FSE - Investiamo nel vostro futuro TTRN Tuscany Transnational Restructuring Network Innovazione e responsabilità sociale nel governo delle ristrutturazioni P.O.R. ob. 2 Regione Toscana 2007 – 2013 - Asse V Transnazionalità – Interregionalità In preparazione alla visita di studio presso: CEDEFOP European Centre for the Development of Vocational Training Salonicco, 13-15 aprile 2011 Indice 1 Premessa e guida alla lettura ........................................................................... 3 2 Che cosa è il Cedefop ....................................................................................... 4 2.1 L’istruzione e la formazione professionale sono sfide prioritarie per l’Europa............. 4 2.2 Il Cedefop opera per rafforzare la cooperazione europea nell’ambito dell’istruzione e formazione professionale ................................................................. 4 3 Principali aree di lavoro .................................................................................... 5 3.1 Identificare i fabbisogni di competenza ...................................................................... 5 3.2 Elevare il profilo dell’istruzione e della formazione professionale ............................... 6 3.3 Contribuire a delineare le politiche europee di formazione ........................................ 7 3.4 Sviluppare la Lifelong Learning ................................................................................... 8 4 Programma dell’incontro ................................................................................. 9 5 Il progetto TTRN - Scheda sintetica ................................................................ 10 Seguono Allegati 2 1 Premessa e guida alla lettura La visita di studio presso il Cedefop costituisce una delle ultime tappe di un percorso finalizzato a sviluppare una maggiore conoscenza e consapevolezza dei processi di adattamento dei territori, delle imprese e dei lavoratori in atto a livello europeo. Attraverso il coinvolgimento di un gruppo selezionato di beneficiari, espressione degli attori e degli operatori socio-economici più rilevanti delle 5 province toscane, in un percorso strutturato di confronto ed apprendimento di esperienze e buone pratiche di livello europeo, si intende contribuire a sviluppare una migliore capacità gestionale, attuativa e preventiva, a livello territoriale, degli interventi necessari: a contrastare gli impatti dalla congiuntura economica sui sistemi produttivi locali; a rendere i territori maggiormente competitivi ed attrezzare l’apparato produttivo per una nuova fase di sviluppo. La visita di studio presso Cedefop, che segue quella iniziale presso la Task Force “Restructuring” della Commissione Europea e quella intermedia presso Eurofound (European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions), mette in diretto contatto i partecipanti con gli esperti di uno dei centro di eccellenza europeo in ambito di ricerca e know how sui temi oggetto del progetto. La visita permetterà di conoscere, approfondire e confrontarsi, da un osservatorio estremamente qualificato, con i più recenti sviluppi e riflessioni in merito alle sfide che devono affrontare i sistemi di istruzione e formazione professionale europei, in particolare in relazione: 1. al ruolo della formazione professionale e continua per l’occupazione ed il lavoro; 2. agli impegni legati allo sviluppo di un Quadro Europeo delle Qualifiche e alla validazione degli apprendimenti formali, non formali ed informali; 3. al rilievo prioritario delle analisi previsionali sui fabbisogni di competenza per un migliore incrocio tra domanda ed offerta di lavoro; 4. alle prospettive occupazionali legate ad uno sviluppo sostenibile (Europe 2020). Il presente paper, dopo una breve presentazione delle principali attività del Cedefop, raccoglie alcuni recenti contributi, prevalentemente in italiano, prodotti dall’Istituto sui temi di nostro interesse. Sono forniti inoltre i riferimenti utili per maggiori approfondimenti (surveys e rapporti di ricerca prevalentemente in inglese e francese). La lettura del fascicolo permette di avere un bagaglio aggiornato di informazioni sulle principali linee di attività/ricerca di Cedefop e quindi valorizzare al massimo il tempo di confronto in presenza con i suoi esperti. Buona lettura 3 2 Che cosa è il Cedefop Il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop) è il centro di riferimento dell'Unione europea per l'istruzione e la formazione professionale. Esso fornisce informazioni e analisi sui sistemi, sulle politiche, sulla ricerca e sulla prassi legata all'istruzione e formazione professionale. Il Cedefop è stato istituito nel 1975 con il Regolamento (CEE) n. 337/75 del Consiglio. 2.1 L’istruzione e la formazione professionale sono sfide prioritarie per l’Europa Tra il 2006 e il 2020 ci si aspetta che l’Europa generi 20 milioni di posti di lavoro. Oltre 19 milioni di nuovi posti di lavoro richiederanno qualifiche di alto livello, mentre altri 13 milioni richiederanno un livello secondario superiore e post-secondario, in particolare con qualifiche professionali Questi aumenti saranno però contrapposti a un collasso delle offerte di lavoro per quanti posseggono solo un livello basso di qualifiche. Tali posti di lavoro, che nel 1996 ammontavano a un terzo dell’occupazione totale, rappresenteranno invece meno di un quinto del totale entro il 2020. Oltre a una crescente richiesta di competenze, l’Europa sta attraversando un periodo di cambiamento di carattere demografico. Dal 2009, il numero di cittadini europei di età superiore ai 54 anni supererà quello dei giovani tra i 15 e i 24 anni. Inoltre, i lavoratori anziani sono meno disposti a partecipare a corsi di istruzione e formazione professionale. Per permettere all’Europa di aumentare il proprio livello di competenze, i sistemi di istruzione e formazione professionale devono migliorare. Per permettere alla gente di acquisire le competenze di cui abbisogna, è necessario attuare politiche adeguate e, per averle, bisogna comprendere come le nostre economie, società e popolazione stanno cambiando. È necessaria una maggiore conoscenza su cosa, dove, quando, perché e come apprendiamo. Le politiche per l’istruzione e la formazione professionale vengono decise dagli Stati membri, ma l’UE sostiene tali politiche determinando obiettivi, principi e strumenti comuni, linee guida, raccomandazioni e statistiche. È a questo punto che entra in gioco il Cedefop. 2.2 Il Cedefop opera per rafforzare la cooperazione europea nell’ambito dell’istruzione e formazione professionale Per sostenere la Commissione europea, gli Stati membri e le parti sociali nello sviluppo delle politiche per l’istruzione e la formazione professionale, il Cedefop: (a) identifica tendenze e sfide per le politiche in materia di apprendimento permanente, istruzione e formazione professionale; (b) riunisce i responsabili politici, le parti sociali, i ricercatori e gli operatori per condividere e discutere idee sul modo migliore per superare le sfide da affrontare; (c) sviluppa idee e metodi per approcci e strumenti europei per individuare obiettivi comuni per migliorare competenze e percorsi formativi; (d) sensibilizza su come evolvono l’istruzione e la formazione professionale, sul loro ruolo nella formazione permanente e su come contribuiscono ad altre politiche; (e) diffonde informazioni tramite siti web, pubblicazioni, reti, visite di studio, conferenze e seminari. Fondato nel 1975, il Cedefop è una delle agenzie di regolazione europee di più vecchia data. Nel 1995 si è trasferito a Salonicco, in Grecia. 4 3 Principali aree di lavoro 3.1 Identificare i fabbisogni di competenza Per identificare e anticipare i fabbisogni di competenza futuri ed i possibili disallineamenti fra domanda ed offerta Il Cedefop conduce attività di ricerca ed indagini a differenti livelli (geografici, settoriali ecc) e collabora con tutti gli attori rilevanti allo sviluppo di un approccio comune europeo in materia di analisi previsionali dei fabbisogni di competenza e formazione. In questo ambito è il centro di coordinamento della rete europea Skillsnet (si veda: Cedefop’s Skillsnet network). L’insieme di attività condotte in questa area di lavoro intende contribuire all’implementazione dell’Iniziativa della Commissione Europea “Nuove competenze per nuovi lavori” (si veda: European Commission’s initiative on new skills for new jobs). In particolare: Il Cedefop pubblica periodicamente Rapporti previsionali sulla domanda e l’offerta di competenze in Europa e sui disallineamenti potenziali nel mercato del lavoro (si veda: Forecasting skill needs); Il Cedefop intende contribuire a sviluppare un approccio europeo in materia di indagini sui fabbisogni di competenze e formazione per identificare ed analizzare le abilità, le competenze ed i fabbisogni di formazione sul posto di lavoro (si veda: Employers’ surveys); Il Cedefop conduce analisi sull’impatto delle politiche ambientali, in particolare riguardo ai cambiamenti climatici, alle tecnologie per il risparmio energetico, alle potenzialità occupazionali dello sviluppo sostenibile (si veda: Green Skills); Il Cedefop conduce, inoltre indagini, quali-quantitative, sui fabbisogni di competenza e formazione a livello settoriale, per arricchire le informazioni e la consapevolezza degli attori rilevanti (si veda: Skill needs in sectors); Infine il Cedefop, attraverso metodologie di ricerca avanzate, stima i futuri differenziali tra la domanda di competenze delle imprese e l’offerta potenziale dei sistemi di istruzione/formazione (si veda: Analysing skill mismatch). Pubblicazioni rilevanti recenti 1. Skills supply and demand in Europe: medium-term forecast up to 2020 2. La futura offerta di competenze in Europa: risultati chiave (in Allegato 1) 3. Nota Informativa. Evoluzione della domanda e dell’offerta di competenze sul mercato del lavoro europeo (Feb. 2011) (in Allegato 2) 4. Nota informativa - Hai quello che serve? - Lo skill mismatch in Europa (in Allegato 3) 5. Comunicazione della Commissione Europea, An Agenda for new skills and jobs: A European contribution towards full employment, Com (2010) 682 final (in inglese Allegato 4) 5 Elevare il profilo dell’istruzione e della formazione professionale 3.2 Rendere trasparente il contenuto delle qualificazioni (certificate, diploma e titoli) permette di: aiutare le persone ad accedere e progredire nella propria qualificazione attraverso una maggiore qualità dei sistemi educativi e della formazione lungo l’intero arco della vita; costruire qualifiche e percorsi formativi più compatibili e trasparenti; sostenere i cittadini nella mobilità professionale e tra Paesi; sviluppare politiche più consistenti per l’occupazione e l’istruzione/formazione. Le attività condotte dal Cedefop intendono sostenere gli individui e gli attori rilevanti nel campo dell’educazione/formazione e del mercato del lavoro ad adeguarsi ad un sistema europeo delle qualifiche, a sviluppare principi e strumenti adeguati: Il Quadro Europeo delle Qualifiche (si veda: European qualifications framework -EQF) prevede 8 livelli per la descrizione e comparazione delle qualifiche. Gli strumenti sviluppati permettono una chiara identificazione e definizione dei risultati dell’apprendimento (learning outcomes) tra i vari Paesi, tra i differenti settori e sistemi. Il Cedofop conduce periodicamente studi e ricerche comparate sull’implementazione dell’EQF a livello nazionale e settoriale. Il Sistema Europeo dei crediti educative e formative (si veda: European credit system for vocational education and training - ECVET) è un sistema per la messa in trasparenza reciproca dei livelli di qualificazione attraverso la loro corrispondenza al raggiungimento di determinati unità di risultati di apprendimento. Il sistema ECVET permette la validazione reciproca dei livelli di qualificazione in quanto determina e scompone le qualificazioni in unità di competenze acquisite e quindi sostiene la il reciproco riconoscimento e mobilità tra i vari sistemi educativi e formativi e i loro attori. Il Cedefop è impegnato a sostenere lo sviluppo della Raccomandazione europea ECVET a livello nazionale e settoriale. Attraverso i 5 strumenti chiave di Europass si intendono aiutare i cittadini europei a comunicare le proprie abilità e competenze, così di rendere più agevole lo studio ed il lavoro in Europa. I documenti che al momento fanno parte del pacchetto Europass sono: L’Europass Curriculum Vitae e l´Europass Passaporto delle Lingue, sono fruibili in autocompilazione; Il Supplemento al Diploma e il Supplemento al Certificato, sono supplementi utili per tradurre in modo trasparente i contenuti e il valore di titoli e qualifiche e sono prodotti dalle istituzioni che rilasciano i titoli originali (scuole, università e agenzie formative); L´Europass-mobilità utile in caso di esperienze di studio all'estero rilasciato dal Centro Nazionale Europass Italia. Il Quadro Europeo di Assicurazione della Qualità (si veda: European Quality Assurance Reference Framework - EQARF) intende sostenere gli Stati membri nello sviluppo della qualità dei loro sistemi di istruzione e formazione professionale (VET). EQARF opera attraverso un insieme strutturato e condiviso di criteri, indicatori e descrittori della qualità. 6 Il Cedefop conduce analisi e ricerche sul tema della qualità e sostiene la cooperazione tra gli esperti e gli attori rilevanti europei. Progetti d’intervento specifici Si vedano in particolare: European Qualifications Framework European Credit System for vocational education and training Quality assurance in VET Europass Learning outcomes and qualification Pubblicazioni rilevanti recenti 1. The development of national qualifications frameworks in Europe (August 2010) 2. Nota informativa - Progressi in corso: l’apprendimento e la mobilità si avvicinano... (in Allegato 5) 3.3 Contribuire a delineare le politiche europee di formazione Con la Dichiarazione di Copenhagen (2002) è stato avviato un processo di cooperazione rafforzata nel campo dell’istruzione e formazione professionale (VET) che coinvolge non solo gli Stati, ma anche gli attori rilevanti ed innanzitutto le Parti sociali. I progressi e le priorità di questo processo di cooperazione sono aggiornate ogni due anni (da ultimo il Comunicato di Bruges, si veda: Bruges communiqués). Dal 2004, il Cedefop provvede a valutare i progressi compiuti, in questo ambito, nei vari Paesi analizzando le politiche e la loro attuazione, diffondendo le buone pratiche, pubblicando analisi comparate sui sistemi di istruzione e formazione professionale nei diversi Stati membri. Progetti d’intervento specifici Si vedano in particolare: Reporting on European training policy VET in Europe Financing training Modernising vocational education and training Pubblicazioni rilevanti recenti A bridge to the future Nota informativa - Incentivi per la mente (in Allegato 6) 7 3.4 Sviluppare la Lifelong Learning Il Cedefop partecipa attivamente allo sviluppo delle politiche di Lifelong Learning in Europa e a livello nazionale attraverso il monitoraggio delle tendenze e delle policy, la validazione degli apprendimenti non formali e informali, la formazione formatori, la formazione indirizzata agli adulti e ai lavoratori anziani. Il Cedefop elabora e propone raccomandazioni, interviene per la condivisione ed il trasferimento delle buone pratiche, contribuisce ad una maggiore consapevolezza degli attori rilevanti su questi temi specifici. Progetti d’intervento specifici Si vedano in particolare: Adult training Ageing workers Lifelong guidance Study visits programme Validation of non-formal and informal learning VET Teachers and trainers Pubblicazioni rilevanti recenti 1. 2. Accesso al successo (in Allegato 7) Nota informativa - Promuovere la formazione permanente da parte delle imprese: è tempo di ripensamenti? (in Allegato 8) 8 4 Programma dell’incontro European Centre for the Development of Vocational Education and Training CF/Meeting No 096/2011 CID/PR/CF/2011/007 VISIT OF A DELEGATION FROM LIVORNO PROVINCE ITALY TTRN PROJECT Friday 15 April 2011 – Open Space Library Draft Agenda 10.00-10.45 Welcome Presentation of Cedefop and its main activities Ms Corinna Frey, Public Relations 10.45-11.45 Adult education policy in the EU Cedefop report “Learning while working” Ms Rocio Lardinois de la Ms Alexandra Dehmel, experts 11.45-12.00 Coffee 12.00-13.00 Changing approaches to qualifications – validation of learning – the European qualifications framework 13.00-14.30 Lunch at Cedefop (to be confirmed) 14.30-15.30 Cedefop’s European forecasts of skill demand and supply Ms Alena Zukersteinova, Mr Vladimir Kvetan, experts 15.30-16.30 The Study Visits programme Mr George Kostakis, expert 16.30-16.45 Coffee 16.45-17.45 Skills for green jobs in Europe Mr Loukas Zahilas, senior expert Mr Antonio Ranieri, senior expert Nota bene: All presentations will be in English, except for Mr Ranieri’s 9 Torre, 5 Il progetto TTRN - Scheda sintetica “Innovazione e responsabilità sociale nel governo delle ristrutturazioni” Tuscany Transnational Restructuring Network - TTRN Il progetto è finalizzato alla costruzione di un network transnazionale che inserisca le Province della costa toscana in reti di know-how e ne permetta la valorizzazione ed il possibile adattamento e trasferimento a livello territoriale, a vantaggio degli attori rilevanti. In tal senso, attraverso la transnazionalità, si intende fornire strumenti operativi che supportino i sistemi locali per: affrontare i contraccolpi sociali dovuti alla crisi; fronteggiare gli effetti della crisi sull’economia reale; rendere i territori maggiormente competitivi ed attrezzare l’apparato produttivo per una nuova fase di sviluppo. Obiettivi generali del progetto L’obiettivo generale del progetto consiste nel contribuire a sviluppare una maggiore consapevolezza e capacità di gestione negoziata e condivisa dei processi di adattamento dei territori, delle imprese e dei lavoratori. Attraverso il coinvolgimento di un gruppo selezionato di beneficiari, espressione degli attori e degli operatori socio-economici più rilevanti, in un percorso strutturato di confronto ed apprendimento di buone pratiche di livello europeo, si intende attivare un processo di analisi di misure, programmi e modelli di intervento per una migliore gestione attuativa, a livello territoriale, degli interventi necessari a contrastare gli impatti attesi dalla congiuntura economica sui sistemi produttivi locali. Azioni previste Il progetto si propone di realizzare un processo di ricognizione, valutazione e modellizzazione delle più significative esperienze europee in ambito di gestione del cambiamento e delle ristrutturazioni e la loro successiva valorizzazione e disseminazione a livello regionale. Si prevedono azioni di mobilità (breve e lunga), rivolta a circa 200 operatori e rappresentanti del partenariato economico-sociale, in 5 Paesi europei sui seguenti temi chiave: Strategie di riconversione e coordinamento degli strumenti di intervento; Azioni di sistema e strutture di sostegno; Il ruolo del partenariato nei processi di ristrutturazione; Sostegno diretto agli individui. Il progetto ha una durata di 18 mesi. Partnership rilevante per l’intervento Il progetto si fonda su una partnership operativa, formale, definita sia a livello sub-regionale che europeo. A livello sub-regionale Proponenti: Province di: Livorno (capofila), Pisa, Grosseto, Massa Carrara e Lucca. Il progetto coinvolgerà i responsabili e gli operatori dei settori delle Amministrazioni Provinciali impegnati nella gestione dei piani anti-crisi, gli Istituti Scolastici, le organizzazioni del sociale, i 10 referenti sindacali e i referenti delle Associazioni datoriali, le Camere di Commercio, Organismi di parità. Per conto della Provincia di Livorno, soggetto capofila, le attività progettuali saranno realizzate e gestite dalla propria società in-house interamente partecipata, Provincia di Livorno Sviluppo Srl. A livello transnazionale Gran Bretagna The Yorkshire Forward (L’agenzia Regionale per lo sviluppo) e The Local Government Yorkshire & Humber. Francia Communauté Urbaine de Brest – Brest Metropole Ocèane; Spagna - Gobierno de Navarra – Dipartimento per l’Industria, Tecnologia, Commercio e Lavoro. Svezia - Goteborg Region Association of Local Authorities. Spagna - Provincia di Jaén. Germania - Landratsamt Dobeln – La municipalità di Dobeln. Danimarca - Southdenmark European Office (SDEO) Francia - AIRDIE Referenti istituzionali europei Il progetto intende inoltre sviluppare la partnership con tre riferimenti istituzionali di livello europeo: La Task Force “Restructuring” operativa nell’ambito della DG Occupazione e Affari Sociali della Commissione Europea, Il Cedefop (Centro Europeo per lo sviluppo della formazione professionale), il EMCC (European Monitoring Centre on Change), operativo nell’ambito della Fondazione Europea di Dublino (Eurofound). 11 IT LA FUTURA OFFERTA DI COMPETENZE IN EUROPA PREVISIONI A MEDIO TERMINE FINO AL 2020 RISULTATI CHIAVE Oltre Lisbona: verso una societá basata sulla conoscenza L’evoluzione Le previsioni a medio termine formulate dal Cedefop sull’offerta di competenze della struttura in Europa fino al 2020 indicano un ulteriore marcato aumento della percentuale delle qualifiche di forza lavoro adulta provvista di qualifiche di alto e medio livello. All’opposto, si prevede che il numero di persone in possesso di una qualifica di basso livello, o del tutto sprovviste di qualifica, sia destinato a diminuire in quasi tutti i paesi europei. Queste tendenze generali corrispondono all’obiettivo di Lisbona – fare dell’Europa la societá basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica nel mondo – e rimarranno una caratteristica fondamentale nel prossimo decennio, benché si notino alcune differenze da un paese all’altro. Tendenze dell’offerta, forza lavoro di età dai 25 anni in su, UE-25 senza Malta, più la Norvegia 250 Alto Medio 200 +20 milioni con qualifiche di alto livello Fonte: Cedefop, 2009. Bsso milioni 150 +5 milioni con qualifiche di medio livello 100 50 -17 milioni con qualifiche di basso livello 0 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018 2020 Previsioni Dettagli tecnici Le previsioni riguardano 25 paesi europei (l’Unione europea a 25 senza Malta ma più la Norvegia). Sono stati elaborati tre diversi scenari; i risultati offerti sono quelli dello scenario di base (a meno che non sia specificato il contrario) e si riferiscono alla forza lavoro (la somma degli occupati e dei disoccupati) di età dai 25 anni in su, per tener conto solo di coloro che hanno probabilmente completato gran parte dei propri studi. Le previsioni sono anche disponibili per l’intera popolazione dai 15 anni in su, disaggregata per età, genere e qualifica, in modo da consentire il calcolo dei tassi di partecipazione (attività). I risultati di queste previsioni non sono comparabili con quelli delle previsioni sul fabbisogno di competenze pubblicati nel 2008, a causa dei diversi periodi a cui risalgono i dati e dell’impiego della proiezione demografica più recente. 2 Fonte: Cedefop, 2009. QUALIFICHE DI ALTO LIVELLO DK 50 IE NL 40 2020 Evoluzione della struttura delle qualifiche della forza lavoro di età dai 25 anni in su a livello nazionale. UE-25 senza Malta, più la Norvegia 30 PT 20 SK AT ES BE LU EE FI FR LT CY GB EU-25 SE NO DE SI GR PL LV HU CZ IT 10 0 0 10 20 30 2007 40 50 QUALIFICHE DI MEDIO LIVELLO 80 CZ SK 2020 60 GB GR IT FR ES IE NL LU CY NO HU EE DE FI BE 40 SE SI AT PL LV LT EU-25 DK PT 20 0 0 20 40 2007 60 80 QUALIFICHE DI BASSO LIVELLO 70 60 PT 2020 50 40 IT 30 LV DE DK EU-25 LT NL HU AT SK EE SE FI GB SI CZ NO PL 20 10 0 0 10 20 CY FRLU IE BE 30 GR 40 ES 50 60 70 2007 Crescita costante delle Negli ultimi anni la percentuale di persone in possesso di qualifiche di alto livello qualifiche di alto livello (ISCED 5 e 6) è cresciuta costantemente in quasi tutti i paesi. Lo scenario di base prevede che tra il 2007 e il 2020 la forza lavoro europea (nell’Unione europea a 25 senza Malta, ma più la Norvegia) di età dai 25 anni in su, provvista di una qualifica di alto livello, crescerà di 20 milioni di persone, giungendo a rappresentare, nel 2020, il 34 per cento dell’intera forza lavoro, di fronte al 26 per cento del 2007. 3 Le qualifiche di medio Nell’ambito della forza lavoro, il numero di cittadini europei provvisti di qualifiche livello rimangono di medio livello (ISCED 3 e 4) aumenterà di più di 5 milioni di unità nel periodo l’elemento fondamentale interessato dalla proiezione. Anche nel 2020, questo gruppo continuerà a costituire il segmento più cospicuo della forza lavoro (48 per cento, contro il 47 per cento del 2007). Declino delle qualifiche In termini sia assoluti che relativi, il numero di persone in possesso di una qualifica di basso livello di basso livello (o sprovviste di una qualifica qualsiasi) sta costantemente declinando. Tra il 2007 e il 2020, nella forza lavoro europea, il numero di persone con una qualifica di basso livello o senza qualifiche di sorta è destinato a diminuire di più di 17 milioni. Si prevede che nel 2020 la percentuale di forza lavoro provvista di qualifiche di basso livello sarà del 17,7 per cento, rispetto al 27 per cento del 2007. Scenari alternativi Oltre allo scenario di base appena descritto, sono stati elaborati altri due scenari – uno ottimistico e uno pessimistico – per fornire un certo margine alle proiezioni. Tutti gli scenari indicano che l’evoluzione della forza lavoro da una qualifica all’altra seguirà le medesime tendenze generali. Lo scenario pessimistico, pur non tenendo conto dell’attuale crisi, prevede l’incremento minimo della forza lavoro per tutte le qualifiche, ossia 2,7 milioni tra il 2007 e il 2020. Lo scenario di base e quello ottimistico, invece, prevedono rispettivamente incrementi di 8,3 milioni e quasi 14 milioni. Tutti gli scenari prevedono incrementi delle qualifiche di alto e medio livello; si stima che le qualifiche di alto livello registreranno gli incrementi più forti. Tutti gli scenari, infine, prevedono una contrazione del numero totale di persone provviste di qualifiche di basso livello o prive di qualunque qualifica, con stime che oscillano tra i 16 e i 18,2 milioni. Differenti scenari per la forza lavoro di età di 25 anni o più, mutamenti in milioni, 2007-20, UE-25 senza Malta, più la Norvegia Fonte: Cedefop, 2009. Pessimistico 2,7 TUTTE LE QUALIFICHE 13,9 Di base 18,1 QUALIFICA DI ALTO LIVELLO 21,9 20,0 2,7 QUALIFICA DI MEDIO LIVELLO QUALIFICA DI BASSO LIVELLO Ottimistico 8,3 8,1 5,4 -18,2 -16,0 -17,1 milioni -25 -20 -15 -10 -5 0 4 5 10 15 20 25 Analisi della futura forza lavoro per etá e genere 60-64 55-59 2020 2007 50-54 femmine 2020 2007 2020 2007 40-49 Fonte: Cedefop, 2009. QUALIFICA DI ALTO LIVELLO QUALIFICA DI MEDIO LIVELLO QUALIFICA DI BASSO LIVELLO 2020 2007 30-39 Forza lavoro per età, genere e qualifica, UE-25 senza Malta, più la Norvegia I risultati riguardanti tutte le persone di etá compresa tra i 25 e i 64 anni, facenti parte della forza lavoro, confermano le tendenze generali. I tassi d’incremento sono generalmente più elevati per le donne che per gli uomini, e ciò significa che (dal punto di vista formale) in futuro le donne avranno generalmente qualifiche di livello più alto rispetto agli uomini. Il parametro europeo fissato per il 2010, in base al quale gli Stati membri dovrebbero far sì che almeno l’80 per cento dei cittadini di etá compresa tra i 25 e i 64 anni abbia completato almeno l’istruzione secondaria superiore, si potrà raggiungere solo entro il 2020, quando la percentuale prevista sarà quasi dell’82 per cento. 2020 2007 25-29 I progressi delle donne saranno probabilmente più rapidi di quelli degli uomini 2020 2007 milioni Evoluzione delle qualifiche della forza lavoro nei diversi gruppi di età, UE-25 senza Malta, più la Norvegia 18 12 6 maschi 0 6 femmine 12 18 18 12 6 maschi 0 6 12 18 femmine 18 12 6 0 6 12 18 60 Alto 50 Medio Fonte: Cedefop, 2009. Basso 40 30 20 10 milioni maschi 0 2007 2020 25-29 2007 2020 30-39 2007 2020 40-49 5 2007 2020 50-59 2007 2020 60-64 LA FUTURA OFFERTA DI COMPETENZE IN EUROPA PREVISIONI A MEDIO TERMINE FINO AL 2020 - Risultati chiave Effetto coorte: qualifiche di livello superiore per i più giovani Tra i vari gruppi di etá si registrano variazioni notevoli: tra coloro che hanno un’etá compresa tra i 25 e i 29 anni l’incremento del numero di persone in possesso di una qualifica di alto livello è assai più marcato, soprattutto per quanto riguarda le donne. L’incremento più sensibile delle qualifiche di alto livello viene previsto per gli appartenenti al gruppo di etá fra i 30 e i 39 anni. Si stima che il numero di persone provviste al massimo di una qualifica di medio livello sia destinato a diminuire per tutti i gruppi di etá non superiore a 39 anni, ma si prevede invece che tale numero aumenti per i gruppi di etá da 40 anni in su. Questo dipende dall’effetto coorte, cioè dal fatto che la popolazione invecchia ed i giovani oggi sono generalmente meglio qualificati delle persone anziane, soprattutto perché i vari paesi hanno introdotto periodi più lunghi di formazione e istruzione obbligatoria oppure hanno offerto ai giovani il diritto di completare l’istruzione secondaria superiore. Crescente partecipazione al mercato del lavoro Rapido incremento dei tassi di partecipazione femminile Gli obiettivi principali della strategia di Lisbona e degli orientamenti per l’occupazione 2008-10 sono la riduzione della disoccupazione e l’incremento dei tassi di attività nonché della domanda e dell’offerta di lavoro. Come emerge dalle previsioni, un incremento generale dei tassi di attività (partecipazione) è nelle attese. Nel corso del tempo in quasi tutti i paesi si registra una tendenza lievemente positiva, in base a modelli che però variano a seconda del gruppo di etá e del genere. Il tasso di attività maschile è generalmente più alto di quello femminile; il persistere di differenze tra i sessi riflette il differente peso degli impegni familiari. Storicamente i tassi di attività femminile tendono a dimostrarsi inferiori, ma hanno conosciuto un rapido aumento in quasi tutti i gruppi d’etá, a parte quello delle donne più giovani che hanno effettuato un investimento più cospicuo nell’istruzione e di conseguenza hanno (ancora) tassi di partecipazione più bassi. In molti gruppi di etá, i tassi di attività maschile si sono ridotti nel corso degli ultimi 20 o 30 anni. Incremento dei tassi Promuovendo un approccio al lavoro esteso a tutto l’arco della vita, nonché un di partecipazione dei invecchiamento attivo, si contribuisce a conservare un’occupazione alle persone lavoratori più anziani più anziane. Alcuni degli incrementi più rilevanti dei tassi di attività riguardano le persone dai 50 anni in su; ciò rispecchia la tendenza generale all’allungamento della vita lavorativa e forse anche le preoccupazioni relative alla pensione nonché il bisogno di lavorare più a lungo. 6 LA FUTURA OFFERTA DI COMPETENZE IN EUROPA PREVISIONI A MEDIO TERMINE FINO AL 2020 - Risultati chiave Una volta individuate le tendenze generali, rimane essenziale sviluppare le conoscenze di fondo Il possibile impatto Benché i risultati complessivi offrano un quadro relativamente incoraggiante, della crisi economica permane la preoccupazione che l’attuale crisi economica possa turbare le tendenze storiche previste. Quest’eventualità potrebbe mettere a repentaglio il costante miglioramento dei profili di qualifica che si è osservato negli ultimi decenni. Una conseguenza a breve termine della crisi potrebbe essere l’incremento della partecipazione all’istruzione e all’acquisizione di qualifiche: è possibile che i singoli individui ritardino l’ingresso in un mercato del lavoro depresso, nella speranza che una qualifica di livello più elevato offra prospettive migliori dopo la ripresa economica. Nel lungo periodo, tuttavia, le limitazioni finanziarie potrebbero scoraggiare gli investimenti nel capitale umano. Tocca alla classe politica prendere misure che scongiurino il venir meno del costante miglioramento delle qualifiche, garantendo invece la continuazione degli investimenti nell’istruzione iniziale, nella formazione permanente e nell’istruzione degli adulti. A causa dell’invecchiamento della popolazione, aggiornare o elevare le competenze degli adulti diventerà un fattore sempre più importante. Necessità di analisi Questi risultati indicano le tendenze generali. Affinché essi costituiscano uno e di informazioni strumento più utile per la classe politica e gli attori del mercato del lavoro, occorre contestuali irrobustirli con un’ulteriore attività di ricerca, informazioni contestuali e analisi più dettagliate. A tal fine è necessario, in particolare, affinare i dati di base, e specialmente quelli forniti a Eurostat dalle autorità statistiche nazionali. In tutta Europa bisogna moltiplicare gli sforzi per offrire dati più coerenti sia nel corso del tempo che in tutti i paesi; ancora, dobbiamo disporre di un maggior numero di informazioni qualitative concernenti i problemi connessi al nostro tema, come per esempio gli alti tassi di abbandono scolastico che si registrano oggi. Verso un sistema europeo di previsione delle competenze Un passo in avanti Le presenti previsioni sull’offerta di competenze, unite alle precedenti previsioni sul fabbisogno di competenze, rappresentano un importante elemento di quel sistema complessivo di regolari previsioni sulla domanda e offerta di competenze, che è previsto dall’iniziativa “nuove competenze per nuovi lavori” varata dalla Commissione europea nel 2008. Il Cedefop continua nell’impegnativo compito di sviluppare tale sistema di previsione europeo. A partire dal 2010, il Cedefop pubblicherà regolarmente i risultati di previsioni aggiornate e sincronizzate sulla domanda e l’offerta di competenze in Europa. 7 IT delle competenze. A integrazione di una costante valutazione della domanda e dell’offerta di competenze, continuerà pure l’analisi dei potenziali squilibri del mercato del lavoro e la ricerca sulla mancata corrispondenza tra competenze e lavoro. Per ampliare e convalidare la base di conoscenze, il Cedefop prenderà anche in esame la fattibilità di ricerche svolte tra i datori di lavoro come strumento per individuare il fabbisogno di competenze nelle imprese e mettere in luce le novità che emergono in questo campo nei settori chiave dell’economia. Fonte • Cedefop. Future skill supply in Europe. Medium-term forecast: synthesis report. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni, 2009. • Cedefop. Future skill needs in Europe. Medium-term forecast: synthesis report. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni, 2008. Per ulteriori informazioni www.cedefop.europa.eu/skillsnet Per contattare il gruppo del Cedefop sull’analisi delle competenze [email protected] Europe 123, 570 01 Thessaloniki (Pylea), GRECIA Recapito postale: PO Box 22427, 551 02 Thessaloniki, GRECIA Tel. +30 2310490111, Fax +30 2310490020 E-mail: [email protected] www.cedefop.europa.eu Ufficio delle pubblicazioni 8016 IT – Gratis Da richiedere al Cedefop TI-78-09-779-IT-D Corrispondenza Conformemente all’iniziativa “nuove competenze per nuovi lavori” promossa dal tra competenza Consiglio europeo e dalla Commissione europea, il Cedefop continuerà le proprie e lavori attività di ricerca e sviluppo per individuare precocemente e prevedere l’evoluzione Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale NOTA INFORMATIVA Evoluzione della domanda e dell’offerta di competenze sul mercato del lavoro europeo La recessione, la migrazione e i vari scenari politici possono influenzare la domanda e l’offerta di competenze in Europa, ma in misura diversa La crisi economica del 2008 e la successiva recessione hanno notevolmente aumentato l’incertezza riguardo alle prospettive di lavoro e accentuato la necessità dei lavoratori di avere accesso a maggiori informazioni sul futuro mercato del lavoro. Le previsioni formulate dal Cedefop nel 2010 sulla domanda e l’offerta di competenze (1) forniscono i dati più recenti sull’andamento del mercato del lavoro europeo (2) durante la ripresa dell’economia mondiale, dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla conseguente recessione. Il Cedefop pubblicherà nuove previsioni della domanda e offerta di competenze nel 2012, tuttavia nel frattempo ha aggiornato le previsioni del 2010 per esaminare in modo più approfondito gli ultimi effetti prodotti dalla recessione sulla futura domanda e offerta di competenze. Effetti della recessione sull’occupazione e sulla domanda di competenze Sebbene la crescita economica mondiale, trainata dalle economie in via di sviluppo, sia ragionevolmente robusta, è opinione generale che l’Europa vivrà un lungo periodo di crescita moderata. Secondo le proiezioni del Cedefop, la recessione avrebbe causato un calo del tasso di occupazione in Europa nel 2010 pari a circa 10 milioni di posti di lavoro, rispetto ad uno scenario senza crisi. La previsione si è rivelata abbastanza precisa (figura 1). Figura 1. Impatto della recessione sull’occupazione, UE-27+ La relazione Skills supply and demand in Europe: medium-term forecast up to 2020 (Domanda e offerta di competenze in Europa: previsioni a medio termine fino al 2020, solo in inglese) è disponibile in Internet all’indirizzo: http://www.cedefop.europa.eu/EN/pub lications/15540.aspx All’aggiornamento del 2011 è stata affiancata l’analisi degli aspetti della migrazione e sono stati elaborati diversi scenari per esaminare come questioni quali l’austerità fiscale e l’incertezza economica possano incidere sull’occupazione e sulla domanda e l’offerta di competenze. 1 ( ) Il progetto è sostenuto finanziariamente dal programma comunitario per l’occupazione e la solidarietà sociale – Progress (2007-13), gestito dalla direzione generale per l’Occupazione, gli affari sociali e le pari opportunità della Commissione europea. 2 ( ) Le previsioni coprono 29 paesi europei (UE-27, Norvegia e Svizzera), denominati UE-27+. NOTA INFORMATIVA │ FEBBRAIO 2011 │ ISSN 1831-2454 A livello settoriale, la recessione sembra aver accelerato l’attuale tendenza al trasferimento dei posti di lavoro dalle attività manifatturiere primarie e di base verso il settore dei servizi. La recessione ha determinato una perdita di posti di lavoro nei settori manifatturieri primari e di base superiore al previsto. L’occupazione in questi settori continua a diminuire, nonostante la ripresa della domanda dei loro prodotti. Gli aumenti di produttività riducono i costi e migliorano la competitività, ma possono anche ridurre il numero di lavoratori richiesti per conseguire livelli di produzione identici o persino superiori. Secondo le proiezioni, il settore primario registrerà una perdita di circa 2,5 milioni di posti di lavoro entro il 2020, una pagina 1 cifra leggermente inferiore alle previsioni del 2010. Tale perdita di posti di lavoro interesserà soprattutto l’agricoltura, un settore che rappresenta ancora una fonte di occupazione significativa in alcuni paesi e regioni. L’industria manifatturiera è stata colpita in modo meno pesante dalla recessione rispetto al pronostico. Le previsioni aggiornate nel 2011 indicano una perdita di 1,5 milioni di posti di lavoro in questo settore entro il 2020, cifra inferiore agli oltre 2 milioni di posti di lavoro originariamente stimati nel 2010. Ciò evidenzia l’importanza che il settore manifatturiero continua a rivestire per l’economia europea e rivela che alcuni posti di lavoro vengono salvati o trasferiti all’interno dell’UE, anziché altrove (figura 2). Figura 2. Evoluzione passata e prevista dell’occupazione per settore economico, UE-27+ manageriali, intellettuali, scientifiche e intermedie, per le quali si prospetta la creazione di circa otto milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2020. Sono attesi aumenti rilevanti, circa due milioni di posti di lavoro, anche nel settore dei servizi, in occupazioni quali vendita, sicurezza, pulizia, ristorazione e assistenza. Si prevede invece una perdita di circa cinque milioni di posti di lavoro per alcune categorie di impiegati e lavoratori manuali qualificati. Anche se vi saranno più posti di lavoro per alcune occupazioni e meno per altre, le nuove opportunità di lavoro tra ora e il 2020 riguarderanno tutti i tipi di occupazioni. Ciò è dovuto a una combinazione di domanda di espansione (aumenti o cali netti per occupazione) e domanda di sostituzione (opportunità di lavoro create dalle persone che cambiano lavoro o vanno in pensione). Le opportunità di lavoro dovute alla domanda di sostituzione saranno ben superiori a quelle create dalla domanda di espansione (figura 3). Figura 3. Opportunità di lavoro future per occupazione, UE-27+ L’aggiornamento del 2011 è invece meno ottimistico per quanto riguarda il numero di posti di lavoro che saranno creati nel settore dei servizi entro il 2020. Ciò è in parte dovuto alle misure di austerità e ai tagli della spesa e degli investimenti pubblici e privati. Gran parte della crescita dell’occupazione da adesso fino al 2020 continuerà a interessare il settore dei servizi. I servizi commerciali (forniti principalmente dal settore privato) si presentano come l’area in più rapida crescita. Le proiezioni indicano che il commercio e gli altri servizi, tra cui quelli bancari e finanziari, registreranno una crescita un po’ più lenta rispetto a quanto previsto in precedenza, ma dovrebbero comunque generare la maggior parte dei nuovi posti di lavoro (circa 6 milioni) nel periodo 2010-20. Aumenti significativi dell’occupazione sono attesi anche nel settore della distribuzione e dei trasporti (compresi ristoranti e alberghi). Le proiezioni indicano ora una crescita molto più modesta nei servizi non commerciali (spesso forniti a costi sovvenzionati, principalmente dal settore pubblico o da organizzazioni senza scopo di lucro), che saranno i più colpiti dai tagli della spesa pubblica. L’evoluzione dei modelli occupazionali a livello di settore naturalmente influenza i modelli occupazionali per le professioni e i livelli di qualifica richiesti. La prevista crescita dell’occupazione si concentra perlopiù nelle professioni NOTA INFORMATIVA │ FEBBRAIO 2011 │ ISSN 1831-2454 L’aggiornamento del 2011 per settore e per occupazione rivela che la domanda di competenze, in termini di qualifiche formali, è destinata ad aumentare. La struttura settoriale e i mutamenti tecnologici che richiedono nuove competenze alimentano la domanda di lavoratori con qualifiche di livello medio e alto. Effetto della recessione sull’offerta di competenze I modelli occupazionali futuri non rispecchieranno soltanto la domanda, ma anche l’offerta. L’aggiornamento del 2011 non si scosta radicalmente dalle previsioni dell’offerta di competenze formulate nel 2010. È tuttora previsto un netto incremento della percentuale di lavoratori con qualifiche formali di livello medio e alto (figura 4). L’aumento più marcato si registrerà nella percentuale di lavoratori altamente qualificati e il calo maggiore si osserverà nella pagina 2 percentuale di lavoratori con qualifiche formali di basso livello o non qualificati. Figura 4. Tendenze dell’offerta per qualifica (forza lavoro di età compresa tra 15 e 64 anni), UE-27+ La recessione ha nondimeno prodotto alcuni effetti sull’offerta di manodopera. Molti giovani hanno scelto di proseguire l’istruzione e la formazione, mentre i lavoratori più anziani sono usciti dal mercato del lavoro con l’assottigliarsi delle opportunità di impiego. Ciononostante, di fatto, si osserva una lieve crescita della forza lavoro, in contrasto con la riduzione prevista all’inizio del 2010. Le proiezioni relative alla futura offerta di manodopera dipendono dall’evoluzione della situazione demografica e dai mutamenti nella partecipazione al mercato del lavoro e nei modelli di acquisizione delle qualifiche. Resta da vedere in che modo la recessione influenzerà tali fattori. La sostenibilità a lungo termine di un maggior numero di giovani che proseguono la formazione e l’istruzione superiore dipende da vari elementi, quali lo stato delle finanze pubbliche e la percezione individuale della misura in cui l’ulteriore istruzione e formazione sia in grado di migliorare le prospettive di lavoro. In questa fase, la maggior parte dei paesi sembra sulla buona strada per conseguire gli obiettivi fissati a livello europeo al fine di migliorare le competenze della rispettiva forza lavoro. Impatto della migrazione sull’offerta e sulla domanda di competenze La migrazione – all’interno, verso e dall’UE – inciderà sempre più sulla dimensione e sulla composizione della popolazione attiva negli Stati membri in futuro ed ha NOTA INFORMATIVA │ FEBBRAIO 2011 │ ISSN 1831-2454 importanti implicazioni per la domanda e l’offerta di competenze. La migrazione può incidere sulla riserva di competenze di un paese in vari modi, compresa la misura in cui: le qualifiche acquisite dagli immigrati nei rispettivi paesi d’origine siano declassate nel nuovo paese ospitante; i problemi inerenti al riconoscimento formale e alla comparabilità delle qualifiche ostacolino la migrazione; l’emigrazione provochi carenze di manodopera altamente qualificata nei paesi d’origine; l’immigrazione determini una discrepanza fra la domanda e l’offerta di competenze nei paesi ospitanti. Sebbene possano emergere altre conclusioni in seguito ad un’ulteriore analisi, i dati al momento lasciano supporre che nessuna delle quattro problematiche suindicate eserciti un impatto significativo sul mix di competenze presente in un paese (3). Nel lungo periodo, gli immigrati con qualifiche di livello elevato ne otterranno infine il pieno riconoscimento nel paese ospitante, ma il processo potrebbe essere lungo. Le difficoltà inerenti al riconoscimento formale e alla comparabilità delle qualifiche in genere non sono considerate un ostacolo alla migrazione. L’UE si adopera per ridurre tali ostacoli alla mobilità nel campo dell’istruzione e del lavoro. Tuttavia i migranti possono incontrare difficoltà nella pratica, soprattutto se provengono da paesi al di fuori dell’UE. L’emigrazione non sembra esercitare un impatto negativo significativo sulla domanda di personale altamente qualificato nei paesi d’origine e l’immigrazione non sembra determinare una discrepanza fra la domanda e l’offerta di competenze nei paesi ospitanti (4). I risultati relativi ad alcuni paesi rivelano che l’immigrazione in genere migliora il livello delle qualifiche della popolazione attiva, ma soltanto in misura modesta. Scenari politici Parallelamente alle previsioni basate sul livello di riferimento 2011, sono stati elaborati quattro scenari per valutare il potenziale impatto sull’economia e sull’occupazione di: austerità fiscale: politiche fiscali pubbliche già annunciate; incertezza economica: un calo degli investimenti dovuto all’enorme incertezza riguardo alla loro redditività nell’UE nel suo insieme e una diminuzione del valore dell’euro; età di pensionamento: tassi di partecipazione più elevati da parte dei lavoratori più anziani dovuti all’invecchiamento della popolazione e alle politiche pubbliche sull’età di pensionamento ufficiale; 3 ( ) 4 ( ) I dati non fanno distinzione tra migrazione legale o clandestina, di breve o lunga durata, né tra migrazione interna o verso e dall’UE. Il Cedefop pubblicherà uno studio più approfondito sulla discrepanza fra la domanda e l’offerta di competenze, gli immigrati e le minoranze etniche, nell’estate 2011. pagina 3 invecchiamento, salute e pensioni: spesa pubblica più elevata per l’assistenza sanitaria e le pensioni a causa dell’invecchiamento della popolazione. I principali effetti sull’occupazione nei diversi scenari, riepilogati nella tabella 1, possono essere piuttosto complessi. Per esempio, l’austerità fiscale determina un aumento dell’occupazione nel settore privato perché, di conseguenza, le retribuzioni diminuiscono in tutta l’economia. A breve termine i risultati indicano differenze nei tassi di occupazione aggregati in tutti gli scenari, in particolare quando cala la fiducia, per esempio a causa delle misure di austerità o dell’incertezza economica. Tabella 1 Effetti sull’occupazione nei quattro scenari Scenario Breve termine Lungo termine Aumento Diminuzione Austerità fiscale Diminuzione generale Settore privato Settore pubblico Incertezza economica Diminuzione generale Maggior parte dei settori, eccetto i beni di investimento Settori dei beni di investimento Età di pensionamento Nessuno Maggior parte dei settori Nessuno Invecchiamento, salute e pensioni Aumento nei settori sanitari Settori sanitari Maggior parte degli altri settori L’occupazione nei settori che producono beni di investimento è quella più vulnerabile alle crisi economiche generali, non ultimo perché gli investimenti costituiscono la componente più volatile del PIL. Ciò ha particolari implicazioni in termini di competenze, poiché spesso a tali settori sono associate competenze specifiche, per esempio nell’ingegneria, nell’industria automobilistica e nell’edilizia. Durante la recessione, i posti di lavoro nel settore pubblico sono stati in larga misura salvaguardati nella maggior parte dei paesi d’Europa, ma non in tutti. Ora sembrano molto più a rischio a causa dei tagli della spesa pubblica. L’eccezione è costituita dall’occupazione nel settore sanitario, che probabilmente crescerà in misura superiore alla media, soprattutto nel lungo periodo, a causa del costante aumento della domanda di servizi sanitari. Nella maggior parte degli scenari si osservano perdite di posti di lavoro in alcuni settori. I lavoratori dovranno trovare impiego in altri settori, oppure uscire dal mercato del lavoro. Nello scenario “invecchiamento, salute e pensioni”, la crescita dell’occupazione è in gran parte prodotta dall’afflusso di lavoratori provenienti da altri settori. Gli scenari non esercitano un grande impatto sulla dimensione della forza lavoro, fatta eccezione per lo scenario “età di pensionamento”. Nel breve periodo, una forza lavoro più vasta e in invecchiamento potrebbe determinare un innalzamento del livello di disoccupazione, ma se i mercati del lavoro si adegueranno, gli effetti economici a lungo termine saranno più favorevoli. La principale conclusione che emerge dai risultati nei diversi scenari è che l’Europa verosimilmente registrerà un notevole calo dell’occupazione nel breve periodo. Non è dato sapere se l’impatto della recessione sui mercati del lavoro sia infine cessato, né quali saranno gli effetti delle misure di austerità che i governi cominciano ad attuare. NOTA INFORMATIVA │ FEBBRAIO 2011 │ ISSN 1831-2454 Le prospettive a lungo termine sono migliori, ma è necessario adottare politiche atte a facilitare il trasferimento dell’occupazione da un settore all’altro. I salari si devono adeguare in modo flessibile ed è necessario provvedere ad una riqualificazione idonea a garantire che i lavoratori possiedano le competenze necessarie per cambiare lavoro. Le previsioni si basano sull’ipotesi che si proceda in tal senso. In caso contrario, i risultati relativi all’occupazione e alle competenze potrebbero essere notevolmente peggiori rispetto a quelli descritti. Centro europeo per lo Sviluppo della Formazione Professionale Nota informativa – 9059 IT N° di cat.: TI-BB-11-001-IT-N Copyright © Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale, 2011 Tutti i diritti riservati. Le note informative sono redatte in tedesco, greco, inglese, spagnolo, francese e italiano. Per riceverle regolarmente e- mail a: [email protected] Ulteriori note informative e pubblicazioni Cedefop sono dispo-nibili all’indirizzo: http://www.cedefop.europa.eu/EN/publications.aspx PO Box 22427, 551 02 Salonicco, GRECIA Europe 123, Salonicco, GRECIA Tel. +30 2310490111, Fax +30 2310490020 E-mail: [email protected] visit our portal www.cedefop.europa.eu pagina 4 Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale NOTA INFORMATIVA Hai quello che serve? Lo skill mismatch in Europa La sfida per l'Europa è non soltanto migliorare i livelli delle competenze, ma far combaciare competenze e occupazione La vita lavorativa sta diventando molto più complessa. La rivoluzione nel campo dell'informazione sta causando la progressiva eliminazione di molti tipi di lavori che sembravano essere un elemento permanente della nostra società, mentre i lavori che crea richiedono una base di competenze sempre più ampia. Ne consegue che è sempre più difficile trovare la persona giusta per il posto giusto. I mutamenti economici e tecnologici che determinano la necessità di disporre di persone altamente qualificate rendono ancora più evidente il problema della discrepanza tra domanda e offerta di competenze (1). Non si tratta soltanto di avere un numero sufficiente di persone qualificate nell'economia nel suo complesso, sebbene questa sia una condizione importante. La maggior parte dei nuovi posti di lavoro che l'economia europea dovrebbe creare nel prossimo decennio richiederà qualifiche di alto livello (2). La buona notizia è che i livelli delle qualifiche stanno crescendo, in particolare tra i giovani e le donne. Si calcola che, nel 2020, saranno necessarie qualifiche di livello terziario per il 31,5% di tutte le occupazioni e che, ad averle, sarà circa il 34% della forza lavoro. Circa il 50% delle occupazioni richiederà qualifiche di medio livello delle quali sarà in possesso circa il 48% della forza lavoro. Circa il 18% della forza lavoro risulterà scarsamente qualificata o senza alcuna qualifica e, in quanto tale, potrà soddisfare le esigenze del 18,5% delle occupazioni. Tenuto conto di queste tendenze, sembra che, pur non essendo perfettamente allineata, l'Europa non si trovi poi in una posizione così sfavorevole. Tuttavia, come accade nella maggior parte dei casi, il vero problema è più profondo. Il giusto equilibrio tra domanda e offerta implica che le persone siano adatte al loro lavoro. Sebbene i livelli delle competenze pronosticati potranno essere ampiamente in linea, nel 2020 il mercato del lavoro europeo potrebbe avere un'eccedenza di alcune competenze e una carenza di altre. Le persone potrebbero avere qualifiche accademiche, mentre i datori di lavoro potrebbero (1 ) (2 ) Cedefop. Skill supply and demand in Europe: medium-term forecast up to 2020. Cfr.: http://www.cedefop.europa.eu/EN/Files/3052_en.pdf Cedefop. The skill matching challenge – analysing skill mismatch and policy implications. Cfr.: http://www.cedefop.europa.eu/EN/publications/15275.aspx NOTA INFORMATIVA │ GIUGNO 2010 │ ISSN 1831-2454 richiedere quelle professionali. La sfida per l'Europa è non soltanto migliorare le competenze, ma far combaciare competenze e occupazioni disponibili. La discrepanza tra domanda e offerta di competenze contribuisce a creare disoccupazione e può ridurre la produttività e la competitività di un'economia. Può assumere forme di vario genere. E’ possibile riscontrare una discrepanza non solo in casi di carenza o di divario tra la domanda e l’offerta di competenze, ma anche in situazioni in cui le qualifiche, le conoscenze e le competenze di una persona risultino superiori ai requisiti necessari allo svolgimento del suo lavoro. La discrepanza "verticale", comunemente definito eccesso di istruzione, si verifica quando una persona viene impiegata in un lavoro che richiede un livello di istruzione inferiore. Si ha una discrepanza "orizzontale" quando il tipo, anziché il livello, di istruzione o di competenza è inadeguato rispetto all'occupazione. Le persone con titoli di studio specifici, ad esempio, di norma trovano occupazioni più adatte rispetto alle persone con titoli di studio più generici. Si calcola che in Europa l'eccesso di istruzione sia in media pari a circa il 30%, mentre al contempo una parte sostanziale della forza lavoro ha uno scarso livello di istruzione. L'eccesso di istruzione non è di per sé un problema. In un senso culturale, si può affermare che è impossibile per chiunque essere troppo istruito. L'eccesso di istruzione dipende anche dal lavoro. Non significa che tutti abbiano un alto livello di istruzione o che una persona abbia un livello di istruzione sbagliato. Tuttavia, l'utilizzo insufficiente di capacità e competenze è un problema effettivo. Discrepanza tra domanda e offerta di competenze: carenza, divario o obsolescenza? È importante chiarire il significato e le caratteristiche dei diversi tipi di inadeguatezza delle competenze (tabella 1) che possono determinare varie forme di discrepanza tra domanda e offerta di competenze. La discrepanza tra competenze e occupazioni è influenzata dalle differenti fasi del ciclo economico e dalle relazioni tra i vari tipi di discrepanza. pagina 1 Tabella 1. Tipi di discrepanza tra domanda e offerta di competenze Eccesso di istruzione Il numero di anni di istruzione è superiore a quello richiesto dal lavoro attuale. Istruzione insufficiente Il numero di anni di istruzione è inferiore a quello richiesto dal lavoro attuale. Sovraqualificazione La qualificazione è superiore a quella richiesta dal lavoro attuale. Sottoqualificazione La qualificazione è inferiore a quella richiesta dal lavoro attuale. Eccesso di formazione Impossibilità di fare pieno uso delle proprie competenze e capacità nel lavoro attuale. Carenza di formazione Mancanza delle competenze e delle capacità necessarie per svolgere il lavoro attuale in maniera accettabile. Carenza di competenze La domanda di un particolare tipo di competenza è superiore all'offerta di persone in possesso di tale competenza. Eccesso di competenze L'offerta di persone con una particolare competenza è superiore alla domanda. Divario di competenze Il livello delle competenze della persona impiegata è inferiore a quello richiesto per svolgere il lavoro in maniera adeguata o il tipo di competenza non corrisponde a quello richiesto dal lavoro. Obsolescenza economica delle competenze Competenze impiegate in precedenza in un lavoro non sono più richieste o sono meno importanti. Obsolescenza fisica (tecnica) Le competenze e le capacità fisiche o mentali si deteriorano a causa di atrofia o usura. Discrepanza verticale Il livello di istruzione o di competenza è inferiore o superiore al livello di istruzione o di competenza richiesto. Discrepanza orizzontale Il livello di istruzione o di competenza corrisponde a quello richiesto dal lavoro, ma il tipo di istruzione o competenza è inadeguato per il lavoro attuale. Esclusione/arretramento Lavoratori con qualifiche migliori vengono assunti per occupazioni che potrebbero essere svolti anche da lavoratori meno qualificati, che pertanto sono esclusi dalle possibilità di impiego tradizionali per il loro livello di competenza. L'arretramento si riferisce a un processo dall'alto verso il basso in cui i lavoratori meno qualificati sono costretti a passare a mansioni di livello ancor più basso. In casi estremi, alcuni lavoratori di livello inferiore possono diventare disoccupati. In periodi di prosperità economica, gli squilibri dipendono da carenze di competenze, vale a dire non è disponibile un numero sufficiente di persone con un tipo specifico di competenze per soddisfare la domanda. Ad esempio, durante il periodo di forte crescita delle società basate su Internet alla fine degli anni '90 e agli inizi del 2000, le aziende avevano difficoltà ad assumere gli esperti di tecnologia dell'informazione di cui avevano bisogno. Le carenze di competenze possono verificarsi anche se i lavoratori sono scarsamente istruiti e/o scarsamente qualificati, tuttavia possono essere affrontate fornendo una formazione che consenta ai lavoratori in tali condizioni di svolgere tutte le mansioni di un lavoro di livello superiore. Il motivo è che le carenze di competenze sono dovute a una mancanza di persone con le competenze e l'esperienza necessarie, anziché a una mancanza di anni di istruzione. Se le carenze di competenze si verificano quando i lavoratori hanno un livello di istruzione o di competenza superiore, è un chiaro segnale che l'offerta di istruzione e formazione non è allineata alla domanda del mercato del lavoro. Se ne deduce che un riequilibrio dell'offerta di istruzione e formazione nel periodo successivo a quello dell'obbligo sco- NOTA INFORMATIVA │ GIUGNO 2010 │ ISSN 1831-2454 lastico sarebbe un vantaggio per lavoratori e aziende. A livello di aziende, il problema si manifesta come un eccesso di istruzione e competenze per alcune occupazioni, ma come carenza delle persone adatte per altre. In periodi di difficoltà economica, le persone altamente qualificate hanno maggiori probabilità di ottenere lavori di livello inferiore. Sebbene per le imprese possa essere vantaggioso impiegare una persona in un lavoro per il quale il suo livello di istruzione sia più elevato di quello necessario, è dimostrato che le singole persone si sentono intrappolate e insoddisfatte in lavori di livello inferiore. Non solo le loro competenze non vengono utilizzate in maniera adeguata, ma le persone più qualificate costringono le persone meno qualificate a uscire dal mercato del lavoro occupandone il posto. Questa situazione può continuare anche dopo l'inizio della ripresa economica. Da uno studio britannico risulta che la percentuale di laureati eccessivamente qualificati per il loro lavoro diminuisce solo molto lentamente, dal 31% dopo il conseguimento della laurea al 24% dopo un periodo compreso tra due e quattro anni. I divari di competenze riguardano i dipendenti attuali di un'impresa e sono specificamente legati alle richieste del- pagina 2 l'impresa. I divari di competenze possono verificarsi a seguito di cambiamenti tecnologici, ad esempio, la crescente domanda di competenze "ecologiche" in campo ambientale o a seguito di modifiche delle norme o delle procedure introdotte dalla legge. A causa di tali cambiamenti, i lavoratori con un eccesso di istruzione e di competenze potrebbero addirittura trovarsi nella situazione di non disporre della combinazione di competenze richiesta dall'impresa. È più probabile tuttavia che i divari di competenze si manifestino quando i lavoratori non dispongono delle competenze di base. I lavoratori con eccessive qualifiche potrebbero essere privi delle competenze di base più dei lavoratori con un eccesso di istruzione con un titolo di studio elevato. Per affrontare i divari di competenze, la formazione deve fornire a un lavoratore tutti gli strumenti necessari per svolgere il lavoro in questione. Tenuto conto dell'invecchiamento della popolazione europea, "l'obsolescenza delle competenze" potrebbe diventare più rilevante. L'obsolescenza delle competenze è un processo anziché uno stato. Si verifica quando le competenze si svalutano a seguito di invecchiamento o mancato uso sul lavoro o non sono più necessarie a causa dei cambiamenti tecnologici. Non sorprende che dagli elementi disponibili risulti che l'obsolescenza delle competenze è più evidente nei settori ad alta tecnologica rispetto a quelli a bassa tecnologia e più elevata per i lavoratori più istruiti. Da un sondaggio olandese è emerso che il 30% delle competenze del campione analizzato era diventato obsoleto con una durata dimezzata per le competenze in un arco di tempo pari a 1015 anni. Su chi ha un impatto la discrepanza tra domanda e offerta di competenze? È dimostrato che persone diverse sono esposte a tipi diversi di discrepanze di domanda e offerta di competenze. Con tutta probabilità, i lavoratori più anziani sono maggiormente colpiti dall'obsolescenza delle competenze fisiche (tecniche) in quanto l'età può comportare il deterioramento delle competenze e delle capacità fisiche o mentali. I lavoratori giovani, in quanto persone che si immettono per la prima volta nel mercato del lavoro, possono essere particolarmente esposti a vari tipi di discrepanze di competenze, soprattutto se si tiene conto che un eccesso di istruzione è legato a una mancanza di esperienza di lavoro. Uno studio olandese del 2002 ha posto in evidenza che l'eccesso di istruzione diminuiva dal 41,7% per la fascia di età 15-19 anni al 27% per la fascia di età 30-44 e al 18% per la fascia di età 49-64. Altri studi riportano risultati simili. Da alcuni studi condotti sulla discrepanza tra domanda e offerta di competenze tra le minoranze etniche in Gran Bretagna, emerge che l'eccesso di istruzione è maggiore per i non bianchi che per i bianchi. Non è chiaro, tuttavia, se l’appartenenza ad un determinato sesso possa avere un'incidenza al riguardo. Un argomento è che i tassi di ricambio più elevati per le donne rispetto agli uomini possono indurre i datori di lavoro a richiedere maggiori capacità alle donne rispetto agli uomini quando effettuano assunzioni per particolari lavori. Eppure, nel complesso, non è chiaramente dimostrato che la mancata corrispondenza tra domanda e offerta di competenze sia un problema più grave per le donne che per gli uomini. Si distinguono per la loro assenza gli studi sull'argomento in relazione alle persone disabili. Affrontare il problema La discrepanza tra domanda e offerta di competenze ha molte cause. Informazioni incomplete nel mercato del lavoro, differenze tra persone e costi delle transazioni possono rendere le persone inadeguate rispetto alla loro occupazione. Al problema contribuiscono, inoltre, un livello insufficiente di investimenti nella formazione e sistemi di istruzione e formazione che non rispondono in maniera adeguata alle esigenze del mercato. Una delle priorità per i responsabili politici dovrebbe essere quella di provvedere ad un maggiore flusso delle informazioni nel mercato lavorativo e ad un accrescimento dell’efficienza dei servizi di collocamento. La questione degli scarsi investimenti nel campo della formazione e dei sistemi inadeguati è tuttavia più difficile. Decidere in quali competenze investire è tutt'altro che semplice. È necessario concentrarsi su competenze generiche per essere preparati per vari tipi di occupazione e per ridurre i possibili divari di competenze? Oppure è necessario concentrarsi su competenze specifiche che possano limitare le carenze di competenze e facilitare l'accesso ad un lavoro adeguato, ma possono rendere vulnerabili ai cambiamenti economici e tecnologici? È indispensabile un giusto equilibrio di entrambe le opzioni, anche se non è chiaro in cosa consista tale equilibrio e in quale modo vari per le persone e le imprese in periodi diversi. Identificando le esigenze di competenze emergenti in anticipo e con maggiore precisione si potrebbe contribuire a trovare tale equilibrio. Le previsioni europee e nazionali sono un primo passo, tuttavia anche le imprese hanno bisogno di strumenti efficaci in termini di costi per prevedere le esigenze di competenze in modo più regolare e preciso, rilevando anche le differenze tra carenze di competenze e divari di competenze. Si tratta di un aspetto particolarmente importante se si considera che, in base all'ultima indagine sulla formazione professionale continua (3), nonostante la tendenza molto chiara verso lavori a più alta intensità di conoscenze e di competenze e l'invecchiamento della forza lavoro, il motivo più comune addotto dalle imprese per non offrire formazione è che non lo ritengono necessario. Nella maggior parte degli Stati membri questo motivo viene indicato più spesso della mancanza di tempo o dei costi. La domanda da porsi è come le imprese possano esserne sicure? Anche tra le imprese che offrono formazione, solo il 26% valuta le proprie future necessità di competenze. 3 ( ) Cedefop: Employer-provided vocational training in Europe Cfr.: http://www.cedefop.europa.eu/EN/publications/15390.aspx NOTA INFORMATIVA │ GIUGNO 2010 │ ISSN 1831-2454 pagina 3 Colmare il divario di conoscenze sulla discrepanza tra domanda e offerta di competenze Far combaciare competenze e occupazioni è particolarmente difficile in un mondo in cui per lavorare è sempre più necessaria una base di competenze più ampia, in quanto i compiti da svolgere sono più vari e cambiano più spesso. Ad esempio, un numero sempre minore di lavori non richiede una conoscenza della tecnologia dell'informazione e cresce la necessità di competenze "ecologiche" o almeno di una maggiore consapevolezza ambientale sul lavoro. Per affrontare in modo efficace il problema, dobbiamo saperne di più al riguardo. Gli studi sulla discrepanza tra domanda e offerta di competenze in Europa pongono in evidenza che si tratta di un fenomeno diffuso, tuttavia i dati non sono molto omogenei. La preoccupazione principale non è soltanto trovare il modo di misurare gli squilibri, ma anche sapere quali aspetti misurare. Ad esempio, è meglio misurare l'eccesso e la carenza di competenze anziché l'eccesso o la carenza di istruzione? Per definire politiche intese a migliorare la corrispondenza delle competenze e allineare in maniera più adeguata le competenze acquisite attraverso i sistemi di istruzione e formazione europei alle esigenze delle economie trainate dall'innovazione, è necessario disporre di dati migliori a livello europeo. Un modo di raccoglierli potrebbe essere quello di introdurre un nuovo modulo contenente domande sulle discrepanze nelle indagini europee su vasta scala esistenti, ad esempio una volta ogni tre anni. Non è realistico presumere che i mercati possano essere esenti da squilibri temporanei. La durata delle carenze e dei divari di competenze dipende dal loro livello e complessità, tuttavia la discrepanza tra domanda e offerta di competenze, che richiede tempo per essere risolta o è permanente, implica perdite economiche e sociali. Nel breve termine, comunque, le conseguenze della crisi economica del periodo 2008-2009 potrebbero aggravare i problemi degli squilibri in quanto i cambiamenti strutturali accelerano i cambiamenti del contenuto dei lavori e delle competenze richieste. Ricerca Cedefop sulla discrepanza tra domanda e offerta di competenze Questo problema rappresenta un'ardua sfida alla quale si cerca di far fronte in molti programmi politici e tramite iniziative come quella della Commissione europea riguardante nuove competenze per nuovi lavori. Il Cedefop ha analizzato sistematicamente la questione nella sua relazione "The skill matching challenge: analysing skill mismatch and policy implications" (la sfida dello skill matching – analisi della discrepanza tra domanda e offerta di competenze e delle sue implicazioni politiche, in inglese, op. cit.), che è la prima di una serie che crea un ponte tra i mondi della ricerca, della pratica e della politica. Il problema delle competenze colpisce in modo sproporzionato gruppi specifici nel mercato del lavoro. Sono in corso nuove ricerche empiriche sugli effetti tra i lavoratori anziani, i migranti e le minoranze etniche. Il Cedefop sta anche iniziando ad analizzare l'obsolescenza delle competenze, per accrescere le informazioni di base per le politiche relative alla formazione permanente, aumentando la conoscenza e la comprensione del modo in cui tendenze e sviluppi influiscono sull'obsolescenza di vari tipi di competenze. Centro europeo per lo Sviluppo della Formazione Professionale Nota informativa – 9023 IT N° di cat.: TI-BB-10-012-IT-N © Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale, 2010 Riproduzione autorizzata con citazione della fonte. Le note informative sono redatte in tedesco, greco, inglese, spagnolo, francese e italiano. Per riceverle regolarmente e- mail a: [email protected] Ulteriori note informative e pubblicazioni Cedefop sono dispo-nibili all’indirizzo: http://www.cedefop.europa.eu/EN/publications.aspx PO Box 22427, 551 02 Salonicco, GRECIA Europe 123, Salonicco, GRECIA Tel. +30 2310490111, Fax +30 2310490020 E-mail: [email protected] visit our portal www.cedefop.europa.eu NOTA INFORMATIVA │ GIUGNO 2010 │ ISSN 1831-2454 pagina 4 EUROPEAN COMMISSION Strasbourg, 23.11.2010 COM(2010) 682 final COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS An Agenda for new skills and jobs: A European contribution towards full employment EN EN COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS An Agenda for new skills and jobs: A European contribution towards full employment INTRODUCTION The European Union has agreed on an employment rate target for women and men of 75% for the 20-64 years age group by 2020: an ambitious commitment to the sustainability of Europe’s social model, welfare systems, economic growth and public finances. Bridging the gap to the target will be no easy task. The crisis has brought the employment rate down to 69%, and the unemployment rate up to 10%; assuming the labour market stabilises in 2010-2011, achieving an employment rate of 75% by 2020 will require an average employment growth slightly above 1% per annum. With declining fertility rates, the EU working age population (15-64) will start shrinking as early as 2012; even with continuing immigrant flows. A skilled workforce is an essential asset to develop a competitive, sustainable and innovative economy in line with Europe 2020 goals. In times of budgetary constraints and unprecedented global competitive pressures, EU employment and skills policies that help shape the transition to a green, smart and innovative economy must be a matter of priority. The EU can meet all these challenges and raise employment rates substantially, particularly for women and young and older workers, but only with resolute action focussing on four key priorities: – First, better functioning labour markets. Structural, chronically high unemployment rates represent an unacceptable loss of human capital: they discourage workers and lead to premature withdrawal from the labour market and to social exclusion. Flexicurity policies are the best instrument to modernise labour markets: they must be revisited and adapted to the post-crisis context, in order to accelerate the pace of reform, reduce labour market segmentation, support gender equality and make transitions pay. – Second, a more skilled workforce, capable of contributing and adjusting to technological change with new patterns of work organisation. This is a considerable challenge, given the rapidly-changing skills needed, and the persistent skills mismatches in EU labour market. Investment in education and training systems, anticipation of skills needs, matching and guidance services are the fundamentals to raise productivity, competitiveness, economic growth and ultimately employment. The EU is committed to improving education levels by reducing school drop-outs to 10 % or less, and by increasing completion of tertiary or equivalent education to at least 40 % in 2020. The potential of intra-EU mobility and of third-country migrant inflows is not fully utilised and insufficiently targeted to meet labour market needs, despite the substantial contribution of migrants to employment and growth. – Third, better job quality and working conditions. There is no trade-off between quality and quantity of employment: high levels of job quality in the EU are associated with EN 2 EN equally high labour productivity and employment participation. Working conditions and workers’ physical and mental health need to be taken into account to address the demands of today’s working careers, which are characterised by more transitions between more intense and demanding jobs and by new forms of work organisation. – Fourth, stronger policies to promote job creation and demand for labour. It is not enough to ensure that people remain active and acquire the right skills to get a job: the recovery must be based on job-creating growth. The right conditions to create more jobs must be put in place, including in companies operating with high skills and R&D intensive business models. Selective reductions of non-wage labour costs, or well-targeted employment subsidies, can be an incentive for employers to recruit the long-term unemployed and other workers drifting from the labour market. Policies to exploit key sources of job creation and to promote entrepreneurship and self-employment are also essential to increase employment rates. The main responsibility and instruments to achieve these objectives rest with the Member States, in conformity with the Treaty and the subsidiarity principle. However, the EU employment rate target for women and men of 75 % by 2020 will only be achieved by pooling all efforts and instruments. This ‘Agenda for new skills and jobs’ flagship initiative sets out, in 13 key actions with accompanying and preparatory measures, the possible EU contribution to this joint effort as part of the Europe 2020 strategy. In the framework of the EU enlargement process and within the European Neighbourhood Policy, the Commission will also ensure the objectives of this Agenda are taken up in the relevant countries. THE AGENDA’S PRIORITIES 1. TOWARDS A NEW MOMENTUM FOR FLEXICURITY: REDUCING SEGMENTATION AND SUPPORTING TRANSITIONS Lessons learned: flexicurity policies helped weather the crisis, but vulnerable groups have been hit the hardest In December 2007, the Council adopted the EU Common Principles of Flexicurity including its four components, as a means of modernising labour markets and promoting work through new forms of flexibility and security1. In order to increase adaptability, employment and social cohesion, Member States were called upon to develop their own national flexicurity arrangements and to devise strategies to reform their labour markets together with social partners. Since then, the crisis has put national reform strategies and flexicurity to the test; the lessons of the last two years are both encouraging and challenging2. On the one hand, evidence shows that flexicurity policies have helped weather the crisis. Many Member States have temporarily introduced new publicly sponsored short-time working arrangements, or have increased their level, coverage and duration, and made their use more manageable. By increasing internal flexibility, Member States countered the fall in 1 2 EN Council conclusions on ‘Towards Common Principles of Flexicurity’ of 5/6 December 2007 (doc.16201/07). Council conclusions on "Flexicurity in times of crisis" of 8 July 2009 (doc.10388/09). 3 EN the growth of employment in 2008-09 by 0.7 percentage points on average on an annual basis. They helped companies avoid the loss of firm-specific human capital and re-hiring costs, and contributed to mitigate hardship for workers. Similarly, several Member States have strengthened unemployment insurance systems (i.e. the level of benefits, their duration, and their coverage for new groups). Active labour market measures have increased, including business start-up incentives, training and work experience programmes. Public Employment Services provided more targeted job-search assistance for particular groups such as young people, immigrants, workers on short-term contracts, the newly redundant, or those not receiving benefits. In some countries, employment services raised their staffing levels by 10% or more to cope with the rise in the number of job seekers. On the other hand, the crisis has highlighted the urgent need to pursue labour market reforms, without reducing the scope for consensus and trust between social partners — a key prerequisite for successful flexicurity policies. Policies to reduce segmentation have been insufficient: young, temporary workers and migrants have been among those hardest hit by the recession. The unemployment rate for young people (up to 25 years) has risen by 5.8 percentage points since March 2008 to over 20%, while the rate for adults (25-64 years) increased only by half as much and currently stands at 8.3%. At the height of the recession, job losses for workers in temporary work were almost four times higher than for those in permanent employment. Unemployment has also risen sharply among the migrant population. The crisis has also shown how hard it is to implement truly integrated policies. For example, the short-term working arrangements have not been complemented often enough with training opportunities for employees. Even in Member States offering additional incentives for training, not enough potential beneficiaries took up the offer to re-train. A new momentum: strengthening the flexicurity components and implementation The EU Common Principles for flexicurity are well-balanced and comprehensive; they remain valid today. However, the four components of flexicurity (flexible and reliable contractual arrangements, active labour market policies, life-long learning, and modern social security systems) must be strengthened to ensure that, in the post-crisis context, countries focus on the most cost-effective reforms while providing better flexibility and security. Member States’ national flexicurity arrangements can be strengthened and adapted to the new socio-economic context, through a new balance within and between the four components of flexicurity, and in the time sequence of different policies. Labour market institutions also need to be strengthened, to ensure that workers benefit from transitions between jobs, occupations, sectors or employment statuses. Making transitions pay is essential to provide workers with the necessary security to accept and cope adequately with mobility. Lastly, implementation and governance must enhance the coordination of policies, and the involvement of social partners and other relevant stakeholders. 1.1. Priorities for reinforcing the four components of flexicurity In order to strengthen labour market reform and modernisation, building on the EU Common Principles, the Commission proposes the following key policy priorities to reinforce the four components of flexicurity, in partnership with Member States and social partners: EN 4 EN Flexible and reliable contractual arrangements: • Focusing on the reduction of segmentation in the labour market. Different avenues can be pursued in line with the national context such as the decentralisation of collective bargaining or the revision of existing contractual arrangements. While in some cases greater contractual variety may be needed to answer territorial and sectoral specificities, in highly segmented labour markets, one possible avenue for discussion could be to extend the use of open-ended contractual arrangements, with a sufficiently long probation period and a gradual increase of protection rights, access to training, life-long learning and career guidance for all employees. This would aim at reducing the existing divisions between those holding temporary and permanent contracts. • Putting greater weight on internal flexibility in times of economic downturn. While both internal and external flexibility are important over the business cycle, internal flexibility can help employers adjust labour input to a temporary fall in demand while preserving jobs which are viable in the longer term. Employers can thus retain the skills of firm-specific workers which will be at a premium when the recovery takes hold. Forms of internal flexibility include the adjustment of work organisation or working time (e.g. short-time working arrangements). Flexibility also allows men and women to combine work and care commitments, enhancing in particular the contribution of women to the formal economy and to growth, through paid work outside the home. Notwithstanding the importance of internal flexibility, external flexibility remains essential in case of necessary structural adjustment in order to allow an efficient reallocation of resources. Comprehensive life long learning: • Improving access to lifelong learning, to help people move to high-value added sectors and expanding occupations such as those emerging from ‘sustainable growth’ policies, equal opportunities policy and legislation, and ‘white’ jobs. More flexible learning pathways can facilitate transitions between the phases of work and learning, including through modularisation of learning programmes. These pathways should also allow for the validation of non-formal and informal learning and be based on learning outcomes, as well as the integration of learning and career guidance systems. • Adopting targeted approaches for the more vulnerable workers, particularly the low skilled, unemployed, younger and older workers, disabled people, people with mental disorders, or minority groups such as migrants and the Roma: Public Employment Services (PES) should provide career guidance and well-targeted and adapted training and workexperience programmes. Specific priority should also be given to i) the skills upgrading of older workers who are particularly vulnerable to economic restructuring, ii) re-skilling of parents returning to work after a period taking care of family dependants and iii) re-skilling of blue collar workers with a view to a transition towards green-collar jobs. • Enhancing stakeholders' involvement and social dialogue on the implementation of lifelong learning. Partnerships at regional and local levels between public services, education and training providers and employers, can effectively identify training needs, improve the relevance of education and training, and facilitate individuals' access to further education and training. Social partners' dialogue is particularly important on effective cost sharing arrangements, on the provision of learning in the work-place, and on the promotion of cooperation between public sector organisations and business. EN 5 EN • Establishing effective incentives and cost sharing arrangements, to enhance public and private investment in the continuing training of the workforce, and increase workers' participation in lifelong learning. Measures could include: tax allowance schemes, education voucher programmes targeted at specific groups, and learning accounts or other schemes through which workers can accumulate both time and funding. While these measures should comply with EU state aid rules, Member States can benefit from the possibilities offered by the General block exemption Regulation (EC) No 800/2008. Active Labour Market Policies (ALMP) • Adapting the mix of ALMPs and their institutional setting to reduce the risk of long-term unemployment. Member States have made significant progress in this component of Flexicurity: thanks in part to the European Employment Strategy, ALMPs are far better and stronger than they were a decade ago. However, there is scope for improvement on several aspects: individual job counselling, job search assistance, measures to improve skills and employability. Cost-effectiveness of ALMPs and the conditionality of unemployment benefits with the participation in ALMPs are also two areas requiring further attention. These labour supply measures may not suffice if the pace of job creation is subdued: they should then be complemented by labour demand measures, such as costeffective targeted hiring subsidies. To minimise the burden on public finances, these subsidies should focus on net job creation and ‘hard-to-place’ workers, such as those with low skills and little experience. Modern Social Security Systems: • Reforming unemployment benefit systems to make their level and coverage easier to adjust over the business cycle (i.e. offer more resources in bad times and fewer in good times). This would enhance the role of benefits as automatic stabilisers, by promoting income insurance and stabilisation needs over job search incentives during downturns, and the reverse in upturns. As labour markets recover, Member States should consider rolling back the temporary extensions of benefits and duration of unemployment insurance introduced during the recession, to avoid negative effects on re-employment incentives. The review of out-of-work and in-work benefits to improve financial incentives to take up work, should be combined with measures to promote the uptake of training and other activation schemes, while making sure that benefits still provide poverty alleviation for those who remain out of work. • Improving benefits coverage for those most at risk of unemployment, such as fixed-term workers, young people in their first jobs and the self-employed. This can be achieved, where necessary, through extending unemployment benefit systems coverage, and reinforcing other social security entitlements (parental leave and other reconciliation entitlements, sickness leave, disability benefits, etc.); the level of unemployment benefits should be commensurate to the individual work history. • Reviewing the pension system to ensure adequate and sustainable pensions for those with gaps in pension-saving contributions, due to periods of unemployment, sickness or caring duties, or to short-term contracts. Pension reforms should go along with policies to support labour market transitions of older people, particularly from unemployment back to work. EN 6 EN 1.2. Priorities to enhance the implementation, monitoring and governance of flexicurity European social partners supported the adoption of the Common Principles of flexicurity and have stressed the importance of an approach combining internal and external flexicurity. While in many countries social partners have been engaged in the implementation and monitoring of national flexicurity approaches, consultation and dialogue should be strengthened: flexicurity policies can only succeed if social partners take full ownership of labour market reforms. As announced in the "Single Market Act"3 and the Flagship Initiative "Industrial Policy for the Globalisation Era"4, the Commission is consulting again the European social partners to develop an EU framework for restructuring with a view to encourage a shift from purely reactive actions to more anticipative strategies and ensure its full application. Anticipative strategies allow taking into account the needs arising from the transition to a low-carbon economy, and from sectors with structural excess capacities. They can also help avoid social conflict through the negotiated management of restructuring operations, for example by developing occupational training and economic reconversions. One crucial lesson learnt over the past two years is the importance of labour market institutions. Employment services and in particular Public Employment Services (PES) can act as transitions agencies by strengthening their service delivery. While their main role currently is to address the needs of the unemployed, employment services can play a more comprehensive role as lifelong service providers, delivering services in skills assessment, profiling, training delivery, individual career guidance and client counselling (workers and employers), matching people to job profiles, and offering services to employers, as well as catering for the challenges of those furthest away from the labour market. Employment services should also promote partnerships between and among services (public, private and third sector employment services), education and training providers, NGOs and welfare institutions. Finally, the delivery of sound Flexicurity policies requires a systematic and efficient monitoring of Member States’ progress. Since the adoption of the Common Principles, the Employment Committee (EMCO) has developed an analytical framework, including a broad set of indicators. The Commission will build on this framework and provide regular monitoring and assessment of flexicurity policies across the EU. Flexicurity - Key Actions 1 to 3: 1. A new momentum for flexicurity must be the result of a common approach by EU institutions, Member States and social partners. Building on the EU Common Principles of Flexicurity, the priorities proposed in this Flagship initiative set out the terms of a comprehensive debate on strengthening the four components of flexicurity (e.g. on the single contract or the reform of benefits systems). These priorities could be debated in early 2011 at a Stakeholder Conference on Flexicurity, organised by the Commission with Member States, the European Parliament and social partners. The consensus on flexicurity as a key contribution to the Europe 2020 employment target should be consolidated in a Communication on a new momentum for Flexicurity in the first half of 2012. 3 4 EN COM(2010) 608, 27.10.2010. COM(2010) 614, 28.10.2010. 7 EN 2. The key importance of acquiring skills and competences throughout the working life requires comprehensive strategies for Lifelong Learning and in particular a new approach to adult learning, based on common principles such as shared responsibility and partnership, effective financing mechanisms, flexible pathways, and quality initial education and targeted continuing training. Drawing on progress achieved in the Copenhagen process, the Commission will present in 2011: a Communication on the implementation of lifelong learning strategies and competence development; a European policy handbook setting out a framework for lifelong learning implementation; and a renewed action plan for adult learning. 3. To enhance the social partners’ participation and ownership of the New Skills and Jobs Agenda at EU level, the Commission proposes to hold as of 2011 a Tripartite Social Forum. The Forum would discuss the implementation of the Agenda and flexicurity policies in particular, ahead of the Tripartite Social Summit that precedes the Spring Council within the European Semester. Accompanying and preparatory measures: In complement to these Key Actions, in order to strengthen the governance and implementation mechanisms and support Member States, the Commission will: • Introduce, as of 2011, a comprehensive methodology to monitor Member States’ progress in implementing the principles of flexicurity, based on the ongoing work with the Employment Committee. • Establish, by the end of 2011, a partnership between employment services from the public, private and third sectors to encourage an EU-level strategic dialogue to make transitions pay. The partnership will also provide small-scale funding for best-practice projects; a new web tool will disseminate the evaluated and tested good practices. • Launch in 2011 a consultation of European social partners on a European framework for restructuring. 2. EQUIPPING PEOPLE WITH THE RIGHT SKILLS FOR EMPLOYMENT Matching skills supply with labour market needs remains a challenge In 2008, the Commission Communication "New Skills for New Jobs", followed by two Council Conclusions and an independent experts Report, established the anticipation and matching of labour market and skills needs as a top priority for the EU5. In May 2009, Member States agreed the "Strategic Framework for European cooperation in education and training" to address lifelong learning and skills development of citizens of all ages. The crisis has underlined the importance of the challenge: it has accelerated the pace of economic restructuring, displacing many workers from declining sectors to unemployment due to a lack of the skills required by expanding sectors. Now the first signs of economic recovery go hand in hand with difficulties in recruiting high-skilled staff. 5 EN COM(2008) 868, 16.12.2008. Council conclusions of 9.3.2009 and 7.6.2010. 'New Skills for New Jobs: Action Now' Expert Group Report, Feb. 2010. 8 EN Long-term prospects also emphasise the importance of skills. Jobs occupied by highlyqualified people are expected to rise by 16 million between now and 2020 in the EU, while those held by low-skilled workers will decline by around 12 million. Too many people do not have the competences needed to succeed in the labour market; adults with low educational attainment are seven times less likely to be involved in continuing education and training than those with high attainment levels, and as a result face increasing difficulty in adapting to newly-emerging and evolving skills needs. Serious deficits in qualified professionals, in management and technical, job-specific skills are hampering Europe’s sustainable growth objectives. This is also the case for shortages in areas critical for innovation, in particular Science Technology Engineering Mathematics. In the automotive sector and shipbuilding, for example, demand for hybrid vehicles and offshore investment in sustainable energy already requires many skills other than those which workers in those sectors currently have. Indeed, significant investments in "green" skills need to be made to ensure Europe lives up to its ambition of having 3 million green collar workers by 2020. By 2015, there will be a shortage of ICT practitioners estimated at 384 000 to 700 000 jobs, jeopardising the sector itself but also the ICT dissemination across all sectors of the economy. Moreover, more than 30% of Europeans have rarely or never used the internet which significantly hampers their employment opportunities since most jobs already require e-skills6. By 2020, in the health sector a shortage of about 1 million professionals - and up to 2 million if ancillary healthcare professions are taken into account is estimated, i.e., 15% of the care needed in the EU. An additional 1 million researchers are needed to meet our ambitions to establish an Innovation Union. The mismatch between skills needs and supply has also a geographical component: skills shortages and bottlenecks in high growth areas coexist with areas of persistent high unemployment. Yet, mobility remains very low in the EU: in 2009, only 2.4% of the EU's population were citizens of another Member State. Economic migration is also acquiring strategic importance in dealing with skills shortages. Non-EU citizens amounted to almost 20 million, or 4.0% of the total EU-27 population; without net migration, the working-age population would shrink by 12% in 2030 and by 33% in 2060 compared with 2009. Yet, skilled migrant workers too often occupy low skill low quality jobs, underlining the need for a better management of these migrant workers’ potential and skills. Strengthening the Union's capacity to anticipate and match labour market and skills needs The impact of the crisis and the persistent high level of unemployment have increased the need to better understand where future skills shortages are likely to be in the EU. The knowledge acquired since 2008 through different actions must be brought together into a systematic review of EU skills needs. Member States’ actions to raise skills levels must be complemented by EU action, with a strong emphasis on geographical mobility as an adjustment mechanism to ease regional pockets of unemployment, and respond to market needs. The Commission will also continue to support the creation of sectoral skills' councils at European level when an initiative comes from stakeholders such as social partners or the relevant observatories. Similarly, in line with the Stockholm Programme7, and in particular the development of EU legislation on legal migration, the Commission will take action to tap more effectively the potential of migrants already in the EU. There are five core areas for action: 6 7 EN See definition in COM(2007) 496, 7.9.2007. COM(2010) 171, 20.4.2010. 9 EN 2.1. Developing labour market intelligence and skills governance Most Member States develop their labour market intelligence on current and future skills needs, through bodies such as Observatories which bring together labour market actors and education and training providers. These analyses help shape qualification standards and adapt training systems to labour market needs. However, there is still wide scope to further develop the existing forward-looking labour market tools at Member State, regional, sectoral and EU level, and to disseminate their results in order to better address skills shortages. The Commission will facilitate cooperation between bodies in Member States involved in skills governance (anticipation of skills needs and responsiveness of education and training systems), in order to promote information sharing and better use of labour market intelligence in employment, education and training policies. 2.2. Providing the right mix of skills Irrespective of age, gender, socio-economic background, ethnicity or disability, all EU citizens should have the opportunity to acquire and develop the mix of knowledge, skills and aptitudes they need to succeed in the labour market. To this end, education and training systems must deliver the right mix of skills, including digital and transversal key competences, media literacy, and communication in a foreign language. They must also ensure that young people, graduating from secondary and tertiary education, possess the skills and competences needed to make a rapid and successful transition to employment. Fighting against early school leaving and low educational achievement in basic competences such as literacy, numeracy and science, including among adults, is an essential element for inclusion, employment and growth. Continuing training must reach the benchmark of 15% of all adults participating in lifelong learning8. Good progress has been made in adapting school curricula, introducing reforms along the European Key Competences Framework for Lifelong Learning, and using the Europass. However, Member States should step up the pace of reform and implement national qualifications frameworks based on learning outcomes, as indicated in the European Qualifications Framework Recommendation. Similarly, the Copenhagen process should further help improve the attractiveness of initial vocational education and training. Given the transversal role of digital competences across the economy, the Digital Agenda for Europe is an essential catalyst that can help provide the right digital competences for workers and job-seekers, with targeted efforts to promote basic digital literacy for those with least competences such as the elderly, less-educated persons or SMEs employees but also to promote specialised and advanced ICT competences for those holding specific job profiles such as ICT practitioners. 2.3. Matching people’s skills and job opportunities, and capitalising on Europe’s potential jobs While delivering the right mix of skills is important, avoiding the under-utilisation of people’s talents and potential is just as essential. This requires better cooperation between the worlds of 8 EN Council conclusions on the "Strategic Framework for European cooperation in education and training ET(2020)" (doc. 9845/09). 10 EN work, education and training, and an increased transparency in the labour market, beyond traditional approaches which measure skills only through formal qualifications. The shift towards competence- and skills-based approaches is already leading to a significant change in education systems, labour markets, and their interaction. This in turn has important implications for the work of employment services in the area of skills assessment, profiling processes, training delivery, cooperation with training providers, career guidance and client (including employers) counselling. Cooperation between employment services and guidance centres in the education field must be reinforced, so that the latter can provide advice directly relevant to the labour market. Counselling, incentives and assistance to companies, including SMEs, is also essential to help them develop and make the best use of competences in the work place. Employers should be encouraged to co-invest and participate in the activities of education and training institutions, particularly in higher education and vocational education and training; these partnerships can develop and update skills profiles, multidisciplinary curricula and qualifications, and facilitate the provision of work-based learning, from apprenticeships to industrial PhDs. These structured partnerships could offer an efficient and systemic means of developing this interaction. In order to bridge the skills gap for the jobs of the future and make our education systems more responsive to the future needs o four economy (e.g. green economy), new academic specialisations need to be promoted so to achieve a critical mass that will raise European competitiveness. 2.4. Enhancing geographical mobility throughout the EU Many non-regulatory factors influence interregional and transnational mobility: housing, language, the employment opportunities of partners, return mechanisms, historical ‘barriers’, and the recognition of mobility experience, particularly within SMEs. Recent efforts to improve geographical mobility have focused on the removal of legal and administrative obstacles (e.g. in the area of recognition of qualifications and portability of supplementary pension rights). Citizens must now be better informed of these changes to embrace with confidence cross-border career moves; more emphasis must also be put on raising the transparency of job vacancies across the EU. In the context of the coordination of social security systems for the Commission in cooperation with Member States will also examine the situation of highly mobile professional categories, in particular researchers engaged in remunerated research activity, to facilitate their geographical and inter-sectoral mobility in order to complete the European Research Area by 2014. Some professionals must still comply with long and cumbersome procedures before their qualifications are recognized. The Commission is currently carrying out an evaluation of the Professional Qualifications Directive, in order to identify possible solutions such as a professional card and simplify the current situation. 2.5. Reaping the potential of migration To maximise the potential contribution of migration to full employment, migrants already legally residing in the EU should be better integrated, particularly through removing barriers to employment, such as discrimination or the non-recognition of skills and qualifications, which put migrants at risk of unemployment and social exclusion. The lower performance of EN 11 EN third-country nationals with respect to the indigenous population in Member States' education systems should also be addressed. A better monitoring and anticipation of skills needs, as well as improvements in the recognition of skills and qualifications, also those obtained outside the EU, can substantially reduce the ‘brain-waste’ of highly educated migrants employed in low-skilled or low-quality jobs. While respecting the principle of Community preference and of the right of Member States to determine the volumes of admission of third-country national workers, a mapping of the skills profile of third-country nationals already living in the EU, would be instrumental in determining how the expanding legal framework of EU and national admission schemes for migrant workers could help mitigate skills shortages. A flexible, demand-driven admission policy can make an important contribution to meeting future labour needs. Skills matching can also be improved through reinforced cooperation with third countries in the areas of skills recognition, sharing information on labour market needs, and working with recruiters and employment agencies. Skills upgrading and matching - Key Actions 4 to 8: The Commission will: • 4. As of 2012, produce an EU skills Panorama to improve transparency for jobseekers, workers, companies and/or public institutions. The Panorama will be available online and contain updated forecasting of skills supply and labour market needs up to 2020. It will provide: i) up-to-date information on the top 25 growth occupations in the EU, and on the top five 'in demand' occupations per Member State; ii) an analysis of skills requirements based on the European Vacancy Monitor; iii) an analysis of skills mismatches and use of skills in the workplace, through surveys of employers, learners and graduates; iv) foresight analysis at sector level, based on the work of the European Sector Councils' on Skills and Employment; and v) CEDEFOP9 and Member States’ projections. Where relevant the Panorama will report on skills needs in particularly important areas such as science, technology, engineering and mathematics. • 5. By 2012, complete in all European languages the European Skills, Competences and Occupations classification (ESCO), as a shared interface between the worlds of employment, education and training. • 6. In 2012, consider the possibility of presenting proposals to help reform the systems for the recognition of professional qualifications, on the basis of the evaluation of the Professional Qualification Directive. • 7. In 2011, launch a New Agenda for Integration of third country nationals, to provide improved structures and tools to facilitate the exchange of knowledge, and the mainstreaming of integration priorities of the Member States in all relevant policy areas. • 8. In 2012, consider the possibility of presenting proposals to help improve the enforcement of rights of EU migrant workers in relation to the principle of free movement of workers. Accompanying and preparatory measures: 9 EN European Centre for the Development of Vocational Training 12 EN The Commission, in cooperation with Member States, will also: • By 2011, propose a new benchmark on education for employability to stimulate a new focus on preparing young people for the transition to the labour market, propose a Council Recommendation on reducing early school leaving, and set up a High Level Expert Group on improving literacy among young people and adults. • By the end of 2010, launch an awareness campaign on how citizens can benefit from EU social security coordination rules to move within Europe, without losing their rights. • In the framework of the SME Performance Review, assess future skills needs in micro and craft (-type) enterprises for a representative sample of EU Member States, to better mainstream the needs of these enterprises in existing EU policy initiatives. • As of 2011, support competences for sustainable development, and promote skills development, in sectors covered by the Roadmap towards a resource-efficient Europe and by the new Eco-Innovation Action Plan. • As of 2011, support ‘knowledge alliances’, i.e. ventures bringing together business and education/training institutions to develop new curricula addressing innovation skills gaps and matching labour market needs. The EU Industrial PhDs in the framework of Marie Curie actions and the Erasmus placement in companies will also be developed. • In 2011, propose a Council Recommendation on the identification, recording and validation of competences gained outside of formal education and training, including in particular a European Skills Passport to help individuals record and present the skills acquired throughout their life. • In 2011, present an analysis of the contribution of migration policies to labour market and skills matching in line with the Stockholm programme. A policy network to improve the education of migrants will be established to address the educational achievement gap between migrant students and the indigenous population at school. • By 2012, reform the European Employment Services EURES and its legal basis, to develop its matching and placement capacity at the service of the European Employment Strategy and to expand it to support Your First EURES Job. • By 2012, propose an EU-wide approach and instruments to support Member States in the integration of ICT competences and digital literacy (e-skills) into core lifelong learning policies. • By 2012, present a Communication on the European policy for multilingualism, proposing priorities in the education and training systems, and a European language benchmark based on results of the European Survey on Language Competence so as to achieve the "mother tongue +2" Barcelona objective. • By 2012, develop in cooperation with Member States an action plan to address the gap in the supply of health workers. The action plan will be accompanied by a Joint Action under the Health Programme on forecasting health workforce needs and workforce planning. EN 13 EN • By 2012, map out and promote European centres of excellence within new academic specialisations for tomorrow's job. The Commission will analyse the best way to support mobility of students (European and international) towards these centres of excellence. 3. IMPROVING THE QUALITY OF WORK AND WORKING CONDITIONS Mixed results on job quality across the EU over the last decade High quality of work goes hand in hand with high employment participation. This is because the working environment plays a crucial role in enhancing the potential of the workforce and is a leading competitiveness factor. In order to innovate and to deliver promptly and efficiently, EU companies depend for their survival and expansion on a committed workforce, thriving in a high-quality working environment, with safe and healthy working conditions. During the last decade, there has been good and bad news on job quality across Europe. Job satisfaction has increased overall; accidents at work, including fatal accidents, have decreased although, at least for a minority of people, work has become more intense and stressful. On the other hand, workers in involuntary temporary and part-time work have increased from 53.7% and 18% in 2001 respectively, to 60.3% and 25.6% in 2009. Wages have tended to grow below productivity in most Member States, and in-work poverty is persistent: employed people living under the poverty threshold have remained stable at around 8% since 2005. In many countries, undeclared work continues to leave important segments of the workforce unprotected and vulnerable. Due to the crisis, more jobs have been exposed to competitive pressures and deteriorating working conditions. In many instances, new forms of work and a higher number of job transitions have not been accompanied with appropriate working conditions, increasing psychological stress and psychosocial disorders. This has social and economic costs and may undermine Europe’s capacity to compete: unsafe, unhealthy work environments result in more claims for disability benefits and earlier exits from active life. Reviewing EU legislation and promoting 'soft' instruments Improving job quality will require an integrated policy response at EU level as well as action by Member States. The Union has a solid legislative ’acquis’ as a complement to Member States’ action in improving working and living conditions, ensuring minimum standards across the EU on working conditions, health and safety at work, information, consultation, participation rights of workers, gender equality and non-discrimination, underpinning fairer competition, high levels of productivity, and for the creation of quality jobs. The ‘acquis’ must nevertheless be adapted: to clarify the implementation or interpretation of rules, and make them easier to understand and apply by citizens and businesses; to respond to the emergence of new risks for human health and safety in the workplace; and to cut red tape. More generally, the legislative ‘acquis’ must be kept in tune with new working patterns and technologies, so that it helps rather than hinder workplace adaptation. Legislation at EU level is not always enough. 'Soft' instruments such as comparative analysis, policy coordination, exchange of good practice, benchmarking, implementing guides, frameworks of action, codes of conduct and recommendations, can help significantly in shaping consensus and creating the right incentives for action at national or company level. Other initiatives should therefore be put in place, to underpin a smarter legal framework, EN 14 EN consolidate a long-term strategic approach to improve the way national authorities and social partners implement legislation at national level, and to revise the concept and indicators of quality of work. 3.1. A smarter EU legal framework for employment and health and safety at work The Commission will carry out a large-scale, step by step evaluation of the present legislative ‘acquis’. Work has already started with the evaluation of two significant pieces of legislation — on working time and on the posting of workers; it shall expand to other elements related to employment and health and safety. This comprehensive evaluation will not hinder the preparation of new legislative proposals, if a clear need arises for immediate action, and if new provisions are justified by a full-fledged assessment of their economic and social impact. Moreover, there is a need to assess in depth a number of legal provisions which may appear as ineffective or difficult to enforce, such as the rules applying to the protection of beneficiaries of supplementary occupational pensions in case of the employer’s insolvency. The Commission will propose to include, after appropriate assessment, seafarers and fishermen, within the scope of the EU employment legislation. In the area of occupational health and safety, priorities will include the review of the directives dealing with the protection of workers exposed to electro-magnetic fields, to carcinogens and mutagens, and to the prevention of musculoskeletal disorders. The risks from exposure to environmental tobacco smoke will deserve special attention. In addition risks associated with nano-materials and the causes of the growing incidence of mental illnesses in the work place will be investigated. 3.2. A strategic approach based on 'soft' instruments The Commission can play a role and mobilise resources from Member States, social partners and EU agencies. Through European social dialogue, cross-industry and sectoral social partners have also developed an important body of 'soft' instruments, including autonomous agreements; these contribute to improve working standards and have a direct, concrete impact on the working conditions of millions of workers in the EU. While respecting the autonomy of social partners, the Commission will continue to support and facilitate this activity and, where justified, evaluate the impact of such agreements. The lessons learned from the EU Strategy on Health and Safety at Work 2007-2012 should serve to launch a debate about the renewal of that Strategy, as well as its possible extension to other policy areas. Undeclared work, including misclassification by employers of employees as independent contractors, continues to expand and increasingly gains a cross-border dimension: further efforts are needed to strengthen cooperation at EU level between labour inspectorates and other bodies whose mission is to control the application of employment law. Efforts are also needed to review the EU definition and common indicators of quality of work, and make them more operational for the evaluation and benchmarking of Member State policies in this area. In particular, the approach to job quality should be re-examined in the light of recent policy developments such as flexicurity and ‘making transitions pay’, and the development of new working patterns. Quality of work and working conditions - Key Actions 9 to 12: The Commission will: EN 15 EN • 9. In 2011, review the Working Time Directive, and make a legislative proposal aiming at improving the implementation of the posting of workers directive. Wherever appropriate, the Commission will initiate action to amend, clarify or simplify existing employment-related legislation, if justified by an impact assessment, and after consulting EU social partners. • 10. In 2011, undertake the final evaluation of the EU Strategy 2007-2012 on Health and Safety at Work, and on this basis propose in 2012 a follow-up Strategy for the period 2013-2020. • 11. In 2012, review the effectiveness of EU legislation in the area of information and consultation of workers, as well as EU directives on part-time work and fixed-term contracts and their impact on female participation in employment and the equal pay; working with social partners and respecting the autonomy of the social dialogue. • 12. By 2014, conduct a comprehensive review of health and safety legislation in partnership with Member States and the European social partners, in the framework of the Advisory Committee on Safety and Health at Work. Accompanying and preparatory measures: The Commission, in cooperation with Member States and social partners, will: • In 2011, examine the feasibility of an initiative to reinforce cooperation among labour inspectorates and other enforcement bodies, with the aim of preventing and fighting undeclared work. • In 2011, review and streamline the policy concept of quality of work, in cooperation with Member States and social partners. • In 2012 examine the impact of employment-relevant non-discrimination directives, namely 2000/78/EC10 and 2000/43/EC11. 4. SUPPORTING JOB CREATION The economic crisis had a dramatic impact on job creation, but some obstacles to labour demand are structural It is not enough to ensure that people remain active and acquire the right skills to get a job: the recovery must be based on job-creation, which depends first and foremost on economic growth. And indeed, since 2008 the economic downturn has had a tremendous impact on job creation: it has wiped out much of the steady gain in EU employment growth and the reduction in unemployment witnessed over the preceding decade. Economic growth in the EU began again in the second half of 2009, after five quarters of consecutive contractions; EU 10 11 EN Council Directive 2000/78/EC of 27 November 2000 establishing a general framework for equal treatment in employment and occupation Council Directive 2000/43/EC of 29 June 2000 implementing the principle of equal treatment between persons irrespective of racial or ethnic origin 16 EN labour markets have started to show some signs of stabilisation, and job vacancy rates have gained some ground in recent quarters. While these positive developments should be celebrated, not all the changes seen over the last two years were the result of the economic climate: job creation also depends on the labour market policies implemented at EU and national level. Stimulating growth may not be sufficient to create more and better jobs: the business environment needs to be job-friendly. Policies designed to promote job creation must take into account the important contribution of small and medium-sized enterprises (SMEs) for a large proportion of Europe’s economic and professional activity. Over 99% of businesses in the EU are SMEs, which provide two-thirds of all private sector jobs, pointing to the importance of paying due attention to the needs of SMEs in the design of employment-relevant legislation Yet too few of our innovative SMEs grow into larger companies employing a bigger number of people; there are also fewer young, R&D-intensive innovative firms in the EU than in the US. Important shortages in innovation and e-skills prevent SMEs from adopting innovative smart business models and new technologies. The self-employed account for 15% of the EU workforce, and even in periods of economic prosperity their numbers have not increased substantially: the proportion of selfemployed workers within the total EU workforce fell by 1 percentage point between 2000 and 2008. Restoring job creation to ensure that all those who want to work can have a job Economic growth remains the main lever to job creation. The Europe 2020 Flagship Initiatives ‘Innovation Union’12 and 'Industrial Policy for the Globalisation Era'13 set out an important package of actions for a new strategic approach to innovation and a competitive industrial base; they should contribute to boost economic growth, anchoring it on knowledge and high value-added activities and to help identify opportunities for investment and job creation. The "Single Market Act"14 also puts forward a package of proposals to reap the full potential of the single market and enhance growth and jobs. Similarly, the “Youth on the Move”15 Flagship Initiative has already outlined a specific framework for youth employment. Beyond these initiatives, however, the right conditions to create more jobs must also be put in place, particularly at both ends of the skill-spectrum. Acknowledging that the EU still has substantial room to improve the way it brings innovation to the production systems, the Commission will propose ways to facilitate job creation in companies operating with high skills and R&D intensive business models. It will also look at incentives for employers to recruit the long-term unemployed and other workers drifting from the labour market. In complement to Member States efforts, the Commission will also pay particular attention to entrepreneurship and self-employment as essential means to increasing employment rates. All initiatives will respect the "think small first" principle to take into account the specific characteristics of SMEs. 12 13 14 15 EN COM(2010) 546, 6.10.2010. COM(2010) 614, 28.10.2010. COM(2010) 608, 27.10.2010. COM(2010) 477, 15.9.2010. 17 EN 4.1. Strengthening the framework conditions for job creation Commission estimates indicate that a 25% reduction of administrative burden could, in the long-run, result in a GDP increase of 1.4%. In order to combine economic growth with job creation, administrative obstacles to set up one’s business and to hiring should be removed. This is particularly important in companies operating in fast-moving sectors and with R&D intensive models, where the demand for high skills can be significant. Indeed, achieving the target of spending 3% of EU GDP on R&D by 2020 would induce the creation of 3.7 million jobs by 202016. In this respect, more investment should be undertaken to increase the number of graduates in science, technology, engineering and maths (STEM) so as to create the right conditions to deploy key enabling technologies, essential in the R&D and innovation strategies of industry and services. Stimulating recruitment through a reduction of non-wage labour costs (e.g. with a shift from labour taxes to energy consumption or pollution) is paramount in times of high unemployment, since the costs of sustaining unemployment insurance systems will most probably outweigh the reduction of revenue for the social security system. This is particularly important for those who experience particular difficulties to find new jobs after a recession, such as the low skilled or the long-term unemployed. Incentives to shift jobs from the informal into the regular economy are also essential; a good case in point is the development of regular employment in domestic, social care and other not-for-profit activities, offering an important entry to the labour market for those furthest away from it. 4.2. Promoting entrepreneurship, self-employment and innovation The social economy enterprises, co-operatives, mutual societies as well as micro-enterprises, including self-employment, can offer a source of innovative solutions to respond to social demands in a participative process, providing specific employment opportunities for those furthest away from the labour market. The Commission communication on the “Single Market Act”17 already announced a number of initiatives actions aiming at the development of the social economy sector and social businesses, such as the Social Business Initiative or the public consultation on the implementation of the regulation on the European Cooperative Statute. The European Institute for Innovation and Technology (EIT) will foster business creation and development through innovation-driven research, particularly through a strong emphasis on entrepreneurship. Entrepreneurship should become a more widespread means of creating jobs, as well as fighting social exclusion. The accent must be put on training to ensure that education systems truly provide the basis to stimulate the appearance of new entrepreneurs, and that those willing to start and manage an SME acquire the right skills to do so. Member States should develop entrepreneurship in school curricula to create a critical mass of entrepreneurship teachers, and to promote cross-border universities and research centres’ collaborations in the area of innovation and entrepreneurship. Supporting job creation - Key Action 13: 13. In 2011, the Commission will propose guiding principles to promote enabling conditions for job creation. These will include ways to: i) address administrative and legal 16 17 EN COM(2010) 546, 6.10.2010. COM(2010) 608, 27.10.2010. 18 EN obstacles to hiring and firing, to creating new businesses and to self-employment; ii) reduce non-wage labour costs; iii) move from informal or undeclared work to regular employment. Accompanying and preparatory measures: The Commission, within the Small Business Act, will: • By the end of 2010, launch a proposal to extend and transform the Preparatory Action Erasmus for Young Entrepreneurs (EYE) into a permanent programme. • Support specific teacher-training programmes as well as the exchange of best practice to develop teachers’ training in entrepreneurship, and launch a policy handbook on entrepreneurship education in order to enhance the spread, impact and quality of entrepreneurship education in Europe. *** EU FINANCIAL INSTRUMENTS AT THE SERVICE OF NEW SKILLS AND JOBS In light of the current fiscal constraints on national budgets, Member States and the Commission must focus on making better use of EU funds. Cohesion policy contributes already to the development of new skills and to job creation, including in the expanding area of the green economy. More can be done to fully exploit the potential of the EU financial instruments and regulations that support reforms in the fields of employment, education and training: this means the European Social Fund (ESF) in the first place, but also the European Regional Development Fund (ERDF), the Rural Development Fund (EARDF), the Lifelong Learning Programme and Progress. In particular, in line with the proposals set out in the Budget Review18 and in the Fifth Cohesion Report19, the impact of the Cohesion policy instruments, including ESF, should be enhanced by focusing on four priorities: 1) concentrating financial resources in a fewer number of priorities; 2) strengthening conditionality and incentives to stimulate Member States to achieve institutional reforms announced in the National Reform Programmes; 3) focusing on results, through a set of clear and measurable targets and indicators agreed between the Commission and Member States; and 4)establishing development and partnership investment contracts between the Commission and Member States. While the substantial review of financial instruments will be part of the discussions accompanying the preparation of the next Multiannual Financial Framework, these four core priorities should serve as guidance to strengthen, as of now, the contribution of the EU funds and of the EU budget to the New Skills and Jobs Agenda. Member States are invited to focus ESF and other EU funds interventions on key structural reforms, on fostering structural conditionality, and thus contribute to the key actions and measures proposed in this Agenda, and to the objectives and national targets of Europe 2020. In particular: 18 19 EN COM(2010) 700, 19.10.2010. COM(2010) 642, 9.11.2010. 19 EN 1. On Flexicurity: ESF programmes can support the design of better policies such as active labour market measures and lifelong learning, tools and institutions including public employment services. Social partners can also be supported by the ESF through partnerships for reform in employment. ESF support to strengthen administrative capacity can underpin integrated flexicurity approaches; the 7th Framework Programme for research, technological development and demonstration activities can contribute to evidence-based decision making. 2. On skills upgrading and matching: The ESF can invest in the forecasting and development of qualifications and competences, and support the reform of education and training systems to strengthen their labour market relevance. The exchange of experiences and networking between higher education, research and business centres to address new skills requirements can also be funded. Jobs related to the greening of the economy, and to the health and social services sector can also benefit from strengthened ESF and other EU funds support, as well as ICT competences in view of the importance of ICT in today's economy and society. ERDF supports investments in education infrastructure. Lastly, the ESF and other Structural funds could act in synergy with other instruments, such as the European Fund for the Integration of third-country nationals to increase the participation of migrants in employment and combat discrimination, and the Lifelong Learning Programme. 3. On quality of work and working conditions: The ESF can co-fund the design and dissemination of innovative and more productive forms of work organisation, including better health and safety at work. With a view to eliminating gender gaps, the ESF can support measures to reconcile work and private life, gender mainstreaming, and actions for tackling gender-based segregation in the labour market. 4. On job creation: The ESF and other EU funds can support the promotion of entrepreneurship, business start-ups and self-employment. Financial engineering can provide the missing link between financial markets and small entrepreneurs. The ESF, the ERDFfunded Joint Action to Support Micro-finance institutions in Europe (JASMINE) and the recently created European Progress Microfinance Facility can help individuals get out of unemployment and social exclusion by setting up business or becoming self-employed. These measures are complementary to other ESF investments for the most vulnerable. Lastly, the ESF and other EU funds can also provide specific, targeted support to specific groups in all the priorities areas of the Agenda; a case in point is the support provided in some Member States to the Roma, in areas such as counselling, education, training and guidance for the self-employed. CONCLUSION The 13 key actions and the accompanying and preparatory measures proposed in this ‘Agenda for new skills and jobs’ require a mix of EU policy instruments, including legislation, policy coordination, social dialogue, funding and strategic partnerships. The Agenda is complemented by other EU initiatives aiming to address the concerns of specific groups, such as the Europe 2020 Flagship Initiative ‘Youth on the Move’20, and the ‘Strategy for equality between women and men 2010-2015’21. More importantly, many of the policy areas of this 20 21 EN COM(2010) 477, 15.9.2010. COM(2010) 491, 21.9.2010. 20 EN Agenda, such as job creation, depend on – and are only part of - the integrated approach of the Europe 2020 strategy. Delivery and participation are essential to the success of the Agenda. In particular, social partners play a key role in the implementation of flexicurity and other aspects of this flagship initiative. These actions could be analysed at EU level every year in a Tripartite Social Forum. Cooperation at local and regional level — between social partners, Public Employment Services, social services, education/training institutions, civil society organisations — will be important to reach those who find it hard to get a firm foothold in the labour market. EU funds, particularly the European Social Fund, can significantly contribute to the EU Agenda and act as a catalyst and as leverage in support of the Union’s policy priorities. The Commission will also advance the international dimension of this Agenda. The crisis has prompted the emergence of a global consensus for economic and financial objectives to co-exist equally with employment and social ones. Now that the recovery is starting to take shape, the Commission will encourage pooling of resources internationally, in multilateral frameworks (ILO, G20, OECD, and UN), within existing bilateral cooperation structures with strategic partners (notably the US, Canada, China, India, Japan, South Africa, Russia and Brazil), within regional policy frameworks (ASEM and EU-Latin America). The Commission will revise the Agenda’s priorities in 2014, and adapt them to the new Multiannual Financial Framework. Till then, it will report on progress in the Annual Growth Surveys within the Europe 2020 strategy. EN 21 EN IT 4.3.2011 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C 70/1 IV (Informazioni) INFORMAZIONI PROVENIENTI DALLE ISTITUZIONI, DAGLI ORGANI E DAGLI ORGANISMI DELL'UNIONE EUROPEA CONSIGLIO Conclusioni del Consiglio sul ruolo dell'istruzione e della formazione nell'attuazione della strategia Europa 2020 (2011/C 70/01) IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA, SOTTOLINEANDO che è pienamente disposto a mettere al servi zio del Consiglio europeo le competenze del Consiglio per quanto riguarda le politiche in materia di istruzione e forma zione e a contribuire attivamente all'attuazione efficace della strategia Europa 2020 per la crescita e l'occupazione nonché del semestre europeo, RICORDANDO che la strategia mira a raggiungere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, con il sostegno di alcuni obiettivi principali dell'UE e di una serie di iniziative faro, ALLA LUCE DELLA valutazione annuale della crescita redatta dalla Commissione per il 2011, compresi la relazione sui progressi della strategia Europa 2020, la relazione macroeconomica e il progetto di relazione comune sull'occupazione, nonché degli orientamenti integrati di Europa 2020, SOTTOLINEA CHE: Istruzione e formazione hanno un ruolo fondamentale nel rag giungimento degli obiettivi di Europa 2020 riguardanti una cre scita intelligente, sostenibile e inclusiva, segnatamente dotando i cittadini delle capacità e competenze di cui l'economia europea e la società europea necessitano per rimanere competitive e innovative, ma anche aiutando a promuovere la coesione e l'inclusione sociale. I lavori del Consiglio durante il nuovo «se mestre europeo» istituito a decorrere dall'inizio del 2011 do vrebbero pertanto rispecchiare pienamente il ruolo fondamen tale dell'istruzione e della formazione. Il Consiglio dovrebbe in particolare, con il sostegno della Commissione, provvedere af finché siano affrontati in modo esauriente temi quali le misure e riforme politiche nell'ambito dell'istruzione e della formazione, il loro contributo agli obiettivi europei e lo scambio di buone politiche e buone pratiche. RITIENE QUANTO SEGUE: 1. Il quadro «ET 2020» e i suoi quattro obiettivi strategici (1) costituiscono una solida base per la cooperazione europea (1) GU C 119 del 28.5.2009. nel campo dell'istruzione e della formazione e possono per tanto fornire un contributo significativo al raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020. 2. Il processo di Copenaghen, le cui priorità strategiche per il prossimo decennio sono state riesaminate in occasione di una riunione ministeriale svoltasi a Bruges nel dicembre 2010 (2), ha sottolineato che l'istruzione e formazione pro fessionale (IFP) svolge un ruolo fondamentale nel sostenere gli obiettivi della strategia Europa 2020 fornendo le necessa rie capacità e competenze di alta qualità. 3. Due delle iniziative faro proposte nell'ambito di Europa 2020 riguardano in modo particolare l'istruzione e la formazione. i) Si tratta in primo luogo dell'iniziativa Youth on the Move intesa ad aiutare i giovani a sfruttare al meglio le proprie potenzialità nell'ambito della formazione e dell'istruzione, migliorando in tal modo le loro prospettive occupazio nali. Urge ridurre il numero dei giovani che abbandonano la scuola, far acquisire a tutti i giovani le capacità di base necessarie per l'ulteriore apprendimento e aumentare le possibilità di apprendimento nell'età adulta. Gli istituti di istruzione superiore dovrebbero essere incoraggiati ad aumentare la qualità e la pertinenza dell'insegnamento che offrono in modo da incoraggiare una più vasta fascia di cittadini a partecipare all'istruzione superiore e nel contempo dovrebbe essere promossa la mobilità di tutti i giovani nell'intero sistema dell'istruzione, come pure in contesti non formali quali l'occupazione e la partecipa zione giovanile. Occorrerebbe inoltre incoraggiare mag giormente le esperienze di apprendimento sul posto di lavoro e in ambito imprenditoriale e aumentare le possi bilità di svolgere attività volontarie e un lavoro autonomo e di lavorare e studiare all'estero. (2) Comunicato di Bruges su una più intensa cooperazione europea in materia di IFP: http://ec.europa.eu/education/lifelong-learning-policy/ doc/vocational/bruges_en.pdf C 70/2 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea ii) In secondo luogo si tratta dell'iniziativa relativa all'Agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro, che sottolinea l'esigenza di migliorare le competenze e incentivare l'oc cupabilità. Devono essere compiuti dei progressi al fine di individuare più facilmente le esigenze in materia di for mazione, accrescere la pertinenza dell'istruzione e della formazione ai fini del mercato del lavoro, facilitare l'ac cesso delle persone alle possibilità di apprendimento lungo tutto l'arco della vita e all'orientamento in materia e agevolare la transizione tra il mondo dell'istruzione e della formazione e il mondo del lavoro. Il conseguimento di tale obiettivo richiede una collaborazione e un parte nariato più stretti tra i servizi pubblici, gli operatori del l'istruzione e della formazione e i datori di lavoro, a livello nazionale, regionale e locale. Per migliorare l'occu pabilità sono inoltre importantissimi la transizione verso sistemi di qualifica basati sui risultati dell'apprendimento e una maggiore convalida delle capacità e delle competenze acquisite in contesti non formali e informali. 4. L'istruzione e la formazione hanno anche un sostanziale contributo da dare nelle altre iniziative faro, ossia l'agenda digitale e l'Unione dell'innovazione. I sistemi di istruzione e formazione europei devono fornire una combinazione ap propriata di capacità e competenze, assicurare un numero sufficiente di laureati in scienze, matematica e ingegneria, dotare le persone delle capacità di base e della motivazione e capacità di apprendere, incentivare lo sviluppo di compe tenze trasversali, comprese quelle che permettono l'utilizzo delle moderne tecnologie digitali, promuovere lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza attiva e incoraggiare la creatività, l'innovazione e l'imprenditorialità. 5. In risposta agli obiettivi dell'iniziativa «Piattaforma europea contro la povertà» è anche necessario un maggiore impegno nell'offrire sostegno e accesso ai discenti non tradizionali e svantaggiati. Fattori quali un migliore accesso a un'istruzione e un'assistenza di qualità per la prima infanzia e l'offerta di possibilità innovative di istruzione e formazione ai gruppi svantaggiati sono importanti per ridurre le disuguaglianze sociali e consentire a tutti i cittadini di sfruttare interamente le loro potenzialità. SOTTOLINEA CHE I. Istruzione e formazione sono fondamentali per con seguire gli obiettivi di Europa 2020 1. Occorre investire con urgenza e in maniera efficace nell'alta qualità, nell'ammodernamento e nella riforma dell'istruzione e della formazione in quanto entrambe sono alla base della prosperità dell'Europa sul lungo periodo e, nella misura in cui offrono più ampie e migliori capacità e competenze, contribuiscono a reagire agli effetti della crisi sul breve pe riodo. 2. E' essenziale rafforzare le opportunità di apprendimento per manente per tutti e a qualsiasi livello d'istruzione e di for mazione, in particolare migliorando l'attrattiva e la rilevanza dell'istruzione e formazione professionale e aumentando la partecipazione all'istruzione destinata agli adulti e la perti nenza di tale istruzione. 4.3.2011 3. Occorre trattare con urgenza la situazione dei giovani, sia donne che uomini, che sono confrontati a difficoltà eccezio nali al momento di entrare nel mercato del lavoro a causa della gravità della crisi. 4. Aumentare la reattività dei sistemi di istruzione e formazione alle nuove esigenze e tendenze, in modo da soddisfare me glio le esigenze del mercato del lavoro in materia di capacità e far fronte più efficacemente alle sfide sociali e culturali di un mondo globalizzato. II. Saranno necessari ulteriori sforzi per raggiungere gli obiettivi principali nell'ambito dell'istruzione 5. Perseguire i due obiettivi principali dell'UE nell'ambito del l'istruzione e della formazione — ossia ridurre il tasso di abbandono scolastico a un livello inferiore al 10 % e aumen tare la quota di 30-34 enni che hanno completato l'istru zione terziaria o un'istruzione equivalente fino a un livello di almeno il 40 % — avrà un impatto positivo sull'occupazione e la crescita. Inoltre, le misure prese nel settore dell'istruzione e della formazione contribuiranno al raggiungimento di obiettivi in altri settori: aumento del tasso di occupazione, promozione della ricerca e dello sviluppo, riduzione della povertà. 6. Per quanto riguarda il primo dei due obiettivi, l'abbandono scolastico è un fenomeno complesso condizionato da fattori inerenti all'istruzione, alla sfera individuale e al contesto so cioeconomico. Il problema richiede misure di tipo preventivo e compensativo, come l'«istruzione della seconda opportu nità», e uno stretto coordinamento tra i settori dell'istruzione e della formazione e con altri settori collegati. Tra le misure che possono distinguersi per efficacia si potrebbero citare una migliore istruzione prescolare, programmi di studio ag giornati, una migliore formazione dei docenti, metodi didat tici innovativi, sostegno personalizzato - in particolare per i gruppi svantaggiati, tra cui i migranti e i Rom — e maggiore collaborazione con le famiglie e le comunità locali. 7. Il secondo obiettivo richiede anch'esso un approccio poliva lente. Per essere stimolanti ed efficienti, i sistemi dell'istru zione terziaria o equivalente richiedono un livello elevato di investimenti efficienti, programmi di studio aggiornati e una migliore governance. Occorre promuovere l'innovazione a livello di sistema e di istituzioni, sfruttando al meglio i fondi a disposizione e individuando nuove e più varie fonti di finanziamento. Occorrono anche incentivi per istituire mi gliori legami con il mondo esterno, attraverso partenariati con le imprese e il settore della ricerca, e per offrire un accesso ai discenti non tradizionali, fornendo incentivi ade guati e promuovendo la convalida dell'apprendimento non formale, regimi di sostegno e servizi di orientamento. INVITA PERTANTO GLI STATI MEMBRI, PER QUANTO RIGUARDA LE QUESTIONI RELATIVE ALL'ISTRUZIONE E ALLA FORMAZIONE, A 1. adottare programmi nazionali di riforma che siano mirati e impostati sull'azione e che contribuiscano a conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020, inclusi gli obiettivi prin cipali dell'UE; 4.3.2011 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 2. avviare azioni politiche in linea con gli obiettivi nazionali, tenendo conto delle relative posizioni di partenza e delle circostanze nazionali degli Stati membri, conformemente alle procedure decisionali nazionali; 3. collaborare strettamente e in modo orizzontale con altri settori nell'ambito del processo Europa 2020 a livello nazio nale, in particolare con i ministeri dell'occupazione, ma an che con altri soggetti interessati quali le parti sociali, al mo mento di progettare le politiche nazionali in materia di oc cupazione e riferire in merito alla loro attuazione alla luce degli orientamenti integrati n. 8 e 9 (1); 4. promuovere una cooperazione rafforzata tra istituti di istru zione superiore, istituti di ricerca e imprese al fine di con solidare il triangolo della conoscenza quale base per un'eco nomia più innovativa e creativa, conformemente all'orienta mento integrato n. 4 (2). C 70/3 esigenze del mercato del lavoro e la domanda di compe tenze, nonché di offrire la giusta combinazione di compe tenze, comprese quelle trasversali quali le competenze digitali e imprenditoriali, e sviluppare una strategia completa volta a migliorare l'accesso all'apprendimento permanente, in parti colare per i gruppi svantaggiati. INVITA LA COMMISSIONE A 1. rafforzare ulteriormente — in pieno accordo con gli Stati membri — i legami tra le modalità di attuazione del quadro strategico «ET 2020» e quelle della strategia Europa 2020, in particolare per quanto riguarda i cicli di lavoro, le relazioni sull'andamento dei lavori e la definizione degli obiettivi. Si dovrà tenere particolarmente conto degli obiettivi principali e di misure appropriate prese nel quadro delle iniziative Youth on the Move e Agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro nel proporre le priorità di medio termine per il pros simo ciclo «ET 2020»; INVITA GLI STATI MEMBRI E LA COMMISSIONE A 1. rafforzare la cooperazione orizzontale e la condivisione di esperienze e buone prassi tra gli Stati membri nell'attuazione dei programmi nazionali di riforma, inserendo questi aspetti, ove opportuno, nelle attività future di apprendimento tra pari; 2. adoprarsi affinché le relazioni comuni sull'andamento dei lavori dell'«ET 2020» tengano debitamente conto degli obiet tivi di Europa 2020, pur riconoscendo il valore aggiunto distinto di queste relazioni che permettono una maggiore conoscenza delle politiche nazionali degli Stati membri nel campo dell'istruzione; 2. promuovere ulteriormente le possibilità di apprendimento delle politiche, in particolare nei settori contemplati dalla strategia Europa 2020, e rendere il metodo di coordinamento aperto più aderente alle esigenze e agli interessi degli Stati membri, sfruttando al meglio i risultati della cooperazione europea, migliorando la trasparenza e sostenendo una colla borazione più mirata; 3. fornire un'analisi approfondita dei progressi realizzati nel conseguimento degli obiettivi principali e dei parametri dell'«ET 2020», in quanto base per uno scambio di opinioni in sede di Consiglio durante ciascun semestre europeo; 3. rafforzare i legami tra i traguardi e gli obiettivi di Europa 2020, segnatamente rafforzando la base di conoscenze com provate in questo campo e coinvolgendo maggiormente i settori dell'istruzione e della formazione nell'individuazione delle strozzature che ostacolano la crescita e l'occupazione; 4. come indicato nell'iniziativa «Agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro», rafforzare la capacità di anticipare le (1) N. 8: sviluppare una forza lavoro qualificata rispondente alle esi genze del mercato occupazionale e promuovere l'apprendi mento permanente. N. 9: migliorare l'efficacia dei sistemi d'istruzione e formazione a tutti i livelli e incrementare la partecipazione all'istruzione terziaria o equivalente. (2) N. 4: sfruttare al meglio il sostegno a R&S e all’innovazione, raf forzare il triangolo della conoscenza e liberare il potenziale dell’economia digitale. 4. rafforzare la visibilità e la trasparenza delle misure prese nel contesto del metodo di coordinamento aperto, assicurando un coordinamento operativo efficace che coinvolga gli Stati membri e assicuri la partecipazione dei soggetti interessati; 5. fornire un'analisi a sostegno dello scambio nel quadro del metodo di coordinamento aperto sul legame tra gli investi menti in materia d'istruzione e gli approcci politici volti a conseguire gli obiettivi di Europa 2020. Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale NOTA INFORMATIVA Progressi in corso: l’apprendimento e la mobilità si avvicinano... Un passo dopo l’altro gli Stati membri si incamminano verso l’attuazione del sistema europeo di crediti per l’istruzione e la formazione professionale (IFP) Il sistema europeo di crediti per l'istruzione e la formazione professionale (ECVET) è uno dei vari strumenti europei destinati a rendere i sistemi delle qualifiche più facilmente comprensibili e flessibili in tutta l’Unione europea e a sostenere in tal modo la mobilità di lavoratori e discenti. Le politiche nazionali di apprendimento permanente sono sempre più integrate da iniziative europee che introducono quadri e strumenti comuni. L’ECVET, che interviene su base volontaria, è uno dei risultati della stretta e costruttiva collaborazione nell’arco di più anni tra la Commissione europea, gli Stati membri e le parti sociali. Anche il Cedefop partecipa attivamente fin dal 2002, con l’offerta di varie analisi sullo sviluppo e l’utilizzo di sistemi di trasferimento di crediti (1). La raccomandazione (2) che istituisce l’ECVET è entrata in vigore il 18 giugno 2009 e ha fornito agli Stati membri una tabella di marcia per l’attuazione del nuovo strumento. L’attuazione dell’ECVET richiederà una collaborazione ancora più stretta nell’IFP tra i livelli europeo e nazionale, nonché fra gli Stati membri e al loro interno. Per il successo dell’ECVET saranno richiesti l’impegno, la creatività e la disponibilità di molti soggetti diversi. È necessario superare molti ostacoli e trovare soluzioni innovative. Per il momento i segnali sono positivi. Tabella 1: L’ECVET in breve ECVET: una risposta per cambiare La forte concorrenza internazionale e l’emergere di un’area di apprendimento e di lavoro a livello europeo rendono strumenti come l’ECVET importanti per le strategie europee e nazionali di apprendimento permanente. L’impulso che sta dietro il loro sviluppo è dovuto a diversi fattori. La forza lavoro europea sta invecchiando e richiede un accesso più rapido alla formazione nel corso di una vita lavorativa più lunga. I cambiamenti nei contenuti di lavoro stanno diventando più rapidi. Le persone cambiano lavoro più spesso e vi sono nuove opportunità e modi per apprendere. Le persone poco qualificate sono particolarmente vulnerabili nel mercato del lavoro e la percentuale di abbandono nel secondo ciclo dell’istruzione secondaria rimane, in modo preoccupante, elevata. Entrambi i gruppi richiedono più supporto per integrarsi nel mercato del lavoro. L’ECVET (cfr. la tabella 1) consentirà all’apprendimento oggetto di valutazione di essere riconosciuto, trasferito e accumulato dai giovani o dagli adulti che desiderano ottenere una qualifica. L'ECVET presume che tutte le attività di formazione possano portare a una qualifica e non fa distinzione riguardo al modo in cui sono stati raggiunti i risultati dell’apprendimento. L’ECVET permette di ottenere una qualifica in molti modi differenti e in periodi e in fasi diversi della vita lavorativa e del percorso educativo. 1 ( ) www.cedefop.europa.eu/etv/Information_resources/ Bookshop/publications.asp?section=2 2 ( ) www.cedefop.europa.eu/themes/theme_b/news.asp? idnews=4655 ISSN 1831-2454 Il sistema europeo di crediti per l'istruzione e la formazione professionale (ECVET) si basa su concetti e processi per istituire un linguaggio comune e intuitivo che mira alla trasparenza, al trasferimento e al riconoscimento dei risultati dell’apprendimento. L’ECVET si basa su: • risultati dell’apprendimento, ovvero l’indicazione in termini di conoscenze, abilità e competenze che possono essere raggiunti in molti ambiti di apprendimento; • unità di risultati dell’apprendimento, che costituiscono elementi delle qualifiche. Le unità possono essere valutate, convalidate e riconosciute; • punti ECVET, che forniscono ulteriori informazioni sulle unità e sulle qualifiche in forma numerica; • credito per i risultati dell’apprendimento valutati e documentati di un discente. Il credito può essere trasferito ad altri contesti e accumulato per raggiungere una qualifica; • la fiducia reciproca e il partenariato tra le organizzazioni partecipanti sono espressi in memoranda d’intesa e in accordi di formazione. Fonte: Commissione europea. Cedefopnotainformativa_dicembre 2009 1 Questi sviluppi stanno incoraggiando gli Stati membri ad ampliare la gamma di conoscenze, abilità e competenze valutate nell’ambito della società e utilizzata dalla stessa, attraverso il riconoscimento dell’apprendimento acquisito al di fuori del sistema formale di istruzione e formazione. Ciò comprende l’apprendimento acquisito sul luogo di lavoro, durante i momenti di svago o i periodi di formazione all’estero. Il riconoscimento dell’apprendimento che soddisfa un determinato standard, indipendentemente dal fatto che le competenze siano state acquisite attraverso il sistema di istruzione e formazione professionale formale o tramite qualche altro mezzo non formale, permetterà alle persone di progredire più agevolmente nell’apprendimento e nel lavoro nel corso della loro esistenza. Negli Stati membri si è già affermata la tendenza a sviluppare meccanismi di convalida e a ravvicinare l’IFP iniziale e l’IFP continua all’istruzione superiore in un continuum, nonché ad ampliare l’IFP post-secondaria e terziaria. Attuazione: un’attività complessa Benché il principio sotteso all’ECVET sia piuttosto semplice, la sua attuazione è un’attività complessa che deve riconoscere tutti i diversi sistemi di IFP e di qualifiche in vigore nell’Unione europea. Ai sensi della raccomandazione, gli Stati membri sono incoraggiati a creare le condizioni adatte a utilizzare l’ECVET quale componente delle loro qualifiche IFP entro il 2012 (cfr. la tabella 2). I principi generali istituiti a livello europeo attraverso la sperimentazione e la verifica tra il 2009 e il 2012 saranno gradualmente resi operativi e messi in pratica a livello nazionale, locale e settoriale. Si tratta di un compito non facile che richiede che gli Stati membri analizzino i loro sistemi in relazione ai piú importanti principi dell’ECVET, alle missioni istituzionali e ai meccanismi di governance e alle rispettive strategie di apprendimento permanente. Di conseguenza, la verifica è ampia. La Commissione europea ha individuato oltre 100 progetti di ECVET in corso o completati in Europa, finanziati dal programma di formazione permanente. Se si vuole che l’ECVET funzioni, vi sono molte questioni da risolvere. I paesi definiscono e descrivono le loro qualifiche in modo molto diverso, rendendo difficile individuare quelle che sono confrontabili e adatte per l’accumulo e il trasferimento tra diversi sistemi. Per superare questa barriera l’ECVET si basa su risultati dell’apprendimento che costituiscono indicazioni in termini di apprendimento, abilità e competenze che possono essere raggiunti in diversi contesti di apprendimento. I risultati dell’apprendimento consentono di individuare gli ambiti in cui diverse qualifiche all’interno di un paese o tra paesi si sovrappongono e dove può avvenire un trasferimento di apprendimento. Le unità dei risultati dell’appren- 2 Cedefopnotainformativa_dicembre 2009 dimento consentiranno alla mobilità per l’apprendimento di avere un peso rispetto alle qualifiche. Tabella 2: Attuazione dell’ECVET – calendario 2009 2010 2011 Verifica e 2012 2013 sviluppo I paesi creano le condizioni per la graduale attuazione dell’ECVET 2014 2015 Relazione ed esame Attuazione dell’ECVET Fonte: Commissione europea. Una sfida sta nel fatto che molti programmi di studio non sono ancora basati sui risultati dell’apprendimento. Esistono inoltre diverse interpretazioni del significato di risultati dell’apprendimento e nessun metodo standard per individuarli, definirli e valutarli. Attraverso i progetti, diversi Stati membri stanno esplorando e sviluppando approcci alle unità di progettazione dei risultati dell’apprendimento. Un approccio consiste nel descrivere i risultati dell’apprendimento in termini di conoscenza, abilità e competenze, ma vengono valutati anche altri metodi. Inoltre, gli Stati membri stanno esaminando diverse altre questioni, ad esempio in che modo è possibile individuare ambiti comuni tra diverse qualifiche e perfino sviluppare profili o norme di qualifiche comuni che possano essere condivisi da settori, occupazioni o anche paesi. Tuttavia non è sufficiente definire i risultati dell’ apprendimento e individuare ambiti comuni tra le qualifiche. I risultati di apprendimenti acquisiti devono essere valutati per stabilire se soddisfano le norme relative all’istruzione. Ciò significa che i metodi di valutazione devono essere basati anche sui risultati dell’apprendimento, in grado di valutare parti di qualifiche e di prendere in considerazione l’apprendimento non formale e informale per attribuire i crediti. La maggior parte dei sistemi di valutazione non è strutturata in questo modo, ma è basata sulla valutazione della completa acquisizione delle competenze richieste in un esame finale. L’equilibrio deve essere trovato anche tra conoscenze, abilità e competenze da valutare. Inoltre, è necessario elaborare dei metodi di comprensione e di utilizzo dei punti ECVET in maniera trasparente. Mentre possono essere sufficienti descrizioni generali dei risultati dell’apprendimento per individuare la sovrapposizione tra le qualifiche, per la valutazione potrebbero essere necessarie descrizioni più specifiche. Infine, la convalida e il riconoscimento dei risultati di apprendimento ottenuti a livello individuale implicano il coinvolgimento delle istituzioni competenti responsabili dell’attribuzione di qualifiche e di standard nazionali di convalida e certificazione. ISSN 1831-2454 NOTA INFORMATIVA I promotori e i partner dei progetti pilota dell’ECVET stanno lavorando alla progettazione e alla sperimentazione di diversi metodi di sviluppo e di utilizzo dell’ECVET. È importante notare che il loro lavoro non viene svolto in isolamento ma condividendo esperienze e buone prassi e collaborando per ottenere risultati comuni con il sostegno della Commissione europea e del Cedefop. La Fondazione europea per la formazione professionale sostiene anche i paesi non appartenenti all’UE interessati all’ECVET. In questo senso, il lavoro dei progetti supera ampiamente l’ambito dei loro fini e obiettivi individuali; essi occupano una posizione centrale nella tabella di marcia per l’attuazione dell'ECVET. Collegamento dell’ECVET agli altri strumenti europei L’ECVET è uno dei vari strumenti comuni europei a sostegno dell’apprendimento permanente e della mobilità. Tali strumenti sono stati progettati per rafforzarsi reciprocamente, tutti devono essere attuati in relazione l’uno all’altro e sono rilevanti per i singoli individui. Europass, che fornisce una modalità standard per esprimere conoscenze, abilità e competenze, consente già la descrizione delle qualifiche in termini di risultati dell’apprendimento. Un’altra attività collegata all’attuazione dell’ECVET è l’integrazione dei concetti dell’ECVET stessa nel supplemento al certificato Europass e nei documenti Europass Mobilità, per descrivere le singole qualifiche e i crediti acquisiti. Un’altra sfida importante consiste nel collegare l’ECVET al quadro europeo delle qualifiche (EQF) e ai quadri nazionali delle qualifiche (NQF) emergenti. L’EQF e gli NQF, anch’essi basati sui risultati dell’apprendimento, forniscono una struttura di livelli che consente di comprendere in che modo le qualifiche all’interno dei paesi e tra i diversi paesi sono correlate tra di loro. Essi forniscono un quadro per la comprensione dei crediti dell’ECVET rispetto a ciò che può fare il discente e del modo in cui tali abilità sono in relazione con le qualifiche e i certificati. Costruire su solide basi Sebbene l’attuazione dell’ECVET presenti notevoli sfide, l’UE agisce basandosi su una quantità di esperienze significative acquisite nell’arco di molti anni e diversi Stati membri sono già a buon punto con i preparativi. Ad esempio, Spagna, Francia, Finlandia e Svezia utilizzano il sistema dei crediti o delle unità nel campo dell’istruzione e della formazione da parecchi anni. I nuovi quadri delle qualifiche e dei crediti per Inghilterra, Galles, Irlanda del Nord e Malta rafforzano il ruolo del trasferimento di crediti. Anche Belgio (Vallonia), Lettonia e Lussemburgo stan- ISSN 1831-2454 no aggiornando i regolamenti nazionali per introdurre il trasferimento e l’accumulo dei crediti. Il gruppo di lavoro preparatorio per l’ECVET sta esaminando l’uso del trasferimento di credito sia per la mobilità transnazionale che per la “permeabilità” nazionale, in particolare agevolando il passaggio tra le diverse parti dell’istruzione formale e del sistema di formazione professionale, ad esempio, tra corsi accademici e professionali. La FINECVET finlandese è un esempio di utilizzo dell’ECVET per la mobilità transnazionale in settori selezionati per il trasferimento transfrontaliero, che “consente agli studenti di apprendere cose che non imparerebbero rimanendo nel loro paese” e si pone l’obiettivo di aumentare la mobilità nella formazione iniziale. La FINECVET facilita il confronto tra i risultati di apprendimento raggiunti nel proprio paese e in altri Stati, considerando l’esperienza di apprendimento all’estero come parte integrante normale della formazione. Si concentra sull’elaborazione, la documentazione e l’assicurazione della qualità dell’ECVET e si prefigge l’obiettivo di rendere l’ECVET comprensibile, in particolare agli insegnanti. In generale, per quanto riguarda gli accordi sulla mobilità transnazionale nell’ambito dell’ECVET, gli standard relativi all’occupazione e all’istruzione sono compresi nell’accordo di mobilità o di apprendimento tra i fornitori e il discente. Ciò rende possibile individuare i risultati dell’apprendimento che formano il nucleo del progetto di mobilità. Durante il periodo all’estero, per convalidare quanto è stato appreso vengono utilizzate sia le norme di valutazione del paese di origine che quelle del paese ospitante. Tali norme forniscono punti di riferimento importanti e già esistenti per assicurare la fiducia e non deludere le aspettative riposte nella valutazione e nel riconoscimento dei crediti. La Germania, attraverso DECVET, sta utilizzando l'ECVET per promuovere le riforme interne. Il doppio sistema dell’IFP iniziale tedesca fornisce formazione professionale pertinente e di elevata qualità per il mercato del lavoro, tuttavia soffre di una mancanza di permeabilità e di alcune debolezze nell’ambito della convalida e del riconoscimento degli obiettivi raggiunti provenienti da altre parti del sistema di formazione. Per la Germania, l’importanza della flessibilità tra le diverse parti del sistema di istruzione e formazione è enfatizzata dai cambiamenti demografici e dalla crisi economica. Attualmente, le imprese assumono meno apprendisti formatisi nell’ambito del doppio sistema dell’IFP e un numero minore di studenti che abbandonano la scuola prende in considerazione il fatto di entrare nel doppio sistema. D’altro canto, l’assunzione nell’ambito dell’IFP scolastica e dei corsi di preparazione rimane elevata. Tuttavia, esistono pochi collegamenti tra questi sistemi ampiamente separati. I discenti che desiderano passare al doppio sistema Cedefopnotainformativa_dicembre 2009 3 dell’IFP spesso devono iniziare il loro apprendistato dall’inizio, indipendentemente dagli obiettivi raggiunti in precedenza. In modo analogo, coloro i quali abbandonano un certo tipo di apprendimento e, in un secondo momento, si integrano in un altro sistema non ricevono alcun riconoscimento formale per gli obiettivi di apprendimento raggiunti in precedenza. In premio ci sono mobilità e flessibilità L’attuazione dell’ECVET presenta, in primo luogo, la sfida del coordinamento di ciò che rappresenta per numerosi Stati membri un’importante riforma dei loro sistemi d'istruzione e di formazione. Il coordinamento richiede di stimolare e mantenere la cooperazione tra diverse organizzazioni e parti interessate a vari livelli, con interessi diversi e appartenenti a paesi diversi con sistemi differenti. Il coordinamento dovrà essere equilibrato ma deciso. L’attuazione dell'ECVET richiederà flessibilità, consapevolezza e considerevole pazienza. Esistono ostacoli tecnici significativi da sormontare, non ultimo sviluppare la diffusione dell’uso dei risultati di apprendimento sia per descrivere le qualifiche che per fornire le basi delle norme e della valutazione. Ciò richiederà modifiche sostanziali per numerosi Stati membri. Inoltre, l’attuazione dell’ECVET ha un effetto diretto sui sistemi nazionali di convalida dell’apprendimento non formale e informale e su altri strumenti europei, in particolare il quadro europeo delle qualifiche (EQF) ed Europass. La portata dell’attività non dovrebbe essere sottovalutata, né tantomeno dovrebbero esserlo i progressi realizzati finora. L’ECVET, il quadro europeo delle qualifiche (EQF) ed Europass sono una prova chiara della profondità e dell’impegno della cooperazione europea finora dedicati all’IFP. È importante notare che non sembrano sussistere malintesi riguardo alle difficoltà. L’ECVET sarà applicata gradualmente in base ai risultati dei test e della sperimentazione per adeguare nel miglior modo possibile l’ECVET alla varietà dei sistemi dell’IFP europea. La Commissione europea ha messo a punto un solido sistema di sostegno ai progetti al fine di coadiuvare l’attuazione dell’ECVET. Il lavoro sarà svolto attraverso il gruppo di utenti dell’ECVET e la rete dell’ECVET europea, che fornirà l’opportunità per costanti scambi di esperienze e di informazioni. Anche il Cedefop mette a disposizione la propria esperienza per sostenere l’attuazione dell’ECVET attraverso l’analisi, le informazioni e i seminari per aumentare la sensibilizzazione sui benefici e le insidie dell’ECVET. Ciò aiuterà ad ancorare lo sviluppo dell’ECVET al più ampio contesto delle politiche dell’istruzione e degli sviluppi del mercato del lavoro. Il Cedefop analizza le relazioni comuni tra gli strumenti europei per l’istruzione e la formazione. Identifica la motiva- 4 Cedefopnotainformativa_dicembre 2009 zione che sottende al loro sviluppo a lungo termine e fa luce sulle questioni comuni che li mettono in relazione reciprocamente (risultati dell’apprendimento, assicurazione della qualità, accreditamento, certificazione o dinamica delle qualifiche fornite dai sistemi dell’IFP o dall’economia e dai settori economici). Inoltre, il premio di un’attuazione riuscita dell’ECVET, integrata con altri strumenti europei e del suo incorporamento nei sistemi nazionali dell’IFP è costituito da un quadro politico e istituzionale che opera su un insieme di principi condivisi che consente a norme nazionali e a metodi di valutazione diversi di interagire, di funzionare insieme. Ciò creerà nuove opportunità di apprendimento per giovani e adulti in diversi modi e contesti, incluso in diversi Stati membri, e di acquisire nuove qualifiche durante la vita lavorativa. I progetti di verifica e sperimentazione dell’ECVET e l’impegno delle persone coinvolte nella sua attuazione indicheranno se ciò è possibile. Per ulteriori informazioni: responsabile di progetto incaricata dell’ECVET presso il Cedefop: Isabelle Le Mouillour ([email protected]) Sito Internet dell’ECVET del Cedefop: http://www.cedefop.europa.eu/themes/theme_b/default.asp Comunità virtuale del Cedefop sui sistemi di credito e i quadri delle qualifiche: http://communities.cedefop.europa.eu/credittransfereqf?go=2158996 PO Box 22427, 551 02 Salonicco, GRECIA Europe 123, Salonicco, GRECIA Tel. +30 2310490111, Fax +30 2310490020 E-mail: [email protected] visit our new portal www.cedefop.europa.eu N° di cat.: TI-BB-09-006-IT-N © Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale, 2009 Riproduzione autorizzata con citazione della fonte. ISSN 1831-2454 Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale NOTA INFORMATIVA Incentivi per la mente Gli Stati membri dell’Unione europea dovrebbero riflettere sui modi migliori di utilizzare gli incentivi fiscali per incoraggiare gli investimenti nella formazione Il patrimonio intellettuale produce ricchezza. Il valore delle conoscenze e competenze di un’impresa spesso supera il valore dei suoi beni materiali, quali impianti e macchinari. Gli Stati membri dell’Unione europea (UE) prevedono vari incentivi fiscali per incoraggiare individui e imprese a investire in attività di istruzione e formazione (v. Tabella 1). Benché ampiamente utilizzati, nell’UE gli incentivi fiscali riguardanti l’imposta sul valore aggiunto (IVA) e le imposte sui redditi societari e delle persone fisiche non sono standardizzati. Da uno sguardo a sei paesi (Germania, Irlanda, Francia, Paesi Bassi, Austria e Finlandia) emergono alcune differenze che rispecchiano il fermo controllo degli Stati membri sulla politica fiscale (1). Tabella 1: Tipi di incentivi fiscali Tipo Beneficio Detrazioni fiscali Importi dedotti dal reddito lordo per ridurre il reddito imponibile Esenzioni fiscali Alcuni particolari categorie di reddito sono escluse dalla base imponibile Crediti d’imposta Importi dedotti dall’imposta dovuta Sgravi fiscali Alcune categorie di contribuenti o di attività godono di aliquote ridotte Differimenti d’imposta Differimento del pagamento di imposte Fonte: Cedefop e OCSE L’UE è in ritardo rispetto a Stati Uniti e Giappone negli investimenti privati in istruzione e formazione. Inoltre, è probabile che i bilanci pubblici risultino fortemente limitati a seguito della crisi finanziaria ed economica. Quindi, è sempre più importante riflettere sui regimi fiscali riservati agli investimenti nella formazione, che sostengono il (1) Using tax incentives to promote education and training, 2009, http://www.cedefop.europa.eu/etv/ Information_resources/Bookshop/publication_details.asp ?pub_id=536 ISSN 1831-2454 valore del patrimonio intellettuale. Soprattutto perché quest’ultimo è vitale ai fini di un utilizzo efficace del capitale fisso delle imprese. Probabilmente per gli Stati membri questo è un buon momento per riflettere su come impiegare al meglio le politiche fiscali al fine di incoraggiare individui e imprese a investire denaro in istruzione e formazione. Imposta sul valore aggiunto Nell’UE, le persone che pagano per mandare i figli in scuole o università private, o le imprese che acquistano pacchetti di formazione per bambini o giovani, generalmente non sono tenute e pagare l’IVA. L’unica condizione è che devono acquistare questi servizi da enti di diritto pubblico che hanno come obiettivo l’istruzione, ovvero da altre organizzazioni con obiettivi analoghi riconosciute dallo Stato membro interessato. Come prevedibile, i diversi Stati membri riconoscono diversi tipi di organizzazioni e questo incide sul prezzo dei servizi. L’acquisto di servizi di istruzione e formazione da enti di diritto pubblico o organizzazioni riconosciute non è soggetto al pagamento dell’IVA in nessuno dei sei paesi esaminati. Tuttavia, se si acquistano servizi da organizzazioni non riconosciute dallo Stato membro si può essere tenuti a versare l’IVA. Ad esempio, in Germania, Francia, Austria e Finlandia gli istituti privati (anche senza fini di lucro) di istruzione e formazione devono applicare l’aliquota IVA ordinaria, salvo quando soddisfino dei criteri specifici riconosciuti dalle autorità fiscali e risultino pertanto esenti. Anche gli enti di formazione riconosciuti che non applicano l’IVA per i servizi forniti non la evitano completamente, poiché non possono recuperare l’IVA versata sugli acquisti di beni e servizi, che va ad aggiungersi alle spese e può rappresentare un disincentivo agli investimenti in nuove attrezzature. Cedefopnotainformativa_settembre 2009 1 Imposta sui redditi societari Ai fini dell’imposta sui redditi societari, le spese per la formazione sono considerate un costo d’impresa e sono deducibili al 100% dal reddito imponibile. Tuttavia, che cosa s’intenda per costo d’impresa dipende dalle interpretazioni nazionali. Ad esempio, in Finlandia le spese per la formazione mirata a mantenere e sviluppare le competenze professionali attuali sono deducibili, mentre l’istruzione di base o la formazione dei dipendenti per ottenere un diploma o una certificazione non lo sono. Tuttavia, oltre alla normale deduzione della spesa per la formazione come costo d’impresa, Francia, Paesi Bassi e Austria prevedono altri incentivi fiscali per incoraggiare gli investimenti nella formazione (Tabella 2). Tabella 2: Esempi di incentivi fiscali alle imprese per perl’istruzione e la formazione Paese Francia Paesi Bassi Incentivo fiscale Credito d’imposta per le spese di formazione degli imprenditori Favorisce le attività di formazione degli imprenditori non salariati Credito d’imposta a favore dell’apprendistato Incoraggia l’assunzione e la formazione di apprendisti Credito d’imposta per spese di formazione di dipendenti in economia d’impresa e partecipazione finanziaria Sostiene le piccole e medie imprese in queste aree Riduzioni di pagamento per l’istruzione Incoraggia le imprese a effettuare attività di istruzione e formazione per i dipendenti. Detrazione fiscale per la formazione Austria Principali obiettivi Credito d’imposta per la formazione Promuove gli investimenti delle imprese nelle risorse umane Detrazione fiscale per l’apprendistato Incoraggia l’assunzione e la formazione di apprendisti Credito d’imposta per l’apprendistato Alcune categorie di contribuenti o di attività godono di aliquote ridotte Nota: questi incentivi fiscali riguardano le imposte sui redditi delle persone fisiche o delle società (secondo lo status giuridico dell’impresa), salvo per l’incentivo fiscale olandese, che riduce l’imposta sui salari versata dalle imprese. Fonte: Cedefop In Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Austria e Finlandia,gli enti privati di istruzione e formazione sono tenuti a versare l’imposta sui redditi societari alla stessa aliquota applicata alle altre imprese private. Gli enti pubblici invece non pagano le imposte sui redditi societari. In Francia, solo gli enti privati che forniscono servizi di formazione professionale permanente sono tassati come le altre imprese del settore privato. Inoltre, in Francia le organizzazioni senza fini di lucro che offrono servizi di formazione sono esenti dall’imposta sui redditi societari, purché soddisfino criteri specifici. In alcuni casi s’incoraggia la formazione in generale, mentre in altri si promuovono aspetti specifici, quali l’apprendistato e la formazione degli imprenditori. Gli incentivi che riducono le imposte sui redditi societari a favore di investimenti in attività di istruzione e formazione nella maggior parte dei casi 2 Cedefopnotainformativa_settembre 2009 si ottengono solo se si acquistano i servizi da enti di formazione riconosciuti. Inoltre, è importante notare le rilevanti differenze nella tassazione dei fornitori di servizi di istruzione e formazione negli Stati membri. Incentivi fiscali per le persone fisiche I sei Stati membri in esame prevedono incentivi che riducono l’imposta sul reddito delle persone fisiche per incoraggiare le persone a investire in varie tipologie di istruzione e formazione (v. Tabella 3). Gli incentivi perseguono obiettivi molto diversi. Austria e Finlandia offrono incentivi fiscali per la formazione legata all’attività lavorativa. Pur seguendo anche questa linea, la Germania prevede agevolazioni fiscali per i redditi guadagnati da studenti. Inoltre, come i Paesi Bassi, la Germania consente di compensare a fronte dell’imposta anche ISSN ISSN 1831-2454 NOTA INFORMATIVA altre spese per l’istruzione e la formazione. L’Irlanda prevede uno sgravio fiscale generale per le rette scolastiche, mentre la Francia dispone di un’ampia gamma di incentivi per gli apprendisti e gli studenti della scuola secondaria e superiore. I beneficiari non sono solo gli iscritti ai corsi di istruzione o formazione: in Germania e Irlanda i genitori di figli a carico possono richiedere lo sgravio fiscale per le rette scolastiche. Pur condividendo gli obiettivi generali, gli incentivi fiscali talvolta riguardano elementi diversi. In alcuni casi coprono solo le rette, mentre in altri sono ammissibili anche il costo dei materiali didattici e le spese di vitto e alloggio. In Francia il credito d’imposta per l’istruzione superiore e secondaria è un importo fisso per ogni studente, a prescindere dalle spese effettive. Tabella 3: Esempi di incentivi fiscali alle persone fisiche per l’istruzione e la formazione Paese Incentivo fiscale Principali obiettivi Deduzioni dei costi di istruzione e formazione come spese connesse al reddito Incoraggia le spesa delle persone fisiche per attività di istruzione e formazione Deduzioni dei costi per istruzione e formazione come spese speciali Incoraggia la spesa delle persone fisiche per attività di istruzione e formazione Deduzione delle rette pagate per i figli in scuole private Sostiene i contribuenti con figli che frequentano determinate scuole private riconosciute Credito d’imposta per gli interessi sui prestiti agli studenti di istituti superiori per finanziare gli studi Sostiene gli studenti che finanziano i propri studi di terzo livello con un prestito bancario Esenzione dall’imposta sul reddito degli apprendisti Promuove l’apprendistato e migliora il potere d’acquisto dei giovani Esenzione dall’imposta sul reddito per gli importi guadagnati da scolari e studenti durante le vacanze scolastiche o universitarie Migliora la situazione finanziaria degli studenti lavoratori Esenzione dall’imposta sul reddito per gli apprendisti Migliora la situazione finanziaria degli studenti lavoratori Irlanda Sgravio fiscale per le rette scolastiche Fornisce uno stimolo finanziario ad impegnarsi in attività di formazione Paesi Bassi Deduzione delle spese per l’istruzione Promuove la partecipazione degli adulti alla formazione permanente riducendo il costo delle attività di istruzione e formazione Deduzione dei costi di formazione come spese connesse al reddito Incoraggia la spesa delle persone fisiche per l’istruzione e la formazione connesse alla produzione di reddito Spese deducibili relative ai costi sostenuti per il mantenimento di competenze professionali Aiuta le persone a mantenere le proprie competenze professionali Germania Francia Austria Finlandia Detrazione per prestiti di studio Incoraggia gli studenti ad avvalersi di prestiti di studio invece di cercare un lavoro retribuito, per consentire il conseguimento della laurea in un periodo di tempo più breve. Fonte: Cedefop ISSN 1831-2454 Cedefopnotainformativa_settembre 2009 3 Valutazione degli incentivi fiscali per l’istruzione e la formazione Dall’analisi dei sei paesi emerge che i regimi fiscali sono più favorevoli per gli enti di diritto pubblico che hanno come obiettivo l’istruzione e altre organizzazioni riconosciute con obiettivi analoghi. Di conseguenza, gli istituti privati di istruzione e formazione che sono tenuti ad applicare l’IVA possono risultare svantaggiati in termini di costi nel fornire servizi comparabili. Tuttavia, la situazione è compensata dal fatto che gli istituti esenti da IVA non possono recuperare l’imposta versata sugli acquisti di beni e servizi, ivi comprese le attrezzature utilizzate per fornire i corsi di formazione. Inoltre, pare che i sistemi fiscali siano più benevoli verso le imprese che investono in formazione piuttosto che verso le persone fisiche. Le politiche in materia di imposte societarie consentono alle imprese di considerare le spese per l’istruzione e la formazione come un costo d’impresa deducibile e prevedono altri modi per ridurre le imposte. Le politiche fiscali riguardanti le persone fisiche sono più restrittive. Non tutti possono dedurre i costi per l’istruzione e la formazione a fronte delle imposte. E anche coloro che possono farlo in alcuni casi sono soggetti a delle limitazioni. Risulta evidente che il ricorso agli incentivi fiscali da parte delle persone fisiche è relativamente basso e che in generale c’è una scarsa consapevolezza in merito alle opportunità disponibili. Anche la complessità di certi sistemi può rappresentare un disincentivo. Alcune differenze possono essere dovute al fatto che le politiche fiscali e in materia di istruzione e formazione sono in gran parte slegate tra loro e perseguono obiettivi diversi. Certamente mancano dati sull’efficacia del ricorso al sistema fiscale per incoraggiare la partecipazione alle attività di istruzione e formazione. Benché gli Stati membri prevedano incentivi fiscali per l’istruzione e la formazione, esistono forti riserve in merito al cosiddetto dead weight o “peso morto” (fino a che punto la formazione avrebbe avuto luogo grazie all’incentivo), soprattutto tra le grandi imprese e gli individui altamente qualificati. Paradossalmente, simili misure fiscali possono favorire gruppi che hanno già il migliore accesso all’istruzione e alla formazione. Tuttavia, nonostante queste difficoltà, le imprese che sfruttano le agevolazioni fiscali sono molte. Inoltre, i regimi fiscali nei Paesi Bassi, in Finlandia e in 4 Cedefopnotainformativa_settembre 2009 Austria sono considerati relativamente semplici, a dimostrazione del fatto che la burocrazia non dev’essere necessariamente complessa. Benché gli incentivi fiscali a favore degli istituti di istruzione e formazione siano limitati agli enti riconosciuti da uno Stato membro, non è sempre necessario che la formazione avvenga nello stesso Stato membro. Il credito d’imposta francese sugli interessi sui prestiti, la detrazione tedesca e lo sgravio fiscale irlandese per le rette scolastiche riguardano attività di istruzione e formazione sia all’interno del paese che all’estero. Nonostante l’inevitabile effetto dead weight, gli incentivi fiscali possono incoraggiare le imprese e le persone a investire il proprio denaro nella formazione. Può essere un primo passo importante verso l’aumento degli investimenti privati in istruzione e formazione. Inoltre, il dead weight si potrebbe ridurre se gli strumenti fiscali fossero specifici e mirati a gruppi che tendono a fare meno formazione (le piccole imprese e i loro dipendenti, individui a basso reddito e scarsamente qualificati). Tuttavia, nel fissare i target è importante trovare il giusto equilibrio tra individuazione degli obiettivi e burocrazia. Gli incentivi fiscali fungeranno sempre solo da complemento alle politiche in materia di istruzione e formazione. Le somme di denaro interessate sono relativamente piccole, ma si possono dimostrare particolarmente efficaci se combinate con altre misure politiche. Può essere un problema il fatto che si presti troppo poca attenzione al monitoraggio e alla valutazione dei meccanismi fiscali per verificare se rispettano i loro obiettivi. In breve, per funzionare gli incentivi fiscali devono fornire vantaggi monetari tangibili, comportare poca burocrazia e combinarsi con altre politiche. Gli incentivi fiscali per l’istruzione e la formazione sono determinanti per trovare il giusto equilibrio tra investimenti in capitale fisico e investimenti in risorse umane, sottolineando l’importanza di questi ultimi. L’analisi delle politiche fiscali in materia di istruzione e formazione dovrebbe essere oggetto di ampia discussione negli Stati membri. PO Box 22427, 551 02 Salonicco, GRECIA Europe 123, Salonicco, GRECIA Tel. +30 2310490111, Fax +30 2310490020 E-mail: [email protected] www.cedefop.europa.eu N° di cat.: TI-BB-09-005-IT-N © Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale, 2009 Riproduzione autorizzata con citazione della fonte. ISSN ISSN 1831-2454 ΙΤ accesso al successo ORIENTAMENTO PERMANENTE PER UN MIGLIORE APPRENDIMENTO E LAVORO IN EUROPA Ulteriori informazioni sullʼUnione europea sono disponibili su Internet attraverso il server Europa (http://europa.eu). Una scheda bibliografica figura alla fine del volume. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, 2010 ISBN 978-92-896-0654-7 © Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale, 2010 Tutti i diritti riservati. Designed by Art Director – Christopher Adam, Greece Printed in the European Union Il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop) è il centro di riferimento dell'Unione europea per l'istruzione e la formazione professionale. Esso fornisce informazioni e analisi sui sistemi, sulle politiche, sulla ricerca e sulla prassi legata all'istruzione e formazione professionale. Il Cedefop è stato istituito nel 1975 con il Regolamento (CEE) n. 337/75 del Consiglio. Europe 123, 570 01 Thessaloniki (Pylea), GRECIA PO Box 22427, 551 02 Thessaloniki, GRECIA Tel. +30 2310490111, Fax +30 2310490020 E-mail: [email protected] www.cedefop.europa.eu Aviana Bulgarelli, Direttore Christian Lettmayr, Vice Direttore Peter Kreiml, Presidente del Consiglio di Direzione Accesso al successo Orientamento permanente per un migliore apprendimento e lavoro in Europa Il presente opuscolo sottolinea i risultati più recenti nello sviluppo di politiche, sistemi e prassi in materia di orientamento negli Stati membri dellʼUE. Le questioni principali qui presentate si basano in gran parte sul riesame delle politiche in materia di orientamento che il Cedefop sta preparando congiuntamente con la rete europea per lo sviluppo delle politiche in materia di orientamento permanente (ELGPN). Il riesame delle politiche (che sarà pubblicato nel 2011) rappresenterà unʼanalisi della situazione in grado di individuare le aree in cui sarà necessario un ulteriore sviluppo dellʼorientamento permanente nazionale ed europeo. Il riesame descriverà altresì le conseguenze per i lavori futuri al fine di sostenere il quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dellʼistruzione e della formazione (ET 2020), nonché la strategia europea per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva (Commissione europea, 2010). Ripresa graduale dellʼeconomia UE: misure politiche per combattere la crisi Miglioramento delle condizioni economiche Dal 2008, lʼeconomia dellʼUE ha attraversato la più dura, lunga e ampia recessione nella storia europea dagli anni ʻ30. Allʼinizio del 2010, le prospettive per la crescita e il commercio globali si sono già rafforzate, con il miglioramento della situazione economica e delle condizioni finanziarie. Al fine di superare la crisi e stimolare lʼeconomia, il bilancio UE 2010 prevede fondi per accelerare la ripresa, migliorare lʼattività del mercato del lavoro e aumentare la competitività globale dellʼUE. Verso la fine del 2010 è prevista una graduale stabilizzazione nel settore dellʼoccupazione. 6 Accesso al successo Sostegno per i cittadini europei Tali condizioni hanno generato un aumento della richiesta di informazioni, pareri nonché di orientamento e consulenza professionali negli Stati membri. La crisi economica globale ha messo alla prova molti cittadini europei: coloro che hanno perso il posto di lavoro devono al momento far fronte alla disoccupazione e alle transizioni tra posti di lavoro, carriere e settori industriali, nonché, successivamente, affrontare il ritorno allʼistruzione e alla formazione per acquisire maggiori conoscenze e migliorare le proprie competenze. Si ritiene che competenze adeguate migliorino lʼoccupabilità individuale, facilitino le transizioni professionali e agevolino il reinserimento nel mercato del lavoro. Istruzione, Nella situazione economica e sociale attuale, i responsabili polioccupazione, tici considerano lʼorientamento uno strumento importante per economia garantire il conseguimento dei più ampi obiettivi europei di piena occupazione, elevato livello dʼistruzione e crescita economica. Parallelamente al rilancio dellʼeconomia (per esempio attraverso il piano europeo di ripresa economica), sono in essere misure volte a sviluppare lʼistruzione e la formazione, ad adottare approcci integrati basati sulla flessicurezza e a garantire un migliore adeguamento e aggiornamento delle competenze. Nuovi parametri di riferimento UE per lʼapprendimento Al fine di misurare i progressi compiuti in materia di partecipazione allʼapprendimento durante il periodo 2010-20, gli Stati membri dellʼUE hanno approvato un insieme di cinque parametri di riferimento europei per sostenere lʼelaborazione futura di politiche basate su dati fattuali nel settore dellʼistruzione e della formazione. Al fine di raggiungere tali parametri, dovranno essere istituiti sistemi di apprendimento permanente più aperti e flessibili, finalizzati a coinvolgere tutti i cittadini in contesti formali, non formali e informali a tutti i livelli, a partire dallʼistruzione e dalle scuole della prima infanzia passando per lʼistruzione superiore, lʼistruzione e la formazione professionale fino allʼistruzione degli adulti. Orientamento permanente per un migliore apprendimento e lavoro in Europa Progressi nellʼambito delle strategie in materia di orientamento permanente: le priorità Orientamento permanente: una priorità politica Il Consiglio dellʼUnione europea ha adottato nel 2008 una risoluzione dal titolo “Integrare maggiormente lʼorientamento permanente nelle strategie di apprendimento permanente”. La risoluzione rafforza il ruolo attuale dellʼorientamento permanente nelle politiche europee in materia di istruzione, formazione e occupazione. Rispecchia altresì il ruolo fondamentale che i servizi di orientamento e consulenza di qualità svolgono nel sostenere lʼapprendimento permanente individuale, la capacità di orientamento e il raggiungimento degli obiettivi personali. La risoluzione identifica quattro linee di azione politicamente significative: Linea 1 Favorire lʼacquisizione della capacità di orientamento nellʼarco della vita Linea 2 Facilitare lʼaccesso di tutti i cittadini ai servizi di orientamento Linea 3 Rafforzare la garanzia di qualità dei servizi di orientamento Linea 4 Incoraggiare il coordinamento e la cooperazione dei vari soggetti a livello nazionale, regionale e locale Cooperazione europea in materia di orientamento permanente Nella risoluzione si invita a rafforzare ulteriormente la cooperazione europea in materia di orientamento permanente, in particolare, attraverso la rete europea per lo sviluppo delle politiche in materia di orientamento permanente (ELGPN) e in collegamento con il Cedefop. Saranno sottolineati i progressi compiuti negli Stati membri nelle quattro linee di azione. 7 8 Accesso al successo LINEA 1: Capacità di orientamento Che cosa si intende per capacità di orientamento Nel 2009-10, gli Stati membri hanno collaborato sul tema della capacità di orientamento attraverso la rete europea per lo sviluppo delle politiche in materia di orientamento permanente. La capacità di orientamento può essere considerata una competenza che aiuta i singoli a identificare le proprie competenze esistenti e gli obiettivi di apprendimento necessari, a migliorare lʼoccupabilità e lʼinclusione sociale. Poiché negli Stati membri è utilizzata unʼampia gamma di definizioni della capacità di orientamento, si è cercato di sviluppare unʼinterpretazione condivisa del concetto stesso. Una definizione proposta dagli Stati membri recita: La capacità di orientamento si riferisce a un insieme di competenze che offrono ai singoli e ai gruppi modalità strutturate per raccogliere, analizzare, sintetizzare e organizzare informazioni personali, educative e occupazionali, nonché alle competenze per effettuare e attuare decisioni e transizioni. Modalità di acquisizione della capacità di orientamento Nellʼinsieme, le misure volte a rafforzare la capacità di orientamento offrono al singolo lʼopportunità di esaminare questioni professionali (conoscenza di sé, pianificazione della carriera ecc.) con un consulente per lʼorientamento professionale, un tutor, un insegnante o un formatore. Negli Stati membri esistono diversi approcci, o una combinazione tra essi, per promuovere lʼacquisizione della capacità di orientamento. Nel settore dellʼistruzione, la capacità di orientamento è solitamente parte integrante del programma di studio: basato sulle materie (per esempio Francia, Malta, Austria), intersettoriale (per esempio Repubblica ceca, Estonia, Svezia) ed extrascolastico (per esempio Francia). Gli approcci del mercato del lavoro utilizzano programmi differenti, ivi compresa lʼassistenza allʼorientamento con strumenti tradizionali e on line (per piani dʼazione individuali e/o professionali, valutazioni interattive, valutazioni dellʼinteresse occupazionale). Orientamento permanente per un migliore apprendimento e lavoro in Europa Elaborazione di un quadro della capacità di orientamento La maggior parte degli Stati membri ha altresì esaminato nuove modalità di sostegno della capacità di orientamento e dello sviluppo di competenze delle persone con esigenze speciali le quali richiedono servizi e risorse personalizzati. Una delle principali sfide politiche e strategiche identificate dagli Stati membri per il futuro è rappresentata dalla concettualizzazione, dallʼideazione e dalla realizzazione di un quadro della capacità di orientamento che possa essere facilmente applicato a diversi gruppi destinatari nei diversi contesti lungo tutto lʼarco della vita. LINEA 2: Garanzia di qualità Maggiore accesso allʼorientamento Vi sono stati sviluppi politici, strategici e sistemici positivi (ivi compresi riforme legislative, iniziative finanziarie, progetti di sviluppo su larga scala) per migliorare lʼaccesso ai servizi di informazione, consulenza e orientamento in Europa. Risulta che il coordinamento tra settori, amministrazioni e istituzioni sia in aumento nella maggior parte dei paesi a livello nazionale, regionale e locale. Tuttavia, esiste ancora un margine per rafforzare la cooperazione intersettoriale e multiprofessionale al fine di identificare carenze ed evitare sovrapposizioni nellʼofferta di servizi. Integrazione e individualizzazione Parallelamente allʼintegrazione dei servizi, sembra esserci una tendenza crescente allʼindividualizzazione degli stessi, in particolare per soddisfare le esigenze in materia di informazione, consulenza e apprendimento dei gruppi più difficili da raggiungere: giovani a rischio, disoccupati di lunga durata, lavoratori più anziani (50+), giovani che abbandonano prematuramente la scuola, disabili e/o persone svantaggiate, dipendenti/lavoratori in industrie/imprese in ristrutturazione e minoranze etniche e culturali. I paesi hanno altresì iniziato a offrire assistenza allʼorientamento per convalidare e riconoscere lʼacquis dellʼapprendimento formale, non formale e informale, per migliorare e riconoscere le competenze del personale e agli adulti per lo sviluppo professionale sul lavoro. Il ProfilPASS tedesco è un buon esempio di strumento di sviluppo basato sull’autovalutazione sostenuta dagli addetti all’orientamento. Il sistema mira a riesaminare, documentare e valutare le competenze acquisite in 9 10 Accesso al successo modo informale, indipendentemente da dove siano state acquisite, e a registrarle in un portafoglio delle competenze. ProfilPASS mira altresì a identificare gli obiettivi educativi, professionali e di vita dei singoli e a incoraggiarne la rispettiva realizzazione. È stato inizialmente offerto come strumento di convalida per adulti e, a maggio 2007, in Germania è stato introdotto a livello nazionale il ProfilPASS per giovani. (cfr.: http://www.profilpass-online.de) Transizioni scuolalavoro In tutta Europa sono state applicate misure e iniziative in materia di orientamento su larga scala al fine di sostenere il completamento del ciclo scolastico e la transizione dalla scuola al lavoro dei giovani a rischio che hanno abbandonato lʼistruzione e la formazione tradizionali. In diversi paesi (Belgio, Repubblica ceca, Germania, Francia, Lituania, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Finlandia, Svezia, Regno Unito) vengono attuati programmi di integrazione nel mercato del lavoro per i giovani a rischio con risultati positivi. È necessario unire approcci coordinati al lavoro sul campo per identificare e raggiungere i giovani che hanno bisogno in modo più urgente di assistenza. Il coinvolgimento dei genitori, insieme a quello di insegnanti competenti, personale dei servizi di orientamento, professionisti nel campo dellʼassistenza ai giovani e assistenti sociali nonché attori del mercato del lavoro rappresenta il cardine dellʼassistenza nella transizione di un giovane. TIC nella fornitura dei servizi di orientamento La tecnologia agevola la fornitura di servizi poiché per soddisfare le esigenze degli utenti può essere applicata una combinazione dei mezzi di comunicazione (orientamento elettronico, assistenza telefonica, Internet). Molti paesi ritengono che una combinazione di Web e telefono sia importante per consentire alle persone di avere accesso ai servizi nel momento, luogo e modo più adeguati alle loro esigenze. Insieme ai servizi di orientamento più tradizionali “faccia a faccia” offerti nel settore dellʼistruzione e dellʼoccupazione, è in aumento in Europa la messa a punto di servizi di informazione, consulenza e orientamento basati su Internet. I servizi basati sul Web con informazioni in merito alle opportunità di apprendimento (istruzione e formazione a vari livelli in diversi ambiti e per vari gruppi di destinatari) sembrano più numerosi rispetto ai servizi on line essenzialmente per il mercato del lavoro e rivolti puramente allʼorientamento. Orientamento permanente per un migliore apprendimento e lavoro in Europa Nel 2009, è stata lanciata una versione aggiornata del sistema lituano di informazione aperta, consulenza e orientamento AIKOS (www.aikos.smm.lt), che contiene informazioni in merito a: istruzione e formazione in Lituania; qualifiche, licenze, professioni, regole di ammissione per gli istituti di formazione professionale e istruzione superiore; mercato del lavoro e supplementi ai certificati Europass. Pagine personalizzate sono rivolte a gruppi destinatari specifici, ivi compresi i giovani che abbandonano prematuramente la scuola. Gruppi di utenti comprendono genitori, consulenti in materia di informazione professionale (orientamento), responsabili politici, datori di lavoro, disabili, immigranti ed ex detenuti. Diversi strumenti sono utilizzati per l’orientamento: manuali e altro materiale cartaceo, test professionali, fiere delle carriere nonché portali e banche dati specializzati. Promozione Diversi servizi basati sulle TIC sono aperti a tutti i cittadini, indidei servizi di pendentemente dal proprio livello dʼistruzione, dalla posizione sul orientamento mercato del lavoro, dalla base di competenze o dalle condizioni di vita generali. La maggior parte dei paesi si è altresì resa conto che in tutta Europa vi è una forte domanda di servizi (sia tradizionali sia on line) che sostengono decisioni in materia di occupazione e istruzione. Per rendere lʼofferta generale dei servizi il più visibile possibile agli utilizzatori dei servizi, molti paesi hanno avviato misure di promozione e di comunicazione mirate (Bulgaria, Estonia, Paesi Bassi, Romania, Ungheria). LINEA 3: Accesso ai servizi di orientamento Approcci comuni di qualità È generalmente riconosciuto il ruolo fondamentale dei servizi di orientamento e consulenza di qualità elevata nel sostenere lʼapprendimento permanente, lʼoccupabilità, la capacità di orientamento e il raggiungimento degli obiettivi personali. Gli Stati membri hanno già individuato la necessità di approcci olistici a livello UE rispetto alla garanzia di qualità: degli orientamenti comuni europei li aiuterebbero a monitorare, valutare, mettere a punto e testare le proprie politiche e prassi in materia di orientamento. Sviluppi nazionali in materia di qualità Nel 2009-10, gli Stati membri hanno esaminato la questione della garanzia di qualità nonché lo sviluppo di politiche e sistemi in materia di orientamento basati su dati fattuali. La finalità è stata quella di diffondere modelli e quadri nazionali/regionali/settoriali 11 12 Accesso al successo esistenti e di condividere le esperienze dei diversi paesi nellʼapplicazione di standard e meccanismi qualitativi in tutti i settori dellʼistruzione e dellʼoccupazione. La misurazione e la valutazione dellʼefficacia dei servizi di orientamento con lʼaiuto di indicatori chiaramente definiti rispetto agli standard qualitativi richiede un ulteriore sviluppo nella maggior parte dei contesti nazionali, regionali e locali. Verso una base concreta integrata Relazioni nazionali (per es. Germania, Svezia, Ungheria) indicano che gli Stati membri hanno svolto o intendono svolgere valutazioni e analisi qualitative e longitudinali in modo più mirato. Ciò è funzionale allʼobiettivo di individuare i risultati concreti e il valore aggiunto dellʼorientamento, nonché le modalità in cui i sistemi correnti di garanzia della qualità, essenzialmente basati sullʼofferta, possano essere trasformati in sistemi maggiormente basati sulla domanda. Alcuni Stati membri (per es. Slovenia, Finlandia, Regno Unito) hanno altresì introdotto misure per coinvolgere i cittadini in modo più sistematico (attraverso meccanismi di feedback) nellʼideazione, messa a punto, valutazione e gestione dei servizi di orientamento. Competenza del consulente per lʼorientamento I paesi segnalano altresì che le decisioni politiche e strategiche devono incoraggiare un ambiente operativo che consenta lo sviluppo e il miglioramento sistematico dei meccanismi di garanzia della qualità per lʼorientamento. La competenza del consulente per lʼorientamento rappresenta un elemento centrale per garantire la qualità dellʼattuazione e della messa a punto dei servizi di orientamento. Lʼattuale offerta di formazione per il personale addetto allʼorientamento varia in modo significativo tra Stati membri e settori, sebbene vi sia una chiara tendenza allʼofferta di una formazione maggiormente specializzata. LINEA 4: Coordinamento e cooperazione dei vari soggetti Sistema di orientamento permanente coerente La finalità politica negli Stati membri è quella di migliorare lʼefficienza e lʼefficacia dei servizi di orientamento. Esiste una chiara possibilità di successo attraverso lʼistituzione di un sistema di orientamento permanente olistico e coerente al posto di due sistemi paralleli e frammentati (istruzione e occupazione), come av- Orientamento permanente per un migliore apprendimento e lavoro in Europa viene solitamente. Si prevede che un sistema unico di questo tipo fornisca informazioni, orientamento e consulenza adeguati, accurati e facilmente accessibili per sostenere la capacità di effettuare scelte adeguate in materia di istruzione, formazione e carriera, nonché per agevolare la cooperazione tra settori e amministrazioni nella fornitura di servizi. Partecipazione dei diversi attori Gli Stati membri hanno proseguito i propri lavori riguardanti lʼeliminazione di molteplici ostacoli – legislativi, amministrativi, finanziari o settoriali – al fine di agevolare la cooperazione politica in materia di orientamento permanente e migliorare la fornitura di servizi. Come dimostrano le relazioni nazionali, la maggior parte dei governi ha già iniziato a introdurre modifiche delle strutture di coordinamento istituzionale al fine di consentire una considerazione più sistematica dellʼorientamento permanente. Spesso la cooperazione tra le autorità competenti (soprattutto nellʼambito di istruzione e lavoro) è stata formalizzata in forum di politica nazionale in materia di orientamento e/o meccanismi di coordinamento simili. Migliore coordinamento della politica in materia di orientamento Sembra che siano in corso di elaborazione nuove forme di dialogo, nonché di cooperazione basata sulla rete e sul partenariato (per esempio regioni di apprendimento) per promuovere una migliore integrazione delle amministrazioni nazionali, regionali e locali nel settore dellʼistruzione, della formazione e dellʼoccupazione. Tutte le parti sociali e altri attori chiave interessati (per esempio associazioni di consulenti per lʼorientamento, associazioni studentesche, ONG) sono sempre più coinvolti nei processi politici e decisionali in materia di orientamento. Il Cedefop – Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale – è unʼAgenzia europea che promuove lʼistruzione e la formazione professionale nellʼUnione europea. Il Cedefop contribuisce allo sviluppo di unʼarea europea di apprendimento permanente fornendo informazioni e analisi in materia di sistemi di istruzione e formazione professionale, politiche, ricerca e prassi. (cfr. http://www.cedefop.europa.eu) La rete europea per lo sviluppo delle politiche in materia di orientamento permanente (ELGPN) – con cui il Cedefop opera in stretta collaborazione - promuove lʼazione politica a livello di Stati membri in materia di orientamento permanente e sostiene la creazione di strutture nazionali/regionali per lʼofferta di orientamento. La ELGPN assiste la Commissione europea e gli Stati membri con le priorità delle risoluzioni in materia di orientamento permanente (2004, 2008) coinvolgendo le autorità nazionali competenti in materia di istruzione e lavoro nella cooperazione a livello UE (cfr.: http://elgpn.eu). 13 14 Accesso al successo Fonti Cedefop (2009). Professionalising career guidance – Practitioner competences and qualification routes in Europe. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni (Cedefop Panorama series; 164). Disponibile su Internet al seguente indirizzo: http://www.cedefop.europa.eu/etv/Upload/Information_resources/ Bookshop/531/5193_en.pdf [citato il 17.3.2010]. Cedefop (in corso di pubblicazione). Guiding at-risk youth through learning to work – Lessons from across Europe. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni. Consiglio dellʼUE (2009). Conclusions on a strategic framework for European cooperation in education and training (ET 2020). Disponibile su Internet al seguente indirizzo: http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/ pressdata/en/educ/107622.pdf [citato il 17.3.2010]. Commissione europea (2008). A European economic recovery plan. Disponibile su Internet al seguente indirizzo: http://ec.europa.eu/commission_barroso/ president/pdf/Comm_20081126.pdf [citato il 17.3.2010]. Commissione europea (2009). Draft joint employment report 2009/2010. Bruxelles: Commissione europea. 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Accesso al successo Orientamento permanente per un migliore apprendimento e lavoro in Europa Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee 2010 – 16 pagg. – 17 x 24 cm ISBN 978-92-896-0654-7 No di cat.: TI-30-10-331-IT-N Gratis – 4092 IT – 15 IT accesso al successo ORIENTAMENTO PERMANENTE PER UN MIGLIORE APPRENDIMENTO E LAVORO IN EUROPA TI-30-10-331-IT-N Europe 123, 570 01 Thessaloniki (Pylea), GRECIA Recapito postale: PO Box 22427, 551 02 Thessaloniki, GRECIA Tel. +30 2310490111, Fax +30 2310490020, E-mail: [email protected] 4092 IT Gratis – da richiedere al Cedefop ISBN 978-92-896-0654-7 9 789289 6065 47 Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale NOTA INFORMATIVA Promuovere la formazione permanente da parte delle imprese: è tempo di ripensamenti? Malgrado la forte espansione economica precedente alla crisi e la tendenza verso occupazioni a maggiore intensità di competenze, in generale i livelli della formazione permanente offerta dalle imprese europee non stanno migliorando La formazione permanente è da tutti considerata vantaggiosa, se non fondamentale, in particolar modo quella fornita dai datori di lavoro. Studi dimostrano che la formazione permanente può aumentare la produttività e promuovere l’innovazione, contribuendo così a migliorare la competitività, le quote di mercato e la redditività. Le previsioni più recenti (1) indicano che entro il 2020 in Europa vi saranno all’incirca 7 milioni di nuovi posti di lavoro, la maggior parte dei quali nei settori dell’occupazione a maggiore intensità di conoscenze e competenze. Tuttavia, nonostante questa tendenza, secondo le più recenti cifre riportate dalla terza indagine sulla formazione professionale continua (CVTS) (v. riquadro), fra il 1999 e il 2005 le prestazioni delle imprese europee nel fornire formazione permanente ai propri dipendenti sono rimaste invariate. Un motivo di preoccupazione è che queste cifre risultano essere le più recenti, sebbene i dati risalgano ormai a cinque anni fa, e che l’indagine è stata svolta all’apice di una fase di espansione economica. Il fatto che le imprese non investano molto nel proprio personale quando l’andamento economico è positivo è un segnale inquietante in previsione di periodi di crisi, come quello attuale. Nel 2005 le imprese europee hanno investito in formazione continua meno che nel 1999, in particolar modo in Italia, nei Paesi Bassi, in Finlandia e in Svezia (tuttavia, nel caso di questi ultimi tre paesi la spesa nel 1999 era già piuttosto elevata). Nel complesso, la spesa delle imprese europee per la formazione continua per ciascun dipendente è diminuita di oltre un quarto. In Grecia la spesa si è ridotta del 45% e in Lettonia del 57%. L’aumento della spesa registrato in quasi tutti i nuovi Stati membri non è stato sufficiente a fermare la tendenza al ribasso degli investimenti nella formazione, dato che la spesa globale rimane molto bassa se paragonata a quella degli Stati membri più vecchi dell’Unione europea (UE). Una spesa inferiore potrebbe anche non corrispondere necessariamente a un peggioramento nella fornitura di formazione continua. Una maggiore efficienza ed efficacia dei mercati della formazione potrebbe infatti aver condotto a una riduzione dei costi e delle spese. Tuttavia, la tendenza a diminuire la spesa combinata con la diminuzione di altri indicatori chiave relativi alla formazione continua comporta un’assenza di progresso nelle prestazioni in Europa. 1 ( ) Cedefop: Skills supply and demand in Europe. http://www.cedefop.europa.eu/EN/Files/3052_en.pdf ISSN 1831-2454 Indagine europea sulla formazione professionale continua L’indagine sulla formazione professionale continua (CVTS) è l’unica fonte di dati paragonabili a livello internazionale sul volume, il contenuto, il costo e la gestione della formazione nelle imprese. Un nuovo studio Cedefop (2) analizza i dati della terza indagine a partire dal 2005, che riguarda tutti gli Stati membri dell’Unione europea e la Norvegia. L'indagine ha avuto come oggetto di studio le imprese con dieci o più dipendenti in tutti i settori economici (tranne l’agricoltura, la pesca, l’industria mineraria, la pubblica amministrazione, la sanità, l’istruzione e i servizi domiciliari). Laddove possibile, sono stati fatti confronti con i risultati della precedente indagine del 1999, limitati tuttavia dalle modifiche metodologiche. Alti e bassi I paesi europei stanno convergendo in termini di formazione continua fornita dalle imprese. Tuttavia, i progressi raggiunti fra i nuovi Stati membri non sono stati sufficienti a controbilanciare il calo registrato negli Stati più vecchi. La figura 1 mostra le prestazioni delle imprese in termini di formazione continua negli Stati membri i cui dati del 1999 e del 2005 possono essere confrontati. Gli Stati membri sono suddivisi in tre gruppi di rendimento: – alto (superiore a 1,0 nella scala), medio (fra 0,5 e 1,0) e basso (inferiore a 0,5). Il rendimento è calcolato in base all’indice SMOP (surface measure of overall performance), un indice che combina le seguenti quattro dimensioni della formazione continua: • incidenza: numero di imprese che forniscono qualunque tipo di formazione continua; • partecipazione: numero di dipendenti nelle imprese che partecipano a corsi di formazione continua; (2) Cedefop. Employer-provided vocational training in Europe http://www.cedefop.europa.eu/EN/Files/5502_en.pdf Cedefopnotainformativa_Marzo 2010 1 • intensità: numero totale di ore di corsi di formazione continua ogni 1 000 ore di lavoro; spesa: costo totale dei corsi di formazione continua in rapporto al costo totale del lavoro (il costo totale comprende i costi diretti di organizzazione e frequenza dei corsi più i contributi versati ai diversi fondi per la formazione meno le risorse ricevute da questi ultimi.) • Per il rendimento viene preso come riferimento quello del paese che nel 1999 ha registrato il miglior risultato per ciascuna delle suddette dimensioni. Figura 1: Prestazione generale di formazione continua 1999-2005 Insistere con i corsi di formazione continua Prestazione generale di formazione professionale continua (CVT) nel tempo (1999 - 2005) FR SE CZ 1,0 SI LU Prestazione nel 2005 Prestazione migliore nel 2005 NL FI BE EE 0,5 DE Prestazione peggiore nel 2005 ES IT PT PL LT RO BG LV GR 0,0 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 Prestazione nel 1999 I tre gruppi sono rimasti abbastanza stabili tra il 1999 e il 2005, sebbene con alti e bassi dovuti allo spostamento di alcuni Stati membri da un gruppo a un altro. Dei quattro paesi che nel 1999 vantavano i migliori risultati, solo Francia e Svezia sono rimaste ai vertici. Nonostante ciò, il rendimento generale della Svezia si è notevolmente ridotto. In Francia il numero di ore di formazione è diminuito causando un ribasso del suo rendimento generale. Sia nei Paesi Bassi che in Finlandia, sebbene la partecipazione alla formazione continua rimanga relativamente elevata, si è ridotto il numero di ore e la spesa dedicati alla formazione continua. Fra i paesi del gruppo medio, sia il Belgio che la Germania hanno registrato risultati lievemente inferiori. Più positivi i dati che giungono dalla Repubblica ceca, che, principalmente grazie a un aumento della partecipazione alla formazione continua nel 2005 rispetto al 1999, pari a 17 punti percentuali, ha raggiunto i paesi con il massimo rendimento. Anche in Lussemburgo la partecipazione ha mostrato una crescita non indifferente, pari a 13 punti percentuali. In Slovenia si sono verificati i progressi generali più consistenti, portando questo paese dal gruppo basso ai confini del livello alto. Pur non cambiando gruppo, sono stati molti i paesi con basso rendimento che hanno compiuto progressi tra il 1999 e il 2005. La Romania, che nel 1999 occupava l’ultimo posto in questa classifica, è migliorata nell’ambito di tutte le dimensioni. Nel 2005 è la Grecia ad occupare la posizione più bassa. Dal 1999, periodo in cui già 2 Cedefopnotainformativa_Marzo 201 sfiorava il fondo, le sue prestazioni sono ulteriormente peggiorate. Nel 2005 il 39% delle imprese nell’Unione europea non ha fornito formazione continua ai propri dipendenti, la stessa cifra registrata nel 1999. Nel 2005 le percentuali relative a questi “non formatori” andavano dal 15% in Danimarca al 79% in Grecia. In generale, il numero di imprese che garantiscono la formazione è diminuito negli Stati membri dell’Europa settentrionale e occidentale, mentre è aumentato in quelli meridionali e orientali. Vari tipi di apprendimento non formale e informale sono considerati sempre più importanti per il futuro. Ciononostante, fra il 1999 e il 2005 nella maggior parte dei paesi europei, le imprese non sembrano aver fornito ulteriori “strumenti alternativi” di formazione continua, come ad esempio l’apprendimento sul posto di lavoro. I corsi di formazione restano lo strumento privilegiato per l’aggiornamento delle conoscenze, delle specializzazioni e delle competenze dei dipendenti. Fra il 1999 e il 2005 l’equilibrio fra corsi di formazione continua e strumenti alternativi di formazione è rimasto invariato. In tutti gli Stati membri, ad esclusione della Danimarca, la partecipazione ai corsi è notevolmente superiore a quella riscontrata per la formazione sul posto di lavoro, la tipologia di formazione più diffusa dopo i corsi di formazione. Anche nei paesi in cui la percentuale d’imprese che forniscono strumenti alternativi di formazione è relativamente elevata, gli indici di partecipazione a questi ultimi sono comunque molto al di sotto rispetto a quelli relativi ai corsi di formazione. L’indagine non sostiene l’opinione secondo cui le piccole imprese dovrebbero fornire strumenti di formazione alternativi con una maggiore frequenza rispetto a quella dei corsi; suggerisce, piuttosto, che gli strumenti alternativi di formazione vanno intesi come complementari ai corsi e non come loro sostitutivi. Perché le imprese non forniscono una maggiore formazione continua? Dati i possibili vantaggi della formazione, la tendenza verso occupazioni a maggiore intensità di conoscenze e competenze e l’influenza esercitata dalle tecnologie sui contenuti del lavoro e sui processi lavorativi, perché le imprese non forniscono una maggiore formazione continua ai propri dipendenti? La motivazione più diffusa che le imprese adducono per il fatto di non fornire formazione è che non ne vedono la necessità. Questa motivazione è ben più diffusa che la mancanza di tempo o i costi (eccetto in Bulgaria, Lettonia, Lituania e Romania dove i costi continuano a rappresentare un 9022 IT NOTA INFORMATIVA ostacolo significativo). L’indagine del 2005 ha confermato le conclusioni cui si era giunti nel 1999: una vasta percentuale delle imprese non crede nella necessità di investire nelle competenze del proprio personale. Tutto ciò è piuttosto preoccupante poiché, essendosi ridotto il numero di giovani che si affacciano al mercato del lavoro, l’attenzione è rivolta all’ampliamento e all’aggiornamento delle competenze della forza lavoro esistente. Nell’ambito della formazione continua le dimensioni rappresentano un fattore determinante. In tutti i paesi, nelle piccole imprese si tende a fare meno formazione che in quelle grandi. Tuttavia, in paesi come la Danimarca e l’ Austria questo divario è meno accentuato che in alcuni Stati membri meridionali o orientali. A livello europeo le piccole imprese investono lo 0,7% del costo totale del lavoro in corsi di formazione continua, rispetto allo 0,8% delle medie imprese e l’1,0% di quelle grandi. Solo in Estonia le piccole imprese investono leggermente di più di quelle grandi. Le dimensioni dell’azienda, più che il settore economico, influenzano pesantemente anche la misura in cui le imprese creano strutture per gestire la formazione continua. Non sorprende il fatto che le imprese dotate di strutture opportune provvedano a una maggiore formazione continua dei propri dipendenti. All’incirca il 73% delle grandi imprese, ma solo il 36% di quelle piccole, che forniscono formazione continua prevede una persona o un’unità incaricata della sua gestione. Sebbene il loro coinvolgimento nella gestione della formazione si limiti a questioni generali, tipo la definizione degli obiettivi, è provato che i rappresentanti dei lavoratori e gli accordi tra le parti sociali producono un effetto positivo sulla partecipazione ai corsi di formazione continua e sul numero di ore messe a loro disposizione. Tuttavia nell’UE, solo circa il 12% delle imprese che forniscono formazione continua riferisce di accordi collettivi fra le parti sociali che comprendano la formazione continua. Questa cifra oscilla fra il 2% della Polonia e il 27% della Danimarca. Nella maggior parte dei paesi selezionati, la percentuale d’imprese che forniscono formazione continua in cui i rappresentanti dei lavoratori rivestono un ruolo nella gestione di quest’ultima è al di sotto dell’1%; l’Italia presenta il tasso più elevato, con oltre il 20%. Secondo l’indagine, la maggior parte delle imprese, in quasi tutti gli Stati membri, non modifica il proprio atteggiamento nel corso del tempo; continuerà a fornire formazione permanente se già lo faceva e viceversa. Tuttavia, i risultati relativi ai paesi selezionati mostrano che all’incirca il 20% delle imprese si comporta come un “formatore occasionale” che cambia il proprio atteggiamento nei confronti della formazione continua nell’arco di due anni. La formazione continua occasionale è molto più frequente all’interno delle piccole e medie imprese piuttosto che in quelle di grandi dimensioni (che tendono a fornire formazione in ogni caso). Dall’analisi delle imprese che già forniscono formazione, l’indagine evidenzia come queste ritengano alquanto discontinui gli effetti degli incentivi. Solo il 36% delle imprese che forniscono formazione continua nell’UE ha dichiarato che i propri piani, la propria politica e le proprie prassi di formazione sono state influenzate da almeno una di queste misure. Gli incentivi son stati percepiti più efficaci in Belgio, Grecia, Francia, Cipro, Paesi Bassi e Portogallo, paesi in cui la cifra relativa alle imprese corrispondeva al 50%. Tuttavia, gli incentivi sono stati percepiti meno influenti in Germania, Estonia, Lituania e Romania, dove la cifra relativa alle imprese era del 20% o meno. Sembra che gli incentivi producano effetti maggiori sulle grandi e medie imprese piuttosto che sulle piccole. Ciò è quanto accade in tutti gli Stati membri, ma la differenza fra le grandi e medie imprese che ottengono gli incentivi e le piccole imprese che non li ricevono è particolarmente accentuata in alcuni Stati membri dell’Europa meridionale e orientale. Poche imprese, specialmente quelle nei nuovi Stati membri (eccetto Cipro) e le piccole imprese in tutta Europa, ritengono che i sussidi finanziari abbiano effetti sulla formazione continua che forniscono ai propri dipendenti. Ciò avviene malgrado molte imprese nei nuovi Stati membri adducano come motivazione per la mancata fornitura di formazione continua i costi elevati che questa comporta. In effetti quanto più i costi rappresentano una barriera tanto meno i sussidi sembrano essere efficaci (v. figura 2). Figura 2: Effetti percepiti dei sussidi finanziari e costi elevati della formazione continua Le piccole imprese nei nuovi Stati membri: effetti percepiti dei sussidi finanziari per la formazione professionale continua (CVT) e costi elevati che la ostacolano Imprese per le quali i costi elevati hanno rappresentato un ostacolo alla fornitura di formazione Imprese che fanno formazione che avvertono gli effetti dei sussidi finanziari per la fornitura di formazione professionale continua(CVT) % Gli incentivi per la formazione continua funzionano? 60 Tutti gli Stati membri stanziano incentivi per la fornitura di formazione continua. L’indagine ha esaminato i sussidi finanziari sui costi e gli sgravi fiscali sulla spesa in materia di formazione continua, i servizi di consulenza sovvenzionati da finanziamenti pubblici, le procedure per garantire gli standard formativi e fornire quadri e principi per la qualificazione e la certificazione. Sembra che, in termini di incoraggiamento alle imprese che non forniscono formazione continua affinché cambino condotta, gli effetti prodotti dagli incentivi siano minimi. 30 ISSN 1831-2454 50 40 20 10 0 LT RO EE LV BG PL HU SI MT CZ CY SK Tutto ciò è molto deludente, poiché molti incentivi finanziari sono mirati a incoraggiare le piccole imprese a realizzare più formazione continua. Cedefopnotainformativa_Marzo 2010 3 Cambiamenti nelle politiche? Dal punto di vista delle politiche, l’indagine rileva la possibilità di un ripensamento per quel che riguarda le strategie volte a incoraggiare la formazione continua e l’apprendimento permanente nelle imprese. Una questione chiave è l’alta percentuale d’imprese che non fanno formazione nonostante un’evidente tendenza verso occupazioni a maggiore intensità di conoscenze e competenze e una forza lavoro sempre più anziana. Le imprese, quale che sia la loro dimensione o il settore, necessitano di una maggiore consapevolezza delle loro esigenze in termini di competenze. Anche tra quelle imprese che provvedono alla formazione, solo il 26% valuta le proprie necessità future in termini di competenze. Le imprese necessitano di strumenti efficaci sotto il profilo dei costi per poter prevedere in maniera più regolare e precisa le necessità in termini di competenze. Malgrado nei nuovi Stati membri i costi rappresentino un problema, le difficoltà dovute alle spese e al tempo risultano secondarie rispetto a quelle della valutazione delle necessità in termini di competenze. I costi relativi alla formazione continua sono considerati un ostacolo più frequentemente dalle grandi imprese che non dalle piccole. Il maggiore impiego di incentivi per la formazione continua da parte delle grandi imprese rispetto alle piccole è un segnale di come i problemi che le piccole imprese devono affrontare per provvedere alla formazione continua dei loro dipendenti non siano stati adeguatamente affrontati. Sembra che, poiché vi sono meno probabilità che le piccole imprese provvedano alla formazione continua dei propri dipendenti, gli incentivi non vengano indirizzati sufficientemente bene. L’indagine del 2005 ha inoltre evidenziato la necessità di migliorare i servizi di consulenza pubblici dato che non influiscono particolarmente sulla quantità di formazione continua cui un’impresa provvede. Per poter godere degli incentivi, le imprese hanno bisogno di ricevere informazioni complete sull’argomento, inclusi i criteri generali di ammissione e le procedure di richiesta delle autorizzazioni. Per le piccole imprese la mancanza d’informazione e la burocrazia possono rappresentare un notevole ostacolo. Le misure politiche dovrebbero tenere anche in considerazione le differenze fra le imprese che, di norma, non provvedono alla formazione continua e che difficilmente potranno cambiare atteggiamento e i formatori occasionali, che necessitano semplicemente di essere incoraggiati a fornire o investire di più in formazione continua. D’altra parte, i formatori occasionali pongono l’accento più spesso su ostacoli come il tempo, le difficoltà nella valutazione delle necessità in termini di competenza e la mancanza di corsi quali motivazioni della mancata fornitura di formazione continua. Forse, per i formatori occasionali l’erogazione di incentivi meglio indirizzati potrebbe essere una soluzione più efficace per metterli nelle condizioni di provvedere alla formazione con più regolarità. 4 Cedefopnotainformativa_Marzo 201 Un ruolo più importante per il dialogo sociale e un coinvolgimento di un numero maggiore di rappresentanti dei lavoratori potrebbe ulteriormente favorire la formazione continua. L’indagine del 2005 è un chiaro segnale che, sebbene le argomentazioni per provvedere alla formazione continua e i vantaggi che da essa derivano siano forti, è necessario che ciò venga reso in modo più chiaro e persuasivo. Mettere le imprese nelle condizioni di riconoscere in modo più chiaro le proprie necessità in termini di competenza potrebbe essere utile allo scopo. Gli incentivi per sostenere la formazione necessitano inoltre di essere concepiti in maniera più complessa in modo da poter superare quegli ostacoli che bloccano gli investimenti nella formazione, in particolar modo da parte delle piccole imprese. PO Box 22427, 551 02 Salonicco, GRECIA Europe 123, Salonicco, GRECIA Tel. +30 2310490111, Fax +30 2310490020 E-mail: [email protected] Ulteriori note informative e pubblicazioni Cedefop sono disponibili all’indirizzo: http://www.cedefop.europa.eu/EN/publications.aspx visit our portal www.cedefop.europa.eu N° di cat.: TI-BB-10-011-IT-N © Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale, 2010 Riproduzione autorizzata con citazione della fonte. 9022 IT