a cura di GIOVANNI SOMMO LUOGHI FORTIFICATI FRA DORA BALTEA, SESIA E PO Atlante aerofotografico dell’architettura fortificata sopravvissuta e dei siti abbandonati IV Analisi, aggiornamenti, indici Edizione di riferimento: Edizioni del Gruppo Archeologico Vercellese Vercelli 2000 Studi sul territorio 5 2000 «Edizioni del Cardo» © Gruppo Archeologico Vercellese, via fratelli Garrone, 20 - 13100 Vercelli - tel. 0161-255251 http//:www.archeovercelli.it Riguardo alle illustrazioni la redazione si è curata delle relative autorizzazioni degli aventi diritto. Nei casi in cui ciò non è stato possibile, resta comunque a disposizione per regolare le eventuali spettanze o per eventuali adempimenti burocratici. In ogni caso si sono indicate le fonti. Per l’edizione dei materiali aerofotografici si è ottenuta autorizzazione dello S.M. A., n. 824, del 6.9.1991. Autorizzazione alla riproduzione dei documenti dell’Archivio di Stato di Vercelli n. 2699X.9. INDICE SOMMARIO p. 4 5 Ringraziamenti Premessa 9 10 Correzioni e integrazioni alle schede Un inventario in corso La conoscenza del territorio Le schede 33 Tavole fuori testo a colori 49 49 50 51 52 Schede aggiunte Borgofranco di Peronasca Castrum Roncarolii Ramezzana Visterno 53 Inventario dei toponimi Per un inventario dei toponimi significativi 89 Indice delle schede 99 Tipologie ed evoluzione delle località fortificate nell’area di influenza del comune medievale vercellese 99 100 101 103 104 104 105 109 112 113 113 114 116 116 117 119 L’area geografica e i presupposti della ricerca Distribuzione e cronologia dei siti Fonti documentarie e fonti archeologiche per lo studio dei siti fortificati L’incastellamento nel Vercellese Decastellamento e trasformazione Tipi e caratteristiche dell’architettura militare del Vercellese Castelli d’altura (dal castrum turris al castrum e villa) Castelli di pianura (dal recinto al castrum e villa) Recinti di ville e borghifranchi Bastie e torri di vigilanza Le motte Ricetti (castrum e receptum) Le fattorie fortificate e le grange Monasteri e chiese fortificati o recintati Conclusioni Bibliografia generale Carta allegata con distribuzione territoriale delle schede dei siti e dei toponimi 1. Sigillo del Comune di Vercelli RINGRAZIAMENTI È mio dovere ringraziare quanti hanno dato il loro contributo alla realizzazione dell’ultima parte del progetto. In particolare ringrazio i Comuni che hanno messo a disposizione le cartografie in loro possesso permettendo di ridurre notevolmente i tempi della ricerca, il personale e le direzioni della Biblioteca Civica di Vercelli e dell’Archivio di Stato di Vercelli per la loro disponibilità. Hanno collaborato alla preparazione del presente volume: SILVANO BELTRAME in particolare per le pazienti ricerche d’archivio sui materiali delle schede dei toponimi NATALINO CORBELLETTI in particolare per l’elaborazione della cartografia di base SERGIO GAVIGLIO EMANUELE GUAZZONI DEBORAH GUAZZONI MARA MICHELONE per le ricognizioni e le ricerche bibliografiche. A loro, e a tutti i Soci che hanno contribuito in vario modo alla realizzazione del volume, vorrei esprimere la mia gratitudine. PREMESSA A distanza di sette anni dall’edizione del terzo volume dedicato all’inventario delle località fortificate dell’antico territorio del Vercellese, e come era stato programmato, esce questo quarto volume, a lungo atteso, che conclude un fortunato ciclo di studi e di ricerche finalizzate ad una nuova e oggettiva conoscenza di un aspetto tanto determinante per la storia del paesaggio e dell’insediamento nel Vercellese. Per quanto sia noto agli addetti ai lavori l’acceso, e peraltro non concluso, dibattito che ha caratterizzato l’ultimo decennio del secolo circa lo studio degli incastellamenti, dibattito aperto in Italia dai lavori di A.A. Settia, molto poco è cambiato ancora nell’immaginazione collettiva sull’argomento e ben pochi sono stati i lavori di studio che, come il nostro, hanno tentato un approccio di tipo storico-archeologico alla complessa materia, pur con i limiti che ovviamente ci si deve porre affrontando un ambito tanto vasto sia dal punto di vista dell’estensione territoriale indagata, sia da quello, più sottile, dell’orizzonte culturale cui si vorrebbe fare riferimento. Mentre continuano le discussioni sulla tutela e sullo studio del costruito e dell’esistente, sulle valenze paesistiche e turistiche che solitamente affiancano ogni intervento rivolto ai castelli e alla loro destinazione futura, si tende a dimenticare o a mettere in secondo piano l’importanza di uno studio sistematico delle emergenze, siano esse allo stato di rudere, di semplice traccia o addirittura di toponimo, in un ambito territoriale e storico omogeneo. Tale tipo di impostazione, naturalmente derivata dalla disciplina archeologica, e quindi indipendente dalla presenza o meno di fonti scritte, è senza dubbio, almeno a mio avviso, la più corretta per affrontare in modo il più possibile scevro da pregiudizi la complessità del tema e la stessa complessità dei documenti materiali analizzati. Riconducendo la tematica dell'incastellamento a ciò che essa è in realtà, cioè una forma di organizzazione e di controllo territoriale, si riportano i termini della questione all’origine e, quindi, alle esigenze storiche che hanno determinato nel tempo lo sviluppo e la successiva attenuazione del fenomeno. Ogni territorio, ha avuto, nel rispetto delle presenze e delle esigenze precipue, un peculiare sviluppo del fenomeno dell'incastellamento con particolarità dovute alle forme di sfruttamento del territorio, di insediamento, di parcellazione dei diritti signorili, di maggiore o minore importanza delle strutture comunali e centrali. La logica stessa con cui sorgono e si sviluppano i segni del controllo signorile e le esigenze difensive delle popolazioni ad esso legate è tanto più aderente alla rete insediativa e viaria preesistente e alle mutate esigenze organizzative, quanto più sul territorio esistono formazioni geologiche naturali idonee alla difesa e all’insediamento. Raramente, nelle nostre zone almeno, si erigono fortificazioni su alture artificiali, più spesso si modificano preesistenze che facilitano le difese e si scelgono con attenzione luoghi che presentano connessioni con canali, vie e passaggi obbligati, o elevazioni naturali, un tempo piuttosto comuni anche in pianura prima degli spianamenti operati per la sempre più diffusa coltura del riso. In questo modo sembra che le più antiche forme di incastellamento non si siano troppo allontanate dalla rete di insediamenti agricoli dell’epoca romana e tardo-antica in pianura. In aree collinari e montane, così come è avvenuto in tutta Italia lungo le coste, gli incastellamenti si localizzano su di un colle o su un pianoro idoneo il più vicino possibile ai campi, alle vie e agli insediamenti da difendere. 6 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Gli abbandoni di insediamenti antichi e tardo-antichi, in alcuni casi documentabili, riguardano distanze di poche migliaia di metri e comportano spesso il massiccio recupero di materiale da costruzione, così come avverrà poi per gli abbandoni connessi alla creazione dei borghifranchi. Il nucleo agricolo ruota, pertanto, sempre e con accentuata tendenza al conservatorismo intorno ai terreni che sfrutta e che coltiva da generazioni, che conosce in ogni particolare e che chiama per nome. Una delle riflessioni che i risultati del censimento hanno provocato con immediatezza è stata, infatti, la constatazione che lo studio delle dinamiche dell'incastellamento va fatalmente ricondotta all’ambito territoriale, alle preesistenze insediative e allo sviluppo agricolo di una porzione di territorio, alle sue suddivisioni feudali e al successivo accorpamento agrario di antichi diritti feudali che porterà alla formazione delle grandi proprietà agrarie fra i secoli XVI e XVIII e, con confini che di esse sono spesso lo specchio, alle entità territoriali comunali del XIX secolo, che sussistono sino ai giorni nostri. Il lungo lavoro di censimento, la cui ideazione era scaturita dal progetto dedicato a Rado sul finire degli anni ‘80, mi ha fornito una privilegiata visione d’insieme di più di duecento siti e di un centinaio di toponimi significativi riguardanti un territorio assai vasto ma storicamente omogeneo, essendo limitato alla sfera di influenza che ebbe il Comune vercellese nel momento della sua massima espansione fra XII e XIII secolo. Da questa notevole mole di materiale formato da dati bibliografici, topografici e archivistici e da utilissime riprese fotografiche aeree si formò innanzi tutto una precisa cartografia dell’esistente, fatto di per sé rivoluzionario se si tien conto che nessuno degli Autori che si sono occupati di incastellamento negli ultimi anni in questo territorio ha mai considerato l’aspetto topografico, né tantomeno ha utilizzato i documenti catastali o la ripresa aerofotografica obliqua a bassa quota. Si aveva così la possibilità, per la prima volta nel Vercellese, dopo il pionieristico lavoro di Panero sulla toponomastica nei documenti medievali, di osservare il fenomeno dell' incastellamento nella sua totalità, tenendo conto di tutte le fonti disponibili, comprese quelle territoriali e catastali, che hanno fornito spesso dati innovativi. Ma il fatto di gran lunga più rilevante determinato dalla raccolta dei dati è costituito dalla possibilità di esaminare e confrontare per la prima volta, oltre la dislocazione e tipologia dei singoli manufatti, anche le microdinamiche riguardanti diverse porzioni di territorio fra loro diverse per caratteristiche geologiche e morfologiche, permettendo la ricostruzione, anche solo ipotetica e sperimentale, di processi di sviluppo e di abbandono nonché di modelli insediativi che potrebbero presentare validità ben oltre i limiti territoriali e cronologici del censimento. Mi dolgo, a distanza di un decennio ormai dalla conclusione del nostro lavoro, di non aver avuto la necessaria lungimiranza per percepire la necessità e l’opportunità di sfruttare le centinaia di sopralluoghi effettuati per documentare fotograficamente i particolari costruttivi dei singoli manufatti sopravvissuti, ma lo scopo principale della ricerca era in un certo senso più orizzontale che verticale e, nella maggior parte dei casi, avremmo documentato strutture completamente ricostruite fra XV e XVII secolo fornendo, in sostanza, una tipologia dedicata agli ultimi secoli di vita del castello. Uno degli apporti della ricerca che in questo volume trova conclusione è, infine, certamente costituito dalla consapevolezza del notevole numero di siti che, sparsi sul territorio, sono potenziali oggetti di ricerca sulla storia dell’insediamento nel Vercellese. Questa archeologia “povera”, formata da tracce in via di cancellazione e da resti non certo paragonabili a quelli che nel nostro Paese siamo abituati a considerare importanti è tuttavia una delle principali piste che si dovranno seguire per avere una conoscenza diretta della civiltà contadina che dall’Antichità alle soglie dell’Evo Moderno ha caratterizzato le nostre campagne, costituendo il tessuto connettivo della nostra realtà attuale. Molti luoghi abbandonati, un tempo abitati fiorenti, sono scomparsi senza quasi lasciare tracce e attendono di essere indagati. Queste località, spesso in pericolo per l’estendersi di nuove costruzioni o per moderni spianamenti e risistemazioni agricole, costituiscono una sfida per l’archeologia e la storiografia locale e per i pianificatori degli Enti territoriali, che purtroppo non so quanto sianoin grado di raccogliere. Premessa 7 Ritengo che l’indagine di alcune località campione, di particolare interesse, insieme con l’approfondimento dei dati storici e archivistici legati a piccole porzioni di territorio possa costituire un obiettivo sostenibile per il futuro delle ricerche, ma né l’archeologia ufficiale né la ricerca universitaria sembrano interessate a portare avanti una programmazione a lungo termine sul campo. Neppure Associazioni come la nostra possono esprimere impegni di lungo termine e innescare autonomamente programmi di ricerca interdisciplinari che vadano oltre la semplice ricognizione di superficie. Tale situazione di stallo nella ricerca sul campo, rilevabile anche nel settore dell’archeologia classica, è stato più volte sottolineato, è alquanto tipica della realtà italiana nella quale Uffici di tutela, Università e ricercatori locali sono, salvo lodevoli eccezioni, volutamente separati da profondi fossati corporativi, disciplinari e socio-culturali. Tutto ciò non può che essere deleterio per la ricerca e la tutela territoriale. Per questi motivi ritengo che il compimento del presente lavoro costituisca un piccolo fiore all’occhiello per un’ Associazione che si appresta a compiere i trent’anni di attività. Il quarto volume è quindi dedicato alla revisione critica delle 224 schede presentate nei tre volumi precedenti apportando quelle aggiunte, correzioni e precisazioni che sono state opportunamente segnalate e un nutrito elenco di toponimi che, seppure non tutti adeguatamente approfonditi nella loro pertinenza, costituiscono il miglior contributo possibile alla completezza del lavoro. Molto resterebbe da fare, molti singoli casi attendono comunque quegli approfondimenti sul campo che forse meriterebbero, ma l’obiettivo limitato della ricerca e la ristrettezza delle risorse, materiali e umane, non ci consente di tardare ancora. La carta che accompagna questo lavoro è l’elaborato che ritengo più prezioso per una visione d’insieme ed una sintesi del censimento. I numeri che vi sono disposti fanno capo ad un indice generale che raggruppa per territori comunali le emergenze segnalate e rimanda ai volumi e alle schede. Per quanto riguarda l’analisi dei materiali raccolti, viene qui riproposto un mio intervento accolto al I Convegno dei Medievisti Italiani, con ampliamenti e approfondimenti circa la tipologia delle località fortificate che vi avevo presentato come primo risultato del censimento. Inoltre ho ritenuto di inserirvi alcune ipotesi di lavoro su aspetti e problematiche legate alle logiche e alle dinamiche territoriali locali. Con questo rendiconto credo che il mio lavoro di organizzatore e curatore del progetto possa dirsi finalmente concluso, grazie soprattutto alla generosità della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli cui va la mia gratitudine. Tutt’altro che conclusa la ricerca che, anzi, appena si apre con questo primo passo che tuttavia confido sia diretto nella giusta direzione. Vercelli, novembre 2000 Giovanni Sommo CORREZIONI E INTEGRAZIONI ALLE SCHEDE Un inventario in corso La necessità di apportare correzioni e integrazioni alle schede già pubblicate apparve subito con chiarezza dopo l’uscita del primo volume, in particolare per il sito di Robiallo che non era stato centrato dalla fotografia aerea e, di conseguenza, nella cartografia catastale. È stato quindi da quel momento raccolto tutto il materiale utile per le integrazioni, le correzioni e l’eventuale aggiunta di schede. Nonostante le attenzioni profuse per l’edizione dei tre volumi precedenti e del presente ritengo che non sia possibile, come ho già avuto modo di chiarire altrove, considerare concluso un lavoro di questo tipo. Per la sua stessa natura esso è destinato ad essere impreciso e lacunoso. La stessa bibliografia utilizzata, per quanto vasta, non è certo esaustiva e a tale riguardo abbiamo molto apprezzato le segnalazioni ricevute che ci facevano notare imprecisioni e lacune che in questa sede tentiamo di correggere e colmare. Illustrazioni e testi aggiunti sono riportati nell’indice generale delle schede al loro luogo per facilitare la consultazione dei materiali presenti nei quattro volumi. La localizzazione topografica dei siti, che nei primi tre volumi utilizzava la cartografia IGM, è stata raccolta qui in un’unica carta allegata, appositamente disegnata, che riporta l’orografia del territorio ed i confini amministrativi comunali per permettere di riunire in un’unico documento la posizione delle schede, sia dei siti indagati che dei toponimi segnalati. La conoscenza del territorio Uno dei risultati del nostro “inventario” e dell’ “atlante” che ne è il prodotto cartografico finale è stato certamente quello di permettere la visione d’insieme di una serie di dati che non erano mai stati prima d’ora riuniti ed esattamente localizzati. Avendo ben chiaro questo obiettivo, che costituisce anche un limite alla ricerca, credo si possano perdonare le inevitabili imprecisioni, se si ritiene di annettere una qualche importanza alla conoscenza del territorio che la sintesi dei dati ha consentito di ottenere. L’individuazione di alcuni modelli nella localizzazione e nella struttura delle località fortificate dell’area presa in esame e la loro schematizzazione in una proposta di seriazione tipologica e cronologica, ritengo possa costituire comunque un progresso nello studio dell’insediamento fortificato nell’antico territorio vercellese. L’ “atlante”, oltre a chiarire il rapporto esistente fra i siti e fra essi ed il territorio circostante, consente finalmente di avere con immediatezza la visione della consistenza del fenomeno dell’incastellamento nelle nostre terre e di progettarne un approccio interdisciplinare, la cui ineluttabilità è ben messa a fuoco da questo lavoro preliminare. Al termine di questa fase generale di conoscenza sarà forse meno arduo considerare la valenza e la stratificazione del paesaggio agrario nella progettazione dello sviluppo territoriale e un poco più agevole la predisposizione di interventi conoscitivi preventivi nelle aree dotate di un qualche interesse archeologico. 2. Pagina a fronte. Veduta aerea complessiva dell’abitato di Caresana. 10 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Le schede Sono indicate con la numerazione utilizzata nella cartografia dei primi tre volumi e sono stati assegnati nuovi numeri alle schede aggiunte. Tutte compaiono nell’indice generale cui occorre fare riferimento per individuare i materiali esistenti per ciascun sito nei vari volumi e per l’interpretazione della numerazione nella cartografia allegata. Correzioni ed integrazioni alle schede Correzioni e integrazioni 2 Varallo Tipo: castello (?). Localizzazione: Chiesa parrocchiale di S. Gaudenzio, nel centro abitato. Superficie: non determinabile. Attestazione: 1030 (PANERO 1985, p. 26). Circa la tradizione storica che vorrebbe la presenza di un castello nel sito è intervenuto Casimiro Debiaggi il quale, in una sua lettera (5.2.1993), esprime parere contrario essendo l’altura ooccupata dalla pieve di S. Gaudenzio, che deve risalire all’VIII-IX secolo. Non mi sento per questo di negare, tuttavia, la possibilità che la pieve possa essere stata affiancata da una residenza signorile e con essa racchiusa in un perimetro difensivo, così come altrove avviene in località di pianura anche meno propizie alla difesa. Pertanto, dando credito al documento del 1260 circa la presenza di un palatium a Varallo e alla tradizione raccolta, e forse distorta, da vari storici, sarei propenso comunque ad identificare nel colle di S. Gaudenzio il nucleo antico dell’abitato, successivamente evoluto nell’area circostante. 7 Robiallo Tipo: castello e borgo. Localizzazione: Comune di Borgosesia, frazione Bettole, sul colle sovrastante l’abitato. Superficie: 1500 mq. il castello, circa 2000 mq. il borgo. Attestazione: 1217 (MOR 1933, XXIV, p. 51). Un banale errore di identificazione dall’alto del colle di Robiallo, in assenza di mappa catastale, ha determinato la localizzazione del sito sulla collina limitrofa, spostando alcune centinaia di metri più a est l’attenzione, sul pianoro della cascina Bolola. Pertanto la fotografia aerea presentata a pagina 33 del volume I e la mappa catastale della pagina 32 sono da considerarsi errate, così come, ovviamente, tutta la parte descrittiva della scheda. Ad un primo esame della mappa catastale (fogli 73- 75 - comune di Borgosesia) nel suo insieme è infatti evidente che il disegno stesso della parcellazione e il toponimo “castello”, conservato dalla zona, identificano l’altura situata poco a nord dell’abitato senza ombra di dubbio. Purtroppo non è stato possibile ripetere l’aerofotografia del sito, ma la situazione topografica del luogo è stata indagata da terra. La dislocazione del sito di Robiallo rientra in un modello altrove attestato e molto diffuso. Sul pianoro più alto e dalle pendici scoscese è il castello, sul pianoro a nord, separato dal castello da un avvallamento, è il borgo, di non grandi dimensioni. È probabile che le caratteristiche naturali delle alture siano state accentuate dall’intervento dell’uomo per adattarle alle necessità difensive dell’insediamento. Il castello presenta come elemento centrale il dongione, di cui sopravvivono i resti della base (RAVELLI 1924, p. 84), circondato da una cortina muraria che contorna i margini dell’altura. Le strutture residue sono costruite in pietra a secco e formate anche da grossi blocchi arrotondati, provenienti dal vicino greto del fiume. Sembra verosimile che, in alzato, le cortine sostenessero palizzate ed elementi lignei. Del borgo non resta quasi più nulla. Se il perimetro ha avuto una recinzione essa era certo meno imponente di quella che circondava il castello e in essa dovevano prevalere elementi lignei. Un edificio in rovina, utilizzato e riattato sino a pochi decenni orsono, presenta strutture che potrebbero essere pertinenti all’epoca dell’insediamento e, per la sua posizione sullo spigolo nord occidentale del perimetro del borgo, potrebbe avere avuto una funzione difensiva. Nell’area è stato inoltre individuato un grosso blocco di granito con una sporgenza 11 12 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 3. Castello e borgo di Robiallo. Catasto comune di Borgosesia, frazione Bettole, fogli n. 73 e n. 75. 4. Robiallo. Blocco angolare di granito. Correzioni ed integrazioni alle schede 13 6. Particolare della mappa catastale con l’indicazione sommaria delle murature riscontrate. 5. Robiallo. Costruzione esterna, pertinente al borgo. 7. Robiallo. Resti della cinta esterna, lato meridionale. 14 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 8. Robiallo. Muro di cinta esterno, lato est. 9. Robiallo. Dongione, lato est. destinata alla sua connessione alle murature. Questo residuo, probabilmente parte di un angolo o della base del dongione, attesta la notevole qualità della costruzione. Il complesso, così come appare dai dati emersi dalle prime ricognizioni sul terreno, conserva un notevole interesse archeologico. Il sito, per essere meglio compreso nei suoi aspetti fondamentali, necessiterebbe di un rilievo accurato dei tratti di murature ancora rilevabili ed una serie di aerofotografie che, purtroppo, non sono fino ad orastate effettuate. Correzioni ed integrazioni alle schede 15 11 Bornate Tipo: castello. Localizzazione: Comune di Serravalle, frazione di Bornate, sul colle dominante l’abitato. Superficie: non determinabile. Attestazione: 1290 (AVONTO 1980, p. 116). Rovine del castello di Bornate. Questa fotografia documenta quanto restava del castello ai primi del Novecento (BOZZALLA 1909, p. 61). 10. Le rovine del castello di Bornate nella fotorafia di inizio Novecento. (BOZZALLA 1909, p. 61). 21 Locenello Tipo: castello (?). Localizzazione: Comune di Gattinara, sulla collina ad est di Lozzolo.. Superficie: non determinabile. Attestazione: non attestato. La fittisima vegetazione presente sul colle di Uccineglio ha impedito sino ad ora una puntuale localizzazione dei resti dell’abitato. La cartografia IGM permette tuttavia una 11. IGM foglio 43, I, NE, Gattinara, particolare. Il colle di Uccineglio. 16 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 12. Resti di murature coperti di vegetazione sul colle di Uccineglio. puntuale localizzazione. La foto qui riportata mostra come il fattore vegetazione sia l’unico elemento che ostacola i rilievi. La scheda resta dunque insoddisfacente. 31 Oldenico Tipo: castello. Localizzazione: Comune di Oldenico, nella zona orientale dell’abitato. Superficie: 1000 mq. Attestazione: secolo XIII (ORDANO 1966). La scheda è da integrarsi con il materiale raccolto sul toponimo “torrazza” (scheda 313). 51 Borgovercelli Tipo: castello. Localizzazione: Comune di Borgovercelli, nel centro abitato. Superficie: 5000 mq. Attestazione: 956 (PANERO 1985, p. 26). Sulla base di quanto emerso dall’identificazione della torre (scheda toponimi n. 320) è possibile ipotizzare che la fortificazione distrutta nel XIV secolo sia quest’ultima. Il castello attuale potrebbe pertanto avere origine da una costruzione posteriore al 1411, e non realizzata sulle rovine della precedente, come aveva affermato Ordano (ORDANO 1985, p. 83). Ciò spiegherebbe anche l’assoluta assenza nel castello di Borgovercelli di strutture databili ai secoli XII-XIII. 53 Confienza Tipo: castelli. Localizzazione: Comune di Confienza (PV), nel centro abitato. Superficie: non determinabile. Attestazione: 831 ? (AA.VV. 1959, p. 35) - 1060 (PANERO 1985, p. 26). Ad integrazione di quanto contenuto nella scheda già edita riportiamo nuove notizie storiche e toponomastiche che attesterebbero la presenza nel luogo di due castelli. «Confienza nel 1198 possedeva due castelli. Il grande detto Castellaccio, ora scompar- 17 vicolo C astella zzo Correzioni ed integrazioni alle schede 13. Confienza. Alcune strutture architettoniche riferibili ai secoli XIV-XV. so del tutto, sorgeva accanto all’antica Pieve. Di questo castello poche notizie ci rimangono e si sa soltanto che per qualche tempo appartenne a Vercelli, mentre l’altro, che sorge quasi al centro del paese, apparteneva ai duchi di Milano. Tale castello, costruito su un rialzo artificiale, misurava a levante metri 78,85, a ponente, a nord ed a sud metri 60. Aveva cinque torri, delle quali una esiste tutt’ora, sebbene un po’modificata, 14. Confienza, vicolo Castellazzo. Catasto comune di Confienza, f. 26. 18 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po ed è la torre del Comune, sulla quale è collocata una grossa campana che serve, oltre a dare il segnale della scuola e del mezzodì, anche per funzioni religiose. Un’altra nell’angolo a nord ponente è stata ridotta ad uso abitazione, sebbene se ne scorgano merli e feritoie. Nella prima metà del secolo scorso esisteva ancora, all’angolo sud-ponente, la torre alta, rotonda che ai tempi serviva da vedetta. Le quattro grandi cantine dovevano servire come prigione e rifugio. Del castello si fa menzione in un documento dell’anno 831 ove parlasi di Laude Oberto de Confluentia, vassallo di Desandedo, abate di S. Ambrogio di Milano. Di questo grande castello ora rimangono due lati e parte dei muraglioni ai piedi dei quali scorre l’antica fossa» (AA.VV. 1959, p. 35). La descrizione del Castellaccio è suffragata dall’esistenza a Confienza del vicolo Castellazzo, situato poco lontano dalla pieve. Le tracce ancora visibili di parcellazioni regolari in questa zona dell’abitato, così come evidenziato dalla mappa catastale, farebbero pensare che si trattasse di una struttura fortificata comunitaria di notevoli dimensioni, alla quale ben si attaglia anche il breve dominio comunale vercellese, anche se non si ha notizia di un vero e proprio borgofranco vercellese a Confienza. La seconda parte del brano citato si riferisce invece al castello vero e proprio, di cui si è già trattato nella scheda edita nel volume II, purtroppo non è citata la fonte del documento dell’831 nè quella che determina la data riportata del 1190. La situazione di Confienza appare quindi più complessa ed interessante e meritevole di approfondimenti sia dal punto di vista storico che archeologico. 58 Langosco Tipo: castello. Localizzazione: Comune di Langosco, nel centro abitato. Superficie: non determinabile. Attestazione: 1299 (PANERO 1985, p. 27). Per quanto emerso dall’identificazione del toponimo “Cascina delle motte” (scheda 338), assume concretezza la transazione del 1166 riguardante una molta situata fra la Sesia e la Sesia morta. Il plurale insito nel toponimo accrediterebbe inoltre l’ipotesi della presenza, a breve distanza, di due fortificazioni rappresentanti gli interessi dei Canonici di S. Eusebio di Vercelli e dei conti di Lomello, in contrasto circa la giurisdizione di terreni situati prima su di una sponda poi sull’altra del fiume, a seguito dello spostamento del letto principale. In tale contesto ben si inserisce anche la questione di “Langosco vecchia” (882) e “Langosco nuova” (1184). 68 Caresana Tipo: castelli ?. Localizzazione: Comune di Caresana, nell’angolo nord est del centro abitato. Superficie: 2500 mq. la rocca, il complesso circa 20.000 mq.. Attestazione: 987 (PANERO 1985, p. 26). L’analisi della documentazione bibliografica centra l’attenzione sulla chiesetta di S. Maria nei pressi del Castello, detta infra castrum in un documento del 1183 (scheda 340) e sull’altura, probabilmente in parte artificiale, da essa occupata. Questa, ben visibile nelle aerofotografie, sostanzierebbe l’ipotesi di una antica fortificazione, forse una motta, esistente, così come in altri casi attestati, proprio a ridosso del castello. Si tratta, ovviamente, di un’ ipotesi, per di più non suffragata da documenti scritti, se non dallo stesso che cita la chiesa come infra castrum. Tuttavia la particolare conformazione dell’altura e l’interpretazione letterale del documento renderebbero verosimile tale presenza; che necessita di opportuni approfondimenti Correzioni ed integrazioni alle schede 82 Crocetta Tipo: fattoria fortificata. Localizzazione: Comune di Pezzana; lungo la via per Prarolo. Superficie: non determinabile. Attestazione: non attestata. Quanto detto va aggiornato con la scoperta di un documento ottocentesco (Cascine Castelletto. Archivio di Stato di Vercelli, Dis. Ospedale di S. Andrea, n. 227. Pezzana.) ove la Crocetta è denominata Cascina Castelletto (scheda 341), con lo stesso toponimo dell’altra, situata ai limiti settentrionali del territorio di Caresana. Questa più antica denominazione avvalorerebbe l’ipotesi di una fortificazione del sito anteriore al secolo XVII. 97 Quinto Tipo: castelli. Localizzazione: Comune di Quinto Vercellese, ai margini dell’abitato. Superficie: 4.500 mq. Attestazione: 1170 (PANERO 1985, p. 27). Anche a Quinto, come del resto accade in molte località del Vercellese, abbiamo la traccia toponomastica della presenza di un “castellazzo” non lontano dal castello ancora visibile. A tali notizie occorre aggiungere l’esistenza nei documenti medievali del luogo di Quintascum (attestato ancora nel 1156), che segnalerebbe un abitato dello stesso nome ormai abbandonato (scheda 317). Tutto ciò farebbe pensare ad un castello e ad un abitato più antichi (X secolo almeno, se non addirittura di epoca romana come prefigurato dall’origine del toponimo: ad quintum lapidem) abbandonati forse per uno spostamento del letto dell’Elvo. Tutto ciò rende assai interessante la località di Quinto anche sotto il profilo strettamente archeologico. 99 Casanova Elvo Tipo: castelli. Localizzazione: Comune di Casanova Elvo, nel centro abitato. Superficie: 2.000 mq il più recente, 400 mq. la parte residuale del più antico. Attestazione: 1170 (PANERO 1985, p. 27). L’illustrazione a pag. 99 del vol. II è stata numerata con il 124, in realtà il numero esatto è 122. 100 Formigliana Tipo: motta e castelli. Localizzazione: Comune di Formigliana, nel centro abitato. Superficie: non determinabile. Attestazione: 1364 (ACB II 1928,CCCXC, p. 382) il primo e 1789 il secondo. Qualche importante novità è emersa anche a proposito di Formigliana, luogo del quale non si conosceva l’esatta ubicazione del castello e che un documento del 1751 invece aveva chiarito perfettamente nella scheda già pubblicata. A ciò si aggiunge ora un documento del 1364 che ricorda la denominazione di motta di detto castello. Ma se questo non bastasse compare, in più, in un documento del 1789, un “Castello del Sig. Marchese di Murazzano”, situato ad occidente del primo, nei pressi della cappella di S. Vittore, ancora esistente oggi. Ecco quindi che la scheda necessita di non poche variazioni. 19 20 15. Luogo di Formigliana. Castello del marchese di Murazzano. Archivio di Stato di Vercelli, Archivio Arborio Mella, dis. n. 26, 1789. Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Il documento di vendita del signor Cabrio degli Avogadro di Collobiano del fu signor Giovanni di terre in Formigliana, contiene la descrizione di un appezzamento: in mota seu castro dicti loci Formagnane mina una et pedes tres terre, cui choeret ab una parte ecclesia S. Marie que est in dicto castro, ab alia Georgius de Nebiono, ab alia fossatum dicti castri (ACB, II 1928, CCCXCI, p. 382). Da tale descrizione apprendiamo come la fortificazione fosse in quel tempo denominata indifferentemente mota e castrum, che essa comprendeva la chiesa di S. Maria nel proprio recinto, che l’area era circondata da fossato. Dal documento del 1751 edito nella scheda 100 del vol. II nulla faceva pensare che il castello visibile potesse avere compreso la chiesa di S. Maria poco distante. Evidentemente tale documento ci presenta una porzione del castello, forse quella principale, che conservava nome e caratteristiche di fortificazione ancora nel Settecento e che doveva secoli prima costituire il dongione di un recinto più ampio comprendente la chiesetta di S. Maria ed altre costruzioni. Il documento del giugno 1364 costituisce dunque una preziosa testimonianza della realtà materiale del castello di Formigliana, rappresentandone anche l’attestazione scritta più antica a noi nota a tutt’oggi. Il secondo castello di Formigliana, attestato solo dal documento del 1789 che qui riproduciamo, è situato non lontano dalla cappella di S. Vittore, ancora oggi esistente un poco fuori dell’abitato di Formigliana e visibile dalla provinciale. Non per questo possiamo essere certi della sua origine più recente, anzi. La presenza della cappella attesterebbe verosimilmente l’esistenza di un nucleo abitato intorno ad essa e la sua dedicazione riporta ai primi secoli del cristianesimo. Pertanto non è da escludere che ciò che nel 1789 era denominato castello non fosse, così come avviene altrove e in numerosi casi, una fortificazione di origine medievale o altomedievale e che un nucleo abitato esistesse nel luogo presso S. Vittore addirittura già in epoche anteriori, lungo una via frequentata e presso un ponte o un guado sul Cervo che il documento del 1364 ricorda in vari luoghi (ad pontem, ad pontixellum, via Vercellexia, ad Sanctam Palaxiam). Correzioni ed integrazioni alle schede 21 104 Santhià Tipo: castello e abitato fortificato. Localizzazione: Comune di Santhià, nel centro abitato. Superficie: non determinabile. Attestazione: 1000 (PANERO 1985, p. 26). Ad integrazione di quanto esposto nella scheda già edita, nella quale veniva localizzato un tratto delle mura del borgo, occorre tener conto della presenza nel centro di Santhià di un recinto più piccolo, forse preesistente. La topografia del centro storico di Santhià, che qui riportiamo traendola dalla foto aerea zenitale, appare del resto molto interessante in quanto presenta il nucleo originario dell’abitato odierno, dove nella parte centrale abbiamo la chiesa “collegiata” dalla quale provengono importanti reperti di epoca romana (VIALE 1971, p. 63). 16. Topografia del centro di Santhià (Foto Istella) Tutto intorno, dove un tempo era il fossato di questo primo nucleo fortificato abbiamo un allargamento posteriore della cerchia o un recinto esterno più ampio. Questa evoluzione del centro da una preesistenza di epoca romana al recinto altomedievale o tardoantico, al castrum medievale e rinascimentale, è assai ben leggibile nel caso di Santhià e costituisce una forma tipica che potremmo affiancare per esempio al recinto di S. Michele di Trino (quest’ultimo però successivamente abbandonato) poiché ne costituirebbe la naturale e tipica forma evolutiva nel caso in cui esso avesse avuto una continuità di occupazione sino al pieno Medioevo ed oltre. La caratteristica principale del castrum di Santhià è quindi quella di un recinto tardoantico con successivi sviluppi situato lungo un importante asse stradale di epoca romana la cui rilevanza non è venuta meno nei secoli successivi, ciò che costituisce la principale forza di coesione del centro abitato. Altrettanto non avvenne a S. Michele, dove l’asse stradale perse progressivamente di importanza fra Tardoantico e Medioevo. Le origini romane di Santhià sono ampiamente documentate oltre che da numerose iscrizioni, fra cui un’ara di granito dedicata a Giove ed una in particolare, probabilmente a torto ritenuta dubbia, nella quale è la dedica degli abitanti di un pagus. Un sepolcreto è infine attestato presso le cascine di Pragilardo. Per questi motivi ritengo di estremo interesse l’approfondimento delle vicende storiche, archeologiche ed urbanistiche di Santhià. 22 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 106 Tronzano Tipo: castelli. Localizzazione: Comune di Tronzano, nel centro abitato. Superficie: non determinabile. Attestazione: forse 1256, certo 1299 (PANERO 1985, p. 27). La presenza del “castello” e del “vicolo castelletto” (scheda 363) ha permesso di precisare la situazione di Tronzano, dove sono presenti le tracce di due fortificazioni sostanziando l’espressione castella utilizzata nel documento del 1256. 109 Torrone dei banditi Tipo: Casaforte. Localizzazione: Comune di Bianzè, nella zona a ovest delle attuali cascine Stroppei e Ariotta. Attestazione: 1688. La cascina è denominata in un documento del 1730 «Casaforte o sia Torre del Torrone» (Archivio di Stato di Vercelli, Int. di Vc. serie I, n. 59). Pubblichiamo anche, ad integrazione della scheda già edita, il documento del 1688 di cui l’illustrazione n. 167, a pag 116 del vol. II, costituiva un particolare ingrandito. 17. Vero Tippo dell’Aque inservienti da tempo immemorabile [...] alli Ben del Torrone. Foglio a stampa, 1688. Archivio di Stato di Vercelli, Int. di Vc. serie I, n. 19 110 San Germano Tipo: castello. Localizzazione: Comune di San Germano, al centro dell’ abitato. Superficie: non determinabile. Attestazione: 1219 (PANERO 1985, p. 27). La fotografia aerea pubblicata a p. 119 del vol. II, ill. n. 149, per un banale errore di stampa è speculare. La riportiamo qui in modo corretto affiancandola alla cartografia catastale riguardante l’area del centro interessata dai resti del castello. Correzioni ed integrazioni alle schede 18. San Germano, limiti del borgo fortificato e campanile della parrocchiale. Ripresa aerea, veduta da sud ovest (Riferimento ill. n. 149 a pag. 119, vol. II). 19. Catasto comune di San Germano, foglio 19. Area del castello. 139 Clivolo Tipo: castello e ricetto. Localizzazione: Comune di Borgo d’Ale. Superficie: 1000 - 2500 mq. Attestazione: Sec. XIII (SELLA 1917, p. 27). I resti sono visibili al termine della “Via del castel”, vi si notano due terrazzamenti artificiali sorretti da un lato da consistenti resti murari a doppio paramento con ricolmo centrale. Il castello è attestato nel sec. XIII (SELLA 1917, p. 27). Nel XIV secolo nei patti fra i Savoia e la comunità di Borgo d’Ale la Bastita o Bicocca di Clivolo, di proprietà del Vescovo di Vercelli, venne data agli uomini di Borgo d’Ale. Nei catasti borgodalesi del XVII secolo ricorre ancora il toponimo Bastita o Bicocca. Nel maggio del 1988 il gruppo “L’Archivi e ji Carti dal Burgh” ne segnalò l’esatta ubicazione. Queste precisazioni, la fotografia che pubblichiamo e lo schema dei resti murari ci sono pervenuti nel marzo del 1993. Pertanto la tavola 211, a pag. 165 del vol. II, riportava esattamente l’ubicazione del sito di Clivolo. Riportiamo qui di seguito nuovamente la car- 23 24 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 20. Castello di Clivolo. Catasto comune di Borgo d’Ale, foglio 24. Sono evidenziati i resti murari visibili. tografia catastale con indicazione dei resti murari visibili e la relativa fotografia aerea della zona. 140 Arelio o Bric del Monte Tipo: castello. Localizzazione: Comune di Borgo d’Ale, regione Bric dal Munt. Superficie: non determinabile. Attestazione: non attestato. Sulla base di alcune importanti osservazioni pervenuteci dal Gruppo “L’Archivi e ji Carti dal Burgh” nel marzo 1993 si sarebbe dovuta rivedere la situazione dell’intero territorio situato nella zona del Bric. Sostanzialmente ci è stato fatto notare che i resti del “Bric dal Munt” sono ascrivibili al ricetto e castello di Erbario, come attestano in Correzioni ed integrazioni alle schede 25 21. S. Michele di Clivolo, veduta aerea ripresa da est. In alto a sinistra l’area del castello. 22. Castello di Clivolo, resti di una cortina muraria. un consegnamento del 1379 diversi particolari di Arelio ed Erbario, confermando più volte la presenza sul “Monte” di Erbario del castello, ricetto e fossato di Erbario, località che noi crediamo prossima alla “chiesa dell’arbaro”, situata a nord ovest del Bric. Per quanto riguarda Arelio, abitato situato ai piedi del Bric del Monte, a sud, vi sarebbe attestato un castello nel XV secolo, ma permangono molte incertezze. Circa la possibile antichità delle fortificazioni presenti sul monte ribadiamo quanto ne scrisse l’Ordano (ORDANO 1985, pp. 79-80) e, a correzione di quanto detto circa le cosidette Chiuse, sfatiamo definitivamente la leggendaria origine longobarda. Tuttavia va ricordato che l’interpretazione storica e archeologica del sistema delle chiuse è un problema aperto. Anche se l’imponente lavoro che è stato necessario per la realizzazione delle opere fosse da far risalire all’Antichità riteniamo comunque che alcuni siti pos- 26 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 23. Zona di Borgo d’Ale tratta dalla Gran Carta degli Stati Sardi in terraferma, f.39, Ivrea, con in sovraimpressione i siti che sono stati indagati alle schede 139, 140, 141, 142. vol. II. sano essere stati utilizzati anche posteriormente, ed alcuni certo nel Medioevo. Nel caso del Bric del Monte, sarebbe estremamente utile una accurata campagna di rilevamento finalizzata alla migliore conoscenza delle fasi cronologiche dell’occupazione e dell’utilizzo dell’importante località fortificata. 141 Erbario Tipo: castello e ricetto. Localizzazione: Comune di Borgo d’Ale, regione Arbaro, cappella di S. Dalmazzo. Superficie: non determinabile. Attestazione: secolo XIII (ORDANO 1985, p. 80). Per quanto detto a proposito del sito del Bric del Monte ricordiamo la tesi secondo la quale il castrum Erbarii altro non sarebbe che il Bric. La sua struttura non sembra tale, tuttavia, da adattarsi alle funzioni di un ricetto, anche se certo benissimo si adatta al concetto di castrum. Per tale ragione mi permetto di avanzare dubbi circa l’identificazione del “Monte” di Erbario con le strutture presenti sul Bric del Monte. Evidentemente servono indagini più approfondite. Correzioni ed integrazioni alle schede 27 24. Il recinto di Bric del Monte. Veduta aerea, ripresa da sud. 142 Meolio Tipo: non determinabile. Localizzazione: Comune di Borgo d’Ale, chiesa di S. Maria della Cella. Superficie: non determinabile. Attestazione: non attestato. Sempre rifacendoci a quanto poc’anzi affermato ed in relazione alla nostra convinzione che anche Meolio, fra le località abbandonate in favore del costituendo borgofranco di Borgo d’Ale, avesse proprie fortificazioni, facciamo rilevare la presenza di un “Monte” anche presso questa località che, non essendo stato adeguatamente indagato, non sappiamo se abbia ospitato qualche struttura difensiva. 149 Chiuse Tipo: sistema difensivo. Localizzazione: dalla Dora, attorno al lago di Viverone, sino alla Serra. Superficie: non determinabile. Attestazione: sec. XIV. L’origine longobarda del sistema di chiuse e la validità della Cronica Imaginis Mundi come documento storico sono da escludere. La Cronica è infatti da relegare fra i tipici esempi dell’inventiva degli storici trecenteschi. Va eliminato quindi l’aggettivo “longobarde” dal titolo della scheda pubblicata, nella quale tuttavia è chiaramente espressa l’ipotesi di una origine più antica delle Chiuse. Agli effetti poi del nostro interesse primario, le località fortificate medievali, è sufficiente tenere in conto che, poiché certamente i manufatti delle Chiuse erano già presenti sul territorio nel Medioevo, alcuni di essi sono forse stati riutilizzati e modificati per le nuove esigenze difensive: ad esempio a Magnano, Zimone, Monte Orsetto, Peverano, Dorzano, Viverone, Roppolo, Bric del Monte, Masino. L’interesse dell’insieme dei manufatti, che non trova confronto per la vastità del territorio coinvolto, resta notevolissimo e determinante per la dinamica insediativa nella zona attorno al lago di Viverone. 28 25. Rilievo complessivo del colle S. Giacomo, con indicazione degli elementi fotografati. Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 151 Castronovo Tipo: castello e borgo. Localizzazione: Comune di Roppolo, sul colle San Giacomo, presso la frazione Pioglio. Superficie: 1000 mq. circa il castello, 4000 mq. circa il borgo. Attestazione: 1140 (PANERO 1985, p. 14). Si sono migliorate le conscenze del complesso attraverso più precisi rilievi degli elementi murari principali che rivelano orientamenti diversi rispetto alla planimetria edita da Scarzella nel 1981. Sono poi state ripulite alcune sezioni dei muri per poterne dare documentazione fotografica. È stato inoltre elaborato un primo rilevamento complessivo e speditivo del colle di San Giacomo in relazione con l’altura del borgo ed i terrazzamenti agricoli circostanti. Ciò permette di apprezzare l’articolazione del complesso castello-borgo, forse l’esempio meglio conservato fra quelli riscontrati nel corso della schedatura, per il suo precoce abbandono. Questi nuovi elementi non solo permettono di rilevare appieno l’importanza della località dal punto di vista archeologico, ma sottendono anche una improrogabile esigenza di tutela delle emergenze, sia per quanto riguarda il sito principale del castello, sia per quanto attiene la zona dell’abitato, tutto ancora da indagare. I lavori agricoli nella zona tendono infatti a ripristinare e potenziare i terrazzamenti antichi con il pericolo di rendere illeggibile la realtà conservata. Correzioni ed integrazioni alle schede 29 26. A sinistra. Colle S. Giacomo. Elemento 1 27. A destra. Colle San Giacomo. Elemento 2. 28. A sinistra. Colle San Giacomo. Elemento 3. 29. A destra. Colle San Giacomo. Abside della cappella. Elemento 4. 30. Castronovo. Rilevamento d’insieme del colle del castello e del borgo. 162 Puliaco Tipo: castello e motta. Localizzazione: Comune di Salussola, fra Vigellio e la strada per Massazza. Superficie: non determinabile. Attestazione: 1361, ma certo preesistente (LEBOLE 1979, p. 224). Ricognizioni accurate hanno portato alla scoperta dei resti del castello situati a pochi passi dalla strada provinciale Salussola-Massazza. Su di un ripido rialzo di forma allungata sono visibili i resti di una torretta semicircolare sporgente del diametro di circa m 4,20, costruita in ciottoloni di fiume segnati da corsi regolari di laterizi con feritoia quadrangolare bordatata da laterizi. Il tipo di muratura riporta ad esempi tardo duecenteschi della zona. A poche decine di metri a nord est sono rilevabili i resti di un altro tratto del recinto formato da ciottoli legati con malta, dello spessore di un metro circa, che forma un angolo ottuso. Sul pianoro sono visibili accumuli di ciottoli dovu- 30 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 31. A sinistra in alto. Gran carta degli Stati sardi in terraferma, foglio 39, Ivrea. Il sito del castello di Puliaco. 32. In alto. Rilevamento speditivo delle strutture visibili. 33. A fianco. Puliaco. La torretta semicircolare vista di fronte. 34. Puliaco. La torretta semicircolare vista di lato. ti alla disgregazione delle strutture murarie. L’area elevata è boschiva ed i campi circostanti sono coltivati a risaia. La pieve di S. Lorenzo si trova a circa millecinquecento metri in direzione ovest, a non molta distanza dalla cascina San Lorenzo, situata su di una costa elevata. 166 Torre di Mongivetto Tipo: torre. Localizzazione: Comune di Cerrione, località Torretta. Superficie: 100 mq. circa. Attestazione: non attestata. La torre è stata rivisitata in una stagione più propizia alle riprese fotografiche. Abbiamo così potuto documentare l’insieme dell’edificio ed il particolare della feritoia a doppia strombatura, elemento architettonico essenziale alla datazione dell’edificio e alla determinazione dell’uso militare e difensivo cui era destinato. La feritoia è costruita infatti per il brandeggio di una balestra ed era protetta da un battente in legno icernie35. Torre di Mongivetto. L’edificio visto da sud. 36. Torre di Mongivetto. La feritoia a doppia strombatura. Correzioni ed integrazioni alle schede rato nella parte superiore del vano, all’esterno. Il battente era manovrato dall’interno e fermato in posizione aperta da apposite aste. Il tipo di muratura sarebbe da inquadrare fra XIV e XV secolo, così come il tipo della feritoia. 180 Borriana Tipo: castello. Localizzazione: Comune di Borriana, in località Chiesa Vecchia, nella zona Castellone. Superficie: non determinabile. Attestazione: XV secolo (LEBOLE 1990, p. 303). L’ illustrazione n. 280 a p. 168 del vol. III in realtà doveva avere il n. 277. 189 Rocchetta di Sandigliano Tipo: castello e ricetto. Localizzazione: Comune di Sandigliano, nel centro abitato. Superficie: 4000 mq. Attestazione: XII-XIV secolo (CARDOSA 1992, p. 91). La datazione al 996 del toponimo di Sandigliano si deve non già al Panero, che correttamente comunque la riporta, ma ad un saggio di Dario Lanza del 1979 (LANZA 1979). La pianta del castello riportata a pag. 95, vol. III, tav. 143 (UNIVERSITÀ DI KAISERSLAUTERN 1982, p. 24) deriva invero dallo studio edito nel 1980 ne “Il Biellese” dallo stesso Lanza (LANZA 1980), dedicato alla storia e alle strutture del ricetto, ripreso successivamente nel 1981 nell’ambito dell’opuscolo: Sandigliano nei secoli: cenni di vita sociale. Devo le notizie bibliografiche e le precisazioni riguardanti il ricetto di Sandigliano alla cortesia del signor Dario Lanza (lettera 9.12.1999) che ringrazio sentitamente, riconoscendone i titoli ed integrandoli volentieri nel repertorio bibliografico della scheda. 194 Ysengarda Tipo: castello e borgo. Localizzazione: località Sangarda, comune di Candelo. Superficie: non determinabile. Attestazione: 1335 il castello, 1394 il borgo (CASSETTI-VIALARDI DI SANDIGLIANO 1990, p. 54). Non sembrano esserci dubbi sulla localizzazione del castello e villa di Ysengarda in località Sangarda (catasto comune di Candelo, foglio 18). Corrisponde infatti perfettamente il sito alla posizione dominante il Cervo e la parcellazione delinea i contorni di un ampio recinto. L’ipotesi del Lebole (LEBOLE 1992, p. 125) necessiterebbe dunque solo di una conferma archeologica. 31 32 37. Località Sangarda. Catasto comune di Candelo, foglio 18. Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Tavole fuori testo Tav. 1 - Veduta aerea di Poggio Castellazzo a Donato Biellese. 33 34 Tav. 2 - Veduta aerea del castello dei Barbavara a Roccapietra. Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Tavole fuori testo Tav. 3 - Veduta aerea della cascina La Mandria nei pressi di Santhià, lungo l’antico percorso stradale diretto a Ivrea. 35 36 Tav. 4 - Veduta aerea del Bric del Monte. Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Tavole fuori testo 37 Tav. 5 - Castellengo, ruderi nella parte bassa del castello. Tav. 7 - Veduta aerea di Le Castelle a Gattinara con sullo sfondo il castello di S. Lorenzo. Tav. 6 - Castellengo, la torre circolare. 38 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Tav. 8 - Veduta aerea del Bosco della Partecipanza a nord di Trino Vercellese. Tavole fuori testo Tav. 9 - Puliaco, chiesa di San Pellegrino, particolare del campanile. Tav. 10 - Castello di Puliaco, la torretta semicircolare. 39 40 Tav. 11 - Veduta aerea del corso della Sesia all’altezza di Greggio. Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Tavole fuori testo 41 Tav. 12 - Veduta aerea della chiesa di S. Grato a Zimone. Tav. 13 - La torre di Mongivetto. 42 Tav. 14 - Ruderi del castello di Vintebbio. Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Tavole fuori testo Tav. 15 - Veduta aerea di Tricerro. 43 44 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Tav. 16 - Trino, palazzo dei Paleologi. Lunetta affrescata. Tav. 17 - Particolare delle strutture murarie a Robiallo. Tavole fuori testo Tav. 18 - Veduta aerea del sito di Clivolo. 45 46 Tav. 19 - Veduta aerea di Borgo d’Ale. Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Tavole fuori testo Tav. 20 - Veduta aerea di Salussola. 47 48 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Tav. 21 - Veduta aerea del duomo di Vercelli. Tav. 22 - Veduta aerea dell’abbazia di S. Andrea a Vercelli. Correzioni ed integrazioni alle schede 49 38. Peronasca. Particolare dalla tavoletta IGM, foglio 58, IV NO. Schede aggiunte 225 Borgofranco di Peronasca Tipo: borgofranco. Localizzazione: Comune di Vinzaglio, frazione Pernasca. Superficie: non determinabile. Attestazione: 1258 (PANERO 1985, p. 19). Una lacuna certamente importante che la scheda si propone di colmare riguarda il borgofranco di Peronasca, istituito nel 1258, e di cui si conserva un estratto di atto notarile che, fra l’altro, ne stabilisce i confini (MANDELLI, II 1857, p. 266). Fra le coerenze del territorio di competenza del nuovo borgofranco compare il castellacium Casae Dei (scheda 89, vol. II, p. 80) di cui si è già trattato e che con ogni probabilità rappresentava l’antica sede dei signori di Peronasca. Il castello è tuttavia già in disuso nel 1258, anno in cui esso è denominato castellacium, forse in quanto la famiglia era ormai da tempo residente all’interno della città di Vercelli. Ne farebbero fede le particolari attenzioni riservate dal Comune ai domini di Peronasca nello stabilire le condizioni di “esproprio” delle terre da concedere in uso ai borghigiani, mantenendo infatti sostanzialmente intatti i diritti signorili anche sulla comunità di Bulgaro, e, così come era avvenuto a Gattinara, ai domini era concesso di affittare le loro terre, anche se solamente agli abitanti del borgo. Il nuovo centro fu certamente munito di fossati e ne furono tracciate le vie e creata la parcellazione dei sedimi, ma a quanto pare il luogo non ebbe un afflusso di abitanti tale da renderne la vita stabile e permetterne la difesa. Infatti il borgofranco di Peronasca non è mai divenuto un vero centro abitato ed è oggi una frazione del comune di Vinzaglio. La carta IGM mostra il contorno regolare dell’area di circa 20.000 mq, posta su di un rialzo del terreno, ma non sono visibili resti di costruzioni del secolo XIII. Molto probabilmente il borgo non ha superato la prima fase insediativa e per ragioni che ci sfuggono, credo principalmente di carattere economico, non furono molti a trovare allettante stabilirsi a Peronasca, così come è avvenuto in qualche altro caso di parziale riuscita o totale fallimento delle politiche insediative comunali. 50 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 39. Cascina Roncarolo. Gran Carta degli Stati Sardi in terraferma, foglio 47, particolare. 226 Castrum Roncarolii Tipo: castello. Localizzazione: Comune di Lignana, cascina Roncarolo. Superficie: non determinabile. Attestazione: 1305 (VILLATA 1978, p. 86). Il luogo di Roncarolum compare già nelle carte del 1000 nei pressi di Lignana (PANERO 1985, p. 20) ma non era noto il suo castello che è invece attestato in un documento del 1305 (VILLATA 1978, p. 86) in cui sono elencati beni e spese dell’Ospedale di S. Maria dei Fasana: [...] Item pro hedificiis factis in castro Roncarolij pro rehedificando palacio et in una domo nova facta cum solario et pro rehedificanda turre ad tres solarios et in uno labio novo et pro uno turriono novo facto super portam castri cum portis novis et balfredis novis et fossato castri, domo nova et cassinis novis et uno torculari in dicto castro, libras D [...]. Il documento, pur non essendo che dei primi anni del XIV secolo, attesta la presenza a Roncarolo di un castello in condizioni tali da essere in gran parte ricostruito ed aggiornato e, pertanto, di alcuni secoli anteriore (secolo XIXII). Esso fa ormai parte dei beni dell’istituzione ospedaliera cui è pervenuto, con le sue terre, attraverso acquisti fatti quarant’anni prima. La buona amministrazione del lascito e dei molti altri beni dell’ospedale permise in quell’anno le ingenti spese di riedificazione e di restituzione della fortificazione all’uso per cui era stata costruita. Apprendiamo quindi che il castrum comprendeva un palacium, abitazione del castellano, una torre ad tres solarios (a tre piani), alcune domus, un turriono novo a guardia della porta, un batafredum (torre lignea) e un fossato. Il recinto, con articolazioni in legno e fossati (recetto?), comprendeva poi alcuni cascinali, se è da prendersi alla lettera l’espressione in dicto castro, e un torchio, che riconducono alla funzione del castello: centro nevralgico e difensivo di una cospicua proprietà fondiaria situata ad una certa distanza dalla città (VILLATA 1978, p. 80) e per due terzi tenuta a gerbido e bosco. Con ogni probabilità erano un tempo detentori dei diritti sul podere di Roncarolo i Serra, che li cedettero, con le terre di Lignana, nel 1262 (VILLATA 1978, p. 66) a Simone Fasana, ministro dell’ospedale e nipote del fondatore. Non è dato sapere se la famiglia Serra fosse anche detentrice dei diritti signorili, ma ciò che è certo e che ripristinando le difese del castello è l’ospedale a detenerli nel 1305. Dell’antico luogo è erede il toponimo della cascina Roncarolo che sorge verosimilmente sulle rovine dell’antico castello o nelle immediate adiacenze. Purtroppo non restano segni evidenti, così come in molti altri casi, della fortificazione, la cui esatta localizzazione costituisce un interessante obiettivo di ricerca archeologica. Correzioni ed integrazioni alle schede 51 40. Borgo Ramezzana. Catasto comune di Trino, f. 31. 41. Borgo Ramezzana. L’edificio neogotico. 42. Borgo Ramezzana. La torre circolare con il suo basamento. 227 Ramezzana Tipo: castello, grangia fortificata (?). Localizzazione: Comune di Trino, frazione Ramezzana. Superficie: non determinabile. Attestazione: non attestato. La località è citata per la prima volta nel 1183 (PANERO 1985, p. 20), nel suo territorio furono rinvenuti nel 1880 laterizi di epoco romana con bollo M. MAELI (SOMMO 1994, p. 280), ma di un castello non esiste attestazione nei documenti. Ramezzana fu una delle grange dell’abbazia di Lucedio, insieme con le vicine Montarucco e Montarolo (Montarolium - Curia Montis Orioli). La presenza tuttavia di una torre merlata e di un edificio in stile neogotico a poche decine di metri dalla chiesetta del borgo, dedicata a San Giorgio, ha attirato la nostra attenzione. Tutti gli elevati con finestre ogivali e segnapiani in cotto sono certamente databili alla fine dell’Ottocento, ma altrettanto non si può dire per il basamento quadrangolare della torre, che potrebbe costituire una preesistenza riutilizzata.Tale ricostruzione in stile medievale di un edificio padronale 52 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 43. Catasto comune di Cavagnolo. Frazione Valminore 44. Il “bric di Vistern”. Gran Carta degli Stati Sardi in terraferma, foglio 46, particolare. annesso ad un cascinale fa ritenere possibile la presenza di strutture più antiche, forse residui delle difese della grangia medievale che si sono così intese rivalutare e tramandare. Appare quindi auspicabile un approfondimento sulle vicende architettoniche dei fabbricati della grangia di Ramezzana. 228 Visterno Tipo: castello e villa. Localizzazione: Comune di Cavagnolo, frazione Valminore. Superficie: non determinabile. Attestazione: 1148 (SETTIA 1975, p. 287). Il luogo compare nei documenti già nel 1085 (SETTIA 1975, p. 287) e nel 1148 i “de Visterno” vendono ai consoli del Comune di Vercelli le loro peroperietà [...] in loco et fundo Visterno tam in castro quam in villa [...]. Circa vent’anni dopo Visterno e Cavagnolo vengono infeudati da Federico I a Guglielmo di Monferrato dando origine ad una serie di controversie fra i marchesi di Monferrato ed il Comune di Vercelli che sembrano concludersi, fra il XIII e XIV secolo, con la distruzione del castello e l’unione del territorio di Visterno a quello di Cavagnolo. L’ultima menzione di Visterno compare infatti nei documenti nel 1355. I catasti di Cavagnolo del secolo XVII ricordano il “bricco di Vistern” presso la frazione Valminore, dove sono tuttora visibili i resti di una torre quadrata costruita in conci di arenaria (SETTIA 1975, p. 288). INVENTARIO DEI TOPONIMI Per un inventario dei toponimi significativi La constatazione che le cartografie IGM, le vecchie carte degli Stati Sardi e le mappe catastali contenevano dati topografici che potevano potenzialmente essere utili al nostro lavoro di inventario era stata fatta già nelle prime fasi del lavoro per il primo volume. Emergevano inoltre da documenti storici e d’archivio e dalle stesse toponomastiche urbane attestazioni di località e di presenze che avevano lasciato spesso solo il nome di castellazzo, castellacium, via del castello ecc. In parecchie schede dedicate alle località indagate compaiono quindi già alcune di tali attestazioni che spesso coincidono con il sito indagato, ma talvolta costituiscono semplici indicazioni per l’individuazione di siti che affiancano le località principali. Si è sentita quindi la necessità di elencare a parte in un lavoro parallelo sia le attestazioni già utilizzate o citate nelle schede edite, sia le attestazioni raccolte da una indagine a tappeto su materiali cartografici editi, sui catasti e su toponimi emersi durante le ricerche d’archivio. Il materiale raccolto, numerato a partire dal 301 per differenziarlo dalla numerazione delle schede che copre l’arco dall’1 al 300, viene qui presentato affiancato dalla numerazione della scheda principale quando in essa il toponimo in questione è già stato trattato e documentato. Lo scopo dell’inventario dedicato ai toponimi è duplice. Da un lato ci interessava scoprire, attraverso la valenza reale contenuta nelle attestazioni dei vari «castellazzi», «torri» e «torrini», «motte» e «castellari» la portata del fenomeno su di un territorio abbastanza vasto ed omogeneo da poter fornire un risultato controllabile. Per altro verso la presenza di tali attestazioni, anche solo documentarie, permetteva, attraverso il riscontro diretto, comunque non eseguito purtroppo sulla totalità dei dati raccolti, di colmare dei vuoti non facilmente spiegabili riguardanti aree e centri abitati che per la loro origine e storia avrebbero dovuto ospitare qualche traccia circa la presenza di località fortificate. DENOMINAZIONE Castellazzo-Castellaccio-Castellacium Castello Castelletto - Castelleto Castellone Castellino Castelnovo Castellaro-Castellario Bastia Rocca Motta Torre Torrione-Torrone Torrazza-Torrazzo Torretta Torriggia Torrino-Torrini-Torrine Ricetto-Recetto-Receptum ATTESTAZIONI 36 25 9 4 1 1 2 4 4 8 6 7 4 2 1 4 3 VERIFICATE 17 8 1 1 2 1 2 2 2 2 54 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po L’ampia casistica che ci siamo trovati di fronte, tuttavia tutt’altro che esaustiva, ha permesso riscontri diretti piuttosto significativi, tanto da condurci alla conclusione che raramente la presenza di toponimi di questo tipo sia dovuta al caso e che essa si riferisca nella maggior parte delle attestazioni, con alcune eccezioni che vedremo, ad una effettiva valenza storica e architettonica, anche se non sempre riferibile al periodo medievale. Si è trattato in ogni caso di un lavoro che non risulta avere precedenti cui fare riferimento ed i cui risultati non sono quindi facilmente esportabili e confrontabili. Le deduzioni che sono state tratte hanno soprattutto valenza locale. Nell’area indagata infatti le forme lessicali legate ai toponimi mostrano di avere significato univoco, tramandato spesso per molti secoli dalla toponomastica campestre e da questa passate e trascritte nelle cartografie moderne, non senza errori o comprensibili distorsioni. Il quadro complessivo mostra un notevole interesse per il nostro ambito di indagine. Fortificazioni scomparse e conservatorismo della toponomastica agraria I termini «castellazzo», «castello» e «castelletto» sono particolarmente numerosi ma non mostrano identiche percentuali di affidabilità circa la loro reale consistenza. Solo i toponimi di «recetto» e «castellaro», pur essendo poco frequenti, hanno rivelato una affidabilità pressoché totale. Ma queste riflessioni statistiche non sono completamente attendibili in quanto in molti casi la reale presenza di una struttura non è stata provata e tuttavia ciò non significa che non sia esistita. In realtà ogni scheda rappresenta un caso a sè e per di più molte attestazioni non sono state controllate. Lo scopo del censimento dei toponimi era sostanzialmente quello di aprire uno spiraglio sul valore storico della toponomastica che, al di là dei risultati numerici, ha conferamto di contenere un forte aderenza alla realtà concreta del territorio, tramandandoci spesso la notizia di presenze non più facilmente individuabili. Queste realtà minori, che hanno lasciato spesso come unica memoria l’attestazione toponosmastica, dovrebbero costituire un interessante campo di indagine storico-territoriale e archeologica. E altrove forse così sarebbe. Ma se i ruderi di quelle fortificazioni e di quegli insediamenti che pur non essendo sopravvissuti, riutilizzati e trasformati nel corso dei secoli costituiscono sostanzialmente un ingombro alle politiche di sviluppo del territorio, dei toponimi, che potrebbero avere forse interesse archeologico, ancor meno si tiene conto. Eppure in un’ottica di studi indirizzati alla ricostruzione della storia del paesaggio e dell’insediamento come chiave interpretativa dei processi storici di piccola scala, fra gli elementi a disposizione, oltre ai documenti scritti, ai resti materiali, ai ritrovamenti archeologici, assumono grande importanza anche i «paleotoponimi». Essi, pur non sempre da soli in grado di documentare le realtà che sottendono, sono in grado di indirizzare la ricerca, laddove siano assenti altri documenti, e di completare o integrare un quadro altrimenti lacunoso. Inventario dei toponimi 55 301 Castellaccio - Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: Frazione Mantegna di Varallo. Attestazione: I.G.M. f. 30, II NO e catasto comune di Varallo, f. 151. Il toponimo «Castellaccio» è rilevabile presso la frazione Mantegna di Varallo nella tavoletta I.G.M.. Lo stesso luogo assume la denominazione «Castello» nel foglio 151 del catasto di Varallo. Il sito non presenta resti visibili. Interessanti comunque la conformazione quadrangolare e la posizione dell’appezzamento. 45. Catasto comune di Varallo, f. 151, frazione Mantegna. 46. Catasto comune di Breia, f. 10, Salita al Castello. 302 Via salita al Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: Abitato del Comune di Breia. Attestazione: Toponomastica urbana posizionata su catasto comune di Breia, f. 10. Il toponimo, che presuppone un sito elevato, è riscontrabile nella toponomastica urbana di Breia. Non è stato controllato. Interessante la conformazione del piccolo nucleo cui sembra far capo il toponimo. 303 Castelletto Tipo: Toponimo. Localizzazione: A circa un chilometro a ovest di Quarona, frazione Doccio. Attestazione: I.G.M. f. 30, II NO e catasto comune di Quarona, frazione Doccio, f. 13. Il sito non è stato controllato e le attuali parcellazioni non sembrano significative. Tuttavia va ricordato che il Ravelli (RAVELLI 1924, p. 180) citando l’acquisto di beni da 47. I.G.M. f. 30, II SO, Quarona con le frazioni Doccio e Valmaggiore. 56 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po parte di Guido III conte di Biandrate in territorio di Quarona (1070) attestava la presenza dei ruderi di una «torre di vedetta» attribuita ai Biandrate «poco discosto dalla chiesa di S. Giovanni». Ruderi che nulla avrebbero in comune con i toponimi superstiti di cui ci occupiamo, situati nelle frazioni (anticamente chiamate Vicus e Domus) e ben lontano dalla chiesa. Si tratterebbe dunque di un’altra attestazione indipendente, se verificata, dalle altre tre qui raccolte riguardanti il territorio di Quarona. 304 Castelletto Tipo: Toponimo. Localizzazione: A circa un chilometro a ovest di Quarona, frazione Doccio. Attestazione: I.G.M. f. 30, II NO e catasto comune di Quarona, frazione Doccio, f. 13. Il sito non è stato controllato e le attuali parcellazioni non sembrano significative. Sarebbe tuttavia interessante un approfondimento sulla reale morfologia del terreno e sulle tradizioni locali riguardanti la zona. Non va dimenticato, infatti, che in molti casi i toponimi come questo si possono riferire a fortificazioni in terra e legno utilizzate per brevi periodi e successivamente smantellate. 49. Catasto comune di Quarona, frazione Doccio f. 13, Castello. 48. Catasto comune di Quarona, frazione Doccio, f. 13, Castelletto. 50. Catasto comune di Quarona, frazioneValmaggio re, Cantone dei Capi, f. 18. Via al Castello. 51. Catasto comune di Valduggia, frazione Invozio, f. 18. Castello. Inventario dei toponimi 305 Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: A circa un chilometro a ovest di Quarona, frazione Doccio. Attestazione: I.G.M. 30 II SO e catasto comune di Quarona, frazione Doccio, f. 13. Il sito non è stato controllato e, come per Castelletto, le attuali parcellazioni non mostrano formazioni significative. Quarona ebbe propri statuti dal 1227 e le frazioni potrebbero avere costituito opere difensive comunitarie a partire da tale data. I toponimi di Castelletto, Castello e Cantone dei Capi potrebbero rappresentare quanto resta di tali apprestamenti. 306 Via al Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: A circa un chilometro a est di Quarona, frazione Valmaggiore, Cantone dei Capi. Attestazione: Catasto comune di Quarona, frazione Valmaggiore, f. 18. Il sito non è stato controllato, ma in questo caso la conformazione del piccolo nucleo arroccato potrebbe essere significativa. 307 (8) Piancastello - Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: A circa un chilometro a ovest di Borgosesia. Attestazione: I.G.M. f. 30, II SO. Identità del toponimo con la scheda n. 8 (Agnona). 308 Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: Frazione Invozio, comune di Valduggia. Attestazione: Catasto del comune di Valduggia, frazione Invozio, foglio 18. Il sito non è stato controllato, ma è citato dal Ravelli (RAVELLI 1924, p. 181) che ricorda come vi fosse anticamente una torre anche in frazione Lebbia. Di questa seconda fortificazione non è stata trovata traccia neppure nella toponomastica catastale. 309 (13) Torrione Tipo: Toponimo. Localizzazione: Frazione Piane di Serravalle. Attestazione: CONTI 1931. Il toponimo è identificato con la scheda 13 (Piane). 310 (13) Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: Frazione Mazzone di Serravalle. Attestazione: CONTI 1931. Il toponimo è identificato con la scheda 13 (Piane). 57 58 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 311 (24) Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Abitato di Gattinara. Attestazione: FERRETTI 1982. Il sito, accompagnato dal coesistente toponimo «villazza», attesta una situazione insediativa anteriore alla creazione del borgofranco di Gattinara (1242). Nessun riscontro materiale, fatta eccezione per i ruderi della chiesa di S. Giovanni, tuttora esistenti su di un’altura a nord-ovest dell’abitato. Se ne è data notizia alla scheda n. 24 (Castelli di Gattinara). 312 Castelazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Ai confini orientali del territorio di Balocco, a sud est di Buronzo. Attestazione: 1710 Archivio di Stato di Vercelli, Intendenza di Vc, serie II, n. 149. Il toponimo in questione compare in una Pianta del finaggio di Balocco e Bastia, datata 1710 (Archivio di Stato di Vercelli, Intendenza di Vc, serie II, n. 149). La località si trova a nord ovest della Bastia, proprio in corrispondenza del confine territoriale fra Balocco e Buronzo, lungo la costa o il leggero altopiano su cui sono collocate la stessa Bastia ed alcune altre località fortificate della zona. L’area va collocata su di un rialzo situato nei pressi di Buronzo, a sud est dell’abitato. 52. “Pianta del finaggio di Balocco e Bastia” datata 1710 (Archivio di Stato di Vercelli, Intendenza di Vc, serie II, n. 149). Il toponimo Castelazzo si legge proprio sotto la grande lettera N. 53. Gran carta degli Stati Sardi in terraferma, 1852, f.40,Vercelli. Particolare. Inventario dei toponimi 59 313 (31) Torrazza Tipo: Toponimo. Localizzazione: Comune di Oldenico. Attestazione: ORDANO 1985. Grazie all’esistenza di questo toponimo viene sostanziata la presenza di fortificazioni perimetrali dell’abitato medievale di Oldenico, i cui fossati e spalti il Comune di Vercelli si preoccupava di mantenere in efficienza (CENISIO 1957, pp. 74-75; ORDANO 1985, p.188). Abbiamo localizzato sul catasto del comune di Oldenico (foglio 3) la località denominata Torrazza, situata alcune centinaia di metri ad est del castello, non lontano dalla chiesa. La posizione, piuttosto eccentrica, farebbe supporre, contrariamente a quanto si crede, che il toponimo non indichi una pertinenza del castello o una parte di esso circondante l’abitato, ma piuttosto ricordi l’esistenza di una fortificazione comunitaria totalmente indipendente dal castello richiamata forse anche dalla forma chiusa della porzione dell’abitato situata poco distante. 54. Catasto comune di Oldenico, f. 3. Zona denominata Torrazza. 314 Cascina della Torre Tipo: Toponimo. Localizzazione: Abitato di Caresanablot, 200 metri a sud-est della chiesa parrocchiale. Attestazione: Catasto francese e Gran carta degli Stati Sardi in terraferma, f. 40, Vercelli. Il lato settentrionale del fabbricato presenta parti di muratura costituite da file di mattoni alternate a file di ciottoli. Dubbia la localizzazione cronologica e funzionale della supposta torre, in assenza di elementi concreti o storici, così come per ogni altra attestazione simile dei dintorni della città di Vercelli. 60 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 315 Cascina Torrione Tipo: Toponimo. Localizzazione: A nord di Vercelli, verso Caresanablot. Attestazione: Catasto francese e Gran carta degli Stati Sardi in terraferma, f. 40, Vercelli. Il cascinale si trova nei pressi dell’antico corso del Cervo, che probabilmente in epoca romana e medievale doveva separare il suo sito dal territorio di Caresanablot unendolo alla così detta regione Isola. L’Orsenigo ricorda che la cascina, detta in antico Torrione degli Scoti, faceva parte dei beni che questa antica istituzione ospedaliera possedeva non lontano dalla propria sede, situata nei pressi del Duomo. Molta parte dell’area compresa fra Cervo e Sesia, regione Isola, era anticamente detta insula scotorum per la sua appartenenza ai beni dell’Ospedale di S. Brigida o degli Scoti (ORSENIGO 1909, pp. 141-142). Proprio qui «alla cascina Torrione», a meno di un miglio dalla città, lungo il percorso stradale per la Valsesia di epoca romana e tardoantica, Ferraris colloca senza esitazioni la chiesa di S. Eusebio in horatorio (FERRARIS 1995, p. ). Per l’antichità dellla sua attestazione e per la funzione di fulcro dei possedimenti dell’ospedale di S. Brigida la cascina Torrione potrebbe avere avuto realmente in epoca medievale un qualche tipo di fortificazione, tale da giustificarne il nome. Per tali ragioni il luogo presenta un interesse del tutto particolare. 55. Gran carta degli Stati Sardi in terraferma, f. 40, Vercelli. Particolare della zona a nord di Vercelli. Cascine Torrione e Torrione della Mossa. 316 Torrione della Mossa Tipo: Toponimo. Localizzazione: A lato dello stradale per la Valsesia, a sud di Caresanablot. Attestazione: Gran carta degli Stati Sardi in terraferma, f. 40, Vercelli. Il toponimo è legato a quello della cascina omonima. Circa la sua reale entità valgono tutte le cautele di cui si è detto nelle precedenti schede. Inventario dei toponimi 317 Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Ad alcune centinaia di metri a nord-ovest dell’abitato di Quinto, nei pressi della cascina Malcontento. Attestazione: Catasto francese Dip. Sesia n. 76, Gran carta degli Stati Sardi in terraferma, f. 40, Vercelli, IGM f. 43, II SE. Il toponimo sembra legato all’antico luogo di «Quintascum», forse l’abitato antico abbandonato in favore del nuovo insediamento, situato un poco più a sud-est (1156, PANERO 1985, p. 20). La vicinanza del corso dell’Elvo e della sua confluenza nel Cervo potrebbe spiegare la necessità dello spostamento, probabilmente dovuto ad antiche esondazioni. Il sito non è stato controllato. Di indubbia rilevanza sarebbe, sia per la topografia antica che per la viabilità di epoca romana, la localizzazione del sito di Quinto romana, appunto al quinto miglio della via che da Vercelli, costeggiando l’Elvo, portava alle Aurifodinae citate da Plinio. Il Castellazzo cui fa riferimento il toponimo potrebbe avere origini anteriori al XII secolo e riferirsi alla signoria dei Biandrate sul luogo, ma occorreranno certo opportuni approfondimenti per stabilire quale nesso esista fra il toponimo Castellazzo ed il castello di Quinto. 56. Cascina Castellazzo. Catasto francese, comune di Quinto, Dipartiment de la Sesia, Archivio di Stato di Vercelli, n. 76. 318 Torriggia Tipo: Toponimo. Localizzazione: Circa tre chilometri a sud-est di Borgovercelli, verso Confienza. Attestazione: Gran carta degli Stati Sardi in terraferma, f. 40, Vercelli, IGM f. 44, III SO. Il toponimo è legato a quello della cascina omonima ma anche all’antico luogo di Turrigia (PANERO 1985, p. 23), posto sotto la giurisdizione comunale vercellese, di cui rappresenta l’unica sopravvivenza. 61 62 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 319 Castel Merlino Tipo: Toponimo. Localizzazione: Circa due chilometri a sud-ovest di Villata. Attestazione: IGM f. 43 II SE. Il toponimo è legato a quello della cascina omonima. Il sito non presenta strutture di interesse. 320 Torre Tipo: Toponimo. Localizzazione: Circa due chilometri a nord-est di Borgovercelli. Attestazione: Carta in PEROSA 1889, catasto comune di Borgovercelli f. 17. Il toponimo compare laconicamente solo nella carta allegata all’opera dello storico di Borgovercelli. La località è tuttora ricordata dal toponimo «torre» riscontrabile nei catasti di Borgovercelli. Quale rapporto abbia questa «antica torre» con le vicende del castello di Bulgaro e se in essa sia lecito identificare la stessa torre di cui parlano i documenti, distrutta alla metà del XIV secolo, è materia di approfondimenti che competono più alla a ricerca archeologica che a questo lavoro. Quello che appare certo è che l’odierno castello di Borgovercelli fu ricostruito dopo il 1411 e se ciò sia avvenuto sulle rovine del precedente è tuttora da dimostrare. 57. Luogo dell’antica torre. (PEROSA 1889, carta allegata). 58. Catasto comune di Borgovercelli, f. 17. Torre. 321 (18) Cascina Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Lungo la sponda sinistra della Sesia all’altezza di Rado. Attestazione: Gran carta degli Stati Sardi in terraferma, f. 40, Vercelli. Il toponimo si identifica con il sito del castello di Breclema, scheda n. 18. 322 (114) Cascina Castellazzo - Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: Poco fuori dell’abitato di Ronsecco a sud-est, lungo la roggia Mussa. Attestazione: Catasto del Comune di Ronsecco, f. 22. Il toponimo si identifica con la scheda 114 (Castellazzo di Ronsecco). Inventario dei toponimi 323 Cascina Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: Poco fuori dell’abitato di Vercelli, in frazione Cappuccini, zona detta «Cappuccini Vecchi». Attestazione: Schede Leone (SOMMO 1995, p. 184). Il toponimo del «fabbricato rustico, così detto: l’antico castello» non ha lasciato traccia nella topografia attuale. Sappiamo che era situato «a destra della strada provinciale tendente da Vercelli a Casale, nella regione così detta dei Cappuccini Vecchi» e che fu di proprietà della famiglia Leone sino alla metà dell’Ottocento. Il rustico doveva trovarsi fra la via per Casale e la cascina Sapienza e deve essere stato inglobato dall’abitato odierno. 324 (54) Castellacium - vicolo castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: Ai margini dell’abitato di Palestro, su di un rialzo. Attestazione: ACV, I, CXII, p. 134 (sec. XII). Il toponimo si identifica con la scheda 54 (Palestro) ed è accompagnato da un lacus de castellacio. L’identificazione del toponimo antico con lo stesso sito è da ritenersi probabile per gli elementi forniti dalle coerenze elencate nel documento. Nella toponomastica urbana è poi presente anche il «vicolo castello» che conduce, appunto, al sito del castello. 325 (89) Castellacium Casae Dei Tipo: Toponimo. Localizzazione: Cascina Cadè in frazione Brarola, comune di Vercelli. Attestazione: MANDELLI 1857, II, p. 267 (sec. XIII). Il toponimo si identifica con la scheda 89 (Cascina Cadé). 326 Recetto Tipo: Toponimo. Localizzazione: Presso la cascina Fra Marco, poco fuori dalla città di Vercelli, lungo la strada per Olcenengo. Attestazione: MANDELLI 1857, II, p. 412 (1275). Il termine «recetto» è definito dal Mandelli, credo sulla scorta del contenuto del documento, «piccola fortificazione con fossato». Esso arricchisce il ricco panorama di attestazioni toponimiche che interessano il suburbio vercellese e sostanzia il valore che la controversa espressione di «recetto» assume a Vercelli sul finire del XIII secolo. Un’indagine più approfondita della località potrebbe quindi rivelarsi interessante. 327 Cascina Torrione Tipo: Toponimo. Localizzazione: A sud-ovest dell’abitato di Vercelli. Attestazione: IGM f. 57, I NE. La cascina, un tempo al centro di un ampio podere, non ha conservato tracce di un qualche interesse. Anche per essa valgono le cautele circa origine e funzione del «torrione» che vi dovette sorgere. 63 64 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 328 Cascina Castelletto Tipo: Toponimo. Localizzazione: Circa due chilometri a sud-ovest dell’abitato di Vercelli, lungo la strada di Asigliano. Attestazione: IGM f. 57, I NE. La cascina non conserva tracce di qualche interesse. Il toponimo rientra così nel novero di quelli che, per non poter contare su documenti che ne attestino l’origine, presenta tutti i dubbi e le incertezze del caso, e a maggior ragione trovandosi esso nel suburbio vercellese, teatro di assedi e fatti d’arme nel secolo XVII. 59. Cascine Torrione, Castelletto e Castellazzo. Archivio di Stato di Vercelli, Dis. Ospedale di S. Andrea, n. 227. 329 Cascina Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Circa due chilometri a sud-ovest dell’abitato di Vercelli. Attestazione: IGM f. 57, I NE. Il toponimo anche in questo caso non trova riscontri documentari anche se qualche aspetto della pianta dell’edificio, che ha uno degli angoli sporgente, potrebbe riecheggiare elementi tipici delle fortificazioni. 330 Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Circa trecento metri a sud-est dell’abitato della frazione Larizzate. Attestazione: Archivio di Stato di Vercelli, Dis. 522, Ospedale S. Andrea. A pochi passi da Larizzate e dal suo castello il toponimo, oggi indicante un appezzamento, ma sino al principio del Novecento legato ad un cascinale, non può non essere posto in relazione con quanto gli è accanto e con la via per Trino, un percorso di origine romana. Tuttavia non abbiamo documenti circa l’esistenza di un castello più antico a Larizzate. Inventario dei toponimi 60. Cascina Castellazzo. Archivio di Stato di Vercelli, Dis. Ospedale di S. Andrea, n. 522 (1906). 331 Masseria detta Castello di Carengo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Carengo, frazione di Vercelli. Attestazione: 1622 (AA.VV. 1976, 345, p. 170). Il toponimo ci perviene da una fonte piuttosto tarda, ma non per questo va scartato a priori dall’ambito cronologico che ci interessa. Piuttosto va ricordato che anche per esso valgono le cautele già ricordate a proposito del suburbio vercellese, se non altro per l’assenza di documenti in grado di chiarire l’origine e la funzione della supposta fortificazione, ridotta a masseria nel XVII secolo. A tale proposito va ricordato un breve cenno del Dionisotti al luogo di Carengo il cui nome deriverebbe dalla «nobile famiglia vercellese Carengo, da lungo tempo estinta, forse perchè colà avesse i suoi possedimenti» (DIONISOTTI, I, 1861, p. 179). 332 (85) Castellacium citra Sarvum Tipo: Toponimo. Localizzazione: Dubbia identificazione con il sito del castello visconteo di Vercelli. Attestazione: 1206. L’indicazione topografica fornita dal toponimo castellacium citra Sarvum, del documento datato al 1206, non è certo se sia da collegarsi al sito poi occupato dal castello visconteo. Certa è esclusivamente la prossimità del luogo all’antico corso del Cervo, che un tempo lambiva tutto il lato settentrionale ed orientale della città. 333 Castellone Tipo: Toponimo. Localizzazione: A sud di Olcenengo, lungo la strada per Torino. Attestazione: IGM f. 43, II SO. Il luogo è menzionato già nel 1210 (PANERO 1985, p. 14) come pertinenza di Olcenengo. Il toponimo potrebbe quindi essere legato alla effettiva presenza di una fortificazione in epoca medievale che, tuttavia, non sembra avere lasciato 65 66 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po traccia. La zona è pure assai prossima alla località, ricordata ancora da un cascinale posto poco oltre verso ovest, di Capriasco, abitato menzionato nel 1153 (PANERO 1985, p. 14) ed ora scomparso. Non è possibile stabilire se vi sia relazione fra i due toponimi. 61. Cascine Castellone e Capriasco. Archivio di Stato di Vercelli, Dis. Ospedale di S. Andrea, n. 227. 334 Cascina Torrini Tipo: Toponimo. Localizzazione: Nord di Casanova Elvo. Attestazione: Archivio di Stato di Vercelli, Dipart. della Sesia, dis. n. 33 (1803). Non è possibile collegare il toponimo ad alcuna documentazione storica o materiale. 335 Cascina Castellino Tipo: Toponimo. Localizzazione: A sud-est di Casanova Elvo, sulla riva destra dell’Elvo. Attestazione: Archivio di Stato di Vercelli, Ins. II, Casanova Elvo. Si trova lungo un antico percorso costeggiante la riva destra dell’Elvo. Anche in questo caso non è possibile collegare il toponimo ad alcuna attestazione storica o materiale. 336 Cascina Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: A nord-est di Carisio. Attestazione: Archivio di Stato di Vercelli, Dip. della Sesia, n. 73 (1805). La sua posizione, proprio sul guado dell’Elvo, ne farebbe un sito interessante per la difesa dell’abitato. Inventario dei toponimi 337 Castelnovo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Due chilometri a sud-est di Carisio. Attestazione: IGM f. 43, III SE. Il toponimo riflette una situazione abbastanza frequente in aree soggette alle esondazioni, dove non è raro trovare cascinali dai nomi di Cason Nuovo o Cason Vecchio. In questo caso il toponimo presuppone l’esistenza di un Castellaccio o Castelvecchio. 338 Cascina delle Motte Tipo: Toponimo. Localizzazione: Un chilometro a nord-ovest di Langosco. Attestazione: IGM f. 58, IV SO. Il toponimo è senza dubbio interessante per la sua posizione. Dal documento del 1814 apprendiamo che la Cascina delle Motte è situata in un’ansa della Sesia e che tale territorio era di pertinenza di Caresana prima di essere assegnato a Langosco per la variazione del corso del fiume. Ne deriverebbe che la presenza di fortificazioni proprio di fronte a Langosco potrebbe essere giustificata per la salvaguardia degli interessi territoriali della comunità di Caresana. 62. Cascina delle Motte. Archivio di Stato di Vercelli, Dis. Int. Vc, n. 10 (1814). 339 Cavo Castellaro Tipo: Toponimo. Localizzazione: Due chilometri a est dell’abitato di Pezzana. Attestazione: IGM f. 58, IV NO. Il toponimo si riferisce ad un corso d’acqua, tuttavia non è raro il caso in cui si sia potuta verificare la massima aderenza alla realtà circostante di un toponimo di questo tipo. Si è quindi verificata l’esistenza nell’area fra Pezzana e la frazione Pizzarrosto di una località prediale denominata Castellaro, rinvenuta effettivamente in un atto del Tribunale di Vercelli datato 1841 (Archivio di Stato di Vercelli, Trib. Vc, Atti non sott. ins. n. 262 - Pezzana). Circa la valenza del 67 68 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po toponimo tutto resta da verificare. Va ricordato tuttavia a questo proposito che il toponimo Castellaro si trova ad esempio anche a Tricerro accostato a Villaro, termini indicanti castello e villa abbandonati per la costituzione del borgofranco. 340 Vicolo dal Turìn Tipo: Toponimo. Localizzazione: Nell’abitato di Caresana. Attestazione: Toponomastica del Comune di Caresana (BUSSI 1979, pag. 81). Il toponimo pare avesse a indicare un elemento delle fortificazioni del castello di Caresana, ma potrebbe anche riferirsi a qualche struttura ad esso esterna, poi scomparsa. Un sito che presenta caratteristiche in qualche modo anomale è costituito, infatti, dall’elevazione, quasi certamente artificiale, su cui sorge la chiesetta di S. Maria nei pressi del Castello, detta infra castrum in un documento del 1183 (BUSSI 1979, p. 185). Tale denominazione la assocerebbe ad una fortificazione nella quale essa era situata e non già di cui era semplice dipenedenza, come sostenne Bussi per spiegare la posizione della chiesa fuori dal castello. Per questo è da ritenere probabile che il sito elevato su cui sorge la chiesa attuale fosse occupato in antico da una fortificazione nel cui perimetro era situata una chiesa di S. Maria, di dimensioni certo ridotte rispetto alle odierne. Si tratta di un’ipotesi tutta da verificare, ma essa si fonda, oltre che su alcune incongruenze già comunque rilevate dal Bussi, sulla caratteristica morfologia dell’altura su cui sorge la chiesa di S. Maria, divenuta cimiteriale, va ricordato, solo dopo il 1807. 63. Caresana. Veduta aerea della Rocca e della chiesa di S. Maria infra castrum. 341 Cascina Castelletto Tipo: Toponimo. Localizzazione: Due chilometri circa a nord di Caresana. Attestazione: IGM f. 58, IV SO. Il toponimo che oggi si identifica con la cascina omonima appare di particolare interesse, quantunque non vi siano documenti in grado di collocare cronologicamente l’origine e la funzione della presunta fortificazione. La posizione del sito, nei pressi del guado della Marcova, lungo la strada antica diretta a Vercelli, ha tuttavia tutte le caratteristiche per giustificare l’esistenza di un punto fortificato, compresa la presenza di una cappella. Nel disegno d’archivio appare con il toponimo di Castelletto anche la Cascina Crocetta di cui si è già trattato nel vol. II (82). Inventario dei toponimi 69 64. Cascine Castelletto. Archivio di Stato di Vercelli, Dis. Ospedale di S. Andrea, n. 227. Pezzana. 342 Cascina Motta Novella Tipo: Toponimo. Localizzazione: Un chilometro a sud-est dell’abitato di Villanova Monferrato. Attestazione: IGM f. 58, IV SO. Il toponimo, che presuppone evidentemente l’esistenza di una motta più antica, non è stato indagato. Esso tuttavia ben si inserisce nella casistica che interessa il nostro studio. 343 (115) Castellazzo o Castellaro Tipo: Toponimo. Localizzazione: Un chilometro a nord dell’abitato di Tricerro. Attestazione: IGM f. 57, I SO. Il toponimo si connette alle preesistenze insediative anteriori alla costituzione del borgofranco di Tricerro ed alla presenza del villaro che lo affianca nei documenti del XIII secolo. 70 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 344 Monterocca Tipo: Toponimo. Localizzazione: A sud di Stroppiana, sulla riva sinistra della Marcova. Attestazione: IGM f. 57, I SO. Il toponimo si è evidentemente alterato nelle trascrizioni cartogrfiche assumendo la forma Montarucco, già presente in zona. Tuttavia pare che l’originale toponimo sia Monterocca. Ciò si dedurrebbe dal fatto che le cartografie di scala generale del 1852 riportano Montarucco, mentre i catasti locali (comune di Stroppiana) ancora ai primi del Novecento, non solo riportano la cascina come Monterocca, ma denominano il rio che transita presso la cascina Rio Monterocca. Ritengo si debba prestar fede a questi ultimi. La località non è stata indagata in modo approfondito e non sappiamo se esistano strutture che giustifichino la particolare denominazione. Il toponimo appare composto da due termini che suggeriscono il primo una morfologia del terreno elevata, probabilmente un dosso lungo il corso della Marcova, il secondo una struttura difensiva. Solo ulteriori approfondimenti sranno forse in grado di chiarirne l’origine. 65. Catasto comune di Stroppiana primi Novecento. Cavo Monterocca e Cascina Monterocca. 66. Cascina Montarucco, in realtà Monterocca. Gran carta degli Stati Sardi in terraferma, 1852, f. 47, Casale. Inventario dei toponimi 71 345 Motta Ruzinentis - Motta de Ferrarotis - Motta Tipo: Toponimo. Localizzazione: Territorio di Trino. Attestazione: SETTIA 1980, p. 49, nota 88. La presenza di almeno tre motte nel territorio di Trino è segnalata dal Settia da un Registro de’ consegnamenti del 1423. 346 Via Castello - Castello. Tipo: Toponimo. Localizzazione: Abitato di Robella, frazione di Trino. Attestazione: Toponomastica urbana del comune di Trino Vercellese. In frazione Robella di Trino, su di un leggero rialzo, si trova il castello di Robella. Costruito nel 1770 dal marchese Ottavio Maria Mossi su progetto dell’architetto Martinez, ed incompiuto a causa della conquista del Piemonte da parte di Napoleone. Divenne successivamente residenza dei Mossi-Pallavicini. La tradizione vuole che il palazzo sia sorto sulle rovine di una preesistente fortificazione, che sia la posizione che i resti delle costruzioni adiacenti farebbero comunque presagire. La possibile antichità del luogo rende proponibile la sua identificazione con una delle motte attestate a Trino nel XV secolo (345), ma siamo nel campo delle supposizioni. 67. Via Castello e Castello. Catasto comune di Trino Vercellese, frazione Robella, f. 58. 68. Castello della Robella.Veduta aerea da est. 347 (76) Castellacium Tipo: Toponimo. Localizzazione: Chiesa di S. Michele, a poche centinaia di metri dall’abitato di Trino. Attestazione: sec.XIII. Il recinto fortificato di S. Michele assume la denominazione di castellacium nel XIII secolo, periodo in cui la fortificazione cadde in disuso. 72 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 348 Castellacium Tipo: Toponimo. Localizzazione: A nord dell’abitato di Trino. Attestazione: S. MICHELE 1989, f. 16, p. 50, sec. XV. L’indicazione del toponimo è frutto di una ricerca complessiva condotta sul territorio trinese. La localizzazione è approssimativa. 349 Torrione (74) Tipo: Toponimo. Localizzazione: Frazione di Costanzana. Attestazione: Toponomastica attuale. La frazione, in cui una fortificazione è attestata fin dal 1309, prende nome probabilmente dalla fortificazione stessa, ammodernata e irrobustita nel secolo XVII. 350 Castell’Apertole Tipo: Toponimo. Localizzazione: A sud-ovest dell’abitato di Leri. Attestazione: Toponomastica attuale. La tenuta non presenterebbe attualmente caratteristiche che possano giustificare quel «Castel» che ne precede il toponimo. Tuttavia un documento del secolo XVIII (Archivio di Stato di Vercelli, Int. di Vc, I - Livorno Ferraris-Bianzè, n. 56) trascrive il toponimo come «Castello di dette regie Apertole», situato fra gerbidi e pascoli di regia concessione usati dalle comunità di Crescentino e San Genuario. Evidentemente era allora ancora presente una struttura che giustificava il nome di castello. 69. Gran carta degli Stati Sardi in terraferma, f. 47, Casale. Castel Apertole. 351 Castelmerlino Tipo: Toponimo. Localizzazione: A sud dell’abitato di Leri. Attestazione: Toponomastica attuale. La frazione assume lo stesso toponimo già riscontrato nei pressi di Villata (319). Qui ci troviamo in presenza di una delle grange di Lucedio che, insieme con Darola, adotta una forma chiusa. Non pare esservi alcuna relazione fra il toponimo e la presenza di fortificazioni. Inventario dei toponimi 73 352 Cascina Torrone Tipo: Toponimo. Localizzazione: a ovest di Leri, presso la cascina Colombara. Attestazione: 1821. Nel 1916 essa è descritta in un disegno insieme con le cascine Colombara e Carpo (Archivio di Stato di Vercelli, Trib. di Vc, Verb. div., bobina 9, nn. 340, 422). Ma è detta grangia Torrone nei documenti anteriori. 70. Cascina Torrone, Archivio di Stato di Vercelli, Trib. di Vc., Verb. div. nn. 340-422 (1916). 353 (66) Cascina Castellario o Castellaro Tipo: Toponimo. Localizzazione: Ad ovest dell’abitato di Morano Po. Attestazione: Borghetto Po , 1217 (PANERO 1985, p. 13). Il toponimo del cascinale è associato alla presenza del borgofranco (66). 354 Regione Motta Tipo: Toponimo. Localizzazione: Dintorni di Palazzolo. Attestazione: Lettera del Fabretti al Bruzza 17. 8. 1881 (SOMMO 1995, p. 279 ). Il toponimo, di tipo prediale, è citato da un conoscitore dei luoghi e quindi è attendibile. Non è tuttavia stato riscontrato con sicurezza in cartografie d’archivio, nè localizzato. Nella stessa lettera è citato il luogo di Ramezzana a nord di Palazzolo. 355 Vicolo dietro castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: Palazzolo. Attestazione: Catasto comune di Palazzolo, f. 8. La presenza del toponimo «dietro castello» è da collegarsi alla presenza di un terreno o edificio conosciuto come «castello». Che quindi ai margini dell’abitato di Palazzolo, sede plebana del X secolo, sia esistita una località fortificata è più che ragionevole. Non c’è dubbio che la carenza di documenti sia integrata solo marginalmente dal residuo toponomastico e si faccia in questo caso parti- 71. Grangia Torrone. Tipi del tenimento di Lucedio relativi alla divisione in 4 lotti, 12 dicembre 1821 (Raccolta privata). 74 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po colarmente sentire la necessità di opportuni approfondimenti data l’importanza e l’antichità del luogo. 72. Catasto comune di Palazzolo, f. 8. Vicolo dietro castello. 356 La Motta Tipo: Toponimo. Localizzazione: A nord dell’abitato di S.Giorgio Monferrato. Attestazione: Toponomastica attuale. La vicinanza del castello di S. Giorgio avvalora la valenza di questo toponimo che, tuttavia, non presenta alcuna traccia evidente di avere ospitato una fortificazione. 357 Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: Comune di Casale, frazione Casale Popolo. Attestazione: Toponomastica attuale. La frazione di Casale Popolo si trova sulla riva sinistra del Po ed è quindi di formazione relativamente recente rispetto al nucleo storico di Casale. Il toponimo, così come avviene nel suburbio vercellese, presenta pertanto tutti gli analoghi interrogativi circa la sua origine e reale consistenza. 358 Torretta Tipo: Toponimo. Localizzazione: A sud dell’abitato di Casale. Attestazione: IGM f. 57, II NE. Anche per questo toponimo vanno espressi i dubbi già ricordati. La località non presenta alcuna particolarità di qualche interesse. Inventario dei toponimi 75 359 Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Sud-est di Serralunga. Attestazione: IGM f. 57, II NO. Il toponimo non è stato controllato. 360 (131) Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Loc. Case Cocetti, Verrua Savoia. Attestazione: XVII secolo (OGLIARO 1976, p. 43, nota 181). Il toponimo si identifica con la scheda 131. 361 (119) Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Crescentino. Attestazione: XIV secolo (OGLIARO 1976, p. 43, nota 177). Il toponimo si identifica con la scheda n.119. 362 (120) Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Landoglio, nei pressi di Crescentino. Attestazione: XVI secolo (OGLIARO 1976, p. 31, nota 82). Il toponimo si identifica con la scheda n.120. 363 (106) Vicolo Castelletto - Castello Tipo: Toponimi. Localizzazione: Tronzano. Attestazione: 1256 (SABARINO RUBELLO 1982, p. 23). La presenza di «castella» a Tronzano, rilevata dai documenti del XIII secolo (scheda n. 106), è sostanziata da due toponimi che fanno tuttora parte della realtà urbana. Il Castello, ben visibile nel documento d’archivio del secolo XIX, 74. Tronzano, vicolo Castelletto. Una torricella. 73. Tronzano. Edificio del castello. 76 75. Il castello di Tronzano (1822). Archivio di Stato di Vercelli, Int. Vc., serie II, n. 102. Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po appare in forma di palazzo secentesco, anche se le sue origini devono essere fatte risalire al XII secolo almeno. Non lontano è situato il «vicolo Castelletto», cui è direttamente associabile una costruzione specifica, che attesterebbe l’esistenza di una seconda fortificazione minore. Entrambe le sopravvivenze si collocano all’esterno di un perimetro dai contorni tondeggianti che dovrebbe ricondurre all’area occupata dal borgofranco, certamente circondato da fossati e da altre opere difensive. Le due fortificazioni sarebbero inoltre perfettamente giustificabili dai due abitati preesistenti al borgofranco. 76. Catasto comune di Tronzano, f. 13. Vicolo Castelletto. 364 (106) Torrone Gibellino Tipo: Toponimi. Localizzazione: Al limite orientale del territorio del comune di Tronzano. Attestazione: SABARINO RUBELLO 1982, p. 19. La presenza del toponimo era già stata segnalata nella scheda (106). Il documento d’archivio del 1850 (Archivio di Stato di Vercelli, Int. serie II, n. 525) colloca con precisione la cascina che il Dionisotti elenca fra le «borgate con chiese e cappellanie» (DIONISOTTI vol.I,1861, p. 89). 77. Torrone Gibellino o Cristo. Archivio di Stato di Vercelli, Int. Vc., serie II, n. 525 (1850). Inventario dei toponimi 77 365 Via Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Abitato di Cigliano. Attestazione:Toponomastica attuale. Che fosse esistito un castello a Cigliano lo apprendiamo da un manoscritto «Cenni di storia patria dell’insigne borgo di Cigliano» del 1842 di Don Natale Martinetti, parroco del luogo, inviato a Luigi Bruzza e conservato fra le corrispondenze dell’insigne archeologo (SOMMO 1994, p. 28, nota 20). La presenza della «via Castellazzo» confermerebbe quanto affermò il reverendo Martinetti, anche se egli riferiva di «bastioni e torri» e constatava come il borgo sorgesse su di una leggera sopraelevazione. In effetti, pur mancando prove tangibili, riteniamo più che plausibile che una località di notevole importanza come Cigliano, situata lungo la via per Torino, dovesse avere difese e castello. 78. Cigliano. Il nucleo del centro storico con la parrocchiale e la via Castellazzo. via Cas tellaz zo 79. Rocca di Cigliano. La torre merlata. 366 Rocca di Cigliano Tipo: Toponimo. Localizzazione: Due chilometri a ovest di Cigliano, sul guado della Dora. Attestazione: Toponomastica attuale. Il toponimo è giustificato sia dalla posizione che dalla costruzione dominante il piccolo nucleo abitato, che certamente un tempo ha svolto un ruolo di controllo della strada e del guado. I rifacimenti subiti dall’edificio hanno reso difficile collocarne cronologicamente la struttura, che così come si presenta non appare molto più antica del XVII secolo. Non si sono reperiti documenti in grado di chiarire il ruolo della «rocca» e la sua collocazione storica. 80. Rocca di Cigliano. Il corpo di quanto resta dell’edificio che è attualmente adibito ad abitazione. 81. Rocca di Cigliano. Planimetria dell’abitato. Archivio di Stato di Vercelli, Int. Vc., serie II, n. 415. Primi decenni dell’Ottocento. 78 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 367 Castello o Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Poco fuori dell’abitato di Cavaglià. Attestazione: RONDOLINO 1882, p. 269. «Il nome di Castello o Castellazzo, lasciato al colle attiguo alla cappella di San Vincenzo ed al piano che gli stà a ponente, farebbe supporre che quivi fosse esistito un castello. Nessun rudere però ne rimane, né memoria alcuna nelle carte. Forse non era che un edifizio fortificato o torre eretta sul colle a difesa del Monastero di San Vincenzo» (RONDOLINO 1882, p. 269). 368 Castelletto Tipo: Toponimo. Localizzazione: Due chilometri a nord-est di Cavaglià. Attestazione: IGM f. 43, III SE. Il toponimo, controllato sul posto, non presenta alcunché di rilevante. 369 Torrine Tipo: Toponimo. Localizzazione: Un chilometro a nord-est di Cavaglià. Attestazione: IGM f. 43, III SE. La cascina, di origine recente, è affiancata dai resti di una costruzione in pietra costituita da due vani di pianta quadrata di circa otto metri di lato, di uno dei quali restano le sole fondamenta. 82. Località Torrine. Catasto comune di Cavaglià, f. 12. 370 Bastia Tipo: Toponimo. Localizzazione: Un chilometro a sud-est di Cavaglià. Attestazione: IGM f. 43, III SE. Il sito, occupato da un cascinale, non presenta tracce che ne giustifichino il nome. Inventario dei toponimi 79 371 Torrazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Un chilometro a sud-est di Areglio. Attestazione: IGM f. 43, III SO. Il toponimo non presenta particolari significativi. 372 (147) Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Azeglio. Attestazione: 1182 (PANERO 1985, p. 27, nota 15). La località «castellazzo» ospitava il castello e la villa di Azeglio prima dell’abbandono decretato dal Comune di Vercelli per il costituendo borgofranco (scheda 147). Ma l’abbandono non fu del tutto rispettato, anche per l’opposizione dell’abbazia di S. Andrea che deteneva i diritti sul luogo, e ben presto il castello venne ricostruito, forse sulle rovine dell’antico. Questo spiega come in località «castellazzo» siano visibili i resti di un piccolo castello di aspetto trecentesco. 373 (170) Poggio Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Donato Biellese, sul colle dominante l’abitato. Attestazione: ante 1170 (PANERO 1985, p. 27, nota 15). La località si identifica con una interessante fortificazione di cui si è trattato nella scheda n.170. Al materiale grafico allora presentato e ad integrazione della 83. Il Poggio Castellazzo, veduta aerea da nord. 80 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 84. Poggio Castellazzo. Catasto comune di Donato Biellese, f.13. scheda si riporta la maglia della parcellazione catastale della località. Essa rappresenta certamente uno degli esempi più rappresentativi della validità del materiale catastale agli effetti dell’individuazione di insediamenti abbandonati. 374 (177) Castello - Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: A est dell’abitato di Zubiena. Attestazione: Catasto comune di Zubiena, f. 14 - f. 15. La presenza dei due toponimi è certo da porre in relazione con le complesse vicende del luogo, trattate nella scheda n.177. 375 (159) Bastia Tipo: Toponimo. Localizzazione: A nord di Salussola, dopo il ponte che attraversa l’Elvo. Attestazione: IGM f. 43, III NE. La frazione, che non conserva tracce evidenti, potrebbe avere ospitato una delle bastie esterne fatte costruire nel 1375 dal vescovo di Vercelli nell’intento di rafforzare le difese del borgo (159). Inventario dei toponimi 376 Castelletto Tipo: Toponimo. Localizzazione: Un chilometro a sud-est di Dorzano. Attestazione: IGM f. 43, III NE. Il toponimo non è stato controllato. Plausibile comunque la presenza di un castello nei pressi dell’abitato in quanto il luogo è attestato fin dal 1177 (scheda n. 153). 377 (148) Castellazzo - Via del Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Poche centinaia di metri a sud-est di Piverone. Attestazione: IGM f. 43, III NE - boratto 1934, p. 61. La menzione di castellani in un documento del 1202 e l’esistenza del toponimo «castellazzo» a poca distanza dal borgo fa ritenere che si tratti di una delle preesistenze anteriori alla formazione del borgofranco (scheda n. 148). 378 (154) Ricetto Tipo: Toponimo. Localizzazione: Su di un dosso fuori della frazione di Pavarano. Attestazione: Catasto comune di Roppolo, f. 2. Le prove fornite sulla reale dislocazione del ricetto di Pavarano sembrano tuttora valide (scheda n. 154). 379 (155) Castelleto Tipo: Toponimo. Localizzazione: Località Torre Ca’ Bianca. Attestazione: 1194 (ACB, I, XXXV, p. 47). L’identificazione del toponimo citato nel documento del 1194 con la torre di S. Lorenzo appare tuttora valida (scheda n.155) . 380 (189) Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Regione Casazza, Sandigliano. Attestazione: sec. XV (LEBOLE 1990, p. 170). La presenza di un castello più antico a Sandigliano è segnalata dai documenti del secolo XV che ricordano un grande fossato ed una costruzione ancora visibile allora (schede 189 e 190). Il toponimo «Casazza» avrebbe in questo caso valore analogo a «Castellazzo». 381 Torrazza Tipo: Toponimo. Localizzazione: Circa tre chilometri a sud-ovest di Benna. Attestazione: IGM f. 43, IV SE. Il toponimo non è stato controllato. 81 82 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 382 (199) Torre Tipo: Toponimo. Localizzazione: Poche centinaia di metri a ovest di Villanova Biellese. Attestazione: IGM f. 43, III NE, catasto comune di Villanova Biellese, f. 2. La torre di Villanova è uno dei frutti della ricognizione effettuata sulla base dei toponimi nell’ambito di questo lavoro. Non se ne conosceva l’esistenza anche se era segnalata su tutte le carte IGM (scheda n. 199). 383 (204) Regione Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Castelletto, frazione Monastero. Attestazione: Toponimo prediale non inserito in cartografia. La piccola fortificazione, mai prima indagata, è descritta alla scheda n. 204. 384 (202) Ricetto de Quarabiono Tipo: Toponimo. Localizzazione: Non identificato. Attestazione: 1260 (viglino davico 1979, p. 69). La località non è attualmente identificabile. L’attestazione del «ricetto» appare affiancata dal termine «belfredo», forse una torre di legno o «betefredum». 385 (200) Cascina Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Comune di Gifflenga. Attestazione: IGM f. 43, III NE. La cascina conserva qualche tratto di muratura antica, ma non è possibile identificarvi con sicurezza una fortificazione (scheda n. 200). 386 (176) Cascina Castelletto Tipo: Toponimo. Localizzazione: Alcune centinaia di metri a sud di Torrazzo. Attestazione: IGM f. 43 III NO. La presenza di due toponimi significativi a Torrazzo è stata segnalata nella scheda n. 176. Il «castelletto» indicherebbe la presenza di altri diritti signorili sul luogo e una residenza di importanza minore. 387 (176) Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Torrazzo. Attestazione: Catasto comune di Torrazzo, f. 4. Il toponimo indicherebbe il luogo occupato dal castello di Torrazzo, denominato «fortilicio» in un documento del 1327. Inventario dei toponimi 388 (172-173) Frazione Castellazzo - Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: Netro. Attestazione: Catasto comune di Netro, f. 15. La splendida motta di terra di pianta quadrangolare è quanto resta del castello. Essa ci offre la possibilità di osservare l’impianto di una fortificazione rurale che doveva essere costruita in gran parte in terra e legno. Ritengo databile tale struttura residua al XII secolo. 389 (173) Località Torrazza Tipo: Toponimo. Localizzazione: Netro. Attestazione: GIARDINO, parte II. Non è rilevabile nella toponomastica catastale attuale. Il sito non è stato identificato 390 Teggie del Castelletto Tipo: Toponimo. Localizzazione: Due chilometri a est di Rosazza. Attestazione: IGM f. 30, III SO. Il toponimo non è stato controllato. 391 (181) Ad castellacium - Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Muzzano, località non identificata. Attestazione: ACB, I, LXXV, p. 148 (1233), catasto comune di Muzzano, f. 16. Il territorio di Muzzano fu accorpato a quello di Graglia con la signoria degli Avogadro (scheda n.181). Forse per questo motivo una delle due fortificazioni venne abbandonata. Nel 1233 abbiamo infatti la presenza di un castellacium in territorio di Muzzano. Il sito è stato identificato con il toponimo «Castellazzo» nel catasto del comune di Muzzano. La parcellazione metterebbe in risalto un pianoro di forma regolare. 85. Castellazzo. Catasto comune di Muzzano, f. 16. 83 84 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 392 Torre Tipo: Toponimo. Localizzazione: A sud-est di Biella Cortello. Attestazione: Gran Carta degli Stati Sardi in terraferma, f. 31, Biella. Il toponimo non è stato controllato. 393 (188) Castellacium Tipo: Toponimo. Localizzazione: Territorio di Gaglianico. Attestazione: ACB, II, CCLXVII, p. 139. Il toponimo compare in un documento del 1344. Attualmente non sembra rintracciabile nella cartografia catastale della zona. 394 Castellone Tipo: Toponimo. Localizzazione: Poche centinaia di metri a sud di Borriana. Attestazione: Stati di Sardegna. Il toponimo non è stato controllato. 395 Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: Cento metri a nord di Ronco Biellese. Attestazione: IGM f. 43, IV NE. Il toponimo non è stato controllato. 396 Torrino Tipo: Toponimo. Localizzazione: Un chilometro a sud-est di Cossato. Attestazione: Stati di Sardegna. Il toponimo non è stato controllato. 397 (213) Frazione Castellazzo - Località Castellone Tipo: Toponimo. Localizzazione: Castel Fiardo, Cossato. Attestazione: Catasto comune di Cossato f. 11. La frazione Castellazzo ed il toponimo Castellone potrebbero riferirsi a due realtà contigue. 398 Motte Tipo: Toponimo. Localizzazione: Un chilometro e mezzo a sud di Castellengo. Attestazione: IGM f. 43, IV SE. Il toponimo non è stato controllato. Inventario dei toponimi 399 Bastia Tipo: Toponimo. Localizzazione: Poche centinaia di metri a nord-ovest di Castellengo. Attestazione: IGM f. 43, IV SE. Il toponimo non è stato controllato. 400 Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Due chilometri a nord-ovest di Castellengo. Attestazione: IGM f. 43, IV SE. Il toponimo non è stato controllato. 401 Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Un chilometro a nord-est di Orio Mosso. Attestazione: IGM f. 43, IV NO. Il toponimo non è stato controllato. 402 Bastia Tipo: Toponimo. Localizzazione: Un chilometro e mezzo a est di Crocemosso. Attestazione: Stati di Sardegna. Il toponimo non è stato controllato. 403 (220) Frazione Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: Trivero. Attestazione: Catasto comune di Trivero, f. 13. In frazione Castello non sono visibili tracce di qualche interesse. 404 Castellazzo - Rio Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Territorio del comune di Miagliano, località Cstellazzo. Attestazione: Catasto comune di Miagliano, f. 4. Il luogo compare nei documenti nel 1150 (PANERO 1985, p. 17), il toponimo di Miagliano deriverebbe dal personale latino Emilianus segnalando la presenza di un fundus in epoca romana o tardoantica (DIONISOTTI 1898, p. 109). Non è accreditatata l’ipotesi secondo la quale Miagliano sarebbe il Mulinariam del diploma ottoniano del 963, toponimo successivamente trascritto, sempre in modo errato, nei successivi (LOZIA BARBIERI 1971, p. 26 sgg.). Non è quindi possibile avere notizie certe sulla località, di non grande importanza, sino al 1379, anno in cui la comunità di Miagliano con altre del Biellese fece dedizione ai Savoia. Nel 1422 Miagliano venne concessa in feudo ai Bertodano che ne conservarono il possesso sino al XVIII secolo. Una fortificazione nel luogo sembra attestata dal microtoponimo Castellazzo da cui prende il nome il rio Castellazzo, anticamente rio Dunasco (CROVELLA 1985, p.32). Il toponimo si 85 86 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 86. Castellazzo. Catasto comune di Miagliano, f. 4. riferisce ad un pianoro che non ha rivelato tracce visibili e tuttavia potrebbe rievocare la presenza di una fortificazione in disuso, non è chiaro se già presente prima che divenisse base di partenza per i Biellesi, comandati dal Faciotto in una guerra contro gli Andornesi che nel 1486 pretendevano un proprio mercato (LOZIA BARBIERI 1971, pp. 50-51). Sembra infatti possibile che il toponimo castellazzo sia derivato alla località solo dopo la fine del XV secolo, e che si tratti in realtà di un apprestamento difensivo provvisorio legato a quei fatti d’arme. 405 (221) Regione Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Curino. Attestazione: BARALE 1975, p. 14. Vi sarebbero ancora visibili i ruderi di una casaforte attribuita ai feudatari di Masserano. 406 (221) Torre Tipo: Toponimo. Localizzazione: Curino. Attestazione: BARALE 1975, p. 14, catasto comune di Curino, f. 37. Il sito non è stato controllato. Inventario dei toponimi 407 (168) Località Castellazzo Tipo: Toponimo. Localizzazione: Bollengo. Attestazione: TESTORE 1983, p. 17; VIGLINO DAVICO 1990 p. 170, nota 14. La località è individuabile nella mappa catastale di Bollengo, f. 18. 408 Castellone Tipo: Toponimo. Localizzazione: Un chilometro a est di Zubiena. Attestazione: IGM f. 43, III NO. Il toponimo non è stato controllato. 409 Casacina la Torretta Tipo: Toponimo. Localizzazione: Due chilometri a est di Vergnasco. Attestazione: IGM f. 43, III NE. Il toponimo è stato privo di riscontri materiali. 410 Torre Tipo: Toponimo. Localizzazione: Due chilometri a ovest di Vigliano. Attestazione: IGM f. 43, IV SE. Il toponimo non è stato controllato. 411 Castellone Tipo: Toponimo. Localizzazione: Un chilometro a est di Quaregna. Attestazione: IGM f. 43, IV SE. Il toponimo non è stato controllato. 412 Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: Territorio di Coggiola. Attestazione: Catasto comune di Coggiola, f. 21. L’area denominata «castello» si estende su di un’ampia zona sommitale. 413 Vicolo del Castello - Castello Tipo: Toponimo. Localizzazione: Abitato di Ailoche. Attestazione: Toponomastica attuale. La presenza del castello è attestata dal «Vicolo del Castello» e dal cantone Castello. 87 88 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 87. Castello. Catasto comune di Coggiola, f. 21. 88. Ailoche. Cantone Castello. INDICE DELLE SCHEDE NUMERI SCHEDE - COMUNI VOLUME - N.TOPONIMI Comune di Alagna Valsesia (VC) 1. Alagna Comune di Varallo Sesia (VC) 2. Varallo 3. Castello dei Barbavara 4. Castello d’Arian Comune di Breia (VC) Comune di Quarona (VC) 5. Quarona Comune di Borgosesia (VC) 6. Vanzone 7. Robiallo 8. Agnona 9. Aranco 10. Montrigone Comune di Valduggia (VC) Comune di Serravalle Sesia (VC) 11. Bornate 12. 13. 14. Serravalle Piane Vintebbio Comune di Grignasco (NO) 15. Grignasco Comune di Prato Sesia (NO) 16. Prato Comune di Romagnano (NO) 17. Romagnano 18. Breclema Comune di Villa del Bosco (BI) 19. Villa del Bosco Comune di Lozzolo (VC) 20. Lozzolo PAGINA E N. ILL. I 19 - 6, 7 301 I 20 - 8, 9, 10 IV 11 I 22 - 5, 11, 12, 13 IV Tav. 2 f.t. I 25 - 14, 15, 16, 17 302 303, 304, 305, 306 I 28 - 18, 19 307 I 30 - 20 I 31 - 21, 22 IV 11 - 3, 4, 5, 6 ,7 , 8, 9, Tav. 17 f.t. I 33 - 23, 24, 25, 26 I 36 - 27, 28 I 36 - 29, 30, 31 308 309, 310 I 40 - 32, 33, 34, 35 IV 15 - 10 I 43 - 36, 37, 38 I 44 - 39, 40, 41 I 47 - 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 49 IV Tav. 14 f.t. I 51 - 50, 51 I 52 - 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58 321 I I 63 - 62, 63, 64 65 - 65, 66, 67 I 67 - 68, 69 I 67 - 70, 71 90 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Comune di Gattinara (VC) 21. Locenello 22. 23. S. Lorenzo Le Castelle 24. Castelli di Gattinara 25. Rado Comune di Lenta (VC) 26. Lenta Comune di Ghislarengo (VC) 27. Ghislarengo Comune di Arborio (VC) 28. Arborio Comune di Greggio (VC) 29. Greggio Comune di Albano Vercellese (VC) 30. Albano Comune di Oldenico (VC) 31. Oldenico 311 I IV I I IV I I 69 - 72, 73 15 - 11, 12 69 - 74, 75, 76, 77 73 - 78, 79, 80 Tav. 7 f.t. 75 - 81 76 - 82, 83, 84 I 79 - 85, 86, 87, 88 I 81 - 89, 90, 91, 92 I 84 - 93, 94, 95, 96 I 86 - 97, 98, 99 I 313 I IV Comune di San Giacomo Vercellese (VC) 32. San Giacomo I Comune di Rovasenda (VC) 33. Rovasenda I Comune di Villarboit (VC) 34. Monformoso 35. Villarboit Comune di Balocco (VC) 36. Balocco 91 - 106, 107 92 - 108, 109, 110, 111, 112 97 - 113, 114, 115, 116 35 - 117, 118 I 101 - cop.I, 119, 120, 121, 122 104 - 123, 124, 125 I 312 I Comune di Ghemme (NO) 39. Ghemme I 40. 41. I I Comune di Sizzano (NO) 42. Sizzano Comune di Landiona (NO) 43. Landiona Comune di Vicolungo (NO) 44. Vicolungo Comune di Recetto (NO) 45. Recetto Comune di Biandrate (NO) 46. Biandrate Comune di San Nazzaro Sesia (NO) 47. San Nazzaro Comune di Casalbeltrame (NO) 48. Casalbeltrame 91 - 104, 105 16 I I 37. Bastia Comune di Buronzo (VC) 38. Buronzo Cavenago Cattanea 87 - 100, 101, 102, 103 104 - 126, 127, 128, 129 108 - 130, 131, 132, 133, 134, 135 111 - 136, 137, 38 111 - 139, 140, 141, 142, 143 I 115 - 144, 145 I 117 - 146, 147, 148 I 117 - 149, 150, 151 I 120 - 152, 153 I 122 - 154 I 123 - 155, 156, 157 I 123 - 158, 159 Indice delle schede Comune di Casalvolone (NO) 49. Casalvolone Comune di Villata (VC) 50. Villata Comune di Borgo Vercelli (VC) 51. Borgo Vercelli Comune di Vinzaglio (NO) 52. Vinzaglio 225. Borgofranco di Peronasca Comune di Confienza (PV) 53. Confienza Comune di Palestro (PV) 54. Palestro Comune di Robbio (PV) 55. Robbio Comune di Rosasco (PV) 56. Rosasco Comune di Castelnovetto (PV) 57. Castelnovetto Comune di Langosco (PV) 58. Langosco Comune di Cozzo (PV) 59. Cozzo 60. Celpenchio Comune di Candia Lomellina (PV) 61. Candia Lomellina Comune di Villanova Monferrato (AL) 62. Gazzo 63. Villanova Monferrato Comune di Balzola (AL) 64. Balzola Comune di Morano Po (AL) 65. Pobietto 66. Castellario Comune di Motta de’Conti (VC) 67. Motta de’Conti Comune di Caresana (VC) 68. Caresana Comune di Stroppiana (VC) 69. Stroppiana Comune di Rive (VC) 70. Rive Comune di Pertengo (VC) 71. Pertengo Comune di Costanzana (VC) 72. Costanzana 73. Saletta 74. Torrione Comune di Trino (VC) 75. Trino 76. 77. S. Michele Leri 91 I 319 I 320 I IV 318 I IV 124 - 160, 161, 162 II IV 324 II 17 - 6, 7 16 - 13, 14 II 20 - 10, 12 II 21 - 13, 14 II 338 II IV 21 - 15 II II 24 - 5, 18, 19 25 - 20 II 342 II II 27 - 21, 23 II 353 II II 129 - 61, 163, 164 129 - 165, 166, 167 16 133 - 168, 169, 170 49 - 38 17 - 8, 9, 11 22 - 16, 17 18 27 29 - 22, 24, 25 30 - 26, 27, 28, 29 32 - 30, 31, 32 32 II 340, 341 II IV 344 II 34 - 33, 34, 35, 36 II 41 - 42, 43, 44 36 - 37, 38, 39, 40 18 - 2 39 - 41 II 42 - 45 349 II 43 - 47, 48 II 45 - 49, 50, 51 II 47 - 52, 53 345, 346, 347, 348, 351 II 48 - 54, 55 IV Tav. 16 f.t. II 50 - 56, 57, 58 II 51 - 59, 60, 61 92 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 78. Darola 79. Lucedio 80. Auriola 227. Ramezzana Comune di Pezzana (VC) 81. Pezzana 82. Crocetta Comune di Asigliano (VC) 83. Asigliano Comune di Prarolo (VC) 84. Prarolo Comune di Caresanablot (VC) Comune di Vercelli (VC) 85. Castello visconteo 86. Muleggio 87. Montonero 88. Larizzate 89. Castellacium Casae Dei Comune di Lignana (VC) 90. Casalrosso 111. Lignana 226. Castrum Roncarolii Comune di Sali Vercellese (VC) 91. Sali Comune di Salasco (VC) 92. Salasco 93. Selve Comune di Crova (VC) 94. Crova 95. Viancino Comune di Olcenengo (VC) 96. Olcenengo Comune di Quinto Vercellese (VC) 97. Quinto II II II IV 339 II II IV 52 - 62, 63, 64, 65 54 - 66, 67, 68, 69, 70 58 51 - 40, 41, 42 II 65 - 76, 77, 78, 79, 80 II 68 - 81, 82, 83 314 315, 316, 323, 325, 326, 327, 328, 329, 330, 331, 332 II 69 - 84, 85, 86, 87 II 73 - 89, 90 II 76 - 91, 92, 93, 94 II 78 - 95, 96, 97 II 80 - 98, 99 II II IV 81 - 100, 101 118 - 150, 151 50 - 39 II 82 - 102, 103, 104 II II 86 - 105, 106 88 - 107, 108 II II 333 II 317 II 88 - 109 91 - 110, 111, 112 IV Comune di Collobiano (VC) 98. Collobiano Comune di Casanova Elvo (VC) 99. Castelli di Casanova Elvo Comune di Formigliana (VC) 100. Formigliana Comune di Carisio (VC) 101. Carisio 102. Nebbione 103. S. Damiano Comune di Santhià (VC) 104. Santhià 105. Vettigné 63 - 70, 71, 74 64 - 73, 75 19 91 - 113, 114 92 - cop. II , 115, 116, 117, 118 19 II 334, 335 II IV 97 - 119, 120 II IV 336, 337 II 102 - 125, 126, 127 19 - 15 99 - 121, 122, 123, 124 19 II II 103 - 128, 129, 130, 131 105 - 132, 133, 134 107 - 135, 136, 137 II IV II 109 - 138, 139 21 - 16 111 - 140, 141, 142 Indice delle schede Comune di Tronzano Vercellese (VC) 106. Tronzano Comune di Cigliano (VC) Comune di Bianzé (VC) 107. Bianzé 108. Carpeneto 109. Torrone dei banditi 93 363, 364 II IV 365, 366 113 22 II II II IV 114 - 143 115 - 144 115 - 145, 147 22 - 17 Comune di S. Germano Vercellese (VC) 110. S. Germano II IV 111. Lignana v. Comune di Lignana Comune di Desana (VC) 112. Desana II Comune di Ronsecco (VC) 322 113. Ronsecco II 114. Castellazzo di Ronsecco II Comune di Tricerro (VC) 343 115. Tricerro II IV Comune di Fontanetto Po (VC) 116. Fontanetto Po II Comune di Palazzolo (VC) 354, 355 Comune di Crescentino (VC) 361, 362 117. S. Genuario II 117 - 148, 149 22 - 18, 19 119 - 152, 153 120 - 154, 155, 157 122 - 156 124 - 158, 159 Tav. 15 f.t. 125 - 160 126 - 161, 162, 163, 164 129 129 - 165 131 - 166 131 - 167, 168 118. Castellum Vallacii 119. Castellazzo 120. Landoglio 121. Crescentino Comune di S. Giorgio Monferrato (AL) 122. S. Giorgio Monferrato Comune di Coniolo (AL) 123. Coniolo Comune di Pontestura (AL) 124. Pontestura Comune di Casale Monferrato (AL) 125. Torcello Comune di Serralunga di Crea (AL) Comune di Camino (AL) 126. Camino 127. Castel S. Pietro Comune di Gabiano (AL) 128. Gabiano Comune di Moncestino (AL) 129. Moncestino Comune di Verrua Savoia (TO) 130. Verrua Savoia II II II II 356 II 131. Case Cocetti Comune di Cavagnolo (TO) 132. Cavagnolo Comune di Saluggia (VC) 133. Saluggia II 148 - 187, 188, 189, 190, 191 151 II 152 II 152 - 192, 193, 194, 196, 197 134 - 169, 170, 171 II 135 II 357, 358 II 359 137 - 172, 173 II II 142 - 177, 178, 179 143 - 180, 182 II 145 - 181, 183 II 360 II 147 - 184, 185, 186 138 - 174, 175, 176 94 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Comune di Livorno Ferraris (VC) 134. Livorno Comune di Moncrivello (VC) 135. Miralda e Uliaco 136. Moncrivello Comune di Villareggia (TO) 137. Borgo Dora Comune di Alice Castello (VC) 138. Alice Comune di Borgo d’Ale (VC) 139. Clivolo 140. Arelio 141. Erbario 142. Meolio 143. Cavaglià v. comune di Cavalià Borgo d’Ale 144. Comune di Cavaglià (BI) 143. Cavaglià 150. Borgo di Cavaglià Comune di Villareggia (TO) 145. Villareggia Comune di Maglione (TO) 146. Maglione Comune di Azeglio (TO) 147. Azeglio Comune di Piverone (TO) 148. Piverone Comune vari 149. Chiuse longobarde c.d. Borgo di Cavaglià v. comune di Cavaglià Comune di Roppolo (BI) 151. Castronovo 350, 352 II 155 - 198, 199, 200 II II 156 - 195, 201, 206 158 - 201, 202, 203, 204, 207 II 159 - 205 II 371 II IV II IV II IV II IV 160 - 208, 209, 210 162 - 211 23 - 20, 21, 22, Tav. 18 f.t. 165 - 212, 213, 214 Tav. 4 f.t. 167 - 215, 216 26 - 23, 24 142 - 217, 218 27 III 17 - 6 IV Tav. 19 f.t. 368, 369, 370 II 168 - 219, 220, 221 III 27 - 21, 22 III 18 - 7, 8, 9 III 372 III 377 III 20 - 10, 11 III IV 25 - 19, 20 27 21 - 13, 14 23 - 15, 16, 17, 18 150. 152. 153. Roppolo Dorzano v. comune di Dorzano 154. Pavarano Comune di Dorzano (BI) 153. Dorzano 161. Mondone Comune di Salussola (BI) 155. S. Lorenzo 156. Viverone v. comune di Viverone 157. Monte Orsetto v. comune di Viverone 378 III IV III III 376 III III 375, 379 III 29 - 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30 28 - 25, 26, 27, 28, 29, 30 34 - 31, 32, 34 38 - 41, 42 36 - 33, 35, 36, 37, 38, 39 51 - 64, 65, 67 40 - 40, 43, 44, 45 Indice delle schede 158. Castello di Salussola 159. 160. 161. Borgo di Salussola Vittimulo Mondone v. comune di Dorzano Puliaco 162. Comune di Viverone (BI) 156. Viverone 157. Monte Orsetto Comune di Cerrione (BI) 163. Cerrione 164. Vergnasco 165. Mongivetto 166. Torre di Mongivetto Comune di Magnano (BI) 167. Borgo di Magnano Comune di Bollengo (TO) 168. Bollengo Comune di Burolo (TO) 169. Burolo Comune di Donato (BI) 170. Poggio Castellazzo 171. Donato Comune di Netro (BI) 172. Netro 173. Castellazzo di Netro Comune di Andrate (TO) 174. Torre della bastia Comune di Sala Biellese (BI) 175. Sala Comune di Torrazzo (BI) 176. Torrazzo Comune di Zubiena (BI) 177. Zubiena 178. Blatino Comune di Mongrando (BI) 179. Mongrando Comune di Borriana (BI) 180. Borriana Comune di Graglia (BI) 181. Graglia Comune di Muzzano (BI) Comune di Occhieppo Superiore (BI) 182. Occhieppo Superiore Comune di Occhieppo Inferiore (BI) 183. Occhieppo Inferiore Comune di Camburzano (BI) 184. Camburzano 95 III IV III III 47 - 56, 60, 63 Tav. 20 f.t. 48 - 57, 58, 59, 61, 63 50 - 62 III IV 52 - 66 29 - 31, 32, 33, 34, Tavv. 9-10 f.t. III III 41 - 46, 47, 48, 49, 50, 51 44 - 52, 53, 54, 55 III III III III IV 53 - 68, 69, 72 55 - 70 56 - 74, 75, 76, 77 57 - 71, 73 30 - 35, 36, Tav. 13 f.t. III 61 - 78, 79, 80, 81, 82, 83, 84, 85, 86 407 III 64 - 87, 88, 89 III 373 III IV III 388, 389 III III 66 - 90, 92, 93 III 72 - 102, 103 III 386, 387 III 374, 408 III III 73 - 104, 105 III 77 - 111, 112, 113 III IV 78 - 114, 115 31 III 391 80 - 116, 117, 118 III 81 - 119, 121 III 83 - 122, 124, 125 III 84 - 120, 123 67 - 91, 94 Tav. 1 f.t. 69 - 95, 96, 97 70 - 98, 101 71 - 99, 100 74 - 106, 107 75 - 108, 109 76 - 110 96 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Comune di Andorno (BI) 185. Andorno Comune di Rosazza (BI) Comune di Miagliano (BI) Comune di Biella (BI) 186. Biella III 390 404 392 III 85 - 126, 127 Comune di Ponderano (BI) 187. Ponderano Comune di Gaglianico (BI) 188. Gaglianico III 393 III 89 - 132, 135, 136, 137 Comune di Borriana (BI) Comune di Sandigliano (BI) 189. Rocchetta di Sandigliano 190. Torrione di Sandigliano 394 380 III IV III Comune di Verrone (BI) 191. Verrone 409 III Comune di Benna (BI) 192. Benna 381 III Comune di Candelo (BI) 193. Candelo III 194. Ysengarda Comune di Cossato (BI) 195. Castellengo 211. Castel Fiardo 212. Castel Broglio 213. Castellazzo Comune di Mottalciata (BI) 196. Mottalciata 92 - 138, 139, 140, 141, 142, 143, 145 95 - 144, 146, 147, 148 31 97 - 149, 150, 151, 152, 154 101 - 153, 155, 158, 159, 160, 161 103 - 156, 157, 162, 163, 164, 165, 166, 167 107 - 5, 168, 169, 170, 171, 172, 173, 174, 175, 176, 177 III 110 IV 31 - 37 396, 397, 398, 399, 400 III 112 - 178, 179, 180, 182, 184, 189 IV Tavv. 5 - 6 f.t. III 148 - 244 III 149 - 244 III 150 - 245 III 197. Montebelluardo Comune di Massazza (BI) 198. Massazza Comune di Villanova Biellese (BI) 199. Villanova Comune di Gifflenga (BI) 200. Gifflenga Comune di Villarboit (VC) 201. Busonengo Comune di Ronco Biellese (BI) Comune di Castelletto Cervo (BI) 202. Castelletto Cervo III 203. 204. III III Castelletto Monastero Castellazzo 87 - 128, 129, 130, 131, 133, 134 114 - 181, 185, 186, 187 117 - 186 III 382 III 385 III 119 - 190, 191, 192, 193 III 395 383, 384 III 124 - 196, 197, 203 121 - 194, 195 123 - 200, 201, 202 126 - 198, 199, 204, 205, 206 128 - 207, 208, 209 130 - 210, 211, 212, 213, 214 Indice delle schede 97 Comune di Zumaglia (BI) 205. Zumaglia III 135 - 215, 216, 217, 218, 219, 220 Comune di Ternengo (BI) 206. Ternengo III 137 - 221, 222, 223, 225 Comune di Valdengo (BI) 207. Valdengo III 138 - 224, 226, 228, 229, 230, 231, 232 Comune di Vigliano Biellese (BI) 208. Vigliano Comune di Quaregna (BI) 209. Quaregna 410 III 411 III Comune di Cerreto Castello (BI) 210. Cerreto Comune di Lessona (BI) 211. Castel Fiardo v. comune di Cossato 212. Castel Broglio v. comune di Cossato 213. Castellazzo v. comune di Cossato 214. Lessona Comune di Masserano (BI) 215. Masserano Comune di Brusnengo (BI) 216. Brusnengo 217. Cascina Gattesca Comune di Roasio (BI) 218. Roasio Comune di Vallemosso (BI) 219. Vallemosso Comune di Trivero (BI) 220. Trivero Comune di Curino (BI) 221. Curino Comune di Sostegno (BI) 222. Sostegno Comune di Coggiola (BI) Comune di Ailoche (BI) Comune di Crevacuore (BI) 223. Crevacuore Comune di Guardabosone (BI) 224. Guardabosone 225. Borgofranco di Peronasca v. comune di Vinzaglio 226. Castrum Roncarolii v. comune di Lignana 227. Ramezzana v. comune di Trino Comune di Cavagnolo (TO) 228. Visterno 141 - 227, 233 144 - 234, 235, 236, 237, 238, 239 III 146 - 240, 241, 242, 243 III 151 - 246, 247 III 152 - 248, 249, 250, 251, 252, 253, 254, 255 III 156 - 256, 257, 258, 259, 261 157 - 260, 262, 263 III III 401, 402 III 403 III 405, 406 III 158 - 264, 265 III 412 413 164 - 270, 271 III 164 - 272, 273, 274, 275 III 166 - 274, 275, 276, 277 IV 52 - 43, 44 160 - 266 161 - 267 162 - 268, 269 89. Il territorio del districtus del Comune di Vercelli con indicazione delle foreste attestate dai documenti, i borghifranchi e le principali località fortificate (secoli XI-XIII). ■ Borghifranchi del Comune di Vercelli (sec. XIII) ● Località fortificate attestate da resti e fonti documentarie ❏ Incerti o attestati da toponimi o da fonti documentarie ❍ Attestate da toponimi o da fonti documentarie TIPOLOGIE ED EVOLUZIONE DELLE LOCALITÀ FORTIFICATE NELL’AREA DI INFLUENZA DEL COMUNE MEDIEVALE VERCELLESE. L’area geografica e i presupposti della ricerca La rilevanza del fenomeno dell’incastellamento nell’area dell’antico districtus del comune vercellese (PANERO 1984) e la necessità di impostare lo studio delle località fortificate medievali nel quadro complessivo dell’evoluzione storica del territorio (e pertanto avvalendosi dei metodi propri delle discipline archeologiche), sono alle base del progetto di censimento che, intrapreso a partire dal 1990, è ora concluso dopo l’edizione dei primi tre volumi di schede e di quest’ultimo, dedicato al completamento del lavoro che conta complessivamente 228 schede di siti e più di un centinaio di schede riguardanti toponimi (SOMMO 1991; SOMMO 1992; SOMMO 1993; SOMMO 1997). Una conclusione non certo definitiva, ma imposta dall’opportunità di chiudere una fase, comunque soddisfacente, di raccolta di dati e documenti che permette alcune prime riflessioni e proposte di interpretazione e che dovrebbe stimolare ulteriori approfondimenti dedicati a singoli siti o a particolari porzioni territoriali. Lo scopo del complesso lavoro di inventario era di individuare topograficamente (in catasto) e documentare con aerofotografie oblique a bassa quota i siti occupati da fortificazioni tuttora utilizzate, in rovina o scomparse, raccogliendo sinteticamente i dati storici, cartografici e bibliografici ad esse afferenti, per formare un primo documentato archivio e una prima carta distributiva generale (tav. 89) riguardante un’area geografica storicamente e culturalmente omogenea quale quella rappresentata dal districtus comunale del XIII secolo, corrispondente, a grandi linee, all’antico territorio municipale di epoca romana e alla zona pressapoco occupata dal territorio del centro protourbano preromano. Si sarebbe così impostato lo studio dell’evoluzione dell’insediamento fortificato medievale sulla base di inequivoche e sostanziali conoscenze topografiche e morfologiche di cui tutta la precedente bibliografia locale era sostanzialmente priva, permettendo una serie di considerazioni analitiche sulla localizzazione, tipo e distribuzione dei siti in rapporto alle conosenze storiche e archeologiche circa l’evoluzione storico-territoriale dell’insediamento, della viabilità e del paesaggio fra Antichità e Medioevo. Non mancavano, del resto, per l’area considerata, precedenti studi generali fondati su solide basi documentarie e su moderni metodi di ricerca storica (PANERO 1984, PANERO 1985) e contributi di grande respiro territoriale sull’approccio metodologico della ricerca storica in tema di incastellamento (SETTIA 1984c), troppo spesso ancora legata a schemi inadeguati o ridondanti e ben poco ancorata alle prime illuminate analisi regionali di impostazione architettonico-urbanistica (VIGLINO DAVICO 1979) o archeologico-inventariale (FRANCOVICH 1976). Nel portare avanti la ricerca si è avvalorata l’ipotesi che fosse indispensabile premessa ad ogni ulteriore approfondimento, sia di tipo storico che archeologico, e al di là delle ovvie considerazioni circa la ricaduta sulla tutela delle emergenze del costruito e dei siti archeologici, la considerazione topografica del fenomeno dell’incastellamento, cioé la definizione e documentazione dei siti in quanto tali, sia pure attestati da semplici toponimi la cui reale pertinenza restava comunque da approfondire caso per caso. In quest’ottica sono apparse di importanza decisiva la ricognizione aerofotografica e la 100 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po consultazione della cartografia catastale, spesso uniche testimoni di preesistenze cristallizzate nella toponomastica o nelle forme della parcellazione o sottolineate dalle evidenze aerofotografiche. L’individuazione dei siti si è basata su tutta la vasta documentazione storica coeva e sulle precedenti analisi di essa (PANERO 1985), con le opportune integrazioni, e con l’analisi della toponomastica in cartografie IGM, nelle cartografie sabaude precedenti (Gran Carta degli Stati Sardi in terraferma), nelle cartografie catastali e d’archivio . A questi dati si sono aggiunti, ma purtroppo solo a campione, microtoponimi catastali e toponomastica urbana, con tutte le cautele del caso. All’individuazione dei siti è seguita la ricognizione aerofotografica (non sempre ovviamente determinante) e la ricognizione a terra, con campagna fotografica e rilievi di prima mano. I dati e le documentazioni raccolte sul terreno sono state integrate da una accurata ricerca bibliografica e d’archivio che, non di rado, ha portato a successive individuazioni integrative di siti scomparsi negli ultimi tre secoli, a fondamentali precisazioni di ubicazione di realtà materiali conosciute solo da fonti scritte, o a inedite acquisizioni. Alla conclusione del progetto (più di trecento siti censiti) appare certo che, mentre l’inventario delle evidenze materiali è molto prossimo alla completezza il censimento dei siti attestati da toponimi e microtoponimi raggiunge forse solamente il 40% della reale consistenza, rilevabile per intero esclusivamente da un ipotetico e accurato esame dell’intera cartografia catastale e dallo spoglio della vastissima documentazione cartografica storica conservata fra i dati archivistici. Per quanto riguarda in particolare le attestazioni date da toponimi, quando non sono presenti dati di conferma di tipo storico o archeologico, esse sono segnalate come incerte, in quanto i vari termini «castellazzo», «torrazza», «motta» ecc. possono riferirsi, come abbiamo visto, a realtà materiali estranee all’ambito cronologico della ricerca, che si spinge al XVI secolo per alcune presenze di possibile origine cronologica anteriore. Oltre ai limiti sopracitati il progetto ha risentito dei costi elevati della ricognizione aerea che non hanno consentito una copertura totale del territorio nelle stagioni più opportune. I risultati raggiunti in questi anni da un gruppo di lavoro formato da semplici volontari, sono tuttavia soddisfacenti e possono costituire un valido punto di partenza per l’impostazione di nuove ricerche territoriali e per l’approfondimento di singole realtà. Lo studio dell’evoluzione tipologica e morfologica (origini, evoluzione, tipi e caratteristiche) dell’architettura militare nel Vercellese, il modo con cui essa ha contribuito alla formazione ed espansione del sistema del feudalesimo in un’ area particolarmente significativa, con le sue peculiari caratteristiche storiche, per l’origine di questa forma di organizzazione sociale in Italia, e per la successiva organizzazione di uno dei maggiori comuni medievali padani, costituisce, a mio avviso, un obiettivo primario per la ricerca storico-archeologica locale dei prossimi decenni, oltre che un ambito di esercizio delle funzioni di tutela (sia a livello centrale che periferico) sostanzialmente ancora inesplorato. Il completamento pertanto di questo primo e lacunoso progetto di ricerca è, almeno nei propositi, funzionale anche ad una generale riconsiderazione delle problematiche storiche ed archeologiche legate alla materia dell’architettura militare medievale in un territorio ricchissimo di testimonianze. Distribuzione e cronologia dei siti La carta distributiva generale (tav. 89) mostra una pressoché totale aderenza alle linee generali dell’insediamento demico medievale (secoli X-XIII) (PANERO 1985), molto più ricco di attestazioni poiché tiene conto di numerosissimi piccoli abitati rurali, anche scomparsi, che non necessariamente hanno avuto difese militari.Tale considerazione non solo prova l’indiscutibile legame fra l’insediamento fortificato e le altre forme coeve di insediamento rurale, ma sottolinea la necessità dello studio dell’incastellamento nel contesto generale e particiolare delle forme e delle dinamiche insediative territoriali, di cui costituisce un fattore spesso determinante, anche se non esclusivo (CAMMAROSANO 1984). Risulta poi evidente la grande concentrazione di siti ubicati in area collinare e la presenza di vaste aree con assenza di attestazioni in corrispondenza delle grandi selve ancora documentate in quell’epoca nella pianura. Inoltre si distinguono Tipologie ed evoluzione delle località fortificate con chiarezza le localizzazioni dei siti fortificati di pianura lungo gli assi della viabilità antica (Vercellae-Eporedia; Ticinum-A.Taurinorum; Vercellae-Mediolanum; Vercellae-Victimulae) e lungo i percorsi minori sulle rive delle aste fluviali. Tale logica di scelta del sito, in molti casi dovuta alle preesistenze (SETTIA 1984 p. 194), al di là di teorie che tendono a connettere i castelli con le strade, confermerebbe, almeno in parte, la massiccia prosecuzione nel Medioevo di strutture territoriali e di comunità agricole di derivazione antica (SOMMO 1990 b ), proponendo una sostanziale continuità e un forte conservatorismo agrario nell’area studiata. La particolare concentrazione di siti in area collinare farebbe poi per contro presumere un notevole sviluppo dell’economia agricola in quelle zone fra X e XIII secolo, legata probabilmente alla viticultura e all’allevamento ovino per l’industria laniera, attività già ivi documentata in epoca romana e che conobbe una notevole diffusione nel XIII secolo. Per quanto attiene alla scelta del sito occorre ribadire che le logiche che presiedono ad essa sin dalle prime fasi di incastellamento appaiono legate in pianura ai percorsi stradali e ad abitati preesistenti, anche di origine romana, stabilendo il principio che lo spostamento dell’insediamento e la costruzione delle difese, signorili o collettive, non dovesse discostarsi di molto dall’epicentro della proprietà terriera e dalla viabilità che vi era connessa. In alcuni casi non si abbandonano le sedi antiche e intorno ad esse si creano abitati e recinti scegliendo aree che presentino anche solo alcune caratteristiche naturali adatte alla fortificazione. Altrove, lontano dai più importanti assi viari ed in aree collinari o montane, è spesso scelta un’altura adatta alla difesa benchè lontana da reti stradali. Qui confluiscono gli abitanti di insediamenti sparsi per trovarvi rifugio e sicurezza anche a prezzo di una eccessiva scomodità nel raggiungere i terreni coltivati, ma si tratta di un’economia agricola ben diversa da quella di pianura, assai meno legata alla quotidiana sorveglianza del campo seminato. A queste elementari logiche insediative, che già erano state delineate in un breve saga gio (SOMMO 1984 ) dedicato a Monformoso, nel quale esse, mutuandole dallo studio territoriale, venivano definite “logica di valle” e “logica di promontorio”, saranno del tutto estranee le fondazioni dei borghifranchi comunali che, anzi, porranno in crisi i vicini preesistenti nuclei demici fortificati per rispondere alle nuove esigenze sia di tipo socio-politico che difensivo. Essi costituiranno una vera e propria rivoluzione dell’insediamento agrario di tipo feudale, propugnando un ben diverso rapporto fra contadini e signori e un modello civico assai prossimo all’organizzazione romana, non solo nelle città ma anche nelle campagne. Ciò non toglie che in molti casi la proprietà agricola ed il feudo, simboleggiati dal castello, manterranno la loro valenza aggregante ma, a partire già dal XII secolo, al castello si affiancheranno le fortificazioni collettive dei borghi e delle villae. Per reciproco interesse di difesa dei prodotti e per evitare l’esodo di manodopera verso i borghifranchi, i domini sono costretti a concedere alle comunità locali il diritto di costruire fortificazioni minori collettive, che affiancheranno o addirittura ingloberanno i castelli preesistenti, regolando questi nuovi rapporti con appositi statuti, spesso molto simili a quelli esistenti nei borghifranchi di nuova fondazione. A questo nuovo “patto sociale” sarà informata l’agricoltura locale, e tale compromesso fra libertà individuali e diritti signorili si perpetuerà nei contratti agrari sino ad anni molto vicini ai nostri. Fonti documentarie e fonti archeologiche per lo studio dei siti fortificati Per quanto attiene le origini cronologicamente più antiche dei siti fortificati nel Vercellese, le fonti scritte assegnano con sicurezza al secolo X la presenza di fortificazioni ad Auriola (993), Borgovercelli (956), Caresana (987), Curino (999), Santhià (1000), San Giorgio (856), Victimulae (999) e a Uliaco (997), ma le fonti archeologiche attestano, ad esempio, il recinto fortificato di S. Michele di Trino (tav. 91), di cui non si hanno documentazioni scritte anteriori al secolo XIII, attribuendone l’origine al X-XI secolo su radici di frequentazione romane, con fasi tardo-antiche e longobarde, dimostrandone la sostanziale continuità di vita per un lungo periodo (NEGRO PONZI MANCINI 1991). Il sito di S. Michele di Trino si trova lungo l’asse stradale Ticinum-A. Taurinorum, percorso alternativo di sicura origine tardo romana, proponendo, per ana- 101 102 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po logia, la possibile origine antica di altri siti fortificati localizzati lungo assi stradali romani o in posizione di dominanza di valli fluviali, anch’essi privi di attestazioni scritte riferibili al X secolo o anteriori. Ad esempio i siti di Santhià (tav. 93) e di Cigliano (tav. 92), presso i quali sono documentati importanti ritrovamenti di epoca romana (BRUZZA 1874), così come San Michele, potrebbero avere avuto origini antiche e, a differenza di San Michele, abbandonato già nel XIII secolo, potrebbero invece essresi evoluti negli odierni centri abitati. Anche la corte Auriola, ora scomparsa, si colloca in un’area ricca di testimonianze di epoca romana, fra le quali, oltre al toponimo ad Septimum e ai vecchi e recenti ritrovamenti medievali ai confini fra Desana e Tricerro, si colloca l’imponente struttura in regione Le Verne (tav. 90), interpretata come mansio (BORLA 1980) e forse con maggiore probabilità da studiare come edificio adibito ad insediamento di un’unità di cavalleria in epoca tardo imperiale. L’ indubbia origine longobarda della torre di Bulgaro, trasformata dal Comune di Vercelli e successivamente distrutta, attesta il suo particolare interesse militare per la difesa vercellese sin dall’alto Medioevo e ne fa un sito fra i più antichi ed interessanti del Vercellese. L’origine romana del centro demico di Caresana, la grande importanza diVictimulae nel tardoantico e la supposta origine tardo antica del sito di Bric del Monte (ORDANO 1985), o l’antichità delle località di Clivolo, di Rado, di Naula, di San Lorenzo e di Montrigone fanno presumere che alcuni di tali siti, successivamente abbandonati o trasformati, abbiano origine da castra tardo antichi. Di tali realtà sarebbe da impostare una più Tipologie ed evoluzione delle località fortificate approfondita analisi archeologica, offrendo questo piccolo gruppo di siti una possibilità di lettura (già molto bene evidenziata nello scavo di San Michele) delle prime forme di insediamento fortificato, della loro evoluzione, delle loro funzioni. Un esiguo gruppo di località fortificate potrebbe infine avere avuto origine, come spesso altrove accade, da preesistenze di epoca antica o protostorica riutilizzate (Monte Orsetto, Mondone, Montrigone, Castello d’Arian) riproponendo anche sotto tale luce il problema di fondo della possibile origine delle “chiuse” del lago di Viverone dagli antichi e poco noti conflitti fra i Salassi e le popolazioni della pianura, con l’intervento conclusivo dell’esercito romano. Quanto affermato circa le notevoli discrepanze fra le attestazioni archeologiche territoriali, di cui gli esemplari scavi a San Michele di Trino sono ottimo esempio, e le fonti scritte, solitamente tarde e ben poco illuminanti circa la realtà materiale sottesa ad esse, non può che confermare i dubbi circa la vasta lacuna nella documentazione storica esistente fra la tarda antichità e il secolo XI su tutto il territorio da noi preso in considerazione. Sostanzialmente va sottolineata la carenza di indagini archeologiche nelle località più promettenti per l’approfondimento del tema che ci interessa, cioé quello dello sviluppo dei primi insediamenti fortificati da abitati antichi e delle origini antiche di alcune località fortificate che possono avere avuto un ruolo nella difesa del territorio fra l’epoca romana e il Medioevo. Oltre ai significativi risultati nello studio del recinto di San Michele e alla consapevolezza che possono essere stati presenti nel territorio vercellese alcuni stanziamenti militari già nel tardo Antico e poi nell’alto Medioevo, abbiamo pochissimi elementi per concretizzare il ruolo da essi svolto nel favorire l’insediamento eventualmente connesso ad essi ed il tessuto insediativo di quel periodo. Ancor meno sappiamo quanto queste prime realtà fortificate possano avere influito sull’esplosione successiva del fenomeno. Solamente alcune analogie formali fra la pianta del recinto di San Michele ed alcune realtà successive, e ancora da studiare, quali i centri sicuramente fortificati di Santhià e Cigliano, ad esempio, possono aprire qualche spiraglio e contribuire ad alcune riflessioni generali. Sarebbe poi alquanto interessante poter conoscere meglio alcune realtà materiali scomparse. Solo la ricerca archeologica infatti può ancora dare un decisivo contributo alla conoscenza delle prime fasi di incastellamento. L’incastellamento nel Vercellese Fra i secoli XI e XII si assiste alla proliferazione dell’incastellamento, con attestazioni certe riguardanti una novantina dei duecento siti datati e probabili per una buona parte dei siti in realtà attestati dalle fonti solo nei secoli successivi. Indubbiamente le costruzioni militari sorte in questo periodo, caratterizzato da abbondanza di fonti scritte, non possono essere studiate senza che siano contestualizzate le loro coordinate storiche, fissando l’attenzione sulle cause della loro costruzione e sulla loro funzione in relazione con i processi poltici e socioeconomici che ne determinarono l’origine, la formazione e la morfologia. Non è altresì possibile attribuire genericamente alle incursioni Ungare un fenomeno di tale portata e diffusione spaziale e cronologica. Più correttamente si deve considerare l’incastellamento come manifestazione materiale della cultura e della tecnica del tempo: “né una risposta meccanica rivolta contro pericoli esterni, né una semplice cornice nella quale si attua uno sviluppo economico” (SETTIA 1984), quindi uno “strumento diffuso di appropriazione di beni, mezzo di produzione, di occupazione dello spazio, di consolidamento egemonico di un gruppo sociale a fronte di antagonismi interni ed esterni” (GUTIÉRREZ GONZÁLEZ 1995). La durata stessa del fenomeno, che abbraccia almeno tre secoli, deve corrispondere ad esigenze profondamente radicate non solo nella realtà sociale diffusa, ma nella stessa mentalità collettiva legata ad alcuni punti fermi di portata europea. Tali coordinate non solo non sono messe in discussione dalle classi più deboli, che anzi sono coinvolte certo direttamente nella costruzione e manutenzione delle strutture, ma risultano parte integrante dell’orizzonte del quotidiano, così come naturalmente accade per gli edifici di culto, anch’essi di utilità collettiva e simbolo di un altro tipo di egemonia. Solo con la piena maturità dell’istituzione comunale, dopo la fondazione dei numerosi borghifranchi documentati nel Vercellese, si assiste ad una contrazione del fenomeno dell’incastellamento con carat- 103 104 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po teristiche feudali (decastellamento) e alla formazione di nuove logiche e tipologie, che sono indubbiamente frutto di nuovi rapporti fra signorie e insediamenti demici, concretizzati con il sorgere, presso le antiche fortificazioni, di ricetti e airali la cui giurisdizione e difesa è appannaggio delle libere comunità locali. Decastellamento e trasformazione Gli abitanti dei castra feudali assoggettati alle logiche di confine comunale, quando non siano addirittura abbandonati dai domini e dagli abitanti a loro fedeli (Castronovo) sono soggetti all’attrazione dalle favorevoli condizioni di vita nei borghifranchi. I castelli si riconvertono quindi alle esigenze difensive e offensive di un esercito organizzato e cessano le loro funzioni di controllo del possesso feudale per divenire tutt’al più, nelle situazioni di piccole signorie locali all’interno del territorio comunale, parti di un sistema difensivo di gruppi famigliari, spesso contrapposti, arroccati sui propri possessi terrieri, che si studiano di difendere offrendo la loro sottomissione al più forte. Con i dissidi interni già si intravvedono le cause della decadenza delle istituzioni comunali, progressivamente corrotte in signorie locali. Dopo il Quattrocento l’architettura fortificata, sebbene in qualche caso militarmente aggiornata per servire alle contemporanee esigenze di confine, si adatta al ruolo di semplice dimora agricola. Più tardi, fra XVI e XVIII secolo, dopo numerosi abbandoni e demolizioni o dopo il passaggio del castello a funzioni di semplice azienda, si giungerà alla formazione, per accorpamento di più feudi, di molti degli attuali territori municipali. In quest’ultimo periodo (XIV-XVII secolo) vengono documentate fattorie fortificate di nuova costruzione, a sottolineare le nuove esigenze di protezione di raccolti e di famiglie di coltivatori, ma si tratta ormai di aziende fortificate che poco hanno a che vedere con l’incastellamento medievale e che costituiscono semmai il naturale sviluppo dei ricetti agricoli del XIII secolo. Dal XVIII secolo il castello della pianura vercellese non è infatti ormai che un semplice cascinale a corte chiusa, o nel migliore dei casi la residenza del proprietario terriero o dell’affittuario nel tessuto urbano del centro agricolo. Una considerazione a parte, per sottolinearne l’interesse, merita la fortificazione di monasteri e di chiese campestri, sebbene molto male documentata, fra XI e XIII secolo. L’esempio di maggiore evidenza è costituito dal monastero di San Nazzaro Sesia, ma vi sono tracce documentarie e archeologiche che rendono probabile la fortificazione degli importanti monasteri di Lucedio, di Muleggio e di Castelletto, nonché dello stesso palcium Episcopi vercellese, situato per un certo periodo fuori delle mura urbane, presso un’area libera di mercato garantita probabilmente dalla presenza armata del vescovo. Qualche traccia di recinzione conserverebbero, inoltre, le chiese di S. Andrea di Monformoso e di San Giorgio di Rado, quantunque il fenomeno possa rivelarsi, ad un più attento esame, assai più diffuso e complesso, potendovi far rientrare situazioni di fatto come quella riguardante la chiesa di S. Maria di Caresana, palesemente sorta su di una motta artificiale situata presso il castello e quindi definita in castro, o come il recinto della chiesa di San Grato a Zimone (tav. 94). Abbiamo in questi casi edifici di culto che, per essere costruiti in muratura, rappresentavano un sicuro rifugio per i beni e per gli abitanti che non potevano contare sulla protezione di castelli o di ricetti. Quindi fortificazioni di fatto, come nel caso di monasteri e grange, realtà economiche e feudali paragonabili alle laiche e pertanto fortificate. Il decastellamento di queste strutture fu certamente assai precoce e dovette coincidere con il periodo di relativa sicurezza e di accordo subentrato già al sorgere della prima struttura territoriale comunale. Tipi e caratteristiche dell’architettura militare del Vercellese L’ampia documentazione storica raccolta sull’Italia Settentrionale (SETTIA 1984) ci permette di gettare uno sguardo all’estrema complessità e alla vasta casistica delle forme e degli apparati fortificatori attestati nelle varie epoche dalle fonti scritte e alla variabilità degli stessi significati attribuiti dal lessico in uso nei testi notarili o di cancelleria, in tempi e situazioni diverse, ai vari elementi costruttivi. Tenuto poi conto del fatto Tipologie ed evoluzione delle località fortificate 105 94. La chiesa di San Grato a Zimone. Veduta aerea. che ciò che oggi sopravvive delle singole realtà fortificate, salvo alcuni rari casi, non è altro che il frutto dei rimaneggiamenti e degli aggiornamenti subiti, lo studio delle caratteristiche morfologiche e costruttive degli apprestamenti difensivi medievali appare, se non impossibile, assai problematico in assenza di specifiche indagini archeologiche. Fortunatamente i siti abbandonati offrono qualche possibilità di indagine e su tali basi è forse possibile impostare una preliminare sistematizzazione delle realtà presenti sul territorio oggetto della nostra indagine. Le note che seguono andranno pertanto considerate come un primo tentativo di schema evolutivo, soprattutto riferito all’evoluzione della morfologia generale degli impianti e non già, purtroppo, come sarebbe stato desiderabile, delle caratteristiche costruttive particolari dei singoli elementi. Alcuni pregevoli lavori di sintesi territoriale riferiti a varie aree geografiche hanno avuto infatti il grave difetto di non occuparsi punto delle morfologie generali e dei siti abbandonati e di concentrarsi esclusivamente su alcune realtà concrete del costruito, di cui peraltro non erano state preventivamente studiate le fasi costruttive (CAMMAROSANO 1984), rischiando di confondere spesso i termini reali della questione con tipologie elaborate rivelatesi spesso inadeguate. Molto più interessante risulta lo studio di quei siti, non molti invero, che per essere stati precocemente abbandonati, non hanno avuto importanti rifacimenti e semmai solo ben distinguibili aggiunte e aggiornamenti. Con tutte le incertezze del caso, del resto facilmente comprensibili data la estrema varietà delle situazioni locali, si è proceduto soprattutto sulla base dei documenti scritti e delle realtà abbandonate, ipotizzando, per analogie soprattutto di carattere morfologico generale e di impianto, alcune proposte tipologiche generali, provvisorie e ampiamente discutibili, riferite al territorio esaminato. Castelli d’altura (dal castrum turris al castrum e villa) Costituiscono la tipologia più diffusa nel territorio collinare, nelle varie forme di associazione con l’abitato della villa, spesso recintato, o più tardi con le difese del ricetto (VIGLINO DAVICO 1984). La tipologia dei castra di altura sembra essere ben rappresentata dagli esempi di Cavaglià, attestato dal 1034 (tav. 95), e dalla doppia fortificazione di Le Castelle (tav. 96), datata anch’essa all’ XI secolo dalle analisi alla termoluminescenza e invece attestata dai documenti solo nel 1233. Il primo è costituito da un semplice recinto racchiudente la parte alta del colle, ad uno dei vertici del quale si colloca, su di un rialzo artificiale, la torre; il secondo è formato da una semplice torre a pianta 106 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 96. Schema d’impianto della fortificazione gemina di Le Castelle a Gattinara. 95. Schema d’impianto del castello di Cavaglià. 97. Schema d’impianto del castello dei Barbavara a Roccapietra. quadrata con accesso sopraelevato, contornata da un recinto che segue l’andamento del rilievo. In tali prime attestazioni il rapporto con l’abitato non è stringente, ma si realizza successivamente e non in tutti i casi. Ad esempio, il castello di Vanzone, nei documenti coevi denominato castrum turris,viene affiancato solo successivamente dalla villa e il castello dei Barbavara a Roccapietra (tav. 97), anche per la sua posizione inaccessibile, non sarà mai affiancato da un abitato di una certa entità. Nel XII secolo la tipologia del castrum di altura si riconosce con notevole ripetitività nell’impianto castrum e villa, caratterizzato invece da uno stretto rapporto di contiguità anche economica fra la residenza signorile e l’abitato, che possiamo vedere assai bene nel sito di Castronovo (1140), abbandonato verso la fine del Duecento (tav. 109). La conformazione naturale dei luoghi viene utilizzata per la fortificazione, che si articola in un sito di sommità, sul quale sorge il castello con dongione e cappella castrense, separato dall’altura circostante, occupata dall’abitato, da un fossato. Questa tipologia e questa soluzione sono diffusissime, non solo nell’area studiata, caratterizzandosi per massicci lavori di sterro e di riporto, in grado di adattare la morfologia naturale del sito alle esigenze difensive, e utilizzando fors’anche recinti e terrapieni preesistenti. In particolare a Castronovo le pendici della collina sono state terrazzate per l’agricoltura, risparmiando solo le ripide pendici del sito di sommità, attorno al quale si è scavato un largo fossato, ancora in parte visibile. A questo tipo di impianto si adattano la maggior parte delle fortificazioni attestate nel periodo considerato che sono in grado di sfruttare un dislivello naturale del terreno. È emblematico a questo proposito il sito di Monformoso (tav. 107), che si avvale di una leggera prominenza naturale e di un corso d’acqua, dove è ancora ben leggibile la tagliata che separa il castello, in sommità, dalla villa (SOMMO 1984). Ma la tipologia di base e l’evoluzione morfologica dei castelli d’altura, cui spesso si affianca successivamente l’abitato, si può seguire con chiarezza solo nei casi di abbandoni precoci. In alcuni casi sappiamo che castello ed abitato attiguo sorgono contemporaneamente, come a Castronovo (tav. 104), ma si attengono comunque ai modelli già in uso altrove (Roppolo, tav. 102). Laddove per motivi geomorfologici il castello rimane isolato dall’abitato è possibile analizzare la struttura dell’impianto priva delle trasformazioni e delle aggiunte successive, provocate dalla contiguità (Roccapietra, tav. 97, Agnona tav. 98, Montrigone, tav. 102, Massazza, tav. 100). 98. Schema d’impianto del castello di Agnona. Tipologie ed evoluzione delle località fortificate 107 99. Schema del castello di Bric del monte. 100. Lo schema d’impianto del castello di Massazza. 101. Schema del castello di Mottalciata. 102. Schema d’impianto del castello di Montrigone. 103. Schema d’impianto del castello di Moncrivello. Anche a Mottalciata (tav. 101) il borgo si affiancherà solo più tardi. Abbiamo poi, fra le fortificazioni di più antica origine, l’impianto assai regolare di Bric del Monte (tav. 99), che sospettiamo derivi da una preesistenza tardo antica (ORDANO 1985), esso contrasta infatti radicalmente con gli impianti di Poggio Castellazzo (tav. 106) e di Netro (tav. 108), molto più semplici ed evidentemente basati su terrapieni e strutture lignee. Alquanti altri esempi di impianti d’altura, di datazione anche piuttosto alta, come i casi di San Giorgio Monferrato e di Torcello, dove ai piedi dell’altura fortificata sono evidenti le tracce di semplici capanne circolari rilevati dall’aerofotografia che rimandano all’antica corte, costituiscono un’insieme di difficile lettura per la carenza di documenti 104. Schema d’impianto del castello di Roppolo. 108 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 105. Schema d’impianto del castellp e borgo di Robbiallo. 106. Schema d’impianto del castello di Poggio Castellazzo. 107. Schema del castello e borgo di Monformoso. 108. Il castello di Netro 110.Schema d’impianto del castello e villa di Rrado. 109. Lo schema d’impianto del castello di Castronovo (scheda a p. 28). o per le intense trasformazioni subite. Entrambi gli esempi citati possono avere avuto origine comune, ma il centro di San Giorgio si è poi trovato al centro di un abitato di notevole importanza, cosa che non è accaduta a Torcello, dove abitato e castello sono stati abbandonati. Dai dati disponibili possiamo trarre alcune conclusioni di massima sulle fortificazioni d’altura, fatta salva l’eccezione costituita da Bric del Monte che apparterrebbe alla categoria molto particolare delle fortificazioni tardo antiche riutiliz- Tipologie ed evoluzione delle località fortificate zate. Questi impianti sono, nelle fasi cronologiche più alte, assimilabili al modello castrum turris, e non necessariamente costruiti in pietra, essi sfruttano ed adattano posizioni naturalmente difendibili. Solo più tardi le fortificazioni sono affiancate ove possibile da abitati o ricetti e, in caso di nuove costruzioni, in questa seconda fase castrum e villa sorgono contemporaneamente, come è ben documentabile a Castronovo e come forse è accaduto a Robiallo (tav. 105). La forma del recinto segue la forma dell’altura e l’elemento centrale della fortificazione è costituito da una semplice torre, affiancata da un corpo di guardia. Spesso nel recinto si trova la cappella o la chiesa, ma in molti altri casi la chiesa resta presso gli abitati ed è munita di un proprio semplice recinto. Castelli di pianura (dal recinto al castrum e villa) L’esempio più antico dei castra di pianura nel territorio considerato è senza dubbio costituito dal recinto fortificato di San Michele di Trino (tav. 91), di forma ovoidale, di origine tardo antica con aggiunte e ricostruzioni fra XII e XIII secolo (torre d’ingresso, corpo di guardia), racchiudente la chiesa plebana e un piccolo abitato. Esso sfrutta un leggero innalzamento del suolo, contornato probabilmente in antico da aree paludose (NEGRO PONZI MANCINI 1991). Databile al X-XI secolo è il castrum di Rado (tavv. 110-111), di forma vagamente rettangolare, con torre-porta d’ingresso e dongione su di un rialzo artificiale recintato (PERIN 1990). La chiesa di S. Sebastiano, probabilmente preesistente, forma uno degli spigoli del perimetro, costruito in ciottoloni legati da malta. Anche questo sito sfrutta un leggero dislivello naturale e un corso d’acqua, difese accentuate da opere di sterro per un fossato. All’esterno era probabilmente il recinto della villa, di cui si conserva un tratto di alcune decine di metri, costituito da ciottoloni a secco e, probabilmente, da strutture lignee in alzato non più visibili. I documenti coevi al castrum tuttavia non fanno menzione alcuna di tale struttura che potrebbe essere stata costruita, e non terminata, nelle ultime fasi di vita dell’insediamento. In area di pianura la mancanza di forti predisposizioni morfologiche del terreno conduce alla maggiore regolarità dei perimetri, che comunque sfruttano sempre, quando possibile, elementi preesistenti in grado di facilitare la difesa. Il rapporto fra castrum e villa ne risulta meno stretto e più articolato. Il recinto difeso può avere dimensioni minime, 111. Il recinto di Rado. Rilievo dell’esistente. 109 110 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po 113. Schema d’impianto del castello di Sizzano. 112. Ricostruzione dello schema d’impianto del castello di Palestro. come nel caso di Balocco, dove al centro di un piccolo recinto sorge il dongione (tav. 117) o comprendere un’area ragguardevole come a Collobiano (tav. 120) e a Quinto (tav. 119). Il rapporto con l’abitato è comunque di stretta prossimità, quando non sia anch’esso fortificato o compreso nel perimetro del castrum. Come si è già potuto constatare l’archetipo di S. Michele di Trino potrebbe avere confronto con altre situazioni analoghe sul territorio, dove molti nuclei storici possono avere avuto origini del tutto simili con sviluppi diversi di un antico recinto. Queste strutture di forma vagamente circolare, comprendenti solitamente la parrocchiale, sono un modello estremamente diffuso in situazioni di pianura ed in connessione con percorsi stradali, dove i recinti includono precocemente nuclei abitati di origine antica. Altrove, in situazioni diverse, legate probabilmente alla presenza di abitati sparsi, tali forme abitative vengono abbandonate per passare, fra tardo Antico e alto Medioevo alla concentrazione della popolazione agricola presso nuovi insediamenti difesi. Tale dinamica sembra provata nel caso di Greggio, dove l’abitato sparso antico, situato lungo l’asse stradale diretto alla Valsesia, viene utilizzato senza interruzioni percepibili dalla fine del II, inizi I sec. a.C. al IV-V sec. d.C. (SOMMO 1989, SOMMO 1994) per passare poi alla forma raccolta e fortificata documentata nel 1125, ma certo anteriore al secolo X. In modo del tutto analogo si sviluppa il complesso castrum e villa di Rado, dove l’abitato sparso interessa lo stesso asse stradale più a nord, in stretto legame con le chiese di San Giorgio e di S. Maria presso le quali sono emerse tracce di frequentazione antica (un frustolo di iscrizione marmorea a San Giorgio, resti di vasellame tardo romano presso la chiesa di S. Maria). Il castrum di Rado, per il suo precoce e parziale abbandono, determinato dalla costituzione del borgofranco di Gattinara nel 1242, ci mostra un impianto quasi per nulla aggiornato dalla sua costruzione, forse addirittura anteriore al secolo X (tav. 111). Ritengo che questa dinamica, rilevabile assai bene a Greggio e a Rado, ma forse anche ad Albano, Arborio e Lenta, sia piuttosto diffusa e coinvolga molte località di cui è provata l’origine romana. Interessante a questo proposito anche il sito di Clivolo, dove ad una probabile villa di epoca romana con abitato sparso si affianca la chiesa nei cui pres114. Schema del castello di Asigliano. 115. Schema d’impianto del castello di Alice. Tipologie ed evoluzione delle località fortificate 116. Schema del castello di Casalbeltrame. 117. Schema del castello di Balocco. 111 118. Schema del castello di Rive. si sorge poi il recinto fortificato, successivamente abbandonato per il borgofranco. In questo caso anche se è chiaro il ruolo dell’insediamento di epoca romana nella persistenza dell’occupazione del sito, non è documentata la continuità delle fasi cronologiche ed il rapporto fra la pieve, il ritrovamento di tombe longobarde non lontano e il recinto fortificato (SOMMO 1987). Lo schema del recinto di Rado, il meglio documentato nella sua fase più antica, rappresenta dunque, con San Michele di Trino, l’archetipo del castello-recinto di pianura del secolo X. Ad esso possiamo affiancare il castrum di Palestro (ante1137) (tav. 112) nella sua probabile ricostruzione e al modello costituito da San Michele i castra di Asigliano (ante 964) (tav. 114), di Sizzano (ante1140) (tav. 113) e di Alice (ante 1167) (tav. 115), che si distinguono per avere quale elemento centrale la chiesa. A questa tipologia vanno inoltre ascritti gli esempi riscontrati a Cigliano e Santhià, già prima ricordati. Ma in situazioni decentrate ed in prsenza di insediamenti meno popolosi il recinto assume forme semplici, costruzione lignea e dimensioni molto contenute come avviene a Rive (tav. 118) (ante 1268), a Casalbeltrame (ante 1067) (tav. 116) e a Balocco (ante 1186) (tav. 117), dove sopravvive però e si aggiorna solo la porzione signorile del recinto che un tempo doveva comprendere anche la chiesa. Gli esempi di tale tipologia sono certamente moltissimi, ma in un solo caso è possibile valutarne la realtà materiale nel periodo prossimo alla costruzione. Per questo il recinto di Rado costituisce un monumento di grande interesse, presentando le caratteristiche del recinto del X-XI secolo non aggiornate dopo l’abbandono parziale del 1242. Al castrum di Rado facciamo quindi riferimento per il 119. Schema del castello di Quinto.. 120. Schema del castello di Collobiano. 112 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po modello di castello-recinto costruito nel nostro territorio nel secolo X, riconoscendovi la derivazione di moltissimi altri esempi di pianura, costantemente aggiornati, ampliati e sostanzialmente ormai mutati rispetto alla loro forma iniziale. Allo stesso modo il recinto di San Michele di Trino assume il valore di modello per le prime forme di abitati fortificati la cui origine crediamo possa essere fatta risalire all’alto Medioevo o addirittura al tardo Antico, ed abbiamo visto come in essi sia la chiesa l’elemento centrale e la persistenza dell’abitato antico la caratteristica originaria. Tutti sono comunque definiti genericamente con il termine castrum nei documenti che ne fanno menzione fra XI e XIV secolo ed affiancati dalle rispettive villae, anch’esse più o meno protette. Recinti di ville e borghifranchi. Sono attestati dalle fonti scritte, a partire dal X secolo e successivamente, fossati e recinti lignei (tonimen: attestato a Caresana nel 987) con siepi di rovi, a difesa di abitati posti sotto la giurisdizione comunale vercellese o della chiesa vercellese. Quantunque essi si riferiscano a difese comunitarie, la cui manutenzione è generalmente affidata agli abitanti, e non a vere e proprie fortificazioni, tali attestazioni sono preziose per darci un’idea del tipo di difese di terra, legno e siepi, che dovevano essere assai diffuse nelle campagne non solo in situazioni di giurisdizione comunale o ecclesiastica, ma anche nei piccoli castelli, come dimostra il betefredum attestato a Roncarolo e a Castelletto Cervo. Oltre ai numerosi borghifranchi, costituiti dal comune vercellese seguendo precise regole urbanistiche e dotati di apparati difensivi sostanzialmente ancora da studiare, soprattutto nelle situzioni di abbandono documentate a Borgo Dora (tav.122), Castellario e Peronasca, dove sarebbe favorita l’indagine archeologica, abbiamo esempi di abitati fortificati sorti comunque in epoca comunale ma legati ad altre entità territoriali, come nel caso dei Marchesi del Monferrato che costituiscono il borgo di Fontanetto (tav. 123) in opposizione al Comune di Vercelli e nel caso di Caresana (tav. 121), dove è la Chiesa vercellese a temere l’espansione comunale. Come è possibile notare lo schema del borgofranco, sia esso di pertinenza comunale, ecclesiastica o signorile, segue uno schema fisso che, in modo più o meno elastico, ricorda, almeno dal punto di vista urbanistico, l’impianto della colonia romana. Un modello che riemerge dopo un millennio e che sottolinea quali siano le coordinate culturali di riferimento della nuova organizzazione sociale e territoriale, non solo 121. Schema del castello di Caresana. 122. Schema delle difese del borgofranco di Borgo Dora. Tipologie ed evoluzione delle località fortificate 113 123. Schema del borgo di Fontanetto Po. 124. Schema della torre della Bastia. delle nuove entità municipali. Sull’argomento dei borghifranchi comunali vercellesi sono tutt’ora insuperati gli studi territoriali del Panero (PANERO 1978; PANERO 1979, PANERO 1981) ai quali si rimanda per questa particolare categoria di fortificazioni. Bastie e torri di vigilanza La torre della Bastia in comune di Chiaverano (tav. 124) ci offre l’opportunità di osservare l’impianto di tali apprestamenti militari in epoca comunale, studiato anche recentemente per quanto riguarda gli accampamenti temporanei della crociata dolciniana (PANTÒ 1995). Non abbiamo documentazione antica per la zona di pianura, dove le poche attestazioni sono ampiamente trasformate (Bastia di Balocco). Più abbondante è la documentazione materiale in area collinare (torre di Castelletto Cervo, torre di Villanova Biellese, torre di Mongivetto, torre di San Lorenzo), dove troviamo solitamente la fortificazione in muratura, in alcuni casi affiancata da un piccolo corpo di guardia, circondata da recinto o vallo. La torre è collocata su di un promontorio isolato da un fossato, che sfrutta in parte la conformazione naturale del terreno. A questa semplice tipologia vanno assegnati spesso stretti rapporti di contiguità con altre fortificazioni o con abitati di cui le torri costituiscono generalmente la prima protezione. La loro collocazione in rapporto di dominanza con vie di facilitazione è verificata pressoché costantemente. Le motte Il termine motta, analizzato nelle rare attestazioni verificabili sul terreno in Italia Settentrionale, ha un significato non univoco e solo raramente associato o associabile a terrapieni o a sopraelevazioni artificiali (SETTIA 1980). In forme povere di incastellamento l’elemento di terra è tuttavia in alcuni casi fondamentale per la lettura morfologica e cronologica della fortificazione e non appare legittimo considerarlo di importanza minore rispetto agli elementi in muratura, soprattutto se si affronta l’argomento da un punto di vista archeologico. Il termine non indica comunque in modo univoco un rialzo del terreno, ma si adatta a strutture anche molto diverse, forse caratterizzate esclusivamente da estrema semplicità. La struttura in terrapieno del Castellazzo di Netro è, ad esempio, tutto quanto resta della fortificazione (tav. 108), tuttavia non sembra corretto, in assenza di documenti che ne facciano esplicita menzione, assegnare il manufatto, probabilmente costituito in origine solo da elementi di terra e di legno, ad una precisa tipologia delle motte. Nei documenti locali il termine appare con notevole frequenza fra XIII e XIV secolo (presso Torrione nel 1309; presso Puliaco nel 1361; a 114 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po Formigliana nel 1360 circa. Motte sono inoltre presenti a Langosco, Castellengo, Trino. Nella toponomastica il termine motta compare, per quanto è emerso dalla nostra ricerca, a Mottalciata (1299), presso l’antico luogo di Montebelluardo; a Motta de’Conti (1248); in regione Motta a Palazzolo; a Motta Novella, presso Villanova Monferrato; a La Motta, presso S. Giorgio Monferrato e in località Il Motto, presso Ghemme. In nessun caso, salvo che nell’ipotetica identificazione della struttura a terrapieno di Torrione, si è in grado di collegare strutture ben definite al termine che compare nei toponimi o nei documenti medievali. L’incertezza sul valore del termine nella nostra area non esclude che nel lessico notarile coevo esso indicasse qualche tipo di struttura non assimilabile al generico castrum ma, piuttosto, riferibile a una presenza signorile accessoria, provvisoria e marginale, poiché spesso troviamo menzione di motte all’interno di giurisdizioni feudali complesse e conflittuali, nel cui ambito la fortificazione assume il compito di concretizzare e affermare l’esistenza di diritti. Nella maggior parte dei casi esaminati o la fortificazione non è più visibile o si è aggiornata ed è servita di base a nuove costruzioni. Non è pertanto possibile associare al termine una precisa realtà concreta. Ricetti (castrum e receptum) Un’ attestazione di ricetto affiancato da casa masserizia (1275) presso la Cascina Fra Marco, non lungi da Vercelli, ci mostra il tipo di fortificazione che nella seconda metà del Duecento è connesso al termine in contesto agricolo (MANDELLI 1857). Ma con lo stesso termine di ricetto si intende, in contesti cronologici e urbanistici diversi, una fortificazione comunitaria molto più complessa (come ad es. a Candelo) e spesso connessa al castrum e alla villa (VIGLINO DAVICO 1979; SETTIA 1984). La presenza di una fortificazione comunitaria, connessa o meno al castrum, e definita receptum nei documenti, diviene una costante fra XIII e XIV secolo nell’ambito territoriale studiato (Camino, San Giorgio, Ponderano, Buronzo, Casalvolone, Montebelluardo, Valdengo ecc.). A Villareggia, ad esempio, è possibile vedere la struttura di un ricetto sorto molto tardi, verso la metà del XIV secolo, in assenza di fortificazioni signorili. Il problema dei ricetti e della loro formazione è stato studiato in area regionale (, 1979) con ottica 125. Schema d’impianto del ricetto di Candelo. Tipologie ed evoluzione delle località fortificate 115 126. Schema d’impianto del castello-ricetto di Recetto. 127. Schema d’impianto del castello-ricetto di Casalvolone. 128. Schema d’impianto del castello-ricetto di Viverone. 130. Schema d’impianto del castello-ricetto di Rocchetta di Sandigliano. 129. Schema d’impianto del castello-ricetto di Dorzano. urbanistica e rappresenta un interessante tema di evoluzione dell’incastellamento medievale, che a buon diritto meriterebbe una appropriato sviluppo delle conoscenze archeologiche, così come l’analisi delle formazioni insediative chiuse in area collinare. Nella nostra ricerca, credo prudentemente, abbiamo parlato di ricetti o di castelliricetti solo laddove il termine compare nei documenti. Infatti non esiste uno schema fisso che distingue il ricetto, una distinzione è rintracciabile esclusivamente nello scopo della fortificazione stessa e nel suo carattere comunitario e di uso occasionale. A Candelo, il ricetto più noto e conservato, le case non sono altro che magazzini e rifugi temporanei per gli agricoltori che abitano la villa. I signori di Candelo, i Vialardi, risiedono ad Ysengarda nel castello e concedono la costruzione del ricetto (iniziata nella seconda metà del XIII secolo), mediante vendita dei terreni alla comunità, per assicurare protezione ai sudditi ed ai loro raccolti e forse più che altro spinti da pressioni poli- 116 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po tiche del Comune di Vercelli. Solo molto più tardi il nuovo signore di Candelo, Sebastiano Ferrero, fece costruire il proprio palazzo nel ricetto ed ottenne una chiave come ogni altro abitante. Sulla base di queste considerazioni e tenendo conto del fatto che spesso l’uso della struttura muta nel tempo, il termine ricetto, per quanto utilizzato nella terminologia notarile per indicare la struttura così chiamata tradizionalmente, può assumere significati diversi in particolari contesti cronologici ed in situazioni diverse. Altrove, pur non essendo menzionato il termine ricetto, le strutture interne indicano comunque un uso analogo della fortificazione. Vediamo ad esmpio come in alcuni casi il ricetto non abbia al suo interno alcuna struttura signorile riconoscibile. A Recetto (tav. 126) ci trovaimo di fronte, nonostante il toponimo, ad un castello, ma con una struttura interna molto complessa e così pure a Casalvolone (tav. 127), dove la struttura urbanistica interna parcellata tipica del ricetto è documentata molto più tardi, anche se oggi del tutto scomparsa. A Viverone (1145) abbiamo l’uso del termine castrum e il termine ricetto compare molto tardi (tav.128). Alla Rocchetta di Sandigliano, dove al castello il ricetto si affianca solo nel XIII secolo (tav. 130), sono presenti fortificazioni signorili importanti. A Dorzano (tav.129) invece è solo ritenuta probabile la presenza di una struttura signorile all’interno del recinto. Appare con evidenza come la complessità delle realtà concrete e il loro mutamento nel tempo condizioni l’interpretazione che oggi possiamo dare ad un fenomeno, quello dei ricetti, che in realtà si adatta alle singole situazioni ed esprime, a partire dalla metà del XIII secolo almeno, una necessità nuova di protezione che a ben osservare nasconde soprattutto un mutato rapporto fra feudatari e abitanti. È particolarmente difficile dunque inserire in precise caselle tipologiche il ricetto che può essere definito essenzialmente una soluzione locale al problema della sicurezza, stabilita da precisi ma particolari accordi fra le parti, e come nuovo equilibrio fra le entità tradizionali del castrum e della villa. Le fattorie fortificate e le grange Sono poche le attestazioni materiali di questo tipo e piuttosto tarde (dal XIV al XVII secolo), tanto da non rientrare perfettamente nell’ambito cronologico della ricerca. Sembra tuttavia possibile che con esse, costituite da semplici recinti con torri agli angoli e muniti di torre-porta, si perpetuino le funzioni difensive del receptum agricolo e si introducano gli elementi planimetrici tipici delle cascine a corte chiusa, che avranno notevole diffusione nella pianura fra XVII e XVIII secolo. I migliori esempi visibili (Pobietto, Darola, Crocetta, Catanea) occupano uno spazio cronologico ampio: dalle grange monastiche alle cascine costruite con intenti difensivi ancora nel XV-XVI secolo. Questa particolare tipologia meriterebbe uno studio riservato all’evoluzione degli edifici agrari, della quale certo non mancano documentazioni d’archivio. Monasteri e chiese fortificati o recintati Le attestazioni materiali e documentarie riferibili ad elementi difensivi di edifici religiosi sono molto scarse, tuttavia la loro presenza è rilevabile e meriterebbe uno studio più approfondito. I monasteri del territorio considerato, per la loro spiccata vocazione agricola, devono avere avuto difese per lo meno simili a quelle in uso per gli abitati. In alcuni casi solo microtoponimi agricoli restano a documentarne l’esistenza, in altri, come a Lenta, Muleggio e San Nazzaro (tav. 131), le difese si sono evolute col tempo in direzioni diverse. Alcune chiese campestri, inoltre, hanno certamente svolto, per la loro solida struttura in muratura, compiti di difesa di uomini e prodotti con semplici apprestamenti di recinzione e con l’uso bellico di strutture come torri campanarie e tetti (SETTIA 1984), documentato almeno in un caso a San Nazzaro. La chiesetta di Sant’Andrea di Monformoso, non lontana dal castrum e villa, è circondata da un profondo fossato, la chiesa di San Giorgio di Rado, anch’essa situata non lungi dal castrum e villa omonimi, potrebbe essere stata circondata da fossato e palizzata di cui restano labili tracce. La chiesetta di San Grato di Zimone, situata in area di sommità rispetto all’abitato, si trova all’interno di un forte recinto a terrapieno di forma quadri- Tipologie ed evoluzione delle località fortificate 132. Tarsia del coro ligneo di S. Andrea (1511) raffigurante le mura. latera, del quale non conosciamo l’origine nè possediamo documenti, ma che l’aerofotografia mostra con chiarezza (tav. 94). La chiesa di S. Maria di Caresana, come altrove ricordato, sorge su di un terrapieno artificiale e non è chiaro se fosse essa stessa fortificata o inserita in una fortificazione. Anche il palazzo del vescovo di Vercelli, presso l’antico duomo, un tempo all’esterno delle mura cittadine, potrebbe avere avuto elementi fortificati che possono essere evocati dall’imponenza del campanile. Le abbazie vercellesi di S. Andrea (tav. 132) e di Santo Stefano della Cittadella e l’antico monastero cluniacense di Castelletto, così come quello vercellese di Muleggio, erano strutture religiose chiuse da mura, come del resto avviene in tutta Europa. Solo a San Nazzaro il perimetro è così ben conservato, per essere stato aggiornato e potenziato nel tempo, tanto da permettere una lettura completa del monastero fortificato. Conclusioni Questa prima analisi dei dati raccolti sul vasto territorio considerato ha messo in risalto la sostanziale inadeguatezza delle conoscenze archeologiche circa i manufatti militari e residenziali, se paragonata, ad esempio, ai dati raccolti per gli edifici di culto. Tale sproporzione non può che pesare negativamente sulla migliore conoscenza delle realtà materiali e della loro evoluzione nel tempo, cui si è qui tentato di ovviare proponendo una prima semplice suddivisione tipologica, basata essenzialmente sui dati forniti dai siti abbandonati. La necessità di affrontare il problema delle località fortificate con approccio di tipo archeologico, cioè considerandole soprattutto come siti pluristratificati, sia dal punto di vista dei giacimenti che del costruito, sembra imprescindibile, così come la necessità di affrontare la tematica specifica con l’apporto indispensabile di altre discipline. La quantità notevolissima di attestazioni materiali, documentarie e toponomastiche nel territorio costituisce il dato sostanzialmente più rilevante e inaspettato della ricerca. La presenza di numerose località abbandonate, oltre a proporre con forza esigenze di tutela, che tuttavia sembrano all’effetto pratico assai problematiche, sollecita nuove ricerche per meglio definire i contorni di alcune realtà attraverso ricognizioni più approfondite sul terreno e verifiche dei siti di maggiore interesse archeologico. La disponibilità di questo primo vasto repertorio di dati sottolinea, inoltre, l’opportunità di proseguire lo studio dei siti fortificati medievali in stretta correlazione con l’insieme delle conoscenze storiche ed archeologiche territoriali, concentrando eventuali approfondimenti su piccole aree dove sia possibile una maggiore 117 131. Schema d’impianto del monastero di San Nazzaro. 118 Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po integrazione fra fonti diverse per una ricostruzione globale delle dinamiche insediative. La prosecuzione di sistematiche attività di ricognizione aerea sembra inoltre costituire un potente mezzo di conoscenza, tale da permettere, con l’assidua frequentazione del territorio, la rilevazione di tracce altrimenti ignorate e destinate a scomparire nei prossimi anni. Ma l’attenzione degli enti locali che hanno competenza territoriale in tema di pianificazione viene concentrata, nel migliore dei casi, sul patrimonio edilizio (spesso oggetto di manomissioni del tutto prive di sensibilità archeologica e architettonica) e paesistico, per lo sfruttamento turistico ed economico, perdendo di vista la prospettiva, certo lungimirante ma molto scomoda, della conoscenza del territorio come attività preventiva e fondamentale per ogni futuro intervento di sviluppo e di pianificazione. 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