REDAZIONALE
Siamo di nuovo giunti alla fine di un nuovo anno
e ci troviamo di nuovo a tirare le somme,
sia di quanto ha fatto la nostra associazione che
di quanto avvenuto nel mondo
dell'acquariofila in generale.
Quest'anno tutti i nostri sforzi sono stati puntati
sul bollettino, che come vedi è man mano
migliorato sia come grafica che come contenuti.
Per il resto la vista sociale, come previsto,
non ha brillato molto. Per il prossimo anno
però si prevedono delle novità.
Forse è finalmente giunto il momento di una
nuova mostra. Stiamo studiando anche per
migliorare ulteriormente il bollettino, e se ci
riusciremo organizzeremo di nuovo degli
incontri con gli autori. Speriamo bene.
Nel frattempo anche il mondo dell'acquariofilia
si muove. Finalmente si è riusciti a vedere una
bella manifestazione di acquariofilia nel
centro italia (leggi Zoomark napoletano) e
al nord il GAEM ha organizzato una conferenza
con relatori internazionali. Di tutte e due le
manifestazioni troverai un piccolo
resoconto. E' anche nata una nuova rivista
(troverai a pagina 15 la presentazione).
La nostra associazione sempre pronta a recepire
i nuovi stimoli provenienti dai soci ti aspetta
all'imminente appuntamento di fine anno.
Per l'occasione torneremo nei locali della
vecchia sede sociale.
Sfrutto queste ultime righe concessemi dal
redazionale per augurare a tutti un prospero
1999, ricco non solo da un punto di vista
acquariologico, ma anche e soprattutto da un
punto di vista umano e professionale. A tutti
quindi i migliori auguri di Buon Natale e Felice
Anno Nuovo sia da parte mia che da tutto il
Consiglio Direttivo.
Pescara 21 novembre 1998
IN QUESTO
NUMERO
Redazionale
pag. 1
La posta
pag. 2
Quote sociali
pag. 3
Assemblea soci
pag. 3
Parliamo del
combattente:
Betta e barattoli
pag. 4
L'acquario di Napoli pag. 9
Zoomark
mediterraneo
pag.11
Inchiesta sul marino
La fauna
pag.12
Il mio acquario
pag.15
Seminario GAEM pag.16
Il neofita entra
in negozio:
la riproduzione
pag.17
Rassegna stampa pag. 19
Indice anno 1998 pag. 20
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S sociali pe
quote
AC Bollettino A.A.A. n.44
Pag. 1
LA POSTA
LA NOSTRA ASSOCIAZIONE:
QUALE FUTURO?
Il socio Amedeo Pardi ci ha inviato una
chilometrica lettera che siamo costretti a
tagliare cercando però di mantenerne
intatto lo spirito: in pratica è una
proposta di rifondazione del club
attraverso l’allargamento ad altri settori
naturalistici. Ecco il testo di Pardi:
Carissimi amici,
sento che è giunto il momento di fare
una riflessione sulla nostra
associazione.
Da anni abbiamo problemi. Credo che
una delle cause sia nella difficoltà di
rendere l’acquariofilia un vero hobby.
Un hobby deve interessare un
individuo in ogni momento del suo
tempo libero. Qui sta il punto. Il
tempo libero di un individuo è
impegnato al giorno d’oggi non da un
solo hobby.
Ci sono sempre più nuove passioni
che ci possono attrarre.
Dobbiamo poi riconoscere che
l’hobby dell’acquariofilia non è molto
pratico e semplice dal punto di vista
dello spazio: vuoi mettere una
raccolta di francobolli che sta in un
raccoglitore o altre collezioni del
genere. L’acquariofilia per essere un
hobby deve superare la classica
vasca da arredamento ed entrare
nella dimensione della ricerca e dello
Pag. 2
AC Bollettino A.A.A. n.44
studio, cercando di riprodurre quante
più specie possibile di pesci, poche
persone hanno la disponibilità di
spazio e di soldi necessari.
All’interno di un’associazione a
livello locale questi individui si
contano sulle dita di una mano. Si
parla di acquarioflia sulla nostra
rivista, ma non si fa niente o quasi.
(…)
Bisogna
riconoscere
obbiettivamente
che
questa
associazione sta morendo. Si
potrebbe fare ancora qualcosa per
salvarla. Quella che segue è una
proposta di progetto per la
rifondazione dell’associazione.
Un libretto a cura del gruppo
naturalisti Linneo di Chioggia (VE)
realizzato in occasione della loro
mostra del ventennale mi ha ispirato
una proposta.
Appena finita di leggere la
presentazione mi si è accesa la
classica lampadina. In poche parole
questi amici hanno cominciato con
un hobby: la raccolta e collezione di
conchiglie che poi si è evoluta
nell’approfondimento dello studio al
fine di classificare le specie e
scambiarle con collezionisti di tutto il
mondo. Poi nel tempo altri amici
appassionati di minerali, di fossili, di
insetti, di pesci, di crostacei si sono
aggregati ampliando il settore di
conoscenza delle scienze naturali
all’interno del gruppo il quale si è
costituito nel 1978 in Associazione
Gruppo Naturalisti Linneo con
l’intento di riunire tutti coloro che
hanno particolare interesse allo
studio, alla ricerca, al collezionismo e
alla diffusione delle varie discipline
delle scienze naturali. Tengono a
precisare che il gruppo essendo
composto di autodidatti si avvale di
consulenze esterne di naturalisti
qualificati. Come logo hanno scelto il
paguro. L’elenco dei soci non è
molto numeroso, all’incirca come il
nostro. C’è poi la descrizione delle
discipline attualmente seguite che
sono malacologia, mineralogia,
paleontologia,
entomologia,
carcinologia (crostacei) ittiologia,
acquariofilia e terrariofilia.
E’ interessante l’approccio di questo
gruppo naturalistico nei confronti
dell’acquariofilia e terrariofilia. Vi
riporto un brano
“oggi un acquario è l’unico ecosistema
che è possibile riprodurre facilmente e
mantenere in casa. E chi pensa che gli
animali tenuti dentro possano risentirne,
possono ricredersi tenendo presente
che quasi tutti i pesci d’acqua dolce
sono stati riprodotti in cattività,
addirittura da semplici appassionati. Ora
anche diverse specie di pesci marini
vengono riprodotti. In entrambe i casi
sono diminuite cospicuamente le
predazioni nei posti d’origine”.
Infine la didattica nelle scuole.
Dall’esperienza del gruppo di
Chioggia e qui viene la mia proposta,
potremmo allargare la nostra
associazione e trasformarla in
associazione naturalistica-culturale.
Come prima fase possiamo
interessare i nostri attuali soci a
confidarci se possiedono altri hobby
o
passioni
oltre
a
quello
dell’acquario. Oppure possiamo
stilare un elenco di attività da
promuovere e vedere quanti
aderiranno. (…)
Amedeo Pardi
Ci fermiamo qui. La lettera integrale è a
disposizione dei soci presso il segretario
o presso lo stesso Pardi, se qualcuno
vorrà prenderne visione. L’essenziale è
stato tuttavia già detto e sulla
“provocazione” del nostro socio (uno di
Quote sociali
Anche per il 1999 il Direttivo ha deciso
di lasciare invariata la quota sociale
che continua ad essere quindi di
35.000 lire per i soci ordinari, e di
20.000 lire per i soci giovani (quelli
minorenni).
Assemblea dei soci
E' convocata per domenica 13
dicembre alle ore 10,30 l'assemblea
ordinaria dei soci che si terrà nei soliti
locali dell'ex-sede sociale.
Ti raccomando di non mancare,
probabilmente vedremo un filmato .
Inoltre sarà l'occasione per
regolarizzare i pagamenti delle quote
sociali e degli eventuali abbonamenti
alle riviste del settore.
AC Bollettino A.A.A. n.44
Pag. 3
PARLIAMO DEL COMBATTENTE
BETTA E BARATTOLI: STORIA DI UN EQUIVOCO
di Renato Di Loreto
E' nato prima il Betta o il barattolo?
E' molto difficile rispondere a questa
domanda anche perché bisognerebbe
risalire a parecchi anni fa per sapere
quando i primi allevatori (e forse anche gli
stessi scopritori) cominciarono a tenere i
Betta splendens nel modo che oggi
conosciamo e da cui raramente si
prescinde.
Diciamo comunque, per rispondere
alla domanda iniziale, che siamo sicuri
che sia nato prima il nostro bel pesce e
questo è l'unico indizio chiaro in quello
Pag. 4
AC Bollettino A.A.A. n.44
che ho definito poc'anzi come un
equivoco.
Mi domanderete in cosa consista
questo equivoco, è presto detto: si tratta
del principio che è alla base di un certo
tipo di allevamento corrente e cioè l'idea
che questo pesce si accontenti di spazi
esigui perché così si è sempre fatto, a
partire dalla loro madrepatria dove
addirittura vengono non solo allevati, ma
riprodotti in questo modo. Ritengo che ciò
sia un discorso semplicemente assurdo
se pensiamo che stiamo parlando di un
pesce e non di un oggetto, cioè di un
organismo vivente che ha bisogno di un
suo spazio per vivere e riprodursi, e
sinceramente non penso che un barattolo
o una vaschetta di qualche litro d'acqua,
in una struttura che con il nostro Betta ha
in comune solo il nome, possa
rappresentare il suo ambiente ideale.
Una semplice bettiera è una vasca a più scomparti nella
quale circola la stessa acqua e che consente di tenere
in un 'acquario funzionante' un certo numero di pesci.
E' quella che viene considerata una soluzione di
compromesso tra i barattoli (che costringono il pesce in
poco spazio tendenzialmente molto inquinato) ed un
acquario per ogni pesce (che costringe l'allevatore a
disporre di molto spazio).
Quella schematizzata non è munita di filtro, ma di norma
quelle in commercio ne hanno.
OPINIONI COMUNI
A questo proposito ne ho sentite diverse
di storielle divertenti, o come si suol dire
di perle, come ad esempio quella che
considererebbe uno spreco dedicare a
questo pesce una quantità superiore ad
un litro d'acqua, oppure quell'altra che
vorrebbe che il Betta, essendo un pesce
pigro di per sé, se allevato in vasca se ne
starebbe tutto il giorno immobile in
qualche angolo della superficie.
Niente di più errato: il nostro pesce, se
allevato in un ambiente spazioso e ben
erborato, è un pesce estremamente
curioso, sempre attivo, con un pinnaggio
ben esteso e pronto a reagire ad ogni
stimolo, insomma non è quell'essere
apatico che si vede spesso in spazi molto
piccoli e che si desta solo quando viene
messo in contatto visivo con un suo
simile.
Il fatto poi che in Oriente si faccia ricorso
esclusivamente a piccoli contenitori ha
una sua ragion d'essere nella produzione
e commercializzazione di questo pesce.
Siccome di certo noi normalmente non
abbiamo da allevare quella quantità
enorme di esemplari (a parte qualche
instancabile 'riproduttore') non si capisce
perché non dovremmo dare ai nostri
Betta ciò che la loro natura richiede.
Mi rendo conto che proprio il modo
corrente, e sbagliato, di allevarlo è alla
base della sua grandissima diffusione e
che ne fa oggi uno dei pesci più acquistati
in assoluto (ma forse non altrettanto
amato e dunque rispettato): con facilità
(?) se ne possono tenere tanti in poco
spazio.
NON SONO D'ACCORDO E VI
DIMOSTRO IL PERCHE'
A questo punto devo dirvi perché
osteggio questo modo generale di
allevare i Betta splendens, oltre a una
motivazione di tipo ideologico che ho
spiegato all'inizio di questo mio scritto.
Sono diversi anni che allevo questi pesci
e anche se non in maniera continua non
mi sono fatto mai mancare la loro
presenza quando mi è stato possibile
tenerli.
Al tempo stesso sono stato, per quanto li
riguarda, un famoso e ignoto (per fortuna)
fish-killer e parecchie volte fui sul punto di
mollarli perché non riuscivo a mantenerli
in vita nei barattoli per più di un mese.
Non parliamo poi di riprodurli: se
arrivavano sani a compiere questa
AC Bollettino A.A.A. n.44
Pag. 5
naturale funzione era un miracolo. Per i
rappresentanti del sesso debole
vivevano più a lungo dei loro consorti, ma
certamente questo non dipendeva da me.
Ricordo che cercavo a tutti i costi di
capire il motivo di tanta sfortuna
soprattutto se paragonavo la mia
disastrosa esperienza con quella degli
altri che a parità di condizioni di
allevamento sembrava molto più positiva
e soddisfacente.
Allo stesso tempo ho anche assillato
telefonicamente coloro che magicamente
(per me) riuscivano là dove io malgrado
tutto non arrivavo e potevano permettersi
non solo di risparmiare soldi nell'acquisto
di questi pesci, ma anche di donarli
(confesso che anch'io così ebbi modo di
spendere di meno).
Devo aggiungere che mi sono stati
preziosi anche i vari articoli sul Betta
splendens che uscivano di tanto in tanto
sulla riviste, in particolare modo gli scritti
dell'esperto G. P. Cannata.
Tuttavia non potevo non notare l'evidente
contrasto che emergeva da queste
illuminanti letture con la pratica generale
di allevare questi pesci in contenitori di
ridotte dimensioni.
Era (ed è tuttora) una differenza del tipo: da un lato vasche da 40 o 50 litri d'acqua,
attrezzate e arredate come un acquario
per Scalari o Discus, solamente più
basse;
- dall'altro barattoli e bettiere.
Insomma non sapevo chi avesse torto e
chi ragione e pensavo di essere dinanzi
ad una di quelle contraddizioni tollerate
da anni. Però qualcosa mi diceva che,
malgrado l'apparenza, qualche litro
d'acqua o anche meno non poteva
Pag. 6
AC Bollettino A.A.A. n.44
essere assolutamente il modo giusto di
allevare questo pesce e che gran parte
dei miei problemi derivavano proprio da
questo. In quel periodo avevo in funzione
un acquario di una sessantina di litri lordi
densamente popolato di talee di
Cabomba che erano il risultato di svariate
potature fatte nei miei acquari principali e
aveva un'altezza d'acqua di circa 20-25
cm ( quindi con poco più di 40 litri netti ).
Nello stesso periodo mi capitò di
acquistare un bell'esemplare di Betta
splendens blu-rosso con coda caudale
doppia e quel giorno tornato a casa,
mentre prendevo il solito barattolo, mi
domandavo quanto tempo sarebbe
vissuto e se avessi fatto in tempo a
procurarmi qualche femmina per cercare
di ottenere alcuni avannotti prima della
prematura e scontata dipartita del
suddetto. Nel mentre facevo questi
ragionamenti osservai di sfuggita
quell'acquario vuoto la cui unica presenza
viva era rappresentata dalle Cabombe e
decisi di provare ad immettere il mio
Combattente in quell'ambiente. Per farla
breve passarono otto mesi e il mio Betta
era ancora lì, dopo essersi accoppiato
una decina di volte e avermi dato la
soddisfazione di avere dei giovani Betta
finalmente 'miei' con cui arricchii la zona
di superficie degli altri miei acquari, oltre a
cederli anche al mio abituale fornitore.
Tutto questo per aver scelto un acquario
piuttosto che un barattolo. Posso dire che
con questi esemplari e altri acquistati
successivamente ho fatto delle
esperienze meravigliose e mi sono
accorto che questi pesci possono vivere
per due o tre anni in buona salute senza
necessariamente
sopravvivere
penosamente nell'arco di trenta o
quaranta giorni: le esperienze positive
incoraggiano al contrario di quelle
negative che alla lunga fiaccano i migliori
propositi.
DIFETTI DI UN ALLEVAMENTO
IN POCO SPAZIO
Per questo ora vorrei parlarvi dei
principali problemi che ho riscontrato nel
corso del tempo allevando i miei Betta
splendens nei barattoli o negli scomparti
delle bettiere che comunque nell'ottica di
questo discorso rappresentano, in
qualche caso, il male minore.
Le complicazioni possono essere di due
tipi: comportamentali e prettamente
fisiologiche.
Un periodo troppo lungo di permanenza
in spazi angusti può influenzare
negativamente il comportamento e lo
sviluppo delle pinne del nostro pesce. Per
cui se si usa una bettiera come luogo di
allevamento essi andranno isolati anche
visivamente gli uni dagli altri in quanto un
contatto visivo continuo li renderebbe
estremamente nervosi e soggetti a stress
non di rado deleteri per la loro salute. Per
contro, soprattutto se poco più che
avannotti, alcuni minuti (!) al giorno di
esposizione visiva reciproca servirà per
far loro crescere più in fretta il
meraviglioso pinnaggio che siamo soliti
ammirare (trucco orientale).
L'altro problema che ho definito di tipo
fisiologico è certamente più rilevante
perché ha a che vedere con la
sopravvivenza dei nostri amici pinnuti in
questione ed è il rapporto tra lo spazio
disponibile e l'alimentazione.
La gestione di un Betta splendens
Gli opercoli branchiali completamente aperti indicano
che il pesce sta 'attaccando' un suo consimil. In questo
modo frontalmente sembra molto più grande e tenta di
spaventare l'avversario. Se le parate di minaccia non
sono sufficienti, si passerà alle 'vie di fatto' con atticchi
veri e non più semplici intimidazioni
costretto a vivere in pochi centimetri di
acqua non è tanto facile come potrebbe
sembrare perché il nostro non lo si può
definire proprio un pesce dallo stomaco
forte e se lo si nutre in maniera
abbondante, non potendo smaltire e
bruciare le calorie in eccesso con il
movimento continuo, è destinato a morte
certa per adiposità e quindi per
compressione degli organi interni, se non
per una vera e propria disfunzione
epatica segnalata da una evidente
idropisia (rigonfiamento sieroso
dell'addome).
Pertanto se allevato in poco spazio
andrebbe alimentato una volta al giorno
con qualche pezzettino di congelato (tipo
uno o due chironomi) o meglio ancora
AC Bollettino A.A.A. n.44
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con un pizzico di cibo secco granulare o
in scaglie su cui lasciar cadere, per una
settimana ogni mese, una goccia di
vitamine idrosolubili.
C'è da dire però che questo regime
dietetico alla lunga si rivela un
boomerang, in quanto è difficile sapere la
quantità di cibo occorrente ad ogni
soggetto per vivere e non solo per
sopravvivere. Alcuni miei esemplari ad
esempio cibati con poco sono
progressivamente deperiti fino a diventare
una parvenza dei stupendi soggetti che
erano all'inizio, malgrado avessi
aumentato
la
somministrazione
giornaliera del solito alimento. Il risultato
in casi come questo era sempre lo stesso
e cioè il decesso dopo poco tempo.
Senza parlare poi dell'inquinamento
dell'acqua che in spazi così piccoli è
veramente un problema ricorrente
costringendo l'acquariofilo a ripetuti cambi
d'acqua da effettuare al massimo ogni
due giorni, aggiungendo per l'occasione
qualche
goccia
di
un
buon
biocondizionatore.
IN ACQUARIO E IN BETTIERA
Per riassumere dirò che chi non ha
pretese di allevare decine di Betta
splendens, ma solo qualche esemplare,
cedendo i nuovi nati ad altri acquariofili o
rimpiazzando i propri (si spera molto
tempo dopo), può benissimo mantenerli
nei propri acquari facendo attenzione a
due cose: che siano ambienti acquatici
tranquilli con pesci non aggressivi e che
non si abbondi troppo con il cibo.
Se poi qualcuno si farà prendere da una
vera e propria mania nel collezzionarli
potrà ovviamente fare ricorso a delle
Pag. 8
AC Bollettino A.A.A. n.44
bettiere regalando ai propri pesci il
maggior spazio possibile. In quest'ultimo
caso consiglio di introdurre sulla
superficie dell'acqua nei singoli scomparti
delle piantine galleggianti (tipo piccoli
esemplari di Ceratopteris) che oltre ad
aiutare il filtro nello smaltimento di una
parte
delle
sostanze
azotate
rappresenteranno per i Betta un piacevole
diversivo. Aggiungo che per quanto
riguarda gli esemplari femminili di questa
specie possono, specialmente se sorelle,
essere tenute tutte insieme in una vasca
a parte, mentre se si uniscono delle
femmine acquistate isolatamente potreste
avere qualche problema di convivenza,
almeno all' inizio.
CONCLUSIONI
Termino invitando coloro che avessero
una piccola vasca inutilizzata ad usarla
per accogliere quel maschio di A.A.A.
E in omaggio, signora, ve li
faccio anche alla vaschetta del
pesce!
REPORTAGE
L'ACQUARIO DI NAPOLI
In
occasione
dello
Zoomark
mediterraneo che come è noto si è svolto
a Napoli ed approfittando della gentilezza
di Valerio Zupo che lavora in veste di
ricercatore nell'acquario pubblico di
Napoli, abbiamo sfruttato l'occasione per
visitarlo con un'illustre guida.
Il cicerone ha illustrato le principali
caratteristiche e le soluzioni tecniche
adottate.
Acquari
Gli acquari in totale sono una ventina,
sono tutti marini mediterranei e sono
collocati in locali seminterrati.
Vasche
Le vasche, tutte di almeno un migliaio di
litri, sono realizzate in muratura e sono
munite di vetri solo dal lato visibile dal
pubblico. Fanno eccezione un acquario
tradizionale in tutto vetro e munito di
impianto di refrigerazione che ospita i
coralli ed una “vasca” riproducente una
pozza di scogliera dove i visitatori, specie
i bambini, possono toccare con mano i
pesci, le stelle e gli altri animali ospitati.
Illuminazione
A parte alcune vasche particolari la luce
proviene dall’esterno ed è convogliata
sugli acquari grazie a degli specchi (agli
inizi del secolo quando è stata realizzata
la struttura si utilizzava esclusivamente
illuminazione naturale).
AC Bollettino A.A.A. n.44
Pag. 9
Filtraggio e cambi acqua
Le vasche non sono munite di impianti di
filtraggio singoli, ma l’acqua di tutte le
vasche confluisce in un grandissimo
serbatoio e da qui viene riportata nei vari
acquari per mezzo di potenti pompe. Nel
serbatoio, che a detta di Zupo funge
anche da grande filtro benché non
munito di nessun materiale filtrante,
affluisce acqua direttamente prelevata
nel golfo di Napoli e quindi si ha
continuamente un cambio parziale (se
non ricordo male circa un 50% al giorno)
che garantisce un costante afflusso di
acqua pulita, di oligoelementi ecc.
Ospiti
Nelle varie vasche è ospitata una buona
rappresentanza dei pesci presenti nel
“mare nostrum”. Si va dalla tartaruga,
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AC Bollettino A.A.A. n.44
dalle ricciole e dai calamari (tipici eseplari
pelagici), alle murene ed alle bavose
(tipici esemplari di scogliera). Non
mancano balistidi, saraghi, sogliole,
scorfani e nemmeno anemoni, sabelle,
spirografi, stelle marine, eccetera. Degni
di particolare menzione sono i già
menzionati coralli nostrani che ho potuto
vedere con i polipi estroflessi. Gli animali
che mi hanno meravigliato maggiormente
sono i calamari. Non avevo mai avuto
l’occasione di osservarli in acquario:
sono molto eleganti nei movimenti.
Curiosità
La struttura fu aperta al pubblico nel
1872 e fu il primo acquario pubblico del
mondo. A dire il vero in quel periodo non
esisteva ancora il termine acquario.
Nacque come laboratorio di ricerca ed
iniziò ad aprire al pubblico per finanziare
la propria attività.
A venticinque anni dall’apertura ricevette
attestati di merito da studiosi e biologi di
tutto il mondo. Tra gli altri vi lavorò anche
Darwin.
Museo
Annesso all’acquario pubblico si trova un
museo ittico. Non è molto grande, ma è
ricco di preparati realizzati con tecniche
tuttora sconosciute da Lo Bianco. Questi
entrò come aiutante nel centro di ricerca
e col tempo si specializzò a tal punto da
meritare una laurea ad honorem. I suoi
preparati hanno fatto il giro del mondo,
anzi hanno provveduto in parte a
finanziare la struttra. La sua bravura era
tale che a distanza di un centinaio di anni
si possono ancora osservare alcuni
preparati stupendi (coralli rossi con i
polipi estroflessi, tunicati con delle
strutture perfette, Holocintia
A.A.A.
ZOOMARK
o
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n
a
r
r
e
m e d i t
In conclusione cosa dire, dopo i parziali
insuccessi dei tentativi di fare
un’esposizione a Napoli non si può che
lodare l’organizzazione per essere riuscita
a realizzarne una bella e (considerando i
partecipanti) sentita non solo dal pubblico,
ma anche dagli espositori.
Speriamo che anche nel futuro si riesca a
riproporla, magari ampliata.
----------------------------------Una nota tutta AAA. Abbiamo approfittato
dell’occasione per richiedere alle grandi
ditte una sponsorizzazione per la
prossima mostra che probabilmente
faremo nel corso del prossimo anno. Tutti
quelli contattati hanno confermato la loro
disponibilità ad aiutarci, confermandoci
che la nostra associazione risulta ancora
“quotata” agli occhi degli addetti ai A.A.A.
Topolino n. 2120 4/3/97
Come preannunciato nel precedente
bollettino, una piccola rappresentanza
della nostra associazione ha visitato lo
Zoomark mediterraneo.
Tutta la manifestazione si è svolta in due
soli stands e, sebbene in tono minore
della versione milanese, l’esposizione si
è dimostrata interessante.
La maggior parte delle ditte italiane non
ha perso l’occasione per partecipare:
tanto per fare alcuni nomi erano presenti
Aquarium sistems, Askoll, Ceab,
Dennerle, Euraquarium, Interpet, Newa,
Rena, Sera, Tetra ed altri.
Tra le case editrici erano presenti
HobbyZoo, Olimpia, Primaris, Sprea e
Gussoni.
Grandi assenti la Dupla e le numerose
ditte straniere che eravamo abituati a
vedere a Milano.
Per essere la prima edizione era tutto
organizzato
abbastanza
bene.
Interessanti anche le manifestazioni
collaterali all’esposizione vera e propria.
Alcune conferenze hanno intrattenuto i
visitatori su svariati argomenti.
Personalmente ho partecipato a “Blob!
Che stress” tenuta da Dieter Untergrasser
che veniva tradotto simultaneamente da
Artwing Peer.
Purtroppo sono arrivato circa a metà, ma
senza dubbio sarebbe stato interessante
seguirla fin dall’inizio.
Non ti preoccupare, è bravissimo
come giocoliere...
AC Bollettino A.A.A. n.44
Pag. 11
LA FAUNA
Inchiesta sul marino
1) Che temperatura deve avere
l’acqua in un acquario marino
tropicale?
Biesse Acquari Dai 22 ai 24 gradi
Splash 25 gradi
Hobby acquario Dai 22 ai 25 gradi
2) Quali sono gli invertebrati marini
tropicali piú facili da allevare?
Come e quante volte vanno
alimentati?
Biesse Acquari Anemoni, Epizoanthus, Parazoanthus .
Pag. 12
AC Bollettino A.A.A. n.44
Vanno alimentati una volta a settimana.
Ogni 10-15 giorni si può somministrare
plancton
Hobby acquario Penso sia difficile e
riduttivo fare un elenco dei vari
invertebrati ‘facili’. Ritengo senza
dubbio piú valida la consultazione di un
buon testo che oltre ad elencare i nomi
illustra anche con immagini.
Splash Gli Actinodiscus, le Sinularie, i
Sarcophyton, gli Epizoanthos, i
Parazoanthus, i Palythoa ed i
Titophyton
Andrebbero alimentati ogni 10 giorni
circa
3) Quali pesci marini tropicali
possono convivere con gli
invertebrati senza danneggiarli e
quali invece sono potenziali loro
aggressori?
Biesse Acquari Sono senza dubbio
consigliabili
pesci
pagliaccio,
Abudefduf, Pomacentridi e Acanturidi.
Vanno invece evitati Balistidi,
Chetodontidi, Pomacentridi, ecc
Hobby acquario
Anche per i pesci
vale lo stesso discorso cho ho fatto per
gli invertebrati.
Splash I Centropyge, i Chirughi ed i
Pomacentridi
4) Quali sono i pesci marini tropicali
piú robusti?
Quante volte al gionro vanno
alimentati?
Biesse Acquari I Pomacentridi ed i
Balistidi.
Una volta al giorno in quantità minime
"Mangiare poco allunga la vita!"
Hobby acquario
Vale lo stesso
discorso fatto per gli invertebrati
Splash
Sicuramente la palma tocca
ai Balistidi, poi ci sono anche i
Chirughi, le Cernie, i Pomacantus
(imperator e semicirculatus), i
Pomacentridi....
5) Quali sono i pesci marini tropicali
che in natura formano dei branchi?
E quanti ne vanno acquistati?
Biesse Acquari I Chetodon, Chromis,
Anthias che vanno comperati almeno in
3 o 4 esemplari. Poi dipende dalla
dimensione della vasca.
Hobby acquario L'argomento è
Un Chetodon rifflesi (livrea giovanile)
troppo vasto per essere affrontato in
poche righe. Anche qui consiglio di
affidarsi ad un buon testo di
6) Bisogna favorire la crescita di
alghe in un acquario marino
tropicale? e di che tipo devono
essere?
Si possono usare quelle marine
acquariofilia.
Biesse Acquari Certamente si le
alghe superiori, ma non quelle
infestanti (brune, rosse, blu).
Le alghe mediterranee andrebbero
evitate.
Hobby acquario
Senza dubbio
occorre favorire la crescita di alghe
superiori di qualsiasi tipo, anche le
calcaree. Poiché la densitá del mare
mediterraneo é superiore a quella dei
mari tropicali, mentre le temperature
tropicali sono superiori a quelle
mediterranee, non é molto facile
adattare le alghe nostrare in un marino
tropicale. In ogni caso alcuni tipe
alghe nostrare in un marino tropicale
AC Bollettino A.A.A. n.44
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riescono a vivere; tra queste troviamo
alcuni tipi di Caulerpa.
Splash Si conviene far sviluppare le
alghe superiori.
Solo le Caulerpa (tra le mediterranee)
possono essere usate in alternativa
Foto tratta dall'opuscolo Tetra
L'acquario marino
La presenza di alghe superiori in un acquario marino
migliora di molto l'estetica e non solo quella....
Nella foto delle Caulerpa taxifolia che prosperano in un
acquario ricco di invertebrati
7) Quali sono le principali malattie
dei pesci tropicali marini?
La cura di un pesce malato in acqua
salata é piú complicata di quella in
acqua dolce?
alle tropicali
Biesse Acquari Senza dubbio la più
diffusa è l'Oodinium.
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AC Bollettino A.A.A. n.44
Per la cura valgono le stesse
considerazione di quella che si effettua in
acqua dolce, però occorre fare
attenzioone agli invertebrati. Per questo
motivo, se sono presenti, sarebbe
consigliabile il ricorso ad una vasca da
quarantena. In ogni caso "Prevenire è
meglio che curare..."
Hobby acquario Le malattie dei pesci
marini sono simili a quelle dei pesci
d’acqua dolce. Cambia in nome (perché
diverso)del parassita, ma l’effeto é
sempre quello. Il piú comune é
l’Oodinium, poi abbiamo le malattie
batteriche interne ed esterne, i vermi
delle branchie e cosí via dicendo.
Contrariamente a quanto si pensa i pesci
marini sopportano medicinali e
concentrazioni delle stesse piú potendti
rispetto ai pesci d’acqua dolce, quindi
sotto questo aspetto si hanno meno
problemi. Le complicazioni arrivano
quando si hanno insieme ai pesci gli
invertebrati, che non sopportano i
medicinali. Occorre perció avere a
disposizione una vaschetta di quarantena
dove a seconda dei casi si spostano i
pesci per essere curati o gli invertebrati
se si vuole utilizzare il medicniale nella
vasca. Va da se che nella vasca poi
bisogna eliminare il medicinale prima di
reimmettere gli invertebrati che
andrebbero tolti per evitare loro dei
danni.
8) Che tipo di problemi si possono
incontrare nell’allevamento di pesci
marini tropicali catturati con metodi
dubbi?
Splash Le malattie piú diffuse sono
Oodinium e Linfocisti e la cura non é piú
complicata di quella di acquari d'acqua
dolce.
Biesse Acquari Dopo pochi giorni di
agonia, muoiono.
Hobby acquario
Nessun problema
perché non mangiano e muoiono
9) Come mai é cosi scarsa la
diffusione commerciale degli
esemplari di alcune specie di pesci
marini tropicali riprodotti in
cattivitá?
Non la ritiene una valida soluzione
per
evitare
il
progressivo
depauperamento della fauna delle
subito.
Splash
Morte improvvisa, forte
debilitazione e rifiuto del cibo.
Biesse Acquari La scarsa diffusione
degli allevamenti, la carenza di specie
a disposizione ed i prezzi alti degli
esemplari. Se i prezzi si riducessero
certamente
l'alternativa
al
depauperamento delle barriere
coralline dovuto all'acquariofilia
sarebbe a portata di mano
Hobby acquario
Per scarsa
sensibilitá a questi temi. Difatti qeulli
allevati sono piú costosi e meno
colorati: chi li comprerebbe?
Splash C’é poca offerta a causa dei
prezzi elevati che ancora non sono
competitivi con quelli degli
A.A.A.
esemplari pescati. Come
alternativa alla pesca certamente vedo
l’allevamento, ma occorreranno ancora
alcuni anni.
IL MIO ACQUARIO
In
occasione
dello
ZooMark
mediterraneo è stata presentata una
nuova rivista di acquariofilia edita dalla
casa editrice Sprea & Gussoni.
La rivista che si presenta con una
grafica moderna e accattivante è
disponibile in edicola fin dal mese di
ottobre.
La presenza di questo nuovo periodico,
dimostra ancora una volta (se ce ne
fosse bisogno) che l'acquariofilia sta
vivendo un periodo di rilancio e la cosa
non può che rallegrarci.
Di seguito eccovi l'indice degli articoli
presentati appunto sul primo numero.
-----------------------------------------------------Betta splendens mette su famiglia
-Malattie:prevenire è meglio che curare
-Il primo acquario con 400mila lire
-Le mille facce dell'acqua
-Alla scoperta delle murene tropicali
-Le rocce
-Lo schiumatoio
-Le cattive compagnie
-piante:Myriophyllum verticillatum L.
-I mangimi surgelati:come,quando e perché
- L'Acquario di Genova
-I ciclidi sono dei teppisti?
-Torpedini & C
-Guida al mercato
Vieni fuori se hai coraggio !!
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Seminario G.A.E.M.
di acquariofilia e terrariofilia
Sabato 10 ottobre, di mattina presto,
io, Fabrizio Dezio e Angelo Gaudino, amici
con la passione dell’acquariofilia, siamo
partiti alla volta di Milano per partecipare al
primo seminario di acquariofilia e
terrariofilia organnizzato dal Gruppo Acquariofilo Erpetofilo Milanese, in collaborazione
con la Tetra Italia che si sarebbe tenuto il
giorno dopo.
Preciso subito che la cosa ci
interessava, in particolar modo, in quanto
avremmo avuto la possibilità di ascoltare, il
noto Jack Wattley, arrivato appositamente
dalla Florida, dove possiede e dirige uno dei
più grandi allevamenti di Discus
dell’emisfero settentrionale.
In particolare avrebbe parlato
dell’allevamente artificiale degli avannotti dei
Discus. Cosa che a noi tre, in questo
momento, interessa molto in quanto stiamo
allevando e tentando di riprodurre questa
specie.
Nel corso del seminario si è discusso
anche di acquario marino e di rane, con
interventi, rispettivamente, di Svein A.
Fossa, Norvegese, e dello stesso J. Wattley.
Devo dire che la cosa è stata organizzata
molto bene, nei minimi particolari, per farla
breve alla milanese. Fatta eccezione per
qualche ritardo di alcuni
relatori
l’organizzazione è stata impeccabile. Come
già detto il seminario ha avuto il suo
momento migliore allorquando Jack Wattley ha parlato dei “suoi” Discus e delle
“sue” rane, (in particolare delle Dendrobatidi
e delle Phillobatidi). Durante il suo
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AC Bollettino A.A.A. n.44
intervento, chiaramente in lingua inglese
con traduzione simultanea, è stata
consegnata ai partecipanti, tra l’altro, una
delle letture che Wattley avrebbe tenuto nel
corso del seminario.
Altro partecipante, non meno
importante, è stato Svein A.Fossa che ha
parlato degli acquari di barriera.
A fare bella mostra al seminario, in
una saletta attigua al salone principale,
una bella esposizione di Discus, circa una
quarantina che Wattley non ha disdegnato
di giudicare premiando il più bello.
Purtroppo, nostro malgrado, non siamo
potuti rimanere sino alla conclusione del
seminario in quanto dovevamo ripartire per
la nostra terra d’Abruzzo.
CONCLUSIONI E RIFLESSIONI
Devo dire, con un po’ di invidia, che
sono stati molto bravi, comunque bisogna
tener presente che trattasi di un gruppo
abbastanza numeroso
che
ha,
conseguentemente, a disposizione risorse
economiche non indifferenti. Ho ripensato a
quello che siamo riusciuti a fare noi, fino ad
oggi, nel nostro piccolo, e non è poco.
Spero che nel prossimo futuro anche
l’A.A.A. sia in grado di organizzare
qualcosa del genere. Me lo auguro e lo
auguro a tutti gli appassionati di
acquariofilia.
Un caro saluto e mi raccomando non
mollare.
A.A.A.
Maurizio Della Marca
P.S. se qualche socio fosse interessato ad avere una
copia della relazione di Wrattley (un numero speciale del
5a parte
I L N E O F I TA E N T R A I N N E G O Z I O
di Lorenzo Marcucci
Con la quinta puntata termina la serie di articoli dedicata al neofita. Ricordo che nelle puntate
precedenti abbiamo parlato di equilibrio biologico, di ciclo dell'azoto e di ciclo dell'ossigeno, di filtri
di illuminazione e di pesci... Torniamo anche questa volta a parlare di pesci, anzi di riproduzione e
per l'esattezza di quella dei pesci ovovivipari
Cliente
Sono ormai passate due
settimane ed i pesci che mi ha venduto
la volta scorsa godono di ottima
salute. Posso acquistarne altri? La
vasca mi sembra troppo vuota.
Negoziante Devo ammettere che lei è
un cliente modello. Ha seguito alla lettera
tutti i consigli che le ho dato e non ha
avuto la tradizionale fretta nel popolare
l'acquario.
Certo, a questo punto può completare la
popolazione della sua vasca.
C.
Che pesci mi consiglia di
acquistare?
N. Orientativamente le consiglio di
immettere pesci di facile allevamento e
magari che si riproducano facilmente.
C. Perché i pesci in acquario si
riproducono?
N. Certo! basta metterli nelle condizioni
di farlo, azzeccare le convivenze ed avere
un minimo di fortuna. Comunque i
pesciolini che ha già immesso (delle
Poecilia reticulata) sono dei pesci molto
prolifici e se vuole continuare con pesci
dalle stesse esigenze le consiglio
innanzitutto di immetterne qualche altro
esemplare. Di questi pesci si immettono
sempre più femmine che maschi: sa
questi ultimi sono molto focosi!
Xiphophorus helleri. Una specie molto robusta e facile
da allevare.
foto tratta da
Enciclopedia dei pesci d'acqua dolce Primaris
Inoltre le consiglio di comperare altri
poecilidi che senza dubbio sono pesci
robusti e relativamente facili da allevare.
C. Quindi cosa mi conviene acquistare?
N. Tra i pecilidi può trovare ad esempio
degli Xiphophorus helleri, X.variatus o
X.maculatus, oppure delle Poecilia
velifera. Entrambe le specie sono molto
vivaci e colorate. Anche loro, come le
Poecilia reticulata sono degli ovovivipari.
Poecilia velifera. Un altro ovoviviparo, leggermente più
delicato degli altri pecilidi
foto tratta da
Enciclopedia dei pesci d'acqua dolce Primaris
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Xiphophorus variatus. Un altro ovoviviparo colorato e
robusto. Indubbiamente alla portata del neofita.
foto tratta da
Enciclopedia dei pesci d'acqua dolce Primaris
Ovvero sono dei pesci nei quali la
fecondazione delle uova avviene nel
grembo materno. E questo le custodirà
fino al momento della schiusa. E' solo
quando le larve sono pronte che la
femmina 'depone' le uova che si
schiudono immediatamente.
In pratica è un vero e proprio parto.
C. E pensa che potro assistere ad un
simile evento anche nel mio acquario?
N. Non ci sono problemi. L'importante è
rispettare le esigenze vitali di questi
splendidi pesci... ed il gioco è fatto.
Anzi una volta che le femmine sono state
fecondate, sono in grado di 'deporre'
anche cinque o sei volte senza più
accoppiarsi e quindi avrà l'occasione di
vedere più di una deposizione.
Se la cosa dovesse accadere non si
meravigli se non tutta la prole
sopravviverà o se addirittura i genitori
mangeranno i figli. In parte la cosa è
naturale, in parte è colpa dell'acquariofilo.
In natura tutto è cibo e poiché questi
pesci non praticano cure parentali non
riconoscono i 'loro' figli e li scambiano per
del cibo vivo.
La colpa attribuibile all'acquariofilo è
quella di non aver cibato sufficientemente
ed in maniera abbastanza varia i pesci
'gravidi' ed eventualmente quella di non
aver fornito un ambiente ricco di piante e
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AC Bollettino A.A.A. n.44
di nascondigli adatti a far fuggire i pesci
appena nati dagli sguardi indiscreti .
C. Perché già da appena nati sanno
cosa fare?
N. E già! Appena 'sgusciati dall'uovo' già
sanno che devono sfuggire dai pesci
grandi e quindi cercano nascondigli. E'
come se conoscessero il famoso detto
"pesce grande mangia pesce piccolo".
Nelle specie che invece praticano cure
parentali il comportamento degli avannotti
è diametralmente opposto. Pensi che
addirittura esistono dei pesci (gli
incubatori orali) che trattengono in bocca
fino alla schiusa le uova fecondate e che
per un certo periodo di tempo accolgono
in bocca anche i figli in caso di pericolo.
Aulocara jacobfreibergi. Un esempio di incubatore
orale
foto tratta da
Enciclopedia dei pesci d'acqua dolce Primaris
C. E come fanno a mangiare?
N. Non mangiano. Sicuramente non
possono farlo fino a quando covano le
uova. Poi devono stare molto accorti a
non degluire quando hanno i figli in
bocca.
C. Mi scusi, ma oggi ho un po' di fretta!
Continueremo
l'interessante
chiacchierata sui vari tipi di
riproduzione la prossima volta. Mi
prepari un paio di coppie di
Xiphophorus elleri, una di Poecilia
velifera, e mi dia qualche altro
A.A.A.
RASSEGNA STAMPA
dalla rivista:
aquarium ott/98
-------------------------------------Un predatore del Tanganika
Altolamprologus cumpressiceps
-A pesca nel Rio Napo
-Il Guppy
-Alghivori ma non troppo: Epalzeorynchos
-Operazione pesce rosso
-Portaspada nello spazio (2a parte)
-L'impiego di Anubias
-marino:Falchi di barriera: i Cirritidi
-Barriera corallina in casa (2a parte)
-Tartarughe di mare, tartarughe da amare
dalla rivista francese:
Aquarium magazine nov/98
------------------------------------ Paracheirodon axelrodi
-Trichogaster trichopterus
-Vieja maculicauda
-Guida pratica: gestione dell'acquario
-Piante anti-alghe
-Livree notturne dei pesci marini
-marino:Centropyge flavissimus
-marino:Damigelle azzurre
-marino:Il calcio
-Un'esposizione a Colmar
dalla rivista:
Discus notiziario 3/98
------------------------------------Dall'embrione al Discus adulto
-Difetti nella striatura verticale nei Discus
-Terapie errate per malattie mal diagnosticate
-Per migliorare i concorsi di Discus
-Discus:non c'è mai da stupirsi
-Siluriformi in acquario con Discus
-Formalina contro i vermi delle branchie
dalla rivista francese:
Aquarium magazine ott/98
------------------------------------ Melanotaenia trifasciata
-Pantodon buchholzi
-Copadichromis borley "Kadango red"
-Tanganyika
-Serrasalmidi
-Guida pratica: la quarantena
-La sistemazione delle piante
-marino:Calloplesiops altivelis
-Acquario di barriera: l'avvio
-Il nuovo Messico
dalla rivista inglese:
Aquarist & pondkeeper: ott/98
---------------------------------marino: Pesci leone (Pterois)
-laghetto: Almanaccao d'autunno
-marino:Duri per nome, duri per natura
-Discus: aspetti di allevamento
-Sistemi di allevamento dei pesci rossi
-Limia melanogaster
-Questioni sulla riproduzione
-Fuoco su: allevamenti tropicali
-Allevamento di Koi
-Costa Rica
-Calendario Koi
dalla rivista :
HobbyZoo set/98
------------------------------------Ospiti d'onore per l'acquario
-Batteri di cuore
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INDICE ANNO 1998
VARIE
Corso sugli animali da acquario .
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Aquarama cessa le pubblicazioni .
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Cena sociale .
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Dolce, marino, o... .
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Pet Magazine
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Crisi delle uova d'artemia .
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AAA news .
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Novitá sul genere Colisa .
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Salmonella .
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Acquariofilia e specie a rischio di estinzione
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Zoomark mediterraneo
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Visita all'acquario di Napoli .
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Seminario Gaem .
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Il neofita enta in negozio: l'acquario
Il neofita enta in negozio: l'equilibrio biologico e il filtraggio
Il neofita enta in negozio: l'illuminazione e le piante
Il neofita enta in negozio: i pesci
Il neofita enta in negozio: la riproduzione
In vacanza con l'acquario
PIANTE
Coltivazione e riproduzione di Echinodorus paniculatus
PESCI
Io e il pesce elefante
Trichogasther leeri: il gourami perla
Papiliochromis ramirezi
Parliamo del combattente: nozioni di base
Parliamo del combattente: la riproduzione
Parliamo del combattente: un allevamento selettivo
Parliamo del combattente: riproduzione selettiva
Parliamo del combattente: conclusioni
Codice per l'identificazione dei Betta splendens
Parliamo del combattente:Betta e barattoli
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di Lorenzo Marcucci
di Lorenzo Marcucci
di Lorenzo Marcucci
di Lorenzo Marcucci
di Lorenzo Marcucci
di Renato Di Loreto
n. 39
n. 39
n. 40
n. 40
n. 40
n. 41
n. 41
n. 42
n. 42
n. 43
n. 44
n. 44
n. 44
n. 39
n. 40
n. 41
n. 43
n. 44
n. 43
di Renato Di Loreto
n. 41
di Renato Di Loreto
di Renato Di Loreto
di Maurizio Della Marca
di Luciano Di Tizio
di Luciano Di Tizio
di Luciano Di Tizio
di Luciano Di Tizio
di Luciano Di Tizio
di Amedeo Pardi
di Renato Di Loreto
n. 40
n. 41
n. 40
n. 40
n. 41
n. 42
n. 43
n. 43
n. 44
di Danilo Di Lorenzo
di Renato Di Loreto
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n. 39
n. 42
n. 42
n. 42
n. 43
n. 44
MARINO
Storia di un acquario, con intervallo amaro
Un marino mediterraneo proprio piccolo
Proviamo il mediterraneo?
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Inchiesta sul marino: l'ambiente .
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Inchiesta sul marino: il filtraggio .
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Inchiesta sul marino: la fauna
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Pag. 20
Bollettino A.A.A. n.44
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Scarica

redazionale - AAA Associazione Acquariofili Abruzzese