SERVIZIO AMBIENTE E
DIFESA DEL TERRITORIO
Ufficio VIA e Sviluppo Sostenibile
www.provincia.fe.it/agenda21/agenda.htm
SERVIZIO GEOLOGICO
PROTEZIONE CIVILE ed ENERGIA
Unità Organizzativa Energia
file:relseratarisparmio.doc
Consumatori passivi?
…no grazie.
SERATE DI APPROFONDIMENTO SUL TEMA DELL’ECOLOGIA DOMESTICA
……….come risparmiare sul bilancio di casa e vivere meglio.
Come risparmiare energia nelle nostre case.
Il sole: la nuova energia.
Relazione a cura di:
Roberto Ferrigato e Sergio Riccio
Comune di Ferrara – Servizio Geologico, Protezione Civile ed Energia
v. G. Marconi 35 - 44100 Ferrara - Tel. 0532/418777 - Fax 0532/771123
Ferrara 5-11-18 Giugno 2002
ASSESSORATO
ECOLOGIA URBANA
Centro IDEA
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Per produrre UNA TONNELLATA di…
carta riciclata bastano:
carta da cellulosa vergine occorrono:
•
•
•
•
•
•
nessun albero
1.800 litri d’acqua
2.700 kWh di energia elettrica
15 alberi
440.000 litri d’acqua
7.600 kWh di energia elettrica
Tratto dal Supplemento al N. 4 di Arpa Rivista Luglio-Agosto 2000
Questo documento è stato stampato da Provincia di Ferrara e Comune di Ferrara su:
carta riciclata
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Come risparmiare energia nelle nostre case.
PREMESSA
L’energia rappresenta un elemento fondamentale per l’attività e lo sviluppo della nostra
società. La produzione e il modo di utilizzare l’energia giocano un ruolo determinante nella
sostenibilità di un modello di vita come il nostro che si basa su una richiesta sempre
maggiore di servizi, quindi di energia, con un conseguente crescente sfruttamento di risorse
naturali e un eccessivo rilascio di rifiuti.
Nelle case italiane si consumano ogni anno circa 27,5 milioni di tonnellate di petrolio
(Mtep), che corrispondono circa al 18% dei consumi totali. Gran parte dell’energia che
consumiamo serve per riscaldarci e negli ultimi anni anche per raffrescarci, infatti in
corrispondenza dei periodi estivi con temperature elevate si rilevano dei grossi picchi di
consumo di energia elettrica.
Risparmiare energia vuol dire inquinare di meno, rispettare l’ambiente, ma anche, cosa non
trascurabile, risparmiare denaro.
Ciascuno di noi, nel rapporto con il luogo in cui vive e nei comportamenti quotidiani, può
operare delle scelte tali da consentire l’ottenimento di significativi risultati in termini di
risparmio energetico e tutela ambientale.
Infatti spesso è sufficiente porre maggiore attenzione ai problemi energetici già in fase di
realizzazione o di ristrutturazione dell’edificio, tenendo in maggiore considerazione aspetti
che talvolta vengono posti in secondo piano.
In oltre, mediante un uso razionale dell’energia, che si manifesta anche attraverso piccoli
accorgimenti o comportamenti da assumere quotidianamente all’interno delle nostre
abitazioni, è possibile ottenere lo stesso confort consumando meno energia.
L’Orientamento:
L’esposizione della casa e le caratteristiche del suo “involucro” hanno effetti importanti sul
consumo di energia. La sua collocazione influisce notevolmente sul comportamento termico
sia in inverno che in estate, poiché al variare della forma di edificio e dell’orientamento
variano l’esposizione al sole ed al vento.
In inverno l’obiettivo è quello di massimizzare gli apporti solari e di proteggersi dai venti, in
estate invece è necessario dissipare il calore e limitare gli apporti solari. Alle nostre latitudini
in inverno il sole sorge a Sud-Est e tramonta a Sud-Ovest, rimanendo relativamente basso
sull’orizzonte. In estate invece il sole sorge a Nord-Est e tramonta a Nord-Ovest dopo aver
percorso un arco più alto nel cielo; gli angoli di incidenza rispetto ad una superficie
orizzontale sono infatti, in media, pari a circa 30 gradi in inverno e 65 gradi in estate.
In generale una esposizione a Sud permette una migliore insolazione in inverno quando il
sole è quasi perpendicolare alla parete ed una riduzione degli apporti solari in estate quando il
sole alto incide sulla parete con molta inclinazione. E’ quindi a Sud che devono essere
preferibilmente collocati gli ambienti maggiormente utilizzati e le vetrate più ampie.
La Vegetazione:
L’utilizzo di alberi attorno alla casa crea ombreggiature, favorisce la ventilazione in estate e
protegge dai venti in inverno: può quindi svolgere un ruolo importante anche ai fini di un
miglioramento del microclima.
La quantità di radiazione solare trasmessa attraverso gli alberi ad alto fusto e foglie caduche è
infatti del 15-30% in estate (quando la pianta è piena di foglie), del 55-65% in inverno (rami
senza foglie).
La vegetazione inoltre può essere usata per frenare il vento in inverno con filari sempre verdi
o per incanalarlo d’estate con una vegetazione decidua.
Il Prato:
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Anche un prato costituisce uno strumento per la riduzione del calore durante l’estate.
Un pavimenti di asfalto o privo di vegetazione rilascia nelle ore notturne il calore accumulato
durante il giorno, ritardando il refrigerio notturno; la vegetazione al contrario, assorbe la
radiazione solare, compensa in parte l’emissione di calore dai muri caldi e contribuisce a
mantenere più fresco l’ambiente esterno.
L’Isolamento termico:
In inverno una parte del calore prodotto dalla caldaia si disperde verso l’esterno, mentre in
estate il caldo penetra dentro la casa attraverso le pareti e gli infissi. Possiamo ostacolare il
cammino del calore con opportuni sistemi di isolamento “le coibentazioni”.
L’isolamento delle pareti esterne della casa (dall’esterno, dall’interno e nell’intercapadine)
consente un risparmio sulla bolletta del gas pari al 20-25%. Circa l’80% delle dispersioni di
calore passa attraverso le finestre, le pareti ed il tetto e la restante attraverso i cattivi infissi di
porte e finestre.
E’ opportuno coibentare i cassonetti che rappresentano un punto di notevole dispersione di
calore.
L’isolamento delle pareti dall’esterno (sistema a cappotto) è normalmente la soluzione più
efficiente ed è conveniente soprattutto quando è previsto un rifacimento della facciata e
quando non è presente un’intercapedine nei muri esterni.
L’isolamento delle pareti dall’interno, ottenuto applicando un pannello di materiale isolante, è
meno costoso, consente un isolamento più selettivo ad esempio solo nelle stanze più fredde),
ma riduce lo spazio abitabile e può richiedere la rimozione di radiatori e prese elettriche.
L’isolamento delle pareti, ottenuto inserendo, nell’intercapedine (quando è presente) un
materiale isolante, è un intervento non troppo complicato né eccessivamente costoso.
Tra tutte le superfici esterne spesso il tetto è quello che disperde più calore: isolare il sottotetto
adagiando l’isolante sul pavimento del solaio non è difficile ed è solitamente poco costoso.
Molto spesso le cantine e i garage disperdono il calore proveniente dai locali superiori abitati
e riscaldati: in questo caso è utile isolare il soffitto dei locali non riscaldati.
Anche le finestre contribuiscono a disperdere calore bisogna allora sostituire quelle vecchie,
dotate di un solo vetro, con altre dotate di vetro-camera oppure aggiungere un secondo
serramento dietro o davanti a quello esistente. Non occorre “sigillare” la casa, soluzione che
provocherebbe problemi di muffe, condensa, ed in generale un’aria malsana all’interno delle
abitazioni, è consigliato a questo proposito arieggiare gli ambienti tenendo aperte le finestre
per non più di 10-15 minuti al giorno per non abbassare troppo la temperatura interna.
L’Impianto Termico:
Ogni anno in Italia, per riscaldare le nostre abitazioni bruciamo circa 14 miliardi di metri cubi
di gas, 6,5 miliardi di litri di gasolio, oltre a 2,4 milioni di tonnellate di combustibili solidi,
come il carbone e la legna. E così facendo si riversano nell’aria circa 370.000 tonnellate di
sostanze inquinanti come ossidi di zolfo e di azoto, monossido di carbonio e oltre 40 milioni
di tonnellate di anidride carbonica.
Il riscaldamento infatti oltre a pesare sulla bilancia energetica risulta essere, dopo il traffico la
maggiore causa dell’inquinamento delle nostre città.
Da alcuni anni, tutta la normativa che riguarda la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la
manutenzione degli impianti di riscaldamento è stata modificata con l’obiettivo di contenere i
consumi di energia. La legge n.10/91 e i successivi decreti di attuazione, in particolare il
D.P.R. 412/93 e le sue successive modifiche, hanno trasformato i più recenti criteri tecnici per
l’uso razionale dell’energia in disposizioni alle quali tutti devono attenersi.
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Gli edifici nuovi, costruiti dopo il 01/08/1994 devono essere progettati e realizzati in modo da
rispettare le nuove normative. Queste considerano l’impianto termico e l’edificio come un
unico sistema che deve essere quanto più possibile efficiente dal punto di vista energetico e,
naturalmente, sicuro. Anche nel caso di ristrutturazione dell’impianto termico, installazione di
un nuovo impianto in edificio esistente e di sostituzione della caldaia con potenza superiore a
35 kW è obbligatorio depositare presso il Comune una relazione tecnica nella quale sono
riportati i dati progettuali che devono rispettare i parametri di legge.
Per sfruttare al meglio l’energia contenuta nel combustibile e per garantire la sicurezza e
proteggere l’ambiente, l’impianto di riscaldamento deve essere ben tenuto e correttamente
regolato. La legge impone un intervento di controllo e manutenzione almeno una volta
all’anno e un controllo dei fumi, con cadenze diverse a seconda della potenzialità del
generatore di calore, che nel caso di caldaie sotto i 35 kW risulta essere una volta ogni due
anni. I dati dei controlli vanno riportati sul libretto di impianto o di centrale.
A partire dall’Aprile 2000, con l’entrata in vigore del DPR 551/99, l’operatore preposto alla
manutenzione dell’impianto termico deve obbligatoriamente redigere, ogni qualvolta
intervenga, il rapporto di controllo tecnico (denominato allegato H) apponendo la propria
firma per assunzione di responsabilità e rilasciando una copia al responsabile dell’impianto
che deve firmare per presa visione. Nel rapporto di controllo tecnico sono riassunte tutte le
operazioni minime che l’operatore deve eseguire indicando la positività o meno della verifica
compiuta. Sulla base dei risultati delle verifiche condotte, l’operatore può formulare
osservazioni, raccomandazioni o prescrizioni alle quali l’utente deve attenersi.
Se dalla manutenzione dell’impianto ed in particolare dall’analisi dei fumi del generatore di
calore dovesse emergere un basso rendimento bisogna provvedere, entro 300 giorni, alla
sostituzione del generatore stesso con uno ad alto rendimento (per questo intervento oggi si
può beneficiare di agevolazioni fiscali). Nelle caldaie convenzionali i fumi escono ad un’alta
temperatura. Si tratta di prezioso calore buttato via e questo è uno spreco che costa caro. Oggi
in commercio esistono delle caldaie dette a “condensazione” perché riescono a recuperare
questo calore residuo sottraendolo ai fumi stessi e permettendo così dei risparmi fino al 20%
di combustibile.
E’ consigliato mantenere in inverno una temperatura non superiore i 20°C (la legge impone un
massimo di 22°C) perché innalzare la temperatura anche solo di 1°C vuol dire aumentare i
consumi circa dell’8%.
Durante la notte è consigliato mantenere il termostato a 16°C.
La legge pone l’obbligo di avere un sistema di programmazione (cronotermostato) della
temperatura nell’arco delle 24 ore, se a questo sistema si aggiunge l’uso di valvole
termostatiche su ogni radiatore si ottiene lo scopo di equilibrare meglio, dal punto di vista
termico, le diverse zone dell’alloggio o dell’edificio con considerevole risparmio d’energia
che in taluni casi può raggiungere anche il 20%.
Negli impianti centralizzati l’uso combinato delle valvole termostatiche e dei
contabilizzatori d’energia consente, oltre ai benefici di cui al punto precedente, di stabilire
con precisione i reali consumi di ciascun utente con la conseguenza di mantenere i vantaggi di
un impianto centralizzato e contemporaneamente avere la possibilità di gestire l’impianto
autonomamente.
Qualunque sia il tipo di radiatore installato è importante non ostacolare la circolazione
dell’aria; è quindi sbagliato nasconderli dietro copritermosifoni o dietro le tende: la copertura
dei radiatori può comportare uno spreco di energia fino al 40%.
Se il radiatore è posto su una parete esterna è consigliabile inserire tra radiatore e parete un
pannello isolante con la faccia riflettente rivolta verso l’interno.
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Cercare di porre rimedio alle eventuali perdite di calore dovute al cattivo isolamento delle
tubazioni, che collegano i corpi scaldanti con la caldaia, facendole coibentare laddove sia
possibile.
Periodicamente si può provvedere allo svuotamento dell’impianto con conseguente pulizia
interna dei radiatori per aumentare lo scambio termico e quindi l’efficienza.
Nella nostra città è presente da anni il teleriscaldamento da fonte geotermica per cui, in
presenza di impianti termici di una certa potenza che di solito sono di tipo centralizzato, è
vivamente consigliato il loro allacciamento.
IL Raffrescamento
La temperatura ottimale per gli ambienti in estate è di 26°C con un’umidità del 55%.
Una temperatura, e soprattutto un’umidità, significativamente superiore rende difficile
l’attività lavorativa, può provocare sbalzi di pressione ad anziani e malati, richiede al corpo
umano di dissipare il calore in quantità superiore a quanto avviene di solito.
Il Ventilatore può evitare pericolosi collassi agli anziani e consente di svolgere attività
sedentarie (studio, lavoro d’ufficio). Il suo effetto sul nostro corpo è di favorire la
traspirazione (fa evaporare meglio il sudore dalla superficie della pelle), e di migliorare lo
scambio di calore tra la pelle e l’aria.
Il Condizionatore è un apparecchio in grado di trasferire calore da un ambiente più freddo ad
uno più caldo, operando con lo stesso principio del frigorifero. Un altro effetto del
condizionatore è di diminuire l’umidità dell’aria, poiché una notevole quantità di umidità
(sottoforma di vapore acqueo) si condensa a contatto con i tubi freddi del condizionatore
diventando acqua (ecco perché i condizionatori “sgocciolano”).
Alcuni piccoli consigli:
- regolare il condizionatore in modo tale da non abbassare di troppi gradi la temperatura
degli ambienti;
- non lasciare le finestre aperte durante il funzionamento.
Il condizionatore non serve solo a rinfrescare. I modelli dei condizionatori “a pompa di
calore”, permettono sia di raffrescare la casa in estate che di riscaldarla nella stagione più
fredda anche se è necessario fare attenzione alle temperature molto basse (inferiori a – 5°C)
perché la batteria di scambio posta all’esterno potrebbe ghiacciare e quindi la pompa di calore
funzionare male.
L’Illuminazione:
In Italia, la quota di energia elettrica destinata all’illuminazione domestica è superiore ai 6
miliardi di kWh, corrispondente a circa il 13,5% del consumo totale di energia elettrica nel
settore residenziale.
L’Illuminazione incide sui consumi elettrici di una casa per circa il 10-25%.
E’ possibile ridurre i consumi dal 50% al 80%. Come ?
Illuminare significa consumare energia e quindi spendere: a seconda di quale lampada si
sceglie cambiano notevolmente, oltre la qualità di luce ottenuta, anche i consumi.
Tutte le lampade attualmente in commercio possono essere suddivise, in base alla modalità
con cui viene generata la luce, in due grandi categorie:
- ad incandescenza
- a scarica elettrica in gas (a fluorescenza).
Le lampade ad incandescenza
Le comuni lampadine, le più diffuse nelle nostre case, sono costituite da un bulbo in vetro dal
quale è stata tolta l’aria e successivamente riempito con un gas inerte; al suo interno, un
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filamento di tungsteno attraversato dalla corrente elettrica diventa incandescente, emettendo
una certa quantità di luce.
Hanno il vantaggio di costare poco e di essere disponibili in diverse forme. La loro durata è
mediamente di 1000 ore e la loro efficienza piuttosto modesta. Emettono luce di tonalità
“calda” e l’indice di resa cromatica (capacità di distinguere agevolmente i colori) ha il valore
massimo: 100
Con l’invecchiamento le lampade emettono sempre meno luce (pur consumando sempre la
stessa energia) e quindi è bene che, superata la vita media, vengano sostituite.
Vantaggi
• Ottima resa cromatica
• Ampia gamma di dimensioni e forme
• Basso costo
Svantaggi
• Durata limitata (circa mille ore)
• Scarsa efficienza (12 lumen/Watt)
• Elevato calore
Fanno parte delle lampade ad incandescenza anche le lampade “alogene” al cui interno viene
introdotta una miscela di alogeni (essenzialmente bromo), che crea un processo di
rigenerazione del filamento: quando il filamento raggiunge una determinata temperatura (circa
3000 gradi Kelvin), gli atomi di tungsteno che evaporano dal filamento, dopo essersi
combinati chimicamente con gli alogeni, si ridepositano sul filamento per cominciare un altro
ciclo. In una lampada normale tali atomi si depositano invece sul vetro del bulbo e lo
anneriscono.
Rispetto alle lampade tradizionali hanno una maggiore efficienza luminosa e una durata
doppia (2000 ore). Sono usualmente impiegate per l’illuminazione indiretta; in questo caso
sono necessarie potenze elevate (200-300 watt) e tale soluzione è tra quelle più inefficienti in
quanto circa metà della luce emessa dalla lampada viene dispersa.
Vantaggi
• Ottima resa cromatica
• Prezzo contenuto
• Buon direzionamento della luce
• Luce gradevole
• Dimensioni ridotte
Svantaggi
• Durata ancora limitata (circa 2000 ore)
• Scarsa efficienza (22lumen/Watt)
• Alti consumi
Le lampade a scarica elettrica in gas
Alla famiglia delle lampade a scarica in gas appartengono le lampade fluorescenti.
Esse sono costituite da un contenitore di vetro, con elettrodi sigillati all’estremità, all’interno
del quale si trovano vapore di mercurio e un gas con particolari sostanze fluorescenti che
trasformano le radiazioni ultraviolette invisibili, prodotte all’interno del tubo stesso quando si
innesca la scarica nel vapore di mercurio, in radiazioni luminose visibili.
Possiamo suddividere le lampade fluorescenti in:
- lampade fluorescenti tubolari
- lampade fluorescenti compatte e compatte integrate elettroniche
-
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Le lampade fluorescenti tubolari sono disponibili, come ricorda lo stesso nome, nelle usuali
forme tubolari o circolari (Neon) e in versioni compatte (a basso consumo) con attacco a vite
per poter sostituire direttamente le lampade ad incandescenza.
Vantaggi
• Buona resa cromatica
• Elevata efficienza (100 lumen/watt)
• Lunga durata (fino a 12.000 ore)
Svantaggi
• Dimensioni scomode
• Attacchi speciali
Le lampade fluorescenti compatte e compatte integrate elettroniche sono state introdotte
all’inizio degli anni 80 allo scopo di mettere a disposizione degli utenti sorgenti luminose che,
pur avendo dimensioni e tonalità di luce simili a quelle delle lampade ad incandescenza,
fossero caratterizzate da un’efficienza luminosa e da una durata di vita notevolmente
superiori.
I principi di funzionamento sono simili a quelli dei neon e riducono i consumi di energia
elettrica dell’80%. Negli ultimi anni sono molto migliorate in resa cromatica ed attualmente
sono disponibili in diverse forme e dimensioni.
La loro durata è di circa 12.000 ore, anche se accensioni e spegnimenti frequenti, possono
ridurne notevolmente la durata.
Vantaggi
• Buona resa cromatica
• Elevata efficienza
• Lunga durata
• Dimensioni modeste
• Attacco a vite
• In poco più di un anno il maggior costo iniziale viene ripagato dal minor consumo
Svantaggi
• Costo iniziale
Chi più spende, meno spende
Da tutto quello che abbiamo detto è possibile constatare che ad un maggior costo iniziale per
un determinato tipo di lampada, corrisponde un minor costo di gestione, dovuto a minori
consumi e a una vita più lunga.
Possiamo notare come cambia la spesa annua per l’illuminazione a seconda delle lampade che
si utilizzano. A titolo di esempio valutiamo tre diverse soluzioni per illuminare un ambiente
(soggiorno di 20 mq) prendendo in considerazione un periodo di 5 anni. Il costo del kWh
viene calcolato in lire 300.
Ad un costo iniziale modesto per l’acquisto della lampadina ad incandescenza, può
corrispondere una spesa elevata per il suo utilizzo. Gli elementi da considerare per calcolare i
costi reali dell’illuminazione sono, infatti, l’efficienza, i consumi e la durata della vita delle
lampadine.
Per avere l’illuminazione desiderata, potremo scegliere tra 3 lampade ad incandescenza da
100 W, oppure 2 alogene da 100 W, oppure 3 fluorescenti compatte da 25 W o, infine, 3
fluorescenti compatte elettroniche da 20 W.
Se consideriamo il caso di lampade accese per 2000 ore all’anno (in media, poco meno di 6
ore al giorno) in 5 anni dovremo acquistare, nel primo caso ben 30 lampadine ad
incandescenza (durano solo 1000 ore l’una) e spendere quindi 60.000 lire; nel secondo 10
lampade alogene (durano 2000 ore l’una) con un costo di 100.000 lire, mentre nel terzo e nel
quarto le 3 fluorescenti compatte comprate all’inizio ci dureranno per tutti i 5 anni (durata di
ognuna: 10.000 ore) con una spesa di 60.000 lire o 108.000 a secondo del tipo scelto
(tradizionale o elettronica).
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Quindi, scegliendo le lampade alogene, si ottiene un risparmio di circa 260.000 lire rispetto
alle comuni lampade ad incandescenza. Con le lampade fluorescenti il risparmio che si può
ottenere sale fino a circa 670.000 lire.
In ogni caso, sostituire le lampade ad incandescenza risulta vantaggioso: l’investimento
dovuto all’acquisto delle nuove lampade si recupera in tempi brevi.
Ecco, infine alcuni consigli pratici
Per illuminare correttamente un ambiente non è necessario aumentare la potenza delle
lampadine, e quindi i consumi, basta scegliere il tipo di lampada giusta e la posizione più
opportuna. Il lampadario centrale non è una soluzione vantaggiosa in termini energetici: è
meglio distribuire le lampade in funzione delle attività da svolgere.
Dovendo scegliere un lampadario centrale è meglio utilizzarne uno con una luce sola (una
lampada da 100 watt fornisce la stessa illuminazione di 6 lampadine da 25 watt, consumando
il 50% in meno), oppure, nel caso di un interruttore doppio si può installarne uno a due luci,
una di potenza debole e una di potenza maggiore.
L’Illuminazione con lampada da terra o da parete, è migliore perché non crea zone d’ombra e
dà una luce diffusa; si possono utilizzare apparecchi a luce diffusa tipo abatjour oppure
apparecchi con lampade alogene.
Per illuminare sculture, quadri, particolari oggetti, l’illuminazione più idonea è quella data dai
faretti che creano un fascio di luce diretta.
Nella zona pranzo è meglio utilizzare una luce sospesa concentrata sul tavolo oppure una
lampada da terra, con braccio curvo, che illumini il tavolo.
Per le scrivanie sono da preferire le lampade da tavolo con braccio orientabile.
Nei bagni sono sufficienti plafoniere a soffitto o faretti ad accensione separata, vicino allo
specchio.
Appliques e plafoniere sono una valida soluzione anche per i corridoi e per tutti gli ambienti
di transito che non richiedono una forte illuminazione.
In cucina, oltre all’illuminazione generale, occorre prevedere luci sotto i pensili, sui piani di
lavoro e sul piano di cottura da utilizzare solo dove e quando servono.
Mantenere sempre pulite le lampade perché la polvere toglie loro efficienza pur consumando
la stessa energia.
Le pareti degli ambienti dovrebbero essere tinteggiate con colori chiari.
Dove sono installate lampade alogene o ad incandescenza normali di una certa potenza,
prevedere di far installare un regolatore di luci elettronico che regola la loro intensità
luminosa permettendo così di avere l’intensità di luce voluta e, contemporaneamente, ottenere
un risparmio energetico.
Gli Elettrodomestici
Le nostre case sono ormai piene di tutti quegli elettrodomestici, quali frigorifero,
lavastoviglie, televisori, videoregistratori, radio, forni elettrici e a microonde, robot, phon,
scope elettriche, ferri da stiro, di cui non possiamo più farne a meno. Possiamo però utilizzarli
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in modo più efficiente. Ridurremo così i consumi di energia e quindi l’impatto con l’ambiente,
e nello stesso tempo risparmieremo anche denaro.
Il primo consiglio valido per tutti gli elettrodomestici, è di preferire i modelli di più recente
produzione, controllando, dove è già presente, l’”etichetta energetica”: l’adesivo colorato
che si trova su alcuni elettrodomestici e che permette di conoscere caratteristiche e consumi di
ciascun modello e di valutarne i costi di esercizio.
Recependo una direttiva europea, nel 1995 è stata introdotta anche in Italia l’etichettatura
energetica per frigoriferi e congelatori (divenuta operativa nel novembre del 1998) e da
maggio 1999 anche per le lavatrici.
L’etichetta energetica permette di conoscere caratteristiche e consumi e di valutare fin dal
momento dell’acquisto i costi di esercizio di ciascun modello.
L’informazione più importante riportata dall’etichetta è relativa all’efficienza energetica. Una
serie di frecce di lunghezza crescente, associate alle lettere dalla A alla G, permettono di
confrontare i consumi dei diversi apparecchi e di scegliere il frigorifero o il congelatore che
consuma meno.
La lettera A indica consumi minori mentre le lettere dalla B in poi indicano consumi via via
maggiori. Scegliendo un modello di classe A o B rispetto ad uno di classe C o D (le più
diffuse) si può risparmiare dalle 60.000 alle 80.000 lire all’anno.
Frigorifero e Congelatore
I consumi medi dei frigoriferi e congelatori sono circa di 500 kWh all’anno e rappresentano il
27% dei consumi elettrici complessivi.
Poiché il frigorifero rimane sempre acceso, anche piccole variazioni dei consumi tra un
modello e l’altro possono, in un anno, garantire un risparmio non trascurabile.
Un frigorifero sovradimensionato consuma più energia del necessario; in una famiglia di 4
persone un frigo di 280-300 litri è più che sufficiente.
Alcuni piccoli consigli:
- Prima di acquistarne uno nuovo confrontare i consumi sull’etichetta energetica.
- Posizionare il frigorifero o il congelatore in luoghi aerati, lontano da fonti di calore.
- Lasciare almeno 10 centimetri dietro, sopra e sotto l’apparecchio. La griglia collocata
dietro al frigo ha infatti la funzione di uno scambiatore di calore tra il fluido
frigorigeno che porta via il calore dall’interno del frigo e l’aria. La temperatura del
fluido è dell’ordine di 40°C e per poter cedere calore all’aria ha bisogno che l’aria
stessa non si surriscaldi. Infatti nei climi caldi il frigo può smettere di funzionare.
- Regolare il termostato su una posizione intermedia, poiché posizioni più fredde
comportano un aumento inutile dei consumi del 10-15%)
- Non introdurre mai cibi caldi nel frigo o nel congelatore, poiché il vapore d’acqua
contenuto nei cibi si condensa sulle pareti contribuendo alla formazione della brina,
con conseguente aumento dei consumi. La brina è infatti un ottimo isolante e quindi
ostacola la sottrazione di calore dall’interno del frigo.
- Tenere aperto lo sportello il più brevemente possibile.
- Non riempirlo in modo tale da impedire la circolazione interna dell’aria (specialmente
se si tratta di un modello no-frost).
- Controllare periodicamente le guarnizioni dello sportello.
Non dimentichiamo infine i criteri di sicurezza: un elettrodomestico del freddo è un
apparecchio elettrico, e come tale va usato:
- al momento dell’acquisto, controllare che l’apparecchio sia stato prodotto secondo le
norme di sicurezza: cercare la scritta obbligatoria CE, il marchio IMQ o altri marchi
riconosciuti a livello europeo
- non toccare l’apparecchio se il pavimento è bagnato, specialmente a piedi nudi
- verificare, prima di metterlo in funzione, che l’impianto elettrico di casa sia sicuro
- staccare l’alimentazione elettrica prima di pulire l’apparecchio.
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La Lavatrice
Prima di acquistarne una nuova confrontiamo i consumi sull’etichetta energetica, divenuta
obbligatoria per le lavatrici dal maggio 1999. Ogni ciclo della lavabiancheria costa in media
circa 0,25 € cui vanno aggiunti il costo dell’acqua e detersivo.
Ma con piccoli accorgimenti anche con questo elettrodomestico si può risparmiare fino al
30% sui consumi.
Alcuni piccoli consigli:
- Utilizzare la lavatrice solo a pieno carico o con il tasto economizzatore.
- Scegliere correttamente il programma. Quello a 90°C serve esclusivamente per un
bucato di tessuti resistenti molto sporchi: si consuma molta elettricità per scaldare
l’acqua e molto detersivo (circa il 20% in più) perché, generalmente, questo
programma prevede il prelavaggio. La temperatura dell’acqua, inoltre, deteriora più
rapidamente la biancheria.
- Preferire i programmi di lavaggio a temperature non elevate (40°-60°C) considerando
che oggi esistono detersivi molto attivi anche a basse temperature, in grado di
garantire ottimi risultati.
- Controllare la quantità di detersivo in base alla durezza dell’acqua, senza mai
esagerare: ne serve sempre meno di quanto pensiamo; verifichiamolo con la tabella
presente sulle confezioni di detersivo. Quando si usa un’acqua “dolce”(minore di 15
gradi francesi) è sufficiente una dose di detersivo molto inferiore rispetto a quando si
usa un’acqua “dura” (maggiore di 25 gradi francesi).
- Non superare mai le dosi di detersivo consigliate dalle case produttrici, perché il
detersivo incide molto sui costi del bucato e concorre all’inquinamento. Facciamo
qualche prova di lavaggio con dosi ridotte: può darsi che rimarremo soddisfatti!
- Pulire frequentemente il filtro: le impurità e il calcare accumulato ostacolano lo
scarico dell’acqua.
- Usare i prodotti decalcificanti insieme al detersivo: evitano la formazione di depositi e
facilitano le funzioni del detersivo soprattutto con acqua dura.
- Evitare se possibile l’asciugatura del bucato attraverso macchine asciugatrici poiché
per riscaldare l’aria necessaria all’asciugatura occorre molta energia. Usiamo il sole,
costa meno e non inquina.
La lavatrice, da sola, è responsabile di una quota cospicua dei consumi elettrici delle nostre
abitazioni; questo consumo è dovuto soprattutto al riscaldamento dell’acqua per il lavaggio,
mentre solo una piccola percentuale serve ad azionare il motore.
Alcune lavatrici possono essere alimentate direttamente con l’acqua calda: questa soluzione è
particolarmente conveniente se è possibile, ad esempio, collegare la lavatrice direttamente ad
uno scaldacqua a gas non troppo lontano oppure ancora meglio uno scaldacqua a pannelli
solari; in questo modo si risparmia energia elettrica, i tempi di lavaggio diminuiscono e
l’interruttore generale non “stacca” sempre la corrente se si accendono contemporaneamente
altri elettrodomestici.
La Lavastoviglie
Oggi esistono apparecchi in grado di offrire risultati migliori rispetto alle vecchie
lavastoviglie, con minori consumi di energia elettrica, di acqua e di detersivo. Infatti,
diminuendo la quantità di acqua necessaria per un ciclo di lavaggio (in dieci anni si è passati,
in media, da 45 a 25 litri) occorre anche meno energia per portare l’acqua alla giusta
temperatura ed è sufficiente una minore quantità di detersivo.
Le lavastoviglie tradizionali consumano, per il ciclo più lungo, circa 2,5 kWh; i modelli
nuovi, invece, tra 1,4 e 1,8 kWh.
I consumi risultano ridotti drasticamente quando si utilizzano i cicli cosiddetti “rapidi” (circa
0,7 kWh), in quanto diminuiscono i tempi di lavaggio e, di conseguenza, i consumi di
elettricità. Per un lavaggio completo i modelli più vecchi hanno bisogno di circa 40 g di
detersivo, quelli più moderni solo di 20 g.
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Alcune lavastoviglie possono essere alimentate direttamente con l’acqua calda: questa
soluzione è particolarmente conveniente se è possibile, ad esempio, collegare l’apparecchio
direttamente ad uno scaldacqua funzionante a gas oppure attraverso l’utilizzo di pannelli
solari.
Alcuni piccoli consigli:
- Disporre le stoviglie correttamente nella macchina, avendo cura di asportare i residui
più grossi delle pietanze per evitare il pericolo di intasamento del filtro con
conseguente riduzione dell’efficacia del lavaggio
- Utilizzare il ciclo intensivo solo nei casi in cui sia veramente necessario, quando cioè
le stoviglie sono particolarmente sporche: lava in tempi molto lunghi, a temperature
elevate, quindi con grande consumo di energia.
- Usare il lavaggio rapido a freddo quando ci sono poche stoviglie da lavare. Questo
ciclo consentirà di ultimare il carico a fine giornata, senza cattivi odori ed
incrostazioni troppo dure sui piatti in attesa del lavaggio completo.
- Adottare il programma “economico” per le stoviglie poco sporche. E’ un ciclo di
lavaggio a temperatura più bassa che, a volte, non prevede la fase di asciugatura
consumando così meno energia.
- Utilizzare esclusivamente detersivi specifici per lavastoviglie e rispettare le dosi
consigliate dalle case produttrici: una quantità maggiore di detersivo non lava di più,
ma inquina di più.
- Far funzionare la lavastoviglie solo a pieno carico: il consumo di elettricità e di
detersivo è uguale sia con l’apparecchio pieno che vuoto.
- Eliminare l’asciugatura con l’aria calda. La semplice circolazione dell’aria, aprendo lo
sportello a fine lavaggio, è sufficiente ad asciugare le stoviglie e consente un risparmio
di circa il 45% di energia, riducendo la durata del ciclo di almeno 15 minuti.
Lo scaldacqua
La quantità di energia necessaria per garantire l’utilizzo medio giornaliero di acqua calda (150
litri a 48°C) è di 5,7 kWh. Considerando un consumo pressoché costante durante tutto l’arco
dell’anno, si ottiene un fabbisogno energetico di 2098 kWh/a. Si tratta di una quantità
modesta, se paragonata al consumo annuo per il riscaldamento (valutabile tra il 10 ed il 20%
di esso)
Si possono utilizzare diversi dispositivi:
- Lo scaldacqua istantaneo a gas, da solo o inserito nella caldaia monofamiliare
- Il bollitore ad accumulo, collegato alla caldaia condominiale
- Lo scaldacqua elettrico
- Lo scaldacqua solare
L’energia solare è molto adatta a produrre acqua calda ad uso sanitario, perché si tratta di un
consumo costante tutto l’anno. Quando manca il sole, si utilizza il gas in inverno, mentre in
estate può bastare anche una resistenza elettrica (solo in situazioni di estrema necessità). Lo
scaldacqua istantaneo a gas è un sistema molto efficiente, mentre quello elettrico comporta un
grosso spreco.
Alcuni piccoli consigli:
- Al momento dell’acquisto scegliere un apparecchio a gas piuttosto che elettrico.
- Regolare il termostato che imposta la temperatura dell’acqua calda al valore
consigliato dalla legge (48°C, con un margine in più o in meno di 5 gradi).
- Cerchiamo di programmare l’accensione con un timer (quel dispositivo che regola
automaticamente accensione e spegnimento).
- Effettuiamo periodicamente la manutenzione per eliminare calcio e incrostazioni.
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-
Se è possibile, installare un pannello solare. Oltre ad un minor inquinamento
dell’ambiente risparmieremo energia. Una volta ammortizzato il costo dell’impianto si
disporrà di acqua calda gratuita ed ecologica.
Installare lo scaldacqua vicino al punto di utilizzo per evitare inutili dispersioni di
calore dell’acqua calda attraverso i tubi.
Evitare di fare bagni frequenti nella vasca, preferendo le docce.
Il Forno
Quale tipo di forno consuma meno: elettrico, a gas o a microonde?
I tempi di cottura e la potenza assorbita dal forno a microonde sono inferiori rispetto al forno
elettrico (con una riduzione dei consumi di oltre il 50%); il forno a gas è invece preferibile a
quello elettrico per ragioni economico-ambientale (il gas costa meno dell’elettricità e a parità
di calore fornito inquina 3 volte in meno).
Il forno a microonde (onde elettromagnetiche ad alta frequenza prodotte da energia elettrica)
riscalda le parti liquide degli alimenti, grazie all’assorbimento di energia elettromagnetica da
parte dell’acqua in esse contenuta; ecco perché, ad esempio, il “ripieno” di un alimento risulta
più caldo delle parti esterne.
Il forno a microonde genera al suo interno onde ad alta frequenza (2.450 MHz). In caso di uso
corretto e di corretta manutenzione la tenuta dei forni a microonde è garantita da sportelli
particolari e dalla presenza di una o più schermature della cassa. Può a volte succedere,
soprattutto nei forni più vecchi ed usurati, che questi non siano ben schermati permettendo
l’uscita di campi elettromagnetici ad alta frequenza durante il loro funzionamento.
A prescindere dai risultati abbastanza rassicuranti di vari studi, è comunque buona norma che
le donne in gravidanza ed i bambini non sostino in prossimità del forno quando è acceso.
Alcuni piccoli consigli:
- Evitare di aprire il forno durante la cottura per evitare dispersioni di calore.
- Spegnere il forno prima della fine della cottura: il calore residuo può completare la
cottura dei cibi.
- Regolare il termostato opportunamente con temperature rapportate al tipo di cibo da
cuocere
- Ricordiamoci di utilizzare, se presente, il temporizzatore (il così detto orologio) con il
quale poter programmare i tempi di cottura.
- Per cuocere delle quantità limitate di cibo, invece di utilizzare il forno elettrico della
cucina, è più conveniente servirsi di piccoli forni autonomi che, avendo una ridotta
cubatura interna, consentono un notevole risparmio di energia e al contempo riducono
i tempi di cottura.
- Il forno a gas è più efficiente ed ecologico di quello elettrico.
Televisore,Videoregistratore, Hi-Fi e Computer
Sempre più spesso nelle nostre abitazioni utilizziamo queste apparecchiature dai consumi
specifici alquanto ridotti ma che possono diventare non trascurabili se rapportati alle effettive
ore di funzionamento. La maggior parte di esse è collegata stabilmente alla linea elettrica delle
nostre case e anche quando l’apparecchiatura non è in funzione (in stand-by) vi è sempre un
piccolo consumo energetico che diventa importante se rapportato alle ore totali di non
funzionamento. Un televisore della potenza di 100 W utilizzato quotidianamente per 4 ore con
il resto delle ore in stand-by ha un consumo annuo di 235 kWh, mentre lo stesso televisore
utilizzato quotidianamente per 4 ore con il resto delle ore spento ha un consumo annuo di
130kWh.
Un videoregistratore della potenza di 80 W utilizzato quotidianamente per 2 ore con il resto
delle ore in stand-by ha un consumo annuo di 165 kWh, mentre lo stesso videoregistratore
utilizzato quotidianamente per 2 ore con il resto delle ore spento ha un consumo annuo di 55
kWh.
Alcuni piccoli consigli:
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-
Alla sera e quando non si è in casa è conveniente spegnere, scollegandolo dalla linea
elettrica, il televisore e le altre apparecchiature elettroniche. Evitare di mantenere le
apparecchiature in stand-by, è meglio spegnerle del tutto.
- Abilitare la modalità “risparmio” sui computer o usare programmi che anneriscono lo
schermo.
- Per pause che superano i 10 minuti è opportuno almeno spegnere il monitor del
computer. È falsa l’idea che l’accensione e lo spegnimento ripetuto di un computer lo
danneggi.
Spegnere gli apparecchi completamente, scollegandoli dalla rete elettrica (oggi si trovano in
commercio le “ciabatte” con interruttore per rendere più agevole l’operazione), significa meno
consumi, meno calore, meno rumore, meno inquinamento elettromagnetico.
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Il sole: la nuova energia.
Premessa
La definizione d’energia è molto meno univoca di quanto si possa forse credere.
Anche nei testi di fisica generalmente non viene data una definizione precisa
adducendo che si tratta in realtà di un concetto primitivo.
Comunque la definizione più diffusa è quella per cui l’energia è una grandezza fisica
che misura l’attitudine di un sistema fisico a compiere un lavoro. Questa però è una
definizione che si adatta ad un solo tipo d’energia, meccanica o lavoro, che per altro è
stata la prima forma d’energia ad essere studiata.
Nella realtà l’energia viene definita sulla base delle diverse forme che essa assume e
ad ognuna di esse si attribuisce un significato a seconda del suo utilizzo e della fonte
da cui deriva.
Le fonti d’energia possono essere classificate in fonti primarie e secondarie: le fonti
primarie sono quelle che si trovano in natura, quelle secondarie sono frutto della
trasformazione delle fonti primarie.
Il sistema energetico è una realtà molto complessa ed oggi si presta molta attenzione
alla ricerca di un equilibrio tra sfruttamento dell’energia e salvaguardia
dell’ambiente.
Ecco che quindi le fonti d’energia possono essere classificate anche in base
all’impatto ambientale che deriva dal loro utilizzo: ad esempio possiamo distinguerle
in fonti esauribili e fonti rinnovabili.
Le fonti esauribili, benché abbondanti in natura, vengono consumate con tale rapidità
da non permettere un loro ricostituirsi in quanto derivano da processi naturali
lentissimi; appartengono a questo gruppo: il carbone, il petrolio, il gas naturale e
l’uranio.
Le fonti rinnovabili hanno invece la specifica caratteristica di essere illimitate e di
rigenerarsi; basti pensare alle radiazioni solari, al vento, all’acqua, alle bio-masse e
alla geotermia.
In particolare il sole sprigiona enormi quantità di energia sotto forma di radiazioni
elettromagnetiche che propagandosi nello spazio arrivano al suolo con un’intensità
mediamente pari, in funzione dell’inclinazione del sole sull’orizzonte, a circa 1.000
W/m2 (irraggiamento al suolo, in condizioni di giornata serena e sole a mezzogiorno).
Questo enorme flusso di energia che arriva sulla terra è pari a circa 15.000 volte
l’attuale consumo energetico mondiale, comunque solo una parte di questa energia
può essere utilmente trasformata. Infatti la quantità d’energia che può essere raccolta
dipende essenzialmente dall’insolazione, dall’irraggiamento e dalle condizioni
climatiche del luogo: ovviamente i valori di insolazione e di latitudine costituiscono un
fattore determinante, come noto l’insolazione cresce più ci si avvicina all’equatore.
In Italia l’insolazione media giornaliera varia dai 3,6 kWh/m2 della pianura padana,
ai 4,7 del centro-sud e ai 5,4 della Sicilia.
Vediamo ora brevemente come è possibile sfruttare l’energia derivante dalle
radiazioni solari.
Impianti a pannelli solari.
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I pannelli solari catturano l’energia proveniente dal sole e la utilizzano per produrre
acqua calda fino a 60-70 °C.
Il pannello tradizionale è costituito da una struttura di contenimento adeguatamente
isolata che contiene un assorbitore di calore (lastra in acciaio o in rame), un fascio
tubiero dove scorre il fluido termovettore e da una lastra di vetro di copertura
trasparente alla luce del sole che entra, ma opaca ai raggi infrarossi che vengono
trattenuti all’interno.
L’assorbitore di calore scaldandosi cede calore all’acqua che scorre nel fascio tubiero
che a sua volta cede calore all’acqua contenuta in un apposito serbatoio di accumulo.
Nel serbatoio si trovano due circuiti idraulici separati: quello primario del pannello
solare e quello collegato all’impianto di casa per consentire l’utilizzo dell’acqua calda
per usi igienici e sanitari che in genere non supera i 40-45 °C. I pannelli solari possono
essere utilizzati anche ad integrazione dell’impianto di riscaldamento.
I pannelli solari possono essere installati sul tetto, sul terrazzo e nel giardino di casa,
l’importante è che siano rivolti preferibilmente verso sud, con una tolleranza di
deviazione verso est o verso ovest di 30°, ed inclinati di circa 35-40° rispetto il piano
orizzontale.
Per calcolare le dimensioni del pannello solare da installare non si deve tener conto dei
m2 della casa, ma del numero degli occupanti e quindi del prevedibile consumo di
acqua calda dei medesimi che normalmente si aggira intorno ai 50 l/giorno a persona.
Tenendo conto che 1 m2 di pannello può produrre 80-130 l/giorno di acqua calda a
circa 40°C si può ipotizzare che al nord Italia serva 1 m2 di pannello per persona, al
centro Italia serva 0,75 m2 di pannello per persona e al sud Italia serva 0,55 m2 di
pannello per persona.
Il pannello solare produce acqua calda nelle giornate di sole e, in minor misura, anche
con il cielo nuvoloso. Infatti, la radiazione incidente su un pannello è data dalla somma
di quella proveniente dal sole e da quella proveniente in modo meno concentrato, ma
molto più esteso, dall’intera volta celeste. Questa, durante le ore diurne, è sempre
disponibile, anche in presenza di nuvole tranne che durante un temporale o con il cielo
molto coperto. Per poter disporre sempre di acqua calda è indispensabile ricorrere a
soluzioni integrative della radiazione solare quali la presenza di una resistenza elettrica
all’interno del serbatoio di accumulo (generalmente già presente all’atto dell’acquisto)
oppure il collegamento ad un generatore di calore a gas.
La giustificazione razionale di un impianto a pannelli solari deriva oltre che da
considerazioni ecologiche anche da altre di tipo economico. Infatti è stimato che una
famiglia di quattro persone che produce acqua calda sanitaria utilizzando un
apparecchio elettrico, servendosi invece di un impianto a pannelli solari otterrebbe un
risparmio di circa 350 € all’anno determinando quindi l’ammortamento delle spese di
impianto nel giro di circa 5 anni. Considerando le agevolazioni fiscali dovute alla
detrazione del 36% nonché dell’iva ridotta al 10% per le spese del materiale, è
possibile affermare che in tempi relativamente brevi, ripagato il costo
dell’investimento, si disporrà di acqua calda gratuita ed ecologica.
Impianti fotovoltaici.
Gli impianti fotovoltaici sono in grado di trasformare, direttamente ed istantaneamente,
l’energia solare in energia elettrica senza l’uso di alcun combustibile.
Il componente elementare dell’intero sistema è la cella fotovoltaica che è costituita da
un sottile strato di materiale semiconduttore, normalmente il silicio mono o
policristallino (elemento diffusissimo in natura), che viene opportunamente drogato
con atomi di fosforo e di boro per determinare un campo elettrico. In corrispondenza
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del quale, quando la cella viene colpita dalla radiazione solare, si creano delle cariche
elettriche con conseguente flusso di elettroni sotto forma di corrente elettrica continua.
Una cella fotovoltaica delle dimensioni di 10x10 cm si comporta come una minuscola
batteria, e nelle condizioni di soleggiamento tipiche dell’Italia(1 kW/m2), alla
temperatura di 25 °C fornisce una corrente di 3 A, con una tensione di 0,5 V e una
potenza pari 1,5-1,7 W di picco.
L’energia elettrica prodotta sarà, ovviamente, proporzionale all’energia solare
incidente, che come sappiamo varia nel corso della giornata, al variare delle stagioni e
al variare delle condizioni atmosferiche.
L’insieme delle celle, collegate tra loro in serie, costituisce un modulo che in
commercio ha una superficie variabile tra 0,5 e 1 m2.
L’insieme di più moduli collegati in serie costituisce un pannello; l’assemblaggio di
più pannelli, collegati in serie, forma una stringa.
L’insieme di stringhe collegate tra loro in parallelo costituiscono il generatore
fotovoltaico.
La corrente elettrica che si è generata può essere ceduta alla rete, dopo essere stata
trasformata da continua in alternata mediante un inverter, od utilizzata direttamente
immagazzinando l’elettricità in una batteria d’accumulo.
Da un punto di vista elettrico non ci sono limiti alla produzione di potenza da sistemi
fotovoltaici, ma le loro caratteristiche e dimensioni variano a seconda dell’applicazione
a cui sono diretti, ad esempio:
• sistemi collegati stabilmente alla rete elettrica;
• apparecchiature per il pompaggio dell’acqua, soprattutto in agricoltura;
• ripetitori radio, stazioni di rilevamento e trasmissione dati, sistemi telefonici;
• apparecchi di refrigerazione, specie per il trasporto dei medicinali;
• sistemi di illuminazione stradale;
• segnaletica sulle strade, nei porti e negli aeroporti;
• alimentazione dei servizi nei camper;
• impianti pubblicitari.
I sistemi fotovoltaici possono essere installati direttamente insieme all’utilizzatore
(lampione stradale), in spazi aperti sul piano di campagna o integrati negli edifici
(tetto, terrazzo, facciata). Tali sistemi possono essere o meno collegati alla rete
elettrica. I sistemi non collegati alla rete elettrica (detti isolati o stand-alone) sono
costituiti dai moduli fotovoltaici, dal regolatore di carica e da un sistema di batterie che
garantisce l’erogazione di corrente anche nelle ore di minore illuminazione o di buio.
Poiché il sistema fotovoltaico genera una corrente continua, se l’utenza è costituita da
apparecchiature che prevedono una alimentazione in corrente alternata è necessario
anche un inverter. Questi impianti risultano tecnicamente ed economicamente
vantaggiosi nei casi in cui la rete elettrica è assente o difficilmente raggiungibili come
nei paesi in via di sviluppo e per le zone rurali e montane.
I sistemi collegati alla rete elettrica sono costituiti dai moduli fotovoltaici, dall’inverter
e da due contatori per contabilizzare gli scambi tra l’utente e la rete. Nelle ore in cui il
generatore fotovoltaico non è in grado di produrre energia necessaria a coprire la
domanda di elettricità, la rete fornisce l’energia richiesta.
Per ottenere la massima produzione di energia, in fase di progettazione di un impianto,
bisogna studiare l’irraggiamento e l’insolazione del sito. Questo consente di decidere
l’inclinazione e l’orientamento della superficie del dispositivo captante.
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Per la latitudine del nostro Paese, la posizione ottimale della superficie del dispositivo
risulta quella a copertura dell’edificio con esposizione a sud, e con un angolo di
inclinazione compreso tra i 20° e 40° rispetto al piano orizzontale. Ma anche la
disposizione sul piano verticale dell’edificio, cioè in facciata, riesce a conseguire
ottimi risultati. L’importante è, naturalmente, posizionare il dispositivo in modo da
evitare zone d’ombra.
La dimensione dell’impianto sarà funzione dell’energia richiesta. Questa determinerà,
la potenza da installare, il numero di moduli necessari, il costo del sistema e il costo
del kilowattora elettrico generato.
I costi di un impianto fotovoltaico sono anche dipendenti dal tipo di applicazione e di
installazione e sono in continua evoluzione. Ad esempio, il costo di realizzazione,
chiavi in mano iva esclusa, di un impianto fotovoltaico connesso alla rete può essere
stimato nell’ordine dei 6.700-8.300 €/kWp, dove il valore superiore si riferisce ad
impianti di piccola taglia e quello inferiore a quelli di taglia elevata. Un kWh di
energia elettrica prodotto da un impianto fotovoltaico in una località dell’Italia
settentrionale costa circa 0,40 €, iva esclusa. Il costo di produzione dell’energia
elettrica prodotta con un impianto fotovoltaico è quindi ancora troppo elevato per
competere con quello da fonti fossili che è di circa 0,18 € a kWh. Però installare un
impianto fotovoltaico diventa economicamente conveniente quando intervengono
forme di incentivazione finanziaria da parte dello Stato come è avvenuto con il
programma nazionale “Tetti fotovoltaici” che prevedeva contributi in conto capitale
pari al 75% del costo d’investimento.
Con questi incentivi il costo del kWh si riduce a 0,11 € iva esclusa. Anche il tempo
necessario per recuperare l’investimento iniziale si riduce, arrivando a valori
dell’ordine di circa 10 anni, pochi se confrontati ai circa 30 anni di vita media previsti
per un impianto.
L’energia elettrica prodotta con il fotovoltaico ha un costo nullo per combustibile: per
ogni kWh prodotto si risparmiano circa 250 grammi di olio combustibile e si evita
un’emissione di circa 700 grammi di CO2, nonché di altri gas responsabili dell’effetto
serra, con un sicuro vantaggio economico e soprattutto ambientale per la collettività.
Si può valutare in circa 30 anni la vita media di un impianto: il che significa che un
piccolo impianto da 1,5 kWp, in grado di coprire i 2/3 del fabbisogno annuo di energia
elettrica di una famiglia media italiana ( 2.500 kWh ), produrrà, nell’arco della sua vita
efficace, quasi 60.000 kWh, con un risparmio di circa 14 tonnellate di combustibili
fossili, evitando l’emissione di circa 40 tonnellate di CO2.
Risparmiare energia, sia ricorrendo a più o meno piccoli accorgimenti da adottare nella
quotidianità sia facendo ricorso a fonti rinnovabili d’energia come le radiazioni solari,
produce effetti diversi, ma concatenati tra loro quali: la tutela ambientale e il
miglioramento della qualità della nostra vita.
Bibliografia di riferimento, comprensiva delle immagini proiettate a supporto della
relazione.
Achab EDITORIA – testi dell’Agenzia per l’energia e lo sviluppo sostenibile di
Modena; illustrazioni di Giuliano Dinon; coordinamento editoriale la lumaca Modena.
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Opuscoli: L’energia a scuola – Risparmiare energia in casa.
ADICONSUM
La Guida del consumatore – Energia dal sole- n.20 Maggio 2000.
ENEA ENTE PER LE NUOVE TECNOLOGIE, L’ENERGIA E L’AMBIENTE
Collana opuscoli risparmio energetico e sviluppo sostenibile.
Gruppo Editoriale JCE
Rivista ILVORTICE numero 58 Luglio/Agosto 2000.
OSRAM
Catalogo lampade edizione 2001/2002
SIEMENS
Catalogo prodotti fotovoltaici.
Solahart
Catalogo pannelli solari.
Tecniche Nuove – Vittorio Bearzi e Anna Mucciarelli
IMPIANTI DOMESTICI –conoscerli e usarli al meglio nella propria casa.
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Come risparmiare energia nelle nostre case