sfera dei valori, tipica delle campagne di Comunicazione Interna. In questa direzione sono state realizzate, a partire dal 2009, diverse iniziative di cartellonistica mirate alle persone che operano prevalentemente a contatto con il cliente in alcune funzioni aziendali quali Open Access, Customer Operations e Sales Consumer. Ne ripercorriamo la realizzazione che esprime, nel rispetto delle peculiarità delle diverse realtà aziendali, una comune identità e la tensione verso il miglioramento della qualità del servizio. QUALITÀ. QUANDO LAVORI, PORTALA SEMPRE CON TE: OPEN ACCESS Il tema principale della campagna, realizzata nel 2009 e rivolta ai colleghi di Open Access, è stato quello dell’attivazione di una comunicazione visiva e continua sui temi della customer satisfaction e la diffusione della customer promise, al fine di sviluppare comportamenti operativi virtuosi e il senso di cultura della qualità nell’ottica della trasparenza, dell’ascolto e del rispetto delle esigenze del cliente. Tre i soggetti realizzati per la campagna che hanno l’obiettivo di coinvolgere emotivamente le persone con immagini particolarmente suggestive e di impatto, centrati sulle parole chiave cortesia, competenza, precisione, affidabilità, puntualità. Viene messa in evidenza l’importanza della professionalità e della qualità del servizio, da offrire al cliente in ogni occasione di contatto “portandosela con sé”. “L’attenzione verso la qualità è, insieme a efficienza e trasparenza – afferma Patrizia Nobile, responsabile Equality, Efficiency & Quality di Open Access – una delle ambizioni attraverso le quali Open Access mira ad affrontare il complesso scenario nel quale opera. Consapevoli di come la qualità sia un processo in continuo miglioramento, nel corso del 2009, in collaborazione con le funzioni Comunicazione Interna e Quality, è stata lanciata questa campagna finalizzata a declinare, nella funzione Open Access, i temi del progetto Esprimere Qualità”. PROTAGONISTI NELLA DIFESA DEI NOSTRI CLIENTI: CUSTOMER OPERATIONS Nel 2010 nella struttura di Customer Operations è stata realizzata un’iniziativa comunicazionale caratterizzata da un titolo a effet to: il progetto Zero Churn. Lo scopo della campagna è il coinvolgimento di tutte le persone di Customer Operations sui temi strategici della “difesa dei nostri clienti”, della fidelizzazione e della customer satisfaction. In particolare il concetto della “difesa dei nostri clienti”, viene enfatizzato attraverso tre tipologie di cartelloni, volte a indirizzare messaggi specifici ad alcuni nuclei specialistici nell’ambito del servizio 187 – Code Privilege e Code di Retention – nonché sul piano del caring a tutti i colleghi di Customer Operations: “Questa iniziativa, – spiega Gianfranco Sità, responsabile Fixed Customer Operations – vuole ricordare che tutti noi possiamo essere gli attori principali, dentro e fuori il nostro ambito lavorativo, nel difendere con orgoglio la customer base di Telecom Italia, il bene più prezioso”. Visivamente, il progetto comunicativo lega la figura dell’operatore, riconoscibile dalla cuffia e microfono, ad alcune icone che nell’immaginario collettivo esprimono grinta, determinazione, intraprendenza e cura degli altri, con cui condividere peculiarità e valori, intendendo così valorizzare il lavoro del front-end. In alto, da sinistra, il soggetto Formula 1 della campagna “Qualità: quando lavori portala sempre con te” di Open Access; i colleghi del 187 modulo Lazio Nord, Bianca Caselli e Giuseppe Posca e sullo sfondo il Pallanuotista della campagna Customer Operations. Per la stessa iniziativa, sopra, le colleghe Cristiana Frumenti e Ivana Maroni accanto al poster Lavoro di squadra; a destra, il soggetto Sfida della campagna “Scegliere la Qualità” di Sales Consumer Nella pagina accanto, da sinistra, la Dottoressa-Chirurgo, della campagna Customer Operations, sulla cura e l’ascolto del cliente, e il soggetto Astronauta della campagna Open Access 4 / 2011 29 SCEGLIERE LA QUALITÀ: SALES CONSUMER Questa campagna è l’espressione creativa delle persone di Sales che hanno ideato i manifesti come veicolo per comunicare, con entusiasmo e garbata ironia, obiettivi e valori sulle sfide del 2011. I colleghi hanno messo in comune tutta la loro esperienza per essere testimonial della Qualità, della Customer Satisfaction e dell’Innovazione, rappresentando, con immagini e testi, energia e senso di appartenenza e premiando loro stessi le migliori proposte per l’iniziativa. “La campagna di comunicazione interna Scegliere la qualità – afferma Mario Ruggiero, responsabile Sales Consumer Mobile – è il frutto di un momento importante di partecipazione attiva e di promozione, da parte delle nostre persone, delle principali sfide e priorità commerciali condivise durante il Meeting Sales Consumer di quest’anno. Il claim, certamente impegnativo, rappresenta in concreto l’obiettivo da perseguire per costruire una solida capacità vincente del team ed essere protagonisti nella competizione che ci impegna quotidianamente, senza compromessi. La passione, i valori, la creatività unitamente a una visione innovativa del ruolo professionale hanno dato vita alle belle immagini e alle proposizioni contenute nei manifesti. La risposta è stata magnifica, testimonianza della qualità e delle potenzialità delle persone Sales, miscelate in un positivo spirito di squadra”. q Remigio Somma fotografie di Alessandro Maria Martino 30 BUSINESS LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA SINCRONIZZANDO 4 / 2011 31 DUE ANNI DI SINCRONIZZANDO Hildeg an ardr d ea adel brhe usid a kuss Ecco alcune “facce” di chi ha scritto gli articoli e li ha arricchiti di splendide immagini. Un universo di quasi ottanta colleghi per una rivista delle persone e per le persone. Nei prossimi numeri continueremo a mostrare i volti di chi scrive e fotografa e di chi partecipa al team di redazione. okuss id el io lh en do deat gavrid Hilded a cura di Luciano Capanna e Lucilla Mancini Paolo D’andrea kuss idpà em ghia oel d a ic n d e r m a o g d Hilde Hildegpatriz ard adelh ia pieri eid kuss Hilde marc gard o fabio adelheid paris kuss i kuss eidele raffa adelh ella ard gabri Hildeg HildeFA ga Br iO d Hilde rosa gard nna adelh mero eidla kuss francesca Hildegard romana adelheidmariani kuss G aA dLL elh UC eC id iOkuss Hilde gio ga va rd nnad a br elhe unid ittku o ss cò kuss iriaeid chelh gi ad rd lui Hildega i kuss isecid lh ea tr d aad is r u a l g e d il H giovanni iodice al Hies ldsa egnd arro d ad ma elri he a id maku rtss ino kuss dis eid Ad alh de d eall oanrat Dg Hilde s i zankus elheid o bal renad ard mo Hildeg idokuss heat elrr adce rdle ganie Hildeda kuss id ò heab elrn adbe d o arrt egbe Hildro i ss ku id tt hebe elsa ado cesc anrd frga Hilde o ssss ruku heid etta niel ad to and ia ar areg mld Hi tokuss iriid sphe di el rd ad gabio Hildefa Hildeg marin ard a adelh giard eid ini kuss id ikuss hear elnz a sa iziad rd tr ga HildePa Amiconekuss adelheid Angelo Hildegard 32 BUSINESS LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA SINCRONIZZANDO 4 / 2011 33 Hildebg ea ar tr dic ae de gliu hl eia idnk i uss Hild geg iusar epdpe ad gel as he pa id rrku o ss Hildeluc gard illad a ma elh nc eid inikus s Hildeg stefan ard adelhe o roscin id kuss i dass id ku heon elric Ma rdoad gans defo Hilal id kuss ARO lhe CAS NiAade rd SO Hildega i ss du alk eid deglrhim aa ograerddan Hildle ci ss raku fAid iohe lvel ad e fu gard felic Hilde kuss schiavon adelheid riccardo Hildegard Hildelaura gard adel catal heid ottikuss kuss de monte adelheid cinzia cristina Hildegard HildG eiu ga lr io dD aidG eia lh ceo id mo kuss Mirabellakuss laura adelheid Hildegard Hildega alrd do ad reel sche iniid ti kuss Hilde ricca gardrdo adel adel heidinikuss gianninikuss adelheid andrea Hildegard ss nte id ku hepo mo coel argdiaad do guieg Hild kuss tta leid arhe mel ad ria od ar vitt Hildeg tiss ku idba i ab elhe adgl d de co ar au eg Gl Hild Hildecinz gard ia adel espo heid sitokuss ia kuss ezid pihe el ads do arun br Hildeg Hildeg cl ar au ddi ad o el pahe trid izi kuss ciss ku eiduc ell elh cast rd ad gania dege Hileu ankiuss eflfheerid da eaz d n r o a im g e s d il H Hildem gar nd u eald aec lh ae rid rakuss kussHildegPa lo id aro hel dlo adA olm ce eu lh ad reli gia d id kuss r a a c g u l e d Hil Hildp ea go al ro d l ao de rl eh ne zid att kiuss ss ro ku idnd sa he es el Al ad i D’ rd nn ga va de Gio Hil 34 BUSINESS LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA SINCRONIZZANDO 4 / 2011 35 ss roku eid hie desliv io gaaurrdiza Hildem Hiladle eg sa srad nd ar do elb he el id fio ku rs i s Hildegard olga adelheid manfredi kuss eiid kuss hm ll deo aa ol d Hildegapra ta kuss roeid elh ca rdiaad kat Hildega id kuss ino elhe adsu rdGO DiE Hildega kuss idce hepa no liael imiad rd ss ga ma Hilde cakuss id uc llhe el fa rgdioad sear Hildeg Hil deg gia ard nluade ca gr lhe iffa id kuss Hildegard ad elheid kuss oss zu enk rid he lo diel pead pd er sa eg diu Hilg Hilm de ag rin aro d baads etlia he nid ell ko uss idakuss ell lhe bar ade ico rd enr Hildega Hildeg pie ard troade par lhe ent ide kuss kuss idni heio elch mel daad in ar mar Hildeg Hildeg gio ar rd g gaetano adolfo maria Hildegard adelheid kuss di tondo io adf er lo he nid dakuss id kuss adelhelini ardbertol luigi Hildeg Hildega michela rd adelhe billott id ikuss Hildefg aa brrd iza io de ig ln hes idt ikuss liss ku pao heid elni adto d an are niel eg da Hild llki uss eid hte adceals dio arg io gg Hilde è kuss id fr he val ia el rizad patrd Hildega liss ku iduil eq an elh adtr d o rld ogpao de Hille os gakluls deplehleaid aa saarnddr sg ee illd Ha kuss ola id tt he no tael etad abd isar eg el Hild 36 BUSINESS IN COSA POSSO ESSERLE UTILE? COMUNICARE TUTTO COMPRESO Si chiama Azienda Tuttocompreso la soluzione integrata internet e voce, nata per risolvere in modo facile e pronto le esigenze di comunicazione delle piccole e medie imprese. SINCRONIZZANDO FASE 1 - L’ESIGENZA FASE 2 - LA SOLUZIONE 4 / 2011 37 FASE 3 - IL LAVORO DI SQUADRA E I CLIENTI? Mercato Business, piccola e media impresa. Un numero elevato di aziende con continui cambiamenti legati al proprio ciclo di vita: ampliamento dell’organico, apertura di nuove sedi, trasformazioni in generale. E l’esigenza primaria di un’azienda in trasformazione è quella di comunicare con il mondo esterno: per farsi conoscere – nel caso di realtà in crescita – o per mantenere i contatti, nel caso di realtà in trasformazione. Esigenze di comunicazione diversificate quindi, per le quali l’innovazione tecnologica, vista come leva abilitatrice del proprio business, rappresenta un elemento di sicuro interesse. Il tutto naturalmente prestando molta attenzione al contenimento dei costi. Telefonia e accesso a internet sono elementi fondamentali per la sopravvivenza di un’azienda, e l’innovazione tecnologica può fare la differenza. Soprattutto in un settore in cui le soluzioni convergenti si diffondono sempre più e la concorrenza dei provider è molto elevata. Il VOIP (Voice Over IP) è un elemento innovativo di interesse certo per le aziende, anche se per diverso tempo è stato percepito semplicemente come una sostituzione della linea telefonica fissa e con esclusivo vantaggio in termini di diminuzione dei costi. Attualmente la sua adozione sta prendendo piede nell’ambito business, con aspettative sempre più elevate e nuove soluzioni IP integrate. L’offerta Azienda Tuttocompreso – all’interno di Impresa Semplice – è una soluzione integrata e gestita di accesso a internet, sicurezza perimetrale e VOIP indirizzata ad aziende con oltre cinque addetti. Attraverso un unico accesso internet i dipendenti dell’azienda possono navigare in internet e telefonare in VOIP. La soluzione prevede infatti la fornitura di un unico accesso broadband fisso e di un unico apparato – Cisco o Samsung – con funzionalità multiple: di router per l’accesso a internet, di centralino VOIP per le telefonate, di switch per abilitare i dipendenti all’accesso a internet e alle telefonate VOIP, di firewall per la sicurezza perimetrale, di Access Point per le connessioni Wi-Fi. Con questa soluzione quindi, ogni cliente che deve ampliare un ufficio, aprire una nuova sede oppure aggiornare l’infrastruttura di telecomunicazioni, ha una soluzione chiavi in mano completa, senza investimenti e senza preoccupazioni per la sua installazione, manutenzione e gestione. Con il vantaggio, in più, di semplificare l’impianto interno alla sede, in quanto è sufficiente un unico cablaggio per la navigazione a internet e le telefonate VOIP. Inoltre tutte le funzionalità (dati, VOIP e sicurezza) possono essere combinate tra loro in modo da rispondere pienamente alle proprie esigenze e anche la dimensione può essere tarata in modo opportuno in base al numero di addetti. L’offerta è completamente gestita da Telecom Italia attraverso interventi remoti, e sul posto laddove necessario. Nella pagina accanto, da sinistra, Giovanni Di Stasio, Maurizio Tranquilli, Antonio Nuzzo, Maurizio Lavanga, Marco Zampagli, Francesco Paciello, Dalida D’Anzelmo, Stefano Tardella, Stefano Salomoni, Marco Iacolucci, Cinzia D’Angelo, Rossella Farfarelli e Francesca Brescia Azienda Tuttocompreso è stata rilasciata commercialmente a fine 2008, all’interno della famiglia di offerte Impresa Semplice. L’offerta è stata realizzata grazie a un ottimo lavoro di squadra che ha coinvolto diverse funzioni aziendali: il Marketing per la definizione dell’offerta; Service Creation, Service Engineering, Network, Information Technology per l’ingegnerizzazione della soluzione e lo sviluppo sui sistemi di commercializzazione e assistenza; le funzioni di vendita (processi, presale, post-sale e vendita) e di Customer Care per la definizione e implementazione dei processi di commercializzazione; Open Access e tutte le funzioni coinvolte per il delivery e l’assurance; oltre ovviamente al Legale e Regolatorio. Successivamente si è aggiunto il monitoraggio end-to-end, che attraverso una analisi qualitativa e quantitativa ha l’obiettivo di migliorare costantemente i processi dell’offerta. La squadra, nonostante alcuni momenti nei quali sono state espresse visioni divergenti, attraverso una dialettica costruttiva, ha cercato sempre di trovare un accordo nel rispetto del cliente e delle dinamiche aziendali di ciascuna funzione. La collaborazione tra le varie funzioni è stata quindi fondamentale per la riuscita della soluzione. Ogni offerta rilasciata sul mercato perde infatti efficacia se non è seguita da una squadra ben motivata che se ne prende cura per un continuo aggiornamento ed evoluzione. Come ha fatto e continua a fare la squadra di Azienda Tuttocompreso. q Rossella Farfarelli Dalida D’Anzelmo Cinzia D’Angelo fotografie di Claudia Cammisecra Oltre 9.000 clienti attivi sulla soluzione più “ready” e oltre 4.000 sulla soluzione completa. Un esempio di efficacia è rappresentato dall’amministrazione comunale di Apice, che attraverso Azienda Tuttocompreso è riuscita a ottimizzare costi e servizi. Una soluzione molto gradita dal cliente: connettività performante, prezzi di fonia vantaggiosi, maggiori funzionalità degli apparati e possibilità di gestire al meglio tutte le risorse disponibili. Il tutto con gli apparati – router, firewall, telefoni – inclusi nell’offerta. 38 BUSINESS A CARTE SCOPERTE SINCRONIZZANDO dati, a lavorazioni sempre più complete, che oggi vedono i nostri colleghi di Fraud Operations coinvolti in prima linea nel controllo degli acquisti di contenuti IPTV, dei prodotti venduti in abbinamento con le linee come tablet, pc, tv, cellulari, fax, modem, dei nuovi impianti, e di quelli effettuati sul web. Tutto questo ovviamente senza tralasciare le tradizionali verifiche sul traffico. Questi cambiamenti hanno avvicinato notevolmente le attività alle linee di business dell’azienda, con cui si sta cercando sempre più di spostare gli sforzi sulla prevenzione dei fenomeni fraudolenti. Obiettivo? Evitare quello che in portoghese si chiama secar o gelo cioè “asciugare il ghiaccio”. L’introduzione di un piccolo ma agguerrito gruppo di professionisti di Revenue Assurance ha poi dato un ulteriore impulso alle analisi preventive dei piani commerciali per le nuove offerte, integrando le valutazioni in ottica antifrode con quelle di rischio di perdita economica o di abuso, con strumenti che vagliano ogni aspetto e stabiliscono la rischiosità, suggerendo le contromisure necessarie. UNITI CONTRO LE FRODI Il rilancio dell’attività di Fraud Management & Revenue Assurance per un presidio completo dei processi che tutelano l’azienda da vari tipi di perdite economiche. L’ attività di prevenzione e contrasto delle frodi è sempre esistita in azienda, sia per la telefonia fissa sia per il mobile. Come qualcuno ha commentato qualche mese fa, prima veniva svolta “in cantina” e non aveva quindi molta visibilità. Inoltre, le funzioni erano separate e il dialogo tra di loro risultava poco fluido e coordinato. ATTENZIONE AGLI INCASSI! Da giugno del 2010 è stato deciso di aggregare queste competenze in una nuova organizzazione che unisse anche le professionalità di Revenue Assurance per garantire un presidio più completo dei processi che tutelano l’azienda da vari tipi di perdite economiche. Le evoluzioni, da quel momento in poi, si sono succedute con una vivacità e un dinamismo notevole: si è passati dall’analisi del “solo” traffico voce e Sopra, il team di Fraud Management, veri e propri “pescatori di frodi”. Nella pagina accanto, da sinistra, Vincenzo Diana, Enrica Michieli, Daniele Gulinatti, Cristoforo Lignola L’équipe di Revenue Assurance opera in ambito Headquarters e ha il compito primario di presidiare il corretto incasso dei ricavi provenienti da tutti gli ambiti di business (retail e wholesale). Tali attività di verifica hanno come area d’intervento sia le classiche fasi di fatturazione, sia tutti i processi a supporto della definizione, lancio e vendita di offerte e servizi. Il processo di Revenue Assurance quindi analizza preventivamente i “rischi” che potrebbero sorgere per cause legate all’efficacia/efficienza dei processi/sistemi, i “comportamenti” fraudolenti e/o di abuso al fine di evitare eventuali perdite economiche. L’obiettivo è quello di individuare e valutare i rischi di revenue, ridurre l’impatto economico degli eventi a rischio individuando le azioni correttive, massimizzare i recuperi e gli incassi e minimizzare le perdite derivanti da inefficienze sulle offerte/servizi, sui sistemi e sui processi. Enrica Michieli IL PRESIDIO DEL MOBILE... Il team di Mobile Fraud, dislocato sulle sedi di Roma e Torino, si occupa della prevenzione e del contrasto delle frodi e abusi da traffico per tutti i segmenti di clientela mobili. I Fraud Operations effettuano un costante monitoraggio delle varie tipologie di traffico, tutelando sia la clientela, sia i ricavi aziendali e in presenza di frode contrastano tempestivamente il fenomeno. In Headquarters, il Fraud Intelligence e la Prevention & Monitoring, attraverso l’utilizzo di strumenti e analisi specializzate, individuano i nascenti scenari di frode, adottando le contromisure tecniche e di processo necessarie per il contrasto e la prevenzione. A brevissimo Mobile Fraud, oltre al contrasto delle frodi da traffico, inserirà nelle sue attività di prevenzione anche le frodi da prodotto. Le prossime sfide da raccogliere sono rappresentate dai futuri sviluppi del mobile payment e dell’NFC. Vincenzo Diana 4 / 2011 39 Le sfide nei prossimi anni si moltiplicheranno e cambieranno d’intensità in modo drastico: l’introduzione della tecnologia NFC Near Field Communication e le opzioni di mobile payment renderanno ancora più forte la necessità di controlli maggiormente stringenti, secondo il famoso motto di Rudolph Giuliani “follow the money”. Uno dei rischi più insidiosi, in continua evoluzione, senz’altro da fronteggiare è il cosiddetto “furto d’identità” che consente a un individuo di fingersi un altro attraverso l’uso di informazioni valide e documenti falsificati. Proteggere i nostri clienti è una nostra priorità già oggi, domani lo sarà ancora di più. Per affrontare queste nuove sfide sono molte le strutture aziendali che stanno operando insieme in modo integrato per far sì che questi rischi vengano ridotti al minimo, perché è solo attraverso l’integrazione fra competenze e professionalità diverse che riusciremo a far fronte comune contro chi vuole danneggiare la nostra azienda e i nostri clienti. q Daniele Gulinatti fotografie di Luciano Capanna e Francesco Costanzo ... E QUELLO DEL FISSO La nostra squadra, dislocata sulle sedi di Roma, Cagliari e Perugia, è costantemente impegnata in una delicata partita di contenimento delle frodi, a tutela dei clienti e a costante difesa dei ricavi aziendali. Quotidianamente, grazie all’impegno dei Fraud Operations, accertiamo la corretta identità dei titolari di centinaia di nuovi impianti e prodotti commercializzati e teniamo sotto controllo la regolarità del traffico di tutti i nostri clienti Top, Business e Consumer. In Headquarters operiamo a supporto delle strutture di marketing, per ridurre il rischio frodi correlato al lancio di nuove offerte e analizziamo i nuovi fenomeni per individuare le più efficaci contromisure. Nel primo semestre 2011 abbiamo gestito 127.000 ordini di acquisto di prodotti e di attivazione di nuove linee telefoniche e 208.000 segnalazioni di consumi anomali di traffico. L’impatto economico delle frodi intercettate è quantificabile in circa 20 milioni di euro. Cristoforo Lignola 40 LA PAROLA ALL’ESPERTO LO SPECCHIO DELL’AZIENDA SINCRONIZZANDO 4 / 2011 41 COME CAMBIA L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO Il modello Italia, la lean production, le quattro metafore della trasformazione. L’ organizzazione del lavoro in Italia ha iniziato a distaccarsi dall’antico modello burocratico fordista sin dai primi anni Novanta. I cambiamenti si sono sviluppati sotto la spinta di tre principali fattori trainanti: l’innovazione tecnologica (in particolare legata alla macroelettronica e all’automazione industriale), l’ICT e internet e l’innovazione organizzativa, basata soprattutto su due paradigmi emergenti, quello della impresa rete e quello della lean production. LE INNOVAZIONI VISTE DALL’OTTICA DELL’IMPRESA La pressione verso l’internazionalizzazione ha accelerato, soprattutto dopo il 2000, la diffusione di questi due nuovi paradigmi, la lean e la rete. Meno rilevante è stato il ruolo di un altro nuovo paradigma dell’ultimo ventennio, quello dello Human Resource Management (HRM). Questo paradigma sembra avere influenzato maggiormente le imprese più grandi, dove la presenza delle Direzioni del Personale ha contribuito a diffondere metodi e tecniche innovative di HRM. In breve, a mio avviso, i principali cambiamenti del lavoro sono riconducibili al sistema lean. Il paradigma di rete tende invece a produrre soprattutto effetti di tipo indiretto, come l’outsourcing delle attività non-core, il quale a sua volta genera la necessità di controllare Sopra, Luciano Pero. In queste pagine, le fotografie realizzate da Moreno Balzani e Francesca Romana Mariani una miriade di subfornitori, con un carico gestionale elevato. Il sistema lean si sta sviluppando in Italia in due modi sostanzialmente diversi. Nella grande impresa esso diventa un sistema di governance dell’intero sistema organizzativo, come per esempio nel caso del WCM (World Class Manufacturing) alla FIAT e come accade in quasi tutte le grandi imprese che adottano una propria versione della lean fordiste dei Tempi e Metodi, sviluppano rapporti di cooperazione con le fabbriche e cercano di coinvolgere i lavoratori in gruppi di innovazione. Invece nella piccola e media impresa la lean production è usata sostanzialmente per realizzare risparmi localizzati, in piccoli segmenti della catena produttiva. L’orientamento è al risparmio di tempi e costi nei punti più critici del ciclo produttivo. Quindi essa si lo tecnologico, quello di rete e quello della lean) tendono a sovrapporsi e a fondersi in una realtà nuova che è percepita in modo unitario dalle persone. Spesso i cambiamenti sono vissuti dai lavoratori in modo diverso dalle teorie delle Business School. A mio avviso le seguenti quattro metafore forniscono un’idea di come le novità sono vissute dai lavoratori. Il posto di lavoro come rete di ruoli. Nel mondo fordista il posto di la- la disposizione delle macchine e la suddivisione dei compiti può variare spesso a causa del cambio di prodotto e quindi bisogna ogni volta accordarsi di nuovo con gli altri. In sintesi in tutti gli ambienti si richiede ai lavoratori uno sforzo di comunicazione e di relazione complessa in due direzioni. In primo luogo con gli altri lavoratori dell’area, per gestire i flussi e le macchine, configurando di fatto un team operativo che deve essere persone o a un’area produttiva che a una singola postazione di lavoro. Inoltre si deve dialogare continuamente con molte persone. Non a caso una delle lamentele più frequenti è che “siamo obbligati ad andare d’accordo anche con persone che ci stanno antipatiche”. La fatica della relazione è una componente base del nuovo stress dei lavori contemporanei. La catena di montaggio come un ibrido uomo-macchina. Le nuove cate- tra operazioni manuali e operazioni automatizzate sia bizzarra, complessa e variabile. Le aziende come laboratorio sperimentale. Nelle aziende la principale pressione sui lavoratori riguarda in primo luogo le quantità da produrre con la qualità prevista. Ma accanto a essa sta crescendo una seconda pressione, minore ma sempre più presente, per il miglioramento continuo delle performance. Il miglioramento si può necessario effettuare veri e propri esperimenti sulle macchine e sulle persone (o su tutte e due insieme) per scoprire a quali condizioni lo si raggiunge. In questi casi le fabbriche diventano dei laboratori dove si fanno esperimenti in cui tutti sono coinvolti, anche gli ultimi operai. Le aziende come rete di comunità e rete di team. Questa quarta metafora è la conseguenza di quanto detto sopra. La sommatoria di team e di production. In queste imprese i modelli lean sono sviluppati con un adattamento al contesto aziendale e sono usati come mezzo di governo globale delle varie unità produttive e logistiche sparse per il mondo. Le caratteristiche dominanti sono pertanto la sistematicità e l’elaborazione centralizzata. Ciò conduce alla creazione di nuovi enti centrali di staff, dedicati alla lean aziendale, il cui mestiere è la diffusione del nuovo modello e l’attivazione del miglioramento continuo. Essi però, a differenza delle vecchie tecnostrutture diffonde in modo spezzettato, a macchia di leopardo, sotto la spinta di singoli imprenditori. C’è grande difficoltà a estenderla all’intera catena produttiva, soprattutto fuori della piccola impresa, con modelli di just in time che coprano l’intera rete. voro era un pezzettino del reparto ben definito, circoscritto e chiuso; la relazione prevalente era con il capo. Oggi l’ambiente è molto diverso. In primo luogo perché la varietà delle forme organizzative è aumentata. Nella sola manifattura, per esempio, ci sono le isole di montaggio, le linee a flusso, le catene di montaggio, le macchine automatiche e così via. Ma soprattutto compare la necessità per la singola persona di coordinarsi e di lavorare insieme ad altre persone, oltre al capo. Per esempio nelle isole di montaggio affiatato e reagire con prontezza alle variazioni. In alcune situazioni il team viene formalizzato, definendo un dominio, gli obiettivi e un team leader. In secondo luogo con persone diverse, che ricoprono ruoli specialistici e che operano sia nel reparto (come per esempio lo specialista di qualità, dei materiali) sia nell’azienda (come per esempio gli specialisti di manutenzione, di sicurezza). La percezione dei lavoratori è che il posto di lavoro è mutevole, immerso in un ambiente con confini variabili, più legato a un gruppo di ne sono un mix evoluto di manualità e di automazione e sono quindi molto diverse da quelle di Ford e degli anni Sessanta. L’integrazione uomo-macchina è molto elevata e assume forme diverse e impreviste. Ci sono casi in cui l’uomo serve la macchina, altri in cui la macchina serve l’uomo, altri dove la macchina fa quel che l’uomo non è capace di fare, altri dove l’uomo fa quello che la macchina non sa fare. Basta osservare il funzionamento di una catena di assemblaggio dell’automobile per vedere come l’intreccio sviluppare con molti metodi, ma nella sostanza si tratta di trovare soluzioni nuove che combinano in modo più efficiente i fattori produttivi, cioè macchine, persone e materiali. Questa ricerca di combinazioni più vantaggiose è relativamente semplice nelle situazioni tradizionali, con alta manualità e tecnologie elementari. Ma quando il sistema produttivo diventa più complesso, per la presenza d’impianti sofisticati oppure per l’uso di forme organizzative evolute come i team, allora la ricerca di miglioramento rende reti diverse che si intrecciano in azienda conduce a far percepire la vita di lavoro in modo nuovo, come una rete complessa di comunità diverse, ciascuna con una propria cultura, che devono confrontarsi, negoziare e cooperare nel rispetto reciproco. Dalla percezione di un universo dominato dallo standard e dalle regole rigide a un universo differenziato e con confronto tra culture. q Luciano Pero Docente di Organization Theory and Design presso il MIP Politecnico di Milano IL CAMBIAMENTO VISTO DAI LAVORATORI Se ci poniamo dal punto di vista dei lavoratori i cambiamenti assumono una fisionomia diversa. Infatti nel singolo posto di lavoro i diversi filoni di innovazione (quel- 42 COMMENTI SCENARIO SINCRONIZZANDO A CACCIA DI CERVELLI I risultati del Global Talent Index 2011 collocano l’Italia al 23° posto. Quale può essere la ricetta per migliorare? Investire nella scuola? Nel mondo accademico? Oppure bisogna emigrare tutti all’estero? È uscito il Global Talent Index 2011, superclassifica dei talenti stilata da Heidrick & Struggles, multinazionale americana di cacciatori di teste. Nessuna grande novità. Stati Uniti in pole position poi i Paesi nordici: Danimarca, Finlandia, Norvegia. L’Italia è ventitreesima, come l’anno precedente. E questa volta non possiamo dire “davanti alla Grecia”: siamo alla pari. L’analisi fa la media dei risultati di sette classifiche: situazione demografica e qualità della forza lavoro (che pesano più delle altre) poi il sistema scolastico sia primario sia secondario, l’ambiente di sviluppo, l’apertura, la capacità di attrarre talenti. La denatalità deprime la nostra posizione nel ranking: le culle vuote ci fanno scendere dal 43esimo al 49esimo posto. Ma anche la scuola perde quota (viene misurata in termini di durata dell’obbligatorietà, quattrini investiti in rapporto al Prodotto Interno Lordo, numero di studenti, sviluppo e offerta della scuola secondaria, anni di scolarizzazione, numero di insegnanti). Peccato, perché in passato è stata il nostro fiore all’occhiello. La qualità della nostra università ci fa invece salire di un gradino mentre la forza lavoro (i cui fattori sono il numero di ricercatori e tecnici impiegati nella Ricerca e Sviluppo, la conoscenza delle lingue, le capacità tecniche e le qualità dei manager) perde due posizioni. Non migliora l’attrattività dei talenti e qui gli esperti parlano di “opacità dei percorsi di carriera”: attirati da promesse che non si sa bene se verranno mantenute. Insomma, la qualità dell’insegnamento universitario tiene e addirittura migliora: gli atenei italiani garantiscono una preparazione paragonabile a quella dei Paesi che dominano la classifica. Il resto cede. O frana. RICETTA SCUOLA? Come fare per rimediare? Basterebbe investire massicciamente sulla scuola? C’è un posto al mondo – il Laboratorio di biolo- gia molecolare del Medical Research Council di Cambridge in Gran Bretagna – che ha sfornato ben tredici Premi Nobel dal 1962 a oggi. La rivista Science ha chiesto al direttore, Hugh Pelham, le regole per “fabbricare” quelli che possiamo considerare i più talentuosi scienziati al mondo. Eccole. Prima: i Nobel non si comprano ma si devono “creare” in casa, con metodo e pazienza. Di conseguenza ecco la seconda: puntare sui giovani. Terza: per trovare i migliori guardare non tanto alle pubblicazioni ma alle idee e ai progetti. Quarta: valutazioni e selezioni periodiche (della serie: gli esami non finiscono mai). Quinta: lavorare in gruppo. Sesta: la ricerca è libera e occorre premiare l’originalità degli approcci senza rincorrere risultati immediati. Settima: lavoro interdisciplinare, nessun gruppo è un’isola. Ultima: concentrarsi sulle grandi questioni e tentare di dar loro una risposta. Come vedete non si tratta di un capolavoro di originalità: in fondo più o meno con le stesse regole si potrebbe costruire una bella squadra di calcio (con l’eccezione dell’immediatezza del risultato e, per le grandi, di far man bassa di Nobel del pallone di tutto il mondo). Il fattore chiave è applicarle con costanza e non porre ostacoli alla carriera delle persone. I talenti che oggi lavorano al Laboratorio sono 320 e “le opportunità di carriera precoce sono straordinarie”, conclude Pelham. NON PIÙ “TUTTI DOTTORI” L’ultima ricerca AlmaLaurea sui laureati italiani nel 2010 comincia con lo smentire che vogliamo i nostri ragazzi “tutti dottori”. Anzi, le immatricolazioni negli ultimi sette anni si sono ridotte del 13 per cento. Fenomeno, dice AlmaLaurea, “dovuto all’effetto combinato di molti fattori: il calo demografico, la diminuzione degli immatricolati in età più adulta, il minor passaggio dalla scuola secondaria superiore all’università (che aveva raggiunto il 74,5 per cento nel 2002 e che nel 2009 è sceso a quota 65,7), il ridotto interesse dei giovani diciannovenni per gli studi universitari (solo il 31 per cento di loro vi si iscrive), la crescente difficoltà di tante famiglie a sopportare i costi diretti e indiretti dell’istruzione universitaria in assenza di un’adeguata politica per il diritto allo studio”. Risultato: l’obiettivo strategico che la Commissione europea ha individuato come meta da raggiungere entro il 2020 (il 40 per cento della popolazione di 30-34 anni laureata) da noi è ancora lontano mentre è già stato centrato da quasi COLTIVIAMO TALENTI Tra i fattori che pongono l’Italia al 23esimo posto nel Global Talent Index 2011, ve ne sono alcuni legati alla qualità della forza lavoro e alla capacità di saper creare ambienti di sviluppo e di crescita professionale, sui quali un’azienda come Telecom Italia – per storia, competenza, dimensioni – può contribuire a fare la differenza nell’evoluzione del sistema scolastico e lavorativo in Italia. Per mantenere e coltivare il “talento” italiano bisogna puntare sulla qualità dell’università (che per fortuna risulta essere ancora uno dei nostri punti di forza!) creando un network tra aziende e mondo accademico capace di sostenere la ricerca e incentivare le idee brillanti attraverso il riconoscimento e la valorizzazione del merito. Proprio grazie al prestigioso network di cui fa parte e con lo spirito di confermare l’impegno nel coltivare i talenti del futuro e portare avanti il suo ruolo di rilievo sul fronte dell’Innovazione e dell’Education nel Sistema Paese, Telecom Ita- lia ha lanciato un piano strutturato di iniziative rivolte ai giovani, anche con l’obiettivo di affrontare l’evoluzione del gap generazionale e sviluppare il futuro management aziendale. Il programma prevede di individuare: 200 laureandi in ingegneria da inserire in attività produttive del Gruppo utilizzando lo strumento del Contratto di Alto Apprendistato; 65 laureati in economia e ingegneria da formare attraverso la programmazione di nuovi master sui temi dell’innovazione tecnologica orientata al mercato; 95 laureati con competenze eccellenti, attraverso il finanziamento di borse di Dottorato di ricerca (per ingegneri ed economisti) su temi di interesse aziendale. È questo il percorso che Telecom Italia intende perseguire per la crescita in casa di giovani talenti, per il futuro dell’azienda e più in generale per lo sviluppo del Sistema Paese. Marina Giardini Maria Antonietta Russo 4 / 2011 43 44 COMMENTI SCENARIO SINCRONIZZANDO 4 / 2011 45 una legge permette alle istituzioni universitarie di mantenere a proprio nome i brevetti e rilasciare licenze esclusive tramite appositi uffici di trasferimento tecnologico, facilitando il passaggio dal laboratorio al mercato. la metà dei Paesi dell’Unione. I nostri laureati sono però soddisfatti dei loro studi: “Il quadro che viene restituito sui risultati raggiunti dai laureati che hanno concluso i loro studi nel 2010 è assai confortante – dice AlmaLaurea –. Si è incrementata la quota di giovani che terminano gli studi nei tempi previsti, è aumentata la frequenza alle lezioni, si è estesa l’esperienza di stage e tirocini svolti durante gli studi, così come opportunità di studio all’estero”. Ed è forse per l’effetto combinato di una migliore formazione e di una minor fiducia verso le opportunità che il nostro Paese può offrire che aumenta il numero dei laureati che, rispetto ai fratelli maggiori del 2004, decide di varcare le Alpi e anche l’Oceano. “Anche per la preoccupazione di avere difficoltà a trovare un’adeguata collocazione lavorativa in patria, alla storica mobilità per studio/lavoro lungo la direttrice SudNord che continua a caratterizzare il nostro Paese, si affianca, da qualche tempo, con una intensità crescente che registra le difficoltà di crescita del Paese, quella verso i Paesi esteri”. LA RETE DEI CREATIVI Tuttavia, in questo paesaggio di luci e ombre – dove la luce è quella delle menti giovani e brillanti e le ombre soprattutto quelle di una struttura burocratica antiquata o assente o comunque incapace di collegare studio e lavoro – non tutte le speranze sono perdute. Anzi. “La fuga dei cervelli è una risorsa” titola La Stampa del 15 luglio scorso. Questo il succo del discorso: i ricercatori hanno biglietti di sola andata. Occorre prenderne atto. Le condizioni di vita e di lavoro all’estero sono troppo diverse e nessuno torna a casa. Le politiche pubbliche possono farci poco. E per cambiare veramente ci vorrebbero soldi che ora non ci sono e un bel po’ di tempo. Quindi, che fare? Innanzitutto questi cervelli sono partiti ma non sono scomparsi, vanno valorizzati dove vivono e lavorano potenziandone “il sistema di relazioni”. Ossia farli conoscere alle aziende italiane, diffonderne le storie, creare contatti e opportunità. Così Mecenate 90, associazione no profit presieduta da Alain Elkann, ha varato il progetto Club dei creativi, un network dedicato soprattutto al made in Italy: architettura, arte, food, fotografia, design, letteratura, moda, multimedia e spettacolo. “I creativi italiani nel mondo sono una pietra miliare dell’Italian Style e rappresentano una risorsa preziosa cui attingere per lo sviluppo economico e culturale del nostro Paese – si legge nel manifesto del Club –. Creare una rete per metterli in relazione tra loro significa valorizzare le risorse all’estero e farle interagire con il sistema produttivo italiano: nell’economia globale non è decisivo il luogo in cui si produce ma le relazioni che si sviluppano”. Così la rete diventa una community che raccoglie storie di creatività, luogo di scambio, promozione e crescita, ponte tra esperienze diverse. “Il 15 per cento degli accordi commerciali tra Cina e Usa passa attraverso manager cinesi che lavorano in America – dice Ledo Prato, segretario generale di Mecenate 90 –. Perché non potrebbe essere lo stesso anche da noi?”. q Mauro Broggi fotografie di Hildegard Adelheid Kuss CERVELLI IN FUGA Dunque, se mai avete pensato di far fuggire il vostro cervello all’estero siete in buona compagnia: secondo il Rapporto Italia 2010 di Eurispes vorrebbe trasferirsi il 40,6 per cento degli Italiani. E, come si diceva, soprattutto i giovani: oltre la metà (50,9 per cento) dei 2534enni. Forse c’entra la voglia di scappare da scandali e beghe nostrane ma soprattutto, dice la ricerca, la volontà di compiere studi di alto profilo, migliori opportunità di lavoro, scelte professionali di prestigio, attività imprenditoriali. Un recente sondaggio YouGov rivela che anche agli Inglesi piacerebbe mettere radici fuori dalle Isole britanniche: secondo il National Statistics sono più di 340 mila quelli che l’hanno fatto nel 2010. Emigrazione, anche questa, di livello: se n’è andato un diplomato su sei. Qualche tempo fa abbiamo provato a richiamare in Italia i cervelli fuggiti all’estero ma sgravi fiscali e promesse di carriera non sono bastati: la maggior parte dei nostri ricercatori se ne rimane in America e così, secondo alcune stime, ogni anno regaliamo agli Stati Uniti alcuni miliardi di euro in cervelli. Dove, attesta Il Sole 24 Ore, l’anno scorso i ritorni economici da licenze hanno reso alle università oltre 3 miliardi di dollari. Top performer la New York University, che da sola ha portato a casa 780 milioni. Laggiù Sopra, un esempio del lavoro artigianale tipico della tradizione italiana che molti giovani ancora apprezzano 46 COMMENTI REPORTAGE SINCRONIZZANDO 4 / 2011 47 GIOVANI IN MOVIMENTO Una energia speciale che porta speranza, che porta cambiamento, che porta gioia. E che spesso modifica il corso della storia. 1999 GIROTONDO IN ZAMBIA Siamo nel compound Nkwazi a Ndola nello Zambia. La danza, il gioco, lo stare insieme riescono a rendere più vivibili le situazioni difficili di vita per questi bambini, “orfani dell’Aids”. 48 COMMENTI REPORTAGE 1989 FESTA A BERLINO 31 dicembre: non c’è dubbio che il luogo migliore per festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo fosse proprio a cavalcioni del Muro ormai “caduto” e che non rappresentava più – dal 9 novembre dello stesso anno – una barriera tra i cittadini dell’Est e dell’Ovest. SINCRONIZZANDO 4 / 2011 49 50 COMMENTI REPORTAGE SINCRONIZZANDO 4 / 2011 51 1969 I GIORNI WOODSTOCK Per raggiungere la “tre giorni di pace e musica” tra il 15 e il 18 agosto almeno mezzo milione di giovani, secondo le stime della polizia, si misero in viaggio verso Bethel nello Stato di New York. Un ingorgo globale di miglia e miglia per il popolo dell’Acquario! 52 COMMENTI C’ERA UNA VOLTA SINCRONIZZANDO 4 / 2011 53 POVERI E NON BELLI Ma ricchi d’informazione. Sono i primi elenchi degli abbonati al telefono, poco più che opuscoli, raramente aggiornati e diffusi in modo non sistematico, che fecero qua e là in Italia la loro comparsa nel corso degli anni Ottanta del XIX secolo. P er quanto poveri per veste grafica e per numero di pagine gli elenchi del telefono sono documenti ricchi di informazioni per chi è interessato alla storia della telefonia nella fase pionieristica. GLI ABBONATI DI LIVORNO NEL 1887 L’elenco degli abbonati dell’Agenzia di Livorno della Società Telefonica dell’Italia centrale, pubblicato nel 1887 e custodito nell’Archivio Storico Telecom Italia, può offrire un buon esempio. Partiamo dalle “Istruzioni per l’uso degli Apparecchi telefonici” pubblicate nella prima di 35 pagine. Leggiamo al punto 2 relativo a come chiamare: “Distaccate il telefono e portatelo contro l’orecchio, e attendete che l’impiegato dell’Ufficio vi dica: Pronto, declinando in pari tempo il proprio numero d’ordine”. Il numero d’ordine cui si fa riferimento è quello che identificava il telefonista (in altre istruzioni è indicato anche come numero matricola). Quindi al successivo punto 3: “Dite il nome della persona o ufficio che desiderate. Se l’impiegato ha capito vi risponderà: Sta bene”. L’utilizzo previsto dell’elenco degli abbonati era dunque solo quello di far conoscere i nomi degli utenti da potere contattare attraverso il centralino. Anche se nella pubblicazione veniva usata una numerazione in ordine crescente, relativa ai singoli abbonati raggruppati in categorie, nessun numero veniva nei fatti usato per ottenere la comunicazione. Ma guardiamo meglio le pagine interne, e cioè l’elenco vero e proprio. L’ordine in cui sono poste le varie categorie sembra rispecchiare una precisa gerarchia che sottintende anche l’idea stessa che allora si aveva dell’uso del telefono: uno strumento per l’amministrazione, le urgenze, il lavoro e solo marginalmente per l’uso domestico. Agli Uffici della compagnia telefonica, indicati per primi, seguivano gli Uffici di pubblica utilità A destra, i primi elenchi telefonici categorici, editi nel 1966. Nella pagina accanto, una “montagna” di elenchi pronti per essere distribuiti, Milano 1961 e quindi gli Uffici governativi e municipali. E poi: Collegi, Istituti e Opere pie; Farmacie; Medici Chirurghi; Uffici legali; Alberghi e Caffè; Giornali; Stabilimenti; Negozi. Per ultimo erano indicate le utenze di Privati, cognomi spesso accompagnati da titoli nobiliari e dall’indicazione della residenza in villa. Per la statistica: fra i 394 abbonati di Livorno, gli esercizi commerciali e artigianali erano 138, gli uffici pubblici e privati 128, 26 i professionisti, 102 i privati e di questi 24 con indicazione di titolo nobiliare. “DON’T GUESS!” L’elenco del telefono diventò lo strumento essenziale per conoscere il numero di telefono degli abbonati che si intendeva chiamare con l’affermarsi, fra gli anni Dieci e gli anni Venti, della commutazione automatica urbana, totale o parziale che fosse. Abituarsi a fornire correttamente al centralino il numero dell’utente richiesto o a comporlo sul disco combinatore senza sbagli, controllandone magari precedentemente la correttezza, era essenziale al fine di non aggravare il lavoro del personale telefonico e di non ingolfare di traffico, inutilmente e ulteriormente, una rete ancora quanto mai gracile. L’invito a non sbagliare non era una preoccupazione specificatamente italica, ma piuttosto comune a tutti quei Paesi dove il telefono si stava affermando come mezzo di comunicazione interpersonale. “Don’t guess!” (Non tirare a indovinare) era una delle raccomandazioni più frequenti che accompagnava le campagne di diffusione degli elenchi telefonici americani negli anni Venti. Le pagine dell’avantielenco continuarono a essere utilizzate sia per fornire “istruzioni tecniche”, anche con l’ausilio di opportune illustrazioni sull’uso del disco combinatore, sia per indurre all’adozione di adeguate forme di corretto comportamento. “Si avvertono i signori abbonati – si legge nell’Elenco abbonati di Cagliari del 1912 – che le telefoniste non devono ricevere osservazioni e reclami di sorta. Esse non hanno altro ufficio che quello di stabilire le comunicazioni telefoniche”. IL CONTENZIOSO DEL 1926 E LA NASCITA DELLA SEAT Ma a chi toccava l’onere e l’onore, nonché i possibili vantaggi economici, di pubblicare gli elenchi abbonati? Utenti, imprenditori, politici e amministratori pubblici furono i protagonisti di un acceso confronto che occupò buona parte degli anni Venti. Il culmine fu raggiunto in un contenzioso del 1926 che vide contrapposta la Fidat – la Federazione italiana degli abbonati al telefono, fondata a Milano nel 1921 e promotrice di una nuova cooperativa, la CUT, 54 COMMENTI C’ERA UNA VOLTA SINCRONIZZANDO che avrebbe voluto pubblicare l’elenco telefonico ufficiale italiano –, alla Stipel, la più importante delle nuove cinque concessionarie, che aveva nel contempo fondato la società Seat affidandole i diritti di pubblicazione degli elenchi. La battaglia giudiziaria, conclusasi nel 1927, terminò con l’emissione di un decreto legge che assegnava l’esclusiva di quelle pubblicazioni alle sole concessionarie telefoniche (ribadendo così le indicazioni già contenute nella legge che aveva dato vita alla riforma del sistema telefonico del 1925). Oltre settemila elenchi della CUT furono posti sotto sequestro mentre i dirigenti della cooperativa, ai quali non era evidentemente servita la modifica del nome in Cooperativa Fascista Utenti Telefono, furono arrestati. La Seat - Società anonima Elenchi ufficiali per gli Abbonati al Telefono pubblicò nel 1926 il suo primo elenco telefonico organizzato in tre elenchi distinti: uno ordinato per numero, uno ordinato alfabeticamente per abbonato e uno per indirizzo. Nei decenni successivi diventò la casa editrice di tutti gli elenchi telefonici italiani. 4 / 2011 55 “L’elenco telefonico è l’unico mezzo di pubblicità permanente e continuo”, recitava uno dei tanti slogan messi a punto in quegli anni da Andrea Viglongo, capo dell’Ufficio UtenzaPropaganda-Sviluppo della Stipel e particolarmente attento all’esperienza americana. Quale altro mezzo, poteva allora vantare una così assidua consultazione da parte di un pubblico economicamente selezionato? Rendersi visibili sull’elenco degli abbonati, così veniva promesso agli inserzionisti, poteva essere la carta vincente per sbaragliare i concorrenti. Quale altro mezzo di diffusione pubblicitaria, come giornali, manifesti, locandine, pieghevoli, entrava nelle case, negli uffici, negli alberghi e in tanti altri luoghi di lavoro e di socialità e vi rimaneva per essere consultato da più persone innumerevoli volte? Iniziava così la lunga storia di una pubblicazione che, rispetto al numero di copie stampate ogni anno, non ha temuto concorrenza. La pubblicazione degli elenchi telefonici è stata liberalizzata agli inizi del Duemila. q Chiara Ottaviano fotografie Archivio Storico Telecom Italia e Luigi Chiriacò PUBBLICITÀ PERMANENTE E CONTINUA Gli elenchi telefonici, immensi archivi di nomi, indirizzi e numeri di telefono pubblicati e diffusi in modo sistematico e secondo standard editoriali uniformi, furono ben presto percepiti come importanti veicoli pubblicitari. Sopra, l’indispensabile elenco telefonico, sempre a portata di mano. A sinistra, la pagina di avantielenco in una guida telefonica degli anni Venti - Trenta 56 COMMENTI QUESTIONE DI STILE SINCRONIZZANDO OLTRE L’INTRECCIO I Nodi Manageriali: un programma di formazione per gestire il cambiamento. I cambiamenti e le discontinuità che caratterizzano oggi il business richiedono, molto più velocemente rispetto ai modelli del passato, il continuo aggiornamento delle strategie di mercato. In tal senso, le competenze presenti in azienda devono essere costantemente allineate a ciò che accade nel mondo esterno. Da questo punto di vista la forma- zione è una delle leve fondamentali che, da sempre, aiuta le persone a stare al passo con i tempi. La formazione manageriale, in questo contesto, assume un’importanza strategica, in quanto volta ad aggiornare e rendere competitive proprio le capacità gestionali di chi guida l’azienda. Sul piano individuale, infatti, ogni manager deve impegnarsi a miglioSopra, effetto luminoso di un groviglio di fili rare e ampliare la sua capacità di essere leader, perseguendo l’eccellenza nella propria prestazione e, al tempo stesso, contribuendo a sviluppare valore per il gruppo e per l’azienda. Come? Adottando uno stile di leadership in grado di consentire, a se stesso e agli altri, di liberare nuove energie e potenzialità, verso un processo di miglioramento continuo delle performance. UN PERCORSO PER IL MANAGEMENT Questa la cornice concettuale che ha contribuito alla definizione del percorso formativo I Nodi Manageriali, un programma di change management che ha l’obiettivo prioritario di agevolare il processo di trasformazione culturale della nostra azienda, favorendo l’interiorizzazione e la circolazione di nuovi va- lori, regole e modelli di successo. In particolare il percorso, che si configura come parte integrante del sistema di sviluppo per il management di Telecom Italia, è finalizzato a rafforzare le competenze di leadership necessarie a interpretare e a diffondere una cultura organizzativa etica e uno stile manageriale consapevole, autorevole, distintivo ed esemplificativo. In tal senso, offre a ciascun partecipante – attraverso l’intervento di esperti, nazionali e internazionali, provenienti dal mondo accademico e consulenziale – la possibilità di contribuire attivamente all’esplicitazione della nuova cultura manageriale. Una cultura che sia, appunto, prioritariamente etica, centrata sul coraggio del fare, la trasparenza nell’agire, l’ascolto di sé e degli altri e il dialogo costante con tutti per generare valore. Fortemente evocativa l’immagine dei nodi da sciogliere che possiamo contrapporre al famoso nodo gordiano reciso da Alessandro Magno, che non riuscendo a venirne a capo, decise di sottrarsi allo svelamento dell’enigma, tranciando drasticamente il nodo con la spada. Di contro, l’auspicio di riuscire a sbrogliare I Nodi Manageriali affrontati nel percorso, richiama simbolicamente alla necessità di sciogliere l’intreccio, di cogliere la significatività e l’importanza dei temi trattati e di aiutare le persone ad allargare lo sguardo dal singolo nodo alla trama, per attivare un processo di apprendimento trasformativo. COME È ARTICOLATO? Allo scopo di agevolare il raggiungimento degli obiettivi di trasformazione culturale e dei punti chiave del progetto, il percorso si artico- 4 / 2011 57 la in tre principali fasi, che corrispondono ai momenti sequenziali del cambiamento. Con il kick-off, della durata di mezza giornata, si avvia la fase di preparazione alla trasformazione – o unfreezing – che punta a scongelare, ovvero a creare la motivazione e la disponibilità al cambiamento, avvalendosi di metodologie non convenzionali di formazione. La fase successiva è propedeutica alla metamorfosi, in quanto focalizzata sulla costruzione di nuovi significati, rispetto ai quali ci si confronta attivamente nei laboratori tematici. Il percorso si conclude, infine, con il follow-up, nel corso del quale, oltre ad agevolare l’aggregazione dei nuovi significati in una visione unitaria, si pongono le basi per la fase di consolidamento, favorita anche dall’approfondimento e dalla condivisione resi possibili dal blog dedicato al progetto. La strategia di fondo? Avviare un percorso formativo che vada oltre l’apprendimento individuale, configurandosi come consulenza di processo, volta non tanto a dispensare aiuto, quanto piuttosto ad attivare le proprie risorse – facendole partecipare dinamicamente a tutte le fasi del cambiamento – per apprendere da esse. Al fine di garantire la completa saldatura di tutto il management rispetto ai temi affrontati, nei prossimi mesi, oltre ad avviare la terza e ultima tranche per il middle management, il percorso verrà adeguato ad hoc ed esteso anche ai Quadri con responsabilità organizzativa e al Top Management. q Bruna Capobianchi 58 MONDO ECOSISTEMA SINCRONIZZANDO IMPEGNI A PORTATA DI MANO Continuano a essere in prima linea i colleghi di Open Access per diffondere la cultura della parità di trattamento: ecco un vademecum dedicato ai tecnici on field. I nostri tecnici che operano sul territorio e interagiscono quotidianamente con i clienti finali, hanno un ruolo molto importante nel garantire parità di trattamento a tutti gli operatori. Infatti, è proprio durante gli interventi d’installazione e di riparazione delle linee wholesale che serve la massima professionalità nel fornire ai clienti risposte adeguate, in linea con il Codice Comportamentale introdotto in Open Access. Il cambiamento culturale è iniziato più di tre anni fa ed è stato accompagnato da una massiccia azione formativa che ha coinvolto tutto il personale della funzione (così come previsto dal Gruppo di Impegni n.2, approvati dall’Agcom con la Delibera n. 718/08/CONS); allo stesso tempo l’attenzione ai temi della comunicazione interna e della preparazione del personale non è certamente diminuita. UN FIGLIO DI ARCHIMEDE L’idea di predisporre uno strumento informativo destinato a tutti i tecnici on field, d’agevole consultazione e in grado di fornire indicazioni puntuali sui comportamenti da osservare nella relazione con i clienti degli altri operatori, è stata proposta e premiata nell’ultima edizione di Archimede. Questo concorso d’idee offre l’opportunità, a tutto il personale operativo di Open Access, di proporre suggerimenti, per il miglioramento dei processi e dei servizi. È proprio utilizzando questo importante canale di comunicazione, che il collega Mauro De Stasio ha suggerito la realizzazione di una guida chiara, snella, dedicata ai tecnici on field. Per definirne i contenuti è stata realizzata una fase di ascolto interno IN QUATTRO PASSI... Gli Impegni di Telecom Italia, articolati in 14 gruppi e alcune disposizioni accessorie, perseguono quattro obiettivi principali: • offrire garanzie aggiuntive di parità di trattamento tra le funzioni commerciali di Telecom Italia e gli altri operatori che acquistano servizi di accesso all’ingrosso presso Telecom Italia; • assicurare la soddisfazione degli operatori e dei clienti finali, mediante lo sviluppo e il miglioramento qualitativo della rete fissa d’accesso e dei relativi servizi; • rendere l’evoluzione della rete fissa di accesso di Telecom Italia più trasparente per gli operatori; • garantire il mantenimento di condizioni concorrenziali nella transizione verso le reti di nuova generazione. che ha coinvolto oltre 80 tecnici rappresentativi di tutte le aree territoriali; attraverso dei focus group è stato possibile acquisire e analizzare le principali esigenze informative. Oltre a fornire importanti istruzioni operative, è stata data molta enfasi al tema della comunicazione tra tecnico e cliente: per i nostri colleghi che lavorano on field non è semplice mantenere un atteggiamento neutrale e, quindi, reprimere la tentazione di fornire informazioni su aspetti di carattere commerciale; non è semplice nemmeno riuscire a gestire la reazione di sorpresa del cliente che, In queste pagine, i colleghi Laura Zennaro e Luca Ognibene in Campo San Gregorio e in Rio della Salute a Venezia, mentre consultano il vademecum per i tecnici on field quando richiede un servizio a un operatore diverso da Telecom Italia, non sempre si aspetta che vi sia un intervento d’installazione da parte dei nostri tecnici. LA RISPOSTA GIUSTA Ecco alcuni esempi di quesiti ai quali il vademecum fornisce una risposta: come si può rispondere alle domande del cliente che esulano da aspetti tecnici del servizio; quali sono i comportamenti da evitare; quali raccomandazioni vanno seguite per non originare contenziosi con gli operatori; quali informazioni devono essere inserite nella fase 4 / 2011 59 di chiusura delle lavorazioni wholesale. Il vademecum, realizzato grazie alla collaborazione tra Open Access e Risorse Umane con la funzione Comunicazione Interna, si presenta sotto forma di piccola brochure in carta plastificata. ANCHE PER I TECNICI DELLE IMPRESE DI RETE I vademecum sono stati forniti anche alle imprese di rete che lavorano per Open Acces e che hanno garantito di darne massima diffusione al proprio interno. Va sottolineato, infine, che questa iniziativa è stata molto apprezzata anche dai membri dell’Organo di Vigilanza (designato dall’Autorità e nominato dal Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia) che ha il compito di vigilare sulla corretta esecuzione degli Impegni presentati da Telecom Italia. La nostra convinzione? Fornire informazioni chiare e uniformare i nostri comportamenti permetterà a Open Access di consolidare sempre di più una cultura organizzativa che pone il valore della parità di trattamento alla propria base. q Daria Marinuzzi fotografie di Marino Bastianello 60 MONDO MESTIERI IERI OGGI DOMANI SINCRONIZZANDO 4 / 2011 61 QUELLI CHE... ... lavorano in Mobile Customer Operations, dove il caring si unisce con l’operatività per un servizio al cliente sempre migliore. operatori del 119, ma anche con il web caring del 119.it o con le applicazioni per iPhone e per Android. Vuol dire però anche persone, tante persone. La nostra è davvero una squadra numerosa e variegata, oltre che essere energica, appassionata e costantemente determinata al raggiungimento dell’obiettivo comune: la soddisfazione del cliente. Il 119 è il nucleo pulsante di Customer Operations. Sono tutti gli operatori dei nostri call center, infatti, che interagiscono con i nostri milioni E poi in Customer Operations c’è ancora tanto altro. Studiamo come rendere i processi semplici e flessibili per la migliore fruizione dei prodotti e dei servizi di TIM da parte del cliente. Presidiamo l’evoluzione del mercato fornendo assistenza anche sui più innovativi canali di caring, come i social network, per esempio, sui quali siamo pionieri assoluti nel mercato. Gestiamo i nostri partner con dinamismo condividendo con ciascuno di loro le nostre tattiche operative, attraverso un il vero alimentatore dell’eccellenza è rappresentato dalle persone. Tutte le persone della mia squadra – continua – sono fortemente orientate ai risultati e ogni giorno fanno il concreto esercizio di mettersi dalla parte del cliente. È questo l’esercizio più duro, perché non sempre significa prendere la strada più semplice per fare le cose, ma è anche l’esercizio che ci consente di raccogliere tante soddisfazioni. Le persone che lavorano in Customer Operations possiedono una non guasta, insieme a una grande abilità ad ascoltare e a fermarsi a pensare! Insomma Customer Operations non è un lavoro, bensì un orientamento per vedere costantemente le cose dal punto di vista del cliente”. D di clienti. Sono un vero e proprio esercito di persone che, distribuite fra centri interni e in outsourcing, risolvono le esigenze dei clienti, stimolano nuove abitudini, promuovono servizi e offrono soluzioni a potenziali nuovi clienti e soprattutto costruiscono, giorno dopo giorno, una relazione forte e duratura con ciascuno di loro. Il 119 è davvero il nostro migliore biglietto da visita: chi è impegnato nella relazione con i clienti, infatti, può a ogni contatto fare la differenza, creando fedeltà e valore. sano e costruttivo confronto. E soprattutto facciamo in modo che in ogni nostra scelta strategica ci sia sempre al centro il cliente perché vogliamo non solo gestire le sue esigenze, ma anche prevenirne i bisogni fino a riuscire a stupirlo. grande professionalità e soprattutto sono sempre pronte ad accogliere nuove sfide e a raggiungere nuovi traguardi”. “Vicinanza al cliente, velocità, flessibilità e notevole capacità di relazione – afferma convinto Mariano Fraioli, responsabile Operations Management – sono le peculiarità del nostro approccio professionale. In Customer Operations ci prendiamo cura dei bisogni del cliente, quelli dichiarati ma anche quelli non ancora espressi: è per questo che un po’ di creatività nel nostro lavoro ta, e si continua a costruire, la storia di successo del 119, senza mai perdere di vista il domani che è anche innovazione. Innovazione e multicanalità in Customer Operations Mobile rappresentano due facce della stessa medaglia – prosegue Hirsch –. Per quanto riguarda l’innovazione, infatti, lo sviluppo dei nuovi canali di self-caring su internet si realizza soprattutto attraverso la continua introduzione di nuove funzionalità. La multicanalità permette invece al cliente di soddisfare sempre più in autonomia le proprie esi- escrivere il mestiere di Customer Operations non è impresa facile. Soprattutto in questo periodo caratterizzato da grandi evoluzioni tecnologiche e di processo che hanno cambiato volto alle nostre attività. Innanzitutto Customer Operations vuol dire tanti mestieri, dal customer care in senso stretto, alla fatturazione e gestione del credito fino ad arrivare alle attività di vendita e di loyalty che nell’ultimo periodo rappresentano un forte impegno. Poi Customer Operations vuol dire multicanalità, con gli Sopra, in piedi da sinistra, Chiara Cirimondo, Pietro Rogantini, Sergio Divino, Marisa Seregni, Alice Baldisserri, Nora Szilagy, Sandra Calarco, Maristella Pisarra, Manlio Giovanni Viglianisi; seduti da sinistra, Barbara Oliva, Giacomo Banda, Osea Querzola, Franco Marcelletti, Zaninelli Marco. Se Customer Operations fosse un’automobile? Sarebbe una vettura che unisce la precisione meccanica e la potenza del motore a uno stile riconoscibile e unico dove ogni componente è progettato con cura e rigore IL NOSTRO LAVORO “Lavorare in Customer Operations è per me un onore – afferma Leonardo Mangiavacchi, responsabile Mobile Customer Operations –. L’eccellenza si costruisce realizzando strategie vincenti, ma UNO SGUARDO AL FUTURO “Customer Operations è passato, presente e futuro – sostiene Giuseppe Hirsch, responsabile Canali Not Human –. Da noi, infatti, si è costrui- Sopra, da sinistra, Denise Di Grandi, Annarita Arillo, Carla Carturan, Simonetta Cazzaro, Marta Simionato, Nicola Scalabrini, Camilla Berto, Fiorella Righetti, Melania Canova, Sandro Matteazzi, Carmine Bruno, Martina Migliorato, Ilenia Galeazzo, Elna Friso, Matteo Mattiazzi, Beatrice Lupati, Alessandra Greggio. Se Customer Operations fosse un animale? Sarebbe il leone, re della savana: sicuro, determinato e passionale genze di assistenza, scegliendo di volta in volta il canale di contatto più comodo per lui o più adatto al tipo di necessità”. L’approccio all’innovazione determina anche un’evoluzione del concetto di assistenza al cliente che sempre più spesso naviga sul web sia da pc che da telefonino. “Da luglio 2010 il tradizionale sito web 119.it, è stato affiancato da nuovi portali di caring, sviluppati per chi vuole gestire in autonomia la propria linea TIM navigando dal telefonino. In particolare il portale 119.it mobile, lanciato nel marzo di quest’anno, è stato ottimizzato per l’utilizzo sugli smartphone, mentre il client 119 Self Service per iPhone è stato già scaricato da oltre 170mila clienti da Apple Store”. 62 MONDO MESTIERI IERI OGGI DOMANI IERI - VALERIA GLIOZZI E LUCIA SACCOMANO “Sono in TIM dal novembre del 1998 come operatrice del 119. Tredici anni ricchi di cambiamenti in cui il mio ruolo si è evoluto insieme all’azienda, passando da risposte standard a gestioni sempre più complesse e diversificate”. È il racconto di Valeria Gliozzi del call center di Roma. “In questi anni ho visto riconoscere al 119 una posizione sempre più rilevante come punto d’incontro tra azienda e cliente. Ieri il nostro lavoro era prevalentemente orientato alla soluzione dell’esigenza, oggi il nostro principale obiettivo è costruire una relazione”. A proposito degli strumenti a disposizione per la gestione del cliente, Valeria aggiunge: “Da pochi, semplici sistemi in cui erano contenute le informazioni fondamentali riguardanti l’utenza telefonica siamo passati a strumenti che ci permettono di gestire il ciclo di vita completo dell’esigenza del cliente, creando uno storico del cliente condivisibile e accessibile in qualsiasi momento”. Anche Lucia Saccomano operatrice del Customer Service Mobile di Milano da 15 anni, ricorda la sua esperienza: “Se ripenso a più di 20 anni fa quando ero una delle ‘signorine della SIP’ che con la voce flautata registrava i RAO (annunci con il codice identificativo dell’addetto di call center), compio un lungo viaggio: il viaggio della mia vita lavorativa e mi rendo conto che anche se cambiano i sistemi informatici e si rinnovano le cuffie, la nostra missione è sempre quella di assistere il cliente con professionalità, cortesia ed entusiasmo”. SINCRONIZZANDO OGGI - SETTIMO ANTONIO RE E MARIA CAROLINA GRIZIOTTI LETE 4 / 2011 63 DOMANI - ROSANNA CORTINOVIS Internet ha cambiato la vita delle persone, il loro modo di informarsi e di vivere i rapporti sociali; con l’avvento dei social network, tutti siamo in contatto in tempo reale. Ecco la buona idea: assistere i clienti tramite “la rete”. Così anche Telecom Italia si avvicina ai suoi clienti, cancella le distanze e i tempi. E anche il lavoro dell’operatore 119 continua a cambiare. “Sono in Telecom Italia dal 2005 e nel team di Twitter per il 119 dal mese di aprile di quest’anno – racconta Rosanna Cortinovis del call center di Padova –. Il rapporto con il cliente è meno formale, posso avvicinarmi a lui con un linguaggio più diretto, più vicino a una chattata tra amici che al normale rapporto cliente-azienda proprio dei canali di caring più tradizionali. I brevi messaggi si rincorrono in tempo reale. Il cliente si aspetta rapidità. Con l’assistenza tramite Twitter io posso offrire quello di cui ha bisogno il cliente proprio in quel preciso momento. È un’attività nuova, stimolante e destinata a evolversi... sempre al passo con i tempi!”. q Federica Fontana ha collaborato Francesca Impecora fotografie di Riccardo Adelini “L’operatore del 119 non è un centralinista o almeno non lo è più, o forse non lo è mai stato – esordisce Settimo Antonio Re del call center di Milano –. Noi operatori del 119 abbiamo oggi un ruolo attivo di consulenti, di fidati consiglieri. Noi non rispondiamo semplicemente al telefono, ma esercitiamo l’arte del comunicare. Chi chiede il nostro supporto sa di avere dall’altra parte del telefono persone competenti che agiscono sempre con qualità dando valore a ogni relazione”. “Ogni cliente ha il suo carattere – aggiunge Maria Carolina Griziotti Lete – ognuno ha le sue caratteristiche, il suo punto di vista e noi dobbiamo trovare a ogni contatto la chiave giusta per la conquista della sua fiducia e della sua soddisfazione”. Quali sono le peculiarità di questo mestiere? “Impegno costante, collaborazione con i colleghi, tensione verso gli obiettivi e una grande empatia: perché noi che lavoriamo nei call center siamo quelli che sanno ascoltare e non solo sentire!”. Sopra, Annarita Arillo, Simonetta Cazzaro, Beatrice Lupati. Si intravedono, Martina Morato, Denise Di Grandi, Sandro Matteazzi, Nicola Scalabrini e Marta Simionato VENITE DA NOI SINCRONIZZANDO LA FORZA DEL MADE IN ITALY Patrizia Valfrè LOMBARDIA... È ANCHE AGRICOLTURA Riprendiamo il nostro viaggio attraverso la Penisola, raccontando le eccellenze che ci contraddistinguono. Protagonisti: il Piemonte, la Lombardia, la Sicilia. D ici Alba e subito ti viene alla mente il tartufo. Quello bianco, il pregiatissimo Tuber Magnatum Picum, che nonostante il nome in realtà è un fungo ipogeo e che deve buona parte della sua fama mondiale, oltre naturalmente alle sue inimitabili e indubitabili qualità organolettiche, anche al “fiuto” (!) commerciale e alla intelligente e lungimirante politica di marketing di una famiglia di albergatori e ristoratori albesi, i fratelli Morra, che negli anni Cinquanta hanno saputo dare la giusta allure e una grande visibilità mediatica al “diamante” delle Langhe che tuttora perdura. Dici Alba e subito pensi ai grandi vini che nascono su queste colline, pettinate di vigne, che le fanno corona. Il sabaudo Barolo, ormai battuto alle aste per le annate più pregiate, il rinomato Barbaresco, il Nebbiolo, vino per veri intenditori, il Dolcetto nelle sue varie declinazioni, la riscoperta Barbe- ra, il pregevole Arneis e molti altri minori come la rara Favorita. Centinaia i produttori, tra cui molti giovani, sempre più bravi, sempre più attenti all’alta qualità del prodotto e sempre più ambasciatori dell’eccellenza italiana nel mondo. Il tutto con un giro di fatturato veramente notevole, principalmente come esportazioni. Dici Alba e pensi al turismo, soprattutto internazionale, che anima a ciclo continuo le sue vie e le sue piazze. Turismo che non si ferma solo all’aspetto enogastronomico, giunto a livelli generali molto alti sia che si vada in rinomati ristoranti “stellati” sia che si venga attratti dalla vecchia osteria con il pergolato (in dialetto piola con la topia), ma che progressivamente si sta trasformando in turismo culturale. Alba è una cittadina di circa 30.000 abitanti, in provincia di Cuneo, abitata fin dal Neolitico, sesto millennio a.C., importante municipium in epoca Romana, ricco centro in epoca medioevale e rina- scimentale. Per arrivare a tempi più vicini a noi, Alba fu la prima Repubblica Partigiana costituitasi, per ventitré giorni, in Italia, ottenendo poi la Medaglia d’oro al valor militare per il contributo dato alla lotta partigiana, raccontata in modo così moderno, senza retorica, dal grande scrittore Beppe Fenoglio che qui ha avuto i natali. Naturalmente tutte queste stratificazioni storiche hanno lasciato importanti segni in Alba che sono stati negli anni valorizzati e che oggi vengono molto apprezzati dai turisti italiani e stranieri. In realtà Alba è tutto questo, ma non solo; infatti è anche uno dei più importanti distretti industriali italiani. Basti dire che ad Alba è nata e ha la propria sede e gli stabilimenti più importanti la Ferrero, industria dolciaria conosciuta in tutto il mondo con prodotti come Nutella e Rocher che valorizzano un’altra perla di questa terra, la nocciola Tonda Gentile delle Langhe, che ha recentemente vinto il titolo della più buona nocciola del mondo. Altre aziende molto importanti di Alba sono il Gruppo Tessile Miroglio, con oltre 12.000 dipendenti nel mondo; Mondo Rubber, leader internazionale indiscusso nella produzione di piste di atletica 4 / 2011 65 Enrico Sbacchi 64 MONDO “Quel che non ha potuto farmi la fame di Genova, me l’ha quasi fatto questo paese di letame...”. Parole di Ugo Foscolo (1801) che, in modo dispregiativo, definiva Milano: Pàneropoli, capitale della pànera, panna in dialetto locale. Lui, esule e insofferente a Brera, pieno centro cittadino, pativa gli odori di latte e stallatico che caratterizzavano, a tutte le ore, l’aria della città e diventavano intollerabili se ci si spostava in campagna. Oggi, la Lombardia è la capitale italiana dell’industria e del terziario, ma resiste l’antica vocazione agricola che si manifesta negli allevamenti di bestiame e produzione del latte. Una realtà poco conosciuta, ma subito visibile appena si varca il confine della metropoli milanese. In qualsiasi direzione ci si rechi, dopo pochi chilometri, s’incontra un’azienda agricola, poi campi coltivati e poi stalle. E, inconfondibile, l’odore del concime naturale. Dalla lavorazione del latte nascono formaggi tipici Dop, quali il Provolone Valpadana, il Taleggio, la Salva Cremasco e il Quartirolo Lombardo. Il Consorzio Alti Formaggi (www.altiformaggi.com), che ne tutela la qualità, ha creato la Casa del Formaggio con aree dedicate ai laboratori, alla degustazione, alla didattica per le scuole, alla formazione, ai convegni, agli incontri con il pubblico, oltre a una piazza aperta dove conoscere questa realtà industriale. In attesa dell’Expo 2015 il cui motto sarà, in simbiosi con il comparto lattiero caseario: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Giovanna Brunitto in materiali plastici altamente tecnologici, campi di calcio sintetici e palloni, fornitrice delle pavimentazioni per tutti i grandi eventi sportivi mondiali tra cui i le Olimpiadi di Londra 2012; la Casa Editrice Società San Paolo che pubblica fra l’altro Famiglia Cristiana; sempre ad Alba sono state fondate la catena di negozi di elettronica UniEuro, quella alimentare internazionale Eataly e la banca di credito cooperativo più grande d’Italia per numero di soci, la Banca d’Alba. q Daniele Cerrato In alto, da sinistra, un vassoio di specialità del Consorzio Alti Formaggi; il Pilone di Torre Faro, sul versante messinese dello Stretto. Nella pagina accanto, il Duomo di Alba BUSINESS ALLA MESSINESE La Sicilia ha una forte volontà di mantenere un elevato livello tecnologico e di garantire la continuità delle tradizioni applicate alla produzione. Esempio calzante, lo sviluppo degli agglomerati industriali della provincia di Messina, la “Porta della Sicilia”, grande porto naturale, approdo commerciale e militare che, grazie al movimento annuo di circa dieci milioni di passeggeri, si posiziona, in Italia, al primo posto nel settore. Il distretto della nautica rappresenta il settore più dinamico e internazionale dell’industria del territorio. Molte realtà sono all’avanguardia nella produzione d’imbarcazioni di lusso o ad alta tecnologia: più di 70 aziende di cantieristica producono il 60 per cento delle imbarcazioni europee medio piccole, cioè fino agli otto metri di lunghezza. I brand più importanti presenti e tuttora operanti sono quelli di Cantieri Palumbo, che ha anche sedi a Napoli e Malta. Cantieri Rodriquez conserva ancora la leadership storica mondiale nell’alta velocità sul mare e, oggi, per rilanciarsi sul mercato dopo un periodo di forte crisi, ha pronto un prototipo ad “ala sommersa” che può rivoluzionare il mercato e richiamare nuovamente l’attenzione sulle tecnologie nautiche ad alta specializzazione. In provincia, altra realtà di livello internazionale è il gruppo Aicon, operatore della nautica dedicato alla progettazione, costruzione e commercializzazione d’imbarcazioni a motore, nello specifico yacht di lusso, e che ha il proprio quartier generale nell’area industriale di Giammoro. Se diamo uno sguardo nel campo della logistica navale, la Caronte & Tourist da diversi decenni è il vettore principale nello Stretto di Messina nel quale, ogni anno, vengono trasportate oltre due milioni di autovetture promuovendo un “movimento” turistico, salutare per entrambe le coste. In altri campi industriali, troviamo la Duferdofin, azienda di trasformazione dell’acciaio, l’unica nel Mezzogiorno nel suo genere. Ritornando alla tradizione come base per la produzione industriale segnaliamo la Simone Gatto, azienda di commercio di oli essenziali e di succhi agrumari con tecniche industriali di trasformazione sviluppate nel corso di circa 80 anni. Qui i migliori agrumi provenienti dalla Calabria e dalla Sicilia diventano oli essenziali e succhi di primissima qualità. Altro capitolo meritevole di attenzione è il settore della ceramica messinese: lo stile del lavoro e il decoro a mano, fanno di ogni singolo prodotto un pregiato ed esclusivo oggetto d’arte. Tale impostazione trova piena applicazione a Santo Stefano di Camastra, un piccolo comune messinese, con una grande vena creativa, tale da racchiudere il maggiore centro produttivo di ceramiche della Sicilia occidentale. La tradizione è molto antica ed è legata alla presenza nel territorio di cave di ottima argilla. Un tempo si fabbricavano oggetti di uso quotidiano in creta grezza: i bummuli e le quartare per l’acqua, le cannate per il vino, le giare per l’olio (terminologie care a Luigi Pirandello). Dalla seconda metà del Settecento si è sviluppata una ricchissima produzione di mattonelle maiolicate con vari motivi ornamentali. Oggi le botteghe artigiane, il cui ruolo è determinante nello sviluppo del paese, vantano un ricchissimo repertorio di forme, figure e colori, che coesistono con i motivi tradizionali, facendo di Santo Stefano un punto di riferimento nell’arte della ceramica. Messina, terza provincia siciliana per importanza di business, sposa il tradizionale costume “isolano” con le tecnologie avanzate presenti sul “continente”. Ne sono simbolo i cosiddetti “piloni dello Stretto”, tralicci in disuso della linea elettrica che attraversava lo Stretto di Messina: si tratta di due torri indipendenti, una collocata sulla sponda siciliana (alta 232 metri) e l’altra su quella calabrese (alta 242 metri). Pur non avendo più alcuna funzione pratica, i due piloni non furono abbattuti e oggi, con lo status di monumenti storici tutelati, sono impiegati per le misurazioni meteorologiche, esercitazioni di recupero in quota e telecomunicazioni. Dal 2006 il pilone della costa siciliana è aperto al pubblico: la visita è particolarmente “sfidante” se si pensa ai 1.250 gradini per raggiungere la piattaforma dalla quale si può ammirare un panorama di una bellezza ineguagliabile. Enrico Sbacchi Antonella Termine 66 IL RACCONTO DI MICHELA MURGIA STORYTELLING Michela Murgia Nata a Cabras nel 1972. Prima di approdare alla scrittura compie studi teologici ed è stata docente di religione, venditrice di multiproprietà, operatore fiscale, dirigente amministrativo in una centrale termoelettrica, portiere di notte e centralinista. Da questa sua ultima esperienza nasce il suo libro d’esordio Il mondo deve sapere (Isbn, 2006), da cui è tratto il film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti. Pubblica poi Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell’isola che non si vede (Einaudi, 2008) e partecipa a numerose antologie di racconti. Con il suo ultimo romanzo, Accabadora, uscito con Einaudi nel 2009, ha vinto numerosi premi tra cui il Premio Dessì, il Premio Mondello e il Premio Campiello. Di recente è uscito per Einaudi Stile Libero il saggio Ave Mary. E la chiesa inventò la donna. I n maniche di camicia il professor Francesco Martelli terminò il suo disegno alla lavagna nell’aula di tecniche della narrazione politica della facoltà di Scienze della Comunicazione di Cagliari e si voltò verso i suoi studenti. C’erano molte ragazze sveglie e meno maschi, ma motivati; tutti avevano scelto quel corso opzionale per sincero interesse, ma qualcuno non senza intento polemico. – Scusi prof, ma in che senso lo storytelling politico è una nuova tecnologia? Non ce le hanno sempre contate le balle i politici? La risata si sparse nell’aula come una scarica elettrica lungo una rete di sinapsi. Il professor Martelli si lasciò sfuggire un sorriso complice che durò un solo istante, poi riprese l’espressione seria di sempre e scosse la testa con studiata lentezza. – Mario, ce le hanno contate di sicuro, ma è solo da qualche anno a questa parte che il racconto politico ha cominciato a diventare oggetto di studi scientifici. Oggi si parla esplicitamente di scienze della narrazione. Indicò con la mano il grafico sulla lavagna, che sembrava dargli ragione con la razionalità del suo schematismo. Gli studenti posarono gli occhi sul cerchio a spicchi che evidenziava le fasi della co- struzione di un racconto minuziosamente programmato, con passaggi ben definiti e una precisa serie di azioni narrative dirette all’obiettivo dichiarato: raccogliere il consenso degli elettori. – Non c’è politico al giorno d’oggi che non metta in campo esperti di narrazione per costruirgli un’immagine autentica ed emozionalmente avvincente. – Autentica? – lo scetticismo nella voce della ragazza nella prima fila dei banchi non lo stupì. Gli occhi marroni dell’allieva lo interrogavano senza che fosse neppure necessario formulare la domanda esplicitamente. – Autentica, sì Marta. Nella nostra epoca non è più possibile costruire racconti politici non autentici e farli durare nel tempo. – In che senso, prof? Gli sguardi nell’aula erano tutti per lui, avidi di una risposta che nessuno degli studenti presenti riusciva a far collimare con la propria idea di comunicazione politica. – Nel senso che le nostre società sono più o meno democratiche, quindi la stampa è più o meno libera e la gente ha a disposizione numerosi strumenti per opporre al racconto del politico un altro racconto, non necessariamente conforme. Qualunque narrazione oggi è passibile di dissenso e per questo richiede un’estrema coerenza con la realtà. Le balle si svelano subito. – Alcuni blog esprimono dissenso narrativo? – Credo che potremmo dire così, sì. Le loro rivelazioni diminuiscono la credibilità dei governi, quindi il consenso. In questo senso sono una contro-narrazione. Le facce degli studenti erano perplesse, tese. Era come se ciascuno di loro avesse fatto propria da tempo l’idea che politica e finzione fossero due dimensioni del tutto complementari. Martelli se ne accorse e sospirò. – So che sembra impossibile da credere, eppure vi garantisco che applicare lo storytelling alla comunicazione politica garantisce livelli di autenticità e verificabilità molto più alti di qualunque altro strumento di raccolta del consenso. – Prof, ma allora perché i politici lo usano? Nell’aula scese un silenzio significativo. Martelli tacque per un lungo momento e cercò la risposta a quella richiesta, una domanda che dava per scontata la malafede di chi si occupa della cosa pubblica. – Credo che dipenda dal fatto che non lo hanno capito. Che sono convinti che le storie siano un efficace modo di manipolare le persone. Non sanno cos’è il patto narrativo. – Cos’è? – L’evidenza che la narrazione è una relazione orizzontale dove il lettore è un attore a sua volta. La comunicazione politica che dimentica questo non fa narrazione. Fa propaganda. Gli allievi tacquero. La fine dell’ora fu accolta con sollievo. Nessuno degli studenti si trattenne oltre quel limite. Martelli tornò alla cattedra e riaccese il telefonino, generando l’arrivo in sequenza di una mezza dozzina di messaggi. Li guardò senza particolare curiosità, riconoscendo il numero del presidente provinciale della sinistra, del segretario della destra regionale e dell’onorevole ex democristiano. Sorrise stanco e mosse il pollice rapido, preciso. Cancella messaggio. Cancella messaggio. Cancella messaggio. Sincronizzando il periodico di Telecom Italia Anno 2 numero 4 – Dicembre 2011 Proprietario ed editore Gruppo Telecom Italia Direzione, Amministrazione, Redazione Corso d’Italia, 41 – 00198 Roma [email protected] Direzione Editoriale Antonio Migliardi Francesco Cardamone Attilio Fiorentino Direttore Responsabile Cinzia Vetrano Progetto editoriale Peliti Associati Coordinamento e consulenza editoriale Valeria Accornero Redazione Luciano Capanna Francesco Costanzo Francesca Impecora Barbara Lucangeli Ida Sirolli Remigio Somma Art Director Mario Peliti Grafica e impaginazione Valerio Fanelli Hanno scritto per Sincronizzando Mauro Broggi Michela Murgia Chiara Ottaviano Luciano Pero Hanno collaborato Donatella Addis Andrea Apostolo Annarita Arillo Alice Baldisserri Giacomo Banda Massimo Benedetti Camilla Berto Francesca Brescia Giovanna Brunitto Carmine Bruno Sandra Calarco Marco Campana Melania Canova Bruna Capobianchi Mario Caroselli Carla Carturan Sonia Casaro Bianca Caselli Alessandra Cau Simonetta Cazzaro Marino Cecchi Daniele Cerrato Ettore Cervi Dario Chirichigno Chiara Cirimondo Andrea Coco Claudio Contini Michele Corcione Rosanna Cortinovis Paolo Costantini Cinzia D’Angelo Sante D’Anna Andrea d’Antonio Dalida D’Anzelmo Danilo Decaroli Stefano De Fazio Francesca Della Valle Irina De Rie Mauro De Stasio Egle De Vito Vincenzo Diana Marina Di Cosmo Denise Di Grandi Maria Letizia Di Marco Stefania Di Simio Giovanni Di Stasio Sergio Divino Rossella Farfarelli Carlo Filangeri Cinzia Filippone Federica Fontana Clara Fornabaio Federica Fragni Mariano Fraioli Luca Francesca Franco Frasca Elna Friso Cristiana Frumenti Ilenia Galeazzo Marina Giardini Valeria Gliozzi Alessandra Greggio Maria Carolina Griziotti Lete Maria Gabriella Guerra Daniele Gulinatti Cristiano Habetswallner Giuseppe Hirsch Marco Iacolucci Maurizio Lavanga Carmine Lenguito Cristoforo Lignola Marcella Logli Massimiliano Losito Silvia Luciani Beatrice Lupati Leonardo Mangiavacchi Franco Marcelletti Daria Marinuzzi L’editoria di Telecom Italia comprende anche notiziariotecnico www.telecomitalia.it/tit/it/corporate/innovation/notiziario_tecnico.html Ivana Maroni Sandro Matteazzi Matteo Mattiazzi Carmine Melaragni Paolo Menghini Cesare Mercuri Mario Micarelli Enrica Michieli Martina Migliorato Sarah Milazzo Boris Moltchanov Luciano Montaldo Alessandro Monti Martina Morato Roberto Musso Chiara Naldi Roberta Nicchiarelli Patrizia Nobile Elisabetta Nottola Enrico Novari Antonio Nuzzo Luca Ognibene Barbara Oliva Francesco Paciello Paola Panella Giulia Piermattei Tiziana Pironti Maristella Pisana Giuseppe Posca Ilaria Potito Paolo Priolo Osea Querzola Settimo Antonio Re Serena Reali Fiorella Righetti Pietro Rogantini Stella Romagnoli Andrea Rubera Mario Ruggiero Maria Antonietta Russo Raffaella Ester Sabatino Alberto Sabbatucci Lucia Saccomano Stefano Salomoni Barbara Sanguigni Renato Santucci Rosa Sarti Enrico Sbacchi Nicola Scalabrini Mariarita Serafino Marisa Seregni Giuseppe Sgrò Marta Simionato Gianfranco Sità Gaia Spinella Rossella Spinelli Barbara Stranges Nora Szilagy Stefano Tardella Allegra Tarizzo Lorenzo Teramo Antonella Termine Maurizio Tranquilli Barbara Vaccarelli Claudio Valentini Alessandro Vendrame Caterina Verardi Manlio Giovanni Viglianisi Simone Zafferani Marco Zampagli Marco Zaninelli Laura Zennaro Amministrazione Lucilla Mancini Illustrazioni Alberto Ruggieri (pagg. 18-19) Fotografie Riccardo Adelini Daniele Antoni Paoli Moreno Balzani Marino Bastianello Claudia Cammisecra Katia Carota Luigi Chiriacò Giuseppe Di Lorenzo Sergio Fallucca Domenico Giampà Fabrizio Ignesti Hildegard Adelheid Kuss Vittoria Marletta Francesca Romana Mariani Alessandro Maria Martino Rosanna Merola Claudio Patrizi Francesco Sabetti Bruno Spiezia Patrizia Valfrè Archivio Corbis Archivio Getty Images Archivio Gruppo Telecom Italia Archivio Storico Telecom Italia Consorzio Tutela Formaggi DOP Meloni-Deidda Si ringrazia Media World per l’immagine di copertina Tipografia Varigrafica Alto Lazio Zona Industriale Settevene Nepi 01036 – Nepi (VT) Registrazione Periodico iscritto al Tribunale di Milano numero 126 del 22 febbraio 2006 Chiuso in tipografia 18 novembre 2011 Testi, fotografie, disegni Riproduzione vietata copyright © Carta ecologica riciclata Fedrigoni Symbol Freelife Satin Prodotto realizzato impiegando carta certificata FSC Mixed Sources COC-000010. 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