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SOMMARIO
N. 1 Gennaio 2015
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Quale Libertà?
La vita consacrata
Libertà
Nuova pubblicazione G. Semeria e G. Minozzi
Don Minozzi e la Grande Guerra 1915-18
La preghiera è incontro che introduce
alla felicità
Esortazione apostolica Evangelii Gaudium (13)
I Sacramenti del servizio e della
comunione: Matrimonio
Stella del mattino
La chiamano generazione Y
La conoscenza di Dio per amarlo:
la carità e la fede
Islam, altro che pugno in faccia
Il fatto del mese: per una profezia della
propria vita consacrata
Imposte tasse e balzelli
Anno nuovo
Un Sacerdote abruzzese al fronte
Sul filo dei ricordi
Da Padula Decennale dell’Associazione
“Nuove Idee” di Padula
Da Rionero Suore Apostole del Sacro
Cuore
Da Castrovillari “Gesù Bambino in Vaticano
Dalle Vigne di Calascio - Ofena Le feste
natalizie Il bacio del bambinello a Calascio
Da San Giorgio a Liri La befana vien dai tetti
Da Fiuggi Il 12° capitolo generale suore
dell’Immacolata concezione di Santa Chiara
di Fiuggi
Da Huacho - Perù Con la gioia dell’arrivo
dei magi incontro al Signore
Eventi
Spizzicando
Bollettino mensile
dell’Opera Nazionale
per il Mezzogiorno d’Italia
diretta dalla Famiglia
dei Discepoli
Direttore Responsabile:
Don Michele Celiberti
Segretario di Amministrazione:
Michele Giovanni Leone
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CAPUZZA V.
CARLINI G.
D’AMELIO S.
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[
EDITORIALE
]
QUALE LIBERTÀ?
Non possiamo asserire che l’anno sia iniziato nel migliore dei modi.
Fa
Appena diradatisi i fumi dei botti della notte di San
sare
e
C
n
do
Silvestro che immancabilmente provocani morti e feriti, ecco che
ben più dense e minacciose nubi si sono addensate all’orizzonte del mondo a
partire dai cieli di Parigi.
L’irruzione armata di alcuni fondamentalisti islamici nella sede dell’Editoriale
“Charlie Hedbo” seminando il terrore e la morte di 13 giornalisti, ha scosso per 48
ore l’apparente stabilità sociale non solo della Francia ma del mondo intero, facendoci sentire piccoli come atomi e insicuri come pulcini nel nido.
Al di là della matrice terrorista, che come tale agisce senza una logica e un codice
morale se non quello della violenza e della destabilizzazione, ha fatto parlare e
continua a farlo la motivazione del gesto.
Tutto si è scatenato a seguito della pubblicazione di vignette offensive (blasfeme!)
comparse a più riprese in questi ultimi mesi sulle testate di Charlie Hebdo, che in
nome della libertà di espressione hanno più volte irriso la figura e il messaggio di
Maometto e del Corano. Nonostante dichiarate espressioni di dissenso e di minaccia
da parte del mondo islamico la redazione ha continuato a stampare le tendenziose
vignette irritando ulteriormente e irrimediabilmente una buona fetta del mondo
musulmano, innescando la funesta reazione.
Davanti alla smodata e drammatica reazione, sbollita l’onda emotiva di paura
e di disapprovazione dell’atto, ora tutti ci stiamo chiedendo: cos’è la libertà? Ha limiti la libertà? Ed è giusto in nome della libertà offendere o ridicolizzare l’identità
e le credenze degli altri?
Sono domande con le quali sempre più dovremo confrontarci nei prossimi anni,
alle prese con un mondo in crescente globalizzazione, dove la compresenza di razze,
culture e religioni pone nuove opportunità ma anche tante sfide e criticità.
Dunque: in nome della libertà posso fare tutto quello che voglio? Esiste una libertà assoluta o la mia libertà finisce ove inizia quella dell’altro? E’ possibile mancare di rispetto a chi la pensa diversamente da me?
E in nome della laicità che nega o ignora Dio, è giusto e plausibile ridicolizzare
la fede?
Diciamo che purtroppo l’illuminismo ha finito per ipertrofizzare la ragione,
idolatrandola al punto che tutto ciò che non si identifica con essa è ritenuto risibile
e di poco o alcun conto.
Non è forse il caso di rimettere un po’ di ordine nella cultura secolarizzata occidentale?
Certo non con il diritto della forza ma, auspichiamo, con la forza del diritto e
del buon senso.
, DF
iazza
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[
IL PENSIERO DEL SUPERIORE GENERALE
]
L A V I TA C O N S A C R ATA
do n An to ni o Gi ur a,
DF
Dalle conversazioni condotte negli ultimi numeri vi sarete accorti che sto molto insistendo sulle dinamiche e le sfide della vita comunitaria ove si gioca gran parte della
nostra quotidianità.
Forse qualcuno ha potuto pensare che mi riferissi a qualche particolare situazione
o realtà della nostra Opera, quasi che lamentassi chiusure e fughe deresponsabilizzanti.
Vorrei un attimo chiarire che il mio discorso parte e si muove nel contesto della Vita
Consacrata a cui Papa Francesco ha voluto dedicare questo anno a partire dal 23 novembre 2014 fino al 2 febbraio 2016. Un anno concentrato sulla presa di coscienza
di quella grande realtà, costituita e visibilizzata da quegli uomini e donne che, per
una particolare e speciale chiamata soprannaturale, hanno scelto di consacrarsi totalmente a Dio e al suo regno, legandosi a Lui attraverso i consigli evangelici della castità,
della povertà e dell’obbedienza. Nel linguaggio popolare vengono chiamati: frati e
suore, monaci e monache; in quello canonico e tecnico: religiosi/e o consacrati/e.
Sono uomini e donne che si sono messi alla sequela di Cristo, puntando alla identificazione con Lui attraverso queste tre dimensioni caratteristiche della sua vita terrena.
In tale cammino di conformazione a Gesù, da sempre i consacrati si raccolgono a
vivere in comunità per sostenersi vicendevolmente in un’avventura cristiana esaltante
ma esigente.
La dimensione comunitaria è dunque parte essenziale della consacrazione religiosa,
luogo dove si invera e si incarna la fedeltà a Dio e al suo Vangelo, ma anche spazio rivelativo della fraternità che Cristo ha reso possibile con la sua morte e risurrezione.
Certamente il Battesimo che ci fa figli dell’unico Padre celeste non toglie da noi
quell’innata tendenza all’individualismo e all’egoismo che ci ostacolano nel realizzare
il cor unum et anima una di cui parlano gli Atti degli Apostoli e che caratterizzavano
la prima comunità cristiana.
I religiosi, che pure hanno fatto un’audace scelta di vita si trovano anch’essi a combattere con un insorgente soggettivismo che caratterizza la nostra cultura moderna e
ci spinge ad isolarci, a crearci spazi e recinti di privacy che finiscono per renderci estranei gli uni agli altri.
Come per gli sposi, anche per i consacrati si tratta di passare dall’ “Io al Noi”, non
solo sentendo dentro e con la Comunità, ma sentendo la Comunità ed identificandosi
con essa
E’ stato detto e scritto che la Comunità e la “maxima poenitentia” quando la si
vede cone qualcosa di esterno e di contrapposto al proprio disegno di vita, essa invece
deve diventare sempre più luogo dove si diventa fratelli, uniti ed infiammati dallo
stesso ideale.
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[
ALLE NOSTRE SORGENTI
P. Giovanni Minozzi
]
L I B E R TA ’
Uno de’ più forti desideri umani,
forse il più forte senz’altro, il più alto
è certo quello della libertà. Noi invidiamo gli uccelli che volano per
brama di libertà, invidiami i venti capricciosi, le tempesti ribelli, tutto che
vediamo comunque palpitare, scapigliandosi magari, per un cenno di libertà.
Ma ricordiamo figliuoli, che il
canto vero della libertà l’ha intonato
Gesù Cristo solo, il primo e il solo: la
libertà fondamentale, essenziale, senza
la quale ogni altra è vana: la libertà dal
male, la libertà dalle passioni che tutto
giorno ci umiliano, ci avviliscono nei
lacci dell’infamia. Spezzarli questi
lacci dobbiamo, se vogliamo esser liberi, sentirci veramente liberi.
Solo il puro è libero, autenticamente libero, compiutamente libero.
Riascoltare S. Paulo:
“Tenetevi fermi in quella libertà
che Gesù Cristo, vi ha dato quando vi
ha affrancati … . Sì, vivete secondo lo
spirito e non secondo la carne … .
dov’è lo Spirito del Signore, ivi è la libertà”. (Ai Galati e ai Corinti, 13, 20).
E ancora: liberate la vostra anima
“dalla servitù della corruzione, per
aver parte alla gloriosa libertà dei figliuoli di Dio”. (Ai Romani 8, 20).
Sentite l’abbrezza orgogliosa di
tanta libertà, figliuoli!
(da BUONANOTTE, Come parlo
ai miei figlioli, 5 34)
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ALLE NOSTRE SORGENTI
]
N U OVA P U B B L I C A Z I O N E
6
“GIOVANNI SEMERIA E GIOVANNI MINOZZI DUE GRANDI CAPPELLANI NELLA GRANDE GUERRA”
Si porta a conoscenza che nel
mese di gennaio 2015 è stato pubblicato il libro “Giovanni Semeria
Giovanni Minozzi DUE GRANDI
CAPPELLANI NELLA GRANDE
GUERRA” di Giuseppe Mastromarino.
L’autore, storico dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, ha già
pubblicato diversi testi
sulla biografia umana,
spirituale, intellettuale di
questi due significativi
protagonisti della storia religiosa e culturale tra fine ‘800 e
prima metà del ‘900.
Con questo intenso lavoro, frutto di accurate ricerche, Giuseppe Mastromarino ha voluto far emergere una storia,
per lo più sconosciuta, relativa all’opera di bene esercitata da questi
due grandi uomini di Chiesa e della Patria, durante il conflitto della
Prima Guerra Mondiale del 1915-18.
Il libro di Mastromarino non contiene e non descrive la storia
della guerra guerreggiata che pur filtra attraverso la narrazione dell’opera di bene realizzata da Minozzi e Semeria tra i soldati, soprattutto attraverso l’istituzione delle circa 500 “CASE DEL SOLDATO ALLA
FRONTE”, di cui Minozzi fu l’ideatore e il fondatore.
Nel testo viene evidenziato il ruolo delle ideologie, soprattutto del
nazionalismo, e il ruolo delle avanguardie culturali (Marinetti, Russolo
ecc), di D’Annnunzio e delle riviste letterarie “La Voce”, “Lacerba”
con Papini, Prezzolini ed altri, nel diffondere un clima favorevole alla
guerra, nonostante la sostanziale estraneità del popolo ai proclami
di violenza e di guerra.
Il libro è reperibile, al
costo di copertina,
presso le librerie di Matera, Gioia del Colle,
presso l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno
d’Italia in Via Pianellari
n. 7 Roma, presso il
Centro Minozzi di Policoro (MT).
Può essere chiesto,
al prezzo di copertina
più spese postali all’autore Giuseppe Mastromarino al seguente
indirizzo mail: [email protected]
ovvero telefonando al
n. 3355881917.
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Attraverso la rilettura delle opere di Semeria (Memorie di guerra e Nuove Memorie di Guerra) vengono delineate non solo le cause prossime e remote che determinarono lo scoppio della guerra, ma vengono descritti alcuni dei protagonisti
della Grande Guerra come il Generale Luigi Cadorna, il gen. Porro, il re Vitt. Emanuele III, Gabriele D’Annunzio ecc. Di particolare rilevanza storica è il riferimento
al disastro di Caporetto, su cui anche Minozzi si sofferma nei “Ricordi di guerra”
nel primo capitolo del secondo volume con il titolo emblematico “La tormenta
scura”, per descriverne le cause e gli effetti.
Nel libro di Mastromarino viene delineata la funzione di sostegno morale, materiale, educativo, di assistenza, di promozione dell’alfabetizzazione strumentale,
realizzata nelle Case del Soldato.
L’autore vaglia anche le fonti storiche e fa emergere anche il giudizio di valenti
e accreditati storici della Prima Guerra Mondiale, come Isnenghi, Rochat, Gibelli,
Procacci, Fabi, Minniti, Labanca, Mazzini ecc. In questo contesto in cui finalmente
gli storici hanno riconosciuto la valenza delle Case del Soldato, l’Autore non manca
di evidenziare alcune carenze e pregiudizi,proponendo una lettura diversa e più
obiettivamente aderente alla verità storica, sgombrando il campo da ideologismi
preconcetti.
Mastromarino analizza i due volumi dei “Ricordi di Guerra” di Giovanni Minozzi,
in rapporto ai romanzi, alla memorialistica, ai diari di autori come Lussu, Gadda,
De Roberto, Salsa, Frescura, Gatti, Malaparte, Alvaro ecc. per una comparazione
sugli avvenimenti vissuti.
I libri citati di Minozzi e di Semeria rappresentano, a parere di Giuseppe Mastromarino, che li ha esaminati attentamente, un prezioso documento storico che raggiunge delle vette letterarie descrittive nella
narrazione realistica degli eventi convulsi che portarono alla disfatta di Caporetto e, poi, nella descrizione
degli effetti del disastro a livello militare, civile ed economico.
Nell’excursus cronologico della narrazione delle vicende belliche emergono, soprattutto, due fatti essenziali: 1- la narrazione dell’anima del soldato, dei suoi incredibili sacrifici con la concreta risposta di
Minozzi con le Case del Soldato, divenute oasi di serenità, di riposo, di svago, di famigliarità; 2- La storia
dei cappellani militari (circa 2200) e dei preti-soldati (circa 22.000) che si dedicarono sia nella Case del
Soldato, sia in prima linea e in trincea a portare un po’ di bene ai soldati. Interessante è il rapporto dapprima
quasi conflittuale e di indifferenza dei cappellani nei confronti dei preti-soldati e poi il senso di una rinnovata fratellanza, soprattutto favorita dagli incontri organizzati da Minozzi nelle Case del Soldato.
Si tratta di una storia inedita, ricca di testimonianze storiche, un grande affresco di opere di pace in
un periodo di assopimento del senso dell’umanità e nel clima terribile della violenza.
Questa memoria storica è degna di essere conosciuta e non dimenticata.
Essa costituisce un utile supporto alla ricerca storica da parte di storici, studiosi, studenti e per chi
voglia approfondire quell’importante periodo storico che rappresentò una cesura con un passato superato.
Il libro di Giuseppe Mastromarino aiuta non solo a conoscere un’altra verità storica, ma aiuta a comprendere il significato di amore di Patria e soprattutto costringe a riflettere sulla insensatezza e follia della
guerra.
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[
AT T U A L I TA ’ D E L P E N S I E R O M I N O Z Z I A N O
Giuseppe Mastromarino
(Ricordi di Guerra - vol I)
DON MINOZZI
E LA GRANDE GUERRA
1915 – 18
PREMESSA
Al principio della prima
guerra mondiale io partii
come Cappellano del II
Treno Ospedale dell'Ordine di Malta, chiamato in
servizio il 15 giugno 1915. Le
mansioni del Cappellano
su un Treno Ospedale
sono, per sé, ristrette
assai, limitate, noiose pur
anco. Ma io ebbi fortuna
di trovare nel treno un insieme di persone gentilissime con le quali la
comprensione fu immediata e piena. E quindi la
mia costituzionale esuberanza non incontrò impacci
di
sorta,
ma
traboccò di subito libera
e festosa.
8
]
E’ noto che in quest’anno 2015 ricorre il
Centenario dall’inizio della Prima Guerra Mondiale (1915-1918). Il 24 maggio 1915 l’Italia,
dopo un periodo di neutralità (agosto 1914 maggio 1915), decise di dichiarare ed iniziare
una guerra che si riteneva incautamente breve.
L’Italia, si schierò con la duplice Intesa (Francia
e Inghilterra) dapprima contro l’Austria-Ungheria e, poi, successivamente anche contro la Germania, rivendicando, in particolare, le terre
irredente del Trentino, del Friuli, della costa dalmata ecc).
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Nel percorso di quest’anno cercheremo,
attraverso la lettura dei “Ricordi di Guerra”
di don Giovanni Minozzi, di seguire l’itinerario cronologico della narrazione, evidenziando non tanto le vicende belliche, le
famose 12 battaglie dell’Isonzo, ma soprattutto l’opera benefica di Minozzi attraverso
la progressiva istituzione delle “Case del Soldato” , le quali ebbero una storica funzione
di sostegno morale e materiale nel clima disumano della guerra.
Nelle parole appassionate di Minozzi vi è
la consapevolezza di una realtà di violenza
scaturita dalla guerra: l’impossibile vita in
trincea e nelle prime linee, le paure e le disumane difficoltà, le sofferenze indicibili causate
dalle
condizioni
ambientali,
igienico-sanitarie, dalla mancanza di cose essenziali, dai devastanti e continui assalti.
Tante morti furono causate non solo dalle
sanguinose avanzate, “le spallate” cadorniane,
ma furono anche determinate dal freddo,
dalle malattie, dalle valanghe, dal caldo estivo
insopportabile
sul
Carso, dalla mancanza
di acqua, da polmoniti,
tifo, colera ed altre malattie, a causa della sporcizia, della putredine e
non ultima la decomposizione dei corpi dei soldati
uccisi
nella
cosiddetta “terra di nessuno”, ossia nel breve
spazio che separava una
trincea italiana da quella
del nemico.
L’uomo di oggi che
ha la possibilità di visitare le zone teatro della
Prima Guerra Mondiale
o i musei all’aperto con
trincee, grotte, camminamenti ecc. può solo
immaginare quell’incredibile realtà di immani sofferenze dei nostri soldati, di cui circa
650.000 perirono in quel conflitto, senza
dire il gran numero di feriti, invalidi e mutilati di guerra.
Don Minozzi, aveva vissuto già l’esperienza della guerra di Libia (1911-1913) e sin
dall’inizio della Grande Guerra si arruolò
come cappellano militare dell’Ordine dei Cavalieri di Malta e fu adibito al secondo treno
Ospedale, per dare conforto ai soldati morenti e feriti.
Don Minozzi, uomo di pace, nel momento tragico della nostra storia, volle dare
il segno della solidarietà, del conforto, della
prossimità nei confronti dei soldati sofferenti, anonimi, mandati al macello inconsideratamente.
All’inizio della guerra, in virtù di un decreto del gen. Luigi Cadorna, furono arruolati i primi cappellani militari e, poi, con
accordo con la Chiesa cattolica, con apposito
decreto della Congregazione Concistoriale,
fu disciplinato il ruolo del Vescovo da
campo, allora mons. Angelo Bartolomasi, le
modalità di reclutamento dei cappellani, l’inquadramento in ambito militare. Parteciparono alla guerra del 1915-18 circa 2.200
cappellani militari e circa 22.000 preti-soldati. Tra i cappellani militari chiamati direttamente dal Comando Supremo, cioè dal
generale Cadorna, vi fu Giovanni Semeria,
grazie alla sollecitudine di Carla Cadorna, figlia del gen. Cadorna. Semeria poteva così finalmente rientrare in Italia dopo il suo esilio
in Belgio e in Svizzera a causa dell’accusa di
presunto Modernismo e per dare il proprio
contributo per la vittoria della Patria. Le diverse e parallele storie di Semeria e Minozzi
fino all’inizio della guerra (1915) ebbero
modo nel 1916, come vedremo, di incontrarsi provvidenzialmente, scrivendo un
nuovo capitolo della carità durante la Guerra
e nel Dopoguerra.
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[
I NOSTRI LIBRI
]
LA PREGHIERA È INCONTRO CHE INTRODUCE
A cura di don Sasi Vincent, DF
ALLA FELICITÀ
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Nello stesso modo in cui l’Amore è relazione, incontro personale con un'altra persona, anche la preghiera è relazione, incontro
con l’altro: con Dio.
Come migliora la qualità della nostra relazione con Dio, così la nostra preghiera di-
10
venta più profonda e la nostra vita acquista
più significato. Da quali sentimenti noi abitualmente siamo spinti per incontrare Dio?
Paura, ansia, vergogna, odio, noia, dovere,
aspettativa, fede, desiderio d’amore.
La modalità con la quale noi ci relazioniamo a Dio dipende dall’idea che abitualmente abbiamo di Lui e dal nostro modo di
credere; nonché dall’immagine personale
che noi abbiamo di Lui. Molte di queste immagini sono pessimistiche, impresse, durante
il nostro percorso evolutivo ed educativo, costruito sin da bambini e sviluppatesi nell’ambiente familiare, nel percorso
scolastico, influenzate dalla cultura di
appartenenza e dalla religione professata.
Persino la Sacra Scrittura e soprattutto l’Antico Testamento ci presentano, dei tratti di Dio come un
soggetto che distrugge, punisce, condanna e minaccia il genere umano.
Tuttavia Gesù rivela il vero volto di
Dio – il Padre-Madre pieno d’amore
che fa “splendere il sole e fa piovere su
buoni e cattivi allo stesso modo” (Cfr
Mt 5, 45), il Buon Pastore che và alla
ricerca della pecora smarrita, perdona
e accoglie il peccatore che ritorna a
Lui (Lc 15). Dio non tiene conto
delle nostre mancanze; Lui rimette i
nostri peccati, caricandoseli, per cui
“l’amore non tiene conto degli errori”
(Cor 13, 5). Dio è con noi. Dio non
ci ama solo quando siamo buoni e fedeli, Lui ci ama incondizionatamente
e ci accetta così come noi siamo,
anche quando pecchiamo e ci allontaniamo da Lui. “Dio ci ha dimostrato quanto ci ama, ed è proprio
quando eravamo ancora peccatori che
Cristo è morto per noi” (Rm 5, 8).
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[
CHIESA E SOCIETÀ
E S O R TA Z I O N E A P O S T O L I C A
E VA N G E L I I G A U D I U M ( 1 3 )
Dopo aver analizzato le problematiche incombenti il Papa analizza anche la realtà della
fede nel nostro tempo e nei nostri territori. Ci
dice, infatti, che “Il sostrato cristiano di alcuni
popoli – soprattutto occidentali – è una realtà
viva. Qui troviamo, specialmente tra i più bisognosi, una riserva morale che custodisce valori di
autentico umanesimo cristiano. Uno sguardo di
fede sulla realtà non può dimenticare di riconoscere ciò che semina lo Spirito Santo.
Anche la tradizione sviluppatasi
nei secoli e sfociata in cultura è
molto importante per la crescita
e la diffusione della fede e dei
suoi valori intrinseci. Infatti,
dice Papa Francesco,
Non è bene ignorare la decisiva importanza che riveste
una cultura segnata dalla fede,
perché questa cultura evangelizzata, al di là dei suoi limiti, ha
molte più risorse di una semplice
somma di credenti posti dinanzi agli
attacchi del secolarismo attuale. Una cultura popolare evangelizzata contiene valori di
fede e di solidarietà che possono provocare lo sviluppo di una società più giusta e credente, e possiede una sapienza peculiare che bisogna saper
riconoscere con uno sguardo colmo di gratitudine.
]
Michele Giovanni Leone
Ma necessita lavorare sempre perché è imperioso il bisogno di evangelizzare le culture per
inculturare il Vangelo. Nei Paesi di tradizione
cattolica si tratterà di accompagnare, curare e
rafforzare la ricchezza che già esiste, e nei Paesi
di altre tradizioni religiose o profondamente secolarizzati si tratterà di favorire nuovi processi di
evangelizzazione della cultura, benché presuppongano progetti a lunghissimo termine.
Il terreno su cui la Chiesa opera è molto
variegato e, spesso, contaminato da credenze e culture non proprio ortodosse ed in linea con i principi
fondamentali del vangelo. Per
portarli alla vera fede è, però, necessaria prudenza ed attenzione
perché, non dobbiamo dimenticare che
Esiste un certo cristianesimo
fatto di devozioni, proprio di un
modo individuale e sentimentale di
vivere la fede, che in realtà non corrisponde ad un’autentica “pietà popolare”. Alcuni promuovono queste espressioni
senza preoccuparsi della promozione sociale e
della formazione dei fedeli, e in certi casi lo fanno
per ottenere benefici economici o qualche potere
sugli altri.
E’ un messaggio lanciato senza mezzi ter-
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[
CHIESA E SOCIETÀ
]
mini a coloro che “approfittano” del loro ruolo di
pastori e di guida del popolo di Dio. Molte volte,
infatti, cattive interpretazioni della religiosità e del
modo di interpretare le norme ecclesiastiche allontanano il popolo dalla pratica religiosa e creano
steccati a volte incolmabili fra i ministri delle fede
ed i fedeli.
Il Santo Padre ne è cosciente e dice
Nemmeno possiamo ignorare che, negli ultimi
decenni, si è prodotta una rottura nella trasmissione
generazionale della fede cristiana nel popolo cattolico.
Risulta chiaro, allora, che la frattura generatasi
stenta a rimarginarsi e che si interrompe quel flusso
positivo che la fede e la tradizione cristiana e cattolica ha prodotto nella famiglia e nei suoi singoli
membri.
Il Papa, infatti, consapevole di ciò ci dice
È innegabile che molti si sentono delusi e cessano
di identificarsi con la tradizione cattolica, che aumentano i genitori che non battezzano i figli e non
insegnano loro a pregare, e che c’è un certo esodo verso
altre comunità di fede. Alcune cause di questa rottura
sono: la mancanza di spazi di dialogo in famiglia,
l’influsso dei mezzi di comunicazione, il soggettivismo
relativista, il consumismo sfrenato che stimola il mercato, la mancanza di accompagnamento pastorale dei più poveri, l’assenza di un’accoglienza
cordiale nelle nostre istituzioni e la nostra difficoltà di ricreare l’adesione mistica della fede in uno
scenario religioso plurale.
Il lavoro che ci aspetta è insomma tantissimo.
Innanzitutto dobbiamo fare un esame approfondito per capire e comprendere dove non
siamo in linea e perché.
In secondo luogo dobbiamo programmare le
azioni di “conversione” e di “adesione” del nostro
modo di essere al messaggio evangelico ed alla vera
tradizione cristiana.
In terzo luogo dobbiamo “rimparare” ad essere
accoglienti con “gli altri” sempre, perché solo accogliendo gli altri accogliamo il Cristo che, non
dimentichiamolo mai ci ha detto “Qualunque
cosa avete fatto ai più piccoli, l’ avete fatto a me”
ed ancora “chi infatti non ama il proprio fratello
che vede, non può amare Dio che non vede.”.
I nostri Fondatori lo avevano molto chiaro in
mente e lo hanno attuato e praticato fino alle
estreme conseguenze: gettare la loro vita allo sbaraglio…. per loro.
E noi?
12
I Sacramenti del se
M AT R I M O N I O
La volta scorsa abbiamo affrontato il
sacramento dell'Ordine Sacro, questa
volta ci occuperemo dell'altro sacramento del servizio e della comunione
che è il Matrimonio.
Anche qui è necessario puntualizzare
che il Matrimonio è il sacramento di servizio a favore della famiglia. Oggi sentiamo parlare di vari tipi di famiglia, ma
si dimentica che la Famiglia è una istituzione divina fondata sul matrimonio di
due persone: un uomo ed una donna.
Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua
madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono
più due, ma una carne sola.(Mt 19,5-6)
Il sacramento del matrimonio non è
quindi invenzione dell'uomo ma è legge
di Dio. Egli ci ha creati e ci ha concesso
la possibilità di generare nostri simili per
donarci la gioia e l'onore di partecipare
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[
CHIESA E SOCIETÀ
del servizio e della comunione:
don Tito Pasquali durante
la celebrazione di un matrimonio
alla sua creazione. Questo è un patto d'amore esclusivo ed indissolubile tra l'uomo e la donna. Il matrimonio è la reciproca donazione d'amore che
costituisce il nucleo dell'umanità e si concretizza
nella costruzione della famiglia in cui tutti i membri
sono legati dall'amore e dal servizio reciproco. I genitori si amano ed amano i figli ai quali concedono
assistenza e da quali ricevono assistenza ed amore.
Come si può ben capire è Dio che ha voluto
che l'uomo partecipasse fattivamente alla creazione
intervenendo direttamente e volontariamente alla
generazione di nuovi uomini. Questa partecipazione si chiama procreazione. Quindi va da sé che
l'uomo è stato direttamente chiamato dal suo Creatore a questo fondamentale compito. Questa chiamata è la vocazione dell'uomo.
A voler essere più precisi, dal punto di vista teologico possiamo dire che: all'inizio della creazione
Dio creò il mondo e tutto ciò che doveva servire ad
accogliere il suo capolavoro, l'uomo e la donna.
Egli li creò a sua immagine e somiglianza, cioè
una famiglia d'amore. Il Padre genera il Figlio, e l'a-
]
Giancarlo Carlini
more che intercorre tra il padre ed il Figlio è lo Spirito Santo. Il Dio Trino è una famiglia. Così l'amore
fecondo tra marito e moglie genera i figli. L'uomo
è immagine e somiglianza di Dio perché l'amore tra
marito e moglie è fecondo.
La legge naturale istituita da Dio, che regola i
rapporti tra i coniugi, non può essere cambiata a
piacimento di nessuno... Quello dunque che Dio
ha congiunto, l'uomo non lo separi (Mt 19,6)
ed anche... Chiunque ripudia la propria moglie
e ne sposa un'altra, commette adulterio; chi sposa
una donna ripudiata dal marito, commette adulterio. (Lc 16,18)
Certo oggi viviamo in una società laica e scristianizzata per cui al matrimonio si dà una importanza meno solenne e profonda. Noi cristiani però,
dobbiamo essere consci che anche il matrimonio civile è una istituzione altrettanto importante e
quindi in questo senso dobbiamo fortemente combattere tutte quelle forme di convivenza, alle volte
anche promiscua, che vengono contrabbandate
come forme "moderne" di concezione dei legami
coniugali. Non si può prescindere dal fatto che la
famiglia è una istituzione al servizio dei membri che
la costituiscono con maggiore attenzione a quelli
che sono i più deboli, cioè i figli che dovrebbero essere tutelati prioritariamente. Infatti il divorzio è
una istituzione umana che non tiene conto delle
esigenze di assistenza inderogabili, che nei riguardi
dei figli, vengono disattese o addirittura ignorate!
... Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro
cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre
mogli, ma da principio non fu così. (Mt 19,8)
E' importante che i giovani che si sentono chiamati al Matrimonio siano consapevoli di questa
chiamata e la vivano con la coscienza piena e responsabile. E' anche opportuno far loro capire che
il matrimonio non è un legame che nasce dall'esigenza di vivere in due le proprie passioni sentimentali né tantomeno che "dura fino a quando l'amore
dura" perché in questo caso si sbaglia vocabolo, cioè
si confonde l'amore con la passione.
L'amore è un sentimento che dura fino a
quando vive la persona (moglie o marito),o le persone amate! (figli e genitori), mentre la passione si
spegne quando la fiamma che l'alimentava si esaurisce.
L'amore che si alimenta da Dio non si esaurisce
mai, perché Dio non finisce mai. Ecco perché il Sacramento del Matrimonio, se vissuto santamente
nella sua quotidianità, è la garanzia che non finirà
mai.
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CON MARIA, DISCEPOLI DI GESÙ
S T E L L A D E L M AT T I N O
La stella del mattino risplende quando
l'aurora si ripresenta con il suo pallido chiarore e si accinge ad illuminare il cielo. Si ripresenta poi quando il sole nel suo tramonto
attenua la luce eclissandosi con la venuta
della sera.
Questa stella si presenta come se dovesse
preservarci dalla fiamma ardente del sole, per
offrirci una luce più dolce e più soave e si ripresenta di sera per prepararci ad affrontare
il buio e le tenebre.
Il malato, al mattino, la scopre e si rallegra dopo che ha vegliato per tutta la notte, il
marinaio pure riprende vigore dopo che ha
visto il buio fluttuante sul mare del suo lavoro.
Anche l'astronomia ne parla e ci dice che
realmente si tratta di un pianeta intermedio
fra Mercurio e la Terra, seguendone il periodo di rotazione attorno al sole.
La Vergine di Nazaret è chiamata giustamente stella del mattino perché annuncia i
tempi nuovi del Salvatore suo Figlio: fra la
perdita del paradiso terrestre e la venuta del
Redentore regnava la notte nelle anime. Ma,
quando nacque Maria con tutta la sua immacolata purezza e quando accettò il messaggio celeste, già comincia a sciogliersi la triste
14
]
don Fernando Di Stasio
ombra che avvolgeva il mondo: ella è la intermediaria tra le tenebre e la luce della grazia, della verità e della gioia e la luce che sta
per rallegrarci con la venuta di Cristo.
Egli è il mediatore vero e definitivo, la
luce stessa, la nostra strada nel cammino
della luce, quella che illumina ogni uomo che
viene in questo mondo.
La stella mattutina è importante per l'ammalato e per il marinaio, ecco perché Maria
è chiamata anche la stella del mare. Il nostro
mare è la vita fatta di gioia.
e di sacrifici, di soddisfazioni e d'incertezza di serenità e di dubbi. Gesù sulla
croce dice a Giovanni: " Figlio, ecco tua madre" (Gv
19,27 ) e il discepolo prediletto rappresenta tutti i cristiani, tutti gli uomini
destinati ad essere figli del
Padre.
Ecco
perché
noi
apriamo il cuore alla speranza, perché siamo certi
che c'è sempre una stella
che irradia il nostro cammino, aperta alla bontà, alla
comprensione, all'amore. Stella mattutina
può significare anche stella del mare, cioè
astro dei naviganti, goccia dell'infinità di
Dio, stilla di rugiada benefica.
La Vergine è goccia del mare di Dio e perciò sempre pronta a guidarci al Cristo suo Figlio, a illuminarci la Parola di Dio, ad
aiutarci a ricominciare daccapo quando manchiamo e sbagliamo.
Come un sorriso che porta al Cristo il nostro sguardo e la nostra vita, come una mano
che delicatamente ci accarezza e ci guida.
In questo modo la Vergine diventa portatrice della luce di Dio, messaggera della
luce veramente necessaria alle anime, della
“luce da luce ", del sole di giustizia.
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EDUCARE SI DEVE, EDUCARE SI PUO’
LA CHIAMANO GENERAZIONE Y
]
Luciano Verdone
La generazione nata fra gli anni Ottanta ed il Duemila viene ormai definita “generazione
Y” per distinguerla da quella “X” che l’ha preceduta. Cosa ha di diverso da quella nata prima?
La grande familiarità con la comunicazione mediatica e le tecnologie digitali. Sotto questo
punto di vista, si è verificata una “socializzazione alla rovescia”: sono i giovani ad insegnare
agli adulti. Pur essendo nati dopo, essi hanno più esperienza. Sono più attrezzati a vivere in
questa cultura. E’ così. I giovani della generazione Y prendono presto consapevolezza di questo tipo di superiorità, se ne sentono come inebriati. Ma c’è di peggio. Non è tanto il fatto
che il “giovane y” diventi, anzitempo, il protagonista della società attuale ma che l’adulto
non accetti più di essere educatore del giovane. Rovesciando la piramide, egli sceglie il giovane
come suo modello. Ne assume i valori, i gusti, gli stili di vita. La conseguenza è dannosa per
entrambi. I giovani, da un lato, non hanno più paradigmi di comportamento, gli adulti, dall’altro, rinunciano a trasmettere saggezza.
Sembra che esiste un’unica età anagrafica. Alle dieci di sera, siamo tutti presenti in rete.
Chi non è presente, non esiste. Anzi, se sei presente ma non connesso, non esisti lo stesso.
Ma questo non è un bene. I social network sono sia un potenziale aiuto alla relazione, sia
una minaccia. La relazione umana non è un semplice gioco, basato sui paraverbali e sulle
esclamazioni di Facebook (ahahah, condivido, sei grande! …) ma richiede tempi, conoscenza
diretta, coinvolgimento. Ed è sempre incompleta se è povera di contenuti concettuali
profondi e se non ha un aggancio alla realtà.
Si verifica, allora, che la Rete, chiamata a connettere, finisca, invece, per isolare. “Quando
il desiderio di connessione virtuale diventa ossessivo, – scrive Benedetto XVI – la conseguenza
è che la persona si isola, interrompendo la reale interazione sociale. Ciò finisce per disturbare
anche i modelli di riposo, di silenzio e di riflessione necessari per un sano sviluppo umano”.
“Una volta, ad esempio, essere amici per i giovani – scrive Antonio Spadaro – era possibile
solo se si faceva qualcosa insieme, dall’andare a mangiare una pizza al suonare insieme o partecipare a un gruppo. Oggi è possibile essere amici anche semplicemente scrivendo la propria
vita su una bacheca elettronica”. I messaggi scritti hanno preso il posto della relazione “incarnata”.
E’ cambiato il concetto di “prossimità”. La “vicinanza”,
da spaziale è divenuta elettronica. Rischiamo di essere “lontani” da un nostro amico di scuola o di lavoro, che non è
su Facebook, e di sentirci vicini ad una persona mai incontrata, con la quale abbiamo
però scambi frequenti in Rete.
La generazione Y ha bisogno di comprendere che il contatto on line non è, per ciò
stesso, un incontro. L’incontro,
infatti, è un’esperienza molto
più impegnativa di relazione e
condivisione.
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[
N O T E A M A R G I N E D E L L A C A U S A D I B E AT I F I C A Z I O N E
]
LA CONOSCENZA DI DIO PER AMARLO:
Vittorio Capuzza
LA CARITÀ E LA FEDE
P. Giovanni Minozzi fu indubbiamente
un uomo affascinato dalla cultura perché
desideroso di conoscere e di scoprire la Verità in ogni situazione e in ogni sguardo. Sin
dai primi anni del Seminario intensificò
sempre di più lo studio per conoscere Dio e
il creato, accrescendo quindi il desiderio di
amarlo e così esprimendo il costante aumento della grazia mediante le opere della
Carità. Fu così che nacquero, giorno dopo
giorno, le forme visibili della carità e della
fede, ancora oggi riconoscibili in diversi luoghi e, soprattutto, in innumerevoli persone,
che hanno incontrato Gesù nel loro fratello
e Padre Don Giovanni.
E sulla circolarità fra fede e carità il Servo
di Dio così scriveva in una delle sue più belle
meditazioni, dedicata all’immenso significato del ministero Sacerdotale: “Il ministero
sacerdotale è nella cura delle anime la quale
si compie, non può che compiersi nella fede
e nella carità. Fede e carità alimentate dall’assidua preghiera, in un raccoglimento perenne dello spirito in Dio. Nos
autemorationem et ministerio verbi instanteserimus. Così gli apostoli. Tutte le opere
d’assistenza fiorivan attorno a loro, avvivate,
illuminate, scaldate dalla loro profonda spiritualità. Noi ci lasciamo sviare troppo dalle
cose esteriori, per loro natura passeggere, labilissime; confidiamo troppo negli appoggi
umani. Maledictus homo qui confidit in homine. L’angelo del poeta va veloce perché
“sdegna gli argomenti umani”. Lo sguardo
nostro s’è perduto nella boscaglia scura
degl’interessi terreni; più la pupilla non s’è
slargata al cielo (…) tace la preghiera, tace
Iddio. (…). E sperduti inevitabilmente ci
sentiamo in un deserto desolato. Non questo l’insegnamento, l’esempio di Gesù; non
l’esempio de’ santi suoi. Gesù pregava di
continuo: soleva ritirarsi a meditare, a pre16
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gare
man
gav
alla
v’ha
vita
d’at
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gare solo intere notti, interi giorni, settimane intere. Preghiera piena di opere, pregava operando, pregava dopo essersi dato
alla folla che l’assiepava d’ogni parte. Non
v’ha vita interiore senza preghiera; e senza
vita interiore fervida ogni altra esplicazione
d’attività è vana. Come Gesù i santi tutti”.
Dai manoscritti inediti di P. Minozzi.
Noi dobbiamo essere irreprensibili
esempi delle virtù
che andiamo predicando, perché gli altri
ci credano e ci imitano. Gli uomini guardano più assai ai
nostri fatti, alla nostra vita vissuta che
alle nostre parole. Le
parole da sole se le
porta il vento: quello
che conta, per noi, individualmente e socialmente,
è
la
testimonianza viva
che, con le opere,
diamo alle nostre
credenze, alla sbandierata fede nostra.
Buona Notte!
Come parlo ai miei figliuoli
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[
RIFLESSIONI
]
I S L A M , A LT R O C H E P U G N O I N FA C C I A
Luciano Verdone
Nelle stesse ore della strage di Parigi, in
Nigeria, duemila persone, per lo più cristiane, venivano uccise e due bambine venivano fatte saltare in aria. Ma la nostra mente,
grazie al potere totalizzante dei media, era a
Parigi. Nel 1995, inaugurando la moschea di
Roma, la più grande d’Europa, Giovanni
Paolo II si dichiarava lieto che i musulmani
si potessero riunire in preghiera nella città del
successore di Pietro, sottolineando che
quell’edificio sacro era il “segno eloquente
della libertà religiosa riconosciuta ad ogni
credente” nella cultura cristiana. Ma papa
Wojtyla lamentava, in quell’occasione, che in
alcuni paesi islamici, mancasse lo stesso riconoscimento. Oggi, dopo venticinque anni, la
situazione è di molto peggiorata. Quei segni
di libertà, auspicati dal papa, non ci sono
stati. Il 2014, in particolare, segna un bilancio drammatico per i cristiani nel mondo.
Dalla Somalia al Pakistan sono morti in 100
18
mila per non tradire la fede in Cristo. Nel
mondo, su 196 paesi, in 20 la libertà religiosa
non esiste, ed in 14 di questi la sua negazione
è legata al fondamentalismo islamico di Al
Qaeda, di Boko Haram o di al Shabaad. In
altri casi, invece, (come in Cina, Corea del
Nord, Eritrea ecc.) la persecuzione religiosa
è perpetrata da regimi autoritari. “Qualcuno
sente il nostro grido? Quante atrocità dobbiamo sopportare prima che qualcuno, da
qualche parte, venga in nostro aiuto?”, ha dichiarato il patriarca cattolico di Gerusalemme, Fouad Twal. Secondo l’esperto di
religioni del “Boston Globe”, il cristianesimo
è oggi la religione sottoposta al maggior numero di attacchi in tutto il mondo. Nel 2012
il Pew Forum on Religion and Public Life di
Washington ha rivelato che l’80% di tutti gli
atti di persecuzione religiosa compiuti nel
mondo è diretta contro i cristiani. Anche i
seguaci di altre confessioni subiscono mi-
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[
RIFLESSIONI
nacce ma non allo stesso livello. La caduta
del muro di Berlino fece ipotizzare a Francis
Fukuyama la “fine della storia”, cioè l’inizio
di un mondo senza guerre. Invece, il 1989
segna il passaggio dallo “scontro ideologico”
fra America e Russia allo “scontro di civiltà”
su base religiosa, teorizzata da Bernard Lewis
e Samuel Huntington. La realtà è che siamo
nel pieno di una guerra, piaccia o non piaccia. La civiltà occidentale, indebolita dalla società opulenta e dalla diffusione dell’ateismo,
mostra segni di decadenza morale che la rendono vulnerabile di fronte all’offensiva fondamentalista e a strategie belliche non
convenzionali. Qui, siamo ben oltre una parolaccia detta alla mamma che dovrebbe scatenare il pugno, per dirla con papa
Francesco. Siamo di fronte ad una persecuzione sistematica e planetaria. E’ giunto il
momento di reagire, prima che sia troppo
tardi. “I cristiani devono piantarla di dire che
bisogna andare d’accordo con tutte le idee. –
Affermò il cardinale Biffi. – E’ così per chi
non ha nessuna idea. O l’Europa ridiventerà
cristiana o l’Islam vincerà”.
M A C O S A PA S S A
NELLA MENTE
DEL KILLER?
Perché un uomo dovrebbe azionare l’acceleratore intenzionalmente e travolgere sulla
strada un suo simile? Quale impulso,
profondo e perverso, può condurre una persona a scagliarsi con violenza su colei che
ama? Eppure accade ogni giorno. Si uccide
in tanti modi ma sempre in modo duplice:
privando l’altro della vita fisica – dell’unica
vita fisica - e negando la sua dignità di persona. Quando non lo si copre di disprezzo e
di odio. Qualcuno ha detto: “L’uomo non
uccide l’uomo”. Ho scritto bene: “non uccide”, come constatazione, e non: “non uc-
]
cida”, in senso esortativo. Che significa?
Questa massima evidenzia che chi ha veramente compreso cosa è l’uomo, non può uccidere. A che giova uccidere un corpo
sapendo che non si può annullare l’anima,
anzi la si libera dalla struttura fisica, lasciandola migrare verso regioni superiori? Chi
crede alla dignità dell’uomo, chi crede nell’anima, nella sua immortalità, non uccide. Per
rispetto all’uomo. E perché sa che non abbiamo il potere di uccidere veramente.
Per il grande pensiero occidentale (classico e cristiano), noi siamo l’universo in piccolo, un microcosmo. Un centro irradiatore
di consapevolezza, un Io che organizza e crea
il mondo dentro se stesso. Noi siamo
un’”anima” (per dirla con Pitagora, Socrate,
s. Tommaso), cioè “Una sostanza spirituale,
completa e autonoma, una realtà superiore a
tutto l’ordine dei corpi”, come afferma Maritain. Ed allora, perché l’autista killer pigia
sul freno di fronte ad una sagoma umana? Lo
sappiamo tutti perché. Ma mi piace ricordarlo.
Perché, a livello psicologico, il nostro autista è “vuoto”, inaridito, forse distrutto dall’esperienza, moralmente degradato e fallito
come uomo. E proietta sugli altri il disprezzo
che nutre verso se stesso. Si sente potente
come autista e vede nel pedone la parte debole di sé, la personificazione della sua dimensione perdente. Perché, a livello
sociologico, probabilmente non vive più in
una società semplice, dove tutti si conoscono
e c’è un rapporto di reciprocità. A livello culturale, perché la sua mente è piatta, povera
di valori intermedi (lavoro, affetti, capacità
di divertirsi ed arricchirsi). Perché, tutta la
nostra cultura è piatta, banale, priva o quasi
di valori assoluti e di risposte supreme. Perché, la cultura scientifica e tecnologica ci dice
tutto sul funzionamento immediato delle
cose ma ci condanna ad un pericoloso scetticismo sul senso globale del mondo. Per cui
noi non sappiamo più cosa è male perché le
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RIFLESSIONI
]
norme non hanno ancoramenti ontologici
ma sono solo elaborazione di opinioni soggettive. Perché, per chi è in una situazione di
vuoto etico, anche fare il male può attribuire
senso all’esistenza. Fa sentire vivi, conferisce
una qualunque identità, rende protagonisti,
mette il nostro io al centro dell’interesse mediatico. Quando manca l’Assoluto, tutto può
essere assolutizzato. Infatti, “Chi disprezza
Dio, disprezza l’uomo” (Giovanni Paolo II).
PA R I G I E L A N O S T R A
SOTTOMISSIONE
Quanto è accaduto a Parigi mostra, ancora una volta, la debolezza dell’Occidente.
Di fronte ad un Islam più che mai identitario, che mira ad imporre la sua visione del
mondo, noi ci presentiamo culturalmente
decadenti, “senza retroterra spirituale, come
eredi che hanno dilapidato il patrimonio loro
consegnato dalla storia”, per dirla con Giovanni Paolo II. Del resto Islam significa “fede
assoluta” mentre Muslim equivale a “sottomissione”: due termini in cui è racchiuso
tutto il codice ideale della religione musulmana. L’Occidente attuale, secondo Oriana
Fallaci, “nutre una specie di odio verso se
stesso e nella sua storia vede soltanto ciò che
è deprecabile”. “Sono 30 anni – dichiarava il
filosofo Michel Onfray, mentre ancora giungevano le notizie della strage di Parigi - che
tutti ci spiegano che il problema non esiste,
che l’Islam è una religione di tolleranza e di
amore. Che l’Islam è bene ed il Cristianesimo no. Chiediamoci allora perché Eric
Zemmour ha venduto 400 mila copie del
suo libro: «Suicidio francese»”.
Ad aumentare la nostra debolezza concorre, inoltre, il conflitto che sta emergendo,
proprio in questi giorni, dentro gli Stati europei (soprattutto in Francia e Germania) fra
anti-islamici ed anti-islamofobi. Fra quanti
20
sostengono che un Islam moderato non può
esistere perché la jihad è connaturale alla
struttura concettuale del Corano e quelli che
si battono, invece, per la distinzione fra Islam
e terrorismo islamico, facendo osservare che
una generalizzazione del giudizio negativo farebbe il gioco degli estremisti, scoraggiando
quanti tra i musulmani (e sono la maggioranza) guardano all’Occidente come ad un
modello.
Anche a noi, tuttavia, quanto accaduto a
Parigi ha tanto da insegnare. Quando si esamina un fenomeno complesso come l’Islam
- una fede che raccoglie nel mondo 1,7 miliardi di persone - non si può cadere in pericolose semplificazioni. Maometto è senz’altro
un capo guerriero, come volevano le caricature di Charlie Hebdo, ma non è solo questo.
La libertà di espressione è certamente un valore fondamentale del mondo occidentale,
ma anche il rispetto verso una specifica individualità storica, qual è quella islamica, lo è,
specie se alla sua cultura è assente il genere
letterario dell’ironia e della satira. Lo jihadismo è un aspetto caratterizzante dell’Islam
ma l’Islam è anche altro. Ammettiamolo. I
redattori di Charlie Hebdo hanno il torto,
nel loro radicalismo volterriano, di aver fatto
della libertà un valore assoluto anziché strumentale, disconoscendone altri quali la valorizzazione della diversità culturale,
l’attenzione alla sensibilità altrui, la sfumatura ironica al posto dell’attacco graffiante.
Ma la risposta feroce con cui è stato soppresso il diritto fondamentale di una persona, quello della vita, rimane al di fuori di
ogni paradigma etico. Segna semplicemente
la differenza fra una certa cultura islamica e
quella affermatasi in Occidente.
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RIFLESSIONI
JE SUIS CHARLIE …
O NO …
“Je suis Charlie”. L’avevano scritto dappertutto, persino in cielo. Un’affermazione
troppo condivisa per essere giusta. Perché
quando tutti pensano allo stesso modo, nessuno pensa. Perché la verità è complessa e
non è mai tutta da una parte. Ma è bastata
una breve frase di papa Francesco per diradare la nebbia di passività che si era creata intorno ai fatti di Parigi: “Non si deve uccidere
in nome di Dio ma neanche oltraggiare la
fede altrui”. Sì, perché se c’è un Islam fanatico col suo dio sanguinario e di parte, c’è
anche un Illuminismo radicale che fa della libertà un feticcio. Un assoluto che non riconosce nient’altro che se stesso. Che celebra
in modo arrogante la sua onnipotenza. Jihad
e radicalismo volterriano sono, dunque, due
estremismi, due forme d’integralismo. Le
facce della stessa medaglia. Se l’islamismo subordina il mondo al Noi della tradizione, negando le libertà dell’Ego, al contrario, il
libertarismo supremo dell’Occidente sottopone tutto alla signoria dell’Io, negando il
ruolo del Noi, lo svolgimento storico dei popoli. Respingendo la significatività delle culture, di ogni cultura, in nome di principi
universali, tipici dell’Occidente,
quali libertà ed uguaglianza, i redattori del settimanale satirico parigino, hanno posto se stessi e la
nostra cultura quale criterio assoluto di verità. Non hanno riconosciuto che gl’islamici hanno il
diritto di ritenere (alla maniera biblico vetero-testamentaria) innominabili e non raffigurabili, nomi
ed immagini sacre. E che loro non
possiedono il codice comunicativo dell’ironia e della satira, per il
semplice fatto che non hanno
avuto (come gli altri popoli orientali) le cosiddette “rivoluzioni
]
dell’Ego” (Rinascimento, Razionalismo, Illuminismo, Esistenzialismo), di cui noi andiamo fieri, fino alla tracotanza. Del resto,
basta guardare le vignette di “Charlie
Hebdo” per rendersi conto di quanta tracotanza possa esservi nella divinizzazione dei
principi astratti, propria di un certo Illuminismo. Superato poi, va detto, da Romanticismo ed Idealismo che ebbero il merito di
rivalutare la storia, la natura processuale del
vero, secondo le famose massime: “E’ vero
solo ciò che accade” (Giovan Battista Vico);
“L’uomo è la sua storia” (Benedetto Croce).
Ammettiamolo. Le culture del mondo non
vanno poste in gerarchia, secondo una logica
aritmetica, in cui un numero è maggiore di
un altro. Ma con la logica geometrica, in cui
ogni figura è se stessa. Individuale, originale.
Visitando i paesi islamici (ma anche vivendo
in Italia) ho potuto notare quanta tranquillità e dignità brilla nel volto di tanti musulmani. Ho osservato con l’occhio del
femminismo astratto molte coppie di quei
paesi ed ho concluso che si rispettavano ed
amavano, in modo unico, compiuto, anche
se asimmetrico. Ho cominciato a comprendere che la verità passa attraverso le idee ma
anche attraverso i fatti.
E, allora. “Je suis Charlie”. O no?
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MESE
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DISCEPOLI IN C
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In un clima di affiatata fraTA
ternità, si sono ritrovati presso la
CO
propria casa generalizia, a Roma, dal
NS
14 al 16 gennaio tutti i Discepoli viventi ed
AC
operanti in Italia, per riflettere ed animarsi viRA
cendevolmente in questo Anno dedicato alla Vita
TA
Consacrata, nell’intento di riscoprire la freschezza e
la bellezza della propria consacrazione.
Papa Francesco ha mobilitato la Chiesa e, in primis, i religiosi, a riprendere coscienza della ricchezza e bellezza della via
consacrata, la quale, in quanto dono dello Spirito Santo, appartiene all’essenza della vita cristiana.
L’obiettivo del Convegno voleva essere
quello di mettere in luce la portata profetica di questo stato di vita. Per essere
una presenza profetica nella Chiesa e nel
mondo, la vita consacrata deve evitare la
tentazione di conformarsi alla mentalità
secolarizzata, edonista e consumista di
questo mondo e deve lasciarsi guidare
dallo Spirito che l’ha fatta sorgere come
forma privilegiata di sequela e di imitazione di Cristo”
22
U N A C O S TA N T E
COMUNIONE
CON CRISTO
I lavori sono stati aperti dal Padre Superiore don Antonio Giura, che ha sottolineato la gioia che siamo chiamati ad
esprimere per aver incontrato Gesù, e di
vivere con Lui. Una gioia che dobbiamo
comunicare a quanti vivono accanto a
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IN CONVEGNO
noi o sono raggiunti dalla nostra azione evangelizzatrice.
Una gioia che non si improvvisa e che si alimenta dalla costante comunione con Cristo.
RIMETTERE DIO
AL PRIMO POSTO
La prima riflessione è stata affidata al
salesiano don Carlo Maria Zanotti, delegato CISM che, pur definendosi un
“manovale della formazione”, con linguaggio chiaro e spedito, ci ha esortati a
puntare sulla nostra identità di consacrati
per essere “luce per illuminare le genti”.
Sulla traccia della Lettera di Papa Francesco ai consacrati ci ha invitati a “far memoria grata del Concilio Vaticano II” che
tanta attenzione ha data alla vita religiosa,
ad “abbracciare il futuro con speranza”, a
“vivere il presente come innamoramento”. E ci ha indicato 4 percorsi: 1) riscoprire la bellezza della nostra
consacrazione, migliorare la qualità della
nostra vita comunitaria, rimettere Dio al
primo posto della nostra missione, educare e formare alla verità ed alla libertà.
DALLA PAROLA SCRITTA
ALLA PAROLA
FATTA CARNE
A don Giuseppe De Virgilio, alla sua
vivace, urticante e profonda parola, è
stato affidato il
tema della Lectio divina tanto
caldeggiata in
questi ultimi anni.
“Dall’esilio della Parola alla cittadinanza della
Parola”. Dalla parola scritta alla Parola
fatta carne. Interpretare la Bibbia con la
Bibbia. Ecco alcune affermazioni che
hanno sotteso la sua esposizione sul valore, l’importanza e il metodo di questo
approccio, umile ma costante, con la Parola di Dio scritta. Attraverso il brano
della Samaritana (GV 4) ci ha guidato a
estrarre tante suggestioni sulla nostra
identità di consacrati.
LA REVISIONE
DEL NOSTRO CORPUS
COSTITUZIONALE
Nel mezzo del Convegno abbiamo
voluto riservarci un pomeriggio per riflettere sul ruolo di primaria importanza che
rivestono le Costituzioni nel cammino di
santificazione del consacrato e della necessità di incarnare e aggiornare l’unica
Regola del Vangelo nei mutati e mutevoli
contesti storici. Abbiamo chiesto a
mons. Francesco Gioia di guidarci nell’impegnativo lavoro di revisione del nostro corpus costituzionale che già da un
decennio abbiamo avviato e ormai
giunto a conclusione per l’approvazione.
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[
]
I L FAT T O D E L M E S E .
Mons. Oscar Rizzato
Si tratta di un lavoro che ci sta mobilitando per integrare allo scopo ed ai
dettami fondativi del Fondatore le acquisizioni derivanti dalla storia e dalla
tradizione della nostra famiglia religiose sicché “oportet haec facere et alia
non omitttere!”, stabilendo i modi di
osservare i consigli evangelici in un
contesto spazio temporale molto diverso da quello delle origini. Sacra
Scrittura, Codice di Diritto Canonico,
Intuizione del Fondatore e magistero
della Chiesa, devono confluire e fondersi in un apparato organico e attraente, capace di parlare agli uomini
del nostro tempo.
MISTICI
PROFETI E SERVI
DELL’AMORE
Mons. Oscar Rizzato
Don Valerio Baresi
24
È stato l’argomento proposto da
don Valerio Baresi, anche lui salesiano, con il quale abbiamo concluso
le due intense giornate di lavoro. Con
la sua parola accattivante, continuamente agganciata alla quotidianità con
le sue luci e le sue ombre, don Valerio
ci ha ricordato che tutti siamo dei salvati da Gesù. E proprio da questa esperienza di liberazione nasce l’amore
convinto e incrollabile per Lui, per
una sequela appassionata, capace di
svegliare il mondo, richiamando ai valori essenziali dell’esistenza. Un rapporto speciale con Gesù per
“accogliere, annunciare, servire il
Regno di DIO lasciando tutto e imitando da vicino la sua forma di vita.
Pensati, scelti, amati e chiamati da
sempre. Cercati da Colui che è
Amore/Relazione/Comunione/Unità
nella diversità: DIO; per diventare
partecipi della sua stessa Vita, Imma-
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colati, Santi. In una dimensione di sponsalità/nuzialità, chiave di lettura, paradigma di ogni vita consacrata.
AL CENTRO
DEL CONVEGNO
L’EUCARISTIA
Il ritmo intenso dei lavori è stato scandito e ritmato dalla preghiera che ha
avuto al centro l’Eucaristia. Ed ogni
giorno abbiamo gioito della Presenza di
un Pastore della Chiesa che ci ha confermati nella fede e nella carità spezzando
con noi e per noi il Pane della Vita.
Mons. Oscar Rizzato, già Elemosiniere di Sua Santità, da anni vicino a noi
Discepoli, ci ha incoraggiato a calcare le
orme dei nostri fondatori e dei grandi
Santi che la vita consacrata ha regalato
alla Chiesa e al mondo.
Mons. Gioia ci ha spronati a guardare
con fiducia e speranza al futuro, camminando nella libertà dei figli di DIO.
NON SOLO MINISTRI
DI CRISTO,
MA MINISTRI IN CRISTO
Il Convegno ha avuto nella celebrazione dell’Eucaristia presieduta da Sua
Eminenza il Card. Angelo Sodano il suo
atto conclusivo e culminante. Sua Eminenza, con l’affetto che lo lega a noi e con
l’autorità che gli deriva dal suo alto incarico ecclesiale, muovendo dalle lettere del
giorno ci ha ricordato che siamo chiamati
ad essere non solo ministri di Cristo, ma
ministri in Cristo, derivando dallo “stare
con Lui” la forza attrattiva e qualificativa
del nostro essere consacrati. “Salirò all’altare di Dio, al Dio che allieta la mia Giovinezza!”: Dio e gioia camminano di pari
passo. Una vita religiosa radicata in Dio
e sostanziata di Dio non può non essere
una testimonianza attraente e seducente,
capace di parlare agli uomini di oggi e di
sempre e di evangelizzarli.
Don Carlo Maria Zanotti
Don Giuseppe De Virglio
Mons. Francesco Gioia
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[
GARBUGLI GIURIDICI
]
I M P O S T E TA S S E
E BALZELLI:
cosa sono e quanti
sono?
Sembra che i tributi che gli italiani devono
versare allo Stato (inteso in senso ampio, che ricomprende ogni Ente pubblico territoriale) siano
circa 100, ma nessuno conosce la cifra esatta.
Ma cosa sono i tributi?
I TRIBUTI sono prestazioni patrimoniali
coattive, di regola pecuniarie, stabilite dallo Stato
con legge, decreti leggi e decreti legislativi.
Nel linguaggio corrente i termini tassa e imposta vengono spesso utilizzati in modo equivalente ma, in realtà, tali espressioni individuano
tributi tra loro molto diversi. Vediamoli di seguito nei loro elementi essenziali. La differenza
risiede nel presupposto del tributo da corrispondere, ovvero nella situazione, nel fatto o nell'evento, comunque lo si voglia chiamare, a cui la
legge ricollega la loro nascita. I fatti che determinano il sorgere dell'obbligazione tributaria sono
tra loro molto diversi, anche se tutti sono suscettibili di valutazione economica.
La tassa è un tributo che il singolo soggetto è
tenuto a versare in relazione ad un'utilità che egli
trae dallo svolgimento di un'attività statale o dalla
prestazione di un servizio pubblico, reso a sua richiesta.
In buona sostanza, è una prestazione patrimoniale dovuta in relazione all'espletamento di un
servizio svolto su espressa richiesta del contribuente.
A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, si
possono menzionare la tassa per la raccolta dei rifiuti, la tassa scolastica, la tassa sulle concessioni
governative, la tassa per l'occupazione di spazi e
aree pubbliche.
Ancora. La tassa non deve essere confusa con
le tariffe versate dall'utente per la fruizione di determinati servizi pubblici quali, ad esempio, il trasporto ferroviario, il servizio postale e telefonico,
le forniture di gas, elettricità e acqua e così via.
In questi casi, infatti, si è di fronte a veri e
propri corrispettivi (prezzo) di natura contrattuale e non legale, mentre la tassa è un tributo e,
come tale, può essere stabilita solo con legge.
L'imposta si caratterizza per il fatto che il suo
presupposto è realizzato dal contribuente e non
presenta alcuna relazione con lo svolgimento da
26
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Tiziana Pirone
parte dell'Ente pubblico di una particolare attività o di un servizio.
Così, ad esempio, è l'operaio o il dirigente
che, prestando la loro attività alle dipendenze di
un'impresa, pongono in essere il presupposto dell'imposta sul reddito delle persone fisiche.
Oppure è l'imprenditore che, svolgendo
un'attività produttiva realizza personalmente il
fatto (attività d'impresa) dal quale deriva l'obbligazione d'imposta, quale ad esempio l’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP).
Ancora, chi è proprietario di un immobile e,
quindi, è titolare di un bene che produce un reddito (rendita fondiaria o canone di locazione), è
soggetto normalmente all'imposta sul reddito
delle persone fisiche e all'imposta comunale sugli
immobili (ICI).
E’ bene ricordare che anche i tributi sono soggetti alla prescrizione ed alla decadenza, con la
conseguenza che dovranno essere accertati e riscossi entro un determinato lasso di tempo.
E’ questa un’applicazione dell’esigenza di certezza dei diritti.
Ovvero, per il solo fatto che un diritto non
viene esercitato si forma nella generalità delle persone la convinzione che esso non esista o sia stato
abbandonato.
Con la conseguenza che non il tributo non
potrà più essere richiesto.
Occorre precisare che la prescrizione e' la conseguenza stabilita dalla legge nel caso in cui il titolare del diritto non lo esercita entro un
determinato periodo; si tratta, quindi, di diritto
già acquisito che si prescrive per il non esercizio
dello stesso entro un certo lasso di tempo
(art.2934 e ss. c.c.).
La decadenza, al contrario della prescrizione,
e’ il termine entro il quale bisogna far valere un
diritto, non ancora acquisito, al fine di acquisirlo
(si perdoni il gioco di parole).
Esempio classico: il termine entro cui si devono contestare i vizi sui beni acquistati dai consumatori (due mesi dalla loro scoperta,
decadenza) ed il termine entro il quale tale diritto
può essere esercitato, promuovendo magari una
causa (due anni dall'acquisto, prescrizione).
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LA SVEGLIA
]
ANNO NUOVO
Alvaro Vitale
Vita nuova nel 2015 per tutti veramente!
Questo è l’augurio che nasce spontaneo ed è rivolto al mondo intero, con vero piacere! Belle e
sentite le feste, il Natale colorato a Piazza Navona,
la Santa Messa solenne, tanta bella gente e tanti
Ex Alunni, con la loro splendida famiglia…!
Hanno gioito sempre e dovunque. Una
bimba poi, di nome Gaia durante il ricco pranzo
è stata una vera rivelazione: sorridente, allegra, birichina, piena di tanta simpatia per i suoi due
anni favolosi… EVVIVA A A!
Nella festa di Capodanno poi tutti sulla neve
al freddo, ma con la gioia e il calore nel cuore.
Una meraviglia…!
Mentre alla Befana, tra tappi saltellanti, a
piazza Navona “immancabile” festa dei piaceri era
rivolta ai giocolieri, e a Babbo Natale…!
Nel pomeriggio un corteo storico ha sfilato
con noi verso il Vaticano, dove Papa Francesco ci
ha esortati alla vera bontà.
In noi tutti è scattato il proposito di aiutare
gli altri e di sorridere al vicino, con serenità. Intanto è prevista una intensa attività di opere di
bene per il futuro e di dare sempre il meglio di
noi stessi. Questo augurio, sarà certamente il nostro obiettivo!...
Naturalmente insieme tutti a trovare
la “chiave” di apertura di lavoro per i più
giovani, che avranno la possibilità di sorridere ancora…!
Auguri a tutti, tutti di vero cuore!
GRAZIE ROMA,
G R A Z I E I TA L I A … !
Un albero che cade fa tanto tumore: …(furti,
rapine, corruzione, interessi, vigliaccheria) mentre una foresta che cresce, resta silenzio?!?!? (umanità, solidarietà, amicizia)
In due giorni a Roma, in televisione Frizzi,
nel Telecom (lotta contro il cancro) ha raccolto
oltre 30 milioni di euro…!
Renzo Arbore con “il filo d’oro, in poche ore
ha arricchito i bimbi sordomuti di Ancona
La “Casa Serena” di largo Preneste (RM) ha
ospitato centootto emarginati in più durante le
feste dando vitto e alloggio, così come le Suore di
Teresa di Calcutta sulla Casilina, fornendo anche
il vestiario.
La “Caritas” a Trastevere ha fatto trascorrere
il Natale a cinquecento vecchietti in serenità…
E in tutta Italia, è stata una gara continua a
far opere di bene, opere di vera carità a
tutti…!
Si resta senza parola, commossi e soddisfatti…!
Allora c’è ancora chi fa del bene, col
cuore, c’è ancora chi crede nei valori veri
della vita!!
Ne siamo fieri, orgogliosi e speriamo
ancora, e tanto che ogni giorno il bene si
moltiplichi e vada negli animi dei poveri.
Siamo certi che anche l’”Opera Nostra” l’Opera di Padre Minozzi, continui
il suo cammino di fede, di entusiasmo, di
carità sulle vie del mondo…!
Sarà e sarebbe il più bel regalo per
l’Anno Nuovo! Grazie e Auguri ancora!!!
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[
LA SVEGLIA
]
UN SACERDOTE ABRUZZESE AL FRONTE
Massimo Squillaci
Nel suo “L’Abruzzo e la Grande Guerra tra
verità e retorica” Giacomo D’Angelo, ricordando
come sulla Prima Guerra Mondiale esista una bibliografia sterminata, osserva e si lamenta che gli
storici d’Abruzzo non abbiamo dedicato una sola
riga alla partecipazione degli abruzzesi a quella
guerra. Eppure, nota D’Angelo, in terra d’Abruzzo, come altrove in Italia, si verificò quella
spaccatura tra i nobili e i dotti, euforici e quasi
fanatici per l’entrata in guerra dell’Italia e il rifiuto
e l’ostilità dei contadini, degli operai, della piccola
borghesia, consci che da una guerra si esce comunque maggiormente impoveriti.
Per reperire qualche notizia sull’Abruzzo e la
Grande Guerra, si meraviglia l’Autore, è necessario scorrere le pagine di «storici non indigeni», e
proprio leggendo l’opera di uno di costoro, Piero
Melograni , scopre l’attività meritoria compiuta
da Padre Giovanni Minozzi sul fronte della Prima
Guerra Mondiale. Si tratta della grande istituzione delle Case del Soldato alla Fronte, che alla
fine del conflitto assommeranno a circa cinquecento unità.
Nel breve tratteggio della vita al fronte del Sacerdote di Preta, D’Angelo riesce a condensare
l’opera infaticabile di Minozzi, il suo fine principale di sollevare il morale dei soldati con passatempi che spesso portavano a socializzare la
truppa con gli ufficiali, di educare i soldati, attenuando quanto più possibile la piaga dell’analfabetismo con vere e proprie scuole tenute presso
le Case del Soldato, con Biblioteche e sale di lettura, con conferenze colte tenute da politici,
letterati e commediografi e soprattutto da
colui che poi diverrà quasi un fratello per
Padre Minozzi, il barnabita Padre Giovanni Semeria. Evitava, invece, Padre Minozzi, di coinvolgere i vuoti retori, i
«parolai, tromboni di guerra», che approfittavano di ogni occasione per farsi conoscere e
fare affari sulla pelle dei soldati.
A proposito della elevazione
morale dei soldati, D’Angelo
inoltre osserva che Padre Minozzi e gli altri Cappellani militari si trovavano sovente di
fronte ad un abbrutimento
delle coscienze, alla mancanza di qualunque senso
religioso, sostituito da un
diffusa superstizione.
Altro punto sottolineato
dall’Autore e quello della
28
spiccata attitudine dimostrata da Padre Minozzi
nell’organizzare e nel coinvolgere altri nella sua
attività benefica: ottiene l’appoggio dell’alta nobiltà, specialmente milanese e romana, e persino
il patrocinio della Regina Margherita, l’assidua
collaborazione della contessina Carla Cadorna, figlia del Capo di Stato Maggiore Luigi Cadorna,
il finanziamento da parte di importanti industrie,
come l’Ansaldo e le Acciaierie di Terni.
E non viene tralasciato un accenno alla capacità di propaganda del Minozzi, il quale utilizzava
i più disparati mezzi di comunicazione: motti
stampati su carte da lettere, cartoline illustrate,
opuscoli, stampe con episodi risorgimentali…
Non mancarono, però, note dolenti nell’opera di bene del Sacerdote abruzzese. D’Angelo
ricorda come spesso dovette scontrarsi con le lentezze burocratiche, a volte veri e propri tentativi
ostruzionistici, con l’invidia, con l’indifferenza,
con il livore persino, come quando sul quotidiano
Corriere della Sera apparve un articolo di Luigi
Barzini nel quale si sminuivano e quasi si ridicolizzavano le Case del Soldato. E nel corso del
1918 si arrivò persino a tacciare le Case come
centri perniciosi di “disfattismo confessionale”, e
Minozzi venne degradato a vicedirettore delle
Case, dirette da quel momento da un ufficiale dei
Carabinieri.
D’Angelo vuole però chiudere il suo escursus
biografico su questo infaticabile Sacerdote, ricordando come l’esperienza della Guerra segnò in
realtà tutta l’attività futura di Padre Minozzi:
dopo la fine del conflitto fondò, insieme all’amico Semeria, l’Opera
Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, ente assistenziale che si
diffonderà per tutto il meridione
d’Italia al fine di accogliere, crescere
ed educare i figli dei soldati caduti durante la guerra, ai quali, poi, si andranno
ad aggiungere quelli dei caduti della Seconda Guerra.
Possiamo dunque sperare che
questo articolo di Giacomo
D’Angelo sia, secondo l’intenzione del suo Autore, da stimolo, per gli storici d’Abruzzo,
ad indagare l’apporto di uomini della loro terra, come
Padre Minozzi, in quegli
anni difficili della Grande
Guerra e che ad essa seguirono.
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SUL FILO DEI RICORDI
A settembre del 1944 su una camionetta
scoperta partimmo per Orvieto in una decina.
C’erano: Ricci Alvaro, Carretti Guglielmo,
Pilla, Paris Attilio, Monaco Bruno e Massimo
ed altri di cui non ricordo i nomi.
Passammo per Viterbo dove tra macerie ancora fumanti era da poco passato il fronte.
Giungemmo in serata all’Istituto Lazzarini di
Orvieto dove ci accolse il direttore don Egisto
Patuelli. Dovevo frequentare la quinta elementare, lo feci unitamente a Ricci Alvaro con il
quale strinsi amicizia. Il nostro maestro era il
sig. Bernini che disegnava in modo stupendo.
A natale il sindaco di Orvieto ci invitò per farci
dono di arance che staccava da un albero di natale allestito appositamente per noi orfani. Passammo il natale giocando a tombola con il
direttore, il Vice don De Grandis Livio e Borzacchini nostro assistente. Fu, ricordo, un Natale sereno anche se privo degli affetti di
mamma e delle sorelle che erano rimaste a
Roma. Con don Livio si fece la schola cantorum ed io ero tra i soprani. Ci insegno con
grande maestria la secunda pontificalis di Lorenzo Perosi. Ricordo che nello svolgere i nostri
compiti di pulizia nei corridoi la ripassavamo
ognuno nel suo ruolo alternando e fondendo
le varie voci di soprani contralti tenori e bassi.
Eravamo proprio bravi. L’assistente Borzacchini ci insegnava il catechismo per prepararci
alla prima comunione che prendemmo il 17
giugno da un cappellano militare ospite. Lo
stesso nel pomeriggio festeggiò con noi offrendoci un cono gelato.
Don Patuelli ci fece partecipare alla recita
dell’ANGELO BIANCO uno spettacolo nel
quale con mio fratello Massimo avemmo la
parte dei due fratellini che giocavano con l’aquilone. La recita ebbe grande successo ed in
Orvieto diventammo famosi. Con la schola
cantorum partecipammo, al Teatro MANCINELLI di Orvieto, ai cori delle opere liriche
Tosca e Carmen.
In collegio sempre ad opera di don Patuelli
fu fondato un reparto scout ORVIETO I°; a
seconda dell’età c’erano lupetti, esploratori,
ranger. Si fecero campeggi estivi in Cetona, e
successivamente sotto il Sirente con base la casa
di Rocca di Mezzo.
Come dimenticare le passeggiate ai cappuccini e la raccolta delle castagne che le suore ci
[
LA SVEGLIA
]
Bruno Monaco
cuocevano per la cena…o la lunga camminata
fino a Bolsena il lunedì di Pasquetta. Quanta
nostalgia per la gioia con la quale affrontavamo
situazioni, al giorno d’oggi drammatiche. Eravamo bravi ed erano bravi quelli che in sostituzione dei genitori ci guidavano e spronavano
verso un futuro migliore. Ancora adesso
quando vedo un francobollo penso a don
Livio. Mi insegnò a collezionarli. Chi lo fa nella
realtà odierna?
Con gli aiuti procurati da don Minozzi in
america ci calzavamo, ci vestivamo, giocavamo.
Arrivarono dei pattini mi pare fossero tre paia.
A turno li utilizzavamo ed eravamo diventati
provetti pattinatori. Quante cose facevamo.
Che grande soddisfazione essere applauditi per
come cantavamo anche nel duomo di Orvieto,
e quando facevamo scorta al SS. Corporale durante la processione del Corpus Domini vestiti
da scout.
Sono arrivato ad ottanta anni e in vista
dell’ultimo chilometro serbo vera riconoscenza
per quanto mi avete dato. Queste sono solo alcune testimonianze, perchè se continuo con il
poi a Potenza con don Fragola, don Romeo,
don Francesco scriverei un libro. Accontentiamoci!!
Cordialmente
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[
DALLE NOSTRE CASE
]
DECENNALE DELL’ASSOCIAZIONE “NUOVE IDEE” DI PADULA
Giuseppina Sorrentino
Di recente l’Associazione “NUOVE IDEE” di Padula, ha festeggiato il decennale della
sua fondazione, che ha celebrato come raggiungimento di un ambito traguardo, che rivela i
molteplici interessi suscitati e dalla variegata azione di promozione culturale.
L’Associazione, ha svolto iniziative ed eventi che hanno trasceso l’ambito strettamente locale proiettandosi in aree territoriali estese ed attente ad ogni iniziativa, tesa a privilegiare
oltre che i valori umani e di solidarietà, l’arte, la storia e la tradizione delle nostre comunità.
L’Associazione è sorta nel 2005 e in dieci anni ha svolto e ricercato 350 argomenti culturali
e vari.
Tra le altre cose ha scritto la storia dell’orfanotrofio della Certosa di Padula. In alcuni dei
nove convegni posti in essere dall’Associazione sono stati ricordati le figure e le opere di Padre
Giovanni Semeria, Padre Giovanni Minozzi e Don Sabatino Di Stefano.
Inoltre essendo l’Associazione rivolta ad iniziative culturali, ha inteso visitare e conoscere:
chiese, musei, certose, castelli, basiliche ed altro, procedendo poi, a ricerche tese ad approfondire la conoscenza sotto il profilo storico
ed artistico dei luoghi visitati.
Ha curato, inoltre, la pubblicazione
di alcuni libri, di cui uno ha rievocato la
vita trascorsa dagli orfani nella Certosa
di Padula, l’altro di poesie scritto da Vito
Marcantonio ex orfano della Certosa.
Inoltre, l’Associazione ha pubblicato
dei librettini tascabili sulla vita dei due
grandi: Padre Giovanni Semeria e Padre
Giovanni Minozzi, ha intitolato una
strada di Padula a Padre Giovanni Semeria e un plesso scolastico a Padre Giovanni Minozzi.
A quest’ultimo nel 2014 è stato dedicato il primo concorso di arte e poesia nel
convegno del 26 ottobre 2014.
L’incontro per la ricorrenza del decennale dell’Associazione, non è stato solo
l’occasione di festeggiamenti per i risultati e le realizzazioni conseguite negli
anni trascorsi, ma ha manifestato la determinazione dell’Associazione di conseguire ulteriori impegni per l’avvenire e
La Prof.ssa Sorrentino con alcuni membri dell'Associazione
per futuri ulteriori traguardi da proseguire con dedizione, tenacia e interessi
culturali.
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da Rionero
SUORE APOSTOLE DEL SACRO CUORE
RELAZIONE DI CHIUSURA
PRIMO QUADRIMESTRE
Noi, Suore Apostole del Sacro Cuore di
Gesù, dedite all’insegnamento presso la scuola
dell’Infanzia “A. Fortunato” di Rionero in
V.re, abbiamo iniziato i lavori seguendo la
programmazione del POF 2014/2015, di cui
Vi alleghiamo copia.
Abbiamo iniziato l’anno scolastico, nonostante l’ansia per la situazione difficile in cui
versava la scuola, in data 10/09/2014 con la
“festa dell’accoglienza”. La festa si è svolta in
parte nel salone della scuola stessa e in parte
nel nostro giardino con giochi, canti, balli.
Si è conclusa, sotto lo sguardo incantato
dei bambini, con il volo di una piccola mongolfiera/lanterna. Vi alleghiamo alcune foto.
In data 24/09/2014 si è tenuta la prima
riunione con i genitori, dove si è prospettato
il nostro programma, il regolamento e i progetti della scuola; e dove ha trovato riscontro
positivo il saluto della nostra madre Provinciale Sr. Maria Claudia Guarino.
Si è proceduto all’elezione dei rappresentanti di classe per ognuna delle due sezioni.
In data 02/10/2014 abbiamo festeggiato
la “festa dei Nonni” direttamente con loro. I
bambini hanno dedicato loro poesie e canti.
Vi alleghiamo alcune foto.
In data 09/11/2014 abbiamo ritenuto opportuno rendere partecipi i genitori con l’incontro definito “Lezione Aperta”.
Abbiamo mostrato loro, grazie ai bambini,
tutto il lavoro svolto fino ad allora attraverso
canti, recitazione e balli. Alla fine abbiamo
consegnato agli stessi genitori il plico di lavoretti fatti nel corso dei primi mesi di asilo.
La stessa giornata si è conclusa con la “castagnata”, i bambini hanno visto arrostire le
castagne sulla “varola”, fornitaci dal Centro
Anziani di Rionero.
Dopo queste iniziative, abbiamo iniziato
a pensare all’organizzazione della recita del
Santo Natale. Ci siamo dedicate, in particolare con l’aiuto di alcuni genitori, alla preparazione della manifestazione il “Presepe
Vivente” avvenuta in data 21/12/2014.
Si è organizzata nel nostro giardino con la
costruzione delle postazioni quali pastori, fabbro, panettiere, bottega, massaia, ecc; della ca-
panna della Natività. Abbiamo avuto la collaborazione del Comune di Rionero, del Centro Anziani, di Brico idea (ferramenta),
Gaudianello, e dei genitori occupanti le postazioni. Le mamme hanno partecipato, insieme ai loro figli, come coro, il quale cantava
e recitava poesie, in concomitanza dell’uscita
dei vari personaggi.
Abbiamo organizzato, nella stessa occasione, la “pettolata”, il cui ricavato è servito
per coprire le spese extra sostenute per la realizzazione della stessa manifestazione.
Abbiamo sostenuto anche l’iniziativa di
beneficienza della Caritas, ogni famiglia ha regalato abbigliamento, giochi usati ma funzionanti e viveri da dare ai bisognosi.
La manifestazione il “Presepe Vivente” doveva ripetersi e concludersi con l’arrivo dei Re
Magi il 04/01/2015, ma, nostro malgrado,
causa neve e gelo è stata annullata.
Felici del risultato Vi alleghiamo il dvd e
alcune delle foto realizzate della manifestazione.
In questa occasione abbiamo ringraziato e
salutato i genitori per le festività Natalizie.
da Castrovillari
CHIUSURA DI UN QUADRIMESTRE ”
I genitori degli alunni dell IV Classe
Anche quest’anno, nel rispetto di una tradizione ormai consolidata, in prossimità del
Santo Natale, nell’Istituto Vittorio Veneto, si
sono svolte le recite natalizie, realizzate dagli
alunni delle varie classi della scuola primaria, dell’asilo e del nido.
Tale manifestazione ha voluto essere il
Castrovillari - Gesù Bambino in Vaticano
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DALLE NOSTRE CASE
]
preludio alla Santa Natività e rappresentare
un momento di unione, raccoglimento e riflessione.
Preparare e organizzare una recita scolastica, non è cosa semplice. È necessario partire
dal presupposto che è soprattutto un metodo
di apprendimento ed educazione.
La maestra Carmen Aita, docente della
IV classe della scuola primaria, è riuscita
nell’intento di sorprendere la platea di genitori e parenti, mettendo in scena l’evento
della nascita di Gesù Cristo, in una forma
del tutto originale, fantasiosa e simpatica, tenendo incollati alle sedie una platea che ha
dimostrato nel corso della rappresentazione
un crescendo di interesse ed attenzione per
quanto si stava osservando.
“Le coup de théatre”, stavolta messo in
scena dalla Maestra, è stato quello di voler
pensare ad una Santa Natività, non ambientata ai tempi di Erode e di Pilato, ma vissuta
nella contemporaneità dei nostri tempi; il
voler immaginare come i cosiddetti Grandi
del nostro tempo, i vari Obama, Cameron,
Merkel, Putin, si sarebbero rapportati al cospetto di Dio, nostro Signore.
I nostri piccoli attori hanno dato il meglio
di loro stessi dimostrando grandi capacità interpretative tenendo il palcoscenico come veterani delle scene. Nella rappresentazione
Capi di Stato di tutto il mondo, riuniti in un
summit, avrebbero dovuto decidere di una
questione a dir poco singolare; infatti, ognuno
di loro, era chiamato ad esprimere il proprio
parere sull’opportunità di far nascere il Bambino Gesù in una località diversa dalla Santa
Grotta di Betlemme. Le motivazioni, il modo
con cui esse sono state rappresentate per giustificare la scelta della propria località individuata, alla fine concordata nel Vaticano,
sono state intrise di non pochi momenti simpatici, a tratti davverocomici,che hanno divertito, e non poco, un’attenta platea. Per la
cronaca la storia si conclude con la decisione
definitiva, espressa direttamente dal Bambino
Gesù, di voler nascere nella Grotta di Betlemme, da dove è stato intrapreso il nuovo
percorso spirituale di tutta l’Umanità.
Noi genitori, al termine della rappresentazione, abbiamo voluto esprimere personalmente il nostro vivo apprezzamento nei
confronti di una docente, la Maestra Carmen, che anche in questa occasione ha confermato la bontà di una scelta, quella di
iscrivere i propri figli all’Istituto Vittorio Veneto, e quindi la fortuna di avere Lei come
insegnante, della cui opera educativa e di insegnamento saremo per sempre riconoscenti e
grati.
dalle Vigne di Calascio - Ofena
LE FESTE NATALIZIE:
IL BACIO DEL BAMBINELLO
Il mese di dicembre è stato, per così dire,
un periodo molto intenso per le attività della
Casa. Infatti oltre all’insediamento di Padre
Rocco Grippo e Padre Antonio Rella, molte
sono state le attività che li hanno visti coinvolti.
La Novena dell’Immacolata a Villa Volpe,
prima, e la Novena in preparazione del Santo
Natale con i bambini ed i ragazzi della catechesi, hanno richiesto impegno e dedizione
quasi totale.
Padre Rocco si è dedicato principalmente
alla cura delle due Parrocchie, mentre Padre
Antonio ha messo mano, come sua abitudine,
a tante piccole cose bisognose di sistemazione
e di cura. Insomma si vede che ci sono più
braccia e che l’entusiasmo non manca. Il rilancio della bella struttura già iniziato la scorsa stagione con vari gruppi potrà proseguire ancora
più speditamente.
La nevicata della fine dell’anno ha, poi,
messo la ciliegina sulla torta.
Il nuovo anno, è iniziato con le cerimonie
religiose e con la partecipazione di Padre Rocco
ad una tradizionale cerimonia che si svolge a
Calascio, presso la Chiesa del Convento di
Santa Maria delle Grazie, dove viene gelosamente custodito un “Bambinello” proveniente
da Gerusalemme e che fu portato da Frate Antonio nel lontano 1740.
Hanno partecipato alla cerimonia anche alcuni Frati Francescani di l’Aquila, fra cui Padre
Quirino e Padre Ludovico nativo di Calascio.
Una bella riflessione sul Padre Nostro tenuta
da Padre Quirino sui gradini dell’ingresso della
Chiesa, faceva meno freddo fuori che dentro la
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Chiesa, è stata molto suggestiva e molto apprezzata dai tanti presenti.
Alla fine della conversazione il tradizionale
BACIO DEL BAMBINO, la cui effige preziosa si può ammirare a fianco, ha concluso la
parte religiosa a cui è seguito un momento di
riscaldamento con dell’ottimo vino rosso di
Ofena scaldato a dovere da Marcello Giustizia,
nell’attigua ex-scuola dove Padre Rocco, dopo
le tante insistenze del Sindaco, ha sfoderato la
sua fisarmonica e rallegrato tutti i presenti con
canti di ogni genere: “Quann nascett Ninn a
Betlemme, era notte e paría mienz iuorn”,
“Gloria in excelsis Deo!”, “Padre nostro che tu
stai”, sono solo alcuni dei brani cantati in coro
da tutti i presenti. A gran richiesta, anche canti
abruzzesi tra cui non poteva mancare il tradizionalissimo ”Vola vola vola” a tre voci e l’Inno
nazionale dei Discepolini “Z’ Nicola”. Chiaramente, il digestivo analcolico (musicale) “Ti ja
ja, ti ja ja” offerto a tutti e cantato e danzato da
tutti, è stato accolto con sorpresa, stupore e
gioia dai presenti.
Inutile dire che l’apprezzamento generale è
stato unanime e che alla fine della serata, dopo
il canto “Quando nell’ombra” dedicato a
Maria, che doveva chiudere questo momento
di fraternità, anche Padre Quirino, il Predicatore, ha voluto indossare la fisarmonica e sorprendere, sbalordire e allietare i presenti
cantando e suonando “O SOLE MIO”.
Una bella preghiera di ringraziamento e la
Benedizione solenne ha concluso questa serata
ed ha rimandato tutti a casa felici e speranzosi
di poter in questo 2015 fare ancora tanti momenti di preghiera e di allegria con la fisarmonica di Padre Rocco arricchiti anche con le sue
esperienze missionarie.
La Befana ha pensato proprio a noi, anche
se la scuola era rimasta chiusa per le vacanze.
Per ciascuno di noi aveva preparato e pronto
un pacchetto, una confezione colorata ove era
custodito un piccolo giocattolo. Non era il valore
che ci ha gratificato ma il pensiero.
Allora, oltre ai nostri genitori, ci sono tante
persone che ogni giorno pensano a noi, si preoccupano per noi!
E tra queste anche la “Befana della Scuola”.
Sì, perché quest’anno siamo stai visitati da due
Befane! Mbhe, non ci abbiamo capito molto, se
sono due o è sempre la stessa: certo è che noi ne
abbiamo vista una sola, ma i suoi regali sono
stati due! E anche questo non lo abbiamo ben
afferrato: se siamo stati più buoni noi o è stata
più generosa lei! Comunque sia. Amor con
amor si paga: perciò ci impegneremo ad essere
più buoni. Con tutti!
La befana a San Giorgio
Scorcio di Calascio innevato
da San Giorgio a Liri
LA BEFANA VIEN DAI TETTI
Se le inventa proprio tutte la Maestra Rosaria, per renderci lieta ed intersante la scuola,
facendo sì che Scuola e famiglia, Scuola e Territorio interagiscano e si compenetrino nell’unico intento di garantirci una crescita armonica
ed integrale.
Tanto ha fatto stavolta che, dopo una notte
di tetti in tetti è riuscita a far atterrare la Befana sulla nostra Scuola Sacro Cuore!
Potete immaginare la gioia e lo stupore di
tutti noi che, ignari, siamo accorsi alla fantastica notizia.
Bambinello di Calascio
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da Fiuggi
12° CAPITOLO GENERALE DELLE SUORE
DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE
DI SANTA CHIARA DI FIUGGI
IL GIORNO 26 DICEMBRE 2014 LE SUORE DELL’IMMACOLATA DI SANTA
CHIARA DI FIUGGI, HANNO CELEBRATO IL 12° CAPITOLO GENERALE ELETTIVO NELLA
LORO CASA DI SPIRITUALITA’ “ SAN GIUSEPPE “ IN SAN GIOVANNI ROTONDO. IL
CAPITOLO E’ STATO PRECEDUTO DA DUE GIORNI DI RITIRO.
COME TEMA SONO STATE SCELTE LE PAROLE DI S. PIETRO “SIGNORE SULLA
TUA PAROLA GETTERO’ LE MIEI RETI” (LC. 5,5).
IL CAPITOLO SI E’ CONCLUSO IL GIORNO 11 GENNAIO 2015. PER L’ELEZIONE
DELLA MADRE GENERALE, AVVENUTA IL 3 GENNAIO, HA PRESIEDUTO IL VESCOVO
DI MANFREDONIA-VIESTE-SAN GIOVANNI ROTONDO SUA ECCELENZA MONS MICHELE CASTORO.
MADRE GENERALE E’ STATA ELETTA “ SR ANGELA CIMONE”, VICARIA E PRIMA
CONSIGLIERA: SUOR CONCEZIONE FERNANDEZ MOҪA CONSEGLIERE: SUOR VALERIA MUTI, SUOR BIANCA DESTRO, SUOR SARA CAFAGNA, SUOR VALERIA, SEGRETARIA E ECONOMA: SUOR CRISTINA DEL MASTRO.
UN GRAZIE AFFETTUOSO E RICONOSCENTE E’ ANDATO E VA A MADRE GAETANINA E AD ALCUNE CONSIGLIERE CHE HANNO CONCLUSO IL LORO SERVIZIO CONDOTTO SEMPRE CON AMORE E DEDIZIONE.
UN GRAZIE A MADRE ANGELA E ALLE NUOVE CONSIGLIERE CHE HANNO ACCETTATO CON GENEROSITA’ E DISPONIBILITA’ LA FIDUCIA ESPRESSA SU DI LORO
DALLE CONSORELLE PER IL BENE DELLA LORO CONGREGAZIONE.
L’ESPRESSIONE DELLA FELICITAZIONE E L’ASSICURAZIONE DI PREGHIERE DA
PARTE DI TUTTA LA NOSTRA OPERA CHE DA ANNI E SU PIU’ FRONTI SI E’ AVVALSA
DELLA COLLABORAZIONE ATTENTA, GIOIOSA E COMPETENTE DELLE SUORE DELL’IMMACOLATA DI SANTA CHIARA DI FIUGGI, CON L’AUSPICIO DI CONTINUARE A
SCRIVERE CON LORO PAGINE BELLE DI CARITA’ E DI VERITA’, A GLORIA DI DIO E
PER IL BENE DELLE ANIME.
[
]
DALLE NOSTRE MISSIONI
da Huacho - Perù
CON LA GIOIA DELL’ARRIVO
DEI MAGI INCONTRO AL SIGNORE
Queridos amigos de Evangelizare, deseamos de todo corazón que las fiestas del
nacimiento de nuestro redentor, los hallan
llenado de gozo y energías nuevas en su caminar espiritual. En esta oportunidad queremos compartir con ustedes algunas de las
actividades organizadas por la Parroquia,
nuestra Señora de Fátima, durante el mes
de enero.
Iniciamos nuestro compartir contándoles que para la Epifanía del Señor se organizo una solemne Eucaristía, que contó
con la tradicional “Bajada de Reyes”, (la
misma que fue organizada por los Acólitos
de la Parroquia y algunos de nuestro
Cohermanos de chaclacayo, que estuvieron
de visita por nuestra Comunidad). Terminada la celebración se realizo un compartir
con la feligresía en medio de cantos al niño
Jesús.
Otra de las actividades del mes de
enero fue la semana de formación Teológica organizada por la Diócesis de Huacho,
que tuvo como ponente al Arzobispo de
Fiuggi - Capitolo Generale
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Huancayo, Monseñor Pedro Barreto, el mismo que en una de sus jornadas celebró la Eucaristía
en nuestra Parroquia. Terminada la celebración se realizo un pequeños compartir con los sacerdotes asistentes y la feligresía en general.
Por otro lado nos encontramos en los preparativos, materiales y espirituales para la ordenación
presbiteral del diácono Reynaldo Carrión Lázaro y la ordenación diaconal del hermano Oscar
Aguilar Blanco, es un motivo de gozo y alegría en el que todos debemos sentirnos involucrados,
no solo como Iglesia, sino como amigos de nuestra Familia Religiosa de los Discípulos;
acompáñennos con la oración constante para que nuestros hermanos puedan ser fieles en el cumplimiento gozoso del ministerio que se les ha encomendado.
Nos vemos en el próximo artículo del mes de febrero donde compartiremos los pormenores
de las diversas fiestas de nuestra Comunidad, las profesiones, las ordenaciones y la visita de nuestro
Padre General. Dios los bendiga siempre.
En Cristo.
TRADUZIONE
Carissimi amici di Evangelizare, ci auguriamo di cuore che le feste della nascita del nostro redentore vi abbiano riempito di gioia e di
nuove energie nel vostro cammino spirituale.
Vogliamo condividere con voi alcune attività organizzate dalla nostra Parrocchia Nostra
Signora di Fatima.
In primo luogo ci ha visto impegnati tutti
nella solenne celebrazione dell’Eucarestia dell’
Epifania con la tradizionale Discesa dei Re
Magi organizzata dagli accoliti della parrocchia in collaborazione con i confratelli di Chaclacayo.
Al termine della celebrazione abbiamo condiviso il pranzo con tutti i fedeli ed i pellegrini
cantando ed inneggiando al Bambinello con
melodie e canti tradizionali.
In secondo luogo, la settimana teologica,
con la presenza dell’Arcivescovo di Huancayo
come relatore, Mons. Pedro Barreto ci ha visto
tutti impegnati nella formazione permanente
con i confratelli diocesani. Intanto ci troviamo
tutti coinvolti per i preparativi dell’Ordinazione sacerdotale del Diacono Reynaldo Natividad Carrión Lázaro e l’Ordinazione
diaconale del confratello Oscar Aladino Aguilar
Blanco. Motivi questi di allegria e di gioia che
ci coinvolgono tutti non solo come Chiesa locale
ma anche come amici della nostra Famiglia Religiosa dei Discepoli. Accompagnateci anche voi
con la costante preghiera affinché i nostri confratelli possano essere fedeli nell’adempiere con
gioia il Ministero loro affidato. Arrivederci alla
prossima puntata per raccontarvi le diverse feste
della nostra comunità e la visita del nostro Superiore Generale.
Dio vi benedica sempre. In Cristo.
I Discepoli di Huacho
Mons. Santarsiero con l'Arcivesco di Huancayo,
Padre Felipe e i nostri giovani della comunità
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[
EVENTI
]
Carissimo don Antonio
tanti auguri per il suo 66° compleanno.
Siamo onorati di stringerci intorno a lei come confratelli e come Famiglia. Una
grande gioia e un maggior onore è per noi e sentirla padre e guida nel diuturno
impegno a continuare la testimonianza di amore concreto e fattivo di Padre Semeria e Padre Minozzi per i fanciulli e i bisognosi dell’Italia più povera e dimenticata. Le mostriamo il nostro caloroso affetto filiale.
Il nostro augurio e la nostra preghiera perché Maria Madre dei DISCEPOLI
la consigli, la protegga, la guidi, la illumini e la renda sempre più entusiasta nell’accoglienza del dono della vita, per spenderla in modo pieno ed espanderla come
profumo dei fiori a primavera.
Insieme a tutte le nostre Comunità sparse per
l’Italia e per il mondo, uniti a tanti
Amici e Collaboratori, le formuliamo
Tanti auguri e buona missione, visto
che dal 30 gennaio partirà per le nostre
Comunità di Itaquaquecetuba (Brasile)
e Chaclacayo e Huacho (Perù)!
Gli auguri del Card. Sudano a don Antonio
Anche quest’anno si è trovata a festeggiare con noi il suo
65° compleanno Suor Patrizia De Stefano,
delle Ancelle di Santa Teresa di Gesù Bambino.
A lei, che insieme a Suor Giovanna Donnadio opera lodevolmente tra i bambini
della scuola dell’Infanzia in quel di Monte San Giacomo (SA), rinnoviamo
copiosi gli auguri, che si traducono in fraterna preghiera,
per una vita intensamente vissuta nella gioia
e nell’ardore della consacrazione, con quella
schiettezza e fierezza che da sempre la contraddistingue.
”Prendimi per mano, Dio mio, guidami nel mondo a modo tuo.
La strada è tanto lunga e tanto dura,
però con te nel cuor non ho paura!”
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PER IL TRIGESIMO DELLA SCOMPARSA DI GIUSEPPINA MINOZZI
Lo scorso 25 gennaio, i figli Maddalena,
Alessandro e Toni De Amicis, hanno voluto
ricordare la propria mamma GIUSEPPINA
MINOZZI presso la casa atavica di Trigoria,
insieme ai figli, cugini ed ai nipoti. L’incontro è stato aperto da un semplice ma intenso
momento di preghiera, presieduto dal Segretario Generale dell’Opera, don Cesare
Faiazza, il quale ha invitato a fissare lo
sguardo sul mistero della morte alla luce della
risurrezione di Cristo che solo la rischiara (B.
Paolo VI).
Ha ricordato che per Padre Minozzi i
“morti sono vivi” e ci sussurrano parole
buone e ci accompagnano nel cammino non
sempre lineare della vita. L’assemblea si è raccolta insieme attorno alla tavola, finemente
imbandita e allestita da Alessandro e Maddalena con una speciale polenta con salciccia e
verdura nostrana.
Antonio
NELLA PACE DEI GIUSTI
Il 14 gennaio c. a. un attacco cardiaco fulminante ha stroncato
all’improvviso la vita di MARIO CARONE, all’età di anni 65. Ha
lasciato la moglie Rocchina, che è sorella del nostro confratello D.
Francesco Di Corleto, tre figli e due nipoti.
Uomo di indole semplice e buono, ha speso la sua vita tra casa
e lavoro (era carrozziere), dedicando il tempo libero alla ricerca del
tartufo e alla caccia, che era il suo hobby preferito.
Da alcuni anni era in pensione e si sentiva particolarmente lieto e gratificato dalla presenza dei due nipoti, Chiara e Mario, con i quali s’intratteneva volentieri, ridiventando un po’ bambino anche lui, soprattutto nei giorni festivi, quando di norma la
famiglia si riuniva al completo.
Dio, che è Padre di misericordia, lo possa accogliere nella sua dimora di luce e di pace e
possa lenire con la consolazione della fede il dolore immenso di quanti piangono la sua scomparsa improvvisa.
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SPIZZICANDO
]
Il mese di gennaio 2015 sarà certamente ricordato anche nelle pagine della storia per le Dimissioni da Presidente della Repubblica del
Signor Napolitano Senatore Giorgio.
E’ un fatto certamente annunciato ed atteso da molti, temuto da
altri.
Il giorno 14, alle ore 10.35, sono state firmate le dimissioni ed è
partita la procedura delle elezioni, con riti e date dettate proprio dalla
Carta Costituzionale.
La figura di questo Signore che ha rappresentato la massima Magistratura della Repubblica Italiana sarà analizzata dagli storici a
suo tempo. Molti gli aspetti positivi della sua Presidenza, basti ricordare l’accettazione del un nuovo settennato, già consapevole che non
sarebbe arrivato alla fine, perché il momento del Paese era difficile
e le forze politiche litigiose fra loro non erano riuscite a far coagulare
i consensi su una Grande figura rappresentativa.
Questo assioma – Grande figura rappresentativa – è stato detto e
ridetto dai media di tutto il Paese e tantissimi sono stati i nomi tirati
in ballo, ma nessuno ha unanimemente trovato il consenso della
“maggior parte”. Il fatto certo è che nel nostro Paese da molto tempo,
forse troppo, mancano figure veramente di spicco, che si impongono
sul resto. Ci troviamo in un mare di grande mediocrità dove appare
chiaro che l’unico interesse vero è il “proprio particulare” – di guicciardiniana memoria – e manca l’afflato grande e sommamente necessario del “Bene Comune”.
La nostra politica, da quella del più piccolo Comune a quella della
Repubblica, risente di questa grossa mancanza ed i fatti di tutti i
giorni ce ne danno, purtroppo, conferma.
Sapranno i “Grandi elettori” che saranno chiamati ad eleggere il
successore di “Re Giorgio” trovare un degno personaggio?.
Ce lo auguriamo specialmente per il bene della nostra Italia.
m.l.
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ABBONAMENTI
E RINNOVI
Elenco Abbonati
dalla data 01-09-2014 alla data 31-12-2014
€ 10,00
MANZELLA ROCCO - PIETRAGALLA
VALENZIANO ROSA - LUNETTA
STEA RINO - GIOIA DEL COLLE
DI CLEMENTE GIULIO - ROMA
LISI MARTA - POLICORO
D'ANDREA ANTONIA - RIONERO IN VULTURE
TOTO ANTONIO - MONTESARCHIO
€ 15,00
BEVILACQUA PALMO - BARI
BOZZA FRANCO - POTENZA
PASQUALI FANTASIA CARLA - RAIANO
€ 20,00
BACHELET MARIA TERESA - ROMA
FONZI PASQUA - LUNGHEZZA
IMBRENDA GIOVANNI - AVIGLIANO
SANTARELLI ERCOLE - RIETI
STAINO DE DOSSO ARMIDA - SONDRIO
STIGLIANO FRANCO - VALSINNI
FUSCO ELISABETTA - FRANCAVILLA AL MARE
LUPETTI ANTONELLA - ROMA
SPAGNUOLO LUISA - MONTEROSSO AL MARE
STORCHI LUCIANA - ROMA
ARDUO GIUSEPPE - QUALIANO
FORASTIERO ELISA - L'AQUILA
FIORENTINO FRANCESCA - CATANZARO LIDO
MAZZEI TIZIANA - LAMEZIA TERME
€ 25,00
DI BLASI CONCETTA - SIRACUSA
CONCORDIA GIUSEPPE - ISERNIA
POMPEI PROF. GIOVANNI - COLDIRODI
CEFALI' EMANUELA - COOP. P. SEMERIA - CATANZARO LIDO
GENOVA ELEONORA - CATANZARO
VERACI MARIA CRISTINA - PALERMO
POMPEI ESMERALDA - UDINE
CASALENUOVO TERESA - STALETTI
€ 30,00
CIRCEO LAURINO - PESCARA
FABBRI GIORGIO - VILLA FONTANA
FERRANTE TOMMASO - TIRANO
INNAMORATO FRANCO - RIONERO IN VULTURE
PAZIANI ANGELINA - ROMA
STANIZZO GATTI TERESINA - GUIDONIA
D'ANGELO DAVIDE - APRILIA
CARUSO MARIO - PALERMO
CECCARONI BENITO - ANGUILLARA SABAZIA
DI MURO SABINO - NOVA SIRI SCALO
ROSA ITALO - AMATRICE
D'ERAMO DINA - ROCCADIMEZZO
BIZZARRI M. ANTONIETTA - ROMA
BIANCHINI TIBERIO - GIULIANOVA
GUGLIELMI DOMENICO - CHIERI
€ 40,00
CHESSA GIUSEPPE - ROMA
PASCHINO NICOLA - POLICORO
€ 50,00
SCAFIDI IGNAZIO - ROMA
DI VINCENZO ROSSI PASQUA - ROMA
FERRAGINA LEONARDO - MATERA
GIANNETTI MARINO - ROMA
LANCIONE SALVATORE - OFENA
MAINIERI PACE GABRIELLA - MORENA
ACCIAVATTI ACHILLE - ROMA
SPAGNUOLO LUISA - MONTEROSSO AL MARE
GARLETTI ANGELO - PREVALLE
REBOLINO MARIA - GENOVA
BARBARITO GIOVANNI - CHIERI
BOCCUZZI MARIA A. - BARLETTA
SILLANI MARIA - ROMA
SARDONI ALFREDO - ROMA
€ 80,00
LETTA CESARE - PISA
€ 100,00
DI LUZIO ANTONIO - ROMA
SBRANA SOLLINA- AG. ASSICURZIONI S.A.S. - ROMA
FOGLIA CELESTINO - ROMA
€ 150,00
ANCELLE DEL SIGNORE - AMATRICE
€ 200,00
GIULIANO CARCANI ADA - ROMA
VITI VAIS - SINALUNGA
INNAMORATO MICHELE - POTENZA
€ 250,00
DE NIGRIS ELISA - NAPOLI
€ 500,00
GIANNI ENNIO - ROMA
Paganti Almanacco
dalla data 01-09-2014 alla data 31-12-2014
€ 5,00
TARTARO TERESA - CASERTA
IEPPARIELLO CATERINA - CATANZARO LIDO
CEFALI' EMANUELA - COOP. P. SEMERIA - CATANZARO LIDO
GENOVA ELEONORA - CATANZARO
€ 6,00
NAZARI DINO - CASTELLANZA
€ 10,00
DAGGIANO DINO - CARDANO AL CAMPO
DE NICOLA GIANNA - PAVIA
DI COSTANZO LUCIA - COLLE MARINO
FACCIOTTO GIANNI - COGGIOLA
MOLTENI DANIELE SINGER - COMO
NOTARO MARIA - MATERA
TRAPASSO GIOVANNA - CATANZARO LIDO
€ 15,00
COSENTINO GRAZIELLA - CASTROVILLARI
€ 20,00
BORESTA LUIGI - MACERATA FELTRIA
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