Ha concluso il suo
pellegrinaggio terreno
mons. Enrico Dall’Olio,
cultore della storia
e del bello.
14
13
POSTE ITALIANE S.P.A. • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE • D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB PARMA
euro 1,65
anno XCV
EDIZIONE
ONLINE
40014
Intervista al vescovo
ausiliare di Sarajevo
sulla situazione dei
Balcani, tra
storia e futuro.
DIOCESI DI PARMA
14
1 1 A PR I L E 2 0 1 4
Editoriale del Vescovo
Germogli
sulla Croce
utti i passi della Quaresima: benevolenza, sobrietà, pane e famiglia, digiuno,
condivisione… sono gemme che fioriscono sulle braccia della croce, ormai spoglia
del Nazareno deposto nel sepolcro, risuscitato
la mattina di Pasqua. La tentazione è di vederli sbocciare soprattutto sul braccio orizzontale, quello che indica l’umanità abbracciata da
Dio, che si è fatto uomo e guarda la terra e il
creato che anelano - essi stessi - alla liberazione. Quelle gemme sono allora un impegno e
una promessa della liberazione attesa. Ma senza il braccio verticale seccano in fretta – come
da gelata tardiva – o portano frutto scarso, deludendo presto chi vi poneva speranze. Perché la vita del cristiano – come di ogni creatura – ha bisogno di trascendenza, la cerca e quasi la pretende. La fede cristiana fa guardare in
alto verso Dio, alla cui destra Gesù di Nazareth
- il Cristo- è stato assiso. Se questo viene dimenticato, la fede implode e si appiattisce, come un aereo che resta a rullare sulla pista, senza mai decollare. Il braccio verticale anima
ogni azione e le da le ali della speranza. La Pasqua libera dal male, dalla morte, per dare vita piena alla carità, proprio perché nata dal
sangue di Cristo sulla croce. Nell’annuncio della Pasqua risuona la radice fontale del cristiano, battezzato nella morte e risurrezione del
Signore, il suo modo di vivere da figlio della Risurrezione, la speranza del cielo che si apre per
accogliere con lui tutta l’umanità redenta in
Cristo. È vangelo, annuncio di salvezza; è gioia
intima che resta anche tra le catastrofi e le disgrazie, perché il Risorto non viene meno. È
un abbraccio includente tutte le persone di
buona volontà. I germogli che crescono sulla
croce possono essere condivisi con chi cerca il
bene, con chi soffre per realizzarlo, anche patisce per ottenerlo. Ma la croce è una sola e in
questa condivisione di intenti e di azioni il cristiano ha la conferma che questo bene non va
perduto, perché il Padre ha risuscitato Cristo
dai morti: sorpresa attesa, consolante, rivoluzionaria. Mostra la speranza che non viene
meno, anche quando non sembra realizzarsi
l’anelito del bene e tutto pare perduto. Indica
a tutti la Vita che non viene meno, non come
alienazione, ma come uno sforzo rinnovato e
forte che non ha paura neanche dello scacco
della morte. La Settimana Santa ci ostenta il
crocefisso. Guardiamo la scena che davanti a
Lui si dipana. La gente che, muta, lo guarda e
sta a vedere.
T
continua a pagina 2
AGENZIA PARMA SANTA BRIGIDA
Agente Generale:
CAVARRETTA DOTT. GAETANO
Borgo XX Marzo, 18/d - Parma
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Davanti
alla Croce
I L T U O S E T T I M A N A LE
O GN I V EN ER DÌ
IN PARROCCHIA
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E’ l’invito che ci viene rivolto all’inizio
della Settimana Santa per tenere uniti i
due bracci: quello verticale della fede e
quello orizzontale della carità.
2, 8
9 771825 290006
inserto di 4 pagine
Lutto
ISSN 1825-2907
MADONNA
della STECCATA
Mons. Sudar
L’OPINIONE • In contemplazione dei “crocifissi di oggi”
vede, completamente illuminati dalla gloria
di Cristo, frutti della sua passione, investiti
del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà
sempre lo stabilire la comunione e il ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze.
Di questa vita perduta, totalmente mia, e totalmente loro, io rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutta intera per quella
gioia, attraverso e nonostante tutto. In questo
grazie in cui tutto è detto, ormai, della mia
vita, includo certamente voi, amici di ieri e
di oggi, e voi, amici di qui, accanto a mia madre e a mio padre, alle mie sorelle e ai miei
fratelli, e ai loro, centuplo accordato come
promesso!
E anche te, amico dell’ultimo minuto, che non
avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te
voglio questo grazie e questo ad-Dio profilatosi con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre
nostro, di tutti e due. Amen!
Insc’Allah.
Giusto il 24 marzo, anniversario della morte
dell’indimenticato arcivescovo di San Salvador, Mons. Oscar Arnulfo Romero, anche la
Diocesi di Parma ha pregato per tutti i mis-
CONTINUA DALLA PRIMA
dn massimo Massironi *
11 APRILE 2014
parlando di...
2
Lo scherno dei soldati, avvezzi al deserto insanguinato,
che è la pace delle armi; i sacerdoti che lo scherniscono. Sibilano ancora le parole del demonio: “Se tu sei il
Figlio di Dio…”. Il legno orizzontale, il legno verticale innalzano il Disprezzato: lasciamoci attirare per guardarlo finalmente con il cuore, senza scivolare nel detto
di tradizioni spente, nella fretta che rassicura e giustifica tutto o nella piallatura di un pensiero dominante che
- di fatto - gli nega cittadinanza.
Lasciamoci portare davanti alla Croce.
Educazione
voci
M
i accingo a scrivere queste righe sui
“crocifissi di oggi” apprendendo
della morte di padre Van der Lugt,
a Homs in Siria, dove viveva dal 1964. Padre
Frans, gesuita, non ha voluto andarsene da
una terra toccata da una sanguinaria guerra
civile in attesa di tempi migliori. In fondo
pensare a sé sarebbe stato “ragionevole”. Ragionevole come quel “Salva te stesso” che è
stato l’ultimo urlo beffardo rivolto a Gesù
sulla croce da parte dei suoi persecutori. Van
der Lugt ha invece continuato a vivere nel
quartiere in mano ai ribelli di Bustan AlDiwan e lì ha dato la sua vita, dopo averla
donata quotidianamente per lunghi anni.
Così è stato ricordato dal portavoce della
Santa Sede, p. Lombardi:
«Dove il popolo muore, muoiono con lui anche i suoi fedeli pastori. In questo momento
di grande dolore, esprimiamo la nostra partecipazione nella preghiera, ma anche grande gratitudine e fierezza per avere avuto un
confratello così vicino ai più sofferenti nella
testimonianza dell’amore di Gesù fino alla
fine». Pochi dubbi allora, su chi sono i primi
crocifissi di oggi: sono coloro che, disarmati, continuano a testimoniare l’amore di Gesù sino alla fine, un amore capace di praticare persino l’amore per il nemico, come appare dal testamento spirituale di Fr. Chretien
de Chergé, padre bianco morto in Algeria nel
1996:
Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere
oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che
vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a
questo paese. (...) Evidentemente, la mia morte sembrerà dar ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo o da
idealista: «Dica adesso quel che ne pensa!».
Ma costoro devono sapere che sarà finalmente liberata la mia più lancinante curiosità.
Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il
mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’Islam come lui li
DIOCESI DI PARMA
«Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo,
e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore».
(Gaudium et spes, 1)
sionari e loro collaboratori che, e sono tanti, nel 2013 sono passati attraverso «la
grande tribolazione e
che hanno lavato le loro vesti, rendendole
candide nel sangue
dell’Agnello»(Ap.7,14). 23 uomini e donne, di svariate
provenienze: 1 dall’Africa, 14 dall’America,
3 dall’Asia, 5 dall’Europa. E ad essi si aggiungono i cristiani morti
in questa prima parte
dell’anno.
Ma non ci sono solo
loro.
Come non ricordare
allora i crocifissi nella “indifferenza dell’anonimato”, per usare l’espressione di fr. de
Chergé? Sono coloro che muoiono domenicalmente recandosi alla celebrazione liturgica, colpiti da Boko Haram, in Africa, oppure ancora dal terrorismo jihadista, come in
Iraq e Medio Oriente. Ricordiamo le minoranze cristiane in Pakistan e nelle Filippine
ma anche l’impegno pagato con la vita, anno dopo anno, di tanti cristiani ed educatori che muoiono in America latina per sottrarre i giovani alle Maras, le terribili gangs
che dominano i quartieri popolari. E’ il caso
di William Quijano (foto), della Comunità di
Sant’Egidio, ucciso a 21 anni per il solo fatto
di fare la “Scuola della pace”: sottraeva bambini alle Maras, che ne fanno piccoli manovali della criminalità. Evidentemente, credere lo ha impegnato e “credere” continua ad
impegnare tanti.
Ma forse vi sono crocifissi solo lontano da
noi? I crocifissi sono ad un tempo lontani e
vicini a noi.
Se distanza vi è, non è certo quella chilometrica, ma del cuore: facciamo parte di quel
20% del mondo che gode dell’80% delle risorse mondiali. C’ è un abisso da colmare, e
nella parabola del povero Lazzaro vi è una
annotazione dal sapore tutto pasquale: «Se
non ascoltano Mosè e i profeti, non saranno
persuasi nemmeno se uno risorgesse dai
morti». I crocifissi sono anche vicini, lungo le
nostre strade, generati da quella “cultura dello scarto” denunciata ripetutamente e con
vigore da papa Francesco e nella quale viviamo immersi. Non solo: noi stessi produciamo golgota. Dice don Mazzolari:
“Ci sono due calvari: si assomigliano, ma uno
fu elevato per distruggere l’altro. A questa
svolta della strada, che va da Gerusalemme a
Gerico, ho costruito, con le mie mani un calvario. Sopra vi ho inchiodato un uomo. Ecco
il documento della mia capacità. L’uomo si
dimentica di essere malato, peccatore, povero, diventa un crocifissore, è fatalmente un
crocifissore. La vita è piena di questi calvari.
Con che cosa li costruisco? Col gramo che ho
dentro. Dove sorgono? Dappertutto. ... Ovunque c’è una sofferenza, lì è una mia responsabilità. (...) Dietro il suo esempio, e con la
sua grazia, posso rinunciare alla mia felicità
per vedere felici gli altri e sollevare il peso di
dolore che ho calcato sulle spalle altrui. L’uomo non è soltanto un redento: Cristo l’ha voluto corredentore”. (Il Samaritano)
Chi sono i crocifissi oggi? E’ una domanda
grande, degna di un’altra domanda che venne rivolta a Gesù: “Chi è il mio prossimo?” Il
criterio della risposta non è economico, non
è sociale o culturale. E’ l’agire di Dio che dice chi sono i crocifissi. E’ la Passione di Gesù ad indicarci la dimensione profonda della risposta, indicando, come per i poveri, che
essa è iscritta nella vita, minacciata dalla
morte.
Di fronte all’ampiezza del dolore di Gesù c’è
bisogno di convertirsi in cristiani “megalokardoi”, dal cuore dilatato.
“Porto nel cuore le ingiurie di molti popoli”,
dice il Salmo 89,51. L’augurio per questa Pasqua è di vivere questo versetto. Sia per noi
la via per conformarci a Gesù Crocifisso.
Alessandro Chiesa
Comunità di Sant’Egidio di Parma
L’educazione è anche educazione
al volontariato Cristiano
Senza assolutamente disprezzare il tanto
e buon volontariato “laico”, se così posso
esprimermi, qui vorrei soffermarmi sul
rapporto educazione e volontariato cristiano. Abbiamo detto, nei corsivi precedenti, che educare è il debito di testimonianza sul senso della vita che una generazione adulta ha nei confronti della generazione giovane! E tale senso della vita
è la vita come dono per farsi dono, in ogni
condizione e in ogni età! Ecco perché educare ed educarsi al volontariato cristiano,
fa vedere, più che dire, che c’è uno stile di essere e di fare
che sa che la vita è un dono e va vissuta facendo del bene
per farsi del bene! Quali sono, però, le caratteristiche, che
a mio parere, colorano educativamente il volontariato
cristiano? Le trovo nella famosa parabola del Buon Samaritano (Lc 10,25-37). Dal vangelo mi pare emerga che
la prima caratteristica del volontariato cristiano è che
esso abbia una identità: il volontariato cristiano è un
cammino di maturazione della propria identità cristiana, perché è questa ciò che il volontariato cristiano deve donare prima di tutto. Costruirsi con un’identità vuol
dire, nel processo formativo del volontariato cristiano,
avere nell’orizzonte la vita cristiana con la sua frequenza sacramentale, il vivere i valori morali cristiani e avere
l’intenzione cristiana nel fare carità o il proprio servizio.
Ecco perché è educativo. La seconda caratteristica del
volontariato cristiano è che vede, cioè è realista, non fa
finta di non vedere e proprio per questo ha compassione. Questo vedere è quanto mai importante per il volontariato cristiano perché ci si deve accorgere prima
che gli altri chiedano per bisogno o che c’è un bisogno.
Direttrice responsabile: Maria Cecilia Scaffardi • [email protected]
Vice direttore: don Luciano Genovesi
In redazione: Alessandro Ronchini.
Pagina Fedi: Laura Caffagnini.
Fotografie: Archivio Caritas (copertina), Angelo Boni Sforza, Stefano Montagna.
Hanno contribuito a questo numero: Agenzia Sir, Nando Bonati, Liliana Castagneti,
Erick Ceresini, Aluisi Tosolini, Ufficio diocesano Vocazioni, Ufficio Liturgico.
Il vedere cristiano è quel vedere che evita agli altri, addirittura l’umiliazione di chiedere che hanno bisogno!
Ecco l’educazione! La terza caratteristica del volontario
cristiano è che si ferma e si sporca le mani. Per questo è
importante essere cuore e fare con le mani e non solo
con la lingua. Il volontariato cristiano è un servizio costante perché non è solo un volontariato del tempo libero che non ha nulla da fare di meglio, ma paga di persona. Infatti il volontariato cristiano è un essere e fare
”Cristico”: una scelta di mettersi a disposizione con tutto se stesso come ha fatto Gesù. Il pagare di persona significa il non ragionare sul ti do perché tu mi dia; o il rinunciare di essere sul palcoscenico dei grazie e degli applausi; è un pagare di persona secondo l’intenzione di
Gesù. L’ultima caratteristica del volontariato cristiano
è sparire, cioè il non lasciare traccia di sé. E’ gratuità senza pubblicità. Il volontariato cristiano, educa, perché è
un cuore che ama il prossimo e tutto il prossimo con
un’intenzione divina: la carità umile!
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Matteo 26,14- 27,66
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete
darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono
trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno
degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa
mangiare la Pasqua?».
(...)
Il giorno seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo:
«Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre
era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano
al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro:
«Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura
la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.
ComeregnailServo
Diomio,Diomio,perchémihaiabbandonato?
I
ANNUNCERÒ •
Sofferenza, grido,
fiducia, lode: Gesù
raccoglie nel suo
corpo ogni passo
dell’esperienza del
salmista. Sospende
il giudizio sul
nostro peccato e ci
rimette in
cammino, così che
possiamo cantare
“Alleluia!”.
Isaia 50,4-7
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,perché
io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho
opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per
questo non resto svergognato, per questo rendo la mia
faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.
Salmo 21
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.
Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.
Lettera ai Filippesi 2,6-11
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a
una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il
nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di
Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto
terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a
gloria di Dio Padre.
D
ella ricchissima Parola di questa domenica, cercherò
un raccordo tra la prima lettura (3° Canto del Servo)
e il racconto della Passione. Mi pare di intravederlo –
tra i tanti – nel processo intentato a Gesù dai capi e quanto dice Isaia riguardo al Servo, memoria di quanto i deportati avevano visto a Babilonia nei giorni tremendi della schiavitù. Seguiamo il sentiero che da Betfage porta il Re atteso a Gerusalemme, fin là dove si celebra il suo processo: «Sei tu il re dei
Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E’ lì che lo scriba Matteo,
estraendo dal suo tesoro cose antiche e cose nuove (Mt 13, 52)
ci vuole portare: l’Accusato, appena si è proclamato Re, tace:
E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. Lo scriba Matteo sa che il re è giudice e quindi deve pronunciare una sentenza; è suo dovere irrinunciabile: Tu hai ragione! Tu, invece, hai torto! Lui invece tace. E Matteo ribadisce: Gesù non gli rispose nemmeno una parola, con
grande meraviglia del governatore. Come dire: Perché si è voluto proclamare Re-Giudice se poi si rifiuta di pronunciare
una sentenza? Perché tace? Per la risposta, partiamo da lontano: Matteo, in una delle sue numerose citazioni delle Scritture Ebraiche, rileggendo Isaia dice che Gesù non spegnerà il
lucignolo fumigante e la canna incrinata non spezzerà (Mt 12,
20, citazione di Is 42,3, 1° Canto del Servo). «Spezzare una
canna incrinata», oppure «spegnere il lucignolo fumigante»,
significa «uccidere l’empio, eliminare per sempre la sua discendenza» (cfr. Kittel. XI, 1437-8). Il Servo-Re-Giudice tace
perché non vuole la morte dell’empio. Isaia fa questo annuncio ad un popolo che si sente schiacciato dalle proprie infedeltà e per questo abbandonato da Dio (siamo al tempo della schiavitù babilonese). A questo popolo viene annunciato
che la sentenza è sospesa e quindi può ripartire e tornare in
patria. Cristo continua a ripetere questo annuncio: la giustizia che farà trionfare (Mt 12, 20) sarà il perdono, la non-sentenza contro l’empio: tace per non condannare nessuno. Ora
è giunto il momento: Gesù, dopo essersi dichiarato re-giudice, vuole portare fino all’estreme conseguenze la promessa
affidata ai Canti del Servo: e tace! Il Re-Giudice romperà il silenzio solo per dare voce a chi, come lui, attraversa il dramma della morte nell’esperienza che anche Dio ti abbandona.
don Nando Bonati
LIMMUD
“Il Signore diede a me lingua di imparanti (=limmudim, plurale di limmud )”: L
la radice da cui deriva il sostantivo è LMD il cui significato base pare essere: “fare esperienze”, “abituarsi a
qualcosa”, “diventare familiare” (una familiarizzazione che non avveniva senza
l’ausilio della frusta). Il verbo è presente con maggior
frequenza nei libri profetici,
nei Salmi e nel Deuteronomio. I libri storici parlano
poco dell’apprendimento
perché l’Israele antico non
aveva un sistema scolastico
organizzato; l’insegnamento veniva impartito per lo
più dal capofamiglia. Isaia
ricorda che mediante i castighi di Dio il popolo “imparerà la giustizia”, mentre
l’empio non apprende la
giustizia (Is 26, 9). L’imparare fa parte del lessico religioso: è Dio che insegna.
“E’ bene che io sia umiliato,
affinché impari i tuoi statuti
(Ps 119, 71). Nel futuro di
Dio non si imparerà mai più
ad incrociare le spade e a
condurre una guerra (Is
2,4). Il Servo viene annunciato come un “imparante”
direttamente alla scuola di
Dio (Grande Lessico dell’Antico Testamento, vol. 4 ,
PP. 828-835).
l Salmo 21(22) è il grido
di ogni giusto ingiustamente condannato e
umiliato, percosso e ucciso:
da Abele fino ai nostri giorni. Di fronte al dolore innocente, non abbiamo parole:
nel Salmo, un cammino ci è
donato. Con la sua ampiezza, il salmo riassume il salterio, compiendo tutto il
percorso della preghiera,
dalla lamentazione alla lode, dalla solitudine alla festa in assemblea. Sofferenza nel corpo e nello spirito:
- ma io sono un verme (7);
l’angoscia è vicina (12b); io
sono come acqua versata, il
mio cuore è come cera (15);
arido come un coccio è il
mio vigore, mi deponi su
polvere di morte (16); hanno scavato le mie mani e i
miei piedi (17c); Grido
estremo verso Dio: - perché
mi hai abbandonato? (2);
grido di giorno e non rispondi (3); non stare lontano da me (12a); vieni presto
in mio aiuto! (20) -. Confidenza in Lui solo: - Elìy! Dio
mio (2, due volte, proprio
all’inizio, come un primo
accordo che sostiene tutta
la preghiera!); in te confidarono i nostri padri (5); sei
proprio tu che mi hai tratto
dal grembo (10); mia forza
(20)! -; verso la Lode: - annuncerò il tuo Nome ai miei
fratelli (23) -.
Una preghiera che attraversa i tempi e che Cristo raccoglie nella sua passione,
nel suo grido: Egli vive e
realizza questo salmo. Nella sua carne, sofferenza, grido, confidenza, lode: tutto il
suo corpo è preghiera! Egli
è il Servo, consegnato per il
nostro peccato, esaltato per
essere il Signore di tutti. In
Cristo viviamo il passaggio
pasquale: per la sofferenza
di Lui, Innocente e Giusto,
Dio regna (29). Con Lui
possiamo restare al fianco
di chi soffre, e dare voce al
grido di chi sperimenta gli
effetti del male, affrettando
il tempo della fraternità e
della lode (23-24)!
Parola
DOMENICA DELLE PALME
anno A
3
Liliana Castagneti
1. Matteo scrive il suo vangelo dopo la distruzione del
tempio di Gerusalemme per
una comunità che sente su di
sé il peso dell’infedeltà e, di
conseguenza, sente incombente il giudizio di Dio (prima del racconto della Passione, Matteo registra le
grandi parabole che preludono al giudizio escatologico). Come a Babilonia, anche nella nuova Babilonia,
Dio, nella persona del ReGiudice-Messia-Servo, continua a sospendere il giudizio. Nonostante le nostre infedeltà, possiamo ripartire,
possiamo ritornare, possiamo fare esodo: quello che
Abramo ha fatto dalla terra di
Ur, Mosè verso la Terra Promessa, Israele da Babilonia
verso la Città da ricostruire;
è l’esodo che anche Cristo ha
percorso; è la Pasqua. E’ questo il sentiero che la Parola ci
ha fatto percorrere in questa
Quaresima: Gesù tentato
nella sua umanità è il Figlio
prediletto; lui ha l’Acqua per
la nostra sete, lui è la Luce, lui
è la Vita, lui è la Misericordia
del Padre: cosa ci manca per
fare la Pasqua? Questo sentiero passa anche da casa
mia, dalla mia vita. Sono
contento, perché sento sospeso il giudizio su di me e
mi sento di nuovo invitato a
rimettermi in cammino, senza paura. Domenica riascolterò con la mia comunità il
racconto del Re-Messia che
sospende il giudizio; anzi lo
proclamerò alla mia comunità. Quali grandi cose il Signore ha fatto per noi: anco-
ra pochi giorni poi, finalmente, potrò cantare ancora:
Alleluja!
2. Se non fosse venuto Gesù
di Nazareth a portarci questa
buona notizia, noi non l’avremmo mai potuto immaginare. E’ un dono che debbo
riscoprire continuamente: gli
eventi della vita mi fanno
percepire la lontananza ma
non sono in grado di colmarla. Mai posso dimenticare
che sono un “imparante”! E
la peggior schiavitù è quella
di sentirsi bene anche nella
schiavitù. Credere nel Dio di
Gesù Cristo significa sentirsi
invitati a seguire Lui, venuto
a sospendere ogni giudizio
su di me per rivelarmi la paternità misericordiosa di Dio.
Gesù nel Getsemani dice:
«Non la mia ma la tua vo-
lontà sia fatta». Questo non
significa: «Tu vuoi che io
muoia, sia fatta la tua volontà». Significa grosso modo questo: «L’uomo ha bisogno di vedere fino a che punto lo ami; l’uomo ha paura di
essere abbandonato da te,
Padre. Ora la tua volontà è
che l’uomo si fidi, sappia che
tu non lo abbandoni mai anche se ha peccato, nemmeno
se muore; per questo io, tuo
Figlio, sono disposto a morire,
perché l’uomo non abbia
paura; e io per primo ripeto:
“Padre, nelle tuo mani io
metto la mia vita”!». Se Cristo fosse sceso dalla croce,
sarebbe per noi una grande
disgrazia: avremmo un eroe
da ricordare non un Dio di
cui fidarci!
N. B.
11 APRILE 2014
Parole e giorni
4
11 APRILE 2014
7 GIORNI in10 RIGHE
È SUCCESSO A PARMA E PROVINCIA DAL 2 ALL’ 8 APRILE
DEHORS •
I gestori avevano
accumulato debiti
con il Comune per
50mila euro.
L’Amministrazione
ha così emesso una
ordinanza di
sequestro del dehors
della ex Trattoria del
Governatore, in
piazza Garibaldi.
La struttura, chiusa
da mesi, è stata
smontata e
trasportata nei
magazzini comunali.
Per la piazza un
altro segno della
forte crisi del
commercio.
MOVIDA • Continua la stretta contro gli eccessi: in via D’Azeglio e via Farini anche agenti della Municipale in borghese.
MEDICINA • Manifestazione in via Gramsci di studenti e specializzandi contro i recenti tagli alle borse di studio.
SCONTRO • Centauro 43enne di Medesano finisce contro un autotreno vicino a Sant’Ilario. Grave al Maggiore.
TRAGEDIA • Piper esce dai radar in zona Cerreto e precipita. Dopo due giorni ritrovato il cadavere del pilota tedesco.
ANZIANA/1 • Sta portando fuori la spazzatura in via Paullo, 77enne viene scippata della catenina da tre balordi.
SGOMBERI • Il Comune ordina lo sgombero degli stabili occupati di via Bixio e piazzale Bernieri. Polemiche e incontri.
LA TERRA SI MUOVE • Smottamenti a Traversetolo nelle frazioni di Torre e Trinzola. Preoccupazione per le strade.
ANZIANA/2 • Brutta avventura per una pensionata, ingannata da due finti carabinieri. Spariti i ricordi di una vita.
ABUSIVA • Scoperta una estetista che lavorava in casa, con tanto di pubblicità, senza scontrini e senza nessun permesso.
ESPLOSIONE • Forse una disattenzione la causa del grave incendio che a una pompa di gpl ha distrutto un camper.
Il 25 giugno scade il mandato; presidente e giunta prorogati fino a dicembre. Sempre che non se ne vadano prima
Le province? Non abolite, solo trasformate
P
arla della riforma delle Province e di quello
che accadrà Vincenzo
Bernazzoli. Il 25 di giugno
terminerà il secondo mandato: «Per quanto ci riguarda il nostro impegno è concluso» sottolinea chiarendo
che per lui e per i componenti della Giunta seduti accanto «il nuovo scenario non
incide sulle nostri sorti».
Il punto di partenza è che «le
Province non sono state abolite ma trasformate in ente di
secondo livello. Vengono
mantenute funzioni fondamentali quali l’ambiente, la
programmazione e gestione
delle scuole, le strade i trasporti». Anzi: il decreto Del
Rio contempla anche la possibilità di funzioni oggi non
presenti, ad esempio ricorda il presidente, «su delega
dei Comuni possono essere
centri di appalto e di concorsi, gestori di enti economici».
Restano anche le entrate da
tributi, invece il destino delle funzioni, con il personale
che segue, oggi delegate dalla Regione sarà deciso dalle
stesse entro tre mesi.
Il punto di arrivo sarà costituito dalle nuove Province
che avranno l’assemblea dei
sindaci, un consiglio provinciale di 12 componenti che
deve essere eletto entro settembre, il nuovo presidente
entro l’anno e eventualmente anche un vice. Il voto con
il quale si elegge il nuovo organo è ponderato, e secondo una simulazione il comune di Parma dovrebbe
pesare circa per il 41,61%.
Nel frattempo...
Nel frattempo cosa succede? Il Consiglio provinciale
attuale resta in carica fino a
fine mandato cioè al 25 giugno. Dopo di che la nuova
legge approvata dalla Camera proroga presidente e
giunte uscenti fino al 31 dicembre, con impegno gratuito e il bilancio gestito in
forma provvisoria. «E’ un
problema che si aggiunge per
«Non ho condiviso il metodo
con cui si è arrivati a questa
nuova legge il che non significa che noi non fossimo per
la modifica dell’assetto istituzionale del Paese — continua —». Quello che è mancato secondo il presidente è
una visione di sistema che
c’è in altre parti d’Europa
dove si sta aggredendo il nodo delle riforme istituzionali e che in Italia non c’è.
E adesso? «A noi si impone
una scelta: il governo ci chiede di rimanere pretendendo
gratuità. E’ un punto delicato — afferma — perché se decidessimo tutti insieme dal
presidente del Consiglio al
sindaco, tutto il paese, di fare nove mesi di volontariato
avrebbe senso. Dirlo solo alle Province no. O siamo ricchi ereditieri oppure viste anche le responsabilità che chi
governa deve assumere, la
scelta più facile sarebbe quella di dire: l’avete pensata così, la gestite voi. Siamo però
consapevoli che significherebbe girare le spalle al territorio e ai dipendenti che sono in mezzo a questo pasticcio preoccupati del loro destino».
L’indecisione c’è, ammette
lo stesso Bernazzoli che ha
ragionato della cosa con la
Giunta riunita prima della
conferenza stampa proprio
per condividere la posizione
da assumere al riguardo.
«Vorremmo sciogliere questo
nodo prima del 25 giugno e
abbiamo pensato di prenderci il tempo che serve per
capire se un nostro eventuale impegno possa essere considerato utile da quei sindaci che avranno l’onore e l’onere di prendere in mano dal
1° gennaio questo ente».
Una consultazione che parte subito della quale si conosceranno gli esiti fra una
quindicina di giorni.
una linea dedicata ai rifiuti
speciali. Entrambe le linee
del
termovalorizzatore
smaltiranno i rifiuti urbani e,
a saturazione della capacità
complessiva, i rifiuti speciali, come previsto dall’Autorizzazione Integrata Ambientale».
Per quanto riguarda poi le
denunciate difficoltà con il
collegamento alla rete di teleriscaldamento, il sistema
che permette di recuperare
il calore prodotto nei forni
con la produzione di acqua
calda appunto per il riscaldamento delle abitazioni,
Iren ha smentito ogni ritardo
e ha detto che «il collegamento del PAI alla rete di teleriscaldamento di Parma è
attivo dallo scorso dicembre
e già nei primi tre mesi del
2014 ha coperto il 55% del
fabbisogno di calore per alimentare il servizio cittadino
e raggiungerà il 100% con
l’entrata in esercizio definitivo dell’impianto».
scussione vera». Un esempio? «I trasporti, da Modena
fino a Piacenza significherebbe ragionare di un sistema intermodale ovvero di
mobilità su ferro e strada,
della stazione medio padana, della valorizzazione dell’aeroporto di Parma, degli
interporti per le merci».
E adesso...
questo come Upi nazionale
abbiamo chiesto al governo
di fornire una interpretazione diversa della norma perché anche per chi come noi
ha approvato il bilancio preventivo non sarà possibile
fare il minimo indispensabile».
Rafforzando il livello regionale e Bologna città metropolitana non è impossibile
immaginare un cambio di
equilibri con il resto dei territori, problema che si riflette anche su base locale perché anche se la legge preve-
de unioni e fusioni di Comuni «il riequilibrio territoriale garantito dalla Provincia subisce una modifica che
può indurre un accentramento del processo decisionale attorno al capoluogo».
«Parma deve affrontare subito questo tema in modo
aperto e profondo e secondo
me occorre assumere una visione di area vasta». In altre
parti della regione ricorda
Bernazzoli lo hanno già fatto come in Romagna «mentre qui, nella parte occidentale non c’è mai stata una di-
mappe
Bernazzoli dopo l’approvazione in Parlamento: «Impegno concluso»
5
Ancora polemiche a Ugozzolo. Nuovo scontro tra Iren e Gcr su numeri e gestione dell’impianto
N
on c’è pace a Ugozzolo. E quella che
doveva essere una
festa, l’inaugurazione ufficiale del nuovo impianto
(“PAI - Polo Ambientale Integrato” per gli amici, ”inceneritore” per i detrattori) si è
tinta di giallo.
La cerimonia del taglio del
nastro ufficiale del termovalorizzatore, infatti, era prevista per i primi giorni di aprile. E anche gli inviti erano
stati spediti.
Poi la retromarcia da parte
di Iren e la comunicazione
che l’inaugurazione era rimandata “a data da destinarsi”. Niente cerimonia
quindi, anche se l’impianto
continua la sua attività. Nel
prendere questa decisione
sicuramente ha contato la
decisione del sindaco Fede-
rico Pizzarotti di disertare la
cerimonia, in aperta polemica con Iren. Polemica che la
recente sentenza del Tar che
ha escluso ogni risarcimento
alla multiutilty da parte del
Comune di Parma cherto
non ha contribuito a sopire.
“Non possiamo pensare di
partecipare ad un evento
che, in realtà, è un danno
per la politica ambientale
della città — ha detto Pizzarotti nel “rispedire al mittente” l’invito —. Stiamo parlando di sette inceneritori in
Emilia Romagna, e tra poco
ecco l’ottavo: in fatto di politica ambientale la nostra Regione dimostra una gestione
con la retromarcia ancora
attiva. Quando in Europa si
guardava alle energie rinnovabili e allo sviluppo della
raccolta differenziata, in
Emilia Romagna si costruivano i primi inceneritori, e
da allora nulla è cambiato: in
questo ci vediamo tutto il
masochismo della classe
politica italiana, evidentemente più interessata agli
interessi delle multiutility
che a quelli della collettività.
Iren considera l’inaugurazione dell’inceneritore un
giorno di festa? – denuncia
Pizzarotti - Ma è un giorno
di festa per i suoi interessi,
non per quelli dei parmigiani».
Nella vicenda si è inserita
anche, a latere, una ulteriore
polemica tra Iren e alcuni
esponenti del Comitato per
una Corretta Gestione dei
Rifiuti di Parma, a cui l’azienda di strada Santa Margherita ha risposto con un
lungo comunicato stampa.
«Il GCR — si legge — asserisce che Iren ha deciso di
“chiedere alla Provincia di
chiudere una linea e portare
l’impianto a 65 mila tonnellate di rifiuti l’anno, contro i
130 mila previsti.” E’ falso,
nessuna richiesta di questa
natura è stata inoltrata. Il PAI
sta operando in fase di esercizio provvisorio e prosegue
nella sua attività di messa a
punto degli impianti, degli
automatismi e di tutti i processi, attivando e fermando
le linee di combustione in
funzione delle esigenze di
test.
Ancora il GCR afferma che
“la linea che Iren intende
chiudere è quella dedicata ai
rifiuti speciali delle aziende”
in questo caso l’affermazione non solo è falsa, ma priva
di senso poiché non esiste
11 APRILE 2014
Termovalorizzatore, inaugurazione prevista e poi
rimandata. Pizzarotti: non è una festa, è un danno
66 ANNI, SUCCEDE A LAGUARDIA
ACCOGLIENZA E ASSISTENZA COMPITI
DOPO LE CRITICHE DEL SINDACO
È Rustico il nuovo Procuratore
“Mi Impegno” anche in biblioteca Grillo attacca “Capitan Pizza”
Dopo quasi un anno di attesa il Consiglio Superiore della
Magistratura ha nominato il nuovo Procuratore della Repubblica di Parma, che prende il posto di Gerardo Lagurdia,
il cui mandato era scaduto appunto lo scorso anno e che è
rimasto alla guida della Procura come “facente funzioni”.
Il prescelto è Antonio Salvatore Rustico, siciliano di 66 anni, già Procuratore ad Acqui Terme.
Il nuovo capo della Procura conosce bene la nostra città in
quanto dal 1993 al 2009 è stato in forze alla procura di Bologna, per la quale è stato anche sostituto nella Direzione
Distrettuale Antimafia.
Ora il nuovo Procuratore prenderà i contatti con la sua nuova realtà in vista dell’insediamento effettivo che non avverrà
prima di qualche mese.
Intervistato dai media, Rustico nell’esprimere la gioia per
la sua nuova destinazione, da tempo in cima alle sue preferenze, ha detto che si augura di potersi insediare nel suo
nuovo ufficio entro l’estate.
Da oggi è possibile scegliere le biblioteche comunali come
luogo in cui svolgere un’esperienza di volontariato all’interno del progetto “Mi Impegno a Parma”.
Tante sono le persone che frequentano la biblioteca ogni giorno. Qui la presenza di volontari permette di rendere ancora
più utile e piacevole ciò che il servizio già offre, consentendo
quindi di rinforzare le azioni di valore sociale che il servizio
mette quotidianamente in atto.
Chi preferisce impegnarsi in attività di accoglienza, avrà l’occasione di farlo orientando l’utenza all’interno degli spazi bibliotecari e delle collezioni librarie, fornendo informazioni e
collaborando alla realizzazione di eventi e manifestazioni.
Chi invece ha voglia di mettere a disposizione la propria conoscenza di italiano, latino, francese, inglese, tedesco e matematica potrà assistere nelle materie indicate gli studenti del
primo biennio della scuola superiore (13-16 anni).
Per conoscere tutte le attività disponibili e segnalare la propria
disponibilità: www.miimpegnoaparma.it
La polemica tra Federcio Pizzarotti e Beppe grillo, evidentemente tutt’altro che chiarita, covava sotto la cenere ed è riesplosa all’improvviso nei giorni scorsi quando
il leader del Movimento 5 Stelle nel suo blog ha pubblicato un intervento diretto proprio contro il primo cittadino, reo di aver criticato apertamente il metodo di scelta dei candidati del Movimento alle prossime elezioni europee. Per Pizzarotti infatti in lizza c’erano troppi ”sconosciuti”, troppe persone che non rappresentavano il territorio e che non si erano mai viste alle riunioni locali dei
grillini.
E a distanza di qualche giorno il post “Capitan Pizza, perché parli?” con cui Grillo attacca Pizzarotti dicendo che
le regole da lui criticate sono le stesse che due anni fa lo
hanno portato alla candidatura a sindaco e alla vittoria.
Insomma, una “scomunica” vera e propria.
A Parma, in casa 5 Stelle forte sorpresa per l’attacco e bocche cucite, in attesa di vedere come evolve la situazione.
Tantefamiglieetantibambiniperil“tagliodellatorta”.LaPaci:«Unostraordinariopuntodiintegrazione»
Laboratori Famiglia, una festa per due
mappe
Hannocompiuto5annil’OltretorrenteeIlPorticodistradaQuarta
6
C
ompleanni “in famiglia” per i due Laoratori Famiglia (Oltretorrente e Il portico) che nei
giorni scorsi hanno festeggiato 5 anni.
Festa grande lo scoso sabto 5
aprile per il quinto compleanno del Laboratorio Famiglia Oltretorrente. In tanti
hanno partecipato al taglio
della torta nella nuova sede
di piazzale San Giacomo:
dalle famiglie e i volontari
che normalmente frequentano il centro, ai rappresentanti delle associazioni Famiglia
Più Onlus e Liberamente che
lo coordinano, fino alla vicesindaco Nicoletta Paci.
«E’ un bellissimo punto di aggregazione nel cuore della
città, utile ritrovo e luogo di
integrazione per bambini e
famiglie» ha sottolineato Paci, facendo i complimenti a
tutti i volontari ed agli operatori che si sono spesi per renderlo così vivo ed accogliente.
Come racconta la coordinatrice del Laboratorio, Alida
Guatri, il laboratorio ha tratto enorme giovamento dal
trasferimento nella nuova sede che oltre ad essere più visibile, poichè si affaccia direttamente su strada D’Azeglio, è diventate un importante punto sociale per la vicinanza con il Cinema D’Azeglio e per gli ex
frequentatori della scuola
Mazzini Drago e dell’oratorio
delle Sacre Stimmate, precedentemente situati nello stabile, che sentono loro il luogo
e partecipano così attivamente alle iniziative.
Per Melina Frassica, dell’associazione Liberamente, «il
laboratorio funge inoltre come luogo in cui genitori e figli
possono sentirsi più leggeri e
rilassati, lontano dalle difficoltà che devono affrontare
quotidianamente».
Margherita Campanini, dell’associazione Famiglia Più,
oltre a ricordare il rilevante
sostegno dell’amministrazione comunale, sottolinea l’importanza della collaborazione fra le tante associazioni di
volontariato ed esercenti del
quartiere per la buona riuscita delle attività del centro: il
gruppo Patchwork, le Donne
Algerine a Parma, la Comunità di Sant’Egidio con la
scuola della Pace, gli Scout
del Cngei per il Laboratorio
Compiti, il GAS Palla Corda,
l’Associazione Scanderberg
per l’Albania, il Cinema D’Azeglio, i negozianti del Quar-
tiere, la Parrocchia della
SS.Annunziata e presto si
uniranno anche le Bibliote-
che di Alice e Civica.
Vista l’elevata partecipazione
e la varietà delle iniziative
proposte, il Laboratorio si
conferma così luogo di incontro e socializzazione per
le famiglie e di crescita interculturale per tutti.
Domenica la festa si è spostata al Laboratorio Famiglia
al Portico di strada Quarta 23.
Il Laboratorio è stato pensato
come luogo di incontro, integrazione e socializzazione
per le famiglie fin dalla sua
nascita. E’ coordinato dall’associazione di volontariato“Compagnia In…stabile”, in
collaborazione con il Servi-
zio Famiglia del Comune di
Parma, la Consulta Comunale delle Associazioni Familiari e la Cooperativa Sociale
“La Bula”. Tante sono le attività che vengono svolte settimanalmente: laboratori di
cucito, cucina, pittura e giocoleria, ludoteca, il “giardino
degli aromi”, il supporto didattico per il primo ciclo di
istruzione e lo spazio di conversazione riservato ai genitori.
E tante sono sono state anche le attività proposte alla
festa, grazie alla collaborazione con le associazioni di
volontariato, con manipolazioni creative, piscine di palline, palloncini, trucca bimbi
e giochi con i Giovani della
Croce Rossa Italiana, l’angolo
della pittura con Ciro dell’associazione Babylonia e il karaoke con Manuel e Federico.
Nel salone è stato proiettato il
filmato “Osa la condivisione”,
che racconta, attraverso il
montaggio audiovisivo di
scatti fotografici, i cinque anni del Laboratorio Famiglia.
PerilsindacoCavatorta«ilprogettonascedallavolontàdiaggregarelepersonedellanostracomunità»
La multa? A Lesignano Bagni è “al contrario”
Presentatal’iniziativaperpremiarechisidistingueinazionimeritevoli
11 APRILE 2014
L
esignano inventa nuove cose. Per promuovere scelte di cittadinanza attiva e
comportamenti a supporto della comunità, il paese adagiato sulle prime colline
del Parmense ha lanciato la “Multa al contrario” un premio ai singoli che si sono distinti per azioni meritevoli e quel fare per gli
altri che è l’obiettivo di tutte le iniziative promosse dal comune di Lesignano.
Dopo la Carta etica mirata a favorire la convivenza civile e la legalità, dopo l’inserimento di nuove disposizioni “civiche” nel regolamento di Polizia municipale, fra cui la mediazione sociale, la “Multa al contrario” persegue la filosofia che ha ispirato il bando
pubblico con il quale l’ente ha raccolto la disponibilità di 21 cittadini e cittadine disponibili a svolgere imprese utili per tutti: dai
corsi di dialetto alla pulizia dei parchi, alla
custodia della sala civica, al prestare aiuto
negli uffici comunali.
Della nuova iniziativa si parlato nei giorni
scorsi in un incontro in Provincia, nel corso
del quale è stata consegnata la prima “multa al contrario” al suo ispiratore Aldo Cabrini, oltre che cittadino benemerito anche padre della Voladora, meravigliosa corsa in bi-
cicletta sulle strade bianche della pedecollina.
«Il nostro progetto nasce dalla volontà di aggregare le persone della nostra comunità, mi
piace pensare che stiamo imbastendo il territorio — ha spiegato il sindaco Giorgio Cavatorta — il nostro comune ha avuto una forte
espansione demografica negli anni recenti e
questo ha voluto dire mescolare il nucleo sto-
rico degli abitanti con i nuovi arrivati. Noi vogliamo creare una comunità coesa e unita e
per questo abbiamo attivato processi come la
Carta etica e ora la multa al contrario che valorizzerà cittadini e cittadine che ha compiuto azioni virtuose a favore della collettività».
Questa multa speciale viene consegnata dal
Comandante del Corpo unico di Polizia municipale Valparma, ma la Pm non sarà l’unico “Occhio Vigile” sul territorio: anche i presidenti delle associazioni di volontariato del
Comune potranno far pervenire al comandante della Pm proprie segnalazioni scritte.
Fra tutti coloro che hanno ricevuto l’attestato sarà poi scelto il cittadino e cittadina
esemplare a cui il 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, andrà il premio
“Lesignano cittadinanza - Licinius” una piccola scultura in legno riciclato che riproduce la sagoma del leone raffigurato nell’araldica del comune di Lesignano de’ Bagni che
sarà realizzato dalle ragazze e ragazzi che frequenteranno il laboratorio disabili, la cui sede sarà presto all’interno dell’Edificio “ExTerme” ora in corso di ristrutturazione. La
scultura sarà sorretta da una piccola anima
in ferro alloggiata su un sasso recuperato nel
greto del Torrente Parma, un ulteriore elemento che richiama il senso di appartenenza al proprio territorio.
A questo premio si aggiunge oggi il riconoscimento della Multa al contrario che sarà
per accessi gratuiti in esercizi locali o acquisti da effettuare sul territorio anche in forma
agevolata.
Ma come è nata questa idea? Secca la risposta del “papà” Aldo Cabrini: «C’è sempre
qualcuno che ti dice quando non sei bravo,
ho pensato fosse utile creare qualcosa che
mettesse l’attenzione anche su quando si è
bravi».
Bondavalli:«SenzadonnenonsipuòdirecorrettamentenéDionélapasqua»;Berra:trasformarelecrisiinopportunità
Vocazioni femminili, fra la Bibbia e il mondo
Duerelatriciemoltispuntiall’assembleaorganizzatadalCdv
Le relazioni
P
er il secondo anno il
Centro Diocesano Vocazioni ha promosso
l’“Assemblea delle vocazioni
per le vocazioni”, che si è svolta domenica 30 marzo in Seminario Minore sul tema “La
vocazione al femminile: come proporla? come accompagnarla?”. Rivolta a genitori,
catechisti, animatori, religiosi/e, presbiteri, operatori pastorali, diaconi, ministri istituiti l’Assemblea ha visto
un’affluenza numerosa soprattutto di persone consacrate, anche se non è mancata la presenza di alcuni laici e
presibiteri.
Il Vescovo, Mons. Enrico Solmi, introduce i lavori con un
cordiale saluto e ricorda con
gratitudine — e con l’augurio
di una ulteriore crescita! —
come la presenza femminile
sia attiva in tutti gli ambiti,
formali e informali, del tessuto sociale e in tutti gli organismi della diocesi. Don Daniele Bonini, direttore del Cdv,
presenta quindi le due relatrici: Giovanna Bondavalli, biblista e docente all’Istituto
teologico di Reggio Emilia,
che offre la sua riflessione a
partire da alcune “Figure di
vocazione al femminile nella
Sacra Scrittura”, e suor Antonella Berra, Sorella della Misericordia di Verona, formatrice e collaboratrice dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni, che
affronta il tema di come “Pro-
MARTEDÌ DEL VESCOVO
«La Bibbia è per le donne?…
Scritta da uomini per uomini,
possiamo trovarvi dei percorsi di vocazione al femminile?»:
con queste provocazioni inizia l’intervento di Giovanna
Bondavalli, che sottolinea come nel racconto della creazione la donna sia una figura
non subordinata né rassicurante: al contrario, è soggetto
destabilizzante, di fronte a cui
l’uomo deve uscire da sé e così trovare il proprio nome.
Proseguendo, la Scrittura mostra in diversi punti un volto
femminile di Dio, che partorisce il suo popolo e se ne prende cura (cfr Is 42,13-14), si rivela come Sapienza e ha caratteristiche “femminili” di
capacità di relazione, apertura all’altro, misericordia, cura,
tenerezza, pazienza, silenzio… Molte donne, anche
nell’Antico Testamento, sono
protagoniste di primo piano
o collaboratrici al realizzarsi
del progetto di Dio, ma è soprattutto nel Nuovo che esse
trovano piena luce, a partire
da Maria, la madre di Gesù.
Nei vangeli le donne non solo seguono, ma sono accanto,
stanno di fronte a Gesù. Possiamo scorgere i tratti della
“vocazione al femminile” nella loro capacità di stare fino
alla fine, di consegnare se
stesse fino in fondo, nella disponibilità ad accogliere e
riaccogliere, nel condividere
la fatica fin sotto la croce, fin
dentro al sepolcro. Sono le
donne della Pasqua e dell’an-
nuncio di Pasqua perché, come ha affermato Gesù, la Pasqua è simile ad un parto (cfr
Gv 16,21-22). La relatrice si
sofferma in modo particolare
su tre donne “senza nome”,
mettendone in rilievo le caratteristiche da vivere sia come persone singole sia come
come Chiesa: la donna del
pozzo, la donna che versa il
profumo, la sposa del Cantico dei cantici.
Con la relazione di sr Antonella Berra esploriamo alcuni
aspetti del mondo contemporaneo — e delle nostre comunità! — che possono impedire la scoperta della vocazione, di ogni vocazione, o soffocarne lo sviluppo. Se è abbastanza facile constatare le difficoltà che si respirano “fuori”
(individualismo, relativismo,
libertà, rovesciamento dei parametri…), forse è più doloroso riconoscere le difficoltà
“dentro” (tristezze, rancori,
acidità, efficientismo, invidie…). Ma occorre sapersi
rialzare, accettare il cambiamento, perché ogni “crisi” (di
identità, di visibilità, di credibilità) può e deve diventare
una “sfida”. Soprattutto, occorre ritrovare nella santità il
fine della nostra vita, come ci
ricorda Papa Francesco nel
Messaggio per la 51a Giornata
di Preghiera per le Vocazioni.
Sono indispensabili: il dialogo con la nostra società (qui e
ora), la formazione (non solo
“sapere”, ma “essere”), la riscoperta di una vera femminilità, il rinnovamento
profondo della vita spirituale.
Proseguendo nella riflessione, suor Antonella ci fa entrare nell’ambito più specifico
51a Giornata
mondiale di preghiera
VEGLIA
PER LE VOCAZIONI
Venerdì 9 maggio
ore 21
chiesa di Cristo Risorto
(via Venezia 80)
PROSPETTIVE • Giovanna Bondavalli, biblista, e Antonella Berra, formatrice.
Al centro, il direttore del Centro diocesano Vocazioni don Daniele Bonini.
della proposta vocazionale al
femminile e ci offre alcune linee-guida: a chi proporre un
cammino? quali le condizioni
minime per una possibile disponibilità vocazionale? come accompagnare?… Sono
molti gli spunti di riflessione
che possono aiutare chi è
chiamato ad educare, accompagnare, orientare: una missione che riguarda genitori,
catechisti, animatori, pastori
e persone consacrate… Tuttavia, il messaggio più incisivo
e contagioso rimane quello
della testimonianza, che si
traduce in accoglienza, tenerezza, perdono reciproco, misericordia, servizio, gioia:
“Guardate come si amano!.
Alcune risonanze
«Giovanna Bondavalli ha
aperto sul mondo femminile
nella Bibbia squarci interessanti soprattutto per la vita
delle nostre comunità. “Senza
donne non si può dire correttamente la Pasqua!”, ha affermato riandando ai testi evangelici. Presentando la figura
della donna che, prima di Pa-
squa, cosparge gesù con olio
profumato, ha sottolineato
come il Maestro abbia posto
in luce questo suo “spreco”.
Così, nella casa-chiesa, la
donna ricopre il “potere del
servizio”, senza banalizzare
questo ruolo o svilirlo. E’, infatti, il sevizio stesso di Cristo,
il dare la vita... E’ vocazione
della donna nella Chiesa e
della donna-Chiesa” (sr Tilla,
segretaria Usmi)
«L’incontro ”Vocazione al
femminile”? Bellissimo! Incontro davvero utile, mai
noioso. Interventi molto significativi. Mi è piaciuto
tantissimo l’esempio che la
Bibbia riporta delle tre donne
”senza nome”, anche se decisive e importanti. Molto bella
anche la comparazione fatta
da suor Antonella tra comunità laica, vita consacrata ed
educatori… dove si intrecciano sbagli, punti di vista diversi… ma dove c’è anche tantissimo potenziale da condividere. Tutto molto chiaro!”.
(Maila, giovane animatrice
vocazionale)
«Dobbiamo rendere testimonianza con gioia di quello che
presieduta da S. E.
Mons. Enrico Solmi
viviamo dentro di noi. E’ necessario avere sempre più
persone consacrate e sacerdoti che non siano solo professionisti della pastorale vocazionale, ma — proprio perché credono in Gesù Cristo e
sentono forte la passione per
lui — siano capaci di spendersi in maniera credibile per
gli altri. Cercare la verità è
cercare una Persona, Gesù
Cristo, e lasciarsi “sorprendere” da questa Presenza sempre nuova. Che cosa significa
essere persone vere? Che cosa ci chiede l’apertura e la testimonianza della verità in un
mondo dove, talvolta, l’ipocrisia, il double face e la mistificazione della realtà divengono stili di vita contagiosi? Essere persone vere significa cercare, amare e raccontare questa Verità fino a farsi
carico della vita degli altri.
Ma… senza la preghiera non
andiamo da nessuna parte.
Se l’impegno è indispensabile, lo è soprattutto l’esempio”.
(Rossana, consacrata nell’ordo virginum).
Centro diocesano Vocazioni
chiesa
porre e accompagnare la vocazione al femminile”.
7
LetteraaiGalati:una“luceamica”perconoscersiericonoscereilpeccato
Cogliendo insieme il frutto del dominio (di sé)
ASant’AndreainAntognanolacelebrazionepenitenzialeconclusiva
che ci ha lavato dai peccati nel
suo sangue», è l’invocazione
iniziale di mons. Solmi. «Il Signore cammina con noi, conosce le nostre difficoltà e debolezze. Non ne approfitta, come farebbe un falso amico,
ma si mette davanti a noi, ci
invita a riprendere il cammino, ad andare avanti. Siamo
qui per ringraziarlo della sua
misericordia». E lo diranno
insieme nella preghiera: “apri
i nostri occhi perché possiamo riconoscere la tua grande
bontà... riconoscere il male
che ogni giorno commettiamo... Convertici a te. Il tuo
amore ricomponga nell’unità
ciò che la colpa ha disgregato”.
Al passo della Lettera ai Gala-
ti (5, 13-24, «un terno felice»)
ascoltato dalla voce di don
Paolo Salvadori, il Vescovo
aggiunge il versetto 1: “Cristo
ci ha liberati perché restassimo liberi...”. Lo troviamo nella
pagina-Bignami a supporto
di chi si accosterà al sacramento. «Questa sera ci è offerta una via di liberazione: il Signore ci libera dal peccato per
darci una vita piena». La Parola è una «luce amica». Grazie ad essa «capiamo, possiamo guardare in noi stessi e conoscerci». Incisivo Sant’Agostino: “Se tu non ti mostri a
me, io non mi conosco”. Il male «è attorno a noi, in noi. Lo
compiamo» agendo, non
agendo, anche solo pensan-
do. Tutti siamo invitati a
«compiere un passo avanti
importante: divenire coscienti
del nostro peccato, dargli il
giusto nome. Non per autolesionismo, ma per portarlo davanti al Padre che ci perdona». Ammettere che «qui ho
sbagliato»; impegnarsi, una
volta usciti, a «mettere al posto del male il bene». Un passo da affrontare come singoli
(«vicino alla vetta dell’anima,
dove ci sono io e Dio»), come
coppia o comunità cristiana
(in parrocchia, in famiglia),
contesti in cui «imparare a
chiedere e a dare perdono».
L’esame di coscienza è tempo
per verificare se e come abbiamo abusato la libertà per
«“vivere secondo la carne”, secondo ciò che è opposto a Dio
e che ci allontana da lui, dagli
altri, dalla vita bella che vorrebbe per noi». Chi resta
«chiuso in sé stesso, facendo
quello che vuole finché non
arriva a ledere la libertà di
qualcuno (più forte), vive una
libertà vuota». A questa si
contrappone San Paolo: “siate al servizio gli uni degli altri”. La carità come «via per vivere l’amore, in quel modo
nuovo e creativo» che è pro-
prio dei cristiani. «Le persone
che incontriamo nei luoghi di
studio e lavoro sono lì perché
possiamo voler loro bene. Ma
chi spera di guadagnarci da
questo voler bene?». Gesù per
questo è andato in croce,
«l’atto di amore più grande,
totale, che ci ha resi veramente liberi. La Croce del Signore
fonda la nostra libertà». A noi
viverla «secondo lo Spirito, i
pensieri del Signore, con la
forza che ci dà». E’ lungo l’elenco di “cose cattive” redatto
da Paolo, pure incompleto
(alla fine scrive “... e cose del
genere”). «Quando compiamo il male restiamo bloccati
in un groviglio caotico». Col
dominio di sé se ne esce. Non
c’è bisogno di sballarsi, «di
farmi vedere migliore di quello che sono. So dire basta. So
unire il bene al mio tempo».
Su chi sa cogliere i nove doni,
i vizi non prevarranno.
Erick Ceresini
GMG ALLE PORTE
Ultime ore per iscriversi alla Giornata mondiale della
gioventù diocesana di sabato (come sempre alla vigilia della Domenica delle
Palme). La proposta di
quest’edizione comprende
un momento ludico-conviviale in Seminario minore (apericena e Quizzami,
dalle 19) a cui seguirà in
San Giovanni Battista (ore
21.40) lo spettacolo teatrale “Il mio nome è Pietro”, di
e con Pietro Sarubbi, attore convertito già conosciuto ai Martedì del Vescovo.
Prenotazione obbligatoria.
Costo biglietti: solo spettacolo, 5 euro; spettacolo+cena: 7 euro. Il biglietto
per lo spettacolo sarà acquistabile la sera stessa, direttamente all’entrata.
Info: tel. 324.798.34.81
11 APRILE 2014
E
alla fine arrivano i dominatori. Meglio: gli
apprendisti.
Chiesa di Sant’Andrea in Antognano, ultimo Martedì del
Vescovo di quaresima. E già si
intravede la festa della Gmg
diocesana (box a lato). Sulla
parrocchia guidata dai padri
betarramiti converge chi è
pronto a cogliere l’ultimo dei
nove frutti dello Spirito, quelli che San Paolo ha offerto ai
Galati: dopo amore, gioia, pace, pazienza (per questi eravamo in Avvento); dopo benevolenza, bontà, mitezza e
fedeltà, ecco la serata dedicata all’esercizio nel dominio
più duro: quello di sé. Con la
celebrazione della Riconciliazione il cerchio si chiude.
Padre Angelo Bianchi saluta e
confessa la rinnovata «speranza nel vedere tanti giovani
riuniti», e invita benevolo «a
riscoprire il giusto atteggiamento da tenere in chiesa. Bello fare festa e un po’ (alla romana) di caciara. Non dimentichiamo però, presi dal
voler parlarci e salutarci, di
salutare “il padrone di casa”».
“Vieni, Spirito d’amore”, canta
l’assemblea. «Grazia e pace a
voi dal Signore Gesù Cristo,
L’
pasqua
itinerario che la
Quaresima propone
ai credenti trova nella Veglia pasquale un punto
di arrivo e l’inizio di un nuovo cammino. Innanzitutto si
compie un percorso dalla cenere quaresimale al fuoco pasquale. Normalmente si va
dal fuoco alla cenere! E’ questa la realtà che noi sperimentiamo. Un fuoco che arde, consuma, scalda, ma poi
lentamente non lascia dietro
a sé che un mucchietto di cenere che altrettanto lentamente perde il suo calore. Il
cammino della Quaresima
invece ci invita a compiere un
percorso inverso, che in qualche modo sfida il nostro modo di pensare e la nostra
esperienza di ogni giorno.
Con il tempo di Quaresima
infatti dalla cenere andiamo
al fuoco che arde nel buio
della notte, per farla diventare più luminosa del giorno.
Tuttavia con la celebrazione
della Veglia, se da una parte
termina l’itinerario quaresimale, inizia quello del Tempo
pasquale. Per comprendere
la Pasqua e la Cinquantina
pasquale, non è possibile
quindi non partire dalla grande Veglia.
11 APRILE 2014
8
Dalla cenere
al fuoco
UN UOMO CON IL FUOCO NEL CUORE
U
n uomo con il fuoco nel cuore
venuto dal Padre, a lui fa ritorno,
Gesù, il Primogenito,
un uomo con il fuoco nel cuore,
ci chiama a seguirlo nella sua risalita,
per rinascere nella luce del giorno di Pasqua.
Gesù, il Primogenito,
ci chiama a seguirlo,
per la gloria di Dio, la sua altissima lode,
per la gloria di Dio e la salvezza del mondo!
Un uomo docile allo Spirito,
all’opera al cuore del mondo nelle doglie del parto,
Gesù, Maestro e Signore,
un uomo docile allo Spirito,
ci chiama a seguirlo nel ruolo di servi,
in servizio là dove lui prepara la Pasqua.
Gesù, Maestro e Signore,
ci chiama a seguirlo,
per la gloria di Dio, la sua altissima lode,
per la gloria di Dio e la salvezza del mondo!
Un fuoco che arde
e non consuma
In una notte, simbolo di tutte
le notti della storia, una luce
nuova e inattesa risplende.
Da quella cenere senza calore, senza colore e senza vita si
giunge a questo fuoco che riscalda e rischiara. Così giungiamo a un esito inatteso e
non dovuto. Per nessuna ragione un cammino partito
nella cenere avrebbe dovuto
conoscere un esito di questo
tipo: un esito che quindi è
grazia! La meta del cammino
quaresimale ci dice innanzitutto che le ceneri dei nostri
sentieri percorsi da soli possono rivivere se ci lasciamo
infiammare dallo Spirito che
è il dono pasquale per eccellenza. Cioè si afferma che
nemmeno i nostri fallimenti
sono “spazzatura”, ma che
proprio a partire da essi può
venire la luce e la vita. Non si
va verso la vita ignorando ciò
che è stato, ma accogliendolo
e lasciandolo trasformare da
Dio.
Proprio per questo la sapienza della Chiesa ha fatto nascere il tempo di Quaresima:
per darci un tempo nel quale
la nostra cenere non è rimossa, ma ci è posta sul capo, perché trasformata da Dio diventi fuoco che arde, riscalda
e rischiara.
E’ l’esperienza di Abramo,
quando vide passare una
fiaccola infuocata (Gn 15,17)
in mezzo alle vittime che egli
aveva sacrificato al Signore.
Quel fuoco è segno del passaggio di Dio che decide di fare alleanza con Abramo. Segno dell’alleanza! E’ l’esperienza di Mosè che vede uno
strano fuoco nel quale Dio gli
si rivela come salvatore e liberatore di Israele. Un fuoco
che arde ma non consuma,
un fuoco che non crea nuova
cenere. Anche il cammino
quaresimale comincia da
questo roveto su un altro
monte, quello della Trasfigurazione. Lì, mentre Mosè è
nuovamente testimone di un
fuoco prodigioso, contempliamo l’umanità del Figlio di
Dio fatto uomo, nel quale la
divinità arde senza consumare! Questo episodio posto all’inizio del cammino della
Un uomo appassionato di Dio,
il Figlio obbediente fino alla morte di croce,
Gesù, l’Amatissimo,
un uomo appassionato di Dio,
ci chiama a seguirlo nel suo abbassamento,
in cammino sulla strada che va verso la Pasqua.
Gesù, l’Amatissimo,
ci chiama a seguirlo,
per la gloria di Dio, la sua altissima lode,
per la gloria di Dio e la salvezza del mondo!
Un uomo dal cuore di carne
che vuole riconciliare la terra col cielo,
Gesù, Verbo di vita,
un uomo dal cuore di carne,
ci chiama alla beatitudine che il suo amore ci dona:
la gioia che viene da lui è testimone di Pasqua.
Gesù, Verbo di vita,
ci chiama alla beatitudine,
per la gloria di Dio, la sua altissima lode,
per la gloria di Dio e la salvezza del mondo!
• Marko Ivan Rupnik, Il crocifisso intravisto - Pagina a cura dell’Ufficio liturgico diocesano.
Quaresima è già annuncio di
ciò che ci attende nella Veglia
della santa notte di Pasqua!
Anche lì un fuoco prodigioso,
quello della divinità che abita
la nostra storia, la colma di
speranza e non consuma! E’
ancora il fuoco che Israele ha
sempre tenuto acceso nel
Tempio di Gerusalemme:
«Un fuoco perenne arda sull’altare; non si lasci spegnere»
(Lev 6,6). Un fuoco che non
doveva mai spegnersi e attraversare la storia. Segno perenne della fedeltà di YHWH
che non abbandona mai il
suo popolo in tutte le sue vicende, anche l’esilio. Israele
ha tenuto acceso questo fuoco per l’umanità intera. E’ il
«fuoco divampante» (Ger
20,9) che Geremia ha sentito
ardere nel cuore, e che lo
spingeva, nonostante tutto,
ad essere servo della Parola di
Dio: una Parola scomoda che
non lascia pace, che ferisce
per risanare. E’ lo stesso fuoco irresistibile che è arso nel
cuore di tutti i profeti e servitori della Parola. E’ infine il
fuoco che Gesù è venuto a
gettare sulla terra: «Sono venuto a gettare fuoco sulla ter-
ra, e vorrei davvero che fosse
già acceso!» (Lc 12,49). Quel
fuoco che è divampato a Pentecoste nel compimento della Pasqua nella vita della
Chiesa e che da allora percorre le vie del mondo per giungere agli estremi confini della
Terra.
Dalla Risurrezione
alla creazione
Un altro elemento della Veglia fondamentale per comprendere il Tempo pasquale
è il percorso che ci fa compiere la liturgia della Parola. Si
tratta di un percorso impegnato, ma molto ricco e significativo. Si tratta di un lungo
tempo di ascolto: è essenziale il tempo in una veglia. Non
possiamo “tagliare” le letture
della notte pasquale senza
perdere un elemento simbolico insostituibile. Non c’è veglia senza attesa. La notte di
Pasqua, per dei cristiani, non
dovrebbe essere il momento
per essere “tirchi” di tempo.
Per celebrare colui che ha
sprecato la sua vita per noi,
anche noi dobbiamo “sprecare” il tempo della notte, ruba-
re spazio al sonno, simbolo di
morte, per annunciare la vita.
Lasciamo perdere ogni calcolo estraneo alla logica pasquale, per annunciare il mistero centrale della nostra fede. “Perdere tempo” nella Veglia pasquale ascoltando la
Parola di Dio è la più grande
professione di fede che possiamo fare.
L’itinerario delle letture della
Veglia diventa chiave di lettura del Tempo di Pasqua. Per
comprendere questo aspetto
è importante “partire dalla fine”, cioè dal brano evangelico
e della Lettera ai Romani, i
due testi del Nuovo Testamento che troviamo nella Veglia. E’ l’ultima forma della
Parola di Dio che la veglia ci
propone: Dio che oggi parla a
noi nel Figlio, dopo aver parlato molte volte e diversi modi nei profeti (cf. Eb 1,1)
Il passo precedente ai brani
del Nuovo Testamento è costituito dalle pagine profetiche. (...) Ciò che caratterizza
e accomuna le letture profetiche è il collegamento tra la
parola di salvezza immutabile di Dio e la storia dell’umanità. Si tratta di pagine che
Didier Rimaud
possono essere comprese solo se collocate nel loro contesto storico: la parola di Dio è
portatrice di speranza per
ogni passaggio della storia
dell’umanità. L’evento di salvezza non è relegato in un
momento puntuale della storia, ma trasforma e rinnova
ogni evento umano comunitario e personale.
Infine abbiamo la terza parte
della liturgia della Parola, che
potremmo chiamate le notti
di Dio (cf. il “Poema delle
quattro notti” nel Targum di
Es 12). Qui troviamo, andando sempre a ritroso, il passaggio del Mar Rosso (Es 14,1515,1), la prova di Abramo (Gn
22,1-18), la creazione (Gn 1,12,4a). Si va dalla liberazione
alla creazione, attraverso la
prima parte delle Scritture
ebraiche, la Torah. (...)
Il compimento
della Pasqua
A partire dalla Veglia, l’evento
pasquale viene celebrato nei
suoi aspetti più significativi
nei cinquanta giorni che la
Chiesa vive come un unico
giorno di festa. Culmine di
questo periodo è la Pentecoste, che costituisce il compimento della Pasqua nel dono
dello Spirito. Così nella Cinquantina pasquale i credenti
sono chiamati a sperimentare di domenica in domenica
la presenza del Signore risorto in mezzo a loro (II domenica); a riconoscerlo nella frazione del pane e a rileggere le
Scritture a partire da lui (III
domenica); ad accogliere il
Signore risorto come il pastore che le pecore seguono perché conoscono la sua voce
(IV domenica); a vedere nel
Risorto la via, la verità e la vita (V settimana); a sperimentare il dono di un altro Paraclito e vivere il comandamento dell’amore, che è “nuovo”
perché compreso a partire
dal mistero pasquale (VI domenica). Attraverso queste
tappe la chiesa celebra il Signore Risorto che è presente
in mezzo a lei e la cui presenza rappresenta il senso
profondo della sua vita e della sua missione nella storia
dell’umanità.
Matteo Ferrari
monaco di Camaldoli
MADONNAdellaSTECCATA
Inserto a “Vita Nuova” numero 14 del 11 aprile 2014 — a cura della Rettoria della Basilica della Steccata
EDITORIALE
MARIANELMISTERO
DELLAPASQUA
Sappiamo quanto l’arte ha illustrato lungo i secoli i due
momenti della partecipazione di Maria al mistero del Figlio crocifisso e risorto.
Fin dalle prime riproduzioni del Christus triumphans e
poi nel Christus patiens diffuso in occidente da Cimabue
e dai suoi seguaci,Maria è sempre collocata,spesso in
parallelo con Giovanni,alla destra di Gesù crocifisso. E le
raffigurazioni della Pentecoste la collocano al centro della Chiesa,spesso in posizione elevata sugli altri personaggi.
La Basilica della Steccata possiede l’immagine della Pentecoste in posizione preminente: nell’affresco che occupa tutto il catino del braccio sinistro. Non ha invece una
immagine della Pietà, se non nei due medaglioni in bianco e nero che chiudono la serie dei misteri dolorosi del
Rosario,dipinti nei quattro pilastri della crociera. Ad essi si può aggiungere,ma è tutt’altro registro,il monumento marmoreo del ‘700,collocato a destra dell’ingresso.
11 APRILE 2014
I
l triduo pasquale che è il paradigma del celebrare della Chiesa,sembra non riservare a Maria,la Madre di
Gesù, un posto di rilievo. Si può supporre che fosse
presente al giovedì,alla cena pasquale. Dato che il giorno
seguente i Vangeli la elencano nel gruppo delle donne,è
probabile che da Nazaret fosse salita a Gerusalemme per
celebrare la Pasqua con il Figlio e la sua comunità.
Certamente secondo il 4° vangelo è ai piedi della Croce
per la reciproca consegna tra lei e il discepolo prediletto,espressa da Gesù:Donna,ecco il tuo figlio! Poi disse al
discepolo” Ecco la tua madre! (Gv 19,27 )
Forse il silenzio sepolcrale del sabato la trova in attesa
della resurrezione. E’ il motivo per cui nella devozione
mariana moderna,in parte recepita nella liturgia( cfr Ufficio e Messa di S .Maria in sabato ) il sabato è il giorno
della settimana dedicato alla Madre del Signore.
Nulla dicono in realtà di Maria i racconti delle apparizioni del Risorto. Fra i tanti protagonisti che lo incontrano vivente dopo la sua sepoltura non viene ricordata la
Madre.
Le giustificazioni possono essere varie: che era scontato
che per prima Gesù visitasse Lei,per cui non c’era bisogno parlarne; che non era necessario confermarla nella
fede della resurrezione, dato che era già perfetta la sua
conoscenza del Figlio. Ed altre giustificazioni che non
chiariscono perché Maria,di fatto,non è presente nelle
narrazioni pasquali del Risorto. Sembra che la vicenda di
Maria a fianco del Figlio si concluda sul Golgota, ai piedi
della Croce. Per di più di questa presenza dà testimonianza solo il IV vangelo,il più lontano dagli eventi per la
cronologia della composizione definitiva.
Solo Luca parla di Maria nella Pentecoste. La presenta
come colei che tiene unita la Comunità,un po’ sbandata
dopo il trauma pasquale, dei discepoli e delle donne.
Infatti dopo l’ascensione di Gesù al cielo,Luca riporta nominativamente la lista degli Undici e aggiunge che entrarono in città,salendo al piano superiore dove abitavano. Non aggiunge nessuna altra indicazione per individuare la casa di quel piano superiore dove abitavano.
Però dopo aver riportato il nome di ciascuno degli Undici aggiunge:Tutti questi erano assidui e concordi nella
preghiera insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù e con i fratelli di lui (Act 1,14 )
Non pare che Luca le attribuisca un ruolo di comando.
Infatti subito dopo entra in azione Pietro,che come leader
riconosciuto,propone la sostituzione di Giuda l’Iscariota
nel gruppo dei Dodici. Però la presenza di Maria nella
prima comunità ( il numero delle persone radunate era
circa 120, Act 1,15) è ritenuta significativa da Luca,lo storico delle origini cristiane.
Abbiamo dunque questo dittico sulla presenza di Maria
nei giorni tragici della pasqua di Gesù: ai piedi della Croce e nella prima Chiesa non ancora investita dallo Spirito Santo.
Possiamo dire che essa è presente nel travaglio in cui il
rapporto filiale di Gesù con lei passa al discepolo e quando la Spirito trasformerà questi eredi spaventati nella sua
Chiesa che lo annuncia a Gerusalemme e poi nel mondo intero.
Veramente per le sue esperienze pasquali,cioè per il suo
radicamento nella Pasqua del Figlio, Maria può definirsi
Madre della Chiesa.
I
Questo dato rende ancora più interessante la iconologia
della porticina del tabernacolo dell’altare maggiore, molto originale nella sua rarità.
Di solito in questo arredo vengono raffigurati Gesù risorto o i simboli eucaristici. In Steccata invece l’artista ha riportato nell’argento sbalzato la figura di una donna,avvolta in un ampio manto che l’avvolge dal capo ai
piedi,la quale regge e porge i simboli più espressivi della
Pasqua : con una mano la croce senza il corpo del Crocifisso( la Passione di Gesù si è conclusa) e con l’altra l’ostia che sovrasta il calice( i segni sacramentali della presenza perenne del Risorto).
Ai piedi,sotto il drappeggio del manto, il simbolo materno ed eucaristico per eccellenza: il pellicano che lacerandosi il petto nutre del proprio sangue i suoi piccoli. Pie
pellicane ,Domine chiamiamo Gesù nell’Ufficio del Corpus Domini composto da S. Tommaso d’Acquino.
Inconsciamente l’argentiere della porticina ha colmato
un vuoto: nel grande libro dell’iconologia della Steccata
ha dato un posto pasquale a Maria,portando a compimento il suo ruolo di Madre. Se dall’alto dell’icona centrale offre il Bimbo all’adorazione,dal tabernacolo richiama la sua morte e resurrezione.
Anche a nome del Personale, del Coro e
degli Organisti della Steccata noi
Presbiteri della Rettoria porgiamo gli
auguri più affettuosi al Consiglio
dell'Ordine, al Gran Maestro e a tutti i
Cavalieri e alle Dame unitamente a tutti
i Fedeli che frequentano la nostra
Basilica. Che per intercessione della
Santa Madre di Dio il Signore benedica
le nostre Famiglie e doni ai nostri cuori di
rinnovarsi nella fede e celebrare una
Pasqua di vera Resurrezione.
don James Schianchi
don Rosolo e don James
BUONA PASQUA
MAGISTERO
PONTIFICIO
La recente Esortazione Apostolica di papa Francesco sull’annuncio del Vangelo
nel mondo attuale si chiude con un bel paragrafo dedicato proprio a Maria
Maria, madre dell’evangelizzazione
IpassidellaEvangeliiGaudiumdedicatiallafiguradellaMadonna
P
ubblichiamo di seguito i paragrafi finali (nn 284 - 288)
dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco,
che il pontefice ha dedicato alla
figura di Maria, definita appunto
“Madre dell’evangelizzazione”, ribadendone l’importanza specie
nel mondo contemporaneo.
ri, condivide le vicende di ogni popolo che ha ricevuto il Vangelo, ed
entra a far parte della sua identità
storica. Molti genitori cristiani
chiedono il Battesimo per i loro figli in un santuario mariano, manifestando così la fede nell’azione
materna di Maria che genera nuovi figli per Dio. È lì, nei santuari,
dove si può osservare come Maria
riunisce attorno a sé i figli che con
tante fatiche vengono pellegrini
per vederla e lasciarsi guardare da
Lei. Lì trovano la forza di Dio per
sopportare le sofferenze e le stanchezze della vita. Come a san Juan
Diego, Maria offre loro la carezza
della sua consolazione materna e
dice loro: «Non si turbi il tuo cuore […] Non ci sono qui io, che son
tua Madre?».
MADONNAdellaSTECCATA
C
11 APRILE 2014
II
on lo Spirito Santo, in
mezzo al popolo sta sempre Maria. Lei radunava i
discepoli per invocarlo (At 1,14),
e così ha reso possibile l’esplosione missionaria che avvenne a
Pentecoste. Lei è la Madre della
Chiesa evangelizzatrice e senza
di lei non possiamo comprendere pienamente lo spirito della
nuova evangelizzazione.
Il dono di Gesù
al suo popolo
La Stella della nuova
evangelizzazione
Sulla croce, quando Cristo soffriva nella sua carne il drammatico
incontro tra il peccato del mondo
e la misericordia divina, poté vedere ai suoi piedi la presenza
consolante della Madre e dell’amico. In quel momento cruciale,
prima di dichiarare compiuta l’opera che il Padre gli aveva affidato, Gesù disse a Maria: «Donna,
ecco tuo figlio!». Poi disse all’amico amato: «Ecco tua madre!»
(Gv 19,26-27). Queste parole di
Gesù sulla soglia della morte non
esprimono in primo luogo una
preoccupazione compassionevole verso sua madre, ma sono
piuttosto una formula di rivelazione che manifesta il mistero di
una speciale missione salvifica.
Gesù ci lasciava sua madre come
madre nostra. Solo dopo aver fatto questo Gesù ha potuto sentire
che «tutto era compiuto» (Gv
19,28). Ai piedi della croce, nell’ora suprema della nuova creazione, Cristo ci conduce a Maria.
Ci conduce a Lei perché non
vuole che camminiamo senza
una madre, e il popolo legge in
quell’immagine materna tutti i
misteri del Vangelo. Al Signore
non piace che manchi alla sua
Chiesa l’icona femminile. Ella,
che lo generò con tanta fede, accompagna pure «il resto della sua
discendenza, […] quelli che osservano i comandamenti di Dio e
sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Ap 12,17). L’intima connessione tra Maria, la
Alla Madre del Vangelo vivente
chiediamo che interceda affinché
questo invito a una nuova tappa
dell’evangelizzazione venga accolta da tutta la comunità ecclesiale.
Ella è la donna di fede, che cammina nella fede, e «la sua eccezionale peregrinazione della fede
rappresenta un costante punto di
riferimento per la Chiesa». Ella si è
lasciata condurre dallo Spirito, attraverso un itinerario di fede, verso un destino di servizio e fecondità. Noi oggi fissiamo lo sguardo
su di lei, perché ci aiuti ad annunciare a tutti il messaggio di salvezza, e perché i nuovi discepoli diventino operosi evangelizzatori. In
questo pellegrinaggio di evangelizzazione non mancano le fasi di
aridità, di nascondimento e persino di una certa fatica, come quella che visse Maria negli anni di Nazaret, mentre Gesù cresceva: «È
questo l’inizio del Vangelo, ossia
della buona, lieta novella. Non è
difficile, però, notare in questo inizio una particolare fatica del cuore, unita a una sorta di «notte della fede» – per usare le parole di san
Giovanni della Croce – , quasi un
«velo» attraverso il quale bisogna
accostarsi all’Invisibile e vivere
nell’intimità col mistero. È infatti
in questo modo che Maria, per
molti anni, rimase nell’intimità col
mistero del suo Figlio, e avanzava
nel suo itinerario di fede».
Vi è uno stile mariano nell’attività
evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo a
Chiesa e ciascun fedele, in quanto,
in modi diversi, generano Cristo, è
stata magnificamente espressa dal
Beato Isacco della Stella: «Nelle
Scritture divinamente ispirate,
quello che si intende in generale
della Chiesa, vergine e madre, si
intende in particolare della Vergine Maria […] Si può parimenti di-
re che ciascuna anima fedele è
sposa del Verbo di Dio, madre di
Cristo, figlia e sorella, vergine e
madre feconda […]. Cristo rimase
nove mesi nel seno di Maria, rimarrà nel tabernacolo della fede
della Chiesa fino alla consumazione dei secoli; e, nella conoscenza e
nell’amore dell’anima fedele, per i
secoli dei secoli».
Maria è colei che sa trasformare
una grotta per animali nella casa
di Gesù, con alcune povere fasce e
una montagna di tenerezza. Lei è
la piccola serva del Padre che trasalisce di gioia nella lode. È l’amica sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra
vita. È colei che ha il cuore trafitto
dalla spada, che comprende tutte
le pene. Quale madre di tutti, è segno di speranza per i popoli che
soffrono i dolori del parto finché
non germogli la giustizia. È la missionaria che si avvicina a noi per
accompagnarci nella vita, aprendo i cuori alla fede con il suo affetto materno. Come una vera madre,
cammina con noi, combatte con
noi, ed effonde incessantemente
la vicinanza dell’amore di Dio. Attraverso le varie devozioni mariane, legate generalmente ai santua-
Maria torniamo a credere nella
forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che
l’umiltà e la tenerezza non sono
virtù dei deboli ma dei forti, che
non hanno bisogno di maltrattare
gli altri per sentirsi importanti.
Guardando a lei scopriamo che
colei che lodava Dio perché «ha
rovesciato i potenti dai troni» e «ha
rimandato i ricchi a mani vuote»
(Lc 1,52.53) è la stessa che assicura calore domestico alla nostra ricerca di giustizia. È anche colei
che conserva premurosamente
«tutte queste cose, meditandole
nel suo cuore» (Lc 2,19). Maria sa
riconoscere le orme dello Spirito
di Dio nei grandi avvenimenti ed
anche in quelli che sembrano impercettibili. È contemplativa del
mistero di Dio nel mondo, nella
storia e nella vita quotidiana di ciascuno e di tutti. È la donna orante
e lavoratrice a Nazaret, ed è anche
nostra Signora della premura, colei che parte dal suo villaggio per
aiutare gli altri «senza indugio» (Lc
1,39). Questa dinamica di giustizia
e di tenerezza, di contemplazione
e di cammino verso gli altri, è ciò
che fa di lei un modello ecclesiale
per l’evangelizzazione. Le chiediamo che con la sua preghiera materna ci aiuti affinché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un mondo nuovo. È il Risorto che ci dice, con una
potenza che ci riempie di immensa fiducia e di fermissima speranza: «Io faccio nuove tutte le cose»
(Ap 21,5).
Con Maria avanziamo fiduciosi
verso questa promessa
SANTA MARIA BIANCA: LA FAMA TAUMATURGICA
«Specialista»inbambini
Findal‘300l’immaginemarianagodettefamadimiracoloseguarigioni,
soprattuttoperlemalattieinfantilielematernitàdifficili.Elastoriacontinua…
Dalle antiche cronache
Nel Registro delle Chiese di Parma,
compilato nel ‘500 ma basato su documenti anteriori, risulta che, insieme con il culto dell’immagine mariana, si diffuse ben presto la sua fama taumaturgica. Ciechi, sordi, paralitici, in grandissimo numero si ritrovarono guariti, e la fama di Santa
Maria Bianca varcò i confini di Parma: erano soprattutto i bambini e le
madri a trovare nella dolce immagine mariana una straordinaria dispensatrice di grazie.
Tuttavia, col passare dei secoli – un
po’ per un «restauro» rinascimentale che ne modificò le fattezze, un po’
per il temporaneo seppellimento
sotto le macerie della chiesa soppressa e abbattuta, un po’ per i successivi, continui spostamenti – Santa Maria Bianca finì per impallidire
nella memoria dei parmigiani.
Quel filo sottile
All’inizio del secolo scorso, quando
il dipinto entrò in possesso della no-
I NOSTRI ORARI
Orario delle Sante Messe
Giorni feriali: ore 7.30
Giorni festivi: ore 7.30 e 17.00
Canto pubblico del Vespro
Giorni festivi: ore 16.30
I NOSTRI APPUNTAMENTI
• Incontro di Adorazione Eucaristica Vocazionale
Da novembre a maggio, alle ore
20.30 di ogni primo giovedì del
mese. Il tema conduttore di quest’anno sarà: Contemplare l’Eucaristia con i Santi del Carmelo
• Incontro di preghiera del
Gruppo Ancilla Domini animato dalla Fraternità Francescana di
Betania. Da novembre a giugno,
ogni mercoledì alle ore 20.30
Le guarigioni... via web
Poco dopo aver lanciato il nostro sito ricevemmo via mail una richiesta
di preghiere da parte di un medico
per un suo piccolo paziente affetto
da una gravissima meningite che,
anche in caso di guarigione, lo
avrebbe lasciato invalido. Noi rispondemmo affidandolo a Santa
Maria Bianca: e quale fu il nostro
gioioso stupore quando, poco dopo,
il medico ci annunciò che il bambino era tornato in famiglia, guarito al
100%! Era il 2003: la storia interrotta
tanti secoli prima ricominciava.
LE PROSSIME INIZIATIVE
Grazie su grazie…
Da quel momento in poi, il «copione» si è ripetuto senza sosta: una richiesta di preghiera, il nostro affidamento a Santa Maria Bianca, la segnalazione della grazia ricevuta. A
beneficiare del materno aiuto della
Madonna – proprio come sette secoli fa - sono stati in particolare bambini ammalati o spose desiderose di
un figlio. Dal piccolo nato perfettamente sano malgrado gli angoscianti responsi degli esami ecografici, alla sposa che diventa madre dopo oltre dieci anni di matrimonio; dal ragazzo che esce da un lungo stato di
D’EPOCA • L’immagine di Santa Maria Bianca in una rara stampa del 1886, a
prova della secolare devozione all’immagine mariana.
coma, alla neonata che supera bene
un intervento ritenuto ad altissimo
rischio… l’elenco sarebbe lunghissimo.
La nostra riconoscenza
Così, attraverso le pagine di questo
inserto, desideriamo manifestare la
nostra riconoscenza alla Madonna,
che vuole esercitare il suo ministero
di dispensatrice di grazie anche at-
traverso l’immagine della nostra
chiesa, certamente la meno conosciuta fra quelle dei santuari mariani della diocesi.
E tu, Santa Maria Bianca, così sconosciuta per essere una delle icone
taumaturgiche della nostra città, non
sei la più piccola tra le immagini mariane, perché attraverso di te il Signore di ogni misericordia continua
a dispensare con abbondanza le sue
grazie ai figli degli uomini…
TRIDUO PASQUALE
Giovedì Santo, ore 16.30: Cena
del Signore
Venerdì Santo, ore 16.30: Passione del Signore
Sabato Santo, ore 21.00: Solenne
Veglia Pasquale
Domenica di Pasqua: Sante
Messe alle ore 7.30 e 17.00
Lunedì di Pasqua: Sante Messe
alle ore 7.30 e 17.00
DOMENICA 27 APRILE
In concomitanza con le Sante
Messe: tradizionale vendita dei
fiori da parte delle Comunità di
accoglienza dell’Associazione
San Giuseppe - Ugozzolo
MESE DI MAGGIO
In giorno da stabilirsi, alle ore
20,30: preghiera pubblica settimanale del Santo Rosario.
MADONNAdellaSTECCATA
U
na gentile tradizione popolare assicura che le immagini sacre deteriorate, una volta restaurate e riportate alla primitiva integrità, siano solite «ringraziare». Quanto a noi, ci limitiamo a una
constatazione: dopo il restauro del
dipinto (1988) e il successivo ripristino del culto liturgico, sono iniziate a giungerci segnalazioni di grazie
e guarigioni… ma procediamo con
ordine.
CALENDARIO
stra comunità, del glorioso culto della Madonna Bianca era rimasto ormai solo un sottile filo, che però non
si era spezzato mai del tutto: lo attestano le pubblicazioni che continuavano a spuntare qua e là, così come
la stampa a colori (1886) di una immagine devozionale. Ebbene, raccogliendo idealmente questo sottile filo, alle soglie del nuovo millennio
abbiamo voluto ridare vita alla cara
immagine, sia attraverso un accurato restauro, sia attraverso il ripristino
del solenne culto liturgico, sia –
qualche anno dopo – facendola conoscere attraverso la rete.
III
Dasempremoltovenerata,l’immaginevenneinvocatacontrolapesteedurantel’occupazionetedesca
Il santuario della Madonna della Pace di Marzolara
C
on questo “servizio ” Giovanni Ferraguti
comincia la collaborazione con il nostro
inserto La Madonna Della Steccata. Giovanni
è una penna nota ai lettori della Gazzetta di
Parma, che ha onorato con la sua firma di
giornalista attento e serio. Ha accettato con entusiasmo (e gratuitamente!) di parlarci dei
Santuari della diocesi dedicati a Maria SS.
Mentre lo ringraziamo pubblicamente attendiamo i servizi che seguiranno. Ognuno onora
la Madonna a suo modo. A Giovanni è capitato di farlo con la sua collaudata capacità di
giornalista. Grazie,Giovanni ! La Mater Lactans della Steccata ti ricompensi.
«S
cusi dov’è il santuario dedicato alla
Madonna della Pace?” I pochi, quasi tutti anziani, che ravvivano una
mattinata qualunque a Marzolara, (frazione
di Calestano) non lo sanno. Guardano verso i
monti e pensano ... Forse a Cella, Canesano,
Vallerano? E rispondono alla domanda scuotendo la testa. Nel bar dove una volta c’era la
stazione del tram sono più diretti. ”Vada dalla Silvana, la custode della chiesa, lei sa tutto”.
Infatti. Il santuario che cerchiamo è proprio la
bella chiesa che si affaccia sulla strada provinciale. Fu il vescovo ausiliare di Parma
Mons. Amilcare Pasini il12 ottobre 1969 a qualificare Santuario la chiesa di Marzolara, in
quanto luogo sacro e testimone di avvenimenti soprannaturali. Una storia non eccessivamente lontana quella della chiesa di Marzolara . La racconta quasi a memoria Silvana
Ponzi che con il marito Pietro Percudani abi-
ta a fianco della Chiesa e cura gelosamente la
quotidianità del santuario; dall’apertura, alle
pulizie, all’organizzazione e al controllo di
ogni cosa. L’interno del santuario è bellissimo,
sulla navata si affacciano tre cappelle da ogni
lato, ricche di affreschi e sculture e l’immagine sacra della Madonna spicca sotto l’abside
affrescato di azzurro.
”II primo pensiero - racconta la signora Ponzi - va al parroco don Giovanni Consigli che
nel 1916, in occasione dell’inaugurazione della nuova chiesa già dedicata a San Pietro volle intitolarla anche alla Madonna della Pace
come invito al consolidamento della pace,
nella società e nella famiglia. La Madonna della Pace è molto venerata dai marzolaresi che
già in passato si erano affidati con voti e preghiere alla sua protezione”. La storia del Santuario è scritta precisa e dettagliata in un eloquente libretto che Silvana distribuisce ai visitatori. Nel 1885 le preghiere alla Madonna
della Pace fermarono la peste che stava portando a morte quasi tutta la popolazione. Un
altro ”miracolo” avvenne nel 1944 durante la
guerra. I tedeschi minacciavano una rappresaglia per la morte di un loro commilitone e le
preghiere del parroco di allora alla Madonna
della Pace evitarono una strage ormai scontata.
La devozione per la Madonna della Pace ha
origini lontane, iniziata a Roma nel 1480,
quando la popolazione invocandola con le
preghiere ottenne alcuni miracoli. Da allora
sono sorti in diversi paesi del mondo i santuari dedicati alla Madonna della Pace. A Par-
ma nel luglio 1670 le era stato dedicato un oratorio (di cui ci sono ancora tracce) in borgo
Colonne che venne sconsacrato nel 1913 per
far posto a una officina. E sempre a Parma è
stata inaugurata nel 1956 una nuova chiesa nei
prati Bocchi dedicata alla Madonna della Pace.
Attualmente il parroco del Santuario di Marzolara è don Angelo Tamani che ha in cura anche le parrocchie di Calestano, Canesano, Cella, Fragno, Lesignano Palmia, Marzano, Ramiano, Ravarano, Ronzano, Vallerano e Vigolone. Molte di quelle chiese si illuminano solo la domenica, ma a Marzolara il portale del
Santuario è aperto tutto il giorno, grazie all’impegno della signora Ponzi.
”Viene molta gente a pregare la Madonna della Pace? La signora Silvana allarga le braccia.
” Oggi viviamo una società diversa, c’è gente
alla’ messa domenicale dove intervengono
anche diversi cittadini dello Sri Lanka che lavorano e abitano in questa zona.
Ma la Madonna è sempre molto venerata dal
marzolaresi, anche da chi diserta la Messa e
non mancano alle processioni che si fanno di
tanto in tanto portando l’immagine lungo le
frazioni della vallata. Nel 1966 le mamme di
Marzolara donarono alla Madonna due nuove corone. La piccola comunità che segue la
vita del Santuario è molto attiva. Mauretta Alfieri è la coordinatrice dei catechisti e la Caritas viene quassù per aiutare le famiglie bisognose due volte la settimana.
Il Santuario di Marzolara, dedicato alla Madonna, meriterebbe di essere maggiormente
conosciuto, come meta di pellegrinaggi religiosi, al pari di quello di Fontanellato, e altri luoghi
sacri mariani. C’è anche un tocco di arte moderna sul sagrato dell’antica chiesa; una scultura dedicata a Cristo Risorto, realizzata dall’artista spagnolo Borque Garcia con altre 14
opere distribuite lungo i sentieri della montagna rappresenta il dramma della Via Crucis fino al Calvario.
Anche nella vita dei santuari i media sono importanti. Oltre la venerazione e alla preghiera,
dietro la visita a un Santuario c’è spesso anche
la pubblicità dei pellegrinaggi turistico-religiosi. Vedi i santuari di Loreto, Sotto il Monte, San
Luca, Medjugorje, Lourdes.
Il Santuario di Marzolara è facilmente raggiungibile (25 km da Parma), è suggestivo, a 323 metri di altezza si affaccia sul torrente Baganza. Un
luogo che trasmette serenità.
Giovanni Ferraguti
11 APRILE 2014
Visitaallabellachiesadelcalestanese,dedicatanel1916allaReginadellaPace
DAL “DIARIO DEL SANTUARIO”
• Sabato 11 gennaio alle ore 21, concerto
del “Coro Renata Tebaldi”, diretto dal M°
Sebastiano Rolli.
• Il 24 gennaio alle ore 9,30 abbiamo celebrato i funerali di mons. Pietro Colli, per
trentadue anni cappellano dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio: li ha presieduti Mons. Vescovo attorniato da tanti sacerdoti che erano stati studenti di don Pierino.
• Giovedì 17 aprile Messa
vespertina nella Cena del Signore e lavanda dei piedi alle ore 16,30 con gli ospiti della Caritas Diocesana.
• Nei mesi di gennaio e febbraio dopo la
messa delle 16,30 della domenica, gli studenti del nostro Conservatorio “Arrigo Boito” hanno tenuto a turno un concerto all’organo della nostra Basilica.
MADONNAdellaSTECCATA
• I venerdì di Quaresima la “Via Crucis”
delle ore 16 è stata animata dagli ospiti della Caritas Diocesana: i fedeli che frequentano la Steccata li ringraziano di cuore per
le belle celebrazioni.
• Sabato 22 marzo alla Messa festiva delle 16,30 abbiamo accolto un folto gruppo
di “Milizia Mariana Padre Kolbe” di Bologna.
• Giovedì 27, venerdì 28 e sabato 29 marzo la nostra Chiesa di Parma ha celebrato
in Steccata l’iniziativa quaresimale “24 ore
per il Signore” per celebrare la Misericordia del Signore nel sacramento della Peni-
Appuntamenti
nelleprossimesettimane
• Il 13 aprile, Domenica delle Palme e Passione del Signore: distribuzione dell’ulivo benedetto a tutte le Messe: celebrazione solenne con
processione all’interno della chiesa alle ore 11.
• Domenica 26 gennaio “Giornata del Seminario”, con la presenza dei Superiori e
dei seminaristi.
• Domenica 16 febbraio alla Messa delle
11 hanno partecipato i Cavalieri degli Ordini Equestri di Parma e Piacenza.
CALENDARIO DELLE ATTIVITÀ
tenza: le quattro catechesi sono state tenute da Mons. Vescovo.
• Domenica 30 marzo il nostro coro “Jubilate” ha animato la Messa dell’inaugurazione dei restauri della chiesa di Marano
e, insieme ad altri due cori, ha partecipato
al concerto del pomeriggio.
Continua la generosità dei fedeli
verso la chiesa della Steccata
• Il signor Paolo Amadasi di Parma ha donato un candeliere dorato del ’700 e un
paio di ampolle di argento e cristallo.
• Il signor Marcellino Trancossi di Parma,
artista del ferro, ha costruito e donato un
grande candelabro
in ferro battuto, che
abbiamo benedetto per la Solennità
dell’Epifania, “festa
della luce”.
• Venerdì 18 aprile Passione
del Signore: celebrazione alle ore 16,30. È giorno di astinenza dalla carni e di digiuno.
• Il 19 aprile, Sabato Santo,
in Steccata, non essendo
chiesa battesimale, non c’è
nessuna celebrazione. Si invita a partecipare alla Veglia
Pasquale in Cattedrale o nella propria parrocchia. Saranno a disposizione più confessori per celebrare il sacramento della Riconciliazione.
• Orario delle confessioni:
il giovedì, venerdì e sabato
santo dalle 9 alle 12 e dalle
15 alle 18,30.
• La signora Antonella Bonacini di
Noceto, pittrice, ha
fatto dono di un
suo quadro del Volto di Cristo sofferente.
IV
L’Ordine Costantiniano di San Giorgio e la Rettoria ringraziano sentitamente.
GLI APPUNTAMENTI DA RICORDARE
TuttiglioraridellaBasilica
SanteMesseferialiefestive,celebrazionieconfessioni
gici di Avvento, Natale, Quaresima,
Pasqua e Pentecoste il Santo Rosario è sostituito dal Vespro sempre alle ore 16.
LITURGIE FESTIVE
Santa Messa
sabato • ore 16,30 (vespertina).
domenica • ore 8 - 9,30 - 11 - 16,30.
Santo Rosario
ore 16
• Nella cappella penitenziale è sempre disponibile un confessore per il
sacramento della Riconciliazione
con i seguenti orari:
- don Nando Azzali: lunedì e martedì dalle 9 alle 11.30;
- don Guido Dall’Olio: mercoledì e
venerdì dalle 9,30 alle 11,30;
- don Giorgio Schianchi: sabato dalle 9,30 alle 11,30.
Negli altri orari sono disponibili i
cappellani don Rosolo e don James.
LITURGIE FERIALI
Santa Messa • ore 8 - 9 - 10 - 16,30.
Santo Rosario • ore 16.
11 APRILE 2014
ALTRI APPUNTAMENTI
• Ogni primo venerdì e sabato del
mese: Celebrazione in onore del S.
Cuore e del Cuore Immacolato di
Maria.
• Da maggio ad ottobre ogni 13 del
mese dopo la Messa delle 16,30 si
rinnova l’Affidamento a Maria se-
condo la devozione di Fatima.
• Nelle domeniche dei tempi litur-
Per la celebrazione di SS. Messe nel
nostro Santuario occorre rivolgersi
in sagrestia ai sacerdoti o ai sagristi.
Accogliamo anche la richiesta di celebrazioni di SS. Messe Gregoriane.
• Domenica 20 aprile, Pasqua di Risurrezione, Sante
Messe con orario festivo.
• Il 21 aprile, Lunedì dell’Angelo, Sante Messe con orario
festivo.
• Mercoledì 23 aprile, Festa
di San Giorgio, patrono dell’Ordine Costantiniano: solenne concelebrazione alle
ore 18,30 presieduta da
Mons. Vescovo con la partecipazione degli Ordini cavallereschi, delle confraternite
e delle autorità cittadine.
• Per tutto il mese di maggio
recita del Santo Rosario alle
ore 16.
• Sabato 3 maggio alle ore
17,30: concerto di canti mariani offerto dalla “Corale
Cristo Risorto” di Parma, diretta dal M° Serena Fava.
• Sabato 10 maggio alle ore
20,45: concerto offerto dalle
corali “Madonna della Neve” di Parma, “I Crodaioli” di
Vicenza e “Coro Plinius” di
Rovigo. Le offerte raccolte
nella serata saranno devolute all’Ospedale dei Bambini
di Parma. Il concerto ha il
bel titolo “Come rondini in
volo”.
• Martedì 13 maggio: inizio
della pratica del “13 del mese” in onore della Madonna
secondo la devozione mariana ispirata alle apparizioni di Fatima, con l’affido al
Cuore Immacolato di Maria.
Dopo la Messa delle 16,30
per 5 mesi, quindi da maggio a ottobre, ripeteremo
l’atto di affido alla Madre del
Signore.
LA PREGHIERA DEL VESCOVO
BeataTechehaicreduto
Beata te che hai creduto,
Maria Madre del Signore,
Maria Madre nostra,
per Grazia di tuo Figlio.
Beata te che hai creduto
nell’Ora del tuo figlio,
tempo del tuo martirio,
sangue dell’Alleanza Nuova.
Beata te che hai creduto
nell’attesa dell’alba pasquale,
del giorno dello Spirito,
che nuovi ci ha creati.
Beata te che hai creduto:
in braccio, per mano,
tieni noi, tuoi figli,
sulla strada bella della Fede.
AMEN
BASILICA SANTA MARIA DELLA STECCATA • Piazza della Steccata 9 - 43121 Parma
tel: 0521.234937 • e-mail: [email protected] • web: www.santuari.it/steccata
Ricordodelpresbitero,storicoparrocoaLesignano,mortoneigiorniscorsia84anni
IN VESCOVADO MERCOLEDÌ 16 APRILE
Auguri del vescovo ai politici
Sarà mercoledì 16 aprile (e non martedì 15 come precedentemente
comunicato), alle ore 18.30 l’incontro del Vescovo con i rappresentanti del mondo politico, civile, sociale e del volontariato.
L’incontro, che si terrà nel Salone dei Vescovi, al primo piano del Palazzo Vescovile, è l’occasione per rivolgere (come si legge nella lettera di invito) una parola di speranza alla luce della vita nuova del Cristo Risorto a coloro che operano nella nostra città e nella nostra terra al servizio del bene comune.
APRILE
Lunedì 14
ore 20: Santa Messa per Ucid.
Mercoledì 16
ore 18.30: incontro rappresentanti del mondo politico, civile, sociale e del volontariato.
Giovedì Santo 17
ore 9.30: in Cattedrale Santa Messa Crismale;
ore 12 in Seminario Maggiore: incontro con i presbiteri;
ore 18: S. Messa in Coena Domini.
Venerdì Santo 18
ore 8 in Cattedrale: Ufficio delle
Letture e Lodi;
ore 18 in Cattedrale: celebrazione
della Passione.
Sabato Santo 19
ore 8 in Cattedrale: Ufficio delle
Letture e Lodi;
ore 9 in Seminario Maggiore: ritiro spirituale dei presbiteri;
ore 22 in Cattedrale: Veglia Pasquale.
Domenica 20 Pasqua del Signore
ore 11 in Cattedrale: Santa Messa;
ore 17.30 in Cattedrale: Vespri Battesimali
• Monsignor Vescovo riceve in Vescovado previo appuntamento.
Tel. 0521.282319, email: [email protected]
Ufficio liturgico
AGENDA
del VESCOVO
«I
l nostro caro mons. Enrico
Dall’Olio non è passato invano sulle strade delle comunità parrocchiali che ha curato
nei 60 anni della sua vita sacerdotale e nelle sue ricerche appassionate
sulla storia della Chiesa di Parma e
del territorio parmense. Era una
persona schiva e poco espansiva,
ma dentro aveva certamente una
ricchezza straordinaria di fede e di
amore per la Chiesa. Non è stato un
tipo inattivo, perché, oltre alle canoniche e diverse attività pastorali (a
Petrignacola, appena arrivato come
prete novello, ha costruito una casa
parrocchiale nuova che aveva chiamato Villa del Gesù). A Lesignano
Bagni, dove è stato parroco per 43
anni dal 1965 al 2008, e per alcuni
anni anche in altre parrocchie intorno, sapeva animare il paese con
feste dalle caratteristiche inusuali
ma simpatiche, che sapevano attirare e aggregare la gente.
Don Enrico va ricordato con ammirazione e ringraziato per la sua precisa e competente direzione dell’Archivio Storico Diocesano e per i libri
di storia locale, assieme a tanti articoli sulle tradizioni di un tempo,
pubblicati sul quotidiano locale. In
particolare va segnalata la passione
con cui ha illustrato l’arte delle nostre Chiese e le tradizioni religiose
delle parrocchie. Tra l’altro, proprio
nella sua Chiesa di Lesignano ha saputo rimetterne in evidenza le parti
romaniche.
Un’altra iniziativa geniale è stato il
Museo della Civiltà Contadina con
la collezione degli attrezzi antichi a
disposizione del pubblico e in particolare degli studenti: aveva insomma una passione e una curiosità invincibile per ogni forma di richiamo
alla storia come maestra di vita. Devo aggiungere una cosa che mi ha
più volte confidato con un certo
rammarico: ha preparato una pubblicazione che non ha potuto stampare, con l’elenco e le note biografiche di tutti i sacerdoti di Parma a co-
ARCHIVISTA • Monsignor Enrico Dall’Olio, qui in una foto di qualche anno fa,
nella sua postazione all’interno dell’Archivio Diocesano, che ha diretto dal 1983.
minciare dal ‘700. Il rammarico è
anche nostro perché non ne possiamo usufruire.
Ha potuto invece fare pubblicare la
monumentale opera storica delle
Visite pastorali in Diocesi dei secoli
scorsi, dal ‘500 al ‘700, compiute dai
vescovi Castelli, Farnese, Picedi,
Cornazzani e Nembrini.
In quel periodo ha potuto gustare
forse la gioia più profonda della sua
esperienza di parroco a Lesignano:
è riuscito a ospitare mons. Loris Capovilla per una solenne celebrazione che a tutti in quel giorno ha fatto
rivivere la santità del grande papa
Giovanni XXIII.
Potrei raccontare qualcosa della vita di don Enrico in questi anni a Villa S. Ilario assieme all’inseparabile
fratello don Guido, che lo ha custodito con un amore straordinario e
commovente. Era una vita appartata, secondo il suo stile riservato, ma
che si rendeva presente ed esemplare nelle Concelebrazioni e nel silenzio della Cappella, quando sostava davanti all’Eucaristia.
Nel 2008 era stato nominato canonico della Basilica Cattedrale dal vescovo Bonicelli. Non ha mai potuto
frequentare, ma era attento ai problemi della Cattedrale attraverso i
miei regolari aggiornamenti. Ha vissuto con molta fede e preghiera la
sofferenza della sua progressiva decadenza fisica, cui ha saputo dare
un senso, lui ormai anziano, con
una frase che ho colto nel suo ultimo piccolo e prezioso opuscolo appena stampato: “L’età anziana è una
inesauribile fabbrica di amore”.
E’ l’ultimo messaggio che ci lascia.
Sì, perché ogni età, e soprattutto
l’età anziana, è una imperdibile stagione per amare: come per don Enrico, anche per noi».
Così, al termine delle esequie, lo ha
ricordato mons. Domenico Magri.
Il Vescovo Solmi, nell’omelia, dopo
aver richiamato la ricerca del bello e
della storia che ha portato don Enrico a contemplare il volto del Crocifisso, ha ricordato la salita alla croce che questo presbitero ha vissuto
«nell’abbandono delle mani di Dio».
Abbandono che ha portato a sperimentare la misericordia e la fedeltà
di Dio, «proprio lì, nell’agonia.. il capo reclinato sul cuscino, in una vicinanza anche fisica a questi crocefissi, ammirati e poi compresi sempre
più». Sentinella che ha atteso il nascere del giorno, che lo aspetta, «come sicuro rifugio, dopo l’incertezza
della notte, irta di pericoli».
chiesa
La Congregazione per
le Chiese orientali ha
inviato una lettera ai
Vescovi di tutto il mondo, affinchè sostengano
la Terra Santa. Ne pubblichiamo alcuni passaggi, come invito alle
parrocchie per la colletta del Venerdì Santo.
«Ogni giorno i cristiani
in varie regioni del Medio Oriente si interrogano se restare o emigrare: vivono nell’insicurezza o subiscono violenza, talora, per il solo fatto di professare la loro e nostra fede. Ogni giorno ci sono fratelli e sorelle che resistono,
scegliendo di restare là dove Dio ha compiuto in Cristo il disegno della universale riconciliazione. Da quella Terra sono partiti coloro che,
sulla parola di Cristo, hanno portato l’Evangelo ai quattro angoli del
mondo. E’ là che la Chiesa ritrova sempre, con le sue radici, la ”grande speranza” che porta il nome di Gesù, ma la situazione attuale è veramente delicata: basti pensare al conflitto tra Israele e Palestina, all’evoluzione che investe l’Egitto, alla tragedia della Siria. (...).
Nel Venerdì Santo vorremo elevare al Crocifisso il grido della pace
per Gerusalemme e perché il mondo, cominciando dalla Terra di
Gesù, divenga la Città della pace. Ai discepoli di Cristo si chiede di
operare per la pace ricordando che ”le guerre costituiscono – tra l’altro - il rifiuto pratico a impegnarsi per raggiungere quelle grandi mete economiche e sociali che la comunità internazionale si è data”
(Papa Francesco, Messaggio per la Giornata mondiale della Pace
2014). Sono parole che assumono un significato preciso e chiaro in
relazione all’odierna Colletta pro Terra Santa. La situazione di pesante incertezza sociale, e addirittura di guerra, si è aggravata, colpendo ad ogni livello il fragile equilibrio dell’intera area e riversando sul Libano e sulla Giordania profughi e rifugiati che moltiplicano
a dismisura campi di accoglienza sempre meno adeguati. Si rimane
sconvolti per il numero di rapimenti e omicidi di cristiani in Siria e
altrove, per la distruzione di chiese, case e scuole. Ciò non fa che alimentare l’esodo dei cristiani e la dispersione di famiglie e comunità.
Ancora oggi la Colletta è la fonte principale per il sostentamento della loro vita e delle loro opere, secondo la volontà sollecita dei Sommi Pontefici, i quali, specie nell’imminenza del Venerdì Santo, hanno sempre esortato a gesti di autentica carità fraterna.
Le comunità cattoliche di Terra Santa, quella latina della Diocesi Patriarcale di Gerusalemme, come della Custodia Francescana e delle
altre circoscrizioni, e quelle greco-melchita, copta, maronita, sira,
caldea, armena, con le famiglie religiose ed organismi di ogni genere, grazie alla Colletta del Venerdì Santo, riceveranno il sostegno per
essere vicine ai poveri e ai sofferenti senza distinzione di credo o di
etnia. Le parrocchie manterranno aperte le porte ad ogni bisogno;
così le scuole, ove cristiani e musulmani insieme preparano un futuro di rispetto e collaborazione; gli ospedali ed ambulatori, gli ospizi e i centri di ritrovo continueranno ad offrire la loro assistenza, affinché nello smarrimento di questi nostri giorni, la carità ecclesiale
faccia risuonare la parola di Gesù: ”Coraggio…non temete” (Mc
6,50).
Così accompagneremo fin da ora Papa Francesco, che si appresta a
farsi pellegrino di unità e pace in Terra Santa: una visita tanto attesa, desiderata e necessaria. Essa confermi nella fede i cristiani, li renda ancora e sempre più capaci di misericordia, di perdono e di amore»,
Mons. Enrico Dall’Olio, parroco attivo
e cultore, e custode, della storia locale
13
VEGLIA PASQUALE, COME... / 3
LITURGIA BATTESIMALE
Con la proclamazione del Vangelo della risurrezione e l’omelia che, «per quanto breve»,
non deve mai mancare e attraverso cui il Pastore della comunità dovrebbe riuscire ad annunciare la Pasqua di Risurrezione qui ed ora
nella comunità celebrante, si raggiunge l’acme della celebrazione del mistero della Pasqua di Cristo. E, in certo modo, si potrebbe
dire di essere ormai a mezza strada, infatti «la
terza parte della Veglia è costituita dalla liturgia
battesimale. Ora viene celebrata nel sacramento
la Pasqua di Cristo e nostra. Ciò può essere
espresso in maniera completa in quelle chiese
che hanno il fonte battesimale, e soprattutto
quando avviene l’iniziazione cristiana di adulti o
almeno si celebra il Battesimo dei bambini»
(Paschalis Sollemnitatis, n. 88).
In questo passaggio della Veglia ci si trova nel
momento chiave in cui si attua la pasqua spirituale della Chiesa. […] La liturgia battesimale della Veglia Pasquale rappresenta la raccolta del
frutto di primizia che è il Cristo risorto attraverso
le primizie dei nuovi battezzati e dei già battezzati, che accettano con fervore e con gioia di riprendere la strada della sequela e dell’imitazione. […]
Dopo aver fatto spazio al grande simbolo del fuoco nella prima parte della Veglia, bisogna dare
spazio altrettanto grande all’acqua attraverso cui
i catecumeni saranno intimamente illuminati.
Assieme ai catecumeni tutta la Chiesa si rinnova
nel bagno nuziale che la prepara alle nozze. […]
Quello della Liturgia battesimale è un momento
in cui il tempo diventa eternamente presente:
passato/presente/futuro sono un unico atto di
presenza di Dio nella nostra vita eletta e chiamata alla figliolanza… L’aspersione può essere sostituita da una processione - analoga a quella della
comunione - in cui ciascuno viene segnato con
l’acqua lustrale sulla fronte o la riceve nella mano e poi si segna rinnovando così un contatto
personale con l’acqua appena benedetta. Il tutto
dovrebbe essere accompagnato da un festoso Alleluia intercalato a versetti battesimali e capace di
generare una gioia profonda e contagiosa.
La conclusione più bella di questo momento potrà essere… l’incensazione dell’assemblea che solitamente si fa all’offertorio. Il presbitero o il diacono - secondo l’uso delle Chiese d’Oriente - può
passare con il turibolo fumigante attraverso l’assemblea. Sempre per non perdere il contatto con
il fondamentale simbolo dell’acqua, ma per
estenderlo il più possibile anche alla vita domestica, si potrebbe alla fine della Veglia e delle Messe del giorno di Pasqua, lasciare che i fedeli attingano… l’acqua benedetta per aspergerne la famiglia e la casa all’inizio del pasto festivo e solenne.
Fr. Michael Davide (3. continua)
11 APRILE 2014
La Colletta per la Terra Santa
La forza del rito
APPUNTAMENTO DEL VENERDÌ SANTO
EUROPA
E CONFINI
A vent’anni da una guerra fratricida ancora la politica detta una legge ingiusta
che divide. Le realtà religiose chiamate a testimoniare che il futuro è insieme
Bosnia: giustizia per i tre popoli
IntervistaaPeroSudar,vescovodiSarajevo,relatoreperlaFiscaGorizia
fedi
N
11 APRILE 2014
14
el 2014 ricorre il centenario dell’assassinio a Sarajevo dell’arciduca Francesco Ferdinando
d’Austria e della moglie Sofia
da parte dallo studente Gavril
Prencip. Diverse manifestazioni ricorderanno ciò che è
ritenuto il detonatore della
prima guerra mondiale. Partiamo da qui per intervistare
monsignor Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo,
invitato a Gorizia dalla Federazione settimanali cattolici
al convegno Europa e confini,
organizzato nel 50° della Voce
isontina.
• Monsignore, come è
vissuto il centenario?
Quasi una metà della nostra
popolazione — i serbi — festeggia l’inizio della prima
guerra mondiale perché giudica l’attentatore un eroe che
si è ribellato all’occupazione.
L’altra metà — musulmani
bosniaci, cattolici croati, e coloro che rifiutano la guerra
come soluzione dei conflitti
— la vedono diversamente.
Molti ritengono il periodo austro-ungarico come l’unico in
cui in Bosnia nacquero nuove
prospettive e le prime scuole
pubbliche. Anche l’Europa è
un po’ divisa sul come ricordare. E’ un attentato in cui è
stato ucciso non solo l’arciduca ma anche una donna incinta, e che ha avuto altre
conseguenze. Si può festeggiare l’inizio di una guerra così terribile? La ricorrenza è
problematica; comunque la
data è significativa per tutti.
• Siamo anche all’indomani delle proteste di
piazza. Come sono nate?
Sono nate dai lavoratori di
Tuzla che da anni protestano.
La città viveva delle fabbriche, che erano statali. Caduto
il comunismo tutto doveva
privatizzarsi, nel frattempo la
guerra ha distrutto tutto. Le
fabbriche ancora in piedi restano inattive. Sono privatizzate solo le strutture utilizzabili subito, che permettono di
guadagnare senza incognite.
Allora i lavoratori di una fabbrica ancora attiva che è stata
prima privatizzata e poi chiusa, si sono ribellati. Hanno
detto “questa è la nostra fabbrica”, e si sono diretti verso la
sede del Governo a Tuzla e
poi si sono scontrati con la
polizia. Quindi la protesta e si
è diffusa a macchia d’olio.
• E poi si è complicata.
Altri gruppi si sono aggregati
e hanno commesso violenze
bruciando edifici, e compromesso l’azione dei primi. Anche la gente che li appoggiava
si è distaccata perché non approvava i modi. La protesta è
continuata per un po’ e nel
frattempo è stata bollata come musulmana. In realtà era
una protesta che poteva essere di tutti, con uno scopo sociale perché il lavoro e la povertà riguardano tutti.
• Una protesta in salita…
Da noi è difficile organizzare
qualcosa che sia di tutti: purtroppo hanno la precedenza
le questioni politiche. A causa
della politica noi non abbiamo posti di lavoro. La politica
ha diviso il Paese in questo
modo e gli investitori stranieri non si fidano, temono che
possa succedere di nuovo
qualcosa perché la nostra
non è una soluzione definitiva dato che non è una giusta,
vivibile e sostenibile economicamente.
• Qual è il problema?
Il problema di fondo è la divisione dello Stato in due Stati.
Tutto purtroppo funziona secondo questa chiave. Anche
le proteste. Ecco perché non
risolveranno il problema. I
manifestanti sono riusciti in
un Cantone a porre i loro candidati nel Governo. Ma come
si fa? La strada non può formare un governo, è pericoloso. Dov’è la democrazia? Chi
li ha scelti? Come cambieranno la situazione?
• Se non loro, chi può?
Dio. Poi è ovvio che il nodo è
la pace di Dayton, lì giocano
RISPETTARSI E RICONOSCERSI
«Ci può essere una prospettiva e quale?» si è chiesto Pero
Sudar nella lectio magistralis Bosnia Erzegovina: cuore dei
Balcani e cartina di tornasole per l’Europa. Occorre un
«radicale cambiamento della mentalità della nostra gente... Per questo ci vorrebbe un impegno sincero comune e
sincronizzato della cultura e della religione, cioè delle istituzioni civili non governative e delle Chiese e comunità religiose... Bisogna educare le nuove generazioni a vivere con
un altro spirito. Per noi cristiani significa lo spirito del Vangelo, che nell’incontro con gli appartenenti alle altre religioni o convinzioni significa cultura del rispetto e della collaborazione per il bene comune. Questa cultura non è possibile senza il reciproco riconoscimento. Temo che proprio
questo manchi alle Chiese e alle religioni! Noi, nel nostro intimo, non ci riconosciamo come figli di un unico Dio».
le forze che decidono sulla situazione del mondo. E l’Europa poteva e doveva immischiarsi di più dato che è una
questione europea, ma sappiamo bene che l’Europa non
è unita e sulle questioni di
grande importanza decide
qualcun altro fuori dall’Europa. Come si gioca sulla pelle
della povera gente lo vediamo in Ucraina. Con l’Ucraina
sta succedendo la stessa cosa
che si è giocata in ex Yugoslavia. Per prendere il Kosovo gli
americani sono intervenuti in
Bosnia Erzegovina e nella ex
Yugoslavia: gli interessava il
Kosovo e hanno creato un
nuovo Kosovo in Bosnia Erzegovina distruggendo due
Paesi, mettendo in difficoltà
gli stessi kosovari, sempre a
confronto con i serbi che sono più forti, ferendo profondamente il popolo serbo e poi
compromettendo il futuro
della Bosnia Erzegovina, un
Paese interetnico, simbolo di
tutti i Balcani ma anche dell’Europa, lasciato senza futuro e probabilmente condannato a sparire.
• Che futuro si profila?
Specialmente dopo la crisi
ucraina i serbi della Republika srpska realizzeranno la
loro idea di unire la Republika srbska alla Serbia al posto del Kosovo che è stato sottratto alla Serbia. DifficilmenFONDATORE
• Pero Sudar è nato il 3 luglio
1951, si è laureato in teologia a
Sarajevo e ha conseguito il
dottorato in diritto canonico alla
Pontificia Università Urbaniana
a Roma.
Il 29 giugno 1977 è stato
ordinato presbitero. Il 28
maggio 1993 Giovanni Paolo II
lo ha nominato vescovo
ausiliare della diocesi
Vrhbosna-Sarajevo e il 6
gennaio 1994 è stato
consacrato dal cardinale Vinko
Puljic. Monsignor Sudar fa
parte della Commissione
giustizia e pace della
Conferenza episcopale della
Bosnia Erzegovina e si occupa
dei cattolici croati emigrati.
Nel 1994, nel mezzo
dell’assedio, ha fondato a
Sarajevo le Scuole interetniche,
o Scuole per l’Europa, in cui si
insegna storia delle religioni e si
impartiscono insegnamenti
confessionali per chi lo richiede.
te allora qualcuno convincerà
i croati a rimanere soli con i
musulmani: chiederanno la
loro parte, perché sarebbero
in questo resto della Bosnia il
20 per cento rispetto all’80
per cento dei musulmani.
Con queste soluzioni d’interesse noi corriamo il rischio
che in Bosnia Erzegovina nasca un nuovo stato palestinese, estremamente ingiusto
prima di tutto verso i nostri
musulmani che non dovrebbero essere radicalizzati perché non serve a loro e a nessuno. La Bosnia doveva essere conservata non perché è
una soluzione felice ma perché potrebbe in qualche modo non diventare un problema per tutta la regione e anche per l’Europa. Potrebbe
essere un bell’esempio per l’Italia adesso che la Lega vuole
dividerla.
• Voi vescovi della Conferenza cosa potete fare?
Pregare. E’ la cosa più utile
oggi. Quando si parlava dello
smembramento della ex Yugoslavia, noi abbiamo sempre detto che la Bosnia Erzegovina doveva rimanere unita. Col tempo purtroppo abbiamo visto che, pur potendo
sostenere una situazione così,
non abbiamo il diritto di parlare in nome di un popolo,
perché non siamo scelti dalla
gente, come nella chiesa delle origini, ma imposti. Noi
adesso non siamo in grado di
parlare come una voce politica perché se in Bosnia Erzegovina non hai un territorio
nessuno ti dà niente. L’unica
cosa che possiamo dire è che
siano trattati tutti e tre i popoli e tutti i cittadini in modo
uguale. Se gli americani sono
convinti che il popolo serbo
debba avere un territorio in
Bosnia Erzegovina e se vogliono essere chiamati democratici devono fare lo stesso ai
musulmani e ai croati.
• E il dopo Dayton?
Il nostro ideale dal punto di
vista teologico, morale, umano, civile è la Bosnia Erzegovina senza confini interni.
Senza prendere la casa di una
famiglia e darla all’altra e dire
a una “questa è la vostra casa” e all’altra “arrangiatevi”.
Noi abbiamo sofferto due
mali: la guerra interna, finita
con 100.000 morti e con il
63,8 per cento scacciati dalle
loro case, che è terminata, e
quella esterna, ancora in corso, che impedisce il ritorno e
la restituzione dei beni ai cacciati.
• Possono le religioni ricucire quel tessuto che la
politica ha diviso?
Sì, se si può tener in vita un
uomo solo facendolo pregare. Noi purtroppo a volte anche come capi religiosi ci illudiamo di fare troppo. Fare la
giustizia con la predica sulla
pace non è possibile. La pace
senza la giustizia non regge.
Certo la religione ha un grande compito e valore, ma non
può sostituire il ruolo della
politica che deve creare almeno il quadro di riferimento. Se la nostra cornice è storta chi può inserirvi un’immagine giusta?
• In guerra ci sono state
anche realtà religiose legate ai nazionalismi...
Sì, è una parte del problema,
perché da noi tutto è diviso
secondo la chiave etnica: i
serbi sono ortodossi, i croati
sono cattolici, i bosniaci sono
musulmani. Se si appoggia il
proprio popolo per farlo sopravvivere, se si denunciano
aggressioni e ingiustizie, certamente per chi guarda solo
alla pace si è guardati come
alleati dei nazionalisti. Ma
una cosa è nazionalismo, una
cosa è la nazione. Un’istituzione che difende i diritti di
un popolo non può essere
chiamata nazionalista, anche
in guerra, perché ha il compito evangelico di difendere gli
aggrediti. E chi difende chi
non è dei suoi fa un passo in
più. Da noi le comunità religiose sono state strumentalizzate e hanno una responsabilità, ma non sono così
compromesse come oggi si
dice. I capi religiosi non hanno mai cessato di incontrarsi
e parlarsi. In Bosnia Erzegovina non c’è stata una guerra
religiosa. Molti sono stati
spinti a difendere una religione che non praticavano. E
specialmente chi ha programmato la guerra erano i
capi che durante il comunismo erano atei. Il potere ha
strumentalizzato la gente. Si
diceva: loro ci hanno occupato 400 anni, oggi tocca a noi.
Le guerre si fanno perché non
crediamo. Chi crede non fa la
guerra perché sa che siamo
creati tutti da un solo Dio e
non possiamo nel suo nome
o con il suo permesso fare la
guerra.
• E dietro il potere?
Come tutti i Paesi ex comunisti il seme della nostra tragedia erano le questioni non risolte, prima di tutto un sistema che ha negato una cosa
fondamentale: la proprietà
privata. Il comunismo è crollato perché ha negato la proprietà privata e ha tentato di
negare anche la potestà sui
propri figli, che venivano
educati fuori dalla famiglia.
Un altro problema era la questione nazionale: ci è stato negato di essere tanti popoli.
“Voi siete tutti yugoslavi”, ci
dicevano. Nessuno ha accettato questa sottile ideologia.
Appena è finito il comunismo
sono sorte le domande dei
popoli. Ecco perché la nostra
guerra è stata più sanguinosa. Mentre Tito era vivo, tutto
era sottomesso a forza. Quando è morto i suoi successori
sono stati serbi, croati, musulmani che hanno detto “io
sono serbo, croato, musulmano”. Invece Tito si diceva yugoslavo, per avere il potere.
• Sarajevo era definito
un laboratorio interculturale. Lo sarà ancora?
Purtroppo Sarajevo non è più
interetnica come prima dato
che la guerra aveva lo scopo
di dividere e ciò ha avuto e ha
dure conseguenze. Oggi il 90
per cento della popolazione
sono musulmani bosniaci. Io
mi auguro che l’Europa non
diventi così, anche se, a Vienna, dei ragazzi che nella scuola media frequentano l’ora di
religione 10.000 sono musulmani, 6000 cattolici, 4000 ortodossi. Vuol dire che l’Europa sta buttando via qualcosa
del suo. Questo non è negativo dal punto di vista musulmano: io sono contento che i
musulmani siano legati alla
religione, ma mi chiedo cosa
succede all’Europa. Se devo
scegliere tra una donna europea “cristiana” che porta un
bel cane in braccio e una
donna velata che conduce un
bambino che cammina, ne
tiene un altro in braccio e un
terzo sulla schiena, io scelgo
quella che promette la vita. È
molto significativo che un vostro politico per vincere le
elezioni promette di impegnarsi per i cani e i gatti.
Laura Caffagnini
L
a Corte costituzionale
ha dichiarato l’illegittimità costituzionale degli articoli 4, comma 3, art. 9,
commi 1 e 3 e art.12, comma
1, della Legge 19 febbraio
2004, n. 40, relativi al divieto
di fecondazione eterologa
medicalmente assistita, si legge in un comunicato della
Corte.
I giudici della Consulta hanno dunque dato ragione a tre
tribunali - Firenze, Milano e
Catania - che avevano sollevato dubbi di legittimità costituzionale accogliendo i ricorsi di altrettante coppie.
Cade, dunque, il divieto di
procreazione assistita di tipo
eterologo, che utilizza cioè
ovociti o spermatozoi di un
donatore. Restano però in
piedi altre parti della Legge
40, a partire dalla possibilità
di accedere alla fecondazione
assistita solo alle coppie infertili, dunque non a quelle
fertili sebbene portatrici di
malattie genetiche. Rimangono anche il divieto di accesso
alla fecondazione assistita
per single e coppie dello stesso sesso, e quello di ricerca su
embrioni non idonei alla gravidanza. In seguito alla sentenza cade di conseguenza
anche l’inciso (art. 12 comma
1) sulle sanzioni.
«La sentenza della Corte Costituzionale sull’eterologa
conferma che la cultura dominante ha deciso di ignora-
re l’interesse del più piccolo e
del più debole». È il commento di Carlo Casini, presidente
del Movimento per la vita
(Mpv).«Una cultura che non
ha la maggioranza e che ha
un’ancor meno sensibilità democratica, visto che continua
a farsi beffe della volontà popolare espressa in un referendum concluso con una maggioranza vicina all’85%. Una
cultura che è più forte e più
velleitaria anche della politica, ed infatti preferisce dare
picconate alla legge 40 per interposta persona dei giudici,
invece di ingaggiare un dibattito parlamentare aperto e
trasparente». Il presidente del
Mpv sottolinea anche un altro aspetto: «Del resto che la
volontà popolare, ed in particolare quella delle donne, sia
più vicina ad una scelta di rispetto del bambino concepito (nel corpo della mamma o
in una provetta), è dimostrato
anche dal risultato eccezionale dell’iniziativa europea
‘Uno di noi’ che con i circa 2
milioni di firme raccolte, rappresenta la più popolare e la
più sostenuta dai popoli dell’Europa campagna d’opinione finora avviata nella Ue».
«Con la sentenza della Corte
costituzionale, che travalica
la funzione politica del Parlamento su temi complessi che
riguardano la società civile e i
propri modelli di riferimento
culturali, prosegue lo smantellamento progressivo a
mezzo giudiziario della legge
40. Una normativa forse da rivedere dopo dieci anni, ma
che ha avuto il merito di porre un quadro di riferimento
scientifico ed etico in tema di
procreazione assistita». È
quanto dichiarano Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell’associazione Scienza & Vita, «In tal
modo si apre un inesorabile
vuoto normativo che prelude
al ritorno a quel far west procreatico che in questi ultimi
dieci anni era stato possibile
contenere. Con la cancellazione del divieto di fecondazione eterologa viene legittimata ogni pratica di riproduzione umana, con il solo pretesto che tutti, comunque,
hanno diritto a veder garantiti i propri desideri. La cultura
giuridica si rimette in tal senso al dominio della tecnoscienza, legittimandone lo
strapotere. Questa sentenza proseguono Ricci Sindoni e
Coviello - apre, inoltre, lo
scandalo del mercato dei gameti: nessuno garantisce che
non avverrà - come già ora all’estero - con lo sfruttamento
di chi si trova in difficoltà economiche». Quella di oggi,
concludono, è «una sentenza
nel solco di quella pronunciata ieri in materia di utero
in affitto e che, anche in questo caso, rimette in questione
i capisaldi della civiltà occidentale al cui interno l’esperienza della trasmissione della vita viene segnata dall’accoglimento del dono senza la
pretesa di determinarlo in
modo spersonalizzante. In
questo modo invece non vi è
riguardo per i diritti dei bambini, chiamati al mondo a tutti i costi in virtù di un non
identificato “diritto alla genitorialità”»
3000 tra studenti e insegnanti si incontreranno ad
Assisi, il 14e 15 aprile, al meeting nazionale delle
scuole di pace e degli enti locali di pace. Il titolo
dell’incontro è “Sui passi di Francesco. Per la pace, la fraternità e il dialogo”. I partecipanti saranno accolti da Padre Mauro Gambetti, Custode del
Sacro Convento di San Francesco e Custode della comunità francescana della Basilica di Assisi.
All’evento sarà presente anche il Ministro dell’Istruzione e moltissime altre personalità del mondo della cultura e della formazione.
Il meeting è la conclusione di un percorso che ha
preso avvio il 4 ottobre, festa di Francesco patrono d’Italia che una legge di qualche anno fa ha
dichiarato giornata nazionale del dialogo, della
pace e della fraternità.
Ed è proprio questa parola che merita particolare attenzione perché parola complessa, faticosa,
difficile. Difficile da coniugare in prassi educative ma anche in percorsi sociali, economici, culturali e politici. Eppure questa parola, fraternità,
presente sia nella dimensione religiosa e di fede
che in quella laica (si pensi alla fraternité della rivoluzione francese) oltre che nella esperienza antropologica di moltissimi di noi (che siamo fratelli e sorelle di nostri “fratelli e sorelle”) si sta ogni
giorno di più imponendo come sfida della nuova
dimensione della convivenza.
Non basta infatti un comune impegno per i diritti e la pace se questo non si fonda sul riconoscimento di essere fratelli/sorelle. Indissolubilmente legati ad un destino comune che ci chiama e ci
sfida.
Questa la sfida di Assisi. La sfida di Francesco.
Che chiamò sorella la natura, e fratello il lupo.
E la morte, anche.
www.lamiascuolaperlapace.it
terra
LereazioniallasentenzadellaCorteCostituzionale
Dizionario delle globalizzazioni
Procreazione, ora non torni il far west
FRANCESCO
Aluisi Tosolini
PerCasini(Mpv):«Laculturadominantehadecisodiignorarel’interessedelpiùpiccolo»
«Èsemprestatoinbuonirapporticonglioppositoriecercavaunasoluzionealproblemadell’assediodellacittà»
Siria, altro omicidio senza ragione di un prete 15
P
arla monsignor JeanClement Jeanbart dopo l’assassinio ad
Homs del padre gesuita
olandese Frans Van der
Lugt. «È sempre stato in
buoni rapporti con gli oppositori e sembra che avesse cercato di trovare una soluzione al problema dell’assedio della città e della comunità che vive nella parte
antica».
«Una notizia brutta. Un fatto che non si può commentare. Hanno ucciso un uomo che si è sempre distinto
per il suo amore e l’attaccamento al popolo siriano e a
questo Paese». Così l’arcivescovo greco-melkita di
Aleppo, monsignor JeanClement Jeanbart, commenta al Sir l’assassinio ad
Homs, del padre gesuita
olandese Frans Van der
Lugt. Il gesuita, secondo
quanto riferito da alcuni
confratelli è stato prelevato,
percosso e poi freddato con
due colpi alla testa, davanti
alla sua residenza, nel quar-
tiere di Basatin al Diwan. «È
sempre stato in buoni rapporti con gli oppositori e aggiunge il presule - sembra che avesse cercato di
trovare una soluzione al
problema dell’assedio della
città e della comunità che
vive nella parte antica. Perché lo abbiano ucciso è difficile comprenderlo. Ma qui
in Siria sono tante le cose
che non si comprendono,
oramai». La Siria sembra
scomparsa dalle pagine dei
giornali e notizie come
quelle della morte di un religioso gettano ulteriori
ombre sul dramma che dura da tre anni. «Probabilmente vogliono che sia così in modo da ottenere l’obiettivo di distruggere la Siria — afferma l’arcivescovo
— e spero che non accada.
Se ciò si verificasse effetti e
conseguenze si vedranno in
Giordania, in Libano, in tutta la Regione che diventerà
un deserto che circonderà
quelle nazioni che oggi
hanno interessi a dominare
il nostro Paese».
• Nel silenzio della comunità internazionale
in Siria si continua a
morire, come a Homs,
ad Aleppo…
Qui da noi la situazione è
tesissima. Si combatte duramente, sentiamo bom-
bardamenti nelle zone più
periferiche della città. In un
certo senso siamo sotto assedio, in mezzo ai combattenti delle due parti. A livello umanitario cerchiamo di
aiutare per quanto è nelle
nostre possibilità. Rispetto
a tre mesi fa, bisogna dire,
riusciamo ad approvvigionarci con un po’ più di facilità ma i prezzi sono davvero alti. La mancanza di lavoro rende tutto difficile per
le persone, le famiglie, i
bambini.
• Organismi come Unicef, Save the Children,
Medici senza Frontiere
hanno denunciato le
enormi sofferenze dei
bambini siriani molti
dei quali presentano
gravi disagi fisici e
mentali. Con una gioventù così martoriata
che futuro si può pensare per la Siria?
Siamo molto preoccupati. A
soffrire non sono solo i più
piccoli, ma anche i giovani
sui quali si appuntano le
speranze di ogni Paese. Sono traumatizzati da questo
conflitto ed è difficile prevedere come ne usciranno.
Circa il futuro della Siria io
temo che ci siano delle fazioni e dei Paesi che vogliono che la guerra si protragga a lungo in modo da disintegrare la nazione ed il
suo popolo. Davanti a cifre
come quelle dei morti, dei
rifugiati e degli sfollati che
altro pensare? Stanno distruggendo la Siria per trarre profitto, pensiamo, per
esempio al commercio di
armi più volte condannato
da Papa Francesco…
• Ma ci sarebbe anche
il business della ricostruzione…
Distruzione chiama ricostruzione. Ma a che prezzo
per il popolo? Saranno davvero capaci di combattere
per portare distruzione
ovunque, come è stato fatto
in Iraq o in Libia? Sarebbe
inaccettabile e inumano.
• Ricostruire materialmente la Siria forse
sarà più facile che rimetterla in piedi a livello sociale, spirituale e
morale. Crede che le religioni, oggi detonatori
di conflitti settari, tra
sciiti e sunniti e con i
cristiani a pagare il loro tributo di sangue,
potranno
diventare
ponti di riconciliazione?
Non potranno, dovranno.
Se la Siria non uscirà disintegrata da questo conflitto
credo che tutte le componenti religiose del Paese
avranno i motivi per aiutare
la ricostruzione civile e spirituale del Paese, allontanando lo spettro del fonda-
mentalismo e dell’estremismo religioso. Questa guerra allora potrebbe insegnarci ad andare oltre le divisioni e i particolarismi.
• Il 2014 si dice sia l’anno delle elezioni politiche. In questo clima di
guerra come è possibile
pensare a un voto regolare e privo di brogli?
Il Governo appare deciso
ad organizzare le elezioni.
La comunità internazionale
dovrebbe farsi garante della
regolarità del voto ma credo sarà difficile. I media
parlano di elezioni nei
prossimi mesi e si dice anche che il presidente Assad
si presenterà di nuovo. Ma
qui in Siria i cambiamenti
sono dietro l’angolo, quindi
aspetterei a parlare.
• A maggio Papa Francesco sarà in Terra Santa, cosa si attende da
questo viaggio?
Spero che il Papa possa portare una ventata di pace come fece per la Siria quando
promosse la giornata di digiuno, lo scorso settembre.
E fu un miracolo. Spero si
ripeta anche per la Palestina e per il conflitto israelopalestinese. A beneficiarne
sarebbe tutto il Medio
Oriente.
Daniele Rocchi
11 APRILE 2014
L’arcivescovodiAleppodopol’uccisionedelgesuitaFransVanderLugt
CATECHESI
DEL PAPA
Nell’udienzadimercoledì9aprilePapaFrancescohainiziatounnuovociclosuiDoni
delloSpirito,che«costituiscelalinfavitaledellaChiesaediognisingolocristiano»
«Vedere ogni cosa con gli occhi di Dio».
Questa è la grazia della sapienza
terra
C
16
ari fratelli e sorelle,
buongiorno!
Iniziamo oggi un ciclo
di catechesi sui doni dello
Spirito Santo. Voi sapete che
lo Spirito Santo costituisce l’anima, la linfa vitale della
Chiesa e di ogni singolo cristiano: è l’Amore di Dio che fa
del nostro cuore la sua dimora ed entra in comunione con
noi. Lo Spirito Santo sta sempre con noi, sempre è in noi,
nel nostro cuore.
Lo Spirito stesso è “il dono di
Dio” per eccellenza (cfr Gv
4,10), è un regalo di Dio, e a
sua volta comunica a chi lo
accoglie diversi doni spirituali. La Chiesa ne individua sette, numero che simbolicamente dice pienezza, completezza; sono quelli che si
apprendono quando ci si prepara al sacramento della
Confermazione e che invochiamo nell’antica preghiera
detta “Sequenza allo Spirito
Santo”. I doni dello Spirito
Santo sono: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza,
scienza, pietà e timore di Dio.
Il primo dono dello Spirito
Santo, secondo questo elenco, è dunque la sapienza. Ma
non si tratta semplicemente
della saggezza umana, che è
frutto della conoscenza e dell’esperienza. Nella Bibbia si
racconta che a Salomone, nel
momento della sua incoronazione a re d’Israele, aveva
chiesto il dono della sapienza
(cfr 1 Re 3,9). E la sapienza è
proprio questo: è la grazia di
poter vedere ogni cosa con gli
occhi di Dio. E’ semplicemente questo: è vedere il
mondo, vedere le situazioni,
le congiunture, i problemi,
tutto, con gli occhi di Dio.
Questa è la sapienza. Alcune
volte noi vediamo le cose secondo il nostro piacere o se-
condo la situazione del nostro cuore, con amore o con
odio, con invidia… No, questo
non è l’occhio di Dio. La sapienza è quello che fa lo Spirito Santo in noi affinché noi
vediamo tutte le cose con gli
occhi di Dio. E’ questo il dono
della sapienza.
E ovviamente questo deriva
dalla intimità con Dio, dal
rapporto intimo che noi abbiamo con Dio, dal rapporto
di figli con il Padre. E lo Spirito Santo, quando abbiamo
questo rapporto, ci dà il dono
della sapienza. Quando siamo in comunione con il Signore, lo Spirito Santo è come
se trasfigurasse il nostro cuore e gli facesse percepire tutto
il suo calore e la sua predilezione.
Lo Spirito Santo rende allora
il cristiano «sapiente». Questo, però, non nel senso che
ha una risposta per ogni cosa,
Lo Spirito Santo rende il cristiano «sapiente».
Questo, però, non nel senso che ha una
risposta per ogni cosa, che sa tutto, ma nel
senso che «sa» di Dio, sa come agisce Dio,
conosce quando una cosa è di Dio e quando
non è di Dio; ha questa saggezza che Dio dà
ai nostri cuori. Il cuore dell’uomo saggio in
questo senso ha il gusto e il sapore di Dio. E
quanto è importante che nelle nostre
comunità ci siano cristiani così! Tutto in loro
parla di Dio e diventa un segno bello e vivo
della sua presenza e del suo amore.
che sa tutto, ma nel senso che
«sa» di Dio, sa come agisce
Dio, conosce quando una cosa è di Dio e quando non è di
Dio; ha questa saggezza che
Dio dà ai nostri cuori. Il cuore dell’uomo saggio in questo
senso ha il gusto e il sapore di
Dio. E quanto è importante
che nelle nostre comunità ci
siano cristiani così! Tutto in
loro parla di Dio e diventa un
segno bello e vivo della sua
presenza e del suo amore. E
questa è una cosa che non
possiamo improvvisare, che
non possiamo procurarci da
noi stessi: è un dono che Dio
fa a coloro che si rendono docili allo Spirito Santo. Noi abbiamo dentro di noi, nel nostro cuore, lo Spirito Santo;
possiamo ascoltarlo, possiamo non ascoltarlo. Se noi
ascoltiamo lo Spirito Santo,
Lui ci insegna questa via della saggezza, ci regala la saggezza che è vedere con gli occhi di Dio, sentire con le orecchie di Dio, amare con il cuore di Dio, giudicare le cose
con il giudizio di Dio. Questa
è la sapienza che ci regala lo
Spirito Santo, e tutti noi possiamo averla. Soltanto, dobbiamo chiederla allo Spirito
Santo.
Pensate a una mamma, a casa sua, con i bambini, che
quando uno fa una cosa l’altro ne pensa un’altra, e la po-
vera mamma va da una parte
all’altra, con i problemi dei
bambini. E quando le mamme si stancano e sgridano i
bambini, quella è sapienza?
Sgridare i bambini – vi domando – è sapienza? Cosa dite voi: è sapienza o no? No!
Invece, quando la mamma
prende il bambino e lo rimprovera dolcemente e gli dice: “Questo non si fa, per questo…”, e gli spiega con tanta
pazienza, questo è sapienza
di Dio? Sì! E’ quello che ci dà
lo Spirito Santo nella vita! Poi,
nel matrimonio, per esempio,
i due sposi – lo sposo e la sposa – litigano, e poi non si guardano o, se si guardano, si
guardano con la faccia storta:
questo è sapienza di Dio? No!
Invece, se dice: “Beh, è passata la tormenta, facciamo la
pace”, e ricominciano ad andare avanti in pace: questo è
sapienza? [la gente: Sì!] Ecco,
questo è il dono della sapienza. Che venga a casa, che venga con i bambini, che venga
con tutti noi!
E questo non si impara: questo è un regalo dello Spirito
Santo. Per questo, dobbiamo
chiedere al Signore che ci dia
lo Spirito Santo e ci dia il dono della saggezza, di quella
saggezza di Dio che ci insegna a guardare con gli occhi
di Dio, a sentire con il cuore
di Dio, a parlare con le parole
di Dio. E così, con questa saggezza, andiamo avanti, costruiamo la famiglia, costruiamo la Chiesa, e tutti ci
santifichiamo. Chiediamo
oggi la grazia della sapienza.
E chiediamola alla Madonna,
che è la Sede della sapienza,
di questo dono: che Lei ci dia
questa grazia. Grazie!
© Copyright 2014
Libreria Editrice Vaticana
STRALCI DAL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA XXIX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 2014
«Beatiipoveriinspirito,perchédiessièilregnodeicieli»
11 APRILE 2014
C
ari giovani,
è impresso nella mia memoria lo
straordinario incontro che abbiamo
vissuto a Rio de Janeiro, nella XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù. (...) La prossima
tappa del pellegrinaggio intercontinentale
dei giovani sarà a Cracovia, nel 2016. Per
scandire il nostro cammino, nei prossimi tre
anni vorrei riflettere insieme a voi sulle Beatitudini evangeliche, che leggiamo nel Vangelo di san Matteo. Quest’anno inizieremo
meditando sulla prima: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli»; per il
2015 propongo «Beati i puri di cuore, perché
vedranno Dio»; e infine, nel 2016, il tema sarà
«Beati i misericordiosi, perché troveranno
misericordia».
La forza delle Beatitudini
Ci fa sempre molto bene leggere e meditare
le Beatitudini! Gesù le ha proclamate nella
sua prima grande predicazione, sulla riva del
lago di Galilea. (...) E che cosa comunica? Gesù comunica la via della vita, quella via che
Lui stesso percorre, anzi, che Lui stesso è, e la
propone come via della vera felicità. In tutta
la sua vita (...) Gesù ha incarnato le Beatitudini. Tutte le promesse del Regno di Dio si
sono compiute in Lui.
Nel proclamare le Beatitudini Gesù ci invita
a seguirlo, a percorrere con Lui la via dell’amore, la sola che conduce alla vita eterna.
Non è una strada facile, ma il Signore ci assicura la sua grazia e non ci lascia mai soli. (...)
Il coraggio della felicità
Ma che cosa significa “beati” (in greco
makarioi)? Beati vuol dire felici. Ditemi: voi
aspirate davvero alla felicità? In un tempo
in cui si è attratti da tante parvenze di felicità, si rischia di accontentarsi di poco, di
avere un’idea “in piccolo” della vita. Aspirate invece a cose grandi! Allargate i vostri
cuori!
Come diceva il beato Piergiorgio Frassati, «vivere senza una fede, senza un patrimonio da
difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere ma vivacchiare.
Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere». (...)
Beati i poveri in spirito…
La prima Beatitudine, tema della prossima
Giornata Mondiale della Gioventù, dichiara
felici i poveri in spirito, perché a loro appartiene il Regno dei cieli. In un tempo in cui
tante persone soffrono a causa della crisi
economica, accostare povertà e felicità può
sembrare fuori luogo. In che senso possiamo
concepire la povertà come una benedizione?
Prima di tutto cerchiamo di capire che cosa
significa «poveri in spirito». Quando il Figlio
di Dio si è fatto uomo, ha scelto una via di povertà, di spogliazione. (...) Qui vediamo la
scelta di povertà di Dio: da ricco che era, si è
fatto povero per arricchirci per mezzo della
sua povertà. E’ il mistero che contempliamo
nel presepio, vedendo il Figlio di Dio in una
mangiatoia; e poi sulla croce, dove la spogliazione giunge al culmine. (...)
Voi dunque mi potreste domandare: come
possiamo concretamente far sì che questa
povertà in spirito si trasformi in stile di vita,
incida concretamente nella nostra esistenza? (...)
Prima di tutto cercate di essere liberi nei con-
fronti delle cose. Il Signore ci chiama a uno
stile di vita evangelico segnato dalla sobrietà,
a non cedere alla cultura del consumo. In secondo luogo abbiamo tutti bisogno di conversione per quanto riguarda i poveri. Dobbiamo prenderci cura di loro, essere sensibili alle loro necessità spirituali e materiali. (...)
Ma – e questo è il terzo punto – i poveri non
sono soltanto persone alle quali possiamo
dare qualcosa. Anche loro hanno tanto da offrirci, da insegnarci. Abbiamo tanto da imparare dalla saggezza dei poveri! (...)
… perché di essi è il Regno dei cieli
Tema centrale nel Vangelo di Gesù è il Regno
di Dio. Gesù è il Regno di Dio in persona, è
l’Emmanuele, Dio-con-noi. Ed è nel cuore
dell’uomo che il Regno, la signoria di Dio si
stabilisce e cresce. Il Regno è allo stesso tempo dono e promessa. Ci è già stato dato in Gesù, ma deve ancora compiersi in pienezza.
Perciò ogni giorno preghiamo il Padre: «Venga il tuo regno».
(...)
il testo integrale su www.vatican.va
LaCommissioneepiscopalepercleroevitaconsacratadedicalaNotapastorale,“L’OrdoVirginumnellaChiesainItalia”
Vergini consacrate, una ricchezza per la Chiesa
Traitrattidistintivi,lasequeladiCristoeladedizioneallaChiesa
La Nota pastorale consta di
tre capitoli: “La vocazione all’Ordo Virginum”; “Il discernimento e la formazione”;
“La vita e la testimonianza
delle vergini consacrate”. Segue una breve conclusione,
nella quale si precisa che le
indicazioni della Nota pastorale possono servire al vescovo diocesano “per stabilire, secondo la sua competenza, norme più concrete
per la propria diocesi, per
dare un volto stabile e orga-
La regola
di vita personale
nico all’Ordo, per far conoscere e proporre ai fedeli
questa speciale forma di vita
consacrata”. Nel primo capitolo si evidenzia che “la vocazione all’Ordo Virginum e
la forma di vita che la compie si caratterizza nel seguire
più da vicino Cristo Signore,
in particolare nell’impegno
della verginità, quale segno
della Chiesa Sposa, pronta
per il suo Sposo. Tale vocazione si attua nella Chiesa
diocesana, in riferimento diretto al vescovo, vivendo nella realtà secolare”. La forma
specifica di consacrazione
nell’Ordo Virginum è caratterizzata “dall’impegno a
condurre una vita di fede e di
radicalità evangelica, nelle
condizioni ordinarie dell’esistenza”. Perciò, “le vergini
consacrate non si distinguono per l’abito che portano, né
per l’appartenenza alla comunità di un Istituto religioso, ma sono impegnate a testimoniare la loro consacrazione e a essere richiamo
profetico all’assoluto dei valori del Regno, anche nella
disponibilità ad assumere
Nel secondo capitolo si sottolinea che “è prudente considerare quale età minima
per la consacrazione il compimento dei 30-35 anni circa”. La vocazione a vivere la
verginità consacrata come
sequela di Cristo e segno della Chiesa Sposa deve essere
riconoscibile “per i tratti
evangelici dell’affidamento
senza riserve all’amore del
Padre, dell’intensità della comunione con il Signore, dell’umile carità che si fa servizio disinteressato alla Chiesa
e testimonianza luminosa di
fede, speranza e carità, nel
contesto della vita ordinaria”.
In questo capitolo si spiegano le varie tappe che condu-
cono alla consacrazione, che
“ha carattere definitivo”. Le
fasi del percorso formativo
“sono ordinariamente tre e
comprendono il periodo
propedeutico, la formazione
iniziale, la formazione permanente”. Nel terzo capitolo
si precisa che le vergini consacrate devono scrivere la
propria regola di vita personale, che “è uno strumento
particolarmente utile per determinare i percorsi personali, il senso profondo del
proprio servizio ecclesiale,
gli atteggiamenti da coltivare nella vita quotidiana”. Ovviamente, “il primo e irrinunciabile impegno è quello
della preghiera”. Un altro
aspetto importante è che “le
vergini consacrate vivono
uno speciale rapporto di comunione con la Chiesa particolare e universale”. Infine,
“provvedono al proprio
mantenimento con i proventi del lavoro e con i propri beni personali, curando anche
gli aspetti assicurativi e previdenziali”.
Gigliola Alfaro
Igiornali”viciniallagente”possonoportarenellecasedeilettoriquell’Europacosìsoloapparentementelontana
Con le radici nei territori, informare sull’Europa
EchidalConvegnoFiscpromossodalsettimanalediocesanodiGorizia
D
ire Europa per dire
confini superati,
muri
abbattuti,
frontiere dilatate. Anche
questa è una visione - non
certo l’unica - della costruzione europea, che a partire
dalle prime Comunità economiche negli anni Cinquanta ha via via preso forma, accrescendo il numero
dei Paesi partecipanti, la
popolazione, le competenze delle istituzioni che hanno sede a Bruxelles e Strasburgo. Una Unione europea particolarmente sotto
pressione in questi anni di
crisi economica, cui è corrisposta una crisi politica che
ha però avuto un effetto collaterale significativo: costringere la stessa Ue e i suoi
Stati membri a una sorta di
esame di coscienza, con
una rilettura dei pilastri che
reggono l’architettura comunitaria e della stessa
identità del “soggetto Europa”. Ma questo complesso
processo di revisione-rilancio, tuttora in corso e dagli
esiti non scontati, sembrerebbe procedere senza il
pieno coinvolgimento dell’opinione pubblica, della
società civile, con il rischio
di approfondire quella distanza tra cittadini e istituzioni europee da più parti
denunciato. È il “gap democratico” imputato al processo di edificazione dell’Europa unita e che, per ovvie ragioni, chiama in causa i
mass media. Sono infatti
giornali, televisioni, radio,
siti internet che hanno il
compito di informare sulla
vita politica, sia essa locale,
nazionale o europea: è mediante gli strumenti della
comunicazione sociale che
il singolo cittadino può seguire il dibattito politico, le
decisioni assunte nei “palazzi” del potere, informarsi
per giudicare, conoscere
per poter essere protagonista della vita democratica.
Quando, tra 50 giorni, gli
elettori dovranno esprimere il loro voto per il nuovo
Parlamento europeo, sulla
base di quali informazioni
potranno scegliere i loro
rappresentanti, tenuto anche conto che la campagna
elettorale rischia di svolgersi, come avvenuto in passato, non attorno a una seria
discussione politica sull’Europa ma sulle beghe e le
contrapposizioni nazionali?
Anche di questo si è discusso nel corso del convegno
promosso a Gorizia dal settimanale cattolico “Voce
isontina”, in collaborazione
con la Federazione italiana
dei settimanali cattolici e
con l’Ufficio nazionale per
le comunicazioni sociali
della Cei. Una tre-giorni
non a caso intitolata “Europa e confini”, che ha analizzato nel corso di una tavola
rotonda il tema “In Europa
da giornalisti cattolici”. Ne è
emerso il convincimento
che il deficit informativo
esiste, eccome, ma che esso
possa essere colmato anche
grazie al contributo dei
giornali del territorio quali
sono i settimanali diocesa-
ni, vicinissimi - per loro storia e vocazione - ai lettori,
alle famiglie, ai soggetti vivi
delle città e regioni italiane.
Giornali radicati nella comunità cristiana, interpreti
delle specificità territoriali
del Bel Paese, senza per
questo cadere nella tentazione dei particolarismi che
attraversano la Penisola.
Giornali capaci di essere, al
contempo, “di confine”, nel
raccontare una determinata
e circoscritta realtà diocesana, e al contempo “ponti”
fra la realtà locale e quella
più ampia, facendo proprio
quell’universalismo che è
un tratto caratterizzante la
fede cristiana.
Tale capacità di tenere le radici ben salde nelle città per
poi alzare gli occhi verso
orizzonti più distesi, sarebbe posta efficacemente al
servizio di quella costruzione europea resasi necessaria nel secondo dopoguerra
per ridare pace e sviluppo
all’Europa, continente che
oggi - è sotto gli occhi di tut-
terra
Segno
della Chiesa Sposa
specifici compiti ecclesiali
per l’edificazione della comunità cristiana”. Inoltre, “la
partecipazione attiva alla vita culturale e civile deve essere considerata come
espressione caratteristica
della vocazione delle vergini
consacrate”.
17
ti - ha ancora bisogno di pace e di sviluppo. Un’Europa
che ha sempre avuto dalla
Chiesa cattolica un’attenzione benevola e forti incoraggiamenti. I settimanali
diocesani possono essere,
con il loro compito informativo, parte viva di quella
“Ecclesia in Europa” tratteggiata da Giovanni Paolo II
con la sua esortazione apostolica del 2003. I giornali
“vicini alla gente” interpreterebbero in tal senso, e in
maniera originale, una sorta di “principio di sussidiarietà informativa”, portando
nelle case dei lettori quell’Europa così apparentemente lontana e che invece
è ormai parte della nostra
vita quotidiana.
Gianni Borsa
11 APRILE 2014
L’
Ordo Virginum è
una
particolare
espressione di vita
consacrata, rifiorita nella stagione post-conciliare. In Italia oggi è presente in 113 diocesi: alle circa 500 consacrate se ne affiancano quasi altrettante in fase di discernimento e di formazione. Tra i
tratti distintivi che concorrono a descriverne il carisma vi
sono la sequela di Cristo vergine, povero e obbediente, la
dedizione alla Chiesa particolare e la vita nel mondo,
nonché un rapporto specifico con il vescovo, responsabile del discernimento, dell’ammissione alla consacrazione – e della sua celebrazione –, della formazione e
dell’accompagnamento. La
Commissione episcopale per
il clero e la vita consacrata
della Cei dedica ora una Nota pastorale, “L’Ordo Virginum nella Chiesa in Italia”,
che offre orientamenti e indicazioni per elaborare criteri comuni e attivare prassi
condivise. Essa esprime
“un’attenzione incoraggiante” nei confronti delle vergini
consacrate, insieme con l’aspettativa che “con il tempo
questa esperienza evangelica consenta di portarne a più
compiuta maturità i percorsi
formativi, il loro stile di presenza nella Chiesa, le forme
della loro missione e i tratti
della loro spiritualità”.
IN EVIDENZA
Inesposizioneoltre400tragadgetepubblicitàcheraccontanocomeècambiatiilnostroPaeseatavolatrail1950eil1970
L’Italia che cambia in mostra attraverso le pubblicità
Dal12aprileal15giugnoalpalazzodelGovernatorec’è“CiboImmaginario”
I
l Cibo Immaginario. 1950- 1970 Pubblicità e immagini dell’Italia a tavola, mostra ideata e curata da Marco Panella,
prodotta da Artix in collaborazione con Coca-Cola Italia, Gruppo Cremonini e Montana, racconta venti anni di vita e costume italiani attraverso icone, stili e linguaggi della
pubblicità del cibo e dei riti del mangiare e,
dopo il successo dell’edizione romana che
ha visto 33 mila visitatori al Palazzo delle
Esposizioni, arriva al Palazzo del Governatore di Parma dove resterà aperta da sabato
12 aprile a domenica 15 giugno, con il patrocinio e la collaborazione del Comune.
Circa 400 immagini, rendono fruibile per la
prima volta al grande pubblico un percorso
iconografico omogeneo che recupera un
SCHEDA TECNICA
ORARI DI APERTURA
Dal martedì alla domenica, dalle 11 alle 19
(la biglietteria chiude alle ore 18.30). Lunedì chiuso.
APERTURE STRAORDINARIE
Sabato 12 aprile: dalle 11 alle 24 (la biglietteria chiude alle ore 23.30)
Lunedì 21 aprile, venerdì 25 aprile, giovedì
1 maggio e lunedì 2 giugno: dalle 11 alle 19
(la biglietteria chiude alle ore 18.30).
18
Intero: 8 euro
Ridotto: 6 euro (riservato a over 65 anni e
ragazzi minori di 18 anni).
Scuole: 5 euro a studente, 1 accompagnatore per classe gratuito. Prenotazione obbligatoria
Gratuito: bambini minori di 10 anni accompagnati da un adulto
FUORI LE MURA
- Bologna -
multisala
cult
BIGLIETTI
giacimento culturale che ha segnato la modernità italiana. Immagini da osservare una
ad una, cogliendo l’evoluzione dei paradigmi di comunicazione e, soprattutto, la portata evocativa ed emozionale; una storia visiva suggestiva, nella quale rintracciare i segni del cambiamento di un’Italia che corre
veloce dalla Ricostruzione fino all’Austerity
e che, nel cibo e nei modi del mangiare, trova un media fortissimo nel quale misurare il
suo affrancamento sociale.
«Il punto di osservazione scelto per il racconto de Il Cibo Immaginario — ha dichiarato il
curatore Marco Panella — è quello della memoria e del linguaggio estetico delle pubblicità del cibo che hanno sorriso agli italiani
dalle pagine dei rotocalchi, testate con milioni di copie
vendute a
settimana e
che offrivano
ai lettori una
straordinaria sintesi tra
informazione e lettura
popolare d’evasione.
Da quelle
pagine, le
pubblicità
del cibo precorrevano i
tempi,
ne
esaltavano le
tendenze,
alimentavano un sistema di ambizione e di
rincorsa sociale e, viste
oggi, a distanza di de-
• NON BUTTIAMOCI GIÙ
11 APRILE 2014
di Pascal Chaumeil
(Regno Unito, 2014)
Nick Hornby è uno dei romanzieri più di successo della
narrativa inglese contemporanea. “Non buttiamoci giù”
ha per soggetto proprio il tema drammatico del suicidio,
affrontato, però, come di consueto nei testi di Hornby con
uno stile disincantato ed ironico. Ora quel libro è diventato un film dallo stesso titolo.
Martin, Maureeen, Jessie e J.J. si ritrovano la notte di capodanno in cima ad un palazzo. Non si conoscono ma sono
lì tutti per il medesimo motivo: tentare il suicidio. Martin
Sharp è conduttore televisivo in declino, Maureen ha sacrificato gran parte della sua vita al figlio disabile, Jess è
un’adolescente problematica appena lasciata dal fidanzato, mentre J.J. è un musicista fallito. Ognuno di loro ha motivazioni differenti per farla finita, ma, quando si incontrano sul tetto del palazzo, decidono insieme di prendersi sei
settimane di tempo e rincontrarsi nello stesso luogo a San
Valentino per vedere come si sono evolute le loro vite.
La presenza di altre persone inibisce tutti e quattro, spingendoli a rinunciare e a stringere un legame basato sulle
comuni difficoltà. Uniti dal desideri o di non ricadere nel
baratro della voglia di morire cominciano a frequentarsi,
vanno in vacanza insieme per sfuggire alla pressione dei
media, accortisi della loro storia strappalacrime. Al ritorno, però, nulla sembra essere come prima. Raccontare il
suicidio (o meglio l’istinto suicida) in una commedia non
è cosa facile e “Non buttiamoci” giù ne è la perfetta dimostrazione. Non si può dire, infatti, che il film non sia riuscito
ma il problema è che non riesce a bilanciare i toni della
commedia con la drammaticità del tema.
Detto questo, il film ha il merito di ricordare una piaga del
nostro tempo: la solitudine e la relativa ricerca di calore, di
comunicazione e di amore in un mondo indifferente. Mostrandoci che a volte, miracolosamente, saranno delle persone totalmente estranee a salvarci.
Con “Mirco Marchelli e
Mario Fallini: riflessioni
sulla Via Crucis” la Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro-Raccolta Lercaro presenta tre opere legate alla Pasqua, donate
dalla famiglia Caccia Dominioni. La Via Crucis
ideata da Mirco Marchelli, composta da quattordici installazioni che non
contengono espliciti riferimenti all’iconografia
tradizionale, nasce da una
meditazione personale
dell’artista sulla Via dolorosa di Gesù di Nazaret.
La Croce realizzata da
Mario Fallini con rocchetti di vetro si lascia attraversare dalla luce e ldiviene luogo abitato dalla grazia di Dio, che redime anche ciò che umanamente
può apparire più oscuro.
Accanto, una formella in
pietra lavica smaltata,
sempre di Fallini, accompagna il messaggio della
Croce con le parole dei
primi sette capitoli del
Vangelo di Matteo, come
punto di partenza della
Nuova Alleanza da cui si
avvia il progetto di salvezza che Dio rivolge all’uomo attraverso l’Incarnazione.
• “Fino al 29 giugno
(chiusa dal 17 aprile al 7
maggio) alla Fondazione
Lercaro, via Riva di Reno
57 - Bologna. Info: www.
raccoltalercaro.it
cenni, ci restituiscono intatta l’immagine di
una Nazione che aveva fiducia in se stessa e
che, pur con tutti i suoi tratti d’ingenuità, era
in cammino verso la modernità».
Il linguaggio espositivo è quello dei materiali cartacei sopravvissuti e recuperati dalla dispersione, cercati e trovati nelle case e nelle
cantine, nei mercatini del piccolo modernariato e sui siti di aste telematiche, materiale
povero e al tempo stesso ricco di vita vissuta: riviste - dalle quali sono state tratte le inserzioni pubblicitarie - e poi manifesti, locandine, depliant, cataloghi premio, agende
per la casa, calendari, cartoline illustrate, fotografie, figurine, fumetti e, a completamento della memoria cartacea, una selezione di
oggetti, latte pubblicitarie ed utensili promozionali di quando la parola gadget non
era ancora entrata nell’uso quotidiano.
L’impianto culturale della mostra presenta
le immagini raccolte in dodici grandi temi:
dall’Italia che introduce nuove forme, oggetti e colori nel suo paesaggio domestico
all’Italia dei baby boomer, dall’Italia del tempo libero all’Italia degli intenditori, dall’Italia che sogna con i concorsi a premio all’Italia che scopre il risparmio e le offerte speciali, dall’Italia della seduzione all’Italia delle famiglie e, in ultimo, a fine percorso, l’Italia dal vivo, ritratta in 30 fotografie che restituiscono volti e contorni di quell’Italia alla
quale le pubblicità parlavano e che, anche
attraverso quelle pubblicità, sognava il suo
futuro.
«Dal punto di vista pubblicitario, venti anni
significano una produzione iconografica sterminata e l’evoluzione di stili completamente
diversi. La scelta finale delle immagini è stata faticosa e spesso cambiata sino all’ultimo
minuto utile, facendo prevalere a volte la logica ed altre la passione — continua Panella
— e il tempo passato a cercarle ed a sceglierle è stato un tempo scandito dall’incontro con
la creatività degli illustratori, dei grafici, dei
pubblicitari che hanno saputo inventare linguaggi e su scitare emozioni. Grandi firme alcuni, meno noti altri e sconosciuti altri ancora, tutti, però, veri artisti dell’immaginario ai
quali va indistintamente il tributo di questo
lavoro, che ha la pretesa di raccontare un po’
d’Italia e l’ambizione di far sorridere».
LaSettimanaSanta
Focussuciboemafia,disturbiapprendimento,adolescenza
Venerdì 11 aprile alle 17 all’Oratorio Novo
in vicolo Santa Maria 5 a Parma l’Associazione donne ambientaliste Ada Onlus propone
l’incontro con Luca Ponzi, giornalista Rai, autore con Mara Monti di “Cibo criminale - il
nuovo business della mafia italiana”, Newton
Compton Editori. Il tema della conferenza è
“Etica, ambiente e cibo: qualità, business e
mafia”. Si tratta dell’incontro conclusivo del
Ciclo di conferenze su ”Etica, Ambiente e...”
Ingresso libero, info 338.7915373.
Bordignon a “Le parole della politica”
FRA LEADERSHIP E DEMOCRAZIA
Venerdì 11 aprile alle 18.30 nella Sala Borri
della Provincia di Parma (Palazzo Giordani,
viale Martiri della Libertà 15) continua la rassegna “Le parole della politica”, ciclo di incontri organizzato dall’associazione laPolis,
col patrocinio della Regione Emilia Romagna
e della Provincia di Parma e il sostegno del
gruppo PD in Consiglio provinciale. L’incontro, dal titolo Leadership/democrazia sarà tenuto da Fabio Bordignon, docente di Metodologia della ricerca sociale e politica all’Università degli Studi di Urbino, che nel suo recente libro “Il partito del capo. Da Berlusconi a Renzi” offre la prima analisi sistematica
della personalizzazione della politica in Italia.
Istituto Sant’Ilario
FILM SU GAUDÍ
ARTISTA E MISTICO
L’Istituto interdiocesano Superiore di Scienze Religiose
“S. Ilario di Poitiers” invita,
venerdì 11 aprile alle 20.45
all’Auditorium del Centro pastorale diocesano (viale Solferino 25 - ingresso auto viale
Conforti), alla proiezione del
film di Massimo Manservigi
“Cercando le sette chiavi. Antoni Gaudí artista e mistico”.
Realizzato in collaborazione
con la diocesi di Barcellona, il
documentario sul più famoso
architetto catalano ha come
obiettivo quello di aiutare a
comprendere un aspetto che
finora è rimasto sconosciuto
al grande pubblico: la sua fede personale.
Alla serata sarà presente il regista.
Info: 0521.289001, [email protected]
In Seminario Maggiore
GIOVEDÌ SANTO:
PRANZO PRESBITERIO
Venerdì 11 aprile alle 21 nella sede di via Nino Bixio 71 l’associazione Famiglia Più invita
alla presentazione del libro di Antonella Arioli “Questa adolescenza ti sarà utile - La ricerca di senso come risorsa della vita”. Dialoga
con l’autrice Cristina Delmonte. Info:
0521.234396, www.famigliapiu.it.
Si ricorda, come da tradizione, che il Giovedì Santo alle
ore 12, presso il Seminario
Vescovile maggiore, si tiene il
pranzo del presbiterio col Vescovo per il quale è gradita la
prenotazione, entro martedì
15 aprile p.v. presso la Cancelleria della Curia Diocesana, dal lunedì al venerdì dalle
9 alle 12.30.
Incontro sull’identificazione precoce
In Santa Caterina
Famiglia Più: incontro con Antonella Arioli
QUESTA ADOLESCENZA TI SARÀ UTILE
DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO
Sabato 12 aprile dalle 8.15 alle ore 13, all’Auditorium Cocconi in via Cocconcelli n. 13
(p.le Picelli) a Parma, l’Associazione Italiana
Dislessia - Sezione di Parma con Istituto
Comprensivo di Felino organizza un’iniziativa sulla “Identificazione precoce dei disturbi
specifici di apprendimento dalla scuola d’infanzia alla primaria”. Riconoscere i primi segnali permette di potenziare ed intraprendere un percorso scolastico sicuramente più in
discesa. L’evento è quindi rivolto a tutti coloro che sono interessati ai problemi della dislessia e dei disturbi specifici di apprendimento:pediatri, medici di base e specialisti,
docenti, genitori e gli studenti dislessici.
Info: www.aidparma.wordpress.com, [email protected].
Lo spettacolo di Festina Lente e Vagamonde
MADRE REGINA, MADRI MIGRANTI
Dopo essere andato in scena al Museo Guatelli domenica scorsa, torna nel prossimo fine settimana lo spettacolo “Madre Regina”,
ideato e diretto da Andreina Garella di Festina Lente Teatro in collaborazione con l’associazione Vagamonde: in scena, quattro donne daranno voce a tutte le madri che hanno
affrontato l’esperienza della migrazione e che
SANT’EGIDIO:
SETTIMANA SANTA
Calendario delle preghiere
della Comunità di Sant’Egidio nella chiesa di Santa Caterina (Parma, borgo Santa
Presiedute dal Vescovo
CELEBRAZIONI PASQUALI IN CATTEDRALE
Giovedì Santo, 17 aprile: alle 9.30 Santa Messa Crismale.
Sabato Santo, 19 aprile: alle 22 Veglia Pasquale con
iniziazione cristiana di 17 catecumeni.
Caterina) durante la Settimana Santa:
Sabato 12 aprile ore 17.30: S.
Messa delle Palme. Lunedì
14 aprile ore 19.30: preghiera
per i poveri. Martedì 15 aprile ore 19: preghiera per i Martiri del nostro tempo. Giovedì
17 aprile ore 19.45: Veglia di
Preghiera. Venerdì 18 aprile
ore 18: Via Crucis. Sabato 19
aprile ore 10-12: Adorazione
della Croce; ore 20.30: Veglia
Pasquale. Lunedì 21 aprile
ore 19.15: Preghiera di Pasqua.
Comunione e Liberazione
VIA CRUCIS
CON IL VESCOVO
Comunione e Liberazione organizza per il 18 aprile, Venerdì Santo, la Via Crucis per
le vie della città presieduta
dal Vescovo mons. Enrico
Solmi.
Partenza alle 20.30 da p.le San
Francesco, verso la Stazione
Ferroviaria (1a stazione),
quindi Piazza Ghiaia (2a stazione) Piazza della Steccata
(3a stazione), chiesa di San
Pietro (4a stazione).
A Marina di Massa
ADULTI E GIOVANI:
WEEK-END FORMAZIONE
E’ in programma da venerdì
25 a domenica 27 aprile un
week-end presso la Casa per
ferie Santa Zita di Marina di
Massa, promosso dal Settore
Adulti AC e rivolto a giovaniadulti e adulti-giovani, sia
singoli che famiglie.
Il week-end vuole essere
un’occasione formativa e di
condivisione, in cui ci sarà
spazio sia per la riflessione
dei grandi che per un percorso di animazione Acr (e babysitting) per i più piccoli.
Info e iscrizioni: Chiara Petrolini, [email protected].
Azione Cattolica
CAMPI ESTIVI DIOCESANI
PER TUTTE LE ETÀ
Sul sito www.azionecattolicaparma.com si trovano le
date e i luoghi dei campi estivi diocesani, dall’Acr al Settore Adulti. A breve sarà disponibile anche il depliant con i
costi e le informazioni sull’apertura delle iscrizioni.
CONSEGNA ANTICIPATA DEGLI AVVISI
Dopo il numero di Pasqua, in uscita il 18 aprile, Vita
Nuova osserverà una settimana di pausa, per tornare
venerdì 2 maggio.
Gli avvisi per iniziative in programma dal 19 aprile al
2 maggio vanno perciò spediti alla redazione ([email protected]) entro martedì 15 aprile.
Vagamonde e Festina Lente hanno incontrato nei loro dieci anni di “teatro responsabile”.
Due gli appuntamenti: sabato 12 aprile alle
17 al Centro interculturale in via Bandini 6 e
domenica 13 aprile alle 16.30 al Laboratorio
Famiglia in Oltretorrente in piazzale San Giacomo 7. L’ingresso è libero.Informazioni: Vagamonde, 333.6164577.
A Palazzo Bossi Bocchi
PARMA VISTA DALL’ALTO
“Occhi sulla città: Parma,‘dall’alto’ della sua
storia”: è il quinto appuntamento del cartellone di visite guidate proposte da Fondazione Cariparma in collaborazione con Artificio
Società Cooperativa. Domenica 13 aprile, alle 16 a Palazzo Bossi Bocchi (parma, strada al
ponte Caprazucca 4 ) Rossella Cattani proporrà – attraverso la proiezione di immagini
della città – una insolita lettura di Parma: una
“osservazione” dall’alto e a distanza che con-
sente di capire una città, la sua struttura, il
suo significato urbano e la sua storia. Ingresso libero senza obbligo di prenotazione e sino ad esaurimento dei posti.
Per informazioni: 0521-532108/111.
Si inizia con la Petite Messe Solennelle
POLIFONIA SACRA A CASTELGUELFO
La chiesa di Castelguelfo, oltre che luogo di
culto, è un importante monumento medievale risalente al 1230 ed incluso nel percorso
della via Francigena. Danneggiata dal terremoto e recentemente restaurata, è un gioiello artistico che la comunità locale intende valorizzare e far conoscere ad un pubblico sempre più vasto. Per questo il Gruppo “Amici di
Castelguelfo”, in collaborazione con la parrocchia di Castelguelfo – Ponte taro, l’Associazione “Famiglia Aperta” e la Camerata Vocale Farnesiana, con il patrocinio del Comune di Fontevivo e la collaborazione del Co-
mune di Noceto, ha organizzato una rassegna di musica polifonica sacra, “Laudamus
Dominum in psalterio et cythara”, che si terrà
all’interno della Chiesa. Il tema conduttore
per il 2014 è la figura di Maria, alla quale i cori partecipanti dedicheranno alcuni brani all’interno dei loro programmi.
Il concerto di apertura, con ingresso libero e
gratuito, si terrà domenica 13 aprile alle 17,
con la Petite Messe Solennelle di Gioacchino
Rossini, di cui ricorre quest’anno il 150° anniversario della prima esecuzione, eseguita
nella formazione originale per piano, solisti e
coro a 4 voci: Soprano Angela Gandolfo, Mezzosoprano Sara Piceni, Tenore Paul Tabone,
Basso Andrea Carcassi. Maestro Concertatore al Pianoforte: Roberto Barrali, Coro “Sine
nomine”, Direttrice e Maestra del Coro: Elena
Rosselli.
Lingua e cultura alla biblioteca Alpi
UNA FINESTRA SUL GIAPPONE
La Biblioteca Internazionale Ilaria Alpi in collaborazione con la Comunità Giapponese di
Parma organizza «Una finestra sul Giappone
», un ciclo di sei incontri per accostarsi alla
lingua e alla cultura giapponese. Gli incontri
si svolgeranno nei lunedì 14 e 28 aprile, 12 e
26 maggio, 9 e 23 giugno sempre alle 18, nei
locali della Biblioteca in vicolo delle Asse.
Iscrizioni:
[email protected] oppure 0521.031984.
Centro Migone: i Mercoledì della bioetica
ETICA E DIFFERENZE DI GENERE
I Mercoledì della Bioetica, organizzati dal
Centro di Bioetica Luigi Migone, avranno come filo conduttore nei prossimi mesi il tema
“Etica e differenze di genere”. Il primo incontro, mercoledì 16 aprile, alle 20.45 presso
l’Associazione Famiglia Più (via Bixio 71) sarà
dedicato a “Sex and Gender: maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa? Il
pdv del sociologo”. Relatore: Giorgio Campanini, moderatore: Vittorio Franciosi.
Il calendario degli incontri successivi è così
articolato:
Mercoledì 14 maggio “Sex and Gender: maschi e femmine si nasce, uomini e donne si
diventa? Il pdv del medico”, relatore Nicola
Cucurachi.
Mercoledì 4 giugno. Incontro e dibattito con
Rita Torti, autrice del libro “Mamma, perché
Dio è maschio? Educazione e differenza di
genere”.
Mercoledì 15 ottobre “Sex and Gender: maschi e femmine si nasce, uomini e donne si
diventa? Il pdv dello psichiatra. Relatore: Mario Amore.
Nel mese di novembre 2014, infine, “Sex and
Gender: maschi e femmine si nasce, uomini
e donne si diventa? Il pdv del teologo (data e
relatore da confermare).
memo
CIBO, IL NUOVO BUSINESS MAFIOSO
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Concerto nella chiesa di San Vitale
I “RESPONSORI” DI MARTINS
Venerdì Santo, 17 aprile nella chiesa di San
Vitale (strada della Repubblica 3/A) alle 21.30
concerto polifonico con il coro Cantori del
Mattino di Noceto assieme al Coro Polironiano di San Benedetto Po (Mn). Presenteranno gli “Otto Responsori della Settimana
Santa” musicati da Francisco Martins (16201680) diretti da Davide Nigrelli con all’organo
Pier Paolo Buti.
11 APRILE 2014
Ada onlus: incontro con Luca Ponzi
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11 APRILE 2014
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