Aut.ne Tribunale Livorno n° 683 del 02/03/2005 - Spediz. in abb. postale: D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB LIVORNO
Settembre 2013
Anno XIII - n° 136
L’Editoriale
di Enrico Dello Sbarba
Non si risolve
la crisi
piangendoci
continuamente
addosso
Certo se gli imprenditori del
triveneto pensano di risolvere i loro problemi economici, legati anche ad un ritardato processo tecnologico, ricorrendo alle terapie
rivoluzionarie e anarchiche
di Giamberto Casalegno - il
guru del Movimento 5 stelle - le possibilità di una ripresa del nostro paese si ridurranno sempre di più e
non è certamente questo il
modo migliore per rispondere al messaggio che altri
imprenditori e lo stesso Presidente della Republica,
unitamente al Presidente del
Consiglio, hanno lanciato
in questi giorni perchè questo nostro paese torni a sperare. Se, en passant, ricordiamo che quegli stessi imprenditori si erano letteralmente “legati” alla Lega di
segue a pag. 2
Un articolo dell’On. Ivo Butini
Divagazioni
agostane
Mi chiedo chi e quanto potrebbe essere interessato a una lettura della storia
della Repubblica attraverso le personali vicende di un Presidente del Consiglio.
Ci sono nomi fortemente evocativi quali Andreotti, Craxi, Forlani, Berlusconi. Storie diverse quando si pensi al tragico destino di Moro che la Repubblica non riuscì a salvare. Tutti legati a
vicende non banali della storia nazionale.
Si potrebbe dire che sono termini di
paragone. Di che cosa? “Di un Paese
incerto sulla propria identità nazionale
e sulla propria unità interna” per citare
un giudizio dello storico cattolico Agostino Giovagnoli. Andreotti ha attraversato tutta la storia della Repubblica.
Moro tentò di dare una prospettiva
nuova alla fine del centrismo degasperiano attraverso collaborazioni discusse e forse anche ambigue.
Craxi tentò di porre su basi moderne
e, diciamo, europee la funzione di una
sinistra socialista, aprendo proprio a sinistra un conflitto che Forlani e la DC
non furono in grado di dominare e assorbire. Berlusconi raccolse i cocci della prima repubblica creando una permanente situazione sismica, esito peraltro coerente del modo come la prima repubblica finì o fu lasciata finire.
Sono passati vent’anni. E, come osserva un commentatore autorevole
quale Angelo Panebianco, “Berlusconi
continua ad essere il protagonista prin-
cipale di questa stagione”. Il PD è la
formazione politica che nella seconda
repubblica sembrava conservare qualche aspetto di un partito vero, ma il PD
(è ancora Panebianco) “non riesce ad
avere idee-forza sulla crescita, da comunicare al Paese”. Perché, penso io,
è un equivoco politico, una sorta di
mutuo soccorso tra sconfitti storici.
Sono tra quelli che pensano che, in Italia, è ancora decisiva la funzione dei
moderati. Ernesto Galli della Loggia
(Corriere della Sera) ha individuato gli
strati culturali, magari nascosti, dell’Italia moderata: “un certo senso dello Stato
e dell’interesse pubblico, l’idea della
nazione come vincolo di solidarietà e
scudo necessario nell’area internazionale, la compostezza, il saper leggere e
scrivere, giocare in modo pulito, la necessità di essere liberi in modo non distruttivo”.
Quest’area, secondo Galli della Loggia,
è sempre stata in crisi di rappresentanza politica. Per mezzo secolo questa
crisi è stata nascosta dalla presenza surrogatoria della Democrazia Cristiana,
sostiene il politologo.
Io penso che la Democrazia Cristiana
sia stata, abbia tentato di essere, qualcosa di più, sebbene avesse, come dice
sempre Galli della Loggia, “natura e origini diverse”.
Penso anche che la DC sia comunque
meritevole di avere svolto quella funzione se è vero il giudizio di Galli della
segue a pag. 2
2
Politica
dalla prima pagina
Non si risolve
la crisi
piangendoci
continuamente
addosso
Bossi, con i risultati che sono sotto
gli occhi di tutti, c’è molto poco da
essere ottimisti.
In effetti che il paese stia attraversando una crisi gravissima è indubitabile ma anche proseguire nella
logica distruttiva che la grande
maggioranza degli organi di informazione e praticamente tutti i cosiddetti “talk-show” perseguono, ci
sembra fare un autentico “karakiri” e sicuramente non il bene del paese.
Non si risolve, insomma, la crisi
piangendoci continuamente addosso o trasferire tutte le responsabilità sui governi nazionali o sulla politica in generale.
Periodico mensile
del Circolo Culturale
Aut.ne Tribunale Livorno n° 683 del 2/3/2005
Redazione ed Amministrazione:
Via Trieste 7, tel. 0586/427137 - Livorno
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DIRETTORE RESPONSABILE:
Enrico Dello Sbarba
COMITATO DI REDAZIONE:
Massimo Cappelli,
Laura Conforti Benvenuti
Alberto Conti, Salvatore D’Angelo,
Francescalberto De Bari,
Davide Livocci, Mauro Paoletti,
Marisa Speranza, Franco Spugnesi.
Hanno collaborato a questo numero:
Marcello Battini, Jacopo Bertocchi,
Ivo Butini, Massimo Cappelli, Monica Cuzzocrea, Luca Lischi, Mario Lorenzini, Silvia Menicagli, Andr
ea Sar
Andrea
Sar-genti, Marisa Speranza, Franco Spuoncelli.
gnesi, Cristiano T
Toncelli.
STAMPA: Editrice «Il Quadrifoglio»,
Via Pisacane 7, tel. 0586/814033 - Livorno
Giornale chiuso in tipografia il 3/9/2013
e-mail: [email protected]
Ci sembra giunto il momento di
scrollarci di dosso questa imperante apatia, questo “pessimismo” di
maniera, questa perniciosa rassegnazione dell’ineluttabile: comportamenti che, se perpetuati, rischiano veramente di impedire o ritardare quella ripresa tanto attesa.
In proposito un giovane imprenditore, operante nel settore dei trasporti marittimi, ha recentemente
dichiarato: “mi fa più paura la sfiducia generale che la crisi vera e
propria.C’è troppo pessimismo nell’aria, una situazione che va avanti
da troppo tempo”.
Ed è proprio ciò che sta accadendo, perchè basta accendere la TV o
leggere un qualunque giornale o
settimanale per avere la sensazione
e la dimensione di un paese in caduta libera, ormai destinato al fallimento.
La psicosi per cui tutto è sbagliato
ed inutile sta pericolosamente inserendosi nella mentalità della gente
comune e questa “suggestione” del
malessere sta ormai allargandosi a
macchia d’olio.
Se è vero, come il nostro “immarcescibile leader” ebbe a prounciare
qualche tempo fa e cioè di non avere la sensazione di un paese in crisi
perchè ristoranti ed aerei erano
sempre pieni di gente, è anche vero
che immergere sempre di più la
lama nelle carni della crisi non
contribuisce certamente a ridare
agl italiani un po’ di quella speranza e fiducia nel futuro del loro paese.
Il messaggio del giovane imprenditore sembra essere stato ascoltato
dal Presidente della Repubblica e da
quello del Consiglio.
Entrambi hanno lanciato messaggi
di speranza e di fiducia per il futuro del nostro paese.
Sia in occasione della cerimonia di
presentazione dell’EXPO2015 sia
con i provvedimenti che il Governo
Letta, pur in mezzo a crescenti difficoltà, data la natura particolare
dell’esecutivo da lui presieduto vanno sicuramente nella direzione della ripresa che molti indicatori pre-
vedono nei prossimi mesi.
L’ultimo gesto forte del Presidente
Napolitano e cioè la nomina a senatore a vita di quattro personalità
che tutto il mondo apprezza ed ammira, rappresenta un segnale
che suscita entusiasmo nella parte
migliore dell’Italia.
Ebbene sarebbe un autentico “delitto” ed arrecherebbe al paese un
danno irreparabile se, per un’assurda impuntatura ed un indegno e volgare ricatto, ne fosse compromessa
la sopravvivenza.
Divagazione
agostane
Loggia che, in settant’anni, i moderati
hanno espresso solo due formazioni politiche, l’Uomo Qualunque e Forza Italia.
Opinione che dovrebbe impegnare oggi
una riflessione matura, storicamente idonea, dei cattolici italiani. I quali hanno
certo il compito di seminare la speranza, facendo però attenzione a non esaurirla negli auspici, negli ammonimenti e
nelle illusioni. Errori a parte.
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Politica
3
La legge dei generali
di Nicola Graziani - giornalista quirinalista
Difficile immaginare che il ritorno dei generali sul proscenio della politica egiziana possa essere lo sviluppo che tutti
si auspicavano all’inizio delle cosiddette primavere arabe. Per loro stessa natura, i militari usano il bastone dove ci
sarebbe bisogno di ben altri strumenti
di persuasione. L’ingresso del presidente ormai deposto Morsi nello stesso carcere da cui usciva, contemporaneamente, il suo predecessore Mubarak, libero
di fatto da ogni accusa, è la miglior rappresentazione del finale gattopardesco
di una stagione di attese deluse. Tutto
è cambiato, per un anno, affinché nulla
cambiasse. Ora resta solo da sperare
(che l’Egitto non segua il terribile destino dell’Algeria di vent’anni fa) e riflettere. Riflettere su cosa non è andato
come si immaginava sarebbe andato.
L’Egitto, infatti, rappresentava la culla
di quel movimento che ci ha fatto intravedere la possibilità che anche i paesi
arabi potessero prendere un corso democratico. Più della stessa Tunisia, dove
pure quel movimento si era manifestato
per primo. L’Egitto è il paese con la maggiore identità storica e politica della regione. È anche il più avanzato dal punto
di vista culturale, con la sola eccezione
del Libano. È il paese dal quale il presidente americano Obama lanciò, in un
discorso tenuto al Cairo, la sua famosa
apertura all’Islam moderato che aveva
anticipato fin dall’inaugurazione del suo
primo mandato.
Infine, l’Egitto è un paese particolarmen-
Un corteo dei rappresentanti della Fratellanza
Musulmana.
te esposto alle correnti della cultura occidentale. Tutti motivi per cui era lecito
immaginare che uno sviluppo autenticamente democratico delle rivolte contro i raiss potesse avere luogo.
Allora, cosa è andato storto? Troppo facile liquidare tutto con una battuta degna di Daniela Santanchè, vale a dire
che quella è gente incapace di vivere
secondo i nostri schemi mentali e politici. Il fatto è che le folle egiziane hanno
prima dato un forte sostegno alla Fratellanza Musulmana (come ai salafiti) per
poi toglierglielo nel giro di 12 mesi.
La cosa lascia pensare che l’appoggio
all’Islam non moderato non sia stato
dato, sulle prime, sulla base di un convincimento culturale o religioso, ma per
il semplice fatto che la Fratellanza, opponendosi per decenni a Mubarak, aveva finito per essere identificata non solo
come un partito di lotta, ma come la vera
anima della nazione egiziana, Chi ha votato per gli integralisti non lo ha fatto
perché integralista egli stesso, ma perché il suo era un consenso dato a chi
impersonificava l’anima dell’Egitto che
voleva essere indipendente.
Poi c’è stata la manifestazione dei 30 milioni, e Morsi con i suoi hanno dimostrato tutti i loro limiti. Invece di aprire
ad un governo di coalizione nazionale
(aiutati a sbagliare dal fatto che, tranne
poche eccezioni, niente era stato fatto
per la creazione di un partito che potesse rassicurare laici ed islamici), si sono
irrigiditi in un atteggiamento di chiusura che ha esasperato la situazione, creando così la situazione più propizia per
quell’intervento che i militari – chiaramente – pianificavano fin dall’inizio.
Compiuto il quale, il paese è tornato non
ai tempi di Nasser, ma a quelli di Mehemet Alì. Un militare, anche quello. E noi
occidentali siamo tornati ad arrovellarci
sui nostri fallimenti (a cominciare da un
Obama che appare molto appannato rispetto a quale anno fa) e sui nostri errori di analisi.
A proposito suggeriremmo al ministro
Emma Bonino di rileggere i suoi interventi
di quando era anche lei al Cairo, una decina di anni fa. Andiamo a memoria, ma
non ci sembra di ricordare che i suoi fossero interventi a favore del dialogo interculturale, nemmeno con l’Islam moderato. Di certo non li avrebbe sottoscritti
Giorgio La Pira. Ma nemmeno, se la memoria non ci inganna, Giulio Andreotti.
4
Politica
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QUEST’ANNO RICORRE IL 70° ANNIVERSARIO DELLO STORICO CONVEGNO
Dal Codice di Camaldoli
alla grigia realtà odierna
20
di Enrico Dello Sbarba
Mercoledì 24 luglio in una delle sale conferenze della Camera dei Deputati si è
ricordato il 70° anniversario dello storico convegno di Camaldoli allorchè un
gruppo di intellettuali cattolici si riunì in
quel famoso convento, collocato sui
monti aretini, per redigere, dopo un lungo ed appassionato dibattito, un documento che sarà chiamato Codice di Camaldoli nel quale furono riunite le idee
principali che sarebbero state poi alla
base della Costituzione e del “miracolo
italiano”.
Si ritrovarono l’elite della cultura cattolica: i giovani della FUCI,gli adulti del
Movimento Laureati di Azione Carttolica, insomma i futuri leader politici della
D.C, in quelle drammatiche circostanze
(eravamo nel luglio del 1943) inconsapevoli di divenire classe dirigente del
paese.
Abbiamo voluto fare questo “breve cappello” su un avvenimento storico di
grande rilevanza per riportarci alla grigia realtà della pratica sparizione dei cattolici organizzati nella vita politica del
paese preannunciata dall’intervista che
Pierferdinando Casini ha rilasciato lunedì 12 agosto al Corriere della Sera in risposta ad una provocazione lanciata, il
giorno prima, dal politologo bipolarista
Ernesto Galli Della Loggia che chiedeva
“ai moderati non di sinistra”di avere il
coraggio di “unirsi al PdL e di rappresentare così “il centro destra” per il
dopo Berlusconi.
Pierferdinando, deluso e scottato dal rovinoso risultato elettorale del febbraio
scorso, non smentisce l’ipotesi di un
possibile coinvolgimento delle sue “residue truppe” all’interno del corpaccione del PdL o di quello che sarà la nuova
destra italiana presumibilmente orfana
del Cavaliere, sempre ammesso che questo evento, tanto atteso, si verifichi.
Ebbene questo ultimo “frammento” della rappresentanza dei cattolici in politica, nata a Camaldoli, cresciuta nella Resistenza, protagonista nell’Assemblea
Costituente e resa operativa con il grande successo della D.C il 18 aprile 1948
che intende concludere la sua vicenda
nelle accoglienti braccia della destra berlusconiana, ci ha lasciato sorpresi ed
amareggiati.
Dopo avere, inutilmente, sprecato l’occasione maturata con i due convegni di
Todi (2009-10) e cioè il progetto di costituire un nuovo movimento “il fanto-
matico Partito della Nazione” che avrebbe dovuto coinvolgere, secondo le intenzioni di Casini, componenti importanti
e significative dell’associazionismo cattolico, del mondo delle imprese, del sindacato di riferimento ed altre espressioni della società, le incertezze, i continui
rinvii, registrati in questi ultimi due anni.
Infine, l’affrettata alleanza elettorale con
Scelta Civica ha concorso a vanificare tali
attese che rischiano di spegnere quella flebile fiammella: insomma una proposta, quella del Partito della Nazione, mai realizzata.
Le notizie apparse sulla stampa in questi ultimi giorni sembrano prevedere “un
ravvedimento”.
Nel corso di un incontro ad Avellino con
l’ex presidente del consiglio Mario Monti sono emersi elementi nuovi per una
riflessione e la ripresa di un proficuo dialogo tra Scelta Civiva e l’UDC intenzionate, entrambe a riaffermare l’identità del
popolarismo.
E’ necesssario, scrive Casini, andare oltre le lacerazioni e le appartenenze.
Vogliamo proprio augurarci che, dopo la
sbandata ferroagostiana, si ritorni alla razionalità ed alla concretezza della politica:
il paese, lo ripetiamo fino alla nausea, ha
ancora e sempre più bisogno di un centro
che sia propulsore e propositore di un progetto serio e moralmente elevato.
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Politica
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FESTIVAL ECONOMIA DI TRENTO 2013
SOVRANITÀ IN CONFLITTO
del Prof. Marcello Battini
Dal 30 maggio, al 2 giugno 2013, si è svolta a Trento l’ottava edizione del festival
dell’economia alla quale, sotto la guida
del responsabile scientifico della kermesse, il Prof. Tito Boeri, sono intervenuti due
premi Nobel (Michael Spence e James A.
Mirrlees), uomini politici di grande livello, prestigiosi giornalisti e scrittori, ma soprattutto economisti e professori universitari di tutto il mondo, per una quattro
giorni fittissima d’appuntamenti, dedicata alla “Sovranità in conflitto” ed anch’io,
nella mia modestia, ho fatto parte del popolo degli scoiattoli (così sono chiamati i
partecipanti a questa manifestazione).
Nel tema di quest’anno, come d’abitudine, sono prevalsi i contenuti economici,
ma i risvolti sociali, politici e storici non
sono stati di contorno, anzi, proprio affrontando ogni questione in tutte le molteplici sfaccettature è stato possibile delineare un quadro completo della complessità della situazione.
Questo tipo di manifestazione offre l’occasione di uscire dai nostri confini mentali e dai nostri limiti culturali, per poterci
interrogare a proposito di dinamiche di
portata planetaria, che spesso ci appaiono distanti e quasi incomprensibili, ma
che, di fatto, esercitano una profonda influenza sul nostro vivere quotidiano. Ci
avvicina a problemi di cruciale importanza e ci aiuta a meglio comprendere argomenti di cui tanti discutono ma che pochi
conoscono davvero. Il concetto tradizionale di sovranità intesa come potere esercitato da uno stato sul popolo di un territorio si è trasformato nell’arco di pochi
decenni in un’idea più complessa. E la sua
stessa unitarietà si è frantumata in una
pluralità di livelli diversi che pone, fra gli
altri, inediti problemi di legittimazione dell’autorità che la esercita e rende necessaria la ricerca di nuovi equilibri. Si tocca
uno dei nervi scoperti della democrazia,
ci si interroga sul nostro essere cittadini a
pieno titolo e a tutti gli effetti, ci si chiede
se e quanto, come cittadini, abbiamo ancora voce in capitolo nelle decisioni prese fuori dal nostro paese, ma che riguardano la nostra vita di tutti i giorni, significa interrogarsi sul valore della rappresen-
tanza e della partecipazione e su come
venga percepito oggi l’esercizio del diritto/dovere di voto.
La perdita di sovranità, a livello statale,
ma anche a livello personale, caratterizzerà il futuro dell’umanità, ma se guarderemo ad essa, non con il metro di valutazione della politica, ma con il metro del valore morale personale, probabilmente, riusciremo a vederne i vantaggi, purché la
perdita di sovranità sia spostata a favore
di chi la merita, per i vantaggi della collettività nel suo complesso.
Il tema di quest’anno ha fatto riferimento
al complesso mondo delle politiche internazionali, alla governance dei processi
globali, che è strettamente correlato alla
crescente complessità degli strumenti e
delle procedure con le quali le amministrazioni pubbliche affrontano il governo del
territorio. Il punto di partenza è stato quello di descrivere i nuovi rapporti di forza
che si sono venuti a creare, in Europa e
nel mondo, tra gli stati, le autorità sopra-
nazionali come la BCE, il WTO ed i grandi
gruppi finanziari e bancari. Si è tentato di
dare una risposta alla domanda se le nazioni europee (l’Italia in particolare) sono
ancora stati sovrani in grado di decidere
autonomamente le loro politiche interne,
o se la crisi ha accentuato in maniera inesorabile le ingerenze provenienti dall’esterno. Sono state avanzate delle ipotesi sul
destino dell’Euro e dell’Europa e delineate le politiche che è auspicabile siano adottate per far ripartire la crescita e lo sviluppo.
La manifestazione, pur nella sua complessità organizzativa, si è svolta in modo ordinato ed efficiente, anche per merito di
tutti quei giovani volontari che hanno
deciso di vivere questa esperienza, dimostrando con i fatti che, in un tempo difficile come quello che stiamo vivendo, è fondamentale ripartire proprio dal riconoscimento pieno del valore della persona e
della relazione, per avviarsi lungo un percorso virtuoso che conduca ad un mondo
più equilibrato, per essere sostenibile da
ogni punto di vista.
Questa esperienza personale suscita in me
un solo rammarico: il fatto che la città di
Livorno, malgrado la sua lunga tradizione
di rapporti internazionali, che adesso potrebbe essere supportata da stabili strutture universitarie, che si sono aggiunte
alla preesistente Accademia Navale, non
sia stata, finora, capace di creare un’analoga manifestazione riguardante l’economia marittima, i commerci internazionali, la
sicurezza in mare, gli ecosistemi marini e
via dicendo.
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Attualità
Politica
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STORIE DRAMMATICHE E PANORAMA DESOLANTE
Le difficoltà della vita
e l’arroganza del potere
di Massimo Cappelli
Passeggio per via Marradi, mi ferma un
amico: come stai? Tutto bene ? No, dopo
alcuni convenevoli, mi dice che il figlio,
ultraquarantenne, dopo la chiusura del
negozio di Livorno, dove lavorava da
anni, e lo spostamento a Firenze in altro della stessa catena, è stato licenziato per la chiusura anche di quest’ultimo.
Vado a trovare un amico pittore al Premio Rotonda, parliamo, lo vedo serio,
mi dice che la concessionaria di auto
dove lavora il figlio, a Pisa, chiuderà a
settembre e verrà licenziato, il figlio ha
due bambini e la cosa lo preoccupa
molto.
Incontriamo per strada dei parenti, i figli venticinquenni, diplomati da anni,
non riescono a trovare lavoro, si stanno impegnando, anche con tentativi all’estero, senza concreti risultati.
Le storie drammatiche potrebbero continuare, è indubbio che siamo nella fase
più acuta della crisi, ormai si è toccato
il fondo dal quale dobbiamo risalire.
Basta fare una camminata nelle strade
del centro città per vedere dovunque
negozi con cartelli con scritte “affittasi”, “vendesi”, con le saracinesche abbassate o negozi con liquidazioni totali
per prossima fine attività.
E’ un panorama desolante, eppure segnali macroeconomici lasciano intendere che le possibilità di ripresa stanno
affacciandosi.
Alcuni paesi europei stanno innalzando le previsioni del loro PIL per il 2014.
L’Italia è il fanalino di coda ma è indubbio che alcuni indicatori positivi ci
sono.
Il Governo attuale, di “emergenza”, di
“necessità”,certamente anomalo e non
gradito alle basi dei due principali schieramenti, sta lavorando.
Tra i suoi maggiori successi l’aver
sbloccato trentasei miliardi di pagamen-
ti pubblici per le imprese, dando alle stesse una boccata di ossigeno non trascurabile , aver evitato ,per il momento, ulteriori incrementi di costi per la collettività come quello dell’IVA e aver sospeso la rata di pagamento dell’IMU sulla
prima casa.
Il Governo sta inoltre preparando, tramite la revisione costituzionale prevista,
la riforma del Senato in senso federale, il taglio del numero dei parlamentari e l’abolizione
delle province.
Non trascurabile,
anzi determinante,
l’influenza esercitata a Bruxelles affinchè i vincoli europei siano meno rigidi, consentano maggiore flessibilità operativa ai paesi membri, lezione che anche la
Germania sembra stia imparando.
E’ quindi necessario un contesto politico che consenta di lavorare in pace per
migliorare una situazione economica
drammatica che sta colpendo le famiglie,
che è entrata dentro le famiglie.
Purtroppo lo scenario politico rimane deludente. A fronte della responsabilità
espressa dal Partito Democratico, perno
della precaria stabilità del Paese, di Scelta Civica o comunque delle residue forze del Centro ed anche di alcuni esponenti del PdL impegnati nel Governo,
continua l’arrogante irresponsabilità
dell’uomo che per venti anni ha condizionato e distrutto il nostro Paese.
Il “condannato” sta ricattando il Paese anteponendo nuovamente i suoi interessi personali a quelli della collettività, sostenuto da vassalli, valvassori
e valvassini legati alle sue sorti da stretti interessi. Sostenuto, purtroppo, anche da un significativo numero di ita-
liani per i quali, evidentemente, il messaggio di poter fare sempre e comunque ciò che si crede è più forte di ogni
altra cosa.
A ciò si aggiunga la sconsideratezza delle truppe “grilline”, giunte in Parlamento sull’onda di una protesta popolare
masochista, dimostratesi incapaci di assumersi responsabilità, ma non di essere meno arroganti e supponenti di una
certa destra protagonista.
Questo è lo scenario: continuiamo a
confidare nel buon senso della gran
parte degli italiani anche se il pessimismo è crescente.
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Attualità
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Una “querelle” mai sopita
Tratto Malandrone-Cecina Nord
tra inique gabelle e continue proteste
di Enrico Dello Sbarba
E’ tornata di viva attualità “la querelle”
mai sopita riguardante la, per ora inutile, realizzazione del tratto di autostrada
MALANDRONE - CECINA NORD ed in
particolare salgono le proteste per l’iniqua gabella che gli automobilisti,non residenti, sono costretti a pagare per quei
quattro inutili chilometri di autostrada
beffa.
Sono infatti trascorsi due anni dall’entrata in funzione ma la polemica non si
attenua anzi, tende ad aumentare, di fronte alla presa d’atto che, fino ad oggi,
quello è l’unico tratto trasformato in autostrada: gli altri da Cecina a Civitavecchia sono “in mente dei”.
Recentemente, l’ing. Giuseppe Mele già agente AGIP Petroli e poi ENI per le
province di Livorno e Pisa, ha interessato con una lettera il senatore del PD
Marco Filippi che, nei mesi scorsi, aveva inviato un articolo sul tema alla stampa intitolato “TROPPI DUBBI SULL’AUTOSTRADA: E SE CAMBIASSIMO
TUTTO’?
Nella lettera l’ing. Mele esprime viva preoccupazione per il progetto del Corridoio Autostradale Tirrenico per l’annuncio della SAT di chiudere tutti e 36 gli
Impianti Stradali di ogni marchio che insistono lungo la variante Aurelia da Rosignano a Civitavecchia: già è stato chiuso, con un colpo di teatro, quello ENI di
Malandrone venendo meno all’impegno
di sopravvivenza assunto nella prima
conferenza dei servizi: sarebbe stato sufficiente spostare il casello autostradale
di un centinaio di metri per salvare una
struttura modernissma che dava occupazione a dodici persone.
Tali chiusure, denuncia, l’ing.Mele, creeranno ulteriori disapporti economici ai
territori, perdita di centinaia di posti di
lavoro, mancate entrate erariali locali,
etc.
Negli incontri con SAT, veniva sempre
invocata la disposizione normativa del
Codice della Strada e dell’U.E. che vieta
gli accessi privati dagli assi autostrada-
li.
Alcuni Sindaci, vedi quello di Campiglia,
hanno tentato di difendere gli esercizi di
distribuzione e di ristorazione esistenti
sul loro territorio, ma l’esito è stato negativo.
I danni, scrive ancora l’ing. Mele, sono
enormi e vanno a sommarsi a quelli che
il sen. Filippi evidenzia nel suo articolo.
In conclusione si chiede se esistono veramente i requisiti della pubblica utilità
per tali opere e se il CIPE può avallare
ciò che danneggia così tanto il territorio?
La proposta è quella che si dovrebbe
derogare dal principio che le stazioni di
servizio siano considerate accessi privati, in quanto svolgono funzioni di interesse e utilità pubblica.
Non è tollerabile l’approccio di SAT a
questi problemi quando l’asse della
nuova autostrada occupa il sedime di
una preesistente Stada di Grande Comunicazione.
A questo proposito ci risulta che il
sen.Filippi abbia in programma la presentazione di una interrogazione al ministro competente.
RISULTATI DI TRAFFICO E REDDITUALI IN DECISO RECUPERO
RISPETTO AL PRIMO TRIMESTRE DELL’ANNO
Aeroporto di Pisa: buone notizie
L’aeroporto di Pisa tra i primi dieci scali italiani per numero passeggeri.
- Traffico passeggeri: l’aeroporto Galileo Galilei di Pisa ha chiuso il primo semestre 2013
con 1.991.942 passeggeri (-3,7%), posizionandosi al decimo posto nella classifica degli
scali italiani. Nel corso del semestre in oggetto si è registrato un graduale recupero del
dato progressivo, culminato nel +1,3% (476.469 passeggeri) del mese di giugno.
- Nel primo semestre 2013 il difficile contesto macroeconomico e quello problematico del
settore aeroportuale hanno condizionato l’andamento dei principali risultati economici
di SAT, risultati che si vanno a confrontare con quelli record conseguiti nel primo
semestre 2012.
Andamento della gestione
In un contesto generale condizionato da una difficile situazione economica, l’aeroporto
Galilei di Pisa ha registrato nei primi sei mesi del 2013 un traffico pari a 1.991.942 passeggeri, con un 2 andamento sostanzialmente in linea (-3,7%) con il settore aeroportuale
italiano (-3,4%)1 e chiudendo al decimo posto nella classifica degli scali italiani.
Il confronto tra il dato progressivo del traffico passeggeri al 31 gennaio (-11,1%) e
quello al 30 giugno 2013 (-3,7%) mostra comunque un’incoraggiante tendenza al miglioramento confermata anche dal risultato raggiunto nel mese di giugno, in cui si registra
un aumento dei passeggeri dell’1,3% (476.469) rispetto allo stesso mese del 2012.
L’andamento del traffico passeggeri del primo semestre dell’anno dell’aeroporto di Pisa
assume maggiore rilevanza se si considera che è stato ottenuto senza l’operatività del
vettore Wind Jet, che
nel primo semestre del 2012 aveva assicurato un traffico pari a 83.000 passeggeri da/per
l’aeroporto Galilei. In assenza della “discontinuità Wind Jet”, il traffico passeggeri dell’aeroporto Galilei del primo semestre del 2013 avrebbe registrato una crescita dello
0,4%.
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8
Politica
Attualità
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Il Centro Italiano Femminile si è costituito con l’intento di valorizzare il territorio mediante la promozione di attività sociali
A Luciana nuovo gruppo del Cif
di Monica Leonetti Cuzzocrea
Nel giugno 2013 si è costituita a Luciana, frazione del Comune di Fauglia, un
nuovo gruppo del Centro Italiano Femminile, associazione di volontariato a
carattere nazionale, con sedi in novanta
Province e cinquecento comuni di tutta
Italia.
Questa associazione, attraverso una
“missione” comune, persegue finalità
di formazione ed aggiornamento professionale, ricerca e sperimentazione, impegnandosi nella promozione dell’apporto femminile in ambito socio-culturale ed economico.
L’impegno delle aderenti spazia da attività educative post-scolastiche ad attività formative per adulti, stranieri e volontari, da attività culturali ad
attività ricreative per adulti e ragazzi ed
ad altri simili interventi.
A Luciana il Centro Italiano Femminile si è
costituito con l’intento di valorizzare il
territorio mediante la promozione di attività sociali, mettendo in atto iniziative
per il bene comune. L’ Associazione ha
sede presso la Parrocchia di Santa Lucia
in Luciana dove il Parroco Don Edward
Domagala ne ha incoraggiato la nascita e
ha creato le condizioni affinché essa si
potesse costituire.
Il CIF di Luciana nasce dall’esigenza di
riportare quell’ entusiasmo e quello spirito partecipativo, di cui ormai si sente sempre più la necessità, mediante la realizzazione di attività a sostegno del territorio e
per realizzare questo scopo collaborerà
in stretto rapporto con la con la Parrocchia di Luciana.
Il gruppo, di recente costituzione, sta lavorando su alcune proposte operative con
lo scopo di movimentare il territorio e con
l’idea di valorizzare l’ unione e la cooperazione, per una sempre maggiore collaborazione e comunanza di intenti, anche coinvolgendo altri movimenti associativi. Tra
gli scopi dell’associazione non ci sarà unicamente la realizzazione di eventi, ma saranno portate avanti anche tutta una serie di attività collaterali di utilità sociale ed
educativa che sono in fase di progettazione.
Attualmente sono in programmazione al-
Il gruppo che ha costituito il CIF a Luciana
cune iniziative in collaborazione con il CIF
di Livorno, con i Cooperatori Paolini e con
strutture pubbliche e private. Nel mese di
luglio si è tenuta la prima esperienza di
“Laboratorio Estivo” con i bambini delle
elementari coordinati da Giulia Biagioni,
volontaria aderente all’associazione.
Nel corso della riunione fondativa, è stata eletta Presidente Comunale del CIF di
Luciana la Sig.ra Valeria Scutti, Vicepresidente la Sig.ra Lucia Galeassi e Segretaria
la Sig.ra Antonella Granchi.
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“C’è chi ha bisogno di pane” ha sottolineato il Cardinal Bagnasco e il paese
adesso non ha certo motivo di mandare in frantumi i tanti sacrifici che i cittadini hanno fatto e continuano quotidianamente a fare. Per questo occorre
alto senso di responsabilità da parte di
tutti, in primis da parte del Governo
Letta che si sta impegnando in modo
sobrio e credibile anche per fare in
modo che almeno un po’ di pane ci sia
per tutti.
Possiamo continuare a permetterci di
dare sussidi di disoccupazione (che aumentano in maniere esponenziale) senza niente ricevere in cambio? Possibile non innescare forme di solidarietà
per chi riceve sussidi che facciano del
dono del proprio tempo un volano, ad
esempio, per il volontariato?
Esistono davvero più Italie. Basta
scendere al sud e percorrendo le strade ci si rende conto che le “regole”
cambiano. A Napoli, in pieno centro,
andare senza casco in motorino, anche
in tre o addirittura in quattro, o con
bambini neonati al seguito è normale!
9
A Livorno la manifestazione
dal titolo “Il tesoro della memoria
nelle relazioni italo-elleniche”
Cinguettare
Pane e lavoro, il lavoro per dare dignità ad ogni persona e metterla al centro
della vita. Guadagnarsi il pane con il
lavoro. Per questo occorrono azioni
concrete che favoriscano occasioni di
lavoro, con meno burocrazia che non
freni l’operosità di chi desidera offrire
le proprie competenze e capacità. Possibile che con tutto il nostro patrimonio di bellezze non sappiamo fare ad
esempio del turismo il vero motore di
rilancio per il nostro paese?
Cinguettare
di Luca Lischi
Caschi slacciati e padellini sono frequentissimi. E l’uso delle cinture in
auto? Un optional. Proprio un’altra Italia: “così è, se vi pare!”
Trecentomila euro, proprio 300.000 euro
la somma per avere una star del cinema
al Festival di Venezia. Certo la presenza di una star può far muovere tanto
denaro (si pensi solamente alla pubblicità), ma in un periodo di grande difficoltà, dove alle persone manca anche
il pane, non è possibile cominciare a
cambiare certe regole di ingaggio…?
Agosto è identificato con il mese delle
ferie ma è il periodo in cui si ricorda il
cardinal Martini un vero maestro di spiritualità, ed è anche il mese di Alberto
Ablondi, il vescovo del dialogo. Ecco
due uomini di Chiesa animati da carismi diversi, capaci di seminare la loro
feconda fede tra la gente e infondere
speranza. A noi far fruttificare i semi e
raccogliere almeno un po’ della loro
saggezza.
Giornate
europee
del
patrimonio
(Giangiacomo Panessa) - Oggi
nella capitale dell’Armenia,
Erevan, si dà il via alle giornate europee del patrimonio
che si celebrano qui a fine
mese di settembre. A Livorno
la manifestazione dal titolo “Il
tesoro della memoria nelle relazioni italo-elleniche” vedrà
impegnato il Ministero beni
culturali che ha nell’archivio
di stato la sua struttura locale
e il consolato di Grecia, col
patrocinio dell’Ambasciata a
Roma, nella presentazione di
due opere storiche importanti: in anteprima, presente l’autore il prof. Clementi dell’Università della Calabria, del lavoro scientifico sull’occupazione italiana della Grecia dal
titolo: “Camicie nere sull’acropoli”.
L’appuntamento è per sabato
28 settembre alle 10 presso
l’Archivio di Stato.
La seconda il 2 ottobre alle 17
presso la chiesa armena di via
della Madonna sarà presentato il libro “La Grecia plurale del
risorgimento” di Franca Bellucci.
Livorno com’è noto, conserva
nell’archivio di stato la memoria della comunità ellenica
che ha dato il massimo contributo al suo risorgimento molto vicino a quello della nazione italiana ; di qui ci è parso
opportuno ricollegare questi
lavori al tesoro di ricordi qui
presente nel più vasto contesto della Livorno storica delle
nazioni, un progetto per dare
alla città un più ampio respiro
non solo culturale.
Politica
10 Spigolature
La pitonessa:
l’alfiere del Cavaliere
E’ ormai la “portavoce” più ascoltata del
Cavaliere.
Ci riferiamo alla Daniela Santachè - candidata alla vicepresidenza della Camera
ma rimandata ad ottobre.
E’ passata alle cronache come “la pitonessa”: è lei che, da tempo, detta la linea nel PdL.
Vuole la crisi di governo, le elezioni anticipate e sta facendo terra bruciata intorno a lei.
Ha dato, praticamente del “citrullo” a
Cicchittto ed a Gasparri, già presidenti
dei gruppi parlamentari del PdL nella trascorsa legislatura.
Sta facendo una rapida carriera alla corte del cavaliere, “lei” già fondatrice della “destra” con Storace.
e-mail: [email protected]
e
r
u
t
lo a
g
i
Sp
Il caos nel PD
Ed intanto nel PD continua la lotta senza quartiere per la futura gestione di un
partito che sta letteralmente perdendo
“il buon senso delle responsabilità”.
Ormai nessuno riesce più a capire che
cosa questo partito voglia fare da grande, ammesso e concesso che riesca veramente a diventarlo.
FOTO
ONORATI avere come paravenNon
è sufficiente
to, il solo antiberlusconismo esasperato.
In questi ultimi giorni stiamo assistendo
ad un movimento tellurico: all’italiana c’è
uno spostamento verso il previsto vincente, alias Matteo Renzi....
Ma Grillo
ora sostiene
la legge Porcellum
FRATELLI NERI
S.P.A.
LIVORNO - ITALY
Grillo continua ad imperversare ed a sorprendere giocando con il buon senso degli italiani.
Dal suo “buon retiro” nella lussuosa villa di Bibbona (chi vuole prenderla in affitto deve cacciare euro 14.000 a settimana), il comico genovese, divenuto
uno dei politici più preparati in Europa,
si è dichiarato favorevole alla legge elet-
torale in essere, l’esecrabile porcellum”.
Non conta se, fino a qualche giorno fa,
la definiva “una vergogna italiana”.
Ha detto che con quella legge può vincere le elezioni e governare così il paese,
ed allora “contrordine compagni”. Era un
vecchio slogan di Candido, un settimanale reazionario di destra a cui il “grande
comico” sembra volersi uniformare.
A proposito
del consigliere
comunale PdL
Ciacchini.
Ma Massimo Ciacchini, già vivacissimo
dirigente della sinistra democristiana ed
ora esponente di grido del PdL livornese, è falco o colomba? Mah, a noi sembra falco!!!
Mimmo D’Alessandro
e Mario Tredici
Il primo è il grande promoter del “Summer Festival lucchese” verso cui le associazioni comunali inviano continue
lodi per l’intelligenza e la professionalità con cui sta organizzando l’importante evento che ha raggiunto, ormai, una
notorietà internazionale.
Suggeriscono agli enti lucchesi che operano nel turismo a prendere il “Festival”
come esempio per una promozione programmata, anticipata ed efficace.
Esattamente quanto sta accadendo a Livorno all’assessore alle culture (noi livornesi “pensiamo sempre in grande....”), l’amico Mario Tredici che ha
promesso di cominciare a pensare, fin
da settembre, all’edizione 2014 di Effetto Venezia, ignorato da Marina di Pisa a
nord e da Quercianella a sud.
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11
Una proposta in attesa del prossimo trentennale della “burla” che fece il giro del mondo
“Teste” di Modigliani:
ma perché abbiamo paura di esporle?
Marco Gasperetti sul Corriere della
Sera -Edizione fiorentina - di giovedì
22 agosto, in occasione del prossimo
trentennale del recupero delle false
teste di Modigliani, avvenuta esattamente il 24 luglio 1984, si chiede “perchè” continuino a marcire negli umidi
magazzini comunali, “nascosti - aggiunge - come semi della vergogna”.
Ha avvicinato, nel suo interessante servizio, uno dei tre protagonisti di quella
che ormai è passata alla storia come
“la beffa del secolo” rivolta alla casta
dei critici d’arte.
Quelle teste - scrive ancora Gasperetti - meritano una degna collocazione
perchè costituiscono una autentica risorsa per Livorno. Concordano completamente con la proposta, tutti e tre
i protagonisti di quella clamorosa vicenda: “ non si comprende”, aggiungono,” perchè continuino ad essere
tenute nascoste quasi fossero “un corpo di reato” non presentabile in pubblico.
Nell’avvicinarsi del “trentennale” i più
importanti media mondiali stanno producendo documentari, servizi, si stanno scrivendo saggi oltre ad effettuare
nuove inchieste.
A Livorno, invece, le teste continuano
ad essere nascoste, a conferma dell’immobilismo di una città che non riesce a rompere alcuni luoghi comuni
che, di fatto,ne hanno impedito lo sviluppo specialmente nel settore della
cultura e del turismo.
Pietro Luridiana, Michele Ghelarducci e Pierfrancesco Ferrucci mentre colpiscono una “testa”.
Vi sono stati, in passato, tentativi rivolti agli ultimi due assessori alle culture (noi, livornesi, siamo plurali in tutto). Quello, attualmente in carica, Mario Tredici, non ha dato, ad oggi, nessuna risposta.
Evidentemente continua a prevalere,
ancora, quel senso di colpa che esplose trent’anni fa: non si riesce a cancellarlo.
Venti anni dopo l’accadimento, sempre dal servizio di Gasperetti, furono
“prestate” ad un museo di Lugano :fu
un autentico successo di pubblico e di
incassi.
Non si riesce a capire perchè non si
voglia organizzare quello che sarebbe
“un grande evento”per Livorno: potrebbero venire coinvolti i “ricordi livornesi
del grande artista insieme all’ esposizione dei “falsi:” sarebbe un’occasione
importante ed originale per portare a
Livorno migliaia e migliaia di visitatori
e far conoscere, finalmente, la nostra
città a tanta gente.
A proposito un suggerimento all’assessore “alle culture” l’amico Mario Tredici che a, partire dal mese di settembre, comincerà a costruire - Effetto Venezia - Edizione 2014: organizzare
l’evento delle “teste” potrebbe rappresentare un incentivo per convincere,
anche quelli di foravia a venire a Livorno proprio in quell’occasione.
Lo invitiamo ad una seria riflessione.
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12 Politica
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DOPO QUATTRO LUNGHI ANNI DI DISCUSSIONI
Piazza Grande, finalmente
al via la ristrutturazione
di Franco Spugnesi
Ci sono voluti quasi quattro lunghi anni
perché la montagna (l’Amministrazione
Comunale), sul tema della ristrutturazione del centro storico, partorisse il classico “topolino” in versione risistemazione
della Piazza Grande.
Intendiamoci, meglio così del nulla al quale ormai eravamo quasi rassegnati.
Siamo stati facili profeti quando, su queste colonne, scrivevamo che l’amministrazione comunale su questo tema procedesse un po’ a caso, affidandosi alle interviste ai passanti e cose del genere.
Dicemmo allora e siamo della stessa opinione adesso, che i quattrini (speriamo
pochi) per quelle iniziative estemporanee
erano buttati al vento e che semmai l’Amministrazione dovesse interrogare i cittadini su una propria idea del centro e del
traffico in questa zona nevralgica ma che,
probabilmente, questa idea non l’aveva.
Ci sembra che manchi, non da oggi, un
progetto complessivo della città. Un pensiero che analizzi i cambiamenti sociali,
economici, demografici della città negli
ultimi 30 anni e lo traduca in opere pubbliche, poche ma significative, e ancor più
in provvedimenti che stimolino l’iniziativa dei nostri imprenditori che, com’è noto,
non brillano certo per lo spirito di avventura ma che, d’altra parte, sono stati educati da generazioni a far dipendere il fare e
non fare dall’opinione del “partitone.”
Probabilmente se forestiero leggesse i
nostri giornali, potrebbe essere addirittura edificato che si ridisegni un angolo cosi
importante della città di nuovo. Ma per i
livornesi che conoscono, sulla loro pelle,
tutte le opere iniziate e mai finite (o finite a
babbo morto), le speranze di vedere risollevato dal degrado e dalla banalità questo pezzo importante della città, sono veramente minime. Altre preoccupazioni derivano dalla difficoltà a conservare tante
cose così faticosamente costruite o risi-
La Piazza Grande come si presenta oggi in una veduta aerea. (foto R. Onorati)
stemate. Non sarebbe giusto naturalmente fare carico all’Amministrazione dell’incuria e del cattivo uso che i cittadini fanno di tante cose, anche belle che la città
offre, ma non è possibile ignorare che la
trascuratezza nella manutenzione, le erbacce nei parchi, le strade sporche etc. costituiscono alibi e incoraggiamento alla cattiva educazione di molti nostri concittadini.
Le elezioni non sono lontane, anche se
mancano tanti riferimenti a livello nazionale che inevitabilmente peseranno anche
sulle scelte amministrative, ma gli elettori
livornesi sarebbe bene che modificassero
criterio con cui fanno le loro scelte. L’elettorato labronico, tradizionalmente conservativo, si manifesta addirittura più prudente dei moderati. Vota quello che ha sempre votato perché il nuovo è un rischio
insopportabile, il sovvertimento delle convinzioni politiche di famiglia è foriero di
incomprensioni dolorose.
L’effetto è evidente nel declino della città’, nella scarsa trasparenza delle decisioni, nella difficoltà a pensare il nuovo. Forse più cambiare i giardinetti prospicienti il
palazzo comunale bisognerebbe cambiare
coloro che vi operano..
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13
Alcuni punti che dovranno rilanciare e far crescere la nostra citta
‘Progetto per Livorno’:
ecco le priorità
di Cristiano Toncelli
Come possiamo invertire il declino di Livorno? Come possiamo creare nuovo sviluppo e ridare speranze ai giovani, in una
città che ha il più alto indice di disoccupazione giovanile del Centro-Nord? Come
possiamo dare alla nostra città una visione di se stessa che la proietti nel futuro,
invece di continuare ad essere prigioniera del suo passato? Come possiamo venire incontro alle difficoltà economiche che
purtroppo colpiscono tanti cittadini?
Progetto
per
Livorno
(www.progettoperlivorno.org) sta costruendo da tempo le risposte da dare a
queste domande, perché il 2014 sarà l’anno in cui i livornesi dovranno avere la
possibilità di scegliere una città che cresce.
Ecco allora alcune delle cose che abbiamo individuato come prioritarie.
Prima di tutto, Livorno non può continuare a credersi un universo a parte. La pianificazione urbanistica va fatta con il territorio, a partire da Collesalvetti, perché
questo è il modo per sfruttare le nostre
potenzialità e creare nuovo sviluppo e lavoro. Anzi, con la sostituzione delle Province con le Unioni di Comuni si colga
l’occasione e si lavori insieme con Pisa,
trasformando l’Area Vasta, che oggi è solo
l’unione di due parole (insieme a un mare
di chiacchiere), nella vera aggregazione
di due territori che insieme possono diventare il nuovo motore economico della
Toscana.
Prima ancora, però, le istituzioni livornesi
facciano finalmente squadra, invece di
operare ognuna per se. Si crei una cabina
di regia, a costo zero, per coordinare visioni e progetti. Dal lato dell’urbanistica,
registriamo che sono state costruite o pianificate già troppe case che nessuno abiterà mai. L’elenco è impressionante: Nuovo Centro, Borgo di Magrignano, Terme
della Salute, Mercato Ortofrutticolo, Porta a Mare, Abitare Sociale di Fiorentina,
Abitare Sociale di Coteto, Piazza del Luogo Pio (il terribile progetto...)...
Basta con il consumo di suolo. Attuiamo
invece dei veri piani di recupero, unendo
risorse pubbliche e private, perché tante
zone della nostra città ne hanno davvero
bisogno. Diamo spazio all’iniziativa privata, perché oggi a Livorno chi ha idee e
volontà viene scoraggiato. Si verifichino
capillarmente le occupazioni e gli impieghi delle case popolari e si ripensi interamente l’allocazione dei fondi per il sociale, perché le risorse devono andare interamente a chi ne ha più bisogno.
Puntiamo davvero al turismo, crocieristico e non solo, riqualificando il nostro patrimonio storico ed artistico e valorizzandolo, con particolare riferimento all’area
della Venezia (Fortezze, Ex-Macelli, Forte
San Pietro). Realizziamo l’approdo della
Bellana, da troppi anni atteso, in modo da
liberare i fossi dalle barche e poterli valorizzare a fini turistici.
Si cambi drasticamente il ruolo della Porto2000, che con la sua scelta di fare con-
correnza agli stessi operatori suoi clienti,
ha contribuito a far scappare le crociere.
Si persegua l’interesse generale, non i troppi interessi particolari che ingessano la
città. Sviluppiamo il porto, smettendo di
difendere gli orticelli in cui è diviso. Iniziamo a lavorare (anche se ci vorranno tante
risorse e molti anni) per realizzare la Darsena Europa, perché se il porto non si
espande andrà incontro ad un inevitabile
e profondo declino.
Ma tutto questo ancora non basta, perché anche la politica deve rinnovarsi. Tutti
gli atti dell’amministrazione (a partire da
quelli di spesa) siano pubblicati online, secondo il principio della “full disclosure”. Si
adotti un Codice Etico per gli eletti e si fissi
un limite di 8 assessori per la Giunta.
Se questi, che sono solo alcuni dei punti
che Progetto per Livorno ha individuato,
venissero realizzati, avremmo una Livorno nuova e pulsante di attività. E’ attorno
a questa visione che sarà costruita la proposta politica di Progetto per Livorno per
il 2014. Poi, la scelta spetterà ai livornesi.
Fortezza Vecchia: una delle priorità di ‘Progetto per Livorno’. (foto Onorati)
Politica
14 Livorno
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Alla scuola Albertelli, Sezione A, di Livorno
Roby: un piccolo (grande)
esempio di integrazione
di Mario Lorenzini
“Il cammino verso quella che era chiamata società multietnica e multiculturale ovvero una società capace di far convivere e
di integrare persone di diverse origini e culture si presenta oggi a noi come un cammino non facile ma pieno di contraddizioni.
E’ certo comunque che i Paesi cosidetti
ricchi non potranno arrestare in nessun
modo la spinta di milioni di persone che
dal Terzo Mondo emigrano per sopravvivere per aver diritto al lavoro, non potranno moltiplicare gli spazi per migliorare le
condizioni di vita nei Paesi del Sud del
mondo per riequilibrare gli equilibri esistenti.
E’ questa la scommessa che il mondo ha
di fronte per i prossimi decenni.
Solo in questo modo oltre che da un’opera
di educazione e di cultura si potranno evitare i drammi dell’intolleranza e del razzismo” (da LA CIVILTA’ E LA STORIA -3°
VOLUME EDIZIONE 1991- EDIZIONI
SCOLAASTICHE BRUNO MONDADORI)
Cinque anni fa un bambino filippino di sei
anni di nome Roby entrò, insieme ad altri
venti bambini, in prima elementare, pardon, primaria, in una scuola di Livorno. I
suoi genitori l’accompagnarono cosi come
tutti gli altri genitori. Era il primo giorno di
scuola e c’erano, come è consuetudine,
una grande attesa e curiosità. C’era in tutti l’attesa di incontrare per la prima volta
le insegnanti e c’era da conoscersi fra
bambini e fra genitori.
I genitori di Roby erano un po’ spaesati
come si suol dire e erano di disparte.
Roby li lasciò subito dopo aver sentito
pronunciare,sia pure storpiato.il suo cognome e sia aggregò al gruppo dei futuri
compagni e compagne.
Roby non parlava italiano.Era arrivato
dalla lontana terra natia appena da sei mesi
e parlava solo francese. Entrò in classe,
vide che l’unico posto libero in fondo alla
classe era quello accanto ad una bambina
bionda e sorridente sistemò il quaderno
sul banco a rispettosa distanza dalla compagna.
La maestra fece l’appello e quando arrivò
al cognome di Roby questi a mala pena lo
comprese, comunque alzò la mano come
per dire presente.
“Parli italiano?” gli chiese la maestra.
Roby la guardò e disse “francois”.
“Bien,vedrai che alla fine parlerai italiano
come tutti i tuoi compagni, non sei il primo, in tanti anni che insegno ho avuto
alunni che non parlavano, come te, l’italiano e alla fine hanno scritto e parlato
come scrivo e parlo io e tutti i tuoi compagni”.
I venti compagni tornarono a casa dopo il
primo giorno e raccontarono ai loro genitori l’impatto con la maestra e con Roby e
il giorno dopo tutti dissero “aiuteremo
Roby”.
E Roby da quel giorno fu al centro della
vita di quella classe partecipando alla feste di compleanno dei compagni, alla gare
sportive e alle recite di fine d’anno. E piano piano anche la lingua italiana scritta e
parlata è stata appresa in modo sempre
più corretto.
Dopo cinque anni Roby, insieme ai venti
compagni. a giugno ha lasciato la scuola
primaria con una bella pagella e si è iscritto alla scuola media nella sezione dove si
insegna oltre all’inglese anche il francese
e troverà parecchi compagni con i quali
ha vissuti gli anni passati.
Un piccolo ma importante esempio di integrazione che merita di essere segnalato.
La scuola è l’Albertelli, Sezione A di Livorno.
Le scomparse di Lucarelli e Murace
Addio a Vasco
e Salvatore
Nel rapido volgere di un mese
sono scomparsi due cari amici:
Vasco Lucarelli e Salvatore Murace.
Vasco Lucarelli, già direttore responsabile della Mutua Artigiani
a Livorno, fu dirigente SPES della Democrazia Cristiana negli
sessanta.
Poi si dedicò a quella che era la
Sua grande passione, quello dello scrittore e nel corso degli ultimi decenni ha dato alle stampe
e presentato con successo vari
libri, di indirizzo religioso e sulla
storia di Montenero, ove abitò fin
da piccolo.
Salvatore Murace, anch’esso dirigente della DC livornese, era
stato un apprezzato dipendente
dell’Istituto Autonomo Case Popolari.
Andato in pensione si è dedicato
con grande passione e competenza alla ANIA (Associazione
Nazionale Inquilini e Assegnatari, con sede in Via Puccini). Una
Sua creatura, da lui fortemente
voluta che ha gestito, in tutti questi anni, con grande passione. impegno e competenza.
Salvatore Murace era anche un
vecchio socio del Circolo Culturale IL CENTRO.
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Rosignano
15
Interessante dibattito al Caffè Ginori di Castiglioncello sul libro di Francesco Butini
Il senatore operaio
(E.D.S) - Assente, per la imprevista concomitanza della riunione della direzione
centrale del PD, il sen.Vannino Chiti che
ha inviato un caloroso messaggio di saluto, il dibattito ha avuto come relatori, Ettore Bettinetti, già segretario generale della
CISL livornese negli anni settanta, Giuseppe Danesin -già sindaco del Comune
di Rosignano ed il grossetano on. Hubert
Corsi, già deputato della D.C.
Il dibattito, a cui hanno partecipato il consigliere comunale de Il Cambio - De Bari
ed il consigliere provinciale del PD - Stabile, ha avuto come punto di riferimento la
storia politica e sindacale di Maurizio Vigiani - senatore della D.C nel collegio del
Mugello - durante la prima legislatura repubblicana dal 1948 al 1953.
Il Vigiani, tornato tranquillamente alle officine Galilei di Firenze, all’indomani della
mancata rielezione nella tornata elettorale
del 1953, ha svolto, nel corso del suo mandato, un ruolo di grande rilievo, specialmente in campo sociale, contribuendo, in
maniera incidente, alla risoluzione delle
tante problematiche che il parlamento doveva affrontate in un paese disastrato dalla
guerra e con un’economia distrutta.
I relatori hanno messo in rilievo, attraverso naturalmente visioni anche diversificate ma tutte tendenti a creare le condizioni per
la rinascita del paese, il ruolo e le funzioni
che le Istituzioni - parlamento e governo svolsero in quella epica stagione.
L’autore ha opportunamente esaltato il
ruolo svolto dalla Istituzioni in quell’epoca storica allorchè furono proposti ed approvati leggi e provvedimenti che consentirono di inserire, in pochi anni, l’Italia tra
le sei potenze economiche più importanti
nel mondo.
Vi fu, pur nella rigida contrapposizione
politica, provocata dallo scontro ideologico tra l’occidente democratico e l ‘oriente oppresso dal comunismo sovietico, uno
spirito ed una volontà feroci che permisero quel miracolo: la differenza, ha concluso l’autore, con l’attualità drammatica che
il mondo politico attuale, nella sua
mediocrità,offre quotidianamente, agli oc-
chi di tutti noi: è venuto a mancare, purtroppo, quello spirito ricostruttivo che
vide, nell’operaio senatore Vigiani, un
autentico protagonista, di quella grande
stagione politica.
Al teatro Castello Pasquini a Castiglioncello
E’ don Federico
il nuovo parroco
di Rosignano
E’ Don Federico Locatelli il nuovo parroco di Rosignano M.mo.
Dal 1° agosto ha sostituito don
Fabio Pancaccini destinato ad
altro importante incarico.
Ha svolto lodevolmente l’incarico di viceparroco nella parrocchia di S. Jacopo in Acquaviva
a Livorno, sicuramente una delle più importanti della città.
A don Federico, accolto con
grande simpatia ed entusiasmo
dalla comunutà rosignanese, gli
auguri più affettuosi di buon lavoro da parte della redazione de
IL CENTRO.
Grande successo del concerto verdiano
Ha avuto un grande successo la “performance” della Schola Cantorum di Rosignano
che, integrata dai cori collaboratori CORALE CASTELLINESE e CORALE POLIFONICA
di Santa Luce, ha mietuto appluasi a scena aperta con “Ricordando Verdi” 200 anni di un
genio italianio: un intenso ed applauditissimo programma di musiche verdiane.
Oltre ai cori, hanno partecipato l’orchestra d’archi Schola Cantorum, con Anna Cagnetta
al pianoforte, il soprano Susie Helena Georgiadis - brasiliana di Porto Alegre ed il baritono Mauro Pagano.
Tutti bravi ed un elogio meritato al management della Schola Cantorum per la riuscitissima ed applaudita esibizione.
Rosignano
16 Politica
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I pomeriggi culturali al Caffè Ginori di Castiglioncello
Una iniziativa “coraggiosa”
che ha riscosso successo
Mercoledì 6 agosto si è concluso il programma dei pomeriggi culturali al Caffè Ginori di Castiglioncello.
Si è trattato di una iniziativa “coraggiosa” che il Circolo IL CENTRO ha organizzato con il solo scopo di contribuire a ravvivare qualche pomeriggio,
meno spento, di quanto purtroppo si
verifica a Castiglioncello anche in piena estate.
Si è voluto anche tentare di creare
un’alternativa alla dirimpettaia La Limonaia, dove da tanti anni, si svolgono
apprezzate iniziative culturali, organizzate dall’Ufficio Cultura del comune di
Rosignano.
Le opere presentate hanno visto la partecipazione di un buon pubblico, proveniente anche da Livorno (e questo
rappresenta un autentico scoop) che
ha dimostrato di saper apprezzare l’iniziativa del nostro circolo culturale e che
hanno consentito a molti di apprezzare le bellezze paesaggistiche di Castiglioncello, una volta ricordata come “la
Perla del Tirreno”e l’ospitalità di un locale di classe quale sicuramente è il
Caffè Ginori.
Abbiamo dovuto registrare, ma questo
ormai non fa più notizia, la completa
assenza di qualche rappresentante della giunta comunale di Rosignano (magari toh, l’assessore al turismo per non
dire del Sindaco che ha la delega anche “alla cultura”o magari al sociale
Da sin.: Enrico Salvadori, capocronista a La Nazione in Versilia, l’autore Marco Bernardini,
Enrico Dello Sbarba, direttore de Il Centro, e Mauro Donati, ex gestore del Ciucheba.
specialmente in occasione dell’esordio allorchè venne presentato - Abbecedario del lavoro femminile -Dalla sicurezza all’accuratezza - oppure venerdì 26 luglio allorchè fu presentato
“Il Senatore operaio” di Francesco
Butini.
Le opere presentate mercoledì 31 luglio “Il giorno rubato” di Marco De Franchi e Li abbiamo fatti cantare di Marco Bernadini” sono state egualmente
seguite con vivo interesse.
A proposito del libro di Marco Bernadini, nipote del grande Sergio della
Bussola di Focette a cui ha parteci-
pato anche Mauro Donati, indimenticabile titolare del Ciucheba, abbiamo
appreso un’autentica novità da sempre ignorata.
Sergio Bernardini, ospite a Castiglioncello di Mauro Donati, dopo la chiusura di Bussola domani a Lido di
Camaiore,manifestò l’intenzione di utilizzare il tendone, collocato all’interno del Castello Pasquini, per trasferirvi le attività di Bussola domani: un
fatto che avrebbe cambiato la storia
di Castiglioncello. Naturalmente (sic!)
ricevette un freddo diniego da parte
dell’Amministrazione comunale....
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Provincia
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COMMISSIONE PARI OPPORTUNITA’ DEL COMUNE DI COLLESALVETTI
Il Passato: la forza del futuro
di Laura Conforti Benvenuti
“Una vita al Femminile – Il passato: la forza
del futuro” a cura di Anna Ornella Berretta e
Valentina Olivola, è il risultato della ricerca
sulla positività della donna della Commissione Pari Opportunità di Collesalvetti. Il libro,
edito dal Consiglio Regionale della Toscana,
presentato da
Daniela Lastri,
Ufficio Presidenza della Toscana, introdotto da Nicla
Spinella Capua, prefazione
Dontella Fantozzi e del Sindaco Lorenzo
Bacci, ha il merito di raccontare la vita di
donne anziane
che
hanno
sopportato la guerra in mezzo a provocazioni di ogni genere, bombardamenti, fame,stenti
e altruismo, e che adesso sono serene perché
hanno fatto il possibile per la famiglia e la
società. L’idea vincente della presidente Anna
Ornella Berreta che si è avvalsa della collaborazione di Valentina Olivola è stata quella
di andare ad intervistare queste donne, una
per ogni frazione del Comune, e così è nato
un libro di particolare interesse, perché dedicato alle donne, dove si parla di persone semplici e “comuni” le cui vicende nessuno avrebbe mai conosciuto, ed è nato invece uno spaccato di storia molto coinvolgente per chi legge e per il Comune che ha creduto in questa
proposta.
Sono delle microstorie che non apparirebbero sui libri di storia, che non avremmo potuto
conoscere se non attraverso queste interviste, ma sono indispensabili come le piccole
tessere di un mosaico. Ognuna di loro, parla
delle privazioni, della povertà, di come vivevano i contadini, ma soprattutto della guerra
e, delle tristi esperienze che questa ha provocato in ognuna di loro
Biancamaria, provata da mille vicissitudini, a
sette anni pensa ai lavori di casa, al nonno
disabile, ad aiutare il pastore a fare il formaggio in cambio di una ricotta e, nonostante tutto va a scuola e frequenta anche la scuota di
taglio e cucito. Finita la guerra si sposa, ma
nonostante l’amore, la vita matrimoniale non
sarà facile, la convivenza in casa con suoceri,
cognati, nipoti. Non poteva avere una vita
privata e ciò creava dolore alla protagonista.
I guadagni del marito venivano consegnati alla
madre di lui… però Biancamaria fa la sarta e i
frutti del suo lavoro restano a lei.
Ginetta, racconta che gli uomini per paura della
deportazione vivevano nei buchi dei pagliaio.
Poi, cosa tremenda, i tedeschi trovarono in un
a casa pezzi di un aereo americano. Le conseguenze comportarono il rastrellamento di giovani di Stagno e Guasticce che furono impiccati a Nugola, dove ancor oggi si trova il monumento e la stele costruita a perenne ricordo
del loro triste destino.
Umberta Maria, molto brava nel cucito e nel
taglio: viene premiata a Firenze e poi a Roma
al Ministero dell’Agricoltura con un diploma.
Gina ed Erica sono cognate, sono vedove di
due fratelli. Gina racconta di grandi lavori e
privazioni: a lei era concesso di mangiare solo
l’uovo di gallina mugginese perché le altre
uova servivano per barattare generi di prima
necessità. Comunque in quel periodo ci furono le prime riunioni sindacali per abbassare
gli “obblighi” del raccolto e degli allevamenti
al fattore. Un gruppo ha fermato la trebbiatura… sono stati chiamati anche i Carabinieri…
ma la percentuale fortunatamente è scesa al
58%. E’ l’inizio di un bel traguardo!
Greca, in compagnia del marito, ricorda in
particolare episodi della guerra dove sono
morti i vicini di casa e nei rifugi di Pandoiano.
La guerra finalmente finisce e la vita piano
piano riprende, si sposa, ha tre figli e riesce
anche a costruirsi una casa.
Marisa,una vita avventurosa con stenti e poco
mangiare, ma soprattutto la guerra. Finita la
guerra, si sposa e va ad abitare a Pisa, dove il
marito lavora. Purtroppo non avrà figli, perde
anche il marito e perciò torna a casa al Mortaiolo vicino a suo fratello. La vita l’ha piegata
ma il coraggio non le manca. Oggi fa parte del
folkloristico gruppo a Vicarello “il Barroccio
fiorito” dove fa rivivere attraverso i ricordi, la
realtà della sua infanzia.
Angiola, adesso vive in una bella casa, parla
anche lei delle sofferenze di quel periodo dove
non c’era quasi nulla. Per la prima comunione
indossava un abito prestato. Ricorda la morte
di sei amichetti che stavano giocando con una
bombarda trovata per caso che scoppiò. A sedici anni incontra il futuro marito, a diciannove si sposa, nascerà una figlia e la vita scorrerà
in pace. Ora le sembra impossibile che fino a
pochi anni fa la luce, l’acqua, una casa dignitosa, il caldo e tutti gli agi non potessero far
parte della sua vita quotidiana. Questi racconti sembrano ora favole inventate, ma lei li ha
vissuti, come mille altre donne della loro età
che hanno avuto il coraggio di tirare aventi
come meglio hanno potuto per tutta la famiglia.
Alfreda, adesso seduta su una seggiola guarda fuori al di là di quel vetro. Quando parla
alla nostra intervistatrice, ripercorre tutta la
sua vita, parla di tutta la famiglia molto numerosa. I genitori erano contadini a mezzadria e nonostante il lavoro massacrante di
uomini e donne il guadagno era irrisorio.
Il padrone delle terre mandava il fattore, che
arrivava in calesse, col libro dove c’era segnato il dare e l’avere: il dare erano le spese
d’affitto della casa dei terreni e l’avere, il ricavato del lavoro della famiglia contadina. Nonostante il tempo passato nei campi alla fine
non rimaneva quasi niente e il fattore portava via persino polli, capponi, uova, prosciutti
e salsicce. Durante la guerra ricorda i bombardamenti allo Stanic, l’allarme della fabbrica a Stagno. Finisce la guerra e cambia la vita:
nasce il sindacato CGL, si fanno le prime riunioni, le prime lotte contadine si riesce ad
ottenere la spartizione del lavoro, questa volta, al 50%. Arrivano le prime manganellate
dalla “celere”.
I proprietari terrieri, scontenti, cominciarono a vendere senza dare diritto di prelazione
agli affittuari. Ciò provocò una catastrofe
per molte famiglie compresa quella di Alfreda che dall’oggi al domani restarono senza
terra e in mezzo alla strada, andando a finire
nelle baracche. Finalmente viene assunta come
bidella nella scuola. Non si è sposata. Adesso dedica la sua vita ai nipoti, figli di suo
fratello ed ora anche ai pronipoti.
Marisa, ricorda che il padre possedeva un
apparecchio radiofonico per sentire “Radio
Londra”, lo nascondevano in un armadio sotto la biancheria perché se i tedeschi l’avessero scoperto il capo famiglia sarebbe stato
fucilato. Rammenta con tristezza, quando
dalla Statale Aurelia, vide una fila interminabile di uomini italiani che venivano deportati
in Germania.
Finita la guerra, si riaccende la speranza: si
iscrive all’associazione “Noi Donne” e si abbona al giornale. Era interessante andare alle
riunioni e avere finalmente la libertà di esprimere il proprio pensiero. Il marito lavora all’Enel e gode di un certo benessere economico. Però la sua salute le dà dei problemi e a 42
anni lascia il lavoro. Tuttavia, ha una forza
di volontà che nonostante tutto alberga sempre in lei.
Ognuna di loro a fine intervista ha voluto
dare una ricetta di un piatto della loro tradizione familiare, anche questo ci aiuta a capire
la vita di quel periodo.
Politica
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TITOLARE DELL’AZIENDA FLORA DI LAURA-LORENZANA
In conversazione con Mario Rosario Rizzi,
imprenditore, filantropo e cultore della natura
di Silvia Menicagli
Entrando nella sede di Laura-Lorenzana
dell’azienda Flora si percepisce un’altra
dimensione, una sorta di microcosmo indipendente da ciò che accade all’esterno,
una realtà avulsa dai ritmi frenetici e stressanti del quotidiano. Più che un luogo di
lavoro sembra di essere in un oasi di benessere e tranquillità.
Profumi, silenzi, sorrisi, una comunità lavorativa che ha scelto di vivere seguendo i suggerimenti della natura, che estrae
e converte in prodotti di utilizzo domestico e personale. La figura di riferimento è il
suo ideatore, Rosario Rizzi, un guru del
rapporto uomo/natura/rispetto. Una filosofia di vita che scozza con il suo ruolo di
manager d’impresa ed una passione per
gli equilibri che consentono la sopravvivenza su questa terra che ha trasformato
in Associazione “STUPA ONLUS” Sostegno Totale Umanitario Popolazioni Asia,
Africa, America latina.
Appassionato giardiniere, ha trasformato la sua esperienza in cultore di essenze
botaniche e attraverso Flora produce nei
suoi laboratori una serie di prodotti a base
di oli essenziali estratti a freddo o tramite
vapore utili per la casa e per il benessere
personale. Le parti vegetali utilizzate per
l’estrazione provengono da colture biologiche e biodinamiche su terreni e luoghi più consoni alla coltivazione delle
varie specie. Nessuno stress chimico e
nessuno stress ambientale per arrivare ad
un prodotto completamente bio, e solamente curativo e benefico.
L’azienda è attiva dal 1989 ed oltre alla
produzione si cura di organizzare lezioni e
corsi che vanno dall’aromaterapia alle tec-
Mario Rosario Rizzi
niche di massaggio, cucina aromatica, cura
dell’orto, agricoltura biodinamica e molto
altro.
Pubblica inoltre una rivista, “l’Aromatario” con l’intento di sviluppare con consigli e soluzioni pratiche, la cultura e la
conoscenza del vasto campo della medicina naturale.
Rosario, mi consenta la confidenza, mi
accoglie nel suo ufficio con un sorriso ed
una tranquillità rara. Da tempo avevamo
concordato l’intervista ma non avevo voglia di sparare una serie di domande tecniche e banali le cui risposte si trovano da
se negli opuscoli di Flora. Volevo conoscere l’aspetto più profondo, caratteriale
di questa scelta di vita, di questa dedizione al naturale così fortemente sentita. Cosa
lo aveva spinto, al di la degli interessi commerciali ad intraprendere quella che in realtà è la parte più impegnativa nella sua
vita dell’azienda stessa, la fondazione dello
Stupa Restoration Project. Progetto nato
nel 2007 attraverso la decisione comune
di 43 membri provenienti da 12 paesi stranieri di intraprendere una colossale impresa di restauro degli Stupa e in rovina pre-
senti in Asia e che sono stimati essere circa 24.000.
Cosa è uno Stupa? Chiedo nella mia più
totale ignoranza in materia. Mi spiega Rosario, sono spazi sacri, consacrati, monumenti per la pace nel mondo, sono strutture spirituali e funzionano da antenne
cosmiche. Costruiti con blocchi di forme
geometriche rigorosamente presenti in
ogni realizzazione, ciascuna rappresenta
uno dei quattro elementi: terra, acqua, fuoco, aria, e in alto terminano con un quinto
elemento, lo spazio, Oriente il significato
cosmologico della cupola è inteso come
rappresentazione dell’universo. I 24.000
Stupa presenti in Asia rappresenterebbero una cintura ad alta energia cosmica che
trasmette benessere alla popolazione mondiale ed è quindi compito dell’umanità mantenerne la sua integrità.
Ascolto incredula a questa nuova conoscenza e mai a poi mai mi sarei aspettata di
incontrare un personaggio di tale spessore
alla guida di una azienda dove di solito rigore e razionalità la fanno da padrona. Chi
l’avrebbe mai detto che entrando da “Flora” a Laura, piccola frazione del comune di
Lorenzana, si entrasse in una dimensione
così intima con la natura e gli equilibri della
terra. Ogni volta è una scoperta!
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7
Al Festival Bolgheri Melody
L’incontro con Franco Mosca
“Da Carlo”
presidente della fondazione Arpa è diventato
A MARINA DI BIBBONA
di Silvia Menicagli
Purtroppo capita nella vita di molte persone di avere dei bruschi stop. Situazioni che
non vorresti affrontare, che pensi possano accadere ad altri ma che invece si presentano a causa dei nostri fragili equilibri
biochimici e ti fanno vivere situazioni aliene a quella che è stata la normalità fino a
quel momento. Incontri persone, frequenti
luoghi, ascolti voci, devi prendere delle
decisioni ed alla fine scegli e ti affidi. In
questo iter, se sei fortunato, incontri persone splendide come è il caso del professor Franco Mosca, uomo di grandi capacità umane, professionali e filantropiche. La
sua continua attività scientifica, tesa allo
sviluppo della cultura medica, alla formazione dei giovani, all’esportazione delle
conoscenze acquisite in territori dove manca ancora molto e l’importazione di competenze nuove tramite aggiornamenti all’estero, in questa Italia dove alla ricerca
scientifica è dato molto poco, lo ha spinto
a creare un progetto di consapevolezza
della condivisione e dell’aiuto.
E’ così che è nata Arpa, la Fondazione
O.N.L.U.S. per promuovere la ricerca e la
formazione nei vari campi della Sanità di
cui il Prof. Mosca ne è il Presidente. Insieme a lui un grande comitato tecnico scientifico e tantissimi testimonial artistici e sportivi promuovono la cultura della partecipazione, difatti “per l’Arpa, informare sui
progressi della medicina e sensibilizzare
il pubblico sul tema e sull’importanza
della solidarietà, non solo riveste un ruolo importante che accompagna la sua
attività, ma rappresenta anche un dovere
nei confronti di tutti. Per questo motivo,
Arpa appoggia e promuove periodicamente una serie di eventi culturali di risonanza internazionale al fine di creare
una cultura della donazione e della partecipazione” si legge nella finalità della
Fondazione sul suo sito
www.fondazionearpa.it. e presidente onorario di Arpa è il maestro Andrea Bocelli,
ambasciatore della Fondazione e dell’Italia in tutto il mondo.
Sabato 24 agosto, ospite di Mario Incisa
della Rocchetta, nella scenografia carducciana di San Guido e del maestoso filare di
cipressi, la Fondazione Arpa ha organizzato una serata di grande musica nell’ambito
della manifestazione culturale Bolgheri melody, che grazie ai nobili fini della
O.N.L.U.S. ed alla forza comunicativa di
Andrea Bocelli ha permesso di assistere
ad un Gran Galà di artisti tra i quali, Noemi,
Enrico Ruggeri, Stefano di Battista con Niki
Nicolai, Paolo Ruffini, Karima, le Divas e
molti altri. Denso di significato per il Prof.
Mosca il momento della consegna solenne, con due membri dell’Arma dei Carabinieri in divisa ufficiale, della Medagliadel
Quirinale che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha assegnato alla
Fondazione Arpa, ritirata da Bocelli per il
prezioso lavoro che svolge il suo Presidente insieme ai suoi ricercatori.
Una grande soddisfazione per la Fondazione, una serata piena di “stelle” nonostante un cielo coperto di nubi e illuminato
di lampi, un teatro pieno di ospiti che hanno sostenuto con la loro presenza un grande progetto, un progetto trasversale così
come lo era la presenza in platea e tribuna
di personaggi dello spettacolo, imprenditori, professionisti, colleghi del professore
e persone comuni, tutti presenti e tutti a
condividere per sostenere il bene più prezioso di ogni uomo, la tutela della salute,
che non può non passare per la porta della
ricerca. scrisse il Prof. Colonnetti1, Presidente del Consiglio nazionale delle Ricerche nel 1951 a sei anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale, nel momento più
difficile dell’Italia atterrata dalle ferite inferte ed impegnata nella ricostruzione economica: -”Oggi come non mai potenza e
grandezza di un popolo, in pace come in
guerra, sono indissolubilmente legate alla
sua partecipazione attiva ai progressi
della scienza ed agli sviluppi delle sue
applicazioni. Ogni popolo ha dunque bisogno di tutti quelli tra i suoi figli che si
dedicano alla scienza ed alla tecnica”.
E ugualmente oggi in questa fase buia della economia del nostro paese, dei tagli alla
cultura ed alla ricerca scientifica, dove si
investe in ricerca solo l’1,1 per cento del
pil, rispetto al 2 per cento della media europea, e non si riesce neanche a investire
tutti i fondi assegnati dal programma quadro dell’Unione europea, in questo momento più che mai il sostegno colletivo che la
Fondazione Arpa riesce a convogliare verso la ricerca e lo studio è da premiare.
1
Durante i lavori dell’assemblea costituente, Colonnetti fu autore, assieme a Umberto Nobile e a
Giuseppe Firrao, dell’emendamento che porterà all’affermazione, nell’articolo 9 della Costituzione, che la Repubblica promuove la ricerca scientifica e tecnica.
un’istituzione
culinaria
di Andrea Sargenti
Storie d’estate, storie di chi ha
idee e passione e la spalma in concretezze. E’ quello che ha realizzato Carlo Chiavistelli detto “il
postino” e che per oltre trent’anni ha prestato servizio come portalettere dell’Ufficio Postale di
Cecina, ma con la nutrita passione per la pesca e la buona cucina.
Si narra che Carlo “il postino”
non mancasse mai al suo appuntamento: in mezzo al mare a salpare i palamiti calati la sera precedente.
A confermarlo è il Chiavistelli in
persona che con perfetta cadenza
cecinese ribadisce “amo il mare, e
mi piace avere le mani intrise dalle
lenze salate del palangaro”.
E così “il postino”, non ci ha pensato due volte a suonare il campanello della passione per la pesca
riprendendo il celebre titolo di
una pellicola degli anni ’80.
“Nel 2006 – racconta – è stato per
me l’anno del cambiamento: stufo
di raccomandate, telegrammi, posta
pubblicitaria e avvisi vari ho deciso
di dedicarmi alla passione culinaria e ho aperto il ristorante con il
mio nome”.
E così “da Carlo” è diventato
un’istituzione culinaria di Marina di Bibbona e del camping dove
opera Rosa dei venti e il Postino è
diventato un Gourmet della ristorazione della costa.
Pesce fresco in ogni piatto per
clienti anche esigenti con polpo e
seppie e bottarga grattugiata sulle vongole e tutto questo sotto la
supervisione di Annina, la mamma di Carlo ultraottantenne, che
aggiunge alla semplicità dei piatti i segreti ottenuti con l’esperienza e alla quale spetta sempre l’ultima parola prima che la portata
esca dalla cucina.
Il resto sta al vostro palato….
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IN MARGINE ALLA SCOMPARSA DI PADRE PAOLO DALL’OGLIO
Il difficile futuro
dei cristiani d’Oriente
di Marisa Speranza
Le inquietanti notizie sulla scomparsa
di padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita
espulso nel 2012 dalla Siria dove risiedeva da trent’anni e qui rientrato clandestinamente dalla Turchia a fine luglio, ci pongono interrogativi e riflessioni.
Nel 1982 Dall’Oglio aveva scoperto fuori
Damasco i ruderi dell’antico monastero cattolico di Mar Musa. Ricostruito
l’edificio, vi aveva fondato (1992) una
Comunità (al Khalil) con lo scopo di
favorire il dialogo tra cristiani e islamici. Trent’anni di proficuo lavoro. Poi, la
sua opposizione al governo di Damasco, l’espulsione e il rientro per compiere “una missione”. Gli attivisti ribelli
di Raqqa si dicono certi che avesse un
appuntamento importante con Baghdadi, il capo dello “Stato islamico dell’Iraq
e del Levante” per discutere della liberazione di ostaggi e della sempre più
difficile convivenza tra gruppi e confes-
Padre Paolo Dall’Oglio
sioni della zona. Un problema, questo,
che sta diventando ogni giorno più assillante.
In tre grandi Paesi arabi ( Egitto, Siria,
Iraq) è in gioco la democrazia che non
sembrerebbe in grado di gestire il pluralismo stratificato delle società arabe
dove ci sono diversi modi di essere
musulmani (sciiti e sunniti, laici, spirituali e fondamentalisti), ed esistono
diversità etniche, come i curdi, e minoranze cristiane. Aggiunge Andrea
Riccardi (Corriere della Sera del 18
agosto) che “la vita dei cristiani è una
vera cartina di tornasole delle turbinose società musulmane”. A partire dalla
prima grande strage del Novecento:
quella degli Armeni, uccisi con tanti
altri cristiani dell’impero ottomano.
Dopo la Prima guerra mondiale, i maroniti (cattolici) diedero vita alla “fragile” democrazia libanese, un microcosmo cristiano tra gli arabi, mentre a
molti altri cristiani (vedi gli ortodossi
in Siria) parve una garanzia di sicurezza il nazionalismo arabo. Dal cui grembo sono usciti tanti dittatori, alcuni dei
quali (Saddam Hussein) considerati dai
cristiani una protezione contro la maggioranza islamica.
Si sperava in una laicizzazione dell’Islam e si è invece sviluppato il fondamentalismo. E tanta paura. Nell’inferno siriano c’è chi, tra i cristiani, vede
la fine di Assad come un salto nel buio
e chi, come Dall’Oglio, è schierato con
l’opposizione. E in Egitto? Le élites
intellettuali scelgono i generali contro i
Fratelli musulmani definiti dal prof.
Youssef Ziedan (insegnante di Studi
islamici e scrittore rinomato) come “un
gruppo assetato di potere che usa la
religione per realizzare i propri scopi”.
Nel frattempo sono state devastate ben
49 chiese cristiane.
Eppure, durante la “primavera” egiziana, musulmani e cristiani chiedevano
insieme la libertà, tra la perplessità (e,
talora, l’ostilità) dei vescovi timorosi
per l’incerto futuro. Anche in Iraq si
susseguono gli attentati ai cristiani, ridotti, dal 25% (primo Novecento) al 1%
attuale. L’emigrazione o la ricerca di
dittatori protettori sembrano le sole alternative possibili.
Ma, spiega Riccardi, “sono scelte che
non hanno futuro”. L’orizzonte è buio,
visto che anche i Paesi occidentali
possono poco (indecisionismo o nuova impotenza?). “Forse i cristiani del
mondo possono di più dei governi: non
solo dare solidarietà ma elaborare una
visione” (non lo fu, durante la guerra fredda, l’Ostpolitik praticata dalla Santa
Sede?). “Forse bisogna riunire i grandi
leader delle Chiese cristiane” e mirare
ad una “concentrazione di idee e relazioni”
. La posta in gioco è altissima. La fine
dei cristiani d’Oriente porrebbe infatti
fine a una storia bi millenaria. “Sarebbe una grande perdita per il mondo arabo-musulmano, perché i cristiani sono
un pilastro di pluralismo in quelle società e una garanzia contro il totalitarismo”.
Politica
22 Cultura
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Cinema: altri remember
di Enrico Dello Sbarba
Visto che quel che può passare il convento è molto poco data l’assoluta scarsità di
finanziamenti pubblici e l’assenza assoluta di quelli privati e preso atto che è “il
cinema o i suoi interpreti” che monopolizzano le opache estati castiglioncellesi,
vediamo se è possibile darle una programmazione decente ed accettabile.
In effetti dai giudizi che abbiamo raccolto
nel corso di questa estate, ormai nella sua
fase terminale, il suggerimento è stato
quello di una riflessione.
Dopo la settimana “Parliamo di cinema a
Castiglioncello”, un evento ormai consolidato anche
se riservato,
dopo il pomeriggio inaugurale, ad una
“ristretta élite”, da un
paio d’anni e
nel pieno della stagione, il
triumivirato composto dall’assessorato
alla cultura del Comune di Rosignano, dal
Centro Studi Commedia all’Italiana e dal
Cinema Castiglioncello, ha cominciato ad
organizzare un’altra settimana” dedicata
alla storia del cinema italiano o, ad alcuni,
dei suoi interpreti principali.
Lo scorso anno è stata la volta del
“Sorpasso”di Dino Risi: a proposito, molti dei villeggianti interpellati in questa nostra “mini inchiesta” ci hanno confessato
di vivere nell’angoscia di vedersi ripro-
Alberto Sordi
Bice Valori e Paolo Panelli
porre, ancora una volta, quella pellicola
che ormai dovrebbe aver concluso la sua
nobile storia almeno a Castiglioncello!
Nel mese scorso è stata la volta di Alberto
Sordi nel decennale della Sua scomparsa
ed anche per ricordare i suoi trascorsi castiglioncellesi. A proposito dell’Albertone, i vecchi paesani rammentano come le
presenze estive di Sordi a Castiglioncello
fossero piuttosto “riservate e discrete”:
stava praticamente “confinato” nella sua
splendida villa collocata all’altezza di Punta Righini. Ha sempre voluto salvaguadare la sua “privacy”. Una delle poche volte
che è apparso in pubblico, avvenne in piazza della Vittoria, negli anni ’80, in occasione del Premio Ginori, poi scomparso per
vetustà.
Alberto Sordi era nell’elenco dei premiati
ed al momento di ricevere il premio, non
perse l’occasione, al microfono, per esternare la sua vivacissima protesta contro
“quel mare di “m”!”che imperava trionfante all’altezza di Punta Righini a causa
della mancanza di fognature a mare poi
successivamente realizzate.
Poi Alberto Sordi, negli anni a seguire, alla
morte del fratello, avvenuta proprio nella
villa a Castiglioncello, la mise in vendita e
sparì.
Dunque per riprendere e concludere queste nostre considerazioni, ci viene di suggerire un progetto di “remember” per altri
prestigiosi antichi ospiti della Perla del
Tirreno, sempre appartenenti al mondo del
cinema.
Vogliamo citarne alcuni: Paolo Panelli e
Bice Valori tra i più assidui e fedeli frequentatori, Marcello Mastroianni e maga-
Marcello Mastroianni
ri anche Vittorio Gassman, ospite estivo
alla Pensione Fiorentini, senza dimenticare il famoso regista televisino Enzo Trapani, per arrivare, infine, a Renzo Montagnani.
Ecco, pur di presevarci dal visionare ancora “Il Sorpasso” il triumvirato potrebbe
prendere spunto da questi nomi per le prossime stagioni estive.
D’altro canto, ci sorbiamo in luglio “Inequilibrio” ed a fine agosto, quel Premio
Letterario Castiglioncello, ormai da mettere in soffitta come è accaduto per tanti
secondari premi del genere: dopo che avevamo già “digerito” il Premio Spadolini,
quello sulle comunicazioni ed in primavere quello sulla “filosofiia”.
Sindaco ed Assessore alla Cultura, rischiamo veramente “un overdose” che alla fine
può anche fare male alla salute!!
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Cultura
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Nacque a Montopoli nel 1838
ISIDORO FALCHI,
l’eroe eclettico e romantico della cultura campigliese
di Jacopo Bertocchi
Isidoro Falchi è “uomo del suo tempo”. Nasce a Montopoli nel 1838 e
dopo la laurea diventa, per diversi
anni, il medico condotto di Campiglia
Marittima, dove ricoprirà anche le cariche di consigliere comunale e segretario della Cassa di risparmio.
L’Ottocento è il secolo delle trasformazioni sociali e politiche: tradizione
e cultura diventano strumenti fondamentali per la creazione di una nuova
coscienza storica collettiva, il romanticismo si afferma con l’ideale di una
radicale libertà degli individui e dei
popoli, lo storicismo diviene forse uno
degli aspetti più importanti del movimento. In questo quadro emerge con
forza la figura eclettica del Falchi:
medico, archeologo, storico e scrittore.
“Mi ero addentrato nel movimento rivoluzionario nel 1857… anelavo il momento di prendere l’agone e andare io
pure alla guerra contro l’austriaco, partii con Francesco (il fratello) subito
dopo l’esame, cioè l’11 giugno 1859:
ci arruolammo in artiglieria”. In queste parole emerge lo spirito patriottico del medico, negli stessi appunti,
scritti pochi anni prima della sua venuta a Campiglia, si ritrova la testimonianza di un avvenimento che scuoterà le coscienze dell’umanità, “Non
ci trovammo nella battaglia di Solferi-
no, ma traversatala
dopo due giorni, conservo alcune lettere, e
un fischietto di legno
raccolto da me in quel
suolo macello”.
Attraverso il Falchi si
riesce a ritrovare il legame tra la grande storia e la storia minore.
Egli è un fortunato innovatore, s’imbatte
nella ricerca rovistando, da buon consigliere comunale, nell’archivio storico di Campiglia e grazie al suo
temperamento appassionato, arriva alla scoperta di Vetulonia (il
primo scavo finanziato dallo stato italiano)
così commentata da
Luigi Pernier: “La scoperta di Vetulonia fu
opera di fede e di quell’entusiasmo che
spesso ha fruttato all’indagine archeologica rivelazioni più mirabili che non lo stesso metodo scientifico”.
L’amore per questa terra e la passione
per la storia lo guidano verso una ricerca sulla Maremma, pubblicazione che
vedrà la luce nel 1880 con il titolo “Trattenimenti popolari della maremma e
specialmente di Campiglia Marittima”
una Bibbia per gli appassionati e gli
esperti di storia locale, una grande
summa del nostro territorio. Come dice
il Benedettini “non scordiamoci che il
Falchi è stato il primo a scrivere seriamente di Campiglia. Chi ci ha provato ha scopiazzato, più o meno
bene, dalle sue pagine”.
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Mese di Settembre 2013