Gruppo del Morellino LE CRETE SENESI 22/24 SETTEMBRE 2012 PROGRAMMA SABATO 22 SETTEMBRE ORE 4,30– Partenza da piazza del mercato alla volta di San Gimignano con sosta durante il percorso. ORE 9,30 - Arrivo previsto a San Gimignano,incontro con la guida e visita della città . - Al termine tempo per il pranzo ORE 14,00 – Partenza per San Galgano con visita libera del complesso dell’ Abbazia e del vicino eremo di Nontesiepi - Terminata la visita si raggiungerà Chianciano . Alloggeremo presso “ Hotel villa Gaia” via via P. Ingegnoli, 4 Tel. 0578 63071 - Cena e pernottamento . DOMENICA 23 SETTEMBRE - Dopo la prima colazione ORE 8,00 - Partenza per Pienza dove avremo modo di ammirare la bellezza e la sobrietà di questo piccolo gioiello di cittadina rinascimentale,patrimonio dell’Unesco. Successivamente ci trasferiremo a San Quirico d,Orcia e ci immergeremo nell’atmosfera di questo antico borgo di origine etrusca Dopo aver consumato un veloce pranzo all’agriturismo”il Rigo” ci trasferiremo a Monte Oliveto Maggiore per la visita dell’omonima Abbazia. La sera rientriamo a Chianciano per la cena ed il pernottamento. LUNEDI’ 24 SETTEMBRE - Dopo la prima colazione ORE 8,00 - Partenza per Siena dove incontreremo la guida che ci accompagnerà per le vie ed i monumenti di questa splendida città. Ormai il viaggio volge al termine, concediamoci dunque un’ultima pausa pranzo nel Ristorante “il locale di Guido” a Taverne d’Arbia ,dove gusteremo le specialità senesi. ORE 17,00 - Partenza per il rientro. Sosta ristoratrice durante il percorso. Arrivo previsto intorno alle 22,30 San Gimignano Si arrocca sulle colline a nord di Siena dominando la Val d'Elsa con le sue torri, ieri simboli di potere, oggi di bellezza e suggestione. Ecco cosa spinge milioni di turisti a visitare San Gimignano in ogni momento dell'anno. Tra le specialità della città turrita ci sono anche la celebre Vernaccia e lo zafferano San Gimignano è un borgo medioevale in Toscana nei dintorni di Siena di elevato interesse artistico, nato in epoca etrusca e sviluppatosi nel Medioevo. Quasi completamente intatto nell'aspetto Due-Trecentesco, è uno dei migliori esempi in Europa di organizzazione urbana dell'Età Comunale. San Gimignano è iscritta nella lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO ed è famosa in tutto il mondo per le sue quindici torri, originariamente 72 tra torri e case-torri, e per le innumerevoli opere architettoniche di ogni tipo, una per tutte il fantastico Duomo romanico. Musei, chiese, teatri e palazzi sono disseminati nel borgo, sottoposto interamente a vincolo monumentale dal 1929. San Gimignano è famoso anche per la Vernaccia, vino bianco fra i più prestigiosi d'Italia, prodotto delle campagne del territorio comunale fin dal Milleduecento. Altro prodotto storicamente importante è lo zafferano, prezioso fin dal medioevo nell'economia sangimignanese. San Galgano L'abbazia di San Galgano nel comune di Chiusdino (SI) si raggiunge percorrendo la SS 73, che attraversa la provincia in direzione di Massa Marittima. Il complesso monastico è celebre in tutto il mondo per la sua chiesa senza tetto, in stile gotico. La fondazione dell'abbazia è del 1218, ad opera dei monaci cistercensi. fu realizzata per accogliere i pellegrini che affluivano numerosi al vicino eremo di Montesiepi. La grande chiesa, lunga 72 metri e larga 21, in stile gotico cistercense, con accanto il monastero fu terminata nel 1262. Nel XIV secolo l'abbazia godette di grande potenza e di splendore, grazie anche ai privilegi concessi da vari imperatori, tra i quali Federico II, ed alle munifiche donazioni ricevute; a cui si aggiunse l'esenzione dalla decima da parte di papa Innocenzo III. Nel Cinquecento si ha memoria di una contesa tra la Repubblica di Siena e papa Guido II, che portò ad un'interdizione della santa sede verso Siena, nel 1506, che pero' resistette ordinando ai sacerdoti la celebrazione regolare di tutte le funzioni liturgiche. Poi iniziò la decadenza. Già a metà del '500 i monaci che vi risiedevano erano solo cinque e a metà del secolo successivo ne era rimasto solo uno. La struttura restò in completo abbandono fino a che, nel 1786, crollò il campanile, travolgendo anche parte del tetto. Il luogo diventò cava di pietre e di colonne per la costruzione delle abitazioni della zona, poi, all'inizio del XX secolo, opere di manutenzione e di restauro l'hanno resa come la possiamo ammirare ancora oggi. Secondo alcuni studi le abbazie venivano edificate dai monaci su modelli geomertici ben precisi. Nel caso di questa abbazia si erano ispirati alla scala musicale detta ottava diatonica naturale, riportandola nel modello geometrico. A poche centinaia di metri su un colle si erge l'eremo di Montesiepi ove è custodita la "spada nella roccia" che la tradizone vuole sia stata conficcata nella pietra da Galgano Guidotti allorche rinunciò agli agi della vita di nobile che aveva condotto. Le analogie con le vicende di Re Artu', i cavalieri della tavola rotonda e la ricerca del Graal sono numerose nelle storie che circondano San Galgano. E' pressoche'impossibile oggi capire quale delle due storie sia originale. L'eremo ha una pianta circolare che ricorda i mausolei romani. Sulle pareti esterne si alternano fasce di pietra bianca e mattoni. Con la stessa alternanza è costruito anche l'interno della cupola. Oltre al masso con la spada di San Galgano sono presenti degli affreschi di Ambrogio Lorenzetti. Tra leggende, architettura e bellezze paesaggistiche, una visita a San Galgano vale da sola un viaggio in Toscana per la magia e le suggestioni che il luogo sa suscitare. Pienza Piccola città del senese, è un esempio raro di urbanistica rinascimentale portata a compimento. Definita di volta in volta la 'città ideale', la 'città utopia', essa rappresenta oggi concretamente una delle modalità costruttive attraverso le quali in età rinascimentale si cercò di realizzare un modello di vita e di governo 'ideale' sulla terra, elaborando un'idea di città che fosse in grado di dare risposte concrete al desiderio di convivenza civile pacifica e operosa degli uomini. Era "l'utopia della civitas" vanamente inseguita dagli uomini dell'antichità. Pienza ha attualmente due musei e un terzo sta per nascere. La sua collocazione al centro della Val d'Orcia, una valle bellissima e intatta dal punto di vista paesaggistico, rende la cittadina perfettamente in grado di documentare ancora oggi l'interesse fondamentale che l'architettura umanistica pose nel rapporto uomo-natura, anche in riferimento all'importanza che questo rapporto ebbe durante l'età classica. Oggi Pienza fa parte di un sistema territoriale chiamato "Parco Artistico, Naturale e Culturale della Val d'Orcia", che mira alla conservazione dello straordinario patrimonio artistico dei cinque comuni che ne fanno parte: Castiglion d'Orcia, Montalcino, Pienza, Radicofani e San Quirico d'Orcia. Il centro di Pienza fu completamente trasformato dal Papa Pio II nel Rinascimento. Egli progettò di trasformare il suo borgo natale in una città ideale del Rinascimento. L'architetto Bernardo Rossellino ebbe l'incarico di costruire un Duomo, un palazzo papale e un palazzo comunale; i lavori furono completati in tre anni (1459-1462). San Quirico d’Orcia San Quirico d’Orcia è un antico borgo di origine etrusca, posto su una collina al confine tra la Valle dell’Asso e la Valle d’Orcia. L’intero borgo medievale è rimasto intatto negli anni, con le mura quattrocentesche orlate da 14 torri.L’attuale via Dante Alighieri corrisponde all’antica via Francigena o Romea, lungo la quale si incontra la splendida Chiesa Collegiata dei Santi Quirico e Giuditta, eretta nel XII secolo, nel luogo in cui precedentemente c’era una pieve romanica, si caratterizza di due maestosi portali romanici decorati da bassorilievi e sculture, all’interno si conserva un prezioso coro ligneo intarsiato, realizzato dal senese Antonio Barili e un trittico ligneo attribuito a Sano di Pietro, che raffigura una Madonna col Bambino in trono e quattro santi. Adiacente alla Collegiata si trova il Palazzo Chigi-Zondadari del XVII secolo, edificio dall’aspetto molto elegante con pitture murali di scuola romana. A fianco l’ex Palazzo Pretorio oggi sede del Centro accoglienza del Parco della Val d’Orcia. Proseguendo lungo il Corso si arriva alla Piazza della Libertà, dove vi si affaccia la Chiesa di San Francesco che conserva una statua della Madonna di Andrea della Robbia, dalla piazza si giunge agli Horti Leonini, giardini all’italiana del Cinquecento, il cui nome ricorda quello del proprietario Diomede Leoni, nella parte alta dei giardini si trovano i resti della Torre del Cassero, distrutta in parte durante i bombardamenti nella seconda guerra mondiale. Molto suggestiva è Via Poliziano con le sue tipiche casette medievali, che conduce alla Porta dei Cappuccini, una grossa torre merlata. Vale la pena visitare San Quirico, non solo per ammirare le sue bellezze artistiche e naturali, ma anche per gustare un piatto tipico di questa zona “i pici” o “pinci”, si tratta di uno spaghettone di farina e acqua, che viene preparato in casa, condito con aglio e pane raffermo saltato in padella. L'abbazia di Monte Oliveto Maggiore L'abbazia di Monte Oliveto Maggiore è situata nel comune di Asciano (SI), su un'altura coperta di cipressi, in una posizione suggestiva nel mezzo del deserto di Accona, circondata dallo scabro paesaggio delle Crete tormantate da ripidi calanchi. il grandioso complesso monastico si trova nell'area meridionale del comune di Asciano ed è tutt'oggi attivo; racchiude numerosi capolavori d'arte, una biblioteca con numerosi volumi antichi, pergamene e incunaboli. L'abbazia venne fondata nel 1313 da Giovanni Tolomei, professore di diritto appartenente a una importante famiglia senese che, fattosi monaco, assunse il nome di Bernardo dopo essere entrato a far parte dell'ordine dei Benedettini. A 40 anni il Tolomei, insieme a Patrizio Patrizi e Ambrogio Piccolomini, si ritirò in questo luogo inospitale di proprietà della famiglia. La fondazione fu approvata nel 1319 dal Vescovo Guido Tarlati. Nel 1320 iniziò la costruzione del monastero e nel 1344 la Congregazione Olivetana ricevette la conferma da Clemente VI. Il monastero assunse il nome di Monte Oliveto Maggiore per distinguersi dagli omonimi monasteri di Firenze, San Gimignano e Napoli. I suoi possedimenti si estendevano fino a Chiusure e alla val d'Asso. la sua influenza ebbe un ruolo importante nell'organizzazione agricola delle Crete, basata su aggregazioni fondiarie autonome coltivate a cereali in campi chiusi da filari di vire, detti comunemente anguillacci. Ma i monaci olivetani caratterizzarono la loro opera, oltre che naturalmente con la pratica religiosa, con una intensa attenzione alla cultura e all'arte dando un forte impulso, tra il XV e il XVI secolo alla tecnica artistica della tarsia in legno effettuata con il legno massello. La via di accesso principale al monastero passa per un palazzotto medioevale con una massiccia torre merlata rettangolare e ponte levatoio, costruito nel 1393 a difesa del monastero, completato nel 1526 e ancora restaurato nell'800. Dal ponte si accede un viale in discesa in mezzo a alti cipressi, si sorpassa un peschiera costuita nel 1533 costurita per fornire il pesce ai frati nei periodi di astinenza dalla carne. Alla fine del viale appare l'imponente complesso dell'abbazia sulla quale svetta il campanile romanico-gotico alto 47 metri. Architettonicamente il monastero è un complesso insieme di edifici costruiti tra il XIV e il XVIII secolo, articolati intorno a tre chiostri di differente dimensione: il Chiostro Grande, il Chiostro di Mezzo e il Chiostro Piccolo. La chiesa (1400-1417) è sul lato settentrionale e ha una facciata cotica con un elegante portale ed un articolato complesso absidale. Racchiude vari capolavori di Giovanni Antonio bazzi detto il Sodoma e un coro ligneo, opera d'intaglio e intarsio di fra' Giovanni da Verona, prova dell'ecclesa abilità tecnica e artistica raggiunta dagli intarsiatori olivetani. Il chiostro grande ospita, nel porticato, oggi protetto da vetrate, una serie di affreschi sulle storie di San Benedetto eseguiti da Luca signorelli nel 1497 e dal Sodoma tal il 1505 e il 1507. Le opere sono considerate una della maggiori testimonianze della pittura italiana del rinascimento. Gli affreschi narrano la vita e le gesta di San benedetto, come le ha narrate San Gregorio. La serie di affreschi mostra un contrasto di stile netto tra la sobrietà del Signorelli e la vitalità del Sodoma dalla personalità eccentrica. Sulla realizzazione delgi affreschi si narra di numerosi contrasti tra il Sodoma e i Frati che avevano indubbiamente personalità oposte. Pare, ad esempio, che non accordandosi con un aumento del compenso con l'abate, il Sodoma decise di risparmiare a suo modo, nascondendo negli affreschi quasi tutte le mani dei frati nei sai. Le mani infatti sono uno dei particolari piu laboriosi in uon affresco, e l'artista cosi risparmiava tempo, adeguandosi, a suo modo al risparmio. La parte più interna del Cenobio, distribuita intorno al Chiostro di Mezzo e al Chiostro Piccolo (anch'essi quattrocenteschi) è riservata alla clausura e non è visitabile dai turisti, ma conserva alcune opere di grande pregio tra cui il refettorio, un grande ambiente a volte decorato da affreschi di fra' Paolo Novelli (1670). La sala della biblioteca fu progettata invece da fra' Giovanni da Verona, così come la solenne basilica a tre navate su capitelli corinzi. Nell'attigua biblioteca monastica sono ospitati circa 40.000 volumi e opuscoli, codici pergamenacei e incunaboli, parte dei quali nel celebre laboratorio di restauro del libro antico dove lavorano i religiosi stessi e grazie al quale l'abbazia gode fama internazionale di centro di cultura artigianale e artistica. La farmacia infine raccoglie una importante collezione di vasi seicenteschi per medicamenti. Di recente è stato creato un un Istituto di Patologia del Libro che ha raggiunto una grande notorietà, rinvigorendo così un'antica vocazione; adesso monaci altamente qualificati si occupano del restauro e della rilegatura di pergamene e libri antichi. Siena La bellezza di Siena si apprezza solo qualche giorno dopo averla lasciata. Quando si è lì, troppo impegnati a cercare di vedere il più possibile, non ci si rende conto subito della bellezza di questa cittadina al centro della Toscana. I ricordi emergono solo qualche giorno dopo: per prima torna alla mente Piazza del Campo con il Palazzo Pubblico e la Torre del Mangia; poi il bianco e nero del Duomo, il Battistero e tutto il resto. Ma forse più di tutto si ricorda il colore delle facciate dei palazzi e dei tetti, quel "Terra di Siena" conosciuto in tutto il mondo che rende il paesaggio cittadino coerente, armonioso e bello da guardare. Forse è questo che rende Siena così affascinante e amata in tutto il mondo: è rimasta intatta come nel Medioevo ed è una specie di viaggio nel tempo, la ricerca di un'epoca d'oro che apparteneva a molte altre piccole e grandi città italiane e che non ritornerà più.