Spazio pubblico Autogestito LEONCAVALLO SpA VIA WATTEAU 7 LEONCAVALLO SpA qui sono qui resto BILANCIO SOCIALE 2005 5 Progetti, strutture, attività 18 Accoglienza Laboratorio Grafico Laboratorio di Teatro Il Baretto C.I.R.T Radio Onda d’Urto La Cucina Associazione Mamme antifasciste del leoncavallo Laboratorio di comunicazione Sportello legale AreaCom Soundsplatters, Brain splatters, Openears, Cambiare musica Libreria Associazione Foresta delle Idee Hemp Bar Concerti 18 19 20 22 23 24 25 26 28 29 30 32 32 34 35 35 L’assemblea del lunedì 36 La memoria 38 Appendice 1 50 Appendice 2 51 Appendice 3 52 Appendice 4 54 sommario sommario qui sono qui resto LEONCAVALLO SpA VIA WATTEAU 7 Polisemia di un luogo In questi anni il Leoncavallo ha prodotto accoglienza, socialità e culture alternative rivolte ai giovani e ai meno giovani, milanesi e non. Si presenta ai cittadini, ai frequentatori, agli amici e ai compagni con questo primo bilancio sociale e, ancora, con questa parola d’ordine: Qui sono, qui resto. Per affermare che gli spazi del Leoncavallo e di tutti gli altri centri sociali sono patrimonio di tutti. INDAGINE SULLA COMPOSIZIONE SOCIALE DI UN ATTORE COLLETTIVO ALL’APPARIRE DI UN ATTORE COLLETTIVO sulla scena pubblica normalmente sono utilizzati, per descriverlo, gli aspetti più facilmente “notiziabili” dai mezzi di comunicazione, quelli di presa più immediata sull’opinione pubblica. Succede anche poi, che la rappresentazione inevitabilmente semplificata che ne deriva, sia utilizzata per descrivere il profilo socio-culturale dei singoli partecipanti, moltiplicando così a livello individuale i tratti che servono ad inquadrare l’identità collettiva dell’attore. È questo il tipo di approccio espresso prevalentemente da parte degli organi di informazione di massa quando si accostano al “fenomeno” centri sociali. Questo riferimento ai singoli partecipanti dell’immagine “mediatizzata”, rappresenta normalmente la principale fonte di equivoci e fraintendimenti, poiché assume per buona la possibilità di prendere il singolo partecipante a immagine e somiglianza delle caratteristiche del gruppo, e che sia possibile dividere ad infinitum questa identità, senza che i suoi caratteri salienti abbiano a risentirne. Questo tipo di premessa costituisce la maggior fonte di sorprese allorché si decida di saperne di più, o meglio, di non dare per scontate le rappresentazioni in circolazione, perché allora si scopre che in realtà un gruppo, un’associazione non è una “cosa”, un entità che si presenta come data all’osservazione, ma una realtà multiforme che necessita di essere vista da molteplici livelli di osservazione; soprattutto si scopre che l’identità collettiva non si può dividere a piacimento, senza con questo perderne alcuni caratteri essenziali. IL LEONCAVALLO è stato oggetto di attenzione da parte dei media in diverse stagioni politiche, occupando le prime pagine dei giornali in alcune fasi cruciali del paese: nel 1978, due giorni dopo il rapimento Moro, quando furono barbaramente assassinati Fausto e Jaio, e con la “resistenza attiva” allo sgombero del 1989, evento che ebbe risonanza internazionale. Ma il centro sociale più famoso d’Italia ha costellato la cronaca locale e nazionale anche successivamente, negli anni dell’ascesa leghista al governo della città, con lo sgombero dalla storica sede nel 1994, lo sgombero da Via Salomone dello stesso anno e l’occupazione dell’attuale sede di Via Watteau; una vicenda ormai nota ai più, quella della vertenza per il riconoscimento giuridico della propria funzione sociale, che si spinge fino ai giorni nostri. La cronaca giornalistica, richiamata da manifestazioni eclatanti che ponevano alla ribalta il centro sociale nel suo “diritto ad esistere”, e forse in virtù anche della determinazione ad operare con “qualsiasi mezzo” pur di vedere riconosciuto questo diritto (dall’azione diretta, alla disobbedienza, alla rappresentanza istituzionale) da parte di questo attore sociale spregiudicato, ha spesso privilegiato una lettura del centro sociale come attore politico, non meglio specificatamente “antagonista”, piuttosto che intenderlo come “spazio pubblico autogestito”, acronimo coniato dal Leoncavallo nel 2001 per auto-definirsi. Radio, stampa e televisione hanno concesso molto ad un approccio che individua nei comportamenti agiti dai centri sociali i tratti di una “patologia sociale” (marginalità, aggressività, illegalità, “randagità”) ed anche per questo si rivela necessario osservare più da vicino queste aggregazioni e scoprire veramente chi esse siano. polisemia di un luogo POLISEMIA DI UN L UOGO 5 polisemia di un luogo 6 L’INCHIES TA A UT OGES T I TA La prima inchiesta autogestita in Italia nei/sui centri sociali autogestiti risale a luglio 1995 e nasce dal felice incontro tra una diffusa e reale esigenza di comprensione del fenomeno e i fili soggettivi che legavano alcuni membri dei centri sociali Leoncavallo e Cox 18 e della libreria Calusca all’Aaster. All’interno del Leoncavallo, oggetto a più riprese nella sua storia di campagne stampa tese alla criminalizzazione (in particolare su Il Giorno, La Notte e Il Giornale), già da tempo il dibattito dell’assemblea esprimeva l’esigenza di esplorare tanto l’incrocio che si realizzava tra le diverse esigenze e motivazioni legate all’appartenenza al “luogo”, quanto lo “spessore”, sociale e umano, dei frequentatori rispetto all’ uso sociale dello spazio. Infatti, dopo lo sgombero dell’agosto 1989, che vide seguire l’immediata ri-occupazione e ricostruzione dei locali e che rappresentò un forte momento di mobilitazione collettiva (cui aderirono singole persone e interi gruppi della più varia estrazione, dai boy scout ai volontari della croce rossa), la popolazione dei centri sociali autogestiti era cambiata notevolmente in quantità (aumentando) e in qualità (diversificandosi). Questo processo di aumento vertiginoso della “massa fluttuante dei frequentatori”, spesso semplicemente interessati a fruire di servizi socioculturali e aggregativi, e la dimostrazione di solidarietà di massa, ha spinto il centro sociale ad aprirsi verso l’esterno come non era mai accaduto prima, sia nei confronti della “società civile” (nel senso più ampio del termine), sia nei confronti del mondo politico, con cui ha instaurato nuovi canali di comunicazione. Soprattutto dopo il 1993, contestualmente al modificarsi dell’”utenza” collettiva e al divaricarsi della distinzione tra “attivisti” e “frequentatori”, si registra nel dibattito che attraversa i centri sociali una quantità di opinioni contrastanti su molte questioni inerenti l’identità, i progetti, i rapporti con le istituzioni (per esempio la rigidità di posizioni “occupazioniste” contro la flessibilità di quelle “trattativiste”); ma su una tutti sembrano convergere: una certa epoca “eroica” dei centri sociali sembra decisamente essere entrata in crisi e con questa la sua orgogliosa “marginalità” o, secondo altri, la sua “missione” di custode della memoria di pratiche di lotta degli anni settanta. L’opuscolo/dibattito 10 settembre 1994, alla cui redazione partecipano centri sociali di tutta Italia, testimonia proprio questa varietà di opinioni, nella consapevolezza comune che è giunto il momento di “avviare un’autotrasformazione molto grossa”. Nel 2001, quando Andrea Membretti propone al Leoncavallo di collaborare alla ricerca europea promossa dal progetto SINGOCOM (Social Innovation, Governance and Community Building) sulle “buone prassi”, i collettivi di gestione dei centri sociali milanesi sono ormai per lo più indirizzati alla realizzazione di iniziative legate a tematiche e bisogni quali la produzione e fruizione di cultura carica di “senso”, intrecciata indissolubilmente al bisogno di socialità. Una socialità che appare largamente negata e distrutta in ragione dei profondi sconvolgimenti produttivi che non restituiscono più identità, né tessuto solidale, ai soggetti sociali. Un processo generale, forte e dispiegato, che ha prodotto anche lo “spaesamento” dei collettivi politici, alimentando altresì il superamento della dimensione di clan dei centri sociali, l’allargamento del loro bacino d’utenza e una loro maggiore risonanza sociale. Il dibattito dalla metà degli anni novanta, che in buona misura attraversa le pagine de Il Manifesto (interverranno Marco Revelli, Aldo Bonomi, Sergio Bologna, Pino Tripodi, Beppe Caccia, Luca Casarini, Daniele Farina e altri), riguarda soprattutto il rapporto con il “terzo settore”, l’autoproduzione di reddito e il “fare impresa sociale”, il terreno delle nuove forme possibili di rappresentanza, il rapporto tra politica e massa fluttuante dei frequentatori, incrociandosi con l’emergere di organismi no profit. Sono gli anni in cui al Leoncavallo si registrano e si sbobinano le assemblee di gestione e gli attivi politici e si promuovono seminari di approfondimento sui temi del post-fordismo, al fine di allargare e socializzare il dibattito oltre la Cercheremo ora di prendere in considerazione i dati emersi dalle due inchieste svolte per indagare la popolazione dei frequentatori del Leoncavallo, realizzate, a distanza di alcuni anni tra loro (1995 e 2001) e con parametri conoscitivi in parte differenti, somministrando dei questionari a risposta chiusa e multipla alle persone presenti nello spazio sociale in occasione di alcune iniziative ordinarie e straordinarie. I due lavori di inchiesta, cui ha collaborato attivamente il collettivo di gestione del centro sociale, sono stati promossi dal Consorzio Aaster di Milano, diretto da Aldo Bonomi, e da Andrea Membretti, Ricercatore presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Pavia e rappresentano dunque due elaborazioni scientifiche riconosciute, di cui ora presenteremo i punti salienti, rimandando per ulteriori approfondimenti ai due referenti promotori. IL POPOL O DEI CENTRI SOCIALI Dal punto di vista generazionale emerge uno spiccato orientamento giovanile, che non è venuto meno negli anni, pur registrando un relativo invecchiamento della popolazione prevalente, che si sposta dalla fascia d’età 18-30 anni nel 1995 alla fascia d’età 25-29 anni (un terzo del campione nel 2001). Le classi di età 25-29 anni e 30-39 anni nel 2001 raccolgono oltre il 60% del campione, ma incrociando il dato anagrafico con la variabile domicilio si nota che l’invecchiamento della popolazione diminuisce allontanandosi da Milano: spostandosi verso l’hinterland infatti, e più ancora verso aree ad esso esterne (comprese altre regioni italiane), aumenta via via il numero dei giovani e dei giovanissimi. Dal punto di vista quantitativo, dunque, i dati emersi sembrano smentire l’dea che la partecipazione al centro sia inversamente proporzionale all’età, cui possiamo aggiungere un’osservazione ulteriore sul versante qualitativo (operando una distinzione tra “attivisti” e semplici “naviganti”, o frequentatori, non considerata nelle inchieste realizzate): la popolazione “più vecchia” sembra avere un peso rilevante sia dal punto di vista simbolico che organizzativo nella vita del centro sociale e delle sue strutture operative. Tabella 1. Età ETÀ Meno di 18 anni 18-21anni 22-25 anni 26-30 anni 31-35 anni Più di 35 anni NR TOTALE % 2001 1,93 12,70 22,79 30,93 15,74 15,88 0,69 100 = 724 % 1995 3,0 26,4 27,2 19,3 10,8 4,9 8,5 100 = 1.395 Il secondo carattere anagrafico che segna in maniera decisiva la composizione dell’universo dei frequentatori è la dominanza di genere, spiccatamente maschile. Per quanto il divario sia diminuito dal 1995 al 2001, la percentuale delle donne che frequenta un centro sociale è di gran lunga inferiore a quella degli uomini: nel 1995 su cento frequentatori solo 27 sono donne, nel 2001 38. L’unica vera differenza che scosta le classi d’età, riguarda il segmento delle giovanissime, che sono in proporzione più numerose. Bisogna dunque osservare che, anche dentro i centri sociali, esiste una selezione nei confronti della partecipazione femminile che comincia ad operare successivamente. polisemia di un luogo ristretta cerchia dei “militanti”, parola sempre più desueta nel vocabolario politico dei centri sociali. Ambiti cruciali dell’azione dei nuovi movimenti sociali, di cui il Leoncavallo si sente parte, sono il territorio, il corpo, i desideri: un attivismo mirato più al soddisfacimento di bisogni immediati che al rilancio di grandi utopie, e in questo senso non a sproposito considerabili “eredi” della nuova sinistra degli anni settanta. È in quest’ottica infatti che si può leggere la pratica dei centri sociali (e dei soggetti intorno a loro gravitano) di costruire – occupando, autogestendo, ristrutturando, ridisegnando – una nuova geografia metropolitana, ribaltando i codici – comportamentali, urbanistici, relazionali – progettati per fini speculativi e così cercando principalmente di strappare al business del divertimento le modalità di aggregazione sociale. 7 polisemia di un luogo 8 Tabella 2. Sesso SESSO V.A. % 2001 % 1995 Maschi Femmine NR 444 271 9 61,33 37,43 1,24 70,5 26,5 3,0 TOTALE 724 100,00 100,00 Il dato della nazionalità, considerato solo nella seconda indagine (che continua a escludere la popolazione migrante, spesso clandestina, che non è stata censita), segnala una spiccata presenza straniera (in massima parte cittadini europei temporaneamente in Italia per motivi di studio o per turismo), superiore al 5%. in cui la coppia entra in crisi o si scioglie, ricade in prevalenza sulle donne. Il valore assoluto di uomini e di donne che dichiarano nel 1995 di vivere con i soli figli è, infatti, esattamente uguale, a fronte però di un campione in cui le donne rappresentano solo il 26,5% dell’universo (purtroppo la seconda indagine non consente paragoni). Un altro aspetto che stigmatizza l’immagine corrente del leoncavallino, in questo caso inteso come squotter, è l’analisi del titolo di abitazione. Tabella 3. Titolo abitazione V.A. TITOLO ABITAZIONE La preponderante componente giovanile, determina l’alta percentuale di frequentatori che si dichiara celibe o nubile: in questa situazione il modello abitativo prevalente ha nella famiglia di origine un chiaro punto di riferimento. Il 56,8 % nel 1995 e il 47,5% nel 2001 dei frequentatori dichiara di vivere con i genitori. Emergono tuttavia anche modalità abitative che fanno riferimento a orientamenti, comportamenti e stili di vita differenziati, tipici delle realtà metropolitane densamente urbanizzate, dove la convivenza non necessariamente in coppia (15,3% nel 1995, il 9,3% nel 2001) e i single (14,6% nel 1995, il 20,8% nel 2001) testimoniano una propensione a sperimentare modelli abitativi meno garantiti, ma in cui affermare la propria autonomia abitativa. Se poi si incrociano condizione abitativa e differenza sessuale, come è stato fatto nel 1995, si può osservare come le donne siano più orientate ad anticipare l’uscita dalla famiglia di origine e a sviluppare progetti di vita che valorizzino una maggiore autonomia personale. Sono infatti percentualmente più praticati dalle donne i modelli abitativi che contemplano vivere da soli o con uno o più conviventi, mentre il 60% degli uomini dichiara di vivere con i genitori. Si può osservare inoltre che, rivelando anche in questo caso una sintonia con comportamenti noti nella realtà sociale italiana, anche in questo caso la responsabilità della cura dei figli, nel momento % Affitto Proprietà Occupazione abusiva NR 277 425 7 15 32,86 58,70 0,97 2,07 TOTALE 724 100,00 La maggioranza assoluta del campione è composta da persone che vivono in una casa di proprietà, loro o della famiglia di origine, mentre quasi irrilevante è la quota dei soggetti che occupa illegalmente l’abitazione in cui risiede, a riflesso delle dinamiche sociali circostanti. Un ulteriore variabile attinente alla condizione abitativa è quella volta a rilevare l’ubicazione geografica del domicilio dei frequentatori (non della residenza anagrafica, ma del luogo dove abitualmente i soggetti vivono). Tabella 4. Domicilio DOMICILIO V.A. % 2001 % 1995* 48,8 16,1 9,0 22,4 Milano Hinterland milanese Lombardia Altra regione Altro Stato NR 254 223 159 72 11 5 35,08 30,80 21,96 9,94 1,52 0,69 TOTALE 724 100,00 non rilevato 3,7 100,00 *il dato del 1995 risente di possibili errori, dovuti al fatto che, nel 1995, era stata richiesto il comune di residenza, mentre nel 2001 quello di domicilio effettivo. Circa un terzo dei frequentatori risultano domiciliati nel Comune di Milano, mentre nel 1995 erano quasi la metà del campione; per converso sono quasi raddoppiati coloro che Rispetto al livello di istruzione invece, il Leoncavallo sembra in controtendenza con una situazione che vede, anche in Lombardia, un fenomeno sociale di forte abbandono scolastico e tassi di istruzione inferiori alla media europea, collocandosi entro un quadro di alta scolarità. Tabella 5. Istruzione ISTRUZIONE V.A. Nessun titolo di studio 8 1,10 0,5 Licenza elementare 6 0,83 0,5 Diploma scuola media inferiore 100 13,81 19,9 Diploma formazione/ qualifica professionale 67 9,25 12,3 Diploma scuola media superiore 276 38,12 30,5 Alcuni anni di università (abbandonata prima della laurea) 89 12,29 26,4 Laurea 151 20,86 7,9 Specializzazione post laurea 24 3,31 1,8 NR 3 0,41 0,2 TOTALE COMPLESSIVO 724 % 2001 100,00 % 1995 100,00 La diversità dei profili dei frequentatori appare anche da un rapido sguardo ai percorsi formativi e ai livelli di istruzione. Tenendo in considerazione che si tratta di una popolazione che, data la condizione anagrafica, vede al proprio interno una buona presenza di persone ancora inserite nel circuito della formazione, il titolo di studio più rappresentato nel 1995 è il diploma di scuola superiore (30,5%) cui seguono alcuni anni di studi universitari (26,4%) e il diploma di media inferiore (19,9%). Nel 1995 l’incrocio di questo dato con la distinzione di genere consente di osservare che mentre per gli uomini il “percorso tipo” sfocia nel diploma professionale o di scuola media superiore, per le donne il percorso più spesso si prolunga ad alcuni anni di frequenza universitaria o alla laurea. L’inchiesta del 2001 osserva inoltre un generale innalzamento del livello di istruzione dei frequentatori e in particolare una crescita fortissima dei laureati: un terzo del totale ha studiato, almeno per alcuni anni, all’università e ben il 24,17% è laureato (erano il 7,9% nel 1995). È cresciuto anche il numero dei diplomati alle scuole medie superiori, mentre è diminuito il numero di coloro che possiedono una qualifica professionale. Nonostante si possa attribuire questo trend in parte al processo di “invecchiamento” che abbiamo osservato in precedenza, non deve sfuggire all’attenzione un livello di istruzione nettamente al di sopra della media nazionale. L’esame della condizione professionale dei frequentatori delinea una realtà che per molti aspetti sfugge alla rappresentazione consueta di questo attore collettivo; l’analisi dei dati, anche con il passare degli anni, restituisce il quadro di una situazione in cui emerge un’area consistente di stabilità: si tratti di posizioni lavorative autonome o dipendenti, la condizione di quanti lavorano appare piuttosto distante dall’immagine di soggetti provenienti da sacche di marginalità sociale o di esclusione, che spesso si intende ritagliare addosso al popolo dei centri sociali. Quasi la metà dei frequentatori è infatti in una condizione lavorativa piuttosto stabile (relativamente, è naturale, alla stabilità di cui può godere una qualsiasi posizione lavorativa in questi anni), in prevalenza nell’area del lavoro dipendente (30,8% nel 1995, 48,6% nel 2001). Rispetto al 1995, anche data la più elevata età media dei frequentatori intervistati, sono diminuiti gli studenti ma anche i disoccupati e coloro che sono in cerca di prima occupazione, mentre specularmente sono aumentati i lavoratori; infatti se si sommano i soggetti che lavorano, per lo più a tempo pieno (58,9%), part-time e lavoratori occasionali, l’area del lavoro raggiunge nel 2001 il 68,8% del campione. Accanto a questo primo segmento troviamo una spiccata presenza di soggetti ancora inseriti nel polisemia di un luogo provengono dalla fascia periurbana milanese e sono aumentati ancora di più quanti abitano al di fuori dell’area metropolitana, in altre città lombarde (21,9%). 9 polisemia di un luogo 10 circuito formativo, ovvero studenti e studenti lavoratori (nel loro insieme sono il 35% nel 1995 e il 34,2% nel 2001). Si nota un aspetto di rilievo incrociando la variabile età con la condizione professionale, come è stato fatto nell’indagine del 2001: tra i giovanissimi (16-19 anni), oltre il 30% lavora abitualmente e oltre il 20% è studente lavoratore; mentre nella classe di età 20-24 anni cresce il numero degli studenti, che torna a calare nella successiva classe di età 25-29 anni. Questo dato sottolinea una forte presenza di lavoratori tra i soggetti più giovani (di gran lunga superiore alla media nazionale), come ad indicare una loro provenienza da classi sociali più disagiate, confermato dalla simultanea maggior concentrazione di giovanissimi frequentatori provenienti dall’hinterland. La stratificazione sociale si polarizza dunque intorno a due aree socioprofessionali relativamente autonome e differenziate: – un’“area dell’inclusione”, rappresentata dai vettori del percorso lavorativo e reddituale che garantiscono accessibilità a risorse, servizi e consumi. – un’“area della precarietà”, nella quale i soggetti sono collocati sul mercato del lavoro in posizione di instabilità o di marginalità, caratteristica della condizione lavorativa del mercato del lavoro metropolitano nell’attuale congiuntura. L’area della precarietà (disoccupati, compresi nel non trascurabile 9,1% del 1995 e nell’8,6% del 2001; persone in cerca di occupazione e lavoratori occasionali) si attesta intorno al 16% sia nel 1995 che nel 2001. Tuttavia, la differenza di genere costituisce ancora una volta il principio di altre differenze: l’area più vulnerabile, sotto il profilo del rischio di marginalità sociale e di caduta in situazioni di povertà, infatti parla al femminile. Lavoro occasionale, disoccupazione, ricerca di prima occupazione e situazioni professionali miste (studente-lavoratore) riguardano percentualmente più le donne che gli uomini. Nella distinzione di genere questi ultimi svolgono più frequentemente attività regolari e stabili nel tempo, mentre le donne intersecano più spesso situazioni di precarietà lavorativa e professionale, come troviamo confermato anche in altre ricerche sulla situazione sociale del paese: la componente femminile della popolazione presenta maggiore vulnerabilità di fronte ai rischi che comportano questi processi, e a compensare i loro effetti non sempre risultano sufficienti le reti di relazione preesistenti, normalmente su base familiare, che pure rappresentano un’importante risorsa di stabilità e di continuità dell’esperienza biografica, anche quando questa si apre a discontinuità di percorso. Se inoltre prendessimo in considerazione la popolazione migrante, come già detto non osservata nelle inchieste realizzate, ma che vede un consistente aumento della frequentazione proprio a partire dalla seconda metà degli anni novanta, dobbiamo immaginare che l’area della precarietà si sia ampliata notevolmente (e con questa la fruizione di servizi a bassa soglia e servizi di Welfare) negli ultimi anni. Interessanti si rivelano anche i dati relativi al settore produttivo in cui i lavoratori sono inseriti, per i quali è possibile un raffronto tra il 1995 e il 2001. Tabella 6. Settore lavorativo SETTORE LAVORATIVO V.A. % 2001 % 1995 Industria/artigianato/ edilizia Commercio/ ristorazione/turismo Servizi (alle aziende, vendita, finanziari..) Servizi sociali / istruzione/assistenza Comunicazione/ pubblicità/informazione Altro Più di un settore di attività 153 21,13 22,0 100 13,81 18,6 73 10,08 104 14,36 79 10,91 81 17 11,19 2,34 NR 117 16,16 TOTALE 724 100,00 3,9 cons. aziendale 8,2 servizi sociali 27,5 18,4 Agricoltura: 1,4 100,00 realtà locale della provincia lombarda dove lo sviluppo di un’industria diffusa, basata sul tessuto di piccole e medie imprese, risulta più capace nel contenere gli effetti negativi sul piano occupazionale della congiuntura economica, mentre è proprio Milano, la grande città, che presenta i maggiori rischi di esclusione e precarizzazione della forza lavoro. Legato alla dimensione lavorativa troviamo il reddito percepito, preso in esame dall’inchiesta di Tabella 7. Reddito REDDITO MENSLE V.A. % Fino a 500.000 lire 500.000 lire - 1 milione di lire 1 milione - 1 milione e 500.000 lire 1 milione e 500.00 lire – 2 milioni di lire 2-4 milioni di lire Più di 4 milioni di lire NR 73 49 102 232 161 28 79 10,08 6,77 14,09 32,04 22,24 3,87 10,91 TOTALE 724 100,00 Membretti, che ancora una volta smentisce l’immagine stereotipata del Leoncavallino “emarginato”. La maggioranza relativa del campione (di cui, ricordiamo, una quota rilevante è studente o studente lavoratore) appartiene inequivocabilmente alla middle class, collocandosi nella fascia di reddito compresa tra 1 milione e mezzo e 2 milioni di lire (32%), seguita da una consistente presenza nella fascia 2-4 milioni di lire mensili (22,2%) e una non irrilevante quota di coloro che dispongono di un reddito superiore ai 2 milioni di lire (26,1%). Studenti e studenti lavoratori si concentrano invece soprattutto nella fascia di reddito, non irrilevante (16,8%), di coloro che percepiscono al massimo un milione al mese. polisemia di un luogo I lavoratori appaiono distribuiti in modo abbastanza omogeneo tra i settori produttivi, con una maggioranza relativa del settore industriaartigianato-edilizia (21,1% nel 2001), seguito da servizi sociali-istruzione-assistenza (14,3% nel 2001) e da commercio-ristorazione-turismo (13,8% nel 2001). Per quanto non sia possibile comparare esattamente i dati delle due inchieste sembra trasparire una diminuzione delle persone attive nell’ambito della comunicazione-pubblicitàinformazione, passati dal 27,5% nel 1995 al 10,9% del 2001. Sostanzialmente stabile invece il settore industriaartigianato-edilizia, anche in passato maggioritario, nel quale risultano concentrati buona parte dei lavoratori più giovani. Nel complesso si delinea una popolazione lavorativa diversificata e complessa, ma decisamente spostata sul versante dei servizi. Considerando inoltre le tipologie contrattuali in relazione ai settori produttivi, come ha fatto il gruppo di lavoro nel 1995, emergono ulteriori elementi di interesse: nell’area del lavoro dipendente prevale il lavoro operaio (43,7%), cui seguono le categorie degli impiegati e dei tecnici (rispettivamente 28% e 11,3%). L’area del lavoro autonomo è invece più diversificata, riflettendo in parte le dinamiche dell’occupazione regionale e milanese: parallelamente alla prevalenza di attività che insistono sulla produzione industriale e artigianale, le occupazioni terziarie, complessivamente considerate, rappresentano la maggioranza delle posizioni lavorative autonome, con un peso considerevole di quelle connesse alle attività di comunicazione (stampa, editoria, radio e tv, pubblicità, marketing, etc.). Un ultimo aspetto di rilievo riguarda la differenziazione tra i residenti nel comune di Milano e quelli provenienti dall’hinterland, infatti è nel milanese che sembra manifestarsi una maggiore propensione al lavoro autonomo (18,2%) e, correlativamente, una quota più contenuta di lavoratori dipendenti (27,6%), ma anche una maggiore incidenza di coloro che sono in cerca di prima occupazione, che svolgono lavoro occasionale e del tasso di disoccupazione. Alla luce di questi dati sembra emergere una NAVIGANTI DELLO SPAZIO URBANO L’osservazione della frequenza con cui le persone partecipano alla vita del centro sociale, ovvero con cui si recano al Centro sociale, si rivela ricca di spunti di interesse per chi voglia capire cosa sia un centro sociale autogestito. 11 polisemia di un luogo 12 Tabella 8. Frequentazione Leoncavallo FREQUENTAZIONE LEONCAVALLO V.A. Tutti i giorni o quasi Una-due volte alla settimana Una-due volte al mese Saltuariamente È la prima volta 25 83 176 330 110 % 3,45 11,46 24,31 45,58 15,19 TOTALE 724 100,00 Il dato saliente che emerge è che solo un 3,4% dichiara di essere presente tutti i giorni, a fronte di un 45,5% che dichiara una frequentazione saltuaria, mentre un quarto circa delle persone si reca al centro sociale pressappoco una volta al mese, e l’11,4% lo fa una o due volte alla settimana. La popolazione sembra dunque diversificarsi secondo due stili di comportamento: i frequentatori abituali (che si recano al Leoncavallo almeno una volta al mese) e i frequentatori occasionali (che vi si recano saltuariamente o che lo fanno per la prima volta). La maggioranza assoluta del campione è raccolta dalla classe dei frequentatori occasionali, che supera il 60%, ad indicare un consistente flusso di persone attratte da particolari eventi o iniziative proposte dal centro sociale o semplicemente curiosi di conoscerlo. L’inchiesta del 1995 ha preso in considerazione anche la distinzione tra frequentatori di un solo centro e frequentatori di più centri sociali. In termini statistici è emerso che i frequentatori di un solo centro sociale sono pari al 23,6% del campione, indicando nettamente una prevalenza di “naviganti” dello spazio urbano, che non si orientano verso una particolare identificazione con un centro sociale specifico, né attivano una fidelizzazione del comportamento rispetto ad uno di questi. Questo dato conferma quanto era già noto al pubblico dei centri sociali, cioè l’esistenza di un circuito informale di transito dei soggetti, un “popolo dei centri sociali”, in cui prevale la dimensione della pluriappartenenza e della mobilità territoriale: la partecipazione focalizzata su un unico centro riguarda poco più di un soggetto su cinque. Ma questo dato statistico non può offuscare un’ulteriore considerazione: la risonanza mediatica acquisita e la lunga storia sul territorio producono per il Centro sociale Leoncavallo un singolare effetto, da una parte l’allargamento del bacino di utenza dei frequentatori (a raggio locale, regionale, nazionale e internazionale), dall’altra una stratificazione generazionale che raramente si verifica in altri centri sociali, e che produce forme di radicamento peculiari, anche nella dimensione di collaborazioni estemporanee, ma persistenti, da parte di soggetti solo apparentemente “occasionali”. Certo è che nel caso del Leoncavallo l’inchiesta del 1995 segnala una spiccata identificazione da parte dei partecipanti al centro sociale (indice di fedeltà 35,5%). GEOGRAFIE DEL DESIDERIO Per comprendere la sfera dei significati sottesi alla frequentazione di un centro sociale può essere utile insistere sul tipo di persone che lo popolano operando alcune distinzioni ulteriori, pur cercando di non ridurre, né appiattire, la realtà polimorfa che esprime. Senza entrare nel merito del doveroso distinguo tra attivisti e frequentatori, che merita un’indagine qualitativa prima ancora che quantitativa che non trova qui sede opportuna, torneremo sulla prima, già segnalata, quella riguardante frequentatori abituali ed occasionali. Incrociando la variabile frequentazione con tutte le rimanenti, emergono infatti alcune sottopopolazioni parzialmente distinte. I frequentatori abituali sono un po’ più giovani di quelli occasionali e tra loro i maschi risultano ancora più numerosi; il loro livello di istruzione in genere è inferiore agli occasionali, soprattutto per quanto riguarda i laureati. I frequentatori abituali sono inoltre più concentrati nell’hinterland milanese, come zona di provenienza e, quando lavorano, tendono a praticare una maggiore presenza nel settore industria-artigianato-edilizia rispetto agli altri; il reddito è leggermente inferiore rispetto agli occasionali e il primo contatto sociale, come in occasione del G8 del 2001 o del più recente movimento contro la guerra cui il Leoncavallo ha partecipato, questo tipo di relazioni alimenta una circolarità dei soggetti tra “gruppi di movimento”, grazie ai quali questi entrano in rapporto tra loro e gli individui si rafforzano nella convinzione di partecipare a un’unica azione collettiva, se pure articolata in una pluralità di gruppi. Nei momenti “bassi” o di microconflittualità, come l’attuale, i rapporti con l’esterno condotti prevalentemente su base amicale presentano diversi risvolti: da un lato indicano una scarsa formalizzazione delle relazioni e una strutturazione interna poco interessata a veicolare all’esterno l’identità collettiva; dall’altra possono indicare una proiezione verso l’esterno non irrigidita in canali formali e quindi una “apertura” capace di aumentare la permeabilità del gruppo nei confronti dell’ambiente circostante. Il tipo di coinvolgimento su base amicale, è il canale principale di aggregazione e inserimento per nuovi soggetti che vi si accostano, per quanto il Leoncavallo si sia sforzato negli anni di attivarne Volendo sintetizzare la mappatura dei frequentatori, di ulteriori (attacchinaggio di propri manifesti e si possono individuare sostanzialmente tre volantinaggi, utilizzo del web e collaborazione con sottogruppi: fruitori abituali di servizi socio-culturali i giornalisti) che, in virtù della loro natura e aggregativi (più giovani e provenienti impersonale, si rivolgessero ad un pubblico in dall’hinterland), fruitori occasionali di tali servizi maniera indifferenziata e non selettiva. (meno giovani e in gran parte milanesi), e fruitori Bisogna inoltre considerare che per il Leoncavallo, dei servizi di Welfare (in grande maggioranza questa forma ulteriore di contatto è stata migranti, ma talvolta anche persone italiane sicuramente facilitata dall’attenzione pubblica disagiante, in carico ai Sert e ai Servizi psicosuscitata dalle note vicende che hanno occupato sociali del Comune di Milano). a lungo le cronache sui mezzi di comunicazione. La varietà delle iniziative e dei servizi offerti dal La “notiziabilità” del Leoncavallo, se da un lato Leoncavallo, unitamente alla diversificazione degli può avere favorito nell’opinione pubblica il spazi interni, favorisce dunque la compresenza, e consolidamento di stereotipi negativi, dall’altro ha spesso l’interazione, tra categorie di soggetti certamente facilitato l’avvicinamento al Centro da altrimenti spesso fisicamente e socialmente parte di un pubblico già ben disposto, in un separati nella metropoli. contesto di attenzione generale. Incrociando la variabile conoscenza del “AMICI E COMPA GNI” Leoncavallo con la variabile età si nota poi che i sono i soggetti più giovani ad avvicinarsi più Il ruolo svolto dai reticoli su base amicale è un spesso tramite amici, e di converso, cresce tra i aspetto non secondario nell’analisi delle forme di frequentatori delle classi di età più mature la azione collettiva. In momenti “alti” di mobilitazione percentuale di coloro che sono entrati in contatto polisemia di un luogo avvenuto attraverso gli amici risulta nettamente più importante che per gli altri. Una seconda distinzione è quella relativa ai fruitori dei servizi socio-culturali e aggregativi e i fruitori di servizi di Welfare (accoglienza, orientamento, tutela, consulenza legale, pasto gratis, etc.). Questi ultimi sono in gran parte sfuggiti alla survey sia nel 1995 che nel 2001, ma sembrano essere nettamente in minoranza rispetto ai primi dal punto di vista numerico. Tuttavia si tratta di alcune decine di persone che durante la settimana, in tutto il corso dell’anno, si rivolgono al centro sociale per chiedere aiuto: per lo più migranti, spesso senza permesso di soggiorno che, a tutti gli effetti, rappresentano una sottopopolazione di frequentatori a sua volta distinta in abituali ed occasionali. Benché sfortunatamente non si disponga di dati precisi, si può senza dubbio quantificare in diverse centinaia le persone che dal 1998 (anno dell’apertura informale di uno spazio accoglienza per “l’emergenza freddo” capace di contenere, allora, circa 100 posti letto) hanno potuto fruire di questo tipo i sostegno da parte del Leoncavallo. 13 polisemia di un luogo tramite canali più impersonali (quali gli strumenti di propaganda, media, altri gruppi o associazioni); non di meno cresce il peso specifico dei mezzi di informazione di massa come medium di avvicinamento e conoscenza al centro sociale (dal 2,7% del 1995 al 14% del 2001). In ogni caso lo scambio informale condotto per lo più a livello personale si conferma, a distanza di anni (72,4% nel 1995, 64,3% nel 2001), il canale privilegiato di aggregazione, garantendo la continuità della “memoria” e la comunicazione delle esperienze e veicolando una comunicazione orizzontale che fornisce il tramite di una rete che connette il Centro sociale all’ambiente. In questo senso, il concetto di struttura reticolare, che può essere applicata al centro in quanto realtà organizzata, si estende fino a comprendere le relazioni che singolarmente gli aderenti intrattengono nei diversi ambiti della vita sociale che si trovano a frequentare. Questo dato indica inoltre l’importanza del criterio generazionale: se è vero che si entra in contatto con un centro sociale per relazioni amicali, c’è da aspettarsi che i nuovi arrivati riproducano caratteristiche simili, per età, grado di istruzione, stili di vita, aspirazioni, di coloro che già partecipano. Una certa continuità dell’esperienza collettiva è quindi da ricercare nelle stesse forme di relazione, tramite le quali si riproduce l’adesione, prima ancora che nella coerenza con cui i centri sociali riproducono e veicolano i propri messaggi. Un altro dato interessante da osservare, non considerato a sufficienza nelle inchieste realizzate, è che attraverso l’incrociarsi di circuiti associativi e filiere amicali diversificate, si realizza in realtà un crogiuolo di identità straordinario, un luogo di incontro tra alterità che ricalca la stratificazione socio-culturale della metropoli, traducendolo in un laboratorio inter-culturale e inter-generazionale. USO SOCIALE DELL O SPAZIO: DI SÉ E PER SÉ Nell’indagine del 1995 sono esplicitamente proposti tre item relativi all’identità delle persone intervistate, uno relativo ai motivi della frequentazione, uno relativo all’”idea” di Centro 14 sociale occupato autogestito, ed uno circa le aspettative riguardo le attività future del centro sociale. Dalle risposte raccolte emergerà una pluralità di significati sottesi alla frequentazione del centro sociale difficilmente riducibile ad una visione unitaria e monolitica, offrendo sorprese e occasione di riflessione sia ai “vecchi militanti” dei collettivi di gestione, che a coloro che avessero fino ad allora prestato orecchio soltanto ai mass media. La richiesta di esplicitare le motivazioni a frequentare i csoa, restituisce per la prima volta parola ai protagonisti sul perché di tale scelta, intorno alla quale erano già stati spesi allora fiumi di inchiostro sulle pagine dei giornali. La risposta del popolo dei centri sociali è chiara e senza equivoci: la dimensione della socialità, lo stare insieme agli altri è nettamente la più importante (43,6%), cui seguono la condivisione di obiettivi politici (32,8%) e le iniziative musicali (28,6%). Il prevalere di motivazioni di tipo “espressivorelazionale” sembra indicare il riversarsi di una domanda di socialità intesa nella sua accezione più squisitamente relazionale-amicale, dove cioè il contenuto delle relazioni non è mediato da semplici supporti di natura “strumentale” o funzionale: il centro sociale appare in primo luogo uno spazio relazionale in quanto tale, e da questa configurazione trae legittimità agli occhi di chi partecipa alle sue attività. Considerando che le iniziative culturali (19,1%) e musicali rientrano agevolmente nel campo d’azione che sembra essere il terreno elettivo dei centri sociali in generale, e come questa sfera d’attività si associ direttamente alle occasioni di condivisione e socialità che genera, possiamo affermare senza dubbio che la dimensione della socializzazione è nettamente prevalente sulle altre (quella della politica intesa come “militanza”, o quella dei servizi intesi come “fruizione a basso costo” di beni materiali e non). L’adesione per ragioni politiche, o, più in generale per ragioni di impegno (iniziative culturali, per il confronto e la discussione interna, etc.) non rivestono quell’importanza che invece sembrano motivazione a frequentare, è segnalata dai residenti in periferia in percentuale inferiore alle altre aree territoriali. I centri sociali sembrano dunque in sostanza luoghi la cui attrattività, agli occhi di quanto vivono in periferia, risiede soprattutto nella possibilità di incontro e di socialità che essi forniscono e, ancor meno che per altri, nelle finalità politiche che essi esprimono. Queste considerazioni trovano conferma nei dati che illustrano le diverse “idee” di centro espresse dai frequentatori. Secondo l’“idea di csoa” (proposta secondo le opzioni di: associazione culturale, impresa sociale, centro di iniziativa politica, gruppo di impegno sociale e luogo di ritrovo) il Leoncavallo si vede percepito dai suoi frequentatori principalmente come gruppo di impegno sociale (32,8%). Non solo l’idea di luogo di ritrovo raccoglie minori consensi (19,1%), ma ancora meno di quelli raccolti dall’opzione centro di iniziativa politica (19,5%). Ma per stimare correttamente questo dato bisogna rinunciare ad una visione “politicista” della partecipazione, quella che assimila la scarsa motivazione a frequentare “per ragioni politiche” con un atteggiamento di disimpegno tout court; questa lettura riduzionista infatti induce ad attribuire alla preponderante domanda di socialità il significato di semplice ricerca di un “luogo di ritrovo”. In realtà per dare il giusto perso alla domanda di socialità espressa (e alla politicità di questa domanda) bisogna considerare una percezione ormai diffusa, ovvero quella che tende a distinguere sempre più la dimensione politica dalla dimensione sociale, e a rivestire quest’ultima di un significato più ampio, che recupera aspetti della partecipazione che talvolta si vorrebbero attribuire alla sola dimensione politica. Nel processo di socializzazione infatti si presentano elementi impliciti, come la ricerca di personalizzazione dei rapporti intersoggettivi, la domanda di relazioni significative, la polisemia di un luogo ricoprire nella visione, ormai consueta, che dei centri sociali è fornita dagli organi di stampa o nella discussione politica, esacerbata in occasione di eventi eclatanti o spettacolari (come le occupazioni, gli sgomberi, gli scontri con la polizia). In particolare, dai frequentatori stessi sembra essere messa in questione la natura di attore politico del centro sociale: le finalità politiche non stanno normalmente alla base delle motivazioni a partecipare alla vita di un centro sociale e semmai sembrano rappresentare un fattore di complemento, volto a tradurre all’esterno una solidarietà che si costituisce su altre basi, in particolare sulla condivisione di uno spazio vissuto come “proprio”, su affinità di tipo generazionale e su una comune sensibilità fatta anche (e forse soprattutto), di preferenze e gusti (similmente a quanto avviene per altre aggregazioni poco formalizzate che costellano lo spazio metropolitano, come le compagnie da strada). L’analisi delle motivazioni, che apre un ventaglio assai ampio e difficilmente riducibile, sembra dunque evidenziare come il “campo culturale”, quello che attiene il contenuto simbolico della partecipazione e una sfida condotta sul piano delle relazioni intersoggettive, degli stili di vita e di consumo, si confermi il terreno privilegiato della partecipazione alla vita del centro sociale. Bisogna peraltro osservare che le donne, significativamente più “esposte” socialmente, come abbiamo già potuto constatare, appaiono nettamente più orientate a partecipare per finalità politiche (31,2% contro 26,2% degli uomini) e per le iniziative culturali (30,6% contro 20.3%). Alcune considerazioni significative si possono trarre anche dall’incrocio delle motivazioni a frequentare con la zona di residenza delle persone. Le motivazioni provenienti dalla periferia infatti si orientano prevalentemente al bisogno di “stare insieme agli altri”, una domanda esplicita di socialità che, per quanto sia preponderante in tutte le aree territoriali, si segnala particolarmente per le sue dimensioni nell’hinterland milanese (47,3% nel 1995). Correlativamente, la condivisione delle finalità politiche, come 15 polisemia di un luogo 16 valorizzazione dei momenti ludico-ricreativi che non annullano la proiezione verso l’esterno, ma, al contrario, possono sostenerla innervandola di motivazioni e significati. La scarsa attrattività del centro in quanto attore politico non può essere assunta come indicatore di un processo di assimilazione della figura del centro sociale all’immagine di una qualsiasi altra aggregazione, senza alcuna caratterizzazione sotto il profilo dell’identità collettiva, anche in virtù del fatto che la maggior parte degli intervistati (35,5%) considera il centro alla stregua di “un gruppo di impegno sociale”, mettendo in luce tre aspetti: – il centro sociale mantiene nella percezione dei suoi frequentatori una forte configurazione di gruppo orientato all’azione verso l’esterno, ed anche gli aspetti simbolici che rinsaldano la coesione interna, di identificazione con le finalità del gruppo, di cura delle relazioni intersoggettive si inquadrano in questo profilo generale. – distinguendo la vocazione all’impegno sociale dall’iniziativa politica stricto sensu, la maggioranza dei frequentatori sembra segnalare quanto la natura politica del centro appaia un contenitore troppo limitato per comprendere la pluralità di significati sottesa all’idea di centro sociale come ambito di impegno sociale. – l’identità del centro sociale, di fronte alla ricchezza di modelli di identificazione che esprime, non è riducibile a una concezione omogenea al suo interno, sembrando piuttosto rintracciabile proprio nella pluralità delle rappresentazioni che vi abitano, dove la componente (preponderante) genericamente identificabile in “impegno sociale” si presta ad essere interpretata come categoria plurale e flessibile, fonte stessa di una “educazione” al pensiero plurale e di un approccio alla politica pragmatico e concreto. Le donne inoltre sono nettamente più presenti, rispetto alla componente maschile, tra i soggetti che del centro sociale hanno un’idea di “gruppo di impegno sociale” (40,7% contro 33,7% degli uomini) e un’idea di “ centro di iniziativa politica” (15,2% contro 11,3%), in un quadro di sostanziale coerenza con quanto rilevato a proposito delle motivazioni, ad indicare una prevalenza tra le donne della visione del centro come spazio di azione politico-sociale. Non potrà stupire, alla fine di queste considerazioni, che le componenti più sensibili all’idea di centro sociale come “gruppo di impegno sociale” siano anche quelle per le quali il centro è in prima istanza un “luogo di ritrovo”: si tratta delle fasce di età più giovani, quelle al di sotto dei 25 anni. Questa fascia di popolazione, che si sottrae allo stereotipo che vorrebbe i giovani refrattari a qualsiasi intrapresa collettiva in ambito sociale e sensibili invece solo al richiamo dell’elemento ludico-ricreativo, meglio si presta ad illustrare come la differenza tra attività espressive e azioni strumentali si riveli in effetti una distinzione (per quanto utile dal punto analitico) di due dimensioni dell’azione collettiva che nei comportamenti concreti trovano spesso modo di intrecciarsi, rendendo complesso decifrare con sicurezza cosa si intenda per “socializzante” nell’esperienza reale delle persone. La compresenza di queste due dimensioni dell’azione consente anzi di osservare proprio come in realtà esse convivano tra soggetti affini e, ancor più, nell’immaginario degli stessi singoli soggetti. Da segnalare infine l’idea di “impresa sociale”, attestata su un significativo 7,4%, rilevante dal punto di vista quantitativo se si considera che questa definizione di centro sociale è stata proposta in un quadro di scarsità di informazioni, ovvero in un periodo in cui era molto recente la sua adozione nel vocabolario della pubblica discussione, e ancor più nella pratica, di importanti settori del mondo no-profit, del volontariato e dell’associazionismo che lo hanno originato. Tanto più rilevante se messo in relazione ad una cultura generalmente restia a declinare la propria azione in termini di attività economica, ancorché declinata a scopi sociali, caratteristica di ampia parte dei centri sociali. Solo il 17% dei frequentatori (polarizzati intorno alle due classi estreme d’età) avverte invece l’esigenza di “organizzare iniziative politiche generali”, quasi ad indicare che sempre meno l’impegno in ambito sociale, nella forma delle iniziative culturali o di attività di tipo solidaristico, è disponibile a vedersi classificato come attività politica; quest’ultima, anzi, sembra venire sempre più intesa come attività specializzata, da “ceto politico”, attività che esige un differimento delle gratificazioni e dei vantaggi conseguenti all’azione, e dunque motivazioni all’agire, difficilmente trasferibili. A sostegno di questa lettura si può considerare la presenza simultanea nella classe generazionale di coloro che hanno più di 35 anni di atteggiamenti apparentemente opposti (più politica, meno impegno sociale), che sembra marcare una mancanza di contiguità, nella percezione dei soggetti, tra dimensione politica e dimensione sociale, una percezione di separatezza tra il “fare politica” il “fare società” più spiccata in generazioni formatesi in stagioni passate del movimento. F ONT I UT ILIZ Z ATE Andrea Membretti, Leoncavallo: un’impresa per la qualità sociale. Culture e pratiche al servizio di un Welfare civile, tesi di Dottorato in Sociologia, 2000-2001. Consorzio Aaster, Centro sociale Cox 18, Centro sociale leoncavallo, Primo Moroni, Centri sociali: geografie del desiderio, Milano, Shake edizioni, 1996. polisemia di un luogo Il terzo indicatore di atteggiamenti, quello che descrive ciò che si attendono i frequentatori dal centro sociale, ovvero la “domanda” espressa, fornisce ulteriori elementi su cui riflettere. La richiesta principale verte sull’aumento delle iniziative culturali (39,4%), cui seguono le necessità di più frequenti iniziative in quartiere (24%) e di un maggiore impegno di solidarietà nel campo dell’esclusione sociale (21,1%). L’azione sociale dunque non viene meno (vocazione cui i centri sociali sembrano essere chiamati a tenere fede), a fronte di una domanda di loisir, di socialità, di comunicazione sociale e di cultura. L’identificazione del centro sociale come spazio di socializzazione, di pratica di rapporti personalizzati, di uso del tempo libero (nel senso più ampio del termine), trova nel campo culturale il terreno più consono per la propria realizzazione. La netta prevalenza delle attese sul piano culturale sembra descrivere il terreno sul quale convergono dimensioni diverse dell’agire collettivo, dell’”essere in comune”, l’ambito privilegiato dove la domanda di senso può trovare espressione nell’organizzazione pratica di iniziative e nel quale si dissolve, in via tendenziale, la frattura tra azione “per sé stessi” e azione “nei confronti dell’esterno”. La concretizzazione del senso di un “noi” in azione pratica, il riconoscimento del “noi” nell’azione in corso d’opera, l’identificazione dei destinatari dell’azione – insieme, nel “noi” e negli “altri”rappresentano i tre capisaldi su cui si regge la presenza dei centri sociali, nella domanda espressa dai frequentatori e il campo culturale ne rappresenta il terreno elettivo. A questo concorrono alcuni caratteri peculiari della produzione culturale e dell’iniziativa a lei legata: la non selettività, la fruibilità in termini di consumo, la possibilità di reimpiegare competenze ed interessi maturati nella sfera privata dei soggetti in ambiti professionali o semiprofessionali, la relativa vicinanza, quanto ad interessi e competenze, tra organizzatori e potenziali fruitori, la possibilità di finalizzare l’iniziativa al sostegno di attività ulteriori (in primis iniziative sociali e politiche). 17 progetti, strutture, attività 18 PROGE T T I, S TRUT TURE, AT T I VI TÀ BILANCIO SOCIALE 2006 ACCOGLIENZA A CCOGLIENZ A LABORATORIO GRAFICO LABORATORIO DI TEATRO IL BARETTO C.I.R.T RADIO ONDA D’URTO LA CUCINA ASSOCIAZIONE MAMME ANTIFASCISTE DEL LEONCAVALLO LABORATORIO DI COMUNICAZIONE SPORTELLO LEGALE AREACOM SOUNDSPLATTERS BRAIN SPLATTERS OPENEARS CAMBIARE MUSICA LIBRERIA HEMP BAR CONCERTI ASSOCIAZIONE FORESTA DELLE IDEE L’avvio dell’esperienza dell’Accoglienza ha la finalità di soddisfare i bisogni sempre più articolati della popolazione, tra i quali emerge drammaticamente quello abitativo e di prima accoglienza. Il servizio è principalmente rivolto a persone adulte in situazione di difficoltà o di rischio di marginalità, che necessitano di uno spazio “neutro” e sicuro dove elaborare un progetto di autonomia personale (inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro, ricerca della casa). La struttura, attivata informalmente nell’inverno 1998 allo scopo di rispondere all’emergenza freddo, nel 2006 è stata completamente ristrutturata per mettere a disposizione della città uno spazio di accoglienza “leggera”. L’attività di accoglienza si contraddistingue per l’offerta di uno spazio attrezzato dove sono possibili permanenze di breve durata, coniugate con il costante supporto al soddisfacimento delle esigenze primarie dell’ospite, in connessione con le attività già presenti nel Centro. Tutti gli ospiti presenti (per il 90% stranieri migranti), durante tutto il periodo della loro permanenza, possono usufruire di strumenti atti allo sviluppo di un’autonomia funzionale, quali: – consulenza su permessi di migranti, accoglienza soggiorno e sulla legislazione vigente in materia di immigrazione; – consulenza e accompagnamento per l’esercizio del diritto alla salute tramite il Servizio Sanitario Nazionale o agenzie del privato sociale; – consulenza e accompagnamento sulle problematiche relative alla questione abitativa e alla ricerca attiva del lavoro; Lo spazio è composto da più stanze comunicanti tra loro da tre letti ciascuna. Uno spazio comune attrezzato (cucina, televisione, ecc...) e tre bagni con doccia completano la struttura. Una stanza da otto letti è destinata alle emergenze, alle brevissime (una o due notti). Tutta la struttura è riscaldata con impianto autonomo. L’allestimento, sito al primo piano dello stabile, ha richiesto l’impiego economico e organizzativo di tutte le strutture del Centro e un consistente impegno di lavoro volontario. LABORAT ORIO GRAFICO Il laboratorio grafico del Leoncavallo è un gruppo informale costituito con l’intenzione di coordinare diversi singoli artisti, gruppi, studenti e creativi operanti dentro e intorno al Centro, condividendo spazi, attrezzature e strutture. Rifacendosi alle pratiche ed al patrimonio storico delle precedenti esperienze di laboratori grafici e artistici che si sono avvicendati nella storia del Leoncavallo, scopo del laboratorio è quella di creare una “Factory” in campo artistico e culturale, sul modello di simili esperimenti internazionali, dalla Rote Fabrik di Zurigo, all’Abc No Rio di New York, al Klub Mochvara di Zagabria (per nominare solo i più attivi), dove artisti e tecnici con diversi anni di esperienza incontrano giovani artisti, insegnando tecniche, condividendo esperienze e collaborando in proposte culturali e artistiche, sia collettivamente sia individualmente. Il laboratorio è attualmente composto da architetti, pittori, fotografi, grafici, serigrafisti e scenografi che operano nei rispettivi campi da diversi anni, collaborando, tra l’altro, all’allestimento di diverse mostre di grafica, pittura, design, fotografia, ecc.: così prosegue il percorso iniziato come HIU oltre 15 anni fa, con esposizioni di artisti da tutto il mondo. Il laboratorio di serigrafia è attivo in collaborazione con Firehouse Europe (sezione europea del gruppo artistico americano Firehouse Kustom Art Co.), con l’intento di realizzare workshop professionali di serigrafia caratterizzati dalla massima apertura. Gli artisti di Firehouse, sia nella sezione americana che in quella europea, hanno esposto nelle gallerie e negli spazi espositivi delle maggiori città dei due continenti, comparendo in diverse pubblicazioni: Art Of Modern Rock Posters (Chronicle Books, SF 2004); Swag! Poster Art! (Swag Publishing, UK 2003); World War III Illustrated (New York), Eyesore (coprodotto dal Coniglio Editore, Roma e Last Gasp Publishing, San Francisco, 2003). Per quanto riguarda la serigrafia, attualmente stiamo collaborando con diversi collettivi, gruppi musicali, grafici e artisti per la produzione di materiali promozionali o di opere grafiche su tela. progetti, strutture, attività – corsi di italiano del Laboratorio di Comunicazione; – corso di alfabetizzazione informatica sul modello della Patente Europea del Computer, corsi di alfabetizzazione informatica e di specializzazione; – mediatori linguistico-culturali (un ex studente della scuola di italiano, insegnanti della scuola e volontari anche presso Naga, Naga-Har e altre associazioni). 19 progetti, strutture, attività 20 Il laboratorio fotografico, completo di camera oscura per la stampa da pellicola, nonché attrezzature per elaborazione e stampa digitale è attualmente in fase di ristrutturazione. L’archivio fotografico del laboratorio comprende, documenti sui movimenti politici, sociali e culturali degli ultimi 30 anni. Il laboratorio grafico collabora con l’Archivio Leoncavallo che comprende tutto il materiale storico, culturale, sociale e documentaristico prodotto dal Leoncavallo e sul Leoncavallo. Libri, riviste, giornali, documenti, volantini, foto, manifesti, pellicole, video, audio, ecc., insomma, tutto quanto racconta la storia di questo luogo, di chi l’ha attraversato, della città che gli sta intorno (o per lo meno quello che di questo archivio è sopravvissuto a sgomberi, danneggiamenti). Tra le mostre ed allestimenti si possono citare i più significativi: – HIU Happening Internazionale Underground – 10 edizioni a cadenza quasi annuale di mostre collettive, dal 1990 ad oggi, oltre a singole mostre di specifici artisti; HIU ha ospitato artisti provenienti da tutto il mondo, dando spazio sia a nomi affermati sia a giovani sconosciuti e creando un network di esperienze, collaborazioni e contatti attivo e vitale. – Le esposizioni collettive HIU e dei singoli artisti del network, oltre che nel Leoncavallo, sono state realizzate in vari centri sociali, associazioni culturali, università (Politecnico di Milano), Comuni italiani: Vimercate (MI), Vigevano (MI), Paternò (CT), nonché all’estero: Ass. Culturale Mulini, Lugano (Svizzera) e Mission Badlands Gallery, San Francisco CA (USA). LABORAT ORIO DI TE ATRO Il Laboratorio di Teatro Nato nel 1984 è passato attraverso le varie sedi in cui il Leoncavallo si è dovuto spostare. Ogni anno, a ottobre, riparte il Laboratorio di Teatro del Leoncavallo. In questi 22 anni circa 800 persone (dai 16 ai 74 anni) hanno provato a far teatro in modo diverso da quello tradizionale, e diverso anche da quello elitario e autoreferenziale di una certa avanguardia. Si tratta di un teatro politico, ma non di propaganda, un teatro svincolato da ogni condizionamento di natura economica e di potere. Ogni anno ai partecipanti (variano dai 14 ai 25) si insegna la forma di espressione drammaturgica che sembra riservata agli specialisti. I partecipanti, con opportune tecniche, comprendono di essere in grado di apprendere questa forma di espressione e farla loro senza omologazioni, anzi esaltando ognuno la proprio diversità. Non a caso lo slogan del laboratorio è: “Ricordati. Tutti possono fare teatro, tranne gli attori, naturalmente”. L’attività è strutturata in due gruppi: – Il Laboratorio, che lavora da ottobre a giugno (7 ore settimanali). – Il gruppo teatrale Glinfondoasinistra, che raccoglie coloro che sono rimasti dagli anni precedenti, cercando di migliorare l’affiatamento del gruppo e l’efficacia del nostro lavoro (anche loro sette ore settimanali, incrementabili quando si sta per andare in scena). Grazie al lavoro volontario è stato strutturato uno spazio teatrale dotato di palcoscenico, doppio sipario, otto fari con mixer, impianto voci, proiettore dia e 60/80 posti a sedere. Siccome non si tratta di uno spazio privato, è a disposizione di altri gruppi teatrali. Attualmente lo utilizzano per le loro prove ed esercizi il CIRT di Mario Ruggeri, Il Posteggio Abusivo di Seba e Pizzo, il KOR di Rocco e Alice, il Teppagate di Simone, il Teatro di Pace di Marcoviola. Il lavoro svolto (sia per il Laboratorio sia per il Gruppo Teatrale) ha sempre come fine la contiene in ogni puntata quattro o cinque testi teatrali (ne sono state trasmesse 32 puntate). Ogni due mercoledì il Baretto del Leoncavallo ospita Il caffè letterario, uno spettacolino di mezzora, a volte drammatico, a volte comico (finora le rappresentazioni sono state ventisei). Oltre alle rappresentazioni al Leoncavallo (con un minimo di sei repliche), gli spettacoli hanno girato: per i centri sociali, Arci e circoli vari, tenendo spettacoli a Cremona, Padova, Bologna, Firenze, Roma, Brescia, Arcore, Piacenza, Casalpusterlengo, tre volte alla Statale, tre volte alla Bicocca, due volte al Punto Rosso e in quasi tutti i centri sociali di Milano e periferia. Con queste due iniziative il Laboratorio ha fatto conoscere, oltre ad autori noti come Brecht, Calvino, Ceronetti, Flaiano, Sermonti, Bulgakov, Arbasino, Laing, Alan Bennet, Saul Bellow, Max Aub, Sanguineti, Gregory Corso, anche autori quasi sconosciuti come Alisdar Gray, Ariel Dorfman, Michele Firinu, Jo Carson, Charms, Paola Ceretta, Bruno Pizzo, Maurizio Mancuso, Sante Notarnicola, Franco Costabile, Serena Maglietta, Nuccia Cesare. ELENCO DELLE “PRODUZIONI” – Tempi felici (collage di autori vari sulla repressione); – Fessure (testi di Ceronetti e Luciano di Samostrata); – La Città degli animali (collage di testi brechtiani); – La Cimice di Majakovskj; – Macello (libera riduzione da Santa Giovanna dei Macelli di Brecht); – Taci di Ronald Laing; – L’Opera da tre soldi di Brecht (con l’orchestra Metropolis); – Coraggio mammà (libera riduzione di Madre Coraggio di Brecht); – Ogni guerra è sempre l’ultima (collage di testi teatrali di Brecht, Benni, Firinu e Ceretta sulla guerra); – Monolocale di Ronald Laing; – Il compleanno di Harold Pinter; – Iene (libera riduzione dal film di Tarantino); – Capolinea (libera riduzione da Finale di artita di Beckett); Attualmente è prevista una nuova edizione de L’Opera da tre soldi di Brecht, e ad una riduzione de L’incarico di Durrenmatt. Poi c’è il difficile progetto di affrontare Il signor Mani di Yeoshua. A cura del Laboratorio è la trasmissione di Radio Onda d’Urto, Il resto è silenzio, 45 minuti e progetti, strutture, attività creazione di uno spettacolo che permette di rapportarci con un pubblico: l’espressione deve sempre essere comunicazione, cioè aver presente che cosa si vuole esprimere, perché e a chi. Ogni anno (con poche eccezioni) è stato rappresentato almeno uno spettacolo. 21 progetti, strutture, attività 22 IL B ARE T T O Il Baretto è una struttura del Leoncavallo nata nella sede storica di via Leoncavallo come spazio ludoteca e ha accompagnato il Centro in tutti i suoi spostamenti forzati fino a via Watteau. Con l’inizio del 2001 si è formato un nuovo gruppo di gestione. Anche il Baretto è una delle strutture fondamentali per il funzionamento del Centro e una fonte di autofinanziamento. Il Baretto è ubicato in fondo al cortile del Centro e accoglie una frequentazione eterogenea e multietnica; all’aperto, nello spazio antistante, nel periodo primaverile ed estivo sono offerte ulteriori opportunità di incontro e convivialità per persone di tutte le età. La mescita di bevande alcoliche e non a prezzi contenuti, si coniuga con la possibilità di partecipare alle iniziative programmate. La struttura è aperta tutti i giorni, tranne il lunedì quando ospita l’assemblea del Centro. PRINCIPALI ATTIVITÀ PIANIFICATE DEL BARETTO – Mercoledì, ogni due settimane Il Caffè Letterario, in collaborazione con il Laboratorio di Teatro; – Giovedì, Jam Session con la partecipazione aperta al pubblico per chi volesse suonare insieme con un trio di base di professionisti e insegnanti: il gruppo mette a disposizione la strumentazione. La Jam Session è un momento di scambio culturale tra individui diversi per età e percorsi culturali. – Venerdì, vengono presentati gruppi emergenti o DJ di vario genere: Rock, Blues, musica popolare elettronica, Hip Hop, Reggae. – Sabato, serata dedicata al ballo con vari DJ, fino a notte inoltrata. – Domenica, Il Baretto è gestito da collettivi o associazioni. Oltre a questa programmazione, Il Baretto ha ospitato: presentazione di libri, proiezione di film o documentari, letture di poesia, dibattiti e tavole rotonde. Tra queste attività si possono citare, a titolo di esempio: – la collaborazione con il teatro civile di Daniele Biacchessi, giornalista e scrittore civile: spesso accompagnato da un musicista, racconta storie e misteri dell’Italia (per esempio, La fabbrica dei profumi su Seveso, Fausto e Iaio); – Star bene al Leoncavallo con l’associazione culturale Mudra; – Canti arrabbiate canti innamorati: storie di amore storie e lotte d’amore, di lavoro e di festa. – Nati in riva al mondo, viaggio con Pablo Neruda di Mauro Di Domenico; – Balli in maschera e costumi tradizionali con il gruppo Rio Loa; – Demoliendo Tangos, un repertorio di alta qualità con brani firmati Mizrahi Il C.I.R.T. è un gruppo di ricerca teatrale milanese ha fondato nell’aprile del 2001 dopo una prima ricerca cominciata nel dicembre 1999 in una cantina. Il C.I.R.T. svolto la loro attività dal 2001 al 2003 in una sala prove affittata grazie ad autofinanziamenti. Nel luglio 2003 il C.I.R.T. è partito per la Polonia dove ha potuto confrontarsi positivamente con quattro gruppi di ricerca polacchi, e condividere le esperienze teatrali. Da settembre 2003 a dicembre 2003 il C.I.R.T. è rimasto senza sede a causa della mancanza di fondi. Nel dicembre 2003 il Leoncavallo accetta di ospitare le attività del C.I.R.T. negli spazi dedicati al teatro. Quindi ha inizio la permanenza del C.I.R.T. all’interno del Centro. Grazie a questo accordo, il C.I.R.T. ha trovato uno spazio gratuito nel quale può svolgere la propria attività di ricerca in una sala pubblica autogestita. Insieme a Eva Antas (Spagna), Marie Oms (Francia), Marcello Trotter (Italia), Elena Marangakis (Grecia), Andrea Fici (Italia), Marcello Frigerio (Italia), e altri che hanno collaborato per più brevi periodi di tempo, sono state create alcune opere performative (sito fotografico: www.teacirt.it): – La caduta / la tempesta / Il doppio / Feggaraki Quattro studi successivi sull’ epopea di Gilgamesh; – Il Minotauro Uno studio sul mito greco del Minotauro o del labirinto o del filo di Arianna; – Vassilissa (Il sacrificio) Uno studio sulla fiaba russa del personaggio omonimo; LA RICERCA ATTUALE È DIVISA IN TRE AREE TEMATICHE: – La prima ha per oggetto. alcuni canti liturgici di origine messicana attraversati da un racconto Siriano (attuale Afghanistan) di Rumi, poeta sufi fondatore della confraternita dei dervisci Mevlevi; – La seconda è un dialogo immaginario tra Andrea e Giacomo, discepoli di Gesù, basata su uno scritto apocrifo, il libro di Giovanni, dei vangeli dualistici; – La terza, tuttora in via di sviluppo, si basa su alcuni scritti apocrifi dei primi secoli. progetti, strutture, attività C.I.R.T. 23 progetti, strutture, attività 24 RADIO OND A D’UR T O La prima emittente radiofonica accesasi al leoncavallo ha funzionato un paio d’anni dal 1978 e si chiamava Radio Specchio Rosso. Successivamente il centro ha aperto una vera e propria battaglia contro la legge Mammì a ridosso della sua approvazione attivando nella tre giorni di parco lambro del settembre 1991 il primo esperimento di radio pirata. Per questo è stata aperta una radio sorgente illegale, Radio Onda Diretta che ha trasmesso dai tetti di via Leoncavallo fino al 2 luglio 1993 quando la Polizia Postale vi ha posto i sigilli; un’esperienza limitata nel raggio d’azione, ma fortemente simbolica con cui affermare che gli spazi della comunicazine sono spazi sociali, da sottrarre al mercato e restituire a coloro che hanno l’intelligenza di gestirli. Quell’esperienza comunque ha portato i suoi frutti: dal febbraio 1994 è entrata in funzione anche a Milano Radio Onda d’Urto, emittente antagonista che in forma legale e in collaborazione con la storica di Brescia nata nel 1985 per organizzare e gestire un servizio di informazione culturale e sociale. Nel febbraio del ’94, con l’entrata in funzione di Radio Onda d’Urto di Milano si realizza in forma compiuta il progetto costituito dalla rete di gruppi, associazioni, collettivi, centri sociali e realtà dell’autorganizzazione. La Redazione milanese, che trasmette da via Watteau, ha realizzato, fra la seconda metà del 2005 e il 2006, 12 ore di diretta alla settimana, suddivise fra spazi d’informazione e trasmissioni musicali. Oltre la quotidiana programmazione la redazione milanese ha seguito numerosi appuntamenti grazie alla realizzazione di dirette, di concerti, iniziative musicali, dibattiti, manifestazioni, incontri realizzate sia all’interno del Centro sociale stesso, quali per esempio la rassegna Critical Wine, o La Festa del Raccolto, sia sul territorio metropolitano. La redazione si occupa di tutti gli aspetti gestionali della redazione, dai contenuti agli aspetti tecnici, in collaborazione con la redazione bresciana di Radio Onda d’Urto; il palinsesto è suddiviso fra trasmissioni a carattere informativo e trasmissioni musicali che occupano una fascia oraria serale. La redazione milanese della Radio vede coinvolti circa una ventina di collaboratori fissi, oltre a una fitta rete di contatti che interagiscono con la Radio in maniera meno vincolata e più saltuaria. La redazione si occupa anche di auto-finanziarsi attraverso una serie di iniziative benefit, come concerti e dj-set, che vengono organizzati nell’area metropolitana di Milano. IL PALINSESTO SETTIMANALE È COSÌ SUDDIVISO: – Spazio Informativo, gestito dalla redazione milanese, si occupa principalmente di attualità, dei diritti fondamentali, e di cultura – presentazione di libri – (il lunedì dalle ore 20,00 alle ore 21,00 e il martedì dalle ore 20,00 alle ore 21,00); – Il Loggione è uno spazio informativo che tratta di teatro, fotografia, danza. Vengono presentati gli appuntamenti culturali della settimana ed effettuate interviste ai protagonisti (il mercoledì dalle ore 20,00 alle ore 21,00); – Dirtywaves è una trasmissione che esiste da tre anni e si occupa principalmente di musica legata al circuito delle auto-produzioni. Durante l’anno sono state fatte undici interviste a gruppi, artisti ed etichette discografiche. La trasmissione si occupa anche di promuovere i concerti nell’area di Milano (il giovedì dalle ore 21,00 alle ore 22,00); – Fango è una trasmissione che si propone di trasmettere musica punk in tutte le sue forme e di informare a proposito degli avvenimenti di questo genere, come concerti, avvenimenti e incontri (il giovedì dalle ore 22,00 alle ore 23,00); – Riot Radio ‘Zine è una trasmissione che copre tutto l’arco che va dal rock ‘n’ roll al punk hard – core, è stata una delle prime trasmissioni di Radio Onda Diretta prima e quindi di Radio Onda d’Urto Milano (il giovedì dalle ore 23,00 alle ore 24,00); – Lupo Ululì è una trasmissione che si occupa di musica di nicchia, tra cui ambient, noise, dark LA CUCIN A La cucina popolare del Leoncavallo nasce in via Leoncavallo 22 dalla necessità di realizzare uno spazio sociale nel quale garantire un pasto a modici prezzi a quanti al Centro dedicavano la maggior parte delle ore di una giornata e che non avrebbero potuto accedere a servizi di ristorazione esterni troppo cari. L’iniziativa si caratterizza come progetto d’intervento sociale e politico sul territorio nel 1994, con l’occupazione in via Watteau. La Cucina popolare da anni, tutti i giorni Natale e Pasqua inclusi, svolge la propria attività di punto d’incontro per molte persone. La Cucina è una delle strutture fondamentali per il funzionamento del Centro e rappresenta una delle fonti di autofinanziamento. Anche la Cucina, ha finanziato i seguenti progetti sociali: scuola per migranti; sportello migranti; sale per Radio Onda d’Urto; sistemazione per corso Linus; Centro documentazione; Pronto soccorso; Raccolta indumenti per persone in difficoltà; sostegno economico dell’Hemp Bar; sistemazione della stanza delle Mamme Antifasciste; creazione degli orti e dello spazio per cani sul retro del Centro; laboratorio grafico; spazio accoglienza; manutenzione ordinaria e straordinaria (imbiancature, tetti, bagni, fognature, pulizia, ecc.). Come l’Accoglienza è da supporto per chi lavora al centro e per i gruppi di artisti che si esibiscono. LA CUCINA È POPOLARE PER VARI ASPETTI – È luogo di socializzazione in quanto funzionante grazie alla rotazione di persone, soprattutto migranti, spesso inseriti nella struttura perché in situazione di disagio economico. Il lavoro è anche occasione di apprendimento della lingua italiana, di confronto con altre culture e di formazione professionale, con ottimi riscontri nella ricerca di un posto di lavoro esterno, e, in alcuni casi, si è sostenuto l’inserimento in corsi professionali per cuoco ed aiuto cuoco. – La frequentazione della Cucina è eterogenea. Oltre agli avventori abituali del Centro, la progetti, strutture, attività ed electro, anche con la partecipazione di vari ospiti, sia musicisti che etichette (il venerdì dalle ore 20,00 alle ore 21,00); – Funk People si occupa principalmente di funk, ma anche di soul ed hip hop. Esiste da due anni chi la conduce spesso porta i dj-set in vari locali e centri sociali (ogni venerdì dalle ore 21,00 alle ore 22,00);- Entertainment è una trasmissione reggae e il collettivo che se ne occupa fa spesso dj-set in locali e centri sociali, fra cui il Leoncavallo (il venerdì dalle ore 22,00 alle ore 23,00); – Brain Splatter è un audio rivista di musica e culture elettroniche. Al suo interno ci sono rubriche che riguardano le nuove uscite, gli artisti emergenti, informazioni per i dj-set e spazio antiproibizionista (il venerdì dalle ore 23,00 alle ore 01,00). 25 progetti, strutture, attività 26 Cucina è un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono cenare in un ambiente privo di discriminazioni e ricco di socialità. Chi decide di mangiare al Leoncavallo condivide alcuni valori di solidarietà ed accoglienza portati avanti negli anni. – Concreta ed attiva presenza del Centro sul territorio; – Cena a sottoscrizione popolare oppure completamente gratuita: la Cucina popolare sostiene quotidianamente con pasti gratis moltissime persone italiane e straniere che attraversano un periodo di difficoltà. La Cucina, al fine di accontentare il maggior numero di frequentatori propone menù che tengano conto delle diverse esigenze alimentari dettate da religione o scelte personali come l’alimentazione vegana, vegetariana, cene etniche (a titolo di esempio: kurda, ecuadoriana, ucraina), cene a tema in occasioni di alcune iniziative (festa salentina, Critical Wine); Infine, la Cucina è popolare in quanto chiunque si avvicina alla struttura viene ascoltato, può tranquillamente esporre i propri problemi senza temere giudizi. Grazie alla costante presenza, negli ultimi anni sono state aiutate ed indirizzate nelle apposite strutture migliaia di persone. A SSOCIAZIONE MAMME ANT IFA SCIS TE DEL LEONC AVALL O Il gruppo delle mamme antifasciste del Leoncavallo nasce come gruppo informale all’indomani dell’assassinio di Fausto Tinelli e Iaio Iannucci, su un tam-tam partito in maniera spontanea e immediata dopo i fatti di via Mancinelli, si costituisce in associazione nel marzo del 1992 per diventare Onlus nel 2003. L’attività dell’’Associazione si ripromette di fornire concreta solidarietà e assistenza a coloro che appartengono alle categorie socialmente deboli, in stato di necessità e a rischio di marginalità ed esclusione sociale. L’ASSOCIAZIONE PERSEGUE I SEGUENTI SCOPI: – Il rapporto tra le generazioni e il sostegno con particolare attenzione ai processi di socializzazione, di promozione delle cooperazione umana e di una cultura antiautoritaria e solidale, di prevenzione del disagio e di tutela delle libertà personali e dei diritti di cittadinanza; – Diffusione di una coscienza civica e di partecipazione responsabile; – Il consolidamento dei legami sociali e di comunità, e l’attivazione dei processi di inclusione sociale attraverso relazioni di aiutoaiuto. Tali obbiettivi vengono perseguiti prevalentemente attraverso attività continuative o eventi particolari, progettazione di campagne e adesione a quelle proposte da altri ritenute in sintonia con gli scopi sociali dell’Associazione. ATTIVITÀ SVOLTE: – Incontri, dibattiti, video finalizzati alla tutela dell’esperienza dei centri sociali autogestiti luoghi in cui centinaia di migliaia di giovani trovano concrete possibilità di socializzazione e di espressione; – Attività ventennale di sensibilizzazione volta a impedire l’archiviazione dell’inchiesta – – – – – – – – – Recupero della cultura della canapa nel nostro paese; – Mostre d’arte con artisti da fama internazionale (Arcangelo, Baj, Pistoletto, ecc.); – Un “concorso di idee” rivolto a giovani artisti per un’opera dedicata a Fausto e Iaio; – Bonifica e apertura per il quartiere dello spazio verde retrostante il Leoncavallo. progetti, strutture, attività – sull’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Jannucci, militanti del Leoncavallo, uccisi nel 1978, per mezzo della produzione di materiale video e libri, e l’organizzazione di manifestazione dibattiti ed incontri, concerti sia a Milano sai nel resto d’Italia. Servizio di accoglienza migranti a rischio di consolidamento della propria condizione di esclusione sociale (accompagnamento nel percorso di regolarizzazione e di inserimento sul territorio; raccolta fondi; ospitalità temporanea; sostegno della ricerca di un alloggio e dei ricongiungimenti familiari; insegnamento della lingua italiana); Raccolta fondi a sostegno delle iniziative di solidarietà nei confronti di bambini stranieri malati (inoltre raccolta fondi per la costruzione di una scuola per i bambini di Cernobyl); Campagna cittadina di solidarietà al campo nomadi di via Barzaghi a Milano con la donazione di beni di prima necessità, (roulotte, materassi coperte); Raccolta fondi per l’acquisto di un’autoambulanza destinata a Cuba; Iniziative di solidarietà, raccolta fondi e scambio esperienze con le Madri de Plaza de Mayo (Argentina); Iniziative di solidarietà e sensibilizzazione alle lotte della popolazione indigena del Chiapas (Messico): raccolta fondi, carovane ed incontri internazionali; Iniziative di solidarietà attraverso la raccolta di sottoscrizioni, e l’invio di pubblicazioni, libri a materiale cartaceo a soggetti detenuti, aderendo tra l’altro alla campagna per la libertà a Silvia Baraldini, Leonard Peltier, Mumja Abu Jamal; Campagna di sensibilizzazione e di prevenzione sull’aids, con la distribuzione gratuita di preservativi e l’organizzazione di dibattiti cui hanno partecipato tra gli altri Vittorio Agnoletto, con l’organizzazione di concerti in collaborazione con la L.I.L.A. e la COLCE (coordinamento delle prostitute); Iniziative sulla memoria storica grazie ad incontri con ex partigiani, concerti con il coro di mondine, 27 progetti, strutture, attività 28 LABORAT ORIO DI COMUNIC AZIONE La scuola di italiano per migranti nasce nell’autunno del 2000 per soddisfare le esigenze di apprendimento degli ospiti e dei collaboratori delle strutture interne al Centro. Nel 2002, con l’elaborazione di un progetto più complesso e articolato, la scuola prende il nome di Laboratorio di Comunicazione, per significare il senso di sperimentazione relazionale e comunicativa a più livelli che vi è racchiuso. Infatti, il Laboratorio di Comunicazione si pone come incrocio di storie di vita e snodo di socialità, come luogo di sperimentazione di reciprocità culturale, di scambio di esperienze, contenitore d’accoglienza e di reciproca solidarietà. Infine, come base di percorsi di cittadinanza attiva e realmente partecipativa. La scuola è uno spazio polivalente, infatti, per corrispondere alle aspettative personali e alle problematiche contingenti dei migranti l’attività scolastica è integrata con l’orientamento sociale, la consulenza legale, i corsi di informatica, il sostegno nei rapporti con banche/finanziarie/agenzie casa/assicurazioni. Tale progettualità è maturata grazie al contributo di 25 volontari ciascuno dei quali si è impegnato secondo le possibilità personali, aggiungendovi l’organizzazione o la partecipazione a eventi interni ed esterni al Centro (utili talvolta all’autofinanziamento della struttura scolastica) e riunioni mensili di verifica, scambio e formazione/autoformazione. La formazione/autoformazione riguarda le seguenti aree: – didattica – metodologie – strumenti e materiali – relazione – ascolto – mediazione sociale e culturale – aspetti sociali e culturali – aspetti legislativi. L’organizzazione scolastica prevede cinque classi: alfabetizzazione, base 1, base 2, intermedio, avanzato che usufruiscono di due lezioni settimanali, ciascuna di due ore. La scuola dunque è aperta dal lunedì al venerdì dalle 20.30 alle 22.30, tranne che a luglio e agosto, mesi in cui è aperta tre giorni alla settimana, unica in tutta Milano. Con tali premesse il progetto denominato Non Solo Italiano ottiene l’approvazione della Provincia di Milano ed il finanziamento regionale per il periodo settembre 2005-settembre 2006 di 9.800 Euro. Nel corso degli anni si registrano circa 500 iscrizioni ai corsi di italiano (400 negli ultimi tre anni). La stragrande maggioranza (oltre l’80%) degli studenti proviene dall’Egitto, la minoranza riguarda svariati Paesi: Algeria, Argentina, Bolivia, Camerun, Costa d’Avorio, Cina, Ecuador, Kossovo, Marocco, Nepal, Palestina, Perù, Romania, Russia, Salvador, Sri Lanka, Sudan, Tibet, Togo, Tunisia, Turchia (kurdi), Ucraina. Hanno partecipato alle lezioni anche provenienti da della Comunità Europea, come Francia, Germania, Lussemburgo, Spagna. C’è una frequentazione soprattutto maschile (oltre il 90%) che abita prevalentemente una vasta area attorno al Leoncavallo suddivisa in tre principali zone disposte in ordine decrescente: – Loreto, viale le Monza, viale Padova; – Affori, Bovisa; – Maciachini, Centrale, Greco. L’attività lavorativa prevalente degli studenti riguarda il settore edile, attività per lo più in nero e precaria. Spesso le competenze dovute tanto all’esperienza lavorativa quanto ai titoli di studio pregressi sono attinenti all’attuale lavoro. I più si sono diplomati in corsi professionali relativi o connessi al campo edile o meccanico e in corsi tecnico industriali o commerciali di durata che può variare da 1 fino a 5 anni. In minoranza chi ha compiuto solo gli studi elementari o medi e altrettanto i laureati. Pochi gli analfabeti nella lingua madre, sebbene molti abbiano bisogno dell’alfabetizzazione latina. Nel corso del 2006 il Laboratorio di Comunicazione promuove la rete Scuole Senza Permesso per condividere la quotidiana esperienza a contatto con i migranti e favorire un reciproco scambio formativo. Primo strumento di cui va a dotarsi la rete: un sito internet volto a una continua messa a SPOR TELL O LEG ALE Lo Sportello Legale è stato costituito nella primavera del 2005 per fare fronte alle continue richieste di consulenza in materia di diritto del lavoro, diritto familiare, dinamiche relative al diritto comunitario (permessi di soggiorno, ricongiungimenti familiari ecc.). Lo Sportello Legale è attivo ogni mercoledì a partire dalle ore 21,00, usufruisce di uno spazio proprio e si avvale della collaborazione di alcuni compagni impegnati in problematiche sociali. Attraverso tali sinergie è così possibile intervenire su due fronti (sociale e giuridico) in relazione a situazioni che presentino profili di disagio e di indigenza. D’altra parte Lo Sportello Legale, anche avvalendosi di collaboratori esterni, ha inoltre promosso degli incontri funzionali all’esplicazione della normativa inerente la regolamentazione dei rapporti di lavoro con cittadini stranieri con particolare riferimento al “Decreto Flussi”. I prossimi obiettivi sono la costituzione di un centro di documentazione giuridica che informi e tenga costantemente aggiornati gli organismi preposti alla tutela dei lavoratori sugli ultimi sviluppi in tema di diritto del lavoro e diritto comunitario attraverso la raccolta e la selezione di sentenze, articoli e commenti. progetti, strutture, attività disposizione di risorse differenti e complementari e l’obiettivo di raccogliere dati sulle scuole del territorio milanese (indirizzi, orari delle lezioni, attività), pubblicizzare eventi ed incontri, pubblicare materiali formativi, offrire informazioni utili sia agli operatori che ai migranti. Gli studenti più partecipi delle diverse scuole portano lo striscione della Scuole Senza Permesso alle ultime due edizioni della May Day e alla manifestazione del dicembre 2005 a Roma organizzata dalle reti migranti nazionali. Nel periodo pre e post elettorale la rete organizza due importanti eventi, il primo con spettacoli di teatro e cabaret, giochi, musiche, danze e un ricco buffet, in cui vengono chiamati al confronto sul programma i candidati dell’Unione. Il protagonismo dei migranti pervenuti delle svariate scuole suscita notevole interesse e la rete viene riconosciuta come interlocutore sociale e politico. Dopo il secondo evento a seguito delle amministrative, ridimensionato nei suoi aspetti ludici ma più particolareggiato dal punto di vista del dibattito, le Scuole Senza Permesso sono chiamate a partecipare al Tavolo Costituente del Consiglio Migranti della Provincia di Milano. 29 progetti, strutture, attività 30 ARE A COM ATTIVITÀ Il gruppo di persone che con l’occupazione degli spazi di via Watteau ha dato vita all’AreaCom si pone a garanzia della massima circolazione di un’informazione efficiente, non sottoposta ad alcun tipo di controllo. L’informazione è fondamentale per il funzionamento politico, organizzativo e strutturale del Centro Sociale Leoncavallo, soprattutto dopo la significativa, seppur tragica esperienza del G8 di Genova (luglio 2001). A partire dal 2001 il gruppo di AreaCom ha individuato nuovi obiettivi e modalità al fine di contribuire concretamente alla costruzione di un nuovo mondo possibile, in una società globalizzata, che si configura come società dell’accesso che è negato ai più. Con questa finalità si struttura una redazione che si riunisce ogni martedì sera. Durante il 2001/2002 nella stessa sede della redazione e della segreteria si sono svolte le riunioni settimanali del gruppo Comunicazione del Milano Social Forum. Dal settembre 2004 è partita la sperimentazione di un percorso di ricerca sulle Creative Commons, progetto che rappresenta pienamente la sensibilità nei confronti della libera circolazione dei saperi di questo gruppo. Sperimentando con i vari gruppi musicali, che hanno partecipato a questo progetto, si è cercato di comprendere al meglio i vari pregi e i possibili aspetti critici nell’utilizzo del metodo open di condivisione dei propri lavori, dando possibili risposte alle problematiche riscontrate. Questo ha permesso di ampliare il bacino di utenza e aumentare il numero delle opere licenziate attraverso Creative Commons, producendo, inoltre, diversi materiali informativi e di analisi, permettendo ai vari artisti di esibirsi dal vivo allo spazio Hemp in uno scenario come quello milanese che “impedisce” l’espressione artistica a chi non è in linea con i “gusti” delle major (www.leoncavallo.org/critical). – Ufficio Stampa, – Rassegna stampa – Produzione e distribuzione (dentro e fuori dal centro sociale) di: – Materiali scritti e grafici (comunicati, documenti, volantini, manifesti e flyer) – Audio (registrazioni, interviste, trasmissioni radio e web) – Video (filmati e documentazione di movimento) – Aggiornamento del sito www.leoncavallo.org – Corsi di alfabetizzazione informatica su svariate tematiche – Corso di Linux (arrivato al terzo ciclo di lezioni) – Incontri pubblici su temi di open source, no copyright e libera circolazione dei saperi, introducendo una sperimentazione sulle Creative Commons – Organizzazione di trasmissioni radiofoniche di approfondimento sulle tematiche legate ai liberi saperi e ai saperi liberati – Amministrazione della rete del Leoncavallo. – Ha gestito le dirette on-line da Porto Alegre (Brasile, febbraio 2002), da Genova (luglio 2002) e di tutte le maggiori manifestazioni nazionali del 2002-2003-2004 (con la partecipazione a Global TV). Il 5 aprile 2003 sono iniziate in via sperimentale le trasmissioni di Greco TV, un’emittente di quartiere con sede presso il Leoncavallo. SOUNDSPLATTERS Il progetto nato al Leoncavallo oltre 10 anni fa è stato attivo anche durante il 2006 nel campo della promozione culturale e artistica nell’ambito della musica elettronica e delle “neo culture digitali”. Negli studi dell’emittente Radio Onda d’Urto ospitati nel Centro, è stata prodotta la trasmissione settimanale BrainSplatters, dedicata all’ascolto e alla divulgazione grazie a rubriche su new release di musica elettronica non commerciale e sperimentale, bollettini informativi su party, contest e festival, e radiodiffusione di un cd demo di dj emergenti diversi ogni settimana. Nel corso di una stagione sono state trasmesse 40 puntate (120 ore) che nella loro realizzazione, oltre alla regia, curata in alternanza da alcuni dj resident: Phobos, Face, Bentley, hanno coinvolto ospiti italiani ma anche provenienti da altri paesi europei ed extraeuropei, (Spicies-Serbia, Driss-Fr, Tamir-Is, Rinkadink-Sud Africa, Etnica-ES) e molti altri ancora per interviste e dj set. Inoltre hanno partecipato tanti giovani artisti emergenti che accedevano alla studio per apprendere il funzionamento di una regia radio o gli ascoltatori che chiamavano in studio inviavano mail. Il progetto ha pubblicato il sito www.soundsplatters.net, contenente articoli e link relativi ai sopraccitati argomenti ed a altre tematiche. Inoltre è presente una sezione dedicata agli artisti che vi possono pubblicare il proprio profilo, eventualmente con fotografie, e uploadare i propri file musicali E ancora il sito raccoglie le informazioni sulle attività relative al progetto e pubblica una Gallery che contiene i flyers e le fotografie degli eventi realizzati. Il sito ha ricevuto nel 2006 oltre 5000 visite. SoundSplatters al Leoncavallo ha anche realizzato eventi musicali e multimediali, mettendo in campo equipe che variano dai tre fino a venti elementi per gli eventi di più forte richiamo che hanno visto la partecipazione di oltre 3000 persone. Per la realizzazione di queste attività sono stati messi a disposizione dal Leoncavallo: – gli spazi per le istallazioni audio e video e l’allestimento degli stage artistici e le Videoproiezioni; – L’allacciamento elettrico e l’impiantistica audio e video; – gli uffici dell’area comunicazione per lo svolgimento delle attività di management ed ufficio stampa con i relativi strumenti per la comunicazione telefonica e via internet, computer stampanti fax scanner. Il lavoro volontario ha permesso di organizzare e strutturare tutte gli eventi succitati. Tra questi eventi si può ricordare: – Le Befane non se ne vanno (7 gennaio 2006): questo evento ha coinvolto 25 dj e 10 vj su 5 stage (50 ore di performance musicale); – Psycokriminalkarnival 6° edizione (4 mar 2006): I veri Kriminali gettano la maschera, con la partecipazione di 38 dj, 12 vj per un totale di 60 ore di performance musicale); – FlavaConnexion Vs OpenEars (4 Maggio 2006) con la partecipazione di 17 dj, 5 vj (40 ore di performance musicale). Nel corso di questi eventi sono stato distribuito materiale sull’uso ed abuso delle sostanze stupefacenti. Durante lo svolgimento di queste attività sono stati allacciati e consolidati rapporti in base ad affinità culturali che stanno dando vita a nuove idee e progetti, il più importante dei quali prevede e sostiene la costituzione di una nuova associazione con sede nel Centro: si tratta del progetto Cambiare Musica che vorrebbe sostenere e mettere in comune le abilità acquisite negli anni e rilanciare, nel segno della partecipazione condivisa e dell’autogestione, una stagione di ricerca, sperimentazione e divulgazione della musica non solo elettronica. L’Associazione dovrebbe costituirsi e quindi venire presentata stampa il 15 settembre 2006 nella progetti, strutture, attività SOUNDSPLAT TERS BRAIN SPLAT TERS OPENE ARS C AMBIARE MUSIC A 31 progetti, strutture, attività 32 giornata in cui è previsto lo sgombero di un’altra storica associazione attiva, cioè l’Associazione delle Mamme Antifasciste del Leoncavallo Sulla base di questi intenti e dei successi raggiunti nell’anno passato i sostenitori del progetto hanno già presentato specifiche proposte per la prossima stagione, tra cui ricordiamo: – La realizzazione di un contenitore periodico di eventi di musica elettronica e visuals, DIGIT, 40 date tutti i venerdì sera da settembre a giugno, oltre 100 artisti emergenti in 9 mesi, che si esibiranno a rotazione nei vari spazi del Centro. – Queste serate verranno trasmesse in diretta radiofonica durante la trasmissione Brain Splatter; – Realizzazione di quattro eventi dedicati alla musica elettronica e ai visuals. LIBRERIA La libreria nasce dalla rielaborazione del progetto di centro di documentazione, completamente devastato dal blitz delle forze dell’ordine il 19 dicembre 1995. Nel 1996 al fine di sostenere la vertenza per la regolarizzazione dell’immobile e rilanciare la propria attività, il gruppo informale si allarga a nuovi aderenti ed origina l’Associazione Leoncavallo Libri, la cui presidenza onoraria è affidata a Francesco Leonetti. Da allora il progetto libreria – centro documentazione vede la sinergia tra un gruppo informale dalla composizione variabile e l’organismo formalizzato in Associazione Culturale. L’Associazione Leoncavallo Libri nasce con lo scopo duplice di promuovere l’editoria indipendente e di creare un ponte tra la cultura dei centri sociali e gli entourage intellettuali a questi esterni. L’attività in questi anni si articola su tre direttrici: – Creazione di un centro di documentazione delle attività socio-culturali promosse dal Centro (libri, foto, video, volantini, manifesti) e dei materiali diffusi dalla libreria; – Creazione di un info-point stabilmente aperto al pubblico; – Allestimento di banchetti itineranti in occasione di feste o eventi di particolare interesse socio culturale. L’attività di produzione editoriale, realizzata tra il 1996 e il 1999, conta all’attivo 10 titoli: – A por ellos! Il processo politico contro Herri Batasuna – Canapa. La rinascita della cannabis – La lingua strappata. Storie di voci migranti – Le scelte del ’68 – Lo stato della globalizzazione – Los Topos fuga dal carcere – Malavida – Prostituzione: dal diritto ai diritti – Stupefacente! – La canapa come medicina. La libreria svolge anche alcune funzioni complementari alla vita del centro, come attività di informazione e orientamento alle strutture e alla programmazione del Loncavallo, organizzazione di seminari e presentazione libri di interesse generale, controinformazione sulle sostanze stupefacenti e la riduzione del danno, supporto alla ricerca (per specialisti e non) sulla storia dei centri sociali. La libreria, calibrata sugli orari del Centro, apre al pubblico di sera e di notte, mentre rimane prevalentemente chiusa durante il giorno. Gli orari di apertura sono, nei giorni infrasettimanali, dalle 22.00 all’1.00, ma il venerdì e il sabato, quando gli eventi lo richiedono, la chiusura viene posticipata alle 2.00 o alle 3.00 di notte. Il lavoro svolto è totalmente volontario e vede due persone fisse a cui si aggiunge il lavoro di altre tre o quattro, nelle sere di forte afflusso. Il totale di ore lavorative, a fronte di 25 di apertura, è circa di 70 ore settimanali. Attualmente è in fase di rielaborazione del progetto (legando i suoi destini al buon esito della vertenza per la regolarizzazione delle attività del Leoncavallo). Per rilanciare il progetto di centro di documentazione sulla storia delle trasformazioni sociali, fruibile on line, finalizzato alla documentazione e alla facilitazione della costruzione di imprese sociali, centri sociali e associazioni, sono stati presi contatti con la Provincia di Milano, l’Associazione Culturale Simbiotic@, l’Istituto de Martino e l’Archivio Storico della Resistenza e del Movimento operaio. progetti, strutture, attività La libreria, di fronte all’Hemp Bar, adiacente all’area internet free (dove è possibile navigare in internet gratis) è adibita alla vendita di libri, riviste e gadget, ma anche luogo di consultazione. A tale scopo, incentivato dai gestori, nel locale sono presenti anche sedie e un tavolo. Al fine di stimolare l’avvicinamento alla lettura, è stato allestito nell’area antistante uno spazio di libero scambio di libri usati, dedicato a tutti i frequentatori, i quali possono sia portare sia prelevare i testi senza vincoli, così da scambiarsi letture. I 2000 titoli offerti al pubblico riguardano un ampio ventaglio di aree tematiche: letteratura italiana e straniera, storia, antropologia, psicologia, storia politica, filosofia, arti visuali, ma la proposta si caratterizza particolarmente per la “letteratura verde”, inerente i temi delle droghe, delle sostanze stupefacenti, della riduzione del danno. La libreria è un nodo fondamentale per la libera circolazione di video, compact e testi autoprodotti, grazie alla raccolta e distribuzione di scritti, musica e immagini di produzione indipendente. 33 progetti, strutture, attività 34 A SSOCIAZIONE F ORES TA DELLE IDEE Costituitasi nel luglio del ’98, ma attiva dal ’94, l’Associazione Foresta delle idee è nell’indirizzo delle scelte generali del centro e nasce dalla convergenza di due gruppi: quello di teatro e quello dei genitori. Mettendo al centro la pratica dell’autogestione e di una relazione informale e diretta che supera la distinzione tra organizzatori e fruitori delle iniziative, la Foresta si è caratterizzata per: – una riflessione sulla relazione educativa e la costruzione di immaginari; – una concezione della creatività come risorsa di grandi e piccoli; – la consapevolezza dell’importanza della socializzazione, della formazione e del benessere individuale; – la creazione di un’economia solidale e di modelli di relazioni sociali stimolanti e accoglienti tra adulti e bambini; – l’attenzione e la salvaguardia dell’ambiente; La Foresta gestisce – gli incontri con genitori, operatori, animatori, teatranti e curiosi – la progettazione, l’organizzazione e l’ufficio stampa delle iniziative. – lo spazio della Foresta, strutturato in modo volontario dai partecipanti – i materiali L’associazione prevede un’iscrizione facoltativa ed è aperta a genitori e non, interessati alle attività. Le iniziative realizzate complessivamente sono oltre 400. ATTIVITÀ Per l’infanzia: – rassegna annuale di teatro con merenda, la domenica pomeriggio; – feste popolari con giochi di paese, laboratori di educazione ambientale (utilizzo di materiali di riciclo e prodotti naturali); – laboratori di manipolazione creativa (argilla, cartapesta), – incontri socializzanti con giochi di gruppo, letture per bambini, – iniziative a tema nel quartiere (festa dell’uva, festa della primavera, sfilate con giocolieri e pagliacci); – mostre interattive con percorsi tematici; – partecipazione a Extrafesta Bambini di Radio Popolare con la lettura delle Fiabe della Nonna; – collaborazioni con la Civica scuola di animazione pedagogica e sociale di Milano, il Teatro laboratorio Mangiafuoco, la compagnia Pane e Mate, Gigliola Sarzi, Teatro del sole, Teatro dell’Aleph e altre importanti compagnie e artisti del teatro ragazzi italiano. Per adulti: – ospitalità internazionali. Si sono ospitati artisti e compagnie italiane e internazionali tra cui: Compagnia Pippo Delbono, Compagnia GherziCorona-Mattioli, Living Theatre, Mutoid Waste Company, Teatro Alfieri, Teatro Invito, Marco Paolini, Mariangela Gualtieri, Lorenza Zambon e Judith Malina, Cesar Brie, Moni Ovadia, Mario Martone, – esperienze realizzate nel circuito dei centri sociali (Margine Operativo) o nel vasto panorama della scena internazionale, che è impossibile elencare per esteso. – il progetto di autoproduzione dei centri sociali Senza Sipario che ha prodotto 15 spettacoli; – collaborazione con Teatro Aperto; – coproduzione di La Santa, opera di Mario Martone premiata dal teatro di Roma per originalità del lavoro e sforzo produttivo. 38 la memoria 39 la memoria 40 la memoria 41 la memoria 42 la memoria 43 la memoria 46 la memoria 47 la memoria 48 la memoria 49 la memoria appendice 1 50 INTERROG AZIONE URGENTE A RISPOS TA IN A ULA Al Ministro degli Interni 20.12.95 Premesso che: Si chiede: – martedì 19 dicembre, a partire dalle ore 6.30 e per una durata di oltre tre ore, si svolgeva a Milano all’interno dell’edificio che ospita il Centro Sociale Leoncavallo, una cosiddetta “operazione di polizia giudiziaria”; – nel corso della suddetta operazione, coordinata dai vertici della Questura milanese, poliziotti e carabinieri si sono esibiti in un indecoroso spettacolo di vandalismo; – le forze dell’ordine hanno distrutto arredi, suppellettili, libri, documenti, materiale audiovisivo, quadri, impianti stereofonici, generatori di corrente elettrica, hanno imbrattato con vernice i muri e la lavagna, disegnando tra l’altro stelle di David e svastiche, hanno urinato in diversi punti del centro sociale; – i ragazzi presenti nel Leoncavallo al momento dell’incursione delle forze dell’ordine sono stati dalle medesime legati, ammanettati, malmenati, ridotti al silenzio anche mediante l’applicazione di cerotti sulle loro bocche; – i fatti narrati sono stati verificati da decine di giornalisti e fotoreporter entrati nello stabile del Leoncavallo subito dopo l’uscita delle forze dell’ordine; – le dichiarazioni dei vertici milanesi della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri sono in tutta evidenza menzognere nel tentativo maldestro di negare l’accaduto; – il silenzio dei responsabili nazionali delle forze dell’ordine è un segnale inquietante, tanto più che l’episodio di brutale repressione accaduto a Milano non è isolato e che sono molteplici le denunce di gratuita violenza da parte di chi dovrebbe viceversa tutelare la sicurezza dei cittadini; – quale sia la ricostruzione dei fatti di Milano secondo il Governo; – quali interventi si intenda porre in essere per colpire subito i responsabili dei gravi fatti di violenza a opera delle forze dell’ordine di Milano; – se non ritenga il Ministro di essere il primo responsabile di quanto accaduto e non ritenga di trarne le dovute conseguenze per le sue dimissioni, On. Nichi Vendola On. Marco Pizzo Al Ministro dell’interno e al Ministro di Grazia e Giustizia per sapere, premesso che risulta: – alle 6.30 di martedì 19 dicembre alcune decine di poliziotti hanno fatto irruzione al Centro Sociale Leoncavallo di Milano con due mandati di perquisizione dei Procuratori della Pretura e del Tribunale di Milano; – la perquisizione è durata fino alle 11.30 del mattino, quando sono stati fatti entrare i giornalisti che erano nel frattempo accorsi sul luogo; nelle stesse ore venivano compiuti arresti e perquisizioni nelle case di alcuni giovani frequentatori del Centro Sociale, utilizzando le forze dell’ordine armate con mitragliette e portando via in manette i giovani; – 7 persone venivano portate via dal Centro Sociale ammanettate e imbavagliate con del nastro adesivo, come succede soltanto nei sequestri di persona; – all’ingresso dei giornalisti nel Centro Sociale la scena era di desolante distruzione. Secondo le parole di uno dei testimoni “sembrava di essere nel Cile del ‘73”; i. tutti i vetri rotti; l. tutti i giradischi, le casse degli impianti stereo, le attrezzature del bar interno rese inutilizzabili; al momento risulta che 4 persone siano state portate a San Vittore e altre 4 siano ricercate dalla Polizia; non si hanno notizie certe di un ragazzo prelevato a casa sua dalla Polizia e, pare, trattenuto in Questura; pare che l’operazione abbia fruttato il sequestro di 20 grammi di hascisc, quantità minore di quella che si può legittimamente acquistare in un coffe-shop di Amsterdam. quali sono le ragioni di una operazione di polizia condotta con metodi così brutali e apparentemente ingiustificati; se non ritengano i Ministri interessati che l’utilizzo di azioni repressive così violente faccia perdere di senso la pretesa giustificazione di difendere la legge e il diritto, e si pongano seri problemi di fiducia nelle Istituzioni per i cittadini; Se non ritengano che sia un insulto all’intelligenza a. le forze dell’ordine erano entrate incappucciate; ridurre i problemi posti dai giovani dei centri sociali a pura questione criminale; b. il Centro era completamente devastato; se non ritengano che il contrasto verso stili di vita c. l’impianto luci e audio utilizzato per i concerti, e comportamenti alternativi e antagonisti, dettato del valore di 150 milioni, sequestrato ma da moralismo e perbenismo, denoti incapacità caricato sui camion per portarlo via già professionale da parte dei magistrati e delle distrutto; cosiddette forze dell’ordine; d. 15 computer presenti nel Centro distrutti. infine, quali provvedimenti – se risultassero Svastiche rosse disegnate sui muri; confermate le modalità dell’azione di polizia – e. le ruote delle macchine dei frequentatori del riterranno assumere nei confronti dei responsabili Centro tagliate; e se non ritengano opportuno come primo atto f. i libri della biblioteca buttati per terra e decidere la rimozione del Questore di Milano da cosparsi di vernice rossa; g. i preservativi, distribuiti dai giovani nell’ambito un incarico troppo gravoso. della campagna anti Aids cosparsi di alcool e On Franco Corleone rei inutilizzabili; h. tutte le scorte alimentari e di bevande distrutte; appendice 2 INTERPELLANZ A 51 appendice 3 UN PRE Z ZO GIÀ PA G AT O Le molteplici attività culturali e politiche del Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito sono state oggetto, negli anni, di svariati procedimenti penali, diversi dei quali si sono conclusi con condanne, la maggior parte delle quali oggi definitive. Oggetto dell’interesse della magistratura, soprattutto negli anni ’90, sono state non solo manifestazioni politiche ma anche quelle cosiddette “amministrative” (concerti, mescita di bevande e cibi, spettacoli), diverse delle quali sono state sanzionate con condanne penali. Caso più unico che raro nel paese, quindi, l’autogestione nei suoi vari aspetti, che sono poi quelli della normale vita quotidiana di qualunque circolo, associazione, centro sociale, è stata sia forzatamente incasellata in fattispecie penali, mentre, in contemporanea, il principio cardine del nostro ordinamento, quello che stabilisce che “la responsabilità penale è personale” è stato elegantemente stravolto e adattato all’affannosa ricerca di responabilità che invece, nella vita e nell’essenza del Leoncavallo, sono da sempre assolutamente collettive. Questo ha rapresentato dei costi, economici ma soprattutto sociali che, parlando di bilanci, riteniamo necessario indicare. Negli anni tra il 1993 e il 1995 sono diventati processi e condanne: – Tutte le attività del Leoncavallo dalla ricostruzione dopo lo sgombero del 1989 fino allo sgombero del 20 gennaio 1994; (il famoso Processo ai Dodici) – Processo per l’apertura e le trasmissioni di Radio Onda Diretta; – I concerti svolti nella sede di via Salomone (concessa con decreto prefettizio il 20 gennaio 1994 e sgomberata il 9 agosto dello stesso anno) 52 – I concerti svolti nella sede di via Watteau dall’8 settembre 1994 al 19 dicembre 1995, data nella quale una perquisizione con sequestro dell’impianto (Operazione Watt)diventava in realtà l’occasione per la sistematica distruzione di ogni struttura, apparecchiatura, impianto, spazio dell’intero centro sociale IL PROCESSO AI DODICI (1993) In totale i procedimenti penali sono stati, in questi anni, più di una cinquantina, migliaia le denunce, centinaia gli imputati e gli anni di carcere comminati nei vari gradi di giudizio. Singolari, in tutto questo sono state le modalità con le quali l’apparato giudiziario ha stravolto il senso e la portata del già citato principio di personalità della responsabilità penale. Leggiamo infatti già nel 1993 (Processo ai Dodici) nelle relazioni della Digos di Milano1 quanto segue: “Privo di stabile identità giuridicamente inquadrabile, il Centro Sociale Leoncavallo è un “gruppo politico” ideologicamente attestato sulle posizioni della cd “Autonomia Operaia” e – se non nei fatti perlomeno a parole – rifiuta sulla base del principio dell’”organizzazione dal basso” la riferibilità delle sue iniziative a uno piuttosto che all’altro dei suoi militanti. Di fatto risulta impossibile attribuire a una persona la responsabilità di un atteggiamento, stante quello che i “leoncavallini” dichiarano essere la collettiva responsabilità delle iniziative assunte dai singoli. Il tutto, ovviamente, finché ci si muova nella classica ottica della rappresentanza dell’ente, per forza di cose inapplicabile al Centro Sociale Leoncavallo. Sempre nella stessa relazione si legge con sconcerto che l’aver presentato in Questura preavvisi di manifestazioni (quindi l’aver ottemperato a un obbligo di legge) diventa un altro canone di attribuzione di responsabilità penali per altri fatti. Il Processo ai Dodici (definito da alcuni media “Il processo alla cupola del Leoncavallo”) ha visto di fronte a una richiesta totale di 40 anni di carcere e 18.000.000 di lire di ammenda, condanne a un mese e una multa superiore al milione di lire ciascuno. Le condanne sono definitive. L’essere poi stati condannati in quel processo ha fatto si che tra gli imputati, alcuni si siano sempre trovati imputati per fatti analoghi, sempre senza prove. Così è accaduto nel PROCESSO PER RADIO ONDA DIRETTA, cioè per l’esperienza incredibile di una radio all’interno del Leoncavallo sotto sgombero, che trasmetteva nella zona. Due volte sequestrata perché illegale (secondo la Legge Mammì del 1990, nuove emittenti non potevano avere spazio nell’etere), è stata rimessa in funzione con nuovi e più potenti impianti. L’esperienza è poi travasata in Radio Onda D’urto Milano, emittente legale, consorella di Radio Onda D’Urto di Brescia (processo concluso con condanne in totale a 3 anni e mezzo di reclusione, a fronte dei quasi 15 anni di carcere chiesti dal PM). Analogamente questo è accaduto nel processo per i CONCERTI IN VIA SALOMONE, e per l’operazione del 1995, condotta da Digos e Carabinieri, per cui ogni settimana, ogni gruppo che veniva a suonare al Leoncavallo veniva perquisito all’alba e tutti i suoi componenti denunciati. Con gustosi episodi quali ad esempio Bruno Canino, pianista di fama internazionale, denunciato, anche lui come gli altri, per “emissione di rumori molesti”. Denuncia che ci dicono il maestro ha incorniciata e appesa nel suo studio a Parigi. Non abbiamo più notizie di un altro procedimento analogo imcentrato su due eventi culturali specifici. Quindi da un lato il tentativo di fare terra bruciata intorno al Leoncavallo nell’ambiente musicale-culturale, dall’altro, nel dicembre dello stesso anno (PROCESSO PER CONCERTI IN VIA WATTEAU) il sequestro di uno degli spazi sotterranei di via Watteau, e alla fine, l’”Operazione Watt”, cioè una perquisizione per il sequestro dell’impianto per i concerti, è in realtà lo scempio e la distruzione di tutto il Leoncavallo, dove scientificamente, per 8 ore, a viso coperto, squadre di polizia e carabinieri hanno distrutto e reso inservibile il tutto: impianto (poi sequestrato), strutture bar, magazzini, libri, computer, archivio video, archivio stortico dei manifesti, camera oscura, svastiche sul manifesto delle Mamme Antifasciste, zucchero nel generatore di corrente… in sostanza, si sono salvati i muri2. Tutto questo il 19 dicembre. Pochi giorni dopo, il 23, 40.000 persone manifestavano per Milano a difesa del centro sociale, che, a forza di sottoscrizioni, siamo riusciti a ricostruire. appendice 3 Il ricorso a diversi elementi, quali ad esempio l’indicazione dei numeri telefonici e conti correnti postali con i quali si è sostenuta l’attività (…) è stato il criterio in base al quale questo Ufficio ha ritenuto di individuare nelle persone (seguono 5 nominativi) i responsabili dell’attività penalmente illecita per la quale si procede.” Avere, insieme a migliaia di altri, fatto vivere questo luogo, averlo riempito di iniziative e gente, averlo ricostruito e difeso, per una decina di militanti, essere oggetto di una persecuzione giuridica unica proprio per l’accanimento, l’inconsistenza dell’impianto accusatorio, la pesantezza delle condanne. Essere riusciti a continuare ad essere luogo di cultura, aggregazione, politica ha costituito un grossissimo sforzo, anche economico, per la ricostruzione, per la messa in sicurezza di chi con noi lo attraversa. 1 Relazione n. 03137/A4/DIGOS/Sez.2a del 27.07.1992. 2 Allegato 1: le Interrogazioni Parlamentari. 53