Ha concluso il suo pellegrinaggio terreno mons. Enrico Dall’Olio, cultore della storia e del bello. 14 13 POSTE ITALIANE S.P.A. • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE • D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB PARMA euro 1,65 anno XCV EDIZIONE ONLINE 40014 Intervista al vescovo ausiliare di Sarajevo sulla situazione dei Balcani, tra storia e futuro. DIOCESI DI PARMA 14 1 1 A PR I L E 2 0 1 4 Editoriale del Vescovo Germogli sulla Croce utti i passi della Quaresima: benevolenza, sobrietà, pane e famiglia, digiuno, condivisione… sono gemme che fioriscono sulle braccia della croce, ormai spoglia del Nazareno deposto nel sepolcro, risuscitato la mattina di Pasqua. La tentazione è di vederli sbocciare soprattutto sul braccio orizzontale, quello che indica l’umanità abbracciata da Dio, che si è fatto uomo e guarda la terra e il creato che anelano - essi stessi - alla liberazione. Quelle gemme sono allora un impegno e una promessa della liberazione attesa. Ma senza il braccio verticale seccano in fretta – come da gelata tardiva – o portano frutto scarso, deludendo presto chi vi poneva speranze. Perché la vita del cristiano – come di ogni creatura – ha bisogno di trascendenza, la cerca e quasi la pretende. La fede cristiana fa guardare in alto verso Dio, alla cui destra Gesù di Nazareth - il Cristo- è stato assiso. Se questo viene dimenticato, la fede implode e si appiattisce, come un aereo che resta a rullare sulla pista, senza mai decollare. Il braccio verticale anima ogni azione e le da le ali della speranza. La Pasqua libera dal male, dalla morte, per dare vita piena alla carità, proprio perché nata dal sangue di Cristo sulla croce. Nell’annuncio della Pasqua risuona la radice fontale del cristiano, battezzato nella morte e risurrezione del Signore, il suo modo di vivere da figlio della Risurrezione, la speranza del cielo che si apre per accogliere con lui tutta l’umanità redenta in Cristo. È vangelo, annuncio di salvezza; è gioia intima che resta anche tra le catastrofi e le disgrazie, perché il Risorto non viene meno. È un abbraccio includente tutte le persone di buona volontà. I germogli che crescono sulla croce possono essere condivisi con chi cerca il bene, con chi soffre per realizzarlo, anche patisce per ottenerlo. Ma la croce è una sola e in questa condivisione di intenti e di azioni il cristiano ha la conferma che questo bene non va perduto, perché il Padre ha risuscitato Cristo dai morti: sorpresa attesa, consolante, rivoluzionaria. Mostra la speranza che non viene meno, anche quando non sembra realizzarsi l’anelito del bene e tutto pare perduto. Indica a tutti la Vita che non viene meno, non come alienazione, ma come uno sforzo rinnovato e forte che non ha paura neanche dello scacco della morte. La Settimana Santa ci ostenta il crocefisso. Guardiamo la scena che davanti a Lui si dipana. La gente che, muta, lo guarda e sta a vedere. T continua a pagina 2 AGENZIA PARMA SANTA BRIGIDA Agente Generale: CAVARRETTA DOTT. GAETANO Borgo XX Marzo, 18/d - Parma Tel. 0521.289580 - Fax 0521.200467 E mail: [email protected] AGENZIA CERTIFICATA SISTEMA QUALITÀ ISO 9001: 2000 Davanti alla Croce I L T U O S E T T I M A N A LE O GN I V EN ER DÌ IN PARROCCHIA E O N L I NE www.diocesi.parma.it/vitanuova E’ l’invito che ci viene rivolto all’inizio della Settimana Santa per tenere uniti i due bracci: quello verticale della fede e quello orizzontale della carità. 2, 8 9 771825 290006 inserto di 4 pagine Lutto ISSN 1825-2907 MADONNA della STECCATA Mons. Sudar L’OPINIONE • In contemplazione dei “crocifissi di oggi” vede, completamente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre lo stabilire la comunione e il ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze. Di questa vita perduta, totalmente mia, e totalmente loro, io rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutta intera per quella gioia, attraverso e nonostante tutto. In questo grazie in cui tutto è detto, ormai, della mia vita, includo certamente voi, amici di ieri e di oggi, e voi, amici di qui, accanto a mia madre e a mio padre, alle mie sorelle e ai miei fratelli, e ai loro, centuplo accordato come promesso! E anche te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio profilatosi con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Insc’Allah. Giusto il 24 marzo, anniversario della morte dell’indimenticato arcivescovo di San Salvador, Mons. Oscar Arnulfo Romero, anche la Diocesi di Parma ha pregato per tutti i mis- CONTINUA DALLA PRIMA dn massimo Massironi * 11 APRILE 2014 parlando di... 2 Lo scherno dei soldati, avvezzi al deserto insanguinato, che è la pace delle armi; i sacerdoti che lo scherniscono. Sibilano ancora le parole del demonio: “Se tu sei il Figlio di Dio…”. Il legno orizzontale, il legno verticale innalzano il Disprezzato: lasciamoci attirare per guardarlo finalmente con il cuore, senza scivolare nel detto di tradizioni spente, nella fretta che rassicura e giustifica tutto o nella piallatura di un pensiero dominante che - di fatto - gli nega cittadinanza. Lasciamoci portare davanti alla Croce. Educazione voci M i accingo a scrivere queste righe sui “crocifissi di oggi” apprendendo della morte di padre Van der Lugt, a Homs in Siria, dove viveva dal 1964. Padre Frans, gesuita, non ha voluto andarsene da una terra toccata da una sanguinaria guerra civile in attesa di tempi migliori. In fondo pensare a sé sarebbe stato “ragionevole”. Ragionevole come quel “Salva te stesso” che è stato l’ultimo urlo beffardo rivolto a Gesù sulla croce da parte dei suoi persecutori. Van der Lugt ha invece continuato a vivere nel quartiere in mano ai ribelli di Bustan AlDiwan e lì ha dato la sua vita, dopo averla donata quotidianamente per lunghi anni. Così è stato ricordato dal portavoce della Santa Sede, p. Lombardi: «Dove il popolo muore, muoiono con lui anche i suoi fedeli pastori. In questo momento di grande dolore, esprimiamo la nostra partecipazione nella preghiera, ma anche grande gratitudine e fierezza per avere avuto un confratello così vicino ai più sofferenti nella testimonianza dell’amore di Gesù fino alla fine». Pochi dubbi allora, su chi sono i primi crocifissi di oggi: sono coloro che, disarmati, continuano a testimoniare l’amore di Gesù sino alla fine, un amore capace di praticare persino l’amore per il nemico, come appare dal testamento spirituale di Fr. Chretien de Chergé, padre bianco morto in Algeria nel 1996: Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese. (...) Evidentemente, la mia morte sembrerà dar ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo o da idealista: «Dica adesso quel che ne pensa!». Ma costoro devono sapere che sarà finalmente liberata la mia più lancinante curiosità. Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’Islam come lui li DIOCESI DI PARMA «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore». (Gaudium et spes, 1) sionari e loro collaboratori che, e sono tanti, nel 2013 sono passati attraverso «la grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello»(Ap.7,14). 23 uomini e donne, di svariate provenienze: 1 dall’Africa, 14 dall’America, 3 dall’Asia, 5 dall’Europa. E ad essi si aggiungono i cristiani morti in questa prima parte dell’anno. Ma non ci sono solo loro. Come non ricordare allora i crocifissi nella “indifferenza dell’anonimato”, per usare l’espressione di fr. de Chergé? Sono coloro che muoiono domenicalmente recandosi alla celebrazione liturgica, colpiti da Boko Haram, in Africa, oppure ancora dal terrorismo jihadista, come in Iraq e Medio Oriente. Ricordiamo le minoranze cristiane in Pakistan e nelle Filippine ma anche l’impegno pagato con la vita, anno dopo anno, di tanti cristiani ed educatori che muoiono in America latina per sottrarre i giovani alle Maras, le terribili gangs che dominano i quartieri popolari. E’ il caso di William Quijano (foto), della Comunità di Sant’Egidio, ucciso a 21 anni per il solo fatto di fare la “Scuola della pace”: sottraeva bambini alle Maras, che ne fanno piccoli manovali della criminalità. Evidentemente, credere lo ha impegnato e “credere” continua ad impegnare tanti. Ma forse vi sono crocifissi solo lontano da noi? I crocifissi sono ad un tempo lontani e vicini a noi. Se distanza vi è, non è certo quella chilometrica, ma del cuore: facciamo parte di quel 20% del mondo che gode dell’80% delle risorse mondiali. C’ è un abisso da colmare, e nella parabola del povero Lazzaro vi è una annotazione dal sapore tutto pasquale: «Se non ascoltano Mosè e i profeti, non saranno persuasi nemmeno se uno risorgesse dai morti». I crocifissi sono anche vicini, lungo le nostre strade, generati da quella “cultura dello scarto” denunciata ripetutamente e con vigore da papa Francesco e nella quale viviamo immersi. Non solo: noi stessi produciamo golgota. Dice don Mazzolari: “Ci sono due calvari: si assomigliano, ma uno fu elevato per distruggere l’altro. A questa svolta della strada, che va da Gerusalemme a Gerico, ho costruito, con le mie mani un calvario. Sopra vi ho inchiodato un uomo. Ecco il documento della mia capacità. L’uomo si dimentica di essere malato, peccatore, povero, diventa un crocifissore, è fatalmente un crocifissore. La vita è piena di questi calvari. Con che cosa li costruisco? Col gramo che ho dentro. Dove sorgono? Dappertutto. ... Ovunque c’è una sofferenza, lì è una mia responsabilità. (...) Dietro il suo esempio, e con la sua grazia, posso rinunciare alla mia felicità per vedere felici gli altri e sollevare il peso di dolore che ho calcato sulle spalle altrui. L’uomo non è soltanto un redento: Cristo l’ha voluto corredentore”. (Il Samaritano) Chi sono i crocifissi oggi? E’ una domanda grande, degna di un’altra domanda che venne rivolta a Gesù: “Chi è il mio prossimo?” Il criterio della risposta non è economico, non è sociale o culturale. E’ l’agire di Dio che dice chi sono i crocifissi. E’ la Passione di Gesù ad indicarci la dimensione profonda della risposta, indicando, come per i poveri, che essa è iscritta nella vita, minacciata dalla morte. Di fronte all’ampiezza del dolore di Gesù c’è bisogno di convertirsi in cristiani “megalokardoi”, dal cuore dilatato. “Porto nel cuore le ingiurie di molti popoli”, dice il Salmo 89,51. L’augurio per questa Pasqua è di vivere questo versetto. Sia per noi la via per conformarci a Gesù Crocifisso. Alessandro Chiesa Comunità di Sant’Egidio di Parma L’educazione è anche educazione al volontariato Cristiano Senza assolutamente disprezzare il tanto e buon volontariato “laico”, se così posso esprimermi, qui vorrei soffermarmi sul rapporto educazione e volontariato cristiano. Abbiamo detto, nei corsivi precedenti, che educare è il debito di testimonianza sul senso della vita che una generazione adulta ha nei confronti della generazione giovane! E tale senso della vita è la vita come dono per farsi dono, in ogni condizione e in ogni età! Ecco perché educare ed educarsi al volontariato cristiano, fa vedere, più che dire, che c’è uno stile di essere e di fare che sa che la vita è un dono e va vissuta facendo del bene per farsi del bene! Quali sono, però, le caratteristiche, che a mio parere, colorano educativamente il volontariato cristiano? Le trovo nella famosa parabola del Buon Samaritano (Lc 10,25-37). Dal vangelo mi pare emerga che la prima caratteristica del volontariato cristiano è che esso abbia una identità: il volontariato cristiano è un cammino di maturazione della propria identità cristiana, perché è questa ciò che il volontariato cristiano deve donare prima di tutto. Costruirsi con un’identità vuol dire, nel processo formativo del volontariato cristiano, avere nell’orizzonte la vita cristiana con la sua frequenza sacramentale, il vivere i valori morali cristiani e avere l’intenzione cristiana nel fare carità o il proprio servizio. Ecco perché è educativo. La seconda caratteristica del volontariato cristiano è che vede, cioè è realista, non fa finta di non vedere e proprio per questo ha compassione. Questo vedere è quanto mai importante per il volontariato cristiano perché ci si deve accorgere prima che gli altri chiedano per bisogno o che c’è un bisogno. Direttrice responsabile: Maria Cecilia Scaffardi • [email protected] Vice direttore: don Luciano Genovesi In redazione: Alessandro Ronchini. Pagina Fedi: Laura Caffagnini. Fotografie: Archivio Caritas (copertina), Angelo Boni Sforza, Stefano Montagna. Hanno contribuito a questo numero: Agenzia Sir, Nando Bonati, Liliana Castagneti, Erick Ceresini, Aluisi Tosolini, Ufficio diocesano Vocazioni, Ufficio Liturgico. Il vedere cristiano è quel vedere che evita agli altri, addirittura l’umiliazione di chiedere che hanno bisogno! Ecco l’educazione! La terza caratteristica del volontario cristiano è che si ferma e si sporca le mani. Per questo è importante essere cuore e fare con le mani e non solo con la lingua. Il volontariato cristiano è un servizio costante perché non è solo un volontariato del tempo libero che non ha nulla da fare di meglio, ma paga di persona. Infatti il volontariato cristiano è un essere e fare ”Cristico”: una scelta di mettersi a disposizione con tutto se stesso come ha fatto Gesù. Il pagare di persona significa il non ragionare sul ti do perché tu mi dia; o il rinunciare di essere sul palcoscenico dei grazie e degli applausi; è un pagare di persona secondo l’intenzione di Gesù. L’ultima caratteristica del volontariato cristiano è sparire, cioè il non lasciare traccia di sé. E’ gratuità senza pubblicità. Il volontariato cristiano, educa, perché è un cuore che ama il prossimo e tutto il prossimo con un’intenzione divina: la carità umile! Redazione e amministrazione: Parma - Piazza Duomo 1 (Palazzo del Vescovado) Telefono 0521.230451 - Fax 0521.230629 - Skype: vitanuova-parma E-mail: [email protected] - [email protected] Pubblicità e diffusione: William Tedeschi - Cell. 338.4074037 Editrice: Opera Diocesana San Bernardo degli Uberti, via Bodrio 14 - Porporano (Parma) - Cod Fisc. 80001410341 - P. 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Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». (...) Il giorno seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie. ComeregnailServo Diomio,Diomio,perchémihaiabbandonato? I ANNUNCERÒ • Sofferenza, grido, fiducia, lode: Gesù raccoglie nel suo corpo ogni passo dell’esperienza del salmista. Sospende il giudizio sul nostro peccato e ci rimette in cammino, così che possiamo cantare “Alleluia!”. Isaia 50,4-7 Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. Salmo 21 Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: «Si rivolga al Signore; lui lo liberi, lo porti in salvo, se davvero lo ama!». Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori; hanno scavato le mie mani e i miei piedi. Posso contare tutte le mie ossa. Si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte. Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto. Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea. Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe, lo tema tutta la discendenza d’Israele. Lettera ai Filippesi 2,6-11 Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre. D ella ricchissima Parola di questa domenica, cercherò un raccordo tra la prima lettura (3° Canto del Servo) e il racconto della Passione. Mi pare di intravederlo – tra i tanti – nel processo intentato a Gesù dai capi e quanto dice Isaia riguardo al Servo, memoria di quanto i deportati avevano visto a Babilonia nei giorni tremendi della schiavitù. Seguiamo il sentiero che da Betfage porta il Re atteso a Gerusalemme, fin là dove si celebra il suo processo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E’ lì che lo scriba Matteo, estraendo dal suo tesoro cose antiche e cose nuove (Mt 13, 52) ci vuole portare: l’Accusato, appena si è proclamato Re, tace: E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. Lo scriba Matteo sa che il re è giudice e quindi deve pronunciare una sentenza; è suo dovere irrinunciabile: Tu hai ragione! Tu, invece, hai torto! Lui invece tace. E Matteo ribadisce: Gesù non gli rispose nemmeno una parola, con grande meraviglia del governatore. Come dire: Perché si è voluto proclamare Re-Giudice se poi si rifiuta di pronunciare una sentenza? Perché tace? Per la risposta, partiamo da lontano: Matteo, in una delle sue numerose citazioni delle Scritture Ebraiche, rileggendo Isaia dice che Gesù non spegnerà il lucignolo fumigante e la canna incrinata non spezzerà (Mt 12, 20, citazione di Is 42,3, 1° Canto del Servo). «Spezzare una canna incrinata», oppure «spegnere il lucignolo fumigante», significa «uccidere l’empio, eliminare per sempre la sua discendenza» (cfr. Kittel. XI, 1437-8). Il Servo-Re-Giudice tace perché non vuole la morte dell’empio. Isaia fa questo annuncio ad un popolo che si sente schiacciato dalle proprie infedeltà e per questo abbandonato da Dio (siamo al tempo della schiavitù babilonese). A questo popolo viene annunciato che la sentenza è sospesa e quindi può ripartire e tornare in patria. Cristo continua a ripetere questo annuncio: la giustizia che farà trionfare (Mt 12, 20) sarà il perdono, la non-sentenza contro l’empio: tace per non condannare nessuno. Ora è giunto il momento: Gesù, dopo essersi dichiarato re-giudice, vuole portare fino all’estreme conseguenze la promessa affidata ai Canti del Servo: e tace! Il Re-Giudice romperà il silenzio solo per dare voce a chi, come lui, attraversa il dramma della morte nell’esperienza che anche Dio ti abbandona. don Nando Bonati LIMMUD “Il Signore diede a me lingua di imparanti (=limmudim, plurale di limmud )”: L la radice da cui deriva il sostantivo è LMD il cui significato base pare essere: “fare esperienze”, “abituarsi a qualcosa”, “diventare familiare” (una familiarizzazione che non avveniva senza l’ausilio della frusta). Il verbo è presente con maggior frequenza nei libri profetici, nei Salmi e nel Deuteronomio. I libri storici parlano poco dell’apprendimento perché l’Israele antico non aveva un sistema scolastico organizzato; l’insegnamento veniva impartito per lo più dal capofamiglia. Isaia ricorda che mediante i castighi di Dio il popolo “imparerà la giustizia”, mentre l’empio non apprende la giustizia (Is 26, 9). L’imparare fa parte del lessico religioso: è Dio che insegna. “E’ bene che io sia umiliato, affinché impari i tuoi statuti (Ps 119, 71). Nel futuro di Dio non si imparerà mai più ad incrociare le spade e a condurre una guerra (Is 2,4). Il Servo viene annunciato come un “imparante” direttamente alla scuola di Dio (Grande Lessico dell’Antico Testamento, vol. 4 , PP. 828-835). l Salmo 21(22) è il grido di ogni giusto ingiustamente condannato e umiliato, percosso e ucciso: da Abele fino ai nostri giorni. Di fronte al dolore innocente, non abbiamo parole: nel Salmo, un cammino ci è donato. Con la sua ampiezza, il salmo riassume il salterio, compiendo tutto il percorso della preghiera, dalla lamentazione alla lode, dalla solitudine alla festa in assemblea. Sofferenza nel corpo e nello spirito: - ma io sono un verme (7); l’angoscia è vicina (12b); io sono come acqua versata, il mio cuore è come cera (15); arido come un coccio è il mio vigore, mi deponi su polvere di morte (16); hanno scavato le mie mani e i miei piedi (17c); Grido estremo verso Dio: - perché mi hai abbandonato? (2); grido di giorno e non rispondi (3); non stare lontano da me (12a); vieni presto in mio aiuto! (20) -. Confidenza in Lui solo: - Elìy! Dio mio (2, due volte, proprio all’inizio, come un primo accordo che sostiene tutta la preghiera!); in te confidarono i nostri padri (5); sei proprio tu che mi hai tratto dal grembo (10); mia forza (20)! -; verso la Lode: - annuncerò il tuo Nome ai miei fratelli (23) -. Una preghiera che attraversa i tempi e che Cristo raccoglie nella sua passione, nel suo grido: Egli vive e realizza questo salmo. Nella sua carne, sofferenza, grido, confidenza, lode: tutto il suo corpo è preghiera! Egli è il Servo, consegnato per il nostro peccato, esaltato per essere il Signore di tutti. In Cristo viviamo il passaggio pasquale: per la sofferenza di Lui, Innocente e Giusto, Dio regna (29). Con Lui possiamo restare al fianco di chi soffre, e dare voce al grido di chi sperimenta gli effetti del male, affrettando il tempo della fraternità e della lode (23-24)! Parola DOMENICA DELLE PALME anno A 3 Liliana Castagneti 1. Matteo scrive il suo vangelo dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme per una comunità che sente su di sé il peso dell’infedeltà e, di conseguenza, sente incombente il giudizio di Dio (prima del racconto della Passione, Matteo registra le grandi parabole che preludono al giudizio escatologico). Come a Babilonia, anche nella nuova Babilonia, Dio, nella persona del ReGiudice-Messia-Servo, continua a sospendere il giudizio. Nonostante le nostre infedeltà, possiamo ripartire, possiamo ritornare, possiamo fare esodo: quello che Abramo ha fatto dalla terra di Ur, Mosè verso la Terra Promessa, Israele da Babilonia verso la Città da ricostruire; è l’esodo che anche Cristo ha percorso; è la Pasqua. E’ questo il sentiero che la Parola ci ha fatto percorrere in questa Quaresima: Gesù tentato nella sua umanità è il Figlio prediletto; lui ha l’Acqua per la nostra sete, lui è la Luce, lui è la Vita, lui è la Misericordia del Padre: cosa ci manca per fare la Pasqua? Questo sentiero passa anche da casa mia, dalla mia vita. Sono contento, perché sento sospeso il giudizio su di me e mi sento di nuovo invitato a rimettermi in cammino, senza paura. Domenica riascolterò con la mia comunità il racconto del Re-Messia che sospende il giudizio; anzi lo proclamerò alla mia comunità. Quali grandi cose il Signore ha fatto per noi: anco- ra pochi giorni poi, finalmente, potrò cantare ancora: Alleluja! 2. Se non fosse venuto Gesù di Nazareth a portarci questa buona notizia, noi non l’avremmo mai potuto immaginare. E’ un dono che debbo riscoprire continuamente: gli eventi della vita mi fanno percepire la lontananza ma non sono in grado di colmarla. Mai posso dimenticare che sono un “imparante”! E la peggior schiavitù è quella di sentirsi bene anche nella schiavitù. Credere nel Dio di Gesù Cristo significa sentirsi invitati a seguire Lui, venuto a sospendere ogni giudizio su di me per rivelarmi la paternità misericordiosa di Dio. Gesù nel Getsemani dice: «Non la mia ma la tua vo- lontà sia fatta». Questo non significa: «Tu vuoi che io muoia, sia fatta la tua volontà». Significa grosso modo questo: «L’uomo ha bisogno di vedere fino a che punto lo ami; l’uomo ha paura di essere abbandonato da te, Padre. Ora la tua volontà è che l’uomo si fidi, sappia che tu non lo abbandoni mai anche se ha peccato, nemmeno se muore; per questo io, tuo Figlio, sono disposto a morire, perché l’uomo non abbia paura; e io per primo ripeto: “Padre, nelle tuo mani io metto la mia vita”!». Se Cristo fosse sceso dalla croce, sarebbe per noi una grande disgrazia: avremmo un eroe da ricordare non un Dio di cui fidarci! N. B. 11 APRILE 2014 Parole e giorni 4 11 APRILE 2014 7 GIORNI in10 RIGHE È SUCCESSO A PARMA E PROVINCIA DAL 2 ALL’ 8 APRILE DEHORS • I gestori avevano accumulato debiti con il Comune per 50mila euro. L’Amministrazione ha così emesso una ordinanza di sequestro del dehors della ex Trattoria del Governatore, in piazza Garibaldi. La struttura, chiusa da mesi, è stata smontata e trasportata nei magazzini comunali. Per la piazza un altro segno della forte crisi del commercio. MOVIDA • Continua la stretta contro gli eccessi: in via D’Azeglio e via Farini anche agenti della Municipale in borghese. MEDICINA • Manifestazione in via Gramsci di studenti e specializzandi contro i recenti tagli alle borse di studio. SCONTRO • Centauro 43enne di Medesano finisce contro un autotreno vicino a Sant’Ilario. Grave al Maggiore. TRAGEDIA • Piper esce dai radar in zona Cerreto e precipita. Dopo due giorni ritrovato il cadavere del pilota tedesco. ANZIANA/1 • Sta portando fuori la spazzatura in via Paullo, 77enne viene scippata della catenina da tre balordi. SGOMBERI • Il Comune ordina lo sgombero degli stabili occupati di via Bixio e piazzale Bernieri. Polemiche e incontri. LA TERRA SI MUOVE • Smottamenti a Traversetolo nelle frazioni di Torre e Trinzola. Preoccupazione per le strade. ANZIANA/2 • Brutta avventura per una pensionata, ingannata da due finti carabinieri. Spariti i ricordi di una vita. ABUSIVA • Scoperta una estetista che lavorava in casa, con tanto di pubblicità, senza scontrini e senza nessun permesso. ESPLOSIONE • Forse una disattenzione la causa del grave incendio che a una pompa di gpl ha distrutto un camper. Il 25 giugno scade il mandato; presidente e giunta prorogati fino a dicembre. Sempre che non se ne vadano prima Le province? Non abolite, solo trasformate P arla della riforma delle Province e di quello che accadrà Vincenzo Bernazzoli. Il 25 di giugno terminerà il secondo mandato: «Per quanto ci riguarda il nostro impegno è concluso» sottolinea chiarendo che per lui e per i componenti della Giunta seduti accanto «il nuovo scenario non incide sulle nostri sorti». Il punto di partenza è che «le Province non sono state abolite ma trasformate in ente di secondo livello. Vengono mantenute funzioni fondamentali quali l’ambiente, la programmazione e gestione delle scuole, le strade i trasporti». Anzi: il decreto Del Rio contempla anche la possibilità di funzioni oggi non presenti, ad esempio ricorda il presidente, «su delega dei Comuni possono essere centri di appalto e di concorsi, gestori di enti economici». Restano anche le entrate da tributi, invece il destino delle funzioni, con il personale che segue, oggi delegate dalla Regione sarà deciso dalle stesse entro tre mesi. Il punto di arrivo sarà costituito dalle nuove Province che avranno l’assemblea dei sindaci, un consiglio provinciale di 12 componenti che deve essere eletto entro settembre, il nuovo presidente entro l’anno e eventualmente anche un vice. Il voto con il quale si elegge il nuovo organo è ponderato, e secondo una simulazione il comune di Parma dovrebbe pesare circa per il 41,61%. Nel frattempo... Nel frattempo cosa succede? Il Consiglio provinciale attuale resta in carica fino a fine mandato cioè al 25 giugno. Dopo di che la nuova legge approvata dalla Camera proroga presidente e giunte uscenti fino al 31 dicembre, con impegno gratuito e il bilancio gestito in forma provvisoria. «E’ un problema che si aggiunge per «Non ho condiviso il metodo con cui si è arrivati a questa nuova legge il che non significa che noi non fossimo per la modifica dell’assetto istituzionale del Paese — continua —». Quello che è mancato secondo il presidente è una visione di sistema che c’è in altre parti d’Europa dove si sta aggredendo il nodo delle riforme istituzionali e che in Italia non c’è. E adesso? «A noi si impone una scelta: il governo ci chiede di rimanere pretendendo gratuità. E’ un punto delicato — afferma — perché se decidessimo tutti insieme dal presidente del Consiglio al sindaco, tutto il paese, di fare nove mesi di volontariato avrebbe senso. Dirlo solo alle Province no. O siamo ricchi ereditieri oppure viste anche le responsabilità che chi governa deve assumere, la scelta più facile sarebbe quella di dire: l’avete pensata così, la gestite voi. Siamo però consapevoli che significherebbe girare le spalle al territorio e ai dipendenti che sono in mezzo a questo pasticcio preoccupati del loro destino». L’indecisione c’è, ammette lo stesso Bernazzoli che ha ragionato della cosa con la Giunta riunita prima della conferenza stampa proprio per condividere la posizione da assumere al riguardo. «Vorremmo sciogliere questo nodo prima del 25 giugno e abbiamo pensato di prenderci il tempo che serve per capire se un nostro eventuale impegno possa essere considerato utile da quei sindaci che avranno l’onore e l’onere di prendere in mano dal 1° gennaio questo ente». Una consultazione che parte subito della quale si conosceranno gli esiti fra una quindicina di giorni. una linea dedicata ai rifiuti speciali. Entrambe le linee del termovalorizzatore smaltiranno i rifiuti urbani e, a saturazione della capacità complessiva, i rifiuti speciali, come previsto dall’Autorizzazione Integrata Ambientale». Per quanto riguarda poi le denunciate difficoltà con il collegamento alla rete di teleriscaldamento, il sistema che permette di recuperare il calore prodotto nei forni con la produzione di acqua calda appunto per il riscaldamento delle abitazioni, Iren ha smentito ogni ritardo e ha detto che «il collegamento del PAI alla rete di teleriscaldamento di Parma è attivo dallo scorso dicembre e già nei primi tre mesi del 2014 ha coperto il 55% del fabbisogno di calore per alimentare il servizio cittadino e raggiungerà il 100% con l’entrata in esercizio definitivo dell’impianto». scussione vera». Un esempio? «I trasporti, da Modena fino a Piacenza significherebbe ragionare di un sistema intermodale ovvero di mobilità su ferro e strada, della stazione medio padana, della valorizzazione dell’aeroporto di Parma, degli interporti per le merci». E adesso... questo come Upi nazionale abbiamo chiesto al governo di fornire una interpretazione diversa della norma perché anche per chi come noi ha approvato il bilancio preventivo non sarà possibile fare il minimo indispensabile». Rafforzando il livello regionale e Bologna città metropolitana non è impossibile immaginare un cambio di equilibri con il resto dei territori, problema che si riflette anche su base locale perché anche se la legge preve- de unioni e fusioni di Comuni «il riequilibrio territoriale garantito dalla Provincia subisce una modifica che può indurre un accentramento del processo decisionale attorno al capoluogo». «Parma deve affrontare subito questo tema in modo aperto e profondo e secondo me occorre assumere una visione di area vasta». In altre parti della regione ricorda Bernazzoli lo hanno già fatto come in Romagna «mentre qui, nella parte occidentale non c’è mai stata una di- mappe Bernazzoli dopo l’approvazione in Parlamento: «Impegno concluso» 5 Ancora polemiche a Ugozzolo. Nuovo scontro tra Iren e Gcr su numeri e gestione dell’impianto N on c’è pace a Ugozzolo. E quella che doveva essere una festa, l’inaugurazione ufficiale del nuovo impianto (“PAI - Polo Ambientale Integrato” per gli amici, ”inceneritore” per i detrattori) si è tinta di giallo. La cerimonia del taglio del nastro ufficiale del termovalorizzatore, infatti, era prevista per i primi giorni di aprile. E anche gli inviti erano stati spediti. Poi la retromarcia da parte di Iren e la comunicazione che l’inaugurazione era rimandata “a data da destinarsi”. Niente cerimonia quindi, anche se l’impianto continua la sua attività. Nel prendere questa decisione sicuramente ha contato la decisione del sindaco Fede- rico Pizzarotti di disertare la cerimonia, in aperta polemica con Iren. Polemica che la recente sentenza del Tar che ha escluso ogni risarcimento alla multiutilty da parte del Comune di Parma cherto non ha contribuito a sopire. “Non possiamo pensare di partecipare ad un evento che, in realtà, è un danno per la politica ambientale della città — ha detto Pizzarotti nel “rispedire al mittente” l’invito —. Stiamo parlando di sette inceneritori in Emilia Romagna, e tra poco ecco l’ottavo: in fatto di politica ambientale la nostra Regione dimostra una gestione con la retromarcia ancora attiva. Quando in Europa si guardava alle energie rinnovabili e allo sviluppo della raccolta differenziata, in Emilia Romagna si costruivano i primi inceneritori, e da allora nulla è cambiato: in questo ci vediamo tutto il masochismo della classe politica italiana, evidentemente più interessata agli interessi delle multiutility che a quelli della collettività. Iren considera l’inaugurazione dell’inceneritore un giorno di festa? – denuncia Pizzarotti - Ma è un giorno di festa per i suoi interessi, non per quelli dei parmigiani». Nella vicenda si è inserita anche, a latere, una ulteriore polemica tra Iren e alcuni esponenti del Comitato per una Corretta Gestione dei Rifiuti di Parma, a cui l’azienda di strada Santa Margherita ha risposto con un lungo comunicato stampa. «Il GCR — si legge — asserisce che Iren ha deciso di “chiedere alla Provincia di chiudere una linea e portare l’impianto a 65 mila tonnellate di rifiuti l’anno, contro i 130 mila previsti.” E’ falso, nessuna richiesta di questa natura è stata inoltrata. Il PAI sta operando in fase di esercizio provvisorio e prosegue nella sua attività di messa a punto degli impianti, degli automatismi e di tutti i processi, attivando e fermando le linee di combustione in funzione delle esigenze di test. Ancora il GCR afferma che “la linea che Iren intende chiudere è quella dedicata ai rifiuti speciali delle aziende” in questo caso l’affermazione non solo è falsa, ma priva di senso poiché non esiste 11 APRILE 2014 Termovalorizzatore, inaugurazione prevista e poi rimandata. Pizzarotti: non è una festa, è un danno 66 ANNI, SUCCEDE A LAGUARDIA ACCOGLIENZA E ASSISTENZA COMPITI DOPO LE CRITICHE DEL SINDACO È Rustico il nuovo Procuratore “Mi Impegno” anche in biblioteca Grillo attacca “Capitan Pizza” Dopo quasi un anno di attesa il Consiglio Superiore della Magistratura ha nominato il nuovo Procuratore della Repubblica di Parma, che prende il posto di Gerardo Lagurdia, il cui mandato era scaduto appunto lo scorso anno e che è rimasto alla guida della Procura come “facente funzioni”. Il prescelto è Antonio Salvatore Rustico, siciliano di 66 anni, già Procuratore ad Acqui Terme. Il nuovo capo della Procura conosce bene la nostra città in quanto dal 1993 al 2009 è stato in forze alla procura di Bologna, per la quale è stato anche sostituto nella Direzione Distrettuale Antimafia. Ora il nuovo Procuratore prenderà i contatti con la sua nuova realtà in vista dell’insediamento effettivo che non avverrà prima di qualche mese. Intervistato dai media, Rustico nell’esprimere la gioia per la sua nuova destinazione, da tempo in cima alle sue preferenze, ha detto che si augura di potersi insediare nel suo nuovo ufficio entro l’estate. Da oggi è possibile scegliere le biblioteche comunali come luogo in cui svolgere un’esperienza di volontariato all’interno del progetto “Mi Impegno a Parma”. Tante sono le persone che frequentano la biblioteca ogni giorno. Qui la presenza di volontari permette di rendere ancora più utile e piacevole ciò che il servizio già offre, consentendo quindi di rinforzare le azioni di valore sociale che il servizio mette quotidianamente in atto. Chi preferisce impegnarsi in attività di accoglienza, avrà l’occasione di farlo orientando l’utenza all’interno degli spazi bibliotecari e delle collezioni librarie, fornendo informazioni e collaborando alla realizzazione di eventi e manifestazioni. Chi invece ha voglia di mettere a disposizione la propria conoscenza di italiano, latino, francese, inglese, tedesco e matematica potrà assistere nelle materie indicate gli studenti del primo biennio della scuola superiore (13-16 anni). Per conoscere tutte le attività disponibili e segnalare la propria disponibilità: www.miimpegnoaparma.it La polemica tra Federcio Pizzarotti e Beppe grillo, evidentemente tutt’altro che chiarita, covava sotto la cenere ed è riesplosa all’improvviso nei giorni scorsi quando il leader del Movimento 5 Stelle nel suo blog ha pubblicato un intervento diretto proprio contro il primo cittadino, reo di aver criticato apertamente il metodo di scelta dei candidati del Movimento alle prossime elezioni europee. Per Pizzarotti infatti in lizza c’erano troppi ”sconosciuti”, troppe persone che non rappresentavano il territorio e che non si erano mai viste alle riunioni locali dei grillini. E a distanza di qualche giorno il post “Capitan Pizza, perché parli?” con cui Grillo attacca Pizzarotti dicendo che le regole da lui criticate sono le stesse che due anni fa lo hanno portato alla candidatura a sindaco e alla vittoria. Insomma, una “scomunica” vera e propria. A Parma, in casa 5 Stelle forte sorpresa per l’attacco e bocche cucite, in attesa di vedere come evolve la situazione. Tantefamiglieetantibambiniperil“tagliodellatorta”.LaPaci:«Unostraordinariopuntodiintegrazione» Laboratori Famiglia, una festa per due mappe Hannocompiuto5annil’OltretorrenteeIlPorticodistradaQuarta 6 C ompleanni “in famiglia” per i due Laoratori Famiglia (Oltretorrente e Il portico) che nei giorni scorsi hanno festeggiato 5 anni. Festa grande lo scoso sabto 5 aprile per il quinto compleanno del Laboratorio Famiglia Oltretorrente. In tanti hanno partecipato al taglio della torta nella nuova sede di piazzale San Giacomo: dalle famiglie e i volontari che normalmente frequentano il centro, ai rappresentanti delle associazioni Famiglia Più Onlus e Liberamente che lo coordinano, fino alla vicesindaco Nicoletta Paci. «E’ un bellissimo punto di aggregazione nel cuore della città, utile ritrovo e luogo di integrazione per bambini e famiglie» ha sottolineato Paci, facendo i complimenti a tutti i volontari ed agli operatori che si sono spesi per renderlo così vivo ed accogliente. Come racconta la coordinatrice del Laboratorio, Alida Guatri, il laboratorio ha tratto enorme giovamento dal trasferimento nella nuova sede che oltre ad essere più visibile, poichè si affaccia direttamente su strada D’Azeglio, è diventate un importante punto sociale per la vicinanza con il Cinema D’Azeglio e per gli ex frequentatori della scuola Mazzini Drago e dell’oratorio delle Sacre Stimmate, precedentemente situati nello stabile, che sentono loro il luogo e partecipano così attivamente alle iniziative. Per Melina Frassica, dell’associazione Liberamente, «il laboratorio funge inoltre come luogo in cui genitori e figli possono sentirsi più leggeri e rilassati, lontano dalle difficoltà che devono affrontare quotidianamente». Margherita Campanini, dell’associazione Famiglia Più, oltre a ricordare il rilevante sostegno dell’amministrazione comunale, sottolinea l’importanza della collaborazione fra le tante associazioni di volontariato ed esercenti del quartiere per la buona riuscita delle attività del centro: il gruppo Patchwork, le Donne Algerine a Parma, la Comunità di Sant’Egidio con la scuola della Pace, gli Scout del Cngei per il Laboratorio Compiti, il GAS Palla Corda, l’Associazione Scanderberg per l’Albania, il Cinema D’Azeglio, i negozianti del Quar- tiere, la Parrocchia della SS.Annunziata e presto si uniranno anche le Bibliote- che di Alice e Civica. Vista l’elevata partecipazione e la varietà delle iniziative proposte, il Laboratorio si conferma così luogo di incontro e socializzazione per le famiglie e di crescita interculturale per tutti. Domenica la festa si è spostata al Laboratorio Famiglia al Portico di strada Quarta 23. Il Laboratorio è stato pensato come luogo di incontro, integrazione e socializzazione per le famiglie fin dalla sua nascita. E’ coordinato dall’associazione di volontariato“Compagnia In…stabile”, in collaborazione con il Servi- zio Famiglia del Comune di Parma, la Consulta Comunale delle Associazioni Familiari e la Cooperativa Sociale “La Bula”. Tante sono le attività che vengono svolte settimanalmente: laboratori di cucito, cucina, pittura e giocoleria, ludoteca, il “giardino degli aromi”, il supporto didattico per il primo ciclo di istruzione e lo spazio di conversazione riservato ai genitori. E tante sono sono state anche le attività proposte alla festa, grazie alla collaborazione con le associazioni di volontariato, con manipolazioni creative, piscine di palline, palloncini, trucca bimbi e giochi con i Giovani della Croce Rossa Italiana, l’angolo della pittura con Ciro dell’associazione Babylonia e il karaoke con Manuel e Federico. Nel salone è stato proiettato il filmato “Osa la condivisione”, che racconta, attraverso il montaggio audiovisivo di scatti fotografici, i cinque anni del Laboratorio Famiglia. PerilsindacoCavatorta«ilprogettonascedallavolontàdiaggregarelepersonedellanostracomunità» La multa? A Lesignano Bagni è “al contrario” Presentatal’iniziativaperpremiarechisidistingueinazionimeritevoli 11 APRILE 2014 L esignano inventa nuove cose. Per promuovere scelte di cittadinanza attiva e comportamenti a supporto della comunità, il paese adagiato sulle prime colline del Parmense ha lanciato la “Multa al contrario” un premio ai singoli che si sono distinti per azioni meritevoli e quel fare per gli altri che è l’obiettivo di tutte le iniziative promosse dal comune di Lesignano. Dopo la Carta etica mirata a favorire la convivenza civile e la legalità, dopo l’inserimento di nuove disposizioni “civiche” nel regolamento di Polizia municipale, fra cui la mediazione sociale, la “Multa al contrario” persegue la filosofia che ha ispirato il bando pubblico con il quale l’ente ha raccolto la disponibilità di 21 cittadini e cittadine disponibili a svolgere imprese utili per tutti: dai corsi di dialetto alla pulizia dei parchi, alla custodia della sala civica, al prestare aiuto negli uffici comunali. Della nuova iniziativa si parlato nei giorni scorsi in un incontro in Provincia, nel corso del quale è stata consegnata la prima “multa al contrario” al suo ispiratore Aldo Cabrini, oltre che cittadino benemerito anche padre della Voladora, meravigliosa corsa in bi- cicletta sulle strade bianche della pedecollina. «Il nostro progetto nasce dalla volontà di aggregare le persone della nostra comunità, mi piace pensare che stiamo imbastendo il territorio — ha spiegato il sindaco Giorgio Cavatorta — il nostro comune ha avuto una forte espansione demografica negli anni recenti e questo ha voluto dire mescolare il nucleo sto- rico degli abitanti con i nuovi arrivati. Noi vogliamo creare una comunità coesa e unita e per questo abbiamo attivato processi come la Carta etica e ora la multa al contrario che valorizzerà cittadini e cittadine che ha compiuto azioni virtuose a favore della collettività». Questa multa speciale viene consegnata dal Comandante del Corpo unico di Polizia municipale Valparma, ma la Pm non sarà l’unico “Occhio Vigile” sul territorio: anche i presidenti delle associazioni di volontariato del Comune potranno far pervenire al comandante della Pm proprie segnalazioni scritte. Fra tutti coloro che hanno ricevuto l’attestato sarà poi scelto il cittadino e cittadina esemplare a cui il 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, andrà il premio “Lesignano cittadinanza - Licinius” una piccola scultura in legno riciclato che riproduce la sagoma del leone raffigurato nell’araldica del comune di Lesignano de’ Bagni che sarà realizzato dalle ragazze e ragazzi che frequenteranno il laboratorio disabili, la cui sede sarà presto all’interno dell’Edificio “ExTerme” ora in corso di ristrutturazione. La scultura sarà sorretta da una piccola anima in ferro alloggiata su un sasso recuperato nel greto del Torrente Parma, un ulteriore elemento che richiama il senso di appartenenza al proprio territorio. A questo premio si aggiunge oggi il riconoscimento della Multa al contrario che sarà per accessi gratuiti in esercizi locali o acquisti da effettuare sul territorio anche in forma agevolata. Ma come è nata questa idea? Secca la risposta del “papà” Aldo Cabrini: «C’è sempre qualcuno che ti dice quando non sei bravo, ho pensato fosse utile creare qualcosa che mettesse l’attenzione anche su quando si è bravi». Bondavalli:«SenzadonnenonsipuòdirecorrettamentenéDionélapasqua»;Berra:trasformarelecrisiinopportunità Vocazioni femminili, fra la Bibbia e il mondo Duerelatriciemoltispuntiall’assembleaorganizzatadalCdv Le relazioni P er il secondo anno il Centro Diocesano Vocazioni ha promosso l’“Assemblea delle vocazioni per le vocazioni”, che si è svolta domenica 30 marzo in Seminario Minore sul tema “La vocazione al femminile: come proporla? come accompagnarla?”. Rivolta a genitori, catechisti, animatori, religiosi/e, presbiteri, operatori pastorali, diaconi, ministri istituiti l’Assemblea ha visto un’affluenza numerosa soprattutto di persone consacrate, anche se non è mancata la presenza di alcuni laici e presibiteri. Il Vescovo, Mons. Enrico Solmi, introduce i lavori con un cordiale saluto e ricorda con gratitudine — e con l’augurio di una ulteriore crescita! — come la presenza femminile sia attiva in tutti gli ambiti, formali e informali, del tessuto sociale e in tutti gli organismi della diocesi. Don Daniele Bonini, direttore del Cdv, presenta quindi le due relatrici: Giovanna Bondavalli, biblista e docente all’Istituto teologico di Reggio Emilia, che offre la sua riflessione a partire da alcune “Figure di vocazione al femminile nella Sacra Scrittura”, e suor Antonella Berra, Sorella della Misericordia di Verona, formatrice e collaboratrice dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni, che affronta il tema di come “Pro- MARTEDÌ DEL VESCOVO «La Bibbia è per le donne?… Scritta da uomini per uomini, possiamo trovarvi dei percorsi di vocazione al femminile?»: con queste provocazioni inizia l’intervento di Giovanna Bondavalli, che sottolinea come nel racconto della creazione la donna sia una figura non subordinata né rassicurante: al contrario, è soggetto destabilizzante, di fronte a cui l’uomo deve uscire da sé e così trovare il proprio nome. Proseguendo, la Scrittura mostra in diversi punti un volto femminile di Dio, che partorisce il suo popolo e se ne prende cura (cfr Is 42,13-14), si rivela come Sapienza e ha caratteristiche “femminili” di capacità di relazione, apertura all’altro, misericordia, cura, tenerezza, pazienza, silenzio… Molte donne, anche nell’Antico Testamento, sono protagoniste di primo piano o collaboratrici al realizzarsi del progetto di Dio, ma è soprattutto nel Nuovo che esse trovano piena luce, a partire da Maria, la madre di Gesù. Nei vangeli le donne non solo seguono, ma sono accanto, stanno di fronte a Gesù. Possiamo scorgere i tratti della “vocazione al femminile” nella loro capacità di stare fino alla fine, di consegnare se stesse fino in fondo, nella disponibilità ad accogliere e riaccogliere, nel condividere la fatica fin sotto la croce, fin dentro al sepolcro. Sono le donne della Pasqua e dell’an- nuncio di Pasqua perché, come ha affermato Gesù, la Pasqua è simile ad un parto (cfr Gv 16,21-22). La relatrice si sofferma in modo particolare su tre donne “senza nome”, mettendone in rilievo le caratteristiche da vivere sia come persone singole sia come come Chiesa: la donna del pozzo, la donna che versa il profumo, la sposa del Cantico dei cantici. Con la relazione di sr Antonella Berra esploriamo alcuni aspetti del mondo contemporaneo — e delle nostre comunità! — che possono impedire la scoperta della vocazione, di ogni vocazione, o soffocarne lo sviluppo. Se è abbastanza facile constatare le difficoltà che si respirano “fuori” (individualismo, relativismo, libertà, rovesciamento dei parametri…), forse è più doloroso riconoscere le difficoltà “dentro” (tristezze, rancori, acidità, efficientismo, invidie…). Ma occorre sapersi rialzare, accettare il cambiamento, perché ogni “crisi” (di identità, di visibilità, di credibilità) può e deve diventare una “sfida”. Soprattutto, occorre ritrovare nella santità il fine della nostra vita, come ci ricorda Papa Francesco nel Messaggio per la 51a Giornata di Preghiera per le Vocazioni. Sono indispensabili: il dialogo con la nostra società (qui e ora), la formazione (non solo “sapere”, ma “essere”), la riscoperta di una vera femminilità, il rinnovamento profondo della vita spirituale. Proseguendo nella riflessione, suor Antonella ci fa entrare nell’ambito più specifico 51a Giornata mondiale di preghiera VEGLIA PER LE VOCAZIONI Venerdì 9 maggio ore 21 chiesa di Cristo Risorto (via Venezia 80) PROSPETTIVE • Giovanna Bondavalli, biblista, e Antonella Berra, formatrice. Al centro, il direttore del Centro diocesano Vocazioni don Daniele Bonini. della proposta vocazionale al femminile e ci offre alcune linee-guida: a chi proporre un cammino? quali le condizioni minime per una possibile disponibilità vocazionale? come accompagnare?… Sono molti gli spunti di riflessione che possono aiutare chi è chiamato ad educare, accompagnare, orientare: una missione che riguarda genitori, catechisti, animatori, pastori e persone consacrate… Tuttavia, il messaggio più incisivo e contagioso rimane quello della testimonianza, che si traduce in accoglienza, tenerezza, perdono reciproco, misericordia, servizio, gioia: “Guardate come si amano!. Alcune risonanze «Giovanna Bondavalli ha aperto sul mondo femminile nella Bibbia squarci interessanti soprattutto per la vita delle nostre comunità. “Senza donne non si può dire correttamente la Pasqua!”, ha affermato riandando ai testi evangelici. Presentando la figura della donna che, prima di Pa- squa, cosparge gesù con olio profumato, ha sottolineato come il Maestro abbia posto in luce questo suo “spreco”. Così, nella casa-chiesa, la donna ricopre il “potere del servizio”, senza banalizzare questo ruolo o svilirlo. E’, infatti, il sevizio stesso di Cristo, il dare la vita... E’ vocazione della donna nella Chiesa e della donna-Chiesa” (sr Tilla, segretaria Usmi) «L’incontro ”Vocazione al femminile”? Bellissimo! Incontro davvero utile, mai noioso. Interventi molto significativi. Mi è piaciuto tantissimo l’esempio che la Bibbia riporta delle tre donne ”senza nome”, anche se decisive e importanti. Molto bella anche la comparazione fatta da suor Antonella tra comunità laica, vita consacrata ed educatori… dove si intrecciano sbagli, punti di vista diversi… ma dove c’è anche tantissimo potenziale da condividere. Tutto molto chiaro!”. (Maila, giovane animatrice vocazionale) «Dobbiamo rendere testimonianza con gioia di quello che presieduta da S. E. Mons. Enrico Solmi viviamo dentro di noi. E’ necessario avere sempre più persone consacrate e sacerdoti che non siano solo professionisti della pastorale vocazionale, ma — proprio perché credono in Gesù Cristo e sentono forte la passione per lui — siano capaci di spendersi in maniera credibile per gli altri. Cercare la verità è cercare una Persona, Gesù Cristo, e lasciarsi “sorprendere” da questa Presenza sempre nuova. Che cosa significa essere persone vere? Che cosa ci chiede l’apertura e la testimonianza della verità in un mondo dove, talvolta, l’ipocrisia, il double face e la mistificazione della realtà divengono stili di vita contagiosi? Essere persone vere significa cercare, amare e raccontare questa Verità fino a farsi carico della vita degli altri. Ma… senza la preghiera non andiamo da nessuna parte. Se l’impegno è indispensabile, lo è soprattutto l’esempio”. (Rossana, consacrata nell’ordo virginum). Centro diocesano Vocazioni chiesa porre e accompagnare la vocazione al femminile”. 7 LetteraaiGalati:una“luceamica”perconoscersiericonoscereilpeccato Cogliendo insieme il frutto del dominio (di sé) ASant’AndreainAntognanolacelebrazionepenitenzialeconclusiva che ci ha lavato dai peccati nel suo sangue», è l’invocazione iniziale di mons. Solmi. «Il Signore cammina con noi, conosce le nostre difficoltà e debolezze. Non ne approfitta, come farebbe un falso amico, ma si mette davanti a noi, ci invita a riprendere il cammino, ad andare avanti. Siamo qui per ringraziarlo della sua misericordia». E lo diranno insieme nella preghiera: “apri i nostri occhi perché possiamo riconoscere la tua grande bontà... riconoscere il male che ogni giorno commettiamo... Convertici a te. Il tuo amore ricomponga nell’unità ciò che la colpa ha disgregato”. Al passo della Lettera ai Gala- ti (5, 13-24, «un terno felice») ascoltato dalla voce di don Paolo Salvadori, il Vescovo aggiunge il versetto 1: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi...”. Lo troviamo nella pagina-Bignami a supporto di chi si accosterà al sacramento. «Questa sera ci è offerta una via di liberazione: il Signore ci libera dal peccato per darci una vita piena». La Parola è una «luce amica». Grazie ad essa «capiamo, possiamo guardare in noi stessi e conoscerci». Incisivo Sant’Agostino: “Se tu non ti mostri a me, io non mi conosco”. Il male «è attorno a noi, in noi. Lo compiamo» agendo, non agendo, anche solo pensan- do. Tutti siamo invitati a «compiere un passo avanti importante: divenire coscienti del nostro peccato, dargli il giusto nome. Non per autolesionismo, ma per portarlo davanti al Padre che ci perdona». Ammettere che «qui ho sbagliato»; impegnarsi, una volta usciti, a «mettere al posto del male il bene». Un passo da affrontare come singoli («vicino alla vetta dell’anima, dove ci sono io e Dio»), come coppia o comunità cristiana (in parrocchia, in famiglia), contesti in cui «imparare a chiedere e a dare perdono». L’esame di coscienza è tempo per verificare se e come abbiamo abusato la libertà per «“vivere secondo la carne”, secondo ciò che è opposto a Dio e che ci allontana da lui, dagli altri, dalla vita bella che vorrebbe per noi». Chi resta «chiuso in sé stesso, facendo quello che vuole finché non arriva a ledere la libertà di qualcuno (più forte), vive una libertà vuota». A questa si contrappone San Paolo: “siate al servizio gli uni degli altri”. La carità come «via per vivere l’amore, in quel modo nuovo e creativo» che è pro- prio dei cristiani. «Le persone che incontriamo nei luoghi di studio e lavoro sono lì perché possiamo voler loro bene. Ma chi spera di guadagnarci da questo voler bene?». Gesù per questo è andato in croce, «l’atto di amore più grande, totale, che ci ha resi veramente liberi. La Croce del Signore fonda la nostra libertà». A noi viverla «secondo lo Spirito, i pensieri del Signore, con la forza che ci dà». E’ lungo l’elenco di “cose cattive” redatto da Paolo, pure incompleto (alla fine scrive “... e cose del genere”). «Quando compiamo il male restiamo bloccati in un groviglio caotico». Col dominio di sé se ne esce. Non c’è bisogno di sballarsi, «di farmi vedere migliore di quello che sono. So dire basta. So unire il bene al mio tempo». Su chi sa cogliere i nove doni, i vizi non prevarranno. Erick Ceresini GMG ALLE PORTE Ultime ore per iscriversi alla Giornata mondiale della gioventù diocesana di sabato (come sempre alla vigilia della Domenica delle Palme). La proposta di quest’edizione comprende un momento ludico-conviviale in Seminario minore (apericena e Quizzami, dalle 19) a cui seguirà in San Giovanni Battista (ore 21.40) lo spettacolo teatrale “Il mio nome è Pietro”, di e con Pietro Sarubbi, attore convertito già conosciuto ai Martedì del Vescovo. Prenotazione obbligatoria. Costo biglietti: solo spettacolo, 5 euro; spettacolo+cena: 7 euro. Il biglietto per lo spettacolo sarà acquistabile la sera stessa, direttamente all’entrata. Info: tel. 324.798.34.81 11 APRILE 2014 E alla fine arrivano i dominatori. Meglio: gli apprendisti. Chiesa di Sant’Andrea in Antognano, ultimo Martedì del Vescovo di quaresima. E già si intravede la festa della Gmg diocesana (box a lato). Sulla parrocchia guidata dai padri betarramiti converge chi è pronto a cogliere l’ultimo dei nove frutti dello Spirito, quelli che San Paolo ha offerto ai Galati: dopo amore, gioia, pace, pazienza (per questi eravamo in Avvento); dopo benevolenza, bontà, mitezza e fedeltà, ecco la serata dedicata all’esercizio nel dominio più duro: quello di sé. Con la celebrazione della Riconciliazione il cerchio si chiude. Padre Angelo Bianchi saluta e confessa la rinnovata «speranza nel vedere tanti giovani riuniti», e invita benevolo «a riscoprire il giusto atteggiamento da tenere in chiesa. Bello fare festa e un po’ (alla romana) di caciara. Non dimentichiamo però, presi dal voler parlarci e salutarci, di salutare “il padrone di casa”». “Vieni, Spirito d’amore”, canta l’assemblea. «Grazia e pace a voi dal Signore Gesù Cristo, L’ pasqua itinerario che la Quaresima propone ai credenti trova nella Veglia pasquale un punto di arrivo e l’inizio di un nuovo cammino. Innanzitutto si compie un percorso dalla cenere quaresimale al fuoco pasquale. Normalmente si va dal fuoco alla cenere! E’ questa la realtà che noi sperimentiamo. Un fuoco che arde, consuma, scalda, ma poi lentamente non lascia dietro a sé che un mucchietto di cenere che altrettanto lentamente perde il suo calore. Il cammino della Quaresima invece ci invita a compiere un percorso inverso, che in qualche modo sfida il nostro modo di pensare e la nostra esperienza di ogni giorno. Con il tempo di Quaresima infatti dalla cenere andiamo al fuoco che arde nel buio della notte, per farla diventare più luminosa del giorno. Tuttavia con la celebrazione della Veglia, se da una parte termina l’itinerario quaresimale, inizia quello del Tempo pasquale. Per comprendere la Pasqua e la Cinquantina pasquale, non è possibile quindi non partire dalla grande Veglia. 11 APRILE 2014 8 Dalla cenere al fuoco UN UOMO CON IL FUOCO NEL CUORE U n uomo con il fuoco nel cuore venuto dal Padre, a lui fa ritorno, Gesù, il Primogenito, un uomo con il fuoco nel cuore, ci chiama a seguirlo nella sua risalita, per rinascere nella luce del giorno di Pasqua. Gesù, il Primogenito, ci chiama a seguirlo, per la gloria di Dio, la sua altissima lode, per la gloria di Dio e la salvezza del mondo! Un uomo docile allo Spirito, all’opera al cuore del mondo nelle doglie del parto, Gesù, Maestro e Signore, un uomo docile allo Spirito, ci chiama a seguirlo nel ruolo di servi, in servizio là dove lui prepara la Pasqua. Gesù, Maestro e Signore, ci chiama a seguirlo, per la gloria di Dio, la sua altissima lode, per la gloria di Dio e la salvezza del mondo! Un fuoco che arde e non consuma In una notte, simbolo di tutte le notti della storia, una luce nuova e inattesa risplende. Da quella cenere senza calore, senza colore e senza vita si giunge a questo fuoco che riscalda e rischiara. Così giungiamo a un esito inatteso e non dovuto. Per nessuna ragione un cammino partito nella cenere avrebbe dovuto conoscere un esito di questo tipo: un esito che quindi è grazia! La meta del cammino quaresimale ci dice innanzitutto che le ceneri dei nostri sentieri percorsi da soli possono rivivere se ci lasciamo infiammare dallo Spirito che è il dono pasquale per eccellenza. Cioè si afferma che nemmeno i nostri fallimenti sono “spazzatura”, ma che proprio a partire da essi può venire la luce e la vita. Non si va verso la vita ignorando ciò che è stato, ma accogliendolo e lasciandolo trasformare da Dio. Proprio per questo la sapienza della Chiesa ha fatto nascere il tempo di Quaresima: per darci un tempo nel quale la nostra cenere non è rimossa, ma ci è posta sul capo, perché trasformata da Dio diventi fuoco che arde, riscalda e rischiara. E’ l’esperienza di Abramo, quando vide passare una fiaccola infuocata (Gn 15,17) in mezzo alle vittime che egli aveva sacrificato al Signore. Quel fuoco è segno del passaggio di Dio che decide di fare alleanza con Abramo. Segno dell’alleanza! E’ l’esperienza di Mosè che vede uno strano fuoco nel quale Dio gli si rivela come salvatore e liberatore di Israele. Un fuoco che arde ma non consuma, un fuoco che non crea nuova cenere. Anche il cammino quaresimale comincia da questo roveto su un altro monte, quello della Trasfigurazione. Lì, mentre Mosè è nuovamente testimone di un fuoco prodigioso, contempliamo l’umanità del Figlio di Dio fatto uomo, nel quale la divinità arde senza consumare! Questo episodio posto all’inizio del cammino della Un uomo appassionato di Dio, il Figlio obbediente fino alla morte di croce, Gesù, l’Amatissimo, un uomo appassionato di Dio, ci chiama a seguirlo nel suo abbassamento, in cammino sulla strada che va verso la Pasqua. Gesù, l’Amatissimo, ci chiama a seguirlo, per la gloria di Dio, la sua altissima lode, per la gloria di Dio e la salvezza del mondo! Un uomo dal cuore di carne che vuole riconciliare la terra col cielo, Gesù, Verbo di vita, un uomo dal cuore di carne, ci chiama alla beatitudine che il suo amore ci dona: la gioia che viene da lui è testimone di Pasqua. Gesù, Verbo di vita, ci chiama alla beatitudine, per la gloria di Dio, la sua altissima lode, per la gloria di Dio e la salvezza del mondo! • Marko Ivan Rupnik, Il crocifisso intravisto - Pagina a cura dell’Ufficio liturgico diocesano. Quaresima è già annuncio di ciò che ci attende nella Veglia della santa notte di Pasqua! Anche lì un fuoco prodigioso, quello della divinità che abita la nostra storia, la colma di speranza e non consuma! E’ ancora il fuoco che Israele ha sempre tenuto acceso nel Tempio di Gerusalemme: «Un fuoco perenne arda sull’altare; non si lasci spegnere» (Lev 6,6). Un fuoco che non doveva mai spegnersi e attraversare la storia. Segno perenne della fedeltà di YHWH che non abbandona mai il suo popolo in tutte le sue vicende, anche l’esilio. Israele ha tenuto acceso questo fuoco per l’umanità intera. E’ il «fuoco divampante» (Ger 20,9) che Geremia ha sentito ardere nel cuore, e che lo spingeva, nonostante tutto, ad essere servo della Parola di Dio: una Parola scomoda che non lascia pace, che ferisce per risanare. E’ lo stesso fuoco irresistibile che è arso nel cuore di tutti i profeti e servitori della Parola. E’ infine il fuoco che Gesù è venuto a gettare sulla terra: «Sono venuto a gettare fuoco sulla ter- ra, e vorrei davvero che fosse già acceso!» (Lc 12,49). Quel fuoco che è divampato a Pentecoste nel compimento della Pasqua nella vita della Chiesa e che da allora percorre le vie del mondo per giungere agli estremi confini della Terra. Dalla Risurrezione alla creazione Un altro elemento della Veglia fondamentale per comprendere il Tempo pasquale è il percorso che ci fa compiere la liturgia della Parola. Si tratta di un percorso impegnato, ma molto ricco e significativo. Si tratta di un lungo tempo di ascolto: è essenziale il tempo in una veglia. Non possiamo “tagliare” le letture della notte pasquale senza perdere un elemento simbolico insostituibile. Non c’è veglia senza attesa. La notte di Pasqua, per dei cristiani, non dovrebbe essere il momento per essere “tirchi” di tempo. Per celebrare colui che ha sprecato la sua vita per noi, anche noi dobbiamo “sprecare” il tempo della notte, ruba- re spazio al sonno, simbolo di morte, per annunciare la vita. Lasciamo perdere ogni calcolo estraneo alla logica pasquale, per annunciare il mistero centrale della nostra fede. “Perdere tempo” nella Veglia pasquale ascoltando la Parola di Dio è la più grande professione di fede che possiamo fare. L’itinerario delle letture della Veglia diventa chiave di lettura del Tempo di Pasqua. Per comprendere questo aspetto è importante “partire dalla fine”, cioè dal brano evangelico e della Lettera ai Romani, i due testi del Nuovo Testamento che troviamo nella Veglia. E’ l’ultima forma della Parola di Dio che la veglia ci propone: Dio che oggi parla a noi nel Figlio, dopo aver parlato molte volte e diversi modi nei profeti (cf. Eb 1,1) Il passo precedente ai brani del Nuovo Testamento è costituito dalle pagine profetiche. (...) Ciò che caratterizza e accomuna le letture profetiche è il collegamento tra la parola di salvezza immutabile di Dio e la storia dell’umanità. Si tratta di pagine che Didier Rimaud possono essere comprese solo se collocate nel loro contesto storico: la parola di Dio è portatrice di speranza per ogni passaggio della storia dell’umanità. L’evento di salvezza non è relegato in un momento puntuale della storia, ma trasforma e rinnova ogni evento umano comunitario e personale. Infine abbiamo la terza parte della liturgia della Parola, che potremmo chiamate le notti di Dio (cf. il “Poema delle quattro notti” nel Targum di Es 12). Qui troviamo, andando sempre a ritroso, il passaggio del Mar Rosso (Es 14,1515,1), la prova di Abramo (Gn 22,1-18), la creazione (Gn 1,12,4a). Si va dalla liberazione alla creazione, attraverso la prima parte delle Scritture ebraiche, la Torah. (...) Il compimento della Pasqua A partire dalla Veglia, l’evento pasquale viene celebrato nei suoi aspetti più significativi nei cinquanta giorni che la Chiesa vive come un unico giorno di festa. Culmine di questo periodo è la Pentecoste, che costituisce il compimento della Pasqua nel dono dello Spirito. Così nella Cinquantina pasquale i credenti sono chiamati a sperimentare di domenica in domenica la presenza del Signore risorto in mezzo a loro (II domenica); a riconoscerlo nella frazione del pane e a rileggere le Scritture a partire da lui (III domenica); ad accogliere il Signore risorto come il pastore che le pecore seguono perché conoscono la sua voce (IV domenica); a vedere nel Risorto la via, la verità e la vita (V settimana); a sperimentare il dono di un altro Paraclito e vivere il comandamento dell’amore, che è “nuovo” perché compreso a partire dal mistero pasquale (VI domenica). Attraverso queste tappe la chiesa celebra il Signore Risorto che è presente in mezzo a lei e la cui presenza rappresenta il senso profondo della sua vita e della sua missione nella storia dell’umanità. Matteo Ferrari monaco di Camaldoli MADONNAdellaSTECCATA Inserto a “Vita Nuova” numero 14 del 11 aprile 2014 — a cura della Rettoria della Basilica della Steccata EDITORIALE MARIANELMISTERO DELLAPASQUA Sappiamo quanto l’arte ha illustrato lungo i secoli i due momenti della partecipazione di Maria al mistero del Figlio crocifisso e risorto. Fin dalle prime riproduzioni del Christus triumphans e poi nel Christus patiens diffuso in occidente da Cimabue e dai suoi seguaci,Maria è sempre collocata,spesso in parallelo con Giovanni,alla destra di Gesù crocifisso. E le raffigurazioni della Pentecoste la collocano al centro della Chiesa,spesso in posizione elevata sugli altri personaggi. La Basilica della Steccata possiede l’immagine della Pentecoste in posizione preminente: nell’affresco che occupa tutto il catino del braccio sinistro. Non ha invece una immagine della Pietà, se non nei due medaglioni in bianco e nero che chiudono la serie dei misteri dolorosi del Rosario,dipinti nei quattro pilastri della crociera. Ad essi si può aggiungere,ma è tutt’altro registro,il monumento marmoreo del ‘700,collocato a destra dell’ingresso. 11 APRILE 2014 I l triduo pasquale che è il paradigma del celebrare della Chiesa,sembra non riservare a Maria,la Madre di Gesù, un posto di rilievo. Si può supporre che fosse presente al giovedì,alla cena pasquale. Dato che il giorno seguente i Vangeli la elencano nel gruppo delle donne,è probabile che da Nazaret fosse salita a Gerusalemme per celebrare la Pasqua con il Figlio e la sua comunità. Certamente secondo il 4° vangelo è ai piedi della Croce per la reciproca consegna tra lei e il discepolo prediletto,espressa da Gesù:Donna,ecco il tuo figlio! Poi disse al discepolo” Ecco la tua madre! (Gv 19,27 ) Forse il silenzio sepolcrale del sabato la trova in attesa della resurrezione. E’ il motivo per cui nella devozione mariana moderna,in parte recepita nella liturgia( cfr Ufficio e Messa di S .Maria in sabato ) il sabato è il giorno della settimana dedicato alla Madre del Signore. Nulla dicono in realtà di Maria i racconti delle apparizioni del Risorto. Fra i tanti protagonisti che lo incontrano vivente dopo la sua sepoltura non viene ricordata la Madre. Le giustificazioni possono essere varie: che era scontato che per prima Gesù visitasse Lei,per cui non c’era bisogno parlarne; che non era necessario confermarla nella fede della resurrezione, dato che era già perfetta la sua conoscenza del Figlio. Ed altre giustificazioni che non chiariscono perché Maria,di fatto,non è presente nelle narrazioni pasquali del Risorto. Sembra che la vicenda di Maria a fianco del Figlio si concluda sul Golgota, ai piedi della Croce. Per di più di questa presenza dà testimonianza solo il IV vangelo,il più lontano dagli eventi per la cronologia della composizione definitiva. Solo Luca parla di Maria nella Pentecoste. La presenta come colei che tiene unita la Comunità,un po’ sbandata dopo il trauma pasquale, dei discepoli e delle donne. Infatti dopo l’ascensione di Gesù al cielo,Luca riporta nominativamente la lista degli Undici e aggiunge che entrarono in città,salendo al piano superiore dove abitavano. Non aggiunge nessuna altra indicazione per individuare la casa di quel piano superiore dove abitavano. Però dopo aver riportato il nome di ciascuno degli Undici aggiunge:Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù e con i fratelli di lui (Act 1,14 ) Non pare che Luca le attribuisca un ruolo di comando. Infatti subito dopo entra in azione Pietro,che come leader riconosciuto,propone la sostituzione di Giuda l’Iscariota nel gruppo dei Dodici. Però la presenza di Maria nella prima comunità ( il numero delle persone radunate era circa 120, Act 1,15) è ritenuta significativa da Luca,lo storico delle origini cristiane. Abbiamo dunque questo dittico sulla presenza di Maria nei giorni tragici della pasqua di Gesù: ai piedi della Croce e nella prima Chiesa non ancora investita dallo Spirito Santo. Possiamo dire che essa è presente nel travaglio in cui il rapporto filiale di Gesù con lei passa al discepolo e quando la Spirito trasformerà questi eredi spaventati nella sua Chiesa che lo annuncia a Gerusalemme e poi nel mondo intero. Veramente per le sue esperienze pasquali,cioè per il suo radicamento nella Pasqua del Figlio, Maria può definirsi Madre della Chiesa. I Questo dato rende ancora più interessante la iconologia della porticina del tabernacolo dell’altare maggiore, molto originale nella sua rarità. Di solito in questo arredo vengono raffigurati Gesù risorto o i simboli eucaristici. In Steccata invece l’artista ha riportato nell’argento sbalzato la figura di una donna,avvolta in un ampio manto che l’avvolge dal capo ai piedi,la quale regge e porge i simboli più espressivi della Pasqua : con una mano la croce senza il corpo del Crocifisso( la Passione di Gesù si è conclusa) e con l’altra l’ostia che sovrasta il calice( i segni sacramentali della presenza perenne del Risorto). Ai piedi,sotto il drappeggio del manto, il simbolo materno ed eucaristico per eccellenza: il pellicano che lacerandosi il petto nutre del proprio sangue i suoi piccoli. Pie pellicane ,Domine chiamiamo Gesù nell’Ufficio del Corpus Domini composto da S. Tommaso d’Acquino. Inconsciamente l’argentiere della porticina ha colmato un vuoto: nel grande libro dell’iconologia della Steccata ha dato un posto pasquale a Maria,portando a compimento il suo ruolo di Madre. Se dall’alto dell’icona centrale offre il Bimbo all’adorazione,dal tabernacolo richiama la sua morte e resurrezione. Anche a nome del Personale, del Coro e degli Organisti della Steccata noi Presbiteri della Rettoria porgiamo gli auguri più affettuosi al Consiglio dell'Ordine, al Gran Maestro e a tutti i Cavalieri e alle Dame unitamente a tutti i Fedeli che frequentano la nostra Basilica. Che per intercessione della Santa Madre di Dio il Signore benedica le nostre Famiglie e doni ai nostri cuori di rinnovarsi nella fede e celebrare una Pasqua di vera Resurrezione. don James Schianchi don Rosolo e don James BUONA PASQUA MAGISTERO PONTIFICIO La recente Esortazione Apostolica di papa Francesco sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale si chiude con un bel paragrafo dedicato proprio a Maria Maria, madre dell’evangelizzazione IpassidellaEvangeliiGaudiumdedicatiallafiguradellaMadonna P ubblichiamo di seguito i paragrafi finali (nn 284 - 288) dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco, che il pontefice ha dedicato alla figura di Maria, definita appunto “Madre dell’evangelizzazione”, ribadendone l’importanza specie nel mondo contemporaneo. ri, condivide le vicende di ogni popolo che ha ricevuto il Vangelo, ed entra a far parte della sua identità storica. Molti genitori cristiani chiedono il Battesimo per i loro figli in un santuario mariano, manifestando così la fede nell’azione materna di Maria che genera nuovi figli per Dio. È lì, nei santuari, dove si può osservare come Maria riunisce attorno a sé i figli che con tante fatiche vengono pellegrini per vederla e lasciarsi guardare da Lei. Lì trovano la forza di Dio per sopportare le sofferenze e le stanchezze della vita. Come a san Juan Diego, Maria offre loro la carezza della sua consolazione materna e dice loro: «Non si turbi il tuo cuore […] Non ci sono qui io, che son tua Madre?». MADONNAdellaSTECCATA C 11 APRILE 2014 II on lo Spirito Santo, in mezzo al popolo sta sempre Maria. Lei radunava i discepoli per invocarlo (At 1,14), e così ha reso possibile l’esplosione missionaria che avvenne a Pentecoste. Lei è la Madre della Chiesa evangelizzatrice e senza di lei non possiamo comprendere pienamente lo spirito della nuova evangelizzazione. Il dono di Gesù al suo popolo La Stella della nuova evangelizzazione Sulla croce, quando Cristo soffriva nella sua carne il drammatico incontro tra il peccato del mondo e la misericordia divina, poté vedere ai suoi piedi la presenza consolante della Madre e dell’amico. In quel momento cruciale, prima di dichiarare compiuta l’opera che il Padre gli aveva affidato, Gesù disse a Maria: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse all’amico amato: «Ecco tua madre!» (Gv 19,26-27). Queste parole di Gesù sulla soglia della morte non esprimono in primo luogo una preoccupazione compassionevole verso sua madre, ma sono piuttosto una formula di rivelazione che manifesta il mistero di una speciale missione salvifica. Gesù ci lasciava sua madre come madre nostra. Solo dopo aver fatto questo Gesù ha potuto sentire che «tutto era compiuto» (Gv 19,28). Ai piedi della croce, nell’ora suprema della nuova creazione, Cristo ci conduce a Maria. Ci conduce a Lei perché non vuole che camminiamo senza una madre, e il popolo legge in quell’immagine materna tutti i misteri del Vangelo. Al Signore non piace che manchi alla sua Chiesa l’icona femminile. Ella, che lo generò con tanta fede, accompagna pure «il resto della sua discendenza, […] quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Ap 12,17). L’intima connessione tra Maria, la Alla Madre del Vangelo vivente chiediamo che interceda affinché questo invito a una nuova tappa dell’evangelizzazione venga accolta da tutta la comunità ecclesiale. Ella è la donna di fede, che cammina nella fede, e «la sua eccezionale peregrinazione della fede rappresenta un costante punto di riferimento per la Chiesa». Ella si è lasciata condurre dallo Spirito, attraverso un itinerario di fede, verso un destino di servizio e fecondità. Noi oggi fissiamo lo sguardo su di lei, perché ci aiuti ad annunciare a tutti il messaggio di salvezza, e perché i nuovi discepoli diventino operosi evangelizzatori. In questo pellegrinaggio di evangelizzazione non mancano le fasi di aridità, di nascondimento e persino di una certa fatica, come quella che visse Maria negli anni di Nazaret, mentre Gesù cresceva: «È questo l’inizio del Vangelo, ossia della buona, lieta novella. Non è difficile, però, notare in questo inizio una particolare fatica del cuore, unita a una sorta di «notte della fede» – per usare le parole di san Giovanni della Croce – , quasi un «velo» attraverso il quale bisogna accostarsi all’Invisibile e vivere nell’intimità col mistero. È infatti in questo modo che Maria, per molti anni, rimase nell’intimità col mistero del suo Figlio, e avanzava nel suo itinerario di fede». Vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo a Chiesa e ciascun fedele, in quanto, in modi diversi, generano Cristo, è stata magnificamente espressa dal Beato Isacco della Stella: «Nelle Scritture divinamente ispirate, quello che si intende in generale della Chiesa, vergine e madre, si intende in particolare della Vergine Maria […] Si può parimenti di- re che ciascuna anima fedele è sposa del Verbo di Dio, madre di Cristo, figlia e sorella, vergine e madre feconda […]. Cristo rimase nove mesi nel seno di Maria, rimarrà nel tabernacolo della fede della Chiesa fino alla consumazione dei secoli; e, nella conoscenza e nell’amore dell’anima fedele, per i secoli dei secoli». Maria è colei che sa trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza. Lei è la piccola serva del Padre che trasalisce di gioia nella lode. È l’amica sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra vita. È colei che ha il cuore trafitto dalla spada, che comprende tutte le pene. Quale madre di tutti, è segno di speranza per i popoli che soffrono i dolori del parto finché non germogli la giustizia. È la missionaria che si avvicina a noi per accompagnarci nella vita, aprendo i cuori alla fede con il suo affetto materno. Come una vera madre, cammina con noi, combatte con noi, ed effonde incessantemente la vicinanza dell’amore di Dio. Attraverso le varie devozioni mariane, legate generalmente ai santua- Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti. Guardando a lei scopriamo che colei che lodava Dio perché «ha rovesciato i potenti dai troni» e «ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1,52.53) è la stessa che assicura calore domestico alla nostra ricerca di giustizia. È anche colei che conserva premurosamente «tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Maria sa riconoscere le orme dello Spirito di Dio nei grandi avvenimenti ed anche in quelli che sembrano impercettibili. È contemplativa del mistero di Dio nel mondo, nella storia e nella vita quotidiana di ciascuno e di tutti. È la donna orante e lavoratrice a Nazaret, ed è anche nostra Signora della premura, colei che parte dal suo villaggio per aiutare gli altri «senza indugio» (Lc 1,39). Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri, è ciò che fa di lei un modello ecclesiale per l’evangelizzazione. Le chiediamo che con la sua preghiera materna ci aiuti affinché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un mondo nuovo. È il Risorto che ci dice, con una potenza che ci riempie di immensa fiducia e di fermissima speranza: «Io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5). Con Maria avanziamo fiduciosi verso questa promessa SANTA MARIA BIANCA: LA FAMA TAUMATURGICA «Specialista»inbambini Findal‘300l’immaginemarianagodettefamadimiracoloseguarigioni, soprattuttoperlemalattieinfantilielematernitàdifficili.Elastoriacontinua… Dalle antiche cronache Nel Registro delle Chiese di Parma, compilato nel ‘500 ma basato su documenti anteriori, risulta che, insieme con il culto dell’immagine mariana, si diffuse ben presto la sua fama taumaturgica. Ciechi, sordi, paralitici, in grandissimo numero si ritrovarono guariti, e la fama di Santa Maria Bianca varcò i confini di Parma: erano soprattutto i bambini e le madri a trovare nella dolce immagine mariana una straordinaria dispensatrice di grazie. Tuttavia, col passare dei secoli – un po’ per un «restauro» rinascimentale che ne modificò le fattezze, un po’ per il temporaneo seppellimento sotto le macerie della chiesa soppressa e abbattuta, un po’ per i successivi, continui spostamenti – Santa Maria Bianca finì per impallidire nella memoria dei parmigiani. Quel filo sottile All’inizio del secolo scorso, quando il dipinto entrò in possesso della no- I NOSTRI ORARI Orario delle Sante Messe Giorni feriali: ore 7.30 Giorni festivi: ore 7.30 e 17.00 Canto pubblico del Vespro Giorni festivi: ore 16.30 I NOSTRI APPUNTAMENTI • Incontro di Adorazione Eucaristica Vocazionale Da novembre a maggio, alle ore 20.30 di ogni primo giovedì del mese. Il tema conduttore di quest’anno sarà: Contemplare l’Eucaristia con i Santi del Carmelo • Incontro di preghiera del Gruppo Ancilla Domini animato dalla Fraternità Francescana di Betania. Da novembre a giugno, ogni mercoledì alle ore 20.30 Le guarigioni... via web Poco dopo aver lanciato il nostro sito ricevemmo via mail una richiesta di preghiere da parte di un medico per un suo piccolo paziente affetto da una gravissima meningite che, anche in caso di guarigione, lo avrebbe lasciato invalido. Noi rispondemmo affidandolo a Santa Maria Bianca: e quale fu il nostro gioioso stupore quando, poco dopo, il medico ci annunciò che il bambino era tornato in famiglia, guarito al 100%! Era il 2003: la storia interrotta tanti secoli prima ricominciava. LE PROSSIME INIZIATIVE Grazie su grazie… Da quel momento in poi, il «copione» si è ripetuto senza sosta: una richiesta di preghiera, il nostro affidamento a Santa Maria Bianca, la segnalazione della grazia ricevuta. A beneficiare del materno aiuto della Madonna – proprio come sette secoli fa - sono stati in particolare bambini ammalati o spose desiderose di un figlio. Dal piccolo nato perfettamente sano malgrado gli angoscianti responsi degli esami ecografici, alla sposa che diventa madre dopo oltre dieci anni di matrimonio; dal ragazzo che esce da un lungo stato di D’EPOCA • L’immagine di Santa Maria Bianca in una rara stampa del 1886, a prova della secolare devozione all’immagine mariana. coma, alla neonata che supera bene un intervento ritenuto ad altissimo rischio… l’elenco sarebbe lunghissimo. La nostra riconoscenza Così, attraverso le pagine di questo inserto, desideriamo manifestare la nostra riconoscenza alla Madonna, che vuole esercitare il suo ministero di dispensatrice di grazie anche at- traverso l’immagine della nostra chiesa, certamente la meno conosciuta fra quelle dei santuari mariani della diocesi. E tu, Santa Maria Bianca, così sconosciuta per essere una delle icone taumaturgiche della nostra città, non sei la più piccola tra le immagini mariane, perché attraverso di te il Signore di ogni misericordia continua a dispensare con abbondanza le sue grazie ai figli degli uomini… TRIDUO PASQUALE Giovedì Santo, ore 16.30: Cena del Signore Venerdì Santo, ore 16.30: Passione del Signore Sabato Santo, ore 21.00: Solenne Veglia Pasquale Domenica di Pasqua: Sante Messe alle ore 7.30 e 17.00 Lunedì di Pasqua: Sante Messe alle ore 7.30 e 17.00 DOMENICA 27 APRILE In concomitanza con le Sante Messe: tradizionale vendita dei fiori da parte delle Comunità di accoglienza dell’Associazione San Giuseppe - Ugozzolo MESE DI MAGGIO In giorno da stabilirsi, alle ore 20,30: preghiera pubblica settimanale del Santo Rosario. MADONNAdellaSTECCATA U na gentile tradizione popolare assicura che le immagini sacre deteriorate, una volta restaurate e riportate alla primitiva integrità, siano solite «ringraziare». Quanto a noi, ci limitiamo a una constatazione: dopo il restauro del dipinto (1988) e il successivo ripristino del culto liturgico, sono iniziate a giungerci segnalazioni di grazie e guarigioni… ma procediamo con ordine. CALENDARIO stra comunità, del glorioso culto della Madonna Bianca era rimasto ormai solo un sottile filo, che però non si era spezzato mai del tutto: lo attestano le pubblicazioni che continuavano a spuntare qua e là, così come la stampa a colori (1886) di una immagine devozionale. Ebbene, raccogliendo idealmente questo sottile filo, alle soglie del nuovo millennio abbiamo voluto ridare vita alla cara immagine, sia attraverso un accurato restauro, sia attraverso il ripristino del solenne culto liturgico, sia – qualche anno dopo – facendola conoscere attraverso la rete. III Dasempremoltovenerata,l’immaginevenneinvocatacontrolapesteedurantel’occupazionetedesca Il santuario della Madonna della Pace di Marzolara C on questo “servizio ” Giovanni Ferraguti comincia la collaborazione con il nostro inserto La Madonna Della Steccata. Giovanni è una penna nota ai lettori della Gazzetta di Parma, che ha onorato con la sua firma di giornalista attento e serio. Ha accettato con entusiasmo (e gratuitamente!) di parlarci dei Santuari della diocesi dedicati a Maria SS. Mentre lo ringraziamo pubblicamente attendiamo i servizi che seguiranno. Ognuno onora la Madonna a suo modo. A Giovanni è capitato di farlo con la sua collaudata capacità di giornalista. Grazie,Giovanni ! La Mater Lactans della Steccata ti ricompensi. «S cusi dov’è il santuario dedicato alla Madonna della Pace?” I pochi, quasi tutti anziani, che ravvivano una mattinata qualunque a Marzolara, (frazione di Calestano) non lo sanno. Guardano verso i monti e pensano ... Forse a Cella, Canesano, Vallerano? E rispondono alla domanda scuotendo la testa. Nel bar dove una volta c’era la stazione del tram sono più diretti. ”Vada dalla Silvana, la custode della chiesa, lei sa tutto”. Infatti. Il santuario che cerchiamo è proprio la bella chiesa che si affaccia sulla strada provinciale. Fu il vescovo ausiliare di Parma Mons. Amilcare Pasini il12 ottobre 1969 a qualificare Santuario la chiesa di Marzolara, in quanto luogo sacro e testimone di avvenimenti soprannaturali. Una storia non eccessivamente lontana quella della chiesa di Marzolara . La racconta quasi a memoria Silvana Ponzi che con il marito Pietro Percudani abi- ta a fianco della Chiesa e cura gelosamente la quotidianità del santuario; dall’apertura, alle pulizie, all’organizzazione e al controllo di ogni cosa. L’interno del santuario è bellissimo, sulla navata si affacciano tre cappelle da ogni lato, ricche di affreschi e sculture e l’immagine sacra della Madonna spicca sotto l’abside affrescato di azzurro. ”II primo pensiero - racconta la signora Ponzi - va al parroco don Giovanni Consigli che nel 1916, in occasione dell’inaugurazione della nuova chiesa già dedicata a San Pietro volle intitolarla anche alla Madonna della Pace come invito al consolidamento della pace, nella società e nella famiglia. La Madonna della Pace è molto venerata dai marzolaresi che già in passato si erano affidati con voti e preghiere alla sua protezione”. La storia del Santuario è scritta precisa e dettagliata in un eloquente libretto che Silvana distribuisce ai visitatori. Nel 1885 le preghiere alla Madonna della Pace fermarono la peste che stava portando a morte quasi tutta la popolazione. Un altro ”miracolo” avvenne nel 1944 durante la guerra. I tedeschi minacciavano una rappresaglia per la morte di un loro commilitone e le preghiere del parroco di allora alla Madonna della Pace evitarono una strage ormai scontata. La devozione per la Madonna della Pace ha origini lontane, iniziata a Roma nel 1480, quando la popolazione invocandola con le preghiere ottenne alcuni miracoli. Da allora sono sorti in diversi paesi del mondo i santuari dedicati alla Madonna della Pace. A Par- ma nel luglio 1670 le era stato dedicato un oratorio (di cui ci sono ancora tracce) in borgo Colonne che venne sconsacrato nel 1913 per far posto a una officina. E sempre a Parma è stata inaugurata nel 1956 una nuova chiesa nei prati Bocchi dedicata alla Madonna della Pace. Attualmente il parroco del Santuario di Marzolara è don Angelo Tamani che ha in cura anche le parrocchie di Calestano, Canesano, Cella, Fragno, Lesignano Palmia, Marzano, Ramiano, Ravarano, Ronzano, Vallerano e Vigolone. Molte di quelle chiese si illuminano solo la domenica, ma a Marzolara il portale del Santuario è aperto tutto il giorno, grazie all’impegno della signora Ponzi. ”Viene molta gente a pregare la Madonna della Pace? La signora Silvana allarga le braccia. ” Oggi viviamo una società diversa, c’è gente alla’ messa domenicale dove intervengono anche diversi cittadini dello Sri Lanka che lavorano e abitano in questa zona. Ma la Madonna è sempre molto venerata dal marzolaresi, anche da chi diserta la Messa e non mancano alle processioni che si fanno di tanto in tanto portando l’immagine lungo le frazioni della vallata. Nel 1966 le mamme di Marzolara donarono alla Madonna due nuove corone. La piccola comunità che segue la vita del Santuario è molto attiva. Mauretta Alfieri è la coordinatrice dei catechisti e la Caritas viene quassù per aiutare le famiglie bisognose due volte la settimana. Il Santuario di Marzolara, dedicato alla Madonna, meriterebbe di essere maggiormente conosciuto, come meta di pellegrinaggi religiosi, al pari di quello di Fontanellato, e altri luoghi sacri mariani. C’è anche un tocco di arte moderna sul sagrato dell’antica chiesa; una scultura dedicata a Cristo Risorto, realizzata dall’artista spagnolo Borque Garcia con altre 14 opere distribuite lungo i sentieri della montagna rappresenta il dramma della Via Crucis fino al Calvario. Anche nella vita dei santuari i media sono importanti. Oltre la venerazione e alla preghiera, dietro la visita a un Santuario c’è spesso anche la pubblicità dei pellegrinaggi turistico-religiosi. Vedi i santuari di Loreto, Sotto il Monte, San Luca, Medjugorje, Lourdes. Il Santuario di Marzolara è facilmente raggiungibile (25 km da Parma), è suggestivo, a 323 metri di altezza si affaccia sul torrente Baganza. Un luogo che trasmette serenità. Giovanni Ferraguti 11 APRILE 2014 Visitaallabellachiesadelcalestanese,dedicatanel1916allaReginadellaPace DAL “DIARIO DEL SANTUARIO” • Sabato 11 gennaio alle ore 21, concerto del “Coro Renata Tebaldi”, diretto dal M° Sebastiano Rolli. • Il 24 gennaio alle ore 9,30 abbiamo celebrato i funerali di mons. Pietro Colli, per trentadue anni cappellano dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio: li ha presieduti Mons. Vescovo attorniato da tanti sacerdoti che erano stati studenti di don Pierino. • Giovedì 17 aprile Messa vespertina nella Cena del Signore e lavanda dei piedi alle ore 16,30 con gli ospiti della Caritas Diocesana. • Nei mesi di gennaio e febbraio dopo la messa delle 16,30 della domenica, gli studenti del nostro Conservatorio “Arrigo Boito” hanno tenuto a turno un concerto all’organo della nostra Basilica. MADONNAdellaSTECCATA • I venerdì di Quaresima la “Via Crucis” delle ore 16 è stata animata dagli ospiti della Caritas Diocesana: i fedeli che frequentano la Steccata li ringraziano di cuore per le belle celebrazioni. • Sabato 22 marzo alla Messa festiva delle 16,30 abbiamo accolto un folto gruppo di “Milizia Mariana Padre Kolbe” di Bologna. • Giovedì 27, venerdì 28 e sabato 29 marzo la nostra Chiesa di Parma ha celebrato in Steccata l’iniziativa quaresimale “24 ore per il Signore” per celebrare la Misericordia del Signore nel sacramento della Peni- Appuntamenti nelleprossimesettimane • Il 13 aprile, Domenica delle Palme e Passione del Signore: distribuzione dell’ulivo benedetto a tutte le Messe: celebrazione solenne con processione all’interno della chiesa alle ore 11. • Domenica 26 gennaio “Giornata del Seminario”, con la presenza dei Superiori e dei seminaristi. • Domenica 16 febbraio alla Messa delle 11 hanno partecipato i Cavalieri degli Ordini Equestri di Parma e Piacenza. CALENDARIO DELLE ATTIVITÀ tenza: le quattro catechesi sono state tenute da Mons. Vescovo. • Domenica 30 marzo il nostro coro “Jubilate” ha animato la Messa dell’inaugurazione dei restauri della chiesa di Marano e, insieme ad altri due cori, ha partecipato al concerto del pomeriggio. Continua la generosità dei fedeli verso la chiesa della Steccata • Il signor Paolo Amadasi di Parma ha donato un candeliere dorato del ’700 e un paio di ampolle di argento e cristallo. • Il signor Marcellino Trancossi di Parma, artista del ferro, ha costruito e donato un grande candelabro in ferro battuto, che abbiamo benedetto per la Solennità dell’Epifania, “festa della luce”. • Venerdì 18 aprile Passione del Signore: celebrazione alle ore 16,30. È giorno di astinenza dalla carni e di digiuno. • Il 19 aprile, Sabato Santo, in Steccata, non essendo chiesa battesimale, non c’è nessuna celebrazione. Si invita a partecipare alla Veglia Pasquale in Cattedrale o nella propria parrocchia. Saranno a disposizione più confessori per celebrare il sacramento della Riconciliazione. • Orario delle confessioni: il giovedì, venerdì e sabato santo dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18,30. • La signora Antonella Bonacini di Noceto, pittrice, ha fatto dono di un suo quadro del Volto di Cristo sofferente. IV L’Ordine Costantiniano di San Giorgio e la Rettoria ringraziano sentitamente. GLI APPUNTAMENTI DA RICORDARE TuttiglioraridellaBasilica SanteMesseferialiefestive,celebrazionieconfessioni gici di Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua e Pentecoste il Santo Rosario è sostituito dal Vespro sempre alle ore 16. LITURGIE FESTIVE Santa Messa sabato • ore 16,30 (vespertina). domenica • ore 8 - 9,30 - 11 - 16,30. Santo Rosario ore 16 • Nella cappella penitenziale è sempre disponibile un confessore per il sacramento della Riconciliazione con i seguenti orari: - don Nando Azzali: lunedì e martedì dalle 9 alle 11.30; - don Guido Dall’Olio: mercoledì e venerdì dalle 9,30 alle 11,30; - don Giorgio Schianchi: sabato dalle 9,30 alle 11,30. Negli altri orari sono disponibili i cappellani don Rosolo e don James. LITURGIE FERIALI Santa Messa • ore 8 - 9 - 10 - 16,30. Santo Rosario • ore 16. 11 APRILE 2014 ALTRI APPUNTAMENTI • Ogni primo venerdì e sabato del mese: Celebrazione in onore del S. Cuore e del Cuore Immacolato di Maria. • Da maggio ad ottobre ogni 13 del mese dopo la Messa delle 16,30 si rinnova l’Affidamento a Maria se- condo la devozione di Fatima. • Nelle domeniche dei tempi litur- Per la celebrazione di SS. Messe nel nostro Santuario occorre rivolgersi in sagrestia ai sacerdoti o ai sagristi. Accogliamo anche la richiesta di celebrazioni di SS. Messe Gregoriane. • Domenica 20 aprile, Pasqua di Risurrezione, Sante Messe con orario festivo. • Il 21 aprile, Lunedì dell’Angelo, Sante Messe con orario festivo. • Mercoledì 23 aprile, Festa di San Giorgio, patrono dell’Ordine Costantiniano: solenne concelebrazione alle ore 18,30 presieduta da Mons. Vescovo con la partecipazione degli Ordini cavallereschi, delle confraternite e delle autorità cittadine. • Per tutto il mese di maggio recita del Santo Rosario alle ore 16. • Sabato 3 maggio alle ore 17,30: concerto di canti mariani offerto dalla “Corale Cristo Risorto” di Parma, diretta dal M° Serena Fava. • Sabato 10 maggio alle ore 20,45: concerto offerto dalle corali “Madonna della Neve” di Parma, “I Crodaioli” di Vicenza e “Coro Plinius” di Rovigo. Le offerte raccolte nella serata saranno devolute all’Ospedale dei Bambini di Parma. Il concerto ha il bel titolo “Come rondini in volo”. • Martedì 13 maggio: inizio della pratica del “13 del mese” in onore della Madonna secondo la devozione mariana ispirata alle apparizioni di Fatima, con l’affido al Cuore Immacolato di Maria. Dopo la Messa delle 16,30 per 5 mesi, quindi da maggio a ottobre, ripeteremo l’atto di affido alla Madre del Signore. LA PREGHIERA DEL VESCOVO BeataTechehaicreduto Beata te che hai creduto, Maria Madre del Signore, Maria Madre nostra, per Grazia di tuo Figlio. Beata te che hai creduto nell’Ora del tuo figlio, tempo del tuo martirio, sangue dell’Alleanza Nuova. Beata te che hai creduto nell’attesa dell’alba pasquale, del giorno dello Spirito, che nuovi ci ha creati. Beata te che hai creduto: in braccio, per mano, tieni noi, tuoi figli, sulla strada bella della Fede. AMEN BASILICA SANTA MARIA DELLA STECCATA • Piazza della Steccata 9 - 43121 Parma tel: 0521.234937 • e-mail: [email protected] • web: www.santuari.it/steccata Ricordodelpresbitero,storicoparrocoaLesignano,mortoneigiorniscorsia84anni IN VESCOVADO MERCOLEDÌ 16 APRILE Auguri del vescovo ai politici Sarà mercoledì 16 aprile (e non martedì 15 come precedentemente comunicato), alle ore 18.30 l’incontro del Vescovo con i rappresentanti del mondo politico, civile, sociale e del volontariato. L’incontro, che si terrà nel Salone dei Vescovi, al primo piano del Palazzo Vescovile, è l’occasione per rivolgere (come si legge nella lettera di invito) una parola di speranza alla luce della vita nuova del Cristo Risorto a coloro che operano nella nostra città e nella nostra terra al servizio del bene comune. APRILE Lunedì 14 ore 20: Santa Messa per Ucid. Mercoledì 16 ore 18.30: incontro rappresentanti del mondo politico, civile, sociale e del volontariato. Giovedì Santo 17 ore 9.30: in Cattedrale Santa Messa Crismale; ore 12 in Seminario Maggiore: incontro con i presbiteri; ore 18: S. Messa in Coena Domini. Venerdì Santo 18 ore 8 in Cattedrale: Ufficio delle Letture e Lodi; ore 18 in Cattedrale: celebrazione della Passione. Sabato Santo 19 ore 8 in Cattedrale: Ufficio delle Letture e Lodi; ore 9 in Seminario Maggiore: ritiro spirituale dei presbiteri; ore 22 in Cattedrale: Veglia Pasquale. Domenica 20 Pasqua del Signore ore 11 in Cattedrale: Santa Messa; ore 17.30 in Cattedrale: Vespri Battesimali • Monsignor Vescovo riceve in Vescovado previo appuntamento. Tel. 0521.282319, email: [email protected] Ufficio liturgico AGENDA del VESCOVO «I l nostro caro mons. Enrico Dall’Olio non è passato invano sulle strade delle comunità parrocchiali che ha curato nei 60 anni della sua vita sacerdotale e nelle sue ricerche appassionate sulla storia della Chiesa di Parma e del territorio parmense. Era una persona schiva e poco espansiva, ma dentro aveva certamente una ricchezza straordinaria di fede e di amore per la Chiesa. Non è stato un tipo inattivo, perché, oltre alle canoniche e diverse attività pastorali (a Petrignacola, appena arrivato come prete novello, ha costruito una casa parrocchiale nuova che aveva chiamato Villa del Gesù). A Lesignano Bagni, dove è stato parroco per 43 anni dal 1965 al 2008, e per alcuni anni anche in altre parrocchie intorno, sapeva animare il paese con feste dalle caratteristiche inusuali ma simpatiche, che sapevano attirare e aggregare la gente. Don Enrico va ricordato con ammirazione e ringraziato per la sua precisa e competente direzione dell’Archivio Storico Diocesano e per i libri di storia locale, assieme a tanti articoli sulle tradizioni di un tempo, pubblicati sul quotidiano locale. In particolare va segnalata la passione con cui ha illustrato l’arte delle nostre Chiese e le tradizioni religiose delle parrocchie. Tra l’altro, proprio nella sua Chiesa di Lesignano ha saputo rimetterne in evidenza le parti romaniche. Un’altra iniziativa geniale è stato il Museo della Civiltà Contadina con la collezione degli attrezzi antichi a disposizione del pubblico e in particolare degli studenti: aveva insomma una passione e una curiosità invincibile per ogni forma di richiamo alla storia come maestra di vita. Devo aggiungere una cosa che mi ha più volte confidato con un certo rammarico: ha preparato una pubblicazione che non ha potuto stampare, con l’elenco e le note biografiche di tutti i sacerdoti di Parma a co- ARCHIVISTA • Monsignor Enrico Dall’Olio, qui in una foto di qualche anno fa, nella sua postazione all’interno dell’Archivio Diocesano, che ha diretto dal 1983. minciare dal ‘700. Il rammarico è anche nostro perché non ne possiamo usufruire. Ha potuto invece fare pubblicare la monumentale opera storica delle Visite pastorali in Diocesi dei secoli scorsi, dal ‘500 al ‘700, compiute dai vescovi Castelli, Farnese, Picedi, Cornazzani e Nembrini. In quel periodo ha potuto gustare forse la gioia più profonda della sua esperienza di parroco a Lesignano: è riuscito a ospitare mons. Loris Capovilla per una solenne celebrazione che a tutti in quel giorno ha fatto rivivere la santità del grande papa Giovanni XXIII. Potrei raccontare qualcosa della vita di don Enrico in questi anni a Villa S. Ilario assieme all’inseparabile fratello don Guido, che lo ha custodito con un amore straordinario e commovente. Era una vita appartata, secondo il suo stile riservato, ma che si rendeva presente ed esemplare nelle Concelebrazioni e nel silenzio della Cappella, quando sostava davanti all’Eucaristia. Nel 2008 era stato nominato canonico della Basilica Cattedrale dal vescovo Bonicelli. Non ha mai potuto frequentare, ma era attento ai problemi della Cattedrale attraverso i miei regolari aggiornamenti. Ha vissuto con molta fede e preghiera la sofferenza della sua progressiva decadenza fisica, cui ha saputo dare un senso, lui ormai anziano, con una frase che ho colto nel suo ultimo piccolo e prezioso opuscolo appena stampato: “L’età anziana è una inesauribile fabbrica di amore”. E’ l’ultimo messaggio che ci lascia. Sì, perché ogni età, e soprattutto l’età anziana, è una imperdibile stagione per amare: come per don Enrico, anche per noi». Così, al termine delle esequie, lo ha ricordato mons. Domenico Magri. Il Vescovo Solmi, nell’omelia, dopo aver richiamato la ricerca del bello e della storia che ha portato don Enrico a contemplare il volto del Crocifisso, ha ricordato la salita alla croce che questo presbitero ha vissuto «nell’abbandono delle mani di Dio». Abbandono che ha portato a sperimentare la misericordia e la fedeltà di Dio, «proprio lì, nell’agonia.. il capo reclinato sul cuscino, in una vicinanza anche fisica a questi crocefissi, ammirati e poi compresi sempre più». Sentinella che ha atteso il nascere del giorno, che lo aspetta, «come sicuro rifugio, dopo l’incertezza della notte, irta di pericoli». chiesa La Congregazione per le Chiese orientali ha inviato una lettera ai Vescovi di tutto il mondo, affinchè sostengano la Terra Santa. Ne pubblichiamo alcuni passaggi, come invito alle parrocchie per la colletta del Venerdì Santo. «Ogni giorno i cristiani in varie regioni del Medio Oriente si interrogano se restare o emigrare: vivono nell’insicurezza o subiscono violenza, talora, per il solo fatto di professare la loro e nostra fede. Ogni giorno ci sono fratelli e sorelle che resistono, scegliendo di restare là dove Dio ha compiuto in Cristo il disegno della universale riconciliazione. Da quella Terra sono partiti coloro che, sulla parola di Cristo, hanno portato l’Evangelo ai quattro angoli del mondo. E’ là che la Chiesa ritrova sempre, con le sue radici, la ”grande speranza” che porta il nome di Gesù, ma la situazione attuale è veramente delicata: basti pensare al conflitto tra Israele e Palestina, all’evoluzione che investe l’Egitto, alla tragedia della Siria. (...). Nel Venerdì Santo vorremo elevare al Crocifisso il grido della pace per Gerusalemme e perché il mondo, cominciando dalla Terra di Gesù, divenga la Città della pace. Ai discepoli di Cristo si chiede di operare per la pace ricordando che ”le guerre costituiscono – tra l’altro - il rifiuto pratico a impegnarsi per raggiungere quelle grandi mete economiche e sociali che la comunità internazionale si è data” (Papa Francesco, Messaggio per la Giornata mondiale della Pace 2014). Sono parole che assumono un significato preciso e chiaro in relazione all’odierna Colletta pro Terra Santa. La situazione di pesante incertezza sociale, e addirittura di guerra, si è aggravata, colpendo ad ogni livello il fragile equilibrio dell’intera area e riversando sul Libano e sulla Giordania profughi e rifugiati che moltiplicano a dismisura campi di accoglienza sempre meno adeguati. Si rimane sconvolti per il numero di rapimenti e omicidi di cristiani in Siria e altrove, per la distruzione di chiese, case e scuole. Ciò non fa che alimentare l’esodo dei cristiani e la dispersione di famiglie e comunità. Ancora oggi la Colletta è la fonte principale per il sostentamento della loro vita e delle loro opere, secondo la volontà sollecita dei Sommi Pontefici, i quali, specie nell’imminenza del Venerdì Santo, hanno sempre esortato a gesti di autentica carità fraterna. Le comunità cattoliche di Terra Santa, quella latina della Diocesi Patriarcale di Gerusalemme, come della Custodia Francescana e delle altre circoscrizioni, e quelle greco-melchita, copta, maronita, sira, caldea, armena, con le famiglie religiose ed organismi di ogni genere, grazie alla Colletta del Venerdì Santo, riceveranno il sostegno per essere vicine ai poveri e ai sofferenti senza distinzione di credo o di etnia. Le parrocchie manterranno aperte le porte ad ogni bisogno; così le scuole, ove cristiani e musulmani insieme preparano un futuro di rispetto e collaborazione; gli ospedali ed ambulatori, gli ospizi e i centri di ritrovo continueranno ad offrire la loro assistenza, affinché nello smarrimento di questi nostri giorni, la carità ecclesiale faccia risuonare la parola di Gesù: ”Coraggio…non temete” (Mc 6,50). Così accompagneremo fin da ora Papa Francesco, che si appresta a farsi pellegrino di unità e pace in Terra Santa: una visita tanto attesa, desiderata e necessaria. Essa confermi nella fede i cristiani, li renda ancora e sempre più capaci di misericordia, di perdono e di amore», Mons. Enrico Dall’Olio, parroco attivo e cultore, e custode, della storia locale 13 VEGLIA PASQUALE, COME... / 3 LITURGIA BATTESIMALE Con la proclamazione del Vangelo della risurrezione e l’omelia che, «per quanto breve», non deve mai mancare e attraverso cui il Pastore della comunità dovrebbe riuscire ad annunciare la Pasqua di Risurrezione qui ed ora nella comunità celebrante, si raggiunge l’acme della celebrazione del mistero della Pasqua di Cristo. E, in certo modo, si potrebbe dire di essere ormai a mezza strada, infatti «la terza parte della Veglia è costituita dalla liturgia battesimale. Ora viene celebrata nel sacramento la Pasqua di Cristo e nostra. Ciò può essere espresso in maniera completa in quelle chiese che hanno il fonte battesimale, e soprattutto quando avviene l’iniziazione cristiana di adulti o almeno si celebra il Battesimo dei bambini» (Paschalis Sollemnitatis, n. 88). In questo passaggio della Veglia ci si trova nel momento chiave in cui si attua la pasqua spirituale della Chiesa. […] La liturgia battesimale della Veglia Pasquale rappresenta la raccolta del frutto di primizia che è il Cristo risorto attraverso le primizie dei nuovi battezzati e dei già battezzati, che accettano con fervore e con gioia di riprendere la strada della sequela e dell’imitazione. […] Dopo aver fatto spazio al grande simbolo del fuoco nella prima parte della Veglia, bisogna dare spazio altrettanto grande all’acqua attraverso cui i catecumeni saranno intimamente illuminati. Assieme ai catecumeni tutta la Chiesa si rinnova nel bagno nuziale che la prepara alle nozze. […] Quello della Liturgia battesimale è un momento in cui il tempo diventa eternamente presente: passato/presente/futuro sono un unico atto di presenza di Dio nella nostra vita eletta e chiamata alla figliolanza… L’aspersione può essere sostituita da una processione - analoga a quella della comunione - in cui ciascuno viene segnato con l’acqua lustrale sulla fronte o la riceve nella mano e poi si segna rinnovando così un contatto personale con l’acqua appena benedetta. Il tutto dovrebbe essere accompagnato da un festoso Alleluia intercalato a versetti battesimali e capace di generare una gioia profonda e contagiosa. La conclusione più bella di questo momento potrà essere… l’incensazione dell’assemblea che solitamente si fa all’offertorio. Il presbitero o il diacono - secondo l’uso delle Chiese d’Oriente - può passare con il turibolo fumigante attraverso l’assemblea. Sempre per non perdere il contatto con il fondamentale simbolo dell’acqua, ma per estenderlo il più possibile anche alla vita domestica, si potrebbe alla fine della Veglia e delle Messe del giorno di Pasqua, lasciare che i fedeli attingano… l’acqua benedetta per aspergerne la famiglia e la casa all’inizio del pasto festivo e solenne. Fr. Michael Davide (3. continua) 11 APRILE 2014 La Colletta per la Terra Santa La forza del rito APPUNTAMENTO DEL VENERDÌ SANTO EUROPA E CONFINI A vent’anni da una guerra fratricida ancora la politica detta una legge ingiusta che divide. Le realtà religiose chiamate a testimoniare che il futuro è insieme Bosnia: giustizia per i tre popoli IntervistaaPeroSudar,vescovodiSarajevo,relatoreperlaFiscaGorizia fedi N 11 APRILE 2014 14 el 2014 ricorre il centenario dell’assassinio a Sarajevo dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e della moglie Sofia da parte dallo studente Gavril Prencip. Diverse manifestazioni ricorderanno ciò che è ritenuto il detonatore della prima guerra mondiale. Partiamo da qui per intervistare monsignor Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo, invitato a Gorizia dalla Federazione settimanali cattolici al convegno Europa e confini, organizzato nel 50° della Voce isontina. • Monsignore, come è vissuto il centenario? Quasi una metà della nostra popolazione — i serbi — festeggia l’inizio della prima guerra mondiale perché giudica l’attentatore un eroe che si è ribellato all’occupazione. L’altra metà — musulmani bosniaci, cattolici croati, e coloro che rifiutano la guerra come soluzione dei conflitti — la vedono diversamente. Molti ritengono il periodo austro-ungarico come l’unico in cui in Bosnia nacquero nuove prospettive e le prime scuole pubbliche. Anche l’Europa è un po’ divisa sul come ricordare. E’ un attentato in cui è stato ucciso non solo l’arciduca ma anche una donna incinta, e che ha avuto altre conseguenze. Si può festeggiare l’inizio di una guerra così terribile? La ricorrenza è problematica; comunque la data è significativa per tutti. • Siamo anche all’indomani delle proteste di piazza. Come sono nate? Sono nate dai lavoratori di Tuzla che da anni protestano. La città viveva delle fabbriche, che erano statali. Caduto il comunismo tutto doveva privatizzarsi, nel frattempo la guerra ha distrutto tutto. Le fabbriche ancora in piedi restano inattive. Sono privatizzate solo le strutture utilizzabili subito, che permettono di guadagnare senza incognite. Allora i lavoratori di una fabbrica ancora attiva che è stata prima privatizzata e poi chiusa, si sono ribellati. Hanno detto “questa è la nostra fabbrica”, e si sono diretti verso la sede del Governo a Tuzla e poi si sono scontrati con la polizia. Quindi la protesta e si è diffusa a macchia d’olio. • E poi si è complicata. Altri gruppi si sono aggregati e hanno commesso violenze bruciando edifici, e compromesso l’azione dei primi. Anche la gente che li appoggiava si è distaccata perché non approvava i modi. La protesta è continuata per un po’ e nel frattempo è stata bollata come musulmana. In realtà era una protesta che poteva essere di tutti, con uno scopo sociale perché il lavoro e la povertà riguardano tutti. • Una protesta in salita… Da noi è difficile organizzare qualcosa che sia di tutti: purtroppo hanno la precedenza le questioni politiche. A causa della politica noi non abbiamo posti di lavoro. La politica ha diviso il Paese in questo modo e gli investitori stranieri non si fidano, temono che possa succedere di nuovo qualcosa perché la nostra non è una soluzione definitiva dato che non è una giusta, vivibile e sostenibile economicamente. • Qual è il problema? Il problema di fondo è la divisione dello Stato in due Stati. Tutto purtroppo funziona secondo questa chiave. Anche le proteste. Ecco perché non risolveranno il problema. I manifestanti sono riusciti in un Cantone a porre i loro candidati nel Governo. Ma come si fa? La strada non può formare un governo, è pericoloso. Dov’è la democrazia? Chi li ha scelti? Come cambieranno la situazione? • Se non loro, chi può? Dio. Poi è ovvio che il nodo è la pace di Dayton, lì giocano RISPETTARSI E RICONOSCERSI «Ci può essere una prospettiva e quale?» si è chiesto Pero Sudar nella lectio magistralis Bosnia Erzegovina: cuore dei Balcani e cartina di tornasole per l’Europa. Occorre un «radicale cambiamento della mentalità della nostra gente... Per questo ci vorrebbe un impegno sincero comune e sincronizzato della cultura e della religione, cioè delle istituzioni civili non governative e delle Chiese e comunità religiose... Bisogna educare le nuove generazioni a vivere con un altro spirito. Per noi cristiani significa lo spirito del Vangelo, che nell’incontro con gli appartenenti alle altre religioni o convinzioni significa cultura del rispetto e della collaborazione per il bene comune. Questa cultura non è possibile senza il reciproco riconoscimento. Temo che proprio questo manchi alle Chiese e alle religioni! Noi, nel nostro intimo, non ci riconosciamo come figli di un unico Dio». le forze che decidono sulla situazione del mondo. E l’Europa poteva e doveva immischiarsi di più dato che è una questione europea, ma sappiamo bene che l’Europa non è unita e sulle questioni di grande importanza decide qualcun altro fuori dall’Europa. Come si gioca sulla pelle della povera gente lo vediamo in Ucraina. Con l’Ucraina sta succedendo la stessa cosa che si è giocata in ex Yugoslavia. Per prendere il Kosovo gli americani sono intervenuti in Bosnia Erzegovina e nella ex Yugoslavia: gli interessava il Kosovo e hanno creato un nuovo Kosovo in Bosnia Erzegovina distruggendo due Paesi, mettendo in difficoltà gli stessi kosovari, sempre a confronto con i serbi che sono più forti, ferendo profondamente il popolo serbo e poi compromettendo il futuro della Bosnia Erzegovina, un Paese interetnico, simbolo di tutti i Balcani ma anche dell’Europa, lasciato senza futuro e probabilmente condannato a sparire. • Che futuro si profila? Specialmente dopo la crisi ucraina i serbi della Republika srpska realizzeranno la loro idea di unire la Republika srbska alla Serbia al posto del Kosovo che è stato sottratto alla Serbia. DifficilmenFONDATORE • Pero Sudar è nato il 3 luglio 1951, si è laureato in teologia a Sarajevo e ha conseguito il dottorato in diritto canonico alla Pontificia Università Urbaniana a Roma. Il 29 giugno 1977 è stato ordinato presbitero. Il 28 maggio 1993 Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo ausiliare della diocesi Vrhbosna-Sarajevo e il 6 gennaio 1994 è stato consacrato dal cardinale Vinko Puljic. Monsignor Sudar fa parte della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale della Bosnia Erzegovina e si occupa dei cattolici croati emigrati. Nel 1994, nel mezzo dell’assedio, ha fondato a Sarajevo le Scuole interetniche, o Scuole per l’Europa, in cui si insegna storia delle religioni e si impartiscono insegnamenti confessionali per chi lo richiede. te allora qualcuno convincerà i croati a rimanere soli con i musulmani: chiederanno la loro parte, perché sarebbero in questo resto della Bosnia il 20 per cento rispetto all’80 per cento dei musulmani. Con queste soluzioni d’interesse noi corriamo il rischio che in Bosnia Erzegovina nasca un nuovo stato palestinese, estremamente ingiusto prima di tutto verso i nostri musulmani che non dovrebbero essere radicalizzati perché non serve a loro e a nessuno. La Bosnia doveva essere conservata non perché è una soluzione felice ma perché potrebbe in qualche modo non diventare un problema per tutta la regione e anche per l’Europa. Potrebbe essere un bell’esempio per l’Italia adesso che la Lega vuole dividerla. • Voi vescovi della Conferenza cosa potete fare? Pregare. E’ la cosa più utile oggi. Quando si parlava dello smembramento della ex Yugoslavia, noi abbiamo sempre detto che la Bosnia Erzegovina doveva rimanere unita. Col tempo purtroppo abbiamo visto che, pur potendo sostenere una situazione così, non abbiamo il diritto di parlare in nome di un popolo, perché non siamo scelti dalla gente, come nella chiesa delle origini, ma imposti. Noi adesso non siamo in grado di parlare come una voce politica perché se in Bosnia Erzegovina non hai un territorio nessuno ti dà niente. L’unica cosa che possiamo dire è che siano trattati tutti e tre i popoli e tutti i cittadini in modo uguale. Se gli americani sono convinti che il popolo serbo debba avere un territorio in Bosnia Erzegovina e se vogliono essere chiamati democratici devono fare lo stesso ai musulmani e ai croati. • E il dopo Dayton? Il nostro ideale dal punto di vista teologico, morale, umano, civile è la Bosnia Erzegovina senza confini interni. Senza prendere la casa di una famiglia e darla all’altra e dire a una “questa è la vostra casa” e all’altra “arrangiatevi”. Noi abbiamo sofferto due mali: la guerra interna, finita con 100.000 morti e con il 63,8 per cento scacciati dalle loro case, che è terminata, e quella esterna, ancora in corso, che impedisce il ritorno e la restituzione dei beni ai cacciati. • Possono le religioni ricucire quel tessuto che la politica ha diviso? Sì, se si può tener in vita un uomo solo facendolo pregare. Noi purtroppo a volte anche come capi religiosi ci illudiamo di fare troppo. Fare la giustizia con la predica sulla pace non è possibile. La pace senza la giustizia non regge. Certo la religione ha un grande compito e valore, ma non può sostituire il ruolo della politica che deve creare almeno il quadro di riferimento. Se la nostra cornice è storta chi può inserirvi un’immagine giusta? • In guerra ci sono state anche realtà religiose legate ai nazionalismi... Sì, è una parte del problema, perché da noi tutto è diviso secondo la chiave etnica: i serbi sono ortodossi, i croati sono cattolici, i bosniaci sono musulmani. Se si appoggia il proprio popolo per farlo sopravvivere, se si denunciano aggressioni e ingiustizie, certamente per chi guarda solo alla pace si è guardati come alleati dei nazionalisti. Ma una cosa è nazionalismo, una cosa è la nazione. Un’istituzione che difende i diritti di un popolo non può essere chiamata nazionalista, anche in guerra, perché ha il compito evangelico di difendere gli aggrediti. E chi difende chi non è dei suoi fa un passo in più. Da noi le comunità religiose sono state strumentalizzate e hanno una responsabilità, ma non sono così compromesse come oggi si dice. I capi religiosi non hanno mai cessato di incontrarsi e parlarsi. In Bosnia Erzegovina non c’è stata una guerra religiosa. Molti sono stati spinti a difendere una religione che non praticavano. E specialmente chi ha programmato la guerra erano i capi che durante il comunismo erano atei. Il potere ha strumentalizzato la gente. Si diceva: loro ci hanno occupato 400 anni, oggi tocca a noi. Le guerre si fanno perché non crediamo. Chi crede non fa la guerra perché sa che siamo creati tutti da un solo Dio e non possiamo nel suo nome o con il suo permesso fare la guerra. • E dietro il potere? Come tutti i Paesi ex comunisti il seme della nostra tragedia erano le questioni non risolte, prima di tutto un sistema che ha negato una cosa fondamentale: la proprietà privata. Il comunismo è crollato perché ha negato la proprietà privata e ha tentato di negare anche la potestà sui propri figli, che venivano educati fuori dalla famiglia. Un altro problema era la questione nazionale: ci è stato negato di essere tanti popoli. “Voi siete tutti yugoslavi”, ci dicevano. Nessuno ha accettato questa sottile ideologia. Appena è finito il comunismo sono sorte le domande dei popoli. Ecco perché la nostra guerra è stata più sanguinosa. Mentre Tito era vivo, tutto era sottomesso a forza. Quando è morto i suoi successori sono stati serbi, croati, musulmani che hanno detto “io sono serbo, croato, musulmano”. Invece Tito si diceva yugoslavo, per avere il potere. • Sarajevo era definito un laboratorio interculturale. Lo sarà ancora? Purtroppo Sarajevo non è più interetnica come prima dato che la guerra aveva lo scopo di dividere e ciò ha avuto e ha dure conseguenze. Oggi il 90 per cento della popolazione sono musulmani bosniaci. Io mi auguro che l’Europa non diventi così, anche se, a Vienna, dei ragazzi che nella scuola media frequentano l’ora di religione 10.000 sono musulmani, 6000 cattolici, 4000 ortodossi. Vuol dire che l’Europa sta buttando via qualcosa del suo. Questo non è negativo dal punto di vista musulmano: io sono contento che i musulmani siano legati alla religione, ma mi chiedo cosa succede all’Europa. Se devo scegliere tra una donna europea “cristiana” che porta un bel cane in braccio e una donna velata che conduce un bambino che cammina, ne tiene un altro in braccio e un terzo sulla schiena, io scelgo quella che promette la vita. È molto significativo che un vostro politico per vincere le elezioni promette di impegnarsi per i cani e i gatti. Laura Caffagnini L a Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale degli articoli 4, comma 3, art. 9, commi 1 e 3 e art.12, comma 1, della Legge 19 febbraio 2004, n. 40, relativi al divieto di fecondazione eterologa medicalmente assistita, si legge in un comunicato della Corte. I giudici della Consulta hanno dunque dato ragione a tre tribunali - Firenze, Milano e Catania - che avevano sollevato dubbi di legittimità costituzionale accogliendo i ricorsi di altrettante coppie. Cade, dunque, il divieto di procreazione assistita di tipo eterologo, che utilizza cioè ovociti o spermatozoi di un donatore. Restano però in piedi altre parti della Legge 40, a partire dalla possibilità di accedere alla fecondazione assistita solo alle coppie infertili, dunque non a quelle fertili sebbene portatrici di malattie genetiche. Rimangono anche il divieto di accesso alla fecondazione assistita per single e coppie dello stesso sesso, e quello di ricerca su embrioni non idonei alla gravidanza. In seguito alla sentenza cade di conseguenza anche l’inciso (art. 12 comma 1) sulle sanzioni. «La sentenza della Corte Costituzionale sull’eterologa conferma che la cultura dominante ha deciso di ignora- re l’interesse del più piccolo e del più debole». È il commento di Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita (Mpv).«Una cultura che non ha la maggioranza e che ha un’ancor meno sensibilità democratica, visto che continua a farsi beffe della volontà popolare espressa in un referendum concluso con una maggioranza vicina all’85%. Una cultura che è più forte e più velleitaria anche della politica, ed infatti preferisce dare picconate alla legge 40 per interposta persona dei giudici, invece di ingaggiare un dibattito parlamentare aperto e trasparente». Il presidente del Mpv sottolinea anche un altro aspetto: «Del resto che la volontà popolare, ed in particolare quella delle donne, sia più vicina ad una scelta di rispetto del bambino concepito (nel corpo della mamma o in una provetta), è dimostrato anche dal risultato eccezionale dell’iniziativa europea ‘Uno di noi’ che con i circa 2 milioni di firme raccolte, rappresenta la più popolare e la più sostenuta dai popoli dell’Europa campagna d’opinione finora avviata nella Ue». «Con la sentenza della Corte costituzionale, che travalica la funzione politica del Parlamento su temi complessi che riguardano la società civile e i propri modelli di riferimento culturali, prosegue lo smantellamento progressivo a mezzo giudiziario della legge 40. Una normativa forse da rivedere dopo dieci anni, ma che ha avuto il merito di porre un quadro di riferimento scientifico ed etico in tema di procreazione assistita». È quanto dichiarano Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell’associazione Scienza & Vita, «In tal modo si apre un inesorabile vuoto normativo che prelude al ritorno a quel far west procreatico che in questi ultimi dieci anni era stato possibile contenere. Con la cancellazione del divieto di fecondazione eterologa viene legittimata ogni pratica di riproduzione umana, con il solo pretesto che tutti, comunque, hanno diritto a veder garantiti i propri desideri. La cultura giuridica si rimette in tal senso al dominio della tecnoscienza, legittimandone lo strapotere. Questa sentenza proseguono Ricci Sindoni e Coviello - apre, inoltre, lo scandalo del mercato dei gameti: nessuno garantisce che non avverrà - come già ora all’estero - con lo sfruttamento di chi si trova in difficoltà economiche». Quella di oggi, concludono, è «una sentenza nel solco di quella pronunciata ieri in materia di utero in affitto e che, anche in questo caso, rimette in questione i capisaldi della civiltà occidentale al cui interno l’esperienza della trasmissione della vita viene segnata dall’accoglimento del dono senza la pretesa di determinarlo in modo spersonalizzante. In questo modo invece non vi è riguardo per i diritti dei bambini, chiamati al mondo a tutti i costi in virtù di un non identificato “diritto alla genitorialità”» 3000 tra studenti e insegnanti si incontreranno ad Assisi, il 14e 15 aprile, al meeting nazionale delle scuole di pace e degli enti locali di pace. Il titolo dell’incontro è “Sui passi di Francesco. Per la pace, la fraternità e il dialogo”. I partecipanti saranno accolti da Padre Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento di San Francesco e Custode della comunità francescana della Basilica di Assisi. All’evento sarà presente anche il Ministro dell’Istruzione e moltissime altre personalità del mondo della cultura e della formazione. Il meeting è la conclusione di un percorso che ha preso avvio il 4 ottobre, festa di Francesco patrono d’Italia che una legge di qualche anno fa ha dichiarato giornata nazionale del dialogo, della pace e della fraternità. Ed è proprio questa parola che merita particolare attenzione perché parola complessa, faticosa, difficile. Difficile da coniugare in prassi educative ma anche in percorsi sociali, economici, culturali e politici. Eppure questa parola, fraternità, presente sia nella dimensione religiosa e di fede che in quella laica (si pensi alla fraternité della rivoluzione francese) oltre che nella esperienza antropologica di moltissimi di noi (che siamo fratelli e sorelle di nostri “fratelli e sorelle”) si sta ogni giorno di più imponendo come sfida della nuova dimensione della convivenza. Non basta infatti un comune impegno per i diritti e la pace se questo non si fonda sul riconoscimento di essere fratelli/sorelle. Indissolubilmente legati ad un destino comune che ci chiama e ci sfida. Questa la sfida di Assisi. La sfida di Francesco. Che chiamò sorella la natura, e fratello il lupo. E la morte, anche. www.lamiascuolaperlapace.it terra LereazioniallasentenzadellaCorteCostituzionale Dizionario delle globalizzazioni Procreazione, ora non torni il far west FRANCESCO Aluisi Tosolini PerCasini(Mpv):«Laculturadominantehadecisodiignorarel’interessedelpiùpiccolo» «Èsemprestatoinbuonirapporticonglioppositoriecercavaunasoluzionealproblemadell’assediodellacittà» Siria, altro omicidio senza ragione di un prete 15 P arla monsignor JeanClement Jeanbart dopo l’assassinio ad Homs del padre gesuita olandese Frans Van der Lugt. «È sempre stato in buoni rapporti con gli oppositori e sembra che avesse cercato di trovare una soluzione al problema dell’assedio della città e della comunità che vive nella parte antica». «Una notizia brutta. Un fatto che non si può commentare. Hanno ucciso un uomo che si è sempre distinto per il suo amore e l’attaccamento al popolo siriano e a questo Paese». Così l’arcivescovo greco-melkita di Aleppo, monsignor JeanClement Jeanbart, commenta al Sir l’assassinio ad Homs, del padre gesuita olandese Frans Van der Lugt. Il gesuita, secondo quanto riferito da alcuni confratelli è stato prelevato, percosso e poi freddato con due colpi alla testa, davanti alla sua residenza, nel quar- tiere di Basatin al Diwan. «È sempre stato in buoni rapporti con gli oppositori e aggiunge il presule - sembra che avesse cercato di trovare una soluzione al problema dell’assedio della città e della comunità che vive nella parte antica. Perché lo abbiano ucciso è difficile comprenderlo. Ma qui in Siria sono tante le cose che non si comprendono, oramai». La Siria sembra scomparsa dalle pagine dei giornali e notizie come quelle della morte di un religioso gettano ulteriori ombre sul dramma che dura da tre anni. «Probabilmente vogliono che sia così in modo da ottenere l’obiettivo di distruggere la Siria — afferma l’arcivescovo — e spero che non accada. Se ciò si verificasse effetti e conseguenze si vedranno in Giordania, in Libano, in tutta la Regione che diventerà un deserto che circonderà quelle nazioni che oggi hanno interessi a dominare il nostro Paese». • Nel silenzio della comunità internazionale in Siria si continua a morire, come a Homs, ad Aleppo… Qui da noi la situazione è tesissima. Si combatte duramente, sentiamo bom- bardamenti nelle zone più periferiche della città. In un certo senso siamo sotto assedio, in mezzo ai combattenti delle due parti. A livello umanitario cerchiamo di aiutare per quanto è nelle nostre possibilità. Rispetto a tre mesi fa, bisogna dire, riusciamo ad approvvigionarci con un po’ più di facilità ma i prezzi sono davvero alti. La mancanza di lavoro rende tutto difficile per le persone, le famiglie, i bambini. • Organismi come Unicef, Save the Children, Medici senza Frontiere hanno denunciato le enormi sofferenze dei bambini siriani molti dei quali presentano gravi disagi fisici e mentali. Con una gioventù così martoriata che futuro si può pensare per la Siria? Siamo molto preoccupati. A soffrire non sono solo i più piccoli, ma anche i giovani sui quali si appuntano le speranze di ogni Paese. Sono traumatizzati da questo conflitto ed è difficile prevedere come ne usciranno. Circa il futuro della Siria io temo che ci siano delle fazioni e dei Paesi che vogliono che la guerra si protragga a lungo in modo da disintegrare la nazione ed il suo popolo. Davanti a cifre come quelle dei morti, dei rifugiati e degli sfollati che altro pensare? Stanno distruggendo la Siria per trarre profitto, pensiamo, per esempio al commercio di armi più volte condannato da Papa Francesco… • Ma ci sarebbe anche il business della ricostruzione… Distruzione chiama ricostruzione. Ma a che prezzo per il popolo? Saranno davvero capaci di combattere per portare distruzione ovunque, come è stato fatto in Iraq o in Libia? Sarebbe inaccettabile e inumano. • Ricostruire materialmente la Siria forse sarà più facile che rimetterla in piedi a livello sociale, spirituale e morale. Crede che le religioni, oggi detonatori di conflitti settari, tra sciiti e sunniti e con i cristiani a pagare il loro tributo di sangue, potranno diventare ponti di riconciliazione? Non potranno, dovranno. Se la Siria non uscirà disintegrata da questo conflitto credo che tutte le componenti religiose del Paese avranno i motivi per aiutare la ricostruzione civile e spirituale del Paese, allontanando lo spettro del fonda- mentalismo e dell’estremismo religioso. Questa guerra allora potrebbe insegnarci ad andare oltre le divisioni e i particolarismi. • Il 2014 si dice sia l’anno delle elezioni politiche. In questo clima di guerra come è possibile pensare a un voto regolare e privo di brogli? Il Governo appare deciso ad organizzare le elezioni. La comunità internazionale dovrebbe farsi garante della regolarità del voto ma credo sarà difficile. I media parlano di elezioni nei prossimi mesi e si dice anche che il presidente Assad si presenterà di nuovo. Ma qui in Siria i cambiamenti sono dietro l’angolo, quindi aspetterei a parlare. • A maggio Papa Francesco sarà in Terra Santa, cosa si attende da questo viaggio? Spero che il Papa possa portare una ventata di pace come fece per la Siria quando promosse la giornata di digiuno, lo scorso settembre. E fu un miracolo. Spero si ripeta anche per la Palestina e per il conflitto israelopalestinese. A beneficiarne sarebbe tutto il Medio Oriente. Daniele Rocchi 11 APRILE 2014 L’arcivescovodiAleppodopol’uccisionedelgesuitaFransVanderLugt CATECHESI DEL PAPA Nell’udienzadimercoledì9aprilePapaFrancescohainiziatounnuovociclosuiDoni delloSpirito,che«costituiscelalinfavitaledellaChiesaediognisingolocristiano» «Vedere ogni cosa con gli occhi di Dio». Questa è la grazia della sapienza terra C 16 ari fratelli e sorelle, buongiorno! Iniziamo oggi un ciclo di catechesi sui doni dello Spirito Santo. Voi sapete che lo Spirito Santo costituisce l’anima, la linfa vitale della Chiesa e di ogni singolo cristiano: è l’Amore di Dio che fa del nostro cuore la sua dimora ed entra in comunione con noi. Lo Spirito Santo sta sempre con noi, sempre è in noi, nel nostro cuore. Lo Spirito stesso è “il dono di Dio” per eccellenza (cfr Gv 4,10), è un regalo di Dio, e a sua volta comunica a chi lo accoglie diversi doni spirituali. La Chiesa ne individua sette, numero che simbolicamente dice pienezza, completezza; sono quelli che si apprendono quando ci si prepara al sacramento della Confermazione e che invochiamo nell’antica preghiera detta “Sequenza allo Spirito Santo”. I doni dello Spirito Santo sono: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio. Il primo dono dello Spirito Santo, secondo questo elenco, è dunque la sapienza. Ma non si tratta semplicemente della saggezza umana, che è frutto della conoscenza e dell’esperienza. Nella Bibbia si racconta che a Salomone, nel momento della sua incoronazione a re d’Israele, aveva chiesto il dono della sapienza (cfr 1 Re 3,9). E la sapienza è proprio questo: è la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio. E’ semplicemente questo: è vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, tutto, con gli occhi di Dio. Questa è la sapienza. Alcune volte noi vediamo le cose secondo il nostro piacere o se- condo la situazione del nostro cuore, con amore o con odio, con invidia… No, questo non è l’occhio di Dio. La sapienza è quello che fa lo Spirito Santo in noi affinché noi vediamo tutte le cose con gli occhi di Dio. E’ questo il dono della sapienza. E ovviamente questo deriva dalla intimità con Dio, dal rapporto intimo che noi abbiamo con Dio, dal rapporto di figli con il Padre. E lo Spirito Santo, quando abbiamo questo rapporto, ci dà il dono della sapienza. Quando siamo in comunione con il Signore, lo Spirito Santo è come se trasfigurasse il nostro cuore e gli facesse percepire tutto il suo calore e la sua predilezione. Lo Spirito Santo rende allora il cristiano «sapiente». Questo, però, non nel senso che ha una risposta per ogni cosa, Lo Spirito Santo rende il cristiano «sapiente». Questo, però, non nel senso che ha una risposta per ogni cosa, che sa tutto, ma nel senso che «sa» di Dio, sa come agisce Dio, conosce quando una cosa è di Dio e quando non è di Dio; ha questa saggezza che Dio dà ai nostri cuori. Il cuore dell’uomo saggio in questo senso ha il gusto e il sapore di Dio. E quanto è importante che nelle nostre comunità ci siano cristiani così! Tutto in loro parla di Dio e diventa un segno bello e vivo della sua presenza e del suo amore. che sa tutto, ma nel senso che «sa» di Dio, sa come agisce Dio, conosce quando una cosa è di Dio e quando non è di Dio; ha questa saggezza che Dio dà ai nostri cuori. Il cuore dell’uomo saggio in questo senso ha il gusto e il sapore di Dio. E quanto è importante che nelle nostre comunità ci siano cristiani così! Tutto in loro parla di Dio e diventa un segno bello e vivo della sua presenza e del suo amore. E questa è una cosa che non possiamo improvvisare, che non possiamo procurarci da noi stessi: è un dono che Dio fa a coloro che si rendono docili allo Spirito Santo. Noi abbiamo dentro di noi, nel nostro cuore, lo Spirito Santo; possiamo ascoltarlo, possiamo non ascoltarlo. Se noi ascoltiamo lo Spirito Santo, Lui ci insegna questa via della saggezza, ci regala la saggezza che è vedere con gli occhi di Dio, sentire con le orecchie di Dio, amare con il cuore di Dio, giudicare le cose con il giudizio di Dio. Questa è la sapienza che ci regala lo Spirito Santo, e tutti noi possiamo averla. Soltanto, dobbiamo chiederla allo Spirito Santo. Pensate a una mamma, a casa sua, con i bambini, che quando uno fa una cosa l’altro ne pensa un’altra, e la po- vera mamma va da una parte all’altra, con i problemi dei bambini. E quando le mamme si stancano e sgridano i bambini, quella è sapienza? Sgridare i bambini – vi domando – è sapienza? Cosa dite voi: è sapienza o no? No! Invece, quando la mamma prende il bambino e lo rimprovera dolcemente e gli dice: “Questo non si fa, per questo…”, e gli spiega con tanta pazienza, questo è sapienza di Dio? Sì! E’ quello che ci dà lo Spirito Santo nella vita! Poi, nel matrimonio, per esempio, i due sposi – lo sposo e la sposa – litigano, e poi non si guardano o, se si guardano, si guardano con la faccia storta: questo è sapienza di Dio? No! Invece, se dice: “Beh, è passata la tormenta, facciamo la pace”, e ricominciano ad andare avanti in pace: questo è sapienza? [la gente: Sì!] Ecco, questo è il dono della sapienza. Che venga a casa, che venga con i bambini, che venga con tutti noi! E questo non si impara: questo è un regalo dello Spirito Santo. Per questo, dobbiamo chiedere al Signore che ci dia lo Spirito Santo e ci dia il dono della saggezza, di quella saggezza di Dio che ci insegna a guardare con gli occhi di Dio, a sentire con il cuore di Dio, a parlare con le parole di Dio. E così, con questa saggezza, andiamo avanti, costruiamo la famiglia, costruiamo la Chiesa, e tutti ci santifichiamo. Chiediamo oggi la grazia della sapienza. E chiediamola alla Madonna, che è la Sede della sapienza, di questo dono: che Lei ci dia questa grazia. Grazie! © Copyright 2014 Libreria Editrice Vaticana STRALCI DAL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA XXIX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 2014 «Beatiipoveriinspirito,perchédiessièilregnodeicieli» 11 APRILE 2014 C ari giovani, è impresso nella mia memoria lo straordinario incontro che abbiamo vissuto a Rio de Janeiro, nella XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù. (...) La prossima tappa del pellegrinaggio intercontinentale dei giovani sarà a Cracovia, nel 2016. Per scandire il nostro cammino, nei prossimi tre anni vorrei riflettere insieme a voi sulle Beatitudini evangeliche, che leggiamo nel Vangelo di san Matteo. Quest’anno inizieremo meditando sulla prima: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli»; per il 2015 propongo «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio»; e infine, nel 2016, il tema sarà «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia». La forza delle Beatitudini Ci fa sempre molto bene leggere e meditare le Beatitudini! Gesù le ha proclamate nella sua prima grande predicazione, sulla riva del lago di Galilea. (...) E che cosa comunica? Gesù comunica la via della vita, quella via che Lui stesso percorre, anzi, che Lui stesso è, e la propone come via della vera felicità. In tutta la sua vita (...) Gesù ha incarnato le Beatitudini. Tutte le promesse del Regno di Dio si sono compiute in Lui. Nel proclamare le Beatitudini Gesù ci invita a seguirlo, a percorrere con Lui la via dell’amore, la sola che conduce alla vita eterna. Non è una strada facile, ma il Signore ci assicura la sua grazia e non ci lascia mai soli. (...) Il coraggio della felicità Ma che cosa significa “beati” (in greco makarioi)? Beati vuol dire felici. Ditemi: voi aspirate davvero alla felicità? In un tempo in cui si è attratti da tante parvenze di felicità, si rischia di accontentarsi di poco, di avere un’idea “in piccolo” della vita. Aspirate invece a cose grandi! Allargate i vostri cuori! Come diceva il beato Piergiorgio Frassati, «vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere ma vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere». (...) Beati i poveri in spirito… La prima Beatitudine, tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, dichiara felici i poveri in spirito, perché a loro appartiene il Regno dei cieli. In un tempo in cui tante persone soffrono a causa della crisi economica, accostare povertà e felicità può sembrare fuori luogo. In che senso possiamo concepire la povertà come una benedizione? Prima di tutto cerchiamo di capire che cosa significa «poveri in spirito». Quando il Figlio di Dio si è fatto uomo, ha scelto una via di povertà, di spogliazione. (...) Qui vediamo la scelta di povertà di Dio: da ricco che era, si è fatto povero per arricchirci per mezzo della sua povertà. E’ il mistero che contempliamo nel presepio, vedendo il Figlio di Dio in una mangiatoia; e poi sulla croce, dove la spogliazione giunge al culmine. (...) Voi dunque mi potreste domandare: come possiamo concretamente far sì che questa povertà in spirito si trasformi in stile di vita, incida concretamente nella nostra esistenza? (...) Prima di tutto cercate di essere liberi nei con- fronti delle cose. Il Signore ci chiama a uno stile di vita evangelico segnato dalla sobrietà, a non cedere alla cultura del consumo. In secondo luogo abbiamo tutti bisogno di conversione per quanto riguarda i poveri. Dobbiamo prenderci cura di loro, essere sensibili alle loro necessità spirituali e materiali. (...) Ma – e questo è il terzo punto – i poveri non sono soltanto persone alle quali possiamo dare qualcosa. Anche loro hanno tanto da offrirci, da insegnarci. Abbiamo tanto da imparare dalla saggezza dei poveri! (...) … perché di essi è il Regno dei cieli Tema centrale nel Vangelo di Gesù è il Regno di Dio. Gesù è il Regno di Dio in persona, è l’Emmanuele, Dio-con-noi. Ed è nel cuore dell’uomo che il Regno, la signoria di Dio si stabilisce e cresce. Il Regno è allo stesso tempo dono e promessa. Ci è già stato dato in Gesù, ma deve ancora compiersi in pienezza. Perciò ogni giorno preghiamo il Padre: «Venga il tuo regno». (...) il testo integrale su www.vatican.va LaCommissioneepiscopalepercleroevitaconsacratadedicalaNotapastorale,“L’OrdoVirginumnellaChiesainItalia” Vergini consacrate, una ricchezza per la Chiesa Traitrattidistintivi,lasequeladiCristoeladedizioneallaChiesa La Nota pastorale consta di tre capitoli: “La vocazione all’Ordo Virginum”; “Il discernimento e la formazione”; “La vita e la testimonianza delle vergini consacrate”. Segue una breve conclusione, nella quale si precisa che le indicazioni della Nota pastorale possono servire al vescovo diocesano “per stabilire, secondo la sua competenza, norme più concrete per la propria diocesi, per dare un volto stabile e orga- La regola di vita personale nico all’Ordo, per far conoscere e proporre ai fedeli questa speciale forma di vita consacrata”. Nel primo capitolo si evidenzia che “la vocazione all’Ordo Virginum e la forma di vita che la compie si caratterizza nel seguire più da vicino Cristo Signore, in particolare nell’impegno della verginità, quale segno della Chiesa Sposa, pronta per il suo Sposo. Tale vocazione si attua nella Chiesa diocesana, in riferimento diretto al vescovo, vivendo nella realtà secolare”. La forma specifica di consacrazione nell’Ordo Virginum è caratterizzata “dall’impegno a condurre una vita di fede e di radicalità evangelica, nelle condizioni ordinarie dell’esistenza”. Perciò, “le vergini consacrate non si distinguono per l’abito che portano, né per l’appartenenza alla comunità di un Istituto religioso, ma sono impegnate a testimoniare la loro consacrazione e a essere richiamo profetico all’assoluto dei valori del Regno, anche nella disponibilità ad assumere Nel secondo capitolo si sottolinea che “è prudente considerare quale età minima per la consacrazione il compimento dei 30-35 anni circa”. La vocazione a vivere la verginità consacrata come sequela di Cristo e segno della Chiesa Sposa deve essere riconoscibile “per i tratti evangelici dell’affidamento senza riserve all’amore del Padre, dell’intensità della comunione con il Signore, dell’umile carità che si fa servizio disinteressato alla Chiesa e testimonianza luminosa di fede, speranza e carità, nel contesto della vita ordinaria”. In questo capitolo si spiegano le varie tappe che condu- cono alla consacrazione, che “ha carattere definitivo”. Le fasi del percorso formativo “sono ordinariamente tre e comprendono il periodo propedeutico, la formazione iniziale, la formazione permanente”. Nel terzo capitolo si precisa che le vergini consacrate devono scrivere la propria regola di vita personale, che “è uno strumento particolarmente utile per determinare i percorsi personali, il senso profondo del proprio servizio ecclesiale, gli atteggiamenti da coltivare nella vita quotidiana”. Ovviamente, “il primo e irrinunciabile impegno è quello della preghiera”. Un altro aspetto importante è che “le vergini consacrate vivono uno speciale rapporto di comunione con la Chiesa particolare e universale”. Infine, “provvedono al proprio mantenimento con i proventi del lavoro e con i propri beni personali, curando anche gli aspetti assicurativi e previdenziali”. Gigliola Alfaro Igiornali”viciniallagente”possonoportarenellecasedeilettoriquell’Europacosìsoloapparentementelontana Con le radici nei territori, informare sull’Europa EchidalConvegnoFiscpromossodalsettimanalediocesanodiGorizia D ire Europa per dire confini superati, muri abbattuti, frontiere dilatate. Anche questa è una visione - non certo l’unica - della costruzione europea, che a partire dalle prime Comunità economiche negli anni Cinquanta ha via via preso forma, accrescendo il numero dei Paesi partecipanti, la popolazione, le competenze delle istituzioni che hanno sede a Bruxelles e Strasburgo. Una Unione europea particolarmente sotto pressione in questi anni di crisi economica, cui è corrisposta una crisi politica che ha però avuto un effetto collaterale significativo: costringere la stessa Ue e i suoi Stati membri a una sorta di esame di coscienza, con una rilettura dei pilastri che reggono l’architettura comunitaria e della stessa identità del “soggetto Europa”. Ma questo complesso processo di revisione-rilancio, tuttora in corso e dagli esiti non scontati, sembrerebbe procedere senza il pieno coinvolgimento dell’opinione pubblica, della società civile, con il rischio di approfondire quella distanza tra cittadini e istituzioni europee da più parti denunciato. È il “gap democratico” imputato al processo di edificazione dell’Europa unita e che, per ovvie ragioni, chiama in causa i mass media. Sono infatti giornali, televisioni, radio, siti internet che hanno il compito di informare sulla vita politica, sia essa locale, nazionale o europea: è mediante gli strumenti della comunicazione sociale che il singolo cittadino può seguire il dibattito politico, le decisioni assunte nei “palazzi” del potere, informarsi per giudicare, conoscere per poter essere protagonista della vita democratica. Quando, tra 50 giorni, gli elettori dovranno esprimere il loro voto per il nuovo Parlamento europeo, sulla base di quali informazioni potranno scegliere i loro rappresentanti, tenuto anche conto che la campagna elettorale rischia di svolgersi, come avvenuto in passato, non attorno a una seria discussione politica sull’Europa ma sulle beghe e le contrapposizioni nazionali? Anche di questo si è discusso nel corso del convegno promosso a Gorizia dal settimanale cattolico “Voce isontina”, in collaborazione con la Federazione italiana dei settimanali cattolici e con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. Una tre-giorni non a caso intitolata “Europa e confini”, che ha analizzato nel corso di una tavola rotonda il tema “In Europa da giornalisti cattolici”. Ne è emerso il convincimento che il deficit informativo esiste, eccome, ma che esso possa essere colmato anche grazie al contributo dei giornali del territorio quali sono i settimanali diocesa- ni, vicinissimi - per loro storia e vocazione - ai lettori, alle famiglie, ai soggetti vivi delle città e regioni italiane. Giornali radicati nella comunità cristiana, interpreti delle specificità territoriali del Bel Paese, senza per questo cadere nella tentazione dei particolarismi che attraversano la Penisola. Giornali capaci di essere, al contempo, “di confine”, nel raccontare una determinata e circoscritta realtà diocesana, e al contempo “ponti” fra la realtà locale e quella più ampia, facendo proprio quell’universalismo che è un tratto caratterizzante la fede cristiana. Tale capacità di tenere le radici ben salde nelle città per poi alzare gli occhi verso orizzonti più distesi, sarebbe posta efficacemente al servizio di quella costruzione europea resasi necessaria nel secondo dopoguerra per ridare pace e sviluppo all’Europa, continente che oggi - è sotto gli occhi di tut- terra Segno della Chiesa Sposa specifici compiti ecclesiali per l’edificazione della comunità cristiana”. Inoltre, “la partecipazione attiva alla vita culturale e civile deve essere considerata come espressione caratteristica della vocazione delle vergini consacrate”. 17 ti - ha ancora bisogno di pace e di sviluppo. Un’Europa che ha sempre avuto dalla Chiesa cattolica un’attenzione benevola e forti incoraggiamenti. I settimanali diocesani possono essere, con il loro compito informativo, parte viva di quella “Ecclesia in Europa” tratteggiata da Giovanni Paolo II con la sua esortazione apostolica del 2003. I giornali “vicini alla gente” interpreterebbero in tal senso, e in maniera originale, una sorta di “principio di sussidiarietà informativa”, portando nelle case dei lettori quell’Europa così apparentemente lontana e che invece è ormai parte della nostra vita quotidiana. Gianni Borsa 11 APRILE 2014 L’ Ordo Virginum è una particolare espressione di vita consacrata, rifiorita nella stagione post-conciliare. In Italia oggi è presente in 113 diocesi: alle circa 500 consacrate se ne affiancano quasi altrettante in fase di discernimento e di formazione. Tra i tratti distintivi che concorrono a descriverne il carisma vi sono la sequela di Cristo vergine, povero e obbediente, la dedizione alla Chiesa particolare e la vita nel mondo, nonché un rapporto specifico con il vescovo, responsabile del discernimento, dell’ammissione alla consacrazione – e della sua celebrazione –, della formazione e dell’accompagnamento. La Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata della Cei dedica ora una Nota pastorale, “L’Ordo Virginum nella Chiesa in Italia”, che offre orientamenti e indicazioni per elaborare criteri comuni e attivare prassi condivise. Essa esprime “un’attenzione incoraggiante” nei confronti delle vergini consacrate, insieme con l’aspettativa che “con il tempo questa esperienza evangelica consenta di portarne a più compiuta maturità i percorsi formativi, il loro stile di presenza nella Chiesa, le forme della loro missione e i tratti della loro spiritualità”. IN EVIDENZA Inesposizioneoltre400tragadgetepubblicitàcheraccontanocomeècambiatiilnostroPaeseatavolatrail1950eil1970 L’Italia che cambia in mostra attraverso le pubblicità Dal12aprileal15giugnoalpalazzodelGovernatorec’è“CiboImmaginario” I l Cibo Immaginario. 1950- 1970 Pubblicità e immagini dell’Italia a tavola, mostra ideata e curata da Marco Panella, prodotta da Artix in collaborazione con Coca-Cola Italia, Gruppo Cremonini e Montana, racconta venti anni di vita e costume italiani attraverso icone, stili e linguaggi della pubblicità del cibo e dei riti del mangiare e, dopo il successo dell’edizione romana che ha visto 33 mila visitatori al Palazzo delle Esposizioni, arriva al Palazzo del Governatore di Parma dove resterà aperta da sabato 12 aprile a domenica 15 giugno, con il patrocinio e la collaborazione del Comune. Circa 400 immagini, rendono fruibile per la prima volta al grande pubblico un percorso iconografico omogeneo che recupera un SCHEDA TECNICA ORARI DI APERTURA Dal martedì alla domenica, dalle 11 alle 19 (la biglietteria chiude alle ore 18.30). Lunedì chiuso. APERTURE STRAORDINARIE Sabato 12 aprile: dalle 11 alle 24 (la biglietteria chiude alle ore 23.30) Lunedì 21 aprile, venerdì 25 aprile, giovedì 1 maggio e lunedì 2 giugno: dalle 11 alle 19 (la biglietteria chiude alle ore 18.30). 18 Intero: 8 euro Ridotto: 6 euro (riservato a over 65 anni e ragazzi minori di 18 anni). Scuole: 5 euro a studente, 1 accompagnatore per classe gratuito. Prenotazione obbligatoria Gratuito: bambini minori di 10 anni accompagnati da un adulto FUORI LE MURA - Bologna - multisala cult BIGLIETTI giacimento culturale che ha segnato la modernità italiana. Immagini da osservare una ad una, cogliendo l’evoluzione dei paradigmi di comunicazione e, soprattutto, la portata evocativa ed emozionale; una storia visiva suggestiva, nella quale rintracciare i segni del cambiamento di un’Italia che corre veloce dalla Ricostruzione fino all’Austerity e che, nel cibo e nei modi del mangiare, trova un media fortissimo nel quale misurare il suo affrancamento sociale. «Il punto di osservazione scelto per il racconto de Il Cibo Immaginario — ha dichiarato il curatore Marco Panella — è quello della memoria e del linguaggio estetico delle pubblicità del cibo che hanno sorriso agli italiani dalle pagine dei rotocalchi, testate con milioni di copie vendute a settimana e che offrivano ai lettori una straordinaria sintesi tra informazione e lettura popolare d’evasione. Da quelle pagine, le pubblicità del cibo precorrevano i tempi, ne esaltavano le tendenze, alimentavano un sistema di ambizione e di rincorsa sociale e, viste oggi, a distanza di de- • NON BUTTIAMOCI GIÙ 11 APRILE 2014 di Pascal Chaumeil (Regno Unito, 2014) Nick Hornby è uno dei romanzieri più di successo della narrativa inglese contemporanea. “Non buttiamoci giù” ha per soggetto proprio il tema drammatico del suicidio, affrontato, però, come di consueto nei testi di Hornby con uno stile disincantato ed ironico. Ora quel libro è diventato un film dallo stesso titolo. Martin, Maureeen, Jessie e J.J. si ritrovano la notte di capodanno in cima ad un palazzo. Non si conoscono ma sono lì tutti per il medesimo motivo: tentare il suicidio. Martin Sharp è conduttore televisivo in declino, Maureen ha sacrificato gran parte della sua vita al figlio disabile, Jess è un’adolescente problematica appena lasciata dal fidanzato, mentre J.J. è un musicista fallito. Ognuno di loro ha motivazioni differenti per farla finita, ma, quando si incontrano sul tetto del palazzo, decidono insieme di prendersi sei settimane di tempo e rincontrarsi nello stesso luogo a San Valentino per vedere come si sono evolute le loro vite. La presenza di altre persone inibisce tutti e quattro, spingendoli a rinunciare e a stringere un legame basato sulle comuni difficoltà. Uniti dal desideri o di non ricadere nel baratro della voglia di morire cominciano a frequentarsi, vanno in vacanza insieme per sfuggire alla pressione dei media, accortisi della loro storia strappalacrime. Al ritorno, però, nulla sembra essere come prima. Raccontare il suicidio (o meglio l’istinto suicida) in una commedia non è cosa facile e “Non buttiamoci” giù ne è la perfetta dimostrazione. Non si può dire, infatti, che il film non sia riuscito ma il problema è che non riesce a bilanciare i toni della commedia con la drammaticità del tema. Detto questo, il film ha il merito di ricordare una piaga del nostro tempo: la solitudine e la relativa ricerca di calore, di comunicazione e di amore in un mondo indifferente. Mostrandoci che a volte, miracolosamente, saranno delle persone totalmente estranee a salvarci. Con “Mirco Marchelli e Mario Fallini: riflessioni sulla Via Crucis” la Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro-Raccolta Lercaro presenta tre opere legate alla Pasqua, donate dalla famiglia Caccia Dominioni. La Via Crucis ideata da Mirco Marchelli, composta da quattordici installazioni che non contengono espliciti riferimenti all’iconografia tradizionale, nasce da una meditazione personale dell’artista sulla Via dolorosa di Gesù di Nazaret. La Croce realizzata da Mario Fallini con rocchetti di vetro si lascia attraversare dalla luce e ldiviene luogo abitato dalla grazia di Dio, che redime anche ciò che umanamente può apparire più oscuro. Accanto, una formella in pietra lavica smaltata, sempre di Fallini, accompagna il messaggio della Croce con le parole dei primi sette capitoli del Vangelo di Matteo, come punto di partenza della Nuova Alleanza da cui si avvia il progetto di salvezza che Dio rivolge all’uomo attraverso l’Incarnazione. • “Fino al 29 giugno (chiusa dal 17 aprile al 7 maggio) alla Fondazione Lercaro, via Riva di Reno 57 - Bologna. Info: www. raccoltalercaro.it cenni, ci restituiscono intatta l’immagine di una Nazione che aveva fiducia in se stessa e che, pur con tutti i suoi tratti d’ingenuità, era in cammino verso la modernità». Il linguaggio espositivo è quello dei materiali cartacei sopravvissuti e recuperati dalla dispersione, cercati e trovati nelle case e nelle cantine, nei mercatini del piccolo modernariato e sui siti di aste telematiche, materiale povero e al tempo stesso ricco di vita vissuta: riviste - dalle quali sono state tratte le inserzioni pubblicitarie - e poi manifesti, locandine, depliant, cataloghi premio, agende per la casa, calendari, cartoline illustrate, fotografie, figurine, fumetti e, a completamento della memoria cartacea, una selezione di oggetti, latte pubblicitarie ed utensili promozionali di quando la parola gadget non era ancora entrata nell’uso quotidiano. L’impianto culturale della mostra presenta le immagini raccolte in dodici grandi temi: dall’Italia che introduce nuove forme, oggetti e colori nel suo paesaggio domestico all’Italia dei baby boomer, dall’Italia del tempo libero all’Italia degli intenditori, dall’Italia che sogna con i concorsi a premio all’Italia che scopre il risparmio e le offerte speciali, dall’Italia della seduzione all’Italia delle famiglie e, in ultimo, a fine percorso, l’Italia dal vivo, ritratta in 30 fotografie che restituiscono volti e contorni di quell’Italia alla quale le pubblicità parlavano e che, anche attraverso quelle pubblicità, sognava il suo futuro. «Dal punto di vista pubblicitario, venti anni significano una produzione iconografica sterminata e l’evoluzione di stili completamente diversi. La scelta finale delle immagini è stata faticosa e spesso cambiata sino all’ultimo minuto utile, facendo prevalere a volte la logica ed altre la passione — continua Panella — e il tempo passato a cercarle ed a sceglierle è stato un tempo scandito dall’incontro con la creatività degli illustratori, dei grafici, dei pubblicitari che hanno saputo inventare linguaggi e su scitare emozioni. Grandi firme alcuni, meno noti altri e sconosciuti altri ancora, tutti, però, veri artisti dell’immaginario ai quali va indistintamente il tributo di questo lavoro, che ha la pretesa di raccontare un po’ d’Italia e l’ambizione di far sorridere». LaSettimanaSanta Focussuciboemafia,disturbiapprendimento,adolescenza Venerdì 11 aprile alle 17 all’Oratorio Novo in vicolo Santa Maria 5 a Parma l’Associazione donne ambientaliste Ada Onlus propone l’incontro con Luca Ponzi, giornalista Rai, autore con Mara Monti di “Cibo criminale - il nuovo business della mafia italiana”, Newton Compton Editori. Il tema della conferenza è “Etica, ambiente e cibo: qualità, business e mafia”. Si tratta dell’incontro conclusivo del Ciclo di conferenze su ”Etica, Ambiente e...” Ingresso libero, info 338.7915373. Bordignon a “Le parole della politica” FRA LEADERSHIP E DEMOCRAZIA Venerdì 11 aprile alle 18.30 nella Sala Borri della Provincia di Parma (Palazzo Giordani, viale Martiri della Libertà 15) continua la rassegna “Le parole della politica”, ciclo di incontri organizzato dall’associazione laPolis, col patrocinio della Regione Emilia Romagna e della Provincia di Parma e il sostegno del gruppo PD in Consiglio provinciale. L’incontro, dal titolo Leadership/democrazia sarà tenuto da Fabio Bordignon, docente di Metodologia della ricerca sociale e politica all’Università degli Studi di Urbino, che nel suo recente libro “Il partito del capo. Da Berlusconi a Renzi” offre la prima analisi sistematica della personalizzazione della politica in Italia. Istituto Sant’Ilario FILM SU GAUDÍ ARTISTA E MISTICO L’Istituto interdiocesano Superiore di Scienze Religiose “S. Ilario di Poitiers” invita, venerdì 11 aprile alle 20.45 all’Auditorium del Centro pastorale diocesano (viale Solferino 25 - ingresso auto viale Conforti), alla proiezione del film di Massimo Manservigi “Cercando le sette chiavi. Antoni Gaudí artista e mistico”. Realizzato in collaborazione con la diocesi di Barcellona, il documentario sul più famoso architetto catalano ha come obiettivo quello di aiutare a comprendere un aspetto che finora è rimasto sconosciuto al grande pubblico: la sua fede personale. Alla serata sarà presente il regista. Info: 0521.289001, [email protected] In Seminario Maggiore GIOVEDÌ SANTO: PRANZO PRESBITERIO Venerdì 11 aprile alle 21 nella sede di via Nino Bixio 71 l’associazione Famiglia Più invita alla presentazione del libro di Antonella Arioli “Questa adolescenza ti sarà utile - La ricerca di senso come risorsa della vita”. Dialoga con l’autrice Cristina Delmonte. Info: 0521.234396, www.famigliapiu.it. Si ricorda, come da tradizione, che il Giovedì Santo alle ore 12, presso il Seminario Vescovile maggiore, si tiene il pranzo del presbiterio col Vescovo per il quale è gradita la prenotazione, entro martedì 15 aprile p.v. presso la Cancelleria della Curia Diocesana, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30. Incontro sull’identificazione precoce In Santa Caterina Famiglia Più: incontro con Antonella Arioli QUESTA ADOLESCENZA TI SARÀ UTILE DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO Sabato 12 aprile dalle 8.15 alle ore 13, all’Auditorium Cocconi in via Cocconcelli n. 13 (p.le Picelli) a Parma, l’Associazione Italiana Dislessia - Sezione di Parma con Istituto Comprensivo di Felino organizza un’iniziativa sulla “Identificazione precoce dei disturbi specifici di apprendimento dalla scuola d’infanzia alla primaria”. Riconoscere i primi segnali permette di potenziare ed intraprendere un percorso scolastico sicuramente più in discesa. L’evento è quindi rivolto a tutti coloro che sono interessati ai problemi della dislessia e dei disturbi specifici di apprendimento:pediatri, medici di base e specialisti, docenti, genitori e gli studenti dislessici. Info: www.aidparma.wordpress.com, [email protected]. Lo spettacolo di Festina Lente e Vagamonde MADRE REGINA, MADRI MIGRANTI Dopo essere andato in scena al Museo Guatelli domenica scorsa, torna nel prossimo fine settimana lo spettacolo “Madre Regina”, ideato e diretto da Andreina Garella di Festina Lente Teatro in collaborazione con l’associazione Vagamonde: in scena, quattro donne daranno voce a tutte le madri che hanno affrontato l’esperienza della migrazione e che SANT’EGIDIO: SETTIMANA SANTA Calendario delle preghiere della Comunità di Sant’Egidio nella chiesa di Santa Caterina (Parma, borgo Santa Presiedute dal Vescovo CELEBRAZIONI PASQUALI IN CATTEDRALE Giovedì Santo, 17 aprile: alle 9.30 Santa Messa Crismale. Sabato Santo, 19 aprile: alle 22 Veglia Pasquale con iniziazione cristiana di 17 catecumeni. Caterina) durante la Settimana Santa: Sabato 12 aprile ore 17.30: S. Messa delle Palme. Lunedì 14 aprile ore 19.30: preghiera per i poveri. Martedì 15 aprile ore 19: preghiera per i Martiri del nostro tempo. Giovedì 17 aprile ore 19.45: Veglia di Preghiera. Venerdì 18 aprile ore 18: Via Crucis. Sabato 19 aprile ore 10-12: Adorazione della Croce; ore 20.30: Veglia Pasquale. Lunedì 21 aprile ore 19.15: Preghiera di Pasqua. Comunione e Liberazione VIA CRUCIS CON IL VESCOVO Comunione e Liberazione organizza per il 18 aprile, Venerdì Santo, la Via Crucis per le vie della città presieduta dal Vescovo mons. Enrico Solmi. Partenza alle 20.30 da p.le San Francesco, verso la Stazione Ferroviaria (1a stazione), quindi Piazza Ghiaia (2a stazione) Piazza della Steccata (3a stazione), chiesa di San Pietro (4a stazione). A Marina di Massa ADULTI E GIOVANI: WEEK-END FORMAZIONE E’ in programma da venerdì 25 a domenica 27 aprile un week-end presso la Casa per ferie Santa Zita di Marina di Massa, promosso dal Settore Adulti AC e rivolto a giovaniadulti e adulti-giovani, sia singoli che famiglie. Il week-end vuole essere un’occasione formativa e di condivisione, in cui ci sarà spazio sia per la riflessione dei grandi che per un percorso di animazione Acr (e babysitting) per i più piccoli. Info e iscrizioni: Chiara Petrolini, [email protected]. Azione Cattolica CAMPI ESTIVI DIOCESANI PER TUTTE LE ETÀ Sul sito www.azionecattolicaparma.com si trovano le date e i luoghi dei campi estivi diocesani, dall’Acr al Settore Adulti. A breve sarà disponibile anche il depliant con i costi e le informazioni sull’apertura delle iscrizioni. CONSEGNA ANTICIPATA DEGLI AVVISI Dopo il numero di Pasqua, in uscita il 18 aprile, Vita Nuova osserverà una settimana di pausa, per tornare venerdì 2 maggio. Gli avvisi per iniziative in programma dal 19 aprile al 2 maggio vanno perciò spediti alla redazione ([email protected]) entro martedì 15 aprile. Vagamonde e Festina Lente hanno incontrato nei loro dieci anni di “teatro responsabile”. Due gli appuntamenti: sabato 12 aprile alle 17 al Centro interculturale in via Bandini 6 e domenica 13 aprile alle 16.30 al Laboratorio Famiglia in Oltretorrente in piazzale San Giacomo 7. L’ingresso è libero.Informazioni: Vagamonde, 333.6164577. A Palazzo Bossi Bocchi PARMA VISTA DALL’ALTO “Occhi sulla città: Parma,‘dall’alto’ della sua storia”: è il quinto appuntamento del cartellone di visite guidate proposte da Fondazione Cariparma in collaborazione con Artificio Società Cooperativa. Domenica 13 aprile, alle 16 a Palazzo Bossi Bocchi (parma, strada al ponte Caprazucca 4 ) Rossella Cattani proporrà – attraverso la proiezione di immagini della città – una insolita lettura di Parma: una “osservazione” dall’alto e a distanza che con- sente di capire una città, la sua struttura, il suo significato urbano e la sua storia. Ingresso libero senza obbligo di prenotazione e sino ad esaurimento dei posti. Per informazioni: 0521-532108/111. Si inizia con la Petite Messe Solennelle POLIFONIA SACRA A CASTELGUELFO La chiesa di Castelguelfo, oltre che luogo di culto, è un importante monumento medievale risalente al 1230 ed incluso nel percorso della via Francigena. Danneggiata dal terremoto e recentemente restaurata, è un gioiello artistico che la comunità locale intende valorizzare e far conoscere ad un pubblico sempre più vasto. Per questo il Gruppo “Amici di Castelguelfo”, in collaborazione con la parrocchia di Castelguelfo – Ponte taro, l’Associazione “Famiglia Aperta” e la Camerata Vocale Farnesiana, con il patrocinio del Comune di Fontevivo e la collaborazione del Co- mune di Noceto, ha organizzato una rassegna di musica polifonica sacra, “Laudamus Dominum in psalterio et cythara”, che si terrà all’interno della Chiesa. Il tema conduttore per il 2014 è la figura di Maria, alla quale i cori partecipanti dedicheranno alcuni brani all’interno dei loro programmi. Il concerto di apertura, con ingresso libero e gratuito, si terrà domenica 13 aprile alle 17, con la Petite Messe Solennelle di Gioacchino Rossini, di cui ricorre quest’anno il 150° anniversario della prima esecuzione, eseguita nella formazione originale per piano, solisti e coro a 4 voci: Soprano Angela Gandolfo, Mezzosoprano Sara Piceni, Tenore Paul Tabone, Basso Andrea Carcassi. Maestro Concertatore al Pianoforte: Roberto Barrali, Coro “Sine nomine”, Direttrice e Maestra del Coro: Elena Rosselli. Lingua e cultura alla biblioteca Alpi UNA FINESTRA SUL GIAPPONE La Biblioteca Internazionale Ilaria Alpi in collaborazione con la Comunità Giapponese di Parma organizza «Una finestra sul Giappone », un ciclo di sei incontri per accostarsi alla lingua e alla cultura giapponese. Gli incontri si svolgeranno nei lunedì 14 e 28 aprile, 12 e 26 maggio, 9 e 23 giugno sempre alle 18, nei locali della Biblioteca in vicolo delle Asse. Iscrizioni: [email protected] oppure 0521.031984. Centro Migone: i Mercoledì della bioetica ETICA E DIFFERENZE DI GENERE I Mercoledì della Bioetica, organizzati dal Centro di Bioetica Luigi Migone, avranno come filo conduttore nei prossimi mesi il tema “Etica e differenze di genere”. Il primo incontro, mercoledì 16 aprile, alle 20.45 presso l’Associazione Famiglia Più (via Bixio 71) sarà dedicato a “Sex and Gender: maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa? Il pdv del sociologo”. Relatore: Giorgio Campanini, moderatore: Vittorio Franciosi. Il calendario degli incontri successivi è così articolato: Mercoledì 14 maggio “Sex and Gender: maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa? Il pdv del medico”, relatore Nicola Cucurachi. Mercoledì 4 giugno. Incontro e dibattito con Rita Torti, autrice del libro “Mamma, perché Dio è maschio? Educazione e differenza di genere”. Mercoledì 15 ottobre “Sex and Gender: maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa? Il pdv dello psichiatra. Relatore: Mario Amore. Nel mese di novembre 2014, infine, “Sex and Gender: maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa? Il pdv del teologo (data e relatore da confermare). memo CIBO, IL NUOVO BUSINESS MAFIOSO 19 Concerto nella chiesa di San Vitale I “RESPONSORI” DI MARTINS Venerdì Santo, 17 aprile nella chiesa di San Vitale (strada della Repubblica 3/A) alle 21.30 concerto polifonico con il coro Cantori del Mattino di Noceto assieme al Coro Polironiano di San Benedetto Po (Mn). Presenteranno gli “Otto Responsori della Settimana Santa” musicati da Francisco Martins (16201680) diretti da Davide Nigrelli con all’organo Pier Paolo Buti. 11 APRILE 2014 Ada onlus: incontro con Luca Ponzi 20 11 APRILE 2014