Spazio pubblico Autogestito
LEONCAVALLO SpA VIA WATTEAU 7
LEONCAVALLO SpA
qui sono qui resto
BILANCIO SOCIALE 2005
5
Progetti, strutture, attività
18
Accoglienza
Laboratorio Grafico
Laboratorio di Teatro
Il Baretto
C.I.R.T
Radio Onda d’Urto
La Cucina
Associazione Mamme antifasciste del leoncavallo
Laboratorio di comunicazione
Sportello legale
AreaCom
Soundsplatters, Brain splatters, Openears, Cambiare musica
Libreria
Associazione Foresta delle Idee
Hemp Bar
Concerti
18
19
20
22
23
24
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26
28
29
30
32
32
34
35
35
L’assemblea del lunedì
36
La memoria
38
Appendice 1
50
Appendice 2
51
Appendice 3
52
Appendice 4
54
sommario sommario
qui sono qui resto
LEONCAVALLO SpA VIA WATTEAU 7
Polisemia di un luogo
In questi anni il Leoncavallo
ha prodotto accoglienza, socialità e culture
alternative rivolte ai giovani
e ai meno giovani, milanesi e non.
Si presenta ai cittadini, ai frequentatori,
agli amici e ai compagni con questo primo
bilancio sociale e, ancora, con questa
parola d’ordine:
Qui sono, qui resto.
Per affermare che gli spazi del Leoncavallo
e di tutti gli altri centri sociali sono
patrimonio di tutti.
INDAGINE SULLA COMPOSIZIONE SOCIALE DI UN ATTORE COLLETTIVO
ALL’APPARIRE DI UN ATTORE COLLETTIVO sulla scena
pubblica normalmente sono utilizzati, per
descriverlo, gli aspetti più facilmente “notiziabili”
dai mezzi di comunicazione, quelli di presa più
immediata sull’opinione pubblica.
Succede anche poi, che la rappresentazione
inevitabilmente semplificata che ne deriva, sia
utilizzata per descrivere il profilo socio-culturale dei
singoli partecipanti, moltiplicando così a livello
individuale i tratti che servono ad inquadrare
l’identità collettiva dell’attore.
È questo il tipo di approccio espresso
prevalentemente da parte degli organi di
informazione di massa quando si accostano al
“fenomeno” centri sociali.
Questo riferimento ai singoli partecipanti
dell’immagine “mediatizzata”, rappresenta
normalmente la principale fonte di equivoci e
fraintendimenti, poiché assume per buona la
possibilità di prendere il singolo partecipante a
immagine e somiglianza delle caratteristiche del
gruppo, e che sia possibile dividere ad infinitum
questa identità, senza che i suoi caratteri salienti
abbiano a risentirne.
Questo tipo di premessa costituisce la maggior
fonte di sorprese allorché si decida di saperne di
più, o meglio, di non dare per scontate le
rappresentazioni in circolazione, perché allora si
scopre che in realtà un gruppo, un’associazione
non è una “cosa”, un entità che si presenta come
data all’osservazione, ma una realtà multiforme
che necessita di essere vista da molteplici livelli di
osservazione; soprattutto si scopre che l’identità
collettiva non si può dividere a piacimento, senza
con questo perderne alcuni caratteri essenziali.
IL LEONCAVALLO è stato oggetto di attenzione da
parte dei media in diverse stagioni politiche,
occupando le prime pagine dei giornali in alcune
fasi cruciali del paese: nel 1978, due giorni dopo il
rapimento Moro, quando furono barbaramente
assassinati Fausto e Jaio, e con la “resistenza
attiva” allo sgombero del 1989, evento che ebbe
risonanza internazionale.
Ma il centro sociale più famoso d’Italia ha
costellato la cronaca locale e nazionale anche
successivamente, negli anni dell’ascesa leghista al
governo della città, con lo sgombero dalla storica
sede nel 1994, lo sgombero da Via Salomone dello
stesso anno e l’occupazione dell’attuale sede di Via
Watteau; una vicenda ormai nota ai più, quella
della vertenza per il riconoscimento giuridico della
propria funzione sociale, che si spinge fino ai giorni
nostri.
La cronaca giornalistica, richiamata da
manifestazioni eclatanti che ponevano alla ribalta il
centro sociale nel suo “diritto ad esistere”, e forse
in virtù anche della determinazione ad operare con
“qualsiasi mezzo” pur di vedere riconosciuto questo
diritto (dall’azione diretta, alla disobbedienza, alla
rappresentanza istituzionale) da parte di questo
attore sociale spregiudicato, ha spesso privilegiato
una lettura del centro sociale come attore politico,
non meglio specificatamente “antagonista”,
piuttosto che intenderlo come “spazio pubblico
autogestito”, acronimo coniato dal Leoncavallo nel
2001 per auto-definirsi.
Radio, stampa e televisione hanno concesso molto
ad un approccio che individua nei comportamenti
agiti dai centri sociali i tratti di una “patologia
sociale” (marginalità, aggressività, illegalità,
“randagità”) ed anche per questo si rivela
necessario osservare più da vicino queste
aggregazioni e scoprire veramente chi esse siano.
polisemia di un luogo
POLISEMIA DI UN L UOGO
5
polisemia di un luogo
6
L’INCHIES TA A UT OGES T I TA
La prima inchiesta autogestita in Italia nei/sui
centri sociali autogestiti risale a luglio 1995 e
nasce dal felice incontro tra una diffusa e reale
esigenza di comprensione del fenomeno e i fili
soggettivi che legavano alcuni membri dei centri
sociali Leoncavallo e Cox 18 e della libreria
Calusca all’Aaster.
All’interno del Leoncavallo, oggetto a più riprese
nella sua storia di campagne stampa tese alla
criminalizzazione (in particolare su Il Giorno, La
Notte e Il Giornale), già da tempo il dibattito
dell’assemblea esprimeva l’esigenza di esplorare
tanto l’incrocio che si realizzava tra le diverse
esigenze e motivazioni legate all’appartenenza al
“luogo”, quanto lo “spessore”, sociale e umano, dei
frequentatori rispetto all’ uso sociale dello spazio.
Infatti, dopo lo sgombero dell’agosto 1989, che
vide seguire l’immediata ri-occupazione e
ricostruzione dei locali e che rappresentò un forte
momento di mobilitazione collettiva (cui aderirono
singole persone e interi gruppi della più varia
estrazione, dai boy scout ai volontari della croce
rossa), la popolazione dei centri sociali autogestiti
era cambiata notevolmente in quantità
(aumentando) e in qualità (diversificandosi).
Questo processo di aumento vertiginoso della
“massa fluttuante dei frequentatori”, spesso
semplicemente interessati a fruire di servizi socioculturali e aggregativi, e la dimostrazione di
solidarietà di massa, ha spinto il centro sociale ad
aprirsi verso l’esterno come non era mai accaduto
prima, sia nei confronti della “società civile” (nel
senso più ampio del termine), sia nei confronti del
mondo politico, con cui ha instaurato nuovi canali
di comunicazione.
Soprattutto dopo il 1993, contestualmente al
modificarsi dell’”utenza” collettiva e al divaricarsi
della distinzione tra “attivisti” e “frequentatori”, si
registra nel dibattito che attraversa i centri sociali
una quantità di opinioni contrastanti su molte
questioni inerenti l’identità, i progetti, i rapporti con
le istituzioni (per esempio la rigidità di posizioni
“occupazioniste” contro la flessibilità di quelle
“trattativiste”); ma su una tutti sembrano
convergere: una certa epoca “eroica” dei centri
sociali sembra decisamente essere entrata in crisi
e con questa la sua orgogliosa “marginalità” o,
secondo altri, la sua “missione” di custode della
memoria di pratiche di lotta degli anni settanta.
L’opuscolo/dibattito 10 settembre 1994, alla cui
redazione partecipano centri sociali di tutta Italia,
testimonia proprio questa varietà di opinioni, nella
consapevolezza comune che è giunto il momento
di “avviare un’autotrasformazione molto grossa”.
Nel 2001, quando Andrea Membretti propone al
Leoncavallo di collaborare alla ricerca europea
promossa dal progetto SINGOCOM (Social
Innovation, Governance and Community Building)
sulle “buone prassi”, i collettivi di gestione dei
centri sociali milanesi sono ormai per lo più
indirizzati alla realizzazione di iniziative legate a
tematiche e bisogni quali la produzione e
fruizione di cultura carica di “senso”, intrecciata
indissolubilmente al bisogno di socialità.
Una socialità che appare largamente negata e
distrutta in ragione dei profondi sconvolgimenti
produttivi che non restituiscono più identità, né
tessuto solidale, ai soggetti sociali.
Un processo generale, forte e dispiegato, che ha
prodotto anche lo “spaesamento” dei collettivi
politici, alimentando altresì il superamento della
dimensione di clan dei centri sociali,
l’allargamento del loro bacino d’utenza e una loro
maggiore risonanza sociale.
Il dibattito dalla metà degli anni novanta, che in
buona misura attraversa le pagine de Il Manifesto
(interverranno Marco Revelli, Aldo Bonomi, Sergio
Bologna, Pino Tripodi, Beppe Caccia, Luca
Casarini, Daniele Farina e altri), riguarda
soprattutto il rapporto con il “terzo settore”,
l’autoproduzione di reddito e il “fare impresa
sociale”, il terreno delle nuove forme possibili di
rappresentanza, il rapporto tra politica e massa
fluttuante dei frequentatori, incrociandosi con
l’emergere di organismi no profit.
Sono gli anni in cui al Leoncavallo si registrano e
si sbobinano le assemblee di gestione e gli attivi
politici e si promuovono seminari di
approfondimento sui temi del post-fordismo, al
fine di allargare e socializzare il dibattito oltre la
Cercheremo ora di prendere in considerazione i
dati emersi dalle due inchieste svolte per
indagare la popolazione dei frequentatori del
Leoncavallo, realizzate, a distanza di alcuni anni
tra loro (1995 e 2001) e con parametri
conoscitivi in parte differenti, somministrando dei
questionari a risposta chiusa e multipla alle
persone presenti nello spazio sociale in
occasione di alcune iniziative ordinarie e
straordinarie.
I due lavori di inchiesta, cui ha collaborato
attivamente il collettivo di gestione del centro
sociale, sono stati promossi dal Consorzio Aaster
di Milano, diretto da Aldo Bonomi, e da Andrea
Membretti, Ricercatore presso la Facoltà di
Sociologia dell’Università di Pavia e
rappresentano dunque due elaborazioni
scientifiche riconosciute, di cui ora presenteremo i
punti salienti, rimandando per ulteriori
approfondimenti ai due referenti promotori.
IL POPOL O DEI CENTRI SOCIALI
Dal punto di vista generazionale emerge uno
spiccato orientamento giovanile, che non è venuto
meno negli anni, pur registrando un relativo
invecchiamento della popolazione prevalente, che
si sposta dalla fascia d’età 18-30 anni nel 1995
alla fascia d’età 25-29 anni (un terzo del
campione nel 2001).
Le classi di età 25-29 anni e 30-39 anni nel 2001
raccolgono oltre il 60% del campione, ma
incrociando il dato anagrafico con la variabile
domicilio si nota che l’invecchiamento della
popolazione diminuisce allontanandosi da Milano:
spostandosi verso l’hinterland infatti, e più ancora
verso aree ad esso esterne (comprese altre regioni
italiane), aumenta via via il numero dei giovani e
dei giovanissimi.
Dal punto di vista quantitativo, dunque, i dati
emersi sembrano smentire l’dea che la
partecipazione al centro sia inversamente
proporzionale all’età, cui possiamo aggiungere
un’osservazione ulteriore sul versante qualitativo
(operando una distinzione tra “attivisti” e semplici
“naviganti”, o frequentatori, non considerata nelle
inchieste realizzate): la popolazione “più vecchia”
sembra avere un peso rilevante sia dal punto di
vista simbolico che organizzativo nella vita del
centro sociale e delle sue strutture operative.
Tabella 1. Età
ETÀ
Meno di 18 anni
18-21anni
22-25 anni
26-30 anni
31-35 anni
Più di 35 anni
NR
TOTALE
% 2001
1,93
12,70
22,79
30,93
15,74
15,88
0,69
100 = 724
% 1995
3,0
26,4
27,2
19,3
10,8
4,9
8,5
100 = 1.395
Il secondo carattere anagrafico che segna in
maniera decisiva la composizione dell’universo
dei frequentatori è la dominanza di genere,
spiccatamente maschile. Per quanto il divario sia
diminuito dal 1995 al 2001, la percentuale delle
donne che frequenta un centro sociale è di gran
lunga inferiore a quella degli uomini: nel 1995 su
cento frequentatori solo 27 sono donne, nel 2001
38. L’unica vera differenza che scosta le classi
d’età, riguarda il segmento delle giovanissime,
che sono in proporzione più numerose. Bisogna
dunque osservare che, anche dentro i centri
sociali, esiste una selezione nei confronti della
partecipazione femminile che comincia ad
operare successivamente.
polisemia di un luogo
ristretta cerchia dei “militanti”, parola sempre più
desueta nel vocabolario politico dei centri sociali.
Ambiti cruciali dell’azione dei nuovi movimenti
sociali, di cui il Leoncavallo si sente parte, sono il
territorio, il corpo, i desideri: un attivismo mirato
più al soddisfacimento di bisogni immediati che
al rilancio di grandi utopie, e in questo senso non
a sproposito considerabili “eredi” della nuova
sinistra degli anni settanta.
È in quest’ottica infatti che si può leggere la
pratica dei centri sociali (e dei soggetti intorno a
loro gravitano) di costruire – occupando,
autogestendo, ristrutturando, ridisegnando – una
nuova geografia metropolitana, ribaltando i codici
– comportamentali, urbanistici, relazionali –
progettati per fini speculativi e così cercando
principalmente di strappare al business del
divertimento le modalità di aggregazione sociale.
7
polisemia di un luogo
8
Tabella 2. Sesso
SESSO
V.A.
% 2001
% 1995
Maschi
Femmine
NR
444
271
9
61,33
37,43
1,24
70,5
26,5
3,0
TOTALE
724
100,00
100,00
Il dato della nazionalità, considerato solo nella
seconda indagine (che continua a escludere la
popolazione migrante, spesso clandestina, che
non è stata censita), segnala una spiccata
presenza straniera (in massima parte cittadini
europei temporaneamente in Italia per motivi di
studio o per turismo), superiore al 5%.
in cui la coppia entra in crisi o si scioglie, ricade
in prevalenza sulle donne. Il valore assoluto di
uomini e di donne che dichiarano nel 1995 di
vivere con i soli figli è, infatti, esattamente uguale,
a fronte però di un campione in cui le donne
rappresentano solo il 26,5% dell’universo
(purtroppo la seconda indagine non consente
paragoni).
Un altro aspetto che stigmatizza l’immagine
corrente del leoncavallino, in questo caso inteso
come squotter, è l’analisi del titolo di abitazione.
Tabella 3. Titolo abitazione
V.A.
TITOLO ABITAZIONE
La preponderante componente giovanile,
determina l’alta percentuale di frequentatori che
si dichiara celibe o nubile: in questa situazione il
modello abitativo prevalente ha nella famiglia di
origine un chiaro punto di riferimento. Il 56,8 %
nel 1995 e il 47,5% nel 2001 dei frequentatori
dichiara di vivere con i genitori. Emergono tuttavia
anche modalità abitative che fanno riferimento a
orientamenti, comportamenti e stili di vita
differenziati, tipici delle realtà metropolitane
densamente urbanizzate, dove la convivenza non
necessariamente in coppia (15,3% nel 1995, il
9,3% nel 2001) e i single (14,6% nel 1995, il
20,8% nel 2001) testimoniano una propensione
a sperimentare modelli abitativi meno garantiti,
ma in cui affermare la propria autonomia
abitativa.
Se poi si incrociano condizione abitativa e
differenza sessuale, come è stato fatto nel 1995,
si può osservare come le donne siano più
orientate ad anticipare l’uscita dalla famiglia di
origine e a sviluppare progetti di vita che
valorizzino una maggiore autonomia personale.
Sono infatti percentualmente più praticati dalle
donne i modelli abitativi che contemplano vivere
da soli o con uno o più conviventi, mentre il 60%
degli uomini dichiara di vivere con i genitori.
Si può osservare inoltre che, rivelando anche in
questo caso una sintonia con comportamenti noti
nella realtà sociale italiana, anche in questo caso
la responsabilità della cura dei figli, nel momento
%
Affitto
Proprietà
Occupazione abusiva
NR
277
425
7
15
32,86
58,70
0,97
2,07
TOTALE
724
100,00
La maggioranza assoluta del campione è
composta da persone che vivono in una casa di
proprietà, loro o della famiglia di origine, mentre
quasi irrilevante è la quota dei soggetti che
occupa illegalmente l’abitazione in cui risiede, a
riflesso delle dinamiche sociali circostanti.
Un ulteriore variabile attinente alla condizione
abitativa è quella volta a rilevare l’ubicazione
geografica del domicilio dei frequentatori (non
della residenza anagrafica, ma del luogo dove
abitualmente i soggetti vivono).
Tabella 4. Domicilio
DOMICILIO
V.A.
% 2001
% 1995*
48,8
16,1
9,0
22,4
Milano
Hinterland milanese
Lombardia
Altra regione
Altro Stato
NR
254
223
159
72
11
5
35,08
30,80
21,96
9,94
1,52
0,69
TOTALE
724
100,00
non rilevato
3,7
100,00
*il dato del 1995 risente di possibili errori, dovuti al fatto che, nel 1995,
era stata richiesto il comune di residenza, mentre nel 2001 quello di domicilio
effettivo.
Circa un terzo dei frequentatori risultano
domiciliati nel Comune di Milano, mentre nel
1995 erano quasi la metà del campione; per
converso sono quasi raddoppiati coloro che
Rispetto al livello di istruzione invece, il
Leoncavallo sembra in controtendenza con una
situazione che vede, anche in Lombardia, un
fenomeno sociale di forte abbandono scolastico e
tassi di istruzione inferiori alla media europea,
collocandosi entro un quadro di alta scolarità.
Tabella 5. Istruzione
ISTRUZIONE
V.A.
Nessun titolo di studio
8
1,10
0,5
Licenza elementare
6
0,83
0,5
Diploma
scuola media inferiore
100
13,81
19,9
Diploma formazione/
qualifica professionale
67
9,25
12,3
Diploma
scuola media superiore
276
38,12
30,5
Alcuni anni di università
(abbandonata prima della laurea)
89
12,29
26,4
Laurea
151
20,86
7,9
Specializzazione post laurea
24
3,31
1,8
NR
3
0,41
0,2
TOTALE COMPLESSIVO
724
% 2001
100,00
% 1995
100,00
La diversità dei profili dei frequentatori appare
anche da un rapido sguardo ai percorsi formativi
e ai livelli di istruzione. Tenendo in considerazione
che si tratta di una popolazione che, data la
condizione anagrafica, vede al proprio interno una
buona presenza di persone ancora inserite nel
circuito della formazione, il titolo di studio più
rappresentato nel 1995 è il diploma di scuola
superiore (30,5%) cui seguono alcuni anni di
studi universitari (26,4%) e il diploma di media
inferiore (19,9%).
Nel 1995 l’incrocio di questo dato con la
distinzione di genere consente di osservare che
mentre per gli uomini il “percorso tipo” sfocia nel
diploma professionale o di scuola media
superiore, per le donne il percorso più spesso si
prolunga ad alcuni anni di frequenza universitaria
o alla laurea.
L’inchiesta del 2001 osserva inoltre un generale
innalzamento del livello di istruzione dei
frequentatori e in particolare una crescita
fortissima dei laureati: un terzo del totale ha
studiato, almeno per alcuni anni, all’università e
ben il 24,17% è laureato (erano il 7,9% nel
1995).
È cresciuto anche il numero dei diplomati alle
scuole medie superiori, mentre è diminuito il
numero di coloro che possiedono una qualifica
professionale.
Nonostante si possa attribuire questo trend in
parte al processo di “invecchiamento” che
abbiamo osservato in precedenza, non deve
sfuggire all’attenzione un livello di istruzione
nettamente al di sopra della media nazionale.
L’esame della condizione professionale dei
frequentatori delinea una realtà che per molti
aspetti sfugge alla rappresentazione consueta di
questo attore collettivo; l’analisi dei dati, anche
con il passare degli anni, restituisce il quadro di
una situazione in cui emerge un’area consistente
di stabilità: si tratti di posizioni lavorative
autonome o dipendenti, la condizione di quanti
lavorano appare piuttosto distante dall’immagine
di soggetti provenienti da sacche di marginalità
sociale o di esclusione, che spesso si intende
ritagliare addosso al popolo dei centri sociali.
Quasi la metà dei frequentatori è infatti in una
condizione lavorativa piuttosto stabile
(relativamente, è naturale, alla stabilità di cui può
godere una qualsiasi posizione lavorativa in questi
anni), in prevalenza nell’area del lavoro
dipendente (30,8% nel 1995, 48,6% nel 2001).
Rispetto al 1995, anche data la più elevata età
media dei frequentatori intervistati, sono diminuiti
gli studenti ma anche i disoccupati e coloro che
sono in cerca di prima occupazione, mentre
specularmente sono aumentati i lavoratori; infatti
se si sommano i soggetti che lavorano, per lo più
a tempo pieno (58,9%), part-time e lavoratori
occasionali, l’area del lavoro raggiunge nel 2001
il 68,8% del campione.
Accanto a questo primo segmento troviamo una
spiccata presenza di soggetti ancora inseriti nel
polisemia di un luogo
provengono dalla fascia periurbana milanese e
sono aumentati ancora di più quanti abitano al di
fuori dell’area metropolitana, in altre città
lombarde (21,9%).
9
polisemia di un luogo
10
circuito formativo, ovvero studenti e studenti
lavoratori (nel loro insieme sono il 35% nel 1995
e il 34,2% nel 2001).
Si nota un aspetto di rilievo incrociando la
variabile età con la condizione professionale,
come è stato fatto nell’indagine del 2001: tra i
giovanissimi (16-19 anni), oltre il 30% lavora
abitualmente e oltre il 20% è studente lavoratore;
mentre nella classe di età 20-24 anni cresce il
numero degli studenti, che torna a calare nella
successiva classe di età 25-29 anni.
Questo dato sottolinea una forte presenza di
lavoratori tra i soggetti più giovani (di gran lunga
superiore alla media nazionale), come ad indicare
una loro provenienza da classi sociali più
disagiate, confermato dalla simultanea maggior
concentrazione di giovanissimi frequentatori
provenienti dall’hinterland.
La stratificazione sociale si polarizza dunque
intorno a due aree socioprofessionali
relativamente autonome e differenziate:
– un’“area dell’inclusione”, rappresentata dai
vettori del percorso lavorativo e reddituale che
garantiscono accessibilità a risorse, servizi e
consumi.
– un’“area della precarietà”, nella quale i
soggetti sono collocati sul mercato del lavoro
in posizione di instabilità o di marginalità,
caratteristica della condizione lavorativa del
mercato del lavoro metropolitano nell’attuale
congiuntura.
L’area della precarietà (disoccupati, compresi nel
non trascurabile 9,1% del 1995 e nell’8,6% del
2001; persone in cerca di occupazione e
lavoratori occasionali) si attesta intorno al 16%
sia nel 1995 che nel 2001.
Tuttavia, la differenza di genere costituisce ancora
una volta il principio di altre differenze: l’area più
vulnerabile, sotto il profilo del rischio di
marginalità sociale e di caduta in situazioni di
povertà, infatti parla al femminile.
Lavoro occasionale, disoccupazione, ricerca di
prima occupazione e situazioni professionali miste
(studente-lavoratore) riguardano percentualmente
più le donne che gli uomini. Nella distinzione di
genere questi ultimi svolgono più frequentemente
attività regolari e stabili nel tempo, mentre le
donne intersecano più spesso situazioni di
precarietà lavorativa e professionale, come
troviamo confermato anche in altre ricerche sulla
situazione sociale del paese: la componente
femminile della popolazione presenta maggiore
vulnerabilità di fronte ai rischi che comportano
questi processi, e a compensare i loro effetti non
sempre risultano sufficienti le reti di relazione
preesistenti, normalmente su base familiare, che
pure rappresentano un’importante risorsa di
stabilità e di continuità dell’esperienza biografica,
anche quando questa si apre a discontinuità di
percorso.
Se inoltre prendessimo in considerazione la
popolazione migrante, come già detto non
osservata nelle inchieste realizzate, ma che vede
un consistente aumento della frequentazione
proprio a partire dalla seconda metà degli anni
novanta, dobbiamo immaginare che l’area della
precarietà si sia ampliata notevolmente (e con
questa la fruizione di servizi a bassa soglia e
servizi di Welfare) negli ultimi anni.
Interessanti si rivelano anche i dati relativi al
settore produttivo in cui i lavoratori sono inseriti,
per i quali è possibile un raffronto tra il 1995 e il
2001.
Tabella 6. Settore lavorativo
SETTORE LAVORATIVO
V.A.
% 2001
% 1995
Industria/artigianato/
edilizia
Commercio/
ristorazione/turismo
Servizi (alle aziende,
vendita, finanziari..)
Servizi sociali /
istruzione/assistenza
Comunicazione/
pubblicità/informazione
Altro
Più di un settore
di attività
153
21,13
22,0
100
13,81
18,6
73
10,08
104
14,36
79
10,91
81
17
11,19
2,34
NR
117
16,16
TOTALE
724
100,00
3,9
cons. aziendale
8,2
servizi sociali
27,5
18,4
Agricoltura: 1,4
100,00
realtà locale della provincia lombarda dove lo
sviluppo di un’industria diffusa, basata sul tessuto
di piccole e medie imprese, risulta più capace nel
contenere gli effetti negativi sul piano
occupazionale della congiuntura economica,
mentre è proprio Milano, la grande città, che
presenta i maggiori rischi di esclusione e
precarizzazione della forza lavoro.
Legato alla dimensione lavorativa troviamo il
reddito percepito, preso in esame dall’inchiesta di
Tabella 7. Reddito
REDDITO MENSLE
V.A.
%
Fino a 500.000 lire
500.000 lire - 1 milione di lire
1 milione - 1 milione e 500.000 lire
1 milione e 500.00 lire – 2 milioni di lire
2-4 milioni di lire
Più di 4 milioni di lire
NR
73
49
102
232
161
28
79
10,08
6,77
14,09
32,04
22,24
3,87
10,91
TOTALE
724
100,00
Membretti, che ancora una volta smentisce
l’immagine stereotipata del Leoncavallino
“emarginato”.
La maggioranza relativa del campione (di cui,
ricordiamo, una quota rilevante è studente o
studente lavoratore) appartiene
inequivocabilmente alla middle class,
collocandosi nella fascia di reddito compresa tra
1 milione e mezzo e 2 milioni di lire (32%),
seguita da una consistente presenza nella fascia
2-4 milioni di lire mensili (22,2%) e una non
irrilevante quota di coloro che dispongono di un
reddito superiore ai 2 milioni di lire (26,1%).
Studenti e studenti lavoratori si concentrano
invece soprattutto nella fascia di reddito, non
irrilevante (16,8%), di coloro che percepiscono al
massimo un milione al mese.
polisemia di un luogo
I lavoratori appaiono distribuiti in modo
abbastanza omogeneo tra i settori produttivi, con
una maggioranza relativa del settore industriaartigianato-edilizia (21,1% nel 2001), seguito da
servizi sociali-istruzione-assistenza (14,3% nel
2001) e da commercio-ristorazione-turismo
(13,8% nel 2001). Per quanto non sia possibile
comparare esattamente i dati delle due inchieste
sembra trasparire una diminuzione delle persone
attive nell’ambito della comunicazione-pubblicitàinformazione, passati dal 27,5% nel 1995 al
10,9% del 2001.
Sostanzialmente stabile invece il settore industriaartigianato-edilizia, anche in passato
maggioritario, nel quale risultano concentrati
buona parte dei lavoratori più giovani.
Nel complesso si delinea una popolazione
lavorativa diversificata e complessa, ma
decisamente spostata sul versante dei servizi.
Considerando inoltre le tipologie contrattuali in
relazione ai settori produttivi, come ha fatto il
gruppo di lavoro nel 1995, emergono ulteriori
elementi di interesse: nell’area del lavoro
dipendente prevale il lavoro operaio (43,7%), cui
seguono le categorie degli impiegati e dei tecnici
(rispettivamente 28% e 11,3%). L’area del lavoro
autonomo è invece più diversificata, riflettendo in
parte le dinamiche dell’occupazione regionale e
milanese: parallelamente alla prevalenza di attività
che insistono sulla produzione industriale e
artigianale, le occupazioni terziarie,
complessivamente considerate, rappresentano la
maggioranza delle posizioni lavorative autonome,
con un peso considerevole di quelle connesse alle
attività di comunicazione (stampa, editoria, radio e
tv, pubblicità, marketing, etc.).
Un ultimo aspetto di rilievo riguarda la
differenziazione tra i residenti nel comune di
Milano e quelli provenienti dall’hinterland, infatti è
nel milanese che sembra manifestarsi una
maggiore propensione al lavoro autonomo
(18,2%) e, correlativamente, una quota più
contenuta di lavoratori dipendenti (27,6%), ma
anche una maggiore incidenza di coloro che sono
in cerca di prima occupazione, che svolgono
lavoro occasionale e del tasso di disoccupazione.
Alla luce di questi dati sembra emergere una
NAVIGANTI DELLO SPAZIO URBANO
L’osservazione della frequenza con cui le persone
partecipano alla vita del centro sociale, ovvero
con cui si recano al Centro sociale, si rivela ricca
di spunti di interesse per chi voglia capire cosa
sia un centro sociale autogestito.
11
polisemia di un luogo
12
Tabella 8. Frequentazione Leoncavallo
FREQUENTAZIONE LEONCAVALLO
V.A.
Tutti i giorni o quasi
Una-due volte alla settimana
Una-due volte al mese
Saltuariamente
È la prima volta
25
83
176
330
110
%
3,45
11,46
24,31
45,58
15,19
TOTALE
724
100,00
Il dato saliente che emerge è che solo un 3,4%
dichiara di essere presente tutti i giorni, a fronte di
un 45,5% che dichiara una frequentazione
saltuaria, mentre un quarto circa delle persone si
reca al centro sociale pressappoco una volta al
mese, e l’11,4% lo fa una o due volte alla
settimana.
La popolazione sembra dunque diversificarsi
secondo due stili di comportamento: i frequentatori
abituali (che si recano al Leoncavallo almeno una
volta al mese) e i frequentatori occasionali (che vi
si recano saltuariamente o che lo fanno per la
prima volta).
La maggioranza assoluta del campione è raccolta
dalla classe dei frequentatori occasionali, che
supera il 60%, ad indicare un consistente flusso di
persone attratte da particolari eventi o iniziative
proposte dal centro sociale o semplicemente
curiosi di conoscerlo.
L’inchiesta del 1995 ha preso in considerazione
anche la distinzione tra frequentatori di un solo
centro e frequentatori di più centri sociali.
In termini statistici è emerso che i frequentatori di
un solo centro sociale sono pari al 23,6% del
campione, indicando nettamente una prevalenza di
“naviganti” dello spazio urbano, che non si
orientano verso una particolare identificazione con
un centro sociale specifico, né attivano una
fidelizzazione del comportamento rispetto ad uno
di questi.
Questo dato conferma quanto era già noto al
pubblico dei centri sociali, cioè l’esistenza di un
circuito informale di transito dei soggetti, un
“popolo dei centri sociali”, in cui prevale la
dimensione della pluriappartenenza e della
mobilità territoriale: la partecipazione focalizzata su
un unico centro riguarda poco più di un soggetto su
cinque.
Ma questo dato statistico non può offuscare
un’ulteriore considerazione: la risonanza
mediatica acquisita e la lunga storia sul territorio
producono per il Centro sociale Leoncavallo un
singolare effetto, da una parte l’allargamento del
bacino di utenza dei frequentatori (a raggio
locale, regionale, nazionale e internazionale),
dall’altra una stratificazione generazionale che
raramente si verifica in altri centri sociali, e che
produce forme di radicamento peculiari, anche
nella dimensione di collaborazioni estemporanee,
ma persistenti, da parte di soggetti solo
apparentemente “occasionali”.
Certo è che nel caso del Leoncavallo l’inchiesta
del 1995 segnala una spiccata identificazione da
parte dei partecipanti al centro sociale (indice di
fedeltà 35,5%).
GEOGRAFIE DEL DESIDERIO
Per comprendere la sfera dei significati sottesi
alla frequentazione di un centro sociale può
essere utile insistere sul tipo di persone che lo
popolano operando alcune distinzioni ulteriori, pur
cercando di non ridurre, né appiattire, la realtà
polimorfa che esprime.
Senza entrare nel merito del doveroso distinguo
tra attivisti e frequentatori, che merita un’indagine
qualitativa prima ancora che quantitativa che non
trova qui sede opportuna, torneremo sulla prima,
già segnalata, quella riguardante frequentatori
abituali ed occasionali. Incrociando la variabile
frequentazione con tutte le rimanenti, emergono
infatti alcune sottopopolazioni parzialmente
distinte.
I frequentatori abituali sono un po’ più giovani di
quelli occasionali e tra loro i maschi risultano
ancora più numerosi; il loro livello di istruzione in
genere è inferiore agli occasionali, soprattutto per
quanto riguarda i laureati. I frequentatori abituali
sono inoltre più concentrati nell’hinterland
milanese, come zona di provenienza e, quando
lavorano, tendono a praticare una maggiore
presenza nel settore industria-artigianato-edilizia
rispetto agli altri; il reddito è leggermente inferiore
rispetto agli occasionali e il primo contatto
sociale, come in occasione del G8 del 2001 o del
più recente movimento contro la guerra cui il
Leoncavallo ha partecipato, questo tipo di
relazioni alimenta una circolarità dei soggetti tra
“gruppi di movimento”, grazie ai quali questi
entrano in rapporto tra loro e gli individui si
rafforzano nella convinzione di partecipare a
un’unica azione collettiva, se pure articolata in
una pluralità di gruppi. Nei momenti “bassi” o di
microconflittualità, come l’attuale, i rapporti con
l’esterno condotti prevalentemente su base
amicale presentano diversi risvolti: da un lato
indicano una scarsa formalizzazione delle
relazioni e una strutturazione interna poco
interessata a veicolare all’esterno l’identità
collettiva; dall’altra possono indicare una
proiezione verso l’esterno non irrigidita in canali
formali e quindi una “apertura” capace di
aumentare la permeabilità del gruppo nei
confronti dell’ambiente circostante.
Il tipo di coinvolgimento su base amicale, è il
canale principale di aggregazione e inserimento
per nuovi soggetti che vi si accostano, per quanto
il Leoncavallo si sia sforzato negli anni di attivarne
Volendo sintetizzare la mappatura dei frequentatori, di ulteriori (attacchinaggio di propri manifesti e
si possono individuare sostanzialmente tre
volantinaggi, utilizzo del web e collaborazione con
sottogruppi: fruitori abituali di servizi socio-culturali i giornalisti) che, in virtù della loro natura
e aggregativi (più giovani e provenienti
impersonale, si rivolgessero ad un pubblico in
dall’hinterland), fruitori occasionali di tali servizi
maniera indifferenziata e non selettiva.
(meno giovani e in gran parte milanesi), e fruitori
Bisogna inoltre considerare che per il Leoncavallo,
dei servizi di Welfare (in grande maggioranza
questa forma ulteriore di contatto è stata
migranti, ma talvolta anche persone italiane
sicuramente facilitata dall’attenzione pubblica
disagiante, in carico ai Sert e ai Servizi psicosuscitata dalle note vicende che hanno occupato
sociali del Comune di Milano).
a lungo le cronache sui mezzi di comunicazione.
La varietà delle iniziative e dei servizi offerti dal
La “notiziabilità” del Leoncavallo, se da un lato
Leoncavallo, unitamente alla diversificazione degli
può avere favorito nell’opinione pubblica il
spazi interni, favorisce dunque la compresenza, e
consolidamento di stereotipi negativi, dall’altro ha
spesso l’interazione, tra categorie di soggetti
certamente facilitato l’avvicinamento al Centro da
altrimenti spesso fisicamente e socialmente
parte di un pubblico già ben disposto, in un
separati nella metropoli.
contesto di attenzione generale.
Incrociando la variabile conoscenza del
“AMICI E COMPA GNI”
Leoncavallo con la variabile età si nota poi che i
sono i soggetti più giovani ad avvicinarsi più
Il ruolo svolto dai reticoli su base amicale è un
spesso tramite amici, e di converso, cresce tra i
aspetto non secondario nell’analisi delle forme di frequentatori delle classi di età più mature la
azione collettiva. In momenti “alti” di mobilitazione percentuale di coloro che sono entrati in contatto
polisemia di un luogo
avvenuto attraverso gli amici risulta nettamente
più importante che per gli altri.
Una seconda distinzione è quella relativa ai fruitori
dei servizi socio-culturali e aggregativi e i fruitori di
servizi di Welfare (accoglienza, orientamento, tutela,
consulenza legale, pasto gratis, etc.). Questi ultimi
sono in gran parte sfuggiti alla survey sia nel 1995
che nel 2001, ma sembrano essere nettamente in
minoranza rispetto ai primi dal punto di vista
numerico.
Tuttavia si tratta di alcune decine di persone che
durante la settimana, in tutto il corso dell’anno, si
rivolgono al centro sociale per chiedere aiuto: per
lo più migranti, spesso senza permesso di
soggiorno che, a tutti gli effetti, rappresentano una
sottopopolazione di frequentatori a sua volta
distinta in abituali ed occasionali.
Benché sfortunatamente non si disponga di dati
precisi, si può senza dubbio quantificare in diverse
centinaia le persone che dal 1998 (anno
dell’apertura informale di uno spazio accoglienza
per “l’emergenza freddo” capace di contenere,
allora, circa 100 posti letto) hanno potuto fruire di
questo tipo i sostegno da parte del Leoncavallo.
13
polisemia di un luogo
tramite canali più impersonali (quali gli strumenti
di propaganda, media, altri gruppi o associazioni);
non di meno cresce il peso specifico dei mezzi di
informazione di massa come medium di
avvicinamento e conoscenza al centro sociale (dal
2,7% del 1995 al 14% del 2001).
In ogni caso lo scambio informale condotto per lo
più a livello personale si conferma, a distanza di
anni (72,4% nel 1995, 64,3% nel 2001), il canale
privilegiato di aggregazione, garantendo la
continuità della “memoria” e la comunicazione
delle esperienze e veicolando una comunicazione
orizzontale che fornisce il tramite di una rete che
connette il Centro sociale all’ambiente.
In questo senso, il concetto di struttura reticolare,
che può essere applicata al centro in quanto
realtà organizzata, si estende fino a comprendere
le relazioni che singolarmente gli aderenti
intrattengono nei diversi ambiti della vita sociale
che si trovano a frequentare.
Questo dato indica inoltre l’importanza del criterio
generazionale: se è vero che si entra in contatto
con un centro sociale per relazioni amicali, c’è da
aspettarsi che i nuovi arrivati riproducano
caratteristiche simili, per età, grado di istruzione,
stili di vita, aspirazioni, di coloro che già
partecipano. Una certa continuità dell’esperienza
collettiva è quindi da ricercare nelle stesse forme
di relazione, tramite le quali si riproduce
l’adesione, prima ancora che nella coerenza con
cui i centri sociali riproducono e veicolano i propri
messaggi.
Un altro dato interessante da osservare, non
considerato a sufficienza nelle inchieste realizzate,
è che attraverso l’incrociarsi di circuiti associativi e
filiere amicali diversificate, si realizza in realtà un
crogiuolo di identità straordinario, un luogo di
incontro tra alterità che ricalca la stratificazione
socio-culturale della metropoli, traducendolo in un
laboratorio inter-culturale e inter-generazionale.
USO SOCIALE DELL O SPAZIO: DI SÉ E PER SÉ
Nell’indagine del 1995 sono esplicitamente
proposti tre item relativi all’identità delle persone
intervistate, uno relativo ai motivi della
frequentazione, uno relativo all’”idea” di Centro
14
sociale occupato autogestito, ed uno circa le
aspettative riguardo le attività future del centro
sociale.
Dalle risposte raccolte emergerà una pluralità di
significati sottesi alla frequentazione del centro
sociale difficilmente riducibile ad una visione
unitaria e monolitica, offrendo sorprese e
occasione di riflessione sia ai “vecchi militanti”
dei collettivi di gestione, che a coloro che
avessero fino ad allora prestato orecchio soltanto
ai mass media.
La richiesta di esplicitare le motivazioni a
frequentare i csoa, restituisce per la prima volta
parola ai protagonisti sul perché di tale scelta,
intorno alla quale erano già stati spesi allora
fiumi di inchiostro sulle pagine dei giornali.
La risposta del popolo dei centri sociali è chiara e
senza equivoci: la dimensione della socialità, lo
stare insieme agli altri è nettamente la più
importante (43,6%), cui seguono la condivisione
di obiettivi politici (32,8%) e le iniziative musicali
(28,6%).
Il prevalere di motivazioni di tipo “espressivorelazionale” sembra indicare il riversarsi di una
domanda di socialità intesa nella sua accezione
più squisitamente relazionale-amicale, dove cioè
il contenuto delle relazioni non è mediato da
semplici supporti di natura “strumentale” o
funzionale: il centro sociale appare in primo luogo
uno spazio relazionale in quanto tale, e da questa
configurazione trae legittimità agli occhi di chi
partecipa alle sue attività.
Considerando che le iniziative culturali (19,1%) e
musicali rientrano agevolmente nel campo
d’azione che sembra essere il terreno elettivo dei
centri sociali in generale, e come questa sfera
d’attività si associ direttamente alle occasioni di
condivisione e socialità che genera, possiamo
affermare senza dubbio che la dimensione della
socializzazione è nettamente prevalente sulle altre
(quella della politica intesa come “militanza”, o
quella dei servizi intesi come “fruizione a basso
costo” di beni materiali e non).
L’adesione per ragioni politiche, o, più in generale
per ragioni di impegno (iniziative culturali, per il
confronto e la discussione interna, etc.) non
rivestono quell’importanza che invece sembrano
motivazione a frequentare, è segnalata dai
residenti in periferia in percentuale inferiore alle
altre aree territoriali.
I centri sociali sembrano dunque in sostanza
luoghi la cui attrattività, agli occhi di quanto
vivono in periferia, risiede soprattutto nella
possibilità di incontro e di socialità che essi
forniscono e, ancor meno che per altri, nelle
finalità politiche che essi esprimono. Queste
considerazioni trovano conferma nei dati che
illustrano le diverse “idee” di centro espresse dai
frequentatori.
Secondo l’“idea di csoa” (proposta secondo le
opzioni di: associazione culturale, impresa
sociale, centro di iniziativa politica, gruppo di
impegno sociale e luogo di ritrovo) il Leoncavallo
si vede percepito dai suoi frequentatori
principalmente come gruppo di impegno sociale
(32,8%).
Non solo l’idea di luogo di ritrovo raccoglie minori
consensi (19,1%), ma ancora meno di quelli
raccolti dall’opzione centro di iniziativa politica
(19,5%).
Ma per stimare correttamente questo dato
bisogna rinunciare ad una visione “politicista”
della partecipazione, quella che assimila la
scarsa motivazione a frequentare “per ragioni
politiche” con un atteggiamento di disimpegno
tout court; questa lettura riduzionista infatti
induce ad attribuire alla preponderante domanda
di socialità il significato di semplice ricerca di un
“luogo di ritrovo”.
In realtà per dare il giusto perso alla domanda di
socialità espressa (e alla politicità di questa
domanda) bisogna considerare una percezione
ormai diffusa, ovvero quella che tende a
distinguere sempre più la dimensione politica
dalla dimensione sociale, e a rivestire
quest’ultima di un significato più ampio, che
recupera aspetti della partecipazione che talvolta
si vorrebbero attribuire alla sola dimensione
politica.
Nel processo di socializzazione infatti si
presentano elementi impliciti, come la ricerca di
personalizzazione dei rapporti intersoggettivi, la
domanda di relazioni significative, la
polisemia di un luogo
ricoprire nella visione, ormai consueta, che dei
centri sociali è fornita dagli organi di stampa o
nella discussione politica, esacerbata in
occasione di eventi eclatanti o spettacolari (come
le occupazioni, gli sgomberi, gli scontri con la
polizia).
In particolare, dai frequentatori stessi sembra
essere messa in questione la natura di attore
politico del centro sociale: le finalità politiche non
stanno normalmente alla base delle motivazioni a
partecipare alla vita di un centro sociale e
semmai sembrano rappresentare un fattore di
complemento, volto a tradurre all’esterno una
solidarietà che si costituisce su altre basi, in
particolare sulla condivisione di uno spazio
vissuto come “proprio”, su affinità di tipo
generazionale e su una comune sensibilità fatta
anche (e forse soprattutto), di preferenze e gusti
(similmente a quanto avviene per altre
aggregazioni poco formalizzate che costellano lo
spazio metropolitano, come le compagnie da
strada).
L’analisi delle motivazioni, che apre un ventaglio
assai ampio e difficilmente riducibile, sembra
dunque evidenziare come il “campo culturale”,
quello che attiene il contenuto simbolico della
partecipazione e una sfida condotta sul piano
delle relazioni intersoggettive, degli stili di vita e di
consumo, si confermi il terreno privilegiato della
partecipazione alla vita del centro sociale.
Bisogna peraltro osservare che le donne,
significativamente più “esposte” socialmente,
come abbiamo già potuto constatare, appaiono
nettamente più orientate a partecipare per finalità
politiche (31,2% contro 26,2% degli uomini) e
per le iniziative culturali (30,6% contro 20.3%).
Alcune considerazioni significative si possono
trarre anche dall’incrocio delle motivazioni a
frequentare con la zona di residenza delle
persone. Le motivazioni provenienti dalla periferia
infatti si orientano prevalentemente al bisogno di
“stare insieme agli altri”, una domanda esplicita
di socialità che, per quanto sia preponderante in
tutte le aree territoriali, si segnala particolarmente
per le sue dimensioni nell’hinterland milanese
(47,3% nel 1995). Correlativamente, la
condivisione delle finalità politiche, come
15
polisemia di un luogo
16
valorizzazione dei momenti ludico-ricreativi che
non annullano la proiezione verso l’esterno, ma, al
contrario, possono sostenerla innervandola di
motivazioni e significati.
La scarsa attrattività del centro in quanto attore
politico non può essere assunta come indicatore
di un processo di assimilazione della figura del
centro sociale all’immagine di una qualsiasi altra
aggregazione, senza alcuna caratterizzazione sotto
il profilo dell’identità collettiva, anche in virtù del
fatto che la maggior parte degli intervistati
(35,5%) considera il centro alla stregua di “un
gruppo di impegno sociale”, mettendo in luce tre
aspetti:
– il centro sociale mantiene nella percezione dei
suoi frequentatori una forte configurazione di
gruppo orientato all’azione verso l’esterno, ed
anche gli aspetti simbolici che rinsaldano la
coesione interna, di identificazione con le
finalità del gruppo, di cura delle relazioni
intersoggettive si inquadrano in questo profilo
generale.
– distinguendo la vocazione all’impegno sociale
dall’iniziativa politica stricto sensu, la
maggioranza dei frequentatori sembra
segnalare quanto la natura politica del centro
appaia un contenitore troppo limitato per
comprendere la pluralità di significati sottesa
all’idea di centro sociale come ambito di
impegno sociale.
– l’identità del centro sociale, di fronte alla
ricchezza di modelli di identificazione che
esprime, non è riducibile a una concezione
omogenea al suo interno, sembrando piuttosto
rintracciabile proprio nella pluralità delle
rappresentazioni che vi abitano, dove la
componente (preponderante) genericamente
identificabile in “impegno sociale” si presta ad
essere interpretata come categoria plurale e
flessibile, fonte stessa di una “educazione” al
pensiero plurale e di un approccio alla politica
pragmatico e concreto.
Le donne inoltre sono nettamente più presenti,
rispetto alla componente maschile, tra i soggetti
che del centro sociale hanno un’idea di “gruppo
di impegno sociale” (40,7% contro 33,7% degli
uomini) e un’idea di “ centro di iniziativa politica”
(15,2% contro 11,3%), in un quadro di
sostanziale coerenza con quanto rilevato a
proposito delle motivazioni, ad indicare una
prevalenza tra le donne della visione del centro
come spazio di azione politico-sociale.
Non potrà stupire, alla fine di queste
considerazioni, che le componenti più sensibili
all’idea di centro sociale come “gruppo di
impegno sociale” siano anche quelle per le quali
il centro è in prima istanza un “luogo di ritrovo”: si
tratta delle fasce di età più giovani, quelle al di
sotto dei 25 anni.
Questa fascia di popolazione, che si sottrae allo
stereotipo che vorrebbe i giovani refrattari a
qualsiasi intrapresa collettiva in ambito sociale e
sensibili invece solo al richiamo dell’elemento
ludico-ricreativo, meglio si presta ad illustrare
come la differenza tra attività espressive e azioni
strumentali si riveli in effetti una distinzione (per
quanto utile dal punto analitico) di due
dimensioni dell’azione collettiva che nei
comportamenti concreti trovano spesso modo di
intrecciarsi, rendendo complesso decifrare con
sicurezza cosa si intenda per “socializzante”
nell’esperienza reale delle persone. La
compresenza di queste due dimensioni
dell’azione consente anzi di osservare proprio
come in realtà esse convivano tra soggetti affini e,
ancor più, nell’immaginario degli stessi singoli
soggetti.
Da segnalare infine l’idea di “impresa sociale”,
attestata su un significativo 7,4%, rilevante dal
punto di vista quantitativo se si considera che
questa definizione di centro sociale è stata
proposta in un quadro di scarsità di informazioni,
ovvero in un periodo in cui era molto recente la
sua adozione nel vocabolario della pubblica
discussione, e ancor più nella pratica, di
importanti settori del mondo no-profit, del
volontariato e dell’associazionismo che lo hanno
originato.
Tanto più rilevante se messo in relazione ad una
cultura generalmente restia a declinare la propria
azione in termini di attività economica, ancorché
declinata a scopi sociali, caratteristica di ampia
parte dei centri sociali.
Solo il 17% dei frequentatori (polarizzati intorno
alle due classi estreme d’età) avverte invece
l’esigenza di “organizzare iniziative politiche
generali”, quasi ad indicare che sempre meno
l’impegno in ambito sociale, nella forma delle
iniziative culturali o di attività di tipo solidaristico,
è disponibile a vedersi classificato come attività
politica; quest’ultima, anzi, sembra venire sempre
più intesa come attività specializzata, da “ceto
politico”, attività che esige un differimento delle
gratificazioni e dei vantaggi conseguenti
all’azione, e dunque motivazioni all’agire,
difficilmente trasferibili.
A sostegno di questa lettura si può considerare la
presenza simultanea nella classe generazionale di
coloro che hanno più di 35 anni di atteggiamenti
apparentemente opposti (più politica, meno
impegno sociale), che sembra marcare una
mancanza di contiguità, nella percezione dei
soggetti, tra dimensione politica e dimensione
sociale, una percezione di separatezza tra il “fare
politica” il “fare società” più spiccata in
generazioni formatesi in stagioni passate del
movimento.
F ONT I UT ILIZ Z ATE
Andrea Membretti, Leoncavallo: un’impresa per la qualità
sociale. Culture e pratiche al servizio di un Welfare civile,
tesi di Dottorato in Sociologia, 2000-2001.
Consorzio Aaster, Centro sociale Cox 18, Centro sociale
leoncavallo, Primo Moroni, Centri sociali: geografie del
desiderio, Milano, Shake edizioni, 1996.
polisemia di un luogo
Il terzo indicatore di atteggiamenti, quello che
descrive ciò che si attendono i frequentatori dal
centro sociale, ovvero la “domanda” espressa,
fornisce ulteriori elementi su cui riflettere.
La richiesta principale verte sull’aumento delle
iniziative culturali (39,4%), cui seguono le
necessità di più frequenti iniziative in quartiere
(24%) e di un maggiore impegno di solidarietà
nel campo dell’esclusione sociale (21,1%).
L’azione sociale dunque non viene meno
(vocazione cui i centri sociali sembrano essere
chiamati a tenere fede), a fronte di una domanda
di loisir, di socialità, di comunicazione sociale e di
cultura.
L’identificazione del centro sociale come spazio di
socializzazione, di pratica di rapporti
personalizzati, di uso del tempo libero (nel senso
più ampio del termine), trova nel campo culturale
il terreno più consono per la propria realizzazione.
La netta prevalenza delle attese sul piano
culturale sembra descrivere il terreno sul quale
convergono dimensioni diverse dell’agire
collettivo, dell’”essere in comune”, l’ambito
privilegiato dove la domanda di senso può trovare
espressione nell’organizzazione pratica di
iniziative e nel quale si dissolve, in via
tendenziale, la frattura tra azione “per sé stessi” e
azione “nei confronti dell’esterno”.
La concretizzazione del senso di un “noi” in azione
pratica, il riconoscimento del “noi” nell’azione in
corso d’opera, l’identificazione dei destinatari
dell’azione – insieme, nel “noi” e negli “altri”rappresentano i tre capisaldi su cui si regge la
presenza dei centri sociali, nella domanda
espressa dai frequentatori e il campo culturale ne
rappresenta il terreno elettivo.
A questo concorrono alcuni caratteri peculiari
della produzione culturale e dell’iniziativa a lei
legata: la non selettività, la fruibilità in termini di
consumo, la possibilità di reimpiegare
competenze ed interessi maturati nella sfera
privata dei soggetti in ambiti professionali o
semiprofessionali, la relativa vicinanza, quanto ad
interessi e competenze, tra organizzatori e
potenziali fruitori, la possibilità di finalizzare
l’iniziativa al sostegno di attività ulteriori (in primis
iniziative sociali e politiche).
17
progetti, strutture, attività
18
PROGE T T I, S TRUT TURE, AT T I VI TÀ
BILANCIO SOCIALE 2006
ACCOGLIENZA
A CCOGLIENZ A
LABORATORIO GRAFICO
LABORATORIO DI TEATRO
IL BARETTO
C.I.R.T
RADIO ONDA D’URTO
LA CUCINA
ASSOCIAZIONE MAMME ANTIFASCISTE
DEL LEONCAVALLO
LABORATORIO DI COMUNICAZIONE
SPORTELLO LEGALE
AREACOM
SOUNDSPLATTERS
BRAIN SPLATTERS
OPENEARS
CAMBIARE MUSICA
LIBRERIA
HEMP BAR
CONCERTI
ASSOCIAZIONE
FORESTA DELLE IDEE
L’avvio dell’esperienza dell’Accoglienza ha la
finalità di soddisfare i bisogni sempre più
articolati della popolazione, tra i quali emerge
drammaticamente quello abitativo e di prima
accoglienza. Il servizio è principalmente rivolto a
persone adulte in situazione di difficoltà o di
rischio di marginalità, che necessitano di uno
spazio “neutro” e sicuro dove elaborare un
progetto di autonomia personale (inserimento o
reinserimento nel mondo del lavoro, ricerca della
casa).
La struttura, attivata informalmente nell’inverno
1998 allo scopo di rispondere all’emergenza
freddo, nel 2006 è stata completamente
ristrutturata per mettere a disposizione della città
uno spazio di accoglienza “leggera”.
L’attività di accoglienza si contraddistingue per
l’offerta di uno spazio attrezzato dove sono
possibili permanenze di breve durata, coniugate
con il costante supporto al soddisfacimento delle
esigenze primarie dell’ospite, in connessione con
le attività già presenti nel Centro. Tutti gli ospiti
presenti (per il 90% stranieri migranti), durante
tutto il periodo della loro permanenza, possono
usufruire di strumenti atti allo sviluppo di
un’autonomia funzionale, quali:
– consulenza su permessi di migranti,
accoglienza soggiorno e sulla legislazione
vigente in materia di immigrazione;
– consulenza e accompagnamento per l’esercizio
del diritto alla salute tramite il Servizio
Sanitario Nazionale o agenzie del privato
sociale;
– consulenza e accompagnamento sulle
problematiche relative alla questione abitativa
e alla ricerca attiva del lavoro;
Lo spazio è composto da più stanze comunicanti
tra loro da tre letti ciascuna. Uno spazio comune
attrezzato (cucina, televisione, ecc...) e tre bagni
con doccia completano la struttura. Una stanza
da otto letti è destinata alle emergenze, alle
brevissime (una o due notti). Tutta la struttura è
riscaldata con impianto autonomo. L’allestimento,
sito al primo piano dello stabile, ha richiesto
l’impiego economico e organizzativo di tutte le
strutture del Centro e un consistente impegno di
lavoro volontario.
LABORAT ORIO GRAFICO
Il laboratorio grafico del Leoncavallo è un gruppo
informale costituito con l’intenzione di coordinare
diversi singoli artisti, gruppi, studenti e creativi
operanti dentro e intorno al Centro, condividendo
spazi, attrezzature e strutture. Rifacendosi alle
pratiche ed al patrimonio storico delle precedenti
esperienze di laboratori grafici e artistici che si
sono avvicendati nella storia del Leoncavallo,
scopo del laboratorio è quella di creare una
“Factory” in campo artistico e culturale, sul
modello di simili esperimenti internazionali, dalla
Rote Fabrik di Zurigo, all’Abc No Rio di New York,
al Klub Mochvara di Zagabria (per nominare solo i
più attivi), dove artisti e tecnici con diversi anni di
esperienza incontrano giovani artisti, insegnando
tecniche, condividendo esperienze e collaborando
in proposte culturali e artistiche, sia
collettivamente sia individualmente.
Il laboratorio è attualmente composto da
architetti, pittori, fotografi, grafici, serigrafisti e
scenografi che operano nei rispettivi campi da
diversi anni, collaborando, tra l’altro,
all’allestimento di diverse mostre di grafica,
pittura, design, fotografia, ecc.: così prosegue il
percorso iniziato come HIU oltre 15 anni fa, con
esposizioni di artisti da tutto il mondo.
Il laboratorio di serigrafia è attivo in
collaborazione con Firehouse Europe (sezione
europea del gruppo artistico americano Firehouse
Kustom Art Co.), con l’intento di realizzare
workshop professionali di serigrafia caratterizzati
dalla massima apertura. Gli artisti di Firehouse,
sia nella sezione americana che in quella
europea, hanno esposto nelle gallerie e negli
spazi espositivi delle maggiori città dei due
continenti, comparendo in diverse pubblicazioni:
Art Of Modern Rock Posters (Chronicle Books, SF
2004); Swag! Poster Art! (Swag Publishing, UK
2003); World War III Illustrated (New York),
Eyesore (coprodotto dal Coniglio Editore, Roma e
Last Gasp Publishing, San Francisco, 2003).
Per quanto riguarda la serigrafia, attualmente
stiamo collaborando con diversi collettivi, gruppi
musicali, grafici e artisti per la produzione di
materiali promozionali o di opere grafiche su tela.
progetti, strutture, attività
– corsi di italiano del Laboratorio di
Comunicazione;
– corso di alfabetizzazione informatica sul
modello della Patente Europea del Computer,
corsi di alfabetizzazione informatica e di
specializzazione;
– mediatori linguistico-culturali (un ex studente
della scuola di italiano, insegnanti della scuola
e volontari anche presso Naga, Naga-Har e
altre associazioni).
19
progetti, strutture, attività
20
Il laboratorio fotografico, completo di camera
oscura per la stampa da pellicola, nonché
attrezzature per elaborazione e stampa digitale è
attualmente in fase di ristrutturazione. L’archivio
fotografico del laboratorio comprende, documenti
sui movimenti politici, sociali e culturali degli
ultimi 30 anni.
Il laboratorio grafico collabora con l’Archivio
Leoncavallo che comprende tutto il materiale
storico, culturale, sociale e documentaristico
prodotto dal Leoncavallo e sul Leoncavallo.
Libri, riviste, giornali, documenti, volantini, foto,
manifesti, pellicole, video, audio, ecc., insomma,
tutto quanto racconta la storia di questo luogo, di
chi l’ha attraversato, della città che gli sta intorno
(o per lo meno quello che di questo archivio è
sopravvissuto a sgomberi, danneggiamenti).
Tra le mostre ed allestimenti si possono citare i
più significativi:
– HIU Happening Internazionale Underground –
10 edizioni a cadenza quasi annuale di mostre
collettive, dal 1990 ad oggi, oltre a singole
mostre di specifici artisti; HIU ha ospitato artisti
provenienti da tutto il mondo, dando spazio sia
a nomi affermati sia a giovani sconosciuti e
creando un network di esperienze,
collaborazioni e contatti attivo e vitale.
– Le esposizioni collettive HIU e dei singoli artisti
del network, oltre che nel Leoncavallo, sono
state realizzate in vari centri sociali,
associazioni culturali, università (Politecnico di
Milano), Comuni italiani: Vimercate (MI),
Vigevano (MI), Paternò (CT), nonché all’estero:
Ass. Culturale Mulini, Lugano (Svizzera) e
Mission Badlands Gallery, San Francisco CA
(USA).
LABORAT ORIO DI TE ATRO
Il Laboratorio di Teatro Nato nel 1984 è passato
attraverso le varie sedi in cui il Leoncavallo si è
dovuto spostare.
Ogni anno, a ottobre, riparte il Laboratorio di
Teatro del Leoncavallo. In questi 22 anni circa
800 persone (dai 16 ai 74 anni) hanno provato a
far teatro in modo diverso da quello tradizionale,
e diverso anche da quello elitario e
autoreferenziale di una certa avanguardia. Si
tratta di un teatro politico, ma non di propaganda,
un teatro svincolato da ogni condizionamento di
natura economica e di potere.
Ogni anno ai partecipanti (variano dai 14 ai 25)
si insegna la forma di espressione drammaturgica
che sembra riservata agli specialisti. I
partecipanti, con opportune tecniche,
comprendono di essere in grado di apprendere
questa forma di espressione e farla loro senza
omologazioni, anzi esaltando ognuno la proprio
diversità. Non a caso lo slogan del laboratorio è:
“Ricordati. Tutti possono fare teatro, tranne gli
attori, naturalmente”.
L’attività è strutturata in due gruppi:
– Il Laboratorio, che lavora da ottobre a giugno
(7 ore settimanali).
– Il gruppo teatrale Glinfondoasinistra, che
raccoglie coloro che sono rimasti dagli anni
precedenti, cercando di migliorare
l’affiatamento del gruppo e l’efficacia del
nostro lavoro (anche loro sette ore settimanali,
incrementabili quando si sta per andare in
scena).
Grazie al lavoro volontario è stato strutturato uno
spazio teatrale dotato di palcoscenico, doppio
sipario, otto fari con mixer, impianto voci,
proiettore dia e 60/80 posti a sedere.
Siccome non si tratta di uno spazio privato, è a
disposizione di altri gruppi teatrali. Attualmente lo
utilizzano per le loro prove ed esercizi il CIRT di
Mario Ruggeri, Il Posteggio Abusivo di Seba e
Pizzo, il KOR di Rocco e Alice, il Teppagate di
Simone, il Teatro di Pace di Marcoviola.
Il lavoro svolto (sia per il Laboratorio sia per il
Gruppo Teatrale) ha sempre come fine la
contiene in ogni puntata quattro o cinque testi
teatrali (ne sono state trasmesse 32 puntate).
Ogni due mercoledì il Baretto del Leoncavallo
ospita Il caffè letterario, uno spettacolino di
mezzora, a volte drammatico, a volte comico
(finora le rappresentazioni sono state ventisei).
Oltre alle rappresentazioni al Leoncavallo (con un
minimo di sei repliche), gli spettacoli hanno
girato: per i centri sociali, Arci e circoli vari,
tenendo spettacoli a Cremona, Padova, Bologna,
Firenze, Roma, Brescia, Arcore, Piacenza,
Casalpusterlengo, tre volte alla Statale, tre volte
alla Bicocca, due volte al Punto Rosso e in quasi
tutti i centri sociali di Milano e periferia.
Con queste due iniziative il Laboratorio ha fatto
conoscere, oltre ad autori noti come Brecht,
Calvino, Ceronetti, Flaiano, Sermonti, Bulgakov,
Arbasino, Laing, Alan Bennet, Saul Bellow, Max
Aub, Sanguineti, Gregory Corso, anche autori
quasi sconosciuti come Alisdar Gray, Ariel
Dorfman, Michele Firinu, Jo Carson, Charms, Paola
Ceretta, Bruno Pizzo, Maurizio Mancuso, Sante
Notarnicola, Franco Costabile, Serena Maglietta,
Nuccia Cesare.
ELENCO DELLE “PRODUZIONI”
– Tempi felici (collage di autori vari sulla
repressione);
– Fessure (testi di Ceronetti e Luciano di
Samostrata);
– La Città degli animali (collage di testi
brechtiani);
– La Cimice di Majakovskj;
– Macello (libera riduzione da Santa Giovanna
dei Macelli di Brecht);
– Taci di Ronald Laing;
– L’Opera da tre soldi di Brecht (con l’orchestra
Metropolis);
– Coraggio mammà (libera riduzione di Madre
Coraggio di Brecht);
– Ogni guerra è sempre l’ultima (collage di testi
teatrali di Brecht, Benni, Firinu e Ceretta sulla
guerra);
– Monolocale di Ronald Laing;
– Il compleanno di Harold Pinter;
– Iene (libera riduzione dal film di Tarantino);
– Capolinea (libera riduzione da Finale di artita
di Beckett);
Attualmente è prevista una nuova edizione de
L’Opera da tre soldi di Brecht, e ad una riduzione
de L’incarico di Durrenmatt. Poi c’è il difficile
progetto di affrontare Il signor Mani di Yeoshua.
A cura del Laboratorio è la trasmissione di Radio
Onda d’Urto, Il resto è silenzio, 45 minuti e
progetti, strutture, attività
creazione di uno spettacolo che permette di
rapportarci con un pubblico: l’espressione deve
sempre essere comunicazione, cioè aver presente
che cosa si vuole esprimere, perché e a chi.
Ogni anno (con poche eccezioni) è stato
rappresentato almeno uno spettacolo.
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progetti, strutture, attività
22
IL B ARE T T O
Il Baretto è una struttura del Leoncavallo nata
nella sede storica di via Leoncavallo come spazio
ludoteca e ha accompagnato il Centro in tutti i
suoi spostamenti forzati fino a via Watteau. Con
l’inizio del 2001 si è formato un nuovo gruppo di
gestione.
Anche il Baretto è una delle strutture
fondamentali per il funzionamento del Centro e
una fonte di autofinanziamento.
Il Baretto è ubicato in fondo al cortile del Centro e
accoglie una frequentazione eterogenea e
multietnica; all’aperto, nello spazio antistante, nel
periodo primaverile ed estivo sono offerte ulteriori
opportunità di incontro e convivialità per persone
di tutte le età. La mescita di bevande alcoliche e
non a prezzi contenuti, si coniuga con la
possibilità di partecipare alle iniziative
programmate.
La struttura è aperta tutti i giorni, tranne il lunedì
quando ospita l’assemblea del Centro.
PRINCIPALI ATTIVITÀ PIANIFICATE DEL BARETTO
– Mercoledì, ogni due settimane Il Caffè
Letterario, in collaborazione con il Laboratorio
di Teatro;
– Giovedì, Jam Session con la partecipazione
aperta al pubblico per chi volesse suonare
insieme con un trio di base di professionisti e
insegnanti: il gruppo mette a disposizione la
strumentazione. La Jam Session è un momento
di scambio culturale tra individui diversi per età
e percorsi culturali.
– Venerdì, vengono presentati gruppi emergenti o
DJ di vario genere: Rock, Blues, musica
popolare elettronica, Hip Hop, Reggae.
– Sabato, serata dedicata al ballo con vari DJ,
fino a notte inoltrata.
– Domenica, Il Baretto è gestito da collettivi o
associazioni.
Oltre a questa programmazione, Il Baretto ha
ospitato: presentazione di libri, proiezione di film
o documentari, letture di poesia, dibattiti e tavole
rotonde. Tra queste attività si possono citare, a
titolo di esempio:
– la collaborazione con il teatro civile di Daniele
Biacchessi, giornalista e scrittore civile: spesso
accompagnato da un musicista, racconta storie
e misteri dell’Italia (per esempio, La fabbrica
dei profumi su Seveso, Fausto e Iaio);
– Star bene al Leoncavallo con l’associazione
culturale Mudra;
– Canti arrabbiate canti innamorati: storie di
amore storie e lotte d’amore, di lavoro e di
festa.
– Nati in riva al mondo, viaggio con Pablo Neruda
di Mauro Di Domenico;
– Balli in maschera e costumi tradizionali con il
gruppo Rio Loa;
– Demoliendo Tangos, un repertorio di alta
qualità con brani firmati Mizrahi
Il C.I.R.T. è un gruppo di ricerca teatrale milanese
ha fondato nell’aprile del 2001 dopo una prima
ricerca cominciata nel dicembre 1999 in una
cantina.
Il C.I.R.T. svolto la loro attività dal 2001 al 2003
in una sala prove affittata grazie ad
autofinanziamenti.
Nel luglio 2003 il C.I.R.T. è partito per la Polonia
dove ha potuto confrontarsi positivamente con
quattro gruppi di ricerca polacchi, e condividere le
esperienze teatrali. Da settembre 2003 a
dicembre 2003 il C.I.R.T. è rimasto senza sede a
causa della mancanza di fondi.
Nel dicembre 2003 il Leoncavallo accetta di
ospitare le attività del C.I.R.T. negli spazi dedicati
al teatro. Quindi ha inizio la permanenza del
C.I.R.T. all’interno del Centro.
Grazie a questo accordo, il C.I.R.T. ha trovato uno
spazio gratuito nel quale può svolgere la propria
attività di ricerca in una sala pubblica autogestita.
Insieme a Eva Antas (Spagna), Marie Oms
(Francia), Marcello Trotter (Italia), Elena Marangakis
(Grecia), Andrea Fici (Italia), Marcello Frigerio
(Italia), e altri che hanno collaborato per più brevi
periodi di tempo, sono state create alcune opere
performative (sito fotografico: www.teacirt.it):
– La caduta / la tempesta / Il doppio / Feggaraki
Quattro studi successivi sull’ epopea di
Gilgamesh;
– Il Minotauro
Uno studio sul mito greco del Minotauro o del
labirinto o del filo di Arianna;
– Vassilissa (Il sacrificio)
Uno studio sulla fiaba russa del personaggio
omonimo;
LA RICERCA ATTUALE È DIVISA IN TRE AREE TEMATICHE:
– La prima ha per oggetto. alcuni canti liturgici di
origine messicana attraversati da un racconto
Siriano (attuale Afghanistan) di Rumi, poeta
sufi fondatore della confraternita dei dervisci
Mevlevi;
– La seconda è un dialogo immaginario tra
Andrea e Giacomo, discepoli di Gesù, basata
su uno scritto apocrifo, il libro di Giovanni, dei
vangeli dualistici;
– La terza, tuttora in via di sviluppo, si basa su
alcuni scritti apocrifi dei primi secoli.
progetti, strutture, attività
C.I.R.T.
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progetti, strutture, attività
24
RADIO OND A D’UR T O
La prima emittente radiofonica accesasi al
leoncavallo ha funzionato un paio d’anni dal
1978 e si chiamava Radio Specchio Rosso.
Successivamente il centro ha aperto una vera e
propria battaglia contro la legge Mammì a ridosso
della sua approvazione attivando nella tre giorni
di parco lambro del settembre 1991 il primo
esperimento di radio pirata.
Per questo è stata aperta una radio sorgente
illegale, Radio Onda Diretta che ha trasmesso dai
tetti di via Leoncavallo fino al 2 luglio 1993
quando la Polizia Postale vi ha posto i sigilli;
un’esperienza limitata nel raggio d’azione, ma
fortemente simbolica con cui affermare che gli
spazi della comunicazine sono spazi sociali, da
sottrarre al mercato e restituire a coloro che
hanno l’intelligenza di gestirli.
Quell’esperienza comunque ha portato i suoi
frutti: dal febbraio 1994 è entrata in funzione
anche a Milano Radio Onda d’Urto, emittente
antagonista che in forma legale e in
collaborazione con la storica di Brescia nata nel
1985 per organizzare e gestire un servizio di
informazione culturale e sociale. Nel febbraio del
’94, con l’entrata in funzione di Radio Onda d’Urto
di Milano si realizza in forma compiuta il progetto
costituito dalla rete di gruppi, associazioni,
collettivi, centri sociali e realtà
dell’autorganizzazione.
La Redazione milanese, che trasmette da via
Watteau, ha realizzato, fra la seconda metà del
2005 e il 2006, 12 ore di diretta alla settimana,
suddivise fra spazi d’informazione e trasmissioni
musicali. Oltre la quotidiana programmazione la
redazione milanese ha seguito numerosi
appuntamenti grazie alla realizzazione di dirette, di
concerti, iniziative musicali, dibattiti, manifestazioni,
incontri realizzate sia all’interno del Centro sociale
stesso, quali per esempio la rassegna Critical Wine,
o La Festa del Raccolto, sia sul territorio
metropolitano.
La redazione si occupa di tutti gli aspetti gestionali
della redazione, dai contenuti agli aspetti tecnici, in
collaborazione con la redazione bresciana di Radio
Onda d’Urto; il palinsesto è suddiviso fra
trasmissioni a carattere informativo e trasmissioni
musicali che occupano una fascia oraria serale.
La redazione milanese della Radio vede coinvolti
circa una ventina di collaboratori fissi, oltre a una
fitta rete di contatti che interagiscono con la Radio
in maniera meno vincolata e più saltuaria. La
redazione si occupa anche di auto-finanziarsi
attraverso una serie di iniziative benefit, come
concerti e dj-set, che vengono organizzati nell’area
metropolitana di Milano.
IL PALINSESTO SETTIMANALE È COSÌ SUDDIVISO:
– Spazio Informativo, gestito dalla redazione
milanese, si occupa principalmente di attualità,
dei diritti fondamentali, e di cultura –
presentazione di libri – (il lunedì dalle ore
20,00 alle ore 21,00 e il martedì dalle ore
20,00 alle ore 21,00);
– Il Loggione è uno spazio informativo che tratta
di teatro, fotografia, danza. Vengono presentati
gli appuntamenti culturali della settimana ed
effettuate interviste ai protagonisti (il mercoledì
dalle ore 20,00 alle ore 21,00);
– Dirtywaves è una trasmissione che esiste da tre
anni e si occupa principalmente di musica
legata al circuito delle auto-produzioni. Durante
l’anno sono state fatte undici interviste a
gruppi, artisti ed etichette discografiche. La
trasmissione si occupa anche di promuovere i
concerti nell’area di Milano (il giovedì dalle ore
21,00 alle ore 22,00);
– Fango è una trasmissione che si propone di
trasmettere musica punk in tutte le sue forme e
di informare a proposito degli avvenimenti di
questo genere, come concerti, avvenimenti e
incontri (il giovedì dalle ore 22,00 alle ore
23,00);
– Riot Radio ‘Zine è una trasmissione che copre
tutto l’arco che va dal rock ‘n’ roll al punk hard
– core, è stata una delle prime trasmissioni di
Radio Onda Diretta prima e quindi di Radio
Onda d’Urto Milano (il giovedì dalle ore 23,00
alle ore 24,00);
– Lupo Ululì è una trasmissione che si occupa di
musica di nicchia, tra cui ambient, noise, dark
LA CUCIN A
La cucina popolare del Leoncavallo nasce in via
Leoncavallo 22 dalla necessità di realizzare uno
spazio sociale nel quale garantire un pasto a
modici prezzi a quanti al Centro dedicavano la
maggior parte delle ore di una giornata e che non
avrebbero potuto accedere a servizi di ristorazione
esterni troppo cari. L’iniziativa si caratterizza come
progetto d’intervento sociale e politico sul
territorio nel 1994, con l’occupazione in via
Watteau.
La Cucina popolare da anni, tutti i giorni Natale e
Pasqua inclusi, svolge la propria attività di punto
d’incontro per molte persone. La Cucina è una
delle strutture fondamentali per il funzionamento
del Centro e rappresenta una delle fonti di
autofinanziamento. Anche la Cucina, ha finanziato
i seguenti progetti sociali: scuola per migranti;
sportello migranti; sale per Radio Onda d’Urto;
sistemazione per corso Linus; Centro
documentazione; Pronto soccorso; Raccolta
indumenti per persone in difficoltà; sostegno
economico dell’Hemp Bar; sistemazione della
stanza delle Mamme Antifasciste; creazione degli
orti e dello spazio per cani sul retro del Centro;
laboratorio grafico; spazio accoglienza;
manutenzione ordinaria e straordinaria
(imbiancature, tetti, bagni, fognature, pulizia,
ecc.). Come l’Accoglienza è da supporto per chi
lavora al centro e per i gruppi di artisti che si
esibiscono.
LA CUCINA È POPOLARE PER VARI ASPETTI
– È luogo di socializzazione in quanto funzionante
grazie alla rotazione di persone, soprattutto
migranti, spesso inseriti nella struttura perché
in situazione di disagio economico. Il lavoro è
anche occasione di apprendimento della lingua
italiana, di confronto con altre culture e di
formazione professionale, con ottimi riscontri
nella ricerca di un posto di lavoro esterno, e, in
alcuni casi, si è sostenuto l’inserimento in corsi
professionali per cuoco ed aiuto cuoco.
– La frequentazione della Cucina è eterogenea.
Oltre agli avventori abituali del Centro, la
progetti, strutture, attività
ed electro, anche con la partecipazione di vari
ospiti, sia musicisti che etichette (il venerdì
dalle ore 20,00 alle ore 21,00);
– Funk People si occupa principalmente di funk,
ma anche di soul ed hip hop. Esiste da due
anni chi la conduce spesso porta i dj-set in vari
locali e centri sociali (ogni venerdì dalle ore
21,00 alle ore 22,00);- Entertainment è una
trasmissione reggae e il collettivo che se ne
occupa fa spesso dj-set in locali e centri
sociali, fra cui il Leoncavallo (il venerdì dalle
ore 22,00 alle ore 23,00);
– Brain Splatter è un audio rivista di musica e
culture elettroniche. Al suo interno ci sono
rubriche che riguardano le nuove uscite, gli
artisti emergenti, informazioni per i dj-set e
spazio antiproibizionista (il venerdì dalle ore
23,00 alle ore 01,00).
25
progetti, strutture, attività
26
Cucina è un punto di riferimento per tutti coloro
che vogliono cenare in un ambiente privo di
discriminazioni e ricco di socialità. Chi decide
di mangiare al Leoncavallo condivide alcuni
valori di solidarietà ed accoglienza portati
avanti negli anni.
– Concreta ed attiva presenza del Centro sul
territorio;
– Cena a sottoscrizione popolare oppure
completamente gratuita: la Cucina popolare
sostiene quotidianamente con pasti gratis
moltissime persone italiane e straniere che
attraversano un periodo di difficoltà. La Cucina,
al fine di accontentare il maggior numero di
frequentatori propone menù che tengano conto
delle diverse esigenze alimentari dettate da
religione o scelte personali come
l’alimentazione vegana, vegetariana, cene
etniche (a titolo di esempio: kurda,
ecuadoriana, ucraina), cene a tema in
occasioni di alcune iniziative (festa salentina,
Critical Wine);
Infine, la Cucina è popolare in quanto chiunque si
avvicina alla struttura viene ascoltato, può
tranquillamente esporre i propri problemi senza
temere giudizi. Grazie alla costante presenza, negli
ultimi anni sono state aiutate ed indirizzate nelle
apposite strutture migliaia di persone.
A SSOCIAZIONE MAMME
ANT IFA SCIS TE DEL LEONC AVALL O
Il gruppo delle mamme antifasciste del
Leoncavallo nasce come gruppo informale
all’indomani dell’assassinio di Fausto Tinelli e Iaio
Iannucci, su un tam-tam partito in maniera
spontanea e immediata dopo i fatti di via
Mancinelli, si costituisce in associazione nel
marzo del 1992 per diventare Onlus nel 2003.
L’attività dell’’Associazione si ripromette di fornire
concreta solidarietà e assistenza a coloro che
appartengono alle categorie socialmente deboli,
in stato di necessità e a rischio di marginalità ed
esclusione sociale.
L’ASSOCIAZIONE PERSEGUE I SEGUENTI SCOPI:
– Il rapporto tra le generazioni e il sostegno con
particolare attenzione ai processi di
socializzazione, di promozione delle
cooperazione umana e di una cultura
antiautoritaria e solidale, di prevenzione del
disagio e di tutela delle libertà personali e dei
diritti di cittadinanza;
– Diffusione di una coscienza civica e di
partecipazione responsabile;
– Il consolidamento dei legami sociali e di
comunità, e l’attivazione dei processi di
inclusione sociale attraverso relazioni di aiutoaiuto.
Tali obbiettivi vengono perseguiti prevalentemente
attraverso attività continuative o eventi particolari,
progettazione di campagne e adesione a quelle
proposte da altri ritenute in sintonia con gli scopi
sociali dell’Associazione.
ATTIVITÀ SVOLTE:
– Incontri, dibattiti, video finalizzati alla tutela
dell’esperienza dei centri sociali autogestiti
luoghi in cui centinaia di migliaia di giovani
trovano concrete possibilità di socializzazione e
di espressione;
– Attività ventennale di sensibilizzazione volta a
impedire l’archiviazione dell’inchiesta
–
–
–
–
–
–
–
–
– Recupero della cultura della canapa nel nostro
paese;
– Mostre d’arte con artisti da fama internazionale
(Arcangelo, Baj, Pistoletto, ecc.);
– Un “concorso di idee” rivolto a giovani artisti
per un’opera dedicata a Fausto e Iaio;
– Bonifica e apertura per il quartiere dello spazio
verde retrostante il Leoncavallo.
progetti, strutture, attività
–
sull’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo
Jannucci, militanti del Leoncavallo, uccisi nel
1978, per mezzo della produzione di materiale
video e libri, e l’organizzazione di
manifestazione dibattiti ed incontri, concerti sia
a Milano sai nel resto d’Italia.
Servizio di accoglienza migranti a rischio di
consolidamento della propria condizione di
esclusione sociale (accompagnamento nel
percorso di regolarizzazione e di inserimento sul
territorio; raccolta fondi; ospitalità temporanea;
sostegno della ricerca di un alloggio e dei
ricongiungimenti familiari; insegnamento della
lingua italiana);
Raccolta fondi a sostegno delle iniziative di
solidarietà nei confronti di bambini stranieri
malati (inoltre raccolta fondi per la costruzione
di una scuola per i bambini di Cernobyl);
Campagna cittadina di solidarietà al campo
nomadi di via Barzaghi a Milano con la
donazione di beni di prima necessità, (roulotte,
materassi coperte);
Raccolta fondi per l’acquisto di
un’autoambulanza destinata a Cuba;
Iniziative di solidarietà, raccolta fondi e
scambio esperienze con le Madri de Plaza de
Mayo (Argentina);
Iniziative di solidarietà e sensibilizzazione alle
lotte della popolazione indigena del Chiapas
(Messico): raccolta fondi, carovane ed incontri
internazionali;
Iniziative di solidarietà attraverso la raccolta di
sottoscrizioni, e l’invio di pubblicazioni, libri a
materiale cartaceo a soggetti detenuti,
aderendo tra l’altro alla campagna per la
libertà a Silvia Baraldini, Leonard Peltier,
Mumja Abu Jamal;
Campagna di sensibilizzazione e di prevenzione
sull’aids, con la distribuzione gratuita di
preservativi e l’organizzazione di dibattiti cui
hanno partecipato tra gli altri Vittorio Agnoletto,
con l’organizzazione di concerti in
collaborazione con la L.I.L.A. e la COLCE
(coordinamento delle prostitute);
Iniziative sulla memoria storica grazie ad
incontri con ex partigiani, concerti con il coro di
mondine,
27
progetti, strutture, attività
28
LABORAT ORIO DI COMUNIC AZIONE
La scuola di italiano per migranti nasce
nell’autunno del 2000 per soddisfare le esigenze
di apprendimento degli ospiti e dei collaboratori
delle strutture interne al Centro. Nel 2002, con
l’elaborazione di un progetto più complesso e
articolato, la scuola prende il nome di Laboratorio
di Comunicazione, per significare il senso di
sperimentazione relazionale e comunicativa a più
livelli che vi è racchiuso.
Infatti, il Laboratorio di Comunicazione si pone
come incrocio di storie di vita e snodo di
socialità, come luogo di sperimentazione di
reciprocità culturale, di scambio di esperienze,
contenitore d’accoglienza e di reciproca
solidarietà. Infine, come base di percorsi di
cittadinanza attiva e realmente partecipativa.
La scuola è uno spazio polivalente, infatti, per
corrispondere alle aspettative personali e alle
problematiche contingenti dei migranti l’attività
scolastica è integrata con l’orientamento sociale,
la consulenza legale, i corsi di informatica, il
sostegno nei rapporti con
banche/finanziarie/agenzie casa/assicurazioni.
Tale progettualità è maturata grazie al contributo
di 25 volontari ciascuno dei quali si è impegnato
secondo le possibilità personali, aggiungendovi
l’organizzazione o la partecipazione a eventi
interni ed esterni al Centro (utili talvolta
all’autofinanziamento della struttura scolastica) e
riunioni mensili di verifica, scambio e
formazione/autoformazione.
La formazione/autoformazione riguarda le
seguenti aree:
– didattica – metodologie – strumenti e materiali
– relazione – ascolto – mediazione sociale e
culturale
– aspetti sociali e culturali
– aspetti legislativi.
L’organizzazione scolastica prevede cinque classi:
alfabetizzazione, base 1, base 2, intermedio,
avanzato che usufruiscono di due lezioni
settimanali, ciascuna di due ore. La scuola
dunque è aperta dal lunedì al venerdì dalle 20.30
alle 22.30, tranne che a luglio e agosto, mesi in
cui è aperta tre giorni alla settimana, unica in
tutta Milano.
Con tali premesse il progetto denominato Non
Solo Italiano ottiene l’approvazione della Provincia
di Milano ed il finanziamento regionale per il
periodo settembre 2005-settembre 2006 di
9.800 Euro.
Nel corso degli anni si registrano circa 500
iscrizioni ai corsi di italiano (400 negli ultimi tre
anni). La stragrande maggioranza (oltre l’80%)
degli studenti proviene dall’Egitto, la minoranza
riguarda svariati Paesi: Algeria, Argentina, Bolivia,
Camerun, Costa d’Avorio, Cina, Ecuador, Kossovo,
Marocco, Nepal, Palestina, Perù, Romania, Russia,
Salvador, Sri Lanka, Sudan, Tibet, Togo, Tunisia,
Turchia (kurdi), Ucraina. Hanno partecipato alle
lezioni anche provenienti da della Comunità
Europea, come Francia, Germania, Lussemburgo,
Spagna. C’è una frequentazione soprattutto
maschile (oltre il 90%) che abita prevalentemente
una vasta area attorno al Leoncavallo suddivisa in
tre principali zone disposte in ordine decrescente:
– Loreto, viale le Monza, viale Padova;
– Affori, Bovisa;
– Maciachini, Centrale, Greco.
L’attività lavorativa prevalente degli studenti
riguarda il settore edile, attività per lo più in nero
e precaria. Spesso le competenze dovute tanto
all’esperienza lavorativa quanto ai titoli di studio
pregressi sono attinenti all’attuale lavoro. I più si
sono diplomati in corsi professionali relativi o
connessi al campo edile o meccanico e in corsi
tecnico industriali o commerciali di durata che
può variare da 1 fino a 5 anni. In minoranza chi
ha compiuto solo gli studi elementari o medi e
altrettanto i laureati. Pochi gli analfabeti nella
lingua madre, sebbene molti abbiano bisogno
dell’alfabetizzazione latina.
Nel corso del 2006 il Laboratorio di
Comunicazione promuove la rete Scuole Senza
Permesso per condividere la quotidiana
esperienza a contatto con i migranti e favorire un
reciproco scambio formativo.
Primo strumento di cui va a dotarsi la rete: un sito
internet volto a una continua messa a
SPOR TELL O LEG ALE
Lo Sportello Legale è stato costituito nella
primavera del 2005 per fare fronte alle continue
richieste di consulenza in materia di diritto del
lavoro, diritto familiare, dinamiche relative al
diritto comunitario (permessi di soggiorno,
ricongiungimenti familiari ecc.).
Lo Sportello Legale è attivo ogni mercoledì a
partire dalle ore 21,00, usufruisce di uno spazio
proprio e si avvale della collaborazione di alcuni
compagni impegnati in problematiche sociali.
Attraverso tali sinergie è così possibile intervenire
su due fronti (sociale e giuridico) in relazione a
situazioni che presentino profili di disagio e di
indigenza.
D’altra parte Lo Sportello Legale, anche
avvalendosi di collaboratori esterni, ha inoltre
promosso degli incontri funzionali all’esplicazione
della normativa inerente la regolamentazione dei
rapporti di lavoro con cittadini stranieri con
particolare riferimento al “Decreto Flussi”.
I prossimi obiettivi sono la costituzione di un
centro di documentazione giuridica che informi e
tenga costantemente aggiornati gli organismi
preposti alla tutela dei lavoratori sugli ultimi
sviluppi in tema di diritto del lavoro e diritto
comunitario attraverso la raccolta e la selezione di
sentenze, articoli e commenti.
progetti, strutture, attività
disposizione di risorse differenti e complementari
e l’obiettivo di raccogliere dati sulle scuole del
territorio milanese (indirizzi, orari delle lezioni,
attività), pubblicizzare eventi ed incontri,
pubblicare materiali formativi, offrire informazioni
utili sia agli operatori che ai migranti.
Gli studenti più partecipi delle diverse scuole
portano lo striscione della Scuole Senza
Permesso alle ultime due edizioni della May Day e
alla manifestazione del dicembre 2005 a Roma
organizzata dalle reti migranti nazionali. Nel
periodo pre e post elettorale la rete organizza due
importanti eventi, il primo con spettacoli di teatro
e cabaret, giochi, musiche, danze e un ricco
buffet, in cui vengono chiamati al confronto sul
programma i candidati dell’Unione. Il
protagonismo dei migranti pervenuti delle svariate
scuole suscita notevole interesse e la rete viene
riconosciuta come interlocutore sociale e politico.
Dopo il secondo evento a seguito delle
amministrative, ridimensionato nei suoi aspetti
ludici ma più particolareggiato dal punto di vista
del dibattito, le Scuole Senza Permesso sono
chiamate a partecipare al Tavolo Costituente del
Consiglio Migranti della Provincia di Milano.
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progetti, strutture, attività
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ARE A COM
ATTIVITÀ
Il gruppo di persone che con l’occupazione degli
spazi di via Watteau ha dato vita all’AreaCom si
pone a garanzia della massima circolazione di
un’informazione efficiente, non sottoposta ad
alcun tipo di controllo. L’informazione è
fondamentale per il funzionamento politico,
organizzativo e strutturale del Centro Sociale
Leoncavallo, soprattutto dopo la significativa,
seppur tragica esperienza del G8 di Genova
(luglio 2001).
A partire dal 2001 il gruppo di AreaCom ha
individuato nuovi obiettivi e modalità al fine di
contribuire concretamente alla costruzione di un
nuovo mondo possibile, in una società
globalizzata, che si configura come società
dell’accesso che è negato ai più.
Con questa finalità si struttura una redazione che
si riunisce ogni martedì sera.
Durante il 2001/2002 nella stessa sede della
redazione e della segreteria si sono svolte le
riunioni settimanali del gruppo Comunicazione del
Milano Social Forum.
Dal settembre 2004 è partita la sperimentazione
di un percorso di ricerca sulle Creative Commons,
progetto che rappresenta pienamente la
sensibilità nei confronti della libera circolazione
dei saperi di questo gruppo.
Sperimentando con i vari gruppi musicali, che
hanno partecipato a questo progetto, si è cercato
di comprendere al meglio i vari pregi e i possibili
aspetti critici nell’utilizzo del metodo open di
condivisione dei propri lavori, dando possibili
risposte alle problematiche riscontrate.
Questo ha permesso di ampliare il bacino di
utenza e aumentare il numero delle opere
licenziate attraverso Creative Commons,
producendo, inoltre, diversi materiali informativi e
di analisi,
permettendo ai vari artisti di esibirsi dal vivo allo
spazio Hemp in uno scenario come quello
milanese che “impedisce” l’espressione artistica a
chi non è in linea con i “gusti” delle major
(www.leoncavallo.org/critical).
– Ufficio Stampa,
– Rassegna stampa
– Produzione e distribuzione (dentro e fuori dal
centro sociale) di:
– Materiali scritti e grafici (comunicati,
documenti, volantini, manifesti e flyer)
– Audio (registrazioni, interviste, trasmissioni
radio e web)
– Video (filmati e documentazione di movimento)
– Aggiornamento del sito www.leoncavallo.org
– Corsi di alfabetizzazione informatica su svariate
tematiche
– Corso di Linux (arrivato al terzo ciclo di lezioni)
– Incontri pubblici su temi di open source, no
copyright e libera circolazione dei saperi,
introducendo una sperimentazione sulle
Creative Commons
– Organizzazione di trasmissioni radiofoniche di
approfondimento sulle tematiche legate ai
liberi saperi e ai saperi liberati
– Amministrazione della rete del Leoncavallo.
– Ha gestito le dirette on-line da Porto Alegre
(Brasile, febbraio 2002), da Genova (luglio
2002) e di tutte le maggiori manifestazioni
nazionali del 2002-2003-2004 (con la
partecipazione a Global TV). Il 5 aprile 2003
sono iniziate in via sperimentale le trasmissioni
di Greco TV, un’emittente di quartiere con sede
presso il Leoncavallo.
SOUNDSPLATTERS
Il progetto nato al Leoncavallo oltre 10 anni fa è
stato attivo anche durante il 2006 nel campo
della promozione culturale e artistica nell’ambito
della musica elettronica e delle “neo culture
digitali”.
Negli studi dell’emittente Radio Onda d’Urto
ospitati nel Centro, è stata prodotta la
trasmissione settimanale BrainSplatters, dedicata
all’ascolto e alla divulgazione grazie a rubriche su
new release di musica elettronica non
commerciale e sperimentale, bollettini informativi
su party, contest e festival, e radiodiffusione di un
cd demo di dj emergenti diversi ogni settimana.
Nel corso di una stagione sono state trasmesse
40 puntate (120 ore) che nella loro realizzazione,
oltre alla regia, curata in alternanza da alcuni dj
resident: Phobos, Face, Bentley, hanno coinvolto
ospiti italiani ma anche provenienti da altri paesi
europei ed extraeuropei, (Spicies-Serbia, Driss-Fr,
Tamir-Is, Rinkadink-Sud Africa, Etnica-ES) e molti
altri ancora per interviste e dj set. Inoltre hanno
partecipato tanti giovani artisti emergenti che
accedevano alla studio per apprendere il
funzionamento di una regia radio o gli ascoltatori
che chiamavano in studio inviavano mail.
Il progetto ha pubblicato il sito
www.soundsplatters.net, contenente articoli e link
relativi ai sopraccitati argomenti ed a altre
tematiche. Inoltre è presente una sezione
dedicata agli artisti che vi possono pubblicare il
proprio profilo, eventualmente con fotografie, e
uploadare i propri file musicali E ancora il sito
raccoglie le informazioni sulle attività relative al
progetto e pubblica una Gallery che contiene i
flyers e le fotografie degli eventi realizzati. Il sito
ha ricevuto nel 2006 oltre 5000 visite.
SoundSplatters al Leoncavallo ha anche
realizzato eventi musicali e multimediali,
mettendo in campo equipe che variano dai tre
fino a venti elementi per gli eventi di più forte
richiamo che hanno visto la partecipazione di
oltre 3000 persone. Per la realizzazione di queste
attività sono stati messi a disposizione dal
Leoncavallo:
– gli spazi per le istallazioni audio e video e
l’allestimento degli stage artistici e le
Videoproiezioni;
– L’allacciamento elettrico e l’impiantistica audio
e video;
– gli uffici dell’area comunicazione per lo
svolgimento delle attività di management ed
ufficio stampa con i relativi strumenti per la
comunicazione telefonica e via internet,
computer stampanti fax scanner.
Il lavoro volontario ha permesso di organizzare e
strutturare tutte gli eventi succitati.
Tra questi eventi si può ricordare:
– Le Befane non se ne vanno (7 gennaio 2006):
questo evento ha coinvolto 25 dj e 10 vj su 5
stage (50 ore di performance musicale);
– Psycokriminalkarnival 6° edizione (4 mar
2006): I veri Kriminali gettano la maschera,
con la partecipazione di 38 dj, 12 vj per un
totale di 60 ore di performance musicale);
– FlavaConnexion Vs OpenEars (4 Maggio 2006)
con la partecipazione di 17 dj, 5 vj (40 ore di
performance musicale).
Nel corso di questi eventi sono stato distribuito
materiale sull’uso ed abuso delle sostanze
stupefacenti.
Durante lo svolgimento di queste attività sono
stati allacciati e consolidati rapporti in base ad
affinità culturali che stanno dando vita a nuove
idee e progetti, il più importante dei quali prevede
e sostiene la costituzione di una nuova
associazione con sede nel Centro: si tratta del
progetto Cambiare Musica che vorrebbe
sostenere e mettere in comune le abilità acquisite
negli anni e rilanciare, nel segno della
partecipazione condivisa e dell’autogestione, una
stagione di ricerca, sperimentazione e
divulgazione della musica non solo elettronica.
L’Associazione dovrebbe costituirsi e quindi venire
presentata stampa il 15 settembre 2006 nella
progetti, strutture, attività
SOUNDSPLAT TERS
BRAIN SPLAT TERS
OPENE ARS
C AMBIARE MUSIC A
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progetti, strutture, attività
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giornata in cui è previsto lo sgombero di un’altra
storica associazione attiva, cioè l’Associazione
delle Mamme Antifasciste del Leoncavallo
Sulla base di questi intenti e dei successi
raggiunti nell’anno passato i sostenitori del
progetto hanno già presentato specifiche
proposte per la prossima stagione, tra cui
ricordiamo:
– La realizzazione di un contenitore periodico di
eventi di musica elettronica e visuals, DIGIT, 40
date tutti i venerdì sera da settembre a giugno,
oltre 100 artisti emergenti in 9 mesi, che si
esibiranno a rotazione nei vari spazi del Centro.
– Queste serate verranno trasmesse in diretta
radiofonica durante la trasmissione Brain
Splatter;
– Realizzazione di quattro eventi dedicati alla
musica elettronica e ai visuals.
LIBRERIA
La libreria nasce dalla rielaborazione del progetto
di centro di documentazione, completamente
devastato dal blitz delle forze dell’ordine il 19
dicembre 1995.
Nel 1996 al fine di sostenere la vertenza per la
regolarizzazione dell’immobile e rilanciare la
propria attività, il gruppo informale si allarga a
nuovi aderenti ed origina l’Associazione
Leoncavallo Libri, la cui presidenza onoraria è
affidata a Francesco Leonetti.
Da allora il progetto libreria – centro
documentazione vede la sinergia tra un gruppo
informale dalla composizione variabile e
l’organismo formalizzato in Associazione Culturale.
L’Associazione Leoncavallo Libri nasce con lo
scopo duplice di promuovere l’editoria
indipendente e di creare un ponte tra la cultura
dei centri sociali e gli entourage intellettuali a
questi esterni.
L’attività in questi anni si articola su tre direttrici:
– Creazione di un centro di documentazione delle
attività socio-culturali promosse dal Centro
(libri, foto, video, volantini, manifesti) e dei
materiali diffusi dalla libreria;
– Creazione di un info-point stabilmente aperto
al pubblico;
– Allestimento di banchetti itineranti in occasione
di feste o eventi di particolare interesse socio
culturale.
L’attività di produzione editoriale, realizzata tra il
1996 e il 1999, conta all’attivo 10 titoli:
– A por ellos! Il processo politico contro Herri
Batasuna
– Canapa. La rinascita della cannabis
– La lingua strappata. Storie di voci migranti
– Le scelte del ’68
– Lo stato della globalizzazione
– Los Topos fuga dal carcere
– Malavida
– Prostituzione: dal diritto ai diritti
– Stupefacente!
– La canapa come medicina.
La libreria svolge anche alcune funzioni
complementari alla vita del centro, come attività
di informazione e orientamento alle strutture e
alla programmazione del Loncavallo,
organizzazione di seminari e presentazione libri di
interesse generale, controinformazione sulle
sostanze stupefacenti e la riduzione del danno,
supporto alla ricerca (per specialisti e non) sulla
storia dei centri sociali.
La libreria, calibrata sugli orari del Centro, apre al
pubblico di sera e di notte, mentre rimane
prevalentemente chiusa durante il giorno. Gli orari
di apertura sono, nei giorni infrasettimanali, dalle
22.00 all’1.00, ma il venerdì e il sabato, quando
gli eventi lo richiedono, la chiusura viene
posticipata alle 2.00 o alle 3.00 di notte.
Il lavoro svolto è totalmente volontario e vede due
persone fisse a cui si aggiunge il lavoro di altre tre
o quattro, nelle sere di forte afflusso. Il totale di
ore lavorative, a fronte di 25 di apertura, è circa di
70 ore settimanali.
Attualmente è in fase di rielaborazione del
progetto (legando i suoi destini al buon esito
della vertenza per la regolarizzazione delle attività
del Leoncavallo).
Per rilanciare il progetto di centro di
documentazione sulla storia delle trasformazioni
sociali, fruibile on line, finalizzato alla
documentazione e alla facilitazione della
costruzione di imprese sociali, centri sociali e
associazioni, sono stati presi contatti con la
Provincia di Milano, l’Associazione Culturale
Simbiotic@, l’Istituto de Martino e l’Archivio
Storico della Resistenza e del Movimento operaio.
progetti, strutture, attività
La libreria, di fronte all’Hemp Bar, adiacente
all’area internet free (dove è possibile navigare in
internet gratis) è adibita alla vendita di libri, riviste
e gadget, ma anche luogo di consultazione. A tale
scopo, incentivato dai gestori, nel locale sono
presenti anche sedie e un tavolo.
Al fine di stimolare l’avvicinamento alla lettura, è
stato allestito nell’area antistante uno spazio di
libero scambio di libri usati, dedicato a tutti i
frequentatori, i quali possono sia portare sia
prelevare i testi senza vincoli, così da scambiarsi
letture.
I 2000 titoli offerti al pubblico riguardano un
ampio ventaglio di aree tematiche: letteratura
italiana e straniera, storia, antropologia,
psicologia, storia politica, filosofia, arti visuali, ma
la proposta si caratterizza particolarmente per la
“letteratura verde”, inerente i temi delle droghe,
delle sostanze stupefacenti, della riduzione del
danno.
La libreria è un nodo fondamentale per la libera
circolazione di video, compact e testi
autoprodotti, grazie alla raccolta e distribuzione di
scritti, musica e immagini di produzione
indipendente.
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progetti, strutture, attività
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A SSOCIAZIONE F ORES TA DELLE IDEE
Costituitasi nel luglio del ’98, ma attiva dal ’94,
l’Associazione Foresta delle idee è nell’indirizzo
delle scelte generali del centro e nasce dalla
convergenza di due gruppi: quello di teatro e quello
dei genitori. Mettendo al centro la pratica
dell’autogestione e di una relazione informale e
diretta che supera la distinzione tra organizzatori e
fruitori delle iniziative, la Foresta si è caratterizzata
per:
– una riflessione sulla relazione educativa e la
costruzione di immaginari;
– una concezione della creatività come risorsa di
grandi e piccoli;
– la consapevolezza dell’importanza della
socializzazione, della formazione e del benessere
individuale;
– la creazione di un’economia solidale e di modelli
di relazioni sociali stimolanti e accoglienti tra
adulti e bambini;
– l’attenzione e la salvaguardia dell’ambiente;
La Foresta gestisce
– gli incontri con genitori, operatori, animatori,
teatranti e curiosi
– la progettazione, l’organizzazione e l’ufficio
stampa
delle iniziative.
– lo spazio della Foresta, strutturato in modo
volontario dai partecipanti
– i materiali
L’associazione prevede un’iscrizione facoltativa ed è
aperta a genitori e non, interessati alle attività.
Le iniziative realizzate complessivamente sono oltre
400.
ATTIVITÀ
Per l’infanzia:
– rassegna annuale di teatro con merenda, la
domenica pomeriggio;
– feste popolari con giochi di paese, laboratori di
educazione ambientale (utilizzo di materiali di
riciclo e prodotti naturali);
– laboratori di manipolazione creativa (argilla,
cartapesta),
– incontri socializzanti con giochi di gruppo, letture
per bambini,
– iniziative a tema nel quartiere (festa dell’uva,
festa della primavera, sfilate con giocolieri e
pagliacci);
– mostre interattive con percorsi tematici;
– partecipazione a Extrafesta Bambini di Radio
Popolare con la lettura delle Fiabe della Nonna;
– collaborazioni con la Civica scuola di animazione
pedagogica e sociale di Milano, il Teatro
laboratorio Mangiafuoco, la compagnia Pane e
Mate, Gigliola Sarzi, Teatro del sole, Teatro
dell’Aleph e altre importanti compagnie e artisti
del teatro ragazzi italiano.
Per adulti:
– ospitalità internazionali. Si sono ospitati artisti e
compagnie italiane e internazionali tra cui:
Compagnia Pippo Delbono, Compagnia GherziCorona-Mattioli, Living Theatre, Mutoid Waste
Company, Teatro Alfieri, Teatro Invito, Marco
Paolini, Mariangela Gualtieri, Lorenza Zambon e
Judith Malina, Cesar Brie, Moni Ovadia, Mario
Martone,
– esperienze realizzate nel circuito dei centri sociali
(Margine Operativo) o nel vasto panorama della
scena internazionale, che è impossibile elencare
per esteso.
– il progetto di autoproduzione dei centri sociali
Senza Sipario che ha prodotto 15 spettacoli;
– collaborazione con Teatro Aperto;
– coproduzione di La Santa, opera di Mario
Martone premiata dal teatro di Roma per
originalità del lavoro e sforzo produttivo.
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appendice 1
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INTERROG AZIONE URGENTE A RISPOS TA IN A ULA
Al Ministro degli Interni
20.12.95
Premesso che:
Si chiede:
– martedì 19 dicembre, a partire dalle ore 6.30 e
per una durata di oltre tre ore, si svolgeva a
Milano all’interno dell’edificio che ospita il
Centro Sociale Leoncavallo, una cosiddetta
“operazione di polizia giudiziaria”;
– nel corso della suddetta operazione, coordinata
dai vertici della Questura milanese, poliziotti e
carabinieri si sono esibiti in un indecoroso
spettacolo di vandalismo;
– le forze dell’ordine hanno distrutto arredi,
suppellettili, libri, documenti, materiale
audiovisivo, quadri, impianti stereofonici,
generatori di corrente elettrica, hanno imbrattato
con vernice i muri e la lavagna, disegnando tra
l’altro stelle di David e svastiche, hanno urinato
in diversi punti del centro sociale;
– i ragazzi presenti nel Leoncavallo al momento
dell’incursione delle forze dell’ordine sono stati
dalle medesime legati, ammanettati, malmenati,
ridotti al silenzio anche mediante l’applicazione
di cerotti sulle loro bocche;
– i fatti narrati sono stati verificati da decine di
giornalisti e fotoreporter entrati nello stabile del
Leoncavallo subito dopo l’uscita delle forze
dell’ordine;
– le dichiarazioni dei vertici milanesi della Polizia
di Stato e dell’Arma dei Carabinieri sono in tutta
evidenza menzognere nel tentativo maldestro di
negare l’accaduto;
– il silenzio dei responsabili nazionali delle forze
dell’ordine è un segnale inquietante, tanto più
che l’episodio di brutale repressione accaduto a
Milano non è isolato e che sono molteplici le
denunce di gratuita violenza da parte di chi
dovrebbe viceversa tutelare la sicurezza dei
cittadini;
– quale sia la ricostruzione dei fatti di Milano
secondo il Governo;
– quali interventi si intenda porre in essere per
colpire subito i responsabili dei gravi fatti di
violenza a opera delle forze dell’ordine di Milano;
– se non ritenga il Ministro di essere il primo
responsabile di quanto accaduto e non ritenga
di trarne le dovute conseguenze per le sue
dimissioni,
On. Nichi Vendola
On. Marco Pizzo
Al Ministro dell’interno e al Ministro di Grazia e Giustizia
per sapere, premesso che risulta:
– alle 6.30 di martedì 19 dicembre alcune
decine di poliziotti hanno fatto irruzione al
Centro Sociale Leoncavallo di Milano con due
mandati di perquisizione dei Procuratori della
Pretura e del Tribunale di Milano;
– la perquisizione è durata fino alle 11.30 del
mattino, quando sono stati fatti entrare i
giornalisti che erano nel frattempo accorsi sul
luogo; nelle stesse ore venivano compiuti
arresti e perquisizioni nelle case di alcuni
giovani frequentatori del Centro Sociale,
utilizzando le forze dell’ordine armate con
mitragliette e portando via in manette i giovani;
– 7 persone venivano portate via dal Centro
Sociale ammanettate e imbavagliate con del
nastro adesivo, come succede soltanto nei
sequestri di persona;
– all’ingresso dei giornalisti nel Centro Sociale la
scena era di desolante distruzione. Secondo le
parole di uno dei testimoni “sembrava di essere
nel Cile del ‘73”;
i. tutti i vetri rotti;
l. tutti i giradischi, le casse degli impianti stereo,
le attrezzature del bar interno rese inutilizzabili;
al momento risulta che 4 persone siano state
portate a San Vittore e altre 4 siano ricercate
dalla Polizia;
non si hanno notizie certe di un ragazzo prelevato
a casa sua dalla Polizia e, pare, trattenuto in
Questura;
pare che l’operazione abbia fruttato il sequestro
di 20 grammi di hascisc, quantità minore di
quella che si può legittimamente acquistare in un
coffe-shop di Amsterdam.
quali sono le ragioni di una operazione di polizia
condotta con metodi così brutali e
apparentemente ingiustificati;
se non ritengano i Ministri interessati che l’utilizzo
di azioni repressive così violente faccia perdere di
senso la pretesa giustificazione di difendere la
legge e il diritto, e si pongano seri problemi di
fiducia nelle Istituzioni per i cittadini;
Se non ritengano che sia un insulto all’intelligenza
a. le forze dell’ordine erano entrate incappucciate; ridurre i problemi posti dai giovani dei centri
sociali a pura questione criminale;
b. il Centro era completamente devastato;
se non ritengano che il contrasto verso stili di vita
c. l’impianto luci e audio utilizzato per i concerti,
e comportamenti alternativi e antagonisti, dettato
del valore di 150 milioni, sequestrato ma
da moralismo e perbenismo, denoti incapacità
caricato sui camion per portarlo via già
professionale da parte dei magistrati e delle
distrutto;
cosiddette forze dell’ordine;
d. 15 computer presenti nel Centro distrutti.
infine, quali provvedimenti – se risultassero
Svastiche rosse disegnate sui muri;
confermate le modalità dell’azione di polizia –
e. le ruote delle macchine dei frequentatori del
riterranno assumere nei confronti dei responsabili
Centro tagliate;
e se non ritengano opportuno come primo atto
f. i libri della biblioteca buttati per terra e
decidere la rimozione del Questore di Milano da
cosparsi di vernice rossa;
g. i preservativi, distribuiti dai giovani nell’ambito un incarico troppo gravoso.
della campagna anti Aids cosparsi di alcool e
On Franco Corleone
rei inutilizzabili;
h. tutte le scorte alimentari e di bevande distrutte;
appendice 2
INTERPELLANZ A
51
appendice 3
UN PRE Z ZO GIÀ PA G AT O
Le molteplici attività culturali e politiche del
Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito sono
state oggetto, negli anni, di svariati procedimenti
penali, diversi dei quali si sono conclusi con
condanne, la maggior parte delle quali oggi
definitive.
Oggetto dell’interesse della magistratura,
soprattutto negli anni ’90, sono state non solo
manifestazioni politiche ma anche quelle
cosiddette “amministrative” (concerti, mescita di
bevande e cibi, spettacoli), diverse delle quali
sono state sanzionate con condanne penali. Caso
più unico che raro nel paese, quindi,
l’autogestione nei suoi vari aspetti, che sono poi
quelli della normale vita quotidiana di qualunque
circolo, associazione, centro sociale, è stata sia
forzatamente incasellata in fattispecie penali,
mentre, in contemporanea, il principio cardine del
nostro ordinamento, quello che stabilisce che “la
responsabilità penale è personale” è stato
elegantemente stravolto e adattato all’affannosa
ricerca di responabilità che invece, nella vita e
nell’essenza del Leoncavallo, sono da sempre
assolutamente collettive.
Questo ha rapresentato dei costi, economici ma
soprattutto sociali che, parlando di bilanci,
riteniamo necessario indicare.
Negli anni tra il 1993 e il 1995 sono diventati
processi e condanne:
– Tutte le attività del Leoncavallo dalla
ricostruzione dopo lo sgombero del 1989 fino
allo sgombero del 20 gennaio 1994; (il famoso
Processo ai Dodici)
– Processo per l’apertura e le trasmissioni di
Radio Onda Diretta;
– I concerti svolti nella sede di via Salomone
(concessa con decreto prefettizio il 20 gennaio
1994 e sgomberata il 9 agosto dello stesso
anno)
52
– I concerti svolti nella sede di via Watteau
dall’8 settembre 1994 al 19 dicembre 1995,
data nella quale una perquisizione con
sequestro dell’impianto (Operazione
Watt)diventava in realtà l’occasione per la
sistematica distruzione di ogni struttura,
apparecchiatura, impianto, spazio dell’intero
centro sociale
IL PROCESSO AI DODICI (1993)
In totale i procedimenti penali sono stati, in questi
anni, più di una cinquantina, migliaia le denunce,
centinaia gli imputati e gli anni di carcere
comminati nei vari gradi di giudizio.
Singolari, in tutto questo sono state le modalità
con le quali l’apparato giudiziario ha stravolto il
senso e la portata del già citato principio di
personalità della responsabilità penale. Leggiamo
infatti già nel 1993 (Processo ai Dodici) nelle
relazioni della Digos di Milano1 quanto segue:
“Privo di stabile identità giuridicamente
inquadrabile, il Centro Sociale Leoncavallo è un
“gruppo politico” ideologicamente attestato sulle
posizioni della cd “Autonomia Operaia” e – se non
nei fatti perlomeno a parole – rifiuta sulla base
del principio dell’”organizzazione dal basso” la
riferibilità delle sue iniziative a uno piuttosto che
all’altro dei suoi militanti.
Di fatto risulta impossibile attribuire a una
persona la responsabilità di un atteggiamento,
stante quello che i “leoncavallini” dichiarano
essere la collettiva responsabilità delle iniziative
assunte dai singoli.
Il tutto, ovviamente, finché ci si muova nella
classica ottica della rappresentanza dell’ente, per
forza di cose inapplicabile al Centro Sociale
Leoncavallo.
Sempre nella stessa relazione si legge con
sconcerto che l’aver presentato in Questura
preavvisi di manifestazioni (quindi l’aver
ottemperato a un obbligo di legge) diventa un
altro canone di attribuzione di responsabilità
penali per altri fatti.
Il Processo ai Dodici (definito da alcuni media “Il
processo alla cupola del Leoncavallo”) ha visto di
fronte a una richiesta totale di 40 anni di carcere
e 18.000.000 di lire di ammenda, condanne a un
mese e una multa superiore al milione di lire
ciascuno. Le condanne sono definitive.
L’essere poi stati condannati in quel processo ha
fatto si che tra gli imputati, alcuni si siano sempre
trovati imputati per fatti analoghi, sempre senza
prove. Così è accaduto nel PROCESSO PER RADIO
ONDA DIRETTA, cioè per l’esperienza incredibile di
una radio all’interno del Leoncavallo sotto
sgombero, che trasmetteva nella zona. Due volte
sequestrata perché illegale (secondo la Legge
Mammì del 1990, nuove emittenti non potevano
avere spazio nell’etere), è stata rimessa in
funzione con nuovi e più potenti impianti.
L’esperienza è poi travasata in Radio Onda D’urto
Milano, emittente legale, consorella di Radio
Onda D’Urto di Brescia (processo concluso con
condanne in totale a 3 anni e mezzo di
reclusione, a fronte dei quasi 15 anni di carcere
chiesti dal PM).
Analogamente questo è accaduto nel processo
per i CONCERTI IN VIA SALOMONE, e per
l’operazione del 1995, condotta da Digos e
Carabinieri, per cui ogni settimana, ogni gruppo
che veniva a suonare al Leoncavallo veniva
perquisito all’alba e tutti i suoi componenti
denunciati. Con gustosi episodi quali ad esempio
Bruno Canino, pianista di fama internazionale,
denunciato, anche lui come gli altri, per
“emissione di rumori molesti”. Denuncia che ci
dicono il maestro ha incorniciata e appesa nel
suo studio a Parigi. Non abbiamo più notizie di un
altro procedimento analogo imcentrato su due
eventi culturali specifici. Quindi da un lato il
tentativo di fare terra bruciata intorno al
Leoncavallo nell’ambiente musicale-culturale,
dall’altro, nel dicembre dello stesso anno
(PROCESSO PER CONCERTI IN VIA WATTEAU) il
sequestro di uno degli spazi sotterranei di via
Watteau, e alla fine, l’”Operazione Watt”, cioè una
perquisizione per il sequestro dell’impianto per i
concerti, è in realtà lo scempio e la distruzione di
tutto il Leoncavallo, dove scientificamente, per 8
ore, a viso coperto, squadre di polizia e
carabinieri hanno distrutto e reso inservibile il
tutto: impianto (poi sequestrato), strutture bar,
magazzini, libri, computer, archivio video, archivio
stortico dei manifesti, camera oscura, svastiche
sul manifesto delle Mamme Antifasciste, zucchero
nel generatore di corrente… in sostanza, si sono
salvati i muri2.
Tutto questo il 19 dicembre. Pochi giorni dopo, il
23, 40.000 persone manifestavano per Milano a
difesa del centro sociale, che, a forza di
sottoscrizioni, siamo riusciti a ricostruire.
appendice 3
Il ricorso a diversi elementi, quali ad esempio
l’indicazione dei numeri telefonici e conti correnti
postali con i quali si è sostenuta l’attività (…) è
stato il criterio in base al quale questo Ufficio ha
ritenuto di individuare nelle persone (seguono 5
nominativi) i responsabili dell’attività penalmente
illecita per la quale si procede.”
Avere, insieme a migliaia di altri, fatto vivere
questo luogo, averlo riempito di iniziative e gente,
averlo ricostruito e difeso, per una decina di
militanti, essere oggetto di una persecuzione
giuridica unica proprio per l’accanimento,
l’inconsistenza dell’impianto accusatorio, la
pesantezza delle condanne. Essere riusciti a
continuare ad essere luogo di cultura,
aggregazione, politica ha costituito un grossissimo
sforzo, anche economico, per la ricostruzione, per
la messa in sicurezza di chi con noi lo attraversa.
1 Relazione
n. 03137/A4/DIGOS/Sez.2a del 27.07.1992.
2 Allegato 1: le Interrogazioni Parlamentari.
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