DOMENICA 17 MAGGIO 2015 In Italia EURO 1,50 www.corriere.it Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 281 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 Servizio Clienti - Tel. 02 63797510 mail: [email protected] FONDATO NEL 1876 Cannes Il confronto Oggi Dieci minuti di applausi «Mia madre può vincere» E Moretti si commuove Giorello e Pezzali «Tregua sui social» Cappelli, Mereghetti, Grassi e Ulivi alle pagine 30 e 31 Antonio Carioti nel supplemento Trasformismo dilagante Siria Bandiera nera a nord del sito archeologico LE RADICI DELLA CRISI DEI PARTITI Il petroliere dell’Isis ucciso dagli Usa Palmira sotto assedio di Ernesto Galli della Loggia D continua a pagina 24 IL REGIME AFP / AMR RADWAN AL-HOMSI estra e Sinistra appaiono in crisi e quasi in via di scomparsa, mentre al loro posto si va delineando per il futuro un ampio schieramento ultramaggioritario, tendenzialmente centrista, capace di inglobare quasi tutte le componenti parlamentari. Contemporaneamente si diffonde, sempre più massiccio nelle periferie ma ormai anche nel Parlamento nazionale, il fenomeno del trasformismo. Oggi è questa, nella sua essenza, la situazione che ci sembra nuova della nostra vita politica. Ma a ben vedere lo è solo relativamente. La situazione odierna, infatti, ricorda da vicino la situazione che si verificò in Italia già negli ultimi decenni dell’Ottocento dopo l’esaurimento della Destra e della Sinistra risorgimentali. Le quali, peraltro, anche durante il Risorgimento erano state sì contrapposte, ma fino a un certo punto. Non a caso Cavour governò per anni, come si sa, con una maggioranza che in pratica escludeva solo la Destra e la Sinistra estreme: maggioranza battezzata con il nome significativo di «connubio». Questo connubio paratrasformistico — che di fatto s’interruppe solo per pochi anni subito dopo l’Unità — durò in pratica fino alla Prima guerra mondiale. In tutto questo tempo l’amplissimo schieramento politico che si riconosceva nelle istituzioni dello Stato — l’eterogeneo «partito costituzionale» — non fu capace di dividersi stabilmente in una Destra e in una Sinistra contrapposte. Un uomo ferito viene trasportato su un pick-up in seguito a un attacco aereo nella città siriana di Saraqeb Assad isolato rischia il tracollo di Davide Frattini I l regime di Assad sembra sempre più fragile: prendendo Palmira i fondamentalisti potrebbero aumentare la pressione su Damasco. a pagina 7 Scuola L’attesa dei sindacati. Il Garante: intese violate. Le lettere dei professori e il dialogo del premier 9 771120 498008 LA SENTENZA CAPITALE Sfida sugli scrutini bloccati ● GIANNELLI VERTENZE E PROTESTE Ma a pagare non siano ancora le famiglie Due giorni consecutivi di blocco degli scrutini dopo la chiusura dell’anno scolastico. I Cobas sfidano il governo e il Garante degli scioperi, che ribadisce di essere pronto alla precettazione in caso di violazione dell’accordo sulla scuola del 1999. Renzi si dice convinto che il blocco si rivelerà un boomerang, e Palazzo Chigi fa sapere che tra gli insegnanti che hanno risposto alla mail del premier, la metà è a favore della riforma. di Dario Di Vico da pagina 2 a pagina 4 Caccia, Iossa, Meli, Menicucci, Santarpia a pagina 25 Mezz’ora prima della strage Giardiello era già in Tribunale di Luigi Ferrarella e Andrea Galli L’INTERVISTA LE CONTESTAZIONI GIORNALIERE Il diritto di parola di Salvini di Antonio Polito N essun appello di intellettuali per difendere il diritto di parola di Matteo Salvini: sotto sotto, molti pensano che se l’è cercata. a pagina 12 T acere non è la nostra virtù. E lei non ha taciuto. Lei si chiama Giustina Noviello, è l’avvocato dello Stato che ha difeso le misure del 2011 del governo Monti alla Corte costituzionale nell’udienza che ha portato alla sentenza sulle pensioni che sta squassando i piani del governo Renzi: una voragine nei conti causata da una delibera. Lei non ha taciuto e come una adolescente ha voluto farci sapere su Twitter che non ama Matteo Renzi: «Questa non è una sinistra è un centrifugato di de- Blitz americano in Siria: in un raid delle forze speciali elitrasportate nella parte orientale del Paese è stato ucciso Abu Sayyaf, ritenuto il «tesoriere» dello Stato Islamico, responsabile degli affari collegati al petrolio. Gli scontri nella zona continuano, mentre la bandiera nera dell’Isis è stata issata a Palmira, l’antico sito archeologico, già colonia romana, dopo giorni di combattimenti. a pagina 6 Olimpio Perché l’Europa non può tacere sulla condanna I Cobas proclamano due giorni di sciopero. Renzi: sarà un boomerang di Morsi C laudio Giardiello, l’uomo che il 9 aprile scorso uccise tre persone al Tribunale di Milano, ha girovagato per mezz’ora nelle aule del Palazzo di Giustizia prima di raggiungere l’aula dove avrebbe iniziato la strage. La novità, che riscrive la cronaca di quelle ore, giunge mentre gli inquirenti confermano che l’assassino era entrato da un varco dotato di metal detector, che si accese: ma non fu fermato né controllato. Cantone: il Csm sbaglia bersaglio sulla corruzione a pagina 18 a pagina 11 di Dino Martirano di Aldo Grasso ● IDEE& INCHIESTE ● PADIGLIONE ITALIA POLITICHE I TWEET IN LIBERTÀ DEL DIFENSORE DELLO STATO MAPPE IL “CHE” E CRAXI 50 5 1 7> ANNO 140 - N. 116 Consulta Noviello ha difeso le misure sulle pensioni, e non ama Renzi magogia e arroganza... Rivoglio una sinistra autentica... Valori, competenza, serietà!», «Partito della nazione. Renzi: non lascio a voi il monopolio della Sinistra…», «Stanno rottamando pure i diritti», «Renzi in Egitto. Sulle orme di Napoleone, ma con molta più chiacchiera», «Il ragazzo è mooolto nervoso, circondato da yesboys e yesgirls non si capacita dei suoi fallimenti», e così via. E via ai sospetti. Riccardo Puglisi, economista e membro della direzione del partito di Passera, Italia Unica, ha accusato la Noviello di non aver difeso con sufficiente rigore la tesi dello Stato, avendo opinioni contrarie al governo. La Consulta è politicizzata, i magistrati sono politicizzati, persino gli avvocati dello Stato sono politicizzati… Dietro il Codice fa capolino l’Ideologia. Con simili atteggiamenti inopportuni, a un diritto come postulato dell’etica è preferibile un diritto postulato dall’estetica. Almeno dal galateo (istituzionale). © RIPRODUZIONE RISERVATA IL REVISIONISMO SULLE STRADE di Luca Mastrantonio a pagina 13 NEW YORK - FAO SCHWARZ COSÌ CHIUDE IL NEGOZIO MITO DEI GIOCATTOLI di Massimo Gaggi a pagina 23 di Franco Venturini O ra che anche l’ex presidente egiziano Mohammed Morsi è entrato nel girone delle condanne a morte patrocinate dal suo successore Abdul Fattah al-Sisi, l’Italia e l’Europa dovrebbero dire una parola chiara sui limiti della nostra amicizia con il Cairo. Perché siamo contrari alla pena capitale, e non ci basta sapere che sin qui una sola delle centinaia di sentenze di morte pronunciate contro oppositori islamisti sia stata eseguita. Ma anche perché il pugno di ferro di Al-Sisi sta alimentando ricadute politico-strategiche che sono contrarie ai nostri interessi come a quelli dell’Egitto. Sappiamo bene che Morsi, primo presidente egiziano eletto e figura di spicco della Fratellanza musulmana, sprecò l’occasione che la Storia gli offriva tentando di imporre, nel 2012, una islamizzazione autoritaria e per alcuni versi illegale. continua alle pagine 24 e 25 a pagina 16 Mazza Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera 2 # Primo piano Istruzione La divisione tra i sindacati. E il premier difende la riforma su Twitter La sfida dei Cobas sulla scuola «Bloccheremo gli scrutini» La riforma ● Il governo Renzi ha promosso un piano di riforma dell’Istruzione ribattezzato «La Buona scuola». Presentato a settembre 2014 e sottoposto per un mese a discussioni in un tour nelle città italiane e a una consultazione online, si articolava in principio intorno a 12 punti. ● Tra gli elementi principali, l’assunzione di «150 mila precari», l’abolizione delle supplenze a breve termine, premi agli insegnanti più bravi, un rapporto più intenso con il mondo del lavoro e una maggiore attenzione alle nuove esigenze formative, con un migliore insegnamento delle lingue straniere e una nuova centralità delle competenze informatiche ● Il piano dopo una serie di modifiche è diventato un disegno di legge ora all’esame della Camera, che venerdì ne ha approvato sei articoli. I sindacati, fortemente critici, hanno attaccato in particolare le misure sui precari, quelle sul cosiddetto «presidesindaco», sulle procedure per la scelta dei docenti e di assegnazione dei bonus in base al merito «Blocco di tutti gli scrutini e di ogni attività scolastica per tutto il personale per due giorni consecutivi, a partire dal giorno seguente la fine delle lezioni, differenziata per regione», oltre a una «manifestazione nazionale il 7 giugno» e a «due giornate di mobilitazione unitaria tra il 18 e il 20»: i Cobas provano ad alzare il livello dello scontro sulla riforma della scuola, approdata alla Camera, e annunciano lo sciopero degli scrutini. Il rischio? Che voti ed esami slittino, con conseguenze spiacevoli per studenti, famiglie, casse dello Stato. Ma l’annuncio resta per ora isolato: Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, forti dei 618 mila portati in piazza il 5 maggio, con uno sciopero costato ai dipendenti 42 milioni, si smarcano dal sindacato di base, che rappresenta il 3,5%. «Sappiamo che il clima potrebbe spingere anche molti nostri iscritti ad aderire», ammette Francesco Scrima, Cisl: ma i confederali aspettano che il governo «faccia un atto di responsabilità». Non ci stanno a essere trascinati nella polemica politica: «La nostra battaglia non ha niente a che vedere col rapporto tra maggioranza e opposizione e coi rapporti all’interno del Pd», precisa Massimo Di Menna, Uil. Insistono: «Su assunzioni per tutti, contratti e poteri dei dirigenti non cediamo», dice Mimmo Pantaleo, Cgil. Ma prestano anche orecchio ai segnali che arrivano dal governo. A partire dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, che twitta tutto il sabato pomeriggio per rispondere agli insegnanti e ai critici: «Certo che chi è stato assunto non è licenziato dopo tre anni. È una delle tante leggende metropolitane». E poi: «Cosa c’entra la L’intervista di Ernesto Menicucci Roberto Alesse, romano, classe ‘64, è il presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi. Ed è a lui che toccherà, alla fine, l’ultima parola sullo sciopero indetto dai Cobas nei giorni degli scrutini scolastici. Presidente, com’è la situazione? «L’Autorità di garanzia non ha ricevuto alcuna comunicazione. Se arriveranno, esamineremo le carte. Ma a nessuno è dato muoversi al di fuori delle regole. I diritti degli utenti vanno tutelati: l’Italia non è la Repubblica delle banane». Cosa prevede la normativa? «In materia di scioperi nei servizi pubblici essenziali si applica la legge 146 del 1990. E, in particolare, per quanto riguar- mafia con i dirigenti scolastici?». E ancora: «Non stiamo licenziando nessuno. E il piano pluriennale c’è. Ma con concorso». Per concludere: «Faremo tesoro di suggerimenti e critiche, ma ascoltare non significa assecondare». L’obiettivo è chiaro, e confermato dallo staff che sta cercando quella mediazione che a oggi sembra ancora possibile: «L’importante è mantenere integro l’impianto. Di tutto il resto si può discutere», spiega il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone. Piccole aperture sono in arrivo: «Alla Camera modificheremo il 5 per mille nella direzione richiesta», quindi nell’ottica di non favorire i versamenti solo per le scuole più ricche e fortunate, Il 5 per mille Il sottosegretario Faraone annuncia: «Cambieremo il 5 per mille come richiesto» Ministro Stefania Giannini, responsabile dell’Istruzione, dell’università e della ricerca dal febbraio 2014 (Roberto Monaldo/LaPresse) Gli articoli approvati alla Camera L’articolo 1 del ddl della Buona scuola approvato alla Camera incrementa l’autonomia scolastica L’articolo 2 parla del Pof, il Piano dell’offerta formativa, che ogni scuola sceglie in base alle sue esigenze e al territorio L’articolo 3 introduce il curriculum dello studente, che sarà valutato anche alla Maturità per un giudizio complessivo L’articolo 4 è sull’alternanza scuola-lavoro: fino a 400 ore di stage in azienda per tecnici e professionali e 200 per i liceali L’articolo 5 prevede il rafforzamento dell’istruzione anche in altri ambiti, come gli istituti penitenziari L’articolo 7 è quello che parla del Piano nazionale della scuola digitale: sul piatto 90 milioni per il 2015 anticipa. E prende piede anche l’ipotesi che a Montecitorio la riforma possa essere approvata senza scossoni, come ha dimostrato il voto veloce degli articoli dal 1° al 7° (escluso il 6°). E che poi a Palazzo Madama possano arrivare i cambiamenti veri, anche su assunzioni (all’esame l’ipotesi di aprire a precari di II fascia e Tfa) e presidi. «Stiamo cercando punti di incontro — conferma la relatrice Maria Coscia — come l’emendamento approvato contro le chiamate discriminatorie: ma bisogna parlarne, altrimenti la tensione resta alta». Valentina Santarpia © RIPRODUZIONE RISERVATA Il garante pronto a intervenire: «Tutelerò le famiglie Ma serve più concertazione» da la scuola c’è l’accordo del 1999, sottoscritto da tutte le principali sigle sindacali e già dichiarato idoneo da questa autorità, che vieta categoricamente la proclamazione di scioperi in concomitanza con le giornate nelle quali si effettuano gli scrutini finali. E noi vigileremo affinché quelle norme vengano rispettate». Precettazione, dunque? «Di fronte all’eventuale violazione palese delle normative di settore si porrebbe il problema di ricorrere a quello strumento eccezionale, a tutela delle famiglie e degli studenti che hanno diritto ad una regolare conclusione del loro cicli di formazione». Esclude quindi che gli scrutini vengano bloccati? «Non lo possono fare. Al massimo possono scioperare nei giorni precedenti. C’è anche il precedente del 2001, quando dopo la proclamazione Le regole «A nessuno è dato muoversi fuori dalle leggi, altrimenti ricorro alla precettazione» L’appello «Le riforme di cui l’Italia ha bisogno vanno condivise. Il legislatore ne tenga conto» ci fu la precettazione e poi la marcia indietro». Tutto risolto, quindi? «Il mio auspicio è che si possano abbassare i toni e si trovino soluzioni di mediazione rispetto a una riforma così importante, che necessita di un’ampia condivisione per poter durare nel tempo». Ha una proposta da fare? «Da presidente dell’Autorità di garanzia osservo che ci sono troppe fibrillazioni e lacerazioni. Le riforme di cui l’Italia ha bisogno per essere autenticamente strutturali devono essere condivise. Mi auguro che il legislatore ne tenga conto: una riforma sbagliata può essere causa di insorgenza o di aggravamento del conflitto». Sta dicendo che il governo Chi è ● Roberto Alesse (nella foto), romano, classe ‘64, giurista, è presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi dal novembre del 2011 ha sbagliato metodo? «Credo che per uscire dall’impasse occorra rilanciare il metodo della concertazione, da intendersi come capacità di individuare col concorso di tutti i soggetti coinvolti soluzioni concrete e ragionevoli. Questo è un bisogno dirompente se non vogliamo che la logica del muro contro muro prevalga». E gli scioperi? «Che aspettiamo a sederci tutti insieme, governo, parti sociali, autorità, per discutere della possibilità di aggiornare la legge sul diritto di sciopero che, sebbene sia una buona legge, necessita di essere adeguata alle esigenze convulse dei tempi?». Che altro? «Cosa si aspetta ad aprire una stagione di serrato confronto sul perché in Italia si sciopera troppo e per indagare quindi sulle cause da cui origina il conflitto collettivo? Ricordo a tutti che sul banco degli imputati non possono finire solo sindacati o lavoratori, ma spesso la responsabilità ricadono anche su amministrazioni e imprese che erogano servizi pubblici essenziali». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 PRIMO PIANO 3 # Incertezza Il volto dubbioso di un alunno nella celebre foto «L’Information scolaire» scattata nel 1956 da Robert Doisneau in una scuola di rue Buffon a Parigi (Gamma Rapho/Getty Images). Sulla regolare conclusione dell’anno scolastico rimane un punto di domanda, per il blocco degli scrutini minacciato da alcune sigle sindacali Le regole ● Basta che scioperi un solo insegnante per bloccare gli scrutini: il capo di istituto non può infatti sostituirlo in nessun caso. Lo scrutinio viene sospeso e rinviato finché non sono presenti tutti gli insegnanti ● Il preside non può neppure spostare lo scrutinio a sciopero già proclamato (una modifica della data limiterebbe il diritto di sciopero, un comportament o antisindacale e quindi sanzionabile in base allo Statuto dei lavoratori) ● Un allegato al contratto della scuola (attuazione legge 146/90) chiarisce però che se gli scioperi avvengono in concomitanza con gli scrutini non possono fare slittare gli stessi nel caso che siano necessari allo svolgimento degli esami finali (di terza media o di Maturità). Negli altri casi possono farli slittare solo fino a un massimo di 5 giorni Gli stratagemmi di Fabrizio Caccia ROMA «...E poi c’è sempre la famosa epidemia!». Il prof duro e puro alle prese col ddl Renzi, che si sente umiliato «da anni di tagli» alla scuola, dal «contratto bloccato ormai dal 2006», prova uno scatto d’orgoglio ricordando quella «magica sera» di primavera romana del 1988, quando lui e un po’ di colleghi — alla vigilia degli scrutini di un’altra stagione di lotte — decisero di tuffarsi insieme nelle acque gelide del laghetto dell’Eur. Il risultato fu che, il mattino dopo, vennero tutti colti da attacco febbrile e gli scrutini in questione slittarono di giorni, settimane, fino ad avvenuta guarigione. Il «party epidemico» — come fu ribattezzato — superò indenne le visite fiscali. Tutte le strade portano al «blocco». Sono svariate — e assai fantasiose — le vie della protesta quando il gioco si fa duro, nel mondo della scuola. «Attenzione però, il “datevi malati” è l’indicazione sbagliata», eccepisce convinto il portavoce nazionale dei Cobas, Piero Bernocchi. «Noi non stiamo giocando a nasconderci né vogliamo la prova muscolare col governo — spiega —. Crediamo anzi che la lotta contro il ddl Renzi debba andare avanti a viso aperto, con la massa di consenso più larga possibile alle spalle, compresi sperabilmente i confederali e quelli di Gilda e Snals, perché altrimenti se il numero di chi protesta non è adeguato, anche trucchi e trucchetti alla fine non funzionano». Già, i «trucchetti». Uno di questi, nel gergo delle lotte, quando s’avanza lo spet- Basta un prof per fermare una classe Mal di testa improvviso e visita dal neurologo, o interventi fiume per allungare i tempi I trucchi per boicottare i giudizi. «Nell’88 ci tuffammo nel lago gelato per ammalarci» tro della precettazione per non far slittare gli esami, viene anche chiamato «sciopero deontologico» o «deontologia applicata». Succede quando un consiglio di classe decida di mobilitarsi, senza voler patire le trattenute in busta paga degli scioperi legittimi o le multe esose di quelli non proclamati: la tecnica è quella di affrontare Sto leggendo le risposte dei prof. Faremo tesoro di suggerimenti e critiche. La scuola è LA sfida per riportare l’Italia a fare... l’Italia @gae1972 non stiamo licenziando nessuno. E il piano pluriennale c’è. Ma con concorso @CateOliverio mi perdoni, ma cosa c’entra la mafia con i dirigenti scolastici? Non le pare un giudizio superficiale? le valutazioni degli studenti «con molta calma». Così, con le aule-pollaio di oggi, con 2830 alunni da esaminare, ognuno dei 10 prof del consiglio di classe comincerà a parlare «ad libitum»», per ore, del singolo candidato, col risultato che lo scrutinio dell’intera classe terminerà dopo settimane. Stefano D’Errico, segretario nazionale di Unicobas, ricorda le proteste estreme di fine anni Ottanta, «con gli scrutini che slittarono di un mese, ne parlarono pure in Argentina...». Però i tempi sono cambiati, già nel ‘90 intervenne la legge 146 che stabilì precise sanzioni in caso di sciopero selvaggio. Contro le multe (che oggi vanno da 200 euro in su a seconda dei giorni d’astensione) si è già sperimentata — «e lo si farà probabilmente anche quest’anno», prevede Bernocchi — l’efficacia della «cassa di resistenza» o «di solidarietà», un fondo comune per ammortizzare la protesta a oltranza, pagando un po’ tutti le spese di ognuno. Il fatto è che per essere valido, lo scrutinio dev’essere svolto da un «collegio perfetto», cioè vi devono presenziare tutti gli insegnanti del collegio di classe: basta che ne manchi uno e si blocca. Si capisce come sia facile — in linea teorica — rallentarne i tempi. E sebbene, per far svolgere gli scrutini delle «classi terminali», quelle cioè con gli esami alle porte, i prefetti possano decidere la precettazione, ecco — conclude il prof duro e puro che 30 anni fa s’immerse nel laghetto dell’Eur — che anche oggi, nella Scuola 2.0, la risposta più efficace può rivelarsi il certificato medico: «Un improvviso forte mal di testa accusato durante lo scrutinio e una visita successiva dal neurologo, perché il ddl Renzi in fondo produce incubi...». Già. Bisognerà vedere, però, in quanti lo seguiranno. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● La parola ● La parola SCRUTINIO PRECETTAZIONE Dal latino scrutinium «frugamento, perquisizione». Indica una scelta a cui si perviene attraverso l’attento esame di titoli o voti. Nella scuola è la valutazione, periodica e di fine anno, dell’apprendimento degli studenti fatta dal consiglio di classe presieduto dal dirigente scolastico (o da un suo delegato). Per la validità delle deliberazioni da assumere devono essere presenti tutti i docenti, secondo il principio del cosiddetto «Collegio perfetto». Nel caso un docente sia assente (per malattia, congedo maternità o simili) deve essere sostituito da un altro insegnante della medesima materia in servizio presso la stessa scuola. O da un altro individuato tramite le graduatorie dei supplenti. È il provvedimento amministrativo straordinario con il quale l’autorità competente può imporre il termine di uno sciopero e la ripresa del lavoro. Introdotto in Italia dalla legge del 12 giugno 1990 (poi modificata nel 2000), si applica solo ai servizi essenziali di pubblica utilità e può riguardare, oltre ai lavoratori dipendenti, anche i privati che li gestiscono. Nel caso in cui i lavoratori precettati si rifiutino di tornare al lavoro, possono incorrere in una sanzione pecuniaria per ogni giorno di violazione, fino all’arresto per interruzione di pubblico servizio. Il garante per gli scioperi Roberto Alesse ha detto che in caso di blocco degli scrutini la precettazione sarebbe «la via obbligatoria». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera 4 # Primo piano Istruzione LA STRATEGIA A PALAZZO CHIGI «Lo sciopero sarà un boomerang» Renzi e il dialogo diretto con i docenti Il presidente del Consiglio avverte la minoranza pd: sarebbe da irresponsabili usare la protesta Non è facile, per Matteo Renzi, gestire il contenzioso sulla scuola in piena campagna elettorale. Il premier è convinto, come ha confidato ai suoi più stretti collaboratori, che il blocco degli scrutini si rivelerà «un boomerang», perché le famiglie degli studenti «non simpatizzeranno con la protesta», che potrebbe rivelarsi «un danno» per loro e per gli studenti stessi. Ciò nonostante, il presidente del Consiglio si è reso conto che sfidare i docenti a due settimane dal voto può comportare dei contraccolpi elettorali: «Abbiamo sbagliato la comunicazione della riforma, non è arrivato il messaggio giusto». Adesso, quindi, bisogna «rimediare» a quegli errori. Per questa ragione il premier ieri ha deciso di «twittare» direttamente con gli insegnanti. Un ROMA Le tappe ● La riforma della scuola pubblica approderà in Senato ai primi di giugno ● Sono 27 gli articoli del disegno di legge chiamato «La buona scuola» che è stato varato dal consiglio dei Ministri il 12 marzo scorso dialogo senza intermediari, come piace a lui, bypassando i sindacati che, a suo avviso, sono entrati in agitazione proprio perché con la riforma rischiano di perdere il loro ruolo. Ma dialogare e «ascoltare» i suggerimenti non significa «assecondare». Già, Renzi è «pronto» a confrontarsi «sino in fondo» su questo tema, ma con grande sicurezza spiega anche ai fedelissimi che «sulla riforma si va avanti e non si molla», pur promettendo di «migliorare alcuni punti di Il piano La riforma subirà una nuova accelerazione quando il testo approderà in Senato quel testo». In questa fase, però, meglio non calcare la mano e gli accenti per evitare polemiche. E per scongiurare che il blocco degli scrutini si estenda: quello sì che sarebbe un fatto «grave». La speranza di Renzi è che la minoranza non utilizzi queste polemiche, in campagna elettorale, ai fini dello «scontro interno»: «Sarebbe da irresponsabili». Il premier, che dice di provare «rispetto per le opinioni diverse» dalla sua, vorrebbe che vi fosse altrettanto «rispetto» per «le regole interne del partito». L’occhio, come sempre, è rivolto alla Liguria, dove il «portavoce di Berlusconi» potrebbe «essere favorito» dall’atteggiamento dei dissidenti e dal caos suscitato dalla riforma della scuola (che potrebbe spingere In piazza Un flash mob (sotto nella foto) inscenato da alcuni studenti davanti alla sede del Pd a Roma, ai primi di maggio, dopo la manifestazione in piazza del Popolo contro la riforma della scuola (LaPresse) una fetta dei docenti pd a non premiare il partito nelle urne). La Liguria è fondamentale, e infatti il premier dovrebbe chiudere la campagna elettorale a Genova. Una vittoria di Toti equivarrebbe a una rivitalizzazione di Berlusconi. Il che complicherebbe il cammino del governo in Senato. Non solo: un risultato del genere spingerebbe la minoranza (che è già tutta proiettata su questo obiettivo) a reclamare un Congresso anticipato. Una sconfitta di Toti, invece, farebbe deflagrare gli azzurri, e, magari, li costringerebbe ad ammorbidirsi a Palazzo Madama. E a proposito del Senato, dove i numeri sono ballerini, quando la riforma della scuola approderà lì, dopo le regionali, ai primi di giugno, l’atteggiamento di Renzi muterà inevita- bilmente. Il premier spingerà il piede sull’acceleratore perché vuole ancora «mandare in porto» la legge entro la prima metà di giugno. Del resto, lo ha spiegato bene lui stesso: «Cambiare alcune parti della riforma si può, ma poi si deve decidere». Ossia, la si deve votare, perché la legge, al pari delle altre che Renzi è già riuscito a far approvare (Italicum e Jobs act), è tra quelle riforme che per il presidente del Consiglio rappresentano una «priorità». Ma proprio per questo, oltre alla Cgil, anche la minoranza pd, sul fronte della scuola, sta dando del filo da torcere al premier. Con il doppio scopo di metterlo in difficoltà alle elezioni regionali e di dimostrare che il Renzi decisionista può essere fermato. Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA 200 Milioni Gli euro messi in campo dal governo per scatti di carriera legati a merito, anzianità e crediti formativi e didattici (per il 2016) 160 Mila le persone che, secondo il premier, saranno assunte nelle scuola nei prossimi anni (100 mila nell’anno, il resto con concorsi) ❞ Matteo Renzi scrive una lunga mail agli insegnanti e in pochi giorni riceve cinquemila email di risposta, che si vanno ad aggiungere alle tremila e cinquecento delle scorse settimane. I docenti che dicono «sì» alla riforma e lo incitano ad andare avanti salgono al 50 per cento, dal 35 del primo gruppo di mail ricevute. Ma accanto ai «sì», permangono le critiche. Il premier scrive che il governo vuole assumere oltre centomila precari, poi indire un concorso per altri 60 mila posti il prossimo anno, destinare quattro miliardi per l’edilizia scolastica, 40 milioni per i corsi di formazione per i docenti, 500 euro netti a testa per la Carta del professore, vuole poi garantire maggiore autonomia scolastica, con rafforzamento delle responsabilità per il preside che tuttavia resta «primus inter pares». Qui a fianco alcune lettere di professori favorevoli e contrari al testo di riforma della scuola firmato dal governo Renzi. Mariolina Iossa «Caro premier ti scrivo...». Lettere dagli insegnanti ROMA © RIPRODUZIONE RISERVATA «I precari storici «Tanti impreparati «Un errore creare sono al suo fianco» voluti dai sindacati» scuole-azienda» U n invito a non mollare arriva a Renzi da Elisabetta, 30 anni nella scuola. «Vada avanti, non si abbatta. Lo dico perché vedo quanta scarsa disponibilità c’è ad accogliere idee diverse, quanto vittimismo, quanto “so tutto io”». Incita il premier anche Antonio, docente di storia e filosofia: «Capisco che il momento sia difficile, la invito perciò a tenere duro... Ora è importante che si capisca che si fa sul serio, e che il datore di lavoro (lo Stato) ha come interlocutore non solo i suoi dipendenti e le loro organizzazioni ma soprattutto gli alunni e le loro famiglie (clienti)...». C’è chi affronta il nodo dei precari, da precaria Gae (graduatorie a esaurimento) a Pistoia: «I precari veri, quelli storici che amano il proprio lavoro sono con lei! Non la dia vinta ai sindacati, ci hanno sfruttato e lo fanno ancora!». © RIPRODUZIONE RISERVATA E lisa insegna Lettere da 35 anni. Esordisce complimentandosi con Renzi: «Che piacere! Il presidente del Consiglio che manda una mail! Bravo. Ci voleva!». Per lei «non tutti gli insegnanti sono meritevoli, alcuni non sanno insegnare, non sanno relazionarsi né con gli allievi né coi colleghi, minano l’autostima dei loro studenti con continui rimproveri... ciò che secondo me non funziona proprio è il ruolo dell’insegnante di sostegno...». Si pente di aver scioperato Giorgia, 52 anni di cui 32 da docente: «...se potessi tornare al 5 maggio non sciopererei, vedo quanto quello sciopero sia stato forzato da precari e strumentalizzato dai sindacati. Questi ultimi hanno premuto perché nella scuola entrasse chiunque... lei non ha idea di quali soggetti circolino nelle scuole, persone che dovrebbero fare tutt’altro...». © RIPRODUZIONE RISERVATA S ergio è un maestro, da 35 anni. Non condivide diversi punti della riforma: «L’autonomia, sbandierata e proclamata, la vedo come una competizione tra scuole per attrarre “clienti” e non allievi da istruire e formare». Assurdo, per Sergio, che «la continuità didattica non abbia più nessun valore e che si preveda la permanenza di un insegnante su una scuola solo per tre anni», ma anche che il dirigente diventi «l’unico punto decisionale, e la scuola un’azienda da far funzionare con un solo uomo al comando». I finanziamenti per il merito, «sono esigui e non legati alla professionalità didattica» ma alla «organizzazione e gestione della struttura burocratica». Infine , assumere i precari «è cosa dovuta considerato che occupano già i posti e garantiscono il funzionamento della scuola». © RIPRODUZIONE RISERVATA «A nessuno piace lavorare gratis» E lena è una «delle migliaia di docenti che il 5 maggio ha fatto sciopero contro la sua riforma — scrive a Renzi —. Le parlo da insegnante reale, non dell’insegnante ideale che studiate voi nel governo. La scuola non ha i soldi per le fotocopie né per le sostituzioni, la coperta è stretta e tutti tirano dalla propria parte. La mia scuola è indietro di un anno e mezzo col pagamento delle sostituzioni, se ne rende conto? Quest’anno ho fatto almeno 30 ore di sostituzione. A lei piacerebbe lavorare gratis?. Per Alessandra, invece, il maggior timore è che «il disegno di legge sulla Buona Scuola sia una delega in bianco al governo che potrà quindi, senza alcun confronto con Parlamento e sindacati, tratteggiare nei particolari una scuola di cui attualmente non capiamo i caratteri». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 5 # Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera 6 # Primo piano Lotta al terrorismo Siria, forze speciali Usa uccidono capo Isis Raid nella notte: catturata la moglie, avevano una schiava yazida. I jihadisti nella zona nord di Palmira 30 minuti; la durata del blitz delle forze speciali americane nell’area abitata nel nord-est della Siria dove si trovava Abu Sayyaf con la moglie. Il raid è avvenuto all’alba WASHINGTON Un’operazione nel cuore della notte nel nord est della Siria. A condurla la Delta force americana piombata sull’obiettivo a bordo di velivoli Osprey ed elicotteri Black Hawk — versione silenziosa — dell’unità speciale Night Stalkers. I commandos volevano catturare Abu Sayyaf, presunto responsabile dei traffici di petrolio dell’Isis, ma non sono riusciti a prenderlo vivo. Il dirigente jihadista è morto combattendo, in arresto la moglie Umm Sayyaf. Nessun danno per gli incursori americani, a parte qualche foro di proiettile sui velivoli. L’assalto è stato autorizzato e seguito dal presidente Barack Obama dopo che il Pentagono ha raccolto informazioni sufficienti per infiltrare un nucleo in un’area saldamente in mano allo Stato Islamico. La regione di al Omar, vicino a Deir ez Zour, dove vi sono molti campi petroliferi e i militanti hanno una delle loro roccaforti. Un piano iniziato con il «pedinamento» del target, condotto da agenti locali sul terreno e ricognizione aerea (satelliti, droni, aerei spia). Quindi il Centcom ha condotto una serie di raid per «ammorbidire» il settore e disarticolare le difese. Una dozzina di guerriglieri eliminati. Infine si sono mossi i soldati. Abu Sayyaf è stato sorpreso all’interno di un’abitazione insieme alla moglie. Secondo le fonti non si è arreso ed è stato abbattuto. Nella casa c’era anche una schiava yazida, rapita probabilmente in estate dall’Isis, che è stata liberata. Finito l’attacco, la Delta force è rientrata in Iraq portandosi dietro Umm Sayyaf, l’ostaggio, computer, apparati di comunicazione e carte ora oggetto di analisi. La Casa Bianca ha esultato per il successo. I generali hanno parlato di colpo serio. Gli osservatori hanno invece discusso sulla reale importanza dell’attacco. E uno specialista della regione non ha escluso che il vero bersaglio non fosse «l’emiro del petrolio», bensì Abu Mohammed al Adnani, il propagandista capo dell’Isis. Notizie che si sono incrociate con quelle di Palmira. I jihadisti sono riusciti a entrare nella zona nord della cittadina siriana che ospita importanti reperti archeologici e impianti petroliferi. Su alcuni edifici sventola già la bandiera nera del califfato. G.O. © RIPRODUZIONE RISERVATA 13 I militanti dell’Isis che sarebbero stati uccisi nel corso del raid. Nella zona, intorno ai pozzi petroliferi, vivono circa cinquecento famiglie di combattenti dello Stato Islamico Guerra civile Colonne di fumo si alzano dopo gli scontri tra ribelli e forze leali al presidente siriano Bashar Assad ieri a est della capitale Damasco. La guerra civile in Siria va avanti dal marzo del 2011: oltre 220 mila le vittime stimate (Reuters/Amer Almohibany) Il profilo di Guido Olimpio Greggio ● Abu Sayyaf, ucciso dai Delta Force, si chiamava Nabil al Juburi, era originario di Mosul. Ex detenuto di Camp Bucca, base Usa in Iraq dalla quale è passata gran parte della gerarchia Isis ● Il suo «ufficio» di responsabile petrolifero era nella zona di Deir ez-Zour, nel nord est della Siria. Tra i compratori del petrolio estratto nelle zone sotto controllo Isis ci sarebbe anche il regime siriano WASHINGTON Il Pentagono è certo di aver eliminato l’uomo del petrolio, Abu Sayyaf. Il dirigente dell’Isis coinvolto nella vendita del greggio ricavato dai pozzi conquistati in Siria. Un personaggio discreto. Molto discreto. Al punto che a diversi esperti è parso misterioso, persino insignificante o sconosciuto. E comunque sostituibile. Giudizio opposto quello dell’intelligence Usa che lo ha elevato a rango di «ministro» dell’oro nero. Incerte le origini. La versione ufficiale sostiene che fosse un tunisino, trasferitosi in Iraq all’epoca dell’invasione americana nel 2003. La tv Al Arabiya fornisce un altro identikit: il suo nome era Nabil al Juburi, originario di Mosul e poi finito nell’ormai celebre prigione di Camp Bucca, dalla quale è passata gran parte della gerarchia Isis, compreso al Baghdadi. Successivamente ha «lavorato» con un ex ufficiale baathista unitosi all’Isis, Abu Abdul Rahman al Bilali, ucciso nel 2014. Quello che pare sicuro è l’ultimo incarico: Abu Sayyaf avrebbe ricoperto un ruolo importante nel dipartimento economico dello Stato Islamico, usando come «ufficio» l’area di al Omar, vicino a Deir ez-Zour, nel nord est della Siria. Qui, attorno agli impianti di estrazione principali, ve ne sono molti altri, più piccoli, conquistati dall’Isis in modo paziente. Un bottino fatto fruttare. La scorsa estate sono uscite stime allarmate. L’Isis — è stato sostenuto — era in grado di ri- I clienti di Abu Sayyaf, ministro del petrolio feroce con gli ostaggi L’americana Kayla Mueller forse costretta a sposarlo cavare anche fino a due milioni di dollari al mese con la vendita del greggio. Quanto alla produzione si parlava di 30 mila barili al giorno, piazzati al prezzo scontato di 25 dollari l’uno. Cifre ritenute non sempre accurate. Alla fine del 2014 gli analisti hanno rifatto i calcoli valutando i guadagni in circa 300-400 mila dollari mensili. Un ridimensionamento legato al calo del prezzo del petrolio, alla distruzione nei raid alleati di oltre 150 siti, a possibili difficoltà tecniche nel- ● lo sfruttamento. Un’attività intensa dunque, gestita — sempre secondo gli Usa — da Abu Sayyaf e da un gruppo di collaboratori legati a clan di contrabbandieri locali. Figure coinvolte nei traffici ben prima della comparsa del Califfo. Un mercato condotto in modo spregiudicato, vendendo il prodotto a chiunque fosse pronto a pagare. E tra i clienti anche il nemico, il regime di Assad. Transazioni favorite dagli intermediari, come il ben noto Geor- ge Haswani, inserito nella lista delle sanzioni europee nel marzo del 2015. Nella ricostruzione ufficiale si è associato il nome di Abu Sayyaf anche alle operazioni militari dell’Isis così come al dramma degli ostaggi occidentali. In particolare alla storia di Kayla Mueller, l’americana deceduta nelle mani dei terroristi. Per la Cbs il jihadista e la moglie, Umm Sayyaf, hanno delle responsabilità nelle sofferenze della ragazza: forse — ma è pura 2 milioni di dollari al giorno: i ricavi petroliferi (stimati) dell’Isis, nei periodi migliori del 2014 Il commento Il colpo di Obama (e la scelta di rischiare) di Massimo Gaggi «N ell’edificio i nostri delle forze speciali hanno combattuto corpo a corpo», dicono al Pentagono. «Non c’era spazio per impiegare le armi, hanno usato i pugni». Nella ricostruzione si coglie un certo compiacimento. Un messaggio che fa dimenticare per un attimo le avanzate dell’Isis in Siria e in Iraq, a Ramadi, e col quale si incalza lo Stato islamico: non avrete rifugi sicuri, vi colpiremo dal cielo, ma anche da terra se necessario. E poi quei pugni che sembrano cinematografici ma servono a rispondere alla propaganda jihadista contro gli americani codardi che fanno la guerra coi robot e non si espongono mai. Autorizzando la missione contro Abu Sayyeff (ammesso che fosse lui il verso bersaglio), Obama si è preso un grosso rischio, nove mesi dopo il fallimento della liberazione di Foley, poi decapitato dall’Isis. I suoi detrattori diranno che ha scelto un obiettivo minore per cercare di nascondere l’inefficacia della sua strategia basata solo su missioni dal cielo, ma l’attacco delle forze speciali indica che il Pentagono di Ashton Carter intende muoversi con più determinazione anche nel territorio nemico e per la priva volta sembra avere fonti di «intelligence» credibili e accurate all’interno del «Califfato». speculazione — la donna statunitense potrebbe essere stata data in sposa all’estremista. Aspetti che saranno indagati da un team dell’Fbi insieme all’ipotesi che Abu Sayyaf fosse molto vicino a Mohammed al Adnani, portavoce ufficiale dello Stato Islamico. Un collage di tasselli, non tutti chiari, per comporre un quadro più ampio dove possono essere fissati alcuni punti. Il primo è una sfida ad Al Baghdadi che ha più volte irriso la Casa Bianca dicendo che «non aveva il coraggio di rischiare uomini sul terreno». Ora Obama li ha mandati. Il secondo è dimostrare che le unità speciali — in questo caso la Delta Force — sono in grado di agire in profondità nel territorio ostile. Il terzo è la capacità dell’intelligence nel Sotto torchio La compagna verrà interrogata dall’Fbi sul trattamento della cooperante uccisa sostenere un’operazione comunque rischiosa fornendo il supporto necessario. Il quarto è il tentativo di prendere l’iniziativa per mantenere comunque una pressione sul nemico, cercando di alimentare la sua paranoia verso spie, informatori, traditori. Colpendo Abu Sayyaf — e magari accrescendone l’importanza — il Pentagono ha senza dubbio cercato di bilanciare le notizie negative giunte da altre zone di guerra. Da Ramadi, in Iraq, dove l’Isis è vicino al controllo totale, e Palmira, in Siria, minacciata dai combattenti jihadisti. C’è — come sempre — un elemento politico giocato dalla Casa Bianca, che però non toglie merito all’aspetto puramente militare. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 PRIMO PIANO 7 # km 80 TURCHIA La «Sposa del Deserto» patrimonio dell’umanità Qamishli Aleppo Raqqa Latakia Hama Homs SIRIA L’ antica città siriana di Palmira, situata in un’oasi oltre 200 km a nord-est dell’attuale Damasco e menzionata per la prima volta in documenti assiri, fiorì come centro carovaniero nel I secolo avanti Cristo. Intorno al 19 dopo Cristo fu annessa alla Provincia romana di Siria. Plinio il Vecchio ne avrebbe poi esaltato il ruolo di vitale centro di commerci sulla via che collegava l’Impero romano alla Persia, all’India e alla Cina. Per viaggiatori e mercanti divenne nota come «la Sposa del Deserto» («Palmira» è nome greco, che traduce l’aramaico «Tadmor», palma). Lo splendido sito archeologico, con la via colonnata e i resti di terme e santuari, è Patrimonio dell’umanità tutelato dall’Unesco. Palmira LIBANO IRAQ Damasco GIORDANIA Lo scenario dal nostro corrispondente Davide Frattini Il regime mostra segni di cedimento Assad: «Certe battaglie si perdono» Palmira è la porta orientale per Damasco. Epurazioni e sconfitte, ma Bashar va al contrattacco GERUSALEMME Dopo quattro an- Area strategica Le province occidentali sono quelle che il dittatore non può permettersi di perdere glieri militari iraniani, lo sanno i comandanti dell’organizzazione sciita libanese che sta garantendo la sopravvivenza del dittatore. Lo conferma James Clapper, direttore della National Intelligence americana, nel suo rapporto annuale – letto dalla Casa Bianca - sulle minacce globali: «Il governo ha consolidato il controllo nelle regioni occidentali – scrive alla fine di febbraio – e le considera la chiave per resistere. In pubblico Il presidente, riapparso in pubblico, ha evidenziato le alterne fortune dell’esercito 240 chilometri: la distanza di Palmira da Damasco. Storico centro carovaniero a nord-est della capitale siriana, era anche chiamata «la Sposa del Deserto» FEASR Regione del Veneto Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: l’Europa investe nelle zone rurali Sembra non preoccuparsi per ora di aver perso le campagne e il deserto verso l’Iraq». Le agenzie di spionaggio americane concordano: se il regime riesce a riconquistare tutta Aleppo, diventerebbe improbabile la sua caduta definitiva in tempi brevi. Le fratture non sono solo territoriali. Anche il circolo ristretto che ha guidato la repressione della rivolta fin dalle prime manifestazioni pacifiche nel marzo del 2011 mostra segni di cedimento. Alla fine di aprile è morto in ospedale Rustom Ghazaleh, potente capo del potentissimo dipartimento politico dei servizi segreti. Le voci sono più numerose delle poche conferme: sarebbe stato cacciato dall’incarico, l’avrebbero ucciso con dell’aria lasciata filtrare nella flebo che aveva infilata La guerra ● La guerra civile in Siria è cominciata con le prime manifestazioni pacifiche nel marzo del 2011. La repressione del regime di Bashar Assad (foto Reuters) ha portato poi alla ribalta i gruppi islamisti ● Le vittime di 4 anni di guerra sono 200 mila. Secondo l’Onu tre milioni di siriani sono fuggiti 12 per cento: la fetta di popolazione siriana che appartiene agli alauiti, una setta sciita che attraverso il clan Assad ha mantenuto le redini del potere 18 milioni: gli abitanti della Siria. Il Paese, vasto poco più della metà dell’Italia, fu istituito negli anni Venti del Novecento. Nel 1944 si rese indipendente dalla Francia NT SA archeologiche alla furia dello Stato Islamico. Per i generali di Assad non è solo patrimonio dell’Unesco da proteggere: è un’altra porta a est da dove i fondamentalisti potrebbero premere verso Damasco. «Il futuro di Bashar – scrive Aron Lund, studioso del Carnegie Endowment for International Peace – è incerto com’è inevitabile dopo i quattro anni di guerra civile. La Siria è uno Stato in decomposizione, nessuno sa più definire che cosa rappresenti la vittoria finale». E prevede: «Il governo può perdere territori e disintegrarsi anche rapidamente, i suoi elementi costitutivi non sono destinati a scomparire. Anche se il presidente morisse o si ritirasse dalla capitale, il suo esercito continuerebbe a esistere sotto forma di milizie: il caos e il conflitto andrebbero avanti». Hezbollah e le truppe regolari concentrano gli attacchi nella zona delle montagne di Qalamoun al confine con il Libano. Riconquistano posizioni, respingono i ribelli, creano un corridoio sicuro tra Damasco e la costa sul Mediterraneo, un’area protetta verso il porto di Latakia, dove vivono – e si sono rifugiati – gli alauiti, la minoranza che con il clan degli Assad ha controllato il Paese per oltre quarant’anni. Sono queste le province che il regime non può permettersi di perdere: lo sanno i consi- OS RE ni e oltre 220 mila morti, Bashar Assad riesce a concedere: «Questa non è una battaglia, è una guerra». Così il presidente siriano è riapparso in pubblico una decina di giorni fa per riconoscere che «a volte le battaglie si vincono, a volte si perdono, si avanza, ci si ritira». Il comizio a Damasco, circondato dai suoi sostenitori, non vuole dare ragione – con molto ritardo – a Ehud Barak che da ministro della Difesa israeliano l’11 dicembre del 2011 aveva dato al regime pochi mesi di sopravvivenza. Da allora Barak è andato in pensione, investe in nuove tecnologie, di mesi ne sono passati più di quaranta e Assad è ancora al potere. Eppure il regime sembra agli analisti più fragile e le parole del leader siriano in parte lo ammettono. Perché ha perso una città importante come Jisr al-Shughour, capitale della provincia di Idlib, perché potrebbe perdere Palmira e abbandonare le sue meraviglie TEFA N O DI CA DO Unione Montana Comelico-Sappada nel braccio. Di sicuro qualche mese prima era stato picchiato dalle guardie di Rafik Shehadeh, altro boss degli apparati. Ghazaleh sarebbe stato malmenato ed eliminato perché si opponeva – come il generale Ali Mamlouk, il capo della Sicurezza Nazionale che sarebbe finito agli arresti domiciliari – alla strategia di lasciare la ges t i o n e d e l c o n f l i t to a g l i Hezbollah e agli iraniani. L’arroganza e la supremazia degli alleati stranieri avrebbe sfiduciato anche gli alauiti, che rappresentano il 12 per cento della popolazione (la maggioranza nel Paese e tra i ribelli è sunnita). Per la prima volta ci sarebbero state manifestazioni di protesta a Latakia, i genitori avrebbero cercato di fermare il reclutamento forzato dei ragazzi in età per il militare. Assad non può fare a meno di loro che però si sentono abbandonati da lui. @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il regime sopravvive grazie al sostegno diretto dei miliziani Hezbollah e dell’Iran ● Le truppe di Assad concentrano le azioni al confine con il Libano. Tra gli obiettivi, mantenere un corridoio da Damasco a Latakia, rifugio degli alauiti, la minoranza sciita al potere da oltre 40 anni Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera 8 # Primo piano Previdenza e Fisco Il calcolo della rivalutazione IMPORTO a dicembre 2011 RIVALUTAZIONE Come è stata Come doveva essere Fino a 1.406 euro +2,7% (100% Istat) +2,7% (100% Istat) Da 1.406 a 2.342 euro +2,43% (90% Istat) 0 Oltre 2.342 euro +1,025% (75% Istat) 0 Fino a 1.433 euro +3% (100% Istat) +3% (100% Istat) Da 1.433 a 2.405 euro +2,7% (90% Istat) 0 Quanto entrerà in tasca Calcolo del rimborso PENSIONE al lordo e al netto dell’Irpef (tra parentesi) per cinque importi di pensione mensile lorda a dicembre 2012 Oltre 2.405 euro *tra parentesi l’importo al netto dell’Irpef RIMBORSO 1.677 (1.376) 1.500 1.846 (1.477) 1.700 2.173 (1.739) 2.000 +2,25% (75% Istat) 0 Dovuto per il 2012 Dovuto per il 2013 2.200 2.327 (1.792) 2.691 (2.005) 2.500 Pensioni, spunta l’ipotesi «minima» Rimborsi tra 2,5 e 3,5 miliardi ● Il commento Perché un rinvio potrebbe essere controproducente di Enrico Marro Il premier decide in queste ore se chiudere subito la partita delle rivalutazioni Matteo Renzi deciderà tra questa sera e domani mattina se chiudere domani stesso la partita sulla rivalutazione delle pensioni, dopo la sentenza della Corte costituzionale. Il ministero dell’Economia ha messo a punto alcune soluzioni tecniche, con l’obiettivo di «minimizzare» l’impatto della sentenza sui conti pubblici. Nonostante la Corte abbia bocciato il blocco dell’indicizzazione deciso dal governo Monti per il 2012-2013 per gli assegni superiori a 3 volte il minimo (1.443 euro lordi nel 2012), non verrà restituito tutto il mancato adeguamento a tutti gli aventi diritto. Nel 2012, secondo i dati del Casellario centrale Inps, su un totale di 23,4 milioni di pensioni in pagamento, solo 4 milioni erano superiori a tre volte il minimo e quindi non sono state indicizzate. Un’ipotesi tra quelle messe a punto dai tecnici prevede di escludere dalla restituzione degli arretrati maturati le pensioni superiori a 5 volte il minimo (2.405 euro nel 2012), che erano circa un milione. Il rimborso sui restanti 3 milioni di assegni, quelli fra tre e cinque volte il minimo, avverrebbe con un meccanismo a scalare, che si azzererebbe al superamento delle 5 volte il minimo. Si potrebbe in questo modo limitare la spesa per gli arretrati fra 2,5 e 3,5 miliardi, a seconda di quanto si accentua il meccanismo a scalare. Le altre ipotesi sono tutte molto più costose. In particolare quelle che prevedono l’adeROMA La vicenda ● I tecnici del ministero dell’Economia, guidato da Pier Carlo Padoan (foto) hanno tempo fino a domani per trovare una copertura per la partita della rivalutazione delle pensioni dopo la sentenza della Corte costituzionale. Diverse le ipotesi allo studio ● Se non ci riusciranno il Consiglio dei ministri avvierà l’esame del provvedimento senza però approvare il decreto legge guamento per fasce d’importo. Significherebbe cioè garantire sempre e comunque il 100% dell’adeguamento all’inflazione per gli importi fino a 1.443 euro anche per le pensioni più ricche, e poi ridurre l’indicizzazione fino ad azzerarla per gli importi superiori a cinque volte il minimo. Con questo sistema per fasce, che la Corte costituzionale nelle motivazioni della sentenza 70 giudica più equo, verrebbero però rivalutate, sia pure parzialmente, tutte le pensioni almeno sugli importi fino a 2.405 euro. Con l’altro sistema, invece, che si applica al trattamento complessivo, sarebbero rimborsate ap- Quattro milioni Nel 2012 su 23,4 milioni di pensioni sono state 4 milioni quelle non rivalutate I pagamenti Arretrati a scalare agli assegni tra 1.443 euro e 2.405 euro lordi (da 3 a 5 volte il minimo) Il calcolo L’allarme della Cgia sullo scatto Iva: 16 miliardi di nuove imposte nel 2016 Se c’è un rischio che in Italia non sembra mai passare di moda è quello di nuove tasse. A lanciare l’allarme ieri è stata la Cgia di Mestre secondo cui potrebbe costare 16 miliardi nel 2016 lo scatto dell’aumento dell’Iva e il taglio delle deduzioni e delle detrazioni fiscali. Infatti, oltre a dover trovare nel 2015 le risorse per rimborsare i pensionati (si parla di un importo minimo oscillante tra i 2,5 e i 3 mld) e per far fronte all’eventuale bocciatura da parte dell’Ue dei nuovi regimi di fatturazione (split payment ed estensione del reverse charge alla grande distribuzione, che ci costringerebbero ad un aumento delle entrate pari a 1,7 miliardi), il governo Renzi dovrà individuare per la Cgia altri 16 miliardi di euro nel taglio della spesa. In caso contrario, dal 2016 scatterà la clausola di salvaguardia che innalzerà le aliquote Iva e ridurrà le detrazioni e agevolazioni fiscali in capo ai contribuenti italiani, con un conseguente aumento delle imposte per questi ultimi. © RIPRODUZIONE RISERVATA punto solo le pensioni fra tre e cinque volte il minimo, senza trascinamenti su quelle di importo maggiore. C’è da dire che questa soluzione, anche se consentirebbe di minimizzare il costo rispetto agli 11 miliardi di mancata indicizzazione stimati dallo stesso governo, si esporrebbe al rischio di una nuova bocciatura davanti alla Consulta. Proprio per questo i tecnici del ministero dell’Economia e quelli di Palazzo Chigi continuano gli approfondimenti per trovare la quadratura del cerchio. Se non ci riusciranno entro domani, il Consiglio dei ministri avvierà l’esame del provvedimento ma non approverà il decreto legge, che potrebbe essere rinviato al successivo Consiglio dei ministri. O addirittura a dopo le elezioni regionali del 31 maggio. Una scelta, quest’ultima, caldeggiata da alcuni consiglieri del presidente del Consiglio, per evitare ripercussioni negative nel voto. Renzi, però, potrebbe sorprendere tutti, approvare il decreto e spiegare che, fuori dall’adeguamento, restano solo un milione di pensioni su 23,4 milioni. Difficile dire, nonostante la Corte, che non si tratti delle più ricche. «Noi faremo la nostra parte, ovviamente interpretando la sentenza», dice Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd. Ma Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle avverte: «Se si aggira la sentenza, partiranno migliaia di ricorsi». Enr. Ma. © RIPRODUZIONE RISERVATA 19,3 milioni Il numero di pensioni nel 2012 comprese nella soglia fino a tre volte il minimo, pari a 149,7 miliardi di euro 5 volte il minimo La soglia oltre la quale il governo sta valutando di non garantire l’indicizzazione (2.405 euro di pensione) 3 milioni Gli assegni pensionistici che hanno un valore compreso tra le tre e le cinque volte il minimo S ulle pensioni, prima si chiude la partita meglio è. Se è vero che i tecnici del governo hanno messo nero su bianco diverse ipotesi per rispondere alla sentenza della Consulta sulla rivalutazione degli assegni, perché aspettare e non approvare già domani il decreto legge? Un rinvio lascerebbe nell’incertezza milioni di pensionati e partirebbe una valanga di ricorsi. Certo, può servire qualche giorno per rifinire il provvedimento. Ma a che servirebbe andare oltre le elezioni regionali del 31 maggio? I cittadini hanno capito perfettamente che il governo non darà tutto a tutti. Le condizioni del bilancio pubblico e i vincoli europei non lo consentono. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, lo ha già anticipato. Spetterà al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, spiegarlo compiutamente agli italiani. Anche se la norma bocciata è del governo Monti, è questo esecutivo che ha la responsabilità di rimediare. Un rinvio a data da destinarsi potrebbe essere perfino controproducente. Su 23,4 milioni di pensioni in pagamento nel 2012, quelle non indicizzate, perché superiori a tre volte il minimo, sono state quattro milioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 PRIMO PIANO 9 # Il rebus della Tasi A trenta giorni dalla prima scadenza delle tasse sulla casa non ci sono certezze sulle aliquote del 2015, sui saldi e sui bollettini precompilati di Antonella Baccaro L’acconto Tasi e Imu nelle principali città L’ Ecco il calcolo dell’acconto Tasi sull’abitazione principale e della Tasi e dell’Imu sulla casa a disposizione. Il pagamento è previsto per il 16 giugno. Il computo, come prevedono le norme, è fatto sulla base di aliquote e detrazioni stabilite per lo scorso anno. L’eventuale conguaglio andrà effettuato con la scadenza di dicembre. Per il calcolo si è considerato un appartamento con il valore catastale equivalente a quello di un immobile A/3 di 100 mq. Per le detrazioni è stata ipotizzata la presenza di un figlio convivente (a cura di Gino Pagliuca) appuntamento è tra un mese. Il 16 giugno per 15 milioni di contribuenti in 5.279 Comuni scade il termine per pagare le tasse sulla casa: l’acconto di Imu e Tasi. L’idea di una «local tax» che accorpi i tributi sugli immobili e semplifichi la vita agli italiani resta, ma è rinviata al prossimo anno. «L’impostazione sulla quale sto insistendo col ministero dell’Economia e con Palazzo Chigi è di arrivare entro luglio a una bozza di lavoro» ha dichiarato qualche giorno fa il sottosegretario Pier Paolo Baretta, in audizione alla bicamerale sul Federalismo fiscale. «Il problema — ha ammesso — è come la realizziamo». I bollettini «fantasma» I problemi dei contribuenti intanto però sono altri. Prima di tutto come pagare. Se qualcuno aveva pensato di cavarsela aspettando a casa il bollettino precompilato del Comune, è meglio che si attrezzi. Questo obbligo da parte dei municipi non c’è. Lo ha chiarito definitivamente l’Ifel, la fondazione dell’Anci (Associazione dei Comuni), spiegando che solo «una lettura superficiale della legge di Stabilità 2014» ha portato a questo convincimento. Ma che «in realtà, non solo tale obbligo non emerge dalla normativa vigente, ma esso è nella pratica inattuabile». Questo perché non esiste «l’esatta conoscenza dei soggetti passivi» e perché «l’invio di modelli precompilati è incompatibile con la data di pagamento dell’acconto e confligge con la scadenza della dichiarazione Tasi, fissata dalla legge al 30 giugno dell’anno successivo a quello di riferimento». Quindi cosa si doveva intendere nella legge di Stabilità con l’espressione «i Comuni assicurano la massima semplificazione degli adempimenti dei contribuenti rendendo disponibili i modelli di pagamento preventivamente compilati su loro richiesta, ovvero procedendo autonomamente all’invio degli stessi modelli»? L’Ifel risponde che la legge rinviava a uno o più decreti direttoriali «ad oggi ancora non emanati» il compito di stabilire le modalità di versamento della Tasi, anche prevedendo l’invio di modelli «preventivamente precompilati» da parte dei Comuni. Niente decreti, niente bollettini. «I Comuni — sostiene Ifel — devono comunque assicurare servizi di assistenza al contribuente comprensivi della compilazione dei bollettini di pagamento, su richiesta del contribuente stesso». Quindi, alle perse, si può tentare di chiedere aiuto. Il caos delle aliquote Neanche quest’anno saremo in grado di sapere, al momento del versamento dell’acconto entro il 16 giugno, quanto pagheremo a saldo tra Imu e Tasi. Questo perché il termine per l’appro- PRIMA CASA Città 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 SECONDA CASA Acconto Tasi Roma Milano Napoli Torino Palermo Genova Bologna* Firenze* Bari Catania Venezia Verona Messina Padova* Trieste Taranto Brescia Prato Parma Modena* Reggio Calabria Reggio Emilia Perugia Livorno* Ravenna Cagliari* Foggia Rimini* Ferrara Salerno Sassari Latina Monza Siracusa Pescara* Acconto Tasi 366 239 118 372 59 258 306 277 222 107 232 127 129 239 165 71 37 92 222 180 157 119 131 157 168 160 229 165 107 243 108 138 168 145 132 117 80 0 0 0 0 0 0 0 0 0 152 0 0 0 0 28 0 0 0 0 0 0 0 0 117 0 0 0 0 81 0 0 0 0 Acconto Imu 1.552 1.058 540 1.242 345 828 1.081 977 713 425 938 541 414 1.015 701 563 368 43 713 701 667 517 460 667 621 828 736 609 621 828 575 483 672 667 644 *Il Comune ha già pubblicato sul sito del ministero delle Finanze le delibere 2015 Imu e Tasi **Pubblicata la sola delibera Imu 625 milioni Il fondo messo a disposizione dei Comuni nel 2014 per garantire detrazioni sulla prima abitazione. Quest’anno non c’è nessuna sicurezza che questo fondo statale venga replicato. In caso di mancato rifinanziamento, sarebbero a rischio le detrazioni sulla prima casa in 1.800 Comuni Elaborazione: Corriere della Sera su dati Agenzia Entrate, Federconsumatori vazione dei bilanci preventivi dei Comuni, su decisione della Conferenza Stato-Città, è slittato da fine marzo al 30 luglio. Quindi, se in teoria i Comuni avrebbero dovuto indicare l’aliquota per il 2015 entro il 23 maggio, cioè sabato prossimo, in realtà il fatto di poter presentare i bilanci a luglio, ha suggerito di non fissarne per ora alcuna. Come si paga allora la prima rata? Nel Comune che non abbia ancora deliberato l’aliquota per il 2015 la legge prevede, spiega sempre Ifel, che «il contribuente è in regola se versa l’acconto Imu e Tasi entro il 16 giugno 2015, sulla base delle aliquote e delle detrazioni stabilite dal Comune per il 2014 (e risultanti sul sito del ministero dell’Economia, dipartimento delle Finanze)». Salvo poi procedere ad eventuale conguaglio in sede di saldo nel caso di variazioni delle aliquote e delle detrazioni, che dovranno essere pubblicate sul sito Mef dai Comuni, entro il 28 ottobre 2015. La seconda rata si pagherà entro il 16 dicembre. I primi aumenti in arrivo Nel caso invece in cui il Comune abbia già deliberato in materia di aliquote e detrazioni Imu e Tasi, magari determinando condizioni più favorevoli rispetto al 2014, il contribuente farà riferimento alle delibere relative a quest’anno anche in sede di pagamento dell’acconto. Secondo una recente indagine della Cgia di Mestre, sono poco più di una dozzina le amministrazioni comunali capoluogo di Provincia che hanno deliberato le aliquote/detrazioni dell’Imu e della Tasi per il 2015. Di queste, oltre la metà ha deciso di aumentare il peso delle tasse sugli immobili. Tra i casi citati ci sono i Comuni di Arezzo, Bologna, Livorno, Modena, Potenza, Rimini e Treviso. I primi cittadini di Aosta, Carbonia, Pesaro e Rovigo, invece, hanno confermato la stessa situazione del 2014. Tra i Comuni che hanno alleggerito il carico fiscale, Enna e Mantova. La tegola delle pensioni La recente sentenza della Corte costituzionale sulla rivalutazione delle pensioni ha messo il governo in una situazione di allarme sui conti pubblici che ha ricadute anche sui tributi locali. L’anno scorso il governo aveva «regalato» ai Comuni 625 milioni per consentire ai 1.800 Comuni che avevano già dato fondo al massimo delle aliquote di garantire detrazioni sulla prima abitazione. Milano, Napoli, Torino, Genova e Roma si sono aggiudicate l’anno scorso quasi un terzo della disponibilità totale (213 milioni). Milano ha fatto la parte del leone con 89,4 milioni ma anche Roma ne ha incassato 22,5. Al momento non c’è nessuna sicurezza che questo fondo statale venga replicato. Nella malaugurata ipotesi in cui non fosse rifinanziato, i cittadini di quei Comuni dovrebbero rinunciare alle detrazioni sulla prima casa. Salvo che non si trovino altre risorse. Corriere della Sera © RIPRODUZIONE RISERVATA Le questioni aperte Grandi Comuni, limitati i margini di manovra Incrocio anagrafe-catasto Milano, 239 euro di acconto In regola se la prima rata per il calcolo dell’imposta Per Roma si sale a 366 si paga con le norme 2014 1 2 le possibilità di manovra Q uest’anno sulle aliquote da pagare sono più limitate, soprattutto nei centri urbani di maggiore dimensione. Le regole della Tasi prevedono infatti che l’aliquota massima imponibile sia dello 0,25% se non si prevedono detrazioni mentre per gli altri immobili la somma tra Tasi e Imu non può superare il tetto dell’1,06%. Ai comuni è dato un «bonus» dello 0,08%, da applicarsi sull’abitazione principale o sugli altri immobili purché si riconoscano detrazioni sulla prima casa. Il problema è l’Imu: esaminando i 50 Comuni più popolosi del Paese si scopre che in 43 casi l’aliquota è al massimo di legge ma che la Tasi sulla seconda casa è chiesta solo da 14 capoluoghi. © RIPRODUZIONE RISERVATA A ll’epoca dell’introduzione della Tasi si era promesso che i contribuenti avrebbero ricevuto a casa i bollettini precompilati da utilizzare per il pagamento: l’impegno è rimasto lettera morta. L’Anci sostiene che i Comuni non hanno l’obbligo di provvedere all’invio ma solo quello di coadiuvare i contribuenti che ne facessero richiesta. Confedilizia, sulla base di un regolamento attuativo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, contesta quest’interpretazione. Al di là del dibattito giuridico che ne è scaturito resta il fatto che incrociando i dati dell’anagrafe e del catasto i Comuni dovrebbero essere in grado di precalcolare la Tasi quando non sono previste detrazioni legate al reddito. © RIPRODUZIONE RISERVATA 3 A Milano l’aliquota Tasi per l’abitazione principale è dello 0,25%; è possibile dedurre 20 euro per ogni figlio convivente di meno 26 anni. Detrazioni per chi ha una casa con rendita catastale inferiore a 350 euro. Per chi ne possiede una tra i 351 e i 700 euro lo sconto c’è solo se l’imponibile Irpef inferiore a 21 mila euro. Per la casa riportata nella tabella (sopra) la Tasi nel 2014 era di 498 euro, da cui si sottraggono i 20 euro per il figlio. Il 50% di acconto è di 239 euro. Nella Capitale, sono previste detrazioni solo legate alla rendita catastale dell’immobile, fino a 1.500 euro. L’immobile considerato nella tabella ha rendita 1.743 euro . La Tasi del 2014 era di 732 euro; l’acconto quindi ammonterà a 366 euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 S tando agli elenchi del ministero delle Finanze al 15 maggio su cinquanta capoluoghi (35 sono considerati nella tabella sopra) solo dieci hanno già effettuato delibere sulla Tasi mentre per l’Imu la quota scende a nove. Per fare due esempi, Bologna ha operato un incremento sull’Imu aumentando le aliquote per le case locate a canone concordato o date in comodato a parenti, lasciando invariate le aliquote Tasi, mentre Modena ha aumentato l’aliquota Tasi prima casa portandola allo 0,33%. In ogni caso il contribuente è in regola se paga la prima rata calcolando il tributo con le regole in vigore per il 2014. L’eventuale differenza sarà poi versata alla scadenza di dicembre. Testi a cura di Gino Pagliuca © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 # Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 11 # Politica L’attacco dei magistrati sulla legge anticorruzione Le accuse dell’Anm: scelte di compromesso. Il sottosegretario Ferri: no, sono risposte concrete Dopo l’affondo della VI commissione del Csm, criticato però dal vicepresidente Giovanni Legnini, che alla riunione del plenum si aspetta una valutazione differente, anche il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, ridimensiona le leggi in materia di lotta alla corruzione e di prescrizione: «Timidezza riformatrice», «incoerenza», «scelte di compromesso nascoste dietro interventi deboli che troppo spesso hanno caratterizzato le decisioni adottate dalla politica». E davanti a tutto questo, «l’Anm non può ROMA I punti 1 Dopo l’ok del Senato a inizio aprile, è alla Camera il ddl anticorruzione Il testo prevede una stretta sui reati di mafia, il ritorno del falso in bilancio e condanne più dure per chi corrompe o si fa corrompere nella Pubblica amministrazione 2 Sia la VI commissione del Csm, sia il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli («interventi deboli»), hanno mostrato delle perplessità nei confronti dei testi soprattutto per quanto riguarda l’anticorruzione 3 Il testo sulla prescrizione prevede un aumento della metà dei termini-base per i reati di corruzione. Per i reati gravi contro i minori la prescrizione decorre dal compimento del diciottesimo anno 4 La maggioranza nei giorni scorsi ha trovato un accordo per avviare un tavolo tecnico sulla prescrizione: lo scopo è rivedere l’allungamento dei termini per i reati contro la Pubblica amministrazione esimersi dall’elaborare proposte che suggeriscano soluzioni ragionevoli». Proposte che però vanno oltre il compromesso raggiunto tra Pd e Ap sulla prescrizione che, secondo Sabelli, «è del tutto insufficiente: non basta sospendere temporaneamente la prescrizione dopo la condanna di primo grado ma bisogna sterilizzare i suoi effetti negativi bloccandola definitivamente almeno con la sentenza di primo grado». Anche con questo carico di osservazioni l’Anm, che terrà il congresso il 23 ottobre a Bari, venerdì incontrerà il ministro Andrea Orlando per fare il punto sulle «ben note disfunzioni che affligono la giustizia». Intervenendo al «parlamentino» dell’Anm, Sabelli ha fatto riferimento alla legge sulla lotta alla corruzione (alla Camera il voto finale sarà quasi in contemporanea con il plenum del Csm di I tempi Voto finale alla Camera quasi in contemporanea con il plenum del Csm di mercoledì mercoledì in cui si discute il parere della VI commissione) e quella che rimodula la prescrizione: «Si tratta di interventi innovativi ma che danno anche segnali di arretramento, con proposte che insistono meno sull’azione di contrasto e più sulla riforma delle intercettazioni. Nelle istituzioni cresce una timidezza che limita gli effetti delle riforme e riduce l’impegno contro la corruzione». La magistratura associata, però, ha anche un’anima di governo che ora ha preso coraggio con il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri (che è 60 miliardi di euro: il costo della corruzione in Italia. La Commissione Ue, nel suo rapporto 2014 anticorruzione, ha stabilito che la corruzione costa all’economia Ue 120 miliardi. anche il leader della corrente di centrodestra delle toghe): «Nessuna timidezza da parte del governo ma determinazione ad affrontare e risolvere i problemi con risposte concrete». E anche Giuseppe Fanfani, laico del Csm del Pd, elogia «l’azione del governo che dopo un ventennio di oscurantismo legislativo ha avuto la forza di mettere mano alla modifica di temi sui quali si basa la civiltà giuridica di un popolo: contrasto alla corruzione e ripristino e diffusione della legalità». D. Mart. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’INTERVISTA RAFFAELE CANTONE «La critica del Csm sbaglia bersaglio Il testo è una buona mediazione» «Dopo una condanna giusto rallentare la prescrizione ma no al congelamento» ❞ di Dino Martirano ROMA Analizzata dalla plancia di comando dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione guidata dal magistrato fuori ruolo Raffaele Cantone, la ricetta del governo per contrastare il malaffare dei «colletti bianchi» spazia ben oltre i palazzi di giustizia e il codice penale: «Attendere solo l’effetto salvifico della norma repressiva contro la corruzione è una pia illusione perché un Codice degli appalti fatto bene o una buona riforma della Pubblica amministrazione contano più 100 interventi sulla sfera penale». Seguendo questa impostazione, però, l’ex pm anticamorra Cantone, chiamato da Matteo Renzi all’Anac ad aprile del 2014, ora si ritrova inevitabilmente in rotta di collisione con i suoi ex colleghi che non fanno sconti all’esecutivo: «Certo, nello stesso giorno, dover argomentare sulle prese di posizione del Csm e dell’Anm non è poco...». Il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, ha detto che «le decisioni adottate dalla politica sulla giustizia sono state troppo spesso caratterizzate da timidezza riformatrice, incoerenza, scelte di compromesso nascoste dietro interventi deboli...». È un’invasione di campo da parte del «sindacato» dei magistrati? «Sono certo che queste frasi sono state estrapolate da un contesto. Troppo spesso ho partecipato a dibattiti con il presidente Sabelli e le sue posizioni in materia di lotta alla corruzione, per esempio, non mi sono mai sembrate lontane dai contenuti poi inseriti nella nuova legge». Se la base dell’Anm è in subbuglio, la leadership del «sindacato» è in qualche modo costretta ad alzare la voce contro la politica? «Stimando Sabelli, vorrei credere che l’analisi sia frutto di dietrologia senza fondamento». La VI commissione del Csm, presieduta dall’ex gip di Palermo Pier Giorgio Morosini, ha proposto un parere per il ministro in cui gli interventi contro la corruzione sono definiti «sporadici, frammentari, insufficienti...». «Il parere della VI commissione, un testo che il plenum potrà certamente raffinare, va inteso non solo come critica ma anche come stimolo.Certo, non bisogna essere ingenerosi con questo Parlamento al quale all’inizio nessuno dava credito. Eppure ora abbiamo il reato di autoriciclaggio, quello di voto di scambio politico ❞ Non si deve essere ingenerosi con il Parlamento Si potrebbe inserire la previsione dell’agente infiltrato, una sorta di microspia vivente Chi è Raffaele Cantone, 51 anni, è un magistrato in aspettativa: si è occupato delle inchieste sul clan dei Casalesi. Il 27 marzo 2014 Matteo Renzi lo ha nominato presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Imagoeconomica) mafioso e sono in arrivo il falso in bilancio e gli incentivi per chi collabora per fatti corruzione». Il suo giudizio sul ddl Grasso riveduto e corretto è positivo, dunque? «Il testo è buono anche grazie alla mediazione del ministro Orlando. Ci potrebbe essere anche qualche miglioramento — magari con la previsione dell’”agente infiltrato”, una sorta di microspia vivente diverso dall’agente provocatore fondamentale per le inchieste sulla corruzione — ma il Csm dovrebbe comunque apprezzare lo sforzo di mediazione fatto dal Parlamento. Mi sento di dire che le critiche contenute nel parere della commissione hanno sbagliato bersaglio». Sulla prescrizione Anm e Csm puntano all’interruzione della decorrenza dei termini dopo la sentenza di primo grado. Concorda? «Vado contro corrente. Ma da sempre sostengo che ci vuole un termine temporale fisso — fatti salvi l’omicidio volontario e la strage — oltre il quale non è ragionevole per lo Stato processare un soggetto che magari è profondamente cambiato nel corso degli anni. È il principio della ragionevole durata del processo, per cui in caso di condanna di primo grado o in appello è giusto ipotizzare un rallentamento della prescri- Sugli impresentabili nelle liste servono tre filtri: la legge sull’incandidabilità per fatti gravi, il codice etico dei partiti e regole di opportunità che inducano a non candidare parenti stretti dei condannati per fatti gravi zione, più che un suo congelamento». Sulla prescrizione della corruzione veniamo dall’anno zero con 7,5 anni (legge Cirielli) poi portati a 10 per celebrare processi molto complessi. Dove va posizionata l’asticella? «Tornare alla situazione pre Cirielli, 15 anni, o qualcosa di più, è ampiamente ragionevole». Le intercettazioni, con tutte le implicazioni per la privacy sui terzi non indagati, sono irrinunciabili nella lotta alla corruzione? «Le intercettazioni sono uno strumento investigativo molto invasivo ma fondamentale per le indagini. Detto questo, ben venga l’udienza filtro nella quale, in contradditorio, si selezionano le intercettazioni penalmente rilevanti e dunque pubblicabili». Gli impresentabili alle elezioni: i partiti potrebbero fare di più per garantire liste pulite? «Ci vorrebbero tre filtri successivi per affrontare un fenomeno certamente non nuovo. Il primo: la legge regola le incandidabilità per fatti gravi. Il secondo: un codice etico adottato dai partiti che stabiliscono davanti agli elettori qual è il livello dell’offerta politica in materia di onorabilità dei candidati. Il terzo: regole di opportunità politica che inducano a fare attenzione, con le dovute garanzie, se ci si trova davanti parenti stretti dei condannati per fatti gravi e a bloccare operazioni indecenti di trasformismo». E le piccole liste fiancheggiatrici per le quali molte di queste regole vengono meno? «In Campania, come altrove, si può vincere o perdere per una manciata di voti. Per per cui le leggi elettorali che favoriscono le grandi ammucchiate andrebbero stemperate. Nel mio paese, Giugliano, ora si vota per il Comune: da noi sono 500 i candidati inseriti nelle liste». © RIPRODUZIONE RISERVATA Sono state approvate norme importanti come il reato di autoriciclaggio o il voto di scambio politico mafioso Le posizioni espresse da Sabelli nei dibattiti non mi sono mai sembrate lontane dai contenuti poi inseriti nella nuova legge 12 Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera POLITICA # Scontri con la polizia e feriti Nuove tensioni per Salvini Solidarietà anche da Renzi. In Toscana centri sociali in piazza MASSA È stata un’altra giornata di tensione attorno ai comizi di Matteo Salvini e di scontro politico tra il leader leghista e il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Il leader della Lega Nord ieri era in Toscana, in alcune località della costa, per una serie di iniziative elettorali: quasi ovunque ha trovato manifestazioni e contestazioni da parte dei centri sociali e di altri gruppi della sinistra. I disordini più gravi si sono verificati nel centro di Massa: tre i feriti (dei quali due fermati in ospedale dalla polizia), almeno una decina i contusi tra cui tre agenti delle forze dell’ordine e danni ad alcune vetrine dei negozi. Netta la condanna delle violenze da partiti e istituzioni: il premier Matteo Renzi ha ritwittato un messaggio del deputato dem Emanuele Fiano («La nostra opposizione alle idee della Lega è totale, ma anche quella alla violenza») e anche Giovanni Toti ha espresso «solidarietà all’amico Salvini». Sempre su Twitter Alfano ha scritto: «Lo ripeto: non condivido parole di Salvini, ma come sempre proteggeremo il suo sacro diritto a manifestare». Con il titolare del Viminale però è proseguita anche la polemica sulle misure di protezione per le iniziative della Lega: «Alfano sgomberi i centro sociali — ha attaccato il leader del Carroccio —. Il ministro dice “io ti ho dato ottomila poliziotti”. Ma non è normale perché i poliziotti dovrebbero inseguire stupratori e spacciatori, non tutelare le piazze dove parla la Lega». Secca la replica di Alfano: «Abbia rispetto della Polizia, se non lo ha del Governo, e magari rin- Lotte intestine di Monica Guerzoni ROMA Nella campagna più folle e sguaiata degli ultimi anni, dominata dal trasformismo e scandita da acrobatici cambi di casacca, torna a svolazzare il fantasma del tradimento. Una categoria che, applicata alla politica in formato digitale, ingloba fuggiaschi e voltagabbana, ingrati e troppo grati, fratelli coltelli e aspiranti presidenti inchiodati—alla—poltrona. D’altronde nei primi due anni di legislatura il pallottoliere del Parlamento ha conteggiato 235 cambi di casacca. Un numero che, proiettato sul territorio, farebbe venire i brividi. «Questa o quella per me pari sono...», cantava nel Rigoletto il Duca libertino. Aria celeberrima che Gian Mario Spacca ha metaforicamente intonato quando ha deciso di mollare Renzi per accasarsi con Berlusconi. «Nelle Marche, pur di restare sulla seggiola, uno che ha fatto dieci anni con noi si è fatto candida- La tensione si è attenuata solo quando il comizio è terminato. Infine un gruppo di manifestanti ha raggiunto la sede del tribunale perché si era sparsa la voce, poi risultata infondata, che i due fermati sarebbero stati processati per direttissima. Altri incidenti, fortunatamente meno gravi, si sono verificati durante la tappa versiliese. Poco dopo le 17 a Viareggio, in piazza del Mercato, alcuni manifestanti dei centri sociali, ma anche di associazioni della sinistra, hanno lanciato uova e bottiglie verso il leader del Carroccio e gridato slogan contro razzismo e omofobia. Poi hanno accerchiato l’auto sulla quale viaggiava il leader della Lega danneggiandola a colpi di bastone. Per motivi di ordine pubblico il segretario leghista ha poi deciso di non incontrare i sostenitori e si è spostato verso la passeggiata a mare. «Scusate non posso parlare, non per paura di tre deficienti — ha detto il leader della Lega — ma ho visto un bambino che piangeva disperato e non Duello con Alfano Il leader leghista critica il ministro dell’Interno La replica: abbia rispetto per la polizia A Massa Un ferito a seguito degli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine ieri pomeriggio grazi le forze dell’ordine che ogni giorno si battono per la sua libertà di pensiero». Ieri pomeriggio a Massa circa trecento persone, di centri sociali e gruppi anarchici, hanno tentato di sfondare il cordone della polizia mentre era in corso il comizio di Salvini. Sono volati uova e arance, poi pietre e bastoni. Polizia e carabinieri hanno caricato più volte per disperdere i manifestanti mentre il leader della Lega filmava con il suo iPad le contestazioni. ● La denuncia di Carfagna De Luca, polemiche su un condannato L a denuncia è di Mara Carfagna, di Forza Italia: nelle liste a sostegno di Vincenzo De Luca in Campania «c’è un condannato in primo grado per violenza sessuale su minori». L’ex ministro ha chiesto al candidato pd di prendere le distanze dal candidato. Lui, Corrado Gabriele, capogruppo del Psi in Regione, ha replicato poco dopo: «Tutti sanno la mia estraneità ai fatti, tra poco ci sarà il processo d’appello, è scorretto instaurare un clima di terrore». © RIPRODUZIONE RISERVATA voglio creare a lui e agli altri piccoli problemi». A sera infine l’ultimo appuntamento del tour elettorale era fissato a Pisa. Annunciato con una pagina pubblicitaria acquistata dalla Lega su un quotidiano locale, prometteva anche una «passeggiata» nel centro della città considerata dagli antagonisti «una provocazione». Il leader leghista ha poi rinunciato all’iniziativa. L’incontro con i sostenitori è invece avvenuto senza scontri in serata in un albergo del Calambrone, località sul mare a metà strada tra Pisa e Livorno. A contestarlo, anche stavolta, i centri sociali delle due città. Marco Gasperetti [email protected] ● Il commento Il diritto di parola da difendere e quei quotidiani attentati alla democrazia La vicenda ● Da mesi le iniziative politiche ed elettorali del segretario della Lega Matteo Salvini vengono segnate da contestazioni e incidenti. I primi furono a novembre a Bologna quando Salvini si recò in un campo rom. La sua auto fu assalita e bersagliata da un gruppo di militanti dei centri sociali ● Venerdì il leader della Lega, dopo una serie di contestazioni in Umbria, ha accusato il Viminale: «Non mi tutelano». Il ministro dell’Interno Alfano ha risposto: «Dal 28 febbraio impiegati per le iniziative di Salvini 8.465 agenti» © RIPRODUZIONE RISERVATA I leader e le urne del tradimento Quando il nemico è «in casa» re da Forza Italia — lo ha etichettato il premier — Alla faccia della rottamazione!». E l’aspirante governatore, negando di aver mai posto la questione del terzo mandato: «Renzi non può fingere stupore, visto che con Berlusconi ci ha governato e costruito patti strategici». Tradimento? Macché. Spacca la chiama «intesa dal basso con il corpo sociale di Forza Italia». È il paradosso di queste Regionali, che vedono i leader dei partiti costretti a battersi nel loro campo più che in quello avversario. Se il vero nemico di Renzi in Liguria non è il berlusconiano Toti ma Pastorino — il civatiano uscito Effetti collaterali Follini: l’eccesso di accentramento moltiplica i focolai di ribellione dal Pd per pescare voti nelle acque della renziana Paita — il nemico numero uno di Berlusconi in Puglia non è il «dem» Emiliano, quanto l’azzurro Fitto. È contro il «lidericchio» dei ribelli azzurri che l’ex Cavaliere va perdendo la voce, in un crescendo di accuse melodrammatiche che rendono sempre più evidente la crisi della sua leadership: «Uno che vota contro il partito che lo ha eletto è un tra-di-to-re!». Un tempo in campagna elettorale i partiti difendevano la linea della fedeltà come una falange macedone, oggi invece anche quella trincea si sta sfaldando. Persino un dominus assoluto, qual è il capo del Pd, si trova a dover difendere il Nazareno dal fuoco amico, durante una campagna cruciale. Marco Follini, che gli anatemi di Berlusconi li subì sulla sua pelle, non trova precedenti storici a un tale sfarinamento dei partiti: «Per contrappasso, l’eccesso di accentramento Chi è /1 ● Gian Mario Spacca, 62 anni, è l’attuale governatore delle Marche, regione che governa dal 2005 con giunte di centrosinistra. Alle elezioni di maggio si è schierato contro la sua «vecchia» coalizione ed è sostenuto da FI e centristi nelle mani del leader moltiplica i focolai di ribellione». Nel guado tra il responso delle Regionali e l’entrata in vigore dell’Italicum il sistema sembra impazzito. In Veneto la scissione di Tosi dalla Lega, in Campania i cosentiniani che fanno la fila per salire sul carro di Renzi... Mentre ad Alfano, che «tradì» Berlusconi, tocca chiudere un occhio (e l’altro pure) per non vedere i suoi che trescano col Pd. Renzi intanto rischia di perdere altre pecorelle e prova a chiudere il recinto tuonando contro la «sinistra masochista». La Paita ha paragonato Civati all’indipendentista britannico Nigel Farage? Pippo ci ride su: «Bisogna chiedersi chi ha iniziato a tradire... Potrei usare la stessa categoria, ricordando che è stato Renzi a tradire il programma e il centrosinistra». Poi la frecciatina contro gli ex amici di Sel capeggiati da Gennaro Migliore: «Ma sì, diciamo che i traditori migliori stanno tutti con Renzi». Anche Pastorino ribalta l’accusa: «Dice che i masochisti siamo noi, non chi si è alleato con gli scajoliani a Imperia e con certi personaggi in Campania...». Benvenuti al Sud. Dove, a 87 anni suonati, Ciriaco De Mita consegna al Guinness dei primati un agilissimo salto della quaglia, rompendo con il centrodestra di Caldoro e posizionando l’Udc al fianco di De Luca. Sì, proprio quel De Luca che lo aveva definito «male assoluto». © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è /2 ● Pippo Civati, 39 anni, è un parlamentare eletto alla Camera nelle liste del Pd. Dopo mesi di dissenso ha lasciato il partito. In Liguria Civati sostiene Luca Pastorino che si è schierato contro la candidata dei democratici Raffaella Paita di Antonio Polito S trano, non si è ancora visto un manifestoappello di intellettuali per difendere il diritto di parola di Matteo Salvini nelle piazze della Repubblica. Non sono comparsi bavagli simbolici per ricordare che a nessuno si può tappare la bocca in questo Paese. La cultura democratica non sembra molto scossa da questo stillicidio ormai quotidiano di piccoli ma non banali attentati alla democrazia: ché tali sono i tentativi di impedire, interrompere, sabotare i comizi del leader di un partito politico regolarmente iscritto alla gara delle prossime elezioni regionali. Perché dunque la condanna, anche quando è ferma e sincera, non va mai oltre le solite frasi di circostanza, e quasi sempre è preceduta da una presa di distanza, del tipo “premesso che tutto mi divide dalle idee di Salvini, difendo il suo diritto a manifestarle”, come fa spesso lo stesso ministro dell’Interno, confondendo il suo ruolo istituzionale con quello di diretto concorrente elettorale della Lega? Perché, in realtà, sotto sotto, in fondo in fondo, molti di noi pensano che Salvini un po’ se l’è cercata, che il suo linguaggio è troppo provocatorio, che denigra e istiga, che è irresponsabile e politicamente scorrettissimo. E invece no. Anche se fosse tutte queste cose, bisogna che ci convinciamo che il discorso politico della Lega non è fuori dal perimetro dei valori di una democrazia, e dunque ha pari dignità con tutti gli altri, e dunque è nel solo potere degli elettori censurarlo. Dobbiamo riconoscere che lui e i suoi seguaci hanno il diritto non solo di dire ciò che dicono, ma anche di pensare ciò che pensano. In molti altri paesi europei forze politiche nient’affatto eversive sostengono tesi non molto dissimili da quelle di Salvini sugli immigrati (il partito di Cameron per esempio) o sull’Europa (il movimento di Alternativa per la Germania) e a nessuno viene in testa di lanciargli contro uova e bottiglie, o di pensare che se la sono cercata. Se ragioneremo così, se consentiremo a Salvini una campagna elettorale non braccata da manipoli di agitatori sempre a caccia di presunti fascisti pur di sentirsi vivi, allora potremo anche respingere nel dibattito pubblico ciò che in Salvini non ci piace, ciò che ci preoccupa, ciò che lo rende geneticamente minoritario, per quanti voti possa prendere. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 POLITICA 13 # Il match La candidata del centrosinistra, Raffaella Paita, e l’aspirante governatore del centrodestra, Giovanni Toti, sfidanti alle elezioni regionali in Liguria, discutono insieme sugli spalti della Piscina di Sori, in occasione della seconda finale scudetto di pallanuoto tra Recco e Brescia lo scorso 10 maggio (Ansa) Verso le Regionalii di Marco Imarisio In corsa ● Oltre a Giovanni Toti e Raffaella Paita ci sono altri sei candidati governatore in Liguria Dall’alto: Alice Salvatore (M5S), Enrico Musso (Liguria Libera), Luca Pastorino (Rete a sinistra, Lista Pastorino), Antonio Bruno (Progetto Altra Liguria), Matteo Piccardi (Partito comunista dei lavoratori) e Mirella Batini (Fratellanza Donne) DAL NOSTRO INVIATO GENOVA «Mica lo sapevo di essere diventato un affare di Stato». «Infatti non lo sei, meglio che non ti fai illusioni». In questo sabato pomeriggio i due anziani militanti sono gli unici avventori del circolo democratico di Sestri Ponente, sezione storica della città che un tempo fu operaia. Non è mugugno, questa volta. È solo scetticismo, che si unisce a un malessere diffuso che girando per le sedi del Pd cittadino resta attaccato sulla pelle come l’afa di questo anticipo di estate. Nella battaglia per la Liguria si è persa la Liguria. Nessuno ne parla più, e pure ne varrebbe la pena, con un tasso di disoccupazione che ne fa una enclave di meridione al nord, l’isolamento perpetuo e la desertificazione industriale che avanza. Non pervenuta. Al punto che sembra non avere importanza il fatto che le ricette locali di centrosinistra e centrodestra prevedano entrambe lo stesso ingrediente, più grandi opere per tutti, dalla Gronda al Terzo valico, e poco altro, giusto una spruzzata di allarmismo sugli immigrati da parte di Giovanni Toti, il candidato unico targato Forza Italia. Anche i media locali faticano a trovare spazio da dedicare ai progetti degli aspiranti presidenti. È il prezzo da pagare alla notorietà. Nel 2010, dopo aver vinto con un notevole 51,2 per cento, Claudio Burlando inseguiva con buone ragioni ma invano le testate nazionali affinché gettassero un’occhiata alla sua coalizione traversale che andava da Sel fino all’Udc. Anche allora la Liguria fu un laboratorio politico a sua insaputa, anticipando quel che sarebbe poi accaduto a Roma. Adesso è proprio il burlandismo il pomo della discordia che ha trasformato queste elezioni regionali in una questione nazionale, il paziente zero di due esperimenti contrapposti che guardano altrove. L’eredità dell’uomo che è stato per distacco il miglior prodotto del Pci genovese, unico dirigente nazionale ligure di un certo rilievo negli ultimi vent’anni, governatore per due legislature, è oggetto di una disputa così accesa da non lasciare spazio ad Sinistra e destra in gioco Liguria, il paziente zero degli equilibri nazionali L’attacco al Pd dall’interno e la scommessa di Toti alcuna obiettività. I cambi di stagione non sono facili da gestire. La rivendicazione del lavoro fatto finora sbatte con la necessità di girare pagina. Raffaella Paita, la candidata renziana appoggiata dal renziano Burlando, è prigioniera di questo dilemma. Rifiuta con forza la criminalizzazione forzata del suo mentore politico, ma per questo non riesce a farsi recepire come portatrice della tanto agognata svolta. La gestione scellerata delle primarie, peggiorata dall’indifferenza esibita dai vertici del Pd, ha aperto la strada al primo test nazionale. L’uscita dal Pd del parlamentare civatiano Luca Pastorino e la sua candidatura contro Paita sono la premessa per la nascita di una forza alternativa a sinistra. Il primo, vero guanto di sfida al Partito della nazione di Matteo Renzi. Se nelle prossime due settimane si parlerà tanto di questa regione splendida il motivo dell’improvviso interesse risiede solo nell’esito di questa inedita partita dal quale dipende una sua replica su scala nazionale. Per la minoranza interna la Liguria è come un preliminare di Champions I precedenti Le Regionali 2010 Claudio Burlando (centrosinistra) 424.044 voti Sandro Biasotti (centrodestra) 52,15% I partiti 41,7 M5S 2014 28,3 2010 2010 2014 2010 389.132 voti % Europee PD 2014 FI 47,85% 13,9 *dato Pdl 29,3* LEGA 2014 2010 % Regionali 25,6 non si è presentato 5,6 10,2 CdS league. Il possibile smottamento a sinistra ha generato una reazione uguale e contraria. La candidatura di Giovanni Toti è stata letta come una partita di giro rispetto al Veneto. Qui toccava a Forza Italia. La scelta di un nome di rilievo nazionale ha ricomposto il centrodestra, che almeno a parole si presenta compatto da Fratelli d’Italia passando per Ncd e Udc fino alla Lega Nord, con qualche mal di pancia in più per il ritiro di Edoardo Rixi che era già sceso in campo con l’appoggio di Matteo Salvini. Le prove tecniche di unità di quel che resta dell’era berlusconiana passano anch’esse dal risultato di una regione da dieci anni in mano al centrosinistra. La variabile impazzita è sempre a Cinque stelle. Il grafico dell’andamento elettorale nella regione che dovrebbe essere la sua culla fa venire il mal di mare. Alle politiche del 2013 un trionfo, primo partito. Alle europee del 2014 molto male. I sondaggi prevedono una marea montante, anche se una settimana fa al comizio in piazza De Ferrari della candidata Alice Salvatore, giovane, ingenua e molto telegenica, non c’era esattamente il pie- Grillo cameriere Beppe Grillo ieri sera si è improvvisato cameriere a Genova durante una cena elettorale per sostenere la candidata governatrice del M5S in Liguria, Alice Salvatore. Con Grillo a servire ai tavoli c’era anche Luigi Di Maio none. A decidere sarà Genova. Non le sorti della contesa, ma le dimensioni di una eventuale e probabile vittoria di Paita, che in caso di maggioranza non autonoma somiglierebbe a una mezza sconfitta. Nel capoluogo e nella sua provincia abita una sinistra tradizionale che non ha mai digerito fino in fondo Matteo. Alle Europee il Pd usufruì di una cessione di credito del 41 per cento, sfondando nei quartieri popolari dove nel 2013 aveva fatto man bassa Beppe Grillo. Negli ultimi mesi i segnali di rigetto si sono moltiplicati. Il sentimento di rifiuto nei confronti di Paita ne è la conseguenza, certificata dalle intenzioni di voto disgiunto a favore di Pastorino di molti circoli e militanti storici. C’è anche una questione locale aperta. Negli ultimi anni il genovese Burlando ha molto litigato con i sindaci di Genova, prima Marta Vincenzi e poi Marco Doria. Ma certo non è questa la ragione per cui Silvio Berlusconi, Beppe Grillo e Renzi hanno deciso di chiudere qui la loro campagna elettorale. I due militanti di Sestri Ponente lo hanno capito e infatti rimarranno a casa, come molti altri iscritti in incognito al partito dell’astensione. La prima partita nazionale della nascitura terza repubblica si gioca in Liguria, ma senza la Liguria. (1 - continua) © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il caso Via Guevara angolo Lenin. L’ossessione di riscrivere la storia sulle mappe di Luca Mastrantonio G ioielli in saldo in via Ernesto Che Guevara! Se fosse passata la proposta del capogruppo del M5S Giuseppe Grillotti al Comune di Livorno, nella via portuale dello shopping ci sarebbero stati cortocircuiti di questo tipo. Pericolo scampato, per ora: il sindaco pentastellato Filippo Nogarin ha detto no alla proposta di cambiare il nome di via Grande, passerella commerciale per i turisti che sbarcano dalle crociere: «Cambiare la toponomastica può essere rischioso e oneroso per i cittadini, che possono confondersi, e per i commercianti e i residenti che devono aggiornare tutti i documenti». Ma, parlando con il Corriere Fiorentino, ha chiarito: «È giusto intitolare una strada al medico e rivoluzionario argentino, ma propongo che gli sia intitolata una via nuova». La toponomastica a volte è una forma urbanistica di revisionismo: riscrivere i nomi delle vie di una città come i capitoli di un libro di storia. È avvenuto dopo grandi cambiamenti, come la rivoluzione francese o la caduta del fascismo. Ma oggi assomiglia ad una provocatoria ossessione, parodia dei dogmi del Grande Fratello di 1984, il romanzo di George Orwell: «Chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato». Tutto il potere al Tuttocittà? Nel 2011 a Lissone (Monza) fu inaugurata dai politici di centrodestra piazza Craxi, vicino a piazza Lega Lombarda e piazza De Gasperi, mentre un centinaio di militanti dell’Italia dei Valori, Rifondazione e Pd lanciavano monetine, per ricordare quanto successe all’Hotel Raphael di Roma, e innalzavano cartelli che giocavano con la definizione di Craxi: «Leader? No làder», e «Statista Latitante». Un anno dopo, Umberto Bossi inaugurava la circonvallazione di Marcallo battezzata Viale Padania. Lo striscione di testa di un gruppo di contestatori con il tricolore recitava: «La Padania non esiste». Era il primo aprile. Uno scherzo? Dura ancora. Con l’avallo della Prefettura di Milano, che però ha chiesto l’aggiunta della definizione «antico nome geografico». In alcuni casi, il gioco si fa storiograficamente serio. Nell’agosto 2008 il Municipio XX chiese alla Commissione toponomastica della Capitale di rimpiazzarla con Via Solgenitsin, lo scrittore che ha raccontato l’orrore dei gulag. Ma Lenin è ancora presente nelle mappe della città. Un nome che già Ernesto Galli della Loggia, nel 2003, aveva chiesto di rimuovere dalla Strade contese La proposta dei 5 Stelle a Livorno di una strada per il rivoluzionario Quando la toponomastica celebra le piccole prese di potere toponomastica all’allora sindaco Walter Veltroni. È andata male invece a Berlinguer, che nell’agosto 2011 ha perso la sua piazza a San Martino Siccomario, nel pavese. Al posto del leader del Pci, ora c’è piazza Unità d’Italia. «Vogliamo vie che uniscano, non che dividano», spiegò l’assessore Renato Abbiati, di centrodestra. Due anni prima anche la sezione del Pd locale aveva cambiato nome, togliendo quello del leader sardo a favore di Beniamino Andreatta. A Berlinguer non vogliono più bene? In maniera bipartisan. Spesso, la genesi stratificata e casuale della toponomastica crea strane associazioni di pensiero, vicinanze stridenti, narrazioni paradossali. Nel 2005, Suzzara (Mantova), paese politicamente rosso, ha voluto dedicare una via a Indro Montanelli. Bene. Ma come ci si arriva? Passando per via Lenin e largo Marx: non lontano da via Ho Chi Min. criticalmastra © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera POLITICA # Berlusconi rincara: Fitto? Un episodio regionale La replica: qui per lui un deserto imbarazzante. Il capo di FI teme l’astensionismo: «Un crimine non votare» ● Il caso L’azzurra in ascesa e quei dubbi sul curriculum G iovane, telegenica, benedetta dal Cavaliere. La milanese Silvia Sardone ha però alle spalle un cursus honorum studentesco non esattamente brillante. L’indiscrezione è arrivata da Dagospia. «Ha frequentato un corso di recupero simil Cepu perché bocciata al liceo. Sarebbe stata inoltre bocciata più volte anche all’esame per diventare avvocato», ha scritto pochi giorni fa il sito di Roberto D’Agostino. Ne è seguita replica (non troppo dettagliata) e relativa controrisposta. «Da quando attacco i dinosauri del partito scopro cose di me che neanch’io conoscevo», si difende lei. Che del suo percorso di studi racconta quanto segue: «Mi sono diplomata all’istituto tecnico Natta di Milano, una scuola pubblica. Ho perso un anno, è vero, perché da ragazzina ho cambiato tre scuole». Voto della maturità: 60 su 100. «Poi però ho preso due lauree a pieni voti in Bocconi senza essere mai bocciata ad un solo esame». A.Se. © RIPRODUZIONE RISERVATA La vicenda ● Dopo mesi di tensioni interne in Forza Italia che hanno visto contrapposti lealisti e fittiani e dopo il commisariamento in Puglia degli uomini dell’ex governatore, il partito per le Regionali si è spaccato ● Raffaele Fitto ha deciso di sostenere con la lista «Oltre con Fitto» la candidatura di Francesco Schittulli, Berlusconi invece ha candidato Adriana Poli Bortone, di Fratelli d’Italia, che si è schierata contro il volere del suo partito ed è stata sospesa sconi ieri ha continuato ad auspicare, nell’intervista a Telenorba: «Un grande comitato elettorale di tutti i moderati». Dunque, dopo le «botte da orbi» in famiglia si dovrebbe tornare a essere buoni fratellini nel rassemblement? Un caos che potrebbe favorire l’astensionismo. Nei sondaggi il non voto tenta più di un elettore su due. Ecco perché nel comizio di Lecce Berlusconi ha definito l’astensione un «crimine contro la propria famiglia e il proprio Paese». Convinto, come ha dichiarato al Corriere del DALLA NOSTRA INVIATA «Sono il leader più conosciuto al mondo assieme a Obama e Putin». Finale pirotecnico del minitour elettorale in Puglia per Silvio Berlusconi. Dopo il malore e gli appuntamenti cancellati ha ritrovato, prima sul palco a Lecce e nella serata «pay» a Borgo Egnazia, e ieri in tv, il vigore per rispondere alle stoccate di Raffaele Fitto. Così, nel giorno in cui è volato ad Arcore senza tappe intermedie, ha assestato fendenti. Accusando il suo ex «cucciolo» di avere reclutato candidati con una «mossa padronale» e di essere un semplice «episodio pugliese». In coro rincarano i suoi. Mara Carfagna censura la «guerra fratricida». Francesco Paolo Sisto plaude a Berlusconi come «leader capace di acchiappare il cuore della gente, senza tristi animosità». Simone Furlan chiama Fitto «lo smemorato di Maglie». E Adriana Poli Bortone, candidata da Berlusconi alla guida della Regione, ironizza sul nome del suo movimento, Oltre: da «pompe funebri». «Cala il sipario» replica Fitto. E rimarca: «Un leader dovrebbe sapere quando è il momento di fare un passo indietro. Lui preferisce autorottamarsi». Così, la battaglia per accaparrarsi gli elettori di centrodestra continua. Fratelli d’Italia, che ha seguito Fitto contro Berlusconi, ieri ha fatto sapere che Poli Bortone è sospesa dal partito. «Preferisce Dudù alla sua gente», accusa BARI I democratici Forfait di Boschi attesa a Bari per la conclusione della «sagra del programma» di Emiliano Tour elettorale insieme L’ex premier Silvio Berlusconi con la fidanzata Francesca Pascale venerdì all’uscita dell’hotel Palace di Bari (Ansa) Fabio Rampelli. Lei ride («sospesa lo ero già»). Ma i suoi elettori no. Perché vedono crescere la confusione. C’è una loro esponente di rilievo in competizione, ma Fratelli d’Italia chiede di votare per il candidato avverso: Francesco Schittulli. E i forzisti devono scegliere se votare per la presidente del partito di Giorgia Meloni, come vuole Berlusconi, o per l’azzurro ripudiato Schittulli. Un caos che al Palafiere di Lecce ha fatto sì che tra i supporter di Berlusconi ci fosse anche chi indossava la maglietta con la scritta fittiana #Oltre. Confusione pericolosa in una Puglia dove il candidato Michele Emiliano, guadagna consenso anche tra le linee dei dissidenti del pd. Ieri il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, attesa alla giornata finale della «sagra del programma», ha dato forfait. E c’è chi attribuisce la defezione alla protesta in preparazione dei Cobas della scuola. E chi all’irritazione del presidente del Consiglio per le posizioni non allineate di Emiliano, come quella contro il ddl scuola. A complicare l’enigma, poi, c’è la storia della nuova coalizione modello partito repubblicano statunitense che Berlu- Mezzogiorno, che «l’elettore deciderà 5 giorni prima del voto». Il punto però è che lui, dopo il gran finale a Borgo Egnazia tra i supporter a caccia di selfie («Per gli uomini sono mille euro. per le donne 500», ha scherzato) ha lasciato la Puglia. Oggi sarà a Lecco e lunedì a Saronno. Fitto, invece, resta. E continua a mettere il dito sulla piaga: «Con me Berlusconi aveva folle plaudenti che lo acclamavano e che organizzavano della manifestazioni eccezionali e non il deserto imbarazzante delle scorse ore». Virginia Piccolillo © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 POLITICA 15 # IL FUTURO DEL CENTRODESTRA Forza Italia, i tormenti di un partito L’INCHIESTA a cura di Paola Di Caro N elle ampie stanze di San Lorenzo in Lucina dove lavoravano a tempo pieno 80 dipendenti, ora si dividono i compiti a rotazione in 40. E per tutti, come per i pochi dirigenti rimasti a presidiare il fortino, vale la regola aurea del risparmio: «Non tenete le luci accese se non servono, l’elettricità costa». Basterebbe questo, forse, per dare il senso della grandeur perduta di Forza Italia, il partito la cui simbiosi con l’uomo più ricco d’Italia è stata ed è ancora totale, il partito del martellamento mediatico, dei grandi numeri, delle luci, degli inni che sembra avviato a uno spegnimento progressivo quanto rapido. Non sono tanto le ristrettezze economiche a pesare, nonostante delle sedi in affitto in tutta in Italia non ne resti più nessuna tranne quella romana, e la tesoriera Maria Rosaria Rossi si affanni a riscuotere dai parlamentari morosi i debiti pregressi. E in fondo non sono nemmeno così deludenti i risultati del rastrellamento di finanziamento e consensi che arriva dal territorio: «A febbraio abbiamo concluso il nostro tesseramento con Il paradosso della ricerca di un nuovo leader con i consensi residui che dipendono dall’ex premier La partita rischiosa delle urne e la carta Marina 106 mila iscrizioni. Meno della prima FI, ma oggi la tessera costa 50 euro, allora 10», spiega Gregorio Fontana, dirigente storico azzurro, aggiungendo che volendo si potrebbe partire anche domani «con i congressi locali», battaglia cara a Verdini prima che finisse in disgrazia. A dare un’immagine crepuscolare del partito è piuttosto la consunzione del consenso: secondo Roberto Weber, responsabile dell’istituto demoscopico Ixè , il 12-13% oggi attribuito da tutti gli istituti «è probabilmente sovrastimato». E si capisce allora la grande paura tra gli azzurri che si vada alle Regionali a un «bagno di sangue» che secondo il politologo Giovanni Orsina rischierebbe di dare vita a un «tana libera tutti, a meno che Berlusconi non abbia un piano e la voglia di spendere le ultime risorse in termini economici ma anche di successione: la carta Marina non è da sottovalutare». Sì perché tutto nel mare magnum delle liti, delle scissioni imminenti (i fittiani), di quelle possibili (i verdiniani), dei saliscendi di linea politica e dell’in- capacità di mandare un messaggio univoco forte continua a ruotare attorno allo stesso nodo: la figura di Berlusconi. Sondaggisti, esperti, ma gli stessi azzurri sono concordi nell’individuare nel declino della leadership di Berlusconi il drastico calo di FI. Ma nello stesso tempo, è il paradosso, se FI oggi ancora c’è «è solo grazie ai voti di chi crede in Berlusconi, chi lo segue ovunque e comunque», dice il responsabile enti locali di FI Mar- ● La parola MODERATI L’aspirazione a «rappresentare i moderati» è all’origine della nascita di Forza Italia. Silvio Berlusconi il 26 gennaio del 1994 annuncia la decisione di voler guidare il nuovo movimento politico alla guida del Paese. Il 28 marzo Forza Italia si afferma come primo partito con il 21% dei voti. Nel 1998 Berlusconi definirà Forza Italia come «un partito liberale ma non elitario, un partito liberaldemocratico popolare». cello Fiori allo stesso modo di un’emergente come Silvia Sardone («C’è lui e il nulla») o un’analista come Piepoli: «Il partito di Berlusconi è Berlusconi. La via d’uscita? Forse l’unica potrebbe essere la monarchia ereditaria...». Lui, Berlusconi, ai fedelissimi ripete che «non potrò guidare la prossima campagna elettorale, avrò più di 80 anni, dobbiamo scovare un altro leader in giro per l’Italia…». Ma al centro di tutto resta lui. Con un partito in disarmo da rilanciare — cambiando o meno nome e simbolo subito dopo le Regionali — ma cambiandolo: «FI sta pagando un’assenza totale di radicamento sul territorio», ammette Fiori, che ha un solo obiettivo: «Voglio riportare la bandiera azzurra in ognuno degli 8000 comuni italiani con gente che sta a contatto con gli elettori, che sa fare politica e l’ha dimostrato facendosi eleggere». D’altronde, come conferma uno che «fa il sindaco da 30 anni» come Osvaldo Napoli «è vero che dal basso c’è richiesta di politica: quando organizziamo La storia e i risultati 128 i parlamentari di Forza Italia nella legislatura in corso. Alla Camera i deputati sono 70, al Senato gli esponenti azzurri sono 58 © RIPRODUZIONE RISERVATA % di voto Fi % di voto Pdl L’inizio 21 23,7 20,9 Politiche 37,4 21,6 20,6 16,8 1994 1995 1996 1997 1998 La nascita di Forza Italia Il 26 gennaio 1994 Berlusconi annuncia la sua discesa in campo. Due mesi dopo vince le elezioni 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 La nascita del Pdl Il 18 novembre Berlusconi nel «discorso del predellino» annuncia la fondazione del Popolo della libertà La Casa delle libertà Nasce l’alleanza con An, Lega, Ccd, Cdu L’ultima volta al governo Resta in carica per 3 anni e mezzo L’altra vittoria Vittoria alle Politiche 2001: Berlusconi resta al governo fino al 2006 2008 Europee Il ritorno a FI 35,3 29,4 25,2 un incontro con gli amministratori locali sui temi concreti, facciamo sempre il pienone». Il problema è che tutto è affidato alla buona volontà dei singoli, che i soldi mancano: «Noi per finanziarci non abbiamo le fondazioni come altri partiti...», allarga le braccia Fontana. E alla fine, dice Silvia Sardone «chi ci ascolta, chi ci dice bravi per questa o quella iniziativa sul parco, sulla strada, sulla illuminazione, poi ci chiede: “Ma a Roma che fate? Che idee avete? Chi comanda?”. Il rinnovamento andava fatto prima delle Regionali, non dopo. Su tutto: dai social media, dove siamo molto deboli, alla classe dirigente. Quella del futuro c’è, è sul territorio, ma non sgomita, non sfida l’attuale». Quella che, conferma Weber, dagli elettori è vista male: «Sono destinati a uscire di scena. Gli elettori vedono gli attuali dirigenti, come quelli che del Pd che si oppongono a Renzi, come destrutturatori: una generazione invecchiata». E magari lo ha capito Silvio Berlusconi, che sogna ancora un partito con lui a capo — da padre nobile, icona, chissà — e tanti giovani attorno. Quello che paventa Maurizio Gasparri, dicendo no alla «furia iconoclasta che tutto travolge: via le sedi, via chi dissente, via i vecchi, via gli esperti, via tutto e tutti... Cosa resta?». Lo dirà il tempo. E non ce n’è più molto per FI. 2009 2010 Lo strappo con Fini Si consuma il 22 aprile 2010 L’esecutivo tecnico Il 12 novembre Berlusconi si dimette da premier: il Pdl sostiene Monti La campagna Berlusconi è il candidato alle Politiche 2013 2011 2012 2013 2014 2015 Le larghe intese Il Pdl partecipa al governo Letta I servizi sociali Dopo la condanna, ad aprile comincia a scontare la pena La scissione Il 15 novembre, alla vigilia del ritorno a Forza Italia, la scissione con Ncd. FI va all’opposizione Il patto del Nazareno Il 18 gennaio l’intesa con Renzi sulle riforme La rottura A gennaio l’annuncio: il patto del Nazareno è rotto Le tensioni A febbraio Fitto lancia i «Ricostruttori»: chiede primarie e rinnovamento. Anche i verdiniani critici sulla linea di FI Corriere della Sera Marcello Veneziani Alessandra Ghisleri Roberto D’Alimonte «L’unica chance del centrodestra «È stata l’assenza del fondatore «Salvini e l’ex governatore è che venga fuori un’altra guida» a disorientare gli elettori azzurri» non tengono insieme i moderati» M ❞ Un’epoca è finita, è vero però che Berlusconi potrebbe ancora avere il ruolo di padre nobile, di garante arcello Veneziani, politologo, da sempre vicino alla destra, non vede futuro per una FI ancora egemonizzata da Silvio Berlusconi: «Quando un movimento esaurisce la sua spinta, quando una leadership perde capacità attrattiva, bisogna ripartire da zero. Il berlusconismo è finito, ma ci sono ancora moltissimi potenziali elettori che si riconoscono nei valori del centrodestra. In un tempo medio lungo esiste la possibilità che le tre aree che li rappresentano — quella della Lega di Salvini, della destra di Fratelli d’Italia e un blocco centrista che può essere rappresentato da Fitto, da Alfano — si uniscano e diano vita a un soggetto politico unitario. Certo, si deve partire da un programma, da una conseguente selezione della classe dirigente e solo alla fine porsi il problema della leadership». Nessun ruolo per Berlusconi? «Sicuramente non si può pensare a un partito che si identifica con lui, nè tantomeno a un suo ritorno. Un’epoca è finita, sarebbe come se Emilio Fede tornasse al Tg4... È vero però che potrebbe ancora avere il ruolo di padre nobile, di suggeritore, ispiratore, garante. Ma l’unica possibilità per il centrodestra di ritrovarsi assieme è che lui resti fuori da questo progetto». © RIPRODUZIONE RISERVATA A ❞ Con l’Italicum se non si supera il 20% si rischia l’irrilevanza L’intuizione del contenitore è corretta lessandra Ghisleri, analista politica responsabile dell’Istituto Euromedia e da anni sondaggista anche per Berlusconi, non crede che il leader azzurro abbia intenzione di «smobilitare»: «Da come si muove, non ne vedo l’intenzione». Anche l’ex premier sa bene come «il suo partito venga identificato dagli elettori totalmente con lui. Non c’è possibilità di immaginare una FI senza di lui, la modalità di scelta degli elettori per questo partito è identitaria». Ma il grande problema, quello che sta costando e costerà voti a FI — «Le Regionali comunque, storicamente, non sono un terreno facile per loro» — è che con l’assenza prolungata dal centro della scena di Berlusconi, sono mancati «messaggi univoci: prima era lui — capace di mandare messaggi diretti e molto chiari — a fare la sintesi, lui a dare la direzione di marcia. Adesso per l’elettore è molto più difficile orientarsi sui contenuti e i temi». Per il futuro «con un sistema elettorale come l’Italicum, simulando i risultati di un’elezione con i sondaggi che abbiamo, non esisterebbe un partito di opposizione consistente: se non si supera il 20%, non si arriva ai 100 seggi. Si rischia l’irrilevanza. Per questo l’intuizione del rassemblement conservatore di Berlusconi appare corretta». © RIPRODUZIONE RISERVATA R ❞ La debolezza dell’ex premier è non aver creato un partito forte e credibile che gli sopravvivesse oberto D’Alimonte, politologo, non vede un Berlusconi «pronto a farsi da parte», e riconosce anche lui che «gli attuali voti di Forza Italia sono tutti riconducibili alla sua figura». Ma non crede che «Berlusconi stavolta possa inventarsi la formula magica per fermare un declino che è nei fatti. Il suo partitino personale di fedelissimi potrà sempre mantenerlo, ma la riconquista da parte sua del popolo dei moderati pare ardua se non impossibile». Il quadro è dunque «molto confuso, perché nessuno dei personaggi che si affacciano sulla scena, da Salvini a Fitto, sembra avere carisma e forza economica e politica per fare l’impresa di riunire il centrodestra, e al momento assistiamo a una continua diaspora di elettori che dal grande partito berlusconiano vanno altrove, in altre forze o nell’astensione. Grillo peraltro, che ancora è accreditato di un 20%, congela voti di centrodestra che sono usciti negli ultimi due anni. La grande forza di Berlusconi è stata quella di portare tutta l’area dei moderati e conservatori al governo, la sua debolezza è non aver creato un partito forte e credibile che gli sopravvivesse. È una colpa storica per chi ha egemonizzato un ventennio di vita politica © RIPRODUZIONE RISERVATA italiana». Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera 16 # Esteri 11 febbraio 2011 La caduta di Mubarak dopo la rivolta di Tahrir e la morte di centinaia di manifestanti Chi è ● Mohamed Morsi, 63 anni, ha studiato ingegneria al Cairo e in America. Leader dei Fratelli Musulmani, è stato eletto presidente il 30 giugno 2012. È rimasto in carica per circa anno ● Dopo la caduta di Morsi, le proteste dei suoi sostenitori sono sfociate in scontri con l’esercito. Il movimento è stato bandito e dichiarato organizzazione terroristica. Molti altri leader della Fratellanza sono stati condannati a morte ma finora non giustiziati. Contro Morsi ci sono 5 procedimenti: c’è già una condanna a 20 anni per la morte nel 2012 di manifestanti L’ex raìs accusato di evasione dal carcere nel 2011. Amnesty: «Una farsa» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La gabbia è imballata dai vetri insonorizzati per impedire che il detenuto si lanci in uno dei suoi lunghissimi sermoni. Indossa la tuta blu degli altri prigionieri, l’atteggiamento severo è quello di chi si considera ancora il presidente. Quando nell’aula viene letta la sentenza, Mohammed Morsi alza solo il pugno chiuso, qualcuno dei suoi grida «abbattiamo la dittatura», le parole che restano sono quelle che il giudice legge davanti alle telecamere: condanna a morte per il primo leader eletto democraticamente nella storia dell’Egitto e per un altro centinaio tra i capi e gli attivisti dei Fratelli Musulmani. Morsi è stato condannato in questo caso — i procedimenti a suo carico sono cinque — per aver partecipato all’evasione dal carcere di Wadi el Natroun, a nord del Cairo, alla fine di gennaio del 2011. Pochi giorni prima i manifestanti invadono le strade, conquistano piazza Tahrir nella capitale, il regime di Hosni Mubarak reagisce come ha sempre fatto: arrestando i dirigenti della Fratellanza, li considera responsabili dei disordini, restano in cella per poco. Gli attivisti — ma anche GERUSALEMME di Viviana Mazza I giovani egiziani non si sono mobilitati: non è più la nostra battaglia Sappiamo però che questa non è giustizia. Con Sisi? I problemi sono uguali 2012-2013 Morsi prende più poteri. La costituzione viene redatta senza gli altri partiti. La crisi economica peggiora Egitto, condannato a morte Morsi Colpo finale ai Fratelli musulmani L’intervista ❞ 2011-2012 I Fratelli Musulmani conquistano metà dei seggi del parlamento, Morsi vince le presidenziali «La condanna a morte di Morsi è l’ennesima bizzarra sentenza di un tribunale egiziano che condanna tutti i prigionieri politici alla pena capitale o all’ergastolo, anche in assenza di ragioni per giustificarlo: ne abbiamo viste tante negli ultimi due anni. Comunque, nessuno la prende davvero sul serio. Non credo che verranno giustiziati. Se guardi quello che scrivono i giovani sui social media, per lo più pensano che la Fratellanza Musulmana e il regime militare alla fine si metteranno d’accordo e tutti i condannati verranno liberati in un paio d’anni. Come Mubarak: all’inizio era stato condannato all’ergastolo, ma ormai è chiaro che lo lasceranno libero. Anche per Morsi troveranno un motivo medico. Non giustizieranno un presidente: la comunità internazionale non starebbe a guardare in silenzio e poi segnerebbe un precedente che non conviene a nessun raìs». Ghada Abdel Aal, 36 anni, è nota per il bestseller del 2008 «Che il velo sia da sposa», ma il In gabbia L’ex presidente Mohammad Morsi nella gabbia insonorizzata in una corte del Cairo: una novità introdotta per la prima volta nel gennaio 2014 nel processo contro l’ex presidente (Epa/Namir Galal) Amnesty International — considerano il processo a Morsi una «farsa basata su procedure nulle»: «Questa sentenza distrugge ogni illusione residua di indipendenza del sistema giudiziario in Egitto — sostiene l’organizzazione per i diritti umani —. Le autorità devono ordinare di ripetere il procedimento in un tribunale civile o liberare Morsi». La decisione passerà dal Gran Muftì del Cairo e dipenderà anche dall’appello. Assieme al presidente deposto dai militari nel luglio del 2013 sono stati condannati a morte capi anche più influenti: tra loro Khairat al Shater, uomo d’affari e numero due del gruppo, incolpato di collaborazione con «entità straniere», in sostanza spionaggio e tradimento. Se non fosse stato squalificato, avrebbe dovuto correre lui nelle prime elezioni libere dopo la caduta di Mubarak, per trent’anni al potere. Figlio di contadini, laureato in ingegneria, meno carismatico degli altri leader, Morsi è stato una seconda scelta. I critici lo accusano di non aver saputo governare, di aver scelto come ministri burocrati del partito senza esperienza, di aver causato i disordini e le proteste nel Paese. Il caos sfruttato dal generale Abdel Fattah al Sissi — non ancora presidente al posto di Morsi, già uomo più potente dell’Egitto — per decretare la fine dell’esperimento ai vertici per i Fratelli Musulmani. Proprio nelle ore in cui veniva pronunciata la sentenza un gruppo di attentatori ha ucciso tre giudici nel Nord del Sinai: secondo fonti della sicurezza, una reazione da parte di jihadisti egiziani alleati dell’Isis. Davide Frattini © RIPRODUZIONE RISERVATA «Troveranno una scusa e non lo giustizieranno Si salverà come Mubarak» suo ultimo lavoro è una serie tv satirica andata in onda lo scorso Ramadan che racconta l’Egitto post-rivoluzionario. Il titolo: «Embratoreyet Meen?» (L’impero di chi?). Un’egittologa inglese-egiziana torna nel «nuovo Egitto» con la famiglia, ma incappa in crimini, molestie, xenofobia, inefficienze, opportunismo, mentre i media trasmettono solo falsità. Alla fine la 30 giugno 2013 Egiziani in piazza contro Morsi; Al Sisi (da lui scelto alla Difesa) lo rimuove. Poi diventerà raìs stessa protagonista è accusata di spionaggio. La serie tv finisce il 30 giugno 2013, quando gli egiziani sono scesi in piazza contro Morsi; non si dice cosa accade dopo. Perché? «In realtà avevo scritto una scena finale in cui la famiglia torna a casa piena di speranza per il futuro, chiude la porta e l’intero palazzo esplode. Ma ● Il caso Usa, allarme dirottamenti A llerta sicurezza negli Stati Uniti dopo la provocazione del consulente informatico Chris Roberts, che ha segnalato il rischio di infiltrazioni sulle reti wi-fi degli aerei postando un tweet mentre era a bordo di un Boeing della United Airlines da Chicago a Syracuse, New York. In precedenza Roberts sarebbe addirittura riuscito a dirottare per qualche istante un altro aereo, violando il sistema di bordo e provocando un lieve movimento laterale del velivolo. Secondo la rivista di tecnologia Wired è stato lo stesso Roberts a rivelarlo agli agenti dell’Fbi che lo hanno interrogato a Syracuse. © RIPRODUZIONE RISERVATA l’hanno tagliata». C’è molta attenzione sui social alla condanna di Morsi? «Forse i media occidentali sono più interessati: a noi non importa così tanto, non è più la nostra battaglia. Guardiamo alla notizia con una certa distanza, pensiamo che alla fine il regime e la Fratellanza torneranno amici e noi continueremo a soffrire. Ma anche se a molti non dispiace particolarmente per i Fratelli Musulmani, sappiamo che questa non è giustizia. Non crediamo che ci sia una giustificazione per condannare Morsi a morte. Quell’accusa di spionaggio poi... ma se davvero spiava, che facevano nel frattempo l’intelligence e l’esercito?» Hai mai votato per Morsi? «Nelle presidenziali del 2012 non ho votato affatto. Tra Morsi e Shafik (ex premier di Mubarak ndr), entrambi mi sembravano pessimi, per niente all’altezza. C’era chi diceva che bisognava dare una possibilità ai Fratelli Musulmani, perché dopo la caduta di Mubarak erano Scrittrice ● Ghada Abdel Aal, 36 anni, cresciuta nella città operaia di Mahalla, è diventata famosa per il suo romanzo «Che il velo sia da sposa», un bestseller in Egitto nel 2008 (in Italia edito da Epoché) ● Sul «nuovo» Egitto ha scritto di recente la sceneggiatura della serie tv «Embratoreyet Meen?» (L’impero di chi?), in onda lo scorso Ramadan, con l’attrice Hend Sabry l’unico partito organizzato. Perciò li ho votati alle elezioni parlamentari: ma hanno fatto un lavoro terribile. Le sedute parlamentari erano in diretta tv e tutti — non solo io — potevano vedere che non capivano niente di politica, erano dei pagliacci. Io non penso che siano estremisti come i qaedisti ma che siano inefficienti. Non so se rimuoverli dal potere dopo un anno sia stata la decisione giusta. L’altra opzione, quella attuale, non è molto migliore. Avrei sperato che ci fosse una via democratica che non implicasse l’intervento dell’esercito, ma c’erano milioni di persone in piazza, e non so quale poteva essere l’alternativa». Perché dici che il regime attuale non è migliore? «Con Sisi c’è la stessa mancanza di un piano e di una visione per l’Egitto. Ci sono un sacco di persone inefficienti in posizioni di potere. I prezzi aumentano, la sicurezza è scarsa, e non vediamo nessun miglioramento rispetto ai tempi di Morsi». Hai ricevuto critiche per la tua serie tv? «Sì, una vera e propria campagna dei sostenitori del regime che ci accusavano di dare un’immagine negativa del Paese, di essere al soldo del Qatar. Ma abbiamo mostrato le frustrazioni degli egiziani nei tre periodi: dopo Mubarak, durante il Consiglio Militare e poi sotto Morsi. In quest’ultima parte ci hanno lasciati in pace». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 ESTERI 17 # UZ BE KIS TA N CINA REPORTAGE DOPO LA STRAGE DEGLI STRANIERI TAGIKISTAN AFGHANISTAN IRAN Herat Kabul PAKISTAN TURKMENISTAN Kandahar d’Arco dal nostro inviato Lorenzo Cremonesi KABUL Tratti di muro annerito. Cocci di vetro sul selciato. Due finestre sfondate. «Da quella più piccola di un gabinetto abbiamo fatto fuggire tanti degli stranieri sopravvissuti all’attacco dei talebani», dice uno degli ufficiali dei servizi di sicurezza messo di guardia alla palazzina a due piani del Park Palace. Se non fosse per il posto di blocco militare sulla Cololaposhta, la via principale del quartiere dove si affaccia il lodge, sarebbe difficile individuare il luogo del massacro di giovedì. I corpi dei 14 assassinati, tra cui quelli dell’italiano Alessandro Abati con la fidanzata kazaka, sono stati trasportati nell’obitorio dell’ospedale militare afghano alla periferia. «Ci vorrà ancora qualche giorno per espletare le pratiche burocratiche e riportarlo in Italia, sono in contatto con la famiglia. Abbiamo recuperato anche il suo passaporto con gli effetti personali», spiega l’ambasciatore Luciano Pezzotti. Chi ha visto l’interno del lodge dopo l’eccidio testimonia che le stanze appaiono intatte, salvo un salone al primo piano, dove le finestre sul giardino sono tutte rotte. Pare che gran parte delle vittime sia stata colpita da sventagliate di proiettili al petto. I loro volti sono quasi tutti ben riconoscibili. Dal fornaio che si affaccia sulla strada laterale, dove è situata l’unica porta di accesso al lodge, i proprietari si dicono certi che il commando assassino abbia cominciato a sparare all’interno della palazzina. «Volevano colpire gli stranieri, noi afghani che stiamo loro accanto dobbiamo fare attenzione. Ma senza panico! Non siamo noi gli obiettivi», dicono nervosi. E’ una Kabul fatalista, come arresa all’inevitabilità della violenza e del peggioramento della crisi economica, quella che abbiamo incontrato atterrando la mattina di venerdì, con i titoli dei media locali concentrati sull’«allarme sicurezza». «Il Paese è in guerra», notano gli operatori dell’organizzazione medica italiana Emergency snocciolando i dati raccolti nei due ospedali e 44 centri di pronto soccorso diffusi sul territorio. Nel 2010 i ricoverati per ferite da guerra furono 2.333, saliti a 4.832 l’anno scorso. Da gennaio ad aprile 2015 sono stati 1.663, un terzo in più rispetto al 2014. «Si combatte apertamene in 21 province su 34, le aree coinvolte continuano ad allargarsi. Il conflitto si è fatto talmente grave e diffuso che già dalla fine del 2010 noi curiamo unicamente le sue vittime, quasi tutte colpite da proiettili o investite da esplosioni», sostiene Luca Radaelli, coordinatore dall’ospedale di Kabul. Sono ormai oltre tre anni che l’entusiasmo ottimista e febbrile decollato dopo l’invasione a guida americana del 2001 si è arenato tra paure e incertezze. Per cercare qualche Kabul Prove di normalità Graffiti in una zona industriale di Kabul. Oggi la capitale afghana non è più in mano ai talebani, ma il clima è teso: locali chiusi, stranieri nel mirino (Reuters/Sobhani) Palazzi di vetro e paura, la città prova a ripartire Ma intorno il Paese è in guerra. «Ora siamo soli» nota positiva occorre fare uno sforzo di memoria, ricordare i cumuli di rovine, la povertà diffusa nella Kabul talebana solo quindici anni fa. L’attuale pulizia delle strade, i grandi palazzi di vetro, i nuovi quartieri residenziali, la ricchezza della merce nei negozi, lo stesso aeroporto completamente rifatto e aperto solo da un anno, allora sarebbero apparsi chimere, pure utopie. Eppure, tutto questo agli afghani non basta più. L’incubo della ripresa delle offensive talebane, assieme alle segnala- zioni sul crescere della presenza di Isis, fanno da padroni. «Non possiamo consolarci pensando che prima, tanti anni fa, era peggio. Il fatto è che oggi siamo più poveri di ieri e il futuro si presenta come un muro grigio, privo di speranza — racconta l’imprenditore quarantenne Nader Feisal, proprietario di due grandi centri commerciali —. Ho investito oltre 100 milioni di dollari nelle mie attività. Non so come recuperarli. Mio padre seppe destreggiarsi ai tempi della guerra contro i russi, poi del regime Viaggio in Cina Kerry a Pechino: «Abbassare la tensione» Il segretario di Stato americano John Kerry (a sinistra) accolto dal premier cinese Li Keqiang ieri a Pechino. Kerry ha espresso la preoccupazione degli Usa per l’intensificarsi delle rivendicazioni territoriali della Cina nel Mar cinese meridionale (Reuters). comunista di Najibullah, persino con i fanatici talebani. L’invasione del 2001 rappresentò una grande opportunità. Ma adesso è crisi nera. Quattro anni fa incassavo quotidianamente 70 mila euro. Oggi meno di 12 mila. Non posso pagare i creditori. Le strade sono tornate insicure. Io e la mia famiglia rischiamo di venire rapiti a scopo di riscatto. È avvenuto a tanti amici. Chi non paga muore». Tre giovani incontrati nel parco alberato di Shaharenahu, uno dei quartieri del centro, descrivono una capitale sempre più accerchiata dall’avanzata talebana, che dalle periferie sud-orientali sta raggiungendo i gangli vitali del Paese. Attacchi sono avvenuti nelle province di Kunduz, Ghazni, Logar e in tutto il Badakhshan, nel Nord, che sino a poco fa era considerata una delle più sicure. Vere battaglie campali dall’esito incerto, che evidenziano le debolezze strutturali delle nuove forze di sicurezza nazionali incapaci di fermare la guerriglia senza l’aiuto fondamentale delle truppe Nato, ridotte però al lumicino dai ritiri degli ultimi mesi. L’Afghanistan Times segnalava ieri in prima pagina le proteste della popolazione per le continue, sanguinose imboscate sulla provinciale tra Kabul e Jalalabad. Un luogo che per il Corriere della Sera riporta alla dolorosa memoria dell’assassinio dell’inviata Maria Grazia Cutuli assieme a tre giornalisti stranieri nel novembre 2001. «Siamo stati lasciati soli dalla Nato. E non siamo in grado di camminare con le nostre gambe», ammette il 23enne Hamed Nezami studente alla facoltà di Economia. Mohammad Fayaz, 22 anni, dal 2011 viaggia tra le zone rurali per distribuire piccole biblioteche scolastiche. Ma a gennaio ha deciso di restare a casa. Spiega: «Ormai i posti di blocco talebani sono giunti alla periferia della capitale. Potrei venire ucciso in ogni momento. Una volta incontravo tanti occidentali. Ora stanno disertando persino Kabul». A confe r m a d e l l e sue parole è sufficiente guardarsi attorno. Questa che sino a poco fa era una città densamente popolata da funzionari Onu, diplomatici stranieri, operatori delle organizzazioni non governative internazionali, oggi è tornata provinciale e introversa. Gli stranieri non si fanno vedere. Le loro auto sfrecciano veloci, con le tendine abbassate. E dopo le sette di sera tutti a casa. Chiusi locali storici come il ristorante «Boccaccio», il «Gandamak Lodge», il bar «Bistrot», il caffè «L’Atmosphere». Porte serrate, nostalgie, timori, insicurezza: Kabul cerca, ma non trova, un nuovo Rinascimento. © RIPRODUZIONE RISERVATA La vittima italiana Nell’attacco di giovedì 14 maggio al residence Park Palace di Kabul hanno perso la vita 14 persone, tra cui Alessandro Abati (foto), 47 anni, di Alzano Lombardo (Bergamo); uccisa anche la sua fidanzata kazaka Aigerim Abdulayeva, 27 anni. I talebani hanno rivendicato l’azione: «Ogni straniero proveniente da un Paese invasore per noi è un invasore» Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera 18 # Cronache I 30 minuti di Giardiello nel Tribunale di Milano prima di fare la strage ● Il caso Guariniello indaga sul superfarmaco contro l’epatite C di Margherita De Bac I Alfano: di sicurezza si occuperà il ministero della Giustizia L’assalitore Claudio Giardiello, 57 anni, socio di un’agenzia immobiliare fallita nel 2008, la Magenta Srl. In precedenza altre sue società erano state chiuse o erano andate in bancarotta. Giardiello era ossessionato dall’idea di aver subito un torto in Tribunale. Dal 2011 aveva il porto d’armi per una pistola (Photomasi) MILANO Di prima mattina, alle 8.40 del 9 aprile, ha girovagato per mezz’ora in tribunale Claudio Giardiello, prima di raggiungere l’aula del proprio processo per bancarotta dove dopo due ore avrebbe iniziato a sparare selettivamente ai bersagli delle sue ossessioni giudiziarie, lasciandosi alle spalle tre morti e due feriti. A spostare indietro le lancette e a porre dunque nuovi interrogativi ai quali rispondere con una differente ricomposizione di testimonianze e video è infatti la novità — confermata ieri come ormai quasi certa — della individuazione dell’ingresso di Giardiello non alle 9.10 dal varco laterale di via Manara non presidiato da metal detector, bensì dal metal detector del varco posteriore di via San Barnaba alle 8.40. La prima idea era suggerita da un fotogramma di non buona qualità delle telecamere in via Manara, che era sembrato cogliere una fisionomia in effetti molto somigliante a quella di Giardiello, che in questa ipotesi si sarebbe mescolato agli addetti ai lavori (magistrati e avvocati) esibendo un falso tesserino da legale. I pm di Brescia e i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, non arrestandosi però di fronte all’apparente facile soluzione, per scrupolo hanno ricontrollato ogni fotogramma di ogni orario di ciascuno dei sei ingressi del tribunale. E così hanno estratto un’altra videoimmagi- 3 Le persone uccise da Giardiello: il suo ex socio Carlo Erba, il suo ex avvocato Lorenzo Claris Appiani, il giudice Fernando Ciampi ne di un altro apparente Giardiello, che però entrava in via San Barnaba molto prima, già alle 8.40. A quel punto sono state cercate immagini dell’esterno della via, e appena prima di quell’ora si sono trovati fotogrammi di Giardiello che arrivava in scooter e parcheggiava. «Immagini nitide» vengono ieri confermate dagli inquirenti alle agenzie di stampa questi fotogrammi che cambiano tutta la ricostruzione. Perché adesso c’è da capire quale intreccio di contingenze e fatalità abbia consentito a Giardiello di transitare con la pistola sotto il metal detector (apparecchio che fece il proprio «lavoro» e si accese) senza essere fermato e controllato con lo scanner manuale dai vigilantes di guardia: cosa invece avvenuta per chi subito davanti e subito dietro Giardiello fece pure scattare il metal detector per le consuete ordinarie ragioni (monete nei Liguria, le vittime sono olandesi Due sub morti sulla Haven GENOVA Due sub sono morti a Genova in seguito ad un’immersione vicino al relitto della petroliera Haven, a largo di Arenzano. Un terzo subacqueo è stato soccorso dal 118 ma è in buone condizioni. Le vittime sono entrambe di nazionalità olandese. In cinque anni sette persone sono già morte nel corso di immersioni al relitto della petroliera affondata. © RIPRODUZIONE RISERVATA pantaloni, cellulari in tasca, cinghie dei pantaloni, spille, ecc.). E del resto il passaparola tra le guardie ieri in servizio, colleghe dei vigilantes che quella mattina si saranno trovati di turno nel servizio di sorveglianza gestito da due società private (una delle quali a sua volta raggruppamento di imprese, sicché solo gli inquirenti sanno quale personale di quale azienda fosse al varco di via San Barnaba alle 8.40 del 9 aprile), era tutto uno scervellarsi per capire a posteriori cosa potesse essere accaduto rispetto ai propri protocolli di lavoro. Un lavoro delicato e ansiogeno, con un continuo via e vai di 5.000 persone che entrano ogni mattina in tribunale, che borbottano se si forma una fila e spesso protestano per lesa maestà se i controlli si fanno più stringenti. E un lavoro quel 9 aprile forse anche complicato da un imprevisto picco di affluenze nel varco di via San Barnaba, perché fino alle 9.30 il metal detector di via Freguglia aveva avuto problemi e il pubblico era stato dirottato appunto su San Barnaba. Sorveglianza che, come già previsto dalla legge per tutta Italia, «da settembre passerà sotto il diretto controllo del ministero della Giustizia — ricorda il ministro dell’Interno Alfano —. Speriamo che una cabina di regia unica possa dare maggiore efficienza». La retrodatazione dell’ingresso di Giardiello potrebbe indurre a rivalutare, fra le im- pressioni raccolte dopo la strage, quelle di un paio di testi che nelle foto di Giardiello sui giornali ritenevano di aver riconosciuto una persona incontrata un quarto d’ora prima delle 9 fra il sesto e il settimo piano, e che aveva domandato loro alcune informazioni: spunti all’inizio scartati perché apparivano incompatibili con quello che in quel momento si riteneva l’orario di ingresso di Giardiello in via Manara, e cioè le 9.10. Nell’impossibilità allo stato di soppesare il valore o l’insignificanza di questi ricordi, si può solo rilevare che, se l’aula Le nuove immagini Il killer entrò nel palazzo alle 8.40 e non alle 9.10 come si disse all’inizio dell’inchiesta del processo teatro degli omicidi del coimputato Giorgio Erba e dell’avvocato Lorenzo Claris Appiani è al terzo piano, e se l’ufficio dove poi Giardiello ha ucciso il giudice civile Ferdinando Ciampi è al primo, al sesto c’è un’ala di tribunale civile, mentre al settimo (penale) hanno le stanze i giudici delle indagini preliminari. Due dei quali in passato avevano avuto procedimenti riguardanti Giardiello. Luigi Ferrarella Andrea Galli La vicenda ● La mattina del 9 aprile Claudio Giardiello, 57 anni, imputato per bancarotta fraudolenta, spara dentro un’aula del Tribunale di Giustizia di Milano ai due coimputati (ne uccide uno, Giorgio Erba, ferisce l’altro, Davide Limongelli). Poi colpisce il suo ex legale (Lorenzo Claris Appiani) seduto a testimoniare ● In corridoio ferisce un commercialista (Stefano Verna) e il legale Paolo Brizzi. Poi uccide il giudice Fernando Ciampi nel suo ufficio l procuratore di Torino Raffaele Guariniello ha ipotizzato il reato di lesioni colpose e omissione di cure per l’inadeguata distribuzione dei super farmaci contro l’epatite C, a cominciare dal primo registrato in Italia, il Sofosbuvir cui sono seguite già quattro molecole. Terapie rivoluzionarie che riescono a eliminare dall’organismo il virus capace di distruggere il fegato mandandolo in cirrosi, cioè rendendolo fibrotico. Cure innovative, costosissime, circa 40 mila euro a ciclo. Per ora l’ipotesi di Guariniello è contro ignoti. Si punta il dito sulle Regioni (per adesso il Piemonte da dove è partita l’inchiesta torinese) e lo Stato. Le Asl sono in grossa difficoltà per mancanza di fondi, specie quelle di Regioni in deficit, dunque i farmaci anti epatite non vengono distribuiti con la necessaria tempestività. Oltretutto, secondo le disposizioni nazionali, possono essere prescritti solo a pazienti con un certo grado di malattia. Secondo l’associazione dei malati Epac sono in corso 4-5mila trattamenti sui 20-25 mila che dovrebbero essere garantiti. Alle Molinette di Torino vengono curate un centinaio di persone, altre 600 sono in lista di attesa. Il virus però non può attendere. Il governo nella legge di Stabilità ha stanziato un budget speciale di 500 milioni quasi interamente dedicati ai nuovi antivirali (una parte per il Parkinson). Il direttore dell’Aifa afferma che sono già stati distribuiti. L’unico «gaudio» è il mal comune. Altri Paesi dell’Ue non sono messi meglio: lì i farmaci costano come in Italia se non di più. È un problema da affrontare con urgenza, molte molecole innovative sono in dirittura di arrivo per diverse patologie. Si fa largo un’idea: stabilire un prezzo unico europeo in base a un bando comunitario. Una soluzione che forse potrebbe andar bene anche alle industrie, preoccupate di recuperare i miliardi investiti in ricerca. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso del crocifisso Il bimbo aggressore di Terni che gioca all’oratorio In parrocchia Il bimbo di 11 anni ieri mentre gioca a biliardino sotto la croce dell’oratorio di Santa Maria della Gioia, parrocchia a Terni (foto di Fabrizio Caccia) Se è vero che in questa storia il crocifisso è importante, allora ecco nella foto a sinistra il piccolo Mahmoud (nome di fantasia) che gioca felice a biliardino — ieri — proprio sotto una croce lignea nell’oratorio di Santa Maria della Gioia, parrocchia di San Giuseppe, a Terni, dove ogni pomeriggio il ragazzino senegalese di 11 anni e mezzo va a fare i compiti e ad imparare la nostra lingua, mischiato tranquillamente agl’italiani. La sua coetanea, però, che giovedì scorso insieme a sua madre ha denunciato ai carabinieri di essere stata picchiata da lui proprio in ragione del crocifisso d’oro che portava appeso a una collanina, continua a ribadire la sua versione. Ieri la mamma ha detto che sarebbero «disposte a perdonarlo». Ma Mahmoud — che non parla una parola d’italiano — a Sene Taga, mediatore senegalese dell’Arci, la racconta diversamente: «Da giorni lei e altri 2 ragazzi della prima media mi prendevano in giro, dicevano brutte parole, alzavano le mani, lei stessa molto più alta di me giovedì mi aveva dato una botta in fronte e io l’avevo detto alla maestra, ma invano. Così alla fine ho deciso di rispondere da solo a quelle botte e all’uscita di scuola l’ho colpita. Tutto qui». Il padre di Mahmoud vive e lavora in Umbria da 20 anni e smentisce che il piccolo sia arrivato su un barcone di migranti: «Sono andato io un mese fa a prenderlo in Senegal dalla nonna e siamo venuti in Italia in aereo». Fabrizio Caccia © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 CRONACHE 19 # Il killer aveva un kalashnikov. «Gli sparavano da case vicine» ROMA Dormiva con un kalashnikov sotto il letto. Oltre alle armi regolarmente denunciate, Luigi Murolo, l’infermiere del Cardarelli che, sparando dal balcone della sua casa al primo piano in via Miano, nel quartiere napoletano di Secondigliano, ha ammazzato quattro persone e ne ha ferite sei, possedeva anche un fucile mitragliatore ak 47 illegale, con matricola abrasa. Trovato dagli agenti insieme a parecchie scatole di munizioni e due machete, nascosti sot- 10 I colpi esplosi dalle forze dell’ordine contro Murolo. Ma ci sarebbero altri bossoli di armi non usate dagli agenti to al materasso. Per questo, oltre al reato di duplice omicidio per l’uccisione del fratello Luigi Murolo e della cognata Concetta Uiliano, e di strage per la morte del cuoco Luigi Cantone, freddato mentre passava in scooter e del capitano della polizia municipale Francesco Bruner che ha tentato di fermarlo (e ai quali il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris vorrebbe assegnare la Medaglia d’oro al valor civile), di spari in luogo pubblico e resistenza a pubblico ufficiale, Murolo, ap- passionato di caccia e tiro al bersaglio, finora incensurato, dovrà rispondere di detenzione abusiva di arma e ricettazione. Si è avvalso della facoltà di non rispondere. Domani o martedì è previsto l’interrogatorio di garanzia davanti al gip. Intanto, dalla ricostruzione del massacro, si apprende che, per rispondere alla furia di Murolo e costringerlo ad arrendersi, hanno sparato anche le forze dell’ordine appostate in cortile. Almeno dieci i colpi esplosi, visibili i fori sul balcone e la per- 4 le vittime e sei i feriti di Giulio Murolo, l’infermiere che venerdì a Napoli ha fatto fuoco dal balcone della sua abitazione siana. La Scientifica ha repertato bossoli di armi diverse. Il conto però non torna. Ci sarebbero proiettili non identificati che, secondo le testimonianze degli abitanti del quartiere, sarebbero stati esplosi dalle case vicine. A confermare questa circostanza, ci sarebbero i fori di due proiettili, uno sul portone di fronte al balcone di Murolo e l’altro su quello della spaghetteria. «Non ci risulta» dice il capo della Squadra Mobile di Napoli, Fausto Lamparelli. L’intervista Secondo i colleghi dell’ospedale Cardarelli, l’autore della strage di Secondigliano era «una persona schiva, chiusa, precisa, che non aveva mai dato problemi sul lavoro». Il più grave dei sei feriti, il vigile urbano Vincenzo Cinque, è ancora in coma indotto, in rianimazione. La prognosi resta riservata ma i medici non disperano di salvarlo. Le condizioni degli altri cinque ricoverati non sono considerate preoccupanti. G. Ca. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il commento Ma dire strage napoletana non sia uno scudo mentale di Antonio Scolamiero di Marco Demarco I NAPOLI Tutti pensavano che fos- se lui, Giuseppe il fioraio, la vittima della furia omicida di Giulio Murolo, l’infermiere cecchino che venerdì pomeriggio aveva seminato morti e feriti a Secondigliano. «Non sono io, per fortuna sono vivo e posso raccontare quell’ora tragica». La vittima si chiamava Luigi Conte e faceva il cuoco al Convitto Nazionale. E il fioraio quasi sente un sopravvissuto. Giuseppe e poi? «Il cognome meglio non dirlo. Sapete come vanno queste cose». Ha tre figli, il suo negozio è alle spalle del civico 41, quello dove abita Murolo e dal quale ha cominciato il suo pomeriggio di ordinaria follia. «Stavo servendo un cliente quando ho sentito alcuni colpi provenire dal palazzo». Quei colpi erano diretti alla cognata Concetta Uliano ed al fratello Luigi. Li ha freddati su un terrazzino interno che divideva le abitazioni dei due fratelli. Una rabbia innestata, da quanto hanno ricostruito gli investigatori, dai panni da stendere. «Ho svoltato l’angolo — prosegue Giuseppe — ed ho visto tante persone che correvano verso il palazzo. Non capivo, credevo che qualcuno si fosse sentito male. Chiedevo spiegazioni e nessuno sapeva dirmi nulla». E poi? «È scoppiato l’inferno. Lo abbiamo visto uscire sul balcone armato di un fucile. Appena ha visto la volante della polizia è impazzito: ha cominciato a sparare con uno di quei fucili a pompa che si vedono nei film. Ricaricava, puntava e sparava». Il racconto diventa tragico, quando entra in scena il capita- Secondigliano La polizia presidia l’area dove venerdì si è consumata la strage, quando Giulio Murolo ha cominciato a sparare dal balcone di casa sua Il fioraio sopravvissuto «Vedevo cadere i feriti mentre fuggivo via» no della polizia municipale ferito a morte mentre cercava di mettere in salvo altre persone. «Cercavamo tutti di metterci al riparo — continua l’uomo —, poi ho visto il capitano che cercava di calmarlo: “Giulio ma che stai facendo”, gli diceva. Ma lui non ascoltava nessuno. Sparava. Ha colpito un’altra persona che si è accasciata (Vincenzo Cinque, l’altro agente della municipale, ndr), il capitano è andato verso di lui e lo ha centrato». «Noi, eravamo in tre — racconta Giuseppe —, a quel punto abbiamo cercato di fuggire verso la vicina caserma dei carabinieri (la sede del X reggimento Campania). Sentivamo le botte Tiro al bersaglio «Il capitano tentava di calmarlo andandogli incontro. Lui ha mirato e lo ha centrato» Il sibilo dei colpi «Alcuni carabinieri ci hanno fatto scudo. Non dimenticherò mai il sibilo di quei proiettili» (i colpi) che ronzavano dietro le orecchie. Abbiamo saltato anche il corpo del vigile e in quel momento un nostro amico è stato colpito di striscio alla testa. Siamo comunque riusciti a metterci al riparo dietro un muro. Poi sono usciti alcuni carabinieri armati che si sono messi davanti a noi. Ci hanno coperto la fuga ed hanno anche posizionato un mezzo blindato davanti al balcone del “pazzo” per far mettere al sicuro i feriti». Cosa le resta di tutta questa vicenda? «Il sibilo dei colpi. E chi se li scorda più quelle botte». Chi è ● Giuseppe, fioraio, ha tre figli, e un negozio proprio alle spalle del palazzo dal quale Giulio Murolo ha ucciso quattro persone e ne ha ferite sei l Kalashnikov trovato sotto il letto conferma il tratto «americano» della strage di Napoli. Americano: cioè violentemente barocco, compulsivamente moderno. Però, un attimo: come non valutare la variante «napoletana» del fatto? Napoletana: cioè camorristica. È a pochi passi da qui che hanno ripreso a girare le nuove puntate di Gomorra la Serie. E nelle tapparelle di casa dello stragista hanno trovato fori di proiettili in entrata, provenienti da armi non delle forze dell’ordine. Vuol dire che anche i boss gli hanno sparato contro. Come è probabile che lui abbia risposto al fuoco alternando la follia dell’istinto distruttivo alla sensatezza della «legittima» difesa. Ma tutto questo dice anche più della pura apparenza, perché aggettivando e localizzando quello che è accaduto a Napoli lo si vuole in qualche modo allontanare dalla propria «normalità». Diciamo «americano», ma Anders Breivik, l’uomo che nel 2011 uccise 77 persone vestito e armato da Rambo, era un norvegese. E non solo nei territori di camorra, la cronaca insegna, se c’è uno che spara all’impazzata può esserci un altro che prova a fermarlo. Americano, napoletano: più che aggettivi diventano allora scudi mentali, corazze protettive per tenere il mostro fuori dalla porta. La realtà è però meno rassicurante. Mauro Maldinato è uno psichiatra napoletano che ha appena scritto un libro su questi argomenti: «Quando decidiamo siamo attori consapevoli o macchine biologiche?». La tesi è che la nostra coscienza «regna ma non governa». Che non tutti i nostri comportamenti sono razionalmente spiegabili. Che a nostra vita è un continuo combattere con veti e divieti interni che ci aiutano a tenere a bada la violenza che è in noi. Che c’è una psicopatologia della normalità tutta ancora da indagare e studiare. In sostanza, l’uomo non è affatto quello che crediamo che sia. Pur di non farcene una ragione cerchiamo sempre i nessi tra le cause e gli effetti delle nostre azioni. E quando non li troviamo, ci perdiamo. @mdemarco55 © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA ENERGIA? SU CON Quando devi fare tante cose e hai bisogno di più energia c'è Sustenium Plus! Sustenium Plus ha una formula unica, con Creatina, Arginina, Beta Alanina, Vitamine e Sali minerali, studiata per trasformare i nutrienti in energia ed aiutarti a stare su tutto il giorno. 20 Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera CRONACHE # L’analisi di Alberto Melloni La spinta del Papa per un sinodo della Chiesa italiana L’incontro con Francesco Sarebbe la prima assemblea di vescovi nazionale Domani inizia l’ultima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (Cei) prima del Convegno ecclesiale nazionale, che si terrà a Firenze. Ma, attorno ad essa, si torna a parlare dell’esigenza di superare quest’ultimo strumento e di convocare un sinodo nazionale italiano — o, meglio, di porre in stato sinodale la Chiesa italiana. Di sinodi diocesani — cioè di assemblee di vescovi di una specifica area geografica — ce ne sono stati molti; mai, però, ce n’è stato uno nazionale. Le ragioni sono molte: la diffidenza antica e istintiva del papato verso questi incontri, che dura dai tempi del Borromeo; la con- La Cei ● La Conferenza Episcopale Italiana (Cei) è l’assemblea permanente dei vescovi italiani ● Da domani e fino a giovedì si terrà in Vaticano la 68ª assemblea generale vinzione moderna che l’Italia abbia come solo dovere quello di lodare il Papa; il timore, cresciuto dopo il sinodo nazionale della Chiesa tedesca di Würzburg del 1971-1975, che la libertà di un sinodo generi più polarità che comunione, più asprezza che santa pazienza. Così, dopo il Concilio Vaticano II, l’Italia prese subito la via dei convegni: quello di monsignor Bartoletti, fisicamente stroncato dalle tensioni che lo precedettero; quelli dell’era Ruini — Loreto, Palermo, Verona — che hanno celebrato, più dell’atto liturgico del concilio nazionale, quello politico del compromesso con il potere, impersonato allora da Berlusconi, con corredo di esclusioni, annessioni, ricatti, opere, progetti e seduzioni. Quello di Firenze sarebbe stato un appuntamento simile, senza l’elezione di papa Francesco? Forse sì, come dice anche monsignor Galantino, segretario generale della Cei. La Chiesa di Della Costa e Milani, di La Pira e Balducci, ora guidata da un biblista come il cardinal Betori, avrebbe sognato con la forza della sua testimonianza e del suo essere stata nel Novecento un vero chiostro dei «folli di Dio»? Forse: ma la presenza di Francesco ha scompaginato l’impianto e ha portato l’asticella all’altezza del più piccolo. Il Papa ha già messo a nudo, con l’autorità dell’uomo di fede, «Abu Mazen angelo di pace» LIGURIA un mare di verde Abbracci, doni e battute tra Abu Mazen e papa Francesco ieri. Il pontefice ha chiesto «decisioni coraggiose» per porre fine ai conflitti di Israele e nel donare al leader palestinese il medaglione del Pontificato lo ha definito «un angelo di pace». © RIPRODUZIONE RISERVATA le difficoltà e le piaghe della Chiesa italiana. Ma nella Chiesa per i problemi facili c’è l’autorità; per quelli difficili c’è la comunione. E le difficoltà denunciate dal Papa cercato dal Conclave «alla fine del mondo» sono grandissime. Un Sinodo della Chiesa italiana, dunque; un cammino e uno stato sinodale, fatto di ascolto e di istanze intermedie. Un processo sinodale che corra il rischio di mobilitare quadri ideologicamente diversi e accomunati dalla pigrizia interiore, rompa il quieto vivere di un cattolicesimo «federale», dove spiritualità e potere convivono come separati in casa. Un Sinodo che diventi punto d’incontro dei Sinodi locali; un atto non da interpretare come segno di più partecipazione o «democrazia», ma di più fede. Quella di usare lo strumento sinodale, infatti, non è solo scelta di governo: è prima di tutto una grazia. È la possibilità di «rappresentare» l’unità donata da Dio. È la presa d’atto che esiste qualcosa «quod omnes tangit» (che riguarda tutti); la prova provata che il popolo cristiano non è massa periodicamente raggruppata per garantire visibilità a capi e capetti, ma luogo teologico. È l’organo d’un «sensus fidei» che agisce nella storia perché talora segue, talo- ra guida la stessa autorità. È la convinzione che chi ha avuto un ministero deve «esporsi» alla comunione; lo spazio e l’effetto dove si rende presente il Cristo povero e sommo sacerdote, che insegna parole di verità e riconciliazione, prima che menzogna e divisione ci travolgano. Il senso della scelta Un atto da vedere non come un segno di più «democrazia» ma di più fede Se Francesco continuerà a spingere la Chiesa su una via sinodale, data la funzione oggettiva di esempio che ha la Chiesa di cui il vescovo di Roma è primate, potrebbe dunque segnare una fase del papato (o almeno di questo papato): una fase che non si limita ad aprire ovunque delle porte perché la misericordia sia sentita, ma che ovunque sperimenta il farsi della Chiesa, «una» pur nella diversità riconciliata delle varie. In politica la si chiamerebbe «fase due». Nel cristianesimo è solo un altro passo dell’ininterrotta sequela che rende buono lo stare insieme. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dati e appelli Il rapporto degli albergatori: primavera con meno turisti La scommessa sul Giubileo I numeri ● Ieri s’è svolta a Como la 65esima assemblea nazionale di Federalberghi. I dati presentati preoccupano gli operatori Una app, mille scoperte a portata di mano Una terra che guarda il mare, nota in tutto il mondo per la sua Riviera. E a pochi passi dal mare c’è un’Altra Riviera: il mare verde della Liguria, il suo entroterra. Un’Altra Riviera che rende la tua vacanza un viaggio alla scoperta di cose buone. Fatti deliziare dai profumi e dal gusto unico dei suoi prodotti tipici di qualità. Scarica gratuitamente la App, Liguria l’Altra Riviera, per avere a portata di click, cosa fare, dove andare, dove trovare i prodotti della sua terra con il sapore del mare. Scarica la APP gratuita LIGURIA. L’ALTRA RIVIERA ● In particolare viene messa in evidenza la flessione (-1,5%) delle presenze di turisti negli alberghi italiani da marzo ad oggi nonostante un + 0,8% da gennaio ad aprile «Se il turista è soddisfatto dei servizi quando ritorna a casa si trasforma in una sorta di promotore». Monsignor Andreatta, che è amministratore delegato dell’opera Roma Pellegrinaggi, ha espresso il concetto ieri a Como, all’assemblea generale di Federalberghi, parlando del Giubileo straordinario che avrà inizio l’8 dicembre. Evento che, assieme a Expo, dovrebbe portare milioni di turisti in Italia e riempire le casse degli albergatori. Casse che, per ora, stando ai dati di Federalberghi, si sono alleggerite. Secondo il presidente, Bernabò Bocca, «preoccupa fortemente il calo negli alberghi dell’ 1,5% da marzo ad oggi. La clientela italiana poi è diminuita del 3,4%. Con una contrazione nel bimestre degli occupati dell’1,8%». Soluzioni? Per Bocca occorre intervenire su tasse, burocrazia e abusivismo. Monsignor Andreatta è d’accordo: «Per il Giubileo, Roma dovrà essere accogliente e non piena di ambulanti che fanno pagare 5 euro una bottiglia di minerale». Secondo uno studio realizzato da Ciset/Ca’Foscari Venezia, i grande eventi hanno un effetto moltiplicatore: per ogni euro investito in nuove opere ci sarebbe un ritorno di 1,4 euro. Manifestazioni come «Giubileo 2000», «Genova 2004» e «Torino 2006» avrebbero fatto crescere il Pil dell’1%. Il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, è meno ottimista. «Questo Giubileo è sottotono perché è straordinario. È il terzo che gestiamo e non ci aspettiamo milioni di persone: non ci sono mai state in queste occasioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 CRONACHE 21 # Sede, comando e intelligence L’Ue lancia la missione libica di incursori non viene considerato al pari di forze sul terreno, tuttavia il governo di Tripoli ha fatto presente di essere contraria ad azioni clandestine. Una soluzione ipotizzata a Bruxelles è di intercettare i barconi che da altri Paesi vanno verso la Libia. Oltre all’Italia, hanno già dato la disponibilità a fornire navi anche Gran Bretagna, Germania, Spagna e Francia, che invece ha criticato la parte dell’Agenda Ue sull’immigrazione che riguarda la redistribuzione dei migranti in base a «quote» obbligatorie per ciascun Paese. Se il via libera alla missione in Libia sembra in discesa, più Domani i ministri a Bruxelles, in attesa della risoluzione dell’Onu I punti ● Domani i ministri degli Esteri e della Difesa dei Paesi dell’Unione europea esamineranno il dossier sulla «missione in Libia» ● L’obiettivo della missione, come stabilito dal Consiglio europeo, è quello di «prendere misure sistematiche per individuare, fermare e distruggere le imbarcazioni prima che siano usate dai trafficanti» ● Per far ciò, come ha precisato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni al Corriere, «si pensa ad un lavoro dell’intelligence per individuare i trafficanti, operazioni navali di sequestro e confisca in mare dei mezzi una volta salvati i migranti» e infine «incursioni mirate sulle coste» ● La missione deve essere prima autorizzata da una risoluzione dell’Onu ● L’Ue ha anche deciso la redistribuzione dei rifugiati tra i Paesi membri, attraverso la fissazione di quote DALLA NOSTRA INVIATA BRUXELLES Un altro tassello va ad aggiungersi all’Agenda europea sull’immigrazione: domani il Consiglio dei ministri degli Esteri e della Difesa Ue approverà il piano di intervento navale contro i trafficanti di esseri umani elaborato dall’Alto rappresentante per la Politica estera, Federica Mogherini. È il cosiddetto Cmc, che sta per Crisis Management concept. Già domani ci potrebbe essere il via politico sulla sede, sul comandante dell’operazione — molto probabilmente italiani — e sull’avvio dell’attività di intelligence per l’individuazione dei barconi. Il quartier generale dell’operazione, che si chiamerà Eunavfor Med, dovrebbe essere Roma mentre candidato come comandante operativo è l’ammiraglio Enrico Credendino. Obiettivo della missione navale è il sequestro delle imbarcazioni prima che carichino i migranti e prevede anche la possibilità per le forze speciali di intervenire sulle coste libiche per rendere inutilizzabili i mezzi degli scafisti. Per questa parte è necessaria una risoluzione del Il reportage dal nostro inviato Francesco Alberti VENTIMIGLIA Sul primo binario si affaccia un grande manifesto con i volti delle persone scomparse, «missing», volatilizzate nel nulla per i più disparati motivi: adulti e bambini di ogni nazionalità inseguiti dagli appelli di familiari disperati. Per trovare invece i volti di quelli che vorrebbero scomparire e che spesso pagano fior di euro per trovare un rifugio dalla violenza e dalla disperazione delle proprie terre, basta affacciarsi nel sottopasso che porta ai binari. Alle 8 di sera sono poco più di una decina, siriani e nor- Il fenomeno Gli immigrati pagano fino a 200 euro per passare la frontiera di nascosto Le divisioni Sull’accoglienza degli stranieri in base a quote adesso anche Parigi è critica rà al Consiglio di domani con il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Ieri in un’intervista al Corriere Gentiloni ha ribadito che «non saranno operazioni di bombardamento da aerei o da navi in mare dei barconi e non sarà un intervento di occupazione con forze militari sul terreno». Tuttavia è previsto un grande lavoro di intelligence in collaborazione tra i vari Stati Consiglio di sicurezza dell’Onu, attesa nelle prossime settimane per permettere il via libera ufficiale della missione al vertice europeo dei capi di Stato e di governo di fine giugno. Comunque non è previsto alcun intervento militare in Libia. Lo ha spiegato più volte Lady Pesc, Federica Mogherini, così come la ministra della Difesa Roberta Pinotti, che siede- Flusso continuo Un migrante con il figlio in braccio viene aiutato dopo lo sbarco a Messina. Il profugo fa parte del gruppo di 405 salvati ieri dal mercantile Phoenix (Reuters/ Parrinello) © RIPRODUZIONE RISERVATA I francesi: «Blindare il confine con l’Italia» Autorità preoccupate dai nuovi arrivi: 944 già respinti a Ventimiglia in 5 giorni sta muovendo, ce ne siamo accorti, ma non ci sono effetti sulla vita della mia comunità, l’allerta comunque è alta e l’avvicinarsi dell’estate non incoraggia grandi illusioni». Basta però scavalcare il confine e i toni, anche se frenati da una diplomatica cautela, assumono tonalità diverse. Solo negli ultimi 5 giorni, alla frontiera, sono stati fermati 944 clandestini diretti verso la regione di Nizza. Il prefetto, Adolphe Colrat, misura le parole: «Il flusso sta crescendo. È soprattutto gente che viene dal Corno pedusa? «Non siamo per fortuna all’inferno del marzo 2011, la situazione è ancora sotto controllo, ma i segnali non sono incoraggianti» dicono al commissariato, quasi rabbrividendo al ricordo di quando la Francia chiuse le frontiere e questo paesone di 25 mila anime tagliato in due dal torrente Roia e contornato da spiagge una diversa dall’altra si riscoprì letteralmente assediato. L’allora sindaco Gaetano Scullino, centrodestra, vide i sorci verdi. L’attuale, il pd Enrico Ioculano, incrocia le dita: «Qualcosa si Il confronto Le domande di asilo politico suddivise tra i principali paesi della Ue Dati 2014 0 50 100 150 Svezia 81.075 ITALIA 64.635 Francia 62.740 G. Bretagna 31.745 Austria 28.035 Olanda 26.220 Belgio 22.770 TOTALE RICHIESTE IN TUTTA LA UE Fonte Eurostat 200 202.685 Germania dafricani in attesa del primo treno in direzione Mentone, Francia, terra di passaggio verso i Paesi del Nord Europa. «Ma appena viene buio diventano 50, 100, anche di più: arrivano con i treni da Genova e da Milano, in gruppi che sembrano organizzati: salgono sul primo treno della mattina, quello delle 5.18, verso il confine…» raccontano gli agenti della Polfer. Alcuni ce la fanno. Altri no. Respinti alle frontiere. Perché in Francia la questione si sta facendo calda, il governo sta stringendo le maglie sotto la spinta di un’opinione pubblica spaventata dalle notizie che arrivano dalla Sicilia, da quel cimitero chiamato Mediterraneo (secondo un sondaggio di Le Figaro, il 92% dei francesi vorrebbe reintrodurre controlli alla frontiera). Ci risiamo? Ventimiglia, porta d’Europa per folle di disperati? Una piccola, seconda Lam- per individuare i trafficanti e procedere alle incursioni mirate sulle coste. Per questo «è essenziale avere una risoluzione Onu: lo richiedono anche solo il sequestro e la confisca al largo o l’eliminazione a riva dei mezzi». C’è poi l’aspetto delicato del via libera della Libia, perché non c’è un solo governo. Fonti militari spiegano che l’impiego complesso è il futuro della proposta della Commissione sull’accoglienza dei migranti. Già nei giorni scorsi era emersa la contrarietà dei Paesi dell’Est. Tenuto conto che Regno Unito, Irlanda e Danimarca sono esclusi dagli obblighi comunitari in questo settore, ora il no alle «quote» della posizione francese incrina l’asse dei Paesi che hanno sostenuto la nuova linea della Commissione e che sono i più esposti agli sbarchi: Italia, Spagna, Grecia, Malta e appunto Francia. Fondamentale sarà il Consiglio degli Affari interni del 15 e 16 giugno. Francesca Basso [email protected] 626.710 (+45% rispetto al 2013) d’Arco Nel 2011 Parigi sospese il trattato di Schengen creando il caos d’Africa, per ora non ci sono stati problemi d’ordine pubblico». Nessuna misura speciale, tengono a sottolineare le autorità nizzarde. Chi non è in regola viene rispedito a Ventimiglia. La si potrebbe definire una sorta di ordinaria amministrazione particolarmente scrupolosa. Non c’è bisogno di comunicati stampa per rendersene conto: alla frontiera, sui valichi che la circondano, a Mentone e al casello autostradale di La Turbie la presenza della gendarmeria è aumentata. Assieme a quella, inquietante, dei passeurs (54 fermati da gennaio), che in auto o a piedi, per tariffe che vanno dai 50 ai 200 euro, guidano i disperati verso la terra promessa. La rete si sta stringendo. Ogni sera, dagli uffici delle ferrovie francesi (Sncf) a Ventimiglia, viene diramato ai colleghi d’Oltralpe un bollettino sul numero dei disperati in attesa di un treno. Schengen tiene, certo, ma il ponte levatoio comincia a salire. E oggi, a scaldare gli animi, arriva il leghista Salvini. © RIPRODUZIONE RISERVATA TRIBUNALE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE TRIBUNALE DI TERAMO SEZIONE FALLIMENTARE FALL. A.C.M.S. S.P.A. IN LIQUIDAZIONE (N. 17/12) G.D. DOTT. MARCO PUGLIESE CURATORE Avv. PROF. MICHELE SANDULLI INVITO A PRESENTARE OFFERTE IRREVOCABILI D’ACQUISTO SEZIONE FALLIMENTARE FALLIMENTO Nr. 67/2013 - P.A.T. Società Consortile Agricola a Responsabilità Limitata. Vendita senza incanto di beni immobili e mobili in data 09/06/2015 ore 09:30 Curatore Fallimentare: Dott. Sergio Saccomandi LOTTO UNICO: Complesso aziendale “Azienda Casertana Mobilità e Servizi S.p.A. - in sigla ACMS SpA - in liquidazione”. Si precisa che nel complesso aziendale non sono compresi rapporti di lavoro o di collaborazione. Per una precisa descrizione del complesso aziendale e per l’esatta individuazione e descrizione dei singoli beni che compongono l’azienda di titolarità della Curatela si rinvia alla relazione ipocatastale redatta dal notaio Rosa Lezza Oliviero ed anche alle perizie di stima redatte dai tecnici nominati dalla procedura. Si rappresenta, altresì, che taluni automezzi, di proprietà della fallita società, risultano acquisiti grazie all’erogazione di contributi pubblici e, per detti beni sulla carta di circolazione è annotata la seguente dicitura: “l’autobus (...) alla presente carta di circolazione non potrà essere adibito a servizi diversi da quelli previsti dalla concessione, né potrà essere alienato senza la preventiva autorizzazione della G.R.”. Per l’esatta individuazione degli stessi si rinvia all’elenco allegato all’avviso integrale. Copia dell’avviso integrale in uno con i documenti allegati è liberamente visionabile presso la Cancelleria fallimentare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. La pubblicazione dell’avviso integrale e degli allegati è visionabile sul sito: www.astegiudiziarie.it. (Cod. A303862) CONDIZIONI DI VENDITA - La prima vendita senza incanto avrà luogo il giorno 7 luglio 2015, alle ore 10.00, presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sezione fallimentare, innanzi al Giudice Delegato, dott. Marco Pugliese con l’esame delle offerte pervenute presso la Cancelleria dei Giudice Delegato entro il giorno 2 luglio 2015, alle ore 12.00, in busta chiusa, recanti all’esterno la sola dicitura “offerta per la prima vendita del 7 luglio 2015”. - In caso di mancata presentazione di offerte per la prima vendita, ovvero nel caso in cui dette offerte fossero dichiarate inefficaci, ovvero qualora per qualunque motivo la prima vendita non dovesse avere luogo, avrà luogo un’ulteriore vendita senza incanto il giorno 21 luglio 2015, alle ore 10.00. stesso luogo con l’esame delle offerte pervenute presso la Cancelleria del Giudice Delegato entro il giorno 16 luglio 2015 alle ore 12.00. in busta chiusa recanti all’esterno la sola dicitura “offerta per la seconda vendita del 21 luglio 2015”. - Il prezzo base è fissato in euro 4.345.000,00 (quattromilionitrecentoquarantacinquemila/00 euro) per la prima vendita e al prezzo di euro 3.476.000,00 (tremilioniquattrocentosettantaseimila/00 euro) per la seconda vendita, oltre, (in entrambi i casi) le imposte previste per legge, le spese di trasferimento e le spese di cancellazione delle formalità pregiudizievoli iscritte su i beni facenti parte del complesso aziendale, tutte a carico dell’acquirente. - Nella busta dovranno essere contenuti uno o più assegni circolari intestati al “Fallimento A.C.M.S. S.p.A. in liquidazione (n.17/12)” per una somma complessiva pari al 15% del prezzo offerto, di cui il 10% a titolo di cauzione (che sarà trattenuta in caso di mancato perfezionamento della vendita per causa imputabile all’offerente) e il 5% come acconto sulle spese di trasferimento e notarili, salvo eventuale conguaglio. - La presenza alla gara degli offerenti è indispensabile, pena l’inefficacia dell’offerta. - L’aggiudicazione provvisoria avrà luogo in favore di colui che avrà formulato l’offerta più alta. In caso di presentazione di una sola offerta pari - almeno - al prezzo base d’asta, l’offerente sarà dichiarato aggiudicatario provvisorio. - Ai sensi dell’art 107 l.fall. si precisa che il Curatore potrà sospendere la vendita qualora successivamente all’aggiudicazione provvisoria pervenga offerta irrevocabile di acquisto migliorativa per un importo non inferiore al dieci per cento (10%) del prezzo offerto, cauzionata come sopra. - Per ogni altra informazione, per la richiesta della documentazione sopra citata e per poter visionare il complesso aziendale rivolgersi allo studio del Curatore, Avv. Prof. Michele Sandulli in Napoli, alla Via Depretis, 51 tel. 0812471133 fax. 0812452102 e-mail: [email protected]. - Il presente estratto non sostituisce il testo integrale dell’avviso di vendita. Beni siti in BELLANTE (TE) - Via Nazionale: LOTTO N.2 - attrezzatura ufficio - Prezzo base d’asta: Euro 6.000,00 - Rilancio minimo Euro 250,00; LOTTO N.3 - Chiosco in legno e attrezzature per somministrazione alimenti - Prezzo base d’asta: Euro 10.000,00 - Rilancio minimo Euro 500,00; LOTTO N.4 - Attrezzature per essiccazione prodotti - Prezzo base d’asta: Euro 14.000,00 Rilancio minimo Euro 500,00; LOTTO N.5 - Attrezzatura - Prezzo base d’asta: Euro 3.000,00 - Rilancio minimo Euro 250,00; LOTTO N.6 Attrezzatura per la lavorazione carni - Prezzo base d’asta: Euro 16.000,00 - Rilancio minimo Euro 500,00; LOTTO N.7 - Camion IVECO anno 2001, Furgone FIAT DUCATO anno 1996,Furgone RENAULT MASTER, anno 2006; Sollevatore TELESCOPICO - Prezzo base d’asta: Euro 10.000,00 Rilancio minimo Euro 500,00; LOTTO N.8 - Attrezzature produzione gelati - Prezzo base d’asta: Euro 8.000,00 - Rilancio minimo Euro 250,00; LOTTO N.9 - Attrezzature e cisterne latte - Prezzo base d’asta: Euro 4.000,00 - Rilancio minimo Euro 250,00; LOTTO N.10 - Piena proprietà su fabbricato commerciale costituito da p. seminterrato di mq 162,75; p. terra con locale commerciale di mq 213,75 e locale commerciale abusivo; p. 1° con locali uffici di mq 136,73, terrazza coperta di mq 75,80; area esterna di mq 157,50 e spazi di manovra di mq 344,50. - Prezzo base d’asta: Euro 374.410,00 - Rilancio minimo Euro 2.500,00; LOTTO N.11 - Piena proprietà su magazzino di 2 livelli di mq 77 - Prezzo base d’asta: Euro 23.100,00 - Rilancio minimo Euro 1.000,00. Condizioni di vendita: Le offerte di acquisto dovranno essere presentate presso la Cancelleria fallimentare del Tribunale di Teramo, Via Cesare Beccaria, 1, Tel. 0861.326304 entro le ore 13:00 del giorno 08/06/2015; deposito cauzionale del 10% da effettuarsi a mezzo bonifico bancario, sul conto corrente intestato alla procedura. Ulteriori informazioni presso il curatore fallimentare: Dott. Sergio Saccomandi tel. 0861/246424 - Cell. 348/6700939, Consulente Tecnico: Dott. Gabriele Di Natale, Cell. 338/3948580. Bando e condizioni di vendita in formato integrale e relazione di stima sono consultabili alla Home Page del sito web www.fallimentieaste.it. 22 # Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 CRONACHE 23 # ● Il caso Il colosso Samsung a gestione familiare Il padre lascia al figlio di Massimo Sideri Piano gigante Tom Hanks (al centro della foto) e Robert Loggia ballano sul pianoforte gigante di Fao Schwarz in una scena di «Big», film del 1988 diretto da Penny Marshall Addio regno dei giochi DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK All’ingresso una cascata di animali di peluche. Pupazzi enormi come l’elefante a grandezza naturale da 15 mila dollari. Più «conveniente» la giraffa da diecimila, ma poi chi ce l’aveva una casa coi soffitti alti 4 metri? Al piano di sopra le automobiline per figli dei miliardari americani e degli sceicchi ancora gonfi di «petrodollari» che costavano più di un coupé vero: 50 mila dollari per una Ferrari simil-Formula Uno con sedile in pelle, motore elettrico e impianto stereo per riprodurre il rumore di un dodici cilindri. Velocità massima 25 chilometri orari. I bimbi e i loro genitori entravano quasi intimoriti in questo paese dei balocchi agli steroidi. Sorpresi, ammirati, qualcuno indignato. Poi compravano un pupazzo da venti dollari o un gelato coperto di caramelle multicolori e se ne andavano. Dopo aver strimpellato un po’ coi piedi sul grande pianoforte srotolato sul pavimento, come Tom Hanks in Big, uno dei film che hanno fatto conoscere questa fiera dei sogni in tutto il mondo. Storie destinate ad essere sepolte nella memoria: Fao Schwarz, che da 135 anni a New York è sinonimo di giocattolo, il 15 luglio chiuderà i battenti. Non un fulmine a ciel sereno: il grande negozio affacciato sulla Quinta Strada, all’angolo di Central Park e di fronte all’Hotel Plaza, è stato in bilico per anni. Prima il crollo del turismo dopo gli attentati del 2001 alle Torri gemelle, poi la concorrenza spietata dei colossi del «discount». Con la catena Dopo 135 anni chiude a New York Fao Schwarz paradiso per bambini sulla Quinta Strada Riaprirà (non si sa dove) tra almeno un anno più grossa, Toys «R» Us, che alla fine l’ha acquistato nel 2009 dopo che Fao Schwarz era andato in bancarotta ed è stato ristrutturato più di una volta: una chiusura nel 2003, un’altra nel 2007. Col negozio riaperto a furore di popolo alla vigilia di Natale. Il crollo di Wall Street del 2008 e la Grande recessione americana non uccisero Fao, ma fecero sparire da questo gi- Realtà e finzione Sotto l’ingresso di Fao Schwarz sulla Quinta Strada. In basso la scena finale del film «La dea dell’amore» di Woody Allen (1995) ambientata nel negozio di giochi gantesco negozio — oltre seimila metri quadri su tre piani — le forme più pacchiane di ostentazione di giochi per i super-ricchi. Anno dopo anno il business del divertimento si è spostato più a Sud, a Times Square, dove la città dei balocchi tracima sui marciapiedi: il quartier generale di Toys «R» Us con, all’interno, giostre, plastici Lego giganti, addirittura una ruota panoramica «indoor», dinosauri animati e, fuori, la piazza-luna park dei tabelloni luminosi abbacinanti e dei mille imbonitori. Per Fao, comunque, questo sembrava il momento giusto per tornare a puntare sui giocattoli di superlusso visto che la 57ª strada, un isolato a Sud del negozio, si sta riempiendo di grattacieli dagli appartamenti costosissimi popolati soprattutto da miliardari cinesi, da arabi danarosi, oligarchi russi, imprenditori indiani e brasiliani. Invece proprio l’arrivo dei super-ricchi ha accelerato la fine del negozio col quale dal 1880 Frederick August Otto Schwarz ha fatto battere all’impazzata il cuore dei bambini e che dal 1986 è sulla Fifth Avenue. A decidere è stato il mercato immobiliare: a New York è impazzito e in questa zona l’af- flusso di miliardari e oligarchi ha fatto impennare in misura impressionante anche gli affitti dei negozi. Non ci sono cifre ufficiali, ma pare che Fao paghi circa 20 milioni di dollari l’anno di pigione. Sembrano tanti, ma Boston Properties, proprietaria dell’edificio, ha calcolato che oggi incassa non più di 3.000 dollari al metro quadro mentre ristrutturando i locali a livello stradale e facendo nuovi negozi più piccoli, potrebbe affittarli a 20 mila dollari al metro. Così lo «storico» Fao ha avuto il benservito. Toys «R» Us gli cercherà una nuova sede, forse vicino a Times Square, ma ci vorrà almeno un anno e non sarà più la stessa cosa. Del resto, liberatosi dai vecchi eccessi, anche sulla Quinta Strada Fao da tempo aveva perso un po’ del suo fascino, del suo calore. E, quando Steve Jobs scelse la piazza lì davanti per il suo «flagship store», il vecchio negozio delle meraviglie si trovò ridotto a fare da sfondo al cubo di cristallo della Apple. Le folle che un tempo facevano la fila per sognare e tornare bambini, ora preferiscono scendere le scale a spirale dell’emporio dei nuovi balocchi digitali. Massimo Gaggi Le tappe ● Fao Schwarz è il negozio di giocattoli più antico nella storia degli Stati Uniti ● È stato fondato nel 1862, con il nome di Toy Bazaar, dai fratelli Schwarz, emigrati dalla Germania nel 1856. Prende il nome di Fao Schwarz nel 1880 ● Nella sede dove si trova adesso sulla Fifth Avenue si era trasferito nel 1986 ● All’interno del negozio sono stati girati diversi film, da Big con Tom Hanks a Baby Boom con Diane Keaton a La dea dell’amore di Woody Allen ❞ Il lavoro di Garanzia Giovani non ha funzionato Serve più coraggio Giuliano Amato Da Boldrini a Violante Da Oscar Farinetti, a Laura Boldrini e Luciano Violante. Gli sguardi sul futuro suggerisce scarsa passione e poca fiducia verso istituzioni e politica; dall’altro mette in evidenza una potenziale virtù, dei millennials: «S-passionati vuol dire disinteressati — scrive Gianna Fregonara nell’introduzione — ma può significare anche non faziosi» perché «non partigiani». Riuscire a mantenere una distanza potrebbe rivelarsi una caratteristica positiva. «Spassionati» può alludere persino a «un atteggiamento di giustizia ed equità». Giuliano Amato, che apre la serie di interviste, sottolinea come i giovani siano più euro- Lee Jae-yong Lee Kun-hee Samsung coincida con i Lee basta una storia entrata nella leggenda: un giorno del ’93 Lee Kun-hee disse ai suoi manager: «Cambiate tutto, tranne le vostre mogli e i vostri figli». La società era già una conglomerata ma i prodotti elettronici del gruppo erano rappresentati da televisori low cost senza personalità relegati negli angoli più polverosi dei negozi. Oggi Samsung (che significa Tre stelle), nonostante i segnali d’allarme sul comparto degli smartphone, fattura 327 miliardi di dollari, molto più del Pil della Grecia, per intendersi. La famiglia è così importante che in Corea del Sud ha accolto il presidente cinese Xi Jinping. Ora Lee Jae-yong è diventato presidente della fondazione culturale e di Samsung Life Public Welfare Foundation, una società chiave nel complicato sistema di controllo proprietario di Samsung. Nella sostanza sono gli azionisti e i grandi capi, con un pizzico di alone religioso intorno. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il volume Interviste sui cittadini di domani nel libro di Gianna Fregonara interviste ad alcuni politici italiani, imprenditori e studiosi protagonisti del tempo che stiamo vivendo, per parlare dei Nuovi cittadini della democrazia che verrà (pubblicato da University Press Italiane, pagine 128, euro 10). «Spassionato» da un lato uella che noi chiamiamo Samsung, in Corea del Sud è chiamata famiglia Lee: dalla prima generazione dello scomparso Lee Byung-chul che fondò la società nel ‘38 per produrre spaghetti di riso, alla seconda del 73enne Lee Kun-hee, semicosciente in ospedale dopo l’infarto che lo ha colpito l’anno scorso, fino alla terza, quella del 46enne Lee Jay-yong che sta completando un lungo rituale di passaggio per prendere il testimone aziendale. In meno di un secolo da ricchi proprietari terrieri a 43esima famiglia più potente al mondo. Per comprendere quanto © RIPRODUZIONE RISERVATA L’Italia dei ragazzi «spassionati» Mancanza di fiducia (o di partigianeria?) La serie di aggettivi che i giovani italiani di oggi si sono visti assegnare è una galleria degli orrori. Sono stati chiamati bamboccioni perché restano troppo a casa; choosy, cioè schizzinosi, perché rifiuterebbero lavori umili; sfigati, anche, perché si laureano tardi; sdraiati, perché inchiodati sul divano. Ora, finalmente, c’è un’etichetta che non giudica, ma descrive, con una flessibilità semantica che permette una maggiore autodeterminazione. «Spassionati» è l’efficace aggettivo con cui Gianna Fregonara ha titolato un volume di Q pei delle istituzioni; boccia il lavoro di Garanzia Giovani, che avrebbe dovuto creare nuove opportunità occupazionali, «ma non ha funzionato». Serve, conclude, più «coraggio». Il modello resta l’America. Le parole su cui puntano Vittorino Andreoli e Laura Boldrini, invece, sono «fragilità» e «solidarietà». Se la seconda è una grande palestra di partecipazione, la prima non indica un difetto, sostiene Andreoli, ma una risorsa: non è una debolezza, bensì la capacità di percepire la propria presenza nel mondo e riconoscere il pro- ● Si intitola «Nuovi cittadini della democrazia che verrà» il libro della giornalista del Corriere della Sera Gianna Fregonara pubblicato da University Press Italiane (pp. 128, euro 10) prio bisogno degli altri. Per Paola Severino il problema è la furbizia, da contrastare già negli anni dell’asilo; se Oscar Farinetti è pessimista («la maionese è impazzita»), Nadia Urbinati invita a non fidarsi delle scorciatoie (Internet). Luciano Violante fa una lezione sul rapporto tra diritti e doveri. Miope è una politica incapace di guardare oltre i nostri confini, ricorda Emma Bonino parlando del Mediterraneo. La centralità della tecnologia è ben rappresentata dalla riflessione di Domenico De Masi, convinto che il futuro dei giovani dipenda più dalle stampanti in 3D che non dal Jobs Act. Beppe Severgnini è convinto che i giovani di oggi e quelli che hanno vissuto la caduta del Muro di Berlino «si somiglino, anche se non lo sanno». Luca Mastrantonio © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera 24 ● Trasformismo Dietro i segnali di declino di Destra e Sinistra c’è una società che pare aver perduto la voglia di futuro e il gusto di contese forti sulle cose vere. La nostra vita e il nostro discorso pubblico mancano di passione: così l’unico collante è il potere ANALISI & COMMENTI SEGUE DALLA PRIMA ● Il corsivo del giorno S di Goffredo Buccini LA DESOLANTE COMMEDIA DEI POLITICI IN SVENDITA icché la rappresentanza parlamentare rimase perlopiù identificata, nella sostanza, in una vasta palude filogovernativa. Fu solo con la comparsa nell’aula di Montecitorio, all’inizio del Novecento, dei socialisti prima, poi dei cattolici, dei fascisti e dei comunisti, e dei loro rispettivi partiti, che le cose cambiarono. Fu solo allora che nel Parlamento come nel Paese si stabilirono vasti schieramenti con discrimini veri e contrapposizioni non aggirabili; per tutto il XX secolo c’è stato posto, così, solo per le grandi ideologie, per le alternative drammatiche, per i grandi partiti organizzati. Ma è proprio tutto ciò — cui si doveva storicamente la fine del monopartitismo virtuale e del trasformismo, propri della precedente tradizione italiana — che è scomparso tra il 1992 e il 1994 sotto i colpi di Mani pulite. Ancora nel ventennio successivo è più o meno sopravvissuta una forma spuria di contrapposizione Destra-Sinistra grazie all’arrivo sulla scena di Berlusconi: grazie cioè all’accanimento del padrone di Mediaset nell’agitare il fantasma dell’anticomunismo, e alla risposta dei suoi avversari con il controfantasma dell’antifascismo. Finalmente però, con lo spappolamento di Forza Italia, il Novecento italiano è terminato, e di conseguenza ha potuto scomparire anche quanto restava di ciò che un tempo si chiamava comunismo. L’Italia post novecentesca si ritrova così oggi riconsegnata alla sua più antica peculiarità. Ritorna in un certo senso alle origini post risorgimentali e incontra di nuovo il trasformismo. Sconfitta nel sangue l’illusione fascista, tramontate le grandi ideologie d’impianto transnazionale le cui divisioni erano servite in pas- R icoprire una funzione pubblica — con onore e disciplina — va considerato un privilegio: l’unico vero cui un eletto debba aspirare. E i cittadini hanno giustamente le scatole piene di una Casta (copyright Rizzo-Stella) da decenni dedita a collezionare privilegi ben più materiali. Tuttavia faceva impressione, l’altra sera su Sky, quella specie di svendita della politica nella quale hanno gareggiato Michele Emiliano, Francesco Schittulli e Antonella Laricchia, tre dei quattro candidati in lizza per la carica di presidente della Regione Puglia (Adriana Poli Bortone aveva dato forfait). Il batterio Xylella o il gasdotto Tap sono subito apparsi bazzecole rispetto alla domandona formulata dal luciferino conduttore: «Ogni consigliere pugliese prende diecimila euro: troppi? E voi, se eletti, quando guadagnereste?». Se la giovane Laricchia, da grillina, in fondo ha solo dovuto interpretare se stessa, garantendo dimezzamenti e rinunce da vangelo pentastellato, i suoi due rivali si sono scatenati nella rincorsa. Il pd Emiliano, bollando le cifre in questione come «inaccettabili», ha promesso «l’eliminazione dei compensi», concedendo (temerario) «un indennizzo a chi deve smettere di fare il proprio lavoro, fino alla somma che prendeva prima di entrare in politica». L’oncologo fittiano Schittulli, col tono di chi rilancia a un’asta, ha proclamato: «Io rinunzio alla mia indennità di presidente di Regione, alla liquidazione e al vitalizio! Lavorerò gratis! I diecimila euro? Troppi, basta la metà! Ma lavorando a tempo pieno: se no, stessero a casa». Coraggio, signori, non siate tirchi: chi offre di più? Chi molla agli elettori indignati anche la moto del figlio o la coperta della nonna? Possibile che in Italia persino le migliori intenzioni tracimino in commedia? Al primo che avrà la dignità di dire che non tutti i soldi della politica finiscono per forza in crusca, regaliamo due tappeti e un cammello. © RIPRODUZIONE RISERVATA La delusione La Seconda Repubblica ci ha ricondotto all’Italia dello Statuto, con un governo di fatto privo di alternative Su Corriere.it Puoi condividere sui social network le analisi dei nostri editorialisti e commentatori: le trovi su www.corriere.it sato a modellare le nostre divisioni, il sistema politico italiano si trova oggi costretto a utilizzare i materiali ideologici autoctoni, a derivare il suo discorso unicamente dal Paese reale, dalle risorse intellettuali e morali che esso riesce a mettere in campo. Che però non sembrano gran cosa. Se oggi ci riesce così difficile dare contenuti effettivi a questa o a quella piattaforma di partito, dividerci tra Destra e Sinistra, non è perché nella realtà manchino i contrasti d’interesse e le divisioni. È innanzi tutto perché la società italiana sembra avere perduto la capacità di pensare realmente se stessa, a cominciare dalle ragioni di fondo della crisi del Paese. Sembra non avere più la fantasia e l’audacia di immaginare vie e strumenti nuovi, nuovi compiti e nuovi doveri. Ed è come se l’assenza di queste cose si porti con sé anche un’assenza d’interesse e di voglia di futuro, anche il desiderio e il gusto delle contese forti sulle cose vere: che è per l’appunto ciò che genera i partiti. In questo modo al posto delle lotte abbiamo le risse, al posto delle discussioni le polemiche, al posto dei giornali e dei libri i talk show popolati di «ospiti» capaci solo di ripetere slogan a cui si sospetta che essi siano i primi a non credere. La nostra vita e il nostro discorso pubblici mancano di profondità e di passione. Appaiono sempre più poveri, ripetitivi, privi di orizzonti e di progetti. Come possono nascere dei veri partiti in queste condizioni? Esiste poi un altro insieme di ragioni che spiegano il ritorno alla convergenza generale verso il centro e del trasformismo. Una società CHIARA DATTOLA # LE RADICI DELLA CRISI DEI PARTITI ITALIANI di Ernesto Galli della Loggia che è tornata ad essere fragile — oggi per giunta con pochi giovani e molti anziani —, una società dalle risorse di nuovo tendenzialmente scarse, è spinta naturalmente a stringersi intorno al potere, a cercarne la protezione, così come ha fatto per secoli. È spinta naturalmente a credere solo nel potere, e prima di ogni altro nel potere politico: tanto più quando questo, come accade oggi, assume un aspetto marcatamente personale che lo rende più visibile e temibile, e perciò più forte. È spinta a credere, del resto, non solo nel potere di chi ha in mano la cosa pubblica. Anche il potere malavitoso, ad esempio, appare oggi ben più forte di venti anni fa, se è vero come è vero che ci si mette sotto la sua tutela non più soltanto nelle tradizionali zone del Mezzogiorno ma anche in Emilia, anche in Lombardia. Mentre dal canto suo pure il familismo, la protezione familiare, appaiono più forti che mai. Chi l’avrebbe detto agli albori della Seconda Repubblica che alla fine essa ci avrebbe ricondotto all’Italia dello Statuto: senza partiti e con un governo di fatto privo di alternative. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE CONSEGUENZE DI UNA DECISIONE PERCHÉ L’EUROPA DEVE DIRE AD AL-SISI CHE MORSI NON VA GIUSTIZIATO di Franco Venturini SEGUE DALLA PRIMA I suoi contrasti con una magistratura rimasta fedele all’ancien régime paralizzarono il Paese quanto quelli con la burocrazia conservatrice, le richieste dei ragazzi di piazza Tahrir cominciarono ad essere tradite, il rais dimenticò di essere uscito dalle urne e provò ad assumere poteri illimitati. Inevitabilmente le piazze della protesta tornarono a riempirsi come avevano fatto contro Mubarak, e i militari guidati da Al-Sisi ne approfit- tarono per prendere il potere nel luglio del 2013 e per offrire all’Occidente, dopo un iniziale bagno di sangue, il dono supremo di un Egitto stabile. I processi contro i Fratelli, dichiarati tutti terroristi, cominciarono quasi subito. «Io non c’entro, la nostra magistratura è indipendente», assicurò Al-Sisi nell’intervista concessa al Corriere della Sera nello scorso novembre. Ma anche Putin dice che i suoi magistrati sono sovrani. E soprattutto il generale-presidente dovrebbe capire che le sue maniere forti stanno versando olio sul fuoco della lotta inter-islamica (anzi, in questo caso inter-sunnita) che si svolge all’interno e all’esterno dell’Egitto. All’interno i Fratelli musulmani, quando non vengono arrestati e condannati, scelgono la resistenza passiva e talvolta la clandestinità come ai tempi di Mubarak. Una parte di loro è probabilmente coinvolta nella guerriglia del Sinai, dove sono state individuate Stabilità Il pugno di ferro inasprisce la lotta inter-islamica, contro la stabilità auspicata dall’Occidente Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 CONTI PUBBLICI E INIZIATIVE PRIVATE I CITTADINI CHE RINUNCIANO AI RIMBORSI SULLE PENSIONI (MA LO STATO È PRONTO?) di Salvatore Bragantini La proposta L’idea di un lettore, Luciano Bortolus, di rendere gli arretrati ha raccolto consensi. Gli introiti andrebbero fatti affluire a un fondo per ridurre il debito pubblico e non dovrebbero frenare i tagli agli sprechi I l tema delle pensioni è gravido di conseguenze sulla vita delle persone; che talvolta pesi più la psicologia dell’economia, non muta la sostanza. La sentenza della Corte costituzionale, «bocciando» il blocco delle pensioni oltre il triplo del minimo, ha spaccato i conti dello Stato e la Corte stessa; l’impatto degli arretrati, fra 4 e 20 miliardi, spiega forse il pareggio (6 a 6) tra i giudici, sbloccato solo dal voto del presidente. Il governo valuta diverse opzioni per un decreto legge: dalla restituzione, calante oltre certi importi, alla dilazione dei pagamenti, per attutire l’impatto sui conti (come li vede la lente, spesso distorcente, delle norme Ue). Qui il governo, c’è da scommettere, abdicherà al decisionismo, dando spazi di proposta, e corresponsabilità, al Parlamento. Al di là delle molte obiezioni politico-costituzionali, ve ne sono, altrettanto valide, di tipo economico. Maurizio Ferrera, sul Corriere del 14 maggio, espone in particolare le conseguenze negative della sentenza per i giovani (iniquità «verticale»), mentre Massimo Bordignon e Francesco Daveri (Lavoce.info) rilevano come la Corte tratti diversamente situazioni simili (iniquità «orizzontale»); anche perché le pensioni possono essere pagate in base alle ultime retribuzioni (sistema retributivo, più «generoso»), o ai contributi pagati in tutta la vita lavorativa (sistema contributivo, più «rigoroso»). Oggi è ancora consentito a molti di godere di trattamenti misti retributivo/contributivo. Giuliano Cazzola e Maurizio Sacconi (Corriere, 9 maggio), diffidano dal risolvere il problema applicando il contributivo a tutti. Non entriamo nel merito di tale spinoso tema, ma sarebbe arduo sciogliere, insieme, il nodo creato dalla decisione della Corte e il rebus contributivo/retributivo. Ciò senza contare che già il ricalcolo del contributivo è irto di ostacoli. Veniamo agli aspetti psicologici. Per molti cittadini, questa inaspettata «plusvalenza» sarà una piccola manna che tapperà buchi di bilancio anche presenze dell’Isis e dove ieri tre giudici sono stati uccisi «da elementi armati sconosciuti». Questo stato di cose non aiuta la stabilità auspicata dall’Occidente, e fa contenta soltanto la Russia che da un anno conclude ottimi affari con l’Egitto nel settore degli armamenti (al punto da costringere gli Usa a ridurre il loro embargo per non essere scavalcati da Mosca) . Ma c’è dell’altro, e qui entra in gioco quella che è la priorità assoluta della politica estera italiana: la Libia. Colpire in maniera tanto spettacolare i Fratelli musulmani significa per Al-Sisi radicalizzare l’osti- La Cirenaica La sentenza conferma che l’Egitto darebbe l’ok a una spartizione della Libia: l’opposto dell’approccio italiano familiare. Per altri, più fortunati o sensibili ai richiami all’equità, si fa strada un’altra, «Modesta proposta». Per primo il Corriere ha dato voce a un ex agente immobiliare di Pordenone, Luciano Bortolus, percettore di una pensione netta di 2.123 euro. «Se l’Inps dovesse ridargli gli arretrati, lui direbbe no, grazie» scrive il giornalista. E lui: «Se la famiglia è in difficoltà, tutti devono dare una mano. A condizione che... non diventi un alibi per non tagliare gli sprechi che ancora ci sono. Chi dice che sono l’unico a pensarla così?». Difatti, non è l’unico; da quel giorno altri, come il lettore Eugenio Gallo, di Cosenza, (10 maggio, «Lettere al Corriere»), rilanciano la proposta. Nello stesso senso si è espressa Chiara Saraceno su Repubblica di ieri. Da Nord Est a Sud Ovest, Bortolus e Gallo ricordano quanto spesso dimentichiamo. Siamo anzitutto una comunità di persone, nonostante i fattori da tanti sfruttati per dividerci più di quanto per conto nostro già faremmo; il censo, l’etnia e l’origine geografica, la religione, l’opinione politica. Se alcuni potranno raccogliere l’appello, molti proprio non possono. Pensioni da due o tremila euro (lorde!) al mese non vanno additate alle genti come frutto di superprofitti, magari «di regime». Il richiamo suona però potente all’orecchio di chi, assai più fortunato della media dei concittadini, forse aggiungerà gli arretrati al gruzzolo (o al forziere), forse li spenderà, magari per un viaggio. È ai fortunati che parla Bortolus, invitandoci a dare, con un piccolo sacrificio, un grande segno: nell’ora della difficoltà — anche se non lo si dice, questa lo è — bisogna unirsi. Altro che stringersi «a Coorte», basta non voler chiuderci in corte, nel senso del cortile; siamo, quasi nostro malgrado, una grande nazione europea. Parlare di «Partito della Nazione» si presta ad equivoci, la discussione è l’anima della democrazia; prima approfondire i fatti, poi dibattere i pro e contro, dividersi, lungi dall’essere un male è vitale. Alla fine però bisogna decidere, ritrovando, senza rimuginare per anni, le ragioni del vivere comune. Come tradurre in pratica questo appello? L’iniziativa spetta ai cittadini, non al governo, ma serve una «sponda pubblica», che agevoli il gesto a chi vedrà il rimborso come una «plusvalenza» trascurabile nel bilancio domestico, o sente forte il vincolo di solidarietà. Un gesto simbolico, ma i simboli contano, specie in politica. Mai sottovalutarli: potremmo non solo trarre conforto, ma anche scoprirne l’impatto sui conti. Esiste un fondo per l’ammortamento del debito pubblico, ma proprio non ci sono altri modi per rendere più efficace e semplice il tutto? Magari un crowdfunding su un portale pubblico, per consentire, ad uno Stato in contesa con Bruxelles (da ultimo sull’intricato nodo delle imposte anticipate per le banche, o per i supposti aiuti di Stato alla bad bank), di contabilizzare l’introito dell’«Operazione Bortolus» fra gli incassi dell’anno? lità che già esiste tra Egitto e Turchia, proprio mentre gli europei stanno svolgendo nei confronti di Ankara una discreta azione diplomatica volta a ridurre l’appoggio turco al governo islamico di Tripoli. Significa anche moltiplicare i conti in sospeso tra tutte le formazioni islamiste libiche e i filo-egiziani del governo di Tobruk e del generale Haftar, nel momento in cui l’inviato dell’Onu Bernardino León tenta ancora di arrivare a un compromesso unitario. E dal momento che Al-Sisi non è uno sprovveduto, significa confermare che l’Egitto vedrebbe di buon occhio una spartizione della Libia con la Cirenaica stabilmente sotto influenza egiziana: il contrario esatto dell’approccio italiano. Con la sentenza di morte contro Morsi, formalmente accusato di aver complottato con Hamas e con Hezbollah per evadere dal carcere nel © RIPRODUZIONE RISERVATA 2011, è dunque partito un nuovo siluro (perché di ordigni in viaggio ce ne sono parecchi) contro quanto tentano di fare Italia, Europa e Onu per calmare i giochi interni libici e provare a gestire il flusso dei migranti. Ora la condanna capitale dovrà essere valutata dal Gran Muftì (parere non vincolante) e sulla carta Morsi potrà presentare appello, il che tuttavia lo costringerebbe a riconoscere per la prima volta la legittimità della corte che lo ha giudicato. È più probabile che sia proprio Abdul Fattah Al-Sisi a trovare il modo per non uccidere l’ex presidente, se non altro perché lo trasformerebbe in un martire. Ma le pesanti conseguenze della sua deterrenza giudiziaria gli vanno fatte presenti, perché il prezzo di una quasi stabilità in Egitto non può essere l’ulteriore destabilizzazione della Libia. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA ●A 25 # IL NASCONDINO DEI SINDACATI SU SCUOLA E TRASPORTI COMMENTI DAL MONDO Per la democrazia in Myanmar il voto non basta Myanmar (ex ● ❞ IlBirmania), entro fine anno dovrebbe andare alle urne. Ma, osserva il blogger Min Zin sull’International New York Times, le elezioni non saranno, per la patria del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, la misura del progresso verso la democrazia. «Il governo, ancora in gran parte controllato dai militari, non è riuscito a stringere un accordo di divisione del potere né con l’opposizione, né con i gruppi etnici di resistenza armata». Senza tale accordo, «il vuoto di leadership su tutti i fronti minaccerà la stabilità del Paese anche se le elezioni dovessero tenersi». a cura di Luca Angelini nche solo ventilare da parte di Cgil, Cisl e Uil il blocco degli scrutini di giugno è sembrata a molti una forte discontinuità con la storia del sindacalismo italiano e delle forme di lotta adottate tradizionalmente. E quindi purtroppo non deve sorprendere che i Cobas abbiano fatto propria quell’idea e anzi abbiano bruciato sul tempo la Triplice proclamando il blocco per giugno. Vuol dire che le barriere simbolico-culturali che separavano il sindacalismo confederale da quello estremista rischiano di cadere e, cosa ancor più grave, di farlo gettando nell’angoscia studenti e famiglie. Qualcosa di simile sta succedendo anche nei trasporti pubblici. Sigle minoritarie come Cub e Usb indicono scioperi quasi sempre di venerdì e nella maggior parte dei casi inutili perché non sono al servizio di piattaforme rivendicative praticabili. Le dirigenze confederali non muovono un dito e paiono tutto sommato contente che le controparti prendano comunque uno schiaffo: capita così che alla fine scioperi anche una parte, seppur minoritaria, degli iscritti a Cgil, Cisl e Uil. Tanto comunque, specie nella metropolitana, bastano poche adesioni a far scoppiare il caos. Se non ci fosse stata la precettazione da parte del prefetto di Milano venerdì scorso avremmo dovuto registrare una giornata nera nella città dell’Expo e un’ennesima figuraccia internazionale. Il problema si porrà di nuovo nel semestre dell’esposizione nonostan- te la moratoria degli scioperi sottoscritta, con evidente opportunismo, dalla Triplice. Di fronte a queste tattiche del conflitto e a un mutamento di cultura delle forme di lotta emerge l’inefficacia dell’authority che dovrebbe raffreddare i conflitti e invece appare, nella migliore delle valutazioni, come una voce che parla nel deserto. Non ci sarebbe da stupirsi se in tempo di spending review a qualcuno venisse in mente addirittura di tagliarla. Al di là del caso scrutini sono comunque due le considerazioni che vale la pena aggiungere. Il sindacalismo confederale, in primis la Cgil, sta mutando nel profondo: ripudia giustamente il collateralismo dei tempi d’oro ma non sembra averlo sostituito con una bussola altrettanto significativa. Procede per singhiozzi, campagne politiche, manifestazioni di intolleranza nei confronti della politica: tirando però una linea tra questi punti non ne viene fuori un cammino coerente e una proposta all’altezza dei problemi aperti. Quanto al governo si è riempito la bocca della «disintermediazione» usata come parola-talismano e si trova oggi a fronteggiare il blocco degli scrutini indetto dai Cobas di Piero Bernocchi, un attivista la cui longevità politica rivaleggia con quella Fidel Castro. Come è potuto accadere? Non sarà il caso di spremere le meningi ed elaborare una cultura politica dello spazio sociale che sappia coniugare innovazione e vero dialogo? Dario Di Vico © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera 26 # Economia Banche Maroni: Popolari, via al ricorso contro la riforma «Credo che sia un atto dovuto a difesa della specificità delle banche popolari che in Lombardia rappresentano uno strumento che non può essere cancellato per favorire i grandi gruppi bancari». Così il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni è tornato ieri sulla decisione della giunta regionale di presentare ricorso contro la riforma delle banche popolari. Secondo il governatore l’aggregazione «si può fare volontariamente ma non può avvenire per legge». © RIPRODUZIONE RISERVATA Aumento Mps, tre sfide per Siena Rebus derivati, sconto e Profumo-bis Corriere Economia di Giuditta Marvelli Rendimenti all’1% netto, la mappa delle opportunità Operazione meno penalizzante per i soci. Un «head hunter» per la successione al vertice Manager C accia all’1% netto nel frigo dei rendimenti. Nell’era dei tassi zero le possibilità per parcheggiare il denaro a breve termine portando a casa un interesse decente sono molto ridotte, ma non del tutto scomparse. Corriere Economia, l’inserto economico in edicola domani con il Corriere della Sera, ha mappato i rendimenti offerti dai principali conti di deposito online, quei salvadanai accessibili via web o via telefono, che offrono appunto interessi intorno al punto percentuale (al netto del 26% dovuto al Fisco) a chi accetta di non utilizzare il denaro depositato per almeno un anno. Si tratta di un guadagno reale, visto che l’inflazione in questo momento è praticamente inesistente. L’altra opzione da considerare è quella del massimo abbattimento dei costi sul conto corrente tradizionale, dove finiscono pensione e stipendio e da cui preleviamo denaro per la vita quotidiana. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Alessandro Profumo, presidente del Monte dei Paschi di Siena, ha già annunciato le proprie dimissioni. Al lavoro ci sarebbero già dei cacciatori di teste per trovare un banchiere con rapporti con la Bce ● Fabrizio Viola è l’amministratore delegato di Mps dal 2012. In precedenza è stato direttore generale di Banca Popolare di Milano e amministratore delegato della Popolare dell’Emilia Romagna MILANO Dopo averlo rivoltato come un calzino, finalmente la Banca centrale europea ha dato al Montepaschi l’ok all’aumento di capitale da 3 miliardi. Dal 25 maggio al mercato sarà chiesta una quantità di denaro pari all’attuale valore di Borsa dell’istituto senese. Mancano ora solo il via libera di Consob e il prezzo, che sarà fissato giovedì dal consiglio della banca. Dovrebbe essere l’ultima volta che si chiedono soldi ai soci. La ricapitalizzazione servirà a rimborsare il miliardo residuo di aiuti di Stato e per rendere più robuste le spalle di Rocca Salimbeni. Non sarà comunque l’uscita dal tunnel. La Bce ha imposto altri due pesanti interventi: una gestione più incisiva dei crediti deteriorati e, soprattutto, il matrimonio con un’altra banca. Perché nonostante tre anni di ristrutturazione, secondo Francoforte Mps ha difficoltà a stare in piedi. Eppure passi avanti ne sono stati fatti. Praticamente tutti i crediti in default sono stati ispezionati e la loro copertura è tra i livelli più alti del mercato. I costi sono stati tagliati di 800 milioni. Dopo tre anni di perdite il primo trimestre 2015 si è chiuso con un utile di 72,6 milioni grazie al business bancario, segno che la macchina ha ripreso a girare. L’istituto guidato da Fabrizio Viola si è poi impegnato a chiudere ulteriori 350 filiali e a vendere 5,5 miliardi di crediti deteriorati, tutto per arrivare a 800 milioni di utile nel 2018. Sui conti pesa comunque ancora l’incognita Alexandria, il derivato con la banca giapponese Nomura che incide per 4,7 miliardi, praticamente metà del patrimonio di Mps. Un’enormità. Per questo la Bce ha imposto a Siena di chiuderlo entro il 26 giugno. Ma la banca da un lato sta cercando di ottenere da Francoforte un rinvio o una contabilizzazione Rocca Salimbeni in Borsa Montepaschi Siena Venerdì 0,546 euro -3,62% 2,242 1,793 GLI AZIONISTI Mercato 87,829% Fintech Advisory Inc 4,500% 1,345 Axa Sa 0,897 3,170% 0,440 0 Luglio Settembre Novembre 2014 Gennaio Marzo Maggio Btg Pactual Europe LLp 2,001% 2015 Fondazione Monte Paschi di Siena 2,500% d’Arco meno penalizzante del contratto; dall’altro tratta con i giapponesi per una transazione. È questo il Montepaschi che le banche del consorzio guidato da Ubs, Citi, Goldman Sachs e Mediobanca presenteranno nei prossimi giorni al mercato: «Una banca uscita dai momenti bui, con problemi seri ma identificati e che è stata posta su un percorso di sviluppo», spiega uno dei protagonisti. Rispetto a quella da 5 miliardi di un anno fa usato per rimborsare 3 miliardi di Monti bond, la ricapitalizzazione dovrebbe risultare meno diluitiva per gli azionisti. Bisognerà vedere chi sottoscriverà. Il nocciolo duro di soci è composto oggi dai fondi esteri Fintech (4,5%) e Btg Pactual (2%), dalla francese Axa (3,7%) e dall’imprenditore Alessandro Falciai (1,7%), che seguiranno l’au- ● La trattativa Atene, ultimi impegni Per Fitch resta «junk» di Rita Querzé Sta per arrivare all’ultima mano la partita a poker tra la Grecia da una parte e la troika dall’altra. Atene ha completato l’invio delle ultime proposte ai creditori nella speranza che i colloqui a Bruxelles possano riprendere. Così scriveva ieri il quotidiano greco «Ekathimerini». Obiettivo: sbloccare la tranche di 7,2 miliardi euro di fondi di salvataggio. Nello stesso tempo, però, il premier Greco Alexis Tsipras non ha rinunciato a segnare il campo della trattativa con una «linea rossa». «Il governo greco non supererà la sua linea rossa solo perché il tempo incalza», ha detto il leader di Syriza. Di linea rossa ha parlato ieri anche il ministro greco delle Finanze, Yanis Varoufakis, in un’intervista con SkaiTv. Quale è la frontiera oltre la quale il governo greco non vuole infierire con nuovi tagli? Pensioni e lavoro: ecco i territori da preservare. Nelle prossime settimane, però, il governo di Atene farà i conti con una serie di scadenze da far tremare i polsi. Il tutto mentre Fitch ha confermato ieri il rating CCC dei titoli greci. In una parola: spazzatura. A maggio serviranno 1,5 miliardi per salari e pensioni. Altrettanto a giugno. Il 5 giugno il Fmi attende un rimborso da 305 milioni, il 12 giugno per 312 milioni, 573 il 16 giugno e il 19 giugno per 343 milioni. Se Atene dovesse mancare un pagamento, sarebbe considerata insolvente. © RIPRODUZIONE RISERVATA mento. La Fondazione Mps deve ancora decidere se impegnare altri 75 milioni per mantenere il suo 2,5% o ridursi a un livello di mera testimonianza. Il resto dovrà venire dal mercato. Ma la fine dell’aumento non spegnerà i riflettori su Siena. Subito dopo ci sarà da affrontare la scelta del nuovo presidente, visto che Alessandro Profumo ha già annunciato le dimissioni. Per trovare il suo sostituto ci sarebbe già al lavoro un cacciatore di teste. C’è già un identikit: un esperto di banca e che abbia rapporti con la Bce, con la quale in questi mesi ci sono state incomprensioni. Tra i soci c’è però chi vorrebbe trattenere Profumo, sia perché il suo lavoro è stato apprezzato, sia perché una prorogatio renderebbe meno complesso l’incastro di poltrone nella futura aggregazione. Prima però bisogna individuare con chi fondersi. Il soggetto più indicato — perché patrimonialmente robusto — sarebbe Ubi Banca. Ma a Brescia, una volta diventati spa, vogliono un’operazione che crei valore. Le alternative guardano all’estero o a una banca italiana controllata da un gruppo estero, come BnlBnp Paribas. Un approdo comunque andrà trovato. Lo vuole Francoforte. Fabrizio Massaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 ECONOMIA 27 # Per il «Wsj» Google sfida Amazon con il «bottone» per l’ecommerce il Wall Street Journal dovrebbe arrivare già nelle prossime settimane sui dispositivi mobili — ahinoi solo americani per ora — è però rivoluzionario perché creerà un ponte con l’ecommerce fisico aprendo alla possibilità di comprare dal motore di ricerca prodotti fatti di atomi più che di bit. È ipotizzabile che il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, e il suo staff non stiano passando il fine settimana senza pensieri per la testa: tutto l’ecommerce negli Usa pesa solo il 10% del commercio totale. Mal di denti in arrivo per Amazon e eBay: Google si sta preparando a diventare il primo motore di ricerca online geneticamente modificato da un bel pulsante «acquista» accanto ai risultati sponsorizzati, la prima sintesi tra search e ecommerce. C’è anche il nome intriso di anglosassone chiarezza: il «buy button», il bottone acquista. La funzione compra negli store Android e Google esiste già, ma solo per app, film, musica e ebook. Il lancio della nuova versione, che secondo Il caso Il Parma calcio dell’era Ghirardi non aveva le risorse per pagare gli stipendi. Pietro Leonardi, l’allora amministratore delegato con ampi poteri, compresa la gestione della cassa, aveva bisogno di soldi. È andato in banca? No, si è fatto prestare dal Parma 1,3 milioni e non li ha ancora restituiti. È una delle tante operazioni mai rese note e ancora da chiarire. Come i 130 tesserati in organico. Molti di loro sono destinatari di un incentivo all’esodo incomprensibile (in totale ben 20 milioni) visto che non hanno mai messo piede negli spogliatoi del Tardini. Ma ora quel che conta è una partita da dentro o fuori. Entro il 28 maggio il Parma deve trovare un compratore altrimenti finisce tra i dilettanti. Tempi strettissimi per i curatori fallimentari, Alberto Guiotto e Angelo Anedda. Puntano a far cassa cedendo il ramo d’azienda dell’attività sportiva, che dunque «rinascerebbe» senza debiti, per poi parti- 20 Parma calcio, dietro il fallimento l’affare (possibile) dell’acquisto Giù il prezzo d’asta . Il taglio dei debiti sportivi e il prestito all’ex dirigente Scadenza Entro il 28 maggio il Parma deve trovare un compratore. Le prime due aste sono andate deserte. La terza è prevista domani. La quinta e ultima sarà il 28 re con probabili azioni di responsabilità e revocatorie nell’ambito del fallimento del «vecchio» Parma. Le prime due aste sono andate deserte, la terza è domani, la quinta e ultima è il 28. Il prezzo cala del 25% ad ogni tornata e nell’ultima sarà di 6 milioni. Chi rileva il Parma, però, dovrà coprire i debiti sportivi per iscriversi entro il 30 giugno al campionato di B. È il grande scoglio. Ma i 78 milioni di partenza sono già stati ampiamente ridotti dall’opera dei curatori fallimentari. E giorno dopo giorno si delineano i contorni di un affare possibile. Tanto più in un ambiente che si sta stringendo intorno ai colori gialloblu. Alcuni imprenditori stanno infatti finanziando in modo disinteressato e riservato le squadre del settore giovanile, contribuendo a vitto, allog- «Tata è un grande conglomerato, più di cento società con oltre 650 mila dipendenti. È il nostro azionista. Tata produce acciaio in tutto il mondo, ma per costruire le nostre auto lo comperiamo dove vogliamo, da loro se il loro prezzo è conveniente. Io gestisco il mio gruppo in modo indipendente, in totale autonomia». Ralf Speth, ceo di Jaguar Land Rover, è convinto: «Siamo stati fortunati, Tata ha una visione di lungo termine. Bisogna considerare che Jaguar e Land Rover erano in bancarotta». Come altre società: Chrysler, GM. «A differenza di altri, noi non abbiamo ricevuto un penny dal governo inglese. Ora siamo un’azienda in attivo, abbiamo il nostro cash flow e buoni tassi di crescita». Quali investimenti per i due brand? «Investiamo in modo proporzionale perché il nostro azionista lascia tutti i soldi nella società. Per l’anno fiscale iniziato il 1 aprile, abbiamo stanziato circa 5,2 miliardi di euro. L’anno scorso abbiamo speso circa 600 milioni di sterline (circa 824 milioni di euro) nelle nuove fabbriche del Midlands, per produrre la Jaguar XF e 206 milioni di euro sono stati impiegati nel centro ricerche per migliorare l’automazione. Investiamo più velocemente di quanto guadagniamo». Le Jaguar XF e XE sono antagoniste dei tre brand premium tedeschi, Bmw, Audi e Mercedes. Che armi avete per combatterli? «Ciò che conta sono i prodotti, è previsto il lancio di 12 vetture». Temete la caduta del mercato cinese? «Con un tasso di crescita del 6/7% su un Pil di 11 mila miliardi, la Cina ha ancora un’elevata potenzialità, superiore a quella europea». Molti riconducono al traffico automobilistico tutti i problemi di inquinamento. «Entro il 2020, le emissioni devono aver subito un abbassamento del 42/45%. Oggi, nelle nostre Jaguar e Land Rover sono già state ridotte del 25/26%. L’aria di Pechino o di Shanghai, attualmente, è più inquinata di quella che esce dai motori Euro 6». Bianca Carretto © RIPRODUZIONE RISERVAT gio e trasferte dei ragazzi. Il grosso dei debiti sportivi sono gli stipendi pregressi dell’immenso parco calciatori, circa 63 milioni su 78. Se si pensa che il Bari un anno fa era fallito con «soli» 3 milioni di debito sportivo, si capisce quanto sia in salita la strada per i curatori. Eppure dopo l’accordo con i giocatori della rosa che rinunciano al 75-80% degli stipendi pregressi (da 25 a 5 milioni), i milioni L’incentivo all’esodo per molti dei 130 tesserati parte dell’organico del Parma Calcio 78 milioni Il totale dei debiti sportivi del club. L’obiettivo dei curatori è operare tagli per arrivare a 20-25 milioni contatti con i 130 extra muros e altre trattative in corso, si respira un moderato ottimismo. Il vicolo è strettissimo per tutti. O si rende appetibile il Parma con una tosatura militare al debito sportivo o si finisce nel calderone di un fallimento da 218 milioni. L’obiettivo dei curatori è arrivare a 20-25 milioni dai 78 originari. La prima squadra, che non riceve stipendi da agosto 2014, ha dato un segnale chiaro. L’ha dato, implicitamente, anche ad Antonio Cassano e Amauri, due ex che vantano crediti rispettivamente per 2,5 e 2 milioni (le cifre più alte del parco giocatori). E a Leonardi. Il Parma che lui gestiva gli ha prestato quasi 1,3 milioni al tasso euribor a 3 mesi più uno spread dell’1%. Dovrebbe essere rimborsato entro il 30 giugno. Sarebbe stato sollecitato ad anticipare. Senza esito. Sullo sfondo resta un passaggio tecnico essenziale: la surroga di chi acquisterà il Parma nei crediti dei giocatori. Sono crediti privilegiati da far valere nel fallimento, sperando in un riparto. È un potenziale «rientro», stimabile in 20 milioni, che andrebbe ad aggiungersi al «paracadute retrocesse», cioè i 12,5 milioni che saranno liquidati alla prima partita di serie B. Affare non impossibile. Poi però occorrono i capitali per la gestione ordinaria. Altro capitolo. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA TUTTO IN UNA RUOTA «Investimenti per 5 miliardi e dodici nuovi modelli» Il piano Jaguar e Land Rover Il nostro azionista, Tata, produce acciaio in tutto il mondo. Ma ci lascia liberi. Per le nostre auto compriamo l’acciaio dove vogliamo © RIPRODUZIONE RISERVATA milioni I crediti verso il Parma vantati da Antonio Cassano (la cifra più alta del parco giocatori) L’intervista ❞ Massimo Sideri @massimosideri 2,5 di Mario Gerevini Ralf Speth, 59 anni, origini bavaresi, è il ceo di Jaguar e Land Rover Dunque si tratterà di capire se la società guidata da Larry Page (foto) allargherà la quota spingendo anche altri che oggi non lo fanno a comprare via web, oppure se si scatenerà una guerra per dividersi la stessa torta. Il «buy button» dovrebbe comparire assieme ai risultati suggeriti a pagamento sotto l’etichetta «Shop on Google». UN CUORE NUOVO PER LA TUA BICI TRAZIONE Motore: elettrico Brushless integrato nel mozzo della ruota posteriore Potenza: 250W nominale* Velocità massima con assistenza del motore: 25 km/h** Sensore di Coppia integrato BATTERIA Litio loni Integrata nel mozzo della ruota posteriore Capacità: 420Wh Cicli di ricarica: 1000 con capacità restante all’80% Autonomia: fino a 60 km*** INTERFACCIA UTENTE Pulsante attivazione con Led multicolore FAI DIVENTARE LA TUA BICI ELETTRICA. È SEMPLICE E VELOCE. VIENI A PROVARLA! Disponibile direttamente nei punti vendita Elettrocity Store Via V. 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Da oggi quelli del missionario Renato Kizito Sesana Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato La prodigiosa vita di Isidoro Sifflotin di Ianniello ha una voce sua solo sua. E fischia. Quanto lontani siamo giunti: queste lettere di Silvia Plath fanno giungere lontanissimi. Riparare i viventi della de Kerangal ha un cuore per protagonista: e fa a morsi il tuo. La manutenzione dell’amore della psico Telfener: per chi, perdendosi, può ritrovarsi. Giuda di Amos Oz è un libro di cui si può davvero dire: sì, mi ha cambiato la vi(s)ta. La ferocia, i protagonisti e la potenza della scrittura di Nicola Lagioia non danno tregua. Bestiali, umanissimi: sono i personaggi de La banda Tevere di Yari Selvetella. Bello. Gli studi L’INSTALLAZIONE «LICHTGRENZE» (CONFINE DI LUCE) A BERLINO NEL 2014 (FOTO REUTERS) Il dibattito Nella ricerca contemporanea globale c’è stata una svolta realistica. L’autore dei «Quaderni neri»? A malapena lo si prende sul serio nelle accademie del mio Paese: ragionava per stereotipi di Markus Gabriel N ● Markus Gabriel (1980) insegna Epistemologia e Filosofia moderna e contemporanea all’Università di Bonn ed è direttore dell’Internationale Zentrum für Philosophie del NordrenoVestfalia ● Bompiani ha pubblicato il suo saggio Perché non esiste il mondo (traduzione di Simone Maestrone, pp. 254, 20). Oggi Gabriel dialoga con Maurizio Ferraris al Palco LetteraTorri (ore 14) ● L’articolo di questa pagina replica a quello di Donatella Di Cesare («la Lettura», 10 maggio), La filosofia tedesca è morta. Dopo 300 anni, nel quale la studiosa identificava, fra le cause del declino, il dilagare della filosofia analitica on c’è nessuna filosofia tedesca, ma nemmeno una filosofia italiana. Per un realismo della ragione la globalizzazione è un bene. Perché riguarda l’universale, l’incontro tra uomini che altrimenti avrebbero un’immagine ideologicamente distorta gli uni degli altri. La filosofia oggi è globale e internazionale. Ci si scambia argomenti, articoli, libri, al di là dei vecchi confini. Ciò aiuta a evitare le ideologie e favorisce il progresso. È invece un quadro ideologico della filosofia in Germania quello che emerge nell’orazione funebre di Di Cesare («la Lettura», 10 maggio), un testo che contiene un’accozzaglia di stereotipi nazionali. La signora ha letto troppo Heidegger, e lo vede anche ovunque all’opera in Germania. La verità invece è che nelle accademie tedesche a malapena ormai lo si prende sul serio, perché sono risapute le debolezze della sua inaccettabile critica alla ragione e alla modernità. I Quaderni neri mostrano come egli pensi per stereotipi, come se il pensiero potesse essere tedesco, russo o americano. Forse che la meccanica quantistica è tedesca, l’astronomia italiana, la teoria della relatività ebrea, l’ottica islamica o la logica greca? Certamente no. È completamente insensato parlare in questi casi di nazionalità o di faccende religiose. Non esiste una filosofia cristiana o ebrea, bensì filosofe e filosofi che sono ebrei o cristiani. «Tedesco» è aggettivo che qualifica una lingua e una nazionalità. Se si parla di una filosofia tedesca ciò può significare solo che si tratta di una filosofia scritta in tedesco, per esempio la filosofia di Byung-Chul Han. Dico questo per sottolineare l’evidente verità che non c’è bisogno di chiamarsi Georg o Friedrich e di essere biondi per essere tedeschi. Noi tedeschi non abbiamo una nostra essenza, e voi italiani nemmeno. Rientra invece nell’essenza della filosofia essere globale e internazionale. Ciò si fonda sul fatto che la ragione è universale ed è capace di una comunicazione che scavalca tutti i confini. Credere che le questioni della filosofia — logica, epistemologia, filosofia politica, etica etc… — possano essere tedesche o italiane è un errore madornale. Un’opinione simile sarebbe pura ideologia, o anti-filosofia. Ugualmente falsa è l’idea che ci sarebbe una filosofia continentale. Che cosa dovrebbe essere? A me viene sempre in mente un continental breakfast in America, che a Roma, Amburgo e Varsavia non si trova (eccetto che negli hotel turistici). Non esiste neanche una specifica filosofia analitica. Tutta la filosofia infatti è analitica, perché la filosofia è l’analisi dei contesti concettuali: ciò vale tanto per i testi di Rudolf Carnap, Sebastian Rödl, Gottlob Frege e Rahel Jaeggi (per citare alcuni pensatori tedeschi), come pure per quelli di Martha Nussbaum, Nelly Motroschilowa o Umberto Eco. La filosofia è una scienza internazionale con diverse tesi e correnti. Un plurali- Heidegger non conta più E la filosofia in Germania è ricca (non solo di idee) Markus Gabriel replica alle osservazioni di Donatella Di Cesare: mai prima sono stati spesi tanti soldi per le scienze dello spirito smo, una scienza appunto. Di Cesare sostiene certe male informate assurdità riguardo a quanto accade nelle università tedesche. L’idea che se ne è fatta deriva dagli anni Ottanta e dalla sua «romantica» visione fiabesca del XIX secolo al quale si richiama. Evidentemente ha una conoscenza molto insufficiente della situazione contemporanea in Germania. È falso che la politica culturale tedesca negli ultimi vent’anni abbia promosso soprattutto le scienze della natura. Mai prima d’ora sono stati spesi tanti soldi per le scienze dello spirito. Il problema è piuttosto che molti scienziati dello spirito hanno troppo poco tempo per le pubblicazioni perché devono gestire tanto denaro e strutture. Perché invece dovevano provvedere a istituire più cattedre. Ma questo è un altro discorso. In ogni caso non vi è affatto una distruzione della filosofia tedesca pilotata dai tecnocrati. Crederlo, da parte di Di Cesare, è un banale luogo comune heideggeriano. E in che senso Tubinga è «la patria di Hegel e Schelling»? A Tubinga avevano soltanto studiato, e tra l’altro non era loro nemmeno piaciuta. Oggi ci sono molti centri filosofici in Germania, con diversi punti di forza: Monaco, Bonn, Lipsia, Berlino, Francoforte, Heidelberg e così via. Altri istituti sono in crisi, come Friburgo. Ciò che a Di Cesare sfugge è che la Germania è un Paese del XXI secolo con una storia contemporanea. Semplicemente non ha nessuna voglia di occuparsene. È troppo nostalgica per farlo. Può esserci però anche un motivo più oggettivo. Non vuole rendersi conto che nella filosofia contemporanea globale c’è stata una svolta realistica, la quale ha portato anche a nuove forme di ontologia, epistemologia e metafisica. A Di Cesare non piace che sia ritornata la realtà (in effetti non era mai scomparsa). Di che cosa ha paura? Forse di Heidegger, che ritiene tanto importante e che semplicemente sopravvaluta. La filosofia globale sta al di là delle antiche distinzioni tra il pensiero analitico e quello fenomenologico/ermeneutico. Questa è ideologia dell’altro ieri, esattamente come lo era il generale nazionalismo del XX secolo o il fascismo per Croce e Gentile. In ogni caso Di Cesare non ha capito ciò che io ho difeso nei miei libri — per esempio in Perché non esiste il mondo —, non lo ha capito affatto. La mia posizione non «ruota attorno alla tesi che il mondo, inteso come un insieme di oggetti, non esiste». Io affermo piuttosto che il mondo non c’è, nemmeno nel senso esistenziale di Heidegger, o degli heideggeriani «ambito degli ambiti» o «ente nel suo insieme». È una tesi completamente diversa. Di Cesare vorrebbe che la mia filosofia fosse una combinazione di Heidegger e della filosofia analitica. Ma allora non dovrebbe mettersi a discutere con la filosofia contemporanea e dovrebbe riconoscere che anche nel pensiero tedesco del XXI secolo c’è una filosofia che lei semplicemente non capisce. Ma la realtà non è sempre come la si vorrebbe. È proprio quello che dice il realismo e, con questo, dice la verità. (traduzione di Alessandra Iadicicco) © RIPRODUZIONE RISERVATA ● La prossima nazione ospite L’Arabia Saudita nel 2016. Ma con quali libri? di Roberto Tottoli L a notizia è che l’Arabia Saudita sarà il Paese ospite al Salone del Libro di Torino nel 2016. Non mancano buone ragioni per accendere l’attenzione sulla scena culturale saudita. Giovani scrittrici come una Raja Alem e il suo Collare della colomba sono già tradotte in italiano e mostrano una realtà sociale complessa, tra segregazioni sulla scena pubblica e pulsioni diverse nel privato. Oppure lo stand saudita ospiterà quella che è la vera forza editoriale del regno: una ricca produzione libraria che alimenta università e centri islamici di ispirazione wahhabita nel mondo. Testi della tradizione più rigida vengono elegantemente prodotti in un mercato editoriale che oggi vale quanto quelli tradizionali egiziano e libanese e raggiunge tutto il mondo islamico, alimentando le tendenze salafite. Le fiere del libro del mondo arabo già conoscono le faraoniche presenze saudite. I libri in mostra non sono certo la romanziera alternativa, bensì l’ulema di ultimo grido. La risposta, purtroppo, arriva dal comunicato ufficiale. Con inaspettata superficialità e anche ignoranza si parla di un Paese ricco di proposte e fermenti, e dell’Arabia Saudita come il primo di altri Paesi dell’area centro-asiatica, menzionando una «nuova Via della seta». Ci pensa poi l’addetto culturale saudita in Italia a togliere ogni dubbio su cosa si vuol proporre: far conoscere meglio l’islam agli italiani, aggiungendo che «per sapere cos’è la Mecca oggi non esistono testi in italiano». Libri sull’islam e la Mecca esistono da sempre in italiano e di una nuova Via della seta che cominci con l’Arabia Saudita la scena culturale italiana non ha alcun bisogno, come non ha alcun bisogno di qualche traduzione zoppicante che spieghi l’islam wahhabita. Sarebbe un pessimo servizio per il Salone del Libro, per la scena culturale italiana e per la maggioranza dei musulmani. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 CULTURA 29 # L’annuncio al Lingotto Ledda vince la battaglia: la casa di «Padre padrone» sarà un centro culturale Al Caffè Letterario del Salone del Libro di Torino, domani 18 maggio alle 12, Gavino Ledda presenterà il suo ultimo inedito in sardo e in italiano e annuncerà l’acquisto (come aveva anticipato alla «Lettura» tre mesi fa) della casa del Padre padrone (il titolo del suo capolavoro, tradotto in 47 lingue, che quest’anno compie 40 anni) per farne una scuola e un centro culturale. La casa paterna di Ledda a Siligo (Sassari), che i suoi parenti Gavino Ledda, 76 anni, ritratto da Salvatore Madau avrebbero voluto vendere al miglior offerente, verrà acquistata da un’associazione culturale formata da lui stesso e da alcuni amici e lettori. All’incontro con lo scrittore e glottologo parteciperanno l’«istrione tragico» Giorgio Masciocchi e i giornalisti Carlo Vulpio del «Corriere della Sera» e Valter Giuliano della «Stampa». Verrà anche proiettato il video Gavino Ledda, la parola nuova elettromagnetica, realizzato da Carlo Vulpio con Lucia Casamassima e Ruben Patella, in cui lo scrittore parla di sé e della sua ricerca linguistica per creare «la parola nuova letteraria». «Le parti del discorso non sono soltanto nove — dice Ledda —, ma molte di più. La lingua ha tante particelle che non sono state ancora trovate. Proprio come nella fisica è avvenuto per i quanti. È tempo che Calliope e Planck camminino insieme». La profezia di Streeck al Salone: il capitalismo divorerà se stesso UNA TAVOLA DI «IL SEGRETO DI MAJORANA» EDITO DA RIZZOLI LIZARD «Vite di uomini illustr(at)i» «Questo luogo è una cattedrale del XX secolo. E rimpiango Berlinguer» Sociologo di Ranieri Polese «Sono venuto a Torino all’inizio degli anni Ottanta, il Lingotto era stato chiuso da poco. Svolgevo una ricerca sulle grandi fabbriche di auto. Avevo già visitato Wolfsburg, la fabbrica della Volkswagen: costruita nel 1938, 15 anni dopo il Lingotto, funziona ancora. Wolfsburg e il Lingotto sono le cattedrali del XX secolo» (quello studio fu pubblicato nel 1984, con il titolo Relazioni industriali nella Germania Ovest. Il caso dell’industria automobilistica, ndr). Parla Wolfgang Streeck, a Torino con il suo saggio Tempo guadagnato (Feltrinelli). Presidente emerito del Max Planck Institut di Colonia, Streeck è noto per la sua analisi radicale dei rapporti fra il neoliberismo e la democrazia. «La crisi del 2008 — dice — non è stata un incidente, un semplice episodio. È il risultato di una serie di movimenti che si sono prodotti negli ultimi 40 anni. Fino al 1970, vigeva una politica economica keynesiana: redistribuzione dei profitti, forti sindacati, welfare State. Con il ’70 però cala la produzione, gli Stati nazionali si trovano obbligati a trovare misure per prevenire turbolenze sociali. La prima soluzione è l’inflazione; seguirà l’indebitamento dello Stato, e infine l’indebitamento dei privati. Con le banche che non riescono più a farsi pagare dai creditori. E arriva l’esplosione del 2008. Ma ormai vige l’idea di un capitalismo senza più remore, c’è la deregulation, il mercato comanda. Angela Merkel parla di una “democrazia conforme al mercato”. Per salvare le banche intervengono gli Stati che si addossano i loro debiti, che vengono pagati dai cittadini». Oggi, però, si dice che gli effetti della crisi del 2008 cominciano a essere superati. «Comunque è ormai divenuta prassi quella di affidare a organismi non eletti dai cittadini le decisioni politiche. Come la Bce. È TORINO ● Wolfgang Streeck (1946) è presidente emerito del Max-PlanckInstitut e professore di Sociologia all’Università di Colonia. Ha insegnato a Madison in Wisconsin, è stato visiting professor tra l’altro presso l’European University Institute di Firenze e a Sciences Po a Parigi, ed è membro dell’Accademia delle scienze di Berlino e dell’Accademia europea ● Streeck ha esposto il suo pensiero sulla crisi del capitalismo democratico in Tempo guadagnato. La crisi rinviata del capitalismo democratico tradotto da Barbara Anceschi per Feltrinelli, 2013. Maurizio Ferrera ne ha scritto su «la Lettura» del 21 luglio 2013 (Il dilemma dell’Europa: capitalismo vs democrazia) Pubblico al Salone del Libro di Torino (foto Ansa/ Alessandro Di Marco) la finanza che comanda, e che vive sulla mobilità dei capitali: ci possono essere problemi a delocalizzare un’industria, ma per spostare il capitale da Francoforte a un qualunque paradiso fiscale ci vogliono pochi secondi. In questo regime, con i sindacati che hanno perso la loro forza, con l’aumento di disoccupazione e di povertà, la già fragile democrazia sta soccombendo». Il capitalismo neoliberista trionfa? «Già nel 1989, con la caduta del Muro di Berlino, si scrisse della vittoria del capitalismo. E la globalizzazione ha amplificato le sue potenzialità. Ma è una vittoria di Pirro. Intanto cedono le strut- ● Paradossi SILENZIO Ieri Bice Mortara Garavelli e Marcello Kalowski hanno parlato di silenzi letterari e dell’indicibile che avvolge la Shoah. Oggi tocca ai migliori silenzi di Baricco. Peccato che, in certi incontri al Lingotto, l’inquinamento acustico impedisca di sentire i relatori. Più che un tema, un’invocazione. (cr.t.) ture democratiche, e poi lo sfruttamento parossistico delle risorse energetiche sta distruggendo l’ecosistema. Alla fine — quando, non si sa — il capitalismo distruggerà se stesso». Critico nei confronti dell’euro («nel 1994, Ralf Dahrendorf lo definì una “pessima idea”, e già denunziava il progetto di far diventare tedesca l’Europa»), Streeck oggi indica i risultati di questa Europa nel manifestarsi ovunque di movimenti populisti, o peggio ancora xenofobi e neofascisti come il Front National. «Espropriati dei propri diritti — la Bce non è eletta dal popolo — i cittadini non hanno più fiducia nella politica, cresce l’astensionismo e chi vota sceglie formazioni populiste o anti-sistema. E non solo nei Paesi più esposti come Grecia, Spagna, Italia». Ma il quantitive easing di Draghi potrebbe cambiare le cose. «È un trucco, che serve solo a guadagnare tempo, ma non muta la situazione». Negli anni Settanta e Ottanta, Streeck era un attivo sostenitore dei socialdemocratici tedeschi. «Guardavamo all’Italia, a Enrico Berlinguer — ricorda — che staccava il Pci dall’Unione Sovietica e si avvicinava all’area di governo. Ero a Firenze e andai ad ascoltare un suo comizio in Piazza della Signoria. Stimavo molto Berlinguer, la sua onestà intellettuale, la sua chiarezza. In Germania avevamo seguito il tentativo di Aldo Moro di far entrare il Pci al governo. Poi, Moro venne ucciso. Verrebbe voglia di credere alle teorie dei complotti... Sì, perché da allora la storia d’Italia ha preso un’altra strada. Berlinguer non si riprese più da quella sconfitta, cominciò l’ascesa dei socialisti di Craxi». E di Matteo Renzi, che cosa pensa? «Ha riempito un vuoto che si era aperto dopo la fine di Berlusconi. Fa bene o male? Difficile dirlo, certo si muove. Una cosa però non mi piace: la cura esagerata della comunicazione. Anche la scelta di mettere come ministri tutte quelle belle ragazze...». ❞ La crisi del 2008 è l’esito di una serie di movimenti che si sono prodotti negli ultimi 40 anni. Quella del neoliberismo è una vittoria di Pirro. La democrazia soccombe ❞ Negli anni Settanta e Ottanta noi tedeschi guardavamo al Pci. Ucciso Moro la storia prese un’altra strada. Renzi? Cura troppo la comunicazione © RIPRODUZIONE RISERVATA L’app racconta una storia. Animandola per strada Il duo artistico ConiglioViola porta «Le notti di Tino» a Torino. E Milano pensa ai bimbi da uno dei nostri inviati Alessia Rastelli TORINO Tino è una principessa che rinuncia alla vita pur di rendere la poesia immortale. A crearla fu Else Lasker-Schüler, ebrea tedesca che amava identificarsi con il suo stesso personaggio. Risale al 1907 l’opera sperimentale Le notti di Tino di Baghdad, brevi prose e liriche d’ispirazione orientale, punto di partenza dell’omonima narrazione transmediale messa in atto a Torino nei giorni del Salone. La firma il duo artistico ConiglioViola, formato da Brice Coniglio e Andrea Raviola, unendo mezzi e linguaggi diversi. «Abbiamo rappresentato ciascun episodio della storia — spiegano — in una tavola incisa su rame. Trentuno in tutto, riprodotte a loro volta su manifesti in realtà aumentata affissi alle fermate degli autobus in diversi punti di Torino. Chiunque, armato di smartphone e di un’app gratuita messa a punto da Tim, potrà vedere il cartellone animarsi e i personaggi prendere vita, sovrapponendosi all’architettura di quell’angolo della città. «Non c’è un ordine, ciascuno segue il suo percorso, ricombinando la narrazione in una maniera originale, che può condividere sul sito tinobagdad.com», aggiunge Coniglio. «Oggi abbiamo più informazioni e dati, quindi anche la città ha molto più da raccontarci. Le nuove narrazioni che si aggiungono allo spazio urbano — osserva l’architetto Carlo Ratti — hanno come effetti positivi la maggiore consapevolezza dei cittadini e, soprattutto, la loro parteci- pazione. Concetto, quest’ultimo, di cui parlo anche nel libro Architettura Open Source (Einaudi)». Ratti ne discute oggi al Lingotto, 13.30 in Sala Rossa, nell’incontro La città: archeologia di un futuro possibile, cui partecipa anche Vincenzo Trione con Effetto città (Bompiani). Nuove tecnologie applicate allo spazio urbano animano anche altri progetti presentati al Salone. Cityteller è una piattaforma social basata sulla geolocalizzazione, che consente di esplorare la città leggendo (o aggiungendo) citazioni letterarie associate a singoli luoghi. Milano ad altezza bambino (DeAgostini) è una guida interattiva per i più piccoli. Che possono anche progettare, in forma di gioco, le tappe del percorso. @al_rastelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Majorana Belushi &C.: la biografia ora si disegna da uno dei nostri inviati Cristina Taglietti TORINO Sono sempre di più le «vite di uomini illustrati», biografie di personaggi famosi raccontate con parole e immagini. È anche il tema di un incontro di oggi, nell’ambito di Crossover, lo spazio del Salone dedicato a fumetto e graphic novel. Si intitola proprio così: Vite di uomini illustr(at)i l’incontro allo Spazio Book (ore 15.30) che, attraverso gli autori e i disegnatori che li hanno raccontati, mette idealmente intorno a un tavolo due scienziati (Ettore Majorana e Alan Turing), un musicistaattore (John Belushi, nell’interpretazione di Alberto Schiavone e Matteo Manera per le edizioni Bd) e Dante Alighieri (Alessio D’Uva, Filippo Rossi e Astrid per le edizioni Kleiner Flug). Tra loro c’è Francesca Riccioni, fisica livornese che da tempo lavora nel mondo editoriale, ormai specializzata in biografie di scienziati. Con Tuono Pettinato ha infatti pubblicato Enigma. La strana vita di Alan Turing, mentre con Silvia Rocchi Il segreto di Majorana, da poco uscito per Rizzoli Lizard. «Non li vedo come lavori divulgativi, didattici. Né mi piace — spiega — l’idea che bisogna fare diventare la scienza divertente, brillante, per farla digerire. I disegni non servono a questo, del fumetto mi interessa l’aspetto narrativo». Lo si capisce anche dalle differenze tra le due opere. «In Enigma abbiamo puntato su un umorismo alla Tim Burton, tenero, non caustico, quasi per sostenere il lettore. Con la vita di Majorana ci interessava l’idea della scomparsa, come tema in sé, generale». Qui, dal punto di vista narrativo, ha giocato a favore il cosiddetto «fermione di Majorana», definita «particella fantasma» per la difficoltà di registrarne la presenza: «Ci è sembrata una metafora efficace, poetica, accessibile a tutti, di una presenza nell’assenza». L’uso dell’immagine sembra quasi necessario a Riccioni quando si parla di scienziati: «La fisica è fatta in parte di disegni, di visualizzazioni e le illustrazioni possono interpretare bene l’aspetto visionario». © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera SPETTACOLI # Cannes Il programma di oggi In gara «Carol» di Haynes e «Mon Roi» In concorso Tra i film in gara oggi, «Carol» di Todd Haynes con Cate Blanchett e Rooney Mara e «Mon Roi» di Maiwenn con Vincent Cassel Fuori concorso «Asphalte» di Samuel Benchetrit con Isabelle Huppert e Valeria Bruni Tedeschi sarà nella sezione proiezioni speciali mentre in quella Un certain regard sarà la volta di «Verso l’altra riva» di Kurosawa Kiyoshi e «Sole di piombo» di Dalibor Matanic 2015 In posa Da sinistra, Margherita Buy (53 anni), Beatrice Mancini (14), Nanni Moretti (61), Giulia Lazzarini (81) e John Turturro (58) ieri a Cannes prima della proiezione ufficiale del film «Mia Madre». Il regista romano è in concorso al Festival per la settima volta DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Nella sala a pochi passi dal casinò, Nanni Moretti ha sbancato Cannes: dieci minuti di applausi hanno accolto Mia Madre. Lui e la protagonista, Margherita Buy, hanno le lacrime agli occhi. Un successo trionfale, anche inatteso, che ha messo d’accordo pubblico e critica. Il film si candida alla Palma d’oro. C’è ancora un’idea di sole quando, mescolata ai locali in costume da bagno, tanta gente in smoking da un’ora tiene tra le dita la richiesta di «une invitation» che non riuscirà mai ad avere, e intanto Nanni accanto alla Buy e a John Turturro sale la celebre scalinata rossa per la proiezione del film. Dalla scarpa lucida si toglie i sassolini, prima di recarsi nella notte alla festa in suo onore: «Sono contento per la forte presenza italiana, ma credo sia ancora il frutto di singoli registi e produttori, non tanto di un clima intorno al cinema, che è sempre molto distratto, sia come fenomeno industriale che artistico. In Italia c’è tanta mestizia e tanta sciatteria. Torni contento per aver visto che tutto questo è possibile ma anche dispiaciuto per come sai che è nel tuo Paese». Sul «caso» inter- CANNES ❞ Una forte presenza italiana ma da noi sul cinema c’è sciatteria ❞ In Francia vedono una mia opera e basta Non hanno pregiudizi Le lacrime di Nanni Dieci minuti di applausi per «Mia Madre» La critica internazionale: merita la Palma Moretti commosso: faccio piangere e ridere viene il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: «Ha ragione Moretti, in Italia ci sono stati anni di disattenzione, di scarso interesse per il cinema. Ma le cose ora sono cambiate, e le azioni del governo, penso al tax credit, hanno invertito questa tendenza». Un po’ incompreso (finora è a 3 milioni d’incasso) o compreso di sé, fatto sta che l’accoIn piedi Nanni Moretti commosso dopo i lunghi applausi del pubblico al termine della proiezione di «Mia Madre», ieri in concorso al Festival di Cannes glienza straniera è piena di stellette, critici entusiasti. Il Sunday Times: «Il miglior film del concorso visto finora»; la tv tedesca ZDF: «Il suo film più riuscito dopo La stanza del figlio per la forza emotiva e la leggerezza»; il Guardian: «Intenso e seduttivo»; la rivista francese Positif: «Potrebbe correre per la Palma d’oro». Qui il regista romano gioca in casa, e mette da parte la ruvida spigolosità. Altro che Catherine Deneuve: «Oui, je suis Nanni Morettì». Qui i media lo chiamano «il patriarca»; qui nel 2001 David Lynch, anche lui in gara, temendolo gli disse: «voglio ammazzarti»; qui ha vinto la Palma d’oro con La stanza del figlio, che racconta le conseguenze di un lutto mentre ora racconta l’attesa di un lutto. Con Cannes ha condiviso tanti capitoli della sua vita. Nanni il francese decide di riservare ai cugini d’Oltralpe un incontro ristretto, e riparla del comico mischiato al tragico, spiega dove comincia la realtà e dove finisce il sogno, si sofferma ancora sul lutto familiare e sul lutto del cinema italiano. Corregge con garbo la moderatrice, l’unica a cui concede un sorriso, «è la settima volta, non la sesta, che sono a Cannes». Dice che in Francia e altrove, «vedono un mio film e basta, non ci sono interferenze d’altro tipo, che in Italia ci sono, per cui si pensa sempre al mio personaggio pubblico o alle mie posizioni politiche, a misurare il tasso di simpatia o antipatia o calore e freddezza verso i giornalisti. In Italia ci sono tanti Il documentario sulla cantautrice britannica La solitudine di Amy, quel film sgradito alla famiglia Winehouse Voce DA UNO DEI NOSTRI INVIATI CANNES «Ho sempre amato can- ● Amy Winehouse (1983 – 2011) debutta nel 2003 con l’album «Frank». La fama mondiale arriva con «Back to Black» (2007) Nel 2011 la «morte accidentale per abuso di alcol» stronca la vita della cantante a soli 27 anni tare, non ho mai pensato di diventare famosa. Non credo di poterlo gestire». Amy Winehouse è morta il 23 luglio 2011 nella sua casa di Camden Square per un infarto provocato dagli effetti di alcol e bulimia. Aveva 27 anni, l’eta maledetta seconda la favola nera del rock, la stessa di Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison e Kurt Cobain. Un talento unico, non solo per la voce straordinaria ma per la capacità di mettere la vita dentro l’arte. E proprio alle sue parole, alla sua calligrafia rotonda e ordinata si è affidato Asif Kapadia per il doc Amy, presentato fuori concorso al Festival (sarà nelle sale italiane dal 15 al 17 settembre distribuito da Nexo) anticipato da dichiarazioni polemiche del padre della cantante, Mitch che si è sentito offeso da come viene rappresentato nel film. A cui ha dato un iniziale sostegno. «Non abbiamo nessun problema legale» replica il regista. «Parlo attraverso il film, le mie riposte sono lì dentro». La proposta del documentario è arrivata a Kapadia e al suo produttore James Gay-Rees dopo il successo di Senna. Un film grazie a cui ha conquistato la fiducia della persona che gli ha permesso di trovare la chiave d’accesso al mondo di Amy, Nick Sul palco Amy Winehouse, vincitrice nel 2008 di cinque Grammy Awards per l’album «Back to Black» Shymansky, il primo manager e compagno di avventure, già con lei prima dell’album di debutto «Frank». «Gli amici più stretti dopo il funerale avevano stretto un patto di silenzio, per non alimentare altre polemi- che. Grazie a Nick sono arrivato a Juliette Ashby e Lauren Gilbert, le sue compagne di sempre, e ho capito che serviva partire dalle parole delle canzoni». Una specie di diario pubblico, un’autobiografia a cuore aperto continuata con i pezzi più celebrati («Rehab», «Back to Black») di cui in pochi si sono presi la briga di comprendere il significato. Grazie a loro tre il regista ha avuto accesso a una mole infinita di materiale video, anche girato con cellulari, che insieme alle interviste a un centinaio di persone e a spezzoni di repertorio compongono il mosaico. Si vedono i parenti, il padre prima troppo assente, poi in prima linea, la madre arresa di fronte alla sua vitalità, l’amata nonna. Gli amori, soprattutto quello, dolorosissimo con Blake Fielder. Gli abusi. Ma soprattutto, a riempire lo schermo è lei, Amy, una londinese intelligente e simpatica, un monumento della musica. «Mi nutrivo di tutto», dice di sé. Non una celebrity ma una cantante jazz come intuì Tony Bennet, una regina del soul votata alla ricerca di sé attraverso la musica. Rimasta impigliata in un meccanismo di fama e successo che non aveva cercato. E di cui anche noi spettatori ci sentiamo complici. Stefania Ulivi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 SPETTACOLI 31 # Passerella Fiorita Diane Kruger, 38 anni, ha incantato i fotografi del festival con un abito Dolce & Gabbana elementi in più». Ma è lui che costruisce i suoi film su se stesso, spesso gira con un approccio personale la sua autobiografia, e mai come in questo caso, nel disvelarsi della madre morente (Giulia Lazzarini). Margherita Buy recita Nanni, è il suo alter ego nella parte di una regista che gira un film politico («mi piaceva che fosse una donna»), John Turturro interpreta un divo bizzarro. «Non volevo che lei stesse girando un film alla Nanni Moretti, volevo che il suo film fosse solido mentre lei nella vita è insicura su tutto». Nella scena della conferenza stampa, in quel film sulla gente che perde il lavoro, chiedono a Margherita quale sia il compito del cinema. Rivolgono la stessa domanda a Nanni: «Come il personaggio di Margherita, rispondo cose ma sto pensando ad altro, quello che penso glielo dirò al bar, dopo. Il compito Strategie «Non ho strategie studiate a tavolino, ho solo un modo di raccontare la vita» è di fare film possibilmente innovatori, che mentre li vediamo non ci facciano dire: ma questo l’ho già visto trecento volte. Non penso ci siano argomenti privilegiati, qualsiasi tema può portare a film brutti o belli». Però anche all’estero spaccano in quattro ogni sua battuta. Quando nel finale del film Margherita chiede a Nanni (che impersona suo fratello, «la persona che vorrei essere nella vita»), a cosa pensi, e lui risponde a domani, non era sua intenzione «pensare al futuro dell’Europa, ma quasi tutte le interpretazioni sono ammesse. Quasi. È un film su ciò che resta qui tra noi, vivi su questa Terra, e ciò che resta delle persone che muoiono. Si ride e si piange? Mah, i miei film hanno entrambi questi aspetti, non è una strategia studiata a tavolino, è il mio modo di raccontare la vita, le persone». Valerio Cappelli Felici Al centro Natalie Portman, 33, (in Dior) con gli attori del suo film da regista Coppia Ieri sul tappeto rosso anche Kasia Smutniak, 35, con il compagno Domenico Procacci, 55 «I fischi a Gus Van Sant? Io amo il suo misticismo» Le stelle del Mereghetti Il mare di alberi fa annegare un autore di culto Il protagonista McConaughey: «Uno stile che divide Fu contestato anche nel 2003, poi vinse il Festival» Dice Matthew McConaughey: «Il film è stato fischiato da alcuni alla proiezione stampa? Ognuno ha il diritto di contestare o di amare una pellicola e il regista Gus Van Sant è abituato a questi scontri. Il suo Elephant nel 2003 fu fischiato e poi vinse la Palma. The Sea of Trees ha allargato la mia visione del mondo, ha approfondito il legame spirituale, una sorta di panteistico trasporto che da sempre ho con la natura, e mi ha coinvolto tanto da farmi piangere spesso». Dopo aver vinto e ritirato nel 2014 non solo l’Oscar, ma tutti i premi possibili, come miglior attore per Dallas Buyers Club, Matthew aveva un’ampia possibilità di scelta, ma afferma: «Non ho esitato un solo attimo nel privilegiare The Sea of Trees diretto da Gus, un regista che prediligo da sempre. Mi ha affascinato l’angoscia di un uomo che vuole uccidersi dopo la morte della moglie e va nell’immensa foresta ai piedi del monte Fuji in Giappone (però abbiamo girato nel Massachusetts), nota come il luogo dove le anime perse scelgono di ammazzarsi». Al suo fianco ci sono il regista e Naomi Watts, che impersona la moglie morta di cancro del protagonista Arthur Brennan/Matthew. Il divo, infervorato, parla del suo ruolo e del film con passione: «Il viaggio di Arthur è anche una storia d’amore, che muta e lascia ferite, rimpianti; è un percorso di redenzione con quel fantasma, il mistero della foresta, interpretato da Ken Watanabe. La sofferenza nasce da un legame profondissimo con la moglie, che ritorna nei suoi pensieri e nei flashback con molti sensi di colpa». Ascolta pensieroso Gus Van Sant, che come Naomi e Matthew è un veterano della Croisette. Gus desiderava profon- M CANNES Autore ● Il regista americano Gus Green Van Sant Jr. (foto) è nato il 24 luglio del 1952. Tra i suoi film «Will Hunting Genio ribelle» (1997) e «Milk» (2008): per entrambi è stato nominato all’Oscar come miglior regista ● Nel film in gara a Cannes, «The Sea of Trees», il regista racconta di un americano (Matthew McConaughey) che va in Giappone, in quella che è chiamata la foresta dei suicidi, per togliersi la vita. Lì incontra una persona con le sue stesse intenzioni © RIPRODUZIONE RISERVATA Sguardi Matthew McConaughey (45 anni) sorride a Naomi Watts (46) damente dirigere il copione scritto da Christopher Sparlinge ispirato da un libro di favole popolarissimo negli Stati Uniti: «Perché è una avventura dello spirito, mette a nudo le anime, ma è anche un percorso al tempo stesso scientifico e razionale di un ingegnere, uno scienziato sempre diviso tra raziocinio e bisogno di spiritualità. Considero il film un dramma sociale. La foresta diventa il vero protagonista non solo del suo viaggio, ma di una ricerca di morte, che invece riporta Arthur alla vita». «Per tutti noi — spiega McConaughey — questo viaggio ha rappresentato una profonda unione con gli spazi e la natura, capace di darci una forza che spesso dimentichiamo o calpestiamo. Può essere letto come metafora, vissuto come una parabola metafisica, una ricerca di risposte ad amori ed emozioni che talvolta si trasformano in tragedie. Ha diversi piani di lettura e per questo dividerà, non ho dubbi, la platea e molto la critica. Ora — conclude — sono impegnato in un copione sulla guerra civile americana, The Free State of Jones, e ho nuovamente ritrovato (sia pure come agricoltore del Mississippi) un legame con la natura». Giovanna Grassi QC Terme massage academy Burro Fratelli Brazzale: il burro sopraffino forma nuovi professionisti Da oggi la qualità tau-marin diventa tascabile: TAU KIT è la pratica trousse da viaggio in plastica trasparente che contiene uno spazzolino richiudibile e una confezione di tau-marin Dentifricio Gel alle erbe da 20 ml, perfetta per garantire una adeguata igiene orale anche fuori casa. Lo spazzolino ha testina scalare con inclinazione 15° per raggiungere anche i punti nascosti. Le setole, dalla punta arrotondata, sono in tynex, fibra che evita la proliferazione di batteri e sono alternate a diversa elasticità per rimuovere la placca e favorire un massaggio delle gengive. 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NOTIZIE DALLE AZIENDE Tau Kit tau-marin, igiene orale da viaggio entre Mia Madre di Nanni Moretti fa il pieno di applausi alle prime proiezioni per la stampa (e una seconda visione spinge ad aumentare le stelle attribuitegli per l’uscita italiana), l’atteso film di Gus Van Sant The Sea of Trees delude praticamente tutti. Il «mare di alberi» del titolo originale è uno dei nomi della foresta giapponese di Aokigahara, 35 chilometri quadrati di rocce laviche, piante ad alto fusto e arbusti ai piedi del monte Fuji. Qui vediamo arrivare l’americano Arthur (Matthew McConaughey) per mettere fine alla propria esistenza, ma il suo progetto è interrotto dalla misteriosa apparizione di un giapponese sanguinante (Ken Watanabe) che Mia madre chiede aiuto. di Nanni Moretti L’impulso a salvarlo è più forte della decisione di The Sea of Trees uccidersi e i di Gus Van Sant due cercano di da evitare ritrovare una interessante via d’uscita da non perdere dalla foresta, capolavoro ma devono fare i conti con ostacoli imprevisti — disorientamento, strapiombi, il gelo della notte — che mettono a rischio anche la vita di Arthur. Intanto, una serie di flashback fanno conoscere il passato dell’americano, le liti con la moglie alcolizzata, i tradimenti di lui, l’insoddisfazione sul lavoro e infine la grave malattia che aveva colpito la donna (Naomi Watts). Ma queste scene finiscono per togliere tensione all’odissea notturna dei due aspiranti suicidi, e sembrano inserti gratuiti messi lì soprattutto per giustificare la presenza di una star femminile nel cast. Così alla fine si intuisce il «messaggio» — la spiritualità orientale e la comunione con la Natura possono controbilanciare la pulsione di morte dell’Occidente (Arthur sembra incarnare tutti i limiti di una cultura razionalista schiacciata dai sensi di colpa) — ma la regia non riesce mai a fondere il presente della foresta e il passato dei flashback. E tutto risulta senz’anima né cuore. Paolo Mereghetti a cura di RCS MediaGroup Communication Solutions Dolce Vita, la pasta buona alleata della salute. Eridania presenta Tropical & Stevia La super Pasta Dolce Vita può aiutare a ridurre il giro vita e controllare peso corporeo e colesterolo grazie suo principio attivo naturale, la poliglucosamina. 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Una bella notizia per i fan che non avevano preso bene il forfait del regista. Ed è stato lui stesso a confermarlo, sempre su Twitter, scrivendo: «Cari amici di Twitter, le voci non sono quello che sembrano... è così! Accadrà ancora. “Twin Peaks” ritorna». David Lynch ci ripensa: dirigerà il sequel di «Twin Peaks» in tv Da oggi Muti torna in tournée con la Cherubini Parte oggi la nuova tournée (la terza in pochi mesi) di Riccardo Muti con i giovani musicisti della Cherubini, l’orchestra che il direttore ha fondato nel 2004. Si inizia dal Valli di Reggio Emilia, cui seguiranno i concerti al Festival di Brescia e Bergamo. Il tour della Cherubini arriverà fino a Baku in Azerbaijan e Izmir in Turchia, per concludersi al Teatro Manzoni di Bologna. Muti è appena rientrato da un tour europeo dove ha diretto Berliner e Wiener, mentre a giugno tornerà sul podio della Chicago Symphony Orchestra. La fuga delle migranti Ovadia rilegge Eschilo A Siracusa il debutto della tragedia «Le supplici» Donatella Finocchiaro: una recita tra greco e dialetto ● In «Ifigenia in Aulide», in scena al Teatro Greco di Siracusa, interpreta il re Agamennone Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it [email protected] oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ACQUISTIAMO, VENDIAMO, PERMUTIAMO fica, per ordine di un indovino di cui non si fida, l’unica persona amata, sua figlia, Ifigenia, interpretata da Lucia Lavia. Sono cominciate così le prime due delle tre tragedie di un ciclo che andrà avanti fino al 28 giugno nella magia del Teatro Greco di Siracusa dove stasera è di scena la Medea di Seneca, regia di Paolo Magelli, protagonista Valentina Banci. Tutte ACQUISTI esperienza 15ennale. Benchmark, accordi. Scelta fornitori mercato italiano/estero. Ottimo pc. Inglese/francese parlato/scritto. Disponibile brevi trasferte. 347.05.81.072 AGENTE di commercio valuta proposte concrete di proficua collaborazione. 347.73.12.582 [email protected] DONNA referenziata offresi per piccoli lavori domestici presso persona sola in cambio ospitalità, a Milano. 392.47.61.001 AGENTE monomandatario settore saldatura elettrica cercasi (Lombardia): provenienza settore, esperienza. [email protected] SICUR GEST srl ricerca venditori zona Milano-Lodi. Tel. 02.92.86.92.60 mail: [email protected] PRIVATO monegasco ricerca giovane marinaio per impiego annuale su imbarcazione Pershing 90. 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Straordinaria prima corifea di una tragedia trasformata in canto corale, «ai confini del musical», come osserva divertita la stessa attrice. «Costretta» a misurarsi con un’inedita metrica scandita in greco e dialetto siciliano sulle musiche di Mario Incudine, «complice» Pippo «Kaballà» Rinaldi. Effetti speciali anche per l’Ifigenia in Aulide di Euripide, regia di Federico Tiezzi. Sulla scena un altro attore siciliano di primo piano, Sebastiano Lo Monaco, un Agamennone travolto dai dubbi, un re che sacri- Alloggi In Aulide mini-padroni». Una rivolta attualissima per queste guerriere dell’emancipazione che Donatella Finocchiaro assimila «alla donna-simbolo di una Sicilia che cominciò ad affrancarsi con Franca Viola», ovvero «alle protagoniste di tante tragedie che rimbalzano con orrore sulle nostre coscienze, a cominciare dalle bambine date in spose ai vecchi...». È l’invito a riflessioni che il cinquantunesimo ciclo del Teatro greco ripropone ogni sera. Come accade con l’Agamennone di Lo Monaco, fino a qualche tempo fa immerso in un’altra tragedia, quella della mafia, interpretata nei panni dell’allora magistrato Piero Grasso per raccontare sulle scene Falcone e Borsellino, prendendo spunto da un testo del presidente del Senato. Anche quell’esperienza partorita sui gradoni del teatro di Siracusa, come rivela Sebastiano Lo Monaco, qui padrone di casa: «Eravamo seduti vicini come spettatori una sera e dissi che il suo Per non morire di mafia sarebbe stato perfetto per una riduzione teatrale. Vinsi le sue resistenze e arrivammo anche al festival di Spoleto...». Memoria di tragedie che si incrociano rinnovando un impegno civile riproposto adesso guardando il Mediterraneo in subbuglio. Felice Cavallaro PUNTO D'ORO compriamo contanti, supervalutazione gioielli antichi, moderni, orologi prestigiosi, oro, diamanti. Sabotino 14 - Milano. 02.58.30.40.26 ACQUISTIAMO •AUTOMOBILI E FUORISTRADA, qualsiasi cilindrata. 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RICHIESTE SPECIALI Data Fissa: +50% Data successiva fissa: +20% 34 # Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 35 ● # Risponde Sergio Romano L’UCRAINA DEGLI UNIATI UNA FRONTIERA RELIGIOSA Caro Romano, nella sua risposta di qualche giorno fa lei ha parlato di Illuminismo francese e Illuminismo scozzese. Come mai l’Illuminismo italiano non viene citato? Si potrebbe pensare che Beccaria, Verri e Filangieri abbiano scarsa importanza nel contesto europeo. Sergio Matarasso, Milano Se avessi desiderato dare un quadro europeo dell’Illuminismo, avrei dovuto citare anche l’aufklärung (in italiano delucidazione, rischiaramento), la grande corrente intellettuale tedesca che risale all’ultimo decennio del Settecento. A proposito dell’illuminismo italiano le segnalo che l’Opera Omnia di Cesare Beccaria, pubblicata per iniziativa di Mediobanca, è giunta al dodicesimo volume. Comprenderà sedici volumi ed è diretta, dopo la morte di Luigi Firpo, da Gianni Francioni. Il progetto fu di Enrico Cuccia e venne amorevolmente seguito, sino alla morte, da Francesco Cingano. CASSE DELLO STATO Dove trovare i fondi Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579 @ [email protected] www.corriere.it [email protected] Un quesito a proposito degli uniati (cattolici di rito bizantino) che subirono dure persecuzioni da parte del regime sovietico fino alla loro forzata sottomissione al Patriarcato ortodosso di Mosca voluta da Stalin. Con la dissoluzione dell’Urss, gli uniati hanno recuperato la loro storica condizione di appartenenza alla Chiesa di Roma, ma attualmente qual è la loro dimensione e vitalità nel contesto della Russia e più particolarmente in quello dell’Ucraina ove la loro presenza ha sempre avuto un ruolo molto significativo? Sergio Balanzino [email protected] Caro Balanzino, cattolici di rito greco sono i figli di un divorzio religioso (quello fra Roma e Costantinopoli nel XV secolo) e vivono da allora precariamente lungo il confine che separa il mondo cattolico da quello ortodosso. A Mosca e in altri centri dell’Ortodossia la loro «ambiguità» è percepita come una sorta di intollerabile eresia. Là dove il confine religioso è anche, soprattutto in alcuni momenti storici, un confine statale, come nel caso dell’Ucraina, la loro sorte dipende dalle vicende della politica internazionale. Quando la Russia, dopo le guerre napoleoniche, estese il suo potere all’intera Polonia, gli uniati perdettero il loro maggiore protettore, furono costretti a rompere i rapporti con Roma e divennero, a tutti gli effetti, ortodossi. Riconquistarono la loro individualità religiosa dopo la Grande guerra e la guerra russo-polacca del 1921. Ma la perdettero nuovamente quando Stalin, alla fine della Seconda guerra mondiale, regalò i loro beni al Patriarcato di Mosca e li costrinse a vivere in clandestinità. I La tua opinione su sonar.corriere.it Google ha progettato dei veicoli che in futuro viaggeranno senza pilota: credete che la tecnologia ridurrà gli incidenti stradali? Le riforme di Gorbaciov e il suo desiderio di buoni rapporti con la maggiore istituzione religiosa dell’Occidente cambiarono ancora una volta la condizione degli uniati. Grazie all’incontro di Giovanni Paolo II con il presidente sovietico a Roma nel dicembre 1989, rientrarono in possesso dei loro beni e divennero nuovamente liberi di praticare il loro culto alla luce del sole. Ma questo non impedì che gli ortodossi di Mosca e di Kiev continuassero a considerarli intollerabilmente scismatici. Le origini polacche di Giovanni Paolo II complicarono ulteriormente la questione. Quando il Papa lanciava messaggi concilianti verso il Patriarcato di Mosca e annunciava il suo desiderio di visitare ufficialmente la Russia, Mosca rispondeva che sarebbe stata lieta di accoglierlo come capo di Stato, non come capo della cristianità. Né Boris Eltsin, né Vladimir Putin erano disposti a guastare i rapporti con il Patriarca di Mosca per fare un piacere al Papa polacco. Benedetto XVI aveva altre origini nazionali, un altro concetto dell’ecumenia e un evidente desiderio di promuovere un nuovo incontro fra cattolicesimo e ortodossia. Francesco sembra muoversi nella stessa direzione e vorrebbe superare le vecchie diffidenze che la parola «uniate» continua a evocare. Ma gli uniati ucraini (circa 5 milioni secondo stime non facilmente verificabili) sono uno scoglio che non è facile aggirare. Roma non può rinunciare a una comunità di fedeli che ha vissuto momenti particolarmente difficili. La Russia post-comunista è ormai legata alla sua Chiesa da un rapporto non molto diverso da quella «sinfonia» che legava l’imperatore bizantino al suo patriarca. © RIPRODUZIONE RISERVATA SUL WEB Mi pare un’ottima proposta quella di un reddito di cittadinanza, particolarmente per una nazione ricca come l’Italia che è l’unico Paese nel mondo industrializzato che può permettersi di non tassare la prima casa. Però, una nazione che non paga le pensioni dovute, e che sempre interpreta il «diritto acquisito» in un modo molto personalizzato, come trova i fondi necessari per garantire un reddito di cittadinanza? Sarà forse il governo Renzi che affronterà finalmente i problemi dell’evasione fiscale e la criminalità organizzata con lo stesso vigore, grinta ed entusiasmo come se fosse una legge elettorale? Se sì, ci di Danilo Taino Statistics editor Se il valore non dipende dal numero dei gol LETTERE AL CORRIERE ILLUMINISMO Gli autori italiani ● Più o meno Risposte alle 19 di ieri Sì saranno fondi a sufficienza per tutti i pensionati, e per un reddito di cittadinanza. Mario Rossi, Solbiate Arno 63% LEGGE ELETTORALE Bravura degli interpreti 37% A proposito del sistema elettorale, mi permetto di esprimerne la mia opinione. Gli eletti sono come degli attori che recitano in «teatro» (Parlamento... ) ed interpretano la parte a loro affidata da chi li ha incaricati di svolgere, per loro conto, tale ruolo di fiducia.Se questa visione, diametralmente opposta a quella di cui si sente parlare (...il tale sistema elettorale non funziona-non ha No La domanda di oggi I Cobas della scuola porteranno avanti la loro protesta con il blocco degli scrutini. Vi sembra giusto? funzionato-non funzionerà...), fosse discutibile allora si potrebbe sostenere che non è il sistema elettorale a non funzionare, ma sono gli attori-interpreti-politici che non sono in grado di assolvere il loro ruolo in maniera adeguata. Ogni rappresentazione teatrale non avrebbe successoseguaci-spettatori se gli interpreti non fossero all’altezza del ruolo. D’altra parte, che cosa si può dire di coloro che, ricevuto un copione, si svegliano e dicono «esco dalla compagnia teatrale perché non sono d’accordo con l’autore-gli autori e vado ad interpretare un testo da definire», ma sempre nello stesso teatro? Giuseppe Guglielmetti giusmart.guglielmetti@ fastwebnet.it PENA DI MORTE Meglio l’ergastolo L’attentatore della maratona di Boston è stato condannato a morte, cosa che considero amorale per una grande e secolare democrazia. Credo che sarebbe stata più punitiva la pena dell’ergastolo per far marcire in cella, per tutta la sua (potenziale) lunga vita, il giovane pluriomicida. Giovanni Papandrea giovanni.papandrea@ libero.it C he Lionel Messi sia più decisivo, per il Barcellona, di quanto lo sia Cristiano Ronaldo per il Real Madrid è intuitivo, dopo le semifinali della Champions League. C’è però anche un’evidenza statistica a dimostrarlo. E questa non è affatto intuitiva, perché applicata al 2013 e al 2014, periodo in cui il calciatore portoghese ha segnato 105 gol contro gli 86 dell’argentino. Dal momento che il gol è l’unità di misura del football, si dovrebbe dire che Ronaldo è nettamente davanti a Messi. E infatti i due palloni d’oro del biennio li ha vinti lui. I giudici che glieli hanno assegnati, però sono probabilmente stati superficiali: perché «non tutti i gol sono creati uguali», ha notato un anonimo H.H. da Melbourne nel blog Game Theory pubblicato dall’Economist: il loro valore dipende dal contesto. La statistica che pondera le reti segnate a seconda della loro importanza è un derivato del sistema statistico applicato al baseball ed è chiamata Expected Points Added (Epa) perché misura i punti che un gol produce rispetto a un risultato atteso in un dato momento della partita. Esiste un sito web, SoccerStatistically.com, che misura la possibilità di vittoria, di pareggio, di sconfitta di una squadra in ogni momento della gara tenendo in considerazione il risultato in quell’istante, il tempo rimasto, il campo in cui si gioca: semplicemente confrontando queste possibilità prima e dopo un gol si ha la misura del «peso» della rete. Per esempio, un gol segnato al 90° minuto da una squadra che gioca in casa e sta pareggiando vale 1,76 punti Epa; un gol all’ultimo minuto della stessa squadra ma che sta già vincendo due a zero aggiunge 0,007 Epa: 250 volte meno, nota H.H. Applicando questo metodo ai gol di Ronaldo e Messi, il vantaggio del primo si annulla: nel 2013 e nel 2015, con le 105 reti Ronaldo ha aggiunto 41,6 Ep a quelli di Real Madrid e nazionale, una media di 0,40 per gol; con le sue 86 reti, Messi ha aggiunto 40,3 punti a Barcellona e Argentina e ogni gol ha avuto un valore di 0,47. Se questa statistica la si pondera a seconda dell’importanza del match — Clasico, partite mondiali, coppe, numero di spettatori e così via — il risultato è il seguente: Ronaldo 50,4 Epa (0,48 per gol), Messi 59,5 (0,69 per gol). Due conclusioni, statisticamente ovvie. Una sul Pallone d’Oro: non è di oro colato. L’altra sulla Juventus: sarà più dura che con Ronaldo. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA INTERVENTI E REPLICHE L’alimentazione dei lattanti Nell’ambito dell’Expo di Milano, credo che sia utile far conoscere un’importante iniziativa sull’alimentazione dei bambini nel primo semestre di vita proposta dal Dai di Pediatria dell’ Università di Napoli Federico II. I bambini dei primi 4-6 mesi di vita dovrebbero assumere solo ed esclusivamente latte materno o, in mancanza di questo, latte adattato per il primo semestre di vita ed evitare tutti i prodotti contenenti fruttosio e saccarosio (zucchero da cucina). Questa raccomandazione non solo è in linea con le indicazioni delle principali società scientifiche ma è anche supportata dalle seguenti considerazioni: è documentata una correlazione positiva tra aumentato consumo di fruttosio e aumento dell’obesità infantile. 1) È dimostrato che le esperienze alimentari delle primissime settimane di vita possono influenzare le scelte alimentari delle epoche successive. 2) Una precoce introduzione di fruttosio nella dieta espone a gravi rischi i lattanti con intolleranza ereditaria al fruttosio (è documentata una correlazione tra precocità dell’esposizione e gravità della sintomatologia). Raffaele Iorio Epatologia pediatrica Università di Napoli Federico II © 2015 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE Luciano Fontana PRESIDENTE Maurizio Costa AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane CONSIGLIERI VICEDIRETTORI Daniele Manca Venanzio Postiglione Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli Gerardo Braggiotti, Laura Cioli, Paolo Colonna, Teresa Cremisi, Dario Frigerio, Tom Mockridge, Stefano Simontacchi DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Luciano Fontana [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 - Tel. 0262821 DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Dir. Communication Solutions Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 www.rcscommunicationsolutions.it Abbandono scolastico «In Italia ci sono 6 milioni di analfabeti e siamo ai primi posti in Europa per abbandono dell’obbligo scolastico». La denuncia di don Luigi Ciotti e Marco Rossi Doria al festival del libro di Torino, confermata dai dati allarmanti dell’ufficio statistiche del Miur, non ha interessato abbastanza stampa, governo e sindacati. Si parla molto di scuola ma si trascura quello che la relazione dei due studiosi e i dati preoccupanti dell’Istat rivelano non solo da oggi. A Catania 232 genitori e 136 alunni sono stati denunciati per inosservanza continuata all’obbligo scolastico. Ma per arginare davvero il fenomeno occorrono incisivi interventi che blocchino la consegna alle mafie, ha detto don Ciotti, di tanti giovani privi di istruzione. Tina Lepri, Roma Carte di credito scadute Non capisco perché solo alcuni istituti di credito provvedono a consegnare a domicilio le carte di credito rinnovate (automaticamente) o, perlomeno, ad avvertire dell’imminente scadenza. È vero che dovrebbe competere al cliente controllare la scadenza, ma un minimo di collaborazione non guasterebbe. Attilio Lucchini, [email protected] EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-6282.8238 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 - USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang Chark, Phrakhanong - Bangkok 10260 - Thailandia Corsera + IoDonna + Cor. Como € 1,30 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 1,00 + € 0,50; m/m/g/d Corsera + CorMez. € 1,00 + € 0,50; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 1,00 + € 0,50 + € 0,50; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 1,00 + € 0,50 + € 0,50. In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 1,00 + € 0,50; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 1,00 + € 0,50 + € 0,50; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 1,00 + € 0,50 + € 0,50. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 1,00 + € 0,50; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 1,00 + € 0,50 + € 0,50; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 1,00 + € 0,50 + € 0,50. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,66 + € 0,84; ven. 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Fr. 3,00 (quando pubblicato con Style Magazine Fr. 3,50); Cipro € 2,20; Croazia Hrk 17; CZ Czk. 64; Francia € 2,20; Germania € 2,20; Grecia € 2,50; Irlanda € 2,20; Lux € 2,20; Malta € 2,20; Monaco P. € 2,20; Olanda € 2,20; Portogallo/Isole € 2,50; SK Slov. € 2,20; ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7971 del 9-2-2015 Slovenia € 2,20; Spagna/Isole € 2,50; Hong Kong HK$ 45; Thailandia THB 190; UK Lg. 1,80; Ungheria Huf. 700; U.S.A. USD 5,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l’estero tel. 0039-02-63.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: [email protected]. SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni). * Con “Sette” € 3,00; con “Io Donna” € 3,00; con “Style Magazine” € 3,50; con “Living” € 5,40; con “Lucio Dalla” € 12,49; con “Piero Angela. 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In silenzio Erick Thohir, ha dovuto intervenire Javier Zanetti a replicare a Sacchi, che aveva definito «vergognoso» il triplete dell’Inter perché conquistato da 11 stranieri. Prima, però, «tanti auguri al presidente Moratti che ha dato tantissimo alla storia dell’ Inter». Poi la risposta: «Di vergognoso c’è solo il dover commentare queste frasi di Sacchi, che già in passato si era pronunciato malamente verso i nostri ragazzi della Primavera. E lui non può e non deve permettersi di mancare di rispetto all’Inter: a noi dà molto fastidio perché abbiamo fatto la storia. E inoltre mi sembra assurdo e ridicolo tirare in ballo queste cose dopo tanto tempo». Il derby d’Italia I bianconeri fortissimi e aiutati dagli avversari vincono anche a San Siro Le pagelle Inter Juventus 1 2 Marcatori: Icardi 9’, Marchisio (rigore) 42’ p.t.; Morata 38’ s.t. Inter Icardi si accende 4 Handanovic Respinge i tentativi di Morata e Sturaro, difendendo il vantaggio, ma si fa sorprendere come un debuttante dal tiro meno insidioso dello spagnolo. 6 D’Ambrosio Molti pericoli arrivano dalla sua parte. Però anche lui ne porta e si avvicina al gol con una bellissima girata. 5,5 Ranocchia Soffre la vitalità degli attaccanti bianconeri. Giallo per le maniere spicce usate con Matri. 5 Vidic Se è rigore (e lo è), allora è da rosso. Scampa l’espulsione, ma Matri gli è andato via troppo comodamente. 5,5 J. Jesus Quando Lichtsteiner sale con convinzione ha dei seri problemi a bloccarlo. 6,5 Brozovic Molto presente anche se non sempre lucido. Suo il tiro deviato da Icardi. Riprende la traversa di Shaqiri e batte Storari. Gol buono, anche se di poco. Ma glielo annullano. 5 Medel Cerca di limitare Marchisio, ma viene costantemente saltato. 5 Kovacic Nel primo tempo qualche spunto interessante, poi l’oblio. 6 Shaqiri Volenteroso ma zavorrato dalla frenesia. Grande traversa, però 6,5 Icardi Vede la Juve e si accende. Segna alla Pippo Inzaghi, da vero furfante del gol. Sesto centro con i bianconeri. Storari gli nega il pareggio nel finale. 6 Palacio Ha la palla del 2-0 poi del 2-2 ma il vice-Buffon è un mago. 6 Mancini È un’Inter vorrei ma non posso. Con la Juventus sicuramente. Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA Juventus Storari da antologia 7,5 Storari Giocherebbe titolare in quasi tutte le squadre di serie A. La doppia parata finale è antologica come il gol di un grande attaccante. 5,5 Lichtsteiner Prova in controluce. Buoni attacchi, ma tiene in gioco Brozovic sul gol, per sua fortuna, annullato. Ammonito per ritardo (ma come, uno svizzero?), salterà il Napoli. 6,5 Barzagli Sulla strada del pieno recupero, attento, concede pochissimo. 6,5 Bonucci Un po’ in difficoltà con gli scattisti, ma sa compensare con l’intelligenza tattica. 6 Padoin Meno Padoin del solito. Cioè meno affidabile. Cresce nel secondo tempo. 5 Romulo Recuperato ma ancora poco avvezzo alla manovra bianconera. Troppi pasticci. 6,5 Marchisio Punto di riferimento, freddo sul dischetto (prima rete su rigore delle 32 in serie A) per l’1-1. 6 Sturaro Appena ha il pallone tira. Handanovic reattivo. Solido. 6 Pereyra Dovrebbe affondare di più, però ha movimenti importanti per la squadra. 6 Matri A volte si attorciglia su se stesso. Abile nel conquistare il rigore 7,5 Morata Scatenato, un pericolo costante. Conclude di piede, di testa e alla fine trova l’ottavo gol in campionato. Dopo il dolore al Real Madrid, espugna San Siro. 6 Ogbonna Chiamato in causa, non si fa trovare impreparato. 6,5 Allegri Turnover mantenendo lo stesso spirito. Missione compiuta. r.per. © RIPRODUZIONE RISERVATA INTER (4-3-1-2): Handanovic 4; D’ Ambrosio 6, Ranocchia 5,5 (Gnoukouri s.v. 44’ s.t.), Vidic 5, Juan J. 5,5; Brozovic 6,5 (Podolski s.v. 37’ s.t.), Medel 5, Kovacic 5; Shaqiri 6 (Nagatomo s.v. 26’ s.t.); Icardi 6,5, Palacio 6. All.: Mancini 6 JUVENTUS (4-3-1-2): Storari 7,5; Lichtsteiner 5,5 (Ogbonna 6 11’ s.t.), Barzagli 6,5, Bonucci 6,5, Padoin 6; Romulo 5, Marchisio 6,5, Sturaro 6; Pereyra 6 (Pogba s.v. 33’ s.t.); Matri 6 (Llorente s.v. 21’ s.t.), Morata 7,5. All.: Allegri 6,5 Arbitro: Doveri 4 Ammoniti: Ranocchia, Brozovic, Vidic, Morata, Lichtsteiner, Kovacic, Juan J. Recuperi: 0’ più 5’ Follia l’errore di Handanovic, 30 anni, che ha permesso alla Juve di vincere a San Siro (Ap) Inter, due regali alla Juve Nerazzurri tonici e avanti con Icardi, annullato il 2-0 regolare di Brozovic Assist di Medel a Matri, rigore di Vidic, papera di Handanovic su Morata MILANO I regali dell’Inter non finiscono mai. Nemmeno di fronte alla Juve campione d’Italia, che anche quando gioca in scioltezza (ma a memoria), come a Milano, ha la forza dei grandi, la stessa che, per restare in tema, animava i nerazzurri ai tempi del primo Mancini e di Mourinho. E quando si spalanca la porta a chi è già più bravo, alla fine si paga il conto, così salato che adesso un posto in Europa League torna ad essere un miraggio. I manciniani hanno perso dopo 7 partite utili consecutive, ma se hanno vinto soltanto una delle ultime sette partite a San Siro (2-1 alla Roma) significa che esiste anche un difetto di personalità, per ora incorreggibile. Contro una Juve con in campo soltanto quattro reduci da Madrid (Lichtsteiner, Bonucci, Marchisio e Morata), l’Inter ha cominciato benissimo, anche se ha dimostrato subito di es- I reduci ● I bianconeri sono scesi in campo contro l’Inter con solo quattro giocatori della squadra che mercoledì ha pareggiato contro il Real Madrid centrando la finale di Champions League: Lichtsteiner (foto), Bonucci, Marchisio e Morata sere in difficoltà nel contenere le iniziative dell’attaccante spagnolo. Dopo 9’, è andata in vantaggio sul tiro di Brozovic, deviato con il corpo da Icardi (sesto gol ai bianconeri in cinque partite). La Juve ha avuto difficoltà a mettersi in moto e allora una grande squadra, quale non è l’Inter ora, avrebbe chiuso la partita, sfruttando il momento di (relativa) difficoltà degli avversari. Invece Palacio si è fatto respingere la conclusione da Storari e troppi sono stati gli errori nell’ultimo passaggio, sebbene la manovra scorresse non velocissima, ma fluida e San Siro applaudisse. È stato il 39’ del primo tempo a fare da spartiacque nella storia del match: Shaqiri ha colpito l’incrocio, Brozovic si è avventato sul pallone, ha segnato, ma ha visto l’assistente Marzaloni con la bandiera alzata, per un fuorigioco che non c’era (posizione di Lichtstei- ner). Due minuti dopo, ci hanno pensato a spingere la Juve verso il pareggio non uno, ma tre interisti: goffo aggancio di Kovacic, con palla indietro a Medel, altro tocco all’indietro, giusto per mettere in azione Matri. Nell’uno contro uno, Vidic ha perso due volte il duello: essendo più lento, invece di mettersi fra avversario e pallone e subire il fallo, si è fatto sorpassare e una volta in area, ha messo a terra Matri (quarto rigore del difensore in questo campionato). Rigore e cartellino giallo, invece del rosso previsto dal regolamento. Il pareggio di Marchisio ha choccato l’Inter: Morata, incontenibile, ha avuto due occasioni da gol nei primi 52” di ripresa, poi, a fatica, i nerazzurri hanno ripreso a fare la partita, ma senza più la compattezza iniziale, lasciando ampi spazi alle ripartenze juventine, con Allegri che ha inserito Ogbon- Confronto ● Con il gol segnato alla Juve (il sesto in cinque partite) Icardi (foto) è arrivato a 19 reti in campionato (4 rigori), come Toni, a una da Tevez (ieri a casa), che guida la classifica cannonieri (2 rigori). Icardi ha portato all’Inter 18 punti , Tevez 26 alla Juve. na e che ha molto ristretto gli spazi. Ci hanno provato prima Shaqiri e poi D’Ambrosio, con soluzioni immaginifiche; l’Inter ha accusato la fatica e ha rallentato; la Juve ha dato l’impressione di riprendere in mano il match (possesso palla finale 34%), ma la vittoria è arrivata sul tiro di Morata (ottavo gol), con papera di Handanovic (38’). È stato l’ultimo regalo di un campionato in cui i nerazzurri si sono dedicati con regolarità alle opere di bene, commettendo errori individuali da mettere a dura prova la pazienza di Mancini. A spegnere il ritorno interista ha provveduto Storari, con doppia prodezza di Palacio e Icardi (che avrebbero potuto tirare meglio). Così l’ultima vittoria dell’Inter a San Siro sulla Juve risale al 16 aprile 2010 (Maicon e Eto’o). Altri tempi. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA Scudetto Il Psg terzo titolo consecutivo Bastava un pareggio al Paris St Germain di Blanc per conquistare lo scudetto con un turno di anticipo. Ha pensato bene di andare a Montpellier e di vincere (12). Tutto nel primo tempo: gol di Matuidi (17’) e della vecchia conoscenza napoletana Lavezzi (26’), poi la rete del Montpellier (Mounier, 40’) . Quello del Psg è il quinto titolo della sua storia; il 30 maggio giocherà la finale di Coppa di Francia contro l’Auxerre. Poi penserà al mercato e a trattenere Cavani e Pastore, stanchi di fare da spalla a Ibrahimovic. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 SPORT 37 # Dopopartita (f.fio.)Cinica e spietata, la Juve non molla mai. «Era importante fare risultato e giocare una bella partita per tenere alta la tensione in vista della finale di Coppa Italia e per preparare bene quella di Champions». Massimiliano Allegri, prima di dispensare baci e carezze ai suoi giocatori, ha mandato un chiaro messaggio: «Ora non facciamoci corrodere il cervello dal pensiero di Messi, Neymar e Suarez: dobbiamo pensare solo a Klose e soci». Poi il tecnico della Juve si è dedicato ai suoi. «Storari? Determinante: ha fatto due parate straordinarie. Morata? È cresciuto molto fisicamente e ha imparato il calcio italiano: ora ha acquisito sicurezza e grande Allegri: «Eravamo dormienti, poi abbiamo ritrovato intensità» Ma Mancini pensa al futuro: «La distanza si può colmare» consapevolezza nelle sue doti tecniche. Ma devo fare i complimenti a tutti, non solo a loro, anche se all’inizio eravamo dormienti, poi per fortuna, ci siamo ripresi e i ragazzi hanno mostrato tanta intensità». Per il tecnico bianconero, però, si può e si deve ancora progredire. «La Juve ha le qualità per migliorare sul piano del gioco e della velocità di passaggio». Giusto per scacciare definitivamente il fantasma di Conte. «Era normale che, dopo tutto quello che aveva fatto, rimanesse nel cuore dei tifosi, però io sono sempre stato tranquillo perché nel calcio l’unica cosa che conta sono i risultati. Se li fai sei bravo, altrimenti non fatemelo dire...». L’altro anticipo «Più esperienza e cattiveria e la differenza con loro diminuirà» MILANO Se c’è una sintesi della distanza attuale tra Juventus e Inter si manifesta in tutta la sua forza nell’arco di un paio di minuti: da una parte Alvaro Morata esulta a scoppio ritardato, incredulo per l’errore clamoroso di Samir Handanovic che vale il 2-1. È il gol decisivo, ma lo è altrettanto, dall’altra parte, la doppia parata di Marco Storari, la riserva per eccellenza della Juve-2, che chiude la porta a Mauro Icardi. E dire che il duello tra i due giovani baby fenomeni dell’attacco finisce in parità, come un derby tra le due squadre in cui sono cresciuti, Barcellona e Real Madrid. Alvaro ultimamente trasforma in oro ogni cosa: «Sì Il momento di Morata «Sì, ho avuto un po’ di fortuna sul gol, come del resto ne ha avuta Icardi...» ho avuto un po’ di fortuna nel gol, come del resto anche Icardi con la sua deviazione. Gli occhiali per l’esultanza? Me li ha dati Bonucci… Mi spiace solo essere squalificato per la finale di Coppa Italia». Maurito invece ogni volta che vede la Juve la butta dentro: è successo già sei volte, ma stavolta non basta per sorridere, anzi. Se i nemici storici sono in cima alla Champions, l’Inter è sempre più distante anche dai preliminari di Europa League: «Ormai è difficile arrivarci, ma questo non cambia il nostro futuro — sottolinea Roberto Mancini, pensando forse che avere tutta la settimana libera da impegni il prossimo anno possa rappresentare un vantaggio —: dobbiamo costruire qualcosa di importante, mettendo giocatori di esperienza e qualità che abbiano affrontato questo tipo di partite e che alzino il livello tecnico. Soprattutto per aiutare gli altri a crescere, proprio come Icardi: quando un ragazzo gioca con un altro campione tende a fare qualcosa di più». Mancio è senza voce, ma la ritroverà nelle prossime ore per parlare del futuro col presidente Thohir, ieri in tribuna a San Siro: «Tutte le volte che viene non riusciamo a regalargli delle soddisfazioni. Era pu- Furioso Roberto Mancini, 50 anni, ha interrotto l’imbattibilità in campionato che durava da 7 partite con 4 vittorie e 3 pareggi (LaPresse) re il compleanno di Massimo Moratti — ricorda Mancini — e non siamo riusciti a fare un cavolo. Ci dispiace. Anche perché questo risultato non ha una logica, è una partita che non avremmo mai dovuto perdere. Purtroppo ci mancano la cattiveria agonistica e quella sotto porta. E in più fatichiamo a San Siro: ci condiziona troppo e diventa pesante giocare qui». Trovare tutto questo — qualità, esperienza, personalità — sul mercato non sarà affatto semplice, anche perché i giocatori che ieri hanno «tradito», da Handanovic a Medel passando per Vidic, non sono degli sprovveduti. E fare ricorso solo al mercato tanto caro a Mancini probabilmente non basta: «Abbiamo preso gol da bambini — ammette Mateo Kovacic, uno dei più giovani —. Non so perché facciamo certi errori. Non abbiamo la cattiveria per chiudere le gare: dobbiamo imparare dalla Juve…». Già, anche perché vedere le cosiddette riserve dei campioni d’Italia, o buona parte di esse, che festeggiano anche a San Siro, dimostrando tra l’altro una condizione atletica eccellente di tutto il gruppo bianconero, fa pensare a un divario difficile da colmare tra le ultime due finaliste italiane di Champions, mai così distanti, a vantaggio della Juve, nel post Calciopoli: «Gli errori purtroppo capitano. Eppure il divario non è così netto — dice convinto l’allenatore nerazzurro —. È chiaro che loro sono più forti, ma la differenza può diminuire: se facciamo le cose per bene, la situazione può cambiare». Dare un segnale anche prima di rompere le righe sarebbe stato importante. Ma pensare troppo al mercato può distrarre, basta guardare Handanovic: ha fretta di andarsene e ha già aperto la porta. Senza che il nemico nemmeno bussasse. Paolo Tomaselli Serie A 36ª giornata Ieri INTER-JUVENTUS SAMPDORIA-LAZIO Oggi, ore 12.30 SASSUOLO-MILAN Ore 15 ATALANTA-GENOA CAGLIARI-PALERMO TORINO-CHIEVO VERONA-EMPOLI Ore 20.45 ROMA-UDINESE Domani, ore 19 FIORENTINA-PARMA Ore 21 NAPOLI-CESENA Atalanta Genoa 4-3-3 3-4-3 57 Sportiello 1 Perin 6 Bellini 14 Roncaglia 2 Stendardo 8 Burdisso 29 Benalouane 5 Izzo 93 Dramé 88 Rincon 91 Bertolacci 21 Cigarini 33 Kucka 8 Migliaccio 21 Edenilson 17 Carmona 7 D’Alessandro 24 Iago 22 Borriello 51 Pinilla 16 Lestienne 10 A. Gomez Arbitro: Gervasoni di Mantova Tv: ore 15 Sky Calcio 2, Premium Calcio 2 Sassuolo Milan 4-3-3 4-3-3 47 Consigli 23 Diego Lopez 11 Vrsaljko 20 Abate 15 Acerbi 5 Mexès 28 Cannavaro 29 Paletta 31 Peluso 25 Bonera 8 Biondini 16 Poli 4 Magnanelli 34 De Jong 7 Missiroli 21 Van Ginkel 25 Berardi 10 Honda 10 Zaza 9 Destro 17 N. Sansone 28 Bonaventura Arbitro: Guida di Torre A. Tv: ore 12.30 Sky Calcio 1, Premium Calcio Cagliari Palermo 4-3-1-2 3-5-2 44 Brkic 1 Ujkani 21 Balzano 2 Vitiello 37 Diakité 12 G. Gonzalez 15 Rossettini 4 Andelkovic 8 Avelar 21 Quaison 30 Donsah 27 L. Rigoni 4 Crisetig 28 Jajalo 20 Ekdal 18 Chochev 7 Lazaar 40 Mpoku 99 Belotti 90 Cop 20 Vazquez 17 Farias Arbitro: Cervellara di Taranto Tv: ore 15 Sky Calcio 1, Premium Calcio 3 Torino Chievo 3-5-2 4-4-2 30 Padelli 1 Bizzarri 19 Maksimovic 21 Frey 25 Glik 3 Dainelli 24 Moretti 17 Cesar 34 Biraghi 36 Darmian 94 Benassi 23 Birsa 14 Gazzi 8 Radovanovic 7 El Kaddouri 13 Izco 3 Molinaro 19 Botta 11 Maxi Lopez 43 Paloschi 89 Meggiorini 17 Martinez Arbitro: Rocchi di Firenze Tv: ore 15 Sky Calcio 2, Premium Calcio Roma Udinese 4-3-3 4-3-1-2 26 De Sanctis 31 Karnezis 25 Torosidis 27 Widmer 44 Manolas 5 Danilo 23 Astori 11 Domizzi 25 Cholevas 89 Piris 15 Pjanic 6 Allan 16 De Rossi 66 Pinzi 4 Nainggolan 7 Badu 19 Ibarbo 19 Guilherme 10 Totti 9 Perica 8 Ljajic 77 Théreau Arbitro: Banti di Livorono Tv: ore 20.45 Sky Sport 1 Calcio 1, Premium Calcio Verona Empoli 4-3-3 4-3-1-2 1 Rafael 33 Sepe 3 E. Pisano 2 Laurini 4 Marquez 19 Barba 16 Moras 26 Tonelli 33 Agostini 23 Hysaj 11 Croce 26 Sala 6 Valdifiori 8 Obbadi 10 Hallfredsson 88 Vecino 8 Saponara 17 N. Lopez 9 Toni 20 Pucciarelli 7 Maccarone 21 J. Gomez Arbitro: La Penna di Roma Tv: ore 15 Sky Calcio 4, Premium Calcio 4 Prossimo turno Sabato 23/5, ore 18 PALERMO-FIORENTINA Ore 20.45 GENOA-INTER Domenica 24/5, ore 12.30 EMPOLI-SAMPDORIA Ore 15 CESENA-CAGLIARI CHIEVO-ATALANTA LAZIO-ROMA MILAN-TORINO PARMA-VERONA UDINESE-SASSUOLO Ore 20.45 JUVENTUS-NAPOLI 1-2 0-1 © RIPRODUZIONE RISERVATA Classifica JUVENTUS* LAZIO* ROMA NAPOLI FIORENTINA SAMPDORIA* GENOA INTER* TORINO MILAN PALERMO CHIEVO EMPOLI UDINESE VERONA SASSUOLO ATALANTA CAGLIARI CESENA PARMA (-7) *una partita in più 83 66 64 60 55 54 53 52 48 46 43 42 41 41 41 40 36 28 24 17 corriere.it Sul sito del Corriere della Sera le partite in tempo reale e tutti i gol e le immagini della giornata www.corriere.it ❞ Mancio/1 Peccato, non riusciamo a dare una gioia a Thohir Ed era anche il compleanno di Moratti ❞ Mancio/2 Ormai è difficile arrivare in Europa League, ma il futuro non cambia: costruiremo qualcosa d’importante ❞ Kovacic Abbiamo preso gol da bambini, non so perché facciamo certi errori Dobbiamo imparare dalla Juve ❞ Morata Mi spiace non giocare la finale di Coppa Italia, ma so che la squadra vuole vincere ogni partita La rete Il gol di Santiago Gentiletti, 30 anni, che ha deciso la partita (LaPresse) La Lazio torna seconda con un ginocchio La Samp sbaglia troppo DAL NOSTRO INVIATO A Marassi, quasi otto mesi fa, Santiago Gentiletti ci aveva lasciato il crociato del ginocchio sinistro. Ora è lui, alla prima partita dopo l’incubo, a risolvere i problemi della Lazio, riportarla davanti alla Roma, lanciarla dentro la settimana più bella e intrigante con un golletto strano e prezioso segnato, forse non per caso, con il ginocchio, l’altro però, quello destro. Pioli è un uomo saggio e un allenatore svelto con la mente (pure fortunato perché l’azione decisiva è viziata da un fallo di Klose su Viviano): preferisce rilanciare l’argentino, il difensore migliore dei biancocelesti, anziché dare fiducia a Novaretti e viene premiato. La Lazio vince con il minimo scarto, ma con pieno merito e dopo aver fatto sorridere vecchi amici come Reja, Mancini e Hernanes, si prende la rivincita su un altro ex: Mihajlovic. Sinisa non l’aveva studiata male: difesa energica, contando su Silvestre e il giovane Romagnoli e contropiede. Non aveva però fatto i conti con la scarsa mira dei suoi giocatori, che sullo 0-0 si mangiano l’impossibile prima con Obiang e poi con Eto’o. Così la Lazio espugna Marassi dove soltanto la Juve era riuscita a prendere i tre punti. Pioli azzecca tutte le mosse, non solo Gentiletti. Soprattutto l’ispirato Candreva nell’insolito ruolo di trequartista, dietro Klose e Felipe Anderson. L’azzurro è il migliore, per continuità d’azione e qualità di giocate, però tutta la squadra gira bene. La Samp oggi rischia di essere sorpassata dal Genoa, ma si può consolare con la sconfitta dell’Inter: l’Europa League non è persa e il calendario, nelle ultime due giornate, è in discesa. I biancocelesti, che hanno urgenza dei tre punti, fanno la partita con personalità nonostante Pioli sia costretto a rinunciare a trequarti della difesa e alle geometrie di Biglia in mezzo al campo. Il gioco è guidato da Ledesma, valorizzato dal sostanzioso Parolo e impre- GENOVA ziosito dalla velocità di Lulic. Candreva, che spacca la partita muovendosi dietro le punte in un insolito 4-3-1-2, permette a Felipe Anderson di svariare sulle fasce mentre Klose è pronto a risucchiare i centrali doriani per favorire gli inserimenti dei centrocampisti. La Lazio comanda il gioco, ma grazie ai suoi scattisti di qualità è lesta anche sulle ripartenze. Però non è risoluta negli ultimi 16 metri. Tanto che, alla fine del primo tempo, l’occasione più grossa capita alla Samp, sui piedi di Obiang. Il centrocampista sbaglia un gol fatto, sprecando un cross dalla destra di De Silvestri che andrebbe soltanto spinto in rete con la porta Sampdoria Lazio 0 1 Marcatori: Gentiletti 9’ s.t. SAMPDORIA (4-3-1-2) Viviano 6; De Silvestri 6, Silvestre 6,5, Romagnoli 6,5, Regini 6; Acquah 6 (Rizzo 5 16’ s.t.), Palombo 6 (Okaka s.v. 36’ s.t.), Obiang 5; Soriano 5,5; Muriel 5,5, Eto’o 5 (Bergessio 5 16’ s.t.). All.: Mihajlovic 6. LAZIO (4-3-1-2): Berisha 6; Basta 6,5, Ciani 6, Gentiletti 7 (De Vrij s.v. 31’ s.t.), Radu 6,5; Parolo 6,5, Ledesma 6,5, Lulic 6,5; Candreva 7,5 (Mauri s.v. 39’ s.t.); Klose 6 (Djordjevic 6 25’ s.t.), Felipe Anderson 7. All.: Pioli 7,5. Arbitro: Mazzoleni 5,5. Ammoniti: Palombo, Silvestre Recuperi: 0’ più 3’ spalancata e Berisha ormai fuori causa. Poi tocca a Eto’o, scattato sul filo del fuorigioco dopo il suggerimento di Soriano. Gli errori si pagano. Così arriva il gol di Gentiletti dopo l’angolo di Ledesma. Una rete che aumenta le convinzioni dei laziali e attenua la forza della Samp. Mihajlovic prova con Bergessio e con Rizzo ma la sua squadra è svuotata e non graffia più. La Lazio, invece, colpisce e spreca in contropiede, ma alla fine fa festa con i suoi tifosi. È pronta per un grande finale: mercoledì la Coppa Italia contro la Juve e probabilmente lunedì il derby. Il paradiso può attendere, ma è a portata di mano. Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera SPORT # ● Il commento Risultati 41ª giornata AvellinoTrapani 1-1 Bari-Brescia 3-2 CataniaCittadella 2-3 FrosinoneCrotone 3-1 LivornoVicenza 1-1 ModenaTernana 1-2 Perugia-Carpi 2-0 Pro VercelliBologna 1-1 VaresePescara 2-1 Entella-Latina 2-0 LancianoSpezia 0-2 Classifica Carpi 79 Frosinone 71 Vicenza 65 Bologna 65 Spezia 64 Perugia 63 Avellino 59 Livorno 59 Pescara 58 Bari 54 Trapani 50 Lanciano 50 Latina 49 Pro Vercelli 49 Catania 48 Ternana 48 Crotone 47 Modena 46 Entella 46 Cittadella 44 Brescia (-6) 39 Varese (-4) 35 Carpi e Frosinone promosse in A Varese e Brescia retrocesse in Lega Pro Prossimo turno 42ª giornata (22-5, ore 20.30) BolognaLanciano, BresciaAvellino, CarpiCatania, CittadellaPerugia, CrotoneEntella, LatinaModena, PescaraLivorno, Spezia-Bari, TernanaVarese, Trapani-Pro Vercelli, VicenzaFrosinone Una conferma che la speranza esiste davvero di Mario Sconcerti Festa I giocatori, i dirigenti e lo staff del Frosinone sul pullman scoperto acclamati dai tifosi dopo la conquista della serie A (LaPresse) Il Frosinone va oltre la serie A Ora stadio, giovani e investimenti Storica promozione, Stirpe: «Qui ci sono idee e lavoro». Lazzi anti Lotito FROSINONE Largo ai Ciofani. Nel senso di Daniel, un marcantonio di centravanti che al 16’ del primo tempo è riuscito col destro a rompere l’apnea dei ciociari scatenando il primo dei tre boati che hanno spezzato l’anatema di Lotito. «È un veggente, gran conoscitore di calcio, c’aveva proprio preso», dirà poi Maurizio Stirpe, presidente del Frosinone da ieri ufficialmente in serie A per la prima volta in 87 anni di vita, con l’espressione di gatto Silvestro che ha appena ingoiato Titti. Per la matematica è servito battere il Crotone e sul 3-1 finale pesa anche la doppietta di Federico Dionisi, seconda punta con un passato oscuro nell’Olhanense di Galderisi, ma 14 reti quest’anno che, sommate alle 12 di Ciofani, sono state il propellente per un sogno che sa di beffa e di riscatto. La prima, la beffa, è tutta per Claudio Lotito, non per nulla definito in ogni modo e maniera ieri al «Matusa», cori irripetibili e striscioni in ogni dove. Dopo il Carpi l’anatema del presidente della Lazio, e uomo forte dell’Istituzione, si trasforma in benedizione, ormai è un fatto. Che oggi fa ridere, ma che in passato ha fatto tremare la Ciociaria. E qua veniamo al retrogusto della festa promozione. «Ho ridato a questa gente un motivo di orgoglio e di riscatto», dice Stirpe, commosso mentre i ti- fosi dal centro del campo guadagnato con l’immancabile invasione di gioia acclamano lui e il padre, Benito. Stirpe frusinate. Da anni in famiglia si fa della produzione e del commercio di materie plastiche il lavoro, per altro di successo vista la partnership europea (e presto bra- siliana) con la Fiat e il ruolo di presidente degli industriali del Lazio ricoperto da Maurizio. Mentre il Frosinone è passione pura, il club che da 13 anni è nelle mani del figlio dopo il buon governo del padre. Ecco, le due cose oggi convergono in un piano di sviluppo che In Lega Pro Il Brescia retrocede prima di... perdere Il Brescia retrocede in Lega Pro. L’incubo è divenuto realtà. La squadra bresciana torna dopo 30 anni nella vecchia serie C. Aperto il processo ai colpevoli di un fallimento totale di una stagione partita male e conclusa nel peggiore dei modi. La vittoria dell’Entella sul Latina ha condannato il Brescia prima ancora di scendere in campo a Bari ed essere sconfitto 3-2. Ora tocca alla nuova proprietà guidata da Rinaldo Sagramola rilanciare società e squadra (anche se c’è qualcuno che sogna un improbabile ripescaggio). Sconfitto a Varese, il Pescara ha esonerato Baroni affidando la squadra a Massimo Oddo. non farà rivoluzioni nel segno dello sfarzo da serie A, ma proseguirà nel solco della politica dei piccoli passi. Un esempio: il Frosinone è costato tutto insieme circa 2 milioni («ma anche meno», corregge Stirpe) e per l’anno prossimo la rosa verrà implementata con gli elementi «giusti», tanti saliranno dalle giovanili. Roberto Stellone resterà («se lo vorrà, ovviamente»), anche lui è un frutto del vivaio, è cresciuto insieme ai giocatori, prima nella Berretti e poi portando due promozioni in prima squadra. Gli investimenti, invece, saranno concentrati nelle strutture, l’elemento che potrà dare continuità al sogno. In primo luogo lo stadio: il vecchio «Matusa» sarà rottamato anche se il Frosinone potrà giocarci i primi mesi di A grazie alla deroga riservata ai capoluoghi di provincia; mentre sarà finalmente completato il «Casaleno», impianto che da 42 anni è solo un eco-mostro ma che il Comune e la società di Stirpe renderanno praticabile (16.500 posti, tutto coperto), «entro il 2015». E, in più, sarà creato un centro tecnico a Ferentino, già da queste parti lo chiamano Frosinello. «Contano la passione, le idee e la voglia di lavorare», dice Stirpe. Tutto il resto sono chiacchiere. Comprese quelle di Lotito. Andrea Arzilli © RIPRODUZIONE RISERVATA ❞ Maurizio Stirpe Ho potuto ridare a questa gente un motivo di orgoglio e di riscatto ❞ Lotito? È un veggente, gran conoscitore di calcio, ci aveva proprio preso Da oggi Frosinone è la prima città del Lazio ad aver avuto una squadra in serie A. Tolta naturalmente Roma, che di rappresentare il Lazio, peraltro, non ha mai avuto grande voglia. È una storia più forte ancora di quella del Carpi. Lì la terra è ricca per definizione e natura. In Ciociaria è aspra e solitaria, fino a diventare il Texas dei film western all’italiana. Bisognerà non dirlo a Lotito, ma sono storie come questa del Frosinone che rendono bello il calcio, perfino più vendibile dal punto di vista commerciale. Lo spettacolo quasi mai è uguale a se stesso, ha bisogno di novità. Se vince sempre la grande star, alla fine invecchia. Il calcio di provincia è l’ultima pratica del sogno, dal niente al tutto in una sola estate. Vuol dire che nella vita c’è corruzione, abitudine, dolore, ma anche speranza. Esiste davvero, non è letteratura. Quelle in stile Frosinone non sono storie alla Dickens, è selezione vera, nasce dentro la vita, non fuori. Per questo hanno successo. Da qualche tempo il calcio ha messo nel piatto un ingrediente in più, una certa dose di costanza. È questa la novità. Il Chievo è in serie A da oltre dieci anni. L’Empoli da oltre venti scende e sale; il Sassuolo giocherà il suo terzo campionato consecutivo in A. Le grandi imprese di periferia sono uscite dalla fiaba, si sono consolidate, stanno diventando industrie. Hanno imparato il mestiere strano del calcio e usato bene quello che Lotito non vuole dargli, i soldi delle televisioni. Ma sarà sempre più difficile resistere. La serie A si appresta a tornare a 18 squadre, le promozioni saranno due soltanto e non potranno che andare alle grandi città. Il Frosinone è probabilmente l’ultimo esempio di un calcio che si costruisce da solo e da platea si fa grande teatro. Buon viaggio, se lo merita. Ma nel silenzio generale, è Lotito che ha vinto ancora. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 SPORT 39 # L’uomo simbolo Lacrime e forti emozioni ad Anfield per l’ultima partita di Steve Gerrard con il Liverpool. Dopo 17 stagioni con la maglia dei Reds, 709 presenze, 119 gol e innumerevoli trofei — tra i quali la Champions nel 2005 in rimonta sul Milan — in estate il capitano emigrerà ai Los Angeles Galaxy. Prima della gara contro il Crystal Palace, le due squadre e la terna arbitrale si schierano a formare un picchietto d’onore. Gerrard entra accompagnato dalle tre figlie, Lilly-Ella, Lexie e Lourdes (foto). La Kop si stringe attorno al suo uomo simbolo, «You Will Never Walk Alone» non è mai stata così emozionante. Su Lacrime ad Anfield Gerrard saluta dopo diciassette anni I tormenti di Berlusconi: io ancora presidente? Preoccupazione e piacere Inzaghi sul futuro: «Il mio l’avete già deciso, no?» MILANO I tormenti di Silvio e quelli di Pippo. Le parole, a volte, rivelano più di quello che vorrebbero. Al netto dell’autospot che in tempi di elezioni serve sempre («Non c’è una sola trattativa, ma ce ne sono diverse — assicura il presidente rossonero —. Il brand del Milan è in assoluto il più famoso nel mondo, soprattutto in Asia e soprattutto in Cina e a questo si aggiunge il brand Berlusconi che è ancora uno dei tre politici più conosciuti, insieme con Obama e Putin») nelle frasi al TgNorba24 traspaiono tutti i dubbi del presidente. Intanto, mr Bee, per varie ragioni, non l’ha convinto. «Mi sono aperto alla ricerca di qualcuno che volesse, prendendo su di sé il frastuono che deriva dall’essere implicati in una squadra vincente, portare il Milan ad essere protagonista. Ancora questo qualcuno non l’ho trovato». E poi: «Se non troverò questo qualcuno sarò costretto con preoccupazione, ma anche con immenso piacere a continuare a fare io il presidente». Preoccupazione e piacere, dunque, è l’ossimoro con cui Berlusconi rivela il suo stato d’animo e, di conseguenza, lo stato delle trattative: non ha deciso di vendere, guarda alla Cina, con le sue varie (almeno due) cordate che si fanno concorrenza per mettersi in mostra agli occhi del governo — il presidente non tratta direttamente —, promettono progetti grandiosi ma hanno bisogno di tempo per definirli. E quindi, nel frattempo, il Milan resta Convocato El Shaarawy ha superato l’infortunio: può giocare qualche minuto (Ansa) quello di Berlusconi (padre e figlia Barbara) e di Adriano Galliani, che dovrà inventare un mercato puntando sulla solita fantasia e le risorse di Fininvest. La voglia di futuro, assieme a molta razionale rassegnazione, sono invece gli opposti che animano Pippo Inzaghi. Prima di prendere il nuovo Frecciarossa per Reggio Emilia dove domani all’ora di pranzo affronterà il Sassuolo che l’aveva cercato a gennaio (la conferenza stampa si è svolta in Stazione Centrale), Pippo cerca di rifiutare l’idea che tutti i treni, per il suo Milan, siano già passati: «Abbiamo capito gli errori commessi — dice —, e poi non ho mai avuto El Shaarawy, Montolivo, De Sciglio e poco Abate. Questa squadra, con qualche innesto giusto, può competere per i primi tre posti. La base è buo- Mai pari Sassuolo e Milan non hanno mai pareggiato in A: due successi per gli emiliani, uno per i rossoneri Tanti gol Sette i gol fatti dal Sassuolo nei due precedenti contro il Milan, solo contro il Parma (8) ne ha fatti di più. In totale, le tre sfide di serie A hanno visto 13 gol: una media di 4,3 a partita Troppi rossi Il Milan è la squadra con più espulsioni in campionato, 10, seguita proprio dal Sassuolo a 9 La vittoria Entrambe le squadre hanno ritrovato la vittoria nell’ultimo turno, dopo 5 giornate senza successi Twitter impazzano i cinguetti. Da Beckham una parola («Fedeltà») e una foto che li ritrae assieme con la maglia dell’Inghilterra. Da bandiera a bandiera, Francesco Totti lascia il suo omaggio sul sito della Roma: «Gerrard è nella top 3 dei calciatori migliori al mondo, una leggenda». Solo il risultato (vince il Crystal Palace 3-1) rovina la festa di Gerrard, che si congeda con un interminabile giro d’onore. «Sono devastato all’idea di non giocare più davanti a questi tifosi. Ho amato ogni minuto qui», il suo commiato. na, la stagione non è così nera». Sembra esserci l’energia per fare programmi («I piani del futuro? Il mio l’avete già deciso, no? Sento il presidente e parlo con Galliani tre volte al giorno: c’è piena sintonia»), ma Inzaghi è il primo a sapere che le possibilità di essere confermato sono minime: «Ho un contratto, lavorerò per tenermi stretto il Milan. Poi deciderà la società, io voglio solo il bene del Milan». Frase che rivela, forse al di là delle intenzioni di Pippo, che sarà una separazione dolce, probabilmente con risoluzione di contratto. A maggior ragione se Inzaghi si vedesse davvero sostituito da uno dei suoi modelli, Carlo Ancelotti o Antonio Conte, che restano i sogni della società. In realtà, Conte vuol fare gli Europei e a Madrid stanno riflettendo bene perché, al di là delle critiche, sanno come sia difficile trovare un successore all’altezza di Ancelotti. Ammesso che poi Carletto sia davvero disponibile a cedere alla mozio- Vendita Milan «Ci sono diverse trattative in corso, ma ancora non ho trovato a chi cedere» ne degli affetti. Intanto, bisogna giocare ancora tre partite. Il clima è quello che è, molti giocatori sanno già che non saranno confermati, altri (vedi Destro) possono ancora provare a tenersi la maglia o a dimostrare il paradosso Ménez (quando non c’è il Milan gioca più da squadra) ed è facile immaginare la voglia che metterà El Shaarawy, se dovesse assaggiare il campo dopo due stagioni da incubo. L’emergenza a sinistra invece è destinata a durare fino a fine stagione (k.o. Antonelli e De Sciglio), e oggi sarà Bonera a provare a fermare Berardi, già killer di Allegri una vita fa, quando di fronte sembrava esserci un futuro tutto diverso. Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Federer e Djokovic, la finale che Roma merita Lo svizzero vuole mettere le mani su uno dei pochi tornei che ancora gli manca La finale che tutti speravano di vedere. Saranno infatti Djokovic e Federer a giocare oggi per il titolo di Roma, scontro dal pathos garantito tra fuoriclasse della racchetta. Per lo svizzero la quarta possibilità di mettere le mani su uno dei pochi trofei che ancora non compare nella sua bacheca monstre. Nella semifinale giocata sotto la luce dei riflettori, Wawrinka, sole due vittorie nei diciotto testa a testa con il più famoso connazionale, ha proseguito da dove aveva lasciato ventiquattro ore prima contro Nadal. Almeno fino a quando Re Roger, con un cross di rovescio dei suoi, non lo ha riportato sulla terra, firmando il break che ha deciso il primo set e con tutta probabilità la partita. Di lì in avanti a Federer, scomparso colpevolmente dal campo l’amico Stan, è infatti bastato il minimo sindacale per regalarsi ROMA Semifinali maschili Djokovic (Srb) b. Ferrer (Spa) 6-4, 6-4. Federer (Svi, nella foto) b. Wawrinka (Svi) 6-4, 6-2; Oggi finale DjokovicFederer Semifinali femminili Suarez (Spa) b. Halep (Rom) 26, 6-3, 7-5. Sharapova (Rus) b. Gavrilova (Rus) 7-5, 6-3. Oggi finale SuarezSharapova Tv Ore 16 diretta Sky Sport 2 il successo (6-4, 6-2). Nonostante le pessime condizioni del Centrale del Foro Italico e un David Ferrer rimasto a lottare a fondo campo fino all’ultimo quindici con la solita, ammirabile tigna agonistica, Novak Djokovic non ha fatto eccessiva fatica a guadagnare il pass per la sesta finale agli Internazionali Bnl d’Italia. Per chiudere sul 6-4, 6-4, il campione di Belgrado ha comunque dovuto giocare il mi- glior match da quando è da queste parti. «Nei primi tre turni avevo avuto ottimi momenti ma anche cali di concentrazione, mentre contro Ferrer sono riuscito a dare sempre il meglio», ha spiegato Nole, che poi si è soffermato sulla poca compattezza della terra rossa sul campo più importante. «Era molto meglio lo scorso anno, così rischiamo seriamente di infortunarci. Non è possibile che in un tor- neo come quello romano si prepari il fondo del Centrale con sole tre settimane di anticipo». La finale al femminile di oggi vedrà invece in campo il power tennis di Maria Sharapova, alla ricerca del terzo titolo, opposto alle movenze stilisticamente impeccabili, vecchio stile di una Carla Suarez Navarro proprietaria del più bel rovescio del circuito. La spagnola ha sorpreso la seconda tennista del mondo, la rumena Halep, chiudendola nell’angolo nel momento decisivo del match per poi festeggiare sul punteggio di 2-6, 6-3, 7-5. A cercare di negarle il primo grande risultato di una carriera costellata di finali perse, la russa Sharapova, a segno (7-5, 6-3) contro la connazionale Daria Gavrilova, rallentata da un problema ai muscoli addominali. Sergio Torrisi © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA MotoGp Marquez è in pole ma teme Lorenzo Rossi dietro attende DAL NOSTRO INVIATO Gp di Francia Griglia di partenza 1. M.Marquez 1:32.246 (Honda) 2. A. Dovizioso (foto) 1:32.749 (Ducati) 3. J. Lorenzo 1:32.846 (Yamaha) 4. C. Crutchlow 1:32.897 (Honda) 5. A. Iannone 1:33.001 (Ducati) 6. B. Smith 1:33.299 (Yamaha) 7. V. Rossi 1:33.352 (Yamaha) 8. D. Pedrosa 1:33.419 (Honda) 9. D. Petrucci 1:33.556 (Ducati) 10. A. Espargaro 1:33.665 (Suzuki) Classifica 1. Rossi p.82 2. Dovizioso 67 3. Lorenzo 62 4. Marquez 56 5. Jannone 50 6.Crutchlow 47 Così in tv ore 11 Sky MotoGp Moto3 ore 12.20 SkyMotoGp Moto 2 ore 14 SkyMotoGp e SkySport1 MotoGp LE MANS In cielo come in terra, a Le Mans le apparenze ingannano. Guardi in alto, vedi il sole ma un attimo dopo piove. Guardi in basso, vedi Marquez ( foto) in pole e tutti però ti spiegano che non è lui il favorito. Lo stesso campione del mondo distingue il giro secco dalla lunga gara e racconta che oggi il vero problema «sarà tenere il passo di Lorenzo». È Jorge infatti, benché solo terzo in griglia, la lepre del momento. Non padrone come a Jerez due settimane fa, ma così ben messo che, nonostante una qualifica con qualche problema, dichiara di possedere «un feeling fantastico con la Yamaha: posso provare a vincere». Chi sarà il suo primo avversario? Non certo a sorpresa, a giudicare dall’inizio stagione e dalle performance del weekend, parrebbe Andrea Dovizioso, secondo, un altro che con la sua bella Ducati ha mostrato grande ritmo e che non rinuncia a autocandidarsi: «Sono pronto. Della qualifica non sono soddisfatto, ma è un buon segno essere incazzati dopo un secondo posto, no?». Forse sì, ma allora come dovrebbe interpretare Rossi il suo settimo? Quella di Valentino, in terza fila, è certamente la posizione più indecifrabile. In qualifica non è piaciuto ma, al solito, la rifinitura del warm up e il suo talento di animale da gara potranno cambiare le cose. «Se lo conosco bene lui ci sarà eccome», sospira Dovizioso. Rossi è più cauto, ma le sue vigilie sono spesso così: «Avevo trovato un buon assetto, con la pioggia non sono riuscito a provarlo nelle ultime prove libere. In qualifica sembrava buono, ma non abbastanza. Il potenziale c’è, andrà migliorato nel warmup. Serve una buona partenza per prendere il treno dei primi tre». I quali, lamenta Rossi, «sono i più veloci». Ecco perché lui, al momento, si vede giù dal podio, e sarebbe la prima volta in questa stagione in cui ha eguagliato i quattro podi su quattro del 2005: «Ora, obiettivamente, mi vedo quarto». E però, aggiunge minaccioso, «è solo sabato…». Considerando out per il successo Iannone e Pedrosa, penalizzati dai problemi fisici, alla lunga sul risultato potrebbe incidere la storica, maggiore attitudine della Yamaha al tracciato, mentre la pioggia stavolta dovrebbe risparmiarci. Meteo France garantisce ma, essendo Le Mans, oggi tutto può succedere. E per una volta non è un luogo comune. Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera 40 # La nostra mamma oggi ha raggiunto il nostro indimenticabile papà, il suo amatissimo Geo.- Annunciano la scomparsa della Marcel e Lalla piangono la scomparsa della carissima amica Madeda Mina di Sospiro dei Conti Quintavalle di Monasterolo dAdda i suoi figli: Guya con Enrico, Gloria, Guido con Stenie e tutti gli adorati nipotini.- Per i funerali telefonare allImpresa San Siro al n. 02.32867 da martedì 19. - Milano, 16 maggio 2015. Mamma finalmente sei in pace, con papà e dentro di noi.La nostra gratitudine va a tutti coloro che ti hanno aiutata a rimanere così a lungo con noi, specialmente: Antonia, Carmen, Delia, Susanna, Sandra, dottor Palloni, dottor Culotta.- I tuoi figli. - Milano, 16 maggio 2015. Ci mancherai tanto e sono vicini a Guya, Gloria e Guido. - Milano, 16 maggio 2015. Valeria, Eugenio, Aline con Federico abbracciano Beatrice, Mario e i figli per la scomparsa della mamma Anna Maria Gerini - Milano, 16 maggio 2015. Tita, Elena Mondelli, Elena Quaglia si stringono a Beatrice, Mario e ai figli nel ricordo della mamma Federico Maineri con Aline è vicino a Stefano per la perdita della mamma Anna Maria Gerini - Milano, 16 maggio 2015. Maddalena Mina di Sospiro Mariangela Vicari abbraccia commossa Beatrice nel ricordo della sua mamma Con infinita tristezza, Guido e Stenie Mina di Sospiro, con i figli Gaetano, Pietro e Niccolò, annunciano la scomparsa delladorata e meravigliosa mamma e nonna Madeda. - Milano, 16 maggio 2015. Anna Maria Gerini Cordero di Montezemolo - Milano, 16 maggio 2015. I cugini Ferdinando e Maddalena con le loro famiglie, abbracciano Guya, Gloria e Guido nel ricordo della loro indimenticabile mamma Alessandra, Filippo sono particolarmente vicini con vero affetto a Beatrice, Emanuela, Stefano e famiglie nel ricordo di una persona speciale Anna Maria Madeda - Milano, 16 maggio 2015. architetto Dario Montagni Lo annuncia addolorato il figlio Gianluca con Michela e Tommaso.- I funerali avranno luogo il giorno 19 maggio nella Basilica di SantAmbrogio. - Milano, 16 maggio 2015. Partecipano al lutto: Liliana e Bobo. Pierlorenzo, Lorenza, Marco e Lucrezia con tanto affetto. Grazie Dario Anna Maria Gerini - Milano, 16 maggio 2015. nonna Deda Giulia e Gillo. - Milano, 16 maggio 2015. Ha terminato il suo ultimo disegno l Madeda Marchesa - Milano, 16 maggio 2015. per questi indimenticabili ventanni.- La tua Giulia. - Milano, 16 maggio 2015. Partecipano al lutto: Marina, Valeria con Carlo. Giorgio e Ornella Galli. Renato e Dada Mona. Ehi Dario e adesso dove la facciamo la festa?- Gabriella Ba con Peppo si stringe con affetto a tutti quelli che gli hanno voluto bene. - Milano, 16 maggio 2015. Dario la tua scomparsa mi lascia un grande vuoto ma il conforto è che cè stata una grande amicizia e la consolazione è in tanti ricordi di belle avventure durate trentacinque anni.- Sono vicino a te, alla famiglia e alla tua adorata Giulia.- Giancarlo. - Milano, 16 maggio 2015. Madeda Rossana Sacchi ricorda con profonda commozione ed infinito affetto lamica carissima Anna Maria Gerini Cordero di Montezemolo Daniela e Giacinto partecipano al dolore della famiglia Montagni per la scomparsa di Un grande abbraccio ad Emanuela, Beatrice e Stefano. - Milano, 16 maggio 2015. Dario Caterina e Stefano, Erminio e Sisa, Francesco e Francesca, Guido e Mariarosa, Luca e Carolina con Marzio nel ricordo della Francesco e Barbara, Ariberto e Silvana, Richi e Sandra abbracciano Bea, Mario e figli nel ricordo della mamma e nonna Anna Maria Gerini Marchesa Madeda Mina di Sospiro sono vicini a Guido e alla famiglia tutta con grande affetto. - Milano, 16 maggio 2015. Gian Giacomo e Nicoletta sono vicini a Gloria, Guia e Guido nel ricordo di Madeda - Milano, 16 maggio 2015. "Wer im Gedächtnis seiner Lieben lebt, ist nicht tot, der ist nur fern.- Tot ist nur, wer vergessen wird". (Immanuel Kant) Marchesa Maddalena Mina di Sospiro Quintavalle Mit Madeda ist unsere liebste Freundin, unser Vorbild, unsere Beraterin, Kunstmäzenin und Mitbegründerin der in Stuttgart ansässigen Tanzstiftung Birgit Keil von uns gegangen.- Sie bleibt für immer in unserem Herzen.- In unendlicher Dankbarkeit und Liebe Birgit Keil und Vladimir Klos. - Stoccarda, 16 maggio 2015. Silvia Blanchaert con Jean e André è vicina a Guya, Gloria e Guido nel ricordo di Madeda amica generosa di tutta una vita. - Milano, 16 maggio 2015. Alberto e Lidia, Alessandra, Barbara, Christian e Paola, Elena e Gerardo, Francesca, Enrico e Kinina, Giovanna e Maurizio, Luca, Marcella, Massimiliano, Silvia abbracciano con affetto Gloria, Giulia e Gillo nel ricordo della Marchesa Madeda Mina di Sospiro - Milano, 16 maggio 2015. Partecipa al lutto: Anna Targetti. - Milano, 16 maggio 2015. Giorgio ed Alessandra Galli con Giorgia e Camilla si stringono vicini ad Emanuela e Domitilla e partecipano commossi al dolore di tutta la famiglia Cordero di Montezemolo per la perdita della Marchesa Anna Maria Gerini Cordero di Montezemolo amico di tanti anni felici. - Milano, 16 maggio 2015. Partecipano al lutto: Guido e Toti Melzi DEril. Marco e Cristina ricordano con affetto e piangono lamico di sempre Anna Maria Gerini Cordero di Montezemolo Partecipano al lutto: Giorgio e Patrizia Lo Cascio. Ciao Massimo con te se ne va una delle più belle intelligenze della neuroradiologia italiana, un grande uomo, un poeta e un caro amico.- Un forte abbraccio a Lucilla, Lavinia e Virginia da Luisa e Pepe Scotti. - Milano, 16 maggio 2015. Eliana Poletto con Rita e tutto lo staff della casa editrice Poletto Editore partecipa con profonda commozione al dolore della famiglia per la scomparsa del prof. Massimo Gallucci - Vermezzo (MI), 15 maggio 2015. Il consiglio direttivo, il vice-presidente, il past president, il segretario, il tesoriore e i responsabili delle sezioni della Associazione Italiana di Neuroradiologia piangono la prematura scomparsa del loro Presidente Prof. Massimo Gallucci insigne medico e neuroradiologo, uomo e amico meraviglioso. - Milano, 16 maggio 2015. Jack Basehart Lo annunciano con profonda tristezza il fratello Paolo e la cognata Luciana insieme alle nipoti Anna, Carolina e Francesca con le nipotine Lisa, Chiara, Maria, Alexandra, Elizabeth, Victoria e Sofia che lhanno amata come una mamma.- Un particolare ringraziamento a Mariella, Silvia, Yessenia e Michael.- Le esequie saranno celebrate in San Giovanni di Lecco lunedì 18 maggio alle ore 14.30 nella chiesa parrocchiale indi al cimitero di Cantù.Sarà disponibile il servizio pullman per chi desiderasse accompagnare Alessandra fino al cimitero di Cantù.- Niente fiori ma offerte a La Nostra Famiglia. - Lecco, 16 maggio 2015. Luisa e Lucio piangono il grande amico Ciao caro Jack amico di una vita.- Ora ti auguriamo di essere nel mondo che volevi.- Paolo e Claudia Dal Pozzo dAnnone. - Milano, 16 maggio 2015. Valentina, cara e dolce amica di sempre, non posso che tenerti stretta in un lungo abbraccio senza parole ricordando una persona davvero speciale. - Roma, 16 maggio 2015. Jack Partecipano al lutto: Benoit e Carla. Carlo e Miretta. di cui ricorderanno sempre il sorriso e la gioia di vivere. - Milano, 16 maggio 2015. Jeannette Kauffmann sei sempre nei miei pensieri.- Renata. - Milano, 17 maggio 2015. ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 Un abbraccio particolare a Giulia. - Milano, 16 maggio 2015. Tel. 02 50984519 www.necrologi.corriere.it Ciao Darione e-mail: [email protected] la tua allegria la tua gioia di vivere e le tue belle case saranno sempre con noi, grazie!- Un abbraccio a Giulia.- Laura e Alessandro. - Milano, 16 maggio 2015. SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Corriere della Sera TARIFFE QUOTIDIANO (Iva esclusa) : PER PAROLA: Necrologie: € 6,50 - Adesioni al lutto: € 13,00 I testi verranno pubblicati anche sul sito www.necrologi.corriere.it È possibile richiedere servizi aggiuntivi, disponibili solo on line Dario Montagni Gazzetta dello Sport uomo e architetto con una marcia in più. - Milano, 16 maggio 2015. Dario Tiva Mari Luparia ti ricordo sempre con tanto dolore e rimpianto.Fernanda. - Milano, 17 maggio 2015. SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE Dario sarai sempre con noi.- Massimo e Giuli Masla, Renato e Loredana Rettore, Giorgio e Mari Gracis, Piero e Marisa Ostellino. - Milano, 16 maggio 2015. 2002 - 2015 Cara, amatissima mamma RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Piero e Anna Maria si stringono in un ultimo abbraccio al grande e carissimo amico di tutta la vita Indimenticabile amico Jackie - Roma, 16 maggio 2015. Partecipano al lutto: Riccardo e Rubina Rosati. Giorgio e Anita Quagliuolo. Aldo Faitelli - Milano, 16 maggio 2015. Partecipa al lutto: Alessandro Parrocchetti. Il Presidente Marino Sinibaldi, il Direttore Antonio Calbi e tutto il Teatro di Roma si stringono a Valentina Cortese nel dolore per la perdita dellamato - Milano, 16 maggio 2015. Jack Alessandro Beretta e B.G. Services S.r.l. con i collaboratori tutti sono vicini al dottor Fabrizio Faitelli e alla famiglia per la scomparsa del papà Riccardo e Matilde abbracciano con infinito affetto Valentina e Tatiana, e si stringono a loro nel ricordo di Jack Fabrizio e Roberta con Roberto, Riccardo e Rodolfo si stringono forte a Valentina e Tatiana in questo momento di immenso dolore per la perdita del loro amato Alessandro Abati Jack Basehart Il nostro cuore è con te.- Elio e Susan, Aldo e Eliana. - Londra, 16 maggio 2015. di cui porteranno sempre nel cuore il senso dellamicizia, la bontà e la grande gioia di vivere. - Milano, 16 maggio 2015. Mario Rossana Alessandra Mino abbracciano Valentina e Tatiana nellimperituro ricordo di Gli amici di Roma: Roberto, Stefano, Luca, Antonio e Renato ricordano il caro Ferruccio Olivieri profondamente commosso è vicinissimo a Valentina nel suo immenso dolore per la perdita delladorato figlio Valentina nostra carissima, ti siamo vicini e ti abbracciamo in questo momento così doloroso delladdio al figlio tuo tanto amato Jackie Cara Jack Basehart e abbracciano Valentina e Tatiana. - Milano, 16 maggio 2015. - Milano, 16 maggio 2015. Claudia Buccellati. - Milano, 16 maggio 2015. ricordando la tua grande dolcezza abbracciamo forte Paolo e Luciana e le tue amate nipoti.- Antonio e Kate, Fabio e Clara coi figli. - Cantù, 16 maggio 2015. Alessandro e Marzia di Carpegna Brivio ricordano con grande affetto e nostalgia Jeckie Basehart Jackie - Milano, 16 maggio 2015. Partecipano al lutto: I cugini Redaelli di Brogno. Dario Giuseppe Auretta, Angelo Gilda, Enrico Lisa, Nuccio Gabriella, Giorgio Alessandra, Elio Antonella, Luigi Laura, Massimo Patrizia, Gianrocco Daniela, Sandro Giovanna, Tony Dolores, Enrico Luisa, Daniele Kelly, Lorenzo Mirella, Millo Mariagrazia, Paolo Nanna, Vittorio Claudia, Gigliola, Marco, Donatella si stringono alla cara Giulia che gli è stata compagna con abnegazione e amore per tanti anni nel doloroso momento della scomparsa del nostro carissimo amico Il funerale sarà celebrato martedì 19 maggio nella Basilica di San Marco.- Per lorario contattare il n. 02.32867. - Milano, 16 maggio 2015. È tornata al Padre Alessandra Boghi Cattaneo Un abbraccio particolare a Giulia. - Milano, 16 maggio 2015. - Milano, 16 maggio 2015. Valentina Cortese de Angeli e Tatiana Basehart profondamente addolorate annunciano il ritorno alla casa del Padre delladorato Dario amico di sempre. - Milano, 16 maggio 2015. Sandra Caro cara, non dimenticherò mai tutto il bello che abbiamo condiviso.- Paoletta. - Milano, 16 maggio 2015. Partecipano al lutto: Anneli e Guido con Sara e Valentina. Guido e Franco Artom con Camilla, Giulio, Marina e Alessandra, Gabriele sono affettuosamente vicini a Gianluca per la perdita di TARIFFE QUOTIDIANO (Iva esclusa) : PER PAROLA: Necrologie: € 2,50 - Adesioni al lutto: € 5,50 TARIFFE ONLINE (Iva esclusa) : Partecipazioni al lutto online € 20 Fotografia € 15 Biografia € 50 Abbonamento annuale pagina defunto € 60 Fotografia + biografia + abbonamento annuale pagina defunto € 100 Anniversari e ringraziamenti a modulo Corriere della Sera Gazzetta dello Sport € 300,00 a modulo € 185,00 a modulo Diritto di trasmissione: pagamento differito € 5,00 Servizio sportello: i necrologi acquisiti presso Via Solferino 36 Milano (lunedì-venerdì orario continuato 9/17.30) beneficeranno di uno sconto del 20% sulla tariffa Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 SPORT 41 # Scherma Di Francisca va forte in Coppa del Mondo Scudetto alle cremonesi La favola Casalmaggiore sul tetto del volley Pallanuoto Recco record nella storia: 10°scudetto di fila Ancora un successo in Coppa del Mondo di scherma per Elisa Di Francisca: l’atleta delle Fiamme Oro ha infatti conquistato il primo posto nel fioretto individuale a Shanghai, prova di Coppa del Mondo. Per l’azzurra, campionessa olimpica a Londra 2012, è il terzo successo di tappa consecutivo, dopo quelli ottenuti a L’Avana e a Tauber nelle scorse settimane. Dietro alla vincente Di Francisca, sul podio la russa Irina Deriglazova e al terzo posto la tunisina Ines Boubakri insieme all’azzurra Alice Volpi che ha battuto la Errigo. La città più piccola della Serie A, quindicimila abitanti, conquista lo scudetto del volley femminile: Casalmaggiore è campione d’Italia. In gara 5 della finale batte Novara per 3-1 davanti a 3500 spettatori che avevano riempito il Pala Terdoppio della città piemontese. Per Casalmaggiore, centro in provincia di Cremona, è il primo successo della storia. La Pomì succede alla campionesse 2014 della Rebecchi Piacenza. Una vittoria sorprendente sulle favorite dell’Igor Gorgonzola di Novara. La Pro Recco sempre più nella storia. I liguri battono Brescia 11-7 e conquistano il 29° titolo della loro storia, ma soprattutto il decimo consecutivo come mai nessuno nella storia. Cinque doppiette per Recco con Figlioli, Fondelli, Pijetlovic, Aicardi e Gitto che rispondono all’inizio super del Brescia che conduceva prima 3-0 e poi 4-2. La squadra lombarda forse si illude, fa male perché la reazione di Recco è veemente, la squadra ligure è implacabile nel cercare e sfruttare le lacune di Brescia: così costruisce il suo scudetto record. Ciclismo Schermaglie nella tappa di Campitello Alberto tiene bene Vince Intxausti ● Emozioni e punti di vista Nel Giro dei ragazzini Pirazzi supera il fascino del Pistolero da uno dei nostri inviati Paolo Di Stefano DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Contador è di granito Aru, attacchi strategici Lo spagnolo guadagna anche 2’’: «Salvo senza problemi» km 10 97 121 127 148 584 -Passo Serra SAN GIORGIO DEL SANNIO 1.386 m 764 - Castelvetere sul Calore 1.240 - Monte Terminio BENEVENTO 135 m controllato, e sono contento. Non sono ancora comodo in bici, e si vede, però ogni giorno va un po’ meglio. Rispetto Aru, mi rivedo in lui, fa grande il ciclismo italiano. Faccio fatica a dormire e ho il braccio fasciato: quando avrò le gambe per rispondere, lo farò». Dal quasi ritiro di Castiglione ai due secondi guadagnati su Aru ieri, grazie allo sprintino da gregario di Sora. L’impressione è che Contador abbia saputo ribaltare una situa- 1.087 - Colle Molella 1.243 - Serro Tondo 532 - Lioni gario del sardo, nel tentativo di scuotere la classifica con una vittoria dei celestini o, addirittura, il furto della maglia rosa. Una buona idea o un autogol? «Nessun errore, ci abbiamo provato: io ero d’accordo, Landa si è mosso come previsto». Poca salita per affondi mortali, troppo Contador per fare la rivoluzione. Il leader si è difeso attaccando, la specialità della casa: «Li aspettavo al varco, sapevo che si sarebbero organizzati. Ho 563 - Montefredane CAMPITELLO MATESE Al traguardo intermedio nella terra di mezzo di Sora, insieme al rumeno Grosu e al bielorusso Samoilau, spinge sui pedali uno spagnolo dritto e affilato. Con un colpo di reni, tra lo sconcerto del gruppo, intasca due secondi di abbuono, da mettere nel tascapane. Perché la maglia rosa si dà tanto da fare, in Ciociaria, contro due carneadi del Giro? Perché Alberto Contador sta bene, il tempo trascorso in sella gioca a suo favore, l’obiettivo è arrivare al riposo da leader, mentre la spalla migliora a vista d’occhio. Schermaglie, strategie, piccole astuzie in grado di intaccare la fiducia dei rivali. In questa lunga seduta di psicanalisi chiamata Giro d’Italia, vale tutto. Dopo la tappa-maratona, riecco la salita. È una montagna dolce: l’Appennino molisano non ha picchi, solo ricottine che si squagliano in bocca. Sotto il Monte Mileto, in cima a un’ascesa di 13 km senza strappi feroci, con una bella fuga vince il basco Beñat Intxausti. Ma quello che ci interessa, accade alle sue spalle. Sull’Abetone aveva preso l’iniziativa Contador, a Campitello Matese scatta Aru. Una, due volte. A 4,6 km dall’arrivo e poi a 1.200 metri. Il pistolero triste e ferito risponde. Una, due volte. Ci sono anche Porte e Uran. Arrivano tutti e quattro insieme, quasi in parata. L’Astana si è spesa (molto) per il capitano, la Tinkoff si è liquefatta un’altra volta. Se la squadra di Aru si dimostra più solida, Contador, da solo, con la spalla ancora fasciata, è di granito. «Il Giro è appena cominciato» annuncia. E per gli altri non è una buona notizia. Quando ha visto che Aru non riusciva a scrollarsi di dosso lo spagnolo, l’Astana ha tentato un diversivo: lanciare in solitario Mikael Landa, gre- 203 215 Corriere della Sera zione sfavorevole nel giro di 48 ore, dando agli avversari una grande dimostrazione di forza. «Lo conosciamo, è un campione enorme: per Alberto ho grande rispetto ma nessun timore reverenziale. Lo attaccherò di nuovo, darò il massimo» garantisce Aru sotto il cerottino. La tappa saliscendi di oggi, 215 km, darà l’ultimo dispiacere alla spalla di Contador e non cambierà gli equilibri della classifica. «Mi chiedo come farò a correre la lunghissima crono di Valdobbiadene se non riuscirò a tenere le braccia attaccate al corpo, ma quello di Campitello era un test importante e mi sono salvato senza problemi» dice il pistolero. Cinque minuti dopo essere sceso dalla bici, era già sui rulli. Fa paura ammaccato, immaginiamoci sano. Gaia Piccardi © RIPRODUZIONE RISERVATA Ci è o ci fa? Il giallo della maglia rosa Il medico: «Nessun problema se si calma il dolore e si evitano atti bruschi» Ci fa o ci è Pistolero Contador con la sua spalla dolorante e il volto contrito? Come può uno arrivato anche ieri sera in conferenza stampa col braccio sinistro rigido lungo i fianchi e costretto a farsi aiutare per indossare il giubbino, rispondere colpo su colpo agli attacchi di Aru e Porte in salita dopo aver addirittura battagliato per un insignificante gran premio della montagna? Gaetano Daniele, medico della Trek: «Ho visto Contador nella tenda-spogliatoio dopo la caduta. Piangeva per il dolore. Quando la testa dell’omero esce dalla sua cavità dilania il cercine glenoideo, la membrana che CAMPITELLO MATESE tiene unite le due parti. Il dolore è acutissimo. E siccome questa membrana non può riformarsi, il danno è permanente». Dolore acuto, danno permanente. Come può quindi Contador continuare a pedalare? Daniele: «Nel suo caso la testa omerale è tornata nella sua sede dopo lo slittamento e funziona esattamente come prima. Il suo primo problema è tenere sotto controllo il dolore, riuscendo a dormire, la cosa più importante per chi corre per tre settimane. Per questo ci sono gli antinfiammatori. Il secondo problema è che adesso la testa dell’omero non è più protetta dal cercine, che funziona come una specie di silicone sigillante. Quindi potrebbe uscire in caso di movimenti extra-rotatori. Gli unici movimenti pericolosi che mi vengono in mente per un ciclista sono indossare una mantellina o afferrare una borraccia, ma solo se il movimento è brusco e violento. In qualunque altra posizione, compreso quando si alza sui Dopo l’incidente Il dottore della Trek: «Ho visto Contador dopo la caduta: piangeva dal male» pedali o piega a cronometro, Contador non dovrebbe avere problemi». La sublussazione della spalla è una causa di infortunio professionale comune tra gli sportivi (lanciatori nell’atletica, pallavolisti, ginnasti, sollevatori di pesi) e in chi fa lavori pesanti nell’agricoltura o in fabbrica. Le complicazioni che rendono impossibile lavorare (seconda o terza lussazione, dopo la quale serve il chirurgo) avvengono soprattutto in chi ha meno di trent’anni o più di cinquanta. Avendone 33, Alberto ha anche la statistica dalla sua parte. Marco Bonarrigo © RIPRODUZIONE RISERVATA Ordine d’arrivo 8ª tappa Fiuggi Campitello Matese 186 km 1. Intxausti (Spa) 4.51’34” (+10” abb.) 2. Meana Landa (Spa) a 20” (+6”) 3. Reichenbach (Svi) a 31” (+4”) 4. Aru (Ita) a 35” 5. Contador (Spa) s.t. 6. Porte (Aus) s.t. 7. Uran Uran (Col) s.t. 8. Cataldo (Ita) s.t. 9. Cunego (Ita) a 45” 10. Caruso (Ita) s.t. 11. Izaguirre (Spa) s.t. 12. Visconti (Ita) a 53” Classifica 1. Contador (Spa) in 32.40’07” 2. Aru (Ita) a 4” 3. Rochie Porte (Aus) a 22” 4. Cataldo (Ita) a 30” 5. Meana Landa (Spa) a 42” 7. Visconti (Ita) a 1’16” 8. Uran Uran (Col) a 1’24” 9. Caruso (Ita) a 1’34” 13. Formolo (Ita) a 2’15” 14. Cunego (Ita) a 2’24” Oggi 9ª tappa Benevento-S. Giorgio del Sannio 215 km Così in tv ore 14.30 Eurosport ore 15.05 Raitre Gazzetta tv ore 13.15, 19.30 e 23.15 CAMPITELLO MATESE «Papà, ma ‘ndove se fermano a magna’?». Il ragazzino avrà 9 anni e sta parlando dei ciclisti. Papà gli dà un colpetto sulla nuca e sorride: «Sì, Roby, magari se fanno pure ‘n bicchiere de vino…». Poi aggiunge serissimo: «Quelli so’ atleti, Roby, non so’ mica donnette». Il cielo di Fiuggi minaccia sfracelli, ma è solo una pioggia leggera che non può rovinare la festa ai 47 bambini di quinta elementare vestiti di rosa che hanno vinto il concorso Biciscuola meritandosi il viaggio sul Pullman Azzurro della polizia di Stato fino alla tribuna d’onore di Campitello Matese. Roby li guarda dall’altro lato della strada forse con un po’ di invidia: ora sa che i ciclisti, durante la tappa, non si fermeranno a mangiare né in trattoria né sull’erba per un picnic. Federico è sicuramente più contento di lui, è nel gruppo dei premiati e sta per partire con i compagni e le maestre. Il suo idolo è uno scalatore nato da queste parti, Stefano Pirazzi, autentico mito locale anche se arranca a più di 15 minuti dalla maglia rosa: «Me piace — dice Federico — perché suo fratello Roberto lavora nella fabbrica di mio padre». Il «tecnico» Gabriele, dieci anni, è rimasto un po’ male, venerdì, perché aveva previsto una vittoria: «Scatta scatta, però poi Pirazzi se stanca e finisce sempre che perde, se fossi in lui andrei tranquillo e scatterei dopo». Tutti pazzi per Pirazzi!, insomma, come ripetono i cartelli sulla strada. «Se sta a prepara’ per il Tour», assicura mamma. Stefano Pirazzi (Ansa) Non c’è Contador che tenga, al cospetto di Pirazzi. «Ma Contador è quello là con la maglietta rosa?». Sì, è proprio lui, uno spagnolo non male, ma Stefano è un’altra cosa. «Ieri praticamente Pirazzi aveva scattato e lo stava a supera’». Chissà che cosa ha visto, Gabriele, arrampicato su un albero, come il barone rampante, a godersi la volata. «Amore di mamma!», urla sua madre stringendogli la faccia con le due mani prima di stampargli un bacio sulla guancia. Maria Linda non sembra entusiasta dell’esperienza: «Mi piace tanto anda’ in bici, però poi a vedere i ciclisti alla televisione mi viene la nausea, tutti così sudati…». Il Pullman Azzurro raggiunge Campitello verso le quattro e i bambini sono una macchia rosa sulla tribuna d’onore. Uno sventolio di bandierine. Hanno superato le tende, i camper sui prati, i furgoni che vendono i kit del Giro, gli ombrelloni aperti dei villeggianti che preparano grigliate di carne, gli anziani seduti ad aspettare sugli sgabelli, altri striscioni inneggianti al loro eroe («Se la tappa va a sprazzi punta su Pirazzi»). Hanno mangiato all’autogrill un panino al tacchino e bevuto una coca-cola. «Abbiamo visto un sacco di gente, ma ancora niente ciclisti». Arriveranno tra un’oretta. «Me dispiace che Pirazzi per il momento non è primo», si lamenta Mattia. «Però il divertimento è stato che, quando la maestra ci ha detto de saluta’ la gente, abbiamo fatto un macello. Proprio una bella giornata, davvero, e mo’ vediamo che fa’ Pirazzi». Più in là, oltre la transenna, anche Costantino, un dodicenne di Lucera accompagnato da papà, dice che questa è la sua giornata. Non cita Pirazzi: «In un gioco a premi ho vinto un’intera riserva di tonno in scatola, sono contento, anche se il tonno non mi piace». E Pirazzi? 2’ 18” di ritardo, 47 bandierine rosa lo salutano dalla tribuna. © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 # Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 43 # CorriereSalute Psicologia Alimentazione Le regole giuste per far dormire i bambini piccoli Gli adolescenti italiani fanno troppi errori con il cibo di Elena Meli di Maurizio Tucci Le pagine del vivere bene www.corriere.it/salute Se sono all’estero chi paga le mie cure? La riflessione di Carmine Pinto* UNA NUOVA ETICA PER L’ONCOLOGIA S i è concluso da poco a Ragusa il IV Incontro Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) sul tema «Etica in oncologia». L’etica nella sua piena accezione entra in maniera preponderante nel quotidiano dell’oncologo medico in tre aspetti cruciali della cura: la scelta, la sostenibilità e la ricerca. Il primo punto riguarda il difficile equilibrio fra la comunicazione della diagnosi e del percorso di cura, il rispetto delle decisioni del paziente e l’assunzione della migliore decisione terapeutica, che consideri le volontà e le aspettative per la vita di ogni individuo. Il giorno in cui una persona scopre di avere il cancro non è un giorno “qualunque”, ma apre una nuova fase perché cambia il valore attribuito alla vita e al futuro, apre una frattura importante nella vita del paziente, fra ciò che si è «prima» e il «dopo». Un difficile equilibrio che pone le scelte dell’oncologo tra informazione, condivisione, quantità e qualità di vita. La ricerca di un equilibrio etico diventa poi ancora più complessa per le decisioni nel «fine vita», quando prevale l’accompagnamento sulla cura. Il secondo aspetto riguarda la sostenibilità per la sanità pubblica delle terapie oggi sempre più efficaci e costose. Esiste un rapporto fortemente etico tra garanzia di accesso per tutti i cittadini ai più efficaci farmaci anti-cancro, e normative e strategie di politica sanitaria che possono produrre disparità nei diritti a poter usufruire di uno stesso farmaco già registrato dall’Aifa tra cittadini di diverse Regioni. Etica dei diritti, ma che si accompagna indissolubilmente all’etica del rapporto tra valore e costo di un farmaco e strategia di impiego delle risorse in sanità. Si ripropone il dilemma e l’equilibrio nelle scelte: a quale costo accettabile? È davvero necessario scegliere se investire in mesi di aumento in sopravvivenza o nei processi riabilitativi per patologie invalidanti? Questa discussione per scelte etiche non può che coinvolgere tutti gli attori: Istituzioni, industria, accademia, clinici e pazienti. L’ultimo punto è costituito dall’etica della ricerca, che non può essere focalizzata solo nella “scoperta” del farmaco più efficace, ma deve rispondere anche ai cosiddetti medical needs, ai bisogni clinici ancora insoddisfatti, dalla prevenzione ai trattamenti attivi. L’oncologia richiede quindi costantemente scelte etiche condivise perché i progressi siano davvero patrimonio di tutta la società civile. *Presidente Nazionale Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) © RIPRODUZIONE RISERVATA Per saperne di più Informazioni, guida e app dedicata sul sito del Ministero della Salute www.salute. gov.it Un infortunio, un malore, il riacutizzarsi di un disturbo. Sono tanti i motivi per cui, mentre ci si trova in un Paese straniero (per turismo, lavoro o studio) si può avere bisogno di una prestazione medica. In diversi casi il nostro Servizio sanitario ci protegge anche oltreconfine. Ecco dove, quando e come ●Il numero C’è un «esercito» di anziani attivi che aiuta chi è più fragile 7 milioni Il totale delle ore di attività svolte dai volontari Auser in un anno P iù di 17 milioni di chilometri percorsi dalle automobili impegnate nei servizi di trasporto e accompagnamento; quasi 7 milioni di ore di volontariato in un anno; quasi 305 mila iscritti, oltre 45 mila volontari e 1.500 sedi: sono alcuni dati del primo Bilancio Sociale di Auser, Associazione per la promozione e lo sviluppo dell’autogestione dei servizi della terza età, che fotografa la voglia degli anziani di partecipare e di impegnarsi nella società. L’aiuto ad altri anziani più fragili, il contrasto alla solitudine e al rischio di emarginazione sono le attività di Auser che vedono impegnato il maggior numero di volontari e strutture. Il Filo d’Argento, con il numero verde gratuito 800-995988, attivo tutto l’anno dalle 8 alle 20 sull’intero territorio italiano, è lo strumento principale attraverso il quale chi ha un’età avanzata può chiedere aiuto e Auser realizza le attività di sostegno e protezione. 44 Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera SALUTE # Per gli europei Dossier Tessera «locale» se la trasferta sarà molto lunga Diritto «S.O.S.» Se non avete la Tessera Europea di Assicurazione Malattia-TEAM o l’avete persa, prima di partire per un Paese dell’Ue o della Associazione europea di libero scambio, chiedete all’Asl il certificato sostitutivo. Se siete già partiti senza la TEAM fatevi inviare il certificato per fax o mail. Se non avete né TEAM né certificato sostitutivo, dovete pagare le cure e poi chiedere il rimborso, presentando ricevute e documentazione sanitaria. D urante un soggiorno temporaneo all’estero ci spetta l’assistenza sanitaria gratuita se abbiamo bisogno di cure impreviste? Dovremo pagare la visita dal dottore o le cure ricevute in ospedale o, addirittura, l’ambulanza? Le spese sostenute saranno rimborsate una volta tornati in Italia? E come districarsi tra regole e procedure spesso diverse nei vari Paesi del mondo? Per rendere più semplice e accessibile l’assistenza sanitaria all’estero per coloro che viaggiano per turismo, o per motivi di lavoro o di studio, il Ministero della Salute ha predisposto due nuovi strumenti (utili per qualunque Paese si voglia raggiungere) nell’ambito del Progetto EESSI-Electronic Exchange of social Security Information, finanziato dalla Commissione europea: un opuscolo dal titolo “Mobilità Sanitaria Internazionale” — prodotto in 100 mila copie e già distribuito nelle Asl — e una app per cellulari, versione mobile dell’applicazione “Se parto per…”, già disponibile da alcuni anni sul portale del Mi- In farmacia er soggiorni prolungati (per esempio, per lavoro) in un altro Stato dell’Ue o dell’Associazione europea di libero scambio, si può avere un’assistenza completa, compreso l’equivalente del medico di famiglia. Allo scopo vanno utilizzati appositi moduli per esercitare il diritto alle prestazioni previdenziali in quanto cittadini europei: si deve chiedere alla Asl per se stessi e per ciascuno dei familiari - il Modello S1, con validità annuale, rinnovabile per P l’intera durata del soggiorno. Arrivati a destinazione, va presentato presso una Cassa sanitaria locale, per avere tutte le prestazioni alla pari degli assistiti del luogo. Ma attenzione: se il vostro datore di lavoro è dello Stato Ue in cui si svolge l’attività (non versa i contributi in Italia), la vostra assistenza sarà a carico di quel Paese, che vi darà una TEAM (Tessera Europea Assicurazione Malattia). E quella Italiana va restituita. M. G. F. Se andiamo all’estero e abbiamo bisogno di cure mediche, dove siamo protetti dal nostro Servizio sanitario? È tutto gratuito oppure si paga qualcosa? E quali procedure dobbiamo seguire? È bene informarsi prima della partenza e ora ci aiuta anche una app Assistenza oltreconfine Diritto nell’ Ue e poco più ❞ Differenze L’organizzazione sanitaria in Europa varia da uno Stato all’altro. Ciò che è offerto in Italia può non esserlo in un’altra nazione nistero stesso. «Prima di partire, è bene che il cittadino sappia quali sono i suoi diritti nel Paese meta del soggiorno — sottolinea Sergio Acquaviva, direttore dell’ufficio che si occupa della mobilità sanitaria internazionale presso la Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute —. Se poi ha necessità di avere informazioni sul posto, può accedere alla guida interattiva attraverso l’app “Se parto per…”. Inoltre, può consultare direttamente dal dispositivo mobile, ovunque si trovi, la normativa comunitaria vigente e, grazie al sistema EESSI, anche la directory pubblica che consente di sapere quali istituzioni, in uno specifico Stato dell’Unione europea, si occupano di tutelare i diritti in materia di sicurezza sociale, oltre che di assistenza sanitaria. Non si trovano, invece, gli indirizzi di ospedali o strutture dove curarsi». Come usare la guida interattiva? Collegandosi al portale del Ministero, o tramite l’app, bisogna scegliere il Paese di destinazione alla voce “Dove vai?”, poi selezionare il motivo del viaggio (temporaneo soggiorno, turismo, lavoro, cure di altissima specializzazione, trasferimento di residenza o gravidanza-parto); alla fine del percorso appare la schermata con le indicazioni su che cosa fare prima di partire, durante il soggiorno e altri consigli per evitare brutte sorprese. Ma iniziamo con l’ipotesi di un viaggio o di un soggiorno in Europa. Se vi recate in uno Stato dell’Unione europea o in Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera (Stati che fanno parte della Associazione europea di libero scambio, EFTA, dall’inglese European Free Trade Association), ricordatevi di portare con voi la TEAM -Tessera Europea di Assicurazione Malattia. In pratica, è il retro della tessera sanitaria (quella che viene rilasciata dall’Agenzia delle entrate a tutte le persone, non solo italiane, iscritte al Servizio Sanitario Nazionale, per esempio anche a un lavoratore extracomunitario che svolge la sua attività presso una famiglia italiana), e ha una validità di sei anni. Negli Stati Ue o EFTA, presentandola al dottore o in ospedale (pubblico o convenzionato), potete accedere alle prestazioni mediche necessarie, non solo urgenti, alle stesse condizioni dei cittadini del Paese visitato. In generale, le prestazioni sono gratuite, salvo il pagamento dell’eventuale ticket o di altra partecipazione alla spesa prevista. Ma attenzione, avverte Sergio Acquaviva: «I sistemi di assistenza sanitaria in Europa variano da un Paese all’altro. Servizi che sono gratuiti in Italia potrebbero non esserlo in un altro Stato europeo, oppure può essere previsto un ticket per l’ambulanza, che da noi, invece, non si paga. Per esempio, in Francia vige un sistema basato sull’assistenza in forma indiretta, per cui va pagata la prestazione e poi va richiesto il rimborso, o direttamente all’istituzione competente (nello specifico, CPAM), che provvede a darlo in giornata (l’indirizzo si può trovare nella directory pubblica del sistema EESSI, cui si accede tramite l’app), oppure al rientro in Italia, rivolgendosi alla propria Asl che rimborserà — previa presentazione delle ricevute e della documentazione sanitaria entro 90 giorni — dopo avere verificato le tariffe con lo Stato di soggiorno». Va sottolineato che i ticket, in qualunque Paese si siano pagati, non sono mai rimborsati. Compartecipazione alla spesa I ticket non sono mai rimborsati e a volte sono piuttosto alti. Anche le esenzioni per malattie croniche non sono riconosciute ovunque «E in alcuni Paesi sono piuttosto alti — riferisce Acquaviva —. Per esempio, in Francia corrispondono a circa il 20% della prestazione erogata, tanto che molti francesi hanno una polizza assicurativa per la loro copertura». È bene sapere anche che l’esenzione dal ticket per determinate malattie croniche riconosciuta in Italia, non è detto che lo sia in un altro Stato dell’Ue e EFTA. In questo caso le Asl di residenza possono decidere di rimborsarla comunque. Ancora: i malati cronici, presentando la TEAM, hanno diritto alla “continuità delle cure”, cioè a tutte le cure necessarie in base al proprio stato di salute. Comunque, per esempio a chi è in dialisi o in chemioterapia, il Ministero della Salute consiglia di prendere in anticipo i contatti con la struttura estera a cui si chiederà la prestazione. Maria Giovanna Faiella © RIPRODUZIONE RISERVATA Nel resto del mondo la copertura è possibile per lavoratori e studenti S e viaggiate per turismo in Paesi extraeuropei che non hanno stipulato accordi bilaterali con l’Italia per l’assistenza sanitaria, in caso di necessità — fatta eccezione per lavoratori e studenti, a determinate condizioni, come si vedrà più avanti — non avrete diritto a cure gratuite (o rimborsate al rientro): di solito, infatti, le prestazioni sanitarie vanno pagate interamente, compresi i servizi di Pronto soccorso. In alcuni Paesi i costi dell’assistenza sono molto elevati, per questo il Ministero della Salute consiglia di stipulare un’apposita polizza sanitaria prima della partenza. Ma «le assicurazio- ni in regime privatistico possono prevedere clausole diverse, — avverte Sergio Acquaviva, direttore dell’ufficio che si occupa della mobilità sanitaria internazionale presso la Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute — perciò, il consiglio è di leggere molto attentamente la polizza prima di sottoscriverla». Esborsi elevati Se la Convenzione non c’è, tutto, persino il Pronto soccorso, è a carico del turista Se invece siete lavoratori (anche non italiani, ma iscritti al nostro Servizio sanitario nazionale) o studenti (vincitori di borsa di studio universitaria o stagisti) e vi recate in uno di questi Paesi (extraeuropei che non hanno stipulato accordi bilaterali) per motivi di lavoro o di studio, in linea di massima, in caso di necessità potete avere diritto alle cure mediche a carico del Servizio sanitario italiano in forma indiretta, cioè anticipando le spese e presentando poi la domanda di rimborso. Questa “copertura” però si ottiene a determinate condizioni. Innanzitutto, prima della partenza dovete richiedere (voi Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 SALUTE 45 # Dalle Asl Autorizzazione per le prestazioni programmate ssere curati in un ospedale europeo specializzato, o poter usufruire oltre confine di una terapia non ancora disponibile nel nostro Paese. Per ricevere in un altro Stato dell’Ue prestazioni programmate (cioè che costituiscono il motivo del viaggio) sono due le procedure possibili. La prima (da Regolamenti comunitari tuttora in vigore) prevede l’assistenza diretta: le cure effettuate in una struttura pubblica o convenzionata di un Paese Ue sono a carico dello E Extra Unione Istruzioni per i viaggiatori STATI DELL’UNIONE EUROPEA ISLANDA LIECHTENSTEIN Altri stati dell’EFTA European Free Trade Association NORVEGIA STATI CON I QUALI L'ITALIA HA FIRMATO CONVENZIONI BILATERALI BRASILE AUSTRALIA CAPO VERDE SAN MARINO TUNISIA CITTÀ DEL VATICANO E SANTA SEDE MACEDONIA, SERBIA MONTENEGRO, BOSNIAERZEGOVINA PRINCIPATO DI MONACO Si ha diritto a prestazioni sanitarie (gratuite o rimborsabili) diverse da Paese a Paese in base alla Convenzione sottoscritta. La «copertura» può riguardare solo alcune categorie (per es. lavoratori o pensionati) oppure solo alcuni aspetti (per es. cure urgenti, infortuni, maternità) STATI EXTRAEUROPEI CON I QUALI NON ESISTONO CONVENZIONI Solo per lavoratori e studenti (a determinate condizioni), con apposito attestato della Asl, è prevista l'assistenza sanitaria in forma indiretta: si pagano le cure e poi si chiede il rimborso. Per tutti gli altri le eventuali spese mediche non sono «coperte» dal Servizio sanitario (nemmeno con rimborso al rientro) INDIRIZZI, SITI E APP UTILI PER TUTTI I PAESI www.salute.gov.it/portale/temi/p2_2.html Da questo link, nella sezione «Assistenza, ospedale e territorio»: si accede a «Se parto per…», guida interattiva, Paese per Paese, per sapere come ottenere l'assistenza sanitaria, a chi rivolgersi, come richiedere eventuali rimborsi cliccando su «Assistenza sanitaria italiani all’estero e stranieri in Italia», poi «Italiani all’estero», si trovano informazioni su Stati Ue, Stati in convenzione e Stati non in convenzione Punto di contatto nazionale presso il Ministero della Salute www.salute.gov.it/portale/temi/p_sendMailNCP_ITA.jsp Servizio online SOLVIT, in caso di violazione dei propri diritti in Europa (per esempio: mancata accettazione della TEAM) http://ec.europa.eu/solvit/index_it.htm Per scaricare l’app dedicata «Se parto per …» www.salute.gov.it/portale/p5_0.jsp?lingua=italiano&id=122 L’applicazione permette di consultare anche la directory pubblica delle Istituzioni europee competenti per l’assistenza Ufficio relazioni con il pubblico del Ministero della Salute www.salute.gov.it/portale/p_sendMail2.jsp Telefono +39 06.5994.2378 - 2758 (dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 12) Fax +39 06.5994.2376 Sito Ministero Affari Esteri (anche indirizzi di Ambasciate e Consolati) www.viaggiaresicuri.it/?67 Centrale operativa telefonica Ministero Affari Esteri attiva anche dall’estero tutti i giorni (servizio vocale nell’orario notturno) Telefono +39-06-491115 oppure, per i lavoratori dipendenti, può farlo anche il datore di lavoro) l’attestato ex art. 15 DPR. n.618 del 31 luglio ‘80 alla vostra Asl di residenza. Per averlo dovrete presentare una specifica documentazione: per tutti, codice fiscale e tessera sanitaria; poi, se siete studenti, il certificato che attesti il conseguimento della borsa di studio presso Università o fondazione estera (DPR 618/ ’80); se, invece, siete lavoratori, la nota di trasferimento all’estero e la documentazione che certifichi l’appartenenza al sistema previdenziale italiano. L’attestato va trasmesso dalla Asl di residenza dell’assistito all’ufficio competente del Ministero della Salute presso il Ministero degli Affari Esteri MAE, preferibilmente in formato elettronico ([email protected] o [email protected] ). Per i lavoratori del settore pubblico devono rientrare nei Livelli essenziali di assistenza) e poi farsi rimborsare dall’Asl. In base a questa Direttiva, è possibile ottenere in un altro Paese Ue una prestazione che non sia disponibile tempestivamente in Italia, ma è bene accertarsi presso l’Asl se occorre l’autorizzazione preventiva per aver diritto al rimborso (e per alcune prestazioni è sempre necessaria l’autorizzazione preventiva dell’Asl). M. G. F. Con altri 13 Paesi ci sono accordi bilaterali SVIZZERA Con la TEAM (Tessera europea assicurazione malattia, retro della tessera sanitaria) si ha diritto a ricevere assistenza sanitaria (gratuita o rimborsata) al pari dei cittadini del Paese in cui si soggiorna (sono escluse le prestazioni private; per le cure programmate serve l'autorizzazione preventiva) ARGENTINA Stato italiano se si ha l’autorizzazione preventiva dell’Asl di residenza (di norma, la rilascia se si tratta di prestazioni erogabili dal nostro Servizio sanitario, ma che non possono essere garantite nei tempi adeguati). L’altra procedura (Direttiva Europea sulle cure transfrontaliere, recepita ad aprile 2014) stabilisce che i pazienti possono scegliere dove farsi curare (anche presso erogatori di assistenza sanitaria privati di un altro Paese Ue), ma devono pagare i costi delle prestazioni (che l’attestato può essere richiesto, previa esibizione della documentazione necessaria, anche alla sede di servizio della Rappresentanza diplomatica italiana nel Paese straniero di soggiorno , che è tenuta a trasmetterlo all’Asl di residenza e al Ministero della Salute. In questo caso, la mancata comunicazione all’Asl comporta la perdita del diritto al rimborso delle spese sanitarie all’estero. Dunque, l’attestato (in genere, vale per un anno, rinnovabile) vi dà diritto — se siete lavoratori o studenti — a usufruire delle cure necessarie durante il soggiorno, ma dovete anticipa- Indiretta Chi va in trasferta per motivi professionali anticipa i costi sanitari, poi chiede il rimborso D urante un viaggio in un Paese che non fa parte dell’Unione europea abbiamo diritto a cure gratuite o rimborsabili se ci ammaliamo inaspettatamente, o in caso di infortunio? Il nostro Paese ha stipulato Convenzioni bilaterali con alcuni Stati che non fanno parte dell’Ue: Argentina, Australia, Brasile, Capo Verde, Città del Vaticano e Santa Sede, Paesi dell’ex Jugoslavia (Macedonia, Serbia, Montenegro, BosniaErzegovina), Principato di Monaco, San Marino, Tunisia. Le regole sull’assistenza sanitaria di cui abbiamo diritto in questi casi cambiano da Paese a Paese, in base allo specifico accordo bilaterale, che definisce i destinatari, le situazioni protette, il campo di applicazione. È possibile avere tutte le informazioni sul diritto alle cure, in caso di necessità, in uno di questi Paesi, e sapere quali adempimenti sono necessari prima di partire, consultando la guida interattiva “Se parto per...” sul portale del Ministero della Salute o, tramite l’apposita app sullo smartphone. «Oggetto di tutte le Convenzioni bilaterali stipulate tra Italia e altri Stati è la sicurezza sociale e in alcune è prevista anche la tutela sanitaria, soprattutto per i lavoratori autonomi che si spostano continuamente — spiega Sergio Acquaviva, direttore dell’ufficio mobilità sanitaria internazionale presso la Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute —. La “protezione” può riguardare a volte specifici destinatari, quali lavoratori o pensionati, con cittadinanza italiana e no ma iscritti al Servizio sanitario italiano, oppure alcuni aspetti, come cure urgenti, infortuni, maternità». Per esempio, in Argentina soltanto gli italiani titolari di pensione e i loro familiari in caso di soggiorno temporaneo (per turismo o altri motivi) hanno diritto a tutte le cure urgenti: sono gratuite, salvo il pagamento dell’eventuale ticket o re le spese e poi chiedere il rimborso — tramite Ambasciata (o Consolato) italiana all’estero territorialmente competente — all’ufficio apposito del Ministero della Salute presso il MAE, entro tre mesi dalla data dell’ultima spesa per ciascun evento sanitario. Gli italiani (iscritti nel registro Aire-Anagrafe italiani residenti all’estero) che invece trasferiscono la residenza in uno di questi Paesi extraeuropei in cui non sono in vigore accordi bilaterali, non hanno più diritto all’assistenza a carico del Servizio sanitario italiano, né all’estero né in Italia. Per sapere se spetta o no una copertura sanitaria nel Paese (extraeuropeo senza accordo bilaterale) di destinazione, si può consultare la guida interattiva “Se parto per…” del Ministero della Salute. M. G. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA di altra partecipazione alla spesa, che restano a carico dell’assistito (non saranno rimborsati dalla Asl). Per avere la copertura in Argentina, prima di partire occorre chiedere alla propria Asl di residenza l’apposito Modello I/RA 1. Attenzione, se per una qualsiasi ragione la prestazione all’estero è stata pagata, al rientro in Italia non si potrà richiedere il rimborso alla Asl. Un altro esempio: se vi recate in Tunisia per turismo, sappiate che la Convenzione non prevede alcuna forma di tutela, nemmeno per le cure urgenti ed è esclusa anche la copertura delle prestazioni di pronto soccorso. In base all’Accordo bilaterale, infatti, ad essere “protetti” per malattia, maternità, infortuni e malattie professionali sono - con modalità diverse - i lavoratori subordinati, assimilati e autonomi, i titolari di pensione, i relativi familiari a carico. «È bene sapere, anche, che con alcuni Paesi, come per esempio in Brasile, la Convenzione esiste solo sulla carta — segnala Sergio Acquaviva —. Limiti I benefici possono riguardare solo specifici destinatari, oppure alcuni aspetti, come infortuni o maternità Anche se più volte è stato sollecitato un intervento delle autorità locali, non si è riusciti a rendere operativo l’accordo». Un’ultima annotazione: in genere, le Convenzioni bilaterali escludono l’assistenza indiretta, per cui, se non ci si è premuniti, le cure pagate all’estero non saranno rimborsate dalla Asl al rientro in Italia.Va segnalata , per completezza delle informazioni, che fa eccezione San Marino, dove gli iscritti al Servizio sanitario italiano possono sia ricevere gratis (salvo i ticket) cure urgenti (presentando però il Modello I/SMAR 8 rilasciato dalla propria Asl) sia pagare e poi richiedere il rimborso delle spese una volta rientrati in Italia. Per avere informazioni prima di partire, oltre a consultare la guida interattiva “Se parto per…”, si può chiedere alla propria Asl. In caso di dubbi, si può contattare anche l’Ufficio relazioni con il pubblico del Ministero della Salute (vedi infografica). M. G. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA Per saperne di più sulle profilassi per i viaggiatori, il sito della Organizzazione mondiale della sanità http://www. who.int/ith/en 46 Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera SALUTE # I rischi Medicina L’insonnia provoca effetti immediati e a lungo termine ormire è indispensabile per i bambini. Chi non dorme abbastanza o bene, il giorno dopo è più agitato e meno capace di gestire le emozioni; fra i più grandicelli della scuola primaria è tipico il calo delle capacità creative, di concentrazione e attenzione, che spesso si riflette sui voti. Stando ai dati di alcune ricerche, lo scarso riposo sarebbe associato anche a un maggior rischio di emicrania e di deficit di attenzione e iperattività. Oltre a questi effetti “immediati”, D dormire meno del dovuto comporta nell’infanzia ripercussioni negative sulla salute anche nel lungo termine, come tendenza a introdurre troppe calorie con la dieta e un maggior rischio di sedentarietà, obesità e sovrappeso anche da adulti. Aumenta poi il rischio di ritrovarsi con glicemia, pressione, colesterolo e trigliceridi oltre i limiti; chi da giovanissimo dorme poco e male, ha anche un maggior pericolo di depressione. E. M. Un «rito» per far dormire i bambini Gli ultimi studi confermano che il sonno viene favorito sin dalla più tenera età grazie alla ripetizione ogni sera di gesti sempre uguali e tranquillizzanti L'esperto risponde alle domande sui problemi pediatrici all’indirizzo http://www. corriere.it/ salute/ pediatria A dormire si impara. E bisogna farlo da piccolissimi, attraverso la routine: comportamenti regolari e sempre uguali per essere accompagnati nel sonno, appresi fin dalla culla, aiutano anche i più riottosi a fare sogni d’oro. Lo dimostra una ricerca pubblicata sulla rivista Sleep, secondo cui più i bimbi seguono abitudini consolidate alla sera, più dormono a lungo e bene: vanno a letto prima e si addormentano con maggior facilità, si svegliano di rado nella notte, dormono in media un’ora più degli altri. Lo studio ha coinvolto oltre 10mila bimbi sotto i 6 anni di 14 Paesi in tutto il mondo e il risultato non cambia al variare di latitudine o status sociale. Un’ottima notizia per le mamme che faticano a mettere a letto i figli piccoli, ma è davvero tutto così semplice? «In fondo sì: la routine cambia a seconda dell’età, ma un “rito del sonno” è il metodo più efficace per far dormire i bambini — commenta Paolo Brambilla, pediatra di famiglia, responsabile del progetto “Ci piace sognare” della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps) e della Società Italiana di Cure Primarie Pediatriche (Sicupp) con Angela Pasinato e Marco Giussani (vedi box) —. Per i più piccoli va bene il bagnetto, l’ascolto di musica o una ninna nanna, la lettura di un libro. Tappe serali precise segnalano inequivocabilmente che è ora di mettersi a dormire e aiutano ad andare incontro al Separazione Per i piccoli è sempre difficile accettare il distacco notturno dai genitori Strategia Quando è l’ora della nanna vanno messi in atto comportamenti «calmanti» sonno senza “scappare”». In effetti molti sembrano davvero voler fuggire dal riposo, perché? «Per i bambini è difficile accettare il distacco notturno — risponde Cristiana De Ranieri dell’Unità di Psicologia Clinica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma —. Inoltre, tanti oggi vedono poco i genitori, magari solo a cena: i figli invece hanno bisogno di “fare il pieno” di mamma e papà, fanno resistenza se tocca andare a letto proprio quando finalmente li avrebbero a loro disposizione. È vero anche per i più grandicelli, che man mano vorrebbero partecipare sempre di più alle attività familiari serali. Se il tempo con i bambini è poco, meglio sfruttarlo per consolidare “riti” piacevoli, ma utili ad accompagnarli a letto e a far comprendere con naturalezza che quando si è stanchi addormentarsi è bello. L’importante è che non capiti una volta sul divano, una nel lettone, una in braccio a mamma: ogni sera la sequenza di eventi che sancisce l’arrivo della nanna deve ripe- Di quanto sonno ogni giorno hanno bisogno i più piccoli Fino a 12 mesi 14-18 ore Da 1 a 6 anni 12-14 ore Da 6 a 10 anni 10-12 ore 35-40% La quota di bambini con problemi del sonno Per farlo addormentare (consigli per chi ha un bimbo da 1 a 3 anni) Non coprirlo troppo (comunque nella stanza non ci devono essere più di 20 gradi) Non metterlo in un lettino troppo grande (deve trovare un bordo cui appoggiarsi) e con i paracolpi (gli impediscono di vedere l'ambiente) Fallo addormentare e svegliare a orari regolari Non mandarlo a letto se ha fame Non dargli troppo da bere la sera e di notte No a lunghi sonnellini nel pomeriggio-sera Fagli associare il letto al riposo (non addormentarlo in braccio o in altri luoghi) Mettilo nel lettino con un oggetto affettivo Separa le attività diurne da quelle serali (alla sera niente giochi «agitati») Stabilisci i «riti» da ripetere sempre la sera Fonte: Sipps-Sicupp Corriere della Sera tersi uguale». La “replica” tranquillizza i piccoli, perciò attenzione a non scegliere abitudini sbagliate, dalla lotta con il papà ai videogiochi. «Ognuno può scegliere una diversa strategia “calmante”, l’obiettivo è far sì che il bimbo si addormenti da solo nel suo lettino — dice Brambilla —. L’errore più grosso è renderlo dipendente dall’intervento dell’adulto, qualunque sia: dal cullarlo, al tenergli la mano». Associare il lettino al sonno è essenziale, altrimenti se il piccolo si sveglia nella notte vorrà tornare in braccio per riaddormentarsi perché non “riconosce” il posto dove si trova. Piuttosto che intervenire, meglio allora far piangere a oltranza come suggeriscono alcuni metodi drastici? «Sono tecniche un po’ brutali che è meglio evitare — osserva il pediatra —. È più semplice ed efficace creare una serena consuetudine serale per tutta la famiglia, fin da quando il bimbo è in fasce. Dormire è un’attività che va appresa come tutte le altre, dal mangiare al camminare. Alcuni riescono da soli ma con altri, come i neonati che sembrano aver scambiato il giorno per la notte, bisogna instaurare al più presto una routine che li aiuti a “imparare il sonno”. Perché il riposo è fondamentale per il benessere dei bambini, presente e futuro». Elena Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA Fra i 6 e i 12 mesi può arrivare il momento più critico da affrontare I SOSTENERE la funzione del fegato riaccende il benessere e l’energia dell’intero organismo. FAVORISCE i processi depurativi e l’equilibrio dei grassi nel sangue, colesterolo compreso. AIUTA la funzione nervosa e cerebrale, supportando memoria, concentrazione e tono dell’umore. l periodo “critico” è fra i 6 e i 12 mesi: in questa fase, se non si è imparato a dormire, gli eventuali problemi cronicizzano e diventano più difficili da gestire. Anche per i genitori, stremati dalla stanchezza. Per questo è meglio pensarci prima e adottare buone abitudini fin dalla nascita. Ma che cosa si può fare se il bambino proprio non vuole saperne di dormire, si sveglia di notte oppure fatica ad addormentarsi? «Quando mamma e papà sono sfiniti e senza risorse, perché pensano di averle provate tutte, può essere consigliabile una consulenza medica oppure psicologica: un colloquio in cui si analizzino le dinamiche familiari è quasi sempre sufficiente a capire gli errori e a raddrizzare la rotta — spiega Cristiana De Ranieri, dell’Unità di Psicologia Clinica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma —. Va detto poi che in alcune fasi della vita qualche difficoltà è normale, anche per i bimbi che non hanno problemi a dormire: l’inserimento nel nido, la mamma che torna a lavorare, un trasloco sono circostanze che possono riflettersi in modo negativo sul riposo. Pure la paura del buio è comprensibile, così come i brutti sogni che lasciano qualche strascico di inquietudine per alcune sere: in tutti questi casi bisogna essere elastici, perché il braccio di ferro o l’approccio razionale non servono. Occorre rassicurare il bimbo, fargli sapere che può chiamarci e contare su di noi anche di notte». Stare con il piccolo mentre si addormenta, farlo venire nel lettone, accendere una luce sono metodi consentiti per superare timori temporanei. Tenendo sempre le antenne dritte, perché, come spiega il pediatra Paolo Brambilla: «I disturbi del sonno in un bambino che non ne ha mai avuti possono essere spia di un disagio a scuola, con gli amichetti, in famiglia. Perciò bisogna capirne la causa». Oltre a risvegli frequenti, difficoltà ad addormentarsi e paure alla sera, possono presentarsi anche parasonnie, come son- Parasonnie Sonnambulismo e pavor notturno sono frequenti, ma è meglio parlarne col pediatra nambulismo e pavor notturno: sono abbastanza frequenti nei bambini e può essere opportuno parlarne col pediatra, soprattutto per tranquillizzarsi. In entrambi i casi, infatti, il piccolo è “su un altro pianeta” mentre si muove per casa, come nel caso del sonnambulismo, oppure mentre ha una manifestazione di terrore puro con grida e pianti come nel pavor. Il piccolo, poi, non ricorderà niente, ma per i genitori è un’esperienza terrorizzante ed è quindi opportuno sapere che si tratta di eventi che possono capitare, per imparare a gestirli senza alcuna angoscia. E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 47 SALUTE # Attività fisica Medicina Con le giuste precauzioni si può fare sport Mi spieghi dottore ggi un bimbo che nasce con l’emofilia, se segue la terapia indicata dagli specialisti, può condurre una vita pressoché normale, compreso fare attività fisica. Invece molti pensano che lo sport sia vietato. «Questa malattia non rappresenta una controindicazione all’esercizio fisico — chiarisce Romano Arcieri, dell’Istituto Superiore di Sanità —. Se si adottano alcune precauzioni si può fare anche attività agonistica. Molti medici dello sport, ignari O dell’efficacia di una terapia adeguata nella prevenzione degli episodi emorragici, preferiscono “vietare” a scopo preventivo, creando disagi nei ragazzi, che si sentono discriminati. Per ovviare a tale problema, stiamo proponendo l’apertura di un tavolo tecnico multidisciplinare per definire raccomandazioni condivise per il rilascio dell’idoneità alla pratica sportiva per i soggetti con emofilia». A. S. Che cos’è l’emofilia? E che cosa provoca? Lo specialista L’emofilia è una malattia di origine genetica che colpisce soprattutto i maschi. Mentre in un individuo sano la fuoriuscita di sangue dai vasi sanguigni si arresta rapidamente, in chi è colpito da emofilia si possono verificare numerose emorragie, a causa di difetti nel funzionamento di alcune proteine coinvolte nella coagulazione N Romano Arcieri Ricercatore del Dipartimento del farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità Per saperne di più Il sito della Federazione delle Associazioni Emofilici http:// fedemo.it/ el nostro Paese sono più di 4 mila le persone che convivono con l’emofilia, malattia rara di origine genetica. «Chi ne è affetto è soggetto a emorragie per la carenza o il difetto funzionale di alcune proteine coinvolte nella coagulazione. In tal caso se ci si procura una ferita, la perdita di sangue si arresta con difficoltà. Questo vale per lesioni superficiali, ma soprattutto e con ripercussioni più importanti, per emorragie interne — spiega Romano Arcieri, del Dipartimento del farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità e consulente FedEmo (Fed. Associazioni Emofilici) —. Esistono due forme principali: l’emofilia A e l’emofilia B. La prima forma è dovuta a un deficit del fattore VIII della coagulazione e colpisce circa una persona ogni 10 mila, la seconda è dovuta a difetti del fattore IX e interessa un individuo ogni 30 mila». Come si eredita l’emofilia? «I geni difettosi sono sul cromosoma X. Le donne hanno due cromosomi X e in genere non hanno mai disturbi perché se anche hanno ereditato un cromosoma difettoso da un genitore, sono protette dal secondo cromosoma X, normale, che riesce a produrre abbastanza fattore VIII o IX . Nelle donne l’emofilia è molto rara e può presentarsi in caso di figlie nate da un padre emofilico e una madre portatrice, o in altre condizioni eccezionali (nuova mutazione). I maschi, che invece hanno un cromosoma Y e un cromosoma X, quando ereditano un cromosoma X difettoso dalla madre portatrice, sviluppano l’emofilia, perché il cromosoma Y non riesce a compensare il difetto. Per questo la malattia colpisce soprattutto i maschi, mentre le femmine sono di solito solo portatrici» Quali sono i segnali della malattia? «I primi segnali, soprattutto nelle forme gravi, si hanno intorno all’anno di vita, con lividi per piccole emorragie sottocutanee. Più insidiose sono le emorragie a livello dei muscoli (ematomi) e delle articolazioni (emartri), che, senza adeguato trattamento, possono causare deformità e risultare invalidanti, rendendo, per esempio, più difficoltoso il cammino». Come si cura l’emofilia? «Somministrando i fattori mancanti per via endovenosa, il che costringe i pazienti affetti dalle forme più gravi ad almeno 2 (emofilia B) o 3 (emofilia A) iniezioni a settimana. Il concentrato di fattore della coagulazione può essere un plasmaderivato (cioè elaborato dal sangue di donatori), o un prodotto ricombinante (ottenuto con tecniche di ingegneria genetica). Esistono linee guida sui criteri con cui somministrare l’uno o l’altro. Di solito nei bambini si prediligono i fattori ricombinanti, mentre negli emofilici di vecchia data si usano spesso i plasmaderivati, ora più sicuri, grazie ai maggiori controlli e ai trattamenti cui viene sottoposto il sangue dei donatori. In passato, purtroppo, molti emofilici trattati con questi preparati sono stati contagiati da virus presenti nel sangue dei donatori (Hiv e virus epatite B e C). Chi soffre di forme lievi di emofilia non ha bisogno di iniezioni frequenti, in genere il fattore mancante viene somministrato solo al bisogno, in caso di interventi chirurgici, dopo un incidente o un trauma. Un altro farmaco utilizzabile in chi presenta forme lievi di emofilia A è la desmopressina, capace di determinare un aumento del 25-30% del fattore VIII nel plasma. La buona notizia è che sono in arrivo farmaci a lunga emivita per l’emofilia B (ma sono allo studio anche prodotti per la A) che consentirebbero di somministrare il fattore mancante ogni 10-15 giorni, con importanti ricadute sulla qualità di vita dei pazienti». Antonella Sparvoli © RIPRODUZIONE RISERVATA I TIPI I LIVELLI DI GRAVITÀ Esistono due tipi di emofilia Entrambe le forme di emofilia si possono manifestare con gradi diversi di gravità EMOFILIA A È la forma più comune ed è dovuta alla carenza del fattore VIII della coagulazione EMOFILIA LIEVE La percentuale di attività del fattore coagulante è compresa tra 5 e 40% EMOFILIA B I MECCANISMI EMOFILIA MODERATA La percentuale di attività è compresa tra 1 e 5% È provocata dalla carenza del fattore IX della coagulazione EMOFILIA GRAVE La percentuale di attività è inferiore all’ 1% Quando ci si fa male e si rompe un vaso sanguigno si ha una fuoriuscita di sangue Subito dopo c’è una vasocostrizione e vengono attivati i fattori coinvolti nella coagulazione CONDIZIONI NORMALI I fattori della coagulazione, insieme ad altre sostanze, favoriscono la formazione di un tappo di piastrine Sopra al tappo di piastrine si forma un coagulo stabile di fibrina. La ferita risulta così «sigillata» e il sangue smette di uscire EMOFILIA I deficit dei fattori della coagulazione (VIII in emofilia A e IX in emofilia B) comportano la formazione di un debole tappo di piastrine I SINTOMI L’emofilia A e l’emofilia B hanno sintomi pressoché identici I sintomi più rilevanti si riscontrano in chi soffre di forme gravi (se non curate in modo adeguato) e riguardano soprattutto emorragie a livello di articolazioni (emartri) e muscoli (ematomi). In questi casi il paziente può avvertire: dolore persistente tumefazione sensazione di calore in sede di emorragia Le articolazioni più spesso colpite sono: ginocchio, caviglia (specie nei bambini), gomito, spalla e anca. Emartri ripetuti alla stessa Le articolazioni Il sangue articolazione provocano deformità Ginocchio si gonfiano sano penetra e impotenza funzionale nelle articolazioni A causa dell’incompleta e/o ritardata formazione del coagulo di fibrina il sangue continua a uscire COME SI TRASMETTE L'emofilia colpisce soprattutto i maschi, ma si trasmette attraverso le femmine, le quali possono essere portatrici di un’anomalia del cromosoma sessuale X, sul quale si trovano i geni per i fattori della coagulazione VIII e IX In chi soffre di emofilia il gene interessato è difettoso (Xe) Nelle donne portatrici di un cromosoma «Xe», l’altro cromosoma X, non colpito, compensa la produzione di fattore VIII o IX I maschi sono i più colpiti dalla patologia perché hanno solo un cromosoma X (l’altro è Y) Di solito i primi disturbi, come lividi e piccole emorragie sottocutanee, compaiono intorno all’anno di età, quando i bambini iniziano a stare seduti o a camminare LE CURE Il trattamento per l’emofilia consiste nella terapia sostitutiva, cioè nella somministrazione del fattore della coagulazione deficitario, possibile solo con un’iniezione endovenosa Il concentrato di fattore della coagulazione può essere: un plasmaderivato, cioè elaborato dal sangue di donatori un prodotto ricombinato, ottenuto con tecniche di ingegneria genetica In chi soffre di forme gravi il concentrato di fattore della coagulazione viene somministrato con regolarità per prevenire le emorragie. Di solito nell’emofilia A si fanno tre iniezioni a settimana, nell’emofilia B due In genere i pazienti con emofilia lieve vengono trattati con il fattore mancante solo al bisogno, in caso di interventi chirurgici, dopo un incidente o un trauma importante. Le piccole ferite o i graffi di solito non rappresentano un problema: per fermare l’emorragia è sufficiente esercitare una leggera pressione e mettere un bendaggio Nelle forme lievi di emofilia A, per episodi emorragici minori si può usare la desmopressina, un farmaco capace di determinare un aumento del 25-30 per cento del fattore VIII nel plasma Sono in arrivo in Italia nuovi farmaci a lunga emivita, i cosiddetti long acting, per l’emofilia B. Questi consentirebbero di somministrare il fattore mancante ogni 10-15 giorni. Sono allo studio farmaci a lunga emivita anche per l’emofilia A Situazione più tipica La possibilità che le figlie siano portatrici sane è del 50%, ma questo non significa che se si hanno due figlie una sarà sana e l’altra portatrice. Lo stesso vale anche per i figli maschi Corriere della Sera / Mirco Tangherlini Il sangue non coagula per un difetto genetico materno che danneggia quasi solo i maschi 48 Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera SALUTE # Alimentazione Merenda addio Mangiucchiano snack per tutto il pomeriggio econdo i dati dell’indagine della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza sono pochi i ragazzi che fanno abitualmente merenda e quei pochi non sembrano orientarsi verso le scelte migliori. Circa un adolescente su quattro scegli snack confezionati, dolci o salati, e un ulteriore 12% patatine e simili. Solo il 20% mangia un panino casalingo, meno del 10% mangia frutta (soprattutto i maschi). «Tuttavia, non tutti coloro che dichiarano di non S Diseducazione alimentare in aumento tra i ragazzi I genitori spesso non danno il buon esempio e così i figli saltano la colazione e hanno una dieta sbagliata Lo segnala una ricerca dei medici dell’adolescenza Le cucine di altre etnie piacciono ai ragazzi italiani? Dai dati raccolti dalla Società Italiana di Medicina della Adolescenza, la cucina cinese risulta essere quella più sperimentata, seguono quella mediorientale, la giapponese, l’indiana, l’africana. Per gradimento vince la cucina mediorientale, seguita da cinese, indiana, africana e giapponese. E per una cena con gli amici? La pizza è al primo posto, seguita dal panino stile fast food, «inseguito», specie al nord, dal Kebab. L'esperto risponde alle domande dei lettori sui temi di nutrizione all’indirizzo http://forum. corriere.it/ nutrizione È un obiettivo ancora lontano per gli adolescenti italiani la distribuzione in cinque pasti delle calorie che dovrebbero assumere ogni giorno: se pranzo e cena sono un appuntamento alimentare abituale pressoché per tutti i ragazzi, colazione e spuntino di metà mattina hanno invece tra il 60 e il 70 per cento di adesioni, mentre la merenda del pomeriggio risulta essere molto occasionale. È quanto emerge dai primi risultati dell’indagine nazionale “Adolescenza, alimenti per crescere” che la Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA) ha realizzato (con il patrocinio di Expo 2015 e in collaborazione con Coop) su un campione nazionale di 2 mila studenti di terza media (età 13-14 anni). I risultati completi dell’indagine (dai quali emergeranno più in dettaglio stili e abitudini alimentari degli adolescenti, ma anche il loro livello di conoscenza riguardo tematiche sociali come, ad esempio, lo spreco alimentare), saranno presentati in Expo nella seconda metà di giugno. Stando ai dati dell’indagine a “saltare” la colazione sono in particolare le ragazze: meno del 60% la fa abitualmente e il 20% dichiara di non farla mai. E se la mancanza di tempo (per poter dormire fino all’ultimo momento possibile) è una motivazione che vale per maschi e femmine, nelle giovanissime influisce molto anche il fattore dieta. E, sia pure con distacchi meno evidenti, anche per quello che riguarda lo spuntino di metà mattina e la merenda pomeridiana le femmine sono meno assidue dei maschi e tendono molto di più a concentrare l’alimentazione della giornata nel pranzo e nella cena. «Un comportamento sbagliato e controproducente proprio per quanto concerne il controllo del peso — spiega Gianni Bona, Direttore della Clinica Pediatrica dell’Università del Piemonte Orientale ed esperto di alimentazione — in quanto una non corretta distribuzione dell’apporto nutrizionale nell’arco della giornata favorisce proprio il sovrappeso e l’obesità. È questo un aspetto sul quale tutti, famiglia, scuola, medici, dovremmo insistere, per creare già dall’infanzia, ma soprattutto nell’adolescenza - quando ragazze e ragazzi iniziano ad avere una autonomia molto maggiore per ciò che concerne i comportamenti alimentari - una vera e propria cultura del corretto modo di nutrirsi». Ma il paradosso è che le adolescenti “la teoria” la sanno e la ripetono: «non è vero che non facendo la colazione si dimagrisce, anzi è peggio», ma in pratica non riescono ad abbandonare l’idea che, saltando la colazione (o la merenda), comunque si mangi di meno. «Il tentativo di controllo alimentare è un comportamento generalmente regolato molto più dall’irrazionale che dal razionale — dice Maria Francesca Basoni, psicologa del’Associazione Laboratorio Adolescenza — e a quell’età c’è spesso ancora traccia di quel “pensiero magico” infantile, per il quale il rapporto causa-effetto si sviluppa su un piano rituale piuttosto che razionale». «L’adeguatezza della dieta alimentare, a seconda dell’età, è l’aspetto fondamentale per una sano apporto nutrizionale, — commenta Piernicola Garofalo, Presidente della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza — ma qui rileviamo un problema che sta addirittura a monte: non riusciamo ancora a radicare negli adolescenti l’abitudine ad avere quotidianamente cinque appuntamenti con il cibo, molto differenti tra di loro per composizione e quantitativi, ma tutti e cinque importantissimi». «Del resto, non c’è troppo da meravigliarsi, — sottolinea Garofalo — perché siamo noi adulti i primi a non rispettare questi cinque momenti nutrizionali. Ma non è tanto il nostro cattivo esempio ad indirizzare male i bambini e, soprattutto, gli adolescenti, quanto l’impostazione complessiva delle nostre abitudini di vita. Impegni lavorativi e scolastici, distanze (specie nelle grandi città) e stress hanno modificato drasticamente la vita familiare e, con essa il momento dei pasti, tradizionalmente legato alla famiglia». A proposito di tradizione, quello che viene considerato da molti adolescenti intervistati il “pasto principale” per la famiglia resta ancora il pranzo, salvo che nel nord-ovest e nelle grandi città, dove è indicata in prevalenza la cena. Ma pranzo o cena che sia, dall’indagine SIMA emerge un’altra indicazione interessante: la maggioranza degli intervistati ammette di avere una dieta limitata, per scelta o per proposta familiare («mangio solo quello che mi piace», «mangio sempre le stesse cose»). «Mangiare solo ciò che piace — spiega Marina Picca, Presidente della Società Italiana di Cure Primarie Pediatriche (SICuPP) — è una cattiva abitudine che arriva da lontano, cioè dalla troppo facile resa dei genitori ad assecondare, fin dall’infanzia, i gusti alimentari dei figli, rinunciando, per il timore che non mangino, a proporre loro, con la giusta insistenza, anche alimenti che non sono immediatamente graditi. E “giusta insistenza” significa proporre un alimento rifiutato, preparandolo e presentandolo in modi diversi, almeno otto-dieci volte. Alla base di una dieta corretta c’è anche la varietà: un bambino non abituato a sperimentare nuovi sapori si trascinerà con grande probabilità questa pigrizia alimentare, con tutti gli effetti negativi che M. T. L’indagine Ecco come hanno risposto 2 mila studenti di 13-14 anni ad alcune delle domande dell’indagine nazionale «Adolescenza, alimenti per crescere», della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza Con quale frequenza consumi i cinque pasti giornalieri Tutti i giorni o quasi raccomandati dai nutrizionisti? Qualche volta (risposte in %) Mai 65,7 Colazione 19,0 15,3 60,3 Spuntino di metà mattina Pranzo I gusti fare merenda restano digiuni fino alla cena, — commenta Nicola Sorrentino, specialista in scienze dell’alimentazione —. Tanti non hanno la “percezione” della merenda, perché non hanno nelle loro abitudini un momento ad essa dedicato, in cui sedersi a tavola per mangiare, magari, una fetta di pane e marmellata. Molto probabilmente, in realtà, l’esercito di merenda-less mangiucchia per l’intero pomeriggio ogni genere di snack». 26,3 13,4 95,8 3,2 1,0 33,8 Merenda 47,4 18,8 94,5 Cena 3,9 1,6 Come giudichi la tua alimentazione? (risposte in %) Variata 44 Per una cena con gli amici che cosa preferisci? (risposte in %) Pizzeria Fast food (panino) 49,2 29 Poco variata Non risponde 56 1,7 Kekab Paninoteca 14,1 6 Corriere della Sera L’errore L’apporto nutrizionale ripartito in due soli pasti favorisce sovrappeso e obesità ne potranno derivare, anche in adolescenza e in età adulta». Da questa sorta di “peccato originale” deriva spesso, tra l’altro, un condizionamento complessivo del mix alimentare familiare, che si riduce sempre più a quel minimo comune denominatore di pietanze che piacciono a tutti. Una scelta ovviamente non ottimale dal punto di vista nutrizionale, ma che indubbiamente... semplifica la vita. Maurizio Tucci © RIPRODUZIONE RISERVATA ●Rischi Il chiodo fisso di dimagrire in fretta e senza regole La magrezza come obiettivo estetico da raggiungere a ogni costo continua a essere un must sociale per gli adolescenti: l’indagine SIMA rileva che oltre un quarto del campione intervistato (ma le femmine superano il 30%) afferma di essersi già sottoposto ad una dieta dimagrante e che — questo è l’aspetto più preoccupante — solo un terzo lo ha fatto sotto controllo medico. «L’adolescenza è il periodo in cui l’individuo inizia a compiere scelte autonome — commenta Andrea Vania, responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione pediatrica dell’Università Sapienza di Roma —. L’alimentazione è uno degli ambiti in cui i ragazzi iniziano a sperimentare la loro autonomia, ma è un terreno molto scivoloso. Influenzati da mode e da informazioni spesso totalmente inattendibili, che trovano prevalentemente in rete, si sottopongono a privazioni insensate con la radicalità tipica dell’età. Nell’adolescenza, momento di grandi mutamenti fisici e psichici, gli effetti negativi di un regime alimentare scorretto o inadeguato si manifestano molto prima e possono portare a conseguenze più gravi che in un adulto». Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 SALUTE 49 # Diritto Strategia Reti regionali e parità nei trattamenti l nostro sistema sanitario è fra i migliori in Europa: sei pazienti su 10 guariscono. Ma abbiamo 20 realtà regionali diverse e troppe differenze (e sprechi) sul territorio. è questa l’estrema sintesi del Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici 2015. Per garantire a tutti le migliori cure disponibili, esperti e associazioni di pazienti chiedono da tempo l’effettiva creazione di Reti Oncologiche Regionali, ancora poco diffuse. Le Reti prevedono centri di I riferimento per la cura del cancro in ogni regione e strutture satelliti sul territorio. Ogni qual volta possibile, i malati sono curati nelle strutture più vicine a casa, ma se è necessario vanno affidati ai centri principali, dove si concentrano esami sofisticati, diagnosi e cure complesse, interventi chirurgici complicati e medici specializzati che lavorano in équipe, con esperienza su grandi numeri per prendere decisioni delicate. Chirurghi esperti per i tumori Migliore la sopravvivenza dei pazienti operati in centri con ampie casistiche. Lo conferma il nuovo Rapporto sulla condizione assistenziale Per saperne di più sui tumori http://www. corriere.it/ salute/ sportello_ cancro M olti studi scientifici lo hanno dimostrato negli ultimi anni: la sopravvivenza dei malati di cancro è di gran lunga migliore quando vengono seguiti in centri specializzati, dove possono essere curati da un team di medici multidisciplinare e da personale che abbia esperienza, importantissima soprattutto per i casi più complessi. Alla stessa conclusione è arrivata l’indagine condotta per conto del Ministero della Salute dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), contenuta nel Programma Nazionale Esiti 2014. Gli esperti hanno analizzato i dati sull’attività chirurgica degli ospedali italiani in merito a vari tipi di tumori (colon, polmone, stomaco e seno) collegandola poi alla mortalità, e i risultati non lasciano dubbi: dove si opera di più e l’esperienza è maggiore si muore di meno. Purtroppo, però, l’80 per cento degli ospedali italiani ha volumi di attività chirurgica oncologica troppo bassi. «La chirurgia rappresenta il caposaldo dell’approccio multidisciplinare ai tumori solidi ed è spesso determinante per il successo globale delle cure» sottolinea Alfredo Garofalo, past president della Società italiana di Chirurgia Oncologica, che affronta questo tema nel Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici 2015, presentato nei giorni scorsi in occasione della Giornata nazionale del malato oncologico (le cui iniziative si L’appuntamento I dati sono stati resi noti in occasione della Giornata nazionale del malato oncologico Programmazione I tagli previsti per legge ai posti letto vanno fatti sulla base di queste valutazioni di qualità concludono oggi 17 maggio), organizzata dalla Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo). «Il concetto alla base dei numeri è molto semplice: — prosegue Garofalo — più si ha esperienza nel fare una cosa, maggiori sono le probabilità che quella cosa riesca meglio. Ciò non significa che per i pazienti oncologici sia sempre necessario spostarsi alla ricerca dei Centri più esperti, ma è sicuramente consigliabile farlo quando si tratta di patologie complesse o rare». «Vanno creati percorsi di cura uniformi nelle varie regioni per garantire l’accesso alle cure più efficaci per tutti i pazienti indipendentemente dal luogo di residenza — aggiunge Francesco De Lorenzo, presidente Favo —. Il taglio dei posti letto previsto per legge, andrebbe attuato sulla base di questi dati del Rapporto, che mettono in evidenza gravi problemi circa la sicurezza e la qualità degli interventi chirurgici. Inoltre, abbiamo più volte rilevato che Il supporto di uno psicologo per affrontare senza «mezze verità» la diagnosi e le scelte terapeutiche A vere accesso alle migliori terapie disponibili è un passo fondamentale per curare con successo un tumore. Altrettanto indispensabile è però prendersi cura del benessere psicologico dei malati, che devono essere pienamente informati della loro condizione anche per poter prendere parte alle decisioni sulle terapie, come peraltro è previsto dalla legge sul consenso informato alle cure. «Gli studi più recenti suggeriscono che la maggior parte dei pazienti preferisce conoscere la verità sulla propria salute e ricevere informazioni dettagliate sulla patologia, la prognosi e le possibilità di cura — spiega, nel Rapporto 2015 della Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, Anna Costantini, presidente della Società Italiana di Psico-oncologia —. Inoltre, i malati desiderano avere notizie sulla prognosi, in un ambiente riservato, durante un colloquio (senza interruzioni) in cui potranno riuscire a esprimere paure e preoccupazioni e il medico abbia modo di verificare che il paziente abbia compreso tutti gli aspetti». In Italia c’è sempre stata una tendenza alla “mezza verità” che vede spesso uniti medici e familiari nell’intento di proteggere il malato, non sempre consapevole della diagnosi e delle condizioni reali in cui si trova. L’atteggiamento paternalistico che minimizza il numero di nozioni date al diretto interessato si è però sempre più ridotto negli ultimi dieci anni, anche per via dell’obbligatorio consenso informato introdotto nel 2006. Da un’indagine italiana pubblicata lo scorso mese sulla rivista scientifica Psycho-Oncology è emerso che, in effetti, la grande maggioranza dei malati interpellati (87%) era consapevole della diagnosi, ma la metà delle persone con tumore metastatico valutava erroneamente le proprie possibilità di guarigione. Inoltre, circa un terzo degli intervistati pensava che i familiari nascondessero spesso o sempre le cattive notizie per proteggerli. «I malati — osserva Costantini, autrice principale dello studio e direttore della Psico-oncologia all’ospedale Sant’Andrea di Roma — hanno dichiarato d’avere bisogno di parlare con i propri cari della malattia, mentre queste mezze verità ostacolano un dialogo sincero, che è ciò di cui i pazienti hanno più bisogno». Emerge anche chiaramente che conoscere la realtà delle cose non porta a disperazione, non accresce lo stress dei malati, non influisce sui loro processi di adattamento mentale al cancro. «È quindi fondamentale che dalla diagnosi in poi, per la scelta delle terapie e anche nella fasi più difficili della malattia avanzata, i pazienti siano al centro anche della comunicazione — aggiunge Luigi Grassi, direttore della Clinica Psichiatrica all’Università di Ferrara, tra gli autori dell’indagine —. Sempre più di frequente, davanti alle molte nuove terapie disponibili, i pazienti sono chiamati a prendere decisioni importanti insieme ai loro curanti: dev’essere chiaro, in questo percorso, quale sia il desiderio dei malati e se vogliano o meno condividere le scelte con i parenti». È facile capire che, se la situazione volge al peggio, ci si voglia preparare; ma anche nei casi L’auspicio Servono ambulatori dedicati, con un’attenzione specifica alla riabilitazione non solo fisica, ma anche psichica in cui si arriva alla guarigione accade che le persone, negli anni successivi alle terapie, soffrano di disagi fisici o psicologici non trattati. O, peggio, non riconosciuti affatto. «Gli italiani che convivono con una diagnosi di tumore, recente o lontana nel tempo, secondo le stime nel 2015 arriveranno a 3 milioni — conclude Stefania Gori, segretario nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica e direttore dell’Oncologia all’ospedale Sacro Cuore-Don Calabria di Negrar (Verona) —. Cresce anche il numero di guariti e lungosopravviventi, che hanno nuove necessità a cui dobbiamo far fronte, sul piano medico e sociale. Servono ambulatori dedicati, con un’attenzione specifica alla riabilitazione psico-fisica: la riorganizzazione degli ospedali, con la creazione delle Reti Oncologiche Regionali, deve tener conto anche di questo». V. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA In Italia Tumore del colon 52.000 i nuovi casi nel 2014 Dove si eseguono 50/70 interventi l’anno, mortalità post operatoria* inferiore al 5% Chirurgie per tumore del colon 805 177 quelle che superano i 50 interventi annui** Tumore del polmone 40.000 i nuovi casi nel 2014 Dove si eseguono 50/70 interventi l’anno, mortalità post operatoria* inferiore al 5% Chirurgie per cancro del polmone 231 36 quelle che superano i 100 interventi annui** Tumore allo stomaco 14.500 i nuovi casi nel 2014 Dove si eseguono 20/30 interventi l’anno, mortalità post operatoria* inferiore al 10% Chirurgie per cancro allo stomaco 662 108 quelle che superano i 20 interventi annui** *a 30 giorni **dati 2013 Fonte: Programma Nazionale Esiti 2014 V. M. esistono enormi disparità anche nell’accesso rapido ai farmaci più innovativi: in alcuni casi ci vogliono oltre 600 giorni perché ai malati arrivi un medicinale già approvato dall’Agenzia Italiana del Farmaco, con notevoli differenze tra regione e regione». Resta il fatto che i piccoli ospedali sono spesso il punto d’inizio per molti malati. «Ancora oggi circa il 20% dei malati con cancro del colon o dello stomaco arriva al Pronto soccorso con sintomi acuti (occlusione o dolori) e lì riceve la diagnosi di tumore — concorda Garofalo —. Sul modello delle reti per l’emergenza, anche i malati oncologici, una volta stabilizzati e identificata l’indicazione chirurgica, dovrebbero essere inviati al centro di riferimento più vicino, in grado di affrontare la situazione in maniera multidisciplinare integrata. Il chirurgo degli ospedali periferici, se inserito in un gioco di squadra allargato, potrà svolgere un ruolo determinante nella presa in carico dei pazienti». «Le Reti oncologiche regionali potrebbero risolvere molti dei problemi ancora aperti: dall’accesso rapido ai farmaci più innovativi ai tagli sugli sprechi, nell’ottica di offrire il meglio ai malati e con costi sostenibili dal Servizio sanitario» conclude De Lorenzo. Vera Martinella © RIPRODUZIONE RISERVATA 50 # Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 SALUTE 51 # @ Corriere.it/salute Viver con il web a cura di Daniela Natali Scriveteci Chiedete agli esperti le vostre segnalazioni, i vostri quesiti, i vostri dubbi, all'indirizzo di posta elettronica Oltre 160 medici specialisti rispondono online alle domande dei lettori in 50 forum [email protected] www.corriere.it/salute/forum Dal forum dei nostri esperti Psichiatria GASTROENTEROLOGIA GLI ANTIDEPRESSIVI IN GRAVIDANZA RISCHIANO DI DANNEGGIARE IL FETO? Acqua calda e limone «depurano»? Bere acqua calda e succo di limone al mattino, a digiuno, fa davvero bene? Depura? Prima di provare vorrei sentire un parere medico. Risponde Beatrice Salvioli Unità operativa Gastroenterologia, Istituto Humanitas, Rozzano, Milano a consuetudine di bere acqua calda con limone e miele è un rimedio suggerito dalla medicina ayurvedica per riequilibrare l’organismo e depurare il fegato. Il limone, pur essendo acido, si trasforma in sostanza alcalina nel nostro organismo e facilita la digestione, riducendo le tossine accumulate nel tratto digerente e stimolando la funzione enzimatica. Inoltre, l’acqua calda stimola la peristalsi intestinale favorendone la regolarità. Detto questo, va precisato che, in chi soffre di «acidità di stomaco» , e non solo in queste persone, l’utilizzo continuativo di limone è controindicato in quanto può causare o peggiorare i sintomi di gastrite e di reflusso gastroesofageo. L MEDICINA DELLO SPORT Camminare o pedalare per perdere peso? Sono alta 1,56 e peso 61 kg.Quale dovrebbe essere il mio peso ideale? E quale attività mi consiglia di svolgere per dimagrire: meglio la bicicletta da spinning, oppure una bella camminata a passo sostenuto per un’ora? Risponde Gianfranco Beltrami Docente Scienze motorie, Università Parma difficile dire con precisione quanti sono i suoi chilogrammi di sovrappeso, perché dipende dalla struttura ossea e muscolare. Comunque, pochi o tanti che siano, sicuramente lei ha diversi chilogrammi da smaltire. Per ottenere i migliori risultati vanno bene sia lo spinning sia la camminata a passo sostenuto, da integrare, se possibile, con una mezz’ora due volte la settimana di esercizi di tonificazione muscolare. L’importante è che l’attività fisica venga svolta tutti i giorni o almeno quattro o cinque volte alla settimana. È PROBLEMI NOTTURNI Il bruxismo è un disturbo del sonno? Soffro di bruxismo durante la notte: può essere considerato un disturbo del sonno? Dovrei fare visite specifiche? E da quale specialista? Quali cure ci sono, ammesso che ci siano? Risponde Lino Nobili Centro medicina del sonno, Dipartimento neuroscienze, Ospedale Niguarda, Milano l bruxismo viene considerato un disturbo del sonno quando comporta conseguenze diurne, quali: dolore all’articolazione temporo-mandibolare, cefalea, indolenzimento ai muscoli masticatori o alterazioni dentarie. Alcuni soggetti riferiscono un sonno non riposante. La terapia può essere sia medica (assunzione di benzodiazepam, che ha anche proprietà miorilassanti), sia ortodontica. Se il disturbo le causa alcuni dei sintomi descritti sopra, le consigliamo di rivolgersi a un centro di medicina del sonno. Potrebbe essere utile anche sottoporsi a una visita da un ortodonzista esperto in questo campo. I Il sito della settimana Disabilità visiva, aiuto pratico in rete Il sito dell’Associazione Mamme Attive Ciechi e Ipovedenti www.associazioneamaci.it è un vero punto di riferimento sui problemi legati alla disabilità visiva. La sezione «Progetto Aiuta-mamme» offre consulenza fiscale e legale; «Stampa accessibile» è un servizio per riprodurre in formato accessibile testi, anche scolastici, acquistati in cartaceo o digitale. La più cliccata Il virus Ebola «nascosto» nell’occhio di un medico (guarito). È successo a Ian Crozier, statunitense contagiato in Sierra Leone, costretto a tornare due mesi dopo la guarigione dai medici della Emory University. A causa dell’infiammazione è cambiato anche il colore dell’iride: da blu a verde Il video La celiachia si può ereditare? Da domani online su Corriere.it/salute una video-intervista su questo argomento con il dottor Luca Elli, responsabile del centro per la prevenzione e la diagnosi della malattia celiaca dell’ospedale Policlinico di Milano Da circa due anni assumo sertralina da 100 mg. L’anno prossimo mi sposerò e avrei tanta voglia di avere un bambino. Durante la gravidanza potrò continuare la cura? Risponde Gianni Migliarese Dipartimento Neuroscienze Az. ospedaliera Fatebenefratelli Milano L a sua domanda pone un tema estremamente importante, comune a tutte le patologie, non solo psichiatriche, che necessitano di un trattamento farmacologico durante la gravidanza. In tutte queste situazioni è importante effettuare una valutazione accurata, con il proprio curante, dei rischi e dei benefici associati alla prosecuzione o alla sospensione dei trattamenti. In linea teorica possono essere identificate tre categorie di rischio associate all’esposizione a farmaci (compresi gli antidepressivi) nel corso della gravidanza: rischi di malformazioni maggiori o minori (rischio di teratogenesi), rischi da intossicazione/astinenza alla nascita (rischio di tossicità neonatale), rischi a lungo termine (rischio di tossicità neurocomportamentale). I rischi associati all’uso di farmaci, una volta individuati, vanno messi in relazione ai rischi associati alla loro eventuale interruzione (quali il rischio di ricaduta sintomatologica). Nel suo caso i potenziali rischi legati a una sospensione del farmaco risultano essere una ricaduta della sintomatologia depressiva e un incremento dell’ansia. Tali fattori vanno presi in considerazione facendo attenzione alla sua storia clinica e alle sue specifiche «competenze» di gestione delle emozioni. È importante effettuare un’attenta valutazione di questi elementi in quanto una grossa mole di studi scientifici ha accertato che la presenza di depressione maggiore o di sintomi elevati d’ansia durante la gravidanza hanno un effetto dannoso sul bambino (sono stati segnalati, ad esempio, un maggior rischio di parto pretermine e un ridotto peso alla nascita). Inoltre, la depressione gravidica è uno dei fattori di maggior rischio per lo sviluppo di depressione «post partum». Entrando nello specifico della sua domanda, la sertralina non è stata associata a un aumento di malformazioni nel corso degli studi finora effettuati. Questo vuole dire che negli studi comparativi non si sono apprezzate differenze significative dei tassi di malformazioni in gruppi di soggetti esposti al farmaco rispetto a gruppi di soggetti non esposti. Riguardo ai sintomi di tossicità neonatale (che possono essere collegati sia a fenomeni di tossicità,secondaria a un’elevata concentrazione del farmaco nel circolo ematico del neonato, sia a fenomeni di sospensione simil-astinenziali che si instaurano nel momento in cui dopo il parto il neonato cessa bruscamente di essere esposto al farmaco che stava assumendo indirettamente attraversa la circolazione placentare) i dati relativi a sertralina sono leggermente più incerti, ma comunque rassicuranti. Poco invece è noto sugli effetti a lungo termine (tossicità neuro-comportamentale), anche perché è estremamente difficile effettuare studi clinici attendibili su questo parametro. Comunque i dati presenti in letteratura sono tranquillizzanti, non riscontrando alterazioni dello sviluppo intellettivo o dei livelli di impulsività nei soggetti esposti a sertralina rispetto ai non esposti. Concludendo, tra i vari antidepressivi, la sertralina è uno dei più sicuri in gravidanza e non è raro consigliare la prosecuzione del trattamento. È comunque molto importante che ogni decisione venga presa insieme al partner e discussa con il curante, per fugare tutti i dubbi. Nel caso proseguisse la cura con sertralina anche in gravidanza consiglierei una copertura con 10 mg al giorno di folina nel primo trimestre di gravidanza (successivamente possono bastare 5 mg) per ridurre il rischio teratogeno. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera 52 # S PECIALE RCS MediaGroup Communication Solutions graficocreativo BENESSERE FEMMINILE L’attenzione della comunità scientifica nei confronti delle infezioni urinarie è sempre più elevata Intimi, brucianti dispiaceri Ultimamente si è evidenziata l’importanza di una terapia con prodotti naturali per la prevenzione L e infezioni delle basse vie urinarie (IVU) sono un disturbo molto comune, tanto che coinvolgono oltre il 60% delle donne nel corso della loro vita. Una delle cause principali è la risalita verso la vescica di batteri, come nella maggior parte dei casi l’Escherichia Coli, che colonizzano i tessuti periuretrali. Durante l’atto minzionale si può infatti verificare una risalita dei germi che generalmente vivono nel colon, in quanto, mentre nella fase iniziale all’apertura del collo vescicale segue quella dell’uretra in senso prossimo-distale, al termine della minzione l’uretra si chiude in senso inverso, agevolando l’ingresso di eventuali germi nella vescica attraverso un reflusso uretro-vescicale. Giunti nella vescica e nell’uretra, i batteri aderiscono alle loro pareti attraverso le adesine, veri e propri “collanti adesivi”, e si moltiplicano in modo abnorme, producendo l’infiammazione della mucosa nota come cistite. Il processo infiammatorio può essere acuto, subacuto o recidivo. In certi casi può anche pericolosamente estendersi alle vie genitali o alle alte vie urinarie. SINTOMI DOLOROSI: MEGLIO PREVENIRLI Chi ne ha sofferto anche solo una volta ben ne conosce i sintomi, che creano disagio e sofferenza. Possono presentarsene solo alcuni oppure possono comparire tutti insieme. Di solito si ha dolore alla zona pelvica del basso ventre, un notevole aumento del numero di minzioni durante le 24 ore (pollachiuria), accompagnato da riduzione del volume vuotato per ogni atto. Un altro sintomo è la disuria, cioè la difficoltà nell’urinare: la minzione può essere lenta, La presenza dei sintomi caratteristici non fa certo passare inosservato un episodio di cistite poco copiosa o arrestarsi improvvisamente, richiedendo uno sforzo eccessivo, per cui i muscoli restano contratti. Si accusa dolore sordo al basso ventre, nella zona pelvica, e tenesmo vescicale, lo spasmo doloroso seguito dall’urgente bisogno di urinare. Bruciore, dolore anche intenso e talvolta brividi accompagnano la minzione ed in certi casi si può verificare ematuria o piuria (presenza di sangue o pus nelle urine) e febbre. Spesso si risolve con un trattamento antibiotico, che deve essere prescritto dal medico, ma molto può essere fatto per prevenire la sua comparsa o eventuali ricadute. Si tratta di semplici regole: bere almeno un litro e mezzo d’acqua al giorno, per diluire la carica batterica ed ottenere un “lavaggio” meccanico delle vie urinaria. Non trattenere mai l’urina: la rarefazione delle minzioni favorisce la proliferazione batterica. Osservare una scrupolosa igiene intima, con un movimento che dall’avanti procede all’indietro e mai al contrario per evitare il trasporto dei batteri dall’a- no alla vagina. L’igiene intima deve essere ancor più attenta durante le mestruazioni e prima e dopo i rapporti sessuali, utilizzando detergenti che rispettino il pH delle zone intime e usando sempre il proprio personale asciugamano. Soprattutto, mai trascurare i primi segnali e rivolgersi al medico, che potrà prescrivere gli esami delle urine con urinocultura o che, in caso di recidiva o di altre patologie concomitanti, consiglierà esami più specifici e il consulto di uno specialista. TERAPIE COMPLEMENTARI NATURALI Proprio alla luce dei milioni di episodi di cistite che interessano la popolazione, recentemente il New England Journal of Medicine e The Lancet hanno pubblicato un’analisi dell’affidabilità dell’urinocoltura e il Journal of Urology, organo ufficiale dell’Associazione degli Urologi Americani, ha dato evidenza a uno studio che ha analizzato l’utilità della profilassi antibiotica, sottolineando la necessità di affiancare a quest’ultima una terapia complementare, facendo anche riferimento a prodotti naturali, come il mirtillo rosso (cranberry) e il d-mannosio, che impedirebbero ai batteri di aderire alla superficie interna della vescica (urotelio), Dalla ricerca Specchiasol, la nuova linea di integratori a base di estratti vegetali. g di Ben 45 m idine ian proantoc metodo n titolate co BL-DMA Per il benessere delle vie urinarie. C www.specchiasol.it - seguici su: IN FARMACIA, PARAFARMACIA ED ERBORISTERIA Per evitare la comparsa del disturbo o le ricadute occorrono alcuni semplici accorgimenti prevenendo così l’infezione. In particolare, il mirtillo rosso, già noto ai nativi americani che lo adoperavano come medicamento per trattare problemi urinari, si è infatti rivelato utile nella prevenzione e nel trattamento delle infezioni recidivanti delle vie urinarie. Il suo meccanismo d’azione principale dipende dalla sua capacità di inibire l’adesione dei batteri alle cellule epiteliali della mucosa delle vie urinarie, favorendo così la loro eliminazione con l’urina, grazie alla presenza di pro-antocianidine, polifenoli che inibiscono selettivamente le adesine. DALLA RICERCA SPECCHIASOL NoCist, la risposta naturale per il benessere delle vie urinarie Si parla di “cistite ricorrente” quando si presentano almeno 2 episodi nell’arco di 6 mesi e 3 o più episodi durante l’anno. Le donne con cistiti ricorrenti hanno una maggiore predisposizione alla colonizzazione da uropatogeni, a causa, fra l’altro, di una maggiore propensione dei batteri nell’aderire alle cellule uroteliali. Le linee guida dell’Associazione Europea di Urologia suggeriscono ufficialmente di intervenire in questi casi anche con terapie alternative tra le quali viene citato chiaramente il Cranberry. Specchiasol lo ha inserito nella composizione di NoCist, una linea di integratori a base di estratti vegetali per il benessere delle vie urinarie, proprio in virtù della sua efficacia dovuta alla capacità delle proantocianidine (PACS) che contiene di impedire l’adesione sulle pareti interne della vescica del batterio Escherichia Coli. Affinché si possa garantire l’efficacia degli estratti le proantocianidine devono essere titolate con il metodo analitico convalidato e sensibile denominato DMAC. NoCist rappresenta il nuovo approccio per il trattamento fisiologico nutrizionale delle infezioni delle vie urinarie: lenitivo del senso di irritazione, riequilibra le funzioni fisiologiche dell’apparato urinario e previene l’insorgenza di successive infezioni recidive. Specchiasol propone un’integrazione differenziata specifica per la forma acuta (NoCist Intensive) e per la forma ricorrente (NoCist Prevent) in grado di fornire 45 mg al giorno di PACS a catena differenziata titolate con il metodo BL-DMAC. La differenziazione della lunghezza polimerica delle catene di PACS impiegate è stata effettuata con le più sofisticate tecniche analitiche in collaborazione con il Dipartimento di Scienza del Farmaco dell’Università di Padova: catene corte per l’azione rapida, catene medie per l’azione prolungata. Contengono: Cranberry bacche (inibizione delle adesine presenti sulle fimbrie di tipo P di Escherichia coli), D-Mannosio (inibizione delle adesine presenti sulle fimbrie di tipo 1 di Escherichia coli), N-Acetil Cisteina (agente mucolitico capace di aumentare la biodisponibilità degli attivi promuovendone l’assorbimento, in grado di migliorare l’attività contro i batteri formanti biofilm), Betulla Alba foglie e.s. (promuove l’eliminazione dei liquidi in eccesso). Grazie a Specchiasol oggi è dunque possibile affrontare le cistiti in maniera assolutamente naturale. www.specchiasol.it Corriere della Sera Domenica 17 Maggio 2015 53 # S PECIALE RCS MediaGroup Communication Solutions graficocreativo GIORNATA MONDIALE CONTRO L’IPERTENSIONE 17 maggio: appuntamento con un importante evento di sensibilizzazione e di informazione Prevenire due nemici della salute cardiovascolare Attualmente l’ipertensione arteriosa e la fibrillazione atriale sono considerate fra i maggiori fattori di rischio delle malattie cardiovascolari e dell’ictus “I mpara a conoscere la tua pressione arteriosa”: è il messaggio che la campagna mondiale di quest’anno rivolge a tutti per ribadire come sia necessario controllare periodicamente i valori pressori, in modo da tenerli sotto controllo e prevenire i rischi che derivano da un loro innalzamento. Infatti l’ipertensione che soltanto nel nostro paese interessa oltre 16 milioni di italiani, generalmente non dà segnali della sua presenza e non provoca disturbi fino al manifestarsi delle sue complicanze. Si tratta di uno dei principali fattori di rischio (unitamente alla fibrillazione atriale) delle patologie cardiovascolari, ancora oggi la prima causa di morte nel mondo. E bastano questi pochi dati per dare un’indicazione chiara di come possa essere dannosa: ogni anno muoiono per malattie cardiovascolari dovute alla pressione alta 280.000 persone in Italia e 8,5 milioni di persone nel mondo. QUANDO STARE IN GUARDIA La pressione è la forza che il sangue esercita contro le pareti dei vasi sanguigni mentre scorre al loro interno e quindi controllarla permette di sapere come sta il nostro sistema circolatorio. Quando il cuore si contrae e il sangue passa nelle arterie, si misura la pressione arteriosa più alta, “sistolica” o massima; tra un battito e l’altro il cuore si riempie di sangue e si registra la pressione arteriosa più bassa, “diastolica” o minima. A mettere sul chi vive in quanto possibile campanello d’allarme di ipertensione, devono essere valori della sistolica ripetutamente uguali o maggiori di 140 mmHg o della diastolica uguali o maggiori di 90 mmHg. Nella maggior parte dei casi l’ipertensione compare dai 40 anni in poi, ma non si sa ancora con certezza perché L’evento, alla sua XI edizione, è promosso in tutto il mondo dalla World Hypertension League questo accada. È invece sicuro che alla sua base ci sia una componente genetica oltre ad alcune condizioni legate allo stile di vita che favoriscono l’innalzamento della pressione: sovrappeso e obesità; sedentarietà; un’alimentazione squilibrata con troppi grassi; abuso di sale; consumo eccessivo di alcune sostanze come caffè e alcolici; vizio del fumo; assunzione di alcuni farmaci. In ogni caso qualunque sia la sua origine, l’ipertensione va sempre affrontata in modo da riportare verso la norma i valori pres- sori. Come è stato confermato da diversi studi, infatti, quanto più alta è la pressione, tanto maggiore è il rischio di malattie cardiovascolari, quali ictus, infarto, scompenso cardiocircolatorio, sfiancamento e rottura dell’aorta e fibrillazione atriale. MISURARE PRESSIONE E FIBRILLAZIONE ATRIALE Numerosi studi hanno dimostrato che la fibrillazione atriale è, come l’ipertensione, tra i maggiori fattori di rischio delle malattie cardiovascolari e dell’ictus. Si tratta della più diffusa fra aritmie cardiache la cui incidenza aumenta con l’età, tanto che ne soffre circa il 6% degli over 60 anni. Comporta un battito irregolare del cuore e, oltre a ciò, due delle quattro camere cardiache, gli atri, perdono la capacità di contrarsi in modo coordinato, causando un ristagno di sangue al loro interno. Questo aumenta il rischio di formazione di coaguli che possono immettersi nella circolazione sanguigna e arrivare al cervello causando un ictus. In base alle ricerche effettuate, infatti, la fibrillazione atriale è causa di 1 un caso di ictus su 5. Oltre all’età e all’ipertensione, le caratteristiche associate ad elevato rischio di Fibrillazione Atriale sono: obesità, diabete, problemi cardiaci, disfunzione della tiroide, apnee notturne, insufficienza renale,abuso di bevande alcoliche e cocaina. Può manifestarsi con sintomi quali battito irregolare e talvolta sensazione di fiato corto e di astenia, ma, come l’ipertensione, può essere spesso anche asintomatica. Questa forma è particolarmente temibile in quanto non viene avvertita fino a quando non è davvero troppo tardi. Proprio per questo motivo la pressione arteriosa e la fibrillazione atriale sono oggi ritenute tra i maggiori fattori di rischio delle malattie cardiovascolari e dell’ictus, tanto che viene consigliato di controllarle con regolarità dal medico, in farmacia e a casa. La presenza o meno di fibrillazione atriale si può verificare controllando il battito cardiaco attraverso la palpazione del polso o misurandosi la pressione arteriosa con misuratori della pressione automatici specificatamente previsti anche per lo screening della fibrillazione atriale, come deve essere indicato sulla confezione o sul manuale d’uso. L’automisurazione della pressione e lo screening della fibrillazione atriale sono importanti per generare il sospetto della patologia, ma non rappresentano una diagnosi. Solo il medico, in base al profilo del paziente potrà richiedere ulteriori accertamenti,diagnosticare la patologia e prescrivere un idoneo percorso terapeutico. SI POSSONO PREVENIRE Sia l’ipertensione sia la fibrillazione atriale si possono prevenire adottando alcune strategie di stile di vita sana che hanno un comprovato effetto di riduzione del rischio cardiovascolare. Andrebbero seguite da tutti, in particolare dopo i 40 anni d’età. In pratica significa: mantenere il giusto peso corporeo e in caso di sovrappeso ridurre il peso con una dieta equilibrata e facendo attività fisica; seguire un’alimentazione sana dando la preferenza ai cibi vegetali; diminuire il sale; svolgere una regolare attività fisica come camminare a passo svelto o andare in bicicletta per almeno 30 min. al giorno, per almeno 4 volte la settimana; abolire il fumo, un fattore che accelera lo sviluppo dell’aterosclerosi; non abusare di alcool e droghe; tenere a bada lo stress che stimola la secrezione di alcuni ormoni con una forte azione ipertensiva. Per quanto invece riguarda le terapie, l’Ipertensione arteriosa e la fibrillazione atriale e le conseguenze ad esse correlate possono essere curate o tenute sotto controllo soprattutto se diagnosticate in tempo. Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera 54 # Tv TELERACCOMANDO di Maria Volpe 1-46 Il premier Renzi ultimo ospite di Giletti 0-66 #-66 (-66 (-46 )6-66 ==@,)= ) ."08-E)0. ) ."08-E)0. ) ."08-E)0. ) --- ."08-E)0. / ==@,)= )6-46 ==@,)= )6-%% @.E)0. 8,)&)09 )5-66 @.E)0. 8,)&)09 )5-56 )4-46 )&-66 )1-46 )1-4% )#-%6 56-66 56-4% 5)-46 ==@,)= ) ."08-E)0. / ==@,)= ) ."08-E)0. 8)= / @)E ) ."08-E)0. 8)= 0--) 3= ?F1>45 ) )80 ),.)5 1-66 / '8),,8 3= ?F114 1-46 0@-.=) 0-66 ,#,#-46 ,#,)6-66 05 )6-&% ))-46 8)= )4-66 5 ."08-5 )4-46 5 ."08-5 )4-&6 5 ."08-E)0. )4-&% )%-46 )0-)6 ."08-E)0. )#-)6 (6" 208= )(-4% )) ,#,56-46 5 ."08-E)0. 5)-66 ---- ,#,-5 0. 8+ 8-0. 5)-&% --- ,#,-5 0. =8)) 86@== 54-46 ) U ltima puntata stagionale per Massimo Giletti (foto) che chiude con un faccia a faccia con il premier Renzi. L’ospite protagonista è Nicoletta Mantovani che apre la casa di Luciano Pavarotti e racconta la sua vita con il grande tenore. Domenica In - L’Arena Rai1, ore 14 Gabanelli indaga la «riconoscibilità» M ilena Gabanelli indaga sul tema della «riconoscibilità» nell’era della globalizzazione: una questione cruciale che si interseca con altri temi fondamentali come la sicurezza, lo svolgimento della giustizia o, più semplicemente, l’integrazione. Report Rai3, ore 21.40 ."08-E)0. 6-4% ) ."08-E)0. 6-%% ."08-5 )-66 ==@,)= 5-)% ==@,)= 5-&% ==@,)= 4-)% 0@-.=) puntate dedicate Q uattro ai cortometraggi ideati e interpretati da ragazzi. Un modo pratico per spiegare ai giovanissimi come nasce e si sviluppa un prodotto audiovisivo: dalla stesura del soggetto alle riprese. I tre corti realizzati nel 2015 in Italia parteciperanno alla finale del Festival Internazionale Ciak Junior di Cortina d’Ampezzo. Oggi in onda «Due ragazze e un velo» sull’integrazione tra culture diverse. Ciak Junior Canale 5, ore 10.10 208= )-66 5 ."08-E)0. )-56 ==@,)= )-%6 5 ."08-E)0. )-%% ."08-E)0. )1-4% )0-)% )0-56 )#-6% )(-&6 56-5% 5)-)6 55-66 ,#, ."08-E)0. ,#, ,#, ,#, ,#, ,#,55-%6 6-4% - ."08-5 )1-46 )0-66 )#-5% )#-4% )(-&6 56-66 5)-66 208= ,)0 208= 0=0),)9-0 208= 05 54-66 208= 5&-66 =08)0 3= 1/;14 #-&% ))-)% ))-&% )5-66 )5-5% )5-%% )&-66 )&-)% )&-46 )%-6% )0-)% )#-66 )(-66 )(-46 56-66 56-)6 ==@,)= 5)-&6 ==@,)=5 0.@ ),. .,,) 54-5% 4 ."08-E)0. 54-4% ."08-E)0. 54-&6 ==5 6-46 )=06-%6 )25 ==@,)= )-56 - +, 0@-.=) )%-66 )1-66 )#-66 )(-46 56-56 5)-)6 54-66 54-%6 6-%6 5-46 )1 ,#,)1 $ --- . ,)=D ,)=D ,)=D $ ,)=D )#-56 ."08-E)0. )#-5% )#-46 2 @9) 9)."0.) 56-66 .E 56-4% 5)-)% 05 55-)% 54-)% 6-%6 )&-56 )1-)6 )0-)6 )#-)6 56-)6 05 5)-)6 $ ,)=D 55-)6 0@-.=) 54-6% 5) / 208= 4 ."08-E)0. ==@,)= ."08-E)0. 4 ."08-E)0. )25 208= / (* ' 4 ."08-E)0. ."08-E)0. 8)= )1-%% )0-66 )#-66 )(-6% )(-46 56-46 56-&% 5)-46 54-46 1-&% & ."08-E)0. 0-4% ."08-E)0. 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La migliore performance della settimana per il prime time di Rai1 (la cui media è scesa al 16,4%, quattro punti sotto Canale 5) è rappresentata da «Una grande famiglia 3», la fiction sulla dinastia Rengoni, un «Dallas» alla brianzola. La terza stagione, partita più in sordina rispetto alle precedenti due edizioni, ha superato, martedì scorso, i cinque milioni di spettatori, per una share del 20,4%. Se la prima stagione della «Famiglia» riusciva a essere più «generalista», questa terza, in onda il martedì — giorno della «battaglia dei talk» politici — vira decisamente al femminile. Sul pub- REAL MADRID - JUVE Cristiano Ronaldo Per la partita 12.033.000 spettatori, 42,10%, Canale 5, mercoledì 13 maggio, ore 21.49 VIRUS - IL CONTAGIO... Nicola Porro Per il talk di Nicola Porro 889.000 spettatori, 3,88% di share. Giovedì 14 maggio, ore 21.26 )/ %% 67 1 1 © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 1 = 6 /&)'5 %% 7== 7=** 7=62 7=6 7=6 7=* 7=7 7= 7=2 7=62 8/ # che in questo caso la vittoria è assicurata dalle spettatrici, con uno share del 21,2% (contro il 10,5% degli uomini). Anche «Il Segreto» funziona soprattutto su spettatrici anziane (22,8% di share fra ultrasessantacinquenni), con una forte concentrazione al Sud. La fiction resta genere cardine per la tv generalista: un genere che conquista la parte prevalente della platea tv, oltre 14 milioni di donne — giovani, adulte e anziane — che ogni sera accendono il teleschermo. (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel blico delle donne, infatti, la serie tocca il 25% di share, con gli uomini fermi al 12,3%. Si tratta del consueto pubblico adulto-anziano che caratterizza la platea di Rai1, con gli ultrasessantacinquenni quasi al 30% di share, e una forte prevalenza del Centro e del Sud (nonostante l’ambientazione lombarda, più immaginifica che reale). Altro straordinario «presidio» sul pubblico femminile, ma sul fronte opposto di Canale 5, è «Il Segreto», la soap iberica che in Spagna ha superato le mille puntate, e che in Italia, nonostante la variabilità della messa in onda, tiene incollati al teleschermo 4.157.000 spettatori, per una share media del 16,4% (che però, a maggio, sta toccando il 18%). 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"#+,' 4 3 5 9 76 Lotto Svizzero Estrazione di sabato 16 maggio 2015 Chance 6 5 8 3 6 51 Numero Jolly 57 Numero SuperStar Jackpot indicativo prossimo concorso: 12.500.000,00 Ai 6: Ai 5+ Ai 5: ' !. 1 4 !(*'! !. " + : Superenalotto - Combinazione vincente del 16-5-2015 3 " "# GIOCHI E PRONOSTICI SUDOKU DIABOLICO Estrazioni di sabato 16 maggio #"' . )**#! 5 *## ! #$"" ' "# !+'# $5 $5 (" + "# '* !. $/ )!# $ *.!1 0+ )13* , $ #!) #) # 8:)%)0) &+)/% Lotto "# *.) .! ( # !. 0/ 0/ 0, 0 0 0 0 .%5 +/00#)' %% <<)// 5' /#/ # 055)/# )#'5%# % )'5#''5 +)/5') 8' &# %#)/&'5) % 5&+) 08%% '#0)% #/# % /'# % '#0)% #5%#' '5/)"055'5/#)'%, % 5&+) '! 08# 055)/# 08)/#'5%# 8/)+# +/ % +/0'< # 8' %5/) &+) # %5 +/00#)', &+) +#9 #'05#% +#):)0) 08% /05) % )'5#''5 80 % %800) +/58/5) 5%'5#), # "'# ' " # # +"#( '( '# #( +" ** $# Domenica 17 Maggio 2015 Corriere della Sera 56 # www.autostrade.it INSIEME A NOI FAI CRESCERE IL PAESE Investi in obbligazioni Autostrade per l’Italia Prima di aderire leggi il prospetto disponibile presso Autostrade per l’Italia, i collocatori, Borsa Italiana o www.autostrade.it