infosanità 39 37 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening provinciale per la diagnosi precoce e la prevenzione dei tumori alla mammella EDIZIONI PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO ASSESSORATO ALLE POLITICHE PER LA SALUTE Trento 2005 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 © copyright Giunta della Provincia Autonoma di Trento. 2005 Collana infosanità numero 39 Assessorato alle politiche per la salute Servizio Innovazione e Formazione per la salute Via Gilli,4 - 38100 Trento tel. 0461/494037, fax 0461/494073 e-mail: [email protected] www.trentinosalute.net Screening provinciale per la diagnosi precoce e la prevenzione dei tumori della mammella Atti del Seminario di mammografia - Trento, 19 giugno 2004 A cura di Enrico Nava Servizio Educazione alla Salute - Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Coordinamento editoriale: Vittorio Curzel Impaginazione: Giovanna Forti Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Presentazione Ritengo che a qualche anno di distanza dall’attivazione dello screening provinciale sia fondamentale fare il punto della situazione perché il servizio che viene svolto è particolarmente importante e soprattutto va nella direzione della prevenzione e della promozione della salute. Tali attività devono essere il perno centrale sia delle politiche di promozione svolte dall’Assessorato sia dell’attività sanitaria che viene svolta dall’Azienda e dal sistema salute nel suo insieme. Da questo punto di vista lo screening mammografico rappresenta un’esperienza assolutamente positiva frutto di un impegno fortemente perseguito e al quale anche gli operatori si dedicano con molta passione e direi anche con dei risultati molto positivi. Ritengo che questo impegno debba essere proseguito mettendo a disposizione le risorse che sono necessarie perché sulle attività di diagnosi precoce e di screening bisogna continuare ad investire. Gli apprezzamenti che ne derivano in termini di promozione della salute e del servizio da parte dei cittadini sicuramente sono adeguati a questo impegno. dott. Remo Andreolli Assessore provinciale alle politiche per la salute Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Indice Presentazione .................................................................................... 5 1. Il programma di diagnosi precoce del tumore della mammella: una azione di sanità pubblica a protezione dell’individuo e della comunità ................................................................................ 9 2. Scenario epidemiologico dei tumori maligni della mammella in Trentino ....................................................................................... 19 3. I requisiti di qualità dello screening mammografico .................. 28 4. Formazione, informazione e comunicazione a sostegno del programma di screening ......................................................... 35 5. I risultati dello screening e confronti con altre realtà italiane ............................................................................................. 41 6. Aspetti diagnostico-terapeutici correlati allo screening mammografico ................................................................................ 47 7. I primi dati di impatto e di gradimento ......................................... 51 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico 1. Il programma di diagnosi precoce del tumore della mammella: una azione di sanità pubblica a protezione dell’individuo e della comunità Alberto Betta Sanità pubblica e singolo individuo. Nel titolo di questa breve relazione è contenuto, di fatto, un aspetto fondamentale che è alla base di tutte le attività preventive destinate alla popolazione e che necessitano dell’intervento del servizio sanitario pubblico, non solo di prevenzione primaria (come possono essere le iniziative di lotta al fumo di sigaretta, o per promuovere l’attività fisica, o per indurre l’uso del casco tra i motociclisti, ecc.) ma anche di quelle di cosiddetta prevenzione secondaria (basate sulla diagnosi precoce di malattie potenzialmente guaribili se rilevate in anticipo, come, nel nostro caso lo screening mammografico per il tumore al seno). In entrambi i tipi di attività c’è una relazione stretta tra la sanità pubblica ed il singolo individuo, anche se le responsabilità degli interventi di tutela della salute, così come la percezione dell’utilità degli interventi stessi possono essere molto diverse per la pubblica istituzione e per il cittadino. Nel caso dei programmi di prevenzione primaria l’obiettivo è quello di salvaguardare la salute delle persone attraverso la promozione di stili di vita e comportamenti sani o intervenendo sui rischi di malattia. Negli interventi di prevenzione primaria la sanità pubblica non si occupa del ristabilimento della salute dei singoli soggetti, ma si pone il fine di adottare strategie per “mantenerne in salute” il più vasto numero possibile (per aggiungere un altro esempio a quelli citati sopra, è il caso delle vaccinazioni contro le malattie infettive), “interessandosi di tutti in generale e di nessuno in particolare”. In questo modo, specie in una cultura fin troppo attenta agli interessi individuali, le azioni conseguenti sono generalmente percepite come indifferenti o, talvolta, addirittura come in contrasto rispetto agli interessi del singolo: basti pensare, ancora, ai nuovi divieti di fumo o all’obbligo di indossare le cinture di sicurezza. Insomma, come singolo mi rendo conto che una sanità pubblica efficiente può migliorare, e di fatto è in grado di migliorare, il livello di salute delle persone come gruppo, ma non necessariamente la percepisco come direttamente utile a me come individuo. (E quindi la conseguenza paradossale degli interventi di prevenzione rivolti ai molti è quella, tra l’altro, di essere valutati come di secondaria importanza rispetto alle attività diagnostico-terapeutiche 9 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico classiche rivolte ai pochi e quindi di non attirare l’attenzione che in genere meriterebbero). I programmi di prevenzione secondaria (screening) pur attuati sempre in persone sane implicano la ricerca attiva di segni precoci di malattia ai fini di una terapia altrettanto precoce e di una maggiore probabilità di guarigione. Peraltro anche in questi interventi, che pure hanno un approccio diverso rispetto ai programmi di prevenzione primaria, si pone il problema del rapporto tra singolo soggetto e le strutture della sanità pubblica. In questo caso la persona sana viene invitata attivamente a sottoporsi ad esami diagnostici che possono confermare lo stato di salute o individuare segni precoci della patologia su cui intervenire: la pertinenza è del servizio sanitario pubblico, ma è necessario un impegno personale da parte di ciascuno. L’impegno personale e gli eventuali disagi connessi alla partecipazione ad uno screening di massa, che peraltro ha conseguenze positive per una quota variabile di partecipanti, ma può determinare disagi o problemi per altri, permettono il miglioramento della propria prospettiva di vita ma al contempo anche il miglioramento della salute dell’intera comunità. Da questo punto di vista la gratuità è uno dei riconoscimenti del significato sociale di uno screening, che mette a carico di tutta la comunità la sua realizzazione. Nel caso degli screening oncologici è più evidente peraltro una maggiore possibilità di coincidenza tra interessi del singolo ed interessi della collettività. Infatti nel campo dell’assistenza oncologica, dove si assiste ad un approccio differenziato a seconda che il singolo individuo si presenti come “caso sospetto” (per il quale l’obiettivo è giungere ad identificare i sintomi e a giungere più rapidamente possibile ad una conclusione diagnostica) o come “persona sana”, facente parte di una comunità nel suo insieme (per la quale l’obiettivo è avere una conferma del suo stato di salute o una diagnosi precoce, a malattia non ancora evidente clinicamente), l’attuazione degli screening oncologici origina una ricaduta positiva in termini organizzativi sia per la fascia di popolazione oggetto dell’intervento, ma anche per la comunità. Basti pensare al fatto che l’attenzione specifica per il miglioramento e la razionalizzazione del percorso assistenziale, soprattutto relativamente ai tempi e ai modi di erogare le prestazioni necessariamente prevista per la realizzazione e la conduzione del programma di screening spesso rendono necessari interventi organizzativi sui vari servizi coinvolti, che migliorano la situazione anche per i singoli pazienti con sospetta neoplasia ( e cioè per le 10 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico persone che non rientrano nel programma destinato ai “sani”). Questo aspetto sarà illustrato in una delle prossime relazioni. Ma quali sono le caratteristiche di un test di screening oncologico per la popolazione e quali valutazioni si devono effettuare in sanità pubblica prima di procedere all’introduzione su larga scala? In generale un test oncologico è utile se è in grado di identificare il tumore – se presente – anche in totale assenza di sintomi e se l’anticipazione della diagnosi che in questo caso si verifica si traduce in un vero beneficio (in termini di prolungamento della sopravvivenza). Non può essere utilizzato quindi in uno screening di popolazione un test che si comporti come è illustrato nel grafico sottostante, in cui è possibile vedere come, nella condizione B – cioè in una condizione in cui si è riusciti ad anticipare la diagnosi, rispetto alla comparsa dei sintomi – in realtà l’esito finale è identico e nello stesso numero di anni rispetto a quello che si verifica per la condizione A, nella quale non vi è stata alcuna anticipazione della diagnosi. Graf. 1 – Illustrazione del problema dell’anticipazione diagnostica e della sua relazione con la durata della sopravvivenza Una volta individuato un test che renda l’anticipazione diagnostica veramente utile per la persona sottoposta allo screening, vanno attentamente valutate altre caratteristiche dell’esame che si intende utilizzare. 11 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Infatti i risultati del test saranno sempre o positivi o negativi, ma questo non significa che sia sempre vero. In altre parole, anche nelle migliori condizioni di esperienza dell’operatore e di adeguatezza degli strumenti un test non è in grado di distinguere tutti i veri casi di tumore iniziale da tutti i veri casi di buona salute, e cioè di assenza di tumore:questa peraltro è una caratteristica comune a tutti i test che utilizziamo nella pratica diagnostica. Sotto questo profilo ogni test è dotato di una sua propria capacità di individuare i veri malati (cioè i veri positivi, definita come “sensibilità” del test) ed i veri sani (cioè i veri negativi, definita come “specificità” del test): questa capacità non è mai pari al 100%. Queste caratteristiche sono schematizzate nel grafico sottostante. Graf. 2 - Caratteristiche di un test diagnostico rispetto alla capacità di individuare una malattia 12 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Infatti, per quanto possano essere elevate le caratteristiche di sensibilità e di specificità le possibilità di errore sono ineliminabili: ciò significa che in una certa percentuale di casi potrà essere possibile qualificare “malate” persone che in realtà non lo sono (falsi positivi) o come “sane” persone che in realtà sono malate (falsi negativi). Per ogni test diagnostico si conoscono i margini di errore: lo sforzo delle strutture sanitarie incaricate di gestire il programma di screening dovrà essere quello di garantire che le possibilità di errore rimangano le più basse possibili, entro i valori giudicati accettabili dalle società scientifiche (anche se non saranno mai pari a 0). Bisogna quindi valutare, prima di offrire un esame diagnostico alla popolazione, se l’identificazione precoce della patologia ha un beneficio nettamente superiore all’errore insito nel test e, contemporaneamente, se si è in grado di implementare e di mantenere nel tempo le caratteristiche di qualità con cui vengono svolte le diverse attività del programma e che garantiscono la quota minore possibile di errori. Lo sforzo costante di garantire la qualità è senz’altro tra quelli meno conosciuti anche nel caso dello screening mammografico, e su di essi – per la loro importanza -ci si soffermerà in più di un’occasione durante questo Seminario. Anche per questi motivi il programma di sanità pubblica presenta caratteristiche che lo distinguono da ogni altro tipo di intervento medico. La responsabilità del servizio sanitario nei confronti dell’utente è maggiore rispetto ad altre situazioni assistenziali: basti pensare al solo fatto di non essere di fronte ad una domanda di assistenza da parte del singolo individuo, ma all’attivazione di una serie di iniziative che chiedono al cittadino sano, senza sintomi, senza alcun bisogno di assistenza, di presentarsi per accertare lo stato di salute. Le condizioni quindi per condurre una campagna di screening sono costituite non solo dalla disponibilità di test diagnostici dotati di una sufficiente capacità di distinguere correttamente “malati” da “sani”, dalla garanzia che il margine di errore insito nel test sia mantenuto ai più bassi livelli compatibili, ma anche dal fatto che la anticipazione della diagnosi rispetto alla comparsa naturale dei sintomi di malattia comporti un aumento della sopravvivenza. Purtroppo queste condizioni non sono attualmente presenti per la grande maggioranza delle patologie tumorali. 13 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Per quanto riguarda invece lo screening per la diagnosi precoce del cancro della mammella le prove scientifiche a favore dell’efficacia dell’utilizzo del test mammografico sono oggi ritenute sufficienti. In particolare : 1. vi è sufficiente evidenza di efficacia dello screening mammografico rivolto a donne 50-69enni come unica modalità di screening per ridurre la mortalità per cancro della mammella. 2. vi è evidenza sufficiente che per le donne 50-69enni sottoposte a screening mammografico vi sia una riduzione media di mortalità per cancro della mammella pari a circa il 25%; 3. le analisi sul costo efficacia di uno screening mammografico effettuate in vari Paesi con gli stessi metodi, hanno stimato un costo, per ogni anno di vita salvato, che varia da 3000 a 8000 euro nelle donne 50-69enni sottoposte a screening ogni due anni. Attualmente le più recenti valutazioni internazionali sui dati disponibili: a) confermano la riduzione della mortalità per cancro mammario; b) non escludono la possibilità che nuove valutazioni potrebbero mostrare un effetto sulla mortalità per tumore mammario sempre positivo ma inferiore all’atteso; c) mostrano la tendenza a qualche sovradiagnosi di tumore (carcinomi duttali in situ, DCIS, che non sempre progrediscono verso i cancri invasivi). d) confermano il grande vantaggio che può comunque essere utilizzata una terapia meno aggressiva e conservativa. Il ritrovamento di lesioni preinvasive (cioè carcinomi duttali in situ che potrebbero non evolvere verso forme di cancro invasivo e che peraltro attualmente vengono trattate) suggerisce che la sfida principale per l’evoluzione dello screening mammografico potrebbe essere quella di determinare quali lesioni debbano essere sottoposte a trattamento e quali no. Quali condizioni organizzative sono importanti per garantire il migliore svolgimento dello screening? Tra i fattori che influenzano maggiormente gli anni di vita guadagnati in seguito agli accertamenti sono: - l’incidenza della patologia nella popolazione (più è elevata, maggiore è l’incremento del beneficio); - la percentuale di persone che partecipano al programma (più è alta, maggiore è l’impatto sulla popolazione); - la continuità nell’adesione; - l’accuratezza dei test diagnostici impiegati. 14 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Particolare attenzione viene quindi posta al mantenimento di elevati standard qualitativi (fissati dalle società scientifiche, cui abbiamo già fatto cenno) e alla forte integrazione tra i diversi servizi specialistici che vengono coinvolti in caso di accertamento diagnostico positivo, che permetta una complessiva presa in carico della persona. In terzo luogo al monitoraggio costante delle caratteristiche epidemiologiche della patologia tumorale mammaria; in quarto luogo alla ricerca di una elevata adesione al programma di prevenzione secondaria. Quest’ultimo aspetto si concretizza rendendo più accessibile l’offerta, e quindi portando il test di screening vicino alla popolazione che vuole partecipare, centralizzando invece le sedi di lettura dei test e degli approfondimenti diagnostico-terapeutici, evitando la dispersione di personale e la frammentazione delle risposte. Viene infine data rilevanza all’informazione sui benefici e sui limiti del test di screening, che deve essere presente ad iniziare dalla fase di invito alla donna, ma anche dal sostegno che i distretti sanitari e i medici di famiglia possono fornire sia all’iniziativa sia alla singola persona interessata. Organizzazione dello screening mammografico trentino Dopo una fase preparatoria durata più di 5 anni, durante la quale sono stati valutati i benefici, i costi, acquistati gli strumenti necessari, preparato il personale, costruita a Trento presso la sede del Distretto, in Piazza Venezia, una sede centrale del programma di screening, predisposti gli strumenti di comunicazione, nel 2001 è stato attivato in Trentino lo screening provinciale per la diagnosi dei tumori della mammella femminile. Destinatari del programma. Destinatari del programma sono le donne di età compresa tra 50 e 69 anni, residenti in provincia, che corrispondono a circa 56.000 unità. Considerando che una certa percentuale deve essere esclusa per svariati motivi e che l’adesione al programma non è del 100% delle interessate, il numero di soggetti sottoposti a screening ogni anno è stato stimato in 15.000 unità. Modalità organizzative. Il programma è gratuito e prevede l’esecuzione ogni due anni della 15 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico mammografia, in due proiezioni, da parte di personale tecnico appositamente addestrato. Le donne vengono chiamate con un invito personalizzato, contenente tutte le indicazioni necessarie per individuare la struttura sanitaria in cui effettuare la mammografia ed, eventualmente, per modificare l’appuntamento. Gli esami vengono eseguiti con la stessa tecnica in tutti i distretti del Trentino: Rovereto, Cavalese, Cles, Tione, Arco, Borgo Valsugana (presso i servizi di senologia delle Unità operative di Radiodiagnostica degli ospedali). La lettura dei radiogrammi è invece centralizzata in un’unica sede (il Servizio di senologia di Trento). In caso di necessità sono previsti, a titolo gratuito, tutti gli ulteriori accertamenti che risultassero necessari (visita del radiologo, eventuale ulteriore mammografia con tecniche di ingrandimento e/o particolari, eventuale ecografia, eventuale agoaspirato, eventuale agobiopsia) : questi esami di secondo livello diagnostico sono svolti possibilmente entro 2 giorni presso il Servizio di senologia di Trento, che è Centro di riferimento dello screening. Ove l’approfondimento diagnostico ponga l’indicazione per specifici interventi, la paziente è affidata al Dipartimento di oncologia (Gruppo multidisciplinare di patologia mammaria, costituito da un Radiologo, un Radioterapista, un Oncologo e un Chirurgo) per un consulto interdisciplinare. La promozione attiva dello screening presso i medici di famiglia, le associazioni di volontariato e le componenti rilevanti della comunità è stata affidata ai medici di distretto (Unità operative di assistenza territoriale), secondo piani definiti annualmente. I controlli di qualità Sono attuati i seguenti controlli: - adeguatezza dei sistemi di invito al primo screening e ai successivi; - adattabilità del sistema organizzativo alle esigenze locali delle utenti (appuntamenti, orari); - valutazione della quota di donne non rispondenti all’invito; ricerca a campione dei motivi di non risposta; - valutazione della qualità del prodotto mammografico mediante collaborazione con il Servizio di fisica sanitaria dell’ospedale di Trento, secondo il protocollo del Gruppo Italiano per lo Screening Mammografico 16 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico (GISMA); - valutazione periodica delle modalità con cui viene seguita la paziente (follow up) per verificare l’applicazione dei protocolli diagnostico-terapeutici; - valutazione periodica dell’andamento e dell’efficacia dello screening mediante una serie prestabilita di indicatori. Il gruppo tecnico di valutazione Per monitorare l’andamento del programma, verificare le attività svolte ed i risultati ottenuti, valutare problemi emergenti o segnalati, è stato formalizzato un Gruppo tecnico coordinato dal direttore per la Promozione e l’Educazione alla Salute, composto da: - dott. Paolo Peterlongo direttore del Dipartimento di radiodiagnostica; - dott. Francesco Dalla Palma direttore Unità operativa di radiodiagnostica ospedale di Trento; - dott. Sabino Della Sala dirigente medico Unità operativa di radiodiagnostica ospedale di Trento; - dott. Silvano Piffer direttore del Servizio Osservatorio Epidemiologico; - dott. Enrico Nava direttore del Servizio Educazione alla Salute; - dott. Emilio Arisi direttore Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia ospedale di Trento; - dott.ssa Mariella Bonzanini dirigente medico Unità operativa Anatomia patologica ospedale di Trento; - dott. Marco Clerici medico di medicina generale - designato dall’Ordine dei Medici; - dott. Marino Migazzi dirigente medico - direzione cura e riabilitazione; - dott. Leonardo Sartori dirigente Servizio sistemi Informativi; - sig.ra Ornella Bertoni referente Tecnici sanitari di radiologia. Al Gruppo tecnico spetta inoltre il compito di curare l’informazione sull’andamento dello screening, come viene fatto in questa occasione, tenere i contatti con strutture istituzionali simili ma anche adeguati rapporti con l’Assessorato alle politiche per la salute della nostra Provincia autonoma sia per una valutazione complessiva sia per proporre, compatibilmente con le risorse disponibili, ogni opportuno aggiornamento delle attrezzature tecnologiche impiegate per l’esecuzione dello screening, mediante il ricorso all’approccio del Technology Assessment*. * Valutazione delle tecnologie sanitarie con lo scopo di fornire informazioni utili a sostenere le decisioni, sia a livello politico che nella pratica, studiando le implicazioni mediche, sociali ed etiche dello sviluppo, della diffusione e dell’uso delle tecnologie sanitarie. 17 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Bibliografia 1. Programma Nazionale Linee Guida – Guida ai servizi clinici di prevenzione - Screening per il carcinoma della mammella – htpp://www.pnlg.it/tskfrc/ cap07.php 2. WHO-IARC - Handsbooks of Cancer Prevention, Breast cancer Screening, vol 7, 2002 3. SHAPIRO S.,COLEMAN E.A., BROEDERS M., ET AL. - Breast cancer screening programmes in 22 countries: current policies, administration and guidelines Int.J.Epidem., 1998;27:735-742. 4. ZAHL P-H., STRAND B.H., MAEHLEN J. - Incidence of breast cancer in Norway and Sweden during introduction of nationwide screening: prospective cohort study - B.M.J. on line, 10.1136/bmj.38044.666157.53, 2004. 5. EDITORIAL - Balancing mammography’s benefits and harms - B.M.J. USA, 2004; 328: 301-302. 6. OLSEN O., GOETZSCHE P.C.- Cochrane review on screening for breast cancer with mammography - Lancet 2001; 358:1340-42. 7. GRUPPO ITALIANO PER LA MEDICINA BASATA SULLE EVIDENZE (GIMBE) - Screeing carcinoma mammario: Cochrane Review vs Lancet Review - www.gimbe.org/ screen_mamm.htm 18 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico 2. Scenario epidemiologico dei tumori maligni della mammella in Trentino Silva Franchini Il carcinoma mammario rappresenta la patologia neoplastica femminile più frequente sia in termini di incidenza che di mortalità rappresentando in Italia circa il 25% dei tumori nel sesso femminile e la prima causa di morte per tumore. Sono stati recentemente pubblicati dall’AIRT (Associazione Italiana Registri Tumori) i dati relativi a 10 anni di attività dei Registri di tumore di popolazione accreditati e ne è emersa una curva di incidenza in progressiva e significativa crescita con un aumento medio dei tassi standardizzati dell’ordine di 1,7% all’anno. Tale crescita è verosimilmente attribuibile, in parte, all’avvio in varie regioni italiane di programmi organizzati di screening. I tassi di incidenza del tumore al seno in Italia si pongono nello scenario mondiale su valori medio-alti, a parità di quanto si osserva in altri paesi di tipo occidentale. Per quanto riguarda la mortalità anche in Italia, analogamente a quanto avvenuto negli Stati Uniti ed in altre Paesi Europei, dall’inizio degli anni ’90 si assiste ad una riduzione significativa del trend. I dati di incidenza del Trentino qui presentati sono frutto del lavoro di linkage attuato dall’Osservatorio Epidemiologico dell’Azienda sanitaria sui dati di ricovero ospedalieri, l’anagrafe degli assistiti, i dati dell’anatomia patologica, i dati di mortalità sottendendo anche un lavoro di consultazione manuale delle cartelle cliniche per la verifica della qualità dei dati. I dati di incidenza così resi disponibili dal Registro tumori di popolazione della Provincia di Trento si riferiscono agli anni 1995-1998. In Trentino, la curva del tasso di incidenza per età al momento dell’insorgenza del cancro della mammella è in crescita esponenziale fino alla classe di età 45-49 anni, dopo di che l’incremento è meno pronunciato (graf. n. 3) 19 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Graf. 3 Curva del tasso di incidenza per età del cancro della mammella in Trentino. Tasso x 100.000. 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 0- 5- 10- 15- 20- 25- 30- 35- 40- 45- 50- 55- 60- 65- 70- 75- 80- 85+ L’andamento si sovrappone a quanto osservato in tutti i paesi occidentali con un picco in età pre-menopausa, una crescita più regolare ed un secondo picco attorno ai 70 anni. A livello locale questa patologia rappresenta circa il 30% dei tumori nel sesso femminile confermandosi la prima causa di morte per patologia neoplastica. Il 40% dei tumori è compreso in età tra i 50 e i 69 anni, il 37% è stato osservato in donne di età uguale o superiore ai 70 anni mentre il 23% dei tumori è stato osservato in donne al di sotto dei 49 anni. La distribuzione del tasso di incidenza a livello comprensoriale territorio trentino non ha evidenziato differenze statisticamente significative rispetto alla media provinciale. Il rischio di una donna trentina di andare incontro a questa patologia entro i 74 anni è del 9,18%, lievemente al di sopra di quanto non si rilevi dai dati dei registri tumori italiani e comunque ben al di sopra delle regioni del centro sud Italia. Confrontandoci coi i registri tumori delle altre realtà italiane, vediamo come 20 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico il Trentino si collochi al terzo posto nella graduatoria di incidenza (tab. n.1). Tale dato va peraltro preso con una certa prudenza tenuto conto della recente attivazione di questi strumenti di rilevazione e quindi è necessario attendere del tempo per confermare questo andamento. Tab. 1 Confronto dei tassi standardizzati di incidenza per carcinoma della mammella nei diversi registri nazionali. Tasso x 100.000. Registro Tumori Periodo Tasso standardizzato di incidenza per 100.000 Rango Friuli Venezia Giulia 1995-98 84,2 1 Biella 1995-98 83,6 2 Provincia di Trento 1995-98 83,5 3 Parma 1993-97 82,7 4 Torino 1993-98 80,1 5 Ferrara 1993-97 78,5 6 Varese 1993-97 77,4 7 Modena 1993-97 77,3 8 Genova 1993-96 76,9 9 Veneto 1993-96 74,8 10 POOL Registri Italiani 1993-98 71,3 11 Romagna 1993-97 71,1 12 Bolzano (3) 1995-97 66,7 13 Umbria 1994-96 65,4 14 Macerata 1993-97 64,4 15 Sassari 1993-97 63,7 16 Ragusa 1993-97 51,0 17 Napoli 1996-98 50,5 18 In collaborazione con l’Unità Operativa di Radioterapia è stata condotta un’indagine per mettere in relazione la dimensione dei tumori diagnosticati e l’età della persona (tab. 2). 21 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Tab. 2. Stadiazione casi incidenti per carcinoma della mammella (190 donne). Anno 1998 Classi di età T1 T2 T3 T4 Totale Meno di 40 46,2 53.8 -- -- 100,0 40-49 59,5 35,7 2,4 2,4 100,0 50-64 48,3 43,1 3,4 5,2 100,0 65-74 60,9 15,2 8,7 15,2 100,0 75 e oltre 45,2 25,8 3,2 25,8 100,0 Totale 53,2 32,6 4,2 10,0 100,0 Vi è correlazione positiva tra età e dimensione della lesione e ciò può essere messo in relazione con una relativa difficoltà delle donne anziane nell’accedere ai servizi sanitari. Circa la residenza delle donne chiamate a screening non si notano particolari differenze territoriali e livello provinciale. Venendo alla mortalità per tumore, vengono presi in esame di dati informativi dagli anni ’70 in poi che sono stati aggregati per fasce omogenee quinquennali per evitare fluttuazioni casuali (graf. n. 4) 22 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Graf. 4. Decessi di residenti per carcinoma della mammella. Andamento temporale dei tassi standardizzati di mortalità dal 1970 al 1999. (Popolazione di riferimento: Italia, censimento 1981) 38 36,7 Tassi standardizzati per 100.000 37 36,6 36 35,2 34,8 35 34 33,4 33 32 32,1 31 30 29 1970-74 1975-79 1980-84 1985-89 1990-94 1995-99 Ne è emerso un andamento in crescita sino al 1990 dopo di che si assiste ad un inversione di tendenza. Per quanto riguarda l’età delle persone decedute, più del 50% aveva un’età superiore ai 70 anni e oltre il 30% un’età compresa tra i 50 e i 69 anni. In riguardo alla residenza non si sono evidenziate differenze dalla media provinciale statisticamente significative. Nel confronto con le altre realtà nazionali, relativamente al tasso standardizzato di mortalità la provincia di Trento si colloca al 4° posto in graduatoria 23 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Tab. 3 Tasso standardizzato di mortalità per carcinoma mammario per regione. Tasso x 100.000 standardizzato sulla popolazione mondiale. Regione Tasso Rango Friuli -V.G. 20,5 1 Sardegna 20,2 2 Lombardia 19,8 3 Trentino-Alto Adige 19,5 4 Piemonte 19,4 5 Valle d'Aosta 19,3 6 Emilia R. 18,8 7 Veneto 18,7 8 Lazio 18,3 9 Italia 17,7 10 Marche 17,2 11 Umbria 17,1 12 Liguria 16,7 13 Campania 16,5 14 Puglia 16,2 15 Abruzzo 15,7 17 Sicilia 15,7 16 Molise 15 18 Toscana 14,7 19 Basilicata 13,6 20 Calabria 12,9 21 Consideriamo infine l’ospedalizzazione riferita agli anni 1996-2000 di donne residenti affette da tumore maligno della mammella sia ricoverate negli ospedali provinciali che extraprovinciali (mobilità passiva). Mediamente i ricoveri si sono assestati su una media di circa 1.000 all’anno (graf.n. 5). 24 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Graf. 5. Ricoveri ospedalieri per carcinoma della mammella dal 1996 al 2000 1200 1000 800 600 400 200 88 78 81 61 46 0 1996 1997 1998 Ricoveri in provincia 1999 2000 Ricoveri fuori provincia La maggior parte dei ricoveri si è avuta presso l’ospedale S. Chiara di Trento. I ricoveri ordinari (circa 60% del totale), dopo un picco avutosi nel 1996, si assestano su una media di 600 ricoveri annui mentre aumentano, come atteso, i ricoveri in day hospital (circa 40%). La durata del ricovero ordinario mediamente è di 9 giorni. Circa il 50% degli accessi è rappresentato da donne che hanno un’età compresa tra i 50 e i 69 anni, un po’ più del 20% è rappresentato da donne di età inferiore ai 50 anni. Relativamente alla distribuzione territoriali dei ricoveri si nota un maggiore accesso alle strutture ospedaliere da parte di residenti nel comprensorio della Valle dell’Adige in misura statisticamente significativa (graf. n. 6) 25 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Graf. 6. Distribuzione per percentili del tasso di ospedalizzazione medio annuo x 10.000. 1996-2000 La mortalità intraospedaliera negli anni sembra assestarsi su un valore del 3,5%. In conclusione si possono trarre le seguenti valutazioni. L’incidenza nel periodo 1995-98 è pari a 83,5 per 100.000, e pone la provincia di Trento al 3° posto in confronto agli altri registri tumore italiani. L’incidenza per comprensorio evidenzia una minore variabilità tra comprensori; la Vallagarina presenta il valore di incidenza più elevato, ma la differenza, rispetto al valore provinciale, non risulta statisticamente significativa. Il trend temporale mortalità presenta modeste fluttuazione annuali e mostra un decremento a partire dagli anni ‘90 attestandosi sul 34,8 per 100.000 nell’ultimo quinquennio. La mortalità in provincia di Trento si colloca al 4° rango confrontandola con i valori delle altre regioni italiane. 26 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico La verifica della stadiazione ha evidenziato una correlazione tra età e dimensione del tumore primitivo. Il carcinoma della mammella rappresenta il 18% dei decessi per tumori nelle donne, e il rapporto di mortalità proporzionale su tutte le cause è pari al 4,6% Il tasso di ospedalizzazione annuo in provincia di Trento resta invariato nel periodo 1996-2000 La mobilità passiva registra un costante decremento dal 1997 al 2000 I ricoveri ordinari sono sostanzialmente stabili dal 1997 (>600 anno), mentre i day hospital risultano in aumento (40% sul totale ricoveri nel 2000). La maggior parte dei ricoveri si concentra presso l’Ospedale S. Chiara (<70%) Per il futuro si prevede di proseguire con l’attività di Registro Tumori migliorando l’integrazione delle fonti informative disponibili con le strutture dell’Anatomia Patologica, Oncologia Medica, Radioterapia, Servizio di Senologia. Inoltre verranno condotti studi per l’analisi della sopravvivenza, sull’accesso ai servizi, sulle attività assistenziali e sui fattori di rischio. 27 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico 3. I requisiti di qualità dello screening mammografico Daniela Bernardi, Walter Sabino Della Sala, Marco Pellegrini, Francesca Franzoso, Francesco Dalla Palma La qualità viene definita come la capacita di un servizio, di un processo o di un singolo professionista di soddisfare le aspettative dei propri clienti o delle parti interessate. In sanità per clienti si intendono i pazienti e per parti interessate la collettività. In un contesto di un programma di prevenzione, quale lo screening mammografico, una volta identificato il problema e definito l’obiettivo da conseguire è necessario stabilire le azioni da intraprendere, le risorse da impegnare, definire i tempi nonché le modalità di attuazione dei singoli processi. E’ necessario garantire che nelle varie fasi del programma vi sia una continua valutazione di tutti gli aspetti amministrativi, logistici e organizzativi dell’attività in modo che vi sia congruenza tra servizi offerti e “bisogni” della popolazione. Il programma di screening deve esser efficace, cioè portare dei benefici alla popolazione attraverso una serie di interventi sanitari che siano in condizioni ideali per il loro uso, garantendo l’efficacia non solo teorica (grado di beneficio arrecato agli individui di una popolazione definita attraverso il ricorso ad interventi sanitari in condizioni ideali per il loro uso) ma pratica (grado di beneficio arrecato agli individui di una popolazione definita in condizioni normali di assistenza). Lo screening mammografico ha come obiettivo la riduzione della mortalità per carcinoma mammario nella popolazione. Ovviamente la riduzione della mortalità è un dato che viene ricavato nel tempo, non è immediato. Quindi per portare avanti questo obiettivo abbiamo bisogno di alcuni parametri che sono indicatori precoci dell’efficacia del nostro programma, stabiliti sulla base di trials randomizzati che permettono di valutare il programma di screening prima di poter osservare l’effettiva riduzione della mortalità Tali indicatori sono suddivisi in due grosse famiglie: - Indicatori di performance del programma di screening, atti a valutare la qualità del programma nella fase organizzativa e gestionale; - Indicatori di performance medico-radiologici, atti a valutare la qualità nella fase diagnostica. 28 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico - Gli indicatori di performance del programma sono cinque: tasso di adesione, tempo intercorso tra mammografia e referto negativo tempo intercorso tra mammografia e approfondimento tasso di adesione all’approfondimento di 2° livello tempo intercorso tra mammografia e intervento chirurgico Il tasso di adesione è il rapporto tra il numero di donne che hanno effettuato la mammografia di screening sul totale delle donne invitate. Va tenuto quindi conto del numero di inviti che non hanno avuto esito e del numero di donne che hanno segnalato l’esecuzione di una mammografia in tempi recenti o che invece segnalano la presenza di una patologia invalidante: queste vengono eliminate dallo screening. Gli standard di qualità del programma vengono definiti dal Gruppo Italiano per lo Screening Mammografico (GISMa). Dalla tab. 4 possiamo osservare come già nel primo round fosse stato raggiunto un tasso di adesione sopra la soglia di accettabilità. A metà del secondo round possiamo vedere come il tasso di adesione si sia ulteriormente incrementato raggiungendo un livello superiore all’82% soprattutto per merito di donne che hanno accettato di sottoporsi a screening alla seconda tornata. Tab. 4. Tasso di adesione GISMa (gruppo italiano screening mammografico) Risultati in Trentino Accettabile: � 60% Primo round: 62,5% Desiderabile: � 75% A metà del secondo round: 82,3% Il secondo parametro riguarda il tempo trascorso in giorni tra la data in cui è stata effettuata la mammografia di screening e la data in cui è stato inserito l’esito della stessa nel programma di screening. Il GISMa suddivide il parametro in tre fasce temporali I dati del Trentino sono riportati nella successiva tab. n. 5. Il leggero allungamento dei tempi nella prima metà del secondo round è probabilmente correlabile con la forte adesione che si è avuta in questa tornata. 29 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Tab. 5. Tempo tra mammografia e referto negativo GISMa (gruppo italiano screening mammografico) Entro 21 giorni Risultati in Trentino Primo round 99,5% entro 21gg ½ secondo round 95,6% entro 21gg Tra 22 e 30 giorni Oltre 30 giorni Il terzo parametro riguarda il tempo trascorso in giorni tra la data in cui è stata effettuata la mammografia di screening e la data in cui è stato programmato l’approfondimento di secondo livello. Anche qui sono indicate tre fasce Come si può notare dalla tab. n. 6, durante il secondo round sono stati modificati dal GISMa i valori in quanto nessun centro italiano era in grado di soddisfare i parametri richiesti dalla prima stesura degli indicatori. Tab. 6. Tempo tra mammografia e approfondimento di 2° livello GISMa (gruppo italiano screening mammografico) Entro 15 giorni Risultati in Trentino Primo round 51,1 % entro 15 gg ½ secondo round 64,9 % entro 30 gg Tra 16 e 21 giorni Oltre 21 giorni Un altro parametro è il tasso di adesione al richiamo per approfondimento di secondo livello (numero di donne che lo eseguono sul totale della popolazione femminile richiamata). Questo tasso, analogamente al tasso di adesione alla mammografia, incide moltissimo sulla qualità dello screening mammografico. Il tasso di adesione è elevatissimo e ci risulta che solo 4 donne non si siano presentate a questo livello di approfondimento (tab. n. 7). . 30 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Tab. 7. Tasso di adesione al richiamo GISMa (gruppo italiano screening mammografico) 95% Risultati in Trentino Primo round: 99,9% L’ultimo parametro di questo gruppo è il tempo trascorso in giorni tra la data in cui è stata effettuata la mammografia (l’approfondimento di secondo livello) e la data in cui è stato programmato l’intervento chirurgico. La tab. n. 8 evidenzia i risultati ottenuti al primo round. Questo indicatore è correlato alla conclusione dell’intero iter diagnostico e terapeutico e l’80% di interventi chirurgici eseguiti a 2 mesi dalla mammografia è un valore di assoluto rilievo. Tab. 8. Tempo tra mammografia e intervento chirurgico GISMa (gruppo italiano screening mammografico) Accettabile: entro 60 giorni Risultati in Trentino Primo round: 80% entro 60 gg Desiderabile: entro 30 giorni Il secondo gruppo di indicatori di performance medico-radiologici, che servono per valutare la qualità diagnostica, è costituito da cinque parametri: - tasso di richiamo - rapporto benigni/maligni alla biopsia - tasso di identificazione - tasso di tumori invasivi £ 1 cm - tasso di tumori in situ Il tasso di richiamo rappresenta la percentuale di donne che dopo una mammografia di screening vengono riconvocate per un approfondimento diagnostico (II° livello). È un indicatore di specificità della fase diagnostica e quindi molto importante. Le esperienze del nostro programma sono indicate nella successiva tab. n. 9. In effetti sia nel primo che nel secondo round i valori sono leggermente superiori alla soglia di accettabilità ed è legato con molta probabilità al fatto che gli operatori provengono da una realtà di mammografia clinica; questo aspetto tuttavia ha una positiva ricaduta nei successivi indicatori. 31 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Tab. 9. Tasso di richiamo GISMa (gruppo italiano screening mammografico) Primo round accettabile: <8% desiderabile: <5% Round successivi accettabile tra 2 e 4% desiderabile <2% Risultati in Trentino Primo round 8,3 % ½ Secondo round 4,7 % Il secondo indicatore è relativo al rapporto tra diagnosi istologica benigna e maligna nelle donne sottoposte a biopsia chirurgica o intervento. Tale rapporto deve essere il più basso possibile in quanto devono essere sottoposte ad operazione chirurgica solo le donne con un tumore maligno. La tab. n. 10 evidenzia come i valori indicati dal GISMa siano pienamente rispettati. Tab. 10. Rapporto diagnosi istologica benigna/maligna GISMa (gruppo italiano screening mammografico) Primo round accettabile � 1:1 desiderabile � 0,5:1 Round successivi accettabile � 0,5:1 desiderabile � 0,2:1 Risultati in Trentino Primo round 0,15/1 ½ Secondo round 0,02/1 Il terzo parametro è rappresentato dal tasso di identificazione totale, ossia il numero di carcinomi identificati ogni 1000 donne sottoposte alla mammografia di screening. Nel nostro screening questo indicatore ci ha visti ripagati della quota di richiami effettuati, che come precedentemente esposto è risultata superiore agli standard previsti dal GISMa (tab. n. 11). Va anticipato che oltre il 50% di lesioni riscontrate sono di dimensione minima e la successiva asportazione di questi tumori è quella che garantisce di fatto la riduzione della mortalità. 32 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Tab. 11. Tasso di identificazione totale GISMa (gruppo italiano screening mammografico) Primo round: accettabile >5x1000 desiderabile >6x1000 Round successivi: > 3,5x1000 Risultati in Trentino Primo round 8,32 x 1000 ½ Secondo round 7,49 x 1000 Il quarto indicatore riguarda il tasso di identificazione di tumori invasivi con dimensioni inferiori al centimetro ogni 1000 donne esaminate. I valori indicati dal GISMa sono accettabile quando superiore al 2/1000 e desiderabile sopra il 2,5/1000, nel primo round abbiamo conseguito il 3,6/1000 (tab. n.12). Tab. 12. Tasso di identificazione tumori inferiori a 1 cm GISMa (gruppo italiano screening mammografico) Primo round: accettabile � 2 x1000 desiderabile � 2,5x1000 Round successivi: accettabile � 2,5x1000 desiderabile � 3x1000 Risultati in Trentino Primo round 3,6/1000 L’ultimo parametro è rappresentato dal rapporto fra il numero di cancri screen detected con diagnosi di tumore duttale in situ e il numero di cancri totali diagnosticati allo screening con conferma istologica. La tab. 13 evidenzia i risultati dell’esperienza di Trento. Questa tipologia di tumore viene trattata senza interventi invasivi. 33 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Tab. 13. Tasso di identificazione tumori inferiori a 1 cm GISMa (gruppo italiano screening mammografico) accettabile 10% Risultati in Trentino Primo round 18% desiderabile 10-20% Dai valori appenda esposti possiamo dire che sotto il profilo della qualità troviamo piena soddisfazione anche se esistono comunque margini di miglioramento soprattutto nel tasso di richiami. 34 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico 4. Formazione, informazione e comunicazione a sostegno del programma di screening Enrico Nava La comunicazione va intesa non solo come trasmissione delle informazioni ma anche come aspetto gestionale e della qualità interna dei servizi, a maggior ragione quando queste attività sono attuate in una multisettorialtà che ormai caratterizza quasi tutti gli interventi sanitari. Si esce così dall’individualismo e dal paternalismo sanitario che ha costituito una peculiarità delle attività cliniche del passato quando il medico o la singola struttura operativa gestivano direttamente e singolarmente il paziente. Oggi praticamente tutte le attività sanitarie sono caratterizzate da una profonda intersettorialità che ha il fine di garantire una maggiore attenzione alla persona e la centralità del paziente nei suoi rapporti con il servizio sanitario. Anche lo screening mammografico non si sottrae a questa logica di articolata complessità che viene qui sotto sintetizzata nella tab. n. 14. Tab. 14. Quadro organizzativo-funzionale dello screening mammario Complessità del quadro organizzativo funzionale dello screening mammario Livello assistenziale territoriale: informazione-sensibilizzazione, educazione sanitaria informazione su inviti, richiami, approfondimenti diagnostici counselling nelle varie fasi del programma definizione del percorso assistenziale copertura della popolazione target secondo standard Livello diagnostico di primo grado: aggiornamento liste e effettuazione chiamata effettuazione e lettura test di screening verifica della qualità e rispetto standard GISMa aggiornamento e formazione del personale Livello diagnostico di secondo e terzo grado: approfondimento istologico su biopsia unità di valutazione multidisciplinare percorso della gestione clinica della malattia Livello della comunicazione e informazione: report annuali registro tumori relazione sullo stato di salute 35 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Quando si parla di comunicazione vanno considerati due aspetti fondamentali: la formazione e l’informazione. Nella pratica accade talvolta di osservare che la formazione viene intesa come semplice diffusione di documentazione cartacea, di opuscoli e materiali che dovrebbero servire per implementare le competenze degli operatori interessati. La formazione è invece qualcosa di più specifico; può essere paragonata ad una sorta di addestramento, cioè un processo di potenziamento delle competenze, mentre l’informazione equivale ad un processo di trasferimento delle conoscenze. Tutto ciò rientra nel più ampio campo della comunicazione che è sostanzialmente un momento di condivisione. Il servizio sanitario non può rinunciare ad espletare questa funzione all’interno della propria organizzazione per quanto concerne la comunicazione sia dei risultati raggiunti nelle attività poste in essere, sia degli elementi di criticità sui quali bisogna intervenire per migliorare la qualità organizzativa o prestazionale. Una buona comunicazione favorisce il raggiungimento di obiettivi importanti quali la qualificazione del servizio, il miglioramento dei rapporti tra servizio sanitario e cittadino, il rapporto con gli stakeholders cioè i “soggetti al di fuori del servizio sanitario che hanno interesse” a conoscere le tematiche e le problematiche inerenti alla salute costituiti da rappresentanti della popolazione, del volontariato, gli amministratori pubblici e così via. La comunicazione permette altresì un migliore utilizzo dei servizi e serve quindi per favorire la collaborazione ed il confronto tra gli operatori e tra questi e la popolazione servita. Calando queste considerazioni di tipo generale nella specifica tematica dello screening mammografico, sotto l’aspetto della comunicazione interna e della formazione possono essere annoverate le seguenti attività: a. informazione verso i medici di medicina generale, b. informazione tra gli operatori addetti allo screening attraverso i gruppi tecnici di coordinamento, c. formazione degli operatori distrettuali sugli screening attuati. Per quanto concerne il medico di medicina generale è stato riconosciuto un ruolo particolarmente importante nella fase del counselling preventivo all'esame. 36 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico L’informazione è stata attuata in modo progressivo ed è andata di pari passo con la graduale estensione dello screening nei vari ambiti territoriali provinciali. Si è investito in modo particolare sulla necessità che venissero date corrette informazioni alle donne circa l'importanza dell'indagine, la sua innocuità, il livello di certezza, le controindicazioni e le modalità organizzative ed esecutive, ma anche nel momento del necessario contatto e dell'informazione rivolto alle donne non rispondenti al fine di consentire l'adesione ovvero il rifiuto informato allo screening. Per questo operatore, che rappresenta il primo livello di contatto tra il cittadino e il servizio sanitario, sono state predisposte specifiche schede informative contenenti generalità sugli indirizzi organizzativi e sulle modalità di attivazione dello screening, su dati statistico-epidemiologici, su possibili domande e relative risposte ai quesiti più frequentemente posti dall’utenza femminile. Tale materiale informativo,come prima anticipato, non è stato distribuito a pioggia bensì con gradualità e limitatamente agli operatori residenti negli ambiti territoriali oggetto di chiamata alla mammografia in modo che la comunicazione e l’informazione risultasse contemporanea con l’attivazione effettiva del servizio. Ad integrazione della distribuzione del citato materiale sono stati organizzati specifici momenti informativi locali rivolti ai medici e agli operatori sanitari dei servizi per l'assistenza territoriale ai quali ha sempre partecipato il responsabile del centro di senologia e referenti della Direzione Promozione per spiegare in modo più particolareggiato il programma di screening. A tali incontri preliminari sono poi seguiti ulteriori contatti per comunicare i risultati raggiunti. Questi incontri con i medici di assistenza primaria si sono dimostrati molto importanti in quanto a seguito di essi è stata positivamente influenzata l’adesione delle donne al programma (vedi ad esempio il distretto della Bassa Valsugana). Per quanto riguarda gli operatori direttamente impegnati nell’attuazione dello screening esistono momenti specifici di confronto tra i quali spicca quello del gruppo tecnico di valutazione dello screening mammografico che hanno rappresentato una periodica occasione di confronto sulle strategie, sui risultati conseguiti e sulle criticità che si presentavano nel percorso di sviluppo dello screening mammografico. Va detto che tale gruppo è stato istituito con deliberazione 1636/2002 con la funzione di monitorare l’andamento del 37 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico programma di screening, proporre le soluzioni tecniche a problemi emergenti, effettuare la verifica annuale sulle attività svolte, proporre studi ed indagini ad hoc e tenere infine i rapporti con altre strutture nazionali impegnate in attività similari. Ovviamente il citato personale ha partecipato a momenti di formazione specifica che hanno riguardato sia il personale medico che i tecnici di radiologia. Circa la formazione ed il conseguente supporto alle attività territoriali di sanità pubblica va anzitutto detto che in molti casi gli operatori si sono direttamente attivati a livello locale attraverso iniziative di sensibilizzazione intersettoriali e multidisciplinari che hanno permesso di incrementare in modo diffuso il livello informativo relativo agli screening oncologici femminili. Si è ritenuto opportuno tuttavia implementare questo momento comunicativo con iniziative specifiche applicabili alla fascia di popolazione target. Per tale ragione presso i settori di igiene pubblica delle UU.OO. di assistenza territoriale sono state individuate figure professionali in grado di attuare iniziative di informazione e sensibilizzazione sul campo. Sono pertanto stati organizzati momenti formativi per quanto riguarda la Mammografia indirizzati a medici, personale infermieristico e ostetriche dei distretti. È stato contestualmente elaborato anche del materiale didattico di supporto caratterizzato da un serie di diapositive/lucidi utilizzabili per conferenze di informazione e incontri. Venendo all’informazione di popolazione e quindi alla comunicazione esterna, l’azione è stata caratterizzata dalla predisposizione di una vera e propria campagna informativa dal titolo: “mammografia, un futuro tranquillo”. Tale campagna, organizzata con il supporto del Servizio Rapporti con il Pubblico, è stata concepita non in forma estesa contemporaneamente a tutto il territorio provinciale, ma limitata, di volta in volta, ai distretti presso i quali veniva attivata l'iniziativa. È stato quindi interessato inizialmente il Distretto di Trento e a seguire tutti gli altri. Per quanto attiene l'organizzazione della campagna informativa, accanto al programma di distribuzione del materiale informativo ai medici di medicina 38 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico generale, è stato contestualmente previsto l'inoltro di depliant e manifesti presso le sedi dei distretti presso i quali si attuava l'iniziativa, nonché presso i relativi presidi ospedalieri. Giova a questo punto ricordare quali sono i requisiti di un buon materiale informativo, come indicati nelle linee guida del programma nazionale. - L’informazione veicolata dal materiale informativo dovrebbe essere: completa, esauriente, basata su prove scientifiche di efficacia, aggiornata, chiara, valutata dal pubblico di riferimento. Il materiale prodotto, ad iniziare dalla lettera informativa personalizzata, ci pare che possa rispecchiare quasi tutti i requisiti. Infatti sotto il profilo della completezza, viene evidenziato ad esempio il margine di errore insito nell’esame (i falsi positivi e negativi) e comunque l’importanza di non abbassare l’attenzione nel periodo interscreening ricorrendo alla periodica autopalpazione o alle comuni visite mediche. Si è posta poi attenzione all’uso di una terminologia semplice ma corretta riferita all’esame, alle sue implicazioni organizzative, al sistema della chiamata e della risposta e al significato da attribuire a quest’ultima. Non sono state previste invece forme particolari di feedback sul documento specifico anche se sono state attuate da altre strutture valutazioni generali circa il gradimento del programma di screening nel suo complesso Menzione va fatta all’istituzione del numero verde che rappresenta sempre un importante canale di informazione ed approfondimento per chi ne avesse necessità. Tutte le farmacie, pubbliche e private, del territorio interessato hanno partecipato alla distribuzione di analogo materiale e all'affissione al pubblico del manifesto. In collaborazione con la società Trentino Trasporti sono stati ulteriormente divulgati messaggi informativi su autobus cittadini, su autobus extraurbani e su mezzi di trasporto per via ferrata anche tramite volantini appesi all'interno dei mezzi; le relative stazioni di fermata sono state utilizzate come luogo di affissione del materiale. 39 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico La divulgazione dell'informazione è stata attuata anche in collaborazione con la Lega per la Lotta Contro i Tumori prevalentemente nelle città di Trento e di Rovereto. Infine, grazie alla collaborazione della Federazione Trentina delle Cooperative, con la quale esiste un protocollo per le iniziative di educazione e promozione della salute, i depliant informativi sono stati messi a disposizione del pubblico presso i punti vendita della Famiglie Cooperative, dei SAIT, dei Supermercati Trentini e delle Casse Rurali presenti nelle zone in cui è stato di volta in volta attivato lo screening. A tale proposito il messaggio è stato anche rinforzato a mezzo stampa sia mediante pubblicazione di articoli monografici sul periodico della Federazione (indirizzato mensilmente a circa 50.000 soci trentini) i due diversi momenti temporali, sia attraverso un "passaggio" sul periodico "Consiglio Provinciale Cronache", nonché con l'utilizzo dei quotidiani locali. Anche gli organi di stampa radiofonici e televisivi locali sono stati fatti oggetto di periodici passaggi nel corso degli ultimi 3 anni in modo da garantire una continua attenzione a questo progetto di sanità pubblica. Infine, il presente seminario costituisce una ulteriore occasione di scambio informativo con particolare riferimento al decisore politico-amministrativo e per tale ragione il taglio di questa iniziativa vuole essere quello di descrivere lo stato dell’arte, i risultati raggiunti e le possibilità di implementazione nell’immediato futuro. In conclusione si rileva il successo dell’intervento di comunicazione che tradottosi, come abbiamo visto nelle precedenti relazioni, in un’adesione di popolazione andata progressivamente aumentando nel corso del tempo. Di questi buoni risultati va dato atto anche alla centralizzazione organizzativa del programma e all’impegno del dipartimento di radiologica che ha costruito le basi tecnologiche e umane per attivare e condurre lo screening mammografico. Le prospettive sono quelle di continuare nell’opera di adeguamento dell’informazione con l’obiettivo, nel breve termine, di operare una revisione del materiale informativo anche alla luce dei risultati sin qui ottenuti. Per quanto riguarda invece gli aspetti interni all’organizzazione aziendale l’impegno è di giungere all’ottimizzazione delle liste anagrafiche per evitare, nei limiti del possibile, errori che possono seppur velatamente adombrare questo importante intervento di sanità pubblica. 40 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico 5. I risultati dello screening e confronti con altre realtà italiane Sabino Walter Della Sala, Marco Pellegrini, Daniela Bernardi, Stefano Di Michele Vengono qui esposti i risultati del primo round dello screening mammografico in Trentino dal 23 ottobre 2000 al 31 dicembre 2002, già presentati nella riunione del GISMa tenutasi a Firenze nell’ottobre del 2003. Prima di analizzare i risultati sono tuttavia necessarie alcune premesse circa la situazione in cui lo screening mammografico si è inserito e sull’organizzazione del programma di screening. È indubbio che in provincia di Trento vi sia una forte sensibilità della popolazione femminile ai problemi del tumore della mammella. Le basi di questa sensibilità sono storiche; basti pensare alla presenza in provincia di Trento di un centro di telecobaltoterapia nella sede di Borgo Valsugana e all’unità funzionale di senologia diagnostica, di cui si è già fatto cenno nella relazione introduttiva, presente presso l’ospedale di Trento e successivamente presso gli altri presidi ospedalieri territoriali. Quando è partito in provincia di Trento le screening, l’enfasi locale è stata notevole. Sotto l’aspetto organizzativo viene qui di seguito rappresentata la cronistoria della sua evoluzione (tab. n. 15). Tab. 15. Cronistoria dell’attivazione del programma di screening in Trentino 23 ottobre 2000 - 31 marzo 2001 1 aprile 2001 fase pilota nella sede di riferimento Trento entrata a regime nella sede di Trento 19 aprile 2001 entrata a regime nella sede di Rovereto 19 aprile 2001 - 7 settembre 2001 attuazione screening nella sede di Borgo Valsugana 3 settembre 2001 - 30 novembre 2001 attuazione screening nella sede di Cavalese 3 dicembre 2001 - 31 maggio 2002 attuazione screening nella sede di Cles 21 gennaio 2001 - 29 aprile 2002 e 2 attuazione screening nella sede di settembre 2002 - 22 novembre 2002 Arco-Riva 20 maggio 2002 - 6 settembre 2002 attivazione screening nella sede di Tione 41 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico La fase pilota condotta nel distretto di Trento è stata utile ed indispensabile per testare la qualità del programma. Successivamente il programma è stato esteso in modo progressivo alla restante parte del territorio. Il centro di riferimento di Trento e il centro di Rovereto hanno operato in maniera continuativa per tutto l’anno in funzione dell’elevata numerosità della popolazione residente nei rispettivi comprensori (25.000 donne a Trento e oltre 11.000 a Rovereto). I restanti programmi di screening sono invece partiti con un preciso ordine cronologico mediante una programmazione che ha tenuto conto delle esigenze della popolazione locale. Non era infatti proponibile invitare le donne delle Valli di Non e Sole nel periodo autunnale perché impegnate nell’attività agricola, al pari di quelle residenti nelle valli di Fiemme, Fassa e Rendena nel periodo invernale, impegnate nell’attività turistica, e di quelle del distretto Alto Garda e Ledro nel periodo estivo. Tale programmazione ha tenuto anche conto dei maggiori carichi di lavoro degli operatori nel periodo di grande afflusso turistico. Circa l’organizzazione, la struttura dipartimentale della radiologia ha creato un indubbio vantaggio a cui si deve aggiungere il grosso intervento di ammodernamento delle attrezzature radiologiche che consente di avere in tutte le sedi la medesima apparecchiatura mammografica. È stato anche creato un team di tecnici sanitari di radiologia medica che opera nei vari centri e che garantisce la stessa qualità di prestazione con identiche attrezzature. Indipendentemente dalla sede di effettuazione della mammografia, tutti gli esami afferiscono al centro di riferimento di Trento dove un equipe medicoradiologia opera la doppia lettura indipendente degli esami provenienti da tutta la provincia. I risultati che vengono ora esposti sono anche frutto di questa soddisfacente organizzazione. Circa l’adesione riporto un parametro leggermente differente da quello presentato dalla dottoressa Bernardi, ed è quello elaborato dall’Osservatorio Epidemiologico e del gruppo GISMa che si basa su dati molto più contratti e severi. Nell’ambito del primo round sono state sottoposte a mammografia più di 42 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico 22.000 donne. Nella tab. n. 16 si noti la discrepanza tra inviti grezzi (tutti quelli spediti) e gli inviti corretti (quelli effettivamente recapitati) e successivo tasso di adesione. Tab. 16. Tasso di adesione al primo round di screening Inviti grezzi Inviti corretti 41614 37689 Esami eseguiti Tasso di adesione 22639 60,1% Emerge come già al primo round il tasso di adesione, tenuto conto della cancellazione delle donne che avevano recentemente effettuato una mammografia, era al 60%. Si consideri che altri programmi storici nazionali hanno raggiunto questo valore dopo la quarta o quinta tornata. Si sottolinea che questi valori non tengono conto dell’adesione spontanea (donne in fascia di età screening che hanno comunque voluto eseguire la mammografia anche se non ancora invitate) che corrisponde ad ulteriori 5.732 esami eseguiti. Se aggiungiamo questo valore a quello delle mammografie effettuate su chiamata raggiungiamo il valore di 28.371 esami eseguiti. Quindi il tasso di adesione è soddisfacente con il contrappunto di un neo riguardante il tasso di richiamo di cui si è gia parlato in una precedente relazione. I disagi derivanti da quest’ultimo aspetto peraltro sono stati ampiamente mitigati dalla disponibilità del personale dell’anatomia patologia nel rendere vantaggiosa la metodica dell’ago aspirato per prelievo citologico, di facile attuazione, innocua, scarsamente invasiva, immediata e prontamente fruibile. In effetti nelle 2.148 donne richiamate sono stati eseguiti circa 376 prelievi citologici, oltre due terzi dei quali avevano un referto citologico positivo o sospetto, che alla luce del successivo riscontro istologico hanno confermato l’elevata specificità (quasi il 90%) del prelievo citologico (tab. n. 17). Tutto ciò si traduce in un ottimo rapporto tra biopsie benigne e maligne che ha portato all’intervento chirurgico solo un caso di lesione benigna su 15 lesioni maligne (ricordando che al primo round è considerato accettabile dal GISMa il rapporto uno a uno). 43 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Tab. 17. Ruolo della citologia Esami citologici eseguiti: Esami citologici positivi e/o sospetti: Esami citologici negativi. Tasso citologia: 376 261 115 376/2148 pari a 17,5% Circa il tasso di identificazione, come citato prima, pari all’8 per 1000, dobbiamo considerare che al primo round abbiamo gettato nel mare una rete che ha catturato sia i pesci grossi che quelli piccoli, in altre parole si è agito in un contesto in cui non era mai stato fatto uno screening di popolazione. È inoltre da sottolineare quanto sia basso il numero di persone con un livello di tumore (T) avanzato (grafico n.7), testimonianza che la popolazione trentina è in ogni caso abituata a eseguire la mammografia. Graf. 7. Stadiazione dei tumori rilevati nel primo round di screening La stragrande parte dei tumori identificati è di dimensione inferiore a 2 centimetri di grandezza, ma è rilevante considerare che il 54% dei tumori scoperti dallo screening è costituito da carcinomi minimi invasivi, vale a dire neoplasie di dimensioni comprese tra 0 e 1 centimetro. La somma dei pT1A (sino a mezzo centimetro) e pT1B (da 0,5 a 1 centimetro) pari a 36% è superiore alla quota di tumori incidenti in un qualsiasi programma di screening, cioè i pT1C. 44 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Per una valutazione generale è indispensabile il confronto con le esperienze di altre realtà e per questo motivo si portano i dati dei programmi di screening delle regioni Toscana e Piemonte e di altri centri operanti sul territorio nazionale. Viene esaminato il parametro dei tumori identificati, analizzandolo singolarmente nelle donne che vengono per la prima volta a fare la mammografia di screening ed in quelle che abitualmente si sottopongono a questo accertamento. Circa il tasso di identificazione totale delle donne che si presentano per la prima volta si veda che lo screening Trento si colloca all’8,32 per mille contro una media nazionale del 7,7 per mille, mentre negli esami successivi il Trentino si colloca esattamente nella media italiana (circa 5 per mille). Anche il tasso di tumori minimi riscontrati (di dimensione inferiore al centimetro) risente di questa fase iniziale di screening. Infatti nelle donne che eseguono per la prima volta la mammografia la percentuale di quasi 8 per mille è abbondantemente superiore a quella nazionale che è 1,7 per mille. Nel caso delle donne che eseguono mammografie successiva la percentuale si abbassa ad un valore leggermente superiore al 2 per mille, più alto comunque della media nazionale (1,57 per mille). Infine, per i tumori in situ, ai primi esami siamo ampiamente sopra la media nazionale (quasi il 18% contro il 13,4%) ed anche per gli esami successivi conseguiamo dei risultati elevati (circa 45% contro l’34,3 della media nazionale). Un problema dello screening è quello dei cancri intervallo, quelli che si manifestano tra una chiamata alla mammografia e l’altra. Il cancro intervallo non è un problema dello screening ma è connesso al programma di screening, è inevitabile e rappresenta l’altra faccia della medaglia. Si tratta di un tributo che si deve pagare in un programma di screening. Le motivazioni sono varie: la struttura stessa dell’organo che si va ad indagare in funzione della sua densità che la rende difficile analizzare con la sola mammografia, la velocità stessa (indice di replicabilità) di accrescimento del tumore, i limiti insiti nella metodica strumentale mammografica, seppur dotata di una sensibilità e specificità del 90%, i limiti nell’interpretazione da parte del radiologo con la conseguente erronea valutazione (falso negativo). Anche per quanto riguarda questo capitolo i risultati finora riportati, tenuto conto che nel nostro programma di screening si fa una raccolta sistematica dei cancri intervallo, sono più che soddisfacenti. In effetti i dati in nostro possesso confermano che il numero di tali lesioni è ampiamente al di sotto 45 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico del parametro ritenuto accettabile del 3 per mille dagli standard internazionali. C’è poi da considerare la componente medica, perché in un programma di screening è indispensabile l’informazione e il coinvolgimento dei medici, come abbiamo visto nella precedente relazione. Nella risposta che viene formulata alle invitate a screening viene sempre detto che nel caso compaiano sintomi ci si deve rivolgere al proprio medico di medicina generale o al servizio di senologia ove sono presenti le competenze per giungere ad una interpretazione diagnostica del problema anche attraverso la possibilità di un consulto multidisciplinare. I casi aggiornati ai primi di giugno 2004 riportano sino ad oggi 48 cancri intervallo su oltre 50.000 donne esaminate. Nei requisiti di qualità precedentemente descritti non è stato citato questo dato particolare, ma gli standard GISMa e quelli internazionali concordano che un ottimo screening è in grado di avere un tasso di carcinomi intervallo inferiore od uguale al 3 per mille. In conclusione possiamo affermare che si sta operando nell’interesse della salute della donna, ma il nostro operare in tutte le varie fasi, da quella di programmazione con i limiti dell’anagrafica, di accettazione di espletamento delle indagini invio e assemblaggio dei dati deve avvenire con cura e scrupolosa attenzione perché in ognuna di queste è insita un piccola percentuale di errore. 46 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico 6. Aspetti diagnostico-terapeutici correlati allo screening mammografico Antonio Lucenti Si vogliono qui rimarcare brevemente alcuni dati accennati in precedenza. Stiamo assistendo ad una progressiva riduzione della mortalità per carcinoma mammario femminile. Graf. 8. UK and USA breast cancer deaths down 25% in year 2000. R. Peto et al. LANCET 355:1822, 2000 Il grafico contiene i dati che sono stati presentati nel 2000 dal prof. Peto che evidenziava il calo verificatosi negli anni 1990-2000. Questo calo si riscontra anche in altri paesi della comunità europea ed è frutto sia dell’applicazione diffusa dei programmi di screening per la diagnosi precoce, ma anche per l’applicazione nella fase precoce di trattamenti multidisciplinari integrati che garantiscono l’applicazione di interventi terapeutici a salvaguardia della qualità di vita delle pazienti e l’applicazione di terapie sistemiche preventive adiuvanti che riescono a salvare molte vite umane. Il cancro della mammella è una patologia molto complessa che non può 47 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico essere affrontata in modo monocompartimentale dal singolo specialista. L’approccio multidisciplinare è una filosofia di lavoro ed è documentato in letteratura che se applicato precocemente riesce a ridurre la mortalità, riesce a migliorare la qualità della vita delle pazienti e diminuisce i costi sanitari. In molte realtà sanitaria questo tipo di gestione è raccomandato; un esempio è l’Australia dove il National Health Medical Research Council raccomanda che a tutte le donne con cancro della mammella dovrebbe essere garantito un accesso a tutte le possibilità terapeutiche multidisciplinari. Ovviamente non esiste un modello di approccio multidisciplinare uiversalmente accettato, ma ogni realtà deve elaborarne uno tenendo conto delle esigenze locali, delle risorse e comunque dell’adeguatezza degli interventi che debbono essere coerenti con le linee guida terapeutiche e diagnostiche delle varie società scientifiche internazionali. Ciò è stato fatto anche nella nostra realtà sanitaria. Andiamo ora a vedere qual è il nostro modello organizzativo. Anzitutto è attivo un servizio di senologia a cui afferiscono donne che fanno parte della popolazione oggetto di screening ma anche quelle che per un sospetto clinico o per una lesione spontanea vi confluiscono. Presso questo centro viene formulata la diagnosi di patologia mammaria e, in linea teorica potrebbe concludersi qui l’iter diagnostico lasciando la gestione del caso ai clinici. In realtà già da molti anni questo servizio si è fatto carico dell’organizzazione e della gestione del consulto multidisciplinare che coinvolge settimanalmente tutti i vari attori di questo complesso processo che comprende la formulazione di una diagnosi grazie alla stretta collaborazione tra senologo ed anatomopatologo che garantisce accuratezza e rapidità di risposta. Avviene poi la raccolta di tutto il materiale iconografico e delle informazioni da fornire al paziente che un compito svolto dalle infermiere del servizio. Superata questa fase ogni lunedì avviene il confronto diretto tra i vari specialisti (chirurgo, radioterapista oncologo, oncologo medico, il senologo) con l’obiettivo finale di garantire ad ogni singola paziente una continuità nel processo diagnostico e la formulazione di un personalizzato programma terapeutico. 48 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico In sostanza il percorso diagnostico terapeutico non presenta soluzione di continuità. L’approccio multidisciplinare è diventato un modello di lavoro di fondamentale importanza con ricadute non solo dal punto di vista organizzativo ma anche terapeutico in quanto la rapidità dell’evoluzione delle conoscenze in tema di trattamenti consente un confronto ad un aggiornamento continuo tra i vari specialisti. La stretta e continua integrazione tra il Senologo e l’Anatomo Patologo consente una diagnosi accurata e rapida attraverso l’esame citologico, la microbiopsia, il riscontro di alcuni recettori ormonali o c-erbb2 e soprattutto fornisce delle informazioni di fondamentale importanza nella stesura del programma terapeutico con la possibilità in alcuni casi di elaborare dei trattamenti medici personalizzati. Già in questa fase possono essere date importanti informazioni alla donna. Soprattutto nel caso di ritrovamento di tumori di elevate dimensioni che non rendono possibile un approccio di tipo conservativo ma solo demolitivo, il consulto multidisciplinare rende possibile un preventivo trattamento chemioterapico od ormonoterapico che nel 50% dei casi rende poi possibile l’intervento conservativo con una quadrantectomia. Inoltre l’approccio multidisciplinare consente alle pazienti selezionate in base a dei criteri prestabiliti sui dati della letteratura scientifica l’accesso a metodiche innovative quali il linfonodo sentinella e la radioterapia intraoperatoria (che evita un lungo ciclo di sedute di radioterapia ordinaria) permettendo quindi di eliminare le comorbilità legate alla dissezione del cavo ascellare (graf. n. 9). Graf. 9. Linfonodo sentinella Minore morbidità legata alle dissezioni ascellari Radioterapia intraoperatoria Un’unica seduta di radioterapia t 30 d t 49 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Concludendo, lo screening si concretizza in una vera e propria azione di sanità pubblica in cui va ribadito che la continuità del percorso diagnostico terapeutico, dalla formulazione della diagnosi alla biopsia e poi alla chirurgia ed ai successivi trattamenti oncologici, è sicuramente un valore aggiunto per il paziente che trova davanti a se un percorso già elaborato senza la necessità di organizzarsi gli appuntamento che per la crescita professionale di tutti gli operatori coinvolti. 50 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico 7. I primi dati di impatto e di gradimento Silvano Piffer Data la recente introduzione su vasta scala dello screening mammografico in Trentino non risulta ancora possibile fornire la reale dimensione del suo impatto. Peraltro, già nella metà degli anni ’80 la copertura della mammografia in Trentino si assestava tra il 45 e il 48% avvicinandosi ai valori europei; e già allora esisteva la consulting room. Questo testimonia la buona tradizione a favore di questo intervento di prevenzione. Poiché partiamo da livelli qualitativi migliori di altre realtà e quindi non certo per la bassa efficienza del programma di screening, circa l’impatto mi sento di dire che probabilmente non si assisterà a miglioramenti così significativi. Un programma di screening calato in una popolazione cambia la storia naturale della malattia. In una popolazione esposta a screening mammografico, si determina una modificazione della storia naturale della malattia. I radiologi e i patologi devono quindi confrontarsi con lesioni sempre più piccole e i chirurghi si trovano ad intervenire nei confronti di lesioni sempre più ridotte, con la necessità, di attuare interventi conservativi e rispettosi dell'integrità anatomo clinica. I radioterapisti e gli oncologi sono chiamati a consolidare i risultati della terapia primaria assicurando un intervento sempre più integrato e raffinato anche sulla base delle moderne conoscenze sui fattori prognostici della malattia. Infine gli epidemiologi, lavorando in equipe e ottimizzando i percorsi collaborativi, sono chiamati a valutare la corrispondenza tra efficacy (quello che ci dice la ricerca controllata e pianificata) ed effectiveness (cioè la riduzione della mortalità e l’aumento della sopravvivenza in condizioni di routinario esercizio dello screening). Ogni volta che il cittadino entra in contatto con il servizio sanitario lascia delle tracce che sono i dati archiviati nei database. In un discorso di economia di scala dobbiamo cercare di utilizzare tutte le informazioni già esistenti e provenienti non solo dal servizio di senologia, ma dal registro tumori, dai registri clinici a di uso della radioterapia, dell’oncologia medica. Vi sono poi delle criticità nella valutazione di impatto. Queste sono legate ad esempio al fattore tempo in quanto solo dopo due round si possono valutare gli effetti dello screening a breve termine, mentre 51 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico per avere dati più “robusti” di efficacia bisogna attendere tempi di almeno 5 anni. Stiamo attualmente lavorando sui dati di sopravvivenza relativi ai tumori già diagnosticati nel 95-98 e queste informazioni costituiranno la base sulla quale confrontare la sopravvivenza delle donne con tumori diagnosticati nell’ambito del programma di screening. Altra criticità è legata al sistema informativo che è eccellente, ma dobbiamo migliorare sotto il profilo dello scambio delle informazioni tenuto conto del punto di vista dei vari operatori, Infatti che lavora nella senologia presta attenzione all’output dello screening, mentre chi si occupa di epidemiologia osserva ciò che accade nella popolazione. La buona qualità dei rispettivi lavori si influenza reciprocamente. I criteri GISMa come abbiamo sentito sono soddisfatti e è già stato trattato il tema del tempo dell’anticipazione diagnostica. Circa la sopravvivenza è logico pensare che le donne alle quali è stato diagnosticato un tumore in screening tendano a sopravvivere di più in quanto la malattia e il relativo trattamento sono stati anticipati, ma la valutazione precisa comporta la necessità di sviluppare algoritmi di calcolo molto sofisticati. Altro punto critico è che lo screening tende a diagnosticare le lesioni che hanno una velocità di crescita relativamente lenta; quindi una attenzione maggiore quindi dovrebbe essere indirizzata ai cancri sentinella (intervallo): ad esempio tipizzazione istologica, frazione proliferante, prevalenza della positività dei recettori ormonali, la prevalenza degli oncogeni, ecc. per farci comprendere le ragioni della prevalenza dei cancri sentinella. Stanti queste premesse, circa l’impatto del programma di screening oggi può essere sostanzialmente fornita una valutazione sulla qualità percepita dalle utenti del programma di screening, sulla distribuzione per stadio dei casi diagnosticati e sull’impatto sui servizi ospedalieri. Per quanto concerne le utenti, simili indagini dovrebbero esser svolte in modo sistematico in quanto il programma è rivolto a persone sane e abbiamo quindi il dovere “etico” di capire cosa ne pensano per poter poi fare eventuali aggiustamenti. Non è detto che l’opinione degli utenti sia in linea con quella degli operatori; essa può influenzare la compliance al programma. Per indagare la percezione è stato realizzato un questionario sugli aspetti organizzativi, strutturali e della qualità prestazionale percepita che è stato 52 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico somministrato a circa 1.500 donne di Trento e 250 di Borgo Valsugana. I dati più significativi sono riportati nella sottostante tabelle n.18. Tab. 18. Principali risultati dell’indagine sulla percezione delle utenti al programma di screening Domanda Non ha ricevuto la lettera in tempo % Trento % Borgo % media 3,7 2,1 3,3 La lettera di invito non era chiara 0,7 0,8 0,7 Ha modificato la data di appuntamento 21,2 14,9 20,3 Difficoltà a modificare la data di appuntamento 6,7 11,1 7,1 Problemi nel trovare parcheggio 1,7 2,9 1,8 Segnaletica interna non chiara 1,9 4,1 2,2 Sala di attesa non confortevole 1,3 5 1,9 Esame eseguito con grande ritardo rispetto all’arrivo 6,8 14,5 Inadeguata accoglienza da parte del personale 0,1 0 Esame mammografico doloroso 5 3 Esame mammografico fastidioso 38 29 Per il campione delle afferenti a Trento la percezione del fastidio e del dolore aumenta all’aumentare del livello di istruzione, con un chi quadrato per il trend statisticamente significativo (p< 0,05); questa associazione non si registra per il campione di Borgo Valsugana, probabilmente per effetto della bassa numerosità. I dati sopra riportati sono mediamente molto positivi. E’ accertato dalla letteratura che quanto più un servizio si presenta accogliente tanto più elevato è il grado di compliance della popolazione. Quanto ai dati circa la stadiazione dei tumori i dati sono già stati illustrati precedentemente e vengono qui richiamati solo in forma grafica (grafico n. 10) rapportati anche alla classe di età. 53 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Graf. 10. Distribuzione per stadio di T. nei casi invitati allo screening - 240 Casi /238 T disponibile. Valori percentuali 3% 9% 17% T.situ T1a 9% T1b T1c 38% T2 24% T3-4 Classe età Tis T1a T1b T1c % Tis-1 T2 T3-4 50-54 15,0 22,7 12,5 16,3 84,6 18,2 33,3 55-59 25,0 13,6 21,4 16,3 87,0 27,3 60-64 27,5 18,2 26,8 31,5 86,8 40,9 65-69 32,5 45,5 39,3 35,9 91,8 13,6 66,7 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 88,2 100,0 100,0 Come si può notare non esiste una particolare distribuzione dei tumori di piccole dimensioni (T limitati) in relazione alla classe di età. Per i T limitati non esiste differenza nemmeno per quanto concerne la distribuzione per zona di residenza (tab.19). 54 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Tab. 19. Distribuzione dei T limitati per comprensorio di residenza Comprensorio T is T1a T1b T1c T2 T3-4 Totale % Tis-T1 Fiemme 2 - 5 1 1 - 9 88,9 Primiero 1 - 2 3 1 - 7 85,7 Bassa Valsugana 2 2 2 4 - 1 11 90,9 Alta Valsugana 7 1 5 10 1 1 25 92,0 Valle dell'Adige 19 17 19 34 9 1 99 89,9 Valle di Non 5 1 1 3 2 2 14 71,4 Valle di Sole 1 1 2 4 - - 8 100,0 Giudicarie - - 4 3 3 - 10 70,0 Alto Garda-Ledro 2 - 4 9 2 - 17 88,2 Vallagarina 1 - 11 19 3 1 35 88,6 Fassa - - 1 2 - - 3 100,0 Totale 40 22 56 92 22 6 238 88,2 Venendo infine ai dati di ospedalizzazione sono stati considerati i ricoveri di donne residenti in provincia ricoverate per tumore della mammella. I dati riportati dalla seguente tabella n. 20 evidenziano il trend pre-screening che potrebbe venire modificato nei prossimi anni. Non esistono differenze significative nell’andamento annuale del numero dei ricoveri. Tab. 20. Dimesse residenti dagli istituti di cura provinciali ed extraprovinciali per anno di dimissione e percentuale di dimesse da istituti fuori provincia. Anni 1996-2002 Dimesse In provincia Fuori provincia Totale % fuori provincia 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Totale 1.018 875 999 1.041 1.010 1.028 1.008 6.979 82 87 81 60 47 65 55 477 1.100 962 1.080 1.101 1.057 1.093 1.063 7.456 7,5 9,0 7,5 5,4 4,4 5,9 5,5 6,8 Negli anni considerati si registrano in provincia 6.979 dimissioni ospedaliere per tumore della mammella, con una media di 997 ricoveri all'anno, una sostanziale stabilità, con una eccezione del 1997 che rappresenta l’anno con meno ricoveri in provincia e più ricoveri extra-provinciali. Nel 2002 la leggera ripresa dei ricoveri vista per il 2001 scompare, probabilmente a seguito 55 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico dell’assestamento della nuova modalità di codifica introdotta nel 2001 dalla U.O. di Oncologia del S. Chiara. Anche i ricoveri fuori provincia, che rappresentano il 5,5% del totale dei ricoveri di donne residenti, decrescono leggermente rispetto al 2001. Valutando però il grafico n. 11 riferito ai ricoveri per classi di età possiamo già notare un primo impatto dello screening; infatti dall’anno 2000 in poi si nota una crescita dei ricoveri per le donne in classe di età 50-69 anni (tasso standardizzato troncato). Lo screening infatti aumenta l’incidenza di casi diagnosticati. Tasso di ospedalizzazione per 10.000 Graf. 11. Tasso standardizzato di ospedalizzazione e tasso standardizzato troncato (50-69 anni) per 10.000. Anni 1998-2002 (pop. standard Trento 1991) 120 100 Tasso standard 80 Tasso standard troncato 60 40 20 1998 1999 2000 2001 2002 Questo trend viene meglio evidenziato nella successiva tabella dove sono riportate le varie classi di età e si noti come la crescita, dal 2000 in poi, riguardi solo le donne in fascia di età screening (Tab. n. 21) Tab. 21. Ricoveri ospedalieri per fascia di età Classi di età 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Totale Meno di 50 244 197 245 246 232 227 166 1.557 50-69 485 436 471 527 484 513 611 3.527 70 e oltre 289 242 283 268 294 288 231 1.875 Totale 1.018 875 999 1.041 1.010 1.028 1.008 6.979 Età media 60,6 61,1 60,6 60,3 61,1 61,6 61,5 61,2 Dev. standard 13,7 13,6 13,8 13,0 13,6 13,5 11,9 13,3 56 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Quanto alla distribuzione delle ricoverate per comprensorio di residenza non si sono notate differenze statisticamente significative. Un debole effetto si nota invece sul regime di ricovero che privilegia nel 2000-2002 i ricoveri in day hospital rispetto a quelli ordinari (tab. 22) che però risulta presente in tutte le classi di età e non solo nella fascia di età screening. Tab. 22. Andamento dei ricoveri per tipologia di regime Regime di ricovero 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Totale 1. Ordinario 775 603 654 640 610 560 615 4.457 2. Day hospital 243 272 345 401 400 468 393 2.522 1.018 875 999 1.041 1.010 1.028 1.008 6.979 23,9 31,1 34,5 38,5 39,6 45,5 39,0 36,1 Totale % Day hospital Nella distribuzione per DRG si può osservare un lieve recupero dei DRG medici rispetto al 2001 (+ 1,9%) dovuto esclusivamente ad una notevole crescita dei ricoveri che presentano il DRG 410 “Chemioterapia non associata a diagnosi secondaria di leucemia acuta” (+ 29,5%), mentre i ricoveri con DRG 274 e 275 “Neoplasie maligne della mammella con/senza complicanze” diminuiscono sensibilmente (- 46,2%) (graf. n. 12) Graf.12. Dimissioni ospedaliere per ca. mammario per tipo di DRG. 1996 2002. Istituti di cura provinciali 700 600 500 400 300 200 100 0 1 2 3 4 5 Chirurgici Medici 6 7 57 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico Anche la ricorrenza delle mastectomia totale e di quelle subtatotali aumenta in modo sensibile negli anni 2001 e 2002 (grafici n. 13 e 14) rispetto a tutto il quinquennio precedente e questo è certamente un impatto prodotto dallo screening. Graf. 13. Mastectomie totali per classe di età 60 49,3 50 40 36,9 38,4 0-49 30 50-69 20 70 e oltre 10 0 1996-2000 2001 2002 Graf. 14. Mastectomie subtotali per classe di età 70 60 50 40 30 20 10 0 65,3 58,4 51 0-49 50-69 70 e oltre 1996-2000 2001 2002 Concludendo, c’è indubbiamente un impatto soddisfacente per quanto riguarda la qualità percepita da parte delle donne anche se vi è necessita di estendere questa indagine anche ad altri centri di senologia anche se non necessariamente per periodi prolungati. 58 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Screening mammografico C’è poi un impatto ottimale sulla dimensione del tumore (T) con una certa equità in relazione a classe di età e comprensorio di residenza. Dobbiamo comunque fare un recupero sui dati completi sull’intera casistica con un confronto da operare tra donne di pari età identificate all’interno e al di fuori dello screening. C’è poi un impatto atteso sull’ospedalizzazione con aumento degli indicatori di qualità: regime di ricovero, DRG chirurgico, tipologia di intervento (quadrantectomia). Come prospettiva poniamo di avere nel 2005 i primi dati sulla sopravvivenza a 3 anni. 59 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39 Gli Autori Alberto Betta, Direttore della Direzione Promozione Educazione alla Salute Azienda provinciale per i Servizi Sanitari - Trento; Antonio Lucenti, Dirigente medico - Oncologia medica Ospedale S.Chiara di Trento; Danila Bernardi, Dirigente medico - Radiologia diagnostica - Ospedale S.Chiara di Trento; Enrico Nava, Direttore del Servizio Educazione alla Salute - Azienda provinciale per i Servizi Sanitari - Trento; Francesca Franzoso, Dirigente medico - Radiologia diagnostica Ospedale S.Chiara di Trento; Francesco Dalla Palma, Direttore Radiologia diagnostica Ospedale S.Chiara di Trento; Marco Pellegrini, Dirigente medico - Radiologia diagnostica Ospedale S.Chiara di Trento; Silva Franchini, Dirigente medico - Servizio Osservatorio Epidemiologico Azienda provinciale per i Servizi Sanitari - Trento; Silvano Piffer, Direttore del Servizio Osservatorio Epidemiologico - Azienda provinciale per i Servizi Sanitari - Trento; Stefano Di Michele, Dirigente medico - Radiologia diagnostica Ospedale S.Chiara di Trento; Walter Sabino Della Sala, Dirigente medico - Radiologia diagnostica Ospedale S.Chiara di Trento. Provincia Autonoma di Trento - Infosanità n. 39