AL PORTALETTERE: in caso di mancato recapito inviare allʼUfficio Poste di Cesena-Centro per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tassa. NOTIZIARIO «AMICI DI BENEDETTA» Anno XXIII - n. 2 - Dicembre 2008 Semestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. abbon. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB di Forlì - Aut. Trib. Forlì n. 18/86 - Dir. Resp.: Gianfranco Amati - “Amici di Benedetta” Casella postale n. 62 - 47013 Dovadola (FC) - Amm.: Via Benedetta Bianchi Porro, 4 - Dovadola (FC) - Tel. 0543 934800 - c.c.p. 14097471 - Taxe perçue (tassa riscossa) - Stampa Stilgraf Cesena “Gioisci, esulta, rallegrati con tutto il cuore! Il Signore in mezzo a te è un Salvatore potente. Esulterà di gioia per te e ti rinnoverà con il suo amore...”. Sofonia 3,14.17 DOVADOLA – ABBAZIA DI S. ANDREA DOMENICA 25 GENNAIO 2009 – ore 10,30 Celebrazione Eucaristica presieduta da Sua Eminenza Rev.ma Cardinale CARLO CAFFARRA Arcivescovo Metropolita di Bologna ore 12,30 Pranzo alla Casa di Accoglienza “Rosa Bianca” di Dovadola SIRMIONE Nella stanza di Benedetta che si trova all’interno dell’Hotel Meridiana in via Catullo 15, sarà celebrata il 23 GENNAIO 2009 alle ore 10 una S. Messa commemorativa della Venerabile. “Questa mattina “davanti alla culla “del Divino Bambino “ho pregato per voi “perché Gesù vi renda bella “la vita senza dolori “e piena di gioia...”. (Da una lettera di Benedetta ai genitori - S. Natale 1945) 2 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 Regole di vita Tutti coloro che incontrano Benedetta ne riconoscono i tratti eroici, la straordinaria fedeltà al Signore in condizioni di vita durissime. Era una creatura che amava la vita, la musica, l’arte, l’amicizia. Le sue condizioni fisiche sembravano volerle togliere sistematicamente tutto. Solo la grazia del Signore le consentiva di mantenere intatta la speranza e di vivere nel suo cuore la gioia e di irradiarla agli altri. Ciò era dovuto anche ad un quotidiano esercizio nell’affrontare seriamente la propria vita e quella delle creature a lei affidate. Del resto mamma Elsa, con la sua educazione severa, con l’affidamento di precisi compiti e responsabilità, aveva trovato in Benedetta dapprima una bambina e poi un’adolescente ed una giovane donna che mostrava il carattere sempre più definito anche da un rigore, da una scarsa indulgenza verso stessa. Tali doti erano accompagnate da una disponibilità sempre più affinata e totale verso il Signore, che si traduceva in amore sempre più limpido verso tutti coloro che la incontravano. Benedetta suscita così in noi un sentimento di trepida meraviglia, una domanda: “Come avrà fatto?”, e la tentazione di porla su un alto piedistallo, lontano dalla nostra ben più modesta posizione. Nello stesso tempo ella è sempre la ragazza della porta accanto, cui piace andare in barca, trovarsi con le amiche, leggere, scherzare. Se l’altezza spirituale di Benedetta e la sua vicinanza suscitano in noi sentimenti opposti, potremo trarre beneficio da alcune piccole regole, che abbiamo trovato esposte davanti alla cappella di un ospedale. Ve le proponiamo e poi tiriamo una piccola conclusione: 1. Vita Solo per oggi mi impegnerò a vivere semplicemente questa giornata, senza voler risolvere di colpo tutti i problemi della mia vita. 2. Cura Solo per oggi dedicherò più cure alla mia persona e mi comporterò in maniera educata. Non criticherò nessuno. Non cercherò di correggere o migliorare gli altri ma solo me stesso/a. 3. Felicità Solo per oggi vivrò nella consapevolezza che sono creato per la felicità non solo per l’altro mondo ma già in questo. 4. Realismo Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri! 5. Leggere Solo per oggi destinerò dieci minuti del mio tempo ad una buona lettura. Come il cibo è necessario alla vita del corpo, la lettura è necessaria alla vita dell’anima. 6. Agire Solo per oggi compirò una buona azione. E non lo racconterò a nessuno. 7. Superare Solo per oggi farò qualcosa per cui non provo alcuna voglia. Se mi dovesse dispiacere interiormente, farò sì che nessuno se ne accorga. 8. Pianificare Solo per oggi stabilirò un programma preciso. Forse non mi ci atterrò esattamente. Però lo scriverò e cercherò di evitare due mali: la fretta e l’indecisione. 9. Coraggio Solo per oggi non avrò alcuna paura. Soprattutto non avrò alcuna paura di rallegrarmi di tutto ciò che è bello e crederò alla bontà. 10. Fiducia Solo per oggi crederò con fermezza (anche se le circostanze dovessero indicare il contrario) che la benigna Provvidenza di Dio si prende cura di me, come se non esistesse nessun altro/a al mondo. Pensiamo alle persone che sono in Ospedale, non solo ai ricoverati ma anche a coloro che fanno delle analisi o che, con il cuore in gola, vanno a vedere i risultati, spaventati per i possibili esiti. Per tutti questo decalogo può essere significativo, perché ciascuno non abdichi dalla propria vocazione di essere umano, aperto al mistero della vita e della morte e portatore, nonostante tutto, di una speranza, come Benedetta ha sempre testimoniato. P.S. Queste regole, dice un cartello esplicativo, sono un’eredità di Papa Giovanni XXIII. Come si vede, i santi si ritrovano sempre, con la parola scritta e, soprattutto, con quella parola costruita dalla loro vita. Gianfranco Liliana Selli, presidente dell’Associazione per Benedetta Bianchi Porro L’“Associazione per Benedetta Bianchi Porro”, fondata da Carlo Spinelli a Milano, si è recentemente trasferita a Dovadola. Carlo Spinelli si è reso benemerito per molte iniziative avviate e realizzate per far conoscere Benedetta. Ricordiamo in particolare il contributo fondamentale per la pubblicazione degli Scritti completi. Carlo va ringraziato molto per il suo prezioso servizio. Ha assunto ora la presidenza dell’Associazione Liliana Selli, amica e collaboratrice di Anna da antica data, che si è messa d’impegno a gestire una complessa eredità. Le auguriamo buon lavoro con il cordiale augurio di tutti. lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ Le trecce di Benedetta e la rosa bianca Con una semplice, ma commovente cerimonia al Museo della “Fondazione Benedetta Bianchi Porro” a Dovadola sono state poste l’8 agosto in teche di vetro le trecce di Benedetta e la rosa bianca. La presenza di Emanuela e di Corrado, fratelli di Benedetta, di Mons. Dino Zattini, Vicario generale della Diocesi di Forlì-Bertinoro, di don Alfeo Costa, vicepostulatore e di un gruppo di Amici in un luogo che raccoglie testimonianze, immagini, statue a lei riferite, ha creato una suggestione particolare anche per il valore simbolico delle treccie e della rosa. Sembrava quasi che la famiglia naturale di Benedetta e quella di coloro che l’hanno conosciuta dagli scritti si fossero ritrovati in un luogo preciso, il Museo, per rivivere qualcosa di Benedetta. Le trecce – si legge in un cartellino preparato per l’occasione – erano state tagliate nell’ottobre del 1953, quando Benedetta aveva 17 anni. Non si può fare a meno di pensare a quel successivo e più drammatico taglio dei capelli, prima di una operazione, nel 1957, che Benedetta ricorderà così: Mons. Dino Zattini AL MUSEO DI DOVADOLA Corrado Bianchi Porro vicino al busto di Benedetta opera di Antonio Berti «Mentre mi tagliavano i capelli, mi sentivo come un agnello cui tagliano la lana e pregavo il Signore perché mi facesse forte e piccola. Il Signore, mamma, vuole da noi grandi cose»1. Le trecce possono far pensare ad una bambina ed il taglio di esse ad un passaggio ad una più impegnativa situazione di adulta. Corrado Bianchi Porro ha evocato, con parole di intonazione poetica, in un cartellino illustrativo della teca, un altro significato della treccia: La tua treccia. Molti anni per crescere vicino a mille pensieri, solo un attimo per donarla. Lo stesso pensiero tra infiniti fili di amore ci intreccia. Mons. Zattini ha ricordato ai presenti che i capelli nel Vangelo hanno un significato profondo. Chi si consacrava a Dio, faceva voto di nazireato. Normalmente era un voto temporaneo, al termine del quale venivano tagliati i capelli e offerti al Signore. Ma nel Vangelo Gesù ci parla dei capelli per ricordarci la profonda vicinanza di Dio anche agli aspetti più nascosti della nostra esistenza. Chi riuscirebbe a contarli? Quasi come contare il numero delle stelle in cielo. Eppure, racconta Matteo, persino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Pensiamo dunque alle due cose. Da una parte Dio che è così vicino a Benedetta da contarle i capelli del capo. Dall’altra, Benedetta che, come un agnello tosato e condotto al sacrificio, affida al Padre la sua vita sapendo che in Lui la si ritrova. Grazie dunque a Sergio – così ha concluso Mons. Zattini – che ha voluto con il dono di queste teche, farci toccare, quasi con mano, la giovinezza di Benedetta che si è affidata a Dio con fiducia e gratitudine e la tenerezza di Dio nei confronti dell’uomo. Ugualmente evocativa la rosa bianca, ormai rinsecchita, ma legata alle drammatiche e gloriose ultime ore di vita di Benedetta, quando sbocciò nel giardino di casa a Sirmione. La madre volle portargliela e Benedetta disse soltanto: “È un dolce segno”, pensando al prossimo incontro con il Signore. Corrado Bianchi Porro, in un altro cartellino apposto sulla teca della rosa, ha dato questa lettura poetica e tremendamente attuale: 3 Nel freddo inverno irresistibile e violento sbocciò il tuo fiore. Ora dalle nostre spine fai nascere la rosa bianca. Ecco allora che le trecce e la rosa non sono soltanto reliquie di un passato, ma consentono di meditare sulla figura di Benedetta e di vedere l’attualità di un amore che è dono per tutti. La cerimonia al Museo ha avuto anche un altro risvolto, che intreccia, in qualche modo, Benedetta con la vicenda familiare della Famiglia Selli. Liliana Selli, presidente dell’“Associazione per Benedetta Bianchi Porro” ha perso da poco il marito Prof. Sergio. Lo ha voluto ricordare offrendo al museo le due teche. Serlio Selli sigilla la teca con le trecce di Benedetta I materiali di esse sono stati donati dalla ditta Alpi, lo zoccolo ligneo è stato preparato da Cesare Mazzoni, la preparazione delle teche per la conservazione delle trecce e della rosa è stata curata dal figlio di Liliana dott. Serlio Selli. Si potrebbe dire che Benedetta sia diventata una di famiglia, per i Selli certo, ma anche per molti altri amici. Gianfranco 1 GAINI REBORA, C., Oggi è la mia festa, Bologna 2003, p. 48. 4 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 Il cammino di Assisi PELLEGRINI A DOVADOLA Arrivano a Dovadola da lontano, in autobus, in taxi o a piedi dall’Italia e da molti altri paesi. da Castrocaro. Iniziano un cammino che li porterà a piedi con va- Per noi sono occasioni perché rie tappe in Romagna, Toscana e Umbria fino ad Assisi. Arrivano venga incontrata Benedetta, per ancora freschi e curiosi di una nuova esperienza, spesso con un la realtà comunale anche altro. po’ di tempo a disposizione per esplorare il paese. A Dovadola Pensiamo che qualcuno dispovengono accolti molto francescanamente in un rifugio, in cui pos- sto a dare una mano ci sia. sono dormire. In due giorni ne abbiamo incontrati alcuni: Denise e Patrick BRENDA Mandiamo a Brenda una foprovenienti dagli Stati Uniti, dall’Oregon, Lucia da Biella, Giovanni e Laura da Reggio Emilia, Brenda da Città del Messico. to ricordo del suo soggiorno a Sono contenti di essere qui. Sentono parlare volentieri di Bene- Dovadola, con il bastone del detta. Non li riforniamo di pubblicazioni per non gravare gli zai- pellegrino, nella Badia, dopo ni che dovranno essere portati con fatica per molti chilometri e la recita del Rosario del luper molti giorni. Stabiliamo tuttavia un contatto con persone che nedì. Al ritorno in patria ci manda un suo originale sogno sicuramente desiderano sentirsi accolte. Siamo felici che siano a Dovadola. Pensiamo che associare un mistico, che offriamo all’apluogo di Benedetta ad un prezzamento dei lettori grazie Pellegrina a Dovadola: itinerario che porta ad Assi- alla traduzione di un’amica. Grazie, Brenda! Brenda da Città del Messico si sia un importante evento provvidenziale. Dovadola richiama molte persone alla preghiera vicino al sarcofago di Benedetta, ma Era un giorno normale, una domenica pigra, quando venne a me una immagine inquietante: i piedi di un pellegrino, che certamente il Cammino di raffiguravano in colore seppia allo stesso tempo dolore inAssisi ne fa venire altre, tenso e pace suprema; in quel momento non compresi bene che di Benedetta non hanquali fibre movesse in me, però riconobbi il richiamo. Senza no mai sentito parlare, dannessun dubbio ma con molte difficoltà iniziai il tragitto e do a questo luogo una visinella conferma del sentiero incontrai il mio luogo in occhi bilità imprevista. profondi, mani umili, passi integri, nella voce del silenzio. È una felicissima occasione che può essere positivaOggi questa voce torna a chiamarmi, ma profumata con Don Costa e Gian Paolo accolgono i pellegrini Denise e Patrick mente sfruttata nel senso aroma di Santo, di fratello, di compagno, di Francesco. dell’accoglienza che BeneAccorro alla velocità dei piedi ed entro nel tempo eterno, detta perennemente insegna, offrendosi in certo modo come una dove ancorata al corpo e ai suoi pesi l’anima può guardare nuova compagna nel cammino della vita. Attualmente la gioia di l’aria, sostenere la foglia, e riconoscersi in ciò che è più questa accoglienza ricade sul nostro don Alfeo Costa, che con piccolo, nell’invisibile. molto sacrificio, nelle più diverse ore, si rende disponibile a svolIl pellegrino, quell’essere che fugge dal mondo alla ricerca gere le piccole incombenze burocratiche per il “passaporto del del suo alito di verità, scoppierà di dolore, toccherà il sublipellegrino”, per la consegna degli itinerari e delle piantine e per me, ma ciò che più lo sconvolge è sapere che in qualche mol’accompagnamento dei pellegrini al rifugio, rimediato nella fatmento del cammino resterà solo di fronte a se stesso, motoria vicino a Villa Badia. Deve ricadere soltanto su di lui questa mento nel quale cade a valanga ciò che egli pensa di esseincombenza? re, le idee tutte, i concetti primi, anche gli ultimi,aspettative, Ci pare che ogni sforzo vada fatto perché quest’accoglienza segreti, la complessità quotidiana… e rimane nuda la vita in possa essere consolidata. Un percorso più agevole e più illuminaforma umana. Se io fossi l’unica ad ascoltare, ugualmente, to verso il rifugio, qualche confort in ad ogni modo, sempre accorrerei. più, magari un tavolo e due panche Ma quegli altri, regalando compagnia, sotto la tettoia davanti alla casa, maforza e coraggio in ciascun passo pagari una pastasciutta quando è possirallelo al mio, mi aprono gli occhi e il bile… cuore perché possa ballare e ridere Non dimentichiamo che il nostro con il misterioso gioco dell’esistenza. ancora povero rifugio diventa, di fatto, il primo biglietto da visita di DoGrazie a tutti i pellegrini sul mio camvadola per queste persone. mino, grazie perché ascoltano, perché Pensiamo che il potenziamento di accorrono e ci incontriamo, perché mi questo servizio sia proprio un interessostengono e perché vanno sempre cose di tutta la comunità di Dovadola me un’eco al mio passo. stessa, se si vuole che le persone vi Brenda Da sinistra: Patrick, Giovanni, Laura, Lucia, Denise ritornino dall’Oregon, dal Messico, Seme di sole lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ La celebrazione a Dovadola Una serie di eventi si concentra a Dovadola dall’8 all’11 agosto. Già l’8 si comincia a festeggiare Benedetta nel giorno del suo 72º compleanno, che verrà solennemente celebrato domenica 10 agosto. Il giorno 9 si completa il ritiro, tenuto da fra Paolo con la piccola Carovana di Gesù, una presenza ed una benedizione che ogni anno si rinnova. Il pomeriggio si svolge nella sede della Fondazione Benedetta Bianchi Porro una cerimonia con il sigillo in due teche delle trecce di Benedetta e della rosa bianca, fiorita il giorno della sua morte. Segue poi lo stesso giorno alla Badia una S. Messa, celebrata da mons. Dino Zattini, Vicario generale della Diocesi di Forlì-Bertinoro, che ricorda la cerimonia appena avvenuta, e Anna, nel 3º anniversario della sua nascita al cielo. Domenica poi la cerimonia solenne nella Badia di Dovadola, presieduta dal Vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti, con la partecipazione di mons. Lino Pizzi, Vescovo di ForlìBertinoro, e di altri sacerdoti – ricordiamo soltanto mons. Dino Zattini e don Evelino dal Bon, parroco di Sirmione, in ideale rappresentanza delle due Chiese di Verona e di Forlì, che chiamiamo sorelle nel nome di Benedetta, che a Dovadola nacque e che a Sirmione morì. Il tradizionale pranzo alla Rosa bianca, gestito come sempre dalla valida Pro loco di Dovadola, ha completato la prima parte della giornata. Quando i numerosi ospiti se ne sono andati è rimasto ancora lavoro per don Alfeo Costa, che ha accolto cinque pellegrini impegnati nel Cammino di Assisi. L’11 agosto un gruppo di Amici si è raccolto, come tutti i lunedì alle ore 21, attorno al sarcofago di Benedetta per recitare il Rosario, in un momento di comunione profonda, nel ricordo di tutti coloro che sono in difficoltà e che in Benedetta trovano conforto e chiedono la sua intercessione per una grazia. Mons. Lino Pizzi e Mons. Giuseppe Zenti Quando tutte le luci della provvisoria ribalta dovadolese si spengono, gli ambienti diventano spesso deserti, ma resta l’incanto del luogo. Per questo molti, che arrivano stanchi, ripartono da Dovadola con un sorriso, con il desiderio di tornare poi a ricaricarsi an- cora, quando la quotidiana fatica si fa sentire ed i problemi sembrano insopportabilmente accumularsi. L’incontro a Dovadola è una occasione per tutti per domandarsi sul senso della propria fede. Il Vangelo di domenica 10 agosto ha attualizzato ancora 5 questa domanda. L’incertezza di Pietro davanti a Gesù, che lo invita a camminare sulle acque, la paura superata con la definitiva rassicurazione del Signore, il parallelo con l’analoga vicenda di Benedetta che riesce a dire il suo sì vittorioso al Signore, di cui avverte la vicinanza: sono tutti stimoli per una nostra riflessione. Pensiamo che l’omelia di Mons. Zenti, che ha sviluppato in modo particolare questo attualissimo parallelo, possa offrire a tutti gli Amici, anche a quelli che per motivi di salute, o per altre ragioni, non abbiano potuto essere presenti, utili elementi per una fruttuosa meditazione. Per comodità di lettura riportiamo il Vangelo del giorno e la parte dedicata a Benedetta nell’omelia di Mons. Zenti. Ringraziamo Daniela Zodda per la trascrizione dell’omelia dalla nostra registrazione. L’OMELIA DI MONS. GIUSEPPE ZENTI VESCOVO DI VERONA [25] Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. [26] I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «È un fantasma» e si misero a gridare dalla paura. [27] Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». [28] Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque». [29] Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. [30] Ma per la violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». [31] E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». [32] Appena saliti sulla barca, il vento cessò. [33] Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!» (Mt 14, 25-33). Attraverso queste parti centrali del Vangelo vorrei rivedere la persona, grande, di Benedetta. Non c’è dubbio che rileggendo alcune sue lettere si resta un po’ sorpresi. Le sue parole hanno sempre fatto del bene proprio perchè Benedetta è una donna sincera, leale con sé stessa. Non ha mai voluto mascherare nulla. E quando si è trattato di affrontare la malattia che la isolava sempre più da un punto di vista fisico, in difficoltà comunicativa con l’esterno, si è posta gli interrogativi più forti. “Perché?”. “Perché proprio a me?”. Così giovane... Dice anche di aver sperimentato il senso di un vuoto profondo, di essersi sentita abbandonata da Dio. Ha detto la pura verità. Gesù sulla croce ha detto la stessa cosa: “Padre, perché mi hai abbandonato?”. Sta qui la grandezza di Benedetta: Gesù. Lei che temeva di precipitare nel nulla, ha avuto il coraggio di invocare il Signore: “Salvami!”. Tra le tante cose che affascinano di questa donna, mi è piaciuto in particolare quando dice di sé di essere così in travaglio da sentirsi come inutile. Ma poi ha avuto quella folgorazione. “No, non sono inutile, perchè Dio mi sta guardando!” Proviamo ad approfondire questa idea. Dio la guarda. Come gli spettatori guardano gli atleti. Anzi, come un allenatore l’atleta sul quale ha investito tutto. Dio è lì a guardare questa donna come un’atleta dello spirito. Lei è un’atleta dello spirito non risparmiata dalle fatiche, dal dolore della sofferenza, daContinua a pag. 6 6 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 Continua da pag. 5 gli interrogativi più angoscianti, più radicali. Se li è posti tutti, ha sofferto fino in fondo. “Ma Dio mi guarda! Lui sa che ci sono!”. Ci si può chiedere giustamente: “Perché Dio non è intervenuto per liberare questa giovane dalla sofferenza riportandola alla pienezza della salute?”. Quanto bene avrebbe fatto nella sua vita di medico! Chi lo sa... Chi può dire se avrebbe fatto maggiormente del bene come medico o se ne sta facendo ancora di più come testimone del Crocifisso? Chi lo può valutare... In ogni caso la domanda che spesso affiora sulle nostre labbra è: “Perchè?”. “Perché Dio permette queste malattie?”. Dio non permette. Permettere vuol dire dare il consenso. Dio non toglie, che è cosa diversa. Non togliere significa non sopprimere. Vuol dire lasciare il corso della storia al suo percorso naturale. Così il Padre non ha permesso la croce al figlio. Il Padre non gliel’ha tolta. Dio, che lascia la piena libertà all’uomo e al percorso della storia, sa intervenire a modo suo e là dove c’è debolezza umana, come dice l’apostolo Paolo, Lui manifesta la Sua potenza. Ricordiamo bene l’espressione di Paolo. “Quando sono debole è allora che sono forte”. Dice Dio a Paolo che lo supplicava di allontanare da lui tanti motivi di grave sofferenza: “Ti basta la mia Grazia. Nella tua debolezza si manifesta la mia potenza”. Quello che reca maggior conforto è la certezza che in quei momenti c’è chi ti vede e chi partecipa al tuo travaglio. Un travaglio da Crocifissa. Benedetta ha vissuto con Cristo la Sua passione. Benedetta poteva dire: “Ci sei Tu con me!”. Quanta forza ci dà questa consapevolezza! Perché non è fortunata la persona che nella vita non ha mai nessun travaglio, nessuna croce e che Mons. Zenti saluta gli amici della Proloco di Dovadola, con Lucia (seconda da sinistra) e Don Alfeo Costa (secondo da destra) magari in questa sua vita così splendida perde Dio, innamorata di sé stessa. La vera tragedia dell’umanità è quando non può più dire: “Ci sei Tu con me!”. Quando non si percepisce più questa voce del Vangelo: “Ci sono io! Ci sono io!”. Benedetta lo ha capito. Aveva perso tutto, ma aveva capito che aveva con sé la persona più grande: era Gesù. In lei ci sei Tu, o Signore. “Anche se andassi per valli tenebrose, non temerei alcun male perchè Tu sei con me” (Salmo, 23, 4). Prego il Signore che mi rammenti queste cose quando capiterà anche a me di essere in difficoltà, magari prossimo alla morte. “Anche se andassi per valli tenebrose, non temerei alcun male perchè Tu sei con me”. Questa è la forza della fede che ti fa dire quanto valga la vita, indipendentemente dalle condizioni in cui è vissuta. Che senso ha il nostro vivere se manca colui che è il “Tutto”? Il senso del vivere vale più del vivere. A che serve vivere senza senso? Se io ho il senso del vivere, cioè la pienezza della mia vita, in qualunque condizione essa è degna di essere vissuta. Certo, nella sofferenza. Non c’è dubbio. Fino al punto di stabilire un contatto personalissimo con Gesù come unica realtà. Ripenso alla prima lettura: “Elia sul monte”. Elia pensava che Dio si manifestasse nel vento impetuoso, nel fuoco, nel terremoto. Ma Dio non era lì. Era nella brezza leggera. Penso a Benedetta. A quando ha trovato la grande pace nel suo cuore. A questo suo dialogo confidenziale con Gesù. Era la brezza del monte. La brezza che ha dato ristoro a questa donna meravigliosa di cui la Chiesa progressivamente riconoscerà la santità. Quaderni di Benedetta Benedetta che nella vita terrena scelse di «abitare negli altri», ora dal cielo certamente continua ad «abitare negli altri»: continua a volerci bene. Ci confortano le sue parole: «Il mio spirito vivrà, tra i miei, tra chi soffre e non avrò neppure io sofferto invano» (a Natalino, estate 1963). Angelo Comastri Benedetta Bianchi Porro DIO MI AMA Queste parole sono contenute in un prezioso scritto del nostro grande amico S. E. Mons. Angelo Comastri. Le abbiamo riscoperte dai tesori presenti su “l’annuncio” per dare alla luce questo secondo numero dei “Quaderni di Benedetta”. Pensiamo che il volumetto possa essere per tutti l’occasione per meditare su Benedetta con le parole di un attento, sensibile e partecipe lettore della vicenda spirituale della Venerabile. Il Quaderno può fare del bene a tanti amici che cercano motivi di gioia e di speranza. Per questo può essere un dono utile per molte persone. L’opuscolo intende anche esprimere la riconoscenza degli Amici di Benedetta ed i cordialissimi e deferenti auguri a S. E. Mons. Comastri elevato alla porpora cardinalizia alla fine dello scorso anno. Se qualcuno ne desidera qualche copia può richiederla agli Amici di Benedetta. lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ Musica per sognare 7 Dovadola Arte con Benedetta sta ormai diventando una tradizione a Dovadola. Su iniziativa della Fondazione Benedetta Bianchi Porro e con il patrocinio del Comune di Dovadola, l’orchestra da camera della città di Verona diretta dal M° Enrico de Mori ha eseguito un nutrito programma con musiche di nove compositori, da Gazzaniga a Salieri, da Vivaldi a Offenbach, da Brahms a Fauré, con l’apporto di vari solisti: la soprano Miriam Venneri, Marco Bighignoli al mandolino, il duo “Gli Arcangeli” e Andrea Testa al violino. Ringraziamo cordialmente tutti i musicisti che hanno onorato questa iniziativa, che ha avuto il meritato successo. Ne parliamo riportando la testimonianza che ci ha mandato Pia, che fa rivivere l’atmosfera del concerto, presentato da Martina Dotti. “Il programma della giornata prevede come prima cosa di arrivare a Dovadola in tarda mattinata – massimo dopo colazione. È giusto. Nulla può essere lasciato all’improvvisazione, è necessario che tutto sia in ordine. Che il palcoscenico sia pulito, e poi le luci. Cercare gli interruttori giusti sul grosso quadro di comando, posizionare i faretti sul palcoscenico e in sala, controllare e ricontrollare che le luci non infastidiscano gli orchestrali e non distraggano il pubblico. E ancora i fiori che devono incorniciare il palcoscenico. Bisogna che ci siano con grazia e discrezione, ché la scena non è loro. Manuela dirige i lavori. È un piacevole sabato di inizio giugno: anche quest’anno lassù qualcuno ci ama e il bel tempo darà una mano a far uscire la gente da casa. Questo è almeno quello che penso ed auspico io. Martina si sta preparando alla presentazione dello spettacolo. Intanto si fanno le sei di sera ed il pullman con l’Orchestra di Verona è già parcheggiato da un po’ nella piazza e i maestri stanno accordando i loro strumenti. Il Direttore dà inizio alle prove e nessuno sarà più ammesso nella sala del teatro fino all’inizio del concerto. Manuela e Luciano sono soddisfatti del lavoro che hanno svolto: reclutare l’orchestra l’una, reperire gli sponsor l’altro. Hanno ragione di esserlo, la serata si rivelerà… lo dico dopo. Non resta che cambiarci d’abito e attendere che il pubblico arrivi. Non ce lo diciamo, ma tutti preghiamo perché sia numeroso. Lassù stasera davvero Qualcuno ci ama: la nostra preghiera è stata esaudita. La sala è piena. Ci sono gli sponsor, le autorità: Sindaco, alcuni Assessori, il Prefetto di Forlì. Ci sono gli amici di Benedetta, che certo non potevano mancare, visto che la serata è dedicata proprio a lei. C’è don Costa, Jolanda, Liliana, Marta… scusatemi, non li ricordo tutti. Ma eravamo davvero tanti. E comunque quel che conta era esserci, non che io abbia registrato un nome. E ci sono alcuni piccoli dovadolesi, i loro genitori, ci sono tre ragazzine che hanno l’aria soddisfatta forse perché sono riuscite ad uscire un sabato sera, più che per il piacere di aver avuto l’occasione di ascoltare della buona musica (che comunque re- sterà loro nell’anima, anche se ora non lo sanno). Ecco, parliamo della musica. I brani sono belli, ben interpretati e diretti, Direttore e orchestrali hanno provato sino all’ultimo, lasciandosi giusto il tempo di indossare l’abito scuro e iniziare lo spettacolo. E l’esecuzione è bella, davvero bella anche la voce del soprano, che desta ammirazione perfino in una sua collega presente in sala fra il pubblico (lei aveva cantano nella scorsa edizione). Non importa che ad ospitare quelle note sia il piccolo teatro di un paesino sugli Appennini, un minuscolo agglomerato di case. L’emozione è quella delle grandi occasioni. E non può che essere così: la musica è la voce di Dio ovunque la si esegua. La musica è bella Benedetta ed è giunta fino a te, lo so ne sono certa. Per un piccolo scampolo di tempo ci ha riuniti nella medesima dimensione. Ha prevaricato lo spazio e il tempo e insieme con te e tu con noi abbiamo assaporato la stessa emozione. Questo è il valore aggiunto alla serata, già di per sé riuscitissima. Grazie Benedetta e grazie Manuela… Ritorno ad una dimensione più terrena. “Dovadola Arte” è alla sua terza edizione. Quindi si può considerare a tutti gli effetti un evento consolidato, un appuntamento annuale ormai irrinunciabile. Perciò possiamo già pensare a nuove forme promozionali per l’anno prossimo e Corrado fa alcune proposte (lui è “l’esperto” di comunicazione). Noi ci saremo, cara Manuela”. Pia A BENEDETTA BIANCHI PORRO Nell’inverno fiorirono le rose nel nudo ed intristito tuo giardino. Fu quando a estrema meta Dio ti pose e si colmò di luce il tuo destino. Ah, Benedetta, quella cruda sorte, quel carcere tuo cieco, sordo, amaro, si mutarono allora, nella morte, di grazia e luce in un immenso faro. Piccola santa, grande nella forza, dammi quel tuo sorriso nella prova, quel sopportare che gli affanni smorza, quel pio saper che nel dolor si trova. F. F. di Venezia 8 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 Abbiamo rivisto a Dovadola nei giorni dell’incontro estivo Agostino Lucchi. La sua storia con Benedetta inizia molti anni or sono nella banca in cui lavora a Forlì, quando vedeva Anna fare delle fotocopie, autorizzata dalla direzione. Erano fotocopie su Benedetta. Era incuriosito. Un giorno decise di interpellare Anna. Ricevette Oltre il silenzio, un libro che lo colpì profondamente. Approfondì la conoscenza di Anna e di Benedetta con la lettura di altri libri e con la meditazione. Anche una temporanea sostituzione di un funzionario in una filiale della Banca vicina a Dovadola fu occasione per Agostino per passare quotidianamente la pausa pranzo in preghiera al sarcofago di Benedetta, alla badia di Dovadola. Maturò così in lui l’esigenza di un impegno maggiore per farla conoscere agli altri. Chiediamo ad Agostino di parlarci di questa sua particolare vocazione, che si sta ora ulteriormente sviluppando con gli studi per accedere al diaconato: “Il mio essere a Dovadola oggi è frutto di un invito fatto espressamente da Anna di mettermi a disposizione della realtà di Dovadola, dove è presente la figura di Benedetta. Certe figure importanti, nella realtà in cui hanno vissuto non sempre sono apprezzate come all’esterno. Esistono tante volte pregiudizi, certe situazioni, ruggini vecchie. La cosa che mi suggeriva e che mi sembrava più opportuna era di farla conoscere in silenzio, senza proporla, ma facendo sì che, in un certo senso, entrasse nel cuore delle persone. Io portavo l’esperienza personale, quella curiosità che Anna aveva suscitato in me e che aveva fatto sì che iniziassi una ricerca personale su Benedetta. Poi fui proposto da don Alfeo Costa come ministro straordinario dell’Eucaristia a Dovadola. Questo servizio mi dava la possibilità di entrare nelle case, di poter avvicinare le persone, Agostino soprattutto le persone malate. Potevo comunicare a quelle persone la mia esperienza con Benedetta”. Chiediamo ad Agostino cosa sia per lui Benedetta. “Per me Benedetta è una figura molto vicina, è come una sorella, che ha vissuto momenti difficili che ha saputo trasformare nella gioia, a causa del suo abbandono, a quel lasciarsi andare sulla croce”. Gli chiediamo ancora se e come gli sia stata vicina Benedetta. vamo l’uno davanti all’altra e recitavamo il Rosario. Al termine del rosario ho vissuto la fine della recita del Salve Regina come un segno. La mamma è morta proprio a Dovadola, come se Benedetta avesse detto: “L’accompagno io”. Questa vicinanza con Benedetta è vissuta da Agostino settimanalmente, quando viene a recitare il “Rosario con Benedetta” alla Badia di Dovadola. Così ricorda questo rosario: “Anche se siamo in pochi – non sempre possiamo essere “Come una sorella, come una compagna di viaggio” – risponde. Non è un’espressione retorica. Agostino ha vissuto e vive delle difficoltà, come tutti. Egli ha perso di recente la mamma. La ricorda citando un episodio, che gli ha fatto sentire vicina Benedetta. Quando la mamma era ormai malata terminale, le prospettarono di venire a Dovadola, nello hospice, per qualche giorno di riposo, perché non era consapevole delle sue condizioni di malata terminale. Accettò volentieri la proposta. Così il conforto dell’ammalata si accompagnava all’angoscia dei familiari che vedevano che la vita di una mamma ormai si stava spegnendo. Così ricorda Agostino: “Nella sua stanza misi un’immagine di Benedetta. L’ultimo pomeriggio della sua vita, era- qui tutti presenti – magari siamo cinque, sei, dieci persone, questa recita del rosario è qualcosa di intimo, vissuto anche con lei, accanto alla sua tomba, come se lo vivessimo in famiglia. Avvertiamo di avere questa grande figura vicino. È una sorella, è una di noi, che prega con noi. Infatti, prima del Padre nostro diciamo “Benedetta, prega per noi e prega con noi” perché avvertiamo questa sua presenza vicina. Cerchiamo di vivere la sua libertà interiore di volare verso un tabernacolo, anche se il corpo non lo permetteva. Il corpo di Benedetta è stato messo nel luogo più azzeccato, all’inizio della Chiesa, quasi che ti volesse prendere e condurre per mano verso il tabernacolo. Questo desidera Benedetta. Portare in noi la sua testimonianza, quello che è riuscita a fare della sua vita.” Co- sì Agostino circostanzia questa testimonianza: “Ho avuto occasione di riflettere sul tempo, in occasione di un corso seguito in seminario. Abbiamo il tempo da vivere nel migliore dei modi. Si vede la persona sofferente come la persona che umanamente perde determinate cose, non ha capacità motoria, non può più fare nulla. Benedetta è stata l’esempio di questo. Nonostante il suo corpo non rispondesse più, agli occhi di Dio, era sempre Benedetta, che riusciva a dare conforto, stando in silenzio, alle persone che aveva accanto. Questo è l’esempio che sta dando a me ed a tante altre persone. Quello di poter essere di aiuto, utilizzando tutto quello che abbiamo a disposizione per quel tempo che ci rimane da vivere nella nostra vita. Il nostro compito è essere di aiuto, da amico e nella sofferenza. Tante volte mi soffermo sul titolo Oltre il silenzio, che ci sta parlando ancora. È sufficiente che noi facciamo silenzio dentro di noi, liberando la nostra mente”. Agostino ci fa capire che oltre quel silenzio, che a fatica riusciamo a fare dentro di noi, c’è il Signore. Benedetta ha fatto fiorire dentro di sé quel silenzio, talvolta atroce, che era costretta a subire, ed è riuscita a trasformarlo in Parola di Dio per gli altri. Vogliamo dire ad Agostino ed a noi che, qualunque cosa capiti nella nostra vita ed ai nostri progetti, nel nostro deserto ci accompagna sempre la misericordia del Signore. Forse dobbiamo ripetere quanto dice Benedetta: “Soffro molto, credo ogni volta di non farcela più, ma il Signore che fa grandi cose, mi sostiene pietoso e io mi trovo sempre ritta ai piedi della Croce” . Forse così siamo in grado di poter godere pienamente della consolazione che solo Lui ci può dare. Gianfranco lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ In missione al meeting di Rimini 9 Il Meeting di Rimini, che si è svolto dal 24 al 30 agosto 2008, ha ospitato uno stand di libri ed una mostra su Benedetta, formata da una serie di pannelli che, con testi e immagini, ne presentano la vita. L’iniziativa è stata curata dall’Associazione per Benedetta Bianchi Porro di Dovadola. Un anno fa sembrava un miraggio. E invece Benedetta è qui, al meeting di Rimini. È qui fra i giovani di oggi e di ieri. Sarà al loro fianco, invisibile e concreta tangibile presenza. Anche di quelli che non sanno... e sapranno, forse il prossimo anno o quello dopo ancora. Arrivo domenica a mezzogiorno suonato da un po’ (a Ravenna il personale di terra delle ferrovie ha scioperato e ci hanno imbarcato su pullman sostitutivi e un’ora di viaggio si è moltiplicata quasi per tre). Luciano che mi ha prelevato alla stazione e condotta allo stand, chiede: “Com’è?”. Resto in silenzio qualche secondo per la sorpresa. Non credo ai miei occhi: quello che avevo vagamente percepito al telefono si è trasformato in una realtà da vedere per credervi. Così Manuela l’ha fotografato, che è difficile rendere con le parole la perfetta semplicità dell’allestimento dello stand. Niente è di troppo e tutto è determinante per comporre un breve itinerario illustrato del cammino di Benedetta Questa settimana di meeting è iniziata: prendo qualche appunto perché tutti gli amici di Benedetta poi possano “viverla” con noi. Soprattutto vorrei in qualche modo farne dono a Luciano che in prima persona si è adoperato per approdare al meeting e che non può restare per motivi di lavoro. In questi sette giorni sono passate dal nostro stand circa 500 persone. Il 99 per cento già conosceva Benedetta; quasi nessuno è passato casualmente. Alcuni dei visitatori si recano a pregare abitualmente sulla tomba di Benedetta, altri l’hanno conosciuta passando da Sirmione, e poi c’è anche qualche ex-giovane di Gioventù Studentesca. Francesca Romolotti viene a visitarci e così suo marito e i suoi figli. Per tutti è una gioia incontrarla al meeting. A quanti ne hanno solo sentito parlare, Manuela racconta Benedetta, io l’ascolto e sento che mi entra ancora più nell’anima. Manuela se può evita di dire che è la sorella. C’è nella sua voce l’umiltà di chi sa di essere il mezzo per trasmettere Benedetta: con- dizione indispensabile perché ciò avvenga è dimenticare se stessi. Anche l’avvocato Terenzi e l’architetto Turroni vengono a visitare lo stand. Sono stati importanti nei contatti con il responsabile del meeting e nella preparazione dei cartelloni. Passa il figlio della professoressa Laghi, insegnante di Benedetta alle medie. Ci dice che sua mamma vive a Milano. Poi è la volta di un’altra professoressa di Milano, che prima di andarsene abbraccia forte Manuela e scoppia in un pianto dirotto. Nel piazzale antistante ra- indica il santino. Glielo porgo e lo vogliono anche gli altri. Il ragazzino mi chiede la storia di Benedetta. Cerco di spiegare brevemente e semplicemente. Uno con gli occhiali alza la mano e mi chiede se so dove danno gli zaini. Un po’ delusa rispondo di no. Educatamente ringraziano e se ne vanno. Di lì a poco ripassano il ragazzinocapo, l’occhialuto e una ragazzina: si fermano e le spiegano di Benedetta. Veloci ripartono per il giro dei padiglioni: Benedetta è con loro. Abbiamo aperto lo stand da pochi minuti e il ragazzo down è il primo visitatore della gior- gazzi e bambini corrono sui pattini o giocano al pallone. Arriva l’inviato di Teleromagna per un rapido servizio, ma dice che ne faranno uno più completo dopo il meeting. Il Momento ha mandato un fotografo. Passano amici lontani: Benedetta ricollega i fili, li fa uscire dal passato conducendoli nel presente. Così che gli amici di allora si ricongiungano a quelli più recenti. Che la incontrano forse per la prima volta. Come il Vescovo di Cordova. O il gruppetto di cinque ragazzini fra gli 8 e 10 anni. Si fermano al nostro stand “non abbiamo gadget” dico, vengono continuamente a chiederne. Quello che sembra essere il capo mi dice: “Ma io voglio quella. Si può avere?” e nata. Estrae dalle tasche una penna a sfera ed una calcolatrice. Ci spiega che gli servono per contare le ore e ripete più volte con enfasi la sua cantilena numerica. È felice di parlare e di essere ascoltato. “Che bello è vivere” grazie Benedetta. Lui se ne va, dietro al suo papà sorridente. Sono venuti a trovare Benedetta anche Alfio Regis e don Costa: quest’ultimo ci ha portato le copie del giornalino. Ne distribuiremo parecchie durante la settimana, unitamente agli opuscoletti che Luciano ha fatto stampare appositamente per il meeting. È quasi ora di chiudere lo stand e l’ultimo visitatore chiede di fare subito l’abbonamento al giornalino, per suo Continua a pag. 10 10 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 Continua da pag. 9 padre che sta in una casa di riposo a S. Benedetto del Tronto. “Chissà come sarà felice – dice – di averla finalmente ritrovata”. E se ne va con una grande emozione che traspare mentre ripete “chissà come sarà felice mio padre quando lo riceverà”. Ecco: questi sono i miei appunti dal meeting. Piccoli momenti di una settimana particolare. Vissuta in punta di piedi, silenziosamente accanto a Benedetta. Lei ha parlato: dai pensieri dei cartelloni, dai libri esposti - testimonianze visibili della sua anima - dalle risposte di Manuela. Manuel ha 22 anni e studia a Bologna. Ha cercato lo stand e “finalmente vi ho trovato” dice, poi chiede se può visitare la mostra. Legge attentamente tutto, ogni virgola, ogni punto. Ci dice che la conosceva già “Ma mi chiedo come abbia fatto. Io non ne sarei capace” e conclude: “Io non mi chiedo quanto è grande lei, ma sento come sono limitato io”. Davanti alla Croce siamo tutti limitati, penso. “La salvezza passa per la Croce di Cristo”. Per la Sua, caro Manuel, non per la nostra. Ecco la certezza della nostra salvezza”. Un anno fa sembrava un miraggio: con il loro impegno, la loro volontà e la fatica di cui non dicono, Luciano e Manuela hanno reso possibile una speranza. E la speranza è il primo passo verso la gioia. Pia La lettera nascosta Proprio il giorno prima di morire Benedetta detta alla madre una lettera per il fratello Corrado, che si trova in collegio a Salò. Egli vedrà questa lettera soltanto dopo i funerali, al rientro in collegio. Non ebbe il coraggio di leggerla: “So che mi dice qualcosa d’importante – pensò –, ma non è ancora il momento di aprirla. La lettera, conservata gelosamente dentro un libro, resta così nascosta per molti anni (…). Un giorno Corrado ritrova, dimenticata e ancora chiusa, la lettera fattagli spedire dalla sorella molti anni addietro, quando era ancora un ragazzo”. Perché Corrado non ebbe subito il coraggio di aprirla? Cosa fece prima di aprirla? Chi è interessato a conoscere lo sviluppo di questa vicenda può leggersi il volume Ero di sentinella, la lettera di Benedetta nascosta in un libro, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2002, pp. 231. Noi ci limitiamo a presentarvi la lettera. Essa è eccezionale perché Benedetta la scrive proprio alcune ore prima di morire, cercando tuttavia di mantenere con il fratello quasi un tono di normalità, in attesa di un prossimo incontro a casa. Benedetta tocca però anche alcuni Dovadola - Corrado Bianchi Porro con il suo antico compagno di studi Mons. Giuseppe Zani temi essenziali: la preghiera, il dolore, l’amore, l’odio, la croce con una sintesi sapienziale di tutta una vita. Un’eredità perenne per Corrado e per tutti noi. 22 gennaio 1964 Caro Corrado, scusami se non ti ho risposto subito, ma avevo tante cose da fare, cioè da scrivere, e poi non sono stata troppo bene in salute. Per quello che mi dici sull’aridità, anche per me ci sono momenti più difficili degli altri e faccio tanta fatica. Io credo che solo le preghiere servano ad aumentare la nostra capacità di adorazione e di purificazione e che solo il dolore ingigantisca il nostro amore per Lui. Infatti, l’oro si prova col fuoco. A proposito di pagella, i tuoi voti sono discreti: tanto rumore per nulla. La mamma mi ha letto su «Epoca» la lettera di un neolaureato in medicina che dice di odiare tutti. Mentre leggeva, io mi ricordavo che l’odio è nella morte e l’amore è nella vita; ma bisogna soffrire vicino alla croce per capirlo. Ora ti saluto, buon lavoro e arrivederci a presto. Tua Benedetta L’angolo dei bambini GOCCE DI SANTITÀ Clara e Domiziana ci hanno sempre stupito per le intuizioni profonde, espresse anche in giovanissima età. Ci offrono alcune riflessioni sulla santità, poche gocce, che possono essere un ristoro per tutti. Domiziano, Clara e Emmanuel Cuonzo Ogni uomo è santo ma solo alcuni accolgono la santità e sono luce per gli altri nel cammino della vita terrena. Benedetta ha accolto con amore la santità e, come per tutti, per lei ha significato sofferenza. Tutto questo ha contribuito al bene degli altri e alla santità degli altri, perché la santità è contagiosa. Le persone che accolgono la santità sono come degli specchi che riflettono la luce di Cristo. Noi non dobbiamo essere vetri opachi che respingono la luce. Clara e Domiziana lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ Bielorussia Notizie in breve • Don Paolo Renner, in occasione del suo viaggio in Bielorussia dall’11 al 15 maggio 2008, ha consegnato al nunzio apostolico in Bielorussia Mons. Martin Vidoch una copia dell’edizione in russo di Oltre il silenzio. Ringraziamo Don Paolo che ha fatto conoscere anche così Benedetta. Pieve Torina • A Pieve Torina, in provincia di Ascoli Piceno si è svolta un’iniziativa interessante domenica 22 giugno 2008. Così ci informa e commenta Paola: “Con Graziella Aquili ed altre amiche abbiamo presentato al paese, all’interno di una manifestazione rionale in onore di S. Agostino, la figura e le testimonianze su Benedetta Bianchi Porro, leggendo brani dei libri scritti su di lei e passi della sua vita. Molte le richieste per capirla meglio ed avere le sue pubblicazioni. L’opera divulgativa per conoscere la sua persona diventa sempre più ampia. Entrando nel mistero della sua vita, travagliata dal dolore, ma vissuta in maniera eroica, tutti noi ci sentiamo sollevati, perché abbiamo un faro che ci accompagna in questa passerella pericolosa”. Dovadola • Il 20 ed il 21 settembre l’Azione Cattolica ha scelto di iniziare il nuovo anno associativo con una “due giorni” a Dovadola, vicino a Benedetta. Sabato 21, dopo un’assemblea al Teatro Comunale di Dovadola, i partecipanti si sono recati in pellegrinaggio alla tomba di Benedetta alla Badia. Il giorno dopo hanno simpaticamente “occupato” la Badia e la casa di Marzano per svolgere attività distinte In pellegrinaggio verso la Badia (foto G. Gallery dellʼA.C.) per responsabili – animatori adulti e per i giovani e giovanissimi di Azione cattolica. Il tutto si è concluso con una S. Messa alla Badia. È bello pensare all’Azione Cattolica di Forlì-Bertinoro vicina a Benedetta ed a Benedetta vicina all’Azione Cattolica. Non per nulla il motto delle due giornate è stato: Chiamati ad essere santi insieI lavori di Marzano (foto G. Gallery dellʼA.C.) me. 11 Sirmione • Il Gran Galà Lirico in memoria di Benedetta sta diventando ormai una felice tradizione, nell’ambito delle iniziative annualmente organizzate dal Comune di Sirmione per ricordare Maria Callas. Il 27 settembre 2008 la Chiesa di Santa Maria della Neve di Sirmione è stata animata dalle voci del soprano Sandra Foschiatto, del mezzosoprano Elena Serra e del tenore JaeHwan Jeong, accompagnati al pianoforte dal maestro Sem Cerritelli. La direzione artistica era di Sergio Maffizzoni e la conduzione di Michele Nocera. Sono stati interpretati brani musicali tratti da opere di Mozart, Verdi, Saint-Saens, Donizetti, Puccini e Bizet. Durante il concerto è stata brevemente commemorata Benedetta. Ci sembra molto felice questo abbinamento tra Benedetta e la Callas: sono due persone eccezionali, appassionate di musica, ed anche vicine di casa a Sirmione. La villa, in cui la cantante ha abitato per un periodo, è infatti vicina alla casa di Benedetta. *** • Emanuela Bianchi Porro ha parlato di Benedetta il 26 novembre 2008 al Club Inner Wheel di Peschiera e di Garda Veronese. I partecipanti all’incontro sono rimasti vivamente interessati alla figura della Venerabile al punto che il Club organizzerà una visita a Dovadola in primavera. Forlì • Anche quest’anno gli Amici di Benedetta e la Fondazione Benedetta Bianchi Porro hanno partecipato a Romagna Antiquariato (XXI) Edizione con uno stand di mobili, quadri, oggettistica. La “Fondazione Benedetta Bianchi Porro” ha potuto aprire uno stand espositivo che ha suscitato un significativo gradimento da parte dei visitatori. Gli stessi espositori hanno gradito leggere le lettere di Benedetta. In quella settimana della mostra si è creato anche così un grande interesse per questa giovane. Ringraziamo sempre la direzione della Fiera, che ha concesso lo spazio, e Liliana unitamente agli Amici che in vario modo hanno partecipato. 12 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 Vicenza • Giuliana di S. Giuseppe di Cassola, animatrice dell’Associazione “La Spigolatrice”, ci informa su due eventi che hanno avuto luogo in provincia di Vicenza. A Villaraspa è stata realizzata una mostra con pannelli sulla vita di Benedetta con immagini e didascalie illustrative. Molte persone hanno avuto così la possibilità di avere una prima informazione sulla Venerabile anche in questa località vicentina. A S. Giuseppe di Cassola è stato eseguito un concerto, offerto dal Coro Polifonico “Cantori Castellani”, diretto da Radu Jelescu, in onore della Venerabile Benedetta Bianchi Porro, con musiche di Compere, Gounod, Haendel, Mozart, Arcadelt, van Beethoven, Caccini, Bach, Kiriac, Händel. Giuliana ci informa poi che: “Il direttore del coro, ungherese, cercava da anni di poter tenere questo concerto perché era sempre affascinato da Benedetta. Era ancor giovane quando ha avuto modo di leggere alcune sue lettere, rimanendone profondamente colpito. Finalmente ha realizzato questo suo desiderio. Ogni brano interpretato è stato introdotto da frasi e aneddoti riguardanti Benedetta”. Grazie, Giuliana, grazie “Cantori Castellani”, grazie alla parrocchia di San Giuseppe di Cassola, che ha ospitato l’iniziativa, e grazie anche a tutti coloro che hanno seguito e realizzato la mostra a Villaraspa. Ostuni • Il gruppo di Ostuni, animato dall’instancabile Bellina che ha appena compiuto 80 anni – tanti auguri Bellina! – ci comunica il calendario degli incontri del 2008-2009. La XII Assemblea Generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi (Roma 5 - 26 ottobre 2008) ha come tema: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Nell’omelia di domenica 5 ottobre, per l’apertura dell’Assemblea, il Santo Padre Benedetto XVI ha detto: “E’ necessario porre al centro della nostra vita la Parola di Dio, accogliere Cristo come unico nostro Redentore, per far si che la Sua luce illumini ogni ambito dell’umanità, dalla famiglia alla scuola, alla cultura, al lavoro, al tempo libero e agli altri settori della società e della nostra vita”. Ed ha aggiunto: “In questo Anno Paolino sentiremo risuonare con particolare urgenza il grido dell’Apostolo delle genti – guai a me se non predicassi il Vangelo – grido che per ogni cristiano diventa invito insistente a porsi al servizio di Cristo”. Questo cammino di Chiesa trova profonda eco nella vita di Benedetta che il 23 marzo 1962 scriveva nel suo Diario: “Noi abbiamo bisogno della Parola di Dio, come le piante della luce”. Nei nostri incontri quest’anno ci metteremo perciò in ascolto della Parola, facendoci guidare da Benedetta che da quella Parola si è lasciata profondamente trasformare fino a diventare “il volto stesso della Speranza”. Il Sinodo dei Vescovi sulla parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. L’Anno Paolino. La Parola di Dio nella vita e negli scritti di Benedetta: I Salmi. 17 dicembre 2008 Benedetta e le Lettere di San Paolo: I e II Corinzi. 13 gennaio 2009 Benedetta e le Lettere di San Paolo: Galati e Colossesi. 23-25 gennaio 2009 Incontro dei Gruppi “Amici di Benedetta” a Dovadola. 11 febbraio 2009 Comunicazione e riflessione sull’incontro di Dovadola. Celebrazione dei Vespri. 11 marzo 2009 Benedetta e la Lettera di San Paolo ai Romani. 12 novembre 2008 21-24 marzo 2009 22 aprile 2009 20 maggio 2009 28 maggio 2009 17 giugno 2009 Sui passi di Paolo a Roma. Il Vangelo in Benedetta: Matteo e Marco. Il Vangelo in Benedetta: Luca e Giovanni. Pellegrinaggio a Pompei. Riflessioni e preghiera a conclusione del cammino dell’anno. Auguriamo a tutti gli Amici un Santo Natale e un Nuovo Anno ricco di serenità, di gioia e di pace! lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ Benedetta, Anna e gli artisti 13 RENZO BALDESSARELLI Renzo Baldessarelli, un amico di Benedetta, di Anna e della nostra Associazione ci ha lasciato questa estate. Aveva 85 anni. Una vita trascorsa assieme alla moglie, i figli, ma anche alle tantissime persone che lo hanno seguito e amato sia nel mondo dell’arte che in quello dell’associazionismo e in quello politico. Era sempre pronto a sostenere, incoraggiare, promuovere iniziative. Anna ne apprezzava le doti di artista e la disponibilità e si rivolgeva anche a lui quando desiderava immortalare il pozzo della Badia, il paesaggio di Dovadola sotto una coltre di neve, la Chiesa, i fiori che tanto amava. Una volta, prima di ammalarsi, Anna è venuta a trovarci a Merano. Ci ha chiesto di accompagnarla da Renzo Baldes- Renzo Baldessarelli, La Badia di Dovadola sarelli: voleva fargli vedere alcuni ingrandimenti fotografici perché li trasformasse nei suoi famosi acquarelli. L’incontro c’è stato, in Val di Non, nella casa del pittore, e Lino Battistini “Bunaza”, La fede in Dio Anna era felicissima di poter stare con lui, con le sue tantissime opere e con i suoi fiori che riempivano un meraviglioso giardino e i suoi balconi. Renzo Baldessarelli è stato ben felice di accontentare Anna. In seguito ha preparato per lei e per l’Associazione dei bellissimi dipinti che possiamo ancora ammirare andando a Dovadola. LINO BATTISTINI “Bunaza” Ricordiamo ancora una volta Lino Battistini “Bunaza”, lo scultore forlivese morto il 12 febbraio 2007, grande amico di Benedetta e di Anna. Quando in età adulta maturò la sua scelta di fede, espresse, con la sua arte, in modo più compiuto una tensione spirituale da sempre presente. Non c’è da stupirsi che, in questo contesto, abbia incontrato Benedetta. Anna Cappelli, sempre attenta al mondo dell’arte, trasmise anche a Lino la passione per Benedetta. L’amico Angelo Ranzi, noto pittore di Forlì ricorda così “Bunaza”: “Diceva che l’Anna è piena di grazia, lui l’ammirava perché la riteneva una donna con una marcia in più. Gli piaceva aiutarla. Ci vedevamo per aiutare la Anna con i suoi mercatini. Non avevamo, altrimenti, occasione di incontrarci. Ognuno aveva il suo mondo. Io dipingevo, lui scolpiva”. Lino ha fatto un bassorilievo su Benedetta e molte altre opere di soggetto religioso, che ha anche generosamente donato agli Amici. La sua opera è simbolicamente coronata nel monumento al Cristo Risorto, nel Cimitero di Bussecchio. In occasione dell’inaugurazione è stato detto dal suo parroco: «L’arte era diventata per Lino l’occasione per incontrare la fede. Spesso affermava che mentre modellava Cristo era Lui in realtà che plasmava il suo cuore, la sua mente e tutta la sua vita. Sentiva l’urgenza di offrire agli amici e ad ogni uomo il volto di Cristo e quello dei testimoni della speranza, Benedetta Bianchi Porro, Giovanni Paolo II, Annalena Tonelli, don Pippo». Anche Lino Battistini è ora in compagnia dei soggetti che amorevolmente ha modellato, nel segno della Resurrezione. 14 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 La mia amicizia con Anna “Che amicizia la nostra Nene”: così concludeva il lungo incontro che ho avuto con Anna Cappelli, dal giorno che ci conoscemmo, al concorso di filosofia al palazzo degli esami di Roma, sino all’ultimo saluto terreno, nella casa di Dovadola. “Vieni, vieni, ti voglio rivedere”, mi ripeteva al telefono. I giorni passavano, diversi ostacoli si presentavano, ma dovevo assolutamente andare. Alla fine la mia partenza. “Che emozione! Non puoi comprendere la gioia grande che provo nel rivederti, che amicizia la nostra!”: sono le parole che Anna, dal letto ove si trovava ormai da giorni, ha pronunciato vedendomi nei momenti, ormai rari, nei quali lentamente si risvegliava da un torpore. Mi sono seduta accanto a lei, mi ha afferrato un braccio, che ha tenuto molto stretto a lungo fino a che si è di nuovo assopita. Guardavo il suo volto e quello di Benedetta dipinto da Annigoni che era appeso alla parete accanto al letto. Mi sembrava impossibile che li vedessi uguali: “Ma come mai!”, mi chiedevo, li vedo così?... non saprei dirvi. Più e più volte ho fatto il paragone, malgrado mi sforzassi di pensare che non era possibile, li vedevo uguali. Tante volte avevo visto brillare gli occhi di Anna di una luce fuggitiva quando parlava di Benedetta. La missione a lei affidata, da un sacerdote, per farla conoscere al mondo, era talmente penetrata nella sua vita, che nulla riusciva a distrarla da questa missione. Io, che ho avuto la fortuna di esserle molto vicina per tanti anni, posso descrivere la gioia che lei provava quando riceveva qualche lettera (e ne ha ricevute tante) di carcerati, di persone sofferenti che la ringraziavano perché la loro esistenza era cambiata da quando, leggendo la vita di Benedetta, avevano compreso la grandezza del dolore. Lei mi chiamava da Forlì a Roma per telefono e mi diceva: “Nene, questa è la forza di Benedetta, questi sono i veri miracoli che, però, non vengono riconosciuti come tali. Forse che è un miracolo più grande risanare il corpo che l’anima?”. Con lo spirito vulcanico che aveva non la fermava nessuno. Era sempre alla ricerca di fare qualche cosa di più che potesse mettere in evidenza le virtù di Benedetta. Qualsiasi persona incontrasse, dopo pochi minuti, era al corrente dell’esistenza di signor Comastri: «Il suo pensiero è così profondo, così attuale, così coinvolgente e soprattutto incarnato che lo rende possibile anche a noi»”. Stando vicino ad Anna, mi sono sentita sempre arricchita di qualche cosa. Mi affascinava la ferrea volontà, la perspicacia, con la quale riusciva sempre a superare le difficoltà. Le dicevo spesso:”Calmati, calmati un momento altrimenti non ce la farai più”. Lei mi rispondeva: “Non sono io che voglio questo, è la Benedetta vai inventando sempre nuove cose da fare: tradurre libri in tante lingue, contattare personalità nel mondo dell’arte, della cultura, della religione, ristrutturare le case di accoglienza, vendere le cose, che riesci a farti regalare, allestendo mostre di antiquariato ed altro”. Un lavoro immane per una persona sola, che si era fatta esperta di tante cose, solo per amore di un ideale che ha segnato fortemente la sua vita! Irene Giampietro Il silenzio Guardi intorno, che silenzio! ma ti parla e fa pensare, quando, solo a quel pensiero, ti sentivi quasi male. Dipinto di Irene Giampietro Benedetta e delle sue virtù. Andava chiedendo e pellegrinando ovunque, raccogliendo oggetti, quadri e qualsiasi cosa le venisse offerta, che poi riusciva a trasportare, con coraggio e fatica fino al treno. Una volta, oltre alle mani occupate, si era messa due borse una davanti e l’altra dietro le spalle e riusciva a stento a camminare. Le dissi: “Anna non puoi andare in giro così!”. “Per Benedetta, questo ed altro” mi rispose. Anna è perfino riuscita a ottenere ritratti di Benedetta da Annigoni, Messina, Fazzini e da altri famosi artisti. Un giorno mi disse: “Mi pare di sentire le campane di S. Pietro suonare a festa per la beatificazione di Benedetta. Lei sarà dottore della Chiesa, perché, come ebbe a dire Mon- che mi suggerisce così”. Mentre pranzavamo insieme, si alzava, andava al telefono, presa da una ispirazione immediata, prendeva una decisione e partiva. Di notte si svegliava, accendeva la piccola lucciola, mangiava un pezzettino di pane, prendeva appunti. Le dicevo: “Riposa almeno la notte, non fare il Caravaggio!” e lei rideva perché sapeva che le avevo detto che, con quella luce, al buio, si formavano le ombre come nei quadri del Caravaggio. “Che vai a pensare Nene! (mi chiamava sempre così). Non puoi immaginare quanto io sia pervasa da una gioia immensa nel lavorare per Benedetta. “Altro che”, ripeteva spesso, e io scherzavo con lei e dicevo:” Altro che, c’è che tu Dov$e` il mondo in cui viveva tutta questa brava gente si agitava e lavorava come fosse cosi` sempre? La speranza della vita, guarda un po$ dov$e` finita! una pietra sepolcrale la nasconde, che ti pare? Le ricordi le persone, quelle belle, quelle buone, quelle brutte e dispettose, quelle calme e quelle ansiose, par ti prendano per mano, sussurrandoti pian piano, guarda in faccia la realta`, siam silenti tutti qua. Ne´ l$eta`, la condizione, ne´ le storie brutte e buone son riuscite a trasformare la finale cosi` uguale. La memoria solo sa, quale fu l$altra realta`. Irene Giampietro Brienza, 22 settembre 2008 lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ Benedetta e la stampa 15 Abbiamo scoperto sul n. 4 di “Pippo buono” Notizie dell’Oratorio S. Filippo Macerata marzo 2004, nella rubrica “Nella compagnia dei Santi”, un articolo su Benedetta, scritto dal Rettore di questa Chiesa di Macerata. Don Elio Borgiani si accosta in modo originale a Benedetta, già con il primo titoletto in cui ricorda “la ragazza dai bellissimi orecchini ma senza udito”, poi con la valorizzazione spirituale dell’episodio in cui un professore gettò a terra il libretto universitario di Benedetta. Ne ripercorre alcuni momenti di vita, arricchendoli con alcune preghiere che dimostrano una meditazione amorosa e attenta. Le riportiamo, ringraziando don Elio. Cara BENEDETTA, non ti ho visto mai ma ti sento vicina con la gioia e la grazia del tuo esempio e della tua bontà. Sii conforto mio e di tutti i cari ammalati. Cara BENEDETTA, la tua umiliazione del libretto universitario gettato via, ci dona fiducia in ogni difficoltà che incontriamo. Raccogliamo il libretto e andiamo avanti! Cara BENEDETTA, la tua rinuncia agli orecchini che tanto amavi ci aiuti ad essere molto felici anche con poco o con poca salute e ad essere tanto ricchi di bontà e di amore. Cara BENEDETTA, la bellezza della tua anima, la serenità della tua fede sono luce e gioia per la nostra vita. Sei ritornata al Signore a 27 anni. Nessuno potrà più toglierti la tua giovinezza e quella che tu hai donato a chi ti ha conosciuta. Ci hai ricordato che resta per l’eternità soltanto ciò che doniamo, ciò che trasformiamo in amore. Grazie Benedetta. don Elio Borgiani • Questo settimanale di Forlì informa, nell’edizione del 6 giugno 2008, sull’iniziativa “Dovadola arte con Benedetta”: Concerto sinfonico nel teatro comunale, in programma sabato 7 giugno alle 20.45 nel Teatro Comunale, e ne anticipa il programma. Sul medesimo periodico il 1º agosto 2008, a p. 22 viene presentato il programma completo delle celebrazioni agostane a Dovadola in ricordo di Benedetta, sempre nel segno di una fedele attenzione dedicata da questo settimanale alla Venerabile. Il 26 settembre 2008 “Il Momento” pubblica la notizia Azione cattolica: celebrate le giornate di inizio anno a Dovadola. Ne parliamo nella nostra rubrica “Notizie in breve”. • Nel quindicinale dell’Opera di Padre Pio “La casa di sollievo della sofferenza” Organo uffciale dei gruppi di preghiera, nel numero 12 del 16-30 giugno 2008 (LIX), troviamo, a p. 25, A Dovadola, sul cammino di una giovane donna: Benedetta Bianchi Porro, un articolo di Alba Bucci su un ritiro spirituale a Dovadola: “Domenica 20 aprile, un centinaio di aderenti ai gruppi di preghiera di Padre Pio si sono recati a Dovadola, nelle colline forlivesi, per meditare sul cammino di una giovane donna, Benedetta Bianchi Porro, la quale ha saputo donare amore e speranza a tutti, nonostante una terribile malattia l’abbia portata alla morte a solo ventisette anni”. Alba Bucci, dopo avere delineato sinteticamente alcuni tratti del profilo spirituale di Benedetta, trae questa conclusione: “Nella vita di ognuno, prima o poi, avviene l’incontro con la sofferenza o fisica o morale. Non serve ribellarsi, incattivirsi. Solo se ti abbandoni e ti affidi al Signore può avvenire l’incontro che cambia la vita. E l’incontro che pur nel dolore dà speranza di una vita nuova, ricca d’amore che nasce da Gesù, porta a Dio e apre il cuore verso i fratelli”. • Don Andrea Vena esplora vari aspetti della spiritualità di Benedetta negli articoli che pubblica sul periodico “La Regina del Garda” di frati del Santuario del Frassino di Peschiera. Sul n. 2 dell’aprile-giugno 2008 (LXXXV), pp. 6-7 parla de La preghiera in Benedetta. Nella prospettiva delle grandi sante Teresa d’Avila e Teresa del Bambino Gesù, don Andrea definisce la preghiera come “(…) un elevare l’anima a Dio; (…) un corrispondere alla sua infinita amicizia, che mai viene meno”. In questa cornice si colloca la maturazione del rapporto con il Signore di Benedetta, che diventerà capace di trasmetterlo anche agli altri: “E sarà proprio questa intensa e sincera esperienza di amicizia con Dio che attrarrà tanti amici attorno al corpo martoriato di Benedetta, a tal punto che riceveranno da Benedetta più di quanto loro tenteranno di portare a lei: “Molti vengono attorno al mio letto e mi domandano una preghiera” (a Francesca, 1963). Perché ormai Benedetta è talmente “amica” di Dio da lasciar trasparire solo l’Amico Dio. Segno che Benedetta non prega più: è lei stessa preghiera”. Sul n. 3 di luglio-settembre 2008 (LXXXV), p. 6 don Andrea considera Benedetta e S. Teresina del Bambino Gesù. S. Teresa è per Benedetta sorella e maestra. In particolare: “La piccola via” di Teresa, che poi diventerà la via di Benedetta, sarà il percorso obbligato per progredire in un abbandono a Dio sempre più fiducioso e totale. L’Atto di Offerta, infatti, non è passeggero e transitorio, ma un atteggiamento interiore da nutrire giorno dopo giorno, poiché, come scrive Benedetta, «Dio esiste ed è amore, fedeltà, gioia certezza, fino alla consumazione dei secoli». Per consultare tutti gli articoli di don Andrea su questo periodico si veda: http://www.santuariodelfrassino.it/. • Su “Avvenire del 3 agosto 2008, a p. 26, esce di Quinto Cappelli l’articolo Dalla Romagna ad Assisi nel nome di Benedetta. In esso viene descritto con efficacia il Cammino di Assisi che si svolge “con Continua a pag. 16 16 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 Continua da pag. 15 partenza da due luoghi simbolo della spiritualità cristiana: la tomba a Dovadola di Benedetta Bianchi Porro, la ragazza morta a soli 27 anni di cui è in corso la causa di beatificazione, e l’eremo di sant’Antonio di Montepaolo (dove il santo di Padova soggiornò appena giunto in Italia). L’arrivo ad Assisi (città gemellata con Santiago de Compostela) sulla tomba di san Francesco. Le 14 tappe sono percorse dai pellegrini in circa 12 giorni, con una media di 25 chilometri quotidiani”. Quinto Cappelli intervista Don Alfeo Costa, che ricorda l’afflusso di pellegrini da tutto il mondo, grazie ad Internet, e ascolta anche Giordano Picchi, ideatore ed organizzatore del Cammino, che così riassume lo spirito dell’iniziativa: “La gente ha bisogno di tornare al messaggio di san Francesco: camminare dentro di sé per ritrovarsi, come per primo ha fatto lui, seguito da sant’Antonio e Benedetta Bianchi Porro, le tre guide del Cammino. Per fare questo, ognuno ha bisogno dell’aiuto della fatica e della natura. Il pellegrinaggio è una medicina molto efficace per curare tante malattie moderne, di cui tutti noi siamo vittime”. • Su questo quotidiano l’8 agosto 2008, a p. VI, dedicata a Forlì Provincia, Quinto Cappelli presenta con il titolo Tutta Dovadola per Benedetta il programma delle iniziative legate all’anniversario della nascita di Benedetta ed al ricordo del 3º anniversario della morte di Anna Cappelli… Commosso ricordo di Benedetta Bianchi Porro: Lunedì 11 agosto, a p. 25, sempre su “Il resto del Carlino”, Quinto Cappelli offre una precisa sintesi della solenne celebrazione eucaristica del 10 agosto a Dovadola. Riporta, tra l’altro, queste parole del Vescovo Zenti: «A Dovadola – ha ricordato il vescovo di Verona – Benedetta è nata 72 anni fa, a Sirmione è nata al cielo (morta) 44 anni fa. Ecco lo straordinario ponte spirituale che unisce le diocesi di Forlì-Bertinoro e Verona, Dovadola e Sirmione». Poi all’omelia il presule di Verona ha sostenuto che «Benedetta è una donna leale e sincera, perché ha detto la pura verità, confessando il suo dolore e sperimentando il senso profondo di vuoto e di abbandono con Cristo in croce. Ha perso tutto, ma le è rimasto l’essenziale: Dio, che è il senso del vivere». Ricorda poi la presenza di varie autorità, fra cui il vice sindaco di Dovadola, Fausto Mancini, ed il viceprefetto, Umberto Grani. Ricorda infine che il museo della Fondazione Bianchi Porro “si è arricchito di due ‘reliquie’ preziose conservate in apposte teche sotto vuoto: le trecce tagliate alla fine delle scuole superiori e la rosa bianca che sbocciò nel suo giardino la mattina della morte”. • “Brescia oggi” del 27 settembre 2008, a p. 50, annuncia così un’iniziativa del Comune di Sirmione, nell’ambito dell’8ª edizione dell’“Omaggio a Maria Callas”: SIRMIONE A SANTA MARIA DELLA NEVE, Gran gala lirico per onorare la venerabile, Arie celebri in memoria di Benedetta Bianchi Porro. Dopo le indicazioni sul programma, musiche, direzione e in- terpreti, il quotidiano informa che “durante la serata verrà brevemente commemorata la figura di Benedetta Bianchi Porro, la cui causa di beatificazione si trova da anni all’esame dello speciale tribunale ecclesiastico”. L’articolo conclude così: “Malgrado le indicibili sofferenze, Benedetta seppe trasmettere i suoi messaggi d’amore e di fratellanza, poi raccolti in decine di libri, ad amici e familiari. Si spense il 23 gennaio 1964 nella sua casa di via Catullo, dove oggi sorge l’hotel Meridiana, condotto dalla nipote Caterina Gorlani”. • Sul mensile per operatori pastorali “Vita pastorale” – n. 8 agosto-settembre 2008 (XCVI), pp. 55-57 – Saverio Gaeta dedica a Benedetta, nella serie Eroi della fede, l’articolo Breve cammino di fede e sofferenza, corredato da una breve bibliografia. In esso viene percorso il drammatico cammino di vita della Venerabile. Ricordiamo qui l’intenso necrologio di Benedetta, scritto dal padre Guido, e riportato alla fine dell’articolo: “Benedetta non è più. Lo Spirito Santo suggerì alla nascita il nome alla madre; il Figlio l’aiutò a sopportare le crudeli sofferenze della vita terrena; il Padre attese la morte per premiarla con la luce eterna”. • “La Voce di Romagna” nelle pagine 1 e 11 dell’edizione di Forlì del 23 settembre 2008 dà molto spazio a Benedetta con articoli di Lorenzo Galliani. Nel primo articolo il giornalista riesce a descrivere molto bene una guarigione, avvenuta a Desenzano sul Garda, e tutte le speranze legate a quell’evento per il riconoscimento di un miracolo, condizione indispensabile per la beatificazione di Benedetta. Il giornalista mostra infatti la procedura, ed il senso della trepida attesa delle valutazioni definitive da parte della competente Congregazione per le Cause dei Santi. I benefici spirituali sono comunque noti. Emanuela Bianchi Porro, sorella di Benedetta, ricorda perciò a ragione, a Lorenzo Galliani: “Di miracoli Benedetta ne ha già fatti tanti. Penso alle conversioni; valgono cento volte di più delle guarigioni fisiche”. Emanuela Bianchi Porro tiene viva la memoria della sorella. Una donna che, sbirciando il mondo dal Paradiso, potrebbe essere già lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ stata “colpevole” di altri miracoli. “ Ci sono state altre guarigioni inspiegabili di persone che hanno chiesto aiuto a mia sorella - racconta Emanuela -. Ma in quelle occasioni non sono state raccolte le dichiarazioni dei medici da portare alla Congregazione. Una persona guarita è felice, non pensa a questi dettagli”. Il giornalista descrive poi brevemente la vita di Benedetta e ricorda che di lei oggi rimangono insegnamenti e ricordi anche recentissimi, rievocati ancora da Emanuela: “Qualche anno fa il cardinal Comastri tenne gli esercizi spirituali a Giovanni Paolo II, durante la Quaresima. Parlò di tre grandi figure: San Francesco, Madre Teresa, e Benedetta Bianchi Porro”. Da far schizzare alle stelle il tasso di orgoglio di una sorella. “Da giovane capivo che c’era qualcosa di grandissimo in lei, e nel suo modo di affrontare la sofferenza – racconta Emanuela –. Ma era una ragazza normale, con i suoi difetti. Per esempio, era cocciuta come poche. Solo che si è offerta, pur con i suoi difetti, a Dio”. Galliani conclude allora così: “Bisogna essere traboccanti di fede per amare la vita in quelle condizioni, senza mai fermarsi. Una testardaggine bellissima. Anzi: beata”. Il legame speciale con San Francesco è il titolo di un altro articolo in cui si parla del Cammino di San Francesco, il pellegrinaggio da Dovadola ad Assisi, e di un pellegrino particolare, ricordato da Don Alfeo Costa: “Era un giapponese sulla trentina. Quando gli ho spiegato che avevamo tradotto un libro su Benedetta anche in giapponese è rimasto incredulo”. Nel terzo articolo si parla della nascita di una nuova Associazione per Benedetta, che, secondo la Presidente Liliana Selli Fabbri dovrebbe svolgere questa funzione: “Le persone attratte da Benedetta sono ogni anno di più. È necessaria quindi un’attività di coordinamento. La nuova associazione servirà a questo.” Dell’Associazione parleremo nel prossimo numero de “l’annuncio”. In ricordo dei nostri cari Il mio silenzio è pieno di luce mi porta con sé in un folgorante splendore. ANTONIO MANFREDI Quando muore un uomo, una donna, non dire mai – l’abbiamo detto troppe volte – che questa è la volontà di Dio. E perché Dio dovrebbe volere la vita per uno e la morte per un altro? Forse che non siamo tutti suoi figli? Forse può essere volontà di un padre la morte? Può volerla Dio per un figlio, fosse anche il peggiore dei figli? Usiamo e abusiamo del suo nome. Quando muore un uomo, allontana, una volta per sempre, tante, troppe parole religiose che hanno dissacrato e ancora dissacrano il nome di Dio. Dove sta la sua volontà, la volontà di Dio, è scritto a caratteri indelebili nelle parole di Gesù. Forse ce le siamo dimenticate. O non le abbiamo mai lette. A causa di questa omissione, può succedere purtroppo che i credenti, quando nella preghiera giungono all’invocazione “Sia fatta la tua volontà”, possano essere sfiorati, come per sussulto, da esitazione e sospensione del cuore, quasi incombesse su di loro chissà quale evento disperante voluto da Dio. Qualcosa dunque 17 da cui proteggersi. Che sia voluta da Dio la malattia, la morte, la solitudine o l’abbandono, la fame o l’ingiustizia sulla terra? Che sia questa la volontà di Dio cui arrenderci: “Sia fatta la tua volontà”? Ritorniamo a Gesù. “Questa – dice – è la volontà del Padre mio”. Quale? “Che io non perda nessuno. Ma lo risusciti nell’ultimo giorno” (Gv 6,39). Volontà scritta. Volontà di Dio. E dunque sicura, non fragile come le nostre volontà che si realizzano e non si realizzano. E dunque quando preghi: “Padre, sia fatta la tua volontà”, preghi perché Gesù non perda nessuno ma lo risusciti l’ultimo giorno. È una volontà di vita. E dunque se le nostre giornate conoscono pesi, sofferenze, non arrenderti: non è questa la volontà di Dio. Lotta per la vita, per sostenere la fragilità della vita, non perdere nessuno, non dare nessuno per perduto e, se puoi, risuscitalo, ovvero rialzalo. Allora, e non altrimenti, sarai nella volontà di Dio. Angelo Casati 18 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 “Il Rosario con Benedetta” I MISTERI DELLA LUCE L’incontro settimanale degli Amici attorno a Benedetta, nella Badia di Dovadola, ogni lunedì alle ore 21, è un’occasione di preghiera, in particolare per coloro che soffrono nel corpo e nell’anima. Viene recitato il Santo Rosario con Benedetta, accompagnato da suoi brevi pensieri particolarmente efficaci: le progressive difficoltà nella scrittura e la fatica della parola rendevano la sua meditazione sempre più scarna ed essenziale, e perciò più profonda. Abbiamo adesso anche i Misteri della Luce. Pensiamo di fare cosa gradita pubblicandoli per consentire a tutti di meditare, in compagnia di Benedetta, anche su questa parte più recente del S. Rosario. Primo Mistero della Luce Secondo Mistero della Luce IL BATTESIMO DI GESÙ LE NOZZE DI CANA Padre nostro La vita di Gesù si riproduce in noi (30.6.61). Ave Maria Il corpo è un tempio dello Spirito Santo (26.6.61). Ave Maria Senza Gesù vi è solo tenebra (16.10.61). Ave Maria Seguire Gesù senza esitazione è vera speranza (28.6.62). Ave Maria La penitenza è il mezzo che Dio ci dà per espiare sulla terra i nostri peccati (31.1.62). Ave Maria La terra è così piena di peccati che per sola misericordia di Dio si sostiene (29.3.62). Ave Maria In Lui confido, in Lui vivo, a Lui innalzo il mio osanna (9.10.60). Ave Maria Ci vuole umiltà, cioè riconoscersi poveri, per chiedere e per riconoscere la Verità (20.6.62). Ave Maria Io quando soffro, e cioè tutto il giorno, mi ricordo sempre di voi e vi ricordo alla Madonna (30.11.62). Ave Maria Dio mi aiuterà, perché sa che io esisto (10.06.63). Ave Maria Padre nostro Gesù, dai quest’acqua viva e del tuo pane a tutti gli uomini (5.5.61). Ave Maria Signore, tu sei amore per tutti gli uomini e verità (19.5.61). Ave Maria La S. Vergine si china misericordiosa su ogni pena dell’uomo (15.10.62). Ave Maria Tu apri la mano e dai, quando occorre, il necessario (14.6.61). Ave Maria La tua pace irriga il cuore (25.6.61). Ave Maria La Vergine è la nostra avvocata celeste (22.8.61). Ave Maria Anch’io attraverso un periodo di aridità, spero di passarlo con l’aiuto della S. Vergine che è la più dolce delle madri (18.5.62). Ave Maria Non esiste la paura: è una fantasia del demonio (3.1.62). Ave Maria La Madonna mi ha ripagato di quello che non possiedo più (5.7.63). Ave Maria La Provvidenza aggiusta tutto (9.8.61). Ave Maria Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito santo, come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen. Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito santo, come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen. lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ Terzo Mistero della Luce L’ANNUNCIO DEL REGNO Padre nostro Per il Signore non esistono tenebre. Sono come la luce: Egli vede tutto (8.10.61). Ave Maria 19 Ave Maria Dio è la luce che dissolve ogni tenebra (28.10.61). Ave Maria Dimenticare Dio è disprezzare la legge divina (18.2.62). Ave Maria Dio è luce che fuga ogni tenebra (8.8.61). Ave Maria La pace è come la luce che accompagna il sorgere del sole, così la pace accompagna la venuta del regno di Dio (5.2.1962). Ave Maria La speranza è la luce di Dio fra le tenebre (25.11.61). Ave Maria Dio ci ha dato l’abitudine per facilitarci la perseveranza (8.10.62). Ave Maria Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito santo, come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen. Annunciare la vita di Gesù, vuol dire imitarla (11.1.62). Ave Maria La dottrina di Gesù Cristo mi ha fatto vedere dove stia la soluzione e mi ha donato la Sua pace (9.10.60). Ave Maria Dio mi ha dato un altro compito invece che essere medico; tutti possiamo far molto al posto che Lui ci ha dato (20.5.61). Ave Maria. Dio ci fa capire man mano quello che vuole da noi e quello che dobbiamo fare (14.6.61). Ave Maria Dio vuole che io speri sempre in Lui, anche contro le apparenze (18.5.62). Ave Maria Ricordati che noi dobbiamo lavorare per il Regno, noi che lo conosciamo, noi, che non siamo perciò mai soli (28.8.63). Ave Maria Noi non siamo divisi, ma lavoriamo in un telaio uniti, perché venga il Suo Regno (1.10.63). Ave Maria Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito santo, come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen. Quarto Mistero della Luce LA TRASFIGURAZIONE Padre nostro Come il sole dissipa le nebbie, così fa Dio con le tenebre dell’anima (21.1.62). Ave Maria Gli apostoli sono la roccia di Dio (19.7.61). Ave Maria Ogni cosa buona e bella, da Te procede (6.5.61). Ave Maria Noi abbiamo bisogno delle parole di Dio come le piante della luce (23.3.62). Ave Maria Io, nel mio buio terribile, nel mio silenzio pauroso, attendo la sua luce (1.10.63). Il sacrificio unito alla Croce del Signore è l’unico fiore che dia frutto (8.4.62). Ave Maria Quinto Mistero della Luce L’EUCARESTIA Padre nostro Ho fatto la S. Comunione e ne sono tanto contenta (22.4.51). Ave Maria La S. Comunione è il nostro raggio di sole (6.7.61). Ave Maria Senza Gesù, vi è solo tenebre (16.10.61). Ave Maria Ringraziamo il Signore che ci concede tante cose (Natale ‘47). Ave Maria Nelle mani di Dio anche le cose più insignificanti possono diventare la nostra cometa (13.1.62). Ave Maria Signore, Tu sei amore per tutti gli uomini e verità. (19.5.61) Ave Maria La vita di Gesù si riproduce in noi. (30.6.61) Ave Maria L’Eucarestia è un sostegno sovrano per la nostra debolezza (29.8.62). Ave Maria Il sangue di Cristo purifica tutto (4.8.61). Ave Maria Grande Iddio, quante meraviglie ci hai creato sulla terra! (16.6.61) Ave Maria Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito santo, come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen. 20 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 Benedetta in Internet • Facciamo nuovamente un giro su Internet per vedere se compaiono novità. Proviamo questa volta Google Chrome, “un browser [motore di ricerca] progettato per rendere più veloce, facile e sicuro l’uso del Web con un design minimo che non intralcia la navigazione”. Così dicono gli ideatori. In effetti un’unica casella consente di fare una ricerca o di aprire un sito, di cui si conosce già l’indirizzo. Si possono attivare varie funzioni. Vedremo come l’iniziativa si svilupperà. Come al solito abbiamo ricercato “Benedetta Bianchi Porro” ed abbiamo fatto delle scoperte interessanti. • La prima, molto romagnola, è quella del sito www.ilcastel laccio.net un sito di Rocca S. Casciano, che mostra un’indubbia familiarità con Benedetta. Troviamo infatti il programma delle celebrazioni agostane a Dovadola, con la S. Messa per Benedetta l’8, con la commemorazione di Anna, il 9 e con la solenne concelebrazione il 10. Vediamo anche un’icona di Benedetta, con il link al nostro sito, stabilmente presente nella pagina iniziale. Non ci stupiamo più di tanto perché autore dell’articolo è Stefano Calonici, che già conosciamo come webmaster dell’altro sito incentrato sul Rosario con Benedetta, di cui abbiamo già avuto occasione di parlare nell’ultimo numero. Il sito di Rocca ci è piaciuto anche per un altro motivo. Annuncia il 19 agosto 2008 lo scioglimento del gruppo Comitato Banda larga Rocca S. Casciano, nato con centinaia di adesioni per avere un collegamento veloce in Internet a Rocca S. Casciano. Il gruppo si è sciolto perché è riuscito ad ottenere lo scopo. Speriamo che una sana emulazione tra paesi porti ad ottenere lo stesso risultato anche a Dovadola. Riteniamo infatti che Dovadola, luogo di Benedetta e tappa iniziale del Cammino di Assisi, meta di incontro e di comunicazione, non possa fare a meno di un collegamento Internet veloce: non è strumento del futuro, ma del presente, e consente di svolgere importanti servizi a beneficio dei cittadini e dei pellegrini che sempre più numerosi accorreranno a Dovadola da vari paesi, come documentiamo in altra parte de “l’annuncio”… • Abbiamo poi scoperto una trasmissione dedicata a Benedetta in una radio locale marchigiana diretta da Nazareno Tiberi. La possiamo ascoltare al seguente indirizzo web. www.radiocleb.com/elio-borgiani2.html È una riflessione del 30 aprile 2007 di don Elio Borgiani rettore dell’Oratorio di San Filippo Neri, una chiesa al centro di Macerata. Colpisce il tono meditativo e nello stesso tempo affettuoso di questo anziano sacerdote, che sembra essere perfettamente intonato allo stile di accoglienza interiore di Benedetta. Chi non ha tempo di ascoltare Don Elio, può scaricare il n. 4 del periodico “Pippo buono” Notizie dell’Oratorio S. Filippo Macerata n. 4 marzo 2004 da a cura di Gianfranco A. www.pippobuono.it. e leggere il testo integrale delle sue riflessioni su Benedetta. Ricordiamo don Elio e riportiamo comunque alcune sue preghiere nella nostra rubrica Benedetta e la stampa. • Abbiamo infine trovato un articolo del noto filosofo Cornelio Fabro, nel sito a lui dedicato www.corneliofabro.org La missione ecclesiale di Benedetta Bianchi Porro nel sito dedicato alla conservazione e alla diffusione del pensiero e delle opere grande pensatore, al seguente indirizzo: www.corneliofabro.org/documento.asp?ID=396&seccion= La+missione+ecclesiale+di+Benedetta+Bianchi+Porro&titulo. • L’incipit dell’articolo, pubblicato in “Mater Ecclesia”, C. Fabro, La missione ecclesiale di Benedetta Bianchi Porro, “Ecclesia Mater”, 2, 1978, pp. 119-127, dà subito un’idea dell’eccezionale valore riconosciuto a Benedetta dall’eminente studioso: “È passato poco più di un decennio dalla sua giovane morte e già la Chiesa ha introdotto la Causa della sua Beatificazione avviandola nel firmamento delle luci di speranza del nostro tempo. Singolare la sua breve esistenza, segnata dalla croce quasi dal suo nascere: assetata di vita e di gioia, dotata di una penetrazione di cose e persone quasi fulminea, anelante ad essere tutta per gli altri per alleviare il dolore del mondo, Benedetta è stata indirizzata d’impeto e senza soste nel tunnel del dolore da una Mano invisibile di cui lei accetta senza esitazione la guida e non teme, sia pur tremante, la solitudine e il martirio che non le concede soste”. La missione di Benedetta viene fatta emergere proprio attraverso le parole di Benedetta, presentate con molto amore da Fabro, che arriva addirittura ad esclamare verso la fine dell’articolo: “La figura di Benedetta, con l’introduzione della Causa di Beatificazione, ha assunto un significato universale nella vita ecclesiale del nostro tempo”. N ATA L E Un frugolo di carne in una grotta, fra le pupille incantate della madre è il Passato, il Presente... è l’Avvenire! È l’inedito Amore della Notte rigenerata dal Verbo della Vita. Riluce la grotta del verecondo Dono, di Tenerezza sobria, che rimanda... il cuore e dei pastori ammutoliti, ad annunciare la Gloria rivelata, in povertà contenta e riscattata, in Paradiso apparso sulla terra ... soavemente ridestata a riacquistar speranza. Suor Maria Teresina lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ Benedetta, questa sconosciuta Proviamo a domandarci cosa sia per noi Benedetta. È un’amica, a cui possiamo confidare le nostre pene, pensando che la sua situazione, da lei misticamente trasfigurata, era molto peggiore, per quel che possiamo capire, di quella di molte altre persone. Benedetta è anche una persona a cui ci rivolgiamo perché interceda presso il Signore, perché i nostri problemi vengano risolti o perché riusciamo a sopportarli. Spesso diventa uno specchio delle nostre sofferenze, una specie di ancora di salvezza: “Benedetta, pensaci tu!”, sembra quasi sentir dire. Ma se il rapporto con lei non cambia qualcosa in noi, non c’è una relazione vera, ci troviamo di fronte a dei monologhi, a conversazioni davanti allo specchio o ad una statua, perché non ci mettiamo realmente in gioco, non dialoghiamo veramente, perché non prendiamo sul serio quanto ci dice. Provo a fare qualche esempio. Quando leggo nei pensieri di Benedetta del 1962 che “L’ordine è una forma di carità” (4 ottobre), e guardo la mia scrivania in completo disordine e vedo il grosso disagio che ciò crea in casa, allora devo domandarmi se queste parole non siano rivolte proprio a me e se io non manchi quotidianamente proprio sulla carità. Non bastano scuse, né ricordarsi che Benedetta, in una lettera del 1962, scrive a Maria Grazia che l’ordine non è certo una sua virtù. Quando si accumulano i libri e le carte sulla mia scrivania, allora mi domando se tutte queste carte siano strumenti utili o se non diventino un peso, un qualcosa che non mi fa camminare spedito sulla via che il Signore quotidianamente mi indica. In altre parole mi domando se non sia ricco anch’io, uno di quei ricchi di cui parla il Vangelo quando Gesù dice: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli» (Mt 19, 23-24). L’esempio che ho portato può sembrare persino banale rispetto alle “ricchezze” che possiamo avere, senza nemmeno scavare troppo. Basta pensare alle cose cui diamo importanza, anche negli impegni che riteniamo più spirituali. L’invidia, il desiderio di prevalere, la volontà di affermazione, l’indulgenza verso noi stessi e l’intransigenza verso gli altri richiedono molte energie. Quando la vita ci dà le classiche “legnate”, solo allora qual- un certo punto, ai suoi amatissimi orecchini, esprime, anche visivamente, la sua scelta di fondo. E il Signore la ricompensa dandole una consolazione senza confini. Mi ricordava un amico, con commozione, che Benedetta, il giorno prima di morire, chiese alla mamma di inginocchiarsi accanto a lei, esortandola a ringraziare il Signore per tutto quello che le aveva dato. Il giorno prima di morire, nello stato in cui era, Benedetta non poteva barare. Era veramente felice dei doni ricevuti. In fondo noi ci occupiamo di Benedetta perché in un momento della nostra vita è stata un segno. 21 BENEDETTA Benedetta vestita di gioia, di santità, fai festa nel tuo Cielo di Luce; allunga a noi una mano su questo mondo buio che ti chiede aiuto, sostegno, per prendere un cammino trasparente verso il tuo Cielo. Rita Bagattoni Foto R. Amati che volta ci rendiamo conto dei nostri limiti, delle nostre miopie, dei nostri sbagli. Essi servono se riusciamo a fare sul serio una revisione di vita, a metter tutte le cose al loro posto, distinguendo veramente le cose più importanti da quelle secondarie. Benedetta è stata costretta a farlo. In fondo la sua vita è stata caratterizzata da una progressiva continua spoliazione del suo corpo e di conseguenza dall’impossibilità di agire, di attuare un qualsiasi progetto, anche per fare del bene agli altri. Benedetta cerca durante tutta la sua vita di riprogettarsi con le nuove limitazioni, finché si arrende completamente al Signore. Quando rinuncia, a E i segni si ripetono. Quando leggiamo, tra le testimonianze, il racconto del diacono Calogero Maddalena, che ha la stessa malattia di Benedetta e che, dopo infinite traversie, sente di poter dire, con tutto il cuore: “Il Signore ha messo la Speranza nel mio cuore”, cosa possiamo dire? Calogero si sente ora chiamato a dare conforto a molti altri. E noi, che pensiamo di stare meglio rispetto a queste persone che vivono in situazioni estreme, cosa aspettiamo a prenderle sul serio? Dovremmo forse tenere a mente le parole di Abramo al ricco epulone che chiedeva che Lazzaro venisse in aiuto dei suoi fratelli: “[Lazzaro] li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvedranno. Abramo rispose: Se non a– scoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi” (Lc 16, 28-31). Noi siamo spesso molto attenti al nostro corpo. Dovremo forse pensare ad una cura dimagrante per la nostra anima. Proviamo a digiunare nelle nostre ambizioni, nelle forme palesi o subdole di prevaricazione sugli altri, in molti nostri modi di essere e di comportarci. Questi atteggiamenti rivelano che non accettiamo il Signore come nostra unica speranza. Eppure siamo chiamati ad essere portatori di speranza. La misericordia di Dio ci insegna che possiamo ricominciare a testimoniarla già oggi, purché abbiamo il coraggio di dire di sì, cominciando subito la nostra cura dimagrante. Gianfranco 22 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 Benedetta e le altre di ROBERTA BÖSSMANN BENEDETTA E NAZARENA Benedetta Julia Crotta nasce a Glastonbury nel Connecticut (USA) il 15 ottobre 1907. I genitori, italiani, erano emigrati negli Stati Uniti pochi anni prima. I ricordi d’infanzia sono pochi, ma significativi. A sette mesi, improvvisamente, Julia si mette a camminare per rispondere a un imperativo che sentiva dentro di sé: “Alzati e cammina!”. È il ricordo più lontano di una bimbetta abbastanza caparbia, desiderosa di essere presa per il verso giusto, altrimenti non ubbidisce. In famiglia sono cinque sorelle e due fratelli. La piccola Giulia cresce serena ma con la consapevolezza che la sua vita sarebbe stata diversa da quella dei suoi coetanei. Ama lo sport, il moto, studia facilmente; finito il liceo va a New York. Continua lo studio del pianoforte, inizia quello del violino, prende lezioni di danza classica. Eccelle in tutto. Improvvisamente però decide di lasciare la musica e si laurea in lettere. Intanto si sente anche chiamata al deserto e alla penitenza. Si cerca un padre spirituale e decide di andare a Roma per ottenere il permesso di farsi mandare in Palestina. Le spiegano che il suo sogno non è realizzabile ed entra nel monastero camaldolese di Roma. Non è il posto per lei e passa al Carmelo. Rimane lì cinque lunghi anni senza un appoggio umano o divino, tra tentazioni tremende e grandi sofferenze. Crede di morire, ma Dio ha in serbo per lei un lungo cammino. Esce dal Carmelo come uno scheletro, debolissima, tormentata dalla fame. Continua a pensare al deserto, alla Palestina, ma il padre spirituale è sempre contrario alla sua partenza. Chiede di poter vivere in una piccola cella, da sola, e viene accontentata dopo 11 anni di “attesa dolorosa”. Entra nel monastero camaldolese, come reclusa, e vi resta per 45 anni. Quando prende appunti sulla sua vita è in cella e scrive: “Mai, in questi 43 anni, ho provato tristezza, noia; al contrario, una gioia sempre nuova, che non perde la sua freschezza. Come quella dell’eternità” (p. 29)1. “Prima di giungervi, non mi sentivo al mio posto in nessun posto. Aspettavo “la cosa” appagante che doveva venire. Quando mi ritrovai nella mia cella di reclusa, dopo che le monache se ne furono andate, e la porta chiusa, percepii con certezza che ero finalmente al mio posto, quello voluto da Dio per me” (p. 31). Nazarena è una donna perfettamente consapevole del suo posto nel mondo e sa difenderlo con l’aiuto di Dio. Sa benissimo che “la vita di reclusione è la più esposta agli inganni, le astuzie, le trame dei suoi due nemici: il diavolo e l’io” (p. 32). Bisogna aver sofferto molto per riuscire a sopportare le prove. Nazarena dice: “Tutto posso in colui che mi dà la forza” (p. 33). Lei si sente sempre più rapita dalla bellezza del puro amore ed è felice. Lavora nella sua cella poverissima: una cassa con una croce sopra per letto, un asse per tavolo, un panchetto per sedia. Non può più vedere nessuno, studia e prega per chi è fuori. Indossa il cilicio, si nutre di pane e acqua, e solo per obbedienza aggiunge talvolta qualche pezzetto di altro cibo. Sembra un programma di vita esasperato ed esasperante. Nazarena infatti non lo consiglia a nessuno. Sa che va bene per lei, e persevera per la sua strada, ma è chiaro che è una donna dalla tempra ferrea, con un alto grado di autosufficienza e riesce a vivere a contatto di Dio per amore di Dio stesso e dei fratelli. Ha una grande capacità di conoscere se stessa e gli altri. Molte volte è lei che aiuta il suo padre spirituale e gli indica la via con sollecitudine e amore. “Occorre stabilità, calma fiduciosa, gioiosa. Non è sempre inverno; arriva poi, col suo sorriso fresco e profumato, la primavera” (p. 99). Così scrive Nazarena al padre Giabbani e gli ricorda che “la vita cristiana è bella e semplice. Ognuno può farsi santo senza penitenze o gesti straordinari, vivendo secondo i doveri dello stato in cui Dio lo vuole. Questo è bello e incoraggiante per tutti” (p. 100). Nazarena Di se stessa dice: “Credo che Gesù voglia che io divenga un piccolo paradiso nascosto per Lui solo. Tutto amore, canto, gioia, pace” e poi subito aggiunge: “Vorrei farmi a pezzi per amore Suo e dei fratelli” (p. 106). Dio e i fratelli per Nazarena sono un connubio inscindibile. Non cerca l’estasi, ma di adorare Dio per il bene degli altri e lo dice con delle parole bellissime: “Possa davvero diventare una lampada vivente d’amore, consumare il resto della mia vita in un atto ininterrotto di adorazione. Non invidio gli angeli, che contemplano Gesù svelatamente. Mi pare invidiabile la mia sorte di adorare senza vederlo, senza consolazione, a mie spese” (p. 106). Riscattare gli altri ha un prezzo e lei vuole pagarlo senza sconti, fino all’ultimo respiro. Vuole essere capace di svuotarsi e dice: “Solo il vuoto dell’io, che non si genera senza sofferenze e prove, può esser riempito da Dio”, ma per riuscirci deve guardare bene in faccia i suoi difetti, non per piangere o scoraggiarsi ma per fargli guerra. “Se gli volto le spalle, mi perseguiteranno e vinceranno. Un giorno la grazia lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ certamente trionferà, Signore” (p. 110). Sa, con certezza, che questa guerra deve combatterla da sola, in quello che lei definisce “silenzio incantevole del deserto” (p. 110). Quando può finalmente arrivare a una nuova cella, quella più isolata e definitiva, una pace profondissima la invade e dice: “Mi sento nel mio centro, nel mio nido” (p. 111). È questa la filosofia di Nazarena che, dopo anni di cella, può affermare: “Sento con sempre maggiore intensità il suono della mia santa chiamata a vivere sola con Dio, pregare e sacrificarmi in silenzio per salvare anime per lui. Egli mi dà una felicità così bella e pura che non la cambierei con tutti piaceri del mondo” (p. 197). Eppure capisce benissimo che “la vita solitaria, con le austerità che esige, è quasi contro natura; c’è o ci può essere in essa qualcosa di spaventoso. Occorre una grazia particolare che sostenga chi la conduce, e tanto più quanto più solitudine e austerità si prolungano; occorre la convinzione che “senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5)” (p. 118). Nazarena è sin da bambina una persona estremamente dotata, eppure vive questa sua natura come qualcosa di pericoloso per lei. Non vuole inorgoglirsi, pavoneggiarsi, ma cerca piuttosto la via dell’umiliazione perché sia chiaro, a se stessa soprattutto, che tutti i suoi doni sono doni di Dio e che lei non ha alcun merito. Vuole però usarli per il bene degli altri, per chi questi doni non li ha avuti e si unisce alla passione di Cristo partecipando alla sua opera redentrice con la sua carne. Sa che il suo compito nel mondo è vivere in solitudine e sa di realizzare così ciò che Dio vuole da lei. Julia è consapevole del suo fascino, è una donna colta, interessata a tutto, vivace, ma capisce anche che “non si può aggiungere nulla a un vaso già pieno. Si può riempirlo solo nella misura in cui lo si è svuotato“ (p. 195). Più ci si spoglia dei propri interessi egoistici tanto più lo spirito prenderà possesso di noi. Nazarena, dunque si isola dal mondo, resta chiusa in cella per 45 anni, e lo fa volontariamente. Sembra, la sua, l’esistenza di qualcuno che non sa “godersi” la vita, che vuole espiare qualche colpa, che non ha mai raggiunto un’accettazione di sé, che non ha equilibrio. Ma non è così. Nazarena è pienamente consapevole della difficoltà della sua scelta, ma è l’unica scelta per lei possibile se vuole essere felice, e lei vuol esserlo. Non è una masochista, è una donna pienamente in grado di sapere ciò che vuole e di realizzare la sua vocazione. Ma sa che questa è la “sua” strada, quella di nessun altro. Ma perché accostarla a Benedetta? Benedetta voleva fare il medico e la sua malattia gliel’ha impedito. Le loro strade sembrano totalmente diverse. In realtà entrambe hanno avuto dal Signore una chiamata particolare, ma molto simile. Sono state “svuotate“ di tutto per essere riempite solo da Lui. Nazarena si è dovuta chiudere nella solitudine dei pochi metri quadrati della sua cella, Benedetta nella sua stanza di malata, isolata da tutto, dal suo stesso corpo che, un po’ alla volta, non rispondeva più ai suoni, alla vista, al movimento. Dio ha costruito per loro un involucro. Solo lì si sentivano come in un nido, pro- tette nella loro fragilità. Abbiamo visto usare da Nazarena l’immagine del nido, più volte usata anche da Benedetta: “Dal mio nido aspetto che trascorrano le ore e nei miei colloqui con Dio ne esco sempre serena e mansueta” (a Francesca Romolotti, 10 giugno 1969), “Vi sentivo attorno al mio nido e vi sentivo tutti uniti a me nella preghiera” (a Paola Vitali, 28 agosto 1963), e ancora “... sono in un nido, a riposo fittizio, per riuscire a guadagnarmi un riposo completo: perché Dio ci vuole“ (a Roberto, 14 novembre 1963). “Io conduco una vita semplicissima: vivo in un nido: riposo nell’attesa di un riposo più completo. Prego.” (A Ettore e Rosa Billi, dicembre 1963). Il nido è dunque per Benedetta e per Nazarena il luogo in cui isolarsi, ma è anche il luogo dove entrambe possono essere in comunione con i fratelli e attendere di incontrare lo Sposo. I pochi metri in cui è vissuta Nazarena e il corpo sempre più martoriato di Benedetta sono diventati un 23 luogo d’amore, forse l’unico “luogo” dove entrambe potevano vivere pienamente la loro storia di spoliazione e di dono totale per essere colmate solo dall’amore di Dio. Entrambe sono segno di un incontro esclusivo, specialissimo, che hanno vissuto non solo per sé, ma per tutti gli uomini: Dio solo basta. Tanto più ci lasciamo svuotare e riempire da Lui, tanto più saremo capaci di amare il mondo intero e faremo di tutto perché quest’amore diventi una testimonianza e un’eredità. Non dobbiamo, dunque, misurare la vita col metro della sofferenza, ma solo con quello dell’amore. “Non sei al mondo per soffrire ma per amare” scriveva Don Elios Mori a Benedetta e tutta la sua esistenza, come quella di Nazarena, testimonia che ogni gesto, ogni fatica, ogni dolore può trasformarsi se riusciamo a costruire una dimora dove l’amore possa crescere ed espandersi. 1 Le citazioni di Nazarena sono tratte da Oltre ogni limite Nazarena monaca reclusa 1945-1990, a a cura di GHINI, E., Casale Monferrato 1993. Le lettere di Nazarena sono pubblicate nella monografia curata, anche per la seconda edizione, da Emanuela Ghini, Oltre ogni limite. Nazarena monaca reclusa 1945-1990, Edizioni OCD, Roma 2007. Grande amica di Anna, Emanuela Ghini è nota ai nostri lettori per avere pubblicato Vivere è bello Appunti per una biografia di Benedetta Bianchi Porro. Suo è anche Un discreto infinito edito recentemente dalle Edizioni Feria – Comunità di San Leonino, 2008. È un volume di Haiku, piccole composizioni di 3 righe e 17 sillabe, che fanno pensare. Eccone due esempi, che ci sembrano perfettamente intonati alla vicenda spirituale di Benedetta. «Strano enigma il mio volto allo specchio, ma non per te». «Perché ti aspetto, quando in ogni momento tu vieni a me?». 24 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 “Benedetta? Sant’Agostino al femminile e il Bonhoeffer della Chiesa Cattolica” Intervista a Quinto Cappelli IL RICORDO DI ANNA E LA PROPOSTA AGLI AMICI: «APRITE A DOVADOLA RADIO “OLTRE IL SILENZIO”» “Sentii parlare di Benedetta alla sua morte, quando don Annunzio Tagliaferri di Modigliana, già parroco alla Badia di Dovadola dal 1931 al 1937, di ritorno dal funerale della ragazza disse che era morta una santa. Poi ne sentii parlare a Forlì, quando Anna Cappelli iniziò a diffondere la sua opera e il suo messaggio. Ma pensai: la solita donna esaltata per una causa di fanatismo. Dopo qualche anno però mi capitò fra le mani un libro con suoi scritti, lettere e diari, forse Oltre il silenzio. Cambiai idea”. È la testimonianza di Quinto Cappelli, giornalista e scrittore, corrispondente di Avvenire dalla Romagna e de Il Resto del Carlino nella redazione di Forlì, nonché autore di vari libri di storia e di inchieste, fra cui Negli oratori l’oratorio, edito a cura dell’Anspi dalla Tipografia Queriniana, Brescia, 2007, e Un vescovo fra il Concilio di Trento e il Vaticano II. Antonio Ravagli nel centenario della nascita, Fabbri, Modigliana, 2007. D. Quinto Cappelli, professionale frequentatore di eventi di carattere ecclesiale, che idea ti sei fatto di Benedetta e del suo mondo? R. Di lei mi piacciono moltissimo i suoi scritti, perché non solo sono di una modernità straordinaria, ma soprattutto perché parlano alla persona assetata e affamata di Dio di tutti i tempi. Il suo mondo, cioè gli “amici” di Benedetta, è un fenomeno più complesso, come dimostra le lettura dei biglietti lasciati sulla sua tomba a Dovadola. D. Benedetta ti ha detto qualcosa, significa qualcosa per te, al di là delle cronache che fai, sempre puntuali e accurate? R. Trovo interessantissima la sua spiritualità. Non è sdolcinata, intimistica e disincarnata, ma va all’essenza del Vangelo. Anzi, direi che è la spiritualità della carne. Leggendo i suoi scritti mi sembra di parlare con S. Agostino al femminile. D. So che sei attento conoscitore della tua realtà locale dovadolese e romagnola. Una breve escursione in Internet mi ha dato parecchi spunti su una tua appassionata presenza sul territorio, documentata anche dai tuoi libri sopra citati. Cosa può significare Benedetta oggi in questa realtà romagnola e, in generale, per la Chiesa? R. La Romagna è ritenuta una terra di materialisti, ma non è così. È piuttosto una terra di passionari. E Benedetta è una passionaria della ricerca di Dio. Allora, chi più di persone sazie e disperate, secondo la definizione del cardinale Biffi, ha bisogno di Dio? Quanto alla Chiesa, Benedetta è una figura centrale dell’autentica spiritualità evangelica del Novecento, una giovane donna che va al cuore del messaggio cristiano, come lo è stato Dietrich Bonhoeffer per la Chiesa protestante. Per queste due colonne della fede cristiana, Dio non è il tappabuchi delle sconfitte della ragione del secolo breve, nichilismo e materialismo ideologico, ma l’unica risposta all’inquietudine del cuore umano che non ha pace finché non riposa il Lui, morto e risorto. Entrambi parlano di Dio non a parole, ma con la vita, una vita intesa come una sola realtà, mai divisa fra anima e corpo, servizio non solo alla Chiesa, ma anche all’umanità, specialmente a quella ferita. Il messaggio di Benedetta, anche nella più nera disperazione, nella più sconcertante solitudine e nel più terribile dolore, indica orizzonti di fede, speranza e amore, semplicemente perché alla sequela di Cristo. Anzi, è un alter Christus. Quinto Cappelli fra spirituale e materiale, fra religione e scienza, come i primi padri della Chiesa. Prega, infatti, il pastore protestante, fatto impiccare da Hitler a 39 anni il 9 aprile 1945, alla vigilia della fine della guerra: “Non capisco le tue vie, ma tu conosci il cammino per me”. Non sembrano parole di Benedetta? D. Com’è noto, Anna Cappelli ha svolto appieno quel compito che profeticamente le era stato vaticinato, quello di fare conoscere Benedetta nel mondo. Cosa ricordi di Anna? R. Come ho detto, all’inizio la ritenevo la solita invasata e fanatica di una causa. Poi quando ho capito che stava diffondendo nel mondo gli scritti di Benedetta, ho provato grande stima e riconoscenza. Aver diffuso nel mondo gli scritti di Benedetta è un grande D. Adesso Anna lascia una pesante eredità. Da osservatore esterno, esperto di comunicazione, hai delle impressioni e delle proposte, pensando al futuro della realtà degli Amici di Benedetta? R. Secondo il mio modesto parere, le cose da fare sono molte. Ma mi permetto di suggerirne tre: continuare a curare le pubblicazioni di libri, sfruttare il sito Internet, aprire una Radio Oltre il Silenzio per dare una speranza a chi non l’ha, lavorare per la beatificazione di Benedetta, magari cercando la documentazione del miracolo necessario per fare l’ultimo passo. D. Ma non è già un miracolo che sia conosciuta in tutto il mondo e che dia speranza a tanta gente, che magari attraverso di lei ha ritrovato o trova Dio? R. È quello che ha sempre sostenuto Anna, ma la Chiesa per la beatificazione di una persona ha le sue regole. Se accettasse questo “miracolo”, Benedetta segnerebbe un giro di boa nella storia millenaria della Chiesa. La cosa non è esclusa, ma mi sembra un “miracolo” troppo grande. Molte grazie! Gianfranco Amati lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ Grazie Benedetta Cagliari, 27 ottobre 2008 Dovadola mi accoglie in un luminoso pomeriggio di ottobre, che fa risplendere i colori sontuosi della campagna autunnale. Vengo da lontano, per compiere un desiderio a lungo coltivato: salutare e ringraziare Benedetta. Il mio rapporto con lei ebbe inizio alcuni anni fa, nel 2004, quando fui sul punto di perdere la vista per un foro alla retina di entrambi gli occhi. La vicenda è lunga, ma tento di riassumerla. Il calo della capacità visiva, già compromessa da una miopia elevata, era stato, nel tempo, lento ma progressivo ed attribuito alla formazione di una cataratta, giustificata dai miei 69 anni. L’intervento di cataratta all’occhio destro, effettuato nel gennaio 2004, non produsse tuttavia alcun miglioramento accentuando anzi la condizione precedente. Cominciò allora la consultazione di diversi specialisti, la penosa sequenza di visite ripetute ed esami sofisticati sino ad una serie di interventi chirurgici pesanti e ravvicinati - ben tre in pochi mesi - rivolti a limitare il danno del foro retinico diagnosticato, ma del tutto inutili per recuperare ciò che era perso. Furono, per me, mesi bui, non solo per la necessità di tenere spesso l’occhio bendato, ma soprattutto per la previsione certa che la situazione si sarebbe ripetuta per l’altro occhio. La prospettiva della semi-cecità diventava reale e me ne sentivo schiacciata con la pesantezza di un macigno, di fronte a prognosi severe che non concedevano molti margini di speranza. Non ero preparata ad un evento così forte, che cambiava radicalmente il mio stile di vita, sino ad allora dinamico ed efficiente, mortificava la mia passione per lo studio e la lettura e riduceva la possibilità di prestare a mia madre, gravemente invalida, l’assistenza che sino a quel momento le avevo data. Seguì, nella primavera del 2004, come era inevitabile, una fase di depressione e di angoscia; un’esperienza di Getsemani, in cui avvertii in modo acuto il senso dell’abbandono e dello sgomento di fronte alla gravità della prova. È a questo punto che nella mia storia interviene Benedetta. Possedevo di lei un’immagine con la preghiera e alcune note biografiche, ricevuta non so più da chi, che conservavo, quasi dimenticata, in un cassetto della scrivania. Premetto di aver sempre avuto una vita cristiana impostata in termini essenziali, di incarnazione della fede nel quotidiano con un’impronta cristocentrica e aliena da devozioni particolari. Nei giorni più difficili della sofferenza fisica e morale avvertii però il bisogno di una figura di riferimento spirituale più 25 vicina, che intercedesse per me e, in qualche modo, mi “rappresentasse”. Visitando per caso la libreria delle Suore Paoline, nella mia città, vidi (si fa per dire) un libro sul banco: la copertina riproduceva la foto di Benedetta, che ricordavo stampata sull’immaginetta. Lo acquistai, cominciai a sfogliarlo e poi a leggerlo – come potevo – con crescente interesse e partecipazione. Era la biografia di d. Vena. Rimasi affascinata dal percorso spirituale compiuto da Benedetta verso la splendida maturazione interiore e dalla luce che emana dai suoi scritti. La sentii immediatamente vicina, non solo per appartenenza generazionale ma anche per l’attitudine riflessiva ad interiorizzare gli avvenimenti e a vedervi incarnata, attraverso uno sguardo di fede, la presenza amorosa e salvifica di Dio. L’importanza che riveste in lei il valore dell’amicizia, che anch’io ho sempre vissuto come un dono prezioso, suscitò spontaneamente in me il pensiero di poterla considerare sorella è amica. Cominciai a rivolgermi a lei con fiducia, ogni giorno, trovando consonanza con le semplici parole della preghiera e consolazione nel recitarla. Trascorsero alcuni mesi di relativa tregua: si attenuò la mia agitazione interiore e cominciai ad accettare l’idea di una vita diversa, da ipovedente, con conseguente modifica di abitudini e con ridotta possibilità di autonomia. Nell’estate del 2005 si presentava tuttavia urgente l’esigenza di salvare nell’occhio sinistro il poco di retina funzionante, che dava ormai i segni di cedimento. Sostenuta dai miei familiari e da persone amiche mi misi alla ricerca di un centro clinico specializzato e compii alcuni viaggi nella Penisola nella speranza di trovare quello “giusto”. I medici consultati mi lasciarono però in uno stato di profonda incertezza: nella mia situazione di visione già monoculare nessuno se la sentiva di sottopormi ad un intervento delicato e complesso (si trattava di risanare, in qualche modo, la retina lacerata e di rimuovere la cataratta), che avrebbe potuto destabilizzare una condizione già precaria. Il consiglio era di “tirare avanti”, finché avessi potuto. Ricaddi nello sconforto, non intravedendo via di uscita, e rinnovai, con più intensità, la mia preghiera a Benedetta. Inaspettatamente, si offerse di visitarmi un giovane oculista, amico di famiglia, che, pur confermando la prognosi sfavorevole, mi suggerì un ennesimo consulto con uno specialista di chiara fama, di passaggio nella mia città. Accolsi la proposta con gratitudine ma senza farmi illusioni e intanto continuavo a pregare. La visita segnò invece una svolta: l’oculista-chirurgo riteneva possibile ed utile un intervento da effettuarsi in tempi brevi. La sicurezza con cui veniva espresso il parere e l’autorevolezza della persona che lo formulava ebbero su di me un potere liberatorio. Con decisione ferma concordai il ricovero in un ospedale della Penisola per il febbraio 2006 e mi preparai all’intervento con piena serenità interiore (con Sant’Ignazio di Loyola potrei dire “indifferenza”), disposta a qualunque esito. Pur con qualche difficoltà ed imprevisto dell’ultimo momento, l’atto chirurgico fu eseguito con perizia e potei presto far ritorno a casa. La convalescenza, come previsto, non fu breve né ebbe un andamento del tutto lineare, ma nel giro di qualche mese si evidenziarono i risultati positivi, con un recupero notevole di visus che, sul piano personale, considero miracoloso. La possibilità di condurre una vita pressoché normale, di tornare a distinguere contorni ed immagini, di leggere senza ecContinua a pag. 26 26 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 Testimonianze Continua da pag. 25 cessivo sforzo, suscitò in me una gioia incontenibile, assieme ad una profonda gratitudine per quanti mi erano stati vicini e mi avevano aiutata: il chirurgo, i familiari, le tante persone amiche che mi avevano accompagnato con l’affetto e la preghiera. Fu per me come rinascere alla vita e a tutte le sue bellezze. Potevo intonare il mio “Magnificat” e rendere testimonianza della potenza della misericordia del Signore. Quale il ruolo di Benedetta nelle mie vicissitudini? Secondo me importante, perché l’ho sempre avvertita partecipe e vicina, perché sono moralmente sicura mi abbia aiutato, perché il suo esempio ha suscitato in me fiducia ed abbandono alla volontà di Dio, sentimenti che continuano ad alimentare la mia visione della vita. Ora ho anche realizzato il desiderio di andare a “trovarla”. Prima non avevo potuto, per le gravi condizioni di salute di mia madre, mancata a 96 anni nel novembre 2007. Sono giunta a Dovadola dopo un viaggio piuttosto faticoso, ma credo che tutte le cose belle e importanti vadano conquistate a prezzo di sacrificio. Il mio stato d’animo durante il viaggio è stato di gioia, come se mi preparasse all’incontro con una persona cara e allietato dalla bellezza del luogo in cui Benedetta riposa. Cordiale l’accoglienza di don Alfeo, che mi scuso per aver disturbato in un’ora dedicata al riposo. Di grande intensità il tempo di preghiera, in prezioso silenzio e solitudine accanto al sarcofago di Benedetta, dove ho respirato il messaggio profondo della sua esistenza. Questa testimonianza ho voluto fornire in quanto intimamente convinta di aver ricevuto da Benedetta una “grazia”, un dono di cui le sono profondamente riconoscente. Efisia Sirchia Sono molte le persone che sentono Benedetta accanto a loro in momenti di gravi difficoltà. Riportiamo qui la testimonianza di Arturo. Ravenna, 16 marzo 2008 Ho avuto un incidente tornando a casa dal lavoro il 7 marzo 1997 alle ore 17.30 in via Destra Canale Molinetto a Ravenna. La dinamica è stata questa. Sono un idraulico e viaggiavo col mio Fiat Ducato 10 per motivo di lavoro sulla via Destra Canale Molinetto di Ravenna. Ad un certo punto ho intravisto una macchina che a più di cento metri si è fermata a destra. Io stavo proseguendo sulla mia corsia, quando all’improvviso la stessa macchina ha voltato a sinistra e si è fermata. In quel momento mi sono trovato davanti la vettura che non ho potuto evitare e l’ho tamponata con violenza anche se andavo solo a 50 Km. Dalla collisione tremenda sono sceso senza un minimo livido e anche l’altra persona è rimasta illesa. La cosa più strana è stata che ho sentito molto male al torace per un mese come se avessi avuto la cintura di sicurezza, che invece non avevo allacciato. Avevo letto tempo indietro il libro di Benedetta, e mi sono detto: lei ha salvato la vita a me e a quell’altro. Questo fatto mi fa desiderare di visitare la tomba di Benedetta a Dovadola, cosa che faccio molto volentieri. Concludo il racconto con queste parole: Benedetta mi è vicina, sempre. Arturo Lombardi Preghiera per la glorificazione di Benedetta Bianchi Porro Padre nostro, noi ti ringraziamo per averci donato in Benedetta una cara sorella. Attraverso la gioia e il dolore di cui hai riempito la sua breve giornata terrena, Tu l’hai plasmata quale immagine viva del tuo Figlio. Con Benedetta al nostro fianco ti chiediamo, Padre, di poterci sentire più vicini a te e ai fratelli, nell’amore, nel dolore e nella speranza. In una accettazione piena e incondizionata del tuo disegno. Fa’ che la sua testimonianza così radicale della potenza salvifica della croce c’insegni che il dolore è grazia e che la tua volontà è gioia. Concedi, o Padre, la luce del tuo Spirito alla Chiesa, affinché possa riconoscere Benedetta fra i testimoni esemplari del tuo amore. Questa grazia ………… che per sua intercessione umilmente ti chiedo, possa contribuire alla glorificazione della tua serva Benedetta. Amen. con approvazione ecclesiastica Secondo alcune testimonianze, Benedetta appare in sogno a delle persone che sono nel dolore, anche se non la conoscono ancora, per donare il suo sostegno e il suo amore. Mirella di Viareggio racconta la sua storia. Quella notte la mia visione fu bella e significativa. Dopo aver camminato tanto, mi ritrovai a Pisa in una strada un po’ stretta, dovevo andare ad una festa. Di fianco c’erano delle mura molto alte e antiche, dovevano essere di un monastero, e in alcuni punti cadevano a pezzi; un po’ all’interno c’era una grande chiesa ed era in buone condizioni, certamente di un’epoca più recente. Poco più avanti notai la macchina del mio Riccardo e tutto questo mi lasciò sconcertata perché io non ho la patente. Mi sentivo molto stanca perché quel tragitto, da Viareggio a Pisa, l’avevo fatto a piedi. Ad un tratto udii delle voci, stavano celebrando la Santa Messa. Di lì a poco mi trovai circondata da molte persone, che pure loro pregavano. Pensai: la festa non c’è stata, però ero ugualmente contenta perché avevo assistito alla S. Messa. D’improvviso, come per incanto, vidi cadere dall’alto tante monetine, così credevo. Pensavo che raccogliendole non avrei commesso nulla di male, dal momento che ne avevo assai bisogno. Anche le persone presenti presero pure loro qualcosa. Poi, per incanto, mi resi conto che non erano monete bensì tanti santini, ma ne ero ugualmente felice. Sentii alcune persone che, parlando fra di loro, dicevano che la S. Messa l’aveva celebrata un frate. Mi rimisi in cammino seguendo una strada in salita e mi ritrovai in un piccolo paese di montagna. lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ 27 Testimonianze Sempre al mio fianco c’era la nostra macchina, ma nessuno la guidava e mi dava la sensazione che fosse lei ad indicarmi la strada. Mi sentivo molto stanca ed era già buio; notai che non ero più a Pisa, ma neanche in Toscana. Ero in un luogo che non conoscevo, mi sentii spersa, volevo tornare a casa perché mio marito mi stava aspettando, oltretutto non stava per niente bene. Ero spaventata e sapevo che da sola non potevo farcela; qualcuno mi doveva aiutare! Come venuta dal nulla, mi apparve un’esile figura, e subito mi accorsi di sentirmi più tranquilla. La giovane donna era vestita con un abito chiaro, che a me sembrava una tunica, mi venne incontro sorridendo e subito mi tranquillizzò; le raccontai quello che mi stava succedendo. Le dissi: “Sai, credevo che fossero monetine, ne avevo bisogno, ed invece erano tanti santini, però non ti preoccupare che li conserverò con grande rispetto”. Le dissi, piangendo, che ero molto stanca ed impaurita e mi sentivo sola. Lei, senza dirmi niente, annuendo con il capo e sorridendo, mi mise la mano sulla spalla come volesse proteggermi; notai subito una sola mano, la destra, e che non stava camminando ma si muoveva quasi sollevata da terra; era affettuosa e protettiva e disse: “Non preoccuparti”, anche se io la sua voce non l’ho sentita. Poi ad un certo punto sparì ed io mi sentii nuovamente presa dal panico. In questo piccolo paese, ma molto grazioso, notai un bar, una macelleria ed in fondo alla strada, che andava in salita, vidi un piccolo albergo, così a me appariva; notai anche delle panchine in marmo e cominciai a fare domande per sapere se avevano visto quella dolce creatura che parlava con me. Mi guardavano con incredulità, non sapevano di cosa stessi parlando. Mi preoccupai molto perché pensavo di avere avuto delle allucinazioni, ma come dal nulla, riapparve quella dolce creatura; si avvicinò a me e, mettendomi la mano destra sulla spalla, mi disse di non preoccuparmi perché mi avrebbe ospitato nella sua casa, cedendomi anche il suo letto! Mi sentii presa da una forte emozione e grande gioia per la visione di quella dolce creatura. Mi ritrovai in una semplice stanza, con un letto né grande né piccolo; mi fece sedere su quel letto che era di colore chiaro come la sua tunica e con un grande sorriso, sempre con la sua mano sulla mia spalla, mi rassicurò annuendo con la testa. Premetto che la grave malattia di mio marito Riccardo è stata conclamata i primi di maggio del 2007 ed è finita il 12 dicembre 2007. I primi dolorosi mesi del suo calvario furono devastanti e fu in quell’occasione che entrò nella nostra casa una mamma speciale di nome Rita, che io conoscevo di vista. Disse a noi che la sua adorata figlia Antonella era molto malata e tanto devota alla beata Benedetta di Dovadola. Noi tutti non conoscevamo Benedetta. La mattina seguente ritornò Rita che ci portò il S. Rosario di Benedetta con impressa la sua immagine in bronzo. Un dolce brivido mi colpì. Era lei la giovane donna che quella sera mi aveva aiutato e ceduto il suo letto. Era Benedetta di Dovadola ed io la ringrazierò sempre e le sarò sempre fedele. Dopo pochi giorni Rita ci donò per quattro mesi la dolce immagine di Benedetta. Di lì a poco le nostre vite cambiarono notevolmente in meglio, specialmente da parte del mio Riccardo. A mio marito lei ha donato la sua immagine scolpita nel suo cuore come fosse un Angelo. Mio marito è stato per natura una persona disponibile verso gli altri, umano e altruista e in più aveva un grande sorriso e cercava di donarlo a tutti. E così successe una cosa meravigliosa; voleva pregare tutti i giorni e voleva che la volontà di Dio fosse rispettata così in terra come in cielo; aveva scoperto l’amore immenso per Maria, la madre di Gesù, e per tutti noi. Io pregavo notte e giorno per questo piccolo e grande miracolo: e tutto questo succedeva davanti all’immagine di Benedetta. La ringrazierò sempre per essere stata una dolce ospite in casa nostra. A mio marito era stata donata una forte speranza ed una grande fede e quando fosse venuto quel giorno in cui sarebbe dovuto andare, lo avrebbe fatto illuminato da nostro Signore Gesù Cristo. E così la fede in Dio e nella Santa Maria l’ha donata pure a me. Se ne è andato con dolcezza, chiedendomi perdono perché avrebbe dovuto lasciarmi. Io con grande chiarezza posso ringraziare con gioia, per questo miracolo, Benedetta di Dovadola, quella giovane donna che mi aiutò in quella sera in cui mi sentivo stanca e sperduta! Mio marito ha sempre ringraziato il Padre Nostro di averlo fatto vivere sino a quel momento, assieme a sua moglie e ai nostri tre figli pur sapendo di dover morire e chiedendo il suo perdono. Ed io che sono sua moglie e ho assistito a tutto questo, ringrazio con devozione e umiltà Benedetta di Dovadola. Mirella Galli ved. Tonini Viareggio, 7 maggio 2008 Antonella Meccariello è ritornata al padre il 22 gennaio 2008. Benedetta le è stata vicina. In segno di ricordo e di riconoscenza la famiglia ha donato, seguendo l’indicazione di don Alfeo Costa, un candelabro alla Badia di Dovadola (vedi foto). Pubblichiamo un ricordo di Antonella trasmessoci dalla mamma. Mia piccola e grande donna, dalle spalle esili e doloranti, che hai saputo portare con coraggio, per amore del tuo Gesù crocifisso, una grande e pesante croce che Lui stesso, prima di metterla sulle tue spalle, ha ben soppesato e, facendoti una carezza, ti ha incoraggiato dicendoti: “VA’ CHE CE LA FAI” Tu non l’hai rifiutata, ti sei inchinata pronunziando il tuo “SÌ” generoso, come Gesù nell’orto del Getsemani, come Maria nell’Annunciazione con il suo “SÌ” alla divina maternità e al calvario. E anche tu Antonella hai iniziato la tua dolorosa via crucis, il tuo terribile calvario. Più volte ti sei accasciata, sei caduta sotto quell’enorme peso, rialzandoti con fatica, sorretta dalla venerabile Benedetta Bianchi Porro (1936-1964, alla quale hai tanto somigliato nella sofferenza e nella breve esistenza), che assiduamente invocavi quale tua avvocata e protettrice. Pur nella tua lancinante sofferenza il sorriso non si è mai spento sulle tue labbra anche quando, asciutto il ciglio, il cuore piangeva le sue cocenti lacrime. In silenzio soffrivi e offrivi, pregavi e ottenevi. Il tuo sposo Alessandro ti ha sostenuto, ti è stato accanto in quel tratto di strada così difficile e doloroso; avete camminato insieme, in silenzio e con dignità. Ora tu sei in cielo, noi ancora pellegrini sulla terra, ma siamo sempre insieme. Hai detto infatti un giorno: “Non finirà qui”. Hai Continua a pag. 28 28 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 Continua a pag. 28 Testimonianze avuto ragione. Tu continui ad esserci vicina e dalla Patria beata, piccola e grande donna, ci insegni a soffrire e offrire, con fede e speranza, in religioso silenzio. “Sì, cammineremo insieme a te, mano nella mano!”. La tua mamma Rita Nogara, 4 giugno 2006 Vi ringrazio per le vostre preghiere. Vi scrivo questa mia testimonianza perché sia di aiuto a delle persone che, come me, nelle prove della vita, si allontanano sempre di più dal Nostro Signore Dio. Dopo la mia separazione che, anche se fatta di comune accordo, non riuscivo ad accettare, ogni giorno che passava pensavo sempre di togliermi la vita. Per me il mondo non esisteva più e non avevo voglia di vivere, fino al 2 dicembre 1993. Frequentavo da poco il Santuario della Beata Vergine della Comuna a Ostiglia, guidato dai Francescani (…). I francescani organizzarono il 3 dicembre 1993 un pellegrinaggio proprio a Forlì per conoscere la storia di Benedetta Bianchi Porro, con spiegazioni e filmati di Benedetta, la quale sapeva che la sua malattia l’avrebbe presto portata in paradiso con Gesù. La sua vita, ora una storia, ma vera e bella, mi ha fatto capire quanto sia preziosa la vita che Gesù ci dona ogni giorno. Camminando nelle paure, nelle malattie, la vita va vissuta, giorno per giorno. È un dono che DIO ci dà. Dopo questa esperienza la mia vita ha avuto una svolta direi meravigliosa per questi motivi. Primo. Da quel giorno non ho pensato di morire ma di vivere con gioia sapendo quanto il Signore Gesù mi ama. Ho continuato poi a fare molti pellegrinaggi a Fatima, da Padre Pio, a Lourdes, Medjugorie, Assisi e molti altri santuari (…). La gioia, la pace e la serenità che porto a casa ogni volta non ci sono parole per descriverla. Spero che tutti voi, Amici di Benedetta, continuiate a diffondere il più possibile in ogni parte del mondo la vita di Benedetta Bianchi Porro e che presto sia proclamata santa Benedetta. Il Signore sorregga sempre voi tutti e con la Sua benedizione possiate continuare la strada dell’Amore. Ciao di cuore a tutti voi da Fausto. Pace e Bene. Pieve Torina, 11 luglio 2008 Il giorno 22 giugno c.a., a Pieve Torina con Graziella Aquili, e altre amiche, abbiamo presentato al paese, all’interno di una manifestazione rionale in onore di S. Agostino, la figura e le testimonianze su Benedetta Bianchi Porro, leggendo brani dei libri scritti su di lei e passi della sua vita. Molte le richieste per capirla meglio ed avere le sue pubblicazioni, l’opera divulgativa per conoscere la sua persona diventa sempre più ampia ed entrando nel mistero della sua vita, travagliata dal dolore, ma vissuta in maniera eroica, tutti noi ci sentiamo sollevati, perché abbiamo un faro che ci accompagna in questa passerella pericolosa. Distintamente, porgo cordiali saluti. Paola Villa S. Carlo, 18 luglio 2008 Carissimi signori Amati, è da parecchio che, sul mio tavolo, l’occhio mi va di frequente sul Vostro indirizzo. Di riflesso più che ovvio, la squisita gentilezza che m’avete usato nell’inviarmi il prezioso e ricco materiale ri- guardante Benedetta Bianchi Porro, mi pretende almeno due righe di sentitissima gratitudine. Anche il nostro, pur molto breve e del tutto fortuito, incontro l’ho raccolto come un ‘kairòs’ incoraggiante. Come forse Vi potei accennare, Benedetta è a tuttora un punto di luce per la mia vita. Non riesco a difendermi che raramente da una profonda emozione quando, poco poco, o qualche frase, o altro, mi consente di far ponte con Lei. E questo non avviene mai innocuamente. Lei fa parte di quella lista, vigilata e parecchio contenuta, di santi che ‘tiro volentieri par le strasse’. Ultimamente, e non penso sia il frutto degli anni che avanzano con imbattibile celerità, accuso con più consapevolezza il limite, il diffuso disincanto e, quindi, il reale bisogno di appellarmi a chi, proprio nel duro inenarrabile di tante prove, s’è trovato sorprendentemente rassicurato lo spirito, illimpidito lo sguardo, rafforzato oltre ogni dire dalla grazia e dalla misericordia del Signore. Che belli e grandiosi questi vincitori vinti dalla tenerezza e dalla compassione del Signore! Non c’è stato spasimo, abisso, tribolazione a fiaccarli. Sono stati in tante valli oscure, disseminandole di tante lacrime amarissime, ma si son trovati a tal punto irrobustiti, da essere ristoro e benedizione anche per le altrui impietose derive. Non serve che continui. Voi che di Benedetta continuate ad affiancare la missione, fortissima un tempo, convincetela ad essere ognor più sollecita ed intraprendente per i molti, sempre più in crescita pare, che si scoprono il cuore tanto affannatamente disabitato. Anch’io mi affido, oltre che a Lei, anche a Voi per Lei. Vi rinnovo ogni mia più sentita riconoscenza. Vi auguro tanta fortezza e consolazioni a cascata. d. Luigino Bonato Dalla lettera di agosto di Marco Bollini La Settimana di Deserto in onore di Benedetta Bianchi Porro (1936-1962) Come ogni anno, i primi giorni d’Agosto sono stati caratterizzati dalla celebrazione della “Settimana di Deserto” personale in vista degli anniversari della nascita terrena e del Battesimo della Venerabile Benedetta Bianchi Porro, figura splendida di giovane entrata nella mia vita, cui applico, senza reticenza ed esitazione quel capitolo dell’Enciclica “Spe salvi” in cui il Papa parla della sofferenza come luogo di apprendimento della speranza... è stato bello leggere, fra le lettere, in questo 2008, quelle indirizzate agli amici dopo i due Pellegrinaggi che Benedetta compì a Lourdes. Come ho caratterizzato quest’anno (e come, penso di rifare nei prossimi anni) la Settimana? Gli altri anni prima leggevo la lettera di Benedetta giorno per giorno e poi recitavo il Vespro della giornata; quest’anno, invece, ho inserito la lettura della lettera, sebbene Benedetta non sia ancora Beata, nel contesto della recita del Vespro di ogni giorno, continuando così fino a venerdì 8 quando, per la recita pubblica del Vespro che solitamente qui si fa in presenza del Santissimo Sacramento esposto, sono tornato al vecchio sistema. Ne risultava così uno schema di preghiera di questo tipo: recita del Vespro fino alla Commemorazione del Battesimo compresa; lettura della lettera di Benedetta; conclusione del Vespro con le intercessioni e poi come consueto per la recita PRIVATA. Marco Bollini lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ 29 Testimonianze Torino, agosto 2008 Caritas Christi urget nos! Carissime, perdonatemi del lungo silenzio, le giornate scorrono come l’acqua dei ruscelli, gli anni volano e la penna non scorre come prima. Il giorno di San Luigi ho compiuto 79 anni. Il giorno 10 agosto avevo tanto desiderio di venire a Dovadola ma mio fratello, che mi avrebbe accompagnato il giorno della festa del Sacro Cuore, il 30 maggio è partito per l’eternità. Aveva 71 anni. Pazienza... Sono stata contenta che il cardinale di Torino abbia scritto una bella omelia, sulle tre tappe del cammino della nostra Benedetta. A una nipote di una suora è nata una bimba: l’ha chiamata Benedetta. Io avevo una zia suora: anche lei Benedetta. Non ho parole per ringraziarvi dello stupendo “annuncio”. Grazie, grazie ancor del vostro nobil cuore. La Nennolina io l’ho vista nella parrocchia dei cistercensi “Santa Croce di Gerusalemme” a Roma. Uniti nella preghiera perché “l’annuncio” si propaghi sempre di più. Su “Avvenire” del 3 agosto pagina 26 dalla Romagna ad Assisi, nel nome di Benedetta. Sono contenta. Auguri a tutti per la bella festa. Ciao, Ciao. Suor Lina Stucchi Pace e bene a voi! Io vi devo un ringraziamento del tutto particolare. Ma soprattutto devo un ringraziamento particolare al buon Gesù per avermi fatto conoscere la storia di Benedetta in una situazione molto bella, con la mia migliore amica vicino. Ma vado con ordine. Prima di tutto mi presento: mi chiamo Luca Canetti e sono uno studente universitario. Frequento il primo anno dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Ferrara, la mia città. Ho scelto questa facoltà perché il mio, per le Sacre Scritture, è vero amore. Alcuni anni fa, insieme all’Unitalsi siamo andati a Dovadola, la città natale di Benedetta; ma non solo: nell’Abbazia di San Andrea sono conservate le spoglie mortali di Benedetta. Quando siamo scesi dal pullman e siamo entrati in Chiesa, io ero a dita intrecciate con una mia amica, ma non si tratta di un’amica qualsiasi, ma bensì di una vera amica. Per la precisione, si tratta di una ragazza Down a cui io voglio un bene immenso (e anche lei me ne vuole). E durante quella Messa, durante l’Omelia, hanno parlato proprio di Benedetta. Una delle persone che è intervenuta, è stata la sorella di Benedetta. La storia di questa straordinaria venerabile mi ha colpito nel profondo! (…). Luca Canetti da Ferrara Con commovente fedeltà Pina mi mette nella cassetta un mensile cattolico molto diffuso. Mi dice sempre che, dopo aver letto le cose che la interessano, è contenta che la rivista venga letta anche da altri e, pensandomi spesso sui libri, è contenta di passarmela. Questa volta ha scribacchiato sulla rivista un saluto particolare che mi ha fatto pensare. L’ho chiamata. Ecco cosa mi ha detto. Edoardo e Federico di Varese Pina Benedetta è fondamentale nella mia vita da quando l’ho conosciuta, tramite le notizie che ho potuto avere ed i libri ricevuti. Ho avuto un periodo molto critico di depressione già anni fa. Leggendo i libri di Benedetta mi sono sentita sollevata ed ho cercato di lottare. Poi sono venuta fuori dalla depressione. Purtroppo c’è quest’altra malattia [un grave tumore N. d. R.] che mi perseguita da dieci anni. Però ho sempre un punto di riferimento. Quando penso a Benedetta, a come ha vissuto la sua malattia, se mi lamento, mi sembra di fare un’offesa verso chi ha accettato queste cose senza ribellarsi. Per me sono fondamentali queste persone, forse più dei santi tradizionali perché queste sono persone vissute nella nostra epoca, come P. Pio e Benedetta. Sono persone che avrei potuto conoscere personalmente. Santi sono anche tutte quelle persone che hanno vissuto, che hanno sofferto senza ribellarsi, senza lamentarsi accettando la volontà di Dio. Quando c’è un problema – in questi giorni mi sento un po’ avvilita – penso a queste persone che hanno vissuto con amore la sofferenza. Allora cerco di andare avanti. Sarà poi il volere del buon Dio e loro che mi aiuteranno ad accettare queste cose. Spero di riuscire non ad essere brava come loro, ma almeno ad essere coerente con la storia che vivo. È facile dire “sono cristiana” quando si sta bene, è molto difficile quando si hanno dei problemi. Se tu vivi con coerenza queste cose, le devi accettare. Tutti mi dicono: “Tu sei una persona per bene, perché non ti hanno fatto il miracolo?”. Sono stata da poco da P. Pio. Ma io dico: milioni di persone vanno da P. Pio. Tutti vanno per chiedere qualcosa. Non credo che vadano per fare una passeggiata. Se uno va con l’aspettativa che, se P. Pio non mi guarisce, non mi vuole bene, è meglio che non ci vada. Anche Cristo, quando ha fatto i miracoli, non li ha fatti a tutti. Ha fatto vedere che li poteva fare. La sofferenza è nata con l’uomo. Non la si può togliere. Uno deve chiedere la grazia di accettare la malattia più che la grazia di guarire, perché purtroppo c’è la malattia, ormai siamo in troppi con questi problemi… La vita è una lotta continua. Bisogna avere la grazia di accettare quello che arriva. Pina ha ripetuto con parole sue quello che ha detto Benedetta al suo ritorno da Lourdes, sulla via dei santi. Grazie Pina, per la tua lezione di vita. 30 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 Dall’Irlanda da terre lontane Sutton, 3 agosto 2008 Cari amici, sono irlandese e per cinque anni sono stata in vacanza sul Garda. Durante le vacanze sono andata a Sirmione tante volte ed ho trovato la Chiesa in cui ho visto un’immagine di Benedetta e subito mi è piaciuta questa donna. Lei è nata un anno dopo di me ed è morta l’anno in cui mi sono sposata, nel 1964. Scusate, io scrivo l’italiano molto male. Ogni notte io prego Benedetta per tutte le mie amiche e amici italiani specialmente per un uomo malato di Parkinson. Per piacere avete un’immagine di Benedetta e anche delle preghiere, non importa se in italiano? Grazie, con auguri. Ethel Flanagan “ Io sto bene; e Dio che mi ama mi manda tante frasi di conforto e di amore. Adesso io cammino per la strada che conduce a Betlemme: alla stalla dove il Bimbo nasce, “mistero d’amore e di dolore ”. l’AMORE, sanno come si fa a consolare, aiutare, incoraggiare... Ultimamente sono nate due gemelline premature, parecchio sotto peso, e, alla richiesta della mamma, le ho battezzate con i nomi di Benedetta e Anna! Sono ancora nell’incubatrice, ma sono vispe e fanno ben sperare. Anna e Benedetta sono le “mamme del cielo” che sicuramente si prendono cura di questi due minuscoli tesori per la gioia di mamma e papà, infatti le hanno attese per anni... e non hanno altri figli. E tu sai che cosa significa per una donna africana non avere figli, è una tragedia vera e propria. Lo sai che in giro di Benedetta, Benedico, Anna ora ce ne sono tantissime/i? Eh, sì, quando parlo di lei, di loro la gente ascolta a bocca aperta e poi, vedendo le foto così belle, si sentono conquistati. Spero davvero che la Chiesa non ci faccia attendere troppo per metterla agli umori degli altari... ma lei/loro vivono già in quell’altare che è il cuore di innumerevoli amici sparsi nel mondo. Vi ringrazio per le foto, sono un caro ricordo di Anna. Abbiamo trascorso dei giorni indimenticabili... Mi piacerebbe poter ritornare a Dovadola. Chi sa, la provvidenza riserva tante sorprese. Per intanto ho la gioia, la grazia di essere qui a servire i miei fratelli e sorelle ammalati e poveri... con particolare attenzione ai bambini orfani (AIDS) e denutriti TANTISSIMI...!!! Non hai idea quali effetti devastanti abbia la denutrizione (frutto di miseria!) su questi fratellini e sorelline così provati. Facciamo di tutto e di più, ma con la crisi economica mondiale, l’Africa e questo paese sono tra i più penalizzati. So che molte famiglie italiane fanno fatica ad arrivare a fine mese... ebbene, qui spesso non riescono nemmeno a iniziarlo... capirai con meno di un euro, spesso mezzo, pro capite non si va lontano. Ti chiedo una preghiera sulla tomba di Benedetta e Anna perché susciti cuori generosi che sappiano farsi “prossimo” per questi “amati Gesù bambini”, e per me chiedi amore e “adrenalina” missionaria al massimo, e la salute necessaria per continuare questa missione impegnativa e meravigliosa ad un tempo. Ciao, Mara, brava e grazie per ciò che fai. Saluta (...) gli amici tutti. Ti/vi voglio bene. Con Benedetta e Anna il saluto e abbraccio più affettuosi. Ciao, ciao. Sister Magda missionaria felice BENEDETTA (a Maria Grazia - 17.12.1963) Dalla Tanzania Ikonda, 20 settembre 2008 Shalom! Carissima Mara, che bella sorpresa l’arrivo del pacco di libri su Benedetta, un regalo sempre molto, molto gradito sia che sia in inglese come in kiswahili. La gente li divora letteralmente; il fascino di Benedetta aumenta sempre di più, il suo sorriso così colmo di Dio, di bontà vera, di santità fa sì che da subito la si senta SORELLA e AMICA carissima. Se poi pensi ai nostri ammalati, spessissimo con malattie gravi e incurabili, si crea una solidarietà di amore che scaturisce dal comune dolore... Lei e loro crocifissi con Cristo! Parlo di Lei a tutti, ormai è da anni che ho la “Benedettomania” ed ora la metto assieme alla nostra indimenticabile Anna che ho avuto la grande gioia e grazia di conoscere personalmente e di corrispondere con lei per molti anni. Le sento accanto entrambe e, ora che sono immerse nel- Dipinto di Julia Waldner lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 ■ Riceviamo e pubblichiamo Preg.mi Membri dell’Associazione “Amici di Benedetta” 10 novembre 2008 da diretti protagonisti, voi vivete la gioia e la grazia dell’amicizia (e dell’aggregazione) che s’è formata attorno alla figura e al messaggio della ven. Benedetta: ne avete fatto venire un annuncio, per il quale già è godibile il bel traguardo dell’eroicità delle sue virtù. Attualmente, quali strumenti operanti per farne conoscere al mondo il meraviglioso messaggio, abbiamo la Fondazione “Benedetta Bianchi Porro” e l’Associazione “Amici di Benedetta”, realtà operosamente impegnate a far conoscere sempre meglio Benedetta. Così la nostra Chiesa locale con tale duplice possibilità ne annuncia il messaggio, fiduciosa di potersi calare in generosa operatività mediante l’Associazione, strumento che gode di maggior flessibilità nei confronti della legislazione vigente, mentre per un nuovo slancio della Fondazione ha ritenuto opportuno partire dal rinnovo del CdA. In tale contesto, è da apprezzare che l’Associazione abbia manifestato la sua volontà di rinnovamento anche con un nuovo CdA, formato da 15 membri: possa essere altrettanto giovevole il rinnovo che mons. Vescovo fa del Consiglio di Amministrazione della Fondazione, chiamando accanto al parroco di Dovadola, d. Paolo Giuliani, sacerdote di sicura competenza giuridica, e 3 laici altrettanto appassionati della causa: Alvaro Ravaglioli, Jolanda Bianchini e Sofia Bandini. Mons. Vescovo e questa Curia sentitamente ringraziano quanti hanno a cuore la causa di Benedetta; e hanno fiducia di dare in tal modo adeguata risposta all’attesa degli “Amici di Benedetta” che – dai Familiari ai molti che fin dalla prima ora si sono aggregati nel pio sodalizio – operano in maniera generosa e feconda. Quanto più questi Amici sapranno rendere operante l’Associazione, tanto più anche la Fondazione verrà connotata nella sua capacità di attenzione ad una realtà ricca di grazia, ma che tanto impegna nel suo cammino di qualificazione della missione che le è propria. Da parte mia, assicurando grande stima e fiducia, porgo cordiali saluti, don Dino Zattini, vicario generale. “L’evento dell’incarnazione testimonia la partecipazione “Piena di Dio alla vita dell’uomo e apre per l’uomo “Un sentiero di vita eterna” (CEI, Comunicare il Vangelo) Preg.mi Familiari di Benedetta: Emanuela Bianchi Porro e Carlo Spinelli a voi tutti, e in primo luogo a Emanuela e Carlo, quali membri uscenti della Fondazione, questa Curia invia la lettera in allegato, intesa a portare a compimento il rinnovamento della cariche sociali avviatosi all’interno dell’Associazione “Amici di Benedetta”, e opportunamente da concludere anche per la Fondazione. Tutti sappiamo come già dalla scomparsa della compianta Anna Cappelli, s’avvertisse un bisogno di procedere con pari intensità d’entusiasmo, ma anche con la necessaria attenzione alla legislazione vigente, nel frattempo profondamente rinnovatasi, fino a chiedere una chiara trasparenza nell’uso degli strumenti e nel perseguimento delle finalità. Ascoltati i vari pareri, la cosa che più giova in questo momento, sembra mantenere una Fondazione agile nei suoi aspetti istituzionali, e offrire a tutti gli Amici di Benedetta la possibilità di agire con lo spirito e le finalità che, come Associazione, hanno saputo esprimere, così da raggiungere per suo tramite significativi traguardi. Nella fiducia che essa con nuove energie s’investa sempre più dei compiti che le sono propri, tanto più si auspica la presenza dei Familiari al suo interno. C’è buon motivo, da parte di questa Curia e di mons. Vescovo in particolare, per ringraziare i Familiari per la vicinanza che hanno sempre offerto alla Causa di Benedetta, ed esprimere sentimenti di profonda stima specialmente verso chi direttamente lavorava nella Fondazione (attualmente Emanuela e Carlo). Da parte mia, saluto tutti di cuore, con l’augurio che possiate sperimentare l’abbondanza di contraccambio che il Signore assicura molto meglio di quanto non faccia la presente. don Dino Zattini, vicario generale A Mons. Dino Zattini Vicario generale della diocesi di Forlì Bertinoro Ho ricevuto gli scorsi giorni la comunicazione del rinnovo del CdA della Fondazione “Ven. Benedetta Bianchi Porro” e vedo che i familiari, Emanuela Bianchi Porro e Carlo Spinelli non ne faranno più parte nella prossima sessione. Prima di tutto ringrazio dell’occasione che mi è stata data finora di parteciparvi e di contribuire, nel poco che ho potuto, alla crescita della stessa e, per me, dell’opportunità che ho avuto di approfondire il messaggio di Benedetta. La quale mi ha sempre accettato e voluto bene con le mie virtù, e soprattutto con i miei difetti e limiti e questo non posso che testimoniarlo con gratitudine e profonda riconoscenza. Sono lieta del rinnovamento della Fondazione stessa e dell’occasione che verrà data ad altre persone di contribuire al meglio per la sua crescita, più di quanto abbia potuto io. Forse è giusto che i familiari facciano un passo indietro in questo ambito, l’ho sempre detto e ripetuto e lo riaffermo ora, anche nel rincrescimento di lasciare il compito fin qui affidatomi. Perché non sono la carne e il sangue il segno di vicinanza a Benedetta, ma lo spirito e la carità. Oggi dunque, nel sacrificio che mi chiedete e proprio per questo, mi sento indegnamente appena più simile a lei che avrebbe chiesto di fare di più nella vita e ha trovato di dare di più dove mai si sarebbe aspettata. All’interno dell’Associazione, credo di parlare anche a nome di Carlo Spinelli, mai vi mancherà il nostro appoggio e il nostro sostegno, che è appena una pallida riconoscenza per il centuplo che ogni giorno riceviamo dal messaggio di gioia e di speranza della nostra amata Benedetta. A Benedetta e alla sua saggezza, che è quella del Padre, vi affido. Emanuela Bianchi Porro 31 32 ■ lʼannuncio (XXIII) dicembre 2008 – n. 66 Per conoscere Benedetta Lʼ annuncio è sostenuto soltanto con le offerte degli Amici. Un grazie di cuore a tutti i benefattori che, con il loro aiuto e la loro generosità, ci permettono di continuare la diffusione del messaggio di Benedetta nel mondo. IMPORTANTE Chi desidera partecipare al pranzo del 25 gennaio 2009 o avesse bisogno di alloggiare presso la “Rosa bianca” a Dovadola, è pregato di rivolgersi alla nostra Associazione “Amici di Benedetta”, scrivendo a Casella Postale 62 – 47013 Dovadola, o telefonando a Don Alfeo Costa, parroco di Dovadola, 0543 934676: tel., fax e segreteria telefonica o a Lucia 0543 934800 entro il 15 gennaio 2009. In lingua straniera «BEYOND SILENCE» («Oltre il Silenzio» in inglese) «Amici di Benedetta» Forlì «MAS ALLA DEL SILENCIO» («Oltre il Silenzio» in spagnolo) «Amigos de Benedetta» Bilbao «MAS ALLA DEL SILENCIO» («Oltre il Silenzio» in spagnolo) Ed. Claretiana - Buenos Aires «AU DELÀ DU SILENCE» («Oltre il Silenzio» in francese) Editions de lʼEscalade - Paris «UBER DAS SCHWEIGEN HINAUS» («Oltre il Silenzio» in tedesco) Freundeskreis «Benedetta» - Hamburg «CUDO ZIVOTA» («Il Volto della Speranza» in croato) a cura di Srecko Bezic - Split «OBLICZE NADZIEI» («Il Volto della Speranza» in polacco) Romagrafik - Roma «ALÉM DO SILÊNCIO» («Oltre il Silenzio» in portoghese) Ed. Loyola - San Paulo «TRANS LA SILENTIO» («Oltre il Silenzio» in esperanto) Cesena - Fo «DINCOLO DE TACERE» («Oltre il Silenzio» in rumeno) Chisinau, Rep. Moldava «SESSIZLIGIN IÇINDEN» («Oltre il Silenzio» in turco) Iskenderun «TÙLA CSENDEN» («Oltre il Silenzio» in ungherese) Budapest, 1997 «OLTRE IL SILENZIO» in giapponese - Tokio «OLTRE IL SILENZIO» in arabo - Beirut «OLTRE IL SILENZIO» in ebraico «OLTRE IL SILENZIO» in russo - Bologna «OLTRE IL SILENZIO» in cinese - Taipei «OLTRE IL SILENZIO» in maltese - La Valletta «OLTRE IL SILENZIO» in slovacco - Trnava «OLTRE IL SILENZIO» in swahili - Nairobi «BENEDETTA» M.G. Dantoni, opuscoli in inglese, francese, spagnolo, russo, tedesco, thailandese, ucraino, bulgaro «BENEDETTA» opuscolo in indonesiano, a cura di Fr. Antonio Carigi SIATE NELLA GIOIA - Diari, lettere, pensieri di Benedetta Bianchi Porro, a cura e con introduzione di David M. Turoldo - Cesena «Amici di Benedetta» - Villanova del Ghebbo (Ro) - pagg. 255. IL VOLTO DELLA SPERANZA - Note biografiche. Lettere di Benedetta e lettere di amici a Benedetta. Testimonianze di amici che lʼhanno conosciuta, a cura di Anna Cappelli - Cesena - «Amici di Benedetta» - pagg. 480. OLTRE IL SILENZIO - Note biografiche. Diari e lettere di Benedetta. Lettere degli Amici a Benedetta. Testimonianze di chi lʼha conosciuta, a cura di Anna Cappelli - Cesena - «Amici di Benedetta» pagg. 168. TESTIMONE DI RESURREZIONE - Pensieri di Benedetta disposti seguendo il suo itinerario spirituale, a confronto con passi della Sacra Scrittura, presentazione di Enrico Galbiati - Cesena «Amici di Benedetta» - pagg. 152. PENSIERI 1961 - Pensieri autografi di Benedetta, tratti dal suo diario Forlì - «Amici di Benedetta» - pagg. 180. PENSIERI 1962 - Pensieri autografi di Benedetta, tratti dal suo diario Ravenna - «Amici di Benedetta» - pagg. 200. BENEDETTA BIANCHI PORRO - I suoi volti - Gli ambienti - I documenti, a cura di P. Antonino Rosso - «Amici di Benedetta» 2006 pagg. 255. VIVERE È BELLO - Appunti per una biografia di Benedetta Bianchi Porro, di Emanuela Ghini, presentazione del Card. A. Ballestrero - Cesena - «Amici di Benedetta» - pagg. 200. BENEDETTA - Sintesi biografica a cura di Maria G. Dantoni - Stilgraf Cesena - pagg. 32. BENEDETTA di Alma Marani - Stilgraf - Cesena - “Amici di Benedetta” - pagg. 48. BENEDETTA BIANCHI PORRO di Andrea Vena. Biografia autorizzata Ed. S. Paolo - pagg. 221. SCRITTI COMPLETI di Benedetta Bianchi Porro, a cura di Andrea Vena - Ed. San Paolo - pagg. 815.. ABITARE NEGLI ALTRI - Testimonianze di uomini di oggi su Benedetta, lettere, discorsi, studi, meditazioni - Cesena - «Amici di Benedetta» - pagg. 416. LA STORIA DI BENEDETTA - Narrata ai bambini, di Laura Vestrucci con illustrazioni di Franco Vignazia - Forlì - «Amici di Benedetta» pagg. 66. DIO ESISTE ED È AMORE - Veglia di preghiera sulla vita di Benedetta di Angelo Comastri - Cesena - «Amici di Benedetta» pagg. 33. OGGI È LA MIA FESTA - Benedetta Bianchi Porro nel ricordo della madre, di Carmela Gaini Rebora - Ed. Dehoniane - pagg. 144 - Ristampato. BENEDETTA BIANCHI PORRO - LETTERA VIVENTE - Scritti di sacerdoti e di religiosi alla luce della parola di Benedetta - Cesena «Amici di Benedetta» - pagg. 256. BENEDETTA O LA PERCEZIONE DELLA GIOIA - Biografia di Timoty Holme - Gabrielli Editore, Verona - pagg. 230. APPROCCIO TEOLOGICO AL MISTERO DI BENEDETTA BIANCHI PORRO del Card. Giacomo Biffi - Cesena - «Amici di Benedetta». BENEDETTA BIANCHI PORRO di Piero Lazzarin, Messaggero di SantʼAntonio - Padova 2006, pp. 221. IL SANTO ROSARIO CON BENEDETTA a cura della Parrocchia di Dovadola. LʼANELLO NUZIALE - La spiritualità “sponsale” di Benedetta Bianchi Porro, di E. Giuseppe Mori, Quinto Fabbri - Ed. Ave, Roma 2004, pagg. 107. CASSETTA REGISTRATA DELLE LETTERE DI BENEDETTA a cura degli «Amici di Benedetta». CARO LIBRO - Diario di Benedetta, illustrato con 40 tavole a colori dagli alunni di una IV elementare di Lugo (Ra) con presentazione di Carlo Carretto e Vittorio Messori - pagg. 48 formato 34x49 Ed. Morcelliana. ERO DI SENTINELLA di Corrado Bianchi Porro. La lettera di Benedetta nascosta in un libro - Ed. S. Paolo. FILMATO SU BENEDETTA (documentario) in videocassetta. DVD BENEDETTA BIANCHI PORRO - Testimonianze (filmato in Dvd). LʼANNUNCIO - semestrale a cura degli «Amici di Benedetta». LETTERA A NATALINO di Benedetta Bianchi Porro. Illustrazioni di Roberta Bössmann Amati, pp. 24 - Ed. Stilgraf Cesena. QUADERNI DI BENEDETTA 1 - Benedetta Bianchi Porro. Il cammino verso la luce, di don Divo Barsotti, Fondazione Benedetta Bianchi Porro e Associazione per Benedetta Bianchi Porro, 2007, pp. 46. QUADERNI DI BENEDETTA 2 - Benedetta Bianchi Porro. Dio mi ama, di Angelo Comastri, Fondazione Benedetta Bianchi Porro e Associazione per Benedetta Bianchi Porro, 2008. Postulatore della Causa di Beatificazione P. PAOLO ROSSI Via Cairoli, 43 - 00185 Roma. Per comunicare con noi, per richiedere libri o altro materiale potete rivolgervi a: AMICI DI BENEDETTA Casella postale 62 - 47013 Dovadola (FC) - Tel. 0543 934800 - C.C.P. 14097471 Posta elettronica: [email protected] oppure [email protected] – http: //www.benedetta.it. D. Lgs 196/03 “Codice in materia di protezione dei dati personali” - Il suo indirizzo fa parte dellʼarchivio de “lʼannuncio”. In virtù di questo, nel pieno rispetto di quanto stabilito dal D.Lgs 196/03 “Codice in materia di protezione dei dati personali” lei ha lʼopportunità di ricevere la nostra rivista. I suoi dati non saranno oggetto di comunicazione o di diffusione a terzi. Per essi lei potrà richiedere in qualsiasi momento modifiche, aggiornamento, integrazione o cancellazione, scrivendo alla redazione della rivista.