Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi Settimanale d’informazione ANNO LV- N. 38 Euro 1 DIREZIONE E REDAZIONE: JESI - PIAZZA FEDERICO II, 8 - TEL. E FAX. 0731.208145 Editoriale federico ii Una voce per tutti? L’Imperatore del vento: Jesi chiama, Melfi risponde O gni settimana Voce torna ai suoi lettori, agli affezionati e fedelissimi, a chi la segue con più o meno assiduità, a chi la scopre magari grazie alle nuove tecnologie, a chi cerca di trovare articoli da apprezzare o da criticare. Difficile capire quali siano le firme più lette; anche lo stesso don Costantino dopo tantissimi anni di direzione del giornale non riusciva a farsene un’idea, tanto che si rivolgeva ai suoi undici lettori! Ultimamente alcune riflessioni critiche stanno arrivando in merito alla rubrica Il refrattario di pagina 8 che questa settimana, per motivi di spazio, non è presente. Questa piccola rubrica, presente dal 14 ottobre 2007, è curata dal giovane Federico Catani che cerca di presentare personaggi e vicende più o meno note della bimillenaria storia della Chiesa evidenziando “l’orgoglio di appartenere alla Chiesa cattolica”. Ogni volta che ci mettiamo di fronte ad un fatto accaduto, dobbiamo fare i conti con il percorso che lo ha condotto fino a noi: con quali occhi, sentimenti e strumenti è stato raccontato o indagato? Spesso è la storia dei vincitori che passa più facilmente o quella di coloro che hanno saputo tramandarla meglio. Nel nostro settimanale tanti sono i contributi per riscoprire e approfondire la storia, il sostegno alla pubblicazione “Conoscere Jesi” di Giuseppe Luconi e Paola Cocola ne è un segno recente. Il nostro desiderio come settimanale diocesano è contribuire al dialogo, sereno e costruttivo e al confronto su argomenti diversi: non c’è una linea da seguire o da continuare rispetto al passato perché “l’ultima e decisiva linea editoriale a cui rispondiamo è quella del Giudice della storia che ci chiederà conto di come abbiamo speso i talenti dei media che ci ha affidati” raccomandava mons. Claudio Giuliodori ai direttori dei settimanali diocesani. Ciascuno si incontra con l’altro portando il bagaglio delle sue esperienze e dei suoi studi, dell’ambiente in cui vive, delle persone che ha incontrato e che ha avuto come maestri così come nel leggere gli eventi della storia ciascuno può attingere a fonti diverse, a volte e per motivi vari, poco conosciute ma non per questo meno affidabili. Ecco perché ritengo una ricchezza per il nostro settimanale anche la rubrica Il refrattario così come sono una ricchezza tutti gli altri contributi redatti con lo stesso impegno e con lo stesso desiderio di contribuire al confronto attorno a valori condivisi. Beatrice Testadiferro premio nobel di Franco Cacciatore 5 scuola Il Nobel Rigoberta Menchù accolta dalla popolazione di Moie di M. C. La Rovere Impôt repriséTassa riscossa Ufficio di Jesi domenica 2 novembre 2008 2 sport - basket Intervista alla dirigente scolastica Stefania Sbriscia di Asmae Dachan 4 4+4: la Fileni Bpa in testa alla classifica di Giuseppe Papadia 13 Movimento dei Focolari: il dialogo con l’Islam è possibile nella vita? Esperienze a confronto Il volto dell’altro è il mio volto riflesso “I l dialogo avviene in- i costi”. Un nanzitutto tra perso- uomo, Carlo ne, e non tra religioni Parlapiano, o tra civiltà”. E proprio il che, come dialogo della vita, del “pia- ha ricordanerottolo”, della prossimità, to la moglie è sempre possibile. In que- Rosalia Bista “zona grigia”, la respon- gliardi, ha sabilità di ognuno di noi. E amato conla possibilità di costruire cretamente. nuovi orizzonti. Ogni gior- A partire no, partendo dalla volontà dagli ultimi. di comprendere il diverso E il ritorno da me che mi vive accan- di affetto, to. “Il Dialogo con l’Islam è come l’ha possibile nella vita”: è stato definito la il tema e il filo conduttore B i g l i a r d i , del convegno che si è tenu- c’è stato ecto venerdì scorso al Circo- come. Da lo cittadino, in ricordo - a parte dei tre anni dalla sua scompar- cittadini e delle Istituzioni. la ragione e del cuore, non sa - di Carlo Parlapiano, “I muri fanno paura – ha solo non fa paura, ma può il primo focolarino che detto il presidente dell’As- diventare ricchezza. Per ha fatto conoscere a Jesi semblea Legislativa delle Zanzucchi troppo spesso, l’ideale dell’unità di Chiara Marche, Raffaele Buccia- nel mondo occidentale, “si Lubich. “Una giornata – ha relli – in realtà le gioie, le propone l’equazione mudetto Michele Zanzucchi, paure, le sofferenze dell’al- sulmano-terrorista. Il diadirettore del periodico tro sono le nostre”. logo invece ha bisogno di del Movimento dei Foco- Tra il pubblico della sala del una disponibilità”. E perché lari e grande conoscitore Lampadario anche molti ciò avvenga, il direttore dell’Islam – che è il frutto islamici, con le loro mogli di Città Nuova dà alcuni della sua tenacia, della sua e i loro figli. Una diversità consigli. In primo luogo volontà di dialogare a tutti che, vista con gli occhi del- “abbandonare il demone della comu- di Jesi dei Focolari, hanno n i c a z i o n e raccontato la loro storia m o d e r n a , di prossimità: un cristiano la fretta”. e un musulmano che desiPerché il derano dare il loro contridialogo ha buto alla pace. Otto anni fa bisogno di si sono dati appuntamento tempo. Poi, nella piazza del paese. Ne “farsi uno” è nato un concorso lettecon l’altro, rario dal titolo “Diversi ma c e r c a n d o uno”. Un’esperienza di diadi condivi- logo, di piccole solidarietà dere i suoi quotidiane. Come avviene drammi e le nel centro internazionale sue speran- studenti “G. La Pira”. Qui ze. E anco- – ha raccontato il direttore ra, mettere Maurizio Certini – è stata da parte gli aperta una scuola di lingua stere otipi araba poco dopo il crollo ed essere delle torri gemelle: controumili. “È necessario infat- corrente rispetto alle chiuti – continua il giornalista sure del mondo. citando il filosofo ebreo Edificante anche la testiEmmanuel Levinas – ri- monianza del presidente cordare che il volto dell’al- della comunità islamica di tro è il mio volto riflesso”. Firenze, Izzedin Elzir: “il E questi due volti hanno dialogo e la conoscenza i nomi, per esempio, di dell’altro fanno vivere con Donato e di Moustafà, di maggiore profondità anche origine marocchina ma la propria religione”. Come da sedici anni in Abruzzo, dire: conoscendo l’altro, che durante il convegno conosci te stesso. promosso dalla comunità Lucia Romiti Tra i tanti nostri problemi quello delle scuole di ogni ordine e grado rimane prioritario Anche le università marchigiane fanno l’esame di coscienza L e contestazioni in corso all’interno della scuola italiana si riferiscono sia al decreto Gelmini sia alla legge 133/2008 che fa suo un precedente decreto del giugno scorso. Del primo, di cui ho già scritto, confermo la sostanziale validità a cominciare dal voto di condotta e dal maestro preminente. E male farebbe il ministro se cedesse. Della seconda, ricordo che trattasi di un complesso di norme di oltre 80 articoli con cui si punta a diversi obbiettivi che investono quasi tutti i ministeri: sviluppo economico, risparmio, controllo e stabilizzazione della finanza pubblica, semplificazione di organismi e di procedure ecc. Due articoli in particolare – il 16 e il 68 – coinvolgono le finanze, le procedure e l’avvenire del sistema universitario. Oggi ci soffermiamo su questo tema, origine di tante proteste. Le università di Camerino e Urbino hanno ragione da vendere se si ribellano alla falsa accusa della Gelmini (bilanci in rosso). Ma anche per gli atenei marchigiani il problema è ben più complesso. Nessuno può ignorare che quattro centri universitari per un milione e mezzo di abitanti determinano una eccessiva sproporzione di forze, rispetto alla media nazionale. Se a questa aggiungiamo che negli ultimi quindici anni le sedi distaccate si sono supermoltiplicate, abbiamo che almeno dieci città delle Marche vantano di essere “città universitarie”. Infinito il numero dei corsi. Soltanto Urbino ne denuncia almeno 22. E quanti sono i corsi che si ammantano sotto il generoso mantello delle facoltà di giurisprudenza e di economia? C’è chi sa giustificare le effettive differenziazioni di tanti corsi in funzione della futura attività professionale? Insomma, nelle Marche come in Italia, i problemi strutturali e didattici del mondo universitario sono preoccupanti. E non da oggi. Si può anche prendere atto con piacere che così rilevante è la coscienza della crisi che i rettori sono corsi a creare ” AQUIS” – Associazione per la Qualità delle Università Italiane Statali – quasi a mettere le mani avanti, tanta è la consapevolezza che le cose vanno male. Vanno male perchè delle migliori duecento università del mondo, nemmeno una è italiana; vanno male perché abbiamo oltre 5000 corsi didattici dei quali molti sono puramente strumentali e autoreferenziali. *** La contestazione s’appunta soprattutto sulla riduzione delle spese, ma l’art. 64 prevede che i risparmi tornino alla scuola sotto forma di formazione e di ricerca. Come non condividere certe semplificazioni burocratiche e la riduzione del personale, ATA compreso? All’elefantiasi strutturale (dieci città universitarie nelle Marche!) si è sacrificata la qualità culturale. Insomma, con le università si è proceduto con lo stesso criterio con cui si è proceduto con gli aeroporti e con gli ospedali: tanti, troppi, con le inevitabili conseguenze della dequalificazione e crisi. E adesso chi ha il coraggio di proporre, come fa il preside di facoltà Francesco Adornato di Macerata, che bisognerebbe far sistema fra i quattro atenei, anzi ridurli a due? Chi ce la farà a far fare un passo indietro alle sei città che ospitano sedi distaccate, in nome della semplificazione, del risparmio, della qualità? L’art. 16 apre anche ad una prospettiva rivoluzionaria: trasformare le università - solo quelle che lo vogliono – in Fondazioni di diritto privato, trasformazione prevista dalla stessa Costituzione. Apriti cielo. Eppure di fronte a mali estremi anche qualche rimedio estremo potrebbe essere di esempio per tentare nuove strade. E se invece di contestare alla radice, si ragionasse insieme? Meno presunzione da parte degli studenti e dei docenti, meno presunzione da parte del governo. Vittorio Massaccesi 2 Cultura e società 2 novembre 2008 Del più e del meno Non sapevo di essere un fuorilegge... di Giuseppe Luconi “O ttanta anni: un’età che in Italia è fuori Stato. In fondo, è un sacrificio che si chiede legge”. Sono le prime parole che mi agli ottantenni per il bene della comunità: arrivano dalla televisione che ho appena loro ne hanno fatti tanti, di sacrifici: uno acceso per sentire le ultime notizie della più uno meno… sera. E’ mercoledì 22 ottobre, mi sono sin- Di fronte a questa nuova… riforma, scotonizzato sul Tg1 delle 20. “Ottanta anni: pro di essere anch’io un cittadino a rischio. un’età che in Italia è fuori legge”: lo ha det- E scopro anche di essere un po’ vigliacco: to la giornalista che non ci sto a farconduce il Tg. Cremi “tagliare” per do di capire che sia il bene del Paese. un suo commento a Che posso fare? chiusura di una notiSparisco dalla zia che mi è sfuggita. circolazione? Mi Però le parole che nascondo in un ho appena inteso mi casolare sperduto sconcertano: ottannelle campagne tenni fuori legge? Da della Vallesina? quando? Perché? Mi mimetizzo: Dire che sono perparrucca da caplesso è dire poco. A pellone, giubbotpensarci bene, con to di pelle nera, quello che sta succejeans scoloriti e dendo in Italia e nel logori, occhiali mondo c’è da aspetscuri? O scappo tarsi di tutto… Assistiamo ad un rincor- in Francia e chiedo asilo politico a Sarkozy? rersi di brutte notizie: le borse che preci- Lui i delinquenti francesi li mette in galepitano, la recessione che incalza, la finanza ra ma quelli che vengono da fuori li lascia impazzita, l’economia reale al collasso…I liberi... governi, in presenza di una crisi mondiale senza precedenti, si consultano alla ricer- La fantasia corre, galoppa... Naturalmente ca di interventi per fronteggiarla. E sanno il lettore avrà capito che si tratta di pura inche per intervenire con efficacia servono venzione. Però la frase detta dalla giornaliquattrini...(e non solo quelli!) sta nel Tg1 è un fatto vero: “Ottanta anni: Per fare cassa, anche il nostro governo cer- un’età che in Italia è fuori legge”. ca di recuperare dove e come può: dalla Naturalmente è una frase che va inserita lotta agli sprechi ai tagli delle spese utili e nel contesto della notizia alla quale era colinutili… E qui si inserisce l’interrogativo legata, la notizia – mi hanno poi spiegato generato dalla notizia del Tg1: vuoi vede- - del pullman di tifosi juventini che, dopo re che tra i provvedimenti governativi ora una folle corsa, si è schiantato contro una c’è anche quello di “tagliare” gli ultraottan- casa, provocando due morti e parecchi fetenni? La vita si è allungata: sono migliaia riti. Fra le vittime, il conducente dell’autogli italiani che hanno oltrepassato la linea bus, che aveva ottantuno anni: età ancora degli ottanta. buona in Svizzera per la guida di un pullIn alto loco si saranno detti: ormai gli ul- man ma non in Italia. La giornalista del Tg traottantenni quello che potevano dare alla intendeva ribadire appunto che per la legsocietà lo hanno dato, che ci stanno a fare? ge italiana chi ha compiuto gli ottanta anni Sono solo un peso. Tra pensioni, medici- non può guidare un pullman. Ed ha voluto ne, ricoveri, assistenza, rappresentano un aggiungere alla notizia qualche parola di costo che una società moderna, dinamica, suo, fuori testo, forse per far sapere che lei competitiva, non può più permettersi… non si limita a leggere quello che scrivono Sgombriamo il campo dagli ultraottanten- gli altri. Però può capitare – come è capini, mettiamoli fuori legge, eliminiamoli e tato a lei - che il commento improvvisato così rimettiamo in sesto il bilancio dello non trovi sempre le parole giuste. Prima Personale di Amleto Bosi a Palazzo dei Convegni La bellezza delle cose: tradizione e originalità C on la personale intitolata “La bellezza delle cose” per la prima volta Amleto Bosi , figlio del noto pittore jesino Bernardo Bosi, ha esposto, a Palazzo dei Convegni, tra l’11 e il 19 ottobre, alcune delle sue opere al pubblico che le ha apprezzate molto. Cinquantatrè quadri, realizzati con tecniche miste e con una particolare attenzione alla consistenza della materia, ricchi di colori freschi e vivaci distribuiti in un’interpretazione originale e dinamica della realtà che comunque rimane riconoscibile agli occhi dello spettatore. Anzi, è proprio questa serena percezione del familiare ad introdurlo nell’opera, a farlo permanere, facendogli gustare appieno la rivoluzione poetica dell’ampia geometria di forme e di colori, la ricchezza di movimenti e innesti, l’eloquenza della luce- ora vivida ora calda e sfumatadei paesaggi, delle composizioni, dei volti. Diplomato all’Istituto d’Arte di Ancona nella sezione Decorazione pittorica, Amleto Bosi ha vissuto per molti anni a Roma dove Il premio Nobel Rigoberta Menchù a Moie La piccola grande donna di Chimel P remio Nobel per la pace 1992, per la sua lotta in difesa dei poveri, degli emarginati e dei popoli indigeni, e ambasciatrice ONU, Rigoberta Menchù Tum è stata alcuni giorni nelle Marche, invitata dal Collettivo GuatemalaMoie, per testimoniare la difficile situazione in cui versa il suo popolo, e gran parte dell’America latina, per chiedere un sostegno e informare sulla sua Fondazione che da anni si batte per il rispetto dei diritti umani e della democrazia. Un viaggio per incontrare istituzioni, associazioni e cittadini. Dopo Ancona, la Menchù è stata a Moie, paese dove ha sede il Collettivo con il quale da oltre diciotto anni collabora per dar vita a progetti di micro sviluppo in favore dei Maya. Tanti i presenti che l’hanno accolta nella biblioteca comunale “La Fornace”: cittadini, Consiglio Comunale di Maiolati Spontini e Consiglio Comunale dei Ragazzi, il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Carlo Urbani di Moie, Nicola Brunetti, molti bambini e ragazzi. Proprio «ai bambini» sottolinea la presidente del Collettivo, Angela Priori «è bene che arrivino messaggi di pace, giustizia, diritti, solidarietà, come quelli di cui si fanno portatori Rigoberta e la sua Fondazione, da anni impegnata in progetti educativi, culturali, di diffusione della cultura e della saggezza Maya». Il benvenuto da parte del sindaco Giancarlo Carbini, che ha ricordato l’occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che si celebra quest’anno, ma anche quanto le difficoltà di tanta parte del mondo dipendano da un sistema in cui il 20% della popolazione del mondo consuma l’80% delle risorse. «È importante, però, rispettare anche i diritti di chi nel nostro Paese viene e vive» precisa il Sindaco. Il primo cittadino “junior”, Sebastiano Mazzarini, ha salutato Rigoberta parlando di dialogo tra le diverse culture, rispetto dei diritti umani: «tutti dobbiamo fare la nostra parte» conclude «con l’obiettivo di costruire la pace». Interprete d’eccezione, un commosso Raffaele Bucciarelli: il Presidente dell’Assemblea Legislativa delle Marche è amico di vecchia data della Menchù e da sempre impegnato nelle attività del Collettivo Guatemala-Moie. Toccante l’intervento di questa tenace donna guatemalteca, che ha ringraziato per la calorosa accoglienza e ha ricordato i vent’anni delle tante attività svolte ha avuto esperienza come bozzettista oltre che a lavorare in Televisione come aiuto scenografo con Cesarini da Senigallia e Carlo Ciccoli. Per alcune compagnie aeree internazionali ha poi realizzato visioni panoramiche sagomate e dipinti allegorici. Ritornato a Jesi nel ’73, si è stabilito nello studio del padre presso il chiostro di Sant’Agostino, producendo tantissime opere di cui numerose sono quelle collocate presso collezioni private di Roma, Bologna, Milano, Londra, e di alcune città della Svizzera e dell’America. Alcuni suoi dipinti sono visibili al Circolo Cittadino di Jesi e al Museo dei Ragazzi dell’Istituto Comprensivo Jesi Centro. Fotoservizio Paola Cocola con il Collettivo «che è parte del nostro popolo», nonché la pazienza di un marito, Angel, che l’ha seguita in questi anni di sfide. Il tema della coerenza con le proprie idee e il persistere nella lotta, unici elementi che si possono contrapporre «agli scontri e le ingiustizie di un mondo materialista che sta minando i valori umani e naturali». Nelle sue parole, l’amore per una terra, il Guatemala, che da 13 anni è uscito dalla guerra civile e dalla repressione, ma non ha visto terminare le sofferenze del suo popolo, soprattutto tra i più deboli: desaparecidos, mancanza di acqua potabile e scuole, denutrizione cronica, violenza. «La gente ha perso la speranza nelle proprie capacità e i giovani emigrano. È necessario un lavoro per la formazione e la coscientizzazione che riporti fiducia». Per Rigoberta la speranza è nelle donne, perché in esse risiede anche la realtà dei bambini e quindi il futuro. Ai giovani l’invito a «promuovere una cultura in cui pace vuol dire vita degna e opportunità per tutti». Winaq (“uomo integrale”) è il nome del Partito con cui la Menchù sta cercando di entrare nella politica del Guatemala - la prima volta di un partito indigeno Maya - con le ovvie difficoltà di un sistema in cui narcotraffico, criminalità organizzata e corruzione si mescolano pericolosamente con istituzioni pubbliche, politica e controllo economico. «L’alternativa è lottare credendo nelle istituzioni» conclude Rigoberta «abbiamo grandi potenzialità di cambiare, non con la via delle armi, ma con quella elettorale. Accompagnateci». Dopo Ancona e Moie, l’ambasciatrice ONU ha incontrato l’Assemblea legislativa delle Marche nell’aula consiliare, salutato la Commissione regionale delle Pari Opportunità e ha fatto tappa a Pesaro, Macerata, San Benedetto del Tronto e San Marino. Fotoservizio Maria Chiara La Rovere 3 Cultura 2 novembre 2008 Stagione Lirica: Una sontuosa edizione dell’opera pucciniana al Pergolesi Gli splendori barocchi di Roma e il verismo di ‘Tosca’ U SCUSATE IL BISTICCIO na storia che riuscisse veramente a commuovere il pubblico; che quindi, per essere effettivamente attendibile, trovasse riscontro in una realtà del passato o del presente. Era essenzialmente questo che Puccini riteneva indispensabile alla sua arte. L’adesione del compositore alle teorie della scuola musicale verista non fu perciò conclamata, ma istintiva, naturale. Sarebbe stata diversamente riconoscibile in opere sia d’ambientazione piccoloborghese, sia di quelle a sfondo storico. Così del resto era inevitabile che accadesse conformemente all’evoluzione del melodramma. Perché il verismo musicale attingeva al verismo della letteratura, del teatro e persino di un giornalismo che già molto si interessava di cronaca. Anche la storia di ‘Tosca’, come quella di ‘Bohème’, piacque a Puccini per la sua ‘verità’. Il compositore dovette restare innanzi tutto impressionato dal carattere della protagonista. Gelosa, coraggiosa, disposta a tutto pur di difendere il suo amore: molto assomigliava a sua moglie Elvira. A cercare poi riferimento con la storia, in lei poteva anche identificarsi una di quelle famose ‘cantatrici’ del primo ottocento, forse Angelica Catalani o Caterina Cianfarelli, delle quali poeti anonimi, ma probabilmente conosciuti da Illica a Giacosa, avevano descritto le sembianze di ‘soavissime armonie’ in versi che sarebbero poi riecheggiati nell’opera. Anche Mario Cavaradossi non sembrava un personaggio di pura fantasia. Poteva essere riconosciuto in lui quel Vincenzo Camuccini, pittore famoso a Roma agli inizi dell’800, i cui lineamenti di neoclassica bellezza furono ritratti dal suo amico Giuseppe Grassi in un quadro ancora (ghiribizzi lessicali) Peter Pun (con la u) www.peterpun.it SLOGAN RICICLATO Omonimie Tutti conoscono il motto degli abolizionisti della pena di morte: NESSUNO TOCCHI CAINO ! Pare che qualche sostenitore di Obama intenda parafrasarlo in questo modo: DON’T LET ANYONE VOTE McCAIN ! (=nessuno voti McCain). P.S. - Superfluo rilevare che il nome anglosassone CAIN equivale all’italiano CAINO (quello della Bibbia). McCain equivarrebbe, quindi, a un nostro cognome del tipo Di Caino o simili. DI CAINO O IL FULMINE ? Zeppa da pronostico Un caro amico, che si picca di capir di politica, sostiene che - a dispetto dei pronostici che vedono in vantaggio il Fulmine (è questo il significato del nome semitico BARACK; che è anche il nome di famiglia del condottiero cartaginese Annibale Barca) - il suo favorito è invece McCain. E questo in base a quella famosa legge per cui, in certi casi, la gente nei sondaggi pre-elettorali mente spudoratamente; in questo caso, per non apparire razzista (anche se in fondo - non troppo in fondo, ahimé! - lo è). Volendo fare il modesto, il nostro politologo dilettante così si esprime: la mia sommessa scommessa è che il Suonato la spunterà sul Fasullo. (Epiteti non troppo entusiastici, come vedete). CHE BARAONDA ! Cambio di consonante & di vocale Dove, per qualsiasi motivo, una folla si assiepa, è facile pestarsi i piedi a vicenda: volano spesso spintoni, insulti, ecc. Difficilmente, insomma, dove c’è xxxxx c’è xxxyx. O anche: facilmente dove c’è zzzzz c’è zwzzz. *** Soluzione del gioco precedente: barista, basista LaCitazione a cura di Riccardo Ceccarelli Per una società aperta È possibile per l’Inghilterra [e per tutti i paesi europei] essere una società aperta e allo stesso tempo riconoscere le basi cristiane delle proprie istituzioni, tradizioni e leggi. Forse è l’unico modo per essere una genuina società aperta, perché questa secolarizzazione oggi ha l’effetto di marginalizzare tutti. Il cristianesimo in sé significa vivere nella libertà di tutti. Michale Nazir-Ali, vescovo anglicano di Rochester, in “Il Foglio”, 25 settembre 2008. Curiosità Cifre…da circo Che sia riuscita la manifestazione di Roma, di sabato 25 ottobre, contro il governo non si può negare. Hanno detto che è stata una prova di democrazia. Nessuno lo contesta. Ma quanti erano? Si è assistito al solito balletto di ogni “grande manifestazione”. Gli organizzatori hanno detto che erano in 2.500.000. Leggo sui giornali che il Circo Massimo, luogo della manifestazione è ampio 140.000 metri quadri. In ogni metro quadro ci vanno (a stare non larghi), come è stato stimato, ma si può fare la prova, 4 persone. Facendo i dovuti calcoli, dividendo il numero dei partecipanti con i metri quadri dell’area occupata si ottiene il numero delle persone in ogni metro quadro. Provateci, porta all’incirca 17: tante dovevano essere le persone che occupavano ogni metro quadro del Circo Massimo. Un po’ “strette” in verità. Perché ad ogni manifestazione di ogni colore si continua a prendere in giro ascoltatori e la stessa matematica che “non dovrebbe essere un’opinione”? Cifre da sballo. Per l’occasione sono state cifre da …circo. r. c. oggi conservato nella Galleria di San Luca. Non è dato sapere quanto Puccini si sia documentato intorno all’opera. Certo è però che ‘Tosca’ ebbe una lunga gestazione e che quindi non gli mancò tempo per farlo e minuziosamente. Si ha precisa testimonianza che egli, proprio a Roma, cercò aiuti per riuscire a rendere particolari ‘effetti fonici’(è sua la definizione). Un sacerdote suo amico, Pietro Panichelli, gli offrì suggerimenti per il ‘Te Deum’ del primo atto e per il preludio del terzo dove il compositore volle riprodurre i rintocchi delle campane di diverse chiese ascoltati all’alba dall’alto del Gianicolo. Anche al poeta romanesco Giggi Zanazzo chiese consigli per le parole del canto mattutino del pastorello. Componendo così gli effettivi riferimenti storici e le suggestioni direttamente o indirettamente recepite Puccini riuscì con pennellate dense di colore ad affrescare un Roma grandiosa e fastosa, affascinante nei suoi splendori barocchi, nobile e popolaresca. Solo Ottorino Respighi, quasi venti anni dopo, ne ‘Le fontane di Roma’ e poi ne ‘I pini di Roma’ sarebbe riuscito a descrivere le suggestioni della città eterna con pari potere evocativo. L’eroina e il tiranno Una ‘Tosca’ di forte impatto drammatico, per questo priva di effetti e colori bozzettistici, è stata vista nella recente Stagione Lirica del Pergolesi. Era così nelle intenzioni del regista, Massimo Gasparon e tutto l’allestimento a questa sua precisa lettura si è adeguato. Le scene, appositamente progettate per essere adattabili sia allo Sferisterio, sia al Pergolesi, hanno ricostruito gli ambienti con un rigore stilistico che ha attinto riferimenti all’arte di Bernini e di Piranesi. Luci violente, affocate o sinistre opportunamente dosate le illuminavano. Grandioso il finale del primo atto, con una folla di comparse e di coristi in scena e in processione ai lati della platea: mai viste in un’opera tante presenze al Pergolesi. Il M° Giampaolo Maria Bisanti è stato chiamato ad una prova da brivido dovendo tenere in pugno non solo la Filarmonica Marchigiana in grande organico, ma anche una situazione scenografica molto complessa. E’ riuscito brillantemente a superarla, mostrando quanto valga in situazioni simili per un direttore d’orchestra una formazione non sinfonica, ma specificamente operistica. Importanti le voci degli interpreti. Alejandro Roy (Cavaradossi) riesce a svettare ad altezze vertiginose con facilità, fluidità e potenza. Antonia Cifrone (Tosca), non nuova in questo ruolo che ha ricoperto anche per il Festival Pucciniano, si impone per l’intensità degli accenti, il calore del timbro, l’energia interpretativa. Claudio Sgura ha lumeggiato, sia visivamente che vocalmente, un profilo inconsueto di Scarpia. Non lo ha identificato, secondo tradizione, in un vizioso e prepotente tiranno, ma in un personaggio vampiresco, quasi un fantasma che incombe sinistramente sulle sue vittime. Si è fatto positivamente notare, pure in una breve parte, Alessandro Spina (Angelotti). In caricatura, ma senza smaccate forzature, è apparso il Sagrestano di Mirko Quarello reclutato dal Concorso Lirico ‘Toti Dal Monte’. Tra gli altri protagonisti è almeno da segnalare Valeria Cazacu (il pastorello). Il Coro Lirico ‘V. Bellini’ e quello dei Pueri Cantores di Macerata hanno contribuito efficacemente a rendere i colori accesi e le atmosfere dell’intero quadro. Lunghi, entusiastici applausi hanno accolto la prima recita; non meno calorosi però di quelli tributati alla prova generale, presentata con il secondo cast, dagli studenti intervenuti numerosissimi. Ovazioni interminabili: sembrava che nessuno volesse uscire più dal teatro. E’ la prova evidente di come sia possibile avvicinare i giovani alla musica lirica.; di quanto possa risultare felice l’esperienza, probabilmente indimenticabile l’incontro. Può anche essere considerata un’avventura culturale audace; ma basta crederci e non sarà difficile trovare il modo giusto per realizzarla. Augusta Franco Cardinali Nella foto Vincenzoni, il gruppo degli artisti alla conferenza stampa di presentazione dell’opera presso le Sale Pergolesiane Nuovo impegno del Rotary Club di Jesi per il fondo Moriconi Saranno resi consultabili molti materiali C ome si ricorderà il 21 giugno 2007 è stata inaugurata la sede del Centro Studi e Attività Teatrali Valeria Moriconi in cui ha trovato adeguata collocazione il ricco Fondo archivistico della grande attrice jesina, riordinato e inventariato anche con il contributo triennale del Rotary Club di Jesi. Il Fondo - che con lettera del 18 maggio 2007 è stato dichiarato “di rilevante interesse archivistico” dalla Sovrintendente delle Marche, intervenuta all’inaugurazione - costituisce con ogni evidenza un arricchimento del patrimonio storico artistico culturale della nostra città. Se n’è avuta riprova con la pubblicazione del volume “Valeria Moriconi come in uno specchio. Interviste interventi 1957/2004” a cura di Franco Cecchini, direttore del Centro, con la presentazione di Gianni Letta e un saggio introduttivo di Anna T. Ossani, pubblicato nella collana “Quaderni per la memoria” dall’editore Quattro Venti di Urbino. Il volume - che offre una sorta di diario o di autobiografia dell’attrice attraverso una selezione delle sue interviste raccolte nel Fondo - è stato realizzato anche con il contributo del Rotary Club di Jesi che ne ha acquistate 150 copie, figurando così tra gli enti promotori sia all’interno della pubblicazione che nella campagna promozionale e nel corso dell’evento di presentazione al teatro Pergolesi l’11 luglio di quest’anno. Ora il Rotary Club di Jesi, secondo quanto previsto dalla convenzione stipulata il 26 ottobre 2006 con il comune di Jesi, intende rinnovare un impegno triennale per l’ultimazione del progetto predisposto dal Centro per valorizzare il Fondo Moriconi. Il progetto prevede di completare l’inventario di alcune parti del Fondo e, in particolare, la catalogazione dei mate- riali di documentazione provenienti da altre donazioni; di portare avanti la realizzazione del sito internet del Centro Valeria Moriconi, articolandolo in sezioni in cui verranno progressivamente inseriti i dati relativi alla biografia artistica, alle schede di spettacoli teatrali, cinematografici e televisivi, alla rassegna stampa, interviste, raccolta libraria, bozzetti grafici di scene e costumi, foto di scena, ritratti e immagini dell’attrice, nonché contatti per dare e ricevere informazioni sull’attività del Centro; di realizzare la videoteca completa dell’attrice, all’interno del Fondo archivistico, con il riversamento in dvd del materiale già in dotazione e con la ricerca e l’acquisizione di tutto il materiale esistente presso la Rai e altri soggetti pubblici e privati. Sia nell’home page del sito internet del Centro Moriconi come nelle copertine dei dvd della videoteca, verrà inserito il logo del Rotary club di Jesi. Queste iniziative sono considerate di primaria importanza per il completamento della catalogazione del Fondo e per la sua pubblicizzazione e consultazione a livello nazionale. Nella foto, l’attuale presidente del Rotary di Jesi, il dott. Maurizio Ricci 4 Attualità 2 novembre 2008 nel mondo del lavoro: appunti di viaggio di Gabriele Gabrielli* Mobilità sociale e cambiamento A proposito della scuola di Riccardo Ceccarelli “È necessario ascoltare i giovani!”. Lo ha affermato, intervistato da RAI 3 nel corso del telegiornale del 14,20 il 23 ottobre, il cantante Jovanotti, alias Lorenzo Cherubini, in relazione alle manifestazioni studentesche contro i provvedimenti del ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini. Una “scoperta” quella di Jovanotti dataci dai giornalisti, come se altri cominciando, da Benedetto XVI fino al presidente Giorgio Napolitano, non lo avessero detto mai. Anche Fausto Bertinotti ha detto: “Se potessi nel mio piccolo, mi travestirei, andrei tra loro e starei ore e ore ad ascoltarli”. Se lo dicono, è forse cosa dovuta e risaputa, se lo dice Jovanotti, “giovane” anche lui, beh, c’è un’eco e un impatto mediatico diversi. Non so se c’è qualcuno che abbia negato che i giovani vadano ascoltati. Certo genitori ed educatori debbono ascoltare i figli, i giovani, per quello che dicono e che chiedono, soprattutto per quello che lasciano capire e intuire. Sul piano educativo, l’ascolto è essenziale e determinante. Sul piano politico è ugualmente essenziale. A certe condizioni però. Che almeno sappiano cosa vogliono. Che le loro richieste non siano strumentali o strumentalizzate. Che il loro essere contro abbia obiettivi conosciuti, veri e precisi. Da quello che ci è stato fatto vedere, a proposito della scuola appunto, non è sembrato che quanto dicevano avesse certezze assolute, anzi sono parse frasi ormai datate, buone per ogni occasione. Se la nostra scuola è agli ultimi posti nelle graduatorie di qualità non solo dei paesi europei, una ragione ci sarà. Tutti i ministri dei governi degli ultimi venti-venticinque anni hanno provato a “riformare la scuola” per fare una “scuola migliore” trovando una sostanziale opposizione di studenti e di operatori scolastici, almeno così ci veniva detto. Ricordiamo gli slogan che si gridavano. “Ucci, ucci sento odore di Falcucci”, “Con simpatia la Moratti a Nassirya”, “Ministro Fioroni servo dei padroni”. Luigi Berlinguer sulla copertina del “L’espresso” del 13 febbraio 2000 fu rappresentato con le orecchie d’asino, mentre De Mauro venne sbertucciato come Pinocchio. Ora tocca alla Gelmini che “divora i bambini”. Anche gli studenti vogliono una “scuola migliore” che prepari al lavoro e al futuro. È vero che per la scuola bisogna spenderci, non tagliare le spese ma razionalizzarle, non farne un ammortizzatore sociale, rivedere programmi e progetti. Ritengo però che per renderla migliore, oltre a tutto questo, è necessario insegnare con più professionalità, con autentica passione educativa, con conoscenze e saperi più appropriati, con una preparazione più severa; è necessario studiare di più e meglio in un rapporto di “stima” per la scuola stessa, stima ed apprezzamento che si costruiscono insieme tra insegnanti e studenti. Non c’è solo il diritto allo studio, c’è anche il dovere. Che andrebbero correlati. Non si tratta di “okkupare” scuole ed università inventandosi superati “collettivi” e “lezioni autogestite” o gridare slogan facili e ricchi di fantasia, si tratta di occupare di più e meglio scuole ed università per dedicarsi allo studio e per tutte quelle giuste richieste in funzione di una scuola più seria e più esigente e di studi più rigorosi, nonché di programmazioni e di corsi meno “sfarfaleggianti”, spesso inutili. Toni da smorzare da una parte e dall’altra per trovare soluzioni non gridate, né strumentalizzate dalle piazze, ma unicamente pensate e realizzate per una scuola seria e di qualità. Non sarà una strada facile dal momento che tutto sembra venir desiderato, cercato e programmato al ribasso. Si dovrebbe andare controcorrente per risalire la china. Non saprei se si avrà il coraggio necessario. T ra i temi attualmente più dibattuti a livello di funzionamento della società, dell’economia e del business management vi è quello della limitata e –secondo l’opinione di molti- del tutto insufficiente “mobilità” nel mondo del lavoro. Da questa evidenza deriva anche quella ridotta “mobilità sociale” che si registra nel nostro Paese e che viene additata da alcuni quale uno dei principali indicatori o ragioni (a seconda del punto di vista che si privilegia) di una società –come la nostra- che non ha assunto il “merito” a driver dello sviluppo e della crescita [si vedano le ricchissime e ampiamente argomentate riflessioni proposte sul punto da Roger Abravanel, Meritocrazia, Garzanti, Milano 2008]. D’altro canto ci sono nuove e recentissime evidenze empiriche che sembrano confermare questa nostra poca confidenza e predisposizione al cambiamento. I dati forniti dalla Fondazione di Dublino [http://www.eurofound.europa.eu/ e commentati da Cristina Casadei, Regge il mito del posto fisso, Il Sole 24 Ore, 24 settembre 2008], infatti, ci dicono che se si prende a riferimento la mobilità geografica noi siamo inchiodati su un valore di poco più dell’8% contro un 17% di lavoratori che, nel resto dell’Europa, si sono spostati nel proprio paese o all’estero. Più denza a muoversi. Tenute nel dovuto con“stanziali” di noi ci sono paesi come Mal- to queste precisazioni, quello che emerge ta, Lituania, Polonia e Repubblica Slovac- comunque è che siamo molto più “fermi” ca. Se andiamo poi a valutare la mobilità degli altri e poco disponibili a cambiare. sul lavoro in senso stretto, ossia il tasso Siamo poco amanti del nuovo e del diverdi “permanenza nello stesso posto” (la c.d. so e più ancorati alle cose che conosciamo; “tenure” del linguaggio anglosassone), le quindi meno propensi ad esplorare e cerevidenze disponibili non mutano di dire- care nuove opportunità. Non è questa la zione e intensità. Siamo sempre collocati sede per valutare a fondo le implicazioni tra le ultime posizioni; c’è molta più mo- sul lavoro di queste evidenze, ci limitiabilità in Francia, Germania e Spagna tanto mo però ad introdurre un altro elemento per citare alcune esperienze europee a noi che ci viene fornito da alcune ricerche che vicine. Il nostro periodo di permanenza in indagano le “determinanti” la felicità [Anun’azienda supera in media i dodici anni, tonella Sparvoli, Felicità Quel che conta è quando nel Regno Unito questa media è cambiare: l’amore, il lavoro, la vita, Corriepari a otto anni. E’ vero che, come tutti i re della Sera, 23 dicembre 2007]. Secondo dati, anche questi vanno presi per quel questi studi sembrerebbe che la felicità, che sono, nel senso che occorre leggerli e almeno quella di “stato” e cioè quella leinterpretarli all’interno dei diversi conte- gata a singoli eventi, sia associata proprio sti cui si riferiscono. L’accento viene posto al cambiamento. In definitiva, cambiare sulla circostanza, allora, che ci possono –anche nel lavoro- influisce positivamente essere politiche e strumenti diversi da sui meccanismi che presiedono alla feliciPaese a Paese che incentivano la mobilità tà. Prendiamo tutto “con le pinze”, natuo quanto meno che non la disincentivano. ralmente, ma questa potrebbe essere una Un esempio per tutti è il livello della rego- buona notizia per affrontare i cambiamenlamentazione presente riguardo ai sistemi ti e anche la mobilità sul lavoro che ci può disponibili di ammortizzatori sociali o agli essere richiesta o che desideriamo perché strumenti per riqualificare e riprogettare stanchi o perché “fermi al palo” da troppo professionalità e carriere. C’è poi da di- tempo. Allora, sempre con la dovuta caustinguere tra impresa e impresa, a secon- tela, “diamoci una mossa”! da per esempio della “dimensione” della (*) Docente Università LUISS Guido Carli stessa che influenza questo dato e la [email protected] A colloquio con la dirigente scolastica Stefania Sbriscia Educazione: dobbiamo parlare la stessa lingua “L Paese rappresenta un autentico ambiente di apprendimento e di cittadinanza per gli alunni. a scuola moderna è un edificio trasparente, rende ragione delle sue scelte”. Sono queste le parole del giovane dirigente scolastico Stefania Sbriscia, preside dell’Istituto comprensivo di Serra San Quirico che comprende le scuole materne, elementari e medie di Serra San Quirico, Mergo e Rosora. Un’affermazione importante, incoraggiante, in un tempo in cui il mondo dell’istruzione sembra vivere una crisi generale. Per capire com’è , come sta cambiando e come si evolve il mondo della scuola, abbiamo incontrato la dirigente scolastica, che ha gentilmente risposto ai nostri interrogativi. Preside Sbriscia, lei è dirigente dell’Istituto Don Mauro Costantini da un anno; considerando le sue precedenti esperienze, come trova questa realtà scolastica? Quali sono i suoi punti forti, quali quelli deboli? L’Istituto comprensivo “D. M. Costantini” è una realtà complessa e articolata e, anche per questo motivo, è difficile e azzardato, dopo solo un anno di lavoro, potersi esprimere con completezza. Posso però dire con convinzione che al suo interno ho trovato molte potenzialità e positività. In primo luogo la professionalità di chi vi lavora (docenti, personale amministrativo, collaboratori scolastici) e la disponibilità alla formazione e all’aggiornamento continuo; in secondo luogo, l’Istituto può vantare una storia ricca e significativa di lavoro collegiale tra i diversi gradi scolastici (l’Istituto è diventato comprensivo oltre dieci anni fa) che rende la progettazione educativo-didattica solida e collegiale; molto buona risulta anche la sinergia collaborativa tra i vari soggetti che compongono l’”universo scuola”: famiglie, alunni, personale scolastico, enti locali, realtà presenti sul territorio. Tra le difficoltà, invece, posso sottolineare la dimensione po- licentrica del territorio su cui si estende l’istituzione scolastica (tre amministrazioni comunali, due ambiti territoriali, due aziende sanitarie) che non facilita il necessario lavoro di coordinamento e univocità di intenti, metodi e strumenti. Oggi, secondo lei, che ruolo ricopre la scuola nel percorso formativo dei cittadini di domani? La scuola riveste da sempre nel nostro Paese un ruolo fondamentale per la crescita e lo sviluppo dei bambini e dei ragazzi. Anzi direi che, nel mutare repentino dei contesti culturali e sociali degli ultimi decenni, la scuola è una istituzione che si è impegnata a fondo (nonostante le poche risorse ad essa destinate) per riuscire ad essere all’altezza della propria missio formativa. Nel contesto attuale, caratterizzato da forte disorientamento e apparente perdita di punti di riferimento valoriali e relazionali, la scuola continua ad offrire ai bambini e ai preadolescenti contenuti e relazioni importanti per crescere. Nonostante le evidenti difficoltà e contraddizioni espresse non sempre in modo corretto dai mass media, credo di poter affermare che la scuola dell’obbligo nel nostro C’è l’attenzione necessaria alle problematiche dei bambini e dei ragazzi? Chi lavora nell’ambito formativo sa che le alleanze e l’impegno in questo campo non sono mai sufficienti. Ancora oggi si fa fatica a parlare di bambini e di giovani senza dover far ricorso all’emotività, all’episodio di cronaca, al sensazionalismo. Quando i bambini e i giovani smetteranno di essere un “problema” e diventeranno risorsa dell’oggi e potenzialità del domani, allora si potranno delineare percorsi e alleanze educative efficaci. Credo che la scuola possa fare molto nel momento in cui riesce ad attivare strategie di collaborazione con le famiglie, diventando una sorta di “presidio educativo” sul territorio, capace di fare formazione, informazione e sensibilizzazione intorno alle tematiche educative. E il rapporto con le famiglie, si limita agli avvisi ed ai colloqui, o ci sono spazi di incontro e di scambio? Attendiamo da anni la riforma degli organi collegiali della scuola, cioè le sedi istituzionali in cui si concretizza e si attua la effettiva collaborazione tra scuola e famiglia. Nel frattempo però non si sta con le mani in mano e si cerca di valorizzare al meglio tutte quelle opportunità di comunicazione e condivisione che la normativa vigente consente. Le sedi e i tempi dunque ci sono. Si tratta però di credere davvero nella possibilità di instaurare interazioni virtuose e utili tra scuola e famiglia, nel rispetto delle diverse competenze e soggettività. Senza questa convinzione profonda sarà difficile andare oltre lo scambio di avvisi e comunicazioni formali. Anche tra i banchi di scuola è visibile un cambiamento del tessuto sociale nazionale: ci sono sempre più bambini stranieri, che ogni giorno studiano con i bambini italiani. Come è visto questo fenomeno? La scuola di oggi è preparata per affrontarlo? La scuola italiana si è accorta da tempo del fenomeno migratorio (sia interno al Paese che internazionale) e si è da subito attivata per affrontare la questione in termini di accoglienza e di integrazione culturale. I docenti si sono “attrezzati” partecipando a corsi di formazione e con l’elaborazione di percorsi e strategie didattiche idonei al coinvolgimento degli alunni stranieri, alla loro partecipazione alla vita scolastica, all’insegnamento della lingua italiana con interventi intensivi di supporto linguistico. Anche in questo ambito, nonostante le esigue risorse arrivate nelle scuole, le nostre aule sono diventate veri spazi di intercultura e convivenza e le esperienze didattiche si sono spesso arricchite nell’incontro tra le diverse culture. Ma sono ancora molti i passi da percorrere, perchè la scuola non venga lasciata sola nella improcrastinabile impresa della integrazione interculturale. Secondo lei, il percorso dell’integrazione, della formazione dei nuovi cittadini, inizia tra i banchi di scuola? Inizia in famiglia, quale soggetto deputato alla educazione e formazione dei bambini e dei ragazzi. La scuola si affianca alla famiglia come servizio pubblico capace di offrire agli alunni percorsi di crescita e di sviluppo che tengano conto anche della dimensione relazionale e sociale. I ragazzi a scuola scoprono l’importanza del vivere insieme nel rispetto delle regole e degli altri, ma se all’uscita dalla scuola i messaggi che li raggiungono vanno in segue a pag. 5 5 Cultura 2 novembre 2008 Vicende dimenticate: un castello Rotorscio rivive la sua storia A nche Rotorscio ha il suo libro di storia, “Rotorscio. Il castello e le sue chiese”. Un piccolo borgo, la cui vicenda è legata a quella più recente di Castellaro, frazione di Serra San Quirico, rivive i secoli del suo passato in un volume scritto a più mani ma coordinato e curato da Cristina Simoncini, giornalista ed attenta studiosa e curiosa di storia locale, nonché collaboratrice del nostro settimanale. Fino alle prime decadi del Novecento Rotorscio era un non grande agglomerato raccolto attorno al suo castello anche se progressivamente in rovina: ora rimangono, oltre ad una parte restaurata del castello stesso, solo alcuni resti delle costruzioni limitrofe. Eppure, proprietà della nobile famiglia dei Rovellone nel sec. XIII, poi degli Scala dal XIV ed infine degli Stelluti-Scala dal XVII secolo, era in posizione strategica dominando dall’alto una vasta zona. Il volume parla di queste vicende ricostruendone i momenti più salienti. Più ampiamente si sofferma sulle piccole chiese del territorio, alcune delle quali da molto tempo scomparse, al loro posto per diverse di esse, per ricordarle, sono state costruite delle edicole, di altre invece, delle quali si conosce solo il nome, non si è riusciti a ritrovare l’esatta ubicazione. Sono riportati poi i verbali, in originale e nella traduzione italiana, delle visite pastorali dal Cinquecento all’Ottocento: esse rivestono una particolare importanza per conoscere non solo le chiese ma lo stesso tessuto religioso e tradizionale del territorio. Pagine significative poi sono dedicate alle carestie, alle pestilenze e alle figurette sparse per la campagna. Il volume, insieme a quello pubblicato lo scorso anno, “Domo. Una piccola perla della Marca di Ancona” a cura di Vincenza Pierelli, territorio limitrofo a Rotorscio-Castellaro, arricchisce la conoscenza di un terra che ha molto da raccontare e molto da far sentire a quanti la abitano e a quanti la visitano. Cristiana Simoncini è riuscita a coordinare in maniera egregia sia i vari contributi che a curare l’edizione con un bell’apparato fotografico e documentario. Il volume è il quarto della collana “Castrum Piri” promossa dall’Associazione “Castri Piri Valles” di Apiro sorta poco più di un anno fa per iniziativa di don Elvio Sforza e di altri amici, ed è dovuto alla volontà di Giovanni Loccioni che ne ha perseguito con forte volontà il progetto. Rotorscio si affaccia sulla Vallesina e molti dei suoi abitanti nel corso dei secoli hanno avuto rapporti di affari e di commercio con Cupramontana, Castelplanio ed altri castelli. Un territorio sostanzialmente unito nonostante confini e varie giurisdizioni: ecco perché è importante, come viene fatto in questo libro, ricostruirne le tracce storiche per esserne consapevoli e per non dimenticare. Il libro è stato presentato a Castellaro domenica 26. Se ne può vedere l’evento in: www.vallesina.tv Riccardo Ceccarelli Nelle immagini, l’autrice Cristiana Simoncini e la copertina della pubblicazione Melfi di scena a Jesi con versi, immagini e musica Federico II, Imperatore del Vento N ello storico Palazzo Baldeschi Balleani sede della fondazione Federico II, della città natale dell’imperatore, di scena Melfi, altrettanto legata al grande svevo per essere la sede delle sue Costituzioni, in una serata in cui su versi, immagini e musica è aleggiato lo spirito dell’Hohenstaufen. L’incontro è culturale, condotto con stile dalla direttrice della Fondazione, Franca Tacconi, un emblematico “Federico II, imperatore del vento”, traeva la sua titolazione dall’omonima raccolta di versi del poeta melfitano Antonio Avenoso, presentata nel corso della serata. La produzione Avenoso è quanto mai intensa. Alla sua prima pubblicazione “Metamorfosi” del 1977 ne unisce tante altre. Da “Una notte attraversando un sogno” a “Il viaggio a Gerusalemme”, a “Nessuno può sbagliare il calcio di rigore” all’ultima “La donna della lontananza”. E tutte vantano premi e riconoscimenti conseguiti in concorsi di grande valenza nazionale, dal Carducci di Marina di Pietrasanta dei primi anni ’90 al “Montale” di Roma a quello internazionale “Orient – Express” di Castelfrantano, al “Città di Mede” di Pavia, all’Anco Marzio del 2003. Di particolare fortuna, appunto, questo suo “Imperatore del vento” del 1998, che si avvia alla terza ristampa. Alla sua produzione poetica unisce sceneggiature radiofoniche su Federico II e testi teatrali. La serata jesina ha avuto una variegata articolazione di grande positività che ha unito liriche di Avenoso, immagini di monumenti lucani, in particolare di Melfi, e musica eseguita dal flautista Giovanni Borocci, che spesso ci ha trasportato in pieno clima medievale, in particolare con la ballata conclusiva “Danza in fa diesis minore”. I versi di Avenoso si sono avvalsi della recitazione dell’attrice Valeria Vaiano, con un ricco curriculum teatrale e cinematografico ed esperienze di aiuto regista e di Fulvio Wetzl, regista di altrettanto lungo curriculum cinematografico e televisivo, nonché la frequentazione della Scuola di recitazione “Fersen”. Così sono scorse immagini del film “1806: dalla terra alla città”, girato nel Castello di Lagopesole da Wetzl, su Isabella Morra, con la poesia rinascimentale a ridosso del periodo federiciano. A seguire le liriche della raccolta di Avenoso “Il sapore dell’uva”, “La terra del Vulture”, “Apriva il mattino le strade” e “Il fluire, lo svanire di tinte”. E dopo il brano musicale “Trotto” eseguito dal flautista Borocci, le immagini della Porta Venosina e del Castello federiciano di Melfi, tratte dal documentario “Vultour” di Wetzl. Poi ancora il regista e la Vaiano in “Nella notte di San Lorenzo”, “Nel silenzio della campagna”, “Amabile vita” e “Colline vulturine”. Il brano “Iubilemus” del flautista Borocci ha, quindi, introdotto nella misticità della cripta di S. Margherita di Melfi, con l’enigmatica immagine di Federico Il falconiere, sempre tratte da Vultour. A finire le liriche “Nell’aria friabile”, “Verso la Puglia” e “Il silenzio dei pensieri”, seguite dalle musiche del flautista Borocci. Quindi un breve intervento di Antonio Avenoso, particolarmente toccato, che ha sottolineato che nella sua raccolta “Imperatore del vento” ha inteso “fotografare i luoghi Notizie brevi Verdicchio Da mercoledì 29 ottobre, ha preso il via il ricco programma di manifestazioni ed eventi per festeggiare i 40 anni della Doc concessa al Verdicchio dei Castelli di Jesi. Giovedì 30 nella giornata curata del Comune di Jesi, al teatro studio Valeria Moriconi con inizio alle ore 9 si svolgerà un convegno internazionale sul tema “Agricoltura e sostenibilità”. L’iniziativa costituisce un’importante tappa del percorso del “Piano strategico per lo sviluppo sostenibile del Comune di Jesi”. Il convegno si propone anche di analizzare le potenzialità turistiche del territorio dei Castelli di Jesi. Venerdì 31 i lavori si concluderanno a Villa Salvati di Pianello Vallesina con l’incontro sul tema “Sviluppo sostenibile del territorio: turismo, enogastronomia e formazione”. L’iniziativa è organizzata e promossa dall’Assessorato allo Sviluppo Sostenibile, Attività Economiche e Turismo del Comune di Jesi e dall’Assivip-Enoteca Regionale di Jesi, in collaborazione con Istituto Marchigiano di Tutela dei Vini (IMT), la Moncaro, l’Alleanza per il Clima Italia, l’Istituto Salvati scuola associata all’Istituto di Istruzione Superiore E. Pieralisi e la Fondazione Pergolesi Spontini. Centro Calamandrei Venerdì 7 novembre alle ore 18,30 presso il Palazzo della Signoria, Sala Maggiore, si terrà un incontro su “La ragione e la passione” con Giovanni de Luna; sarà presentato il libro “La piuma e la montagna” con l’autore Sergio Sinigaglia; mo- della storia, pensando che è possibile trasfigurarli proprio attraverso il verso”, Nel corso della serata all’attento uditorio è stato anche porto il saluto del Sindaco di Melfi, Ernesto Navazio, impedito a partecipare per impegni istituzionali, ed a chiudere un breve intervento del Presidente della Fondazione, Vittorio Borgiani, che nel sottolineare la valenza della serata, ha ricordato con piacere la sua partecipazione al Convegno tenuto, vari anni fa, nel Castello di Melfi, sull’immagine di Federico II nella chiesa rupestre di S. Margherita, con la partecipazione del suo scopritore, il compianto Lello Capaldo. Una serata che senza dubbio riapre una porta verso un gemellaggio Jesi – Melfi, appunto nel nome di Federico II. Alla manifestazione ha preso parte con altri importanti ospiti il vescovo di Jesi, mons. Gerardo Rocconi che ha salutato i presenti e in particolare il dott. Antonio Avenoso di cui, come è riferito nell’articolo “Risposta per la speranza” apparso sul precedente numero di Voce della Vallesina, ha particolarmente apprezzato il libro di poesie “Dio sulla strada”. Franco Cacciatore Nella foto di Augusta Franco Cardinali, da sinistra il poeta Avenoso, l’attrice Vaiano, Franco Cacciatore e Antonio Quaranta; nell’altra foto da sinistra il poeta Avenoso e il regista Fulvio Wetzl. A colloquio con la dirigente scolastica Stefania Sbriscia dera la giornalista Lucilla Niccolini. segue da pag. 5 Teatro Ragazzi altre direzioni (intolleranza, prepotenza, emarginazione,…) allora il lavoro della scuola rischia di essere ridotto, marginalizzato, vanificato. Lo scorso anno si è parlato molto di bullismo e delle problematiche legate alla violenza giovanile. Cosa fa la scuola per prevenire il manifestarsi di simili fenomeni? Come ho già accennato, la scuola offre ai ragazzi – sin dalla scuola dell’infanzia – percorsi ed esperienze connotati dall’accoglienza, dal rispetto, dalla capacità di ascolto e di responsabilità. Non ci nascondiamo però la fatica nel perseguire tali Compie 25 anni la Stagione di Teatro Ragazzi curata dal Teatro Pirata e promossa dalla Fondazione Pergolesi Spontini. L’edizione del 25ennale sarà ricca di appuntamenti con spettacoli scelti tra le migliori compagnie italiane di Teatro Ragazzi. La prima parte della Stagione, dal 1° novembre al 6 gennaio, sarà al Teatro-Studio Moriconi di Jesi, al Teatro Ferrari di San Marcello, al Teatro Spontini di Maiolati, al Teatro Comunale di Montecarotto e al Teatro D. Cotini di Staffolo; la seconda parte si svolgerà al Teatro La Fortuna di Monte San Vito, al Teatro Pergolesi di Jesi e al Teatro di Staffolo dal 18 gennaio all’8 marzo. obiettivi. L’aria che i ragazzi respirano è troppo spesso un’aria nervosa, competitiva, incapace di ascoltare i bisogni e desideri più profondi, impreparata a cogliere e decodificare i messaggi espressi dai più giovani. Ecco perché, ancora una volta, è necessario che tutte le realtà che ruotano intorno ai più piccoli tornino a parlare una sola lingua e ad investire energie e risorse sull’educazione. Molte volte mi chiedo che cosa siamo capaci di offrire – come società degli adulti - di veramente importante, vitale e duraturo ai bambini e ragazzi di oggi. E la risposta non è affatto semplice, nè rassicurante. Asmae Dachan 6 Jesi 2 novembre 2008 Ottavo centenario della Cattedrale (XXI) L’avvocato risponde I FAMILIARI HANNO IL DIRITTO DI ACCEDERE GRATUITAMENTE AI DATI PERSONALI CONTENUTI NELLA DOCUMENTAZIONE BANCARIA DEI DEFUNTI S embra una cosa logica ma, evidentemente non lo era così tanto, visto che c’è stato bisogno di un provvedimento del Garante della Privacy. Questi, in data 17 luglio 2008, ha accolto il ricorso di un cittadino contro una banca che si era rifiutata di fornirgli gratuitamente i dati personali relativi ai rapporti intercorsi con il padre defunto: la banca resistente aveva omesso di comunicare, in dettaglio e in forma intelligibile, tutti i dati personali relativi ai rapporti intrattenuti dal de cuius con l’istituto di credito, limitandosi a indicare soltanto alcuni dati sintetici, relativi alla situazione del rapporto di conto corrente all’epoca del decesso. In particolare, il Garante ha fatto distinzione tra la normale procedura per l’accesso alla documentazione bancaria regolamentato dal Testo unico bancario (che consente al cliente di ottenere copia di atti interi e documenti bancari contenenti o meno dati personali), i cui costi sono a carico del richiedente ed il caso specifico del diritto all’accesso ai dati personali del familiare defunto che deve essere invece gratuito: solo quando l’estrazione dei dati risulti particolarmente difficoltosa, il riscontro alla richiesta dell’interessato “può avvenire anche attraverso l’esibizione o la consegna in copia di atti e documenti contenenti i dati personali richiesti” (art. 10, comma 4, del Codice); altrimenti, l’esercizio del diritto di accesso ai dati personali deve essere garantito gratuitamente e non può essere condizionato a quanto statuito, ad altri fini, dal Testo Unico in materia bancaria e creditizia in riferimento al distinto diritto del cliente di ottenere copia di interi atti e documenti bancari contenenti o meno dati personali. Naturalmente, i dati devono essere messi a disposizione in modo intelligibile (e quindi con l’indicazione del significato di eventuali codici, sigle, ecc.) e con l’oscuramento di quelli relativi a terzi Accogliendo il ricorso, dunque, il Garante ha ordinato alla banca di corrispondere, nei limiti e con le modalità di cui all’art. 10 del Codice in materia di protezione dei dati personali (decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196), alla richiesta di accedere a tutti i dati personali relativi al de cuius, ivi compresi i dati contenuti nei contratti stipulati e quelli di cui agli estratti conto o alle movimentazioni bancarie. Paolo Marcozzi, avvocato Convivio sociale Il 25 ottobre presso il Ristorante Rosina di Monte Roberto si è tenuto il pranzo sociale e l’annuale gara di briscola dei soci Acra – associazione culturale ricreativa assistenziale tra i dipendenti della Cassa di Risparmio di Jesi – pensionati o in servizio in Banca Marche. Circa un centinaio i partecipanti all’incontro che hanno rinverdito i sentimenti e le emozioni dei bei momenti vissuti insieme in epoche diverse nel lavoro presso le varie filiali o uffici dell’Istituto. Quelle dodici croci preziose I n una bacheca della Mostra sulla cattedrale al palazzo della Signoria (“Venghino, venghino, lor signori: si chiude il 9 novembre!”) è esposto un documento del card. Cybo, datato 17 dicembre 1695, in cui si decide di celebrare la consacrazione della cattedrale il 20 ottobre di ogni anno. La ragione è che il 19 (giorno in cui si festeggiava fino a quel momento) il calendario ricorda (tuttora) S. Pietro d’Alcaltara. Perché mai a Jesi si fosse così devoti a questo austero santo spagnolo, confessore di s. Teresa d’Avila, tanto da spostarci una importante ricorrenza locale, non è dato sapere. Quello che invece si può si dedurre è che il vescovo Fonseca nel 1741scelse come data di “inaugurazione” (chiamiamola così) della “sua” cattedrale proprio un giorno già indicato dalla tradizione come quello di fondazione della cattedrale stessa. Questa data spicca nella grande “lapide” (dipinta, con cornice a ghirigori barocchi) posta nella controfacciata, sopra la bussola del duomo. Quindi si potrebbe forse completare con giorno e mese (appunto il 19 ottobre) la pergamena del vescovo Dago che indica solo il 1208 come anno di “apertura” della “sua” cattedrale. Sistemata così questa piccola scoperta, procedia- mo invece al significato di edificati sopra il fonquella che nei libri liturgici damento degli apostosi preferisce oggi chiamare li, avendo come pietra “dedicazione” di una chiesa. angolare lo stesso CriNel Rituale si recita così: “In sto Gesù. In lui ogni quanto costruzione visibi- costruzione cresce le, la chiesa-edificio è segno bene ordinata, per esdella Chiesa pellegrina sulla sere tempio santo nel terra e immagine della Chie- Signore; in lui anche sa già beata in cielo. E‘ giusto voi venite edificati per quindi che questo edificio, diventare dimora di Dio per destinato in modo esclusi- mezzo dello Spirito” (cfr 2, vo e permanente a riunire i 19ss). Qui l’Apostolo mette fedeli e alla celebrazione dei in evidenza un doppio simsanti misteri, venga dedicato bolismo: quello della chiesa a Dio con rito solenne” (n.28). come nuovo popolo di Dio, al E quale rito espressivo e cen- quale Gesù stesso (con evitrale di tale uso “esclusivo e dente richiamo alle dodici permanente” ci sono le dodi- tribù dell’antico Israele) ha ci unzioni delle pareti con il dato gli apostoli come suoi sacro crisma. Bellissimo ge- “vicari”, rimanendo comunsto, che assimila anche così la que sempre lui la “pietra chiesa-di-muri con la chiesa angolare”. Da questa “pie“in carne ed ossa”. Infatti nel tra-Cristo” sgorga l’altra imBattesimo e nella Cresima magine “edilizia” (doppia a (ma anche nell’Ordine sacro sua volta) della chiesa come e nell’Unzione dei malati) il Casa e Città di Dio, nuova cristiano viene unto-consa- Gerusalemme. Come canta crato sacerdote-re-profeta, l’Apocalisse: “Le mura della “dedicato” cioè “a lode della città poggiamo su dodici bagloria di Dio” (Ef 1,12). samenti sopra i quali poggiaE come ricordo di questo rito no i dodici nomi dei dodici - prosegue ancora il Rituale apostoli dell’Agnello” (21,14). (n.48)- c’è l’”antica consue- Infine una parolina sulle dotudine di collocare, in cor- dici croci nel nostro duomo rispondenza delle unzioni, (perché anche stavolta c’è dodici croci”. Perché mai stata una piccola sorpresa). questo numero? La risposta Infatti sono state realizzaè facile, dato che basta con- te con finissimo intarsio di sultare la lettera di Paolo agli preziosi marmi policromi, Efesini, laddove rammenta mentre le credevo sbrigaloro: “Voi siete concittadini tivamente spennellate sul dei santi e familiari di Dio, muro con l’aiuto magari di una “mascherina” di cartone: ma anche qui Fonseca non ha badato a spese (sempre alla faccia dei signori canonici…). Su fondo nero, esse si stagliano in forma greca con bracci di tipo floreale, da cui promanano dei raggi (mentre cinque stelle ad otto punte indicano la pienezza della redenzione). Non è difficile vedervi un richiamo a quei “fiori e frutti” di salvezza (come espresso più ampiamente nella celebre croce absidale di S. Clemente in Roma) a noi recati dalla morte e risurrezione del Signore. Così che la luce della sua pasqua illumina il buio del mondo (il fondo scuro), le cui dimensioni (nord-sud, est-ovest) sono evocate dalle quattro assi della croce. Le quali richiamano a loro volta “l’ampiezza e la lunghezza, l’altezza e la profondità” (Ef 3,18) di quell’amore di Cristo che dall’alto dell’abside allarga le mani ferite dai chiodi e ci ripete: “Ecco in che modo vi ho amato”. Don Vittorio Magnanelli Ottavario dei defunti - Le messe al cimitero Al cimitero di Jesi, in occasione dell’Ottavario dei defunti saranno celebrate Sante Messe secondo il seguente calendario: 1° novembre: ore 10,30 e ore 15,30 celebrata dal Vescovo. 2 novembre: ore 10,30 e ore 15,30 concelebrazione dei parroci della città. 3 novembre: ore 15,30 con la partecipazione delle comunità parrocchiali di San Giuseppe e San Pietro Martire. 4 novembre: ore 15,30 con la partecipazione delle comunità parrocchiali della Cattedrale, di San Giovanni Battista e di San Pietro Apostolo. 5 novembre: ore 15,30 con la partecipazione delle comunità parrocchiali di San Francesco d’Assisi e Regina della Pace. 6 novembre: ore 15,30 con la partecipazione delle comunità parrocchiali di san Sebastiano, Santa Maria del Piano e Sant’Antonio Abate. 7 novembre: ore 15,30 con la partecipazione delle comunità parrocchiali Madonna del Divino Amore, San Francesco di Paola e San Massimiliano Kolbe. 8 novembre: ore 15,30 con la partecipazione delle comunità del Terz’Ordine Francescano e Carmelitano, delle associazioni e gruppi ecclesiali. 9 novembre: ore 10,30 Un Centro ambiente intercomunale a Castelplanio IMPIANTI IDRAULICI ASSISTENZA TECNICA MATERIALI E ACCESSORI PER BAGNI TERMOIDRO di GIANFRANCO MUZI Via Giuseppe Guerri, 17 JESI Tel. 0731 200337 - 335.247108 Un contributo di 320 mila euro per realizzare un Centro ambiente intercomunale a Castelplanio. È quanto approvato dalla giunta della Provincia di Ancona. Il Centro, al servizio di nove Comuni (Maiolati Spontini, Castelbellino, Rosora, Monteroberto, Mergo, Serra San Quirico, Poggio San Marcello e San Paolo di Jesi), contribuirà ad incentivare la raccolta differenziata. “Entro il 2012 – spiega l’assessore all’Ambiente della Provincia Marcello Mariani - la raccolta differenziata dovrà raggiungere il 65%. Il riciclo non solo determina la riduzione dei consumi energetici, ma anche la riduzione delle emissioni dannose in atmosfera e inoltre è necessario ricordare che la legge regionale stabilisce una modulazione del tributo in discarica rispetto al superamento delle percentuali di raccolta differenziata imposte dalla normativa: più si ricicla meno si paga”. Castelplanio - 60032 (An) - Via Roma, 117 - Tel. 0731.813444 r.a. - Fax 814149 www.fazibattaglia.com Vita ecclesiale Parola di Dio 1 novembre 2008 - la parola di dio della solennità di tutti i santi Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli lo hanno seguito. Perciò sono certamente molto più numerosi In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere di quelli canonizzati e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava dalla Chiesa. Gesù loro dicendo: era povero, mite, par«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati queltecipe della gioie e li che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perdei dolori degli altri, ché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete affamato di giustizia della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché e di santità, misetroveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. ricordioso, puro di Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati cuore, operatore di i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati riconciliazione e di voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno pace (non pacifista) ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esulinsultato e perseguitate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». tato per aver voluto Parola di Dio fare la volontà del Padre. Le beatitudini sono state per i sanCommento ti un programma di vita, ricavato dall’esistenza Quest’anno nella liturgia della Chiesa celebriamo storica di Gesù. Sono un riassunto delle qualità la solennità di Tutti i Santi e subito per tutti (al interiori di Gesù, che Lui ha portato nel suo visposto della domenica) la commemorazione di suto. Sono oggi proposte a tutti gli uomini, ai suoi discepoli anzitutto, non come imperativi moratutti i defunti. Questo “tutti” esprime la fede della Chiesa sul le- li (come potevano essere i dieci comandamenti) game spirituale non solo con i propri “santi” e i ma come promessa di felicità (“beati”). Una felipropri “ defunti” , ma con tutti. Esprime quel “cre- cità che non è costruita da noi, non dipende da do la comunione dei santi” che anche le lettere noi, ma dalla venuta del Regno di Dio. Il Regno è seminato nella storia; perciò possiamo ritrovare i paoline ricordano. I santi sono coloro che hanno creduto in Cristo e suoi tratti anche in chi cristiano non è. Non rara- Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12) mente si trovano persone che si dicono non credenti e che attingono luce per il loro stile di vita da questa pagina. Noi credenti sappiamo che il Regno è un dono portato da Gesù. Il Regno viene a causa sua, con Lui e in Lui. Ed è Lui quindi che ci rende possibile vivere da uomini nuovi, con i tratti di vita da Lui incarnati. Dunque l’uomo nuovo non è un eroe, un volontarista, un impegnato, uno stacanovista, un superuomo. E’ semplicemente un discepolo di Gesù, che vive la spiritualità seguendo Lui. Dunque i santi sono nostri fratelli e nella liturgia ci colleghiamo a loro nel cielo. I santi sono anche nostri modelli. In tempo di falsa personalizzazione e di tanto individualismo, noi possiamo e vogliamo anche imitare, a mondo nostro, lo stile di vita che loro hanno incarnato. Sono i compagni di viaggio della nostra vita. 7 di don Mariano Piccotti [email protected] E dunque, Signore, non guardare ai nostri peccati, ai nostri quotidiani tradimenti, a tutte queste viltà segrete e palesi, ma guarda alla fede di tutti i giusti della terra: ai giusti di qualunque religione e fede, ai giusti senza un nome, silenziosi e umili, uomini e donne di cui nessuno ha mai avvertito che neppure esistessero e invece il loro nome era scritto sul tuo Libro: gente che incontravamo per via e neppure salutavamo, e loro invece ti salutavano e pregavano per te e tu non sapevi: qualcuno che abitava in periferia, altri, nei campi, gente del deserto: il portinaio di qualche monastero, una madre, la quale ha solamente dato, e un altro che è riuscito a perdonare... Signore, sono costoro che ti rendono gloria a nome dell’intero creato… (David Maria Turoldo) 7 novembre: Beato don Vincenzo Grossi Agenda Pastorale del Vescovo Amante della gioventù, modello per i sacerdoti I Sabato 1° novembre ore 8.30: Chiesa dell’Ospedale, S. Messa ore 15.30: S. Messa al Cimitero Ore 18: S. Messa in Cattedrale Domenica 2 novembre ore 18: S. Messa in Cattedrale in suffragio di P. Oscar e Sacerdoti defunti ore 21: Incontro a carattere vocazionale Martedì 4 novembre ore 15.00-19.00: il Vescovo riceve nella cappella di San Floriano, in Duomo, coloro che desiderano confessarsi o avere un colloquio spirituale. Senza appuntamento. ore 21: Incontro con i Diaconi . Giovedì 6 novembre ore 17: Manifestazione presso Università di Jesi ore 18: Parrocchia S. Francesco di P. S. Messa in suffragio dipendenti defunti New Holland ore 21: Incontro con i Giovanissimi della parrocchia di San Francesco di Paola Sabato 8 novembre ore 16.30: Lectio Divina per RnS diocesano a Macine ore 18: S. Messa Domenica 9 novembre ore 10.30: S. Messa al monumento ai Caduti a Jesi ore 15.30: Pianello Vallesina, S. Messa nella festa del Ringraziamento ore 18: Festa della Cattedrale: Concelebrazione con l’Arcivescovo di Loreto e tutti i Sacerdoti l 7 novembre si celebra la memoria liturgica del Beato don Vincenzo Grossi. Nasce a Pizzighettone (Cremona) il 9 marzo 1845. Penultimo di sette figli, riceve in famiglia un’educazione umana e spirituale che lo porterà ad accogliere e trasmettere, per tutta la vita, l’amore di Dio: dalla mamma Maddalena Cappellini impara presto a vivere di fede e di preghiera, acquistando dolcezza e giovialità, e dal padre Baldassarre l’impegno e la serietà nel lavoro. Ordinato sacerdote il 22 maggio 1869 si distingue subito per le sue virtù, per il suo essere pieno di zelo, disinteressato, di carità grande, con la consapevolezza di partecipare alla missione redentrice di Cristo, cuore dello Spirito di riparazione, ad immagine del Buon Pastore che dà la vita per il suo gregge. La Messa sarà sempre il centro della sua vita: da essa attingerà luce e forza per se e per l’apostolato. Nel 1873 gli viene affidata la sua prima parrocchia: Regola. Ai fedeli, specie ai ragazzi e ai giovani, di cui ama tanto circondarsi, non solo apre il suo cuore, ma anche la sua casa. Sua costante preoccupazione difatti sarà la gioventù per la quale diviene un saggio ed efficace educatore. Don Vincenzo ama ritirarsi spesso per leggere e scrivere e così preparare diligentemente tutte le sue prediche per il popolo. La sua predicazione è frutto della preghiera e della me- Persone intrappolate / nel parcheggio sotterraneo / prive di energia / poco efficienti / parcheggiate, perdenti; / rombo di motori / rumore frenetico attorno, / pagando la penale del mondo, / certamente avean toccato il fondo… poi la sbarra si solleva / casualmente / automaticamente / per un meccanismo ignoto: via libera / invito ad un cammino di fede / curiosità / ascolto / risposta / terapia / nell’esperienza è fede / è testimonianza viva. Parrocchia di Macine ranno anche uno spettacolo di Ombre cinesi. La serata si concluderà con la cena collettiva di solidarietà. Sarà possibile acquistare anche i prodotti del commercio equo e solidale e ammirare gli elaborati della gara di pittura “Gesù e l’acqua”. Il ricavato della festa sarà devoluto per la realizzazione di un pozzo d’acqua nel nord del Ciad a sostegno di un progetto dell’associazione Diletta Onlus. ditazione e la santa Messa quotidiana è preceduta da lunga preparazione. La celebrazione è semplice, ordinata, profondamente esemplare nelle parole e nei gesti. La sua anima è tutta tesa al Signore. Una povera borsa da viaggio, il breviario e l’orologio da contadi- no è tutto l’occorrente che come predicatore si porta dietro durante le “missioni al popolo”. Muore il 7 novembre 1917, dopo una dolorosa agonia per peritonite fulminante. Il primo novembre 1975 Paolo VI lo beatificava additandolo come esempio per tutti i sacerdoti ed ai parroci del mondo: “Don Vincenzo Grossi, nella solidità delle sue generose virtù, nascoste nel silenzio, purificate dal sacrificio e dalla mortificazione, raffinate dall’obbedienza, ha lasciato un solco profondo nella Chiesa che oggi lo propone a modello e lo prega come intercessore”. Le sue reliquie riposano presso la Casa Madre di Lodi. Giordano Maria Mascioni Perché di un cammino di fede Come bottiglia di plastica / schiacciata / pronta ad esser gettata / e riciclata; / gonfia le pareti / un soffio energico / e restituisce forma. La parrocchia Santa Maria del Cammino a Macine ha predisposto il programma per la festa di San Martino che hanno chiamato la Festa della Giustizia e della Solidarietà. Il 16 novembre alle ore 11 la Santa Messa della comunità e nel pomeriggio, dalle ore 16 presso la Casa del catechismo, numerose attività ricreative come la gara di briscola, di bigliardino, di ping pong. I ragazzi propor- 2 novembre 2008 Settimanale di ispirazione cattolica fondato nel 1953 L’esser contenitore / vuoto a perdere / diventa un pieno / irrorato alla sorgente / purificato / pronto ad andar contro corrente: / persone libere… nel soffio vitale / del Santo Spirito di Dio. Maria Giannetta Grizi Cammino neocatecumenale Da lunedì 20 ottobre alle ore 21 prende il via una proposta del Cammino Neocatecumenale. Nei locali parrocchiali di San Francesco di Paola a Jesi, il lunedì e il giovedì, si svolgeranno incontri di evangelizzazione tenuti da laici. Slogan del percorso è: “Non aver timore, apri le porte a Cristo! Lui può cambiare la tua vita”. Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An Telefono 0731.208145 Fax 0731.208145 [email protected] www.vocedellavallesina.it c/c postale 13334602 Direttore responsabile Beatrice Testadiferro • Proprietà Diocesi di Jesi • Registrazione Tribunale di Ancona n. 143 del 10.1.1953 • Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola www.galeati.it • Spedizione in abbonamento postale • Abbonamento annuo 35 euro - di amicizia 50 euro - sostenitore 100 euro • Tutti i diritti riservati • Esce ogni mercoledì • Associato alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale, forniti all’atto della sottoscrizione dell’abbonamento o diversamente acquisiti sono contenuti in un archivio informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Tali dati saranno utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali nonchè per conformarsi ad obblighi di legge. 8 Vita Ecclesiale 2 novembre 2008 Protettore delle madri e dei bambini: San Gerardo Maiella Instancabile nell’amore al prossimo diversi ma uno... Venerdì 24 ottobre, ore 17,30: sala del Lampadario del Circolo Cittadino di Jesi gremita di italiani e stranieri per ascoltare le esperienze religiose di integrazione sperimentate dal Movimento dei Focolarini in Abruzzo e Toscana dove, nonostante le difficoltà, esistono questi tentativi di confronto. Si è colta l’esigenza della religione musulmana e di quella cattolica di aprirsi reciprocamente, evitando che il pericolo di rifugiarsi nel fondamentalismo chiuda le porte al dialogo. Non c’è nessuna religione che non debba costruire un rapporto con l’altro, che è il fine e lo scopo dell’amore: “Ama- tevi gli uni e gli altri…” Quanti pregiudizi si sono formati negli anni con le guerre e le incomprensioni, in cui si combatteva per affermare la propria verità. E’ necessario cercare Dio che unisce nel richiedere a tutti il rispetto e l’amore senza disconoscere che le strade che portano a Lui possono essere diverse, ma il fine non può essere che uno: “Amare”! Questo diventa un imperativo per tutti! Diversi ma uno… come diceva la fondatrice del Movimento dei Focolarini che aveva capito che nel mondo già pieno di divisioni, non poteva essere la religione una fonte di conflitto. Facendo incontrare le varie religioni, le diverse fedi le persone possono arrivare a scoprire l’Unicità. La Bibbia e il Corano che costituiscono l’identità degli uomini religiosi scrivono che “tutti siamo ospiti dell’Unico Signore”. La terra che noi occupiamo con i nostri piedi non ci appartiene e per questo dobbiamo curarla con molta attenzione pensando che in questa cura riconosciamo e rispettiamo profondamente chi ce l’ha offerta. Chi arriva da fuori ed è accolto entra nello stesso diritto di chi lo accoglie. Non siamo padroni, ma usufruitori per questo ospiti. Il Vescovo di Jesi don Gerardo Rocconi ha ricordato l’incontro avuto con gli studenti di una scuola insieme ad Asmae Dachan, proprio sulle due religioni cristiana e musulmana ed i ragazzi, la cui convivenza era difficile per le loro diverse provenienze e culture, hanno percepito quell’Unicità d’intenti per mettersi in “relazione”. Abbiamo la necessità di metterci in relazione nel rispetto reciproco, così scopriamo che la diversità è data solamente dai pregiudizi che distorcono la realtà. Diventa fondamentale allora mettersi in ascolto in una parità in cui non si nota la differenza religiosa ma partendo da una necessità che il Dio di diverse religioni è “uno” da ascoltare! Quando papa Giovanni Paolo II ad Assisi riunì le diverse religioni non impose un credo rispetto all’altro, ma accettando la diversità delle varie religioni le unì nella preghiera di pace da rivolgere al Signore. Capì che esse potevano scavare nel cuore degli uomini con credi diversi ma uniti. La preghiera era rivolta al mondo e ai potenti della terra. Non fu ascoltata! Diversi anni dopo scoppiò un feroce conflitto che ancora ad oggi continua con ferocia in cui integralismi religiosi e interessi economici si mischiano e creano vittime. L’uomo più condividerà il possesso della terra e più si avvicina alla volontà di Dio. Per questo la necessità dell’integrazione, giocandosi su diversi piani, pone problemi di esistenzialità e può generare un razzismo latente che scava nelle coscienze facendo rifiutare il diverso. Oggi diventa un pericolo in più in una società in crisi dove l’immigrazione ha fatto esplodere contraddizioni di convivenza con ripercussioni economiche che possono generare la famosa guerra “tra poveri”. Già avere questa consapevolezza avvicina i popoli che vivono in uno stesso paese e altri che nelle aree del Medio Oriente o dell’Asia si dividono in varie etnie. Oggi le sfide che emergono dal vivere quotidiano sono molteplici e complesse ma è fondamentale mettere da parte i pregiudizi e la fretta perché il dialogo ha bisogno di tempo. Siamo chiamati ad attuare il dialogo del “pianerottolo”, ha detto il giornalista Michele Zanzucchi, relatore all’incontro, proprio perché è lì, tra vicini di casa, che con molta spontaneità si possono stabilire rapporti di amicizia e di solidarietà mantenendo il rispetto e l’umiltà. Remo Uncini Nella foto da sinistra un momento dell’incontro e del saluto di Rosalia Bigliardi S an Gerardo Maiella, giovane innamorato di Dio è il tema della conferenza tenuta da Jole Ciarmatori al circolo Contardo Ferrini il 23 ottobre, in occasione dell’onomastico del vescovo Gerardo Rocconi, che ha seguito con interesse la relazione, alla presenza di un nutrito pubblico. Gerardo Maiella, protettore delle madri e dei bambini, è un santo forse poco conosciuto nella nostra zona – ha spiegato la signora Ciarmatori - eppure assai importante per i significativi messaggi d’amore immenso nei confronti di Gesù e del prossimo, della Vergine e per la preghiera intensa e l’obbedienza alla volontà di Dio. Quella preghiera e quell’obbedienza che ci fa essere tutt’uno con il disegno tracciato dal Signore. Gerardo Maiella nasce a Muro Lucano in provincia di Potenza il 6 aprile 1726, sin da piccolo è attratto indicibilmente da Gesù e a fatica riesce ad attendere i 10 anni per poterlo ricevere nell’Eucaristia. Il suo desiderio più grande è diventare religioso cappuccino, ma vicende familiari e la salute delicata si oppongono a questo progetto. Così, per obbedienza alla madre, diventerà apprendista sarto, servitore dell’irascibile vescovo Albini, lavorando sempre con zelo, sopportando ogni contrarietà, rispondendo con la preghiera e la penitenza ad ogni sopruso ricevuto. Finalmente, a 23 anni riesce ad essere accettato dai padri Redentoristi a Deliceto (Foggia), nel noviziato si mostra instancabile nel lavoro, nella penitenza, nell’amore per il prossimo, distribuendo a tutti i beni spirituali e mate- Anniversario Anniversario 1998 30 ottobre 2008 2007 6 novembre 2008 Alba Benini in Bravi Dal salmo15: Mi indicherai il sentiero della vita: gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra”. Nel decimo anniversario della tua scomparsa da questa terra, noi vogliamo ricordarti, anche in questa più appariscente forma, per dare un po’ di risalto alla tua riconosciuta bontà e allo spirito di sacrificio che ti ha informato fino in ultimo. Sempre ti amiamo e conserviamo il tuo dolce ricordo pur nell’afflizione del nostro cuore. Il marito Fernando con i figli Marco, Carlo e Paolo e le loro famiglie. Anniversario Socci Edoardo Pensionato Sima Vive sempre nei pensieri e nel cuore della moglie Corrada, dei suoi familiari e dei tanti amici del quartiere San Giuseppe che l’hanno conosciuto e stimato in vita. Dea Pennacchioni in Cardinali Il tuo ricordo è carezza leggera. Serenella, Claudio, Rinaldo Anniversario 1965 4 novembre 1996 riali nel limite delle sue possibilità. A 26 anni, nel 1752, emette i voti perpetui: finalmente è tutto di Dio e continua in ogni luogo a darsi al prossimo, offrendo ogni minuto della sua vita e della sua sofferenza, per portare a Dio i peccatori. Accanto alla sua fama di santità ed eventi miracolosi, non mancano momenti bui: invidia e maldicenza, che lo offendono e lo costringono innocente ad essere punito dai superiori. Gerardo, per obbedienza, sopporta anche la punizione ingiusta finché la sua innocenza e la sua purezza trionfano proprio per bocca degli stessi accusatori. Il giovane frate riprende la sua vita di carità, amato ovunque vada, da Materdomini a Caposele a Napoli. Oramai la vicenda terrena di Gerardo sta per concludersi: il 5 settembre 1755 a Materdomini riceve l’estrema unzione, il suo fisico è martoriato dalla tubercolosi e dalla dissenteria, egli soffre offrendo tutto a Dio e la sua camera si riempie di un soave profumo. È il profumo della santità, del giusto che andrà a ricevere il suo premio presso Dio. Il 16 ottobre 1755 muore e le campane del convento suonano a festa, nonostante il sacrestano si impegni per emettere funebri rintocchi. E’ festa perché nel cielo si festeggia la nascita del giusto, che finalmente potrà saziare la sete di Dio, di Gesù e della Vergine stando accanto a loro per sempre. Grazie San Gerardo per aver tracciato anche per noi questa via d’amore, d’obbedienza, di carità che ti ha fatto tradurre in realtà queste parole: “Sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra”. Loredana Cestaro Anniversario 1-11-2006 7-11-1983 Delfo Campodonico Maria Borocci in Campodonico I figli don Emilio e Giancarlo, unitamente ai parenti tutti, li ricordano a quanti li conobbero e li stimarono in vita. Una Santa Messa di suffragio verrà celebrata nella chiesa parrocchiale di Pantiere, venerdì 7 novembre, alle ore 18. Ricordo Anniversario 1938 20-12-1997 Claudio Serrani Francesco Bezzeccheri Ha amato te, o Signore, e in te ha riposto la sua speranza Rodolfo Fava Deceduto per lavoro Resterai sempre nel cuore di quanti ti vollero bene… ed io vi amerò dal cielo come vi ho amato sulla terra. Chi vive nel cuore di chi resta, non muore. Tu ci hai lasciato troppo presto ma vivrai sempre nei nostri pensieri e nei nostri cuori. La tua Stefania, i familiari, gli amici e la comunità parrocchiale di San Giuseppe VOCE DELLA VALLESINA Per i ricordi delle persone care 0731.208145 In diocesi 2 novembre 2008 9 Cattedrale: celebrazione del mandato diocesano ai catechisti ed educatori “S “Siate strumenti nelle mani del Signore” iamo in tanti questa sera, e tanti sono i giovani, per questo incontro che si ripete da trenta’anni nella nostra Diocesi - così don Mariano Piccotti, responsabile dell’Ufficio catechistico diocesano ha introdotto la celebrazione del mandato di domenica scorsa - ed è un’occasione per prendere coscienza del nostro servizio e del legame tra la nostra volontà e Gesù”. La celebrazione di quest’anno è stata anticipata di un mese rispetto alla data tradizionale della Domenica di Cristo Re, per collegarla al ricordo degli ottocento anni della cattedrale medievale. “La nostra cattedrale è ricca non solo di arte ma soprattutto di fede, di cuori illuminati che nel corso dei secoli hanno scelto di testimoniare Gesù; così i catechisti sono stati invitati a riscoprire i segni che conserva e a capire come lasciano trasparire la fede nel Signore Risorto che ci permette di dire il nostro Sì a Dio, all’Amore e al servizio della catechesi ai ragazzi, ai giovani o agli adulti” ha detto ancora don Mariano presentando i laboratori pomeridiani nei quali un gruppo di catechisti si era cimentato. La Messa del mandato, animata nel canto dal coro di San Giuseppe, Santa Lucia e Coppetella, ha visto una grande partecipazione di catechisti ed educatori delle diverse parrocchie della Vallesina ai quali è stata donata una nuova guida della cattedrale e un portachiavi come segni, ha detto il Vescovo, del sentirsi famiglia, della consapevolezza di essere strumenti del Signore e dell’impegno di arrivare al cuore dei ragazzi con l’esempio della vita prima che con le parole. I catechisti hanno un ruolo importante, ha sottolineato ancora il Vescovo ricordando la lunga storia della chiesa locale, costituita anche di pietre vive che sono i cristiani che nel tempo hanno annunciato la Parola e tramandato la fede. Da qui la preghiera del Mandato ai catechisti ed educatori della Vallesina: “Restate uniti a Cristo e al suo Mistico Corpo che è la Chiesa; siate pietre vive della sua costruzione spirituale; testimoniate al mondo l’amore e la luce di verità che viene dall’alto”. Don Gerardo ha invitato i catechisti a rispondere con gioia alla chia- mata del Signore e a ringraziarlo per i suoi doni ma anche a essere consapevoli della preziosità del ministero svolto così da impegnarsi per essere sempre più competenti, evitando la superficialità. Anche se a volte il catechista svolge un compito difficile, non deve scoraggiarsi perché egli è uno strumento nelle mani di Gesù e può aiutare i ragazzi a dare un senso alla propria vita. La celebrazione si è conclusa con l’annuncio della grande mostra su San Paolo che arriverà in diocesi il prossimo marzo e il canto festoso “E la strada si apre” come invito a camminare ogni giorno “seguendo il sole, scavando a fondo nel cuore perché solo scegliendo l’amore si può vivere per l’unità”. Nelle foto un momento della consegna della guida della Cattedrale e del portachiavi e il coro mentre guida e anima il canto “E la strada si apre”. I coristi erano accompagnati da Giovanni Brecciaroli, Michele Galiano e Luca Campanelli alle chitarre, Loretta Fascioli al violino e Ivano Giamperi all’organo. Ripartita la stagione agonistica: Polisportiva Clementina Impegno per rilanciare l’oratorio È entrata nel vivo la stagione agonistica della Polisportiva Clementina, al lavoro già da un mese nelle varie discipline. La storica società della parrocchia San Francesco di Paola, affiliata al Csi (Centro Sportivo Italiano) dal ’60, può contare su una novantina di tesserati ed opera anche quest’anno su tre fronti: il calcio a cinque, la pallavolo mista ed il tennis tavolo. Per il calcetto sono tre le fasce di età. Gli allievi (nati nel biennio ’93-’94), che ini- tecnico-sportivi. Proprio per zieranno il loro campionato questo, il consiglio ha scelto a metà novembre; gli junio- di giocare tutte le partite cares (’91-’92) in rampa di lan- salinghe degli allievi e degli cio in questo fine settimana, juniores la domenica mattie gli over 18. Quest’ultima na. Insieme prima si partecategoria raggruppa anche cipa alla messa, poi si scengli appassionati di pallavolo de in campo per la partita”. mista. A fine novembre in- Per il 2009 l’obiettivo della vece, scatterà anche il tor- Clementina è ridare vita ad neo di tennis tavolo, con la una storica struttura di San prima gara individuale. Francesco di Paola. “Entro Il primo momento di que- gennaio vogliamo far rinasta nuova stagione è stato scere l’oratorio parrocchiale il Consiglio. “Ci siamo pre- – confessa Taviani – E’ una si l’impegno di animare la decisione che abbiamo prerecente festa parrocchiale so in accordo con il parroco, – spiega il segretario, Cri- don Bruno Gagliardini. Ci stiano Taviani – In più man- aiuterà in questa missione, teniamo viva e costante la l’Azione Cattolica. I ragazzi promozione dei valori uma- hanno bisogno di proposte ni per i giovani, che hanno affascinanti, che li facciano la precedenza sugli aspetti stare insieme e rafforzino Maria Sole quell’aspetto spirituale che oggi sembra affievolirsi. Tutto questo si può fare solo in un ambiente accogliente e con iniziative mirate, come l’oratorio”. La Clementina in passato aveva operato all’interno dell’oratorio con tornei di biliardino, tennis tavolo e calcetto. Tutti eventi isolati, ora invece, si vuole dare continuità. Tornando al presente, una delle ultime iniziative organizzate dalla società del presidente Armando Taviani, è stata la Pedalata per la festa della parrocchia (nella foto) lo scorso 12 ottobre. Una pedalata non competitiva per le vie della città. Giuseppe Papadia La piccola Maria Sole Fazi ha spento a Gualdo Tadino la sua seconda candelina e lo fa sapere a tutti, tra la gioia dei genitori umbri e jesini, sorridenti e felici Ancora dalla Festa del Ciao Non si è ancora spento l’eco del successo della Festa del Ciao diocesana, organizzata dall’Acr (Azione Cattolica Ragazzi) domenica 19 ottobre. Il momento clou della giornata, trascorsa tra giochi e musica, è stata la messa, celebrata da Mons. Vescovo. All’inizio della celebrazione i circa cento ragazzi avevano attaccato su un cartellone delle tesserine, che avevano dato vita tutte insieme, al volto di Cristo. Durante l’omelia don Gerardo ha sottolineato proprio la centralità di Gesù (tema dell’anno Acr), coinvolgendo i ragazzi presenti. Nella foto, tutti i partecipanti alla festa in posa per la tradizionale foto di gruppo. Auguri Lorenzo Vignoli il 30 ottobre compie 3 anni. Gli auguri più affettuosi al suo piccolo fiore dalla nonna Carla per una vita felice e serena. 10 Cultura e società 2 novembre 2008 A Jesi, il Convegno Regionale dell’Apostolato della Preghiera Pregare e prendersi cura di tutti I l 23 ottobre, nella chiesa di San- preghiera che i soci dell’AdP ri- presenza nel mondo come cristiata Maria del Piano, il parroco volgono ogni mattina al Signore: ni dell’AdP? don Giovanni Rossi, l’assistente “Cuore divino di Gesù,/ io ti offro Vivere affidandosi totalmente a diocesano dell’”Apostolato della per mezzo del Cuore immacolato Dio e cercando di scoprire i disePreghiera” di Jesi, don Vittorio di Maria, Madre della Chiesa,/ in gni della Provvidenza nel dialogo Magnanelli, e i soci con la presi- unione al sacrificio eucaristico,/ e nella comunione. Vivere con dente Lucina Longhi, hanno ac- le preghiere e le azioni, le gioie uno stile di vita sobrio; pregare; colto con gioia 130 fratelli e sorel- e le sofferenze di questo giorno,/ stabilire rapporti con la comunità, le appartenenti ai gruppi di Fano, in riparazione dei peccati, per la prendendosi cura di tutti. Pesaro, Urbino, Senigallia, Anco- salvezza di tutti gli uomini, nella na, Macerata, Loreto, Fabriano, grazia dello Spirito Santo, a glo- “Offrire la nostra vita al Signore” Ascoli, confluiti nella nostra città ria del divin Padre”. A mezzogiorno, con il canto coper il loro Convegno Regionale, Si comprende così lo stretto rap- rale “Chiesa di Dio, popolo in feche quest’anno si è tenuto a Jesi. porto fra il Cuore di Gesù, il Cuo- sta…” ha avuto inizio la solenne Una giornata di riflessione, pre- re di Maria e la comunità dei cre- Liturgia eucaristica presieduta dal ghiera e dialogo alla presenza del- denti. Vescovo di Jesi, Gerardo Rocconi, la delegata regionale Alda Tonnini e concelebrata da padre Tommae del direttore nazionale, il padre “Guardare in avanti e in alto” so e dai numerosi sacerdoti dei – osserva il Vescovo - vive nella gesuita Tommaso Guadagno il Nella sua interessante relazione Gruppi. confusione, nello sbandamento quale, trattando il tema “Al Cuore padre Tommaso ha osservato, fra Nell’omelia il Vescovo, spiegando di cui vittime sono i giovani che di Gesù per il Cuore di Maria”, ha l’altro, che in questo nostro tem- il brano evangelico di Matteo (Mt sono disorientati e hanno bisoillustrato i fondamenti teologici po di crisi, non solo economica, 11, 25-30) ha detto: “Gesù si rivela gno di gioia. Quale il compito del della spiritualità cristiana incen- “Maria invita a guardare in avanti ai piccoli, agli uomini e dona loro cristiano? La missione, l’urgenza trata sul mistero di Cristo e della e in alto: a vincere l’attivismo de- la sua pace. Il Cuore immacolato di portare Gesù. Ma la testimoChiesa e il ruolo di Maria nella dicando più tempo alla preghiera di Maria è illuminato dal Cuore di nianza si può dare solo con una storia della salvezza. Maria è la e alla vita dello spirito”. Maria ha Gesù; umiltà, fiducia sconfinata, vita vissuta nel Signore, perché la prima discepola di Gesù, Madre creduto e con il suo “sì” dall’an- accoglienza: è questo il modo di fede è un incontro, é l’esperienza dei credenti, icòna della Chiesa. nunciazione alla Croce, ha coope- essere di Maria. Nell’annunciazio- di Gesù. Il nostro apostolato coForse non tutti sanno che la spi- rato alla salvezza: di Lei ha detto ne due parole insieme: “non capi- mincia dalla preghiera: offriamo ritualità specifica dell’AdP è anco- il card. Ratzinger: “Maria è sintesi sco” e “mi fido”. Sia il profeta Osea al Signore tutta la nostra vita per rata alla devozione del Sacro Cuo- vivente del vangelo di Gesù”. che l’evangelista Giovanni parlano i suoi disegni di amore: “Eccomi! re di Gesù, dove il “Cuore”rivela L’Adp educa al rapporto persona- dell’amore di Dio per il suo popo- Usami!” l’amore di Cristo che nel “miste- le con Dio e alla comunione con lo: amore sponsale, amore pater- Infine il vescovo Gerardo ha afro pasquale” dona la propria vita tutta la Chiesa perché la fede è no e materno, ma “l’amore di Dio fidato alle preghiere dei soci ed effonde lo Spirito divenendo esperienza comunitaria, non un lo può capire solo chi ama con il dell’AdP la preparazione di due Eucaristia per l’umanità. Ecco la fatto soggettivo. Quali i modi di cuore di Maria”. “La società di oggi eventi ecclesiali straordinari: il Congresso Eucaristico che si terrà in Ancona nel 2011 e il Ventennale del Convegno sull’evangelizzazione nelle Marche che si svolgerà nel 2013. Dopo il pranzo e la visita alla cripta di Santa Maria del Piano (antica abbazia), i Gruppi si sono incontrati per uno scambio di esperienze che ha confermato l’impegno per un apostolato sempre valido e attuale. Il Convegno si è concluso con la bella notizia della nomina di un promotore dell’Apostolato della Preghiera per le Marche: il giovane sacerdote Gianfranco Galvaresi. Maria Crisafulli Rivive il gemellaggio con Lucera firmato dal sindaco Borioni Apprezzato il coro Regina della Pace U n brano per sole voci femminili – “Ave Maris Stella” – di Gaspare Spontini ed un secondo – “Stabat Mater dolorosa” – a 4 voci di Giovanni Battista Pergolesi hanno aperto l’applaudito concerto che il Coro “Regina della Pace” ha tenuto sabato scorso nell’antica chiesa di S. Domenico, a Lucera. Una trasferta, quella in terra di Puglia, che suggella un rapporto di gemellaggio tra la Corale “S. Cecilia – don E. Di Giovine” ed il gruppo di canto diretto dal M° Diego Pucci; un rapporto avviato nel novembre dello scorso anno quando il folto gruppo pugliese si esibì nella chiesa di S. Giovanni Battista in occasione della ricorrenza di S. Cecilia, Patrona della musica. Fu in quell’occasione che il presidente della corale lucerina, prof. Mario Tibelli, fece cenno ad un gemellaggio esistente tra la sua e la nostra città; un gemellaggio, questo, non tra due piccole associazione, bensì tra i due comuni. A testimonianza di ciò lo stesso prof. Tibelli inviò a Jesi copia dell’opuscolo edito dall’Amministrazione comunale di Lucera in occasione della formalizzazione di questo gemellaggio che, si legge, “vuol dire affratellamento e quindi avvicinamento di persone e di popoli che sono separati da lunghe distanze, ma che, comunque, in nome di un passato più o meno affine o di una comune aspirazione di pace, possono contribuire a migliorare questo mondo scambiandosi opinioni e conoscendosi più a fondo attraverso le arti, il turismo, il folklore e, quel che più conta, lo scambio vicendevole di visite collettive e singole”. Questo si scriveva il 21 giugno 1970 a Lucera quando l’allora sindaco di Jesi, prof. Alberto Borioni, e la consistente delegazione furono ospiti della città di Lucera; ospitalità ricambiata da Jesi appena una settimana dopo, il 28 dello stesso mese di giugno. Tutto ciò è riportato nelle pergamene commemorative vicendevolmente scambiate tra le due Amministrazioni comunali. Di quel gemellaggio, però, nella nostra città sono rimaste solo poche tracce: una delibera del Consiglio Comunale del 10 aprile 70 avente per oggetto: “Costituzione di un rapporto di gemellaggio tra le città di Lucera e Jesi” e il resoconto della giornata lucerna riportato su “Jesi e la sua valle” del 5 giugno ’70. Altra testimonianza del gemellaggio la si trova nel volume “Conoscere Jesi”, di Giuseppe Luconi e Paola Cocola, edito grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi e alla collaborazione di “Voce della Vallesina”; qui alla voce “Gemellaggi” si legge: “Nel nome di Federico II, Jesi si è gemellata nel 1970 con Lucera e nel 1996 con Waiblingen ..”. Né si ha traccia, tra le carte comunali, di un successivo evento, un “Trigemellaggio all’italiana” tra Lucera, Jesi e Jetas (frazione di S. Cipirello) in Sicilia. Alla luce di queste riscoperte il coro jesino si è adoperato per coinvolgere gli amministratori locali a riallacciare quagli auspicati rapporti di “scambio vicendevole di visite collettive e singole” auspicati dai fautori del primitivo gemellaggio, ma, nonostante ripetute sollecitazioni dal “Palazzo” non è arrivato alcun segnale di fattivo interessamento, solo parole, a volte anche contrastanti. Di fronte a ciò il “Regina della Pace” non si è fermato, ha perseguito la strada del gemellaggio culturale e turistico ottenendo successo e ricevendo soddisfazione per l’esperienza vissuta. Già, perché nella chiesa di S. Domenico il pubblico ha applaudito sonoramente non solo i due brani iniziali, ma anche alcuni stralci tratti dal “Gloria” di Vivaldi che, al pari dello “Stabat Mater” di Pergolesi sono stati eseguiti per la prima volta e le due composizioni di Mozart, “Laudate Dominum” ed il “Veni Sancte Spiritus” KV 47. Consensi entusiastici a tutto il coro ed ai singoli protagonisti dell’intero concerto: Elisabetta Amici (soprano), Valeria Pastore (contralto), Fabiola Frontalini (organo) e, soprattutto al M° Diego Pucci che anche in terra pugliese ha confermato la sua professionalità nella direzione dell’insieme. Sedulio Brazzini Una commedia brillante per gli angeli neri L Il battito che unisce: Moie – Chang’ombe a commedia brillante “Niente da dichiarare” che “La Compagnia dei dilettanti … ma non troppo” ha proposto al teatro Spontini ha concluso con successo i quattro appuntamenti della staffetta per le opere missionarie di suor Caterina, la suora di nazionalità tanzaniana che ha svolto la sua opera per tre anni a Moie nella comunità delle Suore Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del Bambin Gesù. Sabato 25 e domenica 26 ottobre il teatro ha accolto tantissimi spettatori che si sono divertiti nel seguire la trama della intricata commedia con equivoci grotteschi e para- dossali. Gli attori pur non essendo professionisti hanno dimostrato di saper recitare e dominare la scena ed hanno offerto due ore di piacevole spettacolo in cui anche le scenografie come i costumi e le musiche sono state curate nei minimi particolari. Tante le persone che oltre ai quindici attori hanno collaborato per questa iniziativa apprezzata anche dal sindaco di Maiolati che nel suo saluto ha detto: “Abbiamo scoperto di avere tanti bravi e generosi artisti che si sono messi in gioco per un progetto missionario”. Il regista Marcello Pettinelli, tornato a recitare dopo trenta anni, ha ringraziato tutti coloro che hanno partecipato in modi diversi e che hanno contribuito all’ottima riuscita della recita. La signora Maela Zenobi ha espresso il ringraziamento per quanto la comunità di Moie ha realizzato a sostegno dei piccoli Angeli Neri di Sr Caterina con il progetto “Il battito che unisce: Moie – Chang’ombe staffetta di solidarietà”, organizzato da un gruppo spontaneo di Moie in collaborazione con la Parrocchia Santa Maria, le suore carmelitane, il gruppo Carmelo nel Mondo, con il patrocinio del comune di Maiolati Spontini e il sostegno delle aziende. “L’urgenza di oggi in Tanzania – dice Sr Caterina - è lo sviluppo culturale dei bambini e giovani. Tanti bambini, che chiamiamo angeli neri infatti, non vanno a scuola per la povertà delle famiglie ed è proprio grazie al lavoro dei missionari e alla generosità di tanti benefattori che i bambini e i giovani della Tanzania cominciano ad avere la possibilità di studiare”. Speciale ambiente 2 novembre 2008 11 Curare gli animali selvatici non è un lusso I l Centro Recupero Animali Selvatici presso la Riserva Naturale di Ripabianca cerca il rilancio della sua attività. La difesa della biodiversità merita la spesa, ma ci sono difficoltà per reperire i fondi. Con l’aiuto delle altre Province ci riusciremo. Dall’Assessore al Valore dell’Ambiente della Provincia di Ancona riceviamo e volentieri pubblichiamo: Poiane, gheppi, sparvieri, falchi pellegrini, falchi di palude, falchi pecchiaioli; allocchi, gufi, civette, assioli, barbagianni; e poi: passeri, rondini, rondoni, taccole, frosoni, storni, ghiandaie, merli, upupe, martin pescatori; e poi ancora: nitticore, aironi cinerini, svassi maggiori, tuffetti; e folaghe, gallinelle d’acqua, corrieri piccoli, cavalieri d’Italia, beccacce, cuculi. Non solo animali di penna: anche volpi, tassi, istrici, ricci, pipistrelli, lepri, caprioli, cinghiali, ghiri, rospi e testuggini di varia specie. Prende gusto il sito www.riservaripabianca.it ad elencare gli animali che trovavano rifugio e venivano curati dalle persone del Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) del WWF Marche, che si trova, appunto, ubicato presso la Riserva Naturale Regionale di Ripa Bianca a Jesi. Li portavano persone soccorrevoli da ogni parte delle regione, feriti, malati, o solo troppo cuccioli perché potessero cavarsela da soli; oppure andavano a prenderli su segnalazione gli stessi volontari della Riserva Naturale; e, arrivati, hanno sempre trovato un medico veterinario che se ne prendesse cura, dal primo soccorso alle dimissioni, attraverso un necessario percorso di cura e riabilitazione. Peccato però che tocca usare un tempo passato nel rammentare queste cose, perché dal 1° agosto scorso il CRAS ha smesso di accogliere animali selvatici e continua e prosegue soltanto col mantenere la cura e la riabilitazione degli animali che ha attualmente in degenza. Causa della serrata la mancanza di fondi. Eppure il Centro andava a gonfie vele; anzi, è proprio perché andava a gonfie vele che si è arenato. Aveva cominciato venticinque anni fa ed era rimasto fino ad oggi come unico centro delle Marche e uno dei pochi del Centro Italia ad occuparsi della cura degli animali selvatici. Fin dal 1990 era stato operativo con i contributi della Regione Marche; altri contributi erano arrivati, a partire dal 2005, dalla Provincia di Ancona: gli anni tra il 2005 e il 2007 corrispondono al triennio in cui il CRAS poteva contare su una convenzione con l’ente Provincia, che lo sovvenzionava proprio perché la sua avttività si andava intensificando. Il Centro si era trasferito dentro la riserva naturale di Ripa Bianca, e questa collocazione gli aveva fornito sinergie interessanti. Si assiste a un’intensificazione operativa consistente, per non dire esponenziale: nel 2006 il CRAS si prende cura di 361 animali; nel 2007 gli animali sono 586 e nella prima metà di quest’anno già 370: segno che cresce insieme con la coscienza naturalistica dei cittadini anche la capacità operativa degli operatori. Vengono curate più di settanta specie di uccelli, e la metà di essi viene salvata. In questi anni il Centro non fa solo azione di conservazione della biodiversità: si occupa anche di monitoraggio nella diffusione delle patologie animali ed è in prima linea nella sorveglianza dal tempo dell’aviaria. I costi però vanno aumentando: non in seguito a nuovi investimenti, ma in relazione alla normale gestione quotidiana. Tanti animali in più significano persone in più che devono occuparsi della loro riabilitazione, del vitto quotidiano, delle pulizie e della sterilizzazione; e la dinamica arriva al punto che ormai il contributo provinciale non copre più del 10% dei costi complessivi, che si aggirato tra i 50 e i 60 mila euro all’anno. In seguito alla chiusura si sono susseguite petizioni e richieste di non lasciar morire una simile esperienza; lo stesso di- rettore del CRAS, Davide Belfiore, ha fatto appello alle amministrazioni territoriali delle Marche perché si adoperino per farla continuare. Primo referente è ovviamente la Regione; la quale nel frattempo ha messo a punto una Convenzione per la gestione della Riserva Naturale Regionale Oasi di Ripa Bianca: tra i soggetti interessati la Regione stessa, la Provincia di Ancona, il Comune di Jesi, e il WWF che da tempo è gestore dell’area naturalistica. Un punto compreso in quella proposta è riservato al Centro per il Recupero degli Animali Selvatici; ma proprio perché non si sono ancora trovate le risorse necessarie per mandarlo avanti l’articolo resta vuoto. Da parte dell’Amministrazione Provinciale alla richiesta si è dovuto rispondere che non manca la disponibilità al rinnovo di un impegno finanziario quale quello sostenuto negli anni passati, ma non a una spesa così cospicua da permettere al Centro di riaprire e di operare in modo stabile e ottimale: questo a causa della esiguità delle finanze locali. Situazione spiacevole, perché l’impegno del CRAS per tutela della biodiversità genetica e ambientale del nostro territorio è qui molto apprezzato. Ci vorrebbe invece un accordo condiviso da una pluralità di soggetti. Una possibilità si aprirebbe se riuscissimo a convincere anche le altre amministrazioni provinciali delle Marche a partecipare alle spese. In questo caso si potrebbe definire una convenzione a parte in cui tutti i potenziali fruitori del servizio si impegnano a restituirlo alla sua attività con la continuità e le risorse che sono necessarie. Speriamo che una simile via possa essere perseguita e che per conseguenza il Centro di Recupero degli Animali Selvatici torni ad operare nella pienezza delle sue capacità. Lo dobbiamo a noi stessi, perché la natura è la nostra risorsa primaria, e senza la sua complessità la stessa nostra vita si disorganizza e si perde. 12 Esperienze 2 novembre 2008 Il corpo, la mente, l’anima di MORIRE E NASCERE: uno stesso cammino? C’ erano una volta… due fratellini nella pancia della mamma. Dice Giulia: “So che per te sarà difficile da accettare, ma credo veramente che ci sia una vita dopo la nascita”, Leonardo: “Non essere ridicola! Guardati attorno: esiste quello che vedi. Perché devi sempre pensare a qualcosa che sta oltre? Nella vita devi accettare la realtà: mettiti comoda e dimentica tutte queste sciocchezze sulla vita dopo la nascita!”. Giulia tace per un po’. Poi: “Leo, non arrabbiarti, ma ho qualcos’altro da dire. Io credo anche che esista una madre”, “Una madre? Ma come fai ad essere tanto assurda? Hai mai visto una madre? Tu sei qui, sola, con me. Questa è la realtà. Adesso prendi quel cordone, va’ nel tuo angolo e smettila di essere così stupida. Ah, queste donne! Credimi, non c’è nessuna madre”. “Leo!”, “Che c’è ancora?”, “Per favore, ascolta! Quelle pressioni che avvertiamo, quei movimenti che ci fanno stare anche scomodi a volte, quella sensazione di stare sempre più stretti via via che cresciamo… ci preparano per entrare in un posto di luce splendente! E ci andremo presto”, “Adesso capisco: sei veramente pazza! Hai mai visto la luce? Come può venirti una simile idea? I movimenti, le pressioni che senti sono la tua realtà: questo è il tuo viaggio. Oscurità e pressioni fanno parte della vita. E finché vivrai dovrai combattere. Ora prendi il tuo cordone e sta’ tranquilla. Per favore!”. Giulia si ferma. Pensa. Gioca un po’ con il suo cordone. Poi, però, non resiste: ”Leo!”, “Ancora! Che c’è?”, “Solo una cosa, poi non ti romperò più! Io credo che tutte queste pressioni e scomo- A Cupramontana U Federico Cardinali dità non solo ci condurranno verso la luce, ma quando saremo nella luce incontreremo anche la mamma, ci guarderemo negli occhi, faccia a faccia, e la conosceremo, finalmente! E sarà un’estasi che supera qualsiasi cosa abbiamo sperimentato fino ad ora…”, “Hai perso proprio la testa! Ora ne sono convinto. Che tristezza, Giulia, che non vuoi accettare la realtà”… Un giorno i due fratellini, ormai cresciuti, hanno completato il loro viaggio e non possono più restare in un mondo così angusto. Arriva, così, il giorno della nascita. Giulia e Leonardo si agitano, sono preoccupati per ciò che sta succedendo: una cosa sconosciuta. C’è una forza che li spinge ad uscire. Partono. Che fatica, però, fare tutta quella strada… Ma alla fine del viaggio, finalmente, la luce illumina i loro occhi e la mamma li accoglie e li prende fra le sue braccia. Una nuova vita e una vera estasi! Verdicchio snobbato però da molti e dalla stampa locale in primis. Il filo conduttore del convegno, della mostra e del libro - catalogo è stato il vino e gli ex libris. Gli exlibris (dai libri di) sono dei cartellini che si trovano sul frontespizio o nel risvolto della copertina dei libri e portano il nome e cognome del proprietario, accompagnato da una vignetta che rappresenta aspetti, momenti e scelte della propria vita associati, spesso, ad un motto o ad una frase. Queste targhette servivano, in tempi passati, ai nobili per segnalare la proprietà del libro e ne erano la perla del possessore, come lo è l’eti- Proviamo per un momento a restare in questo pensiero: noi ora, immersi in questa dimensione della vita, siamo come questi due bambini chiusi nell’utero della loro madre. Noi non ce lo ricordiamo, cioè non ne abbiamo un ricordo cosciente, ma il nostro corpo e la nostra mente non hanno dimenticato che anche per un bambino è faticoso nascere. Come per una donna partorire. Anche morire, come nascere, comporta una fatica. L’abbiamo chiamata ‘agonia’, che significa proprio ‘lotta’, combattimento, quindi fatica. Nascere e morire: un passaggio faticoso. La storia di Giulia e Leonardo possiamo pensarla come una metafora, come un’immagine della nostra vita, ora, qui, su questa terra? Ci stiamo bene, ma a volte - o spesso ci stiamo proprio stretti. Le fatiche e le prove della vita ci rendono tante volte angusto il tempo che viviamo. Anche questo, però, è un tempo di crescita. Proprio come sono un tempo di crescita per il bambino quei nove mesi che passa dentro il corpo della madre: così è stato per ciascuno di noi. In fondo, se ci pensiamo bene, i pensieri di questi due bambini sono un po’ i nostri pensieri quando parliamo tra noi della vita e della morte, della vita che stiamo vivendo ora e di quella che ci aspetta dopo aver attraversato il tempo della morte. Giulia e Leonardo sono la voce del nostro cuore, con i suoi interrogativi, le sue angosce e le sue speranze. mamma? Non può essere questa un’immagine che ci avvicina al Buon Dio che ci accoglie fra le sue braccia? Cantava Fabrizio De André: “… venite in paradiso, là dove sono anch’io, perché non c’è l’inferno nel mondo del Buon Dio”. Nella Bibbia è scritto: “Ora la nostra visione è confusa… ma un giorno saremo faccia a faccia con Lui” (1a Corinzi 13,12); in un’altra pagina: “Dice il Signore: Avrò cura di voi come una madre che allatta il figlio, lo porta in braccio e lo fa giocare sulle proprie ginocchia” (Isaia 66,12). E in fine “Dio asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi. La morte non ci sarà più. Non ci sarà più né lutto né pianto né dolore” (Apocalisse 21,4). Quando questi giorni saremo in uno dei nostri cimiteri, proviamo a stare lì due minuti in silenzio. Subito ci accorgeremo di tanta gente che chiacchiera, chiacchiera, chiacchiera… Tanta confusione e tanto rumore. Perché? A che servono? Certo, è segno di civiltà e di buona educazione salutare le persone che incontriamo, ma possiamo farlo anche sottovoce, o solo con un gesto, poi rivederci fuori con tutto il tempo per una bella chiacchierata! Non sarà che le chiacchiere ci servono per non sentire la paura di incontrare il pensiero della morte? Se visitare un camposanto è entrare nel ‘luogo dove riposano i nostri santi’, perché disturbare il loro riposo con il nostro rumore? Se provassimo, invece, ad ascoltarli… Ma per ascoltarli dobbiamo trovare un po’ di silenzio, perché la loro voce è sommessa e la loro parola chiede di arrivare alla nostra anima. Sentiremo allora che la loro parola, se proviamo ad ascoltarla, ci parlerà di vita. Della loro vita. E della nostra. Questi giorni il calendario ci porta a fare spostamenti e viaggi nuovi, diversi da quelli che ogni giorno il lavoro ci richiede. E un turbinio di sentimenti li accompagna. La meta: un cimitero. O tanti cimiteri. Questi viaggi, accompagnati dal piacere di ritrovarci con altre persone care che, magari, non vediamo da tempo, e dal dolore di ritrovarci con chi ‘riposa’ nel camposanto, sono un’occasione preziosa che il calendario ci offre. Come spenderla? Cimitero significa il luogo dove si riposa (in greco koimetèrion = dormitorio). Noi lo chiamiamo anche campo-santo: il campo, la terra dove abitano i santi. Che sono i nostri parenti, i nostri amici, le persone con cui abbiamo condiviso “Di vino ex libris”. una parte dei nostri anni e che ora hanno lasciato que- Chi sa. Forse… come la fatica della nascita sta dimensione della vita per ci ha portati poi a conoscere la luce e ad inentrare in un’altra che per contrare la mamma, possiamo pensare che noi, credenti e non creden- la fatica della morte ci porterà a conoscere Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo ti, rimane comunque miste- un’altra luce e ad incontrare un’altra mam- o per e-mail (redazione@vocedellavallesina. chetta di un vino, che indica riosa e sconosciuta. Proprio ma? L’altra luce è quello che chiamiamo it o [email protected]) o per posta a Voce della proprietà dell’azienda e ne come sconosciuta è per Giu- l’altro mondo (“è andato all’altro mondo” di- la Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za rappresenta, nell’immagine, lia e Leonardo, ancora nella ciamo di una persona che è morta). E l’altra Federico II, 8 - 60035 JESI le caratteristiche del prodotto e del produttore. Inoltre molti ex –libris sono delle Amici della Musica ‘G.B. Pergolesi’- Stagione Concertistica 2008/9 pregevoli incisioni e Cupramontana ha dato i natali ad uno dei più grandi incisori d’Italia, Luigi Bartolini, che spesso ha anche creato on era mai accaduto che gli “Amici propria commedia musicale. Si tratta e arguta causeuse che, sulla traccia di opere sul tema del vino. Ed della Musica” in oltre sessantacin- di un genere che andrebbe riscoperto un filo conduttore, ha interpretato, ilecco come è stato sem- que anni di attività, scegliessero l’ope- anche al di là della sua apparente frivo- lustrato e piacevolmente commentato i plice intrecciare il filo retta come spettacolo inaugurale di lezza; da intendere cioè come una fiaba vari brani. Erano accanto a lei, con non conduttore: gli ex-libris, una loro stagione. E’ avvenuto invece per adulti, commentata da bellissima minore disinvoltura, il tenore Claule etichette, le incisioni, quest’anno e c’è da rallegrarsedio Corradi e il soprano Susie Luigi Bartolini e il vino. ne. L’operetta, troppo spessa biGeorgiatis, greco-brasiliana. Tutti questi elementi strattata da cattive esecuzione, Ricorda non troppo vagamenemergono sia dal cata- è ormai quasi dimenticata. Né te, anche per presenza scenica logo, che dalla mostra, la televisione né la radio, salvo ed eleganza, la grande Raina conclusasi il 15 di otto- rarissime eccezioni, se ne inKabaivanska ammirata anni fa bre, dedicati, entrambi, teressano. Nei teatri quasi mai ne ‘La vedova allegra’ all’Opera agli ex – libris di vino. appare anche perché da pochi di Roma. Completavano il cast La mostra internazio- viene coltivata. Eppure è possidue eccellenti ballerini, Michenale di ex libris a tema bile riscattarla da raffazzonate le e Roberta Cosentino. Angioenologico ed il relativo interpretazioni e volgarità da lina Sensale, al pianoforte, ha catalogo sono stati cu- avanspettacolo per farla ritornaaffrontato con disinvoltura nurati da Gian Carlo Tor- re a quello che era al tempo del merose partiture di non facile re, esperto della storia suo massimo splendore: un’opeesecuzione. Il comico in coppia degli ex – libris. Questa ra buffa con intenti satirici e pacon la soubrette era Alessanmostra, che è partita da rodistici. Lo meriterebbe, anche dro Brachetti. Niente a che fare Cuneo, perché organiz- perché vanta lontane origini, da con l’omonimo trasformista, zata dall’Associazione far risalire all’opéra comique, al ma qualche somiglianza con culturale Ca dj’ Amis di Singspiel, alla zarzuela, se non addirit- musica e da un frizzante e intelligente uno show man come Flavio Insinna. La Morra, ha fatto tappa tura, ripensando al teatro latino, alla umorismo. Diventerebbe così un invi- E’ marchigiano, di Porto Recanati e ci nelle Marche, a Cupramon- farsesca ‘atellana’. Non disdegnarono to al sorriso: di conseguenza potrebbe sa fare davvero. Giovane, esuberante, tana, prima di iniziare un questo genere musicale autori di no- rasserenare e far affrontare più di buon simpatico. Da augurargli di conservare lungo tour nei luoghi italia- tevole prestigio come Auber, gli Strauss, animo preoccupazioni e inquietudini. la sua classe evitando qualche ingenua ni del vino, per poi sbarcare Lecoq, Offenbach, Suppé, Kalmàn e molimpertinenza. in Spagna. Tutto ciò a sotto- ti altri; nè sarebbero da dimenticare in Una festa in musica Lo spettacolo, molto gradito al pubblilineare, come hanno scrit- Italia, accanto a Pietri e Lombardo, Co- E’ stato l’Ensemble “Allegro ma non co, ha riscosso applausi a profusione. to gli amministratori del sta e Ranzato, grandi compositori come troppo” a presentare il 19 ottobre al Dopo questo felice primo appuntacomune di Cupramontana Leoncavallo, Mascagni e Puccini. B. Bre- teatro ‘V. Moriconi’, per gli Amici del- mento gli ‘Amici della Musica’ invitano nell’introduzione al catalo- cht e K. Weill ugualmente nobilitarono la Musica, ‘Profumo di operetta’, una al successivo. Sarà per il 30 novembre, go, un connubio tra Cuneo, la stagione mitteleuropea: oltre oceano ben scelta selezione di arie tratte da ancora al Teatro Studio, con un concerin Piemonte, terra in cui Berlin, Porter, Bernstein trasformarono operette famose. Ha fatto gli onori di to del pianista Giuliano Mazzoccante. prospera l’uva del prestigio- con gran successo l’operetta in vera e casa Silvia Felisetti, spigliata soubrette Fotoservizio Augusta F. Cardinali so Barolo, e Cupramontana nell’entroterra marchigiano, terra in cui si produce Moie – Biblioteca Effemme23 il Verdicchio. “Un’occasione questa anche per celebrare Venerdì 7 novembre alle ore 21 il filosofo e giornalista Umberto Galimberti terrà una conferenza sul tema nel nome dell’arte incisoria “Il corpo in Occidente”; l’incontro sarà introdotto da Gabriella Cinti. il 40° della DOC del VerdicSabato 8 novembre alle ore 21 l’attrice Isabella Carloni proporrà il recital La radice delle cose dedicato a chio dei castelli di Jesi”. Joyce Lussu con l’accompagnamento al contrabbasso di Giordano Pietroni. Cristiana Simoncini Celebrare l’arte e il verdicchio n mese fa, circa, all’interno delle manifestazioni che hanno preceduto la Sagra dell’Uva 2008, il comune di Cupramontana ha presentato un convegno, una mostra ed una pubblicazione, intitolata “Di vino ex libris”. Un evento importante per Cupramontana e per il territorio collinare della Vallesina produttore del pancia della mamma, la vita che li aspetta dopo la nascita. Il fascinoso mondo dell’operetta N 13 In dialogo Opinioni Redazione Vorrei far giungere il mio più vivo apprezzamento a don Vittorio Magnanelli per i suoi articoli sugli 800 anni della Cattedrale (e non solo per quelli, penso infatti siano di don Vittorio anche gli articoli a firma d.v.m.), sia perché ricchi di riferimenti d’interesse storico, culturale, artistico e teologico sapientemente mixati, sia per lo stile sempre vivace, accattivante, a volte condito d’ironia e arguzia, mai comunque noioso. E’ veramente un piacere leggerli, sempre edificanti. Vorrei invitarlo a intervenire più spesso su Voce, magari a scapito di qualche recensione. Grata per il servizio prezioso che il settimanale offre alla comunità, auguro a tutti buon lavoro e cordialità. Paola Carbini Alunni stranieri Leggo sempre settimanalmente, con molto interesse, i fondi di Vittorio Massaccesi, conoscendo bene il professore che è stato presidente dell’Ospedale, poi sindaco a Jesi di una giunta minoritaria, poi sindaco revisore per anni alla Cassa di Risparmio di Jesi, poi preside dello scientifico). Questa volta penso, per come la vedo io, che lui si sia macchiato di razzismo con la proposta che avanza nel suo fondo dal titolo “no alla separazione delle classi”. Scrive che la proposta di istituire corsi pomeridiani per alunni immigrati sia migliore e scrive che istituendo classi separate per studenti che non conoscono la lingua italiana il governo italiano pecca di razzismo. Ma non dice che, come hanno detto e scritto giornali e tv, le classi separate sono solo per un brevissimo periodo perché una volta apprese le prime nozioni della lingua italiana i ragazzi vengono reinseriti nelle classi normali. Propone, lui, corsi pomeridiani e quindi con questo sconfessa tutte le battaglie che stanno facendo in questo momento gli insegnanti contro la riduzione del tempo pieno a confronto (che non c’è e non ci sarà) non permettendo agli studenti che dovrebbero frequentare questi corsi pomeridiani di partecipare ai nostri vecchi doposcuola, perché di questo si tratta il tempo pieno. Delle due, una: o i corsi pomeridiani per apprendere l’italiano, o il doposcuola. In ogni caso è sempre razzismo perché di qualche cosa i ragazzi non italiani si dovrebbero privare rispetto ai loro coetanei italiani. Al prof. Massaccesi la sua sentenza. Nicola Di Francesco Vittorio Massaccesi risponde Ma anche la Gelmini ha fatto già presente che ci si orienterà non tanto verso classi separate, quanto verso alcune ore particolari dedicate agli alunni stranieri che non conoscono la lingua italiana (laboratori di lingua al mattino e nello stesso edificio). Rimane fondamentale che gli alunni interessati non si sentano estranei o “separati” dalla loro classe mista, perché altro è isolarsi per due-tre ore alla settimana allo scopo di rafforzarsi in una materia, altro è non trascorrere insieme il curriculum ordinario della classe per alcuni mesi. E poi ricordo all’amico Di Francesco il principio già riportato nel mio articolo “incriminato” e che però è raccomandato pressoché dalla totalità degli educatori, pedagogisti e psicologi: dalla nascita ai quindici anni circa una lingua la si apprende molto facilmente e naturalmente stando insieme il più possibile con i coetanei attraverso il gioco, la mensa, la scuola, lo scambio di incontri tra famiglie con figli; insomma: lo stare insieme il più possibile. E non ha senso parlare di razzismo se si propone, per un paio di ore alla settimana, incontri riservati agli stranieri per integrare quanto vengono apprendendo spontaneamente nella convivenza di tutti i giorni. Che poi, motivi di carattere organizzativo, suggeriscano ad un dirigente scolastico di utilizzare un pomeriggio invece del laboratorio, i risultati desiderati non cambiano. Commenti Sono da tempo abbonato a Voce della Vallesina anche per la vecchia amicizia con don Costantino e la stima verso vostri redattori e giornalisti. Qualche tempo fa, però, ho letto un articolo di Catani che mi ha stupito: diceva che era stato giusto bruciare vivo Giordano Bruno, perché il processo era stato regolare e l’imputato era stato trattato con tutti i riguardi e in cella aveva avuto biancheria pulita e il barbiere a disposizione. Pensavo che l’autore facesse dell’ironia ma non era così. Nel numero 34 della Voce lo stesso autore parla dei Garibaldini: tutti briganti che, senza aver dichiarato guerra, sono andati contro un re cattolicissimo. (oggi quando si parla di arretratezza si dice “epoca borbonica”). Io da ragazzino ho avuto la sorte di vedere alcuni degli ultimi garibaldini: venerati dal popolo e rispettati persino dai fascisti, nonostante la camicia rossa. Non le pare che gli articoli di questo sig. Catani stonino con il resto del giornale? Ho inteso i commenti indignati di molti altri lettori. Se il giornale intende perseguire una linea nuova, che i Direttori precedenti non avrebbero permesso, è libero di farlo ma anche i lettori saranno liberi di cambiare. Aldo Impiglia Ringrazio i tre lettori per il loro contributo e per l’attenzione con la quale settimanalmente ci seguono. A proposito della linea del giornale non possiamo farla coincidere con gli articoli di Catani che possono essere più o meno condivisi. Voce vuole essere uno strumento in cui ciascuno si possa ritrovare, almeno su qualcuno dei contenuti, e contribuire al dialogo costruttivo e, se possibile, libero da pregiudizi. b.t. 2 novembre 2008 BASKET Sabato al PalaTriccoli Virtus-Fabriano Fileni con Soresina non vuole fermarsi Prosegue il momento magico della Fileni Bpa, ancora in vetta alla classifica a punteggio pieno. Domenica scorsa è toccato al Roseto inchinarsi allo strapotere degli jesini, vincitori 94 a 68 in un PalaTriccoli gremito (quasi 3.500 spettatori). “Onore alla panchina che ha aumentato l’intensità in difesa – ha detto coach Zanchi – Siamo stati bravi quando Roseto era rientrata a meno otto. Abbiamo chiuso in difesa e giocato più con la testa in attacco”. La classifica dopo il quarto turno di andata: Fileni Bpa Jesi, Varese 8 punti; Reggio Emilia, Veroli, Venezia, Pistoia, Casale Monferrato, Livorno, Sassari, Brindisi, Scafati, Soresina 4; Rimini, Roseto, Imola, Pavia 2 punti. Oggi, sabato 1° novembre, gli arancio-blu vanno a far visita al Soresina (ore 18.15), che gioca le proprie gare interne a Cremona. Tra gli jesini, l’ex è Damien Ryan, lo scorso anno a So- resina. Domenica 2 per il campionato di serie C si giocherà al PalaTriccoli (ore 18) la gara tra la Virtus ’88 ed il Fabriano. Mercoledì 22 ottobre si è conclusa la campagna abbonamenti dell’Aurora Basket, che ha toccato il dato record di 1.702 tessere. La società jesina, per festeggiare effettuerà in tutte le gare interne, l’estrazione di una bottiglia magnum di vino bianco “Le Vaglie”, tra tutti gli abbonati. Giuseppe Papadia Dalla nostra fototeca - Foto di altri tempi Trattasi di una classica famiglia patriarcale a cavallo fra le due guerre (1935). Una famiglia a un tiro di schioppo dal luogo della tragedia dei martiri di Montecappone, al punto che ha potuto registrare il sinistro rimbombo della mitragliatrice che ha straziato i partigiani dove oggi sorge il monumento. Una famiglia, pur tanto numerosa, che durante la guerra ha ospitato bel altre tre famiglie. Da sinistra Gino, Americo, Maria, Elia, Franco, Gentilina, Umberto. Seduti la mamma Cristina e il babbo Enrico Pieralisi. In mezzo il piccolo Mario. 14 Pagina Aperta 2 novembre 2008 Jesi e dintorni AGENDA Il santo del giorno Giovedì 30 ottobre san Germano, venerdì 31 san Quintino, sabato 1° novembre Tutti i Santi, domenica 2 commemorazione dei defunti, lunedì 3 santa Silvia, martedì 4 san Carlo, mercoledì 5 san Zaccaria, giovedì 6 san Leonardo, venerdì 7 sant’Ernesto, sabato 8 san Goffedo, domenica 9 santa Ornella. Farmacie Farmacia di turno, la notte, a Jesi Giovedì 30 ottobre Moretti, venerdì 31 Coppi, sabato 1° novembre Coppi, domenica 2 novembre Calcatelli, lunedì 3 Coppi, martedì 4 Comunale 1, mercoledì 5 Cerni, giovedì 6 Comunale 2, venerdì 7 Grammercato, sabato 8 Coppi, domenica 9 Moretti. Guardia medica Il numero della Guardia medica notturna e festiva è: 0731.5555. La Guardia Medica si trova presso la sede della Croce Rossa di Jesi in via Gallodoro 84. Il turno notturno del servizio di guardia medica inizia alle ore 20 e termina alle ore 8. Farmacia di turno in Vallesina Giovedì 30 ottobre Angeli, venerdì 31 Poggio San Marcello, sabato 1° novembre Castelbellino, domenica 2 Pianello, lunedì 3 Montecarotto, martedì 4 Moie (Angelico), mercoledì 5 Macine, giovedì 6 Moie (Lucarelli), venerdì 7 Angeli, sabato 8 Poggio San Marcello, domenica 9 Castelbellino. Giovani: 30 ottobre e 12 novembre Benessere e prevenzione La Regione Marche ha promosso e finanziato la realizzazione di programmi di promozione del benessere e della salute e di prevenzione del disagio giovanile che vedono il coinvolgimento delle Zone Territoriali Sanitarie, degli Ambiti Territoriali Sociali e delle organizzazioni sociali. A Jesi, il Servizio Territoriale Dipendenze Patologiche (STDP) dell’Azienda sanitaria, ha proposto un ciclo di incontri formativi dal titolo “I giovani e i loro contesti” gestito con l’Ambito Territoriale Sociale IX, le Cooperative Costess e Coos Marche e le associazioni Oikos e la Fondazione Exodus. I primi due incontri saranno il 30 ottobre e il 12 novembre alle ore 17,30 presso l’Aula Magna della Fondazione Colocci a Jesi. Il 30 ottobre il prof. Rodolfo De Bernart, cofondatore dell’Istituto di terapia familiare di Firenze, terrà un incontro su “Il ciclo vitale della famiglia”: la famiglia vive delle relazioni dei suoi componenti, e proprio per questo è in La continua trasformazione la vita di coppia, la nascita dei figli, l’adolescenza, il ritorno della vita a due. Il riconoscimento del ciclo vitale, dei cambiamenti che apporta nella famiglia e dei compiti propri di ogni fase è il primo passo per affrontare e superare le criticità. Il 12 novembre interverrà il filosofo Roberto Mancini che terrà un l’incontro dal titolo “La buona reprocità. Famiglia, educazione, scuola”, una riflessione sul significato e sul valore delle relazioni affettive, educative, familiari (dal libro “La buona reprocità. Famiglia, educazione, scuola” - Quando si pensa ai temi della coppia, della famiglia, della scuola, della relazione con i giovani, ci si accorge del fatto che questi nuclei delle relazioni interpersonali quotidiane sono accomunati da una stessa crisi, che grava sulla condizione complessiva della società. Spesso l’unica reazione alla crisi è quella dello scontro ideologico, la contrapposizione). pulce Brunetta, ministro della Funzione Pubblica, ha ridotto del 45% le assenze per malattia nella pubblica amministrazione. Facciamolo allora ministro della Sanità. I Scale mobili …e scale mobili massmedia ci hanno comunicato le indennità dei nostri consiglieri regionali. Un mensile che si aggira, mediamente, intorno agli 8.000 euro, salvo indennità particolari integrative. In quanto a fame di denaro, prelevato dalle nostre tasse, il consiglio regionale un esempio ce lo potrebbe proprio dare, sol che si confrontasse con quanto guadagna un operaio, un impiegato, un pensionato. Eppure il presidente Bucciarelli qualcosa aveva tentato di fare nel settore dei risparmi. Ma in quanto a riduzione del portafoglio dei consiglieri, è totale tabù, tutti consenzienti. Naturalmente c’è, purtroppo, chi si comporta molto peggio dei nostri eletti alla Regione. Non si può nemmeno fare alcun confronto con le Regioni del Sud e con qualche assurdo eccesso delle province del Nord, dove il pudore di legiferare a proprio favore e perennemente, è totalmente sconosciuto. Un settore in cui lo scandalo morale è senza confini, naturalmente nel totale rispetto di leggi e normative! Anche perché l’esempio viene dalla testa: i parlamentari negli ultimi tempi si sono ulteriormente aumentata l’indennità di 1500 euro circa al mese: tre volte la pensione di tanti. In un sol colpo. Insomma: in Italia abbiamo due scale mobili: quella delle indennità agli amministratori e degli stipendi ai magistrati di ogni ordine e grado che salgono, salgono, salgono…..E quella dei cittadini che è una scala mobile rovesciata: diminuisce costantemente in rapporto all’aumento dei generi alimentari e degli acquisti in genere, per cui la paghetta mensile vale sempre di meno. Per chi ci comanda e ci giudica c’è una scala all’Insù, per il cittadino c’è una scala all’Ingiù. E dire che, fatti i dovuti confronti, i nostri parlamentari e amministratori ricevono già indennità doppie rispetto alla media dei paesi dell’Unione europea. E dire che le super-documentate accuse di Stella-Rizzo ne “La casta” e ne “La deriva” sono passate lisce liscie: nessuna rivoluzione o sollevazione di piazza e pressoché nessuna riforma del sistema. Ci vuole solo una regina Antonietta che provochi questo popolo così pronto a subire in silenzio: se non avete pane mangiate brioche. v.m. Jesi sud: raccolta porta a porta Incontri con i cittadini I l progetto pilota della raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta attivato nel Comune di Jesi con il Cir 33 e la Jesi servizi s.r.l. è arrivato alla terza tranche. Dopo il centro storico e il primo anello esterno, ora è il momento della zona sud di Jesi: quartiere San Giuseppe e Viale del Lavoro. Visto l’alto numero di popolazione la raccolta verrà divisa in due momenti: dal 17 novembre sarà interessata la prima zona e dopo le festività natalizie la seconda. Nella conferenza stampa che si è tenuta il 23 ottobre nella sala consiliare del Palazzo comunale di Jesi l’assessore, Gilberto Maiolatesi, con il direttore di Jesi servizi, il dott. Giampiero Ganzetti e la responsabile Cir 33, la dott. ssa Laura Filonzi, si sono detti molto soddisfatti di come sta andando la raccolta. I cittadini sono molto collaborativi, anche se è stato arrecato loro del disagio, ma i numeri sono confortanti: l’80% della popolazione ha fatto la differenziata. Il problema viene solo dal commercio e dai condomini, dove spesso si fa confusione nel differenziare. Comunque a tutela di chi rispetta le regole, da gennaio ci sarà una legge regionale che permetterà di sanzionare coloro che non faranno bene la differenziata. L’obiettivo, dice Ganzetti, è quello di portare sempre meno in discarica; anche se tutto ciò crea un aumento dei costi, perché c’è necessità di più personale e più mezzi, si migliora la qualità ambientale. La dott.ssa Filonzi ha tenuto ha sottolineare il buon lavoro che sta svolgendo lo sportello informativo sito in via San Francesco: visto l’alto numero di persone che vi affluiscono quotidianamente, si sono aumentate le ore di apertura. Inoltre la stessa Filonzi ha fatto questa osservazione: “quando si parte con la differenziata, automaticamente diminuiscono i rifiuti”. Infine sono in programma degli incontri con la cittadinanza jesina in queste date: il 30 ottobre alle ore 21 presso il centro sociale, in collaborazione con la circoscrizione est e il 28 novembre alle ore 21, in collaborazione con la circoscrizione centro di via Mazzini. Banchetti informativi con personale Cir saranno invece attivi: il 2 novembre, dalle ore 9.30 alle ore 12.30, presso la Chiesa San Giuseppe; il 29 novembre, dalle ore 16 alle ore 19, presso la Coop di Gallodoro e il 6 dicembre, dalle ore 16 alle ore 19, presso il centro commerciale La Fornace. Cristiana Simoncini Latte Fresco Alta Qualità 15 Non solo sport Rugby Jesi ’70 e Amatori Rugby Jesi Presentata la stagione agonistica S abato 11 ottobre, presso il campo di rugby, le società sportive Rugby Jesi ’70 e Amatori Rugby Jesi hanno presentato la stagione agonistica 2008-2009. Alla presenza del sindaco Belcecchi, del vicesindaco Tonelli e dell’assessore allo Sport Aguzzi, dello sponsor Baldi Emiliano, il presidente Maurizio De Magistris ha presentato ad uno ad uno tutti i giocatori delle varie categorie che prendono parte alla stagione sportiva appena iniziata: dai ragazzini dell’under 10, a quelli dell’under 13, ai ragazzi dell’under 15, ai giovani dell’under 17, ai giocatori della prima squadra e ad una rappresentativa degli Old. Dopo i saluti e le foto di rito, il presidente ha illustrato i progetti e le attività che la società andrà a svolgere nel corso dell’anno. L’occasione è stata favorevole per ricordare e sottolineare i valori fondamentali del rugby come il rispetto dell’avversario, il coraggio, la lealtà, lo spirito di squadra; valori che diventano particolarmente importanti nel contesto sociale in cui viviamo, divenendo un mezzo per aumentare l’integrazione con chi proviene da continenti diversi e con religioni diverse dalla nostra. Infatti, in tutte le categorie possiamo trovare giocatori di nazionalità e credo diversi, che si sono pienamente integrati nel gruppo con risultati a livello sportivo ampiamente positivi. 2 novembre 2008 VOLLEY E mercoledì debutto in Challenge Cup L’ex Togut verso la Monte Schiavo U na generosa Monte Schiavo Banca Marche è uscita dal difficile campo di Bergamo con un punto. Domenica scorsa il big match della giornata si concluso, infatti, 3-2 per le lombarde (parziali: 25-19, 23-25, 25-19, 25-27, 15-9). Tra le “prilline” buona prova di Ognjenovic (nella foto), autrice di tre muri. Mercoledì 22 le jesine avevano espugnato il campo di Conegliano nell’andata del primo turno di Coppa Italia, vincendo 3-1 (parziali: 25-19, 24-26, 25-20, 25-16). Mercoledì scorso si è giocata la gara di ritorno al PalaTriccoli. La classifica dopo la terza giornata di andata: Busto Arsizio, Pesaro 9 punti; Bergamo 8; Monte Schiavo Banca Marche Jesi, Conegliano, Castellana Grotte, Sassuolo 6; Novara 5; Santeramo 3; Pavia 2; Perugia, Vicenza, Cesena 1; Chieri 0 punti. Oggi, domenica 2 novembre, le “prilline” sono ospiti del Perugia (ore 17.30), squadra ancora alla ricerca del primo successo in campionato. Le umbre in estate hanno perduto tutti i pezzi pregiati. Il nuovo allenatore Chiappafreddo, può contare sulla regista olandese Staelens, sul libero Arcangeli, l’unica sopravvissuta alla rivoluzione estiva, e l’ex Elisa Togut, a Jesi per sei anni. Mercoledì 5 per la Monte Schiavo inizierà l’avventura in Europa con la Challenge Cup. Al PalaTriccoli Rinieri e compagne ospiteranno le bosniache del Brcko (ore 20.30) per l’andata dei sedicesimi. Il ritorno è previsto per mercoledì 12. Gip San Paolo di Jesi Gustare ed…ascoltare il vino P Calcio Eccellenza, promozione, prima e seconda categoria CALCIO Eccellenza Un derby tra Vigor e Jesina, che da ventisei anni si chiudeva sul campo senigalliese con i leoncelli sempre positivi. Ma domenica scorsa è accaduto il tonfo con tre reti a zero: al 1’ con l’ex Polverari, al 37’ con Paupini e al 67’ su rigore con Camilletti. Un vecchio tabù è stato travolto dagli adriatici, contro una jesina in giornata no! Abbastanza inatteso questo risultato, ma le ultime vicende calcistiche delle due compagini, oggi, a bocce ferme, possono esser lette in favore della Vigor, anche senza un bòtto così fragoroso: la Jesina da otto turni senza sconfitte, ma altalenante; il Senigallia in crescendo notevole. Certamente il gol repentino del primo minuto, quando ancora psiche e muscoli dovevano riscaldarsi, può aver raggelato i nostri e funzionato da narcotico; resta però il fatto della lenta reazione, che invece in altre occasioni i leoncelli avevano saputo fornire. Giornata storta l’ha definita mister Giovanni Trillini. E allora raddrizziamola oggi subito e positivamente con la Cagliese qui allo stadio Carotti. Promozione Con grande cuore il San Marcello riesce a vincere in casa contro il Marchionni (3-2). Disapproviamo gli insulti razziali degli ospiti verso un sammarcellese. Bloccato il Vallesina in casa dalla Belvederese (1-1). Prima categoria Cupramontana pareggia (1-1) ad Ostra. Le Torri di Castelplanio cedono a Borghetto (2-1) e il Monserra in casa del Brandoni (1-0). Seconda categoria La capolista Sampaolese batte (3-2) la Cameranese. Ad Argignano, in quel di Fabriano, cede l’Aurora (30). Borgo Minonna impatta in casa col Cerreto (2-2) ed è fanalino di coda. Corsaramente la Aesina con Le Grazie (0-3). Il Monsano pareggia in casa con la Labor (1-1). Tra le mura amiche perde Castelbellino con la Leopardi (0-1). Vir romossa dall’Amministrazione Comunale e con la fattiva collaborazione della Pro Loco, come già annunciato, scivolando di una settimana, ha preso il via venerdì 17 ottobre la serie di incontri relativi alla conoscenza del vino, della sua cultura e del suo territorio, denominata “L’ascolto del vino”. Un tema di forte attualità considerato l’uso smodato che si fa del vino stesso, in particolare dai giovani ma non solo, che spesso ne abusano e ne pagano poi le poco felici conseguenze. Sembra una cosa ovvia, ma il vino esige un uso equilibrato per poterne apprezzare tutte le caratteristiche e le suggestioni che lo avvolgono, ecco allora che il vino va “ascoltato”, cioè conosciuto per quello che esso dice della terra di produzione, dell’habitat che lo realizza, degli aromi che sprigiona, del suo essere momento importante nella convivialità, gustato insomma nella sua interezza. Sono numerosi quelli che partecipano a questi incontri con interesse ed anche con curiosità. I momenti teorici della storia e della tradizione del vino sono coniugati con l’approfondimento degli aspetti organolettici del vino e del “mondo” che ruota attorno ad esso: i contenitori, le etichette, l’abbinamento con i cibi, ecc., senza trascurare l’in- cidenza che il vino ha sulla salute. Incontri in definitiva, come una sorta di viaggio, per quanto breve, nel “pianeta vino” che nel suo essere ormai secolare bevanda è anche componente di quella cultura mediterranea che ci contraddistingue e ci identifica. Essi svolgono presso La Bottega del vino, un ambiente tipico ricavato dal restauro di antichi locali addossati a quello che rimaneva delle mura medievali del castello di San Paolo, in un’atmosfera di partecipata attenzione ed anche di cordiale amicizia che “l’ascolto” del vino favorisce e suggerisce. r.c. Basket Partito il “Progetto Scuola” dell’Aurora Basket V enerdì 24 ottobre è partita la quinta edizione del “Progetto Scuola”, l’iniziativa promossa dall’Aurora Basket, che porta i propri giocatori ed allenatori, nelle scuole elementari e medie della Vallesina per promuovere l’attività sportiva ed in particolare la pallacanestro. Il primo appuntamento ha visto protagonisti Sambugaro, Maestranzi ed il vice coach Ciaboco alla scuola elementare “Pergolesi” di Monsano. Gli atleti si sono intrattenuti con i piccoli alunni, sottolineando anche l’importanza del rispetto delle regole e dell’avversario. Nella foto, Anthony Mae- stranzi firma autografi al termine dell’incontro. g.p. elaborazione grafica su un dipinto dell’artista Giuseppe Panzelli - foto Valerio Lancioni - www.gruppocamerawork.it S.Giuseppe “Terra benedetta da DIO” Sinodo Parrocchiale jesi, s.giuseppe 13 -16 novembre 2008 Giovedì 13 Novembre Ore 18,00 Relazione di Don Arturo Paoli - segue dibattito Scuola Media Federico II Ore 21,15 Veglia di preghiera comunitaria “VIENI SANTO SPIRITO” a cura del gruppo liturgico - Chiesa S. Giuseppe Sabato 15 Novembre Ore 16,00 Lavori di gruppo aperti a tutti sui temi ecclesiali del Sinodo Chiesa S. Giuseppe Venerdì 14 Novembre Ore 18,00 Relazione di Don Vincenzo Solazzi - segue dibattito Scuola Media Federico II Ore 21,15 Recital artistico “DAL DOLORE ALLO STUPORE” a cura dell’Ass. Culturale “Res Humanae” Chiesa S. Giuseppe Domenica 16 Novembre Ore 10,30 Assemblea parrocchiale con presentazione delle sintesi finali sui lavori di gruppo Ore 11,30 S. Messa conclusiva celebrata dal Vescovo di Jesi Don Gerardo Rocconi Chiesa S. Giuseppe Segreteria dell’evento: Parrocchia S.Giuseppe, Jesi - Tel. 0731 59 611 - www.parrocchiasangiuseppejesi.it - [email protected]